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Li BIIOIVA RIOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
1>HE»%0 E»',tSiSOCIAEiO,\'E
Torino, per un anno . . . L. C »
» per sei mesi ... » i »
Per le provincie e l’estero franco sino
ai conlìni, un anno . . L. 7 20
per sei mesi , « 5 20
La direzione della BUONA NOVELLA è
ia Torino, casa Bellora, via del Valentino, n" 12, piano 3".
Le associazioni si ricevono da CAiaoTTj
Bazzahini e Comp. Editori Librai in
Torino, via Nuova, casa Melano.
Gli Associali delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla dilla sopradetta.
Lettera dall’Inghilterra alla Buona Novella intorno l’origine della Chiesa Valdesi
— 1 Confessori di G. G. in Italia nel secolo XVI. Pietro Martire Vermigii. — Un
buon libro proibito. Rivista critica della stampa clericale. — 11 Nuovo Testamento staììipcito d Toxino. — Una furberia pretina. — Logica impareggiabile del
Cattolico. — Al Cattolico. — Notizie religiose : Piemonte — Uoma — Francia
— Ginevra — Londra. — Cronachetta politica.
IETTERÀ DALL’ IKGIIILTERRA AllA ISIOXA IVOVEllA
INTOHiNO L’ORIGINE DELLA CHIESA VALDESE.
(Contiiiuazione. — V. il num. 3G).
L’arcivescovo Claudio, secondo la
testimouiaiiza da noi citata di Dungallo e di Giona d’Orleans, predicava e
sostenevaglistessi principii di Vigilanzio, cjuando (¡ue-sti nel 597 fermò
stanza Irai popoli subalpini delle Alpi
Cozie; Quo’principii erano contrari
agli abusi introdotti da Roma, a quelle
favole cioè che cagionano disputa,
anziché edificazione di spirilo, come
quellechesispacciavano sui voli di celibato, sulle preghiere pei morii, sul
l’uso e sull’adorazione delle reiiciuie.
Furono dunque i vostri antenati che
abitavano codeste valli dell’Alpi Cozie
conosciuti fln dal iv secolo come oppositori alle innovazioni di Roma, e
però bisogna, secondo ogni ragione
di logica, asserire che conservassero
intemerata la fede dei secoli primitivi.
Or, quando le vostre valli ricevettero
la buona novella della grazia e della
salute per la fede in Cristo? Nfln la
ricevellero esse assai prima del se-
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colo IV ? Aprendo io 1 vostri documenti storici nazionali = IIistohijE
Patrle Moncmenta = vi leggo che
il villaggio di S. Secondo è così chiamato pel martirio del Santo di questo
nome, che venne colà trucidato in
odio della cristiana legge da lui quivi
predicata nell’anno 297: vi leggo, che
s. Giaifredo, mrfi’to per la Fede ne*
medesimo anno, abitò il villaggio di
Crusolo, vicino a Rorà, nella valle Luserna : vi leggo, che alcuni cristiani
della legion Tebea fuggendo la persecuzione di Massimiano vennero a rifugiarsi costi in diversi luoghi del
vostro Piemonte. Senza rendermi affatto mallevadore dell’ autenticità di
tali antichi ricordi, che so benissimo
soffrir grandi eccezioni appresso i
critici, non posso non dedurre da
queste memorie che certamente nel m
secolo erano già divulgate nelle vostre
valli le dottrine de’martiri cristiani,
e ciò, stando ai monumenti della vostra patria storia. Ma prima del ui
secolo possiamo noi trovare alcun
indizio che già fossero cristiani i vostri antenati? Noi crediamo che sì.
È infatti universalmente conosciuto
che gli Italiani del nord d’Italia ebbero
nel secolo ii corrispondenza coi cristiani delie Gallie abitanti le città poste
lungo le rive del Rodano, come Lione,
Vienna, Valenza e Arles. Ireneo, vescovo di Lione, il quale vigorosamente
si oppose ad ogni dottrina non fondata sulle sante Scritture, e specialmente al culto delle imagini, e alla
invocazione de’santi, e alla preminenza che una chiesa pretendeva sull’altra, sappiamo che imparò la lingua
celtica per poter parlare cogli abitanti
di quella catena di monti alpini cbe
sono airOccidente delle Alpi Cozie.
E sapete voi per quale strada si attraversavano allora que’ monti, e potevano i Cristiani del Nord d’Italia tenere corrispondenza coi Cristiani delle
città del Rodano? Appunto pel gran
passo delle Alpi Cozie il più vicino e ii
piCi comodo fra tutti, e che, paragonando l’itinerario di Gerusalemme cogli itinerari di Antonino c Strabene, si
vede che conduceva direttamente da
Torino, Pinerolo, e Fenestrellein Francia, attraversando la valle diPragela,
0 dalla valle della Dora e Susa, e così
da Cesana valicando il monte Ginevra,
o dalla valle di Luserna passando per
Torre, Slirabone, e Col della Croce.
Potete, se vi aggrada, consultare Bergier sulle grandi strade deH’impero
Romano, e levarne un piano che vi
indichi sulla carta Milano, Torino, le
Alpi Cozie, e le città del Rodano. Tirate poscia una linea immagiuaria,
che rappresenti la strida più breve da
Milano al Rodano, diciamo da Gap ad
Avignone come punto centrale,- vedrete che essa passerà pel vostro pae-
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se nel bel mezzo delle vostre valli.
Che se vorrete voi cercare la vera via
passando dalla grande strada delle
Alpi Cozie, vi verrà tosto discoverta
la linea ben conosciuta di comunicazione fra il Nord d’Italia, e la Gallia
Narbonese, e le città del Rodano, la
quale doveva correr la valle o di l’erosa, 0 della Dora, o di Luserna. Laonde i primitivi cristiani ed i predicatori del puro Vangelo del I e II secolo,
i quali furono in Francia, poterono
certamente aver comunicazione dirotta
coi vostri antenati. I documenti storici ne assicurano che costì eravate
cristiani infino dal III secolo; da s. Ireneo raccogliamo che egli ebbe corrispondenza religiosa con voi nel li
secolo. Dunque l’antichità del vostro
cristianesimo storicamente provata risale veramente ai tempi primitivi delia
Chiesa di Cristo, e non è senza gran
fondamento, che la vostra Chiesa Valdese conserva ab immemorabili la
tradizione costante di essere un’antica
e primitiva Chiesa apostolica d’Italia.
Ora voi che siete i discendenti degli antichi Cristiani Subalpini potale in codesta Metropoli del regno innalzare liberamente un tempio alla Divinità per oiTerirle quel degno cullo in
ispirito e verità che ci viene raccomandato nel Santo Evangelo. Questa
libertà cui possedevate di dritto come
figli di Dio ed eredi di Crislo, l’avele
di fatto mercè le provvide leggi costituzionali, che vi diede il magnanimo
Re Carlo Alberto, e lealmente mantiene il giovine e valoroso Re Vittorio
Emanuele. In vigore delle stesse leggi
voi potete anche valervi della liberlà
della stampa a difesa della causa Evangelica, la qual« è pur sempre la
vera causa della religione di Dio. Ebbene, servitevi di questa libertà preziosa a gloria del vero e di Dio : continuale a rivendicare il dritto che avete
di essere considerati nel Cristianesimo
come un ramo di quel grand’ albero
fortunato della Chiesa ^irimiliva, che
fu dai tempi apostolici piantata in
IMemoute, e vi fioriva per fede immacolata, e per virtù cristiane assai prima che fossero conosciute al mondo
le nuove grandezze, e le non evangeliche usurpazioni di Roma. Addio.
La grazia del nostro Signore e Salvator Gesù Cristo sia sempre con voi.
V. C. ed A.
W. S. G.
Spiegazione della caria itineraria
che fa segmio alla precedente
leitera, e viene distribuita col presente numero.
Per una maggiore intelligenza delle
antiche strade di passaggio attraverso
alle Valli Valdesi tra la Francia e
r Italia, l’autore ci ha spedito il piauo
che noi qui pubblichiamo iu litogra-
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fia. 1 nostri lettori vi possono vedere
le gi-audi strade, che formarono la
liiiea principale dì comunicazioné'fra
Je Chiese primitive del Nord dell’Italia, c quelle del mezzodì della Francia.
Le linee punt4ggiate indicano le
antiche strade romane.
Chi considera che al di qua e al di
là dell’Alpi infierì, nel medio Eme poi,
tremenda la Inquisizione per soggiogare gli spiriti alla sovranità ecclesiastica di Roma senza potere giammai
riuscire a domar l’animo dei montanari Valdesi, non può non ricorrere
col pensiero al popolo eletto che si
mantenne fedele a Dio nella schiavitù
dell’Egitto e di Babilonia, perchè dovea da lui nascere un giorno il Salvatore del mondo. Chi sa die dalla
Chiesa Valdesé così prodigiosamente
scampata illesa da tanta corruzione
non debba un giorno ad onta della
sua piccolezza numerica venire la salute e la libertà d’Italia! Tutto giova sperare dalla Onnipotente misericordia
del Signor Iddio, in cui confidiamo,
c che è Colui che sempre ha fatto
scelta delle « cose deboli del mondo
per ¡svergognar le forti, anche delle
ignobili e delle spregevoli, e di quelle
che non sono, per ridurre al niente
quelle chesono v. (Corint. 1.27. 28).
I CONFESSORI DI G. CRISTO
in 3talifl.
NEL SECOLO XVI.
PIETRO MARTIRE VERMIGLI.
III.
Martire fu accolto a Zurigo da Bullinger, da Pellicano, da Gualtiero, e
altri ministri di quella Chiesa, ed offerse a cotesti l’opera sua, comecché
per allora la volontà suprema lo chiamasse altrove. Basilea lo tenne per
tutto l’ottobre del 1542, quando Martino Bucero lo chiamò a Strasburgo
insieme con Paolo Lacisio. In quell’Accademia egli professò le sacre lettere, e interjiretovvi diversi libri con
tale incontro, che stava di fronte a
quello di Bucero stesso. Ma dove
maggiormente si parve la sua perizia,
fu tra le pubbliche dispute, nelle quali
non usò mai spirito di parte, ma forza
d’argomenti e mitezza nell’ esporli.
Quest’ultimo pregio non gli venne
manco nemmeno nelle controversie
che sostenne coi teologi di Roma, comunque essi rompessero in aspri modi.
Dopo un quinquennio. Martire andò
in Inghilterra, sotto Odoardo VI, dietro un appello di Tommaso Cranmei',
Arcivescovo di Cantorbury, che stabiliva di riformarvi le chiese sulla parola di Dio. Perchè i ministri dell’E■vangelo uscivano dalle Accademie, a
lui parve acconcio il prendere le
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mosse dal riordiimmento di queste, e
il valersi del Teologo fiorentino che
tutti aveano iu istima. Le sue premure fecero sì, ch’egli ottenesse dal
Re la cattedra di Teologia biblica
nella Università di Oxford, e vi aprisse il corso nel principio dell’anno
1548. Martire vi spiegò innanzi ad
altri libri, la prima epistola ai Corinti
molto acconcia tra le controversie in
quel tempo agitate, per ritornarvi alla
sua purezza la corrotta fede, e per
ispogllarla delie sopraposte superstizioni.
Molti frequentavano dapprima le
sue lezioni ammirate per la scienza;
ma i presidi dei Collegi ne allontanavano i giovani che dipendevan da
loro, schivando per allora spingersi
più oltre. Ma nel mentre che con
somma lode sosteneva le sue dottrine
sviluppando il capo XII della suddetta
epistola, i suoi avversari con nascoste
trame, istigando i villici di Devan e
d’Oxford, sollevarono un tumulto nel
quale parecchi minacciarono in aperto i suoi giorni. Quando però la
torma entrò in Oxford coll’animo volto
al fiero disegno d’ucciderlo. Martire
era già partito per ripararsi in Londra. La forza pubblica correva a reprimer la sedizione, i capi furono
mozzi della testa, gli altri dispersi, e
cacciati fuor del paese.
Ristabilitasi in Oxford la calma,
Martire ritornò al solito ufiicio. Siccome tuttavia i nemici, impotenti a
combatterlo discoperti, turbavano
sempre cou occulte macchinazioni la
sua tranquillità, il Re lo elesse canonico nella chiesa del Collegio di
Cristo. 11 nostro Dottore ivi fu Decano
della facoltà teologica, sempre più
crebbe di stima, e per opera di Cranmer venne chiamato fra quelli che
nel 1551 componevano le celebri *
leggi della chiesa d’Inghilterra.
Mentre però parea che lutto spirasse tranquillo, un turbine sorge a
guastare la nuova chiesa edificala
sulla fede degli Apostoli, e dei Profeti.
Morto Edoardo nel 16 luglio 1565,
tutto cangia di faccia pel regno della
cattolica Maria. Espulsa dai templi la
evangelica religione, abrogali i recenti
editti, e messi in carcere i più illustri
difensori della medesima, le sembianze
esterne della chiesa evangelica possono dirsi quelle di una città funestata daimprovviso assalto. Anche Martire ne sofTre tali inquietezze, che, lascialo Oxford, si reca a Londra. Là il
furore della persecuzione varca ogni
limite. Per la prigionia dell’ Arcivescovo Craiinier e di vari Vescovi
che avevano retta la verace fede,
la procella va stridendo d’intorno a
Martire, ed egli si riconsiglia a partire
dall’Inghilterra col necessario congedo. Le trame avversarie lo costrin-
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gouo a rimanere quindici giorni segreto in casa del Capitano della nave
su cui salpò di notte per Anversa.
Quindi il profugo passa a Colonia, e
giunge incolume a Strasburgo nel di
30 ottobre 1555, non senza credersi
.scampato da prodigio.
11 ritorno di'Martire ia quella città
fu una festa; e la gioia pel suo arrivo
inaspettato fu poi resa maggiore dalla
« fama de’ corsi pericoli. Il Senato lo ri-'
mise nel posto cui egli da principio
occupava, e volle così rendergli un
novello omaggio. Ma, dovunque gli
uomini sommi si levano sugli altri
come aquile, la invidia va sollevando
scompigli con che cerca di rovinarli.
Si sparse ch’egli avesse rinunziato ai
principii della confessione d’Augsbourg: quindi un mal umore, ma egli
si purgò tosto presso il Senato, e la
. nuova accusa gli procurò un nuovo
trionfo. Quantunque dopo questo tempo Martire si facesse benemerito del
pubblico tirocinio non solo colle lezioni bibliche, ma ancora cou quelle
supplementarie di filosofia morale, i
suoi avversari non posarono dalla
nascosta guerra, ed egh per amore di
pace pensò d’abbandonare Strasburgo
ed accettò in Zurigo la cattedra di teologia e di lingua ebraica, vacata per
la morte di Corrado PeUicano. Il Senato tentò ogni modo per ritenerlo j
ma il desiderio di tranquillità vinse in
lui qualunque altro riflesso, che gli
si afiacciava allo spirito.
Nel dì 13 luglio 1556 Martire lasciava Strasburgo. Il migliore elogio
che potesse mai farglisi, eran le lacrime di tutti i buoni, che piagnevan
la sua partenza, la invidia non giungeva ad impedire questo tributo, che
veniva dalla pubblica opinione offerto
al suo merito. Zurigo lo riebbe fra
trasporti di gioia; gli amici ed i suoi
colleghi ne festeggiarono in più maniere l’arrivo, e il Senato volle donarlo
delia cittadinanza. La gratitudine di
lui verso Zurigo si manifestò, quando
il desiderio pubblico chiamavaio a
pastore della chiesa italiana in Ginevra dopo la morte di Celso Martinengo
che la presiedeva, e, quando nel regno
d’Elisabetta, si offrivano a lui splendide sorti in Inghilterra, se ritornato
vi fosse. Egli rinunziò alle due proposte e scelse di restarsi nel proprio
•impiego.
IV.
Le conferenze di Poissj' in Francia,
nel settembre del 1561, lo chiamarono a difendervi le dotUrne evangeliche, insieme con Beza che vi rappresentò la principal parte, e con allri
dotti uomini. QueU’assemblea religiosa
lo udì sostenervi con forza i principii
evangelici, e soprammodo quelli che
riguardano la santa cena, nel cui sviluppo rendevasi superiore a qualsi-
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voglia elogio. Sciolto il congresso
senza utili risultati per la ostinatezKi
degli avversari, Martii-e si congedò
dalla Corte, e il re di Navarra molto
gentilmente lo salutò, non che il principe di Condè, e l’ammiraglio di Coligny. La Regina madre, e i suddetti
pi’incipi gli dettero lettere pel Senato
di Zurigo, per ringraziarlo d’aver
loro mandalo Jlartire e prodigando
a questi le meritate lodi. Quando
partì, il principe di Condè e l’ammiraglio lo fecero accompagnare da due
nobili militari fino a Zurigo, non
tanto per cagion d’onore, quanto per
guardarlo da nemici aguati. Vi giunse
sano e salvo sul cadere d’ottobre.
Egli passava da Troyes per visitarvi il vescovo Gian Antonio Caraccioh, figlio a Giovanni Sergio principe
di Melfi e maresciallo di l’rancia,
uno fra i più grandi ciipitani del
tempo. La protezione, da lui occultamente accordata agli evangelici protestanti uella sua Diocesi, porgeva al
fiorentino, reduce dallo strepitoso convegno, la speranza di condurlo alla
vera fede. Martire aduncjue con quella
libertà che lo spirito del Signore gli
ispirava,, e con efficaci parole gli
mostrò le pure dottrine di Uio, e lo
induceva a deporrc ogni potere che
esercitava nella chiesa, ed a rimettere nelle mani del seguaci del Cristo l’clpggerlo colla debita forma. Il
Caraccioli si senti intenerito dalle
eloquenti parole dette da Martire,
che parvero aver del divino, e, raccolti gli anziani del sinodo evangelico, voile essere eletto col popolare
suffragio, ed ordinato per la seconda
volta. Poscia la verità ebbe in lui un
predicatore, cui il prestigio della subita conversione aggiunse forza, c
mostrò un dei prodigi che il soffio
di Dio allora suscitava nel rinnovellato cristianesimo (1).
Dopo questo fatto Martire ritorna a Zurigo nel 21 di noveud>rc,
« vi riporta nuove testimonianze di
stima e d’amore. Ma la sua vita è
stanca e logora dai travagli sofferti
per la gloria di Gesù Crislo. fllortal
morbo l’incoglie l’anno appresso, e
gli affretta quel supremo momento,
cui l’anima fedele dev’essere sempre
apparecchiata per muovere con accesa lucerna incontro al suo sposo. Le
tristi notizie della chiesa di Francia,
cui si preparavano terribili sciagure,
di quella d’Italia e d’altre parti, che
tutte egli amava in sua carità, lo
riemitiono d’amarezza. 11 desiderio
inganna gli amici che non ne prevedono la presta dipartita. Una notte
essi, insieme con ISullinger, vegliano
intorno alfiufermo. Egli sta meditabondo e immerso in una di quelle
(1) 1. A. De TLou, abrégé de Pbtstoire uni
verselK'. Tn Hayc 17^19, Tnm. HI, pag. Vi e /iTy.
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contemplazioni, nelle quali si slancia
un’anima prossima al bacio della
sempiterna pace. Uu profondo sdenzio
occupa tutti già intenti verso quel
giusto che favella col Signore. Sembra cbe la presenza di Dio rallegri la
umile stanza, e nel suo volto al cbiaror delia notturna lampa si distingue
gioia di paradiso.... Ad un tratto si
ode una voce ... è quella di Martire
che annunzia la prossima sua fme
agli amici che gli stanno intorno, e
in aria di angelo pronunzia mirabili
parole. Tutti si accostano più verso
lui, premurosi di intendere il testamento di quell’uomo santo. 11 malato
attesta di riconoscere la salvezza dall’unico Cristo Gesù, datoci dal sommo
Padre a nostra sapienza, giustizia,
santificazione e redenzione, e conchiude col dire: « ques/a è la mia
fede, in quesla io morirò; il Signore
perderà quelli che diversamente insegnano, e fuori della vera via traggono gli uomini ». Dette queste parole strinse la destra a ciascuno
degli amici da lor congedandosi coll’ultimo addio seguito dal pianto di
lutti, cui risponde il cordoglio della
chiesa italiana vicina a perdere in lui
il suo luminare. Non parla egli più
che di Dio, del perdono ai nemici, e
della gloria delle eterne contentezze.
L’ultima ora già batte per lui; già egli
sì stringe in amoroso colloquio col
Signore; già gli raccomanda con sottil voce il suo spirito, che è per volare
a lui.. . Un grido di dolore si alza
sulle gelide spoglie di Pietro Martire,
coperte dal funereo velo, per la mestizia della famiglia, degli amici e degli anziani Locarnesi emigrati; il 12
novembre 1562 contrassegna quel
lutto.
Ecco un illustre uomo, a cui il
cielo della Patria non confortò gli
ultimi momenti. Fra le lacrime i buoni
ne deposero sul sepolcro la salma, e
gl’italiani esuli fra loro sfogarono il
dolore d’aver in lui smarrito un amico, un benefattore, un padre. Martire ben meritò quest’ omaggio. La
modestia, il candore, la gentilezza
del fratto annunziarono la sua pietà
testimoniata anche dalle celebri sue
opere, fra le quali si distinguono il
Catechismo sul simbolo apostolico, il
Tratlato sopra la cena del Signore, e
varii commentarii biblici, il libro
sull' Eucaristia contro Gardinero ,
quello sui voti contro Smith, e il Dialogo sopra la.ubiquità. Gh aggiunse
pregio quel fare e parlare spiritoso
cbe lo contradistingueva fra i riformatori, e formava la delizie di tutti
quelli che lo conobbero. I suoi privati costumi andavano immuni da
taccie, e i due successivi matrimoni,
contratti l’uno a Strasburgo con Catterina Dampmartin onesta fanciulla
10
di Melz die gli moriva nell’Ingliiltei-ra,
e l’altro a Ginevra con Catterina Merenda di Brescia, gli acquistarono
riputazione di marito onorato e veramente cristiano. Dal secondo matrimonio ebbe due figli che si vide con
sommo dolore rapiti da morte immatura sul fior dcU’ctà, ed ebbe una
figliuola postuma chiamata Maria, che
ridotta poscia a mendicità dallo sposo,
ebbe in vista del defunto padre un
soccorso dal Senato di Zurigo. Di
sue virtù pubbliche scrisse elogi Giosia Simler che gli successe nell’onor
della cattedra. Dilese cori profonda
dottrina feOicacia della grazia contro,
la presunzione dei meriti, e fece seinpre in questa parte trionfare la sua
purità e fede evangelica. Comunque
Iddio raccogliesse a sè Martire prima
ché volgessero più propizie alfltalia le
sorti, quanto a libertà religiosa, la
memoria di lui vi rimase in benedizione, ed oggi si può senza pericolo
ripeterne il nome per lutto il l*iemon-.
te, e la sua stessa Firenze accoglie
non pochi fedeli evangelici, cbe in
silenzio si rallegran Ira loro di professare la medésima religione, per
cui egli seppe esular dalla Patria.
IN RLOX LIBRO PROIBITO
Un decreto del sant’ufllzio inserito uitiiiiàmente nei giornali di Uoma proibiva,
sotto la solKii pena di scoinuiiica, la slo
ria dcña informa del secolo decimo sesia
scritta da J. 11. Merle d’Aulii^nè. Tutti
sanno che quesl’oppra ha già riscosso
l’approvazione generale degli spirili illuminati e cristiani d’Europa. Nulla non vi
è asserito die non sia rigorosamente storico, ossia ap|ioggiato a testimonianze e
documenti senza eccezione. In essa non
sono dissimulati i difetti, nè taciute le
virtù di nessuno, lliformatori e Papisti
sono tutti ritrattati dal vero, c sono imparzialmente narrati ¡bisogni ei disordini
delle Chiese diverse d'Europa. La somma
pietà dell’Autore trapela ad ogni pagina,
e uon ha altro in mira che il Iriooro delle
pure dottrine evangeliche. Mal a fatica si
può leggere una storia più editìcaute di
questa.
Ebbene, I frati deli'saiil'iilllzio preferiscono I romanzi del sig Audin alla
storia del sig. d’Aubigné: amano meglio
che i cristiani imparino a conoscere Lutero e Calvino solto l’aspetto falso e gesuitico di due grandi colpevoli, che non
di due strumenti eletti da Dio a richiamare le genti dalle superstizioni alla
rellgioue.
Cortamente gli Evangelici non si fanno
mallevadori di tutte le azioni di I.utero e
Calvino, quasi fossero tutte sante, inimacolute, e imitabili. Anche i primitivi cristiani non pensarono mai a provare per
giusti e legittimi gli spergiuri di Pietro,
e con S. Paolo rigettarono le tendenze
giudaiche di quell'Apostolo. .«inchegli uomini più onorati e sinceri fra i cattolici della
chiosa latina ricusano a buon diritto di sostenere per gente santa e dabbene quella
lunga caterva di Papi, che se meritarono
fama di astuti |)olitici, quella certamente
non,ebbero di buoni e costumnti cristiani,
11
come, per nominarne qualcuno, un Alessandro VI, 0 un Leone X. Avremmo noi
per questo il diritto di appellare legge di
lascivia e disonestà la cattolica papale ?
Non credo che alcun savio Protestante sia
mai arrivato tant’oltre.
Cosi scrupolosi però non furono i teologi papali, e fa veramente schifo ciò che
seppero inventare e scrivere a carico dei
grandi e piccoli riformatori del secolo XVI.
Auch’oggi leggendo gli articoli, che ci
sono quotidianamente apprestati dalla
stampa clericale del Piemonte intorno la
religione protestante, non restia.mo dal
meravigliarci come sieno così poco cristiani i modi usati da loro nel parlare di
cose e di persone evangeliche. Laonde,
andando per induzione, ci persuadiamo
facilmente come sieno così poco fortunali
in Roma gli autori e i libri, che sono scritti
con verità e coscienza. I teologi colà
denno considerare tutto l’uman genere
privo di ragione e di lumi e di virtù, se
non si fa dipendente da loro, e non vede
le cose sotlo l’aspetto che essi le veggono,
e vuole giudicare diversamente da loro.
E sia Galileo, o New ton, o sia l’impudico
Aretino o il disonesto Abate Casti, essi li
mettono tutli in un fascio, e li proibiscono
per ugual modo, perchè non partono nelle
loro prescrizioni dal principio di proibire
il male e il falso, ma si dal respingere
tuttociò che non viene da loro.
11 sig. Merle d’Aubigné, tessendo la
storia della Riforma, ha dettata un’ opera
dove i mille occhi della malignità non
potrebbero discernere alcun neo offensivo
del buon costume, non è nulla di acerbo,
nulla di settario, nulla che si risenta di
partito. Egli pare un uomo superiore che
ha contemplato daU’alto le vicissitudini
della terra, e come le vide, così le scrisse.
Quesli pregi che lo farebbono rispettabile
agli occhi di qualunque pjù accanito avversario, non gli bastano a salvarlo dagli
anatemi dei teologi di Roma, e il suo nome come quello di Galileo, di Pascal, e
di Fénéion è gittate nel medesimo fango
cogli scrittori di turpitudini e di lascivie;
è un uomo d’onore di più computato fra
i galeotti e fra i ladri.
Ecco qual’è la giustizia, la equità, e il
buon senso con cui si trattano dai teologi
papisti i più belli ingegni, che fanno onore
alla verità e alla religione. I lettori della
Buona Novella sanno a che attenersi in
fatto di simili proibizioni, e siam certi
che non tarderanno a provvedersi di
quell’opera di cui quattro volumi sono
.già pubblicati, e i tre primi anche trado’tti in Italiano (1). Chiunque ama veramente conoscere come accadesse la
grande riforma evangelica del secolo XVI,
e come divenisse necessaria, inevitabile,
e utilissima alla salvazione delle anime;
conviene si rechi alle mani questa nobilissima storia del signor d’Aubignè, che
noi non sapremmo giammai abbastanza
raccomandare all’attenzione dei cristiani
lettori. I divoti vi trovano pascolo abbondante di vila, c i sapienti vi rinvengono
di che appagare le più alte loro meditazioni.'
»IVIS'tA CRITICA
Della stampa clericale
L’Armonia. Dopo l’indirizzo dei Vescovi
piemontesi, ella ci regala una così detla
())La traduzione italiana trovasi vcnilibili''da
Carlotti c Bazzarini editori lilirai in Toripn.
12
DiCHiAr.AzioNB dei vescovi savoiardi, ove
leggiamo gli stessi errori, le medesime
intenzioni, e più minacciose espressioni.
Ci duole il dirlo, ma osservando ciò che
tenta la fazione clericale nelle Spagne,
ciò che ha tentato nel Belgio, e ciò che
sta facendo in Irlanda, e quanto si agiti
in Piemonte, non possiamo non ravvisarvi
una trama ordita fra tutti i suoi partigiani
la quale si è prefisso lo scopo di rendere
impossibile ogni governo libero e temperato e civile. Essa non aspira che al medio
ew, a quell’impero assoluto che esercitò
impunemente sui popoli e sui reressa non
vuole competitori nel dominio di questo
mondo. Coloro che non sono con lei, non
meritano di vivere, e coi roghi della Inquisizione o col ferro dei crociati bisognarnandarli presto alTaltro mondo; perchè il regno della fazione non ècertamente quello
di Gesù Cristo, è proprio ii regno di questo
mondo, ed essa ha fatto sempre e farà la
guerra a qualunque governo le contrasti
un tal regno, o pretenda regnare senza
di lei e indipendentemente da lei.
Questo però non è il peggio per noi :
finalmente è un ambizione come le altre,
esorbitante se volete cd eccessiva, e avuto
riguardo ai tempi in cui viviamo, impossibile, ma in chi l’ha sì felicemente attuuta,
come lei nel medio evo, forse non cosi
dannevole benché sempre inescusabile.
Il peggio agli occhi nostri è quel mascherarla di titoli religiosi, quel darle aria di
dover di conscienza, e quel santificare
cou termini di virtù una passione cos¡
apertamente dannata dal santo evangelo.
Qui è dove noi vorremmo cessasse lo
scandalo , affinchè niuno de’ cristiani
avesse mai a ingannare e sedurre se stesso
nel creder opera doverosa l’opporsi all’os
servanza di leggi, cho nou sono opposte
a Dio.
Il Cattolico. Per provare che tutte le
liti matrimoniali sono di esclusiva giurisdizione de’vescovi, egli cita il concilio
di Trento; quasi non si sapesse da nissiino che i Padri del Concilio erano appunto
j'escovi; e siccome per principio di diritto
naturale niuno può esser giudice e parte,
è chiaro che tuttS le decisioni de’ Concili,
in fatto di controversia giurisdizionale nou
potranno mai per nissun uomo al mondo,
sia cristiano sia turco, fare autorità.
— Lo stesso giornale, colla sua solita
arte di ragionare, argomenta che il Papa
è infallibile, pecché Gesù Cristo nel santo
evangelo promette assistenza alla sua
chiesa, quasiché chiesa volesse dir papa.
Il Nuovo Testamento
stamnato a Torino.
Con vero soddisfacimento noi vedemmo
ieri appiccalo alle cantonate di Torino il
seguente annunzio : Il Nuovo Testamento
di Nostro Signore Gesù Cristo, secondo
la Volgala, tradotto in lingua italiana
da Monsignore Martini, arcivescovo di
Firenze, colle note del medesimo; 1 voi.
in-IG'' di 1280 pag., prezzo L. 1,50. legato in ntsitco. Noi ci rallegriamo di
questa pubblicazione a prezzo moderato,
perchè, sebbene sia lungi dall’essere perfetta la traduzione del Martini, che sia
per fedellà, sia per purezza di lingua è
molto inferiore a quella del Diodatì, pure
è assai meglio che niente, cd anche imperfetta quale è, potrà sempre far gran
bene a quelle amine veramente assetiite
di perdono e di giustizia che se la legge«
ranno. In quanto alle note non ci danno
13
punto fastidio, sebbene detlate in senso
stretlamenle caltolico. Le buone, e ve ne
sono molte di tali, gioveranno all’intelligenza del testo. Le cattive, quelle in cui
l’autore, tratto .dallo spirito di setta, invene di spiegare, contorce il senso della
Scrittura, gioveranno anch’esse in modo
diverso, cioè mostrando come per far coni:^
binare con certe dottrine il testo biblico ,
sia necessaria una straordinaria violenza
fatta al medesimoNoi conoscemmo anni sono un giovane di questa capitale, che da
un tale confronto, senz’altro aiuto umano,
fu spinto ad abbracciare la fede evangelica, e portiamo ferma fiducia che , mediante la pubblicazione qhe annunziamo,
il medesimo fatto abbia da riprodursi ed
anche più volte. Egli è dunque con lutto
cuore che la Jht^na Novella augura felice successo ai promotori di (¡uesta pia
impresa.
UiiA FuBBEniA Pretina.
I preti non sapendo più come far leggere i loro libri, si sono immaginati di farli
credere anti pretini per mezzo di titoli che
dicano affatto il contrario del contenuto.
Ecco, a mo’ d’esempio, l’aflisso che leggevasi giorni sono su quasi tutte le cantonate della capitale: VMitica favola della
confessione vocale-auricolare, predicata
Sacramento dai papisti. Chi è che leggendo un tal titolo non si sarà credulo
invitalo a comprare un’ opera contro la
confessione? Ebbene è tutt’il contrario;
l’opera non è che un’indigesta ripetizione
di quanto si era già scritto su quella pratica, e che per fermo non è destinata a
giungere alla decima sua edizione, come
"m poco tempo è giunto il saggio domfico-storico sulla confessione del De
sanctis. Or che prova un simile procedere?
Due cose ; primieramente che per certi
membri del Clero Piemontese anche la
menzogna è cosa permessa, purché se ne
usi per santi fini; in secondo luogo, che,
a parere degli stessi preti, la pratica della
confessione è caduta in gran discredito
presso le nostre popolazione, poiché volendo far che si legga un’opera che la
raccomanda sono costretti a far credere
al pubblico che l’osteggia.
Logica impareggiabile del Cattolico.
La volete, o lettori nostri, la prova che
la logica del' Catiolico è senza uguale ?
Leggete nel suo numero 871 l’articolo
intitolato : i miracoli della Chiesa Cattolica, e voi l’avrete tale da non lasciar più
nulla da desiderare: Voltaire, vi diceegli
in compendio, si prendeva beffa dei miracoli che si leggono nell’Evangelo , e
così dava prova di essere un em{)io ; la
Buona Novella si è mostrata qualche po’
restìa ad ammettere i miracoloni che non
di rado va regalando ai suoi lettori il Cattolico , e specialmente l’ultimo, della
guarigione di quel tale Pielro Carhassa
per mezzo degli occhiali di s, Francesco
di Paola...... dunque? — Dunque la
Buona Novella èempia quanto Voltaire!!!
Al Cattolico. La gazzetta di Casse!
racconta che parrochi e canonici di Baden
ricusano di sottomettersi agli ordini dell’arcivescovo di Friburgo, che li vorrebbe
mandare agli esercizi in convento per
aver celebrato le solite messe funebri in
morte del Granduca Leopoldo. Basti questo cenno per imparare al Cattolica che
la Buona Nox'ella non s’inventa notizie
14
come esso gesuiticamente insinuava,
quando negò la celebrazione di queste
messe. La morale evangelica professata
dalla Buona Novella non le permeile nè
spergiuri, nè finzioni, nè liugie.
]VOTlZIE REIilCilOSE
Piemonte. Il progetto di legge sul matrimonio civile seguita ad essere il precipuo argomento delia polemica giornalistica, a viemmeglio riaccendere la quale
sorse, dopo Vindirizzo dei vescovi piemontesi al Senato, la dichiarazione dei vescovi savoiardi al loro clero e popolo. Ecco
testualmente riportata lafine di quel faqioso
documento in cui si cerca di dimostrare che sitfatto progetto è incostituzionale, immorale, antisociale ed anticattolico :
« I vescovi della provincia ecclesiastica
u di Ciamberì dichiarano ;
ni“ Che ogni cattolico soggetlo alla loro
« giurisdizione, il quale oserà contrarre
« un matrimonio in forma diversa da quella
« prescritta dalla Chiesa , incorrerà isso« fallo la''scomt4n¿ca maggiore
'< 2° Che colui il quale ammetterà queir sta colpa, sarà privato della partecipa« zione dei sacramenti, sia durante la sua
« vita, sia all'ora della mòrte, a meno che
« non prenda il partito di far convalidare
« il suo matrimonio canonicamente, o di
« separarsi dalla persona che la Chiesa riII guarda solo come concubina ».
« Che se viene a morire senza riconII ciliarsi con la Chiesa, sarà privalo della
Il sepoltura ecclesiastica ■>.
Il 4" Che i figli provenienti da questo
<1 concubinato, saranno dichiarati illegitI' timi, per tulli gli elTelti canonici ».
Un dubbio, che ci venne su tal proposito,
e che nou siamo riusciti ancora a sciogliere,
è questo; perchè, stante la perfetta unità
dellaChiesariimana, l’episcopato francese,
e pili ancora il sommo pontefice, nou fecero
simili dichiarazioni, quando fu firmato il
concordalo dell’anno X, e ciò tanto più,
che in Francia il matrimonio fatto davanti
al Maire è la regola, mentre nella legge
del sig Boncompagni egli non è che una
rarissima eccezione solo destinata a
tutelare le coscienze contro soverchie
pretensioni ?
Il Cattnlico che ci è cosi cortese di spiegazioni, ci darà certamente anche questa.
Rom,\. —Si sono ammulinati contro il
Padre provinciale .landcl tutti i frali domenicani dei 22 conventi soggetti alla
provincia romana, e d’ordine del Papa ne
sono stali destituiti i superiori come i
veri colpevoli di quella fellonia.
Francia. Il fallo seguente, riferito da
quasi tutti i giornali, menire è di natura
da contristar gravemente gli amioi sinceri
della liberlà di coscienza, mostra a quali
vergognosi estremi, quando mira a conciliarsi le buone grazie del clero intollerante,
un governo sia trascinato. Una parrochia
della Vandea contava tre evangelici fra i
suoi abitanti: uno di essi, essendo morto;
volle il suo fratello farlo sepellire nel
comune cimitero, non essendovi in detta
località cimitero per gli evangelici. 11
prete si oppose , pretendendo che fosse
scavata la fossa in quello spazio destinato
ai giustiziali ed ai suicidi. 11 Prefetto
consultalo dal Maire, rispose in questi
proprii termini ;
« Sig. .Maire ! in risposta alla vostra
Il lettera del di (|uesto mese, ho l’o
II nore d’inforniarvi, che non dovete esi-
15
A tare ad assegnare alla famiglia Péquin un
« posto onorevole nel cimitero del vostro
« Comune, ove possa deporre le spoglie
n del suo congiunto trapassato.il decreto
« imperiale dei 23 prairial anno XII non
« solo vi da ogni facoltà a tal riguardo,
« ma ve ne fa un dovere ».
H prete dal canto suo scrisse al vescovo
di Luijou il quale si affrettò a porre l’interdetto sul cimitero profanato. Gran desolazione fra la buona gente del paese.
Nuovo ricorso del Maire al Prefetto, c
nuova ed energica rispósta di questo
ultimo confermando la sua lettera.
Ma l’onesto Prefetto non avea tenuto
conto dell’influenza dei gesuiti a Parigi.
Il signor Fortoul ministro dell’istruzione
pubblica e dei culti, avendo avuto conoscenza di questo fatto, ordinò che fosse
dissepellito il cadavere del protestante,
e diede ragione all’intolleranza del prete
e del vescovo. Una simile decisione dicesi
uon fosse più stata data da nissun ministro dal 1830 in poi !
— Così si esprimea, pochi giorni sono
riguardo ai missionarii evangelici nell’Africa, il sig. Jomard, in un rapporto letto
alla società di Geografia di Parigi :
« Si dovrà molto a quesli missionari
« per ¡ progressi teslè fatti della geogra« fia deli’Afr¡ca. Già hanno dato prova di
« sè in quasi tutte le contrade, e le loro
« recenti scoperte fanno fede che non è
« il loro zelo, la loro istruzione e la loro
« abilità inferiore al coraggio ed alla dire vozione colla quale proseguono la santa
« loro impresa».
Ad onta di siffatte lest¡mon¡anze, unite
a tanle altre, l giornali clericali con quella
buona fede e queU’imparzialilà che li caratterizza segu¡teranno a non voler scor
gerene¡ m¡ssionari evangehci che mercanti
di Bibbie, i quali non fanno un passo se
non all’ombra delle baionette inglesi !
Ginevra, —11 50 giugno ed il \ luglio
ebbero la loro annua raunanza generale
le varie società religiose il cui centro
trovasi in questa ciltà. Assistevano ¡ deputat¡ d¡ molte chiese e società evangeliche. L’ottimo sig. Desanctis , incaricato
di rappresentare ¡n queste raunanze la
Chiesa Valdese, disse sulle condizioni religiose d'ilalia e sui progressi che l’Evangelo vi sta facendo specialmente in Toscana ad onta delle tante persecuzioni,
cui va soggetlo, parole, che destarono
nel suo numeroso uditorio, la massima
simpatìa per la nostra cara patria.
Lo-ndea. — Il dottore Newman dichiarato calunniatore d£l doltor Achilli è stato
condannalo a pagare le spese del processo che importano la somma ingente d¡
20 mila sterline, pari a mezzo milione di
franchi. Sei papisdnon vengono con soscr¡^¡0Qi spontanee in soccorso del fratello
loro condannato , il giornale dei Débats
osserva che non gli basta la vila a scontare colla prigionia una multa così enorme.
CRONACHETTA POLITICA
Tobiüo. Le elezioni municipali sono
riuscite quali erano proposte dal comitato
liberale. Anche dalle provincie scrivono
che generalmente ne’municipi sono siati
prescelti a consigl¡er¡ i liberali ; segno
evidente che in Piemonte la causa della
libertà progredisce e si consolida nella
pubblica opinione.
— Il 28 luglio fu celebrata nella cattedrale di s. Giovanni l'anniversaria cumraemorazione della morie di Carlo Alberto
16
il magnanimo, datore dello Statuto. Domenica 1 agosto sarà festeggiata dalla
Guardia Nazionale di Torino con musica
funebre sulla tomba che ne racchiude le
ossa a Superga. È veniura, dice la Gazzetta del Popolo, d’aver memorie auguste
da celebrare quando ad esse va congiunto
il sacro (lensiero della indipendenza della
patria.
- Progetti di legge volati dalla Camera, nella Sessione legislativa del 18o2.
1. Stato degli ufficiali di terra e di mare.
2. Riforma degli uiTiciali e soldati.
3. Abrogazione, della sostituzione di
pene in favore degli ufficiali, stabilita dal codice penale militare.
i. Spesa straordinaria per le fortificazioni di Casale.
5. Trattato di commercio e navigazione
colla Svezia e Norvegia.
0. Pensioni di riposo agl’impiegati civili (rigettata)
7. Autorizzazione di spesa per la costruzione di un ponte sul Gravellone.
8. Trattato di Navigazione e Commercio
colla repubblica francese.
i). Abolizione dei sussidi accordali per
le patenti 17 luglio 1843 ai genitori
di 12a prole.
10. Imposta e ritenzione sugli stipendi c
sulle pensioni.
M. Stabilimento di una compagnia privilegiata detta delle Guide di Chamounix.
12. Coni-essione della strada ferrala da
Savigliano a Cuneo.
13. Leva di 100 marinai.
14. Convenzione consolare colla repubblica francese conchiusa il 4 febbraio 1852.
Io. Istituzione di una cassa sociale dei
maestri elementari per sussidi e
pensioni di ritiro.
16 Applicazione al corpo dei guardiani
presso le carceri delle eccezioni contenute nella legge l i maggio 1851
sui cumuli degli stipendi.
17. Autorizzazione di un mutuo di 17om
lire alla divisione di Aonecy.
18. Autorizzazione di un mutuo di 118m
lire alla divisione di Savona.
19. Autorizzazione di un mutuo di 5o6m
lire alla divisione di Cuneo.
20. Imposta personale e mobiliare (ritirata in Senato dal Ministero).
21. Concesssione della strada ferrata da
Torino a Susa.
22. Convenzione internazionale sanitaria
e riordinamento del servizio sanitario
marittimo.
23. Disposizioni relative alle concessioni
in enfiteusi dei beni demaniali in
Sardegna.
24. Alienazione di beni demaniali.
2o. Convenzione postale-colla Toscana.
20. Autorizzazione di un mutuo di lire
200,000 alla divisione del Faucigny.
27. Ordinamento del servizio dei porti,
spiaggie e fabbriche marittime.
28. Credito straordinario di L. 5EJ7701 50
da applicarsi a nuove categorie dei
bilanci 1852 della marina e dei
lavori pubblici.
20. Credito supplementario di L. C440 12
al bilancio del 1831 dell’ Azienda
del monte di riscatto.
30. Imposizione di un diritto proporzionale sul montare delle costituzioni
di dote con fardello, delle donazioni
e degli assegnamenti.
17
51. Concessione delia strada fgrrata da
Torino a Novara.
52. Leva di 10 000 uomini suila classe
i8ol.
33. Modificazioni alla legge 30 settembre
1848 relativa ail’amrainistrazioue di
sicurezza (lublilica.
34. Concessione della strada ferrata da
Vigevano a Mortara.
35. Regolarizzazione del dritto di pedaggio esercitato dal comune di san
Mauro.
36. Autorizzazione di uu mutuo di lire
300pn alla divisione di Alessandria
37. Modificazioni alla tariffa doganale.
58. Stabilimento della contribuzione prediale in Sardegna.
59. Disposizioni relative alla banca nazionale.
Del contratto civile del matrimonio.
41. Deliberazione del consiglio divisionale di Cuneo per un mutuo a carico
della provincia onde pagare il prezzo
di mille azioni della ferrovia acquistate da essa provincia.
4:2. Credito di L. lo.'),200 02 sul bilancio
deH’Azienda di finanze 1852 per la
demolizione dcH’anticorpo del palazzo ducale in Genova.
43. Stabilimento di ima linea telegrafica
da Toriao al confine francese per
Ciambcri.
44. Concessione dplla strada ferrata du
Bra a Cavallermaggiore.
43. Credito di L. 153,000 sul bilancio,
d’artiglieria 1852 per riparazioni ^i
fabbricati della polveriera in Borgo
Dora.
Toscana, 11 sig. Boccella nemico dichiarato d’ogni istituzione liberale e servitore umilissimo dei lU’cti di Uoma che .
tentavano di far qui abolire le leggi Leopoldioé esce dal ministero con generale
contento de’ buoni, e gli succede il sig.
Buonaroti discendente dall’illustre .Michelangelo.
Stati Romani. Mentre il Monitore
Toscano ci assicura che il papa gode la
più florida salute leggiamo nella gazzetta
di Bologna, che le Roraagnesono infestale
da bande d’assassini, che le percorrono in
abito di carabinieri e di austriaci, e non
paghi di s\'aligiare i passeggieri entrano
a saccheggiare le pase.
— A Ferrara oltre il marchese Tancredi Mosti sono stati arrestati molti altri
cittadini sopra vani sospetli della polizia.
Parigi. Alle sette e un quarto della
sera 23 luglio il Presidente rientrava a
Parigi di ritorno dalla sua gita a Stasburgo. Erano schierate luogo la via tutte *
quante le truppe di guarnigione e furono
ad incontrarlo tutte le autorità civili ecclesiastiche e militari. Il popolo l’accolse
colle grida: liva il inesidente! viva Napoleone! e in qualche [luogo con qualche
\oce, viva l'imperatore! Alle otto e mezzo
^cra già arrivalo a Saint-Cloud sua attuai
residenza.
iNGHiLTiiuuA. Disordini sanguinari hanno avuto luogo a proposito delle elezioni
nella contea di Giove in Irlanda. Giova
ricordare [che pochi giorni prima delle
elezioni, l’arcivescovo di Tuam, aveva
predicato la resistenza alle leggi dello
Sialo, e la guerra civile.
Direttore G. P. MEILLE.
Rimaldo Bacchetta gerente.
Xori*o, — '^*p. e C.