1
ECO
DELLE VALI! VALDESI
Sig. FEYROT Arturo
22/5
16122 GENOVA
Settimanale
delia Chiesa Valdese
Anno 107 - Nnm. 27-28 ABBONAMENTI f Eco: L. 2.500 per Tinterno j Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70 1 TORRE PELLICE - 10 Luglio 1970
Una copia Lire 70 1 L. 3.500 per Testerò \ Cambio di indirizzo Lire 50 1 Amm.: Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
Un nuovo libro di H. Kiing ‘celebra il centenario del dogma dell infallibilità papale battendolo in breccia GLI SVIZZERI E NOI
Sempre meno infallibile
«Negli uliimi anni nessuno ha tanto
stimolato la demitizzazione del magistero ecclesiastico quanto il magistero
stesso. E nessuno ha più efficacemente
posto il problema dell'infallibilità ecclesiastica di Questi stesso (il papa)
che, in tutte le possibili questioni di
dottrina, morale e disciplina ecclesiastica, si è atteggiato a infallibile.
Paolo VI non è senza lati di rilievo.
E tuttavia non si può più fare a meno
di constatare quanto segue: più si va
avanti e più questo papa e la sua curia esercitano il magistero in un modo
che Roma ancora una volta nella storia della chiesa diventa la causa di
gravissimi danni per l’unità e la credibilità del cattolicesimo ».
Onesta non è prosa anticlericale, ma
è l'inizio dell’ultimo libro del teologo
cattolico Hans Kiing, docente alla facoltà teologica cattolica deH’Università
di Tiibinga. Quest'opera esce in questi
giorni, contemporaneamente in tedesco c in altre lingue, fra cui l’italiano,
senza imprimatur. Ne abbiamo avuto
notizia da uno scritto di Carlo Falconi, su L’Espresso » del 5 luglio 1970,
il quale cita ampi stralci di questa
nuova opera che esce come una vera
sfida, proprio mentre il cattolicesimo
romano ufficiale celebra il centenario
della proclamazione del dogma dell’infallibilità pontificia.
Un giudizio globale e approfondito
su! nuovo saggio del Kiing dev’essere
naiuralmente rinviato al momento della diffusione della pubblicazione; ma
quanto ci è dato di leggere nelle citazinni che ne fa il Falconi, permette di
aflcimare che mai finora, dall’interno
del cattolicesimo, è stata mossa una
critica così radicale, perché biblica, al
magistero romano: non soltanto alle
sue manifestazioni esasperate o abnormi, ma ai concetto stesso di infallibilità. Pare che siamo ormai lontani dai
sottili tentativi di 'ricupero’ e di ’integrazione’ nella pienezza cattolica di
certi elementi protestanti (si pensi al
suo libro sulla giustificazione), che avevano costituito la specialità del primo
Kiing: egli sembra aver percorso un
lungo, e certo doloroso, ma evangelicamente fecondo tratto di strada. Negli ultimi anni egli si è trovato spesso
in aperto contrasto con le affermazioni papali e si ricorderà il rifiuto umile
ma fermo — e clamoroso, per la sua
diffusione — da lui opposto ai diktat
pontifici sulla regolazione delle nascite, sul celibato ecclesiastico, ultimamente sui matrimoni misti; il riserbo
\ erso di lui è andato crescendo, e proprio ultimamente, mentre « L’Osservatore Romano » lo attaccava sia pure
velatamente, la conferenza dell’episcopato cattolico tedesco — che pure è
relativamente progressista — ha respinto come « incomprensibile » e perfino, a tratti, « infamante » la critica
rivolta da Kiing al motti proprio di
Paolo VI sui matrimoni misti, da lui
catalogato fra i « tentativi di restaurarazione di una teologia preconciliare ».
« £' sconsolante — prosegue Hans
Kiing nel suo nuovo libro — dover
prendere atto che più il papa prende
sul serio il proprio magistero, più questo si realizza a spese della sua stessa
credibilità e della coesione interna della chiesa. ’Quousque tandem...’ verrebbe voglia di e.sclamare con il romano
( ice rane, se non si sapesse che qui, a
fallire in buona fede, non è soltanto un
singolo, ma tutto quanto ha a che fare con il sistema romano, ancora sempre determinato da un assolutismo spirituale che spaventa sinceramente l’uomo contemporaneo, da un giuridismo
disumano e da un tradizionalismo formedistico che uccidono il vero rinnovamento.
«Nel Nuovo Testamento non esiste
nessuna base per la produzione dei
dogmi. Al contrario, è stata sempre la
convinzione di tutte le chiese che la
fede cresce e si esplica attraverso il
buon annuncio dell’evangelo, attraverso la retta celebrazione dei sacramenti, attraverso la preghiera, la sofferenza, l’intuizione personale. Non è provato che la fede sia legata a proposizioni infallibili. Quindi, se si tratta di
proposizioni umane, sono proposizioni
che, essendo sempre inadeguate alla
realtà, sempre equivoclTe, sempre relativamente traducibili, sempre facilmente ideologizzabili e quindi mai definitivamente chiare, possono incorrere tanto nel doppiosenso quanto nel
nonsenso, tanto nella confusione quanto nell’errore.
« Ebbene, se una chiesa non prende
sul serio questa dialettica di verità ed
errore, essa imbocca inevitabilmente
la strada che porta al dogmatismo...
La fede dell’homo viator è quella di
colui che sa di non aver affittato per
sé il conoscere e il comprendere, ma
di doverli continuamente cercare nell’impegno e nella preghiera; che sa che
il suo cammino non è immune né dal
peccato né dall’errore. E la fede dell’Ecclesia peregrinans è quella di chi sa
che, tra tutti gli elementi di confusione del suo pellegrinaggio, l’errare non
è la più vergognosa, ma solo la più
umana di tutte le sue componenti
umane ».
Contravvenendo a questa chiara prospettiva biblica, la pretesa ’infallibilità’ « produce gravi conseguenze, fino a
mettere il papa contro la chiesa. Basta
che il papa lo voglia, e può far tutto
anche senza la chiesa. Proprio a questo avevano puntato i fautori dell’infallibilità... Purtroppo neppure il Vaticano Il ha apportato modifiche al fatto che il papa, nel caso decisivo, ha
dalla sua parte dogma e diritto ». Orbene, « se con il magistero dei vescovi
(e del papa) non si intende l’annuncio
dell’Evangelo ma la regolazione d’autorità di tutte le dottrine, per cui coloro che dirigono la chiesa ne sono anche i maestri, si può obiettare che questa monopolizzazione dei carismi in
una ’ierocrazia’ dei pastori è chiaramente in contraddizione con il messaggio e con la chiesa del Nuovo Testamento. Nessuno ha il diritto di credersi unico e originale possessore dello Spirito Santo! Nessuno ha il diritto di attenuare il possesso che ne
hanno gli altri... Si tratta di una concezione assolutistica del servizio divino:
chi presiede a questo servizio si considera anche apostolo, profeta e dottore e vuol essere tutto insieme, richiamandosi magari al triplice ufficio
(regale, profetico e sacerdotale) di Cristo. Sta di fatto, invece, che il Nuovo
Testamento non conosce sistemi basati su una sola persona. Ciascuno ha il
suo carisma! La chiesa non si identifica affatto con coloro che la dirigono;
la verità della fede cristiana non è ’depositata’ in uffici romani e in curie
vescovili; l’annuncio e la spiegazione
’autentica’ del messaggio cristiano non
sono ’riservati’ in esclusiva a nessuno.
« Ma se la chiesa non è infallibile né
nella scrittura né nei.jconcili né nel papa, è pur sempre ’indefettibile’ ». E il
Kiing distingue fra infallibilità e indefettibilità: quest’ultima indica non un
tranquillo e sicuro possesso della verità, bensì uno stare-nella-verità, una
permanenza nella verità dell’Evangelo
la quale non può essere attenuata o
abolita da alcun errore particolare. La
infallibilità è riservata a Dio soltanto.
« Errare è umano, errare è anche ecclesiastico, errare è anche papale: poiché proprio anche la chiesa e il papa
sono e restano sul piano umano. Avevamo tante volte dimenticato nella
chiesa questo dato di fatto, ma vi siamo stati richiamati (dalle vicende dell’enciclica « Humani generis »). La chiesa si distingue da altre organizzazioni
umane — ed è una differenza determinante — poiché a lei, quale comunità
dei credenti in Cristo, è stata data in
dono la promessa: la promessa di superare tutte le decisioni e tutti gl’interventi mancati, tutti i peccati e i vizi; la promessa che la sua verità, pur
tra tutte le difficoltà, non andrà distrutta; la promessa che in essa sopravviverà il messaggio di Gesù Cristo,
che Gesù Cristo stesso resterà presso
di lei nello Spirilo, che essa sarà così
mantenuta, pur tra tutti gli errori e le
deviazioni, nella verità di Cristo. La
promessa dice: Dio fa in modo che ci
siano sempre la f - de e la chiesa; e che
la chiesa, pur con tutto il suo smarrirsi e il suo vay/u'e, conservi in ultima analisi la direzione di fondo e trasmett-zL la verità di Cristo.
« Anche se la chiesa si discostasse
dal suo Dio, egli non si discosterà dalla chiesa. Essa può mettere un piede
in fallo durante il suo cammino attraverso il tempo, può inciampare e spesso anche cadere, ;:uò finire tra i predoni e giacere a. terra mezzo morta.
Ma il suo Dio non le passerà accanto
indifferente; egli verserà olio nelle sue
ferite, la solleverà e per la sua salute
pagherà anche ciò che non era previsto ».
Abbiamo citato irgamente; e queste citazioni, nella loro vigoria evangelica, parlano alla nostra fede. Lo ripetiamo, il giudizio va rinviato a una
seria lettura integrale; ma è posta chiaramente, in forma aperta e quanto mai
problematica, la grande questione oggi
in gioco: quella dell’atifo/'iià, cioè dello
Spirito Santo, presenza sovrana e libera di Dio in rapporto con le testimonianze scritturali e con le nostre coscienze di credenti e di comunità, qui
e ora. Così tutte le Chiese, anche la
nostra, anche il protestantesimo così
disorientato e senza norma, possono
esser spinti a confrontarsi insieme, nell’umiltà e neH’ardire fiducioso delta fede, con questa questione capitale; anzi,
l'Iddio vivente.
g. c.
C'è da augurarsi che J. Schwarzunbacti abbia ottenuta il risultato di far
ripensare non salo gli Svizzeri, ma anche gli Italiani, e noi evangelici in
particolare, di fronte a un problema ■ quello migratorio - in cui nessuno
è senza responsabilità
Anche se è ormai passato un certo
tempo dal voto svizzero sul referendum anti-migratorio, (ricordiamo che
il deputato James Schwarzenbach aveva proposto una modificazione della
Costituzione intesa a limitare il numero degli stranieri ammissibili in Svizzera a un massimo del 10% della popolazione residente), vai la pena di ritornare sull’argomento, sia perché i
problemi sollevati dal referendum non
sono affatto risolti, sia perché quel referendum e tutto ciò che sta dietro ad
esso comporta delle conseguenze per
noi, non meno che per gli Svizzeri.
E facciamo intanto qualche considerazione sui risultati della votazione,
che ha puntualmente confermato le
previsioni che avevamo fatte su queste colonne il che assai poco ci rallegra).
La partecipazione al voto è stata la
più alta che si sia registrata in Svizzera da 23 anni a questa parte; l’iniziativa è stata respinta con un margine assai scarso, hanno votato a favore i Cantoni tradizionalisti e conservatori della Svizzera centrale (di lingua tedesca), la maggioranza dei Cantoni cattolici, gli ambienti operai e
contadini e in generale quelli che votano a sinistra. Il che si rileva anche
dall’esame particolareggiato dei voti
cittadini: per esempio a Ginevra, che
ha dato una larga maggioranza di no,
hanno votato si i quartieri dei Pàquis,
Acacias e Aire che sono tradizionalmente di sinistra, nel Cantone di Zurigo l'unico distretto favorevole è stato V.'interthur e così via. Quanto al vo
Convocazione
del Corpo Pastorale
Il Corpo Pastorale è convocato per
Giovedì 30 Luglio - ore 9.30
nelFaula sinodale della casa
valdese di Torre Pellice, per
procedere all’esame di fede del
candidato Luciano Deodato.
Il Moderatore
della Tavola Valdese
Neri Giampiccoli
Paolo VI e I ^^rlholll
Il Vaticano affronterà senza ambiguità il «cattolicissimo» Portogallo colonialista?
Nello scorso numero abbiamo pubblicato uno scritto ricavato da i « Documenti » del bip, il servizio protestante
francese di stampa e di informazione,
col quale abbiamo avuto la raccapricciante conferma degli efferati massacri di kimbanguisti da parte dei colonialisti portoghesi in Angola. La colpa
principale di quegli infelici è quella di
non appartenere alla religione « ufficiale » che è ovviamente quella cattolica
romana imposta dagli occupanti.
Anche negli altri possedimenti coloniali in Africa si fa sentire la duri.ssima repressione portoghese, nel « nobile » intento di difendere la « civiltà ».
La stampa ci dà ora notizia che il
pontefice romano ha ricevuto in Vaticano, sia pure in forma non ufficiale, i
tre leaders dei movimenti di liberazione nazionale delle colonie portoghesi e cioè della Guinea e del Capo Verde, del Mozambico e dell’Angola. Questa udienza non è stata infatti registrata dalle fonti ufficiali valicane e anche
« L’Qsservatore Romano » non ne ha
dato notizia; perfino il fotografo pontificio è stato allontanato.
Il papa ha intrattenuto i tre dirigentt per una mezz’ora. Paolo VI — a
quanto si apprende — ha detto loro
che la Chiesa cattolica è al corrente e
segue la tragedia che si svolge nelle
colonie portoghesi. Coll’occasione, egli
ha regalato loro, fra l’altro, una copia
in portoghese della «Populorum progressio ».
Amilcar Cabrai, il leader del movimento in Guinea, ha risposto, anche a
nome dei due compagni, dicendo fra
l’altro: « Noi conosciamo a memoria
la Populorum progressio, che consi
deriamo un’assicurazione contro l’oppressione. Ci auguriamo che i cattolici
portoghesi cessino di massacrare le nostre genti, di bombardare i nostri villaggi e ci permettano di costruirci la
nostra vita ».
Successivamente, in occasione di una
conferenza stampa tenutasi presso la
libreria romana « Paesi nuovi », i capi
per la liberazione dei loro paesi hanno
espresso la propria soddisfazione di essere stati ricevuti in udienza dal papa
in quanto esponenti della resistenza
antiportoghese. Essi hanno espresso la
certezza che egli non confonda il Portogallo coU’Africa « come hanno fatto
certi giornali italiani che ci considerano appartenenti a "provincie” portoghesi ».
Mentre purtroppo la chiesa cattolica locale — salvo poche lodevoli eccezioni — si è del tutto alleata al potere
politico ed è quindi diventata complice
dei tragici effetti del colonialismo, i
protestanti — hanno soggiunto — si
sono schierati con noi.
Il gesto di Paolo VI ci pare indubbiamente assai apprezzabile (è stato definito di portata storica) in quanto, se
non andiamo errati, si schiera per la
prima volta contro la politica coloniale
del « cattolico » Portogallo e quindi
contro Fimpierialismo di marca occidentale. Anche se egli ha esortato i tre
leaders a « battersi per la pace », ha
soggiunto che « pregava e faceva voti »
per la loro causa.
C’è da augurarsi che il Portogallo
— ed il suo clero — meditino su questo incontro, e che la loro meditazione
li porti a mutare radicalmente il loro
atteggiamento e la loro politica nei
riguardi di quelle popolazioni che lottano per il loro sacrosanto diritto all’indipendenza ed all’autodeterminazione.
A dire il vero, questo auspicio non
sembra incoraggiato dalla vibrata protesta presentata, l’indomani dell’udienza pontificia in questione, dall’ambasciatore portoghese presso la S. Sede,
Brazao, al segretario di Stato, card.
Villot; protesta alla quale « L’Qsservatore Romano » (4 luglio 1970) ha risposto con un breve e cautissimo trafiletto: « Il Papa, per la sua missione, riceve quanti chiedono di avere il conforto della sua benedizione. Così è avvenuto per le persone di cui si parla, che,
nella cornice strettamente religiosa
dell’udienza generale settimanale, hanno potuto avvicinarlo. Il Santo Padre
ha rivolto loro parole di saluto e di
esortazione alla fedeltà ai principi cristiani cui sono stati educati ». Al di là
di queste interpretazioni caute e semiveritiere (l’udienza è stata particolare
e privata), il fatto rimane.
r. p.
Avviso
Ricordiamo a lettori e collaboratori
che, come gli scorsi anni, il nostro
periodico esce quindicinalmente net
corso dei mesi di luglio e di agosto;
i prossimi numeri recheranno dunque
la data del 24 luglio, del 7 e del 28
agosto. red.
to cattolico è stato così massiccio da
esser deplorato dallo stesso « Osservatore Romano » ed è curioso rilevare
che i 7 Cantoni favorevoli hanno tutti,
senza eccezione, un numero minimo di
operai stranieri, in ogni caso inferiore
al 10% preconizzato da Schwarzenbach.
Senonché proprio l’esame particolareggiato dei risultati della votazione
ne rende più problematica la valutazione.
Vi è stata certo una reazione conservatrice xenofoba della Svizzera più
tradizionale, ma questa reazione ha
assunto in molti casi le caratteristiche
di una contestazione globale del sisterna, di un atto di sfiducia verso partiti, Chiese e sindacati che si erano unanimamente schierati per il no.
Vi è stata certo una reazione operaia
e contadina contro gli industriali e le
autorità ritenute, non a torto, responsabili dell’indiscriminato afflusso di
stranieri; ma se l’iniziativa avesse avuto successo sarebbero stati proprio gli
operai e contadini svizzeri a portarne
le conseguenze, ben più dei grandi industriali che avevano già messo in atto delle misure precauzionali di razionalipazione della produzione.
Vi è stata una, d’altronde non unanime, reazione cattolica; ma è evidente che l’afflusso di emigranti in gran
maggioranza cattolici avrebbe, se mai,
danneggiato i protestanti (e infatti
Schwarzenbach, protestante convertito al cattolicesimo, si era ben guardato dal citare questo argomento nella
sua campagna).
Da tutto ciò risulta che il sì di oltre
mezzo milione di svizzeri ha avuto anche una grossa componente irrazionale: la rapida trasformazione della vita
economica e sociale ha provocato delle difficoltà di adattamento e degli stati di frustrazione che non possono
esprimersi attraverso i partiti e le organizzazioni tradizionali. Gli emigranti
sono allora assunti come un simbolo
di tutto ciò che « non va », come il
qualcosa o il qualcuno contro cui essere e sul quale scaricare la propria
insoddisfazione repressa.
E le tesi di Schwarzenbach così superficiali, tanto critiche della situazione attuale quanto povere di programmi alternativi, sono state l’elemento
coagulatone di tutte quelle frustrazioni, il mezzo per dire di no al presente
senza fare lo sforzo di identificare un
futuro diverso. Il solo elemento positivo è il fatto che la democrazia diretta svizzera ha permesso a questo
stato di cose di esprimersi, senza i
danni che essi invece provoca in altri
sistemi.
Se i sì hanno avuto questa componente irrazionale, anche i no sono stati
meno chiari di quanto potrebbe sembrare, sono stati dei « no, ma ». ■ No
dunque alla irrazionalità, al qualunquismo, alla demagogia razzista, alla
conservazione acritica, ma un no che,
al tempo stesso, richiede una politica
nuova. Una politica cioè che metta definitivamente da parte l’anarchia della
circolazione e provveda prima le case,
le scuole, gli ospedali e poi faccia venire gli uomini, una politica che preveda una più reale partecipazione dei
migranti (e anche delle diverse regioni del Paese) alle responsabilità c ai
vantaggi dello sviluppo industriale,
una politica, soprattutto, che tenga in
considerazione i diritti e la dignità
umana dei migranti e delle loro famiglie prima dell’utile che essi possono
dare.
Il voto Schwarzenbach è stato definito il fenomeno sociologico svizzero
più importante degli ultimi trenta anni; è da augurarsi, e ve ne sono i sintomi, che esso produca un mutamento
reale di atteggiamenti e di modi di
pensare, un mutamento che tolga ogni
ragione di esistere alla irrazionalità
della protesta ed elimini anche il ricordo di questo triste episodio.
* * *
Qecorre a questo punto chiederci
perché il referendum svizzero interessi, e come!, anche noi.
Direi che i motivi sono sostanzialmente tre; in primo luogo la Svizzera
è un Paese geograficamente e spiritualmente a noi vicino; per cui ciò che vi
accade non ci può lasciare indifferenti; in secondo luogo in Svizzera vivono e lavorano più di mezzo milione di
Italiani, di cui sarebbe bene ricordarsi anche quando non ci sono elezioni
Pierluigi .Im.i.a
(continua a pag. 6)
2
pag. 2
N. 27-28 — 10 luglio 1970
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
Verso
Un nuovo periodico evangelico
Come si propaga, a partire dal Golgota, la riconciliazione del mondo con Dio?
Parliamo del ministero della predicazione della
riconciliazione e, secondo l’apostolo Paolo, dovremmo aggiungerci Ìa diaconia della riconciliazione, affinché il regno di Dio non resti confinato fra le parole. Ma se la riconciliazione di Dio penetra nel mondo attraverso la croce di Gesù, la predicazione e i
servizi della riconciliazione sono posti anch essi sotto il segno della croce. |
La parola della riconciliazione ha perduto valore ed efficacia =
perché non abbiamo osato pronunciare il giudizio al quale essa è |
legata mediante la croce. Ma Gesù ha annunciato l'evangelo della =
prossimità del regno di Dio ai "poveri" e non ai “ricchi". Soltanto i
per i poveri il suo messaggio è una buona notizia. « Ha spiegato |
la forza del suo braccio e ha disperso i superbi. Ha rovesciato i =
potenti dai loro troni e ha elevato gli umili. Ha saziato di beni gli i
affamati e ha rimandato a mani vuote i ricchi » (Luca 1: 51-53): |
in questi termini Maria loda il Dio che riconcilia. Gesù stesso prò- i
clama beati i poveri, gli afflitti, quelli che soffrono, i mansueti, |
gli affamati di giustizia, perché il regno viene a loro (Mat- =
teo 5: 3-10). Per l’apostolo Paolo la parola della croce ha per ef- 1
fetto che Dio sceglie ciò che è folle, ciò che è senza forza, ciò che |
è senza nobiltà e che si disprezza, per giudicare ciò che si consi- |
dera colto, nobile e grande nel mondo ( 1 Corinzi 1: 26-28). L'evan- =
gelo della riconciliazione non è neutrale nei conflitti del mondo, |
prende posizione senza equivoci in favore dei disprezzati, degli |
oppressi, degli emarginati. E prendendo così posizione pronun- |
eia un giudizio sui "giusti" e sui tiranni. Il regno di Dio è per
NAI 'Cristianesimo oggi*
RO
Bl
ECHI
«Per una fede nel mondo contemporaneo», questo
l’mtento del nuovo mensile curato dalla Chiesa di
Cristo pubblicato dall’Editrice Lanterna di Genova
Dio riconcilia e libera
poveri. La giustificazione per grazia è per gli ingiusti. La riconciliazione è per coloro che non sono riconciliati. Non abbiamo
immiserito questa dialettica dell’evangelo, facendo del cristianesimo una religione di dirigenti?
Dopo la parola della predicazione, il secondo modo di servire la riconciliazione è la vita della comunità cristiana. Ritroviamo pure qui la stessa dialettica. Le società umane si fondano
sulle somiglianze naturali fra i membri che le compongono. Già
Aristotele diceva: « i simili si associano volentieri ». E, quindi,
« i lupi non si mangiano fra loro ». Ma la comunità cristiana non
è retta dalla legge della somiglianza, la sua legge è il riconoscimento degli altri, unendo quelli che sono dissimili. La cristianità
mostra al mondo diviso che cos’è la riconciliazione data da Dio,
nella misura in cui si compone di « ebrei e pagani. Greci e barbari, padroni e schiavi, uomini e donne » (Galati 3: 28). Là dove
Gesù crocifisso interviene fra i nemici e fa nascere una nuova
comunità, sono minati alle fondamenta e smantellati i muri, le
barriere dei ghetti, eretti dagli uomini per affermarsi gli uni contro gli altri. Di fronte alla nuova creazione in Cristo, le antiche
inimicizie e le anche amicizie si sbriciolano. Forse per troppo
tempo abbiamo compreso questa verità in un senso unicamente
religioso e intraecclesiastico, senza osare trarne le conseguenze
per la vita terrestre. Ma l’apparizione della comunità cristiana è
anche il punto di partenza dell’emancipazione dei pagani, dei
barbari, degli schiavi e delle donne, perché è in questa comunità
di Cristo che l’uomo comincia a emanciparsi dalla sua disumanità.
Le Chiese che non raggruppano altro che persone simili, che si
chiudono agli “altri" e li escludono — le Chiese nazionali, razziali o di classe — sono pagane ed eretiche nella loro struttura
stessa. Soltanto quando si compone di persone dissimili e "altre",
una Chiesa diventa un segno di speranza che annuncia il mondo
riconciliato di Dio.
Gli schemi del "mondo diviso" sono profondamente radicati
nelle strutture mentali e affettive dell’uomo. Si tratta, in fondo,
di meccanismi di difesa, ispirati dalla paura, che degenerano continuamente in odio. La propaganda dei dirigenti ci inocula incessantemente il pensiero dualista amico-nemico. Ma Cristo non è
contro i "comunisti", è morto per loro. Questo esige da noi un
modo nuovo di pensare e di sentire, ispirato dall’amore. L’amore
vince la paura. Include l’avversario nel suo pensiero e nella sua
azione. Fa fiducia alla capacità di mutamento dell’avversario, il
che non esclude il senso critico, e diffida costantemente della propria posizione. In tal modo diventa una potenza di riconcilia
= zione.
JÜRGEN Moltann
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniMiiiiiiiii
Ritardato dal disservizio postale, è
stato diffuso ultimamente il numero di
lancio di « Cristianesimo oggi », un
nuovo mensile che reca come sottotitolo « Per una fede nel mondo contemporaneo ». Diretto da Lino De Bonetti,
curato da membri della Chiesa di Cristo e pubblicato daH’Editrice Lanterna
di Genova, il nuovo periodico si presenta in modo vivace e arioso, in bella,
nitida veste tipografica. L’editoriale,
che riportiamo qui sotto, descrive con
chiarezza l’intento perseguito.
« L'Evangelo cala nel mondo come
buona notizia. Una buona notizia che
dovrebbe sconvolgere prima e mutare
poi la coscienza e la vita degli uomini.
Ecco pertanto la prospettiva di fede in
cui si situa il nostro giornale e il titolo
scelto: "Cristianesimo oggi".
« Qualcuno avrebbe forse preferito
una testata che si mimetizzasse nei
cliché del profano, ma questo avrebbe
prestato fianco all’equivoco e tradito i
nostri scopi. Infatti non ci proponiamo
un discorso che intenda moraleggiare,
o semplicisticamente commentare la
vita, i fatti e le idee del nostro tempo.
Non vorremmo cioè strumentalizzare
il mondo a prò della fede aggravando
quel conflitto che continua a perdurare
nonostante gli attuali e reciproci tentativi di superamento. Cerchiamo invece una verifica critica che si muova
in due direzioni. Anzitutto interna. Non
come discorso teorico, ma come richiamo costante alla fedeltà verso la
parola di Dio anche a costo di gettare
scompiglio nella "tranquillità" della nostra coscienza. Secondariamente una
verifica esterna consapevolmente coinvolta nella realtà del piccolo e grande
mondo contemporaneo. Siamo infatti
profondamente convinti, come qualcuno ha recentemente scritto, che se è
vero che "solo Dio condurrà ogni cosa
al compimento finale, e che qualsiasi
rivoluzione che abbia come programma la realizzazione del Regno di Dio
è destinata al fallimento” è anche vero che "coloro che realmente hanno
una tale speranza, fin d’ora debbono
rendere la propria vita simile a quella
che sarà la vita in comune nel Regno
di Dio, sia pure alle condiz'oni che
ancora regnano in questo vecchio
mondo".
« Di qui anche le voci provenienti
dall’altra sponda. Pubblicazioni che costituiranno l’aggancio con chi non condivide la nostra speranza e la nostra
fede.
« Compiti e mete che toccano la presunzione? È una domanda che non ci
siamo voluti porre. Quando abbiamo
optato per Cristo sapevamo di non
aver scelto la strada del conformismo
o del cristianesimi domenicale e chiesastico, ma nemn^zno quella dell’insipienza o dell’accidni.
«Che cosa dire: io? Ci occuperemo
anche delle grosse questioni internazionali, ma vorremmi' evitare la tentazione di evadere cor: da quei problemi
che, per il fatto che ci toccano più da
vicino, si trovano . u un terreno in cui
le nostre scelte sono più decisive e determinanti, nonostante rimanga vero
che non c’è più nessun avvenimento,
per quanto "lontano”, che non sia affar nostro ».
In questo primo numero, segnaliamo
articoli su II boom della nuova messa,
Bertrand Russell, l’ateo pacifista, Il divorzio tra Governo e Vaticano, Obiettivi sindacali per gli anni settanta, un
ampio servizio sul Biafra, la tragedia
presto dimenticata, Da Pietro al papato, nel centenario del dogma dell’infallibilità papale, La morte dal sangue, discussione della tesi antitrasfusionale
dei Testimoni di Geova, infine un dibattito: E storico il Vangelo di Giovanni?
Per i prossimi numeri si annunzia
una serie di servizi (Il credito della fame ovvero il Terzo Mondo - La tomba
del Vangelo: il pulpito - Vietnam: non
.sono stato io - Contestare è la regola Il dialogo è finito: rottura o integralismo? - Israele: quinto non ammazzare),
di inchieste (A letto gratis - La Bibbia
nello scaffale - Perché non fermeremo
la droga - Fine del celibato? Paolo VI
non li tiene più), di dibattiti (I pezzi
di ricambio: cuore, occhi, reni solo a
chi li paga - Divorzio sì, concordato
no: il prezzo della libertà - Il fine-settimana vai più di una messa), articoli
di critica cinematografica, di psicologia, corrispondenze estere. L’abbonamento annuo è di L. 2.000, (estero
L. 3.000), da versarsi all’Editrice Lanterna, Piazza Alimonda 3/2, 16129 Genova.
Abbiamo spesso sottolineato la cura
particolare con cui la Chiesa di Cristo
in Italia s’impegna neirattività culturale e pubblicistica. Questa relativamente piccola fra le piccole Chiese
evangeliche nel nostro paese pubblica
già un mensile, « Il seme del Regno », e
una valida rivista trimestrale, « Ricerche bibliche e religiose ». Per quanto ci
è dato di vedere da questo primo numero di lancio (cui ne seguiranno uno
o due altri, che possono essere richiesti alla direzione) «Cristianesimo oggi»
si caratterizza per una marcata laicità
di presentazione •— è veramente un
giornale volto aH'esterno delle Chiese,
da dare in mano a chiunque — associata a un’altrettanto viva preoccupazione di serbare un costante e forte riferimento biblico-teologico.
Un fraterno benvenuto al nuovo foglio, con i migliori auguri.
Segnalazioni
Diakonia 3/1970
Questa rivista, edita ora a cura del Servizio
Studi della FCEI, contiene nell'ultimo fascicolo, oltre a tre note omiletiche sul libro di
Amos (A. CoMBA, S. Briante, E. Rivoir),
due studi che sono intesi anche in preparazione deirincontro evangelico che a cura della
FCEI si terrà ad Agape in agosto sul tema
« Il problema di Dio nella teologia evangelica
oggi »: B. CoRSANi, Rivelazione naturale nella
Lettera di Paolo ai Romani e F. Ronchi, Due
libri di attualità sul pensiero protestante (Tilliclì - Zahrnt). Quale "supplemento” a questo
n. 3/1970 della rivista è stato pubblicato pure, a cura della Commissione valdese per la
liturgia (G. Rogo. R. Cois.son, B. Ro.stagno,
A. SoNELLi. A. Taccia), un fascicolo contenente alcuni Progetti di liturgie matrimoniali,
per matrimoni validi agli effetti civili o già
registrati in sede civile, liturgie inserite o meno in un culto ordinario.
Il Regno, 11/1970
In questo fascicolo della rivista curata dal
Centro Dehoniano di Bologna segnaliamo in
particolare l’ampio studio di G. Gherardi e
L. Sandri : Due popoli per una terra promessa. ripartito in tre capitoli (Il sionismo: 1 ideologia violenta la storia - Il Dio d Israele non
è israeliano - Nessuna soluzione sopra la testa
dei due popoli).
.iiiilliiKiiiiiMiiiinii
iiiiniiiniiiiiiMiiiliHiiiiiiMiMiiiiiiiiimimilMiiiiiiKxi
IIIMIIimillllllllMllllloi
Obbedienza, invenzione dei potenti
Nello scorso numero abbiamo pubblicato alcuni passi di un articolo che
Raniero La Valle aveva scritto (in una
sua rubrica su un quotidiano torinese)
relativamente alla « pedagogia delle
armi », prendendo spunto dalle varie
parate militari svoltesi in Italia in occasione del 2 giugno. Qra il giornalista
dà un seguito al suo scritto e a nostra
volta ne proponiamo alcuni estratti alla meditazione dei lettori.
Questa volta il discorso di La Valle
si sposta sul problema dell’obiezione di
coscienza e sulla convinzione che essa
può avere le più svariate origini, oltre
a quella religiosa, ma partenti tutte da
uno stesso principio-base: è lo stato
che deve servire il cittadino e non viceversa.
Ci pare che questo problema dell’o.d.c. non sia ancora molto sentito in
Italia e neppure nel nostro ambiente,
specie nelle valli valdesi (proprio in
questi giorni vi si è inaugurato un monumento dedicato alle « glorie militari»). Se non ci persuadiamo che colla
nostra indifferente complicità e col nostro lassismo non solo ci comportiamo
in modo opposto all’insegnamento di
Cristo ma ci rendiamo singolarmente
corresponsabili di inevitabili tragedie,
non avremo poi il diritto di dire: « ...ma
questa guerra non la volevo! ».
r. p.
C’è stata un’altra ondata di processi
per obiezione di coscienza... I « motivi
di coscienza » si fanno più complessi:
non sono più prevalentemente religiosi, come un tempo, ma ideologici o politici; per esempio Natale Lombardo,
un obiettore della Valle del Belice, non
c’è Tha coll’esercito, ma collo Stato
che ha lasciato in abbandono la sua
valle colpita dal terremoto: lo Stato,
egli ha detto in una manifestazione a
Roma, « è più disertore di noi, è più renitente di noi »; e l’ultimo obiettore
condannato, Antonio Riva, ne ha fatto
anche una questione educativa: dice
che è una tomba per la coscienza dei
giovani che si stanno formando, passare attraverso una scuola obbligatoria, come il servizio di leva, dove si
insegna a dire « signorsì » sempre e comunque.
« ...Una legge, se risolverà il problema dei singoli obiettori, offrendo loro
un servizio civile alternativo, non risolverà i problemi più profondi che gli
obiettori intendono denunciare col loro
atteggiamento; anzi c’è il rischio che
tutta la tematica della pace, dell’alternativa alla violenza ed alle armi, che
è un problema storico decisivo del nostro tempo, venga ridotta a una questione di tolleranza verso alcune decine di giovani che personalmente intendono sottrarsi alla complicità con la
guerra e con i suoi strumenti. Perciò
mi sembra importante rivendicare il
valore religioso e civile dell’obiezione
di coscienza, adesso che è ancora una
disobbedienza... e riprendendo il discorso sulla "pedagogia delle armi” vorrei
dire che l’o.d.c. esercita una funzione
pedagogica utilissima alla società tutta intera.
« ...L’art. 51 del codice penale dice
che chi commette un reato obbedendo
a un ordine dell’autorità, risponde del
reato, salvo che, per errore di fatto,
abbia ritenuto di obbedire ad un ordine legittimo. Dunque, perfino il codice
Rocco ammette e anzi prescrive in
certi ca.si la disobbedienza, il che significa che per essere in grado di non
commettere reati, non solo bisogna
aver imparato ad obbedire, ma bisogna anche aver imparato a disobbedire.
« ...Il guaio è che questo nessuno lo
insegna. La società ufficiale, con tutte
le sue istituzioni — civili, militari, ecclesiastiche — non fa altro che inculcare e pretendere l’obbedienza, circondando la disobbedienza di una pessima fama...
« Noi però condanniamo l’obbedienza
di Defregger, che fucila i civili di Filetto, condanniamo i torturatori che non
si sottraggono all’ordine di torturare...
Ma come si può pretendere la disobbedienza in quegli atti supremi, se non
c’è un’educazione a scelte di coscienza
e se tutto, leggi, costume, opinione comune, non fanno altro che coltivare
l’obbedienza?
« ...Mentre negli arsenali di tutto il
mondo si immagazzinano tante bombe
nucleari da uccidere ogni uomo della
terra con l’equivalente di 50 tonnellate
di tritolo a persona e si preparano tante armi biologiche, batteriologiche e
chimiche da distruggere mille volte la
popolazione mondiale, come pensare
senza angoscia che la salvezza è affidala solo sdVestremo atto di disobbedienza di chi dovrebbe materialmente scatenare il disastro?
• « Ecco dunque che occorre qualcuno
che dia, molto prima, la testimonianza della disobbedienza, qualcuno che
metta sabbia nelle macchine che preparano la guerra e nelle provette in cui
si inventano nuove malattie e pestilenze. L’obiezione di coscienza è nella
linea di questa pedagogia della disobbedienza... per questo la società ne ha
bisogno.
« Questo è un discorso che vale sul
piano civile; ma è evidente la sua implicazione religiosa. 1 cristiani, che
prendono il nome da un disobbediente,
sanno che c’è un tempo per obbedire
c un tempo per disobbedire, che è poi
il tempo dell’obbedienza alla Croce».
Ateismo con
La Conferenza del IV Distretto si è
tenuta a Livorno nei locali della Chiesa Valdese nei giorni 13 e 14 giugno.
Il calendario dei lavori prevedeva:
Inizio: ore 15 di sabato 13 giugno
in prima convocazione per l’esame dell’aspirante Evangelista Arrigo Bonnes.
Qre 17: convocazione dei delegati
delle varie chiese.
Culto della Conferenza: ore 10,30
della domenica con la Comunità locale presieduto dal Pastore Guido Colucci.
Il giorno dell’apertura, dopo il canto di un inno ed una lettura biblica,
fatta dal Pastore Vicentini della Chiesa ospitante, si è proceduto all’elezione del seggio che è risultato così composto: Past. Guido Mathieu presidente, past. Giulio Vicentini v. presidente.
Andrea Spini segretario.
La conferenza introduttiva
di Giorgio Girardet
Quindi il Pastore Giorgio Girardet
ha introdotto, secondo quanto stabilito, un tema di fondo: « Ateismo con
temporaneo e testimonianza evangelica ». Partendo dalle nostre Comunità
Foratore ha osservato che sono evidenti i segni di una crisi in atto che si
manifesta con diverse « reazioni »:
scontento, ripiegamento, protesta, allontanamento dalle attività non esclusi i Culti. I giovani soprattutto si allontanano, ma non solo i giovani. Cisa è successo? Si parla molto di ateism-o, ma questo va considerato solo
come un caso particolare di un discor
so cosciente su Dio per negarlo; s •
rebbe invece più appropriato parlare
di secolarizzazione e cioè di una pre-a
di coscienza di vivere in un monco
senza riferimenti ultimi. Ch. West :ì
«Processo alla religione» (p. 80) di: _■
che: « certezze da lungo tempo far/:iliari vengono eclissate dall’uragano ci
avvenimenti che si è abbattuto su di
noi nel corso dell’ultima generazione ».
È evidente che sta nascendo un’epoca
nuova, un periodo di transizione ed -z
inutile rifiutare, recriminare, valutare
negativamente: possiamo dispiacercene, preferire di vivere in un’epoca più
comoda; il fatto è che viviamo iii questo tempo. È perciò più che mai necessaria la nostra testimonianza evangelica che deve essere ricerca attiva
comune agli uomini vivi del nostri:
tempo e in mezzo alle situazioni vissute, finalmente aperta al mondo di
fuori, anzi, ricerca nel mondo. Il problema della testimonianza si identil,ca, secondo l’oratore, col problema d'
come scongelare le comunità, di come
intaccare quella specie di « pack » eh
le tiene lontane dal mondo, chiuse in
sé come microcosmi autosufficienti.
Operare delle rotture quindi ed avviare il lavoro sulle brecce, cioè presa di
coscienza collettiva dei nuovi proble
mi e ritorno alla Bibbia in una prospettiva nuova che, togliendo alla
Chiesa la tranquilla certezza nelle proprie istituzioni, la rimetta in stato di
inquietudine e provvisorietà e la renda, quindi, nuovamente disponibile.
E seguito un dibattito abbastanza
vivace non senza, qua e là, qualche
punta polemica. Particolarmente interessante l’intervento del prof. Valdo
Vinay il quale ha detto, fra l’altro, che
occorre suscitare nelle varie Comunità
gruppi di persone preparate anche teologicamente, le quali possano sostituire i Pastori anche nella predicazione,
rendendoli, ove occorra, liberi e disponibili di portare la loro opera anche
fuori dalla Chiesa attraverso la Parola
rivolta a gruppi particolari (cattolici,
per esempio, o marxisti). E, ri- n
dendo a qualcuno che prima aveva
osservato come fosse ormai necessario operare delle scelte, egli ha aggiunto ancora che l’ascolto della Parola ci porta a delle decisioni, questo
è certo, ma non dobbiamo dimenticare che non siamo noi a scegliere, noi
siamo scelti e questo ci porta ad essere tolleranti e comprensivi verso gli
altri: adagio perciò a parlare di scelte.
Si è fatto osservare ancora che spesso, nell’interno delle Comunità, giocano motivi politici che valgono a dividere gli animi ed a provocare quindi
un senso di diffidenza degli uni verso
gli altri il che non può che incidere
negativamente in ogni senso. Certo il
problema di come concretare praticamente la nostra testimonianza evangelica non è tale che possa essere risolto
nel breve tempo di una conferenza distrettuale neanche se lo si dedicasse
tutto e interamente a questo argomento. L’importante è che si sia trattato
con chiarezza e che esso resti aperto
alla considerazione ed alla meditazione di tutta la Chiesa e non soltanto
delle chiese del nostro distretto. Si è
giunti quindi all’approvazione del seguente ordine del giorno: « La Conferenza del quarto distretto, constatata
la situazione di disagio in cui vivono
qua.si tutte le comunità del distretto,
esorta i membri delle comunità a non
avere gli uni verso gli altri posizioni
precostituite e squalificanti, ma a
prendere con serietà e interesse in considerazione i diversi aspetti della comune testimonianza evangelica siano
confrontate alla luce della parola di
Dio ».
3
10 luglio 1970 — N. 27-28
pag. 3
DELLE RECENTI CONFERENZE DISTRETTUALI
IV DISTRETTO, A LIVORNO
teiiiporanea, secolarizzazione o testimonianza evangelica
Si è passati quindi alla discussione
della Relazione della Commissione distrettuale da cui sono emersi in particolare i seguenti punti: Federazione Situazione giovanile - Rapporti valdometodisti ed interdenominazionali - Fi
Processo alla Federazione
0 alle comunità?
Per quanto riguarda la Federazione
da più parti si è fatto osservare che
essa non sembra (a tre anni di distanza dalla sua costituzione ufficiale) essere Io strumento più adatto per una
valida testimonianza a livello di Comunità. Non sembra che essa faccia
nulla più di quanto già non facesse il
Consiglio Federale: in questo caso si
sarebbe allora creata una nuova sovrastruttura mentre da ogni parte si ch'ede che vengano rimosse o rivedute le
strutture già esistenti. Altri invece as
seriscono che se la Federazione sembra non essere nata vitale e continuare quindi uria vita stentata la colpa è
da ricercarsi, soprattutto nella indifferenza delle nostre Comunità. A questo
punto il past. Santini propone che i
delegati di ciascuna comunità dicano,
per esperienza, come è sentito questo
problema e ciò che in ogni comunità
si è fatto in questo campo. Ne risulta,
in genere, un quadro piuttosto deludente, ma, ad onor del vero, si deve
constatare che, se noncuranza ed assenteismo vi sono stati, essi non devoiio sempre ed a tutti i costi attribuirsi alle nostre comunità. Praticamente è emerso che la collaborazione
fra le varie denominazioni, sia a livello federativo che a livello comunitario
è buona nelle città dove coesistono comunità di denominazioni diverse e soprattutto dove, come a Firenze per
esempio, esse sono rette da conduttori che hanno personalmente molto
spiccato il senso ecumenico, è meno
intensa a Roma forse per la maggior
dispersione nella città troppo vasta
(comprendendo anche le varie opere
alla periferia) e finisce per essere addirittura inesistente e quasi impossibile ad avviarsi dove esiste una sola
comunità (e di diversa denominazione
per giunta) in ogni città di una vasta
regione, com’è il caso, per esempio,
deH’Emilia-Romagna. Dopo discussione ed alcuni emendamenti viene approvato il seguente ordine del giorno:
« La Conferenza del quarto Distretto,
preso in esame il problema federativo,
constatati il disinteresse delle Comunità sul piano della collaborazione inierdenominazionale e l'inefficacia del
Consiglio e degli organi della Federazione, chiede alle Comunità stesse di
riferire alla Commissoine distrettuale,
prima dell’Assemblea Federativa sugli
scopi ed i metodi di lavoro della Federazione, quali impegni concreti ritengano di poter prendere sul piano locale ».
Il problema giovanile
La situazione giovanile è ancora confusionaria nell'insieme delle nostre comunità. L’unica nota positiva è il sorgere qua e là (Roma, Firenze) di gruppi cadetti per ora assai informi ed incerti sul cammino da percorrere, ma
che pur danno una speranza per il domani. Questi ragazzi sembrano non
gradire, almeno per ora, di essere legati a organismi regionali o nazionali
e sono critici nei rispetti delle posizioni assunte dai fratelli maggiori nei recenti congressi. Non si hanno notizie
molto precise sulla Federazione Toscao ■ ' 1 F.b.V. si può dire sia morta in
sncn’io, quasi dimenticata; ma la
F.G.E.f, non sembra, per ora, abbia
molto mordente sulla nostra gioventù.
Dobbiamo per adesso offrire ai ragazzi
che hanno incominciato ad incontrarsi la possibilità di rafforzare e chiarificare il loro incontro come atto valido
nella vita della Comunità locale.
Rapporti ecumenici
Per quanto riguarda i rapporti valdornetodisti ed interdenominazionali a
Firenze si è fatto un notevole passo
avanti nella integrazione. A Firenze ancora si è cercato di dare nuovo impulso al Concistoro (riunione dei Consigli
di Chiesa Battista, Metodista, Valdese)
ma non si sa ancora con quali risultati. Altrove la situazione è del tutto statica e qua e là non si sono superate le
situazioni di tensione interdenominazionale. Il cammino è dunque lungo
ma rimaniamo convinti che va percorso ai più presto.
/ rapporti col cattolicesimo romano
sono continuati in quasi tutte le nostre comunità. In generale sembra che
questi rapporti si vadano intensificando con i gruppi del dissenso cattolico
ed in modo particolare con quei gruppi che sviluppano una tensione teologica. Non sono però mancate altre situazioni come quella di Ferentino-Frosinone dove un avvio a incontri di studio biblico sono stati possibili per l’intervento del vescovo di Frosinone. A
questo proposito si osserva che il cattolicesimo romano che intraprende un
dialogo con noi rappresenta una piccolissima minoranza del vasto mondo
che ci circonda e non è possibile limitare il nostro impegno di testimoni
dell’Evangelo a questo unico aspetto
per quanto tipico ed interessante esso
sia. Comunque si ritiene utile e valido
che le nostre comunità continuino in
questo cammino, nella libertà che ci
dà l’Evangelo, nelle situazioni varie
che ci sono offerte e nella chiara visione che comunque il senso di ogni incontro è nella possibilità che ci è data
di confrontarci con l’Evangelo di Cristo.
Finanze. — Il nostro distretto ha risentito della situazione pesante sul piano finanziario in cui si trova l’amministrazione della Chiesa: a Roma sono
in corso trattative per trarre un utile
dai locali di attività della comunità di
Piazza Cavour, la quale potrà servirsi
per le sue attività di locali messi a disposizione dalla Facoltà di teologia.
Altrove la Tavola cerca di poter sfruttare meglio finanziariamente alcuni lo
cali oppure di alienarli quando se ne
presenti favorevole occasione come è
dell’appartamento pastorale di Siena
che da molto tempo non serve più ai
abitazione del Pastore. Occorre che
dall’incontro dei responsabili locali
(Consigli di chiesa) e dell'Amministrazione si possa trovare per ogni luogo
la soluzione migliore che tenga conto
della situazione locale e dei bisogni
dell’Opera nel suo insieme. Sempre sul
tema degli stabili si prende atto con
riconoscenza che nel nostro distretto
si è giunti nel corso dell’anno alla ristrutturazione dei locali di Via Manzoni a Firenze ed al completamento dei
lavori della cappella di Rimini.
Purtroppo per quanto riguarda le
contribuzioni alla Cassa Centrale, parecchie comunità non hanno ancora
raggiunto le somme richieste e forse
non le raggiungeranno in questi prossimi giorni. D’altra parte il Delegato
della Tavola, past. Ribet, fa osservare
che il deficit deH’Amministrazione centrale che sarà anche quest’anno notevole (si parla di non meno di 30 milioni) è dovuto soprattutto ad aumenti
di prezzi e costi in tutti i settori per
cui la Tavola si è trovata a dover affrontare quasi ovunque uno sforzo
maggiore mentre le contribuzioni da
parte delle Comunità si sono mantenute statiche se non addirittura in regresso. Si apre una discussione sul come far fronte a questa situazione. Il
delegato di Pisa fa osservare che in
quella comunità è stato adottato il sistema del bilancio preventivo, nonché
l’impegno volontario sottoscritto di
contribuzione mensile personale. Il
past. Girardet fa osservare quanto è
stato deciso in pioposito ad Ivrea dalla Conferenza del II Distretto e legge
quell’ordine del giorno. L’idea che il
bilancio generale della Chiesa Valdese
venga impostato sulla base degli impegni finanziari preventivamente assunti dalle varie Comunità trova tutti
consenzienti; non risulta però facile
stabilire fin d’ora quale potrà essere
l’impegno che In-te le comunità del
nostro distretto potranno assumersi
per il prossimo anno. Si è deciso perciò di demandare ai delegati al Sinodo del distretto il compito di rivedere
questo problema in sede appropriata
e di comune accordo con i delegati degli altri distretti.
* *
Avviandosi all i chiusura dei lavori.
la Conferenza Distrettuale ha ringraziato il Pastore Guido Mathieu, che ha
terminato il 14" anno di attività nella
comunità di Roma Via IV Novembre,
per il lungo ed efficace ministerio svolto in quella comunità, come pure per
l’attività svolta per molto tempo quale presidente della Commissione del
nostro distretto: ed ha dato contemporaneamente il benvenuto al past.
Giovanni Scuderi che gli succederà nel
prossimo autunno. Un saluto ed un
cordiale ringraziamento al pastore De
Rham che ha svolto attività di coadiutore nella stessa comunità di Roma
via IV Novembre, occupandosi in modo particolare del gruppo di lingua
francese. Egli si reca in Belgio e si
spera che verrà sostituito da un altro
giovane studente in teologia.
La Commissione distrettuale aveva
presentato le proprie dimissioni che
sono state accolte. Si è proceduto perciò alla elezione di una nuova Commissione distrettuale che è risultata
così composta: past. Guido Colucci,
presidente; Renato Ribet, vice-presidente; Eco Giorgi, segretario.
Sono risultati eletti quali deputati
al Sinodo per il IV Distretto: Luigi Co
sta (Ferentino), Renato Ribet (Pisa),
Ada D’Ari (Rimini), Milena Ciafrei
(Lucca). La prossima Conferenza distrettuale si terrà, D. v., a Siena in data da destinarsi; predicatore d’ufficio
il pastore Giulio Vicentini.
Con un ringraziamento al seggio per
l’ottima direzione dei lavori ed alla
Comunità di Livorno per l’ospitalità ci
si separa dopo il canto dell’Inno « Celebriamo il Signore ».
Ada D’Ari
III DISTRETTO, A COMO
Un lavoro di grande intensità
Nella sua predicazione su ColosseSì 1: 9 (« Perciò anche noi dal giorno
che abbiamo udito ciò [la vostra fede
in Gesù Cristo], non cessiamo di pregare per voi, e di domandare che siate
ripieni della profonda conoscenza della
volontà di Dio in ogni sapienza e intelligenza spirituale ») il pastore Aldo
Sbaffi ha sottolineato che il compito di
una comunità è quello di scoprire che
cosa significhi la volontà di Dio nel nostro tempo. La ricerca, non con gran
quantità di discorsi teorici, ma con un
esame minuto del nostro lavoro, di
un’etica per le comunità valdesi di oggi nelTItalia settentrionale e in Svizzera: questo è stato un po’ il succo del
nostro incontro.
Così si è riunito un nucleo di delegati di una dozzina di comunità, per
un lavoro di grande intensità (giusto
il tempo di mangiare e cinque minuti
per prender fiato, poi si riattacca...).
Sotto la presidenza di un seggio che
ha grandemente facilitato lo svolgersi
dei lavori {Thomas Soggin, presidente;
Angelo Luzzani, Vicepresidente; Fernanda Comba, segretaria) si è data
lettura della relazione della commissione distrettuale, breve ma molto densa. Una relazione supplementare, preparata dal pastore Scuderi, ha permesso una buona discussione degli argomento ail’ordine del giorno. Ne son venuti fuori una dozzina di ordini del
giorno sul problema dei presbiteri autonomi (dopo una vivacissima discussione, ma approvati a larghissima maggioranza), sulla situazione delle chiese
valdesi in Svizzera (in seguito anche a
un largo .scambio di idee sulle conseguenze dell’iniziativa Schwarzenbac.hì,
sui documenti sinodali (o.d.g. sul matrimonio e divorzio, sulla cerimonia nuziale, sulla confermazione, sul padrinato e la liturgia battesimale, sul battesimo dei fanciulli), sulle conseguenze di
Uppsala per le nostre comunità, sul
progetto di pastorato dei giovani in
Lombardia.
Alla fine dei lavori la conferenza ha
ringraziato la commissione distrettuale
« per il lavoro svolto e per lo spirito
del quale lo ha svolto, apprezzando in
particolare l’ampiezza delle visioni generali che l’hanno guidata e l’attenzione puntuale a fraterna riservata ai problemi e alle difficoltà dei gruppi minori »; naturalmente la C. D. è stata rieletta senza voti contrari {Franco Wyss,
presidente; Gianfranco Cerrina-Ferotti,
vicepresidente; Giorgio Bouchard, segretario).
Una panoramica molto rapida della
vita delle comunità ha concluso i lavori; ma proprio perché si è visto che
questa panoramica era troppo breve è
stato proposto che l’anno prossimo si
cominci di qui; studiando una per una
le relazioni delle varie chiese. Si tratta
in fondo anche di vedere se il molto lavoro che, senza dubbio, viene fatto
dappertutto è sempre fatto in una direzione che riteniamo valida, non è solo
una crosta di attivismo messa sopra
una superficie piuttosto liscia e tran
quilla, la solidarietà tra i credenti che
lavorano in con.lizioni spesso molto diverse dovrebbe poterci aiutare a criticarci e a vedere in fondo su quale base
stiamo lavorando.
Sono stati eletti deputati al Sinodo
Angelo Luzzani, di Milano, Delia Bert,
di Trieste, Guido Pagella, di Ginevra,
Giuliana Micol, di Mantova, e Sergio
Uberti, di Verona.
La prossima conferenza avrà luogo a
Venezia, nella foresteria che è stata da
poco aperta dalla locale comunità; qui
siamo stati trattati molto bene dalla
quasi impeccabile accoglienza della comunità comasca.
E. R.
VI DISTRETTO,
A PALERMO
Vita
delle chiese
e loro missione
nel mondo
I problemi più importanti che sono
stati affrontati dalla Conferenza del
VI Distretto, tenutasi a Palermo il 27,
28 e 29 giugno, sono stati due; uno riguarda la vita delle chiese, l’altro la
loro missione nel mondo.
La Conferenza suggerisce delle visite alle comunità da parte di alcune
persone che siano in grado di avviarle
verso l’ambiente esterno.
Si progetta un incontro degli insegnanti per approfondire lo studio della pedagogia dell’Agape. Per quanto riguarda le opere del Distretto si è avvertita la necessità di un continuo confronto fra di esse che pur avendo una
diversa impostazione sono unite tutte
da spirito di Agape. Tale confronto
potrebbe portare ad una autocritica
che certamente avrà risultati positivi
sull’impostazione del lavoro nel futuro.
Per l’altro argomento si sono prese
in esame le linee di fondo del Sinodo
1969, cercando una chiara posizione
nei confronti di queste linee. A questo
proposito è stato approvato un ordine
del giorno che prende decise posizio
ni, auspicando che le chiese gradualmente divengano vere assemblee nelle
quali ognuno porti il contributo dei
doni ricevuti dallo Spirito Santo per
l’annunzio del Regno. Gli attuali pastori che ne abbiano la capacità potrebbero essere impegnati alla preparazione dei vari ministeri, affinché le
assemblee (chiese) passino dalle attuali strutture a quelle di comunità aperte confessanti e serventi. Infine ha suscitato interesse il problema della
stampa e dei mezzi di comunicazione
di massa.
Si è riscontrata la validità dei diversi giornali («Eco-Luce», «Nuovi Tempi », ecc.), però si è chiesto che si scrivano in modo più chiaro e semplice,
affinché siano accessibili anche ai più
umili.
Paola Sanzone
Gli ordini del giorno votati dalla Conferenza di Como
Presbiteri autonomi
La conferenza,
preso atto con vivo disappunto del permanente regime dì discriminazione di diritto e di fatto esistente tra chiese autonome e chiese non autonome, e delle gravi
conseguenze che questa discriminazione ha
nella vita delle piccole chiese, invila il
Sinodo a operare decisamente e senza ulteriori perniciosi rinvìi allo scopo di
— garantire egualmente a tutte le chiese un minimo di continuità nel ministero pastorale,
— permettere una più equa partecipazione di tutte le chiese alla nomina
dei propri pastori,
— ottenere una più equa ripartizione
della rappresentanza sinodale tra tutte le chiese,
chiede pertanto che, come misura immediata il Sinodo istituisca ì "presbiteri autonomi" approvandone una regolamentazione già per Tanno 1970-1971.
La conferenza,
presa in esame la situazione delle chiese
valdesi in Svizzera per quanto riguarda la
loro particolare posizione sul piano organizzativo,
ritiene
a) che esse formino un gruppo con
interessi comuni,
b) che debbano discutere e risolvere i
problemi connessi con la loro vita nelTemigrazione in un quadro che — come
quello dato dalTACELIS — offra il modo
di collaborare con tutte le chiese di lingua
italiana della Svizzera,
c) le invita a costituirsi in "presbiterio" per quanto riguarda la loro posizione
nella chiesa valdese.
e chiede al Sinodo di riconoscere come
tale questo "presbiterio".
La conferenza,
preso alto con rammarico che Turgentc
problema delTautonomia delle chiese non
ha ancora trovato soluzione,
preoccupata perché una grave situazione
di disagio continua a verificarsi nelle comunità non autonome del HI distretto,
chiede al Sinodo di autorizzare Tattuazione nel prossimo anno di un "presbiterio autonomo" comprendente le comunità
di Brescia, Verona, Mantova e Felonìca Po.
La conferenza incarica i pastori Aldo
Sbadì e Aldo Comba di preparare d’inte.sa con la commissione distrettuale un progetto di costituzione dei "presbiteri autonomi", da presentare al Sinodo.
Matrimonio
La conferenza,
preso atto degli studi fatti nelle comunità sul rapporto sinodale su matrimonio e
divorzio e dopo nuova discussione in merito,
approva il rapporto e ritiene che si possano riprendere le sue lìnee di riflessione
in questo senso:
a) presentare al imbblico dentro e
fuori le comunità la posizione delle chiese
evangeliche in modo che appaia chiaramente che il matrimonio è per i credenti
un rapporto nella libertà che va visto nella
luce della grazia e non della legge,
b) comprendere a partire dal loro
tempo le soluzioni etiche date dai cristiani del I secolo alla questione del divorzio e cercare la nostra soluzione a partire dal messaggio centrale del Nuovo Testamento.
Data l'urgenza di questo problema raccomanda al Sinodo di dare un tempo adegualo allo studio del rapporto sul matrimonio c divorzio.
La conferenza.
preso atto del parere delle chiese sul
problema del matrimonio.
chiede al Sinod*. per esigenza di chiarezza teologica, di insistere presso le nostre comunità sidla attuazione della separazione tra la cerimonia civile e quella religiosa del matrimonio,
chiede inoltre che venga posto allo studio la eventualità dì una rinunzia al xicono.sciniento ministeriale della nomina a
ministro di culto dei nostri pastori.
Confermazione
La conferenza,
discusso il problema della confermazione,
propone alle chiese che tale rito venga
abolito e sostituito da una confessione di
fede implicante un impegno di testimonianza e di servizio.
Battesimo
La conferenza,
preso atto delle risposte delle comunità
sul problema del padrinato,
è del parere che l’usanza del padrinalo
venga soppressa nella nostra chiesa in
quanto la comunità intera è la testimone al battesimo,
chiede pertanto al Sinodo una revisione
della liturgia battesimale non solo per
quanto riguarda il battesimo degli adulti
e dei fanciulli ma anche per quanto con
cerne l'accenno vago ed inutile fatto ai padrini.
La conferenza,
preso atto delle risposte delle comunità sul problema del battesimo dei fanciulli, alla luce della riscoperta della chiesa quale comunità di credenti confessanti,
nota con rammarico che il battesimo dei
fanciulli nelle nostre comunità, nella maggior parte dei casi, si è ridotto ad un atto
puramente formale che non trova alcun
fondamento biblico,
chiede :
a) che il problema del battesimo dei
fanciulli venga riproposto alla meditazione
delle comunità alla luce del Nuovo Testamento,
b) che i pastori, quando sono richiesti di amministrare il battesimo ai fanciulli, lo facciano sempre precedere da una
catechesi battesimale per i genitori,
c) che si prenda quindi in seria considerazione un ritorno alla prassi del battesimo degli adulti come nella chiesa primitiva;
invila il corpo pastorale ad affrontare
con urgenza questo problema.
« Pastore dei giovani »
La conferenza,
preso atto del progetto di creazione di
un posto dì "pastore dei giovani" in Lombardia,
lo approva,
accetta peraltro le proposte presentate
in merito dal presbiterio lombardo (cioè
punto 1, 2, 4, 5, 6, 7 del documento presbiteriale, riportato in calce al presente
o.d.g.) e lo raccomanda caldamente alTatlenzione della Tavola,
ritiene che il progetto debba essere attuato in stretta collaborazione con le altre
chiese evangeliche della regione.
Sui documenti
di Uppsala
La conferenza,
ricordando Tinvito dell assemblea di
Uppsala (rapporto della 111 sezione, pa
ragrafo 33): «ogni chiesa dovrebbe met
tere a disposizione per aiuti ai paesi sottosviluppati una proporzione dei propri
proventi ordinari tale da imporsi dei veri
sacrifici, e cioè dovrebbe esser fatto in
aggiunta all'ammontare delle risorse spese
per le opere missionarie e per gli altri
programmi »,
chiede al Sinodo di accettare o rifiutare
motivatamente il suddetto invito, ma di
non lasciarlo cadere nelTindifferenza.
4
pag. 4
N. 27-28 — 10 luglio 1970
Prïmi aiuti delle Chiese al Peru
Ginevra (soepi) — Le Chiese d’America, di Norvegia, di Gran Bretagna, di
Danimarca e della Germania hanno inviato per aereo in Perù 7 mila coperte, 500 tende, 50 mila dosi di antibiotici e 42 mila vaccini contro il tifo ed
altre malattie a seguito del terremoto
verificatosi recentemente nel paese e
che ha fatto ben oltre 50 mila vittime
e distrutto tutte le città ed i paesi posti nella regione sinistrata. Verranno
successivamente inviate parecchie altre tonnellate di coperte e di abiti.
L’aiuto delle Chiese è coordinato a Lima dal « Church World Service »
(CWS), che è l’organizzazione di aiuti
delle Chiese degli Stati Uniti.
Il direttore delle operazioni di soccorso del CWS ha dichiarato di non
aver mai visto una catastrofe così imponente. Il CWS fornirà i viveri a 100
mila persone impiegate nei progetti di
ricostruzione e concentrerà il suo aiuto sulla ricostruzione delle canalizzazioni d’acqua, di installazioni sanitarie, di scuole e dispensari.
Le Chiese hanno già risposto all’appello di 100 mila dollari (ca. 62 milioni di lire) lanciato dal Cec per il lavoro di ricostruzione. L’organizzazione di
soccorsi delle Chiese tedesche ha versato 50 mila dollari, il « Christian
Aid » inglese 7.200 dollari ,le Chiese australiane hanno promesso oltre 11 mila dollari.
Anche l’appello lanciato dal Cec (Divisione Aiuti) e dalla Federazione luterana mondiale per la ricostruzione
in Romania continua ad avere risposte. Quanto prima la commissione romena per la ricostruzione sottoporrà
agli organizzatori del suddetto appello
una lista di progetti.
nintenzionate in varie regioni del mondo ».
I firmatari di questa dichiarazione
pensano che la vera natura degli avvenimenti in questione sia stata fraintesa: « Si è detto — e si è sinceramente
creduto — che ciò che era avvenuto in
Irlanda del Nord era stata una “guerra di religione".
« Non neghiamo che esistano gravi e
profonde divisioni, che siamo i primi a
deplorare, aU’interno della comunità
nordirlandese, ma desideriamo affermare che esse non sono in primo luogo
di carattere religioso. Hanno cause profonde e complesse — di origine storica,
politica e sociale — ma le differenze religiose fra cristiani praticanti non ne
■costituiscono una causa essenziale.
« Ci si potrebbe domandare perché
coloro che si professano cristiani —
sebbene appartenenti a denominazioni
diverse — non possono vivere in pace
gli uni con gli altri. Questa domanda
sottovaluta il fatto che nella società
contemporanea un’immagine di violenza può essere suscitata dalle attività di
una parte anche estremamente ridotta
della ponolazione. La grande maggioranza degli abitanti dell’Irlanda del
Nord anela alla pace, ma, come avviene
in molte nazioni occidentali, un desiderio di pace da parte della maggioranza
in una data comunità non costituisce
necessariamente una garanzia che la
pace sia davvero assicurata ».
Se davvero l’elemento religioso rappresenta solo una copertura di contrasti economici, sociali e politici, come
pare, tanto più i cristiani e le Chiese
sono sfidati dalla situazione non soltanto a scindere in modo inequivocabile la loro posizione dagli estremismi
del « gruppo Paisley » (lo hanno fatto),
ma a lottare altrettanto inequivocabilmente, con sobrietà e tenacia, contro
le cause oggettive del conflitto in atto.
La Chiesa luterana del Brasile
non parteciperà aii' Assembiea di Evian
Un appello irlandese alla concordia
Non c'è guerra di religione,
ma conllittn politico-sociale
Il conflitto neirUlster è in una nuova fase di recrudescenza e nuova esca
a rancori e disordini è stata data dall’arresto (e dai modi in cui è avvenuto) della deputata cattolica nord-irlandese al parlamento britannico, la giovane Bernadette Devlin, accusata di
incitamento alla sedizione.
In questi giorni è stata diffusa, e ci
è giunta tramite il servizio d’informazioni deU’Alleanza riformata mondiale,
una dichiarazione comune fatta dalle
personalità direttive ecclesiastiche di
Belfast, dichiarazione cui si è associato
anche il moderatore della Chiesa presbiteriana d’Irlanda (ricordiamo che vi
è una sola Chiesa presbiteriana in Irlanda, sia nella Repubblica che nsll’Ulster), e che domanda ai cristiani di
ogni dove di pregare per una soluzione
giusta dei problemi nord-irlandesi.
Questa dichiarazione esprime la
preoccupazione di fronte all’interpretazione data degli avvenimenti deirirlanda del Nord da parte di « persone be
Malgrado l’insistenza degli organi direttivi della Federazione luterana mondiale (FLM), la Chiesa luterana del
Brasile, fortemente delusa e ferita dalla decisione di non tenere la progettata
Assemblea della FLM a Porto Aiegre,
bensì a Evians-iles-Bains, in Savoia, ha
fatto sapere alla centrale ginevrina della FLM che non avrebbe inviato a Evian
la propria delegazione, ma soltanto due
rappresentanti, latori di una dichiarazione da presentare ai membri delrAssemblea.
Il pastore Arno Dreher, segretario
della FLM per l’America latina e attualmente al lavoro a Ginevra, pastore egli
stesso della Chiesa luterana brasiliana, ha reso noto che questa decisione negativa è stata presa nel corso di
una recente sessione del Consiglio della
Chiesa luterana in Brasile. La decisione
della Giunta della FLM ha suscitato in
Brasile, e in particolare fra quei Luterani, vivaci discussioni e accese deplorazioni; tuttavia, se il Consiglio ha ritenuto di dover disdire la propria partecipazione all’ Assemblea di Evian
(14-24 luglio), ha respinto le richieste
avanzate da alcuni, che volevano l’uscita dalla FLM e ha riaffermato la propria « corresponsabilità » con questa e
la decisione di rimanerne membro, pur
segnando con decisione il proprio dissenso nella circostanza presente.
In precedenza i sei membri che dovevano costituire la delegazione luterana brasiliana avevano presentato le loro dimissioni al Consiglio della loro
Chiesa, affinché questo fosse del tutto
libero nel prendere posizione.
Si apprende pure, con rincrescimento, che l’arcivescovo cattolico brasiliano Helder Pessoa Camara di Qlinda e
iiiimimiitiiiiiiiii
PESCA
Borse di Studio del Collegio V aldese
Reci'fe non potrà mantenere Timpegno,
in precedenza accettato, di tenere ìa
relazione principale sul tema: « Verso
un mondo più umano », con la quale si
sarebbe dovuta aprire la Conferenza
giovanile mondiale luterana, la quale
precederà di alcuni giorni, a Thonon,
l'Assemblea della FLM, permettendo
così a un buon numero di giovani delegati di partecipare, poi, ai lavori di
quest'ultima.
11 Comitato del Collegio Valdese comunica
di poter disporre di alcune borse di studio
del valore annuo di L. 340.000 circa da assegnare a studenti delle Valli e della Evangelizzazione che frequentano o intendano frequentare il Collegio Valdese di Torre Pellice.
Gli interessati sono invitati a rivolgere domanda al Comitato del Collegio Valdese, che
curerà le successive pratiche relative. Vi fa
presente che le domande, naturalmente in carta semplice, dovranno essere corredate da una
lettera di presentazione del pastore della Comunità a cui appartiene il candidato.
11 Comitato dei Collegio, nel fare la presente comunicazione, ringrazia il Prof. Valdo
Vinay al quale si deve il concretarsi di una
iniziativa vivamente sentita dalla popolazione
evangelica. La fattiva collaborazione del Prof.
Vinay crea inoltre uno stretto vincolo di lavoro tra la Facoltà Valdese di Teologia e il
Collegio, il che non può che essere altamente
apprezzato.
* *
Il Collegio comunica inoltre che le iscrizioni alla Scuola Media pareggiata Valdese sono
aperte fin dal 1 luglio u. s. Le domande devono essere indirizzate al Preside della Scuola stessa.
Il Comitato del Collegio Valdese
La Madonna di Fatima
nel Mozambico (portoghese)
Letto su un dépliant edito dallTstituto Missionario di Foligno con approvazione ecclesiastica ;
«...In modo particolare i soldati, sia portoghesi che africani, portano Maria Santissima
come distintivo e scudo, soprattutto quando
devono inoltrarsi per qualche operazione militare nella foresta.
Non vogliono che manchi loro questo segno
di fede cristiana e di devozione Mariana.
È giusto perciò nutrire ìc più belle speranze
per Vavvenire religioso e uvile di queste regioni, affidate in modo coù particolare alla
Vergine Santissima, sempr '.mpegnata al bene
spirituale e materiale dei suoi devoti ».
chet Roberto, Torino 36.000; Rocchi Giorgio,
Roma 10.000; Sappé Enrico e famiglia, Torri Pellice 3.000; Soggin Anna, Roma 3.000;
Tomasini Rodolfo, Torre Pellice 2.000; Tron
Emma e Adolfo, Massello 5.000; Colletta
presso Foresteria Valdese Torre Pellice in data
26-4-1970 (conferenza del pastore Prof. Valdo
Vinay) 30.325; Colletta presso Foresteria
Valdese di Torre Pellice in data 30-5-1970
(Conferenza pastore Prof. Dufour, Ginevra) 16.900.
DA AMICI (Estero)
« In memoriam del pastore Elio Eynard »:
Guggenbuehl, PfaeiTikon (Svizzera) L. 71.190.
Doni: Matthey J. R., Winterthur (Svizzera),
Colletta fra Chiese Evangeliche di lingua italiana in Svizzera L. 30.000.
Totale del presente elenco L.. 6.708.009.
Totale elenchi precedentemente pubblicati
L. 28.361.528.
Totale dei doni pervenuti al Comitato Collegio Valdese a tutto il 31-5-70 L. 35.069.937.
Doni pervenuti al Comitato a tutto il
31 Maggio 1970 (11« Elenco) - Chiusura esercizio 1969-70:
DA CHIESE VALDESI ;
Angrogna Serre (3“ versam.) L. 15.000;
Campobasso (1° versam.) 25.000; Luserna S.
Giovanni (3° versam.) 67.500; Napoli, Via dei
Cimbri (2" versam.) 60.000; Perrero Maniglia
(1“ versam. 150.000; Pinerolo (2° versam.)
300.000; Pomaretto (1" versam.) 150.000;
Rorà (2" versam.) 30.000; San Giovanni Lipioni (1° versam.) 117.00; Villasecca (1° versamento) 130.000; Villar Perosa (2" versamento) 100.000.
DA ALTRE CHIESE EVANGELICHE
ITALIANE
« in memoria del Pastore Alberto Ricca »:
Chiesa Evangelica Svizzera Riformata, Firenze L. 50.000.
DA CHIESE SORELLE (Estero)
Chiese del Baden (Germania Occidentale)
L. 142.344.
DA ISTITUTI, ENTI, OPERE VARIE
ITALIANE
Convitto Valdese di Pinerolo L. 200.000;
Convitto Maschile Valdese di Torre Pellice
500.000; Associazione « Amici del Collegio »
Torre Pellice 291.000.
DA ISTITUTI, ENTI, OPERE VARIE
ESTERE
Waldenserhilfe Bernisches Komitee, Berna
(Svizzera) L. 2.040.300; Waldenserhilfe Bernisches Komitee, Berna (Svizzera) 545.700:
Algmeen Diakonaal Bureau van de Gereformeerde Kerke in Nederland, Utrecht (Olanda)
1.401.750.
DA AMICI (Italia)
« in memoriam del pastore Alberto Ricca »:
Bert Umberto, pastore, Trieste L. 5.000;
Giampiccoli Luisa e Giuliana, Torino 10.000;
Mengiardi B. G., Firenze 50.000; Ricca Valdo, Torino 1.000.
« In ricordo nozze d'oro »: Villa Lina e
Francesco, Luserna San Giovanni L. 40.000.
Doni: Angiolillo Dott. Guglielmo, Roma
L, 2.000; Cigna Dott. Dante, Roma 2.000;
Lumachi Dott. Riccardo, Roma 50.000; Pro
Si ricorda che i doni e le offerte a favore
del Collegio Valdese possono essere versati al
Comitato Collegio Valdese di Torre Pellice Via Beckwith n. 1, Torre Pellice - sia sul
conto corrente postale n. 2/32709, sia sul
conto corrente bancario n. 56760 presso ITsth
tuto Bancario Italiano, Torre Pellice.
AVVISI ECONOMICI
AFFITTO alloggio vicinanze Villar Pellice
per residenza continua. Rivolgersi Libreria
Claudiana. Torre Pellice.
CEDESI causa decesso proprietario negozio
parrucchiere uomo in Torre Pellice, vera
occasione, lire 700.000. Scrivere Bertalot
Parrucchiere. 10066 Torre Pellice (Torino).
CUSTODE cercasi per Casa di Riposo vicinanze Varese, con mansioni di sorveglianza
impianto riscaldamento, manutenzione giardino e autista patente C. Offresi alloggio per
famiglia. Indicare pretese e referenze. Rivolgersi al giornale.
Torre Pellice
Rendiamo noto che
l'Asilo Iniantile Valdese
rimarrà aperto
dal 13 luglio al 12 settembre
anche per i villeggianti
Le iscrizioni si fanno presso l’Asilo,
Via Beckwith 5, dal 13 luglio in poi.
VACANZE AL MARE
Pensioni familiari e
alberghi confortevoU
Bassa stagione da L. 1.800 - 2.000
Alta stagione da L. 2.300-2.900
Informazioni: Sig. Revel Egidio
presso Hôtel Elite
47045 Miramare di Rimini
I LET¥ORI CI CE Sl> SCRIVONO
Allarme
ingiustificato
Un lettore, da Massello:
Caro direttore,
mi ha stupito molto la pubblicazione
dell’articolo del Past. E. Geymet sulla Conferenza del 1° Distretto cfr.
Eco-Luce n. 25, del 19.6.’70 sembra che
in esso si siano fatte delle illazioni del
tutto gratuite sul contenuto degli ordini del giorno votati (quasi lutti senza opposizione), e che il grido d allarme da questi lanciato sia del lutto ingiustificaio, ed abbia come unico effetto quello di gettare lo scompiglio e
la confusione nelle nostre comunità,
per altro già abbastanza disorientate.
Vorrei quindi precisare, se possibile,
alcune cose, che è forse bene che anche i lettori del giornale conoscano.
1®. - Quanto è stato votalo in Conferenza corrisponde più o meno alla
sostanza di risoluzioni approvate dai
Concistori delle Valli in precedenti riunioni, su temi che erano stali oggetto
di ampio dibattito nelle varie comunità durante quest’ultimo anno in particolare. La sostanza dì tali o.d.g. era
quindi già nota prima della Conferenza ai vari Delegati, ed essi, verosimilmente, hanno espresso il parere delle
comunità che rappresentavano. Come
si fa quindi a dire, come vien detto
nell’articolo, che tali o.d.g. se c< sottoposti a un referendum popolare, sarebbero respinti con 1*80% dei voti »?
2°. - Dall’articolo sembra che la
Conferenza sia stata manovrata dal solito gruppo di Pastori, più qualche
laico forse, della cosiddetta « sinistra » :
da quei Pastori che, come si sente solitamente dire, vogliono distruggere tutto quello che è stato faticosamente costruito nel passato e che non si preoccupano dell’edificazione delle comunità. Ora, a parte il fatto che io respingo categoricamente una tale accusa, è un dato innegabile che la maggioranza dei membri della Conferenza
non era della cosiddetta « sinistra »;
ma tutt’altro! E a dimostrazione di
questo basta prendere in considerazione i risultati delle votazioni dei
Deputati della Conferenza da mandare al Sinoflo. Anche se non s’è assistito alle farse dell’anno scorso, è
stato tuttavia chiaro che sono stati
presi accordi di corridoio, e che comunque tali votazioni sono state orchestrate ad arte, come è stato anche rilevato dalla cronaca ufficiale, e che dietro ad esse si può notare una precisa
volontà, tendente fra Ealtro ad eliminare grosse comunità, tipo S. Germano e Pomaretto. o piccole, quali Frali,
ecc. È un dato di fatto, e qui sfido
chiunque a dimostrarmi il contrario.
Se dunque la maggioranza dei Delegati non era della « sinistra », come
mai ha permesso che passassero deglài.
o.d.g. così tremendi, come si tenta di
far credere, che « suoneranno come un
biasimo ingiusto verso la generazione
passala e come un atto di forza verso
una minoranza (?), col risultato di approfondire delle incrinature che già
sono in atto e con quello di spegnere
più di un lucignolo fumante... »? Mi
sembra veramente un po’ esagerato, ed
un cercare di soffiare sul fuoco, facendo
leva su strani sentimenti di conservazione e di pietà.
3”. - Sulla sostanza degli o.d.g.
vorrei dire questo :
a) Battesimo: è stato detto in
conferenza di annunciare il battesimo,
solo per togliere a questo sacramento
' ed alla cerimonia che ne segue quel
i carattere privato, familiare, che esso
ha assunto, e per cercare di conferirgli
; un carattere più comunitario. Il batteI simo dì un bambino riguarda tutti i
membri della comunità. E qui non c’è
nulla di nuovo, dal momento che anI che la nostra attuale liturgìa del hat; tesimo. come ben sa il Past. Geymet,
dice fra l’altro: «Spetta a noi lutti,
fratelli, che facciamo parte della famiglia di Dio. di adoperarci affinché que
sti piccoli fanciulli crescano nella grazia di Dìo e nella comunione della Chiesa, circondati di buoni esempi, di sani i essi essere?), ma
insegnamenti, di assidue intercessio- | renza evangelica, e
ni ». CoU’annunciare prima il battesimo si cerca quindi di invitare le comunità a riflettere anche sulla responsabilità che tutti insieme e ciascuno di
noi porta verso i bambini che il Signore ci affida, affinché lì facciamo crescere nella conoscenza dell’Evangelo,
cercando di trasmettere la nostra fede
b) Istruzione religiosa: è un te
ma già da lunghi anni dibattuto nelle
nostre comunità, per cui l’o.d.g. in pro
posilo non è venuto fuori dal nulla, al
Fimprovviso, ma è fondato su laborios
anni di studio, di dibattiti, di speri
mentazìoni, svolti a livello di comunità
Non solo, ma in Conferenza, se il Pa
store Geymet se lo ricorda, è anche sta
to detto che tale o.d.g. non vuole es
sere altro che un’indicazione pratica
chiara, concreta di una possibile via d
ricerca, nella quale sarebbe bene in
camminarsi, per tentare di inserire
giovani nella comunità. Altro che di
struggere, si cerca di edificare!
c) Confermazione: anche qui
nelFarticolo suddetto si esagera, perché
non si è parlato di abrogare, ma sem
plicemente dì rendere la cerimonia della confermazione più sobria, c di far
consistere l’impegno in cose concrete,
che possano essere fatte, e non in vuote parole, che alla fine non vogliono
dire nulla.
d) Matrimonio: anche questo
o.d.g. è venuto fuori dalla riflessione
delle comunità, che nella loro maggioranza si sono chiaramente espresse per
la scissione delle due cerimonie: religiosa e civile, e per la rinuncia dei
« privilegi » da parte dello Stalo. Come
è anche stalo fatto osservato in sede
dì Conferenza, proprio al Past. Geymet,
tali privilegi si sono rivelati, nei 40
anni di matrimonio concordatario,
un’arma a doppio taglio nelle mani
dello Stato. Dietro all’invito della Conferenza a scindere le due cerimonie,
non stanno, come si dice del tutto gratuitamente nell’articolo, « evidenti motivi politici... » (quali mai dovrebbero
ricerca dì una coeil tentativo, sia
pure estremamente modesto, di imboccare la via del deserto, auspicato dal
Sinodo di un paio d’anni or sono.
li discorso potrebbe continuare a
lungo, ma queste poche cose mi sembrava essenziale dirle, non già per accendere una polemica, quanto piuttosto }>er chiarire, se possibile, che la |
posizione del Past. Geymet, oltre a
travisare il senso degli ordini del giorno della Conferenza, non può passare
come quella della maggioranza dei
membri delle nostre comunità. È la
sua. c forse anche di qualcun altro, e
.basta.
Personalmente ritengo invece che la
Conferenza abbia dato con questi o.d.g.
una indicazione, sia pure modesta, ma
chiara e positiva, di cose concrete che
si possono fare, per cercare di edificare
le comunità e indirizzarle verso un ripen.samento della propria fede alla luce
deirEvaiigclo. Dispiace, e veramente la
cosa ini provoca un senso di tristezza,
constatare che la maggiore opposizione
ad un tale programma, e a una tale
ricerca venga proprio da chi dovrebbe
essere maggiormente interessato alla
cosa, e che si tenti in lutti i modi di
vanificare gli sforzi di chi cerca di tradurre concretamente, nella vita, il messaggio delFEvangelo. Che senso ha parlare, come si fa nelFarticolo. di « conversione a Cristo, dì amore fraterno e
di speranza nel Regno che viene »;
non dà forse questo l’impressione di
essere lutto un vano discorso?
Scusandomi per la franchezza,
Luciano Deouato
San Luigi
demitoiogizzato
Un lettore, da Imperia:
Alcune nuvolette sono apparse nell’idilliaco cielo delFecumenismo.
La Curia vaticana si appresta a portare sugli altari non so quanti martiri
cattolici vittime di persecuzioni “in
odio alia fede".Non è il caso, per contraltare, ricordare altrettanti — e assai più — martiri della libertà di co
scienza. La storia è storia e dev’essere
ricordata qual è, senza recriminazioni
e senza esaltazioni con fastose cerimo
Ho sottomano la Storia d'Inghilterra dello storico liberale G. M. Trevelyan (1876-1962), edita in Italia da
Garzanti, e a pag. 304-305 leggo: «La
missione dei Gesuiti era di carattere religioso, ma se fosse riuscita nel suo intento, avrebbe avuto come conseguenze politiche la deposizione della regina (Elisabetta) e la liquidazione di
tutti quei valori ai quali la nuova Inghilterra dava la propria entusiastica
adesione in patria e al dilà dei mari.
(...). In media, durante ogni anno del
regno di Elisabetta 4 cattolici dovettero subire persecuzioni, contro 56 protestanti per ogni anno di regno di Maria (Tudor, la Sanguinaria), e Vimpuiazione non era più quella di eresia,
ma di tradimento. Era una faccenda
tragica e senza dubbio molti cattolici
inclini a dimostrarsi sudditi leali e buoni patrioti, ma fervidamente legati ai
riti della loro religione, furono maciullati da una duplice pressione: dal
peso del proprio signore spirituale, il
papa, e dal loro signore temporale, la
regina. La lotta, sotto il mantello, fra
tradizione e riforma non era altro che
lotta fra il liberalismo e Vassnlutismo,
due scuole a lungo in opposizione. Oggi
si b costituito un compromesso, ma
rincompatibilità e ancora affiorata, speriamo per l'ultima volta, nelle parole
di elogio di Papa Ratti: Forse c è voluto un uomo che la Provvidenza ci ha
fatto incontrare, un uomo che non aveva i principi della scuola liberale ».
Ed ecco un’altra notizia, che traggo
da « Le Monde » del 19 giugno u. s.,
ove viene ospitato uno scritto di protesta di un’ organizzazione occitana
(FOccitania. Pays d’oc, è l’antica Aquitania. la regione sud-ovest della Francia) contro le programmate celebrazioni delle imprese di re Luigi IX, il Santo. Vale la pena di riportare questo
documento :
« Le cerimonie celebrate in Occita
nia in memoria di San Luigi sono altrettante provocazioni incoscienti e un
insulto alla memoria degli Occitani del
XIII secolo. Il conquistatore praticò la
caccia alle streghe, il rastrellamento, ìa
deportazione, il massacro e la colonizzazione del popolo occitano. È possibile
venerare coscientemente questo ‘‘re pio’'
che rafforzava l'inquisizione, accaparrava i beni, le terre e le case confiscate ai patrioti resistenti e radeva al suolo e incendiava i villaggi e ne raggruppava i sopravvissuti in campi di (<'■’
centramento? Alcune date: 1234, Moissac, 210 bruciati; 1244, Montségur, 200
bruciati; 1249, Agen, 80 bruciati. Questo personaggio è dunque oggettivamente un criminale di guerra impunito, e per crimini di questo genere non
c'è prescrizione.
« Boicottando le manifestazioni previste, gli abitanti di Rocamadour, di
Saint-Louis-deLamonljoie, di AiguesMortes, di Bordeaux, di Moissac. di
Carcassonne, ecc. mostrerebbero la propria dignità ai turisti, all'apparato oppressivo e lotterebbero contro la colonizzazione per un'Occitania unificata,
rispettata, libera e prospera ».
Tutti quegli uomini bruciati non occorre chiamarli santi; ha.sta ricordarli.
Ales.sandro Massahò
RICERCA
Si pregano i Segretari c Archivisti
dei Concistori delle Chiese Valdesi di
tare delle ricerche nei registri dei matrimoni relative alla benedizione del
matrimonio tra il militare francese .4ntoine Noè e Angelina Tonelli che presumibilmente ebbe luogo intorno al
1808; e se in seguilo è stato registrato
il battesimo delle figlie Marie e Irene
Noè.
Si prega di comunicare ogni eventuale risultato delle ricerche al Pastore Henri Maneu. la Pervenche,
07 Saint Julien du Gua. France, in vista di una prossima pubblicazione.
5
10 luglio 1970 — N. 27-28
pag. 5
Notiziario R ioplatense
a cura di Aja Soggin
Dalle informazioni statistiche inviate
al Sinodo del marzo 1970 risulta che la
Chiesa valdese conta una popolazione
di 13.869 persone, delle quali 6.034 sono
membri comunicanti e circa 3.000 bambini e giovani che nella Scuola domenicale e nel Catechismo si preparano alla
confermazione. Un pastore si domanda
chi siano gli altri quasi 5.000 valdesi e
quale possa essere la loro connessione
con la Chiesa.
A Montevideo è stata acquistata una
casa, accanto aH’edificio della Chiesa
valdese, che servirà principalmente come casa dello studente. Sarà diretta da
un comitato di sette membri, cinque
nono nati dal Sinodo e due dagli studenti.
A Buenos Aires la Facoltà Evangelica
di Teologia ha iniziato il suo nuovo anno accademico il 13 marzo. Tra i circa
100 ¡.scritti nei vari corsi ci sono sette
valdesi.
CHIESA VALDESE
VISITA DEL
PROF. MIGUEZ-BONINO
Il prof. José Miguez-Bonino di passaggio per Roma, alla fine di maggio,
ci ha dato varie notizie sulla vita delle
Chiese evangeliche nella regione rioplatense che cercheremo di riassumere,
presentando vari problemi da lui menzionati, che certamente sentiremo familiari anche a distanza di 10.000 km.!
Il prof. dott. José Miguez-Bonino, argentino, nato nel 1924 a Rosario (Santa
Fe), pastore della Chiesa metodista argentina dal 1947, professore di teologia
sistematica ed etica cristiana presso la
Facoltà Evangelica di Teologia a Bue;ios Aires dal 1954, laureato in teologia
alTUnion Theological Seminary di New
York nel 1960, rettore della Facoltà
Evangelica di Teologia dal I960 al 1969,
membro del Comitato Centrale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, della
Commissione di Fede e Costituzione e
del « Gruppo misto CEC-Vaticano ».
UNIONE DI
CHIESE EVANGELICHE
Da quasi vent’anni si è manifestato
il desiderio di una stretta collaborazione in vista delTunione organica tra Metodisti, Discepoli di Cristo e Valdesi in
Argentina, Uruguay e Paraguay. Le prime conversazioni hanno portato a contatti ulficiali, all’organizzazione del lavoro pastorale secondo criteri pratici e
non più denominazionali. Così sono state unite varie comunità valdesi e metodiste affidate a un unico pastore con
una rispettiva cessione di cappelle, alloggi pastorali e membri di chiesa. Vari istituti di beneficenza vengono gestiti
in comune e i programmi di istruzione
religiosa sono elaborati da una commissione mista. Al vertice un comitato
per i contatti ufficiali coordina il lavoro. Esso ha lanciato un appello a tutte
le altre Chiese evangeliche dei tre paesi
menzionati, perché mandino i loro rappresentanti a una riunione da tenersi
in agosto di quest'anno per proseguire
insieme sulla strada verso l’unità. Hanno risposto favorevolmente sei delle
Chiese interpellate; la Chiesa evangelica del Rio de la Piata, la Chiesa evangelica luterana unita, la Chiesa riformata argentina, la Chiesa riformata
svizzera, la Chiesa riformata di lingua
francese e la Chiesa anglicana. Quasi
tutte queste chiese, fondate da imrnigrati stranieri (tedeschi, olandesi, svizzeri, inglesi) si trovano in un rapido
processo di nazionalizzazione: i loro
membri passano dalla lingua e nazionalità d’origine a quella sudamericana con
tutte le conseguenze che questo processo di assimilazione comporta per i cult: i- izione religiosa.
,ujre N. Berton ha rappresentato '.'.sio nascente organismo in una
conlcrenza ecumenica sull’unione fra
chiese tenuta nel Kenia nell’aprile di
quest’anno (vedi Eco-Luce, n. 19/70).
Il risultato di questo appello a una
collaborazione tra nove Chiese, con una
popolazione di circa 200.000 anirne, può
sembrare molto lusinghiero. Ma in realtà molte Chiese evangeliche, e tra esse
quelle più numerose, come i vari rami
dei Fratelli, dei Pentecostali e dei Battisti, i Mennoniti e la Chiesa riformata
scozzese, sono rimaste e.stranee a questa iniziativa. Certamente esistono già
da molti anni federazioni di Chiese
evangeliche nella regione rioplatense
che rendono un servizio di collegamento, federazioni di donne evangeliche e
associazioni cristiane di vario tipo
(YMCA, YWCA, Associazione riformata, di pastori, professionisti, missionari stranieri ecc.), però non tendono verso l’unione delle chiese come la nuova
iniziativa e hanno spesso una debole
presa sulle comunità locali e un interesse assai limitato per i membri di
chiesa.
INDIPENDENZA DELLE CHIESE
Come la Chiesa valdese rioplatense
ha la sua sessione del Sinodo, una sua
Tavola (Mesa) con un moderatore, anche altre chiese hanno raggiunto una
certa autonomia, sia dalle loro Chiesemadri, sia dalle « missioni » fondatrici
europee o nord-americane. Alcune Chiese sono anche diventate membri del
CEC, tra queste la Chiesa evangelica
del Rio de la Piata.
La Chiesa metodista, una volta organizzata in grandi zone, dirette da vesco
vi, si è ristrutturata negli ultimi anni
su basi nazionali. Così l’antica « diocesi » di Bolivia-Argentina-Uruguay è stata divisa secondo le frontiere dei paesi,
e soltanto in Argentina si è conservato
il titolo di vescovo, mentre le altre due
Chiese sono dirette da presidenti. Un
analogo processo di riorganizzazione si
è verificato nel lunghissimo distretto
esteso dal Panamá al Cile. Dopo l’emeritazione del vescovo dott. S. U. Barbieri, residente a Buenos Aires, è stato
eletto per l’Argentina il pastore Carlos
T, Gattinoni, figlio del vescovo emerito
Juan E. Gattinoni. Con la nuova organizzazione dei distretti anche le funzioni del vescovo sono alquanto mutate:
libero da questioni amministrative, alle
quali badano appositi uffici, il vescovo
assolve un ministero pastorale soprattutto come pastore dei pastori. Ci sembra che la persona scelta per tale carica sia la più adatta, tanto per il suo
lavoro come pastore, quanto per le sue
conoscenze della materia dopo molti
anni di insegnamento di teologia pratica alla Facoltà di Teologia a Buenos
Aires.
Non sempre l’indipendenza economica delle nuove Chiese va di pari passo
con quella giuridica. In molti casi le
Chiese continuano a ricevere sussidi
da enti ecclesiastici di paesi a maggioranza protestante.
RIORGANIZZAZIONE
DEGLI STUDI TEOLOGICI
Se da un lato la tendenza verso l’unione ecclesiastica si deve alla preparazione comune dei pastori nella Facoltà
Evangelica di Teologia a Buenos Aires
(Metodisti, Discepoli di Cristo, Valdesi,
Presbiteriani del Cile, Riformati svizzeri e olandesi e Anglicani) i nuovi
contatti con altre Chiese, specie con
quella luterana, hanno portato a una
integrazione graduale di questa Facoltà con quella luterana. La Chiesa evangelica del Rio de la Piata formava da
tempo il ponte tra le due, riconoscendo
titoli di entrambe per i suoi operai e
dando un suo pastore, il dott. R. Obermiille, a tutt’e due come professore di
Nuovo Testamento. Questi fu pure vicerettore nell’una e nell’altra istituzione,
alle volte contemporaneamente. Mentre
la Facoltà Evangelica di Teologia venne fondata in maniera alquanto primitiva nel 1884 a Colonia Vaidense da Vaidesi e Metodisti, ma nella sua forma
attuale nel 1942 a Buenos Aires, la Facoltà Luterana di Teologia fu costituita soltanto nel 1955. L’anno scorso, dopo 14 anni di collaborazione, scambio
di professori residenti (tra questi anche J. A. Soggin per l’Antico ’Testamento) e ospiti, le due facoltà si sono unite
sotto la direzione del rettore luterano
Prof. Bela Leskó e il decano presbiteriano Prof. Litwiller. Naturalmente il
processo di integi azione non è ancora
completo. Ci vorrà del tempo prima
che funzioni un solo convitto, le biblioteche siano fuse e gli aiuti delle
Chiese nazionali ed estere trovino una
equa ripartizione. Una delle difficoltà
è la grande distanza che separa gli edifici delle due fatoltà: l’una al centro
geometrico di Buenos Aires, l’altra (luterana) in un soi oorgo a circa 40 km.
Nella prima si iengono attualmente i
corsi fondamentali di teologia, di assistenza sociale e di musica, mentre all’altra sono riservati gli studi di specializzazione teciogica e quelli di aggiornamento di pastori (di una durata
di varie settimane). Una decina di docenti e circa 100 studenti, provenienti
dall’Argentina, l uguay, Cile, Bolivia,
Paraguay, Perù .. Brasile popolano i
vari edifici.
Un’altra inizi, va interessante degli
ultimi anni è la reazione di un « catalogo unico» delle bibblioteche della
Facoltà evangeli'a (e luterana), della
Facoltà di teologia dell’Università Cattolica e del Sem-.ario rabbinico di Buenos Aires. Que.' . attività interconfessionale e intei 'igiosa allarga molto
l’orizzonte e le .;)ssibilità di studio e
di contatti.
CONTRO LA FAME DEGLI ALTRI
VogNano rìlantiare l'iniziativa?
L’invio del prossimo milione sarà fatto all’EPER in
favore degli Angolani rifugiati nel Congo - Kinshasa
Fubblieliiaino un nuovo elenco (li
offerte e nello stesso tempo dobbiamo constatare con rincrescimento
che il ritmo delle sottoscrizioni è
molto rallentato. Ci auguriamo che
questo calo sia soprattutto dovuto ai
noti disservizi postali per cui, ad es.
qui a Torino, il giornale, quando
addirittura non è pervenuto, è in ritardo notevolissimo.
Come certo i lettori sanno (e chiediamo scusa se ci ripetiamo) stiamo
raccogliendo un altro milione per il
Centre Familial del Gabon e ci auguriamo di poter dare la notizia,
colla pubblicazione del prossimo
elenco, che detta cifra è stata raggiunta ed inviata a destinazione.
Inoltre, desideriamo fin da ora ricordare ai sottoscrittori che il prossimo milione di lire sarà destinato
al Centro di sviluppo comunitario
del Congo Kinshasa. Certamente parecchi di voi hanno lettonel numero scorso quali efferatezze succedono in Angola (se ne parla anche in
questo numero), efferatezze che hanno costretto appunto centinaia di migliaia di negri a rifugiarsi nella vicina nazione, ove necessitano di assistenza e di solidarietà morale e materiale. Confidiamo nel senso di responsabilità di tutti ed attendiamo
nuove e generose sottoscrizioni che
ci consentano di dare una tangibile
e doverosa testimonianza di solidarietà a questi nostri fratelli nella distretta.
Preghiamo inviare le sottoscrizio
(MiiiiiiimiimiiimiiiiKniimi
I •(iiiiiiiiiiiiMiiinimiiiiiiiMMciii
mi(ii(ii(iiiilMiMi((iimiiii
l■mllHllll((llltltllMlll(ltll■(■llllllll(lmlmltl(mmllm(lmmlMl
KmiiimutiMiMiMiii
itiimiiiiimKiKNHiii' ti(
l'MHUimillllltdlllllKIIIIIMIIIIIIIIIMIIIIIIIldMIIIIIUIIIIMIIK
IIKIMIIIIMIMHHI
NOTIZIE
Torre Pellice
Neirassemblea dì chiesa del 31 maggio il
pastore Sonelli ha parlato e common’ato il
« motu proprio » dì Paolo VI sui matrimoni
misti in vista di una nostra presa di posizione
su questo argomento così importante.
In quella del 28 giugno Passemblea ha esaminato e commentato la relazione annua e
approvata la mozione sulla confermazione preparata dalla commissione (A. Armand-Hugon,
E. Bein e B. Rostagno). Sono da scartare sia
la prassi attuale della confermazione in massa,
sia una prassi troppo rigoristica. La prima si
riduce per i più a una cerimonia, spesso, priva
di significato spirituale; la seconda conduce
airidea di una comunità di perfetti e favorisce il farisaismo. L'una e Taltra non sono fedeli al messaggio biblico. Al termine del catechismo ì giovani, singolarmente, consapevoli
delPatto che stanno per compiere, in piena
responsabilità, rivolgeranno domanda al Concistoro per essere ammessi alla confermazione.
Coloro che non si sentiranno di compiere questo passo, non dovranno essere lasciati in balia di loro stessi, ma caso per caso, inseriti in
una attività della Chiesa, e aiutati a trovare
attraverso Tesperienza di un impegno concreto, quella fede consapevole che permetta loro
di far parte con responsabilità della Comunità.
Presentata la domanda, i giovani avranno un
colloquio con il Concistoro per esporre i motivi della loro decisione e potranno dichiarare
la loro fede durante un culto di S. Cena.
L'ammissione dovrebbe avvenire in un giorno solo per tutti coloro che Thanno chiesta.
La dichiarazione di fede deve essere un'umile
risposta al Signore un'accettazione della grazia in Cristo, un'invocazione dello Spirito che
ci è stato promesso e senza il quale vano sarebbe ogni nostro impegno.
Il 19 giugno, i catecumeni del primo e del
secondo anno si sono incontrati per uno sguardo d'insieme ed un commento sulPattività e
suU'esito del corso. II programma per il prossimo anno sarà preparato in precedenza dai catechisti. dai catecumeni e dalle loro famiglie.
La sera del 6 giugno, abbiamo accolto con
gioia dei fratelli in fede, accompagnati da alcune famiglie cattoliche, provenienti da Briançon. Embrun. Freissinières. Queyras, PierreGrosse e dalle Valli di Arvieux e Saint Véran.
Vi erano con loro molti bambini della Scuola
Domenicale e molti giovani, tutte le età erano ben rappresentate. Arrivati alla Foresteria alle ore 23. a causa di pratiche da sbrigare
alla frontiera, né la stanchezza né il sonno li
ha impediti di parlare e cantare a lungo con
noi. Erano presenti il presidente della società
E. Arnaud, l'ingegnere Pontet, alcuni membri del Concistoro, il Comitato, alcuni giovani,
Sergio Albarin e Carlo Arnoulet con la sua
chitarra. Ci siamo lasciati dopo Tuna per incontrarci ancora l'indomani al culto e nel
pomeriggio alla Foresteria. 1 nostri giovani
sono intervenuti molto numerosi e serbano un
gradito ricordo di quelle ore di comunione fraterna e di gioia sana e profonda. Ora i nostri
amici ci aspettano. Quando risponderemo al
loro invito?
Sono iniziati col mese di luglio i culti del
giovedì sera nella sala delle attività.
Battesimi: Sandra Roslagnol dì Giuseppe c
di Melania Rostan (Appiotli); Patrizia Dematteis di Remo e di Lelia Pretto (Villa 2). Benedica il Signore queste care bimbe e le loro famiglie.
DAL
Matrimoni: Si ono sposati: Egidio Bruera
e Eliana Bertin, Carla Arnoulet e Sergio Dulìcchio e il 27 giugno a Urbino Guido Cavazzani e Claudia Pandoiiì. A questi giovani sposi il nostro augurio di ogni bene nel Signore.
Funerali. Hanno terminato la loro esistenza terrena: Aldo Bertalot (Villa 1), Renza
Jalla (Fassiotti), Enrico Revel (Inverso) e Augusto Meynet (Chabriols) Esprimiamo la nostra viva simpatìa alle famiglie afflitte.
Lina Varese
COMUNITÀ’
Villar Pellice
Risultato della sottoscrizione aperta dalla
f< Enrico Arnaud » per l'acquisto di una lavatrice per il Reparto Maternità delVOspedale
di Torre Pellice:
Margherita e Giuseppe Gasparotto L. 10
mila: Amelia Marchesi 10.000; Elisa Bellegrandi-Bocciardo 10.000: Ketty Comba 10.000;
Giuseppe Platone 5.000: Giovanni Ribet
5.000; Signora Cornelio 5.000: Lucia e Guglielmo Angiolillo 5.000: Guido Pasque!
5.000: Mario e Letizia Corsani 2.000; Marta
Turin 2.000; Aldo Varese 1.500; Annalisa
Coisson 1.000; Doti. G. Peyrot 1.000; Clemence Gay 1.000; Clotilde Scbindler 1.000;
Lidia Malan in Basso 1.000: Luigi Rossi 1.000
N. N. 1.000: Ilda Gardiol 1.000; E. Ruhoff
500; Mario Sereno 500: Dott. Umberto Pellegrin 515; Colletta uscita Cullo 19-10-1969
32.485: Assoc. Enrico Arnaud 2.500.
Totale: L. 115.000.
* * *
La somma raccolta è stata consegnata alla
CIOV e la « Enrico Arnaud » esprime la sua
riconoscenza ed i .suoi ringraziamenti ai donatori.
I culti estivi a Rimini
Siamo ormai in piena stagione balneare e
ricordiamo a tutti Torario dei culti estivi a
Riniini (Viale Trento 61). ogni domenica, nelle
varie lingue :
ore 9.30 : cullo in tedesco
ore 10,30 : culto in ingle.se
ore 18.00: culto in italiano e francese
La comunità è sempre felice di accogliere
fratelli e sorelle di varia provenienza nazionale e straniera.
... e a Viareggio
Durante i mesi di luglio e di agosto i culti
domenicali sono intensificati, a Viareggio (Via
Leonardo da Vinci, 87). e si tengono ogni domenica alle ore 18. presieduti alternativamente dai pastori Manzicri e Colucci con la collaborazione dì altri predicatori: .«si desidera in tal
modo rendere un servizio fraterno ai villeggianti stranieri c italiani che vengono in Versilia.
A MARSEILLE
Nous apprennons avec plaisir que Mademoiselle Françoise Poët — fille de Mr. Henri
Poël. Président de T Union Vaiuloise de
Marseille . et de Kadame — vien d'obtenir le
diplôme d'orthophoniste délivré par la Faculté de méflecine et de pharmacie de
Marseille. Nous pré.'icnlons toutes nos félicitations à Mademoiselle Poét. ainsi qu'à ses
parents.
ni al conto corrente postale numero
2/39878 intestato a Roberto Peyrot,
corso Moncalif ri 70, 10133 Torino.
Da Venezia: C. Bocus L. 500; Fam. Viti
1.000; Fam. Zecchin 3.000; D. Ispodamia
2.500; G. Ispodamia 2.500.
Da S. Germano Ch.: V. Vinçon Viti L.
2.000; M. Pascal 1.500; N. N. (IX vers.) con
simpatia 5.000.
Da Lucca: R. Cerchiai L. 2.000.
Da Udine: P. Grillo L. 1.000.
Da Campobasso; P. Corbo L, 2.000.
Da Villar Pellice: N. N. L. 2.000.
M. Walker
Da Londra:
Beyts L. 3.000.
Da Torre Pellice: M. Tron L. 2.000.
Da Torino: C. Peyrot L. 1.000.
Totale L. 31.000; prec. L. 819.237; h
sa L. 850.237.
mem. miss
IIIMIIIIIIIIIIINIIIIII
iiitiiiiiMHiNmiiiiiiiiiimiiiiiiiiKiimiMiiiiimiiKiiiimMiiimdiiiiiiiiiMiiK
TROMBETTIERI VALDESI
Ha improvvisamente e in maniera tragica
concluso la sua giornata terrena Lausarot
Àbramo, di anni 48. Abbiamo accompagnato
li sua spoglia mortale al campo delTultimo
riposo terreno il giorno 2 giugno. Ai familiari
tutti rinnoviamo l'espressione della nostra
simpatia e della nostra fraterna solidarietà nel
dolore e nella speranza in Gesù Cristo.
Sono giunti ad allietare il loro focolare domestico: Manuela, di Sergio e Clementina
Ayassol (Centro-Sabbione); Danilo Davide, di
Stefano e Lilliana Geymonat (Piantà); Gianluca dì Giovanni e Irma Bonjour (Ceiitro-Saret). Porgiamo loro il nostro cordiale saluto di
benvenuto e presentiamo ai loro genitori le
nostre felicitazioni.
II S. Battesimo è stato amministrato a : Carlo Domenico., di Bruno e Anna Maria Domenica Morglia (Centro-Sabbione): Roberto, di
Paolo e Paola Pascal (Teynaud). Il Signore lì
accompagni con la sua grazie, insieme ai loro
geniitori, padrini e madrine.
Porgiamo ai « Villaresi lontani » ed agli
amici giunti a Villar per il loro annuale periodo di vacanza il nostro cordiale saluto. Auguriamo loro un buon riposo e ci rallegriamo
di poterci incontrare con loro in occasione
del culto.
Ricordando le feste
di canto delle corali
Un dettaglio è sfuggito involontariamente al
cronista della Festa di canto di Pomaretto e
desideriamo ricordarlo, perché anche le cose
piccole hanno talvolta la loro importanza.
Pre.slo dello : per la prima volta, da tanti
anni, e malgrado la presenza massiccia di tutte le Corali delle Valli ad Aosta, furono presenti a Pomaretto molli membri delle Corali
della Val Germanasca e, tra questi, al completo, la Corale di Perrero con la propria direttrice Signora Rivoira.
II mese di maggio, per le chiese, dì .solilo,
è il mese del « confiteor »: sì mettono assieme
It relazioni, si tirano i conti e, se di destra
risuona un lamento, da sinistra risponde un
sospiro. Ma i canti possenti delle nostre Corali ripetono a tutti una parola di fiducia e
(li speranza ; Nella lode al Signore si può ancora e sempre esultare...
Ed il merito maggiore di questi raduni va
proprio alle nostre piccole corali alpestri che,
a prezzo di sacrifici e acrobazie senza fine, riescono a tenere occupati i propri avamposti;
che cosa sarebbero le nostre Feste del Canto
Sacro senza le piccole Corali? Anche le Corali più numerose e preparate soffrirebbero di
solitudine se fossero private del loro contorno.
Sappia dunque la Chiesa essere grata alle
piccole Corali delle località disagiate e, quella
che quest'anno è stata una eccezione, divenga
la regola: Non «?ian più relegate sui monti le
Corali dell'alta Val Gcrmana.sca ma scendali
sempre tra noi. che le sapremo riconipen.sare
ogni tanto con qualche vìsita massiccia come
nd Aosta o quasi...
Ed alla cara Signora Rivoira, che tra quelle
sembra quest'anno dover lasciare un posto vacante per seguire il Marito nella sua cmeritazione. sia dello che vi sono altri posti pure
vacanti, (love la sua giovanile valentia potrà
essere ancora tanto preziosa.
Emi ICO Geymet
Possiamo sperare
un “placet,, sinodale?
Esiste nella nostra Chiesa una pattuglia giovanile che da una dozzina
d’anni combatte una battaglia in vista
del servizio della Chiesa e della gloria
di Dio...
Ha ricevuto la sua vocazione tramite un movimento sorto 120 anni or sono in Germania ad opera di uomini di
quella Chiesa Morava che con la Chiesa Valdese ha comune le origini. Movimento di trombettieri evangelici sorto nella chiesa di Gelsenkirchen nei
pressi di Bochum e che, dopo un decennio di vita solitaria e inosservata
esplose ad un tratto e si diffuse per
tutta la Germania dove oggi conta 65
mila Trombettieri nella sola zona occidentale, appartenenti a tutte le confessioni evangeliche.
Il gruppo Valdese, sostenuto dai
Trombettieri del Baden, ha offerto anno dopo anno i suoi servizi a prezzo
di sacrifici personali anche gravosi,
per arricchire i culti delle Chiese con
le sue armonie, per dar risalto a questa o quella campagna d’appello e,
spesso, per incoraggiare collette per
opere bisognose.
Oggi, questo gruppo non è più in
grado di rispondere a tutte le chiamate che gli sono rivolte, dentro e fuori
le Valli, persino dalla Sicilia; soprattutto perché vive soltanto sopra una
organizzazione volontaria e gli manca
una direzione tecnica qualificata. Potrebbe fruttare assai più se disponesse di un sopraintendente come tutti i
gruppi di trombettieri esteri, dipendente dalla Amministrazione della
Chiesa Valdese come qualunque altro
operaio della Chiesa.
L’uomo qualificato e abbondantemente collaudato ci sarebbe e pronto
pure a rinsmziare al suo impiego per
passare al servizio meno retribuito
della Chiesa.
L’onere finanziario non dovrebbe
preoccupare. Da lunghi anni l’attività
e la propaganda dei Trombettieri frutta indirettamente dovizia di milioni alla Chiesa Valdese. Ultimo esempio
quello delle collette effettuate l’anno
scorso al grande raduno dei Trombettieri del Baden — al quale partecipavano anche i Trombettieri Valdesi —
e il cui provento venne destinato alle
opere di Palermo e di Riesi. Collette
che di solito fruttano tra i cinque ed
i sette milioni ogni volta.
Naturalmente non possiamo proclamare, iniziando, che i nostri dipenden
ti saranno stipendiati dall’estero. Senza un atto di fede, nelle chiese, non
si fa nulla. Ma qui, l’atto di fede sarebbe giustificato e incoraggiato dai
precedenti e non dubitiamo che, dall’estero, direttamente o meno, forti
aiuti verranno.
Saremmo grati al Sinodo se con un
Ordine del Giorno volesse incoraggiarti la Tavola a vedere se le sia possibile di assumere questo operaio. L’iniziativa avrebbe dovuto partire dalla
Conferenza del I Distretto dopo la lettur.a della « Relazione Trombettieri »,
ma il tempo mancò per questa come
per altre cose... Però, un ulteriore ritardo sarebbe nocivo... Chi ci può aiutare ed aprire la via?
Il nostro desiderio è quello di .servire la nostra diletta Chiesa e, comunque, intendiamo di continuare a servirla: si tratta però di essere dei soldati equipaggiati, addestrati e con le
armi in mano; oppure dei volontari
con un grande ideale nel cuore, ma
sprovveduti di tutto ciò che è necessario per combattere...
Anche questo messaggio è un atto
di fede: lo offriamo al Signore ed alla
sua Chiesa nella speranza di ricevere
l’aiuto che ci è necessario.
Per i Trombettieri Valdesi
Enrico Geymrt
6
pag. 6
N. 27-28 — 10 luglio 1970
La Chiesa nel mondo
a cura di Roberto Peyrot
Negli Stati Uniti cattolici
e protestanti denunciano
il regime brasiliano
New York (soepi) — Il Dipartimento deH’America latina del Consiglio nazionale delle Chiese negli Stati Uniti
ha approvato la dichiarazione pubblicata dal Comitato degli aflari internazionali della conferenza episcopale cattolica degli Stati Uniti sulla « repressione politica ed il terrore in Brasile ».
Questa dichiarazione dice fra l'altro: « In quanto uomini di chiesa e
cittadini, condanniamo la tortura di
uomini e di donne ovunque avvenga,
sempre ed in qualunque circostanza...
Chiediamo al Congresso degli Stati
Uniti di organizzare un dibattito sugli
effetti della politica degli USA in Brasile... onde stabilire in quale misura i
fondi pubblici vengono utilizzati per la
repressione politica in Brasile ».
« Chiediamo vivamente alla Commissione dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite ed alla commissione dei
Diritti dell'Uomo della Organizzazione
degli Stati americani di fare un’inchiesta basata su un certo numero di deposizioni e di ogni altra informazione
sulla tortura in Brasile » prosegue la
dichiarazione.
Infine, essa sollecita tutte le chiese
americane a cercare di determinare
in che misura gli investimenti USA in
Brasile « contribuiscono alla repressione economica e sociale o ne dipendono ». La dichiarazione osserva che oltre
600 imprese americane operano in
Brasile, come pure centinaia di altre
istituzioni o organizzazioni. Essa precisa che circa 2.100 protestanti americani, rappresentanti circa 120 denominazioni e oltre 700 missionari e laici
cattolici americani vivono e lavorano
in Brasile. Ma denuncia il fatto che,
malgrado questa importante presenza
americana nel paese, gli statunitensi
« non hanno avuto informazioni degne
di fede sulla repressione, il terrore e la
tortura che sono le armi odierne del
governo brasiliano ».
I cristiani devono vivamente preoccuparsi di questa violazione dei diritti
dell’uomo e di questo attentato alla dignità umana, dignità che deve essere
riconosciuta a tutti gli uomini.
Pur riconoscendo che non sta alle
Chiese americane ingerirsi negli affari di un paese straniero il suddetto
Dipartimento del Consiglio nazionale
delle Chiese conclude: « Non si può
restar sordi al grido degli oppressi specialmente quando quel grido è quello
di un popolo la cui vita è raggiunta
dalla politica delle istituzioni del nostro paese ».
UNA ASSEMBLEA SPONTANEA
NELLA CHIESA RIFORMATA
OLANDESE
Driebergen (spr) - «Kerk en Wereld»,
l’istituto per laici della Chiesa riformata olandese, ha servito di cornice a un
avvenimento unico nella vita di questa
chiesa protestante che è la più importante dell'Olanda. A Pentecoste più di
300 delegati di comunità si sono riuniti
a Driebergen per una assemblea di tre
giorni.
Essa aveva per scopo il tentativo di
far partecipare i laici alla vita della
Chiesa più di quanto lo perrnetta in
genere la costituzione della Chiesa con
un Sinodo composto di pastori, di anziani, di diaconi. Questa riunione è stata preparata con cura durante l'inverno e la primavera per mezzo di sedute
a livello locale e regionale, nelle quali
i laici hanno potuto stilare l'ordine del
giorno dell’Assemblea di Pentecoste,
inserendo così il maggior numero possibile di persone nei dibattiti sulla
politica ecclesiastica.
Uno dei temi affrontati era l'impegno della Chiesa di fronte ai problemi
sociali, politici ed economici e più particolarmente il compito che i fedeli dovrebbero assumere come compartecipanti ai progetti di sviluppo.
Raccomandazioni energiche vertevano sul tentativo di modificare l’opinione pubblica fra i membri di chiesa.
La decisione anteriore al Sinodo, di
riservare il 2% del suo bilancio annuale per l’aiuto allo sviluppo, non può
realizzarsi che nella misura in cui tutte le comunità assumano la loro piena
responsabilità in questo campo (il 95%
delle entrate annuali della chiesa provengono dalle comunità).
Per ciò che concerne le relazioni ecumeniche l’Asscmblp alla quasi unanimità e senza perdita inutile di tempo
e di parole, domanda al Sinodo della
Chiesa riformata d’Qlanda di proseguire le discussioni tendenti all mtercomiinione completa con le altre chiese membri del Consiglio nazionale delle Chiese. Richiede inoltre l’elaborazione di un piano quinquennale in vista
di una unione con le Chiese riformate
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 17,5 _ 8.7.1960
Tip. Subalpina s.p.a - Torre Pellice (Tol
ANCHE PER LA CHIESA UNITA DI CRISTO NEGLI USA
Una travagliata situazione di crisi
e di trasformazione
dei Paesi Bassi, che costituiscono la
seconda Chiesa protestante del paese.
Si sono svolti dibattiti anche sull’importanza delle confessioni di fede nella
Chiesa. Una donna, presente all’Assemblea, espresse con tono veemente la
sua preoccupazione fondamentale che
trovò molta eco nell’Assemblea: « Non
c’è nessuno che possa aiutarmi? Sono
un’impiegata e desidero appartenere
alla Chiesa. Ma temo che fra due anni
me ne troverò fuori. Infatti che cosa
significa "credere in Dio”? Chi è Dio
e dove cercare la risposta? Che cosa
devo dire a mio figlio di cinque anni,
se mi fa domande di questo genere? ».
Un giovane delegato ha descritto la
fede come un « reagire di fronte a una
situazione data, agire, essere impegnati insieme. Dopo potete formulare
qualche cosa, ma potrebbe darsi che
nessuno vi dia importanza ».
In complesso i delegati erano soddisfatti dei « credo » esistenti, anche
se voci energiche hanno chiesto una
nuova versione del credo in lingua
comprensibile e un nuovo catechismo
che esponga la fede in modo nuovo e
conciso.
La posta che ricevo costituisce il barometro dello stato spirituale dei membri della Chiesa unita di Cristo. Se
qualcuno mettesse in dubbio il fatto
che i cristiani d’America fanno parte
di quella che il presidente Nixon chiama « la maggioranza siilenziosa », la diminuzione delle « lettere al direttore »
nel corso degli ultimi mesi gli fornirebbe la prova del contrario. Il giornale di
cui sono redattore si dedica allo scambio di idee e di preoccupazioni su temi
riguardanti la Chiesa e la società. Intitoliamo le nostre pagine riservate ai
nostri lettori “Interaction". Ma i temi
sono diventati così controversi e gli
animi così accesi, che son sempre meno le persone pronte a prendere pubblicamente posizione.
Mi arrivano in massa lettere confidenziali, lettere aperte rivolte ai responsabili della Chiesa e agli esecutivi dei
nostri congressi di Stato: esse parlano
dei protestatari contro la guerra, degli
innovatori in materia di culto, dei pastori troppo categorici, delle pubblicazioni polemiche, dell’« ala sinistra » dei
funzionari governativi, delle « dichia
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
LE COLONIE PORTOGHESI
Nei giorni 27, 28 e 29 giugno ha
avuto luogo a Roma, e per la prima
volta in Europa, una conferenza internazionale a sostegno dei popoli delle
colonie portoghesi. Si tratta d’una
« conferenza organizzata dai tre movimenti di liberazione nazionale dei territori portoghesi in Africa, riconosciuti dall'“Organizzazione dell'Unità Africana". Essi sono: il "Movimento popolare per la liberazione dell'Angola", il
“Fronte di liberazione del Mozambico” e il “Partito africano d'indipendenza della Guinea e delle isole del Capo-Verde". La conferenza ha riunito
organizzazioni politiche, comitati d'assistenza e giornalisti di tendenze diverse, venuti da numerosi paesi d'Europa, ed ha avuto lo scopo di gettare,
una volta di più, l'allarme, nel pubblico, sulla collaborazione dei governi europei ad una guerra coloniale poco conosciuta, e inoltre di dichiarare quali
sono gli obiettivi dei tre movimenti
di liberazione, e quali i metodi da questi adottati.
Nel 1968, il sig. Amilcar Cabrai, segretario generale del terzo dei movimenti citati, scriveva: “È forse ancora
troppo presto per scrivere la storia
della lotta di liberazione dei popoli
delle colonie portoghesi. Coloro che la
scriveranno un giorno, non potranno
dimenticare il muro di silenzio eretto
dal colonialismo portoghese intorno ai
nostri popoli".
Il Portogallo si sforza, ormai da nove anni nell'Angola, da otto anni nella
Guinea, e da sei anni nel Mozambico,
di salvare una "finzione”: quella delle
sue tre “province africane", nelle quali
altrettanti movimenti di liberazione
gli si oppongono con le armi. Perché
la lotta armata è il solo mezzo possibile, dopo anni di azioni legali assolutamente vane.
Quando il popolo dell'Angola, stanco
del lavoro forzato, delle deportazioni
nei campi di lavoro, delle esecuzioni
arbitrarie, delle distinzioni fra “Portoghesi", “Meticci", “Assimilati" e "Negri non assimilati” (e ciò senza alcuna
regola giuridica), ha dato il segnale
della rivolta, la repressione è stata
brutale, sanguinosa. In seguito, grazie
all'appoggio di certi paesi d'Europa e
degli Stati Uniti, questa repressione
non è cessata, e può oggi esser fatta
col materiale di guerra più moderno.
Il Portogallo, che è esso stesso un paese sottosviluppato, ha ceduto in affitto
i propri mercati coloniali, le proprie
miniere e i propri fiumi ai capitali del
mondo intero, in cambio di aerei e di
armi. E tuttavia questa guerra gli costa più del 50% del suo reddito nazionale, mentre il numero crescente di
disertori e di ribelli al servizio militare (che è di quattro anni) è la miglior
prova che si tratta della politica d'un
governo e non della scelta d'un popolo.
I risultati della lotta popolare sono
meravigliosi, a dispetto della coalizione di certi governi europei, degli Stati
Uniti, dell'Africa del Sud e della Rhodesia, e malgrado le immense difficoltà deH'inizio (mancanza di quadri, tribalismo incoraggiato dai Portoghesi, i
quali fanno leva .su certi gruppi etnici
e su certi capi religiosi, problemi materiali, rivalità fra movimenti di liberazione, spesso suscitate da taluni paesi vicini, ecc.). Ma più dei due terzi
della Guinea-Bissao, un terzo dell'.àngola, un quarto del Mozambico sono
ormai liberali. I Portoghesi non possono più far altro che sorvolare quei
territori, bombardare i villaggi e incendiare le coltivazioni.
Ciò che sta accadendo nelle regioni
liberate è di co.st grande importanza,
che tutto il volto dell'Africa potrà forse cambiare di conseguenza: i bambini
vengono istruiti (99,7% d'analfabeti in
Guinea nel 1950, 250 scuole nel 1970,
sul complesso delle regioni liberate);
le donne, emancipate, partecipano ai
comitati di villaggio; i combattenti di
un gruppo etnico lottano a difesa di
altri gruppi etnici; i contadini partecipano alla lotta intensificando e variando le coltivazioni; l'assenza di ogni
razzismo verso i bianchi (e di ciò la
prova migliore è il trattamento riservato ai prigionieri, che del resto vengono restituiti al Portogallo tramite la
Croce Rossa) testimonia sufficientemente quale sia il livello politico dei
nazionalisti, livello che risulta da una
educazione continua ».
(Da un articolo di Gii Tchernia, su
« Le Monde » del 27.6.1970).
LA TENSIONE POLITICA INTERNA
DEGLI STATI UNITI
-jf: Nei giorni 19-21 giugno si è tenuta a Cleveland un’importante « Conferenza di emergenza » contro la guerra
dell’Indocina. Tra; i promotori della
conferenza (fatto del tutto nuovo per
la società americana) sono stati numerosi sindacalisti, militanti di base e dirigenti nazionali.
Il proclama di convocazione della
conferenza è stato il seguente.
« L'intenzione delu: Conferenza di
emergenza è chiara c definita: organizzare dimostrazioni e altre attività contro la guerra, le più - aste possibili, imperniate sull'obiettivo fondamentale
del ritiro dalla guerra e condotte in
modo pacifico e ordinato.
La conferenza non ha intenzione di
risolvere e neppure di porre in discussione tutti i problemi della nostra società così ricca di cr.'òi. Non è una conferenza per mettere : punto la strategia e la tattica di una rivoluzione sociale o per fondare un nuovo partito
politico, o un moviir.ento. È una conferenza per organizzare un'opposizione
di massa contro la guerra. Tutti coloro che vogliono che tale opposizione
si organizzi, sono i benvenuti, partecipino senza discriminazione per le loro
idee politiche o per le loro provenienze organizzative ».
Bisogna tener conto che, « nel tentativo di dare una base di massa alla
sua progressiva “indipendenza" dalle
assemblee legislative, e al suo sempre
più minaccioso “tandem” con il Pentagono, l'amministrazione Nixon aveva
di recente cercato di organizzare, da
un lato, manifestazioni sindacali a favore della guerra e, dall'altro, rinfocolare gli odi razziali, soprattutto nelle
zone in cui vivono vasti settori di sottoproletari bianchi. Così centomila edili e portuali (membri dei sindacati più
decisamente reazionari e gangsteristici) avevano dato vita a una dimostrazione di piazza pro-Nixon a New York;
e si erano accesi gravi scontri razziali
nella cruciale regione dei monti Appalachi. Le elezioni nell'Alabama avevano confermato una radicalizzazione a
destra di un certo elettorato americano già decisamente contrario alle manifestazioni studentesche, alla lotta degli afro-americani e favorevole a^^ una
politica di ulteriore “escalation" in
Asia. Il grosso dei sindacati restava a
guardare.
Ma a questo punto si è avuta una risposta più vasta di quanto molti dirigenti del movimento contro la guerra
fossero disposti a sperare ».
(Da un articolo, siglato E. P., apparso
su « L’Astrolabio » del 28.6.’70).
C(jme si vede, la crisi interna degli
Stali Uniti si accentua sempre più. Un
grande popolo, portato dalla storia al
vertice della potenza mondiale (paragonabile alla potenza dell’Impero Romano ncH’antichità), ha ritenuto di potere e dovere assumere la guida politica dcU’Umanità. Crediamo che la crisi risieda essenzialmente (per quanto
ad occhi umani è concesso d’osservare) nell’incapacità di quel popolo ad
affrontare c ad assolvere un così grande compito.
razioni ingenue » del Sinodo generale.
I pastori sono attualmente sottoposti a incredibili pressioni. Queste tensioni nelle chiese non toccano solo i
giovani attivisti, ma anche i pastori veterani come Qliver Powell che ultimamente ha dato le dimissioni dalla sua
importante comunità di Winchester,
Mass., il che ha provocato ripercussioni lungo tutta la costa occidentale degli U.S.A. L’intero corpo pastorale si è
schierato dalla parte del pastore Powell, mentre la Chiesa desiderava « una
predicazione uniforme » e un « ministero di consolazione e d’ispirazione
piuttosto che di impegno ».
Diminuzione delle offerte
Le offerte alle organizzazioni nazionali sono calate al di sotto del costo
della vita e molti progetti e programmi (compreso il lavoro missionario oltre mare) hanno dovuto subire seri tagli. Qualche conferenza ne sente gli effetti, ma di regola più un programma
è legato alla situazione locale, più è adeguatamente finanziato.
Questa polarizzazione è così marcata,
che perfino il giornale impegnato Social Action nel suo numero di maggio
ha pubblicato un articolo sui fedeli che
rifiutano di seguire la politica dei dirigenti di chiesa. Questo studio fa parte
di una serie di articoli che denunciano
Ir barriera che separa i militanti neri
dalla maggioranza bianca e le classi
operaie dagli uomini della finanza e dai
capi d’industria.
M. Fluke, autore dell’articolo in que' stione, cità un pa.store californiano che
« ha subito il martirio » a causa della
presa di posizione delle Chiese « sul
boicottaggio dell’uva » (forma di protesta contro le cattive condizioni di lavoro cui sono stati sottoposti i lavoratori messicani nelle vigne della California), e dichiara: « Nella misura in
cui tentiamo di esprimere una fede
d’avanguardia, entriamo in conflitto
con la concezione pietista, individualista della missione della Chiesa, propria
alla mai^moranza dei membri delle nostre chiese ».
Non sembra ancora giunta la fine
degli atti provocatori. Alla fine di aprile il Consiglio dei Ministri dell’Interno,
nella sua riunione a Houston, Texas,
ha preso l’energica risoluzione di esi
gere la libertà di scelta per questioni
quali l’aborto; ha aiutato a fondare un
gruppo autonomo di indiani d’America,
ha rivolto degli incoraggiamenti ai lavoratori messicani della Valle del Rio
Grande, Texas; ha preso nuove iniziative nei programmi per la pace e l’insegnamento, e ha stanziato la somma
di 30.000 dollari per elaborare un programma avente per scopo « di riconoscere e difendere i diritti all’ assistenza ».
Attacchi al Presidente della Chiesa
Anche Robert V. Moss, il presidente
della Chiesa unita recentemente eletto,
è stato oggetto di attacchi. Qstile da
tempo alla guerra in Vietnam, ha parlato molto apertamente nel suo discorso inaugurale e ha partecipato a un
comitato nazionale di Chiese per studiare la possibilità di un ministero
presso dei disertori in Canada e in
Svezia.
Nella riunione di primavera del Consiglio esecutivo, egli ha detto: « La
maggior parte delle lettere che arrivano sul mio tavolo e che reagiscono contro una delle mie dichiarazioni o azioni — o contro quelle operale dal Sinodo generale o da altro organo responsabile— si oppongono a tali azioni o a
tali dichiarazioni adducendo che esse
non sono né bibliche né teologiche. La
lettera che mi ha più divertito è quella
che ho ricevuto qualche settimana fa e
che pretendeva la mia dimissione perché ero in "conflitto col governo federale" ».
Il presidente Moss cerca di aiutare
la Chiesa a fondare la sua azione sulla
tradizione teologica o religiosa, affinché
i fedeli Dossano vedere le ragioni di
un impegno cristiano nel mondo politico e nelle Questioni raziali.
È però penoso, per i responsabili delle Chiese, constatare che i loro programmi e i loro sforzi sono ridotti a
motivo della stanchezza dei fedeli, anche se molti proclamano che il Signore
della storia è certamente all’opera per
ristrutturare la Chiesa in vista ■— comeha detto D. Bonhoeffer — di « un mondo che giunge alla maturità ».
J. M.tRTIN Bailey
Redattore di
« United Church Herald »
iiiiiiiiiiiimiiimmmiiiiimiiiimiiimiiiiiiiiiiiiiKi
Gli Svizzeri e noi
(segue da pag. 1)
in vista; in terzo luogo noi Valdesi vi
abbiamo tre Chiese che, almeno in teoria, traggono la loro ragion d’essere
proprio da quei migranti.
Da un punto di vista generale, l’aspetto più significativo e preoccupante
del voto svizzero sta in quel fattore
irrazionale di protesta, che abbiamo
citato. E, a questo punto, ha poca importanza che esso provenga da destra
o da sinistra, tanto più che, obiettivamente, è difficile dire se i pro-Schwarzenbach siano più di destra o più di
sinistra. Piuttosto è significativo che
anche queste categorie tradizionali appaiano insufficienti a spiegare una crisi, che non è davvero più solo svizzera, ma dell’uomo contemporaneo, tanto a est quanto a ovest.
Lo sviluppo della tecnica e della economia è stato in questi ultimi decenni dovunque eccezionalmente rapido e
tumultuoso; ma il modo di essere e di
pensare degli uomini non può cambiare come cambiano le « generazioni »
di computers.
Obiettivamente, dunque, tutte le
strutture sociali non corrispondono
più al mondo in cui operano, e ciò non
solo in Italia (dove risalgono spesso al
tempo dei Borboni), ma anche in una
Svizzera che ha avuto modo o volontà di mantenere un certo contatto con
la sua realtà umana. Non si tratta però soltanto di tempi di sviluppo: il
mutamento di cui abbiam parlato è
avvenuto, di proposito, senza tener
conto della realtà di Dio e quindi senza tener conto della personalità più
profonda dell’uomo. Il risultato è una
società, non solo sprovvista di strumenti adatti, ma fondamentalmente
disumanizzata, una società contro la
quale è logico che l’uomo si ribelli, ripetiamo tanto a est quanto a ovest,
anche se i motivi o i pretesti possono
variare. Per cui la crisi svizzera è, in
definitiva, l’espressione attenuata, ma
chiara, di un fenomeno più generale.
Per ciò che concerne i nostri migranti è buona cosa che si sia finalmente scoperto che « avevamo cercato
delle braccia e abbiamo trovato degli
uomini », come dice un commentatore svizzero. Vi è dunque una chiara, e
ora riconosciuta, responsabilità svizzera nel buon esito di questo incontro
di uomini e di civiltà, una responsabilità che sarà assai più arduo affrontare nel clima di sospetti e rancori che
il voto ha lasciato dietro di sé. Ma dovremmo ricordare anche che vi è pure
una responsabilità nostra, non meno
importante. Nel giudicare gli altri dobbiamo anche ricordare che l’emigrazione è un segno di crisi della nostra
struttura economica e sociale: giova
ripeterlo, se i Siciliani vanno a Zurigo
o a Torino, non è perché abbian voglia di viaggiare, ma perché non abbiam saputo fare in modo che possan
vivere a casa loro. E, se proprio questi Italiani devono andare per il mondo, dovrebbero almeno venir preparati
a farlo: anche loro devono sapere che
incontreranno non soltanto degli sfruttatori, come a casa loro, ma anche
un’altra civiltà, non superiore, ma neppure inferiore alla loro, e che quindi
va, come la loro, rispettata. La tensione è anche provocata da una parte dei
nostri migranti, il cui modo di pensare e di agire non è talvolta espressione di una diversa civiltà, ma solo
di inciviltà.
Ma chi si è veramente occupato di
loro prima della partenza, chi, non
solo del Governo, ma anche delle nostre Chiese? Se si pensa al fatto che
quasi l’unica cosa che noi protestanti
siamo riusciti a metter su in questo
campo è il centro di informazioni di
Palermo, che vive di stentata carità,
le nostre specifiche responsabilità appaiono agghiaccianti. E non è che queste cose non siano state dette negli
scorsi anni, ma non sono state ascoltate. E ora è chi non ha ascoltato —
e non degli immigranti impreparati
tecnicamente e socialmente — che porta la responsabilità di ciò che accade.
Dal generale al particolare: i nostri
vecchi avevano fondato in Svizzera
delle Chiese per portare, come allora
si usava, l'Evangelo ai migranti, con
le parole e con i fatti. Avevano costituito queste Chiese con i metodi allora in uso, caritativi, paternalistici e
tutto il resto. E noi? Abbiamo talvolta
lasciato in piedi, come fos,se il meglio,
le vecchie strutture e dimenticato l’annuncio dcll’Evangelo agli emigranti,
che era la ragion d’essere delle Chiese.
Per cui i migranti, salvo qualche eccezione, disertano queste Comunità, ed
esse diventano inutili. Non significa
questo fallire l’incontro con i migranti, come e per le stesse ragioni per le
quali nel passalo la Chiesa ha fallito
rincontro con gli operai? Non significa questo avere noi una responsabilità
specifica nello stato di tensione che
ora esiste in Svizzera, una responsabilità che certo non cancella quelle
gravissime dei reazionari svizzeri, ma
ad esse si aggiunge?
Vi è dunque da augurarsi che James
Schwarzenbach ottenga almeno il risultato di far ripensare non solo gli
Svizzeri, ma anche gli Italiani; gran
bella cosa sarebbe se ciò che si va ripetendo da anni in articoli. Sinodi e
comitati, fosse ottenuto, del tutto involontariamente, dal neo-cattolico deputato zurighese!
PiERi.uiGT Jau,a