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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 4S% - art 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Torino.
In caso di mancala recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CUP Nord
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Anno IX - numero 40-19 ottobre 2001
VILLAGGIO GLOBALE
)ONNI
■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
VEDERE
E NON VEDERE
«Gesù disse: Io sono venuto in questo mondo per fare un giudizio, affinché quelli che non vedono vedano, e
quelli che vedono diventino ciechi»
Giovanni 9, 39
Devo ammettere che nel corso
di queste ultime settimane il
mio rapporto con le immagini televisive ha subito un notevole cambiamento. La visione del telegiornale è
diventata una specie di rito che scandisce le prime ore di ogni mia giornata, mentre prima mi accontentavo
di qualche sguardo furtivo dato al
piccolo schermo in tarda serata. Siamo stati in molti a cambiare le nostre
abitudini. In alcuni momenti della
giornata, durante qualche attimo di
riflessione, vedo con la mente una
folla immensa rivolta nella stessa direzione; gli sguardi restano immobili, davanti a un gigantesco schermo,
sul quale si può vagare tra New York
e Kabul, senza dim.enticare la carcassa di un aereo bruciato a Linate. Mi
domando se lo sguardo, fissato per
'itm tempo così lungo su un solo punto, non rischi di trasformarsi in una
sorta di miopia che impedisce di riconoscere persino i lineamenti di un
familiare o di una vicina di casa.
La miopia, sia nel senso fisico sia
nel suo significato più metaforico e spirituale, è un elemento ricorrente del Vangelo di Giovanni. Gesù
guarisce i non vedenti ma, al tempo
stesso, coloro che lo seguono per
ascoltare i suoi insegnamenti e ammirare i segni miracolosi, non scorgono «la vera luce che illumina ogni
uomo, né vedono la Parola che è diventata carne» (Giovanni 1, 9a e
14a), Nella narrazione del quarto
Vangelo c’è molta ironia ma c’è anche il richiamo a un particolare rovesciamento della situazione. In altre
parole, con la venuta di Gesù, il
mondo non è più come prima; quelli
che non vedevano cominciano a vedere, quelli che credono di vedere diventano ciechi. Ecco il senso del giudizio che è la conseguenza della vedi Gesù! È un giudizio perenne
che coinvolge tutti noi, orientando
0^1 nostro ragionamento e qualsiasi
azione secondo quel punto di riferimento che è la Parola incarnata. Tale
■Orientamento può avere un esito po®hvo 0 negativo, vale a dire può si®re quel punto di riferimento al
centro dell’orizzonte oppure spowlo indietro, alle spalle, senza dare
«cuna possibilità di scorgerlo.
greco che indica l’atto di
iP^dùio ha la stessa radice del voch 1 «crisi». In fondo an
c la parola «crisi», usata ultima_?^^così spesso, contiene una sisfumatura. La crisi richiede pure
Mche
momento per scrutare l’oriz
® per orientare la propria vie. Il risultato dell’esame, però, in
ssun caso sarà scontato. Una sin^'‘^rma di miopia può paralizc Ogni movimento perché l’occhio
*^*^®noscere solo la minaccia
dai massimi sistemi del
^ jdo. Uno sguardo orientato in
°*''ecso potrebbe, invece, injy chiaramente colui che è la
Più ? "^rtndo. Tale visuale darebbe
riif, • 3i gesti semplici, a un sorrivolto alla persona della porta
lo, alla raccolta delle mele o alla
Psrazione delle confetture.
Pawel Gajewski
Strategie per la diaconia in Europa Un urgente bisogno di pace
di JEAN-JACQUB PEWONEL di DORIANA GIUDICI
Disattesa la posizione progrannmatica del Consiglio delle chiese degli Stati Uniti
Giustizia senza guerra
L'esigenza dello giustizia è una necessità categorica, specie dopo l'inaudito crimine
commesso, ma la guerra appare lo strumento meno idoneo contro il terrorismo
PAOLO RICCA
IN giorni sinistri e luttuosi come
questi si vorrebbe poter tacere anziché dover parlare. Parlare, poi, a
chi? Chi ascolta ancora? Il dialogo è
morto, schiacciato anch’esso sotto le
macerie di New York e di Kabul. Probabilmente non era mai cominciato.
Il terrorismo vuole dialogare? E si
può dialogare col terrorismo? Comunque, ormai, ciascuno ascolta solo se stesso. In guerra, parlare è inutile e quasi patetico. Parlano sul serio solo le bombe. Anche i kamikaze
sono bombe, a terra e in volo. Esplodono. Il terrorismo è guerra. La
guerra non è terrorismo?
Il rischio di moltiplicare il terrore
nell’intento di combatterlo era ovvio
fin dall’inizio. È cresciuto con l’inizio
della «nuovaiguerra». Di questa guerra, che rassomiglia tanto alla vecchia,
c’è da temere, tra le altre cose, che diventi «totale», cioè si estenda a macchia d’olio ad altri paesi; a quali? a
quanti? La guerra è come Mammona.
Credi di tenerla a bada, ma presto ti
prende la mano. Pensi di poterla controllare, ma è lei, alla fine, che ti controlla. La guerra cresce su se stessa: la
metti in movimento, poi ti travolge.
Parallelamente, non c’è da dubitarne,
crescerà anche il terrore.
«Giustizia senza guerra» era la parola programmatica lanciata dal
Consiglio delle chiese degli Usa
all’indomani degli attentati dell’11
settembre. Oggi ancora, a un mese di
distanza, sembra ancora la parola
più responsabile che si possa dire in
frangenti così funesti e situazioni co
Presidente Fcei
Gli afghani tra
tiranni e bombe
«L’enormità degli attentati dell’11
settembre lasciava prevedere la forte
reazione militare degli Stati Uniti. Essa è comprensibile, ma resta il dubbio
che la “ricetta” sia quella consueta e
che sia idonea a guarire la “malattia”»: è l’opinione di Gianni Long,
presidente della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia (Fcei), sull’intervento militare in Afghanistan. «I
massicci bombardamenti aerei e missilistici - prosegue Long - sono talora
serviti in passato a rafforzare i regimi
contro cui erano diretti, lasciando i
popoli esposti alla doppia tragedia
delle bombe esterne e della tirannia
interna». Il comunicato termina esprimendo solidarietà al popolo afghano ma non al regime al potere.
Apag.3
Debito paesi poveri
Situazione in
peggioramento
Il 9 e 10 ottobre si è tenuto a Roma
il Forum di «Sdebitarsi», organizzazione che si batte per la cancellazione e riduzione del debito dei paesi
poveri. «La crisi internazionale che si
è aperta con l’attacco di New York spiega il coordinatore di «Sdebitarsi»,
Luca De Fraia - costituisce un grave
colpo per i paesi indebitati. Il nuovo
contesto internazionale mette in
chiaro che le strategie di Banca mondiale e Fondo monetario sono delle
“cancellazioni di carta”; sta saltando
il “criterio di sostenibilità” del debito
fondato su previsioni per la crescita
economica e per i prezzi delle materie prime che ora sono messe in crisi.
Per i paesi che beneficiano delle prime iniziative il debito da ripagare entro il 2005 aumenterà da 1.323 a
2.194 miliardi di dollari». (nev)
sì complicate. C’è in questa parola in
primo luogo l’esigenza di «giustizia»:
è un’esigenza categorica, da affermare senza remore, reticenze, esitazioni
o eccezioni. Un crimine di inaudite
proporzioni è stato commesso: non
lo si può subire passivamente senza
scardinare il fondamento stesso di
ogni convivenza civile. «Giustizia»
può ovviamente significare cose diverse e il suo contenuto esatto, nel
contesto attuale, dovrà essere precisato. Ma si esige «giustizia» senza deroghe né sconti. Ricordando, se necessario, la tesi 5 del Sinodo di Barmen della Chiesa confessante tedesca
(in lotta contro il nazismo) nel 1934,
nella quale si dichiara che «lo stato,
(...) nel mondo non ancora redento.
Segue a pag. 3
Valli valdesi
Per il lavoro
vige l'instabilità
Anni fa nelle chiese valdesi del I
distretto si attivò una commissione
che si occupava dei problemi del lavoro, e che affrontò anche il problema della mobilità dei lavoratori. Oggi più che mai la questione ritorna di
attualità, vista la tendenza generalizzata a condurre una vita lavorativa in
diversi posti e incarichi. AlTinterno
del Pinerolese a questa situazione si
affianca una instabilità del mercato
del lavoro tra ridimensionamenti,
chiusure, passaggi di proprietà, allontanamento dei centri decisionali.
Si creano nuovi posti in iniziative
nuove (per esempio il turismo minerario), ma se ne perdono altri in settori più tradizionali. L’equilibrio, alla
fin fine, è pericolosamente instabile.
A pag. 11
CO DELLE VALLIHBH
Crisi industriale in vai Chisone
di DAVIDE ROSSO
1 ———li^
L'OPINIONE
MAGISTRATI
SENZA SCORTA
La drastica riduzione delle scorte ai
magistrati, distìntisi nella lotta alla
mafia e alla corruzione, è ufficialmente giustificata dall’esigenza di concentrare forze nella lotta al terrorismo e
di tagliare spese superflue. Queste
giustificazioni non sono affatto condivisibili. Proprio la lotta al terrorismo,
infatti, richiede una intensificazione
dello sforzo dello stato contro la mafia. Non è la prima volta che Cosa Nostra, e le sempre più numerose affiliate estere, si alleano con il terrorismo
internazionale, figurarsi ora che il
grande capitale è coinvolto direttamente nei piani di Osama bin Laden.
Inoltre, la lotta alla mafia è giunta a
un momento assai delicato per i colpi
inferti dallo stato a cui, peraltro, corrisponde una rapida trasformazione
dei vertici di Cosa Nostra. Sarebbe veramente imperdonabile se offrissimo
al tradizionale nemico del nostro paese di poter eliminare quei servitori
dello stato che meglio hanno operato
nella lotta contro la criminalità organizzata, e che ora si trovano esposti a
possibili ritorsioni che vanificherebbero tutto il loro lavoro. D’altra parte
si spendono somme ingenti per proteggere una burocrazia ministeriale
sempre più elefantiaca e una classe
politica non sempre all’altezza del
compito, mentre si colpiscono i giudici esponendoli a rischi gravissimi e
cercando di ridurne drasticamente il
prestigio presso l’opinione pubblica.
Certamente non tutto fimziona bene nella giustizia italiana: vi sono stati
episodi di corruzione; i processi sono
lunghi; i termini di carcerazione preventiva troppe volte scadono prima
che l’udienza preliminare sia fissata;
cavilli burocratici lasciano liberi i colpevoli o intralciano la libertà dell’innocente; ma i giudici dell’Antimafia e
il Pool anticorruzione di Milano hanno costituito una splendida eccezione
e hanno contribuito a ridare fiducia al
cittadino. Tra il ’92 e il ’94 si è visto
che qualcosa era finalmente cambiato, soprattutto quando si è capito che
non si può lottare contro la mafia se
non si combatte anche la corruzione
nella vita politica e nell’alta finanza,
perché le due cose sono legate e si aumentano a vicenda. Certamente Falcone, Borsellino, CaseUi, Borrelli e 1
loro successori sono gli eroi meglio
identifìcabUi neUa nostra società malata. I primi due, in vita, sono stati
osteggiati nel loro lavoro, anche da
chi avrebbe dovuto sostenerli e dare
loro coUaborazione e poi hanno subito una fine orribile. Che cosa vogliamo riservare agli altri?
Uno stato è civile quando ha giudici
veramente liberi, tenuti in grande
onore e capaci di contrastare, se necessario, anche le autorità. Vale la pena di ricordare l’episodio del mugnaio
dei tempi di Federico II di Prussia che,
di fronte a un sopruso del re, si chiedeva se non vi fossero più giudici a Berlino. Come protestanti non possiamo
dimenticare l’affermazione dell’apostolo Paolo; «Il magistrato è ministro
di Dio per il tuo bene, ma se fai il male,
temi perché egli non porta la spada invano» (Rom. 13, 4). Non vorremmo
che oggi si attentasse alla sicurezza
della magistratura e se ne condizionasse l’operato con laccioli burocratici
per arrivare, domani, a una società in
cui il giudice perda la sua prerogativa
più grande: l’indipendenza di fronte al
potere legislativo e a quello esecutivo.
Domenico Maselli
2
PAG. 2 RIFORMA
«‘Figlio mio, se ricevi
le mie parole e serbi
con cura i miei
comandamenti,
^prestando orecchio
alla saggezza
e inclinando il cuore
all’intelligenza;
^sì, se chiami
il discernimento
e rivolgi la tua voce
all’intelligenza,
“se la cerchi come
l’argento e ti dai
a scavarla come
un tesoro, ^allora
comprenderai
il timore del Signore
e troverai la scienza
di Dio. ^Il Signore
infatti dà la saggezza;
dalla sua bocca
provengono
la scienza
e l’intelligenza.
^Egli tiene in serbo
per gli uomini retti
un aiuto potente,
uno scudo per quelli
che camminano
nell’integrità,
’’allo scopo di
proteggere i sentieri
della giustizia e di
custodire la via dei
suoi fedeli. “Allora
comprenderai
la giustizia, l’equità,
la rettitudine, tutte
le vie del bene.
‘“Perché la saggezza
ti entrerà nella
mente, la scienza
sarà la delizia del tuo
cuore, “la riflessione
veglierà su di te,
l’intelligenza ti
protegerá “essa
ti scamperà così
dalla via malvagia,
dalla gente che parla
di cose perverse,
“da quelli che
lasciano i sentieri
della rettitudine per
camminare nella via
delle tenebre, '“che
godono a fare il male
e si compiacciono
delle perversità
del malvagio,
'“che seguono sentieri
contorti e percorrono
vie tortuose. (...)
“Così camminerai
per la via dei buoni
e rimarrai nei sentieri
dei giusti»
(Proverbi 2,1-15, 20)
«'Esorto dunque,
prima di ogni altra
cosa, che si facciano
suppliche, preghiere,
intercessioni,
ringraziamenti per
tutti gli uomini,
^per i re e per tutti
quelli che sono
costituiti in autorità,
affinché possiamo
condurre una vita
tranquilla e quieta in
tutta pietà e dignità.
“Questo è buono e
gradito davanti a
Dio, nostro Salvatore,
“il quale vuole che
tutti gli uomini siano
salvati e vengano
alla conoscenza
della verità»
(I Timoteo 2,1-4)
«Ed è grazie a lui che
voi siete in Cristo
Gesù, che da Dio è
stato fatto per noi
sapienza, ossia
giustizia,
santificazione e
redenzione»
(I Corinzi 1,30)
Sermone tenuto nella
chiesa presbiteriana Rutgers di New York domenica 23 settembre 2001.
SAGGEZZA SALVIFICA
La
e a
7 saggezza di Dio, quale è incarnata in Gesù, ci invita ad opporci al male
stabilire la giustizia, attenendoci ai principi dell'amore e della non violenza
______________________________BYRON E. SHAFER_________________________________
IL presidente Bush giovedì
scorso [13 settembre] ha concluso il suo discorso al Congresso e alla nazione con queste parole: «In tutto ciò che sta davanti a noi, Dio ci doni saggezza e
protegga gli Stati Uniti d’America». Sono certo che qualcosa di
simile alla preghiera del presidente Bush è sulle labbra e nel
cuore di ciascuno di noi che siamo qui questa mattina. Così è
stato lo stesso giorno, prima del
discorso del presidente Bush,
all’incontro di preghiera interreligioso del West Side, dove
non un solo leader ma almeno
sei hanno pregato con parole simili a quelle del presidente Bush: «In tutto ciò che sta davcmti
a noi, Dio ci doni saggezza».
La saggezza di Dio
Proprio per U fatto che questa preghiera è così largamente condivisa, è bene che noi
dedichiamo un po’ di tempo
questa mattina in primo luogo a
riflettere su alcuni passi biblici
che parlano della saggezza di
Dio e in secondo luogo a interrogarci su quale suono può avere la voce della saggezza di Dio
che ci raggiunge tra le molte voci che fanno a gara per afferrare
la nostra attenzione in questo
tempo di dolore e di rabbia. Che
genere di messaggio una saggezza donata da Dio potrebbe far
giungere a noi che viviamo un
tempo di distretta? Che genere
di messaggio potrebbe conflgurarsi come saggezza salvifica?
La prima lettura di oggi è
tratta dal libro dei Proverbi, capitolo 2. Questi vividi versi insegnano che la saggezza è un
dono divino. Se uno desidera la
saggezza con fervore e la cerca
diligentemente, Dio spanderà
la saggezza divina su di lui come un dono. E questa saggezza
gli darà la forza di vivere in modo giusto nei confronti di Dio e
del prossimo: e lo salverà e proteggerà anche dai malvagi che
compiono il male. In questi
versi l’autore disegna un forte
contrasto tra i sentieri di bontà
e giustizia stabiliti e protetti
dalla giustizia e le vie di tenebre
e di morte in cui camminano
coloro che sono malvagi e perversi. Ma l’autore promette a
coloro che ricercano la saggezza diligentemente che questa
sarà donata, così che la bontà e
la giustizia possano realizzarsi.
Nel secondo testo, il passo
della I Timoteo ci insegna a cercare la conoscenza della verità
che costituisce la saggezza, attraverso la preghiera per essa:
che sia donata non soltanto a
noi, ma che sia donata anche a
tutti gli altri, e in particolare ai
nostri conduttori civili e politici,
siano essi re, funzionari, generali o, come nel nostro caso, un
presidente. Appunto: la I Timoteo insegna che dobbiamo pregare per tutti, amici e avversari
ugualmente, per tutte le persone inclusi i nostri nemici, affinché anche loro possano arrivare
alla conoscenza della verità e a
una vita tranquilla condotta in
tutta pietà e dignità. Vedete, oggi giorno il nostro Capo di stato,
il presidente, è fondamentalmente nostro amico, ma nel primo secolo il capo dello stato romano, l’imperatore, era in ogni
caso il nemico della comunità
cristiana. Perciò, quando la I Timoteo sollecita i cristiani a pregare che Dio doni la conoscenza
della verità all’imperatore, sollecita i cristiani a pregare per il loro nemico.
Ho notato che il presidente
Bush nel suo discorso di giovedì scorso ci ha invitati a pregare in primo luogo «per le vittime del terrore e per le loro famiglie», poi per «coloro che sono in divisa», e infine «per il
nostro grande paese». Bene,
con tutto il rispetto per il presidente, devo insistere che egli ci
ha sollecitato a pregare per una
cerchia di persone molto troppo ristretta, dal momento che
non soltanto ha mancato di
pregare che Dio protegga tutte
le nazioni, e non soltanto la
nostra, ma con ogni evidenza
ha omesso di invitarci a pregare «per i nostri nemici» affinché
possano cambiare nel cuore e
nella mente ed essere portati
alla conoscenza della verità e a
una vita tranquilla, in tutta
pietà e dignità.
È stato Giovanni Crisostomo,
pensatore cristiano del IV secolo, il primo a commentare questo testo della I Timoteo affermando che la preghiera per i
nostri nemici riduce il nostro
odio nei loro confronti, «poiché
nessuno», ha detto, «può provare odio verso coloro per 1 quali
prega». In questo spirito, che
cerca di ridurre l’odio, vorrei invitare noi tutti ad allargare
l’orizzonte della nostra preghiera ad includere, per esempio, gli
afghani e i loro conduttori, i talebani; e Al Qaeda e il suo capo,
Osama bin Laden.
Così Proverbi e la I Timoteo
insegnano che Dio dona a chi la
ricerca la saggezza che conduce
alla giustizia e che offre protezione dal male, rendendo possibile una vita tranquilla condotta in ogni pietà e dignità. E la I
Timoteo insegna anche che grazie alle nostre preghiere per altri Dio può scegliere di donare
la conoscenza di quella verità
non solo a coloro che la ricercano ma anche ai nostri nemici.
Ebbene, dopo aver imparato
opporci al male. La saggezza di
Dio, quale è incarnata in Gesù,
ci indica che è male sterminare
esseri innocenti, come gli uomini, le donne e i bambini che
erano nel World Trade Center
TU settembre? Senza dubbio.
Così come TEvangelo di Matteo
lo afferma, la storia del male
compiuto dal re Erode nella
strage di tutti i bambini sotto i
due anni a Betlemme e nei dintorni dopo la nascita di Gesù.
Sì, certo: la saggezza di Dio indica come male l’uccisione di
uomini, donne e bambini innocenti, americani innocenti nel
World Trade Center e afghani
qualsiasi nelle città e nei villaggi dell’Afghanistan.
Stabilire la giustizia
queste cose importanti riguardo alla saggezza di Dio, dobbiamo andare avanti e porre le domande veramente fondamentali, e cioè: qual è il contenuto
della saggezza divina? Quale
messaggio ci rivolge oggi la saggezza di Dio? E in che modo potremo distinguere le parole della saggezza di Dio dalle parole
dell’umana follia o anche dalle
parole di una saggezza che sia
solamente umana?
Bene, è il terzo testo che ci
offre la chiave di cui abbiamo
bisogno per rispondere a queste
domande: nella prima Lettera ai
Corinzi Paolo dice ai cristiani di
quella città: «Grazie a Dio voi
siete in Cristo Gesù, il quale per
volontà di Dio è stato fatto per
noi sapienza e giustizia, santificazione e redenzione». Tutto
qui, vedete: questa è la risposta.
11 metro per misurare ciò che è o
non è saggezza che viene da Dio
è Cristo Gesù che è Tincarnazlone stessa della saggezza divina,
la saggezza che offre l’unico
possibile fondamento per una
giustizia radicata e fondata in
Dio. Se Gesù è Tincamazione e
la misura della saggezza divina,
che suono avrà la voce di questa
saggezza, la saggezza per la quale preghiamo dicendo: «In tutto
ciò che sta davanti a noi, Dio ci
doni saggezza»?
La saggezza di Dio, quale è
incarnata in Gesù, ci spinge ad
opporci al male? Senza dubbio,
così come Gesù stesso si è opposto al male in tutto ciò che
ha detto e fatto. L’Evangelo di
Marco, per esempio, presenta
continuamente immagini di
Gesù che combatte Satana e
tutte le forze del male. Sì, certo:
la saggezza di Dio ci spinge ad
stizia. Perché opponendosi al
male e stabilendo la giustizia
Gesù non ha fatto il Rambo. Gesù non ha appeso cartelli «Ricercato, vivo o morto» riguardo ai
suoi nemici. Gesù non ha cercato di sembrare un macho più
forte e più duro di chiunque altro nei paraggi. E Gesù non ha
lanciato crociate militari contro
coloro che non hanno scelto di
stare dalla sua parte.
In effetti sentiamo dalTEvangelo di Giovanni che quando
Pietro, nella notte in cui Gesù fu
arrestato, mise mano alla spada
e versò del sangue, Gesù gli disse: «Rimetti la spada nel fodero».
E, secondo TEvangelo di Matteo,
proseguì dicendo: «...perché tutti quelli che prendono la spada,
periscono per la spada». Così, se
non è stato con potere, armi e
minacce che Gesù, Tincarnazione della saggezza umana, si è
opposto al male e ha stabilito la
giustizia, come lo ha fatto?
Dire sempre la verità
PRIMO: Gesù lo ha fatto dicendo sempre la verità. Se
dobbiamo ascoltare questa parola della saggezza divina e agire di
conseguenza, allora ritengo che
quello di cui abbiamo bisogno
come nazione, prima di ogni al
Esaminare se stessi
La saggezza di Dio, quale è
incarnata in Gesù, ci invita
a stabilire la giustizia? Senza
dubbio: TEvangelo di Luca lo
chiarisce per mezzo della domanda retorica che Gesù aggiunge alla parabola del giudice
iniquo (18, 2-7). Gesù dice:
«Dio non farà dunque giustizia
ai suoi eletti che giorno e notte
gridano a lui? Tarderà egli nei
loro confronti?». Sì, certo: Dio
agirà per dare giustizia.
Ma nella nostra ricerca della
voce della saggezza di Dio, è
molto importante che noi notiamo il modo particolare in cui
Gesù andava in giro opponendosi al male e stabilendo la giu
SECONDO: Gesù ha agito in
opposizione al male e a favore della giustizia chiamando i
suoi seguaci a fermarsi per esaminare se stessi. Questa settimana gli ebrei osserveranno il
giorno che per loro è il più sacro dell’anno, Yom Kippur, il
giorno dell’Espiazione, un giorno di riflessione interiore e di
pentimento e di ricerca del perdono di Dio. Sono convinto che
in questa settimana la saggezza
di Dio chiama tutti, non solo gli
ebrei, a giudicare se stessi prima di giudicare gli altri, a usare
questi giorni per pesare e considerare come le nostre azioni
in quanto nazione possano
contribuire ai cicli della violenza nel nostro mondo.
Per esempio: non abbiamo
raggiunto ricchezza e potere al
costo della giustizia economica, sociale, ambientale di altri?
Non abbiamo favorito in ogni
modo la diffusione della violenza attraverso la distribuzione di
massa di film e programmi televisivi che celebrano la violenza? Non abbiamo coltivato, come nazione, un livello di vita
per noi stessi che sottopone altre nazioni alla povertà? E
com’è che proviamo così poca
pena e rabbia quando 6.000
persone ogni mese muoiono da
qualche altra parte del mondo
perché non hanno abbastanza
da mangiare? Possiamo contribuire a fermare la diffusione
della violenza cambiando qualcosa del nostro modello di condotta? Sì, la saggezza di Dio incarnata in Gesù ci sfida a fermarci e ad esaminare noi stessi.
Sedersi con i peccatori
TERZO: Gesù, in quanto incarnazione della saggezza
divina, ha agito in opposizione
al male e a favore della giustizia
sedendosi a tavola con i peccatori e cercando per prima cosa
di riconciliarsi con loro. Finora
non abbiamo fatto alcuno sforzo per combinare un incontro
del Segretario di stato Powell e
la direzione talebana, per esempio a Karachi, in Pakistan,
un incontro in cui il Segretario
Powell e un consigliere americano musulmano possano ptresentare ai talebani le prove che
coinvolgono Osama bin Laden
e invitarli a partecipare alla ricerca di una soluzione. Finora
abbiamo offerto ai talebani solo richieste incondizionate.
Non abbiamo detto «Venite,
sediamoci e ragioniamo insieme». Possiamo essere tentati di
dire «Non si può ragionare con
gente irragionevole». Ma questa
è una risposta troppo interessata e una via d’uscita troppo facile. È possibile che come nazione troviamo l’umiltà necessaria per domandare ad altri nel
mondo, compresi i talebani, se
qualcosa nel nostro agire accresce la loro ira verso di noi? E
avendo ascoltato la loro risposta, è possibile che troviamo
l’umiltà, in quanto nazione, per
sedere a tavola con loro e ragionare insieme? Sono convinto
che questo è ciò che la saggezza
di Dio ci chiama a fare.
In tutto dò che sta davanti a noi, o Dio, dona una misura colma della tua saggezza al nostro presidente, al suo gabinetto, al
Congresso, al popolo del nostro paese, ai conduttori e ai popoli
di altre nazioni, e anche ai nostri nemici.
Questo ti chiediamo nel nome del Cristo crocifisso che ha incarnato per noi la tua saggezza. Amen.
Amore e nonviolenza
QUARTO: Gesù, in
incarnazione della sa^
za divina, ha agito in on^
zione al male e a favore d»n
giustizia attenendosi costan^‘
mente ai principi delTamo,.
della nonviolenza, anche
sto del suo morire sulla crn^'
Morendo sulla rrnno
Morendo sulla croce. Cristo if'
stabilito per noi il »-'-j
tra-cosa, è di sciorinare davanti a
tutto il mondo le nostre ragioni
su chi sia colpevole dell’attacco
al World Trade Center. E dobbiamo farlo senza nasconderci
dietro la pretesa che non lo possiamo fare «per ragioni di sicurezza». Mi rincresce che come
nazione non abbiamo ancora
detto la verità rendendo pubbliche le basi della nostra accusa.
come il portare la pena e iln ^
donare i nemici abbia il po?!!'
di salvare e redimere il niond
Gesù ci chiama ad unirci a | ■
neU’opporci al male con amo!
e nonviolenza. Ora, questa!
senza dubbio la parte dell
saggezza di Dio che Tumamì!
ha avuto più difficoltà ad ascoi
tare e accettare.
Ma il cammino della
za di Dio è disegnato per'S
re la violenza nel mondo, non
-per aumentarla, e per onori
la sacralità della vita. Dio ci
chiama ad esplorare ogni poj.
sibilo mezzo per la soluzioni
nonviolenta dei conflitti prima
di arrenderci a quella saggezza
solamente umana chiamma«ia
guerra giusta». Alla fine è possi,
bile che dobbiamo impegnarci
in una guerra giusta, ma non
abbiamo ancora esplorato pie.
namente la via di una riconciliazione con TAfghanistano
con qualsiasi altra nazione.
In effetti, penso che dobbiamo chiederci: perché abbiamo
scelto di usare la parola guena
in primo luogo? Perché non
parliamo di «lotta contro il male di massa», del nostro impegno a «sradicare il male stabilendo la giustizia»? Perché non
parliamo di «esplorare ogni
mezzo legale e diplomatico a
nostra disposizione»? Perché,
non parliamo di lanciare azioni
di polizia più efficaci, di «isolare nazioni infide», di «chiuderei
le loro frontiere»? Perché parliamo così presto di invasione
di truppe di terra? Perché usiamo costantemente la parola
guerra? È perché con l’uso della parola guerra siamo più preparati ad accettare la perdita 4
molte vite innocenti di afghani
razionalizzando questo fattoi
semplicemente usando fon»
le come «occhio per occhioH
«inevitabile danno collaterdei!
E anche se dovessimo risolverci a una. saggezza soltanti
umana tenendo la parola guerra
e affermando, come i cristianil
hanno fatto per tanto tempo,;
che alcune guerre sono giuste,li;
«guerra giusta» richiede comunque che troviamo «bersagb legittimi», gente che sia davvero impegnata a organizzare, sostenere
e compiere attività terroristidie
e la «guerra giusta» richiede artche che colpiamo quei be®^
senza uccidere una quantità®
persone innocenti. Possiamoti;
re che a questo punto siamoca-|
paci di fare questo? i
Atti
Recitare tutte
le beatitudini
IN queste due ultiine se#.
ne molti americani, incluso
presidente Bush, citano la »
titudine in cui Gesù dice «B®i
coloro che fanno cordogliO'_
queste sonò straordinarie
le di consolazione a cui an®
mi unisco, perché sono cos
conforto per noi qui a*“
York. Ma vorrei che cotnew
zione, dopo aver recitato qti
beatitudine, noi continuassi
e nella fedeltà alla
Dio noi recitassimo anche
tre beatitudini di Gesù: «B
mansueti; beati 1 nnisenco
si; beati quelli che si
per la pace; e beati i perse^,,.
ti per motivi di giustizi®”; Ji«
• "ebeaOta“®
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completa visione ;
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Cristo crocifisso che ine
saggezza di Dio, una sa^^^
che destruttura ogni p
umana alla saggezza. , jj
Perciò, di nuovo: qua
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modo di agire del Gesù a _
per opporsi al male e s
la giustizia? QoestO’ ‘¿al«
dire sempre la verità, cm
i seguaci ad esaminar j
ruolo nell’ingiustizia, ^
tavola con i peccatori
la riconciliazione; j^nignioi«
temente ai principi oe^
e della nonviolenza. - ^
modi di agire si può
saggezza di Dio. In Que ^
di agire si può trova
gezza che salva.
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uERDI 19 OTTOBRE 2001
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Primo Piano
PAG. 3 RIFORMA
bonnbardamenti Usa
i talebani
Consiglio delle chiese cristiane del Medio Oriente
Una risposta sbagliata al terrorismo
L’enormità degli attentati
/n’il settembre lasciava
'^»vedere la forte reazione
Stare degli Stati Uniti. Essa
fmmprensibile, ma resta il
Lbbio che la “ricetta” sia
•• consueta e che sia idola “malattia”»: è
Cinione di Gianni Long.
iiBSidente della Fcei, sull’
intervento militare in corso
^Afghanistan. «I massicci
feinbardamenti aerei e mis^tici - ha detto Long - sono
^ora serviti in passato a
forzare i regimi contro cui
etano diretti, lasciando i poooli esposti alla doppia tragedia delle bombe esterne e
della tirannia interna. Questa
volta sono gli afghani a rischiare un’ennesima catastrofe, che si aggiunge a quelle ^egU ultimi decenni. Essi
peritano tutta la nostra solidarietà. Certo però questa solidarietà non può estendersi
al regime al potere in quel
paese che, anche prima dei
fatti dell’11 settembre, si è
sempre distinto per la negaàonediogni diritto umano».
La settimana scorsa, né le
dilese evangeliche italiane né
le chiese evangeliche di lingua
inglese presenti a Roma, non
hanno partecipato alla Commemorazione delle vittime
degli Stati Uniti promossa dal
governo italiano a un mese
dalla strage dell’11 settembre;
la difficile decisione di rinunciare a essere rappresentate
all’incontro, che si è tenuto il
12 ottobre alla Basilica di San
Giovanni in Laterano a Roma,
con la partecipazione di leader di tutte le confessioni religiose, è nata dalla constatazione che le chiese evangeliche non sono state consultate
in fase di preparazione e che
dunque «viene a mancare al
momento di meditazione la
presenza delle chiese protestanti, tra l’altro largamente
maggioritarie negli Stati Uniti
d’America», come ha spiegato
il presidente della Fcei in una
lettera indirizzata al presidente del Consiglio.
Anche le chiese di lingua inglese della capitale nei giorni
scorsi avevano stabilito di
non prendere parte all’incontro, spiegando che «il livello di
partecipazione offerto in questa celebrazione alle chiese
non cattoliche e non cristiane
sembra essere secondario.
Qui sopra e nella foto sotto immagini della città di Kabul
«È con profonda tristezza
che assistiamo in questi giorni all’escalation di violenza
Sentiamo che vi è un elemento di esclusione - aggiungono
i rappresentanti delle chiese
anglofone - che troviamo non
appropriato». Nonostante la
decisione di non partecipare
alla Commemorazione, il presidente della Fcei ha espresso
la «piena adesione delle chiese evangeliche italiane allo
spirito dell’iniziativa; ci uniamo nel ricordo delle vittime
degli attentati terroristici, nella solidarietà al popolo americano e nella preghiera per la
pace nel mondo». (nev)
conseguente agli attacchi terroristici contro gli Usa»; intervistato dall’agenzia Nev a
seguito dell’inizio dell’azione
militare in Afghanistan, il segretario generale del Consiglio delle chiese del Medio
Oriente (Mecc, organismo
ecumenico che rappresenta
circa 12 milioni di protestanti, orientali, ortodossi, cattolici dell’area, l’8-10% della
popolazione totale), il pasto
re Riad Jarjour, spiega che
«sebbene l’intervento militare non fosse inaspettato, ciò
non ha ridotto la tristezza
che proviamo, in quanto si
stanno realizzando le peggiori aspettative. Ciò che è più
grave è la comune assunzione che la violenza sia una
condizione inevitabile, quasi
la condizione naturale di vita
dell’umanità. Ma se c’è qualcosa che costituisce una resa
alle forze che controllano il
terrorismo, questa è proprio
l’assunzione che non vi siano
speranze contro la violenza»,
«il bombardamentó contro
l’Afghanistan non costituisce
una risposta al terrorismo sostiene il segretario del
Mecc siamo preoccupati in
particolare per la tragedia
umanitaria dei profughi che
dall’Afghanistan scappano
verso l’Iran e i paesi confinanti. E siamo anche preoccupati perché in questi giorni
in Palestina e in Iraq la violenza continua a sovrastare la
richiesta di negoziazione e di
dialogo e la ricerca di una pace duratura fondata sul diritto che tutte le persone hanno
alla dignità della giustizia».
La presa di posizione del Consiglio ecumenico delle chiese
La guerra è un peccato contro Dio e contro l'umanità
1 Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), organismo
che comprende 342 chiese
protestanti, anglicane e ortodosse in oltre 100 paesi nel
mondo, esprime profonda
preoccupazione per l’attacco
militare in Afghanistan e si
appella agli Stati Uniti e alla
Gran Bretagna per una cessazione immediata dell’azione
di guerra. In una dichiarazionediffusa subito dopo l’inizio dei bombardamenti il segretario generale facente funzioni Georges Lemopoulos,
ortodosso, ha detto che «sebbene l’intervento in Afghanistan non fosse inatteso, esso
provoca in noi profonda
preoccupazione». Le chiese
del movimento ecumenico
nelle settimane precedenti
all’attacco hanno tentato
ogni strada per contrastare
l'uso della potenza militare
da parte degli Usa; la scorsa
settimana il segretario del
Cec, Konrad Raiser, aveva inviato un appello al segretario
dell'Onu, Kofi Annan.
«Aborriamo la guerra - si
legge nel comunicato -. La
prima Assemblea del Cec nel
1948 la definì un peccato
contro Dio e contro l’umapitì. Non riteniamo che essa,
P'particolare in questo mondo altamente tecnologico.
possa mai essere considerata
una risposta efficace contro il
peccato ugualmente abominevole del terrorismo. La nostra esperienza di ministero a
favore delle vittime ci convince che le azioni di guerra
non possono mai risparmiare
i civili, nonostante tutte le
precauzioni attuate dai piani
militari. Non pensiamo né
che la guerra possa essere ritenuta un atto umanitario, né
che la pratica della guerra
possa legittimamente essere
collegata alle promesse di assistenza umanitaria». Il Consiglio ecumenico chiede
quindi un’interruzione immediata del bombardamento: «Preghiamo per le chiese e
comunità cristiane di minoranza che sono in pericolo a
causa di questa azione militare». Allo stesso modo, conclude il comunicato, «preghiamo per i musulmani e
per le altre comunità religiose che, nonostante le affermazioni del presidente Bush
e del primo ministro Blair,
potrebbero divenire obiettivi
di questo e dei prossimi interventi militari previsti».
Il segretario generale della
Federazione luterana mondiale (Firn), pastore Ishmael
Noko, ha affermato che «l’intervento militare deve essere
Giustizia senza guerra
ricorf'i'
opers®*
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bari compito (...) senza esclu®te la minaccia e l’uso della
di provvedere al diritto
pace». «Forza» non siptnea necessariamente forza
“®ata 0 militare.
P®tseguimento della giudiii ’ ®P®bi^ne il Consiglio
rie chiese Usa, deve awefa «senza guerra». Ciò non
accaduto. La guerra è sotto
. occhi, devastante e
discutere
infinito se la guerra abbia
CQ ‘ "solto i conflitti che di
. ntinuo nascono in seno
Q, ,*^^oità. Può darsi che in
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a^one. Essa sembra co^ idonea a risol
ii problema del ter!; iun®?°- '^tre vie, forse più
anche questa
^ tutn detto e ripe
bilnipm Ipnga») ma probante piu efficaci, avreb
bero potuto e potrebbero ancora essere percorse per raggiungere l’obiettivo di sradicare il terrorismo.
La guerra è comunque una
sconfitta. Lo è, in generale,
per l’umanità che continua a
dimostrare di non saper convivere senza farsi del male,
odiandosi e distruggendosi.
Lo è, in particolare, per chi,
malgrado tutto e contro tutto,
continua a credere nella parola di Gesù che «i mansueti»,
non i violenti, «erediteranno
la terra», non il cielo (Matteo
5, 5). Ma chi renderà gli umani «mansueti»? le chiese? le
religioni? Quanti fondamentalisti si allattano alle mammelle delle religioni? non sarebbe l’ora che le religioni si
rendano conto che esse sono
anche serbatoi di fondamentalismi? dove sono i loro figli
«mansueti»?
Paolo Ricca
superato al più presto da iniziative forti e costruttive su altri livelli. Una campagna militare non può essere sostenuta
senza il pericolo di scatenare
un conflitto più ampio, che
potrebbe facilmente sfuggire
di mano». La strada diplomatica, conclude Noko in una dichiarazione diffusa il 9 ottobre, non va in ogni caso abbandonata. La ricerca di strade efficaci per combattere il
terrorismo alternative alla
violenza: questa la priorità individuata dal segretario generale dell’Alleanza riformata
mondiale (Arm), Setri Nyomi.
«Nella violenza e nella rappresaglia - ha detto in una intervista all’agenzia ecumenica
Eni - non vediamo nessuna
possibilità di risposta».
«Le risposte alla violenza
terrorista devono essere meditate, circoscritte e proporzionate» e devono rimanere
nel quadro del diritto internazionale. Lo affermano in
una lettera inviata l’8 ottobre
a tutte le chiese membro, il
pastore Keith Clements e il
metropolita Jeremie Caligiorgis, rispettivamente segretario generale e presidente della Conferenza delle chiese
europee (Kek). La lettera è
frutto della riunione del Presidium della Kek svoltasi al
Centro diaconale valdese «La
Noce» di Palermo dal 4 al 7
ottobre e a cui hanno partecipato anche rappresentanti
delle chiese membro italiane
Circa le conseguenze della
crisi internazionale in Medio
Oriente, il pastore Jarjour teme che la «percezione pubblica della campagna militare intrapresa sia quella di
una guerra di religione e che
l’Islam sia l’obiettivo di tale
intervento. Per noi cristiani
in Medio Oriente ciò è un
grave passo indietro nella ricerca di un nuovo modus vivendi fra noi e i nostri vicini
musulmani. Siamo consapevoli infatti che lo sviluppo
della violenza provoca desiderio di altra violenza da
parte di frange fanatiche. Assisteremo a tali conseguenze
in ogni luogo in cui musulmani e cristiani stanno ricercando strade di convivenza
armoniosa». «Alle nostre
chiese membro e ai fratelli e
sorelle nel mondo chiediamo di pronunciarsi con urgenza per la cessazione della
violenza - conclude il segretario generale -, appellandosi ai rispettivi governi per
persuaderli che altri mezzi
devono essere usati, se vogliamo vedere il giorno in cui
il terrorismo sia sconfitto
dalla giustizia e dalla pace».
La voce di una pastora negli Usa
Sappiamo che Dio
trasforma l'odio in amore
PAOLA BENECCHI
(battisti, luterani, metodisti,
valdesi). Il testo sottolinea «il
rischio che risposte sproporzionate, fondate su ritorsione
e vendetta, portino a una spirale cieca di violenza» e ricorda l’impegno, assunto dalle
chiese europee con la «Carta
ecumenica» sottoscritta a
Strasburgo nell’aprile di quest’anno, a favorire la creazione di «strutture di pace basate sulla risoluzione non violenta dei conflitti». (nev)
MADISON (Wisconsin, Usa)
-Un muro di silenzio è caduto sulle nostre teste all’arrivo della notizia dell’inizio
dell’attacco Usa all’Afghanistan. La mia comunità era
raccolta alla conclusione del
secondo culto, domenica 7
ottobre, quando una ragazza
è entrata in chiesa dopo aver
ascoltato alla radio l’annuncio del presidente Bush
dell’inizio del bombardamento. Nessuno sembrava
sorpreso. Tutti vivevamo da
quattro settimane con questo peso dentro di noi, ma
ora che l’attacco è iniziato
una nuova ondata di angoscia prende il posto dell’incertezza. La gente sa che una
reazione degli Usa era necessaria. Non è possibile permettere che il terrore controlli un paese e l’anima della
gente comune. Ma quale
sarà il costo umano di questa
nuova guerra?
L’attacco terroristico dell’il settembre ha cambiato
questo paese e per quanto la
vita debba andare avanti non
potrà essere più la stessa.
Può sembrare strano quello
che dico, ma in qualche modo ciò che è accaduto ci ha
nello stesso tempo distrutto
e rafforzato. Il senso di sicu
rezza e forza degli statunitensi è stato scosso alle radici
nel momento stesso in cui in
diretta televisiva abbiamo visto, inebetiti e storditi, il centro simbolico del potere economico e militare Usa cadere
a pezzi. Tutte le comunità, la
mia compresa, sono state direttamente colpita dalla perdita di amici e conoscenti.
Ma la reazione immediata,
spontanea e naturale della
gente comune di riunirsi in
incontri di preghiera insieme
ad altri fratelli e sorelle cristiani, islamici ed ebrei ha
creato un nuovo tipo di forza
e unità, non più basata sulla
forza militare ed economica,
ma sulla forza della fede. Le
comunità sono diventate il
luogo di pianto, di lutto, di
ravvedimento e di speranza.
Cosa accadrà tra un’ora,
domani, tra un mese? Fino a
che punto arriverà l’escalation di terrore e reazione violenta? Non so. Ciò che so è
quello che ho imparato ascoltando in questi giorni i
miei figli, la mia comunità, la
gente che vive intorno a me.
Dobbiamo alzare il nostro viso e guardare di fronte a noi,
con la certezza che il nostro
futuro è nelle mani di Dio
che mai smetterà di trasformare l’odio in amore e la
morte in nuova vita.
Lettera dagli Stati Uniti ai metodisti italiani
Grazie per la vostra solidarietà fraterna
Sebbene con un po' di ritardo, pubblichiamo
qui di seguito una significativa lettera di risposta di un’importante istituzione metodista
americana a un messaggio di solidarietà inviato a nome delle chiese italiane dal presidente del Cp dell'Opcemi, pastore Valdo Benecchi.
Caro pastore Benecchi, mai come nelle
scorse settimane, con i messaggi di partecipazione, di solidarietà e di condoglianze ricevuti da te e dagli altri nostri fratelli in tutto il
mondo, ci siamo sentiti tanto fortemente
uniti in una comunione di fede globale. In
ognuno di questi messaggi abbiamo sentito
la possente voce dell’Onnipotente darci forza
e speranza, consolare gli afflitti e curare i
traumatizzati in questa spaventosa tragedia.
Siamo enormemente confortati dalle vostre
assicurazioni di pregare il Signore per noi.
Questo è un momento particolarmente difficile per le migliaia di persone, alcune delle
quali proprio qui al Board of Global Ministries, che continuano a pregare e sperare
che i loro cari siano ritrovati tra le macerie
del World Trade Center. Il tuo messaggio ci
ha aiutati a ricordare che, mentre gli edifici
possono crollare, la fede nella potenza
dell’amore di Dio deve rimare salda.
I giorni e le settimane a venire saranno difficili per tutti noi, qui a New York e a Washington, e per l’intera comunità mondiale
colpita dalla terrificante fulmineità di questa
tragedia. Ti prego di credere che il vostro interessamento e la vostra testimonianza
dell’amore di Dio alleviano in tutti noi il peso
della sofferenza personale. Anche se la terra
continua a fumare sotto i nostri piedi manteniamo salda la nostra fede, circondati dalla
premura compassione delle persone come
te, che noi sappiamo ci tengono presenti nelle loro preghiere. Tuo in Cristo,
rev. Randolph W. Nugent - General
Secretary General Board of Global Ministries
New York, 25 settembre 2001
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 19 OTTOBRE,
Praga: incontro annuale del Consiglio generale della Federazione battista europea
La lotta per la tutela della libertà religiosa
Questo è uno dei compiti prioritari della Federazione europea e dell'Alleanza mondiale battista
Verso l'apertura di un dialogo con la Concordia di Leuenberg. I rapporti con i battisti americani
ANNA MAFFEI
Delegati di 40 unioni
battiste europee e mediorientali si sono ritrovati
dal 26 al 30 settembre al Seminario teologico battista internazionale di Praga per
l’incontro annuale del Consiglio generale della Federazione battista europea (Ebf)- La
Ebf rappresenta uno dei sei
rami continentali dell’Alleanza mondiale battista (Bwa) e
raccoglie 61 Unioni membro.
In linea di massima si tratta
di piccole Unioni: alcune di
queste sono di recente costituzione come quella della
Bosnia Erzegovina, del Kosovo e dell’Albania. Altre hanno una consistenza numerica molto maggiore come le
più antiche fra tutte, quelle
britanniche, che complessivamente arrivano a circa
180.000 membri o a quella tedesca e russa. Ci sono Unioni
in crescita vertiginosa come
quella ucraina che si avvia ad
essere a breve quella più numerosa in Europa e piccole
Unioni che si tengono stazionarie a fatica in paesi fortemente secolarizzati come il
Belgio, la Francia, la Svizzera.
Ci sono Unioni storiche che
stanno vivendo una nuova
primavera come alcune Unioni nordiche, aperte ed
ecumeniche e altre che, ahimè, vivono situazioni di grave pericolo per la loro sopravvivenza come quelle che
si trovano in paesi a forte
Praga: la pia2za dove si erge il monumento a Jan Hus (in fondo)
maggioranza musulmana. La
situazione più critica è attualmente quella delle chiese
battiste di alcune repubbliche ex sovietiche.
Nel Turkmenistan le chiese
battiste sono state tutte chiuse dalle autorità, l’ultima 9
mesi fa, e i pastori arrestati.
Ma la testimonianza prosegue
nelle case dove i credenti si
riuniscono per leggere la Bibbia e pregare clandestinamente. Questo è stato segnalato come il caso più grave ma
in più paesi si stanno sviluppando legislazioni restrittive
della hbertà religiosa che tendono a mettere fuori legge le
minoranze, come può accadere ai battisti in Serbia e come dimostra il caso dell’Esercito della Salvezza la cui sede
di Mosca è stata messa «in li
quidazione». L’Esercito della
Salvezza ha presentato ricorso alla Corte costituzionale
russa e a quella europea di
Strasburgo, ma il clima di intolleranza che si respira ovunque non fa ben sperare.
Proprio quello della tutela
della libertà religiosa, come
ha sottolineato Anthony Peck,
responsabile per TEbf della
commissione per le relazioni
esterne, è uno dei compiti
della Federazione e della Bwa
i cui rispettivi esecutivi esercitano, anche con la consulenza
di un pool di avvocati esperti
nelle legislazioni internazionali, intervenendo presso i
governi delle chiese discriminate e organizzando la resistenza alle leggi inique.
Un altro ambito di attività
è quello teologico attraverso
Intervista a Keith Jones, del Seminario battista di Praga
Imparare a interagire con la nostra società
Il Seminario teologico battista internazionale di Praga
(Ibts), è in continuità storica
con quello di Ruschlikon
presso il quale molti pastori
battisti italiani hanno studiato teologia. Ne abbiamo parlato con il rettore, Keith Jones.
«I battisti italiani hanno
una lunga storia di collaborazione con TIbts. Per molti
anni avete mandato i vostri
studenti a Ruschlikon e
quando nel 1984 ho avuto la
possibilità di trascorrere lì un
periodo sabbatico rimasi colpito dalla qualità del loro
contributo alla riflessione
teologica. La pastora Elizabeth Green è stata in questo
seminario nel Consiglio di
amministrazione e anche
presidente del Collegio accademico. Oggi tale relazione è
diminuita perché a Praga
non offriamo il diploma teologico base come avveniva in
Svizzera ma solo titoli accademici più alti (master e dottorato) riconosciuti dall’università del Galles. Voi avete
trovato una soluzione a questa carenza sviluppando una
più intensa collaborazione
con la Facoltà teologica valdese di Roma, tuttavia noi ci
au^riamo che possano crearsi a breve nuove opportunità che favoriscano il ritorno
degli studenti italiani all’Ibts,
magari facendo un primo ciclo di studi di tre anni a Roma e conseguendo poi a Praga il titolo di master».
- Quali sono i campi di specializzazione qui a Praga?
«Qui c’è una specializzazione in "Studi battisti e anabattisti: storia e identità”. Poi c’è
un altro campo che crediamo
sia vitale in Europa ed è “Missiologia contestuale” e noi
siamo l’unica istituzione protestante europea che offre un
programma completo di master su come guardare al contesto nel quale annunciamo
l’Evangelo e come interagire
efficacemente con la nostra
società. L’altro campo che abbiamo introdotto è quello della "Teologia applicata”».
- Che cosa si intende con
questa espressione?
«Si tende a pensare alla
teologia sistematica come disciplina centrale ma la teologia non può rimanere solo a
livello di accademia. La teologia applicata si interroga su
come portare questi grandi
principi teologici nelle chiese
e, a partire da questi, aiutarle
a rapportarsi con la società.
In tre aree. In primo luogo, la
spiritualità. C’è molto fermento in questo campo e in
molti contesti europei si ritrovano e sperimentano spiritualità antiche. Nel NordOvest dell’Europa, ad esempio, c’è la riscoperta di forme
di spiritualità celtiche dei primi secoli del cristianesimo.
Questa ricerca è utile per venire incontro a nuove sensibilità emergenti. Il secondo
aspetto della teologia applicata riflette sulla comunicazione e il terzo sulla istruzione teologica degli adulti. Sono offerti poi programmi di
Keith Jones, rettore del Seminario battista internazionaie
La Federazione battista europea
Segretario generale: Theodor Angelov (bulgaro)
Presidente (neoeletto): Gregory Komendant (ucraino)
Vicepresidente (neoeletto): BlUy Taranger (norvegese)
Presidente del Dipartimento donne: Yona Pusey (britannica)
Sito Internet Ebf: www.ebf.org
Sito Internet Bwa: www.bwanet.oig
master in discipline bibliche
e in etica. Su questo molta
importanza è conferita al
campo dei diritti umani che è
da sempre area di impegno
per le chiese battiste».
- Possiamo chiedere un
cenno sulla conferenza offerta
dal Seminario di Praga ai
giovani europei di cui si è
parlato al Consiglio generale?
«Con piacere. È stata una
idea dei dipartimento giovanile Ebf di avere qui ogni anno d’estate un incontro informale per giovani dai 18 ai 25
anni. Praga è una città bellissima che attira nel periodo
estivo centinaia di migliaia di
giovani. Così si è pensato a
un misto di tempo libero e organizzato, con uno studio biblico al mattino, con un taglio
su problematiche giovanili, e
poi tempo libero e/o escursioni. Poi la sera, non prima
delle dieci, c’è un tempo dedicato a forme diverse di laboratori di spiritualità, con
percussioni, arte, musica, mimo, teatro, che va avanti a
volte fino alle prime ore del
giorno. Quest’anno abbiamo
avuto circa 50 giovani provenienti da 12 paesi diversi».
Tapposita commissione coordinata dal professore tedesco Stefan Stiegler. Al centro
dell’attenzione quest’anno
c’è stata la creazione di un
consorzio fra le istituzioni
teologiche battiste in Europa
e Medio Oriente per favorire
scambi e consultazioni particolarmente allo scopo di sostenere il lavoro teologico dei
seminari più poveri. L’Ebf ha
anche informato sui contatti
in corso con le chiese rappresentate dalla Concordia di
Leuenberg. C’è molto interesse da parte di molte Unioni battiste europee ad aprire
dialoghi ufficiali con la Concordia stessa che affronti anche temi spinosi, come quello del battesimo. Nel contempo però si auspica pragmáticamente un confronto
anche su altre tematiche attualmente allo studio delle
chiese della Concordia.
Collaborazione con gli Usa
Si è dato informazione di
un incontro avvenuto a Londra nell’agosto scorso fra Ebf
e alcune convenzioni battiste
americane e agenzie missionarie allo scopo di allargare il
ventaglio delle collaborazioni
fra battisti europei e statunitensi, convocando quelle
convenzioni nazionali che
negli Usa hanno recentemente rifiutato la sterzata
fondamentalista dei battisti
del Sud. Approvati i tre obiettivi: cercare nuovi fondi per
l’aiuto umanitario in situazioni di grave crisi, come
quella drammaticamente in
atto in Cecenia; creare strutture di sostegno economico
per istituzioni teologiche battiste, e specificamente per il
Seminario di Praga la cui
proprietà è delTEbf; e infine
cercare finanziamenti per sostenere missionari espressi
localmente dalle Unioni.
L’esito positivo dell’incontro
indica un ormai diffuso cambiamento di mentalità rispetto alla missione. Oggi molte
agenzie missionarie (come
avviene felicemente in Italia
con la britannica Società
missiorfaria battista) differenziano i loro interventi.
Sempre meno «mandano»
missionari, sempre più intervengono su richiesta delle
Unioni nazionali per rispondere a bisogni espressi localmente, e non di rado sostengono progetti che utilizzano
ministeri espressi sul posto.
Gli eventi internazionali
Naturalmente le discussioni sono state fortemente influenzate dagli eventi internazionali con le preoccupazioni ad essi collegati. Parte
di questo scambio collettivo
si è poi condensato in una
mozione di comune doglianza. Naturalmente non è stato
possibile condensare in poche frasi quanto si agitava nei
cuori di tanti. Essa esprime
però qualcosa di importante
quando richiama i battisti a
promuovere una cultura di
pace e dialogo che comprenda in primo luogo i musulmani, che sia bandita ogni
ottica ispirata alla vendetta,
che ci sia totale opposizione
alla violenza come risposta
all'accaduto, e in particolare
si bandiscano armi nucleari,
chimiche e batteriologiche. 11
Consiglio ha detto in sostanza che l’insegnamento nonviolento di Gesù ha una rilevanza sociale e politica e che
la preghiera per la pace e la
giustizia deve avere al centro
la confessione seria e non rituale del proprio peccato, anche quello sociale. E alla luce
di quanto sta accadendo credo non sia poco.
Mozione del Consiglio
sulla crisi internazionale
Il Consiglio della Federazione battista europea, riunito presso il Seminario teologico battista intemazionale di Praga, nella Repubblica
ceca, dal 26 al 29 settembre
2001
- esprime profonda soli*
darietà con tutti i parenti, gli
amici e le comunità di coloro che sono stati uccisi o feriti negli attacchi terroristici
dell’11 settembre nel World
Trade Center a Manhattani
New York, presso il quartiere
generalè del Pentagono a
Washington e di coloro che
sono rimasti uccisi in Pennsylvania. Davanti alTimmen*
so carico di sofferenza e dolore di coloro che sono rimasti cofrivolti in questa tragedia, sentiamo tutta la povertà e inadeguatezza delle
nostre parole, eppure siamo
incoraggiati dalle parole di
Gesù Cristo: «Venite a me
voi tutti che siete stanchi ed
aggravati e io vi darò riposo»
(Matteo 11,28);
" afferma il bisogno di riflessione prima di qualsiasi
reazione che si proponga
come risposta a questa tra
- invita le chiese a continuare a considerare con attenzione il proprio atteggiamento verso le comunità
islamiche e, nelle circostanze
attuali, ad aprirsi alla possibilità di partecipare a comuni veglie per la pace, a essere
insième nella battaglia con*?
tro ilrazzismò, a esplorare
modi che assicurino buone
relazioni fra la comunità musulmana e quella cristiana
nei nostri rispettivi paesi;
- riafferma Tinsegnamento e Tésempio di Gesù Cristo
come base di risposta all’attuale senso di apprensione e
incertezza internazionale.
Noi ci impegniamo a:
- invitare le nostre Unioni
membro a considerare at
ternamente i contenuti h'
questa mozione; .
- raccomandare alle Uni?
ni e alle chiese un discepoja
to cristocentrico di pacet
honvioienza nei propn con'
testi locali:
- opporci alla violenza ck
porta nuova violenza ei
ogni azione originata ¿alte
vendetta: -í
- opporci all’uso di arma,
menti nucleari, chimici e bat*teriologici in ogni conflitto;
- ricordarci vicendevót.H
mente del bisogno di penu*.'.
mento e di confessione dipeccato a livello nazionale
locale e personale; ? ■
- assicurare che la voce dei
cristiani sia udita dai governi
mentre considerano la loro
risposta alla crisi attuale; %
- sostenere il lavoro delleagenzie umanitarie come ilBaptist World Aid [agenzia’^
di aiuto intemazionale dei-'i
l’Alleanza mondiale battista;
ndt] che agiscono sul campo,
per la crisi umanitaria in at--j
to provocata dall’attacco
terroristicói passibile di ulk-:
riori degenerazioni; , %
- celebrare l’amore di Dio
e testimoniare il podere redentore e riconciliatore di"
Gesù Cristo, e la presenza
dello Spirito in un mondol
decaduto. La nostra missione come battisti trova in
questo il suo fondamento. .
Una preghiera
Vieni, Santo Spirito, dai
quattro angoli del mondo e
donaci il coraggio di essere
servi di G-esù Cristo, così che
la nostra confessione di peccato sia sincera, venga dai
nostri cuori e abbia concreto
impatto sociale e politico.
Donaci il privilegio di spciimentare il miracolo dell'offerta del perdono come Gesù ci ha insegnato. Amen.,,
»L'intervento di un battista statunitense
Perché c'è la bandiera
nelle chiese americane?
Il momento forse spiritualmente più alto vissuto dai delegati delle Unioni e convenzioni
battiste europee e mediorientali presenti al Consiglio della
Federazione battista europea è
stato toccato paradossalmente
dall'intervento di un non europeo: un commento alla crisi in
atto negli Usa e un accorato
appello del pastore Reid Trulson, rappresentante della convenzione battista americana
denominata «American Baptist
Churches». Riportiamo qui di
seguito uno stralcio di quanto
condiviso con rassemblea.
«Stiamo parlando di relazioni significative fra partner
nella missione. Essere partner
significa attraversare quel
ponte che ci unisce e attraversarlo in entrambe le direzioni. Oggi noi americani viviamo una crisi profonda per
il fatto di sentirci direttamente sotto attacco. È la prima
volta che accade e per questo
abbiamo bisogno di aiuto per
affrontare i pericoli che questa situazione porta con sé.
Aiuto da parte di chi questa
condizione ha già vissuto nella sua storia recente, come i
fratelli e le sorelle delle comunità di Kosovo, Serbia o
Macedonia, o quelli del Libano. Ma anche aiuto alla riflessione in questo momento di
grande smarrimento e confusione. Il primo pericolo per
noi americani è quello di una
reazione che, sull'onda emotiva di quanto accaduto, ecceda nelle sue proporzioni e
si trasformi in vendetta. Il secondo è quello dell'isolamento che viene dalla tentazione
di rinchiuderci in noi stessi
per paura degli altri. L'altro
pericolo è il più insidioso ede
quello della possibile idolatria del nazionalismo.
In quasi tutte le chiese negli
Usa c'è una bandiera americana. Invece qui in Europa
non ho mai visto bandiere. La
bandiera è stata introdotta
nelle chiese americane a pat;
tire dall'ingresso degli Stati
Uniti nella prima guerra mondiale. Poi quasi nessuno ne na
contestato la presenza
nella
gran parte delle chiese fcoaii
oggi. Quando nella chiesa ®
cui io ero pastore è stata tolta
nessuno ne ha sentito la mancanza fino a quando è scoppiata la guerra del Golfoquél momento c'è staMun
persona che ne
conto e che voleva reintrodi"
la. Voi dovete aiutarci
partire dalla vostra esp
e farci le domande
re per esempio se In
della bandiera in chiesa W
Usa vi fa sentire estranei c
me non americani. Far cap
re che il nazionalismo P“
divenire pericolosa
quando confonde ciò
transitorio con ciò che sol?
-T Ü1
può essere eterno, il
Dio. Di questo Regno jj
vono potersi sentire P
senza alcuna esclusione»
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19 OTTOBRE 2001
PAG. 5 RIFORMA
L'incontro, tenutosi anche quest'anno a Ecumene, è stato acceso e vicace
Il Forum della cultura protestante
Le conseguenze della strage terroristica contro gli Usa, il processo di globalizzazione
egli strumenti per contrastarne gli effetti più negativi, sono stati al centro del dibattito
I1IÏ
m
mebicatourn
ristato un Forum acceso,
'' vivace, in cui si è discus
E
molto. Non poteva essere
Senti, vista la data: il 22
23 settembre (come al solila Ecumene), appena una
àdna di giorni dopo la tradell’attentato alle Torri
^elle di New York e al
Pentagono. Non si poteva
dunque che partire di lì.
«Possiamo interpretare 1
attentato anche come un tappo che salta - ha detto la pacora Maria Bonafede le
contraddizioni insostenibili
del mondo in cui viviamo sono Esplose nel modo peggiore», Come occidentali allora
non possiamo dirci innocenti
e dobbiamo fare innanzitutto
una confessione di peccato.
Attenzione però che la critica al danni della modernità
non Ci riporti alla pre-modernità - ha avvertito Daniele
Garrone, professore di Antico
Testamento alla Facoltà di
teologia molti sarebbero
contenti di dimostrare che la
dolorosa conquista dei diritti
fondamentali per l’individuo
non è stata altro che un incidente della storia». E se la distruzione delle Torri Gemelle
inette in crisi l’illusione di
avere imo spazio pubblico in
cui confrontarsi, come ha notato Marco Rostan, a maggior
ragione si ribadisce la necessità del dialogo «perché - ha
detto Samuele Bernardini tutto ciò che concorre a separaregli esseri umani è opera
del maligno». Ci sono milioni
di pèrsone che coltivano la
pace nell’Islam e nel cristianesimo: è importante che
non si parli di scontro di cul
Un momento dei lavori a Ecumene
ture perché, come hanno detto in molti, l’idea di un’opposizione fra civiltà e barbarie
non può che portare a una
crescita della’violenza.
Il confronto sulla situazione
internazionale si è saldato
perfettamente con le relazioni
di Giorgio Guelmani, direttore
di Gioventù evangelica, e di
Franco Giampiccoli sulla globalizzazione. L’indebolimento degli stati nazionali, della
democrazia e del diritto di cittadinanza sono le prime conseguenze della globalizzazione, che porta a una divaricazione fra potere e responsabilità sociale. Tra le conseguenze nella vita quotidiana, la
flessibilità del lavoro che
esplode e invade anche il
tempo libero, sfrutta le risorse
e non le riproduce, provocando nell’individuo un nuovo
senso di fallimento. Quest’incertezza, ha ricordato Guelmani, si traduce in un desiderio di comunità, anche virtuale; ambiguo però, perché può
significare anche richiesta di
ordine, esclusione del diverso.
Come possiamo rispondere a questo processo? Tra la
«guerra santa» degli integralisti e il «Mc-mondo» dei marchi e delle multinazionali, c’è
l’universo delle organizzazioni non governative, il movimento dei no-global: secondo Guelmani, è questa la possibilità di creare una terza via
in direzione di un convivenza
meno ingiusta, una democrazia cosmopolita basata su un
tessuto internazionale di diritti e doveri politici. «I disastri della globalizzazione implicano dei cambiamenti anche a livello individuale - ha
detto il pastore Giampiccoli senza la presunzione che le
nostre scelte incidano, dobbiamo vivere in modo più sobrio». Per esempio, come
consumatori possiamo escludere i prodotti di aziende che
non rispettano i diritti umani.
Naturalmente questo non è
che l’inizio di una ridefinizione del vivere con gli altri improntato a sobrietà sia come
singoli che come chiese.
Come sarà il prossimo Fo
rum? Sarà «bifronte», come
ha auspicato Davide Dalmas
nella relazione introduttiva:
comprenderà il dibattito e il
coordinamento, sarà un luogo in cui si fa il punto di argomenti svolti altrove e si cerca
al contempo di compiere
qualche scelta senza dimenticare le differenze interne.
Anzi, cercherà di fare emergere queste differenze, che
sono radicate proprio nell’interpretazione dei concetti
chiave della cultura protestante: libertà, laicità, democrazia, pluralismo. O meglio,
come ha notato Marco Rostan, di questi concetti esiste
una parte consolidata chiara
a tutti e una parte più problematica, che il Forum dovrebbe discutere e concorrere a
far diventare cultura diffusa.
Il Forum comunque fa sul serio: è tempo, si è detto, di
chiedere alle chiese di sostenerlo e finanziarlo in quanto
strumento prezioso di riflessione e elaborazione culturale. Uno strumento sempre
perfettibile, che cercherà di
coinvolgere più Centri e operatori culturali protestanti, e
si propone di aprirsi maggiormente al mondo battista.
L’incontro di quest’anno si
è chiuso, dopo le comunicazioni di Marco Rostan sui
protestanti visti dalla stampa
italiana e del pastore Giorgio
Tourn sulle proposte culturali dei diversi Centri protestanti in Italia, con alcune
proposte per futuri temi di
discussione. Ne cito tre: le ricadute etiche della globalizzazione e lo sviluppo sostenibile, il dialogo interreligioso e
un ripensamento serio del
cattolicesimo.
Attenzione all'uso della parola laicità
FRANCESCA SPANO
Qualcuno nei Forum si è
chiesto: che cosa c’è di
grosso dietro le divergenze
ette ci attraversano? Provo a
rispondere, pensando sia utile a tutti rendere dicibili e tali
divergenze, per rilanciare a
un livello più profondo la nostra ricerca comune.
Una parte consistente degli
intellettuali protestanti italiani ha operato, secondo me,
una sorta di identificazione
fra l valori fondanti della ci™tà occidentale (libertà democratica, diritti riconosciuti,
laicità dello stato...) e lo zoccolo duro della cultura protestante. Un’identificazione
storicamente fondata ma
^^jentta quando prescinde
uallo sviluppo concreto della
nostra civiltà e che comporta
Elle conseguenze politiche
(soprattutto dopo Genova e
oporii settembre) non teoBcamente fondate: un su^schierarsi», stigmatizp fr ogni posizione critica
0 politica dei governi
««unitense o israeliano coi *®frtioccldentale» e ipso
'mnH ^fr^iclemocratica e pred ,1 l’frn; una difesa «rigida»
'fricità come valore prodimenticando che
i protestanti nel
citi- *olci e che la lai
tirn '^'Posta dai governi ha
Provocato drammi terribili
Dnt ^ Turchia o in Algeria)
fendendo e non indebosa dpi f ^fr^ioamento di mas, frclamentalismo islafjttn accettazione di
tra m j ^ sovrapposizione
chp nfx 0 capitalismo
culturalmente
discussione,
famoso di un poeta
scrivp ® ^on de*luella che per me è la
vocazione più profonda della
cultura occidentale, quella
che a maggior ragione sento
come la sola autentica possibilità per dei protestanti di
sentirsi occidentali: «Parlino
altri della propria vergogna/
io parlo della mia» (B. Brecht). Il sostegno dato ai Saddam, ai Milosevic, ai Bin Laden finché considerati utili
nella lotta contro il nemico di
sempre e additati (a ragione)
come oppressori e violenti intollerabili solo quando diventati, a loro volta, nemici dell’Occidente: l’imbarbarimento indotto nel popolo palestinese, abbandonato senza
prospettive per il mancato rispetto di accordi (Oslo) pure
sottoscritti: 0 più in là gli stadi della tortura cilena, in un
altro, lontanissimo,.li settembre. Queste sono (e solo
alcune) le vergogne di un
mondo che sento mio.
Rifiuto ogni possibile logica
del tipo causa-effetto: e non
leggo la tempesta di morte su
New York come il frutto avvelenato delle vergogne della
politica americana nel mondo. Ma l’orrore per il colpo
inflitto a una città amatissima
per il suo carattere aperto e
multiculturale, l’angoscia per
la prospettiva che il terrorismo chiuda, oltre a quella dei
morti, anche le voci critiche
che si erano levate contro la
globalizzazione liberista non
può imporci l’oblio: il peccato nostro va confessato e non
rimosso. Vi sono divergenze
politiche e sensibilità diverse
nel percepire il fondamento
della identità protestante:
non certo basate su quello
che resta un fondamento teologico comune, ma sentite
oggi, in quello che tutti viviamo come un cambiamento
epocale, come fortissime.
L’amarezza che ne deriva deve spingerci a un lavoro, profondo e di lunga durata, per
una ridefinizione e distinzione dei nodi centrali che stanno dietro a queste divergenze: l’annuncio della Riforma,
il rapporto tra modernità e
capitalismo, il rapporto tra
cultura protestante e valori
dell’occidente, il nostro ruolo
di riformati come minoranza
non solo nel mondo e nell’occidente cristiano, ma anche
nella ecumene protestante.
Globalizzazione, termine complesso
NieOLEnAFAVOUT
IL tema affrontato da Giorgio Guelmani («Le ricadute
della globalizzazione: società,
politica, democrazia, cultura,
vita quotidiana») e da Franco
Giampiccoli («Le chiese e la
globalizzazione») non è certo
nuovo, anzi, la parola globalizzazione è ormai entrata nel
linguaggio comune. Ma non
per questo risulta meno attuale. In realtà, più ci si addentra nella sua complessità
e nelle sue contraddizioni,
più risulta chiaro come sia
importante parlarne: la globalizzazione non è un processo univoco e lineare nei confronti del quale è semplice assumere una posizione netta.
Ci sono più globalizzazioni
(neoliberista, dei diritti e delle responsabilità, dal basso);
più interpretazioni (iperglo
balismo, scetticismo, trasformazionismo): più campi della
società coinvolti: più conseguenze. E anche più modi di
agire, o reagire, in questo
«nuovo» contesto, come individui e come credenti.
La volontà di impegno diretto delle chiese su queste
tematiche non viene dagli ultimi drammatici fatti di New
York, né dagli eventi di Genova, Praga, Davos o Seattle. Il
dibattito va avanti da molto
più tempo. E in questo lungo
processo un punto di svolta
si è avuto a Debrecen, in Ungheria, nel 1997, quando l’Assemblea generale dell’Alleanza riformata mondiale ha addirittura parlato di status
confessionis: la condizione in
cui, per i credenti, una questione etica, politica, in questo caso economica, diventa
una questione di fede.
Valutazione del Forum
e proposte per il futuro
FRANCO MACCHI
La prima impressione sul
Forum non è molto positiva e riguarda l’assenza di
realtà importanti del mondo
protestante italiano e valdese
in particolare. Si tratta certamente di assenze tutte giustificate ma che, considerate nel
loro complesso, assumono un
rilievo non trascurabile, soprattutto se si pensa che ad
alcune delle realtà non presenti negli anni precedenti
erano stati riservati spazi e
tempi piuttosto ampi. Quale
realtà era allora effettivamente rappresentata'a Ecumene?
Questa impressione negativa
si è poi aggravata quando
qualcuno ha notato che parlare delle esperienze dei centri
culturali sarebbe stato poco
interessante e meglio invece
riflettere su quanto accaduto
l’il settembre; dopo di che, si
è ripetuto con insistenza,
«niente sarà più come prima».
Anch’io sono d’accordo
con questo giudizio; a posteriori, però, mi sembra che il
risultato abbia smentito questa affermazione: sostanzialmente, infatti, non si è fatto
che dibattere di nuovo gli
stessi temi dei primo e del secondo Forum (identità protestante, moderno e postmoderno, laicità...), senza effettive novità di rilievo e con
l’aggravante di evidenziare
ancora le stesse posizioni
emerse gli anni scorsi. Chi
veniva da fuori, come lo scrivente, e per impegni professionali e culturali locali, non
ha frequenti opportunità di
avere contatti con le persone
che si sono maggiormente
accalorate negli interventi, ha
avuto la sensazione di essere
ai margini di quanto si era
deciso di fare a Ecumene (in
Informarsi diventa quindi
fondamentale; il passo successivo è l’impegno. Il Consiglio ecumenico delle chiese,
nell’incontro del dicembre
scorso, ha riconosciuto due
temi come assolutamente
prioritari, e tra loro interconnessi: la globalizzazione economica e l’Aids. Temi su cui si
lavorerà e su cui occorrerà
prendere posizione e agire di
conseguenza. Come cittadini
e come comunità. Perché, come ha detto Giorgio Guelmani, la comunità deve essere
«un luogo che, attraverso il
confronto tra esperienze di
vita e di queste con la Parola,
aiuti a dare un senso a biografie frammentate, minacciate
dal senso di inutilità e obsolescenza, un luogo che predichi, e viva, una libertà non
dissociata dall’uguaglianza e
dalla responsabilità».
contrasto con quanto annunciato nel programma). È emerso ancora una volta che i
punti di riferimento del dibattito sviluppato in sedi ufficiali non risponde in gran
parte a ciò con cui deve fare i
conti chi vive e opera in tunbienti e in situazioni diverse.
Ho comunque trovato stimolante la discussione, anche se devo fare due osservazioni. La prima; per quanto
riguarda l’approfondimento
socio-economico e politico
dei fatti storici, e quindi anche dell’11 settembre, le sedi
più appropriate per farci le
idee più chiare sono forse
quelle «laiche» e specifiche.
Seconda osservazione: evitiamo il rischio di utilizzare
espressioni bibliche e citazioni di scritti degli stessi riformatori estrapolandole dai loro contesti, religiosi e storici,
per piegarle a nostre attuali
scelte sociali e politiche contingenti che, pur drammatiche, non hanno un nesso direttò con esse.
Quale futuro per il Forum?
Credo sia importante distinguere nettamente il momento
di studio e di approfondimento dal momento di confronto e di scambio di idee fra
gli effettivi operatori dei centri di cultura. Tutti possono
essere interessati alTapprofondimento di temi particolarmente rilevanti, purché
questi incontri siano ben organizzati. Saranno occasioni
di arricchimento che, direttamente o indirettamente,
avranno una ricaduta su chi
si occupa di cultura protestante: solo gli operatori culturali possono essere veramente interessati, invece, a
confrontare le loro esperienze, le loro strategie, e a mettere insieme possibili sinergie.
FACOLTÀ VALDESE DI TEOLOGIA
Inaugurazione del 147° Anno Accademico
Sabato 20 ottobre 2001 ore 17,30
Aula Magna - via Pietro Coesa, 40 - Roma
Prolusione
prof. DEMETRIO NERI
(Università di Messina)
La novità culturale della bioetica
Culto d’apertura
Domenica, 21 ottobre ore 11
Chiesa metodista, via XX Settembre
Predicazione del prof. Paolo Ricca
Roma, 6 settembre 2001
il decano
prof. Ermanno Genre
6
PAG. 6 RIFORMA
Il linguaggio poetico
l'etica e la fede
Perché Dio? Perché romanzieri e poeti si sono posti questa
domanda sviluppando una ricerca a volte tormentata a volte
distaccata, ma in qualche modo sentita come una esigenza
ineliminabile, quasi che l’idea di Dio in qualche modo li influenzasse anche quando sostavano fermamente nella loro
posizione atea o agnostica? Su questa domanda la Chiesa
metodista di Milano ha organizzato, su ideazione e cura di
Antonio Ria, con l’alto patrocinio della Presidenza della Repubblica e dell’assessorato alla Cultura della Regione Lombardia, due cicli di conferenze.
Il senso profondo dell’indagine sta nel fatto che il linguaggio letterario e quello poetico in particolare si oppongono
all’incasellatura nel linguaggio classificatorio, vogliono restare a monte, in una sorta di limbo fra il linguaggio primigenio
e il linguaggio enciclopedico, oscillando fra significante rigorosamente definito e significato, che si dilata fino a scomparire nell’orizzonte, riuscendo così a cogliere aspetti della inquietudine, che l’idea di Dio provoca, e del desiderio di speranza che 1 animo nostro esprime, meglio di quanto non riescano a fare la filosofia o la scienze della psiche. In un secolo
come quello che si sta avviando, in cui il senso di Dio viene
prevaricato dalla tecnologia e relegato in un privato sempre
più nascosto, mentre l’etica tende sempre più a distaccarsi
dalla fede, la ricerca proposta si presenta quanto mai attuale
e stimolante. Il primo ciclo si realizza da settembre 2001 ad
aprile 2002 e inizia e termina con una tavola rotonda, la prima per tracciare il percorso, la seconda per trarre le conclusioni. Il secondo ciclo, previsto per il 2002-2003 affronterà
l’interrogativo: Quale Dio?
Alexander Solzenicyn con la moglie
I PROTESTANTESIMO IN TV
Il dialogo oltre la violenza
DAVIDE ROSSO
Riscoprire n dialogo
per andare oltre la violenza e la guerra. Questa, di
fronte ai fatti di New York, è
la parola d’ordine portata
avanti da molte chiese, prime fra tutte quelle americane. Questo è stato anche il
tema centrale intorno a cui
si è giocata la puntata di
Protestantesimo andata in
onda domenica 14 ottobre
su Rai2 (replica lunedì 22 ottobre alle ore 9,30 circa).
I due servizi presentati nel
corso della trasmissione, un
primo in cui viene mostrata
la situazione in Usa oggi e
un secondo (realizzato in
Italia) dove si affronta principalmente il tema della
convivenza e del dialogo,
partono ovviamente dalle
Torri Gemelle di New York e
daini settembre. Il discorso
però di dipana subito in un
movimento di immagini e di
parole che se inizialmente,
come spettatori normali della tv dei giorni nostri, ci paiono abituali via via acquistano un sapore diverso, privo di quella retorica dei contrari e del diverso tipico di
questo periodo di «guerra».
È la gente a parlare, a es
sere interpellata e a interrogarsi nel servizio dagli Usa,
ma è anche la voce delle
chiese che viene presentata,
di quelle chiese che invitano
al ragionamento, che dicono che non si può non distinguere tra terrorismo e
Islam, che credono nel dialogo per superare la crisi,
che chiedono di non diventare la nazione che i terroristi vogliono. Poi emerge, nel
secondo servizio, l’ignoranza circa il mondo musulmano da parte di noi italiani,
più propriamente di noi occidentali, ma anche la voglia
di capire di alcuni fra «noi» e
«loro», di mettersi in dialogo, di costruire insieme partendo da radici comuni. Un
procedere discorsivo diverso insomma dal solito sentito in questi giorni incentrato
sull’anientamento dell’altro,
sulla retorica di parte.
Forse è giunto veramente
il momento di riflettere sulla
giustizia e i sui fondamentalismi come qualcuno suggeriva nella trasmissione di
Protestantesimo sarà compito delle chiese farsi carico di
spingere perché una tale riflessione prenda il via e non
si areni alle solite frasi fatte e
ai soliti luoghi comuni.
Cultura
Due cicli di conferenze organizzati dalla Chiesa metodista di Milano
Perché Dio? e soprattutto, quale Dio?
La battaglio teologico e culturale fondamentale non è tra fede e incredulità ma tra fede
e idolatria. Le caratteristiche della relazione Dio-uomo nella tradizione ebraico-cristiana
PAOLO FABBRI
Alla tavola rotonda di apertura sono intervenuti
Romano Madera, professore
di Etica sociale all’Università
Ca’ Foscari di Venezia; Ferruccio Parazzoli, scrittore,
autore di numerosi romanzi
tra cui i recenti Ti vestirai del
tuo vestito bianco (1997) e La
camera alta (1998) e dei saggi
narrativi Indagine sulla crocifissione (1979) e Vita di Gesù
(1999); Paolo Ricca, pastore e
professore alla Facoltà valdese di teologia di Roma, con
il coordinamento di Silvia
Giacomoni, giornalista, nota
per la sua collaborazione col
quotidiano La Repubblica, ha
seguito da vicino la vicenda
milanese del cardinale Martini e ha curato un’antologia
dei suoi scritti.
Dopo il saluto del pastore
Giovanni Anziani, Silvia Giacomoni ha avviato l’analisi
del tema con un collegamento ardito quanto stimolante;
Oscar Wilde e il profeta Osea.
In galera con l’accusa di omosessualità, Wilde scrive
un’ipotetica lettera al proprio
amante (il De profundis) e,
dopo le accuse, fa esplodere
la disponibilità al perdono:
«Devo togliere il fardello dalle
tue spalle e metterlo sulle
mie». Così Osea, che sposa
una prostituta, la accusa per
tutti i suoi peccati, ma paragona il rapporto fra Dio e
Israele al suo rapporto con la
propria moglie, che lui perdona, come Dio infine perdona l’idolatria del suo popolo.
Nel De profundis, scritto da
un agnostico, c’è Dio sullo
sfondo, con la sua immensa
capacità di perdono. Questo
esempio può essere indicativo di un metodo per la ricerca che si vuole sviluppare.
Dio padre, sostiene Parazzoli, si perde lassù; la presenza di Dio è quella di Cristo ed
rJ - * È
Äy # S '
A.,
if ^ ^
La tavqla 'rotonda nella chiesa metodista
è con questa che gli autori si
incontrano o scontrano. La
letteratura del ’900 abbonda
di questa sotterranea linea religiosa, talché ne risulta un
esame frammentario. Un sentiero possibile è partire dall’inquietudine, che non è ancora ricerca, ma disadattamento al mondo; si può allora
tentare di disegnare una mappa con due direzioni: 1) scrittori che partono già da un’
idea di fede (da Miguel de
Unamuno alla linea cattolica
francese, da Mauriac a Claudel, agli anglosassoni con
Graham Greene, ai greci con
Kazantzakis, agli italiani Rapini, Rebora, Diego Fabbri, Testori, Turoldo ecc.); 2) scrittori che il salto verso la fede non
lo hanno fatto, a volte vorrebbero farlo e a volte negano il
problema. Oscar Wilde per
cominciare, poi André Gide,
che si estasia leggendo i Vangeli (il che è irritante, perché
non ci deve essere estetismo
nella lettura dei Vangeli),
Kafka, Musil, Bulgakov, Solzenicyn, Camus, che mette Dio
sotto accusa, immaginando
ne La peste una santità senza
■ L'ultimo film del regista francese Eric Rohmer
La nobildonna, il duca e l'assenza di Dio
ALBERTO CORSANI
IL film dell’ottantenne Eric
Rohmer (Leone d’oro alla
carriera al Festival di Venezia
a settembre), il cui titolo italiano è falsificante (La nobildonna e il duce, là dove l’originale suona L’anglaise et le
due) racconta cinque avvenimenti conseguenti alla Rivoluzione, n^ati sulla base del
diario della nobildonna inglese Grace Elliott, che, in ripetuti soggiorni in Francia, fu
amante del principe Filippo
duca d’Orléans, cugino del re
Luigi XVI. Sempre in campo
la protagonista, viviamo così
il primo anniversario della
presa della Bastiglia (1790),
l’assalto alle Tuileries e la caduta di Luigi XVI (agosto
1792), le stragi di settembre
(un mese dopo), i giorni dell’esecuzione di Luigi XVI
(gennaio 1793), il tradimento
del generale Dumouriez (aprile dello stesso anno). Gli
avvenimenti propongono altresì la dialettica implicita e a
volte manifesta tra la gentildonna inglese, realista e ostile alle nuove idee, e il duca
d’Orléans, invece girondino,
filorivoluzionario a volte tentennante, a volte più risoluto,
mai del tutto esente dall’ambiguità. 11 tutto complicato,
come ovvio, dalla relazione
che è intercorsa fra i due.
AH’uscita in Francia, Testate scorsa, il film poi presentato a Venezia ha fatto discutere in primo luogo gli storici.
poiché dà voce ai sentimenti
antirivoluzionari e conservatori: ci si è chiesto se tale atteggiamento sottintendesse
un’adesione più o meno consapevole alle tendenze storiografiche definite in senso generico «revisioniste», e che in
Italia si appuntano soprattutto su temi come il fascismo e
l’antifascismo, la Resistenza,
gli esuli istriani e le foibe, il
passato più o meno nascosto
del Partito comunista. Ben altro lo spirito del regista.
Rohmer, dapprima professore di liceo, giunge al cinema attivo dopo anni di esercizio della critica, insieme fra
l’altro a Jean-Luc Godard e
François Truffaut; e realizza
tre grandi cicli di film: I Sei
racconti morali (fra cui spicca La mia notte con Maud,
tutto basato sul pensiero di
Pascal), un’altra serie di
Commedie e proverbi (a partire da motti popolari e regionali affrontano la vita quotidiana dei giovani) e i Racconti delle quattro stagioni, anch’esse commedie di equivoci e di sentimenti. Esulano
dai cicli due film letterari:
Perceval le gallois (dal testo
di Chrétien de Troyes) e La
Marchesa von... (dal dramma
di Heinrich von Kleist).
In tutte queste opere il regista compie un vero e proprio
esercizio di inventiva e di
controllo della medesima,
schierando personaggi che
parlano molto, molto si contraddicono, volentieri si in
gannano nella consapevolezza-di farlo e ancora più spesso
tradiscono la loro incapacità
di controllare con la ragione i
loro sentimenti: qui sta anche
la chiave di questo film in costume, peraltro girato con
grande ausilio dell’elettronica
(grandi quadri murali sul cui
sfondo si muovono gli attori).
Il dramma sta nella dialettica
fra sentimenti esibiti e appartenenza sociale, fra emozioni
e rango, fra, scelte politiche e
scelte del cuore: difficili per
tutti, tranne che per i caporioni delle «ronde» rivoluzionarie, che ripetono a pappagallo
i dettami in materia di ordine
pubblico e se ne rendono ridicoli manichini.
Non sconfessando la Rivoluzione, ma chi se ne fa tronfio paladino per caso o per
convenienza, Rohmer ripropone un discorso filmico (il
suo di sempre) che sta in bilico tra emozione e razionalità,
e fa prevalere quest’ultima.
Essa è legata in maniera privilegiata a un momento storico e a una temperie culturale
particolare, ma l’autore non
ci dice se ciò sia un bene o un
male: registra l’assenza di
Dio da ogni discorso, registra
il fallimento dell’esercizio
della carità, sia quella cristiana sia quella «di classe» dei
rivoluzionari: altri sentimenti
aleggiano: amore, sì, ma anche intrallazzi, doppiezze,
entusiasmi e lusinghe più o
meno sincere. Insomma, un
film per i nostri giorni...
che è anche attesa e
Romano Madera prenn
Dio e, in Italia, Pasolini, sia in
letteratura sia nel cinema,
Ungaretti, Silvio D’Arzo.
Tentando di delineare una
ricerca di Dio nella letteratura
si potrebbe procedere oltre
per temi, partendo da Nietzsche, che con la sua affermazione «Dio è morto» chiude
T800. È come se si fosse spezzato uno specchio i cui frammenti sono proiettati nella
letteratura del ’900, dove in
ogni frammento si può trovare un barlume di Dio e insieme lo sgomento, la consapevolezza di essere soli. Lo sgomento però è anche una spinta per l’uomo a diventare adulto. In teologia Io vediamo
con Bonhoeffer, che ci propone la consolazione, mentre in letteratura lo possiamo
vedere in Malraux, che ci indica la speranza. Poi Heidegger con il suo Essere e tempo
(1968), in cui il rapporto con
Dio diventa un balbettamento: e qui troviamo un maestro in Montale (vedi la sua
poesia Zaccheo). Infine ci arriva il messaggio di Beckett,
che in Aspettando Godot riassume la stessa ricerca di Dio,
spunto dal ciclo della Stol
di Giuseppe, dove ThomL
Mann, con grande ironia, ce?
ca di dare una risposta a Din
alle diverse immagini di Dio?
cerca di riparlare di Dio quaj,'
do questo è stato messo indi
scussione. Il narratore diventa
così un dio minore, immaBin,
del dio maggiore, riprende ¡1
rito, che rinnova il tempo e J
mito: il narratore è insomma
quello che riprende il senso
cioè l’orientamento. Nella
tica della religione è nascoste
la sua apologia e proprio di
questo hanno parlato i filosofi
e i pensatori del ’900. In Max
Weber c’è un’ispirazione ai
valori che è irriducibile ad altro; in Durkheim Dio è la società, il nostro insieme; in
Freud Dio nasce dalla proto,
zione infantile, oppure dal ricordo fetale. La critica spinge
l’immagine di Dio così a fondo nell’uomo, che essanone
più estirpabile, essa può quindi essere ripresa in senso
orientativo: se Dio vuole essere cercato, dove andare a cercarlo? La risposta è che Dio va
cercato nei suoi critici. Emergono allora quattro grandi
«negatività» di Dio; non avere
rispettato la libertà del singolo; l’esercizio di un dominio
socio-economico; l’avere dato
di sé un’immagine etnocentrica e razionale; l’avere dato
un’immagine patriarcalee
maschile. Questa confusione
sull’immagine di Dio ci riconduce alla situazione di questi
giorni in cui i fatti sono piei
di Dio; il Dio di Bin.Ladeneil
Dio di Bush. Il vero problema
non è tanto «perché Dio?» ma
«quale Dio?».
Per Paolo Ricca dobbiamo
comunque porci il problema
di definire in che contesto discutiamo di Dio. Il contesto è
quello di un processo implacabile a Dio, un processo che
non trova riscontro in nessuna cultura. Viene alla menteil
brano in cui lo scrittore Elie
Wiesel dice di avere perso
Dio nel lager, dove Dio è stato assassinato e la perdita di
Dio da parte di .un ebreo è veramente grave, perché gli
ebrei hanno una conoscenza
profonda di Dio. Da un libro
di Gianfranco Ravasi Ricca ha
letto un brano in cui un arabo
vive la morte di Gesù come la
propria e grida: «Come te iO
vivo ancora» e mille giuda gridano: «Crocifiggete l’arabo».
Sovviene allora Isaia: «Sono
stato trovato da quelli che
non mi cercavano». Due con
testi paradossali; nel primo la
. ^ (Il
negazione di Dio da parte i
un membro del popolo elettOr
nel secondo il raggiunginte*''
to di Dio da parte di uno
«straniero» musulmano. Wiesel dice di no a Dio, mentre u
musulmano gli dice di sì. Entrambe sono testimonianze
positive. Importante non
tanto il sì oppure il no, macóme si viva l’incredulità. ,
Tornando al quesito inizif
- - ■ deve ri
le «perché Dio?», si
spondere: perché
nificare urgentemente 1 id
di Dio proprio nel senso m
cato da Madera. La battagi
non è tanto tra fede e incj®
■ ido
dulità, quanto tra fede e
latria, e la cosa più dcanu?
tica è che si può fare di E>*®
stesso un idolo. Su Questa
niaa a nor trarrti 11113 COflC
nea e per trarre una ccsione, possiamo dire
l’uomo e Dio sono ci^®, .modella stessa medaglia. E
mo ha bisogno di
realizzare la propria voca
ne e Dio ha bisogno
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umanità, che si presenta > ^
la creazione, «a immag
somiglianza di Dio».
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l) 19 OTTOBRE 2001
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
L'incontro interreligioso dell'8 ottobre nel palazzo dei Chierici di Catania
Pace è il nome di Dio
[Qttolici, ortodossi, evangelici, indù, buddisti, musulmani hanno invocato insieme, in lingue
diverse, il Dio della pace, della misericordia e della giustizia. Tra il terrorismo e la guerra
jlltfESTRO CONSOLI
Anche a Catania, così coinè in altre città italiane,
j è svolto un incontro intermligioso per la pace^Vi hanno
‘ ° circa 150 credenti
anpartenenti alle chiese cat
Sca (varie parrocchie e l’Ufficio diocesano per l’ecumenismo). ortodossa, anglicana,
luterana, valdese, battista, avventista del 7“ giorno, e alle
comunità indù, buddista, musulmane di due moschee della città; facenti capo inoltre
alla Comunità di Sant’Egidio
al movimento dei Focolari, alle associazioni senegalese (di
religione musulmana), ItaliaIndia, Cooperatori Salesiani,
«Città solidale».
La manifestazione si è svolta lunedì 8 ottobre nel cortile
di un magnifico edificio storico (palazzo dei Chierici) si
tuato nella centrale piazza
Duomo. Lo schema dell’incontro era articolato sulla realizzazione di momenti di riflessione, di ascolto della Parola, di gestualità simboliche,
di proclamazione di un comune appello per la pace. Da
qui il minuto di silenzio per le
vittime delle due torri di New
York e per tutte le vittime di
ogni guerra; le brevi preghiere
recitate dai rappresentanti
delle chiese e comunità presenti; l’accensione di candeline da parte di tutti i partecipanti, a partire da un cero,
permanentemente acceso,
posto nel centro del cortile; la
lettura corale dell’appello per
la pace; lo scambio della pace
(pace-salaam, ecc.) fra tutti i
partecipanti.
Si avvertiva la difficoltà del
momento, poiché da poco più
di un giorno erano cominciati
i bombardamenti in Afghanistan da parte degli Usa e della
Gran Bretagna. Perciò, mentre si pregava o si svolgevano
atti liturgici, tutti sapevano
che erano in corso delle azioni belliche e che delle persone
(militari e civili ) erano vittime
dei missili, delle bombe, e dei
cannoneggiamenti. Altresì,
tutti avevano visto in tv il discorso di Bin Laden e il suo
delirio di dividere il mondo in
due: cristiani da una parte e
islamici dall’altra. Per questo
c’era in molti anche curiosità
sull’evento e su come avrebbero pregato i cristiani e i musulmani. Nessuno, certo, ha
giustificato la guerra e il terrorismo: da parte dei cristiani
c’è stato il riferimento alla misericordia di Dio e al suo amore per tutti gli uomini
espresso dalla morte di Gesù
sulla croce, il riferimento
ciU’etica espressa nel Sermone
sul Monte, all’impegno concreto a favore del prossimo;
da parte dei musulmani c’è
stato invece il richiamo alla
misericordia e alla giustizia di
Allah e un riferimento concreto alle ingiustizie oggi perpetrate nei confronti dei palestinesi e del popolo iracheno.
È stato emozionante, e misura della reale differenza esistente fra i popoli, le civiltà e
le religioni, sentire preghiere
recitate in lingua italiana, inglese, senegalese, araba, indiana e con gli stili, le modulazioni, le durate, le intensità
vocali e, in qualche caso, musicali di ogni gruppo religioso.
L’appello per la pace letto a
voce alta, a conclusione, da
tutti i presenti, dice fra l’altro:
«Dio ama la pace e non vuole
la guerra e chi invoca il nome
di Dio scopre che il suo nome
vuole dire pace. Questa convinzione e questa preghiera
sono una ricchezza per il
mondo. La pace è il nome di
Dio e chi usa il nome di Dio
per odiare l’uomo e per la
violenza abbandona la religione pura». E ancora: «La
preghiera e l’amicizia purificano il nostro cuore e ci aiutano a dire l’un l’altro la parola difficile e impegnativa
del perdono, grande via della
pace. Ci aiutano a sognare un
nuovo secolo senza guerre,
rispettoso dei popoli, attento
alla giustizia e alla solidarietà». Hanno rappresentato
le chiese evangeliche della
città i past. Benini, Italo Pons
e Almut Kramm, rispettivamente per le chiese awentiste del 7° giorno, battista-valdese, luterane.
1 CENSIMENTI 2001
l’Italia che sei, l’Italia che sarai
Conoscere serve per decidere e decidere serve per governare. In un contesto
di continuo e profondo cambiamento sia dell’economia che della società, i
censimenti offrono una «fotografia» del Paese, una visione d’insieme ma
anche dettagli precisi suH’ltalia: quanti siamo, la nostra età, il grado di istruzione, gli spostamenti che facciamo per studio e lavoro le situazioni nelle
quali viviamo, le caratteristiche strutturali delle nostre abitazioni e ancora
quante sono le imprese presenti nel Paese, quante le unità locali, quali le
forme giuridiche e le attività svolte, quanti gli addetti, i sistemi di vendita,
le tisotse per l’attività produttiva.
L’operazione censuaria, che nel nostro paese si svolge ogni 10 anni, riguarda
57 milioni di cittadini, pari a 22 milioni di famiglie. Un universo composito
rappresentato da giovani, anziani, singoli, immigrati, ma anche da nomadi,
persone senza tetto e senza abitazione.
Per la prima volta quest’anno vengono contate, oltte ai residenti e a coloro
che sono occasionalmente dimoranti nelle abitazioni ptivate in qualità di
ospiti 0 di turisti, anche le persone che utilizzano un territorio per un deterfiiinato periodo di tempo, pur non essendo residenti: si tratta ad esempio di
^denti fuori sede, lavoratori in trasferta e immigrati residenti all’estero.
‘Zolli e il 20 ottobre, ogni famiglia riceverà la visita del rilevatore ed enJzol’ll novembre dovrà restituire il questionario compilato. 11 21 ottobre è
lodata alla quale ciascuno di noi deve far riferimento per compilare correttamente il questionario
Il rilevatore: una persona di cui fidarsi
Don^gnando e ritirando «porta a porta» i questionari, i rilevatori sono i
primi a stabilire il contatto dei cittadini con i censimenti. In alcuni casi
debbono superare resistenze e diffidenze. Grazie alla formazione ricevuta
^dmto come presentarsi e come offrire la loro disponibilità per la compilatmne dei questionari.
rilevatori per il censimento degli stranieri possono essere incaricati da
mediatori culturali scelti dall’ufficio comunale di censimento. Si tratta in
6^te di persone che appartengono alle comunità presenti nel comune.
'■^i rilevatore avrà, appuntato sulla giacca, un tesserino di riconoscimento
la propria foto. La realizzazione della stampa da parte dell'Istituto poli^ W dello stato con modalità tali da evitare contraffazioni è una sicurezza
Y , ' ‘Cittadini. Sul tesserino sono presenti nome e cognome del rile
®ze,il timbro del Comune e un numero identificativo.
^zstà una telefonata all’ufficio di censimento del proprio comune per
riollame l'identità o per verificare la veridicità della data fissata per la
Visita.
, La privacy
( I Istituto nazionale di statistica - garantisce la tutela della riserva(prevista dalla legge 675/96 sulla privacy) anche nei confronti di
fiior' Stato. Infatti, i dati individuali non possono circolare
1 rail Istat; soltanto una volta resi anonimi possono essere trasmessi agli
Hot' * degli altri enti del Sistema statistico nazionale, i quali so
*®tvat""* '■°*'’v*v"liie agli ste.ssi obblighi cui è sottoposto l’istat in tema di ti
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Per chiarimenti, spiegazioni e curiosità,
T Istat attiverà il numero verde 800'294294
a disposizione di tutti i censiti nel 2001 : cittadini, famiglie, titolari di impresa, organizzazioni nmprofit e istituzioni.il servizio, attivo
a partire dall8 ottobre, funzionerà tutti i
giorni, compresa la domenica, dalle 8.00 alle
22.00 fino al 25 novembre; dal 26 novembre
dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 17.00.
Ulteriori informazioni si possono ottenere vi
sitando il nuovo sito
www.censimenti.it
Chiesa battista ó\ Meana d\ Susa
Dopo cinquanfanni
di nuovo un battesimo
IVO BLANDINO
DOPO cinquant’anni la
chiesa battista di Meana
di Susa ha vissuto domenica
16 settembre una giornata di
grande festa spirituale: con
grande solennità è stato celebrato il battesimo del fratello
Giancarlo Favro, di Meana,
attualmente residente a Mantova: da tanto tempo non si
celebrava infatti un battesimo
nel nostro tempio.
Il battistero è uno dei più
belli delle chiese della valle, e
per l’occasione è stato completamente ritinteggiato e lodevolmente messo a nuovo
grazie all’abilità e capacità di
Flavio Tomassone. Per molti
fratelli è stato commovente
vedere aperto il fonte che era
stato chiuso per tutti questi
lunghi anni: la mano del Signore non abbandona mai i
suoi eletti e questo è stato un
alto motivo di ringraziamento
a Dio per la sua meravigliosa
opera di fede. Giancarlo Favro
è stato alunno della scuola
domenicale e poi per motivi
familiari e di lavoro si è trasferito: spesso però ritorna all’alpestre villaggio dove abita la
mamma, anch’ella fervida
credente, che grazie alla testimonianza della mamma e
della zia, sorella di grande talento spirituale, la sua vita cristiana è stata forgiata dalla
parola di Dio: dagli insegnamenti ricevuti questo fratello
ha deciso di dare la sua pubblica testimonianza di fede in
un tempio gremito all’inverosimile di fratelli e sorelle della
valle e di Torino.
Il culto è stato presieduto
Il pastore Dorma battezza il fratello Favro
dal pastore Adriano Dorma, e
sono intervenuti il pastore
Giorgio Bouchard e molti altri
servitori del Signore; durante
la cerimonia si sono avuti momenti di intermezzo musicale
^con brani di Händel eseguiti
al pianoforte da E. Arnaud,
poi la giornata si è conclusa
con un rinfresco nei locali del
vicino Centro alpino per vacanze «M. L. King». La chiesa
ringrazia dunque il Signore
per avere vissuto una giornata
così importante per la sua comunità, segno della grazia.
La chiesa di Meana, durante l’assemblea del 30 settembre, ha deciso di accettare come suo pastore la sorella Piera Egidi Bouchard che, con il
fratello Eugenio Bolley e il
sottoscritto, curerà i culti della ultracentenaria chiesa battista: quest’ultima è profondamente riconoscente e ringrazia per questa cristiana e
fraterna disponibilità verso
questo fervente e operante
piccolo gregge di fedeli.
Gli evangelici (dopo l'il settennbre
Innanzitutto servono la
riflessione e la preghiera
Continuano le prese di posizione di chiese e organismi
evangelici in Italia sulle conseguenze degli attentati dell’
11 settembre e la reazione .
americana.
L’assemblea della Chiesa
metodista di Roma, riunita il
7 ottobre, «ritiene di assumere come impegni prioritari alcuni ambiti di riflessione e
azione: la riflessione e la preghiera, anche intese come
confessione di peccato per
forme di fanatismo e fondamentalismo religioso presente anche presso i cristiani,
nonché per le palesi ingiustizie generate dal sistema economico occidentale di cui
siamo parte; il dialogo e l’accoglienza, anche nelle forme
quotidiane dell’ambito e del
sostegno agli immigrati presenti in Italia, attraverso le
strutture delle chiese evangeliche e non solo; la partecipazione a eventi di mobilitazioni per il dialogo interreligioso; il dovere dell’informazione, contro tutte le distorsioni
e incomprensioni, anche nella valorizzazione degli strumenti che ci sono offerti dalla
stampa evangelica».
Il gruppo residente del
Centro ecumenico di Agape
ha simbolicamente chiuso il
Centro lunedì 8 ottobre a seguito del bombardamento
angloamericano sull’Afghanistan. «Scenderemo in piazza
- è scritto in un comunicato per manifestare il nostro rifiuto nei confronti della guerra come strumento della risoluzione dei conflitti; all’orrore del terrorismo si somma
l’orrore della guerra».
In una «lettera aperta» inviata alla stampa, il Consiglio
pastorale interdenominazionale di Bari (nelle persone di:
Luca Anziani, Chiesa valdese;
Valerio Bernardi, Chiesa di
Cristo; Gaetano Citarella,
Chiesa evangelica internazionale; Maurizio Mechilli, Chiesa apostolica; Nicola Pantaleo, Chiesa battista; Marco
Stevanus, Chiesa mennonita)
hanno dichiarato «...la nostra
piena fiducia in Dio anche
nei momenti più difficili della
nostra storia e della nostra vita e la fede che solo Lui può
aiutarci nella risoluzione dei
problemi; la nostra consapevolezza di essere peccatori e
sicuramente di aver contribuito con la nostra malvagità
e con quella del mondo occidentale ad accentuare una situazione di disperazione e di
odio di alcune popolazioni
nei nostri confronti; la condanna ferma e irremovibile
di qualsiasi azione terroristica e in particolare di quanto
accaduto negli Stati Uniti lo
scorso 11 settembre; il Dio
misericordioso della Bibbia e
la nostra umanità non permette nessuna connivenza
con coloro che non hanno alcun rispetto per la vita umana, anche se costoro si professano credenti in una Entità Superiore; le nostre preghiere perché i governanti
del mondo occidentale e, in
particolare per quelli degli
Stati Uniti, affinché abbiano
la saggezza per non commettere ritorsioni contro innocenti, ma eseguire con senso
di giustizia le necessarie
azioni nei confronti di coloro
che hanno aperto una lacerante ferita nella loro nazione; la vocazione di ogni credente evangelico verso un
mondo di pace e allegrezza
e la speranza che solo con
la fede in Cristo Gesù tutto
questo si possa ottenere; la
raccomandazione ai governanti del nostro paese di agire con prudenza e oculatezza
e di adoperarsi anche in questa difficile situazione primariamente per la pace».
I Chiesa battista à\ Mottola
*
«Voglio provare a vivere»
Sabato 1° settembre la comunità battista di Mottola ha
festeggiato il matrimonio della sorella Francesca Ferrara
con Silvio Fiore: la liturgia, arricchita dai canti della solista
Sandra Speranza e dall’accompagnamento del violoncello di Francesco Amatulli, è
stata condivisa e partecipata
anche da don Giuseppe, parroco della Chiesa Madre.
Sabato 29 settembre il locale di chiesa ha ospitato il
partecipato incontro tutto
giovanile ed ecumenico su
«Si è alzato il vento: voglio
provare a vivere» per la presentazione dell’ormai ufficiale e avviato Centro di ascolto.
A questo incontro e seguito
quello del 6 ottobre con don
Antonio Cecconi, responsabile della Caritas italiana sul
tema «Il centro di Ascolto a
Mottola, un aiuto a crescere
nella dimensione umana».
Domenica 30 settembre,
quasi a inaugurare con buon
auspicio la ripresa delle attività dopo la pausa estiva, la
comunità ha accolto e presentato al Signore il piccolo
Emanuele Attimonelli anche
attraverso le parole del canto
«A Te presentiamo» contenuto nella raccolta di canti e inni del recente convegno sulla identità battista. Durante
la stessa giornata, una rappresentanza della comunità
ha partecipato nuovamente
all’iniziativa mondiale «Puliamo il mondo».
8
PAG. 8 RIFORIVIA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 19
Corso di formazione della Facoltà valdese presso l'ospedale evangelico di Napoli
La pratica della pastorale clinica
Ciò che si impara nella prassi concreta e nell'incontro con persone molate nell'ambito di un
ospedale suscita maggiore consapevolezza e nuove sensibilità verso la sofferenza umana
ERMANNO GENRE
Ha ormai dieci anni di vita
l’espefienza iniziata nel
1991, nell’ambito della cattedra di teologia pratica, all’ospedale evangelico Villa
Betania di Napoli. Educazione-formazione pastorale clinica {clinical pastoral education, Cpe) come ci hanno insegnato gli amici nordamericani sin dagli Anni 30. Certo,
per chiunque abbia anche solamente una modestissima
cognizione di ciò che è un
programma di Cpe potrebbe
chiedersi, a ragione, se l’iniziativa portata avanti in questi
anni possa essere qualificata
come Cpe. In ogni modo ciò
che siamo riusciti a realizzare
lo abbiamo fatto con grande
modestia e senza rumori inutili. Nell’ultimo incontro tenutosi tra il 9 settembre e il 7
ottobre (vi hanno partecipato
cinque studenti), un supervisore venuto apposta dagli Stati Uniti si è complimentato
con noi per questa iniziativa e
l’ha considerata tale, nella sua
forma come nei suoi contenuti. Tenendo conto del compleanno vorrei raccontare in
breve come ha avuto inizio
questa esperienza e quali sono oggi le sue prospettive.
Il progetto intendeva confrontarsi concretamente con
la nota difficoltà in cui sempre si dibatte la teologia pratica (diciamo pure la teologia
tout-court), vale a dire il suo
difficile e problematico incontro con la prassi durante
l’iter di formazione che avviene in Facoltà. Certo, nei seminàri si affrontano i vari problemi di teologia pastorale,
ma altra cosa è situare questa
riflessione nell’ambito di un
Il presidente Sergio Nitti con l’allora sindaco Bassolino, in occasione del trentennale dell’Ospedale
contesto reale come quello di
un ospedale: la contestualità
della riflessione è determinante per il processo di apprendimento. Se è vero che
non si può ridurre la teologia
pastorale a pastorale clinica, è
pur vero che ciò che si impara
a contatto con persone malate nell’ambito di un’istituzione come l’ospedale, insegna
molte cose non solo sul tema
della malattia e della sofferen
za umana ma apre a nuove
sensibilità che difficilmente
possono essere trasmesse nel
contesto di una lezione accademica. Nel concreto, la relazione pastorale in ambito clinico avvia un processo di riflessione critica sulla propria
persona, e orienta il singolo
verso nuove percezioni ed acquisizioni, indicando nuovi e
insospettati orizzonti in un
confronto a tutto campo con
gli apporti fondamentali delle
scienze umane.
Gli studenti si rendono
perfettamente conto dell’importanza di questa esperien
CHIESA EVANGELICA VALDESE
(Unione delle chiese valdesi e metodiste)
Commissione permanente per
la formazione diaconale < CPFD
Corso di formazione delle diacene, dei diaconi
e degli operatori diaconali
Dal 31 ottobre al 5 novembre 2001
Casa Cares > Reggello
Il mondo intorno a noi cambia sempre più rapidamente. Il nostro lavoro e la nostra vita personale ne risentono. Siamo in grado di reagire o subiamo solamente quello che accade? Come
singole persone ma anche come chiesa e diaconia siamo chiamati a prenderne coscienza e a reagire. Vogliamo quest'anno
approfondire di più cosa succede e quale posizioni potremmo
prendere.
Il corso, come ogni anno, è aperto a tutti, ed è rivolto in
modo particolare ai diaconi e alle diacone in ruolo, ai membri
dei comitati e al personale delle opere diaconali.
PROGRAMMA
Mercoledì 31 ; arrivo per l’ora di cena
Giovedì 1
Venerdì 2:
Pastore Claudio Pasquet: «La reazione delle
chiese protestanti di fronte a un grande cambiamento nella società: la rivoluzione industriale - il risveglio»
Pastore Franco Giampiccoli: «La globalizzazione:
possibili posizioni»
Continua past. Giampiccoli: «La globalizzazione, la nostra chiesa, la nostra diaconia»; lavoro
in gruppi
Pomeriggio: «Che cosa stanno facendo gli altri?» incontro con membri di organizzazioni che svolgono
dei lavori che vengono sostenuti da contributi
dell'otto per mille della Chiesa valdese
Serata: incontro delle e dei diacone/i iscritti a ruolo
Sabato 3:
Partecipazione a Firenze alia giornata conclusiva del corso di formazione nazionale «Servire
qualità»; pomeriggio libero
Domenica 4: Diacona Karola Stobàus: «Studio biblico con
elementi del bibliodramma»; partecipazione
delle studentesse del Cfd e apertura dell'anno
, accademico
Lunedì 5 Dottor Gianluca Barbanotti: «La diaconia che
non c'è ancora»; lavoro di fantasia per un possibile futuro.
Quota di partecipazione £ 200.000. Per le iscrizioni rivolgersi
direttamente a Casa Cares: tei. e fax 055-8652001.
za per la loro maturazione
personale e riescono a verbalizzarla senza difficoltà, dopo
aver superato il primo impatto (per alcuni non privo di
difficoltà) con .ùna realtà in
molti casi sconosciuta e che
si ha tendenza ad allontanare
dal proprio raggio di interessi. Succede così che nell’ambito della valutazione conclusiva di uno stage si ringrazi per l’obbligatorietà di questo corso dopo aver fatto fatica ad accettarla: se lo stage
fosse stato facoltativo parecchi studenti non avrebbero
varcato la soglia dell’ospedale, trovandosi poi con grosse
difficoltà nel momento della
pratica pastorale.
Da alcuni anni il Cpe è di tipo residenziale (gli studenti
sono ospitati dal centro Emilio Nitti di Ponticelli) e occupa l’arco di quattro settimane;
il programma è messo a punto dal cappellano dell’ospedale (da quest’anno il pastore
Sergio Manna, coadiuvato da
Vincenzo Polverino, prima dal
pastore Massimo Aprile e prima ancora dai pastori Luciano Deodato e Nicola Leila con
1 quali si avviò l’esperienza
nel 1991) e si avvale della consulenza di alcuni supervisori
nordamericani (Francis Rivers lo scorso anno, Joel Warner quest’anno). Gli studenti
(5-7 ogni volta) sono impegnati ogni giorno nell’ospedale con visite ai degenti, incontri con i medici, momenti di
riflessione di gruppo e di animazione teologica e pastorale, e altro ancora.
Tutto ciò è stato possibile
grazie alla disponibilità dell’ospedale evangelico di Villa
Betania e alla collaborazione
indispensabile dei cappellani
che vorrei qui ringraziare. La
mia riconoscenza va quindi al
presidente dell’ospedale, Sergio Nitti, con cui misi a punto
questa iniziativa nell’autunno
del 1990; disponibilità che si è
rinnovata sino ad oggi nel segno di una costruttiva collaborazione. Un grazie anche al
direttore sanitario dott. Accardo (e con lui a tutta l’équipe medica) che sin dalTinizio
ha dimostrato attenzione a
questo progetto che in qualche modo ha forse fatto del
bene anche all’ospedale oltre
che agli studenti della Facoltà. Dopo le esperienze acquisite negli ultimi anni, grazie soprattutto al lavoro del
pastore Massimo Aprile, siamo ora giunti ad una fase in
cui è gossibile fare un ulteriore salto di qualità nella formazione Cpe e di ciò ci occuperemo nel corso dei prossimi anni, pensando anche alla
formazione dei formatori (supervisori) e al trapianto di
questa iniziativa in altri ospe, dali evangelici del Nord Italia.
. „ ,i Chiesa valdese di Roma-piazza Cavour
La piccola donna cananea
che cerca la libertà di Dio
FRANCA LONG
IL 7 ottobre è una bella giornata luminosa, degna del
tanto celebrato ottobre romano. Per la Chiesa valdese di
piazza Cavour è una domenica intensa e lunga. Al mattino
la comunità partecipa numerosa al culto, che vede la presenza anche della scuola domenicale e del catechismo nel
giorno di inizio di un nuovo
anno di incontri e di lavoro. Io
penso al versetto del Salmo 16
proposto da Un giorno, una
Parola: «La sorte mi ha assegnato luoghi deliziosi: una
bella eredità mi è toccata!».
Parola di lode, vera anche per
noi oggi; ma, mi chiedo, che
ne facciamo di questa eredità,
come riempie, come trasforma la nostra vita di persone e
di chiese? Sembra un verso
gioioso, di lode appagata: forse è invece in questo tempo
invito per noi a una confessione di peccato.
Intanto la pastora Maria
Bonafede inizia il suo sermone su quell’episodio straordinario e provocatorio che nel
racconto di Matteo (15, 21-28)
ci dice l’iniziativa, l’insistenza, la fede di una piccola donna cananea che cerca, contro
tutti i divieti e i tabù del tempo, l’incontro con Gesù il Nazareno e lo «costringe» a darle
retta, ad agire per salvare sua
figlia, perché anche una straniera può ricevere almeno «le
briciole di pane». La libertà di
Dio è l’Evangelo di questo
racconto. A noi il compito di
annunciarlo e testimoniarlo,
sapendo che «briciole impazzite» della Parola possono essere suscitate dal Signore fuori da ogni recinto, in persone
e in luoghi impensati. Davvero una «buona notizia», «una
bella eredità ci è toccata».
Durante il culto un altro
momento importante è stato
l’insediamento nel Concistoro
della nuova diacona Rossella
Luci e la presentazione dei
monitori e delle monitrici del
catechismo e della scuola domenicale, tra cui la nuova
coordinatrice Manuela Vinay.
Su queste sorelle e questi fratelli la comunità ha invocato
la benedizione del Signore,
imponendo le mani su di loro.
Dopo il pranzo comunitario, curato con particolare
impegno dal gruppo àgapi
guidato da Roberto Potito, ha
avuto luogo l’assemblea di
chiesa con le relazioni di Daniele Musso (Conferenza distrettuale) e Gianna Urizio
(Sinodo). Il dibattito si è soffermato sui temi della diaconia e dell’ecumenismo con
molti interventi e proposte.
In particolare si è deciso di
studiare la «Charta cecumenica» in momenti organizzati
con altre chiese evangeliche
della città e in incontri con
parrocchie e gruppi cattolici
con cui già esistono relazioni
fraterne. Quanto ai documenti elaborati dalla Commissione per i rapporti con le
chiese pentecostali, l’Assemblea ha espresso l’auspicio
che possano essere presentati e discussi nell’ambito del
Centro evangelico di cultura.
ottobre
Fcei-Commissione globalizzazione
Costruire una rete e-mail
per collegarsi fra le chiese
Si è riunita a Roma il 6 ottobre la Commissione «Globalizzazione e ambiente»
(Glam) della Federazione
delle chiese evangeliche in
Italia (Fcei). La Commissione
ha esaminato il rapporto del
coordinatore in merito ai
rapporti esterni esprimendo
un giudizio positivo sull’adesione al Genoa Social Forum
e alla partecipazione alle
giornate di Genova, anche
con un programma proprio
degli evangelici, rilevando
l’utilità di una prosecuzione
dei contatti e della partecipazione al movimento per la
giustizia globale. Sul piano
interno la Commissione ha
rilevato una convergenza di
iniziative e di interventi sul
tema della globalizzazione,
dal documento del Sinodo
delle chiese valdesi e metodiste alle relazioni svolte al Forum della cultura, dal campo
estivo di Agape al corso di
formazione per diaconi del
prossimo novembre, fino alla
«Settimana della libertà» in
preparazione per il prossimo
febbraio. A ciò si aggiungono
diverse iniziative locali per
alcune delle quali la Commissione ha ricevuto richieste di collaborazione.
La Commissione ha concentrato quindi la propria attenzione sul contributo specifico che essa può dare alle
chiese, alla ricerca ecumenica
e al movimento dei Social Forum, individuandolo nello
studio biblico-teologico riferito ai temi della globalizzazione e dell’ambiente. In parti
colare, in vista della consult
zione delle chiese deU’EmT
occidentale che il Con«
ecumenico delle chiese (S
sta preparando per il 2002*'^
«Globalizzazione e finamÌ
la Commissione intende^'
profondire il tema del deiZ
tenendo presente gli asp»
etici, oltre che econornico-J
litici, che tale tema contpom
La Commissione ha ani
sottolineato l’importanza d«i
tema della mobilità (traspo*
ti) che sarà uno dei temicen
trali dell’agenda della Copfe!
renza mondiale suU’ambiea
te («Rio + 10; dieci annidom
il Summit sull’ambiente^
Rio de Janeiro») prevista p»
il 2002 a Johannesburg in Sui
Africa. Le chiese membro
della Fcei hanno la possibi.
lità di affrontare questo aspetto del vasto problema
dell’ambiente utilizzando!
dossier «La mobilità» preparato dalla Commissione. ^
Per lavorare con e perle
chiese (membri interessati,
pastori, centri culturali)la
Commissione si propone di
costituire una rete di collep.
mento e-mail. L’intento è i
fornire informazioni, bibliografie, materiali di studio, segnalazioni e di ricevere sirggerimenti, richieste, notiziee,
ove possibile, collaborazioa
nella ricerca.Tutti gli interessati sono pertanto linvitatiad
iscriversi alla Rete di collegamento Glam inviando il proprio indirizzo e-mail al coordinatore della Commissione,
pastore Franco Giampiccol
(fgiampic@tin.it).
CRONACHE DELLE CHIESE
REGGIO CALABRIA — La Chiesa valdese ringrazia il pastore
Dino Magri, la predicatrice Beatrice Grill e i vari membri di
chiesa che a turno hanno presieduto i culti nei mesi di ^0sto e settembre. Un grazie particolare va rivolto al caro fratello Guglielmo Crucitti che ormai da diversi anni non
manca all’appuntamento estivo offrendoci la sua predicazione sempre tanto attesa e edificante. Egli ha frequentato
la nostra comunità negli anni in cui molti erano gli interrogativi che lo^ travagliavano e poche le risposte che lo rasserenavano. Ma, nel tempo, supportato dall’amore fraterno
dei fratelli e sorelle di chiesa, dalla guida teologica e spirituale del pastore Lento che lo ha avviato agli studi teolof
ci, ha trovato quella identità di credente che cercava e 0^
la comunità tutta è felice nel vederlo consacrato alla diaconia e alla predicazione. La comunità, nella consapevoleza
che tutto questo è stato reso possibile dalla grazia di D®
che previene ogni decisione umana e opere per il bened
tutti, formula gli auguri più affettuosi.
SAN GERMANO — Il 6 ottobre si sono sposati Lara Bertocchii
e Valentino Marino: a loro vadano gli auguri di una vitaserena e felice.
• Sono mancati Luigi Ceiret, Elena Peyronel, Oreste Galiano; ai familiari e agli amici va la simpatia della comuni»
SAN SECONDO — Domenica 30 settembre, nel corso del c#
è stato battezzato Umberto, di Tiziana Leretti e Fabri®
Malan. Voglia il Signore benedire Umberto e i suoi genito»
• Esprimiamo i nostri rallegramenti a Valeria Paschett^
Paolo Fogliame per la nascita di Alice. Voglia il Signore b*"
nedire questa bambina e assista i suoi genitori permettendo loro di vivere nella sua gioia.
PINEROLO — Una giornata di festa e di impegno per la conW
nità si è svolta domenica 7 ottobre, per l’inizio del nuow
anno, con un culto ben partecipato e la presenza attiva da^
la scuola domenicale e della corale. Come fatto nuovo,®
pastora ha presentato due nuove monitrici (Silvia Petrol®
e Valentina Ricci) che, appena terminato il catechisio®
subito dopo la confermazione, hanno deciso di affia®^
le altre. Dopo il culto, al pranzo comunitario hanno
cipato 70 persone che hanno poi trascorso il
con tre giovani studenti di teologia che, passato un peF
di volontariato in una casa per giovani nelle favelas I
liane, hanno vivamente interessato i presenti con
ni e racconti di esperienze.
PRAMOLLO — L’assemblea di chiesa del 14 ottobre ha
quale nuovo anziano Adriano Menusan; presidente ^
l’assemblea per il nuovo anno ecclesiastico sarà j(j
stabel, vicepresidente Patrizia Sappé, revisore dei
Remo Travers.
• La cristiana simpatia della chiesa va ai famigliari di
Bleynat, deceduta il 7 ottobre all’età di 35 anni.
Errata corrige
Nell’intervento sulla diaconia a firma di Winfrid ^
Luche (Riforma n. 38, p. 9), nell’ultimo paragrafo, ^
«Dominus vobiscum (il Signore è con voi) e
scum (i poveri sono con voi) non sono un tutt’uno» si
«Dominus vobiscum (il Signore è con voi) e paup® colina
scum (i poveri sono con voi) sono un tutt’uno». La p®‘
"non” ha travisato purtroppo tutto il contenuto.
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Un urgente bisogno di pace nei mondo
Sconcerto e orrore: questi i primi sentimenti dopo l’evento drammatico dell’11 settembre a New York. Poi, la paura. Quindi, la domanda «Ora che succederà?»
Il Decennio contro la violenza, ufficialmente e profeticamente annunciato dal Cec, ci
offre la possibilità di raccogliere i nostri pensieri e di calmare le nostre angosce. C’è un
percorso, c’è un impegno, c’è un obiettivo. Non siamo state colte di sorpresa: il mondo,
con i suoi arsenali di armi e con la sua carica di odio è oggi rappresentato simbolicamente dai resti delle due torri abbattute. Lacrime, sangue, sofferenze, solitudine, miseria, sembra che tutto si sia raggrumato lì; la nostra umanità, ancora una volta, deve affrontare il dramma primigenio della storia di Caino e Abele. Non siamo capaci di vivere
in pace né di operare per la riconciliazione fra diversi.
Quale compito immane per le comunità di credenti! Ma ci consola, anche in questi
momenti sapere che c’è, per tutti e per tutte, sempre una sorgente viva da cui attingere:
la parola di Dio. E in questi giorni di dolore attonito di fronte a tanta efferatezza e di coscienze incredule di quanta pazzia alberghi tra noi, abbiamo sentito forte il bisogno di
leggere, ascoltare, meditare la parola di Dio. E ancora più forte l’esigenza di testimoniare l’amore di Dio e la bellezza dell’agape fraterna. Per questo numero del Notiziario dovrei tirare le file del lavoro dell’anno passato e indicare una traccia per il prossimo anno,
ma gli eventi di New York rimpiccioliscono tutto, ogni cosa viene dopo l’esigenza della
pace tra gli esseri umani. Forse a questo impegno gravoso e a lungo termine anche noi
possiamo portare il nostro piccolo e umile contributo: il campo estivo ad Adelfia, centrato sul tema del dialogo e della conoscenza fra le diverse realtà delle religioni monoteiste,
può essere una iniziativa da continuare.
L’odio nasce dall’ignoranza e dal sospetto; pacificare significa prima di tutto, con calma e con rispetto, voler conoscere chi non la pensa come noi. Le relazioni tenute ad
Adelfia saranno, a cura della Fdei, stampate e diffuse, perché 1 esperienza fatta in quei
giorni possa essere vissuta anche da molte altre. Ma l’anno ecclesiastico che sta per iniàare è il periodo conclusivo di un gruppo di donne che per quattro anni sono state al
servizio della rete di donne protestanti in Italia.
A novembre 2002 ci sarà il congresso. Questo vuol dire, da un lato, che tutte sono
impegnate alla preparazione di quelle giornate di riflessioni e di decisioni, dall altro che il
Comitato nazionale deve, in questo periodo, tentare di concludere il lavoro iniziato. Un
lavoro che, come metodo, ha puntato a valorizzare la visibilità delle protestanti nella nostra società e la presenza qualificata delle donne nelle nostre comunità; come contenuto
ha voluto affrontare fondamentalmente due questioni: quella della diversità (di genere o
di fede) e quella della violenza (da quella psicologica a quella verbale, da quella fisica alle
sfide delle organizzazioni malavitose). Naturalmente sono piste di lavoro che rimangono,
come proposta, anche a chi avrà il compito di continuare il nostro lavoro.
È certo comunque che questo Comitato nazionale della Fdei ha avuto il compito di
pan
olii’»
traghettare le donne protestanti in un nuovo secolo. È stato per tutte noi esaltante e si
gnificativo. Ci ha obbligate a guardarci indietro per verificare ciò che quelle prima di noi
avevano fatto, nelle chiese e nella società, ma nello stesso tempo a indicare un nuovo
modo di porsi di fronte alle trasformazioni in atto nelle chiese e nella società. Ecco allord da un lato l’apertura di un «Archivio delle donne» per trasmettere la memoria del pas
sato in modo che gli storici ricordino anche il contributo delle donne; dall altro la nuov^
forma organizzativa della «Rete» per aprirci al mondo, a chi ci vuol conoscere o
vuol fare un tratto di strada con noi (dobbiamo infatti registrare alcune iscrizioni alla Fd®’
di «socie singole» che provengono da realtà cattoliche, da ambienti agnostici o anche
donne dichiaratamente atee ma che si definiscono in ricerca). L apertura al futuro ha ca-ratterizzato sempre le nostre iniziative; abbiamo sempre avuto coscienza che 1 amore del
Padre, la grazia del Cristo e la comunione dello Spirito Santo non ci sarebbero mai venute meno perché siamo coscienti che il regno di Dio viene e su questa promessa divina
noi abbiamo fondato il nostro quotidiano lavoro.
È vero che in questi anni la passione per l’Evangelo, condivisa da tante sorelle delle
diverse denominazioni, è stata il motore della nostra azione. E proprio da qui vogliamo
ripartire per questo nuovo anno, iniziato sotto i peggiori auspici; ma anche questi ci
spingono a meglio operare e ad assumerci, fino in fondo, le nostre responsabilità di
donne credenti. x - i- -*- j
Siamo coscienti della nostra fragilità, della nostra inadeguatezza, dei nostri limiti di
fronte a tragedie come quelle cui assistiamo ogni giorno: dall attacco a New York, alle
migliaia di donne afgane a cui è negata una vita sociale: dalle neonate cinesi uccise perché femmine alle adolescenti rese schiave nel mercato internazionale del sesso. Ma pur
in tanto disordine, male e disarmonia, noi non ci sentiamo come barche alla deriva; noi
rinnoviamo, in questo inizio di anno ecclesiastico la nostra fiducia nella misericordia di
Dio per tutte le donne e per tutti gli uomini.
Doriana Giudici
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L'^auiiibrio pmúüto
Poiché, ecco, io creo nuovi cieli e una nuova terra; non ci si ricorderà più delle cose di prima; esse
non torneranno più in memoria. Gioite, si, esultate in eterno per quanto io sto per creare; poiché, ecco: io creo Gerusalemme e il gaudio, e il suo popolo per la gioia. Io esulterò a motivo di Gerusalemme
e gioirò del mio popolo; là non si udranno più voci di pianto né grida d’angoscia; non ci sarà più, in
avvenire, bimbo nato per pochi giorni, né vecchio che compia il numero dei suoi anni; chi morirà a
cent’anni morirà giovane e il peccatore sorà colpito dalla maledizione a cent anni. Hssi costruiranno
case e le abiteranno; pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto. Non costruiranno più perché un
altro abiti, non pianteranno più perché un altro mangi; perché i giorni del mio popolo saranno come i
giorni degli alberi; i miei eletti godranno a lungo l'opera delle loro mani. Non si affaticheranno invano, non avranno più figli per vederli morire all improvviso; poiché saranno la discendenza dei benedetti del Signore e i loro rampolli staranno con essi. Avverrà che. prima che m’invochino, io risponderò; parleranno ancora, che già li avrò esauditi. Il lupo e 1 agnello pascoleranno assieme, il leone
mangerà il foraggio come il bue, e il serpente si nuirirà di polvere. Non si farà né male né danno su
tutto il mio monte santo», dice il Signore. {Isaia 65, 17-25)
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù, dicendo: «Chi è dunque il più grande nei regno
dei cieli?» Ed egli, chiamato a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità vi dico: se non
cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Chi pertanto si farà piccolo come questo bambino, sarà lui il più grande nel regno dei cieli. E chiunque riceve un bambino come questo nel nome mio. riceve me.
(Matteo 18, 1 - 5)
1 > immagine qui accanto, riproducente un bronzo intitolato «Adolescente», realizzato da Bernhard
L» Hoetger nel 1928, è tratta da un catalogo, di una mostra allestita ad Hannover, in una chiesa luterana. 11 titolo dell’esposizione, comprendente varie opere d’arte, è «Paradiso perduto» e la scultura rappresenta bene il concetto di perdita. Il paradiso è un valore di tutte le religioni monoteistiche. Dal cristianesimo all islamismo (e i tragici fatti dell’11 settembre-ci hanno fatto capire quanto sia importante il paradiso nel mondo musulmano), al buddismo (il famoso Nirvana) viene descritto un luogo futuro in cui la
sofferenza avrà finalmente fine.
Cosi è anche in molti sistemi filosofici: si parla di una «città ideale», di un isola chiamata Utopia
(Tommaso Moro, 1516). Anche Dante Alighieri ci presenta il suo paradiso (1318) che tanta influenza
avrà sulla cultura europea. Ma il primo a parlarci, in termini anche poetici, del paradiso perduto, è stato
John Milton (Paradise Lost) con una gigantesca opera sulla caduta e sulla nuova creazione, sulla lotta tra
il bene e il male, tra Cristo e Satanai Infatti, se in Adamo c e stata la caduta, in Cristo si realizza la libera"
zione dal peccato, dal male e dalla sofferenza. Questa liberazione che condurrà, alla fine, al «paradiso
perduto», implica una lotta quotidiana.
Il termine «perduto» fa pensare a ciò che, avendo perduto, si deve riconquistare in qualche modo. Oggi
la cosa più importante che abbiamo perduto è un equilibrio, una comunione spirituale, biblica, con Dio.
La visione di Isaia che si conclude con la famosa immagine del lupo e dell’agnello che pascoleranno insieme (Woody Alien, scherzosamente, diceva che quando ciò accadrà probabilmente l’agnello passerà la
sua prima notte insonne) ci ricorda il perduto equilìbrio da riconquistare. Questa nostalgia di un perduto
equilibrio, dentro e fuori di noi; sì riflette anche nel corpo deirimmagine dell’adolescente. Questo fanciul-*
io che a vent’anni sarebbe stato un soldato della Wermacht e avrebbe conosciuto la guerra, oggi è un soldato in Africa, nel Medio Oriente, in Afghanistan. Il suo giovane corpo contorto ci ricorda, nella sua plasticità, il destino di tante fanciulle e fanciulli, violentati, scomparsi, picchiati oppure semplicemente abbandonati o esposti alla guerra.
Conquistare ciò che abbiamo perduto nel campo deU’ecologia (vedi la questione della mucca pazza),
dell’ambiente (i cambiamenti climatici che rivelano l’inquinamento profondo del pianeta) dei rapporti umani
(lo squilibrio tra uomo e donna, tra poveri e ricchi, tra Nord e Sud del mondo) significa, p^r noi, ritrovare
un giusto equilibrio con il Dio di Gesù Cristo la cui misura è quella del fanciullo posto in mezzo al cerchio:
se non diventerete come questi fanciulli non entrerete...
Che cosa vuol dire tutto questo per noi? Tre cose: semplicità, ma non banalità, innocenza o comunque
non ipocrisia, speranza nel futuro che ci attende insieme con Dio il cui programma, descritto nella visione
(o meglio fede) di Isaia, ci proietta in una sfida umanamente impossibile, ma possibile nella fede. Una sfida
che possiamo affrontare solamente se siamo insieme. Tutto rischia di perdersi se non siamo inseriti nel
progetto dei nuovi deli e della nuova terra promessa alla cui costruzione siamo chiamate e chiamati giorno
dopo giorno, nelle piccole e nelle grandi scelte.
Lavoriamo quindi avendo costanza e fiducia ne! Signore che crea il mondo nuovo in questa vecchia realtà.
Impegnandoci in questa costruzione, il Signore non ci farà mancare il suo prezioso aiuto quotidiano, (d.f.)
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Un campo donne ad Adelfia, in Sicilia, per conoscere meglio le diverse culture che si affacciano sul nostro mare
Umanità e diversità di an mosaico
Una settimana trascorsa a
Adelfia. Una settimana all’ascolto di tante relatrici, che si
sono succedute ogni giorno sui
tema della spiritualità vista alla
luce della propria fede, della
propria esperienza, del proprio corpo. Anche se in maniera molto frastagliata tenterò
di ricostruire un’immagine unitaria di questo mosaico, di
questo mare «Mediterraneo»
che ha ispirato il campo.
Esponenti delle tre religioni
monoteiste del Mediterraneo
(cristianesimo, islamismo,
ebraismo) hanno indagato in
ogni angolo, in ogni piega della fede per cercare di capire
che cos’è, dov'è la spiritualità
delle donne che credono in
Dio, come si concretizza, dove
si esercita. Alcune donne laiche non appartenenti ad alcuna chiesa hanno completato
questo quadro. Su ogni relazione si sarebbe potuto conversare per mesi. La diversità non
era di ostacolo al dialogo, anzi
era motivo di curiosità e di reciproco scambio di informazioni, di conoscenze, di approfondimenti.
«La spiritualità cristiana, che
ha varcato anche i confini del
mar Mediterraneo, è viziata
daU’origine, poiché il neoplatonismo ha influenzato il cristianesimo nella divisione fra corpo e anima. Ciò ha allontanato il cristianesimo dall’unitarietà che la Trinità aveva colto
in pieno, dogmatizzando il triplice aspetto divino, che ricongiungeva in un unico Dio, un
dio composto da Padre, Figlio
e Spirito. La spiritualità non è
la vita dello Spirito, ma è la vita nello Spirito; la spiritualità ci
chiama dunque a un’unità fra
corpo e anima che si è persa
strada facendo, ma che il cristianesimo dovrebbe recuperare, riscoprendo le sue origini.
(Ina Siviglia)».
L’origine del cristianesimo è
l’ebraismo. L’intervento di
Yarona Phinas ci ha fatto ripercorrere l’iter della spiritualità della lingua, nella tradizione
ebraica. L’Arca dell’Alleanza,
custodita nel Tempio di Gerusalemme, dava adito a molte
supposizioni sul suo contenuto.
Ma il suo contenuto non è altro
che il Nulla. In questo luogo il
sacerdote non si limitava a pregare ma respirava, riproducendo il primo respiro del neonato, che non è ciltro che l’ultimo
fiato di un uomo che lascia
questa esistenza per un’altra.
Questo suono è quello della lettera Aleph, la prima lettera del
Dio creatore dell’universo,
Elohim. La Parola è un’Arca,
che contiene il dna di tutta la
specie umana. Dio crea con la
parola, con le lettere, con la
lingua. La lingua è un contenitore in cui sono custoditi i messaggi che possono essere decifrati solo da coloro che li cercano. Dio usò le lettere dell’alfabeto per creare l’universo, e fu
per mezzo del Verbo che lo
creò (Gen. 1, 3). Proprio come
l’energia si trasforma in materia, così il pensiero divino fu
costituito da una vibrazione che
prese forma nella realtà fisica.
Malgrado viviamo in un'era che
rappresenta il massimo dello
sviluppo dei mezzi di comunicazione, l’uomo che ne fa uso rischia di perdere la capacità di
conoscere se stesso e i suoi cari. L’uomo assorbito nel «rumore esteriore» raramente si concede lo spazio del silenzio, del
deserto. La missione dell’uomo
è quella di riconquistare l’uso
retto della parola, che è quella
anteriore all’era della dispersione. quando non esisteva separazione tra spirito e materia,
l’età della Torre di Babele, in
cui «la terra fu tutta (unita) da
una lingua», la lingua della spiritualità. 11 luogo ove tradizionalmente si conservava l’arca era
Gerusalemme, punto d’incontro delle tre grandi religioni
monoteiste del Mediterraneo.
Karitna Anouche, musulmana residente a Parigi, ha
parlato della fede islamica.
L’islamismo è la religione del
libro rivelato, il Corano, e si
basa sull’unicità di Dio. 1 cinque punti fondamentali dell’islamismo sono l'attestazione,
la preghiera, il ramadan, il pellegrinaggio, l’elemosina.
Karima più che soffermarsi
nella minuziosa descrizione dei
fondamenti teologici dell’islamismo ci ha parlato della sua
esperienza, di come la fede le
permetta di vivere la sua condizione di genere. La questione del chador, seppure importante, è un’immagine metaforica del modo del vestire tradizionale. Ogni paese islamico
ha un vestito diverso. Le donne hanno un ruolo importante
nel Corano, tre di esse, à noi
note sono Maria, Assia e la regina di Saba. La giornata del
martedì, dedicata aH'Islam, è
stata completata dalla cena a
base di cous-cous e dalla danza
del ventre condotta da Semja
Zbdi. Semja, dopo averci illustrato l’origine religiosa della
danza, ci ha fatto anche cimentare in arditi e divertenti esercizi pratici. Eravamo già collaudate dalla sera precedente, in
cui ci eravamo riscaldate con i
passi delle danze liturgiche preparate dalla pastora Kramm.
L’idea di approfondire la spiritualità anche nel mondo «laico»
ha avuto ragion d’essere grazie
ad altre relatrici, non legate ad
alcuna chiesa.
Marcella Filippa, direttrice
della Fondazione Vera Nocentini, ci ha rapite col suo excursus sulle scrittrici del Novecento. Premettendo che la
sua spiritualità consiste anche
nell’unità fra corpo e anima, ci
ha fatto riflettere sulla sua concezione spirituale legata più al
misticismo che alla santità. Le
donne hanno salvato le proprie
tradizioni con la scrittura. Una
delle autrici predilette da
Marcella Filippa e consigliataci
da leggere è senz’altro Edith
Stein, di origini ebraiche.
Altra relatrice è stata
Carmen Seia. Il suo percorso
è segnato da un matrimonio
precoce, poco più che ventenne, che la spinge a isolarsi dalla società in cui vive. La solitudine la porta a riflettere e a militare nel movimento delle donne. Partecipa attivamente
all’elaborazione del pensiero
della differenza, alla realizzazione di azioni positive: vive
tutte le tappe storiche del femminismo. La partecipazione
sindacale le dà molte soddisfazioni, raggiungendo posti «di
comando» tradizionalmente occupati dagli uomini. Partecipa
attivamente a vari progetti promossi dalle Ong in Colombia.
Riscopre il rispetto di sé, anche attraverso la biodanza, che
è fondata su cinque punti: vitalità, creatività, sensualità, diversità e trascendenza.
Margherita Cottone e
Eleonora Chiovetta, convertite all’ortodossia da circa 20
anni, ci hanno destato curiosità e interesse per un mondo
che forse è il più lontano da
noi, la Chiesa ortodossa. Se il
protestantesimo è poco diffuso
in Italia, consoliamoci perché
gli ortodossi sono ancora meno numerosi di noi. Mentre
Margherita ci ha esposto i
principi dogmatici della sua
chiesa, Eleonora ci ha parlato
dei matrimonio, che é un fondamento importante, oltre che
nella Chiesa ortodossa, anche
per lei. Nella teologia ortodossa è molto sviluppata la mistica
del cuore, il cuore è considerato il centro. La fede fa rinunciare al razionalismo eccessivo,
per far posto all’intuizione, al
sentimento. E per questo che
si dà molta importanza ai canti, all’incenso, alle icone.
La storia della Chiesa ortodossa si fonda dal punto dove
è arrivata la chiesa primitiva al
Concilio di Nicea. Per questa
chiesa molto importante rimangono le figure dei Padri
della chiesa: San Basilio,
Sant’Attanasio. Maria, madre
di Dio, è l’archetipo di donna.
La verginità è intesa non in
senso fisico, ma come integrità
spirituale. Mentre la maternità
è la categoria della natura
umana, la paternità è la categoria della natura divina, ll matrimonio, secondo il rito ortodosso, non è indissolubile; è
ammesso risposarsi fino a tre
volte e non è finalizzato alla
procreazione. Un ultimo accenno è stato fatto alle madri
spirituali, con suor Tecla.
La pastora Almut Kramm
ha fotografato l’impressione
che il Mediterraneo dà.
Considerato che la religione va
di pari passo con l’etnia, noi
associamo subito ai tedeschi
l’idea di essere protestanti, agli
inglesi di essere anglicani, agli
italiani cattolici. Ma questa innegabile realtà sta subendo
delle trasformazioni, anche
grazie alle donne, che hanno
intrapreso un percorso ecumenico, per es. con la Giornata
mondiale di preghiera. 11
Mediterraneo ha una storia importante alle spalle: è la culla
del diritto. Il Mediterraneo non
è un mare protestante, ma il
protestantesimo vi è presente
in minoranza. 11 ruolo delle minoranze non è di secondaria
importanza: le minoranze sono il sale della terra.
E difficile parlare della spiritualità delle donne protestanti,
perché non ne esiste una ben
definita. Fede e amore bastano
per definire una cristiana, e
questi sono stati i due pilastri
che hanno retto la Riforma.
Non c’è una spiritualità dentro
la chiesa e poi una vita separata; il protestantesimo ha recuperato quell’unità fra corpo e
anima, persa durante la storia
del cristianesimo. C’è un
tutt’uno tra corpo e spirito: la
chiesa non è più il luogo privilegiato dove vivere la fede; in
chiesa si ascolta il messaggio,
ma la maggior parte della fede
si esercita fuori dalla chiesa.
La spiritualità classica del protestantesimo ha sede nella
mente, non a caso il metodo
di lettura storico-critico è nato
al suo interno. L’opposizione
più comune ad esso è come si
possa ritenere la Bibbia fonte
autorevole, se viene sottoposta
alla critica. La spiritualità è anche disputa.
La Bibbia non dice pedissequamente che cosa si può e
che cosa non si può fare. Per i
protestanti che hanno assorbito lo spirito critico, credere
nella fede non vieta di fare delle domande. Il modello protestante attuale è il modello del
successo: l’America del Nord è
un esempio di come siano stati
messi in pratica l’etica, la spiritualità, il dinamismo protestante, con tutti i suoi prò e contro. Uno di questi è la rigidità
fisica, scaturita da questo blocco monolitico corpo-spirito. Il
corpo serve a lavorare, non a
rilassarsi (ecco come nasce il
capitalismo).
La delegazione luterana ha
completato l’intervento con il
resoconto della sorella Gabriela Becker sulla Conferenza delle donne europee,
svoltasi dal 5 al 10 maggio
2000 a Bratislava, sul tema
«Spiritualità, aiuto o ostacolo
sul cammino della riconciliazione». Le donne luterane
dell’Est e dell’Ovest denunciano la loro divisione proprio a
causa della differente tradizione ecclesiastica e spirituale
che, per motivi politici ha avuto in questi ultimi 50 anni un
decorso molto diverso. Anche
questa Conferenza ha promosso un nuovo cammino di
dialogo fra le chiese orientali e
quelle occidentali. Questa
esposizione è stata intervallata
da esercizi di ti-chi, guidati in
vece da Cristina Almini.
Anche in altre giornate sono
stati dedicati dei momenti a
questa nuova pratica di rilassamento del corpo, che vede
uniti esercizi di yoga allo zen.
Con Bruna Peyrot abbiamo solcato le acque del
Mediterraneo dalla storia di
Atene e Roma all’eurocehtrismo. Non c’è un centro in
questo mare, perché il suo
centro si sposta da dove parte
lo sguardo di chi lo osserva. Il
Mediterraneo non è uno spazio di per sé, ma è attaccato
all’Europa. E ciò che noi vogliamo che esso sia. È una costruzione culturale. È un insieme di tante storie, di tanti nomi dei mari che lo compongo
no. L’Europa, che si sviluppa
su una delle sue sponde, è
un’Europa eterogenea, composta da paesi con un’economia più florida e da paesi molto più poveri. Eppure dipende
anche dall’Europa il destino di
questo mare. Il Mediterraneo
può diventare uno spazio ben
definito, un’area ben delimitata con l’apporto delle sue tradizioni, delle sue scritture. 11
Mediterraneo come centro di
alterità. Il Mediterraneo può
essere un progetto, che promuove l’interculturalità come
ponte di collegamento fra le
sue sponde. Per questo occorre approfondire le proprie radici etiche, storiche, spirituali.
Questo è stato proprio il
fondamento del nostro stare
ad Adelfia. La spiritualità, le
fedi diverse ma così simili che
sono uscite dalle discussioni
fanno ritenere che molto abbiamo in comune, ma si è perso strada facendo. Il nostro sogno è un «mare» di pace, di rispetto, di vita, di benessere,
Un mare in cui acqua e terrari
baciano; un mare, le cui rive
siano ricoperte dall’ulivo e dalla vite, alla cui ombra ristorarsi, per ripararsi dai caldi e cocenti raggi del sole. Un
Mediterraneo in cui si riscopra
la spiritualità che unisce donne
e uomini, com’era all’origine
del mondo. Questa è la meta
del nostro viaggio.
Elena Chines
CIn tuffo nello spiritualità
Dal titolo del campo emerge in modo chiaro che si
è voluto considerare il
Mediterraneo, culla delle tre
grandi religioni monoteistiche,
come un mare di collegamento
fra le donne dei paesi che gravitano su di esso, o meglio con
la loro spiritualità, in un progetto che alcuni potrebbero definire ambizioso ma che intende
evidenziare proprio il rapporto
tra donne del Mediterraneo e
religione, esplicitandole, almeno in un primo momento, anche nel rapporto individuale di
vita vissuta o di esperienze di
vita. Ad Adelfia, dunque, nei
primi giorni di luglio, si è realizzato questo incontro che potremmo definire come «intraconoscitivo», ma l’importanza del
tema non ha fatto tuttavia dimenticare il periodo in cui ci si
trovava, tipico per le vacanze,
e quindi di poter godere del
Mediterraneo, inteso in questo
caso come liquido elemento.
Nell’esporre le linee emerse
da queste giornate di lavoro
possiamo dire che quella di
Adelfia è stata una settimana
di «full immersion», e tale
espressione non vuole essere
puro sfoggio di esterofilia ma
soltanto un giocare sul temine
dato che ci siamo letteralmente immerse in un mare di spiritualità ma anche di acqua, dal
quale siamo uscite tonificate e
rinfrancate nello spirito e nella
mente, oltre, naturalmente,
che nel corpo. È stata infatti
una piacevole settimana, nella
quale si sono alternate relazioni e riflessioni interessanti e
stimolanti... ai bagni nello
splendido mare antistante,
(questo in tutte le pause possibili) e ancora la possibilità di vivere tutte insieme da buone
amiche oltre che da sorelle.
L’atmosfera particolare che
si ritrova nei nostri campi e alla
quale noi «addette ai lavori» siamo abituate, ha infatti stupito e
affascinato tutte coloro che
partecipavano per la prima volta a un’esperienza del genere.
Mi riferisco in particolare alle
ospiti cattoliche, ortodosse,
islamiche ed ebree che hanno
preso parte al campo in qualità
di relatrici o anche di semplici
auditrici, oltre ad alcune donne
«laiche» o agnostiche o «alla ricerca», come si è definita qualcuna. Tutte hanno riportato
un’impressione favorevolissima
dell’esperienza vissuta, definendola talmente diversa, come ha
detto qualcuna, pur abituata a
numerosi convegni di ogni tipo.
Adelfia, lo ripetiamo, si trova sul Mediterraneo e la scelta
come sede di uno studio sulla
spiritualità delle varie religioni
che si affacciano sulle sue coste, non poteva essere più
adatta. Per meglio definire l’atmosfera di questo mare prendo a prestito quanto detto dalla storica Bruna Peyrot che ci
ha dato di esso un’infinità di
immagini-suggestioni. Questo
mare è soprattutto cultura con
un’infinità di riferimenti e tutte
siamo state trasportate con la
fantasia nelle piazze, nei mercati, anch’essi luoghi di incontro e di scambio di culture, abbiamo immaginato la coltura
della vite e dell’ulivo, abbiamo
visto la montagna come civiltà
sull’orlo del mare e infine pensato al Mediterraneo come
punto di confronto-incontro di
culture diverse nel quale ognuna possa apportare la propria
spiritualità.
E proprio la spiritualità, in
tutte le sue sfaccettature, è
emersa fortemente da tutte le
relazioni ad iniziare dall apertura del campo, con la lucida
presentazione fatta da Doriana
Giudici, presidente della Fdei,
che ha parlato di come oggi
nel mondo protestante, almeno, si senta questa esigenza di
recuperare la spiritualità, integrata con il corpo, e non vissu
ta separatamente da esso come se fosse un’entità a parte.
Una forte spiritualità è statala
scoperta-rivelazione, almeno
per molte di noi, che è emersa
dalle relazioni delle ortodosse,
dell’ebrea e dell’islamica, culminata quest’ultima con una
serata all’insegna della danza
del ventre, eseguita da una
professionista, maestra nella
disciplina che con molta dignità, prima di esibirsi, ha illustrato le origini e gli scopi della
danza stessa.
11 grande merito di questo
campo ritengo che sia propiio
nell’essere riuscite ad avere insieme studiose di varia estrazione religiosa: protestante, cattolica, ortodossa, ebrea, islamica
e laica in genere. Tutte persone, per altro molto qualificaci
che hanno fatto interventi di®
to livello, ognuno dei quali na
dato molto e ha arricchito riotevolmente l’orizzonte di ciascuna. La Fdei ha messo UJJ
grande impegno e ha fatto
grande sforzo neirorganizzat
questo Campo volendo sopra
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re delle donne.
La Fdei si è inoltre impeg"“
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Le luterane di fronte ai problemi di comprensione culturale e religiosa Intitolato a Miriam Castiglione
Un archivio
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¿rani, omettendo in buona o
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carieschi spagnoli e italiani, ha
la sua parte nel bollare il
uteranesimo come una cosa
da tedeschi», che proprio per
questo non poteva interessare
■ laliani che, come è noto,
per «ssere tali devono essere
cattolici.
Si Accenna qui solo al suddetto evento storico in modo
specifico, ma una chiave per
comprendere la ragione della
vita in disparte condotta dai luterani in Italia va ricercata
senz'altro nella storia dei rapporti tra le due culture italiana
tedesca, che hanno conosduto alti e bassi. Con l’eccezione di Venezia, dove la comunità esiste dai tempi della
Riforma, le altre comunità sono nate a partire dalla fine del
111 secolo. E sono state comunità di mercanti di lingua
tedesca oppure di diplomatici
che sapevano che, tra le condizioni essenziali per poter
continuare ad esistere, c’era
una tacita rinuncia a fare opera di evangelizzazione.
Questi dati possono aiutare
a comprendere come mai la
prima comunità luterana di
lingua italiana sia nata solo
dopo la nascita della
Repubblica. Un’altra particolarità dei luterani è che la
Chiesa evangelica luterana in
si propone di essere una
chiesa bilingue. Da una parte,
l’elemento tedesco è troppo
numeroso per rinunciare alla
lingua tedesca che oltrettutto,
nela koiné luterana, è lingua
veicolare alla pari dell’inglese;
dall'altra, l’uso dell’italiano è
orniai sentito come irrinunciabile. Al Sinodo annuale della
Celi, le cabine degli interpreti
nòli mancano mai.
Le donne luterane vivono e
operano all’interno di questa
lealtà. Chi sono? Sono italiane, tedesche, svizzere, finlandesi, solo per nominare i
^PPi nazionali più numerosi,
òono, dunque, donne che parano madrelingue differenti,
che corrispondo a culture difunite da una comune
fusibilità nell’interpretazione
f nristianesimo. Sensibilità
però, conosce delle sfuature dovute alle diversità
tradizione e nella storia,
uo dorine differenti tra loro
fi istruzione formale, interes’ "'Inazione familiare ed eco"Puiica, Tutte, italiane e no,
uo in comune con le altre
nmoranze evangeliche i prorali" ..'-“’l'uprensione cultunn ^ che si incontra
cella realtà italiana,
»co ® ^ 'uoi luterane capita di
qk I'^I®'-pellate da persone
vjji I"®'^9oco le domande più
di®°coscere qualcosa
stai • pensano «i proteSpesso la
cultura, della propria lingua e,
naturalmente, della propria religiosità. Tale attività di «interpreti» ha conosciuto dei cambiamenti in relazione all’evolversi della società italiana.
Finché l’appartenenza alla religione cattolica, con il suo corollario di rispetto almeno
esteriore delle forme, è stata
sentita come un collante sociale, molto spesso le luterane,
che in quanto straniere erano
lontane fisicamente da chi
avrebbe potuto sostenerle, si
sono trovate ad acconsentire
più o meno volontariamente al
battesimo cattolico dei figli.
Nel tempo, le cose sono cambiate in meglio. Ma continuano ad esserci delle resistenze
quando, per esempio, un figlio
battezzato cattolico sceglie di
farsi confermare luterano; il
genitore cattolico non sempre
accetta di buon grado.
Si capisce come per tutti i
luterani, e quindi per la Celi, il
dialogo ecumenico con la
Chiesa cattolica rivesta un’importanza che, lungi dall’avere
solò risvolti spirituali, interessa
invece la vita pratica. Non a
caso, quando le luterane hanno fondato, all’interno della
Celi, la Rete delle donne, in
uno dei primi docum'enti in vista dello statuto hanno elencato, tra i vari ambiti di attività,
proprio quello della differenza
culturale e dell’interrogarsi sulla propria identità culturale e
religiosa.
Tale riflessione interessa il
rapporto con ognuna delle altre realtà culturali e religiose
presenti in Italia, in primo luogo con quelle evangeliche e
con quella cattolica. Ma questo
compito va svolto da tutte le
donne luterane insieme. E ciò
spetta alla Rete delle donne.
La Rete delle donne, che ormai ha tre anni di vita, ha
quattro regioni, ognuna delle
quali è sotto la responsabilità
di una referente. Le regioni sono; Nord-Ovest, Nord-Est,
Centro-Sud e Sicilia. La referente nazionale è Renate
Lacher. Nella sua breve vita, la
Rete ha cercato di agire secondo diverse direttrici. Una direttrice riguarda la comunicazione interna: la Rete vuole essere un canale di comunicazione
tra le donne luterane delle varie comunità, ma al tempo
stesso vuole formarle ed aggiornarle in modo da poter
svolgere un lavoro più incisivo
nella proprie comunità.
Mentre nasceva, e ancora
dopo, alcuni hanno chiesto se
la Rete non sia un doppione
delle Unioni femminili presenti nelle comunità. In realtà no,
perché le Unioni femminili si
rivolgono alle donne di una
stessa comunità, mentre la
Rete mette in comunicazione
le donne delle varie comunità.
La seconda direttrice di azione
della Rete delle donne è stata
quella dei contatti con il
Wicas, la struttura della
Maria Jepsen, vescova luterana di Amburgo
Federazione luterana mondiale che si occupa delle donne,
e con altre realtà fuori dai
confini italiani. La terza direttrice di azione è quella , della
comunicazione con le altre
donne evangeliche e della partecipazione alla vita evangelica in Italia. Recentemente siamo state invitate a tenere delle relazioni durante il convegno organizzato dalla Fdei ad
Adelfia, in Sicilia, su
«Mediterraneo: un mare di
spiritualità». Per noi hanno
partecipato la past. Almut
Kramm, Gabriela Becker e
Cristina Almini.
Le donne luterane non fanno parte a pieno titolo della
Fdei; al momento, l’eventuale
ingresso ufficiale nella Fdei è
in fase di discussione. La collaborazione con la Fdei è sentita dalle luterane come essenziale per navigare nel nuovo
corso della loro storia, nella
nuova Europa.
Anna Belli
delegata della Rete delle
In ricordo di mio marito
Canta il mio cuore
canta il mio amore per te
canta il mio cuore
canta agli anni passati .
canta ai giorni tristi
gioiosi, spensierati
insieme noi due.
Canta il mio cuore
canta agli anni pieni
della nostra Adta
canta il mio cuore
nel declino della nostra vita
canta sempre il mio amore per te.
Giuliana Giammetti
Questo è rultimo Salutò dì Giuliana a suo marito, Franco De
Benedetto, deceduto lo scorso 28 luglio. Si erano conosciuti a
Santa Severa; a giugno avevano festeggiato i loro quarant’anni
di matrimonio. Insieme, per anni, sono stati fedeli testimoni
dell’Evangelo. Il Comitato Fdei si stringe forte intorno a questa
nostra cara sorella (sovente presente con poetica sensibilità sul
Notiziario) per esprimerle tutta la solidarietà fondata nella speranza dei Cristo risorto.
"^«aèunpareSr"
iiun,, l'locca un altro punto
quSlo?"^® P®" ‘® luterane:
bi sni't T^^trimoni misti, che
Con ®Ì9U'fica matrimoni
Ci sono anche
'‘“"ne con
OuestoT*/®'^® ‘ opposto.
lom comporta, da
i «intl Intensa attività
le P®*’ splesa
P^rticolarità della propria
A Torre Pellice, presso l’Archivio della Tavola valdese, si è inaugurato, l’estate
scorsa, l’Archivio delle donne,
voluto dalla Fdei, che vi ha collocato il suo materiale raccolto
negli ultimi anni. È stato un
momento bello e interessante,
seguito da una festa con discorsi, canti e giochi, molta amicizia e molta gioia. L’archivio
della Federazione valdese e
metodista è sistemato nell’ambito di quello della Tavola. Se .
anche altre associazioni femminili decideranno di lasciare a
Torre Pellice il loro archivio si
potrà avere, tutta insieme, la
storia dell’associazionismo protestante e/o ecumenico delle
donne, in un luogo di facile
consultazione.
Nell’archivio della Tavola,
che riguarda i dipendenti, per
il passato almeno, i protagonisti sono evidentemente in gran
parte uomini. Ma esistono
anche donne impegnate, soprattutto maestre. Dalla seconda metà dell’Ottocento sono
presenti decine di insegnanti,
spesso giovani donne sole in
un centro di evangelizzazione,
in Sicilia, in Toscana e altrove;
dalle loro relazioni settimanali
alla Tavola emergono la loro
personalità, le loro esperienze,
le loro difficoltà e la vita delle
comunità in cui operano. Una
giovane studiosa ha già elaborato una voluminosa tesi su
questo argomento, grazie all’esistenza dei dati dettagliati che
sono stati conservati.
Nell’archivio vi sono anche
alcuni lasciti e donazioni di privati, ma per ora sono pochi.
Ed è di questo che vorremmo
parlare oggi, e lanciare un
appello perché troppo spesso
del materiale che sembra inutile e ingombrante viene distrutto, mentre invece può essere
molto utile per far rivivere la
storia di una famiglia o di un
gruppo, o la vita di una persona. Interessa soprattutto ciò
che riguarda le famiglie e le
donne, perché sono le più '
assenti dalla cronaca e dalla
storia spicciola. Molto materiale è ormai irrimediabilmente
perduto, ma cerchiamo almeno di salvare ciò che può ancora essere salvato.
Perciò non distruggete più
lettere o foto, o almeno prima
di farlo riflettete molto seriamente se non dovrebbero
essere salvaguardate per il
futuro. Per l’archivio tutto è
interessante, lettere e foto,
come ho detto, ma anche
diari, ricette di cucina, racconti, poesie, ecc. Qualcuno si fa
forse scrupolo di affidare a
mani estranee del materiale
molto personale e intimo, ma
credo che questo atteggiamento, pur comprensibile, dovrebbe essere superato con fiducia.
Le persone che si occupano
dell’Archivio delle donne sono
delle professioniste di tutto
rispetto e il materiale loto affidato è al sicuro e comunque è
protetto della legge e non utilizzabile per quarant’anni.
Per informazioni e contatti rivolgersi all’archivista: Gabriella Ballesio, via Beckwith 3,
10066 Torre Pellice (To) , tei.
0121-91603. E-mail: tvarchivio@chiesavaldese. org.
Fernanda Comba
Il Comitato Fdei informa
che ha incaricato un gruppo
di lavoro che rifletta sulla
costituzione di un’associazione delie amiche e degli amici
deH’Archivio delle donne con
lo scopo primario dì valorizzare il patrimonio archivistico. Nel prossimo numero del
Notziario daremo maggiori
informazioni.
fimnesty
International
Da destra: accanto a Virginia Mariani, della Chiesa battista di Mottola, Gabriella Becker, rappresentante delle donne luterane della Celi
Bambini in armi in oltre 80 paesi
Il 12 giugno scorso la Coalizione internazionale Stop using
child soldiers ha lanciato, a livello mondiale, il Global
Report on Child Soldiers 2002, in cui si denuncia il reclutamento di oltre mezzo milione di bambini nelle forze armate
governative e in gruppi armati in più di 87 paesi. Di questi ragazzi almeno 300.000 combattono attivamente in 41 paesi.
11 Rapporto è il più completo studio sui bambini soldato.
Fornisce dati sull’arruolamento da parte di forze armate governative, milizie civili, gruppi paramilitari, e gruppi armati
non governativi in 18 paesi. Negli ultimi anni la situazione è
migliorata in America Latina, nei Balcani e nel Medio
Oriente, ma resta a rischio in Africa e in parte dell’Asia e del
Pacifico, ad esempio Myanmar, Sudan e Afghanistan.
Come ha spiegato Rory Mungoven, coordinatore internazionale della Coalizione, «anche il Regno Unito e gli Usa impiegano minori di 18 anni in combattimento». I paesi industrializzati, a causa della mancanza di personale, hanno incrementato gli sforzi per attrarre i giovani al reclutamento.
Inoltre, sostiene Mungoven, «la disponibilità di armi leggere
ha aggravato il problema dei bambini soldato, rendendo possibile, anche ai più piccoli, di diventare killer efficienti in combattimento». Forze e gruppi armati che utilizzano bambini soldato hanno spesso ottenuto supporto politico e militare, a livello internazionale, in cambio di diamanti o di petrolio. I
bambini sono spesso reclutati anche all’esterno dell’area di
conflitto, fra rifugiati o gruppi etnici sfollati oppure, come vittime di tratta, trasportati illegalmente attraverso i confini.
Fino ad oggi 80 paesi, tra cui l’Italia, hanno firmato il trattato che mette al bando l’uso dei bambini nei conflitti armati,
ma solo cinque l’hanno ratificato e l’Italia non è tra questi. La
Coalizione italiana «Stop all’uso dei bambini soldato!» chiede
dunque al nostro governo di ratificare immediatamente il
Protocollo opzionale della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, proibendo la partecipazione dei minori di 18
anni alle ostilità e ogni forma di arruolamento forzato e mantenendo il principio del non arruolamento, neanche volontario, degli stessi anche per l’esercito professionale.
Davide Cavezza, coordinatore di «Stop all’uso dei bambini
soldato!», è convinto che «molti governi negli ultimi anni hanno interrotto il reclutamento dei minori di 18 anni, anche grazie all’impegno di milioni di persone che hanno sostenuto
questa campagna, il governo italiano ha il dovere morale di
presentarsi alla Sessione speciale delle Nazioni Unite dedicata
all’infanzia esprimendo una chiara posizione contro l’impiego
dei bambini nelle guerre. La ratifica del Protocollo opzionale è
un urgente atto di civiltà».
Paola Nigrelli
(tratto dal Notiziario mensile della sezione italiana di Amnesti;
International- Anno XXIV n. 7- luglio 2001)
12
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DICONO DI NOI
La vicanda di Margharita da Trento
Margherita, la compagna di fra Dolcino,
merita un rilievo particolare, in quanto
emblematica del riscatto della donna da una dimensione subalterna, ^ del destino di essere
relegata nell’ambito familiare. 1 movimenti
«ereticali» del Medio Evo costituivano una liberazione per la donna poiché essa predicava,
organizzava riunioni e incontri ai quali attivamente partecipava. Cosi per i catari, i valdesi e
i poveri lombardi, le beghine e i gruppi del libero Spirito.
nalone, il sito
è detto «varca
Le origini di Margherita
La prima apparizione di Margherita è nella
seconda lettera di Dolcino ai fedeli, del dicembre 1303 da Cìmego (Giudicarie trentine),
quando è citata subito dopo Dolcino medesimo;
doveva possedere una forte personalità, poiché
i fedeli l’accettano naturalmente, pacificamente.
Malgrado alcuni studiosi abbiano ipotizzato
altri paesi d’origine, i Processi bolognesi la definiscono inequivocabilmente Margherita da
Trento; v’è chi l’ha ritenuta nobile, della famiglia Terzi di Parma, altri della famiglia Tranck,
cognome effettivamente diffuso nell’area trentina, il che di per sé non dimostra nulla. Molti
scrittori raccontano che Margherita sarebbe stata una monaca dell’ordine delle Umiliate, nel
convento di Santa Caterina a Trento, dove sarebbe stata sedotta e fatta fuggire da Dolcino,
procuratore di tale monastero: in realtà, a
Trento non esisteva alcun convento degli
Umiliati, né le fonti danno testimonianza di una
presenza di Dolcino in quella città.
Tra le varie testimonianze e le molteplici fantasie, l’indicazione più attendibile è nella deposizione contenuta nei Processi trentini: in data 31
dicembre 1333, ser Boninsegna, figlio del fu
Odorico da Arco, in diocesi di Trento, disse che
ventotto anni prima aveva ospitato, in casa propria, Dolcino perché sembrava «un uomo buono, diceva delle belle parole, commentava la
Bibbia e gli Evangeli»; un giorno, la sorella
Margherita, a sua insaputa, insieme ad altri
quattro giovani e a alcuni uomini della contrada, fuggì con i seguaci di Dolcino, gli apostolici.
Sappiamo che Margherita era bella
[«Margherita la bella», la definisce la fonte cattolica più autorevole, la Historia fratris Dulcini
dell Anonimo Sincrono), e di una «pulcritudinem
immensam» dirà settant’anni dopo la conclusione della vicenda il commentatore della Divina
Commedia Benvenuto da Imola (com e noto.
Dolcino è citato da Dante, nel canto 28, terzine
55-60); l’Anonimo Fiorentino la definirà addirittura come «una delle belle donne del mondo»),
ma ella non era soltanto tale e importante soltanto come «donna di Dolcino». Doveva essere
una «testa pensante», se il grande inquisitore
Bernardo Gui precisa: «Con Dolcino fu catturata
Margherita, oltre che eretica anche malefica, sua
consorella nella scelleratezza e nell'errore»: quindi, collaboratrice e corresponsabile nell’eresia: se
si fosse trattato di qualsiasi bella donna, gk inquisitori avrebbero avuto diverso atteggiamento.
monga», cioè
il «passo della
monaca» perché, mentre
gli apostolici si
sarebbero fermati titubanti,
ella sarebbe
passata per
prima, dando
l’esempio.
Il SUO coraggio
La tradizione popolare evidenzia la forza
d’animo, il coraggio di Margherita, ponendola
quasi innanzi allo stesso Dolcino come guida ai
ribelli braccati sulle montagne; nel percorso tra
Bassa e la Parete Calva, in Alta Valsesia, dove i
capi ribelli e le vedette si rifugiarono durante i rastrellamenti della soldataglia mandata dal vescovo di Vercelli per catturare i dolciniani, là dove
occorre attraversare un rio in uno scosceso ca
La sua fine
Le fonti non concordano sulla modalità della
sua fine. Certo è che fu catturata viva, mentre i
suoi compagni furono in gran parte massacrati,
in vetta al monte Rubello, il venerdì santo del
1307, unitamente a Dolcino e al luogotenente
di questi, il bergamasco Longino Cattaneo.
Condotta prima nel carcere di Biella, poi in quello di Vercelli, fu orribilmente torturata con tenaglie roventi che le strappavano i lembi di carne
da gettare sul braciere. Sulla conclusione del
martirio abbiamo due versioni degli scrittoriche
se ne sono occupati: l’una prende le mosse dàlia
storia dell’Anonimo Sincrono, ripresa dal Gui,
che vuole Margherita suppliziata e uccisa prima
di Dolcino; l’altra, che parte da Benvenuto da
Imola, fa avvenire la morte di Margherita dopo
quella dell’eresiarca, e ci riferisce come Dolcino,
«anche tra i tormenti, continuamente esortava la
sua Margherita da essere costante ed ella, imbevuta della sua dottrina, nonostante le debolezze
del suo sesso, rimase ostinata sino all’ultimo.
Molti nobili, per la sua bellezza e la sua ricchezza (?), la chiesero in moglie (avrebbero cosi
potuto Scdvarla dal supplizio), ma niente potè
piegarla. Per questo, condannata alla stessa pena di Dolcino, subi la sua stessa sorte. Gui ci dà
notizia che Margherita era incinta. Una tradizione vorrebbe che Margherita sia stata supplizziata
a Biela, su un isolotto sul torrente Cervo (località ora detta Ponte della Maddalena) dove fu sicuramente arso anche il luogotenente di
Dolcino, Longino Cattaneo.
Queste discrepanze, a fronte invece delle precise indicazioni relative a Dolcino e a Longino, potrebbero far sorgere dubbi sulla reale esecuzione
della condanna; al limite gli inquisitori avrebbero
potuto celare Margherita e salvarla, pur scrivendo
di rogo per. spaventare, con l’esempio storico,
ogni eventuale simpatizzante con l’eresia. A
rafforzare questi dubbi è la citata testimonianza di
ser Boninsegna, il quale riferì come quando, da
studente, si era recato a Padova, sentì dire che
sua sorella Margherita più di vent’anni prima, era
stata catturata a Novara e messa con altri al rogo;
ma circa due anni fa Rúbeo Aselli di Bolognano
d’Arco, gli disse che aveva visto Margherita a
Vicenza, si faceva chiamare Maria, era coniugata
a un impiegato e aveva un figlio di circa quindici
anni apprendista calzolaio. Le aveva parlato, e
questa affermava di essere sorella di Boninsegna,
di essere ben vista dagli inquisitori e di essere stata in prigione per tre anni, ma poi era stata liberata, e di tal fatto possedeva tre attestati. Il testimonio affidò l’incarico ad alcune persone di investigare su costei e di accertare che vi fossero elementi provanti il fatto che si trattasse realmente
di sua sorella, facendo domande sul padre, sulla
madre, sulle sorelle e i fratelli, su quando abitava
a Ledro e poi a Arco; dalle risposte su quanto essa ricordava, aveva tratto la convinzione che sua
sorella fosse viva. Non l’ha tuttavia mai vista né
gli preme veder-la perché
per colpa sua
è stato rovinato (in effetti
Boninsegna fu
condannato
dafl’inquisitore
fra Ajufo di
Vicenza a una
pesante pena
pecuniaria).
Dunque
delle due l’una: o si tratta di un caso di omonimia, cioè la sorella di ser Boninsegna non è la
Margherita compagna della vicenda epica dolciniana; oppure le fonti che ci danno notizia sul
rogo sono false. C’è però una terza ipotesi: la
testimonianza riportata da ser Boninsegna, riferita a quel tal Rúbeo Aselli, non è credibile: ed è
questa l’ipotesi più realistica, in quanto era nel
comprensibile interesse del testimone asserire
che la sorella fosse stata perdonata, e cancellare
cosili passato; invero non era certo una posizione comoda quella di essere fratello di una celebre eretica e perdere di conseguenza la parte di
eredità spettante alla sorella, poiché gli sarebbe
stata confiscata. Di fronte alla testimonianza corale delle fonti e alla memoria popolare, è molto
difficile avvalorare l’ipotesi di una Margherita
scampata al rogo (anche per Giovanna d’Arco
alcuni ipotizzarono che non sarebbe stata bruciata) e recuperare quindi la strana deposizione
di Boninsegna da Arco, fratello di Margherita.
d’espressione rocciosa, che aumenta e accum
le ellissi e giustappone i verbi che vibrano
vosa intensità e stacca le frasi isolandole c»« u
reticenze dei puntini di sospensione, o chili»'
dole.energicamente con il punto fermo, I qW
sti tra la ferocia degli inquisitori e la dolcezza”^
la condannata, tra l’apparente fragilità di
deU’ìndomita sfida del credente, l’infemo e jT
radiso, lo scherno e l’aureola, la morte e l’arno»
sono chiaroscuri come il rogo nella sera.
La sua testimonianza
La sua fedeltà
La fedeltà a Dolcino, l’incrollabile fede nelle
idee apostoliche, la forza con la quale, malgrado
la fragilità della sua condizione umana, animò
tutta l’ultima fase della vicenda dolciniana, hanno fatto di Margherita un personaggio epico,
un’eroina simbolo del riscatto femminile e sfida
nei confronti della chiesa romana che non tarderà a mettere al rogo un grande numero di
donne, nelle quali il potere aveva sagacemente
colto il punto focale della resistenza contadina,
della cultura «altra» dura a morire. Le streghe ci
sono state descritte come brutte megere; ma
quella che potremmo riconoscere come la prima
strega (malefica, la definisce il Gui) era bellissima, e ci testimonia che, invece, sovente si trattava di donne giovani e graziose, «imbruttite» e «invecchiate» da una chiesa arroccata in decrepite
strutture di potere, invischiata nella lussuria e
nell’avidità più laide.
Anche se agli storici seriosi infastidisce l’epico
riscatto di Margherita, a noi non sembra privo di
significato il fatto che la poesia se ne sia impadronita, e che la memoria di classe l’abbia riconosciuta come simbolo di riscatto e di sfida perenne alla cultura delle classi dominanti. Tra i
poeti, è sufficiente ricordare uno dei maggiori
esponenti della letteratura svizzera di lingua tedesca, Conrad Ferdinand Mayer (1825-1898) che
a Margherita ha dedicato una delle sue poesie
più significative, Die Ketzerin (L’eretica), emblematica della sua poetica. L’eretica è da lui presentata in un’atmosfera terribile percorsa da brividi, avvolta nell’ombra che la penetra di mistero, schiaffeggiata da una luce violenta e cinerea,
che la fa balzare in rilievo luminoso come le figure di una tela del Caravaggio.
Lo stile tagliente e tutto punte e angoli, come
pietre spezzate messe di traverso e che rendono
difficile la traduzione italiana, staglia le figure di
Margherita e di Dolcino, in un'essenzialità
Nel ricordo popolare di Margherita, chem
sì è spento dopo tanti secoli, rimangono la
za, il coraggio, lo spirito di sacrificio, l’intA
genza e l’umanità di tutte quelle donne apostófe
che che non si sono piegate alla violenza èi
potere, di molte delle quali non conoscereiM
mai neppure il nome.
Oltre a Margherita, almeno un’altra dannava
ricordata comunque, Bartolomea detta anck
Bona, figlia di Pietro Rubay, eremita di SavioM
(Appennino bolognese), che aveva elaborai
una sua teologia: «non credeva alla santità della
Madonna, né alla funzione salvifica della verd.
nità né al valore dei digiuni» e nelle sue parde
agli inquisitori «serpeggia una strana commifc
ne tra fanatismo religioso e materialismo» H
Orioli); era stata condotta aH’ermitorio'di
Roffeno da alcuni apostolici, e si recò poi
neH’eremo dove visse dal 1301 secondo il mai)
di vivere di coloro che volgarmente sono detti'
apostoli» e esaltava Dolcino «santo e illuminati
da Dio, futuro papa»; sfida ai predicatori e i
Minori, in quanto costoro «sono nemici
ve
rità»; le loro prediche sono «perdita di salvezàt
traggono chi le segue sulla via della perdizione»,
Salirà al rogo lo stesso anno di fra Dolcino, testimoniando, con una concezione estremamente
moderna, che Dìo è, innanzi tutto, liberazione.
Se la poesia ha reso un commosso omaggio
a Margherita, la fantasia popolare se ne è impadronita così come di Dolcino, e l’ha recuperata assumendola nella mitologia alpina.
Elementi caratteristici della tradizione magica,
settentrionale, nei luoghi che furono teatrodé
la ribellione montanara guidata dagli apostolici
diventano infatti «dolciniani». Così la «processione dei morti», delle «anime vaganti» (presenti
nelle leggende di tutta l’area celtica), diventa
qui quella dei gàser o sgars («Gazzari» era il termine usato per indicare anche i pauperes
Christi, evidente derivazione di catari), spirii
che vagano tra i ruderi delle massicciate e le rime doùe si svolge l’estrema resistenza valsesiana e biellese, e che si scatenano in spaventevoli temporali, come quando, nel 1839, si inaugurò il piccolo santuario dedicato a San
Bernardo, in vetta al Rubello, al posto della
cappella che sin dal 1307 celebrava la vittoria
dei crociati: il corteo notturno dei morti (Nari
star), l'esercito furioso (Wuotishee) e la «caeda
selvaggia», ben noti alle tradizioni popolari svizzere e tedesche, diventano qui l’armata di fra
Dolcino. Sul monte Bo c’è una «piazza d’anri,
dove le streghe terrebbero i loro sabba presieduti da una misteriosa «donna del Bo»: questo
personaggio magico è, con tutta evidenza, la
divinità femminile, chiamata altrove ora Diana;
ora Erodiade, ora Holda o Perchta o Abundia,
riconducibile a culti di fecondità; il monte Bosi
erge proprio nei luoghi dolciniani.■■
Margherita, alla guida della sua turba di Gazzan
negli uragani estivi, con tutta probabilità partecipa, nel Biellese, a quel mito.
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S.O.S. dal braccio della morte
Preghiera dolciniana
Í
Da alcuni anni anche in
Italia si sta diffondendo un
nuovo modo di aiutare persone detenute, sottoposte a incarcerazioni lunghe o illimitate, o in attesa di pena capitale, mediante lo scambio di lettere. Con le amicizie epistolari, «gli amici di penna» creano
legami nuovi con risultati imprevedibili ma positivi sia per
la persona privata della libertà
(e della vita) e, maggiormente,
per chi è «libero». Il paese occidentale che mantiene in 38
sei suoi 50 stati la pena capitale, sono gii Stati Uniti. In alcuni di questi trentotto stati, le
autorità governative permettono la corrispondenza con i reclusi delle proprie prigioni.
Molto fitta è oggi la corrispondenza con i detenuti americani da parte di migliaia di «amici di penna» europei.
Al La Spezia, da circa due
anni, si è costituita l'associazione volontaria «Sos dal braccio della morte» che ha il fine
di creare rapporti di amicizia
fra persone recluse e persone
libere; in questo modo una
persona priva della libertà può
ritrovare fiducia in se stessa,
può sentirsi meno sola, e può
avere l'opportunità di far conoscere all'esterno il suo caso.
L’associazione crea, infatti,
contatti epistolari diretti con i
detenuti dei «bracci della morte», con le loro famiglie e con
i loro legali; organizza inoltre
iniziative culturali finalizzate
alla raccolta di fondi da inviare
direttamente ai detenuti per
sostenere i costi del test del
Dna e delle spese processuali,
in caso di appelli in corso.
Perché non inizi anche tu
un’amicizia per lettera con un
detenuto di qualsiasi nazionalità? Perché non offrire amicizia a chi deve sopportare
un’esistenza dura, per poi magari essere ucciso legalmente
dallo stato? Perché non dimostrare di essere concretamente a favore dei «diritti umani» e
contro la pena di morte? Se
poi si fosse a favore della pena capitale, perché non dibattere di tale pratica di giustizia
con chi la deve subire?
(Per ulteriori informazioni:
via F. Cavallotti 91, 19121
La Spezia; tei. 340-3360749
(Mauro Dispenza). E-mail:
macadi@iol.it; fax n.01872222).
Signore, quando gli sgherri del potere sono venuti per arrestarti, tu hai detto: «E adesso, chi non ha la spada venda il
mantello e ne comperi una». Ma allorché i tuoi compagni
hanno presentato le spade, tu hai detto: «No, basta!».
Signore, a noi, tentati alle volte di reagire alla prepotenza o
di «lasciar perdere», dà le armi del cristiano, la corazza della
fede e dell’amore, l’elmo della speranza, per combattere
dalla parte di coloro che reclamano libertà e giustizia; dacci
il coraggio di quelle donne che hanno saputo testimoniare
forza e fedeltà, dalle catare, come Esclermonde de Foix, a
Margherita di Trento, a Bartolomea di Savigno e alle donne
: del movimento apostolico che sono salite al rogo gridando
che Gesù è libertà; alle donne valdesi, alle anabattiste come
: Anneken Jans che ci ha lasciato detto di «non badare alla
grande quantità della gente e di non incamminarci sulla loro
: via...», ma dove udiamo che v’è un piccolo gruppo, povero,
semplice, vilipeso dal mondo, dobbiamo unirci a lui. Perché,
dove sentiamo che c’è una croce, li ci sei tu. Signore.
Dacci la costanza delTugonotta Maria Durand, gettata nel
carcere di Aigo Morto e rimastavi per quarant’anni, che ci
ha lasciato il suo messaggio graffiato sulla pietra: «Resister».
Un’eredità che in tuo nome rivendichiamo, Signore, oggi
qui. in questo luogo di antica Resistenza rinnovata. Fa’ che
riusciamo ad ascoltare la tua voce che ci parla in silenzio,
nel nostro cuore; fa’ che noi, nella quiete si sia «buoni», capaci di giungere in comunione con te e con tutti i nostri cari
che vivono nell’amore per te e per noi.
Come ci hai insegnato alle nozze di Cana. facci capaci di
trasformare le riunioni senza spirito in festa, con lo S^ito,
dove tu sei presente con il pane della fraternità e i) vino
della gioia di chi ha trovato il modo di evadere da ogni prigione ed essere libero in te e con te. Signore.
componanti dal Comitato
Razionala Fdai
Doriana Giudici
presidente
via del Casaletto 385
00151 Roma
Lidia Ribet
responsabile per la GMP
via IV Novembre 107
00187 Roma
Emera Napoletano
vicepresidente
via Croce Rossa 34
90144 Palermo
Daniela Ferrato
responsabile per la starnfX^
via S. Pio V 15
10125 Torino
Maria Grazia Sbaffi
segretaria
via Racagni 24
43100 Parma
Marina Bertin
tesoriera
via Olivet 12
10062 Luserna
San Giovanni (To)
c.c.p. n. 36083103
Daniela Manfrini
via Cosimo del Fante 14
20122 Milano
Elena Chines
via Casalaina 32
95126 Catania
(dalla Bocchetta di Margosio,
Festa di fra Dolcino, 1994)
Angele Ralalanirainy
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00194 Roma
Fascicolo interno a
n.40 del 19 ottobre 2001.
Reg. Trib. Pinerolo n. 17»'
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Edizioni Protestanti
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lampo
Una «tre giorni» promossa dal Consiglio delle chiese cristiane di Milano
Un tempo per il creato
^¡'Iniziativa di riflessione e sensibilizzazione sono stati coinvolti credenti di varie confessioni
ftlosedo, luogo evocativo segnato dalla spiritualità e dalla sofferenza, si è tenuta la «Festa»
/U.DOBONATTL
Nosedo, (l’antica Noceum, bosco di noci, al«ema periferia sud-est di
- ' tra. città e campa
isiè svolta il 22 settembre
yrima «Festa del creato»
nell ambito del
pziativa
«Un tempo per il
'creato» promossa dal Consi“ - " chiese cristiane di
&no e dall’Associazione
Mocetum. Il segno che ha cauterizzato rincontro è stato
So di cui parla Genesi, 9,
1247, che ha adornato la volta della chiesetta airinterno
della quale si è svòlto un momento di preghiera, canto,
teflfessione e testimonianza,
di ascolto e riflessione sulla
Jarola: era disegnato su un
fellone a fianco dell’altare,
al di sopra di scene di lavoro
sereno nei campi e nelle colline di uomini e donne acad animali; è stampato
sui cartoncini donati a ogni
partecipante insieme alla colomba con l’ulivo e un testo
attestante la confessione che
(da specie umana ha messo a
rischio l’intero creato» e la
lironiéssa che «mai più distruggeremo il creato attraverso la nostra cupidigia, la
nostra negligenza, il nostro
egoismo e il nostro peccato»;
è stato infine al centro della
predicazione tenuta dal pastoreAntonio Adamo.
«yorremmo poter vivere fiduciosi e con la serena buona
cosdenza sotto l’arco di pace
del patto di Dio - ha detto il
pastore -. Pochi giorni fa dei
lampi distruttori hanno segnato, con la morte e il terrore, la vita di milioni di esseri
umani. Davanti a noi sta il futuro con le amarezze e le pautte rinnovate dall’odio e
dall'ingiustizia. Dio si è impegnato a fare pace e a donare
pace. Che senso vogliamo dare alla decisione di Dio di non
mandare più un altro diluvio?
Qual è la nostra posizione di
fronte all’arco di Dio appeso
alle iiubi? Il creato sta attorno
a_noì, violato e disprezzato.
Tutto questo avviene in stretta relazione con la violenza
thè uomini compiono contro
altri'uomini e contro l'umaaltà intera. L’ecologia dell’
ambiente non può essere disgiunta dall’ecologia della coscienza, L’amore per il prossimo non è un compendio di
buoni sentimenti, ma si traduce in un progetto quotidia''0 e complessivo che coin''olge creature e creato, consapevoli che sopra di noi si
stende l’arco di Dio, arco che
diventato persona reale e
storica in Gesù Cristo». Quesu sono stati i passi più signiIf^bvi della predicazione,
8 ha coinvolto e convinto
• assemblea.
ini” P'-®8edenza il canto di
m roduzione Laudato sii, o
n ^^inore (che si deve a
d’Assisi, ma che è
attuale), accompa^to dal suono di chitarre e
^burelli aveva fatto vivere
(p *®®tnblea momenti di in°/®8coglimento. Quindi
l’Aec presidente del
va j°5'^‘®tie Nocetum, aveDrpo ** benvenuto a tutti,
n-j ®QÌ®tido i cocelebranti;
àn^TraianValdman, ortoelift a’ F^^tdente del ConsiMilan” ^ chiese cristiane di
re dpi?’ Giovanni, prio
di I « *®,t^t)tnunità monastica
An^n- don Sandro
coordinatore delc-ommissione «Pace, giustiPan '’^R'tardia del creato»,
che 'Goldman ha detto
PaziiS, grave preoccu
Presente, il
0 ha il diritto e dovere
di vivere insieme momenti di
allegrezza; ricordando la tradizione ortodossa di attenzione per il creato (da cui la
tradizione di dedicare una
giornata al creato a inizio settembre) e come questa stia
diventando dopo Basilea,
Graz e Strasburgo un’occasione da vivere ecumenicamente studiando, riflettendo,
pregando e lodando insieme
la Trinità. Ha ricordato Taf
formazione di Bartolomeo di
Costantinopoli che il cre'ato
anche se in pericolo narra comunque la gloria di Dio. Nel
ringraziare il lavoro svolto
dalla Commissione «Pace,
giustizia, salvaguardia del
creato» ha ricordato infine il
breve documento Un tempo
per il creato approvato il 15
gennaio scorso dal Consiglio
da lui presieduto, soprattutto
il passo dove si invita a una
concreta testimonianza cristiana, che renda evidente un
cambiamento di mentalità e
un nuovo stile di vita.
Suor Gloria ha narrato storia e finalità dell’Associazione
Nocetum; alcune comunità
cristiane verso l’anno 539
erano fuggite a Noceto per
cercare scampo dai Goti, poi
dai Longobardi di Alboino;
infine nel 1162 dopo che il
Barbarossa aveva invaso Milano, trovarono nella chiesetta il centro di aggregazione
della loro vita .spirituale e sociale. Verso il 1200 essa divenne luogo di preghiera per
alcuni monaci che lavoravano i terreni intorno a Chiaravalle. La chiesetta e i luoghi limitrofi subirono alterne vicende, tra silenzio, abbandono e ripresa del culto per la
popolazione rurale della zona. Qui il tempo e la negligeitea umana sembrava aver
ricoperto definitivamente
con l’oblio e l’abbandono
ogni traccia di dignità della
zona, colpendo non solo la
chiesta ma anche casolari e
cascine vicini e la stessa campagna. È stata dunque una risposta a una specifica vocazione che ha indotto Gloria e
Ancilla nel 1988 e poi altri fratelli e sorelle di altre confessioni a un lavoro di recuperò.
La chiesetta è stata liberata
da materassi, siringhe, topi e
bisce, e sono tornati alla luce
splendidi affreschi di scuola
lombarda datati circa 1250; il
casolare è diventato abitazione, cucina e luogo di riunione
per molti membri dell’associazione, poi una cascina è
diventata stalla con cane e
galline; la campagna adiacente è stata dissodata, rialberata
e parzialmente coltivata: Nosedo è diventato un piccolo
luogo dove realmente si è riusciti a dimostrare che è possibile vivere in modo responsabile, sostenibile e fraterno.
L’assemblea è stata quindi
invitata a una confessione di
peccato per le nostre incapacità di compiere i passi necessari nella direzione dei
nuovi cieli e della nuova terra
e per le nostre complicità a
valorizzare bellezze e creatività. Mentre l’assemblea leggeva, alcuni giovani imbrattavano il cartellone (adeguatamente ricoperto da cellophan affinché l’animazione
del gesto distruttivo rimanesse solo tale) raffigurante l’arcobaleno e la scena bucolica.
Al termine della lettura dell’appello al lavoro comune
delle chiese deciso al punto 9
della Charta oecumenica, il
Cellophan è stato tolto e il
cartellone è tornato all’originale bellezza. La liturgia è finita con la benedizione da
parte dei rappresentanti delle
chiese (sulla base di Numeri
6, 24-26) e con il canto finale
di ringraziamento affidato a
un monaco copto-egiziano. Il
pomeriggio è continuato in
uno spirito di fraternità, convivialità e cordialità, mentre i
bambini avevano un loro
luogo e specifici momenti di
animazione e i giovani della
corale della comunità di Nosedo continuavano a cantare
e suonare e qualche audace
accennava passi di danza, seguendo le tracce della flora
che la comunità ha salvato e
rievocandone le origini e la
memoria biblica, gustando
insieme fragranti torte casalinghe, sapidi formaggi provenienti dalle malghe dello
Stelvio, dissetandosi con bibite naturali e genuine.
I cristiani e la salvaguardia del creato
SERGIO RONCHI
SIAMO sotto l’incubo
della morte biologica
come del pericolo di una catastrofe e delle risorse devastate. Sappiamo però che i
cervelli elettronici non sostituiranno mai la terra e che
noi, in quanto cristiani, dobbiamo essere costruttori di
un mondo nuovo secondo i
piani di Dio». Con queste parole il gesuita Bartolomeo
Sorge, direttore del Centro
culturale San Fedele di Milano, ha accolto il numeroso
pubblico accorso alla tavola
rotonda su «Sviluppo sostenibile e salvaguardia del creato.
Spunti e provocazioni», promossa dal Consiglio delle
chiese cristiane nell’ambito
di una tre giorni di riflessioni
legate all’iniziativa «un tempo
per il creato» suggerita dalla
Conferenza delle chiese europee (Kek) e dal Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee): un filo rosso
ecumenico che va dall’assemblea di Basilea (1989) a
quella di Graz (1997) per continuare senza soste il discorso
là iniziato e portato avanti.
«Ma vale proprio la pena
impegnarsi contro il degrado,
dato che spesso il cristiano
non ha risposte ma solo una
speranza?», si è chiesta Mariuccia Scazzoso Pietrogrande, nell’introdurre gli interventi di Traian Valdman (arciprete ortodosso romeno, teologo, presidente del Consiglio
delle chiese cristiane), Sergio
Rostagno (docente di dogmatica e di etica presso la Facoltà
valdese di teologia), Eliot Laniàdo (docente di Economia
applicata all’ingegneria presso il Politecnico di Milano) e
di Laura e Alberto Villella (responsabili per Milano di «Bilanci di giustizia», un’associazione sorta nel 1993 a Mestre
su iniziativa di un sacerdote).
Sì, ne vale la pena, ha sostenuto Valdman.
Davanti al processo di morte biologica del creato le chiese devono assumere iniziative per fermare tale processo
e per recuperare il creato stesso: esse non possono rimanere indifferenti, perché «natura
e umanità non vanno separate; la natura diventa testimone di Dio stesso che ha creato
il mondo per l’uomo e noi siamo amministratori del creato
in quanto partecipi al proseguimento del processo di creazione». L’uomo, infatti, ha
detto Rostagno, negli ultimi
decenni a differenza di un
lontano passato ha assunto la
consapevolezza sia di appartenere alla natura sia di trovarsi dinanzi a dei limiti. «Tali
limiti, però - ha affermato una volta riconosciuti, vanno
superati e noi dobbiamo saper giostrarci tra andare avanti e non poterlo fare; e nello
scegliere la vita abbiamo da
chiederci che cosa fare». In altri termini, dobbiamo saper
prendere su di noi le nostre
responsabilità in quanto posti
tra ciò che è bene fare e ciò
che è bene non fare; e sempre
provvisoriamente.
Si tratta di un fare e/o non
fare nel contesto di uno sviluppo sostenibile, ha prose
AGENDA
20 ottobre
MILANO — Alle 17, nella chiesa metodista (v. Porro Lambertenghi 28), per il ciclo «Perché Dio? La ricerca religiosa nella
letteratura europea del Novecento», Bruno Gallo parla sul tema «Motivi religiosi nella letteratura inglese del Novecento».
MESSINA — Alle ore 17, nella sala dell’Accademia Peloritana. Università, piazza Pugliatti, le chiese battista, luterana e
valdese organizzano la conferenza della teologa Dorothee
Solle «Portare il cielo in terra: verso un’altra spiritualità». A
seguire la meditazione del teologo Fulbert Steffensky.
MILANO — Alle 10,30, alla libreria Claudiana, per il ciclo del
Centro culturale protestante e della Formazione teologica a
distanza «Dio è amore», il past. Fulvio Ferrario introduce il
tema «Libertà e Trinità: Tessere di Dio come parola».
22 ottobre
ALESSANDRIA — Alle 18, alla libreria delle Paoline (p. Libertà 11), si tiene un incontro di presentazione del volume di
D. Bonhoeffer «I Salmi. Il libro di preghiere della Bibbia». Intervengono il prof. Maurilio Guasco e il past. Maurizio Abbà.
TORINO — Alle 18, alla biblioteca civica «A. Geisser» si inaugura la mostra «Triangoli viola - vittime dimenticate?» dedicata alla persecuzione nazista dei Testimoni di Geova.
MANTOVA — Alle 21, al Centro per i problemi dell’anziano
(via Mazzini 28), il sacerdote Vladimir Zelinskij parla sul tema «Fede e spiritualità ortodossa».
23 ottobre
TRIESTE — Alle 18,30, alla parrocchia di S. Marco evangelista (v. Modiano 3), per il gruppo ecumenico, il prof. Stefano
Romanello parla sul tema «Lettera agli Ebrei. Introduzione».
MILANO — Alle 18, alla libreria Claudiana (v. Sforza 12/a),
per il ciclo del Centro culturale protestante «Nel principio», il
past. Fulvio Ferrario introduce il tema «“Una torre che giunga
fino al cielo” (Gen. 11,4): Tessere umano tra Eden e Babele».
24 ottobre
TORINO — A partire dalle 9, nella sala convegni del Centro
servizi Vssp (v. Toselli 1), iT Centro Politeia e la Federazione
nazionale insegnanti (Fnism) sezione di Torino organizzano
un convegno sul tema «La bioetica a scuola; tra ricerca e didattica. Per un insegnamento della bioetica in una prospettiva laica». Intervengono fra gli altri Carlo A. Viano, Maurizio
Mori, Giuseppe Deiana, Tiziano Sguazzerò.
TORINO — Alle 18, al Centro teologico di corso Stati Uniti
Uh, per l’organizzazione del Centro culturale «A. Pascal»,
Rossana Rossanda e Bernardino Cozzarmi parlano sul tema
«Una chiesa dello Spirito, ricordo di Benedetto Calati».
25 ottobre
güito Laniado, il quale ha
precisato: se parliamo di sviluppo sostenibile, allora esso
è non-sostenibile; ovvero,
tradisce squilibri sociali e
ambientali. Da un lato, oltretutto, un miliardo e mezzo di
persone ñon godono del beneficio dell’acqua e altri due
miliardi non hanno fognature; dall’altro, conosciamo il
buco nell’ozono, il processo
di desertificazione e così via.
«Noi consumiamo terra e risorse superiori alle nostre
possibilità», ha precisato. E
ha puntato il dito contro
l’economia quale strumento
di governo che propone, tra
gli altri, anche il mito della
crescita del prodotto interno
lordo e privilegia l’efficienza
a danno dell’equità. E ha
continuato: «Tale tipo di economia ci deresponsabilizza:
viviamo in una sorta di realtà
virtuale: facciamo delle cose
senza esserne consapevoli».
Tra queste, hanno puntualizzato i Villella, i nostri abituali acquisti: sappiamo che
cosa compriamo? Ovvero: come quel qualcosa viene prodotto? I palloni da calcio, per
esempio, vengono cuciti da
bambini di cinque-sei anni.
Che cosa compriamo? Lo
possiamo apprendere, lo può
ognuno, acquistando un
prontuario presso una bottega del Commercio equo e solidale. E ha citato un vecchio
detto Sioux: «Quando l’uomo
bianco avrà abbattuto l’ultimo albero della foresta e l’ultimo bisonte della prateria,
allora egli si renderà conto
’ che non può mangiare Toro».
FIRENZE — Alle 18, al Centro culturale protestante «Pier
Martire Vermigli» (v. Manzoni 21), in collaborazione con la
libreria Claudiana e l’Amicizia ebraico-cristiana, si tiene una
conferenza dibattito con Mahmoud E1 Sheik e Daniele Garrone sul tema «Dio degli eserciti e Allah della Jihad».
MESTRE (Ve)— Alle 15,30, nell’aula magna del liceo «Giordano Bruno», per il corso di aggiornamento per insegnanti
organizzato dal Centro culturale Palazzo Cavagnis su «Giobbe e le perenni domande dell’uomo», Amos Luzzatto introduce il tema «Giobbe: un’eterna rilettura».
TORINO — Alle 17,45, nella sala valdese di via Pio V15 (I p.),
per il corso sull’attualità del valdismo medievale, il prof.
Grado G. Merlo parla sul tema «L’Inquisizione medievale».
GENOVA — Alle 17,30, alla Società ligure di Storia patria (Pai.
Ducale), per il ciclo del Sae dedicato ai profeti, il biblista Aldo Bodrato parla su «I profeti: fenomeno religioso e sociale».
26 Ottobre
SUSA (To) — Alle 21, al teatro Cenisio, si tiene un concerto
in omaggio a Giuseppe Verdi del coro-orchestra della Valle
di Susa (direttore Sergio Merini).
TRIESTE — Alle 17,30, nella basilica di San Silvestro, a inizio
del ciclo di conferenze (anche corso di aggiornamento per
docenti) su «Venti di Riforma nel 500 a Trieste e nel Nord Est
d’Italia», il prof. Fulvio Salimbeni parla su «Nuovi orientamenti storiografici sulla crisi religiosa del 500 in Italia».
UDINE — Alle 18, alla chiesa metodista (p.le D’Annunzio 9), il
past. Kòhn parla sul tema «“E Gesù passò oltre...”; vita e opera
del teologo, filosofo e biblista Ernst Lohmeyer (1890-1946)».
27 ottobre
MILANO — Alle 17, nella sala della libreria Claudiana (v.
Sforza 12/a), il past. Fulvio Ferrario parla sul tema «Libertà
nell’amore, amore nella libertà; il Dio di Gesù Cristo».
TORINO — A partire dalle 9,30, nella sala di via Pio V 15, è
convocata l’Assemblea del 4° circuito. AlTodg fra l’altro «Essere chiesa insieme» e la diffusione del settimanale «Riforma».
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,30 sul primo canale
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle
ore 24 circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica
28 ottobre, ore 24 circa, andrà in onda; «I cristiani in Armenia». La replica sarà trasmessa lunedì 29 ottobre alle ore 24
e lunedì 5 novembre alle 9,30 circa.
14
PAG. 10 RIFORMA
L'ECONOMIA
IN GUERRA
GIORGIO GUELMANI
Dopo Hi settembre
la recessione
si sta accentuando
e causerà altri dieci
milioni di poveri
Che effetti hanno avuto e
avranno suH’economia gli attacchi terroristici agli Usa? Paradossalmente, l’economia «di
carta», molto volubile e soggetta
a oscillazioni spettacolari, sembra avere già assorbito lo shock
(a riprova ulteriore del suo carattere artifìciale, staccato dalle
preoccupazioni della gente in
carne ed ossa). Le Borse sono
crollate nei primi giorni e poi
sono risalite, il tasso di cambio
tra dollaro ed euro non ha subito variazioni di rilievo, il prezzo
del petrolio non si è impennato
verso l’alto come spesso accadeva in periodi di alta tensione internazionale. Al contrario, fortissime sono le
ripercussioni
sull’economia
reale. È stato stimato che il danno complessivo
inflitto alla sola
New York ammonti a 104 miliardi di dollari
per i prossimi
due anni (oltre
210.000 miliardi *™*^^******^
di lire, praticamente quattro leggi finanziarie italiane), con la
perdita di oltre 115.000 posti di
lavoro. Essendo l’economia
mondiale fortemente interdipendente, gli effetti negativi si
sono già trasmessi con gran velocità, ma gli attentati non hanno fatto che approfondire una
recessione già in atto.
Si prevede un 2002 di stagnazione e un avvio della ripresa
solo nel 2003. Soffriranno particolarmente il settore del trasporto, in particolare aereo, il
turismo, gli alberghi, le assicurazioni: non è escluso che, come
la Swissair, qualche colosso rischi la bancarotta. Ma le previsioni sono negative anche per il
settore automobilistico, i beni
di lusso, i giocattoli, l’industria
dello spettacolo. Persino l’acquisto dei regali natalizi potrebbe slittare a gennaio, per attendere i saldi. L’aumento dei costi
assicurativi, dei controlli di sicurezza, dei costi di trasporto,
avrà ripercussioni negative sul
commercio mondiale, che si trasmetteranno anche al Terzo
Mondo. La Banca mondiale prevede che l’effetto combinato di
tutti gli impatti negativi (meno
commercio, meno turismo, meno flussi di capitale privato)
spingerà altri dieci milioni di
persone sotto la soglia di povertà, di cui la metà in Africa.
Certo, non mancheranno le controtendenze. Il clima di guerra
fa notoriamente bene all’indu
a essa correlate. È dubbio, però,
che i posti di lavoro guadagnati
nel settore degli armamenti,
della telefonia, dei sistemi di sicurezza bastino a compensare
quelli persi nel turismo, nei trasporti, nelle assicurazioni.
Dal punto di vista delle politiche economiche dei vari stati,
vanno segnalati due effetti collaterali potenzialmente positivi.
Primo: in pochi giorni (seppur
in colpevole ritardo) si è riusciti
a bloccare e congelare i fondi
delle organizzazioni terroristiche, smentendo il dogma dell’assoluta libertà e segretezza dei
movimenti di capitde. Ora sappiamo che scoprire i fondi neri
..... dei paradisi fiscali, controllare i
movimenti speculativi, magari tassarli non è tecnicamente impossibile: è una questione di volontà
politica. Secondo:
l’ampiezza dei
danni impone un
rilancio dell’intervento pubblico
nell’economia. Dopo decenni di
privatizzazioni selvagge, di tagli
alla spesa pubblica, di sconti fiscali alle imprese e ai ricchi. Usa
e Europa saranno costrette a riscoprire le politiche keynesiane
e il sostegno diretto alla domanda e all’occupazione. Ma, come
sapeva bene Keynes e come ci ha
ricordato Marcello De Cecco su
Repubblica, l’intervento statale
non può «obbligare gli imprenditori à investire e i consumatori
a consumare quando su di essi
grava la cappa di un’incertezza
profonda», non determinata da
cause economiche.
Il guaio è che nei più grandi
paesi industrializzati l’economia
si regge sulla produzione di beni
e servizi «voluttuari» (la nostra
maggior industria è il turismo):
come fa lo Stato a costringere
chi è terrorizzato dagli attentati
ad andarsene in vacanza? Lo
stesso vale per i beni di lusso, o
per l’industria dell’intrattenimento. De Cecco concludeva il
suo ragionamento affermando
che la situazione economica potrebbe tornare alla normalità
solo grazie a un drammatico
cambiamento delle aspettative,
«vale a' dire, la distruzione delle
centrali terroristiche eseguita
senza coinvolgere innocenti e
senza scatenare la loro rabbia».
Purtroppo, abbiamo motivo per
temere l’opposto. Resta comunque l’esigenza di ripensare dalle
radici un modello di sviluppo
che si regge sui consumi super
Limiti e superficialità nel dibattito politico odierno
Problemi di giobalizzazione
Le tematiche oggi all'attenzione dell'opinione pubblica e dei più
giovani anti-global sono affrontate da tempo nel mondo ecumenico
ALBERTO CORSANI
T L rosso dei comunisti e
Ideila sinistra, l’azzurro
stria dell’armamento e a quelle flui di un quinto dell’umanità.
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino, lei. 011 /65527S - lax
011/657542 e-mail: reda2ione.torino@rifomna.it;
REDAZIONE NAPOLI:
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Federica Toum. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Fìcara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pons,
Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe
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ABBONAMENTI sul c.c.p. n. 14548101 - intestalo: Edizioni Protestanti (vedi sopra)
^ ordinario: L. 110.000; ridotto: L. 85.000; semestrale: L. 58.000^ sostenitore: L. 200.000.
delle Adi e dei cattolici, il
viola degli evangelici, il giallo
degli ecologisti». Queste parole vengono dall’articolo di
apertura della prima pagina
de La Repubblica del 23-24
ottobre 1983, all’indomani
della manifestazione «contro
i missili» da installarsi a Comiso. Un milione di persone
sfilò in un corteo che passò
sotto le finestre della ambasciate degli Usa e dell’Urss
(anche se vari commentatori
ritenevano che la manifestazione fosse «a senso unico» e
solo «antiamericana»). Ero in
mezzo a quel corteo e non
sono stato, viceversa, a Genova. Provo a esprimere le
motivazioni del mio disagio
di fronte al movimento no
global, in un momento in cui
l’arcipelago pacifista ripensa
se stesso in considerazione
delle valutazioni dell’attacco
dell’11 settembre a New York
e al Pentagono e dei conseguenti bombardamenti sull’Afghanistan.
Un movimento eterogeneo
Sarà forse un’incapacità
mia a cogliere le novità; fatto
sta che faccio fatica a individuare i lineamenti di un movimento in cui vedo coesistere elementi molto diversi. Altra cosa era il carattere variegato del movimento contro i
missili di Comiso e per il disarmo (con pacifismo storico
del Movimento nonviolento:
quello «tecnico» delle organizzazioni di obiettori di coscienza; quello ideologizzato
della sinistra storica; quello
cristiano fatto di cattolici ed
evangelici): altra è vedere nelle manifestazioni anti-G8, e
nel dibattito che le ha precedute, i missionari comboniani «di frontiera» (sul tipo di
padre Zanotelli) e porporati
come i cardinali Piovanelli
(dalla prima pagina del Corriere della sera) e Tettamanzi;
per molti anni i missionari
come Zanotelli e Melandri
avevano stentato a trovare
credito nell’ufficialità della
Chiesa cattolica; Zanotelli
stesso dovette lasciare la direzione della rivista Nigrizia.
Allo stesso modo mi stupisce
vedere l’estrema sinistra e,
nelle stesse manifestazioni, i
viderons, i viticoltori, del Midi francese con la loro anima
«protezionistica». Se tutti in
fondo hanno un minimo comune denominatore, per tenpe insieme soggetti tanto
diversi dal punto di vista politico e culturale quel minimo
denominatore deve essere
proprio molto minimo.
È ben possibile che soggetti diversi si trovino accomunati in una medesima strategia politica. Ma il rischio è
che, proprio per la composizione del movimento, l’obiettivo politico sia definito
in maniera vaga e soggettiva:
che ognuno veda nella globalizzazione qualcosa di diverso (non è certo pensabile
che chi si dice comunista abbia le stesse motivazioni dei
protezionisti); oppure che si
riferisca a essa in maniera
generica e superficiale
Obiettivi e strategie
11 concetto di globalizzazione (non le sue realizzazioni pratiche che sono spesso
molto concrete, con danno di
molti) è per sua natura esso
stesso vagò e indeterminato e
assume, nel proprio perimetro virtuale e ineffabile, tutto
e il contrario di tutto: porta
con sé, per esempio, l’annullamento delle frontiere finanziare, e quindi un certo universalismo omologante, ma
anche, al tempo stesso, il localismo; l’uno e l’altro come
facce diverse di una stessa
medaglia. Ma se una ipotetica «regia» della globalizzazione non esiste (esistono invece le regie dei processi di privatizzazione del controllo
della finanza e della politica), la mancanza di strategie
chiare da parte di chi vi si oppone è pericolosa; nell’indistinto può trovare spazio
chiunque, dagli ingenui a chi
ti strumentalizza per fini politici ai violenti, compresi
quelli che per settimane hanno proclamato, bestemmiando la nonviolenza, di voler
violare spazi delimitati in
modo nonviolento: se non altro dal punto di vista etimologico dovrebbe essere chiara
la contraddizione interna di
simile ragionamento.
Per quanto velleitaria potesse essere la motivazione
che spinse centinaia di migliaia di italiani (e, prima ancora, di tedeschi della Rft) a
partecipare ai Comitati locali
per la pace e il disarmo, il tema dell’installazione degli
euromissili a Comiso in risposta agli Ss20 sovietici era
chiarissimo. Alla radice poteva esserci la militanza politica
o quella religiosa, la volontà
di «fare testimonianza» o
quella di attaccare in maniera
indiretta il governo italiano:
ma ciò non avveniva su basi
generiche. In quell’anno si
trattava di missili, come fino
al dicembre 1972 si trattava di
solidarizzare con gli obiettori
di coscienza per i quali nessuna legge ancora prevedeva
il servizio civile, e che dunque
finivano in galera.
Gli evangelici oggi
In questo quadro valuto invece molto bene le iniziative
prese dalla commissione della
Fcei: credo che nel proprio lavoro essa continuerà a studia
re a fondo il problema globa
lizzazlone e inviterà chiese e
membri di chiesa a fare altrettanto, giacché la superficialità
è fonte di debolezza per ogni
movimento di contestazione;
credo che farà il possibile per
ricordare al mondo politico, a
quello dell’informazione e ai
militanti anti-global più giovani che molte delle tematiche oggi sollevate con grande
clamore erano da anni nell’agenda di organismi come il
Consiglio ecumenico (vedi il
processo Jpic)-, credo anche
che cercherà di leggere nella
medesima luce anche i processi che portano all’affermazione del tremendo terrorismo internazionale venuto alla ribalta a metà settembre.
Rispetto al 1983 sarà molto
più difficile fare risaltare la
partecipazione delle nostre
chiese a qualsiasi iniziativa
politica, sia per l’attenzione
che tende a essere puntata sui
violenti spaccavetrine e sulle
sbagliate risposte del governo;
sia per la più rilevante mobilitazione cattolica, che a differenza di vent’anni fa conta
anche su alcuni elementi di
vertice. Ogni elemento di
chiarezza e di distinzione sarà
il benvenuto: le decisioni della Commissione globalizzazione della Fcei (rete Internet,
contributi di approfondimento biblico, legame con il Cec,
vedi p. 8) sembrano andare in
questa direzione.
Per molti fu facile, dopo il
crollo del Muro e dell’impero
Urss, ribadire le accuse fatte
ai pacifisti: se non si fosse risposto agli Ss20 con i missili
di Comiso, è stato detto, l’Unione Sovietica non sarebbe
venuta alla trattativa per il
progressivo smantellamento
degli arsenali atomici. Questo
è vero, ma non è tutta la verità. A questa svolta (fautore
Gorbaciov, interlocutore Reagan) concorse lo stato disastroso dell’economia, mentre
nell’Europa occidentale grandi personalità politiche (come Helmuth Schmidt) della
cui statura oggi non si vedono
eredi, decisero di sfidare l’impopolarità dei loro stessi elettori con quella scelta, e seppero in seguito rendere ragione della propria scelta. Seppero cogliere nel desiderio di
pace degli europei le stessa fiducia nella politica e nella democrazia che avevano scorto
in coloro che erano favorevoli
agli euromissili. Si comportarono, insomma, da statisti.
Ma erano altri tempi.
COBRIERE della
Religioni frammentali
L’attentato alle torri
New York ha prodotto v
commenti sui rapporti
religioni e culture nel mon'
do. Giovanni Sartori affé '
ma in un editoriale (19 5.,
tembre) cbe «L’Islam noni
una chiesa nel modo in fL
10 è la Chiesa cattolica
Semmai l’Islam è da avviri
nare alla frammentazione
protestante del cattolicesi
mo [sic!]. Ma anche a fronte
del protestantesimo le ana.
logie sono deboli. Le cotnJ
ponenti fondanti dell’Islam
sono da un lato il suo testo
sacro, il Corano, e dall’altto
11 diritto islamico. Il Corano
ne è l’elemento fisso, il dj.
ritto ne è l’elemento variabile». Poi l’articolo prose,
gue affermando che «...è
verissimo che l’Islam è vàrio e che le fedi musulmane
sono molte. Il che non toglie che il fondamentalismo
sia tra queste, e che lo sia a
pienissimo titolo. Sostenere
che il “vero Islam" è un altro è come sostenere chei
veri protestanti sono i calvinisti e non i luterani».
LA STAMPA
Lo slogan sbagliato
In un primo momento la
risposta degli Usa all’attacco terroristico dell’11 settembre è stata denominata «giustizia infinita», nome poi accantonato. Maria
Laura Rodotà interviene il
21 settembre con un commento critico nei confronti
di quello slogan. «Rifiutato
dagli alleati musulmani
perché la giustizia infinita è
compito di Allah, bocciato
anche dagli studiosi protestanti come un “peccato
d’orgoglio” (...) il nome in
codice della prossima operazione di guerra è stato già
ripudiato». Poi l’articolo cita il saggio di uno storico di
Berkeley, David Hollinger,
dal titolo Postethnic America, in cui l’autore «attribuisce all’America una forma
di “nazionalismo civico’
basato su “linguaggio comune e comune futuro’,
che gli ha dato una specie di
investitura nel perseguire,
appunto, infinita giustizia.
Lo stesso Hollinger riota
però che “negli Stati Unitici
sono sempre stati conflitti
tra nazione etnica (e religiO'
sa) e nazione civica ufficia;
le”». E anche nell’epoca di
Reagan ci fu il ricorso a termini di origine religiosa e
addirittura messianica.
SEGNA
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Estero ordinario: L. 175.000; v. aerea: L. 200.000; semestrale: L. 90.000
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Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x38 mm, Rifonna - 37x45 mm. L'Eco delle
valli valdesi) £ 30.000. Partecipazioni: mm/colonna E 1.800 Economici: a parola £ 1.000.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero-176/51.
Riforma-L’Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre 1999).
Il numero 39 del 12 ottobre 2001 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5. mercoledì 10 ottobre 2001.
2001
Associato sita
Union« stampa
psftoOlc« italiana
CARI ascoltatori e care
ascoltatrici, questa domenica torniamo a parlare di
ecumenismo attraverso due
lettere apertamente e provocatoriamente ostili al dialogo
tra cristiani. La prima ci giunge da un ascoltatore cattolico
che, citando il passo del Vangelo di Matteo in cui Gesù rivolto a Pietro dice all’apostolo: «Tu sei Pietro e su questa
pietra fonderò la mia chiesa»,
si rammarica per tutti quei
cristiani che persistono nel
peccato di non riconoscere
«l’autorità dell’unica chiesa
fondata da Gesù Cristo sulla
Cattedra dell’apostolo Pietro»,
impedendo così quell’unità
che si attuerà quando tutti i
cristiani avranno un solo ovile. La seconda lettera è invece
scritta da un evangelico che ci
mette in guardia dal dare enfasi alla pratica ecumenica
perché, dice, fonte di idolatria
Intransigenza o dialogo
allora nessuno può pern>^^
tersi la presunzione di bast^
a se stesso, ma ognuno
sempre bisogno di quale“
altro per capire meglio e
più, attraverso un dialogo “
crea legami e responsaDu
LUCA BARATTO
sfrenata e diffusa, a causa della quale Dio scatenerà sul
mondo la sua punizione.
Che cosa hanno, infatti, in
comune le due lettere? La granitica sicurezza che il linguaggio della fede sia sempre e
soltanto affermazione. I testi
giunti in redazione sono in
realtà due ammonimenti rispetto ai quali gli autori si
aspettano come unica risposta obbedienza e sottomissione. Ma si può con coscienza e
onestà veramente credere che
confessare la fede significhi
affermarla contro gli altri? la
ricerca, il dialogo e l’ascolto
non sono forse costitutivi del
nostro credere? li si può squalificare con tanta leggerezza
associandoli addirittura a
un’occasione per cadere nell’idolatria? Non credo.
Questo è piuttosto l’atteggiamento di chi pensa di bastare a se stesso e quindi si
presenta agli altri con intransigenza. Perché se è della fede
in Gesù Cristo che parliamo.
degli uni verso gli
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leranza, mentre il dialogo c
responsabilità. È un po A .
che dice una frase letta ne
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tra cristiani in questo muo":’
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che appartiene unicarne
Dio che noi ci sappiarno .
Non nel bastare a noi s e
ma nel sentirsi respons
gli uni degli altri.
(Rubrica «Un fatto>
mento» della trasmissione
diouno «Culto evangelico'’
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15
il ]9 ottobre 2001
PAG. Il RIFORMA
»1 Incontro pubblico a Torre Pellice
L'Albania e i Balcani
Albania e Balcani sono stati al centro dell’incontro organizzato domenica 14 dall’Esercito della Salvezza di Torre Pellice.
Una realtà, i Balcani, entrata nell’oblio dell’opinione pubblica
dopo l’inizio della crisi internazionale conseguente agli attentati negli Stati Uniti e ai bombardamenti sull’Afghanistan. Èva
Paglia, del Servizio rifugiati e migranti della Fcei, ha presentato
il suo lavoro in Albania e Kosovo: durante la prossima settimana, il Srm sarà di nuovo in Albania, a Durazzo, per la terza e ultima parte di un seminario (nella foto, i lavori di giugno nel
Centro giovanile della città di Elbasan) organizzato con la collaborazione della Egei e destinato agli animatori che lavorano
nei Centri giovanili delle principali città albanesi.
^ Sulle valli Chisone e Germanasca
Centro di documentazione
Interviste, libri, riprese video, fotografie tutto riguardante la
cultura e la tradizione. Questo il materiale archiviato e riordinato per volontà della Comunità montana valli Chisone e Germanasca nel Centro di documentazione di valle e nel Centro Fontan. Accessibile a tutti i ricercatori da quest’anno il Centro di
documentazione, che si trova nei locali della sede della Comunità, si è dotato anche di una nuova sezione sulle fonti orali che
verrà presentata a Perosa sabato 20 ottobre nel corso di un incontro che inizierà alle 15,30 nella sala del Consiglio di Comunità montana. La nuova sezione, costata 27 milioni, raccoglie in
patuà e in italiano numerose testimonianze archiviate in forma
di interviste e di filmati sulla vita delle Valli e dei suoi abitanti.
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La situazione occupazionale nel Pinerolese rispecchia una tendenza alla mobilità
È così facile cambiare lavoro?
Siamo sicuri che gli investimenti, anche pubblici, per la formazione della mano d'opera rispondano
èie primarie esigenze dei lavoratori? Anche le chiese potrebbero rimettere in questione l'argomento
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[lìierolese. Così se privati
oamnrinistrazioni pubbliche si impegnano, e
investono risorse nella
realizzazione di qualche
nuovo posto nell’artigiattato, nell’agricoltura o
nellapiccola industria,
crisi in un’azienda per rimettere in discussione ciò che è stato
costruito. Insomma una
spededitela di Penelope
in cui c'è chi costruisce
ma spesso c’è anche chi
I. Certo nel corso
l anni si sono avviati,
non senza positive ricadute sul territorio, procome quello dello
Scopriminiera, con i suoi
posti di lavoro diretti ma
anche col suo indotto
nell’accoglienza o nella
ristorazione. Poi però
chiude la Cascami di turno e gli interrogativi tornano a farsi pesanti; se
poi a essere in ballo sono
industrie come la Sachs
P interrogativi diventano pesantissimi.
Così, con poche certezze su grandi gruppi
“triustriali, tutti rigoro}®iente in mano a lonnne multinazionali e
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titinuità forse anche
nei breve periodo, tornano a porsi in tutta la loro
„¡®®?^a alcune questioL gestione del
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ttfriali nuovi insedia
menti, dalla professionalità degli addetti alla capacità di «riciclarsi» degli
stessi. Qualche anno fa
la commissione lavoro
delle chiese valdesi del
primo distretto aveva sollevato lo scarso spirito
imprenditoriale esistente
alle valli e nello stesso
tempo l’ormai irreversibilità della fine del fenomeno del lavoro «a vita».
Ogni persona cambierà
più volte occupazione
nell’arco della propria vita, si diceva; le conferme
ci sono tutte ma gli occupati di oggi sono in grado
di cambiare senza troppi
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disagi il proprio lavoro?
Si investono centinaia di
milioni in corsi di formazione, i fondi messi a disposizione dalla Regione
e dell’Unione europea
sono ingenti ma l’impressione è che fin qui
spesso assumono più valore per i formatori che
per le persone da formare. Siamo in grado, anche
come credenti, e come
chiese, di avviare un’approfondita e concreta riflessione sull’argomento?
Poi c’è l’altro nodo del
«pianeta lavoro»; sono
sempre più le aziende
delle Valli, sia nel settore
artigianale che in quello
agricolo (quest’ultimo
più stagionale ma in forte
espansione di richiesta)
che fanno richiesta di addetti. E il problema di oggi non è più tanto quello
di dieci anni fa (un apprendista costa troppo
caro per cui l’azienda
non assume neppure giovani «in formazione»); il
problema è diventato
quello di trovare, in taluni comparti, persone disponibili a lavorare. Così
si spiegano i ripetuti appelli delle organizzazioni
sindacali agricole a favore di un aumento nel numero di stranieri che possano essere regolarizzati,
e perciò si vedono sempre più uomini e donne
africani lavorare nei nostri campi, a raccogliere
mele o kiwi, a guidare le
greggi negli alpeggi.
Fondi anche per il Pinerolese
Venti miliardi in
arrivo dai Docup
Ci sono anche alcuni
Comuni delle Valli tra i
beneficiari dei circa 20
miliardi di contributi che
la Regione ha deciso di ridistribuire su 182 interventi realizzati nelle aree
classificate a declino industriale piemontesi. Si
tratta di fondi stanziati,
ma «avanzati», per il vecchio «docup» del 94-96, il
documento di programmazione finanziato dalla
Unione europea, che ora
vanno a integrare quanto
speso in questi anni da
alcuni Comuni in impianti sportivi e in turistismo. «Una sorta di premio - ha dichiarato l’assessore al Turismo della
Regione Piemonte, Ettore
Rachelli - a quei Comuni
che negli anni scorsi hanno investito in strutture
per migliorare la propria
accoglienza turistica e
sportiva». 1 contributi regionali infatti copriranno
parte della spesa per interventi che in realtà sono già stati realizzati negli anni passati a spese
delle amministrazioni locali e rappresentano ovviamente una boccata di
ossigeno per i bilanci dei
Comuni beneficiari.
Nel dettaglio nel Pinerolese sul versante impianti sportivi (il contributo in questo caso ammonta al 18% della spesa
totale sostenuta) sono
andati al Comune di Villar Perosa poco più di 40
milioni per la sistemazione degli impianti sportivi
e del campo deucalcio
mentre a Pinerolo arriveranno 577 milioni per il
palazzetto del ghiaccio.
Invece per gli interventi
di realizzazione di infrastrutture turistiche (qui
la percentuale sul totale
della spesa è del 64%) a
Perosa Argentina andranno 196 milioni per il
completamento della
struttura polivalente, a
Torre Pellice 174 milioni
per la biblioteca e la ludoteca, a Villar Perosa 17
milioni per la riqualificazione urbana di piazza
Centenario e una quarantina di milioni al parco naturale Orsiera Rocciavré per la segnaletica
e il recupero di un ex alpeggio a servizi per l’accoglienza dei turisti.
ICONTRAPPUNTOI
PROGETTI DA DISCUTERE
IN VAL PELLICE
MARCO lOSTAN
Nella vicenda Agess-dimissionì Granata ci sono
state questioni personali
(si veda la sua dichiarazione pubblicata in questo numero), ma anche problemi
che riguardano U modo in
cui in questi anni si sono
progettate iniziative di interesse generale per la vai
Pellice, sui quali provo ad
iniziare un ragionamento,
sperando che
altri Io continuino. V Agenzìa per lo sviluppo sostenibile (Agess) è
una Spa a capitale pubblico-privato,
con la Comunità montana
vai Pellice azionista di
maggioranza, creata per
sostenere iniziative di vario
genere in valle. Tra i maggiori impegni attuali figurano la gestione della Crumière, del palaghiaccio di
Pinerolo, il coinvolgimento
nel futuro di villa Olanda. È
mancata finora (ma perché?) una adeguata promozione di adesioni da parte
di soci privati, il Consiglio
di amministrazione è parso
debole rispetto ai difficili
problemi da adontare.
In compenso il presidente Granata si è mosso con
entusiasmo, cercando di
rompere steccati, di promuovere collaborazioni,
forse andando oltre quanto
previsto dai politici. Purtroppo ha commesso un errore quando ha deciso un’
operazione amministrativa
di una certa entità senza
concordarla preventivamente con il Consiglio di
amministrazione, cioè di
fatto con la Comunità montana. Si sarebbe potuto, a
mio avviso, ricercare una
soluzione tra le parti. Invece la situazione, trascorsi
alcuni mesi, diventava esplosiva e portava il presidente della Comunità a
chiedere le dimissioni di
Granata, che, presentandole, soddisfaceva anche le richieste finanziarie. La conseguenza è che, per molti
versi, l’Agess così riparte
da zero avendo perso un
anno, consumato molte
energie di un gruppo di
consulenza volontario che
ha lavorato sulle possibili
attività della Crumière,
bruciato alcuni rapporti.
La Comunità montana
assicura che nulla è compromesso e nel frattempo è
già stato nominato un nuovo presidente. Non sono
con cui si dibatteva Granata
(e chiunque si appresti a
prendere in mano TAgess)
derivano dalla logica dei finanziamenti legati a certi
progetti e al modo con cui
questi sono redatti. Nel caso
della Crumière mancava del
tutto un piano di gestione.
La vai Pellice ha già assistito allo spreco di denaro avvenuto sotto
Il caso «Agess»
ma anche la
«Porta di valle»
e le borgate:
manca il dibattito
la precedente
amministrazione della
Comunità
con il decantato progetto
borgate, che
non ha recuperato un bel
niente; poi c’è
stata la Crumière, splendida operazione architettonica miliardaria che consegna un edificio nudo, non
arredato, e tutto da gestire
(ristorante, alloggio, attività) senza disporre di una
lira; si parla poi di un miliardo che entrerebbe dalla
«Porta di valle» per sostenere la Cantina sociale di Bricherasio, poi ci sono le utopie della Pietra di Luserna e
quelle del 2006.
Non tutti sanno che i milioni concessi su gran parte
di questi progetti arrivano
solo se gli enti locali ne
mettono il 50%; in altre parole per avere dei soldi ne
devi spendere, sottraendoli
a cose più essenziali. Si dice naturalmente che il tutto «fa sistema», che il futuro è solo nel turismo, ovviamente dolce, compatibile, culturale, eccetera: dunque che questi investimenti, fra alcuni anni, avranno
un tornaconto diffuso sul
territorio. È possibile, almeno in parte: ma di tutto
questo bisognerebbe discutere molto di più, con
dati certi in mano.
Nell’immediato, poiché
le attività alberghiere e di
ristorazione previste sia alla Crumière che a Villa
Olanda, anche se iniziasse
ro subito non darebbero
reddito nei primi anni, è
stato calcolato che l’Agess
avrebbe bisogno, nel primo
quinquennio, di almeno 10
miliardi. Per trovare questi
soldi, oltre a operazioni di
credito (a rischio) o a rapporti politici (discutibili) ci
sono altre possibilità, da discutere iq modo chiaro e
aperto, per evitare che il costo di gestione ricada sugli
enti pubblici? Non sarebbe
questo un compito urgente
per la Comunità montana e
per le forze politiche che at
così ottimista. I problemi tualmente la governano?
16
PAC. 12 RIFORMA
I SINDACI DI ANGROGNA — NeH’ambito delle
manifestazioni in corso per «L’autunno in vai
d’Angrogna» il Comune ha ricordato i suoi sindaci dal 1800 a oggi. Nella sala consiliare è stato
esposto un cartello che ricorda nomi e luoghi,
da Pietro Monasterio (1800-1805) a Jean-Louis
Sappè, sindaco dal 1995. Un simpatico depliant
riporta, dalle Glanures d’histoire vaudoise di
Jean Jalla, la notizia che, nel XVII secolo, il Consiglio comunale di Angrogna aveva sempre due
sindaci, scelti l’uno di qua e l’altro di là « du
Vengie». La parte alta del comune, chiamata dai
signori di Luserna Signoria di Mombron, aveva
come sindaco nel 1676 Pierre Odin; quella bassa, detta Signoria di Nizza e Campiglione, vedeva sindaco il cognato Etienne Bertin. I sindaci
entravano in funzione il 2 febbraio, giorno della
Candelora, i consiglieri a Natale.
VERSO LA FIERA DI LUSERNA — Privata di alcuni
dei suoi annunciatissimi eventi, la Fiera di Luserna si avvia al giorno dell’apertura; la parte
commerciale e i convegni sono ormai definiti
da tempo, ciò che appunto è ancora suscettibile
di modifica sono gli spettacoli. Senza Morandi,
Littizzetto, Radio 105, Paolo Hendel, l’«unità di
crisi» composta da assessori, consiglieri di maggioranza e minoranza sta cercando di ovviare.
Una decisione è presa: niente palatenda lungo
il Pollice ma struttura chiusa in piazza Partigiani, meno posti ma anche meno spese. Ospiti?
Pare certo Little Tony, sabato 27, ingresso a
25.000 lire, poi nelle altre serate l’orchestra Bagutti (15.000 lire), serata dj con Radio Alba (ingresso a 5.000 lire) e immancabile serata con
Enzo & Massimo a ingresso gratuito.
INCIDENTE MORTALE A SAN SECONDO — Nelle
prime ore del mattino di domenica scorsa,
all’incrocio di San Secondo della provinciale
161 della vai Pellice, ha perso la vita un giovane
operaio residente a San Secondo, Mario Di
Cangi, la cui Lancia Delta è stata semidistrutta
da un’auto proveniente da Luserna e guidata da
Franco Santomauro di Luserna. Di Cangi, proveniente dalla provinciale di Osasco, non ha rispettato lo stop tagliando in pieno la strada
all’altro automobilista. Per il primo nulla da fare, mentre Santomauro è ricoverato in gravi
condizioni all’ospedale di Pinerolo.
IMPARA L’ARTE A TORRE PELLICE — La biblioteca comunale Carlo Levi di Torre Pellice e la Cai
leria d’arte Scroppo presentano la mostra «Impara l’arte», viaggio attraverso i libri che inse
gnano a conoscere e apprezzare l’arte in tutte le
sue forme. L’inaugurazione della mostra è prevista sabato 27 ottobre alle 10,30 nella sede di via
D’Azeglio 10; apertura al pubblico martedì, mercoledì e giovedì ore 15,30-8,30, venerdì e sabato
10,30-12,30. Per le scuole, su prenotazione,
apertura mercoledì e giovedì ore 10-13.
TRE SERATE SUL «CIELO» — Il Parco Orsiera Rocciavré promuove tre serate dedicate all’osservazione stellare: gli appuntamenti sono per il 20 ottobre, il 3 e il 17 novembre alle 21 nella sede del
parco a Pracatinat. Ogni serata sarà introdotta
da una parte teorica con lucidi e da un paio di
ore di osservazione all’aperto. Per informazioni
rivolgersi a Andrea Pane, tei. 0121-83757.
NASCE EUROGAS — Dopo Aceacom per il settore
telefonia, l’Acea di Pinerolo prosegue nella sua
campagna di collegamento ad altre realtà operanti in Piemonte in settori chiave. Questa volta
tocca al settore energia: venerdì prossimo a Torino verrà presentata la nuova sigla «Eurogas»
che nasce dal contributo di varie esperienze
private, pubbliche e miste a realizzare la seconda realtà del Nord-Ovest per volume di gas
commercializzato: diffusione sul territorio, flessibilità, vicinanza con i clienti, acquisto in comune di gas metano aumentando le capacità di
contrattazione: su queste linee si muoverà la
nuova società del gas del Nord-Ovest,
QUALE SICUREZZA? — Nel bacino del Pellice e del
Chisone l’alluvione di un anno fa ha creato diversi punti critici: nei programmi di ricostruzione sono stati individuati 26 interventi dei quali
solo 12 sono, a tutt’oggi, finanziati e fra questi
ultimi sei sono appaltati e consegnati, 4 sono in
fase di affidamento e 2 in corso di approvazione. A partire da questi dati i parlamentari locali
Merlo e Passone hanno scritto al ministro
dell’Ambiente, Matteoli, e al presidente del Magistrato per il Po, ingegner Reali, chiedendo
maggiore interessamento per mettere in sicurezza la zona. La lettera è corredata dalle firme
di tutti i sindaci della zona.
L* Eco Delle Yalu "Iàldesi
VENERDÌ 19
\ A un anno dall'alluvione facciamo il punto sulla situazione dei lavori di ricostruzione
pnoBRE
Ottobre 2000: ¡I Pinerolese sotto l'acqua
Ancora da firmare l'accordo con le Ferrovie per il ponte sul Chisone a Pinerolo, soluzione provisi
a Porte, opere da appaltare e pochi cantieri aperti Cli amministratori incontrano il Prefetto di Tori
MASSIMO CNONE
DAVIDE ROSSO
NON DI SOLO PANE — Il centro «Fuori scaffale» di
via Repubblica 7 a Pinerolo organizza un incontro dibattito sul libro «Non di solo pane», di
Graziella Tron, giovedì 25 ottobre alle 17.
Gli anniversari, si sa,
possono essere tristi oppure allegri, a seconda dell’evento che si
vuole ricordare. A un anno dall’alluvione dell’ottobre 2000, il pensiero
corre alle visioni tragiche
del Pinerolese sconvolto
dalla furia dell’acqua. Ma
il punto è: guardando all’attuale situazione dei
nostri torrenti, dei lavori
fatti e di quelli da fare, c’è
da dormire sonni tranquilli oppure da scrutare
le nuvole e preoccuparsi?
Iniziamo da Pinerolo. Il
ponte sul Chisone resta
nelle stesse condizioni
dell’inverno scorso. Il
guado, sotto il quale in
questi giorni scorre un
torrente quasi in secca, è
attualmente il passaggio
più breve fra vai Pellice e
Pinerolo: lo rimarrà fino a
quando non andrà definitivamente in porto raccordo fra Regione-Provincia-Comune e le Ferrovie. A Miradolo i lavori
sono iniziati, i primi al via
per la ricostruzione di un
ponte, però procedono
lentamente. Nella primavera scorsa la promessa
era stata di una ricostruzione rapida del ponte,
già per l’autunno. Ma i
tempi slitteranno; forse di
Un ennesimo ponte provvisorio a Torre Peiiice
molto. Il ponte Palestre a
Porte, risalendo il corso
del Chisone, è oggi percorribile per le auto grazie a un bailey realizzato
poco tempo dopo l’alluvione. I portesi hanno anche visto recentemente le
ruspe al lavoro nell’alveo
del torrente dove si stanno realizzando le nuove
arginature. «Serviranno a
poco però - dice il sindaco di Porte, Laura Zoggia
- se non verranno fatti gli
interventi previsti nel
tratto a monte del Chisone». Poche novità per gli
altri due ponti della vai
Chisone trascinati via
dalla piena di un anno fa.
Quello di Villar Porosa ha
ottenuto per ora il via libera dalla conferenza dei
servizi, quello di Inverso
Pinasca non è invece neanche all’ordine del giorno, del resto se andasse
in porto l’ipotesi di nuova
viabilità di valle probabilmente poco a più a valle
di dove una volta sorgeva
il ponte di Fleccia verrebbe costruito un nuovo
viadotto.
In vai Pellice, sui 7 miliardi di interventi previsti, dal Magispò ne sopo
arrivati soltanto 2. Una
mancanza denunciata, ed
è già la seconda volta, al
Prefetto di Torino, Achille
Catalani, che venerdì 12
ottobre ha incontrato gli
amministratori di tutto il
Pinerolese. «Fare interventi grandiosi a valle è
inutile quando si fa poco
a monte - dice l’assessore
alla viabilità della Comunità montana vai Pellice,
Giorgio Odetto -: il rischio è che alle prime
piogge tutto il lavoro sia
annullato». Finora dal
Magispò nessuna risposta. «C’è da sperare commenta Odetto - che
con la prossima Finanziaria si metta una pezza».
Stesso discorso è stato
fatto dai rappresentanti
della vai Chisone essendo
molti gli interventi previsti, sia di arginatura che
di intervento sull’alveo,
per i quali c’è il via libera
ma non ci sono i finanziamenti.
Tra i lavori conclusi dal
Magispò, a Villar Pellice
c’è l’intervento di risistemazione dell’alveo del
Pellice, presso il ponte
«delle rovine» in località
Fiemminuto. Soddisfatto
I resti del ponte di Mira*
lo nell’ottobre del 2000
il sindaco. Bruna Fracl.
anche se «l’argine amoi
te necessità di una coni
stente ricucitura». Do,
vrebbero concludersial
ne ottobre i lavori al poi,
te' di Blancio a Torre Pd
lice. Verniciatura, sos%
zinne dell’assito e difesi
spendali sono i t
centrali. Via InversoQ
Bianca resta chiusali
traffico, mentre la vici«
via Inverso Colletto,
vrebbe bisogno di esse»
risistemata. Tutto tacei
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Prosegue invece la sisli.
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Una mostra al priorato mauriziano di Torre Pellice
L'arte per i malati di sclerosi
«L’arte a favore di chi
soffre di sclerosi multipla» è il titolo di un’iniziativa dell’associazione
San Giuseppe, l’esposizione di opere pittoriche
in programma sabato 20
e domenica 21 ottobre al
chiostro del priorato della parrocchia di San Martino di Torre Pellice con
lo scopo di raccogliere
fondi per il nuovo reparto della Casa di riposo,
destinato a ospitare persone disabili e in modo
particolare affette da
sclerosi multipla.
A marzo 2002 dovrebbero finire i lavori di costruzione della nuova
struttura, che fisicamente
prosegue l’edificio già
esistente e funzionante
della Casa. Ma l’Jmpegno
finanziario non finisce
con i lavori di muratura
in quanto l’istituto necessita di nuova apparecchiatura specifica. Saranno venti i posti letto destinati ai disabili, con la
realizzazione di nuovi
soggiorni per degenti e di
un nuovo laboratorio per
attività occupazionali e
didattiche. La grande
maggioranza di questi saranno giovani malati che
potranno trovare nel San
Giuseppe uno spazio per
i cosiddetti ricoveri «di
sollievo», costituiti da
brevi permanenze con
personale specializzato.
Le opere esposte, donate da una ventina di
artisti della valle (si va da
Guy Rivoir ad Attilio Revelli), saranno poste in
vendita a prezzi inferiori
alle quotazioni di mercato e l’intero ricavato servirà per l’acquisto di attrezzature per il nuovo
reparto, come gli speciali
letti che costano circa 20
milioni l’uno. L’inaugurazione è prevista sabato
20 ottobre alle 16,30 e
l’esposizione, che ha il
patrocinio dell’Associazione italiana sclerosi
multipla, prosegue domenica 21 dalle 10 alle 12
e dalle 15 alle 19.
Social Forum vai Pellice-Pinerolc
No alla guerra
«No alla guerra, senza
se e senza ma». È il messaggio, a chiare lettere,
dei due Social forum del
Pinerolese.
Sabato 13 ottobre il Val
Pellice social forum ha
organizzato un pomeriggio al cinema Trento di
Torre Pellice dove un
centinaio di persone si
sono date appuntamento
per la proiezione del video di Indymedia sulle
giornate di protesta contro il vertice G8 di Genova. In programma ci sono nuove iniziative contro la guerra e momenti
di informazione sul prossimo vertice del Wto. L’
assemblea pubblica del
Val Pellice Socia] Forai
si terrà venerdì 19 allell
presso la Casa unionisti
di Torre Pellice.
Da parte sua il Pinero
lese social fomm si è feto promotore dei presi
quotidiani in piazza Fatta. Giovedì 18 ottobre Rnerolo scende in pia®
contro la guerra conui
corteo; sabato 20 e domenica 21 ad Agape (lunedì 8 il Centro ha cliiiiso per manifestare contro l’inizio dei bombardamenti e contro il ter»
rismo), è prevista uni
due giorni aperta a tutti
per discutere delle prospettive del movimeo®
(info allo 0121-807514).
La stagione al teatro del Forte
Per tutti i gusti
Giunge alla sua quarta edizione la stagione
teatrale del teatro del
Forte di Torre Pellice,
che aprirà il prossimo 27
ottobre. Quest’anno ritornano le rassegne che
hanno visto il largo successo di pubblico negli
anni passati, con particolare attenzione ai più
giovani e ai bambini, e
con-uno sguardo particolarmente rivolto ai i temi
deirimpegno sociale e
dell’attualità.
Le rassegne proposte
saranno: «Con gli occhi
dei vinti», proposte di
spettacolo pensate per
un pubblico interessato a
quel teatro che affronta
aspetti di vite vinte, spesso perdute nei meandri
di un mondo troppo
grande e a volte spietato.
«Domenica in tre», spettacoli pomeridiani per
bambini, un’occasione
in cui poter liberare l’immaginazione tra storie
fantastiche vissute in
scena da compagnie italiane professionali specializzate nel teatro per
ragazzi. «Muse, donne e
teatro», che vuole mettere in evidenza, attraverso
la rappresentazione teatrale, storie e vissuti al
femminile, portati in scena da attrici che con il loro lavoro offrono un contributo artistico importante per la nuova drammaturgia contemporanea. «Vai avanti tu ebe
mi scappa da ridere», per
gli amanti della risata,
per gli affezionati alla terapia del riso, questa rassegna vedrà esibirsi sul
palcoscenico del teatro
dei veri campioni del cabaret nazionale per farci
ridere anche sulle cose
più serie. «Un teatro per
la scuola», un’occasione
di dialogo e confronto tra
mondo della scuola ed
espressività teatrale. «Il
teatro dei ragazzi», consueto appuntamento finale per concludere la
stagione. Tutte le informazioni su date, biglietti,
abbonamenti potranno
essere richieste alla compagnia Nonsoloteatro,
tei. 0121-323186.
POSTA
Una stagione all'Agess
Mi rivolgo a vói perché avete seguito
con cortese interesse le vicende dell’Agess, visitandone i cantieri e fornendo al pubblico informazioni sulle sue
varie attività. Sapete, e vi ringrazio della discrezione con cui le avete comunicate, delle mie dimissioni dalla carica
di presidente dell’Agess, rassegnate il
13 settembre scorso. Ho volutamente
lasciato trascorrere questo tempo, e
dopo attenta riflessione vi offro la mia
personale interpretazione degli avvenimenti. Non mi dilungo a ricordare la
situazione di partenza, all’assunzione
del mio incarico. Era, ed è, ampiamente nota. Le prime cose che ho pensato
di dover fare sono state il recupero
dell’immagine della società, la realizzazione di valide relazioni esterne,
l’impostazione della futura gestione, il
mantenimento delle attività già in essere. Per fare ciò mi sono dato un ruolo di «tuttofare» o più elegantemente
di presidente operativo. Questo presupponeva che, intorno a questo nuovo ruolo, indubbiamente utile, ciascun
soggetto si sarebbe ritagliato il proprio
spazio operativo.
Grande errore. Le aspettative erano
esattamente il contrario e a me sarebbe toccato, oltre che lavorare tutti i
giorni, ritagliarmi gli spazi nella realtà
societaria, per evitare di suscitare diffidenze. Non ho badato a questo grosso
problema, e sono andato avanti facendo e progettando, e chiedendo frequenti ratifiche del mio operato. Tale
tecnica non è di per sé negativa, ®
presuppone rapporti amichevoli, »
grado di fiducia, informazione redpi®'
ca, grande lealtà, assenza di interessi«
rappresentatività collaterali. Ho p»
colosamente creduto che queste ce®
maturassero, alimentate dal primiF’
sultati, dal lavoro svolto, dalFirop®?’
profuso. Non esisteva nessuna garee
zia per me e infatti, in occasione diui>
delicata situazione amministrativa.
clii
riguardava proprio me, mi è stata n
gata la ratifica.
Per fortuna la cosa è oggi
perata, ma le conseguenze riroang® ■
Riassumendo: la mia perso”®*®’"u
prelazione del mio insuccesso è
troppo preoccupato di lavorare e Q>
re, ho speso grandi attenzioni v
l’ambiente esterno, trascurando le8
ste aspettative della struttura,
ministrativa che operativa. CowtiW _
al di là di queste povere 'Scende,
cietà continua a vivere e a lavora
provveduto con tempestività
mina del nuovo presidente,
Lorenzino, al quale rivolgo un cot<
augurio. Come ultimo
chetò che ogni attività da me -ggj
sa e non ancora formalizzata,? .
continuare, offrendo ai terzi una
controparte o, in caso contrarioda per motivata decisione, '”"5 0.'
------------- . gJlC
puntualmente gli interessati. ^ jjyjjo
tuoso saluto a quanti haniio c° g di
con me questa stagione di lavo
entusiasmo. Con i migliori saluti
-rrali^
Giovanni
ex presidente Agess - Torre
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19 OTTOBRE 2001
Eco Delle ìàlli Aàldesi
PAG. 13 RIFORMA
Un ennesimo capitolo della crisi in vai Chisone
uale futuro per la Sachs?
la dirigenza intende ridurre il personale di 150 unità
^ necessario discuterne a Roma ma anche sul territorio
pavide rosso
aOIvìARB insieme,
laiinistrazioni e ,
^ti, sullo sviluppo
Chisone e Ger¡.anasca e sulle risposte
in termini di politica del lavoro. Questa
riineaemersainmanienforte dall’incontro, tesosi venerdì 12 ottobre
i, che aveva come
crisi della Sachs
l^arPerosa.
Latrisi delle industrie
detta valle passate nel lodnsieme, in termini oc
Sionalij dai 12.000
indenti di inizio ’900
aicirca 2.000 attuali è
letiziata in questo pe. 5 dalla chiusura tota
eascami seta di Pomaletto e dalle comunicadóni che arrivano dalla
re aspe! ¿¡jigenza della Sachs di
rersoCi ¿¡tta produttrice
di ammortizzatori per
auto, di voler ridurre di
150 unità il proprio personale su un totale di 350
ipendentì. Ora si aspettaiPiano industriale che
• la eiezione dell’azienda
ittivtebbe presentare a
novembre, così comerichiesto dai sindacati, per capire con precisione quatte sarà il futuro
dellafabbrica villarese.
Proprio partendo da
quest’ultimo caso concreto'i sindaci della valle
e i sindacalisti si sono
confrontati sulla necessità di attivare da un lato,
come proposto dall’onorevole Giorgio Merlo presente all’incontro di venerdì 12, un tavolo di
liatfativa a Roma e dall'altro di cominciare a riflettere seriamente su
quale sarà il futuro in termini di sviluppo per il
di Miradj
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territorio. Abbastanza
concordi le risposte: occorre salvare il più possibile i posti di lavoro esistenti ma occorre anche
trovare strade nuove cercando nuove opportunità
di sviluppo economico. Il
turismo può essere una
strada, e già la Comunità
montana sembra muoversi in questa direzione
per esempio con i progetti sulla stazione sciistica
di Frali. Un altra via, ricordata da Roberto Prinzio, presidente della Comunità montana, è quella
del ricercare lo sviluppo
del settore della piccola e
media impresa fino a ora
poco presente in valle.
«Ma occorre - ha aggiunto Prinzio -, creare una
cultura nuova, per un
nuovo tipo di imprenditorialità e per farlo bisogna partire anche dalla
formazione e dal servizio
fornito alle imprese».
Molti degli interventi
che si sono susseguiti nel
corso dell’incontro di ve
nerdì hanno poi rimarcato la necessità che proprio in questo momento
tra le forze sindacali ci sia
accordo per affrontare
uniti la crisi che per qualcuno è destinata probabilmente ad allargarsi anche ad altre industrie valligiane. Ma l’unità di intenti, e soprattutto di azione, deve riguardare
anche gli amministratori,
formare un fronte unico
per dare un futuro di lavoro al territorio difendendo per quanto possibile l’esistente.
Un occhio rivolto al
presente e uno al futuro
insomma quello degli
amministratori valligiani
e del sindacato che probabilmente prossimamente dedicheranno altri incontri e magari un
convegno all’argomento
perché, come è stato sottolineato, «occorre attivarsi e farlo presto prima
che sia troppo tardi per
poter pensare a un futuro di lavoro in valle».
Ultimi lavori a Villar Porosa
Una nuova sala
per cinema e teatro
Entro la fine dell’anno,
0 al massimo l’inizio del
prossimo, Villar Porosa e
la vai Chisone avranno
in attività un nuovo cinema-teatro e un centro
di promozione del turismo. Dopo due anni di
lavori, infatti, è attesa
per metà dicembre, a
collaudi avvenuti, l’inaugurazione ufficiale della
nuova struttura polivalente «Una finestra sulle
valli» sorta all’ingresso
del paese di Villar Perosa
e affiancata al nascente
parco urbano.
In questi giorni si stanno predisponendo i bandi di gara per l’assegnazione della gestione dell’edificio che ospiterà il
cinema-teatro, un bar e
uno spazio dedicato all’accoglienza turistica
con un centro informazioni affiancato da uno
spazio di promozione di
prodotti tipici locali. Il
Consiglio comunale villarese ha approvato, mercoledì 10 ottobre, la convenzione per l’affidamento della sala cinema-tea
È scomparso il musicista della «Cantarana»
Solodanza ricorda Cesare Boni
Non è possibile presentare una serata, come la terza di «Solodanza», prima
rassegna di musica e ballo folk in vai
Chisone organizzata dalla Cantarana
di Pinerolo, senza prima ricordare la
scomparsa prematura di Cesare Boni,
ghirondista e chitarrista fin dagli inizi
nella band pinerolese, per ,anni puntuale mixerista agli spettacoli folk della
zona, dal CantavaUi al Tacabanda. Cesare Boni è mancato la scorsa settimana, alla soglia dei 50 anni, dopo un
lungo anno di devastante malattia;
mancherà a tutti la sua simpatia e la
sua abilità tecnica, la sua pipa e l’immancabile camicia a quadrettoni.
«Solodanza» approda a Perosa il 20
ottobre: tocca a «Meikenut» {«Meglio
che niente» in dialetto biellese), una
denominazione spiritosa per un quartetto che si è imposto all’attenzione del
pubblico l’anno scorso con un primo,
brillante cd, e che è caratterizzato dalla
ricchezza dello strumentario utilizzato,
dove emergono i suoni aggressivi di
bombarda, ghironda e cornamusa accanto alla liricità dell’arpa celtica, sulla
solida base ritmico-armonica dell’organetto, con un repertorio che spazia
dalla Bretagna alle valli eccitane d’Italia. Le serate iniziano alle 21,15. Ingresso lire 12.000. Info: 335-7570889.
orizzonti per gli studenti del Collegio valdese di Torre
classe e concerti in Germania
Apertura di
Scambi di
_ niANCESCASALUIZO
Finito U week-end di
Kothemburg il gruppo si è sdoppiato per
^tinuare con gli scam01 di classe che hanno
portato il terzo anno a
Herchen e il mio, vale a
Alte il quarto, a Heidel001?. L’accoglienza è sta® cada quasi quanto il
™®a. 1 corrispondenti
«ano impegnati nelle leloiu del mattino, ma
“OMo ugualmente pran^win nostra compaia mentre i professori
Occupavano di trovare
^ sistemazione per chi
«a sprovvisto del corri^ondente, perché temporaneamente assente
per vari motivi.
riiit* punto di vista
J^llurale si è trattato di
^'^“"ibio molto inteAbbiamo visitasuoi- soffermandoci
gZ.^^Petti turistici e su
logici^
»01 che sono rappre- .
^™t-media
Scoro ‘^^nRorata l’anno
caBr°iv^ ® presenza del
^ffiere tedesco. In
Ì*^*^nio visitato
queM*na di Spira e
oriiino^ ^demburg, di
fcuT,'"^na’allaquateSnÌ “^nti della zona
per via
Viresq H*’ m® ®*gnificatia* architettura
Per quanto riguarda i
rapporti umani, la differenza tra l’accoglienza
italiana e quella tedesca
sono state evidenti. I corrispondenti e i loro genitori nella maggior parte
dei casi non si preoccupava,no del fatto che un
ospite girasse da solo in
città. Credo che questo
non dipendesse dalla
maleducazione di chi ci
ha ospitati, ma da una
diversa cultura, quella di
chi, ben lungi dal nostro
«mammismo» mediterraneo, manda a scuola
da soli bambini di sei anni anche quando questo
comporta l’uso di affollati mezzi pubblici. Gli
ospiti tedeschi infatti
hanno dimostrato di essere attenti a trattarci
con riguardo nella festa
di fine scambio tenutasi
il venerdì sera, preparando un’ottima cena a base
di piatti locali.
LUCA PASQUET
PER confermare la tradizione di amicizia
che lega il Collegio valdese alla Gustav Adolf Werk
(Gavv), il coro della scuola
di Torre Pellice, il 22 e 23
settembre, nella cittadina
di Rothemburg, ha partecipato ai festeggiamenti
per il 150° anniversario
della fondazione dell’organizzazione tedesca. Ci
sono state diverse esibizioni del nostro coro. La
prima, che ha avuto luogo subito dopo la fine di
un «fantozziano» viaggio
in pullman durato ben 13
ore, è durata poco, grazie
al cielo e alla magnanimità degli organizzatori.
Forse si trattava della
stessa pietà che ha spinto
i presenti al culto domenicale ad applaudire i torresi anche dopo averli
confrontati al superbo
coro della cattedrale, che
'«>nqi
eseguiva, fra l’altro, brani
presi dal Requiem tedesco
di Brahms, accompagnato da un organo meraviglioso, quasi fantascientifico. Comunque la professoressa Amalia Geymet, che accompagnava
il gruppo e che di tedesco
e tedeschi se ne intende,
ha assicurato che fare applaudire una comunità di
luterani bavaresi durante
il culto non è una cosa facile. Se questo è vero l’applauso era meritato.
Dopo il culto e il pranzo, che come tutti gli altri
pasti è stato gentilmente
offerto dalla Gustav Adolf Wérk, i coristi hanno
avuto la possibilità di visitare il bel centro medievale della città guidati
dal diacono per le attività
giovanili delle chiese cittadine. Gli allievi del Collegio sono stati poi calorosamente accolti dai
rappresentanti delle Unioni giovanili evangeliche di Rothemburg.
Domenica sera il coro
ha partecipato a una cena ufficiale cantando
neU’intervallo tra il discorso di un’autorità e
l’altro e poi facendo onore al pantagruelico buffet
preparato per l’occasione. Insomma, una cena
di tutto rispetto per concludere un fine settimana movimentato e prepararci a ripartire la mattina seguente.
tro alla «Compagnia degli
artisti Torino», di Gtugliasco, che la gestirà nei
prossimi 6 anni. Una verifica dell’attività svolta è
prevista alla fine del se
condo anno di conven
zione; per la gestione ar
riverà alla compagnia un
contributo annuale del
Comune di 15 milioni,
mentre questa si impegna a garantire almeno
un centinaio di serate
Tanno di spettacoli. Nella
programmazione poi dovrà essere previsto Tu
tilizzo della sala a fini
didattici da parte delle
scuole oltre naturalmente
alla programmazione di
spettacoli teatrali, rasse
gne, incontri e quant’al
tro venga concordato dal
la compagnia con Tamministrazione comunale.
Questo per quel che
riguarda l’aspetto più
strettamente culturale,
per quel che invece attiene alla promozione turistica il sindaco di Villar
Perosa, Roberto Prinzio
ha informato che sono
già diverse le richieste
per la gestione del bar interno alla struttura e per
la gestione degli spazi più
propriamente promozionali. «In questo caso - ha
detto Prinzio - le ipotesi
gestionali aperte sono almeno un paio. Da un lato
c’è la disponibilità delTAtl del Pinerolese e della
vai di Susa alla creazione
di un punto informativo
sul modello di quello di
Pinerolo e dall’altro si sta
pensando di affidare gli
spazi a un’agenzia turi
stica che userebbe in
proprio una parte dei locali e curerebbe la gestione degli spazi per l’esposizione e la vendita dei
prodotti tipici». 11 tutto è
ancora al vaglio dell’amministrazione comunale
V; Val Pellice
Musicisti
danesi
«Dal furore dei Danii li
beraci o Signore»; questa
preghiera risuonava da
tutti i monasteri negli an
ni della fine del primo
millennio, quando i vichinghi razziavano mezza Europa, Oggi oltre
cento danesi, simpaticissimi, sono in vai Pellice
con due orchestre di cinquanta esecutori ciascu
na, una di fiati e una
sinfonica. La «Copenhagen Sinfonia» presenterà
venerdì 19 ottobre alle 21
nella chiesa parrocchiale
di Bricherasio il Concerto
n. 3 per clarinetto e orchestra di Ludwig Spohr
e la Sinfonia n. 6 del compositore danese Niels Cade; il programma aprirà
con l’ouverture del «Pro
metheus» di Beethoven.
Contemporaneamente
anche il tempio valdese
di Villar Pellice ospiterà la «Lyngby-Taarboek
concert band» che presenterà un repertorio di
musica nella tradizione
delle grandi orchestre
americane degli Anni 30.
Ambedue i concerti sono
organizzati grazie allo
speciale con il console di
Danimarca per il Piemonte e la Valle d’Aosta;
da ¿ei anni arrivano in
Italia importanti complessi musicali danesi e
per una sera almeno coinvolge la vai Pellice.
NELLE CHIESE VALDESI
INCONTRO CASSIERI I DISTRETTO — Domenica
28 ottobre tradizionale incontro dei cassieri per
discutere circa la ripartizione delle quote, per
ciascuna chiesa, da inviare alla cassa centrale.
Programma della giornata; ore 11,30 appuntamento presso le vecchie scuole, pranzo; 14,30 interventi del dott. Andrea Ribet e del direttore del
San Paolo Imi di Luserna San Giovanni, Giulio
Griglio, sugli effetti nei bilanci delle chiese dovuti all’introduzione dell’euro.
! ° CIRCUITO — Nella sala polivalente di Villar Pellice, domenica 21 ottobre, alle J17, assemblea di
circuito, con incontro con Téqufpe della Cevaa; a
conclusione della serata cena comunitaria.
2“ CIRCUITO -- Venerdì 19 ottobre, a Villar Perosa,
alle 20,30, assemblea di circuito.
ANIMAZIONE GIOVANILE — Sabato 20 ottobre, a
Pomarett.0, alle ore 21, il gruppo teatro dei giovani del 1 distretto presenta «Blu». Per prenotazioni
e informazioni tei. 0121-81288 o 0121-801804.
ANGROGNA — Domenica 21 ottobre (ore 10 nella
sala unionista) avrà luogo un’assemblea di chiesa dedicata alla relazione della deputata al Sinodo; ci sarà anche un momento elettivo, per la
sostituzione dell’anziana Elena Bertot, dimissionaria per motivi di lavoro. Giovedì 18 ottobre,
alle 20,45, nella scuola grande del capoluogo, incontro con l’équipe Cevaa.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Il Gruppo donne insieme è convocato per venerdì 26 ottobre, alle
20.30, al presbiterio, per discutere con la diaco
na Anita Tron come proseguire. Domenica 2 8,
assemblea di chiesa con la relazione sul Smodo e
Conferenza distrettuale, nonché per l’elezione di
tre anziani che scadono ma sono rieleggibili.
MASSELLO — Domenica 21 ottobre, alle 11,15, culto con assemblea di chiesa: alTodg i lavori sinodali, il programma pastorale, il cimitero.
PERRERO-MANIGLIA —Venerdì 19 ottobre, alle 17,
primo incontro di catechismo. Domenica 21, alle
10, culto con assemblea di chiesa: alTodg relazione della deputata al Sinodo e elezione di una
nuova anziana. Martedì 23, alle 14,30, ripresa
delle attività dell’Unione femminile.
POMARETTÒ — Venerdì 19 ottobre, alle 16, culto al
centro anziani dì Perosa.
FRALI — Giovedì 18 ottobre, alle 14,30, primo incontro del gruppo donne (quindicinale) e, alle
20.30, della corale (settimanale). Venerdì 19, alle
16.30, priiho incontro della scuola domenicale.
Domenica 21, alle 10,30, assemblea di chiesa:
alTodg relazione sulla Conferenza distrettuale e
sul Sinodo, decisione sull’orario del culto.
PRAMOLLO — Venerdì 26 ottobre, alle 18, riunione
dei monitori al presbiterio; alle 20,30, incontro
organizzativo per la corale. Domenica 28, alle
9.30, al presbiterio, sono invitati i genitori dei ragazzi del catechismo e precatechismo; alle 10
culto di inizio attività con santa cena; intervengono i bambini e i ragazzi della scuola domenicale e di catechismo e precatechismq. Verrà insediato il nuovo anziano Adriano Menusan.
Martedì 30, alle 20, riunione quartierale ai Bosi.
PRAROSTINO — Sabato 20 ottobre, alle 15, incontro
dei ragazzi del precatechismo e dei loro genitori,
per definire giorni e orari degli incontri; alle 16,
inizio delle attività della scuola domenicale. Domenica 21 ottobre, culto in francese, nel tempio
di San Bartolomeo, -visita dell’équipe della Cevaa,
(partecipa la corale), pranzo comunitario. '
RORÀ — Giovedì 25 ottobre, alle 20,30, riunione
quartierale alle Fucine.
SAN SECONDO — Domenica 21, ottobre, alle 10,
culto e Festa del raccolto, alle 14,30 apiertura del
bazar organizzato dell’Unione femminile. Riunione quartierale, mercoledì 24 ottobre, alle
20.30, alla Lombarda.
TORRE PELLICE — Martedì 24 ottobre, alle 15, alla
Casa unionista, ripresa delle attività della Società di cucito. Riunione quartierale mercoledì
24, alle 20,30, ai Bouissa, Lunedì 22, alle 20,45,
nella saletta del presbiterio, studio biblico. Domenica 21, dalle 10,30, giornata di ricordi
dell’Unione dei Coppieri: alle 10,30, culto al
tempio dei Coppieri, con il pastore Bruno Tron,
all’uscita rinfresco, nella saletta esposizione foto
dei vari periodi, alle 12,30 pranzo alla foresteria
di Torre Pellice (prenotazioni tei. 0121-91801).
VILLAR PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì 19
ottobre al Serre; martedì 23 all’Inverso, venerdì
26 ottobre, al Ciarmis, tutte alle 20,30. Giovedì 25
ottobre, alle 16,30, culto alla Miramonti, con la
partecipazione dell’équipe Cevaa che assisterà,
alle 21, alle prove della corale.
VILLASECCA — Riunioni quartierali; mercoledì 24
ottobre, alle 14,30, ai Trossieri, alle 20, alla Roccia, venerdì 26, alle 20, a Villasecca.
Uscita dal culto a San Germano
18
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle "\àlli Iàldesi
SPORT
PALLAVOLO
Due vittorie e tre sconfitte dalla settimana pallavolistiea del 3S: nel
campionato femminile
under 15 la formazione
del 3S Luserna che disputa in girone B è stata battuta per 3-0 dal Vigone;
con ugual punteggio è
stata anche superata, dal
Volleinsieme Piemonte la
under 15 femminile del
girone E. Hanno vinto invece il 3S Luserna nel girone F dell’under 17 femminile (3-1 a Perosa) e il
3S Pinerolo nel girone B
dell’under 15 femminile
(3-0 sul Pinasca): sconfitto infine il Volley Pinerolo
per 3-0 dall’Arti e mestieri
nel girone A del campionato maschile under 17.
TENNIS TAVOLO
Tre vittorie e una sconfitta per le formazioni
della Polisportiva Valpellice impegnata su più
fronti del tennis tavolo. In
CI nazionale Davide Gay
con tre punti e Marco
Malano con due hanno
portato la Valpe al successo per 5-3 sul Tt Torino; in C2 regionale, girone F, la Valpellice ha battuto il Tt Alba per 5-3 con
due punti ciascuno di Andrea Girardon e Floriano
Lioy e uno di Giuliano
Ghiri; vittoria anche nel
girone D, in trasferta ad
Alpignano per la Valpellice che ha schierato Riccardo Rossetti (3 punti),
Sergio Ghiri e Giuseppe
Ghirardotti, un punto
ciascuno. È andata male
invece alla squadra di Cesano, Picchi e Odino impegnata nel girone E,
bloccata in casa con un
secco 5-0 dal fortissimo
Crdc Torino. Valpéllice a
pieno punteggio in Gl e
nel girone F della C2.
HOCKEY GHIACCIO
Trasferta impossibile
per TAll stars Piemonte
allenata da Chiarotti impegnata ad Alleghe al cospetto di una squadra capace di imporre un 12-2
al Fassa, campione d’Italia di categoria la settimana prima. Sotto per 05 alla fine del primo tempo, i piemontesi non riescono a reagire; i portieri
vanno in bambola (nel
primo tempo Moisio, poi
Pasero) e finisce con un
pesante 20-2 e la coppia
dei Fontanive sugli scudi. Domenica prossima a
Pinerolo arriverà l’Aosta:
potrebbe esordire a difesa della gabbia Michel
Armand Pilon, figlio del
portiere degli Anni 80
Enzo, direttamente proveniente dall’under 16.
Sconfitta anche per la
Valpe in serie C, 11-2; a
Como con la Lariana non
c’è stata storia malgrado
la buona prestazione dei
due portieri Malan e
Bruera; discreta la difesa
ancora lontano dalla forma gli attaccanti (ad
esclusione di un buon
Ermacora autore delle
due reti valligiane). Molto il lavoro per il tecnico
Gajda che dovrà utilizzare al meglio la pausa prima dell’incontro di domenica 28 con il Varese
per affinare gli schemi e
conoscere meglio gli uomini a disposizione.
Ha perso infine anche
la femminile all’esordio
di questo campionato di
serie A in trasferta a Bolzano con le Eagles: 9-0 il
punteggio finale dopo
un buon inizio; la carenza di allenamenti ed alcune assenze hanno
consentito di sottoporre
Debora Montanari ad un
vero tiro al bersaglio.
M Provincia
Interventi
per i danni
ailuvionali
In un recente comunicato l’assessore provinciale all’Agricoltura, Marco Bellion, chiarisce che
«completata la preistruttoria delle oltre 1.250 richieste di intervento per
danni causati all’agricoltura dall’alluvione del
2000 la Provincia ha trasmesso alla Regione, ai
primi di luglio, l’elenco
delle aziende che possono beneficiare di un primo acconto del 40%». Alle 600 aziende agricole
che hanno già beneficiato del contributo provinciale come pronto intervento vengono così ad affiancarsi circa 800 imprese alle quali arriveranno
circa 8 miliardi a fronte
di una spesa di 29 miliardi. Il saldo dei contributi
dovrebbe essere corrisposto entro la primavera
del 2002. Il numero delle
imprese però e l’importo
delle domande presentate fa temere che le risorse
stanziate non siano sufficienti per soddisfare tutti, di qui la decisione del
l’anticipo del 40%.
Tra le dom.ande però
alcune si riferiscono a tipologie di danno non
contemplate nella normativa e recanti come
unica indicazione l’importo del danno complessivo. «Per evitare successivi inopportuni recuperi - conclude Bellion -,
oltre a chiamare in causa
la responsabilità dei sottoscrittori, su tali richieste si stanno ora effettuando le verifiche.
APPUNTAMENTI
18 ottobre, giovedì
ANGROGNA: Alle ore 21, al tempio
del Serre, incontro dibattito sul tema
«La nuova sanità in Piemonte: quali i riflessi positivi e negativi per i cittadini?».
19 ottobre, venerdì
TORRE PELLICE: Alle 20,45, nella biblioteca della Gasa valdese, incontro su
«Intellettuali nel Novecento», con Angelo D’Orsi, Nicola Tranfaglia e Massimo Salvadori, a cura del Gruppo studi
vai Lucerna.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nella sede dell’Avis, via Roma 41, prelievi collettivi.
TORRE PELLICE: Nella sede Cai, serata su «Montagne Rocciose, parchi del
Canada e Usa», con Corrado e Cristina.
20 ottobre, sabato
PINEROLO: Al museo della diocesi,
fino al 4 novembre, mostra su «L’arte e
il mistero cristiano» personale di Mario
Rudelli. Aperto tutti i feriali dalle 16 alle
18, escluso lunedì.
PINEROLO: Per il teatro dialettale, alle 21,15, al teatro Incontro, va in scena
«Edcò j’angej a beèivo barbera», di
Amendola, Barbero, Corrucci.
21 ottobre, domenica
PINEROLO: Dalle 9,30 «Strapinerolo», gara non competitiva, valida per il
campionato ragionale Uisp, e camminata non competitiva di 8 km per le vie
di Pinerolo.
VILLAR PELLICE: Dalle 9 fiera e festa
d’autunno, mostra ovina e bovina, mostra mercato, mercatino delle pulci; alle 12 premiazione mostra zootecnica,
alle 13 pranzo (tei. 0121-930733), alle
15.30 distribuzione caldarroste, alle
16.30 estrazione lotteria; durante la
giornata voli in elicottero.
BRICHERASIO: Nell’ala comunale e
al salone Aldo Moro mostra mercato e
conferenza su «Quale alimentazione?»,
dalle 9 alle 19, alle 19 cena con prenotazione (tei. Erica, 0121-909003), dalle
20.30 conferenza su «Alimentazione viva» a cura di Francesco Scaglione.
PRAMOLLO: Castagnata al Rue.
PRAROSTINO; Caccia al tesoro aperta a tutti.
ROURE: Castagnata a Balma.
ROLETTO: Alle 17, nella chiesa del
Colletto, concerto con Giuseppe Malet
to, canto, Svetlana Fomina, Violino e
viola, Alessandro Palmieri, violoncello,
Fabio Bonizzoni, organo; musiche di
Johann Sebastian Bach.
ANGROGNA: Alle 15, nel tempio del
Serre, concerto del coro «Divertiamoci
insieme» dell’Auser di Luserna San
Giovanni.
PINEROLO: Alle 15,15, all’Expo Fenulli, premiazione del concorso di poesia del circolo Fabio Neruda, alle 17,15,
premiazione del concorso di pittura.
24-25 ottobre
TORRE PELLICE: Dalle 8,30 alle 17,
alla Bottega del possibile, seminario su
«Gli animali da compagnia», per rianimare, sostenere la domiciliarità.
25 ottobre, giovedì
ANGROGNA: Alle 21, a San Lorenzo,
nella sala delle associazioni, incontro
dell’amministrazione comunale con
tutti i cittadini «Parliamo di Angrogna e
del suo prossimo futuro».
27 ottobre, sabato
TORRE PELLICE: Alle 20,45, nel tempio valdese, l’associazione Amici
dell’ospedale valdese di Torre Pellice
presenta un concerto della corale valdese di San Germano Chisone.
Alpinismo in celluloide
Tra naturalismo
e antropologia
Si conclude mercoledì 24 ottobre alle
21 al cinema Trento di Torre Pellice la
rassegna «Alpinismo in celluloide». Per
questa serata sono in programma: Spas
u penjanju di Petar Lalovic (8’, Jugoslavia, natura): Eldorado di ghiaccio di
Adriano Zecca (29’, Svizzera, antropologia); EI capitan di Thomas Ulrich (9’,
Svizzera, Premio Coni, arrampicata);
Risvegli e precipizi: il Parco nazionale
delle Dolomiti bellunesi di Luigi Cammarota (27’, Italia, natura); La fucina
cortiana: l’ultimo dei mulini della valle
dei Ronchi di Luciano Rizzi (32’, Italia,
antropologia); La breve estate dei laghetti alpini di Franca e Mauro Bernasconi (14’, Svizzera, natura).
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della I
pdssia
Due risposte del Consorzio per i cittadini e le aziende in caso di necessità
L’Acea alla ricerca di perdite di acqua e gas
Nuove strumentazioni tecnologiche consentono di intervenire rapidamente per localizzare
le fughe ed eseguire immediatamente le riparazioni necessarie. Con Aceacom al telefono si risparmia
Due nuovi Servizi
Acea per privati
e per aziende
Forte del patrimonio di
esperienze acquisito in decenni di attività e dell’alta
professionalità maturata
nel settore, il consorzio
Acea ha attivato due nuovi
servizi destinati a imprese
private, Comuni anche
non consorziati e privati
cittadini. Si tratta del servizio «ricerca perdite acqua» e del servizio «ricerca fughe di gas».
Non sfugge
una goccia
Per quanto riguarda il
servizio di «Ricerca perdite
acqua», il team di tecnici
specializzati Acea, grazie
anche alla grande dotazione tecnologica, è in grado
di individuare con precisione chirurgica il punto esatto dove si è verificata la
perdita. Ciò consente interventi mirati e risparmia al
cliente onerosi costi di demolizione e risistemazione
delle pareti, pavimenti, o
quant’altro, dovuti a ricerche alla cieca.
Per rendere più chiaro e
capillare possibile questa
nuova opportunità di servizio, l’Acea sta predisponendo una serie di incontri
con gli operatori privati del
settore. Gli incontri voglio
no creare una proficua collaborazione e una sinergia
di interventi tali da rispondere in modo ottimale alle
esigenze dei clienti.
Il servizio di «Ricerca
perdite acqua» tocca i diversi livelli della circolazione idrica; l’impiego di tecnologia avanzata, infatti,
permette alle squadre di
tecnici di localizzare le
perdite idriche attraverso
tutti i tipi di manto stradale,
all’Interno delle pareti, lungo i pavimenti, interni o
esterni degli edifici. L’alta
professionalità e la precisione della strumentazione, inoltre, permettono di
localizzare anche con precisione millimetrica la perdita di acqua calda e fredda dai circuiti di riscaldamento, dalle tubazioni di
scarico e nella rete di distribuzione acqua. Ma non
è finita qui: l’apparato tecnologico di cui si avvale il
team Acea consente la localizzazione di tubazioni
sia metalliche sia di materiale plastico, all’Interno 0
all’esterno degli edifici.
un partner in grado di coprire le diverse esigenze di
gestione e manutenzione
degli impianti e capace di
soddisfare con professionalità e precisione le disposizioni previste dalla recente deliberazione
236/00 dell’autorità per il
gas e l’energia, garantendo al cliente un tempestivo
pronto intervento e quindi
la continuità di esercizio. Il
servizio prevede la possibilità di ispezioni reti a alta, media e bassa pressione; la verifica dello stato di
protezione catodica; il servizio di misura del grado di
odorizzazione del gas e la
manutenzione periodica.
Per informazioni sui servizi offerti e richiesta di
preventivi con tecnici sul
posto, telefonare al numero verde 800-6400 63.
ACEACOM,
il risparmio è in linea
Con il recente accordo
tra Acea e Noicom, l’azienda di telecomunicazioni del Nord-Ovest, il consorzio pinerolese ha compiuto un nuovo importante
passo in avanti e si consolida ulteriormente come
azienda multiutility. Dopo
essersi sviluppata sul territorio come realtà operante
nei settori della distribuzione e trattamento delle acque, del gas, della raccolta
e smaltimento rifiuti, la liberalizzazione del mercato
dei servizi ha posto l’Acea
di fronte a una scelta cruciale per la sua sopravvivenza: crescere 0 rischiare di sparire. Forte dell’esperienza e della pro
Maggiore sicurezza
Accanto a questo servizio, l’Acea mette a disposizione di privati cittadini,
imprese e Comuni anche
un pacchetto di servizi relativo alla «Ricerca fughe
di gas Acea». Il bagaglio
di competenze acquisito
nel settore, fanno di Acea
fessionalità maturata in
decenni di attività, l’Acea
alcuni mesi fa ha raccolto
la sfida e con la costituzione di «Acea pinerolese
servizi»; la società controllata dal Consorzio, ha sviluppato una potenzialità
tale da proporsi indiscutibilmente come interlocutore ideale nella gestione dei
servizi integrati.
L’accordo tra Acea e
Noicom, che ha dato alla
luce il nuovo marchio
Aceacom, rientra nella
strategia di espansione
dell’azienda in tutti i servizi
di utility. Oggi, infatti, il
consorzio pinerolese è in
grado di coprire tutte le
necessità delle aziende e
dei privati cittadini a prezzi
fortemente competitivi.
L’offerta telefonia Aceacom prevede l’attivazione
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19 OTTOBRE 2001
ntità battista
Jrrei innanzitutto ringrap il Comitato esecutivo
‘hi e i Dipartimenti per
hanno organizzato il
«egno sull’identità battiwo apprezzato come il
OrroBft ireVolpe ha affrontato il
■ f*‘oHfiU’identita attraverso
lovanniij f** „etto di unicità: nella
Sunione, nel racconto,
‘h- memoria, nella pro
.hisone: »di unicità si evi
SatantoneUe radici, che
miei
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¡bisogna mai perdere, ma
2h7ndla strada, che hi
P: .„«iVirp rnntinuare ;
sempre continuare a
,prrere. L’identità non è
o^di un concetto statico.
^dinamico: è in continuo
ibiamento. Nel libro di
Wh «La trasformazione
Ma missione», recensito da
jLrmfl, l’autore sviluppa il
,&tto che per rimanere se
,j jtessi è necessario accettare
0 propoi, ijsfldadeUa trasformazione.
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abato
11 [cambiamenti avvengono
‘ anche quando
tica 21
! 22,20,
dionee ne accorgiamo, oc{« ®rre quindi esserne consanevoli e guidarli. Non sem’’ L i cambiamenti sono faci
f specialmente quando coLa Itili Involgono la parte più consonrr'™“'rigida, lo «zoccolo dudella nostra identità. Ma
Mare di affrontare le sfide,
0 irrigidirsi nelle proprie tesi,
^talménte conduce a un at
«Sceiitoi,
ì; feriali Olì
sabato!),
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22,30,
> in Visio»
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labatoS identità piuttosto
nenica
e 22,20.
/liCII
la centi»
Torre Pii
jheritaai
ÍCO di
trvizi.
Telefoni
« che preservarla.
' Gtb che più apprezzo della
mia tradizione è che la sua
Ìbria è carattefizzata dalla
versità e dal cambiamento.
Riformarsi è difficile, ma necessario. Io mi chiedo: fino a
quanto posso cambiare? Parliamo del battesimo: tutti noi
aamo convinti che il battesimo dei credenti proviene da
una fedele interpretazione
della Scrittura; quindi non
possiamo, non dobbiamo e
non vogliamo cambiare. Ma
ciò non implica che non possiamo, per questo, riconoscete la pratica del pedobattesi
panon»!
a risporiffazio;
ibito dei
sitivi di
ia fatte
a e traaziende
icolari e
di trafficeacoi»
rie pefamenta
iasione
ile i c®”
ivata’
ontratte
nurneif
rii 800,
recar
Aceadi
lèggiamento conservatore
chemina l’attualità della
mo come una esperienza cristiana. La mia identità è per
me irrinunciabile, ma non mi
chiude al riconoscimento
della diversità (ciò è anche
affermato nella «Dichiarazione di Berlino» sull’identità
battista, art. 5, pubblicata su
Riforma). Ha ragione il prof.
Ricca quando dice che il reciproco riconoscimento non è
pieno se non riguarda anche
il battesimo. È proprio il riconoscimento della diversità il
senso del reciproco riconoscimento, altrimenti si tratterebbe di omologazione; non
è necessario essere uguali per
riconoscersi.
Certo, ogni cambiamento
può arrivare fino al limite di
non cambiare l’Evangelo,
non posso riconoscere ciò
che è contrario all’Evangelo.
La pratica del pedobattesimo
per me non è biblica ma il
messaggio che porta, cioè la
grazia di Dio che precede
ogni opera umana, lo è.
Quindi questa diversità per
me non è irriconoscibile come cristiana e il reciproco riconoscimento può comprendere il battesimo dei bambini
anche se io non posso né voglio praticarlo. Da cosa deriva la resistenza? Riguarda
l’orgoglio, i nostri limiti, una
certa rigidità, la paura; oppure c’è un vero e proprio pericolo per la nostra identità? Si
teme che il riconoscimento
del battesimo dei bambini
sia il preludio necessario a
un progetto occulto di integrazione?
A mio avviso questa paura
è ìndice di insicurezza verso
la propria identità ed è quindi necessario recuperarla e
appropriarsene per poter
proseguire con serenità sulla
via della collaborazione. Io
ho sempre inteso il reciproco
riconoscimento come un
percorso di collaborazione e
non certo di integrazione o
fusione; questo rispecchia il
pensiero dei battisti italiani?
a cura di Ferruccio Corsani
IL compianto amico e collega
m.o Italo Gratton, membro
della Commissione per il Nuovo Innario edizione 1969, disse
dotante una riunione: «Quanti
si tenderanno conto “di che lacrime grondi e di che sangue” il
mostro lavoro?». Frase evidentemente esagerata a bella posta
c pronunziata in tono scherzoso! non troppo lontano dal ve■n, se si pensa al difficile e talvolta esasperante lavoro dei
tnembri della Commissione,
Postoti, musicisti, professori,
■spécialmente per quanto riarda la messa a putrto di testi
One fossero non solo chiari e
oortetti come lingua e come
pensiero religioso, ma altresì
^nettamente aderenti al ritmo
elle melodie che venivano rispettivamente assegnati.
shQ ‘^®eoltà maggiore si moVa nel caso delle traduzioni
inglesi o tede. 1 ^»1 sono scritti in lingue
^®n°ondano, quale più qua
toeno, di parole monosilla' consente di sovrapporre
l'ole e melodie, senza particil’E^ P'-ohlemi di accenti, e fa• a assai l’adeguamento di un
. Propria melodia. Per
'ante il concetto, ecco alcupftempi. Dall’Innario della
etazione protestate di Fran
«aled. 1979), al Salmo 138
Siria del nostro Nuovo In
. rio n. 63) il primo verso è
Que
tout mon coeur soit dans
Secut’™?‘ nionosillabi con«Ch ’ *^eaduzione letterale
e tutto il mio cuore sia nel
Il6 ‘^PPOte il Salmo
® primo verso della se.sta
strofe, suona: Ce que rrous sommes a du prix à tes yeux (cfr. là
nostra melodia al n. 25 del
Nuovo Innario): ci sono
nell’originale 9 tnonosillabi più
un bisillabo. La traduzione suona: «Ciò che noi siamo ha un
valore agli occhi tuoi». Volendo tradurre in italiano questi
versi, come riuscire a renderne
esattamente il concetto, in un
italiano corretto e moderno, e
in modo che i versi siano cantabili senza difficoltà?
Stesso problema per il tedesco: dall’innario del Land di
Berlino' (ed. 1993) citiamo due
esempi: a) inno 387 (vedi il
nostro 340), al primo verso
della quinta strofe: Doch wohl
gut, es muß uns schön (7 monosillabi)/ alles glücklich gehen
(trad. letterale «Ma proprio
bene, tutto deve ormai per noi
felicemente risolversi»); b)
all’inno 406 (cfr. il nostro
210), 1° e 2° verso della quinta
strofe: Bleih mir nach auf dieser
Erden/ hleib auch, wenn mein
Tag sich neigt... (11 monosillabi su 13 parole). Trad. letterale: «Rimani presso di me su
questa terra/ rimani anche se la
mia giornata si spegne». Per
tutte queste idee occorrerebbero almeno 4 frasi musicali, e
non solo due come in tedesco.
A questo punto qualcuno si
chiederà: ma davvero in nessuno dei nostri inni esiste almeno un verso formato da monosillabi? Ebbene sì, ne esiste
uno, al n. 29 del Nuovo Innario, primo verso: «O Re dei re,
che nel mio cuor...». Qualcuno
riuscirà a trovarne altri?
Maria Cristina Porta - Roma
Pagina Dei Lettori
PAG. 15 RIFORMA
I battisti, unicità e diversità
Ho partecipato per la prima
volta, pur essendo da tanti
anni membro di chiesa,
all’ultimo convegno tenutosi
a Santa Severa sull’identità
battista. Al rientro a Bari i
miei figli hanno chiesto come
fosse andata. Ma come faccio
a riferire l’andamento di un
convegno? Ci ho provato. Ho
detto loro che ero felice e che
auguravo loro di partecipare
a qualcosa di simile; ho provato a raccontare, ma non
credo di esserci riuscita appieno. Come spiegare quel
senso di contentezza nel sentirsi vicina a circa 300 persone, che non hai mai visto, di
cui non conosci la storia ma
con le quali si condivide una
fede comune?
È difficile comunicare la
meraviglia nel sentire tanti
dialetti diversi ma tutti usati
per parlare della fede, delle
comunità, delle difficoltà e
delle speranze; ognuno con il
proprio carico di «peccato»,
ma tutti con la certezza della
bontà del Signore Salvatore.
Tutti diversi e «unici» nello
stesso tempo. Come spiegare
ai miei figli quel senso del dovere e della responsabilità che
ho notato negli organizzatori,
quella pazienza nel risolvere
problemi pratici e quella capacità di accoglienza nel fare
sentire tutti a proprio agio?
Quella flessibilità quando per
venire incontro alle esigenze
di alcuni partecipanti si è
cambiato la metodica di conduzione del convegno? Pare
poco condividere con gioia i
doni di alcuni fratelli africani,
asiatici e dell’America latina,
messi a disposizione di tutti?
Che dire di quel battere le
mani con tanto entusiasmo
per festeggiare il compleanno
di qualcuno di cui non hai capito né il nome, né hai visto il
volto o per ringraziare lo staff
multietnico, che ha lavorato
intensamente per preparare
gustose pietanze sufficienti
per tutti, ma senza esagerazioni e senza sprechi? Anche
questo è rispetto della perso
na e senso di responsabilità,
atteggiamento che tutti nel
«mondo dei G8» dovremmo
avere per annullare vergogne
ancora esistenti. È difficile
trasmettere ai propri figli la
gioia intensa nel rincontrare
persone lontane geograficamente, che sono state nel passato importanti per la crescita
umana e di fede, ricordare
fratelli e sorelle che si sono
addormentate nel Signore,
ma tutte unite dal filo rosso
della fede nel nostro Signore,
che non si potrà spezzare.
Ho visto tanti modi di lodare il Signore: il mimo, lo spettacolo teatrale, la realizzazione di oggetti di ceramica raffiguranti scene bibliche, il canto, la musica, l’ascoltare musiche nelle diverse lingue seguendo il ritmo con le mani,
con il battere i piedi. Quante
diversità e quante unicità! Assai complesso raccontare l’intensa commozione nel partecipare al culto, l’entusiasmo
nel cantare inni al Signore e
nel pregare per un futuro incerto ma sicuri della presenza
di Dio, manifestare la gioia:
forse per alcuni è strano, ma
io ho pianto per la commozione e la felicità di sentirmi
unita al Signore.
La mia fede si è consolidata, la mia forza è aumentata e
cercherò di portare questi
frutti che ho raccolto nella
mia comunità e nella mia famiglia. Ora forse, leggendo
queste annotazioni, i miei figli capiranno qualcosa in più
di come è andata al convegno di Santa Severa. Ma forse
non ho parlato dell’identità
battista! O forse è anche tutto
questo l’identità battista.
L. Giancane Nicoletti - Bari
Per Israele, ma criticamente
Nuovo indirizzo
1 nuovo indirizzo di Karola
Stobaus è; via Carlo Alberto
59, 10063 Pomaretto (To);
tei.-fax: 0121-81736; e-mail;
karolastobaus@libero.it.
Su Riforma del 21 settembré il senatore Lucio Malan
ha pubblicato una disamina
delle «tre potenze culturali»
che in questo momento storico attaccherebbero, secondo
lui, Israele. L’articolo in questione sfocia in un attacco a
quella che viene definita «l’egemonia culturale progressista, terzomondista, antioccidentale, anti economia di
mercato, creatura dell’Unione
Sovietica, miracolosamente
sopravvissuta ad essa». Un
mostro che, come si riesce
a capire dalla chiusa, quando può genera Auschwitz e,
quando non ce la fa, genera i
contestatori di McDonald’s.
Devo confessare che ogni
volta che parlo di Israele entro in un terreno minato della
mia coscienza. Dato che sono
cresciuto in una famiglia che
ha combattuto senza quartiere il fascismo fino a perdere
durante la Resistenza un giovanissimo congiunto in un
campo di concentramento
nazista in Germania. Dunque, ci dice il senatore Malan,
il primo nemico di Israele è
l’antiebraismo che si origina
dalla politica imperiale di Roma antica, si propaga tra i cristiani e tramite essi giunge al
nazismo e, anche se in misura minore, al comunismo sovietico, fino ad approdare al
Gran Muftì di Gerusalemme
nominato da Hitler colonnello onorario delle SS. Ciò a cui
vuole veramente arrivare
questo lungo percorso è che il
suddetto Gran Muftì «diventò
il primo leader palestinese». Il
senatore Malan dovrebbe sapere che i movimenti di resistenza palestinesi sono tutti
nati dall’iniziativa di cristiani
non molto influenzati dalle
eventuali opinioni ideologiche del Gran Muftì. O questi
militanti palestinesi erano
antiebraici perché cristiani?
Fino a che punto si può stiracchiare il ragionamento?
«Il secondo nemico di Israele - continua Malan - è il
mito della solidarietà arabo
La passione
politica
Ho letto con interesse il
messaggio del moderatore
Genre dopo la sua rielezione.
Messaggio denso, concreto,
improntato a grande coinvolgimento personale. Anche a
partire da quello vorrei fare
alcune riflessioni, pensando
al lavoro che ci sta di fronte.
1) Gianni Gente parlava
della «necessità di riscoprire
la passione per la politica». Se
si tratta dello sforzo per cercare il bene della polis penso
che siamo tutti d’accordo.
Tuttavia secondo me questo
non significa fare una scelta
di campo politico. Ora, la nostra chiesa e il nostro protestantesimo sono da tempo
classificati «di sinistra», se
non di estrema sinistra, malgrado questo non sia esatto
per tutti i protestanti italiani.
Al momento delle ultime elezioni politiche gli elettori italiani, e con loro anche una
parte, sia pure non maggioritaria, di nostri membri di
chiesa, hanno scelto di voltare
pagina. Abbiamo dato all’esterno l’impressione che fosse
una tragedia, anche se in realtà non è così, sia perché i
governi di sinistra non hanno
dato una buona prova, sia
perché era impensabile dare il
proprio voto alla compagine
proposta dalle sinistre.
Tempo fa Vincenzo Ribet
aveva auspicato che ci abituassimo a considerare normale il fatto che fra le nostre
file ci fossero varie scelte politiche, anziché la curiosa idea
che la sinistra fosse la sola
scelta per essere «politically
correct» come protestante. Lo
vogliamo ascoltare? Quanto al
governo attuale, diamogli una
chance. Se sbaglierà, cadrà
come tutti gli altri. Tutto, dai
nostri giornali, ai Sinodi, agli
interventi esterni, deve essere
improntato a estrema indipendenza, tornando a riferirsi
con sempre maggiore vigore
all’Evangelo e a quello soltanto, sia pure nella concretezza
di quanto avviene in noi e attorno a noi. Una cosa è certa:
qualunque governo italiano
passerà spesso una mattinata
o un pomeriggio nei palazzi
apostolici e nessun governo
italiano sarà mai un governo
laico nel senso che noi diamo
a questo aggettivo. Abbiamo
perciò ancora molto da fare
per cercare di chiamare l’Italia all’Evangelo liberatore di
Cristo. Questo con il rispetto e
la comprensione per chi a
questa libertà, a questo spirito
nuovo non è (ancora?) giunto.
2) Sulla globalizzazione:
mi affretto a dire che so benissimo che i nostri antiglobal non erano andati a Genova per spaccare tutto, anche
se desideravano fortemente
che il G8 non si tenesse. Sta di
fatto che abbiamo però consentito a chi ha seguito i giorni del G8 di fare un tutt’uno
dei black bloc e degli altri, noi
compresi, dato che purtroppo
la violenza è venuta anche da
altri. Inutile, dopo, sostenere
che il Social Forum è un movimento nonviolento. Meglio
sarebbe stato manifestare altrimenti il nostro dissenso, se
così era il caso, circa il modo
di gestire il fenomeno globalizzante, facendo proposte
concrete e ragionevolmente
attuabili, chiare, meditate.
Naturalmente si è subito levata l’esecrazione per la violenza a senso unico delle fot-,
ze dell’ordine, prima di sapere come poi si è saputo quanta parte in questa violenza
hanno avuto i gruppi «non
violenti». Meglio sarebbe sta
to, in quelle condizioni, non
dare adito ad alcuna idea che
volessimo in qualsiasi modo
tacitamente sostenere una
violenza prevista e voluta da
molti. Ci piaccia o meno, il
mondo di oggi è, da tempo,
un mondo globalizzato. E
questo è innanzitutto un bene, oltre a essere un fatto
inevitabile, come ci è ancora
stato ricordato in modo dolorosissimo e terribile da
quanto accaduto negli Usa.
Un bene perché ci chiama
(anche le nostre chiese) a
uscire dal provincialismo e a
«pensare ampio».
Bene ha fatto il Sinodo ad
affrontare il problema della
globalizzazione e a non votare il documento prodotto in
quell’occasione, ma a proporlo alla riflessione delle nostre chiese. Riflessione, dunque, e non proposta di una linea di pensiero e di azione
che non è ancora stata raggiunta.
Giovanni Conte
Ganzano (Roma)
islamica». Di questo mito, in
realtà, sono state prevalentemente vittime i palestinesi, a
partire dalla tacita spartizione della Palestina tra Giordania e Israele nascosta sotto la
parvenza della prima guerra
arabo-israeliana, per arrivare
alle stragi del «settembre nero» da parte delle truppe beduine del re di Giordania e ai
tentativi di qualche potente
arabo di assassinare Arafat.
Ci mise anni l’Olp per districarsi dall'abbraccio soffocante della solidarietà araboislamica che, viceversa, per
Israele non ha mai rappresentato un vero problema.
Per i generali di stato maggiore di Tsahal, Nasser costituiva un gran mal di testa
perché non aveva nessuna
voglia di attaccare Israele,
non per il contrario (consiglio vivamente di leggere le
memorie sulla «guerra dei sei
giorni» di questi generali).
La storia non è maestra di
alcunché, a quanto sembra.
Men che meno lo è quella del
nostro senatore che inizia,
come vuole la vulgata, dal
1947, senza nemmeno voltarsi indietro, non dico tanto,
ma almeno fino al carteggio
Hussein-McMahon, alla Dichiarazione Balfour o agli accordi Sykes-Picot. Di questo
tipo di storia, o meglio di
«narrazione», i nuovi studiosi
israeliani hanno da tempo
deciso che è necessario sbarazzarsi se vogliono veramente aiutare il loro paese a
risolvere i suoi drammatici
problemi. Anche a costo di
essere aggrediti da chi usa la
parola «antiebraico» come
una frusta. La mia amica
Marcella, fondatrice di una
delle prime associazioni italiane a favore di Israele, che
mentre cadevano i missili
Scud lanciati da Saddam ha
preso l’aereo per stare vicina
ai suoi parenti israeliani,
questa mia coraggiosa amica
è dal 1967 che ripete: «Dobbiamo ridare le terre occupate ai palestinesi». Fu subito
tacciata, lei che è ebrea, di
antisemitismo. Ma ancor oggi pensa la stessa cosa, contro tutto e contro tutti.
No, senatore Malan, come
vede per essere amico degli
israeliani non è assolutamente necessario essere accondiscendente con la politica aggressiva di un generale criminale che fu rimosso dal suo
incarico perché coinvolto nei
massacri di Sabra e Chatila
(vogliamo ricordarcene?). E
per finire, non è proprio il caso di confondere gli aguzzini
di Auschwitz con chi si pone
il problema di declinare nel
concreto, fra mille contraddizioni, mille paure, milioni di
incocrenze, I’«Ama il prossimo tuo come te stesso».
Piero Pagliani - Roma
Nuovo indirizzo
Il nuovo indirizzo di Marco
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59, 10063 Pomaretto (To);
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PARTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
«Ho combattuto il buon
combattimento, ho finito
la corsa, ho serbato la fede»
Il Timoteo 4,7
RINGRAZIAMENTO
«L'Eterno è il mio pastore
nulla mi mancherà»
Salmo 23,1
La moglie, la figlia e I familiari di
Eraldo Mario Paschetto
nell'impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che
hanno partecipato al loro dolore
circondandoli di simpatia e affetto.
Un ringraziamento particolare
alla dott.ssa Paola Grand, al personale sanitario della Croce Rossa di Torre Pellice, al past. Claudio Pasquet e signora, al gruppo
Ana di Torre Pellice, agli amici
della Polisportiva Valpellice, a
Valdesina, a Elena e Ferruccio, ai
parenti e amici tutti.
Torre Pellice, 19 ottobre 2001
Tutto passa e noi pure. Riposano serenamente nel cimitero evangelico valdese di Biella le spoglie del perito grafico
Giuseppe Zaidera
Per sua espressa volontà lo
annunciano, a funerali avvenuti,
la moglie Lilia Gimma, la figlia Elisa con Paolo e i parenti tutti.
Un ringraziamento particolare
ai signori Piera Fresia, Gionathan
Terino e Tavo Burat per la loro affettuosa presenza.
Biella, 27 settembre 2001
20
PAG. 16 RIFORMA
venerdì 19 OTTObrf
1
Si è svolto a Jarvenpàà, in Finlandia, il secondo Forum diaconale europeo
Strategie per la diaconia in Europa
JEAN-JACQUES PEYRONEL
J^A diaconia ha a che fa
<re con quello che la
chiesa è, non con quello che
la chiesa fa»; «Nell’Europa di
oggi, la diaconia è più che
mai necessaria». Queste due
osservazioni, fra le tante fatte
durante i lavori, danno il senso del «Forum diaconale europeo 2001» che si è svolto
presso il grande centro diaconale della Chiesa luterana finlandese, a Jarvenpaa, vicino a
Helsinki, a due passi dalla casa di Jean Sibelius, dal 26 al
30 settembre scorso. Sette anni dopo rincontro di Bratislava, che fu il primo incontro
paneuropeo delle chiese protestanti e ortodosse sul tema
della diaconia in Europa, il
Forum di Jarvenpaa ha cercato di individuare strategie
diaconali comuni in un’Europa che sta rapidamente cambiando, ad Est come ad Ovest, e che sta portando avanti,
non senza contraddizioni, il
proprio processo di integrazione e di allargamento.
Organizzato congiuntamente dalla Conferenza delle
chiese europee (Kek), da Eurodiaconia, dal «Gruppo di
contatto europeo per la missione urbana e industriale»
(Ecg), e dalla «Commissione
delle chiese per i migranti in
Europa» (Cerne), rincontro di
Jarvenpaa ha visto la partecipazione di un centinaio di
persone rappresentanti le
chiese (protestanti, anglicane
e ortodosse) e le organizzazioni diaconali della maggior
parte dei paesi europei, Russia compresa. Dal Sud Europa
mancavano portoghesi e spagnoli; in compenso, oltre a
Italia e Francia, era rappresentata la Grecia ortodossa.
Quattro i temi sui quali
hanno dibattuto i partecipanti, sia in seduta plenaria
che nei gruppi di lavoro; lavoro e occupazione; migrazione e mobilità; costruire
convivenze sociali sostenibili; ricercare la qualità della vita per tutti. Ogni tema è stato
introdotto in plenaria da un
relatore e successivamente illustrato da una «storia» vissuta a livello locale. La prima
giornata è stata dedicata all’analisi di queste sfide al livello europeo; la seconda alla
riflessione teologica e alle
nuove visioni per una strategia diaconale; la terza alla
diaconia e alle sfide politiche.
Lavoro e occupazione
Come ha sottolineato il pastore inglese Tony Addy,
coordinatore dell’Ecg nonché
coordinatore del gruppo di
preparazione del Forum, negli ultimi decenni, nell’Europa dell’Ovest, è profondamente cambiato il valore del
lavoro. Questo però rimane
strettamente collegato all’occupazione. Solo il lavoro salariato, anche se precario,
saltuario e mal remunerato,
viene considerato «vero» lavoro che dà accesso ai benefici della sicurezza sociale e
sanitaria (Welfare State),
quindi all’inclusione sociale.
E solo attraverso il lavoro pagato vengono riconosciute in
qualche modo l’identità e la
dignità delle persone.
A partire dalla metà degli
Anni 70 è avvenuto un cambiamento radicale che ha segnato il passaggio da una società di produttori a una società di consumatori. Tale
cambiamento è stato accompagnato da una sempre più
estesa deregolamentazione
del mercato del lavoro e dei
mercati finanziari che si caratterizza con un indebolimento progressivo del controllo politico sull’economia.
Nei paesi dell’Est, la caduta
del comunismo ha sancito il
fallimento dell’economia pianificata e la fine di una piena
occupazione mantenuta artificialmente a scapito della
produttività, della competitività e dell’efficienza economica, tre dei pilastri sui quali
si regge la nuova economia
neoliberista. A livello paneuropeo dunque stiamo assistendo a un doppio processo
di transizione, a Est e a Ovest,
che deve fare i conti con un
unico processo planetario,
quello della globalizzazione
che in tutti i paesi significa
attacco all’occupazione e al
lavoro stabile, flessibilità,
smantellamento dello stato
sociale, aumento delle disuguaglianze, peggioramento
delle condizioni di lavoro e di
vita familiare e sociale, aumento delle nuove povertà e
dell’esclusione sociale.
Migrazione e mobilità
In questo processo si inserisce il fenomeno della migrazione che, dopo la caduta
del muro di Berlino, investe
ormai anche i paesi dell’Est.
E qui, oltre ai problemi di
razzismo e xenofobia, si ac
centua ulteriormente il fenomeno dell’emarginazione e
dell’esclusione sociale, spesso accompagnato da una
sempre più diffusa microcriminalità e da una serie di
traffici illegali che rendono
difficile la convivenza civile.
Inoltre, la presenza ormai
massiccia di lavoratori stranieri extracomunitari sta
cambiando rapidamente la
fisionomia sociale, culturale
e religiosa di molti paesi le
cui popolazioni spesso non
sono state preparate ad affrontare questa nuova situazione. In molti paesi, la multietnicità non ha (ancora)
portato ad una effettiva multiculturalità, e Tindividualismo che ormai caratterizza la
maggior parte delle società
europee rappresenta un serio
ostacolo all’integrazione e alla ricomposizione di un nuovo legame sociale.
Per una convivenza
sociale sostenibile
In questo nuovo contesto,
le chiese e le organizzazioni
diaconali hanno una responsabilità particolare di accoglienza e di ospitalità da un
lato, e di difesa dei diritti dello straniero dall’altro, in una
Europa che nell’insieme tende a chiudersi a riccio a difesa del proprio benessere. Il
problema però non riguarda
solo i migranti extraeuropei
ma anche alcune minoranze
etniche, come i Rom in vari
paesi dell’Europa centrale o
comunità politico-religiose
come in Irlanda del Nord, o
Qualità della vita
L’obiettivo primario della
diaconia è di garantire o di
restituire a tutti, uomini,
donne e bambini di qualsiasi
provenienza, la loro dignità
di persone, create «a immagine di Dio», riconciliate e giustificate in Cristo. In un tem
La vecchia chiesa iuterana di Tuusuian, vicino a Jarvenpaa, nelia
quale i membri del Comitato di Eurodiaconia hanno partecipato al
culto di domenica 30 settembre. Erano presenti moltissimi bambini
All incontro svoltosi del 26-50 settembre honno partecipato oltre cento persone rappresentanti
le chiese e le organizzazioni diaconali protestanti, anglicane e ortodosse dell'intera Europa
linguistiche come in Belgio.
E, sempre di più, riguarda
una parte crescente della società autoctona disoccupata
o sottoccupata che viene
spinta ai margini della società fino ad esserne del tutto esclusa in termini di accesso ai servizi socio-sanitari
e di partecipazione alla vita
politica e culturale del proprio paese.
Le chiese, in quanto comunità diaconali, sono chiamate
a fare come il Samaritano
della parabola, cioè a dare i
primi soccorsi alle vittime rimaste sull’orlo della strada, e
spesso svolgono, attraverso la
diaconia istituzionale, anche
il ruolo dell’oste, cioè di riabilitazione e di reinserimento
nella vita sociale. Ma non
possono né devono cercare
di risolvere da sole tutti i problemi sociali, sanitari e umanitari. Devono da un lato collaborate strettamente con la
società civile di cui fanno
parte, contribuendo a costruirla là dove non esiste ancora, come a Est, o a rafforzarla, come a Ovest, e dall’altro farsi interlocutori, critici
se necessario, degli organi
pubblici e politici che detengono il potere decisionale.
Scorcio del grande lago di Jarvenpaa lungo il quale sorge il Centri
diaconale della Chiesa luterana finlandese, «Seurakuntaopisto»
po in cui anche i servizi socio-sanitari vengono sottoposti alle leggi del mercato e
a una progressiva commercializzazione che tende a
produrre una società selettiva, la diaconia fatta in nome
di Cristo lavora invece per
costruire una società inclusiva in cui tutti, anche quelli ritenuti «improduttivi», siano
rispettati come cittadini
membri della società civile e
non come consumatori individuali della società di mercato. Questo deve avvenire a
livello locale prima di tutto,
nell’ambito del quartiere,
della comunità ecclesiale e
della città, ed estendersi, a
cerchi concentrici, a livello
territariale, regionale, nazionale e infine europeo.
La diaconia infatti non si
propone di creare oasi felici
avulse dal loro contesto sociale ma luoghi di vita e di
partecipazione in grado di
contribuire alla costruzione
di una società vivibile nella
quale siano rispettati fino in
fondo i diritti delle persone
(vedi la Carta europea dei diritti fondamentali). L’Europa
infatti non può ridursi alla sola dimensione economica e
monetaria, ma deve promuovere e sviluppare un originale
modello sociale, culturale e
spirituale (vedi la recente
Carta ecumenica europea).
Azione politica ed etica
La Kek e Eurodiaconia rappresentano due delle poche
realtà costituite a livello paneuropeo. Questo da un lato
accresce la loro responsabilità di chiese e di organizzazioni diaconali nell’attuale
fase di trasformazione, dall’altro dà loro la possibilità di
influire sul processo di co
struzione politica dell’Europa
e in particolare sulla definizione delle sue politiche sociali ed economiche. Per que.
sto occorre potenziare il coordinamento tra le varie otganizzazioni diaconali (in
questo senso vanno intesila
ristrutturazione e il potenziamento del nuovo ufficio di
Eurodiaconia a Bruxelles) e lo
scambio di informazioni, di
esperienze, di programmi
formativi e di riflessione teologica e politica, a livello regionale e interregionale.
Occorre anche cercare di
superare le tensioni esistenti
in molti paesi tra chiesa e diaconia e approfondire la riflessione teologica sulla natura e
il ruolo della diaconia. A tal fine è essenziale la comunicazione a tutti i livelli. Tra Este
Ovest, e tra Nord e Sud dell’Europa, permangono infatti
grosse differenze, non solo di
natura sociale, politica e culturale, ma anche di carattere
ecclesiologico e teologico tra
le chiese ortodosse, luterane,
riformate e anglicane. Attraverso il confronto e la comunicazione, occorre fare in
modo che queste differenze
diventino una ricchezza per
tutti. In questo senso, il Forum di Jarvenpaa ha rappresentato un notevole passo
avanti rispetto a quello di
Bratislava, non tale però da
poter delineare strategie diaconali comuni nel breve-medio periodo. È però molto importante che attraverso tali
incontri e confronti diventia;
mo sempre più consapevoli
del fatto che il compito comune delle chiese e delle organizzazioni diaconali è di
rendere gloria a Dio e al suo
Regno, non alle nostre chiese
e alle nostre opere.
Tailandia: il turismo sessuale coinvolge migliaia di bambini di famiglie povere
La prostituzione minorile «è una questione di razzismo»
La casa di Jean Sibelius, vicino al lago di Jârvenpââ
I bambini coinvolti nei traffici del cosiddetto «turismo sessuale» in Tailandia
provengono per la maggior parte da minoranze autoctone povere. È quanto
hanno scoperto i delegati alla Conferenza mondiale contro il razzismo dopo
aver guardato una videocassetta presentata da una pastora tailandese a
Durban. La videocassetta, della durata
di cinque minuti, portata a Durban da
Sirirat Pusurinkham, pastora della Chiesa del Cristo in Tailandia, ha scioccato
le centinaia di delegati alla conferenza,
che è stata dominata dalle liti politiche
sul sionismo e sulle riparazioni per le
vittime della schiavitù.
Secondo Sirirat Pusurinkham, i traffici
della prostituzione, i cui clienti sono
stranieri, reclutano bambine di 12 anni
nella quarantina di comunità autoctone
perché le bambine hanno uno status
molto basso nella società tailandese e
sono di solito povere. «È una questione
di razzismo - spiega Sirirat Pusurinkham, essa stessa proveniente dalla comunità autoctona Taiya i cui membri
sono ripartiti tra la Cina e la Tailandia -.
Le famiglie sono povere, e come loro anche i figli sono poco istruiti e non parla
no neanche bene la lingua. Così diventano prede facili, e le autorità tailandesi
non se ne preoccupano molto».
Sirirat Pusurinkham ha fatto una
grossa impressione sui delegati alla
Conferenza. Avendo portato un’abbondante documentazione, si è data da fare
senza sosta per informare il più possibile i delegati sulla situazione dei bambini
autoctoni di Tailandia. La sua videocassetta che fa vedere bambine a volte di
appena 10 anni raccontare la loro storia
ha fatto piangere alcuni delegati. «Una
di queste bambine è morta - ha detto
Sirirat Pusurinkham, che ha girato essa
stessa la videocassetta a Chiang Rai, vicino alla frontiera con la Birmania e il
Laos -. Questa bambina aveva 16 anni
quando è morta di Aids».
Le bambine della videocassetta hanno
di solito rapporti con 10 o 15 uomini al
giorno. «A volte, queste cifre sono più vicine a 20 0 30. Gli uomini giungono
dall’Europa e dagli Stati Uniti e un autobus li aspetta all’aeroporto per portarli
direttamente presso le bambine. Tutto è
organizzato tramite Internet, e non solo
a Bangkok. È diventato urgente controllare questo commercio. Gli uomini pa
gano le bambine 4 dollari, a volte 5. D<>'
po che il protettore ha preso la sua P^'
te, alle bambine rimane appena di d'®
pagarsi un pasto».
Secondo Sirirat Pusurinkham, è diW'
Cile lottare contro questo problemi'
Tailandia perché la società è molto conservatrice su tutto quanto attiene al sesso e perché «il mio paese emargina
sue popolazioni autoctone, le quali vivo
no nelle montagne e di cui nessuno yu
le sentire parlare. I tassi di difft*s'°.,
delTHiv sono enormi fra questi j
prostituti, il cui numero viene stimato
800.000. Devo celebrare molti funet '
per cui conosco bene il problema. L
co modo di porre fine a tutto questo ^
offrire più opportunità agli outoctoo'’^
livello economico e nel campo dell e
cazione, perché è un problema di P°
vertà. Bisogna anche insegnare agd
mini a rispettare le donne». jj.
Un rappresentante tailandese na ^
chiarate lo scorso mese che l’Aids ,
ventato la principale causa di
nel suo paese. Secondo recenti sta
che dell’Onu-Aids, 755.000
una popolazione totale di 60 nh y
sono colpite dalTHiv-Aids.
«A
vinci
I
toil
Atta
bérsi
and
' détti
polsi
zad:
vino
che ;
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ààoi
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beni
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volo
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gelo
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Dio
; siane
lino
finis
su c
dive
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umi
cere
non
ne e
seco
che,
con
mia
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ste
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de,
fegi
to (
nos
alla
mo
Pao
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que
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Par
nos
dii
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del]
bat
cor
dij
cor
vivi
per
Sor
pre
I
se I
ma
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cos
Po]
tari
vul
tizi
ini
rai
pie