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4 di ili. f.t.
L. 6.000
cod. 330
m mmeditrice
Claudiana
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% ■ art 2 comma 20/B legge 66^96 ■ Filiale di Torino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Uccio PT Torino CMP Nord
Anno Vili - numero 6-11 febbraio 2000
Lire 2000 - Euro 1,03
ECO DELLE VALI
nxvn Febbraio die Valli
Gli appuntamenti nelle chiese valdesi
■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
IL NOSTRO PESO
«Sia benedetto il Signore! Giorno
per giorno porta per noi il nostro peso,
il Dio della nostra salvezza»
Salmo 68, 19
I mezzi di informazione danno oggi alle notizie economiche la priorità quasi assoluta. L’andamento
dell’euro, il cambio del dollaro sembrano decisamente più importanti
delle condizioni del tempo o del
traffico autostradale. Sarebbe quasi
inutOe sottolineare che questa situazione rispecchia perfettamente ciò
che succede all’interno di una società industrializzata, la quale vede
l’essere umano, prima di tutto, come parte di un grande mercato. Il
peso sociale di una persona si misura con la sua capacità di produrre e
di acquistare. Quel peso, nel senso
positivo può significare l’influenza
sulla vita politica e culturale o un
ruolo privilegiato nella società. Lo
stesso termine «peso» assume una
connotazione negativa quando si
tratta di sostenere o mantenere persone che hanno scarse o nulle capacità produttive. In tal caso si afferma
volentieri che una parte della società
deve portare U peso dell’altra.
Attribuire a dìo u compito di
«portare per noi il nostro peso»
non è soltanto una brillante figura
retorica. Questa espressione è soprattutto una testimonianza di fiducia che il popolo ha posto nel suo Signore. Tutto il Salmo 68 è quindi un
grande canto di gloria all’Eterno; alcuni esegeti lo considerano addirittura un’antologia di antichi inni di
lode. La lode si esprime con l’invocazione «Sia benedetto il Signore» (v.
19a), la fiducia trova il suo punto più
alto nell’affermazione che il Signore
è «il Dio della nostra salvezza». In
che cosa consiste dunque questa salvezza? L’espressione «portare il peso» usata di salmista significava, nel
suo originale contesto linguistico e
culturale, il lavoro di un servo che
era incaricato di trasportare i pesi,
ovvero merci e bagagli del padrone.
Il v. 19 capovolge la situazione: il Signore, il sovrano del popolo, esegue
un lavoro da schiavo, si carica quotidianamente del peso del suo popolo
per dargli «forza e potenza» (v. 35b).
IL popolo di Israele interpretava la
sua salvezza molto concretamente:
liberazione dai nemici, sicurezza dei
confini. L’interpretazione cristiana
del Salmo 68 ha spostato il suo significato verso la salvezza intesa nel senso più spirituale e più generale. Tutte
e due le interpretazioni concordano
comunque su un punto: la gratuità
della salvezza. Il Signore non ha mai
preteso dal popolo eletto nessun
prezzo da pagare, nessun merito particolare. L’opera della salvezza operata da Dio per mezzo del suo Cristo e
offerta a tutti i popoli non ha bisogno di ricompense. La Riforma protestante ha fatto della gratuità della
salvezza il cardine del suo messaggio.
La cosa più preziosa dell’intera esistenza umana è offerta gratuitamente
e solo in base alla sovrana decisione
divina. Nessun potere umano può al
terare tale decisiorte e nessun prezzo
sarà mai sufficiente per acquistare la
salvezza. Alla luce di questo messag
gio tutti gli esseri umani sono uguali,
indipendentemente dalle loro capadtà di produrre e di acquistare.
Pawel Gajewski
Preoccupazioni europee sulla tenuta democratica del nuovo governo austriaco
Dove sta andando l'Austria?
Il nazionalismo di Jörg Haider rappresenta sentimenti diffusi anche in altri paesi
I protestanti austriaci: «Razzismo e xenofobia non possono coesistere con la fede»
Da sinistra il popolare Wolfgang Schüssel, il presidente Thomas Kiestii e Jörg Haider
GIUSEPPE PLATONE
E un piccolo Parlamento quello
costituito dal Comitato internazionale che si occupa della messa a
punto del grande raduno del protestantesimo tedesco, il cosiddetto
Kirchentag. Il Comitato ha la funzione di internazionalizzare lo stesso
Kirchentag. I venticinque delegati,
provenienti da vari paesi del vecchio
continente ma anche da oltreoceano, relazionano e confrontano la situazione delle loro chiese protestanti (alcune sono minoritarie) in rapporto alla situazione culturale e politica da cui provengono. Domenica
6 febbraio, a Fulda, presso Francoforte sul Meno, quando la presidente di turno, la teologa statuni
Germania
Gli evangelici e
io scandalo Cdu
A proposito dello scandalo che ha
coinvolto la Cdu, il presidente della
Chiesa evangelica tedesca (Ekd),
Manfred Kock, ha espresso la necessità di richiamarsi a un’«etica vincolante» anche in ambito politico. «La
nostra società è malata - ha affermato Kock -, la nostra nazione ha bisogno di un orientamento». 11 28 gennaio il Consiglio della Ekd ha dichiarato che «in una prospettiva cristiana,
la colpa deve essere portata alla luce
e nominata, non allo scopo di legare
per sempre le persone ai propri errori, e nemmeno nell’interesse delle opposte parti politiche. Bisogna mettersi alle spalle questo scandalo, ma prima è necessario metterlo davanti agli
occhi di tutti. Solo così si potrà promuovere la disponibilità dei cittadini
verso l’impegno politico». (nev)
tense Barbara Green, dà la parola al
delegato dell’Austria, Albert Brandstätter, improvvisamente l’attenzione sale alle stelle. Ascoltando questo
vecchio amico, responsabile dell’Accademia evangelica di Vienna, ho
colto un duplice stato d’animo: il
primo è quello di chi deve, in sede
internazionale, illustrare una situazione di cui in qualche maniera ci si
vergogna: il secondo è il voler essere
parte attiva di quella «Wiederstand»
(Resistenza) di cui ci eravamo ormai
dimenticati.
Non è facile oggi essere austriaci.
Quella ricerca di splendido isolamento, quel mettere il filo spinato
davanti a chi vuole entrare in casa
tua, quel chiudere la porta e appendere il cartello «nicht stören» (non
Debito paesi poveri
Inadeguate le
misure italiane
La campagna «Sdebitarsi», referente italiano della coalizione internazionale «Jubilee 2000» per la cancellazione del debito dei paesi poveri, ha espresso il suo parere sul disegno di legge del governo D’Alema del
18 dicembre scorso («Misure per la
riduzione del debito dei paesi a più
basso reddito e maggiormente indebitati») affermando che il provvedimento è sicuramente un passo che
«ha un importante valore politico»,
tuttavia «le misure predisposte non
appaiono adeguate aU’obbiettivo di
intervenire rapidamente e adeguatamente per affrontare la crisi del debito», soprattutto perché il provvedimento riguarda esclusivamente crediti pubblici per 3.000 miliardi che
sono «già considerati inesigibili, cioè
non pagabili dal debitore». (nev)
disturbare) fa a pugni con gli ideali
della scelta europea. D’altra parte i
numeri parlano chiaro. Haider esprime ciò che in Austria realmente esiste. La brezza di quella lunga tragica
primavera, soffocata dalle macerie
della guerra mondiale, torna a spirare come nostalgia di un tempo imperiale. Ridotta a regione europea con
poco più di sette milioni di abitanti,
l’Austria di Haider torna finalmente
a contare. L’immenso Hofburg, il palazzo imperiale sede degli Asburgo,
sproporzionato per una regione
montana ma adattissimo a un impero, torn% a esprimere una nuova
centralità. Questa volta di un vasto
disegno conservatore e reazionario
Segue a pag. 3 con altri servizi
Alle valli valdesi
Il «termometro
della fede»
Il sistema delle contribuzioni in
uso nelle chiese valdesi sembra un
po’ «brutale» in alcune sue implicazioni, poiché si ha l'impressione che
chi non è soddisfatto con la linea della chiesa, per questo motivo rifiuti di
partecipare alle spese. In realtà l’impostazione della partecipazione è al
tempo stesso un meccanismo che
consente un certo controllo democratico. Osservando nel dettaglio
l’andamento delle contribuzioni si
possono fare rilevazioni importanti
(per esempio sul rapporto tra membri effettivi e somme raggiunte). Ma il
dato più importante da considerare è,
per il past. Luciano Deodato, presidente della Ced, l’idea che la chiesa
sia solo un «dispensatore di servizi».
A pag. Il
L'OPINIONE I
DEMOCRAZIA
E REFERENDUM
L’abbiamo scritto più volte: riteniamo che lo strumento referendario sia
particolarmente adatto per consentire
l’espressione della volontà popolare
su grandi questioni di indirizzo politico 0 etico capaci di cambiare il volto
della società o del sentire comune
(monarchia o repubblica, divorzio, interruzione di gravidanza, energia nucleare...). Invece l’uso dei referendum
«a grappolo» su questioni più o meno
importanti e più o meno omogenee ha
evidentemente altri scopi: «provocare» il sistema politico-legislativo,
scuotere l’opinione pubblica e, perché
no? mantenere in vita un partito come
quello radicale totalmente identificato, oltre che con il suo leader Marco
Pannella, con la politica referendaria.
È per questa ragione che i risultati delle consultazioni di questo tipo, oltre
che essere spesso contraddittori o non
risolutivi, hanno bisogno di un ulteriore e più ampio intervento legislativo a livello parlamentare.
D’altra parte, in una situazione politica e istituzionale che appare bloccata
nella capacità di produrre un coerente
e compiuto processo di ammodernamento del sistema-Italia, si può capire
che il «bombardamento» referendario
raccolga un certo sostegno, anche
all’interno delle chiese evangeliche italiane, ma più per la protesta che esprime contro «la politica» che per il disegno di riforme che intende perseguire.
E così, ci troveremo nuovamente a dover decidere che «colpo di accetta» dare sull’abolizione della quota proporzionale (con il recupero dei «migliori»
perdenti dei collegi uninominali, un
vero aborto della logica del maggioritario uninominale con cui oggi si elegge il 75% dei deputati), sul rimborso
per le spese elettorali ai partiti (senza
che si intervenga più coerentemente
su tutto il sistema di finanziamento
dei medesimi), su tre quesiti riguardanti la magistratura (che possono essere giusti 0 sbagliati ma che non cambieranno un gran che l’attuale situazione deficitaria dell’amministrazione
della giustizia) e due quesiti sulla riassunzione del lavoratore licenziato e
sulle trattenute sindacali (che non rispondono certo alla necessità, che sentiamo, di ammodernare senza scardinare il mercato del lavoro, l’economia
e Io stato sociale).
Lo schematismo delle scelte e dei ragionamenti a cui questi referendum
costringono fanno parte di quel clima
di semplificazione sloganistica, che in
questi anni stiamo respirando un po’
tutti, per cui l’Italia si dividerebbe tra
pro e anti Berlusconi, tra pro e anti liberismo e socialdemocrazia, tra pro e
anti giudici, tra pro e anti immigrati,
tra pro e anti famiglia, e via dicendo.
Come nota Ilvo Diamanti {Il sole-24
ore del 16 gennaio), un acuto osservatore della realtà italiana, «il deficit di
progettazione istituzionale e sociale di
questi anni rischia di alimentare un
bipolarismo personalistico e ideologico», che è proprio il contrario di un bipolarismo politico e parlamentare che
non può e non deve dimissionare
dall’uso della ragione politica che è il
cuore della democrazia, un sistema
non perfetto ma comunque il migliore
sperimentato nella storia dall’umanità. Quel sistema che fa anche parte
del patrimonio storico e teologico del
protestantesimo e che non vorremmo
vedere trasformato da assembleare a
prebiscitario.
Eugenio Bernardini
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della
«^Gesù sañ
sulla
montagna, e si
sedette lì con i
suoi discepoli.
(...)^Poisi
guardò attorno,
e vide tutta la
gente che era
venuta.
Allora disse
a Filippo:
“Dove potremo
comprare
il pane
necessario per
sfamare questa
gente?*’ (...)
'Filippo rispose:
“Duecento
monete
d’argento non
basterebbero
neppure per
dare un pezzo
di pane a tutti”.
^ Un altro
discepolo,
Andrea che era
fratello di
Simon Pietro,
disse: ^ “C’è qui
un ragazzo che
ha cinque
pagnotte d’orzo
e due pesci
arrostiti. Ma
non è nulla, per
tanta gente!”.
’“Gesù ordinò:
“Dite alla gente
di sedersi per
terra”. Il terreno
era erboso,
e tutti si
sedettero
in terra.
Erano circa
cinquemila.
^'Gesù prese il
pane, fece una
preghiera di
ringraziamento,
poi cominciò
a distribuire
a tutti pane
e pesce
a volontà (...)
^^Gesù allora,
sapendo che
volevano
prenderlo per
farlo diventare
re, se ne andò
di nuovo verso
la montagna,
tutto solo»
(Giovanni 6,3-15)
LA SACCA DI JONATHAN
Cesò disse a Jonathan: «Hai visto? La gente ascoltava il lieto messaggio del regno
di Dio, poi mi hai dato quello che avevi perché tutti potessero mangiare... Era bello»
PAOLO RIBET
. AMMA, io vado!». Il pic''IVXcolo Jonathan aveva
messo appena la testa dentro la
porta di casa e fatto il suo annuncio, poi era scappato per
raggiungere i compagni che già
lo precedevano sulla via che
portava fuori dal paese. La
mamma si affrettò sull’uscio,
con la bambina più piccola in
braccio, per tentare di fermare
quella furia scatenata di suo figlio: «Jonathan, figlio mio, si
può sapere dove stai andando?».
«Mamma, mamma - rispose il
ragazzo tornando indietro di
corsa - i miei amici mi hanno
detto che è passato di qui il Rabbi Gesù di Nazareth e che ora
sta insegnando poco lontano da
qui, sulle rive del lago, e che c’è
un sacco di gente ad ascoltarlo.
Sembra che faccia dei miracoli
incredibili, guarisce i malati.
Molti dicono che è lui il Messia.
Non mi dire di no, fammici andare!». «Va bene, vai pure; ma
dimmi almeno quanto tempo
pensi di stare via». «Non lo so disse ancora Jonathan - sembra
però che quando il Rabbi comincia ad insegnare, nessuno sirende più conto del tempo che
passa e le giornate vanno via in
un baleno». La madre cominciava ad essere in apprensione: «E
allora non ti lascio andare via
così, disse, portati almeno qualcosa da mangiare...». Con ciò
prese una sacca e ci infilò quello
che aveva in casa: cinque pani
d’orzo e due pesci affumicati:
«...almeno ce n’è per te e per
quegli altri scalmanati dei tuoi
amici!». 11 piccolo non aspettò
nemmeno la fine della frase;
prese la sacca al volo e subito riprese a correre per raggiungere i
suoi compagni che, pensava,
chissà dov’erano arrivati, ormai.
La madre, sulla porta di casa, lo
osservò mentre si allontanava,
sempre di corsa, mettendosi la
sacca a tracolla: era un bravo ragazzo, il suo Jonathan; la faceva
disperare per quel suo modo di
fare così irruente; ma era generoso e obbediente, a suo modo.
Ai piedi del Rabbi
Quando arrivò alia piana
dove la gente si era raccolta,
Jonathan si rese conto che era
tutto vero quel che gli era stato
raccontato: la folla era veramente enorme e stava attenta e fissa
verso il Maestro che era salito
sopra una roccia, in modo da
farsi sentire da tutti, e insegnava. Parlava del regno di Dio, raccontava delle storie e alcune
erano strane e facevano ridere,
criticava i capi di Israele che
pensavano solo al culto e alla
legge e non a insegnare le cose
giuste e diceva che dobbiamo
amarci, perché Dio è amore.
Ogni tanto qualcuno gli avvicinava un ammalato e lui lo guariva. Anche Jonathan poco per
volta, quasi senza accorgersene,
si era avvicinato, tanto che verso
sera era ormai ai piedi del Rabbi. Già, era quasi il tramonto:
una giornata era passata e neanche se ne era accorto. Proprio
allora sentì Gesù che diceva ai
suoi discepoli che ormai era tardi e che bisognava dar da mangiare a coloro che erano convenuti. 1 poveri discepoli non sapevano proprio che pesci pigliare: non avevano niente e la gente era tanta!
Preghiamo
«Prigioniero, dimmi, chi costruì
questa catena indistruttibile?»
«Io stesso - rispose il prigioniero la forgiai con grande cura.
Credevo che la mia invincibile potenza
avrebbe imprigionato il mondo
lasciandomi indisturbato nella mia libertà.
Così notte e giorno lavorai alla catena
con grandi fuochi e colpi vigorosi.
Quando alla fine il lavoro fu completo
con gli anelli ben saldati tra loro
mi accorsi che la catena
mi aveva imprigiorauo nella sua stretta».
(tratto da R. Tagore, Gitanjali, Universo d'amore)
Cinque pani e due pesci
JONATHAN si ricordò allora
della sacca che la mamma gli
aveva dato e che lui non aveva
ancora toccato; si avvicinò ad
uno dei discepoli e gli disse: «Se
volete io ho qualcosa: cinque
pani d’orzo e due pesci affumicati». Questo lo prese con sé e lo
portò davanti a Gesù come per
dire «abbiamo solo questo ed è
troppo poco per tutti. Manda
via la gente». Ma il Rabbi sorprese tutti dando l’ordine di far
sedere la gente; poi prese la sacca, vi appoggiò sopra i pani e i
pesci e, dopo aver pregato, cominciò a distribuirli. Incredibile! Tutti ebbero da mangiare e
ne avanzò ancora.
Il piccolo Jonathan, che aveva
assistito alla scena, era rimasto
senza parole e quando tutto fu
terminato, ebbe solo la forza di
dire: «Ma è stato un miracolo
grandioso!». Il Maestro lo sentì e
si volse verso di lui; sembrava
quasi che si fosse accorto solo in
quel momento della sua presenza. Lo guardò per un attimo e
poi gli chiese semplicemente:
«Perché?». «Come perché - ebbe
la forza di dire il ragazzo - con in
miei cinque pani e due pesci
avete dato da mangiare a un sacco di gente: saranno state centomila persone!». «Esagerato - rispose Gesù - saranno state al
massimo cinquemila. E poi... come ti chiami?». «Jonathan». «Bel
nome, significa; Il Signore ha donato... E poi, Jonathan, il miracolo non l’ho fatto io, l’hai fatto
tu!». «Come sarebbe a dire?»: il
povero ragazzo era sempre più
confuso. «Si, continuò il Rabbi,
se tu non avessi messo a disposizione degli altri tutto ciò che
avevi, donando i pani e i pesci, il
miracolo non sarebbe stato possibile. La condivisione, il saper
donare è il grande miracolo. Tutto il resto diventa possibile se
sappiamo donare. Pensaci!».
Mentre stavano così ragionando, sopraggiunse un discepolo
che prese il maestro in disparte
per dirgli qualcosa. Immediatamente il suo viso si rabbuiò,
guardò verso un lato del pianoro
dove si vedeva un bel gruppo di
persone che si agitavano e ordinò perentorio ai suoi: «Andiamocene subito. E anche tu, ragazzo, vieni con me. Non ho ancora finito di parlarti». Spaventato, il piccolo Jonathan si mise
a trotterellare dietro ai discepoli
che a grandi passi si dirigevano
verso le barche lasciate in secco
sulla riva. Quasi correndo, non
aveva il fiato per fare domande.
Riuscì solo ad esclamare: «C’è
forse qualcuno che vuol fare del
male al Rabbi?». «Del male? No!
Vogliono incoronarlo re d’Israele», rispose uno dal gruppo. Jonathan si fermò di botto. Forse
non era molto svelto, ma questa
non riusciva proprio a capirla:
volevano farlo re e il Maestro,
invece di accettare, fuggiva.
Spinte le barche in acqua, la
compagnia si diresse verso Capernaum. Gesù era serio, teneva
io sguardo fisso verso la prua
che frangeva veloce le onde.
Sembrava lontano col pensiero,
che fuggisse chissà quale tentazione. Era ormai notte, quando
giunsero a Capernaum e si chiusero subito tutti nella casa di
uno di loro; ma non era ancora
venuto il momento per loro di
dormire. Jonathan era rimasto
un po’ in disparte, quel tanto,
però, che gli permettesse di sentire, seppure confusamente,
quanto i «grandi» stavano discutendo. Sentiva che vi erano dei
discepoli che si ponevano la
stessa domanda che lui si era posto: perché erano fuggiti? Non
era bello che la gente lo volesse
come capo, re o leader? Gesù rispondeva loro, sempre più stancamente. E gli altri insistevano e
talora alzavano anche la voce.
Qualcuno, poi, usciva sbattendo
la porta. Era quasi mattina quando il Maestro, visti quelli che erano rimasti, chiese se anche loro
volessero andarsene; ma uno rispose per tutti che no, loro restavano. Solo lui, disse, aveva parole che danno la vita eterna.
Gesù usci nell'orto...
Gesù si alzò senza dire una
parola, solo annuiva col capo, e uscì nell’orto. Jonathan lo
seguì e lo vide assorto nei suoi
pensieri. Quando gli fu vicino,
questi si volse e gli disse: «Ah, sei
qui, non sei andato a dormire».
«Maestro, replicò il bambino, mi
avevi detto che avevi delle cose
da dirmi e io ho aspettato». «È
vero. Hai visto come sono andate le cose? Era stato così bello
ieri... La gente ascoltava il lieto
messaggio del regno di Dio, poi
tu hai donato quello che avevi
perché tutti potessero mangiare... Era bello. Finché non hanno
cominciato a chiedere che io diventassi il loro re. Certo, fa piacere avere un re che distribuisce
pane a volontà e poi tutti si
aspettano guidi un esercito di
partigiani per liberare il nostro
popolo dall’oppressione di Roma. Ma poi? Costerebbe tanto
sangue e poi tutto finirebbe lì. Il
mio regno non è di questo mondo, il mio regno non è in questo
modo». Il Maestro guardò Jonathan con affetto e proseguì:
«Il mio regno sei tu: è donare e
non prendere, è amare e non
odiare. Sai perché dico queste
cose a un ragazzo? Perché gli
adulti pensano di avere già tutto, Dio e il mondo, nella loro testa e solo un ragazzo può vedere, con occhi ingenui e aperti, il
regno di Dio che io porto. Ma
ora va’, torna a casa, ché tua
mamma sarà in pena a non vederti tornare. E forse un giorno
ci reincontreremo».
Note
omiletiche
di
Nel preparare quest
serie di pagine biblich,
ho preso lo spunto
motto della Settitnain
della Libertà: «Gesù, ¡||
beratore» e dall'etem,
domanda che lo accorripj
gna: «...e voi chi dite eh,
10 çia?». E questo ho volij
to fare cimentandomi cj
11 difficile metodo dell'ej
gesi narrativa. Non hoi
fatti la presunzione di p
ter spiegare chi sia Gesù
miei contemporanei m
delle formule valide ps,
sempre. Ciò che potrei fj.
re è tentare di spiegar,
chi è Gesù per me, ma no,
credo che sia lo scopo j
queste pagine, o provar,
di capire chi o che cos,
cercassero i contempcra
nei di Gesù, che cosa rio
scissero ad afferrare colo,
ro che col Rabbi di Nata
reth avevano a che far,
direttamente. Cè una pa
rola che ricorre spesso,,
prattutto nell'Evangelo
Giovanni: l'osservazioo,
che i discepoli non riuscì
vano a capire, che soltao
to «dopo» la resurrezione,
gli occhi loro si sarebbeti
aperti. Questo fatto mi In
sempre turbato non poco,
perché se non erano»
grado di avere le ide,
chiare coloro che vedevano e toccavano il Cristo I»
carne ed ossa, quanto potrei comprendere io, duemila anni dopo? Mi sembra, comunque, che vi sia
una costante, nei discepoì
di tutti i secoli: che si avvi
cinano a Gesù con dell,
idee e delle attese già pre
costituite, mentre la costante del Cristo è di metterle in crisi. Quante sono,
infatti, le volte che Gesti
pare non rispondere ai
propri interlocutori! Egli
semplicemente mette
parte le precomprensioni
di chi lo interpella per andare diritto al problema,
mettendo a nudo l'incapacità della gente ad aprirsi
veramente al messaggio
del Regno. E la visione politica del Messia, atteso
come un liberatore storico, mi pare che fosse una
delle incomprensioni tipiche, con cui Gesù ebbe a
che fare. Per cercare di
(prima di una serie
di quattro meditazioni)
spiegare questo, mi è parso che l'esegesi narrativa
fosse la più adatta, and*
se mi rendo perfettameiv
te conto che rischia di banalizzare i molti contenni
dell'evangelo. E pure rischia di «riscrivere» la Bib
bia (come ho fatto talora
ahch'io nel testo qui accanto), cambiando alcuni
particolari.
Il brano della moltiplicazione dei pani in Giovanni
6 non è molto diverso da
quello degli altri Evangeli.
Si distingue dal fatto che
dà luogo a un lungo insegnamento di Gesù sul pane della vita, a seguito del
quale molti discepoli, scandalizzati, abbandonano il
Maestro, e dal fatto che vi
è la figura dei ragazzo con
i cinque pani e i due pesci
L'idea di fermare l'attenzione sui ragazzo mi è stata proposta durante l’ulti;
ma Assemblea annua di
Eurodiaconia, e riprende
la lettura che di questo miracolo viene data neH'ambito del Consiglio ecumenico delle chiese, che ne
propone come significato
fondamentale l'idea della
condivisione.
Per
approfondire
- H. Strathmann, Il
gelo di Giovanni, P^ideia,1973.
- C. K. Barrett, The Gospel according to JohO:
Spek, 1970.
- V. Mannucci, G/ovann'
il Vangelo narrante, Edb
1993.
- B. Corsani, / miracov
nel quarto Vangelo, P^ideia, 1983.
- E. Troemé, Gesù di
zaret visto dai testino^'
ni della sua vita, Paidei^'
1975.
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Intervista a Biagio de Giovanni, docente di Storia dell'integrazione europea
L'Europa, i diritti umani e la democrazia
Un'ingerenza legittimo quella compiuta nei confronti del governo austriaco. La storio è piena
di carneficine, anche quella europea che pure ha prodotto la cultura dei diritti umani
ANNA MAFFEI
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Abbiamo chiesto ai prof.
Biagio de Giovanni, già
.jneinbro del Parlamento europeo e docente di Storia dell’integrazione europea all’I.^tituto universitario orientale
di Napoli di commentare la
posizione espressa dal primo
Ministro portoghese Antonio
Guterres, presidente di turno
dell’Unione europea, sul caso
austriaco.
«Si tratta di un’ingerenza
-certamente, non un’ingerenza legittimata dal Trattato di
j^sterdam, che all’articolo 7
dice che se in uno stato dell’Unione ci sono violazioni
gravi dei diritti umani e dei
principi della democrazia, a
questo stato si possono applicare delle sanzioni. Questo
certamente non è il caso
dell’Austria dove non siamo
in presenza di una violazione
dei diritti dell’uomo in atto,
ma della formazione di un
governo. Quindi l’Unione ha
compiuto un atto politico
non legato a nessuna regola
del Trattato. Se io dovessi dare il mio giudizio credo che
quest’atto politico sia un’inJerenza legittima in quanto
afferma il tema dei diritti
umani e della riorganizzazione della democrazia come il
vero punto di unità di tutto il
processo di integrazione europea. È una cosa che nasce
in profondità dalla cultura
europeà ancor prima che dalla politica in senso stretto. In
questo momento significa
anche stabilire un paletto,
qualche cosa di molto precistf'fe molto importante, rispetto al tema generale di
che cosa sarà questa democrazia europea nel momento
in cui si accentuerà la crisi
degli stati nazionali».
- Il caso Haider comunque
ci interpella come europei: che
cosa sta succedendo?
«Bisogna capire le ragioni
per le quali Haider in Austria,
ma altri movimenti un po’ del
Sottofondo della società europea stiano andando in quella
direzione. Secondo me stanno ritornando, in forme talvolta legittime, talvolta meno.
Jsteireíchoiifi
dei WmcHHst!
Il quotidiano Kronen Zeitung,
vicino ai partito di Haider, titoiava «L’Austria sotto osservazione»
problemi di appartenenza,
problemi che sono stati messi in campo, in questi dieci
anni, dalla dissoluzione del
blocco sovietico, dalla fine
delle società di socialismo
reale, dal risorgere di questioni nazionali e subnazionali».
- C’è una diffusa domanda
di identità...
«È stata riproposta con forza una questione identitaria.
Quindi a questo punto non
basta un atto politico pur legittimo ma ci vogliono grandi
risposte istituzionali, grandi
risposte sulle regole. Qui l’Europa dimostrerà se questo sia
stato un atto un po’ precipitoso e demagogico o se invece
esso possa essere interpretato
come la premessa di una volontà di riformare le istituzioni e le regole».
- Può essere questo anche
un segnale per la Turchia?
«Certo sui diritti umani è
un segnale alla Turchia, anche se lì i problemi sono di
natura abbastanza diversi.
Per la Turchia esiste un problema autonomo e di grande
importanza, cioè che cosa significa aprire l’Europa a un
paese a dominante musulmana. Io credo che questo sarebbe un fattore estremamente
positivo perché starebbe ad
indicare che l’Europa non si
vuole fermare alle proprie
frontiere geopolitiche ma è
disposta ad arrivare anche
dove Europa non c’è più».
- Ritorniamo qui da noi:
questa turbolenza identitaria
viene fuori negli stadi, per
esempio...
«Una volta lo stato nazionale rappresentava un terreno
di cittadinanza e di appartenenza, oggi la cosa è più complessa. Questi movimenti
identitari sono la conseguenza di una riframmentazione
delle varie realtà europee al di
sotto delle vecchie unità che
gli stati-nazione riuscivano ad
offrire al cittadino. Se si aggiunge a questo il grande
quadro del mondo globale,
nel quale si ha l’impressione
di un’omologazione accelerata delle identità attraverso
l’unità del mercato, allora a
questa omologazione la risposta è in un forte recupero
delle storicità particolari, in
questo senso, di identità. Di
fronte all’omologazione del
mondo globale, insomma, la
frammentazione delle identità si fa strada con maggiore
forza di quanto non avvenisse
prima, quando nella cornice
dello stato-nazione il cittadino ritrovava sia la propria appartenenza nazionale, sia la
propria universalità giuridica
di cittadino».
- Paradossalmente questo
recupero di storicità appare
però senza memoria, se si ripropongono modelli che hanno in passato prodotto tragedie di proporzioni immani...
«Non bisogna pensare mai
che la storia sia fatta dai buoni. La storia è complicata come è noto. In Europa, se vogliamo fare l’esempio più clamoroso. c’è la grande reazione generale alTolocausto ma
ci sono anche i principi culturali che hanno condotto, a
suo tempo, all’olocausto. L’
Europa è sempre questo miscuglio di carta dei diritti
umani e di genocidio. E se
questa è l’Europa, noi questo
pezzo non ce lo possiamo
scrollare di dosso perché cattivo, perché magari la storia ci
ha insegnato che... La storia
come è noto non insegna mai
niente a nessuno».
- Sì, però noi siamo nati, come Europa, proprio su questo
fondamento...
«Noi siamo nati da qui, non
altri. Non dobbiamo avere
questo buonismo nei confronti della storia. Soprattutto
gli evangelici non lo devono
avere perché sanno che la
storia è una carneficina. Poi
naturalmente ci sono anche
altre cose... Quindi, è nel
principio europeo che c’è
questa contrapposizione.
Non si tratta del rifiuto della
memoria ma una memoria
reinterpretata. Proprio per il
fatto die una parte maggioritaria (voglio sperare) ha fatto i
conti con alcune della grandi
tragedie che l’hanno attraversata, dall’olocausto ai campi
di concentramento, ai milioni
di morti in Russia, bisogna riconoscere che queste cose sono avvenute anche sulla base
di principi che fanno parte
della “cultura” europea. Questa è la ragione per cui ci vuole estrema attenzione, nulla
passa mai veramente e per
sempre. Tutto ritorna, se pur
in forme diverse. Questi atteggiamenti xenofobi e razzisti dunque possono tornare
in campo, soprattutto in una
fase in cui le questioni identitarie e l’insofferenza verso la
diversità sono così forti. Da
questo punto di vista, l’atto
politico dell’Unione, pur con
la sua “imprudenza”, è un atto politicamente giusto».
- Qualcuno si è chiesto se
questa mossa dell'Europa non
finisca per rafforzare Haider...
«È evidente che questa
scelta politica come tutte le
scelte politiche può avere
aspetti contrastanti. Da un
lato è importante perché
rafforza il senso di un Europa
che ha messo nella questione
della democrazia e dei diritti
umani il tentativo di recuperare, come si usa dire, un’
anima. Nello stesso tempo
nessuno stato può. considerarsi a sovranità limitata e
l’Austria avrebbe tutto il diritto di dire: aspettate che da
noi ci sia una violazione dei
diritti umani e poi intervenite
alla luce dell’art. 7 del Trattato di Amsterdam. La politica
quando è politica vera è rischio, e qui c’è un atto rischioso. Staremo a vedere».
W L'immagine deH'Austria nella voce critica dello scrittore Thomas Bernhard
Il rischio di un piccolo mondo perfetto secondo natura
ALBERTO CORSANI
ndire
Forse prima di altri è stato uno studioso di letteratura austriaca contemporanea, Luigi Reitani («L’Austria
e le sue letterature», in Linea
d’ombra, n. 109, nov. 1995) a
evidenziare il sentimento, o
uno dei sentimenti, alla base
del successo popolare di Jörg
Haider. Intanto è una questione di proporzioni: «Può
considerarsi - scrive Reitani il piccolo stato confederato
di Oggi, un paese di appena
®ette milioni e mezzo di abiienti, il legittimo erede della
monarchia sovranazionaie
degli Asburgo?».
Dunque pesa sull’Austria
dna tradizione che seppe, nei
limiti di un assolutismo, sia
pure a suo modo «illuminato», integrare etnie diverse in
una lunga stagione di fervore
cuIturale>iMa poi le vicende
dell’ultimo dopoguerra sono
dnch’esse illuminanti: «Che
to coscienza di un’identità
u^ionale - prosegue lo studioso - abbia toccato il suo
?Pice proprio nel momento
to Cui l’Austria poneva fine
?11 isolamento internazionale
'mpostogli dalla neutralità,
prova che la maggioranza dei
cittadini si sente finalmente
libera dallo storico complesso d'inferiorità della nazione
“mutilata”; un sentimento
cavalcato, tra l’altro, dal pericoloso partito nazionalista di
Jörg Haider» (e sono parole
del 1995).
L’umiliazione di essere stati ai margini della scena europea, ma al tempo stesso
anche la fierezza per un piccolo mondo per lungo tempo”
in grado di essere autosufficiente, hanno caratterizzato
gli anni dal 1945 a oggi. Contro questo miscuglio di orgoglio nazionalista e perbenismo si scagliano praticamente tutte le opere, narrative e
teatrali, dello scrittore più celebrato e più odiato del proprio paese, TJhomas Bernhard
(1931-1989). A partire dall’autobiógrafia in cinque volumi
(1975-82) e dal romanzo di
esordio {Gelo, 1963), con uno
stile ostico, avvolgente e ripetitivo fino all’ossessione, pieno di livore e risentimento
(ma anche, quindi, di inconfessato attaccamento) per il
proprio ambiente, lo scrittore
esprime drammaticamente la
lacerazione tra l’uomo e il
proprio contesto: addirittura
il paesaggio (l’Austria non è
solo Vienna, né Salisburgo,
per gli amanti di Mozart, ma
è soprattutto fatta di valli alpine) è ostile, come nota ancora Reitani («Ghiacciai dell’anima», in Geometrie del
dissenso. Tendenze della letteratura austriaca contemporanea, Campanotto germanistica, 1995) a proposito di Bernhard e dell’altro grande autore, Crlstoph Ransmayr (ma si
potrebbero fare i nomi anche
di Elfriede Jelinek e Eriederike Mayröcker).
La difficoltà di intessere
rapporti che non siano di reciproco o anche univoco interesse e convenienza; di stabilire legami affettivi che non
siano morbosi è espressa dalle storie di Bernhard: come
quella, insistente e maniacale
del protagonista di Correzione (1975, ediz. it. Einaudi,
1995), un professore di scienze naturali che si ritira in un
paese di montagna del Vorarlberg (Austria occidentale)
per dedicarsi all’opera più
importante della propria vita:
costruire per la sorella un’
abitazione conica protetta da
tutto e da tutti, incastonata in
un paesaggio congelato. A livello patologico si esprime
qui la ricerca di uno «splendido isolamento» e autosufficienza, il desiderio di valorizzare il proprio ambiente co
me unico vivibile. Siamo nella metafora, certo, ma quanto
attuale.
E quanto frustrante è invece la posizione del pianista
Wertheimer {Il soccombente,
Adelphi, 1985): costretto a
confrontarsi, in un corso di
perfezionamento, con il prodigioso talento naturale di
Glenn Gould (il pianista canadese dalla tecnica «disumana» realmente vissuto e
morto a 50 anni nel 1982),
pur essendo migliore tra i migliori non può raggiungere le
vette del rivale e si uccide.
Eppure era il più bravo. Siamo nella finzione, certo, ma è
una finzione illuminante sui
sentimenti collettivi di una
nazione che si sente accerchiata e invasa da capacità e
culture che le sono estranee,
e che cerca di reagire a questo fenomeno chiudendosi in
se stessa. Nessuno, in realtà,
ha pensato in questi ultimi 50
anni, a favorire la riscoperta
«dall’interno», di quelle caratteristiche di cosmopolitismo e di genialità che, costrette alla fuga dal nazismo,
fecero fortuna in altri paesi,
tanto nelle scienze quanto
nella tecnica e nelle arti. Qggi
questo abbandono pesa su
tutta l’Europa.
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Dove sta andando l'Austria?
che in Europa è largamente
presente. Elice Brandstatter
di Haider: «È un campione di
slalom politico. Parla in modo chiaro e sicuro di sé, è una
vera e propria pop star. È
l’uomo che “buca lo schermo”, che sa muoversi davanti
a una telecamera come pochi
altri. Potremmo dire che un
mix di Bossi, Berlusconi e Fini. Non si identifica con nessuno dei tre ma ne interpreta
vari loro aspetti».
Alla sera in albergo seguo
in diretta da Berlino il talkshow di Haider sottoposto a
un fuoco di domande da suoi
critici. Ha ragione questo mio
amico austriaco, Haider sa
parlare, frasi brevi, secche,
chiare, risposte taglienti: «Mi
scuso di avere detto probabilmente cose sbagliate sul nazismo. Ma non coltivo pregiudizi. Voglio pene certe e dure
per tutti i criminali. In particolare per i pedofili: Blair e
Clinton non la pensano forse
allo stesso modo? Sono un
riformatore: non voglio essere etichettato né come neofascista, né come nazionalista,
tantomeno come populista».
Toni tranquillizzahti quelli di
Haider, anche l’accenno a
mettere sotto inchiesta il capo dello stato, Thomas Klestil, perché avrebbe fomentato il Parlamento europeo ad
adottare misure restrittive
contro l’Austria è buttato lì
come una battuta. Ma può diventare una bomba. Pochi
riescono, anche sul plano
della dialettica, a contrastarlo
realmente. Nei talk-show di
Berlino ha vinto lui.
Il cardinale Christoph Schònborn, la sera dell’insediamento del nuovo governo,
ha invitato i fedeli nella cattedrale di Santo Stefano a
Vienna per una veglia di preghiera. «Preghiamo per tutti
- ha spiegato il cardinale -.
Qgni governo ha diritto di essere giudicato dai suoi atti».
Insomma Schonborn trasuda
grigia equidistanza anche
per non inimicarsi l’elettorato cattolico che sostiene Haider. In un paese al 90% cattolico, la gerarchia non può e
non vuole schierarsi. Ripensando alle parole del pontefice contro la xenofobia, il razzismo, a favore dell’accoglienza e via dicendo, ci si
poteva aspettare francamente qualcosa di più. Si ha comunque l’impressione che la
gerarchia cattolica abbia precise responsabilità in questa
ascesa al trono dell’estrema
destra. Gli esempi storici aumentano le preoccupazioni,
a cominciare dal cardinale
Innitzer che nel 1938 accolse
l’«Anschluss» (l’annessione
dell’Austria alla Germania
del III Reich) come una be
nedizione. Eppure se c’è un
terreno in forte fermento è
proprio quello del cattolicesimo critico, certo di minoranza. Un solo esempio: il
movimento dei cattolici «Noi
siamo chiesa» che qui ha visto i propri albori. E i protestanti? Si sono espressi criticamente sulla politica di
Haider, soprattutto sulla sua
posizione suU’immigrazione:
«razzismo e xenofobia non
possono coesistere con una
fede biblicamente fondata»,
così afferma il documento
deU’ultimo Sinodo della
Chiesa evangelica.
«È necessario ripensare in
modo nuovo alla nostra storia - sostiene Brandstatter -.
Haider è il frutto di una perdita di memoria o, meglio, di
un lavoro di lettura critica del
nostro passato che non è stato ancora compiuto in profondità. Se continua l’ascesa
di Haider saranno gli altri, da
fuori, a obbligarci a farlo». In
questa generale presa di distanza dalle posizioni politiche dell’Austria, sostiene il
Comitato internazionale del
Kirchentag, occorre comunque riflettere che bisogna sostenere coloro, e non sono
pochi, che in Austria lottano
per la democrazia e la libertà.
Un eccessivo isolamento potrebbe rendere un servizio
peggiore di quello auspicato.
L’isolamento non aiuta a
sconfiggere la xenofobia e la
marea montante dei sentimenti nazionalisti. Solo il
confronto multilaterale, la
forza di ragionamenti non
demagogici ma che rispettino una soglia minima di
umanità e solidarietà può
cambiare un mentalità.
Mentre torno a casa penso
al museo che ho visitato la
scorsa estate nell’ex campo
di concentramento di Mauthausen, in Alta Austria, dove
nel 1945 fu giustiziato il predicatore metodista Jacopo
Lombardini, partigiano nonviolento. Una mostra di foto
e documenti illustra senza
mezzi termini il profondo
coinvolgimento del popolo
austriaco nell’ascesa di Hitler. I cristiano-tedeschi qui
trovarono non solo terreno
fertile ma fornirono i peggiori
esecutori di quella tragica
ideologia. E tutto avvenne
anche nel nome di un «Dio»
usato come un arma contro
la democrazia e la libertà. Eppure tutto avvenne alla luce
del sole. Chi criticava veniva
zittito. Tutto sommato quel
«salvatore della patria» era
così convincente... La storia
ha dimostrato che si stava
scavando un baratro dal quale non siamo ancora completamente usciti.
Giuseppe Platone
4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 11 FEBBRAIO 200n
Buenos Aires (Argentina): XV seminario di formazione teologica
Costruire una società per tutti
Presente anche il pastore Aldo Echegoyen, vescovo della Chiesa metodista argentina
Circa 2.000 rappresentanti
di diverse chiese impegnate
si sono riuniti nella capitale
argentina per partecipare a
quello che rappresenta uno
dei più grandi eventi latinoamericani della teologia della
liberazione. Il «Seminario di
formazione teologica», che si
è svolto per la quindicesima
volta, ha riunito leader di comunità di base e di organizzazioni ecclesiali di 18 province del paese. Delegazioni
dal Cile, dall’Uruguay e da altri paesi della zona hanno
partecipato a quell’incontro
ecumenico, uno dei più importanti del continente sudamericano, secondo Néstor
Borri, membro dell’équipe
organizzativa, «solo in Brasile
e in Perù si svolgono iniziative di questa importanza sotto
il profilo del numero dei partecipanti e della rappresentatività dell’azione sociale che
essi portano avanti».
Il tema centrale del seminario, che si è svolto dal 30
gennaio al 5 febbraio, con
150 gruppi ripartiti in 23 temi
di discussione, era «Desde los
pobres construimos una societad para todos» (a partire
dai poveri costruiamo una
società per tutti), ha spiegato
Néstor Borri, segretario esecutivo del Centro Nueva
Tierra par la Promotion Social y Pastoral (Nuova Terra
per la promozione sociale e
pastorale). «Per noi, in questo momento storico, l’opzione per i poveri va di pari
passo con la lotta per il rafforzamento della democrazia. Questa opzione non è
solo un sentimento religioso
ma una sfida strutturale legata alla democrazia... Promuovere la democrazia in Argentina e sul continente significa
includere coloro che rimangono fuori a causa di un modello economico-sociale che
esclude». Nueva Tierra è una
organizzazione non governativa che organizza incontri
ecumenici annuali, che si
svolgono dal 1986 e che oggi
usufruiscono del sostegno di
importanti settori della società civile argentina.
Il 15° seminario è iniziato
DAL MONDO CRISTIANO
M Gran Bretagna
I metodisti e l'assistenza agli anziani
Una baraccopoli alla periferia di Buenos Aires
l’ultima domenica di gennaio
presso il collegio San Francesco di Sales con una celebrazione interreligiosa alla quale
hanno partecipato rappresentanti delle comunità cristiane, ebraiche e musulmane in Argentina. Diversi vescovi e laici cattolici romani,
ortodossi e protestanti, hanno concelebrato il servizio.
Da parte protestante, vi erano rappresentanti delle chiese luterana, metodista e dei
Discepoli del Cristo.
Prima dell’apertura del seminario, undici personalità
nazionali di primo piano
hanno pubblicato un comunicato di adesione «a favore
di un paese in cui tutti hanno
un posto». Lo stesso comunicato faceva propria la volontà
«di promuovere la democrazia, di rafforzare le organizzazioni della società civile, di
aiutare i più poveri e di sostenere l’edificazione di una società per tutti». Il comunicato
chiedeva di «ricreare orizzonti di giustizia per l’azione solidale... e di riconoscersi vicendevolmente in una lotta comune». Fra gli autori del documento figuravano Adolfo
Pérez Esquivel, Premio Nobel
della pace, le Madri e le Nonne della Piazza di Màggio, il
Movimento ecumenico per i
diritti della persona, la Conferenza argentina delle suore e
dei frati, i vescovi cattolici romani Miguel Hesayne e Agustín Radrizzani, e il pastore
Aldo Echegoyen, vescovo della Chiesa metodista.
«Noi, chiese protestanti,
partecipiamo a questo seminario perché siamo presenti,
insieme ad altre chiese, nella
realtà politica quotidiana
argentina accompagnando
molta gente nella sofferenza
e nella sua lotta per la dignità
umana», ha detto Echegoyen.
Il vescovo ritiene che «questo
seminario è uno spazio valido per riflettere teologicamente sull’azione pastorale a
favore dei poveri... È la teologia della liberazione».
In America Latina non si
può fare l,eologia senza fare
sociologia, economia e politica, ha sottolineato il vescovo,
e iniziative come quelle del
Seminario sono un «modo di
far fronte a tutto quel sistema
di esclusione economica che
subiamo concretamente in
questo periodo». Questa riflessione coincide con le
grandi questioni affrontate
dal seminario. Che cosa significa l’opzione per i poveri di
fronte all’eterogeneità della
povertà? Come promuovere
un’«epidemia della speranza»
all’interno di una società che
comprende tanti attori rassegnati e individualisti?
I media nazionali, come il
giornale «Pagina 12», hanno
posto l’accento sull’importante processo di potenziamento di questo settore progressista della Chiesa. Al primo seminario del 1986, il numero dei partecipanti non
superava 400 persone, negli
ultimi incontri questa cifra è
stata moltiplicata per cinque.
D’altra parte un’analisi sociologica della composizione
dell’incontro del 1999, che si
svolse nel sud del paese, indica che sui 2.000 partecipanti
il 92% erano laici, il 5% suore
e frati, il 2,5% preti.
La forte presenza di giovani
e donne è un altro elemento
importante del seminario di
quest’anno e del ruolo delle
comunità di base e dei gruppi assodativi religiosi in Argentina. Nel 1999, oltre la
metà dei partecipanti avevano tra i 18 e i 40 anni. (eni)
LONDRA — La Chiesa metodista in Gran Bretagna affronta
il problema dell’assistenza agli anziani. Le statistiche prevedono che nel volgere di 50 anni il numero degli anziani sarà
triplicato. Già nel presente è preoccupante il numero degli
ultraottantenni non autosufficienti. Uno su cinque è affetto
da demenza senile e circa 40.000 ogni anno sono costretti a
vendere le proprietà, a volte minime, dove vivono per far
fronte ai costi dell’assistenza. Le chiese sparse sul territorio
hanno fatto un monitoraggio e hanno rilevato un’anagrafe
approssimativa degli anziani di origine africana e asiatica, rimasti soli e privi di aiuto. La scoperta sconcertante è stata
che un quarto di questa popolazione è priva di mezzi di sussistenza. La Chiesa metodista ha lanciato una vasta riorganizzazione delle sue opere di cura degli anziani, perché sia
efficace nel presente e si proietti per dare risposte alle esigenze del futuro. Questi sono i servizi che offre attualmente;
32 case di riposo: 1 casa di riposo con reparto infermieristico
di lunga degenza; 3 case per la cura dei malati di demenza
senile: 5 case di riposo con reparto per demenza senile; 29
punti per l’assegnazione di case protette; 41 punti con progetti di assistenza domiciliare. Gli anziani così assistiti sono
circa 5.000, con un personale fisso di 2.000 assistenti e l’aiuto
di oltre 4.500 volontari regolari. A Leeds c’è un Centro per lo
studio dei problemi spirituali dell’invecchiamento, aperto a
tutte le comunità ecclesiastiche, che offre corsi per coloro
che si dedicano agli anziani professionalmente o solo in seno alla famiglia e alla comunità. (Febe Cavazzutti Rossi)
^Spagna
Gli evangelici condannano l'Età
MADRID — Dura condanna dell’attentato dell’Età a Madrid del 20 gennaio scorso, da parte della Federazione delle
chiese evangeliche spagnole. Assicurando la propria solidarietà alle famiglie colpite dall’attentato, gli evangelici spagnoli definiscono il gesto «ingiustificabile sia sul piano materiale
che morale» e si augurano che generi «una reazione popolare
in appoggio alle richieste di dar vita a un dialogo politico non
violento e pacificatore con la nazione basca». (nev/alc)
(Venezuela
Dopo l'alluvione di dicembre 1999
CARACAS — Continuano a giungere cifre impressionanti
sugli effetti dell’alluvione di dicembre: si parla di circa 60 mila tra morti e dispersi e di oltre 76 mila edifici distrutti. Anche la comunità evangelica è stata colpita: il pastore Tomas
Moreno, vicepresidente del Consiglio evangelico, ha comunicato che 50 chiese sono state danneggiate, 30 pastori e circa 4.000 membri di chiesa hanno perso le loro case, (nev/alc)
•ÍÍ» Albania
Prosegue l'impegno dell'agenzia Adra
TIRANA — Proseguirà anche nel 2000 l’impegno assistenziale dell’Agenzia awentista Adra, in collaborazione con la
Fao. «Dopo la crisi nel Kosovo - ha dichiarato Donaldo SicaIo, responsabile Adra in Albania - abbiamo a disposizione rilevanti scorte alimentari e, in coordinamento con l’Onu, è
stato deciso un programma di assistenza per quella parte di
popolazione che versa ancora in gravi difficoltà», (nev/apd)
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Nel dicembre scorso si è svolto a Praga un colloquio sulla figura dell'ex presidente della «Conferenza cristiana per la pace»
L'eredità controversa del pastore luterano Josef Hromadka a trenfanni dalla morte
Trent’anni dopo la morte
del teologo Josef Flromadka
(1889-1969), i protestanti cechi continuano ad essere divisi nei suoi confronti. Se
l’eredità di Hromadka è diventata fonte di controversie,
è soprattutto per via del suo
atteggiamento di solidarietà
critica nei confronti del regime comunista cecoslovacco.
Al centro del dibattito si trova
la divisione che scuote le
chiese protestanti ceche sul
ruolo che esse hanno svolto
durante il regime comunista
e su quello che dovrebbero
avere in una società postcomunista.
«Josef Hromadka era un
grande teologo e alcuni aspetti della sua opera rimarranno validi per le future generazioni - ha fatto notare Pavel Smetana, presidente del
Consiglio ecumenico della
Repubblica ceca -. Egli ha
svolto un ruolo cruciale durante la presa del potere da
parte dei comunisti, e ha dato
un orientamento alla chiesa.
Cerchiamo la verità sulla nostra storia, ed egli fa parte di
questa storia». Pavel Smetana
si esprimeva così dopo un
colloquio sulTeredità di Josef
Hromadka, svoltosi nel dicembre scorso presso la Facoltà protestante dell'Univer
sità di Praga, al quale hanno
partecipato 130 esperti cechi,
tedeschi, polacchi, olandesi e
americani, i quali hanno presentato vari documenti sulla
teologia, la filosofia e l’ecclesiologia di Hromadka. 11 colloquio è stato organizzato in occasione del 30° anniversario
della morte di Hromadka.
Consacrato pastore luterano nel 1912, Josef Hromadka
si impegnò nel movimento
ecumenico fin dal suo inizio
e andò negli Usa dopo la seconda guerra mondiale, dopo
essersi opposto pubblicamente al regime nazista tedesco. Insegnò al Seminario di
teologia di Princeton. Dopo il
suo ritorno in Cecoslovacchia nel 1947, fu decano della
Facoltà Comenio a Praga.
Nel 1948 venne eletto membro del Comitato centrale del
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec) dopo un discorso storico davanti all’assemblea costituente del Cec
ad Amsterdam, durante la
quale predisse la «fine della
supremazia occidentale», facendo notare che il comunismo rappresentava «anche
sotto una forma atea, gran
parte dello slancio sociale
della Chiesa vivente».
Hromadka era membro del
presidium del Congresso
Josef Hromadka (primo da destra, in seconda fila) a capo di una delegazione della Ccp ricevuta al Cremlino nel gennaio 1965
mondiale della pace, appoggiato dai sovietici. Nel 1958,
fondò la Conferenza cristiana
per la pace, forum nell ambito del quale i cristiani potevano operare a favore del disarmo. Ma si dimise dal posto di
presidente dopo avere protestato contro l’invasione della
Cecoslovacchia da parte delle
truppe del Patto di Varsavia
nel 1968. Morì l'anno dopo.
Per Pavel Smetana è sempre attuale la «profonda convinzione» di Hromadka, che
pensava che la teologia fosse
impossibile senza la chiesa, e
che i cristiani abbiano più da
temere da una religiosità su
perficiale che non dalTateismo. «Hromadka insegnava
che dobbiamo assumere una
responsabilità nel campo degli affari pubblici - ha proseguito Smetana, che ricopre
anche la carica di presidente
della Chiesa evangelica dei
fratelli cechi -. Anche se criticò l’economia di mercato e
sperava che il movimento socialista avrebbe portato grandi cambiamenti, egli diventò
più tardi molto critico nei
confronti del comunismo».
Pavel Smetana ritiene che
il colloquio abbia aiutato a
rompere un tabù circa il nome di Josef Hromadka e ab
bia permesso di capirlo meglio. Ha aggiunto che il teologo, che nel 1958 era stato insignito del Premio Lenin per
la pace da parte dell’Unione
Sovietica, va onorato per il
suo contributo originale all’ecumenismo, e per essere
tornato nel suo paese per
aiutare i cristiani ad adattarsi
alla nuova situazione: «I tempi cambiano presto, e la giovane generazione non si rivolge più al passato ma guarda al futuro; ora, ci sono nell'insegnamento di Josef Hromadka alcune lezioni che
ogni cristiano potrebbe ritenere ancora utili».
Tuttavia il pastore Alfred
Kocab, membro della stessa
chiesa, si è mostrato più riservato circa l'eredità di Hromadka al quale ha rimproverato di non avere saputo
comprendere che non si può
dare una «forma istituzionale» alla Parola di Dio. «Sono
d'accordo con la teologia di
Josef Hromadka, e in particolare sul fatto che dobbiamo
condividere le tristezze e le
disgrazie dell'umanità - ha
dichiarato Kocab, che fu uno
dei firmatari della Dichiarazione dei diritti umani della
Carta 77 in Cecoslovacchia -;
ma ha ripetuto l'errore dei
secoli precedenti cercando di
mescolare le idee del Cristo
con il potere dello stato. Il
suo movimento era protetto
dal regime comunista come
un organismo di stato di altissimo livello».
Un organizzatore tedesco
del colloquio, il pastore Gerhard Frey-Reininghaus, ha
fatto notare che la maggior
parte dei giovani teologi aveva declinato l'invito a partecipare al colloquio, e che i
media cechi rimproveravano
a Hromadka di essere un
«collaborazionista comunista
che aveva indotto la chiesa in
errore». «Josef Hromadka
credeva che la teologia doveva essere impegnata nel
mondo - ha detto -; un certo
numero di problemi con i
quali si è confrontato, come
essere cristiani, come raggiungere la gente con l'Evangelo, sono ancora validi oggn
in un tempo in cui non siamo
più rinchiusi in un ghetto ma
dobbiamo ancora uscirne».
Per segnare il doppio anniversario della nascita e della
morte di Hromadka, l'Alleanza riformata mondiale ha
pubblicato a Ginevra un libro
intitolato «From thè Reformation to tomorrow», che contiene un articolo scritto da
Hromadka nonché omaggi di
teologi e di ecumenisti. (en^^
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PAG. 5 RIFORMA
0^- Un dibattito a cura del Gruppo ecumenico di Gorizia
Il ruolo delle donne nelle chiese
Una storia di molti secoli ha marginalizzato una presenza che invece era rilevante (
fondamentale nelle prime comunità cristiane. L'importanza del dialogo ecumenico
MARIO COLAIANNI
Il 25 gennaio, alla sala Fogar dell’auditorium Cocojjn, si è svolto un dibattito
pubblico sul tema: «Quale
futuro per le donne nelle
chiese?» organizzato dal
«uppo ecumenico di Gori¿a. Sono intervenute come
relatrici la pastora Letizia
ÌOinassone, di Verona, e la
teologa cattolica Lilia Sebastìani, di Terni. Quest’ultima
ha esordito ricordando come
nella Chiesa cattolica il problema del ruolo della donna
sia oggi molto sentito e di
come si cerchi di sensibilizzare i vertici della curia romana al dialogo su questo
delicato argomento.
Storicamente la donna è
sempre stata una figura di
secondo piano rispetto al
potere che il ruolo maschile
ha ricoperto in tutti i campi.
Soltanto a partire dall’inizio
del ’900 la donna ha potuto
cominciare a ricpprire ruoli
fino ad allora esclusivo Ippannaggio maschile, sia nel
campo politico sia in quello
sociale. Nel campo religioso
verso il 1950 nei paesi anglofoni e nordeuropei, dove
la riforma protestante è presente in larga maggioranza,
sono cominciati i primi ministeri pastorali femminili.
In Italia, sull’eco degli avvenimenti esteri, il problema è
stato affrontato con un po’ di
ritardo e con il Concilio Vaticano II la questione è solo
stata sfiorata. Secondo Sebastiani ciò ha permesso un
primo momento di sensibilizzazione, grazie agli sforzi
di allora, fa sì che oggi se ne
possa parlare largamente. Se
ogni mese la curia romana
ribadisce il ruolo del sacerdozio maschile, negando
con motivi discutibili quello
femminile, allora il problema
esiste davvero. Inoltre è stato
ricordato come il ruolo delle
donne fosse di primo piano
nelle prime comunità, in cui
Un libro di Renzo Bertalot
Kant interroga
la teologia cristiana
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CIORCIO BOUCHARD
Tra i doni che riconosciamo a Renzo Bertalot c’è
quello di stimolare con forte
anticipo le nostre chiese a
• battersi su frontiere inconI-' suetBj e talvolta guardate con
inconfessato timore. Così è
stato, all’inizio degli Anni 60,
per il dialogo interconfessionale: basta leggere la nostra
pubblicistica di quei tempi
per rendersi conto che la nostra visione del Vaticano II
era prevalentemente riduttiva, e che noi siamo poi andati
avanti (qualche volta anche
troppo) proprio nella direzione indicata da Bertalot. Così
è stato, negli Anni 70-80, per
le tematiche della moderna
diffusione delle Scritture, ma
questa volta con il consenso
del Sinodo. Così è ora con la
filosofia moderna.
Il breve, denso saggio che
Bertalot ha pubblicato l'anno scorso' ci propone infatti
di affrontare con piena fiducia i problemi che la filosofia
degli ultimi tre secoli pone
iUa fede evangelica. A discutere di filosofia non eravamo
davvero abituati: non che
manchino dentro e vicino alle nostre chiese delle filosofe
e dei filosofi di elevato valore, né dei teologi filosoficamente avvertiti, ma è ben rato che noi discutiamo tutti
insieme delle idee con cui
essi si misurano. Così, ad
tempio, ii primo grande fioro di Mario Miegge è passato sostanzialmente inosser'tato^ Sergio Moravia non è
molto letto, e così via. Adesso arriva Bertalot a gettare la
stia pietra nello stagno.
Che cosa ci dice il suo fioro? Anzitutto che bisogna
oocettare che Kant rappres®nti una svolta decisiva e irI reversibile per tutto il pen, stero moderno. Cito una frasee, dura da digerire per un
I oegeliano incorreggibile cotte me: «Kant passa indenne
ettraverso il momento di sintesi di Hegel e di Schleiermaetter per raggiungere il nostro tempo»’. Mentre noi
protestanti corriamo sempre
■‘ rischio di consegnare
lefiissà perché) Kant al monte secolarizzato, oppure di
trne la base d’una visione
bramente etica della testi^nianza cristiana, Bertalot
con tutta naturalezza situa
Barth e Tillich nella scia della
tradizione kantiana: tradizione nella quale essi rappresentano dei chiarimen
ti decisivi, ma pur sempre
dei chiarimenti, e non delle
negazioni.
In secondo luogo, Bertalot
ci propone di prendere sul serio la riflessione che si svolge
nei paesi anglosassoni e specialmente in America: anche
questa è una cosa dura da digerire per uno come me, convinto che soio in tedesco si
possa veramente pensare. Ma
tant’è: a parere di Tillich, il
battista Rauschenbush, grande maestro del Social Gospel,
aveva un «sempre vivo ascendente kantiano»’. Neanche
Dewey (che noi siamo abituati a considerare quasi un laicista) fa paura a Bertalot: infatti si era laureato su Kant...
Alla fine, mi pare che l’autore strizzi un pochino i’occhio
al pragmatismo americano,
quando suggerisce (con grande discrezione, devo dire) di
rinunciare alle visioni ideologiche e di lasciarsi piuttosto
orientare dai middle áxioms
(valori di mezzo) come la libertà, la giustizia, i diritti
umani: valori non assoluti,
dunque, ma tuttavia regolativi per il tempo presente. Una
chiesa che se ne lasci criticamente ispirare sarà dunque,
come dice il titolo del libro,
«una chiesa aperta».
Un esempio di questa apertura è dato dalla prefazione di Carmine Napolitano:
un pentecostale evangelica!,
uno di quelli che secondo i
quotidiani italiani (e anche
secondo Richard Rorty) dovrebbero essere irrimediabilmente prigionieri di uno spirito oscurantista e reazionario. E invece no: riprendendo
il pensiero di Bertalot, Napolitano dichiara apertamente:
«Il limite kantiano alla conoscenza può diventare un’occasione feconda di dialogo
tra filosofia e teologia». Come
volevasi dimostrare.
(1) Renzo Bertalot: Per una
chiesa aperta: l’eco di Kant nel
mondo moderno. Firenze, Fedeltà edizioni, 1999.
(2) Mario Miegge; Religione,
nella collezione «Storia antologica dei problemi filosofici». Firenze, Sansoni, 1965.
(3) Bertalot: op. cit., p. 14.
(4) ibid., p. 22.
c’erano le diacone e come
esse siano sempre state al seguito del Signore durante il
suo ministero itinerante.
La past. Tomassone ha evidenziato come il movimento
valdese sia nato da persone
laiche e come le donne abbiano avuto un ruolo di primo piano nella predicazione
dell’Evangelo e nel momento
della Santa Cena. Purtroppo
nel Medio Evo i tempi non
erano maturi e costrinsero le
donne a tornare sui propri
passi. Anche nell’ambito
riformato le donne hanno
avuto la possibilità di rendere
visibile la loro presenza a
partire dagli Anni 60, anche
se bisogna ricordare che nel
movimento metodista la
donna poteva predicare e che
la moglie di Lutero amministrava con cura la casa del
marito. Se la donna non ha
potuto storicamente ricoprire ruoli di successo, ha potuto invece avere un ruolo più
significativo nelle relazioni
umane. Sono sempre state le
donne a mandare avanti le
famiglie, sia nei, rapporti a
due sia in quelli con i figli,
trasmettendo la fede e gli insegnamenti biblici.
Tomassone ha poi ricordato come sia stato compito
delle donne annunziare la
resurrezione del Signore, dato che tutti i discepoli erano
scappati per la paura e di come reagissero le prime comunità. Purtroppo alla donna è stato poi associato un
carattere di «impurità» e
all’uomo di sacralità; anche
per questi motivi la donna è
stata subordinata all’altro
sesso. Invece essa ha saputo
recuperare quel ruolo responsabile voluto da Dio al
momento della creazione. La
pastora ha ricordato infine
come nel dialogo ecumenico
la partecipazione di pastore
donne sia visto come segno
tangibile di presenza e come
momento di riflessione per
le altre confessioni religiose.
Venezia - Palazzo Cavagnis
Proposte musicali
per tutto l'anno
ELENA DELLA SIEGA
SANDRA RIZZI
IL 12 gennaio il calendario
della rassegna «Musica a
Palazzo Cavagnis» prevedeva
un recital pianistico di Luigi
Gerosa. Il pianista vive a
Monza e ha alle spalle una solida carriera di concertista;
sofista ampiamente riconosciuto dalla critica, ha fatto
parte di varie formazioni da
camera. Per il debutto veneziano e la ricorrenza del 250“
anniversario della morte di J.
S. Bach, Gerosa ha scelto 4
trascrizioni di musiche bachiane e quindi la sonata
Chiaro di luna di Beethoven.
Nella seconda parte il pianista ha proposto due notturni
(op. 27 n. 1 e op. 48 n. 1) di
Chopin e la sonata op. 22 di
Robert Schumann. L’interpretazione è stata applaudita
dal numeroso pubblico.
Le rassegne «Musica a Palazzo Cavagnis» e «Giovani e
musica» dal 1997 offrono T
opportunità di ascoltare musica classica di alto livello nella suggestiva cornice del salone nobile di Palazzo Cavagnis
e si articolano entrambe con
il patrocinio del Comune di
Venezia. Le proposte musicali
proseguiranno per tutto Tanno con cadenza mensile e vedranno l’alternanza di concerti per pianoforte, chitarre
classiche e acustiche, flauto e
arpa. Gli appuntamenti culturali del Centro culturale «Palazzo Cavagnis» spazieranno,
sempre per Tanno in corso,
da una rassegna cinematografica su «Schermi eretici» (per
le iniziative su Giordano Bruno) al convegno nazionale
«Fecondazione assistita: una
questione aperta» il 6 aprile
prossimo nell’auditorium
Santa Margherita.
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LIBRI I
Memoria L'epopea dei vinti
È un vero e proprio volume a sé stante quello che «Il presente e la storia», rivista semestrale dell’Istituto storico della
Resistenza di Cuneo e provincia, dedica agli 80 anni di Nuto
Revelli (Nuto Revelli. Percorsi di memoria, pp. 353, £
35.000). La vita di partigiano e le opere
dell’autore de II mondo dei vinti vengono
passate in rassegna nei contributi di studiosi e compagni di strada, fra i quali Giovanni
De Luna, Giorgio Rochat (con il saggio
«L’ufficiale degli alpini»), Mario Isnenghi,
Mario Rigoni Stern, Alessandro Galante
Garrone e Gianluigi Beccaria, che esamina
il lessico usato da Revelli.
Società Storie di disagio
Paolo Crepet è psichiatra che spesso interviene sui quotidiani nazionali o viene intervistato dai media in occasioni solitamente tragiche: casi in cui l’esperto è chiamato a dare
un’interpretazione a eventi che scuotono
l’opinione pubblica (violenze, suicidi). Tale
materia, già affidata a diversi libri-racconto
di esperienze professionali (pubblicati da
Feltrinelli), si concretizza anche in tre racconti (Naufragi. Tre storie di confine, Einaudi,
1999, pp. Ili, £ 18.000) ispirati alla realtà:
storia di vita metropolitana, di solitudine, di
famiglie in disgregazione in cerca di senso.
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo canale
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità^.
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle
ore 24 circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica
20 febbraio, ore 23,50 circa, andrà in onda; «Scuola e religioni: il Tavolo interreligioso»; «La Parola in “Peanuts”, la fede
raccontata con i fumetti»; «Perle di vetro: storie di fede e vita
quotidiana». La replica sarà trasmessa lunedì 21 febbraio alle ore 24 e lunedì 28 febbraio alle 9,30 circa.
PROTESTANTESIMO IN TV
Il coraggio di pensare
DAVIDE ROSSO
UN uomo con molte sfaccettature, Giordano
Bruno, che si può definire
con Paolo Ricca «trasgressore del pensiero e nel pensiero». Ricordarlo oggi, a 400
anni dalla sua morte sul rogo
in Campo dei Fiori a Roma,
può voler dire molte cose ma
soprattutto ricordare come
sovente nella storia ci si
scontra con una chiesa che
si è trasformata spesso con
la sua ortodossia in oppressore, negando la libertà di
pensiero e schiacciando così
le coscienze di chi la pensa
diversamente.
Nefi’ultima trasmissione
di Protestantesimo, andata
in onda domenica 6 febbraio
(replica lunedì 14 febbraio
alle ore 9,30 circa), la figura
di Giordano Bruno è stata
presentata a tutto tondo mostrando, con una tecnica che
ricordava quella impiegata
nelle enciclopedie multimediali, gli interessi e il pensie
ro dell’uomo napoletano così come si sono venuti sviluppando nella sua vita. Dai
filmati, dalle interviste a studiosi della figura e del pensiero di Giordano Bruno, dai
documenti ne è emersa, come sapevamo già, una figura
poliedrica con una forte capacità di pensiero caratterizzata da un’identità che oggi
definiremmo europea.
Giordano Bruno è una figura che ha saputo confrontarsi con i grandi movimenti
di pensiero del suo tempo
sapendo a volte andare oltre
ma a volte, molto umanamente, anche non intuendo
alcune sfaccettature e sviluppi di questi movimenti. Rimane comunque il fatto che
quello che pare caratterizzare la sua vita sia l’avere sempre di fronte a sé la consapevolezza di doversi confrontare, di dover andare oltre il finito verso l’infinito. Occorre
imparare a proporsi come
Gesù che è liberatore e non
oppressore di coscienze.
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 11 FEBBRAIO 2000
Con l'arrivo deH'inverno ogni anno si ripropone il problema dei «senza casa»
La vita dei «senza fissa dimora»
Sono molte le ragioni per cui ci si può ritrovare a vivere per strada come dei «barboni. Ne
parliamo con alcuni volontari che operano a Napoli e che hanno vissuto questa esperienza
ANNA MAFFEI
Fino a qualche giorno fa
chi veniva a Napoli con il
treno e dava un occhiata al
binario 6, un po’ avanti, verso la fine del marciapiede,
avrebbe visto lì una vecchietta, la signora Maria, conosciuta un po’ da tutti gli
«ospiti» abituali della stazione centrale. Maria da anni,
forse addirittura 15, viveva al
binario 6: arnesi, coperte,
abiti, utensili, soprammobili,
cartoni, il tutto ammucchiato
intorno a lei come a costituire
le pareti della sua casa immaginaria. La sera poi raccoglieva intorno alla sua fortezza
cinque o sei carrelli portabagagli che sistemava in circolo:
era la sua protezione per la
notte. Lunedì sera il gruppo
di volontari che porta ai senza fissa dimora della stazione
latte caldo e biscotti. Maria
non l’hanno più trovata. Al
suo posto un mucchio di
stracci bruciacchiati. È finita
quella strana lunga «tolleranza» e Maria è stata spostata
da qualche altra parte. Nessuno lunedì sera sapeva dove.
Delle persone come Maria,
gli abitanti della stazione
centrate, abbiamo voluto
parlare con Bruno Semino,
Salvatore Abbagnano e Mario
Rigamonti. Oggi sono tra coloro che vanno alla stazione il
lunedì a portare latte caldo e
biscotti, nel passato invece
sono stati, anche se con alterne vicende, anche loro fra i
«senza fissa dimora». «Molte
persone sono ridotte alla
strada dalla burocrazia - dice
Mario -. Ho conosciuto una
persona che dopo un incidente sul lavoro e un ricovero
in ospedale durato nove mesi, ha perso la casa, perché
non aveva pagato l’affitto, ha
perso il lavoro perché invalido, e ha aspettato un anno
per ottenere la pensione. Nel
frattempo era per strada, con
un senso di profonda ingiustizia per quanto stava soffrendo».
«Una causa molto frequente per i più giovani, - spiega
Bruno - è la tossicodipendenza. Sono frequenti i casi
in cui un tossico viene cacciato di casa dalla moglie, o
dai genitori, che non ne possono più». «A volte però - incalza Salvatore - sono i figli
che mandano via i genitori
anziani per non assisterli e
questi poi finiscono in strada». «Molti altri, poi, - prosegue Mario - rimangono in
strada dopo una carcerazione. Non sai dove andare, non
hai un lavoro, non hai un indirizzo di riferimento. Spesso
non puoi rientrare in famiglia
e allora stai per strada, che
altro puoi fare?».
Insomma, deduco, le ragioni sono tante, una forse per
ogni persona senza casa. «Sì,
c’è anche chi va via dopo aver
perso il lavoro. La disoccupazione fa nascere in famiglia
delle liti - spiega Mario - e
magari dopo una lite uno non
Qui sopra e nella foto in alto: aiuto ai senza fissa dimora alla stazione centrale di Napoli
M «Senza casa», la fede ritrovata
Gesù è la mia rocca
BRUNO SEMINO
SONO un «ragazzo» di quarant’anni, sono nato a Genova e ora vivo qui a Napoli,
faccio parte di una comunità
cristiana la quale opera in
modo molto umile una forma
di volontariato. All’età di
vent anni le prime esperienze
con la droga e con essa tutta
una serie di conseguenze, tra
cui quasi inevitabilmente il
carcere. Dopo vari tentativi di
uscire dal tunnel, ogni volta
che pensavo di aver risolto il
problema principale della
mia vita, la droga, immancabilmente tornavo sconfitto fra
le sue braccia. Perché? Perché
a ogni minimo ostacolo che
mi si presentava: la disoccupazione, l’affitto, era più semplice per me affrontare un solo problema: procurarmi i
soldi per la dose e via.
In tutti questi anni ho dedotto una cosa, che ogni tossicodipendente ha un pro
un aMïommiento a
RIFORMA
prio pozzo da riempire. Ed
ogni pozzo ha una sua personale profondità, e fino a
quando ognuno di noi non
lo riempie con la propria
immondizia, difficilmente
smetterà di buttarci cartacce.
La droga, come l’alcol, è una
consolatrice artificiale di
vuoti che si presentano nella
nostra vita: delusioni amorose, difficoltà con il lavoro,
precarie situazioni familiari.
Oggi sto provando la gioia
di vedere che Gesù sta riempiendo quei vuoti che ancora
adesso mi si presentano. Ci
sono persone che incontrando ostacoli come quelli citati,
riescono abilmente a districarsi, sono ammirevoli, certo
forti caratterialmente, ma io
credo che anche loro hanno
bisogno di Gesù. È lui che riesce a infonderti una tranquillità interiore che nessun altro
può darti. Qualsiasi progetto
difficilmente viene portato a
termine senza solide basi di
partenza. E una buona base
abbisogna di solide fondamenta. lo sto costruendo la
mia vita su una roccia, ho ancora parecchi da scavare, ma
non ho più fretta: Gesù è la
mia rocca. Sto aprendo il mio
cuore a lui, egli farà il resto.
rientra a casa. Questo può
creare una situazione tale di
abbattimento, che non riesci
più ad affrontare il ritorno e
allora rimani fuori. Anche
perché le persone "normali”
anche se non ti rigettano apertamente, comunque hanno rimproveri da farti, e tu sei
in una situazione mentale
che questi rimproveri non li
puoi accettare e di lì si innesca una catena. Fuori ci sono
altre persone con cui ti associ
piano piano. Esiste una specie di solidarietà. Ti possono
dire: Dai, vieni, non ci pensare. Vieni a farti. Vieni a bere.
Poi quando sei fuori da un
po’ e fai il confronto con la situazione passata, arrivi a
pensare che lo sforzo da fare
per tornare indietro sia maggiore del possibile risultato e
quindi decidi di non far nulla.
Rifiuti anche l’idea di cercare
un lavoro perché ti senti
sfruttato, preso in giro. D’altra parte molte persone anche
prima, in famiglia, non avevano molto in termini di obiettivi ideali, dunque una volta
perse le cose concrete che
avevano, non rimane loro più
nulla. La vita non ha più alcun senso. E così si arriva a
un suicidio lento: non gli interessa più vivere o morire».
«Può accadere anche a dei
giovani di arrivare a un punto di “barbonaggio" che alla
fine non vogliono più uscirne - racconta Bruno Accasciati, si abbandonano e si
adattano a tal punto che non
gli importa più di nulla. D’altra parte per strada esiste
una specie di solidarietà che
magari non avevano trovato
prima. Quando alla sera ci si
ritrova in stazione, ci si
scambia informazioni, si
chiacchiera e magari ci si divide anche il panino, il bicchiere di vino. Parlo di quelli
che non sono tossicodipendenti. 1 tossici infatti hanno
un solo pensiero, procurarsi
la roba, e quindi sono abituati a mentire, a rubare. A
volte però anche i tossicodipendenti cercano qualcuno
fra i non tossici che sono in
strada, e con loro si confidano perché sanno che non li
tradiranno mai».
Ma, chiedo, non c’è mai un
sussulto, un tentativo magari
di cambiare città e rifarsi una
nuova vita?. «Sì, certo, anche
molte volte - dice Mario, ma non è affatto facile, perché dopo mesi di vagabondaggio non sei più abituato a
fare un’intera giornata di lavoro e spesso non reggi. Inoltre anche se lavori, almeno
per il primo mese, non hai
soldi per pagarti un affitto e
continui a fare la stessa vita di
prima e a volte le strutture di
accoglienza, come i dormitori, non hanno orari compatibili con il lavoro che trovi.
Sembra a volte che queste
strutture di accoglienza siano
concepite per mantenere le
persone nelle condizioni in
cui sono e non per favorirne
l’emancipazione. Se mi si
chiede se ci sono soluzioni
possibili per problemi enormi
come questi, io dico che le
soluzioni si possono cercare
insieme: per esempio bisognerebbe sviluppare un volontariato più consapevole e
meno incline a dimostrare
dall’alto la “propria bontà”,
poi ci vorrebbe più coordinamento fra le varie associazioni di volontariato che a volte
sono in concorrenza le une
con le altre. Inoltre andrebbero costruiti dei dormitori vicini alle stazioni dove gli ospiti
partecipano all’organizzazione e, a chi può, venga richiesto di contribuire con dei piccoli lavori. Il volontariato
coinvolto e gli operatori non
dovrebbero poi solo fare assistenza ma anche orientare gli
ospiti verso una via d’uscita
dalla loro condizione. Ci può
essere sempre chi non ce la
farà mai ad uscire ma altri
possono farcela se aiutati in
questa direzione».
Una delle particolarità della
persona che vive per la strada
è una sfiducia generale verso
chi sta al di là, compresi i volontari. E verso di voi, chiedo,
che oggi andate alla stazione
con un’altra veste, di voi hanno fiducia? «Oggi noi portiamo il latte - risponde Salvatore Questo significa che siamo cambiati. Ma loro non
hanno bisogno di latte ma
della nostra parola».
Intervista a Pasquale Colella
Il cardinal Giordano
e la Santa Sede
L’indagine avviata nell’agosto del '99 dai magistrati
della Procura della Repubblica di Lagonegro nei confronti del cardinale Michele Giordano, accusato di associazione per delinquere, usura ed estorsione si è conclusa con il
rinvio a giudizio. Il cardinale
Giordano è tenuto dunque a
presentarsi davanti a un pubblico interrogatorio in tribunale. Levata di scudi della
Santa Sede che, a più riprese,
ha affermato di non accettare
in silenzio che un suo cardinale sia processato. Continuano le polemiche. A Pasquale Colella, docente di diritto canonico ed ecclesiastico
presso l’università di Salerno,
e direttore della rivista «Il tetto», rivista di dialogo e di confronto su problemi civili e religiosi che esce a Napoli da
ben 35 anni, abbiamo chiesto
di illustrare la reazione della
Chiesa cattolica napoletana a
tale vicenda, (m. d.)
«Non sono in grado di parlare se non a titolo personale.
Va da sé, dunque, che non
rappresento che me stesso e
il gruppo della rivista, di cui
sono direttore.
Sono intervenuto più volte
e a vari livelli sulla sconcertante vicenda che vede coinvolto il cardinale Giordano.
Una vicenda sconcertante, indipendentemente da quale
J «Senza casa», la difficoltà di comunicare con i «normali»
La doppia frattura dei marginali
MARIO RIGAMONTI
Quando cì sì trova in
strada senza risorse, inevitabilmente si vive una doppia frattura. Da una parte c’è
quello che oggi viene chiamato «emarginato», che non riesce più a comunicare con i
cosiddetti «normali» e resta
solo con le sue urgenze. Dall’altra parte ci sono «gli altri»
che vivono a trecento all’ora e
che pensano che l’emarginato in qualche modo se la caverà... oppure nel migliore
dei casi si dice «Ci occuperemo del suo caso. Ripassi tra
una decina di giorni, faremo
certamente qualcosa per lei...
nel frattempo vada in quell’ufficio a fare il tal documento che le dicevo... ci rivediamo tra dieci giorni». Mi chiedo se quella persona così
gentile, così animata da buoni intenti abbia mai dormito
fuori casa. Ed ecco che ti ritrovi un’altra volta in strada,
ti siedi a terra con le ginocchia in bocca schiacciato da
un silenzio ingordo, senza luce, e troppo lungo. Sono altre
notti senza nome, senza cuore che non hanno pietà e che
fanno tremare il cielo. Ma per
me, grazie al Signore, non è
stata una battaglia persa perché in quella immensa solitudine Gesù mi ha cercato, mi
ha abbracciato così come ero.
Oggi la certezza di essere
perdonato, grazie al sacrificio di Gesù, mi dà la forza di
proseguire le vie del Signore,
che non mi ha abbandonato
e che mi riempie di benedizioni. Quando vado alla stazione sento ancora in me
l’urgenza di vivere nella luce,
e vedo l’angoscia del buio di
quei nostri fratelli più poveri... gli «emarginati»... da
chi? da cosa? «Emarginato»
che brutta parola.
«Senza casa», crescita e responsabilità
Con l'aiuto del Signore
SALVATORE ABBAGNANO
H' . ,
brutto passato iniziato
con un breve periodo in riformatorio e il resto fra droga e
carcere. Tutto questo mi ha
tolto quello che tutti in qualche modo vivono: la gioventù.
Da un anno ho conosciuto
il Signore, e accetto Gesù come mio Salvatore e non
chiedo altro che fare la sua
volontà. Ma non sempre è
facile. La vita cristiana a volte è dura perché richiede più
responsabilità e crescita personale, ma soprattutto bisogna avere dentro l’amore
che Gesù ha avuto per noi.
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Da un punto di vista pratico
ci sono molte difficoltà: io
non ho mai avuto una vita
regolare e non ho mai lavorato. Ma ora con l’aiuto del
Signore sento che tutto è più
facile. 11 Signore mi ha già
benedetto facendomi incontrare una ragazza che amo e
segue il Signore come me. Si
chiama Susanna ed è polacca. Ho in cuore di sposarla
anche se penso che dovrò affrontare parecchi problemi,
ma ora ho fede nel Signore
che mi aiuterà ad avere una
vita normale e felice. Cercherò di camminare sempre
con Gesù perché senza di lui
non siamo niente.
sarà l’esito della stessa, anche
se mi auguro che il tutto si
possa risolvere bene per Tinteressato. Quello che mi ha
dolorosamente colpito è stato
anzitutto la difesa virulenta,
acritica, ingiuriosa fatta dal
cardinale e spesso dai suoi difensori. Così come mi ha
sconcertato una solidarietà,
almeno iniziale, estremamente incontrollata e ingiustifica-1 sono
ta, e un’ostilità verso quanto | oent
si operava da parte dei giudici
nell’adempimento del loro
dovere, dal momento che in
base alla nostra Costituzione
l’azione penale è obbligatoria
e tutti debbono subirne le
conseguenze qualora essisi
pongano in situazioni di possibile contrasto con la legge.
Soprattutto mi ha colpito
negativamente il fatto che si
è cercato di ricorrere agli appigli, ai privilegi, alle prerogative anziché fare luce sui
fatti che emergevano e che
comunque venivano addebitati al cardinale. È, a mio avviso. assai disdicevole che un
esponente di primo piano
della Chiesa cattolica si difenda ricorrendo a mezzi ed
espressioni simili, e anche
peggiori, a quelle che hanno
adoperato personaggi come
Sgarbi, Craxi, Berlusconi e
così via.
Un vescovo della Chiesa
cattolica dovrebbe conservare una dignità e un’immagine, soprattutto nel momento
della prova, anche se come
tutti ha il diritto di difendersi
in maniera piena e completa.
Sono profondamente indignato e addolorato anche del
silenzio che ho notato al riguardo nella Chiesa cattolica
di Napoli. Questo silenzio se
è segno di sofferenza, può essere anche un fatto positivo.
Ma se è segno di sconcerto
deve tradursi in una scelta
consapevole, vigilante ma soprattutto critica cosa che è
mancata e che non può essere colmata da mormorazioni,
parole dette sottovoce, sottintesi, e cautissime prese di
distanza. La chiesa deve, a
mio avviso, in ogni occasione
testimoniare la verità e non
aver paura di quanto questa
possa a volte essere spiacevole o pericolosa. Una chiesa
pavida che tace certamente
fa dubitare di essere chiesa
confessante e soprattutto iW
sembra poco capace di interpretare i segni dei tempi. Paf'
lando con i miei fratelli cristiani penso che, a maggio'
ragione, io debbo essere con
loro sincero nell’esprimere
un travaglio, una sofferenza'
uno sconcerto. Tanto pio
perché essi mi offrono un’occasione di parlare delle cose
di "casa nostra”, in casa nostra, in una città come Napoli
che più che mai ha bisogno
di una presenza e di una testimonianza cristiana coerente e consapevole».
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FEBBRAIO 2000
Vita
PAG. 7 RIFORMA
L'attività svolta dal Centro di informazione e orientamento per rifugiati di Bari
Sviluppare la cultura deiraccoglienza
¡¡servizio delle chiese evangeliche di Puglia e Basilicata, che si svolge in collaborazione con
l'Ics e altri enti, intende far crescere anche le possibilità di inserimento dei cittadini stranieri
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Nel terzo trimestre di attività (ottobre-dicembre)
il Centro di informazione e
orientamento per rifugiati di
Bari, cogestito dalla Federate chiese evangeliche Pue Basilicata (Fcepl) e dal
insorzio italiano di solida^età (Ics), ha continuato a
HVolgere la sua attività in
Kretta collaborazione con la
rete di associazioni locali
«Gruppo lavoro rifugiati». Attualmente la situazione locale è cambiata: il campo profughi di Bari-Palese è vuoto
da metà settembre e dalla fine di novembre è stato ufficialmente chiuso. Infatti i
profughi arrivati sulle coste
pugliesi negli ultimi mesi sono stati accolti, nella quasi
totalità, nei centri del Sálenlo. A Bari non vi sono stati arrivi di massa: si sono verificati, però, rientri di cittadini
Icosovari, che avevano presentato richiesta d'asilo al loto arrivo al campo profughi
di Bari-Palese e che successivamente si erano recati in
Germania. Alcuni di loro sono rientrati in Kosovo, altri
sono ancora ospiti in alcuni
centri di accoglienza della
provincia.
Creazione e potenziamento
di coordinamenti
e gruppi di lavoro
Terminata la fase di emergenza, lo Sportello e il Gruppo lavoro rifugiati (Gir) hanno preparato un programma
di interventi sul territorio a
medio termine: il Gruppo ha
scelto di articolarsi in gruppi
di lavoro su tematiche specifiche: realizzazione di corsi di
italiano per rifugiati e richiedenti asilo: creazione di un
servizio di informazione all’interno del porto di Bari:
presentazione di un progetto
di seconda accoglienza al Comune di Mola di Bari: sostegno alla proposta dell'Opera
nomadi per la realizzazione
di un campo nomadi a Bari:
servizio di informazione all’interno della Casa circondariale di Bari: analisi e commento critico al disegno di
legge sul diritto di asilo e in
generale sulla normativa italiana in tema di diritto d'asilo, con particolare attenzione
alla situazione dei minori
non accompagnati.
Nella realizzazione del programma. gli operatori del
È morto a Torino Guido Botturi
Profughi kosovari sulla via del ritorno
(foto Acnur/Chalasani)
Centro e i volontari del Gir
hanno stabilito contatti con
altre realtà attive sul territorio. Ad esempio, vi sono stati
alcuni incontri con il gruppo
di Medici senza frontiere attivo a Brindisi, contatti con il
gruppo Psichiatria senza
frontiere di Bari, con l’Opera
nomadi di Foggia. Attualmente due componenti del Gruppo lavoro rifugiati sono in attesa di ottenere l’autorizzazione all’ingresso come assistenti volontari nella Casa cir
condariale di Bari, per svolgere un servizio di informazione
ai detenuti stranieri: inoltre è
previsto un ciclo di seminari
col responsabile degli educatori del carcere sull’ordinamento penitenziario e la legislazione per gli stranieri, da
tenersi nel mese di febbraio.
Continua intanto la collaborazione con il Servizio sociale
del Comune di Bari.
Attraverso questi contatti ci
si è resi conto che la nostra
provincia è ancora imprepa
Un convegno della Fcei
Kosovo e oltre
La Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) è stata fortemente impegnata, attraverso il suo Servizio rifugiati e
migranti (Srm), nel lavoro di accoglienza dei profughi e di ricostruzione in sequito alla crisi nei Balcani. Al termine di un
anno di lavoro, me ha visto impegnati decine di volontari e
operatori in Italia, Albania e Kósovo, la Fcei promuove un
convegno, sul tema «Kosovo e oltre», allo scopo di verificare i
risultati delle iniziative intraprese, le modalità di lavoro, il senso complessivo degli interventi. Il convegno si svolgerà dal 3
al 5 marzo presso il Centro evangelico «Villaggio della gioventù» di Santa Severa (Roma), e prevede fra l'altro interventi
di Domenico Tomasetto (presidente Fcei), Annemarie Dupré
(coordinatrice Srm-Fcei), Luisa Pavia (Missione Arcobaleno,
gestione fondi privati), Christopher Hein (direttore del Consiglio italiano per i rifugiati, Cir), Inge Schaedier (dell'agenzia
di aiuti delle Chiese evangeliche svizzere). Il convegno è rivolto in modo particolare alle persone che hanno partecipato ai
programmi della Fcei. Per informazioni e iscrizioni, entro il 21
febbraio: Servizio rifugiati e migranti Fcei, tei. 06-48905101,
fax 06-4891.6959, e-mail sm.evangeliche@ogora.stm.it.
Un fedele amministratore
impegnato nella chiesa
rata all’accoglienza: i progetti
in fase di realizzazione da
parte degli enti locali riguardano ancora le ipotesi di prima accoglienza; nei settori
sanità e istruzione vi è una
scarsa, se non nulla, presenza
di soggetti con una preparazione specifica nella cura e
nell’inserimento di cittadini
stranieri. Pertanto le nostre
ipotesi di lavoro riguardano
non solo la prosecuzione
dell’attività di informazione e
consulenza giuridica, ma interventi diretti sul territorio
per sperimentare un approccio differente alle iniziative di
inserimento degli stranieri
nel nostro territorio e contemporaneamente uno strumento di sensibilizzazione
delle istituzioni locali, in questa materia.
Casi individuali
Nel mese di novembre lo
sportello ha effettuato alcune
visite alla casa di cura «Vittorio Emanuele» di Bari, dove
sono ospitati un gruppo di
kosovari dializzati, una famiglia albanese di richiedenti
asilo, un ragazzo curdo richiedente asilo e un ragazzo
kosovaro, accompagnato dalla Germania in Italia. Alcune
segnalazioni sono giunte,
poi, dal servizio sociale del
Comune di Bari, dal Centro
di aiuto psicosociale (Caps) e
dall’Opera nomadi. Gli interventi richiesti riguardano soprattutto l’informazione giuridica e la mediazione con le
istituzioni locali (prefettura,
questura, Asl).
Progetti personalizzati
e attività di
integrazione sociale
Il Centro ha predisposto
un progetto personalizzato a
favore di D. K., un giovane
del Sudan di 27 anni. Il progetto ha come scopo principale quello di consentire a D.
di vivere una situazione di
tranquillità e di essere seguito da operatori specializzati:
ciò gli consentirà di capire
che cosa può fare qui in Italia
e di ricostruire la sua storia.
In provincia di Bari è stato
attivato, di recente, un progetto del ministero della
Pubblica istruzione che comprende tre microprogetti: un
corso di lingua italiana per
bambini stranieri, un corso
di lingua italiana per adulti
stranieri e un corso per mediatori culturali destinato a
stranieri residenti.
Per godersi i privilegi della terza età
padre è andato
a vivere da solo”
Quando mio padre mi ha detto: "il desiderio di
indipendenza non va in pensione", ^
io gli ho proposto una soluzione residenziale.™
Lui cercava un posto tranquillo, immerso
nel verde, io gli ho trovato una bella villa
confortevole con un grande parco facilmente
raggiungibile dalla città.i^
Lui voleva mantenere la libertà delle sue
abitudinie io ho provveduto ad assicurargli anche un
servizio qualificato e un'assistenza continua.“
Insieme abbiamo scelto La Residenza e siamo felici di stare
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m
GIORGIO BOUCHARP
HO conosciuto Guido Botturi più di cinquanta anni fa, quando era presidente
dell’Unione giovanile di Torino: benché avesse solo dieci anni di più, per me era già
un uomo affermato. Lavorava nella mitica Banca Pellegrini di piazza Solferino, si
vedeva che aveva già addosso un bel carico di responsabilità. All’epoca mi sembrava
che i torinesi avessero verso i
ragazzi di paese come me un
certo atteggiamento di sufficienza, quel senso di superiorità del cittadino verso il
villano: mi colpi Invece in
Botturi l’assoluta semplicità
e, diciamolo pure, la sincera
umiltà, non venata da ombre
di sacrestia. Così lo presi subito in simpatia, e finii per
seguire con affetto la sua
«carriera» di uomo e di credente.
Non era facile, perché Botturi applicava alla lettera il
detto di san Paolo «la carità
non si vanta»: e così, ho potuto cogliere solo alcuni momenti della sua parabola.
Funzionario della Banca Pellegrini, fu in prima linea
nell’amministrazione di quel
grande «lascito Mylius» che
dopo le rovine della guerra
permise all’Ospedale valdese
di assumere la forma che ha
poi mantenuto per quarant’
anni: buon dirigente e fedele
esecutore, lavorò per decenni, la sera dopo cena, a favore
del glorioso Istituto Artigianelli valdesi che poi è stato
riassorbito nell’Ospedale
stesso: scriveva a mano tutti i
verbali senza stancarsi, senza
sentirsi «sprecato»: il direttore Girardi poteva trovare in
lui un appoggio costante,
quanto discreto. Gestì poi,
per l’ospedale, il lascito De
Fernex, una bella casa che,
dopo aver ospitato gli Artigianelli, venne venduta per costruire l’attuale laboratorio
dell’ospedale.
Il Sinodo lo chiamò a far
parte della Commissione
istituti ospitalieri valdesi
(Ciov) proprio negli anni in
cui la prima riforma sanitaria
poneva i nostri ospedali davanti alla scelta drammatica:
ridursi a case di cura private
o passare, sic et simpliciter,
allo stato? Botturi fece parte
di quel gruppo di laici che
seppe trovare la soluzione
vincente: l’inserimento nella
programmazione pubblica e
la salvaguardia della piena
autonomia giuridica e amministrativa dei nostri ospedali. Erano anni assai duri,
quelli, pieni di ansie e di incertezze per chi voleva salvare i nostri ospedali, ma Botturi li affrontò con la consueta serenità e umiltà. Rifiutò
invece di essere eletto nella
Tavola valdese, una nomina
che certo gli avrebbe dato la
meritata visibilità: c’era il lavoro, i figli da crescere, mi
disse. Ma ciò non gli impedì
di dare alla Tavola numerose
consulenze e continue collaborazioni, senza mai dimenticare l’eredità degli amati
Artigianelli.
L’ho rivisto nel «suo» ospedale, tre giorni prima della
conclusione. «Muoio», mi
disse, e mi fissò con uno
sguardo che porterò nel mio
cuore finché mi dura la vita.
Scendendo le scale, mi è venuto in mente quel passo di
Matteo 25, in cui il Signore
dice ai giusti, ignari d’aver
fatto tante cose buone: «In
quanto l’avete fatto a uno dei
miei minimi fratelli lo avete
fatto a me». Penso glielo abbia ripetuto in questi giorni.
La Chiesa italiana del Redentore di Montreal appartenete alla
«Chiesa unita del Canada» è alla ricerca
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già ordinato, dinamico, eccellente predicatore e disposto a trasferirsi qui in Nord America. 11 candidato può inviare il C.V. e
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D. Trivisonno, 10426 Pare Gerorges
Montreal Nord (Quebec) Canada HIH 4Y3
1
FEBBRAIO 2000
Ecumenismo
La «porta santa» apre o chiude?
Kosovo
Il ponte di Mitroviza
Educazione alla pace
Colombia, la scuola della «convivencia»
Giubileo
«Beati» due papi divisi dalla libertà religiosa
Ebraismo
Un continuo viaggio dell’anima
Confronti: una copia lire 8.000; abbonamento annuo lire 65.000;
(sostenitore £ 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288007 intestato a coop. Com Nuovi Tempi, via Firenze 38,00184 Roma,
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8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
venerdì 11 FEBBRAIO 2(K|
Molte le esperienze e le riflessioni nelle diverse realtà evangeliche italiane - 2
La Settimana di preghiera per l'unità
In occasione del «Giubileo-Anno Santo» molte comunità hanno fatto la scelta del «digiuno
ecumenico», le altre hanno partecipato ma sempre nella chiarezza delle rispettive posizioni
EMMANUELE PASCHETTO
DOPO aver riportato la
settimana scorsa tre riflessioni diverse sulla Settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani (Spuc), raccogliamo ora le notizie inviateci
da diverse parti, scusandoci
per averle dovute riassumere
drasticamente.
In Sicilia le chiese battiste
di Lentini e Fioridia informano di aver applicato il «digiuno ecumenico» in occasione
della Spuc.
In Calabria la Chiesa battista di Reggio, in considerazione delle precisazioni del
Pontificio Consiglio per l’unità, riguardo all’indulgenza,
applicabile solo nelle celebrazioni cattoliche, ha partecipato agli incontri della Settimana di preghiera: in particolare il 25 gennaio, in duomo, hanno predicato la pastora Silvia Rapisarda e un
responsabile pentecostale.
In Basilicata la Chiesa battista di Matera ha organizzato insieme alla vicina parrocchia due incontri di preghiera con scambio di pulpito per
la predicazione. Fra l’altro i
bambini della scuola domenicale hanno condiviso con i
presenti una danza liturgica.
In Puglia si sono avuti tre
incontri a Bari dove da oltre
vent’anni le attività ecumeniche sono programmate insieme da un coordinamento di
cattolici, evangelici e ortodossi. Una tavola rotonda il
18 gennaio sui debiti del Terzo Mondo, una celebrazione
in cattedrale domenica 23
con l’arcivescovo Cacucci,
padre Driga, ortodosso romeno e il past. battista Martin
Ibarra, e una conferenza sulla
dichiarazione cattolico-luterana sulla giustificazione per
fede il 25 gennaio. A Taranto
una conferenza sulla dichiarazione cattolico-luterana
sulla giustificazione il 21 gennaio, organizzata nella chiesa
valdese dal gruppo Sae, con
la partecipazione del pastore
Francesco Carri e di don Paolo Oliva. A Gioia del Colle un
incontro il 22 gennaio, iniziato nella chiesa battista e terminato nella maggiore chiesa
cattolica cittadina. Le chiese
battiste di Gravina e Altamura e la Chiesa awentista di
Altamura hanno espresso il
loro «imbarazzo» per il giubileo, ma anche la loro volontà
di non rompere il dialogo,
partecipando a vari incontri.
iniziati il 19 gennaio, per sottolineare la non coincidenza
con l’apertura dell’Anno Santo. A Mottola la locale Chiesa battista, con il pastore
Loiudice, ha partecipato alla
Spuc, esplicitando negli incontri del 18 (chiesa battista)
e del 25 (chiesa cattolica) che
non c’erano legami con il
Giubileo cattolico, ma con il
cammino ecumenico già da
tempo intrapreso.
In Campeuiia il Gruppo interconfessionale attività ecumeniche di Napoli, tenuto
conto della decisione delle
chiese evangeliche dell’area
napoletana di astenersi dalle
celebrazioni liturgiche della
Settimana di preghiera, ha
organizzato un incontro dibattito sul tema «Giubileo ed
ecumenismo». Sono intervenuti Fulvio Ferrario, pastore
valdese a Milano, il gesuita
Paolo Gamberini, docente di
Teologia dogrhatica ed ecumenismo alla Facoltà di teologia dell’Italia meridionale
di Napoli, e suor Filena Assenso, dell’ordine del Sacro
Cuore, da vari anni impegnata nel dialogo ecumenico. Ha
moderato Carlo Chiecchi,
della Chiesa valdese di Napoli-via dei Cimbri.
In Emilia le attività sono
state ridotte a causa delle
perplessità suscitate dall’Anno Santo e dall’indulgenza,
espresse a Bologna dalla
Chiesa metodista, dalla Chiesa awentista e dalla Chiesa
ortodossa romena. Il 19 gennaio si è avuta una veglia di
preghiera nella chiesa metodista cittadina, con predicazione del pastore Giovanni
Anziani. A Modena, insieme
al gruppo Sae, vi è stata una
celebrazione in duomo do
È appena uscito in libreria l’ultima novità della Claudiana:
Franco Scaramuccia
Un’avventura di fede
L’opera missionaria di Edward Clarke
(1820-1912)
160 pp. -r 22 ill.ni f.t., L. 19.000, Euro 9,81- Cod. 327
Il primo studio approfondito sugli inizi del movimento battista in Italia. L’opera del missionario battista indipendente che
fondò in ogni città dove operò (La
Spezia e provincia, Pistoia, Prato,
Pordenone, Treviso...) una chiesa e una scuola, testimonia il suo
profondo impegno non solo nella
predicazione dell’Evangelo ma
anche nel settore educativo e assistenziale (epidemia di colera
del 1884, orfanotrofio a Marola,
poi a Migliarina...).
r
Un avventi)
di fede
m mmeditrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.claiKtiana.it
menica 23 gennaio, con l’omelia del nuovo prete greco
ortodosso di Bologna.
Nel Triveneto si ha notìzia
che a Venezia né la Chiesa
valdese né la Chiesa battista
hanno ritenuto di dover partecipare alla Spuc. A Udine e
Gorizia le locali chiese metodiste hanno rilasciato un comunicato stampa in cui evidenziano le grosse difficoltà
sòrte ultimamente nelle relazioni ecumeniche, per le prese di posizione della Chiesa
cattolica, ma esprimono il
desiderio di proseguire il dialogo, precisando che «la partecipazione alla Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani del 2000 non è da intendersi quale adesione alle
iniziative del Giubileo cattolico, ma come un atto di preghiera comune nella speranza di un futuro delle chiese
autenticamente ecumenico».
In questa prospettiva vi sono
stati tre incontri: il 20 nella
parrocchia di San Rocco a
Gorizia, il 23 a Udine nella
chiesa metodista, il 25 a Gorizia con la conferenza della
pastora Letizia Tomassone e
della prefissa Lilia Sebastiani
su: «Quale futuro per le donne nella chiesa?». 11 20 gennaio a Vicenza all’Istituto
Rezzara. Florestana Piccoli
ha presentato la Dichiarazione congiunta sulla dottrina
della giustificazione firmata
da cattolici e luterani. Il 21
gennaio a Trento Emidio
Sfredda ha parlato al Centro
«Bernardo Clesio» sulla storia
e l’attualità del metodismo. A
Rovereto, dopo un incontro
preliminare di chiarimento
tra i valdesi e il decano cattolico della zona, si sono avuti
tre momenti significativi: domenica 23, la mattina, una
celebrazione nella chiesa di
San Marco, mentre nel pomeriggio a Palazzo Rosmini
la pastora valdese Letizia Tomassone ha presieduto il culto, alla presenza di un’ottantina di fratelli e sorelle cattolici che hanno preso parte attiva alla liturgia. Il 24 sera'un
piccolo coro itinerante coordinato da una giovane suora
in abiti borghesi è venuto
nella sala valdese per pregare
e cantare nello stile di Taizé.
In Piemonte il Consiglio
della Chiesa valdese di Ivrea
ha inviato una lettera al vescovo spiegando i motivi della non partecipazione alla
Spuc. Anche nel Cuneese le
locali chiese evangeliche hanno spiegato i motivi di dissenso con la Chiesa cattolica
per quanto riguarda Anno
Santo e indulgenza e le loro
precisazioni sono state pubblicate dai giornali locali. C’è
stata però la partecipazione
alle manifestazioni progettate insieme sia a Cuneo in
duomo, con il pastore Michele Foligno e il vescovo Natalino Pescatolo, sia a Mondovì
con il vescovo Luciano Pacomio, l’anziano della locale
chiesa evangelica, Stefano Sicardi, e il lettore della chiesa
ortodossa romena Alfredo
Beltramo. In queste località
ci sono anche state due serate con la corale «Nicolae Lungu» del Patriarcato di Bucarest. Altri incontri si sono svolti
a Bra, dove il diacono della
Chiesa evangelica di Mondovì, Saverio Merlo, ha tenuto una conferenza sulla Dichiarazione sulla giustificazione siglata dalla Chiesa cattolica e dalle chiese luterane,
e a Savigliano, dove sono stati invitati il pastore battista
Marco Piovano e mons. Oreste Favaro.
A Torino la Spuc è stata organizzata insieme da cattolici, evangelici e ortodossi. La
Commissione evangelica per
l’ecumenismo (Cepe) ha ottenuto che in tutti i depliant
con il programma degli incontri fosse inserito un comunicato degli evangelici che
scindeva ogni iniziativa ecumenica dall’Anno Santo. Per
10 stesso motivo la Spuc è iniziata volutamente il 19 e non
11 18, giorno dell’apertura della porta della basilica di San
Paolo a Roma. Come di consueto il programma è stato
fitto: apertura in duomo con
l’arcivescovo Severino Poletto, chi scrive queste note,
presidente della Cepe, padre
Giorgio Vasilescu, ortodosso
romeno: chiusura nel tempio
valdese con il vescovo ausiliare Pier Giorgio Micchiardi,
padre Vasilescu e il pastore
valdese Giuseppe Platone.
Durante la settimana c’è stato
un incontro interconfessionale di giovani, una tavola rotonda con il past. Giorgio
Bouchard e mons. Aldo Giordano, segretario del Consiglio
delle conferenze episcopali
europee, il coro del Patriarcato ortodosso di Bucarest, e
celebrazioni in 24 chiese diverse (il 24 e 25 gennaio): 18
cattoliche e 6 evangeliche,
con predicazione di un cattolico e di un evangelico o ortodosso. Le sedi di questi incontri erano a Torino, e in varie località dei dintorni: Moncalieri. Rivoli, Venaria, Chieri,
Borgaro, San Mauro, Nichelino, Grugliasco e Cumiana.
Valdesi nel Rio de la Piata
Al Sinodo sudamericano
si parla anche di bioetica
Domenica 6 febbraio si è
aperta a Colonia Vaidense
(Uruguay) la sessione annuale del Sinodo della Chiesa
valdese del Rio de la Piata,
con la partecipazione di pastori e deputati da tutte le
chiese dell’Uruguay e dell’Argentina e con la presenza anche del moderatore della Tavola valdese in Italia, Gianni
Rostan. Durante il culto di
apertura, condotto dal pastore Sergio Bertinat con la predicazione del pastore Oscar
Geymonat, è stata consacrata
al ministero pastorale la ventiquattrenne Carola Tron II
Sinodo affronta le consuete
problematiche relative all’
amministrazione delle chiese
e delle opere diaconali, ma
discute anche delle tematiche di bioetica su «Il diritto
di nascere e di morire». Altri
temi che riprendono quelli
del Sinodo ’99 sono quello
dei diritti umani, con il sostegno a due appositi organismi ecumenici in Argentina e
Uruguay, e dei rapporti ecumenici. In particolare il Sinodo dell’anno scorso ha inca
ricato la Mesa vaidense j
avviare contatti con la Chiej
cattolica per stabilire un dij
logo e possibili accordi
matrimoni interconfessionj
come si è fatto in Italia trai
chiese valdesi e metodiste
la Conferenza episcopale.
Sempre a Colonia Valdeii
se, il 5 febbraio, si è svolti
l’Assemblea annuale del|¡
Federazione femminile vai
dese delle chiese del Rio del
Piata, con le delegate di tren
ta gruppi femminili preseti!
nelle chiese dell’Uruguay
dell’Argentina. I gruppi feiii
minili si occupano prevalen
temente di attività di assi
stenza sociale, visite e stud
biblici. Sono fra l'altro re
sponsabili della celebrazioni
in tutte le chiese dell’area rio
platense della «Giornata lati
noamericana di preghiera»
della «Giornata mondiale!
preghiera», che quest’anno!
svolgerà il 3 marzo. Le chiesi
valdesi del Rio de la Piata rac
colgono complessivamenti
13.000 credenti (10.000 ii
Uruguay e 3.000 in Argenti
na), in 25 chiese costituite
VENE
Chiese evangeliche in Liguria
Una commissione
per conoscere Internet
ERMINIO PODESTÀ
Domenica 23 gennaio
nella chiesa battista di
via Vernazza, organizzato
dalla Federazione delle chiese evangeliche della Liguria,
si è svolto un originale e interessante incontro sul tema
oggi di moda: «Commissione
Internet», condotto da Enrico
e Fabio, competenti in materia. Luca Monaco, presidente
della Feelp, ha detto che questo primo incontro aveva lo
scopo di un primo approccio
per vedere che significato
può avere per noi l’utilizzo di
un sito Internet. Troppi sono
i siti inutili 0 malfatti che
riempiono Internet già ora e
non si sente proprio la mancanza di un sito del genere in
più. E poi Internet è solo costruire un sito o offrire qualcosa di più?
Per capire tutto ciò il Consiglio ha deciso di organizzare questo incontro, prima di
pensare a costituire una
commissione che si occupi di
preparare un sito. Dopo che
Enrico e Fabio ci hanno pie
sentato da una parte Putii
e dall’altra l’inutilità di Internet, siamo stati divisi pei
gruppi per esaminare alani
problemi essenziali chesi
collegano a Internet: infoi
mazione, comunicazione)
condivisione. I
Dopo un lavoro accurati
sono emersi i seguenti con
cetti: Internet può essere uti
lizzato come Informazioni
(informazione sulle attiviti
delle chiese: informazioni
aggiornata: informazione fedele; informazione completa); Comunicazione (comunicazione rigida; comunicazione facile, che permette di noi
dover cercare l’indirizzo pei
due ore; comunicazione interattiva; contenuto coerente
con quanto annunciato);
Condivisione (collegamenti
facili con chi ha interessi analoghi; spazio di scambio).
Dopo alcune ore di lavoro
convenuti si sono dichiarali
soddisfatti di questo primo
incontro, esprimendo la spe
ranza di averne altri.
CRONACHE CHIESE!
Sj\NT’/LNTONINO di susa — Nei mesi di dicembre e gennaio ci sono stati due funerali: il 15 dicembre quello di Lino Raimondo, simpatizzante e abitante nel vicino Comune di Vaie; il 25 gennaio quello del fratello Piero Chevret,
da tempo colonna della comunità, entrambi stroncati da
male incurabile. Nelle due occasioni la Parola del Signore è
stata annunziata dal past. Adriano Dorma. Ricordiamo in
preghiera i familiari tutti, invocando su di loro le consola
zioni del Signore nella speranza della della vita eterna.
PRAMOLLO — Ci rallegriamo vivamente con Paola Menusan
ed Fiso Beccar! per la nascita del secondogenito Luca e
chiediamo al Signore di benedire questa famiglia.
TORRE PELLICE — L’Assemblea di chiesa del 6 febbraio, dopo avere approvato il bilancio preventivo per l’anno 2000,
ha eletto delegati alla Conferenza distrettuale Massimo
Gnone, Laura Micheletti Rostagno e Sandra Rostan e deputati al Sinodo Caria Beux Longo e Laura Micheletti Ro
stagno; come revisori dei conti Ivano Benech, Luciano Pa
nero e Romano Puy.
• In queste ultime settimane si sono svolti i funerali di Valdo Rostan e di Fiorentina Roland. Alle famiglie nel lutto
vada l’espressione della cristiana sipipatia della comunità
Per la
pubblicità su
tei. 011-655278, fax 011-657542
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venerdì 11 FEBBRAIO 2000
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
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Italiani e croati insieme al recente campo invernale svoltosi a Santa Severa
Un Capodanno internazionale
Nel solco dell'iniziativa dell'estate scorsa in Croazia, un gruppo di giovani evangelici
prosegue il confronto con fratelli e sorelle luterani e riformati che vivono al di là dell'Adriatico
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IL campo invernale che si è
tenuto a Santa Severa dal
28 dicembre al 2 gennaio è
stato particolare: si è trattato
di un campo internazionale,
dove gli stranieri non solo
hanno partecipato al campo
ma ne hanno anche organizzato una parte. Continuando
i rapporti amichevoli che alcuni giovani italiani hanno
instaurato tramite la Fgei con
i giovani delle chiese evangeliche della Croazia (luterana
e riformata) si è intrapreso
un cammino di stretta collaborazione che ha come
obiettivo quello di organizzare insieme due campi l’anno.
La scorsa estate era stata lanciata l’idea durante il campo
tenutosi in Croazia, a Selce
(località balneare lungo la costa dalmata) a cui avevano
partecipato alcuni italiani.
L’idea si è concretizzata e ha
preso forza dopo il campo invernale a Santa Severa.
Il tema trattato è stato
quello dei sogni: ci si è chiesti
in particolare se e in che modo i nostri sogni e desideri
siano dei segni di Dio. dei
messaggi che egli utilizza per
comunicarci la sua volontà,
per correggere le nostre decisioni, per sostenerci e incoraggiarci nei momenti di
confusione e sconforto. Partendo da alcuni dei sogni raccontati nella Bibbia, abbiamo
provato a rileggere i nostri in
quest’ottica, cercando di capire fino a che punto si tratta
delle nostre personali proiezioni e aspettative e dove inizia invece l’intervento esclusivamente divino. Si è sottolineato come se da un lato non
si devono abbandonare i propri sogni, dall’altro si deve vivere nella realtà in cui siamo
inseriti. Dobbiamo evitare di
«vivere nei sogni» ma testimoniare nella società in cui
siamo quello che abbiamo
chiamato il «sogno di Dio»,
cioè la venuta del suo Regno
sulla terra.
Accanto ai momenti di riflessione biblica ci sono stati
giochi, canti (in italiano, in
croato, in inglese), feste e una
gita a Roma che per molti ha
costituito un sogno che si
realizza. La visita a Roma alla
chiesa valdese di piazza Cavour ha permesso ai partecipanti di conoscere un po’
meglio la realtà delle diverse
chiese evangeliche italiane,
per certi versi simile a quella
croata. In entrambi i paesi i
protestanti costituiscono una
minoranza in una società che
è fortemente cattolica e che,
nel caso della Croazia, identifica l’appartenenza religiosa
con quella nazionale.
Ci sono stati momenti formali e non, in cui abbiamo
potuto conoscere un po’ di
più la cultura croata e le recenti terribili esperienze passate che hanno profondamente segnato le persone.
Proprio in considerazione del
passato e del presente da
parte loro è sentito in maniera forte il compito di testimonianza che come cristiani
siamo chiamati a svolgere, ricordandoci sempre che non
dobbiamo confidare sulle nostre forze o su quelli che sono
i «poteri» della nostra società
(economico, politico, militare, ecc.). La nostra forza sta
nel Signore, che ha scelto di
affidarsi alla nostra debolezza di singoli, ma che costituisce il nostro potere quando
agiamo come comunità per il
bene del nostro prossimo,
chiunque esso sia. Se quindi
la nostra azione come singoli
è debole e poco incisiva, se
agiamo insieme con spirito
comunitario acquisiamo forza e significatività. Nella comunità sta il nostro potere di
cristiani, inteso come servizio per il prossimo.
La partecipazione al campo
è stata buona, anche se da
parte italiana ci si poteva
aspettare di più. Per comunicare si è usato l’inglese. È
piuttosto contraddittorio il
fatto che ci si lamenti, soprat
tutto a livello giovanile, che
agli incontri internazionali
fuori daU’Italla partecipino
sempre e solo i soliti quattro
privilegiati, mentre quando si
ha la possibilità di prendere
parte a uno di questi in Italia
non ci siano praticamente
adesioni. La fatica per pubblicizzare e raccogliere iscrizioni è immane, tanto che
viene il dubbio che per alcuni
la volontà di partecipare agli
incontri internazionali sia
una scusa per viaggiare quasi
gratis. Se veramente si volesse avere un incontro con persone e culture diverse, si cercherebbe di sfruttare meglio
gli incontri che avvengono in
Italia. Inoltre era il Capodanno del 2000 (ma veramente
del nuovo millennio?) e molti
lo volevano trascorrere in
maniera particolare. Coloro
che lo hanno trascorso al Villaggio partecipando al campo
sicuramente lo ricorderanno
a lungo.
Le relazioni intessute, le
amicizie rinsaldate, le conoscenze approfondite, le idee e
le esperienze condivise non
saranno però limitate a questa sola occasione. La volontà
comune è quella di continuare a lavorare insieme, in maniera sempre più stretta, organizzando campi in cui la
staff sia italo-croata. In questo senso il Villaggio della gioventù è diventato un importante punto di riferimento,
«inglobando» la parte croata
nel cammino di formazione
delle staff (e non solo) che è
stato intrapreso. Si è già cominciato a lavorare alla preparazione del prossimo campo invernale internazionale a
Santa Severa. Nel frattempo il
prossimo appuntamento con
gli amici e le amiche croati è a
luglio in Croazia.
U Chiesa valdese di Bari
studio sistematico
delle confessioni di fede
Il «Gruppo del mercoledì»
della Chiesa valdese di Bari
sta dedicando tutte le riunioni delPattuale anno ecclesiastico allo studio di varie confessioni di fede, in un percorso iniziato già nel marzo
dell’anno passato, studio che
si sta rivelando non solo interessante ma appassionante.
Attraverso di esso, si può seguire passo passo la linea di
sviluppo della confessione di
fede, con le modifiche e le
aggiunte legate spesso alle
mutate condizioni, all’approfondimento, al diverso
Orientamento, alle nuove situazioni; e con il bisogno
sempre presente di chiarire,
giustificare, definire.
Sotto la guida del pastore
Scornaienchi ci si è mossi
partendo dai primi secoli,
con lo studio-confronto del
Credo apostolico e del Credo
Piceno-costantinopolitano,
soffermandosi poi in particolare sul Simbolo atanasiano.
Con un salto di parecchi secoli si è quindi affrontata la
Confessione «cattolica» di
Valdo, passando poi ad analizzare articolo per articolo la
Confessione Augustana del
1530, la Confessione elvetica
Seconda del 1566 e la Confessione valdese del 1655, con
l’appendice dell’Atto dichia•^tivo del Sinodo del 1894.
Adesso la nostra attenzioPe è rivolta alla Concordia di
Eeuenberg del 1973; in seguilo completeremo, almeno
temporaneamente, il percor
so con i recenti reciproci riconoscimenti e accordi fra
chiese evangeliche di diversa
denominazione, e infine il
tanto discusso documento
fra luterani e cattolici romani
sulla giustificazione. Si tratta
di uno studio che ci ha permesso e ci permette di soffermarci su temi di grande
importanza, dalla trinità alla
natura di Cristo, dalla resurrezione al battesimo, dal valore delle opere alla giustificazione per fede, ecc., ricercando le basi bibliche, osservando le diversità di posizione delle varie chiese, chiarendo dubbi e discutendo
anche animatamente in un
clima sempre fraterno, aperto a tutte le domande; e ci offre altresì l’opportunità di
mettere insieme in un’unica
«raccolta» tutto questo materiale, sparso in varie pubblicazioni e non sempre agevole da reperire, (e.v.)
Chiesa battista di Torino
La scomparsa della
sorella Dina Pellati
Il 19 gennaio si è serenamente spenta, all’età di 89
anni. Dina Pellati ved. Parodi.
Nel giardino di Villa Grazialma, a Avigliana, il past. Morlacchetti della chiesa battista
di Rivoli ha annunciato l’Evangelo della resurrezione e
della vita ai numerosissimi
parenti e amici venuti a compiere gli ultimi gesti d’amore
al corpo esanime di «mamma
Dina», com’era abitualmente
chiamata da molti.
Titolare per anni di una
pasticceria-caffetteria a pochi passi dalla chiesa battista
di Rivoli e dal Centro Filadelfia, sede dell’allora Scuola
teologica battista in Italia,
Dina Pellati era molto conosciuta dagli studenti di teologia (che aveva sempre aiutato in molti modi) e dal mondo battista in generale. Di carattere non facile, energica
eppure straordinariamente
umana, dignitosa e corretta
Nev Abbonamenti
notizie evangeliche bollettino settimanale e-mall: L. 30.000
agenzìa stampa bollettino mensile
della federazione su carta: L. 45.000
delle Chiese obbon. cumulativo
settimanale+mensile L. 60.000
evangeliche
in Italia Versamenti sul c.c.p. 82441007 intestato a; nev-notizie evangeliche
e-maìl: via Firenze, 38 - 00184 Roma
fed.evangelica @ agora.stm.it tei. 06-4825120 fax. 06-4828728
nel suo modo di rapportarsi
agli altri, «mamma Dina» lascia un segno indelebile in
quanti l’hanno conosciuta e
apprezzata. Odiava il pettegolezzo. l’ipocrisia e l’arroganza, contro cui ha sempre
lottato con tutte le sue forze,
anche a costo di non piacere.
Avendo sposato le due figlie
a due pastori battisti, «mamma Dina» era molto conosciuta anche dalle chiese
(dalla Sicilia al Piemonte) in
cui i suoi generi hanno esercitato il loro ministero.
Una vita ricca e sazia, la
sua, degna di grande rispetto
e considerazione. Ai figli
Gioele, Ester e Anna Maria, ai
fratelli e all’unica sorella, alle
loro famiglie, ai generi e ai
numerosi nipoti va il pensiero e la solidarietà del personale di Villa Grazialma (che
l’ha assistita amorevolmente
fino aH’ultimo), dei pastori
battisti del Piemonte, delle
chiese di Rivoli e di Torinovia Passalacqua, con cui ha
maggiormente condiviso la
fede, e di quanti, nelle chiese
battista in Italia, l’hanno conosciuta, amata e apprezzata.
Come ha ricordato il past.
Morlacchetti al funerale, la
lotta contro la malattia e la
morte è una battaglia che solo il Signore può combattere
e vincere per noi; «Questa
battaglia non sarete voi a
combatterla. Presentatevi, tenetevi fermi e vedrete la liberazione che il Signore vi darà»
(li Cronache 20,17). (f.c.)
AGENDA
11 febbraio
TORINO — Alle 20,45, nel salone di corso Vittorio Emanuele,
Giovanni Franzoni dell’Associazione «Campo de’ Fiori» di Roma parla sul tema: «Giordano Bruno 400 anni dopo il rogo».
MANTOVA — Alle ore 20,45, nella sala «Isabella d’Este» (via
G. Romano 13), il past. Giovanni Grimaldi e la dott. Marina
Ponti («Mani tese») parlano sul tema: «Il Giubileo biblico tra
ingiustizie economiche e sociali: i poveri hanno debiti?».
12 febbraio
TORINO — Alle ore 15,30, nella chiesa evangelica di via Polonghera 42, si tiene un seminario organizzato dall’istituto
Ifed sul tema: «Prospettive per il nuovo millennio», in preparazione alle Giornate teologiche che si svolgeranno i giorni
8-9 settembre, a cura di Leonardo De Chirico.
BERGAMO — Alle ore 17,30, al Centro culturale protestante
(via Tasso 55), il pastore Salvatore Ricciardi conclude la serie
di studi biblici sull’apostolo Paolo con il tema: «“Siete stati
chiamati a libertà" (Calati 5,13)».
13 febbraio
SUSA — Alle ore 15, nell’aula consiliare del municipio, il
Centro culturale «P. Jahier» e il Cerca organizzano un dibattito sul tema: «Chi erano i valdesi nella Valsusa del Medio
Evo», introdotto dalla professoressa Marina Benedetti, dal
pastore Giorgio Bouchard e dallo storico Luca Patria. Presiede Anna Rostagno Telmon. Antiche canzoni valdesi saranno
eseguite dal gruppo corale «Les harmonies».
14 febbraio
MESSINA — La Chiesa valdese, in collaborazione con il
Centro donne antiviolénza, organizza alle ore 18, nella sala
giunta del Comune, un incontro sul tema: «La violenza alle
donne: radici, situazione, vie d’uscita». Intervengono Carmen Currò, presidente del Centro, Maria Grazia Gianmarinaro (ministero per le Pari opportunità), Grazia Castorino
(ministero della Giustizia), una rappresentanza del Servizio
cristiano di Riesi. Introduce il past. Jens Sielmann.
15 febbraio
MILANO — Alle ore 18, nella sala della libreria Claudiana (v.
Sforza 12/a), per il corso «Figure del tempo nella Scrittura»,
la past. Lidia Maggi parla sul tema: «Il tempo e la storia della
salvezza (Deut. 26,5-9; Giosuè 24,1-13; Salmo 136)».
16 febbraio
MESTRE — Alle 18,30 e alle 21, al cinema Dante, si proiettano le due parti del film di J. Rivette «Giovanna d’Arco».
SAVONA —Alle 17, in v. Mazzini 25/3, il past. Becchino tiene una lezione all’Università della Terza età sul tema: «“Giustificati gratuitamente per la sua grazia” (Romani 3,24)».
ALESSANDRIA — Alle 21, al campo sportivo di Pietra Marazzi incontro del XVII febbraio con il tradizionale falò.
17 febbraio
BIELLA — Alle 21, al Centro culturale valdese (v. Feda di
Cessato 9), il past. Jonathan Terino parla su: «Le Lettere Patenti del 1848: i valdesi oggi, tra libertà e responsabilità».
GENOVA — Alle ore 17,30, nella biblioteca della Società di
letture scientifiche (Pai. Ducale, p. De Ferrari), per il ciclo
Sae su Fede, religioni e cultura, il prof. Gianfranco Calabrese
parla sul tema: «Tendenze eclettiche e nuovi integralismi».
SONDRIO — Alle ore 21, al Centro evangelico di cultura (via
Malta 16), il prof. Paolo Ricca parla sul tema: «Una definizione odierna della fede cristiana, cent’anni dopo L'essenza
del cristianesimo di Adolf von Eiarnack».
MESTRE — A partire dalle 18, per l’organizzazione del Centro culturale Palazzo Cavagnis, si tiene un incontro sul tema:
«11 cinema dell’eresia», con Paolo Benvenuti e Giuliano Montaldo. Seguono proiezioni dei film «Confortorio» e «Galileo».
18 febbraio
LENTINI (Sr) — Alle ore 18,30, nella Chiesa battista (via Regina Margherita 38), in occasione della Settimana della libertà, si tiene una tavola rotonda sul tema; «Gesù Cristo, il liberatore delle coscienze». Intervengono l’aw. Vincenzo Pupillo e il pastore Alfio Bosco. Modera rincontro Pawel
Gajewski. Per ulteriori informazioni tei. 095-7836273.
18-20 febbraio
bari — A partire dalle ore 16 del venerdì, nell’Aula magna
dell’Istituto di teologia ecumenico-patristica greco-bizantina «S. Nicola» (piazza Bisanzio e Rainaldo 15), si tiene l’8° ritiro per un dialogo fraterno organizzato dalla Consultazione
carismatica italiana sul tema: «Il movimento pentecostalecarismatico: una sfida per la teologia e per le chiese». Interventi, fra gli altri, di Domenico Tomasetto e Paolo Ricca.
19 febbraio
MILANO — Alle ore 9,30, nella chiesa metodista (via Porro
Lambertenghi 28), il past. Jonathan Terino conduce un seminario destinato ai predicatori locali sul tema: «La Confessione di fede nella predicazione».
MILANO — Alle ore 17, nella sala della libreria Claudiana
(via Sforza 12/a), il prof. Paolo De Benedetti e il past. Fulvio
Ferrarlo discutono il tema: «Gesù: la storia di un ebreo».
TORINO — Alle 15, nel tempio valdese di corso Vittorio
Emanuele, incontro sul tema; «“E voi chi dite che io sia?”
(Marco 8, 29): Gesù liberatore!». Introduce Giuseppe Platone, intervengono Paolo Ricca, Lidia Giorgi, Davide Valente,
Domenico Graverò, Gianni Vattimo, Ernesto Bretscher.
20 febbraio
FLORIDIA (Sr) — Alle 18,30, nella chiesa battista (c. Vittorio
Em. 430), il past. Davide Ollearo parla sul tema: «La festa del
17 febbraio e la libertà religiosa in una società pluralista».
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PAG. 10 RIFORMA
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Commenti
venerdì 11 FEBBRAIO 200n
LA STORIA
NEGLI STADI
ALBERTO CORSANI
Per la prima domenica di
campionato con gli stadi sotto
sorveglianza, nel mirino dei funzionari di pubblica sicurezza gli
striscioni razzisti o eccessivamente ideologici, la paura è passata: nessun incidente grave, un
sequestro (striscione con croce
celtica) allo stadio Flaminio di
Roma in occasione del prestigioso incontro di rugby Italia-Scozia, avvenimento durante il quale peraltro non si è mancato di
ricordare la storica correttezza
di questa disciplina e dei suoi
tifosi. Episodi marginali sui
campi di calcio, ma passata la
prima paura ne restano di altre.
Prima fra tutte
la paura di dover
interrompere le
partite. L’evento
non si è verificato, ma su questa
possibilità si sono concentrati i
dubbi maggiori,
delle società calcistiche, di alcuni commentatori, della polizia e
delle stesse organizzazioni di tifosi «ultrà». Un
po’ da tutte queste voci emergeva il timore che l’interruzione e
l’intervento della forza pubblica
potesse provocare incidenti peggiori: resistenze, provocazioni,
movimenti sconsiderati. Anche
a Bruxelles si fece giocare, nel
1985, la partita prima della quale morirono più di 30 persone.
Per evitare guai peggiori. Nel
calcio i 90 minuti del rito sono
canonici, guai a fermare il giocattolo; il resto del mondo è, per
quei 90 minuti, dimenticato; se
la macchina si ferma non si sa
che può succedere.
Strettamente collegata a questa paura ve n’è un’altra, la paura della folla. Nonostante tutta
la strumentazione tecnica di cui
si dispone (telecamere, fotocellule, satelliti), nonostante i progressi in fatto di osservazione
del mondo in tempo reale, la
massa degli individui continua
a fare paura; chi deve gestire e
regolare afflussi, deflussi, comportamenti, imprevisti in mezzo
a grandi masse di persone si
trova a svolgere compiti delicatissimi. Il rischio dello scontro
fisico è pur sempre presente e
reale. E d’altra parte è proprio
questo aspetto di moltitudine
disordinata e scomposta, a tratti dipinta come selvaggia, a fare
breccia nella sensibilità di chi si
sente assediato da «orde» di invasori, anche se la maggior parte di chi si affaccia alle nostre
frontiere è gente mite e spesso
La banalizzazione
della storia è un
problema non solo
degli ultrà ma anche
di tutti i giovani
magari sono anche persone serie e educate; dieci sono rumorosi, cento fanno paura, di lì in
poi è la catastrofe.
C’è poi la paura di un esercizio arbitrario della discrezionalità con cui i funzionari di pubblica sicurezza dovrebbero esercitare il controllo sui testi degli
striscioni: uno striscione «contrario» all’uso della svastica, su
un campo di serie A, è stato
dapprima interpretato come
ostentazione del simbolo nazista, poi si è capito, per fortuna,
che il suo intento era diverso.
Ma il rischio di ambiguità esiste. È difficile stabilire oltre
quale limite una
parola, una frase,
non sono più l’espressione di una
opinione ma un
reato. D’altra parte, guardiamo che
cosa succede con
Haider: anche in
questo caso si dice, a sua difesa,
che la sua colpa
starebbe solo nell’aver pronunciato frasi infelici. Poi le hanno
dette suoi collaboratori. Poi
Haider li ha proposti come ministri, e questo è stato un atto
politico (cui si è opposto U presidente austriaco). L’Europa si è
ricordata che non tutte le opinioni sono lecite; che le parole
di qualcuno possono scatenare
in altri vere e proprie azioni; cosi negli stadi non si può tollerare chi inneggia a fatti della storia, più o meno recenti, che
grondano sangue. Uno striscione di tifosi perugini è rimasto
fuori dallo stadio (con i suoi
proprietari) perché recava una
stella a cinque punte e una scritta sull’Armata rossa. Trieste
evocazione, specie quella della
stella, quando vediamo ricomparire volantini delle Brigate
rosse. Giusto provvedimento.
La paura più grande, tuttavia,
è quella che ora si ritenga di avere chiuso l’argomento. L’argomento è da riaprire, invece, nelle
scuole, nei media, nelle famiglie.
La banalizzazione dei fatti della
storia, trasferiti con noncuranza
nei cori e negli striscioni degli
ultrà, mette in luce l’assenza di
consapevolezza per la storia
stessa, per i fatti della vita, per
chi sta intorno a questi giovani.
Tutto questo fa paura, perché in
particolari circostanze basta
una sorta di «pifferaio magico»
a dirottare verso pratiche pericolose gli entusiasmi, le goliardate, le schermaglie un po’ rituali dello stadio. E a quel punto
disperata. Due-tre vanno bene, non si scherza più.
Rifori
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REDAZIONE CENTRALE TORINO:
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L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre 1999).
Il numero 2 del 4 febbraio 2CKX) è stato spedito dall'LIfficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5. mercoledi 2 febbraio 2(X)0
1998
Associato alla
Unione stampa
partodìca Italiana
L'unità nella chiesa di Roma per noi non è possibile
Lunità nella chiesa di Cristo
Noi cerchiamo l'unità in una chiesa in cammino condotta dallo Spirito
e dalla parola di Dio, che vive della grazia e del perdono di Cristo
ALBERTO TACCIA
E spettacolari manifeIstazioni dell’anno della
«grande perdonanza» romana
riscuotono successo e popolarità nel nostro tempo in cui
l’immagine detiene il predominio spesso a scapito dei
contenuti. E l’immagine dell’Anno Santo televisivo esalta
l’affermazione della centralità
della Roma papale e dell’assolutismo monarchico di colui che è definito «vicario di
Cristo». Il tutto sembra sottolineare quella «teologia delle
gloria» contro la quale Lutero
aveva a suo tempo messo in
guardia la chiesa. L’infelice
recupero della prassi delle indulgenze ha ulteriormente
contribuito ad aumentare
l’estraneità delle chiese protestanti (soprattutto quelle
riformate) verso tutta l’operazione Anno Santo.
L’indulgenza appare nel
XII secolo come compenso a
coloro che partecipavano alle guerre sante delle crociate,
nel XIII secolo a quelli che
contribuivano al massacro
degli albigesi e, infine, nel
XVI secolo veniva offerta come remissione delle pene canoniche a chi versava adeguate somme di denaro per
l’acquisto della bolla papale
e la ricostruzione della basilica di San Pietro. Ci viene
spiegato che il senso dell’indulgenza deve oggi essere
compreso come invito al
pentimento, alla conversione
e alla riconciliazione. Allora
perché non usare direttamente questi termini in cui
ci è facile avvertire una consonanza evangelica, anziché
recuperare un termine storicamente così screditato?
Sappiamo che parecchi fratelli e sorelle cattolici, che
vorrebbero una chiesa più
sobria e meno trionfalistica,
condividono in gran parte
queste preoccupazioni.
Ma molti evangelici considerano tutto questo un intoppo, un macigno difficilmente
superabile sul cammino ecumenico. Ritengo, invece, che
queste manifestazioni, per
noi irricevihili, ci aiutino a capire meglio la natura della
chiesa di Roma, la quale presenta «anche» questo volto.
Ecumenismo significa dialogare con le chiese così come
sono e non come vorremmo
che fossero. Sarà dunque una
chiarificazione per gli evangelici, i quali temono che il
cammino ecumenico sbocchi
fatalmente in «quella» chiesa,
e una chiarificazione per quei
cattolici che auspicano lo
sbocco del cammino ecumenico nella grande omologazione roniana, per consolidare la quale qualcuno è disposto a cambiare tutto (una
nuova modalità dell’esercizio
del primato papale?) affinché
tutto rimanga come prima (le
prerogative sostanziali del
primato non si toccano). Eliminate paure, diffidenze e illusioni rimangono la fede comune in Cristo e nel Dio unico padre di tutti, la speranza
comune nell’opera dello Spirito che guida in tutta la verità e nell’amore che unisce,
ricordando che noi amiamo
perché egli ci ha amati per
primo. Fede, speranza e amore che vogliamo continuare a
condividere con tanti fratelli
e sorelle cattolici al di là di
ogni condizionamento confessionale.
Allora anche noi possiamo
gridare «unità» nella chiesa di
Cristo, ma non nella chiesa di
Roma. Unità in quella chiesa
che tutti confessiamo nel Credo: una, santa, cattolica e apostolica, ma non nella chiesa di Roma che pretende di
avere ricevuto fin dall’inizio il
dono esclusivo dell’unità, che
sussiste nella Chiesa cattolica
«senza possibilità di essere
perduto» (Concilio Vaticano
II). Unità in una chiesa in
cammino, libera da tanti pesanti condizionamenti del
passato, condotta dalla parola
di Dio, sorretta dalla certezza
della sua grazia, guidata dallo
Spirito del Signore. Unità in
una chiesa in cui nessuno
pretende di possedere la pienezza della verità, ma in cui
tutti cercano di essere posseduti dalla verità di Cristo. Una
chiesa che conosce l’umiltà
del perdono 4ato e ricevuto,
la libertà del confronto, la ricerca sofferta dei segni di una
unità visibile in una comunione conciliare, vissuta nella
fraternità e nella coesione del
corpo di Cristo, nella diversità
delle sue membra, che «seguitando verità in carità» crescano in ogni cosa verso colui
che è il capo, cioè Cristo.
Federazione delle chiese evangeliche in Italia
La «Settimana della libertà» promossa dalla Fcei in collaborazione con l'Unione awentista è dedicata quest'anno al tema
«Gesù, il liberatore»; una riflessione cristologica a pòrtire
dalla domanda di Gesù: «...chi dite che io sia» (Marco 8,29).
Questi i materiali della Settimana:
- L'opuscolo «Gesù, il liberatore»; costo 10.000 lire a copia più spese postali.
- Un manifesto a colori, cm 50 x 70, con una illustrazione di Alessandro Spanu, il motto della Settimana e due versetti biblici (Marco 8,29 e Luca 4,18); costo: 2.000 lire a
copia più spese postali (per ordini di almeno 10 copie:
1.000 lire cadunoj.
Un calendarietto tascabile plastificato che riproduce, in
piccolo, il manifesto (1 copia gratis per ogni opuscolo
ordinato)
Per ordinare i materiali inviare un fax oppure telefonare a:
SEHIMANA DELLA LIBERTA'
fax 06-4827901 oppure 06-4828728
telefono 06-4820503 oppure 06-4825120.
SE uno volesse capire che
cosa vuoi dire vivere nella
dispersione non potrebbe
farlo meglio che con le parole
di una lettera che ci è giunta
poco tempo fa. Scrive un
ascoltatore dal Nord Italia:
«Mi è sembrato di capire che
non molto lontano dalla mia
città esiste un gruppo di
evangelici; l’ho sentito dire
anche da un egiziano che frequenta un gruppo di credenti
in un’altra città. Ho telefonato alla chiesa evangelica più
vicina al posto dove abito ma
non mi hanno saputo dire
nulla. Approfitto dell’occasione per chiedere a voi».
Questo ascoltatore ha una
certa età (dai sessanta in poi,
ci dice), e finora ha avuto come unico punto di riferimento per la sua fede di credente
EUGENIO RIVOIR
il Grioi*na>le
Molucche e IsIam
Nelle pagine dedicate agli
esteri dell’11 gennaio Robi
Ronza scrive sugli scontri
interni dell’arcipelago indonesiano delle Molucche e ritiene che l’andazzo della
stampa, tendente a definire
come «faida» tali scontri
faccia «apparire come un
generico accapigliarsi di facinorosi quella che in realtà
è il possibile inizio di una
persecuzione contro i cristiani delle Molucche, in
grande maggioranza protestanti, che secondo i dati
più recenti sono il 44 per
cento degli abitanti dell’arcipelago. Già note con il nome di Isole delle Spezie, le
Molucche (oggi una provincia dell’Indonesia abitata da
circa due milioni e mezzo di
persone) sono l’unica parte
delle Indie olandesi in cui
l’influsso culturale dell’Occidente, e ovviamente dell’Olanda in particolare, abbia trovato larga accoglienza. Al momento del ritiro
degli olandesi, compiutosi
fra il 1945 e il 1950, erano
perciò una specie di Filippine protestanti». E poi: «Per
questa loro particolarità
avevano rivendicato un’indipendenza che non passasse attraverso l’inclusione
dell’Indonesia, il nuovo stato che allora nasceva dalle
ceneri delle Indie olandesi.
La richiesta, respinta dalle
grandi potenze, provocò
una rivolta soffocata nel
sangue e un esodo massiccio di molucchesi verso 1’
Olanda. Le case e le terre
che costoro avevano lasciato vennero date a musulmani fatti affluire dal resto del
paese: cominciò così l’immigrazione di musulmani il
cui ulteriore intensificarsi
ha provocato sempre maggior tensione, essendo chiaro che si tratta di un tentativo di annichilimento della
loro identità».
di a. r, io
Luterani svedesi
«Il primo gennaio - scrive
Luca Fontana sul n. del 12
18 gennaio - la Chiesa Iute
rana svedese e lo .stato hanno raggiunto dopo 500 anni
di unione, e quasi un secolo
di negoziati, una separazione consensuale sancita da
una legge del 1996. L'ultima
chiesa ufficialmente di Stato
rimane quindi la Chiesa
d'Inghilterra, il cui capo supremo è ancora e sempre la
regina». E ancora: «Lo stato
non incasserà più la "tassa
parrocchiale", compresa
nelle imposte locali. I futuri
eredi al trono svedese si impegnano tuttavia a mantenere la fede luterana».
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evangelico il culto evangelico
trasmesso ogni domenica su
Radiouno; scopre che forse in
tre città in una zona non lontano da casa sua ci sono chiese evangeliche, e ne ha avuto
conferma da uno straniero di
passaggio.
Le conclusioni del nostro
ascoltatore .sono di due tipi:
la prima, aiutatemi a trovare
gli indirizzi giusti, fate in
modo che io possa partecipare a un culto con dei fratelli e delle sorelle; la seconda, alla mia età non è piìi così necessario frequentare
chiese («mi spiego: dai sessant’anni in poi si è raggiunto un proprio equilibrio e
saggezza»). Vivere la propria
fede nella dispersione, da
isolato, vuol dire da una parte cercare in ogni modo, con
molta pazienza, di sapere se
si possono incontrare fratelli
e sorelle con cui riflettere
sulla propria fede; d’altra
parte sapere, con grande
consapevolezza, che anche
se questo non ti è dato la
presenza di altri non e essenziale perché il Signore incontra e raccoglie anche coloro che sono soli.
A lei, caro fratello Giuliano,
va il nostro saluto più caro e
il nostro pensiero. Insieme
agli indirizzi che potranno
esserle d’aiuto le diciamo il
nostro ringraziamento per la
sua parola di equilibrio e d'
saggezza.
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(Rubrica «Parliamone insieme» della trasmissione «Cub^
evangelico» curata dalla Fcei andata in onda domenica 6 febbraio)
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Al Rifugio Re Carlo Alberto
Via al centro Alzheimer
È stato avviato lunedì 7 febbraio il centro diurno per malati
del morbo di Alzheimer al Rifugio Carlo Alberto di Luserna
San Giovanni. L’attività è stata e sarà concordata con 1 Asl 10
che ne sostiene il 75% dei costi di gestione. «È con grande soddisfazione - dice il direttore del Rifugio, Elio Meggiolaro -- che
abbiamo dato inizio all’attività del centro diurno a cui stiamo
lavorando ormai da tempo. Per ora il servizio sarà fruito da 4
persone ma la convenzione con l’Asl prevede che il loro numero salga a otto entro giugno». Il centro è stato realizzato
grazie ai finanziamenti dell’8 per mille della Chiesa valdese
(145 milioni che sono serviti per la ristrutturazione, per gli arredi della struttura e la formazione del personale).
Falò e incontri nelle valli valdesi
Verso il XVII Febbraio
È la settimana del XVII Febbraio: settimana di festa e anche
di «rinuncia», secondo la definizione. Saranno tanti, tempo
permettendo, i falò commemorativi nei paesi e nelle borgate
delle Valli, accesi di norma alle 20. Poi il canto e lo stare insieme, qualche torta, il ritrovarsi in amicizia, al di là della stretta
appartenenza a una chiesa valdese; giovedì il culto (le collette
verranno come di consueto devolute alle chiese del Rio de la
Piata), il pranzo comunitario con la presenza di ospiti che nel
pomeriggio parlano di una qualche attività delle chiese evangeliche; quasi sempre c’è spazio per una recita serale, all’insegna della comicità e del buon umore. A pag. 13 il programma
completo, chiesa per chiesa.
Riforma
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Fondato nel 1848
Le chiese valdesi delle Valli valutano le contribuzioni e la propria gestione democratica
Il fctermometro della fede»
In questo periodo dell'anno si stanno approvando i bilanci finanziari delle comunità: un'assunzione
di responsabilità verso la predicazione dell'Evangelo che, per i protestanti, ha sempre un costo
MASSIMO CNONE
SE non sono d’accordo, non pago: è un
«termometro della fede»,
ma anche un controllo
democratico, brutale ma
efficace, quello delle
contribuzioni dei membri di chiesa. È sempre
difficile trarre conclusioni, ma si può tentare di
aggiungere altre parole
alle considerazioni già
fatte e, forse, raccogliere
tracce di testimonianza.
In queste settimane
sono molte le assemblee
di chiesa che stanno affrontando gli aspetti relativi al bilancio: «Nel
1999 è lievemente aumentato l’impegno per la
cassa culto - spiega Luciano Deodato, presidente della Ced del I distretto -: quasi tutte le
chiese hanno rispettato
la quota stabilita anche
se bisogna fare delle distinzioni fra le comunità
più grandi e le più piccole». Effettivamente ci sono casi in cui oltre un
terzo dei membri non
versa una lira alla propria chiesa e lo conferma
il cassiere di Luserna San
Giovanni, la comunità
più grande alle valli: «I
nostri membri di chiesa
effettivi - dice Piergiorgio Resini - stanno diminuendo, ma sembra aumentare la contribuzione prò capite, con alcune
persone che a costo di
pesanti sacrifici versano
diversi milioni alla propria chiesa». Diversa la
situazione a Pramollo,
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Una votazione nel corso di un’assemblea di chiesa
una piccola comunità
«che invecchia», come
sottolinea Milena Martinat; eppure, nonostante
l’assenza di ricambio generazionale e il calo di
popolazione, «l’anno
scorso siamo riusciti a
mantenere l’impegno
preso: sono davvero pochi quelli che non contribuiscono».
Secondo il presidente
della Ced si possono considerare due ordini di
problemi generali nel
campo finanziario delle
nostre chiese: «C’è prima
di tutto una questione di
carattere ambientale e
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sociologico che riguarda 1
tutte le chiese più grandi
e che possiamo definire
di massa - dice Luciano
Deodato -: la secolarizzazione. la frammentazione
sociale e la concezione di
una chiesa come ente dispensatore di servizi soltanto in particolari momenti della propria vita.
La seconda questione,
più particolare, riguarda
le specifiche difficoltà
nella predicazione, nella
cura d’anime e nelle visite ai nostri membri di
chiesa». Nel 1999 la situazione complessiva è globalmente positiva anche
perché alcune grandi
chiese delle Valli, come
Torre o Villar Pellice,
hanno anticipato i propri
versamenti: si vanno così
a risparmiare diverse decine di milioni sugli interessi passivi dei prestiti
contratti dalla Tavola per
il pagamento degli stipendi. «La Ced sta facendo un grande lavoro sulla
politica finanziaria del distretto - continua Deodato -; dobbiamo comunque fare un monumento
a Concistori e cassieri per
il loro lavoro, anche se bisogna responsabilizzare
le comunità». Evidenziare
il nesso indissolubile fra
predicazione e contribuzione sembra essere la
priorità: i soldi servono a
predicare TEvangelo in
Italia e questa è libertà di
parola e la libertà, almeno in questo caso, costa.
Iniziative sul caso Beloit
«Non lasciamo
nessuno indietro»
Ottenuta a metà gennaio una soluzione momentanea alla fine della
mobilità i dipendenti
della Beloit Italia di Pinerolo, azienda che produce macchine da cartiera,
cercano ora di fare il
punto sulla situazione.
L’accordo ottenuto a
gennaio in un incontro
tenutosi in prefettura a
Torino tra sindacati, rappresentanti della proprietà americana dell’azienda e rappresentanti
del governo ha permesso
di evitare per il momento
il licenziamento di tutti i
430 dipendenti dello stabilimento di Pinerolo, attraverso un prolungamento della cassa integrazione, che dovrebbe
ora garantire altri 12 mesi di tempo per trovare
una soluzione definitiva
a una vicenda che si trascina ormai da tempo. In
un’assemblea che si è tenuta negli stabilimenti
pinerolesl di via Martiri
del XXI giovedì 3 gennaio
i lavoratori hanno deciso
di dare continuità alle loro Iniziative per «non lasciare nessuno per stra
:ONTRAPPUNTOI
TRASPORTI: NON MODA
MA NECESSITÀ
PIERVALDO ROSTAN
In Italia si fa
troppo poco per
incentivare l'uso
dei mezzi pubblici
e migliorarli
da», proponendo tra l’altro di ripristinare il fondo
di solidarietà per reintegrare lo stipendio di chi è
in cassa integrazione.
Nel corso della stessa assemblea è stata decisa
per il 14 febbraio una
manifestazione «per non
dimenticare» nel corso
della quale una delegazione di lavoratori dovrebbe recarsi in Comune a Pinerolo per valutare con le forze politiche il
momento e le azioni da
intraprendere.
Intanto, ormai certa la
messa in vendita degli
stabilimenti da parte della proprietà americana
della Beloit Italia, pare si
stiano affacciando altri
possibili acquirenti italiani oltre all’imprenditore
ossolano Nugo, interessato da tempo all’acquisto degli stabilimenti pinerolesi. La situazione si
presenta quindi tutt’altro
che chiarita con i lavora»
tori che a questo punto
chiedono anche un piano di riqualificazione
dell’azienda pesantemente impoverita da mesi di incertezza, (dr)
Domenica scorsa numerose città italiane hanno
chiuso le porte alle auto: è
il primo di una serie di tentativi di riportare al centro
dell’attenzione la questione dei trasporti. Una vera
emergenza che deve coniugare il «diritto alla mobilità» dei singoli cittadini
con l’esigenza di dare ai
centri urbani, !
ma anche alle
periferie, una
maggiore vivibilità che comincia da una
migliore «respirabilità»
dell’aria. Le
giornate del
pedone si ripeteranno,
con la speranza che davvero i musei siano visitabili e non chiusi o
con gli addetti impreparati
a gestire affluenze da record come è accaduto domenica, con l’augurio che i
servizi pubblici siano più
efficienti. Certo queste iniziative non sono la soluzione a tutti i mali; per qualcuno sono solo operazioni
di immagine (la campagna
di pesante ironia messa in
atto dal principale quotidiano torinese negli ultimi
giorni è, da questo punto di
vista, esemplare). Le chiusure delle città al traffico
almeno hanno il pregio di
sollevare alcune questioni
in modo macroscopico.
Questioni che solo apparentemente riguardano unicamente le grandi città.
Il nostro paese da decenni investe moltissimo sulla
mobilità privata, in auto;
poco (e soprattutto tardi)
su soluzioni alternative e
collettive. È scandaloso, ad
esempio, che una città come Torino solo oggi arrivi
a realizzare un tratto, fra
l’altro non completo, di
metropolitana. Ma è anche
assurdo che tutta la rete
dei collegamenti verso il
capoluogo, ma anche verso
i piccoli centri, sia stata totalmente trascurata negli
ultimi 30 anni. Non lo diciamo da oggi ma, vista
l’elevata esigenza di mobilità (per studio, per lavoro,
per vacanze) che cosa si è
fatto per incentivare l’uso
di mezzi pubblici? Pochissimo e spesso male, giustificando così i detrattori del
trasporto collettivo amanti
della «libertà totale di spostamento» e cioè dell’automobile.
Innumerevoli volte abbiamo ricordato i problemi
di collegamento ferroviario
fra la vai Pellice e Torino:
corse lente, treni sporchi,
freddi d’inverno e bollenti
d’estate, tempi di attesa
lunghissimi a Pinerolo. E
così, in certi momenti della
giornata, i treni viaggiano
con pochissimi passeggeri.
Tuttavia è forse diversa la
situazione dei pullman che
spesso hanno corse in totale sovrapposizione? No, anche i pullman
sono vuoti. E
che dire delle
autolinee per
le alte valli? I
grandi mezzi
per Bobbio
Pellice sono
spesso a loro
volta vuoti, o
con pochissi
passeggeri. Nel nome
della vivibilità di Torre,
Villar e Bobbio Pellice non
sarebbe meglio pensare ad
autobus più piccoli, di minor impatto sui centri abitati e più adatti alle esigenze di spostamento, magari
con corse più frequenti?
Sembrava scontato che i
collegamenti già esistenti
fra i comuni della valle facessero coincidenza con il
trasporto su rotaia? Non è
così, invece. Il pulmino
giallo che percorre la vai
Pellice, pur transitando vicino alle stazioni ferroviarie vi passa poco prima o
poco dopo in modo da rendere impossibile un qualsiasi collegamento. L’autobus che da Barge passa a
Bibiana, al posto della vecchia linea ferroviaria, si ferma al passaggio a livello
chiuso a Bricherasio: così il
treno passa davanti e quando i viaggiatori del pullman
sono arrivati in stazione il
treno è già ripartito.
Sono pochi esempi, che
potremmo definire di «malo trasporto», ma è anche
su queste assurdità che si
induce a non utilizzare i
mezzi pubblici e a buttarsi
tutti col mezzo privato su
strade che non saranno, di
questo passo, mai abbastanza larghe. Per fare un
esempio: è uscito da pochi
giorni il nuovo orario ferroviario che, portando sulla copertina l’intestazione
«Edizione del Giubileo»,
vede un certo aumento di
corse, anche nei giorni festivi. Ci sono molti treni
nei momenti «di punta»
(giusto!) e pochi in altri.
Ma volendo dalla vai Pellice andare a Torino, per uno
spettacolo teatrale, un concerto 0 un dibattito non ci
sono alternative all’auto.
L’ultimo treno ritorna da
Torino alle 20,40...
I
12
PAG. 12 RIFORMA
Lo stabilimento della Beloit Italia a Pinerolo
CRONACHE
NÀSCE LA «TESTUGGINE» — Si chiama «La testuggine»; è un foglio periodico di informazione
prodotto da alcuni «giovani lavoratori» del settore metalmeccanico che vogliono discutere dei
problemi del lavoro. Vicino alla Firn, il foglio
ospita riflessioni sulle criticità del momento nel
Pinerolese, Beloit in testa, ma si propone, nel
suo numero 1, di ragionare su esperienze personali, sul ruolo del sindacato, sul lavoro nero, sul
rapporto giovani-politica.
SI REPLICA LA GABBIANELLA — A seguito delle
numerosissime richieste pervenute, venerdì 25
febbraio 2000, ore 21,15 e domenica 27 febbraio,
ore 17, sono state organizzate due repliche de
«La Gabbianella e il gatto» ài teatro del Forte di
Torre Pellice. Posto unico £ 7000; prenotazioni
telefoniche (dal lunedì al venerdì ore 9,30-13 e
14,30-18) allo 0121-323186; i biglietti dovranno
essere ritirati in teatro la sera della rappresentazione tra le ore 18,30 e le 21.
RORÀ: CONTRIBUTI PER NUOVE FAMIGUE — Il
Consiglio comunale di Rorà ha approvato il regolamento per favorire l’insediamento di nuove
famiglie di giovani; l’amministrazione ha già
messo a disposizione venti milioni di lire per il
2000. Le domande devono essere presentate in
Comune entro fine febbraio.
RESPONSABILI PER LA DIACONIA — Allo scopo di
migliorare la comunicazione fra le chiese e le
opere, i Concistori della vai Pellice hanno individuato un responsabile per la diaconia in ogni
chiesa. A loro ci si può rivolgere per qualsiasi
informazione: Vilma Gay per Angrogna, Laura
Collet per Bobbio, Anita Tron per Luserna, Vilma
Rivoira per Rorà, Claudia Autolitano per Torre,
Silvana Chauvie per Villar. Fanno inoltre parte
della rete Alberto Taccia, per l’associazione Arcobaleno, e Carla Beux per Univol Valpellice. I
recapiti telefonici sono pubblicati nel bollettino
del 1“ circuito. L’iniziativa è un primo passo nella direzione più volte raccomandata dalla Conferenza distrettuale ed è auspicabile prosegua anche per la vai Chisone e Germanasca.
INCENDIO AI BONNET — A un anno esatto dal devastante incendio doloso che distrusse una cinquantina di ettari di bosco e quattro case sulle
pendici del Vandalino, lo scorso venerdì sera le
fiamme si sono nuovamente alzate intorno ai
Bonnet di Torre Pellice. Il fuoco ha percorso alcuni ettari di bosco prima di essere fermato dai
vigili del fuoco e dalle squadre antincendio.
NUOVO DIRETTIVO PRO LOCO — La Pro Loco di
Torre Pellice ha un nuovo direttivo; nel corso
dell’assemblea del 31 gennaio scorso, dopo una
vivace discussione sul bilancio (chiuso con un
passivo contenuto solo grazie ad un contributo
in extremis del Comune) e sull’attività dell’associazione che gestisce direttamente il più importante ufficio turistico della vai Pellice. è stato
eletto il nuovo direttivo. Non ne farà più parte il
presidente uscente. Renato Pizzardi, che aveva
espressamente chiesto di non essere più rieletto. Gli 11 membri del Consiglio direttivo sono
M. Grazia Bollati, Elvira Blanc, Alberto Costabel,
Elena Garabello, Alma Charbonnier, Silvana
Battaglia, Loretta Malan, Paola Detachetis, Giorgio Grindatto, Sergio Caglierò, Alma Carignano.
In settimana verranno distribuite le cariche,
probabile presidente Alma Charbonnier.
PESCATORI IN ASSEMBLEA — Venerdì 11 febbraio, ore 21, nella sede di piazza Gianavello a
Torre Pellice si riunisce l’assemblea dei pescatori riuniti vai Pellice; si parla delle prospettive di
questa attività in valle.
BEIDANA E BOLLETTINO — Sono offerti insieme
al prezzo scontato di 12.000 lire: l’opuscolo del
XVII Febbraio della Società di studi valdesi, dedicato ai valdesi in Germania e curato da Albert
de Lange, e il primo numero del 2000 de La beidana. Le chiese delle Valli possono avere l’opuscolo tramite il Centro culturale valdese (0121932179); le altre tramite la Claudiana.
NUOVI UFFICI A PINEROLO — Nasceranno di
fronte allo stabilimento Skf, al fondo di corso
Torino, i nuovi uffici del registro e delle imposte
e Iva. Nell ultimo Consiglio comunale infatti è
stato votato favorevolmente il Piano esecutivo
convenzionato «Bogliette» che prevede l’urbanizzazione dell’area (circa 35.000 metri quadri)
compresa tra corso Torino e la stradale per Orbassano, zona nella quale oltre agli uffici del registro e Iva troveranno sistemazione anche l’ufficio Unico delle entrate e prohabilmente la caserma della Guardia di finanza. Fra gli interventi
è prevista anche la costruzione di una nuoya
strada che raggiungerà stradale Orbassano perpendicolarmente partendo da corso Torino e la
costruzione di un parcheggio pubblico.
E Eco Delle Valu ààldesi
VENERDÌ 11 FEBBRAIO 200n
Riunito il nuovo Comitato del Collegio valdese
Una scuola in evoluzione
Si è svolta in questi
giorni la prima riunione
del nuovo Comitato del
Collegio valdese, nuovo
in tutti i sensi poiché ben
quattro, sui sette che lo
compongono, sono i
nuovi membri, che hanno dato il cambio a un
dimissionario e ad altri
tre che hanno raggiunto
il limite di scadenza.
L’evento è piuttosto singolare, in un momento
in cui l’unico istituto di
istruzione secondaria
della Chiesa valdese in
Italia vive un periodo
fortunato, ma anche delicato, mentre il dibattito
sulla scuola pubblica e
privata è sempre vivo, e
contemporaneamente,
con la recentissima riforma sul riordino dei cicli
scolastici, sta cambiando
radicalmente il volto della scuola italiana.
Il Collegio valdese di
Torre Pellice, pareggiato
dal 1898, che ha al suo attivo ben tre corsi di studio, il liceo classico, quello europeo linguistico
(istituito nel 1994) e quello scientifico (esistente
dal 1998), ha visto nel
corso della sua lunga storia momenti di crisi e di
maggiore fortuna, ha
conservato sempre un
costante rapporto stretto
e produttivo con le chiese estere europee, ha
concretizzato un’apertura sempre maggiore al
territorio, con corsi e attività culturali rivolte all’esterno, e tutto questo,
va detto, grazie anche a
una gestione oculata e
collaborativa, seppure
non sempre facile, da
parte del suo comitato.
La presidente uscente,
Lucetta Geymonat, membro del comitato da 13
anni, che passa la mano a
Franco Calvetti, dirigente
scolastico in pensione,
noto tra l’altro per il suo
enorme impegno nella
tutela della lingua e della
cultura valligiana locale,
ha visto, in quasi tre lustri cambiamenti ed evoluzioni del Collegio. A lei
abbiamo chiesto di fare
un bilancio della sua
esperienza. «Sin dal mio
ingresso nel comitato del
Collegio - dice la prof.
Geymonat, già insegnante di lingua inglese in un
liceo scientifico statale a
Torino - ho potuto apprezzare la collaborazione sempre molto attiva
M Filodrammatica di Angrogna
Trenfanni dopo
ALBERTO TACCIA
Esattamente 30 anni dopo, nella stessa
sera di Natale, lo scorso
anno, il gruppo filodrammatico della Chiesa valdese di Angrogna si è ritrovato per riproporre un
pezzo teatrale die, a suo
tempo, riscosse grande
successo: «I vint’ani pi
brut ’d pare Michel», tre
atti di Agostino Fassi. La
rinnovata presentazione
della commedia ha avuto
lo stesso successo della
prima: la sala di Angrogna si è completamente
riempita per ben 6 volte!
L’idea in sé peregrina di
ripetere a distanza di 30
anni la stessa recita, con
gli stessi attori, ha dimostrato una coesione del
gruppo che, a parte le
parentele, ha mantenuto
i suoi legami di amicizia
e, in tutto o in parte, si è
ritrovato sia nell’attività
del «Teatro Angrogna»,
sia nella corale della
chiesa, sia nell’assunzione di diverse responsabi
lità nel campo della pubblica amministrazione e
nei servizi.
Ritrovarsi per progettare qualcosa di nuovo e
decidere invece di recuperare il vecchio, è stato
non tanto un atto di nostalgia, ma un tornare alle radici, quelle radici costituite dalla Filodrammatica valdese, mai rinnegata ma anzi valorizzata. Ha procurato qualche
emozione rivedere nelle
stesse parti gli stessi attori, che allora erano la generazione dei figli e ora
sono genitori, con qualche capello bianco ma
con lo stesso entusiasmo
e la stessa partecipazione
nel ripresentare, in un
piemontese molto provinciale, una commedia
che, pur rifacendosi ai
tempi amari del dopoguerra con i suoi strascichi di sospetti, diffidenze,
risentimenti presenta ancora la sua attualità, in
una proposta di ricerca
della verità per giungere
alla riconciliazione.
L’oreficeria
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di via THeste 24, osserverà un periodo di chiusura
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presso l’Asilo valdese in via Malan 43, Luserna San
Giovanni, e chiedere del direttore, dori. Tullio Parise, o del sig. Roberto Charbonnier.
tra i vari membri. Soprattutto negli ultimi anni
poi, c’è stata un’attenzione costante della Tavola
e dello stesso moderatore
alle vicende della scuola,
alla quale e per la quale
sia il comitato, sia gli aiuti esterni, soprattutto
quelli delle chiese tedesche e svizzere, sollecitati
e favoriti appunto proprio dal moderatore Rostan, hanno davvero dato
linfa vitale. Fondamentale ritengo ancora di più il
ruolo che ha svolto e sta
svolgendo il preside. Elio
Canale, attivo, creativo e
collaborativo, che ha reso possibile senza traumi i vari avvicendamenti
dei membri del comitato
e che in questo momento particolare, quando a
rinnovarsi è oltre la metà
di esso, è quanto mai
prezioso, con la sua
competenza e la sua professionalità».
Nuova strada a Bobbio Pellice
Uno sviluppo sostenibile
Forse ci sarà anche un
contributo dai Patti territoriali per la realizzazione della circonvallazione
e dell’area artigianale di
Bobbio Pellice. «L’opera
- spiega il sindaco Aldo
Charbonnier - comprende anche l’allacciamento
a fognature e acquedotto». La nuova strada, progettata dall’ing. Odetto,
sarà lunga circa 500 metri
e riguarderà soltanto la
parte a monte del paese,
fra il ponte della Giournà
e il ponte Paraou, con
l’inclusione dei prati che
saranno destinati a fini
artigianali o al verde
pubblico. Messi da parte,
almeno per il momento, i
progetti di realizzazione
di una grande struttura
ricettiva e di uno stabilimento per le acque minerali per cui era davvero
difficile pensare a possibili finanziamenti.
Nel Consiglio comuna
le di venerdì 4 febbraio si
è poi approvato l’ampliamento del cimitero a est
verso il torrente Subiasco, per dare spazio a tre
file di nuovi loculi e tombe di famiglia: un progetto con un costo complessivo di quasi 600 milioni. |
Adesso Bobbio Pellice fa (
anche parte del gruppo [
di Comuni che aderisco- i
no alla Carta di Aalborg;
«È un documento di impegno per lo sviluppo so- '
stenibile - spiega il sin- I
daco -: un’integrazione I
della Convenzione delle i
Alpi». Da marzo ci sarà
anche una persona pagata dalla Provincia che per
un anno si occuperà di
monitorare le risorse e le
linee programmatiche
per il progetto europeo
di Agenda 21. Il Consiglio
registra anche l’addio del
consigliere Enzo Negrin,
sostituito da Flavio Geymonat, primo escluso.
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Convegno a Torre Pellice
Lingua e libertà
Lo scorso dicembre il Parlamento ha approvato la
legge «Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche», una legge che, a distanza di oltre
50 anni, dà applicazione all’articolo 6 della Costituzione repubblicana. Si aprono nuove opportunità, per
salvaguardare e valorizzare insieme un patrimonio che
negli ultimi decenni è stato in vari modi minacciato.
Comuni, associazioni. Province potranno predisporre
dei progetti per riscoprire e tutelare alcune lingue, prevederne l’insegnamento a scuola, l’uso nei documenti
ufficiali, nella toponomastica, sui mezzi di comunicazione; nel caso delle valli valdesi si tratta dell’occitano
e del francese. Su iniziativa dei Verdi sabato 12 febbraio, alle 15, nella sala consiliare della Comunità
montana vai Pellice, si svolgerà un incontro dal titolo
«Lingua e libertà» che vedrà la partecipazione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Luciano Caveri, che ha una delega specifica in materia, del prof.
Tavo Burat, segretario dell’associazione internazionale
per la tutela delle lingue e culture minacciate, dell’assessore alla Cultura della Provincia, Walter Giuliano,
del direttore didattico Marco Armand Hugon, dell’on.
Giorgio Gardiol; partecipano Gustavo Malan e Osvaldo
Coìsson, estensori della «Carta di Chivasso».
^ A Perosa
Ecumenismo
Nel salone del Centro
anziani di Perosa Argentina una settantina di persone si è riunita per un
incontro ecumenico. L’
intento era di non interrompere rapporti amichevoli che per molti rappresentano una svolta felice dopo anni di discordie e incomprensioni.
La data dell’incontro,
giovedì 3 febbraio, e la sede non ecclesiastica, sono state sottolineate da
un programma libero,
dove ciascuno era invitato a prendere la parola e a
esprimersi come meglio
credeva; unica concessione, la lettura dei testi biblici e della meditazione
preparati per la Settimana di preghiera ufficiale.
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sempre all’attacco di
fronte a un superportiere, l’ex azzurro Golser. Alla lotteria dei rigori l’Appiano va a segno tre volte
su tre e la Valpe spreca i
suoi tiri. Finisce 3-2 per
l’Appiano, due punti agli
altoatesini e uno al Valpellice. Nell’altra partita
l’Alleghe ha surclassato il
Val Venosta (9-2).
Negli altri gironi
A) Merano-Bolzano 5-4;
Vipiteno-Asiago 0-5.
C) Como-Brunico 3-2 (rigori), Auronzo-Zoldo 2-4.
Alleghe-Valpellice 3-2
Un lungo viaggio nella
nebbia padana, tre ore
di ritardo a causa di un
drammatico incidente
nei pressi di Vicenza che
ha costretto il bus del
Valpellice ad aggirare il
blocco del traffico. Arrivati ad Alleghe alle 21 (la
partita è iniziata alle
21,40) i biancorossi del
Valpellice hanno impiegato metà partita per ritrovare il loro gioco; tanto più che di fronte avevano la sesta forza del
campionato. Chiuso sullo 0-1 il primo tempo
(ma c’è da recriminare
su un tiro di Dorigatti
che sarebbe finito in rete e non, come visto dall’arbitro, sulla traversa), la partita ha avuto
Ua V_.UUCUUU, UUVC 31 3LCIVC4
giocando Renon-Appia
no venivano notizie favorevoli. Partita regolamentare chiusa sul 6-6 si
andava al supplementare. E mentre Dorigatti insaccava la prima rete,
l’Appiano vinceva ai rigori... (7-6).
La terza frazione ha visto la Valpe all’attacco e
Rossi a chiudere ogni
velleità in contropiede
dell’Alleghe; rete di Olivo
al 14’, goal annullato a
Stevanoni, Dorigatti solo
davanti al portiere Riva,
si fa «stregare». È un assedio ma il risultato non
cambia.
classifica girone B
Alleghe 30, Valpellice 18,
Renon 14, Appiano 11,
Val Venosta 3. '
Girone A risuitati:
Asiago-Bolzano 5-3; Fassa-Merano 2-1.
classifica
Asiago 35, Merano 28,
Bolzano 27, Fassa 24, Vipiteno 19.
Girone C risultati
Brunico-Auronzo 6-1;
Varese-Como 3-4.
classifica
Bmnico 27, Como 18, Auronzo 8, Varese e Zoldo 6.
Giovanili
Nell’under 12 il Valpellice è stato battuto dal
Varese per 4-2; domenica
invece l’under 14 ha superato i Draghi Torino
per 2-1.
presenza di
tori, diriger
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IL XVII FEBBRAIO
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del pastore Donato
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die 20, alla cascina
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pranzo comunitario, alla sala Albarin, prezzo lire 30.000, prenotazioni
presso l’edicola di piazza Partigiani
o presso l’Asilo; alle 20,45 serata comunitaria nella Sala Albarin: il gruppo filodrammatico presenta «L’uomo, la bestia e la virtù», di Luigi Pirandello. La serata sarà replicata sabato 19 febbraio, sempre alla sala
Albarin, alle 20,45. Martedì 22 febbraio, a Bricherasio, alle 20,45, conferenza del pastore Giorgio Tourn
sul senso e la storia del 17 febbraio,
nella sala della biblioteca comunale.
MASSELLO — Giovedì 17 febbraio, culto alle 11, a seguire aperitivo presso la famiglia Tron.
PERRERO-MANIGLIA — Giovedì
17, alle 10, culto unico nel tempio di
Perrero, presieduto da Franco Siciliano, predicatore locale, presidente
del Comitato dell’Asilo di San Germano, che nel pomeriggio parlerà
di questa opera; per il pranzo (costo
lire 23.000 adulti, lire 15.000 bambini fino a 10 anni) prenotarsi entro
domenica 13 febbraio.
PINEROLO; Mercoledì 16 febbraio, alle 20, falò alla Gioetta e a
Frossasco. Giovedì 17, alle 10, culto
con celebrazione della cena del Signore: alle 19,30, agape comunitaria;
lire 10.000 bambini al di sotto dei 10
anni, 20.000 adulti e ragazzi, prenotazioni presso Vera Long, (tei. 71597
o Fiorella Griot, (77672), ospite Marco Bellion, assessore provinciale.
POMARETTO — Mercoledì 16, alle 20, accensione dei falò; alle 21,
accensione del falò a Sestriere; giovedì 17, alle 8,30, partenza dei cortei; alle 10, culto nel tempio, tenuto
dal pastore Sergio Rostagno; ospite
della giornata sarà il console generale dell’Uruguay, lorge Meyer Long
con la sua famiglia; alle 12,30, pranzo alla Pro Loco di Inverso Rinasca,
biglietti in vendita fino al 13 febbraio, al prezzo di lire 26.000 e lire
18.000 per 1 bambini (per l’Inverso si
possono acquistare presso gli anzia
verso Rinasca;
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la volley per 3-0.
BRICHERASIO; Alla biblioteca comunale, alle 20,45, il
pastore Claudio Pasquet presenta il libro di Paola Geymonat «Le galline non hanno confini».
PINEROLO: Alla libreria Volare, alle 17, presentazione
del romanzo di Giorgio Bert «Come foto sbiadite».
TORRE PELLICE: Al teatro del Forte, alle 21,15 la compagnia «Teatro città murata» presenta «Fiumana», spettacolo ispirato alle opere di Pellizza da Volpedo, ingresso lire 15.000, ridotto lire 12.000.
SAN GERMANO CHISONE: Alia sala valdese, alle 21, la
compagnia «Assemblea teatro», presenta «Fuochi», ingresso lire 10.000.
13 febbraio, domenica
LUSERNA SAN GIOVANNI: Termina la mostra «Guatemala Rainbow», nel corridoio d'arte, dalle 10 alle 12 dal
lunedì al venerdì, dalle 15 alle 17,30 martedì e mercoledì.
PINEROLO: Alle 16, al teatro Incontro, la compagnia «Il
melarancio», presenta «Il libro delie fantapagine».
14 febbraio, lunedi
TORRE PELLICE: Alle 20,45, alla biblioteca del Centro
culturale valdese, conversazioni sul libro su «Pappagalli
verdi», di Gino Strada, proposto da Marco Fraschia.
15 febbraio, martedì
BRICHERASIO: Al centro culturale, alle 20,45, per l'Unitrè, conferenza su «Lourdes, la ville fraternelle».
PINEROLO: Alle 21, al teatro Incontro, Ugo Pagliai e
Paola Gassman presentano «Una donna di casa», di Vitaliano Brancati, ingresso lire 35.000.
17 febbraio, giovedì
PINEROLO: All'Accademia di musica, alle 21, concerto
per pianoforte con Andrea Lucchesini, musiche di Beethoven. Ingresso lire 25.000.
TORRE PELLICE: Alle 15,30, nella biblioteca della Casa
valdese, per TUnitrè, concerto con Paola Lanzola, chitarra,
e Carla Rebora, pianoforte, musiche di Carulli e Weber.
PINEROLO: Al cinema Italia, per il cineforum, verrà presentato il film «Festen», di Winterberg.
18 febbraio, venerdì
PINEROLO: Alle 17, nel salone dei Cavalieri, incontro su
«Come i giovani si adattano alla nuova situazione in tema
di lavoro», con il sociologo Bruno Manghi.
PINEROLO: Nella chiesa di San Giuseppe, alle 21, concerto del «Trio Glinka», con Amos Corbini, Edmondo Tedesco, Massimo Barrerà, musiche di Beethoven, Schumann, Brahms. Ingresso libero.
ALLE VALLI VALDE:
ica; alle 20,30, presso la
Inverso Pinasca, la filoa presenta la commedia
tre atti «Paparino» e la
osa e la cavalla»; repliche
! domenica 20 febbraio,
quest’ultima serata sarà
Ile associazioni Admo e
tiere» prò Cernobil.
Mercoledì 16 accensione
le borgate. Giovedì 17 ri1,20 al ponte di Ghigo per
le 10,30 nel tempio, culto
azione del past. Franco
rtecipazione della corale,
ì sala ci sarà il pranzo co. Si prega di prenotarsi
lione femminile. Nel po1 past. Davite terrà una
one storica. Alla sera vi
libilità di cenare assieme.
AJQ — Il 17 febbraio, ore
resieduto dal past. Giorcon la partecipazione
ile e dei bambini della
aenicale; alle ore 12 prantario nella sala delle atti20,30 la filodrammatica
«Il dito tra moglie e mamedia comicissima in tre
ICO Roberto; replica sabaraio, ore 20,30. Prenotali pranzo entro sabato 12
la Elvina (telefono 0121ppure da Rina (tei. 0121costo è rimasto invariato
>0 anno (£ 27.000).
STINO — Mercoledì 16
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0. Giovedì 17, alle 10, culnta Cena, presieduto dal
laniele Garrone; seguirà
omunitario, prenotarsi
astore (tei. 500765) o pres10, entro il 15 febbraio.
¡ETTO-FONTANE — Do;, alle 19,30, culto del XVII
àmlglia di Walter Tron.
— Mercoledì 16 febbraio,
ucine con inizio alle 20, al
zioni entro lunedì allo 0121-93108)
e lotteria a cura del gruppo donne.
Durante la giornata il pastore Platone, vicepresidente della Fcei, ci parlerà della Federazione.
SAN GERMANO — Giovedì 17, alle
9,30 corteo alla volta dell’Asilo: dopo
una breve sosta con la banda e canti
della corale si riprenderà il cammino
verso il tempio; alle 10,30 culto, con
predicazione del pastore Ermanno
Genre, decano della Facoltà di teologia di Roma; alle 12,30 pranzo comunitario, nella sala, prenotazioni
presso la farmacia Tron. Sabato 19
febbraio, alle 21, alla sala, la compagnia «Nonsoloteatro», presenta «11
nido dell’orso», ingresso lire 10.000.
SAN SECONDO — L’accensione
del falò è prevista come sempre alle
20,30. La giornata del 17 febbraio
inizierà alle ore 10 con il culto con
Santa Cena, a cui parteciperà la corale; la predicazione sarà tenuta dal
pastore. Domenico Tomasetto, presidente della Fcei, che dopo il pranzo ci intratterrà illustrandoci innanzitutto che cos’è la Fcei e quali sono
i suoi compiti, per poi guidarci nella
riflessione sulla centralità di Gesù
Cristo, tema dell’opuscolo che la
Fcei pubblica per la Settimana della
libertà di quest’anno. Per il pranzo
prenotazioni entro domenica 13
febbraio, presso Elvina Gardiol
(500875), Rosanna Revel (500407) o
il pastore; il costo è invariato rispetto allo scorso anno: £. 25.000 adulti,
£.18.000 bambini dai 6 ai 12 anni.
TORRE PELLICE — Giovedì 17
febbraio, alle 10, culto nel tempio
del centro con scuola domenicale e
catecumeni, predicazione di Renato
Maiocchi, presidente dell'Ucebi; alle 12,30 pranzo alla Foresteria; prenotazioni presso gli incaricati al
culto del 13 febbraio, oppure alla
Foresteria, dal 9 al 12 e dal 14 al 15
febbraio, dalle 9 alle 12; alle 20,45,
nel tempio del centro, la filodram
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PAG. 14 RIFORMA
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Referendum sociali: prime riflessioni aH'interno della CNA sui quesiti proposti
Riaffermato il primato della «concertazione»
«Anche all’interno della CNA si discute, come
nel resto del paese, intorno ai quesiti referendari
proposti dai radicali. È
fuori dubbio che alcuni
dei quesiti proposti sono
stati in questi anni oggetto dell’iniziativa di politica sindacale della CNA,
ma l’orientamento ufficiale dell’associazione si
avra nei prossimi giorni
anche se alcune riflessio
ni SI possono cominciare
a fare fin da ora.
La CNA ha sempre sostenuto la necessità di
superare la staticità del
mercato del lavoro e ridurne i vincoli, consentire alle imprese la flessibilità necessària per crescere e rafforzarne la
competitività. Purtroppo
in questi anni ha spesso
prevalso la conservazione rispetto alla necessità
del cambiamento che soprattutto dal mondo dell’artigianato e della piccola industria veniva sollecitato con forza. Probabilmente questo è anche
il frutto della difficoltà
di interpretare correttamente l’evidente necessità di cambiamento indotta dalle mutate condizioni tecnologiche, di organizzazione del lavoro
e di mercato. Questo ci
fa dire che è indispensabile procedere a un forte
ed efficace rinnovamento degli istituti che regolano il mercato del lavoro, così come sono necessarie importanti innovazioni per rilanciare in
senso moderno e attuale
lo stato sociale. Tutto
questo non può però avvenire a spese della concertazione.
Vogliamo anche in
questa sede ribadire il valore prezioso della concertazione, un metodo
politico che ha consentito
nel corso di questi anni il
raggiungimento di obiettivi fondamentali sul versante del risanamento dei
conti pubblici e dell’ammodernamento dello stato. La concertazione è
dunque l’insostituibile
strumento di confronto
tra le rappresentanze col
lettive degli interessi sociali ed economici da
una parte e il governo
dall’altra. Tale metodo
presuppone la ricerca di
una sintesi generale tra
posizioni obiettivamente
diverse e articolate e va
perseguito per evitare lacerazioni sociali inammissibili in un paese
avanzato e stabilmente
chiamato a confronti e
trasformazioni indotte
dall’evoluzione della
competizione globale.
Dunque, i quesiti referendari devono indurre
la ripresa della concertazione e il rilancio dell’iniziativa parlamentare
per evitare che lo scontro
su materie così complesse possa portare a un esito che sarà comunque lacerante per il paese. Non
solo, ma esiste il pericolo che si introducano
nuovi steccati ideologici
che darebbero nuovamente fiato a posizioni
radicali che di fatto impedirebbero per anni una
modernizzazione equilibrata e realistica dell’Ita
lia. E se questo accadesse vanificheremo anni di
lavoro e di sacrifici e si
aprirebbe una forbice irrecuperabile tra noi e i
paesi più sviluppati dell’Unione europea e questo proprio non ce lo
possiamo permettere.
La CNA, in proposito,
aprirà un confronto con
le altre associazioni del
l’artigianato e della piccola impresa per arrivare
a una posizione unitaria,
che abbia la capacità di
cogliere, rispetto ai quesiti referendari, le specifiche esigenze delle nastre imprese».
Daniele Vaccarino
presidente CNA
Torino e provincia
Eurochocoiate, la più grande rassegna
intemazionale del cioccolato, si svolgerà a Torino
dal 16 al 19 marzo prossimi, con l’anteprima
dell’ 11-12 marzo nelle principali città e nei punti di
vendita della provincia. L’obiettivo è attrarre un
flusso di circa 300.000 visitatori. È prevista la
pubblicazione di «ChocoMap», la mappa del
cioccolato, con gli indirizzari dei partecipanti e gli
itinerari dei principali eventi degustativi. Alla
rassegna potranno aderire le seguenti attività:
cioccolateria artigianale o pmi con punto vendita;-.
pasticceria, biscottificio, bar con vendita al dettaglio
di prodotti a base di cioccolato; panetteria con
vendita al dettaglio di prodotti a base di cioccolato;
gelateria con vendita al dettaglio di prodotti a base
di cioccolato; caffè-torrefazione con proposta di
prodotti a base di cioccolato; ristorante con menù
anche a base di pietanze realizzate con cacao e-o
cioccolato. Per partecipare a Eurochocoiate
l’esercizio dev’essere disponibile a promuovere una
o più delle seguenti attività: diffusione presso i
clienti dello stampo dell’impronta della mano
(vincolante per l’adesione, il costo di ogni stampo
da addebitarsi all’esercente sarà di circa 500 lire),
visite e degustazioni guidate con possibilità di
vendita (prenotazione telefonica obbligatoria)
aH’interno del proprio esercizio in date è orari da
definire con l’organizzazione; degustazioni guidate
con possibilità di vendita (prenotazione telefonica
obbligatoria) in alcune sedi ufficiali della
manifestazione (Borgo medievale del Valentino,
locali di Palazzo Carignano, ecc.) in date e orari da
definire con l’organizzazione; degustazioni e
vendita in appositi stand coperti, fomiti
dall’organizzazione, nell’area di piazza Carignano
(costo di uno stand 2 per 2, comprensivo di banco,
arredo, luce e operatrice lire 1.800.000).
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blea, pi
di prati
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pratica
drebbi
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sto me
propoi
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chiese
proprie
pare c
avanti
Informazioni: Stefano Busi,
Alimentaristi/CNA, tei. 011-4617694,
Primo intervento del ministero del Lavoro per correggere il decreto 345
Lavoro minorile ancora in forse
nuali 1
no e nc
provai
quanti
hanno
valutar
di use
smissic
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l’art.8
Ci s(
Dopo i timori di un esodo forzato degli apprendisti arriva la circolare 1/2000
tanze
, nche
Dopo il fiume di polemiche che ha travolto il
decreto legislativo 345/
99. «Protezione dei giovani sul lavoro», che di
fatto precludeva l’accesso o la permanenza all’
interno del mercato del
lavoro dei minori alle
prese con le prime esperienze, decreto contestato
da tutte le associazioni
imprenditoriali e in parti
colare dalla CNA, il ministro del Lavoro ha diramato la circolare n. 1 del
5 gennaio 2(XX) che sfuma la portata dei divieti.
In particolare viene chiarito quanto segue:
Rumore: il livello di
80 dbA, oltre il quale
scatta il divieto di esposizione al mmore, deve intendersi come esposizione quotidiana personale o
come esposizione media
settimanale, se quella
quotidiana è variabile
nell’arco della settimana
lavorativa, e pertanto non
va considerato come valore che non può mai essere superato nell’arco
del periodo in esame.
Agenti chimici: viene
chiarito che il divieto assoluto vige per quelli etichettati con le frasi di ri
Tante buone ragioni
per scegliere CNA
Assistenza fiscal e tributaria
Contabilità ordinaria e semplificata
Consulenza del lavoro-paghe
Sicurezza lavoro
Consulenza legale
Consulenza ambientale: rifiuti scarichi. emissioni in atmosfera
Assistenza messa a norma
dei locali
Inizi e modifiche di attività
Costituzione di società
Formazione professionale
Promozione commerciale-export
Consulenza gestionale e marketing
Creazione d'impresa con piani
di fattibilità
Servizi specializzati: autotrasporto,
ediliua. tessile e abbigliamento
Assistenza nel rapporto con gli Enti
Credito agevolalo
I Servizio assicurativo
I Previdenza: patronato EPASA
Associati
Pinerolo - Via Chiapperò 15 - Tel. 0121/795340 - 75161 - Fax 0121/794911
Luserna S. Giovanni - Via 1° Maggio 59 - Tel. 0121/909400
(Aperto martedì e giovedì pomeriggio)
schio riportate nell’all. 1
del Dlgs 345/88: ad esempio, tra gli agenti irritanti
sono vietati solo quelli
sensibilizzanti per inalazione 0 contatto cutaneo.
Processi e lavori: viene chiarito che se il divieto è riferito solo ad alcune
fasi del processo produttivo, questo si riferisce a
tali specifiche fasi c non
all’attività nel suo complesso: ad esempio il divieto di lavoro nei magazzini frigoriferi riguarda solo l’accesso a tali
luoghi e non l’attività nel
suo complesso (supermercati, magazzini ortofrutticoli. eccetera). Il divieto
di effettuare lavori comportanti rischio silicotigeno è. altresì, limitato alle
lavorazioni per le quali è
obbligatorio il pagamento
del premio Inail per la silicosi. A ogni buon conto
viene chiarito che a tutte
le lavorazioni vietate (allegato I) è applicabile la
deroga al divieto, già prevista dall’art. 7 del Dlgs
345/99, per i minori apprendisti. In realtà, il medesimo art. 7 dispone che
le attività formative (quali appunto l’apprendistato) per le quali vige la
deroga al divieto siano
preventivamente autorizzate dalla direzione provinciale del lavoro.
È evidente, quindi, che
la circolare ministeriale
non può tranquillizzare le
imprese: la CNA proseguirà la sua battaglia sindacale per consentire ai
giovani il diritto al lavoro.
Pinerolo
é un'associazione tra imftrese nata nel
1979, con otto sedi operative sul territorio.
Perché cuoociatvi
Co.g.art. Pinerolo assiste l'imprenditore per ogni problematica
finanziaria relativa alla gestione d'impresa:
Garanzie per finanziamenti e investimenti, per fidi a breve termine.
Gestione e sviluppo pratiche agevolative.
Consulenze ed assistenza per la gestione finanziaria aziendale.
Richiede contributi a fondo perduto.
Il Si
PINEROLO 100fi4 / TO - Vìa Chiapperò, 1.5
Tel.0121.r%..I40-0121.r5U>I - l'a.%-0121.794.01 |
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Tel.eFax0121.90<M00
Inizio
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Soggi,
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Iscrizi
Periti
BORGO SAN DALAIAZZO - Ctmeo - Saluzzo - SUSA - Condove - Oulx
16
venerdì 11 FEBBRAIO 2000
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Pagina Dei Lettori
PAG. 15 RIFORMA
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1999-2009
' L'Assemblea straordinaria
IjJeirUcebi si è conclusa lamgjando in alcuni delle amarezze perché le diverse aspettative non hanno trovato
adeguata rispondenza nei
delegati. I motivi e i perché
continueranno a far parlare
nel prossimo futuro i vari
protagonisti e tutti tenderanno a trovare varie giustificazioni a seconda delle posizioni e delle funzioni che ognuno occupa all’interno dell’
Ucebi. Questa Assemblea, tra
l’altro, ha approvato un documento che nell’intenzione
degli estensori avrebbe dovuto essere il vademecum
del comportamento delle varie chiese relativamente alla
questione economico-finanziaria, tanto è vero che è stato denominato «Proposta di
piano economico finanziario
per il decennio 1999-2009».
Ma il documento non ha le
caratteristiche di un vero
piano economico finanziario, forse perché l'Unione
non ha gli strumenti adeguati né possiede la forza prepositiva necessaria.
Questo piano, come qualcuno ha già detto in Assemblea, presenta delle difficoltà
di pratica attuazione perché è
poggiato su delle ipotesi non
praticabili e soprattutto andrebbe accompagnato dal
piano di ogni chiesa. Per questo motivo, l’Assemblea ha
proposto che un gruppo di
persone qualificate visiti le
chiese per aiutarle a fare il
proprio piano: ma questo appare come mettere il carro
avanti ai buoi. I bilanci annuali 0 poliennali non possono e non debbono essere approvati dall’Assemblea, in
quanto le Assemblee non
hanno gli strumenti idonei a
valutare le poste di entrata e
di uscita e le eventuali dismissioni e miglioramenti del
patrimonio immobiliare (vedi
l’art. 8 del Patto costitutivo).
Ci sono poi aitre discre
tanze che saltano agli occhi
, nche agli sprovveduti in
^’materia di bilanci. Una di
queste è veramente notevole
Con questo numero
concludiamo il lungo e
sofferto dibattito sull’
Assemblea straordinaria battista. Gli interventi sono stati molti e i
più diversi, ma ora si
tratta di andare avanti
ricercando soluzioni
che trovino un ampio
consenso.
e riguarda proprio la quota
delle entrate che le chiese sono chiamate a versare nel decennio successivo. Sembra
quantomeno azzardato ipotizzare un'entrata media crescente annua e per 10 anni
del 7,5% quando da ogni parte, (perfino dai parametri europei), si sta ipotizzando una
crescita per l’Italia del 2-3%.
Ci è stato detto che è un’entrata media e quindi si deve
recuperare «l’evasione». Solo
che per combatterla gli uffici
deirUcebi non hanno altra
arma se non quella della solidarietà, che non è una novità
di oggi ma è stato alla base e
è il fondamento del Piano di
cooperazione fin dal suo sorgere. Se, invece, si continuano a criticare i modi e lo stile
dei comitati precedenti e si
mettono in evidenza i probabili errori e le «cattive gestioni», non ci si può aspettare
dopo che le chiese facciano
una inversione di tendenza.
Forse non si è tenuto in debito conto che le chiese non
hanno una buona fiducia
della gestione centralizzata:
esse hanno bisogno di appropriarsi del proprio ruolo, vanno aiutate, consigliate, considerate, sollecitate, e quello
ebe meno hanno bisogno di
sentire è la critica alle passate
gestioni: esse devono sapere
che i soldi del Piano di cooperazione sono stati usati per
gli assegni dei ministri e che
non sono stati sufficienti
nemmeno per la totale copertura del costo.
Anche il Collegio dei revisori, in ottemperanza al Patto
costitutivo e d Regolamento,
dovrebbe attenersi scrupolosamente alle suddette disposizioni e dovrebbe evitare di
fare da cassa di risonanza agli
eventuali problemi personali
che di tanto in tanto possono
insorgere tra i vari organi
deU’Ucebi o tra gli organi e i
vari membri. L’art. 18 del
Patto costitutivo è molto
chiaro e preciso come pure
gli art. dal 141 al 147 del Regolamento, ma quello che
più preme evidenziare in
questa fase sono le lettere b)
e c) dell’art. 18 in cui si dice
che i revisori controllano la
contabilità e verificano la
corrispondenza dei bilanci.
Con attenzione però: parlare
di depauperamento del patrimonio netto, come è scritto
nella loro relazione (pag. 2)
all’Assemblea, sembra fuori
luogo specie se lo stesso è
iscritto in bilancio al di sotto
del valore degli immobili.
Forse i revisori non hanno
potuto vedere in tempo il
piano e quindi non si sono
accorti della riduzione degli
interessi passivi o del recupero dei costi^
Sergio Vergari - Roma
Facoltà valdese di teologia
Centro formazione diaconale
«G. Comandi»
LABORATORIO
OMILETICO-LITURGICO
.«¡emiruirio intensivo di studio e formazione pratica
per il ministero della predicazione
docenti: prof. Ermanno Geme, post. Jürgen Kleemann
3,4,5 marzo 2000
11 seminario è rivolto
^ a tutti coloro che si stanno preparando per esercitare il ministero della predicazione nella propria comunità,
ai candidati predicatori liKali delle chiese valdesi e metodiste,
^ agli studenti del corso di formazione teologica a distanza della Facoltà,
agli studenti del Centro di formazione diaconale.
Inizio delle lezioni: venerdì 3 marzo ore 15,30
termine delle lezioni: domenica mattina
Soggiorno Istituto Gould, pensione completa, L. 130.000
supplemento camera singola 70.000
Iscrizione L. 30.000 - materiali didattici L. 20.000
Fer informazioni sulle mixlalità di iscrizione, rivolgersi a:
Roberto Bottozù, Facoltà valdese di teologia
Tel. 06/3210789 - 051/6190223
e-motl fvt.formadist@chiesavaldese.org
rbottazzi@tizeta.it
rà Regole
da cambiare
L’interessante dibattito
aperto su Riforma sull’ultima
travagliata Assemblea battista mi ha fatto riflettere sulla
effettiva necessità, che ritengo essere a monte di molte
delle problematiche evidenziate, di dover riformare e
modificare alcune regole:
l’attuale rappresentanza delle chiese componente l’Assemblea non è democraticamente bilanciata. Il corpo pastorale rappresenta una maggioranza relativa condizionante. Infatti la storia dell’Ucebi dimostra che il referendum dell’otto per mille
approvato dalle chiese è stato
bocciato in Assemblea: 1 costi
sostenuti dai delegati sono
pesantemente caricati dalle
troppe spese generali e non
di quelle relative a viaggio e
soggiorno, infatti le chiese,
per risparmiare, mandano
sempre meno rappresentanti
di quanti ne spettino loro; la
scadenza biennale degli incarichi, soprattutto di quelli
che impongono scelte di vita,
è troppo penalizzante per gli
interessati e deleteria per tutti. Certamente anche altre
«regole» sono anacronistiche:
dovremmo discuterle.
Roberto Mollica
San Mauro (To)
Protestanti e cattolici ne sono ancora lontani
Il riconoscimento reciproco delle chiese
Su Riforma n. 4 del 28 gennaio Paolo Ricca con l’articolo «Il nostro impegno ecuinenico» spiega molto bene, con pacata chiarezza, perché non eravamo davanti alla
«porta santa». Nella seconda parte, tuttavia.
Ricca ripropone il tema controverso della
«diversità riconciliata», indicando come via
per l'unità «il riconoscimento reciproco delle chiese» in questo quadro; e lamenta: «Ma
fino a oggi Roma (come del resto Costantinopoli) rifiuta di riconoscere il protestantesimo come una forma legittima di cristianesimo. Il papa invoca l’unità ma continua a
non riconoscere i nostri ministeri come ministeri cristiani a pieno titolo, né la nostra
Cena come cena del Signore, né le nostre
chiese come Chiesa di Gesù Cristo».
Domando: non è forse così anche da parte nostra? Schiettamente, riconosciamo forse il cattolicesimo, nella sua realtà complessa e globale, come una forma legittima
(cioè, per noi conforme al Nuovo Testamento) di cristianesimo? Riconosciamo for
se come ministeri cristiani a pieno titolo
(cioè conformi al N.T.) il sacerdozio sacramentale cattolico, l’episcopato della pretesa
e per noi usurpata successione apostolica, il
papato come si è definito e ribadito (del tutto indipendentemente da «questo papa»)?
Riconosciamo forse l’eucaristia cattolica
(rinnovato sacrificio incruento sull’altare
culminante nell’offertorio, ad opera sacerdotale, con la presenza transustanziata del
«corpo di Cristo») come cena del Signore
conforme al N.T.? Il non riconoscimento
non è caparbia o orgogliosa renitenza cattolica, è triste realtà reciproca, a oggi insormontata e, restando le cose come sono, insormontabile. Che senso ha, allora; auspicare un’«ospitalità eucaristica» (espressione
già di per sé ambigua, non ecumenica, confessionale)? Quand’anche la si praticasse, o
forse qualcuno già lo fa, sarebbe un vero gesto comune, in vera comunione, non sentimentale ma cosciente?
Gino Conte - Firenze
La pena
temporale
Caro direttore,
Vittorio Morero, il direttore de L'eco del Chisone, nell’articolo (già commentato
da Marco Rostan nella rubrica «Contrappunto» del numero scorso) dal titolo «Davvero pensate che per noi cattolici sia così facile?» (s’intende l’ecumenismo), riconosce che l’assenza dei vaidesi alla cerimonia di apertura della porta santa della
Basilica di San Paolo seppur
vada «compresa e rispettata»
tuttavia poggerebbe su alcuni motivi che a suo parere
non sono «fondati». E quali
sarebbero questi motivi privi
di fondamento? Il primo riguarda la questione delle indulgenze: «Credono i valdesi
che io faccia dipendere il
perdono dei miei peccati da
una visita a una basilica, alla
mia cattedrale o da qualche
pio esercizio? Ma nemmeno
per sogno. Io mi devo pentire
e devo invocare la grazia del
Signore... gratuita e immeritata». E poi ancora: «Credono
i valdesi che noi cattolici facciamo diventare conversione
il passaggio attraverso una
porta? No, non siamo così ingenui e incretiniti. Noi attraversiamo quella porta perché
è un simbolo didascalico, né
più né meno come un valdese ama collocare sul parabrezza la croce ugonotta».
Insomma, don Morero prende carta e penna in nome
della chiarezza e richiama
noi valdesi a non fare la caricatura dei cattolici sulla base
delle diversità.
Un dubbio però mi rimane:
questi riferimenti un po’ generici, aiutano veramente a
chiarire le rispettive differenti
posizioni e a non equivocare
le affermazioni teologiche dei
riformati valdesi e dei cattolici? La questione si sa, è quella
della distinzione che fa la teologia cattolica tra la remissione della colpa e la remissione
della pena. Ma siamo proprio
sicuri, caro don Morero, che i
cattolici italiani sanno districarsi perfettamente in questo
campo? Da parte mia, e credo
di tanti altri fratelli e sorelle
valdesi, c’è l’intenzione di
continuare a investire il massimo dell’onestà intellettuale
negli studi biblici, nei catechismi e durante il culto nelle
proprie comunità, onde debellare, in comune con tante
altre sorelle e fratelli cattolici
(tra cui don Morero appunto)
l’incubo della caricatura degli
altri. Ma allo stesso tempo c’è
il desiderio di testimoniare
molto chiaramente (con una
gioia, mi auguro sempre rinnovata dalla grazia di Dio)
che Dio, in seguito alla confessione sincera e al pentimento del peccatore, nella
sua misericordia, rimette insieme colpa e pena. Chi è
perdonato non deve più espiare alcuna «pena temporale». È poco per giustificare
l’assenza a quella manifestazione romana che in un modo o nell’altra era legata alle
indulgenze?
Stefano Mercurio - Rorà
No ai dosaggi
col bilancino
Desidero rispondere brevemente alla lettera del pastore
Salvatore Rapisarda (Riforma
del 28 gennaio) sull’opuscolo
della «Settimana della libertà». Credo sia senz’altro
giusto auspicare più interventi di donne, così come un
maggiore coinvolgimento
delle diverse denominazioni:
ciò rientra senz’altro nei criteri che la commissione Fcei
per la «Settimana» ha adottato in questi anni, cercando
però di evitare i «dosaggi col
bilancino». Così, abbiamo
sempre garantito una presenza femminile, in misura
variabile a seconda delle tematiche affrontate: tanto per
fare un esempio, nell’opuscolo del 1996 (sul tema «Un
patto per la vita») su 9 interventi la maggioranza (5) era
di donne. Per quanto riguarda le denominazioni, è vero
che i valdesi, la chiesa più
numerosa all’interno della
Fcei, fanno la parte del leone,
ma le diverse realtà del mondo evangelico sono ben
rappresentate: dal 1995 ad
oggi, su 51 collaboratori dell’opuscolo, 18 erano valdesi,
9 avventisti (dal 1998 co-promotori della Settimana), 6
metodisti, 5 battisti, 2 luterani e 1 delle chiese libere (i
collaboratori non evangelici
sono stati 10; le donne complessivamente 14). Aggiungo
anche che il coordinamento
editoriale dell’opuscolo è assicurato dal sottoscritto (pastore battista). Infine, mi permetto di fare un rilievo sulla
tempestività dell’intervento
del fratello Rapisarda: avrei
preferito una reazione a pubblicazione avvenuta in quanto, entrando nei contenuti e
alle osservazioni di metodo,
che raccolgo comunque, si
sarebbero potuti aggiungere
utili elementi di dibattito.
Luca M. Negro
Segretario esecutivo
Fcei. Roma
^ Svantaggi
per i protestanti
Nel numero 3.588 de La civiltà cattolica, a proposito
della Dichiarazione congiunta tra cattolici e luterani sulla
giustificazione, vengono riportate le seguenti valutazioni espresse dalla stampa:
«Una pietra miliare nel dialogo. A mezzo millennio dallo
“strappo" di Lutero, cattolici
e luterani di nuovo uniti su
una questione centrale della
fede», «Cristiani, si rimargina
un’antica ferita» [Avvenire)-,
«Cattolici e luterani seppelliscono ad Augusta le loro
guerre di religione. Un accordo storico sulla dottrina della
giustificazione» [Le Monde).
Appare dunque evidente come il risultato pratico del dialogo ecumenico sia quello di
una equiparazione tra le due
fedi, con altra terminologia,
quello di legittimare il qualunquismo teologico. Sem
bra, pertanto, opportuno
svolgere delle considerazioni
d’insieme su tale processo.
Il dialogo ecumenico è un
portato della iniziativa cattolica volta a dare esecuzione
alle direttive enunziate dal
Concilio Vaticano II. Essa, allora, riflette le esigenze cattoliche finalizzate alla rievangelizzazione del mondo cristiano, vale a dire al suo riassoggettamento al primato
pontificio. Lo svolgimento di
questa strategia si basa sulla
rivalutazione dei maestri del
pensiero moderno: nel campo della scienza di Galileo
Galilei, nel campo religioso
dei teologi protestanti, e più
latamente si basa sulla presentazione di scuse per i crimini commessi, non dalla
Chiesa, ma da suoi zelanti sostenitori. Tale rivalutazione
non è peraltro accompagnata
dalla delegittimazione delle
fonti del pensiero cattolico
che hanno reso possibili quei
comportamenti, che hanno
Ogni settimana...
RIFORMA ti fa conoecere un mondo evangelico più grande
di quello che puoi conoscere con la tua esperienza diretta.
L’abbonamento ordinario costa 105.000 lire (invariato dal
1997): se il tuo reddito familiare non te io consente, puoi utilizzare liberamente l’abbonamento ridotto di S5.000 lire,
oppure puoi fare un abbonamento semestrale che costa
55.000 lire; se, invece, hai qualche risorsa in più, aiutaci con
l'abbonamento sostenitore di 200.000 lire o inviandoci una
qualsiasi cifra in dono: aiuterai chi non se lo può permettere.
giustificato la Riforma. I risultati di questa strategia sono significativi, a tutto svantaggio dell’area protestante.
In primo luogo la Chiesa
cattolica ha acquistato la pari
dignità rispetto alle chiese
protestanti. Il protestantesimo
ha perduto la legittimazione
morale a esprimere la condanna della teologia cattolica,
quantunque quest’ultima sia
saldamente ancorata al Concilio di Trento. In secondo luogo la Chiesa cattolica, sottoscrivendo la dichiarazione
congiunta, non si è per nulla
impegnata a modificare il suo
tradizionale bagaglio teologico. Il primato del Concilio di
Trento, il Catechismo della
chiesa cattolica, i Giubilei rimangono inalterati e perpetuati. In terzo luogo si determina lo sbandamento teologico della base ormai indotta a
pensare che la differenza tra le
due teologie sia magis de voce
quam de re, ovvero, secundum
magis et minus, indotta a ritenere che la salvezza eterna
possa essere conseguita seguendo l’uno o l’altro dei due
itinerari teologici.
Con ciò possono essere
evidenziati gli ulteriori tre limiti dell’azione protestante.
Una mancanza di preparazione teologica, vale a dire
una insufficiente conoscenza
della teologia e del programma di rievangelizzazione cattolici: la mancanza di una richiesta di revocazione delle
fonti teologiche cattoliche in
contrasto con la Sacra Scrittura, in primo luogo del Concilio di Trento; l’utilizzazione
del principio di tolleranza
che è ormai un principio laico regolante il rapporto tra lo
stato e le confessioni religiose, invece del principio del rispetto della purezza teologica. Dalla tolleranza non segue affatto la rinunzia a tale
purezza che, anzi, ne deve risultare accresciuta.
I progressi nel campo del
dialogo ecumenico sono soltanto cattolici in quanto soddisfano le relative esigenze,
estendendone il protagonismo e il prestigio. Essi sono
altrettanti regressi per il protestantesimo.
Alberto Donati - Trevi (Pg)
■ PARTECIPAZIONI ■
RINGRAZIAMENTO
«Il Signore muta in aurora
l'ombra di morte»
Amos 5, 8
I genitori Mario e Ninfa, la sorella Lidia, il cognato Giorgio
Borney e il nipote Enrico della
cara
Silvia Pavignano
commossi e riconoscenti per la
grande dimostrazione di stima
e di affetto, ringraziano tutti coloro che con presenza, scritti e
parole di conforto hanno preso
parte al loro grande dolore.
Un ringraziamento particolare ai pastori Gregorio Plescan
e Gianni Genre.
Piverone, 3 febbraio 20CK)
17
PAG. 16 RIFORMA
VENERDÌ 11 FEBBRAIO 2000
¡0'
-V Pubblicati i rapporti deirOsce sulle violazioni dei diritti umani in Kosovo
ffUna violenza terrificante»
«La pratica delle esecuzioni di massa come strumento di terrore era già evidente nel '98»
11 patriarca Bartolomeo in Polonia
Il ruolo dell'oitodossia
nel mondo contemporaneo
JEAN-IACQUES PEYRONEL
T »AMPIEZZA delle vioKKX-i lazioni dei diritti uma
ni è impressionante. Viene
stimato ad almeno 1.450.000,
ossia oltre il 90% della popolazione civile, il numero delle
persone dislocate durante
questo conflitto fino al 9 giugno 1999». È quanto afferma
uno dei due rapporti pubblicati di recente dalla «Organizzazione per la sicurezza e
la cooperazlone in Europa»
(Osce) sulla situazione in Kosovo prima, durante e dopo
l’intervento della Nato. 11
giornale Le Monde dell’11
gennaio scorso ha dedicato
due intere pagine alle conclusioni di questi rapporti.
Ora che del Kosovo non si
parla quasi più, come lamenta proprio in questi giorni
Bernard Kouchner, rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu a Pristina, la lettura di questo dossier aiuta a non rimuovere
l’immensa tragedia che si è
consumata alle nostre porte
meno di un anno fa.
11 primo rapporto riguarda
il periodo ottobre 1998-giugno 1999, il secondo il periodo giugno 1999-ottobre 1999.
La «missione di verifica» della
sezione dei diritti umani
deirOsce fu istituita il 16 ottobre 1998, subito dopo l’adozione della risoluzione
1199 da parte del Consiglio di
sicurezza dell’Onu che chiedeva un immediato cessate il
fuoco tra le forze armate jugoslave da un lato e l’esercito
di liberazione del Kosovo
(Uck) dall’altro. È a partire
dall’inizio del 1998 infatti che
10 scontro tra serbi e albanesi
deirUck cominciò a degenerare in una escalation di violenza che raggiunse il suo
apice il 15 gennaio 1999 con
11 massacro di Racak in cui
furono trucidate 45 persone,
tra cui alcuni bambini.
È dopo questo massacro
che la comunità internazionale, fortemente scossa, decise di organizzare la Conferenza di Rambouillet. 11 piano di
pace presentato dagli occi
II valico di frontiera di Blace, in Macedonia, all'inizio di aprile 1999
(Foto Acnur)
dentali fu appoggiato dagli albanesi del Kosovo il 18 marzo
ma venne respinto dai serbi i
quali intensificarono l’invio
di truppe in Kosovo. In questa situazione insostenibile, il
20 marzo. l’Osce si vide costretta a ritirare i propri osservatori, che ripiegarono in
Albania e in Macedonia dove
continuarono a raccogliere le
testimonianze dei profughi fino al 9 giugno 1999.
11 primo rapporto presenta
la sistematica violazione dei
diritti umani in Kosovo sotto
tre aspetti: a) natura delle
violazioni; b) modi di attuazione; c) «mappa» geografica
delle violazioni. 11 rapporto
afferma tra l’altro; «Esecuzioni sommarie e arbitrarie di
civili non combattenti si sono
verificate da ambo le parti
durante il periodo fino al 20
marzo. Dal lato delle forze jugoslave e serbe, la pratica
delle esecuzioni di massa come strumento di terrore, di
coercisione e di rappresaglie
contro gli albanesi del Kosovo era già evidente nel 1998».
Un capitolo è dedicato alla
pratica dello stupro e di altre
forme di violenza sessuale alle donne, a volte anche in
pubblico «allo scopo di umiliare sia la vittima che l’intera
società kosovara albanese».
Un altro capitolo si sofferma sulle espulsioni di massa,
spesso seguite da saccheggi e
distruzioni dei beni. Sulle
modalità di attuazione, viene
ricordato che i giovani kosovari albanesi venivano arbitrariamente detenuti, torturati e giustiziati, in quanto
ognuno di loro veniva visto
come un potenziale «terrorista». Ma c’è di più: «Esistono
prove raccapriccianti - afferma il rapporto - di una volontà di assassinare bambini
allo scopo di terrorizzare gli
individui e le comunità... ».
11 rapporto non manca di
precisare che anche «la comunità serba del Kosovo è
stata vittima di violazioni delle leggi umanitarie commesse
dairUck». Sottolinea però che
«molti civili serbi hanno partecipato attivamente alle violazioni dei diritti umani, a
fianco delle forze armate, a
danno degli albanesi del Kosovo». Fa poi menzione di
quei serbi che, durante l’intervento Nato, hanno protetto degli albanesi: «Si tratta di
serbi kosovari che sono intervenuti a favore dei loro vicini
di casa per impedire la loro
espulsione o il loro arresto».
Il secondo rapporto riferisce sulla situazione venutasi
a creare dopo il ritiro delle
truppe serbe. Questa volta,
come ha riconosciuto lo stesso Kouchner, le responsabilità delle violazioni dei diritti
umani vengono attribuite
all’Uck, la quale ha sempre
negato all’Osce il diritto di visitare i suoi centri di detenzione. Ma la conclusione del
rapporto tiene a precisare
che le violenze commesse
dagli albanesi non sono paragonabili a quelle dei serbi; «11
rapporto (...) prende in considerazione le violazioni commesse dai due bèlligeranti.
Va però sottolineato che la
conclusione che si impone è
l’assenza assoluta di equilibrio o di corrispondenza nella natura e nell’ampiezza delle violazioni dei diritti umani ^
di cui sono responsabili l’uno
e l’altro campi».
Per il patriarca ecumenico
di Costantinopoli, Bartolomeo, le chiese ortodosse
hanno un ruolo importante
da svolgere nella soluzione
dei problemi mondiali. Ma il
patriarca, considerato «primus inter pares» nell’ambito
della Chiesa ortodossa, ha
aggiunto che le chiese non
intendono allearsi con un
governo particolare o un
gruppo politico. «La Chiesa
ortodossa si preoccupa molto di dare risposte corrette
alle tensioni e alle sfide nel
mondo contemporaneo - ha
dichiarato Bartolomeo il 25
gennaio scorso, durante una
visita in Polonia, ai membri
del Parlamento Ma la
chiesa non ricorre né ai metodi né alle forze di questo
mondo che esacerbano le
tensioni. La chiesa non ha
mai cercato, e non cerca, di
imporre cambiamenti al
mondo con la forza».
Per il patriarca, l’ortodossia
ritiene che tocchi allo stato
adottare «le misure legali e
amministrative», e non appoggia i partiti politici anche
quando essi propongono di
«imporre le vedute della
chiesa a diverse comunità».
«La chiesa non ha mai desiderato, e non desidera, acquisire una forza politica per
entrare in competizione con
altre forze politiche e per imporre il dominio di Dio sulla
società - ha continuato il patriarca -. Il suo appoggio a un
partito politico particolare
provocherebbe la divisione
dei cittadini tra alleati e rivali,
e andrebbe contro l’universalità della chiesa».
La visita in Polonia del primate ortodosso è durata
quattro giorni, dal 22 al 25
gennaio. Era la sua seconda
visita in 15 mesi. Maciej Plazynski, presidente del Sejm, la
Camera dei rappresentanti
del Parlamento polacco, ha
precisato di avere invitato il
patriarca a rivolgersi al Parlamento, come fece Giovanni Paolo II nel giugno scorso,
per mostrare che la Polonia
è «un paese aperto» che garantisce l’uguaglianza dei diritti, «senza distinzione di re
ligione e di nazionalità». Ha
aggiunto che Bartolomeo è
una «autorità morale per
l’intera Europa». Inviti analoghi dovrebbero essere rivolti ai responsabili di altre
religioni. Cosi, all’inizio del
prossimo mese di maggio, il
capo spirituale dei tibetani
buddisti, il Dalai Lama, si recherà in Polonia.
Bartolomeo ha incontrato il
capo dello stato, il presidente
Aleksander Kwasmiewski, e
ha assistito a un servizio ecumenico al fianco dei responsabili cattolici e protestanti a
Breslavia, dove ha sottolineato la necessità di includere
l’ortodossia in un’Europa
unita. La visita coincideva
con la firma, il 23 gennaio, di
un documento sul reciproco
riconoscimento del battesimo da parte delle sette maggiori chiese in Polonia.
In un’intervista pubblicata
il 26 gennaio sul giornale Gazeta Wyborcza, il patriarca ha
parlato del ruolo sociale dei
cristiani e delle chiese, spiegando che ci vuole un equilibrio tra l’estremismo e la
lealtà nei confronti della nazione. Il patriarca ritiene infatti che una mancanza di
patriottismo che implica
«l’indifferenza nei confronti
della patria» sia altrettanto
sbagliato di un nazionalismo
che va al di là di un «sano patriottismo».
11 patriarca ha anche parlato del «proselitismo», uno dei
punti più delicati dei rapporti
tra le chiese ortodosse e le altre, in particolare in Europa e
in Russia dove l’arrivo di missionari stranieri, protestanti e
cattolici romani, ha provocato l’ostilità degli ortodossi.
Ha fatto notare che «le attività nocive del proselitismo»
di altre chiese sono state uno
dei motivi di frizione tra alcune chiese ortodosse e il Gec.
«La Chiesa ortodossa non si
opporrebbe all’arrivo di cattolici romani e di protestanti
se questi ultimi venissero solo per proclamare l’Evangelo,
senza cercare di allontanare
gli ortodossi dalla chiesa alla
quale appartengono», ha detto Bartolomeo. (eni)
■rM Progetto ecumenico «Bridge-Gephyra»
Prosegue in Italia il viaggio
dei 14 giovani europei
Saranno in Italia dal 3 febbraio al 4 marzo i 14 giovani
europei, protestanti e ortodossi, che partecipano al progetto ecumenico di scambio
«Bridge-Gephyra», promosso
dalla Chiesa evangelica unita
tedesca (Eku) e sostenuto dal
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec). Il gruppo, partito a fine ottobre '99, è giunto
quasi a metà del proprio
viaggio attraverso l’Europa,
che prevede la permanenza
di un mese in ognuno dei sette paesi coinvolti, per entrare
in relazione con le realtà ecclesiastiche locali e approfondire temi di carattere ecumenico e interreligioso. La
costruzione di «ponti» di riconciliazione fra le persone,
attraverso rincontro fra culture. fedi, tradizioni diverse,
è uno degli obiettivi principali del progetto.
Dopo i primi tre mesi in
Germania, Repubblica ceca e
Inghilterra, il gruppo di giovani europei trascorrerà un
mese circa in Italia, dove il
progetto è coordinato dall’Uffìcio volontariato internazionale della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia
(Fcei) e dalla Federazione
giovanile evangelica italiana
(Fgei). Le prime tre giornate,
a Milano, saranno dedicate
all’orientamento del gruppo,
con brevi introduzioni sulla
storia e la situazione politica
italiana, sul movimento ecumenico e sulla realtà delle
chiese protestanti in Italia.
Un’attenzione particolare
sarà dedicata allo studio della
«Carta ecumenica per l'Europa». un documento redatto di
recente da una commissione
mista della Conferenza delle
chiese europee (Kek) e del
Consiglio delle conferenze
episcopali europee (Ccee).
Nei giorni successivi, suddivisi in sottogruppi, i partecipanti saranno ospiti delle
chiese valdesi, metodiste e
battiste di tre aree: valli vaidesi, Puglia e Napoli, Sicilia.
In ciascuna di queste zone
avranno l’opportunità di entrare in contatto con svariate
realtà delle chiese protestanti: opere diaconali, centri sociali, gruppi giovanili, associazioni ecumeniche. A conclusione della permanenza in
Italia, e prima di proseguire
per la Francia, il gruppo si ritroverà a Roma, dove oltre a
un programma di visite è prevista la valutazione conclusiva del periodo italiano, (nev)
Il presidente deir«Associazione mondiale per la comunicazione cristiana» (Waac)
tele chiese usano un linguaggio ormai incomprensibile»
Per il pastore olandese Albert H. van den HeuveI, presidente dell’Associazione mondiale per la comunicazione
cristiana (Waac), il futuro delle chiese istituzionali nel nuovo millennio è molto incerto.
In un articolo pubblicato
sulla rivista ecclesiastica Het
Ouderlingen Blad in Olanda,
il pastore van den HeuveI, residente ad Amsterdam, ha
dato come esempio la visibilità delle chiese nei media,
che egli definisce catastrofica. Nell’ora in cui la gente
guarda la televisione satellitare, scambia posta elettronica e naviga su Internet, le
chiese continuano a comunicare utilizzando un linguaggio e delle immagini che appartengono al passato. Il
messaggio delle chiese, ha
proseguito, viene il più delle
volte trasmesso in una forrnà
fuori moda e in un linguaggio
che la gente non capisce più.
Durante la sua carriera, il
pastore van den HeuveI ha
occupato varie funzioni nell’ambito delle chiese e nel
campo della comunicazione,
tra cui quelle di direttore della comunicazione presso il
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec) a Ginevra, di
membro del Comitato centrale del Cec, di membro del
Consiglio d’amministrazione
di due stazioni radio in Olanda. di segretario generale della più grande chiesa protestante in Olanda, la Chiesa
riformata neerlandese.
Se i predicatori e i pastori
sanno esattamente ciò che significano termini come «Salvatore», «Pentecoste» e «Grazia», la maggior parte dei giovani non ha alcuna idea del
loro significato. «Le tecniche
moderne dei media, che pongono l’accento sul visuale e
sul virtuale, sono una minaccia per la cultura dello scritto
e della carta stampata che sono così caratteristici delle
chiese». I responsabili di
chiesa non conoscono quasi
nulla di quello che succede
nel campo della comunicazione. «Perciò non possono
aiutare i membri di chiesa a
capire le forme moderne della comunicazione».
Van den HeuveI critica in
particolare il modo in cui è
stata comunicata la teologia
nel secolo scorso; «Ciò che è
tragico non è il fatto che la
teologia non abbia portato
frutti, ma che questi frutti
succosi non abbiano raggiunto le chiese locali. La teologia
è stata per lo più considerata
come troppo difficile o troppo
sconcertante per inspirare i
membri di chiesa. Di conseguenza, i predicatori non osa
no dire tutto quello che sanno». A suo parere, il rapporto
tra le chiese e i media è «lungi
dall’essere ideale»: «Le chiese
vorrebbero che i media trasmettessero soltanto le loro
vedute. È sciocco perché ai
giorni nostri i media hanno
più influenza delle chiese.
Dovremmo servire i media e
non aspettare che ci servano».
Van den HeuveI vede un ruolo
importante per i media cristiani che «possono riprendere i temi poco trattati dai media secolari». (eni)
X. J Proseguono le indagini in Guatemala
Sparite le informazioni
sull'assassinio del vescovo
Le informazioni raccolte
dal Segretariato di analisi
strategiche (Sae) del governo
guatemalteco riguardanti
l’assassinio del vescovo cattolico romano luan Gerardi
sono sparite. È quanto ha dichiarato il nuovo direttore
del Sae, Edgar Gutierrez. Gutierrez, nominato di recente
consigliere del nuovo presidente del Guatemala. Alfonso
Portillo, ha detto di essersi
accorto della sparizione
quando il presidente gli ha
chiesto le informazioni raccolte dal Sae.
Il vescovo Gerardi è stato
assassinato il 26 aprile 1998,
due giorni dopo la pubblicazione di un rapporto che ac
cusava i militari di essere responsabili della maggior parte delle violenze commesse
durante la guerra civile. Gutierrez era direttore del progetto «Memoria storica» della
Chiesa cattolica, che aveva
raccolto le testimonianze di
migliaia di vittime di guerra.
Edgar Gutierrez ha chiesto
alle autorità di indagare sulla
sparizione di quei documenti. Vuole anche che si verifichi se alcuni membri del governo dell’ex presidente Alvaro Arzu non abbiano qualche responsabilità in questa
sparizione. Già girano voci
nei confronti di un ex impiegato che non è più al servizio
del nuovo governo. (eni)
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