1
LA BUONA NOVELLA
Si dislribuisce ogni Venerdì. — Per cadun Numero eeotesimi 10. — Per caduna linea d’inserzione cenlesimi 20.
Condizioni d’A880ciazioue s
PerToRixo — Un Anno L. S. —Adomicilio L. « ■ — Provimcie L. O *0.
Sei mesi >3. — • s s* — . a 7».
Tre mesi > >. — • > f s — . s s«.
Per Francia e Svizzera franco a destinazione, e per l’Ingliilterra franco al confine lire » ftO
per un anno, e lire » per sei mesi.
Le Associaiionl st ricevnno : in Torino airwfllzio ilol Ulornulc,viale del Re, num. 31.
— A Genova, alla Cappella Valdpno. mura di S. Cliiuin.
Nelle provincie, presso tutti gli Ufficii pottaii per mezzo di Vaglia, che dovranno essere iuviiti
franco al Diretlore della Btos* Novella e non altrimenti.
AU'estero, ai seguenti indiriiii•• LonnRA, dai sigg. Nissl/elt e C. librai, 2i Bernera-streel;
Parici, dallalibreriaC. Meyrocii, ruc Tioiiciiet, 'ij NmE» dal sig. l’eyrot-Tincllil‘i"dio: Liuse;
dai sigg. Dcnis et Pelit Pierre librai, me Neuve, 18; Gikevra, dal sig. E. Ucroud libraio
Losauma^ dai sig. Delafontaine libraio.
Sommario.
Il viaggio di s. Pietro a Roma. — Pretesa mentita data
dal signor Desanctis alla Buona Novella. — Corrispondenza tra un Padre Cappuccino ed un Evangelista della
nostra Chiesa. — Lo Stato romano svelato. — La Religione fra i prigionieri evangelici.—iVzione della parola
di Dio e della preghiera. — Notizie; Asti ; Francia ;
Genqania; Spagna. — Annunzii.
■r:___ ■ . ........—
IL VIAGGIO DI S. PIETRO A ROMA
VARMONI.iE LA BUONA NOVELLA.
Venerdì scorso venne consegnato all’uflìzio
della Buona Novella un opuscolo ed una lettera, anonimi amendue, ma che, dalle ingiurie
<li cui traboccano così questa come quello,
•dovemmo supporre opera di qualche scrittore
Armonia. L’aver ritrovata poi quella precisa lettera stampata ne! numero dello stesso
4\ del sullodato giornale , ci fu prova che
non era infondata la nostra supposizione. L’opuscolo ò intitolato: Viaggio di .?. Pietro a
Roma, impugnato da’ Valdesi del Piemonte con
falsità, catillosità e malafede incredibili, ed è
la risposla, da più mesi minacciata dall’.lrmonia, agli articoli sul medesimo argomento
«tampati nella Buona Novella nel principio di
quest’anno. La lettera era indirizzata ; .il collaboratore della Buona Novella, Vonorevole
^g. F. autore degli articoli sul viaggio di
■s. Pietro a Roma.
Disgraziatamente il sig. F. trovandosi da al■cuni mesi assento dal Piemonte, non potrà, con
sommo nostro rincrescimento, rispondere così
presto come l’avremmo desiderato all’opuscolo
che lo concerne ; ma appena ci fu queslo consegnato, noi ci siamo affrettati a mandarglielo
per la posta, e sia certa VArmonia che, da
quell’uomo ch’egli è, non tarderà troppo tempo
il sig. F. a darle notizie di sè, sia per ribattere
lo accuso cho in tuono cosi poco cristiano, per
non dir pib, gli vengono mosse dal di lei collaboratore, sia, se avrà sbagliato in qualche
cosa (il che non Sarebbe impossibile trattandosi
di un’opera storica) di riconoscerlo con tutla
buona fede, non proponendosi egli che il vero,
e la pretensione aìVinfallibilità essendo affatto
sconosciuta nel campo degli Evangelici, a qualunque denominazione essi appartengano.
In quanto poi alla responsabilità che vorrebbe
l’anonimo scrittore dell’.-irmonia far posare
sulla Chiesa Valdeso tutta degli articoli del
sig. F. è questa una pia sua tattica, di cui lo
scopo non può sfuggire a nissuno, ma che di
sgraziatamente agli occhi degli esperti gli gioverà poco per questa doppia considerazione:
primieramente che la Buona Novella non è, nò
è stata mai organo ufficiale della Chiesa Valdese, e che quindi non si può in verun caso
domandar conto a questa delle cose cho vengono in quella pubblicate; in secondo luogo
che tale solidarietà è, per quanto concerno gli
articoli in quislione, negata nel modo piti rociso
dal sig. F. medesimo cheli dettò. Ecco infatti
quanto da questo onorevole signore ci veniva
scritto, in data 7 giugno, in occasiono di un
primo ammasso d'ingiurio sul proposito vomitate contro di lui dal rugiadoso giornale ; *11 sup
* plemento al n® 122 dell’/lrmonia, dopo qual« cho ritardo, mi pervenne solamento sabbato
« passalo. Jeri fu la domenica. Questa mattina
« mi affretto a scriverle alcune righe sull’articolo
« contenuto nel supplemento che mi ha spe
* dito... Mi dispiace assai cho lei, come editore
« della Buona Nov»t*a, ha avuto da soiTrire
« tanta noia (la noia è stata pochissima, i vituperii àcW.irmonia non valendo nemmeno a
« sortire questo effetto) dai vituperii lanciati
« contro ai Valdesi e contro i Protestanti in
« generale per motivo di una trascuranza mia...
« Forse le parole di una persona stimata dal« VArmonia come * grande mentitore » e « ipo« critone * non saranno a quel giornale di nist sun valore ; ma il pubblico generoso di To« rino mi crederà quando asserisco che nè lei,
« nè qualunque altro Valdese ha avuto nulla da
« fare cogli articoli inseriti m\\& Buona Novella
« sul viaggio di s. Pietro a Roma. Io sono in« glese, ed in nissun modo avendo relazioni
*■ colla Chiesa Valdese, se non solamente quelle
€ di amicizia con molti stimabili e rispettabi
< lissimi membri di essa, e di simpatia o di
« ammirazione cagionata da molli secoli di per
* secuzioni e di sofferenze, ora, grazie a Dio,
« terminate... Io stimo da fratello ognuno che
« * teme Iddio ed opera giustizia » sia egli Ro« mano-cattolico o Greco-ortodo.sso, o Valdese,
« 0 Anglicano, LuteranooRiformato... Io credo
« che la supremazia [lapale è un potente osta« colo a quell’unità una volla manifestata nella
« Chiesa e sempre da desiderarsi da ognun
« cristiano... Aveva già io stampato un opu« scolo in Inghilterra sulla Supremazia papale,
« del quale la prima edizione era quasi esausta,
t ed i materiali di una seconda edizione erano
« pressoché preparati per il torchio. Un capi« tolo di questa contiene un esame storico sul
« viaggio di s. Pietro a Roma ; e speravo cho
« sarebbe cosa molto utile di dare alla luce
Í certi articoli, ricavali in parte dal capitolo
« menzionato, nel solo giornalo italiano dovo
« una tal serio sarebbe permessa, vale a diro
« nolla Buona Novella, lo desideravo la verità,
« e solamente la verità. Il titolo degli articoli
« era; Esame storico, ecc., o non mi rincresco
f che io personalmente abbia da soffrire nella
« discussione dallo accuse o dai viluperii delt VArmonia, so questo mio sofferenze saranno
« utili alla causa dolla verità, e se non souo
« partecipate nè da lei nè da ni,ssuii'altra por« sona cristiana ch’io stimo uel Signore ».
Noi sappiamo fiu d’ora lo supposizioni d’ogni
sorta cui darà luogo queslo brano di lettera por
parlo áüWArmonia, avvezza, uon sappiamo so
per temperamento o per oducazione, a sospettare inganno e falsità in chiunque non la pensi
esattamente a modo suo, e per cui lo insinuazioni pi'u ingiuriose, e che danno sempre molto
a sospettare in chi vi si compiace, sono coso
cosi innate da non potersene scansare. Ma siccome noi non discutiamo per discutere, nemmeno per aver ragione ad ogni costo, por questo
dopo aver esposto il voro quale ci venno falto
di scorgerlo, ce no stiamo tranquilli come chi
ha adempiuto ad un dovero, non altrimenti
curandoci se vi ha chi, dimentico abbastanza
della sua missione, voglia della parola valersi
all’unico fine d’ingarbugliaie le quistioni per
poi vilipendere con più comodo chi gli &
avverso.
PRFTES.1 BEWITA DAM D.11 SIG.\OR DESA,\CI1S
Alli Bl’O.VA A0\ ELLA.
La Buona Novella seguitando a riportare alcuni brani di un articolo cho annunziò essero
tolto dal Glaneur Savoyard (Lo Stato romano
«)eteto),eche hasempre avuto cura di slamparo
tra virgoletto, conteneva nel suo n. 33 questo
parole :
« Il parroco 6 ad un tempo ufficiale dello
€ Stato, capo dello spionaggio, ispettore di
« polizia e padro spirituale. Il secreto della
« confessione è depositato in registri ; e le di
« lui funzioni secolari gli tolgono il suo tempo
« miglioro ».
Siffatta rivelazione piacque poco, come è naturale, aU’.lrmoiiirt, che , nel n. 192, venne
fuori con un articoletto di conio tutto suo proprio, intitolato : I.nfamie della Buona Novella
in cui « sfidava gli ex-parrochi Desanctis, A« chilli, ed altri... a sostenere questa vile ca« lunnia del giornale barbette ». — A tale sfida
2
rispose il Desanctis colla lettera che qui sotto
ri portiamo :
« Stim.’^o Signoì' Gerente,
« E noto che da circa due anni a questa parte
•« non scrivo piìi nulla per il giornale la Buona
Novella, cho VArmonia chiama giornale bar■« betto: quindi la sfida che mi fa VArmonia nel
«suo n. 192 (20 agosto) non mi riguarda in
« modo alcuno per le opinioni pubblicate dalla
« Buona Novella. Io veramente credea che quel
« giornale avrebbe risposto alla sfida dell’.lr« monia ; ma vedendo nel numero d’oggi che
« non se ne dà carico, mi affretto a rispondere
* io per quello che mi spetta.
« Io non sosterrò in tesi generale la strana
« dottrina che il segreto della confessione è de
* positato in registri, ma, se lei vuole, sono
« pronto a provare cho in molti casi negli Stati
« pontificii si abusa della confessione livelan« done i segreti alla polizia, e ciò per ordine
« superiore.
« Ella, signor Gerente, mi sfida : mi apra le
« colonne del suo giornale, ed il guanto è rac« colto.
« Siccome ha avuto la gentilezza di nomi-ii narmi, così abbia anche la gentilezza d'inse« rire questa mia in un prossimo numero del
< suo giornale, e questo lo domando a nome
« della legge.
« Mi creda con la debita stima
« Casa, 22 agosto 18.56.
¥. Suo dev .’>>0 Servo
« L. De Sanctis. »
Ora quale è quell’uomo che d’altro non si
curi se non di verità, che non avesse dovuto
tenersi pago della risposta del Desanctis, e riconoscere che, a parer suo almeno,la Buona Novella nella sostanza (chò la sostanza è qui ciò
che importa) avea detto il vero, essere cioè
negli Stati romani la confessione strumento di
polizia ? Ma invece che fa VArmonia ? Sforzandosi con portenti di sofismi, degni el certo di
miglior causa, di dare alla lettera del nostro
fratello un significato affatto opposto al vero,
intitola un suo lunghissimo articolo : Mentita
di L. Desanctis alla Buona Novella!!
Una parte tuttavia della lettera del signor
Desanctis non potea cho cuocere la pelle air-dr■monia, ed è quella in cui l’ex-parroco di Roma,
le dice : « se lei vuole io sono pronto a provare
« che in molti casi negli Stati pontificii si abusa
« della confessione, rivelandone i secreti
« ALLA POLIZIA, e ciò PER ORDINE SUPERIO« RE. Ella, signor Gerente, mi sfida : mi apra
« le colonne del suo giornale , ed il guanto è
«raccolto ». Como cavarsela con una proposta
cosi schietta e semplice? — Lasciato faro ai
teologhi deli’.'l rifiojutt, che queste difficoltà cho
per un altro uomo parrebbero insuperabili,
per essi le sono bazzecole ! Ecco come se la
cavano ; « Ci paro quindi assai strana la proti posta del Desanctis quando dice : « Ella signor
4 Gerente, mi sfida ; mi apra le colonne del suo
«giornale, ed il guanto è raccolto ». Curioso
« il signor Desanctis ! Sa benissimo il sere che
« VArmonia non può nò dal lato morale, nè dal
< lato pecuniario aprire le sue colonne alle ca« lunnie contro chicchessia, e molto meno con
« tro il Governo pontificio. Bisognerebbe cho
« il signor Desanctis ci desse sicurtà contro un
« processo in diiTamazione. Imperocché non
« può altrimenti raccogliere il guanto, che ac« cennando almeno alcuni dei molti casi in cui
« si svelarono i segreti alla polizia, e ciò PER
« ORDINE SUPERIORE.
« Ora noi siamo certissimi che avremmo un
« processo in diffamazione pubblicando le ri« velazioni del Desanctis, e siamo non meno
« certissimi che saremmo condannati come ca« lunniaton. Ed in tal caso noi non sappiamo
« che cosa ci perderebbe il Desanctis, ma noi
« ci perderemmo e l’onore ed i danari. E questa
« perdita sarebbe ancora poca cosa a petto della
« perdita dell’onestà facendoci portavoce della
« calunnia.
« Stranissima adunque è la proposta che ci
« fa il Desanctis, e non solamento egli sapeva
« che non l’avremmo accettata per le esposte
« ragioni, ma non ee l'avrebbe fatta qualora
« avesse creduto che l’accettassimo, non es« sendo quella che una spampanata per gettar
« polvere negli occhi a qualche gonzo ».
E si, signori, cho in un’assemblea d’uomini
che si fossero raunati allo scopo preciso di far
vedere bianco il nero e nero il bianco, la presidenza vi spetterebbe di pien diritto ! — Ma
se un tal modo di patrocinare gl’interessi della
religione e della verità sia da questa consentita
al cospetto delle coscienze oneste, noi lasciamo
che ne sia giudice il lettore.
CORRISPONDENZA
Ira un Padre Cappuccino cd un Evangelista
della nostra Chiesa
F. Bruschi al Padre Teodosio,
M.to Rev.do Padre Pro.ne Oss.mo,
L’asserire che la Bibbia è chiara in ciò che
concerne la fede e la morale è secondo la parola
Tostra un falso supposto ; anzi Ella afferma trovar nella Bibbia stessa tutto il contrario. — Ella
è ben curiosa nella sua bocca una tal proposi'?
zione ; nè so come conciliarla colle parole colle
quali comincia il secondo paragrafo della sua
lettera. Ella scrive cosi : « Del resto una tal verità che si legge chiara nella Bibbia, ecc.». Noti
bene quel chiara. Per me vale una Spagna (mi
servo delle sue espressioni) perchè m’indica che
Ella ha trovate nella Bibbia proposizioni che
chiaramente comprende , ed io le domando ; Se
Ella può chiaramente comprenderla, come ciò,
che è chiaro per Lei, sarà poi oscuro per me ! ?
La Bibbia è oscura, secondo Lei : ma allora io
non posso concepire come la Paternità Vostra si
serva di passaggi di questa Bibbia, i quali Ella
deve necessariamente supporre intenderlo molto
bene , poiché colle loro citazioni pretende convincermi. Jla come convincere un uomo che la
Bibbia è oscura? Certo il miglior argomento è
quello di portare in prova di tal tesi la lampante
chiarezza dialcuni passi della medesima 1! Mi
permetta di dirle che questo è un genere di prove
tutto nuovo per me, e di aggiungere , che da
questo suo sistema nel difendere la sua tesi altro
non risulta in sostanza se non che , esser vero
quanto io sosteneva , cioè, che la Bibbia è chiara
in tutto ciò che concerne la fede e la morale.
Nè può esser altrimenti.—Infatti: al salmo XVIII
verso 8, io leggo : « il comandamento del Signore
è lucente e rischiara gli occhi »; ora accusare di
oscurità il libro che contiene una proposizione
cosi esplicita è accusarlo di menzogna, e siccome questo libro è l’opera di Dio, è dir bugiardo
Colui che è verità per essenza, negando che sia
veramente lucente e rischiari gli occhi quella
parola che Egli qualifica come tale. Molti passaggi che dichiarano esplicitamente la stessa verità potrei addurre ; gli tralascerò non ostante
per appigliarmi ad altre prove. In san Giovanni
al capo V, verso 39, io leggo queste parole uscite
dalla bocca di Colui che ha detto essere via, verità e vita : « Investigate le Scritture, poiché credete per esse avere vita eterna ». Questo passaggio prova per lo meno che fra gl’israeliti eravi
l'abitudine di legger la Bibbia, e noti che G. C.
non dirigeva queste parole ai soli dottori, ma
sibbene ai Giudei che l’intorniavano, come
chiaro apparisce dal contesto ; da ciò risulta che
generale era fra loro questa abitudine ; e se la
leggevano e la studiavano, è necessario supporre
che credevano di comprenderla e che quindi
fosse fra loro comune opinione che la Bibbia
era intelligibile e chiara.
Timoteo fin dall’infanzia imparò le sacre lettere che lo resero istrutto a salute (2* Tim., Ili,
15); ma se le sacre lettere erano chiare per un
fanciullo di quei tempi, come non lo sarebbero
per un fanciullo e per gli adulti dei giorni nostri? Gli abitanti di Berea nel XVII degli Aiti al
verso 11 vengono chiamati più generosi di quei
di Tessalonica per non aver derogato alla felice
abitudine di esaminare ogni dì le Scritture, nemmeno a favore dell’apostolo Paolo ! Ma se poteano essere esaminate per paragonarle alle predicazioni dell’apostolo , bisognava che fossero
loro intelligibili e chiare ; tanto chiare anzi che
dal loro esame furono convinti esser vero ciò
che Paolo diceva loro. Inoltre, come può cadere
in mente alla Paternità Vostra che l’apostolo
delle genti non credesse di scrivere intelligibilmente le sue lettere, poiché le dirigeva a tutti i
membri della Chiesa di G. C.. come rilevasi dai
seguenti passaggi che la prego di riscontrare?'
[Filippesi, I, 1. Romani, I, 7. 1* Corinti, I, 2.
2» Corinti, I, 1. Galati, I, 2. Efesi, I, 1, ecc. ecc.)
Non sarebbe ella stata un’amara ironia, mio reverendo Padre, lo scrivere delle lettere a Chiese
intiere , sapendo di certa scienza che queste
.(chiese) non vi avrebbero inteso nulla? Sarebbe
poi stata cosa curiosa davvero il vedere i giovanetti, gli adulti, i padri cui l’apostolo s. Giovanni scriveva (la di Giov., II passim] lambiccarsi il cervello per leggere le di lui lettere, e
dopo esservisi affaticati per ore ed ore riuscire
^vana ogni loro fatica ! Nè meno curioso sarebbe
stato il vedere la gentil donna Eletta in un coi
suoi figlioletti correre in traccia del Pastor della
Chiesa, cui appartenevano , accusando di oscurità la lettera che il beato Apostolo scriveva loro,
come ad istigazione dei preti del papa lo farebbero le donne dei giorni nostri ! E poi, come
mai Iddio avrebbe ordinato che si registrassero
le sue relazioni nello scopo che questi scritti
servissero di guida in materia di fede , se non
fossero stati intelligibili e chiari? Lo Spirito
Santo per bocca di s. Giovanni ci dice : Haec autem scripta sunt ut credaiis quia Jesus est Chrisius fìlius Dei et ut credentes vitam habeaiis in
nomino ejus (S. Giov., XX, 31).
Come? le gesta del lledentore sarebbero state
registrate nello scopo che crediamo come oggetto
principale di nostra fede che Egli è il Cristo, il
figliuolo di Dio, aflSnchè per questa fede abbiam
3
vita ael nome suo; ed in questi scritti non potremmo poi comprendere questo vero solenne a
motivo della loro oscurità? — Il Signore che
prevedeva che verrebbero coll’andare dei tempi
uomini che pei loro pessimi fini proibirebbero la
lettura di sna parola sotto pretesto non esser
questa chiara abbastanza ed intelligibile, ha comandato espressamente che si mediti e che si
legga non dai soli sacerdoti dell’antico patto, o
dai soli pastori della nuova alleanza , ma dagli
uomini tutti : ed al fine che nessuno potesse
allegare ignoranza in proposito , ha voluto che
questi reiterati comandi fossero registrati nelle
Sacre Carte, e che intatti passassero in fino a
noi.
Al capo sesto del Deuteronomio ed ai versi 6,
7, 8 e 9 noi leggiamo : « Ascolta, Israele; questi
comandamenti che io ti do oggi saranno fissi in
cuor tuo, e gli spiegherai ai tuoi figliuoli e li
mediterai assiso in tua casa, ed andando per
viaggio , andando a dormire ed alzandoti, e te
li legherai alla mano per memoria, gli avrai pendenti dinanzi agli occhi e gli scriverai sul liminare e sulla porta della casa ». — Per bocca d’Isaia il Signore dirige queste parole a tutti i popoli della terra ; » Cercate diligentemente nel
libro del Signore e leggete (Isaia, XXXIV, 16)».
I re del Popol di Dio dovevano avere presso
di sè, scrivere, e leggere tutti i giorni della loro
vita i divini oracoli (Deuteronomio, XVII, 18,19).
E noti, mio reverendo Padre , che non dovean
fidarsi ai sacrificatori, da cui riceveano l’originale, no ; Iddio comanda loro espressamente di
legger da loro stessi, e non sol per un tempo,
ma per tutta la loro vita, gli ordini del Re dei
re. Giosuè, generale d’armata, riceve ripetutamente l’ordine stesso (Vedi Giosub, I, 7, 8 ed
anche XXIII, 6). Gesù Cristo, unico tipo e modello dei veri fedeli obbedì al precetto del divino suo Padre : lo vediamo infatti non con altro
ribatter la tentazione se non con la Bibbia (MatTBo, IV, 3 ad 11). Quando vuol provare ai Giudei
la sua divinità se ne appella a Mosè ed ai Profeti (Luca, XXIV, 27) : e quando il ricco dannato
all’inferno domanda la risurrezione d’un morto
per convertire i suoi fratelli, Gesù inette nella
bocca d’Àbramo queste solenni parole ; « Hanno
Mosè ed i Profeti, aseoltin quelli.....Se non
ascoltano Mosè ed i Profeti non pur crederanno
quand’anche alcun da' morti risusciti ». (S.Luca,
XVI, 29 a 31) ; e siccome Mosè ed i Profeti non
viveanpiù che nei loro scritti, egli è chiaro che
Gesù voleva a questi scritti rimandare i Giudei; e
come lo avrebbe fatto qualora avesse creduto che
dessi erano inintelligibili e oscuri? Finalmente
gli Apostoli anch’Essi vogliono e scongiurano
che sian lette da tutti le loro lettere. S. Paolo
al capo quarto della sua lettera ai Colossesi ed
al verso sedici dice : « letta che sia fra voi questa
lettera fate che sia letta anche nella Chiesa de.
Laodiceni, e voi leggete quella dei Laodiceni »
Ed al capo quinto della prima ai Tessalonicesi,
al verso ventisette soggiunge .• « Vi scongiuro
pel Signore che questa lettera sia letta a lutti i
santi fratelli ».
Dal fin qui detto evidentemente risulta esser
vero che la Parola di Dio è chiara in tutto ciò che
concerne la fede e la morale perchè Essa medesima in varii luoghi esplicitamente lo attesta :
perchè letta da ogni classe di persone tanto nel
1 antica come nella nuova alleanza, sarebbe assurdo il credere che la massima parte non l’abbia
compresa : — perché diretta a tutti senza distinzione di età, di grado, o di sesso : — perchè lo
scopo per cui fu scritta è affinchè gli uomini
conoscessero la volontà del loro Dio ed avessero
prove evidenti che Gesù è il Cristo, figliuolo di
Dio, e credendo in lui, non per le parole degli
uomini, ma per le dichiarazioni del vero e vivente Iddio , avessero vita eterna ; — e finalmente perchè Iddio non avrebbe comandato e gli
Apostoli caldamente raccomandato a tutti di leggerla e di meditarla qualora non si fosse potuta
comprendere.
Risulta ancora per le stesse ragioni esser falsa
l’opinione contraria, e non aver conoscenza della
Bibbia, o sostener deliberatamente e con parzialità il partito papesco colui, il quale, ad onta
dell’evidenza, sostiene che la Bibbia è oscura.—
Ma la Paternità Vostra mi dirà non esser per
spirito di partito anticipatamente preso che sostiene essere oscura la Bibbia, ma sibbene per
aver prove della sua tesi dalla Bibbia stessa ;
dirà aver citati i passaggi che confutano la mia
opinione , e soggiungerà essere a queste prove
che è mio dovere rispondere. Accetto di buon
grado, ma non avendone in questo momento il
tempo, riceverà questa risposta, piacendo al Signore, nella prossima settimana.
Intanto la riverisco.
Della P.tà Sua M.to Rev.da
Dev.mo Servitore
F. Brcschi.
LO STATO ROMANO SVELATO
VI.
/Í papa e i cardinali [orinano
la sola corporazione imperante nel paene.
« Un errore invalso generalmente oggidì si è
di credere che il papa sia sovrano dei pontificali
dominii come lo è un re del suo regno, e di pensare che, guadagnato il di lui animo, si possano
operare tutte le riforme necessarie. Ma invece
la costituzione della corte di Roma divide la sovranità fra il papa e il sacro collegio, e l’uno e
l’altro riuniti formano il sovrano. La parte correlativa d’influenza potè variare secondo l’abilità
e l’ambizione di certi papi ed il nepotismo ; tuttavia non disparve mai. Le Costituzioni imposte
ad Eugenio IV dal Sacro Collegio stabiliscono
che l’obbedienza de’governatori, vicarii, ecc., è
dovuta tanto ai cardinali quanto ai papi, essendo
quelli comproprietari di tutti i diritti di sovranità e delle rendite, di cui la metà spettano a
loro , ecc. Nessun’altra costituzione conosciuta
rassomiglia cosi bene alia romana come quella
de’ Mamelucchi d’Egitto, scossa da Bonaparte ed
abolita da Mehemet-Ali.
« Nel 1848, allorquando Pio IX, trascinato dalla
rivoluzione europea, credette dover simulare il
diritto di una Costituzione, si vide chiaramente
emergere il detto principio. Il papa si riservava
di deliberare coi cardinali riuniti in senato sui
progetti di legge, prima di approvarli ; e tutte le
questioni miste, interessanti lo spirituale, appartenevano di diritto al Senato suddetto. Di più, il
papa accordava ad un cardinale la direzione degli
affari esteri, ed il ministro laico non aveva alcuna solida posizione. Ma , quai limiti fissare
agli affari misti? se nel sistema pontificale tutto
si lega, ed è universale la compressione ch'esercita la clerocrazia ; sorgono l’istruzione pubblica
e la stampa ; la legislazione civile urta sempre
contro la iegislazione della Chiesa ; e le manimorte, comprendendo un terzo del territorio,
sono pure sottomesse alle leggi ecclesiastiche.
* Laonde i ministri costituzionali, durante la
breve loro carriera, sentivansi come impacciati
in un prunaio incstricabile ; la diplomazia sfuggiva loro, e negli affari interni avevano sempre
dinanzi ad essi e prelati e cardinali che si trincieravano nel dirilto canonico c nelle costituzioni dei concilii ».
L.\ RELIGIONE
¥U I IMIKÌIOMEHI EVANf,ELICI
L'onorevole signor Béranger , membro dell’istituto e presidente della Corte di Cassazione,
ebbe incarico nel 18.51, dall’Accademia delle
scienze morali e politiche di visitare i principali
luoghi di riprensione in Francia e in Inghilterra,
allo scopo di paragonare i risultamenti de’sistemi
seguiti nei due paesi, e di ricercare quali misure
potrebbero essere adottate per conservare i buoni
effetti della riprensione dopo la liberazione dei
condannati.
II signor Béranger, compiuta la sua missione,
ha reso conto di essa in un’opera in due volumi
in-4», di cui il Siècle ne diede recentemente una
assai interessante analisi. La citazione chc segue
darà un’idea del regime religioso che l’onorevole
magistrato trovò iu attività nello stabilimento
inglese dell’isola di Portland (coutea di Dorset),
cho conteneva all’epoca della sua visita 935 condannati.
« La giornata comincia pei condannati colla
preghiera. A quest’uopo si recano nella cappella,
ove il cappellano loro fa un'istruzione. Poi vanno
sul luogo de' lavori, per isquadre di 20 uomini :
ciascheduna è comandata da un guardiano. Un
po’prima della notte lasciano il lavoro, si formano di nuovo iu isquadre e ritornano nello
stabilimento. Il giorno finisce come ha cominciato, per la preghiera. Innanzi di compire questo dovere, il prigioniero rientra nella sua cella,
lascia l’abito di lavoro, ne indossa uno più decente , dà mano a diversi obblighi di pulitezza
che sono richiesti da lui, e cosi preparato entra
nella cappella. L’istruzione del cappellano dura,
come quella del mattino, circa 20 minuti. L’insegnamento religioso è il principale fondamento
della riforma morale a Portland ». La relazione
del signor Béranger, aggiunge il Siècle, contiene
su questo argomento dei particolari palpitanti
d’interesse : tutte ie notizie sono prese sul luogo
e raccontate con una unzione penetrante.
« Noi abbiamo, dice il signor Béranger, seguito i copdannati alla cappella, e siamo stati
commossi dall’aspetto grave di raccoglimento
con cui vi si recavano. Una volta seduti, col libro di preghiere in mano , ci parvero profondamente penetrati dcH'atto che si compieva sotto
i loro occhi. Essi ripetevano sotto voce e con
compunzione le preghiere che il cappellano profferiva ad alta voce, ascoltando senza distrazione
e attentamente sempre la corta istruzione che a
loro indirizzava; indi tutti insieme a un segno
dato, intonavano de’ cantici a lode di Dio. Noi
eravamo commossi udendo quelle voci d’uomini,
che tutti avevano violato le leggi del paese, unite
in coro per esprimere il loro pentimento, e domandare perdono a Colui che non s’implora mai
invano ».
Questa bella testimonianza, resa da un uomo
grave ed imparziale, al carattere religioso d'una
istituzione evangelica ci ha sembralo degna di
essere mentovata. Egli vendica nobilmente la
nostra fede da molte accuse assurde e passionate.
fEspérance.J
4
AZIONE DELLA PAROLA DI DIO
E DELLA PREGHIERA
Un uomo, cattolico-romano di nascita, indifferentissimo per le cose di religione, era maritato ad una donna che aveva pie inclinazioni.
Ella possedeva da poco tempo, un Nuovo Testamento e sollecitava sovente il marito a leggerlo:
qualche volta acconsentiva, più assai per desiderio di far piacere alla moglie che per tutt’altro motivo. Un giorno (se noi non erriamo, il
giovedì santo) trovandosi al lavoro, non sentivasi come d’ordinario ; la di lui coscienza era
agitata, e del continuo si presentava al suo spirito cotesta domanda ; « Se ciò che è scritto nel
Nuovo Testamento è vero, che diverrò io? » Egli
provò bisogno d’indirizzare a Dio la seguente
preghiera: «Signore, fammi dunque conoscere
se queste cose sono vere! » Appena ventiquattro
ore dopo aveva l’assicurazione che il Nuovo Testamento conteneva la verità. Da tale istante la di
lui coscienza divenne così delicata, che questo
uomo il quale fino allora aveva lavorato senza
scrupola tutte le domeniche, sentì come era riprovevole simile abitudine. Ei cadde quindi in
grave imbarazzo: metà del suo tempo, era domestico presso l’Aggiunto del Comune, in casa
di cui la domenica non veniva punto osservata ;
ricorse al di lui primo espediente ; pregò : « Signore , mostrami come debba fare! » L'indomani, sabbato, prese il partito di recarsi dal padrone : ecco il dialogo che ebbe luogo fra loro:
— Mio principale, avete voi qualche cosa a farmi
fare domani? — Perchè mi chiedi ciò? rispose
l’Aggiunto. — Perchè in tal caso vorrei sbrigarmi
oggi (si rifletta ch’egli non gli doveva che i tre
primi giorni della settimana). — E dove vai domani? — In nessun luogo, ma vi confesso che
10 credo alla Parola di Dio, e siccome è proibito
di lavorare la domenica, così più non mi sento in
libertà di farlo. — Il padrone gli disse allora che
egli era pazzo, si adirò contro di lui, ed aggiunse
che non poteva più tenerlo per domestico. —
Ebbene, principale, rispose il buon uomo, non
andate in collera; facciamo il nostro conto in
tutta pace, e questo non impedirà, se voi avete
bisogno di me, ch’io sia al vostro servizio ; ma
in quanto illa domenica, vi espressi il mio pensiero. — Si separarono in tal modo. Corse pel
Comune la voce che quest’uomo fosse pazzo, ed
11 padrone lo credeva. Egli era pazzo di fatto,
ma di quella pazzia secondo il mondo che è la
sapienza di Dio (i Corinti III, 18-Ì9).
(L* Témoin di la Vérité)
A.sri. — Un rescritto del papa sui giornali piemontesi.— Monsignor Artico diramò in questi
ultimi giorni la seguente circolare in via confidenziale e riservata :
t Dal PalaiM vescovile di Canterano, 5 agosto 18S6.
« Ai venerabili e dilettissimi Parroci della città
e diocesi d’Asti.
« Supplicato il S. Padre Pio IX perchè si degni
di concedere a tutti i Vescovi del Regno di Sardegna la facoltà di accordare ai fedeli delle rispettive Diocesi, che saranno loro benevisi, la
licenza di leggere e ritenere i giornali proibiti
a jure et ab homine pkk tutto ii. tbmpo chk dorerà.’ IN PIEMONTE ik libertà’ DI STAMPA, 0 per
queU’altro che alla santità sua sembrerà conveniente, rispose nel di 19 luglio p. p. col seguente
veneratissimo Rescritto :
« Preces remittimus prudentiae et conscientiae
I episcoporum in toto Regno supradicto cum
« facultatibus necessariis et opportunis.
« (in originali) Pius IX ».
« In virtù pertanto dell'apostolica facoltà a me
clementemente concessa dal S. Padre, accordo
ben volentieri ai miei dilettissimi Parroci della
città e diocesi d’Asti la licenza di leggere e ritenere i gi?5rBali proibiti a jure o ah homine senza
limitazione di tempo per ora, riserbandomi di
comunicar loro quelle istruzioni che nel caso
mi venissero date dalla S. Sede ; e son pure disposto di concedere la stessa licenza ai rispettivi
loro parrocchiani, qualora singulatim, col mezzo
del proprio Parroco, che li creda degni, me la
dimandino.
« Invoco sopra dei pastori e del gregge loro
affidato le celesti benedizioni e mi protesto con
pastorale dilezione
« AfiF.mo come fratello
« t Filippo, vescovo. »
Francia.—Circolare del Vescovo d’Arras. —
II signor Parisis ha pubblicato una circolare indirizzata al clero della sua diocesi, riguardo alle
scuole miste. Egli propone di scomunicare i Direttori di esse e di fulminare l’interdetto sulle
scuole medesime, salvo il caso che gli alunni
evangelici fossero forzati a seguire gli esereizii
del culto romano. Questa circolare, degna del
tempo della Revoca dell'Editto di Nantes , produsse una sensazione J)rofonda, e noi possiamo
sperare che l'effetto di essa sarà precisamente
l’opposto di quello che il vescovo calcolava.
(Archives.)
Germania —Il Cattolicismo germanico in Slesia. — Un sinodo di germano-cattolici o cattolici
tedeschi della provincia ebbe luogo testé a Friburgo in Islesia ; venti comunità vi si fecero rappresentare. Quella di Breslau, or ora creata,
venne riconosciuta. (Le Lien.)
Spagna. — Prolungamento della cattività dei
signor Ruet. — I nostri lettori sentiranno con
meraviglia mista a rammarico che il giovane artistadi questo nome, cbe per aver pubblicamente
manifestato convinzioni conformi all’Evangelp
è stato, alcuni mesi sono, imprigionato in Barcellona sua città natia, aspetta tuttora in carcere
la sentenza che piacerà ai giudici di pronunciare
a suo riguardo. Ma ciò che sentiranno con rendimento di grazie a Dio, e di cui siamo stati
accertati da lettere scritteci da questo caro n^
stro fratello, si^è che il suo coraggio e la sua
franchezza nel confessare Gesù Cristo, come
unico Salvatore, anziché venir meno, ogni giorno
trae forza maggiore dagli stessi patimenti destinati, nella mente dei nemici deli’Evangelo, ad
abbatterla.
GENESI
AL IV IV-VJ-IV SE K
AL
DEPOSITO DI LIBRI RELIGIOSI
Viale del Re, N« 31.
SUPREMAZIA PAPALE
Al lBI8tME DELL'AniCIIIIÀ
Prima verMlone Italiana
DALL’OmCINALE INGLESE
miEJiZA DI DIO - m vin avvemre- ricospesse e mmm
Un volume in-18“ di 250 pagine
Prezzo Eiii. 1.
HORÆ APOCALYPTICÆ
OSSIA
LE PROFEZIE DI DANIELE
E
L’APOCAEISSE DI S. GIOVAI« APOSIOIO
2» Edizione torinese
Un voi. in-ÌS" di 550pag., con mappe.
Prezzo liii. 1;
IL
ARABIA — NINIVE
CON CARTE LITOCRAFICHE
PrcMO E,n. i.
Hollardh. Premier cours d'histoire naturelle, 1 vol. . . . L.
Bonne chose Emilb. Les Réformateurs
avant la Réforme: Jean
Huet.— Concile de Constance, 1 vol.....»
BoHNiKR Études élémentaires et progressives de la parole de
Dieu — 8 vol. in-12» »
Nbckbr DB Saüssdre (M.me) Education
progressive, ou étude du
cours de la vie, 3 v. in-8® »
B Les enseignements de l'Ëglise romaine , comparés
avec la Parole de Dieu,
1 vol.......»
Gonthihr Exercices de piété pour la
Communion, 1 voL in-32® »
i> La Bète et sa destruction par
le Roi des Rois, 1 vol. »
Gcbrs Le Camp et le Tabernacle
dans le désert, 1vol. in-8» »
Ruthbrfort Lettres aux chrétiens dans
l’épreuve, 1 vol. . . . »
I Le Messager de Miséricorde
dans la maison de deuil,
1 vol.......»
« Le Miel découlant du Rocher
qui est Christ, 1 vol. . »
» Le Muguet desVallées, 1vol.»
» Ninive la grande ville, 1 vol. »
» Notice sur Jacques Clavel,
1 vol.......»
broHMO Doaicnlco gerente.