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Anno 115 - N. 40
5 ottobre 1979 - L. 300
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1® Gruppo bis/70
ARCHIVIO TAVOLA VALDESE
10066 TORRE PELLICE
delie valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
_________VALUTARE IL PASSATO E COSTRUIRE IL PRESENTE
Laici, parte tuttora dimenticata
Per la ripresa della Scuola Domenicale
I ministeri
Riprendendo il discorso degli anni ’60 è necessario dare alla nascente spinta evangelistica l’indispensabile contesto di rinnovamento
come vocazione
Il « silenzio dei laici » che soprattutto per parte valdese ha
caratterizzato l'ultimo sinodo —
e che è stato denunciato sul nostro giornale in diversi interventi — è un fatto che non può essere valutato solo in relazione ad
alcune strutture del sistema sinodale che possono essere migliorate e di cui abbiamo parlato
due settimane fa. Esso è indizio, a livello sinodale, di un malessere ben più profondo e generale emerso più o meno chiaramente anche negli interventi che
si sono susseguiti sul nostro giornale: un malessere complesso,
fatto di dimissione laica, di clericalismo pastorale e di mentalità parrocchiale, da cui consegue come un’anemia nel corpo
della chiesa, un impoverimento
delle potenzialità di doni, di ministeri e quindi di azione efficace
della chiesa locale.
La denuncia di questo malessere non è un discorso nuovo. E’
il discorso che negli anni '60
nella Chiesa valdese è stato portato avanti dalla Commissione
Permanente Ministeri (CPM) senza per altro raggiungere uno
sbocco operativo rilevante. Poiché non tutti hanno vissuto quel
periodo e non tutti quelli che
l’hanno vissuto si sono accorti
di quel discorso, credo valga la
pena di ricordarne le grandi linee.
Una proposta
di rinnovamento
La CPM risultò dalla graduale
trasformazione della Commissione che fino al ’58 si era occupata
della preparazione degli anziani
evangelisti, che nel ’59 assunse
anche la ricerca sui ministeri
femminili e che a partire dal ’60
si occupò della tematica generale dei ministeri nella chiesa.
Composta di 10-15 membri nominati annualmente dalla Tavola,
la CPM organizzò ad Agape un
Centro di preparazione per i ministeri che tenne corsi ner alcuni
anni, curò la pubblicazione di alcuni opuscoli e libri e si espresse
soprattutto nella rivista Diakonia, trimestrale, che iniziò le pubblicazioni nell’estate del ’60.
Il lavoro della CPM fu essenzialmente teorico e può essere
distinto in tre filoni principali
strettamente connessi in un discorso generale organico.
a) La riscoperta del laicato
— « parte dimenticata » della
chiesa, per usare il titolo di un
libro del teologo laico H. Kraemer pubblicato in quegli anni —
nel quadro di una teologia del
sacerdozio universale di tutti _i
credenti e della pluralità dei ministeri corrispondente alla pluralità dei doni dello Spirito.
b) Il ripensamento del pastorato nel quadro della pluralità dei ministeri da un lato per
purificarlo da incrostazioni clericali non indifferenti e dall’al
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Fate conoscere questa possibilità ad
amici e conoscenti.
tro per restituirlo al suo ruolo
specifico nella chiesa.
c) La critica di una concezione della chiesa introversa, fine a
se stessa, autocratica (espressione così spesso di una chiesa in
cui le forze laiche sono « congelate » e il pastore è tuttofare) in
vista di una chiesa estroversa,
multiforme, articolata (resa tale
da un radicale rinnovamento della mentalità dei membri e dalla
costituzione di « strutture missionarie della comunità »).
Il discorso che la CPM portava avanti era strettamente collegato con le ricerche più avanzate condotte in questo campo dal
CEC, in particolare dal suo Dipartimento di Studi sulTEvangelizzazione, e — in un campo a
noi molto vicino — dalla Chiesa
Riformata francese, in particolare in un ambito che faceva capo alla Facoltà di teologia di
Montpellier.
Un discorso
ignorato
Giorgio Tourn, nel suo libro
Una chiesa in analisi, citando un
paio di pubblicazioni della CPM
le definisce « entrambe passate
del tutto inosservate nel nostro
ambiente ». Così fu in fondo per
Finterò lavoro della CPM: per
alcuni anni appassionò una cerchia piuttosto ristretta di pastori e laici e poi parve esaurirsi
prima ancora che la chiesa fosse
investita dalle scosse del terremoto del ’68 e la tematica del
rinnovamento sociale e politico
sommergesse quella più ristretta
del rinnovamento ecclesiologico.
Mi pare che le ragioni di questo « esaurimento » siano state
essenzialmente due.
1. Il discorso della CPM non è
mai riuscito ad andare al di là
della sensibilizzazione di una
cerchia ristretta di persone nella nostra chiesa. Da un lato alla
sensibilizzazione non ha fatto seguito una prassi, uno sbocco
operativo rilevante; dall’altra —
e di conseguenza — la cerchia
ristretta non si è mai allargata a
strati rilevanti della chiesa. Il
discorso si è quindi esaurito nella propria teoria incapace di produrre una prassi e di verificarsi
in essa.
2. A questo limite soggettivo fa
tuttavia riscontro un ostacolo
più oggettivo. Si sa che — soprattutto nella chiesa — raramente le nuove idee conquistano
terreno rapidamente. Forse esisteva la possibilità di uno sviluppo successivo di questo discorso
nella chiesa. Ma questa possibilità — seppur esisteva — si scontrò con la chiusura a riccio con
cui le nostre comunità — e la
chiesa nel suo insieme — reagirono alle contestazioni del ’68.
Col Sinodo del ’68 — a partire
dal quale tra l’altro scompare
Franco Giampiccoli
(continua a pag. 8)
Romani 12: 4-8
C'è da chiedersi, anche quando le nostre chiese funzionano,
se veramente esse riflettano lo
spirito dell’evangelo proprio nelle loro strutture di funzionamento. La verifica che questa domanda induce è essenziale non
solo per il buon andamento del
lavoro ecclesiastico, ma soprattutto perché la vita delle chiese
sia una testimonianza autentica.
Il modello
anglosassone
Si sa che le chiese nelle quali
operiamo emergono di fatto dall'evangelizzazione risvegliata dell’ottocento (vedasi il documento
« ... sulla situazione delle chiese
battiste, metodiste e valdesi in
Italia» pp. 6-11). Non è pertanto
casuale che esse riflettano un
modello di chiesa sostanzialmente anglosassone.
Secondo questo schema, se si
prescinde dal culto domenicale,
le varie attività della chiesa sono
organizzate e articolate in base
alle « fasce d’interesse » (ma nelle chiese americane oggi si tende a creare attività per fasce sociologiche) Vi sono i fanciulli, e
per essi si organizza la scuola
domenicale e, per i valdesi, il catechismo. Vi sono le donne, e per
esse si creano i gruppi femmi
_______ ETIOPIA: LA CHIESA EVANGELICA MEKANE YESU
Una chiesa sotto la croce
Due settimane fa abbiamo
parlato del rapimento del pastore evangelico Gudina Tumsa, segretario generale della Chiesa
etiopica Mekane Yesu. Diamo
ora alcune notizie riportate dal
settimanale francese « Réforme »
su questa chiesa luterana nel
quadro della situazione delle altre chiese protestanti in Etiopia.
Secondo fonti attendibili, le
autorità etiopiche hanno assunto negli ultimi mesi atteggiamenti molto duri nei confronti dei
cristiani protestanti etiopici. Sebbene la linea ufficiale del governo riconosca la libertà religiosa,
molti credenti vengono imprigionati, parecchie chiese sono state
chiuse e si cerca di impedire la
partecipazione ai culti con intimidazioni di ogni genere. Particolarmente le chiese pentecostali, ma in genere tutte le chiese
protestanti, hanno subito soprusi e non sono riconosciute dal
governo rivoluzionario come
« Chiese tradizionali ». Solo la
religione islamica e quella ortodossa sono riconosciute come
religioni indigene. Le chiese protestanti vengono considerate non
conformiste perché permettono
soprattutto ai giovani di manifestare le loro opinioni apertamente. Alcuni di essi sono stati
per questo arrestati, portati in
centri di rieducazione e successivamente avvertiti di non seguire la linea delle chiese protestanti che si servono della religione per mascherare cospirazioni reazionarie e una cultura
falsa e velenosa.
Acquista quindi una grande
importanza l’invito che le Chiese evangeliche della Germania
democratica, della Polonia e delrUngheria hanno rivolto alla loro consorella etiopica, una chiesa molto attiva che negli ultimi
20 anni è passata da 20.000 a
500.000 membri.
La delegazione della Chiesa
Mekane Yesu inviata nei tre paesi ha potuto informarsi e rendersi conto di come vivono le chiese protestanti nei paesi socialisti.
« Abbiamo visto come la parola di Dio viene annunciata con
insistenza e abbiamo capito l’importanza della preghiera. In questi ultimi anni abbiamo vissuto
in una società che assomiglia
alla vostra ». ha detto in Sassonia il resnonsabile della Chiesa
Mekane Yesu, « e capirete certamente cosa vuol dire parlare di
Gesù Cristo in questo tipo di società ». La chiesa luterana etiopica cerca anch’essa di avere una
solidarietà costruttiva e critica
verso il governo ma, come dichiarò un delegato nel corso di
un seminario organizzato sul tema « Cristianesimo e società »
dalla chiesa luterana tedesca,
« come cristiano non posso accettare il nostro Stato socialista
se non capisco cosa significa socialismo e marxismo. I cristiani
si informeranno su come le chiese operano nei paesi socialisti,
in che modo si occupano dei
bambini e dei giovani, come sono
scelti i responsabili della chiesa
e come possono esercitare la loro vocazione missionaria. Ci ave
vano detto in Etiopia che nei
paesi socialisti europei non esistevano più chiese cristiane e
che i credenti non potevano mai
ritrovarsi. E’ quindi con grande .
gioia che abbiamo constatato
come invece in questi tre paesi
ci siano non solo delle chiese
forti, ma dei credenti pronti a
testimoniare l’Evangelo. Abbiamo visto i giovani che si riuniscono e decidono se partecipare
o no a riunioni e una chiesa vivente. Ora che siamo bene informati potremo rispondere alle
menzogne che vengono propagandate nel nostro paese».
Il rapimento del pastore Tumsa è avvenuto appena un mese
dopo il ritorno di questa delegazione, venuta per studiare la
vita delle chiese nell’Europa socialista. Vi sia o meno connessione con questo fatto, sembra che
il comitato governativo incaricato per le questioni religiose abbia deciso di reprimere le chiese che hanno protestato contro
gli eccessi che hanno accompagnato l’instaurazione del socialismo in Etiopia.
Sembra anche che i cristiani
protestanti siano trattati in modo diverso; quelli che soffrono
di più sono i pentecostali e i
piccoli gruppi perché molti dei
loro membri sono in prigione, le
loro chiese sono state chiuse e
devono sopportare imposizioni
da parte del governo come l’aumento del 1000% sull’affitto dei
locali che occupano... un mezzo
come un altro per disorganizzare la vita delle chiese. M- M.
nili. Vi sono i giovani, e per loro
si fa il gruppo giovanile. Vi è chi
ama cantare, e allora si crea il
gruppo corale. Vi è chi s’interessa al teatro, e allora si fa la filodrammatica. Vi è da arnministrare la chiesa, e allora si costituisce il consiglio di chiesa o il
concistoro. E così di seguito per
tutte le altre attività che si vogliono svolgere.
Se queste sono le cose da fare,
allora ci si dà dattorno per trovare i vari responsabili. Tale ricerca è compito talora del consiglio, talora del pastore o di ambedue. Ma quello che più mi preme sottolineare è che essa è
spesso faticosa e qualche volta
penosa. Le persone devono essere scovate, convinte, supplicate
spesso si scopre che sono o quelle che già sono impegnate in più
di un settore o sono quelle che^
non possono dire di no perché
hanno un po’ di tempo libero.
In questa visuale, dunque, si
parte dal bisogno e si arriva a
« impegnare » la gente. Questo
modo di procedere è anomalo!
Vediamo perché.
E’ questione
di vocazione
La lettura di Romani che viene
proposta è oltremodo istruttiva
(si confronti anche 1 Cor. 12 ed
Ef. 4: 11-13, ed altri) Da essa
emerge subito un punto chiarissimo: i ministeri sono esercitati
in base al dono dello Spirito o
alla vocazione di Cristo. Essi sono sì per l’utile comune e per
l’edificazione sia della chiesa sia
dei singoli, ma l'origine e il motivo della loro esistenza è il Signore.
Sotto il profilo soggettivo, dunque, ogni persona che sia consapevole di avere una vocazione
è tenuta a manifestarla e deve
avere spazio sufficiente nella
chiesa per esercitarla. Ciò significa che un monitore, ad esempio, deve rendersi conto che risponde in primo luogo al Signore e che, pertanto, non può lavorare all’insegnamento biblico
o alla catechesi a tempo perso o
solo perché non ci sono altri che
10 fanno, né deve concepire tale
servizio come un lavoro temporaneo finché non si trovi un altro cireneo.
Se è questione di vocazione, allora si lavora finché tale
vocazione è viva e fintanto che si
verifica che il suo esercizio è utile alla chiesa e ai singoli. Immaginiamo che succederebbe alle_
nostre chiese o alla Facoltà di
teologia se la vocazione pastorale e quella dottrinale fossero
esercitate in modo episodico come spesso lo sono le altre. Se è
11 Signore che ci impegna, il nostro servizio non può essere funzione del tempo libero o della disponibilità personale, ma l’uno e
l’altra devono diventare funzione della vocazione.
Sotto il profilo oggettivo, d’altra parte, la chiesa locale in prima istanza e poi la chiesa in generale devono essere attente al
Paolo Spanu
(Meditazione tenuta al Convegno monitori dell’8-9 settembre a
Meana di Susa — Il discorso ovviamente non riguarda solo il
ministero dei monitori. N.d.r.).
(continua a pag. 8)
2
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cU'C'tf
5 ottobre 1979
ECHI DEL SINODO
OPCEMI: una nuova sigla
suH’orizzonte sinodale
Con il compimento del processo di integrazione fra le chiese
valdesi e le chiese metodiste ima
nuova sigla è spuntata sull’orizzonte sinodale: OPCEMI. Forse
non tutti i lettori sono esattamente informati su cosa questa
sigla significhi e su quali siano
1 compiti dell’ente che viene così
indicato.
OPCEMI sta per «Opera per
le Chiese Evangeliche Metodiste
in Italia» e non, come erroneamente pubblicato sul numero
de ”La Luce” che dava notizia
del risultato delle elezioni sinodali, Opera per la « Chiesa Evangelica Metodista». Infatti con la
conclusione del processo di integrazione le Chiese Metodiste
che sono in Italia non costituiscono più un corpo ecclesiastico
separato da quelle valdesi, ma
insieme a queste formano un
unico corpo che, come dice l’art.
4 del patto di integrazione, viene indicato con il nome di «Chiesa Evangelica Valdese », specificandosi che tale nome esprime
1’« unione delle chiese metodiste
e valdesi » ai fini dei rapporti
con le altre chiese, le altre confessioni religiose e lo stato. Questo unico corpo manifesta la
sua unità di fede e di disciplina
in un’unica assemblea: il Sinodo
delle Chiese Valdesi e Metodiste.
La Conferenza, che era il màssimo organo della Chiesa Evangelica Metodista, continua dunque non neU’OPCEMI, ma nel
sinodo unico, così come il Comitato Permanente, che era l’esecutivo della Conferenza, nelle
sue attribuzioni di amministrazione non patrimoniale delle
chiese locali metodiste continua
nella Tavola Valdese, nella quale è assicurata da apposita norma la rappresentanza metodi
sta.
Chiarito in tal modo che cosa
TOPCEMI non è, vediamo di
spiegare che cosa invece essa
sia in realtà.
« Ministero
delle finanze »
Dal pimto di vista ’’esterno”
al nostro comune ordinamento
TOPCEMI è la trasformazione
del preesistente ente « Chiesa
Evangelica Metodista d’Italia »
(CEMI), dotato di personalità
giuridica privata nell’ambito del
diritto dello stato, per riconoscimento ottenuto con decreto
del Presidente della Repubblica
che lo ha eretto, come si suol
dire, in ’’ente morale”. Solo sotto questo profilo la CEMI continua nelTOPCEMI.
Dal punto di vista ’’interno”
al nostro ordinamento infatti
TOPCEMI è un istituto che opera nell’ambito della chiesa con
compiti specifici, al quale è preposta una Commissione sinodale
amministrativa che conserva il
nome di Comitato Permanente,
ma del vecchio comitato ha soltanto alcune attribuzioni. Il Comitato Permanente, come le altre commissioni sinodali amministrative (che sono attualmente la CIOV ed il Consiglio
della Facoltà di Teologia), è eletto dal Sinodo ed a questo risponde annualmente del proprio operato, in base alla relazione della commissione d’esame.
Vediamo adesso quali sono i
compiti delTOPCEMI. L’OPCEMI
è innanzi tutto intestataria del
patrimonio immobiliare delle
chiese metodiste e questo patrimonio è tenuta ad amministrare in via ordinaria ed in via
IV CIRCUITO
La cosa si fa interessante
«Mi dispiace andarmene ora
che la cosa si fa interessante ».
Questo commento di un membro del Consiglio di circuito uscente può sintetizzare l’impressione dei membri dell’Assemblea
che si è tenuta a Torino il 22
settembre dedicata essenzialmente allo studio del documento
sull’evangelizzazione che la Tavola ha fatto pervenire alle chiese e ai circuiti. Un documento
da tutti giudicato estremamente
stimolante e utile per impostare
iniziative evangelistiche locali e
di zona. Al termine della discussione l’assemblea ha chiesto alle
chiese del circuito di costituire
in ogni comunità gruppi di lavoro che individuino le possibilità
di azioni evangelistiche locali e
esprimano necessità, richieste,
prospettive per interventi allar
Franco Giampiccoli
Noi donne evangeliche
di fronte agli anni '80
La preparazione del futuro congresso
FDEI il 26-27 aprile 1980 ad Ariccia è
stato l'argomento essenziale del Consiglio FDEI che ha avuto luogo ad Ecumene Il 15-16 settembre. Il tema, in
rapporto ai nostri impegni e alla nostra testimonianza di donne evangeliche nella società italiana odierna, viene articolato in vari studi preparatori
che prossimamente saranno diffusi nei
gruppi femminili: Una visione della donna attraverso l’Antico e il Nuovo Testamento (Fernanda Comba); Il lavoro
in Italia (Doriana Giudici); il movimento femminista (Gianna Urizio); I diritti
umani, per quello che concerne l’ordine pubblico in Italia (Tullio Vinay);
straordinaria (vendite, acquisti,
trasformazioni e simili) nell’interesse delle dette chiese ed in
vista del loro compito di predicazione, di testimonianza e di
gati al circuito. Questi gruppi
riferiranno ad un convegno delle
chiese del circuito che è stato
indetto per domenica 13 gennaio
a Torino.
L’assemblea ha inoltre passato
in rassegna gli atti sinodali che
riguardano direttamente le chiese e i circuiti soffermandosi particolarmente su Claudiana, EcoLuce, predicatori locali, il documento battisti-metodisti-valdesi.
Al termine della riunione, che
ha occupato i circa 25 partecipanti dalla mattina a metà del pomeriggio, è stato eletto un Consiglio di circuito quasi totalmente rinnovato: Luca Zarotti, sovrintendente; Carlo Monaya,
Lietta Pascal, Celestino Bagatella, Giulia D’Ursi, membri.
servizio.
In secondo luogo TOPCEMI
continua a raccogliere nelle chiese metodiste le contribuzioni al
Fondo Ministero, per il mantenimento del servizio pastorale,
ed al Fondo Pensioni, per i mij
nistri emeriti e i superstiti dei
ministri (questi due fondi sono
il parallelo della Cassa Culto per
le chiese valdesi). A sua volta
TOPCEMI versa alla Tavola un
contributo annuale che copra le
spese del servizio pastorale assicurato alle chiese metodiste
(stipendi dei ministri adibiti alla cura di queste chiese; viaggi;
fitti passivi ecc.). Con l’integrazione infatti il ruolo pastorale è
divenuto unico ed è tenuto dalla
Tavola, la quale provvede alla
destinazione dei pastori non solo alle chiese valdesi, come per
il passato, ma anche alle chiese
metodiste, con il rispetto delle
modalità stabilite nel regolamento autonomo predisposto per dette chiese. Questo meccanismo
comporta la necessità di un previo accordo tra la Tavola e TOPCEMI per definire quello che
potremmo chiamare T« organico
pastorale » normale delle chiese
metodiste, in modo che la Tavola
sappia quanti posti pastorali deve coprire ed a sua volta TOPCEMI sappia a quale contributo
sarà chiamata a far fronte anno
dopo anno. Di fronte a particolari iniziative di tipo evangelistico che siano sostenute dalla Tavola e che interessino chiese vaidesi e chiese metodiste insieme, il
che dovrebbe diventare frequente se la spinta partita dall’ultimo sinodo per una ripresa dell’evangelizzazione sarà raccolta,
TOPCEMI sarà cointeressata per
l’aspetto finanziario di tali iniziative.
I compiti che abbiamo descritti fin qui ci consentono dunque
di definire TOPCEMI come una
specie di « ministero delle finanze » delle chiese metodiste nell’ambito dell’integrazione.
Perché questa strada
mo il dovere morale di rispettare la destinazione di quella parte del patrimonio delle chiese
metodiste che proviene da fratelli metodisti inglesi e americani, i quali lo hanno costituito
per servire alTopiera di queste
chiese e non di altre. Il secondo
è che sembra giusto che il «denaro » metodista serva per opera metodista, ovvero per qualsiasi altra opera evangelica, ma
per decisione metodista. Il terzo è che i metodisti devono sentire la responsabilità di sostenere interamente anche dal punto
di vista finanziario l’opera delle
loro chiese, come hanno fatto
fino all’integrazione. Il quarto è
infine che dobbiamo muoverci
verso un maggiore decentramento amministrativo che liberi il
più possibile la Tavola da compiti diretti di gestione, per consentirle di svolgere meglio il
suo compito di tutela, sovrintendenza e controllo sugli enti, istituti ed opere che agiscono nell’ambito dell’ordinamento valdese, in vista di un loro armonico
servizio alia chiesa ed al mondo:
TOPCEMI realizza questo decentramento amministrativo per un
settore di attività, quello delle
chiese metodiste; se questo ente
patrimoniale non fosse stato previsto, sarebbe necessariamente
ricaduto sulla Tavola il peso di
una amministrazione non indifferente in aggiunta alle molte incombenze alle quali già deve
far fronte.
« Ministero
degli esteri »
Perché si è scelta questa strada, che a taluni potrà sembrare
un poco complicata, e non si è
proceduto ad una fusione patrimoniale e ad una unificazione
contributiva?
Innanzi tutto è indubbio che
il sistema adottato è più congeniale ad una unione di chiese per
integrazione, e non per fusione
o per assorbimento, quale è l’unione che abbiamo realizzato.
Ma a parte questa ragione di
principio, ci sono almeno quattro buoni motivi pratici che giustificano e spiegano la soluzione
adottata. Il primo è che aveva
Abbiamo detto che TOPCEMI
è un po’ come un ministero delle finanze per le chiese metodiste. Oltre questo è anche, per
usare un’immagine analoga, il
« ministero degli esteri » di tali
chiese per quel che attiene ai
rapporti ecumenici. L’OPCEMI
infatti curerà la rappresentanza delle chiese metodiste italiane
presso il Consiglio Ecumenico,
la Conferenza delle Chiese Europee, il Consiglio Mondiale Metodista, la Conferenza Metodista
di Gran Bretagna, nonché i rapporti con la Federazione delle
Chiese Evangeliche in Italia.
Questa distinzione delle chiese
metodiste da quelle valdesi nella
rappresentanza in sede ecumenica è la necessaria conseguenza
di uno dei principi fondamentali dell’integrazione, e cioè della
conservazione della identità denominazionale delle chiese metodiste, come di quelle valdesi,
nell’ambito dell’unico corpo ecclesiastico che esse sono venute
a costituire.
Concludendo possiamo affermare che se TOPCEMI non è
certo uno dei cardini dell’integrazione, che restano, da un lato,
la chiesa locale come elemento
ecclesiologico primario che conserva la propria denominazione
originaria, il proprio carattere
costitutivo ed una propria specifica regolamentazione, e dall’altro, l’unico sinodo in cui queste chiese manifestano la loro
unità di fede e di disciplina, è
purtuttavia imo strumento importante per dar corpo sul piano operativo e negli specifici
settori che abbiam visto, a questi principi sui quali si è fondata la nostra unione.
Franco Becchino
Dalle chiese
NOTIZIE FDEI
MILANO
Quale ecumenismo; quello ufficiale
(Valeria Sbaffi), o quello delle Comunità di base (Franca Mazzarella).
Per le isolate, od i gruppi nuovi, che
non appartengono ai movimenti denominazionali e che sono interessati a
questi studi, li possono richiedere a
FDEI, Via Firenze 38, Roma 00184.
Inoltre, in questo primo congresso
di verifica del lavoro FDEI appena iniziato, si desidererebbe entrare in contatto con altre donne evangeliche, le
quali possono chiedere informazioni, o
iscriversi per il congresso, allo stesso
indirizzo.
Marie France Coisson
Durante il culto tenutosi in
Torre Pellice il 5 settembre, in
occasione dei funerali di Nella
Coisson, membro della chiesa di
Milano, ma molto conosciuta
nell’ambito più vasto di tutta
la nostra chiesa, il pastore Giorgio Tourn ha concluso ringraziando da parte dei familiari le
sorelle e i fratelli di chiesa che
hanno cercato con la loro assistenza di rendere meno duri gli
ultimi mesi della sua malattia.
Ebbene, i membri della chiesa
di Milano presenti al culto hanno immediatamente sentito in
piena coscienza che ben poco era
stato fatto da parte loro per
IS'ella Coisson di fronte a quanto era sempre stato da lei dato
alla chiesa, cui era legata da un
profondo affetto, da un .impegno serio e appassionato, talvolta critico e polemico, ma sempre sulla base di un autentico
Cambio di indirizzi
PESSIMO TAGLIO
Caro pastore,
poiché durante le vacanze mi si sono accumulati diversi numeri de » la
Luce » che avevo scorso superficialmente, leggo solo ora la mia corrispondenza da Venezia e Mestre sui n. 31
e 32 del 3 e 10 agosto.
Oltre ad alcune notizie mancanti o
mutilate, ce n’è una talmente modificata da risultare sostanzialmente inesatta. Dove infatti avevo scritto: « ...ci
siamo rallegrati con i coniugi Bogoni,
che sono diventati nonni, augurando
ogni bene alla piccola Silvia e ai genitori », si legge invece ■ Abbiamo avuto... il battesimo della piccola Silvia Bogoni... »; notizia che contiene
due errori, giacché il cognome della
piccola, sia pure non precisato nella
mia corrispondenza, non è Bogoni ma
Ceolin, e perché non è stato celebrato alcun battesimo. Mi pareva chiaro
che la frase non intendeva essere la
relazione di un « atto liturgico », ma
semplicemente un fraterno rallegrarsi
con dei fratelli per un lieto avvenimento in famiglia.
Mi rendo conto che per motivi di
spazio può presentarsi la necessità
di riassumere le notizie, purché però
non ne venga travisato il senso.
Vorrei d’altra parte osservare, mentre si parla di aumentare su “ La Luce » lo spazio destinato alla cronaca
delle Valli, che anche le altre comunità sentono la necessità di un certo
spazio per la loro cronaca.
Roberta Colonna Romano, Mestre
Ringraziamo la nostra corrispondente per la comprensione relativa ai
tagli che lo spazio ci impone e ci scusiamo per la pessima qualità del taglio
in questione.
FAME E PAURA
In merito agli ultimi interventi sul
Vietnam pubblicati dall’Eco-Luce (Vinay. Cornisi)^ un lettore scrive:
spirito evangelico e di una sincera professione di fede che sono stati il fondamento della sua
vita.
La comunità di Milano sentirà
profondamente il vuoto da lei
lasciato, anche per la simpatia
umana che era capace di trasmettere, ma ritroverà presente
in ogni campo della sua attività
il contributo del suo pensiero
sempre attento e vigile, perché
la chiesa evangelica valdese sia
fedele al Signore, coraggiosa nel
suo impegno di rinnovamento,
concretamente sensibile ai problemi del prossimo.
Comunichiamo i nuovi indirizzi di
Pastori recentemente trasferiti:
— Aurelio e Èva SBAFFI - via Firenze, 38 - 00184 ROMA;
— Aldo e Fernanda COMBA - rue de
Vermont, 6 bis - CH 1202 GENÈVE.
(...) Come è possibile, disconoscere la situazione disperata di un quaisiasi paese ohe esca da una guerra
di circa 40 anni?!
NeH’art. di Vinay non si paria « né
di prostitute né di fannulioni », ma di
gente ohe scappa soprattutto per fame.
Perciò, giustamente, si ribadisce come
la soluzione migliore ed unica sia quella di aiutare il paese a svilupparsi
economicamente. Cosa che da solo non
può fare in maniera sufficiente, per
motivi elementari.
D’altra parte, i profughi che scappano non scappano solo per fame, ma
diversi perché non vogliono andare a
fare i contadini (risorsa indispensabile
e primaria perché ii Vietnam possa risollevarsi un po’), altri perché sono
fiiocinesi o ex-ufficiali del passato governo. Altri ancora (spinti anche da
una certa propaganda) scappano con
l’illusione di trovare del meglio altrove.
Quante volte, purtroppo, da noi (nella nostra civile e cristiana società) si
è pronti a rifiutare l’aiuto a qualcuno
di « cattiva reputazione ».
Una simile cosa credo avvenga nel
Vietnam. È un fatto increscioso e poco
umano, che non dovrebbe accadere, È
però, ripeto, un fatto che non succede
solo nel Vietnam, ma in tutto il mondo: gli ex-assassini di Thieu cioè non
trovano posti di lavoro! Probabilmente,
la gente ha ancora paura di loro, si
ricorda ancora delle loro torture, delle
loro « prigioni ».
Non è giustificabile la loro paura e
il loro (forse) astio, ma comprensibile.
D’altra parte, la situazione generale è
precaria e quindi la disoccupazione
più sentita e sofferta che da noi. Da
qui, la fuga.
Non si può comunque condannare
un popolo se non si analizza la sua
situazione politica, economica, sociale
e anche psicologica.
Fare queste analisi, d’altra parte, non
significa lasciare i profughi morire.
Giustamente, noi siamo chiamati ad
aiutare il nostro prossimo senza guardare prima una sua qualche etichetta:
noi siamo chiamati ad essere sempre
ed in ogni luogo i <• buoni samaritani »
deila parabola.
Così come noi non dimentichiamo il
ventennio fascista, a mio parere molto
meno grave del periodo di Van Thieu,
nello stesso modo non ci è permesso
di canceilare con una spugna il passato regime di Saigon.
Aiutiamo, dunque, coloro che si trovano oggi in difficoltà senza catalogarli con etichette e senza critiche inopportune e soggettive, ma non abbandoniamo il Vietnam al suo destino di
paese povero e lacerato.
Nino Gullotta, Pachino
3
5 ottobre 1979
IL PAPA NEGLI STATI UNITI
COSA DICONO DI NOI I GIORNALI
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Religione e denaro pubblico un rilancio dei sacro?
Un viaggio così mai nessun
papa l’aveva fatto. Questo viaggio
in America, dopo la tappa di tre
giorni in un’Irlanda in stato di
assedio (è ancora fresco il ricordo dell’assassinio di Lord Mountbatten e della strage dei diciotto militari di Warrenpoint compiuti dall’Ira cattolica), acquista
un inevitabile significato politico
se non altro per le diverse interpretazioni che ne sono state
date. Un viaggio all’interno di
due cattolicesimi diversi: quello
irlandese che fa tutt’uno con il
sentimento nazionalistico e quello americano, profondamente in
crisi, combattuto tra l’osservanza alle tradizioni romane e le
conquiste civili della società americana. Dati recenti confermano, in America, la tendenza
a non accettare supinamente la
autorità romana sulla questione
della ordinazione sacerdotale
delle donne, sul celibato dei preti, sul divorzio, sulla « pillola ».
L’« Humanae vitae » di Paolo VI,
in America è respinta dall’80%
dei preti e molti divorziati accedono ai sacramenti.
Dal crescente consenso, alimentato dai mass-media, che fa da
sfondo, in questi giorni, al viaggio papale, trapelano alcuni interrogativi.
In Irlanda: come sarà accolto
negli ambienti cattolici il discorso del papa che ha rifiutato la
contrapposizione religiosa cattolici-protestanti come schema
interpretativo dei guai dell’Irlanda, invitando a ricercare le
motivazioni più profonde e reali
della guerra civile? In America:
riuscirà il papa a ricondurre sui
binari della tradizione romana
un cattolicesimo sempre più in
crisi, sempre più « anglicano » in
cui le continue defezioni hanno
ridotto, in tutti gli Stati, a 15
mila la schiera dei seminaristi?
Ma dietro alle attese e al consenso ci sono alcune ombre e,
particolarmente in America, si è
fatta strada un’opposizione dichiarata al viaggio del pontefice; opposizione che in Italia ha
trovato poco spazio sugli organi
d’informazione. Lo dimostra l’e
sempio dell’ordine dei paulisti
polacchi americani, la cui organizzazione fondata, in Polonia,
seicento anni fa, è profondamente radicata negli USA. Questa
congregazione, vedi «Le Monde»
del 13.9, secondo indagini compiute dallo stesso Vaticano (si
è arrivati sino ad installare microspie a Roma e in Polonia)
avrebbe investito i soldi dei fedeli in diverse imprese commerciali americane. Inoltre, l’inchiesta rivela che l’ordine pauliniano avrebbe sperperato, attraverso «la vita immorale e caotica
di molti suoi membri », i 20 milioni di dollari accumulati dagli
ingenui fedeli. L’inchiesta terminava con la richiesta di destituzione del vicario generale dell’ordine in America, padre Michael
Zembrzuski. Ma questa decisione, approvata da Paolo VI, Che
nel 1974 aveva promosso l’inchiesta, è stata annullata da Giovanni Paolo II. Polacco non morde
polacco?
Altra questione: chi finanzierà
in America il viaggio del pontefice? Il Washington Post ha scritto che su un milione e novecentomila dollari (tale è il costo
della visita solo a Washington),
un milione e mezzo sarà prelevato dal pubblico denaro. L’arcivescovo dovrà trovare i restanti
400.000 dollari. A New-York, con
l’approvazione del Vaticano, si
venderanno a 10 dollari l’una le
registrazioni di messe cantate
da Giovanni-Paolo II e a seconda dei suoi spostamenti si potrà
avere la registrazione in spagnolo, inglese o polacco.
L’autorevole «The Guardian»
di giovedì 20 settembre, in una
corrispondenza da Washington,
enumera una serie di azioni legali intraprese in America contro la visita del papa. Le azioni
si rifanno sostanzialmente ad un
solo punto: l’uso del denaro pubblico per fini religiosi è in contrasto con la separazione sancita dalla Costituzione tra chiesa e
stato.
Le proteste sono cominciate a
Filadelfia, dove, guarda caso,
già nel lontano 1791 si dichiarò
/echi dal mondo cristiano!
a cura di BRUNO BELLION
Costituito il Consiglio
delle chiese
evangeliche
di Catalegna
Le chiese evangeliche di Catalogna, dopo un lungo periodo
di consultazioni che ha permesso di ottenere un largo consenso e di mettere a punto lo statuto, si sono riunite in un Consiglio delle chiese evangeliche di
Catalogna.
La struttura di questo organismo sottolinea fortemente l’indipendenza delle chiese locali come elemento portante. Con questo Consiglio le chiese protestanti catalane hanno voluto «rispondere alla responsabilità di esprimere la loro unità cristiana nel
quadro della situazione sociopolitica attuale del loro paese ».
Lo statuto prevede la possibilità di sviluppare ogni iniziativa tendente al consolidamento
dell’opera evangelica, alla difesa
dei diritti per una piena libertà
religiosa e la rappresentanza in
comune delle chiese e degli altri
organismi evangelici di fronte
alle autorità pubbliche, nonché
un mezzo di comunicazione importante.
Non vuol essere, di fronte alle altre chiese spagnole, un momento di nazionalismo, ma la
conseguenza logica (è specificato
nel comunicato di presentazione
del Consiglio) delle circostanze
in cui la realtà geopolitica catalana ha una parte non di secondo
piano e la chiesa è chiamata ad
essere presente «come popolo di
Dio qui ed ora».
che mai il Congresso avrebbe
emanato leggi che in qualche
modo potessero favorire lo stabilimento di una religione. L’enorme piattaforma costruita a
Filadelfia, con i fondi municipali,
nella Piazza Logan, da cui il papa s’indirizzerà alle folle, sarà
oggetto di una causa giudiziaria
(che inizierà tre giorni dopo la
partenza del pontefice) promossa dal sindacato delle « libertà
civili » che lotta contro « l’uso
di pubblico denaro per fini religiosi ». Altre denuncie, che secondo la legge americana costituiscono il papa imputato («defendant »), sono state depositate, sia a Boston sia a Washington
per impedire al capo dei cattolici di dire messa sul terreno di
proprietà governativa.
A Washington, dove si prevede
la massima affluenza, la denuncia è partita da Madalyn Murray O’Hair la stessa che, in seguito ad un’azione legale è riuscita a fare decretare, dalla Corte Suprema, l’incostituzionalità
della preghiera a scuola. « La
Chiesa Cattolica — ha dichiarato
Madalyn O. Hair — possiede terreni per più dù 162.000 milioni di
dollari e una lista a non finire
di cattedrali. Il papa può osservare lì i suoi riti religiosi». Le
denuncie contro la celebrazione
di messe sul suolo pubblico rilevano: « il coinvolgimento del governo nella religione con il principale effetto di promuovere il
fatto religioso attraverso l’uso
della proprietà del governo americano ». Una battaglia che evidentemente non tocca — come
osserva con humor, tutto anglosassone, il « Guardian » — chi si
è già messo a vender biglietti a
due dollari l’uno per assistere
alle manifestazioni del pontefice.
G. Platone
Il Corriere Biellese di giugno
ospita, a cura di Tavo Burat,
una breve storia della Comunità Metodista di Pianceri (Vintebbio). È interessante perché da
essa appare una alleanza tra i
preti della zona e i TrabaldoTogna, padroni della industria
tessile locale, per combattere con
tutti i mezzi la piccola Comunità, considerata come « covo di
sovversivi » per essere il suo
esponente, Paolino Vassallo, intervenuto a difesa di un compagno di lavoro in una vertenza sindacale (e siamo nel 1938!).
In quattro articoli pubblicati
nel mese di agosto l’Avvenire
interviene pesantemente per riaffermare il diritto della chiesa
cattolica a curare la istruzione
religiosa nelle scuole, e il dovere dello Stato di provvedere in
conformità affinché tale diritto
sia rispettato. Non sono argomentazioni particolarmente nuove, ma possono servire a spiegare, almeno in parte, perché le
Intese con le Chiese valdo-metodiste (che chiaramente indicano
nelle Chiese e nelle famiglie, e
non nello Stato, i responsabili
della educazione religiosa) siano
tenute al fresco fino a quando
il nuovo (??) Concordato non
consolidi posizioni, non di istruzione ma di potere, cui evidentemente la Chiesa cattolica tiene
moltissimo.
Sul Secolo XIX appare, a cura
di Alfonso Di Nola, una buona
presentazione del libro di Theissen, « Gesù e il suo movimento »,
recentemente pubblicato dalla
Claudiana.
E sulla Repubblica una recensione della « Disputa sul Protestantesimo » pure pubblicata
dalla Claudiana. In cui fra Fai
Notizie dai bieiiese
Presidente del Consiglio delle
chiese è il pastore Enrique Capo (riformato), vice presidente
il pastore José M. Martinez (Battista indipendente), segretario il
pastore Juan Federico (Assemblee dei Fratelli).
Dichiarazione di
protestanti tedeschi
nel 40' anno
dairinizio della
Il guerra mondiale
Il vescovo luterano Eduard
Lohse (nuovo presidente del Consiglio delle chiese evangeliche di
Germania Federale) ed il suo
collega Albrecht Schonherr (presidente della Conferenza di direzione delle chiese protestanti della Repubblica Democratica Tedesca) hanno rilasciato una dichiarazione cpmune in occasione
del 24 agosto ultimo scorso, 40°
anniversario dell’invasione della
Polonia da parte della Germania
hitleriana, e inizio del conflitto
che assunse ben presto dimensioni mondiali costando la vita
a milioni di esseri umani.
La dichiarazione, letta dal presidente Hild il 1° settembre nel
cimitero militare di Bergheim,
alla presenza di autorità civili e
dei rappresentanti delle chiese
francesi, sottolinea che i cristiani evangelici tedeschi si riconoscono e vittime e corresponsabili di questo conflitto che non
hanno saputo condannare con
sufficiente chiarezza e tempestività.
PIEDICAVALLO
Domenica 2 settembre il tempio valdese di Piedicavallo ha
avuto un’affluenza straordinaria
paragonabile a quella dei suoi
tempi migliori, quando la comunità non era ancora dispersa dall’emigrazione, e la sala costruita
nel 1895 dai picapere, i tagliapietre dell’alta valle del Cervo, è risuonata al canto degli inni dei
molti convenuti: erano infatti
presenti, oltre ai fratelli della comunità locale e di Biella, anche
molti metodisti della comunità
di Vintebbio e scrittori piemontesi giunti da ogni dove. Il culto
è stato presieduto dal pastore
Vincenzo Barbin della chiesa
battista di Valperga Canavese,
che ha tenuto il sermone su Atti
10 sottolineando il senso del vero ecumenismo e soffermandosi
quindi particolarmente su « An
vrità i vèddo verament che Mio
a l’ha gnun resguard a l’aparensa die person-e, ma che ant tute
le nassion col ch'a lo tem, e ch’a
pratica la giustissia, a l'é ant soa
grassia » (34, 35). Alcuni fratelli ed amici sono poi intervenuti
prima della benedizione, dando
anche un contributo al rinnovamento del culto, per sottolineare
come la traduzione del Vangelo
in « lingua piemontèisa » della
prima metà del secolo scorso era
stata voluta dai Valdesi per evangelizzare chi non comprendeva
che quella parlata, oggi il ritrovarsi ed il pregare il Padre nella
lingua della famiglia, del lavoro
e dell’amicizia ha ancora un valore evangelico perché dà linfa e
vigore all’uomo ravvivandogli la
gioia della preghiera.
1927. La manifestazione è stata
quest’anno particolarmente dedicata alle vittime del fanatismo
religioso in Iran che, iniziatosi
puntualmente contro le donne, i
« diversi », ha poi esteso la persecuzione ai movimenti e partiti
della sinistra per scatenarsi quindi nel rinnovato genocidio contro il popolo kurdo, colpevole di
battersi da secoli per l’autodeterminazione e la salvaguardia
delle proprie peculiarità etniche,
culturali, religiose e per il rifiuto
alla colonizzazione della propria
terra. Al cippo di fra Dolcino sono intervenuti sindacalisti e militanti di Democrazia Proletaria,
Nuova Sinistra, Partito Radicale e PSI. Particolare significato
alla manifestazione ha dato la
presenza di una delegazione
evangelica della comunità metodista di Vintebbio e la partecipazione del gruppo di cultura musicale savoiardo « La Kinkerne »
(la ghironda) che ha anche eseguito brani della musica alpina
savoiarda, così affine a quella
piemontese con cui ha avuto così frequenti scambi. La manifestazione si è conclusa con un’agape fraterna alla cascina della
bocchetta di Margosio.
GRAGLIA
TRIVERO
Domenica 9 settembre un folto
gruppo di soci e simpatizzanti
della « Ca de Studi Dossinian »
(Centro Studi Dolciniani) è salito al monte Mazzaro a rendere
omaggio al cippo di fra Dolcino
sorto nel 1974 sui ruderi dell’obelisco eretto nel 1907 dai tessitori
biellesi e valsesiani e distrutto
con la dinamite dai fascisti nel
Domenica 30 settembre si terrà una manifestazione a ricordo
della comunità dei Fratelli che
ha evangelicamente operato a
(draglia dal 1861 ai primi anni di
questo secolo, ad opera specialmente dei due « muratori teologi » Giuseppe e Timoteo Corlando padre e figlio. La mattina di
domenica, alle 10, il pastore prof.
Domenico Maselli presiederà il
culto nella sala evangelica di
Biella; nel pomeriggio, verrà apposta una lapide in piemontese
sulla casa natale di Timoteo Corlando a Graglia dove, nella sala
del cinema comunale, il prof.
Maselli terrà una conversazione
sulla storia di quella comunità
evangelica della quale oggi non
restano che i versetti scolpiti nelle lapidi dei Fratelli nel vecchio
cimitero.
Tavo Burat
tro è detto che « per bocca di
Ivan il Terribile è Mosca, come
terza Roma, che rifiuta di partecipare alla nascita travagliata
del mondo moderno. E forse le
traccie di quella scelta si fanno
sentire ancor oggi ».
Sul Corriere Carlo Sini parla
del « Testamento di Dio » di
Bernard Levy, di cui recentemente si. è occupato su queste
colonne il nostro direttore. Il
succo della critica del Sini è in
questa ben centrata frase: « Il
passo però dalla polemica brillante e spregiudicata al pensiero
costruttivo Levy non riesce a
compierlo ». Come appare anche
dalla lunga intervista con il Levy pubblicata dallo stesso giornale, che dà l'impressione di un
museo di luccicanti cristalli, nessuno dei quali però ha il senso
di cosa viva.
Sulla Stampa del 21 agosto Stefano Reggiani presenta un libro
di prossima uscita a cura di Eugenio Corsini (professore di Letteratura cristiana antica all’Università di Torino) nel quale si
sostiene (o si dimostra) che
l’Apocalisse non è un testo di
« profezia sulla storia », ma un
« libro teologico » il quale anziché anticipare un futuro espone
una visione, appunto teologica, di
tutti gli insegnamenti dei Vangeli. Sarebbe la fine dei millenaristi, tra i quali largamente citato Quinzio, che continuano a vedere nell’Apocalisse il preannuncio di una catastrofe che precipiterà il mondo attuale nella distruzione più totale, lasciando
solo «la speranza di un rinnovamento radicale ».
Alla Fondazione Cini di Venezia si è svolto a fine agosto un
Convegno di sociologi su «Religione e Politica ». A giudicare
da quanto ne dicono il Gazzettino del 31 agosto e L’eco di Padova del 4 settembre i sociologi convenuti hanno cercato di
interpretare l’evidente rinnovata
ricerca del sacro come strumento di riaffermazione del potere
delle classi dirigenti, cercando
di includere, con qualche forzatura, in questo schema tutte le
nuove forme di religiosità « a
tendenza soggettiva» e «basate
su pratiche individuali libere e
libere scelte di coscienza». Incidentalmente secondo Sabino Acquaviva, sia pure « con un sorriso carico di sottintesi», tutto
questo può forse significare l’avvento del protestantesimo in
Italia! !
Che abbia ragione l’Associazione per la Libertà Religiosa
quando, riferendosi al Convegno,
accusa i sociologi come « responsabili morali della violenza »,
perché «hanno depenalizzato l’individuo, facendo colpa di ogni
suo comportamento alla società»?? E li considera «moderni
inquisitori, stmmenti di im potere repressivo»??
Chi qui scrive non è riuscito
a farsi ima idea chiara di cosa
abbiano realmente discusso e
concluso i sociologi della Fondazione Cini. Tuttavia pare poter
dire che trovare a questa complessa innegabile ripresa dei fatti « religiosi » una spiegazione
che tenga conto solo dei suoi
aspetti sociali, trascura quello
che senza dubbio esiste in essa,
e cioè quel travaglio delle coscienze individuali, che può certo aver origine in fenomeni collettivi, ma trova purtuttavia il
suo pimto determinante solo in
quel rinnovarsi delle coscienze,
che noi chiamiamo « conversio
ne ».
Niso De Michelis
Protestantesimo in TV
• Per ulteriori cambiamenti della programmazione televisiva la prossima
trasmissione di Protestantesimo andrà in onda Lunedi 15 ottobre ore 22.35
2* rete:
« Lettura e commento del cantico
dei cantici ». Studio biblico condotto
da Aido Comba sul libro dell'A.T. che
parla dell'amore tra uomo e donna.
4
5 ottobre 1979
Joachim Jeremias è morto a
Tubinga il 6 settembre all’età di
79 anni.
Suo padre Federico e i suoi
zii Alfredo e Giovanni erano tutti
orientalisti. Joachim ebbe la fortuna di avere il padre pastore
della comunità evangelica tedesca di Gerusalemme dal 1910.
Visse quindi la sua adolescenza
in Palestina e da quel soggiorno trasse senza dubbio la passione per la geografia e l’ambiente palestinese, e la perfetta conoscenza dell’ebraico e dell’aramaico. Fattori positivi che hanno avuto una grande influenza
sulla carriera e sugli scritti degli anni seguenti. Nel 1935 ebbe
la cattedra di Nuovo Testamento all’università di Gottinga, che
tenne fino alTemeritazione. Poi
si ritirò a Tubinga dove abita
una figlia con la sua famiglia.
L’interesse geografico per la
Palestina si rivela in una serie
di scritti di grande valore scientifico sull’ubicazione del Golgota
e del «santo sepolcro» (1925),
sugli scavi della piscina di Betesda (1949), sulle tombe dei
profeti e dei santi al tempo di
Gesù (1958); molto più conosciuta è la sua grande opera su
« Gerusalemme al tempo di Gesù» (1923-24, III ed. 1962) tradotta anche in inglese e in francese. Molti lavori recenti sul N.T.
e sui vangeli sono largamente
debitori a quest’opera (p. es. il
libro di Belo su Marco). Jeremias raccoglie in questo libro,
ordinandole in modo organico,
ima quantità incalcolabile di notizie sulla vita e l’economia palestinese, tratte in gran parte
dagli scritti rabbinici.
Un altro Alone al quale Jeremias si è molto interessato è
quello della cristologia: ricordiamo la trattazione del termine
Eben Jahvè (Servo dell’Eterno,
greco pais Theoù) nel Grande
Lessico del N.T., pubblicata anche separatamente in inglese
nelle edizioni SOM ('The Servant
of God) insieme a quella di Zimmerli per la parte relativa all’Antico Testamento (1957); poi
il libro su Gesù e i pagani, che
LA SCOMPARSA DEL NOTO STUDIOSO DEL NUOVO TESTAMENTO
Joachim Jeremias
molti lettori dell’Eco-Luce conosceranno nella traduzione francese (Jésus et les païens, Delachaux et N., 1956); lo studio sul
termine Abba (Padre) nella preghiera e nell’insegnamento di
Gesù (pubblicato in italiano da
Paideia come Supplemento al
Grande Lessico (1966). Lo stesso argomento è svolto in forma
più popolare nel primo capitolo di II messaggio centrale del
N.T. (Paideia 1968) insieme ad
altri quattro studi sul significato
della morte di Gesù, sul Padre
Nostro, sulla giustificazione per
fede, sulla «parola » che rivela
(quarto vangelo). La stessa editrice aveva pubblicato nel 1944
due volumetti di 40 pp. sul Discorso della montagna e sul Problema del Gesù storico.
Però le opere più cospicue e
più note di questo attento studioso della Bibbia sono Le parabole di Gesù, Le parole dell’ultima Cena e la Teologia del N.
Testamento voi. I, Predicazione
di Gesù.
Le parabole
di Gesù
Le parabole di Gesù (I Ed.
1947, Zurigo; VII ed. 1967, Gottinga; trad. ital. Paideia 1967)
affronta un duplice compito:
nella prima metà del libro l’A.
si propone di risalire dalle parabole come sono state «predicate » e consegnate per iscritto
(nei vangeli) dalla chiesa primitiva, alle parabole come Gesù
deve averle pronunziate egli
stesso.
Nella seconda metà del libro
analizza quello che dev’essere
stato il « messaggio » delle parabole di Gesù. Ritrovare la forma
e il significato originali delle parabole di Gesù è considerato da
molti studiosi un compito più
che arduo, forse impossibile,
una volta ammesso che la forma da noi conosciuta è quella
in cui le parabole di Gesù sono
state ricordate dai discepoli,
poi dai primi loro ascoltatori, e
poi predicate dalle comunità
primitive fino al momento della
composizione dei vangeli (cioè
fino agli anni 70-90 d.C. per quanto riguarda i primi tre. Nel vangelo di Giovanni non ci sono
«parabole» di tipo sinottico).
Eppure Jeremias parte dalla
convinzione che dietro al testo
delle parabole traspare la lingua
materna di Gesù, che il loro corredo di immagini è tolto dalla
vita palestinese, che letterariamente e teologicamente le parabole sono senza paralleli nella
letteratura ebraica anteriore o
contemporanea a Gesù, e che
esse rivelano una marcata originalità personale: « quando leggiamo le parabole noi siamo immediatamente vicini a Gesù » (p.
13). Egli si applica allora a cercare tutti gli indizi di « attualizzazione » nella ripetizione orale
delle parabole da parte dei primi credenti, anteriormente ai testi scritti (cambiamento dell’uditorio, prospettiva missionaria,
ritardo della fine del mondo, applicazioni moralistiche e alla vita delle prime comunità, allegorie). Se scartando tutte queste
prospettive « posteriori » rimane la parabola come Gesù la intese e la pronunziò, i suoi temi
risultano essere i seguenti: la
salvezza è qui, presente oggi in
Gesù! Essa si manifesta nella
compassione di Dio per i pec
catori, i poveri e gli emarginati;
questa « presenza » deve metterci in crisi, imporci una decisione: domani sarà troppo tardi!
Le parole dell’ultima Cena (I
ed. 1935, III ed. 1960; traduzione italiana, Paideia 1973) si propone, come il libro sulle parabole, di risalire alle parole stesse (ipsissima verba) di Gesù al
momento della distribuzione
della Cena. Jeremias pensa che
Gesù, data la solennità del momento, si sia espresso in ebraico
e non in dialetto. Parte quindi
dall’ipotesi che la Cena sia stata
una « cena pasquale », e difende
quest’ipotesi nel primo capitolo
(circa 80 pp.) contro il racconto
giovannico che pone l’arresto di
Gesù la vigilia della Pasqua e
non lascerebbe spazio alla celebrazione di una «cena pasquale».
Così Jeremias giunge a stabilire
che con le parole della Cena Gesù
voleva suggerire ai discepoli la
identificazione della sua persona
con l’agnello pasquale e offrir
loro lo spunto per interpretare
poi la sua morte nel senso del
sacrificio « per molti » ( = per tutti gli uomini). La forma più antica e più vicina all’originale è
quella del vangelo di Marco.
Grazia
senza limiti
La Teologia del Nuovo Testamento purtroppo si limita al 1°
volume: La predicazione di Gesù
(1971: trad. ital., Paideia 1972).
Però è un’opera perfettamente
conchiusa in se stessa, autonoma, e forse sarebbe stato meglio intitolarla semplicemente
La predicazione di Gesù e lasciar perdere il titolo di « Teo
logia del N.T. » che implica la
sua incompiutezza. Il volume (o
i volumi) con la teologia di Paolo e di Giovanni e forse di altri
settori della cristianità primitiva non è più stato scritto da
Jeremias, profondamente colpito dalla morte della moglie e invecchiato tutto d’un colpo.
Anche quest’opera ha le caratteristiche delle ultime due: profonda conoscenza della lingua e
dell’ambiente di Gesù, e ricerca
della forma e del significato originale delle sue parole. Le tematiche di Gesù sono in gran parte le stesse che emergono anche
dalle parabole, e le conclusioni
di Jeremias sono quelle che
emergevano anche dal suo studio
del Sermone sul monte: che la
predicazione di Gesù non è «legge» ma « evangelo », contrassegnata da una « grazia senza limiti », dal ripudio della casuística e dell’idea del merito, e centrata sull’annunzio del Regno di
Dio. Nella traduzione italiana
bisogna leggere « ravvedimento »
(o « conversione ») ogni volta
che c’è « penitenza »; e « salvezza » quando si trova « salute ».
Ricordiamo infine, per completezza, che in italiano abbiamo
anche il commento di Jeremias
alle Lettere a Timoteo e a Tito
(Voi. 9 di Nuovo Testamento,
ed. Paideia, 1973; insieme alla
lettera agli Ebrei, di un altro autore) e un libro molto pregevole su Gli agrapha di Gesù (Paideia, 1963) in cui Jeremias analizza tutte le « parole » attribuite
a Gesù in scritti che non sono i
vangeli.
Anche da questo breve profilo
si vede che la sua è stata una
vita tutta dedicata allo studio
analitico, metodico del Nuovo
Testamento, su posizioni tradizionali e su altre originali, ma
sempre con grande impegno di
ricerca scientifica e di considerazione per le opinioni altrui. Le
sue opere non potranno essere
ignorate da chi studierà gli stessi argomenti, per molti anni. Ci
inchiniamo alla sua memoria.
Bruno Corsani
Da un anno e mezzo circa la
televisione acquista e trasmette
in dosi massicce i cartoni animati giapponesi, che hanno avuto un successo immediato e travolgente presso i bambini cui
sono destinati. E' stata messa in
onda dapprima una serie di « Ufo
Robot », poi « Heidi », poi una
seconda serie di « Ufo Robot », e
ultimamente una serie di « Capitan Harlock ».
Lasciando da parte « Heidi »,
l’unico dei tre che non sia violento, di cui si è parlato a suo
tempo su queste pagine, è il caso
di occunarsi un po’ più diffusamente degli altri. In primo luogo perché queste interminabili
serie di cartoni animati rispondono a quei criteri di ripetitività
a cui abbiamo accennato nell’articolo precedente (n. 38 del 21.9),
con tutto ciò che ne consegue;
poi perché non si limitano alla
televisione, ma continuano a influenzare i bambini sotto forma
di pupazzi, di figurine, di giornalini e di giocattoli vari, il che significa oltretutto una notevole
spesa per le famiglie; in terzo
luogo, ma non certo il meno importante, per il contenuto; alcuni sono infatti particolarmente
violenti, nella sostanza e nella
forma, di una violenza realistica
e piuttosto crudele, senza scrupoli né pentimenti, e rappresentata spesso nei suoi effetti letali.
Ufo robot
In un’ imprecisata era fantascientifica, in Giappone, esiste
una base segreta spaziale che
lotta contro gli abitanti della
stella Vega (naturalmente malvagi e particolarmente brutti)
che vogliono conquistare la Terra. L’arma segreta è « Goldrake », un robot alto all’incirca come il campanile di S. Marco, che
vola incorporato in un’astronave, per staccarsene al momento
culminante della grande battaglia,
che combatte talvolta a pugni e
calci (calci tirati da gambe di
50 m., però!) talvolta con tutta
una serie di letali e fantastiche
armi (lame semoventi capaci di
trinciare un'astronave, ecc). Lo
guida Actarus, un giovane extraterrestre unico superstite della
distruzione del proprio pianeta.
Intorno a lui si muovono altri
personaggi: il comandante della
base spaziale, Alcor, un giovanissimo pilota. Venusta (la « lei »
__________NELL’ANNO INTERNAZIONALE DEL BAMBINO
Cartoni animati in TV
della storia) che a un certo punto si metterà come Actarus e
Alcor alla guida di un altro marchingegno bellico, il padre e il
fratellino di Venusta e alcuni
cow-boys della loro fattoria (stranamente texana per essere giapponese! probabilmente disegnata
con un occhio all’esportazione negli Stati Uniti) che formano l’elemento comico. E’ sintomatico
che sia ad essere ridicolizzato
sia il padre di Venusia, cultore
delle antiche tradizioni giapponesi e ottimista nei riguardi del
suo prossimo; fiducia negli altri
e tradizione, sembra significare,
sono cose superate.
Verso la fine della seconda serie, forse per stabilire due coppie di giovani e perciò soffocare
eventuali rivalità, compare una
sorella di Actarus come lui scampata al disastro e riconosciuta
melodrammaticamente attraverso un medaglione. Veniamo cosi a sapere che, dovendo scegliere se salvare lei ancora bambina o Goldrake, l’arma segreta,
l’affezionato fratello ha scelto di
lasciare la sorellina piangente
tra le fiamme.
Il protagonista è Actarus; in
lui si fondano i caratteri di molti personaggi tradizionali: nella
sua armatura spaziale è Baiardo,
il cavaliere senza macchia e senza paura; è San Giorgio che uccide il drago; è anche Zorro, con
una doppia personalità: quella
conosciuta di giovane cow-boy
capellone e quella nota solo a
pochi di eroe dello spazio.
Ogni episodio ha un inizio diverso, ma tutti si concludono
allo stesso modo, con la grande
battaglia finale in cui impiegano
le armi niù svariate, che sono un
ibrido fra la tecnica avveniristica, e le armi magiche delle fiabe,
e r immancabile trionfo dei
« buoni ». Trionfo che tuttavia
non risolve niente, dato che la
formula non prevede un evolversi della vicenda, perché lo scopo
della storia è quello di aumentare la tensione fino alla violenza
finale, con la monotonia dei comandi di battaglia che si ripeto
Intorno ai nuovi cartoni animati
giapponesi è fiorita una prospera
industria di bambole e giocattoli
meccanici con la relativa martellante pubblicità.
no ogni volta uguali e che hanno
sui bambini quasi un effetto
ipnotico.
« Ufo Robot » è una storia dei
nostri tempi. Il pericolo che minaccia continuamente i protagonisti esprime rinquietudine della
nostra epoca, e viene esorcizzato
dalla figura dell’eroe che vince
sempre. Non sembra differenziarsi dalla fiaba, sia pure in una
trasposizione avveniristica; anche nelle fiabe tradizionali ci sono gesti di violenza (Gretel che
butta la strega nel forno, il Gatto con gli stivali che divora l’orco tramutato in topo, ecc.), eppure pare dimostrata la loro utilità nell’educazione dei bambini.
Ma ci sono alcune differenze. Nelle fiabe la violenza assume un
ruolo di catarsi, di purificazione
risolutiva; nel cartoon è ripetuta
continuamente, e non è, come
nelle fiabe, il mezzo perché i
« buoni » vincano, ma lo scopo:
la violenza fa spettacolo, il clou
di ogni puntata è la battaglia.
C’è da osservare inoltre che fra
le armi usate dai protagonisti ci
sono le bombe nucleari, letali solo per i nemici, e, si direbbe, ecologicamente innocue; è piuttosto
strano sentirle nominare come
giocattoli, tanto più provenendo
il cartone animato dal Giappone,
paese che le bombe nucleari le
ha tragicamente sperimentate.
C’è un’altra osservazione da fare, sia pure marginale; le parole
di una delle canzoncine che servono da sigla dicono: « va’, distruggi il male, va’; mille armi
tu hai, non arrenderti mai, perché il bene tu sei... ».
Capitan Harlock
Ambientato anche questo in
un avveniristico futuro, « Capitan Harlock » è peggiore di « Ufo
Robot » proprio perché, tecnicamente, è migliore, e rende perciò
tanto più accettabile il messaggio che presenta, e che accettabile non è sempre .
Anche Capitan Harlock è un
eroe fantascientifico, che combatte su due fronti: contro il governo dittatoriale che comanda
la terra, e contro le Mazzoniane,
strano popolo di amazzoni extraterrestri che vuole conquistarla.
Ci sono degli anacronismi che
possono far ridere »li adulti, ma
che sonò suggestivi per i bambini: l’enorme astronave dove
Capitan Harlock e il suo equipaggio vivono, banditi dal mondo come antichi pirati, e apparentemente autosufficienti, vagando per lo spazio, ha la forma
di un antico galeone, e viene
pilotata con una ruota di timone. Il protagonista stesso, somigliante di profilo ai ritratti di
Napoleone primo Console, ha
una piratesca benda nera sull’occhio e una cicatrice sul viso,
e veste come nel 18° secolo, con
stivali e ampio mantello svolazzante. Al contrario di Actarus, il
protagonista di « Ufo Robot »,
Capitan Harlock è palesemente
un « superuomo »; è notevolmente marcata la differenza fra lui
e gli altri membri dell’equipaggio; è lui che prende le decisioni
senza dare spiegazioni di sorta,
è lui che nei momenti di crisi si
apparta rifiutando la compagnia
degli altri.
I personaggi principali sono:
un ragazzo imbarcatosi sull’astronave per vendicare il padre uccidendo più Mazzoniane
possibile, una ragazza che occupa il ruolo di ufficiale di rotta,
e un’altra, un’extraterrestre sfuggita, unica superstite, alla distruzione del suo pianeta (anche
qui infatti si parla con estrema
disinvoltura di stragi e assassinii), che al contrario ricopre il
vecchio ruolo di donna « riposo
del guerriero »; passa le giornate
a suonare una antica cetra, simile a una geisha, ed è con lei che
si intrattiene di preferenza Harlock.
C’è poi un altro personaggio in
cui i bambini spettatori possono
identificarsi: è una bambina orfana che Capitan Harlock fa educare sulla Terra e che va a trovare più spesso che può con gravi rischi.
Nello svolgimento della storia,
si apprende che la nave ospita
anche un personaggio misterioso, probabilmente lo spirito del
suo defunto costruttore, che la
salva nelle circostanze più drammatiche.
E’ innocuo « Capitan Harlock »? Non direi. Come « Ufo
Robot » è violento al massimo, e
anche qua i bambini vengono dilettati da descrizioni, spesso abbastanza agghiaccianti, di ammazzamenti e distruzioni su larga scala; le amazzoni spaziali,
per fare un esempio, se colpite
« bruciano come carta », e il cartone ci mostra nei particolari come si carbonizzano lentamente.
Oltre alla violenza, è latente un
forte razzismo; « Non voglio uccidere nessun terrestre » dice Capitan Harlock, che però non si
fa scrupoli nei riguardi di altri.
Conclusione
Una volta analizzati i programmi per i bambini, tuttavia, rimane il problema principale: posto
Roberta Colonna Romano
{continua a pag. 8)
5
5 ottobre 1979
UN’INFORMAZIONE IN VISTA DELLA RISPOSTA ALL’APPELLO DELLA FCEI - 1
VIETNAM:
camminare al passo
Sulla delicata questione del Vietnam,
abbiamo cercato di evitare come redazione i due pericoli opposti: quello di far nostre le interpretazioni spesso molto divergenti di persone sicure quanto alla buona
fede, ma informate di seconda mano e
quello di appoggiare le interpretazioni,
ugualmente molto divergenti, di persone
spesso in possesso di informazioni di prima mano, ma insieme quanto alla libertà
di tale informazione da precisi condizionamenti politici. Riteniamo di aver più
volte trovato informazioni sicure e di prima mano nella documentazione che il
Consiglio Ecumenico delle Chiese invia
regolarmente alle chiese membro del CEC '
su questo come su altri problemi internazionali.
Abbiamo così pubblicato un articolo sui
problemi della ricostruzione in Vietnam
(n. 19/11.5.79) ed un altro sul dramma
della « gente delle barche » (n. 25I22.6.’19).
Proseguiamo ora la documentazione
pubblicando quasi integralmente un rapporto redatto dall’équipe inviata in Vietnam lo scorso maggio dalla Conferenza
cristiana dell'Asia e dal CEC per fornire
documentazione al lavoro del Consorzio
Indocinese che svolge il programma di intervento del CEC in Indocina. La miniéquipe era composta da A. Frans Tumiwa,
indonesiano, membro della staff della Conferenza cristiana dell’Asia, e dal past.
Brian H. Turner, neozelandese, direttore
del dipartimento di « Servizio cristiano
mondiale » del Consiglio delle Chiese in
Nuova Zelanda.
La documentazione internazionale che
offriamo ai lettori proseguirà con altri
due servizi nell’intento di fornire informazione alle chiese per un’adeguata risposta all’appello della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia a favore della
ricostruzione del Vietnam, della ricostruzione del Nicaragua e del reinsediamento
dei profughi indocinesi.
Al passo con chi ci riceve?
Ci siamo interrogati su questa possibilità, date le preoccupazioni che a livello
mondiale l’opinione pubblica ha manifestato su tanti dei problemi che avevamo
da investigare.
1) I nostri ospiti erano membri del
comitato Vietnam per la pace mondiale,
conosciuto come « Vietpeace ».
2) La nostra visita ha significato:
a) discussioni con: il comitato esecutivo del Vietpeace; il sindaco di Hanoi;
il sindaco della città Ho Chi Minh; il comitato popolare della « Nuova Zona Economica» (NZE) di Lam Dong; il comitato popolare della provincia di Dalat; rappresentanti delle tribù montanare nella
NZE della provincia di Dalat; il fronte
patriottico della città Ho Chi Minh;
b) incontri in vista di una interpretazione della situazione con: il presidente
e il segretario generale della chiesa evangelica del Vietnam; responsabili ecclesiastici (cattolici e protestanti) nella città
Ho Chi Minh; membri degli uffici delle
Nazioni Unite in Hanoi (UNICEF e Alto
commissariato dei rifugiati delle Nazioni Unite); giornalisti e visitatori stranieri; l’ambasciatore della Kampuchea;
c) visite a: Lam Son (una provincia
colpita dalla guerra causata dall’invasione cinese); Chu Long (il quartiere cinese
della città Ho Chi Minh); Lam Dong
(NZE); la città di Dalat; una fabbrica di
scarpe di tela; il mausoleo del presidente Ho Chi Minh.
3) Siamo stati accolti molto cordialmente. L’itinerario era stato ben preparato ma era flessibile. Le nostre richieste
per incontri al di fuori del programma
sono state accolte ogni volta che era
possibile. Problemi anche delicati sono
stati discussi apertamente.
Per lo più ci siamo mossi liberamente
e, con i limiti di linguaggio, di tempo e
di differenze culturali, abbiamo avuto la
possibilità in un certo modo di sentire
il polso della popolazione.
L’abilità del nostro interprete e la misura così ridotta della nostra équipe ha
permesso che si instaurasse un rapporto
di informazione molto approfondita.
La capacità di parlare inglese di un certo numero di membri del personale del
Vietpeace ha facilitato le cose in modo
considerevole.
4) Una comune solidarietà e una comune responsabilità è ben presto emersa
come l’ingrediente fondamentale del nostro rapporto.
Attraverso differenze ideologiche e fllosoflche, abbiamo una responsabilità comune nel promuovere la realizzazione
di una famiglia umana più giusta, più
cooperante e più aperta alla partecipazione. In queste questioni la chiesa nel
Vietnam ha una ricca esperienza da condividere.
Al passo col piano di sviiuppo?
I. La politica dello
sviluppo nazionale
La politica dello sviluppo nazionale del
Vietnam è descritta come « cibo prirna
di tutto ». Quando il Vietnam ha lanciato il suo primo piano quinquennale nel
1975 si è posto la mèta di una produzione
di 21 milioni di tonnellate di riso o di
altri raccolti (mais, tapioca, ecc.). La
produzione attuale è di 15 milioni e cioè
300 Kg. per persona. La produttività è
cresciuta del 104% dalla liberazione ad
ora ma c’è ancora un lungo cammino da
fare per raggiungere l’obiettivo del 1980.
Per raggiungere l’obiettivo molti metodi sono usati:
aumento del numero dei raccolti all’anno (da 1 a 2 o da 2 a 3) per mezzo dell’irrigazione; bonifica di terre saline per
mezzo del controllo delle acque delle
maree; aumento della produttività per
mezzo di migliori strumenti e fertilizzanti; apertura di nuove terre arabili nelle
zone degli altipiani.
Naturalmente l’apertura di nuove aree
per la coltivazione e la bonifica di terreni
da adibire alla coltivazione richiederà un
tempo più lungo di quello del piano quinquennale, ma l’apertura di queste aree è
perseguita con vigore. È l’apertura di
queste aree che è chiamata la politica
delle « Nuove Zone Economiche ».
Questa politica usa le due maggiori risorse del Vietnam: la terra e il popolo.
II. La politica delle
Nuove Zone Economiche
15 aree (soprattutto negli altipiani) sono state designate NZE; la terra, il popolo
e i capitali sono elementi essenziali di
questa politica.
re NZE del Vietnam. Da diverse fonti indipendenti abbiamo saputo che non esiste
pressione sulla gente perché s’impegni
nella nuova colonizzazione di Lam Dong.
•In parte questo è comprovato dal fatto
che il tasso di colonizzazione è più lento
di quanto era desiderato, dal bisogno di
meccanizzazione piuttosto che di aumento di manodopera per accelerare lo sviluppo e dalla affermazione che una colonizzazione forzata renderebbe vano il proposito di creare delle cooperative serene
e industriose nelle NZE.
Essendo Lam Dong popolata interamente da vietnamiti del nord non vi sarebbe
molta necessità di incoraggiare altri a
stabilirsi in Lam Dong se non il gruppo
etnico cinese e le altre minoranze collegate.
Mentre gli abitanti di Lam Dong riconoscevano che mancavano dei vantaggi
sociali di Hanoi, i vantaggi fìsici erano
evidenti. La maggioranza godeva di buona
salute.
Un membro del personale delle Nazioni Unite ha paragonato favorevolmente
la nuova colonizzazione delle NZE ai
reinsediamenti nel mid-West americano!
Si potrebbero anche citare i programmi
di reinsediamento nella Nuova Zelanda
per le truppe che erano ritornate dalla
II guerra mondiale, l’attuale programma
di trasmigrazione in Indonesia e i programmi di insediamenti forzati, molto
meno desiderabili, imposti alle tribù di
montagna Manyan nelle Filippine.
Ogni società riorienta le sue risorse
« mobili » quando è necessario. Una economia prevalentemente capitalista riorienta il capitale e la manodopera inevitabilmente segue. Una economia prevalentemente socialista e di Stato riorienta
la manodopera e il capitale segue.
Ambedue i modelli creano gradi diversi di disorientamento sociale.
III. L’atteggiamento
delle chiese
La valutazione della politica nazionale
di sviluppo data da rappresentanti ecclesiastici in due incontri ufficiali a cui abbiamo partecipato era decisamente favorevole.
Il pastore Quang della chiesa Tinh Lang
della città Ho Chi Minh sembrò rappresentare l’opinione generale da noi incontrata quando disse: « Era più difficile portare avanti le nostre attività sotto il pas
mi tempi i preti visitavano le zone in
particolari occasioni religiose e civili,
l’accento sembra ora essere posto sull’aggregarsi alle zone contribuendo dall’interno alla situazione,
Nella NZE di Lam Dong abbiamo incontrato una infermiera vietnamita tirocinante che portava una croce al collo:
senza alcun imbarazzo affermò di essere
cristiana.
Mentre stavamo viaggiando verso Lam
Dong abbiamo osservato l’assemblea domenicale che la chiesa cattolica di Phu
T.a.Tn a 130 km. dalla città di Ho Chi Minh
non riusciva a contenere.
Il sindaco della città Ho Chi ^nh ci
ha asicurato che «La libertà religiosa è
la nostra politica — l’umanità la nostra
preoccupazione — per i poveri e gli oppressi. Questa è la ragione per cui le
chiese e noi possiamo comprenderci reciprocamente ». E aggiunse: «Alcune chiese erano chiese soltanto nel travestimento. È stato necessario punire questi gruppi. Erano reazionari ».
IV. Difficoltà
e ostacoli
In Vietnam continua su una scala limitata una certa produzione privata di verdura, frutta, ecc. Abbondano i venditori
lungo la strada ma è difficile accertare
quanti stanno vendendo per conto di
cooperative.
Iniziative private sono tassate e qualsiasi evasione fiscale scoperta produce
la chiusura dell’impresa che ha evaso.
Nel quartiere cinese della città di Ho
Chi minh abbiamo osservato un notevole
numero di negozi che sono stati chiusi.
In Dalat circa 16.000 cinesi sono partiti
mentre circa 33.000 sono rimasti.
Frequentemente l’esodo ci è stato spiegato come inevitabile per una società che
cambia e passa da uno stadio orientato
prevalentemente verso il consumo ad
uno orientato predominantemente verso
la produzione.
La politica del nuovo sviluppo è ostacolata anzitutto dalla non partecipazione
di una parte di cittadini: di coloro che,
in Vietnam, stanno compiendo tm periodo di rieducazione e di coloro che, non
identificati, sono oziosi o reazionari (non
sono infrequenti le imboscate Itmgo la
statale n. 20); inoltre di coloro che lasciano il Vietnam legalmente o illegalmente
(«gente delle barche»). Questa emorragia spesso significa perdita di mano d’o
1. SCOPO DELLA POLITICA DELLE NZE
— Ridurre la pressione della popolazione in città come Hanoi (1 milione e
mezzo di popolazione) Ho Chi Minh
(ex Saigon, 3 milioni 200 mila).
— Permettere il ritorno della popolazione rurale alle proprie aree di origine
permettendo loro di essere principalmente produttori piuttosto che consumatori.
— Provvedere una sicura fonte di cibo
per le aree urbane. La città di Ho Chi
Minh attualmente riceve ogni giorno
300 tonnellate di verdure fresche ma
ne avrebbe bisogno di 500.
— Raggiungere la riunificazione del paese per mezzo di una ridistribuzione
della popolazione.
2. ACCERTAMENTI
SULLA NZE DI LAM DONG
Si tratta di una zona che il Consorzio
della Conferenza delle Chiese dell’Asia e
del Consiglio Ecumenico delle Chiese ha
convenuto di aiutare nella misura di 2
milioni di dollari USA nel periodo
1979-’80.
La NZE di Lam Dong attualmente dipende dal comitato popolare di Hanoi
che la considera come un’estensione della città di Hanoi. Il sostegno amministrativo e finanziario di Hanoi è coordinato
con il comitato popolare della provincia
di Lam Dong che in un secondo tempo
eserciterà un completo controllo sull’area.
(Segue una descrizione della NZE di
Lam Dong — 58.000 ettari —della produzione agricola e delle strutture: attrezzatura meccanica, servizi [comprendenti
posta, radio, mercato, negozi, ospedale,
asilo nido, biblioteca] e uffici direttivi).
Una fonte attendibile non vietnamita
ha affermato che Lam Dong è la miglio
La coltivazione del riso, risorsa essenziale di tutto il
Sud Est asiatico.
(foto « Brot für die Welt »)
sato regime di quanto non sia sotto il
presente sistema ». Egli aveva precedentemente notato che « l’insegnamento cristiano è per la liberazione del popolo.
Non dobbiamo fare nulla che sia contrario agli interessi del popolo ».
Una suora cattolica responsabile di
programmi televisivi per i bambini disse
che dopo aver temuto cosa un governo
comunista poteva significare, « siamo
stati sorpresi ed abbiamo scoperto che
potevamo contribuire alla ricostruzione
del paese ». Una ex suora (ed ora organizzatrice di attività religiose nella città di
Ho Chi Minh) aggiunse: « Siamo stati
fuorviati dagli imperialisti: il comunismo
rispetta la libertà di religione ».
In risposta alla nostra domanda riguardo alla educazione teologica dei responsabili ecclesiastici il past. Quang rispose:
« Se si risponde veramente all’insegnamento di Cristo si trova anche il modo
di contribuire alla liberazione di chi è
oppresso. La questione non è come educare ma come i cristiani devono collegarsi con chi è oppresso». (...).
I cattolici affermano di essere stati tra
i primi ad appoggiare la politica del nuovo sviluppo. Citano l’arcivescovo Paul
(Nguyen Van Binh) che ha detto: « Stiamo trovando nuovi modi per far fonte
alla nuova situazione ». Inizialmente i
preti volevano costruire chiese nelle NZE
ma l’arcivescovo replicò che le case dovevano avere la priorità. L’arcidiocesi ha
organizzato delle mostre che incoraggiano la gente ad aggregarsi alle NZE. L’ordine delle piccole sorelle di Foucault che
lavora in stretto contatto con i poveri è
stata la prima organizzazione cattolica
ad aggregarsi alle NZE. Mentre nei pri
pera specializzata, come quella cinese del
porto di Haiphong che se ne è andata.
Ci è stato detto che la Cina incoraggia
questo esodo per provocare il collasso
dell’economia vietnamita.
Un altro ostacolo allo sviluppo è la
mobilitazione permanente che richiede
esercitazioni militari giornaliere di due
ore. La mobilitazione è connessa alla recente guerra cino-vietnamita: la Cina è
sentita come il grande nemico che rappresenta il maggior pericolo. Non si fa
menzione dell’assistenza cinese nel periodo 1951-’75. Si è consapevoli del fatto che
le esigenze della mobilitazione canalizzano le risorse nel settore militare anziché
in quello della produzione agricola.
Un terzo fattore di rallentamento dello
sviluppo è dato dalla crisi della Kampuchea. Prima del rovesciamento del regime
di Poi Pot questa crisi ha significato per
il Vietnam il peso di centinaia di migliaia
di profughi cambogiani; dopo il rovesciam,ento del regime di Poi Pot il Vietnam è impegnato a sostenere l’ecónomia
cambogiana disastrata mediante l’adozione di province della Kampuchea da
parte di province vietnamite, trasporti,
assistenza tecnica e generi di prima necessità. E questo pur con le inondazioni e
i raccolti poveri che hanno colpito il
Vietnam.
Per ciò che riguarda il sostegno dato
alla rivolta cambogiana, i vietnamiti esprimono perplessità per il fatto che
l’Occidente ha accettato come normale il
rovesciamento del regime di Idi Amin in
Uganda ma non ha accettato il rovesciamento di Poi Pot e il successivo governo
di Heng Samrin in Cambogia.
6
5 ottobre 1979
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Convegno di studi sulla Riforma e sui movimenti religiosi in Italia
Un solo Dissidenza religiosa
registro
Quelli che si chiamavano un
tempo « matrimoni misti », e che
ora preferiamo chiamare « matrimoni interconfessionali », giustamente perché sono fatti fra
persone di due confessioni cristiane (la cattolica e la evangelica) e non fra due religioni diverse, continuano a porre gravi
problemi alle chiese ed in particolare nella nostra zona a confessioni miste. Mentre non è ancora risolto il problema del matrimonio in sé, si avanza quello
dell’educazione dei figli e del loro
battesimo. E qui ci sarebbe molto
da dire sulla concezione che la
gente ha del battesimo! Poveri
teologi che discutono di Bibbia e
di tradizione, di sacramento e
di grazio., di « ex opere operato »
e di professione! Per i cristiani
di oggi (diciamo cristiani fra virgolette cioè tutti) uno è battezzato in una chiesa ed è df quella
chiesa; il battesimo è come gli
scambi delle stazioni, se ti mettono il treno su un binario, va
fino al capolinea: se ti metto sul
binario cattolico vai fino in fondo, da cattolico, se invece ti
metto sul binario valdese vai
valdese fino alla tua morte. Il
battesimo non è prima di tutto
« cristiano » ma « cattolico » o
« evangelico », come se quando si
battezza uno gli si dicesse ti battezziamo nel nome del papa o
del sinodo valdese.
Forse è per reagire a questa
deformazione che coppie interconfessionali si sono poste il problema del battesimo dei loro figli e stanno cercando di risolverlo con una formula nuova: battezzare in modo interconfessionale ed iscrivere poi sui due registri. Questa abitudine si sta
diffondendo in Europa, ultimo il
caso a Neuchâtel dove si sono
radunate alcune coppie miste
nella comunità delle suore (evangeliche) di Grandchamp ed hanno fatto battezzare i loro figli da
un pastore e da un prete: alcuni
dal prete altri dal pastore, a caso.
Non entro in merito alla cerimonia, quello che mi fa problema è quella doppia iscrizione sui
due registri che penso finirà per
essere suggerita anche a noi qui
alle Valli fra qualche tempo. Pur
volendo, nella sua intenzione profonda, essere ecumenica è in
realtà profondamente antiecumenica. Se il battesimo è il
momento dell’inserimento nella
chiesa, di chiesa ce ne può essere
solo una, quella di Gesù Cristo,
al limite il registro vero è quello
suo. Ma se crediamo che la Chiesa di Cristo è realmente presente nelle diverse nostre confessioni, se cioè siamo onesti, pur
con tutte le critiche, cattolici
verso evangelici ed evangelici
verso cattolici, dobbiamo riconoscere all’altra confessione il carattere cristiano ed in questo caso
il suo registro è il registro della
chiesa di Cristo. Uno solo basta.
A ritrascrivere il battesimo di
un bambino battezzato dal prete
sul nostro registro avrei l’impressione di non fidarmi della sua
chiesa, del carattere cristiano
della sua comunità; essere là e
qui, nello stesso tempo, significa
che è più sicuro?
Forse l’intenzione è di mantenere i contatti con le due comunità, intenzione lodevole ma che
non richiede una iscrizione; a
nessun bambino battezzato in
chiesa cattolica sarà mai fatto
divieto, per parte nostra, di partecipare a tutte le attività della
chiesa evangelica e non è attualmente fatto divieto nemmeno di
partecipare alla santa Cena. Il reciproco dovrebbe essere naturale; può darsi invece non lo sia.
Potrebbe darsi cioè che valdesi
e cattolici non si abbia la stessa
idea del battesimo, non si dia lo
stesso significato alla appartenenza ad una chiesa o, come diciamo noi, ad una confessione
cristiana; potrebbe darsi che la
chiesa romana non si consideri
sullo stesso piano delle altre, non
« una » chiesa, ma « la » chiesa,
se così fosse tutto il discorso
ecumenico dove andrebbe a finire?
G. Tourn
Il « XIX Convegno di Studi
sulla Riforma ed i movimenti
religiosi in Italia», tenutosi a
Torre Pellice nei giorni 29 e 30
agosto scorso, ha ricalcato lo
schema dei precedenti: gente
da ogni dove, persino dalla Polonia e dagli Stati Uniti d’America, ha parlato sui più svariati
temi, tutti però legati ad un filo, quello della dissidenza o devianza religiosa. Questa volta, a
differenza di altri convegni, la
storia e la letteratura valdese
hanno avuto la parte del leone:
due relazioni (rispettivamente
di Franco Dal Pino e di Giovanni Gönnet) sulle ex-comunità vaidesi della Calabria e della Puglia, un'altra (di Romolo Cegna) sul Valdismo del ’300 come
alternativa cattolica europea alla
Chiesa di Roma, infine una tavola rotonda a cinque (Enea Baimas, Luciana Boi^hi Cedrini,
Mario Dal Corso, Annabella Degan Checchini e Anna Maria
Raugei) sulla lingua e sul contenuto dei manoscritti valdesi di
Ginevra, Cambridge e Dublino.
Sul periodo intermedio dell’Umanesimo e della Riforma — assenti i relatori Pietro De Leo e Salvatore Caponetto che avrebbero
dovuto interloquire rispettivamente sui problemi ecclesiologici della Donazione di Costantino nella Riforma e su un autodafé nella Firenze di Cosimo I
del febbraio 1552 — si è avuto
solo, da parte di Ugo Rozzo, una
presentazione del medico Prospero Caiani e delle sue amicizie
ereticali, nonché, per opera di
Anne Jacobson Schutte, un elenco ragionato dei cosiddetti «bestsellers » religiosi stampati in
volgare italiano dal 1465 al 1494.
Hanno completato il quadro delle relazioni previste quelle di
Roberto Osculati su una reinterpretazione del pensiero religioso
di F. Schleiermacher, e di Cesare Milaneschi su Ugo Janni os
sia la coscienza protestante di
un pioniere dell’ecumenismo.
Fuori programma — ed anche
fuori degli ambiti normali di
questi Convegni consacrati in
particolare ai fenomeni religiosi
di dissidenza in Italia — ima
interessantissima illustrazione,
da parte di Giovanni Cioffl, di
un famoso processo contro negri
a torto accusati di filo-papismo
celebrato a New York nel 1741.
Come si vede, parecchia carne
al fuoco, e tutta di prima qualità. Se il numero dei relatori
è stato notevole (15 — 2) tale
non è stato quello degli uditori,
causa forse una totale carenza
di pubblicità sia giornalistica
che murale. Assente purtroppo,
per malattia, l’abituale solerte organizzatore e moderatore di questi Convegni, il prof.
Augusto Armand Hugon, Presidente della Società di Studi Vaidesi, al quale i convegnisti hanno
inviato un augurio di pronta
guarigione. Ogni convegno è valido nella misura in cui suscita
interesse e dibattiti. Se il pubblico è stato scarso, numerosi invece sono stati gli interventi sulle varie relazioni. D’altra parte
la professionalità degli addetti
al mestiere (erano presenti docenti di una diecina di Università
estere e italiane: Appleton nel
Wisconsin, Berlino Ovest, Torino,
Milano, Padova, Firenze, Bari,
Cosenza, ecc.) ha reso talvolta
ostico all’orecchio degli « inesperti » il linguaggio altamente specializzato dei dibattiti, ma il tono della discussione si è sempre
tenuto equanime e sereno, come
conviene ad una delle poche «assise » dove regna la massima libertà di opinione. Lo ha debitamente sperimentato il sostituto
di Armand Hugon, il pastore
Giorgio Toum, quale vice-presidente della Società di Studi Vaidesi. Per mancanza di spazio e
per maggiore sinteticità, mi limi
_____PROSPETTIVE PER ANGROGNA - 3
Migliorare ia viabilità
«Ora che non c’è più la Democrazia (1), non si asfalterà
più neanche una strada nel nostro Comune »: così, un anziano
contadino di Angrogna aveva
reagito all’indomani dei risultati
elettorali del ’75 che, oltre a lasciare intravvedere la formazione di Giunte « rosse » in Provincia e alla Regione, prevedevano
anche al Comune una Amministrazione che un autorevole settimanale locale definiva « decisamente di sinistra ».
Abituato da anni a ragionare
nell’ottica della politica clientelare, il vecchio Sandrin, al pari
di molti altri, era seriamente
preoccupato per il futuro della
sua valle che, come tutte le zone di montagna, aveva (ed ha
tuttora) grossi problemi nel
settore della viabilità, a causa
della polverizzazione del territorio comimale in un numero eccessivo di frazioni, molte delle
quali non ancora collegate — o
collegate in modo precario — al
Capoluogo.
Le poche strade che erano state asfaltate (il 50“/o scarso dell’intera rete comunale), avevano
potuto esserlo al termine di lunghe ed estenuanti « trattative »
tra il Cernirne e i notabili che un
tempo sedevano in Provincia.
Molti ricordano ancora l’infelice
battuta di un demo-cristiano
della Valle, allora Assessore
Provinciale, nel corso di im ennesimo incontro per la strada
del Serre: «Quanti voti ha ricevuto il nostro partito in questa
zona? ».
Fortunatamente qualcosa, da
allora, è cambiato, ora non è
più necessario «baciare le mani » a nessuno, anche se si deve
ancora «lottare per strappare
con i denti » — sono parole del
Sindaco — « quanto semplicemente ci è dovuto ».
Inoltre, l’istituzione dei Comprensori, quelle strutture cioè in
grado di consentire il massimo
decentramento delle funzioni regionali, ha favorito la possibilità dei Comuni di partecipare
to a riassumere, per argomenti,
la problematica attuale:
1) Che senso ha parlare oggi
di un’alternativa cattolica europea alla Chiesa di Roma? Cegna
ha inteso l’aggettivo « cattolico »
nella sua accezione etimologica
di «universale», per cui l’alternativa rimarrebbe nell’ambito
del cristianesimo e investirebbe
direttamente la Chiesa Romana.
Ma è stato rilevato che, rispetto al Valdismo, la Chiesa di Roma si è sempre professata cattolica, santa e apostolica. Più
che di alternativa, qualcuno ha
suggerito di parlare di riforma,
sia pure endocrina.
2) Mentre sui Valdesi di Calabria sembra ormai tutto chiaro
— fonte insostituibile rimane
pur sempre il vecchio Pascale —,
molte oscurità permangono tuttora sulle origini delle comunità
valdesi della Daunia e dell’Irpinia, e ciò grazie all’ (o per colpa dell’) unica testimonianza del
Gilles alla quale tutti, accettandola o contestandola, sono costretti a richiamarsi. Le difficoltà aumentano per il fatto che,
specie nella Daunia, vennero,
nella seconda metà del ’200, dei
« provenzali » al seguito degli Angioini come contraltare militare
o coloniale ai Musulmani stanziati in Capitanata dagli ultimi
Svevi: ora, tra questi « provenzali », c’erano già dei valdesi?
3) Sulla lingua dei manoscritti
valdesi permane il dubbio se si
tratti di un idioma puramente
« letterario », oppure di un linguaggio d’uso corrente. Eppure
— è stato osservato — il memoriale che il « barba » Morel redasse nel 1531, al suo ritorno
dai colloqui avuti a Basilea e a
Strasburgo coi riformatori Ecolampadio e Bucero, fu da lui tradotto dal latino in «valdese »
proprio per informare i suoi contemporanei, e la lingua usata doveva senza dubbio essere capita
dalla gente comune, e non dai
« barba » soltanto.
4) Schleiermacher e Janni: il
primo, celebre teologo e filosofo
protestante, visto nelle sue relazioni pietistiche con i Fratelli
Moravi di Herrnhut (BriiderUnität), il secondo degnamente
illustrato come il primo pioniere
valdese dell’ecumenismo. Peccato che a ravvivare il dibattito sulle due interessantissime
relazioni ci fossero soltanto degli « storici », avendo brillato per
la loro assenza i nostri « teologi ».
5) L’ultima relazione di Cioffl
sul processo new-yorchese del
1741 ha suscitato, quasi a sorpresa, un vivace dibattito sull’annosa questione se il puritanesimo è figlio del calvinismo:
chi ha detto di sì e chi ha sostenuto quasi con violenza il no,
prova che ancor oggi il problema
è vivo nella coscienza dei più.
Bene o male? Solo i presenti al
Convegno possono degnamente
rispondere. Giovanni Gönnet
La nostra presenza alla Mostra dell’Artigianato
Severa valutazione
I visitatori della « Mostra dell'Artigianato del Pinerolese »
che si è svolta tra il 25 agosto e il 2 settembre hanno potuto
visitare, nella sezione culturale, anche uno stand dedicato alle pubblicazioni valdesi: Claudiana, Società di Studi Valdesi,
Eco delle Valli Valdesi. Chiusi i battenti, dopo un'intensa settimana di impegno, il gruppo, soprattutto di giovani, che ha
allestito e curato lo stand si è riunito per valutare Vesperienza.
Ne diamo un resoconto.
direttamente alle decisioni, alle
scelte ed alla gestione degli interventi nei vari settori del territorio.
Ed è dunque attraverso il
Comprensorio e la Comunità
Montana che ad Angrogna sono
arrivati, da parte della Regione, regolari contributi per la
realizzazione di opere pubbliche.
Ricordiamo, nel settore della
viabilità, i 120 milioni per la strada delle Bruere (i cui lavori di
asfaltatura sono terminati in
questi giorni), i 12 milioni per la
sistemazione del tracciato in
Pradeltorno, i 20 milioni per la
strada di Buonanotte ed ancora, recentemente, i 45 milioni
che l’Amministrazione Comunale, nella riunione del 21 settembre, ha deciso di devolvere per
la costruzione del secondo tratto della strada di Buonanotte.
Ciò nonostante, molto ancora
rimane da fare, per dotare il
Comune di una rete stradale
adeguata. Ci limitiamo a segnalare due fra le opere di più urgente necessità: il completamento
della strada di Buonanotte, che
dovrebbe raggiungere l’Arvura e
Cacet, rompendo l’isolamento
della zona, e l’asfaltatura del
tratto Serre-Chiot dl’Aiga, che
permetterebbe l’attuazione del
collegamento diretto Capoluogo-Pradeltomo, evitando il giro
a Torre Pellice, con notevoli vantaggi per il servizio di autobus.
Con gli stanziamenti che dovrebbero pervenire nei prossimi anni, anche queste due opere stradali potranno essere portate a
compimento. Ma occorre fare
presto: ancora un po’, e a Cacet
e all’Arvura non ci sarà più nessuno.
Stanchi e rassegnati dalla lunga, antica attesa di una strada,
se ne saranno andati via anche
gli ultimi contadini che ancora
erano rimasti a coltivare la loro
buona, ma amara, terra.
Jean-Louis Sappé
Dal punto di vista commerciale lo stand ha riscosso un
buon successo: le vendite ammontano circa a 800.000 lire. I
libri più richiesti sono stati: « I
Valdesi » di G. Tourn, « Vita
montanara e folklore nelle valli valdesi » di Teofilo Pons, e
« Guida della Val Germanasca ».
Uno dei lati positivi della nostra partecipazione alla mostra
è stata la possibilità di coinvolgere attivamente diverse persone delle comimità di Pinerolo,
San Secondo e Luserna (sono
28 coloro che hanno collaborato
e si sono avvicendati all’esposizione). Quando ci è stata offerta la possibilità di partecipare
alla rassegna la comunità di Pinerolo ha dato una risposta affermativa e l’unico problema
sorto, superato poi senza tante
difficoltà, era quello dell’organizzazione pratica dello stand.
Al momento inoltre ci era sembrata un’occasione per uscire
dal nostro ambiente e testimoniare la nostra presenza nel Pinerolese e nello stesso tempo
con questo impegno pratico volevamo concretizzare la nostra
volontà di agire che troppo
spesso esprimiamo solo a parole.
La nostra intenzione era quella di farci conoscere parlando
alla gente che si soffermava davanti al nostro stand cosa che
poi non ci è stata del tutto possibile sia per la struttura stessa
dello stand sia per la difficoltà
nell’avvicinare e nel parlare alla gente. A questo riguardo non
sappiamo fino a che punto questa occasione dataci sia servita
a chiarire le idee alla gente su
chi siano i valdesi. Infatti uno
dei rischi che abbiamo corso è
stato quello di essere confusi
con uno dei tanti gruppi, più o
meno folkloristici, presenti accanto a noi all’esposizione; questo fatto è anche provato dal
genere di libri venduti: un genere la cui richiesta non sembra denotare un grande interesse di sapere che cosa voglia dire essere protestanti oggi. Il motivo fondamentale che ci aveva
spinti a partecipare alla rassegna era stato invece quello di
dare una testimonianza come
protestanti e proprio su questo
punto, cercando tutti insieme
di dare una valutazione della
nostra presenza alla mostra, ci
siamo trovati divisi. Probabilmente questo è dovuto al fatto
che in nessuno di noi è chiaro
come si possa oggi testimoniare la propria fede: speriamo
quindi che questo, come credenti in ricerca, diventi il punto
centrale della nostra riflessione.
Anna Revel
Nora Ricca
(1) Si allude alla Democrazia Cristiana.
3 giorni senza pastori
Dal prossimo 7 ottobre (sera) e tino a mercoledì 10, tutti i pastori
del 1 Distretto sono convocati a Vallecrosia per un lavoro di « aggiornamento ». È un momento importante di ricerca e di studio, per verificare
il lavoro di ciascuno e scoprire nuovi strumenti per rispondere più e
meglio alla propria vocazione.
È possibile che le chiese possano in qualche caso risentire dei disagi da questa assenza contemporanea di tutti i pastori del Distretto. Ma
siamo convinti che il lavoro dei loro pastori ha anche bisogno di molto
studio e di molti stimoli per non diventare un « mestiere », ma per rimanere risposta ad una vocazione. Non si tratta dunque di una vacanza, che
ciascuno si prende se ne ha voglia, ma di un momento di lavoro ben
preciso. In molte chiese straniere questi incontri sono considerati un obbligo da parte di tutti. Speriamo che le chiese del Distretto sappiano raliegrarsi del fatto che i loro pastori cercano di « aggiornarsi » e li confortino in questo loro impegno.
Per eventuali casi urgenti di presenza pastorale, i pastori emeriti
hanno assicurato la loro disponibilità.
Bruno Bellion
7
5 ottobre 1979
CRONACA DELLE VALLI
CONVEGNO A SAN GERMANO SULL’ECO
1» CIRCUITO
I ,.^v
'S
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f.
I ^
Corrispondenti
cercansi
E’ ormai noto a tutti che le pagine dell’Eco-Luce dedicate alla
cronaca delle Valli diventeranno
4 a partire dal gennaio prossimo, secondo quanto deciso dall’ultimo Sinodo.
Si spera, con Faumento dello
spazio a disposizione, di poter
sopperire alla più volte lamentata mancanza di notizie riguardanti le Valli. Evidentemente non
è sufficiente avere più spazio a
disposizione per risolvere il problema, ma è indispensabile avere i mezzi necessari ed una chiara idea di come gestire questo
spazio.
Il convegno tenutosi domenica 23 settembre u.s. a S. Germano, convocato dalla C.E.D. in osservanza ad un ordine del giorno
dell’ultima Conferenza Distrettuale, aveva appunto lo scopo di
dibattere i problemi relativi all’impostazione di queste pagine
supplementari di cronaca delle
Valli e di definire la configurazione che dovrà assumere la tanto
discussa iLettera Circolare unificata del 1® Distretto.
Il Direttore dell’Eco-Luce ha
illustrato ad un folto gruppo di
partecipanti (circa 60) le difficoltà che incontra la Redazione per
compilare un giornale che risponda alle aspettative dei lettori e nello stesso tempo mantenga il suo carattere « valdese ».
Si lamenta soprattutto la mancanza di corrispondenti regolari
sia ner quanto concerne le notizie delle comunità, sia, maggiormente, per le notizie sul lavoro
dei vari enti locali (Comuni, Comunità montane) e su diversi
ambiti della vita nel Pinerolese
fino ad ora assenti dalle pagine
del nostro giornale.
E’ da segnalare, a questo proposito, la costituzione di un gruppo di lavoro nel 3® Circuito che
ha lo scopo di tenere il collegamento tra il Circuito stesso ed
il giornale. Speriamo che questo
esempio possa essere seguito anche dagli altri due Circuiti. In
generale la discussione è stata
senz’altro positiva ed ha toccato
non pochi altri aspetti del problema, in particolare le difficili
decisioni sull’equilibrio tra informazione e formazione. Da una
parte si cerca di dare il maggior
numero di notizie possibile in
modo da poter promuovere la
diffusione del giornale tra le persone che oggi, proprio per questa carenza, ricorrono ad altri
settimanali. Dall’ altra bisogna
però porre la massima attenzione affinché il giornale non perda
il suo carattere di testimonianza evangelica (formazione) che
ne giustifica l’esistenza.
Naturalmente il contenuto delle pagine di cronaca delle Valli
dovrà tenere conto del fatto che
l’Eco-Luce viene diffuso anche
fuori dalle Valli.
Nella seconda parte del convegno si è discussa l’impostazione
da dare alla Lettera Circolare
del 1“ Distretto.
Un dibattuto ordine del giorno
dell’ultima Conferenza Distrettuale propone di continuare la
pubblicazione della Circolare
scorporandola però dall’Eco delle Valli e invita la C.E.D. a nominare un gruppo, rappresentativo dei tre Circuiti, responsabile della sua redazione. A questo
proposito i pareri non sono più
così unanimi: c’è chi vede l’utilità del « bollettone » esclusivamente nel fatto che diventi la
circolare della C.E.D., chi asserisce che quattro numeri durante
l’anno sono troppi, chi ancora
lamenta che tre o quattro numeri non coprono comunque le esigenze delle comunità.
Riguardo all’ impostazione i
problemi non sono certo minori:
quali sono i fatti da pubblicare
sulla Circolare affinché risulti un
utile strumento per ogni Chiesa?
Visto lo spazio a disposizione,
ogni comunità dovrà utilizzarlo
esclusivamente per comunicazioni pratiche (programmi delle attività, calendari di riunioni, ecc.)
concentrando in una parte comune messaggi e meditazioni? Oppure le singole Chiese gestiran
III CIRCUITO
Pomeriggio
bibiico
Tutti i membri deiie comunità
del 3° Circuito sono invitati a
partecipare all’incontro che avrà
luogo DOMENICA 14 OTTOBRE
alle ore 14.30 a PERRERO nella
sala delle attività.
L'argomento di questo incontro sarà: « I MIRACOLI » con
riferimento agli Atti degli Apostoli.
Comunità Montana Chisone e Germanasca
Comitato di partecipazione
Il Comitato di partecipazione
dell’Unità locale dei servizi n. 42,
coincidente con la Comunità
Montana Valli Chisone e Germanasca, si è riunito per la prima
volta il 20 settembre a Pomaretto. Il Comitato, che ha 17 membri, è composto in questo modo:
3 rappresentanti delle maggiori
^ SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA • TORRE
PELLiCE - LUSERNA S. GiOVANNI
- LUSERNETTA - RORA’
Dal 6 al 12 ottobre
Dott. ENRICO GARDIOL
Viaie Trento, 12 - Torre Peiiice
tei. 91277________________
FARMACIE DI TURNO
festivo e notturno
Torre Peiiice
Dal 22 settembre al 12 ottobre
fa servizio ta farmacia Internazionale ( dott. Imberti ) Via Arnaud 5 - Tel. 91374.
Luserna San Giovanni
Dal 24 settembre al 7 ottobre
fa servizio la farmacia Vasario
( dott.ssa Gaietto ) Via Roma 7 Tel. 90031._______________
AUTOAMBULANZA
Torre Peiiice; Tei. •?0118 -91.273
Croce verde di Porte tei. 74197
VIGILI DEL FUOCO
Torre Peiiice ; Tel. 91.365 - 91.300
luserna S.G. Tel. 90,884 -90.205
organizzazioni sindacali: Franco
Polastro (CISL), Daniele Rostan
(UIL), Giuseppe Gastaldi (CGIL);
2 rappresentanti dei medici: Diego Sappé ner gli ospedalieri, Giuseppe Gallo per i mutualisti; 2
rappresentanti del personale
ospedaliero: Gianni David per
Fra Catinai, G. Carlo Bonardello
per Pomaretto; 3 rappresentanti della Consulta femminile: Patrizia Santoro, Silvana Marchetti, Carla Beux; 7 rappresentanti
degli utenti, eletti la primavera
scorsa nelle varie assemblee:
Elda Rivoiro, Graziano Blanc,
Rosanna Pireddu, Adriano Longo, Liliana Viglielmo.
Il Comitato ha eletto il proprio Presidente nella persona di
Daniele Rostan ed ha esaminato
la bozza di regolamento preparata dalla Comunità Montana.
Trattandosi appunto di un orsanismo di partecipazione, le sedute del Comitato saranno aperte
al pubblico, che potrà anche
chiedere di prendere la parola.
Al termine della riunione il
dottore Gallo, medico di Villar
Perosa, ha esposto il primo problema, quello cioè della guardia
medica per i giorni festivi, da lui
ritenuta insufficiente (un solo
medico per le due valli) chiedendo al Comitato e agli assessori
della Comunità di intervenire.
Questo sarà quindi uno degli
argomenti da trattare nelle prossime sedute.
no autonomamente uno spazio
prefissato?
Dunque « Bollettone » sì, ma
avendo ben presente che si tratta di uno strumento limitato e
provvisorio, destinato a scomparire non appena l’Eco delle Valli
raggiimgerà regolarmente ogni
famiglia della nostra Chiesa.
L’impegno per la diffusione del
giornale è assolutamente prioritario.
Aldo Lausarot
______________ RORA’
Contrariamente a quanto pubblicato sul numero scorso la gita
comunitaria a Venezia avrà luogo nei pporni 16-18 novembre.
Iscriversi presso il pastore entro il 15 ottobre.
• Mercoledì 19 ha avuto luogo
un’assemblea pubblica organizzata dal Comune con la Pro Loco per discutere alcuni problemi. Innanzitutto la richiesta di
alcuni genitori che hanno iscritto
i loro figli al Collegio, di poter
utilizzare il servizio di Scuolabus, in secondo luogo alcune proposte per migliorare il servizio
del Parco Montano ed una serie
di iniziative che potranno nascere in collaborazione con la Comunità Montana per il potenziamento delle strutture ricettive
di piccolo turismo familiare.
Circa la richiesta dell’uso dello scuolabus per portare alcuni
ragazzi sino a Torre il Comune
ha precisato che trattandosi di
una scuola privata ciò non rientra nelle competenze del servizio
pubblico e che non è possibile
compromettere il regolare funzionamento del servizio (già difficoltoso soprattutto in inverno)
per la scuola statale e la scuola
materna. Difficoltà di orari che
difificilmente possono essere rispettati per tutti. In ogni caso
si cercherà di verificare nel concreto questa possibilità per un
periodo sperimentale richiedendo alle famiglie interessate un
contributo per la spesa del trasporto.
Il Comune e la Pro Loco si sono anche impegnati ad organizzare mensilmente un incontro pubblico su un tema specifico per
avviare un dialogo con la popolazione sui temi dì comune interesse.
PERRERO-MANIGLIA
Domenica 7 ottobre alle ore 10,
nel Tempio di Ferrerò, si terrà
l’Assemblea di Chiesa di apertura
delle attività. All’o.d.g. i due seguenti argomenti:
1) Relazione del delegato al
Sinodo;
2) Sistemazione dell’ingresso
e della facciata del Tempio.
Particolarmente importante è
questo secondo punto, in quanto
dovremo scegliere fra i diversi
progetti proposti.
Domenica 7 ottobre, sarà sospeso il culto a Maniglia.
Sempre a Ferrerò il 6 e il 7
ottobre, avremo il Convegno dei
giovani del 3° Circuito per la
realizzazione di un culto dei
giovani.
Inizio sabato 6 alle ore 16.
Elezioni e programmi
Venerdì sera 28 settembre alle
ore 20,30, nella Sala Unionista di
Torre Peiiice, si è tenuta la T Assemblea di Circuito della Val
Peiiice.
Il Sovrintendente uscente Past.
E. Ayassot ha aperto la seduta
con una lettura biblica seguita
da una breve meditazione.
Sono presenti 25 membri, rappresentanti delle varie attività,
per ognuna delle Comunità della
Valle.
Oggetto principale dell’incontro è l’elezione del Consiglio di
Circuito e del suo sovrintendente. Vengono eletti: il Past. Giorgio Tourn, come sovrintendente;
la Sig.na Ethel Bonnet di Angrogna, come segretaria e rappresentante delle Scuole Domenicali; la Sig.ra Ada Tourn Paschetto di Rorà, come rappresentante dei gruppi femminili; il Sig.
Adolfo Charbonnier di Bobbio,
rappresentante per i Concistori
ed inoltre la sig.na Anna Bosio
di Torre Peiiice, come rappresentante dei giovani.
Si passa quindi brevemente all’esame dei vari argomenti di
possibile discussione nell’ambito
delle prossime riunioni di Circuito e qui emergono varie idee: discutere su argomenti che il Sinoj
do propone alle chiese; mandati
della Tavola alle Comunità; oppure problemi più specifici riguardanti la vita delle Comunità,
di difficile soluzione per i singoli
Concistori. Gli argomenti sono
tanti e poco è il tempo per affrontarli. Fra i partecipanti c’è
l’esigenza di fare qualcosa, anche se poco, ma bene. Inevitabilmente, come ad ogni prima
riunione di circuito sono emersi
ancora una volta vari interrogativi su questo nuovo organisrno,
le sue funzioni ed i suoi cornpiti.
Per alcuni Pastori in particolare esso suona un po’ come un’imposizione dall’alto del Sinodo e
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Domenica 23 settembre si è
conclusa felicemente la gita a
Como dell'Unione Femminile di
Luserna S. Giovanni.
In mattinata abbiamo partecipato al culto tenuto dal pastore
Salvatore Briante e insieme ad
un gruppetto di donne dell’Unione Femminile di Como abbiamo
consumato il pranzo nella sala
delle attività con un buon piatto
caldo preparato laboriosamente
da queste. Nel pomeriggio non
è mancata una escursione sul
lago e sulla funicolare. Prima
del ritorno il pastore Antonio
Adamo ha colto l’occasione per
darci qualche informazione sulla comunità di Como ieri e oggi; abbiamo constatato che il
passato di questa comunità non
è molto diverso dal presente:
nata originariamente come comunità di evangelizzazione attualmente è viva soprattutto per
la partecipazione della vicina
diaspora e per il centro d’incontro comunitario di S. Fedele.
TORRE PELLICE
Domenica 7 riprenderanno i
culti in francese al Centro e ai
Coppieri.
• In occasione del culto di inizio delle attività, 11 21 ottobre,
avremo una giornata comunitaria.
Il culto sarà presieduto dal
Gruppo giovanile e vi parteciperanno i bambini delle Scuole
Domenicali e i catecumeni. Dopo il pranzo al sacco alla Foresteria (con possibilità di una minestra) avremo un programma preparato dai giovani della comunità. A conclusione della giornata le Unioni femminili offriranno il tè agli intervenuti.
• Il gruppo giovanile riprenderà la sua attività il venerdì sera alle 20.45. Il mese di ottobre
sarà dedicato ad uno studio sulla Riforma da parte del pastore
Tourn.
Hanno collaborato a questo
numero: Jolanda De Bernardi, Dino Gardiol, Luigi
Marchetti, Mitzi Menusan,
Carla Negri Adamo, Elio Pellegrini, Paolo Ribet, Giorgio
Tourn.
Si sta formando un gruppo
di lavoro comprendente tutta la
valle per preparare delle risposte allo studio del Consiglio ecumenico sulla:
COMUNITÀ’ DELLE DONNE
E DEGLI UOMINI NELLA CHIESA
Incontro a Pinerolo mercoledì
10 ottobre p.v. alle ore 20.30
nei locali della chiesa valdese.
Tutti sono cordialmente invitati.
POMARETTO
Sabato 29 settembre si sono
uniti in matrimonio presso il
Municipio di Pomaretto Genre
Bert Ugo di Pomaretto e Piacente Anna Maria di Novara. Agli
sposi giungano i sinceri auguri
della comunità tutta.
• Domenica 14 ottobre p.v. avrà luogo la già annunciata assemblea di chiesa con il seguente ordine del giorno: Relazione
dei deputati alla conferenza ed
al Sinodo; Proposta di tenere i
culti durante il periodo invernale nella sala del teatro anziché
nel tempio; Elenco liste elettorali.
quindi c’è una scarsa volontà di
far funzionare qualcosa in cui
non si crede. Come molti altri
credo invece che sia il luogo piu
opportuno in cui affrontare delle grosse tematiche in vista di
Assemblee a più ampio raggio,
per esempio la creazione di giornate comunitarie collaterali al 15
agosto ed inoltre giungere finalmente a certi accordi fra le varie
Comunità, in modo da avere dei
momenti preparatori in comune,
esempio Monitori e Predicatori,
in modo da impiegare meglio le
poche forze a disposizione.
Non resta quindi che augurarci un proficuo lavoro durante
l’anno che ci sta davanti, ponendoci sotto la guida e l’aiuto dello
Spirito Santo.
Dino BeUion
• Il consiglio di Circuito è convocato a Torre Peiiice sabato
13 alle ore 20.30 nella Casa Unionista.
Valdesi
in riserva?
Scrivo a proposito dell’articolo
« Un’occasione perduta » di G.
Gönnet, letto su « La Luce » del
31.8.’79 riguardante l’emigrazione valdese dalle Valli e la corrispondente immigrazione cattolica. Confesso che tali verità, venute a galla, mi hanno sorpresa e
amareggiata. Speravo trovare una risposta sul numero successivo del giornale, invece niente. Eppure il problema è urgente e riguarda non solo la Chiesa
(anche se questa, logicamente, è
e sarà sempre la prima ad esser chiamata in causa), ma anche i Valdesi in sede, quelli fuori sede, tutti coloro ai quali, come all’articolista, sta a cuore
che le Valli restino valdesi.
Perduta l’occasione di parlarne al Colle delle Fontane, non
perdiamo ora quella di parlarne qui e cercare insieme una
soluzione. Fra tanti lettori ci sarà ben qualcuno che avrà un’idea
o una proposta da suggerire!
Tentar non nuoce.
A questo punto mi permetto
di aggiimgere che il. male è antico. Già dal 1848, quando le porte
dell’ovile ci furono aperte, invece
di sparpagliarci su e giù per la
Penisola (sia pure con la buona intenzione di far proseliti) avremmo dovuto allargarci a
macchia d’olio, in modo da restare compatti e conservare i
nostri usi, costumi, lingua e anche la terra tanto difesa in un
passato che non dobbiamo dimenticare. Poiché cosi non è
stato, a noi oggi (ed è già tardi)
l’obbligo di porre un rimedio, altrimenti, se l’esodo continuerà,
ai pochi Valdesi rimasti sul posto sarà riservata la fine degli
Indiani d’America: posare in costume, davanti ad un cadente
chataot, per la foto-ricordo dei
turisti del 2000.
Ringraziando per la cortese
attenzione, saluto cordialmente,
MireUa Revel
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La famiglia di
Alina Rostan Barzaghi
ringrazia tutti coloro che hanno voluto
partecipare con affetto al suo dolore.
Ringraziando il Pastore Conte per
l’affettuosa sua presenza, un pensiero
di riconoscenza va ai medici e al personale tutto dell’Ospedale di Pomaretto, che, oltre alla professionalità, esprimono il loro servizio con amore.
Milano, 28 settembre 1979
<r II Signore è il mio pastore,
nulla mi mancherà ».
8
8
5 ottobre 1979
(
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
La «Seveso» tedesca
a cura di Tullio Viola j Laici, patte tuttora dimenticata
>4- Vogliamo portare a conoscenza dei nostri lettori una notizia assai grave che, strettamente parlando, non può dirsi di carattere politico. Ma lo facciamo
perché essa ci sembra coinvolgere, sia pure marginalmente,
aspetti politici di un certo peso
e, in ogni caso aventi uno speciale significato nell’ambito del
tipo di civiltà occidentale di cui
l’Italia fa parte.
Riferisce «Le Monde» (del 20
settembre ’79) che, « sul terreno
d’un'officina abbandonata di Amburso, nella quale giocavano i
ragazzi del quartiere » (A chi uossiede, come noi, ricordi ormai
lontani, il pensiero corre spontaneo a un antico e bel film: « I
ragazzi della via Pai »), « sono
state scoperte alcune bombe contenenti un certo gas venefico
chiamato "tabun", in auantità
tali da poter causare la morte di
parecchie centinaia di migliaia
di persone. Una tale scoperta, che
il Sindaco di Amburgo ha qualificato "tanto inesplicabile quanto incredibile", fu fatta nella settimana 9-16 settembre, quando
un ragazzo di 13 anni venne ucciso, e due suoi compagni vennero gravemente feriti da un’esplosione: essi si erano divertiti con
dei prodotti chimici scoperti nei
depositi e nei laboratori rimasti
privi di sorveglianza fin dal
giorno (due anni fa, ormai) in
cui l'impresa di prodotti chimici
"Stoltzenberg” era stata chiusa.
Ogni giorno che passa porta
ora con sé delle vere e provrie
rivelazioni sull’argomento, sempre più inquietanti. Ogni mattina, gli abitanti del quartiere, in
un raggio di 500 m. intorno all’antica officina, devono essere
evacuati per tutto il tempo delle ricerche. Entro lo stesso cerchio, considerato come particolarmente pericoloso, una sessantina di piccole imprese, in cui si
trovano impiegate più di 1500
persone, hanno dovuto chiudere
provvisoriamente. Gli automezzi
pesanti, che hanno già evacuato
500 tonnellate di prodotti tossici
e di munizioni, non hanno, d’ora
in poi, più il permesso di accedere all’officina, perché si teme
che alcuni contenitori di gas, o
di altri veleni, sepolti nel terreno, possano rompersi sotto pesi
troppo grandi, e liberare i propri
contenuti.
Sembra che la presenza', sul
posto, di bombe o granate contenenti del gas "tabun”, sia stata segnalata da un ex-impiegato
della ditta Stoltzenberg, oggi ufficiale dell’esercito. Ma si sospetta che anche altri prodotti velenosi, altrettanto micidiali (i gas
"lost" e "Sarin”), si trovino immagazzinati in loco. Perciò i lavori d’ispezione vengono eseguiti con una minuzia e una prudenza da far impallidire qualunque archeologo. Mai più di 4
persone vengono autorizzate a
Fondo di solidarietà
Pubblichiamo qui sotto un
nuovo elenco delle sottoscrizioni pervenuteci durante l’estate e
ci rallegriamo che parecchi nuovi nomi si siano nel frattempo
aggiunti.
Ricordiamo coll’occasione che
attualmente sono aperte due sottoscrizioni e precisamente:
DA favore dell’appello della
Chiesa Unita dello Zambia (Africa) per aiuti urgenti ai profughi dalla Rhodesia. Sono migliaia di persone che si sono rifugiate nello Zambia per sottrarsi alle persecuzioni razziali:
purtroppo esse continuano a
subire incursioni da parte dell’esercito rhodesiano, con ulteriori nuové vittime e drammatiche situazioni. Al momento disponiamo di un po’ più di un
milione.
2) A sostegno dell’appello del
comitato centrale del Consiglio
ecumenico delle Chiese contro
la fame di milioni di bambini
nel mondo. Anche questa situazione si sta sempre mantenendo
altamente drammatica e siamo
certi che il C.E.C. adopera nel
migliore dei modi le somme che
gli giungono da tutte le Chiesemembro.
Preghiamo tutti i sottoscrittori attuali e futuri di prendere
buona nota che è cambiato sia
il numero di conto corrente che
la intestazione del nostro Fondo
(come già annunciato in precedenza e come appare tutte le settimane nel « tassello » redazionale). Le offerte devono ora essere indirizzate al conto corr.
postale n. 11234101 intestato a:
La Luce, fondo di solidarietà.
Ecco ora l’elenco aggiornato:
L. Frache L. 10.000; P. Corbo (tre
vers.) 15.000; Scuola dom. valdese Susa
50.000; C. Roncaglione 30.000; C. Craveri (tre vers.) 300.000; Scuola dom.
valdese Milano (3° grup.) 15.000; I bimbi dell'asilo infantile valdese «Il Redentore » di Pachino 10.000 ; 0. Bufalo
20.000; G. La Spina 10.000; A. e G. Actis 5.000; G.B.l. 5.000; G. F. 50.000;
V. Jahier 10.000; N. N. con simpatia
(quattro vers.) 60.000; M. e E. Bein 40
mila; M. Buzzi 5.000; M. T. Florio 50
mila; G. Favero Marangoni 10.000; E.
Giacomelli 50.000; W. Fumagalli 30.000;
O. e A. Fuhrmann 100.000; S. e S.
Gottardi 80.000; G L. Giudici 5.000; A.
Cianci 20.000; il marito (in mem. di
Nina Curdo Violo) 3.000; Armando e Ida
(id.) 5.000; D. Di Toro 100.000; L. Bifulco e E. Castagno 10.000; N N. 100.000;
Chiesa Metodista Udine 112.000; I. Palmieri (due vers.) 10.000; N.M.P. 15
mila. Totale L. 1.335.000; prec. L.
1.058.679; in cassa L. 2.393.679.
Stazionare simultaneamente sulla zona, centrale di quel terreno
(zona la cui estensione è di 2000
m^). Si tratta di tecnici attrezzati di tutto punto, con scafandri e
maschere 'a gas. In margine alla
zona, stazionano in permanenza
un reparto di pompieri e un altro di medici, specializzati nella
lotta contro i veleni.
L'officina Stoltzenberg era conosciuta fin dal tempo della prima guerra mondiale. All’epoca
del nazismo, essa fu ancor più
attiva nella produzione di gas da
combattimento e di altri prodotti nocivi ». Tutto materiale che
però non venne mai adoperato,
per equilibrio di terrore.
In seguito alla morte del proprietario (avvenuta nel 1974) e
forse ad errori giudiziari dovuti a varie cause, non si riesce più
ad ottenere notizie sicure sullo
stato attuale dell’officina, o meglio dei laboratori che la compongono. « Perciò le autorità si
vedono costrette a ricercare alcune centinaia di ex-operai e di
ex-impiegati, oggi dispersi sul
territorio della repubblica federale.
L’aspetto più straordinario di
questa brutta avventura è tuttavia un altro, e cioè che gli avvertimenti del pericolo sembrano esser stati tanto allarmanti
quanto frequenti. Per es., in seguito ad un incendio sviluppatosi in vicinanza dell’officina, i
pompieri avevano presentato un
rapporto allarmante al Senato di
Amburgo, rapporto di cui evidentemente non fu tenuto conto.
Persino gli abitanti del quartiere si erano lagnati del fatto che,
in vicinanza dell’officina, gli alberi perdevano le foglie e i fiori
languivano.
Fin dal 1970, la rivista di sinistra "Konkret" aveva affermato
che la Stoltzenberg fabbricava
gas di combattimento e che li
vendeva all'esercito. Certo l’accusa poteva apparire un po’ troppo audace (perché la repubblica federale firmò, nel 1954, col
trattato UEO, = Unione dell’Europa Occidentale, l’impegno di
rinunciare alle armi chimiche,
batteriologiche e nucleari). Le
autorità cittadine si contentarono pertanto di dire che la Stoltzenberg era oggetto di regolari
sorveglianze e che persino una
commissione d’inchiesta dell’UEO
l’aveva ispezionata ». Persino il
ministero della difesa, diretto
allora dall’ attuale cancelliere
Helmut Schmidt, smentì categoricamente che l’esercito (la famosa « Bundeswehr ») abbia mai
ricevuto delle forniture di gas di
combattimento. Oggi si afferma
che tale smentita sarebbe stata
fatta, al più presto, rientrare,
perché è risultato che, nel 1966,
l’esercito avrebbe ricevuto circa
15 Kg. di gas del tipo « Lost », a
scopo studio e documentazione.
(Le citazioni sono tratte da un
articolo firmato da Jean Wetz).
(segue da pag. 1)
ogni traccia della CPM — si approfondì il solco che già esisteva tra conservazione e innovazione, un solco che si dimostrò
quanto mai sterile.
Innovazioni
degli anni ’70
Sarebbe tuttavia ingiusto non
rilevare le piccole innovazioni
che qua e là, anche se spesso in
forma molto limitata e disorganica, hanno punteggiato gli anni
’70 con riferimenti impliciti al
lavoro sui ministeri degli anni ’60.
Il Regolamento sui Ministeri
(R.O. 3) che abbiamo cominciato
a varare l’anno scorso ha in molte parti un aspetto statico e pesante. Ma il suo cap. I, con la
sua impostazione aperta, basata
sul sacerdozio universale dei credenti, sulla molteplicità dei ministeri suscitati dallo Spirito e
sul fatto che a nessun ministro
è conferito il monopolio dell’attività assegnatagli, non sarebbe
pensabile senza il retroterra del
lavoro della CPM.
Precedentemente si era riconosciuta la capacità di presiedere
la Cena del Signore e di amministrare il battesimo a quei laici a
cui la comunità chiedeva di predicare la Parola; si è aperta la
presidenza dei consigli di chiesa
ai laici; si sono aperte ai laici le
riunioni del Corpo pastorale,
maggiormente delimitato nelle
sue funzioni; si è estesa ai laici
l’imposizione delle mani sui pastori consacrati; ecc. Soprattutto si sono moltiplicate le iniziati- '
ve di « collettivi teologici » per
la formazione di un laicato più
preparato. Altre spinte sono venute con l’apporto della tradizione metodista: penso particolarmente all’impulso dato alla predicazione laica e al pastorato locale.
Riprendere
il discorso
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Cartoni animati in TV
(segue da pag. 4)
che alcuni di questi programmi
siano nettamente negativi, cosa
si può fare per difendere i bambini?
:La soluzione più ovvia e più
drastica, impedire loro di vederli, alla lunp è controproducente, dandogli il fascino del proibito, e anche difficile, dato che il
televisore è facilmente raggiungibile e maneggevole.
Esiste una seconda possibilità,
seguire i programmi insieme ai
bambini, facendo loro notare via
via quanto in essi c’è di sbagliato, di inverosimile, di ingiusto.
Ma anche questa soluzione presenta il rischio di cadere nel moralismo, senza contare che per i
bambini i mass-media sono molto potenti e talvolta hanno più
valore delle parole dei genitori.
E poi, quale adulto da parte sua
tollererebbe, mentre guarda la
televisione, che qualcuno vicino
lo interrompesse facendogli si
stematicamente notare i difetti
di ciò che vede?
Esiste una terza possibilità, la
più « globale » e anche la più
difficile; educare il senso critico
dei bambini non al momento
della televisione, ma prima; e
soprattutto con l’esempio. I genitori che vantano Tamarissimo
che fa benissimo o la birra che
ha più gusto di birra, o che si
inebetiscono davanti a « Lascia o
raddoppia », non possono pretendere un atteggiamento diverso
da parte dei figli.
Ma se i bambini sono abituati
a « respirare » in casa uno spirito critico — non distruttivo, sia
ben chiaro , ma equilibrato —
sono già difesi contro gli eccessi
dei mass-media; e allora possono
vedere « Ufo Robot », o aualsiasi altro cartoon, divertendosi
magari, ma senza dipenderne e
senza prenderlo troppo sul serio,
e notando quello che c’è di giusto e di ingiusto.
(2 - fine) R. Colonna Romano
I ministeri
come vocazione
(segue da pag. 1)
le vocazioni che il Signore suscita in mezzo a loro, in modo che
esse siano saggiate, riconosciute,
valorizzate e sostenute. Una delle cose incomprensibili delle nostre chiese è che così spesso i
monitori, come anche altri ministri facciano il loro lavoro senza alcuna preparazione specifica
e solo raramente siano adeguatamente « ordinati » nel culto pubblico, come si fa per i pastori.
Una chiesa che coltiva le vocazioni dello Spirito ha il dovere
di far sì che i ministri esercitino
il loro servizio con l’approvazione della iratellanza e, possibilmente, senza oberarli di altre incombenze che nulla hanno a che
fare con la vocazione dei singoli.
Come le membra
di un corpo
Ma il passo che abbiamo scelto ci suggerisce un altro spunto.
Esso ci parla dei ministeri in
termini organici. Il ministero
non può essere esercitato nella
solitudine. I ministeri stanno tra
loro come le membra del corpo
stanno tra loro. L’immagine sottolinea il fatto che è essenziale
per i monitori non solo incontrarsi, decidere assieme, collaborare, ma è essenziale anche che i
vari ministri della chiesa si incontrino, discutano, coordino il
loro lavoro, si sostengano a vicenda. Ogni gerarchia o ogni giudizio di valore sui ministeri è
fuori luogo. Essi devono esistere
ed esercitarsi in uno stretto rapporto vitale. In questo modo la
chiesa locale consegue quel pari
consentimento di cui parla la
Scrittura a più riprese e che è
caratteristica essenziale della testimonianza che la vita di una
comunità cristiana deve recare.
L’immagine del corpo, però, è
utile ma non sufficiente. Perciò
l'Apostolo parla-'-di corpo «in
Cristo » e « corpo di Cristo ».
Questa precisazione è essenziale
perché la chiesa non diventi una
corporazione, né i ministeri degenerino nel corporativismo. Cristo è il Servo dell'Eterno, colui
che è venuto per servire e non
per essere servito. Ciò vuol dire
che l’esercizio dei ministeri e il
loro collegamento organico devono essere finalizzati al servizio
del Signore e nella chiesa e nella
società. In quest’opera di servizio è essenziale l’amore e la dedizione. E’ essenziale la pratica
della croce.
Questo è il test della vocazione: che essa sia disponibile alla
via della croce e che nella croce
trovi la sua forza e la sua gloria.
Nelle chiese della Riforma, non
c’è altro modo di concepire e di
esercitare i ministeri. Qui deve
essere la loro forza e qui è la
loro autenticazione. Il Signore ci
dia di crescere, perciò, nelle linee che il nostro passo ci ha
tracciato.
Paolo Spanu
Ma detto questo — per non deprimerci del tutto — è pur necessario ammettere che questi
risultati non sono che i brandelli della visione — o del sogno? —
che si aveva negli anni '60. Alla
realtà di un problema centrale
irrisolto — se non soffocato —
ci riporta invece l’indizio di un
sinodo con laici silenziosi e del
conseguente disagio emerso negli interventi sul nostro giornale. Che fare? E’ ovvio che sarebbe vano lamentarsi del passato.
E’ il presente che ci sta davanti.
E nel presente torna a noi, alle
nostre chiese, su un piano ben
più allargato e generale, la riflessione — o per lo meno la proposta di riflessione — sulla
chiesa. Mi riferisco al documento ' « per una riflessione comune
sulla situazione delle chiese battiste, metodiste e valdesi in Italia ». E’ vero che in gran parte
questo documento consiste in un
confronto di situazioni. D’altra
parte il suo tema ecclesiologico
più importante è centrato sull’evangelizzazione e questo dà una
prospettiva alla riflessione. Questa riflessione inoltre ci è proposta da un sinodo che, sulla base
di alcuni spunti e iniziative a livello locale, ha rilanciato alle
chiese la sfida di una azione
evangelistica, oltre che di una riflessione su questo argomento.
Ebbene è proprio su questo
terreno che si gioca l’eredità degli anni ’60 per ciò che riguarda
la spinta al rinnovamento che
ha espresso. Un nuovo movimento evangelistico che si illudesse
di impiantarsi sulla realtà delle
nostre chiese così come sono,
ignorando Tesigenza di rinnovamento profondo finora in gran
parte abortito e fidandosi solo
di un semplice attivismo evangelistico, non farebbe che ricalcare
schemi vecchi, fruttiferi ieri ma
sterili oggi, si risolverebbe nel
fallimento di chi pensa di costruire una torre senza fare i
calcoli della spesa o di andare
in guerra senza fare i calcoli delle proprie forze.
Mi sembra che questo sia il
momento invece di riprendere il
discorso degli anni ’60 e dare alla spinta evangelistica che si sta
affacciando nelle nostre chiese
Tindispensabile contesto di rinnovamento. Bruno Rostagno ha
giustamente affermato che sapremo evangelizzare se sapremo
rinnovare la vita delle nostre
chiese. E qui non si tratta di inventare chissà quali novità, ma
di riprendere un discorso già fatto ma non attuato, proposto ma
ignorato, per giungere ad una
generalizzazione e a sbocchi operativi che mancarono negli anni
’60. Tanto più che gli ostacoli
che causarono 1’« esaurimento »
del discorso allora sembrano oggi non insormontabili. Forse un
nuovo impegno evangelistico può
dare al rinnovamento della chiesa quella prassi senza la quale
anche la miglior teoria si inaridisce; e forse, ora che il trauma
del ’68 sembra in gran parte superato, molte comunità sono oggi più disposte ad accogliere
Tesigenza di un rinnovamento di
fondo.
Il « silenzio dei laici » all’ultimo sinodo è dunque indizio di
un malessere non risolto e segno
della necessità ¡mrirorogabile di
un rinnovamento di fondo. Ci lasceremo portare avanti in questa strada dallo Spirito, o dalla
nostra ignavia ci faremo ricacciare indietro?
Franco Giampiccoli