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I BIBBIA E ATTUALITÀI
IL MISTERO
DEL REGNO
SETTIMANALE DELLE CHIESE
Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/8 legge 662/96 - Filiale di Torino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'UHìcio PT Torino CMP Nord
ANNIVERSARK
Nel 2003, died ¡ami di «Riforma»
di AVERNINO DI CROCE
i ri * N i É J i i Idiit « i li
Anno IX - numero 47 - 6 dicembre 2002
ICHIESI
Che cosa fare contro la violenza?
di HERBERT ANOERS
lECO DELLE VALLI
Viabilità in vai Pellice
di MASSIMO GNOME
11 maltempo nel Nord ha colpito duramente anche la chiesa metodista di Milano
La chiesa sott'acqua
L'OPINIONE I
LA DEVOLUTION
DI BOSSI
reside^
»Gesù disse loro: A voi è dato di conoscere il mistero del regno di Dio»
Marco 4, Ha
Vedevo per la prima volta 0 solenne e sacro Castel del Monte
(sec. XIII Andria, Bari) immerso in
un mare di ulivi e di vigne. Ero preparato per un appuntamento obbligatorio per chi vede la Puglia verde
di mare e di boschi per la prima volta. Doveva possedere qualcosa di
molto importante quell’edificio, se la
sagoma del maniero di Andria di Federico II appare sull’euro da un centesimo. Ma ignoravo che il Castello
celasse un segreto: la sua costruzione
ottagonale, che offre un’acustica perfetta, ripropone un modello geometrico sacro simile a quello della moschea di Omar di Gerusalemme. Otto è il numero sacro che si ripete a
Castel del Monte: otto lati, otto torri,
otto stanze per piano. L’ombra
proiettata daU’edificio cambia secondo i mutamenti zodiacali. Costruzione a metà strada tra Roma e Gerusalemme, non era una difesa e non era
una casa per la caccia. Era il sacrario
del Santo Graal, calice del vino
dell’ultima cena del Maestro Gesù?
In Internet c’è proprio tutto: anche il
modello geometrico-sacro del castello che custodisce «il segreto di Federico II», anche il disegno geometrico
che confronta la pianta di Castel del
Monte con quella della moschea di
Omar (sec. VII). I profumi di caciocavalli, ricotte, burrate, mozzarelle di
Andria, all’ingresso del castello del
mistero si dissolvevano nel flagellante vento foriero di domande, echi
templari e religiosi richiami, sferzate
ventose che accoglievano i pellegrini.
Agli gnostici odierni, che cercano l’arcana conoscenza, a noi,
così affascinati da castelli, fiabe celtiche, suoni magici, ombre soprannaturali, a noi, insieme atei e curiosi
del sacro, agnostici e ricercatori del
Graal, razionali e creduloni, esposti
ulle tempeste della disperazione,
dell’autoinganno, della presunzione
di aver trovato la pietra filosofale che
uiuta la vita amara in felice vaticinio,
a noi, tre volte i Vangeli sinottici
(Matteo, Marco e Luca) annunciano
con la solenne voce di Cristo che ci è
dato conoscere il «mysterion» del re8UO di Dio. Per chi non è discepolo
di Cristo, dice il Maestro, per «quelli
di fuori» tutto accade in «parabole»
(Me. 4, iib) (-piig jj, questo caso siSnifica «enigmi».
T A fede ci offre la «conoscenza» di
La ciò che siamo, del cammino per
u quale lo Spirito ci conduce, al «castello» del regno di Dio. Credere in
risto è peregrinare verso il luogo
delle perfette geometrie deH’amore, è
ricevere la rivelazione del segreto che
ei Schiude il Messia. Cacciatori di seSteti, ascoltiamo ciò che la Parola,
che prende dimora tra noi, ci rivela:
* ni infatti in assoluto, tra gli uomi'V’ ®upeva che cosa mai è Dio prima
*■, ® egli venisse? ... Ma quando lo
e e rivelato mediante il suo Figlio
'etto ... ci procurò tutto insieme:
Partecipare ai suoi benefici, vedere,
omprendere. Chi di noi se lo sarebaspettato?» (Lettera a Diogneto).
?" cerchiamo il Santo Graal, ma il
„.'Stero del Regno che ci reca il veniente Messia.
Alfredo Berlendis
La pioggia torrenziale che la settimana scorsa ha flagellato il capoluogo lombardo
ha inondato il locale di culto situato sotto il livello stradale. Solidarietà delle chiese
GIOVANNI ANXIANI
La chiesa metodista di Milano si
trova nel quartiere chiamato
«Isola», nella zona direzionale della
città. Da trent’anni la sua prpenza si
è caratterizzata nella predicazione
dell’amore di Cristo e nelle diverse
attività sociali e culturali. È stato un
luogo di «diaconia» per tutti e in particolare per le persone provenienti
da altri paesi. È una chiesa multietnica, con un gruppo anglofono rinnovato, che costituisce oggi la componente rilevante della comunità. La
scuola domenicale è formata da oltre
30 ragazzi a maggioranza stranieri,
còn un gruppo di monitrici qualificato, mentre la comunità tutta ha un
progetto culturale significativo, tanto da ricevere l’attenzione degli or
gani di stampa e degli enti pubblici,
e un progetto di presenza nel quartiere, attraverso iniziative tipicamente evangelistiche ed ecumeniche.
Ebbene tutto questo sembra essere
oggi vanificato da un evento che ha
scosso profondamente la vita di noi
tutti. Nella notte tra lunedì 25 e martedì 26 novembre siamo stati colpiti
da una violenta inondazione che ha
coinvolto tutti i quartieri nord di Milano,, e la nostra chiesa in particolare,
situata sotto il livello stradale, ha raccolto la violenza delle acque della fognatura e di quelle provenienti dallo
straripamento del fiume Seveso. Tutta la chiesa (che molti avevano ammirato nella trasmissione televisiva
del culto per la Domenica della Riforma, lo scorso anno) è stata sommersa
al 90% da acqua e fango che ha di
strutto ogni cosa: dall’organo dl’impianto di amplificazione, dagli innari
e Bibbie al banco libri Claudiana, dalle sedie e tavoli, alla grossa Bibbia del
tavolo della santa cena. Solo dopo
due giorni l’acqua è defluita lasciando un’immagine di distruzione.
Le abitazioni degli inquilini e dei
pastori hanno subito un disagio per
l’interruzione delle energia elettrica
e del riscaldamento per 36 ore (fortunatamente a Milano la temperatura era ancora mite!). Anche l’ascensore, appena rifatto e collaudato, è
stato danneggiato in modo grave. I
vigili del fuoco hanno prosciugato
l’acqua e fatto un approfondito sopralluogo, in particolare per certificare tutti i danni subiti. Uguale inter
L3 crisi degli ospedali valdesi del Piemonte
Sostegno di Chlamparino e Bresso
Il 30 novembre il moderatore della
Tavola valdese, pastore Gianni Genre il presidente è il vicepresidente
del Comitato Ciov, rispettivamente
il diacono Marco Jourdan e il pastore Eugenio Bernardini, hanno incontrato il sindaco di Torino, Sergio
Chiamparino, nel suo ufficio a Palazzo di Città, insieme all’assessore
comunale per le funzioni all’Assistenza sociale e alla Sanità, Stefano
Lepri, e la presidente della Provincia
di Torino, Mercedes Bresso. Presentata la situazione critica in cui si bevano i tre ospedali vddesi di Tonno
e provincia, essenzialmente “
mancato intervento finanziano della
Regione Piemonte, Tavola e Ciov
hanno ricevuto il riconoscirnerito
delle autorità cittadine e povinciali
per l’ottimo servizio svolto dai tre
ospedali e il loro più completo sosteeno, tenendo conto dei limiti della loro competenze in materia.
In particolare si è rilevato che, fino
all’agosto scorso, la remunerazione
delle prestazioni da parte della Regione è avvenuta in base a tariffe
inadeguate e mai aggiornate nonostante l’adeguamento del valore della produzione, mentre le tariffe per
gli ospedali pubblici venivano adeguate. Inoltre, l’erogazione delle
somme dovute dalla Regione ha
scontato e sconta tuttora forti ritardi,
tanto che la Regione non sta versando alla Ciov neppure le somme degli
arretrati sulle tariffe 2002 che, sempre nell’agosto scorso, si era impegnata a erogare mensilmente: né è
stato attivato quel «tavolo tecnico»
che la Regione si era impegnata a costituire per un approfondimento
dell’intera questione (vedi «Riforma»
dell’8 novembre) e che doveva produrre le sue conclusioni per la fine di
novembre.
(altre notizie a pagina 11)
Valli valdesi
La sanità
viaggia in rete
Come in molti settori della vita produttiva e dei servizi, anche nella Sanità si possono utilizzare le tecnologie informatiche. Della «Sanità in rete» si è occupato un convegno pinerolese, organizzato dalla Regione Piemonte e dalla Asl 10 il 30 novembre,
nel corso del quale è stato presentato
il progetto «Tecnologia dell’informazione e della comunicazione» (Ict). La
realizzazione di una «carta» elettronica di ogni cittadino (con i dati amministrativi e quelli sanitari) permetterà
a chiunque di ricevere le prestazioni
di cui ha bisogno nelle migliori condizioni e con razionalizzazione delle
risorse, ma saranno favorite anche le
prenotazioni degli esami e la ricezione a domicilio dei relativi dati.
Un anno fa il popolo italiano ha approvato, con regolare referendum, una
riforma federalista che avviava un ragionevole decentramento di quello Stato unitario in cui dopo il Risorgimento
la cosiddetta Destra storica aveva inquadrato un popolo di analfabeti e di
sanfedisti, facendone, con le buone e
con le cattive, una nazione moderna.
Fino a poche settimane fa, sembrava
che l’attuazione di quella riforma potesse andare liscia: il disegno di legge
La Loggia aveva fatto l’unanimità in
commissione, e il disegno di legge Pisano prevedeva la necessaria distribuzione delle competenze tra Comuni, aree
metropolitane e Provincie. Non restava
che portare in Parlamento questi progetti, e poi realizzare uno dei punti
qualificanti della riforma: l’ingresso
dei rappresentanti di Comuni, Province e Regioni nella commissione parlamentare per le questioni regionali: una
commissione in cui si discute (e spesso
decide) un argomento molto delicato:
la ripartizione delle risorse. Punto delicato, anzi decisivo, perché orami le Regioni hanno competenza su artigianato, edilizia, trasporti, comunicazioni,
commercio, agricoltura e industria.
Un processo ragionevole, dunque,
che non destava particolari dissensi.
Ma questo processo è stato bruscamente bloccato dal disegno di legge Bossi;
sette righe che stravolgono l’ordinamento italiano: «Le Regioni attivano la
competenza legislativa esclusiva» in tema di assistenza e organizzazione sanitaria, organizzazione e programmazione scolastica, polizia locale. Per addolcire la pillola, questa proposta rivoluzionaria (anzi, controrivoluzionaria) è
stata chiamata devolution, cercando
un’impossibile analogia con l’atto mediante il quale il Parlamento inglese ha
voluto riparare secoli di soprusi perpetrati a danno della Scozia: una nazione
britannica, certo, ma una nazione nel
pieno senso della parola. Si è anche invocato l’esempio della Repubblica federale di Germania, dimenticando che
la sua Costituzione afferma con grande
chiarezza: «Lo stato legifera quando lo
richiede la tutela dell’uniformità delle
condizioni di vita». È proprio questa
«uniformità» che in Italia diventerebbe
impossibile se il progetto Bossi venisse
approvato: il risultato inevitabile sarebbe infatti la creazione di un blocco
di regioni forti (il Nord), e l’abbandono
del Sud al suo destino di area periferica
e marginalizzata. Non mi nascondo che
il Sud soffre di alcuni gravissimi problemi, ma questi problemi si riassumono in un nome solo: dominio mafioso:
presto 0 tardi, bisognerà che eleggiamo
un governo capace di mandare a Palermo un nuovo e più fortunato gen. Dalla
Chiesa, per sciogliere questo nodo criminale che rischia di soffocare l’Italia.
Ma nel Sud non ci sono solo le mafie:
ci sono anche energie fi-esche. Proprio
in questi giorni, Cosenza è stata l’epicentro di un grande scontro civile: ma,
appunto, uno scontro condotto in modo civile dagli arrestati, dai manifestanti, dalla sindaca, dal vescovo. Interrogata da ¡Unità come valdese, Ada
Cavazzani ha rivendicato la memoria
dei tanti valdesi uccisi in Calabria a
motivo della loro fede. Possano gli storici del futuro ricordare che in quest’
ora triste per la Repubblica il popolo
evangelico italiano (composto in maggioranza di meridionali e di immigrati) ha saputo tenere alta la bandiera
della dignità e del coraggio civile.
Il I Giorgio Bouchard
Segue a pag. 6
2
PAC. 2 RIFORMA
«Poi vidi un nuovo
cielo e una nuova
terra, poiché
il primo cielo e la
prima terra erano
scomparsi, e il mare
non c’era più»
(Apocalisse 21,1)
<r^Io guardo la
terra, ed ecco è
desolata e deserta;
i cieli sono senza
luce. ^‘'Guardo
i monti, ed ecco
tremano, tutti
i colli sono agitati.
Guardo, ed ecco
non c’è uomo; tutti
gli uccelli del cielo
sono volati via.
Guardo, ed ecco
il Carmelo è un
deserto; tutte le sue
città sono abbattute
davanti al Signore,
davanti alla
sua ira furente»
(Geremia 4,23-26)
«Vi darò un cuore
nuovo e metterò
dentro di voi uno
spirito nuovo;
toglierò dal vostro
corpo il cuore
di pietra, e vi darò
un cuore di carne»
(Ezechiele 36,26)
«^^Dio creò l’uomo
a sua immagine (...)
disse loro:
Siate fecondi
e moltiplicatevi;
riempite la terra,
rendetevela
soggetta, dominate
sopra ogni animale
che si muove sulla
terra (...) ^^Ecco,
io vi do ogni erba
che fa seme sulla
superficie di tutta la
terra, e ogni albero
fruttifero che fa
seme; questo
vi servirà di
nutrimento...
così fu. Dio vide
tutto quello che
aveva fatto, ed ecco,
era molto buono»
(Genesi 1,27-31)
All’Ascolto Della Parol
■ A
VENERDÌ 6 DICI
«Poiché, ecco, io
creo nuovi cieli
e una nuova terra;
non ci si ricorderà
più delle cose
di prima; esse non
torneranno più
in memoria»
(Isaia 65,17)
DAL «VECCHIO» AL «NUOVO»
Il nuovo mondo non è un ritorno puro e semplice al passato né una fuga in avanti
verso orizzonti sconosciuti È l'uomo nuovo voluto da Dio, ri-creato per l'obbedienza
ARRIGO BONNES
NUOVI cieli e nuova terra sono insieme la promessa di
Dio e la speranza di Israele prima e della chiesa dopo. La promessa si muove lungo l’asse della storia. Una storia che inizia
con la «buona creazione di Dio»
che diventa il luogo dove prende
vita il rapporto tra il Dio creatore e la sua creatura e che si articola attraverso un dramma di
rottura e restaurazione che va
da Adamo a Gesù Cristo. Creati
amorevolmente in vista di una
gioiosa obbedienza, scacciati dal
giardino dell’Eden e dispersi nel
mondo con il suo corollario di
dolore, fatica e morte, recuperati mediante l’amore pieno di
pathos di Dio in vista deH’obbedienza e della speranza.
Il nuovo, qui secondo il veggente di Patmos, ma anche in
tutta la Scrittura, si realizza attraverso un «mettere mano» da
parte di Dio che, come nella prima creazione, ha ordinato il
substrato materiale preesistente
che era selvaggio, disordinato,
distruttivo e caotico, in modo da
rendere possibile un luogo ordinato, affidabile di pace e possibilità e il cui risultato, secondo la
testimonianza di Israele, è un
luogo di fecondità, abbondanza,
produttività e prodigalità (W.
Brueggemann), investe resistente e lo sconvolge riordinandolo.
La scomparsa del cielo e della
terra (qui preannunciata e in
qualche modo già anticipata dal
profeta Geremia, è descritta nei
termini di una visione che abbraccia cielo e terra, colline,
campi e città: ovunque lo stesso
quadro di un caos orribile. L’ordine del mondo è scardinato, la
luce del cielo è venuta meno, le
solide montagne tremano, la
terra non è più abitata né da uomini né da animali, i campi sono diventati un deserto, le città
distrutte), concentra drammaticamente l’attenzione su Dio
e pone non poche domande.
L’annientamento è completo e
intenzionale. I profeti, riferendosi alla catastrofe babilonese,
dicono che rovina e annientamento si sono verificati a causa
della violenta ira di Dio. Ciò che
Dio ha generosamente plasmato
come un luogo di benedizione,
può per la sua stessa ira mutarsi
in luogo di maledizione. Il mondo che Dio ha creato in libertà
può essere estinto, annientato e
abbandonato in uguale libertà
(W. Brueggemann). Ma Dio non
serba la sua ira in perpetuo:
questa come tutte le altre distruzioni che si sono succedute nel
rapporto dialettico, e quindi anche conflittuale, tra Dio e l’umanità, per l’Apocalisse come per i
profeti, prepara la successiva
nuova creazione.
bondanza di pascoli, tranquillità
e sicurezza dagli animali feroci.
Lui, il padrone, si sostituisce ai
pastori e compie un lavoro che
non dovrebbe competere al padrone (che nel sesto giorno della
creazione aveva chiamato alla
vita l’uomo per affidargli il dominio, o servizio, sul mondo
animale e vegetale) e pone rimedio a una situazione disperata
non soltanto rimuovendo i responsabili ma anche riordinando il gregge al suo interno.
La trasformazione
voluta da Dio
L'ira di Dio
Preghiamo
Il mondo soffre e aspetta: ha sete di misericordia.
Dal cuore della nostra storia, sommersa dalla violenza,
annegata nell’indifferenza,‘dona a ciascuno. Signore
un segno del tuo perdono, dona a ciascuno. Signore
un ramoscello di ulivo.
Il mondo soffre e aspetta: ha sete di speranza.
Dal profondo delle nostre distrette
dal vuoto delle nostre speranze
deluse o tradite, fa’ germogliare e crescere
un segno della tua promessa, fa’ germogliare
sulle nostre vite, le foglie di ulivo.
Il mondo soffre e aspetta: ha sete di bontà.
Nei combattimenti della vita,
dove si creano tante ferite,
dove rodio lacera i corpi
dove l’egoismo indurisce i cuori,
fa di ognuno di noi un segno del tuo amore,
fa di ognuno di noi un ramoscello d’ulivo.
Michel Bertrand
(da Spalanca la finestra, della Cevaa, 2000)
PER comprendere l’ira di Dio
possiamo servirci della riflessione del profeta Ezechiele
espressa nel famoso capitolo 34,
in cui Dio accusa i pastori di
Israele di pascere se stessi e non
il gregge. Fuori di metafora i capi del popolo sono accusati di
essersi arricchiti a spese dei sudditi senza curarsi del loro sviluppo sociale, economico, religioso.
Questa politica miope ha portato Israele allo sfascio mettendolo in mano ai nemici che lo hanno depredato fino a condurlo in
esilio. 11 tradimento del potere
politico, economico e religioso
riassunto nel termine «pastori» è
stato duplice: prima di tutto essi
hanno tradito Dio, il vero padrone del «gregge», verso il quale
avevano un obbligo di obbedienza e in secondo luogo hanno tradito il popolo impedendogli di godere della fecondità e
dell’abbondanza proprie della
«buona creazione» di Dio. In
questo capitolo ci viene detto
che Dio «mette mano» alla sua
creazione: l’intervento di Dio
produce la trasformazione del
mondo fisico che viene nuovamente reso capace di dare ab
DIO stesso diventa l’origine e
il garante di una trasformazione profonda che permetterà
all’uomo di vivere secondo la
sua volontà: «Vi darò un cuore
nuovo e metterò dentro di voi
uno spirito nuovo; toglierò dal
vostro corpo il cuore di pietra, e
vi darò un cuore di carne» (Ez
36, 26). 11 cuore di pietra rappresenta qui la durezza dell’animo
umano, la sua incapacità di accogliere il progetto di Dio, la pertinace volontà di non obbedire.
Per il cuore di pietra le tavole di
pietra della Legge rimangono
estranee, rimangono fredde e distanti l’uno e le altre. E Dio pone
rimedio anche a questa situazione mettendo nuovamente mano
alla sua creazione. Sbagliamo
quando pensiamo alla creazione
come a un qualcosa di completo
e di definitivo. È il vasaio che
mette mano alla creta. Qui incontriamo Dio intento a rimuovere e a inserire. In questa creazione che per svariati motivi, tra
cui anche il peccato ma non solo, si è guastata viene posto rimedio attraverso un’azione di
trapianto, di sostituzione: è il
cuore di carne che entra nella vita dell’uomo. 11 profeta Geremia
dirà da parte di Dio «lo metterò
la mia legge nell’intimo loro, la
scriverò sul loro cuore e lo sarò
loro Dio ed essi saranno mio popolo» (Ger. 31, 33).
logica dell’attuale ordine fisico:
non è né un ritorno puro e semplice al passato, né una fuga in
avanti verso orizzonti sconosciuti. È l’uomo nuovo voluto da
Dio, ricreato per l’obbedienza.
«Golui che rende possibile la vita umana è santo, glorioso e geloso. Conseguentemente, la forza, la possibilità e il significato
della vita umana non sono collocati in un agente autonomo al
quale è stata data piena libertà
o che è stato abbandonato, ma
sono collocati in e con colui che
rende possibile la vita umana
con il costante, affidabile dono
dell’alito. La persona umana
non è, e non può essere, autosufficiente, ma vive venendo a
patti con la volontà e l’intenzione di colui che dà e comanda la
vita» (W. Brueggemann).
Il mondo nuovo di Dio
L'annuncio dei profeti
rL nuovo annunciato dai grandi profeti del tempo dell’esilio (Geremia, Ezechiele, il secondo Isaia) sta per iniziare: il
mondo disastrato, che i loro occhi stanno ancora vedendo, è il
risultato dell’ira di Dio che è
stato costretto a metter mano
nella sua creazione per rimettere ordine nel caos che è stato
prodotto. Il nuovo che sta per
nascere non è un ritorno al paradiso né una ricostruzione eco
UN uomo nuovo è dunque
un uomo che si rende disponibile per l’obbedienza verso colui che è il Creatore e il datore di ogni vita, fonda una relazione etica con se stesso a partire da quella obbedienza e si
rende disponibile per essere
pienamente collaboratore di
Colui che fonda un mondo diverso. Non illudiamoci con il
mito della tecnologia e del benessere: una società tecnicamente nuova non è mai riuscita
a fondare un uomo nuovo, ma
ha soltanto enfatizzato in modo
diverso gli incalliti vizi dell’uomo antico. Non possiamo pensare di costruire una società diversa e più giusta se continuiamo a coltivare dentro di noi tutti
i difetti di un sistema basato
sull’individualismo regressivo e
sull’egoismo. Non possiamo
pensare di costruire un tempo di
libertà se siamo asserviti a forze
che ci dominano. Il mondo ci dice che il potere dell'uomo sull’uomo e l’alienazione sono relazioni naturali: essi non ci saranno più solo nel futuro quando
appunto ci saranno «nuovi cieli
e nuova terra», vera via di fuga e
di disimpegno. Potere e alienazione appartengono alla sfera
ideologica, economica, politica
di questo nostro vecchio mondo
che Dio vuole fare nuovo.
Tempo d’avvento, tempo d’attesa. In Gesù Cristo il nuovo è
iniziato. Egli è la parola di vita
che Dio ha scritto nel nostro
cuore: viviamo questo tempo
aperti all’azione creatrice di Dio.
(Seconda di una serie
di quattro meditazioni)
Note
»miletidi,
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e nuova terra», ^ TpM
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di Isaia ritornerannj fflSI ^
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Dio solo come prota^
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Questo vale per il
te storico di Ezecw
’ (non dimentichiatno»
che i profeti parlaiwf
senzialmente agli
e alle donne del loro®
po) e vale per noi^
che abbiamo voluto,»
prendere le parole di®
chiele compiutamente
alizzate nella persfi
nell'opera di Gesù ut»
Se la sequenza appfa'
dicata si è realizzata
prima volta ai tempi
profeta e una seco
volta in Gesù
siamo pensare che qu
azione si prolunghi®
nel nostro tempo con
te le implicazioni
Per
approfondili
G. Boggio,
Lectio divina
Padova, 1997;
°delpri>l^
- w, Bruegg
Teologia dell'A-':
monianza, dibatti¡r^
perorazione, Bresda
(parte Ili, cap. ' mì
-C. HomerG^^
calisse, Bologna, i A
_A. E. McGrgh.^
già cristiana, Ciau"
1999;
- M. Ovadia
stesso, Torino,
- A. Weiser. o«'*
Brescia, 1987.
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Gli incontri internazionali della Cevaa sono occasione di «riunioni di famiglia»
Testimoniare la fede in tempo di crisi
Motivo di colpo di stato nella Repubblica Centrafricana, colpo di stato in Costa d'Avorio
nella Chiesa metodista del Benin, prospettive di indipendenza della Nuova Caledonia
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fBANCO TACHERO
LI incontri internazionali
della Cevaa sono sempre
fiTcasione di vere e proprie
&oni di famiglia» in cui ci
informa reciprocamente
illavita, piccola e grande,
lac Ile chiese e dei paesi in cui
ise operano. La Comunità
cresce anche nella solida
:tuareill rfetà nella condivisione, nel■ 'preghiera d’intercessione,
mento d, »stato così anche in Benin.
m branlt con crescente apprensione
ofeWcid sono stati invano attesi i de- ti della Chiesa di Cristo
'“f íe a Bangui, nella Repubbli'i?-^*'’°''lradel Centro Africa. Un tenè rftativo di colpo di stato ha
ì rap dlmessolo scompiglio in tutto
d al llpaese- Soltanto una tardiva
bel vota telefonata è giunta per infor
1 edltdi] mare che il presidente della
che indi piccola chiesa, Thimotee MaPer non lendoma, era bloccato in aevantialli reporto, mentre la pastora
iplessivfflMyrana Djambaye aveva antentaflvutoil tetto della sua abita) capitiMpone colpito da una bomba
di mortaio ed era ospitata
con i figli da una parente.
'■ 'L’inviato della Cevaa a Bangui, il pastore togolese SalomonLoko, che abbiamo co^^nosciuto alle valli valdesi
Preoccupazioni dei cristiani iracheni
La guerra potrebbe causare
un conflitto religioso
Porto Novo (Benin): il corteo dei pastori (foto Cevaa)
l’autunno scorso, sta per es- paese, al momento del colpo
Ite alita neH’ambito della visita del
logia rei multiculturale del
lomelai
L. Soddisfazione per la liberazione del presidente dei Celam
rostri
Ito, lo
e la seca
nota. È il(
sere sfollato con sua moglie
con mezzi di fortuna attraverso la vicina frontiera del Camerún. Nella capitale le milizie giunte dalla Repubblica
del Congo (Kinshasa) fanno
razzie e si comportano come
un esercito di occupazione.
11 pastore Obonou della
Chiesa metodista della Costa
d’Avorio ha raccontato con
commozione e sdegno la sua
fuga da Bouaké, nel Nord del
di stato: ancora oggi la città è
in mano ai ribelli e il pastore
non sa come e quando potrà
ritornare alla sua casa e alla
sua parrocchia. La Chiesa
metodista è in prima linea
per mediare con i ribelli, che
l’opinione corrente ritiene
provenienti dal Burkina Paso.
A Porto Novo, naturalmente, è stato molto importante e
significativo l’incontro con la
chiesa locale. La chiesa meto
Colombia: la pace non è dietro l'angolo
no. È ly II sequestro e la successiva
la rifle® liberazione di un vescovo
jCeatoe hanno nuovamente attirato
: la tet^ l'attenzione internazionale
.3™ sul deterioramento della si® ' T' tuazione in Colombia. «Tut, [jgiig j tele parti si stanno prepag jj¡ iiy rendo alla guerra totale», ha
idicate' osservare Bill Fairbairn,
fia? ; che lavora presso Kairos-inigiàlas tiative canadesi ecumeniche
an è poi per la giustizia, che ha sede a
rodi I Toronto. Il vescovo Jorge Ennettei^ rique Jimenez Carvajal e il
sti; l'aM prete Desiderio Orjuela sono
ebbe® stati rapiti l’11 novembre
le brai» scorso da ignoti in una zona
osson^ rwale, non lontana dalla carhVvd Bogotá e sono poi stati
irotagoi ^ 15 novembre dalle
esiaifii colombiane. Jimenez,
moziffl» ^ presidente del Consireazié* SHo episcopale latinoameriII piai cano (Celam), ha dichiarato
Izeclil autorità che i rapitori
atnol erano membri delle Forze
^ate rivoluzionarie di Co'ombia(Farc).
larp* 11 presidente Alvaro Uribe
noi 1 e il suo governo si sono coni**Hifi l'^^lolati per la liberazione
le ’5 dei due ecclesiastici che, sot»rsonal dimostra che la
■sCiOP ^ssi hanno intra
iopenall contro le guerriglie sta
¡zata* P°harido frutti. I rapimenti e
empii hberazione hanno avuto
iici^ Ì°8o dopo i primi 100 giorni
'entrata in carica del presiente Uribe, eletto all’inizio
¡hi a**
iconH*
¡10
U
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udiai'*
dell
anno al termine di una
campagna incentrata sulla
lotta contro le guerriglie.
Marta Lucia Ramirez, ministro della Difesa, ha dichiarato che le informazioni fornite dagli abitanti della zona
hanno aiutato l’esercito a localizzare i due ecclesiastici:
infatti, uno dei punti di forza
della lotta intrapresa dal presidente contro i gruppi ribelli è un appello agli abitanti a
dare informazioni ai militari
colombiani.
I sondaggi indicano che gli
sforzi del presidente Uribe
sono appoggiati dai colombiani stanchi della guerra ma
le chiese, i gruppi di difesa
dei diritti umani e i pacifisti
si dicono divisi da questi
provvedimenti, e le organizzazioni all’estero temono che
questa politica blocchi le
prospettive di pace. «Siamo
sollevati di sapere che il vescovo è stato liberato - ha dichiarato Bill Fairbairn - ma
ciò che viene trascurato sono
gli sforzi di pace a breve termine in Colombia». Secondo
Fairbairn, il progetto del presidente Uribe mirante a mettere in piedi una rete di informatori civili (complessivamente un milione) rischia di
attirare più civili nel conflitto
militare e di trasformali in
bersagli per le guerriglie.
D’altra parte diventerà sempre più difficile per i gruppi
religiosi e per altri membri
della società civile, critici rispetto alla violenza da qualunque parte essa provenga,
di compiere un lavoro legittimo e legalmente approvato.
AH’inizio dell’anno il Consiglio ecumenico delle chiese
aveva lanciato un avvertimento contro la violenza in
Colombia, sottolineando che
essa rappresenta una minaccia per tutto il continente latinoamericano. (eni)
dista del Benin sta uscendo
da una crisi istituzionale che
l’ha dolorosamente divisa. Il
presidente, pastore Simon
Dossou, professore di Antico
Testamento nell’Istituto di
teologia protestante di Porto
Novo, mentre esprime la sua
riconoscenza per la Cevaa
che con la sua presenza ha
mostrato di riconoscere gli
sforzi della chiesa in vista del
ricompattamento, ammette anche che molte ferite rimangono aperte. La' crisi inoltre ha lasciato le casse
della chiesa totalmente vuote
e solo l’aiuto delle chiese sorelle permette ora di guardare con una certa speranza al
futuro. Uno dei fronti di impegno è quello dell’incontro
con l’Islam, presente sempre
più pesantemente nel territorio. Molti delegati all’Assemblea hanno scoperto cosa significhi essere svegliati ogni
giorno alle cinque del mattino dai richiami alla preghiera
che i muezzin lanciano con
voci a tutto volume dagli altoparlanti dei minareti vicini...
Eric Kasovimoin è Segretario generale della Chiesa
evangelica della Nuova Caledonia e delle Isole della
Lealtà, e porta all’Assemblea
generale la voce di una chiesa molto lontana che vive in
un contesto sociale e politico
molto difficile. Le diversità
culturali tra kanaki e caldochi sono decisamente difficili
da conciliare e la convivenza
permane un sogno, tanto che
la chiesa guarda con estrema
prudenza al processo che, secondo gli accordi di Numea,
porterà all’indipendenza nel
lontanissimo 2020. L’incontro tra fede e cultura locale
sta ponendo alcuni problemi
soprattutto alle nuove generazioni desiderose di novità e
di movimento. Il sogno di
Kasovimoin, infine, è che la
sua chiesa possa un giorno
avere le risorse necessarie
per compensare con un vero
salario i propri pastori.
Diversi cristiani iracheni
temono che una guerra contro il loro paese provochi tensioni religiose che, dicono,
non esistono attualmente tra
i membri della loro comunità
e i loro compatrioti musulmani. Infatti le comunità religiose coesistono pacificamente, come spiega un cristiano incontrato dal corrispondente dell’agenzia ecumenica Eni a Bassora, seconda città dell’Iraq, nel Sud del
paese. Ma una guerra rischierebbe di sfociare su un conflitto religioso, fa notare con
preoccupazione. Se il fanatismo fra i musulmani è cresciuto dopo la guerra del
Golfo del 1991, dicono i cristiani, questo non ha coinvolto i cristiani in modo particolare. «Non abbiamo avuto
problemi religiosi finora.
Non siamo mai stati vittime
di molestie in quanto cristiani», riconosce uno di loro.
Eppure alcuni cristiani temono che un nuovo conflitto
ponga fine alla coesistenza
pacifica tra comunità religiose, in particolare nel Sud del
paese dove la maggioranza
dei musulmani sono sciiti,
come oltre il 60% degli iracheni. Anche se i cristiani minimizzano i timori riguardanti i loro rapporti con i
musulmani, la libertà di parola e di movimento in Iraq
non può essere considerata
come acquisita; le attività
evangeliche sono vietate, ad
esempio. I cristiani di Bassora, anche se hanno paura di
una guerra guidata dagli Usa,
non prevedono problemi religiosi nel loro contesto dove
tutti si conoscono, anche se
Da parte di una delegazione Cevaa
Visita in Costa d'Avorio
Dopo l’Assemblea generale della Cevaa che si è svolta nel
i"n dal 31 ottobre alT8 novembre, una delegazione si è teca'f> Costa d’Avorio per portare i saluti fraterni e i messaggi di
la dell’assemblea alla Chiesa protestante metodista delosta d’Avorio, che è membro della Cevaa. La delegazione
Pp ooinposta dal pastore Alain Rey, segretario generale della
t dal pastore Simon Dossou, presidente della Chiesa protpi metodista del Benin e da Prosper Deh, rappresentansit ^, "Lorenza delle chiese di tutta l’Africa. Oltre a questa vicp*’ k ^®^®gozionè ha partecipato alla celebrazione per la paAhia- ^ svolta il 15 novembre a Yopougon, un quartiere di
lehr occasione della Giornata della pace. Durante la ceD- il pastore Benjamin Boni, presidente della Chiesa
b- metodista della Costa d’Avorio, ha lanciato un vi
''«'te appello alla pace. (Communication Cevaa)
I Lettera al presidente della Convenzione
Un'Europa dal volto umano
Pubblichiamo la lettera che
il presidente di Eurodiaconia,
Jürgen Gohde, ha inviato al
presidente della Convenzione
europea il 28 ottobre scorso.
Signor Presidente Giscard
d’Estaing,
nel preparare i suoi membri all’allargamento e nel lavorare alla sua futura costituzione, l’Unione europea sta
affrontando un ulteriore sviluppo, denso di sfide.
Il Comitato esecutivo di
Eurodiaconia-Federazione
europea per la diaconia, che
nell’ambito delle chiese protestanti, anglicane e ortodosse rappresenta 48 istituzioni socio-sanitarie e assistenziali impegnate a livello
nazionale in 27 stati europei,
ha discusso a Palermo, dal 25
al 27 ottobre ultimi scorsi, le
proprie linee programmatiche e desidera esprimere il
proprio parere sulla Convenzione europea.
Siamo profondamente convinti che l’Unione europea
deve avere un volto umano e
sociale. Solo così i cittadini
europei si sentiranno a casa
propria nella più ampia
Unione europea. Chiediamo
con forza che la Convenzione
rifletta più a fondo sulle questioni della dignità umana e
dei diritti sociali. Chiediamo
in particolare la creazione di
un gruppo di lavoro sui pro
si sentono esposti, in quanto
minoranza, e dicono che alcuni studenti musulmani
chiedono ai loro figli di convertirsi aH’islamismo. Inoltre,
si ricordano che nel 1991 alcuni cristiani erano' stati accusati dai musulmani di essere alleati degli Usa.
Nel Sud la pressione quotidiana è già forte per i cristiani
e i musulmani: alcuni abitanti
ricordano con rimpianto che
Bassora era una città prospera negli Anni 70 e che oggi è
diventata una delle più povere del paese. Bassora è situata
in una zona di esclusione aerea imposta all’Iraq, ed è oggetto di bombardamenti effettuati principalmente da
aerei americani e britannici
che sorvolano la zona; è un
centro petrolifero importante
la cui prosperità è stata danneggiata da due guerre negli
ultimi due decenni. La città
ha subito grossi danni durante la guerra tra Iraq e Iran dal
1980 al 1986 ed è stata nuovamente devastata durante la
guerra del Golfo. Le sanzioni
dell’Onu, imposte in seguito
al rifiuto dell’Iraq di conformarsi a 19 risoluzioni dopo la
guerra del Golfo, pesano gravemente sulla popolazione. Molti abitanti sono praticamente senza lavoro, madri
e bambini sono costretti a
mendicare per le strade, l’acqua potabile è scarsa e in
molti posti non c’è elettricità.
«Le chiese aiutano già un certo numero di iracheni, cristiani e musulmani, con pochissimi mezzi a loro disposizione - dice un cristiano -; ma se
c’è una guerra saranno loro i
più vulnerabili».
blemi sociali neU’ambito del
la Convenzione nonché una
più approfondita discussione
su queste questioni durante
le sedute plenarie.
La «qualità della vita» è uno
dei nostri obiettivi chiave per
una politica europea. Questo
significa partecipazione e libero accesso all’educazione,
ai servizi sanitari e sociali di
alta qualità per tutti. Siamo
posti di fronte alla commercializzazione dei servizi sociali e dei servizi di pubblico
interesse. In quanto organizzazioni sociali non governative impegnate in attività inerenti al bene comune, chiediamo che vengano definite
chiare condizioni strutturali
per i servizi di pubblico interesse e garanzie per le pari
opportunità di accesso a servizi sociali di alta qualità.
Un’Europa dei diritti umani e sociali basati sulla dignità umana ha bisogno del
dialogo con i cittadini e con
le loro organizzazioni. Sollecitiamo regole chiare per tali
meccanismi di dialogo e di
consultazione con la società
civile, a livello europeo e nazionale. Le regole del dialogo
civile devono essere stabilite
nella stessa maniera di quelle
del dialogo sociale.
Le auguriamo buon proseguimento nei lavori della
Convenzione
Jürgen Gohde
DAL MONDO CRISTIANO
¿r 11 segretario deH'Alleanza mondiale battista
No alla demonizzazione dell'IsIam
USA— Non servono dichiarazioni di condanna o di asserita superiorità della cristianità rispetto all’Islarn, quanto
piuttosto uno sforzo per spiegare al mondo il significato
profondo della parola del Signore. Così il segretario gener^e
delTAlleanza mondiale battista. Dentón Lotz, ha stigmatizzato le dure dichiarazioni antislamiche di alcuni leader battisti degli Stati Uniti in appoggio alla linea politica del presidente George W. Bush. Analoghe critiche erano state avanzate dal Consiglio delle chiese cristiane dell’India e dal Consiglio delle chiese del Medio Oriente, direttamente coinvolte
in situazioni di tensione con il mondo islamico. (nev/bt)
Nv Lo annuncia il settimanale «Baptist Times»
Conversione in massa dei Dalit per
protestare contro il sistema delle caste
DELHI — Una conversione in massa dall’induismo al cristianesimo di decine di migliaia di Dalit (la casta indiana degli «intoccabili») avverrà entro la fine di dicenibre. Lo annuncia il settimanale inglese «Baptist Times», spiegando che
i leader della casta Dalit intendono così protestare coritro il
sistema socio-religioso indù che per secoli li ha relegati senza speranze alla base del sistema sociale indiano. (nèv/bt)
Per commemorare l'arrivo di San Tommaso
India: insieme per il «Festival»
le tre principali organizzazioni cristiane
DELHI — Per la prima volta le tre principali organizzazioni cristiane dell’India (il Consiglio nazionale delle chiese, la
Chiesa cattolica e l’Alleanza evangelica) hanno organizzato
insieme il «Festival cristiano» che si tiene annualmente a
Dehli: un evento particolarmente significativo quest’anno,
che ha voluto ricordare Tarrivo in India di San Tommaso,
avvenuto secondo la tradizione 1950 anni fa. (nev/eni)
M È membro della Chiesa presbiteriana di Rio
Elezioni in Brasile: un governatorato
airevangelica Rosinha Garotinho
RIO DE JANEIRO — Nelle recenti elezioni politiche in Brasile spicca il risultato di Rosinha Garotinho, che con il 51,3%
dei voti è stata eletta al primo turno alla carica di governatore dello stato di Rio de Janeiro. Rosinha, 39 anni, 9 figli di cui
5 adottati, rappresenta il Partito socialista del Brasile ed è
membro attivo della chiesa presbiteriana di Rio. (nev/ns)
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 61
Siiiiii
DÌ 6 DI
Pubblicati gli atti del convegno del 2000 della Società di studi valdesi
Gangale, profeta delle minoranze
Ne emerge una «lettura» più articolata e complessa dell'intellettuale calabrese, amico
e collaboratore di Piero Gobetti, che aveva l'«idea fissa» di protestantizzare l'Italia
ti
SERGIO RONCHI
Figura emblematica di
credente che voleva «parlare agli ateniesi», cioè al
mondo intellettuale italiano
del tempo Gangale, come
sottolinea acutamente Davide Dalmas nell’introduzione, «è stato profeta perché
mostrava, alle più o meno riluttanti minoranze a cui si rivolse, compiti e mete diversi
da quelle che credevano di
doversi porre. Gangale non
chiedeva leggi protezionistiche, non difendeva il diritto
ad esistere delle minoranze
come macchie di colore, ma
le spingeva ad essere se stesse
fino in fondo, fino a quell’essenza radicale che esse stesse
ignorano. Invitava le minoranze a tenersi così strette ai
propri cuori costitutivi e al
tempo stesso così aperte al
confronto con la cultura dell’ora, da osare l’ambizione di
invertire la legge dell’attrazione gravitazionale e attrarre a
sé le maggioranze».
Questo profeta delle minoranze, antifascista dichiarato,
nemico di ogni sorta di clericalismo aderì a una chiamata
(relazione di Giorgio Bouchard) e mise a frutto «una
fede profonda e sentita, una
fede chiaramente sagomata:
le sue convinzioni e il suo
pensiero si organizzano intorno al “mito” di Calvino»;
una fede che non gli faceva
accettare né il protestantesimo liberale né quello generato dal Risveglio. Il suo era un
«neocalvinismo liberamente
barthiano», che cercava di vivere esistenzialmente l’adesione a una chiamata (come
scrisse egli stesso). «Accettare
questa chiamata significa lottare, compromettersi, Gangale lo sa molto bene: “naturalmente, chi combatte in piazza non può avere l’immunità
delle comari che stanno alla
finestra". E alla finestra Gangale non è certo mai stato».
La teologia di Gangale (relazione di Sergio Rostagno) è ,
la teologia volta a «un Dio
che si lascia scoprire, ma non
addomesticare. La teologia di
Gangale vuole essere testimone di questo Dio che si lascia cercare e forse anche
trovare, ma solo da coloro
che intensamente riprendono a cercarlo. In questo elemento tipico si compendia
anche nel modo migliore il
suo protestantesimo». Il teologo Gangale era anche un filosofo (relazione di Giovanni
Rota). Attaccò l’attualismo
gentiliano con motivazioni
religiose («nell’attualismo
l’uomo si sostituisce a Dio
come creatore della realtà»);
teorizzò la filosofia della storia («l’esperienza della Grande Guerra assume una valenza apocalittica ed è posta alla
base della scoperta della storia come “teofania", “teostoria”. Tutta la storia è storia
sacra»); fu hegeliano ortodosso, ma non per molto (rimetterà in discussione la sua
idea di storia come storia sa
L indagine sulla figura del filosofo neohegeliano e teologo
neocalvinista Giuseppe Gangale (1898-1978) è arricchita dal
volarne degli Am del convegno di studi Giuseppe Gangale, profeta delle minoranze’* (Torre Pellice 27-28 agosto 2000). Dopo il
volume antologico dedicato a «Conscientia» (Unà resistenza
spirituale. «Conscientia» 1922-1927, a cura di Davide Dalmas e
Anrm Strumia, Torino, Claudiana, 2000), la Società di studi
valdesi ha messo a disposizione una «lettura» più articolata e
coiriplessa di quell intellettuale calabrese, amico e collaboratore
di Piero Gobetti, con l’«idea fissa» di protestantizzare l'Italia
clericale e fascista di quegli Anni Venti e Trenta.
era e la concezione del «DioIdea totalitario» per giungere
a una «visione cristiana ed
escatologica della storia»).
Gangale era un battista che
guardava a Calvino (relazione
di Giorgio Tourn). Il suo Calvino uscì nel 1927, lo stesso
anno in cui «Conscientia»
cessava le pubblicazioni. Non
si tratta di un saggio come
tanti altri sul riformatore di
Ginevra, bensì di una «traduzione metafisica di Calvino»,
di un andare incontro al bisogno di «credere in termini di
cultura». Il Calvino gangaliano è un Calvino tradizionale.
«Oggi decisamente superata,
era in quegli anni ancora
molto diffusa l’interpretazione che, identificando Calvino
e il calvinismo, sulla base di
una lettura superficiale di
Weber, faceva di quella dottrina la chiave di volta del suo
sistema. Da questo punto di
vista Gangale si attiene alle
fonti critiche a cui attinge e
non si distingue dalla lettura
tradizionale che viene fatta
dal calvinismo».
A Gangale «bruciava» la
mancata Riforma in Italia (relazione di Anna Strumia). Se '
si guarda al Risorgimento,
per Gangale esso «era fallito
perché era stato una rivoluzione liberale e non una rivoluzione protestante»; e tale
fallimento era dovuto al fatto
che l’Italia non era pienamente consapevole della
propria «missione nazionale». La mancata Riforma in
Italia costituiva un «problema spirituale, prima che culturale o politico». Del resto,
non solo l’Italia ma anche
l’Europa era in crisi e «la crisi
dell’Europa era crisi del protestantesimo»: «Anche in
Germania il “vero spirito protestante» appariva morto da
tempo”. In Italia, poi, si assisteva al connubio tra fascismo e cattolicesimo. «Molte
delle segnalazioni pubblicate
da “Conscientia” si proponevano nòn soltanto di sottolineare il sostegno dato al fascismo dalla gerarchia cattolica ma anche, al tempo stesso, di dimostrare l’affinità
ideale di cattolicesimo e fascismo».
Chiusa «Conscientia», Gangale continuò il suo «discorso» di organizzatore di cultura fondando la Casa editrice
Doxa, con sede prima a Roma e poi a MUano (relazione
di Paolo Bagnoli). Egli voleva
proporre una «opzione neoprotestante» con valenza storico-culturale. E la propone
attraverso un catalogo di
trentadue titoli: da Lutero a
Croipwell, da Kierkegaard a
Troeltsch, da Schweitzer a
Tillich. La casa editrice Doxa
non era che l’estremo e lucido tentativo di mantenere fede a una coerenza che solo la
violenza liberticida aveva potuto stroncare.
Gangale vedeva un nesso
fra la sua scelta religiosa e le
sue origini meridionali (relazione di Francesco Saverio
Festa). Il rapporto di Gangale
con i meridionalisti va considerato in questa ottica: la
questione della sua terra la
vedeva come legata al «nuovo
senso del protestantesimo».
Gli «stati di spirito» delle singole regioni meridionali erano inscindibili dalle vicende
politico-sociali di quelle regioni. Il politico incontra, allora, il pastore. Così, tra gli
amici del nuovo protestantesimo, collaboratori di «Conscientia», si annoverano nomi
di intellettuali meridionali,
come Fiore, Bonavia, Pignato,
Sciortino. Uomini diversi fra
loro per formazione si trovarono a collaborare, tutti volti
a uno sforzo di sprovincializzazione politico-culturale
lungo la direttrice della «situazione spirituale», degli
«stati di spirito», appunto, regione per regione, quasi a voler dar conto di quel di più
ideologico-spirituale che prima non si era mai preso in
considerazione nell’analisi
del tema meridionale.
Un altro aspetto interessante della battaglia cultural-religiosa di Gangale è costituito
dalla polemica di Claudio
Treves contro i neoprotestanti
(relazione di Alberto Cavaglion). Nel giugno 1926 su
«Quarto Stato» (e non già su
«Conscientia»), la rivista di
Nenni e Rosselli, il vecchio
leader socialista pubblicò un
articolo dal titolo II ritorno di
una grossa ubbia: il protestan
tesimo degli italiani. Rispose
dalle stesse colonne Prometeo Filodemo (Lelio Basso, altro collaboratore di «Conscientia»), difendendo il protestantesimo. Treves sposava
alcune tesi molto discutibili di
un ex protestante dell’Ottocento che ritornò in seno alla
Chiesa cattolica. Su «Conscientia» Gangale intervenne
in merito al dibattito scrivendo una Lettera a Filodemo. In
generale, Treves contestava
l’opinione che l’Italia per avere la libertà avrebbe dovuto
diventare protestante.
PAOLO
■
»i
Giuseppe Gangale
(*) Davide Dalmas (a cura di):
Giuseppe Gangale, profeta delle
minoranze. Atti del convegno di
studi (Torre Pellice, 27-28 agosto 2000). Torre Pellice, Società
di studi valdesi, 2002, pp. 240,
euro 10,33.
Concerto bachiano a Milano
Aura di mistero intorno
alle «Variazioni Goidberi
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La sede di «Conscientia» in piazza San Lorenzo in Lucina
Secondo un racconto narrato dal biografo J. N. Forkel,
contestato da parte di molti
studiosi, le celeberrime Variazioni Goldberg, uno dei
massimi capolavori di Johann Sebastian Bach, sarebbero nate dall’insonnia del
conte Hermann Cari von
Keyserlingt, ambasciatore di
Russia alla corte di Dresda.
Pare infatti che questi abbia
incaricato il suo clavicembalista, J. G. Goldberg, che aveva studiato con uno dei figli
del grande compositore, di
suonare ogni notte per lui
belle e gradevoli musiche.
Secondo il racconto fu lo
stesso conte a rivolgersi a
Bach per chiedergli di comporre musiche adatte a questo scopo, incarico che venne accettato. Bach si mise
all’opera creando un vero e
proprio monumento delle
variazioni, che richiama, per
la complessità di struttura e
le difficoltà tecniche siderali,
le Variazioni Diabelli di Beethoven, recentemente eseguite da Alfred Brendel. Il
nobile, entusiasta dell’opera
bachiana, avrebbe pagato al
musicista il prezzo eccezionale di cento «luigi» d’oro.
1 motivi di dubbio sufia autenticità del racconto sono
molti: certo le Variazioni
Goldberg possono avere qualunque obiettivo, ma non
quello di conciliare il sonno.
La struttura, al contrario delle Diabelli che crescono con
il filo conduttore del gusto di
esplorare la variazione, è organizzata secondo un complesso piano prestabilito e
può essere analizzata in diversi modi. Quello che appa
0OLLETTINO
DELLA
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VALDESI
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La feconda collaborazione
fra Gangale e Gobetti
Rivoluzione liberale e Rivoluzione protestante, due libri,
ma anche due «progetti», rispettivamente di Gobetti e di
Gangale (relazione di Alberto
Gabella). Gobetti era collaboratore assiduo di «Conscientia» e nel 1925 pubblicò per le
proprie edizioni Rivoluzione
protestante di Gangale. Due
intellettuali a costante confronto fra' loro, tra differenze
e affinità. Differivano, per esempio, sul concetto di «liberale» («per Gangale è semplicemente un «metodo», senza
contenuti o con contenuti labili e contraddittori, mentre
per Gobetti è l’autonomia delle coscienze») come pure sulla
questione religiosa («mentre
Gangale si preoccupa di far
conoscere il magistero di Calvino, Gobetti auspica una formazione etico-politica che
conduca ad una cittadinanza
laica»). Ma tradivano affinità
(entrambi di cultura europea,
con interessi letterari, «scrivono con uno stile profetico
pivùtosto nervoso, sorretto da
aforismi e sentenze») e «destini» (entrambi antifascisti, sottoposti alla censura, firmatari
nel 1925 del Manifesto antifascista ài Croce).
La scelta battista
di un filosofo «sui generis»
Il teologo-filosofo Gangale
aveva fatto una scelta denominazionale: aveva optato
per la Chiesa battista (relazione di Franco Scaramuccia). Così, nel 1924 ricevette
il battesimo nel tempio romano di piazza in Lucina,
nello stesso edificio che
ospitava la sede di «Con
€■ A6- Mnua €. >18,«e - JaoVCmriXaat, C. Z-) -eotwft. C >I,»o ìUk, wwMojrf. au. ce.p. p* 4i6ifios uucmMau
Milano
scientia». Battista, perché
non accettava il battesimo
degli infanti ma dei credenti;
battista, perché condivideva
la visione battista dell’ecumenismo di allora (nessuna
unione né «fra protestanti»
né «fra le confessioni cristiane»), Fu, però, si deduce, un
battista isolato fra i battisti
stessi: nessun intellettuale di
quella denominazione, pastore o meno, lo seguì o collaborò o ebbe a che fare con
lui. Per di più fu un battista
«a tempo». «Con l’uscita
dall’Italia terminò formalmente il periodo battista di
Gangale. Nelle interviste raccolte nel dopoguerra non si
parla mai di battismo o di
principi battisti: sarà che gli
intervistatori erano tutti vaidesi, sarà magari che i suoi
interessi erano nel frattempo
di tipo diverso».
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re più immediato è la se
sione in gruppi di tre, sep
ti da un canone. Murray
rahia, nel suo concerto n
nese per la Società del Qi
tetto, propone una sudi
sione in gruppi di otto}
una prima cesura fine d
Variatio n. 7, l’ottavo bi
considerando VAria espi
all’inizio. La Ouverture
francese (n. 16) separa l’intMiàone pi
ra opera in due parti, segnMiitoridell
do nel contempo l’inizio delliico. Fu
la parte ritenuta più draffllTO gli
matica. Per questa analisi illdiTries
pianista parte dall’idea cMmtore
alla base della composizioi|Ritenev<
ci sia una tematica teolo^Mmissioni
questa svilupperebbe nell«un in
seconda parte un discor^tione de
sull’ultima fase della vita di
Gesù, che trova il suo cultìs
ne nella Variazione n. 25 che
potrebbe richiamare la ctotì
fissione, mentre la 26 raj^ii
senterebbe un librarsi d(|
l’anima fra le stelle del cieÈ
Il Quodlibet (ìndie riporta in
vece sulla terra inserendo
cosa assolutamente inusuaì^
per il compositore, due cani
popolari. Questa interpreti
zione coglie certo qualcoiadi
quello che Bach ha votai ’
rappresentare.
Certo nelle ultime 3 Vi»
zioni prima del Quodlib^ K
compositore sembra passdg^
giare fra le galassie, collo-,
quiando con gli angeli, e in
voleva in
mquistc
), lottar
tonlaCh
Esistei
mgelicl
nconosc
L.U11 gli axigcii)
fatti nella sua esecuzione Pe- * ®ntini
rahia segue più un suo filo ;
interiore che non le scansi#,'
ni strutturali, inseguendo il
ritmo incalzante del discsrt
so, quando questo si fa più
drammatico, con una rapidità di movimento delle mw»
sui tasti da lasciare con il fioro sospeso. Tutta la eseci^O"
ne è come pervasa da un’ansia, che si placa appena nell’ultima nota tenuta a lun^>
lasciando l’animo perduto in
tanta bellezza,
(p-P
riJi
Per / vostri acqulsfk^
per gli abbonameli^
'angem^y
al periodici eva
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5
ri i dicembre 2002
Cultura
PAG. 5 RIFORMA
Un documentato saggio di Valdo Cozzi sulla rivista di studi regionali «Qualestoria»
La presenza metodista a Trieste
io ricerca riguarda il periodo della formazione del nucleo metodista in questa città
di frontiera durante la dominazione austroungarica. La figura del pastore Felice Dardi
rg»
pgMOT.ANCELERI
■ rivista Qualestoria delflstituto regionale per la
del movimento di libere nel Friuli Venezia
(a.XXIXn. 2, die. 2001)
fcblica un importante sagdi Valdo Cozzi sulla premetodista a Trieste. Si
.di un’attenta ricerca
la formazione del nucleo
odista in questa città di
,riera, quando ancora estera sotto la dominazione
«troungarica.
^metodismo era presente
«Italia nelle sue due compolenti, quella wesleyana, di
(rigine inglese, e quella episcopaliana, che faceva capo
¿Osa. A Trieste furono glimscopaliani a inviare una
¿sione sotto la guida del
rione
latta <
pastore
Felice Dardi, ex semi
Btista cattolico che nel 1883
la scali ledse di abbandonare il cat- sepas Bicesimo per la Chiesa libeirrayPfr a. Dopo aver compiuto gli
ho mila, judi di teologia, passò al melai Quai iodismo, di cui sovrintendensuddtiì sera in quegli anni William
'tto, eoa 5ort. Dardi fu pastore a Milane dell io,Pontedera e Genova, e ot
0 brani tenne poi la sede di Roma
espo^ (1895). Da Burt ebbe l’incariturgallajtodi allargare la sua sfera di
ra finte none propagandistica ai tersegnaii litori dell’impero austroungaizio del tico. Fu così che nel maggio
ì drani' 1898 gli fu assegnata la sede
inalisi Ij di Trieste. Dardi era buon
dea che oratore e valido polemista.
Dsizion liteneva che la sua azione
lologcj missionaria dovesse partire
)e nell da un impegno di chiarificaiscotSd rione dei principi evangelici;
1 vita di voleva in sostanza riuscire a
) culnAj conquistare gente all’Evange. 25 che lo, lottando e polemizzando
!a ctoÉs^ m la Chiesa cattolica.
rappi% Esistevano due chiese ersi dei angeliche triestine, di conel cielfi! festone augustana e elvetica,
otta in- liconosciute dallo stato au
irendoc _________________________
nusualg
re cani
irpreti
Icosadi
volui
Piazza dell’Unità d’Italia a Trieste
striaco e che avevano pertanto il permesso di esercitare il
culto. Ma le norme austroungariche non prevedevano altre formazioni confessionali
di tipo nuovo, se non nello
stretto ambito del culto privato. In verità la normativa
cozzava con l’idea della libertà di coscienza e forse
avrebbe potuto avere un’interpretazione meno restrittiva, se non fosse stato per il
vescovo cattolico Nagl, che
non solo sorvegliava l’attività
dei metodisti, ma non mancava di segnalare alle autorità
di polizia i tentativi di espansione e le infrazioni al dispositivo di pubblica sicurezza.
Una norma finiva per vanificare il proselitismo di Dardi: coloro che, essendo cattolici, intendevano divenire
metodisti dovevano dichiararlo alle pubbliche autorità.
Ma l’espansione del metodismo era malvista e i funzionari facevano di tutto per
scoraggiare il passaggio a
quella chiesa. Dardi decise di
consigliare ai nuovi adepti di
chiedere le dimissioni dal
cattolicesimo senza indicare
iVi
'.libet, il „
passegcollo-,
li, e tome Peuo filo
:ansiQ'.
mdoil
iiscorfa più
ì rapi;
emani
1 il fiaìcuzioun’anla nellungo,
luto in
(P-P
Un libro di cinema e tv
la traduzione della Bibbia
immagini in movimento
Che la Bibbia sia un testo
Wntinuamente sottoposto a
Eduzioni e trascrizioni è ri*3puto; questa sua caratteri®hca è anzi fonte di discus*'oiu, teorie e pratiche realiz?3zioni che conosciamo; il
htto stesso che la più diffusa
^biente evangelico ab*a il nome di «Riveduta»
anche «ri-riveduta») inche lo studio su come
parlare il testo all’uomo
^temporaneo è continuo e
PProfondito. Figuriamoci
si tratta di illustrare
Bibbia, 0 meglio di trasfeil messaggio, le vicende,
«ori in un linguaggio non
il ru ® scritto.
libro di Alberto Bourlot*,
liJl'^^^gna Teoria e tecniche
all’iT ‘^.“^unicazioni di massa
. Università cattolica di Miiptiaga dunque le moda«Dr ^°^tlo e alcune note
E ove tecniche» di passaggio
testo biblico alle tradu* tiinematografiche e/o
*3bbonamenti
euro 5,00
euro 10,00
euro 10,00
iSQrne^d sul conto corrente
1000 intestato
38 radio», via Firenze
^l°0l84Roma.
televisive. Un ampio e documentatissimo capitolo iniziale fornisce il quadro teorico
di riferimento, indagando
nelle modalità del «tradurre»,
nelle forme della trascrizione, nei «patti» che l’opera e i
suoi autori stabiliscono, magari tacitamente, con lo spettatore. Segue una seconda
parte in cui si esaminano una
serie di film e sceneggiati televisivi. Fanno la parte del
leone, .per quantità e per la
natura giustamente divulgativa, i recenti sceneggiati della Lux Vide, trasmessi dalla
Rai (Genesi, Abramo, Mosè,
ecc.): ma spiccano per la
densità dell’analisi, i paragrafi dedicati a opere più impegnative, comunque le si voglia giudicare, quali II Vangelo secondo Matteo di Pasolini,
L’ultima tentazione di Cristo
di Martin Scorsese o Je vous
salue, Marie di Jean-Luc Godard. Il limite del libro sta
fuori del libro stesso, e precisamente nel fatto che non
basta assumere la materia biblica come soggetto per fare
dei film poetici e rilevanti:
non sempre, così, le opere
analizzate, pur rendendo un
certo servizio alla diffusione
e alla conoscenza della Bibbia, si rivelano interessanti e
originali. (a.c.)
(♦) Alberto Bourlot: Immagini
della Scrittura. «Traduzioni»
della Bibbia fra cinema e televisione. Brescia, Queriniana, 2002,
pp. 198, euro 12,50.
a nuova chiesa: «Il consigliere
di luogotenenza [per costringere i richiedenti ad ammettere la loro appartenenza al
metodismo, nda] chiedeva:
“come sta il signor Dardi?" [e
se l’altro rispondeva, gli diceva]: “ecco, vede, lei vuol farsi
metodista’’. Una sorella, che
per tre volte s’era portata là,
ed a cui per tre volte il consigliere aveva chiesto se volesse diventare metodista, finì
col rispondere: “Questa sua
ripetuta domanda mi decide
propriamente a farmi metodista”» (p. 93).
C’era un particolare accanimento contro i metodisti
sia per la crescita dei membri
sia per il metodo di propaganda. Le cerimonie, pur
svolgendosi al chiuso, prevedevano il canto di inni e
quindi spesso la gente si fermava fuori ad ascoltare e pertanto veniva invitata a entrare. Quando si trattava di funerali, poi. Dardi e i suoi collaboratori non si facevano
scrupolo di andare a pregare
al cimitero. Dardi fu anche
appassionato massone e parecchie logge nacquero per
opera sua. Probabilmente per
questa sua appartenenza, oltre che per il suo proselitismo
evangelico, il «pastore Dardi
era l’uomo più malvisto dal
clero romano e da tutti gli ortodossi di Trieste» (p. 87).
Il Partito nazional-liberale,
che a Trieste aveva la ma^ioranza nell’amministrazione
pubblica, dopo un tiepido atteggiamento a favore dei metodisti, preferì appoggiare le
pretese e le denunce del vescovo Nagl. Il pastore Dardi fu
condannato per avere esercitato senza autorizzazione le
funzioni di pastore per culti
non riconosciuti dallo stato.
La chiesa fu chiusa e i fedeli
costretti a riunirsi nelle abitazioni private. Burt prese in
mano la situazione e si appellò a Vienna in nome della libertà di coscienza, ma ebbe
l’accortezza di chiedere l’appoggio delle associazioni protestanti europee e ciò smosse
le autorità viennesi. La chiesa
fu riaperta sotto la guida del
pastore Ravazzini, mentre
Dardi si trasferiva a Bologna.
Comunque il vescovo Nagl
non rinunciò alle sue persecuzioni e ai tentativi di impedire l’espansione metodista.
Il lavoro di Valdo Cozzi è
ottimo, l’autore è attento ai
documenti e alla giusta interpretazione degli avvenimenti. Utile e importante la presentazione della preminente
figura del pastore Dardi e
della sua vivace partecipazione alla vita culturale triestina. Saggi di questo genere
andrebbero ampiamente valorizzati, in modo da sottolineare l’importanza della presenza evangelica nel nostro
paese, convinti come siamo
che la conquista della libertà
coscienza non sia gratuita,
ma frutto di sacrificio e di
lotta senza tregua.
i'/Roma, via Teatro Valle
Un concerto dedicato
alla «musica degli ebrei»
«La musica degli ebrei nel
mondo dal 1500 al 2000»:
questo il titolo e il tema del
bel concerto tenutosi l’8 e il
9 novembre a Roma, nella
chiesa battista di via del Teatro Valle, dai «Solisti di Roma», gruppo di musica da camera italiano fra i più eclettici e apprezzati, che dal 1961
propone programmi sempre
stimolanti nella tradizione
colta, extracolta e di avanguardia. La musica degli ebrei, dunque, ma anche la
musica come strumento prezioso di dialogo fra culture,
religioni e diverse spiritualità. I Solisti di Roma, nei loro
40 anni di attività concertistica, hanno privilegiato come
sedi delle loro esecuzioni i
luoghi più diversi nelle più
diverse tradizioni della città:
dalla barocca sala Borromini,
alla Basilica di Santa Francesca Romana, al Centro di cultura ebraica Pitigliani, alla
chiesa anglicana di via del
Babbuino e ora la chiesa
evangelica battista di via del
Teatro Valle, primo luogo di
culto evangelico di Roma.
Premessa di questa «vocazione» è la tutela di tutte le
minoranze religiose, che hanno il diritto di godere non di
una odiosa «tolleranza» ma di
una pari dignità. Vocazione
sorretta dalla una profonda
convinzione che la necessità
di conoscere chi è diverso da
noi sia la sola via per evitare
la catastrofe che sembra mi
A Milano la tragedia di Eschilo
I drammi della passione
nelle «Coefore»
PAOLO FABBRI
nacciare l’intera umanità. Di
ognuno bisogna conoscere la
storia, le motivazioni spirituali, le tradizioni culturali;
dalla conoscenza e dal dialogo con altre religioni si può
ricavare frutti preziosi. «Sono
convinto che la musica è la
via maestra per cogliere l’intima essenza spirituale di ogni
civiltà, di ogni tradizione - ha
detto il m.o Massimo Coen,
dei Solisti di Roma -. Nel mio
caso penso che la musica
ebraica, nelle sue più diverse
forme nel corso dei secoli, sia
capace di trasmettere un
chiaro messaggio, stabilendo
una precisa identità nonostante le infinite contaminazioni che sono state e sono la
sua ricchezza».
Il concerto è stato ricco di
spunti che testimoniano
questa ricchezza: dalla musica «di corte» di Salomone
Rossi, alla musica dei villaggi
ebraici dell’Europa centrorientale (Klezmer), dalla spiritualità «chassidica» di Bloch al jazz di Gershwin, dalla
musica «rituale» di Piattelli
al quartetto scritto da Massimo Coen stesso, c’è una cellula comune che ha ispirato
questo programma. «Solo il
dialogo tra le religioni potrà
evitare le guerre di religione»
conclude Massimo Coen. E
non ci sentiamo di non associarci a questo sentimento
che vuole anche essere un invito alla reciproca conoscenza e riconoscimento.
COME sempre nel teatro
greco anche nel ciclo
dell’Orestiade di Eschilo ci
sono l’uomo o la donna con i
loro drammi interiori nei loro rapporti con gli altri esseri umani o con se stessi. Le
Coefore, di cui daremo conto,
è la seconda delle tre opere
componenti l’intero ciclo:
Agamennone, Coefore, Eumenidi. Per comprendere la
vicenda bisogna partire naturalmente dal primo lavoro
dove Agamennone, venuto a
conoscenza dell’offesa arrecata al fratello Menelao con il
rapimento della moglie Elena
e della conseguente dichiarazione di guerra a Troia, si accinge a partire. I venti particolarmente sfavorevoli però
ne rallentano la partenza e
per volgerli a suo favore egli
sacrifica agli dei la figlia Ifigenia. La moglie Clitennestra
non accetta la perdita della
figlia e, quando egli ritorna
vincitore, lo accoglie fingendo benevolenza, ma si allea
con Egisto e lo uccide.
La figlia Elettra a sua volta
non accetta la morte del padre e si chiude in un muto,
impotente dolore, vivendo
nell’attesa del fratello Oreste, fatto allontanare dall’usurpatore ancora giovanetto. Attorno a lei il coro
delle coefore, composto da
donne prigioniere di guerra
ormai adattatesi alla nuova
situazione, che solidarizzano
con lei. Mentre Elettra svolge
sulla tomba di Agam.ennone
un rito di libagioni ordinato
da Clitennestra per placarne
Í Parigi
Per chi cerca
gli antenati
valdesi
Il gruppo francese «Ancêtres italiens» (antenati italiani) che ha la sua sede a Parigi, 3 rue de Turbigo (tei. 0616564262), ha creato di recente un gruppo di discussione concernente i valdesi del
Piemonte. Si tratta di un
gruppo multilingue, coordinato da Marc Margarit, destinato ai genealogisti dilettanti
desiderosi di aiutarsi a vicenda nella ricerca dei loro antenati valdesi delle valli del Piemonte e di quelle del Queyras in Erancia.
Il sito è: httpü/it.groups.
yahoo.corn/group/genealogiavaldesi. È possibile inviare
domande con un riassunto
della ricerca desiderata al seguente e-mail: genealogiavaldesi@yahoogroups.com.
Sul sito si trovano notizie su
tutte le località valdesi delle
Valli. Nella colonna di sinistra, alla voce «Documenti» è
possibile accedere a vecchie
carte geografiche, ecc. Alla
voce «Collegamenti» si trova
un elenco dei principali siti.
250 notizie bibliografiche si
trovano sul sito: www.geneaita. org/emUsearch.htm.
l’animo, Oreste ritorna veramente e i due giovani possono dare sfogo a una gioia mista a dolore che diventa pura
esaltazione, in cui i confini
tra l’affetto fraterno, quello
filiale verso il padre e la sensualità diventano vaghi. Oreste si finge viandante che
porta notizia della morte di
Oreste, con l’aiuto delle coefore riesce a incontrare Egisto e lo uccide. Di fronte alla
madre le rivela la propria
identità, ma al momento di
ucciderla in ossequio alla
nuova religione e per ordine
divino però esita, anche per
le implorazioni di Clitennestra, che gli ricorda di averlo
generato. Alla fine comunque la vendetta si compie,
ma l’angoscia connessa al
dettato della vecchia religione ctonia, che condanna lo
spargimento di sangue materno; lo assale e la scena si
chiude sulla prospettiva della terribile persecuzione delle Erinni, che lo tormenteranno con i rimorsi.
La tragedia è ricchissima
di elementi da analizzare, a
partire dai rapporti famigliari, tra cui si segnala il rapporto tra fratello sorella, tanto significativo che gli psicoanalisti hanno denominato «complesso di Elettra»
l’attrazione che spinge la sorella verso il fratello oltre i limiti platonici, ma soprattutto il rapporto tra il figlio e la
madre, cui si associa il problema del tipo di legge morale o scritta e quindi di giustizia a cui bisogna obbedire.
Il regista Antonio Calenda
vede nel dilemma di Oreste
il dubbio di chi non abbia il
riferimento di una legge
chiara e inequivocabile cui
riferirsi. L’interpretazione è
certo legittima però a me pare che il dilemma di Òreste
sia più riconducibile alla lacerazione provocata da costumi nuovi, culture, leggi
scritte talvolta, che si pongono in contrasto con la legge
che Dio stesso ha vergato nei
nostri cuori (Lettera ai Romani 2,14 e ss.) e che Immanuel Kant accosta al cielo
stellato per significare le due
più grandi realtà.
La regia di Antonio Calenda resta comunque molto efficace, collocando l’azione in
un grande cimitero di guerra, che* accentua il carattere
cupo della tragedia, a cui si
adatta anche la scelta di vestire le coefore come vedove
di guerra, attribuendo però
la parte ad attori maschi per
dare maggiore forza alla loro
presenza. Tutto l’insieme è
molto equilibrato, salvo forse qualche allusione un po’
troppo evidente a trasporti
incestuosi tra Oreste ed Elettra, che toglie nitore alla definizione dei personaggi. Daniela Giovanetti è una Elettra appassionata, Alessandro
Preziosi un incisivo Oreste,
Osvaldo Roggeri e Giorgio
Lanza due straordinarie coefore, Piera Degli Esposti
brava e misurata come sempre. La musica talvolta prevale troppo sul coro in uno
spettacolo comunque assai
valido offerto dal Teatro Stabile Friuli Venezia Giulia.
Milano, Teatro Corcano
[TELEVISIONE
Protestantesimo
Il 15 I Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazinne delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle
ore 24 circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Dornenica
8 dicembre, ore 24 circa, andrà in onda: «Eutanasia. È proponibile una legge in Italia? Le novità in Italia sull accanimento terapeutico, terapie palliative ed eutanasia. Una riflessione etica sull'eutanasia a partire d^Ha legislazione belga e olandese». La replica sarà trasmessa lunedì 9 dicembre
alle ore 24 e lunedì 16 dicembre alle 9,30 circa.
6
PAG. 6 RIFORMA
La scuola italiana è in fibrillazione
Un disegno restauratore, evidente fin dalle prime parole del testo di legge: più spazio
al privato, meno al sostegno degli alunni svantaggiati I docenti sul piede di guerra
NICOU PANTALEO
Dunque la riforma della
scuola è passata, sia pure
faticosamente e con qualche
mal di pancia, alla Camera del
deputati: non è ancora legge,
ma al Senato vi è una maggioranza altrettanto blindata che
garantisce un esito analogo.
Sembra dunque che nel Palazzo non giungano o giungano in modo molto attutito gli
echi delle proteste e delle denuncie di gran parte del mondo della scuola. La riforma
Moratti, aperta con gli Stati
generali di un anno fa, una
parata di personaggi ammiccanti e consenzienti (il
dissenso era stato diligentemente emarginato e isolato) è
dunque al traguardo: essa ridimensiona o annulla tutte o
quasi le pur timide aperture
verso la modernizzazione e di
, una maggiore equità sociale
contenute nella legislazione
progressista sotto Berlinguer
prima e De Mauro dopo.
Eppure, come abbiamo appreso di recente e con insolito clamore, i cordoni della
borsa del bilancio statale non
si allenteranno facilmente. Il
ministro Tremonti ha infatti
risposto picche alla pressante
richiesta della sua omologa
deiristruzione e della Ricerca
di devolvere il denaro ricavato dalla nuova tassazione sui
tabacchi alle spese del suo
ministero. La riforma della
scuola avrebbe dovuto passare attraverso i sacrifici dei fumatori: istruzione contro sigarette! Ciò ha determinato
la furibonda minaccia di dimissioni della solitamente
compassata signora ministro
che, per di più, ha dovuto inghiottire la reprimenda del
presidente del Consiglio, solidale con il titolare dell’Economia, sia pure addolcita con
qualche tiepido elogio.
Fin qui la cronaca delle
«baruffe chiozzotte» In seno
alla Casa delle libertà. Pertanto la Riforma c’è, la legge
attuativa è a buon punto, per
lo meno a metà del guado,
ma, incredibilmente, mancano i soldi per realizzarla. Una
ben magra consolazione per
colei che si era battuta con
impegno, forse degno di miglior causa, per riportare la
scuola indietro-di qualche
decennio (si pensi, a esempio, all’idea folgorante di
reintrodurre il latino nella
scuola media). E non vi è
giorno che il ministero dell’Istruzione, saldamente nelle
mani deH’imprenditrice Letizia Moratti, non riservi nuove, e amare, sorprese. Lo «scivolone» sull’obbligo di esibizione del crocifisso nelle aule, sia pure prontamente,
quanto imbarazzatamene,
rettificato dal sottosegretario
Aprea, ne è stato soltanto un
venalissimo esempio. Ben altri sono invece i vulnera aperti da un anno e mezzo di
gestione avventuristica, pur
se lucida e determinata nel
suo intento restauratore. Naturalmente il caso personalepolitico del ministro Moratti,
al di là dei temporanei dissapori, si inserisce armoniosamente in un humus quanto
mai propizio, quello del governo Berlusconi, la cui filosofia sembra rispondere a
un’esigenza prioritaria: favorire quanti sono già socialmente ed economicamente
garantiti.
I guasti della legge Moratti
In quest’ottica la progressiva spoliazione della scuola
pubblica della sua funzione
naturale di luogo di formazione dei futuri cittadini appare compiuta con l’obiettivo, neppure granché nascosto, di offrire spazi di azione
al variegato mondo delle
scuole private, quelle cattoUche in particolare, a giudicare
anche dalla profondità della
genuflessione adorante tributata dalla Moratti nell’incontro con il papa in Parlamento. Non è un caso dunque che il testo della legge di
riforma inizi con parole cariche di ambiguità e rinvii inquietanti: «La scuola favorisce la formazione spirituale e
morale, lo sviluppo della coscienza storica e di appartenenza alla comunità locale,
alla comunità nazionale e alla civiltà europea». Non v’è
chi non veda in questa formulazione tracce di un’ideologia di stampo gentiliano (il
riferimento agli elementi
«spirituali» e «morali») e al
sentimento di patria locale
(un cedimento alla Lega?) e
nazionale, appena contemperato dal riferimento all’Europa che però è snaturato
daH’impiego del termine «civiltà». Ma vediamo meglio e '
più in dettaglio gli effetti negativi di alcune di queste proposte «riformatrici».
Obbligo scolastico e avviamento al lavoro. Si mette sostanzialmente e anche formalmente in discussione 1’
obbligo scolastico per tutti,
portato dai governi precedenti a 15 anni, quando si
prefigura la possibilità fin
dalla terza media di decidere
sul prosieguo degli studi indirizzati al conseguimento
della laurea o alla frequenza
di una scuola professionale.
In altre parole si ritorna all’odiosa divisione tra chi può
studiare e chi deve pensare
precocemente al lavoro.
Incremento dell'orario di
insegnamento. Fino a 24 ore
settimanali, con conseguente
espulsione di supplenti p docenti precari (tagliate già
8.500 cattedre). I numerosi
docenti in soprannumero
vengono destinati ad altre
mansioni o, in assenza di ciò,
vengono messi in cassa integrazione e, dopo due anni, licenziati.
Sostegno agli alunni svantaggiati. Viene drasticamente
ridotto e la valutazione della
disabilità, da cui si esclude il
disagio socio-economico,
viene demandata alle Asl,
senza un adeguato vaglio psico-pedagogico.
Le materie, fcontenuti, gli
orari scolastici. L’indeterminatezza che caratterizza questi aspetti risponde probabilmente al progetto federalista
della «devolution» dove le
Regioni deliberano autonomamente, dando luogo a inevitabili sperequazioni.
I docenti di qualsiasi affiliazione sindacale sono sul
piede di guerra e gli scioperi,
sia pure non unitari, del mese scorso, sono il termometro
di un disagio crescente che
conosce più fronti. Ma vi è
anche una mobilitazione più
capillare che va dalla partecipazione ai girotondi alla formazione di reti di base di insegnanti, genitori e studenti,
esperienze tutte che si richiamano a quello che talora viene chiamato, alquanto ingenerosamente, «movimentismo». La scuola è insomma
in fibrillazione, ma anche
l’università, che merita un discorso a parte. Ciò forse dovrebbe fare riflettere chi l’ha
gettata nella bufera.
Un prezioso suggerimento alle scuole in visita a Parigi
«Rivolgete un pensiero a Piero Gobetti»
FRANCO CALVEni
Da alcuni anni alle scolaresche che si accingono
a recarsi a Parigi quale meta
di un viaggio e di un soggiorno culturali segnalo l’opportunità di recarsi in visita al cimitero di Pére Lachaise. Non
tanto per quanto queirimportante città dei morti o della morte rappresenta ma per
rendere omaggio alla modesta tomba di un grande italiano, lì seppellito: Piero Gobetti. Una segnalazione: invece
di scendere alla fermata di
metropolitana di Pére Lachaise consiglio di fare il possibile
per uscire alla fermata «Gambetta»; una volta usciti dalle
scale che portano alla piazza
occorre seguire l’avenue du
Pére Lachaise ed entrare nel
viale circolare fino a imbattersi nel muro del «Giardino
del ricordo», che prosegue
lontano nel «Muro dei federati». Giungendo alla divisione
94 occorre infilarsi fra le tombe marmoree e portarsi nel
centro del campo: una modesta sepoltura in pietra porosa
gialla con la semplice scritta:
Piero Gobetti 1901-1926, che
si distingue dalle altre per
semplicità e sobrietà.
Il cimitero di Pére Lachaise
si caratterizza per la sua
estensione su ben 43 ettari di
superficie. In quel luogo nel
XVII secolo fu edificato un
ospizio sito su un terreno ap
partenuto ai gesuiti a cui
venne dato il nome di Mont
Saint-Louis. In quell’ospizio
passò i suoi ultimi giorni uno
dei più conosciuti membri
della compagnia di quel tempo, il padre De Lachaise, confessore di Luigi XIV, da cui il
cimitero prese il nome. Dopo
l’espulsione dei gesuiti dalla
Francia, a seguito dell’attentato di Damiens, il terreno
finì nelle mani dei creditori e
fu riacquistato da Napoleone
I e detto da allora «Cimitero
dell’Est». Il cimitero si presenta oggi come un labirinto
di viali alberati, avvolto da un
fascino tipico di luoghi sacri
ricchi anche di misteri: necrofilia, messe nere, vampiriwno e persino prostituzione
popolano quella immensa
città della morte.
Siamo colpiti, guidati dalla
ricca piantina del cimitero in
vendita presso i fiorai che
pullulano all’esterno, dalle
centinaia, forse migliaia di
tombe di personaggi illustri:
da Apollinaire a Honoré de
Balzac, da Maria Callas a
Frédéric Chopin, da Gustave
Dorè a Edith Piaf e Jim Morrison. Da circa un anno, grazie
all’interessamento dell’ambasciata d’Italia a Parigi, anche Piero Gobetti è annoverato fra i grandi della storia e
la sua tomba è segnalata. Un
particolare, che ci ha particolarmente e favorevolmente
colpito, è che ai piedi della
Approvata dal primo ramo del Parlamento la «nuova scuola» del ministro Moratti
La chiesa sott'acqua
scarna tomba sempre fiorita
ci sia da circa sei mesi una
scritta in bronzo «Il mio linguaggio non era quello degli
schiavi», tratto da Risorgimento senza eroi, opera pubblicata con gli Studi sul pen' siero nel Risorgimento del
1926, quando già Piero Gobetti era spirato (notte tra il
16 e il 17 febbraio) a seguito
di una malattia fulminea che
lo aveva atterrato in terra di
Francia, esule.
Alle scolaresche che vorranno accogliere questo mio
invito a rendere omaggio al
grande scomparso chiederei
di sostare in silenzio e poi intonare l'Inno di Mameli ricordando le parole di uno dei
maestri di Piero Gobetti,
Gaetano Salvemini, che aveva scritto all’indomani della I
guerra mondiale: «O la nostra
gioventù ha la forza morale
di lavorare tenacemente una
decina d’anni ed a organizzarsi in una nuova classe dirigente del paese, in modo da
poter sbalzare di seggio tutti i
vecchi padreterni sostituendoli con uomini migliori oppure anche il rinnovamento
morale prodotto dalla guerra
si ridurrà a un nuovo fiasco».
Una lezione valida ancora
oggi, a oltre 50 anni dal secondo conflitto mondiale in
cui i vecchi padreterni aspettano ancora di essere «sbalzati di seggio» e di essere sostituiti da «uomini migliori». La
vento è stato effettuato dalla
polizia municipale e dall’
azienda elettrica di Milano,
per una serie di verifiche e di
ripristino degli impianti.
Il Consiglio di chiesa, riunitosi immediatamente, dopo
aver preso visione della situazione generale, ha provveduto a riorganizzare le attività
della comunità che saranno
concentrate sia nel salone,
sia nella sala delle riunioni,
situati al primo piano. II culto, la scuola domenicale, la
corale, lo studio biblico del
gruppo anglofono, la chiesa
coreana «Missione a Milano»
e ogni altra iniziativa saranno
concentrati in questi locali.
Certamente non è una sistemazione ottimale, ma si dovrà per un periodo, che crediamo non troppo lungo, operare con i pochi Spazi a nostra disposizione.
Il Comitato permanente
dell’Opcemi ha subito manifestato la sua solidarietà con
la comunità e così hanno fatto altre chiese evangeliche
della città. I pastori della comunità, Bill Smith e chi scrive
queste righe, hanno ricevuto
l’offerta di locali per le attività
della chiesa da parte della
Chiesa valdese e battista di
Milano, delia Chiesa anglicana e di alcune parrocchie cattoliche del quartiere. In una
riunione congiunta, il Comitato permanente e il Consiglio di chiesa, hanno stabilito
un programma di lavoro sia
per mettere in sicurezza gli
ambienti della comunità, sia
per avviare tutte le pratiche
necessarie con gli enti pubblici per ricercare fondi indispensabili perla ricostruzione
del locale di culto. Un gruppo
si è già messo al lavoro.
Domenica scorsa, prima
domenica dell’Awento, il salone, adibito per il culto, con
notevole anticipo era pieno
di persone desiderose di raccogliersi per la lode al Signore, nonostante la distruzione
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altri ancora, erano tuttìrij, gli
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cantare le lodi al Signoi|i ¡¡io mon
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un canto di profonda lodi, Zcrei
Dio e di invocazione del SI Abbian
nome. Ci sono stati monia ìjqqoo pa
di profonda commoriofì i „„tore
durante i canti sia duri ! ;Sfd
predicazione centrata si! e bili
1 ascolto del Salmo 23:fls ;J,iaX
gnore ci conduce perisentj rh\
ri di giustizia per amorld iLe all
suo nome, ha ricordarci. Tensibi
scrive; il Signore hapetm ,1- „¡5
un futuro perché la chi« ji <
non e fatta di cemento; ma f
c uomini che confe „„„diali
sano la fede in Dio, ha ncn
dato il pastore Smlt J "
Una comunità, dunq» „j,
che vuole «essere chieàau
sieme»: italiani e stranieridi iyij gy j
formano una sola comiinh i.-.a
un solo canto, unaolofull viviami
bilingue e una sola mìssili®!
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opera nel mondo per costa
re la pace. Siamo una.coia jjjèpQg
nità mobilitata per essa ijdggQ. ^
nuovamente testimone del ¡3 g^jj^
l’Evangelo in una situaziM „|
di fragilità. Sappiamo cheli
nostra speranza è da ricetd jj|g
nei frutti dello Spirito Santo,e Uittim
sappiamo anche di avere imi
precisa responsabilità ver» ^
la città, quella cioè di predi .
mare la giustizia dell’Ei« pgj„[g '
gelo. Siamo una comuni^
pronta a compiere ogni impegno concreto perchéJil
prossimo anno, 30“ annivet
sario di presenza nel quartit;
re, vi siano strumenti nuoti
per una ripresa evange
Tutti hanno già maniìe
loro sostegno per ogni richiesta che il Consiglio di chieiW
il Comitato permanente vota
fare perché tutti si senton»
oggi, più di ieri, respoL ,
della predicazione di Ge®
Cristo, il Signore.
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tomba di Piero Gobetti a Parigi
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7
ÌEMBiJ^ERDÌ 6 DICEMBRE 2002
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
1 nostro settimanale è l'unica voce delle chiese evangeliche riformate italiane
Nel 2003, dieci anni di «Riforma»
,5ono stati anni di duro lavoro redazionale, faticosi sul piano economico ma gratificanti per
(¡formazione prodotta e per lo scambio di riflessioni e conoscenza tra gli evangelici italiani
, banca
h.
aVERNINO PI CROCE*
ARI amici abbonati e lettori occasionali, il nostro
^anale, Riforma, l’unica
l^^delle chiese evangeliche
¡imate nel vasto panorama
la stampa religiosa italiacompie 10 anni tra poche
jmane. Sono stati 10 anni
faticoso lavoro redazionapiuttosto duri dal punto di
jta economico, ma sicuralente gratificanti per l’infor;ione-formazione fornita,
Wla testimonianza della feevangelica, per il servizio
teso, in qualche modo, alle
nostre e vostre comunità, per
raleoiu ¡commenti su fatti ed eventi
luffitiin e per gli spunti critici di rin il CUOI ¿ione forniti a singole perta promi, jone anche al di fuori del picàgnoj4i ¡cqIo mondo protestante ita[iano: cattolici, laici, credenti
11non credenti.
[16 bela Abbiamo pubblicato circa
1 moina ìigooo pagine, con centinaia
ijl autorevoli firme interna“uraiiÌBjjonali, di riflessione teologitratasMtjjg biblica, di informazione
^ «Ila vita e la testimonianza
[delle chiese evangeliche in
imoredi Italia e all’estero e sulle realtà
{sensibilità di altre confesf P?.® sioni cristiane e di altre relila due gii cronaca e commenti
nto,ma [¡gi maggiori avvenimenti
le coH6|ijjgjjbiali e di informazione e
cultura in generale. Possiamo
, dire, senza presunzione, che
quello che si trova e si legge
su Riforma non si trova, in
Italia, su nessun altro giornale
generalista o specialistico.
. . Viviamo in un periodo assai
particolare. La stragrande
maggioranza dei giovani (e
ir eospil (gj.jg anche dei meno giovani) è poco attratta dal fatto religioso; quando se ne interes. , j sa evidenzia una certa ten
1 uaz m^ sincretismo, unita a
[ [una sostanziale superficialità
che, lungi dal riconoscere la
° ¿legittimità e la ricchezza del
ma vPM culturale e religio
•li nmdt appiattisce su un ge
H’FiM' solidarismo fatto di
® Perole più che di fatti, privo
nani im '*'®®i6nticità ed efficacia per^ntl '•''6 Pri™ di valori fondanti,
annivet ,^ '‘^6ntità laica dello stato
^ si appanna progressivamente; il cattolicesimo vaticano si
pone come unica religione e
occupa sempre maggiori spasi e moli nelle pubbliche istituzioni, le quali dovrebbero
jwece marcare il carattere
iuico, appunto, democratico
0pluralista della nostra coteunità sociale, nelle sue vaup articolazioni; le confessiou> cristiane non cattoliche soUo pressoché ignorate dai
teodia e dalla maggior parte
i^ua popolazione, come pure
l^stanzialmente ignorato è
¿Uoraismo; l’Islam fa tutt’
^6' nell’immaginario collet.wo, frutto del sopore ideoloPco quotidianamente som®niistrato da stampa e tv,
terrorismo.
E indiscutibile, senza prendere da convinzioni politiche
anieiìil
lomunlj
iolocti
na.con»
ir 'essa
ione
Iti nuovi
i richiC'
ntevonà
sentono
di Geo«
I
parti del pianeta; venti di
guerra soffiano in altre parti,
adombrando scenari cupi e
drammatici, mentre ci si affanna a ricercare giustificazioni teoriche (morali e politiche, filosofiche e culturali,
mai semplicemente economiche, per carità!) ad ogni tipo
di azione bellica.
In questo clima, frutto del
nostro tempo e della nostra
civiltà, in cui la solitudine e la
desolazione morale e umana
si inscrivono a pieno titolo nel
palinsesto dei processi di globalizzazione, un clima a tratti
disperato, caratterizzato dal
prevalere del pensiero e del
pensare unici, palliativi che si
vorrebbero idonei a esorcizzare e scongiurare proprio
quei tratti di disperazione, ci
pare più che mai importante
sottolineare la significativa e
profetica (permetteteci di dirlo, fosse anche con un po’ di
orgoglio e di presunzione)
presenza del nostro settimanale Riforma, nel panorama
deH’informazione religiosa e
politico-culturale del paese.
Un settimanale che in maniera critica dà voce al pensiero e alla cultura evangelica
e ne diffonde i contenuti; si
pone come luogo di dibattito
e di confronto fra sensibilità
culturali e religiose diverse e
contribuisce a definirne e
rafforzarne le identità; apre
una finestra senza mediazioni interpretative strumentali
sui maggiori avvenimenti
mondiali, levando alta la voce della ragione e della critica
nel riferire fatti e commenti.
Un settimanale che, nel quadro di disorientamento e di
desolazione sopra descritto si
propone, come abbiamo già
più volte ripetuto, di aprire
spiragli di speranza e consolidare legami di solidarietà
autentica.
Ecco, se abbiamo la pretesa
di parlare di una presenza
profetica è perché, senza fare
sconti a nessuno. Riforma
non si rassegna a fare il notaio
dello status quo, traccia bensì
percorsi di speranza che lasciano intravedere la possibilità di nuovi orizzónti. Cerchiamo, sul piano dei contenuti, di garantire la qualità del
nostrg giornale e di assolvere
con impegno e coerenza, e
molte volte anche con un po’
di coraggio, il nostro impegno
editoriale e redazionale ma,
dobbiamo dirlo con franchezza, senza il vostro sostegno
economico e morale, cari abbonati e lettori, non potremmo sopravvivere a lungo.
Abbiamo un discreto, po
tremmo anche dire consistente, numero di abbonati,
che ringraziamo per la loro
fedeltà; si tratta però di una
piccola entità se rapportata al
numero dei potenziali lettori,
e comunque di gran lunga insufficiente a garantire la sopravvivenza del giornale e la
qualità del lavoro e della produzione redazionale.
È per questo che puntualmente, ogni anno, vi ricordiamo l’imminente scadenza del
vostro abbonamento e vi pre
ghiamo di procedere con
tempestività al suo rinnovo.
Ci rivolgiamo con lo stesso
appello, che speriamo sia
convincente, anche ai lettori
non abbonati e a chi solo occasionalmente sfoglia Riforma: fate un piccolo sforzo,
abbonatevi! Se il numero degli abbonati aumenta, possiamo offrirvi un prodotto sicuramente migliore.
Riportiamo di seguito il
prospetto delle varie formule
di abbonamento 2003.
la luce
Riforma
füLíCOSlWACCHiA
SEPARAZIONE
IN GUANTI ,
DIVELLUTO?
: là rii ìfìiZio dch'iifiiìo délié chk;5f rncHixiiste io ihiio n àiOhdo
li sentiero de! patto tra Dio e gli uomini
■
ordinario euro 57,00
ridotto* euro 44,00
sostenitore a partire da: euro 105,00
semestrale euro 30,00
cumulativo Riforma + Confronti euro 82,00
promozionale Due nuovi abbonamenti insieme oppure conferma di un abbonamento in corso più un abbonamento nuovo euro 100,00
abbonamento giovani fino a 28 anni euro 35,00
1 ESTERO
ordinario Europa euro 90,00
ordinario Americhe euro 103,00
prioritario Europa euro 112,00
Prioritario Americhe euro 127,00
sostenitore a partire da; euro 150,00
‘Formula per coloro che, in piena libertà di coscienza, ritengo- no eccessivo, rispetto alle proprie risorse, l'importo ordinario di 57,00 euro
; hsiTV
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[xigiiju 0
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¡B»:E li)
La prima pagina del n. 1 del 1993
Chiesa battista di Bussoleno
La globalizzazione
e i suoi effetti
SERGIO TATTOLI
Come potete constatare, il
prezzo dell’abbonamento ordinario 2003 per l’Italia è rimasto praticamente invariato rispetto agli ultimi anni;
viene inoltre proposta una
vasta gamma di offerte promozionali per consentire a
ciascuno di scegliere la formula che ritiene più conveniente. Ci scusiamo invece
con gli abbonati esteri, per i
quali si registra un percettibile aumento; ci teniamo però
a sottolineare che ciò è dovuto esclusivamente all’aumento delle spese postali di spedizione; il prezzo degli abbonamenti esteri è infatti determinato a partire esattamente
dallo stesso prezzo interno,
maggiorato delle sole spese
di spedizione.
Vi rinnoviamo dunque l’invito ad abbonarvi e a propor
re ai vostri amici e conoscenti di abbonarsi; e, fuori da
ogni formula rituale, vi esortiamo a sostenerci anche con
lettere, suggerimenti e critiche: è il solo modo perché il
giornale sia anche vostro, ed
è ciò che a noi consente di
svolgere la nostra attività
dando concreta attuazione ai
principi e agli obiettivi sopra
esposti, ai quali essa si ispira.
Ci trovate, come al solito,
su Internet al sito www.riforma.it ; potete scriverci, oltre
che all’indirizzo convenzionale, a quelli di posta elettronica presidente@riforma.it
oppure direttore@riforma.it.
Ci è gradita l’occasione per
augurarvi Buon Natale e Felice Anno Nuovo e salutarvi
con sincera cordialità.
* presidente delle Edizioni
protestanti
La Chiesa battista di Bussoleno, domenica 24 novembre, ha avuto l’occasione
di riflettere su un tema di notevole rilevanza non solo per
il nostro tempo ma anche per
le future generazioni: la globalizzazione. È falsa l’idea che
la globalizzazione avrà effetti
benefici anche per i paesi in
via di sviluppo, sia perché le
risorse del globo vanno esaurendosi sia perché il meccanismo che la muove è tale che i
paesi ricchi diventano sempre
più ricchi e i paesi poveri diventano sempre più poveri.
Questo è stato espresso nella
conferenza tenuta dal pastore
Franco Giampiccoli, in veste
di coordinatore della commissione «Globalizzazione e
ambiente» della Fcei, riferendosi al libro di Joseph Stiglitz
La globalizzazione e i suoi oppositori, (Einaudi).
Particolarmente incisiva è
apparsa l’affermazione che il
diffondersi della globalizzazione neoliberista pone la
chiesa in uno status confessionis. Alla domanda relativa
all’ipotesi di un’inversione di
6 posizioni ideologiche
^6rse, la forte anomalia del
É'6nia politico italiano, che
sicuramente effetti non
itivi sulla stabilità e sulla
- sione sociale. Le calamità,
6 con troppa facilità e con
Tioh pleonastico definiamo
turali, sono in realtà, nella
jsgtande maggioranza dei
. Si, dovute alla frequente e
tusa irresponsabilità di
juportamenti individuali e
¡•tettivi, privati e pubblico^^ttizionali.
lu tttodelli economici di svi5 PPe soffrono di una crisi
(j |°ttda e diffusa, non solBrn npstro paese, che
voca nuove ed ampie fa{oUtt,povertà e condizioni di
gy ® insicurezza. Focolai di
tra sono attivi in molte
Borsa di studio
Rosina Pavarin
e Arnaldo Gardiol
La Tavola valdese indice un bando di concorso
per l’assegnazione di due borse di studio intestate a
Rosina Pavarin e ad Arnaldo Gardiol, di 500 Euro
Luna, nell’anno accademico 2002-2003.
Le borse saranno destinate prioritariamente a studenti o a studentesse di teologia provenienti dalle
valli valdesi, che frequentino la Facoltà valdese di
teologia. Le domande per le borse devono essere
debitamente motivate: bisognerà indicare le condizioni economiche personali e familiari, l’anno di
iscrizione alla Facoltà di teologia, la chiesa di provenienza, se si fruisce o si è fruito in passato di altre
borse di studio, se si è in regola con gli esami da sostenere, e quante altre notizie si ritenga possano essere utili per l’assegnazione della borsa.
Consegnare a mano o inviare'la richiesta agli uffici
della Tavola valdese - via Firenze 38 - 00184 Roma, entro il 15 gennaio 2002. Farà fede la data del
timbro postale.
Borsa di studio
Carmelo Mollica
e Giuseppe Mollica
Pastori evangelici battisti
La Tavola valdese indice un bando di concorso
per l’assegnazione di una borsa di studio intestata a
Carmelo Mollica e a Giuseppe Mollica, di 500 Euro
l’una, nell’anno accademico 2002-2003.
Le borse saranno destinate a studenti o a studentesse che frequentino la Facoltà valdese di teologia.
Le domande per le borse devono essere debitamente motivate: bisognerà indicare le condizioni economiche personali e familiari, l’anno di iscrizione alla
Facoltà di teologia, la chiesa di provenienza, se si
fruisce o si è fruito in passato di altre borse di studio, se si è in regola con gli esami da sostenere, e
quante altre notizie si ritenga possano essere utili
per l’assegnazione della borsa.
Consegnare a mano o inviare la richiesta agli uffici
della Tavola valdese - via Firenze 38 - 00184 Roma, entro il 15 gennaio 2002. Farà fede la data del
timbro postale.
tendenza, Giampiccoli ha
chiarito che i meccanismi
economici non sono irreversibili. Nell’attuale sistema di
mercato vige la legge dell’incremento della produzione,
tuttavia potrebbero essere instaurati indicatori d’orientamento diverso. Come sempre
in simili occasioni erano presenti diversi membri delle
chiese della vai di Susa, che
sono intervenuti nel dibattito.
^ Siena
Una nutrita
scuola
domenicale
La novità assoluta per la
Chiesa valdese di Siena negli
ultimi anni è l’arrivo di tanti
piccoli che parteciperanno
alla scuola domenicale. Infatti domenica 10 novembre
cinque bambini sono stati
presentati alla comunità dalla pastora Milena Martinat,
ed è stato loro consegnato il
libro della scuola domenicale. I bambini sono saliti sullo
scalino di fronte alla comunità e hanno detto il loro nome un po’ spaesati, ma non
tanto timidi, e poi sono usciti
con le monitrici Gabriella Rustici ed Elisa Capannoli, attorno alle quali tutta la comunità si è stretta dando loro
sostegno e ringraziandole per
la loro disponibilità.
La pastora ha presentato
anche il nuovo Consiglio di
chiesa che riconferma i due
anziani Franco Pavone e
Giovanni Donnini e insedia
tre anziane: Elisa Capannoli,
Patrizia Bechi, Larissa Mascioni, che per la prima volta
mettono a frutto i loro doni
in questa sede con la benedizione di Dio e l’aiuto di tutta
la comunità. Durante il culto, inoltre, Nicanor Leuken
Tchalon, giovane del Camerún, si è presentato raccontando della sua esperienza
evangelica in Africa e manifestando U desiderio di far parte della comunità.
8
PAC. 8 RIFORMA
i Vita Delle Chie
VENERDÌ 6 DICEMBRI
La realtà dei valdesi italiani e dei riformati francesi sui rispettivi versanti delle Alpi
La presenza protestante in Savoia
Una delegazione della Chiesa valdese di Toring,si è recata a Chambéry in occasione
dell'Inaugurazione di una mostra organizzata dalla locale Chiesa riformata
GIUSEPPE PLATONE
Nella «Maison des associations» di Chambéry,
sabato 23 novembre, si è
inaugurata una mostra sulla
presenza protestante in Savoia organizzata dalla commissione «Fede e cultura»
della locale Chiesa riformata.
Da Torino una piccola delegazione ha partecipato all’evento nel quadro dei rapporti di fraternità che si sono
sviluppati negli ultimi due
anni tra riformati della regione di Chambéry e Torino. La
mostra, su pannelli, traccia
la vicenda storica protestante con molti agganci a quella
valdese. Un solo dato: Titinerario del «glorioso rimpatrio»
della fine del XVII secolo attraversa appunto la Savoia,
per non dire degli innumerevoli contatti, anche dopo il
1848, tra le due realtà piemontese e savoiarda.
L’inaugurazione della mostra è stata arricchita da un
dibattito a più voci sul rapporto tra le due realtà. Tra
l’altro Chambéry e Torino sono, a livello civile, gemellati.
A presentare l’attualità valdese ci ha pensato Jean-Jacques
Peyronel che prendendo le
mosse dall’affermazione del
Sinodo del 1972 («Noi siamo
convinti che le istanze presenti nel messaggio di Valdo evangelizzazione, povertà
economica, libertà di critica
nei confronti di ogni sistema
religioso-politico assoluto, libertà dello Spirito, carattere
comunitario della vita cristiana - costituiscano elementi
decisamente attuali della fede
cristiana») ha tracciato sotto il
profilo teologico (libertà della
predicazione), etico (stile di
vita sobrio e solidale) e diaconale (il servizio verso gli altri)
una sintesi della nostra situazione oggi in Italia.
Sul versante storico il pastore emerito Marc Sabatier,
mettendo in luce la figura
dello scrittore protestante
Grégoire-Barnabe HudryMenos (1860-1873) ba colto
le tante relazioni dello stesso
con il mondo torinese dove,
tra l’altro, frequentò l’Università. Menos, oltre a dirigere il periodico battagliero cri
II dibattito è stato animato da Jean-Pierre Richardot (ai centro)
La geografa e sociologa Pascale Ricaud ha svolto una riflessione sul ruolo delle mi
stiano e popolare «Glaneur
savoyard», fu anche attivissimo colportore della stampa
evangelica. Imprigionato come sovversivo nella sua opera di propagazione di letteratura protestante fu efficacemente coadiuvato da JeanPierre Coïsson, immigrato a
Chambéry dalle valli valdesi.
Nella sua ispirazione politica
fu vicino al conte di Cavour il
quale aiutò il Menos a finanziare alcune pubblicazioni
concernenti il nuovo statuto
della Savoia. Deluso dall’annessione della Savoia alla
Francia, Menos lo ritroviamo
nel 1870 a Firenze come corrispondente internazionale
presso il ministero degli Affari esteri. Ma sarà esperienza
di breve durata. Rientra a Ginevra dove è giornalista del
«Journal de Genève», portando avanti l’idea della separazione della chiesa dallo stato.
noranze nel contesto della
mondializzazione. La Ricaud
dopo aver analizzato la lettura che Hudry-Menos fa (siamo nel 1868) della vicenda
valdese (vista soprattutto come vittoria della forza morale
su quella materiale e come affermazione della libertà di coscienza contro ogni tirannia)
ha sottolineato il concetto di
identità-progetto. L’individuo
forma se stesso nel quadro di
una minoranza che crede in
alcune priorità. La coesistenza di queste priorità implica
l’accettazione delle diversità,
cosa semplice a dirsi ma difficile da attuarsi nelle moderne
società multietniche.
Infine il convegno ha ascoltato un intervento più tecnico che riguardava il grande
progetto del treno transalpi
Chiesa battista di Mottola
Preghiera delle donne
VIRGINIA NIARIANI
Al ritorno dal Congresso
Fdei rieccoci nuovamente alle prese con la Giornata
mondiale di preghiera delle
donne battiste, preparata
quest’anno dalle sorelle del
Pacifico. Come al solito siamo molto indaffarate poiché
non è semplice concentrare
quella che è un’intera giorna
COMITATOPROMOTORE PERLA RISTRUHURAZIONE
DELL’OSPEDALE EVANGELICO VALDESE DI TORINO
SIAMO A META'
DELL'OPERA
Grazie a quanti hanno creduto ai nostro Progetto
e lo hanno sostenuto concretamente.
A tutti chiediamo ancora un aiuto
per il completamento del nostro Ospedale.
Innovazione tecnologica e solidità strutturale
sono indispensabili per mantenere la qualità
dei servizi che da sempre ci contraddistingue.
TANTI, INSIEME,
ANCHE CON UN PICCOLO CONTRIBUTO.
PER FARE DI PIÙ. PER TUTTI.
Come effettuare i! vefsant>ento:SNSCIil(3M)t)sH ag, 40 CìC n. 1
Oppure; C/C Postale n,36294106 Tonno
informazioni- Segreteria del Comitato * Tel 011 45 02
m
ta in culto di un’ora e mezza.
Ma così è: vogliamo che tutta
la comunità di Mottola, domenica 10 novembre, partecipi a questa celebrazione in
momenti sentiti e intensi di
preghiera di intercessione.
«Stringici insieme con nodi
d’amore» è l’idea, anche cantata, che accompagna tutto il
culto e, durante le preghiere
per i continenti, le sorelle intrecciano strisce di cartoncino colorate come simbolo
della trama di una tela che si
tesse grazie alle nostre parole
sincere e alle nostre azioni
concrete. La liturgia è curata
dalle sorelle Elisa Lupoli e
Maria Grottola e, anche se
l’influenza ha costretto alcune di noi a casa, tutto va per
il meglio. La predicazione
verte su II Corinzi 5, 18-19,
poiché il tema è «Dio chiama
alla riconciliazione», e lo studio biblico di Valdo Benecchi
è arricchito dalla sorella Pinuccia De Crescenzo che
condivide una grande notizia
di attualità: in Brasile un uomo vissuto nella fame con
appena la quinta elementare,
Luis Ignazio, ha ottenuto
l’80% dei voti grazie anche
all’impegno politico e alla testimonianza di due donne
evangeliche.
La colletta è ricca e durante
questi mesi, anche se le calamità naturali richiamano forte la nostra attenzione, raccoglieremo ancora altre offerte per i numerosi progetti
da sostenere. Che meraviglia!
A volte credo che non ci si
renda conto della preziosa
opportunità che hanno le nostre comunità, attraverso le
donne, di viaggiare e conoscere il mondo: in questo clima avvelenato dalla più becera delle globalizzazioni,
questa giornata è una vera e
propria benedizione!
no. L’ingegner Patrick Diény,
consigliere provinciale e
membro della locale Chiesa
riformata, ha ripercorso l’odissea delle vie transalpine.
Dagli antichi romani siamo
passati, in una lunga carrellata storica, a Sommeiller che
buca per la prima volta la
montagna con una perforatrice idraulica nella realizzazione del tunnel del Moncenisio (1870). Da allora gli
scambi si sono intensificati e
a partire dal 1987 è nato il
progetto dell’alta velocità
Lione-Torino. Esso è iscritto tra i primi quattordici progetti europei. In sostanza si
tratta di realizzare una nuova
ferrovia di trecento chilometri che colleghi Lione a Torino in pochissimo tempo.
Uno dei vantaggi è quello di
potere trasportare migliaia di
camion all’anno su navetta in
tempi rapidi. Ovviamente ci
sono anche molti problemi
legati all’impatto ambientale.
E un tema che divide: non
ultimo il fatto che occorre
realizzare un tunnel francoitaliano della lunghezza di 52
chilometri tra Saint-Jean de
Maurienne e la vai Susa. Le
prospettive sono di un impegno economico di grandissima portata. Costruire l’Europa significa anche abbattere i
tempi di percorrenza e contatto tra le popolazioni. C’è
chi però obbietta che ci sono
oggi ben altre priorità. Avremo modo di continuare la discussione con gli amici francesi quando a fine marzo verranno alle Valli e a Torino.
Chiesa evangelica di Rapallo
Nuovi fratelli e sorelle
e un nuovo locale di culto
ENRICO REATO
Domenica 27 ottobre è
stato un giorno di festa
per la chiesa evangelica di
Rapallo. Negli ultimi anni la
comunità di Rapallo è cresciuta, arricchendosi della
presenza di fratelli e sorelle
stranieri provenienti da diverse parti del mondo: Filippine, Sri Lanka, Ucraina, Cina, Brasile. I locali in via Gorizia non risultavano quindi
più adeguati negli spazi, per
cui abbiamo dovuto spostarci in un locale più ampio e
centrale. Dopo lunghi lavori
di ristrutturazione, eseguiti
da membri della chiesa, finalmente abbiamo inaugurato il nuovo locale, con spazi ampi per le attività di culto, per le attività di insegnamento ai bambini della scuola domenicale, per attività
collaterali della comunità.
Il culto di inaugurazione è
stato preceduto dalle testimonianze e saluti: Erica Naselli, rappresentante dell’Unione battista (a cui la nostra
chiesa aderisce fin dalla sua
fondazione nel 1987), ha ricordato la nascita e lo sviluppo della chiesa di Rapallo da
quel piccolo gruppo che si
riuniva un tempo nelle case.
La sua è stata una testimonianza vissuta in prima persona, in quanto membro della Chiesa battista di Chiavari
che ha condiviso per un periodo di tempo lo stesso pastore, Franco Scaramuccia.
Quindi abbiamo ascoltato i
saluti e le testimonianze dei
rappresentanti delle chiese
battiste della Liguria, e di
quelle valdesi e metodiste.
Chiese battiste in Liguria
Una bella assemblea
ERMINIO PODESTÀ
Domenica 24 novembre
2002, nel pomeriggio, alla sala valdese di via Assarotti
si è svolta un’interessante Assemblea annuale della Federazione delle chiese evangeliche della Liguria anche se, a
causa di una frana che si era
abbattuta sulla ferrovia, i delegati di Chiavari e La Spezia,
che erano regolarmente partiti, non sono riusciti a giungere a destinazione e hanno
dovuto fare marcia indietro.
Erano presenti anche come
-osservatori il pastore awentista Daniele Pellegrini e il
pastore Valdo Benecchi, accolto da tutti con molta simpatia perché già pastore della
Chiesa valdese di Sampierdarena e della Chiesa meto
Valdo Benecchi
dista di Sestri Ponente. Dopo
che il presidente della Federazione, Luca Monaco, ha illustrato la relazione morale,
si è verificato un ampio e costruttivo dibattito che ha partorito i seguenti atti prepositivi: si dà mandato al Consiglio, sentendo pressante l’invito fatto ai credenti di essere
dalla parte della giustizia, di
essere di stimolo e di appoggio alle chiese particolarmente in momenti di testimonianza in cui si esprime la
partecipazione alla causa dei
poveri del mondo e alla causa
della pace. Si propone, inoltre, di preparare, a cura della
Commissione migranti, un
culto itinerante che tratti
l’essere chiesa insieme e invita le chiese a ospitarlo. Si approva li programma di massima per il 2004, anno della
cultura a Genova, e si invita il
Consiglio a continuarne l’organizzazione e a curare il
coinvolgimento delle chiese.
L’Assemblea, infine, ha dato
mandato al Consiglio di preparare, per il 2003, incontri
che favoriscano una riflessione interna alle chiese sui temi
della scuola, dell’evangelizzazione e sulle problematiche
connesse alla guerra e al terrorismo. Come si può notare
è stato proposto molto lavoro
da portare avanti. È compito
ora del Consiglio curare l’organizzazione e l’attuazione.
L’OTTICO EVANGEUCO
Ottica^ parQla
Corso G. Cesare, 62/f
10154, Torino.
Tei. 011-851789
di Antonio Trovato
20% riservato ai frateiii
Il prof. Domenico Perhw
ti, della Chiesa cattoli^
Sant’Anna a Rapallo, ni.
dente dell’Associazione*
dith Stein», ha rico^f
quanto siano import® '
rapporti ecumenici tra „h
stiani di diverse confessiol
dopo secoli di odio il
e la conoscenza recipro^
arricchimento per tutti *
culto di ringraziamento
continuato con canti in ind
se e italiano e con l’esibtó
ne di alcuni gruppi cani
Un duo di credenti core;
della Chiesa battista di
va, ha intonato uno c..
emozionando i presentfeoi
■ le stupende voci; un gnii
di credenti filippini e uni
italiani della comunità di
palio hanno cantato due
di ringraziamento.
La predicazione del pas
della comunità ha ricoti
che la chiesa deve essa
di accoglienza nell’ami
nella libertà, uno spazio
ognuno possa parlare s.
paura della propria divet
culturale, religiosa, socii.
L’accoglienza si deve espi,
mere con gesti concreti di»
lidarietà anche nei conftpj
di altre realtà non religi^
da sempre la chiesa ha os
tato associazioni di volo
riato e assistenza ai povÉ
immigrati della città: atti
mente ospita il gruppo Iol
di Amnesty International d
agisce in difesa dei diriU
umani violati nel mondo. li (
chiesa che inauguriamOjii lo da 1
continuato il pastore, è il luis protesi,
go dove si può ascoltare ete ||j|ia (
stimoniare la parola di Dio u ¡ n.
insieme ad altri credenti. Dii ® ‘
può parlare in molte mani^ D WS
alla persona ma la chiesa pui in sei r
essere un luogo privilegiatód ¡j¡;¡azi,
ascolto e condivisione ree
proca, può essere un luog ® I
dove ci si incoraggia e ci siso
stiene nell’amore: noi noi LaFge
inauguriamo un locale saeB fc erec
ma un locale dove la presei
za di Dio si manifesta con la ,
presenza dei credenti e attrai \
verso la predicazione. tontrib
Il culto si è concluso COI felWS
un momento di conoscenti ^ppj
reciproca. Una emittente te „
levisiva cattolica ha ripreS
parte del culto di inaugui ®z*one
zione, diffondendola nel Th ¡¡bili: i
gullio: questa è stata una op
portunità per fare conoscer!
una presenza cristiana evarti
gelica alternativa nella zo® “ ™
soprattutto in
in cui sembra
stiani significhi essere c
ci. La Chiesa cristiana evangelica internazionale di Repalio si riunisce ogni domenica alle ore 11 con culto B
italiano e alle ore 15,30 eoa
un culto in inglese. Ogni Pf'
ma domenica del '
ne un culto internazioneS atte
alle ore 15,30, in cui si ringten b vi\
zia il Signore e si ascolta “j
sua Parola in diverse lingua-. ;
est
Peter
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Iristian.
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Il pastore Enrico Reato 1
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isenti'cò *
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litádi
bollettino di collegamento della federazione giovanile evangelica italiana
n. 4 dicembre 2002
Fascicolo interno a RIFORMA n. 47 del 6 dicembre 2002. Reg. Trib. Pinerolo n. 176/1951. Responsabile ai sensi di legge: Piera Egidi.
Edizioni Protestanti srl, via San Pio V n. 15 bis, 10125 Torino: Fotocomposizione: AEC - Mondovì. Stampa: La Ghisleriana - Mondovì.
Qualsiasi propaganda a favore della guerra
eve essere vietata dalla legge»
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esseri
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reti di soconimH'
religioi ji Peter Giaccio
1 hat
wsSBtk
fe^o neTa Fgei
volerà
povaj
à: attui
1 Consiglio allargato (CA) e il Comitato Regionale Europeo (ERC) della
Jederazione Mondiale Studentesca
tristiana (WSCF) si sono incontrati,
e™ irit rispettive riunioni, ad Ecu
iondo.L me (12-13 ottobre). L’ERC è formaiamo, hj lo da 14 giovani cattolici, ortodossi e
3, è illuft protestanti da vari Paesi europei; per
Ilare e te jyia ^i sono il sottoscritto e la segrelentì tt loda Daniela Rapisarda.
mani® UWSCF, nato nel 1895 e suddiviso
diesa pui( in sei regioni dal 1968, raggruppa asilegiatod jodazioni giovanili e studentesche criun^luog totale di oltre trecento
ecisiso rnembri da più di ottanta Paesi,
noi noi La Fgei ne è il membro italiano, avenale sacra Jo ereditato l’impegno del Movimento
taS studenti e della gioventù vai
ti e altra- (FUV). Molti/e fgeini/e hanno
tontribuito e contribuiscono alla vita
lusO: COI del WSCF, nei comitati esecutivi, nei
teSe *'^'^*^* lavoro e nelle conferenze (da
a ripresi ° partecipanti). Questa collabolauguRS ’azione ha lasciato anche dei segni vianelTh abili; ad esempio, i campi Europa^ftica di Agape, trasformatisi nei
rampi politici internazionali. Nonostante questa storia comune, l’incon
1 una oponosc®
na evan-;
lila zonii
ssere crie cattoli
na evaile di RS"
li domeculto ia
5,30 con
Dgnipri■se si dezionalei
si ringm-r
scotta le
lingue.
peno® Ito tra l’ERC e il CA è stato un evento
inedito e l’ERC non aveva mai inconrato un movimento membro a un lifello così alto e rappresentativo.
L’Incontro è stato limitato nel temPn. perché entrambi i gruppi avevano
fitta agenda di lavori. Nel pomeWo del 12 è iniziato un dibattito sul
attesimo, su come ognuno/a di noi
®vive e su come possono convivere
®tse concezioni di questo sacral'anto. Spesso non ci rendiamo conto
situazione straordinaria che si vi''n nella Fgei: la denominazione di apPaitenenza è importante, ma non di'^dminante, essa è un fattore di ric®aza, non d’imbarazzo. Se pensiache oggi il movimento ecumenico
domanda sulla possibilità di condire un culto tra cristiani/e di denohazione diversa, possiamo capire
tento
neic<^
tevivi
Ibi
sia interessante per il WSCF la
^nza tra cristiani che praticano
'nttesimo ai/lle bambini/e e cristia®che, invece, lo rifiutano.
^nndro Spanu ha introdotto il dibat' Individuando tre momenti princi^ 'del battesimo: il dono della grazia.
Confessione di fede e la vita comu
litari
Wm
nel discepolato di Gesù. Nei
' due momenti possiamo indivi
continua a pag. 4 h»
arf.20 comma 1 Convenzione internazionale sui diritti civili e politici del 1966(ratificata dall'Italia nel 1977)
Su questo numer
Dal Constqlio allargato
Festival Eyce-Wscf in Ungheria
Congresso Egee in Germania- Adelfia
Cronaca
Riflessione del Consiglio
a pag. 2k
Documento Wsef contro la guerra
a pag. 6 e 7 i
a pag. 4^
DEVOLfHIOME.
Lettera
dal nord-est
di Cìprìana Tomaselli
Ciao a tutti e a tutte, sono Cipriana,
faccio parte della Giunta Fgei del
Triveneto da ormai sei anni e adesso
ho il grande piacere di raccontarvi cosa
facciamo dalle nostre parti.
Innanzitutto anche il Triveneto riflette
la «debolezza» della Fgei e attualmente
possiamo contare su un unico gruppo
locale funzionante (Trieste) e su 15-20
persone che partecipano alle iniziative
regionali.
Negli anni i convegni (uno in primavera e uno in autunno) presso la
Foresteria Valdese di Venezia hanno
caratterizzato le nostre attività e continuano a significare molto anche se la
partecipazione è andata sempre più
diminuendo.
continua a pag. 2 ^
"La mia grazia mi basta, perché la
mia potenza si dimostra perfetta nella mia debolezza"
2 Corinzi 12,9a
10
Eyce e Wscf: sette giorni a Tihany
di Alessia Melillo
^ elebrare la diversità nella cultura e
”Virf nella spiritualità» è stato il titolo
del festival dell’EYCE e WSCF che si è
tenuto a Tihany in Ungheria dal 2 al 9
Novembre.
1 partecipanti e le partecipanti erano
circa una sessantina e provenivano da
diversi paesi dell’Europa, in maggior
numero luterani, poi ortodossi, cattolici e tre battiste (italiane). Siamo stati
ospiti di un monastero su una collina
sul lago Balaton dove ci incontravamo
per le nostre riunioni. L’agenda era
molto fitta e rigorosa. Abbiamo avuto
sette relatori e quattro relatrici che
hanno trattato argomenti molto interessanti. Si è parlato di anima e psiche, spiritualità e monacheSimo, spiritualità e matrimonio, spiritualità della
trinità, azione reciproca tra attaccamento e distacco, interezza della pace
come spiritualità della relazione, spiritualità carismatica, cultura e simbolismo nella liturgia, arricchimento interreligioso, 'simboli e icone nell’ortodossia, celebrazione della spiritualità attraverso l’ecumenismo. Ci sono stati
anche due giorni di laboratori a scelta
tra pratici o di condivisione di momenti personali, lavori in gruppi e
un’escursione in un paesino medievale
nei dintorni, conclusasi con un’ottima
cena a base di goulash.
Da ricordare sono stati i momenti di
preghiera, due volte al giorno, organizzati dai e dalle partecipanti a seconda
delle diverse denominazioni. Le serate
sono state sempre interessanti e vivaci,
i luoghi caldi e confortevoli per contrastare il freddo e la neve.
Quello che però è stato davvero importante per me era l’atmosfera fraterna che si respirava... eravamo tutti e
tutte fratelli e sorelle pronti a condividere l’uno con l’altra le proprie esperienze, le proprie emozioni. Ci eravamo appena incontrati/e ma subito
qualcosa di invisibile ci ha legati/e,
coinvolti/e facendoci dimenticare le
nostre numerose differenze e permettendoci di comportarci spontaneamente senza la necessità di ricorrere a maschere come spesso siamo abituati/e
a fare. E potete immaginare l’ultimo
giorno i pianti...
Sono veramente grata a tutti e tutte
coloro che hanno reso possibile che
questo incontro fosse cosi fruttuoso e
che io tornassi a casa con una carica
nuova per affrontare le sfide quotidiane, più o meno impegnative. E importante avere questi momenti di profonda
condivisione perché ne usciamo rafforzati/e e più sereni/e: ci danno la forza
di sperimentarli anche in contesti più
vicini alla realtà, a quello che è il mondo in cui viviamo e di cui spesso purtroppo ci dimentichiamo la bellezza.
Dalla prima
Lettera dal nord-est
Inoltre, anche per l’effettiva mancanza di gruppi locali, è diventato più difficile per la giunta realizzare il bollettino
di collegamento «Koinonia».
Quest’anno, per la prima volta dopo
molto tempo, il convegno primaverile a
Venezia non è stato fatto e abbiamo
adottato invece una formula nuova.
Dato che tre membri della giunta sono
stati 'impegnati nella preparazione dei
Seminari di Formazione Nord e Centro,
abbiamo optato per qualcosa di diverso: un iter biblico-turistico a Trieste dove abbiamo ripercorso i viaggi
dell’apostolo Paolo, cosi come descritti
negli Atti.
Nonostante alcuni fattori avversi
(scarsa partecipazione, sciopero dei
treni, pioggia torrenziale...) l’idea di un
convegno itinerante ci piaceva molto e
per questo motivo abbiamo deciso di
riproporre il tema dei viaggi di Paolo
anche nel convegno autunnale (23-24
novembre a Venezia).
In questa occasione abbiamo cercato di approfondire alcuni argomenti in
particolare e di trarre beneficio dalla riflessione sulla costanza e tenacia dimostrata da Paolo nel portare avanti la sua
missione, nonostante le innumerevoli
difficoltà incontrate lungo il cammino.
Per l’anno venturo vorremmo poter
riallacciare i rapporti con i ragazzi croati e realizzare insieme a loro un convegno presso il Centro Ecumenico Mene
gon di Tramonti (PN), che rimane ancora un’opportunità poco sfruttata.
Inoltre teniamo presente la realtà di
«Essere Chiesa Insieme» che, nella nostra regione, sta assumendo un ruolo
sempre più rilevante.
Infine, nel nostro piccolo, partecipiamo alla vita della comunità dove giovani ragazzi e ragazze crescono, sperando
di poterli presto coinvolgere nelle attività regionali.
Forse potremmo fare di più, ma in
questo periodo possiamo contare sulla
forza di pochi. Comunque noi continuiamo a seminare, prima o poi raccoglieremo anche i frutti...staremo a vedere!
E con questo ho finito, un caro saluto a tutti.
per la Giunta Fgei Triveneto
Cipriana Tomaselli
c/o Redazione Riforma
via Pio V, 15 10125 Torino
tei. 011-655278
fax 011-657542
«IS THERE ANYBODY OUT THERE?»
Riflessioni sull'appartenenza in coda al Congresso dell'Eyce
di Michel Charbonnier
Il 33° Congresso dell’Eyce (Consiglio
Ecumenico Giovanile Europeo), tenutosi dal 4 al 10 ottobre nei pressi di
Francoforte, iniziava còn tutti i presupposti per decretare la chiusura del Consiglio. Dopo 33 anni di vita, l’Eyce appariva solcato da profonde ferite: una
ormai cronica crisi economica, un insanabile conflitto che ha straziato l’Officio
e che ha provocato una ventata di polemiche e lacerazioni tra i membri nazionali, solo per citare i problemi maggiori.
Tuttavia, contro ogni aspettativa,
questo Congresso si è rivelato il più disteso e produttivo degli ultimi anni: era
palese la volontà di passare oltre que
£5C49£ li'C4VVl/1^5
BUY NOTHING DAY
sto momento fortemente negativo p«
ricostruire sopra le macerie, non peli
accantonando semplicemente i proble
mi, ma affrontandoli con uno spiri
nuovo.
E così è stato. In questo spiritosi»
no messe sul tavolo energie, conosci
ze, fatica, il lavoro è stato molto,re)
molta anche la soddisfazione per e»
che è stato prodotto, per aver postoI)
basi di una possibile ripresa.
In questo lavoro, si è sempre
in mente la realtà fondamentale di cuie
fatto l’Eyce: le organizzazioni nazionali
come la Fgei, e le persone che leeoni^
pongono. D’altro canto, però, trai*
persone riunite al Congresso, alegsia''*
una domanda implicita: c’è qualcW
là fuori, o abbiamo concepito
su e per persone troppo lontane, o
dirittura assenti? Si è quindi
molto di sensibilizzazione, di cornutu*^*
zione, di appartenenza. .
Proprio la duplice direzione chena
parola «appartenenza» riveste §
¡raïiil*
un*
importanza in questo contesto;
parte, la Fgei «appartiene» all’Ey*^
quanto ne è membro. Ma dall’al*^®'
anche l’Eyce ad «appartenere»®^
Fgei: esso non è qualcosa di 1°”^'
di staccato da noi, «là fuori» in
da cui prendiamo qualcosa ogni
tra un Congresso e l’altro non c®'
nessun Eyce fisico se non nella vita
suoi membri. L’Eyce, retorica a P
siamo noi. Ed è quindi questo uni
che ci viene rivolto a vivere questa^
lezione biunivoca, a vedere l’Eyc?
come un «dispenser» di servizi,
ma
CO"
- (lU*l
me una parte importante di noi,
NOVEMBER 29. ^2
pezzetto di noi che sta nell’Europa
menica, e che ha bisogno della
attenzione e del nostro interesse.
no
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Ila tv
se.
centro periferico
di Massimo Gnone
casa si torna in auto, oppure in treno. 1 chilometri - pochi, tanti, troppi?
r che separano Ecumene eia mete tutte
diverse misurano la distanza fra l’incontro nazionale e i gruppi locali: centro e
periferie della Federazione. Anzi, viceversa. Lo si ribadisce, al centro deve rimanere il gruppo locale. E una Fgei che
guarda agli esteri scrutando il suo interno, quella che si è confrontata durante
l’ultimo Consiglio allargato degli scorsi
12 e 13 ottobre. Ridotta nei ranghi eppure attenta, cosciente dei limiti ma desiderosa di proseguire il suo racconto.
Movimento centripeto e centrifugo, il
Consiglio allargato serve proprio a questo: spostare la prospettiva, avvicinare
gli opposti, oscillare il baricentro e osservarsi l’ombelico. Che non è soltanto il
nostro, qualche centimetro sotto il naso,
ma quello delle altre e degli altri: la Sicilia, il Triveneto, Napoli, Roma, le Valli,
Milano, la Toscana, la Puglia... Stavolta
è ancora più lontano, grazie all’emozionante incontro tra Consiglio allargato e
Comitato esecutivo Wscf-Mcs.
La Fgei si lascia alle spalle un periodo
faticoso e appassionante insieme. A caratterizzare positivamente l’attuale fase
della sua storia c’è l’amalgama di vecchie e nuove esperienze, stra-ordinaria
amministrazione ed eventi grandi e piccoli. 1 campi formazione, l’impegno politico nelle manifestazioni anti G8, il Cam
po studi: la lista è lunga e non si esaurisce in poche righe. Sul tappeto restano
le soddisfazioni: la nuova direzione di Ge
(Mariangela Fadda e Lula Nitri che afferrano il testimone da Giorgio Guelmani e
Michele Rostan), l’impegno di fgelni/e
negli esecutivi e negli incontri delle organizzazioni internazionali (Wscf-Mcs,
Eyce-Cege e Eymc - mancano Invece
rappresentanti nella Federazione europea battista Ebf) e il grande e spesso
difficile contributo della Fgei alla vita del
centri giovanili. Cresce la voglia di percorrere nuovi linguaggi, nuove ricerche
teologiche, nuove identità.
Davanti a noi c’è il 2003: i precongressi in primavera, la riflessione sul
Movimento Sem Terra e l’estate con la
sua splendida frenesia. Solidarietà-da
parte del Consiglio allargato è andata
al Villaggio di Santa Severa, che purtroppo resta chiuso. Tra meno di un
anno l’appuntamento più importante: il
Congresso del prossimo autunno. Si riflette sulle attività e i progetti, quelli
nuovi e quelli di sempre, le possibilità
di ottenere finanziamenti e le implicazioni per il futuro della Fgei. Se ne discuterà durante i precongressi. 11 bilancio. finanziario ha due volti: sappiamo
risparmiare, ma diminuiscono gli aderenti, quindi anche i costi. Oggi, sotto
processo sembra essere la struttura
della Federazione, che non è sbagliata
in sé: dati i numeri, stenta a funzionare.
Eppur si muove.
Chi sono, dove sono, cosa fanno
I CONSIGLIERI
Sandro Spanu
(Segretario), c/o Chiesa Battista, v.le Regina Margherita 42/44,
96016 Lentini - SR. Tel. 349-6338343
Elena Caruso
(Vicesegretaria) Via F. De Sanctis 350 - 96018 PACHINO (SR)
tei. 0931591905 - 338/7563417 - elenacaruso@tin.it
Barbara Grill
(Vicesegretaria) Via Umberto I, H - 10065 San Germano Chisone
(TO) - tei. 0121. 582823 - 347/5220082 - barbaraQril@tiscalinet.it
Marta D’Auria
(Responsabile dei contatti con il Notiziario Fgei): Viale S. Ignazio di
Loyola 130/A 80131 Napoli. Tel. 081 2203051 - 349-5244972
redazione.napoli@riforma.it
Matteo Rivoira
(Cassiere) Via Duca Amedeo 10, 10066 Rorà (TO) - Tel. 3491287862 - matteo.rivoira@tiscalinet.it
Beatrice Passerini
(Responsabile esteri): Via M. D’Arezzo, 3 - 50143 Firenze - tei. 055
710181 - beatpa@tin.it
Samuele Pigoni
(rappresentante del Consiglio nella redazione di Gioventù evangelica)
Via giordanotti 2/1 10066 Torre Pellice - samupÌQoni@tiscali.it
Il Consiglio sul territorio:
Nord Ovest: Matteo Rivoira, Barbara Grill
Nord Est: Samuele Pigoni
Centro: Beatrice Passerini, Marta D’Auria
Sud: Elena Caruso, Sandro Spanu
ontinua la nostra riflessione sulla
questione del gruppi. Essa è per
noi così urgente e seria che abbiamo pensato fosse importante riprenderla nel corso del Consiglio allargato per condividere pensieri, idee,
aspettative con quanti/e hanno a
cuore la Fgei. Samuele Pigoni ci ha
ricordato che, se è vero che il nostro
tempo è caratterizzato dalla frammentarietà, dalla difficoltà di essere
parte di un gruppo e di vivere con
gli altri il proprio cammino di testimonianza, è altrettanto vero che le
nostre relazioni, i nostri progetti non
sono campati in aria, ma poggiano
sull’idea di un patto. Questo affonda
le proprie radici nella comune vocazione a cui ciascuno e ciascuna di
noi si sente chiamato/a.
L’attuale esiguità dei numeri della
Fgei ci interroga al punto che ci sianio chiesti se la struttura della Federazione sia ancora oggi valida. Prima
incora di poter parlare di validità o
r’neno, andrebbe ricordata qual è la
struttura della Fgei. Se provassimo a
definirla in poche parole, potremmo
dire che è una struttura «orizzontale»
ha i suoi punti di forza più nelle
realtà locali che in quelle nazionali.
La Federazione giovanile evangeinfatti, si compone di gruppi lo^^11, gruppi regionali (le giunte) e
gruppi nazionali (il consiglio e il
consiglio allargato). Mentre le giunte
regionali ed il consiglio sono a composizione più rigida (in particolare il
r'onsiglio è un gruppo a rigidità «ag9ravata», dovuta alle modalità di or
di Marta D'Auria
ganizzazione del lavoro, che sono
legate a scadenze da rispettare, e
alla scelta dei contenuti che dipendono da decisioni congressuali), i
gruppi locali sono delle realtà fluide,
aperte alle iniziative più diverse. I
gruppi locali sono le fucine dove si
elaborano le idee, si preparano i
progetti comuni: sono la linfa vitale
della Federazione.
Nel nostro presente registriamo
che questa linfa non scorre copiosa,
ma è piuttosto ristagnante, spezzettata in piccoli rivoli. Dunque l’urgen- ,
za che a noi si pone non è tanto di
ripensare la struttura della Fgei, che
risponde all’idea di una rete, di una
comunità composta dai gruppi giovanili evangelici che si riconoscono
uniti da una comune vocazione,
quanto piuttosto di rilanciare e sostenere, con le risorse a nostra disposizione, i gruppi locali attraverso
la cura e l’attenzione alle relazioni
che intrecciamo con gli/le altre/i.
Provando a capire le ragioni dei
nostri modesti numeri, confessiamo
di aver spesso peccato di autoreferenzialità, che è diventata un muro
invalicabile per coloro che, incontrandoci e cercandoci, sono interessati alle nostre elaborazioni e riflessioni. Confessiamo che oggi è necessario provare a mettere in discussione scelte e metodi di un passato che è per noi prezioso patrimonio di esperienze, ma che rischia a
volte di impedirci uno sguardo lucido e reale sul presente e sul futuro,
Confessiamo che abbiamo ancora
tanto da imparare sull’ascolto e
sull’accoglienza.
Nonostante questi e altri nostri limiti, sperimentiamo di essere parte
di una Federazione giovanile che vive e vuole spendersi nell’elaborazione di nuovi progetti. Lo fa a partire
da piccole risorse finanziarie ed
umane, cercando lungo i suoi itinerari il sostegno e la collaborazione di
altre persone che condividono la
stessa visione.
Da questa modalità di lavoro scopriamo che il dono della grazia ancora una volta ci raggiunge e sovviene ai nostri bisogni in maniera
abbondante. In questo momento
della vita della Fgei mi accompagnano alcuni versetti che Maria Bonafede richiamò alla nostra attenzione durante il XIV Congresso: «Getta
il tuo pane sulle acque, perché dopo
molto tempo tu lo ritroverai. Fanne
parte .a sette, ed anche a otto» (Ecclesiaste 11, l-2a). Dinanzi alla pochezza delle nostre risorse, questa
parola ci insegna a non lasciarci paralizzare dalla nostra povertà e dalla
paura del fallimento, ma a investire
con generosità e con coraggio le nostre energie, le nostre idee, i nostri
cuori nella testimonianza della fede
che è per ciascuno di noi impegno
quotidiano per la pace e la giustizia.
Se saremo capaci di contagiare
con questo sogno, che è il sogno
della Fgei, non le folle, ma i sette e
gli otto più vicini a noi, riusciremo a
vedere la promessa dei frutti e della
moltiplicazione.
12
r
dal consìglio
Atti
Riunione dell’ 11 Ottobre ‘02 (Ecumene-Roma)
B®- 41 - Il Consiglio nomina Mariangela Padda rappresentante Fgei nella redazione di Gioventù evangelica.
E®- 42 - 11 Consiglio nomina la Redazione di Torino nelle persone di: Michela Bellino, Paolo Montesanto, Pietro Romeo; la Redazione romana nelle persone di:
Alessia Passarelli, Giada La Fata, Ilaria Valenzi, Peter Giaccio.
Riunione allargata del 12-13 Ottobre ‘02 (Ecumene-Roma)
DS= 43 - 11 Consiglio allargato,
- ascoltata la presentazione di un percorso di studio rivolto ai gruppi sulla
progettazione;
- valutando come necessaria una riflessione approfondita su risorse e finanziamenti esterni, dà mandato al Consiglio nazionale di preparare un percorso di studio su progettazione e analisi delle risorse che i gruppi Fgei utilizzeranno come materiale di riflessione per i precongressi che si terranno nel
maggio 2003.
DOCUMENTO WSCF
Condanna dell'eventuale guerra contro l'Iraq
la po
Cosa significa per noi
progettare?
Quanto spazio
del nostro tempo, delle nostre
risorse mettiamo in un progetto? Quali
collaborazioni
riusciamo ad
PRECONGRESSI
progettazione e analisi delle risorse
Barbara Grill
attivare? Con quali modalità di relazione
e di lavoro? E poi, con quali soldi?
Queste sono alcune delle domande
che ciascuno di noi dovrebbe porre a se
stesso/a e agli altri prima di intraprendere un qualunque progetto che coinvolga persone, mezzi finanziari ma che
soprattutto metta in campo relazioni interpersonali.
La Fgei è un progetto. La condivisione e la relazione tra gruppi giovanili
evangelici su tematiche comuni richiedono infatti tempo, risorse personali e finanziarie, ma soprattutto una
forte volontà d’azione. Tutto questo
naturalmente non può prescindere
dalla convinzione che ognuno di noi
mette nella validità del progetto e dal
senso di responsabilità nello scegliere
un percorso piuttosto che un altro.
Nonostante i numeri, che innegabilmente ci costringono a rivedere molte
delle nostre attività, la Fgei continua a
progettare, ma per farlo è costretta a
guardarsi allo specchio, ad analizzare
e a pensare di modificare modalità di
lavoro che, fino a pochi anni fa, riteneva intoccabili.
Su queste premesse si basa la proposta che il Consiglio Fgei fa ai gruppi
giovanili federati e non, estendendola
naturalmente a quanti nelle chiese saranno interessati ad un percorso di formazione che mira ad unire progettazione, analisi delle risorse e avvio di collaborazioni con un progetto ambizioso:
spendere e giocare la propria testimonianza con altri e altre, confrontandosi
con il mondo che ci circonda.
Il XIV Congresso ha chiesto al Consiglio di porre le basi per una discussione collettiva sulle possibili forme di
finanziamento ai progetti della Direzione. Cina discussione che, secondo
la mozione, deve avvenire nei gruppi
in modo che la Fgei possa analizzare
a fondo i criteri di utilizzo di fondi altri
rispetto all’autofinanziamento e
all’aiuto delle chiese italiane ed estere.
11 documento,
che sarà presentato nei
prossimi mesi,
verrà però affiancato da un
percorso di
formazione
che abbia nei
precongressi
della prossima
primavera il suo momento più forte.
CJn percorso di formazione che, partendo dall’analisi della nostra struttura
e delle nostre metodologie e relazioni,
porterà a considerare la progettualità
che la Federazione riesce ad esprimere e le forze che sa coinvolgere. Cln
primo spunto di riflessione ci viene
dato dalla Bibbia, e precisamente dal
libro di Neemia. Questo funzionario
imperiale alla corte di Persia ha come
noi un progetto: le azioni messe in atto per portare avanti il suo obiettivo e
l’analisi delle sue modalità di relazione
possono avere una forte rilevanza anche per noi oggi.
L’appuntamento è pertanto nei gruppi
giovanili e ai precongressi della prossima primavera!!!!
La WSCF-Europe condanna
tenziale guerra contro l’Iraq
La WSCF-Europe è profondamente
preoccupata per il possibile attacco
all’Iraq da parte del governo degli Stati
Uniti e dei paesi alleati.
Una guerra all’Iraq distruggerebbe la
vita civile, aumentando la sofferenza
della popolazione iraqena. Inoltre,
l’azione militare demolirebbe in maniera sistematica le infrastrutture, riducendo a livelli preindustriali le condizioni
del Paese, già pessime per le sanzioni
economiche degli ultimi dieci anni.
«Lottare per la pace e la giustizia nelle nazioni e tra di esse» è uno degli scopi della WSCF (Costituzione, art. IF). In
nome di questo principio e dell’insegnamento ed esempio di Gesù Cristo, la
WSCF-Europe crede che la guerra non
sia un metodo accettabile, poiché produrrebbe grandi sofferenze e distruzioni.
Alcuni sostengono che un attacco
all’Iraq possa inquadrarsi nella «Guerra
al Terrorismo», promovendo la pace e
la sicurezza internazionale. Al contrario, noi crediamo che la lotta al terrorismo debba contrastare individui e
gruppi paramilitari, processandoli nei
tribunali internazionali. Non deve essere una guerra contro le nazioni.
Finora, non c’è prova concreta che
l’Iraq appoggi o dia rifugio a terroristi, o
che oggi rappresenti per qualcuno una
rhinaccia militare, e l’ipotesi che Saddam Hussein tenti di produrre armi nucleari non trova nessun riscontro.
In questo dibattito, bisogna rilevare,
altresi, che noi non intendiamo assolutamente difendere il regime di Saddam
Hussein, che ha perpetrato nei confronti
del proprio popolo numerose atrocità. I
cittadini iraqeni non godono dei diritti
civili, politici, economici, sociali, culturali, umani. Inoltre, Saddam Hussein ha
ripetutamente rifiutato di cooperare con
le Nazioni Unite e di sottostare alle decisioni del Consiglio di Sicurezza
deirONU. Pur riconoscendo questi fatti.
Dalla
prima
L'estero nelb Fgei
duare la disputa tra le due concezioni
battesimali; nella Fgei, invece, si preferisce enfatizzare il cammino di giovani cristiani/e che crescono insieme
nella sequela. Dopo le testimonianze
di Nadzeya Cherkas (ortodossa bielorussa), Szabolcs Nagypal (cattolico
ungherese) e Silvia Rapisarda (battista italiana), la discussione è proseguita con un lavoro in gruppi. L’incontro si è concluso con due momenti di
culto e con una festa, caratterizzata
tra l’altro dalle danze scozzesi.
È stato sicuramente un bel momento della vita dèTIe due federazioni.
L’ERC ha potuto anche discutere nelle
proprie riunioni del Forum sociale europeo di Firenze con Mariangela Fadda, di ringraziare Karen La Fata per le
splendide illustrazioni dell’ultimo numero di Mozaik (il Ge del WSCF) e di
congratularsi con Michel Charbonnier
per la sua elezione nel Comitato esecutivo dell’EYCE-CEGE. Lo scambio
di vedute, le domande, le curiosità
hanno fatto conoscere di più il lavoro
della Fgei nel WSCF; allo stesso modo, la Fgei è potuta venire in contatto
con il lavoro teologico, politico e di genere del ^
WSCF.
In conclusione una
battuta: l’ERC, due giorni dopo rincontro con la
Fgei, discuteva dello
stato dei movimenti
membri e, quando ho
detto che la Fgei sta attraversando un momento difficile, un membro
del comitato ha affermato «Non sembrava che la
Fgei fosse in crisi!»
Peter Giaccio
noi reputiamo che una, guerra contro
l’Iraq (che necessariamente significg
una guerra contro il popolo irakeno)
non sia uno strumento accettabile di
politica internazionale. In linea con la
dichiarazione del Consiglio Ecumenico
delle Chiese, noi crediamo che nessuna
nazione possa «muovere azioni unilaterali che portino alla devastazione di
un’altra nazione e all’indiscriminata sofferenza della sua popolazione» (Comitato Centrale del CEC, Potsdam 2001).
Inoltre, c’è il rischio che un intervento militare possa contrapporre il mondo f
arabo aH’Ocddente e vanificare gli sfòrzi per la pace tra Israele e il popolo palestinese. Questo timore è espresso in
una dichiarazione del Consiglio delle
Chiese del Medio Oriente, che esorta a
«sostenere un deciso sforzo politico e i
diplomatico, che coinvolga direttamene:
te il governo irakeno, e una campagna'^
per attribuire potere al popolo irakeno e
restituirgli la dignità» (5 agosto 2002).
Analizzati gli effetti disastrosi, a livek. Ì
lo umanitario, delle sanzioni economiche sulla popolazione irakena, noi con-^ danniamo la loro modalità attuale. Se- ;
condo una ricerca dell’UNICEF (1999), .:
in Iraq la mortalità infantile fino a 5 anni è più che raddoppiata: da 56 morti
(1984-89) a 131 (1994-99) su 1000
nati vivi. Noi crediamo che le sanzionit'
debbano sempre essere pianificate e
realizzate in modo da evitare un impatto negativo sui bambini. Come raccomandato dalle relazioni dell’UNICEF e
del Segretario Generale dell’ONU, noi
appoggiamo la richiesta fatta alla comunità internazionale di aumentare gli
aiuti umanitari all’Iraq.
In conclusione, noi condanniamo
con decisione qualunque progetto di
attacco militare all’Iraq. L’obiettivo
principale della politica nei confronti di
Saddam Hussein deve essere il ritorno,
degli ispettori delle Nazioni Unite e la,
soluzione diplomatica del conflitto. Noi
chiediamo una riforma delle attuali
sanzioni economiche, in modo da evitare ulteriori sofferenze umane.
Noi sollecitiamo tutti i nostri movimenti membri ad impegnarsi nelle attività finalizzate a prendere coscienza
della situazione umanitaria in Iraq e a
partecipare alle proteste contro questa
possibile guerra.
Silke Lechner (Presidente)
Danieia Rapisarda (Segr. Regionale)
Markus OJakoski (Tesoriere)
Peter Giaccio (Vice Presidente)
30 ottobre 2002
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Uemail della redazione di
Roma è cambiata in notiziario fgei, roma@lycos. it
Per la corrispondenza; notiziariofgei.roma@lycos.it, oppure: romeo@riforma.it
REDAZIONE: a Torino C/o Riforma, via S.Pio V 15, 10125 Torino (tei. 011/65520787; fax 011/657542);
a Torino Michela Bellino, Paolo Montesanto, Pietro Romeo,
a Roma Alessia Passarelli, Giada La Fata, Ilaria Valenzi, Peter Giaccio
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Chiesa battista di Cagliari, concluso un ciclo di studi su «Il cristiano e la guerra»
Che cosa fare contro la violenza?
lo pece non arriverà se non in un clima che garantisca una reciproca affermazione dei diritti
e doveri degli stati e degli individui] altrimenti si risveglierà sempre la vecchia ferita di Caino
che cosa possiamo fare contro la violenza? Che cosa fare per
nlacare l’angoscia dei contendenti in un conflitto? Quale potrebbe essere l’apporto delle religioni, alle situazioni di guerra?
In concreto: che cosa possono fare le nostre comunità per la pace nel Medio Oriente? Queste domande se le è posta la Chiesa
battista di Cagliari dopo un ciclo di studio sull’insegnamento
cristiano nei confronti della guerra. Le riflessioni, insieme al
patrimonio delle esperienze personali, ci hanno condotto ad assumere che l’angoscia si plachi quando uno si può esprimere e
l’altro lo ascolta. L’ansia diminuisce quando ci si sente compresi, anche senza avere vinto. Le preoccupazioni si ridimensionano quando si prende conoscenza delle reali dimensioni del problema, perché da qui in poi non saranno più gli spettri
iell’ignoranza e le ombre dell’immaginazione contro cui lottare, ma si è in grado di adottare misure concrete per affrontare il
problema. L’affanno scompare di fronte all’incondizionato
umore che Dio rivolge agli esseri umani.
Herbert Anders
Eugen Drewermann, nel
suo bel libro su guerra e cristianesimo, afferma: «La guerra nasce sostanzialmente dall’angoscia e precisamente da
un’angoscia che scaturisce
dalla coscienza e dalla libertà
dell’uomo stesso». Secondo
Drewermann è la nostra afflizione di essere rifiutati, e
quindi annullati nel proprio
Io, che ci porta alla violenza.
Per non trovarsi respinto dai
suoi simili, l’essere umano è
costantemente preoccupato
di affermare se stesso. Esso
spera in questo modo di concentrare l’attenzione su di sé
e cogliere il consenso degli
altri per il proprio operare.
Purtroppo il suo affanno di
affermazione sfocia nel mare
della violenza quando egli
cerca di ottenere un riconoscimento assoluto. L’altro allora diventa concorrente, un
rivale che deve essere combattuto proprio in virtù di ciò
che è buono in lui.
Questa dinamica della vita umana viene descritta anche nel mito biblico di Caino
e Abele, che intende dare risposta all’umano interrogativo: «Perché tutta questa violenza? Da dove viene? Che
cosa si può fare per evitarla?»
Tutto comincia da un rifiuto:
Il Signore guardò con favore
Abele e la sua offerta, ma non
guardò con favore Caino e la
sua offerta. Sulla spiegazione
di questo rifiuto da parte di
Dio i libri di esegesi sono pieni. Le interpretazioni vanno
dalla disapprovazione divina
della fede di Caino (J. Taylor),
fino alla collocazione di Dio
nei confronti del conflitto tra
là cultura pastorale e quella
agricola {J. S. Kselman). Ma
forse il favore di Dio per l’uno
e non per l’altro non ha bisogno di spiegazioni, come anche il testo biblico non cerca
di spiegarlo (v. G. von Rad). Il
non gradimento delTofferta
di Caino può essere meritato
o no, alla storia di Caino e
Abele non importa. La Bibbia
nei suoi primi capitoli cerca
di descrivere le origini, anche
psicologiche, delle dinamiche
umane: chi siamo? Perché
siamo diversi dalle altre creature? Quali sono i motori che
spingono tutti noi verso l’altro? Perché non possiamo
stare soli? In questo contesto
una tra le sue asserzioni basilari dà per certo: tutti gli esseri umani sono esposti al rifiu
to. Contro questo rifiuto (come del resto contro la grazia)
nessuna creatura si può appellare, perché esso parte da
Dio il supremo, l’insondabile. Il diniego sta lì, come atto
divino, per asserire un dato
inamovibile: l’essere umano
sin dai tempi primordiali è
esposto al rifiuto.
La dichiarazione biblica
trova conferma nelle enunciazioni della psicologia. Essa
afferma che la nascita umana
sta all’origine del trauma di
essere respinti. Il forzato abbandono del grembo materno, per entrare in un ambiente freddo e sterile, non può
che creare un trauma durevole per una vita umana. Questo viene risvegliato e rinforzato dalle mule esperienze in
cui la nostra personalità durante il suo sviluppo percepisce di non essere gradita.
La reazione al non gradimento non può essere molto
diversa da quella di Caino che
ne fu molto irritato. La minaccia che il rifiuto scatena è
molto profonda. Essendo la
vita umana dipendente dal
rappòrto con il fratello, come
viene espresso nel capitolo 2
della Genesi, l’annullamento
di questo rapporto minaccia
di annullare la propria esistenza. Caino vede il suo rapporto con Abele sbilanciato e
siccome non si può rivalere
contro il Creatore delle dinamiche vitali, colui che sta
all’origine dello squilibrio
(nella fattispecie del rifiuto),
si rivale contro suo fratello.
Abele per lui è diventato un
pericolo, perché dirotta l’approvazione divina su di sé. Il
fratello è diventato concorrente perché fagocita da solo
il necessario nutrimento dell’approvazione. Annullare la
sua esistenza sembra dunque
il modo più diretto per assi
Ma insomma, chi è il mio nemico?
Gesù dice: amate i vostri
nemici. Per quanto difficile, il
romandamento è chiaro: a®ate i tedeschi che hanno inWso i vostri villaggi dopo il
43, amate i bolscevichi con la
loro aggressiva politica del so•^■alismo internazionale durante la guerra fredda, amate 1
ùntali contro cui avete lanciato il vostro esercito ultimarannte. Ma dopo l’il settem®n2001 chf dobbiamo amaForse nòn è stqto mai così
lincile capire chi è il nostro
Jj^niicq. E che fare se non lo
nvessimo trovare? Su chi ponmmo versare le attenzioni
«le nostre nazioni se non
ssimo in grado di individuaUn nemico?
, questo dilemma gli stra, 8ni si sono dati da fare e lo
®no individuato in Bin Lau, nello stato delTAfghanir^i 8°'’urno dell’Iraq, nei
. °.i*2*onari del Caucaso e
, tinueranno a individuarlo
Un che interferisco
Igpolitica dei grandi in^ugli stati occidentali,
soln nemico serve, non
a(f P.Uf potergli rivolgere le
ca m Sull’industria bellicom per mantenere
■ Patto lo stato, incremen' *u capacità di soffrire per
zione e deve quindi avere una
capacità veramente diabolica
di non morire mai o addirittura risorgere.
Altre ricerche fatte dal sociologo tedesco Bronfenbrenner hanno evidenziato tutta la
soggettività della nostra percezione del nemico. Durante
la guerra fredda (1961) egli
evidenziò che tutti i giudizi
americani sul popolo russo,
come «non gli si può dare fiducia», «la loro politica è folle», «il governo soggioga il popolo e lo inganna», «la grande
massa della popolazione non
sostiene veramente il regime», «loro sono gli aggressori»
erano anche diffusi tra i pareri
elaborati dai russi sugli americani. Il nemico sarà sempre
cattivo, feroce, mangiatore di
bambini e stupratore di donne, non importa se questo
corrisponde o meno alla verità. L’identità del nemico
non viene osservata, studiata
o analizzata, ma creata. L’immagine del nemico viene costruita su una base di interessi
economici, incitamento delle
masse e prevenzione psicologica. Ne viene fuori un identikit che inevitabilmente dipinge il nemico più crudele di
quanto in realtà non sia.
Viene il dubbio se simili
meccanismi siano in atto anche oggi quando siamo tutti
allarmati che Saddam Hussein potrebbe far uso di armi
di distruzione di massa, o
quando molti attivisti per la
pace identificano il loro nemico con gli Stati Uniti. Un primo passo per evitare la costruzione di conflitti e guerre,
è la rinuncia alla creazione di
un ‘immagine artificiale del
nemico. Senza nemico gli
sforzi per la pace potrebbero
essere piuttosto utilizzati per
rinnovare le ideologie, riformare le strutture e cambiare
le mentalità.
ilell
P^hia, tenere cilto il morale
M .’lezione e mille altri beco In j non ci fosse, il nemici dovrebbe inventare,
cteay Pianto lontani dalla
artificiale del nemiflnardiamo i regimi
deJ Secondo ricerche
qug„ ni 70, se non esistesse
teoi ° nemico il terrore del
fcne ogni ra
te a n .'^^niico deve resiste8ni tentativo di elimina
la rete della reciprocità
«Col nostro genio scientifico e tecnologico abbiamo fatto
di questo mondo un villaggio, eppure... non abbiamo messo
in opera l’impegno etico per farne una fraternità. In qualche
modo dovremo farlo. Dobbiamo tutti imparare a vivere insieme come dei fratelli, o periremo tutti insieme come dei
folli. Siamo legati insieme in un unico tessuto del destino,
prigionieri di una rete inestricabile di reciprocità. Tutto ciò
che colpisce direttamente una persona colpisce indirettamente tutti. Per qualche strana ragione, non potrò mai essere quel che dovrei essere finché voi non sarete quel che dovreste essere. E voi non potrete mai essere quél che dovreste
essere finché io non sarò quello che dovrei essere. L’universo di Dio è fatto così, e questo è il modo in cui è strutturato».
Martin Luther King
(dall’ultimo sermone domenicale
nella cattedrale episcopale di Washington D.C.
prima di essere assassinato 31 marzo 1968)
curarsi, che la prossima volta
la propria offerta vinca il premio, perché allora sarà l’unica a gareggiare per ottenere la
stima divina.
Secondo Eugen Drewermann l’origine della violenza
sarebbe quindi scritta nella
angoscia umana di non valere, ma di doversi guadagnare
il duro pane dell’affermazione degli altri per poter sopravvivere. L’aggressione nasce per il fatto di non essere
approvato, ma di essere esposto al rifiuto. Un rifiuto che
minaccia di annullare la propria personalità e chiama
perciò in causa meccanismi
di rivendicazione del proprio
diritto contro quello del fratello e della sorella.
Di conseguenza l’impegno
contro la violenza deve partire dagli interventi mirati a
placare il grande potenziale
dell’angoscia umana. La pace
non arriverà se non in un clima che garantisce una reciproca affermazione degli individui e degli stati. L’egemonia dell’uno non può che negare lo sviluppo deU’altro, in
cui allora si risveglierà la vecchia ferita del segno di Caino.
Eugen Drewermann
Ghandi
la violenza
e la paura
«La violenza non è la libertà
dalla paura; essere violenti significa semplicemente trovare dei mezzi per controbattere
le cause della paura. La nonviolenza non conosce cause
per la paure. Chi pratica la
nonviolenza deve coltivare la
capacità di essere disposto
all’estremo sacrificio per liberarsi completamente dalla
paura. Egli non si preoccupa
per le sue terre, per i suoi beni
o per la sua vita. Chi non ha
superato ogni forma di paura
non è in grado di praticare
perfettamente Vahimsa (l’arte
del non ferire). I seguaci della
ahimsa conoscono solo una
forma di timore: il timore di
Dio. Chi cerca rifugio in Dio è
convinto che i’atman (l’anima
individuale) superi il corpo;
chi sa dell’esistenza di un atman imperituro, abbandona
Tamore per il corpo mortale.
L’allenamento della nonviolenza è pertanto diametralmente opposto all’allenamento della violenza».
Mahatma Gandhi
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AGENDA
6 dicembre
FIRENZE — Alle ore 17, alla libreria Claudiana, Massimo
Zamboni presenta il libro «Emilia parabolica» (Fandango).
7 dicembre
SUSA (To) — Alle ore 16, nella chiesa valdese (via Mazzini
21), il past. Giorgio Bouchard parla sul tema «La storia di
Israele e l’intervento di Dio nella storia umana - III parte».
SIRACUSA — Alle 17, nel salone della Provincia, la chiesa battista e il Partito dei comunisti italiani organizzano una conferenza sul tema «Laicità della scuola, laicità dello stato»; relatori Nicola Pantaleo, Elio Cappuccio. Intervengono Franzo Bmno, Roberto Aloisi, Gianluca Maieli, Salvatore Rapisarda.
VENARIA (To) —Alle 21, nella chiesa battista (via Zanellato
53), si tiene un concerto prenatalizio con il coro venariese
«Tre Valli» guidato dal maestro Giovanni Piscitelli.
B.ARI — Alle 18,30, nella chiesa valdese, un incontrò musicale dal titolo «Parole e musica d’avvento; Bibbia e letteratura»
con Alessandro Perpicb (violino) e Elena Vigliano (tastiera).
9 dicembre
TRIESTE — Alle 18, alla sede della Comunità luterana (via
San Lazzaro 19, primo piano), Claudio Bianchi, per il Gruppo ecumenico, parla sul tema «La chiamata di Samuele».
TORINO — .Alle 18,30, al Centro teologico (corso Stati Uniti
11/h), il Centro stesso e il Centro «A. Pascal» organizzano
una conferenza dibattito sul tema «Un’Apocalisse per l’oggi?», con Francesco Antonioli («Finte Apocalissi: lavori in
corso») e Claudio Doglio («L’Apocalisse di Giovanni e l’Evangelo di Gesù»); presiede Giorgio Bouchard. Sarà presentato il
libro di Eugenio Corsini «L’Apocalisse di Gesù Cristo secondo Giovanni» (ed. Sei), alla presenza dell’autore.
MILANO —Alle 18,15, nella sede di piazza San Fedele 4, il
Sae organizza il terzo incontro della serie «Annuncio e cammino di fede: l’iniziazione cristiana nelle diverse tradizioni
Sulla Chiesa cattolica parla don Paolo Sartor.
BARI — Alle 18,30, nella chiesa San Giovanni Bosco (via
Cozzoli), si tiene un incontro ecumenico di preghiera a cui intervengono Mariella Buonsante Basile e il past. Isaia Saliani.
9-11 dicembre
ROMA — A partire dalle 13,30, nella sala della chiesa valdese
(via Marianna Dionigi 59), si tiene il convegno promosso dalla Fcei sul tema «Pluralismo religioso e mass media. L’Europa
e l’Italia». Previste visite alla chiesa valdese, alla moschea, alla chiesa ortodossa, all’istituto buddista «Samantabbadra». Il
martedì dalle 9,45 al Centro congressi (Pai. delle Carte geografiche, v. Napoli 36), relazioni di Gianna Urizio, Randy Nailor, Jean-Luc Mouton, Luca M. Negro (modera Ermanno
Geme): alle 14,30 tavola rotonda su «Pluralismo religioso e sistema deU’informazione» con Gabriella Caramore, Luigi Sandri, Giovanni' Ferrò, Roberto Monteforte, Giovanni Avena,
Emanuele Ascarelli (modera Eugenio Bernardini); alle 17 tavola rotonda su «L’ago nel pagliaio. Il pluralismo religioso nel
sistema dell’informazione», con Giancarlo Zizola, Sandro
Magister, Magdi Allam, Alberto Abruzzese, Luigi Manconi,
Gianni Long (modera Paolo Naso). Alle 9,30 di mercoledì, alla
Cartoteca della Facoltà di Lettere e Filosofia (p.le Aldo Moro
5), dibattito su «Costmire il pluralismo. Formazione e informazione», con Gaetano Lettieri, Maria I. Macioti, Zoubir
Louassini, Raffaele Luise (modera Rosanna Ciappa).
11 dicembre
TORINO — Alle 17,30, in via A. Albertina 11, il Sae e l’Amicizia
ebraico-cristiana inaugurano la propria sede; interventi di
Oreste Favaro, Maria Ludovica Chiambretto e Marina Serio.
Le segnalazioni devono giungere con 15 giorni di anticipo.
Chiese battiste di Miglionico e Matera
Comunità in lutto
ANTONIO CUIDOTTI
IL Signore ha chiamato a sé
il, 15 novembre, il fratello
Angelo Buono alla bella età di
91 anni. Persona molto stimata fa tutti, tanto che negli
Anni 60 è stato eletto sindaco
del paese, imprenditore edile,
persona onesta nel lavoro,
scrupoloso e sicuro professionalmente, buon padre di famiglia e credente in Gesù Cristo, Angelo Buono frequenta. va assiduamente la Chiesa
battista di Miglionico. Ha saputo educare i suoi figli alla
fede e all’onestà. Fu lui che,
in seguito al terribile terremoto del novembre 1980 che
aveva seriamente danneggiato il nostro locale di culto, si
interessò a richiedere i fondi
necessari e eseguì nei minimi
dettagli i lavori di consolidamento e restauro del locale.
Al funerale ha partecipato la
gente di tutto il paese, presente anche il sindaco e alcuni parlamentari. Nella predicazione dell’Evangelo della
speranza e della vittoria sulla
morte mediante la resurrezione di Cristo, il pastore Casalino ha annunciato la consolazione che la parola di Dio
può dare alla famiglia Buono
nella certezza della resurrezione del loro caro.
Anche la comunità battista
di Matera ha vissuto due lutti. Il 27 settembre, dopo una
lunga sofferenza, ci ha lasciato la sorella Maria Borrelli in
Mola che, fedele fino alla fine
al suo Signore, ha contribuito
alla nascita della testimonianza evangelica in questa
città. Il 14 novembre ci ha lasciati, all’età di 94 anni, anche il caro Simeone Papapietro. Fratello di fede esemplare, è stato un testimone fervente per la causa dell’Evangelo sin da giovane quando
all’età di 20 anni, volendo
confessare pubblicamente la
fede in Cristo, raggiunse a
piedi la chiesa di Miglionico
per essere battezzato. Egli lascia ai suoi figli, che sono
membri attivi della comunità
di Matera, un’eredità che non
verrà mai meno. Sicuramente
il Signore donerà consolazione alle famiglie e alla comunità in questi difficili momenti nella certezza, come ha ricordato il pastore Casalino,
che la vita eterna è promessa
dal Signore a coloro che gli rimangono fedelrsino alla fine.
14
PAG. 10 RIFORMA
Il commento di un medico
Il voto ippocratico
immutabilità e evoluzioni
LUCA GAYDOU
1~ ^ EGGO nella lettera al di
( rettore, comparsa sul n.
42 di Riforma (1“ novembre),
a firma P. Finch, che ci sarebbe un «sovvertimento del
ruolo del medico rispetto a
quello sostenuto durante tutti i secoli e riflesso nel voto
ippocratico» come se questo
voto fosse, ancora oggi, un
fulgido esempio di amorevole
cura dei malati. Vorrei cominciare con il ricordare che
il tanto mitizzato giuramento
d’Ippocrate, al quale si fa risalire la nascita della cosiddetta «etica medica» è costituito in gran parte da impegni circa i rapporti da tenere
con i «maestri», i «discepoli» e
i «colleghi». La parte strettamente riguardante la relazione medico-paziente è minima, limitandosi a tre frasi, in
confronto a tutto il documento (che è facilmente reperibile su Internet alla voce «Giuramento di Ippocrate»). L’eutanasia, largamente praticata
sui campi di battaglia, era di
pertinenza del chirurgo, al
quale la categoria medica nascente si impegna a non usurpare la prerogativa. Abile
mossa per assicurarsi un futuro non mettendosi in contrapposizione con una categoria molto importante tra le
professioni vetero-sanitarie o
reale amore per il malato?
Al di là delle interpretazioni storiche, il modello scaturito, che potremmo definire
«contratto terapeutico» vede
un soggetto, il medico, come
un buon padre (o una buona
madre) che offre il suo impegno a fare «il bene» a un secondo soggetto, il paziente,
che in un rapporto di totale
fiducia si rende docile alle
decisioni e buon osservante
delle prescrizioni. In questo
modello, giunto quasi sino a
noi, il medico sa e opera per
il bene del malato e non ha
bisogno di spiegare i perché e
i per come, né tantomeno
chiedere alcun consenso in
quanto questo è implicito nel
contratto. Il principio di autodeterminazione, che a fatica si è fatto strada negli ultimi vent’anni per cui dobbia
Hai fatto
Tabbonamento
a
mo, o quanto meno dovremmo, essere messi nella condizione di poter scegliere noi
stessi per le cose che ci riguardano, è qui compietamente ignorato. Ed è (stato)
ignorato al punto che molto
spesso al malato grave sono
(state) taciute o mentite le
sue reali condizioni.
Oggi, per la cura dei pazienti affetti da patologia grave, esiste una pluralità di scelte: secondo me è meglio interpellare il paziente, informandolo con sensibilità ma
senza reticenze, in modo tale
da passare dal principio del
«contratto» a quello deH’«alleanza» terapeutica. Certo
che questo implica il passaggio dalla categoria dell’oggettivo (si fa oggettivamente il
bene del paziente) a quella,
molto meno rassicurante ma
molto più vera, del soggettivo:
medico e paziente intraprendono il percorso ritenuto il
migliore dai due soggetti e
per i due soggetti. Questo non
ripristina l’uguaglianza di
rapporti tra medico e paziente né riduce la responsabilità
del professionista, ma consente un recupero della scala
dei valori propria del paziente, riconoscendogli la capacità e la dignità che a ogni
essere umano andrebbero,
sempre secondo me, riconosciute. «Altri soggetti necessariamente coinvolti», citati dal
signor Finch (io penso si riferisca ai familiari del malato),
hanno, secondo Ippocrate, il
diritto di non essere stuprati o
sottoposti ad atti lascivi. Certo il nuovo codice di deontologia e l’ancor più nuova Carta della professionalità medica (www.professionalism.org)
tacciono su questo argomento, ma non credo per mancanza di sensibilità!
Non è certo compito del
medico stabilire priorità tra
gli aventi diritto, coinvolti
nella situazione di sofferenza,
né quale sia il grado di liceità
dei «diritti» accampati da parenti e amici. Questo aspetto
scaturisce dalla relazione tra il
malato e chi gli sta vicino. Ovviamente in questa relazione
il curante ha il suo peso nel
facilitare il dialogo, nel condividere la speranza come nel
portare il fardello dell’impotenza. Il medico ha il dovere,
sancito anche dal voto ippocratico, di mantenere il riserbo sulle condizioni del malato
che gli è stato affidato (a meno che questo comportamento metta a repentaglio la salute 0 l’incolumità di altre persone), perché gli riconosce il
diritto di scegliere se e a chi
dire o non dire, diritto sancito
anche da una legge comune a
tutti gli stati democratici.
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
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Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D’Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso (coord. Eco valli), Piervaldo Rostan, Federica Tourn.
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La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51. t
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 44 del 29 novembre 2002 è stato spedito dall'Ufficio
CMP Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 27 novembre 2002.
2001
Associato alla
Unions stampa
periodica italiana
VENERDÌ 6
Alcune domande su un tema importante per le chiese
La formazione dei pastori
Come SI accompagna la solida preparazione teologica a una forte
formazione spirituale? L'odierno laicismo non snatura il ministero?
FLORESTANA PICCOLI SFREDDA
CHIEDO un piccolo spazio
in questo dibattito, anche se non sono né pastora
né teologa, ma una semplice
laica (nell’antica accezione di
questo termine); d’altronde
la Riforma protestante ha
ben chiarito la valenza di un
laicato che si identifica nel
discepolato e nel sacerdozio
universale di tutti i credenti.
Ho seguito con attenzione e
vivo interesse gli interventi
apparsi su Riforma (v. nn. 37,
38, 39, 42): dal dibattito sinodaie evocato da Giorgio Tourn
sul ruolo della Facoltà di teologia e delle comunità nella
preparazione dei futuri pastori e pastore (chi sono in realtà
i loro «maestri»?), agli interrogativi emersi nel corso della
VI Conferenza internazionale
battista di istruzione teologica
(Siviglia, 4-6 luglio scorso);
dal ricco e limpido intervento
di Paolo Ricca sulla formazione spirituale e accademica dei
pastori (pietas e eruditio), agli
inquietanti segni di crisi evidenziati da Ermanno Geme,
che non a caso si richiama al
tempo «particolarmente difficile e conflittuale» del ’68, vissuto da un’intera generazione
di candidati al pastorato, e altresì al R08, ovvero a quel capitolo sui ministeri tuttora vigente nelle discipline dell’Ordinamento valdese. Mi sia
consentito stralciare proprio
dal R03 due indicazioni che
mi sembra siano illuminanti
per il nostro dibattito:
- dall’art. 3 («significato dei
ministero»): «L’esercizio di
ogni ministero è l’annuncio
di Gesù Cristo. La Parola di
Dio è la sola autorità nella
chiesa: ogni ministero le è
sottoposto (...)».
- dall’art. 5 («funzioni pastorali»): «Il pastore ha particolari responsabilità in ordine alla predicazione della Parola, all’evangelizzazione,
all’insegnamento biblico, alla conduzione dei culti, all’amministrazióne del battesimo e della cena del Signore,
alla cura d’anime dei singoli fedeli e ne risponde al Concistoro o al Consiglio della
Chiesa ed all’Assemblea».
Se questi sono il significato
dei ministeri riconosciuti dalla Chiesa valdese e le specifiche funzioni pastorali, in qualità di membro di chiesa mi
sembra di poter dedurre alcune conseguenze, che mi permetto di elencare molto sinteticamente qui di seguito.
1) In quanto l’esercizio di
un ministero è l’annuncio di
Cristo, ciò implica una precisa vocazione, che certo non
può conferire nessuna Facoltà universitaria né alcuna
ideologia, bensì la sola grazia
CI IR .\ 2:3 morii linora ai ci'riaii, a caus:i dei disordini avwnuli la setlim.ma
scorsa in Nigciia, piouicaii
dalla presenza in quel p.iese
delle eoncorienti a -Miss
Mondo», .\lcune chiese e un
centro religioso cristiano sono andati distrutti e due moschee sono state incendiate.
È evidente che il concorso di
bellezza non è che un pretesto per fare esplodere vecchi
dissapori religioso-politici
che covano sotto la cenere.
La Nigeria, vasta tre volte
l’Italia, composta da varie etnie e religioni, dopo essere
stata per lungo tempo un dominio britannico si è costituita in stato federale indipendente nel 1960 accolto come
membro delle Nazioni Unite.
I contrasti fra cristiani e musulmani sono sempre vivi e
stava certo alla saggezza dei
del Signore mediante lo Spirito (v. R03, art. 1 e DV, art. 14).
2) Ne consegue peraltro
una consapevole adesione alla confessione di fede della
chiesa (v. R03, art. 6, comma
f): e tale consapevolezza non
può essere acquisita se non
attraverso uno studio approfondito della Parola di Dio
trasmessa dalle Scritture, i cui
strumenti ermeneutici verranno forniti dalla Facoltà.
3) In merito invece alle funzioni pastorali, pur rischiando
di schematizzare, mi sembra
indispensabile suddividerle
secondo tre proiezioni: a] predicazione, evangelizzazione,
insegnamento biblico (solida
preparazione - eruditio - associata a forte vocazione spirituale - pietas ); b] atti liturgici (seria base teologica, fervore spirituale, creatività); c]
cura d’anime (vocazione autentica, da cui scaturiscono
totale disponibilità, spirito di
servizio e soprattutto amore:
l’«amore senzi misura» di cui
parlava Agostino d’Ippona, di
cui è stata materiata la vita di
Francesco d’Assisi, di cui la
Parola fatta carne è stata il
supremo emblema).
Concludo (ma non è una
conclusione) con alcune domande: in quale misura la
Facoltà di teologia offre ai futuri pastori e pastore, oltre
alla necessaria preparazione,
degli altrettanto necessari
supporti psicologici? Fino a
che punto alla Facoltà di teologia è oggi prioritario lo studio delle neocorrenti teologiche, con parametri eterodossi rispetto alla confessione di
fede della chiesa? L’odierno
laicismo e la paura del clericalismo (che fra altri sintomi
più gravi ha fatto anche gettare alle ortiche da molti pastori la toga, indossata con
grande dignità dai riformatori e da molte generazioni di
pastori), non rischiano di
snaturare la dimensione biblica dei ministeri? Nella formazione di pastori e pastore
prevalgono oggi l’attivismo e
la testimonianza implicita,
l’impegno socio-politico e
culturale o il senso vocazionale del ministero, pur con le
sue ovvie contestualizzazioni? Pastore-pastora = modello etico: ipocrisia o coerenza?
Forse le comunità «disperse e
senza nome» del Duemila
(certo non più «maestre»)
aspettano con ansia e impazienza delle risposte.
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governanti evitare questa sanguinosa faida. 11 paese potrebbe essere ricchissimo per le
sue risorse naturali, ma la corruzione e l’incompetenza
l’hanno dissanguato. Dopo
anni di dittatura militare, nel
1999 i civili hanno ripreso il
potere: il concorso di Miss
Mondo doveva appunto servire, nelle intenzioni degli organizzatori, a ravvivare un’immagine screditata del paese.
Ed è proprio questo che ci
avvilisce, che ci fa gridare:
ma a che punto siarrio arrivati? In che direzione cammina la civilizzazione del
mondo? Una nazione, sia
pure giovane, ma già da quarant’anni membro dell’Onu,
per ravvivare la sua immagine di fronte a tutto il mondo
non sa fare altro che organizzare sul suo territorio una
manifestazione insulsa come
un concorso di bellezza a livello mondiale. Non una ri
VENt
LA STAM
Lotto e predestinaiii
La giornaliera rubri^dJ
«Buongiorno» di
Gramellini è dedicato il ji
novembre alTipotesi cb
sulle vincite dei conco® j
premi sia istituita una tassa
da destinarsi a scopi bene,
fici o alla ricerca '
«...ci si potrebbe anche sfe
re - conviene Tautore,
«
re - conviene l'autore,,
non fosse che per quel no-'
me: tassa del cuore. Lo ha
coniato un parlamentare di
An, Bonatesta, che a fùria di
occuparsi di tv, ne ha mutuato il linguaggio spudetac
to da piazzisti dell’animi
Ci senti dentro la musicali
uno spot di biscotti, mai
sapore rimane quello di
una predica pauperista, col
richiamo alla natura immeritata della vincita, che va
quindi scontata in qualc^
modo. E la teoria calvinisl
della predestinazione?».!
uscita sconfitta, seconK
Gramellini, «divorata dalla
Controriforma e dal bisogno disperato di soldi. Sei
destino ti ha premiato, dice
Bonatesta, tu non hai alcun
merito e lo stato è tenutOa
metterti una tassa».
IL MATTINO
Guida allo sbattezzo
Da tempo esiste addifit>
tura un’associazione di 1#;
cisti impenitenti perlo
«sbattezzo». Oraancheivescovi, riuniti in assemblea a
Collevalenza, hanno dovuto prendere atto dell’esistenza di questo desideri
da parte di chi ritiene!
aver subito un’imposizipu^
con il battesimo. Commeap-ta il fatto Pietro Gargaift
(22 novembre): «I pentii
del rito lustrale, ha spiegati);
il vescovo di Palestrlffl,
monsignor Eduardo Davino, dovranno inviare una
raccomandata al parroco
che verificherà l’esattezffl
dei dati, annoterà l’evenfo
in apposito registro e informerà l’ordinario diocesaho.
Una raccomandata (...) darà conto al richiedente del
buon esito della sua richiesta, avvertendolo delle conseguenze teologiche e canoniche della sua deelsio'
ne». Conclude il commoo-,
to:«È vero che ciascuno ha
il sacrosanto diritto alle
proprie scelte in fatto (fi religione. Eppure si prova
ugualmente un làico senso
di sconcerto (...). Se ®ia"
prirà una via giudiziaria alia
fede, dovremo attenderei
un Tar, una Corte Suprema
dei sacramenti? Del resto,
questo è lo “sbattesimo ■
una Cassazione».
cerca innovativa sul peri
(la Nigeria è il deeinioP
dottore), non la esopei®
nuovi innesti agricoli)
l'invio a Oxford o a
qualche migliaio fra!
ri studenti nigeriani, m
do da riavere pre®*’*^ -fj
classe dirigente vera®
esperta nei vari campiNo, niente di tutto q
piuttosto ospitare “08^
vuota di significato,
reiezione di Miss Mona^.
gno della stupidità del
dente, che però ePP®^jjj.
tutti i televisori (iella i
Povero mondo:
mente a un punto
intellettuale senza con
co»
(Rubrica «Un/<*rra,
mento» della trasmissm ^
diouno «Culto evangew^ ^¡¡¡t
dalla Federazione
evangeliche in f
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venerdì 6 DICEMBRE 2002
PAG. Il RIFORMA
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MU 11 ponte sul Chisone a Pinerolo
Si lavora alla demolizione
Dopo tanta attesa sono cominciati la settimana scorsa i lavori di demolizione dei resti del ponte sul Chisone, a Pinerolo,
andato distrutto neiralluvione del 2000. Da lunedì scorso infatti sono al lavoro due grosse ruspe della ditta appaitatrice dei
lavori che, tempo permettendo, dovrebbero alla fine di questa
settimana completare l’opera di demolizione necessaria
all’inizio dei lavori di ricostruzione per i quali sono già stati
fatti i rilievi nei mesi scorsi. I lavori dovrebbero portare alla
realizzazione oltre che del nuovo ponte stradale anche di quello ferroviario permettendo così il passaggio dei treni della linea Pinerolo-Torre Pellice oggi sostituiti da autobus. Per la
tempistica il cronoprogramma parla di lavori finiti nel 2005.
Il locale torrese migliora ancora
Seconda stella al «Fllpot»
Migliorarsi è sempre possibile, ma mai scontato. Per il ristorante Flipot di Torre Pellice, con lo chef Walter Eynard e la
moglie Gisella la scorsa settimana è arrivato un nuovo, ennesimo, riconoscimento: la seconda stella sulla guida Michelin,
una delle massime vetrine nel campo della gastronomia. L’annuncio è stato dato in diretta Tv durante il programma «Porta
a porta» condotto da Bruno Vespa di mercoledì scorso. Una
puntata interamente dedicata alla cucina italiana in cui è stata
stilata una speciale classifica dei migliori locali della nostra
penisola; durante uno dei collegamenti in diretta con il noto
ristorante di Torre Pellice, il rappresentante della Michelin ha
attribuito al Flipot questo nuovo attestato di stima.
Riforma
y
J /
Fondato nel 1848
Un convegno a Pinerolo organizzato dalla Regione Piemonte e dall'Azienda sanitaria 10
La Sanità viaggia anche in rete
Il ricorso oll'informatica consente di mettere in circolazione le tecnologie più avanzate e di contenere
alcuni costi. In questo settore il Piemonte è all'avanguardia, ma che ne sarà dei piccoli ospedali?
PAOLO RiBET
SI è tenuto a Pinerolo,
sabato 30 novembre,
un convegno organizzato
dalla Regione e dall’Asl
10 dal titolo: «Sanità in
rete, Ict: esperienze, opportunità e strategie».
L’Ict, una sigla che significa «tecnologia dell’informazione e della comunicazione», è per molti la
nuova frontiera della medicina che si vuole confrontare con le tecnologie
più avanzate sia per la gestione delle risorse che
per la cura dei pazienti.
«Oggi l’informatica stenta a farsi strada in sanità», ha esordito il direttore generale dell’Asl 10,
Ferruccio Massa, aprendo i lavori, e citando l’esempio proprio dell’Asl
10. Questa al suo arrivo,
5 anni fa, era ferma a un
livello di «paleolitico informatico», come l’ha
definito; mentre oggi
non solo ha raggiunto livelli ragguardevoli di informatizzazione, ma è
stata anche scelta come
sito pilota di un progetto
a livello europeo denoroinato Netlink: l’introduzione di una tessera a
nticrochip che contiene i
nati amministrativi e clirici di emergenza di ogni
attadino. In futuro, difuisa su tutto il territorio
europeo, questa scheda
Pormetterà a ognuno di
essere curato tempestivamente, ovunque si tro’ m quanto attraverso
di
essa ogni medico euepeo potrà accedere alle
informazioni sanitarie
utili per intervenire.
Proprio questa intraprendenza nell’accogliere le possibilità fornite dalle nuove tecnologie
ha portato ad organizzare
il convegno a Pinerolo.
«Anche se va detto che
tutto il Piemonte è all’
avanguardia in Italia su
questo settore - ha insistito l’assessore D’Ambrosio nelle sue parole di
saluto -. Questo porterà
ad una razionalizzazione
nella gestione e nell’erogazione dei servizi»; ciò
significa già da oggi un
controllo più efficace sul
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la spesa e in un domani
non lontano l’apertura di
nuove opportunità, come
la prenotazione telematica di esami e visite specialistiche, la possibilità
di ricevere a casa i referti
delle analisi o il monitoraggio dello stato di salute dei malati cronici. Proprio dalle avanzate realizzazioni in campo telematico compiute da alcune
Regioni ha preso lo spunto il sen. Cursi, sottosegretario al ministero della
Salute, che ha portato il
saluto del governo.
Riprendendo il tema
del federalismo in discussione in questi giorni
Cursi ha notato come
proprio Tinformatizzazione può diventare uno
degli elementi di divisione e di sperequazione fra
le Regioni, ampliando le
differenze nei servizi ai
cittadini. La visione del
sottosegretario è invece
quella di un federalismo
solidale, in cui uno stato
forte si pone a sostegno
dei suoi cittadini più deboli. I vari interventi tecnici succedutisi nella
giornata hanno illustrato
poi le realizzazioni di
progetti già operanti.
Unica nota preoccupante è stata l’affermazione,
più volte ripetuta, che i
piccoli ospedali sono destinati a venire scavalcati
dalle moderne tecnologie, e quindi chiusi, o trasformati in centri di riabilitazione.
Ospedali valdesi delle Valli
Presto un piano
per il futuro
DAVIDE ROSSO
Mentre sono ancora forti l’emozione
e la volontà di salvaguardia degli ospedali valdesi
delle Valli espressa dalle
manifestazioni, molto
partecipate, del 16 novembre a Torre Pellice e
Pomaretto, continuano
in valle, e a Torino, gli incontri sul futuro dei nosocomi valdesi. La settimana scorsa il moderatore della Tavola valdese, il
presidente e il vicepresidente del Comitato Ciov,
l’ente di gestione degli
ospedali valdesi, hanno
incontrato il sindaco di
Torino e la presidente
della Provincia (si veda
pagina 1) e prima ancora
si è svolta un’assemblea
informativa alla Chiesa
valdese torinese (la cronaca sul prossimo numero del nostro giornale).
Alle Valli, intanto, gli
organizzatori delle manifestazioni di due sabati fa
hanno fatto il punto della
situazione decidendo, tra
l’altro, di far nascere un
comitato permanente. La
richiesta più pressante è
quella di avere al più presto il piano di rilancio
proposto dalla Ciov «per
poter ragionare insieme
sul futuro degli ospedali
avendo qualcosa di concreto sotto gli occhi».
Una risposta indiretta a
questa richiesta arriva
dal calendario che la
Ciov sta mettendo a punto per la prossima settimana e che prevede un
incontro con la Regione,
nei corso del quale la
Ciov presenterà lo studio,
preparato per suo conto
dal Cresa, sulla situazione
e sul fabbisogno sanitario
del territorio valligiano e
le prime ipotesi di utilizzo dei due presidi ospedalieri valdesi. Subito dopo, nelle intenzioni del
Comitato Ciov, dovrebbe
esserci un confronto con
l’Asl 10 del Pinerolese e
quindi con gli enti locali, i
sindacati e i dipendenti
degli ospedali. Nelle intenzioni e nelle speranze
dei responsabili degli
ospedali, da questo giro
di incontri e confronto,
dovrebbe emergere il
piano che disegnerà il futuro degli ospedali.
ICONTRAPPUNTOI
LE GRANDI OPERE
POCO PROGRAMMATE
PIERVALDO ROSTAN
I nodi, prima o poi, vengono al pettine. E/di nodi la
politica ne presenta molti,
a livello locale come sul
piano nazionale. Molte delle ricette proposte dall’attuale governo come la soluzione dei problemi (dall’economia al lavoro o ai servizi) stanno mostrando
tutti i loro limiti; c’è da rimettere in moto l’economia?
di salto, anzi ì cinque che sì
prevede di realizzare che
impatto avranno sulla valle? E chi li gestirà? Intanto i
costi stanno aumentando
di giorno in giorno. Ma non
finisce qui. La pista di bob
doveva sorgere a Sauze d’
Oulx; poi si è scoperto l’amianto, ma in realtà già da
tempo le relazioni ge-ologiche ne parlavano. Si tro
costruiamo È pcoprio veco che va un’altra
grandi opere,
tipo il ponte
siilo stretto di
Messina. Reddito prò capite troppo basso? diminuiamo le tasse ai
cittadini, ma
soprattutto alle imprese. Ora ci si sta accorgendo che non era tutto
così semplice; se si riduce
l’entrata fiscale non si hanno i soldi per i servizi e per
gli enti locali che sono costretti alla protesta, indipendentemente dal loro colore politico. Nella filosofia
delle grandi opere si collocano quelle delle Olimpiadi.
Il budget finanziario previsto è già abbondantemente
sforato, con buona pace di
coloro (e ce n’era anche per
le nostre valli) che fino a
qualche mese fa avevano il
coraggio (o l’impudenza) di
presupporre ribassi dei costi tali da poter finanziare
opere aggiuntive.
Così i parlamentari piemontesi, con una puntuale
opera di «lobbing», stanno
per portare a casa nella Finanziaria in approvazione
e con ipoteche su quelle future, nuovi e corposi finanziamenti. Tutti per opere
necessarie? Tutti per interventi realizzabili e gestibili
in futuro. A parole si danno
assicurazioni, nei fatti rimangono dubbi. Sui tempi
due esempi sono illuminanti: pochi giorni fa è stato inaugurato il nuoyo ponte dei Masselli a Pomaretto.
Era un’opera prevista per i
«mondiali» di sci di Sestriere ’97. In vai Susa stanno ancora lavorando, dopo
interminabili vicissitudini,
per il miglioramento della
statale 24: anche questo intervento era sull’agenda
dei Mondiali ’97.
E sull’opportunità e sostenibilità delle opere? «lino dei più interessanti
“Sic” (siti di interesse comunitario) dell’alta vai
Chisone se ne è andato sotto l’azione delle ruspe a
Pragelato» commentano
amari quelli del parco Val
Troncea. Ma il trampolino
tutte le opere
oUmpiche previste
sono necessarie e
utili per il futuro?
soluzione:
Cesana, sito
Pariol. Un altro «Sic»: non
importa; l’opera si inserirà a pieno
titolo nel pa— esaggio. Da
pochi giorni
sembra ci si accorga che
l’impianto avrà un impatto
notevole, che per fare il
ghiaccio si usano gas tossici; anche qui siamo di fronte a finte novità. E intanto,
anche qui, i costi lievitano
di decine dì miliardi: sarebbe stato davvero troppo
umiliante (o troppo intelligente) chiedere ospitalità ai
cugini francesi che una pista di bob la realizzarono
pochi anni fa per le Olimpiadi di Albertville?
E l’elenco potrebbe continuare. Pinerolo rischia di
avere un palaghiaccio sovradimensionato; Torre
Pellice rischia di non avere
più il «suo» palaghìaccio
perché anche in questo caso i costi sfondano il budget assegnato: ma con Villa
Olanda a un km e la Crumière a 3 non sarebbe il caso di rinunciare alla foresteria che aumenta i costi di
costruzione prima di trovarsi senza palaolimpico?
Meno-male che c’è la Provincia. È in forte difficoltà
di fronte ai tagli della Finanziaria ma intanto affida
a due valenti professionisti
l’ennesimo studio di fattibilità per un collegamento turistico viario fra la vai Pellice e il Queyras: questa volta
l’area di studio è quella del
vallone di Crosenna dove
non si è riusciti a fare finora
qemmeno una pista forestale vista l’mstabilità dei versanti. Quando verrà consegnato il nuovo studio quasi
tutti i lembi di territorio di
Bobbio Pellice avranno uno
studio di fattibilità di una
strada, asfaltata o sterrata.
L’ultimo secolo ne ha prodotti in quantità, quasi come di articoli sui giornali.
Difficilmente si farà la strada, ma intanto sì sarà alle
porte dì una nuova consultazione elettorale...
16
PAG. 12 RIFORMA
: TORRE PELLICE: CONSIGLIO — Si è tenuta venerdì
29 novembre la seduta del Consiglio comunale a
I Torre Pellice. Tra i punti all’ordine del giorno
I c’era l’esame del preliminare che interessa la ca
[ serma Ribet: il Consiglio ha approvato un pro
i getto di risistemazione omogenea dell’area lun
■ go viale Trento. Rispondendo a un’interpellanza
della minoranza l’assessore ha promesso di sollecitare la conclusione dei lavori di risanamento
j della struttura scolastica in viale della Rimem
I branza. Il ritardo, che ha causato lo spostamento
I di medie e materna, è stato dovuto al cambia
I mento di impresa incaricata deH’operaziorie,
che secondo la Provincia dovrebbe terminare
entro l’inizio dell’anno scolastico 2003-2004.
TRE INCONTRI DI SCRITTURA CREATIVA — È la
nuova proposta che arriva dal progetto «Stazioniamo» della Comunità montana vai Pellice. La
redazione di «Stazione zero» apre le porte a chi,
dai 15 ai 22 anni, vuole misurarsi con il gioco della scrittura, venerdì 6, 13 e 20 dicembre, alle 17,
aU’Informagiovani-Casetta di via Ribet 1 {piazza
Partigiani) a Luserna San Giovanni. La partecipazione è gratuita, ma i posti limitati. Per informazioni telefonare allo 0121-902070 oppure mandare una e-mail a: stazione.zero@libero.it.
SOLIDARIETÀ CON LE CHIESE RIOPLATENSI —
L’iniziativa è partita dalla Chiesa valdese di Luserna San Giovanni che, come spiega il presidente del Concistoro, Enrico Malan, così «ha voluto concretizzare le proposte emerse durante il
Sinodo». Nell’assemblea del 24 novembre si è
deciso di rispondere alle difficilissime condizioni in cui versano le comunità argentine e uruguaiane. Il progetto si chiama «Un pasto al giorno» per il comedor di San Carlos (Santa Fe, Argentina); la proposta è di versare sette euro al
mese per la durata di un anno; il versamento si
può effettuare sul ccp 12314100 intestato al Concistoro valdese di Luserna San Giovanni. Alla
proposta della chiesa si è associato anche il Comune, disponibile a collaborare con la commissione che si è costituita per nuove iniziative.
GESTIONE ACQUE: RINVIO DI UNA SETTIMANA
— L’assemblea dell’Autorità d’ambito di giovedì
scorso non ha licenziato, come ci si aspettava, il
piano d’ambito che tra l’altro dovrà contenere
indicazioni circa le tariffe del servizio idrico in
tutta la provincia di Torino. 11 Comune di Torino
ha chiesto un rinvio temporaneo, accordato con
poco entusiasmo dall’assemblea. Nuova convocazione per venerdì 6 nella speranza di trovare
un accordo che accontenti quasi tutti.
VILLA OLANDA: APPALTO — Presto partiranno i lavori per il completamento della ristrutturazione
di Villa Olanda, lo storico edificio di Luserna San
Giovanni di proprietà della Tavola valdese concesso in comodato d’uso alla Comunità montana
vai Pellice. La scorsa settimana sono stati affidati
i lavori sulla base delle offerte pervenute; l’impresa aggiudicataria è la Giorgio Armand Pilon di
Torre Pellice. L’intervento consiste nella realizzazione all’ultimo piano di alcune stanze uso albergo da affiancare agli uffici già attualmente utilizzati e alla cucina al momento chiusa.
L* Eco Delle Aàlli ààldesi
VENÉRPi 6 DICEMBRE20(ii
CENA DI NATALE CON LA VALPE —Si terrà lunedì
23 dicembre, alle ore 20, al salone polivalente di
Villar Pellice, la cena di Natale 2002 per atleti,
genitori, soci e simpatizzanti dell’Hockey club
Valpellice. Per partecipare occorre versare un
contributo 20 euro, 10 euro per gli atleti. Per
adesioni contattare il direttivo oppure il bar del
Palaghiaccio di Torre Pellice. Occorre dare
l’adesione entro domenica 15 dicembre.
Chiesa evangelica valdese
di Pinerolo
Le sorelle deirUnione femminile
di Pinerolo invitano tutti all’annuale
BAZAR
che si terrà sabato 7 dicembre,
a partire dalle ore 14,30,
nei locali della chiesa valdese,
in via dei Mille 1 a Pinerolo,
e poi di nuovo domenica 8 dicembre
subito dopo il culto.
VI ASPETTIAMO NUMEROSI
Conferenza dei servizi sulla viabilità in vai Pellice
La variante delia discordia
Poco gradito il futuro collegamento Osasco-Bricherasio
Dopo i preliminari si aspetta la pronuncia della Regione
MASSIMO CNONE
IN gioco c’è il futuro
della viabilità da e per
la vai Pellice, e la partita è
tutt’altro che conclusa. Il
turno passa alla Regione
Piemonte, a cui spetta il
compito di convocare la
Conferenza dei servizi
nella quale si discuteranno le proposte di miglioramento della provinciale 161. Il pool di tecnici
individuato dall’Agenzia
olimpica e guidato dall’ing. Ripamonti ha appena consegnato ai soggetti
che dovranno partecipare alla Conferenza, i preliminari dei lavori che interessano l’intero asse
della strada provinciale.
In particolare, i progetti
riguardano il ponte a valle dell’abitato di Villar
Pellice, le annunciate rotonde all’altezza del futuro Palaghiaccio di Torre
Pellice e dell’incrocio fra
viale De Amicis e via Pralafera a Luserna San Giovanni, la circonvallazione
di Bricherasio e naturalmente la variante «a scorribilità veloce» che, secondo il progetto presentato dall’Agenzia e già discusso in diversi incontri
pubblici a Bricherasio,
dovrebbe collegare Osasco con Bricherasio immettendosi quindi nella
161 in corrispondenza
del bivio per Garzigliana.
L’invito a non soffermarsi sui singoli interventi ma su un «unico
pacchetto», arriva dall’assessore alla viabilità della
Comunità montana vai
Pellice, Giorgio Odetto,
che liquida le polemiche
sul tracciato della variante Osasco-Bricherasio
con una precisazione: le
nuove proposte arrivate
in queste settimane e diffuse dalla stampa «non
sono delle novità, bensì
erano già state esaminate
e scartate in precedenza». Che la proposta avanzata dall’Agenzia olimpica non piaccia a tutti è cosa ormai nota. A essere scettici sono soprattutto gli agricoltori e, da
parte politica, il gruppo
guidato dall’ex parlamentare Claudio Bonansea, al
quale fa riferimento anche la minoranza di Bricherasio, che denuncia
gli effetti nefasti del nuovo asse viario previsto sul
territorio del Comune.
Una nuova assemblea
pubblica è stata organizzata dieci giorni fa dal
«Comitato promotore
della viabilità per Bricherasio» e dall’associazione
Piemonte Futuro. Dopo i
dubbi iniziali, la maggioranza guidata dal sindaco
Luigi Bosio sembra invece essersi allineata alla
proposta dell’Agenzia.
Sulla vicenda pesa la
paura che parte del pacchetto delle cosiddette
«opere connesse» rimanga esclusa dalla Finanziaria. «Sono soddisfatto che
l’Agenzia olimpica stia rispettando i tempi - dice
l’assessore Odetto restiamo in attesa che la
Regione convochi la Conferenza dei servizi e questo potrebbe avvenire anche fra un mese». Tutto
tace per quanto riguarda
la «strada delle cave»,
cioè l’asse alternativo che
dovrebbe collegare Luserna a Bibiana via Lusernetta: il progetto preparato dalla Provincia è ormai
pronto e, per il momento,
non ha ricevuto risposta
la richiesta, avanzata dalla Comunità montana, di
un intervento regionale
per la copertura finanziaria dell’opera.
Angrogna: ricca seduta del Consiglio comunale
Fognature: buone prospettive
Nella seduta del Consiglio del 27 novembre la
giunta ha presentato l’assestamento di bilancio,
approvato all’unanimità,
nel quale sono stati stanziati altri 41.317 euro per
le fognature, riuscendo a
contenere la spesa massima per utente entro il tetto dei 1.500 euro, come
per gli altri rami già realizzati con il contributo
degli abitanti. Le fognature previste sono: Formaggia-Passel, Odin-BertotSerre, Marchetti-CarlevàRoccia, Ciava Sup.-Provinciale. Per le borgate e
le case sparse, dove la fognatura non potrà arrivare, il Comune sta studiando la possibilità di agevo
lare l’installazione di fosse biologiche collettive.
In apertura del Consiglio il sindaco, Ezio Borgarello, ha riferito sulla
partecipazione alla manifestazione in difesa degli
ospedali valdesi, sulle iniziative previste per incoraggiare la frequentazione della scuola, sull’acquisto di un nuovo pulmino; l’assessore Paolo
Vaschetto ha riferito sulla
positiva partecipazione
dei volontari all’esercitazione della protezione civile: in quell’occasione si
è verificato che tutte le località di Angrogna sono
perfettamente collegate
con il telefono, si è simulata l’evacuazione della
scuola e del foyer e verificata la tenuta delle vasche dell’acquedotto.
Nuova spesa anche per
il piano regolatore in corso di elaborazione: bisognerà infatti verificare la
tenuta idraulica di tutti i
ponti esistenti sul territorio (si è deciso di limitare
la verifica a quelli del fondovalle sull’Angrogna).
Anche il progetto per valorizzare la zona turistica
della Vaccera e per l’asfaltatura della relativa
strada va avanti: nel bilancio il Comune ha finora stanziato 343.762 euro
come quota a suo carico,
a cui si devono aggiungere le cifre stanziate degli
altri enti in due progetti.
Valli Chisone e Germanasca
Un partner torinese
per l'agricoltura?
i-i'i
LILIANA VICLIELMO
La giunta della Comunità montana valli
Chisone e Germanasca
ha presentato al Consiglio, nella seduta di lunedì 25 novembre, il progetto di un accordo con
la Federazione provinciale Coltivatori diretti di
Torino che ha l’obiettivo
di cooperare su temi di
comune interesse e di
fornire alla Comunità le
competenze che le mancano. L’agricoltura nelle
alte valli è quasi soltanto
limitata all’uso familiare,
ma nella bassa vai Chisone costituisce ancora una
fonte di reddito per le
aziende che la praticano.
L’accordo è ampio e
prevede interventi nello
sfruttamento dei boschi e
nella produzione di latte
e formaggi, incremento
del turismo rurale, assistenza tecnica alle aziende e alle persone e molte
altre opportunità. Non
sono mancate le critiche
a questa iniziativa che
causa infatti perplessità
di vario genere: accordarsi con un partner ben impiantato sul territorio e
per sua natura agguerrito
e competente può significare per l’ente pubblico
una posizione subalterna;
l’esclusività della scelta
che privilegia la Coldiretti
a scapito di altre associazioni di categoria indica
una certa parzialità molto
sgradevole per chi ne rimane fuori.
Il presidente della Comunità, Roberto Prinzio,
ha replicato che la Comunità montana non si
sarebbe legata mani,
piedi alla ColdiretÜ.uj
avrebbe mantenutola
priorità degli indirne ^
che un’altra associa^o|.,
era stata interpella*
senza esito. La Coldir¿
ha la prevalenza de^
iscritti sul territorio^
continuerebbe a svolga
le stesse attività in modg
partecipato. I contrari
hanno però ottenuto che
l’espressione «in printó
luogo» fosse tolta dallv
ticolo che prevede ilri.
corso alle strutture ope?,
rative esistenti presso gli
uffici di Pinerolo. La vi
razione ha dato come
esito 24 favorevole 15
tra contrari e astenuti.
Un atto impo;tanthè
stata anche l’acquisizipli
ne dei fabbricati e deitep
reni situati nel comuni di
Frali e di Salza, occuptjj
ti dal complesso turistici-i
di «Scopriminiera», di
proprietà della Lusenag
Stralciando dalla valul
zione globale le sommi
già spese per le attre|
zature, l’importo residí
da versare alla ditta è di
circa 110.000 euro.
Tra gli altri punti
l’ordine del giorno,-soni:)
stati approvati: le varàiì
zioni al bilancio di previi.
sione 2002, che pareggiò
no in 625.000 euro, la
convenzione triennalicon la Provincia di Todno per l’inserimento la-,,
vorativo dei giovani disaii
bili, con due operato)
già sul posto, una moi
fica dello statuto di C0‘
munità che prevede l’aggiunta in organico di un
vicesegretario per i rapporti con i Comuni.
venera
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Sette
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Inaugurate anche due rotonde
Il ponte dei Masselli
Una splendida e ventosa giornata di sole, dopo
tanti giorni piovosi, ha
fatto da cornice all’inaugurazione del ponte costruito a Pomaretto sul
torrente Germanasca,
giunto al traguardo dopo
vicissitudini di vario genere che ne hanno rallentato il completamento.
Costruito in doppia pendenza il ponte è affiancato da due rotonde che dovrebbero disciplinare il
traffico sulle due strade
provinciali che collega:
quella della vai Chisone e
quella della vai Germanasca ed è stato progettato
come inizio di una sostanziosa opera di miglioramento della viabilità
tante co
vedono
10 dicembre: fiaccolata a Pinerolo
Dire no alla guerra
«Portiamo stracci bianchi, candele e bandiere
di pace nelle nostre città
per dire che non vogliamo guerre nel futuro dei
nostri figli». È questo 1’
appello lanciato da Emergency che organizza,
insieme a Libera, Rete
Lilliput e al tavolo per la
pace, per il 10 dicembre
prossimo in molte piazze
italiane una fiaccolata
per la pace per tenere
«fuori l’Italia dalla guerra
in Iraq». Alle Valli, dove
sono già in molti ad aver
firmato l’appello «Fuori
l’Italia dalla guerra», la
fiaccolata si terrà a Pinerolo con partenza da
piazza Facta alle 18, il ritrovo però è fissato per le
17. L’iniziativa vede coinvolte anche alcune istituzioni sia civili che ecclesiastiche come il Comune di Pinerolo, alcune chiese cattoliche e
valdesi. Intanto, girando
per le Valli, cominciano
a vedersi esposte le prime bandiere della pace e
sono in molti ad aver appeso alle proprie borse o
legato al proprio mezzo
di trasporto, lo straccio
bianco della pace per far
sapere che la volontà è
«che i problemi vengano
risolti senza ricorrere alla
violenza», (dr)
' Associazione «31 ottobre»
Soci in ritardo
Nel 2001 gli associati
alla «31 ottobre, per una
scuola laica e pluralista»
nel territorio delle valli
valdesi erano circa una
ottantina. Soltanto una
ventina ha regolarmente
pagato la quota di adesione del 2002. Pertanto, con
la prossima conclusione
dell’anno, si invitano tutti
gli altri a non dimenticare
questo importante sostegno all’attività dell’associazione e a cogliere l’occasione per versare anche
la quota relativa al 2003.
Si ricorda che la quota di
adesione individuale è di
12 euro l’anno e che i versamenti vanno effettuati
sul c.c.p. 44171049 intestato a Grassi Francesco,
via Madonna di Roselle
84, 80063 Piani di Sorrento. Per gli studenti la quota è di 6 euro e per le istituzioni (Concistori, comitati, ecc.) di 26 euro.
Attualmente è all’attenzione del comitato direttivo la formulazione di
una proposta concreta di
diverso studio del fatto
religioso nella scuola, in
vista di una sua presentazione pubblica e poi al
ministro della Pubblica
istruzione. Un prossimo
notiziario ai soci sarà dedicato alla discussione in
merito, (m.r.)
.ùltima
'“etto» n
calieri in
unti di]
"sch, B
tre ponti,
interessanti ma
guati alle necessità ai n,
gi. Ma sarà soprattu^.
traffico turistico, cn
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lidianai
sulla strada più comuMj Eppure <
mente detta dell’Inverssi
Il sindaco di PomarettO)
Giorgio Bonis, salutando
la presidente della PiO'
vincia, Mercedes BressO|
accompagnata daU’aS'
sessore alla Viabilità, Luciano Ponzetti, che hanno proceduto al rituale
taglio del nastro, si è det
to molto soddisfatto di
quest’opera che, sopplF'
mendo di fatto il traffici
intenso nell’abitato dot ^
Masselli, permette ai suoi
abitanti di attraversate
indenni la strada.
La presidente Eresse
ha dichiarato che la
vincia, in mezzo agli infr
niti disastri provoc^
dalle ricorrenti alluvioni
non dimentica la picco»
vai Germanasca e i suo
problemi di traffico, anche in vista dell’appjt®!
tamento con le oli®P'^
invernali di Torino 20W
A parte questo la coStlW'
zione del ponte, che
ricevuto tanto consew*
quante critiche, risol^,
anche il problema de
viabilità interna di i'_
marette e di
gentina, dotati peri
tra versamento del U“ ^
ne e della Germanasca
storicameu*?
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dimostrazione che
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PAG. 13 RIFORMA
*
Il ruolo svolto dalla «Margherita» nel Pinerolese
Nuove vie per la politica
Sette circoli per 150 aderenti: la strada da seguire è quella
(jel lavoro svolto in favore e dentro la coalizione dell'Ulivo
massimo cnone
Siamo di centro,
ma guardiamo a
sinistra». Così definisce il
suo partito, la Margherita il deputato pinerolese
Giorgio
Merlo. E subito
livendica l’importanza
del collegio pinerolese:
,11 nostro - commenta
soddisfatto - è il collegio
elettorale piemontese
dove nel 2001 il partito
da ottenuto il più alto
numero di consensi».
5ette i «circoli» attivi sul
territorio, tre dei quali alle Valli (Pinerolo, vai Chisone e vai Pellice), e circa
150 gli aderenti. Precisa
Merlo: «11 conteggio non
è facile perché si può
aderire al circolo senza
essere iscritti al partito».
Il parlamentare pinerolese non ha dubbi: «Ci
sono tutte le condizioni
per crescere nel contesto
dell’Ulivo». E quando gli
ricordiamo la crisi che sta
investendo la maggioranza in Comune a Pinerolo,
Giorgio Merlo sostiene di
non esserne molto informato: quelli sono problemi della Margherita di Pinerolo e, sembra quasi
voler dire, devono risolverseli per conto loro.
Certo è che il comportamento litigioso della fetta
moderata della giunta
guidata da Alberto Barbero non contribuisce alla serenità del clima politico, in particolar modo
dopo l’autosospensione
dall’incarico annunciata
la scorsa settimana dall’assessore ai Lavori Pubblici, Giulio Blanc.
Sulla stessa lunghezza
d’onda dell’on. Merlo è
Livio Bruera, portavoce
del circolo vai Pellice e
assessore del Comune di
Luserna San Giovanni
che, senza voler entrare
nelle dinamiche di Pinerolo, si sofferma invece
sulla situazione interna
alla vai Pellice. «Quella
dell’Ulivo - dice - è l’unica possibilità per aggregare il centro-sinistra sul
territorio». Nessun problema fra le diverse componenti? «No, anche se rileva Bruera - chi ha vissuto precedenti esperienze di partito deve ancora
maturare e imparare a
conoscere i nuovi metodi
del lavoro comune. Inoltre, dobbiamo fare sì che
tutte le componenti siano- rappresentate». Il lavoro nella coalizione non
esclude l’attività del cir
colo, che oggi conta 35
aderenti. Se per decenni
la sinistra, prima con il
Pei poi con i Ds, è stata la
forza trainante, secondo
il portavoce della Margherita, «ora c’è la possibilità di giocare insieme e
alla pari per lo sviluppo
del territorio».
È nella Comunità montana che la Margherita
della vai Pellice vede la
«sintesi politica» delle
idee e delle persone che
fanno riferimento al centro-sinistra. «Si tratta di
abbattere il velo di diffidenza che ancora esiste
nei confronti dell’ente sostiene Bruera -, coinvolgendo da subito tutti i
soggetti per una piattaforma di progetti ftituri
che sia discussa e condivisa». In vista delle prossime elezioni amministrative, la Margherita
punta la sua attenzione
su tutti i servizi di valenza intercomunale: «L’esperienza insegna che
arroccandosi si perdono
i servizi essenziali - dice
ancora Bruera -: i migliori risultati ottenuti in
questi anni sono arrivati
dalla collaborazione fra i
Comuni, e sarà sempre
più così in futuro».
Consiglio comunale a Bobbio
La «mobilitazione»
fa discutere
Fa discutere la bozza di
convenzione presentata
dal sindaco di Bobbio
Pellice, Aldo Charbonnier, nel corso del Consiglio comunale del 26 novembre. L’oggetto del documento è il futuro rapporto fra il Comune e Om
(«Operazione mobilitazione»), l’organizzazione
evangelica che, dopo aver acquistato la caserma
Monte Granerò, adesso
vuol trasformare la struttura in un moderno centro di formazione per i
suoi predicatori. La votazione, arrivata dopo un
acceso dibattito, ha visto
l’astensione di ben quattro consiglieri di maggioranza, Marco Catalin,
Eric Charbonnier, Flavio
Geymonat e Fulvio Mannino, che non erano in
sintonia con il testo elaborato dal sindaco. Per la
cronaca si è astenuto anche il consigliere di minoranza Attilio Sibille,
mentre Piervaldo Rostan
non ha partecipato al voto. «Non siamo contrari
alla presenza di Otri spiega Rostan -, ma è
l’intera bozza di convenzione a essere confusa:
non sono chiari alcuni
aspetti relativi agli oneri
di urbanizzazione, come
non sono precisati il sen
Anche nel Pinerolese è attiva un'associazione di solidarietà
adesh: tutti gli aiuti possibili
PIERVALDO ROSTAN
Bangladesh, uno
dei tanti volti della
ineguaglianza, una delle
noe 1 contraddizioni che
vedono una parte del
mondo preoccuparsi di
come non diventare obeso e un’altra soffrire quotidianamente la fame.
;0™u®«Ìppure sarebbe una terInveMflaricca, di sole, di acqua,
marettOif di potenziali raccolti.
n Bangladesh è oggi un
Pnese dove mancano il
®o, le medicine, il lavonj. la sicurezza ma c’è di
Bili
ilutando
illa PtO'
radici pinerolesi. L’associazione «Rishilpi», oggi
diffusa in molte parti d’
Italia, conta sull’apporto
umano, ideale e materiale di molte persone che
abitano nella nostra zona, anzi proprio una ex
suora cattolica di Pinerolo è fra i promotori dell’iniziativa. Sorta nel 1976
«Rishilpi» ha come obiettivo primario occuparsi
degli ultimi, dando loro
dignità; come? Offrendo
loro occasioni di lavoro e,
per i piccoli, di studio.
Così è stato creato un
Centro dove persone di
qualunque provenienza
sociale, cristiani, musulmani e indù lavorano insieme, impiegati soprattutto nell’artigianato e
contando su assistenza e
spazi di forniazione. Nel
corso degli anni sono
sorti un os.pedale con
spazi per la fisioterapia e
sale parto, scuole, labo
dall’as
ilità, Lu-1 püi;
;he han1 rituà
si è det
ifatto di
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Etn deli perché la loro
consiste nel
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Bla Proagli infi;.,
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Beo, an
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ilChiso;
amen*?,
I i:
ittutto.“
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;lusiv»’
Ìuzio®®
Frali- n
lUi manca la giustizia
®oi^e. Per fare un esempio ¡«Rishi», i lavoratori
iella pelle, continuano
“essere considerati sa™eghi e peccatori sem
la pelle di un
‘male sacro per gli
dncome la mucca.
Alternative? Tante e sitamente utili. Una ha
Il «van», mezzo di locomozione usato per persone e cose
ratori. In più, da qualche
anno, è stata promossa
l’«adozione a distanza»:
con circa 150 euro una
famiglia può sostenere la
scolarizzazione di un
bambino in un paese in
cui il 90% degli abitanti è
analfabeta. Se fra i promotori vi sono pinerolesi
va detto che molti altri si
sono aggiunti in questa
attività di aiuto: vengono
organizzate iniziative di
sostegno: nel prossimo
fine settimana un vero e
proprio bazar dei prodotti artigianali della Rishilpi
sarà esposto alla scuola
materna del Sacro Cuore
a Luserna San Giovanni e
numerose adozioni si sono concretizzate in zona.
«Ma il lavoro non manca
mai», ricordano i sostenitori della Rishilpi: chi fosse interessato a collaborare non ha che da mettersi in contatto con Alfredo (0121-901407) o
Germana (335-5886311).
so e i costi di gestione
delle ,due strutture sportive previste; inoltre, il
numero di parcheggi è
inadeguato».
«Il comportamento di
alcuni consiglieri di maggioranza è determinato
da altre questioni che
non riguardano il problema dello stabile», rileva il
sindaco, che annuncia
un prossimo incontro
con i vertici di Om e promette di ampliare il dibattito dedicando il prossimo numero del bollettino civico, «La cria», al futuro della «Monte Granero». Sulle prospettive del
Pec, il Piano di edilizia
convenzionata. Charbonnier non si sbilancia;
«Non è detto - dice - che
palestra e piscina debbano entrare nel Pec; Om
può decidere di costruirle sul suo terreno senza
prevederne un utilizzo
pubblico, per esempio riservando quello spazio
alla realizzazione di nuovi parcheggi». Per il sindaco sarà importante
continuare a discutere
per delineare il rapporto
più o meno privilegiato
del Comune con Om, e
quindi delle facilitazioni
per l’utilizzo della struttura da parte dei residenti a Bobbio. (m.g.)
B Pinerolo
Difensore
civico
Dal 1° dicembre il dott.
Renato Storero, primo difensore civico della Comunità montana Pinerolese pedemontano è ufficialmente operativo. Il
nuovo difensore civico,
nominato nel corso dell’
ultima riunione di Consiglio di Comunità, riceve
su appuntamento il giovedì pomeriggio dalle ore
15 alle ore 17 negli uffici
della Comunità, in via
Duomo 42 a Pinerolo. L’
appuntamento si può fissare via telefono(012177246), via fax (795483) o
via mail (difensorecivico@cmpinerolesepedemontano.it) «Il difensore
civico - precisano in Comunità - è un organo di
tutela dei cittadini e delle
associazioni nei confronti
della pubblica amministrazione; il suo intervento è gratuito e tutti gli si
possono rivolgerse».
SPORT
tennis tavolo
Pauita di andata in B2 col
0» per la Valpellice; 5-4 sul MonU'Aa gara assai sofferta. Due
ftpspk ^ uno ciascuno di
L Rosso
no 2006»
¿rii e Malano che ottiene il
’ Male le due squadre in
W A perde in casa per 5-4
stata in vantaggio per 4-2;
'‘■Mai nell’ultimo confron
'issan invece la squadra B che a
j? ua P®t'so per 0-5 con Sergio
Kg 1 ® Rossetti incapaci di anda
squadra A dilaga
CaLj "dosi per 5-0 sul modesto
ferie nientre la formazione B
(oQgti '^^'^^uolo al quinto set. I cam
lloperT'''^ fermi fino al 31 gentar spazio ai tornei e gran prix.
liti VOLLEY
^ la prestazione della Vol
ita ftin* ’'“'ora k " tu serie C; in meno di
La eh ' fesco formazione di Gru
1 mi' j feti, p^Sgiungendo così quota 20
rnsonf ? incontro in casa della
■'KiniÌf' D
cade a Saluzzo la formazio
ne del 3S Nova Siria Pinerolo con una
sconfitta per 3-0, fermandosi così a
quota 13 punti. Brutta partita per le pinerolesì, con troppi errori notevoli-soprattutto difficoltà in fase difensiva.
Dopo questa vittoria le padrone di casa
superano di 2 punti in classifica il 3S
Nova Siria, che sabato ospiterà il 2D
Vena Scavi Venaria.
In prima Divisione femminile il 3S
Luserna supera il Caselle Volley per 3-0.
PALLAMANO
Nel campionato Under 18 femminile
Piemonte e Lombardia il 3S Pinerolo è
stato battuto dalla Virtus Carnago per
28-22. L’assenza di Ricca e di Romagnolo, infortunate, ha pesato sull’esito della
gara. Il tecnico Nazario Dell’Aquila non
ha avuto quindi la possibilità di effettuare sostituzioni, e questo si è rivelato
decisivo. Nella prima parte della gara le
due formazioni hanno giocato alla pari,
poi le avversarie realizzano numerosi
punti; nella seconda parte una reazione
d’orgoglio delle pinerolesi riduce le distanze ma purtroppo alcuni errori di
realizzazione nelle azioni conclusive lasciano la vittoria al Virtus Carnago.
CINEMA
torre PELLICE — Il Cinema Trento propone, giovedì 5 e venerdì 6, ore 21,15, Callas for ever, di Zeffirelli; sabato, ore 20,15 e 22,20, domenica, ore 16 e
18,15 e 21,15 e lunedì, ore 21,15, Insomnia.
VILLAR PEROSA — Il Nuovo cinema comunale
presenta, sabato 7, ore 21,15, Callas for ever, di Zeffirelli; domenica 8, ore 16,30 e 21,15, lunedì 9, ore
21,15, Xipi, di Rob Coen; martedì 10 ore 21,15, Acqua
tiepida sotto un ponte rosso, di Shoci Imamura.
BARGE — Il cinema Comunale propone, venerdì 6
novembre, ore 21, Samsara; sabato 7, ore 21, Dark
blu word; domenica 8, ore 16, 18,30, 21, lunedì, martedì e giovedì ore 21, Insomnia.
SERVIZI
GUARDIA MEDICA
notturna, prefestiva, festiva: telefono 800-233111
GUARDIA FARMACEUTICA (turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 8 DICEMBRE
Luserna San Giovanni: Savelloni (Luserna Alta), tei. 900223
Villar Porosa: De Paoli - via Nazionale 29, tei. 510178
Pinerolo: Podio - corso Torino 52, tei. 322030
SERVIZIO ELIAMBULANZA telefono 118
NELLE CHIESE VALDESI
INCONTRI PASTORALI I DISTRETTO — Martedì
10 dicembre, alle 9,15, nei locali della chiesa valdese
di San Giovanni, incontro pastorale del I distretto:
meditazione del pastore Marottoli, introduzione sul
tema «catechismo» a cura di Anne Pilloud, Paolo Ribet e Anita Tron; seguono comunicazioni su «Irc-Irs»
a cura di Luciano Deodato e Marco Rostan.
INCONTRO GIOVANI — Giovedì 12 dicembre, ore
21, alla sala polivalente di Villar Pellice, incontro dei
giovani del I distretto su «Dopo Johannesburg: sentiamo chi via ha partecipato».
ANGROGNA — Studio biblico al capoluogo (scuola
grande ore 20,45) martedì 10 dicembre.
BOBBIO PELLICE — Sabato 7 dicembre, ore 21, nel
tempio, concerto della scuola domenicale insieme al
gruppo corale Eiminal della vai Germanasca. Domenica 8, alle ore 10, culto con assemblea di chiesa;
all’odg; relazione della deputata al Sinodo.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Giovedì 5 dicembre
alle 20,30, riunione al Fondo San Giovanni. Il prossimo appuntamento con lo studio biblico sarà al presbiterio, alle ore 20,30, martedì 10 sul tema della preghiera nell’Antico Testamento a cura del past. Mario
Berutti. Giovedì 12, alle 20,30, riunioni quartierali alla
Cartera e ai Peyrot; alle 14,30, riunione a Bricherasio.
MASSELLO — Mercoledì 11 dicembre, ore 14, riunione al Roberso sul tema «Denaro».
PERRERO-MANIGLIA — Martedì 10 (ore 14,30 alla
Baissa) secondo appuntamento del secondo ciclo di
riunioni quartierali; tema «Il denaro»; terzo incontro
mercoledì 11, alle 20,30 a Ferrerò; ospite Simone Lanza, vicedirettore di Agape.
PINEROLO — Sabato 7, dalle 14,30, e domenica 8
dicembre, dopo il culto, bazar dell’Unione femminile.
POMARETTO — Mercoledì 11, ore 20,30, riunione
quartierale alla Lausa. Giovedì 12, ore 15, riunione a
Inverso Paiola; ore 20,30, ai Maurin, studio biblico
«Natale nei quattro Vangeli». Domenica 8, bazar preparato dall’Unione femminile.
FRALI — Le prossime riunioni avranno luogo l’il
dicembre, ore 20,30 a Ghigo e il 12, ore 20, a Malzat.
PRAROSTINO — Domenica 8 dicembre, alle 10,
culto a San Bartolomeo. Mercoledì 11 dicembre, alle
20.30, riunione quartierale al Roc.
RORÀ — Giovedì 5 dicembre, ore 20,30, riunione
quartierale alle Fucine. Sabato 7, ore 21, alla sala delle
attività, serata di diapositive e testimonianze sulla
Nuova Caledonia, a cura di Micaela Fenoglio. Domenica 8, seconda d’Awento, ore 10, culto dedicato all’Unione predicatori locali; predica Attilio Fornerone.
TORRE PELLICE — Lunedì 9 dicembre, ore 20,45 al
presbiterio, studio biblico a cura del pastore Pasquet.
Martedì 10, alle 20, riunione ai Simund; venerdì 13,
ore 20,30, riunione quartierale agli Appiotti.
VILLAR PELLICE — Domenica 8 dicembre, ore
20.30, culto serale. Domenica 8 bazar organizzato
dall’Unione femminile.
VILLASECCA — Le prossime riunioni, alle ore 20,
saranno il 10 dicembre a Morasso e 1’11 ai Trussan.
APPUNTAMENTI
5 dicembre, giovedì
TORRE PELLICE; Alle 15,30, nella biblioteca della
Casa valdese, per l’Unitrè, concerto di K. Wada al pianoforte con musiche di Mozart, Beethoven e Chopin.
6 dicembre, venerdì
LUSERNA SAN GIOVANNI; La redazione di «Stazione zero» promuove tre incontri sulla «Scrittura creativa»; appuntamento alle 17 all’Informagiovani.
7 dicembre, sabato
LUSERNA SAN GIOVANNI; Alle 21, nel tempio del
Ciabas, l’associazione Ywca-Ucdg presenta un concerto del coro «La draia»; ingresso libero.
TORRE PELLICE; Alle 17, alla biblioteca della Casa
valdese, il Centro culturale valdese promuove un incontro su «Attività e progetti del Centro culturale valdese»; intervengono Donatella Sommani, Tori Roebat, Nicoletta Favout e Marco Fratini.
POMARETTO; Alle 21, nel tempio, per la rassegna
«il teatro delle religioni», Nonsoloteatro presenta
«Voci assediate», di e con Guido Castiglia.
PINEROLO; Alle 21, nella sala concerti «Italo Tajo»
della chiesa di San Giuseppe, concerto degli allievi
della scuola comunale di musica di Mondovi.
PINEROLO; L’Ulivo organizza, alle 15,3Ó alTauditorium di corso Piave, l’assemblea generale del Pinerolese; intervengono Augusto Canal, coordinatore, i gli
on. Giorgio Merlo, Elvio Passone, Dario Franceschini.
PINEROLO; Alle 16, al foyer del teatro sociale, della
mostra di arte figurativa e dolciaria «Dolceinarte». La
mostra rimarrà aperta anche domenica 8 dicembre.
8 dicembre, domenica
ROURE; Al centro sociale di Castel del Bosco, festa
dell’anziano.
PINEROLO; Dalle 10, nella piscina comunale, torneo esordienti di pallanuoto «Città di Pinerolo».
9 dicembre, iunedì
PINEROLO; Alle 21, all’hotel Cavalieri, Forza Italia
organizza un incontro sul primo anno e mezzo di attività del governo Berlusconi con la partecipazioni
dei senatori Enrico Pianetta e Lucio Malan.
12 dicembre, giovedì
AIRASCA; Alle 21, alla discoteca Privilege, concerto
«Unite for Molise»; gran serata con 12 gruppi, fra cui
gli Africa Unite, con incasso interamente a favore delle popolazioni terremotate del Molise.
■TORRE PELLICE; Alle 15,30, alla biblioteca della
Casa valdese, l’Unitrè presenta una conferenza del
fotografo Enzo Isaia dal titolo «Cieli su Torino».
15 dicembre, domenica
TORRE PELLICE; Alle 14,30, a Villa Elisa, pomeriggio natalizio organizzato dal Centro Ywca-Ucdg.
18
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VIA UMBERTO 113
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ALIMENTARI RAIMONDO ELDA
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PIAZZA MARTIRI LIBERTA’ 2/B
MACELLERIA BERARDO MARIO
PIAZZA SFORZINI3
PANETTERIA MAURINO
VIA PLOCHIN 37
SHOPPING VIA PINEROLO 10
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FAUSTINO VIA MARCONI 14
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ALIMENTARI CAGNOLA
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VIA TORINO 10
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MACELLERIA BRUERA OSVALDO
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MACELLERIA MAURO
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INTERNATI 10
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E. VENEZIANI VIA GIANAVELLO 8
PANETTERIA RAVERA VIA ASILO 2
PANIFICIO DELLA VALLE S.R.L.
VIA I MAGGIO 288
POH TE
ALIMENTARI GUIGAS MIRELLA
VIA NAZIONALE 43
BERTALMIO WALTER
VIA NAZIONALE 122
MACELLERIA CO.AL.VI. MUGNAI
DAVIDE VIA NAZIONALE 87
PANIFICIO BERTALMIO FULVIO
VIA NAZIONAI.E 64
PRAGELATO
ALIMENTARI DI P. PASCAL
FRAZIONE MALZAT 16/BIS
LA BUTÉO FRAZIONE GHIGO 1
PRAMOLI.Ü
JAHIER MIRELLA
BORGATA RUATA 17
PONS MARCELLA
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PANETTERIA BLANC LUCA
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SAN GERMANO CHISi
ALIMENTARI BOUNOUS ANGELA
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ALIMENTARI RIBA CARLA
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PANETTERIA VIGNOLO
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ALIMENTARI A.VI.CO.
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DAVIT ORNELLA
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FERRAMENTA BUTTIER FIORE
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ZANCANARO VIA NAZIONALt
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venerdì 6 DICEMBRE 2002
Pagina Dei Lettori
PAG. 15 RIFORMA
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% Agape di ieri
Agape di oggi
Ho vissuto con entusiasmo,
allora giovanissimo, l’indijjjenticabile esperienza della
costruzione «pietra su pietra»
di Agape, condividendo lo
spirito di fraterna comunione
fra uomini e donne provenienti da ogni parte del mondo, spirito che ci trasmetteva
il pastore Tullio Vinay con il
suo appassionato impegno e
la sua forte fede evangelica.
Si era appena usciti da una
guerra devastante e la nostra
generazione guardava al futuro con rinnovata speranza,
cercando di recuperare i valori fondamentali della convivenza civile nella pace, e Agape era il simbolo anche di
questa ricerca e orgogliosa
bandiera di noi evangelici.
Era un sogno, un’utopia?
Purtroppo la risposta è amaramente positiva. Chi si avvicina oggi ad Agape (e posso
assicurare che è opinione largamente condivisa non solo
tra i vecchi agapini) non si riconosce in questa struttura
sin dall’aspetto esteriore, ove
prevale sulla bellezza del luogo la sensazione di abbandono, di trascuratezza (mi è occorso di vedere indumenti intimi abbandonati davanti all’ingresso principale) senza
che nessuno accolga i visitatori per illustrare il messaggio
di Agape. Eppure si tratta di
una struttura architettonica
forse unica nel suo genere, situata in un noto centro turistico estivo e invernale. Non
so se all’interno si tenga ancora qualche forma di culto.
In questo contesto mi sono
sorte spontanee alcune domande: qual è oggi la relazione che Agape coltiva nei confronti delle nostre chiese? che
cosa pensano le nostre chiese
i Errata corrige
Nell’art. «Parlare del creato?
Come bere un bicchier d’acqua» a firma di Ilaria Ciriaci,
pubblicato sul n. 45 del 22 novembre, pag. 8, alla seconda
colonna, terzo capoverso, il
diciassettesimo rigo si legga:
«Michel Charbonnier, curatore della suggestiva liturgia».
Ce ne scusiamo con l’interessato, l’autrice e i lettori.
Nel n. 45, pag. 6, la cronaca
di una conferenza di Aldo
dogo su Paolo Sarpi è stata
attribuita al relatore. Autore
dell articolo è invece Franco
Macchi. Ce ne scusiamo con
SU interessati e con i lettori.
POSTA
che Agape oggi debba essere?
tempo fa Agape era il «fiore
all’occhiello» del protestantesimo italiano: non rischia oggi questo nostro Centro di
andare semplicemente a rimorchio di istanze puramente sociali o politiche? facciamo finta che. non esista più
come riferimento «forte» del
nostro mondo evangelico?
Quando migliaia di protestanti accorreranno, da tutto
il mondo, nella provincia di
Torino per assistere ai giochi
olimpici invernali, troveranno
acceso il «faro» dell’Agape alimentato principalmente dallo
spirito evangelico? Ma quella
delle Olimpiadi è solo un’occasione di testimonianza, sia
pure molto importante. Temo
che purtroppo il problema sia
più profondo e riguardi una
«mutazione genetica» (che
non coinvolge solo Agape)
della quale forse abbiamo
perso il controllo. Ne abbiamo
consapevolezza, sia come singoli sia come chiesa? Penso
che questi siano temi di grande importanza e fondamentali
per le nostre comunità.
Ettore Graziarli-Torino
Wesley
e Maxfield
La Tavola ha dedicato la domenica 8 dicembre ai’ predicatori locali. Se il movimento
valdese insistette al suo sorgere sul fatto che anche i laici
dovessero predicare, con Wesley e con il metodismo la
predicazione dei laici viene
considerata come un ministero della chiesa. L’esigenza di
innestare sul ministero ordinato tipico della tradizione
anglicana da cui Wesley proveniva un ministero laico
sembrava ardita e inattuahìle.
Egli aveva confidato ad alcuni
laici la cura di edificare in sua
assenza le società con la lettura della Bibbia, accompagnata da alcune riflessioni, raccomandò loro di non provarsi a
predicare, in quanto sarebbe
stata un’usurpazione sui diritti degli ecclesiastici.
Tommaso Maxfield, trasportato dal suo zelo, si mise
a predicare a Londra nelle
riunioni della società, con
grande successo. Wesley,
informato, accorse in tutta
fretta da Bristol, per porre fine a quello che considerava
un grande disordine. Di fronte alle insistenze della madre,
egli ascoltò la predicazione di
Maxfield e ne rimase entusiasta. Da questo episodio nacque nel metodismo il mini
LA CHIESA EVANGELICA
VALDESE
DI LUSERNA SAN GIOVANNI
CERCA
Un/una direttore/direttrice
per l'Asilo valdese per persone anziane - Onius,
di Luserna San Giovanni
^ posizione richiede:
Mnoscenze tecniche, professionali, attitudini umane e personali, di
' V adeguato alla gestione di una casa di riposo con oltre 100 ospiti
'Orca 75 dipendenti;
* vondivisione dello spirito diaconale e di servizio, espresso dalla
Sconia della Chiesa valdese;
possesso, minimo, del diploma di scuola media superiore o titolo
"Invalente.
Coi
''dilati o
È
l’inquadramento di cui al Ceni (Contratto collettivo nazio’ lavoro) enti, opere, istituti valdesi.
dei- sono invitati/e ad inviare domanda, corredata da
Mal ^ ourriculum vitae, in busta riservata all’Asilo Valdese, via G.
8ent'^ ^ 11^1262 Luserna San Giovanni, all’attenzione del presi
del Comitato di gestione, oppure all’indirizzo e.mail:
S;f;"@tiscalinet.it.
dir prese in esame le domande pervenute entro e non oltre il 20
'"'«mbre 2002.
intuisce titolo preferenziale il ricoprire o l’aver ricoperto m:
comunque con responsabilità gestionali significative.
Stero laico. Oltre a Maxfield,
non si può non ricordare un
oscuro muratore del Yorkshire, Giovanni Nelson, che
convertito dalla predicazione
di Wesley si mise a predicare
TEvangelo ai suoi vicini.
Gianni Musella - Fresinone
Atlanti
scientifici
Nell’interessante articolo
di Franco Calvetti, dal titolo
«Pluralismo linguistico in
Piemonte e Valle d’Aosta»
[Riforma n. 44) si dice, che il
prof. Arturo Genre fu impareggiabile responsabile scientifico dell’Atlante linguistico
ed etnografico e che il prof.
Telmon ricopre oggi quel
ruolo. In realtà Genre diresse in modo impareggiabile
l’Atlante linguistico italiano
(Ali) e fu responsabile scientifico deO’Atlante toponomastico del Piemonte montano
(Atpm). Entrambi i ruoli sono
oggi ricoperti dal prof. Lorenzo Massobrio, mentre Telmon dirige TAtlante linguistico ed etnografico del Piemonte occidentale (Alepo),
per cui se si vuole vedere in
Telmon un successore di
Genre, questo è nella rilevan-^
za che i suoi studi possono
avere per le culture linguistiche ed etnografiche delle valli piemontesi e non nei ruoli
di direzione, dove altri sono i
successori di Genre.
Matteo Rivoira, Rorà
Un sogno
sui media
Vorrei rendervi partecipi di
un sogno. Sarei felice, una
volta sanata la situazione economica degli ospedali, che
il 50% dell’8 per mille servisse
a finanziare le Edizioni protestanti e la Claudiana. Questo
per favorire una informazione e una cultura libera e laica
e per dare nuovo impulso
all’evangelizzazione. Quando
penso a un investimento per
quella che una volta veniva
chiamata «controinformazione», immagino per Riforma
un settimanale che sia anche
on line, una radio e una televisione, naturalmente satellitare. Forse perché abito in
Valpolicella, dove si sentono
Radio Maria e Radio (Tele)
Pace (molto meno RadioTre,
per niente Radio Popolare),
che sono seguitissime e da
persone di tutte le età.
Marta Ferretti - Verona
L'edizione 2003 del lezionario «Un giorno, una parola»
La grande Parola in piccoli bocconi
PAOLO DE BENEDETTI
UN racconto chassidico narra che quando il Grande Magghid, uno dei maggiori maestri di questo movimento mistico
ebraico, leggeva il passo della Scrittura che
voleva spiegare, e cominciava con le parole
bibliche «E Dio disse», un suo discepolo,
Rabbi Sussja, era subito rapito fuori di sé, e
gridava e si muoveva così selvaggiamente
che disturbava la tavolata e bisognava condurlo fuori; e là continuava a gridare in una
specie di estasi «E Dio disse». E Rabbi Israel
di Rizhin commentava: «Quando uno parla
in spirito di verità e un altro accoglie in spirito di verità, allora basta una sola parola».
Questa piccola storia mi viene in mente
quando, ogni giorno da tanti anni (gli anni
dell’edizione italiana) apro Un giorno una
parola. Quest’anno sono stato apche tra i
collaboratori per l’edizione del 2003: e scegliendo i pensieri che seguono i due testi biblici, ho sentito tutta la responsabilità di non
intromettere voci importuné là dove «Dio
disse». Certamente, la Scrittura richiede studio, anche scientifico, e una frequentazione
integrale. Ma ci sono momenti dell’esistenza
(io credo soprattutto, per dirla con la Bibbia
stessa, «quando ti corichi e quando ti alzi»)
che la grande Parola ci si offre in piccoli bocconi, come quando si nutre un bambino. Ha
scritto Emmanuel Lévinas che nella Bibbia
ognuno di noi incontra prima o dopo una
parola, un pensiero, destinato proprio a lui.
Un pensiero che, per usare un’immagine di
Gregorio Magno, può essere «ruminato» e
«cresce con chi legge», dando alla nostra
quotidiana esistenza un po’ di luce, un po’ di
conforto, un po’ di provocazione.
Devo dire che, anche per il suo spirito veramente ecumenico, in cui ho incontrato voci di amici di tutte le chiese e della sinagoga
a commento dei testi biblici. Un giorno una
parola offre a tutti noi un po’ della dolcezza
del rotolo mangiato dal profeta Ezechiele,
nello stesso tempo aiutandoci ad ascoltare il
Signore in una «voce di silenzio sottile» che
vince tutti i rumori del nostro mondo.
Barmen 1934
In risposta alla lettera del
past. Podestà pubblicata sul
n. 43 dell’8 novembre, vorrei
rettificare un errore che spesso avviene in ambienti evangelici informati sulla resistenza di D. Bonhoeffer e della
chiesa confessante tedesca
durante il III Reich. AlTinizio
del 1933, dopo che Hitler era
salito al potere, la maggioranza dei rappresentanti e funzionari della Chiesa evangelica tedesca si schieravano politicamente a destra. La generale convinzione fu che un
governo, che prometteva di
ristabilire ordine e pace dopo
i tumultuosi anni della Repubblica di Weimar, doveva
essere sostenuto. Principio
che si rafforzò quando il neonominato cancelliere, Adolf
Hitler, dichiarò che il cristianesimo sarebbe stato «la base
per la nostra intera morale».
Questo discorso inaugurale
provocò notevoli reazioni di
entusiasmo nei settori evangelici, come evidenzia un
pronunciamento della Chiesa
evangelica luterana della Bavaria dell’aprile ’33: «Uno stato che si accinge a governare
secondo i comandamenti di
Dio, non solo può essere certo dei plausi, ma può anche
contare sulla gioiosa e attiva
cooperazione della chiesa».
Da notare che non viene fatta
nessuna menzione della decisione politica di eliminare
tutti i non ariani; pulizia etnica, che aveva avuto il suo inizio il 1° aprile. La Chiesa evangelica tacque, perché i na
La sorella Nydia Long Marey
I pastori delle varie chiese
evangeliche in Italia e coloro
che sono stati membri della
Tavola, si ricorderanno di
aver ricevuto per posta dei cospicui dossier battuti a macchina fitto fitto: erano delle
note scritte per far capire e
per risolvere i tanti problemi
di libertà religiosa nel periodo
precedente alla stipula delle
Intese: queste pagine erano
battute a macchina da Nydia
Long Marey che ci ha lasciati
all’età di novantadue anni, e i
cui funerali si sono svolti a
Roma il 2 ottobre. Nydia, primogenita di un funzionario
dell’ambasciata giapponese
rimasto vedovo con tre figli
piccoli, promette alla madre
morente di occuparsi dei due
fratellini e così rinunzia alla
sua giovinezza. Ha fatto parte
per molti anni della chiesa di
via IV Novembre a Roma.
Viene chiamata dal pastore
Guido Comba che le affida il
compito di segretaria per il
nuovo Ufficio legale costituito nel 1946, quando il Consiglio ecumenico delle chiese
voleva che a Roma ci fosse
qualcuno che si occupasse
della libertà e dei diritti delle
minoranze religiose. Chiede
di optare per il trattamento
pastorale (nella Chiesa valdese gli optanti erano cinque
prima che si istituisse l’attuale ruolo diaconale); ha quindi l’opportunità di rendersi
conto di tutti i problemi affrontati da quell’ufficio: libertà religiosa, posizione della chiesa di fronte allo stato,
posizione delle minoranze
religiose, indipendenza e autonomia dell’ordinamento
della Chiesa valdese; incapacità della democrazia della
Repubblica di comprendere e
far intendere ai funzionari
dei vari ministeri i problemi
delle minoranze.
Lei impara a battere a macchina sui documenti prodotti
su questi temi dalTUfficio legale, li archivia e li fa propri e
quasi si identifica con il loro
contenuto. Donna precisa e
puntuale è stata, insieme alla
signorina Selma Longo, la
prima segretaria degli uffici
della Tavola valdese. Un caro
ricordo mi lega a lei, avendo
io fatto la segretaria per diversi moderatori per 15 anni,
negli stessi uffici.
Roberta Peyrot Rostan
Luserna San Giovanni
zisti avevano l’appoggio di famosi teologi come Gerhard
Kittei, luminare del Nuovo
Testamento e esperto in giudaismo che pubblicamente si
era pronunciato a favore delle
leggi contro gli ebrei. Altri,
come A. Weiser, E. Haenchen,
H. Bornkamm', F. Gogarten,
P. Althaus erano attivi sostenitori dei «cristiani tedeschi».
Il movimento dei cristiani
tedeschi fu più un movimento politico che religioso, ma
con il suo rafforzamento negli anni era diventato il canale attraverso cui Hitler influiva negli affari della chiesa.
Comprendendo se stessi come «Sa (truppe d’assalto) di
Gesù Cristo» e chiedendo
«Tallineamento della chiesa
empirica con lo stato popolare della rivoluzione nazionale, e con ciò una riforma della
Chiesa evangelica da capo a
piedi», i cristiani tedeschi
esercitarono pressione sulle
decisioni ecclesiastiche, seminando discordia tra i vertici amministrativi e spirituali
della Chiesa evangelica.
In questo modo la loro influenza crebbe così in fretta
che già alla fine dell’anno ’33,
quando anche la politica antisemita dello stato si rafforzava sempre di più, osavano
pretendere l’abolizione dell’Antico Testamento a causa
della sua «distorsione orientale» della «figura eroica di
Gesù». Furono sempre loro
ad applicare il «paragrafo
ariano» anche alla chiesa, così che nessun non ariano era
ammesso all’attiva partecipazione in chiesa. Karl Barth,
che in seguito sarà uno degli
estensori della nota «Dichiarazione di Barmen», commenta l’influenza dei cristiani tedeschi sulla Chiesa evangelica con le parole: «Troviamo una veramente sconcertante assenza di resistenza, in
cui pastori e membri della
chiesa e Consigli di chiesa,
professori di teologia e studenti di teologia, persone
istruite e persone incolte,
vecchi e giovani, liberali, positivisti e piatisti, luterani e
riformati hanno ceduto in
frotte all’assalto di questo
movimento: hanno ceduto
proprio come si soccombe a
una vera e profonda psicosi»
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(K. Barth, Theologische Existenz beute!).
La stessa Dichiarazione di
Barmen del 31 maggio ’34, un
coraggioso documento che in
sei asserzioni confessionali
protesta contro l’ingerenza
statale negli affari della chiesa, non include parola alcuna
contro le deportazioni degli
ebrei, che allora erano già in
pieno svolgimento. Di certo
vanno ricordate le azioni di
resistenza svolte da Bonhoeffer e dalla «Lega pastorale di
emergenza», ma va altresì ricordato che la quasi totalità
della chiesa evangelica tedesca fu allineata affo stato. Fu
per questo che nell’ottobre
del 1945 a Stoccarda la Chiesa
evangelica tedesca ha dichiarato la sua colpevolezza per i
crimini commessi durante il
III Reich. Aveva quindi ragione la suora, anche se le cose
nella sua chiesa non stanno
affatto in modo migliore. Nella speranza di aver contribuito a chiarire un pezzo di storia evangelica di un periodo
storico ancora troppo occulto, saluto fraternamente.
past. FlerbertAnders-Cagliari
I protestanti
e il nazismo
Ho letto su Riforma n. 43 la
lettera di Erminio Podestà di
Genova in merito al rapporto
tra Pio XII e gli ebrei, oggetto
della trasmissione Novecento.
La suora ha detto che durante la dittatura nazista anche i
protestanti erano d’accordo
con Hitler. Anch’io in quél
momento ho pensato a Dietrich Bonhoeffer che è stato
ucciso per volere di Hitler e
che, guarda caso, era protestante. A me è parso che alla
suora facesse comodo il detto
«aver compagni al duol scema la pena». Secondo me
queste cose hanno un senso
limitato se ne parliamo solo
tra noi. Invece bisogna farle
conoscere a tutti. Così ho inviato una precisazione al
giornalista Corrado Augias
che su La Repubblica tiene
una mbrica di corrispondenza con i lettori e che pure era
presente alla trasmissione.
Anna Maria Velluto -Taranto
■ PARTECIPAZIONI ■
RINGRAZIAMENTO
I familiari del professor
Mario Rivoir
ex preside - di anni 92
ringraziano tutti coloro che con
fiori, scritti e parole di conforto sono stati loro vicino. Un ringraziamento particolare all'Ospedale
valdese di Torre Pellice, al personale del Rifugio Re Carlo Alberto,
al past. Claudio Pasquet e alle
associazioni Anpi di Torre Pellice
e Luserna San Giovanni.
Torre Pellice. 6 dicembre 2002
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