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Anno 116 - N. 33
15 agosto 1980 - L. 300
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1® Gruppo bis/70
i^RCHIVIO TAVOLA VALDL3*
10056 TORRE PELLICS
ddk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Cari fratelli,
avevo già preparato la lettura
e il canto per l’apertura del nostro Sinodo. Ma questa mattina
ho letto il giornale e ho visto il
fatto di Bologna. Il Sinodo comprenderà se di fronte a questa
notizia, rinuncio a proporvi la
lettura del passo dell’Apocalisse
e il canto. Vorrei invece leggere
con voi una parte del Salmo 53.
« Lo stolto ha detto nel suo
cuore : Non c’è Dio... ». Nel momento in cui è stata scritta questa preghiera aveva un valore
molto pratico. Contrariamente a
quello che potrebbe sembrare il
Salmo non parla dell’ateismo
culturale che vi è riel tempo di
Oggi. L’ateismo di cui parla è il
rifiuto della legge di Dio, vivere
come se Dio non ci fosse.
Ora quanto è avvenuto a Bologna, prima del significato politico, ha un significato grave e importante di rottura di quella legge che Dio ha voluto quando ha
creato il mondo ed ha collocato
l’umanità in mezzo al mondo.
Perciò la prima cosa che la
chiesa deve dire a questo punto
è che l’azione che è stata compiuta a Bologna non può in alcun modo essere giustificata né
accettata.
Dopo aver detto questo noi
parliamo anche della misericordia. Ma se in questo Sinodo noi
invochiamo la misericordia di
Dio, la invochiamo in primo luogo su coloro che hanno collocato la bomba, affinché essi vengano affidati alla giustizia umana,
che — entro certi limiti — è
chiamata a rispettare il patto
che Dio ha stabilito tra lui e gli
uomini e la creazione.
Perciò la misericordia di Dio
significa che queste persone dovranno rispondere davanti ai loro fratelli in umanità di quello
che hanno fatto. Quindi in nome
della misericordia è necessaria
che essi siano chiamati a vedere
l’enormità di quanto hanno latto. Non si tratta di invocare
enormità di pene, e soprattutto
non la pena di morte, perché non
è diventando noi stessi uccisori
che evitiamo l’assassinio. Occorre che nella luce della promessa
si veda quanto è enorme ciò che
è accaduto oggi e sta accadendo
in Italia.
Perciò noi non chiediamo vendetta. C ’è un salmo che dice : « O
Dio della vendetta, io t’invoco ».
Non ho letto questo salmo.
Dopo questo, certamente invochiamo la consolazione e la
misericordia di Dio su quelli che
piangono e sui morenti di oggp.
Ad essi spetta la misericordia di
Dio e la nostra solidarietà affinché questo lutto tragico sia limitato per quanto si può.
Però come chiesa dobbiamo
dire anche un’altra cosa : non
pensiamo che la spiegazione delle bombe di Bologna, sia semplicemente nelle azioni di quelli che
le hanno innescate. La responsabilità è certamente di qualcuno,
di una parte (questo mi pare
chiaro), ma non basta la denuncia. Occorre renderci conto che
di quanto è accaduto a Bologna
e della crisi profonda che il nostro paese attraversa, noi siamo
tutti responsabili.
Allora qui non è questione del
giudizio dei tribunali, ma è la
questione di affrontare tutti insieme il giudizio di Dio.
Il nostro paese potrà uscire
dalla crisi, la crisi peggiore della
sua storia dopo la guerra (crisi
della democrazia), se tutti quanti noi italiani, a cominciare da
noi credenti, riconosceremo la
nostra parte di responsabilità.
Davanti agli assassini organizzati di Bologna, noi non possiamo
dire : « io non sono il guardiano
di mio fratello ».
Giorgio Bouchard
dal discorso di apertura della
Sessione Sinodale
PRIME IMPRESSIONI MENTRE I LAVORI SI CONCLUDONO A TORRE PELLICE
Un Sinodo intenso suiio sfondo
deila tragedia di Bologna
Stiamo reimparando a evangelizzare e il cammino di questa rieducazione sarà certo lungo L’importante è non stancarci di esprimere al nostro Signore richieste e riconoscenza
EVANGELIZZAZIONE
Il Sinodo,
informato deH’impegno dimostrato
dalie Chiese nel rispondere con
varietà di interventi e iniziative al
mandato ricevuto l'anno scorso relativo all’evangelizzazione (29/SI/79)
esprime la propria gioia e riconoscenza al Signore nelia rinnovata
persuasione che l’opera evangelistica rappresenta la ragion d'essere
stessa delie nostre chiese
esorta le chiese, i circuiti, i distretti, le opere, gli istituti a :ontinuare o a intraprendere attività
in questo campo ricercando con perseveranza una predicazione della
Parola di Dio per il tempo in cui
viviamo e la società di cui siamo
parte nella convinzione che soltanto questa Parola può produrre un
totale mutamento dei rapporti con
Dio e fra gli uomini sia sul piano
individuale che su quello sociale
dà mandato alla Tavola di continuare l’opera intrapresa di propulsione, coordinamento, informazione,
servizio, raccogliendo tutti gli elementi atti ad elaborare una sempre più incisiva strategia evangelistica delle nostre chiese in Italia.
Il Sinodo
sensibile alle possibilità di evangelizzazione derivanti dall’uso di
radio e televisioni private, ne incoraggia l’utilizzo da parte delle
chiese e dà incarico alla Tavola di
seguire le varie iniziative esaminando la possibilità di coordinarle
anche ai fini di uno scambio di
esperienze e programmi avvalendosi anche degli strumenti offerti dalla Federazione.
L'interno del tempio di Torre Peilice durarite il culto in cui è stato
consacrato prastore locale Claudio Martelli. - (jota Renato Ribet)
Ricordata in diversi interventi, richiamata nei culti, discussa
nelle conversazioni, scorsa sulle
prime pagine dei giornali da cui
ha spazzato via gli ultimi rimasugli delle Olimpiadi, la tragedia
di Bologna è stata costantemente presente nel Sinodo che si è
tenuto a Torre Peilice dal 3 alT8
agosto. Si poteva a tratti avere
l’impressione di muoversi in un
mondo diverso, parlando di ruolo diaconale, di regime distret
tuale degli istituti, di ecumenismo di reazione. Ma bastava un
accenno al tempo e alla società
in cui viviamo, un riferimento
al contesto politico in cui si svolge l’iniziativa evangelistica, una
menzione dello Stato italiano,
perché subito il pensiero corresse sgomento alla strage di
Bologna. A Torre Peilice Bologna è stata in questi giorni lo
sfondo su cui si sono mossi i lavori di un Sinodo « normale » in
gran parte della sua materia, ma
irreale nel contesto più ampio in
cui si è Svolto.
In piazza Muston
E questo sfondo, trattenuto
daH’urgenza del calendario dei
lavori, è balzato in primo piano
non appena il calendario stesso
lo ha consentito. Nella manifestazione pubblica indetta dalla
________DAI CULTI MATTUTINI DELL’ASSEMBLEA SINODALE
Evangelo e vita nuova
Tavola per martedì 5 sera in
P.za Muston a Torre Peilice sul
tema « L’Italia di oggi: ricostruzione o trasformazione? Religione od Evangelo? », gli oratori
hanno parlato anche di Bologna.
Ma lo hanno fatto con sobrietà,
senza cedere a facili demagogie.
Uno di loro, il moderatore Giorgio Bouchard, ha affermato con
forza la necessità di una riforma morale della nostra società
accanto a quella economica e
culturale, ma Tha subito collegata alla necessità della conversione dei singoli. Il marchio di
Bologna che oggi segna a fuoco
la società italiana non può essere indicato come segno della necessità di un profondo cambiamento senza che questo comporti per ciascuno di noi un rinnovato incontro — temibile eppur vitale — con il Signore del
giudizio e della grazia.
Marco 2: 18-22
Dobbiamo per prima cosa domandarci quale collegamento ci
sia tra l’episodio della domanda sul digiuno e le due piccole
parabole della stoffa nuova sul
vestito vecchio e del vino nuovo
in otri vecchi che seguono la risposta di Gesù. Le due parabole
sono la spiegazione, la motivazione del comportamento "anomalo" di Gesù e dei suoi discepoli: in Gesù il Regno di Dio è
venuto fra gli uomini; atteggiamenti e pratiche religiose e civili non hanno più alcuna rilevanza; tutto ciò che sembrava
utile per un corretto e zelante
rapporto con la divinità perde
valore, viene desacralizzato, risulta essere quello che è, cioè
una pratica umana, inventata ed
elevata a rango di legge divina
da parte degli uomini. Ciò che
conta, invece, è ormai la presenza vivente del Regno di Dio in
Gesù Cristo. Il suo Evangelo
crea uomini nuovi, vita nuova,
comportamenti nuovi. La stoffa
nuova ed il vino nuovo dell'Evangelo del Regno di Dio esigono abiti nuovi ed otri nuovi. Ciò
che si usava fare prima non può
più essere mantenuto come essenziale.
La venuta del Figliuol dell'Vo
mo spezza ritmi e tradizioni. I
discepoli di Gesù non possono
essere con lui e contemporaneamente continuare ad essere osservanti della prassi giudaica.
C’è il digiuno, pratica rispettabile, certamente, carica di richiami storici e spirituali ai quali si
può ^ si deve riandare con la
mente (ed anche con emozione)
per il significato che essi hanno
avuto nella storia della salvezza
del popolo d’Israele. Ma ora c’è
Gesù, il Dio che salva è con noi,
e di fronte a lui il digiuno non
ha più alcun senso, è obsoleto,
diviene addirittura incomprensibile, impensabile. Non è che con
la sua presenza Gesù voglia sconvolgere e distruggere, produrre
sgomento, drammi o rivoluzioni..., semplicemente rende inutili
e senza senso cose alle quali avevamo affidato le nostre certezze,
la nostra stessa vita, con i suoi
ritmi ed i suoi riti, con i suoi
idoli e i suoi ideali, con i suoi
valori, le sue pretese e le sue
rassegnazioni. Quando si è con
Gesù non si può più seguire la
prassi scontata di quando si era
senza di lui, neppure la ^assi
religiosa più innocua (anzi igienicamente salutare) del digiuno.
Ma come?!..., i discepoli di Giovanni Battista ed i Farisei, che
rappresentano delle correnti mol
to drastiche, anche se discutibili,
nel Giudaesimo, sia pure in direzioni diverse eppure aspramente critiche nei confronti della
ideologia corrente, ebbene, essi
praticano il digiuno! I tuoi discepoli, invece, non stanno alle
regole, sono di scandalo!
La risposta di Gesù prende evidentemente lo spunto da una
prassi di esenzione dell’osservanza di certe regole (ritenute
rattristanti) durante il lungo periodo di giorni delle feste nuziali. Finché dura la festa e gli sposi sono con gli invitati, l’osservanza del digiuno non può ovviamente avere luogo. E’ così ormai, per sempre: Gesù è come
lo sposo; quando c’è lui quel che
conta, e annulla tutto il resto,
è la festa del Regno di Dio. Quando c’è lui non puoi applicarlo al
tuo vecchio abito, come una toppa, per farlo durare il più a lungo possibile. Devi farlo essere il
tuo nuovo abito, il tuo nuovo
stile di vita, perché egli è l’uomo nuovo che tu sei chiamato
ad essere. Con Gesù non puoi
mettere il suo Evangelo nel vecchio otre della tua vita, anche se
ti è scomodo cambiare te stesso.
Paolo Sballi
(continua a pag. 4)
Primi passi
Chi può andare indietro con la
memoria di due o tre lustri ricorderà la serata sinodale tradizionalmente dedicata alTevangelizzazione: sparate velleitarie, discorsi pieni di nostalgia per un
Franco Giamplccoli
(continua a pag. 4)
XV AGOSTO
alla Vaccera
PROGRAMMA
Ore 10: culto presieduto
dal Moderatore. Tavola rotonda sulla « lezione di religione nelle scuole ».
Pomerìggio : informazioni sulla Missione evangelica contro la lebbra e sulla
CEhfAA.
L’incontro si svolgerà in
località Bagnau. Parcheggio alla Vaccera. Servizio
buffet.
In caso di cattivo tempo
l’incontro si svolgerà presso fi Tempio e la Sala Unionista di Angrogna.
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15 agosto 1980
Le elezioni al Sinodo
Tavola Valdese
pastore Giorgio Boùchard, moderatore;
pastino Alberto Taccia, vice-moderatore; pastore Franco Becchino, pastore Salvatore flicciardi, Sergio Bianconi, Valdo Fornerone, Giorgio Spini.
Opera Chiesa Evang. Metodista d’Italia (OPCEMI)
pastóre Sergio Aquilante, presidente;
Enrico Ciliari, Gian Paolo flicco, pastore Aurelio Sbaffi.
Facoltà di Teologia
prof. Paolo Ricca, decano;
pastore Domenico Cappella, pastore Luigi Santini, Marco Rostan, Luca
Negro.
Coimmissione Istituti Opedalieri Valdesi (CIOV)
Emilio Peyrot (membro effettivo); Giovanni Baridon, Lorenza Operti, Maria
Tamietti, Giancarlo Bounous, Dario Varese, Nella Beilion Pontet, Silvio Genre, Giulio Griglio, Franca Grill Meynier (membri onorari).
Commissione d’esame
Emilio Nitti, Liliana Viglielmo, past. Paolo Sbaffi, past. Gianni Bogo.
Commissione d’esame sull’operato della CIOV
Carla Beux Longo, Luca Zarotti, past. Giuseppe Platone, past. Sergio Ribet.
Comitato del Collegio Valdese
Per,necessità di orario rinviamo la pubblicazione degli eletti al prossimo
numero.
IL GOVERNO ITALIANO E LE NOSTRE CHIESE
TRA I DELEGATI DELLE CHIESE ALL’ESTERO
Dimensione
internazionaie
Il Sinodo denuncia
forzature e immobilismi
Con i tre ordini del giorno riportati qui sotto, il Sinodo ha
espresso il proprio avviso su
quelli che potrebbero chiamarsi
i colpevoli ritardi e le gravi distorsioni della politica ecclesiastica dei governi italiani. Le questioni sono note per essere state nel corso dell’anno all’attenzione dell’opinione pubblica e
del parlamento e .di esse si è largamente occupata la stampa.
Tassa sulla coscienza
Cominciamo dal caso sorto alcuni mesi orsono, ma probabilmente più preoccupante in quanto rischia di ripristinare il cbma oscuro dei primi anni ’50,
quando la battaglia per l’esercizio dei diritti di libertà in materia di religione richiese lunghe controversie giudiziarie, risoltesi solo a seguito di illuminate sentenze della Corte Costituzionale.
Come è noto ai lettori dell’Eco-Luce, con circolare del 25
marzo scorso, emersa a seguito
di una richiesta di parere da parte del Ministero della Pubblica Istruzione, il Ministero delle
Finanze, sulla base di una interpretazione di alcune norme del
Concordato e della legge sul bollo, interpretazione che non tiene
in alcun conto il disposto degli
artt. 2, 19 e 21 della Costituzione,
ha qualificato la richiesta di
esenzione dall’insegnamento della religione cattolica nella scuola
pubblica come richiesta di una
concessione amministrativa, con
il conseguente obbligo dell’uso
della carta bollata.
Il contenuto di tale circolare
ha prodotto una immediata reazione da parte delle chiese vai
desi e metodiste, ' dell’associazione per la libertà religiosa, di
forze politiche e organizzazioni
democratiche che hanno denunziato non solo l’evidente illegittimità dell’atto amministrativo
che, in contrasto con la normativa costituzionale, tende ad introdurre una vera e propria « tassa sulla coscienza », ma altresì
l’incongruenza della previsione
di un onere per l’esercizio della
libertà religiosa che nemmeno i
governi fascisti avevano ritenuto
di imporre.
Lo stesso Ministro delle Finanze, intervistato dal nostro giornale, si è dimostrato sorpreso
per quella che ha definito come
l’iniziativa di un funzionario del
Ministero e, concordando sulla
palese illegittimità della circolare, si è impegnato a promuoverne la rimozione.
Tuttavia malgrado i mesi trascorsi, ed alla vigilia dell’inizio
del nuovo anno scolastico, da
quel che cì risulta, nessun concreto passo avanti è stato compiuto per eliminare l’assurda situazione.
In tale contesto il Sinodo, mentre riconferma con forza la richiesta al Ministro delle Finanze
di revoca della circolare — pur
rilevando che sulla base della
normativa speciale che in atto regola la materia per i membri delle chiese evangeliche (art. 23 RD
28/2/1930), questi potrebbero sottrarsi al pagamento della tassa
sul bollo — impegna i membri
delle chiese valdesi e metodiste
a non avvalersi di tale particolare situazione e a battersi, anche
sul pianò legale, affinché venga
ribadito il diritto di tutti i cittadini a sottrarsi senza oneri alT insegnamento della religione
cattolica nella scuola, e ciò fino
a che tale strumento di pressione sulle coscienze dei giovani
non venga eliminato.
Entrando nel merito dei modi
in cui articolare la battaglia, il
sinodo precisa che l’esenzione
deve essere richiesta a mezzo di
una dichiarazione e non di una
istanza di esonero, e dà mandato
alla Tavola di coordinare e sostenere le iniziative che dovranno essere assunte.
Appare chiaro dallo stesso contesto djelTordine del giorno la
coerenza di tale posizione.
Valdesi e metodisti non hanno
infatti, mai concepito la libertà
religiosa come uno spazio da ritagliare per sé, bensì come una
componente della libertà di coscienza che deve essere sempre
ed in ogni situazione rivendicata
per tutti i cittadini.
D’altra parte, la richiesta di
abrogazione delle leggi fasciste
sui culti ammessi, ivi compreso il R.D. del 1930 prima richiamato, da tempo formulata dalle
chiese valdesi e metodiste, e ribadita nell’art. 1 del progetto di
Intese redatto in attuazione delTart. 8 della Costituzione, appare certamente incompatibile con
l’utilizzazione della stessa normativa.
L’Intesa
Tali considerazioni richiamano
immediatamente l’altro ordine
del giorno sinodale in merito
agli ingiustificati ritardi frapposti dal governo italiano alla definitiva stipula ed alla presentazione al Parlamento del progetto
Piero Trotta
(continua a pag. 3)
Una trentina di invitati stranieri Imnno preso parte ai lavori
del Sinodo, in rappresentanza
di dieci paesi, prendendo la parola nell’aula sinodale o, come
ormai è simpatica consuetudine,
nel corso dei pranzi comunitari
alla Foresteria valdese. Dai loro
messaggi emerge ancora una
volta la dimensione internazionale della nostra piccola minoranza protestante che da sempre ha avuto rapporti di solidarietà e di comunione con numerose chiese evangeliche straniere, oggi ulteriormente ampliati
a seguito dell’integrazione tra
valdesi e metodisti.
Tra gli ospiti abbiamo intervistato 1’« Oberkirchenrat » Konrad Mieth, di Magdeburgo, che
ha portato all’assemblea sinodale i saluti degli evangelici della
Germania Orientale. Per la prima volta in Italia, Mieth, dopo
aver seguito alcune giornate di
lavoro, è rimasto positivamente
impressionato dalla realtà della
integrazione valdese-metodista,
osservata con l’esperienza di chi,
come lui, vive in una chiesa unita da 150 anni in cui 11 90% è
rappresentato dai luterani e per
il rimanente da riformati. « Questa vostra integrazione, benché
ai primi passi, ho l’impressione
che funzioni e che porti con sè
prospettive di arricchimento reciproco tra le due denominazioni ».
Nonostante non sia mai stato
in Italia, Mieth conosce a fondo
il lavoro di Agape e Riesi. «Conoscere riniziatore di Agape e
Riesi, esperienze apprezzate nel
nostro mondo giovanile, per me
è stato emozionante. Di Tullio
Vinay ho apprezzato, in questo
Sinodo, la difesa del suo lavoro
così; come l’ha espressa nel corso del decisivo dibattito sulle
opere. In sostanza Vinay ha ricordato all’istituzione chiesa la
necessità di una predicazione
orientata dalla ’pazzia della croce’ e capace di dar vita a iniziative assolutamente nuove, non
pfeviste da calcoli umani. Vinay
svolge tra voi un compito profetico. Proprio attraverso le
esperienze di Agape e Riesi in
Germania orientale abbiamo cominciato a conoscere più da vicino la realtà della vostra chiesa
ed è cresciuto in noi, specialmente tra i giovani, l’interesse
per la stòria della minoranza
protestante italiana.
Nel corso del Sinodo mi ha
inoltre colpito la passione con
cui avete dibattuto l’argomento
dell’evangelizzazione, intesa non
solo come azione nei confronti
di chi è marginale nella chiesa
o nei confronti del mondo cattolico, ma anche, verso la società italiana di cui è stato esempio significativo la serata evangelistica in piazza a Torre Pellice ».
— Coglie parallelismi tra la
nostra e la vostra situazione ecclesiastica?
« La cosa che più mi ha fortemente avvicinato a voi è stato il
dibattito sulla questione dell’ingiusta tassa da apporre sulla dichiarazione di esonero dall’ora
di religione. In questo dibattito
è riemerso il problema della relazione tra la Chiesa e lo Stato.
E qui vorrei dire che la vostra
situazione di minoranza nei confronti della maggioranza cattolica è spesso simile alla nostra,
poiché anche noi siamo minoranza in una società marxista e
materialista. Dalla vostra discussione emerp la preoccupazione della Chiesa nel compito
di educazione alla fede dei figli:
una fede che sappia resistere alla tentazione del conformismo,
del lasciarsi risucchiare dalle
ideologie delle masse. Sicché anche l’esonero dall’ora di religione cattolica può essere una scelta difficile, di controcorrente, così, come per noi è difficile confessare la fede cristiana in una società marxista. Per concludere,
mi ha impressionato il vostro
modo di consacrare un pastore
ed anche il fatto che prima di
questa celebrazione il candidato
al ministero debba presentare e
discutere con tutti la sua predicazione. Da noi invece la consacrazione, anche se solenne, è più
un fatto locale; il pastore viene
consacrato solo nella comunità
dove lavora e non presentato,
come da voi, alla totalità della
chiesa. Bellissimo infine il fatto
che tutti, laici e pastori, impongano le mani — secondo la prassi del cristianesimo antico — su
colui che desidera impegnarsi
nel servizio della chiesa ».
Giuseppe Platone
LA TASSA SULLA
COSCIENZA
Il Sinodo
informato che a seguito di parere
espresso dal Ministero delie Finanze e fatto proprio dal Ministero
della Pubblica Istruzione, i Presidi
richiedono la presentazione della
domanda di esonero dalle lezioni
della religione cattolica romana nelle scuole pubbliche di secondo grado, in carta da bollo
ritiene che la circolare del Ministero delle Finanze contenga una
interpretazione inaccettabile in quanto qualifica la dispensa come concessione governativa e non come
diritto garantito dalla Costituzione
(artt. 2, 19, 21) e dalla legge che
non prevede alcun atto di esonero,
ma stabilisce che la dispensa
consegua di diritto in seguito al
manifestato desiderio di non frequentare tali corsi;
rilevando che dopo le precise dichiarazioni rilasciate al settimanale
delle chiese valdesi e metodiste
pubblicate in data 6 giugno i980
nessun provvedimento amministrativo di revoca ha fatto seguito,
chiede al Ministro delle Finanze
la revoca di tale circolare e la precisazione che le dichiarazioni d'esonero vanno fatte in carta libera, ai
sensi di legge, in tempo utile per
la prossima riapertura delle scuole.
Il Sinodo
considerato che la circolare del
Ministero delle Finanze n. 290293/80
del 25.3.1980, interpretando in maniera politicamente e giuridicamente inaccettabile la legislazione in
materia di esenzione dalle lezioni
di religione, ha frapposio ostacoli di
ordine fiscale all’esercizio del diritto costituzionalmente garantito di
non subire discriminazioni per motivi di fede e, quindi, di astenersi
senza oneri dall'usufruire dell'insegnamento religioso nell’ambito della scuola pubblica;
— che ai sensi dell'art. 23 del
R.D. 28.2.1930, i membri delle nostre chiese potrebbero superare tale ostacolo, essendo specificatamente previsto che l’esenzione consegue ad una semplice dichiarazione;
— che sia nel quadro della richiesta di abrogazione della legisla
zione fascista degli anni 1929-30,
mediante la stipula delle intese previste dall’art. 8 della Costituzione,
sia nel quadro dei rifiuto di qualsiasi privilegio rispetto alla generalità
dei cittadini, non appare opportuno
avvalersi di detta legislazione speciale;
— conferma che coloro che non
desiderino frequentare i corsi di
religione (se minori i loro genitori)
devono fare una semplice « dichiarazione » in carta semplice al Preside dell'istituto;
impesna la responsabilità dei
singoli credenti, dei concistori e
consigli di chiesa a dare chiara
testimonianza in coerenza di fede
su tale questione;
dà mandato alla Tavola di condurre con efficacia e tempestività
un’opera di informazione attraverso
le chiese verso i genitori e gli studenti interessati e di sostenere ogni azione in tutte le sue possibili conseguenze, anche legali.
LETTERA AL
MIN. REVIGLIO
Il Sinodo delle Chiese Valdesi e
Metodiste riunito in Torre Pollice,
esprime il proprio apprezzamento
per l'impostazione che Ella ha dato
nel corso dell'intervista rilasciata
al settimanale Eco-Luce, il 2 giugno u.s. al problema sollevato dalla
Nota Prot. N. 290293/80 del Ministero delle Finanze - Direzione Generale delle Tasse e delle Imposte
Indirette sugli affari, in data 25.3
1980, avente per oggetto: Esonero
dalle lezioni di Religione - Istanza Conformità alla vigente Legge su
bollo.
Poiché Ella stessa ha affermato
che « ... sarebbe impensabile che
l'esercizio di un diritto di questo
genere (l'esonero dalle lezioni di
religione) fosse subordinato a condizioni e che la sua ricezione si
configurasse come concessione di
un permesso », il Sinodo sollecita
un adeguato provvedimento atto a
tutelare gli studenti e le famiglie
che intendono avvalersi del diritto
all'esenzione fin dall'inizio del prossimo anno scolastico.
Il Sinodo esprime la certezza che
Ella, signor Ministro, rivolgerà tutta la Sua attenzione, secondo i pre
cisi impegni assunti nella citata intervista, alla soluzione della questione, e La ringrazia per li Suo interessamento.
Il Presidente del Sinodo
pastore Bruno Beilion
INTESA: RITARDO
INGIUSTIFICABILE
Il Sinodo, rilevato
— che in data 4 febbraio 1978 è
stato sigiato il protocollo d'intesa
da parte delle delegazioni nominate dal Governo della Repubblica e
dalla Tavola Valdese;
— che sono stati raccolti i pareri dei Ministeri interessati;
— che in data 14 aprile 1980 in
un ulteriore incontro fra consulenti
della Presidenza del Consiglio dei
Ministri e della Tavola Valdese si
è convenuto che il detto protocollo
abbisogna soltanto di marginali modifiche di carattere formale;
rilevato altresi che il Presidente
del Consiglio, presentando il programma dell'attuale Governo alle
Camere, ha esplicitamente dichiarato che la trattativa in ordine all'intesa con le Chiese Valdesi e Metodiste non è condizionata dalla
procedura di revisione del Concordato, e che la Presidenza del Consiglio, rispondendo ad interrogazioni
parlamentari, ha dato assicurazione
di operare per una sollecita conclusione dell'intesa;
denuncia come del tutto ingiustificato ogni ulteriore ritardo nella
firma dell’intesa nei testo predisposto e nella conseguente sua presentazione alle Camere per l'approvazione della legge relativa;
ricorda al Paese che tale ritardo
riguarda l'attuazione della norma
costituzionale dell'art. 8, àncora inoperante dopo oltre 32 anni dalla
sua entrata in vigore, e il definitivo superamento della legislazione
fascista sui culti ammessi;
ribadisce la propria convinzióne
che l'impostazione e i contenuti del
testo anzidetto rappresentino un
contributo necessario alla crescita
civile del Paese nel campo dei rapporti fra Stato e Chiese;
dà mandato alla Tavola di persistere, a nome delle Chiese Valdesi
e Metodiste, in ogni azione idonea
a conseguire la sollecita conclusione dell'intesa.
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15 agosto 1980
LA COLLOCAZIONE DI ISTITUTI E OPERE NEL NOSTRO ORDINAMENTO
Un dibattito iucido e serrato
Un contrasto tra Tavola e Commissione delle discipline che non incide sulla linea di fondo - Termina la lunga revisione dei regolamenti
A chi devono rispondere gli
istituti che non dipendono da una chiesa locale? Ai distretti, ha
stabilito il regolamento sui circuiti e sui distretti approvato nel
1975. Tutti? Esistono 5 istituti « a
statuto speciale » se così possiamo dire — Agape,. Ecumene, Casa Materna, Servizio Cristiano di
Riesi e di Palermo — che per il
loro statuto, a suo tempo approvato dal Sinodo, rispondono al
Sinodo stesso. Adeguare questi
istituti o adeguare i regolamenti? Su questo problema si è svolta una delle discussioni più serrate e dibattute di questa sessione sinodale che ha visto da un
lato la Commissione delle Discipline (CR) sostenuta dalla Commissione d’Esame e dalTaltro la
Tavola. Abbiamo chiesto a Roberto Jouvenal e a Franco Becchino di illustrare le rispettive
posizioni della CR e della Tavola
e di commentare questa parte
del Sinodo.
— ECO-LUCE — Jouvenal, quale era la tesi della CR?
JOUVENAL — Il compito della
CR doveva essere quello di coordinare le norme su indicazioni
della Tavola. Ma in questo caso
la CR ha espresso un parere decisamente contrario all’invito ricevuto perché riteneva che una
regolamentazione « speciale » di
5 istituti contrastasse con il regolamento generale che ci si disponeva ad approvare. Alla CR è
parso evidente che una norma
generale della chiesa non può
essere piegata ad esigenze particolari. Perciò o queste esigenze
si adeguano o si stabilisce una
chiara deroga alla normativa generale. È quanto tra l’altro la
CR ha suggerito alla Tavola nel
corso dell’anno: elencare esplicitamente gli istituti per i quali
veniva prospettata una posizione
particolare nel quadro di una disposizione transitoria o di una
norma in deroga al regolamento.
La Tavola non ha accolto questi suggerimenti e alla CR è sembrato di non dover modificare il
regolamento generale per due "
motivi. Non solo perché non è
sano giuridicamente rendere generale e astratto ciò che è particolare e specifico; ma anche per
il buon andamento futuro del Sinodo. È necessario che si operi
una « sinodizzazione » delle Conferenze distrettuali: nella misura in cui domani le Conferenze
distrettuali avranno le loro attribuzioni, diciamo così, di « sinodi
regionali », il Sinodo sarà alleggerito di molte incombenze e
nello stesso tempo i problemi
che meritano di essere discussi
troveranno sede e spazio adeguati per la loro trattazione.
— ECO-LUCE - Becchino, vorresti esporre ora il punto di vista
deUa Tavola?
BECCHINO — Vorrei dire che
la Tavola è partita dalla considerazione che l’attuale regime
che regola la materia degli Istituti è un regime articolato, che
prevede cioè la collocazione di un
istituto — per il suo controllo e
la sede in cui risponde del proprio operato — a livelli diversi,
distrettuali e sinodali. La proposta della CR era dunque una proposta sostanzialmente innovativa perche proponeva un regime
unico per tutti gli istituti e precisamente il regime distrettuale.
La Tavola è d’accordo che l’approvazione del regolamento sui
circuiti e sui distretti ha stabilito una tendenza a collocare a
quel livello gli istituti. Ma questo regolamento non ha introdotto questo criterio come criterio
esclusivo e unico e ha consentito invece l’articolazione di cui
dicevo prima. A giudizio della
Tavola mantenere questa situazione di articolazione tra regime sinodale e regime distrettuale
è in fondo una garanzia di libertà e di apertura per poter domani collocare eventualmente questi istituti nella struttura distrettuale una volta che la cosa sia
stata convenientemente maturata. Questo non è in contrasto
con la linea di tendenza che è
stata chiaramente espressa dalla
CR e che potremmo definire:
« muoverci verso un decentramento distrettuale». Su questa
« SALVO CHE »
Il controllo della gestione amministrativa ordinaria degli istituti ed opere dipendenti dalla
Tavola o dalle Commissioni sinodali amministrative, anche se
autonomi è esercitato dalla
Commissione esecutiva distrettuale competente per territorio,
salvo che — per i soli istituti
autonomi — nello statuto approvato dal Sinodo tale controllo
sia demandato alla Tavola o alla
Commissione amministrativa da
cui dipendono.
Per quanto attiene alla patrimonialità il controllo è sempre
esercitato dall’ente patrimoniale
da cui dipendono.
Tali istituti ed opere rispondono del loro operato alla Conferenza distrettuale competente
per territorio salvo, ohe — per i ,
soli istituti autonomi — nello
statuto sia previsto che gli' stessi rispondano al Sinodo.
(dali’art. 21 dell’R.O. 8 approvato dal Sinodo. In nero il tèsto
proposto dalla CR, in chiaro l’emendamento proposto dalla Tavola e accolto dal Sinodo].
linea di tendenza la Tavola è
d’accordo ed ha espresso parere favorevole all’odg che è stato
votato in un secondo tempo in
questa linea. Ma si tratta di arrivarci nei tempi dovuti e in
uno spirito di libertà e apertura.
— ECO-LUCE — La decisione
finale ha accolto l’impostazione
della Tavola. Come valuti questa decisione e in generale questa parte della discussione sinodale?
JOUVENAL — Mi pare che in
questa occasione il Sinodo ha
capito che il diritto non è fatto
per se stesso ma per essere uno
strumento di servizio. Ad esso
soggiace sempre un’istanza che
ho espresso citando il principio
richiamato da Jean P. Meille
nel lontano 1872: nella chiesa ci
vogliono due cose: l’ordine e la
libertà; se non c’è l’ordine la
libertà diventa anarchia, ma è
inammissibile l’ordine senza la
libertà. 11 Sinodo ha certo avvertito l’importanza di questo binomio in questa occasione e ha seguito il dibattito non con lo spirito di rassegnata sopportazione
che talvolta si nota in questi casi, ma con attenzione e partecipazione, tant’è vero che ha perfino bocciato una proposta di
chiusura del dibattito per essere
libero di proseguire la discussione della materia regolamentare!
Purtroppo non si è arrivati a
votare quello che secondo me sarebbe stato il male minore e cioè
la norma di deroga alla disposizione generale. Non c’è stato
per questo sufficiente tempo di
approfondimento e di chiarificazione. Spesso infatti aviene che
al momento in cui il Sinodo afferra l’essenza di un problema è
già passato troppo tempo per
cui per una ragione o per l’altra
si precipita verso una soluzione e
si arriva al voto per stanchezza.
Ciò è dovuto al fatto che ogni
è una legislatura, i deputai cambiano di volta in volta. Questo è bello perché in tal
modo il Sinodo è per tanti il
momento dell’incontro e dell’occasione di sentirsi membra di
parte
questo implica che in ogni sino
rou® ™ periodo di tirocinio
che rallenta i lavori...
ECO-LUCE — Sei d’accordo
con questa valutazione?
BECCHINO - No, devo dire
che non sono assolutamente d’accordo. Per conto mio il Sinodo
è arnvato a votare facendo la sua
scelta con meditazione e con
convinzione e non certo per stanchezza, La particolare consapevolezza del Sinodo, rilevata da
Jouvenal e sulla quale concordo
pienamente, non ha certo portato a conclusioni stanche o affrettate. Mi pare invece che i
membri del Sinodo abbiano capito per la prima volta che una
discussione su un tema normativo non sia una discussione
astratta ma sia invece un momento importante perché incide
sulle possibilità di lavoro della
chiesa, e che abbiano tradotto
questa consapevolezza nella scelta di uno strumento duttile, che
si adatti alle situazioni reali, uno
strumento che serva e non uno
strumento al quale si debba servire.
— ECO-LUCE - Con le votazioifi sui regolamenti 7 e 8 (organismi settoriali e amministrazioni) si è ora conclusa l’imponente opera di revisione e riordino dei regolamenti della chiesa. Ora però, chi si accosta a
questa materia rischia di perdersi in una quantità di articoli
cambiati, emendati, sostituiti...
Come ovviare a questa difficoltà?
BECCHINO — La Tavola —
nella linea del resto di una proposta della OR seppur con qualche differenza — si è impegnata
a curare, possibilmente entro
quest’anno, la pubblicazione di
tutto questo materiale in modo
ordinato e organico soprattutto
in vista di una facile consultazione. Per questo progetto pensiamo alla pubblicazione di due
agili volumetti, il primo che contenga tutto ciò che attiene, in
senso lato, alla confessione della fede sia nella sua storia che
nella sua attualità; il secondo
sarà invece dedicato alla tematica della disciplina: la disciplina
generale e gli 8 regolamenti che
non sono altro che la attuazione
regolamentare delle 8 parti della
disciplina generale stessa.
■ Intervista a cura di
F. Giampiccoli
Forzature
e immobilismi
(segue da pag. 2)
di Intese con le Chiese valdesi e
metodiste.
_ Il Sinodo, in particolare sottolinea che, essendosi esaurite le
fasi preliminari, mediante la sottoscrizione da parte della delegazione governativa e di quella
nominata dalla Tavola valdese,
di un protocollo di intesa, non
esiste alcun plausibile motivo
per dilazionare nel tempo il perfezionamento dell’Intesa.
Va, peraltro, precisato che non
trattasi di una benevola concessione da parte del Governo italiano alle chiese interessate, bensì del preciso obbligo del primo
di dare attuazione al disposto
delTart. 8 della Costituzione, che
regola i rapporti dello Stato con
le confessioni religiose.
Ove quindi dovesse perdurare
r attuale ritardo, apparirebbe
chiaro che, ad onta di quanto
dichiarato dal Presidente del
Consiglio, in sede di presentazione del programma di governo,
si è restii da parte del Governo
italiano a perfezionare le Intese
prima della revisione del Concordato con la Chiesa cattolica.
E ciò in quanto, per come ripetutamente sottolineato dalla
grande stampa, dalle riviste specializzate e dalle forze politiche
dell’area laica e della sinistra, il
contenuto delle Intese rappresenta un modo di regolare i rapporti tra stato e chiesa del tutto
opposto alla concezione clericale
dello Stato, che il Concordato
più o meno esplicitamente ci presenta. Senza contare che, il quasi puntiglioso rifiuto da parte
delle Chiese valdesi e metodiste
di ogni privilegio e contributo di
carattere economico si pone in
netto contrasto con l’ampio finanziamento di cui la Chiesa cattolica beneficia (congrua ai parroci, retribuzione agli insegnanti
di religione, ai cappellani militari e delle carceri, costruzione di
edifici di culto, ecc.).
Ed è chiaro che, se è questo il
reale motivo del ritardo, il perfezionamento delle Intese trascende lo stesso aspetto dell'adempimento costituzionale e,
per come sottolineato dal Sinodo, rappresenta « un contributo
necessario alla crescita civile del
paese nel campo dei rapporti tra
Stato e Chiese ».
Piero Trotta
Il Sinodo in piazza
Il moderatore Giorgio Bouchard mentre compie il suo intervento nella manifestazione pubblica sul tema «L'Italia di
oggi; ricostruzione o trasformazione? Religione o Evangelo?»
che ha richiamato nella piazza Mustop. di Torre Pellice un
migliaio di partecipanti. Pubblicheremo in uno dei prossimi
numeri gli interventi degli oratori Franca Long, Sergio Aquilante e Giorgio Bouchard. (foto Renato Rihet)
RISPONDERE A RICHIESTE E OPPORTUNITÀ’
Le Valli valdesi nelle
delibere sinodali
Il problema delle Valli Valdesi è stato discusso in Sinodo
sotto l’aspetto « culturale » più
che spirituale; non che sia mancato questo aspetto e sarà anzi
necessario ritornarci presto perché non si può parlare delle Valli senza esaminare anche la situazione! delle chiese e della loro
testimonianza. Questa volta però
ci si è limitati, sulla traccia di
un ordine del giorno della Commissione d’Esame, a vedere l’altro aspetto. Parlare di cultura
significa riprendere il discorso
fatto nella seduta della Società
di Studi Valdesi, valutare le istituzioni che esistono, le possibilità, le difficoltà, le proposte e
coordinare il tutto in vista di un
assetto definitivo, valido, programmato.
Coordinare e programmare
sembrano essere oggi i due grossi problemi che stanno dinanzi a
noi. Coordinare le cose che esistono: musei, biblioteche, gruppi giovanili, teatrali, mostre,
esposizioni, archivi in modo che
tutto questo patrimonio di valori e di tesori sia utilizzabile da
tutti, messo a disposizione di
tutti, valdesi e non. Programmare significa organizzare l’avvenire inserendo nella nostra ricerca
e nel nostro lavoro energie nuo
ve, giovani, studiosi e la popolazione stessa delle nostre Valli.
Ci si può chiedere perché fare
tutto questo, perché spendere
energie ed uomini, tempo e denaro in una opertizione che può
sembrare secondaria rispetto alla predicazione delTEvangelo, arretrata rispetto ad essa. La domanda è legittima ed è posta da
molti. La risposta è da parte nostra che l’Evangelo deve essere
predicato a tutti, certamente, ma
il linguaggio che usiamo deve
essere e può essere diverso. Le
richieste di visite ai nostri musei, di libri, di materiale, le oocasioni di dibattito sono diverse
da quelle che 100 anni fa ci ponevano in contatto con gli ambienti italiani, diverse nella forma, ma sono occasioni valide,
possibilità offerte che dobbiamo
cogliere.
Vi è un secondo motivo per
valorizzare il capitale di cultura
che le generazioni passate ci hanno lasciato: il servizio che può
rendere non è solo limitato alle
comunità delle Valli Valdesi ma
si estende a tutte le chiese evangeliche in Italia. E’ un tesoro
che mettiamo a disposizione di
tutti; tanto vale servirsene.
Giorgio Tourn
UN DECISO IMPEGNO CULTURALE
Il Sinodo
riconoscendo l’insostituibiie funzione degli organismi culturali vaidesi che hanno sede in Torre Pellice
per la conoscenza della storia
valdese, la diffusione della cultura
protestante e la formazione deile
giovani generazioni,
ricordando l’opera svolta in questo
campo con dedizione e colnpetenza
dal Professor Augusto Armand Hugon,
invita la Tavola a proseguire, d’intesa con la Commissione distrettuale, con la Società di Studi Vaidesi, il Comitato del Collegio Valdese,
il Comitato per i luoghi storici e
il Comitato Librerie Claudiana, lo
studio per una completa e organica valorizzazione del patrimonio
storico-culturale che la Chiesa Valdese per grazia di Dio ha potuto
costituire e amministra nelle Valli
valdesi
al fine di poter rispondere alla
crescente richiesta di informazione e di studio da parte di ambienti
culturali Italiani e internazionali, e
di poter validamente contribuire alla formazione di una coscienza storica per la testimonianza attuale delle chiese valdesi e metodiste e di
tutto il protestantesimo.
PRESERVAZIONE
DEL PATRIMONIO
Il Sinodo
invita la Tavola ad esaminare assieme al Comitato per I luoghi storici delle Valli Valdesi la possibilità di ampliare le attribuzioni di questo, con la responsabile collaborazione del Concistori, in vista di
tutte le iniziative atte a rispettare
e valorizzare le caratteristiche peculiari delle VeHII Valdesi.
4
15 agosto 1980
IL SINODO DA’ AMPIO SPAZIO ALLA COMPONENTE SUDAMERICANA
Per un vincolo più stretto
con i fratelli rioplatensi
Il Sinodo ha dedicato il martedì pomeriggio ampio spazio all’Area Rioplatense, sulla base
delle relazioni della Tavola e
della Commissione d’Esame.
Come è noto, si tratta del ramo delle Chiese Valdesi operanti
in Uruguay e in Argentina: esse
formano con il Ramo Europeo
un unico corpo ecclesiastico e
tengono la loro sessione sinodale in febbraio. Rappresentano
circa un terzo della popolazione
delle Chiese valdo-metodiste in
Italia.
La seduta è iniziata con la lettura del messaggio della « Mesa
Vaidense », inviato dal Moderatore Mario Bertinat — pastore a
Montevideo — alla sessione sinodale europea.
Il Moderatore Bertinat, dopo
aver espresso un fraterno saluto ed augurio alla nostra sessione sinodale, affinché il Signore
ne ispiri e diriga i lavori, sottolinea i problemi principali che
abbiamo in comune nelle nostre
due aree:
1) EVANGELIZZAZIONE. Ci
rendiamo conto che la nostra
presenza nei rispettivi paesi deve manifestarsi soprattutto nella riscoperta e l'approfondimento del compito evangelistico. In
questo senso la nostra ultima
assemblea sinodale ha esortato
le comunità a sforzarsi affinché
questo compito acquisti la dimensione e l’appoggio che gli
spetta nonostante le difficoltà.
'Evangelizzare è la ragion d’essere della Chiesa’; « guai a me
se non evangelizzo! » (I Corinzi
9: 16).
2) OPERAI. Il nostro campo
di lavoro conosce scarsità di operai. Ci troviamo di fronte ad alcune difficoltà nell’affrontare le
necessità crescenti delle nostre
comunità in Argentina ed Uruguay. Inoltre ogni operaio, nella
propria attività, affronta responsabilità che molte volte sono superiori alle sue forze. Ci viene
in mente l'invito di Gesù: 'Pregate il Signore della messe, che
spinga degli operai nella sua
messe’ {Matteo 9: 38).
3) STORIA VALDESE. « Ricordiamo il passato ansiosi del bene futuro » disse uno dei grandi
uomini di questo paese, al principio del secolo passato. Nel nostro ambiente si manifesta un
rinnovato interesse per la storia
valdese. Non solo da un punto
di vista folcloristico, ma anche
da un punto di vista della testimonianza cristiana responsabile
ed impegnata.
Speriamo di superare le difficoltà per la edizione spagnola
de: « I Valdesi nel Medio Evo »
di Amedeo Molnar. Esiste anche
tra di noi il desiderio di offrire
Comitato di Redazione: Franco
Becchino, Dino Ciesoh, Roberta
Colonna Romano, Niso De Michelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay,
Marco Pasquet, Aurelio Penna,
Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Giuseppe Platone, Ornella
Sballi, illlana Viglielmo.
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FRANCO GIAMPICCOLI
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Intestato a « l'Eco delle Valli
La Luce >.
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parola.
Fondo di solidarietà ccp 11234101
Intestato a « La Luce: londo di solidarietà », Vìa Pio V, 15 - Torino.
« La Luce »; Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
« L’Eco delle Valli Valdesi >: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Stampa: Cooperativa Tipogralica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
al nostro pubblico di lingua spagnola altri libri che aiutino a riflettere sulla nostra storia e sul
nostro pensiero come comunità
evangelica anteriore alla Riforma del XVI secolo e nella linea
Riformata.
4) ECUMENISMO II dialogo
ecumenico è presente fra di noi
e il ramo valdese rioplatense è
profondamente interessato nel
dare il suo apporto. Prossimamente avrà luogo un « Incontro
in Unità » con la partecipazione
di otto delle principali denominazioni maggiormente radicate
nella regione.
5) FINANZE. Le Chiese valdesi delt’area rioplatense hanno
un’autonomia finanziaria che copre annualmente un adeguato
preventivo. Non dubitiamo che
questo sforzo sarà mantenuto e
aumentato, nonostante la difficile situazione economica di questi paesi. Tuttavia ci sarà difficile portare a compimento tutte
le opere un po' particolari, come
la costruzione di nuove case pastorali, le pubblicazioni riguardanti la storia valdese, l’ampliamento e la miglior cura del campo di lavoro, il sostegno di alcuni istituti assistenziali, i piani
per l’aggiornamento teologico
degli operai e dei laici. Nonostante tutto, abbiamo fiducia che
prevalga tra i nostri membri di
chiesa il pensiero biblico: 'Più
felice cosa è il dare che il ricevere’ (Atti 20: 35).
La lettera del Moderatore Bertinat prosegue ringraziando il
nostro Sinodo e la Tavola per la
visita del Moderatore Giorgio
Bouchard e per Timportanza del
suo contributo nel Sinodo del
febbraio scorso, nella visita alle
comunità, e nella presa di contatto con organismi ecumenici,
sottoponendosi ad una grande
fatica. Ringrazia anche per la
visita dei pastori Bruno Rostagno e Thomas Soggin per il programma di preparazione Biblicoteologica per laici, svolto sotto
gli auspici del « Centro Emmanuel » di Vaidense e per il lavoro in una comunità del pastore
Samuele Giambarresi. Visite come queste « e scambi che si possano realizzare tra operai e anche laici, faciliteranno — prosegue il Moderatore Bertinat — e
rafforzeranno i legami che ci uniscono e non dubitiamo che costituiranno un beneficio per le
comunità delle due aree ».
« Chiediamo al Signore che, in
mezzo a tempi facili o difficili,
ci prepari a restare saldi nella
fede ». Fin qui la lettera del Moderatore Bertinat.
Il Sinodo ha ascoltato poi una
sintetica relazione del pastore
Th. Soggin, su alcune impressioni e valutazioni dei sei mesi trascorsi da lui e sua moglie a servizio del « Centro Emmanuel »,
da maggio a ottobre 1979 e delle
visite compiute in tutte le comunità valdesi e in numerose co
munità delle chiese aderenti alla Federazione Evangelica e cioè:
Mennoniti, Metodisti e LuteranoRiformati.
Nel dibattito ci si è fermati su
tre elementi essenziali:
A) Valutazione teologica dei
tempi facili o difficili che le nostre chiese attraversano: se anche, secondo Geremia 27-29, i
tempi dell’esilio potranno essere
lunghi, il vero problema è quello successivo: la ricostruzione.
Essa potrà avvenire soprattutto
per mezzo di coloro che, in loco,
avranno perseverato nel « buon
combattimento » « serbando la
fede » (2 Timoteo 4: 7).
B) Per fortificarci a vicenda
necessitiamo assolutamente dei
doni gli uni degli altri. In questo senso è stata espressa la ne
cessità di uno scambio di laici e
pastori fra le due aree, per approfondire e consolidare la conoscenza, i legami e l’apporto
reciproco dei doni.
C) Il Sinodo ha espresso la
necessità di manifestare concretamente la propria solidarietà
aprendo una sottoscrizione a favore delle opere diaconali dell’area rioplatense e includendo
tra gli scopi dei doni destinati
alla Chiesa valdese, le pubblicazioni e le altre iniziative straordinarie dei valdesi d’oltre Oceano. In questo quadro si è anche
sottolineato l’esempio del totale
autofinanziamento di quell'area,
menzionato anche nella lettera
del Moderatore Bertinat.
Maria e Thomas Soggin
COLLABORAZIONE E SOLIDARIETÀ’
Il Sinodo
rallegrandosi per l’intensificazione dei legami fraterni con le Chiese valdesi nel Rio de la Piata, e
in particolare per lo sviluppo della
collaborazione con il Centro Emmanuel di Colonia Vaidense,
invita la Tavola a proseguire tutte le iniziative intraprese, studiando specialmente la possibilità di organizzare in modo continuativo
scambi di pastori e di laici qualificati tra la zona italiana e la zona
rioplatense.
Il Sinodo
si unisce alla gioia della Chiesa
di Ombues de Lavalle per i 90 anni
dell’opera di colonizzazione, e della
Chiesa di Riachuelo per il suo centenario,
invocando la benedizione del Signore per la continuazione della te
stimonianza a Gesù Cristo in queste Chiese.
Il Sinodo
riconosciute le necessità di sviluppo dell’opera delle Chiese vaidesi nel Rio de la Piata, in particolare per l’incremento delle pubblicazioni e la costruzione di nuovi
locali per l’attività ecclesiastica, invita la Tavola a includere la zona
rioplatense tra gli scopi dei doni
destinati alla Chiesa Valdese,
invita le Chiese valdesi in Italia
a destinare la colletta dei XVII febbraio al sostegno dell’opera delle
Chiese sorelle nel Rio de la Piata,
e le chiese metodiste e l’OPCEMI
ad associarsi a tale colletta,
auspica che sia aperta una sottoscrizione pubblica a favore delle
opere diaconali della Chiesa valdese nel Rio de la Piata.
Evangelo e vita
Un Sinodo intenso
{segue da pag. 1)
Se non c’è ravvedimento, inoltre, dopo l’ascolto della Parola
di Dio, non è che tutto resti come prima (e non solo perché si
è buttata via l’occasione della vita), non è che tutto proceda in
maniera indolore, anzi si viene
a determinare una situazione di
grave pericolo. Se dichiararsi
cristiani non si traduce in vita
nuova, in rapporti nuovi fra gli
uomini basati sull'amore, non è
vero che tutto resti come prima,
nel bene e nel male, perché la
Parola di Dio non è neutrale.
No!, è peggio di prima, perché
le contraddizioni si fanno stridenti tra il tuo essere e il tuo
mostrarti, tra dò che hai dentro di vecchio, di malvagio, di
ambizioso e di rapace e quello
che vuoi apparire: una persona
comprensiva, paziente e saggia,
ma in definitiva un moralista. Ed
è qui il “peggio", il distruttivo
della nostra condizione, perché
essa inganna e disorienta, produce deviazioni mortali per noi e
per gli altri. L’Evangelo di Cristo non può essere usato come
una toppa per coprire gli strappi del nostro vecchio abito, perché il vecchio abito verrà ad essere ancora più lacerato. Il nome di Cristo non può impunemente essere usato per coprire
la polvere delle nostre chiese ripiegate su se stesse e le proprie
venerande abitudini. Con la stoffa nuova si fa un abito nuovo.
Il vino nuovo, il cui fermento
continua a produrre movimento,
va posto in otri nuovi. Con Cristo si deve vivere una vita nuova. Se si è chiesa di Cristo bisogna avere la prassi evangelica
dell’agape, altrimenti il nostro
abito è ancora più lacerato e le
nostre strutture, che supponiamo corrispondenti al messaggio
evangelico, saltano, si rompono.
Se si pretende di far coesistere
la fede in Cristo con i vecchi criteri di vita, il risultato può essere solo squilibrio ed alienazione. Se si pretende di essere chiesa di Cristo e si ha una prassi
pagana, non si fa altro che produrre inganni e mistificazioni e
si devasta non solo la vigna del
Signore, ma anche la società degli uomini. Non si è più un servizio reso a Dio ed agli Uomini,
ma si è di danno per l’uomo.
E poiché quando il presidente
dell'assemblea sinodale mi ha
chiesto ieri sera di predicare
questa mattina lo ha fatto pensando che vengo da Bologna e
che sono più direttamente coinvolto con il dramma di quella
città, tenterò un aggancio, con
timore e tremore, tra il messaggio del nostro testo e le sempre
più tragiche espressioni del terrorismo nostrano. E allora, forse si può dire che una società
come la nostra, che da sempre
si è appropriata dell’appellativo
di “cristiana" per coprire le sue
ingiustizie e le sUe prevaricazioni, è una società che produce violenza, terrore e morte. La sofferenza e la morte non sono la vendetta di Dio che è geloso del suo
nome (Iddio è geloso del suo nome per l'uomo, non contro di
lui...), esse sono la conseguenza
delle contraddizioni che ci caratterizzano. C’è. la contraddizione tra il dirsi di Cristo e l’essere
del mondo, c’è il coprire con nome di Cristo la presunzione del
proprio diritto a gestire la vita
degli altri. Non si sono forse perpetrate, nel corso della storia, le
stragi più orrende proprio nel
nome di Dio? E non mi riferisco
solo al fanatismo religioso del tipo Khomeini o allo spirito di
crociata, ma anche all’integralismo cristiano che porta alla
convinzione che ogni mezzo è
buono per raggiungere i propri
scopi. Siamo ormai abituati a
vedere e ascoltare uomini e pubblici amministratori che si rivestono di sacro sdegno di fronte
alla violenza (e chi non si sdegna!), ma che poi presumono di
essere al di sopra di ogni sospetto nella loro corruzione e di essere legittimamente autorizzati
ad agire come agiscono. E ci sono molti che operano così convinti di essere buoni cristiani,
di adorare Dio correttamente.
Ma ciò che manca loro è la capacità del ravvedimento. E ciò
produce più guasti e disastri dell’essere semplicemente e dichiaratamente dei pagani.
Il messaggio del nostro testo
è che la vita nuova in Cristo esige una vita nuova nel mondo e
nella storia, nella pratica dell’agape per l’uomo. E non si tratta di una vita fatta di privazioni, sacrifici e tristezze, perché è
come partecipare ad una festa
nuziale, festa garantita dalla presenza del Signore vivente Gesù
Cristo.
Paolo Sbaffi
(segue da pag. 1)
tempo passato, appelli ed esortazioni... La cosa era talmente
forzata che recentemente questa
pur veneranda tradizione era di
fatto caduta nel nulla. Oggi il
Sinodo sostituisce questo tipo
di serata interna con un tentativo di contatto e di discorso
esterno, riuscito in parte nei
suoi contenuti e in pieno quanto alla risposta di pubblico incontrata. Ma soprattutto il Sinodo, dopo aver dedicato una
mezza giornata ai problemi interni delle chiese, spende quasi
un’intera giornata in un rinnovato dibattito suH’evangelizzazione.
Il Sinodo ha espresso la sua gioia
e la sua riconoscenza al Signore
per questo fatto. Davvero a lui
appartengono i tempi e i momenti e una capacità di rinnovamento della nostra vita di singoli e di chiese.
Certo questo ritrovato dibattito sull’evangelizzazione ha denunciato i suoi limiti di nuova
inesperienza. Il Sinodo in questa fase dei suoi lavori pareva
un malato che si alzi dopo una
lunga degenza e muova i primi
passi incerti non ricordando bene come si fàccia a camminare.
Esperienze diverse, dati, indica-,
zioni, e non desideri e nostalgie,
formavano la materia di questa
rinnovata discussione, eppure in
tutti era chiara Tinesperienza,
una certa titubanza o al contrario un salto a generalizzare una
determinata situazione. Stiamo
reimparando a evangelizzare e il
cammino di questa rieducazione
sarà certo lungo, anche perché
— come si è visto chiaramente —
evangelizzare oggi non può significare assolutamente un copiare
l’evangelizzazione di ieri. L’importante è che non ci si stanchi
di imparare e che il raggio del
coinvolgimento delle chiese e dei
singoli si allarghi progressivamente in un duplice respiro di
richiesta al Signore per ciò di
cui abbiamo bisogno e di riconoscenza per ciò che ci dà.
E’ stato forse, tra quelli dell’ultimo decennio, il sinodo con
il minor tasso di tensione: quando mai un sinodo è stato così
privo di attacchi alla TEV o al
Collegio, alla EGEI o alla Claudiana? Forse appunto non si tratta di valutare positivamente un
irenismo stolto se fine a se stesso, ma di essere riconoscenti per
l’occasione che ci è data di non
divorarci gli uni gli altri ma di
usare della libertà dell’evangelo
per un rinnovato annuncio della
Parola.
Guadagnare tempo
Non essendo abituato a fare i
conti con l’evangelizzazione, il
Sinodo si è trovato fortemente
in ritardo. Argomenti come i rapporti con il cattolicesimo, pur occupando il doppio del poco tempo assegnato, hanno potuto essere soltanto intaccati. Dibattiti
attesi si sono visti minacciare
preventivamente la chiusura dopo 4 o 5 interventi per poter garantire lo svolgimento dell’intero programma. E’ un po’ il destino di tutti i sinodi dopo il 3°
giorno, ma quest’anno si è sentito maggiormente il serrate finale.
Senza addentrarci in possibili
riforme dei lavori sinodali, nell’ambito dell’attuale struttura si
potrebbe guadagnare parecchio
tempo con accorgimenti di procedura. Oggi ancora se un ordine del giorno non viene emendato in aula da più di 100 membri del Sinodo presenti ma viene
rielaborato da una commissione
incaricata dal Seggio, questo è
visto come una debolezza del Sinodo e c’è chi ha protestato che
aumentando il numero di tali
commissioni l’aula sarebbe ben
presto risultata semivuota. Molto tempo sarebbe invece risparmiato se ciò che è considerato
eccezione diventasse regola ed il
Seggio più decisamente canalizzasse la discussione verso lo
sbocco di una commissione incaricata di tener conto del dibattito e di superare, se possibile,
contrasti e attriti non sostanziali.
Un altro anno
In conclusione, è stato un Sinodo intenso e nuovo. Ancor prima di ritornare con più tempo
e calma su diversi dei suoi temi,
è possibile riconoscere che esso
ha fornito le nostre chiese di
una quantità di strumenti e di
indicazioni per la loro vita. Un
altro anno è aperto davanài a
noi per un rinnovato servizio al
Signore e ai fratelli in mezzo ai
quali siamo stati chiamati.
Franco Gìampiccoli