1
spedizione in abb.'postale
gruppo II A/70
In caso di mancato recapito
si prega restituire a
via Pio V n. 15
10125 Torino
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANCELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 24 SETTEMBRE 1993
IL RICONOSCIMENTO FRA ISRAELE E OLP
IL CAMMINO
E LA PROMESSA
DANIELE GARRONE
Portata e esiti dello storico
riconoscimento tra Israele
e Olp appariranno in tutta
chiarezza negli sviluppi che
seguiranno alla stretta di mano
fra Rabin e Arafat. Si tratta
dell’inizio di un cammino non
senza difficoltà, opposizioni,
conflitti ma anche carico di
promesse. Nulla è scontato,
ma un fatto è certo. Si è imboccata la strada della convivenza, della ricerca della conciliazione di diritti la cui legittimità di principio le parti riconoscono entrambe. Il fatto
che tutto 0 molto sia ancora da
definire non toglie nulla alla
portata storica dell’evento.
Israeliani e palestinesi si lasciano alle spalle il reciproco
disconoscimento lapidariamente espresso con le formule
«con rOlp non si tratta» e
«Israele deve essere distrutto».
La cosa è tanto più significativa in quanto sono i «nemici» a riconoscersi come interlocutori e a trattare direttamente. Detto per inciso, in
questa situazione appare tanto
più singolare il fatto che un
analogo riconoscimento sia
negato allo stato d’Israele dalla diplomazia vaticana: è un
esempio eloquente dell’urgenza del fatto che anche chi è
esterno al conflitto deve ancora fare i conti con le proprie
remore ideologiche!
L’auspicio di chi ha a cuore
i destini e il diritto sia di
Israele sia del popolo palestinese è che Washington segni
l’inizio non solo di nuove relazioni sul piano diplomatico
e politico, ma di un processo
di dialogo e di costruttiva con- '
vivenza, nell’interesse di entrambe le parti. Il futuro positivo di una parte è legato a
quello dell’altra e i due popoli
avranno un avvenire positivo
sulla stessa terra solo a partire
dal coraggioso riconoscimento
dell’altro. È l’avvio di questo
futuro che, pur con tutte le
contraddizioni e nonostante il
peso del passato, abbiamo
scorto nel processo culminato
a Washington. Come credenti
non possiamo non guardare a
Israele e alla Palestina senza
pensare alla Bibbia e, del resto, riferimenti alla Scrittura e
all'unico Dio non sono mancati neppure nei discorsi di
Washington. La terra finora
contesa non è una terra qualunque. È, per limitarsi a
Israele e alla Bibbia ebraica,
la terra che Dio ha donato al
suo popolo perché ne traesse
vita e benedizione, ma anche
la terra il cui possesso è legato
al compimento della volontà
di Dio. Il realizzarsi di passi
concreti verso la pace proprio
in quella terra non può non
evocare la promessa della pace escatologica.
Tuttavia ritengo che, tanto
più in un momento in cui,
molto laicamente, le parti si
riconoscono sul piano della
politica e del diritto, queste
evocazioni non vadano da noi
immediatamente e direttamen
te collegate agli eventi e immesse nelle considerazioni
politiche e di diritto, pena trasformare la promessa in ideologia: vanno piuttosto serbate
come un segreto, come cose
profonde che si tengono nel
cuore. Guardare agli eventi in
un atteggiamento di silenziosa
ma solidale attesa mi sembra
un atteggiamento spiritualmente più profondo che non
dare una esplicita lettura «religiosa» di quanto avviene.
Vorrei ciononostante richiamare una pagina biblica, il
Salmo 37. Si tratta di una pagina sapienziale, nella quale
riflessione sull’esperienza e
fiducia nell’azione di Dio sono intrecciate; i fatti a cui assistiamo in questi giorni, in
cui senso della realtà e anelito
alla giustizia appaiono congiunti, richiamano indubbiamente la sapienza biblica, così
attenta alla giustizia realizzata
con scelte concrete. «Confida
nel Signore e fa il bene; abita
il paese e coltiva la terra con
fedeltà... i mansueti erediteranno la terra e godranno la
pace» (vv. 3 e 11).
Voglia Iddio che il difficile
cammino di israeliani e palestinesi sia, per gli uni non meno che per gli altri - ebrei,
musulmani e cristiani - illuminato da queste parole e sorretto da questa promessa. Anche senza dirlo ad alta voce,
chiediamolo in preghiera.
fST, f'--- C
'
Il miracolo della condivisione, fra utopia e fede in Gesù Cristo
Il nostro mondo ha fame di pane e di dignità
TEODORA TOSATTI
«I discepoli si accostano a Gesù per
dirgli di congedare quelli che lo seguono affinché vadano per le campagne e i
villaggi intorno a comprarsi da mangiare. Ma egli rispose loro: “Voi stessi date loro da mangiare” ; poi ordinò loro di
farli mettere tutti a sedere a gruppi sulr erba verde»
(Marco 6, 36-37a; 39)
Quello del cibo per tutti non è l’unico miracolo: moltiplicare è un’operazione che entro certi limiti riesce anche a noi; è di spartire con altri ricchezze e risorse che noi non siamo proprio
capaci... e non è un miracolo da poco
che i discepoli si ritrovino a condividere
con la gente quanto sembrava troppo
scarso perfino per una cena fra pochi:
proprio loro, che avevano appena consigliato a Gesù di mandare tutti ad anangiarsi!
Spezzato da lui, quel poco cibo basta e
avanza; ma non finisce qui: il fatto di
poter mangiare sdraiati o seduti (un particolare che tutti i racconti riportano) ci
ricorda la cena pasquale, quando si raffigurava così il passaggio dalla schiavitù
alla piena dignità di uomini liberi. A Gesù, dunque, non interessa soltanto il pane: dare da mangiare agli affamati? sì,
pane e dignità!
E proprio in questi giorni, la lotta operaia alla Enichem di Crotone (un fatto di
cronaca che non è isolato ma rientra in
tutto un quadro di crisi e di depressione
economica) ci fa riflettere sul problema
del pane e del lavoro. La prospettiva di
un decente e sicuro livello di vita si allontana per molti, non solo, ma nella nostra stessa cultura sembra ci si stia accontentando del pane, aggrappandosi al
poco lavoro che c’è (magari in una sorta
di guerra fra poveri) e rinunciando sempre più a umanizzare il lavoro (tutti i lavori) come dignità e vocazione; ne sono
un segno abbastanza chiaro i tagli alla
scuola, tuttora il mezzo principale per
assicurare cultura umana proprio a chi
poi svolgerà le mansioni più «umili». E
lo slogan «le donne a casa!», che (inutile
far finta di niente) prende piede anche
fra noi donne, sarà il segno della riscoperta del lavoro casalingo come vocazione personale, o piuttosto un sintomo
di questa rinuncia a vedere nel lavoro
qualcosa di più di un semplice mezzo
per sbarcare il lunario?
Ma come, discorsi così ampi proprio
ora che siamo in piena crisi economica?
Sì, proprio ora, perché è adesso che si
elaborano piani e programmi, ed è adesso che si scivola verso nuove linee educative e di pensiero. E poi, è proprio vero che non si può fare diversamente?
Così la pensano i discepoli, ma Gesù
ANNO I - NUMERO 36
Valdesi e metodisti
L'Intesa è
legge
Nella seduta del 15 settembre la I Commissione del Senato ha approvato all’unanimità, in sede deliberante, il
disegno di legge «Integrazione deirinte.sa tra il Governo
della Repubblica italiana e
la Tavola valdese, in attuazione dell’articolo 8, terzo
comma della Costituzione».
Il disegno di legge, già approvato dalla Camera dei deputati il 7 luglio scorso, dà
attuazione all’Intesa firmata
il 25 gennaio 1993 tra il governo e la Tavola valdese riguardante la possibilità, per
valdesi e metodisti, di accedere alla ripartizione dell’otto per mille del gettito
dell’Irpef e alla defiscalizzazione delle offerte.
Concretamente,se il ministro delle finanze emtterà in
tempo il decreto che dà attuazione alla legge, a partire dal
maggio 1994 (dichiarazione
dei redditi relativa al 1993),
tutti i contribuenti che lo vorranno potranno destinare l’otto per mille alle chiese valdesi e metodiste, che saranno
indicate sui modelli 101 e
740 con la denominazione
«Chiesa evangelica valdese
(Unione delle chiese metodiste e valdesi)».
I fondi così raccolti saranno
utilizzati esclusivamente per
scopi sociali, culturali e umanitari in Italia e all’estero
(Terzo Mondo), e non per il
sostentamento del culto e dei
pastori. I contribuenti potranno inoltre dedurre dalla dichiarazione dei redditi le offerte erogate a favore delle
chiese valdesi e metodiste (per
fini di culto, istruzione e beneficenza), fino a un tetto massimo di due milioni di lire.
Rimangono ancora da approvare da parte del Parlamento altre due Intese: quella
con le Chiese battiste e quella
con la Chiesa luterana in Italia
(nev)
non è d’accordo: «date voi loro da mangiare»: il pane degli altri, ma anche la
loro libertà e dignità sono un problema
mio, per quanto sembri insolubile.
Chiunque possa farlo deve appoggiare la
lotta degli operai per il loro posto di lavoro e per lo sviluppo del Mezzogiorno;
ma non può bastarci che rientrino in fabbrica e che uno stipendio sia garantito a
tutti. Non possiamo continuare ad accettare che tanta gente impieghi la vita soltanto a lottare per il pane.
Un simile cambiamento di prospettiva
è un’utopia? Certo. Noi occidentali non
lo abbiamo mai fatto; ma non sarà proprio per questo che il mondo manca di
pane e dignità? Del resto, abbiamo soltanto quei pochi pani, se non sono proprio cinque saranno sei o sette, e con la
crisi... eppure ci sono: predichiamo un
Dio che non si rassegna a certe pretese
leggi della società umana, gestiamo delle opere, scegliamo come investire denaro e risorse della chiesa: non è poco quel
che possiamo fare nella lotta per la giustizia, e non per elemosina.
Certo, non è in nostro potere operare
una simile conversione, neppure in noi
stessi, ma (è promesso) c’è uno Spirito
che ci permette di incontrare e ascoltare
ancora oggi colui che sapeva moltiplicare distribuendo, e sfamare creando dignità: noi non siamo orfani, in questo
mondo!
Ecumene
/ cristiani
in Vietnam
pagina 2
AuJ Ascolto
Deil.la Parola
La lotta
di Giacobbe
pagina 6
Appello ecumenico
sui matrimoni
interconfessionali
pagina 10
2
PAG. 2
RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 24 SETTEMBRE I993
'* - . .../
A diciotto anni dalla fine della guerra, il paese sta cambiando rapidamente
Vietnam: in un paese in piena trasformazione
sta crescendo anche la presenza dei cristiani
________TAN NGUYEN_________
Città Ho Chi Min (l’ex
Saigon) sta cambiando
rapidamente. Si vedono molte
automobili nuove nel traffico,
taxi con il telefono, moltissime motociclette. Sorgono
edifici nuovi e moderni, grattacieli, alberghi, anche di lusso, si aprono banche, ristoranti. Le ville in stile coloniale francese si stanno trasformando in uffici commerciali;
le comunicazioni internazionali si ampliano, si installano fax, centraline telefoniche, computer. Ovunque si
vedono i segni di una notevole libertà e l’inizio di un
certo benessere. L’anno scorso il governo aveva programmato di ridurre l’inflazione
dal 700 al 20% e recentemente ha annunciato che è scesa
al 15%.
Inoltre molti Viet Kieu,
vietnamiti che oggi vivono
all’estero, contribuiscono alla
crescita dell’economia del
paese. Circa 50.000 Viet
Kieu visitano ogni anno il
Vietnam portando milioni di
dollari. La Banca nazionale
ha dichiarato che c’è ora abbastanza valuta forte da poter
costituire un fondo di riserva.
Città Ho Chi Min è piena di
cartelloni pubblicitari che reclamizzano prodotti come
Honda,Toshiba, Panasonic,
Toyota, Sanyo, Philips,
Kenwood e l’isolamento del
dopoguerra sembra ormai finito. La città è il centro finanziario del Vietnam. Con gli
investimenti economici provenienti dall’estero Città Ho
Chi Min fra pochi anni farà
concorrenza agli altri centri
finanziari del sudest asiatico.
La presenza dei cristiani
nel paese è in crescita. In una
chiesa evangelica nella capitale del sud, all’alba della domenica di Pasqua, è stato te
Un villaggio di pescatori in Vietnam
nuto un culto. È iniziato alle
5,30 ed è terminato alle 7, poi
c’è stata una colazione in comune. Oltre 1.000 persone
hanno partecipato al culto, tenuto dal pastore Tran ba
Thanh, che è anche il tesoriere del distretto meridionale
della Chiesa Tin Lanh (Chiesa evangelica). Non c’erano
posti sufficienti nella chiesa e
il culto è stato trasmesso
aU’estemo via cavo. La stessa
domenica, di sera, ho visto
migliaia di cattolici davanti al
centro dei redentoristi seguire
la messa pasquale su decine
di monitor televisivi.
Nelle zone montagnose i
cristiani sono cresciuti vertiginosamente in questi ultimi
anni, passando da 25.000 a
500.000, vale a dire circa il
95% della popolazione.
C’è una grande richiesta di
Bibbie e il governo è favorevole alla distribuzione
della Scrittura: sia la sua in
troduzione nel paese, sia la
distribuzione possono avvenire però solo con il permesso
delle autorità. L’anno scorso
5.000 copie della Bibbia erano arrivate a Danang, inviate
da qualche organizzazione
senza il permesso governativo, e il pastore del posto
era stato arrestato per questo
motivo. Le Bibbie, sequestrate, furono poi assegnate dal
governo alla Chiesa evangelica e distribuite nelle zone
meridionali del paese.
3.000 Nuovi Testamenti,
anche questi sequestrati dal
governo, sono stati distribuiti
gratis dalla Chiesa evangelica
ai suoi aderenti. Le autorità
hanno chiesto alla Chiesa
evangelica che, in casi del genere, la distribuzione venga
allargata, alle altre denominazioni (battisti, avventisti, pentecostali ecc.).
Lo stesso governo ha consigliato recentemente alla
Chiesa evangelica di chiedere
il permesso per stampare direttamente 20.000 Bibbie: a
questo scopo ci sono trattative per una collaborazione
con la Società biblica, che
non è presente nel paese, anche se la maggior parte delle
Bibbie importate in Vietnam
sono di sua produzione. Il pastore Le Cao Qui, ogni volta
che effettua distribuzioni di
Bibbie invita le autorità governative, e ciò ha fatto sì che
molte di esse si siano espresse favorevolmente verso queste iniziative.
A Città Ho Chi Min c’è un
Centro ecumenico cattolico,
diretto da padre Phan Khac
Tu, il quale si è messo in contatto con il pastore Qui per
progettare insieme con la
Chiesa evangelica l’edizione
di una Bibbia a fumetti in
collaborazione con la Società
biblica.
(Da UBS World Report
Ongara (Spagna): gruppi evangelici
Nascita di una chiesa
Ondara è una piccola cittadina, a 8 km da Denia, un
centro più grande, sulla costa.
L’anno scorso un gruppo di
persone, uomini e donne, decise di incontrarsi regolarmente per studiare la Bibbia.
Alcuni erano cattolici, altri
agnostici. Man mano che lo
studio della Bibbia veniva approfondito, il gruppo cominciò a confrontare ciò che leggeva con l’insegnamento della
Chiesa cattolica e a sentirsi a
disagio, per cui vennero presi
contatti con diversi gruppi
evangelici operanti nella zona.
Fu co.sì che un giorno uno del
gruppo chiese di incontrare il
pastore Jorge Pastor, della
Chiesa battista di Denia, per
porgli alcune domande circa
la fede e la prassi della sua
chiesa.
Pastor vide l’interesse
profondo che animava questa
persona e scoprì che il gruppo si era organizzato come
chiesa, sulla base di ciò che
aveva letto nel Nuovo Testamento, nominandosi anche
un Anziano.
Fu così che per parecchi
mesi il gruppo, guidato da Joiquim Lahuerta, ospitò il pastore battista sottoponendolo a
una serie di domande, le cui
risposte venivano vagliate alla
luce della Scrittura, finché un
giorno Lahuerta gli disse: «Ma
noi siamo proprio come voi!».
Un membro del gruppo consultò una enciclopedia sotto la
voce «Battisti» e annunciò
stupito ai suoi amici: «Noi siamo battisti!».
Uno stupore anche più grande fu espresso dal gruppo,
quando Pastor parlò della Federazione battista europea,
dell’Alleanza mondiale battista, della storia e della pre,senza dei battisti nel mondo. «Lei
dice che ci sono 70 milioni di
persone strane come noi? Allora la nostra fede non è una
cosa assurda!» esclamò un
membro del gruppo.
La domenica di Pasqua
1993 Joiquim Lahuerta, il pastore della nuova comunità, è
stato battezzato nella chiesa di
Denia, con la moglie e le sue
due figlie. Nei mesi successivi
Lahuerta ha battezzato gli altri
80 membri del gruppo.
«Abbiamo pregato per anni
- ha detto Pastor - chiedendo
al Signore di aiutarci a iniziare
una testimonianza in questa
città. Quando succedono fatti
come questi non possiamo non
riconoscere la guida della sua
mano».
Sudan: un grido di aiuto delle chiese
«Il nostro popolo
sta morendo»
Le chiese cristiane del Sudan si rivolgono con un grido
di aiuto all’opinione pubblica
mondiale: «Il nostro popolo
sta morendo, ma nessuno si
muove per cercare la pace» è
scritto in una lettera aperta del
«Nuovo Consiglio delle chiese
del Sudan» che raccoglie la
Chiesa cattolica e le chiese
protestanti del paese, travagliato da una lunga e sanguinosa guerra civile.
Le chiese sono deluse per il
disinteresse dell’opinione pubblica mondiale che sembra assistere impassibile alla tragedia del Sudan, ancora più crudele da quando, nello scorso
maggio, sono fallite le trattative di pace. È inutile l’invio di
aiuti umanitari se non si eliminano le cause del sanguinoso
conflitto. La lettera, che è stata
resa pubblica a Nairobi, lamenta il silenzio delle grandi
organizzazioni internazionali,
le Nazioni Unite, il Consiglio
ecumenico delle chiese, il Vaticano, la Conferenza delle
chiese africane, l’Organizzazione per l’unità deH’Africa.
Secondo le chiese sudanesi i
partiti che si scontrano nella
guerra civile non sono in grado, da soli, di porre fine al
conflitto che dura ormai da
dieci anni. Anche i tentativi di
mediazione effettuati dalle
chiese fra le diverse fazioni
deH’e.sercito popolare per la liberazione del Sudan, sostenuto dai cristiani, sono fallite.
Alcuni gruppi, e fra questi
quello guidato da Lam Akol,
si sono accordati con il governo islamico fondamentalista.
La lettera condanna duramente
sia gli ultimi bombardamenti
dell’esercito governativo, che
hanno causato 200.000 profughi, sia le lotte intestine
nell’esercito popolare.il missionario comboniano Giuseppe Filippi, parlando recentemente alla Radio vaticana, ha
detto che gli attacchi delle
truppe del governo islamico
rivolti contro i cristiani e gli
animi.sti nel sud del paese sono diventati ancora più violenti. Oltre mezzo milione di persone sta morendo a causa della
guerra e della fame.
(Da Evangelische Information )
Dal Mondo
Germania: diminuiscono
gli studenti in teologia
STOCCARDA — Dalla metà degli anni ’80 il numero degli
studenti che si iscrivono alle Facoltà di teologia è in costante
calo in Germania.
A partire dalla metà degli anni ’90 diminuiranno quindi le
ordinazioni di nuovi pastori e pastore. La punta massima di
immatricolazione si ebbe nel 1984, quando nei lander della
Germania occidentale si raggiunsero i 2.090 nuovi studenti
Nel semestre invernale 1990-91 le iscrizioni sono state 1.046per trovare una situazione simile si deve risalire al 1974. Secondo il gruppo di studio e pianificazione della Chiesa evangelica tedesca (Ekd) il ruolo del pastore non risulta più molto interessante per i giovani. Un’inchiesta condotta da un istituto
specializzato ha rilevato che dal 1987 ad oggi, nella classifica
delle professioni considerate di maggior prestigio, il pastore è
sceso dal 4° al 12° posto.
Spagna: i battisti superano
il loro budget di 250 milioni
GANDIA — Dal 12 al 14 maggio 1993 si è tenuta l’assemblea generale dell’Unione battista spagnola con 180 delegati
delle chiese e circa 125 fra invitati e osservatori. Tema dell’incontro era: «Affinché il mondo conosca» (Giovanni 17, 23).
Roberto Velert, presidente uscente, è stato sostituito da Fabio
Simarro, mentre come nuovo segretario generale è stato eletto
Manuel Sarrias. Uno dei dati più incoraggianti dell’Assemblea
è stata la relazione finanziaria che ha evidenziato come le
chiese battiste di Spagna abbiano raccolto in offerte oltre 250
milioni di più di quanto preventivato per il 1992. Ciò ha consentito di destinare circa 50 milioni alla missione interna e circa 100 milioni alle missioni estere.
Austria: Conferenza annuale
dellaChiesa metodista
LINZ — La Chiesa metodista in Austria ha tenuto recentemente la sua 64- Conferenza annuale a Linz, presso il
Centro della Spattstrasse e nei locali della chiesa metodista. Il
tema della conferenza «Nel mondo e per gli uomini - “Li riconoscerete dai loro frutti” (Matteo 7, 20)», ha voluto sottolineare la particolare attenzione che i metodisti austriaci rivolgono alle responsabilità dei cristiani nella società.
La Conferenza è iniziata con una duplice festa che ha lasciato il .segno sui lavori deH’as.semblea: l’inaugurazione della scuola per infermieri e del day hospital da parte del vescovo Heinrich Bolleter, alla presenza delle autorità locali e regionali e la celebrazione dei 30 anni del Centro della Spattstrasse. A sottolineare il taglio particolare della conferenza di
quest’anno hanno anche contribuito le due relazioni serali del
dott. Manfred Marquardt, direttore del Seminario teologico di
Reutlingen: la prima sull’impegno che i metodisti hanno
sempre avuto per le opere sociali e la seconda sulla responsabilità che oggi ha la chiesa nel campo dell’etica sociale. Nel
culto di chiusura della Conferenza, a cui hanno partecipato
rappresentanti di molte comunità metodiste austriache, c’è
stata l’ordinazione di una sorella e due fratelli all’anzianato.
India: francobollo celebrativo
dedicato a William Carey
NEW DELHI — In occasione delle celebrazioni per il bicentenario della fondazione della Società missionaria battista
inglese (Bms), il governo indiano ha emesso un francobollo
raffigurante William Carey (missionario e riformatore .sociale)
mentre traduce la Bibbia, con la Serampore University sullo
sfondo.
Il francobollo è stato presentato durante un culto al quale ha
partecipato anche il presidente dell’India, Shankaar Dayal
Sharma, che ha parlato di Carey, del suo scopo di unire i popoli dell’India, e dei suoi sforzi per tradurre la Bibbia in diverse
lingue locali.
Europa orientale: le chiese
riformate sono in difficoltà
VIENNA — Le chiese dell’Est europeo sono sotto pressione. Dopo la caduta del comuniSmo si è creato un vuoto fra la
popolazione, che le chie.se potrebbero e dovrebbero riempire,
ma mancano persone e mezzi finanziari. Questa è l’opinione
concorde di rappresentanti delle Chiese riformate dell’Europa
orientale, che si sono incontrati a Vienna per una conferenza,
che lamentano una grande perdita di valori nella società e la
mancanza di .speranze per il futuro.
Secondo il Senior Istvan Derencsenyi di Debrecen, in Ungheria, ci sarebbe la possibilità di trasmettere nuovi valori alla
popolazione ma mancano le persone capaci di farlo. In Romania, afferma il pa.store riformato Balogh Bama, c’è il problema della formazione teologica e della ricostruzione delle
strutture ecclesiastiche: gli aiuti finanziari dell’Occidente sono giunti in quantità inferiore all’attesa. La gioventù romena è
.senza valori: la chiesa ha penso i contatti con gli adolescenti.
Anche Lajos Gulacsi, vescovo vicario della Chiesa riformata dei Carpazi-Ucraina, lamenta la perdita dei valori
nella società. La vita morale va in rovina: lo testimonierebbe
l’aumento massiccio degli aborti in Ucraina.
3
xffNERDÌ 24 SETTEMBRE 1993
Vita Delle
PAG. 3 RIFORMA
È durata otto anni la discussione nelle chiese e in Parlamento
Presto la casella per destinare
P8%o ai valdesi e metodisti
Mercoledì 15 settembre la I ancora attendono l’approva- prevalse nel Sinodo 1988
Commissione del Senato ha zione del Parlamento, cioè le chiese valdesi e metO(
approvato in via definitiva la quella con l’Unione battista per un solo voto; ma in se
Mercoledì 15 settembre la I
Commissione del Senato ha
approvato in via definitiva la
legge di «integrazione
dell’Intesa tra il Governo della Repubblica italiana e la
Tavola valdese in attuazione
dell’articolo 8, terzo comma,
della Costituzione».
Ci vorrà ancora un decreto
del ministero delle Finanze
perché tutto questo sia possibile (e solo dopo l’entrata in
vigore di questo decreto le
offerte saranno deducibili).
In merito all’approvazione
definitiva della legge il moderatore della Tavola valdese, Gianni Rostan, ha espresso la soddisfazione sua personale e della Tavola per il
raggiungimento di questo traguardo: «La conclusione
dell’iter di approvazione ci
consentirà di pianificare i
nostri interventi - sia in Italia che all’estero - con la
tempestività resasi purtroppo
necessaria a causa della grave situazione in cui versano
molti paesi a noi vicini e meno vicini. Speriamo di essere
quanto prima in grado di comunicare alle nostre chiese e
all’ opinione pubblica le mete
che ci prefiggiamo e i metodi
con cui pensiamo di adempiere il mandato che ci sarà
conferito dai contribuenti».
«Auspichiamo - ha aggiunto
il moderatore Rostan - che la
stessa sollecitudine venga
ora impiegata anche per
quelle Intese che, già firmate.
ancora attendono l’approvazione del Parlamento, cioè
quella con l’Unione battista
e quella con la Chiesa luterana».
Si è così quasi conclusa la
vicenda dell’otto per mille
che ha fatto molto discutere
nelle chiese valdesi e metodiste. All’origine una decisone
della Camera dei deputati che
il 17 aprile 1985 approvava
quasi all’unanimità un ordine
del giorno che impegnava il
governo a estendere a tutte le
confessioni religiose il sistema dell’otto per mille, deliberato per la Chiesa cattolica e
reso esecutivo con la legge n.
222 del 20 maggio 1985. Da
allora vi è stato un ampio dibattito all’interno delle chiese
valdesi e metodiste, che ha
evidenziato due posizioni
contrapposte: la prima, quella
di chi riteneva non fosse corretto chiedere l’accesso
all’otto per mille, sia per non
inserirsi in una legge confezionata su misura per la Chiesa cattolica sia per mantenere
il principio della separazione
di stato e chiesa; la seconda,
quella di chi era convinto che
l’utilizzo dell’otto per mille
da parte delle chiese evangeliche, esclusivamente a fini
sociali e umanitari, potesse
rappresentare un «cuneo»
all’interno del sistema concordatario e una possibilità di
testimonianza e di servizio.
La prima posizione, quella
contraria all’otto per mille.
Facoltà valdese di teologia
Iscrizioni al corso di laurea
Per l’immatricolazione al corso di laurea va presentata domanda alla segreteria entro it 15 setternbre su modulo fornito dalla segreteria stessa. Si ri-,
chiede la maturità classica o altro titolo di secondaria superiore giudicato equipollente con l’obbligo di
esami integrativi. Un anno di studio integrativo viene richiesto a coloro che non hanno fatto 5 anni di
scuola secondaria superiore. La frequenza è obbligatoria.
> «
’M’U
Borse di studio
lidi lA
Per permettere la frequenza sono previste borse
dì studio. La domanda per la borsa deve essere de*
hitamente motivata. Informazioni più dettagliate so*
no reperibili presso il prof. Ermanno Genre, segre
tario.
Tasse accademiche
Le tasse accademiche sono fissate, a partire
dall’anno accademico 1993-94, nella seguente misura:
Corso di laurea:
- immatricolazione, £ 150.000
- frequenza per i quattro anni regolari, £ 100.000
3 S0rn0str6
- iscrizioni fuori corso, £100.000 l’anno.
Gli importi vanno versati sul ccp n, 40252009 intestato alla Facoltà.
I programmi dei corsi sono disponibili in segreteria.
• Facoltà valdese di teologia, via Pietro Cossa 42 00193 Roma, tei. 06-3210789 (segreteria telefonica). Durante l’estate la segreteria sarà chiusa; sarà
; nuovamente aperta, a disposizione degli studenti,
all’inizio di settembre.
Il segretario; prof. Ermanno Genre
prevalse nel Sinodo 1988 delle chiese valdesi e metodiste
per un solo voto; ma in seguito alle richieste di riesaminare la materia, provenienti dalla base delle chiese, il Sinodo
del 1990 decideva di nominare una commissione che predisponesse una relazione da
inviare alle chiese in vista del
Sinodo 1991, nel corso del
quale l’accesso all’otto per
mille fu votato con 91 voti a
favore, 73 contrari e 4 astenuti. L’ordine del giorno approvato nel 1991 prevedeva
la richiesta di accedere all’otto per mille a due condizioni:
a) che l’attribuzione dei fondi
avvenisse esclusivamente
sulla base delle scelte operate
dai contribuenti, rinunciando
alla «spartizione dei resti»
(cioè delle scelte non espresse) a favore dello stato, b)
che i mezzi finanziari relativi
venissero destinati esclusivamente a «interventi di carattere culturale, sociale ed
assistenziale in Italia e nei
paesi del sottosviluppo».
L’ordine del giorno sinodale sottolineava inoltre la necessità di operare perché la
gestione dei fondi avvenisse
«con la massima trasparenza
e con metodi atti a garantire
che i mezzi finanziari non
siano utilizzati per fini di culto» e di informare i contribuenti della destinazione dei
fondi; impegnava l’esecutivo
(la Tavola valdese) a destinare una «congrua porzione»
dei fondi a «interventi idonei
a combattere il tragico problema della fame nel mondo»; impegnava altresì la
chiesa a promuovere iniziative per consentire l’accesso
all’otto per mille anche ad altri enti non religiosi, aventi
finalità «strettamente sociali,
assistenziali e culturali» (non
si pensava, ovviamente, ai
partiti!).
La realizzazione dell’ordine del giorno del Sinodo
1991 è stata affidata dalla Tavola valdese a una Commissione, presieduta dal pastore
Aurelio Sbaffi, con l’incarico
di inserire la questione
dell’otto per mille nella revisione dell’Intesa stipulata con
il governo nel 1984 (e approvata dal Parlamento con legge 11 agosto 1984, n. 449); la
trattativa con il governo
Amato, iniziata il 12 novembre 1992, è stata condotta per
la Tavola valdese da una delegazione presieduta dallo
storico Giorgio Spini.
Il testo di integrazione
dell’Intesa, approvato dal
Consiglio dei ministri il 12
gennaio 1993, è stato firmato
il 25 gennaio dal presidente
del Consiglio, onorevole Giuliano Amato, e dalla vicemoderatore della Tavola valdese, pastora Gianna Sciclone.
Il testo che integra l’Intesa
tra la Repubblica italiana e la
Tavola valdese include anche
la possibilità di detrarre dalla
dichiarazione dei redditi le
erogazioni liberali in denaro
(fino a un tetto di due milioni) versate alle chiese valdesi
e metodiste: su questo argomento il Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste aveva
espresso parere favorevole
nella sessione dell’agosto
1990.
Firmata l’integrazione
dell’Intesa cominciava poi
l’iter parlamentare della sua
traduzione in legge. La Camera approvava il disegno di
legge il 7 luglio scorso e
adesso lo stesso a fatto il Senato.
Un gruppo di ragazzi dell’orfanotrofio Rosa Retrovie in vacanza a Omegna
Gli aiuti delle chiese italiane alle vittime della guerra
La nostra azione a Fola
NEVIO BACAC
E con commozione e amore che da queste pagine
vorrei informare, rendere
conto, ringraziare tutti coloro
che hanno collaborato e collaborano con la Chiesa evangelica metodista di Omegna,
tramite la quale abbiamo ricevuto e riceviamo una solidarietà concreta e spirituale che
ci è di vitale importanza.
L’Ihthus è una società
umanitaria cristiana di cui sono responsabile a Fola. Di per
sé la nostra società collabora
con la Federazione delle chiese evangeliche in Italia e specificamente con la Chiesa
metodista di Omegna, con la
Chiesa valdese di Pinerolo,
con la Chiesa evangelica del
Gran Sasso, con la Chiesa
valdese di Como, con la
Chiesa metodista di Trieste,
con il Comitato umanitario
d’amore e libertà di Lusema
San Giovanni, e - fuori d’Italia - con la Comunità delle
chiese riformate di Poschiavo
(Svizzera italiana), con le
chiese evangeliche dell’Alsazia, con quelle tedesche, con
una Società umanitaria in
Germania, con le chiese metodiste inglesi. Da oltre 4 mesi siamo impegnati a sostenere 200 famiglie bisognose
della nostra zona con gli aiuti
che ci sono pervenuti da Lusema S. Giovanni.
Dalle chiese di Omegna,
Como e Pinerolo riceviamo
aiuti periodici e costanti che
ci consentono di assistere la
società regionale degli invalidi più gravi (sordomuti, para
plegici, ciechi, portatori di
handicap mentali) e le categorie sociali più bisognose
come gli anziani abbandonati
e senza alcun sostentamento.
Oltre agli aiuti in viveri, da
Poschiavo sono venuti 20 volontari a risistemare l’ospizio:
per ben tre volte, per una settimana ogni volta, abbiamo
avuto a disposizione medici
geriatri e personale per la sistemazione e la manutenzione dei locali. Tramite la Chiesa metodista di Omegna la
nostra Società umanitaria ha
realizzato il desiderio di un
fratello evangelico di Pavia di
dare in dono macchinari di
falegnameria per l’allestimento di un piccolo laboratorio presso l’Istituto lavoro terapeutico per handicappati di
Dignano (Croazia). I volontari che sono venuti da Omegna, Como e Pinerolo hanno
avuto la possibilità di consegnare personalmente gli aiuti
anche in zone di guerra, a
Karlovac, dove purtroppo ultimamente si è cominciato a
bombardare, a loro rischio e
pericolo.
Oltre a questo, l’Ihthus si
prende cura dell’orfanotrofio
«Rosa Retrovie» che ospita
ben 90 minori, di cui 20 sono
profughi dalla Bosnia e, l’anno scorso, sempre tramite
Ihthus, un gruppo di questi
ragazzi è stato ospitato per
due settimane presso il centro
di Ecumene. Per questo istituto, che si è trovato a essere
sovraffollato e ad affrontare
gravi problemi economici e
di gestione, la Fcei, insieme
alle Chiese riformate di Po
schiavo, ha raccolto sufficiente denaro per un impianto
centralizzato di riscaldamento
e dal 18 agosto al 4 settembre
32 di questi bambini e ragazzi, tramite l’interessamento
della chiesa di Omegna e nostro, hanno ricevuto ottima e
affettuosa ospitalità presso il
Comune di Omegna.
Diamo quindi il nostro ringraziamento al sindaco e alla
giunta comunale che hanno
appoggiato questa iniziativa,
voluta e portata a buon fine
dall’assessore ai Servizi sociali Raffaela Risoni, coadiuvata dal solerte Enrico Carbone. Lodevole è stata l’idea di
coinvolgere tutti i Comuni
del Cusio e di riunire tutto il
volontariato esistente sul territorio, appartenente a chiese,
associazioni e gruppi i più diversi fra loro.
Il sentirsi amati è per questi
bambini e ragazzi il regalo
più bello che essi possano ricevere e di cui hanno enorme
bisogno per avere speranza e
coraggio, per poter credere
nel domani. Essi devono poter credere che «fuori» c’è
ancora amore, che esiste la
solidarietà e la tenerezza fra
le donne e gli uomini di buona volontà.
Tutti loro sognano di «uscire» dall’istituto quando saranno adulti, è necessario che
già fin d’ora possano pensare
che questo non sarà un punto
di arrivo, ma un punto di partenza per una vita migliore in
un mondo «più umano», più
democratico e più cristiano,
nel senso evangelico, più
aperto e ecumenico.
Lettera
all'ambasciatore
Air ambasciatore di Israele
Avi Pazner
Gli evangelici italiani hanno
appreso con viva commozione le
notizie sui recenti sviluppi della
situazione dello Stato di Israele.
Ci pare che sia ormai aperta la
via a una soluzione di pace, che
da una parte garantisca a Israele
quell’avvenire sicuro a cui ha diritto (e quale diritto!) e dall’altra
collochi questo avvenire in un
contesto intemazionale di giustizia e di libertà, che sarà fecondo
per tutti: israeliani e palestinesi,
europei e arabi, ebrei, cristiani e
musulmani.
Ieri, in tutte le nostre chiese,
abbiamo pregato per questo avvenire.
Le sarò grato se Lei vorrà far
conoscere al Suo governo questo
nostro pensiero.
Con viva osservanza
Giorgio Bouchard
presidente della Federazione
delle chiese evangeliche in Italia
Roma, 6 settembre 1993.
È appena uscito il volumetto
„ Max Sinclair
QUANDO
LA VITA CAMBIA
Vivere con le proprie menomaiioni
Edizione italiana a cura di Alberto Taccia
pp. 64, £ 9.000
(coord. Lion Pubi. Co., Oxford)
Un incidente, una malattìa, una sciagura possono costringerci a vivere con delle menomazioni
che all’inizio ci sembrano intollerabili. Una testimonianza di fede per riscoprire la concretezza
di un annunzio di grazia che restituispe senso e
dignità a una vita spezzata. Molto 'utile per chi
deve vivere o assistere una persona menomata.
cbudjaoa
V.P
. VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 - lOf^ORINO
' TEL. 011/668.98.04 - C.C.P, 201^102
■ .......... ....... :..............
4
RIFORMA
La Chiesa valdese di Coazze ritrova la voglia di fare e riscopre la sua vocazione Amici del Servizio cristiano di Riesi
Essere un punto di riferimento e di comunione Incontro a Divonne
______ANNA BOSA-BBUSIN______
La crisi della comunità
valdese di Coazze si è
venuta a creare a partire dal
secondo dopoguerra; in quel
periodo infatti cessò la cura
pastorale permanente: trasferito il past. Lo Bue, ultimo
pastore residente, la comunità
venne curata dall’anziano
Martoglio. Poi si susseguirono vari pastori provenienti da
Torre Pellice che, dovendo
dipendere dai mezzi pubblici
di allora, impiegavano quasi
un intera giornata per celebrare il culto domenicale e di
conseguenza non riuscivano
materialmente a fare di più.
La mancanza di un pastore
residente ha portato molti
adolescenti di quel periodo
verso un progressivo, ma inesorabile, allontanamento dalla comunità valdese, accelerato dalla pressione psicologica esercitata dal parroco
cattolico di Coazze, don Accastello, che aveva come i
suoi predecessori un’autentica avversione per i valdesi.
Questi giovani, non supportati da una precisa identità protestante (molti provenivano
da famiglie miste) si sono
sentiti privi di sostegno e
hanno preferito accettare, in
parte o del tutto, quanto proveniva dalla controparte cattolica. Molti accettarono il
matrimonio per se stessi e in
seguito il battesimo per i figli
in chiesa cattolica, pensando
che per il loro bene era preferibile evitare i problemi e i
traumi che loro stessi avevano subito per essere nati «diversi».
Questa pressione psicologica è stata molto forte ed ha
portato i pochi membri di
chiesa (tutti appartenenti alle
generazioni precedenti) a richiudersi in loro stessi e a
perpetuare, quasi in ombra, il
culto e a condizionare anche
le timide iniziative dei pochi
giovani che i pastori Lamy
Coìsson e Aldo Rutigliano
erano riusciti a mettere insieme negli anni ’60 e ’70.
Negli anni ’70, con il past.
Rutigliano, vennero anche
promossi degli incontri biblici tra valdesi e cattolici, ma
purtroppo questi risentirono
molto dell’atmosfera di aspra
polemica che caratterizzò gli
anni di piombo.
Comunque il problema rimane aperto, la cura pastorale affidata a pastori non residenti risulta purtroppo insufficiente: bisogna prendere
iniziative sul piano religioso,
sociale e culturale, animare
incontri e dibattiti in modo da
stimolare l’interesse interno
ed esterno alla comunità.
Questo compito non può essere affidato alle sole forze
locali dove, come nel caso di
Coazze, il grado di istruzione
medio dei membri di chiesa è
molto basso e quindi è impensabile pretendere di lasciarli affrontare da soli i più
svariati confronti con la maggioranza della popolazione.
Tutto ciò impoverisce le potenzialità della diaspora coazzese, caratterizzata sì da una
forza presenza cattolica, ma
anche da un profondo anticlericalismo (i cui interessati sono poi confluiti nelle sinistre), ed inoltre da un notevole afflusso turistico nel periodo estivo.
A Coazze la novità della
predicazione dei valdesi del
Bari: un Centro di accoglienza e incontro
La «Casetta» ha il tetto
Ora la «Casetta» di Bari ha
un tetto! A dire il vero la Casetta, intesa come centro di
accoglienza, ha sempre avuto
un tetto (anche se da riparare). Quelli che non avevano
un tetto erano gli evangelici
o gli altri amici che volessero
usare il camping o le chiese
nei loro incontri regionali,
soprattutto per i loro momenti conviviali.
Da questa esigenza è nata
la proposta del comitato e di
alcuni volontari di costruire
una tettoia molto grande che
faccia da riparo alle intemperie e da schermo al sole^ per i
raduni delle comunità. È una
struttura da serra, acquistata
a prezzo di favore a Terlizzi
con l’aiuto dei membri delle
nostre chiese.
La serra, che chiamiamo
«serra del melograno» per
l’alberello che vi è rimasto
imprigionato, è stata completamente trasformata, rinfor
zata, coperta e infine illuminata da un gruppo di fratelli
di Corato, guidati da Aldo
Ferrara, che è un esperto del
ferro, e da Vincenzo Anelli,
esperto in elettricità, con
l’aiuto di un piccolo campo
di lavoro, ridotto ma efficientissimo.
Ora la struttura è pronta e
accogliente: la prima occasione di provarla è stata
un’agape il 15 agosto; il
prossimo appuntamento ufficiale sarà l’Assemblea di circuito autunnale.
Chi vuole servirsene può
farlo concordando con gli incaricati tempo e modo. E uno
strumento in più nell’opera di
testimonianza nella città e
nelle regioni vicine. Grazie a
Dio per averci messo nel
cuore questo progetto e ai
molti fratelli e sorelle che
hanno contribuito con lavoro,
denaro, intelligenza e armonia per realizzarlo!
Sotto la struttura autofabbricata si ritrovano gli ospiti della casetta
Il tempio valdese di Coazze
Risveglio colpì profondamente, sollevando grandi
consensi in chi già allora non
si riconosceva in pieno nella
fede cattolica. I pastori Rosati e Fomeron crearono il periodo d’oro della comunità
valdese di Coazze, occupandosi anche dell’istruzione
aprendo una piccola scuola a
fianco del tempio, frequentata anche da cattolici, fornendo così un modello di vita e
di fede alternativo per i giovani di allora.
Lasciare una comunità
creata da poco a confidare
nelle proprie forze o quasi è
un errore gravissimo, perché
l’immersione nella società
cattolica circostante finisce
per stemperare ogni cosa. Il
mondo cattolico non vuole riconoscere resistenza della
realtà protestante, la ignora.
Non considerandola, non
ponendosi come interlocutore, cerca di privarla della parola: «Non ti parlo, non ti vedo, non esisti. Se tu, valdese,
vuoi rimanere tale non ci interessa, sono i tuoi figli che
vogliamo».
E, generazione dopo generazione, con infinita pazienza, la Chiesa cattolica raccoglie i suoi frutti, favorita dalla tendenza degli individui a
integrarsi nella massa per trovarvi consensi spinti
dall’idea che «il diverso è
sbagliato». Infatti tutti questi
fattori hanno portato i valdesi
di Coazze a mediare con la
maggioranza cattolica, non
alla luce dell’etica protestante ma assorbendone caratteristiche simili come ad esempio il corteo funebre al cimitero, i fiori di plastica sul pulpito, ecc.
Ora, a partire dall’anno
scorso, con l’insediamento
del pastore Cesare Milaneschi che ha cercato di fare luce sulle cause del torpore della comunità e grazie alla disponibilità delle persone
componenti il gruppo di chiesa più attivo, a Coazze c’è
stata una svolta: si è restaurata la facciata del tempio, si
sono intraprese numerose attività: agapi fraterne, concerti, dibattiti, sia .sul piano culturale che sul piano religioso,
aprendo una più stretta collaborazione con la comunità di
Torino e instaurando un rapporto più chiaro e proficuo
con l’amministrazione comunale e la Provincia.
Inoltre il past. Milaneschi,
nel corso di quest’anno ha inviato due lettere a tutta la comunità esortandola a farsi
maggiormente consapevole
della propia eredità protestante e invitando, in particolare, le persone che da anni
non partecipano alla vita comunitaria a diventarne parte
attiva, contribuendo alle numerose iniziative promosse
per rendere un servizio all’intera collettività.
Vivere la fede protestante
in diaspora, oggi, dovrebbe
significare soprattutto esprimere una fede consapevole e
militante, che superi il qualunquismo e il conformismo
che caratterizzano spesso il
cattolicesimo di massa.
Per evitare l’appiattimento
sui comportamenti religiosi
della maggioranza occorre
recuperare un forte senso di
appartenenza comunitaria, ed
essere una minoranza consapevole delle propie scelte e
della propia identità. Perciò
non bisogna rinchiudersi
nell’opaca e immutabile quotidianità ma al contrario
uscirne per contribuire al bene comune. Il compito vocazionale di una comunità protestante è anzitutto vivere e
annunciare la fede neotestamentaria della resurrezione,
con le peculiarità del proprio
passato storico e culturale
che la caratterizzano.
La Chiesa valdese di Coazze è chiamata ad essere per
tutti coloro che vivono in
condizioni di diaspora un
punto di riferimento e un luogo di comunione, di condivisione della propia identità
cristiana con coloro che vivono la stessa esperienza e testimonianza, un luogo di presenza della Riforma protestante nella nostra valle. Questa pre.senza è finalizzata non
tanto a rendere visibile la
Chiesa valdese come istituzione, quanto al manifestarsi
e al realizzarsi della vocazione che rivendica il diritto di
ogni uomo alla propria identità, e insieme alla sua «diversità», a porsi al servizio
della collettività.
Il primo incontro internazionale del nuovo moderatore
della Tavola valdese, Gianni
Rostan, si è svolto a Divonne,
non lontano da Ginevra, nel
quadro dell’associazione
«Amis de Riesi» presieduta
dall’infaticabile pastore Gérard Cadier. Il tema del convegno, a cui hanno preso parte membri del Comitato francese e svizzero francofono,
era duplice: da un lato si trattava di fare il punto sull’opera fondata nel 1961 da Tullio
Vinay, dall’altro affrontare
alcuni temi organizzativi interni allo stesso Comitato. II
dibattito è stato introdotto da
due relazioni, una a carattere
generale tenuta dal pastore
Platone, direttore del Servizio
cristiano, l’altra più specifica
sull’attuale crisi della Meccanica-Riesi (le cui maestranze
da tempo sono in cassa integrazione) illustrata, con ricchezza di dati, dal moderatore Rostan.
Momento importante del
Convegno di Divonne è stata
anche la partecipazione, domenica 12 settembre, al culto
della locale comunità riformata dove alla predicazione
del pastore Platone ha fatto
seguito un cordiale saluto del
moderatore a nome delle
chiese valdesi e metodiste in
Italia. Si è tra l’altro scoperto
che pastore a Divonne è attualmente Jérôme Corvin il
quale, all’inizio degli anni
’80, con la moglie Bettina, lavorò per alcuni mesi in Sicilia. Dal convegno sono emersi molti spunti e idee che andranno riprese nel lavoro a
Rissi, soprattutto per quel che
riguarda il lavoro delle scuole
e le prospettive, assai proble
matiche della Meccanica «fi.
glia» del Servizio cristiano la
cui produzione di frese per la
lavorazione del legno è fonemente diminuita malgrado
l’alta qualità del prodotto.
Qualcuno, a quest’ultimo
proposito, ha anche lanciato
l’idea di informare della situazione anche le falegnamerie gestite da protestanti per
offrire loro un prodotto veramente di qualità a prezzi
competitivi. È chiaro che non
sarà questo a risolvere i problemi di una fabbrica di venticinque operai ma intanto un
po’ di ordinativi in più sul
mercato nazionale costituirebbero una boccata d’ossigeno importante. Al termine
dell’incontro, visibilmente
soddisfatto sia per la partecipazione (alcuni sono venuti
espressamente da Parigi) sia
per la ripresa dell’interesse
intorno al progetto del Servizio cristiano, il pastore Cadier ha chiesto di ripetere
ogni anno questo tipo di incontro per gli amici di lingua
francese. Questa proposta è
stata condivisa dallo stesso
moderatore che ha ricordato
come nel progetto globale del
Servizio cristiano a Riesi, una
cittadina dissanguata dall’emigrazione e schiacciata dal
tasso di disoccupazione più
alto d’Italia che è appunto
quello della provincia di Caltanissetta, si intrecciano i motivi di una testimonianza che
vuole toccare tutti gli aspetti
del vivere umano, da quello
spirituale via via sino a quello economico e culturale.
L’avventura della fede sta appunto in questa difficoltà
quotidiana che ne costituisce
anche il fascino profondo.
Chiesa battista di Catania
Tre nuovi battesimi
Domenica 12 settembre la
dottoressa Daniela Pedalino,
10 studente Marco Rapisarda
e l’imprenditore Mario Sorbello hanno dato presso la
chiesa battista la loro testimonianza di fede mediante il
battesimo per immersione,
amministrato nel nome del
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Al culto, presieduto dal pastore Mauro Pons, prendevano parte, oltre alle comunità
battista e valdese di Catania,
numerosi amici e simpatizzanti. Il locale di culto risultava gremito anche per la
presenza di sorelle e fratelli
della Calabria, di Siracusa e
di Fioridia.
Canti e preghiere Jargamente partecipate hanno
conferito alla celebrazione il
tono della festa comunitaria.
11 pastore Salvatore Rapisarda, segretario del Diparti
mento di teologia deH’Ucebi
e per lunghi anni pastore a
Catania, ha amministrato i
battesimi e ha predicato su:
«Fatevi animo, io ho vinto il
mondo» (Giovanni 16, 33).
Così ha ribadito il buon annuncio di Cristo, la parola
che vuole dare vita e speranza là dove il mondo semina
morte e disperazione.
La celebrazione della Cena
del Signore e l’agape conclusiva hanno dato modo a tutti
di stringersi attorno ai neobattezzati e di conoscere
molti dei convenuti da altre
città e paesi.
Quanti hanno partecipato
ai vari momenti della giornata non dimenticheranno facilmente la commozione e la
gioia di appartenere a Cristo
e di poterlo confessare come
Signore e Salvatore sia singolarmente che comunitariamente.
CORATO — Domenica 26 settembre, presso la chiesa valdese (corso Mazzini 27), a partire dalle ore 10, si tiene la festa
delle chiese evangeliche di Puglia e Lucania sul tema: Evangelo e libertà.
Dopo gli arrivi, alle 11 si tiene il culto nella piazza del municipio. Seguiranno il pranzo al sacco e i giochi. Alle 15 è previsto un concerto di corali, alle 16 lo spettacolo teatrale «L’angelo caporale» (testo di V. Calvino). Alle 17 si terrà una conferenza del prof. Domenico Maselli sul tema «Evangelici e libertà» a cui seguiranno altri interventi.
Nel corso della festa sarà esposta in piazza una mostra sulla
Bibbia, e in chiesa altre mostre sulle chiese evangeliche in Puglia e Lucania e sui protestanti nei secoli.
5
'ffîÆRDÎ 24 SETTEMBRE 1993
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
Battisti inglesi ospitano battisti italiani
L'Hoüday Bible Club
MARTA P’AUBIA________
La collaborazione tra
l’Unione battista inglese
e quella italiana ha avuto inizio alla fine del mese di luglio, quando una delegazione
di giovani italiani si è recata
in Gran Bretagna. L’intento
era quello di partecipare a un
progetto della Baptist Missionary Society da svolgere in
collaborazione con varie chiese del Regno Unito. Il 23 luglio Rosa Favaie, della Chiesa battista di Gioia del Colle,
ed io atterravamo con i cuori
pieni di entusiasmo nell’aeroporto di Manchester. Scopo
del nostro viaggio non era
soltanto quello di «vedere»
ma soprattutto di «vivere» il
lavoro che viene svolto nelle
chiese di oltre Manica. In particolar modo ci è stata offerta
l’opportunità di conoscere le
attività delle chiese in favore
dei bambini, partecipando al
programma chiamato Task
Force, un’organizzazione di
circa sessanta giovani, con età
compresa fra i 17 e i 23 anni,
che ha il compito di aiutare le
chiese locali nell’organizzazione degli Holiday Clubs.
L’Holiday Bible Club è una
settimana durante la quale
circa una settantina di bambini dai cinque ai dodici anni
provenienti dai quartieri vicini, si ritrova nei locali della
chiesa per trascorrere insieme
il tempo libero. La preparazione di questa settimana comincia durante i mesi invernali, mentre alcuni giorni prima dell’inizio dell’attività av
viene una sorta di «campagna
pubblicitaria» con volantini
distribuiti nei parchi, nei negozi e nelle abitazioni.
L’obiettivo dell’Holiday Bible Club non è solo quello di
organizzare giochi e attività
che possano interessare i
bambini, quanto quello di
evangelizzare e dare loro testimonianza di fede.
Nella maggior parte dei casi, il 40% dei partecipanti è
costituito di bambini che non
frequentano la scuola domenicale e non hanno mai
ascoltato il messaggio dell’Evangelo. Bisogna anche considerare che alcuni di essi
hanno subito il trauma del divorzio dei genitori, il dolore
della perdita di un genitore, la
solitudine.
Tutte le energie, dunque, si
focalizzano sulla necessità di
trovare il modo più opportuno
per creare un rapporto di fiducia tra il bambino e il monitore.
Inevitabilmente abbiamo
subito il fascino di innumerevoli tecniche di animazione
con le quali venivano proposti canti e storie che vivacizzano i testi e attirano l’attenzione dei più piccoli (ad
esempio Giona e la balena, la
regina Ester, Giuseppe e i
suoi fratelli, Noè e l’arca).
Partecipare a quel profondo
impegno e condividere quell’
entusiasmo che anima le comunità tutte nel lavoro con i
bambini, ci ha dato l’occasione di considerare quanta poca
priorità invece noi vi diamo
nelle nostre comunità.
Il 29-31 ottobre un incontro importante
La teologia di Agape
Fare teologia a Agape oggi è il titolo dell’incontro che
si terrà tra il 29 e il 31 ottobre presso il Centro ecumenico. Ciò che avviene nei
campi di Agape non è molto
lontano dalle domande presenti nel mondo protestante
italiano e nel mondo ecumenico internazionale. In questo senso Agape spera che la
discussione intorno ai temi
proposti serva a fare il punto
di una strada sulla quale siamo in diverse/i a muoverci.
Tre aree interlocutrici sono
state individuate per la costruzione di piste di ricerca
teologica; iAe giovani della
Egei; le donne che hanno
trovato motivo di ripensare
le teologie femministe in un
dialogo fecondo con il pensiero e la pratica della differenza sessuale, sviluppandone il versante protestante; la
società multiculturale che ci
spinge a pensare la nostra fede in termini diversi, più
aperti e rispettosi di altre fedi che si confrontano o si affiancano alla nostra: che cosa significa costruire teologia cristiana in una cultura
tesa all’orizzonte dell’intreccio tra le varie culture?
Dopo le introduzioni tre
gruppi di lavoro approfondiranno i temi individuati per
la riflessione:
1) La ricerca delle immagini di Dio, avviata dalla
Fgei, è partita dalla domanda
se Dio debba corrispondere
necessariamente al Dio ufficiale, maschile, onnipotente,
giudice Da qui si è sviluppa
to un percorso di sperimentazione che ha scavato nelle
profondità della relazione
personale e collettiva con
Dio;
2) Un’altra introduzione (e
quindi un altro gruppo) si
occuperà della teologia femminista a Agape in questi anni e sulle prospettive di praticare in Agape la politica
della differenza sessuale. Il
lavoro dei gruppi potrà quindi anche occuparsi di identità maschile e femminile;
per riprendere uno slogan
delle chiese protestanti, si
potrà parlare di «uomini e
donne in Agape».
I gruppi e tutto il lavoro
saranno misti, proprio perché è necessario che su queste tematiche ci confrontiamo tra donne e uomini, ogni
genere a partire dalla propria
parzialità;
3) Il terzo gruppo si occuperà a fondo di ridefinire i
fondamenti della teologia
cristiana nel dialogo aperto
con le altre religioni e le altre spiritualità. Si inserirà
qui parte del dibattito appassionato sulla figura di Cristo
che ha trovato spazio sui numeri da 138 a 141 di Gioventù evangelica..
Gli arrivi sono previsti per
la cena alle ore 19,45 di venerdì 29; partenza lunedì 1°
novembre dopo colazione.
II costo dell’incontro è stabilito in base al reddito prò
capite mensile; fino a £
1.200.000 è di £ 115.000; oltre è di £ 135.000. Per informazioni tei. 0121-807514.
Sul «Testo comune per un indirizzo pastorale del matrimoni interconfessionali»
Il compromesso non è un passo avanti
TEODORO FARLO Y PORTÉS
Pur riconoscendo la serietà del lavoro della
Commissione e il contributo
notevole dato alla pastorale
comune per le coppie interconfessionali, nonché il tentativo di chiarimento nella
complessa materia che riguarda la disciplina matrimoniale, il documento presenta
alcune ambiguità e lo spirito
della teologia ecumenica brilla per la sua assenza.
Il documento ricevuto dal
Sinodo come strumento di
studio e di maturazione per le
nostre comunità potrà essere
approvato dalla Conferenza
episcopale italiana (Cei) perché nulla si oppone alla tradizionale prassi canonica.
Sorprende anzitutto come
mai non appaia alcun riferimento al Decreto generale
sul Matrimonio canonico che
completa le disposizioni attuative affidate dal codice di
Diritto canonico e assicura
una conforme applicazione
della disciplina vigente (cfr.
com. 1067; 1121 par. 1; 1126
par. 2). Tale decreto è in vigore dal 17 febbraio 1991 in
tutte le chiese locali d’Italia.
Il Decreto generale n. 48, ai
sensi del canone 1126 dice:
«Spetta alla Ce sia stabilire
il modo in cui devono essere
fatte tali dichiarazioni e promesse..».
A. La parte contraente cattolica deve «sottoscrivere» la
promessa di fare quanto è in
suo potere perché tutti i figli
siano battezzati e educati nella Chiesa cattolica.
B. Il parroco deve «attestare» che la parte non cattolica
è stata chiaramente informata
Un matrimonio neiia chiesa vaidese di Genova
circa la promessa e gli impegni assunti dalla parte cattolica e ne è consapevole.
C. Entrambe le parti devono essere istruite sulla natura,
sui fini e sulle proprietà essenziali del matrimonio, che
non devono essere «esclusi»
da nessuno dei due contraenti
(can. 1125 parr. 1, 2, 3).
Questo punto nevralgico
viene accolto dal Testo comune in quanto il coniuge
valdese non solo deve essere
informato, ma non deve
«escludere» nessuna proprietà essenziale del matrimonio canonico (nessuna
perplessità dunque sull’operato della Curia vescovile di
Torino allorquando ha rifiutato la dispensa della forma
canonica a una coppia interconfessionale nella quale la
sposa valdese si è rifiutata di
riconoscere il carattere di indissolubilità, cfr. Riforma n.
28 del 16 luglio scorso, p. 3).
Il matrimonio valdese è per
sempre, non è a termine, tuttavia nel nostro ordinamento
è previsto il divorzio. L’in
dissolubilità è uguale a quella
cattolica?
Per quanto riguarda la regolamentazione delle nascite
è vero che non incide sulla
validità del matrimonio, ma
tale aspetto etico si rivela
fondamentale e sarebbe stato
giusto che il documento si
soffermasse un po’ di più su
questo argomento.
La promessa di battezzare
e educare tutta la prole cattolicamente costituisce il macigno di grandi proporzioni nel
cammino ecumenico e non
basta dire che anche la parte
valdese può fare altrettanto.
Ci sono documenti, come
quello del Sae, su questa materia e la stessa Carta dei diritti delle coppie interconfessionali (Il Regno - Attualità
n. 8/1990) che sono molto
più avanzati riguardo a questo punto fondamentale.
E lo stesso valga per il Directoire pour Tapplication
des principes et des normes
sur T oecuménisme, (4, C) e
gli stessi Foyers mixtes, che
già nel 1971 chiedevano
Coordinamento battista della Liguria
Collaborazione
«che venga abolito l’impedimento di mista religione con
le conseguenti dispense e
promesse».
In conclusione, avremmo
voluto che in un documento
ecumenico non ci si fermasse
al chiarimento delle proprie
posizioni, ma che fosse chiaro che agli sposi nulla viene
imposto, ma essi rimangono
liberi di scegliere, di comune
accordo e nel rispetto reciproco, la soluzione in ordine
a questi problemi che apparirà più conforme alla loro
coscienza, restando esclusa
ogni forma di coazione morale e giuridica da parte delle
singole chiese.
Il cammino della coppia interconfessionale può rivelarsi
effettivamente un vero cammino ecumenico pratico, nel
quale si poteva auspicare la
prospettiva di una catechesi e
di un battesimo ecumenico,
lasciando che i figli possano
realizzare la scelta denominazionale, allorquando arriveranno in età adulta.
Infine ricordo il n. 30 del
Documento sinodale sui matrimoni: «Insussistenza di
previe condizioni per gli impegni tra coniugi»: «La Chiesa, pur considerando suo dovere indicare agli sposi credenti i loro impegni verso il
Signore, riconosce la loro
piena e esclusiva responsabilità al riguardo, per cui anche nei casi di matrimoni misti o interconfessionali non
impone condizioni, né richiede garanzie, in occasione
della pubblica certificazione
del matrimonio nelle forme
della sua liturgia, perché
contrarie alla libertà del cristiano».
In festoso convivio a Sarzana
Oltre cento persone, convocate e organizzate dal
Coordinamento battista della
Liguria, si sono trovate il 12
settembre scorso a Sarzana,
ospiti della locale chiesa del
Nazareno.
È stato un evento memorabile nelle nostre chiese, che
hanno iniziato da poco un lavoro di collegamento e di comune impegno. È una tappa
di un cammino di conoscenza e di collaborazione che è
stato anche assunto come segno di una nuova volontà di
collegamento e di lavoro.
Dopo un culto molto partecipato in cui hanno preso la
parola tutti i rappresentanti
delle chiese intervenute e durante il quale anche il presidente dell’Unione battista.
Franco Scaramuccia, ha portato un messaggio; un’agape
fraterna ha raccolto tutti i
convenuti in un festoso convivio.
Nel pomeriggio tutte le
chiese intervenute hanno illustrato l’un l’altra i programmi a breve termine che
si propongono di realizzare
nel campo dell’evangelizzazione e della presenza nelle
rispettive realtà sociali. E
emersa la volontà di sviluppare ulteriormente questo tipo di incontri, indispensabili
per una miglior conoscenza
reciproca.
Gli intervenuti si sono salutati dandosi appuntamento
a Rapallo per il 26 settembre, per l’apertura delle
scuole domenicali, dando
mandato al Consiglio del
coordinamento di prevedere
presto altri incontri di questa
specie.
SUSA - Mercoledì 18 agosto la comunità battista ha dato
l’estremo saluto al fratello Riccardo Bianco Dolino. Il funerale è stato presieduto, all’ospedale, in chiesa e al cimitero dal pastore Adriano Dorma. Erano presenti fratelli e
sorelle delle diverse comunità della valle e centinaia di
non evangelici. Il fratello Dolino era infatti ben conosciuto
nella zona, essendo stato, fra l’altro, anche sindaco di
Mompantero. A tutti i familiari rinnoviamo l’espressione
della solidarietà e della simpatia cristiana, nell’attesa della
resurrezione in Cristo.
POMARETTO — Durante il culto del 19 settembre Franco
Bounous e Rosa Coutandin hanno presentato al battesimo
il piccolo Davide. Che lo Spirito Santo invocato su Davide
sia per lui guida e protezione durante tutta la sua vita.
VILLASECCA — Abbiamo avuto il piacere nel corso
dell’estate di ricevere i messaggi di vari predicatori nel
corso dei culti e delle riunioni all’aperto: Ludwig Schneider, Donato Mazzarella, Sergio Ribet, Dario Tron, Bruno
Corsani. Li ringraziamo per il loro contributo alla vita della comunità tanto più prezioso in quanto il pastore era impegnato nella Commissione d’esame.
• Un evento purtroppo poco frequente nei nostri culti è
quello di un battesimo. Abbiamo accolto con grande gioia
Luisa Griglio nel corso del culto del 27 giugno, ponendo
su di lei il segno della grazia del Signore.
ANGROGNA — È nata in questi giorni Miriam Berlin di
Andrea e Sabina Di Bernardini; dopo che da anni al Prassuit non c’erano più bambini, è bello vedere un fiocco rosa
nei pressi della scuoletta del quartiere.
• Durante il culto del 19 settembre Eros Roux e Patrizia
Ivol hanno presentato al battesimo la piccola Giulia. Siamo riconoscenti al Signore per queste bambine, segno di
speranza e di gioia per la nostra comunità. Siamo vicini
con affetto a queste due giovani famiglie angrognine.
SAN SECONDO — Con tanta gioia da parte della nostra
chiesa, della comunità pentecostale di Pinerolo e di vari
amici e parenti degli sposi, durante il culto di domenica 12
settembre il pastore Bertolino ha celebrato il matrimonio
di Davide Chinnici e Patrizia Pace. Il Signore unisca
sempre con il suo amore questa coppia.
PROTESTANTESIMO
RIVISTA TRIMESTRALE
PUBBLICATA DALLA FACOLTÀ VALDESE DI TEOLOGIA
VIA P. COSSA 42 - 00193 ROMA - FAX: 06/3201040
ANN0 48,1993-N.3
G. Girardet, Il primo evangelo scritto M.C. Laureni, Linguaggio, soggetto, laicità A. Cassano, Verità ed ermeneutica in Macquarrie e Pareyson - Studi critici: R. Ciappa, Gesù storico e biblico - Rass^ne: S.
Rostagno, Coerenza e discontinuità del discorso bíblico^ fhcontri:
Paul Ricoeur Recensioni.
6
PAG. 6 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 24 SETTEMBRE 199.^^
LA
LOTTA
DANIELE BOUCHARD
Giacobbe è molto eccitato: ha lasciato la Palestina e la sua famiglia molti
anni fa, quando era ancora
un ragazzo. A Haran, in Mesopotamia, nel corso di questi lunghi anni è diventato
grande, ha trovato due mogli
e due concubine che gli hanno dato undici figli e una figlia, ha fatto fortuna. Giacobbe il marito di Rachele e
di Lea, Giacobbe il padre di
Ruben, Simeone, Levi e
Giuda, il padre di Dina, di
Giuseppe e di tutti gli altri,
Giacobbe l’allevatore benestante è tornato per fare i
conti con Giacobbe il discendente promesso di Àbramo e Sara, con Giacobbe il
figlio terribile di Isacco e
Rebecca, con Giacobbe il
fratello usurpatore di Esaù.
L’incontro col fratello defraudato a suo tempo della
primogenitura è imminente,
e Giacobbe ha paura. Per
questo ha mandato davanti a
sé una lunga serie di doni,
opportunamente scaglionati
allo scopo di far sbollire a
poco a poco l’ansia di vendetta del fratello e spianare il
terreno per rincontro. Ma
l’ansia che domina Giacobbe
non è dovuta solo alla paura.
L’incontro con Esaù non deciderà soltanto della sua vita
o della sua morte, deciderà
del suo destino. E non è solo
il suo destino personale che
è in gioco: il destino di un
intero popolo, di una discendenza innumerevole, di una
promessa divina dipendono
da quell’incontro. Le viscere
di Giacobbe tremano a questa consapevolezza mentre,
rimasto solo dopo aver fatto
passare il guado dello labbok alla sua famiglia, attende l’alba più importante della sua vita
L'irruzione improvvisa
di Dio.
AU’improvviso, nel modo
più inaspettato, Dio irrompe nella sua vita. A dire
il vero non è la prima volta:
in un altro momento chiave
della sua vita, mentre fuggiva dal fratello dopo averlo
derubato della benedizione
paterna, Dio aveva fatto capolino nella sua vita. Quella
volta si era presentato sotto
forma di visione, in sogno,
era disceso dal cielo lungo la
scala, gli aveva rivelato il
proprio nome e gli aveva
parlato rinnovandogli la pro
«Giacobbe invece passò quella notte
neW accampamento.
Nel corso della notte egli si alzò, prese le due mogli, le due serve e gli undici figli e fece loro passare il guado dello labbok, con tutti i suoi averi.
Giacobbe rimase solo, e uno sconosciuto lottò con lui fino allo spuntar
delValba. Quando costui vide che non
poteva vincere Giacobbe nella lotta, lo
colpì aWarticolazione del femore, che
si slogò, e disse:
- Lasciami andare perché già spunta
Falba.
Giacobbe rispose:
-Non ti lascerò andare se prima non
mi avrai benedetto.
Quello chiese:
- Come ti chiami?
- Giacobbe, egli rispose.
Ualtro disse:
- Non ti chiamerai più Giacobbe, ma
Israele, perché tu hai lottato con Dio e
con gli uomini e hai vinto.
Giacobbe gli domandò:
- Dimmi, ti prego, qual è il tuo nome?
Ualtro gli rispose:
- Perché mi chiedi il mio nome? - e
diede la sua benedizione a Giacobbe.
Giacobbe disse: ‘*Ho veduto Dio a
faccia a faccia e non sono morto
Perciò chiamò quel luogo ^^Penuel” (a
faccia a faccia con Dio)».
(Genesi 32, 22-31)
messa fatta ad Abramo. E
nuovamente di notte che Dio
si presenta, ma questa volta
Giacobbe è sveglio, d’altronde come potrebbe dormire con quell’ansia? Nessuna visione, nessun sogno:
Dio si presenta a Giacobbe
sotto forma di uomo e, senza
dirgli una parola, lo aggredisce saltandogli addosso.
Giacobbe ha le spalle larghe e i muscoli possenti e
senza pensarci sopra un
istante ingaggia una lotta feroce con lo sconosciuto che
l’ha assalito. I due si avvinghiano, si tirano pugni nello
stomaco e calci negli stinchi,
si stringono, si rotolano nel
fango. Più di una volta Giacobbe è sul punto di essere
sopraffatto ma, raccogliendo
tutte le sue forze, riesce a capovolgere le sorti della lotta,
salvo ritrovarsi poco dopo
nuovamente a mal partito, e
così via per ore e ore.
Giacobbe lotta con Dio per
tutta la notte. All’apparire
dell’alba i lottatori sono
esausti e feriti, ma nessuno
dei due è riuscito a sopraffare l’altro. Ed ecco che, alle
prime luci del giorno, mentre Giacobbe tiene il suo avversario con le spalle a terra,
questi rinuncia a lottare e
parla. Le sue parole sono
una supplica: chiede a Giacobbe di lasciarlo andare.
Una lotta che dura
per tutta la notte
Forse Dio vuole interrompere la lotta perché non
vuole vincere Giacobbe, o
forse perché non vuole essere vinto da lui. Forse sa che,
se si può lottare con Dio e
anche vincere, non si può
vedere Dio e vivere, o forse
non vuole andarsene senza
aver scambiato qualche parola con Giacobbe.
Giacobbe si rende subito
conto che dovrà lasciarlo andare, ma cerca di rimandare
questo momento, vuole cogliere la possibilità di scambiare qualche parola con il
suo assalitore. Così gli chiede una benedizione. Non è
che Giacobbe abbia ancora
capito chi è la persona che
ha davanti _ chi oserebbe
prendere in considerazione,
anche per un momento soltanto, la possibilità di avere
Dio in persona di fronte a sé,
anzi sotto di sé con le spalle
a terra? - però, nel profondo,
ha intuito qualcosa. La sua
mente potrà razionalizzare
soltanto in seguito questa
esperienza sconvolgente, ma
il suo corpo l’ha già compresa.
Giacobbe riceve
un nuovo nome
Ed ecco che, al posto della benedizione, Giacobbe riceve un nome. Non il
nome del suo interlocutore,
che gli verrà negato anche
quando lo chiederà esplicitamente, bensì il proprio nome: «11 tuo nome non sarà
più Giacobbe ma Israele»,
gli dice lo sconosciuto.
Israele , il progenitore del
popolo di Dio ma anche .//sra-'EI, Dio che lotta, ovvero colui che lotta con Dio, e
che vince.
Giacobbe è confuso, non
comprende la portata di
quelle parole, però si sente
girare la testa. Chiede ai suo
interlocutore di rivelargli il
proprio nome, ma già intuisce che non riceverà risposta
alcuna. Nel frattempo, Dio si
è già liberato dalla stretta e,
prima di scomparire, gli ha
concesso la sua benedizione.
Giacobbe si ritrova solo,
frastornato e dolorante, ma
non ha il tempo di riflettere
a lungo sull’accaduto perché, alzando gli occhi, vede
in lontananza il fratello Esaù
che si avvicina con il suo
esercito riportandolo bruscamente alla concretezza della
sua vita e alla drammaticità
del momento che sta vivendo. Una sola cosa gli rimane
chiara, stampata nella mente
come nel corpo, mentre si
avvia zoppicando incontro al
suo destino: quell’incontro
notturno ha segnato la sua
vita.
L'esperienza della
lotta con Dio
Giacobbe è l’unico essere
umano a cui è stato dato di lottare con Dio fisicamente, corpo a corpo, ma
non è certo l’unico ad aver
conosciuto l’esperienza della
lotta con Dio. Vi sono persone che riconoscono la propria esperienza in una lotta
così concentrata, diretta e
violenta, altre vivono invece
la lotta con Dio come qualcosa di più sfumato e diffuso, che attraversa tutta la vita
come un filo rosso senza mai
balzare in primo piano. Alcuni hanno la sensazione di
aver ricevuto molti colpi da
Dio ma di non aver mai risposto, chi perché non oserebbe, chi perché non sa come fare.
Altri menano fendenti nel
buio e attendono, con speranza o con timore, il momento in cui riceveranno risposta. C’è chi si sente nel
mezzo della lotta e chi vi ripensa a distanza di tempo
quando sente dolere l’anca, e
c’è certamente anche chi non
trova traccia nella propria vita di una lotta con Dio. Vorrei invitare chi si riconosce
in quest’ultima categoria a
chiedersi se per caso la lotta
non abbia avuto luogo ma
semplicemente l’identità
dell’avversario non è stata
riconosciuta, oppure se non
sia fuggito di fronte alla
possibilità dello scontro, o se
invece semplicemente il momento della lotta con Dio
debba ancora venire.
La lotta fa parte
del rapporto con Dio
Mi riesce infatti difficile
credere che esistano esperienze di fede nelle quali la
dimensione della lotta con
Dio sia totalmente assente.
E se anche mancasse a livello di esperienze individuale, non può mancare a li
vello comunitario. Israele,
colui che lotta con Dio e che
vince, è un individuo, ma è
anche un popolo. E il rapporto di Dio con il suo popolo, lo sappiamo bene, non è
fatto soltanto di momenti di
amore e di collaborazione,
ma anche di momenti di lotta, di scontro, anche aspro, e
di riconciliazione. Il popolo
di Dio, in tutte le sue determinazioni storiche, ha bisogno di esserne consapevole
per essere in grado di rispondere alla propria vocazione.
Anche noi, oggi.
Preghiera
Grazie Signore perché ci vieni a cercare
anche nei momenti in cui meno ce l’aspettiamo,
grazie perché ci imponi la tua presenza,
anche quando noi non la desideriamo,
grazie perché ti abbassi al nostro livello
e non hai paura di contaminarti venendo in
contatto con noi,
grazie perché nella lotta non ci schiacci
con la tua potenza,
grazie perché non hai paura di essere
vinto da noi, perché giochi tutto te stesso
nell’ incontro con noi, rinunciando alla rete
di salvataggio,
grazie per la tua parola, che mitiga lo
scontro, lo illumina, ci permette di comprenderlo e di accettarlo, ci rende capaci di
ragionarci sopra e di parlarne alle altre
persone,
grazie per le sorelle e i fratelli il confronto con i quali ci permette di trasformare
lo shock dell’incontro-scontro con te in una
vita di fede.
Amen.
7
spedizione in abb. post, Gr II A/70
In caso di mancato recapito rispt^dire a:
CASELl^ POSTALE lOObO
torre PELLICE
Fondato nel 1848
E
Delle Yalli ¥ìldesi
venerdì 24 SETTEMBRE 1993
ANNO 129 - N. 36
URE 1200
Intervista a Giorgio Ronco, medico, primo cittadino dal 1990
Sogni nel cassetto e ostacoli della burocrazia:
idee e prospettive per il futuro di San Secondo
PIERVALDO ROSTAN
San Secondo, Comune adagiato sulla collina pinerolese, terra di vigneti oggi in
parte abbandonati vista la
scarsa resa, è retto da una amministrazione alla cui guida si
trova, dal 1990, il dott. Giorgio Ronco.
Medico all’ospedale civile
di Pinerolo, in amministrazione comunale dal 1985, il
sindaco ha dovuto gestire in
questi tre anni ben tre dimissioni di assessori e relative
sostituzioni (una proprio in
questi giorni) ma si è trattato,
precisa il primo cittadino, non
di scelte di natura politica ma
di problemi di impegni di lavoro di chi se ne è andato.
- Quale bilancio può trarre
da questa prima metà di tornata amministrativa?
«La mia elezione è giunta
un po’ a sorpresa - dice Ronco - nel senso che il sindaco
uscente ad un certo punto ha
detto di non poter più accettare la riconferma.
Pur con tutte le difficoltà
che ci si trova di fronte quando si affronta la macchina
comunale, le impressioni sono positive. Da fuori sembra
che nel palazzo ci sia qualcuno che vuole rallentare le
cose: in realtà esiste una
macchina burocratica che
spesso blocca tutto: in sostanza vi sono dei progetti che
vorrei realizzare prima della
fine del mandato e che molto
difficilmente si potranno fare».
- Fra i problemi che i cittadini maggiormente sottolineano, vi è quello delle fognature; è possibile prevedere una
soluzione?
«Abbiamo un territorio che
mal si presta ad una estesa
rete fognaria con una parte in
collina e un'altra in pianura.
Stiamo ancora correndo dietro a quello che è successo
prima dell’85, con esposti alla Procura della Repubblica
in merito a macchinari di un
depuratore che non sono mai
arrivati a San Secondo; successivamente abbiamo cercato il confronto con Prarostino
e Osasco e ci stiamo muovendo in quel senso. Dovremo
probabilmente abbandonare
il vecchio depuratore e puntare tutto su un nuovo impianto
che serva ai tre Comuni. Se
tutto andrà per il meglio entro il prossimo anno potremo
^ JOSE MAZaw*
PeJegfir,! ,
JEbEUTHlA
rundadsttidaflc.
noi
Il sindaco di San Secondo, Giorgio Ronco, parla di fognature, depuratori e dei numerosi problemi affrontati quotidianamente
investire 450 milioni sulla
condotta consortile e altri
300 per collegare al depuratore di Osasco la zona di Mirado lo».
- San Secondo vede ormai
in ribasso quella che fu la tradizione maggiore, la vite...
«Le difficoltà delle aziende
vitivinicole sono secondo me
legate alla sempre maggiore
difficoltà a trovare manodopera; per fortuna abbiamo qui vicino la cooperativa
di Prarostino che in qualche
modo sulla commercializzazione ha delle buone opportunità».
- Se la coltivazione della
collina viene in parte
abbandonata, in presenza fra
l’altro di un buon clima, c’è il
rischio o la volontà di trasformare questa parte di Pinerolese in dormitorio per chi lavora in Pinerolo o in Torino?
«La nostra variante al piano regolatore giace da sei anni in Regione e attualmente è
praticamente impossibile costruire in San Secondo. Certo,
se variazioni verranno effettuate si dovrà comunque
mantenere
le costruzioni all’ interno
dei bassi fabbricati o villette
residenziali. E iniziato, a
fianco del palazzo municipale, un piano in edilizia convenzionata che certo non sarà
troppo competitiva a livello di
costi ma che consentirà al
paese di aver un’area a verde
pubblico e una piazza. Più in
generale c’è una certa fuga
dalla città alla ricerca di
realtà più vivibili; io non vedrei bene questa destinazione
per il nostro paese».
- A San Secondo conta di
più, dopo il sindaco, il vicesindaco, il segretario comunale, il presidente della Pro
Loco, il prete o il pastore?
«Premesso che il sindaco
conta ben poco, forse quello
che conta di più è, come in altri Comuni, il segretario comunale che in base alle leggi
ha un notevole potere: sta al
politico orientarlo nelle scelte.
Con la Pro Loco ci sono
buoni rapporti; è cambiato il
direttivo ed ora c’è una linea
più “popolare” con feste e sagre, mentre in precedenza forse c’era un maggiore impegno
sulla cultura (concerti , teatro).L’ideale sarebbe amalgamare, ma non so se questo
sarà mai possibile».
- Ogni sindaco ha almeno
un sogno nel cassetto; qual è
il suo?
«Io ne ho alcuni. Mi piacerebbe ultimare il Centro polivalente, avere una circonvallazione per San Secondo e una
fermata ferroviaria nel territorio del nostro Comune. Più in
generale vorrei poter concludere, entro la fine del nostro
mandato, le cose che abbiamo
progettato e avviato».
La giunta ha approvato il disegno di legge
La rìdefinizione
delle Usi piemontesi
La giunta regionale del Piemonte ha approvato un disegno di legge che riduce da 63
a 22 le Unità sanitarie locali e
stabilisce la nascita di 16
ospedali-azienda.
L’esecutivo ha così accolto
le proposte dell’assessore alla
Sanità, Bianca Vetrino, che
aveva minacciato le dimissioni se il progetto di legge non
fosse stato approvato in tempi
brevi e nelle linee da lei individuate. Ma c’è una novità:
nell’elenco degli ospedaliazienda è stato aggiunto il nosocomio di Casale Monferrato
(At). Sono stati confermati
tutti gli altri: a Torino, Molinette, Cto/Maria Adelaide,
Sant’Anna, Giovanni Bosco (è
giunta la richiesta di chiamarlo San Giovanni Bosco), Martini, Maria Vittoria/Amedeo di
Savoia; San Luigi di Orbassano (To), Ivrea (To), Vercelli,
Biella (Ve), Novara, Cuneo,
Savigliano (Cn), Asti e Alessandria.
La Giunta ha anche approvato un altro disegno di legge
che blocca ogni ulteriore investimento finanziario fino alla
costituzione delle aziende sanitarie e fino all’adozione del
Piano sanitario regionale per il
triennio ’94-96. La decisione
non comporta però l’interruzione dei precedenti stanziamenti: nei prossimi mesi la sanità pubblica in Piemonte potrà usufruire di 162 miliardi in
aggiunta ai 30 stanziati alcune
settimane fa.
«La spesa rimarrà bloccata
per alcuni mesi - ha sottoli
On gagliardetto testimonia degli
stretti rapporti di San Secondo
con l’America Latina
Inaugurato il 15 settembre l'anno scolastico al Liceo valdese di Torre Pellice
Uìdeale europeo per i ragazzi del Collegio
CARMELINA MAURIZIO
In un’atmosfera carica di
emozione si è inaugurato
l’anno scolastico ’93-94 del
Liceo valdese di Torre Pellice, alla presenza di circa 150
persone, tra allievi vecchi e
nuovi, genitori, amici e insegnanti. Presso l’Aula sinodale, dove si è svolto il tradizionale incontro di inizio anno,
si sono ritrovati in molti per
salutarsi, scambiarsi auguri e
soprattutto per dare forza e
coraggio al liceo che si trova
in uno dei passaggi più importanti di tutta la sua lunga
storia.
A sottolineare la particolare
situazione della scuola in
generale e del liceo torrese in
particolare in questo avvio
d’anno ha provveduto dapprima il pastore Bruno Rostagno, che ha voluto ricordare
come sia importante che la
scuola educhi alla critica, alla
riflessione e sia quindi comunque e sempre un momento di crescita. E poi seguita la
prolusione di Vittorio Pons,
ex allievo, nonché segretario
generale dell’Unione paneuropea, che ha ricordato in uri
intervento appassionato i suoi
anni di studio a Torre Pellice
e l’eredità ricevuta da quegli
studi durante il suo successivo peregrinare per il mondo,
e quanto sia stata importante
la sua formazione per il suo
impegno di vita che è stato
quello di costruire un’Europa
unita. Pons ha ripercorso a
grandi linee gli eventi storici
che di volta in volta hanno
unito e lacerato il continente
europeo e ha citato più volte
il proprio e altrui impegno nel
corso di questo secolo affinché il nostro continente possa
essere davvero la culla della
libertà dello spirito, nel nome
di una comune identità cristiana.
L’intervento di Vittorio
Pons ha voluto sottolineare la
centralità dell’Europa e del
cristianesimo nella sua vita e
in tutta la sua lunga attività
lavorativa e ben si inserisce
nel momento particolare che,
come si diceva, sta vivendo
adesso il liceo.
Negli interventi successivi
infatti, sia Lucetta Geymonat,
membro del comitato, e poi il
preside Elio Canale hanno illustrato il lavoro sin qui svolto e i programmi per il futuro
a favore di un progetto che se
Casa valdese: l’Inaugurazione del nuovo anno scolastico
andrà a buon fine e otterrà
tutte le autorizzazioni necessarie farà del liceo di Torre
Pellice un liceo europeo.
E stato ricordato che il corpo docente sta già lavorando
con orari e programmi europei e tutto questo è poi supportato da scambi frequenti e
qualitativamente validi con
altre scuole europee, sia attraverso i soggiorni degli studenti all’estero e sia attraverso varie iniziative (scambi di
insegnanti, partecipazione ad
altri progetti europei, ospitalità di studenti provenienti
dalla Germania, Francia, Inghilterra).
Al termine della giornata
sono state consegnate le borse di studio e sono stati festeggiati i diplomati dello
scorso anno, mentre per le sedici nuove matricole del liceo
si apre un’esperienza tutta
nuova, una scommessa con se
stessi e forse, come è stato
sottolineato, la realizzazione
di un sogno.
neato l’assessore - ma la
Giunta potrà concedere qualche deroga. Lo stop dei finanziamenti diventa necessario in
questa fase di riassetto istituzionale».
Le 22 Usi sono il frutto di
accorpamenti delle precedenti
Unità sanitarie locali. Per le
aziende ospedaliere, oltre alla
novità di Casale, c’è l’inserimento dell’ospedale di Saluzzo nell’azienda ospedaliera di
Savigliano insieme con il nosocomio di Possano.
I provvedimenti sono stati
approvati all’unanimità, spetta
ora al Consiglio esaminarli e
vararli definitivamente: i disaccordi emersi all’interno
della giunta hanno trovato alla
fine una ricomposizione. In
una riunione è stato definito
un accordo in base al quale saranno entro breve ridefiniti i
distretti sanitari e socio-assistenziali; nel medesimo tempo
l’assessorato alla Sanità ha dato la propria disponibilità a rivedere i confini delle nuove
22 Usi (un centinaio di Comuni ha contestato la ridefinizione operata dalla giunta), e si è
impegnato a controllare periodicamente che i 16 ospedaliazienda continuino a mantenere i parametri in base ai quali
hanno ottenuto l’autonomia finanziaria e gestionale.
La giunta verificherà anche
se gli ospedali che non hanno
visto riconosciuta la volontà di
diventare aziende raggiungeranno nei prossimi mesi i requisiti di cui oggi mancano per
essere aziende ospedaliere.
Il nuovo
assetto
delle Usi
Il nuovo assetto delle Usi
approvato dalla Giunta regionale è il seguente: 1,
Torino (Torino città); 2,
Rivoli (Collegno, Rivoli,
Orbassano, Giaveno); 3,
Susa; 4, Ciriè (Venaria, Ciriè, Lanzo torinese); 5,
Moncalieri (Chieri, Carmagnola, Moncalieri, Nichelino); 6, Chivasso (Settimo
Torinese, Chivasso, Gassino Torinese); 7, Ivrea
(Cuorgnè, Ivrea, Caluso);
8, Pinerolo (Perosa Argentina, Torre Pellice, Pinerolo); 9, Vercelli (Vercelli,
Santhià); 10, Borgosesia
(Borgosesia, Gattinara); 11,
Biella (Biella, Cessato);
12, Novara (Novara, Galliate); 13, Borgomanero
(Arena, Borgomanero); 14,
Verbania (Verbania, Domodossola, Omegna); 15,
Cuneo (Cuneo, Dronero,
Borgo S. Dalmazzo); 16,
Saluzzo (Savigliano, Possano, Saluzzo); 17, Alba
(Bra, Alba); 18, Mondovì
(Mondovì, Ceva); 19. Asti
(Asti, Nizza Monferrato);
20, Alessandria (Alessandria, Tortona); 21, Casale
Monferrato (Valenza, Casale); 22, (Novi Ligure,
Ovada, Acqui terme).
8
PAG. Il
è
ìE Eco Delle "Iàlli ¥vldki
Consiglio comunale di Torre Pellice
Discusso il progetto
dell'Ospedale valdese
VENERDÌ 24 SETTEMBRE 1993
Pramollo dalla Ruata
ASFALTATA LA STRADA DI VILLASECCA — Un lavoro pubblico grandemente atteso e che avrà anche un’importanza ecclesiastica è l’asfaltatura della strada di Villasecca,
avvenuta nella prima metà di settembre. Ora sarà più agevole raggiungere lo storico tempio di Villasecca inferiore,
della fine del ’500, ricostruito dopo l’esilio, e le località storiche di Villasecca superiore: il luogo in cui, secondo la tradizione, sorgeva un convento di frati e quello della loro
«peschiera» dove si è fatta la riunione del 15 agosto del ’92.
NUOVI ORARI DELLA BIBLIOTECA — La biblioteca comunale «Alliaudi» di via Battisti Ila Pinerolo ha ripreso, a
partire dal 13 settembre, il consueto orario di apertura: dalle
8 alle 19,15 dal lunedì al sabato. L’archivio storico è aperto
dalle 9 alle 12 il mercoledì, giovedì e sabato. La consultazione dei manoscritti e del materiale archivistico è consentito soltanto ai maggiorenni per motivi di studio o di ricerca.
La biblioteca per ragazzi di corso Piave 5, accanto
all’Auditorium comunale, dal 1° settembre ha nuovamente
esteso l’orario d’apertura dalle 14,30 alle 17,30 dal lunedì
al venerdì.
LE GIORNATE DEI BENI CULTURALI A PINEROLO
— Nel mese di ottobre si terranno a Pinerolo mostre, dibattiti, incontri musicali per presentare e valorizzare il patrimonio artistico e museale della città. Da sabato 16 a
domenica 24 ottobre tutti i musei saranno aperti, con ingresso libero, dalle 9 alle 12 e dalle 15,30 alle 18. Durante
«Le giornate dei beni culturali» saranno allestite varie mostre: la Pinacoteca organizza una mostra su Ettore May, di
cui si celebra il novantesimo della nascita e il settantesimo
della morte; il Museo etnografico presenta «La scimmia vestita», una mostra sull’abbigliamento allestita presso il Museo nazionale dell’Arma di cavalleria; il Museo di scienze
naturali presenterà nuovi esemplari della collezione mineralogica del dottor Mario Strani; al palazzo del Senato il Museo di arte preistorica presenta una mostra sull’edificio stesso. Chi fosse interessato a una visita della città può invece
telefonare all’Apt (794932) o alla Pro Loco (374477).
FRALI: OK AL MUTUO PER LA FOGNATURA — Un
mutuo di 150 milioni sarà concesso al Comune di Frali per
le fognature; si tratta di progetti già da tempo in cantiere
ma il cui finanziamento era stato bloccato dal governo
Amato. Verranno servite le borgate Giordano e Rodoretto;
l’appalto dovrebbe essere essere affidato in primavera. Proseguono intanto i lavori per il campo polivalente tennis pallavolo in borgata Villa.
MANETTE ALL’EX ASSESSORE TROVATI — Anche
l’ex assessore alla Caccia e pesca della Provincia di Torino, Emilio Trovati, è finito in manette nell’ambito delle inchieste torinesi di Tangentopoli. Trovati, attuale capogruppo Psi in Provincia e a suo tempo anche segretario amministrativo del garofano, sarebbe coinvolto in vicende di tangenti sugli appalti dei rifiuti. L’esponente politico torinese,
insieme a Maccari, fu negli anni a cavallo fra l’85 e il ’90,
riferimento politico per più di un amministratore dei Comuni delle Valli.
MORTE DAVIT: ASSOLTO EZIO BERTIN — La tragica
morte di Fabrizio Davit avvenuta nella notte della corsa alpina «Tre rifugi» alla conca del Pra, all’inizio di agosto
dello scorso anno, non fu causata da un pugno sferrato durante una lite dal giovane Ezio Bertin. La sentenza pronunciata nei giorni scorsi assolve l’imputato secondo quanto
era stato espresso dallo stesso pubblico ministero. Restano
dunque tutti i dubbi su cosa accadde realmente quella notte
e su quali siano state le cause del decesso dello sfortunato
giovane.
Doppia convocazione nel
giro di una settimana per il
Consiglio comunale di Torre
Pellice; chiamati martedì 14
ad esaminare la richiesta di
cambiamento del progetto
della nuova ala dell’ospedale
valdese, i consiglieri presenti
non se la sono sentita di approvare tout-court il nuovo
documento.
La storia dell’ampliamento
dell’ospedale valdese di Torre Pellice ha radici lontane;
nel 1991 il Consiglio si trovava ad approvare un lotto che
su due piani comprendeva
una serie di nuovi servizi
(non dunque posti letto in
più, ma risposte ad esigenze
del territorio).
A distanza di due anni il
progetto è stato dall’architetto Valletti mutato e ampliato,
sostanzialmente aggiungendo
un piano fuori terra e alzando
la torre destinata ad ospitare
le scale di collegamento. Anche la facciata prospiciente la
strada provinciale muta, secondo il nuovo progetto, di
aspetto. Le nuove caratteristiche architettoniche hanno suscitato più di una perplessità:
«Vi sono problemi sia di forma che di sostanza tali da
suggerirci una richiesta di approfondimento», ha detto il
capogruppo Pds, Rivoira;
presente buona parte del Comitato dell’ospedale e un tecnico della Ciov, il Consiglio è
stato formalmente chiuso per
dare la parola alla committenza che ha sottolineato l’esigenza di arrivare a una
definizione della vertenza in
tempi celeri.
Il Consiglio ha riconosciuto
l’importanza della struttura
STA
Originalità
della realtà
locale
Caro direttore,
«Come le rondini di un
continente che lo stesso giorno si accorgono che è giunta
l’ora di mettersi in viaggio»
dice poeticamente Piero Calamandrei dell’inizio del partigianato. Fu una reazione generalizzata in gran parte dello
Stato italiano, che potrà ripetersi se le vociferazioni su
una «seconda» Repubblica
dovessero portare a un cattivo
esito.
Il gruppo del Bagnoou, che
ebbe un’importanza chiave
Nelle
Chiese
Valdesi
PINEROLO — Gli incontri «Giovanni Miegge» proposti dal Centro
culturale valdese riprenderanno il 2 ottobre, alle
19,30, nei locali del tempio. Continuando la riflessione sulla Riforma, verrà
precisato il programma
’93-94, che verterà
sull’opera e sul pensiero
di Calvino. Gli incontri
sono aperti a tutti coloro
che desiderano riflettere
su che cosa significhi essere protestanti oggi.
FONDAZIONE
DOTT. ENRICO GARDIOL
BANDO DI CONCORSO
per l’assegnazione di borse di studio per l’Università.
Gli studenti valdesi che intendano avviarsi agli studi
universitari per esercitare nelle Valli le professioni di
medico, notaio, avvocato, segretario comunale, possono richiedere una borsa di studio indicando:
- i risultati conseguiti negli studi medi superiori
- la Facoltà universitaria prescelta
- le condizioni economiche personali e familiari
- la previsione delle spese che intendono pagare con
la borsa di studio
Per ulteriori informazioni rivolgersi alla presidenza
del Collegio valdese di Torre Pellice, tei 0121-91260
ospedaliera nel quadro della
sanità nelle valli, e ha auspicato un maggiore concerto
fra amministrazioni pubbliche e amministrazione
dell’ospedale per salvaguardare il ruolo di questa struttura in un quadro che vedrà
probabilmente le valli penalizzate rispetto a Pinerolo e al
suo ospedale nell’ambito della riforma delle Ussl. Tuttavia si è deciso di sospendere
l’esame dell’argomento per
convocare il progettista arch.
Valletti per gli opportuni
chiarimenti onde avviare una
celere approvazione, con le
eventuali osservazioni, del
progetto.
Fra gli altri argomenti in
esame una buona notizia: è
stata comunicata la disponibilità di due mutui per l’acquedotto dell’Inverso Rolandi. Con i primi 200 milioni si
darà avvio a un progetto atteso e che finora era stato bloccato dall’impossibilità per i
Comuni di contrarre mutui.
La zona, in cui vivono un’ottantina di nuclei familiari, attualmente fornita da sole fontane, era stata in grave difficoltà alcuni anni or sono a
causa di periodi di siccità. Di
un certo interesse anche la
decisione di dar vita a Torre a
un mercatino dell’antiquariato che si svolgerà due volte
Tanno, a maggio e a settembre.
Il Consiglio ha infine deciso di ricordare il tecnico comunale Marco Pontet, recentemente scomparso, devolvendo all’Associazione per la
lotta contro il cancro i gettoni
di presenza maturati nel corso
della seduta.
nella Resistenza delle Valli,
non fu la prima banda GL in
vai Pellice (vedi l’Eco delle
valli valdesi del 10 settembre
1993). Si vedano anche i capitoli IV e V di Donatella
Gay Rochat «La Resistenza
nelle valli valdesi» (edizioni
Claudiana). E molti partigiani, almeno in un primo
tempo, non salirono più in alto, come ai Chabriols e al
Ciarmis. Eravamo già in
montagna. È questa un po’
una specificità della nostra
Resistenza. Operavamo in casa. Ma non da soli.
E un’altra componente
dell’originalità di questo nostro piccolo paese, passando
quasi dal micro al macrocosmo, è nella sua vocazione
intemazionale, che si manifesta anche nella conoscenza
del francese. Intervengo quindi sulla lettera di Sergio Hertel (sullo stesso numero
dell’Eco).
10 credo che il francese sia
usato qui da circa otto secoli
per la grande comunicazione,
ma anche in uso familiare,
prima affiancandosi e poi
largamente sostituendo Toccitano (in cui rientrò la lingua
valdese, un po’ un esperanto)
rimasto vivo nei patuà locali.
11 piemontese è stato o è diventato per gli uomini una
lingua di comunicazione specialmente con i vicini della
sottostante pianura e con una
parte della popolazione immigrata. E arrivato anche
l’italiano, si impara l’inglese,
altro? Una bella ricchezza, e
io vi saluto perché questa è
solo una lettera.
Gustavo Malati
Torre Pellice
Lavoro volontario a Inverso Rinasca
La struttura multiuso
è stata rinnovata
MILENA MARTINAT
Tanto lavoro, fatto gratuitamente, una bella struttura che per molto tempo era
stata un sogno ma che da
qualche anno, grazie ad alcuni sacrifici, era diventata
realtà.
Un capannone di 600 metri quadrati dove svolgere
tante attività al coperto. Ma,
da aprile, purtroppo, attraverso il tetto si potevano vedere le stelle. Pareva incredibile. L’abbondante nevicata
seguita dalla pioggia ha fatto
sì che il tetto fatto a doppia
rovesciata (due capannoni
attaccati) si sia rotto, sotto il
grande peso, per qualche
metro quadrato e sia ceduta
un pochino la struttura in
ferro.
«Il capannone, situato
nell’area di attività della Pro
Loco, in borgata Fleccia spiega il sindaco di Inverso
Pinasca, Erminio Ribet - è
stato acquistato dal Comune
anni fa. Con lavoro volontario è stato costmito, alzato
di un metro passando così
dai 4 ai 5 metri di altezza, allungandone una parte per
avere lo spazio per tre eventuali campi da bocce regolamentari. Il capannone è stato
reso agibile con servizi, impianto elettrico e di riscaldamento. Il danno provocato
dalla neve era di 80-100 milioni. Non era possibile avere sovvenzioni da Provincia
e Regione perché non è una
struttura di prima necessità».
La spesa per il materiale
per la riparazione si aggirava
sui 40 milioni. «Abbiamo
lanciato la scommessa, se
Le tariffe
a Torre Pellice
Non conosciamo di persona
il concittadino Sergio Franzese, anche se possiamo presumere in base a ciò che ha scritto (dal momento che non si è
qualificato per quanto concerne la sua attività lavorativa)
che non svolga un mestiere di
ristorazione o di albergatore.
Teniamo vivamente a rispondere alla sua lettera apparsa
sul n. 35 del giornale.
Secondo il nostro modesto
parere ritengo che la «selezione della clientela» avvenga .sì
per forza di cose, ma che hanno a che fare con una recessione a livello nazionale se non
europeo, e non crediamo affatto che una qualunque famiglia
di Torino o Milano preferisca
andare in Queyras dove «si
spende meno e si è trattati meglio», altrimenti, caro signore,
tutti noi albergatori e ristoratori avremmo già cambiato mestiere da tempo.
Certo più che mai in questa
particolare situazione politica
ed economica qualunque persona che abbia un’attività
commerciale e non solo si pone, e ribadiamo più che mai,
delle domande: però a nostro
avviso è altrettanto vero che in
questo clima generale di disfattismo abbiamo il dovere di
porci delle critiche costruttive
e non distruttive e fini a se
stesse.
Non vogliamo entrare nel
particolare dei prezzi; ci terremmo però a informarla (e
ciò lo può vedere anche alla
Pro Loco di Torre Pellice) che
in qualsiasi albergo della zona
continuava a pioverci dentro
fra qualche anno la struttura
sarebbe stata da buttare continua il sindaco - ma
chiedere agli inversini di tirare fuori ancora una volta
quattrini e lavoro gratuito
non era facile, soprattutto in
un periodo come questo. Ho
sponsorizzato per primo
l’idea, dicendo che dovevamo farcela e la risposta degli
inversini è stata eccezionale.
Ci ponevamo come obiettivo
di tranquillità 32 milioni, altri 12 milioni li mette il Comune, e in due, tre settimane
ne sono già stati raccolti 28:
e non è ancora stato fatto il
giro di tutte le borgate. Ventotto milioni sono tanti se si
pensa che gli inversini sono
solo 650. E anche il lavoro
volontario per la ricostruzione è stato molto».
«Adesso - afferma soddisfatto il sindaco - abbiamo
una buona struttura rinforzata, un lavoro molto ben fatto». Adesso attraverso il tetto non si vedono più le stelle, quel buco è stato riparato
con tanta buona volontà.
Il municipio di Inverso Pinasca
può consumare un pranzo
completo (menu turistico) con
25-30.000 lire, ovviamente a
seconda della classificazione
dell’albergo, e inoltre in più di
un ristorante della nostra Torre Pellice può pasteggiare con
la cifra di £ 25.000.
Non troviamo simpatico
perciò da parte sua e tanto meno corretto il voler penalizzare
una fa.scia di clientela che invece magari vuole spendere
una cifra diversa dalle suddette, se non foss’anche per il
semplice fatto che in quel momento il Colle dell’Agnello risultasse intransitabile.
Molto anomala è poi la sua
concezione riguardante la parola professionalità; noi le attribuiamo il significato di cercare di offrire dei servizi in
modo corretto in una continua
ricerca di miglioramento e non
crediamo assolutamente che in
qualche locale pubblico di
Torre Pellice sia stato negato
un cenno di gentilezza; professionalità significa senz’altro
anche conoscere le altre realtà
in Italia e all’estero e quindi, ci
creda, non dappertutto si può
trovare un’offerta qualificata e
varia come nella nostra città.
Per concludere vorremmo
aggiungere che nel nostro lavoro a decretare la giustezza o
meno delle nostre scelte e dei
nostri prezzi è nulTaltro che il
mercato e la clientela; per di
più non ci risulta che finora,
con immancabili alti e bassi,
qualcuno abbia dovuto ricredersi; per cui la ringraziamo
dei consigli e dei suggerimenti, ma come dicevano i nostri
vecchi... è sempre difficile insegnare ai gatti a arrampicarsi.
Gisella Pizzardi e Walter
Eynard - Torre Pellice
9
\/ENERDÌ 24 SETTEMBRE 1993
Delle Yalu ¥ìldesi
PAG. Ili
Sinodo del '43
Il ruolo
dei laici
ELSA ROSTAN BERTOLÉ
Otto settembre 1943 - 8
settembre 1993. Nella
ricorrenza di questo cinquantenario ci sono stati nel nostro mondo valdese e anehe
sul nostro giornale riflessioni
e pensieri vari. Valdo Spini,
nel suo discorso al Bagnoou,
ha parlato di valori della Resistenza di cui «il Partito
d’azione è stato il partito
emblematico» augurandosi
oggi un Partito d’azione «per
lottare contro la corruttela e
la degenerazione che ci sono
state».
Altri, parlando della posizione della Chiesa valdese in
quel periodo, ha rievocato
quell’appello al pentimento
che l’ordine del giorno Subilia aveva rivolto al Sinodo
1943 ma che il Sinodo non
accolse.
A questo proposito vorrei
fare una precisazione. Quell’
ordine del giorno della Commissione d’esame è passato
«alla storia» come l’ordine
del giorno Subilia e in fondo
a me sta anche bene così,
però vorrei ricordare che facevano parte di quella Commissione d’esame due laici,
il cui pensiero conoscevo bene per essere molto vicina
specialmente a uno di loro
che era membro attivo del
Partito d’azione. Penso proprio che abbiano avuto anche il loro peso nella stesura
di quel documento.
Forse nella nostra chiesa si
dimentica talora che uno dei
suoi fondamenti è il sacerdozio universale e che ogni documento (decisionale, di studio o di appello) è sempre
frutto di un lavoro collegiale
in cui tutti sono coinvolti
senza distinzione di laici o
pastori.
Tanto più che, se non vado
errata, fu proprio il numero
preponderante dei pastori
votanti «no» che fece sì che
l’ordine del giorno non fosse
approvato.
Abbiamo ancora del cammino da fare nella formazione della mentalità riformata
del nostro mondo valdese se
penso che, prima dell’elezione dell’attuale moderatore,
alcuni membri di chiesa delle Valli mi chiedevano se,
secondo 1 regolamenti, la cosa era possibile visto che si
trattava di un laico.
Mostra a Pinerolo
Giovanni Carena
alla
Galleria tosano
Resterà aperta fino al 10 ottobre la mostra dello scultore
e pittore Giovanni Carena
(1915-1990), presso la galleria Cosano.
Corredata di un bel catalogo (con testi di A. Mistrangelo. L. Buczkowsky. A. Dragone, G. Lusso, M. Marchiando-Pacchiola, A. Rosa,
D. Taverna. P. G. Trossero),
la mostra riunisce disegni e
opere scultoree che testimoniano della varietà d’ispirazione dell’autore: dai pezzi di
ispirazione sacra ai soggetti
che rimandano a una visione
dell’umanità comunque carica di spiritualità.
La galleria osserverà il medesimo orario nei giorni feriali e nei festivi: 10-12 e
15,30-19.
A colloquio con il sindaco Franco Grill
Neve oppure fieno? Frali discute
delle proprie scelte economiche
Ancora una volta la piccola
economia di un paese alpino si
trova a dover fare i conti con
progetti di sviluppo che fanno
discutere. Questa volta è Prali
a vedere un confronto anche
acceso fra chi vorrebbe veder
sviluppare, e di molto, gli impianti di innevamento artificiale e chi preferirebbe una crescita graduale e soprattutto la
salvaguardia dell’agricoltura
che ancora esiste.
L’innevamento artificiale,
pur preparato con sistemi «naturali», ritarda ovviamente la
crescita dell’erba a primavera
e quindi rischia di danneggiare
un’agricoltura che già deve fare i conti con una stagione che
spesso è assai ridotta. In più
sembra proprio che ci sia un
certo, giustificato, timore di
veder sfuggire ai pralini il controllo dell’attività economica
invernale. Qualcuno si illude
che l’occasione dei «mondiali» di sci alpino del ’97 a Sestriere produca positive ricadute, anche in termini di
finanziamenti, in alta vai Germanasca: in realtà già le località più direttamente coinvolte
nella competizione faticano ad
ottenere denaro se non per
opere viarie.
«Sono molto perplesso - dice il sindaco. Franco Grill davanti all’ipotesi di ampliare
Il municipio di Prali
le zone di innevamento artificiale. Personalmente sono
convinto che non sarebbe comunque la neve artificiale a
salvare la stagione. Ho sentito
parlare di progetto di ampliamento della pista verde, con
conseguente taglio di alberi e
su questa ipotesi sono ancora
più critico. L’importanza di
una buona vegetazione arborea
da noi la si è vista chiaramente
quest’inverno quando è partita
la valanga. Molti pralini che
volevano tagliare alberi si sono rapidamente ricreduti».
Dunque anche il sindaco
crede nello sviluppo turistico
di Prali, ma a misura di uomo
e facendo i conti con il territorio e con l’ambiente: «Non potrebbe mai succedere - con
clude Grill - comunque sarei
assolutamente contrario alla
trasformazione del nostro Comune in una stazione tipo Sestriere. Personalmente preferisco continuare a fare il fieno
nei prati piuttosto che lo sci
sulla neve artificiale o anche
solo sull’erba».
La discussione prosegue.
Certo non c’è polemica aperta;
ma ancora una volta fra chi,
magari non troppo legato alla
realtà locale, spera di poter
sfruttare al massimo la risorsa
montagna contando sulle proprie capacità di investimento e
chi del paese e del suo ambiente sa cogliere la complessità si evidenziano posizioni
che paiono, concretamente,
lontane.
A passeggio con Valdo Pons nel «Vallone delle miniere»
Maniglia riscopre il suo passato
_________PAOLA REVEL__________
Villaggi un tempo pieni di
vita. Una vita dura, grama, piena di fatiche e di sudori, per strappare alla terra il
pane quotidiano. Prati e campi
coltivati, vigneti rigogliosi: il
lavoro duro della terra, ma anche quello infame, sfibrante
della miniera. Spesso un doppio lavoro: una giornata passata a spaccarsi la schiena, per
averla vinta sul minerale, che
garantiva un pane sicuro a tutta la famiglia, gli studi ai figli;
un’altra giornata a tagliare
l’erba sui pascoli d’alta montagna, per assicurare il nutrimento a quelle due mucche
che avevi nella stalla.
È la storia di tante famiglie;
è la vita di tante nostre borgate. Cosa rimane ora di questa
vita? Di questi villaggi? Una
serena, tranquilla vecchiaia,
grazie a quella piccola pensione, a queU'orticello, a quella
casetta che ti sei costruito,
pietra dopo pietra, col sudore
della fronte. E il villaggio dove sei nato? Abbandonato. A
poco a poco, svuotato.
Un lavoro, la scuola per i figli, una sistemazione migliore
hanno fatto sì che tu scegliessi
la città o un paese più a valle.
Ma d’estate si ritorna volentieri nella vecchia casa. 11
villaggio si ripopola: ad altri
piace la vecchia casetta in pietra, piace la vita tranquilla e
Lavoro in miniera
quieta. Nasce allora una curiosità: conoscere meglio la vita
che si conduceva in passato,
andare alla ricerca delle attività che un tempo costituivano
la vita dura e faticosa del
montanaro. Un montanaro,
come abbiamo detto, agricoltore e rninatore allo stesso
tempo. E questa la realtà di
Maniglia, uno dei tanti villaggi che d’estate si ripopolano,
prendono un po’ di vita ma
che in inverno sembrano completamente disabitati.
Un tempo il vallone di Maniglia era popolato di miniere:
l’industria estrattiva costituiva
l’attività principale per la
popolazione maschile, che doveva perforare la roccia ed
estrarre il materiale; ma spesso interveniva la popolazione
femminile e i ragazzi, che trasportavano sacchi e gerle di
minerale fino alle strade car
VISUS
di Luca Regoli & C s.n.c.
OTTICA • via Amatid 5
10066 TORRE PELLICE ITO)
MW
l\°Lw
/ä'
L’OTTICO DI LUSERNA
di Federico Regoli & C. s n.c.
via Roma. 42
10062 LUSERNA S. GIOVANNI (TO)
rozzabili. Un lavoro infame,
per nulla gratificante; reso ancora più pesante nelle giornate
invernali, quando la neve rendeva scivolose le rotaie, sulle
quali non riuscivano più a
scorrere i carrelli addetti al
trasporto del materiale.
È stata una lezione di vita,
quella che ci ha fornito un
minatore in pensione, Valdo
Pons, durante la passeggiata
nel «Vallone delle Miniere» il
18 agosto. Scoprire non solo
l’ubicazione delle varie miniere, provare l’effetto di entrarvi, raccogliere qualche pezzetto di materiale ma rendersi
conto della terribile fatica a
cui era sottoposto l’uomo,
senza l’aiuto di grandi tecnologie. Scoprire, attraverso i
racconti di «barbo» Nettu, di
«barbo» Aldo e di altri minatori, quanto era faticosa questa
vita ma quanto era importante
saper organizzare il proprio
lavoro, la propria giornata.
Per questo e altri motivi, la
gente di montagna deve darsi
da fare per farsi conoscere,
per far capire che la montagna
non vuol dire soltanto sci; non
deve esistere solo turismo di
massa. La gente di montagna
deve uscire allo scoperto, facendo conoscere la propria
storia, il proprio lavoro, le
proprie attività artigianali,
orientando così il turismo verso altri luoghi, meno conosciuti, forse, delle stazioni
sciistiche, ma altrettanto
importanti.
È essenziale trovare nuove
forme di turismo che riavvicinino l’uomo alla natura, ma
anche l’uomo all’uomo; si deve imparare a recuperare
l’amore per la natura e questo
passa solo attraverso la conoscenza, la comprensione, l’attenzione che si dedica ai nostri simili.
La situazione demografica in vai Pel lice
La valle invecchia^
ma non troppo
DARIO MASSEL
Se le statistiche italiane parlano generalmente di un
decremento della natalità la
vai Pellice sembra smentire,
almeno in parte questa tendenza. Infatti, dai dati relativi alla
popolazione dei Comuni compresi nel territorio dell’Ussl 43
(Bibiana, Bobbio Pellice,
Bricherasio, Luserna San Giovanni, Lusernetta, Rorà, Torre
Pellice, Villar Pellice), aggiornati al 31 dicembre ’92 e messi a confronto dal dottor Marco Pratesi in una sua relazione
sulle statistiche demografiche
della vai Pellice, con quelli
analoghi del 31 dicembre ’90,
appare che è vi è stato in questo periodo un leggero aumento di nuovi nati.
Tale aumento demografico
non ha però avuto un andamento omogeneo in tutti i Comuni considerati, forse in virtù
della loro dislocazione geografica rispetto ai centri maggiori
della valle, Luserna San Giovanni e Torre Pellice. Anche
se questo motivo non sembra
comunque sufficiente a spiegare l’incremento e il decremento della popolazione nelle
diverse aree osservate. Infatti i
Comuni che hanno visto calare, almeno dello 0,50%, il numero dei loro abitanti sono solo Villar Pellice e Angrogna.
A Torre Pellice e Bricherasio, invece, non si sono avute
differenze sostanziali. Nei rimanenti Comuni si sono riscontrati sensibili aumenti, soprattutto a Lusernetta e Rorà,
fatto palesemente in contrasto
con la tesi che vuole che un
paese si spopoli progressivamente quanto più aumenta la
sua distanza da un centro
«maggiore». A questo proposito sarebbe interessante studiare le motivazioni che sotto
stanno ai flussi demografici tra
un centro e l’altro, anche in un
ambito così ristretto.
Altro fenomeno degno di
nota, evidenziato nella relazione del dottor Pratesi, è il progressivo invecchiamento della
popolazione, fenomeno indagato ricorrendo ad alcuni indici demografici quali l’indice di
vecchiaia, che mette in relazione il numero degli anziani
(ultrasessantacinquenni) ogni
cento ragazzi sotto i 15 anni di
età; l’indice di dipendenza degli anziani, che tiene conto del
numero di anziani presente
ogni cento adulti in età produttiva, tra i 15 e i 64 anni; e infine la percentuale di ultrasessantacinquennl rispetto alla totalità della popolazione. I dati
così ottenuti mostrano un aumentato invecchiamento della
popolazione in tutta l’Ussl, rispetto al 31 dicembre del ’90,
in particolare nei Comuni di
Bibiana, Bricherasio, Luserna
San Giovanni e Villar Pellice.
Esiste però anche una
controtendenza: nei Comuni di
Lusernetta e Rorà si registra
infatti un particolare «svecchiamento».
A proposito dei giovani, una
serie di grafici in cui è suddivisa per fasce quinquennali
l’intera popolazione dell’Ussl,
evidenziano un aumento del
numero comprendente la classe dei più piccoli (da 0 a 4 anni), nei confronti della fascia
seguente (da 5 a 9 anni), a testimonianza di un aumento
della natalità e di una maggiore immigrazione di famiglie
con figli in età infantile rispetto agli anni passati. Considerazione che invece non vale per
Bibiana, Lusernetta e Villar
Pellice, dove si osserva una diminuzione dei bambini sotto i
quattro anni rispetto a quelli
Appuntamenti
Venerdì 24 settembre — LUSERNA SAN GIOVANNI: alle 20, 45, nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù, si tiene un concerto sul Viaggio nella musica per organo dalle origini ai nostri giorni: P800 e il ’900; intervengono gli organisti Fabio Bonino, Walter Gatti, Silvio Sorrentino.
24 e 25 settembre — TORINO: Presso la sala del Consiglio
regionale, a palazzo Lascaris, si svolge un convegno sul tema
Referendum, riforme istituzionali ed elettorali: nuova solidarietà per uno stato regionale.
Fino al 3 ottobre — TORRE PELLICE: continua nella sala
Paschetto, al Centro culturale valdese in via Beckwith 3, la mostra dei lavori su tela e spazio di Giorgio Badriotto e Donatella
Beltramone. La mostra sarà aperta tutti i giorni dalle 15 alle 18.
Sabato 2 ottobre - RORA: alle 21, nel tempio valdese, concerto del coro Eiminal.
Da lunedì 4 ottobre — PINEROLO: presso la sede Arci, in
corso Torino 224 e la Coap di via Martiri del XXI 65, inizieranno i corsi di musica ’93-94: sono avviati i corsi di sassofono e
teoria, tenuto da Andrea Ayassot; basso elettrico, contrabbasso e
musica d’assieme, tenuto da Andrea Mella; pianoforte, tenuto da
Riccardo Roggeri ; tastiere elettroniche e informatica musicale,
tenuto da Enzo Riali; chitarra, tenuti da Andrea Allione e Andrea Rapaggi; batteria, tenuto da Enzo Zirilli; percussioni, tenuto
da Alberto Bucci. Sono previsti anche dei corsi di propedeutica
musicale per bambini dai 4 ai 10 anni, tenuti da Enzo Riali. Se si
riu.scirà a raggiungere almeno tre richieste, sarà possibile avviare
anche i corsi di tromba e tecnica vocale. Per le iscrizioni rivolgersi entro il 25 settembre presso le sedi dei corsi.
Mercoledì 6 ottobre — TORRE PELLICE: al centro incontri di via Repubblica 3 si terrà la consueta riunione mensile dello
Diapsigra.
Dal 9 al 17 ottobre — TORINO: a Torino Esposizioni sono
allestite quattro mostre contemporaneamente: Expocasa due,
mostra mercato di proposte per la casa, il gioco, le idee regalo, il
tempo libero e la gastronomia; La Torino dei collezionisti, dedicata a tutti gli appassionati del collezionismo di ogni genere,
dagli oggetti ai mobili, dai gioielli d’epoca ai libri rari e alle
stampe antiche; Piemonte Doc, dove sono esposti i prodotti migliori della terra e della tradizione enogastronomica del Piemonte; e infine il Salone internazionale della montagna ’93, classico appuntamento annuale per gli appassionati della montagna, in
cui si possono trovare macchine e impianti per la montagna, articoli sportivi e tutte le informazioni turistiche sulla prossima stagione sciistica.
10
PAG. IV
Uno sport che prende sempre più piede
La pallavolo inizia
la nuova stagione
Nella stagione 1993-’94
l’associazione 3S Luserna
sarà impegnata soltanto nel
settore femminile assoluto con
la partecipazione al campionato di prima divisione. Per
quanto riguarda i maschi, sono da rilevare la rinuncia al
campionato assoluto e raccordo di collaborazione tecnica
con il prof. Paolo Rivoire nominato responsabile del settore minivolley maschile. Per
quanto riguarda le ragazze è
stato confermato alla guida
della prima squadra Marco
Gardiol, coadiuvato da Andrea Ricca.
Nei giorni scorsi la Federazione ha diramato la composizione del girone provinciale
che vedrà impegnate le locali
Villar Perosa, 3S Nova Siria,
Perosa Argentina, Poirino
contro Valle Susa, Lilliput
Torino, Bruzolo, Grugliasco,
Sport Incontro, Rivoli, Volley
San Paolo, Agors Rafles.
Gas in vai Pellice - Il settore tecnico del 3S ha definito
i programmi dei Centri di avviamento allo sport per l’anno
Per la pubblicità
su L’Eco delle valli valdesi:
Servizi Editoriaiis.a.s.
tei. 0121-32.36.38
’93-94; a partire dalla prossima settimana inizieranno i
corsi di formazione fisicosportiva per le attività di atletica leggera, ginnastica artistica, pallamano e pallavolo. Per
informazioni contattare l’ufficio segreteria telefonando al
902146.
Anche i francesi a Cumia
na - Si è disputata domenica
a Cumiana una grande manifestazione promozionale inserita nel calendario del settembre cumianese.
Oltre 150 atleti dei settori
pallamano, pallavolo e ginnastica artistica hanno partecipato alla prima edizione della
Festa dello Sport organizzata
dalla locale polisportiva Libertas, guidata da Carlo Allegro e Sandro Gottero, al fine
di promuovere un’alternativa
al calcio per i ragazzi cumianesi. Da rilevare, nel torneo di
pallamano che ha visto per la
prima volta in Piemonte la disputa di incontri all’aperto su
erba, la presenta dell’Handball Modane che si è incontrato con le più forti rappresentative assolute regionali. Alla fine il primo posto è toccato
all’Exes Rivalta davanti a
Città Giardino A.
Nel quadrangolare femminile di pallavolo, successo della
Pallavolo Rivalta sul Villar
Perosa. Infine, a chiusura della giornata, breve esibizione
di ginnastica artistica delle allieve del locale Centro di avviamento allo sport e del 3S di
Lusema San Giovanni.
Corsa in montagna
La corsa al Colle Bione di Giaveno, che si è disputata domenica 12 settembre, ha laureato i campioni provinciali di corsa in
montagna per il 1993: le nostre vallate sono salite sul gradino
più alto del podio con il pramollino Gino Long, che ha confermato il titolo vinto lo scorso anno nella categoria veterani B (riservata ai concorrenti ultracinquantenni). Purtroppo, l’infortunio occorso a Livio Barus nella gara di Prali, che ha comunque vinto, lo hanno tenuto fuori dalla lotta per il titolo nella categoria senior; il forte atleta e anziano di chiesa di Pinasca, originario di Prali, può comunque essere soddisfatto della sua stagione, che lo ha visto primeggiare nella maggior parte delle
corse in montagna, fra cui la Tre Rifugi, in cui ha realizzato la
terza prestazione di ogni tempo. Nelle ultime gare si è affacciato alla ribalta un nome nuovo: Massimo Lasina, della Skf, di 28
anni, residente a San Germano, che ha realizzato ottimi piazzamenti nelle gare fin qui disputate. Lasina dovrà interrompere le
gare per un breve periodo, perché è donatore di midollo osseo e
in procinto di effettuare una donazione che può valere la vita
della paziente in attesa, una ragazza svizzera. Questa per Massimo sarà senz’altro la prestazione più bella di tutta la stagione.
Volley
Per la sesta volta il Volley La Torre ha proposto un torneo di
pallavolo all’aperto; ai giardinetti di via D’Azeglio, e per la prima volta anche al campo messo a nuovo dai giovani della Chiesa valdese di Torre Pellice in via Beckwith, sabato e domenica
scorsi si sono confrontate otto formazioni maschili e cinque
femminili. Alla fine di due intense giornate agonistiche nel settore maschile si sono imposti i pinerolesi della Despar che si
.sono aggiudicati il trofeo Pro Loco battendo in finale il Pone
per 2-1. Nel torneo femminile, disputato con girone aH'italiana,
il successo è andato al Porte che ha prevalso sul Piossasco nel
confronto diretto.
Tennis da tavolo
Buon inizio di campionato di tennis tavolo della Polisportiva
Valpellice che vince la prima partita ad Aosta con Galofaro,
Rosso e Malano per 5 a 2. Anche quest’anno, in un campionato
che vede nel girone A tutte compagini piemontesi, i valligiani
si aspettano una posizione in classifica fra il terzo e il quarto
posto.Con la polisportiva gareggeranno quest’anno il Crdc di
Torino, il Cus Torino, l’Ever Green di Collegno e l’Obac di
Chivasso. Sabato 25 settembre, alle 16, alla palestra di via Filatoio a Torre Pellice, incontro di serie C con il Crdc Torino; in
concomitanza inizia la DI regionale che vedrà impegnata la
Valpellice con il Dopolavoro Poste di Torino.
: Eco Delle Yaui Aàldesi
Intervista al presidente, Mauro Casalis
Il Volley Pinerolo
pronto al via
VENERDÌ 24 SETTEBRE 1993
Cinema Servizi
Pinerolo, a livello di sport,
non è solo calcio, anzi. La
pallavolo desta infatti forte
interesse facendo leva sul palazzetto di via dei Rochis, dove giocano formazioni di livello nazionale sia maschili
che femminili. Entrambe le
squadre giocano quest’anno
in serie Bl.
Alla vigilia dell’inizio del
campionato maschile incontriamo il presidente della formazione maschile. Mauro
Casalis. Con quale spirito e
con quali prospettive affrontate questa nuova stagione?
«Abbiamo rinnovato alcuni
giocatori che per limiti di età
hanno deciso di abbandonare, ringiovanendo i ranghi;
nello stesso tempo siamo
però riusciti a concludere
con un giocatore di notevole
esperienza come Dametto che
ha disputato oltre 180 incontri in Nazionale e vinto quattro scudetti a Torino».
- Vi aspettate dunque un
campionato tranquillo?
«Avremo di fronte molte
compagini agguerrite di cui
almeno 5 o 6 superiori a noi;
geograficamente dovremo recarci in Liguria, Veneto,
Lombardia, Emilia Romagna,
oltre naturalmente ad altre
città del Piemonte. Contiamo
di evitare T esperienza dell’
anno scorso che ci ha visti in
salvo soltanto all'ultima
giornata».
- I vostri giocatori sono dilettanti o dovete comunque
corrispondere un ingaggio?
«Ormai che siano studenti
o professionisti, tutti vogliono
dei soldi, pochi o tanti che
siano.
Naturalmente l’unico professionista che abbiamo in
formazione è Dametto, gli altri hanno dei contributi spesa».
- Come valuta il movimento intorno alla pallavolo pinerolese?
«Sicuramente il volley a
Pinerolo ha una lunga tradizione e un grandissimo seguito; a livello di giocatori il
gruppo è molto ampio, meno
come pubblico. Pinerolo
piange sempre un po’ su se
stessa non sapendo valorizzare le cose belle e valide che
pur ci sono.
Come pallavolo siamo più
considerati fuori zona che in
loco».
- Oltre alla prima squadra
puntate sulle formazioni giovanili...
«Abbiamo creato un gruppo che disputa la serie D abbinato alla under 18; abbiamo poi squadre under 16, under 14 e minivolley».
Un campionato alle porte,
un palazzetto valido. L’augurio è che il pubblico possa diventare un vero e proprio
sponsor in più per un’attività
che, a dispetto di attrezzature
tutto sommato modeste, richiede uno sforzo finanziario
non indifferente quantificabile, a livello di una tranquilla
Bl, in alcune centinaia di milioni.
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma
per venerdì 24 settembre alle
21,15 Patto di sangue; per sabato e domenica alle 20 e 22,10
e lunedì alle 21,15 Made in
America.
PINEROLO — Il cinema
Italia ha in programma per la
prossima settimana Jurassic
Pare: giorni feriali alle 20 e
22,20, sabato alle 20 e 22,30 e
domenica alle 15; 17,30; 20;
22,30.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma per
giovedì 23 settembre Arma letale 3; venerdì 24 Fiorile; sabato 25 Gli sgangheroni; domenica 26 L’olio di Lorenzo,
tutti alle 21. Martedì 28 Zio Paperone alla ricerca della lampada perduta, cartoni animati,
alle 19,30 e alle 21; mercoledì
29 alle 21 Teste rasate.
Economici
ANTICHITÀ, mobili, oggetti vari privato acquista. Telefonare 0121-40181 dopo le
ore 18.
TORINO mansarda libera
mq 120, prossimità Largo Bernini, ristrutturata, vendo prezzo
interessante. Tel. ore pasti
0184-557294.
VAL GERMANASCA af
fittasi a settimane o week-end
appartamenti ammobiliati, uso
cucina, riscaldamento. Tel.
0121-803134, 808646.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via PioV, 15-10125Torino
Tei. 011/655278
Reg. Tribunale di Pinerolon, 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Spedizione in abb. post.; Gr 2/V70
USSL 42
CHISONE • GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale valdese, Pomaretto,
tei. 81154.
DOMENICA 26 SETTEMBRE
San Germano Chisone: Farmacia Tron , tei. 58766
Perosa Argentina: Farmacia
Forneris - Via Umberto I, tei.
81205
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde. Porte : tei. 201454
USSL 43-VALPELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 26 SETTEMBRE
Viilar Peilice: Farmacia GayPiazza Jervis, tei. 930705
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricheraslo, tei.
598790
USSL 44 - PINEROLESE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo. tei.
2331
Ambuianza:
Croce Verde, Pinerolo, tei.
22664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso i distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
Consorzio per fa raccolta e depurazione acque reflue Pinerolo - Porte
PINEROLO (Prov. di Torino) - Palazzo Municipale
Ai sensi deii'art.6 deila legge 25 febbraio 1987, n. 67 si pubblicano I seguenti dati relativi ai bilancio preventivo 1993 e al conto consuntivo 1992 ’ :
1) Le notizie relative aiie spese sono ie seguenti:
(in milioni di lite)
ENTRATE
SPESE
DENOMINAZIONE Previsioni di competenza da bilancio ANNO 1993 Accertamenti da conto consuntivo ANNO 1992
- Contributi e trasferimenti ( di cui dallo Stato) ( di cui dalle Regioni) - Altre entrate correnti 968 974
- Totale di entrate di parte corrente - Alienazione di beni e trasferimenti ( di cui dallo Stato) ( di cui dalle Regioni) 968 974
- Assunzione di prestiti 600
Totale entrate conto capitale - Partite di giro 85 49
- Disavanzo
TOTALE GENERALE 1.053 1.623
DENOMINAZIONE Previsioni di compelenza da bilancio ANNO 1993 Accertamenii da conio consunlivo ANNO 1992
- Correnti 942 872
- Rimborso quote di capitale per mutui in ammortamento 26 5
Totale spese di parte corrente 968 877
- Spese d'investimento 1.210
Totale spese in conto capitale 1210
- Rimborso prestiti diversi da quota capitale per mutui
Partite di giro 85 49
- Avanzo
TOTALE GENERALE 1.053 2.136
2) la classificazione delle spese correnfi e in conto capitale, desunto il consultivo, secondo l'analisi economico funzionale è la seguente
- Personale 133
- Acquisto beni e servizi 723
- Interessi passivi 10
- Investimenti effettuati dirett. dall'amm. 1.210
- Investimenti indiretti
TOTALE GENERALE 2.076
3) la risultanza finale a tutto il 31 dicembre 1992 desunta dal consuntivo:
- Avanzo di amministrazione dal conto consuntivo dell'anno 1992 L 485
- Residui passivi perenti esistenti alla data di chiusura del conto consuntivo dell'anno 1992 L 35
-Avanzo/Disavanzo di amministrazione disponibile al 31 dicembre 1992 L450
- Ammontare dei debiti fuori bilancio comunque esistenti e risultanti dalla elencazione allegata al conto consuntivo
4) le principali entrate e spese per abitante desunte dal consuntivo sono le seguenti :
Entrate correnti
di cui:
- contributi e trasferimenti
-altre entrate correnti
Pinerolo 14.06.1993
111 Oati SI ntensccno all'ultimo consuntivo jocrovati.
L. 0,026854
L.
L. 0,026854
Spese correnti L. 0,024179
di cui:
- contributi e trasferimenti L. 0,003656
-altre spese correnti L. 0,000590
li PRESIDENTE DEL CONSORZIO
Livio Trombotto
11
\/F.NERDÌ 24 SETTEMBRE 1993
PAG. 7 RIFORMA
L'OMICIDIO DI DON PINO PUGLIESI
UNA NUOVA
MORTE SCENARIO
ALFONSO MANOCCHIO
I cimiteri deiia Bosnia, i profughi a volte non trovano accoglienza nei paesi europei
Lettera aperta deiritaìian Consortium of Solidarity di Trieste al ministro Contri
Qual è ¡1 ruolo delNtalìa nell'accoglienza
ai profughi bosniaci «spostati» dalla Croazia?
La situazione dei profughi
bosniaci, in particolare di
nazionalità musulmana, presenti in Croazia, si sta fortemente aggravando, in tempo
estremamente rapidi. Tre sono
le situazioni più preoccupanti;
1) Il governo croato ha iniziato un piano di ridistribuzione dei profughi bosniaci
sul proprio territorio. Tale
piano prevede lo spostamento
di decine di migliaia di profughi bosniaci dai centri collettivi delle zone costiere della
Dalmazia e dell’Istria in
grandi centri collettivi che si
stanno allestendo nelle zone
interne della Croazia, in particolare in Slavonia.
Tutte le agenzie umanitarie
intemazionali che operano in
Croazia sono profondamente
preoccupate per tali massicci
spostamenti poiché vi sono
già segnali preoccupanti che
le nuove sistemazioni date ai
profughi non garantiscano i
livelli minimi di dignità e di
sicurezza. Inoltre tali spostamenti recidono profondamente dei legami che faticosamente i profughi avevano costmito con le comunità che li
hanno finora ospitati. Vengono recisi da un giorno all’altro perfino i legami con le organizzazioni umanitarie e di
solidarietà; più volte è successo che associazioni e
realtà facenti parte dell’Ics
hanno assistito a sgomberi
forzati e frettolosi di campi
profughi, senza nemmeno
aver avuto la possibilità di esserne informati. Addirittura
talvolta non è stato nemmeno
possibile conoscere le nuove
destinazioni, così che i rapporti sono stati annullati da
un giorno all’altro.
Tra i profughi bosniaci si è
diffuso un autentico terrore
relativo a tali deportazioni,
terrore che fa a volte scegliere loro la fuga incontrollata
verso paesi terzi, ai cui confini vengono respinti. Inoltre i
profughi appartenenti alle fasce sociali più basse sono a
volte indotti a accettare delle
offerte di ospitalità provenienti dalla Turchia e dai paesi islamici, senza nemmeno
avere spesso cognizione alcuna del paese ospitante.
L’accoglienza in tali paesi
profila per i profughi bosniaci
una situazione di esilio permanente in una realtà lontana
da un’Europa di cui anch’essi
facevano parte. Tale allontanamento forzato dall’Europa
significa per i bosniaci di fe
de musulmana una vera e
propria situazione di diaspora
e di perdita della propria
identità nazionale; infatti va
chiarito che la fede religiosa
che i profughi bosniaci musulmani incontrano nei paesi
islamici che li accolgono è
completamente diversa, per
cultura e per storia, dalla propria realtà religiosa di provenienza.
2) Al piano di trasferimento
dei profughi di cui sopra si
aggiunge un fenomeno ancora più inquietante rappresentato da frequenti episodi di
minacce e di intimidazioni
nei confronti dei profughi bosniaci presenti in Croazia.
L’Ics, attraverso le associazioni, enti e gruppi di solidarietà operanti in Croazia, sta
ricevendo da alcuni mesi innumerevoli segnalazioni, di
giorno in giorno sempre più
frequenti, relative a testimonianze rilasciate da profughi
che affermano di essere vittime di intimidazioni verbali,
di violenze psicologiche, e in
tal casi anche fisiche, il cui
scopo è di indurli a lasciare al
più presto i luoghi in cui sono
ospitati. In alcuni casi gli
stessi volontari italiani sono
stati testimoni oculari di tali
soprusi.
Si sono verificati anche casi
di minacce rivolte agli stessi
italiani impegnati in progetti
di solidarietà rivolti ai rifugiati bosniaci.
3) Dalle zone di guerra della
Bosnia-Erzegovina continuano ad arrivare in Croazia
gruppi di profughi, nonostante
la Croazia abbia, come è noto,
chiuso le proprie frontiere.
Coloro die si vengono a
trovare in tal modo in Croazia, pur essendo profughi e
avendo quindi diritto alla tutela internazionale dell’Alto
commissariato delle Nazioni
Unite per i rifugiati, non vengono riconosciuti tali dalla
Croazia. Si è venuta a creare
in tal modo una situazione
che impedisce di fatto a molte
persone che fuggono dalle situazioni di guerra di registrarsi come profughi, e nemmeno
come semplici cittadini stranieri momentaneamente presenti in Croazia. Essi rimangono pertanto esposti a qualunque forma di arbitrio, e
senza possibilità alcuna di rivolgersi a un’autorità pubblica per chiedere protezione.
Anche di tali casi si sono
avute innumerevoli segnalazioni e testimonianze dirette
da parte di volontari italiani.
Di fronte a tutto ciò sta assumendo dimensioni preoccupanti il fenomeno della fuga
dalla Croazia dei profughi bosniaci che tentano di raggiungere in primo luogo l’Italia in
quanto paese confinante.
Situazione deiraccoglienza
in Italia
L’Ics è a conoscenza del
fatto che si verificano quotidianamente casi di gruppi
profughi, anche in numero
consistente, che si presentano
ai confini chiedendo di essere
accolti. Di fronte a tali arrivi
si registrano frequenti casi di
arbitrario respingimento alle
frontiere, sia nei riguardi di rifugiati bosniaci che giungono
in Italia privi di documenti
personali e/o di un’impegnativa per la loro accoglienza, sia
nei riguardi di rifugiati per i
quali è già stata reperita
un’adeguata accoglienza sul
territorio nazionale.
L’Ics ritiene che si debba al
più presto varare un serio e
articolato piano di accoglienza e ricorda che nella seduta
delT8 luglio ’93 al Tavolo di
coordinamento, alla presenza
di molti amministratori di enti
locali, è stata presentata
un’ipotesi di progetto di accoglienza, nel quale si individuavano criteri e tempi di attuazione. L’Ics chiede un incontro urgente con il governo
italiano al fine di discutere
della risposta dell’Italia ai
problemi sopra esposti.
L’Ics ritiene che il governo
italiano si debba assumere dei
precisi impegni in merito a;
1) Una pressione nelle opportune sedi internazionali affinché i profughi bosniaci presenti in Croazia non siano oggetto di intimidazioni e di tentativi di allontanamento forzato dai luoghi in cui sono ospitati.
2) L’elaborazione di progetti, da concordare con il governo croato e con le agenzie
umanitarie intemazionali, che
mirino a;
a) mantenimento nella Dalmazia di un congruo numero
di profughi bosniaci da alloggiare sia in centri collettivi
che in abitazioni private;
b) rispetto, nel nuovi centri
collettivi che si stanno allestendo nella Croazia centrale
e in Slavonia, delle condizioni
di dignità e di sicurezza previste nelle convenzioni intemazionali.
Tali progetti potrebbero
consistere nel sostegno economico per l’allestimento e la
gestione dei centri collettivi
per i profughi, in collaborazione con gli organismi umanitari italiani e intemazionali.
3) Un impegno immediato
affinché nessun volontario
italiano che operi regolarmente in un’associazione
umanitaria sia fatto oggetto
sul territorio della Croazia di
intimidazioni e minacce derivanti dalla sua opera di aiuto
in favore dei profughi.
4) Il varo di un piano
straordinario di accoglienza
di profughi bosniaci sul territorio nazionale; tale piano dovrebbe indicare tempi di attuazione e priorità di obiettivi
e andrebbe concordato con le
associazioni umanitarie e di
volontariato e con gli enti locali, secondo quanto indicato
nel già citato documento presentato al Tavolo di coordinamento dell’8 luglio ’93.
Italian Consortium of Solidarity (Ics) - Trieste
Trieste, 30 agosto 1993.
Don Pino Puglisi come
Salvo Lima? E un accostamento a caldo fatto da un
investigatore, che ha voluto
rimanere anonimo. Padre
Bartolomeo Sorge, direttore
del Centro di formazione politica Pedro Arrupe, ha stabilito un’altra correlazione;
questa morte si pone nella
stessa linea di messaggio (infatti la mafia ha un suo linguaggio per parlare con chi
deve capire) dell’attentato di
S. Giovanni in Luterano.
Ma chi era don Pino?
L’esplosione di rabbia, di
pianto e di smarrimento che
ha riempito la parrocchia di
S. Gaetano e il quartiere
Brancaccio ha fatto scoprire
quello che questo sacerdote
stava facendo in una zona di
Palermo, da sempre centro
mafioso per eccellenza. Operava in un territorio da sempre occupato da famiglie mafioso importanti: i Greco, i
Contorno, i Tinnirello... Il
dominio sul territorio è una
delle basi di potenza della
mafia: non si ammettono
concorrenti pericolosi. Don
Pino con il suo lavoro in
mezzo ai giovani, tra i ragazzi della strada (oggi, particolarmente a Palermo, questo
servizio somiglia molto
all’avventura tra le favelas
del Brasile) lentamente ma
con una strategia ben studiata stava portando via pezzi di
territorio, con le persone e le
loro coscienze, al potere e alla cultura di Cosa Nostra.
Sogni e progetti si accumulavano nella sua testa, tra i libri e nelle stanze solitarie
della sua abitazione in piazza
Anita Garibaldi, dove il killer lo ha freddato nella notte
del 15 settembre.
Negli ultimi tempi molti
don Pino sono sorti nei vari
quartieri a rischio di Palermo; Zen, Borgo ’Vecchio,
Albergheria ecc. Bisogna
ammetterlo. Una chiesa diversa; potrei dire una chiesa
convertita, se ritorno indietro
alla mia prima esperienza
pastorale palermitana, ini
Azione deirYwca-Ucdg per la pace in Bosnia
Appello alle donne
L’Ywca-Ucdg ha ricevuto
notizia dell’esistenza di un
movimento di donne della
Croazia e della Bosnia Erzegovina che sta adoperandosi
attivamente in favore della
cessazione della guerra. In vista della preparazione di un
grande raduno per la pace
previsto per il 18 settembre a
Samobor, presso Zagabria,
esse si erano già incontrate
due volte nella stessa località
nell’agosto scorso.
Nell’infuriare dell’odio che
non cessa di causare morte e
distruzione nell’ex Jugoslavia, riteniamo consolante e significativo riportare parte
dell’appello rivolto da queste
donne in occasione del primo
incontro;
«La guerra infuria ancora
in Bosnia-Erzegovina e in
Croazia. Noi donne vogliamo
che essa cessi immediatamente qui e in ogni parte del
mondo. Ogni persona ha il
diritto di vivere.
Ci siamo ritrovate insieme
il 19 agosto 1993 a Samobor
per iniziare tra tutte le donne
del mondo un’azione che ottenga quello che gli uomini
non hanno ottenuto: la pace.
Vi chiediamo di fare quello
che è giusto: dare il vostro
appoggio affinché il proposito di una cessazione immediata della guerra diventi una
realtà in tutto il mondo.
L’influenza che le donne
hanno sui loro figli, mariti,
padri, fratelli e compagni può
essere forte e decisiva per ottenere la pace.
Vorremmo chiedervi di ritrovarci insieme per preparare congiuntamente una dichiarazione di pace che impegni anche gli uomini.
Poiché siamo decise a che
torni una pace immediata
nelle nostre terre devastate
non possiamo permetterci di
tergiversare un momento di
più.
(per il segretariato dell’Ywca italiana, Mirella Argentieri
Bein).
ziata nel 1968. Non posso dimenticare il tempo passato a
discutere con molti giovani
che scappavano dalle parrocchie. Dice don Paolo Tuturro
(in polemica con il passato):
«Don Pino è un martire della
giustizia e della chiesa di oggi». E un cronista esperto in
mafiologia commenta: «C’è
infatti una chiesa di oggi,
che è tutt’altra rispetto a
quella di ieri, quando spadroneggiava il cardinale Ruffini
(capo della diocesi di Palermo, ndr), proverbiale per la
sua ostinazione nel negare
l’esistenza del fenomeno mafioso e per le sua strette frequentazioni con i grandi potenti di Sicilia. A Cosa Nostra la chiesa di ieri andava a
genio, quella di oggi molto
meno» (L’Unità del 17 settembre).
Senza volerlo padre Bartolomeo Sorge ci ha offerto, se
le indagini confermeranno la
matrice mafiosa del delitto,
una chiave di lettura molto
illuminante. In un’intervista
riportata il 17 settembre dal
Giornale di Sicilia, in chiusura, dichiara: «Appena ho
saputo delle bombe di Roma
contro la chiesa del papa...
conoscendo la cultura mafiosa, ho pensato alla risposta a uno sgarro, per dirla come i mafiosi. La condanna
del papa (discorso di Agrigento del 9 maggio scorso,
ndr.) contro i crimini di Cosa
Nostra ha colpito nel segno.
Non è certo una casualità
che oggi si uccida un sacerdote impegnato in prima linea».
Certamente Cosa Nostra o
la mafia in genere non tollera
lo sgarro, che proviene da
chi è amico. Si tratta in buona sostanza di un tradimento,
che la mafia considera «devastante». Cosa vuol mandare a dire alla chiesa di oggi
questa nuova serie di uccisioni? Mai un prete finora
era stato eliminato dalla mafia. Sono convinto che il
semplice poliziotto citato da
qualche giornale, che ne ha
viste tante, abbia ragione
quando, scuotendo la testa,
afferma: «Anche questa volta ho l’impressione che si sia
chiusa un’altra pagina, quella dei rapporti tra mafia e un
certo tipo di clero, durata 50
anni». Il senso della nuova
«morte scenario» sta tutto
qui. In quello che qualcuno
ha chiamato «richiamo all’
estraneità» della chiesa dai
grossi problemi in cui versa
oggi l’Italia. Sembra (tutto
sommato) un avvertimento
alla chiesa italiana, alla chiesa siciliana e palermitana, a
non tirarsi fuori da un sistema sociale a cui essa ha offerto un supporto per molti
aspetti determinante. E possibile che mano a mano che
Cosa Nostra avvertirà l’impossibilità di praticare vecchie alleanze, colpisca sempre più duramente. Cosa Nostra potrà finire unitamente
al vecchio sistema, se non
riuscirà a stabilire nuove alleanze.
Per la pubblicità su
RIFORMA
■RS
via G. B. Fauché, 31
20154 Milano
tei. 02/314444-316374
fax 02/316374
12
PAG. 8
RIFORMA
VENERDÌ 24 SETTEMBRE 199.':ì
L'assemblea generale dei quaccheri (1699)
Pubblicata una raccolta di scritti quaccheri
Tremare di fronte
alla Parola di Dio
PAOLO T.ANGELEHI
L? antologia quacchera
proposta da Pier Cesare
Bori e Massimo Lollini', offre
una panoramica piuttosto significativa delle varie fasi di
questo movimento nel corso
della sua storia. Comprende
infatti scritti di George Fox (il
fondatore, vissuto nel 1600),
di John Woolman (1700), Caroline Stephen (1800), Rufus
M. Jones e Thomas R. Kelly
(prima metà del 1900).
I quaccheri, («tremolanti»,
dall’inglese to quake), furono
così chiamati nel 1650 dal
giudice Bennet di Derby perché George Fox, portato davanti a lui in giudizio, lo aveva esortato a «tremare di fronte alla parola di Dio». La loro
insistenza sull’illuminazione
interiore da parte dello Spirito
ha finito per indurre qualcuno
ad assimilarsi ai carismatici:
in verità i quaccheri sono per
lo più rimasti estranei dalle
manifestazioni di fede di tipo
pentecostale.
Egualitari, pacifisti, nonviolenti, essi prendono le mosse
dalla predicazione di George
Fox, che interpretò le esigenze spirituali dei «livellatori» e
degli «zappatori», due movimenti di contestazione al tempo della dittatura di
Cromwell. Sarà poi William
Penn (il fondatore dello stato
americano della Pennsylvania) a diffondere in America
le loro idee, basate sul principio universalistico e interreligioso (ecumenico, diremmo
noi oggi) della luce interiore.
Venerdì 24 settembre —TORINO: Alle ore 12, presso il Palazzo del lavoro, verrà presentata
l’iniziativa «Aesthetica», manifestazione di incontro e di riflessione per un dibattito nella scuola. Sono previste una mostra, un
convegno sul tema Educazione
estetica: esperienze e metodi,
gruppi di lavoro. (Tei. 01157656620-852549).
È fatale che la carica antistituzionale delle origini abbia
finito per esaurirsi nel corso
dei due secoli successivi.
L’acquisizione dei diritto
all’istruzione e alle cariche
pubbliche, negato ai quaccheri a causa del pertinace rifiuto
del giuramento ma conquistato poi a prezzo di dure lotte, e
il progressivo raggiungimento
di migliori condizioni socioeconomiche finiranno per
produrre un’attenuazione
dell’iniziale spinta rivoluzionaria e contestatrice.
In verità durante l’Ottocento la tolleranza e l’apertura
originarie furono assorbite da
un progressivo risveglio biblicistico, caratterizzato da un
forte conservatorismo. Mentre
300 quaccheri capeggiati da
Isaac Crewdson, intorno al
1840, decisero di passare al
gruppo fondamentalista dei
«fratelli di Plymouth», una
larga frazione all’interno del
movimento cercò di imporre
lo scritturalismo, l’autorità
degli anziani, la figura del pastore e un rigido rifiuto
deH’originario principio della
luce interiore.
Sarà con la prima guerra
mondiale che i quaccheri ritorneranno ai loro principi liberali: all’universaiismo cioè
deU’illuminazione interiore e
all’assoluta tolleranza nonviolenta associata a un «culto
aperto», in cui tutti potessero
sentirsi liberi, indipendentemente dalla fede professata e
da ogni dottrinarismo dogmatico-sacramentale.
A chi sia desideroso di
maggiori ragguagli e informazioni sarà di valido aiuto
l’ampia Storia dei quaccheri^
di John Sykes: anche se opera
non troppo recente, essa contiene un’ancora attuale documentazione sugli sviluppi di
questo movimento.
(1) G. Fox, R. M. Jones, T. R.
Kelly, C. Stephen, J. Woolman: La società degli amici. Il
pensiero dei quaccheri da Fox
(1624-1691) a Kelly ((18831941). Milano, Linea d’ombra,
1993, pp. 174,£ 12(KX).
(2) J. Sykes: Storia dei quaccheri. Firenze, Sansoni, 1966.
Dal pensiero dei riformatori al tempo della persecuzione
Il «Saint-Esprrt» e la chiesa del deserto:
storia e simbologia della croce ugonotta
________BURKHARD MEYEB_______
La forma della croce ugonotta ha le sue radici nella croce greca, la cosiddetta
«croce di Gerusalemme». Nel
periodo delle crociate è stata
conosciuta nel mondo occidentale come croce dei Giovanniti e croce dei Maltesi.
La generica «croce di Gerusalemme» viene considerata come simbolo di unità e testimonia l’universalità della salvezza, il significato del Vangelo per l’umanità in tutti i
quattro punti cardinali.
Gli evangelici della Germania riconoscono la croce greca anche come simbolo del
«Kirchentag»: in questo caso
la forma della croce ugonotta
lascia vedere un’altra croce
nei quattro angoli tra le braccia della prima.
Stupisce che proprio una
croce si potesse sviluppare
nella chiesa francese come
simbolo di riconoscenza e
lotta. Rispetto alla Chiesa luterana, quella riformata rifiuta immagini e simboli religiosi e spiega quest’atteggiamento teologico con la proibizione biblica delle immagini. Quindi anche le chiese
ugonotte non hanno immagini: l’unico «gioiello», se così
si può dire, si trova sull’altare: la Bibbia aperta, la Parola
di Dio.
Già Teodoro di Beza, invece, spiega che la croce non fa
parte delle immagini proibite:
dai giorni della chiesa antica,
la croce è una testimonianza
della fede e della religione
cristiana; secondo la Scrittura
solo l’immagine del crocifisso e il «segno di croce» devono essere negati. Quindi un
collaboratore molto stretto di
Calvino escludeva la croce, in
quanto simbolo dell’antica
cristianità, dalla proibizione
delle immagini. Una croce diventa così simbolo di riconoscenza e di confessione della
Chiesa ugonotta a suo tempo
perseguitata.
La storia ci tramanda che
nel 1688, tre anni dopo la revoca dell’Editto di Nantes da
parte di Luigi XIV, l’orefice
Maystre elaborò la croce ugonotta a Nîmes, la «Roma protestante». Il «gioiello» venne
spontaneamente accettato dagli ugonotti, dai membri
quindi di una chiesa perseguitata, come simbolo della loro
esistenza e segno di speranza.
Il motivo della colomba volante, sospesa con un piccolo
anello al braccio inferiore
della croce, è un segno della
manifestazione dello Spirito
Santo che, riferendosi al passo del battesimo di Gesù
(Marco 1, 9-11), rappresenta
il simbolo classico dello Spirito divino. I riformati francesi chiamano appunto la loro
croce anche «Saint-Esprit».
Con le persecuzioni successive al 1685, la comunità
ugonotta divenne «chiesa del
deserto»: i pastori dovettero
abbandonare le loro comunità
e furono costretti a emigrare.
Luigi XIV sperava che presto
o tardi le comunità orfane venissero meno, ma in quella situazione si realizzò il sacerdozio dei credenti: prima gli
anziani furono incaricati della
gestione delle comunità, tenendo culti in cui leggevano
anche delle prediche dei loro
pastori emigrati. Presto anche
altri gruppi della chiesa perseguitata vissero la propria
vocazione, il dono dello Spirito Santo: i cosiddetti «piccoli profeti» venivano a
rafforzare le comunità.
AH’intemo delle case e nelle regioni abbandonate predicavano di nascosto il Vangelo, battezzavano, celebravano
la Santa Cena e contraevano
matrimoni. Il sacerdozio universale dei credenti, soprattutto della gente semplice, dei
contadini e degli artigiani, divenne una realtà di conforto
per la chiesa perseguitata. Le
Bibbie confiscate dagli impiegati di corte dimostravano
le parole dell’annuncio della
Pentecoste: vi si trovava sottolineato il testo di Atti 2, 17:
«E avverrà negli ultimi giorni, dice Iddio, che io spanderò del mio Spirito sopra
ogni carne; e i vostri figlioli e
le vostre figliole profeteranno, e i vostri giovani vedranno delle visioni, e i vostri
vecchi sogneranno dei sogni».
La comunità perseguitata si
sentiva come «chiesa dello
Spirito» che si comunica agli
uomini e alle donne come pure ai membri di tutte le generazioni. Sono state tramandate delle croci in cui la colomba è stata sostituita da un
ciondolo a forma di pera che
viene interpretato come una
lacrima. La comunità riformata francese viveva il XVII
secolo come «chiesa delle lacrime». I valdesi perseguitati
nelle valli della Savoia preferivano invece questa forma di
croce.
C’è chi riconosce nella forma ovale del ciondolo un’in
dicazione relativa alle «lingue
di fuoco» che si sono avventate sulle teste degli apostoli a
Pentecoste (Atti 2, 3). Così si
potrebbe vedere il collegamento con lo Spirito Santo.
Quanto ai gigli che riempiono
gli angoli tra i bracci della
croce, essi non devono essere
considerati solo come un
gioiello. Nella regione mediterranea il giglio e la rosa
rappresentano i fiori simbolici preferiti: già nella chiesa
antica il giglio veniva considerato come segno della grazia divina e contemporaneamente come simbolo della
possibilità per l’essere umano
di ricominciare sempre di
nuovo.
Se i gigli stilizzati con tre
petali divennero lo stemma
del re di Francia, i gigli negli
angoli della croce ugonotta
testimoniano anche il collegamento pieno di conflitti tra gli
ugonotti, il loro re, la loro patria. Richiamano alla memoria il fatto che la minoranza
perseguitata non ha cessato
né di coinvolgere il re nella
preghiera di intercessione né
di sperare in un cambiamento
delle sue idee. Spesso si riconosce nei gigli l’emblema
della casa dei Borboni, a cui
appartenne il primo rappresentante sul trono francese,
Enrico IV, che emanò per gli
ugonotti l’Editto di Nantes
sulla tolleranza (1598), concedendo loro una possibilità
di vita nella loro patria.
Su ogni punta delle quattro
braccia della croce troneggia
un bocciolo che può essere
interpretato come una perla di
luce, e in tutti e quattro i punti cardinali si irradia la luce
del Vangelo. «Lux lucet in tenebris»: fin da allora questa
parola del Vangelo di Giovanni (1, 5) è rimasta come
parola d’ordine dei valdesi.
Dalla croce coptica, conosciuta anche in Egitto, risulta
un’altra interpretazione: le
doppie perle di luce su ogni
braccio della croce si riferirebbero alla parola di missione del Signore: in due i missionari dovrebbero divulgare
il Vangelo nel mondo (Marco
6, 7): così anche i predicatori
valdesi nel Medioevo, i «barba», andavano in due.
Lo Spirito Santo ha reso un
orefice di Nîmes teologo e
predicatore. La sua croce
ugonotta si diffuse nel XVIII
secolo nelle regioni protestanti della Francia, e fu portata anche dai cosiddetti «réfugiés», per diventare infine
segno di confessione per i
cristiani riformati. L’ampiezza della sua simbologia che,
esclusi i gigli cortesi, si fonda su elementi biblici e su
elementi della cristianità antica, ha favorito l’accettazione
e la diffusione della croce anche tra cristiani di altre confessioni.
Furono costruiti intorno al 1730 dagli esuli provenienti da Pragelato
Due templi valdesi nell'Assia orientale
________THOMAS ENDE_________
Nel 1722, nella parte superiore del Weser, iniziava la costruzione delle
due colonie valdesi di
Gewissenruh e Gottstreu. I
fondatori appartenevano alle
comunità valdesi del Pragelato, esiliate quando la zona
in cui abitavano era stata restituita dalla Francia ai Savoia. Fino al 1720 essi erano
rimasti nell’allora Ducato del
Württemberg, nei villaggi da
loro stessi fondati: Perouse,
Pinache, Serres, Grossvillars
e Dürrmenz. Poi emigrarono
verso la Prussia orientale, ma
il progetto di insediamento in
quelle terre fallì e, dopo diverse peregrinazioni, ad Altona, in Danimarca, a Hannover, raggiunsero la parte
superiore del fiume Weser,
dove vennero accolti dal langravio Carlo di Hessen-Kassel. 1 nomi dei due villaggi,
la cui costruzione iniziò nella
primavera del 1722, furono
scelti dal langravio stesso:
Gottstreu (fedeltà di Dio) e
Gewissenmh (pace della coscienza).
I valdesi ottennero gratuitamente terre e materiale da
costruzione e già nel 1730 a
Gottstreu, nel centro del villaggio, sorgeva un piccolo
tempio costmito sul progetto
dell’architetto Conradi. Fino
ad allora i culti erano stati tenuti nelle case private; la costruzione della chiesa fu pos
« - C'.
? '
i
Il tempio valdese di Gottstreu
sibile grazie all’aiuto generoso dei langravi. Sul portale
del tempio è ancora ben visibile la data: 1730, insieme
con le iniziali del langravio
Carlo, che morì nello stesso
anno e del suo successore,
Federico, che essendo contemporaneamente re di Svezia aveva nominato per
r Hessen-Kassel un governatore.
Ancora oggi la chiesa ha
conservato il suo stile originario, modesto e senza fronzoli: di fronte all’entrata, in
alto, c’è il pulpito; sotto al
pulpito il tavolo per la Santa
Cena, che in origine non aveva né il crocifisso né le candele. Solo nel 1780 il piccolo
campanile fu dotato di una
campana: gli scarsi mezzi finanziari non avevano consentito di istallarla prima.
A Gewissenruh le famiglie
valdesi dovettero attendere
invece parecchi decenni prima di avere il loro edificio di
culto. Nel 1778 il langravio
concesse la somma di 60 tal
leri per la costruzione di un
tempio e fece mettere a disposizione anche materiale
per la costruzione. Sul portale della chiesa di Gewissenruh si legge la data del 1779
con un passo della Genesi,
cap. 28 vers. 16: «Certes
l’Etemel est en ce lieu et ienan sauoie rien».
Fino al 1825 il pastore della città ugonotta di Karlshafen ebbe la cura delle due comunità valdesi, e il culto veniva tenuto in francese; a
Gewissenmh ancora per diversi anni i salmi furono cantati in francese. Il pastore teneva il culto due volte il mese, una in un villaggio e una
nell’altro. I valdesi di Gewissenmh andavano a Gottstreu,
quando lì c’era il culto, e viceversa. Gli altri momenti
cultuali, o i funerali, erano
affidati al maestro di ciascun
villaggio. Poi, dal 1825,
Gottstreu fu unita alla parrocchia tedesca di Oedelsheim e Gewissenmh a quella di Lippoldsberg.
13
\/ENERDÌ 24 SETTEMBRE 1993
1 Cultura
PAG. 9 RIFORMA
Un dossier della Claudiana che riunisce testi e documenti su cui occorre riflettere
Una lezione di laicità e di responsabilità
per costruire ^Europa del domani
MAURIZIO ABBÀ________
Più di una persona che si è
avvicinata negli anni scorsi al protestantesimo italiano
ha trovato nei quaderni di
«Attualità protestante» un
mezzo per informarsi e formarsi in maniera rapida, precisa e puntuale su molti dei
versanti in cui era ed è impegnato il mondo evangelico;
poi sono subentrati i «Dossier» che assolvono al medesimo compito: aggiornare costruttivamente sulla realtà protestante e le molteplici sfide
etiche e sociali che devono
fronteggiare più in generale i
cittadini del pianeta Terra. Europa compresa, ovviamente.
Il dossier n. 29* riporta alcuni significativi testi sui
possibili contributi dei protestanti alla costruzione di una
casa comune europea, e quindi sulle responsabilità che in
quanto cristiani ci dobbiamo
assumere.
Giorgio Girardet incornicia
nell’introduzione l’avvenimento in cui sono maturate le
riflessioni qui presentate, cioè
la prima Assemblea protestante europea svoltasi a Budapest
(24-30 marzo 1992), assemblea in cui sono risuonate le
voci di quasi tutto il protestantesimo del continente: 180 delegati di circa 80 chiese protestanti di 27 paesi. Non è stato
facile, non perché i protestanti
non siano abituati a parlarsi: il
mondo moderno, per quelle
strutture democratiche che è
DOSSIER
I PROTESTANTI
E L 'EUROPA
l.a responsabilità criMiana
nella costniziom- della
mm
Claudiana
riuscito a darsi, ha un debito
nei confronti del mondo riformato, strutturato in assemblee
e sinodi.
Il problema è che si trattava
della prima assemblea di questo genere, che convocava
ognuno al di là del proprio orticello. Certo, ci sono già organismi interdenominazionali
e dialoghi multilaterali, ma individuare le diversità e dialogare sulle medesime pare fosse meno difficile che cercare
di trovare dei punti concreti
d’intesa. Le piccole chiese italiane, con i loro progetti comuni (si veda il processo
Bmv), possono tracciare un
percorso significativamente
fattibile.
Paolo Ricca, in un’intervista
.all’agenzia Nev, ha evidenziato tre questioni decisive per il
futuro del protestantesimo: il
sacerdozio universale dei credenti (troppe volte sventolato
come bandiera ma mai realiz
zato in tutte le sue potenzialità); la missione la distanza
che separa «il piccolo gregge»
effettivo di militanza eristiana,
al di là dei numeri anagrafici,
dal regno di Dio; infine l’illuminismo. A Budapest, grazie
a un importante contributo del
teologo Eberhard Jiingel, si è
delineata con lucidità l’eredità
di coscienza laica e declericalizzata del cristianesimo che ci
deriva appunto daH’illuminismo.
Si tratterà di assumere la lezione di serena laicità come
antidoto al clericalismo in agguato anche nel nostro ambiente, consapevoli che non è
restando al di qua della lezione illuminista che si sconfiggono razzismo e antisemitismo, due mali che affliggono
l’Europa, ma che occorre andare ben oltre la stessa tolleranza illuministica, che al riguardo non ha saputo né voluto scalzare dalle radici le superstizioni razziste e la mentalità antisemita.
L’atmosfera laica di confronto e di pluralismo evita le
dilatazioni improprie della
chiesa ma anche il suo affievolimento, come osserva Jiingel: «La chiesa non è la casa
del padre alla quale ricondurre
i figli e le figlie laicizzate ma,
nel caso migliore e quando fa
bene il suo lavoro, è un segnale stradale che indica (anche
alla società laica) il cammino
che conduce alla città di Dio
che viene, nella quale la chiesa e lo stato hanno il loro futu
ro in comune».
Le successive relazioni,
dell’olandese Bob Goudzwaard e del ceco Jakub Trojan, offrono materiale su cui
riflettere per una condotta responsabilmente cristiana anche in economia, che la teologia ha fin qui colpevolmente
ignorato.
L’Assemblea non si è riprodotta in strutture permanenti:
nella consapevolezza che la
casa comune europea non può
essere costruita da una sola
fetta, quale che sia, del cristianesimo, i protestanti invitano
e si uniscono alle chiese sorelle cattoliche e ortodosse, senza voler costruire un presuntuoso fronte cristiano ma fiduciosi della possibilità di stabilire un rapporto imprescindibile con l’ebraismo e un confronto costruttivo con i musulmani e con le altre fedi viventi. Uno dei prossimi appuntamenti è a Vienna l’anno prossimo, altra tappa della maratona ecumenica a cui sono chiamate le chiese.
Resta però per il protestantesimo europeo la
possibilità/necessità di darsi
una voce unitaria e non univoca, autorevole ma non autoritaria: sarà senz’altro una costruzione inedita.
(*) I protestanti e l’Europa.
La responsabilità cristiana della costruzione della «casa comune». Dossier n. 29. Torino,
Claudiana, 1993, pp 112, £
9.500.
Portatori di handicap: il dibattito sui nostri atteggiamenti di fronte alle minoranze sociali
La scoperta di una «non-categoria»
__________RITA GAY*___________
Tra i miei amici più cari
ho un giovane in carrozzella, affetto da tetraparesi
spastica, che ha scritto un libretto dal titolo Handicap, che
bello!, oltre a molte altre cose
(mediante un suo computer).
Attraverso queste paginette
egli spiega come la sua situazione, che è di quelle ufficialmente dichiarate gravissime,
sia diventata per lui la spinta a
realizzarsi su tutti i piani della
personalità e l’occasione di
scoprire l’amicizia, la vita di
gruppo, i momenti di festa
collettiva. La cosa che di lui
più mi incanta è l’umorismo
Editoria
Settimana
per il libro
Un gruppo di editori fra cui
la Claudiana aderisce alla
proposta della società «Tappeto volante» (che organizza
vendita diretta per corrispondenza) per una «Settimana
del libro». Tra il 25 e il 31 ottobre verranno sperimentate
iniziative di promozione del
libro in collaborazione con
diverse librerie; incontri con
gli autori, esposizione visibile dei volumi di questi editori, incontri nelle scuole, distribuzione di un numero
speciale del catalogo «Tappeto volante».
con il quale sa ironizzare su
se stesso e sul suo prossimo,
in egual misura.
Conosco un altro giovane,
che si trova in una situazione
notevolmente migliore della
sua, e che è spesso assalito
dalla depressione rispetto alla
propria visione di se stesso e
della vita. È difficile che si
lasci andare alle risatene che
sono tipiche del mio amico
sopra descritto. A volte sembra che cerchi effettivamente
la compassione, oltre che la
comprensione. E il risultato,
per una di quelle leggi di circolarità così spietate che dominano la vita umana e sociale, è che ha molto meno amici
dell’altro.
Perché raccontare tutto
questo? Per far capire che i
«portatori di handicap» sono
persone estremamente diverse una dall’altra, esattamente
come lo siamo tutti noi. Forse le differenze sono in gran
parte dovute alle condizioni
di crescita, all’ambiente familiare e ai contesti educativi
incontrati nel corso della vita: appunto, come accade a
tutti noi.
Ci sono i coraggiosi e i timorosi, gli allegri e i malinconici, i realizzativi e i sognatori, i socializzanti e i solitari. Ma troppo spesso noi,
quando ci troviamo di fronte
a persone in carrozzella che
sanno fare moltissime cose (e
ce ne sono sempre di più)
preferiamo affermare con ammirazione che si tratta di eccezioni, di casi limite. Invece,
se incontriamo un portatore
di handicap che è anche por
tatore di problemi, diciamo
che è inevitabile, che questo è
il suo destino normale...
Io credo però che l’atteggiamento tanto diffuso di
considerare gli handicappati o
i disabili in genere come dei
poveri bambini, il che accade
soprattutto con quelli che
hanno problemi di motricità e
di linguaggio, (perché altri tipi di handicap vengono invece demonizzati e temuti), sia
da ascriversi soprattutto a
mancanza di esperienza diretta. Non è possibile infatti frequentare con una certa familiarità queste persone, averle
vicine nei momenti tipici delle routine personali (come
mangiare, lavarsi, soddisfare
bisogni igienici) senza rendersi conto di quanto siamo
rimasti arroccati a paure e inibizioni nostre, che ci paralizzano e ci proteggono dal metterci in gioco.
Una cosa è certa: gli handicappati stessi hanno fatto (anche con le loro carrozzine)
dei passi da gigante nell’imporsi ostinatamente all’opinione pubblica pretendendo
di essere considerati persone
complete, con tutti i problemi, i diritti, i bisogni che le
persone hanno.
Basta dare uno sguardo ai
periodici delle associazioni in
cui si sono aggregati per rendersene conto: si tratta di riviste che quasi sempre sono arricchite con vignette umoristiche ricche di autoironia e
che molto sovente, accanto ad
articoli che prendono di mira
le stereotipie più diffuse, ne
offrono altri in cui fanno au
tocritica su certi atteggiamenti loro o delle loro associazioni; contengono dibattiti che
sono molto utili ai lettori per
rendersi conto di come le diversità di opinione rendano la
cosiddetta «categoria handicappati» un’anti-categoria,
con delle distinzioni interne
molto appassionate.
Basti ricordare, a questo
proposito, il dibattito su un
problema che è ancora in
gran parte sommerso, cioè
quello della vita sessuale dei
portatori di handicap, quello
che meglio rivela i pregiudizi
correnti circa queste persone,
che vengono considerate o
degli eterni infanti, poco
adatti al sesso, oppure degli
invasati da istinti che sono in
contrasto con il destino che la
«natura» ha loro assegnato.
Nel ragazzo che ho descritto all’inizio una cosa mi piace
molto; quando gli capita di
aver bisogno di aiuto per
qualcosa (il che capita molto
raramente) non lo chiede, ma
lo «prescrive»; insegna alla
persona che gli sta vicina che
cosa deve fare e questo, dice,
è tutto a vantaggio di quella
persona. È verissimo. Ho potuto constatare che le persone
così avvicinate avevano poi
un senso di competenza che
dava loro il desiderio di conoscere maggiormente la condizione di questo ragazzo, il
suo modo di esprimersi, di
desiderare, di interagire. «Vedi, mi diceva lui un giorno, a
poco a poco non salutano più
soltanto la mia carrozzella,
ma anche me».
* psicologa
Una scena del film «L’incidente» (1967), di cui Harold Pinter ha
firmato la sceneggiatura
Libri
Un romanzo tutto di dialogo
Harold Pinter (Londra, 1930) è conosciuto in Italia più che
altro per i testi scritti per il cinema, che annoverano produzioni di alto livello, soprattutto per il regista Joseph Losey (Il servo, L’incidente, Messaggero d’amore), che non per la propria
produzione teatrale, e questo nonostante addirittura Luchino
Visconti avesse messo in scena sue opere nei primi anni ’70.
Ora Einaudi pubblica un romanzo giovanile*, scritto nel 195()
e rimasto inedito. Solo nel 1989 Pinter decise di rimettervi
mano, di «alleggerire» il lavoro e presentarlo alle stampe.
I nani è in effetti un romanzo dalla forma particolarmente
teatrale: è tutto una fitta tessitura di dialoghi estenuanti tra
quattro giovani protagonisti, che si avviano a prendere le strade della vita matura; riflettono sulla letteratura, sulla tradizione della cultura ebraica, sul proprio lavoro, sull’amore e sui
rapporti interpersonali.
Si tratta di un lavoro che mostra zone più o meno riuscite,
momenti «alti», dove il dialogo si fa raffinatamente ironico e
a tratti esilarante (Pinter è abilissimo nel trattare materie seriose con un linguaggio che in realtà ne evidenzia i risvolti
grotteschi e assurdi), in cui si scopre anche la critica ai valori
condivisi dai benpensanti. Altri momenti sono più macchinosi. È comunque una rivelazione «a posteriori» di un autore
che meriterebbe maggior fortuna di pubblico, e questo benché
Einaudi ne abbia pubblicato l’intera opera teatrale.
(*) Harold Pinter; I nani. Torino, Einaudi, 1993, pp VII-250,
£ 26.000.
Dietro le sbarre (dello zoo)
Non poteva che essere un inglese a pensare un racconto di
questo genere: un uomo che, in seguito a un litigio con la fidanzata, si risolve a passare i suoi giorni al giardino zoologico*. Non, si badi, in qualità di assiduo visitatore ma dietro le
sbarre, tra la gabbia dell’orango e quella dello scimpanzè, naturalmente con tutti i comfort che spettano all’homo sapiens:
una libreria, un buon letto nel retro, i servizi igienici.
Lo scopo, condiviso entusiasticamente dal direttore dello
zoo e dai maggiorenti di Londra, è quello di completare con il
tassello mancante l’esposizione delle varie specie animali: ci
sono tutte, e in particolare le scimmie, perché dovrebbe mancare quella più evoluta?
Ci si è provato dunque David Gamett (1892-1981): esilarante in molte sue pagine, la vicenda si prestava a diventare il
pretesto un po’ gratuito per fare della metafora esasperata. In
un intreccio in cui contano i meccanismi simbolici, l’idea poteva impastoiarsi in un gioco delle parti da condurre in porto
un tantino meccanicamente: così rischiava di essere per i
commenti dei visitatori, per l’atteggiamento dell’opinione
pubblica che passa dal dileggio all’entusiasmo, per il rapporto
con il caracal, sorta di felino selvatico che diventa amico del
protagonista, per le letture dell’homo in gabbia (il Wilhelm
Meister di Goethe). Ma la capacità di Gamett di fare ironia è
tanta, e consente di ovviare a questo rischio. Non si può svelare il finale.
(*) David Garnett: Un uomo allo zoo. Milano, Adelphi, 1993, pp
106, £ 12.000.
Il mare irrappresentabile
Sei adulti e alcuni bambini dagli atteggiamenti imperscrutabili si ritrovano in una locanda non meno misteriosa in riva al
mare; ognuno vi è arrivato per una storia e per delle motivazioni diverse; per guarire da una malattia depressiva ante litteram,
per cercare di ritrarre il mare sulla tela, per dar corpo a un’improbabile voce enciclopedica, anch’essa dedicata al mare.
È questa l’ambientazione di Oceano mare*, secondo lavoro
narrativo di Alessandro Baricco già noto, benché giovane, come musicologo e critico.
Il romanzo vive delle reminiscenze delle storie personali, pesanti eredità dalle quali i protagonisti vorrebbero emanciparsi.
Non vi riusciranno, come è prevedibile, e se riusciranno a qualcosa sarà più che altro in direzioni impreviste e sconosciute, in
un crescendo di suspence e di mistero.
Così ciò che più conta è l’atmosfera, il senso di attesa che
grava sulla locanda («luogo narrativo», tópos per eccellenza
della letteratura, a partire da quella picaresca, luogo in cui tutto
può capitare, in cui gli incontri lasciano campo aperto a esiti
sconosciuti); efficacissima, il libro si legge tutto d’un fiato, e
alla fine ciò che resta è lo sgomento, quello stesso dell’uomo
romantico di fronte alla natura, il senso di inadeguatezza delle
umane rappresentazioni per descrivere il mare, simbolo qui di
energia vitale, potenza cosmica e quasi soprannaturale, ineffabile e eternamente vittorioso.
(*) Alessandro Baricco: Oceano mare. Milano, Rizzoli, 1993,
pp. 231, £24.000.
14
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 24 SETTEMBRE 199.'^
Le implicazioni ecclesiologiche dei matrimoni interconfessionali in Francia e Svizzera: appello di René Beaupère e Jacques Maury
Le coppie miste sono la «chiesa una» e non solo «isolotti riconciliati»
Nel luglio scorso padre René Beaupère e il
pastore Jacques Maury hanno presentato questo documento al Comitato misto cattolicoprotestante di Francia, al Gruppo misto di lavoro tra la Chiesa cattolica e il Consiglio ecumenico delle chiese oltre a un certo numero di
personalità di tutte le confessioni attive nel
movimento ecumenico.
Il documento, intitolato Implicazioni ecclesiologiche dei matrimoni misti, richiama con
insistenza l’attenzione delle chiese cattolica e
protestanti sulla necessità di prendere in maggior considerazione l’esperienza delle coppie
miste e di trarne delle conseguenze pastorali e
canoniche da iscrivere nella vita e nella strut
RENE BEAUPERE
JACQUES MAURY
Nel suo VI Rapporto, il
Gruppo misto di lavoro
per i rapporti tra la Chiesa
cattolica romana e il Consiglio ecumenico delle chiese
raccomandava «uno studio
delle implicazioni ecclesiologiche dei matrimoni misti».
Sulla base della nostra
esperienza della situazione in
Francia e Svizzera, e senza
ignorare che essa può essere
diversa in altre parti del mondo, proponiamo qui un contributo a questo studio, che
concerne essenzialmente i
matrimoni tra cattolici e protestanti. Non pretendiamo di
portare una risposta elaborata
alla domanda posta; intendiamo solo precisarne il contenuto e sottolinearne l’urgenza
o, se si preferisce, cercare di
formulare e di trasmettere
l’appello che scorgiamo in
molte coppie miste che ci è
dato di seguire.
Situazione generale
A partire dallo sviluppo del
movimento ecumenico, essenzialmente dal Concilio
Vaticano II, possiamo constatare una doppia evoluzione;
1) Il numero dei matrimoni
misti si è considerevolmente
innalzato. In alcune regioni
della Svizzera essi sono più
numerosi dei matrimoni monoconfessionali. Fra le chiese
minoritarie, come le chiese
protestanti in Francia, sono
diventati decisamente più frequenti dei matrimoni fra protestanti. Questo deriva soprattutto dal fatto che un matrimonio misto non è più visto
oggi come un tradimento di
cui doversi vergognare, come
invece avveniva in un passato
nemmeno troppo lontano.
2) Una volta un matrimonio
aveva generalmente come
conseguenza un allontanamento dalle chiese, poiché i
Padre René Beaupère
coniugi fuggivano in questo
modo delle difficoltà familiari
spesso profonde. Oggi è diventato invece (anche se a
volte riappaiono dei «riflessi
condizionati») occasione di
un approfondimento spirituale
incontestabile e di un impegno accresciuto nella vita delle chiese, e spesso delle due
chiese d’origine. Questo è dovuto al fatto che i problemi
spirituali non possono essere
visti come secondari ma sono
diventati una posta esistenziale dell’unità della coppia.
Beneficiari
deirecumenismo
3) In questa nuova situazione le coppie miste sono beneficiarie dell’ecumenismo,
perché su di loro non pesa più
la riprovazione di un tempo e
perché parecchie iniziative
ecclesiastiche hanno facilitato
la loro vita comune (anche se
esse non sono ancora, sfortunatamente, abbastanza conosciute dai ministri e dai fidanzati e altre coppie). Senza farne un catalogo esaustivo e
senza entrare troppo nei dettagli, possiamo citare:
- Le nuove disposizioni disciplinari concernenti la preparazione al matrimonio, e in
particolare l’alleggerimento
Nella collana «Dosdier» è uscito il n. 29
I
>
fitti
U resiMMisaliilità nella costruzione
' il della «casa'eoniune»
a cura di Giorgio Girardet
pp. 112,'£9!‘5(X) " n
■ .
Che ruolo intendono assumere le chiese cristiane nella costruzione della riuova Europa? Le risposte delle chiese protestanti riunitesi in Assemblea a Budapest, consapevoli delle loro responsabilità ma attente al rischio di cadere nella tentazione ó\ cristianizzare la sòcietà, come
tende a fare la diplomazia pontificia.^ ,
I 9 tS%S ;Ì
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1-10125 TORINO
TEL. 011/668-98.04 - C.G.P. 20780102
tura delle chiese. Non si tratta quindi di chiedere un aiuto per le coppie miste, ma di pregare le chiese di prendere coscienza e di prendere atto di ciò che queste coppie portano nello
stesso tempo a loro e al movimento ecumenico.
Nella lettera che ha accompagnato il documento, Jacques Maury e René Beaupère precisano che prendono la parola in nome della loro lunga e spesso comune esperienza nella pastorale delle coppie miste ma che, quali che
siano le responsabilità che essi hanno esercitato o esercitano nel movimento ecumenico,
impegnano ufficialmente solo se stessi in un
approccio in cui entrambi sono profondamente
coinvolti.
degli impegni relativi all’educazione religiosa dei figli,
che ormai tengono largamente conto del rispetto della coscienza degli sposi, per il presente e per il futuro.
- La possibilità, e la pratica
largamente diffusa, della partecipazione alla celebrazione
del matrimonio da parte di un
ministro della chiesa in cui
non viene celebrato il matrimonio.
- La stessa possibilità e la
stessa pratica per la celebrazione del battesimo dei fanciulli.
- In Francia, la possibilità
dell’iscrizione dei battesimi
nei registri delle due chiese
(cfr. Note sur la célébration
oecuménique des baptêmes
d’enfants del Comitato misto
cattolico-protestante in Francia, 1975, n. 11-12).
- I numerosi gruppi e sessioni di coppie miste in cui,
con l’accompagnamento di
un prete e di un pastore, esse
hanno la possibilità di condividere e approfondire le proprie esperienze di vita spirituale comune e di impegno
nella chiesa e nella società.
4) Tutto ciò costituisce in
maniera inequivocabile altrettante esperienze positive che
hanno profondamente cambiato l’atmosfera generale e hanno permesso che si sviluppasse nella vita concreta di molte
coppie miste la dinamica costruttiva grazie alla quale 1 coniugi sono stati aiutati a riconoscersi reciprocamente nella
loro rispettiva fede e a progredire nella loro fede comune.
Si può dire anche che misurando la profondità del loro
comune riferirsi al Cristo vivente, esse sono state spesso
portate a relativizzare le differenze che appaiono loro secondarie rispetto a quell’unione fondamentale nella fede e
che, facendo questo, sono diventate testimoni viventi della
«gerarchia delle verità» (Unitatis redime grado li).
Stimolatori
dell'ecumenismo
Ma c’è un rovescio della
medaglia: restano delle difficoltà che costituiscono altrettanti appelli.
5) Avendo molto progredito nell’unione spirituale
profonda, queste coppie provano una difficoltà accresciuta a capire la persistenza delle
divisioni fra le chiese e
un’impazienza crescente a
vederne il possibile superamento.
6) Una delle principali difficoltà attiene sempre al problema della comunione eucaristica. Certo, le coppie sono
riconoscenti della possibilità
di «ospitalità eucaristica»
previste per determinate circostanze. Ma esse si chiedono perché ciò che è ammissibile in casi eccezionali non
può esserlo in maniera più
generale? Occorre d’altra
parte riconoscere onestamente che nella loro partecipazione regolare all’eucarestia delle due chiese, numerose coppie miste vanno spesso al di
ià di queste regole.
7) Lo sviluppo assai ampio
di diverse forme di catechesi
comune o ecumenica è recepito con riconoscenza. Ma è
giocoforza constatare che i
bambini che hanno seguito
questa catechesi hanno difficoltà a scegliere la chiesa del
loro «inserimento definitivo»
(cfr. Note del Comitato misto
cattolico-protestante in Francia, 1975, n. 12). Si incontra
anche sempre più spesso, da
parte loro, un rifiuto di scegliere, non per allontanarsi da
ogni chiesa, ma al contrario
per restare legati a entrambe.
E queste ultime non sanno recare alcun aiuto in questo
frangente.
8) Frequentemente i coniugi si impegnano fattivamente
nelle due chiese. Ma se la loro partecipazione nell’una 0
nell’altra non è dello stesso
livello, essi chiedono che
questa doppia partecipazione
sia ammessa in modo o in un
altro. Come riconoscere in
termini canonico o disciplinare questa sorta di doppia appartenenza che non è solo
«affettiva e spirituale» ma
traduce un’esigenza di servizio e la volontà, da parte di
ogni coniuge, di lasciarsi interpellare dall’altra chiesa? Il
Comitato misto cattolico-protestante in Francia aveva
chiesto, 18 anni fa, una «ri
12) La nostra intenzione
non è di intraprendere
l’esplorazione teologica. Vogliamo solo sottolinearne
l’urgenza, perché abbiamo la
convinzione che tutto questo
rappresenti un appello pressante all’unità plenaria.
Un appello carico di sofferenza. Chi può giustificare il
mantenimento di una sofferenza in nome di Gesù Cristo? E forse eresia prolungare
la presa di posizione di Gesù
sul sabato dicendo «La chiesa
è fatta per l’uomo e non l’uomo per la chiesa»?
Un appello carico di speranza. Nella riconciliazione
vissuta aU’intemo delle coppie e delle famiglie miste non
assistiamo forse a un inizio
della ricomposizione della tunica inconsùtile del Cristo,
della manifestazione ancora
parziale e provvisoria ma reale dell’unità della chiesa? Abbiamo il diritto di rifiutare di
prenderne atto con riconoscenza?
13) Si può anche porre la
domanda in questi termini:
non c’è forse una realtà ecclesiale là dove, nel tempo,
degli uomini e delle donne
pregano insieme, ascoltano
insieme la parola di Dio,
spesso praticano la comunione e si impegnano insieme
nelle loro chiese e per un ser
II pastore Jacques Maury
flessione dottrinale» su questi
punti. Essa è ora urgente.
9) Non si tratta di volere
dei «legalismi» per il gusto di
averli: non è un grande rischio lasciare che le esperienze deU’ecumenismo, nella vita delle coppie miste, dipendano unicamente dall’apprezzamento personale di tale pastore o del tale prete, con il
rischio di inversioni di tendenza, se non di regressioni, a
ogni cambio di ministro?
Non sarebbe pmdente e saggio inserire almeno qualche
elemento di questi progressi
ecumenici nelle strutture delle
nostre chiese? (si veda per
esempio lo status di «membro
ospite» che viene offerto presso la parrocchia riformata
dell’Annunciazione a Parigi,
V. Foyers mixtesf 70, p. 26).
10) Si chiederanno forse
dei riferimenti o degli esempi
di questi casi di impegno nelle due chiese. Ecco: oggi sono molti i monitori e le monitrici che fanno catechesi in
una chiesa che non è la loro;
dei «cappellani laici» nei licei
vengono richiesti dalla chiesa
che non è la loro; dei cristiani
partecipano (con voce consultiva e a volte deliberativa) a
Consigli parrocchiali-presbiteriali-pastorali, a Sinodi di
un’altra chiesa, ecc...
Questioni ecclesiologiche
11 ) Da questa carrellata intenzionalmente fenomenologica della situazione scaturisce incontestabilmente una
serie di questioni ecclesiologiche. In effetti, è tutto il dibattito sulla chiesa che assume qui una dimensione esistenziale.
vizio e una testimonianza comune nella società? Non si
tratta a questo punto, non della mitica «terza chiesa», né
cattolica né protestante, ma
piuttosto di questa chiesa domestica che la tradizione cristiana, fino al Vaticano II, ha
inclusivamente scoperto nelle
famiglie cristiane?
14) Che cosa cambierebbe
nei rapporti fra due chiese il
fatto di avere dei membri
«comuni» o «parzialmente
comuni»? Come esprimere
questa realtà nell’ecclesiologia?
15) Non vogliamo assolutamente minimizzare questi
problemi ecclesiologici né le
responsabilità teologiche e
pastorali che essi portano con
sé. Ci sembra solo di riconoscere qui un invito a prendere
in maggior considerazione i
doni del Signore e, in ogni
caso, a non disprezzarli, in
questo vediamo un appello
ulteriore alla conversione
delle chiese: non per una
conversione reciproca per attenuare superficialmente le
proprie divergenze, ma per
una conversione comune al
servizio di Dio e del prossimo, a «un’attenzione più
grande alla parte di verità
imprescrivibile» di cui ciascuno è testimone affinché
l’affermazione del nostro
consenso fondamentale non
canonizzi la situazione attuale ma ci porti dalla conciliazione alla riconciliazione
(cfr. Comitato misto, Consensus oecuménique et différence fondamentale, n. 17).
Le coppie miste ci sembrano proprio costituire, nella
comunione della «Chiesa
una», degli «isolotti riconciliati» che sviluppano le potenzialità contenute nella
realtà dell’unico battesimo
mutuamente riconosciuto. È
da questa realtà significativa
e promettente che le chiese
dovrebbero prendere meglio
coscienza al fine di trame le
conseguenze che si impongono.
Da notare che il problema
del riconoscimento di una
realtà ecclesiale (ciò che non
significa una chiesa, né la terza, né la decima...) in altri
luoghi che nelle coppie miste,
per esempio nel Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec),
viene posto da tempo. Il Cec
viene sempre definito dal documento «paracarro» di Toronto, che nel 1950 affermava chiaramente che il Cec
non voleva in nessun modo
essere una «sovrachiesa», ma
solo un luogo di incontro e di
dialogo, in cui ogni chiesa
conserva la propria piena indipendenza.
Ma molte cose da allora sono avvenute nei settori sopra
menzionati a proposito delle
coppie miste (preghiera e lettura della Bibbia in comune,
servizio comune al mondo e
alla società...).
Non occorrerebbe quindi
tener conto e precisare di
nuovo e in maniera più aperta
la natura della comunione
{fellowship) che lega le chiese membro del Cec 0, se preferiamo, la sua sostanza ecclesiale? Questo sicuramente
avrebbe delle conseguenze
sui suoi rapporti con la Chiesa cattolica.
(da Foyers mixtes n. 101)
'liirtî'ji* I h«.-'
.il'» it:. [• ¡íñ
PLURALISMO IN
COSTRUZIONE
Laici, cattolici, protestanti, ebrei
e musulmani a confronto su:
- razzismo e antisemitismo
ìt - dialogo e ecumenismo
fti - etica
5* -pace, giustizia, ecologia
democrazia e riforma
della politica
laicità e fondamentalismi
attualità culturale
Abbonamenti: un anno lire 50.000 - una copia lire 6.000. Versamenti sul ccpn. 61288007 intestato alla coop. Com Nuovi Tempi,
viaFirenze38,00184 Roma. Telefono 06/4820503, fax 4827901
15
venerdì 24 SETTEMBRE 1993
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
La fede
non è cultura
Nel numero del 30 luglio
mi imbatto in una lettera di
Kim Pastorino titolata Meno
cultura, più Evangelo. Afferma il lettore di leggere Riforma, di non appartenere a nessuna chiesa, di interessarsi di
cristianesimo e buddismo. Ha
un concetto tutt’altro che lusinghiero della Chiesa cattolica e rimprovera i protestanti
di non lavorare abbastanza
per la cosiddetta «dimensione
pubblica». Bel termine che,
però, diciamocelo, non dice
molto.
Se un lettore che si professa
così tiepido nei confronti di
un impegno religioso risponde a un settimanale protestante, è evidente che con questo
tipo di stampa si è incontrato.
Forse lo avrà conosciuto da
amici; quello che importa è
che ci sia un giornale diverso,
veramente diverso nei contenuti e nelle finalità, un buon
veicolo di diffusione del mondo evangelico.
Così vedo già una piccola
contraddizione nelle parole
che denunciano la necessità di
veicolare con più energia il
messaggio biblico. Poi l’autore afferma di non voler dare
consigli 0 lezioni, ma un parere da esterno: e infatti elenca una serie di considerazioni
su evangelizzazione, predicazione, cultura e via dicendo.
E un po’ troppo comodo.
Caro Pastorino, mi viene da
chiederti se sia credente. Ti
interessi di cristianesimo e di
buddismo. Ma che significa?
Io mi interesso di jazz e alta
fedeltà, così leggo riviste specializzate. Ma non è la stessa
cosa. Sei mai entrato in un
tempio evangelico? Hai mai
portato avanti con costanza,
con serietà, un impegno nello
Spirito? Conosci la parola di
Dio?.
Gli evangelici dovrebbero
evangelizzare? 1 protestanti
«dovrebbero avere il coraggio di rappresentare una voce
di opposizione al mondo cat
tolico di intendere e vivere in
fede». Ma se è da sempre che
vivono in questa ottica! Che
cosa dovrebbero fare? Viviamo in un mondo che vorrebbe
ignorare Cristo, ma che al
contrario ha un ardente bisogno di lui. Perché se ti poni
un dubbio tanto lodevole da
spingerti a scrivere tante parole sull’argomento non fai tu
qualcosa? Lascia perdere le
divisioni fra cristiani, lascia le
diatribe e cerca di concentrarti sulla Parola. Quando tu la
leggi è tuo padre che ti parla.
Non è giusto scaricare sui
ministri della religione tutta la
responsabilità di questa freddezza generale. 1 cattolici?
hanno fatto gravi errori allontanando moltissimi dalle chiese. Oggi si parla molto di ecumenismo e questo è bellissimo: bisogna guardare il più
possibile a ciò che unisce e
non a ciò che divide, ma ancora non ci siamo. Ci vuole
sempre e comunque un nostro
impegno personale.
Non esageriamo infine
sull’eccessivo impegno culturale dei protestanti che andrebbe a discapito dell’evangelizzazione. Si dovrebbe andare in giro con la Bibbia in
mano urlando «Pentitevi!»
con lo sguardo invasato?
Ignorare la realtà in cui viviamo?
Per lavoro ho viaggiato e
viaggio per il mondo: Estremo Oriente, India, Africa,
Americhe, Europa. Ho visto
esasperazioni tecnologiche
creare mondi di falsità; ho visto folle miserabili, insultate
dalla fame, gente inebetita dagli effetti del consumismo,
vedo il trionfo dell’ignoranza,
e tu mi parli di eccessivo impegno culturale? Ma al contrario, studiamo di più, leggiamo di più, capiamo di più.
Solo così, con la conoscenza,
che è dono dello Spirito Santo, potremo far entrare Dio in
realtà dove c’è tanto bisogno
di lui.
Scusa se sono stato a tratti
veemente. Forse ho mancato
in pazienza e sono stato un
po’ arrogante. Ma rifletti un
po’ su ciò che ti ho detto.
Un’ultima cosa: io sono cattolico.
Giulio Fezzardini
Uboldo (Va)
RlfDRMA
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via Repubblica, 6-10066 Torre Pellice-tel. efax 0121/932166
DIRETTORE: Giorgio GardioI
VICEDIRETTORI: Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto
REDATTORI: Stelio Armand-Hugon, Claudio Bo, Luciano Cirica, Alberto Coreani, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo, Maurizio Girolami, Anna Maffei, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Gian Paolo Ricco, Giancarlo Rinaldi, Fulvio Rocco, Marco Rostan,
Piervaldo Rostan, Marco Schellenbaum, Florence Vinti, Raffaele Volpe
GARANTI: Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco,
Bruno Rostagno
AMMINISTRAZIONE: Mitzi Menusan
ABBONAMENTI: Daniela Actis
FOTOCOMPOSIZIONE: Aec s.r.l. - tei, 0174/551919
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174/42590
EDITORE: Edizioni protestanti s.r.l, - via Pio V, 15 bis -10125 Torino
ABBONAMENT11993
ITALIA ESTERO
-ordinario £. 60.000 -ordinario £.100.000
-sostenitore £.150.000 -viaaerea £.160.000
-semestraie £. 30.000 -sostenitore £.180.000
Per abbonarsi: versare l'importo sul ccp n. 14548101 intestato a Edizioni protestanti s.r.l., vìa Pio v 15 bis, 10125 Torino.
GII abbonati a Riforma ricevono L'eco delle velli valdesi
senza alcun supplemento di prezzo e viceversa.
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000
Partecipazioni: millimetro/colonna £ 1.800
Economici: a parola £ 1.000
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con II n. 176 del 1° gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le
modifiche sono state registrate con ordinanza in data 5 marzo 1993.
Nella foto di prima pagina: Medio Oriente: un accampamento dei curdi, un popolo ancora senza stato.
Grazie
Seguo con vivissima attenzione tutte le segnalazioni
che compaiono sulla stampa,
per quanto concerne i matrimoni intereonfessionali. Era
tempo che le autorità costituite, sia di parte protestante che
di parte cattolica, si facessero
carico di una questione tanto
delicata che, finora, si lasciava risolvere in maniera
estemporanea, con crisi di coscienza pre e post matrimoniali. 1
Mi rendo' conto che tanta
strada deve essere ancora percorsa, ma irli auguro di non
chiudere gli occhi per sempre
prima di aver sentito pronunciare una parola chiara e definitiva sulla questione. Conosco personalmente e stimo
Maria Sbaffi Girardet e a lei e
a tutte le persone che formano la speciale Commissione
auguro di non desistere dal
lavoro, per amore delle coppie future.
Laura Casonato Destro
Vicenza
Ravvediamoci
Su II Tirreno del 28 luglio è
apparso un articolo, con titolo
a grossi caratteri: Il mondo finirà nel 1994, basato sulle
profezie di quel famoso filosofo e umanista che fu Pico
della Mirandola (vissuto esattamente 500 anni fa), il quale
sentenziò che il mondo sarebbe finito (per le mani stesse
dell’uomo) appunto nel 1994.
Si dice inoltre che questi concetti furono ripresi anche dal
tedesco Fuhrmann e dal francese D’Ailly allo scadere del
’300, e si cita pure Nostradamus, altro classico dalle previsioni fatali, che profetizzò la
fine del mondo.
Ma indubbiamente le profezie più attendibili sono quelle
contenute nelle Sacre Scritture
(specialmente nei Vangeli di
Matteo, Marco e Luca) e culminanti in quelle dell’Apocalisse. In sostanza esse ci dicono che verranno tempi in cui
vi saranno guerre e rumori di
guerre, lotte fratricide, carestie, terremoti e il crollo della
famiglia, con i genitori contro
i figli e viceversa...
Ebbene, mai come in questi
tempi è avvenuto quanto sopra
(perfino la madre che getta il
proprio figlio nella spazzatura!) e tutto si sta avverando in
modo tragicamente puntuale e
anche con sempre più catastrofici dettagli, quindi le profezie sono da tenersi senz’altro più che attendibili!
È naturale che tanta gente si
rifiuta (inutilmente!) di crederci chiudendosi nel concetto
che nessuno può sapere ciò
che accadrà nel tempo futuro
e fa comodo ignorare, ma è un
contegno semplicistico dettato
da incomprensione, e soprattutto da una pur latente paura.
Dicono le Sacre Scritture
che quando arriveranno con
fragore catastrofico i momenti
della «fine» bisogna che ogni
essere umano si getti in ginocchio e preghi...
Ma basterà questo (forse
troppo semplice e comodo)
tardivo gesto? Oppure sarà valido soltanto per coloro che
hanno veramente vissuto nel
timore di Dio, che la Bibbia
raccomanda e insegna da duemila anni a ogni essere umano?
Un giudizio vi dovrà certamente e ovviamente essere,
poiché non è possibile che
«buoni e cattivi» vengano trattati nello stesso modo, quindi
sarà bene pensare fin d’ora a
un severo pentimento e a un
adeguato tenore di vita, per lo
meno per il tempo che ci rimane. Pensiamoci e ravvediamoci, finché non sia troppo
tardi!
Ferruccio Giovannini
Pisa
Niente
recidività
Caro direttore,
in merito alla lettera di Federica Tourn comparsa sul
numero del 17 settembre
Piccoli Annunci
FIRENZE EVANGELICA TRA L’800 E IL ’900 — La
casa di riposo «Il Gignoro» di Firenze intende organizzare per
la prossima primavera (data da definirsi) una mostra fotografica dal titolo «Come eravamo. Firenze e gli evangelici tra ’800 e
’900». La mostra si terrà presso i locali della casa. Servono foto, illustrazioni da pubblicazioni, materiale d’archivio, volantini, programmi, ecc. Potete mandare delle fotocopie oppure gli
originali che saranno poi restituiti.
È importante che il materiale giunga entro il 15 dicembre,
per dare tempo di organizzarlo e prepararne l’esposizione. Indirizzare a: Casa di riposo «Il Gignoro», via del Gignoro 40,
50135 Firenze.
scorso e per la parte che ri- ,
guarda la menzione del Concistoro di Torino in riferimento al «caso Morelato»,
vorrei precisare quanto segue:
1 ) Il sospetto di recidività è
fuori luogo perché nei due casi sono state chiamate in causa due amministrazioni diverse e ben distinte: la Tavola
per Peyronel, il Concistoro di
Torino per Morelato. Non solo, anche la cifra pretesa e i
suoi presupposti sono diversi.
Sarebbero recidivi il Concistoro di Torino, o la Tavola,
se si venissero a trovare in
casi simili in futuro.
2) Il Concistoro di Torino
chiuse la sua vicenda con una
transazione extragiudiziale di
molto inferiore a quella pretesa da Morelato. Il Concistoro
accettò questa transazione
con molta amarezza perché
era certo non solo della propria buona fede, ma soprattutto di non aver in alcun modo
danneggiato Morelato nei
suoi legittimi diritti derivanti
dalla sua collaborazione con
la nostra opera balneare.
3) Dopo quella vicenda il
Concistoro ha preso tutti i
provvedimenti opportuni per
evitare di ricadere in una vicenda simile. Siamo però
consapevoli, come anche tu
rilevi nella noticina a margine
della lettera di Federica
Toum, che non potremo mai
eliminare un rischio tipico
della natura delle nostre opere: ecclesiastiche ma operanti
secondo normative civili.
Questo significa che il lavoro
che vi viene svolto richiede
professionalità, competenza,
ma anche una disponibilità
particolare che ne caratterizzi
l’evangelicità. Ne consegue
che, quando viene meno la
spinta ideale, quegli aspetti di
militanza, di generosità e di
assunzione di responsabilità
così tipici di chi lavora con
spirito evangelico in una nostra opera, e che sono attesi e
desiderati da chi queste opere
utilizza, possano ritorcersi
contro di noi trasformarmandosi in richieste varie di indennizzo in moneta sonante.
Eugenio Bernardini - vicepresidente del Concistoro della Chiesa valdese di Torino
Un colpo
alla nuca
Un colpo di pistola a tradimento. Alla nuca, come usano i vili, come si è sempre
usato in qualunque esecuzione sommaria. II sacerdote
Giuseppe Puglisi non è più
nella storia ma vive per sempre e ricomincia un cammino.
Come M. L. King, come Remerò, come Gandhi, come i
Kennedy. Il «Giornale di Sicilia» riporta un’intervista al
card. Pappalardo: «Cardinale,
era un prete antimafia? - “Era
un prete che faceva il proprio
dovere agendo nell’apostolato e nella promozione umana
(...) Non saprei come chiamare chi questa promozione non
gradisce“».
La Repubblica titola in
grande: «La chiesa nel mirino». E non è così. Qui siamo
in presenza non di una chiesa
istituzione, curiale, diplomatica, paurosa (vedi la risposta
di Pappalardo). Non di una
chiesa semplice ascoltatrice
della Parola, che si guarda allo specchio per poi andar via
senza che alcun seme cristiano abbia maturato nel suo seno, senza alcuna radicalità.
In Giuseppe Puglisi, nei
giovani che gli stavano accanto, nei «dannati della terra» che volevano percorrere
strade di conversione, di
metànoia, vi sono i «facitori
della Parola». Qui non si declama, non si fa teologia politica, non si fanno interminabili seminari o interrogazioni
parlamentari. Qui si costruiscono case di accoglienza, foresterie, si parla alla gente e
la consolazione è il succo
amaro e rancido dell’emarginazione presa su di sé, compatita affinché possa essere
liberata.
Qui non si balbettano ire e
punizioni divine contro i mafiosi; qui si fa antimafia sostanziale senza odio. E dunque in questa chiesa, in questo culto esistenziale al Dio
che vive negli umiliati del
ghetto di Brancaccio, tutto ha
un prezzo; d’amore e morte,
di sconfitta e trionfo, di croce
e di gloria.
Ciò che viene colpita oggi è
quella parte di ecclesialità di
base cattolica che sostiene la
croce nel sociale (impegnandosi nelle lotte per la giustizia
e il lavoro), nonché la speranza di resurrezione nel sociale, ♦
impegnandosi in scelte al di
fuori del potere.
Per noi riformati, sull’onda
dello Spirito di libertà che
aleggia, come un vento, dove
vuole, credo che ci sia una lezione da apprendere: i Remerò, i Puglisi, i King e tutti
quelli che si sono impegnati
per la fuoruscita dell’umanità
dalla storia di morte al kairòs
della pace e dell’amore, ci insegnano che non basta la grazia di Dio né la fede salvifica
per camminare con Cristo, e
nemmeno le dichiarazioni autopunitive di corresponsabilità nel peccato sociale in
quanto uomini.
Bisogna essere facitori, ecco tutto. Sembra di sentire la
voce dell’apostolo Giacomo:
«Così è pure della fede, se
non ha le opere per se stessa è
morta (...). Mostrami la tua
fede senza le tue opere e io ti
mostrerò la mia con le mie
opere». (2, 17-18).
Rosario Cinà - Palermo
Errori
Caro direttore,
non so proprio a chi attribuire le righe iniziali che
precedono il mio articolo riguardante la Consultazione
metodista svoltasi a Ecumene
e apparso sul n. 23 di Riforma. Ad esse fa riferimento
Enos Mannelli quando in una
lettera riportata sul n. 32 del
nostro giornale rileva (a ragione) che la Consultazione
non è prevista nel Patto di integrazione.
Ad altri è da attribuire la
frase in questione e non al
sottoscritto, il cui articolo originale iniziava a partire dalla
seconda colonna dell’articolo
citato.
Franco Chiarini - Roma
RINGRAZIAMENTO
I familiari del caro
Luigi Gönnet (Gino)
sentitamente ringraziano tutte
le gentili persone che con scritti,
parole di conforto e presenza
hanno preso parte al loro dolore.
Un grazie di cuore ai sigg. Nino
e Franca Pons, ai cugini e agli
amici che gli sono stati vicino durante la malattia. Un particolare
ringraziamento al sig. Gobello, a
tutto il personale dell'Asilo valdese di Luserna San Giovanni per
le premurose cure prestate, all'Ospedale valdese di Torre Pellice,
alle dott.sse Seves e Miozzo, alla
Croce Verde di Porte, ai pastori
□avite e Bellion, alla sig.ra Boldrin e all'Associazione combattenti e reduci.
Luserna San Giovanni,
22 settembre 1993
I necrologi si accettano
entro.le ore 9 del lunedì.
Telefonare al numero
011-655278 - fax 011657542.
16
PAG. 1 2 RIFORMA
Air indomani della firma solenne nei giardini della Casa Bianca
L'accordo tra Israele e l'Olp
L? accordo firmato a Washington è un testo molto dettagliato composto di 17
articoli e di 4 allegati. Il testo,
intitolato «Dichiarazione di
principio su accordi transitori
di autonomia», inizia con un
preambolo che afferma; «Il
governo dello Stato di /sraele» e «la delegazione
palestinese sono d’accordo
sul fatto che è tempo di porre
fine a decenni di confronto e
di conflitto, di riconoscere i
loro reciproci diritti legittimi
e politici, di sforzarsi di vivere nella coesistenza pacifica,
la dignità e la sicurezza, e di
giungere a un accordo di pace giusto, totale e durevole
nonché a una riconciliazione
storica nel quadro del processo politico accettato».
I 17 articoli riguardano essenzialmente quattro questioni:
Il Consiglio palestinese
L’art. I afferma che «lo
scopo dei negoziati israelopalestinesi, nel quadro attuale del processo di pace in
Medio Oriente, è tra Valtro
di stabilire un’autorità transitoria palestinese dell’ autonomia, il Consiglio eletto per
i palestinesi di Cisgiordania
e della striscia di Gaza, per
un periodo transitorio non
eccedente cinque anni e mirante a un accordo permanente basato sulle risoluzioni
242 e 338 del Consiglio di sicurezza deU’Onu».
L’art. Ili precisa: «Perché i
palestinesi di Cisgiordania e
della striscia di Gaza possano governarsi secondo i principi democratici, elezioni politiche generali, libere e dirette, saranno organizzate
per il Consiglio, sotto supervisione reciprocamente ac.cettata e sotto osservazione
internazionale, mentre la polizia palestinese assicurerà
l’ordine pubblico». Tali.elezioni dovranno avvenire «al
più tardi entro nove mesi
dall’ entrata in vigore di questa dichiarazione di principi». Nello stesso articolo viene specificato: «Le elezioni
costituiranno una tappa preparatoria significativa in vista della realizzazione dei diritti legittimi dei palestinesi e
delle loro giuste rivendicazioni».
L’art. IV afferma: «La giurisdizione del Consiglio si
estenderà ai territori della
Cisgiordania e alla striscia di
Gaza, fatta eccezione delle
questioni che verranno discusse durante i negoziati
sullo statuto permanente. Le
due parti considerano la Cisgiordania e la striscia di
Gaza come un’unità territoriale unica la cui integrità
verrà preservata durante il
periodo transitorio».
Il periodo transitorio
L’art. V stabilisce che «Il
periodo transitorio di cinque
anni inizierà con il ritiro dalla
striscia di Gaza e dalla zona
di Gerico». Precisa quindi che
«i negoziati tra il governo
israeliano e rappresentanti
dei palestinesi sullo Statuto
definitivo inizieranno al più
presto possibile e al più tardi
al principio del terzo anno del
periodo transitorio». Lo stesso articolo precisa inoltre: «È
inteso che questi negoziati copriranno le questioni in sospeso, ivi compresi Gerusalemme, i profughi, gli insediamenti, gli accordi per la sicurezza, i confini, le relazioni e
la cooperazione con gli altri
vicini, e gli altri temi di interesse comune».
L’art VI dichiara; «Immediatamente dopo l’entrata in
vigore di questa dichiarazione
di principi e il ritiro dalla
striscia di Gaza e dalla zona
di Gerico, e onde promuovere
lo sviluppo economico nella
Cisgiordania e nella striscia
di Gaza, l’autorità sarà trasferita ai palestinesi nei campi seguenti: educazione e cultura, salute, affari sociali, imposte dirette e turismo».
L'accordo transitorio
È previsto che le delegazioni israeliana e palestinesi concordino un accordo sul periodo transitorio. «L’accordo
transitorio dovrà specificare,
tra l’altro, la struttura del
Consiglio, il numero dei suoi
membri nonché il trasferimento a favore del Consiglio
dei poteri e delle responsabilità del governo militare
israeliano e della sua amministrazione civile» (Art.
VII). Il Consiglio dovrà quindi nominare enti palestinesi
per la gestione dell’elettricità
e dell’acqua, del porto di Gaza, di una banca palestinese di
sviluppo, di un ufficio di
promozione delle esportazioni, per l’ambiente, per la proprietà fondiaria. «Dopo l’inaugurazione del Consiglio,
l’amministrazione civile verrà
sciolta e il governo militare si
ritirerà».
Per quanto riguarda l’ordine
pubblico e la sicurezza interna
dei palestinesi di Cisgiordania
e della striscia di Gaza, Fati.
Vili dichiara che «il Consiglio
stabilirà una potente forza di
polizia mentre Israele conserverà la responsabilità della
difesa contro minacce esterne,
nonché la responsabilità della
sicurezza globale degli israeliani, in modo da salvaguardare la loro sicurezza interna
e l’ordine pubblico».
L’art. X specifica che, al
momento dell’entrata in vigore della dichiarazione di
principio, «un comitato con
La demografìa in Israele
Popolazione totale: 5.000.000, di cui 4.100.000 ebrei’*’
- Fra gli ebrei:
orientali; 1.588.000 (statistiche del 1988)
occidentali: 1.331.2()0 (idem)
- I non ebrei vengono recensiti anche secondo la religione:
musulmani: 695.600
cristiani: 120.000
drusi: 85.000
Queste cifre risultano dall’ultimo censimento del 1983,
riviste .secondo stime del 1991. Non tengono conto della
nuova ondata di immigrazione, soprattutto dall’ex Unione
Sovietica (circa 400.(X)0 persone).
Queste stime comprendono i cittadini israeliani non residenti nel paese, nonché residenti non cittadini. Generalmente la popolazione israeliana viene stimata a meno di 4
milioni, di cui 600-700.000 arabi.
(*) Fonte: Central Bureau of Statistics, special series n. 892,
Gerusalemme, 1991 e «Le Monde», 8 settembre 1991.
giunto di collegamento israelo-palestinese verrà stabilito
per trattare questioni richiedenti un coordinamento, gli
altri problemi di interesse comune e i conflitti». Tale comitato avrà anche il compito di
risolvere, tramite negoziati,
eventuali «conflitti che potrebbero sorgere dall’applicazione o dall’ interpretazione» della dichiarazione di
principi, (art. XV).
Un «piano Marshall»
L’ultima parte della dichiarazione si riferisce alla cooperazione economica tra
israeliani e palestinesi. L’art.
XI recita infatti: «Tenendo
conto del beneficio comune
della cooperazione per promuovere lo sviluppo della Cisgiordania, della striscia di
Gaza e di Israele, fin dall’entrata in vigore di questa
dichiarazione di principi un
comitato israelo-palestinese
di cooperazione economica
verrà istituito per sviluppare
e avviare in comune i programmi previsti nei protocolli degli allegati III e IV».
L’art. XII prevede inoltre la
cooperazione con la Giordania e l’Egitto per decidere «le
modalità di ammissione delle
persone dislocate nel 1967
dalla Cisgiordania e da Gaza». Infine, l’art. XVI afferma che «le due parti considerano i gruppi di lavoro
creati nel quadro dei negoziati multilaterali come
uno strumento appropriato
per promuovere un “piano
Marshall’’, il programma di
cooperazione regionale e i
programmi speciali per la Cisgiordania e la striscia di
Gaza».
La dichiarazione comprende 4 allegati: 1) «Protocollo
sul modo e le condizioni delle
elezioni»', 2) «Protocollo sul
ritiro delle forze israeliane
dalla striscia di Gaza e dalla
zona di Gerico»', 3) «Protocollo di cooperazione israelopalestinese nei programmi
economici e di .sviluppo»', 4)
«Protocollo sulla cooperazione israelo-palestinese riguardante programmi di sviluppo
regionale».
(Titoletti a cura
della redazione)
BALE
VENERDÌ 24 SETTEMBRE 1993
fiapìr-, ‘ ' ‘'d
Una delle vie centrali di Gaza; miseria, disoccupazione e disperazione l’hanno trasformata in polveriera
Dopo l'esodo del 1948 e quello del 1967
La vasta diaspora dei palestinesi
Il numero attuale di palestinesi viene stimato a circa
5.800.000*, di cui il 60% in
esilio. Fra questi ultimi, circa
2.500.000 si trovano nei paesi
limitrofi: Giordania, Libano e
Siria. Tale stima non tiene
conto delle migrazioni successive avvenute durante gli
ultimi 45 anni ma conferma
la persistenza di una situazione provocata dall’esodo iniziale del 1948 che vide lo sradicamento di un’intera società.
Secondo le statistiche disponibili, nel 1947 da
1.000.000 a 1.300.000 palestinesi vivevano nei confini
della Palestina sotto mandato
britannico, contro 600.000
ebrei. Il primo censimento
dello Stato di Israele, nel novembre 1948, registra solo
130.000 residenti arabi sul
proprio territorio.
Da parte sua, la missione
economica dell’Onu stima a
726.000 il numero dei rifugiati palestinesi nel 1949. Il segretario generale dell’Onu
parla, per lo stesso anno, di
960.000. Il 65% dei rifugiati
non ha varcato i limiti del territorio palestine.se, dato che il
39% si è stabilito in Cisgior
dania e il 26% nella striscia di
Gaza. Gli altri sono andati in
Libano (14%), Transgiordania (10%), Siria (10%) e Egitto (1%).
Dopo la guerra dei sei
giorni, nel giugno 1967, si è
verificato un secondo esodo
palestinese che ha coinvolto
circa 250.000 persone. Molti
però sono rimasti a Gaza e in
Cisgiordania dove le strutture della società locale hanno
continuato a funzionare nel
quadro dell’occupazione militare israeliana. In compenso, circa 1.500 mernbri dell
’élite locale sono stati espulsi
dalle autorità israeliane per
motivi politici. D’altra parte
vari lavoratori palestinesi
hanno deciso di andare emigrare verso gli Usa, il Canada o l’Australia.
In Giordania, i palestinesi
costituiscono il gruppo più
compatto: oltre 1.500.000
persone nel 1990. E anche
Punico paese della zona in
cui tutti usufruiscono della
nazionalità del paese di accoglienza. Essi rappresentano
circa il 60% della popolazione totale del regno di Giordania. Il loro peso economico è
essenziale in quel paese che
I campi profughi e gli insediamenti dei coloni
in Cisgiordania:
in Medio Oriente:
1.559.000 palestinesi,
di cui 999.000 rifugiati
(23% nei campi) più
350.000 palestinesi
espulsi dal Kuwait
• campi profughi palestinesi
o insediamenti dei coloni
israeliani
città principali
essi hanno ampiamente contribuito a costruire durante gli
ultimi 40 anni.
In Libano invece, la maggioranza dei rifugiati palestinesi è considerata come residente temporanea ed è tenuta
a rinnovare regolarmente il
permesso di soggiorno. Stessa situazione in Siria dove
però viene garantita l’uguaglianza in materia di occupazione e di educazione.
Nel Kuwait, i palestinesi
erano circa 400.000 prima
della guerra del Golfo. Ora,
non ve ne sarebbero più di
50.000.
La questione del ritorno dei
profughi sarà una delle questioni più controverse dei futuri negoziati. Il testo dell'accordo su «Gaza e Gerico» vi
accenna solo per i profughi
del 1967 che erano residenti
in Cisgiordania e nella striscia di Gaza.
La sorte dei profughi del
1948, che per lo più erano allora residenti nel territorio
israeliano, .sembra definitivamente segnata, a meno che
accettino la cittadinanza
israeliana.
* (Dati tratti da «Le Monde
diplomatique », luglio 1992)
Palestinesi in Israele: 750.000. Fuori carta; Arabia Saudita: 206.000; Kuwait; 50.000; Iraq: 27.000; altri
paesi del Golfo: 82.000; Egitto: 45.000; Libia: 25.000; resto del mondo: 182.000.
Il diritto
al ritorno
Estratto della risoluzione 194 votata FI 1 dicembre 1948 dall’Assemblea generale delle
Nazioni Unite:
«L’Assemblea generale delle Nazioni Unite
«Decide che vi è motivo di permettere ai rifugiati di rientrare nelle
proprie case al più presto possibile e di vivere
in pace con i loro vicini
e che devono essere pagati indennizzi a titolo
di risarcimento per i beni di coloro che decidono di non rientrare nelle
loro case e per ogni bene perso o danneggiato
(■■■).
«Dà istruzione alla
Commissione di conciliazione di facilitare il
rimpatrio e il risollevamento economico e sociale dei rifugiati, nonché il pagamento degli
indennizzi (...)»■
Pagina a cura di
Jean-.lacques Peyronel