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spedizione in abb. postale/50
Torino
ln caso
di mancato recapito
restituire al mittente presso
lUfflcio PT Torino CMP Nord.
[.'Editore si impegna a
^spendere il diritto di resa.
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Lt^RDI 2 DICEMBRE 1994
I IL LEZIONARIO «UN GIORNQ UNA PAROLA);
ISTRUZIONI
PER L'USO
PAOLO RICCA
Leggere ogni giorno la
Bibbia sarà il nostro modo, comunque quello determiÍ nante, di prepararci non solo
al 3° millennio (e se il Signore
tornasse prima?!) ma anche a
L ogni giorno che Dio ci dona.
Dio infatti ci dà entrambi: il
giorno che passa e la Parola
'che non passa. Lo scopo del
lezionario è di collegare il
L«giomo» con la «Parola», aftfinché il primo possa essere
i vissuto alla luce, nella forza e
con la guida della seconda.
L’idea che sta alla base di
questa iniziativa è, lo sappia' mo, condivisa da ogni credente evangelico: solo nutrendosi
L Ogni giorno con la parola di
;,,Dio una chiesa alimenta la
sua fede, il suo amore, la sua
speranza e così resta viva ed è
L in grado di testimoniare e
adempiere alla sua missione.
Temiamo che nel nostro
tempo e nelle nostrje file (di
S noi chiese protestanti dette
«storiche») la lettura regolare
e quotidiana della Bibbia si
sia rarefatta fino a diventare
l’eccezione più che la regola.
I Se così è la cosa è molto grave: è una forma di lento suici; dio spirituale: ma proprio
perché sappiamo bene che
non è facile cambiare abitudi; ni e fare quello che forse
molti di noi non hanno mai
f, fatto, cioè inserire la Bibbia
•; nella programmazione della
I nostra giornata (già così pieI na! già troppo piena!), trovando ogni giorno un tempo
adeguato per leggerla davvero, cioè riceverla dentro di
noi, e rispondervi come mejfglip possiamo, con la preghiera e l’azione. Proprio per
•questo è stato pubblicato Un
pomo, una parola (ed. Claudiana, 1994). È un aiuto che
f ;SÌ rivelerà prezioso, persino
(.provvidenziale, per tutti coloro che hanno seriamente l’in^tenzione di fare posto rego"Tarmente e quotidianamente
;àlla parola di Dio, perché
fi.sanno che «l’uomo vivrà di
Ogni parola che procede dalla
j bocca di Dio» (Matteo 4, 4).
Si Ma come adoperare il lezionano? Ecco qui di seguito al■Cuni suggerimenti.
.1) Il lezionario è un oggetto
personale, come la Bibbia.
■ Ciascuno abbia il suo: naturalmente, là dove la lettura biblica quotidiana può avvenire
regolarmente insieme a un’altra persona, basterà un solo
lezionario. È il caso, ad esempio, di una giovane coppia di
sposi che iniziano la loro vita
insieme e che forse possono
più facilmente organizzare la
loro giornata in modo da fare
spazio all’ascolto comune e
Siornaliero della parola di
^io. Nelle famiglie sarebbe
bellissimo poter vivere questo
tnomento ma accade di rado,
per la diversità degli orari
di lavoro e di scuola sia per
^Itri motivi. In questo caso, la
lettura biblica giornaliera sarà
individuale. La lettura individuale non è mai solitaria sia
perché è incontro e dialogo
con Dio sia perché avviene in
collegamento con una vastissima comunità intemazionale
che, in quel giorno, in tutto il
mondo, fa le stesse letture bibliche.
2) Per ogni giorno sono indicate quattro testi biblici: due
versetti (uno dell’Antico, l’altro del Nuovo Testamento)
che si richiamano e completano a vicenda, annunciando lo
stesso messaggio, e due altri
testi, uno collegato all’anno
liturgico nelle sue varie fasi
(da un Avvento all’altro), uno
collegato alla lettura continuata di un libro biblico. I due
versetti sono riprodotti nel lezionario, i due altri testi sono
solo citati. È essenziale, per
un buon uso del lezionario,
leggere ogni giorno non solo i
due versetti stampati ma anche i due testi citati. Occorre
cioè, aprire la Bibbia e non solo il lezionario! L’obbiettivo,
lo ripetiamo ancora una volta,
non è di leggere il lezionario
ma la Bibbia!
3) Leggere i quattro testi
uno dopo l’altro? Dipende.
L’ideale sarebbe di avere due
momenti distinti della giornata e leggere nel primo i due
versetti e nel secondo i due
SEGUE A PAGINA 3
Seconda donnenica di avvento: la natività secondo Marco
Cristo Gesù, figlio di Dio, ubbidiente
____________ GINO CONTE________________
«Inizio dell’evangelo di Gesù Cristo,
figlio di Dio»
«Tu sei il mio figlio diletto...»
(Marco!, 1, 11)
Della natività di Gesù non dice una
parola, l’Evangelo di Marco. Come
per Paolo, anche per lui va da sé che Gesù è nato come nascono gli esseri umani;
ma quello che interessa è il Gesù adulto,
alla sua uscita pubblica. Rallegriamoci di
non avere un solo Evangelo ma resta il
fatto: quando Marco redige il suo (il più
antico), tutto ciò che è per noi il mondo
del Natale semplicemente non esiste, per
lui e per la chiesa per la quale scrive. Inizio della buona notizia di Gesù Cristo: la
predicazione del Battista che per Gesù di
Nazaret, all’incirca trentenne e comunque uomo maturo, è il segnale.
Questo silenzio, questa indifferenza
colpisce tanto più perché Marco è senza
dubbio l’evangelista che, con Giovanni,
sottolinea con più forza che Gesù è il figlio di Dio. Apre appunto con l’affermazione citata, e la vita terrena di Gesù si
conclude con l’esclamazione dell’ufficiale romano che comandava l’esecuzione: «Davvero costui era figlio di Dio!»
(15, 39). Tale proclamazione scandisce i
momenti alti della sua vita pubblica, tan
to più autorevole perché viene da Dio
stesso, al battesimo: «Tu sei il mio figlio
diletto». (1, 11), ribadita alla trasfigurazione: «Questo è il mio figlio diletto:
ascoltatelo!». (9, 7). Proclamazione che
ha il duro contrappunto nella tentazione,
esplicita nel racconto di Matteo ((4, 3, 6)
e Luca (4, 3, 9): «Se tu sei figlio di
Dio...», poi compagna costante della sua
vita fino all’ora estrema appeso alla croce: «Se tu sei figlio di Dio, scendi...».
Dunque, «proprio nei momenti della
sua vita in cui, per Gesù, i confini fra il
cielo e la terra svaniscono per un istante,
egli si sente proclamare/ig/io di Dio» (O.
Cùllmann); e nei momenti cruciali avverte insinuante il dubbio o bruciante la contestazione: «Se tu sei figlio di Dio...». La
filialità divina di Gesù è dunque in stretto
rapporto con il modo in cui vive il suo
compito. È difficile eludere la convinzione che, secondo Marco, è al battesimo
che Gesù riceve la rivelazione di essere il
figlio di Dio e del compito che questo
comporta. Tutto ciò che è maturato in
quelli che R. Aron ha chiamato «gli anni
oscuri di Gesù», si illumina di una certezza: il Padre ha istituito con lui un rapporto assolutamente unico di comunione
e lo impegna a viverla coinvolto senza riserve nell’opera di salvezza che gli affida. Ed è subito chiaro che non sarà un
cammino di gloria, ma di lotta e sofferen
ANNO 2 - NUMERO 46
za, un cammino tentato, frainteso, contestato e deriso. Secondo Marco, insomma,
la filialità divina di Gesù, non è tanto di
natura, di nascita, ma di vocazione', non
nasce dalla carne e dal sangue (neanche
di Maria) ma dalla parola di Dio, ascoltata e maturata per anni a Nazaret, che
ora risuona sovrana in lui (la «voce» nel
racconto di Marco è intima). Con ragione
la chiesa primitiva rileggeva in questo
senso l’antico salmo regio (2, 7):
«L’Eterno mi ha detto: Tu sei mio figlio,
oggi ti ho generato».
Sempre secondo Marco, la filialità divina di Gesù non lo circonfonde di gloria
(l’evangelista insiste sul «segreto messianico»), ma è vissuta nel rigore
dell’ubbidienza. La comunione profonda, intima, sempre ritemprata dalla preghiera, «in disparte», questa comunione
unica, incomparabile, non è goduta in un
a tu-per-tu beato, bensì sofferta dal principio alla fine nello scontro, mortale, fra
la vocazione radicale, immedesimato nel
volere del Padre, e le aspettative degli
amici e le ostilità dei nemici; sofferta fino alla fine nel piegare la «carne» - pari
alla nostra - al disegno di Dio. Si profila
la «croce», nella natività secondo Marco;
ma risuona anche il «Tu sei il mio figlio
diletto: in te mi sono compiaciuto». Non
c’è una segreta consonanza fra la natività
secondo Marco e quella secondo Paolo?
Sud Africa
Chiese e
riconciliazione
Sotto la presidenza congiunta dell’arcivescovo an^
glicano Desmond Tutu, del
vescovo metodista Stanley
Mogoba e dell’arcivescovo
cattolico Wilfrid Napiér, si è
svolto il 15 e il 16 novembre
a Johannesburg, presso il
Centro per ritiri spirituali del
Consiglio sudafricano delle
chiese (Sac), un forum di 42
leader ecclesiastici appartenenti a 22 diverse confessioni
e famiglie denominazionali.
Al termine dell’incontro i
partecipanti hanno sottoscritto una dichiarazione, in cui
pongono al centro il «rispetto
per la vita» e il bisogno di
«purificazione» del nuovo
Sud Africa.
«Siamo preoccupati - scrivono i leader delle chiese per la nazione in questo momento delicato della sua storia, in cui si sta uscendo dall’orrore degli anni dell’apartheid e si apre alle sfide e alle possibilità di una società
autenticamente democratica.
Di fronte alla distruzione,
all’egoiàmo, alla ricerca di
potere e alla violenza che rovinano la nostra società noi
vogliamo proclamare il rispetto per la vita. Alle radici
dei problemi della società vi
è proprio la mancanza di rispetto per il nostro prossimo
e per l’ambiente. C’è bisogno di purificazione nel paese perché i peccati e le divisioni del passato ci sovrastano ancora». C’è dunque il bisogno di affermare pubblicamente «confessione, perdono, riconciliazione e purificazione»: le chiese lo faranno
con una serie di culti e manifestazioni pubbliche a partire
dal periodo dell’Avvento. Il
documento prosegue con
l’affermazione dell’impegno
delle chiese per risolvere la
crisi del sistema scolastico e
con una dura condanna del
traffico d’armi. L’assassinio
di Johan Heyns «non ci spaventerà né rallenterà il passo
del cambiamento».
All^Ascolto
Sono venuto ad
accendere un fuoco
pagina 6
Medioevo cristiano
e penitenza valdese
pagina 9
Villaggio
Globale
Il nuovo Sud Africa
pagina 12
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 2 DICEMBRP
........ ^ „.....*...
Il più grande stato dell'Africa nera è governato da un anno dal generale Sani Abacha
Le chiese della Nigeria prendono posizione
contro la politica del governo militare
L’«Associazione cristiana
della Nigeria» (Can), che
rappresenta le chiese anglicana, cattolica romana e protestanti, ha preso posizione
contro la politica del governo
militare del paese e denunciato «la sottrazione di fondi
su larga scala nonché la cattiva gestione dei fondi pubblici
al più alto livello». In una dichiarazione intitolata «La disastrosa situazione del paese»
e firmata da due eminenti responsabili di chiesa, tra cui
l’arcivescovo cattolico romano di Lagos, Anthony Okogie, il Can lamenta che la Nigeria, «dove scorrono il latte
e il miele, dove abbondano le
risorse naturali e umane, abbia potuto incappare in una
situazione finanziaria catastrofica e deprimente».
L’associazione chiede l’istituzione di una nuova commissione ufficiale incaricata
di verificare le allegazioni secondo cui sarebbero scomparsi «miliardi di dollari Usa»
provenienti dalle vendite di
petrolio durante la guerra del
Golfo; inoltre chiede che i risultati delle indagini vengano
resi pubblici. Il mese scorso,
l’esperto che presiedeva il
gruppo incaricato di indagare
sulla scomparsa dei redditi
del petrolio, aveva redatto un
rapporto di dura critica al governo, prima di lasciare la Nigeria per Londra.
Il Can chiede inoltre che la
libertà di culto, garantita dalla Costituzione, venga rispettata, e critica gli attacchi
commessi da «fanatici» contro chiese e contro il clero.
Oltre la metà dei 100 milioni
di nigeriani è musulmana; il
paese conta circa il 40% di
cristiani, principalmente cattolici romani, anglicani, batti
Lagos (Nigeria). Musulmani in preghiera
sti e metodisti. La dichiarazione, lunga otto cartelle, critica severamente la politica
del governo nel campo dell’
educazione, della salute, dell’
energia e dell’economia, e
chiede la stabilità politica e la
tolleranza religiosa.
La Nigeria è governata da
un Consiglio provvisorio da
quando il generale Sani Abacha si è impossessato del potere, un anno fa. Il governo
militare del generale Ibrahim
Babangida, che prima dirigeva il paese, aveva annullato le
elezioni presidenziali, benché
queste fossero state dichiarate
libere e giuste dagli osservatori internazionali. Recentemente la Corte suprema della
Nigeria ha respinto la richiesta dello scrittore Wole
Soyinka, Premio Nobel di letteratura nel 1986, che chiede
va che il governo del generale
Abacha venisse dichiarato illegale. Secondo le ultime notizie, mentre Wole Soyinka si
trovava all’aeroporto di Lagos, agenti della sicurezza
hanno sequestrato il suo passaporto dell’Gnu e gli hanno
impedito di lasciare il paese.
«La Nigeria appartiene a
tutti i nigeriani e non ad un
gruppo particolare di cittadini, con una religione o una
ideologia politica particolari,
che si credono predestinati ad
occupare il potere in eterno,
mentre la povertà riduce gli
altri cittadini allo stato di servi miserevoli», dichiara il
Can. Per i responsabili di
chiesa, è «impossibile tacere
mentre il nostro paese continua a scivolare verso il precipizio... Sul volto della maggior parte dei nigeriani si
possono leggere la tristezza,
io scoraggiamento, l’angoscia, la frustrazione, la disperazione e l’impotenza». Il
paese «è stato precipitato in
un caos finanziario inimmaginabile, provocato dagli
enormi debiti che sono stati
contratti a sua insaputa». .
Il Can chiede al governo di
agire senza remora per fare
abbassare il prezzo della benzina, dopo l’aumento «astronomico» effettuato. Chiede
inoltre al governo di intervenire per porre fine al traffico
illegale di valute estere e per
punire i responsabili che hanno l’appoggio delle autorità.
Inoltre, il Can ricorda che la
Nigeria ha smesso di avere
un «sistema coerente in materia di educazione» e critica
1’«ingerenza detestabile del
governo» sulle scuole gestite
dalle chiese.
L’inquinamento e «l’ammucchiarsi di immondizie
maleodoranti» non fanno che
aggravare i problemi causati
dalla mancanza di risorse mediche e provocano morti «che
potrebbero essere evitate, se
il governo avesse dato l’attenzione necessaria ai problemi sanitari del nostro paese».
Parlando degli incidenti
durante i quali «fanatici»
hanno incendiato nove chiese
a Potiskum, nello stato di
Yobe, e ucciso tre pastori, il
Can chiede al governo nigeriano di fare rispettare «efficacemente» la Costituzione
nazionale, che garantisce la
libertà di culto. «I, fanatici
credono sinceramente che la
Nigeria sia la nazione di coloro che praticano l’islamismo e che non ci sia posto
per nessun’aura religione»
spiegano i responsabili di
chiesa. (Eni)
Conclusa la prima «settimana ecumenica»
Brasile: la grande
sfida dei pentecostali
Per fare il punto sulla situazione dell’ecumenismo in
Brasile, oltre 400 persone
giunte da tutte le regioni del
paese hanno partecipato alla
prima «settimana ecumenica» che si è conclusa 1’ 11 ottobre scorso a Mendes, una
città dello stato di Rio de Janeiro. Konrad Raiser, segretario generale del Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec),
che si trovava per la prima
volta nell’America Latina, ha
partecipato all’intero incontro. Il movimento ecumenico
non può ignorare la forte
espansione di forme religiose
popolari di tipo pentecostale
e la grande affermazione delle religioni africane in Brasile. D’altra parte deve anche
tener conto della lotta per il
rispetto dei valori culturali e
religiosi degli indiani e dello
sviluppo del confessionalismo nelle grandi chiese cristiane, che rappresenta un fenomeno preoccupante. Anche
se non è mai stato molto forte
neH’America Latina, il movimento ecumenico si è sempre
preoccupato dei principali
avvenimenti vissuti dai popoli del continente, speciaìmente da quando i cristiani si sono messi a lottare con altri
per la giustizia, la pace e la
salvaguardia del creato.
I tre temi principali della
«settimana ecumenica» («Unità cristiana», «Chiesa e società», «Dialogo multiculturale») hanno affrontato l’impegno sociale e politico dei
cristiani e hanno cercato di
dare primi elementi di risposta alle nuove sfide religiose
o culturali.
Per il pastore Claudio Oliver dos Santos, segretario
esecutivo del Consiglio latinoamericano delle chiese
(Clai), «il soffio dello Spirito
si è manifestato sul movimento ecumenico in Brasile». Se vuole progredire, 1’
ecumenismo deve essere al
servizio della vita e potenziare l’esercizio dei diritti dei
cittadini. Secondo Santos
quest’ultimo aspetto fa parte
integrante dell’«Evangelo liberatore di Gesù».
La «settimana ecumenica»
è stata organizzata dal Centro
ecumenico di documentazione e d’informazione (Cedi) in
collaborazione col Cec, dal
Consiglio latinoamericano
delle chiese, dal Coordinamento ecumenico dei servizi
(Cese) e dal Consiglio nazionale delle chiese cristiane
(Conic). La Chiesa cattolica
fa parte di questi ultimi due
organismi.
(Bss)
La Fiacat landa un grido d'allarme
Congo: si rischia
un nuovo Ruanda
«L’intera umanità è traumatizzata dal dramma del
Ruanda. Il numero incredibile
di morti, la programmazione
di un autentico genocidio, come dimostrano le conclusioni
dei rapporti dell’Onu, l’incapacità della comunità intemazionale di prevenire, quindi di
fermare il massacro, ci incitano a lottare contro la passività
e a prendere iniziative.
La Fiacat (Federazione internazionale dell’Azione dei
cristiani per l’abolizione della
tortura, ndr) è in possesso di
informazioni allarmanti in
provenienza dal Congo. Essa
tiene ad allertare tutti coloro
che possono intervenire per
prevenire un dramma: i responsabili politici congolesi,
sia governativi sia dell’opposizione, i governi africani, gli
altri paesi e in modo particolare le autorità francesi la cui
influenza è forte in Congo, le
istituzioni internazionali, le
Ong, i media... 11 nostro
obiettivo non è di designare
colpevoli né di stabilire responsabilità, ma di allertare
su dei fatti. Siamo in presenza di tutti i meccanismi che
potrebbero portare allo scoppio di un incendio. Forse è
ancora tempo per reagire».
(Bip)
Brazzaville (Congo). Il presidente Pascal Lissouba durante la campagna elettorale dell’ottobre 1993
nterv
Negato il visto d'ingresso
in Italia al metropolita russo
S(
mesi
SMOLENSK — Il metropolita Cirillo di Smolensk, resi
sabile delle relazioni estere della Chiesa ortodossa’
«persona non grata» in Italia. Il prelato non ha potuto part.
pare, come previsto, alla 6“ Conferenza mondiale delle religi
per la pace (Wcrp) che si è svolta a Riva del Garda il m
scorso; il governo italiano infatti gli ha negato il visto di
grosso in Italia. Invitato dalla Wcrp, il metropolita Cirillo sì
rivolto all’ambasciata d’Italia a Mosca la quale ha trasmesso
richiesta di visto a Roma ma le autorità italiane gli hanno rifìi
tato il diritto di ingresso, dicendo che occorreva chiederlo
so il Vaticano. La Wcrp si è rivolta una seconda volta alleau
rità italiane che hanno ribadito il loro rifiuto senza dare spi&
zioni. Tale atteggiamento non ha mancato di provocare l’ird'
patriarca ortodosso di Mosca, Alessio II, il quale non
so di dare un seguito diplomatico a questa vicenda.
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ria: campagna ortodossa
contro gli evangelici
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SOFIA — Per la seconda volta in questi ultimi anni, nel.,
tembre scorso, la Conferenza annuale della Chiesa evangeli
metodista (episcopale) europea si è tenuta a Sofia, in Bulgari
sotto la presidenza del vescovo Heinrich Bulleter. L’incontro
è svolto presso il Centro comunitario della Chiesa metodisL
restituito recentemente alla chiesa dal governo bulgaro. All’o(
dine del giorno il problema della campagna contro gli evangel
ci orchestrata dalla Chiesa ortodossa bulgara che diffama regni
larmente attraverso i media le chiese evangeliche all’opera i
decenni nel paese, presentandole come sette: si riaffacciano il
mori di persecuzioni come nel periodo più nero del regime »
monista. La Conferenza ha anche discusso i modi migliori ¡»
af
tonno
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tegli St
coordinare gli aiuti che affluiscono dall’estero alla chiesameto- freparc
dista bulgara che vive in ristrettezze, in un paese che,
di vista economico, non ha tratto alcun vantaggio dalla caduti
del comunismo. Nella città di Schumen (100.000 abitanti) sojo
in funzione otto negozi che vendono a prezzi accessibili quan#
viene inviato in dono dall’estero. Con il ricavato è stato acquistato un edificio che funziona da ambulatorio aperto a tuli;
prossimamente verrà anche istituito un Centro sociale che fotnirà accoglienza e pasti caldi agli indigenti della città.
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Metodisti in Russia
predicazione nelle carceri
JEKATERINENBURG — Due donne metodiste hanno intrapreso a Jekaterinenburg, in Russia, la prima opera di assi-l
stenza spirituale ai carcerati. Da oltre tre anni Yelena Y. Tischenko e la pastora Elena Stepanova tengono brevi culti
studi biblici negli istituti carcerari del loro paese. Da quanc
hanno iniziato questa loro testimonianza oltre 350 detenuti ri
sono fatti battezzare.
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Romania: il patriarca Teoctist
incontra Boutros Ghali
BUCAREST — Il patriarca della Chiesa ortodossa di Romania, Teoctist, ha incontrato il 28 ottobre scorso a Bucarest,,
nella sede del patriarcato, il segretario generale dell’Onu, Bon-i
tros Ghali. Il segretario dell’Onu ha sottolineato l’importanza:
del ruolo delle comunità religiose per stabilire la pace, la comprensione e la coabitazione tra i popoli in un mondo in prr^“
alla guerra, all’incomprensione e all’odio. Teoctist da p£sua ha presentato la Chiesa ortodossa romena come una chiesj
aperta al dialogo con altre denominazioni cristiane, una chiesi
viva e molto attiva nella vita della società romena e ha insisri,
to, tra l’altro, sull’ingiustizia fatta alla sede metropolitana dellij
Bessarabia che non ha ancora ricevuto dalle autorità della Re*'
pubblica di Moldavia uno statuto legale. Teoctist ha offertoli
Boutros Ghali un’icona del martire Dimitri: da parte sua. Boatros Ghali ha regalato al patriarca la medaglia del «nuovo ordì'
ne economico mondiale dell’Gnu».
Germania: gli zingari lasciano
la Chiesa cattolica
— La Chiesa cattolica perde terreno anno dopo ano®
fra i Sinti e i Rom che vivono in Germania. Josef Klein, f
sponsabile nazionale per la pastorale fra i nomadi, ha dichm*
rato recentemente all’agenzia Katholische Nachrichten (NoOj
zie cattoliche) che fino a pochi anni fa il 90% degli zing^
presenti in Germania erano cattolici, mentre ora sono med|i
del 50%: molti di loro sono passati al pentecostalismo, arim
tre comunità evangelicali o ai Testimoni di Geova.
scelte sono state in genere motivate dal fatto che nelle cota^
nità cattoliche gli zingari trovavano in genere scarsa acco"
ghenza, mentre gli evangelicali e i Testimoni di Geova si
tessano attivamente delle famiglie nomadi.
50.000 innari per la Chiesa
metodista dell'Angela
T fìA VT¥\ k ^ ^
LUANDA — Con Taiuto del Comitato per il servizio
male e la Casa editrice metodista di Nashville (Usa), la Cai'
«-aie C la uasa eaitnce metodista di Nashville (Usa), la
metodista dell’Angola riceverà 50.(XX) innari. La nuova e<
zione di «Rovo Cantai» è stata resa necessaria dalla \
iiuiic ui «rovo cantai» è stata resa necessaria dalla pv*
degli mn^i precedenti, dovuta alla guerra civile. La racc^
contiene, in 590 pagine, canti in portoghese e in tre ling^®
cah (umbundu, kimbunu, kikong).
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PAG. 3 RIFORMA
( Jptervista al pastore Domenico Tomasetto, neopresidente della Fcei
servìzi alle chiese vanno incrementati
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OlORGIO GARPIOL_______
omenico Tomasetto, 53
anni, pastore battista,
gato, con un figlio, è stato
ietto presidente della Fedejone delle chiese evangeli5 (Fcei) in Italia nella X
jemblea di Santa Severa
j 28 ottobre-1 “ novembre
irsi. Un’Assemblea caratte^ata dalla «riscoperta della
¡ritualità», dall’apertura al
londo delle chiese pentecoJi, dalla presa di posizione
(litica per la promozione dei
itti di libertà, uguaglianza,
stizia sociale e di demoia pluralista.
Ifomasetto nasce in una faiglia protestante in quanto il
lonno materno, emigrato,
iveva conosciuto l’Evangelo
jegli Stati Uniti e, tornato in
Italia, aveva frequentato la
iesa battista di Isola del LiMamma evangelica, ma
;pà cattolico «morto per
‘me di guerra nel ’44, io e i
due fratelli siamo entrati
'pll’orfanotrofio battista di
•ntocelle a Roma. Terminai studi e cominciato a larare, ho sentito la vocazione e sono andato a Rivoli per
trepararmi agli studi teologi'id epoi sono andato al semi'%ario battista di Rushlikon
(Turìgo) e dal ’69 sono entrato nel ministero pastorale.
Sono stato assegnato prima
alla Chiesa di Milano e poi a
Ferrara, dove sono rimasto
ben 18 anni.
, Nel frattempo avevo iniziala collaborazione con il
il servizio istruzione ed
'ucazione della Federazio', dove mi sono occupato
i coordinamento del lavoro
ologico (note bibliche, mamli, catechismi) e poi nel
PALLA PRIMA PAGINA
l’ambito dell’Unione battista
sono stato nel Dipartimento
di teologia (segretario per
due volte) e infine nominato
pastore della chiesa di Torino Lucento. Due anni fa sono
stato nominato membro del
Comitato esecutivo dell’
Unione, dal maggio di quest’anno sono stato eletto vicepresidente».
Tomasetto è una persona
che conosce profondamente
le chiese che hanno costruito
la Fcei e anche le nuove chiese che sono entrate a farne
parte con l’Assemblea (le
chiese evangeliche di Garbagnate e Cinisello, la Missione
cristiana, l’associazione Fiumi di potenza). «È un fatto
molto positivo perché ci arricchisce come chiese. Non
abbiamo la stessa impostazione teologica, un modo un
po’ diverso di leggere la Bibbia e quindi dovremo ricalibrare un po’ il nostro modo
di funzionare per rendere effettiva la loro partecipazione
a tutte le attività».
La Federazione è anche i
«servizi» che svolge per
chiese: tra questi quello che
Tomasetto conosce megli per
esserne stato segretario per
alcuni anni, è quello «istruzione e educazione» che questa Assemblea ha chiesto di
potenziare. «Appena sono
stato eletto i responsabili del
servizio mi hanno detto: “Finalmente è stato eletto uno di
noi!”. Nel senso che sono
una persona che ha collaborato per vent’anni con il Sie;
questo non vuol dire però
che guarderò con più attenzione questo servizio rispetto
agli altri!
L’Assemblea ci chiede di
potenziare, ed è giusto, ma le
ISTRUZIONI PER L'USO
testi. Se non si trovano due
momenti ma uno solo, non si
può fare altro che leggere in
duello i quattro testi. Quello
(«he comunque è indispensable è trovare un momento,
un tempo, da consacrare
esclusivamente alla parola di
*^10. E inoltre raccomandabiche questo momento o
(topo si collochi ogni giorno
ÿlo stesso punto nell’arco
'"•Ila giornata: diventerà un
•puntamento quotidiano, un
¿punto luminoso, un’oasi di riPpso e di ristoro, un momento
b grazia. Così la Sacra Scritfbra entrerà a far parte non
solo della nostra vita ma di
toi giorno della nostra vita.
mfl la lettura
Il Iv biblica individuale e, dov’è
possibile, familiare, il lezioDario è utile e utilizzabile in
; tolte altre occasioni. I pasto; Dd esempio, trovano il teto biblico per la predicaziole relative letture per
• uri I* ' domenica dell’anno, secalendario liturgico
in molte chiese evani toche d’Europa e del mon• E un’indicazione, si capi
(0 aniiS'
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due grossi vantaggi: libera
LjlJr^^idatore da un certo ar(dhe qualche volta di, affannò) nella scelta del
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jll^ .Dtoso annuncio biblico,
lett serve poi, con le
propone ogni gioru,,’p^ni.presiede la seduta di
Cf,_.°”Diglio di chiesa, di un
®inil^^°’ Unione femUna giovanile, oppure
'Unione quartierale, un
culto infrasettimanale in
ospedale o altrove, una visita
pastorale; tutte le volte, insomma, che ci si incontra non
nel nome nostro ma nel nome
di Dio e quindi ci si dispone
all’ascolto della sua Parola e
alla preghiera. Proprio perché
è un compagno quotidiano, il
lezionario si rivelerà utile in
molti momenti della vita personale e comunitaria.
5) Il lezionario è ora affidato alle chiese. Ai singoli credenti, anzitutto, che sono le
pietre viventi dell’edificio
spirituale che è la chiesa, le
membra del suo corpo, le pecore di Cristo il buon Pastore,
che le chiama per nome, per
cui ne ascoltano volentieri la
voce: sono loro che costituiscono la chiesa, la cui salute
spirituale è direttamente proporzionale alla loro. Ai pastori è affidato il lezionario: essi
possono fare molto non solo
per la sua diffusione ma,
quello che veramente conta,
per la sua effettiva utilizzazione. 11 lezionario è adatto
anche ai catecumeni e in genere ai giovani, affinché si
avveri la bella realtà descritta
da Giovanni che dice, a proposito di giovani, che «la parola di Dio dimora in voi» (I
Giovanni 2, 14). Infine può
essere una guida preziosa per
chiunque, e specialmente per
chi sta appena cominciando il
suo cammino con la Bibbia,
per chi vuole conoscere la rivelazione di Dio, per chi bussa alla porta della Verità, per
chi cerca la perla di gran
prezzo, per chi desidera incontrare il Tu della sua e nostra vita, l’Altro che ci cerca
e ci chiama. .
Il pastore Domenico Tomasetto,
nuovo presidente della Fcei
persone non si possono creare dal nulla né distogliere da
altri incarichi. Vedremo con
le chiese cosa si può fare. Le
chiese locali dovrebbero però
utilizzare di più il materiale
prodotto già da ora».
L’attenzione delle chiese in
questi ultimi anni si è diretta
al Servizio rifugiati e migranti, al progetto essere chiesa
insieme. All’Assemblea erano presenti esponenti delle
chiese di immigrati in Italia,
la chiesa cinese, la chiesa
ispano-americana, la chiesa
filippina, la chiesa riformata
di lingua francese, la chiesa
anglicana, la chiesa scozzese
e altre ancora. Tutte interessate alla testimonianza evangelica in Italia. «Il servizio è
importantissimo. Le chiese
per suo tramite sono una sentinella su quanto sta avvenendo in Italia e in Europa. Le
legislazioni stanno cambian
do e noi stiamo attenti alla
loro evoluzione per dire una
parola di accoglienza e di solidarietà al momento giusto».
Tra le trasmissioni religiose
della Rai, il «Culto radio» è
quella che ha più ascoltatori.
«Il fatto che un milione e
mezzo di persone ogni domenica venga in contatto con la
nostra predicazione dell’Evangelo aumenta le nostre responsabilità: l’Assemblea ci
ha chiesto di omogeneizzare
le diversità della predicazione evangelica. E una contraddizione: la diversità è
stata sinora una ricchezza.
Bisogna si “professionalizzare” i predicatori, ma questo
non dovrà significare preparare delle gabbie troppo rigide per la predicazione».
Oltre il «Culto radio», gli
evangelici richiedono sempre
più che la televisione trasmetta i nostri culti. In futuro ci
saranno più culti in Tv? «So
che la Rai aveva previsto la
trasmissione di quattro culti
l’anno: il prossimo sarà quello di Natale, che verrà trasmesso proprio da Torino.
Sono trasmissioni che tirano
l’audience; io sono favorevole al culto'in Tv perché l’esperienza ci dice che non è
uno “spettacolo”, è un arricchimento spirituale. Penso
che infuturo dovremo aiutare
di più le chiese a rendere testimonianza in Tv. Come comunicare l’Evangelo in Tv?
Ecco un tema sul quale dovremo riflettere tutti».
Per tre anni Domenico Tomasetto porterà la responsabilità di fare queste cose insieme al Consiglio. Un aiuto dalle chiese? «Sì, la preghiera».
(2 - Fine. L’artìcolo precedente è stato pubblicato nel n. 44)
Il vescovo Coretti sul l'Assemblea-Fcei
Occorre osare e
dialogare dì più
Ai lavori della X Assemblea
della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia ha partecipato mons. Sergio Garetti, vescovo di Assisi e presidente del
Segretariato Gei per ¡’ecumenismo e il dialogo, che ha rilasciato all ’agenzia Sir la seguente dichiarazione:
«Ho partecipato parzialmente alla X Assemblea della
Federazione delle chiese evangeliche in Italia che si è
tenuta a Santa Severa nei
giorni scorsi. Vi sono andato
con l’animo di chi va ad incontrare fratelli che seguono
lo stesso Cristo.
Ho trovato un’assemblea
eterogenea che, all’infuori
della parola protestantesimo,
solo formalmente unificante,
nella realtà nascondeva un’
impressionante varietà di posizioni e non solo su aspetti
minori della fede, ma sulla sostanza. Ho avuto la dolorosa
conferma di quanto sia arduo,
difficile e lungo il cammino
ecumenico. Eppure all’unità i
discepoli di Cristo non possono sottrarsi, a meno che non
intendano disobbedire al loro
Signore. Nel cammino ecumenico occorre osare di più,
pregare di più, amarci di più,
fare di più.
È lodevole il tentativo della
Federazione di portare avanti
una base comune tra le varie
chiese protestanti sia di antica
che di nuova tradizione, ma
Tunità per la quale Cristo ha
pregato non può essere trovata in un minimo comune denominatore e neppure può essere ridotta a una certa riconciliazione tra le diversità che
Il vescovo Sergio Goretti
sono al più tappe intermedie,
utili e importanti, ma non possono essere la meta definitiva.
E allora cosa fare? Non potendo percorrere il cammino
complesso e impossibile del
dialogo con tante chiese pro-,
testanti, perché non arrivare a
costituire un Consiglio delle
chiese o almeno un rapporto
più stretto con questa Federazione che già raccoglie una
discreta parte del mondo protestante italiano? È una proposta, che dovrà essere definita e approvata dalle parti, che
ho lanciato conoscendo anche
il pensiero degli altri membri
del Segretariato della Cei per
l’ecumenismo e il dialogo,
per accelerare il cammino
ecumenico, per invitare i protestanti a riflettere seriamente
sulla loro situazione, per verificare chi di loro vuole effettivamente Tunità e per evitare,
con danno dell’evangelizzazione, che su problemi di
grande attualità e di notevole
importanza etico-religiosa si
continuino a dare risposte diametralmente opposte».
Intervista a padre Policarpo, vicario generale dell'arcivescovo greco-ortodosso in Italia
Gli ortodossi vogliono dialogare con la Fcei
EMMANUELE PASCHETTO
All’assemblea della Fcei
padre Policarpo Stavropoulos, parroco ortodosso a
Venezia e vicario generaledell’arcivescovo greco-ortodosso d’Italia mons. Spiridione, ha portato il saluto del suo,
arcivescovo e degli ortodossi
greci nel nostro paese, che dipendono dal patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I. Abbiamo intervistato
per Riforma padre Policarpo.
- Quanti sono i cristiani
ortodossi in Italia e come si
suddividono? Dove sono particolarmente presenti?
«Devo dire che statistiche
certe non ne esistono: molti
calcolano gli ortodossi in circa centomila unità, dopo
l’apertura dell’Europa orientale; in maggioranza sono di
provenienza greca. La presenza più grossa è a Roma, poi a
Milano, nel Tri veneto (Venezia, Padova, Trieste) e a Napoli; sono sparsi un po’ in
tutta l’Italia, ma in maggioranza da Roma verso nord.
I più rappresentativi sono
quelli che dipendono dal patriarcato ecumenico di Costantinopoli e quindi dall’arcivescovado di Venezia, che ha
più di 25 comunità organizzate e 15 sacerdoti. La comunità
di Venezia esiste ufficialmente da oltre 500 anni: altre comunità storiche sono Trieste,
Napoli, Livorno, Brindisi,
Messina. Adesso si è aggiunta
l’immigrazicuie, che però
spesso è solo di passaggio,
principalmente per gli Stati
Uniti o il Canada. Poi ci sono
gli ortodossi romeni e russi:
questi ultimi dipendono dall’
arcivescovo di Parigi, anch’
egli sotto il patriarcato di Costantinopoli. Altre minoranze
meno consistenti (serbi, bulgari ecc.) spesso vanno nelle
chiese già esistenti».
- Come sono organizzati
gli ortodossi che dipendono
dal patriarcato di Costantinopoli?
«Venezia è Tarcidiocèsi
metropolitana istituita nel
1991, da cui dipendono le diverse comunità in Italia, con
un vescovo ausiliario a Napoli. Dal 1573 al 1805 Venezia
era già stata sede di un metropolita che aveva sotto di sé le
comunità ortodosse delle coste adriatiche facenti parte
della Repubblica veneta».
- Che rapporti ci sono fra
gli ortodossi delle diverse
chiese presenti in Italia?
- I rapporti sono ottimi, ma
si hanno soprattutto a livello
locale e fra i fedeli; per i rapporti ufficiali siamo ancora in
fase organizzativa. Sul piano
della fede, sotto l’aspetto liturgico, disciplinare, di comunione, non ci sono differenze: le differenze fra le varie chiese sono solo di carattere etnico e linguistico».
- Non si potrebbe pensare
alla costituzione di una Chiesa autocefala italiana?
«Secondo l’ecclesiologia
della nostra chiesa per concedere l’autocefalia a una chiesa locale occorrono alcune
caratteristiche che qui mancano. L’esistenza di una Chiesa
autocefala italiana sarebbe
poi in contrasto con il princi
Policarpo Starvopulos
pio ecclesiologico ortodosso
della pentarchia dei patriarchi: non ci sono né in Italia
né in altri paesi europei occidentali le condizioni per
giungere alla costituzione di
chiese autocefale, e non dipende solo dal numero dei fedeli. Altre forme di collaborazione, per esempio una federazione come la vostra, non
esistono, per ora».
- Le relazioni fra ortodossi
e protestanti in Italia sono
piuttosto limitate. C’è da
parte ortodossa il desiderio
di approfondirle e intensificarle? Che cosa potrebbero
fare i protestanti per renderle più intense, che cosa gii
ortodossi?
«E vero che le relazioni fra
protestanti e ortodossi sono
limitate e superficiali: però da
parte ortodossa c’è il desiderio di uno sviluppo, per quanto lo permettono le possibilità
della Chiesa ortodossa in Italia: la nostra arcidiocesi ha
solo tre anni di vita e sta ancora mettendo in piedi la sua
organizzazione ecclesiastica.
Credo che i protestanti, con la
loro esperienza, potrebbero
aiutare i loro fratelli ortodossi
a organizzarsi meglio, cominciando dal livello locale dove
i contatti sono più facili. Penso che la buona volontà non
manchi e non manchino neppure i settori dove cominciare
questa collaborazione. Si può
partire dal piano culturale e
sociale per arrivare anche al
settore teologico. La presenza
di un delegato ortodosso a
questa assemblea è un segno.
Sul piano intemazionale la
collaborazione è avviata da
tempo: nella Conferenza delle
chiese europee (Kek) c’è
un’ottima intesa; ci sono rapporti ufficiali con metodisti,
luterani, riformati; con gli anglicani il dialogo è aperto da
tempo e non è stato inteiTotto
neppure dopo la loro decisione di ordinare le donne al sacerdozio. Non si deve poi dimenticare il lungo collegamento fra il patriarcato ecumenico e il mondo protestante subito dopo la Riforma per
avvicinare queste due componenti della cristianità.
In Italia questi rapporti devono ancora essere sviluppati
perché gli ortodossi non hanno ancora raggiunto il livello
organizzativo dei protestanti:
il nostro metropolita, l’arcivescovo Spiridione, fra l’altro
è copresidente della commissione internazionale mista per
il dialogo teologico fra la
Chiesa ortodossa e la Chiesa
luterana tedesca ed è quindi
persona fortemente interessata al dialogo ecumenico».
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RIFORMA
Vita
venerdì 2 DICEMBRF ■
Ricordato a Londra il centenario dell'Alleanza mondiale Ywca
Donne promotrici di pace e fede
MIRELLA ARGENTIERI BEIN
Il 20 ottobre si è tenuta a
Londra, nell’abbazia di
Westminster, la suggestiva
celebrazione del primo centenario dalla nascita dell’Alleanza mondiale delle Ywca
(coincidente con il centenario
di fondazione dell’YwcaUcdg in Italia). Si è trattato
di un solenne culto liturgico
ecumenico (con partecipazione del coro della cattedrale e
saluto del decano), inframmezzato da molti messaggi e
avente per centro l’allocuzione della presidente mondiale
Razia S. Ismail, indiana. Erano presenti circa 1.300 membri dell’associazione, provenienti da oltre 50 paesi (per
l’Italia la presidente nazionale Dina Broli, Eli.sa Fiorio e
chi scrive).
La celebrazione che ha voluto riaffermare la motivazione cristiana e la solidarietà
interna al movimento è stata
seguita da un ricevimento
nella vicina Methodist Hall,
con la presentazione del libro
Un viaggio di fede, storia
mondiale dell’associazione
dal 1945 a oggi, a cura della
storica inglese Carole Seymour Jones.
La manifestazione era stata
preceduta da un convegno di
4 giorni organizzato dall’Ywca europea. Tralasciando gli
aspetti interni dell’incontro
(revisione dello statuto, situazione finanziaria e quant’altro) credo valga la pena di riferire sui punti significativi
delle relazioni che abbiamo
ascoltato e sulle riflessioni
maturate nei lavori di gruppo
e nei dibattiti.
Le relazioni erano a cura di
Leilah Passah, membro del
Comitato direttivo dell’Alleanza mondiale; della deputata al Parlamento europeo
Christine Crawley; della segretaria e della presidente
mondiale. Eiaine H. Steel e
Razia Ismail. Senza analizzarle una ad una, vediamo
sinteticamente che cosa ci
può dire oggi un'associazione
di donne cristiane, internazionale, interconfessionale, interrazziale e intergenerazionale come l’Ywca.
- Occorre avere una visione globale delle situazioni
nella consapevolezza che
«tutti dipendono da tutti», ma
contemporaneamente bisogna
individuare le necessità delle
donne nel loro specifico contesto.
- L’identità cristiana può
essere messa in crisi dal confronto multiculturale ma ci si
renda conto che anche le altre
concezioni di fede possono a
loro volta mettersi in questione incontrando noi.
- Circa la situazione della
donna in Europa, dove i diritti fondamentali risultano, almeno teoricamente, acquisiti,
si constata che «la donna eu
ropea è esausta». Il lavoro,
che le consente l’indipendenza economica e la giusta affermazione di sé, si accompagna infatti alla cura della casa
e della famiglia che gravano
in massima parte sulle sue
spalle. La legislazione sulla
maternità, sulla parità di salario, sull’accesso e il mantenimento dell’occupazione in
vari paesi europei è ancora
discriminante. L’educazione
familiare dei bambini è a
tutt’oggi diversificata secondo i sessi.
Le molte delegate giovani
e giovanissime hanno chiesto
corsi di formazione per imparare a parlare in pubblico,
a saper mediare, a saper dirigere e (cosa interessante nel
clima che viviamo in Italia) a
«sapersi esprimere senza offendere». Esse invitano a
battersi all’interno della società non per un linguaggio
differenziato per genere, ma
non discriminante, cioè neutro, sostituendo per esempio
Chairperson al tradizionalmente impiegato Chairman.
(noto che la stessa tesi è stata
sostenuta da Teodora Tosatti
sul n. 43 di Riforma). La richiesta in questione era moti
Inaugurato il nuovo tempio della comunità battista di Livorno
La casa per servire il Signore
conti
;hi
MAURO DEL NISTA
Il Foyer dell’Ywca-Ucdg a Roma
(1927)
vata principalmente dall’esigenza di contrastare un’idea
sessista delle professioni.
Per finire, dalla presidente
mondiale è venuto l’appello
alla Ywca a essere promotrici
di pace,, di fede, di responsabilità, di difesa dei diritti in
un mondo da definirsi neocoloniale e non postcoloniale.
Queste posizioni dovranno
essere sostenute con passi
concreti al prossimo congresso mondiale ehe avrà luogo
nel mese di luglio a Seoul.
Domenica 30 ottobre, in
occasione della Domenica della Riforma, è stato
inaugurato il nuovo tempio
battista a Livorno. Il pastore
Salvatore Rapisarda ha presieduto il culto, al quale è stato presente il vescovo di Livorno Alberto Abiondi, insieme al presidente dell’Unione
battista Renato MaiOcchi, accompagnato dal fratello Franco Clemente.
Poco dopo, alle 11, sono arrivati anche la vicesindaco,
l’ex vicesindaco, una deputata e una senatrice del nostro
collegio elettorale, il rabbino
capo della comunità ebraica,
assessori ed ex assessori. Erano presenti anche il presidente dell’associazione Amicizia
ebraico-cristiana di Livorno,
il pastore Tullio Saccomani,
accompagnato da fratelli e
sorelle della Chiesa battista di
via Battisti. Tra gli invitati
c’erano anche le responsabili
del Sae locale, della Chiesa
valdese e la rappresentanza
delle chiese battiste toscane,
nonché della Chiesa battista
di Firenze con il pastore Mario Marziale.
L'assemblea della Chiesa valdese di Torino quasi unanime
Giuseppe Platone nuovo pastore
in una comunità impegnativa
ALBERTO TACCIA
LJ assemblea di chiesa di
Torino, domenica 13
novembre, ha designato come
suo pastore titolare Giuseppe
Platone a partire dal 1° ottobre 1995. L’avvenimento supera il mero aspetto organizzativo e burocratico, e acquista un significato umano e
spirituale non indifferente: infatti la partecipazione dei
membri elettori è stata altissima, cosa in sé non del tutto
ovvia, dato che Platone era
l’unico candidato tra i pastori
e le pastore interpellati dal
Concistoro e molti membri
elettori avrebbero potuto legittimamente pensare che non
valesse la pena di venire a
votare, dato che il risulteto
era già dato per seontato.
Invece la partecipazione
elevata non ha avuto soltanto
lo scopo di rendere valida
l’assemblea, ma ha voluto
essere una dimostrazione di
accoglienza fraterna, di risposta positiva alla disponibilità e al desiderio del pastore Platone e della sua famiglia di venire a Torino. È stato sottolineato, come prima
reazione dopo l’elezione, T
a Il Centro ecumenico
di Agape
9 cerca
volontari residenti
a soprattutto per i ruoli di
P - cucina - tenuta casa
e Scrivere a
, Centro ecumenico di Agape, 10060 Frali
tei. 0121/80.75.14 fax 0121/80.76.90
auspicio che questa partecipazione non si esauri.sca nel
momento elettivo, ma possa
continuare a esprimersi in
ogni altra oecasione.
La comunità di Torino, che
è una delle più impegnative
della nostra chiesa per numero e qualità di attività che vi
si svolgono sia alTinterno
che all’esterno, deve consentire e sostenere un lavoro pastorale di grande responsabilità e impegno. I pastori devono sentirsi accolti, appoggiati e incoraggiati da fratelli
e sorelle pronti alla collaborazione anche eritica, alla solidarietà e, per quanto possibile, alla presenza attenta e
responsabile, avendo come
unico obiettivo la testimonianza che tutta la comunità
deve rendere al .servizio del
Signore Gesù Cristo.
Possa questo spirito di fraternità responsabile e di collaborazione continuare a sostenere e incoraggiare il ministero di Giuseppe Platone,
che potrà così realizzare appieno le esperienze accumulate e i numerosi doni che il
Signore gli ha dato e che la
chiesa gli ha riconosciuto.
Intanto è giunto a Torino
anche il pastore Giorgio Bouchard con la moglie Piera
Egidi. Bouchard si occuperà
principalmente del servizio
pastorale nella Chiesa valde.se
della vai di Susa (dove è stato
insediato il 13 novembre) e a
Torino seguirà le attività culturali per le quali è particolarmente dotato. La comunità si
rallegra per l’apporto che
Bouchard potrà dare in questo importante settore della
vita della comunità e nella
sua testimonianza esterna.
Bouchard è anche stato nominato presidente della Commissione direttiva dell’Ospedale evangelico di Torino: un
impegno che ha affrontato
con l’energia necessaria per
risolvere i problemi legati allo sviluppo dell’apprezzato
servizio che questo nostro
istituto rende alla città.
La comunità ha rivolto il
suo saluto riconoscente anche
al pastore Renzo Turinetto,
che lascia la sua attiva collaborazione nell’équipe pastorale valdese di Torino, per un
meritato periodo di riposo e
di recupero della sua salute,
che gli consenta di dare ancora un aiuto ai colleghi nel lavoro della chiesa.
Una sala gremita, stracolma
di autorità e di tantissime persone anche sul sagrato: molti
bambini e bambine erano
fuori a giocare; parenti, amici, simpatizzanti, curiosi, in
una giornata splendida con un
sole venuto per l’occasione a
interrompere il brutto tempo
del giorno prima. Complimenti, stupore, auguri, compiacimento, abbracci e strette
di mano per il restauro conservativo dell’intera struttura,
e legittima soddisfazione per
coloro che in prima persona
hanno realizzato l’opera con
modi e contributi differenti. 11
Signore prepara certe realizzazioni e chiama a compierle
chi vuole. Chi non era presente ha inviato mes.saggi augurali: il prefetto di Livorno,
il presidente della Regione
Toscana; molti erano anche i
funzionari regionali operanti
nell’Unità sanitaria e nei dipartimenti pubblici di Istruzione e Cultura. Stampa e televisione erano lì a registrare,
filmare e intervistare, durante
e dopo la cerimonia (Tg3 regionale, Telegranducato, «Il
Tirreno»), Un insieme vociante e festoso, motivato da
emozioni; un po’ di stanchez
za, fra i tavoli del buffet qj ,
vanti alle vetrine della bM
teca pubblica del tempio T
ve sono esposti testi, libò’
cumenti della Claudiana, ’
Fuori dalla convenzioni,
i vari interventi; le pers3
LILI
lità presenti hanno rivoli
loro messaggi. Unica e c^*
vergente la sostanza di t,
gli interventi: resortazion
valorizzare le diversità, un
fettivo pluralismo concre
zato nella difesa e pronto
ne dei diritti alla liber
all’eguaglianza, alla giusti;
sociale, al pieno rispetto dèi
democrazia partecipata col
tro le svariate forme di et
ginazione e di privilegio,
messaggio complessivo il
contenuto è stato offerto]
angolazioni diverse ma tei
denti allo stesso obiettivo.
Insomma una cerimo„
che ha offerto una testimi
nianza tale da richiamare
mente quel che, più o me^
doveva accadere nell’epi
della Ginevra dei consigli.^
tadini. Non è apologia, noli
un audace accostamento,,
solo un’impressione, dici
dovrebbe rimanere traccia,
ciò che chiediamo, anche oi
al Signore
: ehe c
l'ienzi
entro ¿
lP do
amer
äo?A
tJ3 nov
ano dui
piingres
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ttoche
Ipond
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le floi 01
legnati
•0, be
lo. Dar
ìVaprei
ivitatc
„scrive
Ipri dui
izzed
è stato
e ar
e ui
ido in
ittato die
di stori
icato c
tonare
il ma di I
m fiduci
irtoc
anni\
Predicazione battista a Casorate Primo
Trent'anni di presenzàjb
CARMELO INGUANTI
Domenica 25 settembre la
Chiesa battista di Casorate ha ricordato il 30° anniversario degli inizi della testimonianza evangelica. Durante questi tre decenni la potente mano di Dio ha operato, da
quando nel 1964 tre famiglie
emigrate da Gravina di Puglia
si stabilirono a Casorate Primo, cittadina a 15 km da Pavia. Era un gruppetto di persone, di cui solo due avevano
ricevuto il battesimo apostolico. Dal punto di vista evangelico, Casorate era un campo
vergine; non vi esistevano
protestanti, e questi emigrati
sono stati le primizie dell’
evangelismo. Da principio a
causa dell’estrazione anagrafica e religiosa queste famiglie si sentivano isolate nell’
ambiente: la domenica pomeriggio si radunavano in una
casa molto umile e si consolavano stando insieme, leggendo qualche brano della Bibbia
e cantando degli inni.
Il Signore in questi 30 anni
ha fatto cose grandi. Ora tutta
la comunità è pienamente inserita nel tessuto sociale, la
presenza evangelica è riconosciuta; anche nei confronti
dell’ambiente cattolico, in seguito a conferenze pubbliche,
riunioni ecumeniche e con
1ÍI Cenacolo
Pubblicazione bimestrale di meditazioni quotidiane per il culto individuale e
familiare.
‘Hn. i
Abbonamento annuo per l'Italia e per 1' Europa L. 15.000. Per cinque o più abbonamenti allo stesso indirizzo sconto del 20%
Sostenitore L. 20.000.
Abbonamenti: su c.c. postale n. 26128009
intestato a «Il Cenacolo» - via Firenze, 38 00184 Roma.
Rimesse su vaglia postali intestate a: Aurelio Sbaffi - via Firenze, 38 - 00184 Roma (Uff
Post. Roma 13) - tei. 06/48.14.811
Abbonamenti 1995
certi, si è creata una ricoi
.scibilità culturale che va a
siderata come un elemento
ricchezza reciproca. La comunità è in fase di presciT
oggi conta circa una sesi
na di membri con una po|
lazione evangelica, tra picco
li e adulti, di un centinaio
anime che si radunano inai
tempio bello, moderno e ai
cogliente.
A presiedere il culto di aa;
niversario è stato invitato
pastore Piero Bensi, che
venuto appositamente da R;
renze. Durante la sua prei
denza dell’Unione battisi
venne a visitare (era raniii
1981) la piccola comunitl
che si radunava in una salel
di tre metri per tre: egli sep|
infondere al piccolo grupl
speranza e determinazioni
interessandosi successiva:
mente per porre le premes
alla costruzione di un tempi
Il pastore Bensi ha rivolto n|
forte messaggio, congenit
con la concezione ecclesioli
gica battista, ispirato alla
tera ai Galati 5, 13 sottol
neando la libertà di cui
ogni chiesa, il fine, che
quello di servire, con lo sW
mento dell’amore. La conti
mcuio ueii amoic. Snorr
nità ha ringraziato vivamei» y- 9
il pastore Bensi del messa!
gioedella sua presenza d.
questo significativo evento.
Per l’occasione sono ve®
alcuni fratelli e sorelle da »
lano, fra cui Mario o oi,
Biagio Amodio con la n! ffiinL
Raffaella, pionieri deireva»"'"^«!
gelizzazione all’aperto a^^
«hell’a'
della
Ha chic
'alla S
atei
sorate negli anni '60 e
quali hanno cantato
accompagnandosi con chi i
ra e mandolino, come allo
.su.scitando entusiasmo
fratellanza.
TRASLOClO
preventivi a richiesti
trasporti per
quaisiasi destinazione
attrezzatura con aotosc^®^
operante all'esterno fino a «
SALA
Via Belfiore 83 - Nichelino
Telefono 011/62.70.463
La com
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)| 2 DICEMBRE 1994
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
contro delle Unioni femminili del I distretto valdese
;hi è il Cristo che cerchiamo?
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lenzuolo usato in un
itro di animazione biblidonne, se non deve
mente essere lavato e
.0? A Villar Porosa, il 12
novembre, i lenzuoli
ijo due: uno accoglieva
ligresso le donne delle
ijoni femminili del I di•tto che dovevano firmarlo
¡pendere alla domanda
quale si sarebbe impella la successiva riflessione
irruppi: «Chi è il Cristo
iefloi
, noti
cerchiamo?»; l’altro
i|egnato il termine dell’initro, ben disteso su un ta,j. Daniela Di Carlo, che
iva preparato l’animazione,
tutte le partecipana""scrivere sul telo bianco i
Ipri dubbi o le proprie in* izze di fede, poi il lenzuostato strappato in tanti
i e annodato in modo da
re un anello. Per ultimo,
ido in circolo, ognuna ha
Ito dietro di sé la sua pari stoffa, con il palese siicato di non lasciarsi conionare da elementi negatima di continuare a vivere
in fiducia e riconoscenza il
irto con Dio.
Un momento della manifestazione
Tra questi due momenti, la
riflessione dei gruppi si è soffermata sulla figura di Gesù
come si è presentata al popolo
d’Israele nella crocifissione:
apparentemente un profeta
sconfitto, abbandonato anche
dai suoi discepoli; in realtà,
per chi lo ha capito nella fede,
il vincitore della morte e il
trionfatore sul male.
Che cosa ne deriva per la
vita stessa del credente? Non
si può certo eliminare lo
scontro a volte deprimente
con la realtà, l’incomprensione o l’indifferenza che si
incontrano quando si cerca di
testimoniare della propria fede, ma non per questo ci si
deve perdere d’animo, perché
il Cristo che noi cerchiamo è
e rimane nei secoli la speranza del mondo. Questo
messaggio di fiducia è stato
anche reso esplicito con giochi e canti e la buona partecipazione ha dato ancora di più
un’impronta vivace all’incontro. Si è potuto anche godere della cordiale accoglienza della chiesa di Villar
Perosa, alla quale va un caloroso ringraziamento.
lanniversario della Riforma e le chiese italiane in Svizzera
e salvezza per Grazia
to di aj
commemorazione della
forma si è tenuta quest’anìsso la Chiesa evangelili lingua italiana di Zurialla quale esprimiamo un
liale grazie per l’ospitaL’Acelis, l’Associazione
e chiese evangeliche di
ua italiana in Svizzera,
, ’invitare le comunità al
ano della giornata della
forma proponeva il tema:
vitato il nia pietre viven
i che* ^ Ai numerosi rappresenedafi “bdelle chiese presenti è
,a presi “ri offerto un programma,
battisi itoto sul tema del sacerdoj Panili '“universale. Hanno preso
jmunit deattiva gli invitati. Gaia salett 'rie Lala e Ennio Sasso, endi sepp P**' predicatori locali e at” gruppi ™ente segretario e mem,azione comitato dell’Unione
lessivi *'bcatori locali. Una comiremesi 'riorazione della Riforma
tempii hplctamente nuova, dove i
■ presenti nella chiesa sostati valorizzati. Nella
ioata, il culto con Santa
'> al Bethaus; a mezzo'0, l’agape fraterna, alla
'U comunitaria; nel pomeho, la tavola rotonda con
®aggio e testimonianza.
■vemente desideriamo
porre uno stralcio della
'cazione: la grande rivorine dei riformatori consi'rilj’avere distinto l’autodella Scrittura da quella
■ “ chiesa. Essi hanno chieScrittura non di foni]j? 8'ostificare le pratiche
"’Cgnamenti ecclesiasti
— Domenica 4 diore 16, presso la
battista di via Vernazza
'«lelllr ’ forganizzaziopniv n«., P"“’'““'cne d’incontro
per la Liguria e il Sud Pie'Ue e'**' *p'*'''’orio di prepara®®8iornamento alla presión p*’ soprattutto a
^'^^bicatori locali. L’infera lin!!® ‘'“'■ata dalla pa' testn Miiller sulla base
l,3g^2)' ^®*^ c Maria (Luca
ci ma, al contrario, di valutarli, criticarli, ed eventualmente
rovesciarli. Hanno letto la
Scrittura non per cercare in
essa un accomodamento ma,
come diceva Zwingli, «per
sbattervi il naso». La Bibbia
non è stata per loro un «fondamento», è stata anche una
interrogazione, uno stimolo a
ricercare ciò che deve esser§f
cambiato ed è quindi giusto,
oltre che opportuno, che oggi
noi apriamo la Bibbia per trovare conferma a quei principi
di fede che continuano a metterci sempre e di nuovo in
questione. L’altro aspetto che
è stato evidenziato è che la
coscienza dei propri peccati
tormentava gli uomini del sedicesimo secolo. La Riforma,
annunciando il perdono gratuito di Dio, ha recato a quegli uomini e a quelle donne il
messaggio di cui necessitavano: quel messaggio è valido
*•»
a/oa^ conosci
DErVANCIULLI o
Abbonamento annuo L. 23.000 - Estero L. 28.000
Sostenitore L. 30.000 - Una copia L. 3.000 da versare su c.c.p. n. 14603203 intestato a «L’amico dei
fanciulli ■ Tavola Valdese» - 20159 Milano - Via
Porro Lambertenghi 28
ancor oggi perché annunziare
la salvezza gratuita significa
proclamare che in Gesù Cristo fa morte è sconfitta e la
vita trionfa. Significa cioè
che l’uomo non è destinato al
nulla, e che l’umanità avrà un
futuro. Nel secolo dell’angoscia, in cui i valori tradizionali crollano senza che altri valori li sostituiscano, la proclamazione deH’Evangelo è annuncio della luce di Dio, che
dà senso alla nostra realtà e
alla nostra opera. L’annuncio
della salvezza è nostro compito: tocca a noi proclamarla
con la stessa potenza e chiarezza che seppero manifestare
i riformatori allora.
Una giornata intensa, ma
piena ed entusiasmante per le
notizie antiche e nuove ricevute, che ci preparano ad affrontare il domani, che è dono
di Dio, come uomini e donne
consapevoli del suo amore.
Torre Pel lice
Imparare
l'italiano
al Collegio
Imparare l’italiano a Torre
Pellice - Una vacanza di studio nelle valli valdesi. Con
questo slogan il Collegio valdese di Torre Pellice, collocato in una delle regioni transfrontaliere europee, si propone di inserire in modo organico nelle proprie attività
formative corsi di italiano offerti agli stranieri, peraltro già
sperimentati in questi mesi
(attualmente li stanno frequentando due tedeschi, un
inglese e un giapponese).
I corsi, a seconda delle necessità degli utenti, possono
durare da 1 a 4 settimane e
sono tenuti da qualificati docenti, con formazione universitaria, che parlano inglese e
francese. Complessivamente
ci sono 15 ore la settimana,
dal lunedì al venerdì mattina.
Oltre a un corso estivo nel
mese di luglio, è possibile organizzare corsi personalizzati
per piccoli e grandi gruppi,
fino a un massimo di 15 persone per corso, in qualsiasi
momento dell’anno, con prenotazione almeno 60 giorni
prima. È prevista la pensione
completa a prezzi molto convenienti presso la Foresteria
valdese. Nel tempo libero è
possibile usufruire di accompagnatori per visite storiche e
naturalistiche.
Maggiori informazioni si
otterranno presso il Collegio
valdese stesso, via Beckwith
1, 10066 Torre Pellice. Tel. e
fax. 0121-91260.
Reggio Calabria
Il via alle
attività
ecumeniche
. FRANCESCA MELE TRIPEPI
Con un incontro di preghiera presso la Comunità cristiana ecumenica di via
Petrillina, ha avuto inizio a
Reggio Calabria il quarto anno di impegno nel dialogo interconfessionale e interreli-.
gioso del gruppo locale Sae
(Segretariato attività ecumeniche). La comunità ospitante,
che già da due anni ha stretto
rapporti di collaborazione col
Sae, ha accolto con entusiasmo e calore fraterno i cristiani delle diverse confessioni:
battisti, cattolici e valdesi.
L’incontro ha alternato le
letture bibliche, commentate
da Eugenia Marzotti Canale,
della Chiesa battista, e da
don Antonino Deni si, delegato diocesano per l’ecumenismo, ai canti ritmati da una
musica vibrante e coinvolgente, alla preghiera di lode e
d’invocazione al Signore. La
dimensione interreligiosa è
stata espressa dal musulmano
Muhammad Culli che ha recitato due «sure» del Corano.
La presenza e il canto del
gruppo cattolico di rito bizantino ha ricordato le tradizioni orientali ancora presenti
nella religiosità calabrese.
Intensa e significativa è
stata la conclusione: mentre
la musica e il canto continuavano a ritmo serrato, tutti i
presenti hanno lasciato i loro
posti e hanno espresso, con
l’abbraccio della pace, la
gioia della comunione e la
volontà di continuare a sentirsi parte viva di un unico
corpo.
Giornata di preghiera delle donne battiste
Insieme per lodare
e servire il Signore
TERESA GARGIULLI
Lunedì 7 novembre il
gruppo di Civitavecchia
del Movimento femminile
evangelico battista si è riunito
per la giornata mondiale di
preghiera delle donne battiste, il cui tema per quest’anno
è stato: «Lodando e servendo,
unite in Cristo». Il programma dell’incontro, curato dal
dipartimento delle donne
dell’Alleanza mondiale battista, era stato preparato dalle
sorelle della Nuova Zelanda.
Le sorelle battiste di Civitavecchia hanno seguito fedelmente il programma indicato,
alternando le sue parti con
canti e preghiere spontanee. I
temi toccati sono stati: preghiera e dono; lode e servizio; lacrime e benedizioni.
Questi temi erano legati fra
loro da un filo conduttore:
l’acqua come elemento primario per la nostra vita naturale e spirituale.
Abbiamo posto la nostra attenzione sulla preziosità
dell’acqua che disseta e purifica ma abbiamo sottolineato
anche che l’acqua si può trasformare in un elemento terribile di distruzione a causa del
peccato umano, che si manifesta anche con la violenza
contro la natura, con l’uso
massiccio del cemento e dell’
asfalto senza le adeguate attenzioni e prevenzioni. La disarmonia che continuiamo a
creare con la natura che ci è
stata affidata porta con sé distruzione e morte. Il messaggio dell’Evangelo ci dice che
Dio in Cristo ci ha riconciliati
con sé, gli uni con gli altri e
con la natura che soffre.
L’Evangelo ci chiama a un
rapporto nuovo in tutte le nostre relazioni.
Così nelle preghiere elevate
al Signore è stato tenuto presente il disastro avvenuto a
seguito delle alluvioni che
hanno colpito le regioni del
Nord Italia. Si è pregato per
le persone colpite cercando di
condividere il loro dolore: a
loro esprimiamo ancora tutta
la nostra solidarietà in preghiera e attraverso azioni
concrete. Alla fine dell’incontro abbiamo raccolto l’offerta che è stata devoluta, come tutte le altre raccolte in
tutto il mondo in questa giornata, per sostenere dei progetti socio-umanitari in sei parti
del globo: Bangladesh, Serbia
e Croazia, Repubblica Centroafricana, Nigeria, Cuba e
Papua Nuova Guinea.
Ci siamo salutate rinfrancate nello spirito e più pronte ad
adoperarci concretamente per
alleviare le miserie dei più
deboli e indifesi.
PRAROSTINO — La comunità dà il benvenuto a Mattia, figlio di Franco Avondetto e Simona Piccato; a Alex, di Enrico Griglio e Cinzia Boume; a Alessandro, di Giuliano Lastre e Monica Bianciotto, e si felicita con le loro famiglie.
MILANO — Una delegazione della Chiesa valdese si è recata
a Marsiglia, sabato 29 e domenica 30 ottobre, per trascorrere con la Chiesa evangelica riformata di Marsiglia sud-est la
domenica della Riforma. La visita è avvenuta nel quadro
delle relazioni di fraternità stabilite tra le due comunità da
circa due anni. Noi abbiamo avuto la gioia di accogliere alcuni mesi fa un gruppo di sorelle e fratelli di Marsiglia in
occasione della celebrazione del XVII Febbraio 1994. Il
culto di domenica 30 ottobre è stato presieduto dai pastori
Pascal Geoffroy e Antonio Adamo. Nei loro interventi i
pastori hanno ricordato che il messaggio cristiano proclamato dai riformatori è un patrimonio di fede condiviso dalle
nostre chiese. La Riforma non è un evento trascorso che
può essere soltanto commemorato, perché le chiese anche
nel nostro tempo debbono lasciarsi guidare e riformare dalla Parola di Dio che lo Spirito Santo rende attuale per ogni
generazione di credenti. Dopo l’agape il pastore Adamo ha
tenuto una conferenza su «La Bibbia di Oli velano e il contributo dei valdesi alla diffusione della parola di Dio». La
conferenza ha fatto rivivere ai presenti i momenti fondamentali dell’adesione dei valdesi alla Riforma e il travagliato iter della prima traduzione della Bibbia in francese, voluta e finanziata dai valdesi. La visita è stata una preziosa opportunità per approfondire la reciproca conoscenza e riflettere insieme sulla comune vocazione che il Signore ci rivolge ancora oggi.
SAN GERMANO — B mese scorso è stato celebrato nel tempio il matrimonio di Silvia Guglielmino e Giuseppe Galliano. A questi sposi, stabilitisi a Perosa, vada ancora l’augurio affettuoso di tutta la comunità.
• Il culto di domenica 20 novembre è stato preparato da un
gruppo di ospiti del nostro asilo che, sotto la guida di Marianna Ribet, si sono riuniti più volte per esprimere i loro
pensieri sul tema «Le mani», cercando di scoprire ciò che la
parola di Dio dice ad ognuno su quell’argomento. Molto
edificanti sono state le riflessioni espresse durante il culto
preparato con particolare cura.
• Mereoledì 16 novembre le sorelle dell’Unione femminile
si sono ritrovate all’Asilo per ascoltare insieme agli ospiti
di questo nostro istituto le interessanti notizie sull’Uruguay
date da Nelly Jourdan che ha illustrato il suo dire con la
proiezione di una videocassetta e che tutti i presenti all’incontro ringraziano vivamente.
• Un poco in ritardo, comunque molto fraternamente, auguriamo al nostro nuovo pastore Daniele Bouchard, che è
stato insediato a San Germano domenica 16 ottobre, un fecondo lavoro abbondantemente benedetto dal Signore.
• Alle famiglie delle sorelle Ines Ribet Bouchard e Elena
Long ved. Long, che ci hanno lasciati in questi ultimi tempi, rinnoviamo la nostra sincera e fraterna simpatia È mancata anche la sorella Anna Tron, che sabato 26 novembre
aveva compiuto 101 anni. Nata nel 1893, Anna ha conservato fino aU’ultimo una buona lucidità sulla sua storia personale e su quella della comunità.
6
PAG. 6 RIFORMA
2^ SETTIMANA DI AVVENTO
«SONO VENUTO AD
ACCENDERE UN FUOCO»
PAOLO SBAFFI
Venire ad accendere un
fuoco non è un particolare di poco conto nella visione neotestamentaria circa la
presentazione delle caratteristiche e delle conseguenze
della «venuta» di Gesù, perché una delle peculiarità (o
uno degli effetti) dell’avvento del Regno, personificato
proprio da Gesù, è quello
della purificazione totale attraverso il fuoco.
La prova del fuoco
Anche l’apostolo Paolo lo
sapeva, e lo riferiva all’ultimo giorno, alla cosiddetta «seconda venuta del giorno di Cristo». Allora il fuoco
metterà alla prova la coerenza di ognuno di noi con la fede che abbiamo ricevuto.
Quello che non è valido per il
regno di Dio verrà annientato, divorato dal fuoco, come
la pula (o la paglia) della predicazione del Battista.
Si tratterà comunque di
un’operazione liberatoria; di
un’operazione utile alla nostra salvezza, anche se ci si
sentirà come chi «è passato
attraverso il fuoco». I credenti in Cristo lo sanno, e sanno
che questa operazione di pu
rificazione, ovvero di mettere
al vaglio della parola di Dio
tutto ciò che fa parte della
propria esistenza, la devono
effettuare ogni giorno della
loro vita, davanti a ogni scelta che devono compiere e soprattutto nell’impostazione
generale del loro progetto di
vita e di rapporto con gli altri
e con la realtà del mondo in
cui viviamo.
1 credenti sanno che vivono tra questo «io sono venuto
ad accendere un fuoco» e
queir altro passo che dice «il
figliuol dell’uomo verrà
nell’ora che non pensate». 1
credenti sanno che devono
essere pronti, vigilanti, con i
«fianchi cinti» (cioè in cammino deciso verso il Regno)
e con la lampada della loro
testimonianza evangelica ben
accesa! I credenti sanno che
così, e solamente così, essi
■possono vivere da persone
rinnovate per grazia mediante la fede.
Già, camminare per fede: è
l’unico modo cristiano per essere «umani». Gesù è l’unico
Dio che si è fatto «umano»,
l’unico «uomo nuovo» in
quanto è l’uomo vero. Egli,
con la sua venuta (l’avvento).
«Io sono venuto ad accendere un fuoco sulla terra»
(Luca 12, 49)
«Poiché nessuno può porre altro fondamento diverso da quello già posto, cioè Cristo Gesù. Ora, se
uno costruisce su questo fondamento con oro, argento, pietre di valore, legno, fieno, paglia. Papera
di ognuno sarà manifestata, perché il giorno di
Cristo la renderà visibile; poiché quel giorno apparirà come un fuoco; e il fuoco proverà quale sia
Papera di ciascuno. Se Papera che uno ha costruito sul fondamento supera la prova, egli ne riceverà
ricompensa; se l’opera sua sarà arsa, egli ne avrà
il danno; ma egli stesso sarà salvo; però come uno
che è passato attraverso il fuoco»
. (I Corinzi 3, 11-15)
«Egli risponderà loro: Chi ha due tuniche, ne
faccia parte a chi non ne ha; e chi ha da mangiare,
faccia altrettanto. Vennero anche dei pubblicani
per essere battezzati e gli dissero: Maestro, che
dobbiamo fare? Ed egli rispose loro: Non riscotete
nulla di più di quello che vi è ordinato. Lo interrogarono pure dei soldati, dicendo: E noi, che dobbiamo fare? Ed egli a loro: Non fate estorsioni,
non opprimete nessuno con false denunzie, e contentatevi della vostra paga. Ora il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro se Giovanni fosse il Cristo»
(Luca 3, 11-15)
«/ vostri fianchi siano cinti, e le vostre lampade
accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando tornerà dalle nozze, per aprirgli appena giungerà e busserà. Beati quei servi che il padrone, arrivando, troverà vigilanti! In verità io vi
dico che egli si rimboccherà le vesti, li farà mettere
a tavola e passerà a servirli. Se giungerà alla seconda o alla terza vigilia e li troverà così, beati loro! Sappiate questo, che se il padrone di casa conoscesse a che ora verrà il ladro, veglierebbe e non si
lascerebbe scassinare la casa. Anche voi siate pronti, perché il Figlio dell’uomo verrà nell’ora che non
pensate»
(Luca 12, 35-40)
Diventare umani
L'orizzonte
è aperto
■
ha aperto una breecia nell’
orizzonte dell’umanità. Ha introdotto non una, ma l’unica
possibilità di essere umani.
Credere in Cristo vuol dire diventare umani con
Gesù. Si potrebbe forse anche dire che intendere se
stessi e il proprio rapporto
con gli altri in maniera veramente umana significa essere
cristiani, magari senza saperlo, perché vorrebbe dire essere situati nell’economia del
regno di Dio per il fatto di
aver scelto la via della ricerea
dell’umanità come progetto
ed espressione della propria
esistenza.
È già successo che qualcuno si sia accorto dì essere cristiano quando ha incontrato
Gesù nel corso della propria
ricerea sul senso dell’essere
umani... Qualcuno che abbia
dichiarato di essersi accorto
che c’è questa breceia aperta
sull’orizzonte dell’umanità
(G. Garaudy). Ma il fatto è
che, una volta incontrato Gesù, e proprio in questa ricerca, non si può fare a meno di
mettere come punto fermo
della propria ricerca e della
propria vita quest’uomo nuovo ehe è Gesù il Cristo, il
Dio fatto uomo. Chiunque incontri Gesù diventa una persona nuova; ha una vita diversa da quella che aveva prima. È un po’ come nella parabola del «tesoro nascosto»
per avere il quale tutto diventa influenzato, secondario,
condizionato, verificato e illuminato... Così è per l’umanità del regno di Dio che diventa l’unico valore al quale
vale la pena fare riferimento!
I
™««J|ÌSÌP»
E così per la breccia aperta
dal fuoco della venuta di
Dio in Gesù di Nazaret. L’orizzonte umano non è chiuso!
La storia non è bloccata o
stregata! L’umanità non è costretta a restare uguale a se
stessa, a ripetere all’infinito i
suoi errori, le sue stupidaggini e le sue illusioni sui vari
«salvatori della patria»... Cose nuove possono ancora accadere, sia nella vita di ciascuno, sia nel mondo. Si può
cambiare perché in Cristo
ogni cosa è nuova.
La breccia aperta dal fuoco
del Gesù di Nazaret (il modo
per il quale Dio «viene» tra
noi) squarcia ogni muro di
odio e di morte e dischiude
un orizzonte di fede. Così una
breccia viene aperta anche nel
muro della rassegnazione e
della vigliaccheria, e diventa
possibile essere persone nuove e vive avendo orizzonti di
comunione e di solidarietà
vera. Diventare umani con
Gesù significa credere che
ogni cosa è possibile, perché
in lui la vita nuova, quella
umana sul serio, diventa realtà. Si tratta per i credenti di
avere la voglia di battersi perché quanto è reale in lui divenga reale per tutti.
Certo, questa raffinazione
(come l’oro e i metalli preziosi deH’immagine biblica) ha
bisogno del fuoco... Incontrare Gesù, rimanere accanto a
lui, non è indolore. È come
essere vicini al fuoco, anzi
sul fuoco! E il fuoco è un immagine del giudizio di Dio.
Per questo tutto ciò che in noi
è «pula» ovvero negativo,
viene distrutto, si brucia, come tutte le cose vecehie e obsolete che fanno da zavorra
alla nostra esistenza.
Il fuoco è tuttavia anche
immagine dell’azione dello
Spirito (vedi il racconto della
Pentecoste nel libro degli Atti) e nella nostra cultura occidentale è immagine poetica
dell’amore e della passione
per qualehe cosa di valido per
la propria esistenza. Senza
amore non c’è umanità; senza
passione per un progetto, per
il quale si è disposti a spendere se stessi, non c’è senso nella nostra vita.
Senza libertà
non c'è umanità
Il fuoco è anche immagine
di anelito alla libertà: senza libertà non c’è umanità,
non è possibile umanizzare i
rapporti umani. Con Gesù,
con la sua venuta in mezzo a
noi, si verifica il grande risveglio della libertà. Prima di
Gesù la libertà era come assopita, soffocata dal legalismo
ottuso e miope della tradizione, della sacralità della religione e da tutte le altre superstizioni che riguardavano la
natura o l’imperatore divinizzato. Da Gesù in poi nessuno
può più dare ordini nel popolo dei credenti. Gesù non ha
mai detto: «Tu devi», ma ha
sempre detto: «Tu puoi» (e
Bonhoeffer aggiungeva: «Se
vuoi»). In Gesù, quindi, si è
passati dal rigore della necessità a quello della libertà. Dopo Gesù, chi ha paura della libertà (sia quella che potremmo ritenere ostilità da parte
degli altri, sia quella che sappiamo essere prevaricazione
da parte nostra sugli altri) è
lontano da lui. E chi non
ascolta il grido di libertà che
risuona ancora in tante parti
della terra difficilmente potrà
comprendere o partecipare al
grande risveglio della libertà
che viene scatenato dal fuoco
che Dio ha acceso sulla terra.
Libertà e corresponsabilità
sono sorelle, crescono insieme: nessuno sarà mai com
piutamente libero finché ci
sia qualcuno (popolo o singolo individuo) che non goda
della libertà. D’altronde si diventa responsabili gli uni degli altri solo nella responsabilità profonda che si ha gli uni
per i diritti umani degli altri!
Dio nostro Padre
La breccia aperta col fuoco
produce, però, anche altre co.se. Gesù ha chiamato a
sé delle persone, ha insegnato
loro a rivolgersi a Dio chiamandolo «Padre» e ha aggiunto: «Chi ha veduto me ha
veduto il Padre». Padre è una
parola umana; pregare Dio
come Padre è una preghiera
umana. Non c’è più bisogno
di rivolgersi a Dio come ad un
re (anche se lo è), come a un
onnipotente (anche se lo è),
come a un padrone (signore,
anche se lo è), come ad un
giudice (anche se lo è...), ma
come a un padre, e lo è nel
suo figlio unigenito che è stato fatto nostro fratello.
Diventare uomini, acquisire
dignità umana, adulta, con
Finché qualcuno soffrirà,
la rosa non potrà essere bella.
Finché qualcuno guarderà il pane con invidia,
il grano non potrà dormire. .
Finché la pioggia cadrà sul capo del mendk ante,
il mio cuore non potrà sorridere.
Poeti, uccidete la tristezza.
Non recitate il poema dell ’iris.
Esistono questioni più importanti
che rimpiangere gli amori perduti:
il clamore di un popolo che si desta,
è più bello della rugiada del mattino!
Il metalló scintillante della sua collera,
è più bello della schiuma del mare!
Un uomo libero
è più duro del diamante!
Manuel Scorza
perù
dizior
j mitte"
lÉditore
iqu(
ÜUt
Pinei
Gesù non significa smetteìj
di pregare, significa pregai
in maniera nuova. Prega^
non è un ritirarsi dal
né sottomettersi a un Dio le*!
gislatore e giudice davanti a
quale ci si presenta con ance
strale timore e timidezza,!
è un accostarsi fiduciosoil
colui che, in Gesù Cristo, «T
nosciamo come Padre,
oggi pensano che pregare«
un atteggiamento religiosoii
fantile. Eppure «.se non cffl
Mate e non diventate cowi
piccoli bambini non entreré^
mai nel regno dei cieli».
Rivolgersi a Dio come
dre implica una cosa molt|
semplice e risaputa, anche s
sulla quale poco si riflette, f
è che noi siamo figli, nel sei
so di essere fiduciosi comel
bambini verso i loro genito|
almeno finché sono piccoB
Occorre saper tornare ad es|
sere umani con Gesù, passar
do attraverso il fuoco dell^
sua parola. Forse allora sap®
mo cogliere questo aspetj
dell’Avvento: saper prega®
con lieta fiducia.
leg
feNelle
:si in
Ila gt
lianifi
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li uot
ibbric
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tèlo, l
sntina
piengor
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hiura; 1
̮ossi
idem
iuniva
ttögest
ìU’Ip
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jiùentc
foso I
proseg
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I litichi
J^scuola
|vizi. [
|«ra sta
focec
%
(Tratto da /« attesa del mattino, della Cevaa, 1991)
7
smetta^
prega
Pregar^
II
1 Diole-]
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ezza, fflj
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risto, co
■e.
igare sii
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entrerà
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la molM
anche
flette,'
nel se
i coniei
genito
picco!
e ad
, pass!
co dell
ra sapo
aspet!
pregi
jizlone in abb. postale/50 - Torino
) di mancato recapito si prega restituire
) l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
Fondato nel 1848
Sestriere sabato doveva esserci la prima gara in notna, il primo week-end sulla neve della stagione di Coppa del mondo ’94-95, e invece la natura si è presa la sua ripeita su cannoni, neve artificiale, elicotteri e uomini
èll’iesercito. La temperatura è rimasta ben oltre lo zero
er cui non si è potuto predisporre le piste né sparando la
Ève artifiòiàle né con l’estremo e costoso tentativo di porì la neve con gli elicotteri dalle quote più alte. Forse si
Unterà sabato prossimo, la temperatura è prevista in forte
linuzione e il circo bianco potrebbe risalire al Colle.
^el frattempo è rimasta l’immagine dei prati senza neve,
liquegli elicotteri dall’inutile volo che potevano esser più
" f nelle non lontane zone alluvionate.
ì] 7
VENERDÌ 2 DICEMBRE 1994
ANNO 130 - N. 46
LIRE 1300
In occasione della recente
Assemblea della Fcei ho
partecipato con molti altri al
gruppo di lavoro sulla «spiritualità». È stata una bella
esperienza: non abbiamo fatto
pericolosi voli mistici e non
abbiamo parlato di come potrebbero essere le liturgie dei
nostri culti, che pure sono
una cosà importante. Ci siamo raccontati le nostre difficoltà quotidiane e familiari
nel dare 0 dovuto spazio alla
parola di Dio nella nostra vita. Molti di noi hanno ricordato l’abitudine, vissuta da
bambini, di avere un momento di culto o di preghiera con
il papà o la mamma; al tempo
stesso ci siamo riconosciuti
spesso incapaci di continuare
questa «buona abitudine» con
IL RAPPORTO QUOTIDIANO CON LA BIBBIA
SUL TAVOLO
MARCO ROSTAN
i nostri figli. Le ragioni sono
tante e, molte, valide: gli orari di lavoro, i tempi diversi, il
continuo correre per questo e
per quello.
Mi pare però che non dovremmo arrenderci: lo stimolo venuto da questa Assemblea va raccolto, in particolare qui alle valli valdesi. 11 popolo vald.ese, la nostra storia
e la nostra cultura non sono
nulla se si distaccano dalla
parola di Dio, dalla lettura
della Bibbia.
Il recente libretto della
Claudiana Un giorno una parola, che raccoglie per il 1995
le letture bibliche suggerite
dai Fratelli moravi, può essere
un piccolo strumento per aiutarci a riprendere una disciplina di cui abbiamo bisogno.
Infatti perché Dio abbia più
spazio nella nostra vita occorre che ci diamo un po’ di di
sciplina, un po’ di ordine al
nostro tempo. Molte cose possono essere ritardate di dieci
minuti, nella nostra giornata,
senza che caschi il mondo.
Prendiamo questo libretto,
insieme alla Bibbia, e mettiamolo sul tavolo da pranzo.
Quando sparecchiamo la tavola lasciamolo lì, pronto. La
sera dopo cena, sia che siamo in due o più, apriamo alla
pagina del giorno e leggiamo, cerchiamo sulla Bibbia i
passi indicati. Non scoraggiamoci quando ci sembra di
non vedere un collegamento
fra le letture indicate e i versetti stampati. Facciamo questo esercizio di cercare il
passo, di leggerlo, di fermarci un attimo a pensare, il Signore ci aiuterà.
'Ipsia Capetti
autogestione
legli studenti
tÌNelle scorse settimane sono
esi in piazza con gli operai;
alla grande (per Pinerolo)
lanifestazione del 18 novembre erano in corteo con
li uomini e le donne delle
|febbriche: sono gli studenti
felle scuole superiori di Pinetòlo. Un esercito di diverse
entinaia di ragazzi che provengono da un territorio va3, comprendente valli e piàEtiura; l’anno scorso si erano
possi più decisamente gli
adenti dello scientifico e del
luniva. Da lunedì sono in au[togestione i 400 studenti
sll’Ipsia Capetti: prometto[no di andare avanti «almeno
[per tutta la settimana».
|.Nel,ipnnio giorno di occulazione, nelle classi si è dikusso della legge finanziaria
Mei problemi derivanti dalla
proposta di riforma del mini™ p’Onofrio; poi gli stu[fenti più «anziani», che fre;Siientano gli ultimi anni di
^so hanno gestito le lezioni
Eseguendo contemporanea. ,®nte la riflessione sulle poWiche del governo per la
feuola e più in generale sui
e sulla gestione dei serDel resto l’autogestione
stata preparata nei giorni
attraverso assem® incontri di gruppo: «I
Whi che non hanno aderito
protesta - dicono gli stu' ^ ~ hanno deciso di resta® casa, ma sono uno o due
per classe».
uJ*er ora le altre scuole di Pii non paiono muoversi
Questa direzione; nei giorni
fedenti c’era stata la prodei ragazzi dell’Alberma l’obiettivo era la
jgli'^r^rone della nuova sede
degli impianti
Vol/^*'^’’ ^^rma ancora una
jgli®®,causa del fallimento
Kuir • incaricata di ese1)0-^ Q?vori: gli studenti
Snin«- al sindaco e ai
Vehf* P'rlitici quali prospettie’ra il nuovo istituto.
Fare cultura dell'infanzia significa tutelare i minori dagli «scoop» gratuiti
Il bambino in prima pagina è una violenza
]
0
)fzà
>efò
1)
CARMELINA MAURIZIO
Ancora una volta Torre
Pellice apre una finestra
sui minori e sulla tutela dei
diritti dei più deboli: presso la
Bottega del possibile, associazione per la promozione
della domiciliarità, si sono ritrovati sabato 26 novembre
esperti, giornalisti e avvocati
per parlare del rapporto spesso violento e ingiusto tra il
bambino e i mass media.
L’iniziativa, la prima in tal
senso in Piemonte, è nata come riflessione e ricerca di
spunti a proposito del ruolo
dei mezzi di informazione
promossa dal Gruppo interproféssionale minori-informazione, che dal 1990 si occupa nella nostra regione del
delicato problema del rapporto tra tutela dei diritti dei
minori e diritto di cronaca.
«Esistono diversi documenti nazionali e internaziónali ha detto Mario Tortello, giornalista de La Stampa e uno
dei fondatori del Gruppo interprofessionale - che promuovono il diritto alla privacy del bambino, vittima
spesso suo malgrado di vio
lenze commesse a suo danno
da adulti; c’è la Carta di Treviso del 1990 che si fonda sul
rispetto per la persona del
minore e richiede l’anonimato nei suoi confronti per tutelarlo come persona in divenire e contro ogni forma di
spettacolarizzazione. Di bambini in prima pagina si parla
anche nella Carta dei doveri
del giornalista del 1993 che
si basa sulla Convenzione
Onu sui diritti dell’infanzia e
di una corretta informazione
sui minori tiene conto anche
l’ultimo contratto nazionale
del lavoro giornalistico. Ep
pure tutto questo non è ancora sufficiente per fare una
cultura diversa, perché non
prevalga a tutti i costi la legge del mercato su quella del
rispetto per i più piccoli e per
i più deboli».
Proprio per far questo una
strada possibile è quella della
collaborazione tra le varie
professionalità che in modo
diverso si interessano del minore. «Non dobbiamo aspettare che la scelta di rispettare
la privacy del bambino dipenda dalla .'sensibilità di un
giornalista o di un direttore ha detto Rodolfo Venditti,
professore di diritfo e per anni giudice presso il Tribunale
dei minori di Torino -; molto
spesso purtroppo accade che
i mezzi di informazione puntino più sul colore che suU’esattezza della notizia. La mia
esperienza in tribunale mi ha
spesso fatto vedere come i
dati riportati siano inesatti e
quando si tratta di un minore
è ancora più grave e si finisce con lo stritolare e violentare ancora una volta il più
debole».
Dunque se davvero si vuole
promuovere una giusta cultura dell’infanzia, se davvero la
tutela dei diritti del bambino
passa anche attraverso un’
informazione corretta, esatta,
rispettosa e riservata oltre
che chiara, i giudici, avvocati
e giornalisti dicono no al
bambino in prima pagina a
tutti i costi, no alla notizia
spettacolo, sì al diritto di tutti, grandi e piccoli, a poter
usufruire in modo positivo
dei mass media, sì al confronto e alla conoscenza dei
reciproci ruoli professionali
per approfondire la lettura e
l’interpretazione delle norme
che tutelano i minori.
Barbou» (zio) Gian Bloundin parlava poco; sia in casa come fuori
(...). La mattina si alzava sempre un’ora
prima degli altri membri della famiglia,
dava un’occhiata alla stalla ed alle mucche per assicurarsi che tutto procedesse
bene, tornava in casa e accendeva il fuoco; poi prendeva la sua grande Bibbia,
leggeva un capitolò del Nuovo Testamento, spesso anche uno dell’Antico, e
pregava. Fatto ciò metteva a bollire il
latte e poi, alzatasi anche dando Catrino
(zia Caterina) svegliava noi ragazzi (...).
Era stato sempre e seguitava ad essere
un fortissimo lavoratore. Anche avanti
negli anni non usciva mai di casa per recarsi ai campi, alla vigna, al bosco, senza
la sua gerla sulle spalle. E la gerla non
era mai vuota, nell’andare egli portava
letame o pali per le viti, o qualsiasi cosa
utile alla coltivazione della campagna; e
nel tornare dello strame, o dell’erba per
le mucche, o della legna per accendere il
fuoco Le spalle gliele si vedevano sol
ILFILO DEI GIORNI
LA GERLA
__________GIOVANNI ROSTAONO__________
tanto la domenica; gli altri giorni erano
costantemente nascoste sotto quel suo
immancabile arnese; tanto che si andava
dicendo a Pomaretto e nei dintorni che
Barbou Gian Bloundin senza la sua gerla, non era più Barbou Gian Bloundin.
«Vedi - mi disse un giorno - vedi, figlio mio, la gerla, non è soltanto utile per
trasportare tutto quello che sai, ma per
alcuni suoi ammaestramenti pieni d’una
mirabile salvezza. Quando te la senti ben
colma sul dorso non puoi alzar la testa e
camminare impettito, orgoglioso, altrimenti caschi all’indietro con grave danno delle tue ossa. Essa, invece, ti costrin
ge a procedere, cautamente, curvo, curvo, collo sguardo rivolto verso la terra
umile, umile; e questo con due grandi
vantaggi.
Primo, ti fa pensare alla tua immensa
miseria spirituale; tu non sei più il fariseo che alza superbamente il capo, ma il
pubblicarto che si òatte il petto.
Secondo, ti rende impossibile l’inciampar nei sassi e il cadere, o se non altro il tirar calci alle pietre a completo detrimento della punta delle tue scarpe. Essa ti dice: guarda bene dove vai e come
cammini, altrimenti o tosto o tardi ti
romperai il naso.
Un’altra buona cosa. Se la gerla è pesante non hai tempo né voglia di fermarti
per chiacchierare coi compari e le comari; saluti: buongiorno, buonasera, e prosegui evitando così di perder tempo, di
pettegolare, spesso di malignare, forse
anche di calunniare il prossimo».
(da G. Rostagno: Le mie memorie,
Claudiana, Torre Pellice, 1946, pp 60-62)
In Questo
Numero
Ecosviluppo
- Sarà necessaria un’altra
seduta per prendere una
decisione sul Piano di ecosviluppo. Il Consiglio della
Comunità montana vai
Pellice ha ritenuto di aggiornare l’argomento; nella stessa seduta, durata due
sere, si è parlato anche della «Casa Barbero», di assistenza domiciliare, di servizio per aiutare chi è alla
ricerca di un lavoro.
Pagina li
USSL ACCORPATE
La Comunità montana
valli Chisone e Germanasca ha discusso del prossimo accorpamento delle
Ussl; il Pinerolese, in particolare, si presenta come
un territorio con delle disomogeneità che creeranno
alcuni problemi.
Pagina II
Ramie
Gli enti locali sono decisi a dare una mano ai viticoltori che lavorano alle
vigne del «ramìe». Questo
vino di Pomaretto, già nella «Guide des Vallées
Vaudoises» era segnalato
come particolare, e oggi
sembra avviato a godere di
una giusta considerazione.
Pagina li
Guardia Piemontese
Enzo Stancati ricostruisce i termini in cui sopravvive l’identità dei calabrovaldesi, a distanza di 400
anni dalle persecuzioni.
Pagina in
Circo bianco
La còppa del mondo
maschile di sci avrebbe
dovuto iniziare a Sestriere
ma la mancanza di neve
l’ha impedito; a colloquio
con atleti e preparatori della Nazionale italiana che si
è allenata a Prali.
, Pagina IV
8
PAG. Il
Cronache
AGRICOLTORI: SOPPRESSO LO SCAU — Durante le
operazioni di voto della Finanziaria la scorsa settimana è
stata approvata l’abolizione dello Scau (servizio contributi
agricoli unificati); le competenze passeranno all’Inps. «Si
tratta di un meccanismo che ha permesso truffe per migliaia
di miliardi - ha detto il deputato pinerolese Lucio Malan erogati sotto forma di pensioni e contributi a falsi agricoltori; la soppressione dello Scau è un passo importante nella
lotta contro gli sprechi: mentre non ci sarà nessun cambiamento per gli agricoltori onesti, finiranno le ingiuste e cospicue agevolazioni a quelli disonesti». Aggiunge Marco
Bellion, responsabile per il Pinerolese della confederazione
italiana agricoltori: «E un passo importante che auspicavamo da tempo; le gradi clientele della Coldiretti si sono sovente realizzate proprio grazie alla gestione dello Scau; del
resto già da diversi anni questo servizio era stato inserito
nell’elenco degli “enti inutili’’».
LUSERNA: BILANCIO SENZA DEFICIT — Il Consiglio
comunale di Lusema San Giovanni, riunitosi venerdì scorso, doveva fra l’altro approvare alcune variazioni di bilancio: l’occasione ha dato la possibilità all’assessore al Bilancio, Roberto Delladonna, di riassumere la situazione di bilancio alla fine dell’anno. «Chiuso il ’92 con un deficit di
424 milioni e il ’93 con un buco di 248, nel 1994 raggiungiamo il pareggio, traguardo di un’amministrazione che
aveva questo obiettivo come primario». L’Ici resterà al 6
per mille, malgrado le richieste di Colomba (Ccd) di ridurre
l’aliquota. Del resto, anche dall’on. Riccardo Sandrone è
venuto un consenso all’amministrazione quando ha affermato che «la politica della giunta è in larga parte condivisibile». Lo stesso Sandrone, in apertura, aveva comunicato il
suo abbandono della Lega Nord in Parlamento per confluire
in un gruppo «Federalismo e libertà per il Piemonte»; il deputato continuerà però a far parte di un gruppo comunale
insieme al collega Collino, confermato capogruppo.
INCIDENTE SULLA STATALE — Non ha avuto conseguenze rilevanti l’incidente accaduto domenica sera all’altezza del ponte San Martino sulla statale 23; erano quasi le
19 quando un’auto proveniente da Pinerolo ha violentemente investito un’autovettura Al 12 in procinto di svoltare sul
ponte e una Panda che si stava immettendo sulla statale. I
danni alle vetture sono stati considerevoli e il disagio al
traffico pure in quanto la statale era assai trafficata e ha
quindi registrato code per circa un’ora.
IN VISIONE IL PIANO REGOLATORE — Il progetto preliminare di nuovo piano regolatore di Pinerolo è stato riadoftato dal Consiglio comunale accogliendo in parte le osservazioni fatte dai cittadini e dalle associazioni. Il piano,
con le sue modifiche, è esposto all’albo pretorio in estratto
e depositato in segreteria fino al 21 dicembre affinché i cittadini ne possano prendere visione; nei successivi 30 giorni,
chiunque potrà presentare osservazioni nel pubblico interesse limitatamente alle parti modificate.
croci ugonotte in oro e argento
tesi
& delmastro
(già Borno)
via trieste 24, tei. 0121/397550 pinerolo (to)
E Eco Delle "^lli ’^ldesi
VENERDÌ 2 DICEMBRf
Il municipio di Fenestrelle è provvisoriamente ospitato dall’edificio
scolastico
PISTE FORESTALI A FENESTRELLE? — Si sono svolte
a Fenestrelle due riunioni per esaminare la possibilità e la
necessità di costruire alcune piste forestali. «Fenestrelle è
l’unico Comune della valle ad essere sprovvisto di piste forestali» spiega il vicesindaco. Paolo Clapier. In una prima
riunione giovedì scorso al capoluogo non si è risolto niente;
venerdì invece, a Mentoulles, si è pensato di costituite due
consorzi per la costruzione di altrettante piste: il primo
coinvolgerebbe circa 18 persone e servirebbe a raggiungere
Anduine e il secondo, con una decina di utenti, porterebbe
ad una pista per Touce.
Comunità montana vai Pellice: un Consiglio impegnativo
Un rinvio al Piano di ecosviluppo
MARCO ROSTAN
Numerosi i punti discussi
dal Consiglio della Comunità montana vai Pellice
nella seduta del 23 e 24 novembre. Dopo le comunicazioni del presidente relative
al contributo portato dalla
Comunità, con le sue squadre
antincendio, nelle zone alluvionate, è stata approvata la
proposta di gara di appaltoconcorso per la futura gestione della residenza assistenziale «Casa Barbero» di Bibiana,
fin qui condotta dall’Ussl 43
per conto del Comune di Bibiana. La dottoressa Lanfranco, di «Casa Barbero», ha
ampiamente illustrato i motivi e la bontà di questa decisione, che dovrebbe consentire non soltanto un risparmio
economico ma un miglioramento qualitativo, con l’aumento del tempo dedicato dal
personale agli ospiti. È stato
preferito il concorso alla licitazione privata perché si vuol
mettere alla prova la professionalità di concorrenti, coo
perative e pnvati.
Sempre nel campo della sicurezza sociale, positiva la
decisione di convenzionarsi
con la Cooperativa Televita
(volontari cattobci di Pinerolo) per il progetto di assistenza domiciliare permanente.
Con uno stanziamento di 6
milioni verranno realizzati 8
allacciamenti telefonici di
persone anziane che ne hanno
la necessità ma non i mezzi.
Questi anziani, oltre a poter
effettuare chiamate con l’apposito apparecchio, potranno
essere «visitate» telefonicamente con appuntamenti prefissati. L’Ussl 43 finanzierà
con un contributo regionale
questo progetto, a titolo promozionale, per un anno.
Un’altra decisione che, sia
pure con perplessità, si spera
dovrebbe costituire un aiuto
alle persone in cerca di lavoro, per lo meno sul piano
informativo, è quella di aderire come Comunità montana
al Cilo di Pinerolo (Centro
iniziativa locale per l’occupazione). I Comuni dovranno
approvare la spesa di questo
servizio, che costa in media
235 lire per abitante e che
avrà nell’agenzia Informagiovani di Lusema San Giovanni
il suo terminale decentrato
sul nostro territorio.
Altri punti hanno riguardato variazioni di bilancio e
adeguamento del regolamento delle leggi vigenti. La discussione ha cominciato ad
accendersi sui soldi che la
Comunità spende e sul programma-operativo del 1994:
una premessa al piano di ecosviluppo che ha occupato la
seconda serata. Polemiche da
parte dell’opposizione sul fatto che si producono sostanzialmente «progetti», quindi
carta e non fatti; polemiche
ancora anche sul palazzo del
ghiaccio, per il quale comun
que è stato approvato il piano
finanziario necessario per ottenere il mutuo che, a detta
del presidente Cotta Morandini, dovrebbe consentire la definitiva ripresa dell’attività
per l’autunno prossimo in un
impianto di fatto «nuovo».
Rinviato a giovedì il dibattito sul piano di ecosviluppo,
i consiglieri hanno discusso
per tutta la serata su quanto
una commissione di esperti
esterni e di dipendenti dell’
ente hanno predisposto; alcune decine di ore di lavoro,
tutte registrate anche su supporto magnetico, dovrebbero
costituire una specie di piano
regolatore dello sviluppo della valle legato all’ambiente.
Gli interventi della maggioranza hanno sottolineato come il piano costituisca per la
prima volta un’elaborazione
di cose concrete che si possono realizzare; le opposizioni
hanno criticato alcune scelte:
molta agricoltura, poca industria, una presunta chiusura
nel proprio ghetto valligiano
rispetto al collegamento con
la Francia (Charbonnier), una
parte sulla cultura che parrebbe già configurare chi dovrà gestire la partita, la Tarta
volante (Hertel), ma soprattutto troppi errori e la necessità di confrontarsi con i rispettivi Consigli comunali.
Alla fine il presidente ha
proposto, e il Consiglio approvato, un rinvio nell’approvazione del piano.
Un progetto per favorire la coltivazione dell'antico vitigno «ramìe»
vino speciale di Pomaretto
PAOUV REVEL
, .T e Pomaret est surtout
>> J_4 connu par son grand
et beau vignoble dont tous les
habitants de la Vallée tiennent à posséder un lopin; le
vin, quoique d’un degré alcoolique assez faible, est cependent très-aprècié à cause
de son bouquet spécial (le
meilleur est celui de la région
des Ramiers)».
Così leggiamo nella «Guide des Vallées Vaudoises»,
edita nel 1898. Già si parlava
del ramie come di un vino
speciale, anche se la coltivazione della vite e la relativa
produzione del vino rimanevano nell’ambito familiare.
Si può dire che allora ogni
famiglia avesse il suo pezzetto di vigna, che tramandava
come patrimonio di gran valore e che veniva venduto solo in casi eccezionali.
La coltivazione della vite
in zona ha origini molto antiche, tanto che se ne parla a
Perosa nel 1275. Le vigne,
coltivate sul pendio del Podio
di Pomaretto, hanno radici
che affondano in poca terra,
trattenuta dai muretti in pietra a secco. Nelle annate
asciutte le piante soffrono per
la carenza d’acqua e si rischia di perdere buona parte
del raccolto. Senza acqua, la
vite coltivata tra i 640 e i 900
metri di altitudine sopravvive
con difficoltà e dà un prodotto di qualità non più soddisfacente.
I viticoltori, quel pochi
che, nonostante le difficoltà,
ancora si ostinano a coltivare
l’impervio costone, sopperiscono alle carenze della natura raccogliendo l’acqua piovana per mezzo di appositi
serbatoi e trasportandola con
enorme fatica. Sono le stesse
persone che, da alcuni anni,
mandano grida di allarme at
traverso la stampa locale: occorre acqua per salvare il
ramìe.
Oggi finalmente si può dire
che il Comune di Pomaretto e
la Comunità montana valli
Chisone e Germanasca hanno
elaborato un progetto che
prevede il prelievo dell’acqua
a monte e la sua distribuzione
ai vigneti. Sappiamo con
quanta passione l’assessore
Guido Ribet, del Comune di
Pomaretto, abbia seguito
questa vicenda e gli chiediamo di illustrare il progetto.
«Per non abbandonare la
coltivazione della vite nella
nostra zona bisognava cercare di alleviare le fatiche dei
viticoltori. Il primo passo è la
costmzione di un impianto di
irrigazione, che partirà dalla
borgata Aymars e si estenderà su tutto il territorio del
Podio».
- Quale sarà il costo dell’opera?
«Questo progetto costa 206
milioni e sarà realizzato in
collaborazione con la Comunità montana, che ha seguito
l’iter burocratico destinato ad
accedere ai fondi del contributo regionale. In questa fase
è stato determinante l’aiuto
dato dall’assessorato all’
Agricoltura e dall’ufficio
agricolo».
- Ritiene imminente l'avvio
dei lavori?
«Posso dire che al momento stiamo aspettando il benestare della Regione, che ha
già provveduto a stanziare i
fondi. In seguito i lavori verranno appaltati. A fine lavori
rimpianto verrà preso in gestione dal Consorzio».
- A proposito di Consorzio: i viticoltori della zona,
abituati da sempre a lavorare singolarmente il loro pezzetto di terreno, hanno risposto positivamente?
«Hanno colto al volo que
sta possibilità di associazione, tant’è che in ottobre si è
costituita una nuova società
denominata “Consorzio irriguo per la valorizzazione delle terre del ramìe”, che ha come scopo “il miglioramento e
il potenziamento delle strutture agricole inerenti la coltivazione dei vigneti esistenti
nella zona suddetta...”. La società è amministrata da un
Consiglio direttivo composto
da 10 soci: tra le altre mansioni provvederà a regolare
l’uso dell’acqua e ad ammettere al Consorzio altri proprietari che ne faranno domanda. L’uso dell’acqua sarà
strettamente legato ai terreni
coltivati della zona e ogni
proprietario manterrà i diritti
acquisiti. Tutti i soci sono
partiti dall’idea che la collaborazione resta l’unica strada
per poter continuare l’attività
anche se, bisogna dirlo, la fatica è ancora tanta: il trasporto a spalla, la zappatura manuale rimangono i sistemi di
un tempo e sarà difficile
meccanizzarli. Concludendo,
vorrei sottolineare l’impegno
della nostra gente e la volontà di non abbandonare la
propria terra. Vedendo questa
nuova tragedia dell’alluvione
dei giorni scorsi in Piemonte,
penso che a livello politicoamministrativo non si sia gestita nel migliore dei modi
1 agricoltura nelle nostre
montagne e che molte cose
andrebbero riviste».
Finalmente una nota positiva in questa nostra agricoltura montana: questo vino
ramìe potrebbe condurre a
una riscoperta di prodotti nostrani, potrebbe costituire il
«vino forte» di un itinerario
gastronomico, potrebbé contribuire a creare l’immagine
di un paese laborioso e tenace nell amore verso la propria terra.
Accorpamenti
Ricomporre
un tessuto
disomogene
MAURO MEYTRB
A partire dal nuovo
faremo parte dell’f
Il territorio dell’attuale'Jj!
42, comprendente le vl_
Chisone e Germanasca
venterà un distretto nella iij
va ridefinizione territe
questo è quanto pare!
rantito per le Ussl coincidi
con le Comunità montane,]
questo si è parlato nel Coiij
glio di Comunità montami
venerdì 26 novembre, sei
parla tra gli operatori sanitij
è tema di discussione nei ]*
e nei negozi. ;
Le attuali norme che ridia
gnano i nuovi criteri gesjj
nali della sanità non stani
sfuggendo al giudizio sii
loro validità empirica, ani
se la preoccupazione mai
giore diventa che cosa sial
importante salvaguardare del
resistente sul territorio.
Erminio Ribet, preside«
della Comunità montana vai
Chisone e Germanasca, c\i
denzia due problemi: il prim
è legato alla «ricomposizioa
di un tessuto disomogenei
qual è quello della realtà sa«
tarla del Pinerolese, danÉ
spazio ad iniziative politici!
che abbiano funzione di mi
cordo; il secondo, la necessil
di sviluppare un lavoro coli
giale tra i tecnici della sani
alla luce di impostazioi
organizzative diverse nellei
tuali Ussl esistenti. Infine]«
ne anche un interrogativoi
divenire sulle funzioni dell
Ospedale di Pomaretto nel
nuovo ambito dell’Usl 10.
Sarà possibile avere peri
distretto un’autonomiafi
nanziaria e organizzativi
Oggi, come ha evidenziai
l’assessore Sola, il settoresì
cio-assistenziale (attività si
territorio) è gestito a livelli
di Ussl sotto forma di con
venzione; con la legge vige»
te il settore socio-assisteii
ziale è a carico dei Comuii
continueranno questi a M
tenere la delega alla Cora»
nità montana? Sarà possibil
mantenere la convenzio»
con il futuro distretto?
L’intervento dell’assessfl
Sola, ricco di spunti critici»
la nuova gestione privatisti
della sanità, ha anche ev,
denziato quanto ancorasi
fluida la situazione attuali
L’attuale situazione dovrew
essere per la società civile.
Ca
0
se
Prir
ventar
mondii
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cadel
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esercì;
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campo
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Pro
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lameni
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sue de
fuori d
niente
ne alle
Se
zione,
buire
di fuori di ipotetici canali!»
• "Mnteii
vilegiati e rapporti
del «palazzo», una possibili
di esprimere le proprie asp
tative sul progetto futuro^
luce di quanto di positivo®
anche di negativo hanno
puto realizzare le attuali str»
ture sanitarie collocate»
territorio. ^
In questa fase di
zioni, se crediamo che «Ur
verno è per l’individuo e
l’individuo per il
sicuramente ora di ^
giusto peso alla
riflettere sul ruolo della o
crazia, mettendo in discU»»^
ne la realtà di una huroot æ
onalwe^
concepita e intenzr
creata come idoneo strui
di amministrazione al sei
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del potere politico, dive'
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essa stessa un’istituZio
potere dotata di
sue logiche di conservazi
CONTRO IL DISAO^
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NOTIZIARIO DELLA FEDERAZIONE
GIOVANILE EVANGELICA ITALIANA
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iCampo studi Fgei su fede e politica profiramma
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ORA TOCCA A NOI
SCOPRIAMO LE DIFFERENZE
Prima del campo studi, che ormai sta diventando l’appuntamento dell’anno dopo i
mondiali di calcio e “Rossella”, il via-col-vento
televisivo, eccoci all’ultima puntata giornalistica del nostro cammino.
idee, che pubblicamente si pronuncia sulle
più varie questioni.
Quello che vorrei fare qui è una sorta di
esercizio pubblico di riscaldamento, sulla base di alcuni spunti che ci verranno durante il
/Vtfì COS’È etUESTO
STOpj SOLL/Ì
stazi®
nfinepo'
gativflii
oni dell
retto nel
silo,
irepe
omia
zzativi
denzi®
Politicai ?
UN
^mpo, nel tentativo di arrivare ad Agape con
gualche idea di quello che succederà.
Provo allora a formulare delle possibili riesposte riguardo alla prima, inevitabile domanda che ci porremo: cos’è la politica?
Per qualcuno la politica è quell’attività di
:tt(®s ^assunzione di problemi, di decisioni e di rego
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^professionisti nelle istituzioni dello Stato, dai
|più alti livelli del parlamento e del governo, fi
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issisi« stili locali. In quanto tale, e benché le
Comi decisioni ci riguardino, la politica sembra
Iftiori dalla nostra portata, ci impegna poco o
niente, al massimo richiede un po’ di attenziopossib# no alle notizie di televisioni e giornali.
enzioi gg appsna da questa conce
azione, troviamo che alla politica si può attriibuire un significato più ampio: così di fronte
Anche a questo livello, tuttavia, le differenze possono essere molte: c’è chi ogni tanto
partecipa a riunioni, a dibattiti e solidarizza firmando adesioni, petizioni, sottoscrizioni, e c’è
chi, invece, si attivizza a molti più livelli, dedica buona parte del suo tempo, delle sue risorse, ad un progetto, dall’elaborazione teorica all’attuazione
Uè/ campo pratica.
fER ^erzo luogo, la politica, o
CaaaPo /vi» |g pQ|njj;Hà^ può venire intesa
come una modalità di relazione interpersonale, una incarnazione di principi nella quotidianità dei rapporti: mi viene
da pensare alle elaborazioni
del pensiero delle donne, ma anche agli
aspetti microsociali della non-violenza,
dell’educazione alla pace.
Possiamo essere oggetti passivi della politica, possiamo esserne artefici a più livelli,
ciascuno con le proprie risorse e le proprie
idee, i propri sentimenti, e possiamo concepire per la politica ambiti diversi, dal tram al posto di lavoro, dal quartiere alle istituzioni dello
Stato: essa si presenta come un blob gelatinoso il quale, appena crediamo di avergli dato una forma, già ci sta sfuggendo dalle dita,
assumendo nuovi aspetti.
Se facciamo riferimento, poi, ai giudizi divalore, alle scelte ideali che stanno dietro al
modo di concepire la politica, ci renderemo
conto di come non sia facile organizzare univocamente un argomento come questo; al
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od essa non siamo più soggetti passivi, ma
posiamo tentare di influenzare le scelte e gli
obiéttivi della società in cui viviamo. Penso a
obi frequenta un partito, un movimento, un’asoociazione, un circolo, un centro sociale,
un organizzazione comunque, che si esprime
Oltraverso progetti e obiettivi, atti pratici e
campo CI avvarremo delle definizioni
che filosofi, sociologi, studiosi di vario
genere, hanno formulato nei secoli
ma, lungi da noi la
tentazione di arrivare ad una risposta
definitiva, cercheremo solo di acquisire qualche strumento in più
di analisi.
Conseguentemente a quanto detto fin'ora,
un’ulteriore esigenza di chiarimento ci viene
dal fatto che ci si è spesso definiti di sinistra e
si è fatto uso di simboli e slogans, dando per
i*
|: Care amiche e cari amici,
nella Fgei esiste un gruppo di lavoro sul “Migranti” che opera in strétto
contatto col Servizio Rifugiati e Migranti della FCEI. L’idea del nostro gruppo é
-r Ohe la Fgei si impegni nel processo ’’Essere chiesa insieme cercando e approfondendo il dialogo e la comunione fra giovani evangelici/che italiani/e e
■ stranieri/e. Al Campo Studi avremo uno spazio dedicato alla questione e sa
<’snno disponibili utili materiali del S.R.M. /a- • •
In quel momento vogliamo tentare una. mappatura di tutte le realtà in cui siaFIO impegnati/e: incontri di gruppi italiani e immigrati; accoglienza nelle comunità e/o in collaborazione con altre associazioni; studio sulle politiche e legislazioni; ecc.
Per questo siete tutte e tutti Invitate ed Invitati a raccogliere e portare
*1 Campo Studi tutte le Informazioni utili.
Vi attendiamo fiduciosi/e
Buon lavoro
EHI Haría Quartino
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scontata una generica appartenenza senza,
però, tentare veri approfondimenti. Da alcune
parti, inoltre, si fa notare che non bisognerebbe neanche sentirsi sicuri di quel “di sinistra"
e che, anzi, la FGEI ha uno spettro politico
più ampio. E’ per questo che migliorata la conoscenza di alcune parole chiave della politica che a volte usiamo frettolosamente, con
genericità e forse erroneamente, identificheremo una serie di problemi e di argomenti rilevanti con cui confrontarci. Faccio degli esempi: siamo per l'economia di mercato o per la
pianificazione statale? Cosa pensiamo delle
relazioni internazionali? Ci piace l’Europa unita? E la NATO? Le politiche ambientali hanno
la priorità su tutto o prima viene l’industria con
i suoi posti di lavoro? Quali politiche per l’immigrazione? Quali cambiamenti desideriamo
per la nostra società?
Questa è una serie di esempi e di
aut-aut un po' brutale, mi rendo conto, ma
certamente non banale. Quello che mi auguro
dal campo studi, non è di esaltare le contrapposizioni, le divisioni e di rendere impossibile
una definizione del dibattito politico all’interno
della FGEI. Vorrei invece che da un chiarimento reciproco uscissero sconfitte certe ambiguità nascoste e che la differenza venisse
valutata come una ricchezza: come arricchimento del dialogo e come arricchimento,
quindi, delle nostre possibilità di azione, di
espressione e di crescita.
Samuele Montalbano (Prarostino)
n° 7/8
dicembre 1994
10
Hotiziaríofgei
SARANNO FAMOSI
(¿ruppi alla ribaltaJ
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OFFICINA “P” è il nuovo nome del gruppo di Torino, erede dello storico gruppo FGEI . Il nome può già fornire qualche indicazione programmatica, ad esempio rimanda a termini come bottega,
laboratorio, luoghi in cui si produce concretamente qualcosa, in cui si progetta; questo non
esclude anzi forse arricchisce la nostra vocazione che è la produzione di pensiero, la riflessione, il copfronto di idee. Il nome deve definire un po’ ma non troppo, per questo abbiamo
lasciato senza specificazione ia lettera “P”; in questo modo sarà di volta in volta aperta alle
diverse interpretazioni: protestante, politica, personale, ma anche pasticcera o pacioccona !
Quale futuro? Ci interessa mantenere un legame, non solo storico, con la
FGEI. Continueremo ad aderire come gruppo, cercheremo di essere
presenti nell’ambito delle iniziative nazionali, sosterremo il lavoro
della FGEI a livello finanziario e a livello di elaborazione e prò- i
gettastìtìne, sia fn modo autonomo sia attraverso la nostra presenza all’interno della redazione del Notiziario e dei vari gruppi come Cassiopea, Capernaum, Grulateo etc. che arricchiscono la FGEI con contributi spg.
citici.
La decisione di cambiare nome, per quanto investa aspetti sostanziali e non solo fofmaH
nell assetto di un gruppo, fa da contorno al piatto principale che consiste neìla'fitfefihiZione
da parte del gruppo del proprio ruolo e dei propri obiettivi/desideri. - '- 4#'#' 'k. 4
Ci interessa anche un rapporto con la comunità tenuto conto del fatto che la ricerca
di fede resta una delle nostre priorità. Le attività della chiesa vedono già un nostro coic
volgimento a livello delle singole persone. Per quanto riguarda il gruppo e la sua visibi
lità abbiamo alle spalle diverse esperienze positive, tra cui i culti. La preparazione dei
culto continua ad interessarci non a priori come dovere, ma eventualmente come desiderio di raccontare un percorso fatto e di coinvolgere la comunità su temi e problemi
della nostra ricerca.
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Come si è arrivate/i a questo punto? Perché non certificare la morte del gruppo o non
continuare esattamente come prima?
Alla prima ipotesi, aldilà dell’amicizia e della comune passione ludico-culinaria, si oppone
un forte desiderio di mantenere, nell’ambito della nostra chiesa, uno spazio unico di confronto su temi vecchi e nuovi
per noi fondamentali.
Il motivo per cui la seconda ipotesi,
per certi versi più comoda, viene scartata in favore della ridefinizione, è la generale insoddisfazione. Dobbiamo infatti
prendere atto del fatto che l’immagine
del gruppo non corrisponde più alla
realtà. Da anni ci trasciniamo dietro il
conflitto/frustrazione di non assolvere
più in modo soddisfacente per noi e per
gli altri ai tradizionali “compiti fgei” ad
esempio aggregazione giovanile, organizzazione corivegni, partecipazione alla
vita della comunità etc.
Una sfida sempre aperta resta la riflessione e il confronto politico. Non è casuale che
questo vada di pari passo con un interesse della FGEI che ha dato al Consiglio il mandato di organizzare un campo studi su fede e politica con particolare riferimento alla situazione politica italiana. Vorremmo portare avanti una riflessione coerente, strutturata
lungo un percorso definito, che ci fornisca l’occasione per un confronto tra noi e, a partire da noi, per una riflessione più ampia su passato, presente e futuro politico del mondo
protestante: speriamo che tutto ciò si
concretizzi in un nostro contributo
per il campo studi e, perché no?, ¡n
un evento teatrale ancora tutto da
pensare ma spettacolare (collage di
momenti di discussione, canto, metafore divertenti etc.) per la fine
dell’anno.
Metodologicamente la formula mista adottata fino ad ora (discussioni,
dibattiti allargati, contributi eterni
etc.) funziona, ma vogliamo affiancarla con approfondimenti, letture
collettive è nuovi rfiètodi (ad*es. il
teatro ma non solo).
li evie
VIENI A FARE
LO/LA STEWARD
alla Conferenza Europea dell'Alleanza Riformata Mondiale
2B agosto - 3 settembre 1995
EDIMBURGO
Se hai tra I 18 e i 30 anni, parli bene l’inglese e ti interessano i rapporti ecumenici internazionali non
perdere l’occasione di partecipare
al campo di lavoro che supporterà
la Conferenza. Ti verrà chiesto di
pagarti il viaggio.
Le iscrizioni vanno fatte entro la fine
di dicembre presso Silvia Rostagno
(06/3219729)
Ciao a tutte/il
Ci presentiamo: siamo il gruppo
FGEI di Verona, costituito da sei
Tiotvda/àitó^
c/o AtincL/a (^Wsòc
via. QeJTOvcL^64
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ragazze tra i 16 e i 22 anni. IQp
Formalmente esistiamo già da qualche anno, ma finora non ave- ^
vamo mai avuto la capacità di trovare un momento di incontro al di
fuori del catechismo e ci limitavamo a partecipare agii incontri regionali e nazionali della
FGEI. Da quest’anno abbiamo trovato il modo
di superare gli inconvenienti tecnici (gli impegni di studio, la distanza di chi è altrove per
studiare) e siamo riuscite ad incontrarci regolarmente.
Ci siamo così potute confrontare su vari
problemi, abbiamo potuto proseguire insieme
a piccoli passi
il cammino della ricerca della nostra fede
e abbiamo imparato a conoscerci megtìo.
Abbiamo riflettuto a lungo sul tema della
preghiera, attraverso la lettura dèi salmi e seguendo un percorso che alcune di noi avevano già fatto nella FGEI. Abbiamo poi condensato tutte le nostre riflessioni in un culto che
abbiamo presentato alla comunità.
Erica, Miriam, Livia, Cipriana, Isabella,
Francesca
IL NOSTRO CULTO
DAL DIARIO DI UNA PERSONA
"IGNARA" (... o smemorata?)
Napoli, sabato 29 ottobre;
Caro diario, questo sabato era iniziato come ogni altro sabato e come al solito mi ero
recato presso la mia chiesa (la chiesa battista
di via Foria a Napoli), per la riunione giovanile
settimanale.
Quest’anno stiamo prendendo spunti di discussione ogni settimana dalla visione di un
film e data la mia cinefilia la cosa mi alletta
sempre in maniera notevole. Quando però sono entrato nella sala dove abitualmente si
proietta il film, ho visto che non era stato preparato niente e che c’era tra noi un gruppo di
ragazzi (circa una ventina) visibilmente stanchi, armati di zainetti e certamente non partenopei. Molti sono stati i miei pensieri; “Ho
sbagliato chiesa? Abbiamo ceduto i locali ai
boy scout?” e così via... dopo avere chiesto
in giro ho scoperto che si trattava del gruppo
giovanile della chiesa di S. Germano (TO) accompagnato dal pastore Daniele Bouchard.
Dopo un giro nella splendida cornice partenopea, i ragazzi e le ragazze erano venuti a far
ci visita. La cosa mi ha lasciato un po’ interdetto, che è poi una reazione normale se si
scopre che a soli 20 anni già ti dimentichi le
cose che ti dicono 7 giorni prima.
Superati i primi momenti di imbarazzo, siamo tutti subito stati messi a nostro agio dallo
studio organizzato dal nostro pastore Massimo Aprile, che oltre a coinvolgerci in una importante tematica quale “il servizio e l’umiltà”,
ci ha permesso anche di fare conoscenza.
Più tardi abbiamo potuto gustare dei dolci
preparati dalle delicate mani delle rappresentanti femminili del nostro gruppo, e così la serata è andata avanti fra un inno e una fetta di
dolce, fino alle 22.00.
Momenti da ricordare: quando ci siamo
guardati un po’ perplessi ascoltando i fratelli
torinesi cantare “o’ surdato innamorato” e “o’
sole mio”.
ossen/azione del giorno: voglia il Signore
che questi momenti di cristiana condivisione
vengano vissuti sempre più spesso.
Lello Bruno (Napoli)
COME PREGARE?
La riflessione che oggi guideremo è
frutto degii incontri avuti durante questo
ultimo anno.
Il tema scelto è quello della preghiera.
Riteniamo infatti che essa svolga un ruolo
fondamentale nella manifestazione della
nostra fede, avvicinandoci a Dio.
Ma qual è veramente II nostro rapporto
con la preghiera? Preghiamo tanto o poco? Per abitudine o per necessità? Che
cosa significa pregare?
Abbiamo scoperto di essere confuse ed
imbarazzate quando dobbiamo pregare in
pubblico, anche se si tratta di persone a
noi note e care. Quando dobbiamo pregare in pubblico se è possibile ci prepariamo
minuziosamente dei testi scritti, ma questo
significa limitare la nostra spontaneità:
scegliere le parole più appropriate, badare
alla corretta forma italiana e, soprattutto,
rischiare di censurare le emozioni più vere
e personali. Tuttavia pregare in pubblico
significa pregare per gii/le aitri/e, dare voce ai loro sentimenti, dimostrare il nostro
amore per la comunità.
Abbiamo minor difficoltà invece ad Affrontare il dialogo personale e silenzioso
con DiOi Possiamo esprimere la nostra fede a Dio anche con una melodia, un disegno, ed il nostro dolore con un urlo o con il
pianto. Questo tipo di preghiera è In fondo
il più vero e sincero rapporto che abbiamo
con Dio, è II nostro modo per avvicinarci a
Lui, per incontrarlo.
E' spesso II nostro stato d’animo che
determina la strada che scegliamo per
giungere a Dio. Abbiamo trovato varietà di
approcci a Dio nel libro dei salmi. In esso
sono contenute preghiere di lode, di disperazione, di amore: è un libro in cui, se
siamo capaci, possiamo trovare la parola
giusta al momento giusto.
Abbiamo scelto due Salmi che, a nostro avviso, esemplificano diverse situazioni In cui ci possiamo rispecchiare: Salmo 77: w 1-10 e Salmo 139: w 1-12.
Nel primo Salmo possiamo individuare
tre parti: il primo versetto costituisce l’invocazione In una forma che è comune a
molti altri salmi, poi viene posto in primo
piano, con tutta la sincerità che impone
l’urgenza del confronto, il dolore del salmista. La sua angoscia è immensa, tanto da
consumarlo, da tenerlo sveglio tutta la notte, da Impedirgli di parlare e quasi di ragionare. Il salmista pone in risalto la ne
cessìtà di rivolgersi proprio a Dio, per cercare un consolatore. La sua è una scelta
consapevole e forse anche disperata. Sa
che non è sufficiente un amico, anche se
fidato, nessun uomo, nessuna donna è in
grado di offrirgli il conforto, l’amore e la sicurezza che egli cerca, solo Dio! ^
La terza parte è tutta volta a porre in ri- "
salto la necessità della vicinanza a Dio e,
di contro, l'abbandono di Dio. Proprio
quando sembra che ne abbiamo più bisogno, Dio è lontano: nel passato sentivamo
la Sua presenza, nei momenti di gioia e
prosperità, oggi invece nel dolore e nell’afflizione, ora che sentiamo tutta l’urgenza
della Sua mano consolatrice, Dio è muto e
sordo alle nostre preghiere.
Perché, si chiede il salmista. Perché, ci
domandiamo anche noi. Dio si è dimenticato di noi, ha forse cambiato idea, si è in-.
durilo il Suo cuore? E’ mal possibile che
Dio sia così capriccioso ed incostante?
Sentiamo che c’è una possibilità diversa. Nel secondo salmo ci viene offerta
un’immagine di Dio ben differente, positiva
e rassicurante. Dio viene dipinto come fosse un genitore che conosce ogni piega del
carattere del suo bimbo, riesce a prevenire
i suoi pensieri, conosce le sue paure. E’un
genitore sempre vigile, forse anche un po'
invadente: ci segue proprio ovunque, anche quando vorremmo essere lasciatile
soli/e, ci è vicino anche contro la nostra
volontà. Sicuramente la Sua non è una
presenza attiva, non sgomina per noi nemici, non risolve I nostri problemi e non ci
evita dolori, ma è sempre qui vicino.
Ci sono delle immagini molto belle a significare l'Immenso amore di Dio e vorremmo ricordarne una presente nel Salme
84. E’ questa un’immagine quasi materna:
“All’cmbra dei tuoi altari, Signore onnipO'
tenie, anche il passero trova un rifugio e la
rondine un nido dove porre i suoi piccini.
Quante immagini diverse per uno stesso Dio, ora ci sembra lontano, ora affettuO'
so, distaccato oppure coinvolto, un amico
0 un nemico.
Abbiamo capito di non poter sempre
giungere a certezze o giudizi univoci, ab"
biamo compreso che la feda è un continue
porsi in discussione, è dialogo con gli elle
è soprattutto con Dio attraverso la pregierà,.che diviene cosi il canale privilegiato di
accesso al Signore e la possibilità di 010"
scita della nostra fede. Amen.
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3-4 dicembre '94 - Casa Cares (Reggello)
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costo: L.30.000
iscrjzioni: Laura Casorio (0586/751241)
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3-4 dicembre '94 - Villar Perosa (TOi
Pre-campo studi - Noi e la politica
costo: L.25.000
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Come vivere in guesta società
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Mass media e società
iscrizioni: 06/4743695
iscrizioni: 0121/807514
JtOCCA DI PAPA
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Costruire insieme alla famiglia
iscrizioni: 06/9499014
iscrizioni: Carla Necchio (0121/953209)
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Chiese e giovani
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C'é un oggi per le nostre chiese?
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Musica: cultura o divertimento
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iscrizioni: Bruno Gabrielli (0961/728045)
La^ musica come presenza continua nella nostra vita
iscrizioni: 0766/740055
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DOCUMENTO POLITICO DI CAPERNAUM
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OMOSESSUALITÀ’
Durante il corso della storia e nelle diverse società che ci hanno preceduto, la disponibilità
sessuale o II semplice atto sessuale tra persone dello stesso sesso ha assunto di volta in volta diverse e precise valenze sociali: rito di iniziazione, simbolo di sopraffazione, rito sacro, sfogo trasgressivo delle norme sociali, etc. Allo stesso tempo I’ atto omosessuale è stato diversamente valutato e
strutturato a livello sociale relativamente al suo genere maschile o femminile.
Con II termine omosessualità noi oggi indichiamo la disponibilità a provare innamoramento
e desiderio affettivo e sessuale nei confronti di persone dello stesso sesso. Analogamente eterosessualità indica la disponibilità a provare i medesimi sentimenti verso I’ altro sesso e bisessualità verso
persone di ambedue I sessi.
REPRESSIONE
La potenzialità omosessuale è stata fino ad ora repressa ed incanalata in forme socialmente funzionali.Uno dei modelli che oggi ci permette di interpretare questa repressione è quello
dell’analisi femminista.
La società patriarcale struttura uomini e donne in ruoli sociali di genere tra loro complementari. Nel modello familiare della coppia eterosessuale si vuole ricomporre la frattura sociale trasversale tra donne e uomini creando il più piccolo nucleo socialmente funzionale per la produzione,
la riproduzione e per I’ espletamento dei lavori di cura.
In questo modello familiare e sociale I’ omosessualità non trova posto e viene anzi spesso
esorcizzata proprio col pretesto che essa metterebbe in discussione ed in pericoio l’istituto familiare. Le potenziaiità umane non possono però essere totalmente cancellate ed annullate, così I’ omosessualità (repressa) ricompare sotto altre forme e modalità sublimata in “votato impegno” verso più
“alte” attività sociali, rivoltata nella peggiore emofobia oppure ancora sfogata e commercializzata nel
mercato del sesso, tutte forme che comunque tornano ad avere una loro funzione sociale: agente di
repressione od oggetto di sfruttamento.
La società patriarcale impone questo modello sociale violando l’integrità e le potenzialità
umane degli uomini e delle donne, costringendolhe a ruoli e funzioni sociali limitanti ed oppressivi.
CONDIZIONE O SCELTA?
Tipico esempio di dove porti una posizione “tollerante” di chi riconosce I’ esistenza ii)|:
“problema” omosessuale e si sente in dovere di dargli una spiegazione, è I’ interrogativo se l’on
sessualità sia frutto di una condizione o di una scelta personale.
Tutte le agenzie repressive della società patriarcale si sono lanciate in questo esercizio i).!
tellettuale: scelgono il peccato, condanniamoli; cadono nel vizio, educhiamoli a suon di dottrina; s
no malati, curiamoli; inquinano la razza, eliminiamoli! Morale, scienza, medicina, psicologia, tuL
hanno esercitato le loro arti e i loro strumenti sulla pelle delle persone omosessuali. Chi ha studiatoti
perché del mancinismo? I destrosi per correggere i devienti!
Oggi una persona eterosessuale che si pone questi gratuiti dubbi appare, agli occhi dell
persone omosessuali, come l’ennesimo insulto della società repressiva.
Perché non ci si chiede che valore etico muove una società che ancora costringe le
sone omosessuali più represse al matrimonio e ad un’ eterosessualità di copertura? Perché non
chiede che valore etico può avere la scelta di una persona eterosessuale di sperimentare se sii
nell’ approfondire rapporti di affettività, sensualità e sessualità con persone del proprio sesso?
Possiamo essere d’ accordo con la definizione di “condizione” per l’orientamento sessuale, ma solo a patto che la frittata del pregiudizio non si rivolti nel piatto della “scelta”.
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OMOFOBIA
Oggi in concreto la repressione dell’ omosessualità è sostenuta dalla struttura sociale, dalla cultura e dalle ideologie nonché dalle persone che le legittimano e le perpetuano. La repressione
è sostenuta inconsapevolmente da chi non presta attenzione al suo portato oppressivo, è rafforzata
consciamente da chi con questa vorrebbe difendere le proprie fragili sicurezze.
Con “omofobia” noi indichiamo la particolare avversione e la repulsione violenta che alcune persone hanno nei confronti dell’ omosessualità e riteniamo abbia la stessa spiegazione della xenofobia e di ogni forma di rifiuto della diversità. Una persona in condizione di oppressione o di svantaggio sociale cerca sicurezza nell’ unica identità sessuale (socialmente) approvata o nel piccolo patrimonio sociale consolidato. Di conseguenza si difende, con la forza violenta della paura, da ogni diversità che possa minacciarla: insomma, una guerra tra I poveri!
Questo succede anche per I’ omosessualità. Siamo dell’ opinione che la maggior parte
delle persone omofobe faccia proprio questo pregiudizio a causa della propria omosessualità repressa, negata e non accettata. A differenza del disagio materiale e della “guerra tra poveri” che accomuna persone spesso prive in partenza dei mezzi per modificare I’ esistente, la contraddizione
sessuale non è classista, per cui I’ omofobia si esprime nel picchiatore di periferia come in ben più
pericolosi legislatori, politici, giornalisti e uomini di chiesa.
VISIBILITÀ’ OMOSESSUALE
Con “visibilità” noi intendiamo la disponibilità personale a vivere il proprio aspetto omosessuale apertamente e liberamente nella quotidiana vita sociale e di relazione; oggi la visibilità puòessere considerata come naturale proseguimento del percorso di scoperta e di accettazione della pro-:|
pria omosessualità.
Perché la visibilità possa realizzarsi è necessario che la persona crei, o trovi attornoass,
una rete di relazioni socioamicali “accettanti”, uno spazio vitale che offra appoggio e sicurezza sufi
denti ad affrontare quotidianamente situazioni di disagio, persone omofobe o comunque persow;
nuove all’ incontro con la diversità omosessuale.
Considerando la visibilità un diritto umano inalienabile, riteniamo che ogni ambito sociali,
laico od ecclesiastico, abbia il dovere morale di impegnarsi per renderla possibile, realizzabile ai'
auspicabile.
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VALENZA POLITICA DELLA VISIBILITÀ’
La scelta della visibilità riveste un valore personale di dignità, di realizzazione umana e i
affermazione di sé nell’integrità della propria persona. A questo si aggiunge quasi inevitabilmente
valenza politica di un “essere presente” che può contribuire a sfatare pregiudizi e ad aiutare alt
persone omosessuali durante il loro percorso di scoperta e di accettazione di sé.
Acune persone, inoltre, contemporaneamente al loro percorso di accettazione, maturami
le ragioni di un impegno politico ’lormale” che solitamente confluisce nei diversi e variegati ambili i
impegno del movimento omosessuale.
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TOLLERANZA O ACCETTAZIONE?
Tra le fila delle persone sufficientemente aperte da accettare di confrontarsi nel dibattito
sulla questione omosessuale, spesso si assiste all’ uso-abuso di parole quali “tolleranza” e “accettazione”, in una confusione che crea più problemi che chiarezza. Nel desiderio di trovare un comune
vocabolario proponiamo due definizioni e le loro valenza.
Con “tolleranza” intendiamo semplicemente uno stato di non belligeranza, la non volontà
istituzionale o personale di attuare progetti apertamente persecutori. Tolleranza significa garantire
astrattamente il diritto di esistere a persone non conosciute e non ascoltate nella loro particolarità.
Con “accettazione” intendiamo invece la disponibilità a riconoscere la dignità di una persona nella sua specificità. In questo senso una persona eterosessuale che cerca di stabilire se I’ omosessualità sia una malattia, una nevrosi, un peccato, una condizione o una scelta, dimostra in ogni
caso di non essere disposta ad accettare, cioè a riconoscere la dignità dell’ altro\a di autodeterminarsi.
L’ ultima parola sull’ omosessualità non può che essere quella della persona omosessuale, Accettazione comporta dunque ii riconoscere, il dare spazio e I’ agevolare un processo di autodeterminazione, significa I’ ascolto di una parola diversa dalla nostra, la possibilità aperta che questa ci
metta in discussione ed in crisi rispetto alle nostre certezze e forse un arricchimento di noi stessi\e
nel confronto con la diversità.
OLTRE L’ EMANCIPAZIONE
La politica fino ad ora attuata dal movimento omosessuale può essere definita,
zan o, una politica emancipatoria, dove con “emancipazione” noi intendiamo una politica volta ®
0 enere eguali opportunità ed eguaglianza formale e concreta. L’emancipazione offre I' opportuni
' e diseguaglianza tra una persona eterosessuale ed una omosessuale permettendo^
quest ultima di accedere alle stesse scelte lavorative, sociali e culturali di una persona eterosessi«’
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Noi riteniamo che, in merito al problema della repressione antiomosessuale, una,
emancipatoria non sia risolutiva perché, seppure importante, cerca di correggere le diseguaglW®'
producom^'^'^ sistema senza indagare e scalzare le ragioni strutturali, culturali o sociali
Siamo dell’ opinione che la politica emancipatoria corra il grosso rischio di collaborare
offuscare le ragioni ed ‘ ---------- ■
♦ perche della repressione, si corre cioè il rischio di contribuire a creare un
sorientamento controproducente tra le cause e gli effetti di un sistema oppressivo delle cui ditee^'
sioni già sappiamo poco o niente.
Per noi non è più questione di garantire la sopravvivenza della diversità omosessualei"*
l\/ispO nonlrolA il -i:______ k -^efiinr a o
Ì «nnrnf ''' convivenza delle differenze. Questa sarà p»
^ P' critico e radicale rivolto a svelare I fondamenti dell ^
ooslTrorrf®®®'' . ragioni della repressione sarà J
® a costruire una nuove proposta culturale che sia finalmente arricchita della''»'
ce e dell espressione della specificità omosessuale.
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REDAZIONE: a Torino C/o Anna Lo Grasso, via Genova 64, 10126 Torino (Fax C/o Riforma 011/657542); a Napoli C/o Riforma via Foria O'ì «ma? m
REDATTORI/TRICI: a Torino Max Cambellotti, Daniele Griot, Bettina König (coordinatrice - tei 0121/543819) Ama Lo Grasso OpI 01 l/RQR7«;f? 1 ^ °81/291185, Fax 081/291175).
a Napoli Deborah D’Auria, Marta D'Auria (coordinatrice - tei 081/273194), ^zia D’Auria LuTa N^ttÌImma
le ragazji^l Gruppo ¿Arona, Giorgi^uelmani, S
'allineili. Mi
HANNO COLLABORATO A OUESA NUMERO:
Francesco Petrosillo, Maria Quartj^^arco Sch
CORRISPONDENTI REGIQN^fuTCristina
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Bruno, CoUraivo Caperna
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Donatel|#P)stagno,Onj^Soullier, Paolo Testi
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|FRd 2 DICEMBRE 1994
E Eco Delle Yaui Aàldesi
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¡gemellaggio fra Torre Pellice e Guardia Piemontese ribadito in un riuscito incontro
la testimonianza dei calabro-valdesi
delle
jopravvive agli anni
BUZO STANCATI
persecuzioni
nei
ENZO STANCATI
¡1 ¡g novembre si è tenuto a
¿Ilice un incontro in cui è
■wj, presentato un libro di testi
^ -i di Guardia Piemontese.
Enzo Stancati ha inviato
0 intervento.
iù amare delle terribili
stragi del 1561-62, più
isti delle confische dei beni
itadini «eretici» furono cerlente le severe prescrizioni
egli inquisitori e i feudatari
jci degli spagnoli vararono
indomani della carneficina
annientare le tracce resine della cultura dei. valdesi
¡ Calabria. Sono noti il regidi confino e di occhiuta
veglianza a cui vennero
ittoposti anche coloro che
svano rinnegato la fede, il
vieto di riunirsi in più di sei
®one, di parlare nel dialetto
feitano, di intrattenere corrijondenza con i sospetti di
pia», la proibizione per 25
1 ai giovani di San Sisto
si Valdesi e di Guardia Pie
chi defc loniese di sposare una ragazà 0 un ragazzo del proprio
' le per- ¡jese, l’obbligo di sentir mesa ogni mattina e di accostarsi
¡sacramenti nelle feste conandate, di far frequentare le
cuole di catechismo ai barnini dai cinque anni in su.
Malgrado ogni precauzioe, alla fine del 1565, per teimonianza di alcuni padri
miti, tanto a Guardia che a
!an Sisto erano ancora vive
tracce di eresia», e ancor do|p,più di un decennio dalle
ìnzadd
e l’omo
rcizioii.
rina; so
lia, tutti
itudiatoi;
non ci si
sessua
)tnoses
eirapra- P®' ^ valdese sopravjpeva ancora in Calabria.
se, Ifesa infatti che nel 1569 un
no
za sul
persone
sociaie,
abile et
anaeí
neníela
ire altre
aturano
imbititi
ineralir
ortunill
tendo a
sessi®'
iiche»
irareä^
e unti'
dittieO'
jale
possiti'
jell’oP;
laràP®'
ella*»'
lábrese confinato a Capri
we per motivi religiosi ditiiarò di conoscere tale VinSnzo Bruno di Castrovillari,
«forse da vinti anni»
faticava «quelli che sono
luti abrusciati. come sono
^lli della Guardia et Bisiwo et Santo Vincenzo, cadi di Montalto» e che, figudi primo piano fra i cala19-valdesi, persisteva nella
tofede, magari camuffandoti 6 manteneva rapporti con
gruppo di altri correligio^sfuggiti all’ Inquisizione.
® ha inoltre notizia che nel
573 e nel 1574 due cittadini
®Guardia erano stati portati
àRoma davanti al Sant’Uffi'“Per essere inquisiti per
Issia. E verso la fine del
576, in base a una lettera del
'"'ernatore cattolico di Pero® ^ duca Emanuele Filiberto
“i Savoia, i valdesi inviarono
"“5 pastori di origine calabre*500 nella stessa Perosa,
ro in Puglia, per sopperire
delle comunità lo. '• E impossibile perciò prequando l’ultimo cala^^aldese finì per assimilarreligione cattolica imné se valdesi fossero
nelle condanne a
greche, tra la fine del 1500
del 1600, colpirono
'?enza e provincia l’eresia
' antitrinitari che si era
lata tra lo stesso clero,
j aspetto che resta
lieto in modo più com
I j ’ ® causa della scarsezza
ihp „ '5*55entazione, è quello
(i«..^crne i rapporti di
fisi valdesi e cala
da ’ Questi ultimi abituati
cort,, j . ® convivere, nel
-Con Medioevo e dopo,
umani minoritari
PeS“ per etnia e
ebrei ^f^isiosa, come gli
*doslian albanesi. In una
digS"^®^>ciel 1491, in anni
*connn,^ continue e di crisi
incalzante, gli
Nomi «familiari» a Guardia Piemontese
abitanti di Fuscaldo scrissero
contro «li ultramontani che
abitano a lo Castello de la
Guardia» per chiedere la revoca di una «Comunione de
aqua et herbe»' in vigore. È
certo che vi furono calabresi
fra coloro che, negli anni delle stragi, si arruolarono, magari per fame, nelle file dell’esercito spagnolo o fra coloro che braccarono, in cambio
di una taglia, i coloni valdesi
alla macchia. Certamente il
tradizionale spirito di ospitalità dei calabresi soggiacque,
in quei frangenti, ai pregiudizi e alle immediate necessità
materiali. In anni più tranquilli influì molto, sulla convivenza di calabresi e valdesi, il comportamento mite dei
coloni valdesi, sul quale esistono testimonianze, tanto
più rimarchevoli perché di
fonte cattolica e perché scritte nei mesi delle stragi.
Il libro Taliant de la pèire
da Garroc*, nel quale Silvana Primavera e Diego Verde
giglio raccolgono canti,'fila^
stracche, racconti, indovinelli
e proverbi di Guardia Piemontese, si inserisce in pieno
nei problemi che attengono
alla sopravvivenza culturale
dei calabro-valdesi e alla convivenza tra valdesi e calabresi. Le sue interessanti pagine
dimostrano con l’evidenza
dei fatti che quel tentato genocidio culturale di più di
quattro secoli fa non è andato
a segno, o è riuscito solo in
parte, e che la repressione,
con il suo carico di rancori e
lutti, non ha pagato.
Il convento dei padri domenicani, istituito nel 1616 a
Guardia Piemontese per sorvegliare i figli e i nipoti degli
antichi «eretici» annientati, è
oggi disabitato, mentre il dialetto guardiolo sopravvive a
fatica, ma sopravvive. Gli
spioncini voluti dagli inquisitori per invadere anche il privato dei valdesi è oggi una
condanna anche fisica della
loro intolleranza, mentre una
guardiola, la signorina Primavera, oggi si riappropria
direttamente della storia della
sua gente.
Ciò non significa tuttavia
che la repressione non abbia
prodotto dei guasti culturali,
anche terribili: è merito dell’
introduzione al libro, del
prof. Arturo Genre, averlo
segnalato con commosso rigore. Alienazione mentale,
vaghezza della memoria, cultura popolare senza tracce
immediatamente visibili di
quanto accaduto intorno al
1561 sono alcune prove consistenti che il prof. Genre allega. Oggi, semmai, i problemi sono altri, e non meno
drammatici. Paradossalmente
la normalizzazione fallita (almeno in parte) quattro secoli
fa può vincere oggi se le circa 500 persone che parlano il
dialetto guardiolo cesseranno
di parlarlo, nei decenni a venire, dietro la pericolosa
spinta all’omologazione delle
minoranze tipica della moderna società dei consumi. La
sopravvivenza culturale e linguistica di Guardia Piemontese ha bisogno di leggi funzionali, dell’impegno degli
stessi guardioli, dell’aiuto
fattivo delle stesse popolazioni calabresi limitrofe.
Libri come questo lottano,
coraggiosamente, contro ogni
omologazione, in direzione
di una tutela e valorizzazione dei diritti delle minoranze,
delle diversità, siano esse linguistiche o etniche, religiose
o culturali, a favore di un
mondo dove le diversità coesistano attraverso un reale rispetto reciproco che dia sostanza alla pace, in una società non uniforme, pluralistica, tollerante, matura. Ancora
una volta i valdesi di Calabria, illesi, non piegati, ci recano, dalle lontananze della
storia, una lezione di democrazia autentica, di resistenza
e di civiltà.
(*) Taliant de la pèire da
Garroc. Società di studi evangelici, Edizioni dell’Orso, Alessandria, 1992.
Una conferenza organizzata dal Gruppo Val Lucerna
La datazione dei reperti storici
OSVALDO COISSON
I tempi della terra: la datazione del materiale di
interesse storico e paletnologico» è stato il tema della
conferenza di Rosalino Sacchi, ordinario di Geologia
presso l’Università di Torino,
organizzata dal Gruppo di
studio Val Lucerna il 18 novembre.
Con una brillante esposizione accompagnata dalla
proiezione di grafici e diapositive, il prof. Sacchi ci ha introdotti nella conoscenza delle tecniche usate per queste
ricerche. Per le epoche più
antiche è possibile risalire fino a circa 5 milioni di anni
(con un’approssimazione di
circa il 10%) basandosi, con
metodi molto sofisticati, sui
tempi di decadimento e trasformazione di un certo numero di elementi, come per
esempio il bario e l’uranio, la
cui durata di trasformazione
è nota e calcolata in milioni
di anni.
Un altro metodo è il calcolo della variazione del campo
magnetico. Le particelle di
ferro magnetico contenute in
certe rocce si orientano sul
polo magnetico nella posizione in cui era al momento della solidificazione della roccia
e non possono più muoversi,
mentre il polo magnetico varia nei secoli con un ritmo
che conosciamo. Calcolando
l’angolo che si forma tra la
direzione dell’orientamento
delle particelle e quello della
posizione attuale del polo
magnetico, si può determinare l’età della roccia.
Per epoche più vicine a
noi, nell’ordine del milione
di, anni a oggi, i metodi di ricerca della datazione si moltiplicano. È particolarmente
importante quello del radiocarbonio, che permette di risalire a quasi 50.000 anni.
Esso si applica su materiali
organici animali o vegetali,
perché ogni organismo vivente assorbe durante la sua
vita una certa quantità di particelle di carbonio 14, che è
radioattivo e che si forma
nell’atmosfera. Alla morte
questo assorbimento cessa e
comincia la trasformazione in
carbonio normale. La sua ra
dioattività si dimezza entro
un periodo che è conosciuto,
di alcune migliaia di anni, e
successivamente continua a
dimezzarsi con lo stesso ritmo. Con un apposito apparecchio si può determinare
quante volte l’elemento C14
si è ridotto e di conseguenza
conoscere l’età dell’oggetto
in esame (frammento di osso
animale, di legno, di torba o
di conchiglia).
Un sistema di datazione per
epoche più vicine a noi, come
per esempio dall’ultima glaciazione in poi, è la dendrologia, cioè il conteggio dei cerchi annuali di un albero. Altri
sistemi impiegati per la datazione dei reperti sono il calcolo dell’accrescimento dei
licheni sulle rocce, il tasso di
deposizione di sedimenti,
l’esame dei depositi di polline, le eruzioni vulcaniche che
ogni volta lasciano delle ceneri con caratteristiche un po’
diverse e i cui depositi possono essere esaminati partendo
da quelli lasciati da eruzioni
di cui si conosce la data; da
questi poi si può risalire a
epoche più lontane.
Intervista all'assessore alla Cultura
I musei di Pinerolo
DAVIDE ROSSO
I musei civici sono un patrimonio culturale per la città
di Pinerolo da non sottovalutare. Questo lo si è potuto verificare nelle diverse mostre
che i musei della città hanno
presentato in questo periodo,
oltre che dalle attività di ricerca che alcuni comitati
scientifici hanno fatto non solo a livello locale ma anche (è
il caso del museo di arte preistorica) a livello internazionale in questi anni.
Siamo andati a parlare con
l’assessore all’Istruzione e
Cultura del Comune di Pinerolo, Alberto Barbero, per sapere quali sono i rapporti
dell’amministrazione comunale con i musei civici. «Tra
l’amministrazione comunale
e i musei civici c’è piena collaborazione e credo anche reciproca soddisfazione nel
senso che ci sono periodici
incontri di progettazione dell’attività e di valutazione
dell’attività svolta. Come Comune garantiamo una struttura, la sua manutenzione, forniamo degli obbiettori di coscienza come supporto all’attività museale (anche se in
questo momento il Comune
non ha obbiettori di coscienza
a disposizione), garantiamo
l’apertura domenicale dei
musei e nei periodi di apertura stabiliti dall’amministrazione comunale (come ad
esempio le giornate per la valorizzazione dei beni culturali
della città), forniamo inoltre
un contributo economico che
può così garantire un rimborso spese per il volontariato
che garantisce l’apertura dei
locali nei giorni più adatti.
Anche l’attività delle mostre
e concordata e finanziata dal
Comune».
Dunque c’è collaborazione
tra Comune e musei ma per le
attività di ricerca che alcuni
di essi svolgono è prevista
una qualche forma di intervento da parte dell’amministrazione comunale? «I programmi di ricerca che promuovono i comitati scientifici
dei musei sono finanziati da
finanziamenti propri o ricercati altrove - continua Barbero -. Il Comune su questo
non interviene: può dare un
supporto per alcuni convegni
ma per quanto riguarda l’attività scientifica non c’è un intervento diretto del Comune,
prevedendo oltretutto (come
ad esempio il caso del centro
studi del museo di arte preistorica) spesso ricerche fuori
dal territorio comunale».
Ancora chiediamo all’as-’»
sessore quali sono i progetti
per il futuro e quali sono i
suoi suggerimenti per il prosequio dell’attività museale
pinerolese. «Per quel che riguarda i progetti - è la risposta - in prospettiva c’è l’idea
di dedicare tutto palazzo Vittone (lo spazio attualmente
occupato dal Liceo ) ai musei
per ampliarli. Per quel che riguarda i suggerimenti sono
soddisfatto dal lavoro svolto
fin qui. Dal punto di vista del
Comune, nella prospettiva
della nuova pianta organica,
ci sarà una sezione cultura,
nella quale la direzione dei
musei è ipotizzata come figura, perché oggi il problema
della promi'zione fa sì che sia
necessario avere all’interno
del Comune dei tecnici competenti dal punto di vista della promozione culturale, cosa
che finora è mancata».
¡TA
Ho trovato il
tedesco buono
Ho letto su L’eco delle valli
valdesi del 18 novembre l’articolo «Alla ricerca del tedesco buono». Vorrei parlare di
«tedeschi buoni». Sono stato
internato in Germania, catturato in Montenegro il 9 ottobre 1943, rientrai in Italia alla
fine dell’agosto 1945. Soffrii
quello che soffrirono tutti gli
internati.
Il 3 aprile 1944 mi trovavo
nel campo di concentramento
di Oberlangen (piccolo paesino sul confine con l’Olanda)
quando seppi che era deceduto l’internato Enrico Gaydou
di Lusema San Giovanni, artigliere di montagna, valdese:
con lui morì un altro soldato
internato. Inutile parlare delle
circostanze della morte: i tedeschi non c’entravano in
modo diretto. Essendo il più
anziano fra gli evangelici e
non essendoci un cappellano,
fui incaricato dai miei amici
valdesi a presiedere il servizio funebre.
Per comprendere bene l’importanza di quanto sto per dire bisogna ricordare che allora, nelle condizioni in cui ci
trovavamo, si poteva scambiare qualche parola anche
cortese con un tedesco, ma
solo se era solo e non visto da
altri tedeschi. Di ritorno dal
cimitero, andando verso il
campo distante 8-9 km, a un
certo punto dovetti fermarmi
per «soddisfare un bisogno
corporale» (come leggo nelle
mie annotazioni di allora) e
con me si fermarono alcuni
soldati tedeschi (5 o 6, forse
più). Ripresa la marcia mi si
avvicinò un soldato tedesco
che parlava italiano e mi chiese se ero evangelico, quindi
mi chiese del mio lavoro da
civile e si parlò d’altro. Riporto dalle mie annotazioni:
«Mentre chiacchieravamo ci
avvicinò un cap. magg. tedesco che, quasi vergognoso, mi
porse con garbo una bella fetta di pane ed un cartoccio con
marmellata». Mi domando
piuttosto adesso che cosa sarebbe successo a quei soldati,
che sarebbero certamente stati
identificati, se il mio libriccino mi fosse stato sequestrato,
e la cosa era possibile. Posso
chiamarli «tedeschi buoni»?
Altro piccolo episodio,
sempre a Oberlangen. Non
l’ho .segnato nelle mie annotazioni. Di solito mi alzavo presto e andavo a passeggiare attorno al reticolato, naturalmente dall’interno. Un mattino, al di fuori del reticolato,
vidi un nostro soldato che raccoglieva dei cetrioli, naturalmente sorvegliato da una sentinella tedesca con fucile e
baionetta in canna. Il tedesco
mi vede e dice al nostro soldato indicandomi: «Kamarad», quindi volta le spalle e
si allontana. Il soldato italiano
mi butta al di sopra del, reticolato tre o quattro cetrioli. Il
soldato tedesco ritorna a sorvegliare con il suo fucile: non
ha visto nulla. Non è anche
questo, a modo suo, secondo
le sue possibilità, un «tedesco
buono»?
Io amo i tedeschi, amo la
Germania e non dimentico
che quella è stata la patria terrena di Lutero.
Nino Rostagno - Torino
13
PAG. IV
E Eco Delle B.lli \àldes:
La preparazione degli atleti azzurri
Il circo bianco
in allenamento a Frali
MILENA MARTINAT
11 circo bianco: muoversi in
continuazione per allenamenti o per gare iinpone
ritmi e modi di vita sicuramente molto particolari. Sabato e domenica dovevano svolgersi a Sestriere le prime due
gare della Coppa del mondo
maschile, ma sono state sospese. L’uomo può ingegnarsi
con cannoni sparaneve ma se
la natura non è d’accordo,
niente da fare... e a Frali atleti
e allenatori della nazionale
italiana attendevano, non sapendo il programma dei giorni successivi. Non più trasferimento al Colle? Si andrà a
casa? Si starà a Frali? Si tornerà a Cervinia dove c’è più
neve? La vita del circo bianco
non è ritmata e ben programmata, o meglio lo è, ma gli
imprevisti sono sempre tanti.
«Viviamo in un mondo di
fantasia, non viviamo fino in
fondo i problemi della realtà:
a casa perdi le amicizie perché ci sei in modo saltuario spiega lo sky-man Leone, di
Susa in inverno la vita familiare si trasforma in vita telefonica perché il ritmo delle
gare è intenso. Anche se qui
in squadra ho trovato delle
buone amicizie, e questo è
importante. C’è anche la tensione che non è solo per gli
atleti ma anche per chi li segue; io ad esempio preparo
parte dei materiali».
Vantaggi e svantàggi del vivere in squadra, in un circo in
giro per le montagne sciabili
del mondo, la valigia che si fa
e si disfa senza alcun problema. «È una vita varia, non ti
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PINEROLO
VENERDÌ 2 DICEMBRE IQQ^
annoi anche se la fatica è parecchia, soprattutto lo stress
della gara - spiega Luca Fesando, 28 anni, di Bardonecchia - ma tornare a casa è bello, ti godi la casa e le persone
alle quali vuoi bene». Matteo
Belfrond, 27 anni, gigantista
valdostano, con fare molto
semplice e tranquillo sa cogliere i lati positivi: «Ho la
possibilità, facendo gare, di
vedere luoghi nuovi, conoscere persone diverse. Al termine
di una trasferta in America,
mi sono fermato un po’ là per
visitarla; se non facessi questo
lavoro non avrei queste opportunità di girare il mondo.
Certo, a casa ci sto poco».
Cosa pensano di questa vita
gli allenatori? «Resti sempre
un grande bambino - afferma
il preparatore atletico Claudio
Manganato - perdi il senso
del reale. Fersonalmente
quando tomo a casa ho voglia
di smettere perché mi pare
che quello che faccio non sia
troppo utile all’umanità».
Più ottimista l’allenatore
Cerise; valdostano, sposato,
con un bambino, dice: «Bisogna che ci sia un buon affiatamento nella coppia per accettare felicemente questo tipo di vita. La serenità familiare è importantissima ed è bello riuscire a “staccare la spina
del lavoro’’ quando si è a casa.
Certo, non poter vedere ogni
giorno il mio bambino di due
anni non è positivo, però...».
Che ruolo hanno le donne,
mogli o fidanzate? «Devono
essere abbastanza intelligenti
- spiega Cerise - da capire
che la carriera di un atleta non
dura tutta la vita ma pochi anni e quindi che in quel periodo ha bisogno di tranquillità,
di riposo quando è a casa».
Un circo bianco faticoso,
stressante, ma non privo di
aspetti positivi, ben diverso
dal circo come lo intendiamo
noi, nel quale «io non vorrei
mai stare», dice Pesando.
CAMMINATA DI SOLIDARIETÀ — Il gruppo sportivo di Pomaretto, in collaborazione con i Comuni di Pomaretto e Porosa Argentina, organizza per l’8 dicembre, con partenza alle 14,30, una camminata nelf abitato di Pomaretto a favore delle popolazioni alluvionate; a
loro sarà devoluta la quota di iscrizione di 5.000 lire.
CORSA CAMPESTRE — Anche quest’anno è stato orpnizzato il
campionato pinerolese di corsa campestre. La manifestazione, ormai
tradizionale, prevede la disputa di gare per tutte le categorie, ben 15. Il
campionato si svolgerà in quattro tappe: 18 dicembre a San Germano
Chisone, 15 gennaio a Scalenghe, 12 febbraio a Lusema e 12 marzo a
Pomaretto. Vinceranno gli atleti con i tre migliori risultati.
PALLAMANO AL VIA — È giunto il momento del via ai campionati di pallamano: il 3S Lusema è pronto alla nuova stagione agonistica che lo vedrà impegnato in serie C femminile e in serie D maschile. Dopo l’ennesima modifica dei gironi, questa è la composizione
finale: le ragazze avranno di fronte Einaudi Torino, Exes Rivalta,
Valdhanball, Mortara, Praese, Rescaldinese e Cassano. Magnago. Prima partita domenica 4 in terra lombarda, a Mortara. La formazione
maschile affronterà Rivalta, Città Giardino, CG Torino, Bordighera e
Imperia; esordio sabato 3 a Torino con il Città Giardino.
TENNIS TAVOLO — Sconfitta casalinga per la Valpellice in serie D2 provinciale contro il Dopolavoro Porte per 5 a 1 ; hanno giocato
Peracchione, autore del punto, Battaglia e Pallavicini. La prossima
partita sarà giocata in trasferta ad Alpignano; la CI giocherà a Sanremo e la C2 regionale sarà a Torino con il K2.
LUSERNA ANCORA IMBATTUTO — Il Lusema è rimasto
l’unica squadra imbattuta nel proprio girone nel campionato di calcio
di Promozione; domenica i valligiani hanno pareggiato per 1 a 1 (rete
di Bordunale) ad Airasca, confermandosi squadra che realizza poco
ma anche che ha la miglior difesa. Domenica incontro casalingo con la
Narzolese.
VOLLEY PINEROLO SEMPRE A PUNTEGGIO PIENO —
Continua il bel campionato del Magic Pinerolo nel campionato di serie
CI femminile; le biancoblù hanno espugnato per 3 a 0 il campo di Varazze dopo un primo set sofferto e si mantengono al comando con 10
punti in compagnia dell’Italbrokers di Genova. Ancora una sconfitta
invece per TArredacasa Pinerolo nel campionato di CI maschile battuto in casa dal Busca per 3 a 1. In seconda divisione il 3S Lusema è stato battuto a Torino dal La Salle per 3 a 0. Nel campionato ragazze under 16 sconfitta per le lusemesi; il Volverá a vinto infatti per 3 a 0. Nel
torneo amatoriale «Baudrino», vittorie per 3S, Perosa, P. Nemda A, Cavour e Porte; 3S e Pablo Nemda A guidano la classifica con 10 punti.
Nelle
Chiese Valdesi
INCONTRI TEOLOGICI «G. MIEGGE» — Sabato 3, alle
17, dicembre proseguono, presso i locali della chiesa valdese di
via dei Mille a Pinerolo, gli incontri teologici «G. Miegge»; il tema che sarà preso in esame è tratto dal libro «Etica», di Dietrich
Bonhoeffer, cap. terzo, «Funzione formativa dell’etica».
EGEI VALLI — Il 3 e 4 dicembre si svolgerà presso il convitto di Villar Perosa il precampo studi Egei sul tema «Il nostro rapporto con la politica». Per informazioni telefonare a Carla (0121953289) o Patrick (0121-81316). Il campo studi Egei si svolgerà
invece ad Agape dal 3 alT8 gennaio.
TORRE PELLICE — Domenica 4 dicembre si svolgerà il secondo dei cinque incontri di preghiera comune fra le chiese evangeliche di Torre Pellice; l’appuntamento è per le 15,30 alla casa
unionista. Tema della riunione; i versetti da 7 a 13 del 3° capitolo
deir Apocalisse.
• Lo studio biblico, presso il presbiterio al lunedì, ore 20,45 e
giovedì, ore 15,30, affronterà, il 5 e T8 dicembre, il tema «11 terzo giorno risuscitò».
VILLAR PELLICE — Domenica 4 dicembre il culto vedrà la
predicazione del pastore di Alessandria Fulvio Ferrario, che illustrerà anche la situazione nella zona dopo l’alluvione e gli interventi organizzati dalla chiesa.
• Le prossime riunioni quartierali saranno il 2 dicembre al Serre, il 6 all’Inverso, il 7 alla Piantà. Domenica 11 ci sarà il culto in
francese.
INCONTRO PASTORALE 1" DISTRETTO — Lunedì 5
dicembre, alle 9,15, alla casa unionista, si svolgerà il colloquio
pastorale del 1° distretto; la meditazione di apertura sarà del past.
Daniele Bouchard mentre il past. Giorgio Tourn affronterà il tema «Il molo pastorale alle ValU».
LUSERNA SAN GIOVANNI — Giovedì 8 dicembre, dalle
14,30, presso la sala Beckwith, si svolgerà il bazar organizzato
dalla Società di cucito.
PINEROLO — Giovedì 8 dicembre, alle 14,30, si aprirà il tradizionale bazar. L’Unione femminile ha deciso che il ricavato andrà in parti uguali al Rifugio Re Carlo Alberto di Lusema San
Giovanni e alla biblioteca della Facoltà di teologia di Roma. Tutti
sono invitati a contribuire alla buona riuscita dell’iniziativa.
fervi:
1“ dicembre, giovedì — PINEROLO: Nel salone dei cavalieri in via Giolitti 7 il Comune,
in collaborazione con i musei cittadini, organizza un incontro con
Michele Ottino, direttore del parco naturale Val Troncea sul tema: «Le forme del paesaggio,
l’ambiente e i problemi connessi
alla sua tutela». Inizio ore 16,45.
2 dicembre, venerdì — VILLAR PEROSA: Alle 21, nell’albergo, si svolgerà un concerto di
musica latinoamericana con
«Saudade do Brasil».
2 dicembre, venerdì — PINEROLO: Città di Pinerolo e
Ussl 44 organizzano, 'dalle 8,30,
presso la sala dei Cavalieri in via
Giolitti 7, un convegno sul tema:
«Il Comune e l’azienda Ussl;
l’integrazione dei servizi per il
cittadino del 2000». I lavori si
svolgeranno per tutta la giornata
con relazioni di responsabili di
settore delle Ussl 42 e 44; alle
16,15 una tavola rotonda affronterà il tema: «La privatizzazione
della sanità: stmmento per lavorare meglio o mera dipendenza
culturale da altri modelli?».
2 dicembre, venerdì — PINEROLO: Alle 21,15, all’auditorium di corso Piave, per la rassegna di teatro comico «Aspettando l’inverno» le sorèlle Suburbe presenteranno il loro spettacolo «Il meglio del peggio»;
ingresso lire 10.000.
2 dicembre, venerdì — POMARETTO: I progressisti delle
valli Chisone e Germanasca propongono la costituzione di una
«Associazione dei progressisti»
che sappia aggregare i cittadini
su temi quali giustizia sociale, libertà, solidarietà e antifascismo;
perciò indicono una riunione
pubblica per le ore 21 alla sala
del teatro valdese.
3 dicembre, sabato — SAN
GERMANO; Nel tempio valdese, alle 20,45, si svolgerà un concerto di Natale con la partecipazione del gruppo vocale Nugae
che presenterà brani classici e
moderni. Le offerte andranno a
favore della comunità alloggio
per minori di Torre Pellice.
3 dicembre, sabato — ANGROGNA; Alle 21,15, nella sala unionista, il Gruppo teatro Angrogna presenterà il suo ultimo
spettacolo «Café Liberté»; biglietti in vendita presso la Claudiana di Torre Pellice.
4 dicembre, domenica —
POMARETTO: Per la rassegna
«Piemonte in musica», alle ore
21, nel tempio valdese, l’ottetto
vocale ma.schile «Cantus firmus»
diretto da Roberto Beccaria presenterà «Christmas carols» della
tradizione anglosassone e «Negro spirituals».
4 dicembre, domenica — PINEROLO: Per la rassegna bande a favore delle popolazioni alluvionate, alle 14,30, al palasport, si esibiranno la Filarmonica San Bernardino di Bricherasio, la banda musicale di Pomaretto, l’Unione musicale di Inverso Pinasca, la Filodrammatica
pinerolese.
4 dicembre, domenica — PINEROLO: «Blues al femminile,
tre voci dal grande fiume» è il titolo di una rassegna musicale
che vede la partecipazione del
duo Gloria Shannon, David Henderson. La serata si svolgerà
presso il circolo sociale di via
Duomo, alle 21,15.
Il Liceo europeo di Torre Pellice
organizza un corso di preparazione alla prova di lingua straniera (INGLESE e FRANCESE)
del Concorso Magistrale indetto con DM 20.10.94.
11 corso è finalizzato al perfezionamento della competenza linguistica e all’acquisizione della
conoscenza didattico-metodologica della lingua straniera nella scuola elementare.
A) Corso di lingua inglese, 48 ore.
B) Corso di metodologia, 54 ore.
parte generale (inglese, francese), 30 ore.
parte specifica inglese, 24 ore.
parte specifica francese, 24 ore.
Docenti: André Thévenin e Mcok Thévenin, Jo-Ann Costa, Graziella Pozzo, Giare Lavery
Brian Ayres, John Clark, Nick Dawson, Magda Glauco Jahier, Gabriella Carpegna
Sede; Collegio Valdese, via Beckwith 1 - Torre Pellice (To).
Sabato 10 dicembre 1994 ore 15 incontro preliminare.
Saranno illustrati gli argomenti del corso e verrà stabilito il calendario secondo le esigenze
dei partecipanti. Cu interessati all’incontro preliminare sono pregati di telefonare alla Segreteria del Liceo Europeo, tei. e fax n. 0121-91260 (9,30 - 12,30).
La partecipazione all’incontro non-costituisce impegno di iscrizione.
7 dicembre mercoledì____pi
NEROLO; La comunità cristia!
na di base organizza, alle 20,45
presso il Centro sociale di vìa
Podgora, un incontro dibattito
sul tema «Pari opportunità di
donne e uomini nella società e
nelle chiese?»; intervengono tj,
via Turco, Ortensio Da Spinelli '
Letizia Tomassone, Franco Bar!
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7 dicembre, mercoledì____pi
NEROLO; alle 17,30, presso i^
sala della Pro Loco a Palazzo
Vinone, verrà presentato il libro
di Nello Manduca «Gente così»
con la partecipazione dell’autore
7 dicembre, mercoledì ^
TORRE PELLICE: Alle 20,30,
presso il Centro d’incontro, si
svolgerà la riunione mensile del
gruppo sul disagio psichico Diapsigra.
8 dicembre, giovedì — PINEROLO: Per la rassegna bandistica a favore delle popolazioni alluvionate, alle 14,30, al palasport, si esibiranno il Corpo musicale di Villar Perosa, la banda
municipale di Torre Pellice, la
banda musicale Sangermanese, la
banda musicale Ana di Pinerolo.
8 dicembre, giovedì — TORRE PELLICE: Per le vie cittadine si svolge la fiera d’autunno.
9 dicembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle 20,45,1
presso la sede della Comunità
montana Val Pellice in corso
Lombardini, il Gruppo di studio
Val Lucerna organizza una serata
col prof. Renato Nisbet che parlerà di «Archeologia e botanica»,.
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dalle ore 8 alle 17, presso i distretti.
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TORRE PELLICE — Il cinema Trento propone, giovedì e
venerdì, ore 21,15, La casa degli
angeli; sabato, ore 20 e 22,20,
domenica, ore 16, 18, 20 e 22,
lunedì, ore 21,15, Forrest
Gump.
PINEROLO — Il cinema Italia propone, alla sala «Scento»
Quattro matrimoni e un funerale; feriali 20 e 22,20. sabato 20
e 22,30, domenica 15, 17,30,20
e 22,20.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì,
Il circolo della fortuna e della
felicità; sabato. Il toro; da domenica a martedì Inviati molto
speciali; mercoledì e giovedì D
postino. Orari feriali: 21; domenica e festivi: 15, 17, 19,21.
PEROSA ARGENTINA Prende il via il 2 dicembre la rassegna di cineforum proposta
dall’associazione Alidada; alle
21, nella saletta dell’Ussl di PO'
rosa verrà posto in visione «I4
fattoria degli animali» di Halas
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non può essere venduto separatan^ ®
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PAG. 7 RIFORMA
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italiano non ha
costituito una realtà
, bensì un arcipelacon, una pluralità di anicon i più svariati connoi'nolitici e religiosi. Invano
optato di pervenire a un
Idinamento e gli sforzi
rsuperare la frammentarne sono andati finora desi, a scapito della stessa
ione pacifista.
¡tenuto meno il precedente
¡Bina internazionale, i palisti sono costretti a ripenjsi e a individuare i loro
,evi compiti. Per stimolare
llibattito abbiamo internato alcune persone da
npre vicine al Movimento
ria pace, ma che con onei intellettuale ne hanno salto cogliere i limiti come
exandre Langer, eurodetato eletto nelle liste dei
¡rii.
^La marcia dei 500, Mir
ìk, la recente marcia dei
W; tutti momenti importanti
ir il pacifismo italiano. Im* itmti ma complessi, neisitano non solo di celemione ma anche di una riìura critica. Come valutaia un punto di vista politiìqueste azioni pacifiste in
u di conflitto?
«Partirei da un giudizio di
imirazione perché le perne che hanno scelto di fare
lello che il mondo non ha
tto, ovvero di andare dalla
ite di Sarajevo, hanno diitrato un grande coraggio
ale e fornito una lezione
Iportante. Se però ci interiamo sui risultati politici,
ittivamente ho avuto sem^
dei dubbi che, se non mi
IO impedito di manifestamia simpatia, mi hanno
rtato a decidere di non paripare a nessuna di queste
dative. Andare a Sarajevo
sciamare semplicemente i
iitti umani o gridare il biso10 di pace senza poter fare
Ha di più e neppure venire
»atro alle richieste che la
Me avanzava mi sembrava
ppo poco. Così dissi a don
Mino Bello “Voi al ritorno
'wete pur dire qualcosa di
'Mso rispetto alla partenza,
Wete pur tornare con una
iiposta!”.
Uggendo le cose scritte da
® Bello, da Bettazzi e da
partecipanti non mi sema sia emerso nulla di tutto
Mito. Mi ricordo che cosa
“disse il rappresentante del,“bmunità islamica di Sa“''o: “Lei è un verde. Se ci
'“0, da qualche parte nel
Mdo, un gregge di 300.000
assediate, in nome dei
w degli animali, non inoerebbe la fine delLasse■ fi ora che cosa dite?”,
i'^esti
^ -0 reticenze, questo
■ la pace senza dire
Una scena ricorrente nella Sarajevo assediata
che cosa è necessario fare mi
paiono i limiti principali di un
certo pacifismo che rifiuta
qualsiasi azione di “pulizia
intemazionale” e non va oltre
alla richiesta della pace che,
se non convince coloro che
ad essa si oppongono, finisce
per rimanere fine a se stessa».
— Gianfranco Bettin, nel
suo romanzo «Sarajevo maybe» racconta di un giovane
pacifista dei Beati costruttori
di pace che nel corso di una
marcia avrebbe dichiarato:
«Se guardi intensamente negli occhi un cecchino, sarà
conquistato dall’amore universale e non sparerà». Allora ci si può accontentare di
un pacifismo etico che si limita alla testimonianza? Che
si accontenta di piantare la
propria bandiera a Sarajevo
e venire via?
«È sempre molto difficile
criticare delle persone che rischiano la propria vita. Ho
potuto conoscere Moreno Locatelli, il giovane ucciso da
un cecchino su un ponte di
Sarajevo nel corso di un’azione simbolica. La sera prima
mi aveva invitato a partecipare aH’iniziativa, ma gli avevo
risposto che non vedevo alcun senso nell’andare là dove
erano gli assedianti, quasi a
dire con il dito alzato “siete
cattivi!”. Non voglio attaccare gruppi come i Beati costruttori di pace, ma a mio
giudizio un pacifismo che
punta solo sulla conversione
individuale di qualcuno tra i
belligeranti, finisce per abbandonare a sé le vittime. Si
limita ad essere la manifestazione incontaminata della
propria virtù pacifista, anziché la ricerca di un risultato.
Oggi bisogna necessariamente mirare a realizzare
risultati. Faccio un esempio
pratico: l’Unione europea si
sta allargando ad Austria,
Svezia, Finlandia e Norvegia.
Quattro paesi con grande
esperienza nel mettere a
disposizione dell’Onu i pro
pri. militari e civili. Eppure la
battaglia per costruire all’interno dell’Unione europea un
corpo civile di pace accanto
al corpo militare, che rimane
necessario, ha lasciato indifferente gran parte del movimento pacifista.
Se è vero che chi usa la forza per affermare le proprie ragioni non bada se non alla
forza di chi lo può fermare o
intimidire, allora dobbiamo
predisporre degli strumenti
idonei, anche civili come corpi di osservatori, cioè di monitoraggio, o corpi di intermediazione, da non confondersi con l’interposizione
simbolica, spesso invocata ma
irrealistica, perché non c’è alcuna situazione in cui dei disarmati possano realmente
porsi tra fronti contrapposti e
credere che non sparino. In
Kosovo, per esempio, dove il
conflitto non è ancora guerreggiato, sarebbe importante
la presenza di mediatori che
sappiano far incontrare albanesi e serbi, denunciare le ingiustizie alle autorità intemazionali, fornire suggerimenti
conoscendo la lingua, la storia
e il contesto sociologico».
- Bobbio critica i pacifisti
perché troppo inclini alla predica e poco all’analisi. Ci sarebbe una fragilità culturale e
politica. Talvolta non si comprende la complessità delle
situazioni e si ragiona in modo preconcetto: è d’accordo?
«Un indice della fragilità a
cui lei allude mi sembra essere la ricerca della pace più
lontana possibile. Un certo
pacifismo assomiglia al sogno del rivoluzionario che
immagina possa esistere un
paese perfetto. Guardiamo
invece a tre casi a noi vicini:
la tensione con la Slovenia
su cui An sta soffiando; da
quando esiste la Repubblica
italiana c’è un problema legato alle minoranze slovene
nelle zone di Gorizia e Trieste. E potrebbe diventare una
piaga aperta a causa della ri
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mozione collettiva delle atrocità del passato, che ha regalato un’ottima carta da giocare all’irredentismo di destra.
C’è poi la mia regione, il
Sud Tirolo-Alto Adige. I pacifisti non hanno rivolto nessuna attenzione a una situazione dove ci sono conflitti
ma anche esperienze di soluzione degli stessi, da cui si
può imparare molto. Infine
l’Irlanda del Nord, dove il
pacifismo europeo che si richiama a valori cristiani non
ha riflettuto abbastanza sul
fatto che coloro che si combattevano si identificavano in
due differenti versioni del
cristianesimo».
- Mi pare che si tenda ad
abusare della parola nonviolenza, quasi che pacifismo e
nonviolenza coincidano. Così
non si rischia di fare di quest’ultima una moda e quindi
di banalizzarla, oppure un
dogma, e quindi porla come
indiscutibile?
«Sulla nonviolenza bisogna
essere molto sinceri: è un valore altissimo e davvero si de^
ve perseguire la progressiva e
crescente riduzione della violenza. Tutti noi compiamo
una grande quantità di atti
violenti, nel rapporto con il
prossimo, nell’educazione,
per non parlare della violenza
intrinseca delle istituzioni. Ma
non si può certo dire “usando
poca violenza, se ne può prevenire molta”: mi pare utile e
giusto che si creino dei deterrenti, come è stato nei confronti dell’Iraq, evitando una
seconda guerra del Golfo.
Accanto alla nonviolenza
non bisogna dimenticare il
valore del diritto. Discutere
se sia più importante la “legge” o la “pace” è solo ozioso.
“Pace, giustizia e salvaguardia del creato” mi pare una
buona sintesi, purché non si
dimentichi il diritto internazionale come strumento utile
a individuare l’aggressore».
- Alla base del separatismo
c’è questa convinzione: «Più
chiaramente ci separeremo,
meglio ci capiremo». Lei invece afferma «Più abbiamo a
che fare gli uni con gli altri,
meglio ci comprenderemo».
Qual è la lezione che il conflitto balcanico ha impartito
ai pacifisti per quanto concerne la questione della convivenza interetnica?
«Nei Balcani e nell’Europa
orientale troviamo la parte
più malata del corpo europeo. Qui sono scoppiate due
esigenze contrapposte: la valorizzazione dell’identità
senza subordinazione a
nuli’altro e l’esigenza che le
diverse identità imparino a
coabitare sotto un tetto comune, che non potrà più essere lo stato-nazione. Dobbiamo cercare un tetto comune sovranazionale, europeo.
Di fronte ai rivendicazionismi etnici si deve affermare
il valore della convivenza tra
diversi e la necessità di ordinamenti pluriculturali, dove
le diversità abbiano cittadinanza e visibilità, senza permettere nessun integralismo.
Il pacifismo dovrebbe più
che mai fare proprio il valore
della politica per la convivenza e affermare la supremazia della cittadinanza
sull’etnia».
14 anni dopo il terremoto in Irpinia
Le chiese hanno
testimoniato Pagape
LUCIANO DEODATO
Il 23 novembre di 14 anni
fa la terra della Basilicata e
della Campania sussultava per
il terremoto; pochi minuti di
movimento sussultorio e ondulatorio. Il bilancio: 2.735 i
morti, 8.850 i feriti, decine di
migliaia i senzatetto. Il clima
si irrigidì e sull’Irpinia colpita
cominciò a cadere la neve.
Grandiosa la solidarietà del
paese e di altre nazioni; squadre di volontari si attrezzarono e portarono un immediato
aiuto alle popolazioni colpite.
Il terremoto mise anche immediatamente in evidenza le
gravi carenze dello stato che
non disponeva di un servizio
moderno di protezione civile
ed era quindi incapace di far
fronte a rituazioni di emergenza di questo tipo. «Dopo
tre giorni - ricorda il pastore
Piero Bensì, allora presidente
della Eederazione delle chiese
evangeliche - a Senerchia non
era ancora arrivato nessuno da
parte dello stato, ma solo le
bare, la prima cosa che si vedeva arrivando in paese: una
visione macabra e tragica».
Con la fine della classe politica che 14 anni fa gestì il
dopo terremoto si è ora in
grado di capire meglio che
cosa successe allora; non che
non ci fossero sospetti, dubbi, e anche qualcosa di più,
ma ora si sta concludendo in
Campania una serie di processi a uomini di spicco della
camorra e saltano fuori le
prove del collegamento tra
questa e la classe politica di
allora, i Gava, i Cirino Pomicino, tanto per fare due dei
nomi tra i più illustri.
Mentre i volontari lavoravano a rimuovere le macerie e a
dissotterrare feriti e morti, la
camorra si organizzava per
gestire gli appalti della ricostruzione. «La camorra - per
dirla con le parole del pubblico ministero Antonio Laudati
al processo contro il boss camorrista Carmine Alfieri entrò nel salotto buono, e sedette al tavolo dell’economia
di mercato». Non solo, ma si
è venuti addirittura a sapere di
collegamenti tra camorristi,
imprenditori e politici curati
da personaggi del Sismi come
Francesco Pazienza, Giuseppe
Santovito. Nuova luce è stata
gettata sul caso del rapimento
di Ciro Cirillo, allora assessore della De, e di un intreccio
tra Brigate Rosse, camorra,
politici, servizi segreti.
Il terremoto non fu soltanto una catastrofe a livello naturale, modificò anche
profondamente la struttura
politica e sociale, quanto meno della Campania, facendo
fare un salto di qualità alla
malavita organizzata e stringendo un nodo scorsoio al
collo dell’economia e della
politica. 52.000 miliardi furono spesi per la ricostruzione: una cifra da capogiro che
invece di trasformare la
Campania in «Campania felix», secondo il suo antico
appellativo, servì ad arricchire la malavita e a darle i.
mezzi per mettersi in affari.
Le chiese evangeliche, ita
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Per informazioni: -9581969
liane ed estere, parteciparono
prima ai soccorsi e poi alla ricostruzione. «In quei giorni
terribili - spiega Sergio Aquilante - si costituì al nostro interno un “comitato terremoto”. Vi parteciparono gli esecutivi delle nostre chiese
“storiche” e i rappresentanti
della Fcei (in seguito tutta
l’operazione fu gestita dalla
Federazione tramite il Sas).
Furono individuate le aree
dove operare un primo intervento: aiuti di vario tipo,
mense, ecc. Furono scelte poi
quelle in cui tentare degli
esperimenti sia sul terreno
della ricostruzione (per esempio il villaggio Caracciolo a
Napoli-Ponticelli e il villaggio di Monteforte Irpino: ambedue con case prefabbricate,
centri sociali per i terremotati), sia sul terreno dello sviluppo (le cooperative agricole
a Ruvo del Monte e a Senerchia): non certo le “soluzioni”
dell’arretratezza economica,
ma solo modeste indicazioni
per introdurre più che altro
l’idea della cooperazione».
Naturalmente questi interventi
furono realizzati nel quadro
della solidarietà ecumenica e
intemazionale. Non fu un intervento facile: «Si dovette resistere - racconta Piero Bensì
- alla camorra e ai suoi tentativi di farci versare tangenti,
ai mille ostacoli burocratici»
messi in campo dalle amministrazioni comunali.
Che cosa rimane di tutto
quello che gli evangelici hanno fatto? Naturalmente è molto difficile tracciare un bilancio di cose che non sono monetizzabili. Tuttavia «i contatti diretti con le zone colpite e
con le loro popolazioni - osserva Aquilante - posero l’esigenza da una parte di una
rinnovata conoscenza del
Mezzogiorno d’Italia e dei
suoi problemi, dall’altra di
una rielaborazione delle forme e dei modi della testimonianza evangelica in quella
parte del paese. L’esigenza
dunque di un nuovo approccio con la “questione meridionale”; da qui i vari convegni e seminari organizzati in
questi ultimi 10-12 anni»:
una nuova sensibilità.
Su un altro piano, più concreto, rimane oggi il «Villaggio Caracciolo» a Ponticelli,
tassello importante di una testimonianza che con l’ospedale evangelico «Villa Betania»
e l’opera a favore dei fanciulli
«Casa mia» gli evangelici, e
nello specifico i metodisti,
danno in quel quartiere dai
mille problemi. Rimane il villaggio di Monteforte, oggi
punto d’incontro e dialogo
con «gli altri evangelici»,
quelli nati dal risveglio pentecostale. Rimane Senerchia,
dove i battisti hanno dato origine a una chiesa e dove rimane una cooperativa, mandata
oggi avanti da persone del
luogo e che produce latticini.
Certo i problemi del Sud
sono rimasti tali e quali, il
nostro intervento non ha modificato nulla né degli equilibri, né della mentalità; ma
guardando retrospettivamente
e con la visione dello sfascio
fisico del terremoto prima e
di quello sociale, politico ed
economico poi bisogna pure
dire che forse, in mezzo a
mille equivoci ed errori, si è
comunque cercato di dare un
segno diverso che anteponesse all’amore per sé, l’amore
per l’altro, alla ricerca del
proprio interesse, la costruzione di rapporti umani limpidi e autentici.
15
PAG. 8
RIFORMA
VENERDÌ 2 DICEMBRE ■
• nati
Il piccolo tempio di San Giovanni Lipioni
In Germania è uscito il quarto volume
Una storia criminale
del cristianesimo
MICHAEL MEIER
LO Storico tedesco Karlheinz Deschner sta da
anni scrivendo una «Storia
criminale del cristianesimo»
che non è Semplicemente una
storia della chiesa. La sua è
piuttosto una storia della cristianità, una «storia delle dinastie cristiane, dei prìncipi
cristiani, delle guerre e degli
orrori commessi dai cristiani». Alla base c’è la chiara
convinzione che la politica e
la religione non si possono
separare.
Questo vale anche per l’Alto Medioevo che Deschner
ora esamina in un quarto volume di 650 pagine*, dopo
averne dedicati tre al cristianesimo antico. È il periodo di
gestazione della civiltà occidentale, del regno merovingio
e carolingio, l’epoca in cui
«la Roma dei Cesari diventa
la città dei Papi» e i «barbari»
germani vengono barbaramente cristianizzati. Lo storico afferma che «lo stato feudale cristiano e la chiesa cristiana feudale erano un tutt’uno, in modo particolare
nell’esercizio del crimine».
Deschner dimostra in modo esemplare come la figura
del re dei franchi Carlo Magno sia stata tradizionalmente esaltata dagli storici per
servire gli interessi nazionalistici, centralistici e imperialisti dei signori di turno. Deschner non ci sta a descrivere
tranquillamente, come fanno
gli storici di corte, le conquiste di Carlo Magno come
«espansioni», «inserimenti
nei territori da lui governati»
o «pacificazione dei popoli
confinanti». Carlo è stato il
«massacratore dei sassoni»
che non ha dato loro tregua
(si fermava solo durante 1’
inverno), li ha «macellati,
schiacciati, resi schiavi, è
stato un invasore non solo
bellicoso, ma un vero bandito e un assassino».
Deschner non si limita a tirare giù gli eroi dal loro piedi.stallo ed è convincente nella sua azione sistematica con
cui fa cadere «le belve della
storia mondiale», in questo
volume il re Clodoveo e «la
sua infame stirpe». Bisogna
guardarsi dal definire troppo
rapidamente Deschner come
uno storico polemico. Sul
piano dei fatti è ben difficile
trovare qualcosa per controbattere la demolizione di queste figure storiche e non serve
certo rammaricarsi per il fatto
che eroi e santi siano trattati
allo stesso modo. Deschner
non accetta mistificazioni né
incensamenti.
Per lui non ci sono santi;
neppure il papa Gregorio I,
detto Magno. In oltre cento
pagine documenta come il
primo papa dej Medioevo,
che regnò a cavallo tra il VI e
VII secolo, si comportasse
spietatamente verso i credenti
di altra fede, si facesse portare degli schiavi, preferibilmente dalla Sardegna, e con
una politica di accentramento
delle terre sotto il dominio
del pontefice facesse della
Chiesa cattolica la maggior
potenza economica d’Italia.
Deschner fa leva, cpme
sempre, sulla discordanza fra
i principi proclamati e la
realtà dei fatti e individua nella avidità di potere e nell’opportunismo le direttrici costanti e le linee portanti della
Chiesa nel tumultuare della
storia: «Mentre parlava di religione, di visioni spirituali, di
annuncio evangelico, mentre
predicava a tutto il mondo “le
cose di sopra”, si dava da fare
per raggiungere il dominio
politico del mondo».
(da Reformiertes Forum)
(*) Karlheinz Deschner,
Storia criminale del cristianesimo, voi. IV, l’Alto Medioevo,
da Clodoveo I alla morte di
Carlo Magno. Amburgo, 1994.
PROTESTANTESIMO IN TV
Domenica 4 dicembre
ore 23,30 circo - Raidue
Replica: lunedi 12 dicembre
ore 8,25 circa - Raidue
in questo numero:
• Ricostruire dopo l'ailuirione;
• Natak di pace in Manda del
Nord;
• «1+1 » una risposta alle domande dei telespettatori.
Un libro raccoglie i progetti edilizi di Giovanni Klaus Koenig
L'architetto che sbatteva le porte viveva
la fede nelle sue opere per la Chiesa valdesi
;iai
MARCO ROSTAN
C9 è stato un periodo, fra
la metà degli anni ’50
e gli anni ’60 circa, nel quali
si decise, nell’ambito delle
chiese valdesi, di costruire
dei nuovi templi. E se ne fecero davvero parecchi. La cosa lascia, per certi versi, stupefatto chi è stato di recente
membro della Tavola valdese
e si domanda come sia stato
possibile finanziare questa
«creatività edilizia». A ben ricordare, la polemica in quegli
anni ci fu, come sempre.
Ora molte di quelle costruzioni sono legate al nome noto di Giovanni Klaus Koenig
(Gianni), architetto nato a
Torino ma vissuto intensamente a Firenze'fino alla
morte nel 1989, per il quale
l’amico e collaboratore Claudio Messina ha curato un bel
volume che ne documenta
l’opera e raccoglie scritti e
testimonianze*. Strano tipo
di architetto, Gianni Koenig:
un architetto che non si identificava nella tradizionale figura professionale, al punto
di abbandonare l’Ordine a 50
anni, che da tempo insegnava
all’Università, con il pungente motto che dà il titolo al libro; uno che aveva preso il
diploma di geometra, che sognava di diventare ingegnere
ferroviario (e in effetti treni,
carrelli, locomotori furono la
sua passione), che aveva studiato al Centro sperimentale
di cinematografia di Roma
per seguire un’altra passione,
quella della regia. Un uomo
curioso e entusiasta, che si
appassionava a ogni problema progettuale, lasciando tuttavia volentieri ai colleghi la
definizione e il completamento del lavoro impostato,
che diventa costruttore di
edifici quasi per caso, grazie
all’amicizia con Claudio
Messina, e che con Leonardo
Ricci, progettista di Agape, si
inserisce in una collaborazione particolarmente feconda
con la Tavola valdese.
Devo dire che questo volume-catalogo, che raccoglie la
documentazione di oltre 40
progetti, molti dei quali proprio con ring. Messina, me lo
ha fatto conoscere come non
mi era capitato prima. In que
semblea comunitaria racci
intorno alla predicazioni,
si vede bene nella ristrutii
zione di Genova via Assai
ti, nella pianta di San Sa
do, pure di impianto tradì
naie e in modo estremo nei
chiesa di Ivrea, i cui volai
esterni risentono deirinflij,
za di Michelucci (rautni,
della chiesa sull’autostradali
SE
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Beva
.esi,in
'tori di
¡Ipieui
nua
di Alvar Aalto, mentre i p¡¡
Gli uffici e la casa dei residenti a Agape
gli anni frequentavo la facoltà
di Architettura di Roma e noi
studenti eravamo pieni di fervore per il razionalismo del
«movimento moderno»: non
amavamo molto l’architettura
organica e l’integrazione fra
ambiente interno e esterno, né
l’uso dei materiali «naturali»
che Ricci aveva sperimentato
sia a Agape che al Servizio
cristiano di Riesi. Koenig non
lo conoscevo; seppi però il
suo nome quando, a Agape,
mi trovai ad ammirare profondamente la bella costruzione degli uffici (a mio avviso uno dei «pezzi» migliori
del complesso) che appunto
Koenig aveva realizzato nel
1956. Successivamente fu
suo anche il progetto della casa per i residenti: e vedo
adesso dai suoi schizzi che
anche quell’edificio avrebbe
potuto esser più bello, specialmente con un tetto diverso da quello attuale, decisamente fuori luogo.
Tuttavia Koenig fu conosciuto nell’ambito valdese soprattutto per i suoi templi:
San Secondo, Ivrea, San Giovanni Lipioni; per il recupero-restauro di Genova via Assarotti e della Villa «Il Gignoro» a Firenze; per il Centro diaconale «La Noce». Dal
volume di Messina possiamo
prendere visione anche di
tante cose non realizzate: il
tempio di Catania, quello di
Sanremo, il progetto (2° classificato) per Frali, uno per
Adelfia e uno per le Case dei
professori a Torre Pellice.
Fra le cose realizzate invece sono di Koenig anche due
stabili di abitazione, quello di
via Pio V a Torino e di via
XX Settembre a Firenze,
sempre su commissione della
Tavola valdese. Opere tutte
assai diverse e divergenti fra
loro ma interessanti per la ricerca che esprimono. Una ricerca architettonica, certo, ma
anche in qualche modo spirituale: del resto Koenig aveva
ben conosciuto Tullio Vinay
a Agape e come pastore della
comunità valdese di Firenze
di cui egli - scrive Messina «fu membro impegnato, ma
senza pietismi». E lo si vede
nel piccolo capolavoro di San
Giovanni Lipioni, dove in un
minimo rettangolo imposto
dai vincoli, realizza l’ingresso, l’alloggio pastorale, la
chiesa, la sagrestia e la torre
campanaria: un’aggregazione
di volumi che si risolve in un
insieme armonico di materiali
e di forme.
Fondamentale sembra per
Koenig il concetto dell’as
Giovanni Klaus Koenig
interni vogliono tradurre
muratura l’idea della «coi
ne»: bella idea assai pt„
pratica (e anche piuttosi
umida, visto che si operava,
un seminterrato), tant’ècli
poi il pastore Giorgio
chard, allora a Ivrea, la eoa
ne la farà assai meglio in
normalissimo condominioi
Cinisello (mentre il pastJ
Rostan, mio padre, che^
successe, si rifiutò di
stare «là sotto» e affittòH
anonimo appartamentino),
che dimostra due cose chia
. che gli architetti sono
e pericolosi e che le comail]
meglio farsele con le pers
anziché con i muri.
Su questo, in fondo, sa
be stato pienamente d’aca^
do anche Gianni Koenig: li
capisce dai suoi scritti e,
chi vorrà sfogliare il librai
Claudio Messina, dal
getto semiserio» che il giov
ne diplomando geometra
dicò ai suoi professori. «(
sta casetta - scrive nella
vertentissima relazione-F|
fatta apposta per me, miai
glie e l’eventuale pupopiccolissima (m 10 per?)
non l’ho fatta così piccola]
il gusto di farla, ma perché^
soldi io ne avrò sempre,
ed il lusso di una villa non
lo posso permettere. E
l’economia è sempre ai
gran bella cosa (...). Mia
mi ha detto che c’è un sac
di difetti, ma a me piace e 1
sta: poi, chi ci ha da sta
dentro? lo o lei, domandoi
dico?».
Questo era il suo spirito,
uomo e di artista: bene pere
a questo libro che dà il
ni e pensieri a una memo|
necessaria.
(*) Me ne vado e sbatto l'j
scio. Giovanni Klaus Koeni
architetture. A cura di Claud
Messina. Firenze. Alinea,
pp 101, £30.000.
Una manifestazione svoltasi a Asti ha coinvolto un vasto pubblico intorno al Gospel
Musica spirituale per fare anche solidarietà
GABRIELE STILLITANO
Una manifestazione di
musica Gospel si è tenuta a Asti il 29 ottobre sotto un
tendone allestito appositamente in una delle piazzette
più belle della città. Il Gospel
è la musica dell’Evangelo, e
per parecchio tempo è stata
confinata nelle chiese americane, eseguita e cantata dai
famosissimi cori dei neri, che
dal tempo delle coltivazioni
di cotone si tramandano questa particolare espressione di
lode al Signore.
Da qualche anno però il significato del Gospel è divenuto il centrale obiettivo di
artisti internazionali che hanno scritto e prodotto ispirati
dalla fede con l’intento di dare un messaggio cristiano che
fosse universale: si è assistito
dunque all’uscita della «musica del Vangelo» dalle chiese dell’Alabama oppure della
Georgia, e si è superato il
ghetto nero raggiungendo
una diffusione mondiale.
Il carattere di gioia, che
non è solo evasione ma presa
di coscienza e responsabilità,
si è mantenuto intatto e vivo.
per tutta la serata, che è iniziata alle 17 per concludersi,
dopo una breve pausa, alle
24. Al di là della bravura degli artisti che si sono alternati
sul palco e che hanno dato
prova di professionalità e di
forza, l’aspetto più significativo di tutta la manifestazione
è stato di certo il fervore derivante dalla consapevolezza
di essere strumenti nelle mani di Dio. Si respirava un’atmosfera di amicizia e fratellanza che non era demagogia
da parte degli artisti e nemmeno cieca accondiscendenza del pubblico. Il nome di
Dio è stato pronunciato parecchie volte senza esaltazioni né retorica; è stato detto
che dal momento in cui facciamo entrare il Signore nella
nostra vita le cose non sono
più le stesse: questo può capitare a molti, e fa parte del
nostro servizio testimoniarlo
al mondo con i doni che ci
Vengono dati.
Il programma è stato vario
e comprendeva diversi generi
musicali: dai funky alla musica d atmosfera, dal country
alla musica folk e leggera;
tutti i testi riguardavano rigorosamente le esperienze di
fede degli artisti. Il presentatore Mauro Ferraris (che lavora attivamente nella Federazione associazioni radio
evangeliche italiane) ha
espresso il desiderio che questa non rimanga una vicenda
isolata nello stagnante panorama artistico astigiano, ma
che diventi un appuntamento
annuale per tutta l’Italia, una
inanifestazione in grado di
diffondere l’interesse per il
Gospel e il messaggio
gelico. Non è escluso che
tre forme d’arte possano'
un futuro anche prossimo ^
sere associate alla musica
modo da ottenere una so^
di kermesse interdiscipln"
che nasca dalle più svaH
forme artistiche.
L’incasso della
stato interamente devoluW
Ruanda attraverso l’org'
zazione Compassion l’’*® nj
tional, che lo utilizzerà p® J
costruzione di
ti strutture che aiuterà
i bambini ruandesi in unF
se dilaniato dalla „„
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perché il lavoro
zione «Musictus» | jj
ganizzato la serata e de
presidente Walter
procedano sempre tielln
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Italia l’amore per '
tando a ognuno il mess
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)ì 2 DICEMBRE 1994
Cultura
PAG. 9 RIFORMA
laudiana pubblica la «ricostruzione critica» di un manuale catechetico
dottrina dei valdesi è rivolta al solo Dio
Cristo unico mediatore tra cielo e terra
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Ciani
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i anni ’IO del Cinjeento il francescano
Se di Cassine, che ben
;eva la realtà delle valli
in suoi scritti «cantra
'roti de Valdeisi» fornisce
Accurata descrizione di
"^uale catechetico val(databile tra la seconda
itàdel Quattrocento e i pridel Cinquecento) concerdottrina penitenziale
¿tosti eretici italiani averihutuato - per argomeniazioni, esposizione (moderati e radii taboriti). Del resto, già
inti di fine Trecento-priIpattrocento si possono
pesanti accuse nei loifronti: «Dicono i valsolo in lode, gloria,
Si Dio e non della beatemerata genitrice di
di qualche santo devo'0ere fatte le preghiere,
ipiuli i digiuni, le elemoogni altro tipo di opefuona. 1 suffragi della
n, fatti per i defunti, non
no a nulla».
nel quale sempre
indo il nostro francescano
desi «espongono tutte le
stupidaggini», andato
[duto, è stato ricostruito
pazienza filologica sulla
di due manoscritti e ofal lettore italiano unitàite a una lunga introduzioimmette nella probieca e nelle tensioni delia (con ciò restituendoci
siero autentico del vaimedievale alpino), e a
larato iconografico quasecondaria e compleitare chiave di lettura di
tranquilli tempi*,
ilicitamente scritto per i
I, il manuale espositivo
lata le questioni dottrinali
penitenza e di Cristo colico mediatore tra cielo
esposte in dieci capiesi dall'unico «/rrmd'$ ogni purificazione»
compresa secondo
ile di Nicola da Dresda:
cosa si purifica nella
[11 testo,
einon
ilottesi I
piede,
L'apoteosi di Jan Hus (miniatura del 1510-14)
fede di Cristo». Sull’intero testo, spiega Romolo Cegna,
«domina l’invito all’adorazione e unione con Gesù Cristo “unico mediatore, unico
redentore nostro, assolutamente sufficiente, onnipotente, misericordioso’’ ».
La penitenza, che contrassegna il ritorno dell’uomo a
Dio dopo essersi da lui allontanato a causa del peccato, «è
predisposta per la risurrezione e consiste nel timore di
Dio al quale dobbiamo rendere ragione dei nostri peccati come al vero giudice» al
quale ci riavviciniamo in forza della metànoia (sovvertimento radicale della propria
mente e quindi di tutto il proprio essere).
La preghiera (informata a
sobrietà e a umiltà) deve essere «devota e con lacrime.
frequente e perseverante, fatta nella vera fede che opera
per carità e non in vana speranza». .Essa, che trova modello e riferimento nel Padre
Nostro, va rivolta alle «cose
necessarie, alla salvezza senza condizioni».
Il digiuno è «corporale» e
«spirituale». Sotto la prima
forma si rivela del tutto superfluo se non assume la fisionomia «di quel grande digiuno generale che è astenersi dalle iniquità e dai piaceri
illeciti».
h’elemosina deve cominciare da se stessi nell’inscindibile legame tra ciò che si ha
e ciò che si è. Essa presenta
una dimensione spirituale e
corporale: la prima comporta
«pregare per gli altri, insegnare a chi non sa, consolare
chi è sconsolato e afflitto nel
lacconto-testimonianza di un credente di fronte alla sofferenza
a
3 eVi
che al
ma sorrette dalla fede
Jjoio T. ANGELERI
S pesanti*: grondanti di
„pioggia, di lacrime, di
ino
come un quadro
^Slin, Di fronte a una
sano il 1 ®^'ste altra immagiimoes appropriata. Il libro di
■ -*** '’bolognesi e Silvia
Si schiude con un riK iv" volo che, do
L-j^P^i'ionza del distacco
^ persona cara, si fa più
r'®-di fronte alla fine
“ito 1 * amico e
Sva' sentimento non
no provare. «Bagnate
di
ma il Signore
;rata
jlutol
non
'‘i^^ogliare» (p. 54).
"Il itA ^.dolorante degli ulìjl»orni di Gianni Tuccilb (jj].®’^®”foduenne «anzia[vÌ8Ra^ E^Eiesa evangelica
^ ^ Padova che,
latibii'^'^P colpito da male
naputo decide,jlle ^'^dmente di lascia«Orte”lfw Signore la
I essendovi al
di
porsi a un interven
to così incerto» (p. 14). Il
primario della cllnica esigeva
una risposta: il personale medico e paramedico aspettava
per preparare la sala operatoria: ma Gianni fu irremovibile. Toccò al fratello in fede
Pietro Bolognesi chiarire la
posizione: «Signor primario
- disse - noi apprezziamo
molto il loro impegno, ma il
signor Tuccillo ha sempre
pemsato che un ’insistenza nel
ricorso a interventi medici
atti a prolungare la vita ad
ogni costo, al di là di una ragionevole aspettativa di recupero, non sia sano» (p. 15).
L’ultima parola, come è
giusto, fu di Gianni: «Poiché
non mi date alcuna garanzia,
preferisco rimanere nelle mani del Signore» (p. 20). Nelle
mani del Signore: questo il
«leitmotiv», il sen.so riposto di
quella testimonianza straziante e dolce insieme, nella sua
tristezza immensa strettamente legata alla gioiosa attósa
della speranza, nella costànte
visione della Terra promessa:
«Riposo sei dei santi/ Gerusalem lassù/ chi della gloria
tua/può ragionar quaggiù?».
Ricordo angoscioso, narrazione in qualche momento
anche amara, persino agghiacciante; ma soprattutto
radiosa, confidente, forte testimonianza di abbandono alla volontà del Padre. Nelle
mani del Signore. Già: occorre saper andar oltre, proiettare se stessi al di là degli esili
confini fra vita e morte. «A
me il vivere è Cristo, il morire guadagno» (Filippesi 1,
21). Gianni Tuccillo ha voluto e saputo scegliere la vera
vita, quella che sta di là. Come canta il negro spiritual
Kumbaya: «Quando passerai
per delle acque, io sarò con
te; quando traverserai dei
fiumi, non ti sommergeranno» (p. 52).
Libro tutto da leggere a recupero di un’autentica fede,
per vergognarci della pochezza nostra, del nostro imperfetto «essere in Cristo», del
nostro incerto, vacillante credere: certo, «o Signore, io
credo; sovvieni tu alla mia
incredulità» (Marco 9, 24).
(*) Pietro Bolognesi - Silvia
Nappo, Ali pesanti, Padova, Alfaomega, pp 54, sip.
le tribolazioni»', la seconda
«consiste nel rifocillare chi
ha fame». Penitenza e preghiera, digiuno ed elemosina
a nulla valgono però «se prima l’uomo non si allontana
dai peccati».
Il- purgatorio è privo di fondamento scritturale e affonda
invece le proprie radici nella
menzogna che spinge la parola di Dio «al disprezzo» e che
induce il popolo in grave «inganno». Pertanto, «cosa sicurissima è che ciascuno viva
nella vita presente in modo
che, dopo questa vita, non
abbia bisogno di altra purificazione».
U invocazione dei santi induce il popolo all’idolatria
spingendolo verso meriti di
altri anziché verso Dio e portandolo a non riconoscere in
Cristo, «salda pietra», l’unico mediatore.
h’ autorità pastorale e il tipo di potere dato alla Chiesa
non vanno equivocati, ma
compresi rettamente secondo
l’autorità della Bibbia. «La
potestà spirituale comune» è
propria di ogni credente e
consiste neW «esercitare opere spirituali di misericordia
per sé e per gli altri»', mentre
quella civile «compete solo
al signore civile». Per quanto
inerisce al «potere delle chiavi della chiesa», si ricordi
che Cristo, dopo la resurrezione, ha dato uguale potere
agli apostoli.
L’assoluzione, che è «remissione o indulgenza o perdono» spetta soltanto a Dio.
Invece «i preti legano spesso
gli innocenti che non sono legati da Dio né presso Dio e
mostrano assolti gli indegni
che sono legati pres.w Dio».
Accusato dal suo avversario nel corso della disputa di
Lipsia (1519) di eresia valdese, Lutero inorridisce. Ma dopo essersi documentato ebbe
a dire: «Eravamo tutti valdesi
e non lo sapevamo».
(*) Romolo Cegna, Medioevo cristiano e penitenza vaidese. Torino, Claudiana, 1994, pp
296, £ 39.000.
Lunedì 5 dicembre — GENOVA: Alle ore 17, presso
l’atrio di palazzo Doria Spinola,
si inaugura la mostra «L’origine
della Bibbia» che resterà aperta
fino al 10 dicembre (ore 9-18;
giov. chiuso, sab. ore 9-13).
Lunedì 5 dicembre — MODENA: Alle ore 17, presso il
Centro studi religiosi (via San
Carlo 5), nell’ambito del ciclo
sul viaggio di Giona, lo psicanalista Marco Gay parla sul tema;
«Il compito di Giona. Una lettura
psicanalitica».
Mercoledì 7 dicembre —
CATANIA: Alle ore 20, in via
Cantarella 6, le chiese battista e
valdese e il Centro protestante di
cultura «B. La Rosa» organizzano un incontro sul tema: «Liberalismo e liberismo».
Venerdì 9 dicembre — GENOVA: Alle ore 18, nella sala
del Consiglio provinciale (palazzo Doria Spinola), il prof. Bruno
Corsani e il biblista cattolico
Roberto Fornara parlano su: «Il
significato della Bibbia oggi».
Martedì 13 dicembre — ROMA: Alle ore 17,30, nella saletta
per le conferenze «Basso» (via
della Dogana Vecchia, 5) si terrà
un incontro sul tema «Kosovo una tragica realtà che attende risposta». Laura Carlodalatri
esporrà la sua recentissima esperienza in questa regione dell’ex
Jugoslavia.
Libri
L'aereo e il suo pilota
Può un’esperienza tecnica, fisica, materiale ma anche psicologica essere, in sé, oggetto di una narrazione e di una scrittura
letteraria? Questa sembra essere stata la scommessa di Daniele
Del Giudice, che ha riunito in volume* alcuni racconti che hanno per soggetto l’esperienza della conduzione di aerei. Anzi,
per la precisione, uno dei casi limite contenuti nel libro (che
raccoglie tutte esperienze radicali, dai’combattimenti bellici degli aerei siluratori alla tragica fine di un volo civile, alla figura
del trasvolatore e scrittore Saint-Exupéry, proprio quello del
Piccoli principe) affaccia addirittura l’ipotesi che colui che narra, individuabile come un pilota, sia stato in un suo imprecisato
passato pròprio un aeroplano. Fuor di paradosso, per ritornare
(è il caso di dirlo) con i piedi per terra, si può dire che tutto il
volume è una ricerca accurata e meticolosa dei particolari sensoriali, percettivi e immaginativi della dimensione aerea: a cominciare dal primo volo «da solo» compiuto da un allievo. Su
tutte le impressioni spicca per il suo carattere inaspettato quello
relativo alla visione che ha il pilota dall’aereo: non certo «verticale», come diremmo grossolanamente, ma piuttosto obliqua;
le case, i monumenti, i rilievi si presentano in maniera definita
«cubica» da una piccola «Guida dei viaggi aerei Parigi-Londra», a cui fa riferimento il protagonista di un racconto; un’allusione alla pittura cubista che a quell’epoca (il riferimento è
agli anni ’20) proponeva una visione della realtà frammentata e
ricostruita concettualmente?
(*) Daniele Del Giudice: Staccando l’ombra da terra. Torino,
Einaudi, 1994, pp 122, £20.000.
Il ruscello della vita
Alla ricerca dell’io: l’ultimo libro tradotto in italiano di Lars
Gustafsson* è la ricerca di un inesistente centro in cui gli infiniti personaggi che ogni attimo e ogni esperienza mutano in noi
possano ritrovare una loro unità. L’autore, che è anche poeta,
filosofo e saggista e vive nel Texas, ha già pubblicato, sempre
presso Iperborea, Morte di un apicultore e Pomeriggio di un
piastrellista. La storia di quest’ultimo sho lavoro è un «viaggio» filosofico e alchemico, un’indagine dei fenomeni atmosferici alla ricerca di uno «stato fluido» che consenta la «non cristallizzazione», la libertà di memoria e pensiero come possibilità di identità e sopravvivenza: in ultima analisi un tentativo di
svelare il mistero dell’esistenza. La vita, per il signor Arenander, è come quei ruscelli d’acqua che contrassegnano la discesa
al centro dèlia Terra di Veme: un’acqua irraggiungibile che ci
scorre accanto. La forma del romanzo è il taccuino di appunti: i
personaggi appaiono alle volte solo siglati, esperimenti scientifici si alternano a brani più distesamente narrativi o di contemplazione della natura. Spicca sulle altre la figura del nonno aeronauta, che ha saputo (da alchimista o da scienziato?) vivere
la verità della vita e offrirla al nipote.
(*) Lars Gustafsson: La vera storia del signor Arenander. Milano, Iperborea, 1994, pp 192, £ 22.000.
Il giornale a casa
Conta molti imitatori la rubrica di Radiotre «Prima pagina»
che da anni, alle 7,30, offre una panoramica sui titoli e sugli articoli più rilevanti della stampa quotidiana italiana (qualche
volta non solo quotidiana, e qualche volta non solo italiana).
Ormai ogni testata giornalistica televisiva contempla nel proprio palinsesto una sorta di «edicola», in cui vengono passati in
rassegna i giornali dell’indomani: si vedono così le prime pagine, magari senza foto, magari con qualche titolo ancora provvisorio. Ciò che contraddistingue «Prima pagina» (ma su Radiotré c’è anche, in ora più tarda, intorno alle 10,15, «Segue dalla
prima», dedicato agli approfondimenti tematici, due al giorno
circa, con il mercoledì dedicato alla stampa estera) è la presenza in studio di un giornalista della stampa scritta, che legge e
poi commenta in risposta agli ascoltatori gli articoli più interessanti. Il fenomeno è ormai così rilevante che qualcuno si è
chiesto se non contribuisca ad abbassare ulteriormente la media
di quotidiani che vengono letti in Italia, davvero già bassa.
17
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 2 PICElS^Dp.
Come affrontare il problema della disoccupazione in Europa
La tecnologia non crea lavoro
ROBERTO PEYROT
Nel numero di novembre,
«Le Monde diplomatique» affronta il tema del lavoro e la grave situazione occupazionale in Francia: i disoccupati sono 3.300.000, cifra analoga a quelli in Italia.
L’analogia però non si ferma
qui; sono infatti numerosi i
fattori comuni che hanno
condotto questi e gli altri
paesi industrializzati a situazioni di squilibrio, di ineguaglianze, di esclusione sociale,
di povertà, mentre allo stesso
tempo si è verificato un consistente incremento della ricchezza nazionale.
Rimanendo al tema della
disoccupazione, la principale
causa di questo grave fenomeno sociale è da far risalire
innanzitutto al poderoso incremento tecnologico che
consente di produrre molto di
più con un minimo numero di
dipendenti.
In secondo luogo, secondo
la succitata inchiesta, a tecnologia costante la sola razionalizzazione del processo
produttivo elimina sempre di
più il lavoro umano. Da qualche tempo ormai è stato realizzato il concetto che in inglese è detto reengineering e
in francese réconfiguration
(ristrutturazione, o meglio riprogettazione) delle aziende
che, non tenendo conto delle
strutture esistenti, pongono in
opera i mezzi necessari per
raggiungere spettacolari obiettivi produttivi con ulteriori sostanziosi licenziamenti di
personale diventato «esuberante».
A questo punto le promesse di massicce assunzioni e di
un nuovo «miracolo economico» debbono essere seriamente messe in dubbio. L’
Associazione dei giovani industriali francesi è stata
estremamente chiara. In un
documento del 30 settembre
scorso viene fra l’altro detto:
«I discorsi fin qui tenuti sulla
ripresa economica e sul riassorbimento della disoccupazione sono menzogneri o
frutto di ignoranza. La crescita non risolverà il problema della disoccupazione perché le imprese hanno ancora
importanti potenzialità produttive così come sono», tali
cioè da non dover attingere a
nuova manodopera. Non solo, ma le riserve di lavoro
vengono sempre più cercate a
livello mondiale nei paesi a
bassi salari (importando i relativi manufatti) specie per le
lavorazioni a maggior intensità di manodopera.
Un altro fenomeno legato
al progresso tecnologico è
quello dell’impiego precario,
che ha già raggiunto percentuali ragguardevoli: il 9,6%
in Giappone e negli Stati
Uniti, il 13,7% in Francia, il
12,3% in Gran Bretagna.
Per quanto riguarda i possibili rimedi correttivi vengono indicati vari settori in cui
mancano gli occupati, specie
nell’area dei servizi; la sanità, la giustizia, l’insegnamento, i trasporti, ecc. ma è
soprattutto nel settore dell’aiuto alle persone anziane o
impedite, all’appoggio ai
giovani in difficoltà, al miglioramento dell’habitat, alla
protezione dell’ambiente che
vi sono carenze.
Altro rimedio potrebbe essere quello di ridurre la durata del lavoro: lavorare meno,
lavorare tutti. La questione è
particolarmente complessa,
come precisa anche l’ex ministro dell’Ambiente Giorgio
Ruffolo, ora deputato europeo, nel suo saggio appena
uscito*. Se la riduzione di
orario deve essere realizzata
a parità di salario, essa si traduce in un aumento del costo
del lavoro, con ovvie conseguenze sui prezzi e sull’inflazione. Un’altra soluzione sarebbe quella di versare al secondo lavoratore un secondo
assegno rimborsato dallo stato: ma con che cosa lo pagherà lo stato? Con nuove
imposte che si potrebbero applicare sui profitti dei redditi
da capitale e dei movimenti
speculativi, oggi privilegiati
rispetto ài redditi da lavoro.
Come si vede, la questione
«lavoro» diverrà nel prossimo futuro di primaria importanza per la società nazionale
e mondiale. Opportunamente
la recente Assemblea della
Fcei ha posto l’accento su
questo problema come fattore
di giustizia sociale, ed è anzi
auspicabile che le chiese agiscano anche a livello intemazionale per portare il loro
contributo in una situazione
economica e politica che pare
avviata contro lo stato sociale, a vantaggio di vecchie e
nuove categorie privilegiate.
(*) G. Ruffolo, Lo sviluppo
dei limiti. Bari, Laterza, 1994.
In molti paesi del mondo prospera la discriminazione sessuale
Essere bambine non è facile
ANGELA GOTTSCHE
ento figlie femmine
Xv non valgono un figlio
maschio» diceva circa 2.500
anni fa Confucio. E molte
bambine ancora oggi in diversi paesi del mondo sono
minacciate nella loro stessa
sopravvivenza dalla scarsa
considerazione in cui vengono tenute.
L’Unicef, che è l’organizzazione deirOnu che si interessa dei minori, ha denunciato che in molti paesi in via di
sviluppo le bambine vengono
allattate per un periodo più
breve rispetto ai loro fratelli,
ricevono meno cibo di loro,
sono costrette ai lavori domestici e agricoli prima di quanto si faccia per i maschi e per
più ore. Anche se in incontri
intemazionali al vertice si insiste suH’importanza della
promozione della donna e della bambina, anche se 160 stati
hanno ratificato la carta dei
diritti dei minori, in tutto il
mondo le bambine, le ragazze, le donne continuano a essere svantaggiate e offese nella loro dignità.
Secondo l’Unicef oltre due
milioni di bambine, soprattutto in Africa, vengono ancora
sottoposte all’infibulazione.
Questo intervento doloroso
provoca spesso infezioni agli
organi genitali con conseguenze talora mortali e può
causare disturbi psichici e dolori fisici nel rapporto sessuale e nel parto. In molti paesi
dell’America Latina, dell’
Africa e dell’Asia, bambine di
quattro-sei anni vengono già
impiegate in lavori domestici.
E soprattutto in Asia, in età di
poco superiore, vengono costrette alla prostituzione.
L’Unicef ha calcolato che in
Asia vi siano oltre un milione
di prostitute bambine, tenute
in schiavitù e spesso offerte
anche ai turisti del sesso che
arrivano dall’Europa.
In molte regioni dell’Asia
quando una donna partorisce
delle femmine è considerato
naturale che il marito si prenda una seconda moglie. In
Banglade.sh molte donne incinte ricorrono a scongiuri, riti e preghiere speciali per partorire un maschio. Negli anni
passati in India e in Cina talvolta quando l’ecografia rivelava che il feto era di .sesso
femminile la donna abortiva.
Nell’Asia meridionale non è
raro che le femmine vengano
uccise subito dopo la nascita.
Secondo stime dell’Unicef
ogni anno muoiono un milione e mezzo di bambine per
maltrattamenti o incuria perché i genitori non vogliono allevare delle figlie.
Al di sotto dei cinque anni
a una bambina viene spesso
dato meno cibo che a un bambino. Ancora un’inchiesta
deirUnicef ha scoperto che in
Bahrein negli ospedali infantili vengono ricoverati più
bambini che bambine. Ci sono nel mondo circa 130 milioni di bambini che non vanno a scuola, due terzi sono
femmine. In Africa, nel Medio Oriente, in Asia meridionale, spesso le bambine non
possono andare a scuola e
uno dei motivi principali è
che sono già impegnate nel
lavoro. Tra i dieci e i quattordici anni lavorano almeno
sette ore in casa, nel raccogliere legna o attingere acqua,
mentre i ragazzi lavorano mediamente tre ore al giorno.
Analfabeta, senza un’istruzione di base la ragazza non
ha altra scelta che sposarsi
presto. Un quinto delle ragazze asiatiche a 15 anni è già
sposato. Un quarto di tutte le
donne che muoiono dì parto
ha meno di 20 anni.
Assisi
Digiuno
pacifista
Tra le pagine di una storia
nuova c’è quella che si sta
scrivendo ad Assisi. Autori
sono le sedici persone che il
1“ novembre hanno cominciato nella città umbra lo sciopero della fame a tempo indeterminato, salva la vita, per
ottenere dal governo il trasferimento di 5.000 miliardi dalle spese militari ai'settori sociali penalizzati dalla Finanziaria, quali sanità, scuola,
pensioni, ambiente e cooperazione allo sviluppo.
L’iniziativa, dal titolo «Per
una storia nuova», è promossa dai «Beati i costruttori di
pace» nell’ambito della campagna «Venti di pace», che
raccoglie le maggiori associazioni italiane impegnate
sul fronte della pace, della
giustizia e dello sviluppo sostenibile. La scelta del digiuno è nata dalla volontà di
unire la richiesta di un’inversione di tendenza delle scelte
economiche governative a un
gesto di conversione personale che interroghi profondamente la coscienza di ciascuno. Lo hanno spiegato, nel
corso di una conferenza
stampa, alcuni dei digiunanti
sottolineando, accanto alla
dimensione politica del gesto, ,la'sua motivazione morale e spirituale. Il digiuno, ha
dichiarato don Albino Bizzotto dei «Beati costruttori»
continuerà per tutta la durata
della discussione sulla legge
finanziaria o fino a quando
non arriveranno dal governo
risposte concrete.
Al quarto giorno di sciopero della fame a sola acqua, tre
persone si sono trovate in difficoltà e a una quarta. Lisa
Clark, i medici hanno ordinato di concludere il digiuno
per il sopravvenire di complicazioni renali. Per questo i digiunanti hanno rivolto un appello affinché altri diano il
cambio nella «staffetta di pace». Intanto digiuni a staffetta
sono stati segnalati a Padova,
Verona, Brescia, Novara, Torino, Piombino, Varese e in
diverse comunità religiose.
PASTORATO FEMMINILE
LA VIA DI MART/^
RENZO BERTALOT
In questi tempi circa un
migliaio di donne della
Chiesa anglicana sta entrando nel ministero pastorale. Il fatto ha suscitato
molto scalpore tra la soddisfazione degli uni e la tristezza degli altri. Contemporaneamente un folto numero di pastori anglicani
ha colto l’occasione per
passare alla Chiesa romana
e riorganizzare il loro ministerio sub Retro. È evidente che la consacrazione
delle donne al pastorato
non ha avuto ripercussioni
così altisonanti nelle chiese che si richiamano a Calvino e a Lutero.
In loro onore vale la pena di richiamare un articolo poco noto nei nostri ambienti che Elisabeth Moltmann ha pubblicato in occasione dell’Assemblea di
Seoul 1989! Che le donne
abbiamo predicato per prime il Natale e la Pasqua e
siano state presenti agli avvenimenti del Venerdì santo è un fatto ormai a lungo
ripetuto e sottolineato. La
novità della redenzione in
Cristo, Dio l’ha fatta annunciare dalle donne e intervenendo personalmente
non ha permesso che i soli
uomini consegnassero la
storia da una generazione
all’altra. Vi è un’ iniziativa
nuova di Dio tutta al femminile.
L’arte della comunicazione non consiglia di trarre tutte le conclusioni possibili per sottometterle all’
attenzione dei lettori. È bene che ognuno si confrónti
con i testi, s’informi personalmente e decida: è il modo migliore per passare
dalla immaturità alla maturità secondo la ben nota
esortazione di Kant «Sapere aude» («Abbi il coraggio del sapere»).
Ora ecco la sorpresa che
1 uà pen
i.'E pc
non dovrebbe essere tal«
ma lo diventa forse per
colare trascuratezza
Matteo 16 noi troviamoli
domanda di Gesù: «£
che dite? Chi sono igf.
Pietro risponde: «Tu seii
Messia, il Cristo, il pig¡:
del Dio vivente», In oco^.
sione della risuiTezione |
Lazzaro (Giovanni Hj
44) Gesù disse a Marti
«Io sono la risurrezione
la vita... Credi tu questóÉ
(vv. 25s). Marta risposa
«Signore, sì! Io credo ek
tu sei il Messia, il FigHo À
Dio che deve venire n«
mondo» (v. 27). Si trattati
un parallelismo molto forti
e evidente: due confessiti fceiusio
di fede pronunciate in oi^
casioni diverse, ma molti) ilfàima
vicine soprattutto se si ti& ¡lAlíL
ne conto dello stile di M* ® F“
teo e di Giovanni. ilguaggi
L’argomento si rafforzi# ®
se si nota che Gesù rispoiÌ^P^'^.''
de severamente alle esil
zioni di Pietro sulTanni
ciò della passione e del
risurrezione. «Va’ via, h
tana da me. Satana... ne»
pensi come Dio» (v. 23'
Alle esortazioni di Marti
sull’irreparabile morte di
fratello Gesù rispondi
«Non ti ho detto che se cri^
di vedrai la gloriosa pri
senza di Dio?».
La storia del cristianesi
mo ha messo l’accento
la confessione di Pietro
ha trascurato quella di
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Marta. Con queste osservai
zioni Elisabeth Moltma
non intende rovesciare!^
tendenze e gli accenti so
stituendo a un passato :
schilista un futuro fet
nista, ma auspica che veti
ga superata la trascurate^
za storica di questo coni
fronto. Al lettore lasciami
gli interrogativi e le rifles
sioni necessarie. Al min
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tonale
Negli ultimi anni il clima del nostro pianeta sta cambiando
Ridurre drasticamente le
emissioni di anidride carbonica
Molti scienziati e ricercatori continuano a lanciare T allarme sulle conseguenze catastrofiche che si verificheranno a causa dell’alterazione
climatica del nostro pianeta
provocata dai gas di scarico,
se non si interviene a diminuirne drasticamente l’emissione. In un rapporto pubblicato nel settembre scorso a
Maastricht e a Ginevra dalla
Commissione internazionale
per il clima dell’Onu (costituita nel 1988) è scritto a
chiare lettere che l’innalzamento della temperatura sulla
terra non è dovuto all’azione
dei vulcani o all’aumento
dell’energia solare ma all’intervento dell’uomo e all’impiego che egli fa di determinati materiali. Il clima del
pianeta sarà alla fine del prossimo secolo di 2-4 gradi superiore all’attuale se non si
prenderanno misure energiche
volte innanzitutto a diminuire
drasticamente 1’emissione di
biossido di carbonio (C02).
Il rapporto indica una serie
di conseguenze altamente
probabili che sono già state
segnalate più volte negli ultimi anni: innalzamento del livello dei mari, mutamenti climatici, aumento di turbolenze
atmosferiche, crescente desertificazione dei suoli. Gli
scienziati sottolineano il grave pericolo che corrono l’agricoltura, la salute, le scorte
idriche e le minacce che incombono sull’intero ecosistema. Questa ennesima denuncia si basa sugli ultimi risultati emersi dalle ricerche sul
clima condotte in tutte le parti del mondo.
Gli esperti considerano oggi assai più pericoloso di
quanto si ritenesse prima il
gas metano che si sviluppa
dalla combustione dei rifiuti
o che fuoriesce dalle crepe
delle condutture. Si è anche
rilevato che l’emi.ssione mondiale di CQ2, dalla fine del
1993, è in constante aumento. Il rapporto dovrebbe influenzare notevolmente le
trattative per un rafforzamento delle misure che verranno
proposte al prossimo accordo
sul clima a cui si dovrebbe
giungere nell’incontro orga
nizzato dall’Gnu per laj
mavera del 1995 a BefiT
Nei precedenti accordisi
stabilito che fino al 20w]
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l'DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE CONTRO L'AIDS 1994
IL SIGNORE CI HA SOCCORSO
GIOVANNI t. GIUDICI
I telespettatori che domenica 11 settembre hanno visto la rubrica «Protestantesimo» ricorderanno il servizio,
firmato dal regista Landi, «La spesa per
un amico - l’Aids».
Tre mesi dopo due dei protagonisti,
Mario e Angel, sono morti nella stessa
settimana per la stessa causa: broncopolmonite. Ora, con altri nostri ospiti,
riposano nel cimitero di San Michele in
Isola, a Veneria.
Il 19 giugno, insieme all’Opera sociale avventista e al gruppo canoro «Alleluia» della Chiesa avventista di Sesto
San Giovanni, a Treviso prima e a Mestre piazza Ferretto poi, c’è stata una
raccolta di fondi (e testimonianze, ov; viamente) per sostenere i bambini di
Cernobil durante il loro soggiorno a
Poppi (Arezzo) e per i malati di Aids.
In queir occasione Alberto si è presentato, mano sinistra e piede sinistro
gonfi. Alcuni fratelli avventisti lo conoscevano bene per avere a lungo abitato
nello stesso fabbricato. Da quel giorno
Alberto è divenuto «nostro fratello».
Da ieri, 26 novembre, Alberto «si è addorinentato».
Come responsabile di questa diaconia
di accoglienza e servizio dal 1990 non
posso che elevare, in questa settimana
che ricorda la situazione mondiale
dell’Aids, il mio minuscolo «ebenezer» a Colui che ha spinto un povero
(e forse inutilissimo) credente a occuparsi dei malati di Aids. Un grazie a
Mario e a Angel per la loro testimonianza tuttora vivente (come a Roberto
ancora in Casa Eben-Ezer) che aiuta
molti a capire cosa significa oggi aver
bi.sogno di tutto e non avere nessuno.
Un grazie anche ai fratelli evangelici
valdesi, metodisti, battisti, avventisti,
che con amore seguono questa piccola
diaconia e hanno dato la possibilità sia
in tv nazionale, sia nella maggiore piazza di Mestre, di testimoniare l’amore di
Dio e sollecitare, a suo nome, la concreta solidarietà soprattutto di quanti si
dicono credenti, ai fratelli del Sae, agli
amici dei movimenti gay, ecc. Un grazie ad Alberto che mi ha aiutato a capire meglio come stare vicino alle persone affette da Hiv, i loro piccolo bisogni
quotidiani, le loro ansie, le loro paure, c
a godere della gioia di un’ora di riposo
dopojl giro quotidiano e la visita
all’ospedale dell’isola delle Grazie di
Venezia (un viaggio pari a un esodo biblico!), dove sono confinati dalla Sere
nissima i malati di Aids e altri.
Oltre a ciò, il lavoro quotidiano (sei
giorni settimanali, dalle 17 alle 24 e oltre, in albergo). Ora che Alberto se n’è
andato, arriva un altro: Roberto, da tre
anni ospite di casa Ebcn-Ezer, che per
motivi sanitari si trasferisce in un’altra
struttura simile a un piccolo presidio
ospedaliero e non vuole perdere il nostro affetto; poi ci sono Alessandra,
Andrea, Adriana, Giovanni, Michele,
Riccardo, Mario... che aspettano il
caffè preso insieme al bar, il budino, un
poco di frutta, qualche pacchetto di sigarette, (soprattutto) i soldini per telefonare, la pacca sulle spalle e il brontolio del «nonno» che minaccia tutti e
poi fa quello che vogliono loro. Perché
il Signore ha mandato a sorreggere, a
sostenere, a custodire (Salmo 31, 1922), non a dare giudizi.
Perché? La risposta è proprio data da
Gesù: chi riceve colui che io avrò mandato, riceve me. E questi fratelli e queste sorelle infettati dal tremendo virus
Hiv sono «stati mandati». Questa è la
mia giornata mondiale dell’Aids 1994:
proseguire questa piccola diaconia nel
nome di Gesù Cristo affinché molti
possano ancora ripetere: Eben-Ezer, il
Signore sino a qui ci ha soccorso.
distacco terreno. Vorrei ricordare la nostra nonna-bisnonna
al contrario di come si ricordano le persone «importanti»
in queste circostanze, con tutti i loro onori, meriti e riconoscenze private e pubbliche.
La nonna-bisnonna non ha
mai avuto e cercato tutto questo, neppure nella sua attività
domestica e familiare, che è
stata il suo solo e unico lavoro per tutta là vita.
Ha cercato semplicemente
di fare quello che poteva e
che sapeva fare per tutti, con
un dono raro e prezioso: il silenzio. E forse è meglio che
nel silenzio continuiamo a ricordarla, io prima di tutti che
di lei ho voluto parlare.
Laura Primo era nata a Lusema San Giovanni nel 1905
da Giuseppina Rostagno (sorella del pastore Luigi Rostagno, autore delle parole di alcuni famosi inni per le chiese
valdesi) e da Guglielmo Pri
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Via Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
iVia Feria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
[ Via Repubblica, 6 -10066 Torre Peliice - tei. e fax 0121/932166
70RE: Giorgio GardioI
HEnORI: Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto
TORI: Stello Armand-Hugon, Claudio Bo, Alberto Bragaglia, Daniele
fatto, Luciano Cirica, Alberto Coreani, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo, MauiGirolami, Anna Maffei, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Ne.,,1. Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Gian Paolo Ricco, Giancarlo Rif t»di, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Piervaldo Rostan, Mar^*.Echellenbaum, Federica Tourn, Florence Vinti, Raffaele Volpe
Tl: Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco, Brugno
RAZIONE: Mitzi Menusan
AMENTI: Daniela Actìs
OMPOSIZIONE: Aec s.r.l. - tei. 0174/551919
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^narsi: versare l'importo sul ccp n. 14548101 intestato a Edizioni Pro‘ via Pio V15 bis, 10125 Torino.
’Jone seitìmeneb annerii con L'Eco delle valli vtìd&ri;
non può eesere venduta eeparatamnt»
Jijnaarzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000
«aioni: millimetro/colonna £ 1.800
"ioi: a parola £1.000
} il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
«IO 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
«lira in data 5 marzo 1993,
*f®i 25 novembre 1994 è stato consegnato per l’inoltro postale aH'Ufficio CMP
“SS Romoli 44/11 di Torino mercoledi 23 novembre 1994.
mo, di Pinerolo, che aveva a
Torino un considerevole laboratorio per la lavorazione
della pietra di Lusema, ed era
stato uno dei maggiori fornitori di tale materiale per
l’Esposizione internazionale
di Torino di inizio secolo.
Mirella Loik - Milano
L'ecumenismo
difficile
L’intervista rilasciata dal
vescovo cattolico di Assisi,
mons. Goretti, mi lascia molto perplesso su alcuni punti.
1) Il Consiglio delle chiese
cristiane di Venezia, unico su
tutto il territorio nazionale,
mi è sembrato, prima ancora
che fosse costituito, un atto
inutile o quantomeno intempestivo, visto che qui a Venezia ancora manca il Consiglio
delle confessioni evangeliche: valdesi, metodisti, battisti, avventisti, pentecostali e
altre confessioni. Si è cominciato con alcune iniziative
(culto del Venerdì Santo comune e raccolta di offerte in
piazza da parte deU’Opera
avventista, il 19 giugno del
’94, con la partecipazione del
sottoscritto al microfono, e
non sono né avventista né
valdese ecc.). Perché il Consiglio delle chiese cristiane
abbia un certo valore occorre
che a breve termine le chiese
evangeliche trovino innanzitutto la loro unità di intenti e
di opere. .
2) Mons. Goretti cita il tema dell’omosessualità. Avendo dato vita nel 1981, il 25
aprile, alla prima riunione di
omosessuali tenutasi nei locali della comunità metodista di
Padova, dove poi si è formato
un gruppo stabile e numeroso
tuttora in vita, ho cercato in
varie maniere di interessare
anche le gerarchie cattoliche
(vedi anche il cardinale Marco Ce’) senza ottenere mai un
qualsiasi riscontro, tranne vaghe e future promesse. E il
99% dei gay è cattolico!
3) Mons. Goretti chiede
che nel campo delle assistenze umanitarie «ai minimi fratelli di Gesù» si operi unitariamente. Dopo aver dato vita
a «Casa Eben-Ezer» per malati di Aids senza famiglia,
nel 1991, chiesi la cooperazione ecumenica: mi rispose
il prof. Paolo Ricca; il vescovo Abiondi a distanza di anni
ancora deve rispondere! La
Caritas locale sembrava disponibile ma alla fine si capiva che voleva il tutto e basta!
Lo stesso patriarca di 'Venezia in visita pastorale in zona
non visitò i malati di Aids
(tutti di fede cattolica) e il
settimanale diocesano «Gente Veneta» censurò persino i
parroci della zona, omettendo
che nel territorio esisteva la
casa dei malati di Aids! Se
per ecumenismo si intende
solo la preghiera di fine gennaio, beh, mi sembra troppo,
ma troppo poco. Soprattutto
constatando che il popolo
ecumenico è di ben altro avviso nonostante il silenzio
delle gerarchie cattoliche.
Non voglio rubare spazio.
Certo, se da ora le cose stanno cambiando, ben vengano.
Ma nella parità e nel nome di
colui che mi fa dire giorno
dopo giorno: Eben-Ezer, sin
qui il Signore mi ha aiutato.
Giovanni Luigi Giudici
Mestre
Testimoniare
la Parola
Un amico, poche settimane
fa, scherzando mi ha detto:
«Tu sei un persona che ama
ascoltarsi». E vero: ma è strano che questa giusta osservazione sia venuta da una persona che ama ascoltarsi come
me. Forse voleva parlare a se
stesso.
Riflettendo, mi sono posta
delle domande: per sintesi voglio riassumerle in una sola.
Al mio prossimo, al quale vo
Mondovì: «i colori della fede»
DomenìGa 4 dicembre la comunità evangelica di Mondovì festeggia la sua costituzione in chiesa autonoma con un culto di ringraziamento ài Signore, durante il quale verranno consacrati gli anziani e ì
diaconi'della chiesa, Il culto avrà luogo nel locale di via Ripe 14/A
alle ore 15,00. Seguirà un rinfresco.
La comunità di Mondovì invita i fratelli e le sorelle delle altre chiese, a condividere la loro gioia partecipando a questo incontro, per il
quale à Stato scelto un motto particolare: «I colori della fede».
glio testimoniare la mia fede
di cristiana evangelica, quante
volte ho predicato la «lettera»
invece della «Parola»... e qui
non so se mettere il punto interrogativo 0 quello esclamativo, perché per me questa è
una domanda e al tempo stesso un’affermazione.
Si sa che la Bibbia per gli
evangelici è il punto di riferimento col quale confrontarci. Ma quante volte io ho
sbandierato la mia conoscenza biblica, pontificando...
A voi che leggete, è mai
successo?
Adriana Ceseri Massa
Firenze
Carta troppo
grigia
Caro direttore,
rilevo il progressivo, preoccupante e, sembra, inarrestabile, degrado della qualità
della veste tipografica, cioè
dell’immagine con la quale
Riforma si presenta oggi nel
difficile mondo della carta
stampata. Mi dirai: non è
l’immagine che conta, ma i
contenuti. Ebbene, anche su
questo si potrebbe (e forse si
dovrà) aprire un qualche dibattito soprattutto, io credo,
rispetto alla tendenza invalsa
a prediligere articoli brevi,
cosiddetti «agili e snelli», in
realtà irrilevanti e di nessun
peso sia sul piano dei contenuti che dell’interesse generale che suscitano. Ma questo
sarebbe un lungo discorso.
Mi permetterai solo di aggiungere che se questi, alle
volte deprimenti, contenuti
sono confezionati, o per meglio dire «incartati» in una
carta che per colore, spessore
e consistenza troverebbe altrove una assai più idonea
collocazione, lo sconforto e la
frustrazione diventano veramente irresistibili.
Rosanna Ciappa - Napoli
Carissimi,
alcuni fedeli lettori, di una
certa età, del nostro periodico
mi incaricano di informarvi
che l’adozione di carta riciclata e «grigia», scelta giusta
per molti motivi, rende loro
più difficile la lettura degli
articoli.
Tanto vi dovevo per onestà;
con molta cordialità
Enos Mannelli - Vasto
Viaggio in
Inghilterra
Un nuovo invito ci viene
rivolto dagli amici della
Chiesa riformata unita di
Manchester i quali, dopo
aver visitato le nostre comunità del Sud la scorsa estate,
desiderano ora aprire un’altra possibilità di incontro e
scambio per noi con le loro
comunità inglesi. Parecchi
di noi hanno già sperimentato il calore, l’ospitalità, la
ricchezza di informazioni e
contatti che si possono avere incontrando queste chiese
che hanno saputo unirsi come chiese evangeliche pur
provenendo da denominazioni storiche ben precise.
Il soggiorno che ci viene
proposto, pur non essendo
ancora precisato nei dettagli,
prevede viaggio di andata e
ritorno in aereo da Milano a
Manchester (o da Napoli a
Manchester) con partenza
l’8 luglio 1994 ritorno il 22.
Dunque 15 giorni suddivisi
in soggiorni in diverse comunità con pernottamenti
presso famiglie per la maggior parte del tempo e poi
presso un Centro metodista
a Londra e uno nel Galles.
Visite ed escursioni sono
previste ovunque, parte con
le famiglie, parte con pullman noleggiato. Oxford, dove già si soggiornò altre volte, pare poter offrire buone
possibilità di sistemazione e
pertanto sarà inclusa nel
soggiorno.
II gmppo non potrà superare le 35 persone (singoli o
famiglie) e il costo previsto
dovrebbe contenersi nelle
950.000 lire per persona,
viaggio incluso. Per avere
prezzi più vantaggiosi per
l’aereo è necessario prenotare il volo entro il gennaio
prossimo, quindi le iscrizioni devono pervenire entro il
31 dicembre. Responsabile
per l’organizzazione è Elena Vigliano, via San Pio V,
15 - 10125 Torino (tei.
6692838; fax 657542).
Ringraziamo sin da ora le
sorelle e i fratelli inglesi, in
special modo Ruth e Bill
Cowhig che ogni anno lavorano moltissimo per sostenere il lavoro della nostra chiesa e per organizzare soggiorni per giovani e per i gruppi.
RINGRAZIAMENTO
«... il dono di Dio è la vita eterna
in Gesù Cristo, nostro Signore»
Romani 6, 23
Questa mattina si è spenta
Sofia Fasanelli
ved. Manfrini
Ne danno il triste annuncio la
figlia, il figlio, il genero, le nuore, i
nipoti e i parenti tutti.
Un ringraziamento a tutti coloro
che in questi ultimi anni sono stati
vicino alla cara Sofia, in particolare ai membri della comunità metodista di La Spezia.
La Spezia, 12 novembre 1994
RINGRAZIAMENTO
È mancata all'affetto dei suoi
cari
Anna Margherita Coì'sson
(Rita)
di anni 79
A funerali avvenuti ne danno il
triste annuncio i figli con le rispettive famiglie, ringraziando quanti
hanno preso parte al loro dolore.
Torre Peliice, 2 dicembre 1994
19
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RIFORMA
VENERDÌ 2 DICEMBRE
L'opinione di Francis Wilson, docente di economia all'Università di Città del Capo e uno dei principali leader ecumenici del pai
Nel nuovo Sud Africa anche i valori morali devono cambiare
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EDMUND DOOGUE
1 rapidi cambiamenti in Sud
Africa che hanno segnato
la fine dell’apartheid hanno
già cominciato ad avere effetti benefici sull’economia nazionale. Lo sostiene Francis
Wilson, docente di economia
airUniversità di Città del Capo. «L’economia ha cominciato a muoversi» ha dichiarato il professore che è anche
uno dei principali leader ecumenici del Sud Africa. Dal
1967 al 1993, uno dei periodi
più movimentati della storia
del paese, è stato caporedattore della rivista indipendente
South Africa Outlook che si
occupa di questioni ecumeniche e di problemi razziali. Interrogato sugli effetti che lo
smantellamento dell’apartheid
avrebbe avuto sull’economia
nazionale, Wilson ha risposto
che preferiva dire che «il processo di democratizzazione
aveva creato una legittimità
per l’economia».
Uno dei primi effetti di
questa legittimità, ha detto,
appare nei risultati finanziari
di dodici mesi, dal giugno
1993 al giugno 1994, durante
i quali il prodotto interno lordo ha registrato una crescita
del 3,5%. Secondo il professor Wilson, il passaggio alla
democrazia ha eliminato le
restrizioni e le pressioni esteme e interne che pesavano
sull’economia. Queste pressioni e queste restrizioni, ha
spiegato, sono state di fatto
all’origine del cambiamento
di regime. La principale pressione esterna era quella esercitata dal boicottaggio internazionale mentre la principale restrizione interna veniva
Città del Capo (Sud Africa): il vescovo anglicano Desmond Tutu durante le elezioni dello scorso aprile
dalla mancanza di legittimità
del governo.
Pur abbozzando un quadro
ottimistico del futuro del paese, il professor Wilson si è
tuttavia mostrato prudente circa le aspettative di molti sudafricani che sperano che la
giovane democrazia susciterà
immediatamente fruttuose ricadute economiche: «Non sono sicuro che il nuovo governo spenderà di meno. Farà
soltanto cose più utili, almeno è quello che speriamo».
Wilson ha rilevato che il
governo ha ereditato una società in cui «il 5% della popolazione possiede tutto... il
nuovo governo ha come compito di ridefmire l’economia
politica. 1 cambiamenti inter
venuti finora non hanno per
nulla modificato la ripartizione delle ricchezze.
L’economia politica è stata
forgiata dalla storia degli ultimi cento anni almeno, ed è
stata segnata soprattutto dalla distribuzione delle terre e
dell’industria mineraria. Il
compito del governo oggi
consiste nel rimodellarla, senza uccidere la gallina dalle
uova d’oro. Abbiamo un governo molto responsabile che
deve fare fronte ad aspettative difficili da soddisfare».
Il professor Wilson ha dichiarato che, secondo una recente indagine effettuata presso 9.000 famiglie, il tasso di
disoccupazione nazionale
(che include coloro che hanno
KlPORMA
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rinunciato a cercare lavoro
perché non ce n’è) è del 30%
ma, ha aggiunto, esiste un
grande contrasto tra i vari
gruppi. Il tasso di disoccupazione fra gli uomini bianchi
dai 25 ai 65 anni è tra il 2 e il
3%, mentre fra le donne nere
dai 16 ai 25 anni è del 71%.
Per il professor Wilson, il
compito principale che spetta
al governo è di creare posti di
lavoro: «L’occupazione, a
parer mio, deve essere la
priorità assoluta del governo
a cui toccherà anche trovare
il modo di far sì che non si
allarghi il fosso tra coloro
che hanno un lavoro e coloro
che non l’hanno» ha sottolineato, dicendo che il numero
di impieghi nel settore mine
rario sta calando e che tale
calo potrebbe essere confermato data la mediocre redditività di molte miniere d’oro.
Nel contempo, il professor
Wilson ha messo in guardia
contro il rischio di vedere il
governo spendere troppo o
permettere ai prezzi di salire,
ad esempio sotto la pressione
dei sindacati le cui attese, se
venissero soddisfatte, potrebbero portare il paese su una
strada alquanto accidentata.
L’inflazione è un rischio, ma
Francis Wilson ha precisato
che «per la prima volta da
anni, nel corso dell’ultimo anno, Vinflazione è andata sotto
la soglia del 10%. Per l’Africa questo è straordinario».
Circa il ruolo delle chiese
nel nuovo Sud Africa democratico, il professor Wilson ha
citato Bamey Pityana, l’attuale caporedattore di South Africa Outlook, che recentemente
ha dichiarato che il Sud Africa rischia di avere cambiato il
sistema di governo senza avere cambiato i valori morali.
«Le chiese devono prendere
coscienza del fatto che questo
paese ha bisogno di nuovi valori morali» ha detto Wilson,
e ha aggiunto che i cristiani
del Sud Africa sono molto
fortunati di avere fra i loro responsabili un uomo come Desmond Tutu, arcivescovo anglicano di Città del Capo.
«Ringraziamo Dio di averci
dato Desmond Tutu, egli ha il
coraggio di parlare e gode
della credibilità necessaria
per essere ascoltato».
Desmond Tutu si è infatti
già espresso su problemi di
fondo legati alla moralità degli affari e della vita politica
sudafricana. Ha messo in
guardia le personalità p|?
il!
Nitore si 1
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che contro la tentaziori
praticare la politica «del
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pure di ricevere alti stipe
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per farne vomeri». ]
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e dalle disuguaglianze.
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inoltre dichiarato che
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di creare una società
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£150.000
- ordinario £ 140.000
- via aerea £ 170.000
- sostenitore £ 200.000
-semestrale £ 48.000 -semestrale £ 75.000
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