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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Past. TACCIA Alberto
10060 ANGROGNA
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 98 - N. 48 ( Eco: L. 2.500 per l’interno Spedizione in abbonamento postale . I Gruppo bis TORRE’PELUCE — 6.^ Dicembre 1968
Una copia lire SU L. 3.500 per l’estero Cambio di indirizzo Lire 50 Ammin. Qaudiana Torre Pellioe - C.CJ». 2-17557
#/ “Cateohismo deÊI’ÊsoÊotto”, manifesto dì una religione laioa
Se il « Catechismo olandese » è stato oggetto di serie riserve teologiche,
espresse pubblicamente proprio nei
giorni scorsi da un comunicato della
commissione di studio pontificia, la
quale indicava una serie di punti che,
se non sono definiti "eresie", in pratica lo sono o ne hanno qualche sentore — del « Nuovo Catechismo » della
comunità dell’Isolotto a Firenze, pur
essendosi esaurita in poche ore la prima edizione di cinquemila copie (è
stato pubblicato, senza imprimatur e
come materiale di lavoro, dalla Libreria Editrice Fiorentina), l’arcivescovo di Firenze ha vietato « con sofferenza e rammarico » l’adozione in tutto il territorio dell’arcidiocesi.
Questi due catechismi, nelle diversità assai profonde che li distinguono,
possono in qualche modo offrire il volto di due degli aspetti più vivi e caratteristici del cattolicesimo odierno, del
"nuovo" cattolicesimo. Se il primo, come scriveva qui Paolo Ricca presentandolo, si poneva « nella migliore tradizione conciliare, quella dell’adattamento, dell’aggiornamento dell’antica
fede ai tempi nuovi, della riformulazione dell’eterna verità cattolica in
termini moderni e di una nuova articolazione », « un tipico documento della Chiesa del XX secolo, tutta preoccupata di rendersi il più possibile bene accetta al mondo », « uno specchio
che - riflette oggi il volto del cattolicesimo di domani », teso a convincere gli
uomini di buona volontà della sostanziale convergenza della fede e della
cultura (anche scientifica e tecnologica) — il catechismo dell’Isolotto,
« Incontro a Cristo », ha un’impostazione del tutto diversa. « Qui — ha
scritto Carlo Falconi su "L’Espresso’’ — i criteri scientifici sono sostituiti da quelli sociologici. La verità religiosa è filtrata, per così dire, attraverso i problemi vivi della famiglia e
del quartiere, della nazione e del mondo ». Appunto, non è la realtà umana
ad essere "filtrata", interpretata, sentita, vissuta alla luce dell’Evangelo, ma
l’Evangelo è "filtrato”, interpretato,
sentito, vissuto alla luce della realtà
umana. Il rapporto di subordinazione
è invertito, la norma diviene, in fondo, la situazione, il dato sociologico;
e in base a questa norma ci si avvicina alla Bibbia e se ne filtra il messaggio, ovviamente riducendolo alla
sua più semplice e più utilizzabile
espressione.
Prima di gridare d’indignazione, di
fronte al “veto" della curia fiorentina,
bisogna leggere con attenta partecipazione questo testo. Ed è nostra convinzione che nessun sinodo di chiesa riformata ammetterebbe che nelle sue
comunità la formazione biblica, la predicazione dell’Evangelo a ragazzi e
adolescenti avvenisse secondo un testo elaborato, con serietà e passione,
da alcuni sacerdoti e da un gruppo
di catechisti laici cattolici della discussa e viva parrocchia fiorentina. Pensiamo che vada presa sul serio la comunicazione arcivescovile che esprime un veto « con sofferenza e rammarico », nel senso che vi è un aspetto
fortemente positivo nella scossa alla
catechesi tradizionale rappresentata
da questo tentativo (e vi ritorneremo
più avanti).
Il Catechismo dell’Isolotto (« Nuovo catechismo » è il suo titolo esatto)
si compone di due volumetti, l’uno
per i ragazzi, l’altro quale quida ai catechisti. A differenza del « Nuovo catechismo » olandese, che è un ampio testo di formazione teologica per adulti,
il nuovo catechismo fiorentino si rivolge dunque ai ragazzi; e il titolo
della sua parte centrale, « Incontro a
Cristo », qualifica bene l’ottica in cui
subito ci si pone: si tratta di familiarizzare i ragazzi con Gesù di Nazareth,
di far loro fare amicizia e cosi, si inizia: «Cristo e gli apostoli erano soprattutto degli amici. Alcuni pescatori palestinesi avevano sentito parlare
di Gesù e desideravano conoscerlo di
persona. Un giorno lo incontrarono
lungo le rive del Giordano e da allora
diventarono amici per sempre. Gesù
parla a lungo e si confida con i suoi
amici, specialmente con gli apostoli.
Es.si lo ascoltanto volentieri e si trattengono a lungo con lui. Gli chiedono
continuamente spiegazioni e vogliono
sapere da lui tante cose. Così l’amicizia fra Gesù e gli apostoli si fa sempre più grande... ». Ecco l’inizio, il tema delle prime "riunioni" (non sono
più chiamate ed effettivamente non
sono più “lezioni"). Certo, l’amicizia
con Cristo non è un’amicizia qualunque ; egli non è vissuto una volta sola,
ma è « vivo e presente all’interno dell’esperienza e della storia umana », anzi ne è il « centro », « perchè a lui tende ogni dinamica della persona e della
società verso un mondo più umano » ;
« in ogni tempo, ma particolarmente
oggi, la vitalità e la centralità di Cri
GESÙ’ SOCIALISTA
sto si esprimono in maniera precisa e
autentica attraverso le sofferenze, le
aspirazioni, le maturazioni, le prese di
coscienza e le lotte degli uomini, a
incominciare dai più poveri, dai più
umili, dai rifiutati, dagli oppressi ».
Cristo, rincontro con lui sono dunque la risposta all’anelito di fraternità
e di giustizia dell’uomo : « Cercare Cristo non significa fuggire la propria
esistenza o evadere dal rischio dell’impegno secolare: al contrario significa
agire, prendere coscienza e impegnarsi
nell’avventura umana... Tendere a Cristo non significa più correre alla ricerca della salvezza individuale: significa
invece porsi al di dentro dell’evoluzione e del progresso della storia ».
E in questo impegno. Cristo ha segnato una scelta fondamentale, «la
scelta dei poveri e degli oppressi è
chiara, fin dalle prime pagine (del
Vangelo), come scelta fondamentale.
Purtroppo, lungo la storia si sono
cambiate le carte in tavola e noi ci
troviamo a vivere in una Chiesa più
preoccupata di parlare ai poveri, di
conquistarli, ammonirli, beneficarli,
controllarli, che di verificare se i poveri sono, insieme a Cristo, il suo fondamento ». Queste espressioni nella
guida per i catechisti trovano riscontro nel catechismo vero e proprio :
« Il racconto della nascita di Gesù
mostra una cosa molto importante:
dagli umili e dai poveri nasce la salvezza del mondo ». Delle beatitudini,
ne viene ricordata una sola: «Beati
voi che siete poveri» (nella versione
di Luca, senza tener conto alcuno del
la versione di Mattqo, che parla dei
« poveri in spirito », in feconda tensione di interpretazioni e significati).
Il Cristo che ne risulta è un Gesù
socialista e il catechismo è un catechismo socialista, ha* scritto C. Falconi : « Classista anche, se si vuole, ma,
dicono loro, per colpa stessa di Cristo,
per colpa stessa del Vangelo, che solidarizzano esclusivamente coi poveri e
coi deboli o con coloro che si fanno
poveri e deboli per elezione».
La nota fondamentale di questo testo è dunque la sua unilateralità; ma
quando si tratta dell’Evangelo, l’unilateralità intacca la realtà stessa dell’Evangelo, runilateralltà è, appunto,
la “eresia”, cioè la scelta (fondamentale) e l’isolamento di un elemento
dell’Evangelo, considerato come se fosse tutto l’Evangelo. La figura di questo Gesù, amico e socialista, è veramente una drastica riduzione dell’« annuncio delle non investigabili ricchezze di Cristo» (Efesini S: 8), una drastica riduzione dell’Èyangelo, naturalmente tenendo conto di tutto l’Evangelo, di tutto il Nuovo Testamento. In
questo caso una — voluta? — indifferenza verso una lettura davvero storica della Scrittura ha reso un cattivo
servizio, mettendo in» evidenza solo
certi aspetti degli evangeli e facendo
astrazione, di fatto, da tutta la parte
storicamente più antica del Nuovo
Testamento, le lettera di Paolo. (Del
resto, neppure nell’altra sezione che
gli studiosi convengono essere fra le
più antiche del Nuòve Testamento, i
primi capitoli del Uj)ro degli Atti, la
figura di Gesù è quella che viene qui
tratteggiata ad uso dei ragazzi fiorentini: si pensi alla predicazione di Pietro, alla visione di Stefano in pieno
Sinedrio).
In base alla scelta fondamentale di
cui abbiamo detto, il problema del male si riduce a quello dell’ingiustizia sociale, il peccato è sostanzialmente il
peccato sociale, e così la redenzione è
essenzialmente una redenzione sociale, dilatata all’universo intero. Ai ragazzi viene insegnato : « Come Dio
aveva mandato Mosè a salvare il popolo ebraico, così ha mandato Gesù a
salvare tutti gli uomini. Gesù è il Salvatore, egli continua a salvare, attraverso tutti coloro che, come lui, lottano per liberare l’umanità dai mali che
l’affliggono: dalla fame, dalle malattie, dall’ignoranza, dall’ingiustizia, dalle divisioni... dal peccato ». E nelle
note catechistiche si invita a svolgere
con i ragazzi ricerche su figure come
Camilo Torres e M. L. Kfing, ma anche John Griffin e Malcolm X: «Anche oggi ci sono tante persone, in tutto il mondo, che lottano contro l’egoismo, l’oppressione, la violenza, l’ingiustizia, le malattie, la morte e che vivono per il trionfo dell’amore, della giustizia, della pace, della vita. Tali persone hanno bisogno di una grande fede, perchè i loro ideali e i loro obiettivi sono sempre’più grandi delle loro
realizzazioni e inoltre perchè spesso
non vedono i risultati delle loro azioni. Gesù Risorto è per loro e per tutti
una grande fonte di speranza e di fede». Non potrebbe essere più eviden
Meditazioni di Avvento - 2
Testimoni di Gesù Cristo: MOSE
“Mosè ha scritto di me,,
« Mosé ha scritto di me» (Giovanni 5, 46) dichiara
Gesù nel corso di una delle tante discussioni con i Giudei. Anche Mosé è un testimone di Gesù Cristo: non per
nulla apparve, accanto ad Elia, con Gesù sul monte della
trasfigurazione.
Per i Giudei Mosé era il principale punto di riferimento della fede: a lui Dio aveva certamente parlato e per
mezzo di lui aveva dato la sua Legge, luce sul cammino
di ogni pio israelita. Nessuno è maggiore di Mosé. Per
i Giudei, Mosé è la guida, il maestro. In lui ripongono
la loro speranza (Giovanni 5, 47): e in chi altri dovrebbero riporla, dato che « non è mai più sorto in Israele
un profeta simile a Mosé, col quale l'Eterno abbia trattato faccia a faccia » (Deuteronomio 34, 10)? Se c'è uno
di cui ci si può veramente fidare, se c'è uno la cui parola
merita d'essere ascoltata e seguita, questi è Mosé. Perciò
i Giudei dicono: «Noi siam discepoli di Mosé» (Giovanni 9, 28), e si credono al sicuro. Sono sicuri di essere
discepoli di Mosé. Ma lo sono veramente o si illudono di
esserlo?
* * *
« Se credeste a Mosé credereste anche a me; perchè
egli ha scritto di me» dice Gesù (Giovanni 5, 46).
Ma i Giudei non credono a Gesù, quindi non sono discepoli di Mosé, anche se lo studiano, anche se leggono i
suoi scritti. Leggono ma non credono. Appare qui il
dramma di un popolo — il popolo eletto — che ha la
Bibbia in mano, ma non ha fede. Questo vale in particolare per noi protestanti, a cui la Riforma ha tolto tutto
lasciandoci solo la Bibbia. Il protestante — se è tale —
è un uomo che legge la Bibbia e investiga le Scritture:
non ha — e non può e non deve avere — altro strumento per alimentare la sua fede. Il protestante — se è
tale — ha la Bibbia in mano, una Bibbia aperta, da leggere. Ma proprio lui sa o deve sapere che una cosa è
leggere, un'altra cosa è credere. La lettura della Bibbia
può portare alla fede, ma non sostituire la fede. Un
cristiano antico diceva : « Ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo », e aveva ragione. Ma ci può essere ignoranza di Cristo anche quando c'è conoscenza delle Scritture. « Voi investigate le Scritture — dice Gesù ai Giudei — perchè pensate aver per mezzo d'esse vita eterna,
ed esse son quelle che rendono testimonianza di me;
eppure non volete venire a me per aver la vita 1 » Giovanni 5, 39). Come la Legge, data da Mosé, è « il nostro
pedagogo per condurci a Cristo» (Gelati 3, 24), così la
Scrittura nel suo insieme è una introduzione a Cristo,
Introduzione necessaria, indispensabile e insostituibile,
l'unica che ci sia, ma solo una introduzione. I Giudei però
non vedono il legame', la continuità tra le Scritture e Cristo : vogliono avere le Scritture senza avere Cristo, ma in
questo modo perdono sia le Scritture che Cristo. Come
non si può andare a Cristo senza passare per le Scritture,
così non si può restare alle Scritture senza andare a Cristo. Non si può essere discepoli di Mosé, o di Matteo, o
di Pietro o di Paolo senza diventare discepolo di Cristo:
tutti questi testimoni non vogliono fare altro che condurci a Lui. « Mosé ha scritto di me ».
Ha scritto nei primi libri della Bibbia diverse parole
che più o meno direttamente annunciano il Cristo (dalla
promessa di una progenie della donna che schiaccerà il
capo al serpente, in (Senesi 3, alla promessa di una profeta che sorgerà in Israele e al quale si darà ascolto, in
Deuteronomio 18) ; ma oltre che nei libri, Mosé ha scritto
anche nella storia di Israele degli episodi che prefigurano il Cristo: in particolare, in mezzo al popolo disperato,
Mosé innalzò il serpente di rame e chiunque lo guardava,
scampava. « E come Mosé innalzò il serpente nel deserto,
cosi bisogna che il Figliuol dell'uomo sia innalzato »
(Giovanni 3, 14).
* * *
«Mosé ha scritto di me»: tanti altri, dopo Mosé,
hanno scritto intorno a Cristo. In tutta la storia degli uomini, non c'è nessuno di cui si sia scritto tanto come di
Cristo. Un numero incalcolabile di libri, molti dei quali
forse scritti con un'arte, una purezza letteraria e anche
una raffinatezza teologica superiori a quelle dimostrate
da Mosé. Eppure quel che Mosé e gli altri uomini della
Bibbia han scritto di Cristo resta la testimonianza fondamentale e ha la precedenza su tutte le altre, anche se a
prima vista può sembrare più modesta e di minor pregio.
« lo prego e avverto lealmente ogni pio cristiano di non
scandalizzarsi dei discorsi e dei racconti ingenui che troverà soprattutto nell'Antico Testamento... perchè così è
la Scrittura che annienta i savi e gli intelligenti e si dischiude solo ai piccoli e ai semplici. Perciò rinuncia alla
tua prosopopea e a tutti i tuoi alti sentimenti e considera
questa Scrittura come la più alta e la più nobile delle
cose sante, come la miniera più ricca, mai abbastanza
sfruttata, affinché tu trovi la sapienza divina che Dio
ha posto nella Scrittura, per quanto umile e poco appariscente essa sia, affinché ogni orgoglio sia messo da parte.
Qui tu troverai le fasce e la greppia in cui il Cristo riposa e verso la quale anche l'angelo dirige i pastori. Modeste e povere sono le fasce, ma prezioso è il tesoro
— Cristo — che vi si trova » (Lutero).
Paolo Ricca
te l’appoggio religioso, "cristiano”, a
valori autonomi, insiti nell’uomo, o
almeno in certi uomini, a prescindere
da Cristo, ridotto a tonico corroborante.
Ciò che squilibra radicalmente l’annuncio di Cristo, in questo testo, è
l’assenza dell’attesa del Regno di Dio ;
qui l’escatologìa non si risolve in ecclesiologia, ma in sociologia; o meglio,
si risolve in un’ecclesiologia che non
è quella tradizionale cattolica, ma che
è sostanziata di speranze e di progressi sociologici. Come ha scritto, pare
con una sfumatura di simpatia, Carlo
Falconi, « la vera Chiesa in cui si appuntano gli occhi degli abitanti dell’Isolotto è l’unità pacifica e feconda
dell’intera famiglia umana, dove il
profano, impregnato di giustizia e di
amore, è divenuto sacro: un sogno
che non è loro soltanto, ma di credenti sempre più numerosi nelle varie
Chiese cristiane e nelle altre religioni ».
Quest’ultima nota farà comprendere perchè abbiamo dato tanto rilievo
a questo documento: in un contesto
cattolico, esso esprime un fermento
che è presente in tutte le direzioni dell’orizzonte cristiano; anche fra noi,
sebbene finora non si sia espresso in
un documento significativo come questo e probabilmente non sia giunto a
questo punto di maturazione. Per citare ancora C. Falconi, il catechismo
deirisolotto caratterizza «una parrocchia perfettamente secolarizzata, si
potrebbe dire una parrocchia della
morte di Dio: il suo credo, infatti, è
quello di una religione laica».
« « *
Se abbiamo parlato di "eresia”, non
è perchè dall’altra parte vi sia retto annuncio di Cristo, esente da ogni critica di questo genere; a lungo si è predicato un Cristo spiritualista, esatto
contrapposto altrettanto eretico quanto il Cristo socialista di cui si va parlando ora, e le tracce di quella predicazione sono profondamente incise nella
vita delle nostre comunità, mentre la
predicazione odierna — che, onestamente, non si può dire sia più quella — non ha avuto sinora la forza, la
chiarezza per annunciare il carattere
concreto e totale della sovranità di
Cristo, qui e óra, e . il carattere
irriducibilmente “avvenire” del suo
Regno non fatto da mano d’uomo.
Questa "eresia” è un indice puntato
sulla carenza, sull’infedeltà della chiesa, anche delle nostre comunità.
* * *
Ma, terminando, c’è una nota che
vogliamo ancora sottolineare, ed è
una nota positiva, che ci la nonostante tutto accogliere come un soffio
d’aria fresca un tentativo come questo, dei preti e dei laici dell’Isolotto.
Non soltanto vengono tentate vie davvero nuove nell’impostazione catechetica, si aprono nuovi orizzonti pedagogici che altri meglio di noi potranno valutare (ma si dovrà farlo): essenzialmente un lavoro di ricerca comune, scarna, concreta. Non soltanto
questo — e sarebbe già parecchio —
ma il gruppo fiorentino ha preso sul
serio ciò che di serio, genuino vi è
nella contestazione giovanile che molti pastori e catecheti sentono ormai
sempre più frequentemente giungere
anche ai tavoli intorno ai quali ci si
ritrova per le riunioni (lezioni?) di
catechismo. E vogliamo chiudere con
questa citazione dalle note catechetiche di «Incontro a Cristo»: «Non
possiamo nasconderci che la liturgia e
la vita della Chiesa sono in realtà
profondamente staccate dalla vita. I
ragazzi avvertono con particolare sensibilità tale distacco. Essi giustamente ci sentono ipocriti, lontani e vuoti
quando diciamo loro che la Chiesa è
una famiglia, che i cristiani radunati
per la messa (il culto) sono una comunità di fratelli, che la messa (la
santa Cena) è una cena... Si è costretti a fare acrobazie per tentare di rendere comprensibili dei "segni” che invece dovrebbero parlare da sè. A volte si ha l’impressione di diventare
perfino ridicoli, oltre che astratti e
disonesti. Bisogna essere ciechi o bendati per negare questa realtà! E i ragazzi non sono ciechi e rifiutano le
bende ». Anche qualcuno che non è
più ragazzo.
Gino Conte
Nelle pagine interne
La contestazione e la chiesa.
Un commento di Lutero al quarto comandamento e il problema
dell’autorità.
•*. Si conclude in sordina l’Anno internazionale dei diritti dell’uomo,
a vent’anni dalla Dichiarazione
universale.
2
pag, 2
N. 48 — 6 dicembre 1968
IL COMMENTO DI MARTIN LUTERO E' j\NCORA VALIDO?
Il quarto comandamento in epoca di contestazione
Dio ha elevato la paternità e la maternità al di sopra di ogni condizione
terrestre. Egli ci comanda non soltanto di amare, ma di onorare i nostri
genitori. Quanto ai nostri fratelli, alle nostre sorelle e, in generale, al nostro prossimo, non ci comanda se non
di amarli. Il rispetto è assai superiore
alTamore, perchè implica non soltanto l’amore, ma anche il riserbo, l’umiltà, il timore che dobbiamo provare dinanzi alla maestà che si trova per così dire nascosta nella paternità. Dio
non comanda soltanto'che ci rivolgiamo con gentilezza e rispetto ai nostri
genitori, ma che mostriamo con il nostro atteggiamento e con la nostra
condotta che li consideriamo l’autorità
più alta dopo Dio. Infatti per onorare qualcuno con sincerità, occorre
considerarlo come veramente grande.
E’ dunque necessario abituare a considerare i genitori come i rappresentanti di Dio; siano essi pur deboli,
poveri, infermi, di carattere diffìcile,
non cessano per questo di essere il
padre e la madre che Dio ha dato
loro, la loro condotta o i loro difetti
non li privano dell’onore che è loro
dovuto. Non bisogna dunque prestare attenzione alla qualità delle persone, ma alla volontà di Dio che ha dato questo comandamento.
Impara dunque, per cominciare, che
cos’è l’onore che questo comandamento prescrive di rendere ai genitori.
Onorarli, significa considerarli il tesoro più prezioso che sia dato di possedere sulla terra; significa rivolgersi
a loro con rispetto e guardarci dal trattarli con asprezza o dallo sfidarli o dal
parlar loro con rabbia; significa cedere loro e tacere, anche se oltrepassano i limiti dei loro diritti. Anzi, dobbiamo attestare loro il nostro rispetto
attraverso le nostre azioni: cioè servirli, aiutarli, prenderci cura di loro
quando invecchiano o sono malati, infermi, poveri; e fare tutto questo iion
solo di buona voglia, ma con umiltà
e deferenza, come faremo in presenza
di Dio. (...)
Perciò, lo ripeto, bisogna aprire gli
occhi e le orecchie e prendere a cuore
tutte queste cose, senza lasciare che
le menzogne del diavolo ci distolgano
dalla pura Parola di Dio. Ne risulterebbe più gioia, più affetto, più amicizia e concordia nelle famiglie e i figli
guadagnerebbero il cuore dei loro genitori. Quando ai figli indocili, 1 quali.
non ubbidiscono che per paura delle
botte, essi irritano Dio e i loro genitori, privano sè stessi di un tesoro
di gran prezzo, della pace della coscienza e ammassano sventure. Ai
giorni nostri, ognuno lo deplora, i più
giovani come i vecchi sono collerici e
indomabili; non hanno timore nè rispetto, non fanno nulla se non sono
costretti con la forza e sono sempre
pronti a ingannarsi e derubarsi a vicenda. E Dio li punisce, mandando
ogni sorta di mali e miserie. Anche i
genitori sono, in generale, altrettanto
ignoranti quanto i loro figli: sono dei
pazzi che allevano altri pazzi, e i figli
vivono come hanno vissuto i genitori.
Tutto ciò deve spingerci a osservare
questo comandamento (...). Anche agli
occhi del mondo, è un dovere essere
riconoscenti per tutti i benefici che riceviamo dai nostri genitori. Ma pure
qui si vede che è il diavolo a regnare
nel mondo: i figli dimenticano i genitori, come tutti noi dimentichiamo
torità civili. Come abbiamo detto priDio. Nessuno si ricorda che è Dio a
nutrirci, a vegliare su di noi e proteggerci, a darci tanti beni per il corpo e
per l’anima. Quando viene un giorno
nero, ci irritiamo e mormoriamo con
impazienza e dimentichiamo tutti i benefici che abbiamo ricevuto nel corso
della nostra vita. Allo stesso modo ci
comportiamo con i nostri genitori, e
non vi è figlio che riconosca e si ricordi quel che deve loro, se non vi è condotto dallo Spirito Santo. Ma Dio conosce quest’ingratitudine del mondo,
e perciò ci avverte e ci stimola con i
suoi comandamenti, affinchè ciascuno
di noi ricordi ciò che i genitori hanno
fatto per lui : ci hanno dato la vita, ci
hanno nutriti e allevati; senza di loro
saremmo cento volte periti miseramente. Colui che riflette su queste cose,
renderà ai suoi genitori, senza esservi
costretto, tutto l’onore che è dovuto
loro: li curerà teneramente e li avrà
preziosi, come coloro per mezzo dei
quali Dio lo ha colmato di beni.
{Qui Lutero, facendo riferimento a Efesini
6: 2-3, ricorda che questo è U primo comandamento accompagnato da una promessa e
nota l’ampiezza della benedizione di Dio significata nella promessa di una lunga vita
sulla terra dataci dal Signore Iddio nostro.
N.d.r.).
A proposito di questo comandamento, si deve pure parlare dell’obbedienza dovuta ai superiori ai quali spetta
comandare e governare. Infatti, dall’autorità dei genitori derivano tutte
le altre. (...). Il medesimo rispetto che
i figli devono al padre e alla madre,
tutti coloro che fanno parte della casa lo devono ai loro padroni. Gli uo
J n questo momento di contestazione
giovanile, nella famiglia e nella
società (e ovviamente nella chiesa),
ci è parso utile andare a rileggere il
commento che Martin Lutero, nel suo
’’Grande Catechismo tedesco”, dà del
quarto comandamento. E lo riproponiamo ai nostri lettori, fresco e corroborante come ogni pagina dei Riformatori. Che ve ne pare? Troppo condizionato dalla sua epoca? Oppure ancora valido? e in che misura?
red.
mini e le donne in servizio devono
non soltanto obbedire ai loro padroni
e alle loro padrone, ma anche onorarli
come propri genitori e fare tutto ciò
che essi esigono da loro, non per obbligo e controvoglia, ma con piacere e
con gioia, perchè questo è il comandamento di Dio (...).
Si deve pure parlare, a questo proposito, dell’obbedienza dovuta alle auma, il potere civile deriva dall’autorità
paterna ; ma se ne distingue per la sua
ampiezza. Un principe, infatti, ñon è
padre di una sola famiglia: è padre
tante volte quanti abitanti conta il
paese. È attraverso i principi, come attraverso i nostri genitori, che Dio ci
dà e ci conserva il cibo, la casa, la
protezione, la sicurezza (...). Colui che
obbedisce di buona voglia, che è servizievole e rende con piacere a tutti i
suoi superiori ciò che è loro dovuto,
sa di fare ciò che piace a Dio e avrà
come ricompensa la gioia e il benessere. Quanto a colui che., lungi dall’agire
per amore, sprezza la volontà di Dio,
resiste e si rivolta, sappia che non vi
è per lui nè grazia nè benedizione (...).
Se credessimo veramente che l’obbedienza è così gradita a Dio e che riceve una sì grande ricompensa, nuoteremmo nell’abbondanza e avremmo
tutto ciò che il nostro cuore desidera.
Ma sprezziamo la Parola e il comandamento di Dio, come se fossero parole
in aria: siamo dunque capaci di sfidare Dio? Come sussisteremo dinanzi a
lui, nel giorno della retribuzione? Perchè il mondo è oggi così, pieno d’infedeltà, di vergogne, di miserie e di crimini, se non perchè ognuno vuol essere signore e padrone di sè stesso e fare, senza riguardi per nessuno, tutto
ciò che gli pare e piace? Allora Dio punisce un malfattore con l’altro: se inganni o sprezzi il tuo sovrano, verrà
qualcuno che farà lo stesso verso di
te e nella tua stessa casa tua moglie, i
tuoi figli e i tuoi servitori ti faranno
espiare dieci volte le colpe che hai
commesse.
Ci sentiamo infelici, siamo scontenti
e ci lagnarne dell’infedeltà, della violenza e dell’ingiustizia che regnano nel
mondo, ma non vogliamo riconoscere
che con la nostra cattiva condotta abbiamo meritato questo castigo, e non
ci correggiamo (...).
Spiegando questo comandamento,
abbiamo parlato sinora di tre sorte di
padri : coloro che lo sono per il sangue,
coloro che comandano nella casa e coloro che governano il paese. Vi sono,
inoltre, i padri spirituali. Non parliamo di coloro che, nel papismo, si sono
fatti chiamare cosi, ma che non hanno adempiuto alle loro funzioni in
modo paterno. Coloro ai quali diamo
il nome di padri spirituali sono unicamente coloro che ci guidano per mezzo della Parola di Dio e che stanno
alla nostra testa. In tal senso Paolo
si glorifica di essere padre, quando in
I Corinzi 4: 15 dice : « Vi ho generati
in Gesù Cristo mediante TEvangelo ».
Poiché sono dei padri, conviene onorarli più di tutti gli altri uomini; eppure è a loro che si attesta minore rispetto. Il mondo, infatti, li onora in
modo singolare : li scaccia e rifiuta loro un pezzo di pane. Come dice l’apostolo Paolo, essi sono « come la spazzatura del mondo, il rifiuto degli uomini » (I Cor. 4 : 13).
È dunque necessario fare comprendere al popolo che coloro che si dicono cristiani sono tenuti dinanzi a Dio
« a stimare degni di un doppio onore» (I Tim. 5: 17) coloro che vegliano
sulla loro anima e ad assisterli con i
propri beni, provvedendo alle loro necessità. Dio te lo renderà e non ti farà mancare di nulla. Ma tutti rifiutano
e temono che il loro ventre ne abbia a
soffrire. Non sono capaci di mantenere oggi un buon predicatore, essi che
prima hanno ingrassato una decina di
monaci fannulloni. Meritiamo che Dio
ci privi della sua parola e della sua
benedizione e lasci di nuovo apparire
predicatori menzogneri che ci conducano al diavolo e che succhino il nostro sudore e il nostro sangue.
Ma coloro che osservano la volontà
e il comandamento di Dio hanno ricevuto questa promessa: tutto ciò che
spendono per onorare i loro genitori
secondo la carne e i loro padri spirituali, sarà reso loro con larghezza.
Non avranno pan^, vesti, denaro soltanto per un anno o due ; avranno una
lunga vita e godranno della oace, saranno ricchi e felici. Fa’ dunque il tuo
dovere e fidati di Dio: egli prenderà
cura di te, ti nutrirà, provvederà alle
tue necessità. È lui che ha fatto questa
promessa: non ha mai mentito, e non
t’ingannerà.
Questa certezza fiduciosa dovrebbe
travolgerci di gioia e riempire il nostro cuore di amore verso coloro che
dobbiamo onorare; dovremmo, nella
nostra gioia, levare le mani e ringraziare Dio di averci dato delle promesse
che dovrebbero farci correre in capo
al mondo. Infatti, quand’anche il mondo intero raccogliesse le sue forze, non
potrebbe aggiungere un’ora alla nostra
vita, nè far germogliare un solo chicco
di frumento. Ma Dio può farlo; ed
egli vuole darci tutto ciò che il nostro
cuore desidera. Chi sprezza questi benefici e li getta al vento, iion è degno
di udire una sola parola di Dio.
He 4« 4:
Tutto ciò che abbiamo detto concerne coloro che sono sottomessi al comandamento. Ma bisognerebbe pure
predicare ai genitori, ricordare loro i
loro doveri e dire loro come devono
comportarsi nei confronti di quelli
che sono Incaricati di guidare. Certo,
di questo non si parla nel Decalogo,
La Scrittura viva
« Levati, prendi il tuo tettuccio e cammina! »
(Giovanni 5)
La guarigione del paralitico che giaceva da trentott’anni nel1 « Istituto della divina misericordia », presso le fonti miracolose,
è l’annuncio alla chiesa ed al mondo che 1'« ora » decisiva per
1 umanità « viene, anzi è già venuta » (v. 25) con l’avvento di Gesù
Cristo. È l’ora attesa della liberazione che viene in Gesù Cristo,
ma liberazione per davvero!
Per questo motivo l’annuncio della vittoria di Gesù Cristo
sull incredulità, sull’apatia ed indifferenza, sulla rassegnazione,
sulla malattia e sulla morte — si presenta alla chiesa della Sua
epoca ed a noi oggi, come una sfida, come un atto provocatorio:
una contestazione!
Infatti nella stessa parola di liberazione è contenuta una
violazione della religione vigente; Egli ordina: « prendi il tuo
lettuccio e cammina » in giorno di sabato, giorno in cui chiunque lavorasse doveva esser « messo a morte » (Esodo 31: 15).
Assieme all’ordine di camminare, Gesù, con la stessa Parola di
liberazione, ordina all’uomo di violare la legge di Dio! Gesù appare perciò alla chiesa della sua epoca, come un ateo, un senza
legge, uno contrario alla morale ed all’ordine vigente. Perchè
opera in questo modo inaudito? perchè ci presenta la potenza di
liberazione e di gioia dell’Evangelo attraverso un atto così discutibile e provocatorio, attraverso un atto che lo porterà sulla
croce?
Perchè Gesù vuole chiamare la sua chiesa di allora e noi oggi,
ad un vero nuovo ascolto della Sacra Scrittura; vuole chiamarci
a « discernere » i tempi ed i momenti, cioè 1’« ora » di Dio; a discernere in Cristo e nella Sua Parola 1’« opera» (v. 17: 20) del
Padre nel mondo. Gesù vuole liberarci dal nostro modo errato,
profondamente « ateo », di avvicinarci (o non avvicinarci) alla
Scrittura, da un modo sbagliato di servirci della Bibbia, trasformandola in un libro dove la presenza di Dio non è l’essenziale,
ma in cui si-cercano solo un po’ di sacri versetti o di oracoli o
di leggi morali che non servono a nessuno. Tutta la lettura della
Sacrà Scrittura non serve a niente, se non porta a Gesù Cristo,
che soltanto dona vera vita (v. 39-47); perchè in Lui soltanto si
può capire 1’« ora » e discernere il tempo e le « opere del Padre ».
La vera libertà alla quale Gesù oggi ci chiama, consiste nel
saper riconoscere, sul fondamento della Parola, « l’opera del Padre » nel mondo e nel saperci mettere al Suo seguito anche se
quest’opera è per la nostra fede, una sfida, un atto provocatorio!
anche se può costarci molto e non solo la reputazione e la
carriera! Thomas Soggin
ma è insegnato con perfetta chiarezza
in molti altri passi della Scrittura e
Dio vuole che ciò sia sottinteso in
questo comandamento, nel quale parla del padri e delle madri. Infatti Dio
non vuole affidare il compito di governare una casa a dei poco di buono
nè a dei tiranni; se attribuisce ai genitori l’onore, cioè il potere e il diritto
di comandare, non è perchè essi si
facciano adorare; bisogna invece che
si ricordino di dover obbedire a Dio,
in primo luogo adempiendo in modo
fedele e coscienzioso il loro compito;
bisogna non soltanto che nutrano i
figli e i servitori e provvedano alle necessità materiali di quelli che sono
loro subordinati, ma anche e soprattutto che allevino i figli per la gloria
e la lode di Dio. Non state a immaginarvi che ciò dipenda dalla vostra
buona volontà o che possiate agire
come meglio vi aggrada: sappiate che
Dio ve l’ha ordinato, che vi ha imposto questo dovere e che vi chiederà
conto del modo in cui l’avrete adempiuto.
Ma anche in questo caso dobbiamo
deplorare che nessuno prenda sul serio il proprio compito. Ci conduciamo
come se Dio ci desse dei figli per divertirci, dei servitori per farli lavorare
come buoi o come asini, dei subordinati per soddisfare i nostri capricci.
Li lasciamo fare ciò che vogliono, come se la cosa non ci riguardasse, poco
ci importa di sapere che cosa imparano e come vivono. Nessuno presta at
tenzione al comandamento dell’Alta
Maestà che ci domanderà conto con
severità della nostra condotta nei loro
confronti. Nessuno considera quanto
sia necessario occuparsi con serietà
della gioventù. Se vogliamo avere uomini di valore, capaci di governare
— si tratti delle realtà temporali o di
quelle spirituali — non dobbiamo risparmiare sforzi nè fatica, nè dobbiamo guardare a spese per istruire e
allevare i nostri figli in modo che possano servire Dio ed essere utili agii
uomini. Non dobbiamo cercare sem
plicemente di ammassare per loro
grandi beni e molto denaro, perchè
Dio può, senza di noi, nutrirli e arricchirli, ed è quello che fa quotidianamente. Se ci ha dato e affidato questi
figli, lo ha fatto perchè li alleviamo e
1: proteggiamo secondo la sua volontà :
altrimenti padri e madri non sarebbero necessari. Ciascuno sappia dunque
che deve, in primissimo luogo e a rischio di perdere la grazia divina, allevare i figli nel timore e nella conoscenza di Dio, e, se sono intelligenti, farli
istruire affinchè divengano uomini
utili.
Rendetevi conto del torto irreparabile che fate loro con la vostra negligenza se, per colpa vostra, i vostri figli non ricevono un’educazione utile
e salutare. È perchè si sprezza tutto
ciò, che Dio punisce il mondo in modo
così terribile: non vi è nè ordine nè
autorità nè pace.
Martin Lutero
I LETTORI CI Sl> SCRIVONO
Sul nome di Valdo e
sulla “nudità,, dei
primi Valdesi
Un lettore, da Oslo-.
Caro direttore,
nel n. 45 del 14 nov. scorso, nel ri
cordare certe esperienze dei Valdes
primitivi, una tua corrispondente l.b
di Luserna S. Giovanni ne citava
l'iniziatore col nome di Pietro Valdo
domandandosi subito dopo, tra paren
tesi : « non l’abbiamo sempre cbia
mato cosi? ». Ora non so se tale do
manda sia puramente rettorica, op
pure se sottintenda qualche perples
sita circa l’uso ricorrente oggi di
chiamare il mercante di Lione col nome di Valdés o addirittura di Valdesio
Comunque stiano le cose, ben venga
l'interrogativo di l.b. perchè mi dà
il destro di ripetere per l’ennesima
volta su queste colonne che l’unico
nome rintracciabile nei documenti autenticamente valdesi di quell’epoca c
quello latino di Valdesius, corrispondente al francese Vaudès o Valdés e
all’italiano Valdesio. Che poi esso non
sia altro che un toponimo, come sembrerebbe, non conta qui; l’essenziale
è che fin verso il 1368 non troviamo
mai il prenome Pietro il quale, ag
1 giunto poi a quella forma ibr;da, che
è l'italianizzato Valdo, dominò tutta
! la posteriore tradizione storiografica.
I Se noi persistessimo oggi, in un cliI ma non solo di contestazione ma anche di revisione -e di demitizzazione
storica, a voler chiamare l’iniziatore
del moto valdese col nome doppiamente inesatto di Pietro Valdo, faremmo la stessa figura di quei tradizionalisti ad oltranza che, anche dopo
■ Galileo, persistevamo a prestar fede
al geocentrismo domandandosi : ma
non abbiamo sempre pensato che il
sole girasse intorno alla terra? E questo valga anche come postilla alla notizia di Enrico M. di Domodossola sul
n. 41 del 18 ott. scorso, secondo la
quale oggi ancora a Lione sarebbe vivo il nome di Pietro Valdo. In quanto
all’espressione del « seguire nudi il
Cristo nudo », essa — prescindendo
dal fatto che fu attribuita ai Valdesi
non da un inquisitore, come scrive
Tourn, ma da un chierico inglese della fine del secolo XII — non aveva
allora il significato letterale che invece
volle darle, ma per tutt’altri motivi,
il poverello d’Assisi nell’atto famoso
‘ di spogliarsi effettivamente in pubblico dei- propri vestiti, bensì solo il
valore di una formula, spesso liturgica, che risentirebbe dell’influenza di
S Girolamo, veniva volentieri citata
negli ambienti monastici e presso gli
eremiti, e significava non una semplice nudità spirituale ma la volontà di
imitare il (ìristo anche nella sua povertà materiale.
Giovanni Gönnet
L’invito
di un anziano
Un lettore, da Torino:
« Va... e racconta le grandi cose che
Gesù ha fatte » (Ev. S. Marco 5 ; 19).
Ho conosciuto, parecchi anni fa,
un giovane che in una riunione giovanile di studio biblico, fece questa
proposta ; « Perchè non esponiamo a
turno uno studio, così impareremo a
parlare in pubblico e. con l’aiuto di
Dio, in seguito anche a predicare? ».
La proposta fu accolta all’unanimità,
e... si cominciò a studiare. Parecchi si
procurarono, mediante piccoli sacrifici di denaro e d; tempo, alcuni libri
presso l’Editrice Claudiana : Studi Biblici - Commentari - Discorsi . Sermoni. ecc., oltre ad un maggior impegno nello studio della Parola di
Dio.
Molto tempo è passato (circa 40
anni) ed il risultato è stato positivo.
Oggi, parecchi di quei giovani di allora, sono membri attivi nelle Comunità di cui fanno parte, collaborando
nella predicazione e nelle varie attività. Per loro, la testimonianza cristiana è al primo posto.
L'ordine di Gesù: « Va e racconta »
è categorico, indiscutibile. Le Comunità hanno bisogno di credenti pronti
a servire con gioia i loro fratelli nella Chiesa, cosi facendo essi sanno di
ubbidire al comando del loro Maestro.
Oggi, nel mondo, così turbato e pie.
no di contraddizioni, è necessario anzi indispensabile che i nostri giovani
(e non soltanto loro) sentano questa
responsabilità quali seguaci del Cristo, nella testimonianza della loro fede: e ciò deve essere fatto non solo
nella chiesa ma fuori dalle mura di
essa, ovunque il cristiano si trovi.
Se veramente il Signore « ha fatte
grandi cose » per noi ed in noi, non
potremo fare a meno di « raccontare » nella Comunità e fuori nel mondo, queste meraviglie, onde anche gli
altri siano partecipi di questa grande
gioia e di questo prezioso tesoro: l’evangelo.
Cari giovani fratelli, per poter giungere a questo bisogna impegnarsi ^
essere a disposizione della Comunità,
e quindi pronti e zelanti nello studio
della « Parola »; solo così il cristiano
comprende cosa significhi servire il
Signore e amare Dio ed il prossimo.
C’è qualche giovane che vuole cominciare?
Un Anziano
A proposito
di un questionario
Un lettore, da Riclaretto:
Ho letto con interesse Tarticolo eli
Bruno Bellion : a A proposito di un
questionario... d apparso sul n. 47 dell’Eco-Luce in merito ai nostri Istituii
di Istruzione e in modo particolare al
nostro Collegio Valdese di Torre Pollice.
Concordo pienamente cou quanto
dice il collega Bellion soprattutto per
la domanda del questionario inviato
a suo tempo ai Pastori della Federazione da parte della Commissione ad
referendum, c che suona cosi (c Pen1 sate che questi Istituti, e in particore il Ginnasio Liceo, abbilano una
! funzione indispensabile per il Proto: stantesimo Italiano ecc. ecc. » e che
I mi pare sollevi un problema di fon' do molto importante.
' Ora. che cosa è indispensabile per
la Chiesa, e che cosa non lo è? E
chi può giudicare se un Istituto è
indispensabile? 1 Pastori? i Concistori? le Chiese? la Tavola? il Sinodoi*.
Penso che Dio solo possa esprimere
un simile giudizio.
Tuttavia io ho risposto affermativamente alla domanda del questionario
appunto perchè ho pensato che la
Commissione avesse voluto in realtà
parlare della utilità più che della indispensabilità dei nostri Istituti. I
nostri Istituti sono strumenti di lavoro per la testimonianza a Cristo,
che Dio ci ha dato; il nostro compilo
è quello di adoperarli per questo scopo. Mi sembra che PO.d.G. Smodale
sia appunto in questa linea. La Commissione ad referendum è una « commissione di studio secondo linee chiaramente alternative ». Cioè, se ho ben
capito, la Commissione dovrà presentare al prossimo Sinodo le varie possibilità che ci rimangono di .servirci
dei nostri Istituti, e il Sinodo poi farà la sua scelta.
Cipriano Tourn
Cambio d’indirizzo
li past. Michele Sinigaglia comuni,
ea il suo ca,mbiamenlo d’indirizzo,
da La Spezia a 10098 Rivoli (TO),
Via Lipari 14/2.
3
6 dicembre 1968 — N. 48
pag. 3
Due sorelle, da Bari e da Torino,
rispondono alla nostra inchiesta sulla chiesa in tensione
Come abbiamo annunciato la scorsa settimana, continuamo nella pubblicazione di risposte alla nostra inchiesta su la Chiesa in tensione (se "in distretta” dispiace...). Questa volta diamo la parola a due sorelle di Bari
e di Torino, entrambe madri più volte, sensibili ai problemi e alle tensioni odierne, che tuttavia considerano
secondo due prospettive diverse. Ci pare che queste due
prese di posizione siano di alto interesse e le presentiamo alla vostra riflessione (si tenga presente, nel leggere
questa serie di scritti, che essi sono stati stesi entro la
fine di ottobre, e che naturalmente non possono tener
conto gli uni degli altri). Nel frattempo, altri lettori cominciano a inserirsi nel dibattito, dimostrandone la vitalità: la cosa ci rallegra e ci interessa vivamente, ma preghiamo di comprendere che siamo costretti a pubblicare
poco per volta, e che non possiamo pubblicare tutto.
Raccomandiamo la massima concisione, appunto per ri
spettare il prossimo e dare al maggior numero di persone la possibilità di esprimere un parere meditato, valido,
un apporto positivo alla riflessione di tutti. In questa
pagina pubblichiamo ancora una "lettera da Berlino”
inviataci dal pastore Aldo Comba, su di una recente consultazione europea circa i rapporti fra le Chiese e la contestazione giovanile: siamo assai grati di questo contributo, che giunge molto a proposito.
Non cerchiamo scorciatoie
La teologia e l’etica della rivoluzione sono contrarie all Evangelo
(^nro dir(.‘Llore,
ammetto oneslamenle di sentire oggi maggiormente di ieri la necessità per noi tutti
di un più serio impegno personale e comunitario, riconoscendo ciò che di positivo la
recente ondata di contestazioni ha prodotto:
è infatti vero che ci siamo lutti imborghesiti e che nessuno di noi getta più la sua
vita allo sbaraglio per seguire Cristo, bensì
tende a crearsi dei comodi alibi (vedi le beneficenze, i bazar, le piccole attività ecclesiastiche e tante altre miserie della nostra
sita, (‘(‘iilrata tutta su noi stessi o al mass m<» su coloro che amiamo anziché su Cristo).
Ritengo però tuttora che cjuesto stimolo
alle nostre coscienze debba avere un’eco soprattutto e innanzi tutto individuale e dall’individuo proictlarsi poi nella società, dove
potremo svolgere anche una azione collettiva, solo pero se si tratterà di azione tipicamente cristiana, apartitica, radicata unicamente neirEvangelo. Ossia resp’ngo con forza l’idea dì una chiesa-partito che, con procedimento inverso, mi indichi la vìa da seguire e (piando i>oi questa via si identifica
con la lotta ili classe e con la rivoluzione
annata (anche se controllata), quando si crea
una nuova religione deiruomo per cu] non
si parla più di liberazione dal peccato bensì
(lai niali sociali (beninteso prodotto del peccalo, ma pur sempre effetto e non causa prima). per di più fondando ogni speranza di
tale liberazione non sulla fede hensì sui nostri umani mezzi di lotta, allora io credo che
come credenti dobbiamo pronunciare il noslro NO. Un NO fermo, deciso, che ha un
unico rifcrimcnlo: la Parola del Signore.
Nel rileggere la lettera che le scrissi due
anni or sono (<( Eco-Luce )), 1966. n. 24) e la
Sua, risposta, sono rimasta vivamente colpita
da come certe situazioni, che si andavano
appena profilando due anni lù- oggi siano
divenute ^jcnosamente concrete; le nostre comunità sono divise e il disagio che vi .si avverte non mi pare sia puramente teologico,
come Lei auspicava, bensì proprio il frutto
di un contrasto ideologico. D'altra parte la
corrente che per brevità definiamo « contestataria )) è a sua volta già divisa fra radicali di varia, specie, anarchici, rivoluzionari
di diversa estrazione ecc. Tanto per esemplificare, mentre a Cinisello si apre una scuola
e con una leggera punta polemica si precisa
elle vorr(4il)c essere un tentativo di non cedere « alla moda della testimonianza implicita (cio(* nulla) che tanta devastazione sta
producerulo lu^l mondo proleslatile di oggi »
i‘< Eco-Luce », 1968, n. 40), a Bari, nel corso di una conversazione tenuta dalla past.
Gianna Seìcloiie in sede di Conferenza Distrettuale (13G4 ottobre ii. .‘j.) sul problema
delle nostre opere sociali, ci si (sorta a non
creare delle opere che. aiutando ovviamente
un numero limitato di persone, costituirebbero una nuova ingiustizia e finirebbero con
il convalidare il sistema, lo statu quo: la
past. Seielonc concludeva precisando appunto come sia inutile aprire una scuola laddove invece il nostro compito è di sensibilizzar.; le inas.se al problema della necessità di
uua scuola.
h.- qualcosa di vero nel ragionamento c’è,
mi domando ])crò se esso non sia per lo meno discutibile sul piano di una retta esegesi
neotestamentaria: vorrei infatti saper? come
questo negare la validità di un aiuto, se reso
solo a pochi mìnimi, concordi con Matt. 25:
31 e sgg. e mi chiedo inoltre se s'a tanto
giusto parlare di masse quando per Gesù le
ma.'sse avevano senso solo in quanto costituivano nn insieme di individualità. Gesù non
solo non è mai stato un ag latore di masse,
ma al contrario ha sempre sfuggito le masse e il Suo appello lo ha rivolto al singolo :
'Vìi .«egiiimi ». Per le masse Egli nutriva
; ,. urofonda compassione, ma chiaramen
M t? relazione alla loro fame materiale
I) 00 • d loro mìsero stalo morale e spiritua
le. M -r-nibra che i testi di Mail. 9: 36 e
sgg. c di (Eiov. 6: 22 e sgg. s‘ano estremamente indiealWi in questo sens). Tanto meno Gesù ha fatto una scelta d* c^a.sse: ha
si'mpliceinenle scelto tutto ciò eh? nel mondo è soiferenza, identificandosi con ¡ minimi
di questa terra (piccoli fanciull- compresi)
e allre.sì con lutti coloro che in vario
modo aggravati, molto spesso indicendo nella
malattia che Egli diceva di es.sere venuto a
guarire non la sofferenza fisica o materiale,
j) -t cui pure provava gran pena, b nsì il pec^
calo.
Se trovo (he in questo senso la predicazione contestataria sia alquanto cirent?, definisco senza esitare contraria alTEvangelo la
teologia della rivoluzione e l'etica della rivoluzione che ne scaturisce. Oggi naturaìmenIc si parla con facile ironia dei <c nonviolenti
dr'lla 2.)» ora » e si addita loro la violenza
o])<M-ala da parte degl] oppressori sugli operosi: giustissimo, ma nego fermamente che
il Signore ci additi com-' scorciatoia ed unico
dra.-^lieo rimedio contro le oppressioni la strada della violenza. L’articolo d' Santamaria
apparso sul n. 41 di « Nuovi Tempi » (anno
II) mi sembra quanto mai illuminante e inquietante per i credenti e ancor p’ù inquietante la intervista a Giorg'o Bouchard pubbli,
cala in (juesti giorni da (( Gioventù Evange*
lica » (n. 8-9 - 1968), nel corso della quale
Bouchard ci pone senza mezzi termini^, con
una sincerità di cui gli diamo volentieri atto. di fronte a una predicazione che molti di
noi, ancorché socialisti, non si sentono di acceliare e considerano in gran parte eretica.
Io vorrei che nelle nostre Comunità, visto
che il discorso non può e non deve più essere
eluso, si meditasse seriamente l’ultima opera
(li M. L. King, uscita postuma ad opera della moglie: «Il fronte della coscienza)) (ed.
SEI . Torino 1968). Le sue istanze sono le
nostre e la sua appassionata lotta per la giustizia e la libertà può far riflettere quanti di
noi erano a priori contrari a che un pastore
si occupi dì polìtica : ciò implica ovviamente
un radicale mutamento di attività, ma egli
pur abbandonando la cura della sua parroc
chia per rispondere alla vocazione cui con
sacrò la vita, rimase un autentico predicatore
della Parola e ciò io si avverte vivissima
mente in ogni sua espressione, anche quando
i suoi discorsi trattano precisi e specifici prò.
hlemi politici. Personalmente, ritengo che
M. L. King abbia individuato con esattezza
la dimensione cristiana in ogni questione politica di cui si sia occupato e rifiuto Eidea
(ribadita al Campo Cadetti di Agape di quest'anno nonché sostenuta implicitamente da
Bouchard) di un M. L. King superato e ridimensionato da un Carmichael o da un Ch?
Guevara, che avrebbero meglio di luì afferrato la realtà storica in cui siamo inseriti e proposto soluzioni migliori. Tanto varrebbe dire
ciliare e tondo che tutto l’Evangelo è da ridimensionare, perchè ormai Tetica del Sermone sul Monte è superala dalEetica delle
rivoluzione.
Questi ì^^i sembrano a grandi 1 nee ì termini del problema : è ovvio che e-so è ben
più complesso di così e sfugge a qualsiasi
tentativo di schematizzazione. Se dunque le
nostre Comunità sono giunte all'altuale punto di frattura e di crisi, mi sembra, non serva
tanto analizzarne le cause (che in fondo sono
le stesse che alimentano la contestazione e
altresì la confusione presenti diffusamente in
lutto il mondo) quanto affrontare realìsticamente la situazione e accettare anche, con
onestà, gli incisivi richiami alle nostre responsabilità che ce ne provengono, spesso
aprioristicamente respinti dalle destre. Noi
tutti abbiamo molto da imparare dalla contestazione nella Chiesa : siamo costretti a risvegliarci dal nostro torpore spirituale, dalla
nostra pigrizia, dal nostro egoismo. L’individualismo non deve più divenire esclusivismo.
E come Lei giustamente mi scriveva, non
dobbiamo aver paura di parlare tra fratelli.
Ma, a parer mio, non dobbiamo neppure
tentare di sopraffarci a vicenda, non dobbia
mo continuare a pronunciare pesanti giudizi
su chi non la pensa come noi (magari tirando in ballo, come troppo spesso si fa di questi tempi, lo Spirito Santo), non dobbiamo
fare del pulpito o anche di tutta la comunità una tribuna politica nel senso deteriore
del termine. E soprattutto, mi sembra, non
dobbiamo perdere di vista l’Evangelo. Non
esistono scorciatoie né « interventi chirurgici » possibili. Non é lec’to l’uso della violenza anche se il nostro avversario l’usa c
ne abusa: a noi è concessa solo la croce. Non
c lecito usare la perifrasi della «sensibilizzazione » per agitare e (»>billare le masse.
Non è lecito violare la libertà di coscienza
del fratello che forse la pensa, diversamente
(la noi. Non è lecito imbrigliare l’Evangelo
identificandolo con una qualsiasi buona o
cattiva ideologia umana; ^gn’fica calpestare
la splendida libertà dei figliuoli di Dio.
E per terminare, mi domando se la giusta
condanna di ogni autoritarismo non rìschi
talvolta di coinvolgere quel concetto di autorilà presente nell’intera Bibbia, da Mosè a
Gesù Cristo, che i diseepoH chiamavano Mae.
Siro e di cui si diceva che parlasse «come se
avesse autorità ».
Lei ha parlato di rischi e di speranze nella
Sua circolare. I risi fii sono evidentemente
molti. Sul piano personale risch’amo di es
sere scambiati per reazionari, di essere fa
Gilmente fraintesi dalie d^tre come dalle si
nistre. di essere derisi, forse anche rovesciati
Sul piano comunitario le nostre chiese stan
no però rischiando, con fi loro immobilismo
(la una parte e con la confus one contestata
ria dall'altra, di correré aH’aulodìstruzione,
al disfacimento, all anarehia e francamente
non vedo come poi potranno essere ricostruì
te, su quali basi poi ranno essere riedificate
Gli eslrem’sti eli desira e di sinistra si dila
nieranno, gli alirì si disperderanno. E l’Eter.
no ci consumerà (Giosue XXIV, 20). Questi
i rischi. Poi la speraiiziu una sola: la nostra
fede nella fedeltà dèT Signore: « credo la
Chiesa ». L« Lh esa del bignore non morrà
divenire giusto se tutte le rotellìne del suo
ingranaggio vengono rinnovale.
Come comunità che hanno accettato nel
Cristo il loro unico Signore, faremo altrettanto sincera confessione di peccato per le
eresìe che abbiamo covato nel nostro seno,
per averne permesso lo sviluppo con il nostro immobilismo ovvero perchè abbiamo
presuntuosamente creduto di poter scegliere
noi le nostre umane scorciatoie per stabilire
la giustizia di Dio nel mondo e abbiamo invece respinto il dono della Sua grazia diventando ottusi agli inequivocabili comandamenti della Sua Parola.
Il problema sociale è gravissimo, Direttore, me ne rendo conto specie in questa mia
permanenza qui nel Meridione : ma presenta aspetti così complessi e insospettati da
non consentire di essere risolto urlando in
piazza o interrompendo un culto. La discrimìnaz’one razziale è un dramma atroce, la
fame e la guerra nel mondo lo condurranno
alla propria autoeliminazione se Occidente
e Oriente non si fermeranno in tempo. Ma
permetta, Direttore, che io concluda con una
iiiiiiiiiimiiitiiiimimiiiimiimii
delle ultime parole del nostro fratello negro
M. L. King, ed è una parola di speranza :
«... io ho ancora un sogno.
« ... ho ancora il sogno che un giorno
l’agnello e il leone saranno l’uno accanto alraltro e ogni uomo siederà sotto l’albero suo
e non avrà più paura. Ho ancora il sogno
che un giorno ogni valle sarà innalzata ed
ogni montagna sarà spianata. E In gloria d
Dio sarà rivelata e ogni carne la contemplerà. Ho ancora il sogno che czn questa
fede noi riusciremo a vincere la disperazione
e a portare nuova luce per dis'ruggere il
pessimismo.
« Con questa fede noi saremo capaci di
affrettare il giorno in cui vi sarà p ce sulla
terra e buona volontà verso tutti gli uomini.
Sarà un giorno glorioso, e le st ile canteranno tutte insieme, e i figli di Dio grideranno di gioia ».
(da « Il fronte della coscienza » di M. L.
King — op.cit. — pag. 120-121)
Molto fraternamente
Florestana Sfredda Piccoli - Bari
....... iiMiitiiiiiiMMiiiimiiimiiiiiiiKiiiimi.
I nostri giovani sono talvolta maMestrl
0 maledncatl, ma schietti e appassionati
e riuscirà a superare an
questa crisi, riu
scirà a vincere l’eresia deila. rivoluzione come ha già vinto nei secoli molte altre eres‘e, predicherà di nuovo EEvang-elo dell’amore e della riconciliazione. Se noi crediamo
fermamente la Chiesa, noi continueremo a
soffrire intensamente per le sue sofferenze
ma non- ci sgomenteremo e la nostra speranza non ci verrà tolta.
Come indìvMui che hanno accettato il Cristo nella loro vita, faremo sincera confessione di peccato per l’ignavia che ci ha dominali fino ad oggi e getteremo la nostra vita
allo sbaraglio in tutti i campi, anche in quello politico, poiché un sistema ingiusto può
llmlllllll■llmllllllllll
La lettera giuntami dalla vostra redazione mi ha tormentata, perchè...
chiede una risposta e non è facile
chiarire i tanti pensieri che continuamente abbiamo e soprattutto è difficile
per me esporli. Parò del mio meglio.
Viviamo certamente in un periodo
di contestazione, di ribellione, ma anche di chiarificazione. In tanti casi,
certo con rudezza, viene tolta la facciata e vengono esposte le ipocrisie, le
falsità, la sete di guadagno e di potere
che stanno dietro, e certamente la verità è di scandalo per chi fin’ora viveva tranquillo senza pensare a chi
soffriva e moriva anche a causa della
sua tranquillità, e per chi fin’ora è
stato a guardare senza porsi problemi.
C’è quasi sempre un urto fra quelle
che si potrebbero chiamare destre e
sinistre. Bendiamoci conto che nessuno è mai neutrale. Se non facciamo
nulla per cambiare la società nella
quale viviamo, vuol dire che accettiamo il sistema com’è e quindi non siamo neutrali. Dobbiamo prendere una
posizione, ma non basta avere delle
idee, dobbiamo pure applicarle, se no
sono idee morte.
La contestazione è venuta soprattutto dai giovani. Forse questo periodo in cui i nostri figli sono cresciuti è
stato un periodo di dopoguerra, in
cui la vita è stata meno scossa, ci
ti tiiimiiiiiiiimiini'i
i> .........................................................................
sia
LETTERA DA
BERLINO
Code d! paglia?
Caro direttore,
ho appena finito di partecipare, in
rappresentanza del Segretario Generale del Consiglio delle Chiese d’Europa, a una consultazione internazionale avvenuta a Berlino per studiare
l’atteggiamento dei cristiani di fronte
ai moti di protesta degli studenti. Tra
gli organizzatori e i partecipanti vi
erano note figure della lotta antinazista, come il vescovo evangelico K.
Scharf e il Dr. E. Bethge, curatore
delle opere di Bonhoeffer; vi era il
vescovo anglicano di Hertford, vi erano « cappellani universitari » inglesi e
« pastori per gli studenti » tedeschi,
dirigenti della Federazione Mondiale
Studenti Cristiani, nonché giovani di
varie nazionalità.
Ho sentito ricordare ancora una
volta il fatto che non solo all’Assemblea Ecumenica di Uppsala, ma anche
al Sinodo della Chiesa Evangelica tedesca e aH’Assemblea Anglicana di
Lambeth gli studenti sono intervenuti
in diversi modi, con cartelli, con delegazioni distribuendo volantini ai delegati ecc. E un cappellano inglese mi
diceva che per quanto riguarda i vescovi anglicani, essi avevano apprezzato assai lo stimolo che veniva loro da
queste sollecitazioni degli studenti.
Delle « hot news » di Uppsala si è già
parlato a suo tempo, e per quanto riguarda gli studenti di Berlino basta
leggere l’alto apprezzamento espresso
dal barthlano CJollwitzer che dedica
appunto agli studenti il suo libro più
recente, comparso in libreria in questi
giorni. I fatti accaduti al nostro Sinodo valdese rispecchiano dunque
una situazione assai generalizzata in
Europa. E’ strano tuttavia che mentre ad Uppsala o a Lambeth l’intervento studentesco era valutato positivamente, da noi si sia creduto di doverlo squalificare con la sciocca frase « li avevamo sopravalutati » o con
l’ingiustificato allarmismo del titolone
« La chiesa in distretta ».
In realtà gli studenti vanno ascoltati perchè la loro protesta è studiata,
ragionata, e spesso sofferta in carne
propria. Ciò non vuol dire che essi
abbiano ragione a priori. Vuol dire
però che si deve fare una discussione
franca, leale e senza riserve pregiudiziali. Non dobbiamo illuderci che il
movimento studentesco in generale si
occupi molto della chiesa; molti degli
studenti che ho incontrato a Berlino
considerano la chiesa semplicemente
come una rotella della grande macchina repressiva della nostra società
e rifiutano d’un colpo l’una e l’altra.
Alcuni studenti però sono cristiani,
sono i figli legittimi delle nostre comunità, e la scoperta razionale delle
complicità autoritarie e repressive della chiesa ce la vengono a gettare in
faccia con ingenuità e furore al tempo
stesso, come il figlio che si è accorto
che suo padre non è l’onest’uomo che
pretendeva di essere. « ... la più importante funzione che la chiesa esercita
nel capitalismo avanzato consiste nell’alleviare la sofferenza e le frustrazioni senza combatterne le cause ».
«In una società repressiva si chiede
alla chiesa di fornire modelli di comportamento conformistico. Per attendere a questi compiti essa riceve notevoli privilegi materiali e giuridici ».
Queste parole, pronunciate poco più
di un mese fa dagli studenti evangelici
della Kirchliche Hochschule di Berlino in un documento che si riferisce
all’organizzazione degli studi teologici, possono forse dispiacere, ma dinanzi ad esse non ha senso turarsi le orecchie o alzare la voce : bisogna chiedersi se sono vere. Il padre che, scoperto
in flagrante dal figlio, gli urlasse;
«Via di qui, moccioso, occupati dei
fatti tuoi! » mostrerebbe soltanto di
avere la coda di paglia; l’irritazione
che ancor oggi nella nostra chiesa
circonda gli studenti è dello stesso
genere.
A Berlino sono stato molto colpito
dall’atteggiamento del vescovo evangelico K. Scharf, che in mia presenza
dichiarava agli studenti di essere disposto a discutere con loro senza pregiudiziali quel documento di cui ho
riportato più sopra un paio di frasi.
Lo stesso atteggiamento, riferito alle
nostre comunità, vorrebbe dire riprendere i documenti elaborati dagli studenti in occasione del nostro Sinodo,
analizzarli razionalmente, discuterne
con gli autori, e ritenerne quanto contengono di vero. R. Lehtonen, Segretario Generale della Federazione Mondiale Studenti Cristiani, osservava in
un suo discorso che la tradizione
cristiana può offrire molto agli studenti, ma rilevava d’altra parte che la
chiesa ha molto da guadagnare ad avvicinarsi con simpatia alla nrotesta
studentesca che — egli aggiungeva —
può reinserire la chiesa nella realtà
concreta, può ridarle il senso di movimento e può aiutarla ad uscire dalle
secche della sua sicurezza istituzionale.
Queste sono alcune delle voci e impressioni raccolte alla Consultazione
di Berlino, che penso possono interessare i lettori del giornale.
Aldo Comba
Forse a Lambeth e a Uppsala gli interventi
giovanili hanno avuto più nerbo che a Torre
Peli ice? Non si possono prendere cantonate
sociologiche, come se ne prendono di ecumeniche, anche nelle grandi Chiese? E se si ha
da parlare di una specie di panico di fronte
alia contestazione giovanile, il ’fiato grosso’
delle generazioni più anziane può esprimersi
in rabbiosa e sprezzante ripulsa, ma anche in
succube approvazione: il rischio del conformismo non risparmia nessuno. Siamo però
grati di averci ricordalo le dimensioni della
questione, cui del resto abbiamo dato e diamo ampio rilievo, perchè vi riconosciamo anche noi un elemento importante, che certo
racchiude un potenziale rinnovatore di cui
abbiamo gran bisogno. red.
mo assestati nella monotonia di una
vita più sicura, ci slamo adeguati e addormentati, ma i giovani colla loro
sensibilità hanno sentito certamente
più di noi le ingiustizie e requilìbrio
instabile. I metodi di comunicazione
veloci, hanno rimpicciolita la nostra
terra e dietro a quello che brilla si
vengono a conoscere orrori, oppressioni, miseria, egoismo.
I giovani partono sempre parlando
del Vietnam, perchè forse è quello che
è successo e succede in quel paese che
ha chiarito le loro idee, vedendo l’oppressione da parte di una nazione lontana, ricca e potente che necessita
però di espansione per andare ancora
avanti e opprime gli altri senza pietà.
Da questo tragico spunto, guardandosi attorno, i giovani hanno visto ovunque ed anche vicino ad ognuno di noi
lo stesso sistema di oppressione, la
stessa disparità fra chi è forte e chi
è debole, fra chi ha e chi non ha, fra
chi comanda e chi ubbidisce.
Passando ora neH’ambito delle nostre chiese c’è chi si è scandalizzato.
I giovani non mettono i guanti, spesso
sono maleducati e maldestri nel dire
quello che pensano.
Noi, con mezzo secolo sulle spalle,
parliamo loro di tradizione, « si è sempre fatto cosi».
Dobbiamo renderci conto che la tradizione può essere un oppio. I nostri
padri hanno lottato e hanno saputo
adeguarsi ai loro tempi, nascondersi,
predicare nelle chiese o nelle grotte,
prendere le armi a seconda del momento.
Noi viviamo oggi nel 1968 e ormai
alle soglie del 1969. La chiesa è in questo mondo oggi. Che cosa facciamo
noi per la chiesa? Che cosa facciamo
per il mondo? Soprattutto non chiudiamoci nelle tradizioni, ma apriamo
le finestre.
Prima di tutto ; siamo veramente
discepoli di Cristo? Viviamo cercando
di esserlo? Chiamiamo fratelli soltanto i nostri correligionari? Il nostro
prossimo chi è?
Tante cose si nascondono pure dietro
le facciate delle nostre chiese. Si sussurra sotto voce, se si parla chiaramente si grida allo scandalo. Si è discusso tanto del Collegio Valdese quest’anno, ma è un esempio? Non credete che un professore veramente cristiano può dare molto di più in altre
scuole col suo esempio, col suo insegnamento, piuttosto che chiudersi in
una scuola lontana dal mondo? E un
allievo evangelico influenzerà i suoi
compagni in qualsiasi scuola.
Non si è parlato molto del Convitto
in Sinodo; purtroppo se ne parla fuori e perchè non dire chiaramente se
qualcosa non va e provvedere al più
presto?
Questa per me è una cosa importante : dire anche le cose che possono
scandalizzare, ma dirle, occuparsene
subito e non lasciare che se ne parli
sottovoce, perchè questo nuoce molto
alla chiesa. Naturalmente con questo
penso si debba parlare sempre chiaramente delle cose importanti, non perdersi ih pettegolezzi (anche nella rubrica del giornale, se oso suggerire).
Parliamoci chiaramente, discutiamo e
soprattutto lavoriamo insieme per i
nostri fratelli, sia che essi appartengano alle nostre comunità, sia che
non ne facciano parte; e mettiamo
sempre amore in quello che facciamo,
perdoniamo tante cose, tendiamo la
mano.
Ho scritto quello che è il mio pensiero non molto coerente, non molto ordinato. Abbiate pazienza.
Marcella Bertolé Torino
4
pag. 4
N. 48 — 6 dicembre 1968
★
Letture e strenne per i nostri ragazzi
a cura di Berta Subilla
L’amicizia
Sadio Garavini •— / quattro piccoli amici
Andini — Bompiani, Delfini d’acciaio
L. 1.000
Quattro bambini, un bianco, un indio,
un negro e una piccola cinese, per una combinazione vivono insieme in una finca, la
fattoria del Venezuela ai piedi delle Ande,
inseparabili compagni nella loro gioiosa vita
infantile piena di scoperte e di avventure
nello spazio infinito di quelle grandi vallate
e pianure dove il mais cresce più di un uomo. E’ una storia vera, narrata dal padre del
bambino bianco e ha la freschezza .ariosa
dovuta alla genuina fraternità che si crea
fra questi simpatici ragazzi.
11-15 anni
Maurice Vautier - Faon l’eroico - La Scuo.
la Ed., Brescia, L. 1.300.
Questo libro, premiato da « L’Académie
française » col Grand Prix du Salon de l’En.
fance 1962 è, nella traduzione italiana, alla
sua II edizione e dovrebbe essere largamente
conosciuto dai nostri ragazzi e ragazze, perchè è veramente un libro di grande valore.
Faon, un ragazzo tredicenne, ricorda per un
verso le petit prince di St, Exupéry per la
sua delicatezza e per quella intuizione preco.
ce della vita, comune a entrambi, e per un
altro verso le grand Meaulnes di Alain Fournier per l’ascendente che i due protagon’sti
hanno sui personaggi che li circondano. Faon,
affetto da leucemia vive la sua breve, lucida,
intensa ed emozionante giornata nel castello
del nonno, tra boschi di pioppi e canto di uc.
ceUS amando fino al limile delle sue possibilità di ragazzo. Un libro delicato e appassionante che ha già in embrione l’envergure
di un vero romanzo.
OM E M’ PER It MOIVIDO
Aimée Sommerfet - La strada per Agra
Ed. Janus, Bergamo, L. 1.300.
La strada per Agra è scritto da un’autrice
norvegese, docente all’Università di Oslo, mo.
glie di uno dei fondatori deU’Unesco, che
col marito ha soggiornato a lungo in India.
Essa ha voluto narrare qui la storia coraggiosa di due bambini indiani che in mezzo
a difficoltà e pericoli percorrono a piedi una
lunga strada perchè la bimba possa essere
curata di un male agli occhi; ci fa conoscere da una parte la vita dell’India e ci presenta dall’altra due forti e limpidi caratteri
che volentieri mettiamo in contatto con i
nostri ragazzi. Il libro ha ottenuto già 8 pre.
mi (e questo vale più che molte parole su
di esso) ed è già stato pubblicato in Danimarca, Svezia, Finlandia, Olanda, Germania.
Polonia, Inghilterra, USA, Francia, Brasile,
Islanda, Israele, Spagna, Ungheria, Cecoslovacchia, Jugoslavia. Ora anche in Italia. Gli
fa seguito II b’anco bungalow.
Tina Zuccoli - Mondo artico . La Scuola
Ed., Brescia, L. 1.200.
E delizioso, per un ragazzo, avventurarsi
nel mondo polare e in questo libro Tina
Zuccoli che è una maestra e che quindi conosce il loro gusto e il loro linguaggio, racconta, come in un diario, il suo viaggio oltre il Circolo polare, facendo incontrare ai
suoi lettori esploratori, studiosi, trappers
(cacciatori di animali da pelliccia), cacciatori
di foche, balenieri, minatori e inoltre animali, venti, fiori, avventure del grande Nord,
L’autrice fu alla Baia del Re per innalzare
un monumento ai caduti del dirigibile
lia » che vi erano morti nel 1928.
: Ita
Erich Wustermann - Là dove vola U condor - La Scuola Editrice, Brescia 1966^,
L. 1.300.
Nella bella cornice limitata dalla Cordi,
gliera delle Ande e dal lago Titicaea, il più
grande lago montano del globo, si svolge la
stor’a odierna di Nilo, un piccolo Indios,
discendente degli Inca. Manco Capac, nel
1200 aveva fondato l’impero Incas che com
prese Equador, Bolivia, Perù e Cile settentrionale, impero che nel 1500 venne distrutto da Pizzarro conquistatore spagnuolo. Questo racconto, vivace e interessante, scritto
da uno studioso che visse sul posto, descrive
la vita povera di quelle tribù montane discendenti degli Incas, che vivono nella paziente attesa del ritorno del loro grande prin.
cipe che riporterà in auge la loro civiltà, e
che ora sotterrano i tesori artistici che vengono in luce alla scoperta di templi, fortezze
e camere mortuarie. Il condor, il più grande
rapace della Cordigliera, è, per gli Indios, il
simbolo della libertà.
Un po' di storia e di arciieoiogia
G. Boldini — Il leone di Micene
lecchi, L. 3000
Val
La condizione umana
Pina Ballario - La casa sulla collina - Ed.
Paravia, Torino, L. 1.500.
La casa sulla collina è un ideale che si
impone a un gruppo di ragazzi, figli di ilal'ani operai o arricchiti, einigrati negli USA,
i quali, dopo aver fondata una società chiamata « Tutti per uno » vagheggiano la costruzione di un complesso che accolga « chi
non ha casa a qualunque razza, religione,
colore appartenga ». La trama del libro è avventurosa e emozionante (salvo alcune situazioni esagerate care alla letteratura dei ragaz.
z ) ed ha per sfondo il problema negro in
America. Senza raggiungere il pathos inimitabile dello zio Tom, anche Tawilimento dei
negri di questo libro farà riflettere con eflìcacia i nostri ragazzi su questo problema
scottante, creando in loro una opinione.
Vera Ferra Mikura — Il doppio mondo
di Otto ~ Vallecchi - Il Martin Pescatore L. 1.800
La problematica della separazione coniugale presentata ai ragazzi dal punto di vista
del figlio dei separati che soffre la sua doppia vita (metà settimana in casa della mamma e Paîtra metà in casa del babbo), ansioso di poter avere « i suoi » genitori riuniti.
La storia è semplice, quasi totalmente dialogata, il problema è posto e trattato in maniera delicatissima, con una felice conclusione : un libro da dare nella prima adolescenza, Petà in cui si sveglia nei ragazzi
l’interesse per la vita vera, come c vissuta
intorno a loro.
Karl Bruckner - Uomini e robot . La Scuo.
la Ed., Brescia 1965, L. 1.300.
Di K. Bruckner abbiamo già letto « La
vittoria dei tempi nuovi » ambientato in Turchia e in esso l’autore sollevava il problema
dei popoli in via di sviluppo. Uomini e Robot continua la parabola dell’autore, proiettandosi nel futuro per mezzo di una storia
originalissima : scienziati russi e scienziati
americani costruiscono, ognuno per conto
proprio, due robot muniti di meccanismi cosi perfezionati da permettere loro non solo
di vedere e di camminare, ma anche di pensare e« scoperta sensazionale, di pensare in
modo logico! Questo sconvolge la mentalità
degli uomini politici dei due paesi, che illogicamente si odiano, mentre Pamic zia che
i due robot fanno tra di loro è di per se un
messaggio di pace agli uomini del XX secolo.
Gettando una luce di relatività sulle ideologie politiche della nostra epoca, l’autore ha
voluto chiamare i ragazzi a questa riflessione.
Giuseppe Gra.s.sini •— Questi bravi ragazzi — Mondadori, L. 3.000
E’ uno dei libri di guerra che va letto
per il fatto che l’autore spiega all’inìzio: lui,
da ragazzo, la guerra lo esaltava, perchè voleva salvare la patria dal nemico. Il nemico lui non lo conosceva, ma immaginava
che ci fosse, se no come si salvava la patria?
Solo molto più tardi ha scoperto che la
guerra è orrore, è ingiustizia, è barbarie, è
una sventura e il nemico non è necessariamente quello di fuori. Il suo libro non è
quindi retorico e sa descrivere serenamente,
con umana commozione, le vicende di alpini e fanti, aviatori e sommergibilisti dell’ultima guerra.
Lino Monchieri — Buongiorno Europa ■—
La Scuola Ed., L. 1.400
L’idea di questo libro è quella di inculcare nei ragazzi il gusto di una Europa affratellata. Lo spunto è preso dai rapporti assolutamente amichevoli che si stabiliscono
fra alcuni prigionieri di guerra — un francese, un russo, un polacco, italiani, serbi
ecc. ecc. — al lavoro nella fattoria di un
agricoltore tedesco, a Dimenticate l’uniforme.
Senza, sono come voi, uno di voi ». In questa tensione tra realtà e sogno i personaggi
di questo libro vivono l’esilio, i bombardamenti, le miserie materiali e morali degli
anni quaranta. Vivono la speranza che era
e che è rimasta nel cuore dei migliori.
Sedici anni fa, un giovane archeologo inglese (Michael Ventris) riuscì a decifrare,
nell’isola di Creta, deÙe tavolette di terra
cotta, scritte nel greco di Agamennone, trovando la chiave della misteriosa « lineare
B » che aveva fatto penare tanti studiosi.
Dalle tavolette è emersa la figura di Haltas
— il protagonista di questo libro — figlio
del re Ertilao di Lemmo che era diventato
schiavo dì guerra a Micene. Il libro, che sta
tra leggenda e realtà, fa rivivere la vicenda
del giovane principe dal profilo greco, trasportando i lettori in queU’antico, interessante, civilissimo mondo.
Hans Baumann — Oro e dei del Perii —
Ed. Vallecchi L. 3.000
Accanto al romanzo di avventure che soddisfa soprattutto la fantasìa, il gusto contemporaneo tende a fare sempre più posto a
una letteratura divulgativa seriamente scientifica che risponde a una azione educativa
e insieme a compiacere il gusto avventuroso dei ragazzi. A questo genere appartiene il
libro del tedesco Baumann che racconta l’appassionante storia dell’antico Perù, sotto la
dominazione Inca, soffocata nel 1500 dai
conquistadores spagnoli di Pizzarro, assetati d'oro, e riportata in luce dagli studi archeologici recenti. Il libm fa della geografia,
della storia, ma anche dell’archeologia, della
filologia, della geologia, sempre al livello
dei ragazzi che potranno appassionarsi alla
misteriosa civiltà degli Indios sviluppatasi
tra le Ande e il gran Rio delle Amazzoni.
D. Pini — Le gesta dei Carolìngi — Ed.
Giunti (Bemporad Marzocco), L. 1.800
Nell’anno del Signore mille e duecento,
nella piazza di S. Dionigi a Parigi, il giullare pizzica la viola e canta la storia del
buon re Carlomagno e la gente lo ascolta
a bocca aperta. Riposa un poco, beve, e poi
riprende la viola e canta di Berta dal gran
piè, di Pipino il Breve e canta la canzone
più bella di tutte, quella di Rolando di
Roncisvalle. Così sfilano ancora oggi, attraverso questo bel volume, riccamente illustrato. le gesta antiche e nobili dei coraggiosi
Per i più piccoli
Hanna-Barbera - Yoghi, Cindi e Bu Bu ■
Mondadori, L. 3.000.
Una bella storia, di quelle che per l’infanzia rimangono p’etre miliari a causa di quel
che di morale che permea le avventure urna
nizzate, i sentimenti freschi dei protagonisti
« Noi siamo orsi ed è nostro diritto poter
condurre una vita da orsi! » afferma Yogh
che con l’orsetta Clndy e l’amico Bu Bu sog
g’ornano nel parco nazionale di Yellowstone
Il libro, superbamente presentato, è tratto
dal lungometraggio in cartoni animati prò
dotto e diretto da W. Hanna e J. Barbera
dì una adeguata educazione alla sicurezza,
una educazione che prepari a prevenire gli
incidenti in un tempo così congestionato come il nostro, in cui « l'infortunio fa più
vittime tra i ragazzi di qualsiasi malattia ».
Un compito della scuola e della famìglia .a
cui va dato largo posto. Ben venga quindi
questo libriccino, unico per ora in Italia,
contenente poesie e aneddoti preparati da un
esperto di problemi prevenzionali. Testo c
illustrazioni si presentano gai, umoristici e
chiari : una sorta di Pierino Porcospino modernizzato.
Alma Melile Calvino
Berretto Mo
Ed. Mondadori
Un romanzo avvincente e moderno per ragazzi e ragazze dagli 8 ai 12 anni, illustrato dal
pittore Guido Bertello di Epoca.
PiPUN Carpi — don don Blu ■— Garzanti, L. 1.500 -f 500 rii.
E" una storia di fiori, di folletti, di magie, di bestie, di scherzi, di dispetti, di cose
da mangiare - tutto il mondo dei bambini,
le cose che piacciono loro, che li incantano
c li affascinano e che quindi leggono o si
fanno leggere volentieri fino agli 8 anni,
di giorno, di sera...
Do po’ di educazione stradale
Natale Petrucci — La signora prudenza —
Editrice Ponte Nuovo, Bologna, L. 800.
Ci è presentata qui una originale brochure,
una specie di manualetto della prudenza ad
uso dei ragazzi sventati : e lo sono quasi
tutti per natura congenita! La prefazione del
Prof. On. G. Elkan, sottosegretario alla pub_blica istruzione, sottolinea la necessità, oggi,
cavalieri, circonfuse dal fascino delle belle
dame.
Mino Milani — Nell’inferno del Sudan ■—
Mursia, L. 1.800
Una biografia di Romolo Gessi, eploratore
italiano nel Sudan dove operò fino a divenirne pascià, nella seconda metà deU’800, lottando soprattutto per difendere i negri dai
negrieri dell’Europa e dell’Egitto, strapparli
alla loro rassegnazione e dare loro una coscienza di sè stessi. Il libro è scritto con
mano maestra da uno scrittore che è anche uno storico e le sue pagine più impressionanti, che descrivono la tratta dei negri,
sono di una forza violenta e palpitante: illumineranno i ragazzi anche sui problemi
del colonialismo.
Storie
bibliche
di uno scrittore ebraico
Hatym Nahman Bialik . E accadde un
giorno - Ed. Janus, Bergamo, L. 1.400,
br. L. 1.600.
B alik è un poeta ebraico. È anzi considerato il massimo poeta moderno di lingua
ebraica. Nato in Ucraina nel 1873, ha vissuto
tutta la tragedia del su© popolo. Ha vìssuto
anche, a Tel Aviv, la lotta e la speranza e
il ritorno del popolo ebraico nella sua terra,
È morto nel 1934.
In questa raccolta di racconti sul re Davide e sul re Salomone, egli adatta delle leggende arabe e giudaiche, scritte o orali, che
parallele ai fatti dell’Antico Testamento hanno sempre serpeggiato fra il popolo e sono
state da lui rielaborate e trascritte (la leggenda per esemplo che Orpah, la sorella di
Ruth, è stata la bisavola dì Golia), formando
un’opera molto originale e vivace che può interessare anche gli adulti che han familiarità
col mondo biblico. Lo stile è vivace e moderno ed è bello come lo può essere solo quello
di un poeta; la traduzione è buona e ricca è
la presentazione del volume, dell’Editrice
Janus.
Biancolina,
una maestra evangelica
Biancolina — La casina verde — Tip. R.
Coppiui, Firenze, L. 850
Bianca Bartoli è stata maestra a Firenze
e appartiene alla Chiesa Valdese. Aveva
scritto questo libro durante la guerra e, come dice nella prefazione, leggeva il manoscritto alle sue alunne nel rifugio della ’’Galileo” durante le incursioni aeree di allora.
La Tipografia Coppini ha pubblicato ora
una graziosa e nitida nuova edizione di questa storia di una bimba che cresce nell’isolamento di una grande casa solitaria, .ma sboccia alla vita della mente e del cuore al contatto di un’amicizia veramente nobile. E’ un
racconto semplice, chiaro, pulito, che darà
alle nostre bimbe quello che Biancolina si
tato, in seno alla FIDAPA (Federaz. Ital.
Donne Arti Professioni Affari). Questa attivi,
tà è il prolungamento della bella opera fondata a Torino nel 1909 da zia Mariù (Paola
Lombroso Carrara); ne riferisce regolarmente, fra l’altro, la citata riv'sta « Ali ».
di
le auventure
un piccolo cristiano
★
augura per loro : sapere che la vita è fatta
anche di cose belle e di cose buone che rimangono in loro come un tesoro.
* * *
Biancolina ha al suo attivo, oltre a <c La
casina verde », parecchie pubblicazioni, edite
per lo più dalla Marzocco di Firenze; fra
queste è ora disponibile in fresca edizione
(la decima! e sono traguardi significativi)
Due fiocchi di neve, avventure di due bambini (L. 750), ristampato quest’estate; e si
spera che anche altre opere, distrutte dall’alluvione 1966, possano rivedere la luce, ripubblicate come quella indicata sopra dalla
editrice Giunti, con la quale dopo il disastro
si è fusa la Bemporad-Marzocco.
Biancolina tiene regolarmente la rubrica
di letteratura per l’infanz'a e l’adolescenza
sulla rivista « Ali »; e da molti anni si occupa della distribuzione di bibliotechine scolastiche rurali, insieme con un piccolo comi
Bernard Palmer .— Danny Orlis e il mistero della baia del Triangolo — Centro
Biblico, Napoli, L. 400
Danny è un ragazzo credente. Egli vive
nella regione dei Grandi Laghi dell’America
del Nord. E’ bravo, svelto, intelligente e in
questo libro (al quale sono già seguiti altri 2
volumetti della serie, a L. 400 cad.) vive
emozionanti avventure dalle quali emerge
sempre la sua fede e la, sua vita cristiana. E'
una letteratura, questa, diversa da quella ahi.
tuale ai ragazzi, ora, ma ha certo anch’essa
il suo posto nella loro formazione. Non siamo
stati tutti attirati e pervasi, al nostro tempo,
dalla letteratura del risveglio?
BUCCINO
Ricordiamo in modo particolare il piccolo
capolavoro dì letteratura evangelica, dovuto
alla penna di Virgilio Sommani, Le avventure di Buccino, ripubblicato l’anno scorso daL
la Claudiana in veste rinnovata (bross. Lire
1.300, rileg. L. 1.800).
La natura
Dario Ortolani - Il riccio ha un sospetto.
Vallecchi. Coll. « Il Martin Pescatore ».
L. 2.000.
Il « Martin Pescatore » pesca veramente
bene i suoi libri e ci rallegriamo dì questa
bella serie così varia. Dario Ortolani è un
giornalista, nolo per la sua bella prosa. Questo è un libro di bestie e, pur essendo rigorosamente al corrente di tutte le leggi animali, il libro non è soltanto scientifico. E' un
libro che lascia le bestie tali quali sono, senza umanizzarle, però le sa dipingere in una
maniera originale, spiritosa, personale, che
farà la gioia dell’innumerevole schiera dei
loro amici 1(>-I2enni.
Hugh Lofting — Il circo del Dottor Dolute — Garzanti, L. 2.400
Tutte le iniziative del Dr. Doline, il medico degli animali, che egli compie a favore delle sue predilette bestie, tutto il suo
amore e la sua comprensione per esse, che
raggiunge la capacità di capire il loro linguaggio, sono raccolte in questo ricco volume
che fa parte di una serie che lo ha per
protagonista.
l'amico dei fanciulli
MENSILE ILLUSTRATO PER I RAGAZZI DELLE
SCUOLE DOMENICALI
— La Pagina Biblica
— Racconti
- Documentari
— Corrispondenza e rubrica dei ragazzi
— La pagina dei Cadetti
— Ricerche Bibliche
— Giochi
Abbonamento annuo L. 750 - estero L. 1.000. Versamenti sul c.c.p. 2/21641
intestato alla Libreria Claudiana, Via Principe Tommaso 1, 10125 Torino.
Dal sommario di novembre
I libri
La Bibbia per te
Guarire i lebbrosi, di Inda Ade
La pagina biblica : Quando la terra produce il suo frutto
Diario di una maestra di Sardegna
Problemi biblici
Giochi
...e di dicembre
Il dono più bello, di Selma Longo
Gente e luoghi di Natale, di zia Berta
Il Natale degli altri
I Nics Nacs, di Annalisa Coucourde
Problemi biblici
I libri
Giochi
5
6 dicembre 1968 — N. 48
pag. 5
Min F^COLTi l/^LDFSF D/ TEOLOGIA
NAPOLI
Un anno iniziato bene Un incontro giovanile
E’ noto a tutti che per alcuni anni le
iscrizioni alla Facoltà sono state in numero
molto ridotto. Aspsttavamo perciò questa
nuova « ripresa » con molta perplessità, domandandoci se la tendenza alla diminuizione si sarebbe ancora accentuata. Siamo lieti
di poter dire che le iscrizioni hanno superato. per numero, le nostre previsioni, e che
siamo tornati a far lezione a gruppi di studenti più consistenti ehe negli anni passati.
.Abbiamo avuto una ventina di nuovi iscritti, fra studenti regolari, esterni residenti a Roma (quindi con possibilità di frequentare), uditori, e stranieri. A questi vanno aggiunti alcuni « esterni » residenti in
altre città, e naturalmente alcuni studenti
degli anni passati che non hanno ancora
terminato il corso e si aggiungono ai nuovi.
Se è conseiitito un rilievo di carattere geografico. potremmo osservare che nessuno
studente viene dalle nostre chiese del Sud,
il limite massimo di meridionalità essendo
costituito da Roma.
* * *
Ln secondo motivo di soddisfazione è costituito dall’interesse con cui è stato accolto
anche quest’anno il programma dei corsi
per laici.
Com’è noto, si tratta di un corso biennale
istituito l’anno scorso: la sua entità è volutamente modesta, come numero di lezioni,
sia per non impegnare eccessivamente gli
iscritti (che sono in gran parte persone aven.
ti le loro occupazioni di lavoro o di famiglia),
sia perchè la Facoltà stessa non poteva fare
di più. Ma forse proprio per questo, il corso si è rivelato alla misura del pubblico al
quale era destinato, tant’è vero che quest’anno è seguito da una cinquantina di iscritti;
per una metà circa, costituisce il secondo
anno di corso, mentre l’altra metà lo segue
per il primo anno.
Le lezioni vengono registrate, dattilografate, ciclostilate e spedite (o consegnate a
mano) agli iscritti nel giro di una settimana. Per poter far questo, la Facoltà ha dovuto assumere una collahoratrice capace di
eseguire tutto il lavoro burocratico relativo
a! corso. E poiché la piccola quota d’iscrizione non basta ovviamente a coprire tutte le
s|ie.sc di ufficio (compresa la spesa di posta)
gli .Amici si ricordino che anehe questa nuova attività concorre in parte a eostituire il
deficit di gestione della Facoltà! Il corso ha
avuto inizio l’8 novembre : le iscrizioni per
quest'anno, pertanto, sono chiuse. Chi avesse
interesse si prepari a fare domanda in tempo per il corso di un altro anno!
^ ^
— Durante Testate il prof. Subilia ha
partecipato alTAssemblea mondiale del Consiglio ecumenico a Uppsala come perito
teologico. Il prof. Corsani ha preso parte
al congresso della società per gli studi di
Nuovo Testamento a Exster; il prof. Vinay
e il prof. G. Peyrot al Corso di formazione
ecumenica di Camaldoli, il prof. Soggin ha
presentato una relazione sulTanfizionia nel*
IVVntìco Testamento alla XX Settimana Biblica Italiana.
— Il prof. Vinay, che si era recato a T.
Pellice per il Sinodo Valdese, non ha potuto
far ritorno a Roma per sopravvenuta infermità. Ci rallegriamo di saperlo in via di
completo ristabilimento e di rivederlo fra
no] in dicembre.
— Il candidato Luciano Deodato ha sostenuto gli esami finali e ottenuto la Licenza
in Teologìa presentando una tesi sullo Spirito Santo nel Vangelo secondo Giovanni. La
'Ua predicazione di Licenza, nel tempio di
Piazza Cavour domenica 17 novembre, è stata apprezzata.
— Amici stranieri, alla fine di un soggiorno di due settimane in Facoltà lo scorso
Ottobre, ci hanno fatto dono delTarredamenfo di un c( soggiorno » per gli studenti (una
veiifiiui di poltrone, poltroncine eco.; tavoiin; f’ così via). Di fronte a queste « novilà i tavoli antidiluviani della sala da pranzo chiedono a gran voce di essere messi in
pensione e sostituiti con altri più moderni
e funzionali!
— La Signora M. Macchioro. insieme con
i1 Signor Macchioro. dopo avere trascorso gli
ultimi sci anni qui in Facoltà, si preparano
a una vita più tranquilla dopo che la Signora ha diretto per tutti questi anni il nosiro Convitto. Non è facile, per chi non c’è.
rendersi conto delle responsabilità che ha
portato e della mole di lavoro a cui si è sobbarcata la Signora Macchioro. scaricandone
completamente il Consiglio. A lei va la nostra viva gratitudine, ed a entrambi Taugurio affettuoso di ogni bene.
* 4:
Terminando questo notiziario, non è una
formalità se ricordiamo alle comunità e agli
Au'kI gli indirizzi e i numeri di C.C. per
!i‘ >on' ufferte! Non è una formalità, perchè
a l¡dí^•rctlza di altri Istituti della Chiesa, che
hanno molti ospiti e poco personale, la Facollà ha. in proporzione, pochi studenti e
molti professori, oltre al personale amminì
OFFERTA SPECIALE a famiglie evangeliche del VERO OLIO D’OLIVA di ONEGLIA • Sconto dì L. 50 a It. con scatola di
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strativo e subalterno. Le entrate sono quindi molto inferiori al costo di esercizio.
Secondo il numero degli studenti, la loro
preparazione teologica viene a costare da
mezzo milione a un milione Tanno. E’ chiaro che non si potrebbe imporre una simile
« tariffa » nè alle famiglie degli studenti nè
alle loro chiese! E’ dunque direttamente dalle comunità, indipendentemente daU’avere o
no dei loro studenti in Facoltà, che deve
venire il finanziamento del nostro Istituto —
tanto più che la sua funzione non si limita
alla formazione degli studenti, ma si concreta anche nelTinformazlone delle comunità (mediante articoli, libri, conferenze ecc.)
e nella testimonianza fuori del mondo evangelico (con partecipazione a convegni, dibattiti ecc.).
Mentre i contributi ordinari, per decisione
del Sinodo, devono essere versati direttamente ai cassiere della Tavola in proporzione al
totale delle contribuzioni annue di ogni chic,
sa valdese, i doni speciali per la Facoltà, la
Biblioteca, o altra attività nostra possono essere trasmessi sia al cassiere, past. Roberto
Comba (C.C.P. 1/27855 intestato a Tavola
Valdese, Roma) che al Decano (professore
Bruno Corsani, C.C.P. 2/ 12886).
Gli appartenenti al sodalizio degli « Amici
della Facoltà » sono pregati dì mandare la
loro quota direttamente al Direttore del sodalizio, Gen. Giorgio Girardet, Via Carlo
Poma, 2, Roma. La campagna per i nuovi
soci è sempre aperta — anzi sarebbe necessaria una campagna per il raddoppio dei soci.
Essendo rimasta invariata la quota di associazione, ormai da molti anni, ogni iscritto potrebbe raddoppiarla automaticamente...
presentando un nuovo socio!
Mentre le comunità evangeliche e la Facoltà stanno avviando nuovamente un anno
di lavoro, con gioia ma anche senza nascondere le difficoltà, riceviamo dalla Parola di
Dio questa parola di incoraggiamento e di
promessa che l’apostolo Paolo rivolgeva ai
credenti di Filippi, ma che è valida anche
oggi perchè fondata sulla fedeltà di Dio:
« ...avendo fiducia in questo: che Colui che
ha cominciato in voi un’opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo
Gesù » (Filipp. 1: 6). La Facoltà
La possibilità deila costituzione di una
cooperativa ad Orsara di Puglia, la, vita inte.
riore del credente impegnato nel campo della politica, la ricerca di una linea di lavoro
comune e degli uomini fomiti dei doni per
poterla costantemente richiamare a, tutte le
Unioni sono stati ì punti focali del Convegno Responsabili FDV tenutosi a Napoli via
dei C’mbri il 9 e 10 novembre u. s.
I moltissimi partecipanti, con numerosi
interventi, hanno dato vita ad un dibattito
nell’insieme abbastanza slegato ed in complesso non molto ricco di contenuto ideologico e di consapevolezza teologica, tanto che
molto spesso ci si è persi in questioni personali, in problemi marginali, in disquisizioni
procedurali.
Neanche in questo convegno il tema dell’impegno politico dei credenti ha avuto sufficiente spazio per essere affrontato seriamen.
te, liberandosi, al momento della ricerca comune, di tutte le opinioni preconcette. Si è
avuta la sensazione che, nelle Unioni del
V Gruppo, tutti gli avvenimenti e i dibattiti
che hanno messo ii^ movimento la vita della
nostra Chiesa a livello nazionale, giungano
attutiti e in fondo i>erdano consistenza. Se
da alcuni interventi risultava auspicabile perfino la teologia del trionfo ecclesiastico,
neanche le posizioni « rivoluzionarie » sembravano in verità sufficientemente meditate.
Ci sembra veramente giunto il momento
di mettere da parh* sensazioni personali e
giudizi sommari, e <li incominciare a studiare innanzi tutto la Bibbia, e poi Carlo Marx.
Non è una battuta pol^ica, nè una frase
ad effetto: discussioni come quelle del 9 e 10
a Napoli rivelano ohe siamo cattivi credenti
e assai scadenti rivoluzionari; e ciò vale anche per quelli che /i rivoluzione non vogliono sentir parlare, j^Tohè non si discute e sì
rifiuta ciò che non <i conosce.
È stato approvalo un 0. d. G. che prevede la convocazione di un altro convegno di
massa, nel quale d; nuovo sì affronti questo
problema: speriamo che ciò avvenga con
maggiore consapex olezza di quanto non si
possa dire finora; cu-* , in concreto, che quelli che contano di f»arteciparvi e di portarvi
un qualsiasi contributo, realmente studino il
problema a livello teologico e ideologico, e
ci si liberi, per quanto possibile, da assai poco costruttivi dilettantismi.
La stessa scarsa chiarezza di idee si è fatta sentire anche al momento dell’elezione del
nuovo Comitato di Gruppo: il Convegno si
era trovato concorde nel riconoscere la necessità di un lavoro comunitario da parte del
Comitato, che realmente si risolvesse in servizio reso ai fratelli. Ma al momento di decidere il numero dei componenti il Comitato,
l'idea di lasciare aperto il numero, nella misura in cui si riconoscessero eventuali « doni », è sembrata troppo rischiosa ad un Convegno che evidentemente non si considerava
abbastanza « chiesa » per riservarsi questo
potere. E così sono state assegnate le solite
« cariche » : tre, per quest’anno. Ad Ennio
Del Priore come capogruppo, e poi a Mimmo
Campanelli e Piero Maffione. Ma anche se
sembrava presente più uno spirito elettorale
che lo Spirito Santo, ci auguriamo che cosi
non sìa per il la.voro che il nuovo Comitato
avrà da svolgere durante Tanno.
Franco Grassi e Silvana Nitti
Ed ecco TO.d.G. approvato dal Convegno
Il Convegno Responsabili del V gruppo
FUV, dopo avere discusso sui vari problemi
prospettati, prendendo atto che la relazione
tra Vannunzio del Regno e ^impegno politico del credente non è stato sufficientemente affrontato e chiarito:
a) invita le singole Unioni a studiare
localmente le diverse situazioni ambientali e
le conseguenti possibilità di azione, dandone
comunicazione periodica al Comitato di
gruppo;
b) invita il Comitato di Gruppo a tener
conto delle varie indicazioni e ad indire nel
corso delVanno almeno un convegno di massa che discuta gli elementi emersi, per poter
ricercare e chiarire una linea di lavoro comune^ in vista della testimonianza e del servizio nei confronti delle Comunità e dell’ambiente esterno.
NELLA COMUNITÀ
DI VIA DEI CIMBRI
Con l’inizio di ottobre è ripresa in pieno
tutta l’attività ecclesiastica della nostra Comunità : Scuola Domenicale con le sue due
sezioni. Scuola Biblica di pre-catechismo,
.......................................................
UN GRAVE LUTTO PER GLI pVANGELICI DI AGRIGENTO
la sHMiparsa ini prof. Calogiiro A. Sciascia
PENSIONE TORINO di Renata Jalla
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Gramsci, 1 . Telefono 86.010. Posizione centrale, conforts, vicinissima al mare, trattamento familiare,
ottima cucina. Interpellateci.
Calogero Augusto Scia.scia non è più.
Colui che in tutta la diaspora agrigentina veniva affettuosamente chiamato
« il professore » ha raggiunto la par
tria celeste il 16 novembre all’età di
88 anni.
Professore egli era stato per generazioni di studenti, ma professore soprattutto era rimasto per gU evangelici di Agrigento non solo come appellativo d’una professione ma a qualificazione della sua attività nella chiesa.
Del professore non ostentava l’autorità nè la posa cattedratica. Anzi il
suo lare era modesto e dimesso, l’insegnamento semplice e chiaro, la pazienza infinita.
Per oltre due decenni è stato un
laico impegnato, come si dice ora, e in
questa lunga diuturna opera ha profuso tutta la forza della fede e la vivacità dell’intelletto a favore della comunità che considerava come una famiglia. Nei culti e negli studi biblici,
nelle riunioni giovanili e nelle altre attività come nella vita di tutti i giorni
troviamo sempre il messaggio verace
dell’Evangelo da proclamare con bontà e fermezza.
Sazio di interiore allegrezza, egli
non fu immune da tormentosi travagli
e come Giobbe lottò e portò seco il
segno della lotta. Ancor giovane, uscito per crisi di coscienza dall’orbita
clericale, aderì alle iniziative di Romolo Murri ed Ernesto Buonaiuti relative al movimento modernista. Provò
l’amarezza delle avversità prima e delle persecuzioni dopo, al punto da dover migrare negli Stati Uniti.
Tornato ad Agrigento dopo alcuni
anni, si dedicò all’insegnamento delle
lettere classiche e allo studio delle lingue, intessendo relazioni con molti
scrittori, fra cui il concittadino Luigi
Pirandello, da tutti apprezzato per le
sue doti di insigne educatore, studioso
serio e schivo di pubblicità e di elogi,
sposo e genitore di eccelse virtù.
Ma il prof. Sciascia era divenuto
anche un discepolo di Gesù e non poteva tenere la fiaccola sotto il moggio. Con Calogero Pasulo, al quale si
legò presto di quella simpatia che può
nascere solo da un’arcana legge divina, egli costituì il primo nucleo di
testimoni della Parola. E la loro opera silente e tenace sotto il fascismo
doveva dare i primi frutti allorquando
le nuove condizioni politiche nel 1943
consentirono la proclamazione aperta
dell’Evangelo.
Dapprima in case private, poi nei
vari locali presi in affitto, Sciascia presiedeva i culti e le riunioni di preghiera nonostante l’avversità dell’ambiente, ma forte d’una vocazione che non
ammetteva tentennamenti. La sua formazione evangelica e la sua grande
apertura consentirono per alcuni anni
alla comunità, che si andava formando senza etichetta denominazionale
con elementi di estrazione anche sociale diversa, di mantenere l’unità formale oltre che spirituale del gruppo.
Con la creazione della locale Assemblea di Dio, la comunità presieduta da
Sciascia aderì forn^mente alla Chiesa ’)faldese dalla qi^ale già era curata
saltuariamente a mezzo dei pastori
della zona.
Ma Sciascia era sempre il conduttore, coadiuvato da altri laici.
Appartiene alla storia recente, per
Un lettore, da Agrigento:
Caro direttore,
alcuni giorni fa è morto il prof.
Sciascia, che è stato uno degli uomi' ni che con costanza e serietà hanno
lavorato per la diffusione del pensiero evangelico ad Agrigento. Mentre
era in agonia la famiglia ha chiamato un prete e così il jirofessore è stato « ritrasferito » nel cattolicesimo,
dopo essersi comunicato, confessato
ed essere stato assolto naturalmente.
Io ho visitato con cosían/,a il professor Sciascia prima e dopo il fatto e
posso quindi testimoniare, se questo
fosse necessario, che Calogero Augusto Sciascia non era più in condizione nè di parlare nè di esprimere in
qualche modo i suoi senliraenti. Fino
a pochi giorni prima, comunque, fin
quando cioè poteva parlare e farsi capire, ha tenuto fermamente e con
gioia ad esprimere la sua fede evangelica. I funerali si sono svolti naturalmente secondo il rito cattolico: ad
essi nessun membro della comunità
evangelica valdese di Agrigento ha
partecipato. La comunità ha invece
pubblicato questo manifesto che ti
prego di pubblicare come annuncio e
partecipazione a quanti Iq hanno conosciuto :
La comunità evangelica valdese
agrigentina partecipa con dolore,
ma con fede nella risurrezione, la
dipartita del fratello in fede.
Doti. prof.
C. Augusto Sciascia
assertore e sostenitore della testimonianza evangelica alla quale de.
dico la sua lunga esistenza, sfidando l’odio implacabile del clero, dal
quale fin dalla prima giovinezza
si era staccato, sacrificando anche
la sua carriera professionale.
Sia ben chiara nell’opinione pubblica la personalità dell’estinto fer.
ma ed inflessibile nei suoi principi di fede in Cristo Gesù, unico
Signore e Salvatore.
Per questa fede lottò sempre fino a che glielo permise la pienezza delle sue facoltà mentali.
La comunità evangelica, grata
del patrimonio spirituale lasciatole da tanto luminoso esempio serberà di lui preziosa memoria.
Agrigento, 16 novembre ’68
or Beati i morti che muoiono nel
Signore, si riposano delle loro fatiche e le loro opere lì seguono »
(Apoc. 14:13).
Cordialmente
Eugenio Rivoir
doverne fare richiamo in questa occasione, l’apertura del nuovo locale dì
culto con l’assegnazione d’un pastore.
E Sciascia, finché le condizioni fisiche
lo sorressero, fu sempre presente e attivo, prodigo di consigli, attento ai
nuovi problemi e alla vita della chiesa che tanto amava.
La dipartita, dopo lunga degenza,
di questo fedele servitore del Signore,
è stata — nel dolore — motivo di gioia
per la comunità dei credenti in quanto colui che parte va in un posto migliore, quello che Cristo ha preparato
per ì suoi discepoli. Il retaggio di pensieri e di insegnamenti e l’esempio di
vita che ha lasciato costituiscono ora
un prezioso patrimonio per molti.
Ma il viaggio terreno del professor
Sciascia, cosi pieno di lotta e di
asprezza, non poteva terminare in
modo sereno. Per volontà dei familiar
Ti i funerali furono celebrati nella basilica cattolica di S. Francesco d’Assisi, e ciò in stridente contrasto con
l’aperta confessione di fede manifestata nel corso dell’esistenza.
In proposito la comunità valdese ha
indirizzato un manifesto alla cittadinanza (riportato nella lettera del pastore Rivoir qui accanto, n.d.r.).
L’ultima nota di cronaca è il segno
d’una certa mentalità che persiste nel
mondo cattolico, nonostante il rinnovamento annunciato dal Concilio.
Ma le umane debolezze non possono
scalfire la potenza d’una fede che ha
posto il suo fondamento in Cristo. E
Cristo nel distruggere la morte ha prodotto una luce che è l’Evangelo della
vita eterna, forza e salvezza d’ogni
credente. Alfonso Paolo Fasulo
FRALI
Per l’Ospedale di Pomaretto
Doni in memoria del dr. jjuattrini
L. 10.000: Celina Rostan; fara. Luigi Rostan; fam. Davite; Maria Rostan; Osvaldo
Pascal; Aldo Richard. Giord.; Sergio Richard; Alberino Grill; Ernesto Bounous;
Breusa Oreste; Grill Sport.
L, 5.000; Amedeo Barus; Emilio Peyrot;
Silvio Artus; Clotilde Garrou; Aldo Richard,
Villa; Valdo Genre; Elena Grill; Jenny
Grdl; Adelina Pascal; Maurizio Enrico Grill;
Luigi Peyrot; Alessio Genre; Roberto Long;
Luciano Barus; Nino Pascal; Fam. Fratelli
Martina!; Dora Rostan; Ezio Rostan; Giorgio Pascal; Emilio Ferrerò; Marco Garrou;
Alberto Richard; Amato Barus; Caterina
Garrou; Edoardo Grill; Roberto Rostan; Ernesto Peyrot; Attilio Peyrot; Melania, Alfredo. Anna M. Pomo; Ettore Rostan; Emilio Richard (Villa); Edmondo Grill.
L. 4.000: Stefano e Francesco Rostan; Oreste Grill; Teofilo Ghigo; Giov. Luigi Rostan.
L. 3.000; Renato Peyrot; Emanuele Barus; Silvio Garrou; Emanuele Baud; Gino
Peyrot; Filippo Baud; Alessio L. Grill; Silvio Richard; Enrico Grill. (continua)
corsi di catechismo per ragazzi e adulti.
Unione Cadetti e Unione giovanile, lavoro
delle socie dell’Unione Femminile per la
preparazione dell’annuo Bazar. Il culto della domenica 1® ottobre, seguito Hall« S. Cena, è stato dedicato proprio alla ripresa del
lavoro nella Chiesa. Anche lo studio biblico
del mercoledì sera ha visto nuovamente riunito U gruppetto di fedeli, di cui alcuni
simpatizzanti, che seguono con attenzione e
interesse il Pastore nello studio dell’Apocalisse. Anche a Ponticelli le riunioni sono
state riprese regolarmente, anzi è stato iniziato un corso di catechismo con una diecina di partecipanti.
La domenica 20 ottobre adunanza eccezionale con numeroso uditorio. Erano presenti, ospiti graditissimi, il Dr. W. Visser’t
Hooft, Presidente onorario del Consiglio
Ecumenico, il Dr, Emmen, Presidente della
Chiesa Riformata d’Olanda, il Moderatore
della Chiesa Valdese, il direttore del per’odico Nuovi Tempi con la Signora, il Pastore
di Campobasso, Salvatore Carcò e Signora e
due Diaconesse della Casa di Torre Pellice.
Ha presieduto il culto il Dr. Visser’t Hooft
che ha pronunziato il suo elevato sermone in
francese, tradotto dal Pastore Cielo e ascoltato con interesse dai presenti che gremivano la sala di culto. Questi ospiti erano giunti
a Napoli per presenziare alla cerimonia inaugurativa dell’Ospedale Evangelico Interdenominazionale. Villa Betania, di recente costruito a Ponticelli, frazione di Napoli. La
cerimonia ha avuto luogo nel pomeriggio
del 20 ottobre e già ne è stato ampiamente
scritto sui nostri giornali.
Anche il culto della domenica 10 novembre ha visto riunito nel nostro Tempio un
folto uditorio. Erano presenti i giovani delle
varie Chiese del Distretto, convenuti a Napoli per un loro Convegno che ha avuto luogo il 9 e 10 novembre. Ha presieduto il culto il Pastore S. Carcò di Campobasso che
ringraziamo ancora per il suo messaggio.
Tre coppie di sposi hanno chiesto la celebrazione del loro matrimonio nella nostra
Chiesa; essi sono: la nostra giovane sorella
Nadia Tomassetta col signor Ernesto Cappella, i nostri fratelli Luciano Azzarello e Rosa
D’Amico, e il fratello Nicola Pagano con
Elisabetta Würzburger della Chiesa Battista.
A questi sposi i nostri cristiani affettuosi auguri di felicità.
Invochiamo anche le benedizioni divine
sul piccolo Fabio Simeone, terzogenito del
nostro fratello Mino, che è venuto a rallegrare i suoi genitori e i nonni Simeone; il
piccolo è stato battezzato il 17 novembre.
La Comunità si è riunita due volte in Assemblea aUa fine di un breve culto nelle domeniche 27 ottobre e 17 novembre. Nella
prima è stato discusso e approvato il programma di lavoro per il 1968-69, neUa seconda sono stati eletti quattro nuovi membri del Concistoro in sostituzione di Francesco Rusi, Armando Castiglione e Raffaele
Caccaviello che hanno lasciato Napoli per
altra residenza e di Jean Gibert dimissionario per esigenze di lavoro. I nuovi eletti sono : Olivieri Paolo, Azzarello Luciano, Caldo
Libero e Ciotola Francesco, fedeli e zelanti
membri della Comunità.
Il 16 novembre ha avuto luogo la triste
cerimonia del funerale della signorina Léonie Mottaz. Da molti anni residente a Napoli, venuta dalla natia Svizzera, la signorina Mottaz era iscritta alla Chiesa Elvetica,
ma amava molto la Chiesa Valdese ed era
fedele ai nostri culti domenicali e del mercoledì sera, seguendo con interesse gli studi
biblici, sebbene la lontananza dalla sua abitazione e la sua età, 82 anni, potevano essere
per lei motivo di ostacolo a intervenire ai
culti. Investita per via da un motociclo e
ricoverata all’ospedale con la frattura delle
spalle, vi è deceduta dopo qualche settimana.
Al suo funerale emno presenti molte persone, membri delle Chiese Svizzera e Valdese,
rappresentanti della Scuola Svizzera in cui
per tanti anni aveva insegnato la lingua
francese, suore e ospiti dell’« Home » dove
alloggiava e amici. Il servizio funebre è stato celebrato dal Pastore Cielo e sulla tomba
ha parlato di lei il dottor Paul Burkhard, direttore dell’Ospedale Internazionale dove la
signorina è deceduta e membro del Comitato
della Scuola Svizzera. Era presente anche il
Console Svizzero.
F. F.
R0RÄ
Domenica 1 Dicembre, nel corso del culto
presieduto dal presidente della Commissione
del I Distretto, past. F. Davite, è stato insediato il pastore Davide Gatto, nuovo conduttore della comunità. La comunità si è stretta intorno a lui e formuliamo i migliori auguri di un ministero benedetto ed efficace.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Susanna Ribet
ved. Travers
commossi per la dimostrazione di simpatia ricevuta in occasione della dipartenza della loro cara, ringraziano
sentitamente tutti coloro che hanno
partecipato al loro lutto ed in particolare il Pastore Pons e la sorella Enrichetta.
« Venite a me, voi tutti che siete
travagliati ed aggravati, e io vi
darò riposo »
(Ev. S. Matteo XI: 28)
Ciaureng di Pramollo,
25 novembre 1968
6
pag. 6
N. 48 — 6 dicembre 1968
Notiziario dicembre si chiude, in sordina com’è stato celebrato
ecumen ico
a cura di Roberto Peyrot
I NUOVI ORIENTAMENTI
DEL MOVIMENTO ECUMENICO
Aberdeen, Scozia (soepi) - La parte più
importante del nuovo programma adottato dall’Assemblea del CEC ad Upsala è il
progetto che mira a convertire tutti i cristiani ad una nuova morale secondo la quale ogni uomo, ovunque si trovi, è responsabile di quello, adulto o piccolo che sia, che
soffre la fame, ha dichiarato il pastore Blake, segretario generale del Cec, durante la
conferenza che ha tenuto davanti ai professori e gli studenti deU’Università di Aberdeen recentemente.
Un tale programma — ha proseguito l’oratore — indica manifestamente che « la
carità^ se pur sempre necessaria, non è sufficiente ». Esso vuole impegnare i cristiani
a partecipare alla realizzazione di strutture
giuste e di una comunità più umana fra gli
uomini di tutte le razze e di tutti i paesi.
Nel riconoscere le obiezioni che si muovono a questo nuovo orientamento ecumenico (i lettori certo ricorderanno di aver
letto anche su queste colonne un interessante scambio di lettere fra il nostro Gino
Conte e il pastore Blake), il pastore Blake
ha precisato; « Zi movimento ecumenico è
convinto che non è necessario sostituire la
dimensione verticale del cristianesimo (la risposta dell’uomo all’amore di Dio rivelato
in Gesù Cristo) con la dimensione orizzontale (l’amore verso il prossimo) perchè questi due aspetti dell’Evangelo sono indissolubilmente legati nelle Scritture. Non si escludono, ma anzi sono complementari l’uno dell’altro ».
Le parabole di Gesù, e le epistole di Paolo e di Giovanni impegnano i cristiani a non
separare l’amore verso Dio da quello verso
gli uomini.
E’ pur vero — ha aggiunto Blake — che
la rivelazione di Dio in Cristo non offre
alla Chiesa delle verità rivelate sull’economia o sulla politica. Ma vi si scopre « la
evidente responsabilità » di creare una comunità di giustizia che trascenda tutte le
divisioni degli uomini. « Ne dipende una
pace durevole : l’altro termine dell’alternativa è la distruzione nucleare ».
LA FEDERAZIONE EVANGELICA
ITALIANA PER PANAGULIS
Roma (soepi) - Jiell’apprendere della condanna a morte di Alessandro Panagulis, il
pastore Mario Sbaffi, presidente della Federazione delle chiese evangeliche italiane, ha
inviato il seguente telegramma all’arcivescovo Geronimo di Atene : « La Federazione
delle chiese evangeliche d’Italia, che comprende delle chiese membri del Consiglio
ecumenico fa appello al suo spirito di conciliazione cristiano e le chiese di intervenire
onde evitare l’esecuzione di Alessandro Panagulis »
ACCORDO SUL BATTESIMO
FRA LUTERANI
E CATTOLICI OLANDESI
Amsterdam (Iwf). - La Chiesa evangelica
Luterana nei Paesi Bassi, che conta 55.000
membri, e la Chiesa cattolica romana d’Olan.
da sono giunte a un accordo sul reciproco
riconoscimento del battesimo.
È quanto è stato annunciato, in settembre, al momento delle cerimonie che hanno
segnato la firma dell’accordo alla Casa Martin Luther, in Osdorp presso Amsterdam, da
parte del card. B. Alfrink, arcivescovo di
Utrecht, e del dr. P.H. Kok, presidente della Chiesa luterana. Con questo accordo, i
Luterani d’Olanda seguono accordi simdi già
stretti nel loro paese fra le due Chiese rifor.
mate e la Chiesa cattolica romana.
L'anno inieraazionale
dei diritti deiruomo
Il 10 dicembre ha termine questo
ventesimo anno trascorso dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, anno dedicato dalle Nazioni
Unite alla celebrazione della menzionata dichiarazione.
Nell’intento espresso dal segretario
delle N. U., U Thant, quest’anno doveva vedere impegnate tutte le nazioni non già a pronunciare discorsi celebrativi e parole retoriche, ma a promuovere ogni iniziativa che valesse ad
attuare il riconoscimento dei diritti
proclamati dando loro valore giuridico e riconoscimento legale, cosi,
da farli entrare nel costume di ogni
nazione civile.
Non è possibile fare qui la cronistoria di quello che è stato o non è
stato fatto nel mondo e da noi durante quest’anno. Ma è giusto fare un rilievo generale e trarre una conclusione.
Il rilievo verte sulle due forze che
si sono messe in moto sulla linea dell’iniziativa delle Nazioni Unite, e cioè
da una parte i governi e dall’altra le
organizzazioni non governative.
Quasi un centinaio di queste si sono
riunite a Ginevra dal 29 al 31 Gennaio
per programmare e promuovere ogni
iniziativa atta ad avvicinare lo scopo
prefisso. Altre riunioni particolari
hanno avuto luogo durante l’anno come la Conferenza Internazionale sulla tortura e i trattamenti inumani
riunitasi a Parigi dal 16 al 20 settembre.
Per quanto concerne i governi, la
più importante loro manifestazione è
stata la Conferenza Internazionale
delle Nazioni Unite tenutasi a Teheran dal 22 Aprile al 13 Maggio.
Tutte queste manifestazioni sono
state ignorate dalla stampa italiana.
Ciò che va rilevato e sottolineato è
il diverso orientamento di queste due
forze.
Da una parte, seguendo il suggerimento di U Thant, le organizzazioni
non governative hanno fatto ogni sforzo per ottenere la creazione di organi
e l’emanazione di disposizioni atte a
rendere effettivi i diritti proclamati.
Cosii è stato grazie alla loro iniziativa
ed attività che la Conferenza delle
N. U. di Teheran ha votato una risoluzione per la protezione dei diritti
dell’uomo in qualsiasi conflitto armato, e cioè per il riconoscimento del diritto al trattamento di prigioniero di
guerra ai partecipanti a qualsiasi conflitto armato comprese le lotte coloniali, razziali o di liberazione. Così ancora la Conferenza di Parigi ha accettato e fatte sue le raccomandazioni
formulate da Amnesty International
per la creazione di un Alto Commissario per i Diritti dell’uomo presso le
N. U., a cui ogni nazione e ogni individuo possa ricorrere, la creazione di un
registro dei crimini contro l’umanità
e dei prigionieri di coscienza, e la creazione di un ufficio per sollecitare la ratifica dei patti e delle convenzioni.
Per contro la conferenza delle N.U
(cioè dei Governi) a Teheran non ha
fatto assolutamente nulla che fosse
rivolto all’attuazione dei diritti già
enunciati; al contrario, anche nella
propria dichiarazione ha completamente ignorato alcuni di essi e in particolare il diritto di non essere torturato e il diritto di non essere arbitrariamente arrestato. Si tratta ovviamente
di diritti che quasi tutte le forze poliziesche del mondo violano in maniera
costante e continuativa.
Novità Claudiana
Nella collana : Nuovi studi teologici « sola Scriptura »
Günther Bornkamm
Gesù di Nazaret
8°, pp. 250, L. 1.900
Il problema della ricostruzione storica della vita e del messaggio originale dì
Gesù di Nazaret si ripropone ad ogni epoca. Dopo 200 anni di ricerche sul a Gesù
storico » e di critica delle fonti bibliche — da quando, cioè, è stato accertato che « non
possediamo nessuna parola di Gesù e nessun racconto su di lui che non sia innanzitutto espressione della fede cristiana primitiva » — la soluzione del problema si è fatta
particolarmente difficile. Tutti i tentativi di scrivere una a Vita di Gesù » con criteri
scientifici, sia antichi che moderni, sono miseramente falliti, anche se abbondano le
opere su Gesù dì poeti-teologi o di teologi-poeti, ma prive di ogni serietà storica.
Dopo il Gesù dì Bultmann (1929) e quello di Guignebert (1933), il silenzio della
critica poteva far pensare ad una definitiva rinuncia &d un’opera di sintesi storica su
Gesù, L’attuale studio di G. Bornkamm —■ uno dei massimi specialisti della Germania postbultmanniana — dimostra in modo inequivocabile che, malgrado la difficoltà
delFimpresa, la via che conduce al « Gesù della storia » è ancora aperta. Dopo deceimi
di analisi critica è giunto il tempo della sintesi, il momento di fare il punto di ciò
che è storicamente accertato e il libro di Bomkamm, scritto con rigoroso metodo storico, è il miglior tentativo sin qui compiuto in tale settore. Scritto non solo per gli
specialisti ma, in primo luogo, per ì « laici », in tono scorrevole e limpido, ha il merito di dare al lettore una nuova comprensione della vita e del messaggio di Gesù,
come pure del nucleo originario della fede cristiana primitiva.
Completano Topera tre importanti appendici sulla genesi della tradizione evangelica, sull’interpretazione del Sermone sul monte e sui titoli messianici attribuiti a
Gesù dagli Evangeli.
Notissima nel settore della cultura tedesca, dove è stata diffusa in edizione popolare in oltre centomila esemplari, quest’opera è stata tradotta in svariate lingue tra
cui il giapponese e il coreano.
ùf Ilfniì an Ri
In Italia le manifestazioni per il 1968
sono state affidate dal governo alla
Società Italiana Organizzazioni Internazionali di Roma, che ha svolto riunioni e lezioni centrate unicamente sul
lato teorico-giuridico dei Diritti dell’Uomo, senza svolgere alcun tema
d’interesse pratico, senza accogliere le
proposte di altre organizzazioni, lasciando cadere le loro offerte di collaborazione e facendo ben poco anche
per la sola divulgazione della conoscenza dei diritti dell’uomo.
Si deve forse concludere che è vano
occuparsi di questi argomenti? Per
fortuna no. Se oggi la Grecia dei colonnelli si trova in istato di accusa davanti alla Corte Europea dei Diritti
dell’Uomo, ciò si deve a una organizzazione che dei D. d. U. ha fatto la sua
bandiera. Amnesty International ha
infatti promosso l’inchiesta svolta da
deputati scandinavi in Grecia, inchiesta che ha dato luogo all’azione dei
governi scandinavi contro la Grecia
dinnanzi alla Corte d’Europa. Amnesty
International ha poi inviato in Grecia
propri delegati per fare approfondite
inchieste che, in particolare sul tema
della tortura, sono oggi alla base dell’atto d’accusa contro la Grecia.
Che si cerchi d’ignorare tutto ciò in
Italia è comprensibile, dato che l’Italia non riconosce ai propri cittadini il
diritto di ricorrere alla Corte d’Europa dei D.d.U. — Cosi pure non sorprende che la settimana dedicata dalle Nazioni Unite al prigioniero di coscienza, svoltasi in tutto il mondo dal
17 al 23 novembre sia stata passata
sotto silenzio dalla stampa italiana,
con la sola eccezione di due giornali
di Bergamo che ne hanno dato notizia su iniziativa del gruppo locale di
Amnesty International.
Anche se al concerto che la sera del
10 dicembre chiuderà al Palazzo di
Vetro l’Anno dei D.d.U., assisteranno
compunti i delegati dei colonnelli greci, il fatto che essi siano chiamati a rispondere delle loro inumane sopraffazioni resta un fatto concreto che
giustifica la speranza e l’azione.
Gustavo Comba
Contro la fono degli altri
Ecco l’elenco delle | ultime offerte pervenuteci : v'
Da Torino: Lisette Rostan L. 1.000; Anto,
nietta Carlini 500; Irma Imperiale 1.500;
Evelina Taccia 1.500; Oriana Bert 2.500;
Claudia Peyrot 1.000; C. e R.P. 20.000.
Da Pinerolo: Luigi Campese 5.000.
Da S. Germano Chisone : fam. Avondet
Bertalot ricordando i loro cari: 5.000.
Da Roma: Luca 200.
Da S. Remo: Lino de Nicola 5.000.
Totale L. 42.700; tot. prec. L. 344.096;
in cassa L. 386.796.
Ricordiamo a tutti i lettori che stiamo
accantonando una cifra (ripetibile regolarmente) da inviare per un’opera sociale che
ci verrà segnalata dall’Eper. Preghiamo mandare le vostre sottoscrizioni al c. c. postale
n. 2/39878 intestato per questo scopo a Roberto Peyrot, c. Moncalieri 70, 10133 Torino.
Notiziario
Metodista
Ad Asti, nella Sala Evangelica di via Goltieri, la sera di giovedì 14 novembre il pastore Alfredo Scorsonelli ha tenuto una Conferenza sul tema: «Bibbia e riforma». Il
pubblico, discretamente numeroso, era composto in grandissima maggioranza di giovani cattolici e di alcuni sacerdoti. Il pastore
Scorsonelli ha voluto innanzi tutto sottolineare l'alto valore della Bibbia non nella sua
composizione letterale, bensì in quell’alito
divino che è contenuto nelle Sacre Scritture e che fa di esse l'autentica Parola di vita
eterna.
E' appunto questa Parola che da secoli
(anteriori e posteriori lo storico 16° secolo)
ha sempre mantenuto viva nella Chiesa l’ansia di una profonda riforma non solo nei suoi
costumi, ma altresì nelle sue strutture dottrinali e teologiche. E cotesta ansia è tuttora evidente nella Chiesa dei tempi odierni
per cui, sia per un risveglio spirituale della
Chiesa come pure per un radicale riassetto
d'ogni struttura della società umana, è oggi
più che mai urgente e necessaria una riforma di carattere interiore ed evangelico. Una
riforma che, pel suo carattere rinnovatore,
può assumere la sostanza di un'autentica
« rivoluzione globale ». Un rinnovamento,
quindi, che parte dal singolo individuo, che
comprende tutta la Chiesa, e che raggiunge
l’intera società umana. Alla chiara esposizione del pastore Scorsonelli ha fatto seguito
Un cordiale dibattito coi giovani cattolici presenti.
Sullo stesso tema il pastore Scorsonelli ha
parlato pure ad Alessandria domenica 17 novembre nella Cappella metodista. Anche in
quest’altea occasione sono stati presenti alcuni cattolici ed un sacerdote cattolico il quale, al termine, ha espresso il sito parere favorevole alle tes; enunciate nella conferenza.
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Echi della settimana
BUONI AFFARI COI COLONNELLI
« E’ di questi giorni la notizia della
concessione di un prestito di 2$ milioni di
dollari, che un consorzio di nove banche
(quattro americane e cinque europee) ha
messo a disposizione del governo ellenico.
Nella lista delle banche partecipanti, figurano al primo posto, ognuna con cinque milioni e mezzo di dollari, la ’’Bankers trust
company’’ americana, e la Banca Commerciale Italiana. Inutile dire che il tasso d’interesse è congegnato in modo da far apparire Vepisodio più come un’operazione di solidarietà ( quindi con un preciso significato
politico) che come un’operazione finanziaria. Un bollettino dell’Ambasciata Greca in
Italia (lo stesso dove si rimprovera apertamente a Saragat i suoi trascorsi antifascisti)
scrive: ”Va sottolineato che con questo accordo la Grecia entra nel mercato finanziario internazionale con la cooperazione di un
gruppo di noti istituti bancari. Il significato
di questo fatto è oltremodo particolare e
crea vedute ottimistiche circa future possibilità di reperimento dei finanziamenti”.
Così si reggono al potere i colonnelli greci.
Gl’industriali italiani, inquadrati da Costa,
sono tornati anche quest’estate ad Atene;
uno di loro ha dichiarato al ritorno che la
situazione ӏ decisamente favorevole agli
investimenti italiani, anche perchè il mondo
economico greco guarda all’Italia con s mpatia”. Ed allora, passato il brutto momento
della condanna di Panagulis, passato lo sdegno. l’indignazione di cui si sono riempite
le pagine dei giornali indipendenti in questi giorni, al lavoro! Se nelle isole greche ci
sono ancora altri cinquemila Panagulis che
nessuno conosce, tanto peggio. 'Les affaires
sont les affaires”,^ anche dalle parti nostre ».
(Giancesare Flesca su « L’Astrolabio )) del
1-12-1968).
RIPRESA DEI DIALOGHI
DI VARSAVIA
Il governo di Pechino ha offerto a
quello americano, che ha accettato, di ri
prendere gli annosi dialoghi diplomatici d
Varsavia (dialoghi fra ambasciatori che, co
me si ricorderà, ebbero nel passato, come te
ma centrale, la guerra del Vietnam). Phì
lippe Ben, corrispondente particolare di « Le
Monde » a New York, così commenta sul
n. 7428 (del 30.11.’68) di quel giornale:
« Per gli Occidentali, l’offerta cinese va
collocata nel contesto delle relazioni americano-sovietiche, e più particolarmente in
quello delle spiegazioni date privatamente
da numerosi sovietici, a proposito dell’invasione della Cecoslovacchia. Sia a New York
sia a Washington, i diplomatici sovietici vanno facendo confidenze a certi interlocutori
occidentali. Dicono ohe ^la Cina diventa
sempre più minacciosa, e perciò l’URSS non
aveva possibilità di scelta a Praga. Nella prospettiva di ardui cimenti, VURSS doveva assicurarsi la retroguardia prima che sia troppo tardi”.
L’iniziativa di Pechino è dunque considerata come un tentativo d’imbrogliare le carte alla diplomazia sovietica, e d’evitare un
troppo grande j\avvicinamento americanosovietico. Infatti s’incontrano sia al Congresso. sia al Dipartimento di Stato, sia nelle
università, sempre più spesso delle personalità che ritengono non doversi più perder
tempo per aprire un nuovo dialogo fra Washington e Mosca, magari anche a costo di
’’dimenticare” linvasione della Cecoslovaoi
chia e di non preoccuparsi troppo di quel
che potrebbe ancora accadere a Praga.
Si osserim anche ohe Pechino^ nella sua
offerta, ha fatto riferimento a Nixon e non
a Johnson, il quale parteggia per una molto
rapida ripresa delle discussioni con VURSS.
Per suggerimento dei suoi consiglieri, il presidente Johnson non ha ancora abbandonato
la speranza di poter aprire, prima della sua
partenza, degli effettivi negoziati americanosovietici a proposito dei missili antimissili.
Corre anche voce d’una possibile convocazione del Senato, in vista d’una ratificazione ’’in extremis” del trattato sulla non-proli
a cura di Tullio Viola*
ferazione nucleare. Durante la sua campagna elettorale, Nixon si era dichiarato contrario ad una ratificazione rapida. Oggi si
dice che egli sarebbe pronto a cambiar parere, ma nessuno e nulla hanno confermato
queste dicerie.
La premura dei dirìgenti sovietici, di riprendere il dialogo con Washington è molto
evidente alVONU: ogni giorno se ne vede
qualche segno nuovo. A giudizio degli Occidentali e di taluni rappresentanti dell’Europa
Orientale, è evidente il continuo tentativo
dei sovietici, per vie traverse, d’impedire alla
Germania di procurarsi un armamento atomico. D’altra parte (aggiungono questi osservatori) una ripresa della coesistenza pacifica attiva costituirebbe un argomento supplementare, agli occhi dei sovietici, per scoraggiare nei satelliti ogni tentativo di liberalizzazione: perchè l’URSS potrebbe far osservare ai satelliti che la fase della disapprovazione dell’invasione della Cecoslovacchia
in America, ha avuto corta durata! E infatti è proprio perchè sognano la possibilità
d’una lunga durata di tale fase, che taluni
paesi orientali, specialmente la Jugoslavia,
la Cecoslovacchia, la Rumania e l’Ungheria,
avrebbero accolto favorevolmente l’elezione
di Nixon, considerando questo, a torto o a
ragione, come meno desideroso di Johnson,
di riprendere il dialogo con VURSS ».
SAN SECONDO
All’ospedale di Luserna, dov’era stata ricoverata da una quindicina di giorni, è deceduta Grill Luigia ved. Codino del Ponte
della Veirolera, all’età di anni 61. La nostra
sorella conviveva da qualche tempo con la figlia a Luserna San Giovanni dov’è stata
colpita dalla malattia. Ai suoi funerali, celebrati nel nostro tempio venerdì 29 novembre, ha partecipato una numerosa folla. Alla
figlia ed a tutti i familiari esprimiamo la
nostra fraterna, sincera simpatia cristiana.
__ Domenica 24 novembre, nel corso del
culto, è stato posto il segno del battesimo su
Gay Franca di Delio e di Paschetto Elda.
La grazia del Signore accompagni questa
cara bambina.
— Sabato 22 u. s. i nostri giovani sono saliti a Pramollo, dove hanno trascorso una bella serata con i giovani di quell’Unione.
Vogliamo rinnovare ai nostri ospitanti la
sincera riconoscenza per la fraterna e generosa accoglienza.
— Sabato, 30 novembre, la nostra Unione
giovanile ha avuto la visita del Segretario ge
nerale della F.U.V., prof. Claudio Tron, che
ha tenuto desta l’attenzione dei presenti per
oltre un’ora, riuscendo ad intrecciare con
loro un interessante dialogo su problemi concernenti la vita e la responsabilità dei giovani
nella chiesa e nel mondo di oggi.
Grazie ancora per la gradita visita.
_____ Il pastore Giovanni Tron e Signora sono stati nostri ospiti, domenica 1° dicembre.
Il pastore Tron, oltre a presiedere il culto,
ha parlato ai bambini della Scuola Domenicale e nel pomeriggio ha proiettato aU’Unione
Femminile, una serie di bellissime diapositive
a colori sull’Uruguay con particolare riferimento a Montevideo, dove il pastore Tron ha
esercitato il suo ministerio per oltre quindici
anni. La nostra comunità nel rinnovare i
suoi sìnceri ringraziamenti ai signori Tron,
dice loro arrivederci.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)