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Anno 124 - n. 40
21 ottobre 1988
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
•Punti
di vista
LA RIFORMA DEI REGOLAMENTI DELLA CAMERA
L’aiitorità cattolica ha dovuta
dichiararlo pubblicamente davanti alla stampa italiana ed estera; la Sindone di Torino — il
« Quinto Vangelo » dinanzi al
quale papa Giovanni aveva detto: « Qui c’è il dito di Dio »
— è un falso del 1300. Solo chi
ricorda l’ubriacatura di 10 anni fa, con lo sfruttamento del
fascino di una « reliquia per
l’uomo moderno », può rendersi
conto tUiila gravità dello smacco
per ia Curia e la sua corte di
pseudo-scienziati da cui è stata
illusa. Sindone, a Torino, non è
solo ia cappella del Guarini in
Duomo, ma ia «messa della Sindone », lì « Centro Internazionale di Sindonologia » con la sua
pretenziosa rivista, che istruisce
scolaresche e organizza congressi, è 1’« altare della Sindone » in
molte chiese: un groviglio di interessi.
Autocritica? No, sarebbe troppo. Anzi, il cardinale è un « illuminista » da ringraziare (« La
Repub Dlica »)! Ecco alcune sue
parole:
1. «Ci saranno altri studi, altre ricerche. Per la Chiesa, cbmunque, non cambia nulla. Noi
ribadiamo rispetto e venerazione per una veneranda icona di
Cristo che rimane oggetto del
culto dei fedeli ». No, non è una
« veneranda icona », ma una « patacca», un falso astutamente costruito dai bizantini per ingannare e truffare i creduli occidentali. E’ comunque un reperto storico interessante? Lo si esponga in un museo!
2. « I problemi dell’origine
dell’immagine e della sua conservazione restano ancora in gran
parte insoluti » (bisogna salvare il mistero!). No, come ha dimostrato il prof. Pesce Delfino,
oggi sappiamo che l’immagine è
stata prodotta con il metodo
del bronzo riscaldato.
3. L’ultimo « asso » nella manica: « La Sindone ha fatto miracoli e continua a farli ». Dunque:
un prodotto della perversità umana, cioè del peccato, avrebbe ottenuto da Dio il potere
quasi magico di fare miracoli!
Ma ci si rende conto della gravità di quel che si dice? E poi,
in oltre 600 anni di storia, non
si registra un solo caso di miracolo!
Non si dica più che « il popolo ne ha bisogno »! La reliquia
è come la droga: illude, euforizza ma aliena dalla realtà e rende schiavi. L’uomo vorrebbe evitare il « salto » della fede, essere
convinto, ma Gesù si è sempre
rifiutato di dare questi segni. La
vera immagine di Gesù sono i
« minimi » in cui egli si identifica. « Solo una chiesa che ha
perso il senso della presenza
di Gesù vivente può tornare al
sepolcro a prendere i segni di
un Signore morto» (P. Ricca).
Una « sconfitta » che poteva
diventare occasione per un ripensamento. Ma l’Istituzione non
ammette, autocritica, non sbagUa
e non accetta lezioni dalla scienza, tanto meno dalla storia.
Carlo Rapini
li voto, il controllo, l'informazione
L’eccezione e la regola nelle procedure - I sistemi di votazione del Sinodo e delle assemblee - La democrazia « esigente » che caratterizza le nostre chiese - Necessarie altre riforme
Tranne che per le votazioni riguardanti le persone, i principi
e diritti di libertà, la famiglia,
i diritti delle persone, le modifiche ai regolamenti della Camera, le commissioni di inchiesta,
le leggi ordinarie riguardanti organi costituzionali dello stato, le
leggi elettorali, i deputati voteranno in modo palese. Potremo
sapere cioè come ha votato su
una data questione la persona
che, con il nostro voto, abbiamo
contribuito ad eleggere. Il voto
palese è la regola, il voto segreto l’eccezione.
« Siamo diventati un po’ più
europei » titola « La Repubblica ».
« Bisogna andare avanti e fare le riforme » annuncia il presidente De Mita. « Ore 10.39 del
13 ottobre 1988. Da oggi siamo
tutti meno liberi », annota sul
suo diario l’ex sindaco di Torino, Diego Novelli. « Col voto palese è semplicemente utopico attendersi che il parlamentare osi
pronunciarsi contro il diktat del
partito, dai cui voleri il posto
e la sua carriera esclusivamente
dipendono. Questo certo renderà più stabili le maggioranze, e
quindi pnù governabile il paese:
cosa di cui c’è urgente bisogno.
Ma toglie al Parlamento ogni
ragion d’essere. Tanto vale che
i partiti lo sostituiscano con un
direttorio, debitamente lottizzato... » scrive Indro Montanelli,
su « Il Giornale ».
Pareri contrastanti, opposti
che riflettono le varie facce del
problema, le preoccupazioni politiche di chi è all’opposizione
e di chi è al governo, le riflessioni di chi giudica troppo invasivi gli apparati di partito.
« E voi come votate? » ci hanno chiesto molti in questi giorni di dibattito sul prò e contro
al voto palese. Sinodi e assemblee, tranne che per l'elezione
di persone, votano e decidono
in modo palese. « Esaminare ogni cosa e ritenere il bene» (I
Tessalonicesi 5: 21) è il nostro
metodo di analisi dei problemi
e di conduzione della discussione e poi il nostro voto obbedisce al principio che « sia il vostro parlare: sì, sì, no, no» (Matteo 5: 37) e quindi il voto, coerente col parlare, è palese.
Sono i principi di una democrazia viva, consolidatasi nei se
Come cambierà l’attività del Parlamento dopo la riforma dei regolamenti recentemente introdotta?
coli, attorno anche ad un altro
principio, quello del « controllo ».
Se non c’è coerenza tra quanto
si afferma e quanto si fa, non
solo si è fraternamente ripresi,
ma anche allontanati. La democrazia nelle chiese evangeliche
LA PAROLA E LA STORIA
Glorificare Cristo
« Infine, siate tutti concordi, compassionevoli, pieni d’amore fraterno, misericordiosi e umili. Non rendete male per male, od oltraggio per oltraggio, ma, al contrario, benedite.
...glorificate il Cristo come Signore nei vostri cuori »
(I Pietro 3: 8-17).
Noi tutti conosciamo bene queste richieste per l’etica del credente, ma se ci chiediamo dove
nella nostra vita di ogni giorno
queste richieste trovino eco, dobbiamo constatare che il nostro
comportamento spesso digerisce
molto da quell’ideale di credente a cui ci invitano le esortazioni delle lettere del Nuovo Testamento. Non siamo sempre concordi; a volte litighiamo, anche
all’interno della chiesa, tra fratelli e sorelle. Non siamo pieni
d’amore fraterno, misericordiosi e umili; facilmente ci sentiamo sfruttati dagli altri e ci arrabbiamo. Spesso non riusciamo
a benedire il nostro nemico, ma
ci difendiamo.
Secondo me dobbiamo ammettere che al fondo delle nostre
convinzioni, al fondo della nostra fede, c’è il dubbio che questi comandamenti dell’etica cristiana non siano giusti. E non
ci darebbe ragione la storia della chiesa stessa? Dove sarebbero ad esempio oggi i valdesi se
nel 1560 avessero preso alta lettera la / Pietro ed avessero benedetto le truppe del Duca di
Savoia invece di prendere le armi e difendersi a Pradeltorno?
Che cosa significa oggi essere
tutti concordi, compassionevoli
e pieni d’amore fraterno, quando ci troviamo di fronte alla
situazione del Sud Africa? Il 1560
alle Valli e il Sud Africa saranno esempi estremi, ma rivelano
chiaramente che il problema non
è semplicemente una mancanza
net comportamento, quanto piuttosto un conflitto molto più profondo.
Come uscire da questo conflitto?
Dobbiamo riprendere il dialogo con la Parola di Dio, e questo significa: dobbiamo leggere
i testi della Bibbia non semplicemente come una parola eterna, ma come la Parola eterna
detta in una situazione storica
concreta. Dobbiamo cercare di
capire il contesto storico di una
parola della Bibbia, per renderla viva per l’oggi.
Il comportamento che la I
Pietro propone alle chiese dell’Asia minore alla fine del primo
secolo dopo Cristo non può valere automaticamente anche per
noi. Le chiese dell’Asia minore,
in quell’epoca, dovevano affrontare un ambiente pagano che
guardava i cristiani con sospetto. Quindi era importante ammonire le chiese ed i singoli credenti a comportarsi in modo da
non trasformare il sospetto dell’ambiente in persecuzione aperta. Noi oggi dobbiamo affrontare
un’altra situazione. Abbiamo a
che fare con un mondo secolarizzato, il che non significa un mondo senza religione, ma un mondo con una religiosità selvaggia
e con una certa impermeabilità
alla predicazione della chiesa.
Quindi molto probabilmente a
noi è richiesto un comportamento più offensivo, e sarebbe sbagliato copiare la strategia difensiva proposta nella lettera di Pietro.
Il nostro com'portamento oggi
deve però avere lo stesso punto
di riferimento su cui il testo basa la sua esortazione: « ...glorificate il Cristo come Signore nei
vostri cuori ». Questo versetto è
il centro vivo della pericope,
glorificare il Cristo, il Dio che è
diventato uomo in Gesù di Nazaret, per farci capire che la sua
volontà non è condanna e morte, ma vita e salvezza. Dobbiamo chiederci oggi, nelle situazioni concrete e quotidiane, quale
comportamento glorifichi il Cri
sto: se essere tutti concordi o
confutare un compromesso sbagliato, se essere compassionevoli
o criticare, se essere pieni d’amore fraterno o essere parziali per
amare veramente il fratello o la
sorella più debole.
La Bibbia non è un catalogo
di comportamenti giusti, ma una
parola viva che ci interpella nella situazione in cui viviamo, non
è una legge che definisce uno
status quo, ma è TEvangelo che
apre la nostra esistenza verso la
salvezza.
Klaus Langeneck
italiane è esigente: chi svolge
una funzione di servizio (che in
termini laici potrebbe essere paragonata a quella di un ministro
o di un parlamentare) bisogna
che sia « irreprensibile » (I Timoteo 3: 2 e 3: 10).
C'è dunque una cultura protestante che ci porta ad essere
simpatetici del voto palese dappertutto, anche in (Parlamento.
Soprattutto in un Parlamento i
cui componenti siano tutti animati da un forte spirito etico
e di servizio.
Ma il 'Parlamento italiano è
ogai così? Numerose indagini
piornalistiche e sociologiche ci
dicono che non siamo in questa
situazione ed hanno dimostrato
che oggi siedono nel Parlamento. grazie al sistema del voto di
preferenza, persone che sono esponenti indiretti di poteri occulti (es. P2) ed illegali (es.
mafia) e di lobbies economiche.
II voto palese sconfiggerà costoro? Ho Timpresslone che semplicemente sposterà le loro manovre in luoghi meno trasparenti ancora; là dove si dovrebbero formare le grandi idee per
le decisioni politiche, nei partiti politici. Il iParlamento si trasformerà in una cassa di risonanza del governo e la maggioranza parlamentare in una assemblea di annuitoli.
Prendiamo ad esemroio una
delle materie che si dovranno
decidere a scrutinio palese: i
rapporti stato-chiese. l’ora di religione cattolica a scuola. Il sistema del voto palese favorirà
la discussione tra laici e cattolici e tra i cattolici stessi? Ci potrà essere una decisione che
non sia ipotecata da altre questioni (ad esemnio la tenuta o
meno della coalizione governativa)? Potremo qui in concreto misurare l’eticità di questo parlamento se prevarranno ragionamenti e decisioni coerenti, o diversamente, se prevarrà la logica di partito secondo cui « Parigi (il posto di parlamentare, il
governo, ecc.) vai bene una messa ».
Sul problema del voto segreGiorglo Gardiol
(continua a pag. 2)
2
commenti e dibattiti
21 ottobre 1988
DIBATTITO
Le parole nuove del papa
e... le nostre
Con tutta la buona volontà non riusciamo a
trovare nella « Mulieris dignitatem » né un doveroso « mea culpa » per millenni di emarginazione
e di denigrazione femminile, né quelle « parole
nuove » che i vescovi invitano a diffondere. Ci
dispiace anzi che ancora ci siano donne (quoque
tu, compagna 'Livia!) che si lasciano lusingare dal
pathos, dal rapimento estatico, tipicamente maschilista, con cui l’uomo sa esaltare, sublimare e
perfino divinizzare la donna. Preferiamo continuare nel nostro cammino di ricerca sulla verità storica della donna.
La più gründe novità, non scoperta ma riconosciuta dal p>apa, è nell’ermeneutica biblica che vede al « principio » la creazione della umanità nella
dualità paritetica uomo-donna. Alcune conseguenze della reciprocità relazionale rendono a prima
vista giustizia alla donna, come persona non finalizzata all’uomo-maschio, pena la diminuzione di
dignità e per l’uomo e per la donna. Così pure si
prende atto della ormai riconosciutissima novità
evangelica nel comportamento libero di Gesù nei
riguardi della donna.
Ma siccome in realtà la storia ha avuto inizio
col peccato, 1’« imità dei due » si è rotta, a svantaggio, vedi caso, della dorma. Secondo il papa,
nella Nuova Alleanza è avvenuta la reintegrazione
della « originaria » parità. E ciò in Maria. Purtroppo il richiamo ad Èva riprojrone, pur con riaggiustamenti formali, il simbolo del peccato e della
redenzione nella cormessione al sesso femminile:
la donna, infatti, paga di più per il peccato e solo
in Maria « riscopre » la sua « vera dignità ».
E’ su questa idea-base che si innesta tutto il
senso della « lettera ». La dorma è ricca di valori
che possono essere leggibili alla sola luce di un
modello di femminilità, i cui connotati del sesso
sono trasfigurati nella luce sfolgorante (qui l’enfasi è d’obbligo) della « Vergine-Madre di Dio ».
Immagini ideali, figure simboliche e analogie
vengono utilizzate tranquillamente in riferimento
alla donna. Guai ad allontanarsi da tali modelli!
Il papa severamente ammonisce che ne conseguirebbe il ritorno alla « cattiva eredità » del peccato; « verso tuo marito sarà il tuo istinto ma egli
ti dominerii ».
Le lodi, invero, soverchiano tale duro richiamo.
Ciascuna accompagnata al richiamo del modello:
— La differenza femminile è ricchezza per tutta l’umanità; ma solo « su queste due dimensioni
e queste due strade ».
— L’amore trova nella dorma la sua piena
espressione; ma per lei è una vocazione e una
missione... esemplare.
— La capacità di rappresentare, addirittura,
1’« umano » è riconosciuta alla donna; ma lei, perciò, ha in « afiìdamento » Tuomo (maschio)...
— La perfezione è stata ed è una prerogativa
della donna — « esistono donne perfette »! — ma
perché divenuta incarnazione dell'ideale della sposa di Cristo, che è « la verità della donna ».
Il paradigma della « sposa di Cristo » sintetizza ogni traguardo proponibile alla donna: anche
il profetismo, il genio, la creatività per la costruzione di un’umanità nuova. In quanto sposa di
Cristo lei è Maria, lei è la chiesa, lei è l’umanità..
Lo sposo è Cristo. Così, in margine, si può dedurre che Solo l’uomo-maschio, in qualità di sacerdote, « agisce in persona Christi ».
L’analogia qui ha la forza di trasportarsi, di
imporsi nella realtà! E’ inutile fare commenti.
L’analogia della consacrazione verginale della
donna sposa di Cristo permette di fare un’altra
deduzione: la superiorità della verginità al matrimonio, che avevamo creduto superata in qualche
discorso dello stesso papa.
Quando però la stessa analogia non regge più
neH’accoppiamento prete-celibe (e religioso) - sposo di Cristo la si può liquidare sbrigativamente.
Chi si riconosce nel modello di donna che ci
viene proposto? Ci dispiace che l’umile valido olocausto di tante nostre simili serva, oltre che ai bisognosi, oltre che al proprio destino soprannaturale, oltre che alla ipropria candida « felicità da
limbo », al consolidamento del piotere maschile.
Siamo infatti convinte che solo spogliandoci da
un riferimento astratto a modelli metastorici, solo nel riconoscimento che il sesso è limite, potremo agire nella storia, a partire dalla nostra parzialità, p>er un concreto cambiamento, per dire e
per fare davvero cose nuove.
Ausilia Riggi Pignata
Gruppo «Donne credenti»
di Torino
m. Wv delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio Gardiol
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Redattori: Alberto CorsanI, Luciano Deodato, Roberto Glacone, Adriano
Longo, Plervaldo Rostan
Comitato di redazione: Mirella Argentieri Bein, Valdo Beneccbi, Alberto
Bragaglla, Rosanna Ciappa NIttI, Gino Conte, Piera Egidl, Paolo Fiorio, Claudio Martelli, Roberto Peyrot, Sergio Rlbet, Massimo Romeo, Mirella Scorsonelli, Liliana Vigllelmo
Segreteria: Angelo Actis
Amministrazione: Mitzi Menusan
Correzione bozze: Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò
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EDITORE: A.i.P. - via Pio V, 15 - 10125 Torino
Consiglio di amministrazione; Costante Costantino (presidente), Adriano
Longo (vicepresidente). Paolo Gay, Giorgio Gardiol, Franco Rivolra (membri)
Registro nazionale della stampa; n. 00961 voi. 10 foglio 481
Il n. 39/'88 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 12 ottobre, e a quelli decentrati delle valli valdesi il 13 ottobre 1988.
Hanno collaborato a questo numero; Augusto Comba, Dino Gardiol, Paola
Martinelli, Luigi Marchetti, Paola Montalbano, Antonino Nigito, Wanda Rutigliano.
Il voto,
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EVANGELICI
NAPOLETANI
Dopo che il fascismo ebbe incamerato i fondi della Società di Mutuo Soccorso, gli evangelici napoletani continuarono a raccogliere le modeste offerte che i tempi rendevano possibili
in vista della realizzazione del loro
« sogno » (iniziato agii albori del presente secolo) d’avere un proprio ospedale. Quando i primi cappellani militari
americani giunti a Napoli presero contatto con « Casa Materna » e le chiese evangeliche della città, tra le prime esigenze che queste prospettarono loro ci fu l’aspirazione ad avere un
ospedale proprio, rilanciando così il
progetto mai abbandonato, nonostante
le avversità. Trovarono appoggio negli
americani e aiuti, si, e fu possibile
l’acquisto del terreno sulla collina di
Posillipo, mentre tra gli evangelici continuava la raccolta di fondi. Ma, per
l’esattezza storica — a quel che mi
risulta — furono i pastori in Napoli e
la famiglia Santi di « Casa Materna » a
’’rilanciare” il progetto e far prendere in considerazione ai cappellani l'opportunità di partecipare alla raccolta
di fondi allo scopo.
Il dispensario aperto dal comitato
per l’ospedale evangelico in via Cimbri
non fu l’unico. Ad esso se ne aggiunsero ben presto altri due: uno
presso la chiesa metodista in vico Tiratoio e l’altro presso la chiesa battista in via Foria. Tutti e tre sotto la direzione del dott. Teofilo Santi — che
ne fu il propugnatore — e la collaborazione dei medici Marco Fiorio,
Eugenio Maida ed altri, compresi alcuni specialisti. A tutt’e tre questi
ambulatori affluivano non soltanto evangelici ma, ben più numerosi, i non
evangelici delle relative zone, esercitando essi una importante funzione di
assistenza sociale.
(segue da pag. 1)
to bisognava, a mio parere, affrontare prima le questioni della libertà di coscienza, dell’assenza di vincolo di mandato del
parlamentare, del controllo democratico e dell’informazione
sull’attività parlamentare. Decidere alcune riforme indispensabili che affrontassero questi
problemi partendo, ad esempio,
da una riforma elettorale che
abolisse il sistema delle preferenze, e poi riformare il sistema
di votazione in Parlamento.
L’aver fatto il contrario rischia
di far prevalere nelle riforme
che si faranno il criterio del governo e della maggioranza. Si
potranno fare così riforme anche
costituzionali senza considerare
gli apporti di tutti. Infatti per
legge si potrà approvare con la
sola maggioranza parlamentare
un provvedimento di modifica
della Costituzione e poi sottoporre il tutto a referendum. Ci avviamo ad una nuova repubblica
plebiscitaria?
Giorgio Gardlol
menta e 10 dalla posa della prima
pietra •— si potè consegnare al cap.
FI. Shupp la chiave dell'edificio ultimato.
La più piena realizzazione dei "sogni”
degli evangelici napoletani venne poi,
44 anni più tardi ed in altra sede:
l’attuale « Villa Betania » in Ponticelli, località dove le reali necessità di
servizio sono più vive. Ma l’edificio di
via Manzoni non ha perduto la sua
funzione se può, con la sua alienazione, costituire un forte punto di partenza nell’operazione di ampliamento dell’opera in Ponticelli. La preghiera di
ringraziamento ohe il giorno della consegna dell’edificio di via Manzoni alla scuola americana l’indimenticabile
sorella Elisa Fiorio elevò come voce
di tutti i presenti, terminò con queste
parole: « Insegnaci, o Dio, a scorgere
in ogni evento il tuo volere, e a saperti ringraziare anche per quello
che ci sembra andare contro il nostro bene ». La cara sorella si riferiva
al fatto che l'uso dell’edificio come
■■ Ospedale evangelico » era dilazionato nel tempo dovendosi prima coprire i molti milioni di debiti che si
erano dovuti contrarre per costruirlo.
Per una maggiore fedeltà nel servizio che il « sogno » di un nostro
ospedale prospettava, l’opera doveva
spostarsi verso i luoghi dove il bisogno fosse maggiore. Lo zelo, la sensibilità del dott. Teofilo Santi Io indirizzarono nella zona di Ponticelli, le
cui condizioni di miseria ed abbandono
egli conosceva bene essendovisi impegnato già da molti anni con un
lavoro sociale. Ora, l’alienazione doll'edificio di via Manzoni per finanzi,nre
in buona parte l’ampliamento di Villa Betania ed accrescere le sue possibilità di bene sarà ottima cosa: sarà
ii coronamento della funzione per la
quale era stato progettato e costruito.
L'impiego scolastico doveva essere
soltanto provvisorio.
Nelle lotte per il superamento degli
inenarrabili ostacoli burocratici ed
economici che si dovettero affrontare e
superare per riuscire a costruire l’edificio in via Manzoni parte predominante ebbe l’avv. Fabio Santi, allora direttore di - Casa Materna ■■. Egli fu
l’anima di questa iniziativa e ne portò
tutte le ansie e tutte le pene. Fabio
Santi, il più giovane dei fratelli, non
va dimenticato. I trent’anni trascorsi
dalla sua immatura, tragica fine ne
hanno troppo attenuata la memoria.
Non posso dimenticare le lunghe veglie di trepidanti riflessioni, di attenti calcoli finanziari preventivi, di ardenti preghiere trascorse con lui nelle fasi cruciali che precedettero ed accompagnarono quei terribili mesi (meno di un anno) nel corso dei quali
l'edificio di via Manzoni venne eretto
sotto la spada di Damocle di una scadenza rigidamente prefissata. Gli americani furono d’indubbio aiuto impegnandosi a prendere in affitto l'edificio se pronto entro il 15 settembre
1954, ma l’onere della costruzione nel
tempo prestabilito ed il suo finanziamento gravò tutto e soltanto sul comitato che in quel momento disponeva di soli 11 milioni a fronte di un
costo previsto in 250 milioni.
Cera chi tremava dinanzi a tanta
responsabilità, ma Fabio Santi "sopportò le pene, dominò le ansie, vinse le
difficoltà con la forza della sua fede”.
Quell’edificio è, dunque, il frutto di una
fede incrollabile e della divina risposta ad essa, per cui, nonostante le
non poche difficoltà e i lunghi periodi di pioggia di queU’inverno ’53-’54, il
12 settembre 1954 — dopo solo 11 mesi dall'Inizio dello scavo per le fonda
Per finire, alla didascalia posta sotto la foto con i nomi dei personaggi
partecipanti alla posa della prima pietra dell'edificio in via Manzoni c’è da
fare — unicamente per l’esattezza
"storica” — una precisazione: colui
che è ripreso mentre sta parlando non
il past. Guido Comba non è un ' pastore americano”, ma il pastore metodista Alfredo Scorsonelli, sin dal settembre 1953 subentrato di fatto nella
presidenza del comitato a seguito del
trasferimento del past. Ricci a Roma.
Il past. metodista americano James
S, Ferris (cappellano della squadra navale americana allora alla fonda nel
golfo) è semivisibile alle spalle del
past. Achille Deodato.
Il 23 ottobre prossimo Villa Betania festeggerà il primo ventennio di
attività. Credo che in quell’occasione si
possa rilanciare l’invito che, in una
circolare diffusa mentre era in corso la
costruzione dell’edificio in via Manzoni, il comitato lanciava agli evangelici napoletani ed italiani chiedendo
a tutti di « stringersi attorno a questa
iniziativa ecumenicamente concepita ed
ecumenicamente condotta... e neiia
visione deile possibilità di bene che
Dio dischiude dinanzi a noi e delle
quali le benedizioni del passato sono
arra sicura, diamo, fratelli evangelici,
testimonianza della nostra unità in
Cristo e della forza della nostra fe'
de che in Cristo e per Cristo ci fa
in ogni cosa più che vincitori ». Contribuiamo alla realizzazione del conveniente ampliamento di un’opera tanto
utile e necessaria a sollievo di abbondanti sofferenze.
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J
3
21 ottobre 1988
marta e maria
MADRI E FIGLI
Il cordone ombelicale
Ahinoi! Per certe persone alcune
idee sono così seducenti e nuove, anche dopo mille anni, che vengono utilizzate per dritto e per traverso, con
la massima superficialità e approssimazione, senza nessun riguardo per
l’approfondimento e le sfumature.
Quella del cordone ombelicale è una
delle tante. Una povera buona madre
affettuosa non può permettersi il lusso di parlare con amore dei figli che
subito le viene rimproverato di non
aver tagliato il famoso cordone. Lo
stesso rimprovero viene fatto a quei
fig!) (pochi, forse) che sono attenti e
teneri coi genitori. Insomma, pare
che per essere emancipati occorra essere dei solenni egoisti, totalmente
slegali dalla vita dei genitori e dalla
vita dei fìgli. Quindi ogni volta bisogna chiarire i termini del problema.
Per cordone ombelicale non tagliato si intendono tutti quegli atteggiamenti e quelle azioni che impediscono
al figlio di crescere. La madre possessiva, intrusiva, gelosa; quella che
vmì sapere tutto dei figli, che si sostituisce a loro nelle decisioni, che li
coniroHa, che li domina, che crede
sempre di sapere — lei, solo lei —
qua! è il bene e il male dei figli (ma
anche degli altri, in genere); la madre che vive solo in funzione delle sue
creature, senza conoscere altri interessi 0 altri rapporti affettivi; la madre che non si accorge che il figlio è
adulto e sa gestirsi da solo, o comunque deve imparare a farlo, quella sì,
efìettlvamenle, non ha tagliato il cordone ombelicale, non vuole partorire
il figlio. Per reazione, e per fortuna,
a una madre così corrisponde, in genere, un figlio ribelle, che con comportamenti vari, non sempre chiari,
rivendica il suo diritto a essere se
stesso e a fare le sue scelte di vita.
Purtroppo se questa ribellione non
avviene, il figlio rimarrà posseduto e
compromesso, senza magari rendersi
conto di nulla, mentre la madre prospererà felice, senza rendersi conto,
neanche lei, che avrebbe potuto avere
un’altra esistenza più personale e più
ricca, dato che, al di fuori della funzione materna, esistono tante altre
cose.
Nel caso dei fìgli, il problema del
cordone ombelicale, ossia della dipendenza, spesso è evidente come nei genitori, spesso è più subdolo e misterioso, difficile da individuare. Ma è
verosimile che un ragazzo che sa allontanarsi almeno fisicamente dalle
figure parentali, che sa prendere delle
decisioni, che fa le sue scelte, che
vive in modo autonomo almeno sul
piano concreto dei comportamenti,
della realtà quotidiana, è verosimile
che un ragazzo così sia già sulla buona strada dell’emancipazione. Queste
cose, ormai, sono chiare a molti, anche se non cultori della psicologia.
Quello che non sembra chiaro, invece, è che una madre (e un padre,
naturalmente) pur essendo autonoma, facendosi la sua vita, non dipendendo dalla vita dei fìgli, non
identificandosi con loro, coltivando mille interessi, mille rapporti
diversi, magari essendo in car
riera, esprimendosi cioè proprio come una donna che non è soltanto
madre, possa parlare dei fìgli con
enorme affetto, con continua partecipazione, con orgoglio, con gioia o —
Dio non voglia — con preoccupazione.
Perché non si può dire che i propri
fìgli rimangono sempre l’interesse,
l’affetto più grande della propria vita? Essersi sforzati di aiutarli a crescere, di non possederli, di renderli
adulti e responsabili, di staccarli da
sé per farli autonomi, significa forse
che non dobbiamo amarli più, che la
loro vita non c’interessa, che le
espressioni d’affetto sono diventate
superflue? E’ qui che la gente fa confusione. Proprio perché amiamo profondamente le nostre creature riusciamo spesso (e magari con molta fatica) a non possederle, a lasciarle andare, a farle libere di decidere delle loro
esistenze. Ma quando hanno preso il
volo, l’amore, la partecipazione, l’interesse per le nostre creature rimangono, e si esprimono col parlare di
loro, col pensare a loro, col desiderare
per loro le cose più belle. Non perché
sono adulti, autonomi e lontani il nostro amore cessa. Anzi: smesso amiamo gratuitamente, senza ricordi, senza notizie, senza ricompense, senza,
persino, che loro sappiano quanto il
nostro pensiero li segue. Questo non
significa non aver tagliato il cordone
ombelicale. Questo significa, molto
semplicemente, che l’amore per i fìgli
non si esaurisce mai. E guai se fosse
diversamente.
Regìnella Boccata
IN MARGINE AL CONGRESSO DELL’UDI
UNA RISCOPERTA
Le diverse e le loro differenze Elogio della bici
Continua la simpatica collaborazione con le donne dell'UDI di
Omegna, che ci hanno inviato questo brillante articolo che volentieri pubblichiamo^ scrivendoci anche che hanno portato le nostre
pagine al congresso di Firenze. Grazie! (p. e.)
« Diamo voce alle nostre differenze: pratiche e teorie UDÌ
a confronto », questo il tema
della prima tappa congressuale
del 4 e 5 giugno a Firenze.
Già, nell’82 l’UDI « si era disorganizzata » ma noi di Omegna — che non ci aveva mai
organizzate nessuno — abbiamo
continuato ad esistere e sapevamo che altri gruppi esistevano in modo diverso dal nostro,
un po’ ovunque. Intanto, alcune erano rimaste o rientrate nelle commissioni femminili dei partiti, nei coordinamenti dei sindacati, nei movimenti ambientalisti, altre erano tornate nei ranghi, qualcuna emergeva e rampava, molte diventavano disoccupate, tante rimanevano precarie a vita; chi faceva il lavoro
nero, chi non trovava nemmeno quello, chi arrivava al Nobel
e chi raccoglieva le olive, c’era
e c’è chi veniva stuprata in pieno centro e le ragazze che saranno pilote di linea, si sapeva
che c’erano le Marise Bellisario
e le Lini Gruber, finalmente, ma
rimanevano le Pine Siracusa e
milioni di donne senza nome né
faccia né nessuna «importanza»...
E le « femministe », dell’UDI
e non, senza più « organizzazione » né « punto di riferimento »,
che non si conoscevano nemmeno più fra loro, che si « pentivano » anche o si aggiornavano,
che qualche volta e non tutte
leggevano ancora Noi donne, son
riuscite ora a fare la prima tappa di un Congresso nazionale che
si terrà a Roma in autunno.
Noi di Omegna ci siamo andate e lo possiamo raccontare
così; 400 donne assieme che
manco si erano mai viste prima, che autonomamente si ammassano in sette gruppi in altrettante sale al terzo piano, che
incominciano a conoscersi: quella bella col cappellino di paglia
di Firenze è una dirigente della
lega cooperative, quella piccola
e giovane è dei Cobas della scuola, quella tenera e spaurita è
un’operaina del Polesine, quella
con la rosa è di Pesaro ed è
una specie di istituzione, quella
che sembra alla Carmen di Bizet è invece di Bologna, quella
che si siede per terra è Anita
Pasquali, quella che cammina come un bel cavallo è proprio Mariella Gramaglia, quella buffissima che fa yoga tutta compunta
sulla sedia è nell'UDI da quarantadue anni!
E un registratore per raccontarci, per dirci le cose fatte ed
i sogni a cui non vogliamo rinunciare: le « donne in cantiere »
che a Milano han messo su una
cooperativa di carpentiere, quelle del paesino veneto che hanno
organizzato una mostra di antichi merletti e che ora « sono ben
viste » e possono « persino » star
fuori in pizzeria alla sera, le donne di Ferrara ricche di tradizioni e fervide di novità coraggiose,
quelle di Bergamo bianca che
« fanno emergere il femminile »
nella scuola, e le altre ancora
che lo studiano e ricercano nel
linguaggio, nella biologia, nell’informatica e chissà dove; quelle
che si occupano di violenza sessuale, quelle dei telefoni rosa,
quelle del caporalato calabrese,
Quelle che pubblicano un loro
giornale, quelle che son le compagne di Napoli e ci danno un
brivido, e la solita individualista
un po’ rétro che litiga persino
con se stessa pur di sentirsi arrabbiata di tutto.
Ecco, queste sono le nostre
mille « differenze » fra noi « diverse », e ci siamo riunite per
conoscerle, per apprezzarle, per
trarne valore, per poterci dire
assieme che nessuna di noi sente il bisogno di « assomigliarci »
ma che tutte quante siamo finalmente consapevoli e contente di
essere tutte ben differenti sia dagli ...uomini che dai partiti che
da tutte le « organizzazioni » che
ne discendono: noi, a Roma, ci
« organizzeremo », sì, ma a modo
nostro, senza copiare niente da
nessuno, stando anzi ben attente più che mai a non ripetere
nessuno degli errori che rendono
« la politica » così violenta, così
rozza, così ingiusta, così inadempiente, così futile e così colpevole, ai nostri occhi di donne. La
« politica delle donne » non potrà essere che ben diversa.
Scrive, del nostro Congresso,
Ida Dominijianni: « Forse è l’UDI
l'osservatorio migliore per rilevare il carico spaventoso che sulla politica delle donne ricade...
Forse, se esistesse in Italia una
sinistra responsabile di un proprio orizzonte riformista, sulla
politica delle donne non ricadrebbe il peso di troppe promesse
non mantenute e di troppe altrui
inadempienze ». Forse, forse!
Augusta, Laura, Renata e Susy
Avete mai sperimentato la metropoli e dintorni vista da una
pedalante bicicletta?
Innanzitutto — primo stupore — il gran cielo sopra i tetti e
abbaini e ultimi piani delle case,
e il muoversi dell’aria intorno.
Tutte cose che non percepisci
abbastanza andando a piedi, e da
cui ti escludono normalmente i
vari involucri e scatole di metallo di varie misure in cui puoi
viaggiare racchiuso.
Poi la scoperta altrettanto
stupefacente che non tutto il piano è piano, i dislivelli anche lievi del terreno. Ogni mutamento
si traduce in diversità di movimento, in ritmo dei muscoli, del
respiro, in diversi umori della
pelle.
Poi senti gli odori, i rumori, e
impari a dirigere i tuoi percorsi
in direzioni magari più erratiche
e vaghe, ma più piacevoli.
Poi cerchi l’ombra. E non è
vero che tutta la città sia sempre invlvibile! Ci sono momenti
e giorni, attraversamenti di raro incanto, di preziosa solitudine.
Dove senti frusciare soltanto i
raggi delle ruote della tua lucente bicicletta.
La bicicletta è innocente. Non
trascina dietro fumi, non impesta di tanfi, non assorda e incretinisce di fragori. Scivola via gentilmente, dolcemente, con eleganza. E’ rispettosa.
La bicicletta è equilibrio. Non
solo perché è necessario imparare quello fisico per gelarci,
ma perché non cessa mai di stupirti la profonda infelicità, rabbia ed angoscia che contraggono
le facce degli automobilisti ai semafori.
E come tutto ciò che è non-violento, rende non-violenti anche
gli altri e gli strappa un sorriso.
Ho visto gli automobilisti più
beceri e impensati bloccarsi sorridendo, tra il divertimento indulgente e una vera e propria
nostalgia, per lasciar sfilare la
mia smagliante bicicletta!
Perché la bicicletta è l’infanzia, e in qualcuno, abbrustolito
sotto il suo coperchio di metallo,
assume il valore del miraggio, del
sogno, della poesia. Ho visto fulminare talora sguardi di vera e
propria invidia, tra le file inscatolate.
La bicicletta è infantile ed è
inerme, è fragile, precaria. Suscita anche nei duri vigili, anche quando ti beccano sul fatto
di un’ardita manovra contromano, un atteggiamento di protezione.
La bicicletta socializza, come
tutte le cose piccole e deboli che
hanno bisogno di alleanze. Così
accade alle mamme coi bambini
ai giardinetti pubblici, così ai
vecchietti coi cani.
E poi la bicicletta è una scoperta. Ci sono tappe, esplorazioni, strategie. Chi l’avrebbe mai
saputo, ad esempio, che alla fontanella delle Vallette — famoso
quartiere-ghetto e dormitorio
della periferia proletaria torinese — puoi bere la migliore acqua
della città, quella freschissima e
purissima, che non arriva ormai
da nessun’altra parte perché mischiata di cloro, del mitico Pian
della Mussa?
Te lo spiega orgoglioso con accento del profondo sud un anziano immigrato, mentre intorno
alla tua bicicletta si sono subito
radunati a razzolare cagnolini e
bambini.
Piera Efldi
4
4 religione a scuola
21 ottobre 1988
RASSEGNA STAMPA
cattolica nelle
che... riconosce
dette scuole...
non avvalersi
Ora di religione:
pacta sunt servanda
L’On.Ie Valdo Spini denuncia il ritardo neH’applicazione della Intesa (449/’84) ed invita Governo e Parlamento a legiferare in materia
L’On.Ie Valdo Spini, Sottosegretario agli Interni.
La recente sentenza del Consiglio di Stato sull’ora di religione
cattolica nelle scuole pubbliche
ha acceso una discussione sulla
misura in cui essa sia una conseguenza necessaria del Concordato oppxire ne costituisca — come personalmente ritengo — ima
interpretazione quanto mai estensiva e quindi non necessaria.
E’ questo un argomento di importanza decisiva, ma non è l’unico. Intendo dire che il Parlamento ha anche approvato, con legge
dello Stato, l’Intesa con la Chiesa evangelica valdese e metodista
e si accinge a fare lo stesso con
le Chiese ayventiste e con le Assemblee di Dio (pentecostali)
che sono già state approvate dalla Camera dei Deputati, mentre
già firmata dal Cloverno è llntesa con l’Unione delle Comunità
Israelitiche.
L’Intesa con la Chiesa evangelica valdese e metodista recita al
suo art. 9-2° capoverso - che
« la Repubblica, nell’assicurare
rinsegnamento della religione
scuole pubbliagli alunni di
il diritto di
delle pratiche
e dell’insegnamento religioso... »,
mentre al 3° capoverso si afferma : « Per dare efficacia all’attuazione di tale diritto, l’ordinamento scolastico provvede a che l’insegnamento religioso ed ogni
eventuale pratica religiosa, nelle
classi in cui sono presenti alimni
che hanno dichiarato di non
avvalersene, non abbiano luogo
in occasione dell’insegnamento
di altra materia, né secondo orari che abbiano per i detti alunni
effetti comunque discriminanti ».
Con ciò si intendeva dare sanzione a quanto del resto era già
previsto dall’art. 112 del Regio
Decreto 1297/28 (limitatamente
alle scuole elementari e abbondantemente praticato) e, cioè, il
collocamento di quella lezione
alla prima o all’ultima ora e la
possibilità di assentarsi, previa
l’assunzione di responsabilità
da parte della famiglia.
Perché assentarsi? In primo
luogo, dal punto di vista dei principi, perché al primo capoverso
dello stesso articolo dell’Intesa si
afferma che la «Repubblica Italiana prende atto che la Tavola
Valdese, nella convinzione che
l’educazione e la formazione religiosa dei fanciulli e della gioventù sono di specifica competenza
delle famiglie e delle chiese, non
richiede di svolgere nelle scuole
gestite dallo Stato e da altri enti
pubblici... rinsegnamento di catechesi o di dottrine religiose o di
pratiche di culto ». Invece, al successivo art. 10, « La Repubblica
Italiana... assicura alle chiese rappresentate dalla Tavola Valdese
(a spese di quest’ultima) il diritto di rispondere alle eventuali richieste provenienti dagli alunni,
dalle loro famiglie o dagli organi
scolastici in ordine allo studio
del fatto religioso ».
In secondo luogo, perché è
evidentemente meno penoso per
l’alunno essere riconsegnato alla
famiglia che (come ora avviene)
essere portato fuori classe a svolgere uno « studio assistito » o subire in una specie di piccolo
ghetto di non cattolici una cosiddetta « ora alternativa ».
L’attuale ora di religione è una forzatura del Concordato e
violazione dell’Intesa 449/’84.
una
Ancora tutto fermo
dopo quattro anni
La domanda che si pone è:
quale attuazione hanno avuto le
norme di legge dell’Intesa con i
valdesi da parte del ministero
della Pubblica Istruzione? La risposta è, purtroppo: nessuna.
Nonostante che il Parlamento
l’abbia approvata nell’agosto ’84,
l’Intesa non è stata portata ufficialmente a conoscenza delle autorità scolastiche con apposita
circolare, né le sue modalità di
attuazione sono state definite.
Ma ancor più grave la situazione si presenta se si pensa che in
chiusura dell’Intesa stessa (art.
20 - 3° capoverso) si stabilisce
che « in occasione di disegni di
legge relativi a materie che coinvolgano rapporti delle chiese rappresentate dalla Tavola Valdese
con lo Stato, verranno promosse
previamente, in conformità all’art. 8 della CJostituzione, le Intese del caso ».
Anche il ministro Galloni ha
riconosciuto — se ho ben compreso — in una intervista su Repubblica, che questo significa
che, quando si tratta della sorte
dei bambini valdesi in rapporto
all’istruzione religiosa, la soluzione va trovata d’accordo con la
Tavola Valdese. Purtroppo questo riconoscimento di principio
non ha avuto seguito. Credo che
dobbiamo agire perché questo seguito lo abbia.
Torniamo, allora, al primo
punto. Forse che il Governo, stipulando le Intese (ed il Parlamento approvandole), hanno sbagliato, cioè hanno fatto qualcosa
di incompatibile col nuovo Concordato?
che obbligatoria si vorrebbe, da
parte del Consiglio di Stato, far
diventare l’ora alternativa. Così
come ugualmente da sorridere
viene all’idea che il Consiglio di
■Stato abbia definito « curriculare» l’ora di religione cattolica
quando, com’è noto, curriculari
sono quelle materie in cui si viene valutati e si può essere bocciati (il che non avviene nel caso
in oggetto).
Il problema è più di sostanza
che di diritto. Il fatto è che, a
partire dall’Intesa Poletti-Falcucci sull’attuazione del Concordato
in materia di istruzione religiosa,
il clima politico è cambiato.
Di fronte a quella che nello
stesso discorso l’allora Presidente del Consiglio Craxi definiva
« garanzia della piena libertà nell’esercizio del diritto di scelta,
senza ledere principi costituzionali di uguaglianza e di libertà
religiosa», si poteva reagire in
due modi. Il primo, una appassionata propaganda da parte cattolica, perché si esercitasse attivamente il diritto di avvalersi
dell’istruzione religiosa cattolica.
Il che era giusto e legittimo. Il
secondo, puntare invece su di un
meccanismo più conformista :
piuttosto che fare uscire mio figlio, magari un bambino, dalla
classe per fargli svolgere attività
non ben definite, meglio tenerlo
a lezione di religione, almeno ci
saranno meno problemi.
Naturalmente le famiglie di
confessioni religiose diverse dalla cattolica in genere decideranno lo stesso di non avvalersi dell’ora di religione. Esse dovranno
però subire, secondo il Consiglio
di Stato, in modo più pesante la
loro « diversità ».
Quello che forse si riuscirà a
fare sarà di recuperare all’istruzione cattolica i laici più incerti
e più dubbiosi.
Così, per avere qualche laico
tiepido in più all’ora di religione,
si rischia di mettere in causa
qualcosa di molto più importante, e cioè l’attuazione dei principi
costituzionali di pluralismo anche nel rapporto Stato-chiese ed
una nuova stagione di tolleranza e di comprensione tra credenti e non, e tra i credenti delle
differenti fedi religiose.
Non c’è sentenza
che tenga
Ma se, come a chi scrive, questa scelta dispiace dal punto di
vista etico, dal punto di vista politico non vi sono dubbi: pacta
sunt servanda. I patti vanno osservati, le leggi vanno applicate,
sia che riguardino molti cittadini, sia che ne riguardino pochi. E
anche le Intese con le confessioni religiose diverse dalla cattolica, stipulate a norma dell’art. 8
della Costituzione, sono leggi dello Stato e vanno applicate.
In altre parole, una sentenza
del Consiglio di Stato in cui, :in
una situazione di vuoto legislativo, si dichiara non illegittima la
circolare del ministro Galloni,
non può né sostituirsi al legisl:::tore che è chiamato a disciplinare gli effetti del nuovo Concci
dato e delle Intese con le altre
confessioni religiose, né predeterminarne gli esiti, perché è al Parlamento che spetta fare le legai
e al Governo — in questo caso di proporle. E’ quanto si deve ottenere. Una situazione legislativa
chiara, coerente con i principi
costituzionali e con la loro attuazione compiuta in particolare
nella IX legislatura sotto la presidenza Craxi.
Trincerarsi dietro una sentenza del Consiglio di Stato sarebbe abdicare a questo compito,
sancire un ritorno indietro nel
tempo, riaprire una nuova fase
di scontro su temi delicatissimi,
che necessitano invece di essere
affrontati con giustizia ed equanimità.
Valdo Spini
Anche qui, testi alla mano, riscontriamo che così non è.
Intervenendo al Senato il 25
gennaio 1984 per enunciare le linee del nuovo Concordato, il Presidente del Consiglio Bettino
Craxi affermava : « Quanto al
problema della cosiddetta "obbligatorietà” attuale dell’insegnamento della religione, è noto che
la più autorevole dottrina ritiene
che la normativa concordataria
non contenga nulla da cui possa
dedursi che vi sia un impegno
per lo Stato di rendere obbligatorio rinsegnamento della religione ».
Parole molto chiare
Parole chiare, anzi chiarissime.
E infatti il nuovo Concordato,
all’art. 9, dice : « La Repubblica
Italiana... tenendo conto che i
principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico
del popolo italiano, continuerà
ad assicurare, nel quadro delle
finalità della scuola, l’insegnamento della religione cattolica
nelle scuole pubbliche... ».
Aggiungendo poi : « Nel rispetto della libertà di coscienza... è
garantito a ciascuno il diritto di
scegliere se avvalersi di detto insegnamento ».
Non vi è mai parola che il non
avvalersi dell’istruzione religiosa
cattolica implichi il dovere di avvalersi di qualcosa d’altro.
Né poteva essere diversamente,
perché il Concordato riguarda
l’insegnamento della istruzione
religiosa cattolica, ma non può
disciplinare la situazione dei
« non avvalenti », che è compito
e materia riservata al legislatore
italiano.
Viene da sorridere se si pensa
IN UN LICEO CLASSICO DI TRIESTE
Disobbedienza
“airora”
Circa un centinaio di studenti
del liceo classico « F. -Petrarca »
di Trieste ha iniziato una azione di « disobbedienza civile
contro l’insegnamento della religione cattolica » e delle cosiddette « attività alternative ».
Con una petizione alle autorità
scolastiche, gli studenti hanno
chiesto che nelle classi in cui siano presenti « obiettori di coscienza » all’IRC « l’ora di religione
sia posta alla prima o all’ultima
ora di lezione ».
Gli obiettori hanno poi richiamato gli art. 2, 3, 19, e 21 della
Costituzione e l'art. 9 della legge 449/’84 e su questa base hanno dichiarato al preside deH’istituto che usciranno dalla scuola in corrispondenza dell’IRC collocato alla prima o aU’ultima ora, considerando questo insegnamento facoltativo ed aggiuntivo
rispetto al curricolo scolastico.
Rispondendo alla lettera degli
obiettori il preside, prof. Giovanni Feminiano, ha precisato che
l’attuale normativa non consente « l’assenza dell’allievo », che
« non può essere considerata giustificata ».
Per il preside, la normativa vigente è legata alle circolari 284
del 18 settembre ’87 e 316 del
28 ottobre del 1987 che prevedo
no che « per gli alunni che non
si avvalgono dell’insegnamento
della religione cattolica né delle
attività formative, il genitore o
chi esercita potestà può chiedere
di optare per la semplice presenza nei locali scolastici senza, per
altro, allontanarsene ».
Il preside in questione ha ribadito in quest’occasione il parere del ministro Galloni, che rispondendo ad una interrogazione dell’on. Bianca Guidetti Serra (DP) ha affermato, a proposito di altro caso di disobbedienza: « Né è da ritenere pertinente,
a giustificazione della richiesta in
tal senso (l’uscita dalla scuola,
ndr) del genitore dell'alunno il
richiamo alla legge 449/'84... Invero, l’art. 9 di tale legge richiede di evitare che rinsegnamento
della religione, nelle classi in cui
siano presenti alunni che abbiano dichiarato di non avvalersene,
abbia luogo in occasione dell’insegnamento di altre materiß o
secondo orari che abbiano per
detti alunni effetti comunque discriminanti ».
Anche per il ministro, dunque,
valgono le tre possibilità: IRCattività alternative decise sentiti
gli interessati, e lo studio individuale, ma non si può uscire dalla scuola. Cr. G.
5
21 ottobre 1988
fede e cultura 5
USA: ELEZIONI PRESIDENZIALI NELLA FRANCIA DELLA RESTAURAZIONE
Lo spirito "evangeiicai” Evangelici e politica
aieggia sulie urne
Esemplificativa
- Ostacoli alla
la vicenda familiare di Giono
comprensione dell’Evangelo
Scarsa in Italia la conoscenza e l’informazione sull’argomento - Da
McGovern a Carter, alla « Moral Majority » che aiutò due volte Reagan
Anche Gorbaciov tifa per la
nuova perestrojka di George
Bush. Sarà drmque lui, l’uomo di
Reagan, il 41® presidente degli
Stati Uniti?
Dukakis, neH’ultimo « duello »
televisivo con Bush, è apparso
noioso, « grigio », freddo, stanco.
E si sa che per un Paese come
l’America — che vive la campagna pre.sidenziale soprattutto come un fatto televisivo — il rilassato. caloroso, sorridente, accattivante, massaggiato Bush trasmette più sicurezza del « freddo
computer » Dukakis. Ma la politica come spettacolo questa volta rischia di non partorire un
vero •< leader » storico, alla Kennedy tanto per capirci. Dalle urne uscirà un personaggio frutto
delia .somma di diverse variabili.
Non uitima quella religiosa.
Si! quest'ultimo argomento esce a eiorni in libreria un «instant
boo!\ » di Massimo Rubboli dal
titolo « Religione alle urne »
(Claudiana, L. 9,500) che esamina i! ruolo che certa fede religiosa ha avuto ed ha nelle elezioni
nresidenziali.
Evangelicais
e mass media
In particolare Rubboli ci fornisce una specie di bussola per
orientarci nell’arcipelago degli
«evangelicals», con il loro aggressivo spirito missionario ed il loro uso, spesso spregiudicato, dei
« mass media ».
E’ un libretto che colma effettivamente una lacuna perché difficilmente i mezzi d’informazione
in Italia forniscono notizie approfondite e corrette sidle « lobbies » religiose statunitensi.
Ouello che succede al di là dell’Atlantico Io si liquida, in genere, come bambinate all’americana, superficialità « yankee », dabbenaggine di una certa sottocultura. Noi, eredi di una antica
cultura, abbiamo invece le sceneggiale wojtyliane in diretta minuto per minuto, o i telegiornalipizza che si fanno concorrenza
su due canali statali. Abbiamo
inoltre commenti politici incomprensibili a chi non viva da almeno quarant’anni in Italia e
legga tutti i giorni le mosse di
Andreotti o di qualche altro nume eterno tutelare della politica
nostrana.
I servizi giornalistici dell’orgogliosa Italietta, quando parlano
deH’America, traducono l’americano, che è lingua immediata,
essenziale, energica in tortuosaggini, lungaggini, circonlocuzioni,
ampoliosità, gerundi e congiuntivi vari. C’è un abisso tra la TV
americana e la nostra. E il successo dei televangelisti americani è legato anche alla qualità del
rnontaggio, dell’editing, del movimento, elei cogliere l’attualità
e del fare intervenire a ritmo incalzante, nella trasmissione, numerosi personaggi che coinvolgono fortemente l'ascoltatore. E’ ovvio che ci sono ottime trasmi.ssioni anche da noi, ma in generale sarebbe bene non appiattire il nostro modello televisivo
su quello americano, quest’ultimo certamente più vivo e coinvolgente.
Rubboli, specialista di storia
americana, ricostruisce la storia
del successo degli « evangelicals »
e del loro attivo ruolo nelle pre®'°®nziali. Dalla campagna per
McGovern (1972) alla conquista
La « Crystal Cathedral » a Los Angeles. Realizzata dall’architetto
newyorkese Philip Johnson, ospita le predicazioni del rev. Robert
Harold Shuller, pastore della Chiesa riformata d’America ed uno dei
maggiori esponenti dei « televangelisti ». Conta 10.661 pannelli di vetro. « Sono arrivato alla conclusione che un qualsiasi tetto che si
metta nel mezzo ira la mia pupilla e lo spazio infinito limita la mia
capacità di immaginazione creativa », ha detto Shuller presentando la sua « tenda ». La chiesa ha una capacità di 3.000 posti, tutti
occupati durante i tre culti domenicali. Un aspetto dell’America
religiosa.
della Casa Bianca con Jimmy
Carter (1976), l’itinerario degli «evangelicals » ( « cristiani che sottolineano in modo particolare la
dottrina della autorità assoluta
e normativa della Bibbia ») viene analizzato anche nel processo
formativo della « Moral Majority » che tanto peso ebbe nella
elezione di Reagan (1980) e nella
sua rielezione (1984).
La «Nuova Destra
Religiosa »
E’ la « Nuova Destra Religiosa » che raccoglie consensi in
molti Stati sventolando la bandiera dell’anticomunismo, della
lotta all’aborto, della condanna
dell’omosessualità e della pornografia. Per non dire dell’umanesimo non religioso e della crisi
della famiglia. Senza l’appoggio
dei grandi predicatori « evangelica! » (come Jerry Falwell) Reagan non sarebbe riu.scito per la
seconda volta nel suo intento,
così dice lui di sé, di « riportare
gli Stati Uniti sotto il dominio
di Dio ». Ma è di pochi mesi fa
la scoperta che Reagan scruta il
destino degli USA tra le stelle,
preferendo gli astrologi ai teologi. L’arcipelago degli « evangelilical » (come Jerry Falwell) Reaè stato attraversato da scandali
sessuali e finanziari di alcuni
grandi «big» deH’omelia televisi
va. E mentre una luce nuova sorgeva a sinistra a ridare prospettiva al mondo degli « evangelicals» — Jesse Jackson, esponente
di punta del « cristianesimo nero », capace di rinviare la memoria collettiva alla lotta di Martin Luther King e ridare dignità
al movimento — un’altra luce si
spegneva a destra, quella del
grande ricompattatore del conservatorismo religioso: Pat Robertson. Come si vede si tratta
di questioni complesse, perciò
molto bene che nel « dossier »
Claudiana, accanto all’analisi di
Rubboli. trovino posto alcuni testi chiave (come per esempio il
discorso di Jackson alla Convention democratica di Atlanta nel
luglio di quest’anno) che aiutano
il lettore a capire « in presa diretta » alcune dinamiche religiose che hanno un peso nell’America che, tra poco più di venti giorni, dovrà scegliere tra la « continuità reaganiana » promessa da
Bush e il « sogno americano » di
Dukakis. Su tutte due le opzioni
aleggia uno spirito religioso che
nasconde, in tutto o in parte,
scelte puramente politiche. E allora? Leggiamoci la spiegazione
di Rubboli prima di sparare a
zero sulla religiosità americana.
E’ più complessia di quel che i
vaticanisti nostrani, a volte, ci
raccontano quando escono dall’orticello di casa.
Giuseppe Platone
Nella collana « Ecrivains de
toujours » delle Editions du Seuil
Claudine Chonez traccia la figura
e l’opera di Jean Giono. Percorrendo le vicende familiari
dello scrittore, l’autrice accenna
alle origini italiane del nonno
Giovarmi Battista: quest’ultimo,
nativo di Montezemolo, entra
giovanissimo nella massoneria.
Condannato a morte, fugge in
Francia per vivere a Manosque,
in Alta Provenza. Qui ha una
piccola bottega di calzolaio: erede della mistica rivoluzionaria,
senza dubbio convertito al protestantesimo ma non praticante,
teneva nel cassetto un ritratto
di Voltaire e una Bibbia. Quest’ultima farà parte della piccola
biblioteca, tra opere di Lamartine e Victor Hugo.
La sera il padre di Jean gli
leggeva im capitolo della Bibbia: così il patrimonio culturale
del giovane portò nella sua opera il tono profetico dell’Antico
Testamento e l’intenso ricordo
del volo d’uccelli dell’Evangelo.
Jean Giono si orienterà sempre maggiormente verso un umanesimo panteista, fatto di odore
di terra provenzale, fatica di
vanga e di aratro, di transumanza di armenti.
La descrizione dell’antenato di
Giono, carbonaro, lettore della
Bibbia e convertito, sebbene non
praticante, ci stimola a comunicare ai lettori alcune considerazioni sull’evangelismo del secolo scorso, sulle influenze bibliche, sulla politica.
1) Il protestantesimo della
metà e della fine del secolo scorso non può essere giudicato come un blocco unitario, uniforme.
Vi sono varietà di toni e di
ambienti: in vari casi acquista
sapore legalista e fondamentalista. La critica biblica è viva e
furoreggia in molte università,
■ma senza avere riflessi in ambiti
più vasti: ci vorrà Paul Claudel
che, uscendo da una « palude
materialista », lancerà i suoi sassi contro Renan e i « laici », approdando ad un cattolicesimo di
nota sacramentale e clericale.
Vi è un protestantesimo, venato di moralismo, contro il quale poi si scaglieranno scrittori
« protestanti » come André Gide
e cattolici come François Mauriac. L’accusa di ipocrisia ecclesiastica non è rara.
La voce evangelica si fa sentire anche in zone rivoluzionarie, degna di essere ascoltata anche fuori daH’ambito delle comunità risvegliate. La Bibbia
non è testimone muto degli eventi della storia umana: si pensi agli ambienti di Dickens; pie
tismo e metodismo non passano
invano fra gli strati meno favoriti della popolazione.
2) La lettura biblica quotidiana.
La casa artigiana evangelica
del XIX secolo possiede piccole
biblioteche, da cui la Bibbia
non manca mai. Ma la lettura
non avviene in modo ripetitivo,
sacrale, liturgico: la Bibbia non
è letteratura, ma dà luogo ad
incontri spirituali, sociali, politici non indifferenti.
Il protestantesimo conobbe le
dimensioni molteplici dell’avvicinamento alle Sacre Scritture.
Ogni cappella evangelica, appena fondata, aprì accanto a sé
una scuola elementare. Era importante che le masse incontrassero Davide e Golia, Giona
e Geremia, Pietro, Nicodemo,
Giuseppe d’Arimatea o Saulo
sulla via di Damasco. Era importante che il bagaglio dell’emigrante verso le Americhe o
l’Australia contenesse le « porzioni bibliche » in scrittura chiara. Le generazioni evangeliche
non si spaventarono dello stile e
degli avverbi della traduzione
del Diodati o dell’Olivetano: i
contadini e gli artigiani per i colportori non sarebbero stati meno intelligenti degli « intellettuali », più disposti forse a decifrare e a confrontare la lingua biblica con l’aramaico o
con il greco classico, ma meno
disposti, forse, ad avvertire le
problematiche della fede, salvezza e perdizione. Certo meno disposti a « diffidare della ragione », come diceva il nonno calzolaio a Giono.
3) Le generazioni evangeliche italiane o francesi degli anni
1830-1890 non ebbero paura della politica. Non sempre e non
ovunque. La politica non è l’unico ostacolo alla comprensione
dell’Evangelo; vi è anche la restaurazione, la miseria, la malattia, ecc. Ma l’Evangelo può
affrontare qualsiasi politica dell’uomo, che costruisce vecchie
e nuove città, ma non elimina
facilmente la vanga, che uccide
l’Abele pastore di pecore.
Dalle ingenue canzoni dell’Esercito della Salvezza alla dura
disciplina calvinista, dalle comunità battiate nere di Martin
Luther King alle cellule metodiste, dalle lotte dei liberali e laburisti per la libertà degli artigiani e per l’indipendenza delrirlanda si levarono e si levano voci non disposte al silenzio,
né aU’addomesticamento della
protesta umana mossa dall’Evangelo.
Carlo Gay
daudiana editrice
NOVITÀ’
MASSIMO BUBBOLI
Religione aiie urne
Gli « evangelicals » e le elezioni presidenziali
negli Stati Uniti
pp. 122, 4 ill.ni f.t., L. 9.500 (« Dossier 23 »)
Che ruolo ha avuto e avrà la fede religiosa nelle elezioni
presidenziali USA? Le informazioni necessarie per capire gli
orientamenti politici deirevangelicalism in USA dal 1972 a
oggi. Quanti voti saprà attirare al candidato democratico
Dukakis l’astro nascente, il rev. desse Jackson? Come si comporterà al momento del voto la Nuova Destra Religiosa delusa da Reagan?
FONDATA NEL 1655
Via Principe Tommaso, 1 - 10125 Torino
lei 66.98 04 . C C I A. n. 274 482 • C C Posi 20780102
codice (iscti« 00601 900012
6
6 prospettive bibliche
21 ottobre 1988
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
mio oroscopo? Dio!
Che cosa spinge tante persone a
consultare 1'« esperta » Cardini e a richiederle il proprio oroscopo? Sterminato, poi — altrimenti non ci sarebbero ovunque queste rubriche —
dev’essere il ninnerò di coloro che
consultano l'oroscopo che i mass
media offrono regolarmente. Ci saranno forse, per il servizio SIP, gli
affezionati della chiamata quotidiana, comunque 11 milioni di chiamate
annue son tante.
Gente contraddittoria
Che siamo creature piene di contraddizioni, lo sappiamo. E’ paradossale, comunque, che proprio in un'epoca in cui la mentalità "scientifica”
sembra dilagare inarrestabile e improntare di sé tutta l’esperienza umana, proprio in piena secolarizzazione,
e molto aviinzata, si consulti l’astrologo: si cerchi nel responso — di
chi? delle stelle? — un riferimento
sicuro, un’indicazione affidabile per
la propria vita, per l’azione, per le
decisioni, per l’impostazione dei propri rapporti umani. A livello popolare, il fenomeno rientra nel revival
religioso, fra quelle che sono state
chiamate le "religioni secolari”? O
c’è una forma grossolana di scientismo, sottoprodotto della mentalità
"scientifica” di cui si parlava? Singolare fenomeno, comunque.
Singolare, ma in realtà per nulla
isolato. Gli storici sono unanimi nel
sostenere e documentare che le epoche di transizione, di crisi — e la nostra lo è di certo — vedono un fiorire
d’interesse appassionato per il paranormale, per l’arcano. E’ stato così
sul finire dell’epoca imperiale romana, ed è affascinante leggere, ad es.,
l’Asino d’oro » di Apuleio. E’ stato
così nel Rinascimento: epoca culturalmente e spiritualmente tumultuosa, di passaggio, di crisi, di scoperte,
di affrancamenti, nella quale il rigoglio culturale si accompagnava all’avvio sempre più impetuoso delle
ricerche scientifiche e tecnologiche
moderne. Eppure fu anche un periodo in cui imperversava la magia nera, in cui fioriva intensa e diffusissima l’astrologia (si pensi a Pico della
Mirandola, a Paracelso, e a L’opera
al nero della Yourcenar) e durò a
lungo. Nello scrollamento di tanti
fondamenti, di sicurezze consolidate,
si avvertiva spasmodicamente il bisogno — pagano — di inquadrare la
propria esistenza nel contesto saldamente fissato degli immemorabili influssi astrali.
Una notiziola di cronaca, ma di quelle ohe la dicono lunga su com’è
la gente. La cosa era in atto da qualche tempo, ma è venuta alla ribalta
della cronaca in seguito a un’interpellanza parlamentare: fra i ’’servizi”
che la SIP fornisce ai suoi utenti, ben messo in evidenza fra quelli di prima
necessità, in apertura dell’elenco annuale, c’è anche... l’oroscopo. Basta
chiamare il 19.51 e si ha l’oroscopo del giorno (il 19.52, se si vuole quello della settimana) : si ottiene risposta registrata (durata 3’, addebito di
3 scatti) dell’«esperta» Maria Cardini, retribuita dalla SIP con 30 milioni
annui. II fatto è che questo ’’servizio” è per la SIP un buon affare, in un
anno vi sono stati undici milioni di
zienda circa 3 miliardi.
chiamate che hanno fruttato all’a
a cura di GINO CONTE
Attuale, Calvino
C’è un gustoso trattatello di Calvino, del 1549, Avertissement cantre
Gastrologie, « messa in guardia contro l’astrologia ». Attualissimo, ed è
peccato che non sia pubblicato in italiano. L’interessante è che Calvino,
pur non lesinando momenti di ironia
sferzante, non si presenta come uno
scettico razionalista che in fondo si
limita a schernire i creduloni e a
sferzare i ciarlatani profittatori. Egli
distingue tra astrologia e astrologia.
E’ uomo del suo tempo *: la visione
scientifica delle cose, in senso moderno, è ancora embrionale e come molti, allora, Calvino chiama astrologia
anche ciò che noi chiameremmo
astronomia, o geografia. E’ noto, ad
es., e abbastanza evidente l’influsso
che il corso dell’anno, l’altemarsi
delle stagioni, delle fasi lunari hanno
sulla vita della natura, di tutti gli esseri animati. Conoscere, quanto meglio ci è dato, questi meccanismi vitali, adattarvisi, nel poco che ci è possibile cercare di indirizzarli e utilizzarli (« dominate la terra ») sapendo
e ricordando che siamo creature fra
creature, non è solo lecito, ma naturale e sano; cercare di vivere, noi piccolo microcosmo, nel modo più armoniosamente integrato possibile
nel macrocosmo della natura, è anzi
importante: è un aspetto della bioetica, diremmo oggi.
Quello però contro cui Calvino insorge, in nome dell’Evangelo, in nome dell’onore, della potenza, dell’amore di Dio, è l’idea che la nostra
vita possa in ultima analisi dipendere da altri o da altro che dal Signore;
che si cerchino altrove che nella sua
Parola le indicazioni per vivere; che
si abbia fiducia in altri o in altro che
in Dio.
Con l’ironia dei profeti
Qui, allora, Calvino rivive tutta
l’ironia ardente e sferzante dei profeti biblici. E con l’acutezza dell’ese
geta che era, evoca le predicazioni
del « Secondo Isaia ». Non a caso:
questo profeta anonimo predica durante la deportazione babilonese o sul
suo finire, cioè dòpo che gli ebrei hanno conosciuto al vivo la cultura, la
religione e... l’astrologia babilonese.
E’ noto che quanto e più dell’Egitto
la Babilonia è stata la culla e il luogo del massimo fiorire deH'astrologia. Ebbene, si rilegga una di queste
predicazioni (Is. 47): i Caldei, con
tutta la loro divinazione, non hanno
saputo scorgere i segni del giudizio
incombente sulla potenza orgogliosa,
né con tutti i loro sortilegi e incantesimi sono riusciti a stornarlo; perché
il giudizio non viene dalle stelle, viene da Dio, Creatore e Signore anche
degli astri (è lo stesso contesto culturale e teologico in cui è stato scritto Genesi 1, in particolare i vv. 14-19).
Egli dice: « Io sono IHVH (l’Eterno)
che ho fatto tutte queste cose... io
rendo vani i presagi degli impostori
e rendo insensati gli indovini; io faccio indietreggiare i savi e muto la loro scienza in follia » (Is. 44: 24 ss.).
Anche gli esempi apparenti di "divinazione” e d’interpretazione di sogni, come Giuseppe che interpreta i
sogni del faraone o Daniele che interpreta il sogno di Nebukadnezar o la
visione di Belsatzar, in realtà non sono gli exploits umani di concorrenti
acutissimi che battono gli astrologi
ufficiali e accreditati; non si tratta
di capire l'arcano messaggio delle
stelle, o dei sogni, di spiegare la logica segreta della natura o della storia
e di prevederne così le conseguenze
obbligate; no, i profeti sono gli interpreti, meglio i portavoce di Dio, che
annunciano il suo intervento. Proprio nei momenti gravi, di crisi, si
vede che l'astrologia fallisce: la medium di En-Dor (I Sam. 28), cui Saul
ricorre — contro un proprio editto! — come a un’ultima speranza,
non può che ripetere a Saul quello
che Samuele già da molti anni gli ha
annunciato da parte di Dio, e che
Saul sa fin troppo bene...
« Io confido in te, o Eterno; ho detto:
Tu sei il mio Dio. I miei giorni (tempi) sono nelle tue mani ».
(Salmo 31: 15 ss.)
La risposta dei saimisti
Accanto alla critica teologica, di
fede, che i profeti oppongono a questo vano cercare nella natura, nelle
forze sia pure grandiose del creato il
senso della vita, le direttive di marcia che il Signore ha dato e dà nella
sua rivelazione, c’è una risposta biblica positiva: quella che risuona in
tanti Salmi.
Quando però il salmista confessa,
prega, canta: « ...nel tuo libro erano
scritti tutti i giorni che mi erano destinati, quando nessuno di essi era
sorto ancora » (139: 16), Dio noi: è
l’equivalente personificato del Capricorno o della Bilancia, non è una
manifestazione — sia pure la più alta — della ferrea concatenazione delle leggi della natura (o della storia):
è il Dio personale e libero e sovrano,
il Dio del Patto, il Dio di Abramo,
Isacco,Giacobbe, il Dio di Mosé, Elia,
Isaia, del « Secondo Isaia »; il Dio di
Gesù Cristo, il Padre suo e nostro. La
nostra vita rimane piena di interrogativi, di inquietudini, anche di buchi neri; ma è tutta avvolta dalla sua
presenza, dalla storia della sua salvezza, dalle "leggi” dei suoi pensieri
e delle sue vie.
E senza che ci siano risparmiate le
tappe a volte più dure e oscure, ci è
dato di dire: « Io confido in te, o
Eterno — Padre di Gesù Cristo —,
tu sei il mio Dio, i miei giorni sono
nelle tue mani » (Sai. 31: 15 ss.). Non
solo il loro numero, la loro durata,
ma anche la loro sostanza: così come si svolgono, ora per ora. Sono
nelle tue mani. Finché, nel nome di
Gesù e dopo di lui, nelle tue mani
spirerò: fiducioso, perché tu non sei
schiavo delle leggi della natura simboleggiate dagli astri e non le impersoni, ma ne sei il Signore; tu fai nuova ogni cosa, chiami all’esistenza le
cose che non sono, o non sono più
(Rom. 4: 17).
No, non chiamerò il 19.51; della
mia vita, so l’essenziale: sono tuo.
Fa’ che non lo dimentichi mai. Che
ne viva, e in questa fede, quando sia
l’ora, muoia. Né vita né morte, né
presente né futuro, nulla e nessuno
possono strapparmi a te, al tuo amore, chiaro e vivo in Gesù Cristo
(Rom. 8: 38).
Gino Conte
' Su « La Revue Réformée » 1/1980, un
grosso fascicolo monografico, Pierre Marcel ha dedicato una ricerca interessante a
Calvin et Copernic. La science et l’astronomie chez Calvin.
7
21 ottobre 1988
scienza e fede
UN LIBRO E UN DOCUMENTO
La nuova procreatica: una scelta difficile
1 nuovi sistemi di procreazione umana artificiale - Una carrellata sul pensiero ebraico, cattolico, ortodosso e protestante - Il punto di vista scientifico e giuridico - Un utile strumento per avvicinarsi ad una materia difficile
Ingegneria genetica, trapianto di organi, fecondazione extraco^orea: non sono che alcuni degli
argomenti tecnico-scientifici che da un lato occupano sempre più il campo della ricerca e, dall’altro,, coinvolgono l’opinione pubblica.
Quasi contemporaneamente nei giorni scorsi
sono apparse due notizie che non possono non
far riflettere ulteriormente sulla liceità di certe
procedure. Negli Stati Uniti alcune persone ammalate di cancro' in fase terminale saranno —
con il loro consenso — sottoposte ad un esperimento di terapia genetica nell’intento di constatare la possibilità di sostituire il gene responsabile dell’alterazicne cancerosa con un altro gene
che dia ’’direttive” corrette.
In Italia, e precisamente a Cremona, si ha il
primo caso di disconoscimento di paternità; un
bimbo (ora di tre anni) è stato procreato da una
coppia regolarmente sposata mediante inseminazione artificiale eterologa (e cioè con il seme di
un donatore). Ora la coppia si è separata ed il
marito ha deciso di disconoscere il figlio: il Tribunale, in base alla legge attuale, con tutta probabilità gli darà ragione.
Una guida preziosa
La nostra editrice Claudiana ha assai oppor^
tunamente pubblicato, nella sua ’’piccola collana
moderna”, un volumetto particolarmente dedicato ai nuovi sistemi di procreazione umana artificiale (1). L’autore non è certamente nuovo a simili argomentazioni. Oltre ad essere membro della « Commissione per lo studio della sessualità
nella Bibbia e nel tempo presente », ha pubblicato
alcuni libri (non solo presso la Claudiana) su argomenti relativi alla sfera sessuale umana, nonché vari articoli sul nostro settimanale.
Il volumetto, nell’esaminare i vari aspetti del
la questione, dal punto di vista scientifico a quello etico, da quello giuridico a quello religioso,
concentra, grazie ad una notevole capacità di sintesi, una serie di dati, di notizie e di documenti
che sono di grande utilità sia per il lettore già
maggiormente informato, sia per quello che desidera farsi un’idea un po’ più precisa su queste
tematiche. Si nota uno sforzo costante dell’autO're
di essere il più chiaro possibile malgrado la difficoltà della materia; una tabella sulla ’’procreazione assistita”, raggruppando tutte le sigle e le
tecniche relative, consente di farvi riferimento
ogni volta che quelle sigle compaiono nel testo.
Il pensiero ebraico e cristiano
Relativamente all’aspetto che maggiormente ci
interessa, e cioè quello etico-religioso, parecchie
pagine sono dedicate al pensiero ebraico, ortodosso, protestante, cattolico.
Nell’appendice del libro — oltre alla Raccomandazione deU’Assemblea parlamentare del
Consiglio d’Europa sull’uso di embrioni e feti
umani — è pubblicato il documento della Federazione Protestante di Francia dal titolo « Biologia ed etica », che è stato formulato nel 1987.
Già nelle pagine precedenti l’autore, esponendo sinteticamente le varie prese di posizione
ebraico-cristiane, si sofferma su questo documento: riportiamo qui appresso quella sintesi, invitando allo stesso tempo i lettori e gli eventuali
gruppi di studio ad approfondire l’argomento
con la lettura integrale del libro.
(1) ALFREDO BERLENDIS; La cicogna del 2000, Torino,
Claudiana 1988, pag. 141, L. 11.000.
La tecnologia biomedica si evolve secondo ritmi sempre più accelerati ed incalzanti. Il problema a cui le chiese e le coscienze sono.chiamate a rispondere è quello di saper discernere se al progresso scientifico e tecnologico si accompagni un’adeguata riflessione sui valori
umani messi in questione.
Il ducLiiTi'snto (ndr: della Federazione
Protestante di Francia) si presenta come
« elementi di riflessione », non una « istruziont ». Lo scopo è quello di dare una
chiarificazione evangelica su questioni
complesse a uomini e donne che bisogna
accompagnare il più lontano possibile nelle scelte che devono restare le loro. Il documento esordisce affermando la necessità
del legame fra etica e tecnica, osserva che
certe tecniche possono essere im lusso
sfacciato se si pensa alla moltitudine di
bambini senza famiglia nei paesi meno
sviluppati o alla carestia, alle epidemie e
alla mancanza di cure mediche che vi regnano. Occorre dunque riflettere alla totalità del nostro modello di vita. La Federazione protestante vuole parlare a tutti,
poiché viviamo nella stessa epoca e nello
stesso mondo e tutti sono figli dello stesso
Dio, promessi alla stessa benedizione e circondati dalle stesse minacce. Segue una
dichiarazione di umiltà e di fallibilità:
« Sono delle proposte umili, perché la
Chiesa, comunità di donne e di uomini all’ascolto di Dio in Gesù Cristo tramite le
testimonianze bibliche, può errare anche
Se chiede l’aiuto dello Spirito Santo ». Le
indicazioni vogliono essere un aiuto ai
membri delle chiese, a coloro che devono
fare scelte difficili per loro e per i futuri
figli, per i medici e per i ricercatori.
Benché la Bibbia non abbia, né potrebbe avere, indicazioni per questioni ignote
nel suo tempo di produzione, tuttavia le
novità tecniche non la rendono obsoleta,
anzi, queste novità bio-mediche ci aiutano
a riscoprire la sua permanente attualità.
Quando nella Genesi si dà all’umanità il
compito di « riempire la Terra e dominarla » (Gen. 1: 28), questo fonda la nostra
capacità di salutare con gioia le nuove
scoperte e la loro portata « di guarigione
e di miglioramento della vita ai suoi inizi ». Ma, nel cap. 2 della Genesi, la coppia
é messa in guardia « contro le fantasie e
le illusioni dell’onnipotenza ». Siamo dunque sotto la promessa ed anche avvertiti
circa « la bramosia di onnipotenza ». Infatti la coppia umana, la procreazione e
l’infanzia non si misurano solo in termini
di processo biologico; poiché un ruolo ben
più importante gioca l’amore possiamo
comprendere il carattere positivo « della
contraccezione che dissocia sessualità e
fertilità di fronte all’angoscia di una fecondità che può costituire una minaccia »
c « della procreazione con assistenza medica che riassocia sessualità e fertilità di
fronte alFangoscia di una sterilità persistente ».
FEDERAZIONE PROTESTANTE DI FRANCIA
Biologia ed etica
Il legame fra etica e tecnica - Novità della scienza e attualità della Bibbia - Quale ruolo per l’aspetto affettivo?
Ma non si creano delle « reali difficoltà
per il bimbo nel trovare ed assumere la
propria identità se, al momento del suo
concepimento, vi è stata dissociazione fra
l’affettivo e il genetico? ». Occorre distinguere fra metodi che sono solo un aiuto
tecnico e metodi che fanno appello ad im
terzo esterno alla coppia (doni di sperma
e ovuli, dono dell’embrione, utero in prestito). In questi altri oasi Si deve considerare seriamente la responsabilità dei donatori, dei richiedenti e il diritto del figlio a
conoscere i genitori.
Segue un passaggio che non abbiamo
trovato negli altri documenti ecclesiastici,
che è molto interessante e fa riflettere su
un tema che, pur dominante nella Bibbia,
rimane inerte per molte chiese, non considerato ed utilizzato discutendo di procreatica: « D’altra parte, bisogna sottolineare il ricorso costante della Bibbia al
concetto ed all’immagine dell'adozione: in
fondo noi siamo tutti figli adottati dall’amore dei nostri genitori, e questo relativizza le circostanze tecniche 0 naturali
della fecondazione ». E’ un ragionamento
di grandissima importanza poiché pone in
primo piano, con una terminologia ancora
più netta di quella che troviamo nei teologi moralisti che applicano il metodo
teleologico, orientato cioè alla valutazione
del fine cui tende l’azione, l’aspetto affettivo, subordinando ad esso la modalità biologica. Naturalmente si può accedere a
questo rovesciamento solo se si abbandona un ingenuo concetto di natura e naturalità, il concetto di sacralità esteso alla
metodica generativa che dovrebbe attenersi alla ’’tecnica” artigianale scritta nel
cielo o nei corpi!
Il documento prosegue escludendo l’uso
dell’embrione conservato per una nascita
post mortem, facendo così nascere degli
orfani. Il desiderio del figlio, per quanto
Di fronte
alle ricerche
di ingegneria
genetica
il documento
della F.P.F.
insiste sulla
necessità di
salvaguardare
i diritti
del bambino.
nobile, si deve inquadrare nel generale diritto umano, deve quindi essere subordinato ai diritti del bambino. Ciò esclude il
diritto ad avere un bambino senza volergli
anche garantire il diritto suo ad avere dei
genitori.
Segue l’accoglimento della diagnostica
prenatale in funzione terapeutica, ma non
eugenetica e/o razziale (per scegliere la
razza, il sesso, le qualità, ecc.). Circa la
diagnosi prenatale su un embrione ottenuto « in vitro », il documento indica la proposta di moratoria del ’’Comitato nazionale di etica”: comunque ciò deve accadere con il consenso dei genitori in un quadro di tutela giuridica ed in centri autorizzati, al fine di evitare esterni interessi economici o eugenetici o di pura competizione scientifica.
Mentre varie Chiese escludono la liceità
dell’aborto terapeutico, il Consiglio della
Federazione delle Chiese Protestanti di
Francia ne riconosce la legittimazione quale « male minore»: « La Federazione si è
espressa a più riprese in favore di una legge che permette l’aborto terapeutico in caso di pericolo (détresse), perché ritiene
impossibile negare il soccorso della medicina a una donna in pericolo, o che rifiuti
la nascita di un bambino gravemente handicappato ».
Le leggi non devono mancare, poiché è
necessario offrire un quadro giuridico di
riferimento; il documento, consapevole
della discordanza dei criteri etici sia fra
i credenti sia nella società, nel suo complesso invoca una legislazione leggera:
« Non bisogna legiferare troppo. Basta
quel minimo che assicuri la coesistenza
dei diritti: della scienza, dei genitori, dei
figli. Noi non siamo fra coloro che vogliono erigere a legge la loro morale, né
fra coloro che negano la necessità di
qualsiasi legge », conclude il documento.
La conclusione manifesta la logica di
umile partecipazione all’elaborazione di
orientamenti ed insieme un’assunzione di
responsabilità, avvertendo della necessità
di valutare attentamente senza pregiudizi;
« Ma in ogni caso noi siamo responsabili:
non maestri (responsabili soltanto di
fronte a noi stessi), ma responsabili di
fronte agli altri, di fronte al bambino, di
fronte a Dio. Questa responsabilità attraversa tutta l’ambivalenza della situazione
umana e aiuta a non estirpare il buon
grano assieme alla zizzania ».
Pagina a cura di
Roberto Peyrot
8
8 vita delle chiese
21 ottobre 1988
L’ARCHIVIO DELLA TAVOLA VALDESE A TORRE PELLICE
CORRISPONDENZE
La sinfonia deiia stona ricordo
E’ ancora poco conosciuto l’archivio di Torre Pellice, essenziale
per conservare la memoria del passato e capire la propria identità
« Quanti saranno all’incirca le
carte e i documenti qui raccolti? », domando al past. Roberto
Nisbet. « E’ difficile a dirsi —
mi risponde —. Finora ne abbiamo microfilmati circa centomila; ma saranno solo un decimo
di tutto l’archivio'. Penso che
non abbiamo meno di un milione di documenti ».
Ecco in termini numerici la
consistenza dell'archivio della
Tavola Valdese a Torre Pellice.
Posto all’ultimo piano della Casa Valdese, è relativamente giovane: è nato solo dodici anni fa.
Ogni anno qm, dopo il Sinodo,
affluiscono i dossier della corrispondenza del Moderatore e dei
membri della Tavola, le relazioni delle chiese, i rapporti delle
commissioni di studio, le carte
delle commissioni distrettuali, in
una parola tutto quello che riguarda la vita delle chiese. Sono metri e metri di scaffalature
e ripiani di armadi che coprono
le pareti fino al soffitto. Ogni
carta, (^ni lettera, ogni documento trova il Suo posto in una
apposita cartellina: tutto viene
catalogato, smistato, consegnato
alla memoria con un lavoro paziente, metodico, in modo che
nulla si perda e in modo anche
che ogni cosa possa essere ritrovata al momento giusto.
« Con che criterio ha catalogato tutto questo materiale? » domando ancora al past. Nisbet,
classe 1904, che ogni giorno, da
dodici anni a questa parte, sale
fino al terzo piano della Casa
Valdese.
« Ho fatto la classificazione a
lume di naso. Il nostro archivio
è sotto la supervisione del Ministero dei Beni Culturali. Due
o tre anni fa abbiamo avuto una
ispezione. E’ venuto il direttore
degli archivi non di Stato; è venuto qui e ci è stato quasi una
settimana. Ha preso nota di tutto e poi ha pubblicato una relazione sull’archivio e io tremavo
come una verga, perché non sono archivista. E quello poi è andato dal Moderatore, facendo
tante lodi dell’archivio, dicendo
che era molto Soddisfatto ».
Ma anche se l’archivio, nella
sua forma attuale, è abbastanza
recente, possiede una sua storia, non infinita, ma di tutto rispetto. Le prime carte, conservate in un volume dall’antica ri
II past. Roberto Nisbet, archivista della Tavola Valdese.
legatura, risalgono agli anni intorno al 1690, alTepoca cioè del
« Glorioso Rimpatrio ». Si tratta
di copie di editti e gride riguardanti la popolazione valdese e
le norme che dovevano essere
osservate ad impedire il diffondersi della « eresia ». Il primo
documento interno delle chiese
riguarda una decisione del Sinodo del 1694, trascritto da un certo Reymond, un pastore che allora aiutava Henri Arnaud nella
cura della chiesa di Rorà. Un
documento interessante che testimonia della apertura ecumenica delle chiese delle Valli, della loro preoccupazione di tipo
diaconale e della loro consapevolezza ecclesiologica. Non è un
caso, direi, se questo documento si trova come all’origine dell’archivio: contiene una serie di
elementi che costituiscono la caratteristica, l’ossatura centrale
della vita delle chiese valdesi ed
evangeliche in generale.
Questo documento è seguito
da una serie di « mandats » sinodali: allora, come oggi ancora, ogni assemblea eleggeva i
propri deputati al Sinodo e li
accreditava con questi « mandats », redatti in carta da bollo.
Mescolati con questi si trovano
decreti ed altre simili cose, che
attengono più propriamente alla vita politica. V’è anche una
copia del « Trattato di Vienna »
(1815), fatto « In Nome della
[vi«#*». V-ftn.»
t*
r.Pi. — /t/ : P., .
1:
i0‘f»vr /»Wt4J 1/
Uno dei primi documenti conservati nell’archivio.
vf-jdJi';
Santissima Trinità », e prima ancora i documenti dell'epoca napoleonica, a testimoniare che la
vita delle chiese di allora non
si isolava (e la vicenda del « Glorioso Rimpatrio » lo dimostra)
dal contesto socio-culturale-politico, ma viveva, o si sforzava di
vivere, la testimonianza evangelica nella storia, nelle vicende
concrete degli uomini e delle
donne dell’epoca.
E’ questa consapevolezza di vivere una storia airorigine dell’archivio. Un Sinodo, tenutosi a
Torre Pellice nel 1695, decide di
« ramasser les faits les plus remarquables, qui se sont passés
dans les Vallées depuis le mois
de mai 1690 » (raccogliere i fatti più importanti svoltisi nelle
Valli dopo il maggio 1690) ed
incarica il signor Jean Pastre di
occuparsene « avec soin », con
cura. Il servizio gli sarà pagato.
Nei Sinodi successivi si ritorna
a più riprese sull’argomento. E’
chiaro che doveva esserci una
certa difficoltà, dovuta forse alla novità della cosa. Però, grazie
alla costanza di chi allora vedeva lontano, conosciamo oggi il
nostro passato.
E i documenti precedenti il
1690? La più gran parte deve essere stata bruciata e distrutta.
Alcuni sono stati messi in salvo
intorno al 1655 dall’allora moderatore e storico Jean Léger che
li portò all’estero. Altri si trovano negli archivi delle parrocchie
cattoliche della Val Pragelato.
Quando si pensa ad un archivio in genere si ha l’idea di qualcosa ormai fuori del flusso della vita. Una cosa « archiviata »
è come chiusa definitivamente.
Se posso servirmi di un’immagine l’archivio di Torre Pellice
(ma il discorso può essere esteso ad ogni archivio) mi fa pensare allo spartito di una grande
sinfonia, un’opera corale composta nel corso degli anni e dei
.secoli da una quantità incalcolabile di uomini e donne, anziani e bambini, vittime e vincitori,
potenti e deboli; una grande « Incompiuta », il cui ultimo movimento è ancora da scrivere, lo
si sta scrivendo: siamo noi a
scriverlo. NeH’archivio troviamo
gli altri movimenti, lo sviluppo
del tema di fondo, così come è
stato interpretato, capito, cantato, suonato. Non possiamo vivere, comporre il nostro pezzo di
melodia, tanto per rimanere nell’immagine, senza ascoltare i movimenti precedenti. L’archivio, la
ricerca appassionata e intelligente della nostra storia, è parte essenziale del nostro presente.
Ai vari Jean Pastre che nel
corso di questi ultimi tre secoli
hanno raccolto, catalogato, conservato e consegnato alle generazioni successive documenti e
memorie, un grazie riconoscente. Luciano Deodato
di Ugo Janni
SANREMO — Numerose persone giunte da ogni parte d’Italia e in particolare il gruppo
SAE (Segretariato Attività Ecumeniche) di Torre Pellice, che
si è recato in pullman, si sono
riunite 'domenica 9 ottobre a
Sanremo per ricordare Ugo Janni nel cinquantenario della sua
scomparsa. La mattina i partecipanti alla manifestazione, organizzata dal Circolo « Ugo Janni », dalla chiesa di Sanremo
e dal SAE, hanno affollato il
tempio caro al fondatore della
comunità per ascoltare la predicazione del pastore Carcò, incentrata sull’epistola agli Ebrei,
che additando in Cristo l’unico,
vero, grande Pastore ben può
orientare il colloquio ecumenico'.
SuH’ecmnenismo di Ugo Janni,
le cui posizioni anticipatrici di
Un discorso che è poi stato ripreso dalla cristianità nel suo
complesso, che tanto più sorprendono per la loro attualità quanto più vengono conosciute da
vicino e nelle loro complesse
articolazioni, hanno parlato nel
convegno del pomeriggio il
prof. Paolo Ricca, Cesare Milaneschi e Maria Vingiani, presidente del SAE. Ricca ha analizzato le pagine conclusive dell’opera più specificamente ecumenica di Janni, Corpus Domini,
rilevandone i valori profetici e la
saldezza teologica. Milaneschi,
che è notoriamente il maggiore
specialista deirargomentc, ha
illustrato le fonti storiche e dottrinali del pensiero di Janni e
alcune sue espressioni fra le più
interessanti e meno note. Maria
Vingiàni ha proiettato le intuizioni di Janni sulla situazione odierna del diffìcile processo ecumenico, illustrando il suo discorso con molta ricchezza di
informazioni. Gli interventi musicali di alcuni flautisti del gruppo flauto dolce della Val Pellice
hanno segnato gli intervalli fra
le relazioni nel modo più fine
e gradevole.
• Nel corso dei lavori del Sinodo 1988 si è parlato della missione dei cristiani evangelici in Italia: una missione che ci deve vedere coinvolti in prima persona,
sia dal punto di vista morale che
pratico. Questo amore si deve
concretizzare in tutte le nostre
attività, compresa quella delle offerte per l’opera del Signore. E’
questo lo spirito che ci deve accompagnare durante questo nuovo anno di attività.
• Il 26 settembre sono ripresi
gli incontri settimanali del Gruppo biblico ecumenico con lo studio del Deuteronomio. Il 5 ottobre è ripreso anche. lo studio
biblico della 1* lettera ai Corinzi.
Concerto d’organo
BORDIGHERA - VALLECRO
SIA — Domenica 25 settembre,
nel tempio di Bordighera, è stato
eseguito dal maestre Silvano Rodi di Ventimiglia un concerto
d’organo di pezzi classici, fra cui
alcuni di Bach.
La Casa Valdese di Vallecrosia ha ospitato, durante l’estate,
un gruppo comunitario della
chiesa di Luserna S. Giovanni, il
gruppo Teatro Angrogna e il
gruppo di Pomaretto, oltre ad
un gruppo internazionale anglopramollino.
Saluto
SCIGLI - Il pastore Arcangelo
Pino ha lasciato in questi giorni la chiesa per continuare il
suo ministero a Temi. La chiesa, in un comunicato, ricorda il
suo impegno sia nelle attività
della chiesa che in quelle ester
ne ed in particolare nella lotta
per la pace e il disarmo e nella
promozione, aH’interno della città, dei diritti umani dei più deboli socialmente.
Mostra
MILANO — Dal 18 settembre
al 9 ottobre è stata aperta una
mostra sul metodismo, presso
la locale chiesa metodista. La
mostra, che è fatta di 100 riproduzioni, era già stata esposta
nella chiesa di Trieste e in occasione del Sinodo a Torre Pellice.
• Ogni martedì sera alle ore
21, a partire dal 25 ottobre, sì
tiene presso la chiesa valdese di
via F. Sforza 12 a, il primo ciclo di studi biblici sul tema « I
dieci comandamenti: un Evangelo di libertà ». Gli studi sono
introdotti dal past. Valdo Benecchi.
• Sabato 22' ottobre alle ore
15, presso la chiesa valdese si
terrà im incontro dei consigli di
chiesa valdese e metodista allargato a quello battista, per esaminare la problematica dell’ora
di religione cattolica nella scuola.
Concerto
anti-apartheid
OMEGNA — La chiesa metodista ha collaborato alla organizzazione di un concerto contro l’apartheid che si è tenuto il
2 settembre a San Maurizio
d’Opaglia. Al concerto dei « Nomadi », sono intervenuti Benny
Nato, dell’African National Congress e circa 2000 persone.
« Villa Betania »
NAPOLI — Sabato 22 e domenica 23 ottobre le chiese evangeliche dell’area napoletana sono in festa: ricordano i 20 anni
dell’Ospedale evangelico « Villa
Betania». Alle ore 17,30 del sabato presso i locali dell’ospedale
il prof. Domenico Maselli parlerà sul tema: « Villa Betania: una a-wentura della fede». Alle ere
11 di domenica nelle varie comunità si terrà un culto con l’intervento di diversi esponenti
delle chiese estere che hanno
contribuito alla fondazione dell’ospedale, mentre alle ore l'f
presso l’cspedale medesimo si
terrà il culto di ringraziamento
con la predicazione del past.
Giorgio Bouchard.
Incontri
ASSEMBLEA DEI QUACCHERI
VENEZIA — Dal 29 ottobre al V
novembre si terrà presso la Foresteria
valdese di Venezia la prima assemblea annuale degli Amici degli amici (quaccheri). Sono all'ordine del giorno argomenti quali « Vivere l’esperienza quacchera nel mondo di oggi »;
■■ Tasse militari e tasse di pace ■>; « Inquinamento e dintorni »; « L'esperienza
di Assisi '88 « Rapporto su Som
mières '88 ».
Per informazioni rivolgersi a Davide Melodia, tei. (0586) 887695.
CORSO PER OPERATORI
DELLA DIACONIA EVANGELICA
REGGELLO — A Casa Cares. dall'H
al 16 novembre, si terrà il M corso
per operatori dei servizi e della diaconia a cui sono invitati tutti gli operatori sociali evangelici. Il corso avrà
momenti di studio biblico, storico e
di attualità.
Per informazioni rivolgersi a
Cares, « I Graffi », 50066 Reggello (f'i'
tei. (055) 86522001.
9
21 ottobre 1988
vita delle chiese 9
INCONTRO ALLA FACOLTA’ VALDESE DI TEOLOGIA
Sudan: una guerra
dimenticata
« Una guerra sconosciuta, più
ancora che dimenticata ». Sono
decenni ormai che l’immenso
paese del Sudan meridionale è
impegnato in una delle tante
guerre di liberazione del nostro
tempo. Per farla conoscere è venuta in Europa, e ha concluso
il suo viaggio a Roma, una delegazione del Consiglio delle
chiese del Sudan, in rappresentanza delle chiese evangeliche e
■cattolica.
L’h'contro è avvenuto presso
la Facoltà di teologia, domenica
25.9. Il segretario generale del
Consiglio delle chiese, il pastore
Ezechìel Kutjok, ha ricordato
che già in passato un intervento
del Consiglio ecumenico delle
chiese aveva contribuito a metter fine alla guerra civile. Allora,
la maggioranza musulmana, che
si richiamava politicamente ai
paesi arabi, cercava di controllare e dominare il vastissimo
sud del paese, che invece per
cultura e storia aveva maggiori
contatti con l’Africa nera ed era
a maggioranza cristiana. Oggi il
problema è lo stesso, ed è aggravato dal fatto che recentemente il governo sudanese, a
maggioranza musulmana, ha deciso di introdurre una legislazione ispirata alla legge islamica.
« In questo modo, ha detto
Kutjok, diventiamo cittadini di
seconda categoria ».
iendario
Giovedì 20 ottobre
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUI^ENICO
TORRE PELLIGE — Alle ore 21, presso il centro d’incontro, il collettivo
biblico ecumenico prosegue lo studio
del libro della Genesi.
«E’ purtroppo una delle tante drammatiche storie del nostro tempo », ha detto il presidente della Federazione delle
chiese evangeliche, pastore Aurelio Sbaffl. « Guerre e discriminazioni per motivi sociali e
religiosi sono state per secoli il
dramma dell’Europa. Oggi le vivete voi, nella vostra realtà
quotidiana. Ma la solidarietà che
le chiese hanno dato al Sudan
continua e va rinnovata ». A Roma la delegazione ha incontra
Come in altri paesi africani
le chiese, cattolica ed evangelica, hanno grosse responsabilità pubbliche: proprio per la
fiducia di cui godono da parte
della popolazione e perché costituiscono un polo di aggregazione e un luogo di speranza. Di
qui l’appello, perché la situazione venga almeno conosciuta,
rompendo il muro di silenzio e
indifferenza che il governo di
Khartoum ha innalzato e perché
il sostegno anche politico venga dato al movimento di liberazione.
Giorgio Girardet
Domenica 23 ottobre
□ ASSEMBLEA TEV
TORRE PELLTCE — Alle ore 14.30 di
domenica 23 ottobre, 'presso la casa
unionista, ha luogo l’assemblea della
TEV.
VAL PELLICE
Domenica 30 ottobre
□ ASSEMBLEA AMICI
DELL’OSPEDALE
TORRE PELLICE — La settima assemblea degli amici dell'ospedale valdese di Torre si riunisce, alle ore 15,
presso la casa unionista.
Una simpatica
invasione
Domenica 6 novembre
Un gruppo di pastori della Germania in visita
tra la storia passata e la realtà dell’oggi
□ GIORNATA
DELL’OSPEDALE
VALDESE
POMAREnO — Con il culto presso
il tempio valdese ha Inizio la giornata
deH’ospedale; fanno seguito una visita guidata al nuovi locali dell'ospedale e, nel pomeriggio, presso II cinema Edelweiss, un convegno con vari interventi.
Sabato 19 novembre
□ CORSO DI ANIMAZIONE
BIBLICA
torre PELLICE — Presso la foresteria ha luogo un corso di animazione biblica sul tema: • 1 credenti
di fronte al problema della violenza
nella famiglia ». L’incontro prosegue
domenica 20 novembre.
Per informazioni rivolgersi a Wanda
Rutigliano, 10060 Riclaretto: telefono
(0121) 808817.
La scorsa settimana oltre cento pastori evangelici provenienti
dalla Germania occidentale hanno « invaso » la vai Pellice. Al
Castagneto di Villar Pellice si è
svolto un seminario e una serie
di incontri su realtà e prospettive della chiesa valdese, in dialogo con i pastori della Val Pellice; alla Foresteria di Torre si
svolgevano altrettanti contatti
con pastori provenienti dall'area
di Tubinga.
Prima di questa simpatica « invasione » era giunto in valle un
gruppo di una ventina di pastori della zona di Stoccarda accompagnato da Juergen Hansmann,
amico di lunga data della nostra
chiesa. Al termine dei vari incontri abbiamo registrato alcune impressioni tra i partecipanti. Così
per esempio il pastore Christiane
Auffarth che animava il seminario pastorale di Mosbach, nel Ba
den del nord, (una cinquantina
di partecipanti) ha detto: « Torniamo a casa incoraggiati da ciò
che abbiamo visto ed ascoltato.
E’ certamente un miracolo che
la presenza protestante in Italia
abbia retto nei secoli malgrado
le vessazioni e le massificazioni
del cattolicesimo ».
Il pastore degli studenti Kleinknecht di Tubinga ritiene che il
« quadro politico e religioso italiano sia eccitante » e avverte « la
presenza valdese come un caposaldo del protestantesimo europeo ». Intanto per accogliere i
grupni daH'estero il comitato di
coordinamento voluto dalla Conferenza del I Distretto (pastori
Labsch e Platone e il direttore
della Foresteria Adriano Longo)
ha già cominciato a « smistare »
le richieste dei gruppi che stanno arrivando anche in vista degli eventi dell’estate ’89.
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TORRE PELLICE
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Rinuncia
all’autonomia
Una delegazione di chiese illustra i gravi problemi che tormentano
Il paese: alla radice della guerra il retaggio dell’epoca coloniale
to un rappresentante del Ministero degli esteri e il Segretariato
vaticano per l’unità dei cristiani :
buona volontà e interessamento da una parte e dall’altra; ma
il problema del Sud Sudan non
si risolve facilmente.
L’occupazione britannica del
secolo scorso ha lasciato problemi insolubili: in quella parte
del paese che era stata l’oggetto
delle razzie schiavistiche dell’Egitto è subentrato un controllo,
anzi una dominazione politica
e culturale, alla quale solo una
larghissima autonomia potrebbe mettere fine.
TORRE PELLICE — L’assem
talea di chiesa riunita domenica
scorsa per decidere sulla provvista pastorale ha deciso di rimettersi alla Tavola Valdese per
quanto riguarda la nomina del
pastore titolare; inoltre, pur
comprendendo i motivi della proposta della Tavola, l’assemblea
ha osservato che i tempi ed i
modi adottati di latto hanno
impedito una discussione senza
condizionamenti. L’ordine del
giorno è stato approvato con
160 voti a favore, 34 contrari e
6 astensioni.
’• Nella scorsa settimana si
sono svolti i funerali di Ida
Balme Pons di 86 anni: ai familiari va la simpatia della comunità.
Festa del raccolto
Agape fraterna
ANGROGNA — Sono in vendita
presso gli anziani i biglietti dell’agape fraterna di domenica 6
novembre, organizzata dall’Unione femminile alla sala, cui farà
seguito un programma di saluti (Ruggero Marchetti, Franco
Taglierò, Stephan Muehlich) e la
presentazione di un ’’itinerario
americano” del past. Platone.
Ripresa delle attività
PRAROSTINO — Domenica 30
ottobre avrà luogo la festa del
raccolto; il culto, alle ore 10.30,
vedrà la partecipazione della corale e segnerà nel contempo la
ripresa delle attività ecclesiastiche. Alle ore 14.30 avrà inizio
la vendita dei prodotti messi a
disposizione della comunità.
'• Sabato 1° ottobre si sono
sposati Emma Gay dei Ser e Luciano Rivoira di Torre Pellice;
agli sposi, che si sono stabiliti a
Prarostino, i migliori auguri per
una vita benedetta dal Signore.
• Il culto del 9 ottobre, durante il quale sono stati presentati
alla comunità Klaus Langeneck
ed Erika Tomassone sposatisi il
giorno precedente, è stato presieduto dal pastore Marco Ayassot che ringraziamo per la sua
predicazione.
Bazar
POMARETTO — Domenica 23
ottobre, presso i locali del teatro e del convitto, a partire dalle ore 14.30, avrà luogo il bazar
organizzato dall’Unione femminile: tutti sono invitati a partecipare ed a recare il loro contributo.
'• Nella serata di domenica avrà luogo, nei locali delI’Eicolo
Grande, una cena comunitaria;
prenotarsi presso le componenti
l’Unione femminile.
• Domenica 16 ottobre, nel
tempio dei Coppieri, si sono uniti in matrimonio Paola Reggente e 'Walter Maurino; esprimiamo i rallegramenti della comunità.
• E’ nata Silvia, di Guido Camusso ed Oriella Jahier; i migliori auguri alla piccola ed ai
suoi genitori.
• Anche quest’anno il cassiere
è a disposizione per tutti coloro che intendono rinnovare l’abbonamento all’Eco delle valli.
Gli abbonamenti vengono anche
raccolti dagli anziani.
Assemblea
PERRERO-MANIGLIA — Do
menica 23 ottobre, alle ore 10,
nel tempio di Maniglia, avrà luogo un’assemblea di chiesa.
Futuro pastorale
LUSERNA SAN GIOVANNI
— La tradizionale Festa del raccolto avrà luogo domenica prossima 23 con il culto di riconoscenza e ringraziamento alle ore
10 nel tempio; alle ore 14.30
nei locali della sala Albarin
verranno esposti i vari prodotti agricoli. Funzionerà un
buffet con vendita di dolci e di
pane casereccio.
• Con 76 voti contrari, 22 favorevoli e 5 astenuti l’assemblea
di chiesa, convocata domenica
scorsa e presieduta da Livio Gobello, non ha approvato il progetto di spostare il pulpito dalla parete ovest alla parete nord.
La votazione ha avuto luogo
a scrutinio palese con l’appello
nominale dei membri elettori dopo un lungo dibattito da parte
dei numerosi presenti sull’opportunità o meno della modifica.
BOBBIO PELLICE — Domeni
ca 23 ottobre alle ore 10.30 avrà luogo un’assemblea di chiesa per decidere sul futuro pastorale: il mandato del pastore
Pasquet (7 anni) scade il prossimo anno per cui la chiesa dovrebbe decidere se rieleggerlo
oppure no; la Tavola valdese
ha però comunicato di avere un
progetto diverso per il pastore
Pasquet che, nel 1990, dovrebbe
iniziare una nuova attività pastorale a Milano e continuare co»
sì più agevolmente il lavoro, che
ha già iniziato a svolgere, come
teologo delle scuole domenicali a livello nazionale. Essendo
in programma per il 1989 le manifestazioni del tricentenario del
Rimpatrio, la Tavola propone
che il pastore Pasquet rimanga
un anno in più del settennio e
si trasferisca da Bobbio nel settembre 1990.
La Tavola propone inoltre che
la chiesa di Bobbio sia servita,
a partire da quella data, dal pastore Aldo Rutigliano, attualmente pastore a Villasecca.
La chiesa è dunque chiamata a
pronunciarsi su questa proposta
della Tavola Valdese.
• La scuola domenicale inizierà sabato 22 ottobre alle ore
14.30.
Lutti
SAN GERMANO — Per due
volte, nel tempio, abbiamo salutato le sorelle che ci hanno lasciato: mercoledì 28 settembre è
stata 'la volta di Olga Long ved.
Dau, sabato 1” ottobre di Emilia Balmas in Cogno; alle famiglie vogliamo esprimere la nostra simpatia e testimoniare la
fede nella resurrezione.
Grazie!
S. SECONDO — Ringraziamo
il fratello Dino Gardlol che ha
presieduto il culto di domenica
2 ottobre.
• L’8 ottobre il Signore ha
chiamato a sé Delia Costantino
in Co'isson. Esprimiamo alla famiglia la nostra simpatia cristiana.
Appuntamenti
Prossimi appunta
RORA’
menti:
Venerdì 21: ore 20.30, ritrovo
gruppo giovani.
Sabato 22: incontro catecumeni e pre-catecumeni, ore 16.30.
Domenica 30: culto con assemblea di chiesa.
10
10 valli valdesi
21 ottobre 1988
PINEROLO - ISTITUTO RAYNERI
Piemonte
gastronomico
Con il mese di ottobre ha preso il via il primo « itinerario gastronomico attraverso Torino e
provincia »; l’iniziativa, sollecitata dalla Confesercenti di Piemonte e Valle d’Aosta, coinvolge ima
ventina di locali, dalle semplici
ma genuine « osterie » a locali di
lusso, nel tentativo di trarre da
questa stagione, tradizionalmente di raccolto, il meglio in fatto
di piatti tradizionali preparati
grazie alla conoscenza ed all’esperienza degli chef coinvolti in questa vera e propria rassegna.
Tra i ristoranti deU’itinerario
segnaliamo anche la presenza
delTormai noto « Flipot » di Torre Pellice.
Val Pellice: una
€< mezza » giornata
Non si può dire che la prevista giornata ecologica del 16 ottobre sia stata globalmente im
successo: come preventivato più
di un comune ha finito per rinunciare ad aderire alla manifestazione.
Il maggior successo della giornata è stato realizzato sul territorio di Luserna S. Giovanni
dove la raccolta differenziata, in
particolare della carta, ha avuto im buon successo e sono state nel contempo ripulite alcune
aree di territorio; analoghe operazioni di pulizia sono state
svolte a Rorà e Lusernetta.
Torre Pellice:
il Vietnam oggi
« Il Vietnam esce come da una
lunga notte, in cui è stato sognato, talvolta come incubo, e
si presenta come un paese reale
in cui si vive materialmente come nel Terzo Mondo, in una situazione pesantissima ». Con queste parole ha esordito Claudio
Canal, che abbiamo intervistato in vista di im incontrodibattito che radio Beckwith ha
organizzato per sabato ZZ alle
ore 21 nell’aula consiliare del
mimicipio di Torre Pellice.
« E’ — prosegue Canal, che
nei mesi scorsi ha visitato la
zona del sud-est asiatico — un
popolo che tuttavia non prova
rancore verso americani od europei; la guerra ha lasciato pesanti strascichi di carattere materiale, morale, psicologico: c’è
però una grande voglia di ricostruire, di riprendere il dialogo,
anche con gli americani... ».
COMUNITÀ’ ALLOCCIO
(ex Convitto Femminile)
Via Angrogna 18
TORRE PELLICE
Cercasi 1 volontaria/o
maggiorenne
per l'anno scolastico
1988-89
Si offre vitto e alloggio
Gli interessati
possono rivolgersi
in via Angrogna, 18
(tei. 0121-91237)
oppure all'Associazione
Evangelica
di Volontariato,
presso Adriano Longo
(tei. 0121-91801)
Una veduta dell'attuale sede dell’Istituto magistrale « Rayneri ».
lo di un corso di aggiornamento
permanente, "sponsorizzato" dall'Istituto Rayneri, per i maestri
ma anche per i professori stessi
della nostra scuola ».
Sfogliando le pagine degli album dell’istituto par di capire
che vi sia stato un passaggio da
una fase in cui i maschi erano
la totalità ad una attuale che vede i rapporti quasi capovolti; nello stesso tempo, malgrado l’assenza di garanzie per il posto di
lavoro, il numero di studenti è
andato aumentando...
« Siamo in costante presenza di
una delega alla donna per quanto riguarda l’educazione del bambino. Per quanto riguarda il numero, oggi siamo sui 450 studenti, quindi in leggero ribasso rispetto ad un recente passato ».
Se quattro anni sono pochi, come possiamo definire la preparazione dei futuri maestri e che
cosa, magari partendo proprio da
questa ricorrenza del « Rayneri »,
si può fare per migliorare la situazione?
« La preparazione è oggi nettamente insufficiente; la formazione degli insegnanti andrebbe og
130 anni... di maestri
Una ricerca storica per ricordare ii ricco passato deila scuola L’educazione del bambino oggi quasi interamente delegata alla donna
Anno 1858: manca poco all’unificazione d’Italia ed a Pinerolo
nasce quello che più tardi diverrà l’Istituto magistrale « G. A.
Rayneri »; pochi altri casi intorno, uno a Vercelli ed un altro a
Chambéry, che di lì a poco non
avrebbe più fatto parte dell’Italia.
Questo istituto compie oggi,
dunque, 130 anni ed un comitato costituito ad hoc sta valutando le iniziative da prendere, sia
per ricordare un fatto storico,
sia per analizzarne significato e
funzione oggi ed ancora per
proiettarsi verso il domani.
Ne parliamo con la preside della scuola, prof. Mirka Peyrot.
« Agli inizi, la "scuola normale”
era esclusivamente maschile; di
questo come di altri fatti abbiamo parecchie notizie grazie ad
un ricco archivio. Anzi, a voler
essere precisi, nei primi anni si
accedeva senza bisogno di una
frequenza: si sosteneva cioè un
esame di ammissione, dopo un
corso preparatorio, ma ad età
assai variabili. La sistemazione
dell’istituto non fu subito in via
Brignone: l’attuale stabile data
infatti dal 1884 e lì vennero collocate anche le scuole elemeritari. I ragazzi vivevano in convitto
nell’ex convento domenicano. Nel
1891 avvenne l’intitolazione al pedagogista Rayneri, sacerdote di
Carmagnola ».
E così si entra negli anni del
1900...
« Nel 1910 l’istituto diventa promiscuo ed è interessante notare
come moltissime ragazze delle
valli valdesi cominciano a frequentarlo: in genere il loro successo è assicurato, anche grazie
al fatto che provengono dall’esperienza. del Collegio di Torre,
una scuoia di prim’ordine. In sostanza sono passati di qui tutti
i maestri che hanno poi operato
nelle nostre zone ».
Senza voler fare dell’agiografia, si diceva in apertura, sono
previste delle manifestazioni « celebrative »; può presentarcele?
« Vogliamo effettuare una ricerca storica che speriamo di poter affidare a qualche studente
di magistero come tesi di laurea,
intervistando, tanto per cominciare, i maestri in pensione ancora in vita. Poi si vorrebbe fare una mostra, anche fotografica,
e ci siamo mossi per lanciare
l’idea di un francobollo, così come è già accaduto per altri istituti.
Un progetto abbastanza ambizioso è infine quello di fare un
convegno su "far scuola ieri, far
scuola oggi"; una iniziativa del
genere abbisogna però di molti
soldi e perciò non sappiamo ancora se saremo in grado di realizzarla ».
Lasciando per un attimo da
parte i progetti per questa circostanza particolare, cerchiamo
di analizzare un po’ la vita dell’istituto, i suoi problemi...
« Esiste ancora, ed è una vecchia opinione, la convinzione che
la scelta di questo tipo di scuola
garantisca, ed in tempi brevi, uri
posto di lavoro; bisogna smentire tali idee, anche perché poi ci
si trova di fronte a ragazze deluse od in crisi dopo pochi mesi. Sui corsi in generale siamo in
presenza di una anomalia, che
per altro risale a molti anni or
sono, e sta nella lunghezza del
corso ridotta di un anno rispetto ai licei, pur in presenza di
programmi analoghi; sarebbe assai importante poter contare su
un anno in più, anche sul piano
della maturità degli studenti.
Del resto, fra i progetti che
vorremmo presentare vi è quet
CONVEGNO IN VAL D’ANGROGNA
Per animali sani
E’ sempre interessante, e purtroppo raro, presenziare ad incontri o dibattiti a cui partecipino allevatori e veterinari; dopo aver partecipato all’incontrodibattito su « Problemi relativi
alla salute degli allevamenti in
montagna », organizzato nell’ambito delle manifestazioni « Autunno in vai diAngrogna», si è
evidenziato che questo tipo di
incontri andrebbe diffuso al rnassimo, soprattutto per owiàre
alle incomprensioni che esistono
nel settore.
Il dott. Valpreda, responsabile del servizio veterinario regionale, ha ripercorso la « storia »
della sanità animale in Piemonte.
Ricordiamo che la nostra è
una delle poche regioni italiane
ad avere ancora notevoli problemi con la brucellosi (BRC)
e con la tubercolosi (TBC).
E’ importante ricordare che
molteplici studi effettuati da diversi studiosi hanno confermato
che l’abbattimento degli animali
infetti è l’unico sistema per debellare queste infezioni ; esiste
però per la BRC la possibilità
di vaccinare (Buck 19) i giovani
animali (3-6 mesi).
Il dott. Girando, responsabile
del servizio veterinario dell'USL
43, ha illustrato la situazione
della bonifica sanitaria dei bovini in Val Pellice, che è, se la
confrontiamo con le aree limitrofe (Cavour, per non fare nomi),
molto positiva.
Il dibattito, che è stato « vivacizzato » dalle proteste di alcuni allevatori, ha visto l’intervento di veterinari e amministratori locali. Bellion, assessore alr agricoltura della Comunità
Montana, dopo aver ricordato
che uno degli obiettivi prioritari deU’agricoltura deve essere
quello della qualità dei prodotti, e
gi demandata a corsi universitari o para-universitari; dunque oggi la professione magistrale non
ha sbocchi.
Per quanto riguarda il nostro
istituto, abbiamo presentato una
proposta di sperimentazione che
comporterebbe due corsi ad indirizzo linguistico ed un corso di
indirizzo pedagogico a carattere
quinquennale; se il Ministero
l’approvasse, andrebbe in vigore
nell’89 ».
Dunque una scuola che cerca
di guardare avanti, magari pronrio riflettendo sul suo passato,
sperando che anche il comune di
Pinerolo faccia la sua parte per
quanto riguarda la ristrutturazione generale dello stabile che oggi non è più rinviabile.
Piervaldo Rostan
per questo non può che far piacere il vicino traguardo del riconoscimento della valle come zona ufficialmente indenne da TBC,
ha dichiarato che uno dei primi
impegni che la C.M. prenderà
sarà quello di esaminare la possibilità di creare un fondo di solidarietà per il risarcimento degli allevatori che, sottoposti a
risanamento e dovendo alienare
a basso prezzo gli animali risultati positivi, sono soggetti a rilevanti perdite economiche.
Per questo aspetto è stato anche ricordato che uno dei sistemi migliori sarebbe quello dell’autorganizzazione dei produttori attraverso la formazione o
l’incentivEizione di cooperative
per la commercializzazione della
carne.
Un altro importante problema
è stato evidenziato nella carenza
di veterinari per la normale assistenza agli allevatori (fecondazioni, parti, ecc.); considerate le
difficoltà che ci sono per ampliaTe le assunzioni, è stato proposto di utilizzare maggiormente il
sistema delle convenzioni con liberi professionisti per risolvere
questa situazione che colpisce soprattutto i comuni dell’alta valle
e gli allevatori più isolati.
In conclusione, non si può dimenticare che dalla sanità degli
animali allevati dipende la qualità e la salubrità dei prodotti
che ci danno; carne, latte, formaggi ecc. e quindi la nostra salute, per cui occorre uno sforzo
da parte di tutti, allevatori, personale tecnico delle USL, consumatori per ottenere che gli impegni politici vengano presi e rispettati, perché la zootecnia è
l’attività economica che sta alla
base della permanenza dell’uomo in montagna.
Claudio Rlvoira
Amnesty International
TORRE PELLICE -- Giovedì 20 ottobre, ore 17, avrà luogo al Centro d’incontro una riunione' con il seguente
o.d.g.: a) Azione urgente per un giovane peruviano arrestato e poi scomparso; b) Partecipazione alla manifestazione "Autunno in Val d Angrogna ;
S. Lorenzo, sabato pomeriggio 22 e
domenica 23; c) Risultati del tavolino" allestito alla Foresteria valdese
il 15 e il 16 ottobre in occasione del
convegno dell’YVi/CA-UCDG e di altri
incontri; d) Distribuzione di lettere
per le autorità turche in favore di
Ali Riza Duman.
Autunno in vai d’Angrogna
ANGROGNA — Fine settimana denso di appuntamenti: venerdi 21 ottobre, alle ore 21, nel tempio valdese
di S. Lorenzo avrà luogo un concerto
della camerata corale « La grangia » diretta da Angelo Agazzani. Sabato 22
ottobre, ore 14, alle scuole elementari di San Lorenzo, apertura della mostra-mercato dei prodotti agricoli e artigianali e delle mostre; « Paesaggi e
figure », di Piero Bertin, e » D ritti
umani, subito! » a cura del Gruppo
Italia 90 Val Pellice di Amnesty international; alle ore 15, nella sala
valdese di San Lorenz'o: incontro-dibattito sul tema « Quale cultura per
quale scuola », introduce 'Mario Lodi,
maestro e scrittore di Piàdena (CR);
proiezione del video *< Per I America e la
Fransa siam partiti », un filmato della scuola elementare di Angrogna ed
infine alle ore 21, sempre alla sala
valdese, « La macivérica », spettacolo
del Gruppo Teatro Angrogna. Domenica 23 ottobre, a San Lorenzo, oltre
alla riapertura delle mostre, avrà luogo, alle ore 9, la partenza della staffetta « Cavalcata della Val d'Angrogna » (skì-roll, marcia alpina, ciclismo); nel pomeriggio, castagnata o
canti.
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
prevede, oltre all'apertura della rassegna di cinema d’autore venerdì 21
alle ore 21.15 con «Misfatto bianco»,
la proiezione di « Scuola di polizia », sabato 22 alle ore 20 e 22 e domenica
23 dalle ore 16, quattro spettacoli.
Concerti
PINEROLO — Nell'ambito della terza
edizione della rassegna di musica
corale, domenica 23 ottobre, presso il
palazzetto dello sport si esibiranno
i cori • Bric Boucie » di Pinerolo, « La
rotonda » di Agliè e « Mottarone » o\
Omegna; inizio ore 16.
Conferenze
PINEROLO — Lo Studio medico pinerolese organizza per venerdì 21 ottobre, ore 21, presso la sala conferenze del seminario vescovile, un Incontro su: « Possiamo prevenire W
crisi cardiaca »; intervengono i pro"Walter Martiny del reparto cardiologia dell’ospedale Molinette, Maggiorino
Conti, primario del reparto cardiologia dell’ospedale Agnelli di Pinerolo ®
Vincent Dor, primario del centro cardio-toracico del Principato di Monaco-
11
21 ottobre 1988
valli valdesi 11
Incontri tra paesi alpini
GEMELLAGGIO TORRE PELLICE - GUILLESTRE Cinema
d'autore
La storia dei rapporti « privilegiati » tra i comuni deH’oltralpe francese e delle vallate piemontesi è sicuramente densa di
pagine; occasioni ed episodi hanno sicuramente radici lontane
nel tempo, ma proprio per rinsaldare determinati rapporti non
solo di buon vicinato ma anche
di amicizia, sono abbastanza frequenti i casi di gemellaggi fra
municipalità italiane e francesi:
è il caso di quello fra Torre Pellice e Guillestre, che ha vissuto
recentemente alcuni momenti significativi quando un gruppo di
francesi, guidato dal sindaco, è
stato per due giorni in vai Pellice.
Da Pro Loco ed amministrazione comunale sono state organizzate alcune manifestazioni di carattere sportivo, musicale, folcloristico.
Va per altro detto che a fronte di un programma che molto
idealvnente parlava di scambi culturali ira le popolazioni alpine,
non molto si è fatto per un reale
coinvoìgimento e partecipazione
delia popolazione, a cominciare
dagli stessi commercianti che
hanno in molti casi ignorato l’avvenimento.
Guillestre dunque: un piccolo
comune di 2.000 abitanti, impiego nel tiuismo estivo molto numeroso (si raggiungono oltre 7
mila presenze nel periodo giugnosettembre) e nei centri sciistici
d’inverno; quasi assente la disoccupazione in un’area definita dal
sindaco « in forte espansione ».
Una grande preoccupazione è la
strada di attraversamento strettissima, il che fa impiegare d’estate quasi un’ora ai turisti che
la frequentano.
L’occasione della visita ci ha
consentito di scambiare alctme
battute col sindaco di Guillestre,
Robert Michel.
Quale significato attribuisce a
tali incontri?
«Direi anzitutto che lo sviluppo
del gemellaggio deve riguardare
in modo particolare i nostri giovani; siamo ormai alla vigilia del
1992, data di apertura delle frontiere fra gli stati d’Europa, e dobbiamo perciò lavorare con loro
e per loro in vista di rilanciare
i rapporti fra diverse nazioni. Oltretutto con voi esistono legami
storici importantissimi, si parla
quasi lo stesso patoìs, ci sono da
sempre scambi a vari livelli, dai
colportori, ai muratori, turisti o
pastori agli stessi partigiani durante la guerra ».
Al di là dei legami « storici »,
ci possono essere delle ragioni,
anche di carattere economico, per
rilanciare i rapporti fra le due
regioni?
« Certamente; soprattutto in re
lazione al turismo possiamo ben
integrare le nostre realtà; è a
questo proposito indispensabile
un miglioramento nei collegamenti e perciò stiamo ultimando
sul nostro versante i lavori per
rendere ben transitabile la strada del colle dell'Agnello, oggi ridotta in pessime condizioni. Si
è parlato anche di costruire una
stazione di sport invernali con
l'intervento di capitate italiano
che potrebbe ulteriormente contribuire ad approfondire questi
rapporti. Ho però l'impressione
— conclude il sindaco Michel —
che molte volte ai livelli politici
superiori, sia in Francia che in
Italia, non si percepisca la portata di questi rapporti e l’interesse reale che c’è fra le popolazioni ».
Plervaldo Rostan
H
’"WUBISB'ïSlÎ* fi
m
Torre Pellice: ristrutturata una parte del centro storico, creato un
porticato, resta un problema: a quando una illuminazione adeguata che eviti disagi con gli scalini?
QUALI ìMTERVENTI
SONO PERMESSI?
L’Amministrazione Comunale di Bobbio Pellice intende esprimere alcune
valutazioni in merito alla lettera della
Commissione Tutela Ambiente Montano del CAI UGET Val Pellice pubblicata sul n. 38 deM’Ec'o delle Valli del
7.10.'88 sotto il titolo di « Piste forestali o vere strade? ».
Le affermazioni contenute in essa
sono un chiaro esempio di assoluta
non conoscenza delle realtà di montagna e delle difficoltà in cui vivono
coloro che lavorano realmente nelle
zone montane.
Se, come affermano gli estensori
della lettera, non si persegue l’ideale
di una montagna « selvaggia » e non
si è « mitici cultori dell’Innocenza
primordiale », sarebbe oltremodo interessante spiegare come mantenere
« il preciso equilibrio stabilitosi in passato », riconosciuto dagli stessi articolisti, senza intervenire in alcun modo sull’ambiente. Quali sono in concreto gli interventi permessi ed attuabili per evitare « il conflitto tra
esigenze della conservazione e quelle
dello sviluppo produttivo »? In pratica, che fare?
Il Comune di Bobbio Pellice non ritiene di aver sottovalutato gli aspetti
estetici deH'ambiente quando ha
provveduto, con la collaborazione degli
agricoltori interessati, a ricostruire secondo la tipologia del passato il ponte in legno sul torrente Crosenna,
ponte che porta alla Conca del Pra:
peccato che i signori del T.A.M., così loquaci e grafomani, non fossero
presenti fisicamente a lavorare con
le proprie mani per realizzare tale
opera (eppure era stato avvisato il
CAI di Torre Pellice). Porse avrebbero così compreso il perché di numerose richieste di chi lavora realmente
in montagna.
Neppure ci sembra di aver fatto
violenza aH'ambiente quando, in collaborazione con la Comunità Montana
Val Pellice e il CAI di Porre Pellice, è
stato avviato II progetto di valorizzazione dell'area del Colle Barant, con
la creazione di un giardino botanico
di alta quota, progetto al quale autorevoli esponenti del T.A.M. avevano
aderito entusiasti: peccato però che
alla riunione del 5.10.'88, decisiva per
verificare chi avrebbe concretamente
eseguito i lavori e gestito l’Iniziativa, sia il CAI che gli autorevoli esponenti di cui sopra brillassero per la
loro assenza.
Le posizioni assunte dal T.A.M. CAI UGET Val Pellice appaiono pericolosamente vicine a quelle di una
élite intellettuale con venature neocolonialiste che gradisce molto definire
« pastori », » margar! », « alpigiani » e
■■ proprietari alpini » tutti quei giovani
agricoltori che, pur tra mille difficoltà, scelgono di vivere In montagna e dì trarre da tale attività II loro
reddito, senza andare ad ingrossare
le file dei disoccupati. A questi imprenditori agricoli va data tutta l’attenzione che meritano, pari almeno a
quella che hanno i loro colleghi di
pianura. L’energia elettrica, l’acqua in
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casa, gli edifici decenti, i servizi igienici, le piste di accesso, sono forse
considerati con due metri diversi, in
base alla loro ubicazione? Cioè, se
vengono attuati o proposti per gli
alpeggi e le borgate sono tacciati di
interventi assistenziali ed antieconomici, se invece sono realizzati in pianura o in città diventano dei doverosi
servizi infrastrutturali.
Una riflessione sulle presunte scarse
capacità di tenuta delle piste agro-silvopastorali nei confronti degli eventi meteorologici normali: vorremmo avere
dati precisi su quante e quali frane
e smottamenti ci sono stati a causa di
tali piste nel territorio del Comune dì
Bobbio Pellice. In compenso si possono
citare tre casi reali, due già avvenuti ed il terzo probabile, in cui proprio
la mancanza di piste di accesso per
attuare le opere atte ad evitare il dissesto idrogeologico ed effettuare la
pulizia dei boschi degradati ha causato gravi disastri;
1) alluvione del 1977 causata da
frane a monte del torrente Imeut, privo
di piste di accesso;
2) frana di Ciabrant-Macanai nell'Indiritto di Bobbio Pellice, un tempo zona di vigneti e che, a causa
della cessata coltivazione per mancanza di possibilità di accesso, lasciata
a se stessa (e cioè alla natura selvaggia che ha la curiosa particolarità di
franare anche senza la presenza di piste) ha causato una situazione pericolosa;
3) smottamenti a monte del Garavaudan nella zona di Viilanova, località priva di piste e nella quale,
se non si interviene rapidamente, sorgeranno problemi analoghi a quelli
che hanno causato l'alluvione del '77,
con conseguenze ancora più gravi.
E' probabile che chi si autodefinisce
un « attento osservatore della natura »
ed è diffidente nei confronti delle « valorizzazioni di significato demagogico
ed elettorale » considererà tali anche
le progettate piste di accesso a tali
località, previste proprio per evitare
future alluvioni con conseguenti possibili perdite di vite umane e saprà
con attento spirito scientifico e precisa
conoscenza tecnica indicare quali interventi alternativi attuare e soprattutto come realizzarli, magari intervenendo di persona a trasportare a spalle
tutto II materiale occorrente.
Un’ultima considerazione fra le tante che l'articolo richiederebbe: le piste agro-silvo-pastorali fornirebbero
vie di accesso a pregevoli rustici da
valorizzare, secondo gli autori della
lettera firmata dal T.A.M. Bisognerebbe chiedere agli agricoltori della
zona del Tagliaretto dove sono i pregevoli rustici e in quali condizioni si
trovano e chiedere loro le possibilità
di ristrutturazione che essi hanno ora
con la pista, per trasformare finalmente fabbricati pericolanti in abitazioni
e locali per l’attività agricola degni
di tale nome. Ma forse si vuole mantenere il •• montanaro » (quanto distacco in questa definizione!) legato all'immagine delia povera casupola di
montagna!
Infine, come può il T.A.M. affermare che da parte del Comune di Bobbio Pellice viene ignorato il valore
culturale ed estetico dell'ambiente,
costituito secondo noi anche dai fabbricati e dagli edifici in pietra e coperti con le lese, frutto della fatica
storica dei nostri antenati, quando lo
stesso T.A.M. approva entusiasticamente la costruzione di un prefabbricato coperto in lamiera per il Rifugio Monte Granerò?
Un bell'esempio di coerenza, non
vi pare?
La Giunta del Comune di
Bobbio Pellice
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(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
TORRE PELLICE — Il cinema
Trento propone per i prossimi
due mesi una serie di proiezioni
di film d’autore; le proiezioni
avranno luogo il venerdì alle ore
21.15, a partire dal 21 ottobre
con « Misfatto bianco ». La rassegna proseguirà con « Vorrei
che tu fossi qui »; « Quarto comandamento »; « Blu iguana »;
« Storia di Asja Kljacina che
amò senza sposarsi »; « Sposi »;
d Domani accadrà »; « La legigenda della fortezza di Sur am»;
« Un mese in campagna ».
L’ingresso agli spettacoli è
previsto in lire 4.000, con possibilità di abbonamenti a 22.500
lire (ridotto 18.000 lire).
Le tessere di abbonamento sono in vendita presso la cassa
del cinema Trento, la cartolibreria « Il calamaio » in piazza del
municipio a Torre Pellice e la
cartoleria « Sagittarius » a Luserna San Giovanni in via Gianavello 13.
Partecipazioni
personali
ROBA’ — Ci complimentiamó con
Doretta Zanella per la laurea conseguita con la tesi su “ Epidemiologia
delle parassitosi gastrointestinali nei
ruminanti domestici e selvatici in Val
Pellice », presso l’Università di Torino.
« Niente potrà separarci dall'amore di Dio che è in Cristo
Gesù, nostro Signore »
(Romani 8: 39)
Si è spenta nel Signore, all’età di
78 anni
Maria Zuffanti ved. Zuffanti
I figli e i parenti tutti, insieme alla
comunità, danno la triste notizia tenendo ferma la speranza nella vita che
viene dal Signore.
Genova, 12 ottobre 1988.
AVVISI ECONOMICI
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nel pinerolese. Telefonare 0121/
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Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica:
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Perosa Argentina: FARMACIA FORNERIS - Via Umberto I - Tel. 81205.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tei. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 23 OTTOBRE 1988
Bricheraslo: FARMACIA FERRARIS •
Via Vittorio Emanuele 83/4 - Tel.
59774.
VIHer Pellice: FARMACIA GAY Piazza Jervis - Tel. 930705.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice; Telefono 91.996.
12
12 storia religiosa
21 ottobre 1988
TRA STORIA E PRESENTE
Alla ricerca dei Mennoniti dei Vosgi
Scacciati e perseguitati i Mennoniti hanno trovato in questa regione un luogo dove poter vivere l’avventura della
loro fede, formata di timor di Dio, nonviolenza, rispetto per la natura, amore del prossimo, responsabilità etica
L’occasionale incontra con un
aureo libretto del 1860 sugli Anabattisti dei Vosgi (1) ci ha stimolato a saperne di più e ad
intraprendere una piccola ricerca.
Come è noto, l’Anabattismo nacque dai più radicali discepoli di
Zwingli, negli anni 1523-’25. Il
rifiuto del battesimo ai neonati
e l'affermazione per cui la Chiesa doveva essere « volontaria »,
inficiavano il principio di territorialità mettendo in discussione
ogni genere di rapporta tra Stato e Chiesa. Zwingli si atteneva
invece al modello politico medioevale e non poteva accettare
che tutti i cittadini di Zurigo e
del Cantone non appartenessero,
sin dalla loro nascita, alla medesima Chiesa. Immediatamente
i primi Anabattisti fiuono oggetto di persecuzione sia da parte
cattolica che protesteuite.
Dovettero fuggire le città, cosicché l’Anabattismo si trasformò, da movimento urbano ed intellettuale, in movimento contadino, radicandosi soprattutto nelrEmmental bernese, dove negli
anni 1670-’71 si scatenò una nuova metodica persecuzione dei
« fratelli delle libere assemblee ».
.Alcuni si trasferirono nel Palatinato, altri si rifugiarono in
Alsazia e, all’inizio, a S.te-Marieaux Mines (Alto Reno). Ma nel
1712, un editto di Luigi XIV decretò l’espulsione di tutti gli
Anabattisti dal suo regno, per
cui la maggior parte dei seguaci
di Menno Simmons dovette trovarsi un altro rifugio.
Ai confini orientali dell’Esagono, vi erano allora due principati indipendenti: quello di Mont
Nel loro isolamento', i Mennoniti ghettizzati conservarono a
lungo il dialetto e l’austera foggia di vestire dei contadini bernesi di fine Seicento, mettendo
al bando ogni forma di mondanità e frivolezza sino a rifiutare,
come si sa, i bottoni degli abiti
preferendo lacci e stringhe. La
predicazione dell’anziaMO (o pastore; il responsabile della libera assemblea è anche chiamato
« primo servitore ») Jacob Annam convinse alla fine del XVII
secolo i Mennoniti dei Vosgi (più
degli svizzeri) ad aderire alla
corrente rigorista chiamata, appunto dal nome del suo propugnatore, amish, per cui le comunità, pur ospitali e serene, accentuarono ancora la loro originale diversità dall’ambiente che
le accoglieva, al punto di essere
definite la « nation anabaptiste ».
Vi furono tuttavia anche rari casi di conversione e quindi di aggregazione di cattolici o di protestanti alla comunità mennonita.
Dal 1793 alla fine
del XIX secolo
La « grande rivoluzione » travolse anche le due piccole « principautés » indipendenti: nei primi
mesi del 1793 Montbéliard e Salm
furono annesse alla Repubblica
francese. Il giuramento ed il servizio militare obbligatori costituirono un dramma per i Mennoniti; benché avessero ottenuto
dalla Convenzione parigina di
« promettere » anziché giurare,
ed il riconoscimento della richie
béliard, feudo dei duchi di Württemberg, luterani e di lingua tedesca; e quello di Salm, a cavallo della frontiera linguistica, tra
i Vosgi (e la Lorena) « romanzi »
e l’Alsazia germanofona.
La fama di gente laboriosa,
onestissima e pacifica facilitò
l’ingresso dei Mennoniti nei due
piccoli Stati; i nobili, ed anche
i vescovi, affidarono volentieri
in affitto ai nuovi arrivati alcune toro terre: soprattutto quelle
più isolate (per evitare ogni proselitismo), lontane dalle strade,
nelle alte valli.
Si trattava per lo più di foreste e di terreni incolti, che gli
Anabattisti dissodarono esemplarmente al punto che almanacchi agricoli periodici dell’Ottocento si qualificavano « mennoniti » e riportavano in copertina
la figura dell’Anabattista al lavoro, quasi a garanzia dei buoni consigli che l’edizione popolare offriva ai contadini.
da « L’anabaptiste
des campagnes »
(1877).
sta di essere adibiti al massimo
a servizi complementari all’esercito che non comportassero l’uso
delle armi, una « raccomandazione » in questo senso dell’esecutivo rivoluzionario rimase lettera morta.
Ne! secolo scorso le comunità
si dissanguarono economicamente quando era permesso riscattare i giovani di leva pagando
dei sostituti. Malgrado potessero ormai acquistare i terreni,
per lo più preferirono continuare l’affittanza, incontrando però
difficoltà dovute anche all’espansione del nucleo familiare.
Alla metà del XIX secolo iniziò la crisi delle assemblee che
ebbe come causa-conseguenza
predominante l’emigrazione, specie verso gli Stati Uniti, dove gli
Amish provenienti dalla Francia
Orientale rinsanguarono le comunità di origine tedesca o svizzera colà già residenti e tuttora
esistenti.
In Francia, invece, non esistono più Amish: a poco a poco
l’antico rigorismo (scomunica
con messa al bando, specie per
matrimoni misti; foggia nel vestire) si mitigò sino a sparire.
Rimasero a lungo alcuni segni
esteriori, come la barba intorno
al collo (proprio come i vecchi
valdesi!), il cappello nero a larghe falde, la preferenza per i
colori scuri negli abiti, i capelli
delle donne raccolti e nascosti
sotto la cuffia nera.
Il nuovo confine franco-tedesco, risultato della sconfitta francese del 1871, separò i Mennoniti alsaziani da quelli francofoni;
i responsabili delle assemblee si
riunivano tra loro sempre più
raramente, e ciò portò ad un
sostanziale indebolimento dell’Anabattismo francese.
Ai nostri giorni
Dopo aver « toccato il fondo »
e rischiato di dissolversi, l’Anabattismo francese è in ripresa,
specie dopo la seconda guerra
mondiale. Sono nate nuove assemblee, si riscontrano simpatie tra i non anabattisti ed anche conversioni. Le assemblee
non sono più a prevalenza contadina, e si è tornati, in un certo senso, alle origini, potendo
ora contare anche sugli intellettuali e su ambienti urbani. I
Mennoniti iniziano a partecipare
anche alla vita civile; del resto
da tempo sono attivi nei sindacati agricoli.
Quest’estate, siamo voluti andare nel « principato di Salm »,
per vedere cosa restava della comunità mennonita dell’alta valle della Bruche, visitata alla metà del secolo scorso dal brillante giornalista (ma anche critico
d’arte, storico e folklorista) Alfred Michiels.
Non è stato facile rintracciare Salm (presso i ruderi del castello da cui iniziarono le fortune della famiglia che dette il
nome al principato) e Les Quelles (si pronuncia Lé Kuèl), minuscole frazioni del comune di
Labroque, tra Senones, la capitale deH'ex-principato, e Shirmeck, porta d’Alsazia.
Merita la visita turistica, nell’antico Stato, lo sbuffante tre
nino a vapore (20 km. all’ora!)
della valle del Ribodaux, ed il
laghetto montana di La Maix,
fuori dalle strade, incontaminato lapislazzulo nello scrigno della foresta di abeti.
A Les Quelles abbiamo trovato nella sua fattoria il simpatico patriarca mennonita Joseph
Dellembach (86 anni), e un altro
superstite dell’antica assemblea,
egli pure contadino, Joseph Bacher, geloso ma disponibile custode delle vecchie carte della
comunità, dei libri di preghiera
ed innari in tedesco, della brocca utilizzata p>er i battesimi, di
alcuni indumenti aviti. Sa dei
valdesi, e si è mostrato molto
interessato ad averne notizie.
Finitimo alla sua cascina, c’è
il cimitero privato dei Mennoniti .-fi Les Quelles, dove sono sepolti anche i più recenti loro defunti; una terza fattoria, quella
dei Neuhaser, da tre generazioni è dagli stessi proprietari
adibita ad albergo con annessa
distilleria (della regione sono rinomati il kirsch ed il distillato
di mirtilli).
Nella sovrastante borgatina di
Salm, vi sono le storiche fattorie, ma non ci sono più Mennoniti. Il ricordo della loro avventura terrena è affidato anche
ad un singolare cimitero « segreto », nascosto in un bosco cintato, dov’è una casa moderna
sempre chiusa, tra la strada dipartimentale ed un piccolo cam
da « Almanacco
anabattista »
(1831).
ping lungo una stradina confluente laterale.
Scavalcata la recinzione, dietro la villetta, tra gli abeti appaiono in una modesta radura
una quindicina di stele rusticamente tagliate, dalla strana forma e recanti, scolpito, un cuore.
Se l’assemblea di Salm e di
Les Quelles (che si riuniva per
ultimo nella cascina dei Bâcher)
è estinta, gli Anabattisti dell’alta Bruche continuano a radunarsi a Le Hang-Bourg Bruche,
poco distante.
L’assemblea è presieduta dal
pastore André Nussbaumer che,
con la signora, ci ha con molta
fraterna simpatia ricevuti nella
sua dimora a Molsheim (2, me
des Aubépines).
I Mennoniti di Francia sono
tuttora presenti anche nell’exprincipato di Montbéliard (nell’assemblea di colà persiste l’uso di
lavarsi reciprocamente i piedi,
quando nel culto due volte all’anno si amministra la santa
cena): e a Baccarat, Sarrebourg,
Strasburgo, Colmar, Neuf Brisach, Lunéville, Geisberg, Longww. Damev, Toul, Ligny-en-Barrois, ed in un’altra dozzina di
località quasi tutte dell’Est, ner
un totale di circa 3.(K)0 membri:
il dopnio rispetto al 1780: ma
nel 1850 erano più di 5.000. In
leggero aumento rispetto al 1950,
quand’erano 2.500.
Alcune assemblee isubblicano
ciclostilati per il culto (quella
di Le Hang - Bourg Bmche, Souviens-toi). Nel 1980 si sono fuse
l’Associazione anabattista alsaziana ed il « Gmppo » francofono, dando origine alla « Association des Eglises Evangéliques
Mennonites de France » (2) sotto
il cui patrocinio è ora Christ
seul, il mensile mennonita francese (ma ebbe a lungo anche un
supplemento in tedesco) che
esce dal 1907.
Nel 1984 si è tenuta a Strasburgo la Conferenza Mennonita Mondiale. Esiste pure una
«Association Française d’Histoire
Anabaptiste-Mennonite» (AFHAM,
segretario Claude Jérôme 1
Kroettengasse, F 67560 Rosheim),
editrice di un bollettino annuale. Buona è la collaborazione con
le altre Chiese evangeliche.
Destino di una
minoranza
I Mennoniti di Francia costituiscono un movimento estremamente minoritario, che pur ha
saputo « coniugarsi » al presen
te. Da secoli ha impostato tema
tiche oggi all'ordine del giorno,
quali il pacifismo, la non violenza, il vivere in armonia con la
natura, il testardo rifiuto aU’omcilogazione, la rigorosa separazione tra la Chiesa e lo Stato; per
questo ha un fascino, emana
un magnetismo discreto e tenace.
Scrive Bernard Keller: « Déjà,
certains se sont engagés en direction de ces points de repère.
Les uns mettent en question la
machine et le béton et cherchent
à retrouver l'accord entre la nature et l'homme; d’autres — ou
les mêmes — luttent pour que
l’individu, le numéro, soit une
personne, récupérant les dimensions de la solidarité: à travers
le temps, la vertical d'une tradition, dans l’épaisseur du monde d’aujourd’hui l’horizontale^
d’une communauté. Il y a aussi
le combat contre la violence et
il y a encore cette grande interrogation sur l’invisible, source
qu’on disait tarie, pour laquelle
on prend des risques, ou la route... Combat et risques qui sont
d’une minorité de vigoureux nageurs, mais ils sont suivis ^ par
la masse qui ressent les mêmes
appels et qui balbutie ses réponses à travers l’adhésion aux modes du moment» (3).
Tavo Burat
(1) Alfred Michiels, Les Anabaptistes des Vosges, Paris 1860. Ora in elegante nuova edizione (Jean Pierre
Gyss, Barembach-Shirmeck, 1980) con
puntuale e sapiente prefazione di
Jean Séguy. Sugli Anabattisti (Mennoniti) di Francia, cfr.:
— J. Séguy, Les Assemblées anabaptistes de France, La Haye-Paris,
Mouton et Cie, 1977,
— Les Anabaptistes Mennonites de
France, in « Saison d'Aisace », revue
trimestreile, n, 76, 1981, Librairie latra,
15 rue des Juifs, F-6701 Strasbourg Cedex e e. P. 364, F-75625 Paris Cedex
13 (93, rue Jeanne d'Arc) con saggi di J. Séguy, J, Rott et M. Lienhardt, C. Jérôme, M. Brignon, F. Raphaël, M.-T. et G. Fischer, G. Koch,
D, Varry, M. Durrive, J, Matas, B.
Keller,
— C. Matthi'od, R. Boigeol, flecherche Historiques sur les Anabaptistes.
Collection sur l'histoire du Protestantisme en France, éd. « Le phare », Flavion (Namur), Belgio,
(2) Indirizzo: 3, route de Grand- Charmont, F-25200 Montbéliard, dove si puà
richiedere anche Christ seul (spedito
su richiesta, offerta libera per abbonamento).
(3) Bernard Keller, Une fidélité qu*
dure, in « Saison d’Alsace », cit., PP151-152.