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- Anno VII
numero 24
del 11 giugno 1999
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PAOLO E ANANIA
«Or a Damasco c’era un discepolo di
nome Anania; e il Signore gli disse: "Alzati, va’ nella strada chiamata Diritta e
cerca in casa di Giuda uno di Tarso chiamato Saulo; poiché ecco egli è in preghiera e ha visto in visione un uomo chiamato Anania entrare e imporgli le mani
perché recuperi la vista". Ma Anania rispose: "Signore, ho sentito dire da molti
di quest’uomo quanto male abbia fatto
ai tuoi santi in Gerusalemme...”. Ma il
Signore gli disse: "Va’, perché egli è uno
strumento che ho scelto per portare il
mio nome davanti ai popoli’’»
Atti 9,10-15
DOPO la Pentecoste inizia il percorso dei discepoli e continua il
grande progetto di Dio. Quest'ultimo è
reso evidente dalla grande conversione
che dovrà marcare profondamente la
cristianità: Paolo sulla via di Damasco. Qui davvero fa tutto Dio, solo lui
può trasformare il persecutore nel perseguitato, il nemico in discepolo, l’inquisitore in evangelizzatore. Il Signore
riesce là dove la chiesa avrebbe fallito,
Saulo-Paolo è anzi il suo dono alla
chiesa perché essa non disperi per la
pochezza delle sue forze, della sua conoscenza e delle sue capacità. Paolo è
fermato sulla strada di Damasco, il Signore gli parla, lo acceca... ora basta
he il Signore gli renda la vista e gli di:a che cosa fare. Ma a questo punto il
Signore si ferma, quasi si tira indietro,
non finisce da solo il lavoro che aveva
già iniziato e praticamente terminato.
A questo punto si rivolge ad Anania,
piccolo e oscuro rappresentante della
prima chiesa che è in Damasco. Non
perché il Signore si renda conto solo a
questo punto di aver bisogno di Anania, ma perché ha deciso di coinvolgerci nell’opera di testimonianza, di
predicazione e di annuncio.
Anania ha paura. Andare da SauiZ lo? Cacciarsi da solo nelle fauci
del grande inquisitore? La titubanza
di quest’uomo è perfettamente comprensibile, chiunque fra noi avrebbe
avuto qualcosa da obiettare. Il lavoro
del Signore non è ancora finito, dopo
la grande conversione deve continuare a operare le tonte piccole conversioni quotidiane che rendono i credenti
capaci di osare la loro fede, capaci di
fidarsi della parola che Dio rivolge loro. E Dio lo fa svelando il suo progetto: Paolo sarà «strumento per portare
il mio nome davanti ai popoli». Al
piccolo credente esitante viene svelato
un progetto di cui non è neppure in
grado di comprendere la grandezza.
Ma è il progetto, unito al «va’» di incoraggiamento, che smuove Anania il
quale, pur con timore, si recherà da
Paolo e di fronte a questi, ormai senza
paure, lo battezzerà.
Quanti Paolo folgorati sulla via di
Damasco incontriamo nelle nostre
comunità? Pochi, forse nessuno. Ma
lutti apparteniamo al grande popolo
dogli Anania. Credenti, per convinzione, ma spaventati dal compito che ci è
davanti, timorosi di non farcela. Eppulo è ad Anania che il Signore affida il
compito di andare da Paolo. Rischia di
far rovinare da un uomo il grande lavoro che ha già compiuto per la conversione deU’apostolo delle genti. Non è
lolo un compito quello che il Signore ci
affida, ma una grande attestazione di
fiducia. Lui ha già fatto tutto, ma lancia a noi di terminare l’opera. E in
questo non ci richiede eroismi, grandi
Sesti, attestazioni di corallo. Ci accoSlie così come siamo, pavidi e insicuri e
ci chiede solamente di fidarci di lui. E
ci fidiamo scopriremo che ci darà la
facza al momento giusto, come lo scoPie Anania, quando incontrato Paolo,
lenza più alcun timore gli dice: «Era^ello Saulo, il Signore, quel Gesù che ti
^cipparso... mi ha mandato da te!».
Claudio Pasque!
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
La testimonianza del pastore Jürgen Gohde, che ha incontrato Milosevic a Belgrado
Aspettando la fine delle ostilità
Per il presidente dell'Opera diaconale della Chiesa evangelica tedesca l'odio interetnico può
essere vinto non da una guerra «umanitaria» ma da un'Europa dalle relazioni giuste e inclusive
JEAN-JACQUES PEYROWEL_
O ONO convinto che Milosevic
AA ^ è pronto ad accettare il piano
di pace del G8», mi aveva detto, visibilmente sollevato, il pastore luterano tedesco Jürgen Gohde, la sera di
domenica 30 maggio, sull'aereo che
da Varsavia ci portava a Stoccarda.
Eravamo entrambi reduci dall’assemblea annua di Eurodiaconia, di
cui Gohde è uno dei due vicepresidenti, che si è svolta a Mikolaiki, nel
Nord-Est della Polonia.
Jürgen Gohde, che è presidente
del Diakonisches Werk della Chiesa
evangelica della Germania (Ekd),
faceva parte della delegazione di
cinque persone che, il 27 maggio
scorso, ha incontrato per un’ora, a
Belgrado, il presidente Milosevic.
Gli altri membri della delegazione
erano Keith Clements, segretario
generale della Conferenza delle
chiese europee (Kek), il metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrado, della Chiesa ortodossa russa, U
prete ortodosso russo Hilarión Alfeyev e un altro prete ortodosso,
Leonid Kishkovsky, rappresentante
del Consiglio nazionale delle chiese
Usa (Ncc), il quale aveva già fatto
parte della delegazione ecumenica
guidata da lesse Jackson che, all’inizio di maggio, aveva ottenuto la
liberazione dei tre soldati Usa prigionieri di Milosevic.
Prima di andare a Belgrado, Jürgen Gohde aveva partecipato al
colloquio di Budapest in cui una
quarantina di responsabili di chiesa dell’Europa e degli Usa aveva dibattuto della reazione delle chiese
di fronte alla crisi dei Balcani. L’incontro di Belgrado era però un’iniziativa indipendente di alcune
chiese. Composta di persone provenienti da Russia, Germania, Gran
Bretagna e Usa, questa delegazione
era significativamente rappresentativa dei paesi che hanno in mano
la chiave per giungere a una soluzione politica del conflitto.
Nel suo intervento all’assemblea
di Eurodiaconia, Jürgen Gobde
aveva sottolineato con forza il significato deH’iniziativa: essa si si
Bambini jugoslavi prima delle guerre interetniche
tuava nel solco della II Assemblea
ecumenica europea (Graz 1997),
centrata sulla riconciliazione. Ora,
ha detto Gohde, l’odio tra serbi e
albanesi ha raggiunto livelli spaventosi, così come il risentimento
dei serbi nei confronti dell’Europa
occidentale, e proprio per questo è
essenziale che le chiese mantengano aperti ponti di dialogo, preservando ad ogni costo la comunione
che hanno in Cristo, «principe della pace». Sia la Kek sia Eurodiaconia sono organizzazioni paneuropee e interconfessionali impegnate
da tempo sul fronte della riconciliazione e nel delicato processo di
costruzione di un’Europa che sappia far convivere le proprie diversità religiose, culturali e etniche.
Questo pone, per il presente e
per il futuro, la questione delle modalità di attuazione del principio di
«ingerenza umanitaria». Basta invocare la legittimità di questo nuovo principio, perfettamente coerente con la Dichiarazione univer
sale dei diritti umani, per giustificare il ricorso alla «guerra umanitaria»? Ogni guerra ha una sua logica
infernale che prima o poi cozza
inevitabilmente contro ogni (buona) intenzione «etica». Attraversando Belgrado, Gobde è rimasto fortemente colpito dagli effetti devastanti dei bombardamenti Nato, e
dalle conseguenze disastrose dei
cosiddetti «errori collaterali».
Quando vengono colpiti civili innocenti, in Kosovo come in Serbia,
la coscienza cristiana non può che
ribellarsi, a prescindere dall’identità etnica delle vittime. Ora, aggiungeva Gohde, colpire le centrali
termoelettriche di una città come
Belgrado equivale a toglierle l’ossigeno per vivere, e questo è profondamente immorale. Fino a che
punto è lecito combattere un male
(la pulizia etnica) con un altro male (i bombardamenti delle infrastrutture civili di un paese)?
Ora la pace sembra di nuovo allontanarsi. L’esito del conflitto è
Usa, intervista al teologo e leader afroamericano James H. Cone
Violenza e guerra non fanno raggiungere la pace
MARINETTA GANNITO
GABRIELLA LETTINI
JAMES H. Cone è eJ sponente di spicco della comunità africana americana e professore di
Teologia sistematica alrUnion Theological Seminary di New York. Gli
abbiamo chiesto qual è la
sua posizione rispetto alla
guerra nel Kosovo e 1 intervento Nato. «La mia
posizione è molto vicina a
quella che fu di Martin
Luther King rispetto alla
guerra nel Vietnam, nonostante la mia appassionata identificazione con
Malcom X, da cui però mi
distanzio sul tema della
violenza. Come King sono
convinto che non si possa
raggiungere la pace né
con la violenza, né con la
guerra».
- Una delle obiezioni
mosse oggi è che nel caso
del Kosovo si abbia a che
fare con qualcuno, Milosevic, che sta compiendo
un genocidio, e che quindi
la guerra contro di lui
possa servire a prevenire
altre atrocità. Nel suo libro «Martin & Malcom &
America» citando Martin
Luther King, dice: «La
nonviolenza è Tunica via
pratica per raggiungere la
giustizia in America».
Pensa che ciò sia valido
anche per i Balcani?
«King riteneva che la
nonviolenza non fosse
applicabile solamente al
problema biancbi-neri
negli Stati Uniti. Il conferimento del Premio No
bel per la pace a King e il
suo impegno costante
contro la guerra del Vietnam hanno dimostyrato
ebe lui credeva fermamente ebe non c’è modo
di raggiungere la pace
nelle relazioni umane a livello nazionale o internazionale coltivando la violenza perché essa prolifera da sola. E anche per me
la guerra è fuori discussione. Penso che il discorso sulle armi possedute
dalle varie nazioni sia da
porre sullo stesso piano
della detenzione delle armi da parte di cittadini
privati su cui si sta discutendo in questi giorni negli Stati Uniti. Avere più
armi non garantisce la
cessazione della violenza. Credo comunque che
quando affermiamo la
nonviolenza dobbiamo
anche inserirci nel processo per la pace e non rimanere passivi. Martin
Luther King non fu passivo ma attivo in prima persona nella sua lotta. Milosevic oggi rappresenta un
aspetto del male del mondo, presente non solo nel
Kosovo ma anche in altri
contesti: egli rappresenta
un aspetto della condizione umana che deve essere
affrontata, e non credo
che possiamo affrontarla
con ulteriore violenza».
- Lei ritiene che i movimenti pacifisti e le organizzazioni cristiane non
siano sufficientemente attivi nella vita politica in
SEGUE A PAGINA 11
(foto Melegari)
ancora nelle mani dei generali,
non in quelle dei politici. Ma come
fare per «vincere il male con il bene» (Romani 12, 21)? Questa, diceva Gohde, è la grande sfida che si
presenta alla diaconia delle chiese
europee, non solo per assistere i
feriti e gli sradicati del Kosovo e
della Serbia ma per continuare a
costruire, nonostante tutto, un’Europa davvero nuova in cui il male
dell’esclusione sociale, dell’odio
interetnico e del razzismo possa
essere vinto dal bene di una società inclusiva, fondata sulla giustizia sociale ed economica, e sulla
convivenza pacifica tra popoli,
culture e religioni. Intanto il bilancio provvisorio di questa «guerra
umanitaria» non ancora conclusa
è già pesantissimo in termini di
morti, distruzioni e odio. Bisogna
finirla al più presto, trarne la lezione che ormai si impone alla coscienza di tutti gli europei, e ripensare profondamente le modalità
dell’intervento umanitario.
: AMEBICA LATINA iSfe
Il boom dei pentecostali
intervista a CLODOVIS BOFF ^
A PAGINA
CHIESE
Consultazione metodista
servizio speciale
A PAGINA OV
CHIESE
/ programmi per l’estate
dei Centri evangelici in Italia
—
EDITORIALE!
Procreazione assistita
di ANNA ROLLIER
COMMENTO!
La famiglia che cambia
di DORIANA GIUDICI
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 11 GIUGNO io.
M
«*La parola del
Signore mi fu
rivolta in questi
termini: ® “Prima
che io ti avessi
formato nel
grembo di tua
madre, io ti ho
conosciuto; prima
che tu uscissi dal
suo grembo, io ti
ho consacrato e ti
ho costituito
profeta delle
nazioni”. ^lo
risposi: “Ahimè,
Signore, Dio, io
non so parlare,
perché non sono
che un ragazzo”.
‘Ma il Signore mi
disse: “Non dire
‘Sono un ragazzo’,
perché tu andrai
da tutti quelli ai
quali ti manderò,
e dirai tutto
quello che io ti
comanderò. ^Non
li temere, perché
io sono con te per
liberarti”, dice il
Signore. ^Poi il
Signore stese la
mano e mi toccò
la bocca; e il
Signore mi disse:
“Ecco, io ho meso
le mie parole nella
tua bocca. ^°Vedi,
io ti stabilisco
oggi sulle nazioni
e sopra i regni per
sradicare, per
demolire, per
abbattere, per
distruggere, per
costruire e per
piantare”»
(Geremia 1,4-10)
«'‘// Signore mi
disse: “L’infedele
Israele si è
mostrata più
giusta della
perfida Giuda.
'^Va’, proclama
queste parole
verso il
settentrione, e di’:
‘Torna, o infedele
Israele’, dice il
Signore; ‘io non vi
mostrerò un viso
accigliato, perché
io sono
misericordioso’,
dice il Signore, e
non serbo l’ira per
sempre”»
(Geremia 3,11-12)
QUANDO IL SIGNORE CI CHIAMA
Geremia era un credente qualunque convinto di essere inadeguato alla vocazione
rivoltagli da Dio. Ma Dio lo libera dalle sue paure, come libera anche noi oggi
SIMONA PIOVANO
CORREVA l’anno 627 a.C.
quando fu rivolta a Geremia
la parola del Signore. In quel
tempo il re Giosia regnava sul
minuscolo regno di Giuda e il
suo fu un periodo politicamente
molto travagliato; il tramonto
della potenza assira, che tanto
terrore aveva sparso ovunque, il
sorgere della nuova egemonia
babilonese, gli alti e bassi della
potenza egiziana. Ma, nonostante la complessità della situazione, al re Giosia va dato il merito
di aver posto mano alla restaurazione religiosa del suo regno
decretando la fine del culto agli
dei stranieri, anche se, dopo la
sua morte in battaglia per mano
egiziana, il tentativo di restaurazione religiosa e nazionale fallì e
tutto ritornò come prima. Questi
dati storici ci consentono di individuare, con una certa approssimazione, il periodo della vocazione di Geremia e, dall'episodio
stesso, di conoscere lo stato d'animo con il quale il profeta visse
il momento della chiamata.
Un credente ordinario
Geremia è un giovane timido e propenso alla riflessione. Lo possiamo immaginare
come uno di noi, con i suoi tanti
dubbi e le poche certezze, con i
suoi sogni e le sue esigenze. Una
persona come tante, un credente qualunque. Un giorno egli si
vede, improvvisamente, proiettato su di un piano totalmente
Preghiamo
Signore, , •
Donaci, nella tua immensa misericordia, di fare ogni
giorno buon uso del nostro tempo, rendendoci capaci, a
nostra volta, di donarne alle persone che amiamo e a coloro che ci chiedono aiuto.
Dacci di agire sempre secondo la tua volontà, rendendoci gioiosi strumenù della tua opera, capaci di ascoltare
e di donare la tua parola, rendendola viva in ogni nostro
quotidiano atto, adoperandoci per coloro che soffrono di
ogni sofferenza, per la malattia o per la violenza di una
guerra dimenticata. Donaci un poco di serenità, un frammento di felicità, donaci l’amore e l’amicizia che da sempre cerchiamo e aiutaci nel nostro cammino lungo il sentiero della vita, sostenendoci quando si fa stretto e impervio, e grati a te. Signore, quando diviene agevole.
Donaci la capacità di vedere la tua sapiente mano in
ogni momento della nostra vita, e di non confondere la
tua volontà con il caso.
Rendici capaci. Signore, di guardare al tuo operato,
aH’infinita bellezza dell’universo, con occhi pieni di meraviglia e cuore a te riconoscente. Amen
Paolo Zebelloni
estraneo al suo modo di essere,
ovvero sul piano dell’azione, del
pericolo continuo esponendosi
contro il comune pensare.
Geremia, appartenente a una
famiglia sacerdotale del paese di
Anatot, incline a preservare le
tradizioni e le consuetudini del
suo popolo, viene chiamato dal
Signore per sconvolgerle totalmente annunciando, soprattutto ai notabili e ai profeti della
corte del re, una parola di giudizio da parte di Dio contraria alle
loro profezie che pronosticavano al re e alla nazione tutta un
avvenire roseo di pace, di prosperità e di potenza.
Geremia era un credente che
oggi definiremmo senza infamia
e senza lode; il suo avvenire prevedeva una tranquilla vita religiosa. Egli non si sarebbe mai
sognato di porsi dinanzi a tutto
il popolo, allo stesso re, come
colui che Dio aveva scelto per
manifestare la sua volontà di
giudizio, di castigo, di distruzione e questo «a causa di tutta la
loro malvagità, perché hanno
abbandonato Dio e hanno offerto oro e incenso ad altri dei e si
sono prostrati davanti alle opere
delle loro mani» (1-16).
Come stupirsi, quindi, del timore di Geremia di fronte alla
chiamata del Signore? troppo
gravoso per lui un simile compito, troppo pericolose le parole
che Dio gli ordinava di pronunciare. Il suo compito, inoltre,
doveva apparirgli ancora più
difficoltoso, consapevole come
era della cattiva accoglienza che
solitamente viene riservata ai
profeti in patria.
«Non so parlare»
SIAMO ben lontani, in questo
caso, dalla sicurezza di Isaia
al momento della chiamata da
parte di Dio. Isaia, infatti, risponde prontamente «eccomi,
manda me!». Geremia, al contrario, è terrorizzato, ha veramente paura e la sua risposta dimostra chiaramente che egli
cerca di sottrarsi, in qualche
modo, alla vocazione di Dio; al
versetto 7 troviamo infatti scritto; «Ahimè, Signore, Dio, io non
so parlare». Il disagio di Geremia
è un disagio antico, ma sempre
attuale. Chi non l’ha provato, o
non lo prova di fronte alla propria vocazione? Chi non cerca di
sottrarsi ad essa? Chi non riconosce la propria incapacità, o la
propria debolezza e non cerca in
qualche modo di eluderla?
Dio, però, non rinuncia a Geremia, non accetta le sue timide
giustificazioni, non lo lascia andare, non gli concede scampo.
Dio ha puntato per la realizzazione dei suoi piani su Geremia
e da lui pretende l’esecuzione
dei suoi ordini: «Io ti ho consacrato e ti ho costituito profeta
delle nazioni» (1-6). Dio gli darà
la forza, ma prima di arrendersi
Geremia fa ancora un ultimo
tentativo; «Non sono che un ragazzo». Il Signore dice a Geremia; «Non dire "sono un ragazzo”, perché andrai da tutti quelli
ai quali ti manderò, e dirai tutto
quello che io ti comanderò». Sono parole forti che non ammettono tentennamenti o repliche.
Esiste, certo, una distanza abissale tra la santità di Dio e il
peccato dell’uomo. Geremia ne
è ben consapevole, sa di essere
oggettivamente inadeguato al
compito che Dio gli ha affidato,
ma Dio è anche colui che sa avvicinarsi alla sua creatura, sa anche gettare un ponte per colmare l’abisso che lo divide e lo separa dall’uomo.
«Tu, non temere»
T O metto le mie parole nella
tua bocca», dice il Signore,
stendendo la sua mano, toccando la bocca di Geremia. Successe anche ad Isaia, che Dio gli
toccasse la bocca con un carbone ardente, allo scopo di purificarla, in quanto egli aveva esclamato «misero me, io sono un
uomo impuro». Ma per Geremia
non si tratta di togliere il peccato dalle sue labbra, ma è la condizione necessaria per rendere
possibile all’uomo l’annuncio
della parola di Dio. E alle paure
di Geremia, il Signore risponde;
«Tu non temere, perché io sono
con te per liberarti».
Come Dio non lascia Geremia
in balia degli avvenimenti o di se
stesso, così egli fa con tutti i credenti, con tutti noi, suoi figli,
che siamo solitamente ben consapevoli di non essere pronti alla lotta della testimonianza, aggrappati come siamo ai nostri
dubbi. Ma il Signore non ci abbandona, e questo ci porta ad
avere fiducia in lui, a non sentirci soli nel compito affidatoci,
anche quando andiamo contro
corrente, quando ci viene chiesto di prendere posizione, di essere realmente testimoni della
parola del Signore.
L’ordine «tu andrai» che riceviamo, è accompagnato, al tem
D
po stesso, da una promessa:
«Non temere, io sono con te per
liberarti». Non ci viene affidato
compito, per quanto difficile,
senza che il Signore ci doni la
forza e la capacità di svolgerlo.
Dio ci libera
IO ci libera dalle nostre
paure; io non sono adatto,
sono troppo giovane, o troppo
vecchio, io non sono preparato,
io ho una fede traballante; l’elenco potrebbe continuare
all’infinito, tante sono le obiezioni che possiamo inventare
per sfuggire alla chiamata del Signore. Tutto questo ci spinge a
chiuderci sempre più in noi
stessi e ci porta in una strada
senza uscita, a una stagnazione
che va verso l’autocommiserazione, che finisce per annullare
la nostra disponibilità al servizio
di Dio, portandoci alla sterilità e
all’asfissia della fede, perché basata sul metro della nostra debolezza e non sulla forza di chi
ci manda. Noi non viviamo per
chiuderci in una roccaforte posta a difesa di noi stessi, ma
piuttosto per andare là dove siamo mandati, per dire ciò che ci
viene richiesto, per compiere,
momento dopo momento, quello che Dio ci indica. Come Dio
non ha rinunciato a Geremia,
così non rinuncia a nessuno di
noi e un giorno, in un momento
imprecisato e imprevisto, potrà
accadere di essere chiamati dal
Signore, a portare la sua Parola,
a fare quello che ci chiede. Solo
così la nostra vita troverà la
gioia, l’arricchimento e lo scopo.
Leggiamo dal versetto 10 che
Geremia viene mandato da Dio
per demolire, abbattere, e quindi per distruggere, ma viene
mandato anche per edificare e
per piantare, e quindi per costruire. Le parole che Geremia
porterà al suo popolo saranno
durissime, ma anche le parole
più dure che il Signore ci rivolge celano sempre il fondamento dell’amore di Dio che, in Cristo, vuole chiamare gli uomini e
le donne al ravvedimento e alla
salvezza. Che Dio ci dia la capacità di vivere e di annunciare
questo amore che sradica, ma
che sa anche edificare per il bene dell’umanità.
Predicazione tenuta a Torino,
nel tempio valdese di Corso Vittorio Emanuele, il 28 marzo scorso
in occasione del culto presieduto
dai giovani della Egei.
Note
omiletiche
La vocazione di Gei
mia risaie ali'anno 627.
a.C., e coincide con un
riodo storico di gran,
fermento che intere^
i'intera area mesopotal
ca. Sconfitti gii assiri, ei
no comparsi suiia scena
sciti e i medi che dai Ni
minacciavano ia Paiestii
Questo nuovo scenari
determina in gran parti
contenuto delia profe;
di Geremia. «Possiar
riassumere il messaggi
del primo Geremia (ca;
1-6) così: un male sta
colpire dal Nord Israd
che ha abbandonato;
culto di Jahvé e si è dal
al culto di Baal» (Gerhi
Von Rad, Teologia di
l'A.T., L'età di Geremia),
Successivamente, ni
587-586 a.C., il regno,
Giuda perde la sua indi
pendenza, Gerusalemi
viene conquistata dai bi
bilonesi. Le élite vengoi
deportate a Babilon|
mentre gente semplice ri
mane nel paese. Per Israì
le l'esilio fu uno chi
profondo che scosse le
si della fede: niente pii
Tempio, niente più Pai
niente più re. Sorge alloi
un interrogativo trema
do: Dio ha abbandonatosuo popolo? È diventai
impotente? Bisogna ceri
re delle risposte, ritrovai
Un'idendità.
Allora ci si ricorda dell
predicazioni di giudizi]
pronunciate da Geremia
dei suoi appelli alla coi
versione. Fin dall'inizio di
suo ministerio, Geremij
aveva più volte ammonii
il popolo e annunciato gl
avvenimenti tremendi ci
poi si sono verificati. All
ra, a Babilonia, alcuni scribi raccolgono tutto quello!
che si sapeva di lui sulla
sua vita, i suoi oracoli, le
sue visioni. E metodo a
punto il libro di Gwgmia
che ora abbiamo, d|onoj
le loro proprie ideee)(|
loro propria speranza! .
Di Geremia sono noteb]
domande, ie esitazioni,
dubbi di fronte alla voi
zione che Dio gli rivo!
la sua sofferenza di essei
incompreso e respinto,
sue «confessioni» in oi]
grida a Dio la sua protesi
contro II male, la sua eri
ca della religione, il sui
annuncio della nuova alleanza futura (31, 31-34).
Geremia è stato definito
un «profeta in tempo
crisi», una crisi sotto moli
aspetti vicina a quella che!
stiamo attraversando. Poi
questo, ci appare moltoj
familiare e attuale.
Il messaggio di Geremlal
è contenuto fin dall'inW
del libro in sei verbi raggruppati due a due e che
sono tutti immagini del
giudizio e della salvezza
sradicare e demolire, abbattere e distruggere, co
struire e piantare. Il giu“|'
zio non può essere
l'ulfr
ma parola che Dio pfb’
nuncia sul suo popoloVuole la sua felicità, noe
la sua disgrazia. Per cui sta
per annunciare un aweb'
re nuovo alla comunil
esiliata. Lo fa tramitei
voce del profeta.
re della tragedia delle*
Ilo, Dio veglia e annun®
una nuova alleanza
e dei
del
cuore delle crisi
drammi della storia e
le nostre vite, Dio vuo
«darci un avvenire e u
speranza» (29, 11)
Per
approfondir^
- Gerhard Von
Teoiogia dell'Antico^
stamento, Tomo II, ‘-«i).
ca di Geremia, pog
161
Labor et fides, Genève'
1957.
- Alberto Soggm.f"
dazione all'Antico Te
mento, cap. VI, pag- 4 ■
- Alberto Millo, “ jj
mia. Edizione Gribau®
1981. fc
- Michele SiciigagH®'
stimoni delta verità,
mia, pag 199-297,1980
3
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11 GIUGNO 1999
PAG. 3 RIFORMA
Intervista a Clodovis Boff, teologo della liberazione brasiliano
Il «boom» dei pentecostali in America Latina
In Brasile, in otto anni, sono passati da 13 milioni a 22 milioni. In tutta l'America
Latina 400 persone all'ora lasciano il cattolicesimo per diventare pentecostali
nt(
ni I
lal
Jit
ito
luca maria negro
C LODOVIS Boff, brasiliano, religioso dell’ordine
”1 dei Servi di Maria, è uno dei
CO piiticipali esponenti della teo^gia della liberazione latinoamericana. L’agenzia Nev
|g ha intervistato ad Ariccia,
'dove ha svolto due relazioni
' sul rapporto fra la Chiesa cattolica e le nuove chiese, sotto
il profilo teologico e dell’impegno sociale nell’ambito del
lal^tninario promosso dal Se^os, un organismo che riunisce varie congregazioni misjjlonarie cattoliche, sul tema
""Ecumenismo e missione».
- Professor Boff, quali sono
¡e dimensioni del fenomeno
pentecostale in America Latina?
«Si tratta di un fenomeno
in crescita e di grande visibii Età. I dati non sono certi, ma
si parla di tre milioni e mezzo di cattolici che ogni anno,
in America Latina, diventano
pefttecostali: 400 persone
l’ora! Per il Brasile abbiamo
statistiche più sicure: nel ’91
¡pentecostali erano il 10%
della popolazione (13 milioni), e oggi sono già 22 milioni. Insomma, alcuni dicono
che se questa tendenza con[Jtoua fra vent’anni l’America
Latina sarà un continente
tecostale».
_-.Equesto crea una grande
Occupazione in casa cattoka?
lì, anche se personalmenitengo che quello delle
ive chiese sia un problesecondario. Il vero proma è il fatto che la loro
'iKescita è il risultato di un triplice abbandono. Anzitutto,
un abbandono sociale: le
nuove chiese sono la religioIg [ne dei poveri; sono, come mi
I fdiceva con una immagine efl'ficace un taxista battista a Rio
de Janeiro, il “centro di rianiii^azione dei miserabili’’. Paul
Fteston, un sociologo britannico che lavora in America
teina, afferma che la miseria
Sociale svuota le chiese convenzionali e riempie le sette.
In secondo luogo, la crescita
pentecostale è frutto di un
rSbbandono esistenziale, della
oisi del senso della vita nella
Società moderna, secolarizzata e spersonalizzante. Infine.’vi è un abbandono pastorale, che per la Chiesa cattoliraè dovuto senz’altro a fattort'^uantitativi (a grande crescita demografica, la man.l^nza di quadri e strutture)
raa anche qualitativi: dov'è la
nostra creatività pastorale?
Quello che sappiamo proporre è quasi sempre solo il modello parrocchiale classico.
Inftostre strutture sono trop^ pesanti e accentrate per
iMattarsi alle nuove realtà, e
^0 anche troppo razionavate. Quello che ci manca è
W^ica, potere di appello, di
Pttvocazione. Le nostre chiese funzionano bene, ma siamo troppo preoccupati da
flOestioni dottrinali, morali,
®telinistrative e ci manca la
oitUma dello Spirito. Infine
vorrei dire a chi si preoccupa
mto delle "perdite” di fedem erano veri cattolici quelli
mte diventano pentecostali?
“1 solito si tratta di cattolici
®|1 Sequa di rose, persone
pe hanno un rapporto moln debole con l’istituzione e
pU fède molto tradizionale,
je <lUesto senso, per molti di
passare a una nuova
miesa è un progresso rehúso, è fare un’esperienza
Vstiana autentica. Insomè un successo dell’Evan(gi®-Il successo delle "setdev ' riconoscerlo, si
le K '°vo pregi che al
hostre mancanze».
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di
Ti
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- E quali sono i pregi del
movimento pentecostale?
«Ci sono fattori che riguardano la soggettività e fattori
oggettivi. Fra i primi citerei
una esperienza di Dio carica
di emozione, centrata sulla
conversione e su una adesione cosciente alla fede; l’accoglienza che le persone trovano nelle comunità pentecostali; il forte senso di identità,
che dà autostima e crea dignità; la partecipazione comunitaria a culti vivi, la preghiera fatta non con formule
ma in libertà, la partecipazione attiva ai vari ministeri; ancora, un messaggio vitale cristocentrico, un rigore etico,
un entusiasmo nell’evangelizzazione. Come fattori oggettivi menzionerei la capacità di penetrazione fra le fasce più povere della popolazione, la flessibilità istituzionale, la grande capacità di
comunicazione, l’intraprendenza apostolica. 1 pastori
pentecostali sono dei professionisti della pastorale: anche
se spesso la mentalità non è
moderna, lo sono i metodi
pastorali. Sono dei grandi comunicatori: nel caso di un dibattito fra un pastore pentecostale e un vescovo cattolico,
di solito è il primo ad avere la
meglio: perché il vescovo ha
la lingua legata dai dogmi e
dai canoni, mentre il pastore
ha la libertà dello Spirito. Na
turalmente, accanto a queste
luci si possono intrawedere
altrettante ombre: l’emozione rischia di diventare emozionalismo ai limiti dell’isteria, a volte non si crea comunità ma una sorta di supermercato religioso, il forte senso di identità può trasformarsi
in arroganza e settarismo, la
lettura biblica è fondamentalista e vi è una carenza di cultura teologica, il rigore etico
può scadere in perbenismo, vi
è il rischio di manipolazione
delle masse, posizioni politiche spesso alienate e alienanti, un atteggiamento antiecumenico e antidialogico. Ma se
mettiamo sulla bilancia luci e
ombre il bilancio è fondamentalmente positivo. L’arcivescovo brasiliano dom José
Maria Pires sostiene che dal
punto di vista dei poveri il
pentecostalismo è fondamentalmente benefico: i poveri ci
guadagnano. E io sono sostanzialmente d’accordo con
lui: alle volte mi viene da ringraziare Dio perché le chiese
pentecostali consolano i poveri, li inquadrano, danno loro dignità. Il criterio per giudicare il fenomeno non è la
Chiesa cattolica, ma il regno
di Dio. Ciò che conta è che
Cristo sia annunciato».
- Quale può essere una possibile strategia per un rapporto positivo fra le chiese storiche e i pentecostali?
«Non è facile instaurare un
rapporto perché in generale
queste chiese si caratterizzano per uno spirito fortemente
antiecumenico. Occorre però
capire le ragioni del loro antiecumenismo: anzitutto la
“psicologia dei convertiti”,
destinata a temperarsi nella
seconda generazione, poi una
identità forte affermata nel
contesto di una notevole
competitività sul “mercato religioso”; infine spesso l’ecumenismo, caratteristico delle
chiese protestanti storiche,
fortemente impegnate sul
piano sociale, è malvisto perché accusato di “comunismo”. Credo comunque che
sia sbagliato demonizzare le
nuove chiese, e che una strategia di contrapposizione
frontale sia perdente. Penso
piuttosto che bisogna sforzarsi di capire queste nuove
realtà, di rispettare le scelte
religiose delle persone, di
operare un discernimento
delle pratiche, apprezzando
ciò che vi è di positivo e rifiutando gli aspetti negativi, e infine occorre sfruttare tutti gli
spiragli di incontro, cercando
di vedere queste chiese non
come concorrenti ma come
compagne di strada nella predicazione del Vangelo. In fondo, si tratta di chiese che vivono nella storia, e quindi cambieranno, e già si vedono spiragli. Molte di queste chiese,
nel continente, aderiscono
agli organismi ecumenici come il Consiglio latinoamericano delle chiese o il Consiglio
ecumenico. Ci si comincia ad
incontrare sul pianò dell’impegno sociale, vi è una sete di
approfondimento della fede,
per cui accade che ai corsi biblici organizzati dalle Chiese
storiche vi sia una certa presenza pentecostale. Anche al
recente incontro delle Comunità ecclesiali di base del Brasile vi era una significativa
partecipazione pentecostale.
Insomma, occorre approfittare delle brecce che si aprono,
affidandosi allo Spirito, che è
sempre imprevedibile».
Il presidente della Chiesa unita del Canada
«Il mercato è diventato il dio della società»
Per il responsabile della
più grande chiesa protestante del Canada, il «mercato» è
diventato il dio della società
occidentale. «Il sistema economico nel quale viviamo è,
a parer mio, immorale secondo i valori dell’Evangelo afferma Bill Phipps, presidente della Chiesa unita del
Canada -. Molti parlano in
questo modo, e dicono che il
mercato è diventato il nostro
dio. Con questo, voglio dire
che il Mercato con la M
maiuscola è diventato l’unico
criterio del nostro benessere
in quanto società». La Chiesa
unita del Canada ha aperto
un colloquio su fede ed economia che, spera Bill Phipps,
inciterà sempre più i canadesi a rimettere in discussione
«l’economia diretta dal mercato». Questo colloquio, che
si svolge principalmente su
Internet, dovrebbe aprire un
ampio dibattito pubblico sulle questioni legate al «nostro
culto poco giudizioso del
mercato come dio».
Durante una visita al giornale Ottawa Citizen, Bill Phipps ha sentito dire che il mercato stava per «risolvere i
problemi della povertà, della
salute, dell’educazione e anche della protezione dell’am
biente». Ora, ha fatto notare,
«è la dichiarazione di fede di
coloro che stanno smantellando la rete sociale che i canadesi hanno costruito in
questo ultimo secolo. È un
articolo di fede, non soltanto
una teoria economica effimera. È diventato un dio». «E il
nostro benessere? Che cosa
ne dicono i media? - si interroga Bill Phipps -. L’indice
Dow Jones, il prezzo dell’oro,
la borsa di New York; giorno
dopo giorno, ci ripetono che
queste cifre ci indicano che
stiamo andando nella buona
direzione. Ma che ne è della
qualità dell’acqua, dei bambini che non sanno né leggere
né scrivere, della situazione
sociale nelle riserve autoctone? In fondo, i sostenitori di
questa teoria ci dicono: “Toglietevi di mezzo, liberate il
mercato, e le risorse saranno
ben distribuite”. Gesù incarna questa sorta di giustizia
economica di cui parlavano
Isaia, Michea e Amos. Egli attraversa i confini. La Bibbia
parla più di economia che di
sesso, ma sembra che noi ci
riferiamo alle Scritture solo
per dimostrare le nostre vedute sulla sessualità».
Phipps ha anche chiesto al
Canada di considerare la
possibilità di istituire un’imposta sulla ricchezza. Il Canada, l’Australia e la Nuova
Zelanda sono gli unici paesi
dell’Organizzazione di cooperazione e di sviluppo economici che non tassano le
grandi ricchezze. «Quando,
in un paese ricco, avete gente
che patisce la fame o che va a
scuola senza essere correttamente calzata o nutrita, questo è scandaloso... lo scarto
tra ricchi e poveri è una vera
infamia in questo paese», ha
affermato.
Ribadendo un consiglio
che ha già stupito non pochi
canadesi, Phipps ha aggiunto: «Ho detto che dovremmo
essere felici di pagare le tasse. Pensare che paghiamo
troppe tasse assomiglia a un
lavaggio di cervello. Io visito
altri paesi e sono proprio felice di pagare le tasse per avere
strade decenti, parchi nazionali, cure sanitarie e un’educazione che molti ci invidiano». In un tempo in cui la diminuzione delle tasse è l’unica richiesta che molti cittadini rivolgono al loro governo,
ha detto ancora Phipps, le
tasse sono di fatto uno dei
modi migliori per preoccuparci collettivamente del benessere altrui». (eni)
Dal
Messaggio di auguri al nuovo Presidente
della Repubblica federale tedesca
BONN — Un messaggio di auguri al nuovo Presidente federale tedesco, Johannes Rau, è stato inviato lo scorso 23 maggio
dal presidente del Consiglio della Chiesa evangelica tedesca, il
«Praeses» Manfred Kock. «La scelta si è orientata su un uomo il
cui incontestabile merito nel lavoro politico si basa sulla capacità di legare insieme persone con interessi e convinzioni diverse e operare per la riconciliazione - ha dichiarato Kock -.
L’autorevolezza con cui lei ha saputo moderare discorsi politici
su questioni controverse, giungendo costruttivamente alla meta, ha sempre suscitato la nostra ammirazione, anche nel lavoro comune fra chiesa e politica, e ha trovato alta considerazione anche presso coloro che hanno opinioni politiche differenti». Influenzato da Gustav Heinemann, che aveva frequentato
in un gruppo di studio biblico, Johannes Rau esordì in politica
a 21 anni, nel 1952, con il «Gesamtdeutschen Volkspartei»
(Gvp), formazione politica dalla forte impronta protestante; attivo dal 1957 nell’Spd, Rau ebbe in quegli anni un ruolo centrale nel processo di correzione delle posizioni anticlericali del
partito. Valente predicatore laico, Rau ama citare la Bibbia anche nei suoi discorsi politici, tanto da meritarsi l’appellativo
scherzoso di «Fratei Giovanni». A conclusione del suo messaggio di auguri Kock afferma che la speranza «per un’ulteriore
buona collaborazione, si basa in particolare sulle numerose
esperienze positive legate al suo impegno per la Chiesa evangelica della Renania, la cui storia ed evoluzione, in quanto membro del nostro Sinodo e membro onorario dei nostri organismi
ecclesiastici, le sono familiari da molti anni». (nev)
li Aricela: Konrad Raiser «aggiorna»
i missionari cattolici suirecumenismo
ARICCIA — Malgrado alcuni forti segnali di stagnazione,
Tecumenismo continua a mostrare realtà interessanti. Così il
segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec),
pastore Konrad Raiser, è stato invitato come relatore al seminario che il Sedos (Servizio di documentazione e studio) ha organizzato ad Ariccia (Roma), dal 18 al 22 maggio scorso, sul tema
«Ecumenismo e missione», per aggiornare sul problema suore
e missionari cattolici. Il Sedos è un centro fondato trent’anni fa
e curato a Roma dai padri Verbiti, e sostenuto da tutti gli istituti
religiosi cattolici che hanno come scopo le «missioni». Alla sessione di quest’anno hanno partecipato 110 suore e religiosi che
svolgono attività missionaria in Asia, Africa e America Latina.
Nelle sue due relazioni al Seminario, Raiser ha sottolineato il
rapporto inscindibile tra «ecumenismo» e «missione» nella teoria e nella prassi del Cec. La missione, ha detto Raiser, deve
«contribuire a creare una cultura alternativa di dialogo e solidarietà, come risposta alla cultura della competizione e del dominio». Donna Geernaert, suora canadese, ha affrontato il tema generale dal punto di vista cattolico. Infine Clodovis Boff,
brasiliano, dell’ordine dei Servi di Maria, ha parlato dell’ecumenismo possibile con i pentecostali brasiliani. Gli stimoli dei
tre relatori hanno provocato la riflessione dei convegnisti, approfondita in numerosi e vivaci gruppi di studio. (nev)
Nicaragua: il compito delie chiese nella
costruzione della democrazia
MANAGUA — Non sarà la creazione di un partito politico
evangelico il fatto nuovo che porterà il Nicaragua alla democrazia. È la linea emersa da un incontro di leader evangelici tenuto
a Managua, promosso dall’Istituto per l’azione pastorale e la
cooperazione ecumenica (lapce). Compito delle chiese, è stato
invece sottolineato, deve essere la solidarietà con gli oppressi,
adottando una posizione profetica estranea ai giochi politici
ma volta a dare al popolo del Nicaragua «la certezza che la democrazia e la riconciliazione si raggiungono con la trasparenza, la buona fede e la rinascita etica e morale». (nev/alc)
Bolivia: l'arcivescovo di Canterbury
inaugura una nuova chiesa anglicana
SANTA CRUZ — Con l’inaugurazione di una nuova chiesa a
Santa Cruz (Bolivia) l’arcivescovo anglicano George Carey ha
concluso il 26 maggio una visita pastorale in Sud America die lo
ha visto incontrare leader cristiani in Brasile, Argentina, Uruguay e Bolivia. Secondo un comunicato stampa dell’agenzia Ale,
il primate della Chiesa d’Inghilterra ha affrontato in particolare i
temi della tutela dell’ambiente, dei diritti umani e il problema
della remissione del debito estero dei paesi più poveri, (nev/alc)
I Cina: protestanti mobilitati per difendere
il proprio locale di culto
XIAN — Centinaia di protestanti si sono scontrati con la polizia a Xian, nel tentativo di bloccare la vendita della propria
chiesa, una delle più antiche della vecchia capitale imperiale.
Lo riporta il quotidiano «Avvenire», che rileva anche come, secondo alcune fonti, Jn Cina sia in atto una tendenza che prevede l’adozione di nuovi piani regolatori per molte città imponendo un uso più commerciale delle aree urbane più centrali,
relegando di fatto le chiese cristiane nelle periferie più emarginate: «Un nuovo metodo di persecuzione e di emarginazione
della religione dalla vita sociale, questa volta non in nome
dell’ideologia comunista ma del nuovo credo capitalista», (nev)
Sierra Leone: il forte impegno
delle chiese per la pacificazione
FREETOWN — Primi risultati del forte impegno delle chiese per la pacificazione della Sierra Leone. Dietro la tregua
provvisoria siglata il 18 maggio scorso tra il presidente Ahmed Kabbah e Foday Sankoh, leader del Fronte rivoluzionario unito, c’è un lungo e appassionato lavoro diplomatico
svolto dal Consiglio interreligioso guidato dal vescovo metodista Joseph Humper. Del Consiglio fanno parte 9 organizzazioni islamiche e 18 gruppi di matrice cristiana. (nev/mns)
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 11 GIUGNO iQQn
Mondanità, arte e qualche sorpresa al Festival francese del cinema
A Cannes la fabbrica dei sogni
La maggior parte dei film affronta il disagio di vivere in società e riflette
le violenze di un'epoca di incertezza. Il premio della giuria ecumenica
GIANNA URIZIO
Cf È una ressa fuori da un
negozio di scarpe. Prezzi folli? No. Faye Dunaway
sta comprando un paio di
scarpe circondata da svariate
guardie del corpo. È quanto
può succedere a Cannes durante il Festival del cinema.
Questa splendida cittadina
della Costa Azzurra deve la
sua fama mondiale a questo
evento. Per dieci giorni diventa il teatro del magico
mondo della celluloide. Una
gran kermesse che va di là dal
fascino magico degli attori: è
la fabbrica dei sogni che è in
mostra, con le sue migliaia di
addetti, tecnici, scrittori, produttori, manager. In dieci
giorni vengono venduti e
comprati decine di film e sceneggiature; si decidono le
produzioni future, vengono
firmate alleanze, le major offrono cocktail a giornalisti,
pur di aver citati i loro film
sui giornali.
In cima a quest’immane
montagna, gli attori. Intorno
non solo la gente, ma i giornalisti che per 10 giorni vendono questo evento in tutto il
mondo. Dal terrazzo del Palazzo del cinema ho osservato il momento della «montée
des marches» come si chiama
l’entrata dei vari personaggi
alla proiezione serale, una
specie di rito: decine di telecamere, un centinaio di fotografi, qualche migliaio di persone urlanti e gli attori che si
girano e rivoltano per essere
fotografati, ripresi, osannati.
Un festival, specialmente
questo di Cannes, è tutto
questo. Ma non solo questo.
Ci sono i film, opere finite e
quindi dotati di vita propria,
e ci sono quanti vengono qui
perché amano i film. Ci sono
i registi che credono in quello
che fanno e gli attori che
condividono questo progetto. I film riflettono la nostra
umanità, con le contraddizioni, i molti problemi, vizi e
speranze. Insomma il cinema
Un’immagine dei fiim di Pedro Aimodóvar premiato daiia giuria ecumenica
è lo specchio di quello che le
nostre società sono oggi, con
le sue sofferenze, miserie,
gioie e speranze. Un patchwork incredibile che compone le nostre società contemporanee.
Il Festival ha una selezione
ufficiale, un’altra selezione in
concorso a lato, «Un certain
regard», e un concorso alternativo, nato nel 1968, come
contestazione del Festival ufficiale, la «Quinzaine des réalisateurs». In tutto 72 film ai
quali vanno aggiunti i cortometraggi e alcune retrospettive a tema. Molti i film belli e
interessanti: il film di Amos
Citai, il regista israeliano che
con Kadosh, entra con rispetto nel mondo degli ebrei ortodossi in Israele, con una
storia tenera, in cui i protagonisti, in particolare, una coppia sterile, sono prigionieri
dei lacci di un fondamentalismo religioso senza vie di
uscita. O ancora il sorpren
SCHEDA
Giurìe ecumeniche
ai festival del cinema
A partire dagli Anni 70, nei principali festival del cinema, sono
state organizzate delle giurie ecumeniche a lato delle varie giurie che valutano i film in concorso. Prima di allora o c'erano due
giurie, una cattolica e l'altra protestante, o una sola o nessuna.
La giuria ecumenica di Cannes è nata nel 1974 dall'unione
della giuria cattolica con quella protestante, dopo la caduta del
muro di Berlino si è aperta anche agli ortodossi. Prima giuria
ecumenica in assoluto, quest'anno ha festeggiato i suoi 25 anni
di presenza al Festival.
Dopo la giuria ecumenica di Cannes vari altri festival hanno seguito l'iniziativa, e oggi giurie ecumeniche sono presenti (solo
per citare i principali) ai Festival di Berlino, Mosca, Montreal, Lipsia, San Pietroburgo e Locamo. A questo elenco, vistosamente
manca il Festival di Venezia, dove è presente solo una giuria cattolica. È per questo che durante la conferenza stampa di presentazione della giuria la giurata italiana, Gianna Urizio, protestante, ha lanciato la proposta di attivare anche a questo festival una
giuria ecumenica. Le giurie ecumeniche sono organizzate da due
associazioni parallele, l'Ode, l'Organizzazione cattolica internazionale del cinema e audiovisuali, fondata nel '28, e da Interfilm,
l'organizzazione protestante mondiale di Cinema nata nel 1955.
Più che da intenti censori o moralizzanti^queste giurie guardano al cinema come uno specchio della società e dei rapporti
umani, come ha dichiarato nel corso della conferenza stampa il
presidente della giuria di quest'anno, il pastore protestante
Jean Domon. In effetti i premi assegnati, si pensi al premio di
Cannes del 1995, Terra e libertà di Ken Loach, o il film O centrai
do Brasil premiato a Berlino l'anno scorso, testimoniano una
grande apertura al mondo e una forte sensibilità per le differenze culturali, religiose e sociali.
Quest'anno a Cannes la giuria ecumenica era composta da:
presidente, Jean Domon, pastore protestante, presidente
dell'Associazione Pro-fiI, Francia; suor Geneviève Roux, direttrice
di «Chrétiens Médias», Francia; Latavra Doularidze, ortodossa,
critica cinematografica, Russia; Gianna Urizio, protestante, regista della rubrica Protestantesimo, Rai2, Italia; Roberto Tapia,
cattolico, vicepresidente dell'Ocic America Latina, Cile; Maurice
Gonce, pastore protestante, redattore di Critique cinéma, Svizzera. Per la prima volta la giuria è stata composta paritariamente da uomini e donne, tra i quali tre protestanti, due cattolici e
una ortodossa. Sempre per la prima volta ne faceva parte una
donna protestante italiana.
dente film di David Lynch,
The straight story. Una storia
vera, che ci offre un film diverso, dove il protagonista,
un uomo anziano, intraprende un lungo viaggio di 500
chilometri su un piccolo e
vecchio trattore per incontrare il fratello con il quale
aveva rotto i rapporti. Un
lungo e lento viaggio in avanti, in splendidi panorami del
Midwest americano che è anche un viaggio indietro, sul
senso della vita, condiviso
con le persone occasionalmente incontrate; «Come
Caino e Abele, io e mio fratello abbiamo litigato. Non voglia che muoia senza che ci
siamo riconciliati».
Molti sono stati realizzati e
scritti da autori dell’Asia, o
da registi che ho incontrato
per la prima volta come il cinese Yu Lik Wai [Love will
tear us apart. L’amore ci proteggerà), o registi europei come il francese Jacques Maillot, (Nos vies heureuses. La
nostra vita felice) o il film
Wonderland, (Il belpaese),
dell’inglese Winterbottom:
tutti affrontano il tema del
disagio di vivere nella società
moderna, la difficoltà a costruire relazioni che abbiano
senso. In particolare mi ha
colpito la quantità delle produzioni dall’Asia con film
che ci danno lo spaccato di
una società in transizione,
che ha perso le certezze basate su una società tradizionale che, per molti film cinesi, è il comunismo. La transizione è caratterizzata dalla
mafia e dalla corruzione, i
rapporti umani sono violenti, privi di solidarietà.
E poi la guerra. La guerra
nei Balcani è entrata con il
film Beautiful people. Gente
meravigliosa, in competizione nella rassegna Un certain
regard. Racconta la storia di
un serbo e un croato che, incontrandosi a Londra, continuano la loro guerra, picchiandosi di santa ragione. Il
film condotto su due piani
(guerra in Bosnia e gente
normale a Londra) bene interpreta la schizofrenia dell’Europa di fronte alla guerra
dei Balcani. E infine i film
premiati. I contestati premi
ufficiali della giuria andati a
Rosetta, il film dei fratelli Lue
e Jean-Pierre Dardenne, duro, bello e rigoroso, alla sua
protagonista e al film di Bruno Dumont, L’humanité, un
film inutilmente lento, bello,
ma che non meritava il premio. Infine la giuria ecumenica. Quest’anno il suo premio è stato assegnato allo
spregiudicato film di Pedro
Aimodóvar, Todo sobre mia
madre. La decisione è stata
accolta dai presenti con un
fragoroso applauso. Una
menzione speciale è stata assegnata al film Rosetta.
«Con brio, umorismo e
umanità - è scritto nella motivazione - Pedro Aimodóvar
ci mette a confronto con una
situazione non facile da accettare. Manuela, la protagonista del film, ci aiuta a posare uno sguardo privo di condanna, affettuoso e comprensivo, su personaggi singolari e complessi». Mostrando di aver molto gradito il
premio, il regista ha risposto
che piuttosto «è stata la giuria ecumenica a dimostrare
umorismo e brio» e ha aggiunto con un sorriso che forse ora i padri salesiani, con i
quali ha studiato, potranno
cominciare ad apprezzare il
suo lavoro. È già qualcosa.
«Kadosh» deirisraeliano Amos Citai
Una tavola rotonda a Roma
La speranza per i giovani
deve partire dal basso
PAWEL GAJEWSKI
La riflessione sulla condizione dei giovani nella società italiana occupa un notevole spazio anche nell’ambito
delle nostre chiese. Il Centro
evangelico di cultura di Roma
ha pensato di arricchire questa riflessione sul piano sociologico organizzando, il 7 maggio, presso la Facoltà valdese
di teologia, una tavola rotonda, presieduta da Laura Ronchi De Michelis, intitolata
«Giovani d’Italia: una generazione alla ricerca di un progetto» a cui hanno preso parte
due rappresentanti del Consiglio nazionale dell’economia
e del lavoro (Cnel), Doriana
Giudici e Angelo Deiada.
Secondo Doriana Giudici,
consigliera del Cnel, «i giovani vivono spesso isolati e addormentati nei loro piccoli
“mondi virtuali”; secondo le
statistiche recenti, la situazione risulta piuttosto negativa: cresce la disoccupazione
giovanile e la dipendenza
economica dalla famiglia si
prolunga nel tempo». Secondo Doriana Giudici, a questa
situazione si aggiunge un circolo vizioso di una società
che non stimola i suol giova,
ni e dei giovani che mancano
di entusiasmo in quasi tutti i
campi di vita sociale.
Angelo Deiada, giovane ricercatore del Cnel, ha aggiunto alcune osservazioni di tipo
teorico: «Il fattore dominante
dell’economia di oggi non è
più il capitale ma la conoscenza - ha affermato - e i
giovani italiani di oggi hanno
delle notevoli risorse sotto
questo aspetto». Questo dato
di per sé molto positivo, deve
però trovare modi e strutture
tali da poter essere pienamente messo a frutto. Nel
corso della discussione è stato ribadito che la trasformazione della società e la ripresa
economica hanno bisogno di
strumenti legali precisi ed efficaci, ma ciononostante un
simile processo può partire
solo dal basso. Entrambi i relatori hanno confermato che,
malgrado la situazione generale abbastanza negativa, non
mancano segni positivi da
parte dei giovani che quindi
dovrebbero essere incoraggiati e formati alla responsabilità individuale e alla progettualità anche all’interno
delle comunità ecclesiali.
Cinema africano a Milano
Un'umanità comunicativa
per noi quasi sconosciuta
MANFREDO PAVONI
SI è concluso con la vittoria di Vita sulla terra del
mauritano Aberramane Sissako, il 9° Festival del cinema
africano ebe si è tenuto a Milano nel mese di aprile. La
giuria internazionale ha scelto Vita sulla terra per la sua
capacità di descrivere un
continente alla deriva e condannato all’isolamento. Da
questo sguardo impietoso e
radicale sulla situazione attuale dell’Africa il regista trova lo spazio per descrivere
anche la grande capacità di
comunicare e la ricchezza
umana, colorata e solidale,
che nessun parametro economico o ente finanziario
potrà mai annullare.
11 secondo premio è andato al regista algerino Merzak
Allouache per il lungometraggio Alger Beyrouth, storia
di un giornalista algerino in
esilio a Beirut e perseguitato
dagli integralisti islamici; I
mentre il premio del pubbli- I,
co è andato a Tgv di Moussa
Touré, noto autore senegalese, più volte presente al Festival, che descrive un quadro
assai complesso della società
del suo paese. Tra i cortometraggi ha vinto invece La falaise del marocchino ventinovenne Faouzi Bensaidi; è
la storia di Hakim e Said, che
trascorrono la loro giornata
in cerca di piccoli lavori nel
Marocco in preda a un’economia che non si sviluppa.
11 9“ Festival del cinema
africano si conclude dunque
aspettando un 2000 che vuole
essere un grande e ricco momento di incontro con il continente africano, la sua arte e
la sua cultura, nella speranza
che il suo cinema possa essere diffuso nonostante la diffi;
denza delle grandi istituzioni
del Nord del mondo.
Fuori collana è uscito:
La Bibbia delle donne
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scritto da donne spécialiste, che
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ibi i redo che,
e geneva, non
tivi da
quindi
icoragiponsala pronterno
ili.
VENERDÌ 11 GIUGNO 1999
———:,. ■—— Cultura-----------------^
^ Nato a Saluzzo nel 1516, medico e teologo, visse in Polonia e Transilvania
Giorgio Biandrata, riformato antitrinitario
Un progetto dellVniversità di Torino e di alcuni enti pubblici e privati valorizza
! la figura di uno dei molti italiani del Cinquecento «bastardelli della Riforma»
PAG. 5 RIFORMA
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LBA CARLA ANTONIOLETTI
Saluzzo ha riscoperto
un illustre personaggio,
Giorgio Biandrata (15161588) che, nativo della città,
giocò un ruolo di primo piano nella storia delle idee religiose e della storia politica
del XVI secolo. Sconosciuto
ai più (pochi saluzzesi ne conoscono il nome, tramandato dall’iscrizione di Carlo
Muletti sulla lapide posta nel
corridoio del palazzo municipale) è stato riportato alla ribalta da un progetto, ideato
da Gigi Ferraro, elaborato da
Sergio Carletto e Graziano
Lingua dell’Università di Torino e sostenuto dall’Amministrazione comunale, dalla
Fondazione Cassa di Risparmio e dalla Società di studi
storici di Cuneo, che attraverso una serie di attività rivaluterà la figura del grande
saluzzese.
11 progetto ha raggiunto la
prima tappa. 11 30 aprile alla
Biblioteca civica i dott. Lingua e Carletto hanno presentato una cospicua quantità di
materiale che sono riusciti a
raccogliere nelle biblioteche
di Budapest e della Svizzera:
si tratta di fonti preziose per
l’opera del Biandrata e di
saggi critici di notevole spessore, redatti da studiosi poI lacchi e ungheresi; di non faI die reperimento. Tale fondo,
che sarà accresciuto da ulte^ri apporti, entrerà in uno
^ iazio apposito della BiblioI* Jca, aperto ai ricercatori. Poi
prof. Claudio Madonia dei
TUniversità di Bologna, studioso in particolare della diaspora di quegli intellettuali
che si trasferirono nel XVI secolo in Polonia, ha delineato i
tratti fondamentali della figura del Biandrata.
Quando si parla della Riforma, oltre ovviamente a Lutero e Calvino, i nomi che ricorrono sono Erasmo, Melantone, Zwingli, più raramente Sozzini. Gli intellettuali italiani (molti medici,
ma con profonde conoscenze di astronomia, filosofia,
scienze occulte) che nel ’500
cercavano il rinnovamento
religioso, costretti a lasciare
l’Italia, si trasferirono all’estero, soprattutto in Polonia
e in Transilvania, dove fecondarono Thumus della rivoluzione religiosa animando accese dispute dottrinali. Eredi
del pensiero di Erasmo che,
pur sensibile ai temi del rinnovamento della chiesa, non
si compromise mai con la
Riforma, questi furono protagonisti del dissenso religioso
e vennero bollati come eretici. Con un’efficace espressione Madonia li definisce «i bastardelli della Riforma». Tra
questi c’era il saluzzese Giorgio Biandrata, statura eccezionale di uomo politico e intellettuale che ebbe la forza
di spaccare il calvinismo, introducendo nelle chiese riformate TUnitarismo. La sua
abilità si rivelò anche nell’organizzazione di istituzioni
formative che operarono un
approfondimento della decostruzione critica dell’impian
to dogmatico tradizionale incentrata sul ricorso massiccio
al principio del «Sola Scriptura».
Madonia ha proseguito in
serata nella splendida sala
del chiostro del convento di
San Giovanni, esponendo i
risultati delle sue ricerche
sull’attività del Biandrata in
Polonia e Transilvania. Biandrata nacque a Saluzzo nel
1516; conseguì la laurea in
Medicina a Montpellier e la
confermò nello Studio di Pavia e Bologna. Chiamato alla
corte di Cracovia, si trasferì
successivamente alla corte di
Alba lulia in Transilvania, dove ricoprì la carica di consigliere della giovane regina.
Nel 1552 ritornò in Italia per
poi trasferirsi nel 1556 a Ginevra dove esercitò la medicina. Pur fedele all’ortodossia
calvinista, incominciò a porre alcuni dubbi sulla Trinità
allo stesso Calvino, che reagì
con asprezza costringendolo
ad abbandonare la città.
Nel 1558 fece ritorno in Polonia: qui assunse un ruolo di
primo piano nella Chiesa
riformata inserendovi le proprie idee, ispirate a un rigoroso scritturalismo, e diffondendo l’eresia sociniana antitrinitaria. L’analisi di Madonia ha presentato aspetti
molto interessanti per il risalto che ha dato al contesto sociale in cui queste dispute si
calarono, al ruolo giocato dai
nobili e alle tensioni che si
scatenarono alTinterno dei
Sinodi. Nel 1563 Biandrata lasciò la Polonia e si trasferì in
80102
■ Il documento conclusivo del convegno di Mezzano
Le molte facce del problema della legalità
L’8 maggio si è svolto il consueto convegno di Mezzano nella
forma di un Consiglio direttivo allargato, forse anche per permettere un più approfondito scambio di opinioni sul tema della <degalità», onde offrire strumenti di lavoro per un incontro futuro
più strutturato. Aperto da un denso documento del prof. Sergio
Rostagno su «Fondamento teologico del diritto», si è sviluppato
con l'apporto di ricerche specialistiche da parte di alcuni sociologi
che hanno portato aggiornati studi della regione Emilia Romagna
su queste tematiche. Al termine dei lavori è stato stilato dai partecipanti un breve documento che qui pubblichiamo, e che può servire anche come piattaforma per il futuro convegno sul tema.
11 Consiglio del Centro studi
per il cristianesimo sociale ha
dedicato una riunione allargata l’8 maggio al problema
della legalità e, dopo avere
ascoltato le relazioni del prof.
Sergio Rostagno e dei dott.
Giovanni Sacchini e Katia Bolli, ha fissato i seguenti punti
per la sua futura riflessione.
1) Da una parte, il probleffia della legalità si pone in
modo puramente laico, perché esso sussiste in qualsiasi
società, sia essa cristiana, precristiana, postcristiana o ispimta da altre forme religiose.
2) Dall’altra parte il medesimo problema rimane legato
®d altre istanze, tra le quali
P®t noi cristiani va annoveram la fede nel Dio creatore, redéntore e ispiratore, il costanJ® riferimento alle Scritture di
'Sraele e a quelle apostoliche,
dnnché il sostegno e controllo
Cficiproco fra credenti, nel
mnblto di una chiesa vissuta
Regala un
abbonamento
essenzialmente come palestra
di discepolato cristiano.
3) Alla luce di questi principi, è necessario educare i cittadini a una valutazione positiva della legge e della sua applicazione, ma altresì incoraggiare le sperimentazioni,
che sono attualmente già iri
corso, di pieno inserimento di
tutti i residenti nel territorio
della Repubblica nella diiiamica della convivenza civile,
con pari sottolineatura dei diritti e dei doveri di cui ciascuno è titolare.
4) Il Consiglio, nella consapevolezza che i problemi della legalità non si risolvono
semplicemente con una politica di inasprimento delle pene, che in realtà hanno un effetto deterrente limitato, ritiene che le leggi attualmente
esistenti vadano applicate
con maggior prontezza, incoraggiando quei giudici e agenti delle forze delTordine
che rischiano la vita per imporre il rispetto della legge.
Sotto questo profilo, il Consiglio ritiene che il nostro paese
si trovi a dover affrontare dei
problemi di natura morale e
spirituale prima che politica.
5) Un problema particolarmente delicato è quello della
legalità internazionale. Non
v’è dubbio che i tragici avvenimenti della seconda guerra
mondiale abbiano relativizzato il concetto di sovranità na
zionale, per cui la repressione
o la distruzione di minoranze
etniche, religiose e culturali
non possono lasciare indifferente nessuno. Ma il modo
con cui i diritti umani possono essere difesi o promossi
non è ancora stato stabilito in
modo soddisfacente. Nell’attuale fase storica i paesi dell’Occidente sono contemporaneamente i titolari dei più
estesi diritti umani e i detentori del più terribile potere di
distruzione che si sia mai visto nella storia: ma che l’Occidente abbia il diritto, o addirittura il dovere, di usare questo suo potere discrezionalmente per imporre in taluni
casi il rispetto di quei diritti, è
una novità che ci pare degna
di serie e attenta riflessione. Il
Consiglio si rallegra vivamente del fatto che le chiese cristiane, in occasione della presente guerra della Serbia e del
Kosovo, stiano impegnando
le loro migliori energie allo
scopo di favorire questa riflessione e questa autocritica.
6) Ciò ci pare tanto più necessario in quanto l’Occidente è anche titolare di un primato economico che lo colloca in posizione di grande
vantaggio nei confronti del
cosiddetto «Terzo Mondo»,
soffocato dal sottosviluppo e
dal debito. In vista dell’anno
2000, il Centro si associa con
riconoscenza all’iniziativa del
Consiglio ecumenico delle
chiese che patrocina la rinuncia ai nostri crediti nei
confronti dei paesi poveri,
come segno di umiltà, di
amore e di speranza: speranza che è fiducia nella realtà
del regno di Dio, ma anche
impegno per una società più
equilibrata e fondata sui
principi irrinunciabili della
giustizia e della libertà.
Transilvania, nominato consigliere del re. Nel 1568 venne
pubblicato il De falsa et vera
unius Dei Patris, Filii et Spiritus Sancii cognitione, testo
fondamentale del radicalismo
antitrinitario, in cui Biandrata ricostruì una storia del cristianesimo alla luce dell’antitrinitarismo, presentato come
ortodosso contro il trinitarismo, opera dell’Anticristo.
Negli ultimi anni Biandrata
si ritirò a vita privata, a esercitare la sua professione di
medico, e si avvicinò ai gesuiti. Sorsero delle voci, del
tutto infondate, di un ritorno
al cattolicesimo, ricordato erroneamente anche dalla lapide del municipio di Saluzzo.
Perché oggi, quando le dispute cristologiche non sono
più così coinvolgenti, Giorgio
Biandrata può essere attuale?
Il nostro saluzzese ha dato
corpo a un cristianesimo senza dogmi, teso a sviluppare i
motivi umanistici della pace,
del rispetto del pensiero altrui, della libertà e della responsabilità della coscienza,
un passo importante verso
il riconoscimento della tolleranza. Per questo si è costituita, sempre per opera
del dinamico «imprenditore
culturale» Gigi Eerraro, l’associazione Onlus «Giorgio
Biandrata», che intende riunire intorno agli ideali di tolleranza, solidarietà e difesa
dei diritti umani le persone
determinate a combattere,
attraverso il dialogo e il confronto, il pregiudizio e l’intolleranza razziale e religiosa.
A Convegno
Zurigo ricorda
la figura di
Pietro Vermigli
L’Istituto per la storia della
Riforma svizzera dell’Università di Zurigo organizza dal 5
al 7 luglio a Kappel am Albis,
presso Zurigo, un Simposio
internazionale sulla figura
del riformatore italiano Pietro Martire Vermigli, che visse a Zurigo dal 1556 al 1562.
L’occasione per questo
Simposio è il 500“ anniversario della nascita del riformatore toscano, canonico agostiniano, formatosi umanisticamente all’Università di Padova. Vermigli fu abate del
convento di San Pietro ad
Aram, a Napoli e più tardi
priore del convento di San
Frediano a Lucca. Nel 1542,
costretto all’esilio dall’Inquisizione si rifugiò prima a
Strasburgo (1542-1547) quindi a Oxford (1547-1553). Nel
1556 il Consiglio di Zurigo lo
chiamò, dopo la morte di
Konrad Pellikan, alla cattedra
di ebraico alla fondazione del
Grossminster, di cui fu titolare fino alla morte, nel 1562.
Il Simposio sarà dedicato
all’approfondimento della ricerca sull’opera e il significato di quest’ultima fase della
vita di Vermigli, che fino ad
ora è stata un po’ trascurata.
Ben 18 le relazioni, con studiosi provenienti da Svizzera,
Germania, Gran Bretagna,
Stati Uniti, Canada e Italia.
Fra questi ultimi Orazio Bravi di Bergamo e Emidio Campi, docente a Zurigo. Fra gli
invitati Giorgio Spini e Susanna Peyronel.
In occasione del Simposio
vi sarà anche una mostra dal
titolo: «Schola Tigurina: la
Scuola superiore di Zurigo
alla metà del XVI secolo».
Il palazzo municipale di Saluzzo
Abbazia di Maguzzano
La famiglia fra teologia
e implicazioni umane
SERGIO RASTELLO
Dal 13 al 16 maggio, un
gruppetto italosvizzero
si è ritrovato nella cornice
dell’antica abbazia benedettina di Maguzzano (Brescia),
fondata nel 1491 e da alcuni
anni centro di dialogo ecumenico cattolico-luterano.
L’occasione era fornita da un
corso di formazione per l’aiuto e consulenza alle coppie e
alle famiglie, organizzato dal
gruppo «Insieme», che ha
avuto come formatori Philippe Decorvet, pastore della
Chiesa riformata e fondatore
dell’Associazione «Oikos»
(consulenza familiare, accompagnamento di coppie in
difficoltà, seminari di formazione sulla famiglia), Nancy
Decorvet Viala, mediatrice
familiare, Licia Pignatelli
Saillen, pedagogista e mediatrice familiare, Gianni Saillen, operatore del Centro di
ascolto «Il rifugio» di Firenze.
Eravamo una trentina, per
metà italiani e per metà svizzeri romandi, provenienti
da diverse realtà ecclesiali
(Chiesa riformata svizzera in
maggioranza, ma anche vaidesi, chiese dei Fratelli, Chiesa apostolica, chiese libere,
pentecostali): una partecipazione variegata che dimostra
quanto il problema della
consulenza familiare sia oggi
vivamente sentito in tutte le
chiese, in questo periodo di
rapido mutamento di costumi e di valori, e di fronte al
numero crescente di famiglie
in difficoltà nelle nostre comunità.
È stato un seminario molto
intenso, attento sia all’aspetto teologico che a quello psicologico e delle scienze uma
ne. I partecipanti, molti dei
quali già attivamente impegnati in un servizio di aiuto
alla famiglia, hanno ricevuto
un insegnamento sia teorico
che pratico: le conferenze e le
riflessioni bibliche si sono alternate allo studio di casi, ai
«giochi di ruolo», alle simulazioni. Ci siamo accorti, non
senza una certa sorpresa, che
quello che sentivamo ci era
utile personalmente, ci aiutava davvero a migliorare le nostre relazioni interpersonali,
prima ancora di essere utile
per gli altri. Alcuni momenti
di condivisione ci hanno fatto
sperimentare la realtà della
comunione fraterna, al di là
delle diverse provenienze.
La pace della vasta tenuta
dell’abbazia, affacciata sul
lago di Garda e punteggiata
di ulivi, il bel tempo primaverile e la cucina semplice
ma saporita dei frati hanno
contribuito a fare di queste
giornate un’esperienza decisamente positiva. Il gruppo
«Insieme», nato di recente
per iniziativa della coppia
Saillen-Pignatelli sulla scia di
«Oikos», ha l’obiettivo di
mettere a disposizione delle
chiese evangeliche un servizio di aiuto per famiglie e
coppie; dispone di materiale
(un corso per coppie è già disponibile, un corso per le famiglie e uno di preparazione
al matrimonio lo saranno
prossimamente), di alcuni
formatori, e di una bibliografia abbastanza ampia e aggiornata sulle tematiche.
Per ulteriori informazioni
ci si può rivolgere a «Insieme», c/o Gianni e Licia Saillen-Pignatelli, via Foscolo 35,
50018 Scandicci (Fi); e-mail:
insfam@mail.dex-net.com.
Ogni settimana, Riforma,,,
ti fa conoscere un mondo evangelico più grande di quello
che puoi conoscere con la tua esperienza diretta.
L’abbonamento ¡ordinario costa 105.000 lire| (invariato
dal 1997); se il tuo reddito familiare non te lo consente, puoi
utilizzare liberamente l’abbonamento ¡ridotto di 85.000 lire
oppure un abbonamento ¡semestrale che costa 55.000 lire.
Se, invece, hai qualche risorsa in più, puoi aiutarci sottoscrivendo l’abbonamento [sostenitore^ilM^OOOlireì o in
viandoci una qualsiasi cifra in dono: aiuterai chi non se lo può
permettere.
Le tariffe per l’estero sono:
ordinario: £ 170.000; via aerea £ / 95.000;
sostenitore £ 250.000; semestrale £ 80.000.
Insomma, sono diversi i modi per non rinunciare a RIFORMA.
eli abbonamenti decorrono, per dodici o sei mesi, dal giorno di ricevimento della prima copia del giornale.
6
RIFORMA
Alberto Bragaglia e il pastore Valdo Benecchi
Il conflitto nei Balcani
«Perché non è
nel mio arco che io
confido, non è la mia
spada che mi salverà»
(Salmo 44, 6)
Sembrava un anno relativamente tranquillo, un periodo che avremmo potuto usare utilmente per fermarci a
riflettere sul futuro, quello
del nostro paese e delle nostre piccole chiese. Un periodo da dedicare all’analisi comune delle cose che funzionano e di quelle che non funzionano, all’elaborazione di
nuove e più efficaci strategie
per rispondere in modo sempre più adeguato alla nostra
vocazione, alla migliore comprensione delle sfide sempre
nuove che come credenti ci
troviamo davanti. InVece una
nuova emergenza, piu pressante di altre che pur continuano ad esistere, è venuta a
scuoterci, a toglierci dalla testa che a questo mondo si
possa anche per un momento abbassare la/guardia, si
possa smettere di vigilare.
•Un nuovo coiiflitto infiam
ma e insanguina i Balcani.
1, attr
Questa volta, attraverso la Nato, anche il nostro paese è diventato parte attiva nelle ostilità. Ognuno à modo suo, tutti
gli alleati occidentali contribuiscono nell’offensiva aerea
(per ora) contro la Serbia e il
suo dittatore Milosevic. Il
conflitto, scatenato per cercare di risparmiare alle popolazioni del Kosovo una odiosa e
sanguinosa «pulizia etnica»,
ma anche per delegittimare
definitivamente un regime dispotico e pericoloso come
l’attuale regime di Milosevic,
ci impone però alcune amare
considerazioni proprio alla
luce della nostra fede in Cristo, della nostra vocazione di
testimoni dell’Evangelo.
Dopo 2.000 anni di cristianesimo possiamo dire con assoluta forza che oggi ogni sopraffazione, ogni sopruso di
un essere umano nei confronti di un altro essere umano resta una sconfitta per i fondamenti della nostra fede e della
nostra predicazione. Ma lo è
anche ogni tentativo di risolvere crisi e conflitti con le armi, senza avere percorso fino
in fondo tutte le vie della prevenzione, dell’incontro, del
lavoro paziente per isolare
politicamente i nazionalismi
«esclusivi» e lottare contro il
traffico delle armi.
È una sconfitta affermare
che sia inevitabile rispondere
al male con un altro male.
Dov’è finito l’Evangelo dell’amore, della pace, della solidarietà, quella «buona novella» che diciamo aver cambia
[(]
m mmMfrtnce
Claudiana
via Principe Tomaso. 1 - Torino
011 -6689804 - fax 011 -6504394
to la nostra vita, che diciamo
di voler predicare? Molti ribattono opponendo un cmdo
realismo: questo è l’essere
umano, un essere che resta
violento e irragionevole e per
fermarlo è veramente efficace
solo la violenza. Noi affermiamo che nostra responsabilità
è quella di riconoscere la
complessità della situazione
di cui noi stessi siamo parte e
cercare con intelligenza e
perseveranza i modi di una
soluzione possibile.
Certo nell’immediato il nostro compito è cercare di alleviare la sofferenza dei profughi e dei feriti, degli sradicati,
da qualunque parte vengano,
appoggiando per esempio le
iniziative del Servizio migranti della Fcei. Ma altrettanto
forte deve essere il nostro impegno a far sì che le armi tacciano al più presto per lasciar
spazio al dialogo, alla trattativa, alla diplomazia. Altrimenti già da ora si possono prevedere i reali vincitori di questo
ennesimo conflitto alle nostre
porte: i mercanti d’armi e, paradossalmente, un dittatore
che ha ricevuto insperato appoggio e legittimazione da
una prova di forza che ha distrutto il suo paese ma senza
minare realmente le basi su
cui ha fondato il suo potere.
Veri sconfitti sono i popoli
che hanno subito l’orrore delle esplosioni e dei massacri; e
tutti noi che ancora una volta
non siamo stati capaci di dare
sostanza concreta alla nostra
predicazione.
Come credenti siamo ancora una volta indotti, inoltre, a
riflettere sull’intreccio religioni-violenza. Sull’uso cioè dell’identità religiosa come elemento integrante del conflitto
tra gruppi, etnie, popoli le cui
contrapposizioni radicate in
storie di soprusi subiti o privilegi conquistati, in squilibri
economici e in differenze culturali, vengono per così dire
legittimate dall’appartenenza
a una comunità etnico-religiosa omogenea; in Medio
Oriente come in Algeria, in Afghanistan, in Bosnia, in Jugoslavia, in Sudan.
Contro questo «peccato»
che tradisce l’«evangelo» di
ogni fede vivente nel Dio di
giustizia e di compassione, le
nostre chiese sono chiamate
ad agire e pregare, in comunione con tutti gli uomini e
le donne che operano per
spezzare le barriere, per
creare ponti e favorire relazioni di accoglienza e di condivisione che vadano oltre il
tempo drammatico dell’emergenza e costruiscano democrazia. Di particolare forza ci sembra in questo contesto il «principio protestante»
che afferma l’unica sovranità
del Signore e la parzialità di
ogni esperienza umana,
compresa quella delle diverse chiese cristiane.
Al Centro di Ecumene, dal 28 al 30 maggio, si è tenuta l'annuale Coi i "
Recuperare le radici teologiche del metodisim
Spedizio
art. 2 CO'
IH caso
aimWet
(.•Editore
/ lavori, introdotti da un'ampia relazione del Comitato permanente dell'Opera per
e l'indentità ecclesiastica alle prospettive di evangelizzazione e sviluppo, dai
Nella tradizionale e accogliente cornice di Ecumene, anche
quest’anno i lavori della Consultazione delle chiese metodiste
sono stati introdotti da un’ampia e accurata relazione, a cura
del Comitato permanente dell’Opera per le chiese metodiste in
Italia (Opcemi), che si apre con una riflessione problematica
sulla guerra nei Balcani che pubblichiamo qui sotto a sinistra.
Seguono informazioni sull’attività, nel corso dell’anno, del Comitato permanente, del Centro di Ecumene, dell’istituto Casa
Materna di Portici, dell’Associazione «Pellegrino della terra»,
guidata da Vivian Wiwoloku, che opera tra le prostitute nigeriane e ganaensi del Palermitano, del Centro sociale Casa MiaEmilio Nini di Ponticelli, della Casa della pace di San Marzano
Oliveta, del Centro di accoglienza per immigrati di Mezzano inferiore, del Centro di servizio di Villa San Sebastiano, del Ce.Mi
di Palermo, della scuola materna di Scicli.
Dopo una sezione dedicata ai rapporti con l’estero, in particolare con la famiglia metodista nel mondo, ne segue un’altra,
molto ampia e dettagliata, dedicata alla situazione finanziaria
dell’Opcemi (la riflessione del pastore Giovanni Carrari sul
rapporto tra fede cristiana e offerta, che pubblichiamo nella
pagina a fianco, ne costituisce un po’ l’integrazione teologica).
In questi anni, il Comitato permanente ha dedicato grande
energia alla riorganizzazione amministrativa e finanziaria
dell’Opera metodista in Italia, giungendo finalmente all’obiettivo prefissato di unire trasparenza a efficienza gestionale, in
uno stretto rapporto di collaborazione con gli analoghi servizi
della Tavola valdese.
Quest’anno la Consultazione ha avuto come ospite il prof.
Stephen Gunter, della Emory University di Atlanta, che ha tenuto, in inglese, la predicazione del culto di apertura e una lezione
sull’attualità del messaggio metodista. Naturalmente, i suoi interventi sono stati tradotti in italiano, ma l’inglese, o l’italianenglish, è risuonato diverse volte nel corso della Consultazione
data la presenza di pastori anglofoni in servizio in Italia. Un segno significativo di apertura dei metodisti italiani che sono stati
richiamati più volte da questi fratelli a guardare oltre le frontiere del nostro paese, spesso anguste, come ben sappiamo e sperimentiamo, dal punto di vista culturale e religioso, (e.b.)
Molte cose stimolanti su cui riflettere e operare per il futuro
MARIO COLAIANNI
CRISTINA TAVERNA
J F God is in you, you can
Work. If God is in you,
you must work». Se Dio è in
te, tu puoi operare. Se Dio è
in te, tu devi operare. Questa
frase, citata più volte dal professore W. Stephen Gunter
della Emory University di
Atlanta, può racchiudere in sé
il tema conduttore della Consultazione metodista di quest’armo; alle soglie del nuovo
secolo si sente la necessità di
riscoprire il passato dei metodismo italiano per poter trovare gli obiettivi su cui lavorare in futuro. Molti sono stati
gli argomenti trattati, con le
relative discussioni altrettanto interessanti e significative.
La Consultazione ha vissuto dei momenti particolarmente arricchenti dal punto
di vista teologico, grazie anche alla visita del prof. Gunter
in Italia. «Cristianesimo scritturale: teologia nello spirito
wesleyano» è stato l’argomento della sua lezione; chi
era presente ha potuto ancora imparare qualcosa dalla
parola di Dio, dalla quale non
si finisce mai di apprendere.
Durante la discussione dei
problemi e delle prospettive
dei metodismo italiano, la
Consultazione ha sentito la
necessità di puntare in futuro
su problematiche quali la
scuola (nella fattispecie sull’ora di religione), il lavoro, la
disoccupazione, l’evangelizzazione, l’immigrazione.
Tanti argomenti con poco
tempo a disposizione per essere affrontati in maniera
adeguata. Per il futuro hiso
gnerà trovare dei punti di riferimento e delle linee comuni di azione per operare in
una società dove la cultura
cattolica è fortemente condizionante e dove è preoccupante il silenzio di larga
parte del pensiero laico. Le
chiese metodiste considerano
l’integrazione alla Chiesa valdese un fattore irrinunciabile
e il fatto di appartenere alla
Fcei deve stimolare e ribadire
il punto di vista protestante
nell’Italia odierna. Se per il
pastore Valdo Benecchi la
Consultazione è il luogo in
cui mettere insieme liberamente i pensieri e le esperienze del metodismo, il Sinodo è il momento in cui
tracciare le linee di lavoro comune, come ha ribadito il pastore Giovanni Carrari. Naturalmente le comunità devono
essere coinvolte in questi
progetti, per non correre il rischio di creare un divario con
gli organismi delle nostre
chiese e di arrivare impreparate al momento di affrontare
tali argomentazioni.
Un altro momento particolarmente coinvolgente ha riguardato il futuro di Ecumene. Per la Consultazione il
Centro deve poter essere operativo tutto l’anno, bisogna
trovare la strada giusta per
«rilanciarlo», vista anche la
precaria situazione finanziaria e la necessità di una ristrutturazione. Tra le varie
proposte, prevale l’ipotesi di
un Centro studi, in cui poter
includere gli scopi e le attività
dello statuto, mentre è necessaria una sua posizione a livello giuridico e fiscale. Si deve tener conto che una even
tualità del genere porterebbe
il Centro a dover avere del
personale in più, e qualificato, per una gestione operativa
più pratica e funzionale.
La Consultazione ha rice
vuto una preziosa testimonianza da parte di Vivian
Wiwoloku. La sua missione
consiste nello strappare le ragazze immigrate dal triste destino della prostituzione, inserendole poi nel mondo del
lavoro. La sua esperienza ci
ha fatto riflettere sull’importanza dell’agire concretamente (con tutti i rischi che
questo può comportare) anziché, come spesso succede,
perdersi dietro troppe parole,
lunghi discorsi e pochi fatti
L’argomento finanziario ha
fatto discutere come sempre
molto sulla questione delle
contribuzioni; bisogna ricordarsi che la contribuzione
non è l’obolo dato alla chiesa
ma è un modo per ringraziare
Dio del dono della salvezza.
Analizzando dettagliatamente la situazione delle comunità, è emerso che le chiese
hanno contribuito un po’ al
di sotto dell’obiettivo preventivato ma hanno risposto comunque positivamente, dando ugualmente molto. Dobbiamo tener conto che nelle
nostre chiese c’è un calo dei
membri, molte famiglie hanno un reddito solo, i giovani
non hanno un lavoro, sono
tutti fattori che incidono e
che purtroppo si stanno rilevando in quasi tutte le comunità. Però per avere un pastore bisogna sostenerlo economicamente, come ha ricordato il moderatore della Tavola
valdese, Gianni Rostan. Af
Il futuro del Centro metodista di Ecumene
ANTONIO FELTRIN
La Consultazione ha dedicato oltre un’ora e mezza
di dibattito alla riflessione su
una delle opere metodiste
più importanti, il Centro di
Ecumene. Oggetto della discussione il rilancio della
struttura che attualmente si
trova in una situazione finanziaria difficile e che necessita
di un energico incremento
della partecipazione delle comunità alle attività di incontro e formazione che offre.
Per quanto riguarda la situazione finanziaria, nei vari
interventi è emerso l’orientamento comune che il Centro
debba aumentare il numero
di giornate di attività. Nella
crescita dell’utenza pagante,
interna o esterna alle nostre
chiese, viene individuata lo
strumento per il raggiungimento dell’autonomia finanziaria. A tal riguardo sono
emerse svariate proposte miranti a valorizzare le potenzialità del centro; dalla ospi
talità a incontri culturali e religiosi, all’accoglienza di scolaresche o turisti. La posizione del Centro è particolarmente felice, non lontana da
Roma, che si appresta a diventare un nodo turistico di
rilevanza planetaria, in un’
area di considerevole interesse paesaggistico e artistico. La valorizzazione di queste risorse appare dunque
una prospettiva promettente, anche se richiederà una
valutazione attenta degli
adeguamenti amministrativi,
giuridici e strutturali necessari per intraprendere le attività più propriamente ricettive. Sarà inoltre importante
mettere a punto una strategia di promozione adatta alla
natura, alla posizione e alle
finalità di Ecumene.
Per quel che riguarda la verifica delle attività presenti e
passate del Centro e le proposte per il futuro, l’invito del
presidente Benecchi a intervenire e a far sentire la voce
delle comunità nel dibattito.
portando valutazioni, esigenze e proposte, ha trovato l’assemblea un po’ intorpidita, e
piuttosto propensa ad affidarsi alle voci più collaudate
dei pastori o di pochi illustri
quadri ecclesiastici.
Tuttavia se il dibattito non
è stato particolarmente significativo sotto il profilo
dell’analisi e della progettualità, prevaleva nell’assemblea
comunque la percezione che
a nessuno sfuggisse la necessità, l’urgenza e l’importanza
di rilanciare le attività di
questa opera così significativa per la storia del movimento metodista del dopoguerra.
Al Comitato generale di Ecumene è affidato quindi il
compito di mettere a punto
le strategie per una nuova
stagione prospera del Centro
di Ecumene, che raccolga degnamente una storia gloriosa
che nella ricerca teologica e
nel dialogo con le forze culturali e politiche della nostra
società ha trovato la sua espressione più alta.
frontare le contribuzioni con
positività e stimolo per poter
tenere in piedi il protestantesimo è un dato di fatto emerso dalle discussioni.
Il Comitato permanente ha
progettato e stilato un piano
di risanamento che in molte
cose ha ottenuto buoni risultati, vanificati però dai soliti
interessi passivi. Le chiese
devono prendere ancora una
volta atto che è importante rispettare le scadenze in modo
da evitare ritardi che portano
l’amministrazione ad avere
problemi di liquidità.
Un altro argomento affrontato è stato quello sull’ecumenismo, in particolare il pastore Richard Grocott ha dettagliatamente spiegato il suo
ruolo alTinterno della Commissione ecumenica del Comitato del Giubileo dell’anno
2000. Grocott ha spiegato come il Consiglio mondiale metodista lo abbia delegato a
questo compito e ha raccontato tutte le difficoltà incontrate al momento di dover affrontare l’argomento delle indulgenze. Se da una parte
l’Alleanza riformata mondiale
ha ritirato la propria partaci
pazione all’interno del Comi
tato nella persona del pastore
Salvatore Ricciardi, la Con
sultazione ha sentito la ne
cessità di ribadire la presenza
di una rappresentanza meto
dista per poter dare un con
tributo effettivo dei metodi
smo italiano. Tenendo conto
che l’ecumenismo negli altri
paesi è diverso da quello in
Italia, una voce metodista che
faccia sentire le proprie idee è
importante, anche se in contraddizione con la scelta fatta
da Ricciardi.
In definitiva, ai nostri occW
di membri di chiesa di Gotizia e Udine, non ancora trentenni e con un’esperienza da
formare, la Consultazione
metodista di quest’anno ha
dato molte cose stimolanti su
cui riflettere e operare per il
futuro. A nostro avviso infatti
questo è un momento importante per le chiese metodiste,
in cui il confronto è necessario e doveroso per poter proseguire il discorso intrapresoda tempo e fin qui portato
avanti. La nota negativa
di
questa esperienza riguarda la
sensazione di disinteresse
che ci è sembrato cogliere da
parte di alcune persone che
forse considerano scontato
questo appuntamento annuale. Una maggiore concretezza di tutti i temi affrontati
potrebbe portare più interventi da parte delle persone
che cominciano a dare un ricambio generazionale. Ancora un appunto riguarda lc
partenze troppo anticipate di
alcune persone, ritenute da
noi inopportune, come puf®
il continuo squillare dei tC'
lefonini durante interventidibattiti e relazioni.
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^2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale diTorino
f- fgso di mancato recapito si prega restituire
mittente presso i'Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'gditore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
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DOMENICA 13 SI VOTA per eleggere i rappresentanti
al Parlamento europeo: gli elettori potranno esprimere al
massimo tre preferenze accanto al simbolo del partito prescelto. Ci saranno anche le elezioni per la Provincia di Torino e in quasi tutti i Comuni del Pinerolese. Per la Provincia
si troveranno già i nomi elei candidati prestampati accanto al
simbolo del partito, accorpati accanto al nome del candidato
alla presidenza che viene appoggiato dai singoli partiti. Se
nessuno dei candidati alla presidenza raggiunge il 50% -F 1
dei voti si andrà al ballottaggio il 27 giugno. Per i Comuni
si può indicare al massimo una preferenza accanto al nome
del candidato a sindaco prescelto. Si vota domenica dalle
6,30 alle 22; gli scmtini inizieranno subito per le europee e
lunedì, dalle 14, per le provinciali e comunali.
Un documento redatto dalla Regione
La condizione
giovanile in Piemonte
Il gruppo di lavoro predisposto dal settore Affari internazionali e comunitari della
Regione Piemonte ha presentato recentemente il «T rapporto sulla condizione giovanile 1998». «Il documento
presentato - dicono al nascente Osservatorio regionale sulla
condizione giovanile di cui il
gruppo è parte - non intende
delineare T impossibile profilo
di-una specifica “situazione
giovanile piemontese” ma descrive i processi e le tendenze
che caratterizzano le dinamiche demografiche, i grandi sistemi della scuola, dell’occupazione e del lavoro».
Quello che si può evincere
sulle tre grosse categorie indicate nel «Rapporto» è che
per quel che riguarda l’occupazione nei prossimi cinque
anni si avrà una scarsità di ricmbio visto che le previsioni
V dicono che per 130 persone
che si ritireranno dal mondo
del lavoro saranno disponibili
solo 100 giovani e conseguentemente il mercato del
lavoro piemontese pare destinato a non trovare più risorse
umane interne adeguate alle
proprie necessità. Per quel
ehe riguarda invece i dati relativi alla scuola ci si presenta
di fronte una situazione in cui
nlla perdita complessiva di
'Scritti nella scuole superiori
S' accompagna un costante
aumento della propensione
giovani a proseguire gli
studi dopo la terza media.
Anche il numero dei laureati
1 ( Si presenta in crescita costan: ¡e (+56% dal ’90 al ’96).
Complicata invece la fase di
Iransizione scuola-lavoro con
tempi di attesa fra la fine depi studi e «inizio dell’attività
'avorativa» spesso anche
"tolto lunghi a causa, dicono
all Osservatorio, soprattutto
j olio scarso rendimento del
Itolo di studio intermedio.
: ^Scorrendo questa massa di
otizie fomite dal rapporto
Fondato nel 1848
<
VENERDÌ 11 GIUGNO 1999 ANNO 135-N. 24 LIRE 2.000 - EURO 1,03
Fra poco più di una settimana a Seoul si saprà
quale sarà la località montana
che ospiterà le future olimpiadi invernali del 2006. La candidatura di Torino è sicuramente una candidatura anomala visto che la città non è
in montagna, e c’è la necessità di coinvolgere per i giochi svariate città delle valli
Susa, Chisone e Pellice oltre a
Pinerolo. Una «scommessa»
che il territorio vive positivamente, dicono i rappresentanti
del comitato promotore.
In questi ultimi giorni però
soprattutto gli ambientalisti
hanno fatto notare che questa
candidatura oltre a essere già
costata circa 15 miliardi di
promozione costerà, pare,
(nell’eventualità che i giochi
LE OLIMPIADI E IL TERRITORIO
LA SCOMMESSA
DAVIDE ROSSO
vengano attribuiti a Torino),
intorno ai 1.000 miliardi fra la
costruzione di infrastrutture,
impianti sportivi, villaggio
olimpico e quant’altro con costruzioni utilizzabili appieno
solo nel periodo olimpico (si
pensi ai parcheggi in alta vai
Chisone, al trampolino da sci
che verrà costruito a Pragelato
0 al villaggio olimpico di cui è
già previsto lo smantellamento a olimpiadi finite). Certa
mente ottenere che le olimpiadi si svolgano sul territorio
può essere un investimento
per il nostro turismo. Un ulteriore trampolino di lancio per
un’attività che in questi anni è
stata al centro della progettualità di molti enti locali, ma
viene da chiedersi: non sarebbe forse il caso di parlare di
più della viabilità non certo
«olimpica»? prevedere magari
di utilizzare strutture sportive
già pronte appena al di là delle Alpi (ad esempio utilizzare
il trampolino di Albertville
rendendo disponibili, magari
per interventi strutturali mirati
sul territorio, i 51 miliardi
previsti per costruirne uno
nuovo a Pragelato)?
Ma soprattutto, di fronte a
un’economia montana che fatica a mantenersi viva e in cui
servirebbero investimenti mirati a sostegno di politiche
«eco-sostenibili» non occorrerebbe forse puntare maggiormente: sul mantenimento
e il recupero ambientale del
territorio, su strutture sportive
che i giovani possano usare,
su strutture che durino nel
tempo anziché in impianti destinati forse solo a portare una
ricchezza momentanea?
5-6 giugno: Conferenza a Luserna San Giovanni delle chiese valdesi del I distretto
Una Conferenza fuori dagli schemi
ha detto il presidente della
Regione, Ezio Ghigo - istituzioni, esperti e operatori che
si accingono a progettare le
rispettive azioni, oltre a trovare elementi generali di
orientamento, avvertiranno
forse anche la necessità di ulteriori approfondimenti, legati al bisogno di osservare più
da vicino. Ma la Regione, oltre a offrire un contributo di
informazione e di riflessione
assicura nel 1999 un incremento significativo delle risorse in questo settore: si tratta di 3.300 milioni di lire,
contro i 2.000 del 1998». 1
Rapporti successivi, che
avranno periodicità annuale,
si prefiggeranno tra l’altro,
garantiscono in Regione, di
promuovere la realizzazione
di Osservatori del mondo giovanile locali in tutti gli ambiti
provinciali e nei grandi Comuni puntando a «sviluppare
presso un pubblico più ampio
una cultura di attenzione e di
investimento verso le giovani
generazioni».
STEFANO MERCURIO
E Stata una conferenza che
non si è lasciata appesantire dall’ossessione frenetica
del produrre e ha piuttosto
preferito riflettere sulla propria specificità di protestanti
in relazione ai veloci cambiamenti che coinvolgono il territorio delle valli valdesi e
non solo. L’invito della Commissione d’esame è stato accolto favorevolmente se non
addirittura auspicato; esso
suonava più o meno così:
confrontiamoci in modo libero sui grandi temi che contraddistinguono il nostro lavoro, correndo anche il rischio
di non arrivare necessariamente a prese di decisione
impegnative per il futuro. Che
i temi classici dell’evangelizzazione, dell’ecumenismo e
dei giovani non abbiano caratterizzato la discussione credo
sia il segno di una piccola
controtendenza che vada letta
positivamente e, in quel contesto, accolta con favore. È il
segnale che, almeno per quest’anno, quei temi non si sono
rivelati troppo impellenti.
Una Conferenza all’inse
gna non dei dibattiti sulle relazióni ecumeniche e delle
strategie di evangelizzazione
indica pure una radicata coscienza che riflettere sulla
nostra testimonianza dell’Evangelo, in stretta relazione
col mondo che ci circonda
non è un’appendice, ma il
cantiere stesso verso cui occorre sempre ritornare per arricchire la nostra fantasia e la
nostra identità. Un’identità
che alle valli si esprime anche attraverso una complessa
rete di servizi ospedalieri, di
case per minori e anziani. Un
insieme di servizi che occupa
circa 600 persone e che sembra essere in qualche modo
minacciato: «Noi temiamo
che i tagli preannunciati sulla
spesa sanitaria possano incidere negativamente sullo sviluppo delle nostre opere assistenziali e in particolare gli
ospedali - commenta il riconfermato presidente della
commissione esecutiva distrettuale (Ced), Luciano
Deodato -; la Conferenza ha
espresso la sua preoccupazione e chiesto che venga fatto
presente alle autorità competenti il problema, che potreb
ML,
I lavori della Conferenza a Luserna San Giovanni
be diventare drammatico per
la sopravvivenza dei nostri
ospedali in quest’area».
Da tener presente che eventuali riduzioni di servizi nelle
case di cura darebbero anche
un ulteriore duro colpo alla
questione occupazione: «Il
problema del lavoro non è di
facile soluzione - continua
Deodato -: quello che vorremmo fare è allacciare un
Abbiamo accennato nelle puntate precedenti alle difficoltà di ambientamento dei valdesi in Germania. Ce ne furono molte anche di carattere teologico
ed ecclesiastico: un famoso teologo luterano, rOsiander, riteneva che la religione valdese fosse equivoca; un secolo più
tardi il pastore Keller affermava che la
confessione dei valdesi era una sconcezza per il catechismo luterano e pensava
che i templi degli esuli dovessero essere
costruiti lontano dalle chiese luterane. Si
spiega così in parte l’isolamento delle
colonie rispetto alla vita religiosa circostante: nella regione di Hessen-Kassel gli
ugonotti e i valdesi non potevano tenere
un loro Sinodo e definire Concistoro il
loro organo responsabile per non creare
confusione con il Concistoro di Kassel.
Intorno a Francoforte si poterono tenere
solo due Sinodi, nel 1699 e nel 1702, poi
ogni comunità rimase abbandonata a se
stessa. Nel Baden-Durlach e nel Württemberg le cose andarono un po’ meglio:
IL FILO DEI GIORNI
LA LINGUA
_________a cura di MARCO ROSTAN_______
negli atti di quei Sinodi, oltre all’uso del
francese, si nota una straordinaria analogia con gli atti dei Sinodi alle Valli:
preoccupazioni organizzative ed ecclesiastiche, il rispetto della domenica, la
raccomandazione alle comunità di fornirsi di buoni maestri e ai genitori di mandare i figli a scuola, la disciplina, il rispetto del culto inginocchiandosi nel corso delle preghiere e rimanendo in piedi
durante la lettura del testo biblico. Arnaud, fino alla sua morte avvenuta nel
1721, fu guardato come autorità di grande prestigio; poi l’integrazione con la popolazione tedesca allontanò progressiva
mente il ricordo e la tradizione riformata.
Nel 1804 cessarono le sovvenzioni inglesi alle chiese, nel 1823 il governo del
Württemberg fece votare all’ultimo Sinodo valdese l’incorporazione delle comunità nella chiesa lùterana nazionale, e
lo stesso avvenne nel Badén e nell’Assia.
Fu proibita la lingua francese nelle scuole e nelle chiese; solo ai pastori di Grossvillar e Neuhengstett, Mondon e Geymonat, fu permesso di continuare a predicare in francese perché non capivano il
tedesco. Questo cambio di lingua fu naturalmente osteggiato, soprattutto per il
canto dei salmi. Negli Anni Trenta di
questo secolo sono più o meno scomparsi gli ultimi discendenti valdesi che parlavano ancora il patuà: ma i legami di
fratellanza e di comune fede con le chiese valdesi in Italia sono restati saldi.
(da T. Kiefner, I valdesi in Germania, in I
valdesi e l'Europa, Società di studi valdesi,
1982, A. Armand-Hugon, Storia dei valdesi
//, Claudiana, 1974)
dialogo, coinvolgendo in primo luogo quegli amministratori pubblici di vario livello
che sono membri delle nostre
chiese, anche per avere informazioni sui progetti ed eventualmente collaborare in modo assolutamente laico».
Alla vigilia della Conferenza lo stesso presidente della
Ced aveva detto che non si
sarebbe potuto prescindere
dallo stato di guerra esistente
a pochi chilometri da noi; «È
stato votato un ordine del
giorno in cui si sottolinea
l’assurdità di questa guerra precisa Deodato -; la guerra
nei Balcani rappresenta un
giudizio su di noi, sul ruolo
che le chiese non hanno svolto per pacificare la zona, oltre
naturalmente sulla politica
dissennata di Milosevic. Riteniamo che, dopo il tuono delle armi e delle bombe, si debba sentire anche la voce dei
deboli, dei perdenti: le chiese
si debbono adoperare perché
ciò accada anche nel momento di definire le condizioni
per una pace nella regione».
La Conferenza distrettuale
ha riconfermato la Ced uscente e cioè Luciano Deodato, presidente, Liliana 'Viglielmo, vicepresidente, Mariangela Anrico, Marco Bellota e Milena Grill.
8
PAG. Il
L’area industriale in costruzione a Pinerolo
BOBBIO PELLICE: I CAMMELLI SE NE SONO ANDATI
— Da circa una settimana Orlando Verdon, il cammello e la
dromedaria, che erano accampati a Bobbio da alcuni mesi,
sono partiti. Erano arrivati in febbraio ed erano diventati a
modo loro un’attrazione turistica con centinaia di visitatori
che salivano in borgata Abses per ammirare gli insoliti animali. Le polemiche con Famministrazione comunale avevano creato un clima poco sereno intorno al gruppetto di nomadi che ora ha trovato migliore accoglienza in alta vai di Susa.
24 ORE DI PALLAVOLO — Si svolgerà sabato e domenica,
al complesso sportivo di Luserna, una 24 ore di pallavolo
nell’ambito della Festa dello sport. Ritrovo sabato 12 alle 16.
PUNTO GIOCO PER BAMBINI FINO A 6 ANNI — L’assessorato all’Istruzione e ai Servizi sociali di Pinerolo ha
organizzato in via Novarea 38 un «Punto di gioco» per le
famiglie con bambini da 0 a 6 anni, dove i bambini possono
incontrarsi, giocare e intrattenersi con varie attività, dalla
pittura alla costruzione di burattini; per i più piccoli ci sono
tappetoni, cuscini e giochi adatti all’età. Il «Punto di gioco»
è aperto lunedì, mercoledì, venerdì e sabato dalle ore 15 alle 18,30 (per informazioni tei. 0121-398333).
MASSELLO: LA CIPRA SODDISFATTA PER LA DECISIONE SULLA CENTRALINA ENEL — Dopo la decisione da parte deH’amministrazione del Comune di Massello di respingere le richieste avanzate dall’Enel di utilizzo
del torrente Germanasca a fini energetici con la costruzione
di un impianto idroelettrico a Perrero, la Commissione internazionale per la protezione delle Alpi (Cipra) ha deciso
di inviare al sindaco di Massello una nota in cui esprime
soddisfazione per la decisione deH’amministrazione massellina. La Cipra poi si augura sempre nella nota che questa
decisione sia seguita da altri interventi simili in altri Comuni montani e non da ultimo anche dall’Enel «al fine di preservare il territorio da tipi di interventi che possono degradare sensibilmente l’ecosistema fluviale».
PROGRAMMI DI RADIO BECKWITH — Alcuni prò
grammi di Radio Beckwith, fm 91.2(X) e 96.550, nella settimana: giovedì, ore 11,30 e 18, incontro con i Disco Inferno; venerdì, ore 11,30 e 18, incontro con Ciro Cirri nella veste di artista; lunedì 14, ore 16,30, incontro con il primario di medicina generale all’ospedale valdese di Torre
Pellice dott. Aldo Cottino. Venerdì 11, ore 16,30, il dott.
Fonsato dell’Asl 10 parlerà in diretta, con domande del
pubblico, su «Ossigenoterapia domiciliare».
SI LIBERANO I RAPACI — La Bottega del possibile, l’associazione con sede a Torre Pellice che da anni si occupa
di temi legati al sociale e soprattutto alla domiciliarità, propone il suo annuale punto d’ascolto venerdì 11 e sabato 12
giugno, a partire dalle 9 presso il cinema Trento. I lavori
saranno divisi in due sezioni per quanto riguarda la prima
giornata, al termine della quale i ragazzi del laboratorio
teatrale di Marco Bricco presenteranno lo spettacolo «Prigionieri» al teatro del Forte. Sarà dedicato al «Progetto
rondini» rincontro di sabato, durante il quale il progetto,
adottato da decine di enti a livello nazionale, sarà discusso
con interventi degli operatori che lo hanno attuato e con
una relazione di Mario Pollo su «Il tempo per pensare e
progettare». Nell’ambito del punto d’ascolto si inserisce
l’intervento della Lipu che nel pomeriggio di sabato, al
parco della Bertenga, provvederà a liberare un gran numero
di rapaci, curati e recuperati nei centri Lipu, per un ritorno
nella loro casa natura, così come il «Progetto rondini» prevede il ritorno a casa dell’anziano in istituto.
STAGE DI DISEGNO NATURALISTICO — Sabato 12 e
domenica 13 giugno e sabato 3 e domenica 4 luglio, dalle
ore 14 alle 18, il Wwf sezione Pinerolese organizza due
week-end di disegno naturalistico presso la casa «David
Bertrand» (ex Martignona, via Campetto 20) di Piossasco.
Il costo dello stage è di £ 80.000; informazioni al Wwf pinerolese, via Brignone 1, Pinerolo (tei. 0121-76211).
MOSTRA E CONVEGNO SUL PINEROLESE E D’ANDRADE —• In occasione del centenario della donazione
alla città di Pinerolo del Palazzo del Senato da parte
dell’architetto portoghese Alfredo D’Andrade, il Centro
studi e museo civico d’arte preistorica organizza per sabato 12 giugno nel Circolo sociale di via Duomo 1 un convegno su «Il Pinerolese e D’Andrade».
Riapriamo la Scuola latina
Pomaretto - sabato 19 giugno
ore 15: verrà presentato il progetto di rilancio per fare della
Scuola latina un polo di cultura e identità della vai Germanasca. Saranno esposti pannelli sulla storia e sul futuro della scuola.
ore 17: incontro dibattito sul tema: «Non solo ecomusei. Un
territorio, mille volti». Presiede Giorgio Toum.
E Eco Delle ^lli moEsi
■■■
VENERDÌ 11 GlUGN^on^
Pinerolo: la nuova area industriale
Le imprese aderiscono
al polo integrato
FEDERICA TOURN
A poco più di un anno dalla
presentazione del Polo
integrato di sviluppo (Pis) di
Pinerolo, nato grazie al finanziamento dell’Unione europea
e in sinergia con la Regione
Piemonte, i lavori procedono
secondo le previsioni e il sistema creditizio ha aderito
massicciamente al progetto. È
quanto è emerso da una conferenza stampa organizzata a Pinerolo dal sindaco, Alberto
Barbero, e dalla Soprin, la società che gestisce gli interventi nella nuova area industriale.
«L’adesione non solo delle
imprese ma anche degli operatori economici è di buon auspicio perché significa che il
sistema bancario ha fiducia in
questa operazione», ha detto
Barbero. Sono dieci gli istituti
bancari che hanno dato il loro
appoggio all’iniziativa concedendo i prefinanziamenti: con
il 5% dell’intero importo, gli
imprenditori (per ora una
trentina) possono decidere dove far sorgere il proprio capannone e dare il via ai lavori;
in un secondo tempo si potranno ottenere altri finanziamenti grazie ai consorzi finanziari della Finpiemonte.
Rimane qualche problema:
innanzitutto la questione logistica di sistemazione dei lotti,
di piccole dimensioni per la
conformazione territoriale del
Pis di Pinerolo; e soprattutto
il mancato completamento
dell’autostrada. «Abbiamo
cercato di sollecitare una concomitanza fra gli interventi
regionali e statali sulle infrastrutture e gli investimenti
europei sull’industria - ha
spiegato amministratore delegato della Soprin, Mauro
Chiotasso - perché per un’effettiva crescita industriale
della nostra zona abbiamo bisogno di collegamenti veloci.
Per ora però non si sa niente
di preciso e di certo le aziende saranno in funzione prima
dell’autostrada».
Da parte della Soprin continua lo sforzo di comunicazione con le imprese, come ha
sottolineato Chiotasso, sia attraverso l’aggiornamento del
sito Internet, che contiene ora
in dettaglio tutte le condizioni
di prefinanziamento e le informazioni sulla planimetria
dell’area per gli imprenditori
che vogliano «visualizzare» il
proprio capannone, sia attraverso lo sportello unico per le
aziende, attivato da poco proprio negli uffici della Soprin,
di fronte al municipio.
Nelle
Chiese Valdesi
EGEI — Sabato 12 e domenica 13 giugno convegno alla
Gianavella. ^
AGAPE — Dal 13 al 20 giugno campo per bambini dei
primi tre anni delle elementari su «Mosè, ma non avevi det
to che ci portavi al mare?».
«G. MIEGGE» — Domenica 13 giugno in località Basti¡
a Luserna San Giovanni, abitazione di Roberta Peyrott
Marco Rostan, incontro del collettivo teologico «G. Mies,
ge» dalle 17 alle 22. ®
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 13 giugno
pomeriggio comunitario a Bricherasio a partire dalle 14.
MASSELLO — Domenica 13 giugno assemblea di chiesa durante la quale sarà riportata la discussione della Conferenza distrettuale.
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 20 giugno assemblea di chiesa dopo il culto unico a Maniglia, per parlare
dei temi della Conferenza distrettuale.
PINEROLO — Domenica 13 giugno dopo il culto, diesi
terrà alle 10, Festa di primavera nel giardino; chi desidera
fermarsi per il pranzo può prenotarsi presso Vera Long. Durante la Festa mostra di quadri del pittore Ugolino Duo raffiguranti paesaggi delle valli valdesi. I quadri saranno posti
in vendita a beneficio della ristrutturazione del tempio.
FRALI — Domenica 13 giugno culto con Santa Cena.
PRAROSTINO — Domenica 13 giugno alle 10 nel tempio di San Bartolomeo culto con assemblea di chiesa:
all’odg esame della relazione morale. Domenica 20 giugno,
in occasione della Festa del faro, culto anticipato alle 9.
TORRE PELLICE — Giovedì 17 giugno alle 15 alla Casa unionista la Società missioni Cevaa incontrerà Lucette Rochat Bumand, inviata in Zambia e collaboratrice della Cevaa
come interprete; l’incontro è aperto a tutta la comunità.
VILLASECCA — La corale avrà il suo pranzo di fine
attività a Cercenasco sabato 12 giugno, prenotarsi al più
presto. Giovedì 17 giugno l’Unione femminile sarà a Torre
Pellice, con pranzo alla Foresteria e visita del Museo e altri
luoghi storici valdesi.
Il 13 giugno si vota anche per il presidente e per il Consiglio provinciale
Provìncia; le modalità e le candidature
Come si vota per la Provincia
Ogni Provincia è suddivisa
in un numero variabile di collegi uninominali. Nel nostro
caso, la Provincia di Torino
conta 45 collegi di cui due
(quello di Perosa Argentina e
quello di Pinerolo) interessano i Comuni delle Valli.
L’elettore riceverà una
scheda (gialla) contenente da
una parte il cognome e nome
del candidato a presidente affiancato dai simboli dei partiti o liste che lo appoggiano;
dall’altra i simboli dei vari
partiti o liste con a fianco i
cognomi e nomi dei candidati
proposti. L’elettore dovrà segnare il simbolo della lista
del candidato del collegio
prescelto. In questo caso
verrà scelto automaticamente
anche il candidato presidente.
Oppure si può dare un secondo voto barrando il nome del
candidato a presidente. Attenzione però: non è possibile votare per un presidente
diverso da quello collegato
ai candidato prescelto.
Vince il candidato presidente che ottiene in tutta la
provincia la maggioranza assoluta dei voti. Se nessun
candidato a presidente otterrà
la maggioranza assoluta si
procederà, il 27 giugno, a una
seconda votazione di ballottaggio tra i due candidati presidenti che hanno raggiunto il
maggior numero di voti.
Alle liste che sostengono il
candidato presidente vincente
viene attribuito almeno il
60% dei seggi (qualora un
candidato presidente vinca
con più del 60% il suo rag
gruppamento avrà più del
60% dei seggi). Nel caso della Provincia di Torino, a cui
sono assegnati 45 seggi, la
maggioranza conterà almeno
27 consiglieri.
Dopo l’elezione del presidente si procederà poi alla
proclamazione dei consiglieri
eletti. Al raggruppamento, che
ha sostenuto il candidato vincente verrà assegnato complessivamente almeno il 60%
dei seggi suddivisi tra liste
sulla base di proporzione di
voti ottenuti nella coalizione.
All’interno di ogni lista verranno eletti i candidati nell’or
dine percentuale riportato da
ciascuno nei vari collegi. Il
presidente viene assegnato alia lista di coalizione che ha ottenuto il maggior numero di
voti nella coalizione.
Un esempio può illustrare
meglio la situazione: Il candidato vincente X è sostenuto
da tre liste la prima delle quali [lista A] ottiene il 50% dei
voti della coalizione, mentre
le altre due ottengono rispettivamente il 30% [lista B] e il
20% [lista C]. Supponendo
che i seggi conquistati dal
candidato siano 30, alla lista
A andranno 15 seggi compreso il presidente, alla lista B 9
seggi e alla lista C 6 seggi.
Diventeranno consiglierii
candidati che avranno ottenuto la migliori percentuali relative al collegio elettorale di
ogni lista.
La stessa cosa vale per l’assegnazione dei seggi perle
varie liste di minoranza. Sulla
base di questo sistema vi potrà perciò essere il caso di UJ
collegio provinciale die
esprima più di un consigli®
e un altro nessun consigliere.
I candidati dei collegi del Pinerolese
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
FM 91.200-96.550
Sono ben 22 le liste presenti
per la competizione proyinciaie. Il territorio che di solito
consideriamo (valli valdesi e
fascia pedemontana) è interessato da due collegi uninominali, il n. 35 di Perosa Argentina (vai Pellice, vai Chisone,
vai Germanasca, Campiglione
Fenile, San Secondo, Prarostino. San Pietro Val Lemina) e
il n. 36 di Pinerolo (Pinerolo,
Buriasco, Cavour, Garzigliana. Macello, Osasco e Villafranca). Sono solo 3 i candidati valdesi: Piervaldo Rostan
(Verdi a Perosa), Erminio Ribet (Ds a Perosa) e Danilo Rivoira (Ds a Pinerolo). Questi i
candidati:
Collegio 35 di Perosa
Monia Siesto (Movimento
federale), Francesco Garnero
(Lavoratori e pensionati padani), Agostino Belletti (Lega
Nord), Piervaldo Rostan
(Verdi), Michele Chiapperò
(Ppi), Marco Bourlot (Sdi),
Giovanni Panosetti (Pdci),
Erminio Ribet (Ds), Vittorio
Lauritano (Democratici), Sergio Bonnin (Dini-Pensionati),
Maria Guercia (Pensionati),
Piero Vialardi (Udeur), Bar
bara Camusso (An), Alberto
Trazzi (Fi), Sergio Brizio
(Partito socialista), Maurizio
Borsetti (Piemonte nazione),
Danilo Colomba (Ccd), Gian
Pietro Lupi (Verdi verdi),
Giorgio Pretto (Lista Sgarbi),
Luigi Fenoglio (Prc), Pietro
Perino (Centro), Francesca
Tigano (Partito umanista).
Collegio 36 di Pinerolo
Monia Siesto (Movimento
federale), Francesco Garnero
(Lavoratori e pensionati padani), Romano Alberto (Lega
Nord), Gianmario Gillio (Verdi), Pier Giorgio Bertone
(Ppi), Bruno Arione (Sdi),
Maria Bordino (Pdci), Danilo
Rivoira (Ds), Tonino Chinotti
(Democratici), Giuseppino
Berti (Dini-Pensionati), Eugenio Longo (Pensionati), Nicola Gaeta (Udeur), Franco Alpini (An), Maria Maurino
(Fi), Sergio Brizio (Partito socialista), Roberto Marchisio
(Piemonte nazione), Livio
Trombetto (Ccd), Chiara Narratone (Verdi verdi), Mario
Pagano (lista Sgarbi), Gian
Piero Clement (Prc), Laura
Fassola (Centro), Rosario Marino (Partito umanista).
Grazie!
Le insegnanti delle classi I
e 2“ della scuola elementi
di Luserna San Giovanni capoluogo e del gruppo di baffibini di 5 anni della scuola
materna statale di Pralafc'^
intendono ringraziare i signo'
ri Cuccureddu della Librerà
Claudiana di Torre Pellk®
per la disponibilità e collabi"
razione prestata neH’ospitai®
la mostra «Un libro, due stfr
rie» svoltasi nei locali de"*
libreria dal 18 al 25 maggio
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Pinerolo (To)
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venerdì 11 GIUGNO 1999
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Le elezioni amministrative comunali di domenica 13 giugno
I candidati a sindaco e le liste nei Comuni delle Valli
SALZA
«Per Salza»
Candidato sindaco Bruno Enrico Breuza
Fortunato Sanmartino, Federico Bertalotto,
Laura Sanmartino Fertile, Rita Maddalena
Breuza ved. Breuza, Renato Plancia, Rino
Breuza, Mauro Meytre, Domenico Breuza,
Edmondo Tron, Fabrizio Genre, Italo Sanmartino.
FRALI
Lista n. 1 «Progetto e sviluppo»
Candidato sindaco Naido Breusa
Gabriella Albina Graverò Azzati, Alberto De
Gregorio, Maurizio Deregibus, Alessandro
Domard, Fabrizio Domard, Maria Gurrisi
Mainardi, Franco Peyrot, Carlo RavioI, Luciano Richard.
Lista n. 2, «Concretezza montanara»
Candidato sindaco Franco Grill
Sandra Loredana Agli in Grill, Giovanni Bruno Breusa, Daniele Ghigo, Bruno Aldo Grill,
Edoardo Stefano Grill, Sergio Grill, Tiziana
Menusan, Dario Peyrot, Fausto Sanmartino.
VILLAR PEROSA
Lista n. 1, «Lega Nord Piemont»
Candidato sindaco: Ettore Micci
Luciano Artero, Roger Prinzio, Enzo Bosio,
Ivana Ferrerò, Mario Fraina, Katia Palenzona, Antonio Peralta, Agostino Belletti, Fabio
Bernard, Vera Bertolino, Claudio Calco, Isidoro Damolin, Franca Pussetto, Gabriele
Bonnin, Silvano Straneo.
Lista n. 2, «Alleanza di centro sinistra
Unione democratica»
Candidato sindaco: Roberto Prinzio
Luca Aimetti, Marina Blanc Pons, Giuseppe
Bono, Claudio Costantino, Nicola Donato,
Silvio Falco, Marco Gay, Adriana Lerda, Silvano Lerda, Claudio Malan, Mauro Medaglia,
Aldo Menegazzo, Fiorella Michellonet Quaglia, Assia Ribatto Schiavo, Pier Luigi Simondi, Maria Gabriella Tafuri Lupinacci.
PEROSA ARGENTINA
Lista n. 1, «Per ricominciare»
Candidato sindaco Alberto Trazzi
/ Katia Berger, Andrea Bertalot, Marco Bertalotto, Bario Blanc, Gino Bonino, Roberto
Ceppai, Renzo Di Gregorio, Eligio Ganglio,
Mauro Legger, Mario Prot, Daria Pugliese
Bernard, Sandra Stocco, Aldo Tron.
Lista n. 2, «Vola oltre il 2000 Perosa unita»
Candidato sindaco Giovanni Laurenti
Egidio Rol, Luca Benedetto, Gaetano (Nino)
Rossi, Wilma Tron, Maria Laura Balzani, Roberto Barai, Roberto Barale, Serena Bosco,
Guido Morello, Adamo Pascali, Felice Perin,
Paolo RavioI, Piero Tron.
Lista n. 3, «Progetto di solidarietà lista civica di centro-sinistra»
Candidato sindaco Patrizia Santoro
Gino Bresso, Dario Brunetto, Mauro Bruno,
Ferdinando Busin, Rossana Dalla Vittoria,
Alfiere Danna, Alberto Gaydou, Marilena
Giustetto, Sergio Pettigiani, Livio Peyronel,
Franco Polastro, Gian Carlo Sanavio, Lucia
Sorbino, Silvano Bertalot.
SAN GERMANO
Lista n. 1, «Lavorare per San Germano»
Candidato sindaco: Renato Alfredo Ribet
Demis Gönnet, Fernando Griot Moris, Nella
Elisa Meynier, Aldo Obialero, Norma Plavan,
Elavio Reynaud, Cristiano Raimondo Reusa,
Orazio Ribet, Paola Ribotta, Enrico Rosso,
Renzo Sappé, Mattia Trotta.
Lista n. 2, «San Germano 2000»
Candidato sindaco Clara Bounous
Elvio Long, Franco Avondet, Andrea Beccati, Roberto Redini, Gianpaolo Canonico,
Massimo Comba, Luisella Ferrier, Remo
Eerrier, Graziano Godin, Remo Jahier, Gianni Mauro Long, Marina Mourglia.
POMARETTO
Lista n. 1, «Pomaretto 2000»
Candidato sindaco Giorgio Bonis
Eirmino Togliatto, Elio Coutandin, Paola Ricca, Simona Chiurato, Renzo Tron, Luca Batst, Enrico Bernard, Danila Pastre, Rossella
Ribet, Luigi Rostan, S. Togliatto, Sergio Tron.
PORTE
Lista civica
Candidato sindaco Laura Zoggia
Mario Blanc, Rinaldo Contempi, Roberto
Bounous, Paolo Cannizzaro, Giovanni Luciano Fossat, Sergio Gaido, Luigi Giai detto
Gino, Luigi Giai detto Gigi, Giancarlo Griot,
Ornella Jean, Giuseppe Sanseverino, Daniele Sola.
PRAMOLLO
Lista n. 1, «insieme per Pramoiio»
Candidato sindaco Gino Long
Dario Andrion, Riccardo Balmas, Lino Blanc,
Giorgio Canonico, Ivana Costabel Ferrerò,
Adriano Menusan, Patrizia Sappé Fantone,
Claudio Travers, Maria Paola Zanellato Menusan.
Lista n. 2, «Vaiie di Pramoiio»
Candidato sindaco Renato Ribet
Riccardo Bertalot, Gianpaolo Florian, Daniele Long, Silvano Plavan, Gabriele Zacco,
Renzo Costantin, Paolo D’Anna, Diego
Long, Italo Long, Roberta Long.
FERRERÒ
Lista n. 1, «insieme per coiiaborare»
Candidato sindaco: Riccardo Leger
Alma Margherita Ghigo, Paolo Bertalmio,
Laura Richaud Costantino, Varizia Lamj
Clot, Enrica Ferrerò Ghigo, Ferruccio Menusan, Franco Peyronel, Renato Poet, Silvano
Umberto Peyronel, Enzo Genre, Renzo
Tron, Federico Martin.
Lista n. 2, «Piemonte nazione d’Europa»
Candidato sindaco Daniela Licata.
Savino Giacomo Guarino, Giovanni Tempo,
Giuseppe Ghignone, Gianmarco Fistarol,
Mirella Scolari, Giuseppe Tangari, Angelo
Alessio, Santa Arcuh, Walter Fragomeni.
INVERSO RINASCA .
Lista n. 1, «Futuro insieme»
Candidato sindaco Silvia Vaccaneo Rinaldi
Fedele Bounous, Giovanni Olivero, Monica
Anna Allasia, Giacomo Antonio Allasia, Monia Bertalotto Grangetto, Gianni Bertetto,
Guido Boscolo, Danilo Mario Giustetto, Veniero Peretti, Daniele Polliotto, Daniele Ribet, Massimo Torta.
Lista n. 2 «Lavoro e progresso»
Candidato sindaco Andrea Coucourde
Renato Ferruccio Giajero, Odino Monteschio. Mauro Giovanni Turaglio, Daniela Ribet, Mara Balcet, Valter Coucourde, Giovanni Prelato, Anna Bounous, Daniela Vittoria
Vola, Erminio Celestino Ribet, Marco Bounous, Lara Gallian.
RINASCA
Lista n. 1, «Indipendenti»
Candidato sindaco Sergio Pera
Flavio Clot, Reymondo Carla Canonico, Igor
Alessandro Bonino, Giorgio Bresso, Aurora
Bruno Brun, Roberto Pelato, Emiliano Polliotti. Donato Prot, Ernesto Prot, Fausto Ricaud. Guido Rostagno, Carlo Rostan.
Lista n. 2, «Progetto democratico 2000»
Candidato sindaco Marco Bourlot
Mario Laurenti, Michele Ughetto, Renzo Balmas, Antonella Pons Damiano, Luigi Barus,
Giorgio Enrico Della Libera, Marco Ghiano,
Valter Oleastro, Gabriele Paolasso, Paolo
Angelo Ferro, Flavio Roventi Beccar!, Dario
Ughetto.
PRAGELATO
Lista n. 1, «insieme per Pragelato»
Candidato sindaco Alberto Ponsat
Romano Bermond, Patrizia Blanc Trucco,
Marcello Bourlot, Ada Maria Comba Fagiano, Adolfo Dente, Adriano Guigas, Giorgio
Passet Gres, Augusto Ponsat, Luca Prochet, Giuseppe Reinaud, Rosa Tamarin,
Umberto Valocchi.
Lista n. 2, «Pradzaia per sa dzent»
Candidato sindaco Valter Giuseppe Marin
Grazia Ciapier Passet, Simone Feriozzi,
Consuelo Ferrier, Massimo Ferrier, Elena
Ghezzi Matheoud, Giancarlo Mao, Franco
Passet, Marco Passet, Daniele Ronchail,
Cristina Sasu Sproccati, Paolo Treves, Piergiorgio Vergnano.
Come si vota
A ogni elettore verrà consegnata una scheda (grigia) che contiene il cognome e nome
del candidato a sindaco affiancato dal simbolo della lista. Perché il voto sia valido l'elettore dovrà barrare il simbolo della lista (e in questo caso il voto sarà attribuito al candidato sindaco proposto). L’elettore può poi esprime una sola preferenza per un candidato alla carica di consigliere comunale della stessa lista del candidato sindaco.
Vince il candidato sindaco che ottiene il maggior numero di voti (solo in caso di parità
si procederà, il 27 giugno, al ballottaggio tra i due candidati a sindaco).
Alla lista del sindaco vincente vengono attribuiti i 2 terzi dei seggi (ad esempio per un
Consiglio di un Comune con meno di 3.000 abitanti sono previsti 12 consiglieri più il sindaco: in questo caso alla lista vincente vengono assegnati 8 consiglieri oltre il sindaco) mentre i restanti vengono proporzionalmente assegnati tra le altre liste. Sono eletti i consiglieri
di ogni lista che hanno ricevuto il maggior numero di preferenze. Il primo seggio spettante
^ ogni lista di minoranza è però assegnato al candidato a sindaco della stessa lista._
USSEAUX
Lista n. 1, «Stella alpina»
Candidato sindaco Luciano Fornero
Michela Galliani, Arnaldo Blanc, Renzo Clapier, Silvia Bertalotto, Oscar Bonnin, Giorgio
Ronchail, Franco Passet, Maria Teresa Fenoglio, Claudio Perrot, Giorgio Challier, Ivano Challier, Ida Challier.
Lista n. 2, «Insieme per Usseaux»
Candidato sindaco Adriano Sgarbanti
Bernadette Canton, Raffaella Challier, Stella
Di Carlo, Lucia Natale, Gianfranco Aimo,
Franco Blanc, Claudio Challier, Emilio Clapier, Rinaldo Gouchon, Enzo Martin, Ubaldo
Olivero, Livio Ronchail.
BIBIANA
«Bipiana domani»
candidato a sindaco Marcello Rossetto
Fulvio Martina, Silvana Buffa, Luca Bertotto,
Franco Chiabrando, Paola Manenti, Valter
Melano, Luciano Perotti, Fabrizia Angelino,
Mario Rizzone, Roberto Prencipe.
«Spiga di grano - Indipendenti»
candidato a sindaco Osvaldo Fornero
Giuseppe Bonetto, Elda Bricco, Claudio Bruno, Franco Mauro Bruno, Piero Garnero,
Claudio Giraudo, Claudio Codino, Giuseppe
Martina, Paolo Miegge, Domenico Nicola,
Dario Fossetto, Diego Rosso.
LUSERNETTA
«Piemonte nazione»
candidato a sindaco Gianmarco Fistarol
Roberto Raffaele Tondo, Mario Rostagno,
Fabrizio Fragomeni, Ivan Luigi Dettila, Matilde Santi, Mirella Sculari, Marina Necchio,
Pierino Bertone, Teresa Tenti.
«Lista civica II Pino»
candidato a sindaco Giorgine Cesano
Dante Bonetto, Giuliano Bouvier, Dario Bricco, Pietro Bricco, Elio Bruno, Liliana Gamba,
Ivo Giachero, Bruna Giusiano, Bruno Martina, Luciano Martina, Renato Mondina, Manuela Re.
«Progetto Lusernetta»
candidato a sindaco Marino Giovo
Loredana Bessone, Loredana Martina, Giuseppina Pire Barotto, Alessandro Boaglio,
Marco Bonifanti, Giuliano Eros Fries, Bruno
Gaido, Flavio Getterò, Luigi Mantovani, Silvano Martina, Terenzio Martina, Fulvio Rossetto.
BRICHERASIO
«Uniti per Bricherasio»
candidato a sindaco: Luigi Bosio
Mauro Pons, Francesco Barbato, Renato Bertolino, Elio Davicino, Mauro Falco, Angelo
Ferlenda, Guido Ferrando, Marco Carini, Antonio Granata, Enrico Guiot, Franco Lasagne,
Bruna MaCaluso, Giacomo Marcello, llario
Merlo, Sergio Merlo, Maria Rosa Nocera.
«Per Bricherasio»
candidato a sindaco Emilio Bolla
Francesco Airasca, Erminio Antonucci, Guido Bonansea, Renzo Bonansea, Tommaso
Burso, Guido Calieri di Sala,Laura Consolandi in Bruno, Osvaldo Cristofari, Franca
Falco, Paolo Felizia, Annamaria Carena in
La Porta, Claudio Granerò, Mauro Granerò,
Silvia Marras, Silvano Mensa, Luca Ferro.
LUSERNA SAN GIOVANNI
«Alternativa per Luserna San Giovanni»
candidato a sindaco Danilo Colomba
Martino Capitani, Enzo Allasino, Anna Maria
Berton, Monica Candelori, Andrea Ceresole,
Goffredo Cordin, Carlo Cougn, Stefano Danna, Marco Dapiran, Gerardo Di Miscio, Bruno Giraudo, Franco Marchisio, Michele Paira, Elena Priarollo, Fabrizio Priotto, Silvio
Roman.
«Continuità e progresso»
candidato a sindaco Piegiorgio Ghibò
Livio Bruera, Maurizio Caffaro, Roberto
Charbonnier, Ernesto Costa, Roberto Delladonna, Enrico Delmirani, Paolo GardioI,
Walter Giachero, Marco Grand, Valter Mensa, Carla Michialino, Rinaldo Oddino, Gabriella Pron, Claudio ReveI, Ernesto Rivoira,
Mauro Suppo.
«Lega Nord Piémont»
candidato a sindaco Giovanni Corda
Luigi Quagliato Dall’Armellina, Guido Dolce,
Piera Merlo, Pierluigi Babboni, Sergio Bunino, Giancarlo Artus, Laura Plavan, Qndina
Scarpi, Claudio Domard, Franco Chiappello,
Aurelio Bianc, Raffaella Colomba, Sergio
Dellavalle, Piero Melano, Giuseppe Audero,
Ermanno Durando.
LE ELEZIONI SI SVOLGERANNO NELLA
SOLA GIORNATA DI DOMENICA DALLE
ORE 6,30 ALLE 22.
Non si voterà a Pinerolo Angrogna, Fenestrelle, Massello e Roure che hanno
anticipato la scadenza per ragioni differenti.
PRAROSTINO
«Prarostino... un progetto comune»
candidato a sindaco Luca Veltri
Valdo Avondetto, Luisa Bertalot, Aliberto
Bianchi, Aldo Bonisolo, Danilo Forneron,
Armando Giay, Marco Mancin, Bruno Monnet, Paola Paschetto, Eddo Rivoiro, Flavio
Rivoiro.
«Insieme con voi - Prarostino ’99»
candidato a sindaco Valdo Plavan
Raffaele Carfora, Massimo Griglio, Giovanni Merlin, Luciano Nocera, Lorenzo Pirra,
Eros Rasetto, Patrick Rostagno, Maria Grazia Saba, Ivan Mario Santiano.
RORÀ
«Quadrifoglio»
candidato a sindaco Giqrgio Odetto
Valter Cesan, Elsa Silvia Tourn Boncoeur,
Giovanni Piero Durand, Silvio Tourn, Dario
Gelso, Giorgio Franco Tourn Boncoeur, Umberto Rivoira, Giorgio Durand , Valdesina
Tourn , Daniele Chiappi,
«Testa di camoscio»
candidato a sindaco Rinaldo Tourn .
Giuliano Vittorio Rivoira, Patrik Durand,
Amilcare Giusiano, Federica Giusiano, Pierino Bertinat, Vittorio Mario Franco Granari,
Piergiorgio Bianco, Francesco Fasone, Luigi
Degiovanni.
«Rorà futura»
candidato a sindaco Doretta Zanella
Anna Pecoraro, Felice Luigi Rivoira, Marco
Tourn Boncoeur, ivan Morel, Susanna Morel
in Tourn, Valdo Morel, Patrizia Ortolan, Emilio Rivoira, Andrea Tourn Boncoeur.
BOBBIO PELLICE
«Lista civica A»
candidato a sindaco Aldo Charbonnier
Ermanno Luigi Mondon, Marina Cairus, Marco Catalin, Erich Charbonnier, Franco Durand Canton, Flavio Geymonat, Fulvio Mannino, Giovanni Michelin Salomon, Enzo Negrin. Laura Paolasso, Pier Luigi Ricciarini,
Aldo Suppo.
«Lista civica Bobbio Pellice»
candidato a sindaco Davide Baridon
Luca Bandiera, Ines Pontet, Alida Meynet,
Attilio Sibille, Renato Armand Hugon, Renata
Bertolé, Massimo Gnone, Carmelina Maurizio, Pien/aldo Rostan, Paola Ruggeri.
TORRE PELLICE
«Alternativa per Torre Pellice»
candidato sindaco Matteo Stefanetto Prochet
Germano Merlo, Tommaso Avolio, Dario Saletta, Paolo Pronello, Bartolomeo Chiantore,
Luca Monica, Daniela Bainotti, Luca Negri,
Emanuele Cantini, Luciano Avolio, Giuseppe
Simonato, Diana Giorgini, Fabio Errico, Andrea Danna, Paolo Accusani di Retorto e Portanova, Massimiliano Alessandro Raspino.
«Spiga fra i monti»
candidato a sindaco Marco Armand Hugon
Enzo Alessio, Claudio Bertalot, Anna Bertolé, Marco Bellion, Giovanni Borgarello, Vera Coisson, Alberto Costabel, Giorgio Cotta
Morandini, Sergio Enrietto, Luca Forleo, Valentina Giorgi, Monique Jourdan, Maurizia
Manassero, Franco Pallard, Piervaldo Rostan, Lorenzo Tibaldo.
VILLAR PELLICE
«Quadrato circoscritto»
candidato a sindaco Bruna Frache
Giovanni Bonjour, Marco Tumminello, Sergio Davit, Danilo Geymonat, Lilia Garnier,
Patrizia Tourn, Renato Berlin, Valerio Barolin. Michele Fognante, Luca Varoli, Manuela
Turaglio, Erik Barolin.
«Triangolo circoscritto»
candidato a sindaco Gianni Catalin
Gianni Frache, Marco Davit, Monica Volpin,
Ubaldino Cappellozza, Monica Barolin, Renata Long, Jean Pierre Berlin, Walter Rosani, Fredy Piston, Luciano Ricca, Bruno Volpin, Ferruccio Ricca.
SAN SECONDO
«San Secondo 2000»
candidato a sindaco Mario Mauro
Ezio Bruno, Enzo Gönnet, Francesco Polla,
Carlo Giuseppe Aldo Re, Paolo Alliaudi, Vincenzo Bertolotto, Marco Damiano, Davide
Giraudo, Leonardo Surico, Fiorito Allaix,
Francesco Borsero, Antonella Busillo, Delio
Costantino, Egidio Druetta, Luciano Paschetto, Alfredo Pavanin.
«Insieme per San Secondo»
candidato a sindaco Luciano Martinat
Pierangelo Baldi, Maurilio Simone Costanzo
Socco, Rino Cardon, Paolo Cozzo, Guido Bartolomeo Destefanis, Claudio Druetta, Franca
Malasagna, Enzo Mancanelli, Mauro Mossotti,
Giorgio Nuvoli, Roberto Petani, Tiziana Secondina Prina, Claudio Rivoira, Adriana Sadone, Alberto Surico, Marco Varrone.
10
PAG. IV
Una lunga storia a Torre Pel lice
La banda cittadina c^è
Sembra una fiaba: c’era una
volta la banda.... e c’è ancora.
Nasce nel lontano 1882 da
un’idea di Enrico dalla. Nel
1908 viene chiamato a insegnare e dirigere il maestro
Carlo Antonellini. Diciamo
«insegnare» perché al contempo nasce anche la Scuola
civica musicale di Torre Pellice. Da allora tra alterne vicende, cambi di maestri e presidenti, la banda continua il suo
cammino. A noi piace ricordare il 1968, anno che vede il
nostro paese percorso dalle
turbolenze giovanili e la banda continua il suo lavoro aggregando molti giovani cjie
nella musica trovano un modo
di vivere che accomuna ideali
diversi. In quegli anni la banda, diretta dal compianto Oreste Ramella, ha vissuto incontri davvero significativi; ricordiamo una grande banda francese, in visita a Torre Pellice
(visita in seguito ricambiata
dai nostri), sfilare per le vie
del paese accolta dai torresi
con tanti applausi di simpatia
e partecipazione.
Queste sono tradizioni che
non devono sparire, come
purtroppo spesso succede per
altre cose altrettanto meritevoli. In quegli anni la banda
era composta in gran parte da
giovani che si trovavano la
sera per provare, per imparare. L’allora vice era Ugo Armoni, che con assoluta dedi
Oggi la banda conta nel suo
organico 30 elementi, come
allora entusiasti e partecipi.
La scuola continua e si possono contare 14 allievi che si
esibiscono nel saggio finale
sabato 12 giugno alle ore 21
nel teatro del Forte di Torre
Pellice. Raccomandiamo ai
torresi questa giornata, per
sostenere e applaudire la loro
Scuola civica musicale e la
banda cittadina. Sostenere
perché la Scuola civica musicale è completamente gratuita
e ai ragazzi che frequentano
viene dato per studiare uno
strumento musicale di proprietà della banda, fino al
momento in cui possono
comperarsene uno e affrontare la vita in orchestra. La banda ha rinnovato il suo direttivo e il nuovo presidente è Enrico Veglia, affiancato da
Marco Armoni, figlio d’arte,
entrambi giovani e preparati.
A coronamento non dimentichiamo il gruppo delle majorettes: anche loro si esibiranno nel saggio del 12 giugno.
Questo gruppo è coordinato
da Mimmo Agli e diretto dalla giovane maestra Veronica
Goss, che si avvale dell’aiuto
di Elisa Menusan.
XI festival di montagna a Torre Pellice
Film e alpinismo
MARCO FRASCHIA
Giunto ormai alla sua XI
edizione. Alpinismo in
celluloide quest’anno non
sarà più solo una rassegna di
film di montagna, ma una vera e propria manifestazione
culturale patrocinata dalla Comunità montana vai Pellice e
dal Comune di Torre Pellice.
Organizzata dal Cai-Uget vai
Pellice, in collaborazione con
la cooperativa culturale «La
tarta volante», l’iniziativa prevede numerosi appuntamenti
accanto alle consuete proiezioni, con lo scopo di fornire
un di.screto «pacchetto turistico» a quanti hanno intenzione
di trascorrere alcuni giorni in
valle. Dopo una prima serata
venerdì 11 giugno, i filmati
saranno concentrati tutti sul
fine settimana successivo: da
venerdì 18 a domenica 20
giugno, con proiezioni non
stop, mattino, pomeriggio e
sera in due sedi distinte di
Torre Pellice: la sede del CaiUget, in piazza Gianavello e il
cinema Trento
Sono quindici i film presentati, quasi tutti premiati al
«Filmfestival montagna, esplorazione, avventura Città
di Trento». A questi si aggiungono due video forniti
dall’assodazione di volo libero «Voi au vent» e un filmato
realizzato dall’alpinista valligiano Fiorenzo Michelin che,
tra l’apertura di una via in
montagna e la pubblicazione
di una guida, ha ancora trovato il tempo di filmare e assemblare immagini su Neve,
roccia e ghiaccio. Molto eterogenei sono i temi trattati:
dal windsurf in America del
Sud (Camanchaca) aH’arrampicata in giro per il mondo
(Madagascar, l’altra faccia
del pianeta: Reticent wall:
Montaa del Sud Fi); dallo sci
(Gli alpinauti de! telemark)
all’avventura nel grande Nord
(In Alaska, cento anni dopo:
118 days in captivity of ice).
Non mancheranno neppure
biografie di grandi protagonisti della storia dell’alpinismo (Ladro di montagne Ignazio Piassi: montanaro,
alpinista, esploratore: Tita
Piai: il diavolo delle Dolomiti) e filmati a carattere
scientifico, etnografico e antropologico (Voyage au coeur
de la fournaise: La civilisation perdue du Rio La Venta:
La stanza delle rondini). Novità assoluta di questa edizione, molto apprezzata anche al
Festival di Trento, è la presenza di due lungometraggi a
soggetto (Premier de cordée e
La grande crevasse) tratti da
due famose opere letterarie
dello scrittore francese Roger
Frison-Roche (una curiosità:
tra gli attori risulta anche
l’italiano Giuliano Gemma).
Da segnalare nella serata di
sabato 19 giugno la presenza
di Roberto Mantovani, giornalista, e.sperto di alpinismo
europeo ed extraeuropeo.
Tra le attività collaterali risultano una struttura artificiale per l’arrampicata, allestita
nei giorni 19 e 20 giugno nel
giardino del Collegio valdese
di Torre Pellice per quanti,
principianti ed esperti, vogliano cimentarsi con tre itinerari di media difficoltà; una
mostra fotografica a partire
dal 3 luglio alla Galleria d’arte contemporanea in via
D’Azeglio sempre a Torre
Pellice; la presenza di un banco libri al cinema Trento; per
chi vuole provare l’ebbrezza
dell’aria, la possibilità di effettuare, nella giornata di domenica 20 giugno, voli in parapendio biposto assieme ai
membri della associazione
«Voi au vent»; una gita organizzata dal Cai alla scoperta
degli alpeggi (Valloncrò, in
vai Germanasca); una passeggiata, più facile, in mezzo ai
boschi di castagno assieme
alle guide naturalistiche.
Delle Yalu moEsi
VENERDÌ 11 GIUGNO 1999
Conferenza a Perosa Argentina
La lezione dì Gobetti
zione scriveva, arrangiava
parti per ogni orchestrale rubando ore al sonno, e ci ricordiamo concerti con meravigliosi pezzi d’opera che dobbiamo a lui.
FRANCO CALVETTI
Una lezione magistrale sulla figura di Piero Gobetti
e sull’attualità del suo messaggio ci è stata offerta il 29
maggio da Alberto Cabella nel
contesto dei sabati culturali alla Comunità montana di Perosa Argentina in una conferenza dal titolo «L’educazione
del cittadino secondo Gobetti». La biografia è stata rapidamente tracciata mettendo in
risalto alcuni eventi di vita
che sono una chiave interpretativa per spiegare «l’ingegno
del genio» di Gobetti. La dura
vita dei genitori, lavoratori indefessi, che gli hanno dato il
senso dell’impegno e dello
sforzo per raggiungere certe
mete; la predisposizione allo
studio e alla gioia del sapere,
il senso dell’organizzazione
(in 3 anni la sua casa editrice
conoscerà 120 titoli), l’aver
saputo scegliersi dei buoni
maestri (Salvemini e Einaudi
fra i contemporanei. Dante
Alighieri e Alfieri fra gli antichi), hanno fatto sì che Gobetti riuscisse a battere strade di
pensiero originale e nello stesso tempo si applicasse alla realizzazione di progetti culturali
ed editoriali fra i più eccelsi.
Opponendosi a Giolitti sostenuto «da prefetti e da mazzieri», Gobetti giunge a una
elaborazione politica in cui
stigmatizza il fatto che l’Italia
non abbia conosciuto la Riforma protestante per cui manca
di classe dirigente forte e credibile, tutta tesa verso responsabilità e impegno sociale.
L’acutezza dell’analisi politica
del Gobetti rispetto ai suoi
contemporanei risiede nel fatto
di aver capito che il fenomeno
del fascismo nascente (negli
anni 1922-24 si gioca tutto)
non è solo portato avanti da
uomini rozzi e incolti (Prezzolini) o destinato ad agonizzare
(Gramsci), ma si traduce in
Appuntamenti
10 giugno, giovedì
TORRE PELLICE: Dalle
18,30, al Collegio valdese, con
Alberto Cabella
catastrofe che apre la via a
un’inevitabile tirannide.
L’ultima parte della relazione è stata dedicata al messaggio che rimpianto ideale di
Gobetti lancia ancora oggi ai
giovani: la consapevolezza
dell’agire che ogni cittadino
deve assumere correlando ai
diritti i doveri (il relatore ha
riferito su progetti Onu-Unesco per la carta dei doveri), la
necessità che la politica sia legata all’etica come il più alto
servizio in confronto della società, il veto per le strutture
mentali di seguire schemi di
dogmatismo, l’impegno di far
fruttare i propri talenti per il
bene di tutti. Non poteva mancare l’accenno alia sua compagna di ideali, Ada Marchesini Gobetti, che conobbe le
valli valdesi durante la Resistenza partigiana e che fu conosciuta da quanti come me
l’ebbero come interlocutrice
acutissima nell’affrontare problemi di natura pedagogica.
E stata una lezione modello
in cui i contenuti erano di tono
così alto che non avevano bisogno di forzature accademiche e oratorie, in cui la lunga
esperienza del professore è
stata pienamente riconfermata. Un vivace dibattito grazie
alla presenza di tre giovanissimi ascoltatori dalle impegnative lettura ha arricchito ulteriormente rincontro che gli
assenti devono rimpiangere.
certo prò Kosovo con i Disco
Inferno, Sushi, Stiliti e Too
Tiki, organizzato dagli studenti,
da Radio Beckwith e dall’Associazione Amici del Collegio. Ingresso 10.000.
TORRE PELLICE: Alle 21,
nell’aula sinodale della Casa
valdese, incontro su «La concezione cristiana della morte»,
una voce cattolica e una evangelica, con Renzo Rivoiro e
Claudio Pasquet; modera l’incontro Alberto Taccia.
11 giugno, venerdì
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 17, nella scuola media,
saggio finale della Scuola di
musica della vai Pellice, voci e
strumenti dei più piccoli.
TORRE PELLICE: Alle 21,
al teatro del Forte, la compagnia
Stilema presenta «Prigionieri»,
ideato e rappresentato dai 35 ragazzi del laboratorio teatrale di
Marco Bricco. Ingresso libero.
12 giugno, sabato
TORRE PELLICE: Al teatro del Forte, alle 21, saggio di
fine anno degli allievi della
Scuola civica di musica e danza
della banda musicale.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 21, nel tempio, concerto a favore dell’Asilo valdese con il coro polifonico Santa
Cecilia.
VILLAR PEROSA: Alle
21,15, al parco della società
operaia, per il Cantavalli, serata con gli «Umbra gaia», musiche dell’Alto Canavese.
ANGROGNA: Alle 21, nel
tempio del Serre, concerto del
coro Eiminal, offerte devolute
per la ristrutturazione della Sala Unionista.
13 giugno, domenica
TORRE PELLICE: Alle
21, alla biblioteca valdese concerto di fine anno della Scuola
di musica della vai Pellice: musica da camera per archi, fiati,
canto e pianoforte.
TORRE PELLICE: Dalle
14,30, alla Foresteria valdese,
pomeriggio per Amnesty International.
Sodetà di studi valdesi e corale di Torre Pellice in Germania
Trecento anni dì colonie valdesi
INES PONTET
Finito il 150° anniversario
delle Lettere Patenti, quest’anno è la volta del trecentesimo anniversario dell’insediamento dei valdesi in Germania, nel Württemberg. Tutto il 1999 vedrà svariate manifestazioni in occasione di
questo anniversario in tutti
quei paesi della Germania che
comunemente vengono denominati «colonie»valdesi. Quasi tutte le corali valdesi, prima
o dopo, parteciperanno durante il corso dell’anno ai festeggiamenti, portando la partecipazione attiva delle Valli alle
celebrazioni.
La corale di Torre Pellice si
è recata ad Ötisheim-Schönenberg, dove è stata ospitata
nelle famiglie e dove ha partecipato il sabato sera alla cena nel più che attrezzato salone polivalente di Otisheim,
nel quale erano raggruppate
più di 600 persone fra tedeschi (alcuni dei quali già stati
nelle valli per periodi più o
meno brevi) e ospiti. Fra questi ultimi, oltre alla corale
menzionata, il gruppo organizzato dalla Società di studi
valdesi, che già era sul posto
da qualche giorno, un gruppo
dal Luberon, nella Francia
ugonotta, il moderatore della
Tavola valdese. Molti gli interventi, non ultimi quelli delle amministrazioni regionali
molto attivamente partecipi.
Foto di gruppo dei partecipanti ai viaggio
alle manifestazioni, i canti
(della corale e del coro maschile di Òtisheim), persino
una breve drammatizzazione.
Il sabato mattina era .stato
dedicato alla visita dei paesini
che portano tutt’oggi i nomi
dati dagli insediati nel 1699:
Pinache, Perouse, Serre..., e
alla casa di Henry Arnaud a
Schonenberg, accompagnati
dalla pastora Susanne Labch
che, con il marito Albert De
Lange, tutti hanno rivisto
molto volentieri. Qualcuno si
è recato fino a Bretten, dove
c’è la ca.sa di Melantone e dove, nella chiesa, è stata allestita una mostra storica a cui i
valdesi italiani hanno contribuito inviando numerosi oggetti dal museo di Torre Pellice. La domenica mattina la
corale ha partecipato con il
canto al culto, celebrato nella
stessa sala dal pastore Werner
Eiss. Non sono mancate da
più parti le sollecitazioni al
costante impegno che le comunità devono dare nella società presente, lavorando per
la pace e la solidarietà, senza
il quale nessuna celebrazione
ha ragione d’essere.
Per altre cronache dedicate
alle manifestazioni rimandiamo a «La beidana» di giugno,
che conterrà una sezione sul
tricentenario in Germania.
Inoltre il Centro culturale di
Torre Pellice ospiterà durante
il periodo sinodale la mostra
itinerante preparata per l’occasione dallo storico Albert
De Lange e dai suoi collaboratori, tradotta in italiano.
TORRE PELLICE: Alle 14,
sui campi del circolo Mûris, gara a bocce.
)ERVIZI
VALLI
CHiSONE - GERMANASCA
Guardia medica;
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 167-233111
VAL PELLICE 1
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 167-233111
PINEROLO
-À
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale civile, tei, 167-233111
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
CINEM.A
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, venerdì 11 alle ore
21,15 Rassegna di film di
montagna. Sabato 12 maggio, ore 21,15, domenica 13,
ore 21,15 e lunedì, ore 21,15,
Matrix.
BARGE — Il cinema Comunale propone, venerdì IL
ore 21,15 Terminus Paradis;
sabato 12 giugno, ore 21,15,
Cose molto cattive; domenica, ore 16,30, 18,45 e 21,15,
e feriali ore 21,15, A prima
vista; mercoledì chiuso.
PINEROLO — La multisala Italia ha in programma
alla sala «5cento», giovedì,
per la rassegna «i giovedì del
cinema Italia», Celebrity, ore
20.15 e 22,20; da venerdì Terapia e pallottole: feriali e
festivi 20,15 e 22,20, sabato
20.15 e 22,30; alla sala
«2cento», Ed tv; feriali e festivi 20,15 e 22,20, sabato
20.15 e 22,30.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
recapito Torre Pellice
tei, 0121-933290: fax 932409
Sped, in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con RHorma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pineroion. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 2.000
M
TORRE PELLICE: Dalle
8,30 alle 19, nell’isola pedonale,
mercatino di prodotti naturali.
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14 giugno, lunedì
TORRE PELLICE: Alle
20,30, nella biblioteca del Centro culturale, incontro su: «Il
ruolo degli intellettuali a partire
da alcuni saggi recenti» con Davide Dalmas.
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18 giugno, venerdì
VILLAR PEROSA: Nel sa
Ione del Consorzio interaziendale Skf, alle 21, presentazione
del video sui beni culturali delle
valli Chisone e Germanasca
realizzato da «La Margherita»,
con Giorgio Bouchard e l’assessore alla Cultura della Regione
Piemonte Giampiero Leo.
TORRE PELLICE: Alle 21,
nella biblioteca della Casa valdese, dibattito su «Fede e ragione» a cura della rivista «Filosofia e religione».
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Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 13 GIUGNO
Fenestrelle: Farmacia Grippo
- Via Umberto I 1, tei. 83904
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
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Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 13 GIUGNO
Torre Pellice: Muston - Via
Repubblica 22, tei. 91328
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
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ppe nazionale delle comunità e delle opere e istituzioni metodiste
ilianO; predicare la centralità di Gesù Cristo
metodiste in Italia, hanno affrontato molti temi: dalla riflessione sulla teologia
ijdi carattere finanziario e organizzativo alla strategia per le opere diaconali
problemi e le prospettive delle chiese metodiste italiane
VENERDÌ 11 GIUGNO 1999
marco PISOLA_________
itNA buona parte della
Il Consultazione metodiJjè stata quest’anno dedijtaalla discussione dei projenii e delle prospettive del
jetodlsmo italiano: lungo è
Uto il dibattito e molti gli in¡tventi che sono seguiti alIntroduzione fatta dal vice^sidente del Comitato perlanente (Cp) dell’Opera per
[Chiese evangeliche metodiste in Italia (Opeemi), Alberto
Bagaglia, il quale ha indicato
come slogan per stimolare i
partecipanti l’affermazione
bardando al passato, pensare al futuro».
Più volte è stato detto e ripetuto che il processo di interazione con la Chiesa valdese è ritenuto irreversibile ed è
anzi costituente della stessa
ientità metodista, la quale
tende alla costruzione di
processi unitari nell’ambito
delle realtà ecclesiastiche
che riconoscono Gesù Cristo
come loro unico Signore. La
riflessione e il dibattito non
hanno dunque lo scopo di ricercare quale sia la «specificità» metodista nell’ambito
dell’integrazione valdesemetodista, bensì quello di
determinare il contributo
che i metodisti italiani possono dare all’evangelismo italiano. Un gruppo di persone
è stato incaricato di redigere
una sintesi del dibattito (che
pubblichiamo in queste pagine), affinché rimanesse al Cp
un promemoria della discussione, che è stata sintetizzata
su tre livelli di riflessione.
Il primo livello, definito politico-sociologico, si rivolge a
tutto l’evangelismo italiano e
parte dall’impatto della cultura cattolica nella nostra società, ritenuto «fortemente
condizionante». Un contributo da parte delle chiese può
venire anche nel campo della
multiculturalità, dato di fatto
sempre più evidente nelle
chiese oltre che nella società,
e della cultura della legalità e
della responsabilità del cittadino di fronte allo stato.
Un secondo livello di discussione ha ribadito la necessità che il metodismo italiano approfondisca le proprie caratteristiche teologiche ed ecclesiologiche, spesso molto poco conosciute
all’interno delle chiese metodiste. È necessario un recupero delle radici storiche e
teologiche del metodismo
italiano, come anche un ripensamento dell’ecclesiologia, che nella tradizione metodista è stata sempre funzionale all’evangelizzazione.
Infine, il terzo livello della
discussione ha riguardato il
Il rapporto teologico tra fede e offerta
GIOVANNI CARRARI
1^-------------------------
CÓME si può notare in diverse parti della Bibbia, e
(in particolare in Deuterono|mio26, vi è una stretta correlatone tra l’offerta e la fede.
Ciascuno di coloro che aveva
ricffliuto da Dio la terra in dono, slpresentava davanti al
«dote una volta l’anno
pitando un cesto di primi! e ripeteva la sua dichiara»ne di fede: tutto quello che
ino lo devo al Signore. L’ofrta era un ringraziamento e
n riconoscimento. Se non si
lapiù senza patria, se non si
la più schiavi, se ora vi era
na terra da coltivare per
arre sostentamento, una
isa dove abitare in libertà
itto questo era opera di Dio,
« cui si restituiva a Dio una
iccola parte di quel che si
Wa ricevuto. Una piccola
®tte, certo (Dio non vuole
fegli si renda tutto!), ma sipiificativa: le primizie, owewla parte più pregiata del
raccolto.
Se il collegamento tra Dio e
■idono della vita (terra, sotetamento, casa, libertà)
® tempo era più immediato,
®ssi tende piuttosto a considerare noi stessi artefici di
M che siamo o abbiamo.
(O stile di vita più complesso
•"duce anche i credenti a sotovalutare il fatto che tutto
Ptoviene da Dio. E di consesjtoiiza la confessione di fede
Jone separata dall’offerta,
taele iion commise l’errore
'considerare sua la terra
^omessa solo perché l’aveva
sterialmente conquistata,
sì noi: ci siamo costruiti da
0 abbiamo un debito di
. onoscenza verso Dio? Oggi
In fede é intesa in mndn
più
intellettuale o spirituale e
H,: H^^lcuno parlare di de,? m chiesa è perfino scan,'zzante. Ma può esserci
nutentica confessione di
0scollegata dall’offerta?
m. slamo salvati per grazia
^Alante la fede. Tuttavia la
sola, se non si maniitj ”®1 fatti, è morta. «Moli,,?'* come può essere la
Ieri • ^ le opere! EbSia f’ posso mostrare la
ij., ee per mezzo delle mie
w®’ 5'®^ con i fatti» (Gia2, 17-18). È vero che
|(ll ®'amo salvati per mezzo
[« ® ^cotribuzioni, ma se
trrKz ^ spiota all’offerta è
I ne non si sente di dover
^1) ®^*nte Dio per il dono
ella ^^^'^czza, per il dono
'rata. Forse le parole del
la confessione di fede saranno roboanti, ma la fede stessa
è debole: dov’è l’opera che
convalida la fede, dov’è il
frutto che dimostra che la fede non è morta?
L’offerta è una questione
teologica. È la cartina da tornasole per verificare quanto
ci sentiamo legati a un debito
di riconoscenza. È anche un
modo per scoprire quali siano le autentiche priorità nella
nostra vita. Pur se con le labbra riconosciamo un unico
Signore, vi sono altri «idoli»
ai quali sacrifichiamo, ai quali portiamo le offerte migliori.
Spesso si sente dire: prima di
tutto devo considerare le
spese di casa, devo pensare
alla famiglia, allo studio dei
figli, alle sacrosante ferie,
all’acquisto di tutto ciò che
mi serve (davvero o in funzione dell’immagine secondo
i condizionamenti del mercato) eccetera. Poi, quello che
avanza, se avanza, lo darò come contribuzione. Siamo decisamente agli antipodi del
concetto di primizia!
Fin dai tempi antichi c’era
chi tentava di imbrogliare.
Invece del meglio, si offrivano a Dio gli scarti, quello che
non serviva o che non piaceva, addirittura i cibi che si disprezzavano (cfr. Malachia 1,
6-14). «Quando portate un
animale cieco, zoppo o malato per offrirmelo in sacrificio, pensate che non ci sia
niente di male? Provate a offrirlo al vostro governatore!».
Proviamo anche noi a fare un
regalo a una persona importante: cosa le daremo, quanto spenderemo? E poi confrontiamolo con quanto mettiamo nella bustina, se lo
mettiamo!
Se l’offerta è legata alla fede, non dobbiamo dimenticare ancora un altro nesso,
che è quello con la gioia. «Dio
ama un donatore allegro» ci
ricorda l’apostolo Paolo (II
Corinzi 9, 7). C’è chi è allegro
senza donare (e sono forse i
più!), ma c’è anche chi dona
senza allegria. Entrambe le
categorie non sembra siano
molto accette a Dio. Proprio
perché l’offerta è una risposta di gratitudine, essa non
può che essère gioiosa. La fede stessa è gioia. Nel momento in cui si portavano le
offerte al Tempio, in occasione della festa delle Settimane
(Deuteronomio 16, 10-12), vi
era un grande banchetto al
quale partecipavano tutti,
anche gli schiavi, i forestieri, i
più poveri e derelitti. Era una
grande festa. Rassomiglia a
ciò che avviene ancor oggi tra
alcuni fratelli e sorelle straniere: un bel cesto collocato
al centro del gruppo raccoglie le offerte che ciascuno
deposita danzando e cantando. Se c’è la riconoscenza, c’è
la gioia: se c’è la gioia, c’è
l’offerta. Se c’è un autentico
rapporto con Dio, la fede imbocca con sicurezza la strada
dell’offerta per manifestarsi
nella gratitudine.
ruolo delle chiese metodiste
nella società e il loro compito
di portare in essa il messaggio evangelico: a questo scopo è necessario riscoprire
una specifica spiritualità di
fronte a un mondo secolarizzato, basata sulla centralità di
Cristo, curando la riflessione
biblica, la preghiera e in generale la formazione e la crescita delle comunità.
Fin qui una sintesi della discussione. Una proposta concreta per continuare e approfondire la riflessione è stata quella dì avere momenti di
dibattito decisamente più
lunghi, per esempio incontri
di una settimana in cui affrontare alcuni dei temi che in
sede di consultazione hanno
potuto, per forza di cose, solo
essere accennati. Questa proposta, benché molto valida, è
probabilmente difficile da attuare a causa dell’impegno e
dei costi che comporta. Rimane comunque evidente la necessità di una formazione teologica di base, in quanto 1’
«identità» di una chiesa è, a
mio avviso, un’identità eminentemente teologica. A questo proposito un ringraziamento va rivolto al Comitato
permanente che ha invitato
alla Consultazione il prof.
Stephen Gunter, docente
presso la Emory University di
Atlanta, il quale ha tenuto una
lezione sulla santificazione,
classico tema della teologia
metodista: anche qui però è
purtroppo mancato il tempo
per entrare veramente in discussione con il prof. Gunter.
Sulla base dell’esperienza
di quest’ultima consultazione, mi chiedo se, continuando sulla linea iniziata quest’
anno, la consultazione stessa
non possa e non debba diventare sempre più momento di formazione teologica,
oltre che di necessaria informazione e discussione sulla
situazione delTOpcemi e delle chiese metodiste italiane,
senza con questo rinunciare
a cercare altri momenti di incontro e di studio. Dedicare,
per esempio, un’intera giornata della Consultazione alla
riflessione sulla teologia,
sull’ecclesiologia, sulla storia
del metodismo, avvalendosi
di contributi qualificati di
teologi o esperti italiani o di
ospiti stranieri, potrebbe essere un modo di rispondere
alle necessità di formazione
espresse nella riflessione che
si è fatta alla Consultazione
di quest’anno, concretizzando le indicazioni che sono
sorte nel dibattito.
Il professor W. Stephen Gunter
L’aula delle riunioni di Ecumene
Guardando al passato
pensare al futuro
Le chiese metodiste considerano che il processo di integrazione e la fattiva partecipazione alla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia siano fattori irrinunciabili e costituenti
della stessa identità metodista, tesa alla partecipazione, alla
costruzione e al potenziamento di tutti i processi unitari
nell'ambito di quelle realtà ecclesiastiche che riconoscono Cristo come loro unico Signore.
Proprio riconoscendo quaie sia stato il contributo della componente metodista nell'evangelismo italiano e con l'intenzione
di continuare a lavorare in questo campo, si ravvisa la necessità
di riprendere il dibattito e il confronto su tre livelli di riflessione
che sono stati evidenziati e che possono essere ricompresi sotto
un unico titolo: «Guardando al passato, pensare al futuro».
Il primo livello, che si può definire politico-sociologico, e che
si rivolge in senso più ampio a tutto l'evangelismo italiano, si
articola in cinque punti:
1) Riprendere l'analisi dell'impatto che la cultura cattolica ha
nella nostra società, apparsa a molti come fortemente condizionante. Se le tematiche dell'anticlericalismo ottocentesco
non possono essere riproposte pedissequamente, pure c'è la
necessità di ribadire che i rapporti ecumenici si devono misurare in base alla centralità di Cristo, sapendo cogliere le differenziazioni presenti nel cattolicesimo, ma avendo anche il coraggio di opporsi con decisione ad alcune manifestazioni teologicamente inaccettabili (padre Pio, Giubileo in chiave trionfalistico, indulgenze, spirito mariano, ecc.) o di etica tendente a fare
prevalere gli aspetti legalistici, anziché caritativi e tendenti alla
responsabilità, o quelli antidemocratici e antifemminili nel contesto del popolo di Dio.
2) In questo contesto è preoccupante il silenzio di larga parte
del pensiero laico, la cui timidezza rasenta la servilità. Per questo è necessario, da una parte, riaffermare il concetto di una
laicità che proviene dal messaggio evangelico e, dall'altra, esaminare con attenzione quali possono essere i nostri compagni
di strada nella vita sociale e politica.
3) In una società in forte mutamento, è necessario ribadire
che uno degli aspetti primari è la ricerca della multiculturalità,
che non è solo accoglienza e disponibilità, ma significa integrazione e comprensione degli apporti che altre culture possono
dare. Ciò si dovrebbe esplicare sempre maggiormente in ambito ecclesiastico e, più in generale, a livello della società. I problemi dell'ordine e della legalità devono essere ricompresi nel
quadro di una riscoperta della responsabilità dell'essere umano, qualunque esso sia, nei confronti dello Stato: questa cultura è notevolmente carente in Italia a livello di base e a causa di
precise responsabilità.
4) L'aspetto culturale è di primaria importanza e in questo
quadro devono essere valorizzati gli apporti che la componente
metodista può dare ai vari poli già esistenti a livello nazionale,
senza trascurare le piccole e spesso disconosciute realtà locali.
5) La tendenza a isolarsi, come evangelici e come metodisti,
dal contesto internazionale e specificatamente europeo, dev'essere combattuta. Il confronto con altri è importante per definire
una propria identità che non può prescindere dal riconoscere le
proprie peculiarità e le proprie eredità storiche, ma che nello
stesso tempo dev'essere aperta al dialogo con altre realtà.
Il secondo livello riguarda più specificatamente uno studio e
un approfondimento delle caratteristiche teologiche ed ecclesiologiche del metodismo. Di fronte a una scarsa conoscenza
dei presupposti del metodismo e della ricchezza di elaborazione che esso ha saputo esprimere, si denota un'incertezza nelle
nostre comunità che si traduce in scarsa consapevolezza di sé e
in poco entusiasmo: da questo punto di vista è assolutamente
necessario un recupero delle nostre radici storiche e teologiche, in particolare del metodismo italiano, e un ripensamento
circa l'ecclesiologia che non può essere né traduzione di formule del passato, né adattamento a formule immutabili e sacre.
L'ecclesiologia è sempre funzionale all'evangelizzazione e deve
sapersi adattare al mutare delle situazioni. In questo contesto
dev'essere approfondito il significato di una delle caratteristiche del metodismo: il suo impatto nel sociale, dove si dovrebbe
essere in grado di superare il livello della mera solidarietà per
indirizzarsi contro le «strutture e le potenze del male e della
morte» presenti nella nostra società.
Il terzo livello, che si ricollega ai primi due, si indirizza al
messaggio evangelico che le nostre chiese sono chiamate a
portare nella società. La chiesa stessa, nel metodismo, è funzionale all'evangelizzazione. In questo quadro non ci si può dimenticare che le esigenze della pace e quelle della giustizia
possono sembrare a volte in contraddizione. Ma un compito
specìfico potrebbe essere quello di impegnarsi nella riflessione
e nella riscoperta di una specifica spiritualità di fronte a un
mondo secolarizzato, ribadendo con forza, ancora una volta, la
centralità di Cristo. Tutto ciò può esprimersi nel coltivare, da
parte delle chiese, momenti di riflessione biblica e di preghiera,
curando la formazione e la crescita qualitativa e il rafforzamento delle comunità. Ogni carenza o difficoltà dovrebbe essere affrontata in chiave positiva per riuscire a volgere il male,
che sembra prevalere, in bene alla gloria di Dio.
12
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PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chie;
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VENERDÌ 11 GIUGN^o,.^**
CENTRI DI INCONTRO EVANGELICI IN ITALIA
PROGRAMMI PER L'ESTATE
ADELFIA
ECUMENE
3-11 luglio (campo giovanissimi,
8-11 anni). Quota di partecipazione
£ 160.000.
12-23 luglio (campo giovani, 1317 anni). Quota di partecipazione £
240.000.
25 luglio-6 agosto (campo giovani, 17-25 anni). Quota di partecipazione £ 240.000.
7-13 agosto (campo generazionale). Quota di part. £ 150.000.
14-25 agosto (campo famiglie).
Quota di partecipazione £ 250.000.
Il filo conduttore di tutti i campi
di Adelfia è La memoria e l’oblio.
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a Teresella Mania, tei. 0932932031, e-mail 095327133@iol.it. È
necessario versare un anticipo di £
50.000 al momento dell’iscrizione.
VILLAGGIO DELLA
GIOVENTÙ
22-28 giugno (campo precadetti,
11-13 anni): Le avventure straordinarie del popolo di Israele, di Jahvè
e di suo figlio Gesù.
1“-15 luglio (campo famiglie):
Cristianesimo e religioni, confronto
e dialogo.
17-30 luglio (campo cadetti, 1417 anni): Cara/o ti amo... Vogliamo
parlarne?
1“-13 agosto (campo giovani, 1835 anni): Riti e passaggi.
15-30 agosto, (campo famiglie):
Passato, presente e futuro della
Riforma.
1“-15 settembre (campo famiglie): Passi scelti dal Vangelo di Giovanni (dal cap. 12 al cap. 21 ).
Le quote variano a seconda del
reddito. Per informazioni e iscrizioni rivolgersi alla direzione del Villaggio della Gioventù, Lungomare
Pirgy 13, 00050 Santa Severa, Roma
(tei. 0766-570055, fax 0766-571527,
e-mail villaggi@tin.it).
PERur
giusti
Ipace, oc
(¡avorand
'»ento to
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25 giugno-25 settembre: campo
lavoro (la partecipazione minima (
di 15 giorni).
25 giugno-25 settembre: campo
famiglie.
27 giugno-18 luglio (campo ca,
detti): Una stessa legge e uno stes^
diritto per voi e per lo straniero cì
soggiorna da voi (Num. 15,16).
28 giugno-2 luglio (corso per ij,
segnanti, educatori, genitori): Fon.Cntécos
damenti per un'educazione alln
nonviolenza attiva. ^
1“-10 agosto (campo giovani):
dividuo e collettività: la partecipa,
zione.
13-16 agosto (campo di ferrago.
sto): Dal giubileo biblico al giubika
cattolico: liberazione o nuova schh
vita?
Per le quote spese e le iscrizioni
rivolgersi a Ornella Sbaffi, via Firenze 38, 00184 Roma (tei. 06-4740371
oppure 0338-2545754). L’indirizffli
di Ecumene è Contrada Cigliolo,
00049 Velletri, Roma (telefono 06
9633310, fax 06-9633947, e-mail: làfflerica
ecumene@allnet.it).
AGAPE
CENTRO EVANGELICO
BATTISTA
ROCCA DI PAPA
CENTRO ECUMENICO
«L MENEGON»
BETHEL
CASA CARES
26 giugno-3 luglio (campo precadetti, 7-12 anni): Streghe, folletti e
fate... noi ci crediamo.
29 agosto-7 settembre (campo
cadetti, 13-17 anni): Essere o non essere, questo è il dilemma!
Le quote di partecipazione variano a seconda del reddito delle famiglie. Per informazioni rivolgersi a
Casa Cares, via Pietrapiana 56,
50066 Reggello, Firenze (tel./fax 0558652010, e-mail Cares@centroin.it).
È necessario versare un anticipo di £
50.000 al momento dell’iscrizione
tramite conto corrente postale n.
14785505 intestato a Casa Cares.
19-29 giugno (1° campo ragazzi,
6-10 anni): Atti degli Apostoli.
30 giugno-10 luglio (2° campo
ragazzi, 11-13 anni): La forza dell'amore.
11-21 luglio (3° campo ragazzi,
14-17 anni): Camminare insieme.
22 luglio-6 agosto (campo anziani e famiglie): La spiritualità.
7-15 agosto (campo coppie): Coppia: quale modello?
16-30 agosto (campo famiglie): Il
credente in una società in cambiamento.
Le quote per i campi variano a
seconda dell’età dei partecipanti.
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a Vera Marziale lafrate. Centro evangelico battista, via Vecchia
di Velletri 26, fraz. Campi d’Annibale, 00040 Rocca di Papa, Roma
(tei. 06-9499014, fax 06-9496074,
celi. 0338-8995000). È richiesto un
anticipo di £ 50.000 da versare a
Vera lafrate tramite vaglia postale
al momento dell’iscrizione.
20 giugno-4 luglio (campo cadetti, 7-14 anni): Costruiamo la pace.
5-10 luglio (campo donne): Donne senza frontiere anche in mezzo
alle guerre.
12-18 luglio: campo autogestito
(gruppo di don Claudio di Padova).
25-31 luglio: campo autogestito
(associazione di volontariato «Gemini» di Scorzò, Venezia).
l”-8 agosto (campo studi): Emozioni e sentimenti nella Bibbia.
8-22 agosto (campo famiglie): Gesù e i bambini.
23-29 agosto: campo autogestito
(Chiesa cristiana evangelica Trieste).
Il Centro è a disposizione di gruppi autogestiti (minimo 20 persone):
quota giornaliera a persona £
20.000. Per informazioni e per iscrizioni rivolgersi a Vania Pradolin,
viale Cossetti 18, 33170 Pordenone
(tei. 043-427931; tei. Centro ecumenico 0427-869087). È necessaria
una caparra di £ 70.000 a persona
da versare tramite ccp n. 12168597
intestato a Pradolin Alessio, via S.
Caterina 3,33170 Pordenone.
26 giugno-6 luglio (campo precadetti, 8-12 anni): Chi ha paura del
lupo della Sila?
La quota di partecipazione è fissata in £ 220.000.
. 8-20 luglio (campo cadetti, 13-17
anni): In viaggio.
La quota di partecipazione è fissata in £ 270.000.
22 luglio-3 agosto (campo giovani internazionale, 17-25 anni): Territorio neutrale.
La quota di partecipazione è fissata in £ 270.000.
7-18 agosto (campo famiglie):
Fuori programma.
La quota di partecipazione è fissata in £ 250.000 (quota giornaliera
£40.000).
Per informazioni e prenotazioni
rivolgersi entro il 25 giugno al pastore Bruno Gabrielli, tei. e fax
0994-774680, e-mail: brunogab@
tin.it (dal 26 giugno. Centro evangelico Bethel, tei. 0961-922059). È
necessario un anticipo di £ 50.000
(non utilizzare vaglia postali) da
versare sul ccp n. 10185890 intestato al Centro evangelico Bethel,
88055 Taverna (Cz).
inn((( :
i, 18- I
13-20 giugno (campo I-II-IIl elementare): Mosè, ma non avevi detto
che ci portavi al mare?
20-27 giugno (campo IV-V elementare): Dagl Kwaheri! Hei! Cimi
Gela sou! Ola!
27 giugno-7 luglio (campo 14-17
anni): Il Djambee e l'Orologio: ritmi,
tempi e culture.
8-18 luglio (campo 14-17 anni):
La Fantasia al potere.
18- 25 luglio (XX incontro fede e
omosessualità): Sognando il primipe azzurro: approcci, incontri,nazioni.
27 luglio-3 agosto (campo donnifi
Tra appartenenza e nomadismo.
3-10 agosto (campo giovani,
25 anni): Identità giovanile, disagic
e arte.
12-19 agosto (campo (eologico);
Il ruolo della Bibbia nelle teologit
della liberazione.
19- 26 agosto (campo politico):
(Dis)occupazione. Nuove visioni per
la città europea.
19-22 agosto (week-end etica):
Ricettario di famiglia.
27 agosto: Network donne.
28-29 agosto: Assemblea degli
amici e delle amiche di Agape.
29 agosto-5 settembre (campo
scuole medie): 1999: viaggio allittterno.
Per informazioni: segreteriad>
Agape, 10060 Prali, Torino (loL
0121-807514, fax 01 21-807690,6mail Agape@perosa.alpcom.it).
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Quest
Bologna, incontro del Centro culturale protestante
La candidata sindaco e le comunità religiose
GIOVANNI ANZIANI
Martedì i® giugno si è
svolto a Bologna, presso
il Palazzo dei Notai, un’iniziativa culturale e politica organizzata dal Centro culturale protestante «Alessandro
Gavazzi» della Chiesa metodista. Nell’ambito dell’impegno dei candidati sindaci per
le prossime elezioni comunali, Silvia Bartolini (candidata
del centro-sinistra) ha incontrato i rappresentanti di alcune comunità religiose della
città che hanno presentato
un documento in cui vengono messi in evidenza temi
quali laicità e libertà religiosa, scuola e religione, razzismo e formazione alla multiculturalità, cultura della legalità, i luoghi della fede.
È stata la prima volta che
un esponente politico incontra le minoranze religiose ed è
stata la prima volta che tali
minoranze si sono presentate
unite nell’assunzione dì responsabilità nei confronti della vita sociale di Bologna.
Dopo la illustrazione del
documento da parte di Vitto
rio Valentini, presidente del
Centro Culturale «A. Gavazzi»,
e l’intervento programmatico
dì Silvia Bartolini, alcuni rappresentati delle comunità
hanno sottolineato alcune
questioni. Per chi scrive queste note occorre percorrere la
via di una nuova cultura della
legalità e della partecipazione
di tutti alla vita della amministrazione, come evidenzia il
proposito di costituire a Bologna una «Consulta delle religioni». Lucio Pardo, della comunità ebraica, e Giorgio Soravia, della comunità musulmana, hanno posto l’attenzione sulla questione delle zone
riservate alle diverse fedi nel
cimitero comunale e alla questione dell’insegnamento della religione nelle scuole.
Nell’intervento del past.
Giovanni Caccamo della chiesa awentista, vi è stata la presentazione di alcuni progetti
come impegno per la qualità
della vita e della salute. Il past. Massimo Zanin, della chiesa pentecostale «Raggio di Luce», ha posto la questione dei
luoghi di culto e preghiera
nelle carceri e negli ospedali.
mentre il past. Franco Anseimi della chiesa evangelica
pentecostale indipendente ha
sottolineato l’impegno delle
chiese per la costruzione di
un centro sociale per bambini
e anziani. Anseimi ha anche
ricordato l’ospitalità offerta a
molte comunità evangeliche
cinesi, filippine e dello Sri
Lanka e all’organizzazione del
secondo convegno multiculturale tra le diverse etnie. Il
responsabile della chiesa ortodossa russa, padre Marco
Daviti, ha manifestato la sua
adesione al documento delle
comunità religiose e al progetto di una «Consulta delle
religioni» in città.
Nella risposta di Silvia Bartolini è da ricordare la sua
completa adesione al documento offerto e l’impegno, se
sarà eletta sindaco a Bologna,
a proseguire negli incontri
con i rappresentanti delle comunità per una giusta e responsabile applicazione delle
varie proposte; ha infine sottolineato l’impegno per una
partecipazione di tutti al miglioramento della qualità delia vita in città.
Roma, incontro delle chiese battiste di Lazio e Abruzzo
Il Giubileo cattolico e il giubileo biblico
SERGIO t
Domenica 23 maggio,
Pentecoste, si è svolto un
incontro dell’Associazione
delle chiese evangeliche battiste di Lazio e Abruzzo (Acebla). L’incontro è iniziato con
l’agape resa significativa dall’ottima accoglienza della
chiesa di Centocelle che ha
ospitato i numerosi partecipanti, oltre un centinaio.
L’argomento della riflessione, introdotto da Vittorio
Sessa, presidente dell’Acebla,
è stato il Giubileo cattolico
nel problematico rapporto
ecumenico. Il pastore Blasco
Ramirez ha inaugurato le relazioni parlando del giubileo
come utopia. Fu concepito
nella tristezza dell’esilio babilonese, da inaugurare nel
giorno dell’espiazione, ma
pensato anche come una festa da vivere nella gioia della
promessa del patto. 11 discorso è stato proseguito da chi
scrive illustrando il concetto
che per l’Israele postesilico, il
giubileo cessava di essere
una scadenza scandita dal
calendario e diventava spe
ranza di restaurazione della
giustizia, «l’anno di grazia del
Signore». Gesù, inaugurando
la stagione della grazia di
Dio, assunse nel suo messaggio il programma giubilare
che divenne così «evangelo».
Gesù è il nostro giubileo. Per
cui una nostra partecipazione per la liberazione dalle
nuove schiavitù non sarebbe
accondiscendere al trionfalismo del Giubileo cattolico
ma vivere il messaggio di liberazione di Cristo.
Il pastore Luca Negro ha
evidenziato il confluire di vari eventi del duemila e ha distinto tra l'anniversario dei
duemila anni dalla nascita di
Cristo, il giubileo e l’anno
santo, indicando per ciascun
evento sia le difficoltà ecumeniche insite in essi sia le
possibilità di impegno. Infine, il pastore Gioele Fuligno,
dopo aver ripercorso le tappe
fondamentali che hanno portato al distacco dell’etica dalla politica ha sostenuto l’esigenza di uno specifico intervento delle chiese nell’ambito politico. Il giubileo potrebbe essere vissuto secondo le
linee teologiche delFAnJ
Testamento cancellane“
debiti dei paesi
dando il neocolonialism'
delle multinazionali, vaio
zando le diversità culturali^,
etniche. Una
fondamento si qualifion'
me «etica della pace».
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guiti hanno messo in - ■
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dall’esigenza di
strumentalizzazioni alia F.
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per esprimere dissenso)momenti della giornat
stati scanditi dai canti
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Trastevere. Prezioso ^ ^
coinvolgimento di «(
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del pastore Carmine M
che ha svolto uno stud
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IV-V eieMei! Ciao!
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gio: ritmi,
■17 anni):
Vita
Torino, festa ecumenica di Pentecoste nella centralissima piazza Vittorio
per un giubileo biblico di giustizia e di pace
¡canti del gruppo centroamericano «Umarni», le danze del gruppo della Chiesa
evangelica della Riconciliazione, le interviste a Giulio Girardi e a Giorgio GardioI
PAG. 9 RIFORMA
PINO PENTICO
ER un giubileo biblico di
giustizia, riconciliazione
ice, occorre lavorare. Ed è
¿Wando che il coordinaijjjnto torinese di «Insieme
P
tnfero cii{Éjssionata di Emilia Turco
[apausato, voluto e costruito per in- '(g ¿na «festa» ecumenica di
ori): Fon. Pentecoste all’aperto, nella
ione alla twande e centralissima piaz^ Vittorio Veneto di Torino.
)vani):/n. Ecumenismo lo si è vissuto
’'"“negli incontri preparatori
iella festa e nella costruzione della mostra che l’ha corfldata. E la festa è arrivata:
éoine in un puzzle, prevedeva quattro momenti di diversa «forma e colore».
‘Venerdì 21 sera: un incontro culturale nel Salone valdese con una conferenza del
Giulio Girardi sul teI «Segni di speranza in
Janerica Latina». Sabato 22
pomeriggio: una manifesta'zione in piazza Vittorio Ve‘neto con canti, danze, interviste e momento di riflessione teologica (predicazione di
don Predo Olivero).
E ancora una mostra, sempre in piazza Vittorio Veneto,
su debito internazionale,
schiavitù e sfruttamento della
Terra, con la raccolta delle
firme dell’Appello giubilare
perla cancellazione del debitointemazionale e per la giustizia economica. Sabato sera
invece si è tenuta una veglia
ecumenica nella Chiesa della
Satissima Annunziata con
Graz», con la regia ap
iro fede e
I il ¡rrindntrì,té.
predicazione del pastore Emmanuele Paschetto.
Una festa continua, dunque, per i segni di speranza,
per la gioia e la partecipazione, per il sorprendente e doveroso approfondimento nella conoscenza dei problemi
nostri e del nostro prossimo,
per il momento di raccoglimento e di riflessione ecumenica alla luce della parola di
Dio. 11 sabato pomeriggio con
i canti, le danze, le interviste è
stato il «più scoperto», il più
pubblico, il più «per il pubblico» e ha raggiunto alcuni effetti e qualche obiettivo: «stu
pire» un po’ i viandanti del
sabato pomeriggio; informare, partecipare; vivere nella
gioia; annunziare TEvangelo
con la parola, la presenza, i
canti, le danze. Le musiche
degli «Umami», il complesso vocale e strumentale del
Centro America, con il gruppo coreografico di danza della Chiesa evangelica della Riconciliazione, hanno musicato e colorato di testimonianze
il pomeriggio, mentre sotto la
guida delTinfaticabile pastore
Giuseppe Platone si intercalavano le interviste di Giulio
Girardi sul «macro-ecumeni
smo» nell’America Latina,
dell’on. Giorgio GardioI sul
debito internazionale e la
proposta italiana, del padre
Alex Zanotelli che tramite Mirella Cravanzola ci ha inviato
le sue riflessioni sul debito
con i paesi poveri, di suor
Candida e Rosanna Paradiso
responsabile del progetto
«Tampep», che hanno illustrato il dramma dello sfruttamento della prostituzione,
del pastore Ernesto D. Bretscher che ha presentato la
gioia dell’«essere in Cristo».
Sono poi arrivati tre momenti importanti; uno di richiesta di perdono, a più voci, con l’adesione e la risposta personale: uno come segno di «giustizia, riconciliazione e pace», il segno dello
scambio della pietra come
condivisione, nella pace, di
progetti costruttivi comuni; e
un momento di riflessione
sulla parola di Dio (Matteo
18, 23-35) presentato da don
Predo Olivero. La mostra, che
ha l’intenzione e la voglia di
essere itinerante, ha circondato il momento di festa con
i suoi semi di giusta informazione per risvegliarci a quell’inquietudine vera che porta
ad una «pace attiva».
La festa continua, e continuerà a coinvolgerci perché
strada facendo accada anche
a noi come ai discepoli sulla
via per Emmaus, che «mentre
discorrevano e discutevano
insieme, Gesù stesso si avvicinò e cominciò a camminare con loro» (Luca 24,15).
IO dormii
'ismo.
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•j|l ' Un'iniziativa delle chiese evangeliche di Roma di fronte alla guerra
Riunirsi per interrompere la consuetudine al lutto
Nella chiesa valdese di piaziza Cavour a Roma si usa da
anni dare agli «annunci» uno
spazio centrale nel culto: dopo il sermone e la raccolta
delle offerte, prima del momento di raccoglimento e di
preghiera. È in questo spazio
che una domenica dello scorso aprile una sorella ha preso
la parola per dire la sua angoscia per la sofferenza delle popolazioni serbe e kosovare, il
suo bisogno di riflessione, di
confronto e di preghiera di
fronte alla violenza e alla
complessità del conflitto.
Questo appello ha dato il
via alla formazione di un
gruppo che si è attivato per
coinvolgere altre chiese evangeliche romane in un’iniziativa che fosse interruzione «visibile» della routine quotidiana in un tempo di lutto, e segno di fede condivisa nella
preghiera a Cristo, principe
della pace. Per due settimane
ogni giorno dalle 18,30 alle
19,30, nella chiesa metodista
di via XX Settembre, gruppi
delle diverse chiese si sono
alternati nella guida di momenti di lettura biblica, di
canto, di preghiera.
La partecipazione non è
stata numerosa, ma ogni sera
è stato possibile vivere una
spiritualità espressa in modi e
con stili diversi, sempre intensa, non rituale. Ogni sera si
è riunita una piccola assemblea di credenti, unita nella richiesta al Signore di una conversione profonda dei cuori e
delle menti: ferma nella volontà di sostegno di ogni iniziativa capace di individuare
alternative alla violenza delle
bombe per costruire una pace
nella giustizia.
Oltre alle chiese che hanno
promosso l’iniziativa (le due
chiese valdesi della città, la
chiesa metodista di via XX
Settembre, la comunità francofona, la chiesa awentista, le
chiese battiste di Teatro valle,
Centocelle, della Garbatella,
della Lungaretta, di Albano),
hanno aderito e partecipato il
Centro interconfessionale per
la pace e il Movimento internazionale per la riconciliazione. Filo rosso degli incontri è
stato il valore riconosciuto al
contributo di ogni persona,
per quanto fragile e umile,
prezioso agli occhi del Signore e per ciò essenziale per dare forza alla speranza e risorse
a relazioni di solidarietà, (f.l.)
Per essere giovani a una certa età
‘‘Vivere bene la vita
fa stare meglio”
Quando i miei pazienti mi chiedono consigli
per vivere la loro terza età in modo indipendent^o
suggerisco sempre una soluzione residenziale.^
Una villa in una località tranquilla con un
ampio parco dove fare belle passeggiate.^
Una residenza dove si mantengono le proprie
abitudini ma si può contare su assistenza e servizi;
dove ci sono spazi per la vita in comune, ^
e dove si possono ricevere visite con la massima libertà.*r
Quando i miei pazienti mi chiedono un
indirizzo io non ho dubbi: La Residenza di Malnate perchè so per
esperienza che è la scelta giusta.
enza
la serenità è di casa
Via P. Lazzari, 2.‘i
21046 Malnate (Va)
Fax 0332 86 IO 72
cortesia
Tel. 03.32 42 61 01
m
VALENZA (Al) — Alle ore 17, nella sala incontri di Radio
Gold (via Melgara 10), si tiene il primo incontro del gruppo
di studio biblico.
MALNATE (Va) —A partire dalle ore 11,30, nella casa La
Residenza (via Lazzari 25), si tiene l’assemblea annuale della Fondazione Asilo evangelico. All’ordine del giorno la gestione ordinaria della Casa e la relazione del presidente
Sandro Mumenthaler. Seguirà la consueta grigliata.
13 amano
Agenda
.12 giugno
PORTICI (Na) — Alle ore 17 a Casa Materna inizia la celebrazione del 94° anniversario delTistituto. I ragazzi ospiti
presentano lo spettacolo «Venti di pace», programma di
danze, canti e poesie curato dagli insegnanti della scuola.
TORINO — Alle ore 15,30, nel salone valdese di corso Vittorio Emanuele 11 23, l’Amicizia ebraico-cristiana, la Comunità ebraica di Torino, il Sae e il Centro teologico di Torino organizzano un incontro sul tema: «Noi ricordiairio:
una riflessione sulla Shoah. Confronto a due voci su luci e
ombre del documento Vaticano». Intervengono Stefano
Levi della Torre e padre Eugenio Costa.
TONATO (Bs) — A partire dalle ore 15,30, nell’Abbazia di
Maguzzano (via Maguzzano 6), si tiene una tavola rotonda
sul tema: «“Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli” (Giovanni 13, 35). La passione ecumenica di don
Giovanni Calabria». Intervengono don Mario Cadili, don
Luigi Piovan e padre Traian Vddman.
15 giugno
I
MANTOVA — Alle ore 21, nella chiesa valdese di via Isabella d’Este 13, secondo incontro pubblico guidato dal pastore Gianmaria Grimaldi sulle ragioni storiche e teologiche
che hanno ispirato la Riforma protestante del XVI secolo.
18 giugno
FIRENZE — Alle ore 18, in via Manzoni 21, il Centro culturale «Pietro Martire Vermigli» organizza una tavola rotonda
con i proff. Salvatore Caponetto e Michele Ranchetti sul tema «La Bibbia di Giovanni Diodati» (ed. Mondadori).
28 giugno
IMANTOVA — Alle ore 21, nella chiesa valdese di via Isabella d’Este 13, terzo incontro pubblico guidato dal pastore
Gianmaria Grimaldi sulle ragioni storiche e teologiche che
hanno ispirato la Riforma protestante del XVI secolo.
VELLETRI — Al centro Ecumene si tiene un seminario sul
tema «Fondamenti della nonviolenza attiva» organizzato
dal Movimento internazionale della riconciliazione (Mir) e
dall’associazione Freccia azzurra di Velletri. Costo di iscrizione £ 25.000; vitto e alloggio £ 175.000. Per informazioni:
Hedi Vaccaro (telefono 06-86217257).
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì
della settimana seguente alle ore 9,45 circa. Domenica 13
giugno (replica lunedì 21) andrà in onda: «11 protestantesimo spagnolo tra don Chisciotte e Ignazio di Loyola; chiaroscuro: una riflessione sull’Europa di Giorgio Bouchard».
SAN SECONDO — Nella serata di sabato 22 maggio, nel tempio valdese, le corali di Angrogna e San Secondo hanno dato vita a un concerto che ha certamente avuto successo, visto il numeroso pubblico presente.
• Nel corso dell’assemblea di chiesa di domenica 23 maggio si è provveduto all’elezione degli anziani dei quartieri
di Cavoretto e Rivoira-Prese. Per il quartiere di Cavoretto è
stata riconfermata Anna Casagrande, mentre per il quartiere Rivoira-Prese Velia GardioI, anziana uscente, ha chiesto di non essere rieletta; nuova anziana è stata eletta Rosalba Paschetto. L’assemblea ha inoltre provveduto all’elezione dei deputati per la Conferenza distrettuale e per il Sinodo, designando rispettivamente Mirella Codino Rivoiro
e Paola Genre per la Conferenza distrettuale e Mirella Codino Fornerone per il Sinodo.
SAN GERMANO — Affettuosi auguri ai piccoli Samuele, secondogenito di Paolo e Claudia Peyronel, e a Sonia, terzogenita di Riccardo e Lorella Long. 11 Signore benedica abbondantemente questi neonati insieme alla loro famiglia.
PINEROLO — Domenica 9 maggio, nel corso dell’assemblea di
chiesa, con la discussione della relazione morale e finanziaria del Concistoro sono stati riconfermati anziani Dina
Rostagno Pogllani e Luciano Long. Al posto di Renato
Poet, che ringraziamo per tutto il lavoro svolto, è stata eletta Antonella Zorzan, che verrà insediata il 13 giugno.
• A Pentecoste sono stati ammessi 5 nuovi membri di chiesa: Stefania Baldi, Piero Giai, Chiara Richard, Jonatan Rostan e Marco Salvai, che hanno espresso la speranza di poter dare un vivace contributo ed essere il futuro di questa
comunità, e si sono proposti come gruppo insegnanti-educatori del precatechismo.
• Ha avuto luogo il funerale di Susanna Michelin Salomon
vedova Baridon chiamata a miglior vita all’età di 90 anni.
Pensiamo con affetto a quanti piangono questa sorella.
14
PAG. 10 RIFORMA
Riforma
Procreazione assistita
Anna Roliier
La legge sulla procreazione medicalmente assistita (Pma)
è stata approvata dalla Camera dei deputati. Numerosi
emendamenti hanno trasformato un progetto di legge, già
infelice prodotto di mille compromessi e mediazioni, in
quella che è stata definita una «mostruosità etica e giuridica». Questa legge prevede: l’accessibilità alla Pma soltanto
per le coppie, coniugate o di fatto; l’obbligatorietà del consenso informato; il divieto di praticare la fecondazione con
gameti di donatori esterni alla coppia (fecondazione impropriamente definita «eterologa»); l’adottabilità degli embrioni finora congelati, qualora essi non vengano precedentemente richiesti dai genitori biologici, allo scopo di essere
impiantati; il divieto della sperimentazione sugli embrioni e
della clonazione umana; la regolamentazione delle procedure di procreazione assistita e dei centri autorizzati a praticarla mediante linee guida e decreti proposti dal ministero
della sanità, successivamente all’entrata in vigore della legge; il divieto per il padre di disconoscere il figlio nato con il
seme di un donatore (nei casi di fecondazione «eterologa»
praticati precedentemente all’entrata in vigore della legge).
Tra i molti aspetti indicativi dei reali intendimenti e obbiettivi di chi ha stilato e poi votato gli articoli di questa
legge, tre ci sembrano particolarmente degni di nota:
1) l’esistenza di materiale genetico (embrione) distinto
dai soggetti che l’hanno prodotto, resa possibile dalle tecniche di procreazione assistita, è stata colta come occasione per ribadire un primato (biologicamente opinabile,
ideologicamente pericoloso e praticamente gravido di
possibili conseguenze nefaste) del prodotto del concepimento rispetto agli altri soggetti della procreazione.
All’embrione, «che persona deve ancora diventare», come
stabiliva la Corte Costituzionale nel 1975, è stato adesso
attribuito uno status di soggetto a cui vanno riconosciuti
diritti autonomi, con la conseguenza della strumentalizzazione del corpo delle donne, ridotte a meri contenitori e
dell’appiattimento della specificità del ruolo di padri e
madri implicati nella procreazione;
2) la tutela della salute della donna non sembra essere
una preoccupazione prioritaria per gli estensori della legge. Infatti, a differenza di ciò che si è verificato in altri paesi
europei, questo testo di legge rinvia la maggior parte delle
decisioni attinenti agli aspetti sanitari e alle questioni biologiche che li sottendono ad altre sedi e a tempi successivi
alla sua entrata in vigore. Nei casi in cui, invece, la legge si
esprime su procedine biomediche connesse alla assistenza
alla procreazione, essa opta spesso per scelte potenzialmente dannose per la salute della donna. Per esempio, sul
numero di embrioni che possono essere prodotti per ogni
intervento di fecondazione, la decisione di produrre solo
tre embrioni per ciclo (art. 16), dato il basso tasso di successo delle tecniche attuaimente in uso, può implicare la
necessità per la donna di sottoporsi a più di un ciclo di trattamento ormonale per la stimolazione ovarica con il conseguente significativo aumento dei rischi sanitari connessi;
3) le contraddizioni e le incongruenze contenute nel testo
della legge sono così numerose e gravi da rendere latente la
sua natura fortemente ideologica. Questa legge è volta più
alla difesa dì un modello di famiglia «normale» e al tentativo di scardinare la legge sull’aborto che all’introduzione di
regole per tutelare la salute dei soggetti coinvolti nell’assistenza alla procreazione. Vorremmo menzionare, come
unico esempio fra tanti possibili, il fatto che l’adottabilità
degli embrioni, sancita nell’artìcolo 11, presuppone sia la
paternità «eterologa» che la maternità surrogata, vietate
esplicitamente da altri articoli della stessa legge.
Una legge confusa, dunque, piena di contraddizioni e di
difficile interpretazione; una legge che non potrà essere
emendata né migliorata poiché nessun cambiamento potrebbe modificare il suo impianto di base. Poiché riteniamo
che la prescrizione di modelli etici non competa a uno stato
democratico, auspichiamo che questa legge venga affossata. Nell’attesa di una indispensabile maturazione della coscienza sociale su queste tematiche, auspichiamo, inoltre,
che gli aspetti sanitari della procreazione assistita vengano
affrontati in un regolamento volto a disciplinare il funzionamento delle strutture che praticano l’assistenza alla procreazione e a tutelare la salute di tutti i soggetti coinvolti.
Rifokma
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dai
Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del l’gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 23 del 4 giugno 1999 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 2 giugno1999.
Il presidente Ciampi ne ha rilevato il ruolo sociale
La famiglia che cambia
Sulle famiglie continuano a ricadere oneri e doveri che una
società meglio organizzata e flessibile potrebbe alleviare
DORIANA GIUDICI
La prima mossa del neoeletto presidente Ciampi è
stato un incontro con 1 massimi rappresentanti del potere legislativo (presidenti di
Camera e Senato), per essere
informato sulla situazione
delle riforme istituzionali. Alla luce di questa iniziativa
possiamo meglio comprendere il senso del discorso di
investitura fatto davanti al
Parlamento prima di salire al
Quirinale: un discorso in cui
Ciampi ha rivendicato, in più
parti, la sua volontà di svolgere eminentemente un ruolo di «garanzia costituzionale». È così che va, forse, inteso anche quel passaggio del
suo discorso sulla famiglia,
che ha sorpreso molti.
Un laico, come Ciampi, che
ha sempre «fatto politica» come servizio al paese e non ai
partiti, ha voluto porre come
«fulcro» del suo programma
la Costituzione, quella vigente, che risale al 1948, facendo
intendere che, partendo dalle
istituzioni, occorre valorizzarla, attuandola. Ne ha accentuato il valore «sociale» e
il richiamo agli articoli 3, 29,
30, 31, sottolineando il ruolo
della famiglia, fa pensare (essendo parole di un partigiano, azionista e repubblicano)
che occorra dare una svolta
proprio sul fronte delle più
tradizionali impostazioni familistiche che, in realtà hanno impedito al dettato costituzionale di seguire i mutamenti sociali.
Oggi la famiglia del 1948
non esiste più; esistono «le famiglie», diverse da quella di
ieri, ma sulle quali continuano a ricadere oneri e doveri
che una società meglio organizzata e flessibile potrebbe
alleviare. Non a caso, come
denuncia l’istat, in Italia ci si
sposa ogni anno di meno e ci
si separa o si divorzia di più
(nel 1997 rispetto al 1996 ci
sono state -f4,8% separazioni
e -Fi,9% divorzi) e non conta
se il matrimonio sia solo civile
o anche religioso (il 18,1%
delle separazioni riguardano
quelli civili, l’81,9% quelli religiosi). Di certo la raggiunta
maturità culturale neH’affrontare la crisi fa sì che l’85% delle separazioni sia consensuale. Va registrata un’altra recente novità: l'8% dei figli con
più di 14 anni (cioè quando è
possibile scegliere fra i genitori) vanno a vivere col papà.
Oggi quindi sempre di più
sono le famiglie con un solo
genitore: uno dei più gravi
problemi in cui si dibattono
le famiglie è quello di fungere
da ammortizzatore sociale ri
MI è capitato di ascoltare
una mattina alla radio,
su una delle reti Rai, una conversazione sulle opere compiute dalla Chiesa cattolica
con il denaro ricevuto dall'otto per mille. Non era uno spot
pubblicitario, bensì un’esposizione di tipo giornalistico,
interessante e anche abbastanza incoraggiante. Poiché
la Rai è un organismo laico in
uno stato laico, mi aspettavo
ovviamente una trasmissione
simile intorno alle iniziative
assunte dalle chiese protestanti che ricevono l’otto per
mille. Attesa assolutamente
vana: in Italia i protestanti
non fanno notizia.
Ho pensato pertanto di dire io stamattina due parole
su questo argomento perché
ritengo giusto che il pubblico
sappia alcune cose. Tutto il
denaro introitato attraverso
l’otto per mille dalle chiese
spetto all’inadeguatezza del
nostro sistema di «stato sociale». Ma, così la famiglia rischia di «esplodere», in presenza di un solo stipendio.
Fin dal 1994 la «Commissione d’indagine sulla povertà in
Italia» ha rilevato come la
percentuale di famiglie povere sia passata in soli 3 anni
dall’11,9% al 14,2%, e di queste più della metà sono composte da donne capofamiglia
con figli. Non solo ma queste
famiglie, con capofamiglia
donna, hanno una maggior
probabilità di permanere a
lungo in povertà.
Condividiamo quindi la
preoccupazione del presidente della Repubblica: la famiglia è un’istituzione sociale; un contratto che indica diritti e doveri verso l’altro e
l’altra, verso la collettività
ma, nello stesso tempo, la società civile deve rispondere
con una regolamentazione
adatta e rispettosa delle nuove realtà. È giusto quindi
quanto ha auspicato Ciampi;
il dettato costituzionale deve
trovare una sua più completa
e adeguata attuazione. Occorre tener conto dei mutamenti e delle trasformazioni
in corso: una nuova, aggiornata legislazione deve riconoscere e quindi ridefinire
quei nuovi e diversi rapporti.
Forse, segnalandolo, nel
suo discorso il Presidente ha
già indicato un tema che,
trattato senza equilibrio, senza maturità sociale e senza
sensibilità politica, può rischiare di spaccare il paese.
La Costituzione, seppur lontana nel tempo, ha una propria, intrinseca dinamicità
che le può ancora permettere
di rispondere ai problemi di
oggi. Da economista che ci
ha guidati in Europa, Ciampi
sa che la famiglia è anche un
centro di interessi economico-sociali; ne conosce, da uomo colto e sensibile, le più
recenti modificazioni; potrà,
quindi, da garante della Costituzione, permetterne una
aggiornata valorizzazione,
ma nel quadro dei nuovi bisogni dei diversi soggetti.
C’è un’evoluzione del rapporto giovani-famiglia che
deve far riflettere sulle attuali
carenze del «sistema Italia»
nel suo complesso. Oggi si
scarica sulla famiglia e nella
famiglia l’arretratezza di tutto
il nostro apparato formativo e
di inserimento nel mondo del
lavoro. Ne è una prova un dato unico in Europa; il 67,8%
dei giovani fra i 18 e i 34 anni
vive nella famiglia d’origine.
Negli altri paesi la percentuale è sempre sotto il 30% ma
ricordiamo che lì, oltre a esistere una cultura favorevole
all’allontanamento da casa
dei figli e al loro auto-mantenimento, esistono sussidi per
studio o per disoccupazione,
alloggi a basso costo per studenti, borse di studio, opportunità di lavoro, e altro. Sono
società più mobili e flessibili,
dove l’amministrazione pubblica è al servizio del cittadino e delle sue necessità. In
Italia il disagio giovanile aggrava la situazione degli adulti sottoponendo la famiglia a
notevoli tensioni. Ben venga
dunque, come ha auspicato
Ciampi, un’attenzione del legislatore sull'attuale condizione delle famiglie e lo stato
renda i servizi che in una democrazia sono a lui demandati. Le famiglie tornino ad
essere centri di affetti.
PIERO BENSÌ
valdesi e metodiste, dalle Assemblee di Dio, dalle chiese
awentiste e dalla Chiesa luterana viene devoluto esclusivamente a progetti sociali e
umanitari. Nulla viene trattenuto per le esigenze di culto
o per gli onorari pastorali (la
Chiesa cattolica usa l’80% del
suo otto per mille per queste
due voci). I progetti e le iniziative finanziate dalle chiese
protestanti mediante l’otto
per mille sono in parte in Italia e in parte all’estero.
0)do d
rniidi ^
reagire
pA hai
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«C’è li
la viole
L'editrice Claudiana
L’inserto settimanale de|‘
quotidiano «La Stampa» dedi.,
cato agli spettacoli, agli an.
puntamenti culturali e al|
storia della città, presentan
21 maggio, nella rubrica «(Ji
editore al mese», l’editrici
Claudiana. Scrive Giovannji
Tesio: «Fondata a Torino n¡|
1855 dal pastore Jean-Pienj
Melile, è l’editrice che porti
in giro la Bibbia dalle valli pj.
nerolesi, quelle che da Angro. gna a Frali hanno fatto la sto.
ria della libertà religiosa. Molte cose sono cambiate dal
tempo in cui i colportori sfi.
davano con le loro gerle dii
bri proibiti la censura degl,
arcipreti e la malizia dei tutori dell'ordine. Adesso può ao
cadere che la valdese Claudiana e la salesiana Elledidi'
possano unire i loro patrinto-!;;,
ni di cultura religiosa per fan^u
insieme un viaggio “ dentro lir
Bibbia” che sarà tradotto ili,
sei lingue». Viene anche iu-i
tervistato il direttore editoriale Manuel Kromer, convinto'^
giustamente che Torino sii¡
sempre una capitale dell’edi-l
toria: «“Ci sono libri (...)-di-i
ce - che senza i piccoli editori
non esisterebbero. Ci sono
temi come la teologia dellali-'
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In sella con la Bibbia
Dopo una serie di calciatori
evangelici, potrebbe essere la
volta dei ciclisti che compaiono nelle note di cronaca come
atleti credenti. Autore di una
lunga fuga in una delle prima
tappe del Giro d’Italia, coma
racconta Leonardo Coen (19
maggio). Mauro Radaelli«s>à
fatto il segno della croce prima di lasciare Vibo, si è fattori
segno della croce appena tagliata la linea bianca del traguardo, a Terme Lunigiant
(...). È uomo assai devoto,
forse quanto Marco Della Vedova, che per Padre PioN
una fissa, porta sempre co»
sé una Bibbia e dichiara; 1
ciclismo è la mia missione *E ancora: «Non ha paura, Radaelli Mauro, di apparire P®
quello che è: un cattociclisn
d’altri tempi», ma d’altrapat
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partirà da San Pietro, per'®
steggiare il Giubileo».
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9-12
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In Italia: case di riposo per
anziani e per non autosufficienti; centri di accoglienza
per rifugiati e per disabili;
progetti culturali e programmi di istruzione: aiuto ai carcerati; iniziative sanitarie. È
stata persino creata la fondazione «Adventum» che viene
in soccorso alle famiglie stritolate dagli ingranaggi perversi dell’usura. Centinaia di casi
sono già stati risolti. 1 progetti
finanziati all’estero sono nell’Est europeo e soprattutto nel
Terzo Mondo: India, AfrR^®
America centro-meridion _
Sono iniziative per lo sviluPP
agricolo: l’assistenza socia^
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La violenza, la guerra e la pace
modo da evitare conflitti armati, e si limitino invece a
^jec^re» una volta che i confitti hanno raggiunto proporzioni gigantesche?
«C’è la tendenza a tollerare
la violenza quando essa riguarda certi gruppi in certi
paesi del mondo, e invece ci
ribelliamo contro la violenza
diretta a gruppi di persone
più simili a noi. Per esempio,
^'inizio del secolo non fummo così sensibili nei confronti
della violenza che si stava
perpetrando in Africa durante
I colonialismo e in particolare verso ciò che stava accadendo per esempio in Congo,
che vide la popolazione ridotta di circa dieci milioni nel
breve periodo di 18 anni. Ma
quando in Europa durante la
priAia guerra mondiale gli europei si stavano distruggendo
gli uni gli altri e, nella seconda
guerra mondiale, il nazismo
era andato al potere, allora ci
accorgemmo di non poter tollerare qpel tipo di violenza
razziale, e decidemmo di intervenire per liberarcene. Io
credo che se fossimo più sensibili alle tragedie umane, non
solo quando riguardano persone simili a noi, ma l’umanità in generale, senza operare selezioni, allora troveremmo modi per unirci insieme
contro ogni violenza».
- C’è rispetto alla guerra
una posizione unanime tra le
chiese nere e tra i teologi e le
teologhe nere?
«No, e non c’era una posizione unanime neanche durante la guerra in Vietnam.
Parecchi neri si dissociarono
da Martin Luther King sulla
sua posizione contro la guerra. Tutto il comitato della
Southern Christian Leadershm Conference, che era la
sia organizzazione, gli si oppose, e King rimase solo nella
sua lotta. Oggi ci sono alcuni
della comunità africana americana che si oppongono alla
guerra in Kosovo, ma anche
molti che i’approvano. Negli
Usa le persone tendono ad
essere patriottiche fino all’estremo quando non c’è di
mezzo il problema razziale.
Tuttavia ci sono delle voci significative. Jessie Jackson, ad
esempio, ed altri come lui,
rappresentano una voce alternativa che sta portando la
Il prof. James H. Cone
comunità nera a prendere le
distanze dall’intervento di
Ciinton e della Nato. La domanda che molti si pongono
nella comunità dei neri americani è perché gli Stati Uniti
accolgano facilmente dei rifugiati dali’Europa deil’Est, ma
non da Haiti e dall’Africa. Io
ricevo molte lettere da studenti e da membri delle comunità dei neri americani
che soilevano tali obiezioni.
Gli americani non hanno fatto entrare negli Usa i rifugiati
da Haiti e non si sono ribellati
quando Clinton ha rimandato
indietro le loro barche. E ancora: possiamo spendere tanto, circa due bilioni di dollari
o giù di lì, per un bombardamento che uccide, ma non
spendere niente per la salute
e per il lavoro di coloro che
sono nel bisogno nella nostra
comunità. I neri americani si
rendono conto che in questa
guerra non abbiamo a che fare solo con un discorso umanitario, bensì economico, politico e razziale».
- Perché, secondo lei, le
chiese degli Stati Uniti sono
relativamente silenziose sul
problema di questa guerra?
«Anche negli Anni 60 le
chiese dei bianchi erano silenziose. Una della ragioni è
il fatto che i bianchi americani non stanno ancora morendo. Gli americani, come ho
detto, sono molto patriottici,
possono tollerare che gli europei muoiano, ma se nel Kosovo saranno inviate le truppe di terra e i soldati americani cominceranno a morire,
allora sono convinto che le
chiese faranno sentire in modo chiaro la loro voce di opposizione alla guerra».
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Primo incontro del
Forum della cultura
Da Gutenberg a Internet
Il mezzo comunicatioo e la cultura riformata
Ecumene 25-26 settembre 1999
Sabato 25
10-12,45
15-13,30/17
21-22
Oomentca 26
9-12
Programma
comunicazione di Agape;
comunicazione della rubrica televisiva
«Protestantesimo» e della Facoltà di teologia;
le comunicazioni saranno seguite da dibattito
relazione di Q. Tourn - «Le strutture culturali protestanti nel Novecento e la fine delle identità culturali», segue dibattito.
Dibattito di elaborazione sulle domande centrali
della nostra identità culturale e della sua
immagine esterna.
Le iscrizioni al Forum devono pervenire entro e non oltre il 10
settembre 1999 alla segreteria della Fondazione Centro culturale
valdese, via Beckwith 3, 10066 Torre Pellice (tei. 0121/932179;
fax 0121/932566). Costo del soggiorno: L. 40.000.
Il Forum è stato convocato con i seguenti intenti:
Obiettivi;
‘ capire le modalità in cui l’evoluzione culturale ha inciso sul
nostro contenuto teologico, condizionandolo e indirizzandolo;
• capire con quali forme e con quali contenuti presentiamo
all’esterno la nostra identità culturale;
■ distinguere quello che è irrinunciabile nella nostra predicazione dagli aspetti a cui siamo legati per tradizione e per affetto.
Finalità:
• elaborare una strategia sul piano culturale, che sia percepita
come asse centrale dell’azione dei protestanti nel prossimo futuro;
■ far sì che questa linea sia pensata e coordinata in modo netto da poter essere in peri continuamente verificata, aggiustata,
niodificata, integrata;
) prendere atto della pluralità, sempre più estesa e articolata, di
iniziative che vanno emergendo dal basso cercando contestualniente di individuare un «filo» che le coordini e ne rafforzi il
Senso;
■ definire e rendere visibili e riconosciuti nel mondo protestan
I soggetti detentori di questo «filo».
■ che cosa stiamo effettivamente dicendo all’Italia di oggi?
■ che cosa vogliamo dire?
■ che cosa, di quanto vogliamo dire o di quanto stiamo dicendo, è per noi irrinunciabile?
;ta
Un Giubileo
non-Giubileo
È già accaduto nel 1800 e
nel 1850: perché non sospendere anche il Giubileo del
2000? La rivista «Confronti»,
nel suo editoriale del numero
di giugno che pubblichiamo in
buona parte, propone un
«Giubileo non-Giubileo».
Mentre da due mesi prosegue ininterrotta la tragica
guerra in Jugoslavia, continua
imperturbabile la macchina
della preparazione del Giubileo del Duemila voluto da papa Wojtyla. Fare un accostamento tra questi due fatti, e
voler trovare una qualche
connessione tra loro, potrebbe sembrare insensato. Eppure un nesso c’è.
Da quando, prendendolo
dalle Scritture di Israele ma
svuotandone il sostanziale
senso biblico, papa Bonifacio
Vili nel 1300 istituì il primo
Giubileo cristiano (...), l’evento si è sempre celebrato
alle scadenze prefissate (dal
1400, ogni 25 anni). A questa
catena mancano però due
anelli: il 1800 e il 1850. Sotto
Napoleone, Pio VI fu preso
prigioniero dai francesi e costretto a lasciare lo Stato pontificio, morendo in esilio neh
l’agosto del 1799. (...) Analoga
la vicenda di Pio IX: nel novembre del 1848, per sfuggire
ai moti rivoluzionari che sarebbero poi culminati nella
costituzione della Repubblica romana, il pontefice fuggì
a Gaeta, nel Regno delle due
Sicilie, e da qui tornò a Roma solo nell’aprile del 1850,
quando nello Stato pontificio
era stato ristabilito l’«ordine».
Dunque, trovandosi fuori
sede a causa di eventi bellici,
due papi non hanno indetto il
Giubileo. A duecento anni
dalla vicenda di Pio VI, e a 150
da quella di Pio IX, oggi ci troviamo in una situazione molto peggiore. Certo, il papa è libero, e nessuno fa la guerra
contro di lui; al contrario, almeno formalmente il pontefice è riverito da quasi tutti i
potenti del mondo; dall’intero
Occidente, comunque. Ma,
nel frattempo, una guerra devastante è in atto, ora, alle
porte di Roma e d’Italia; quella in Jugoslavia. Ormai dal fa
tidico 24 marzo ’99 la Nato sta
bombardando la Serbia e il
Kosovo, i kosovari albanesi
continuano ad essere vittime
di una implacabile «pulizia etnica» da parte delle truppe di
Milosevic, mentre le migliaia
di bombe sganciate dall’Alleanza atlantica per punire il
regime jugoslavo, ogni tanto,
come «effetto collaterale», cadono sulla testa dei poveri
profughi che si vorrebbe proteggere. (...)
Insieme al patriarca ortodosso Teoctist, a Bucarest
Wojtyla ha chiesto alle parti in
lotta in Jugoslavia di compiere «gesti profetici» per porre
fine allo spargimento di sangue e trovare una pace giusta.
Giusta richiesta. Ma, forse, in
attesa che i militari e i politici
compiano quei gesti di saggezza suprema che tutti auspicano, Giovanni Paolo II
potrebbe dare l’esempio, annunciando che, causa la guerra in Jugoslavia, il trionfale
Giubileo del Duemila, a cominciare dagli annunziati pellegrinaggi oceanici a Roma,
viene sospeso. Il Giubileo si
farà, ma in modo diverso da
quello previsto da Bonifacio
Vili e confermato da Wojtyla:
chi vorrà farlo (il discorso è
ovviamente rivolto ai cattolici, ma una tale scelta farebbe
riflettere gente di ogni fede),
lo farà a casa sua, senza pellegrinare da nessuna parte, Roma o Gerusalemme che sia.
Lo farà senza ottenere indulgenze, e cercando, là ove vive,
di fare la pace con il suo prossimo che lo odia, o che lui
odia; lo farà cercando di costruire pace, giustizia e solidarietà nel paese in cui vive.
In particolare, i cattolici dell’ex Jugoslavia sono pregati di
non venire assolutamente a
Roma nel Duemila: vadano a
Belgrado, i cattolici croati, per
seminare semi di pace con i
serbo ortodossi. E, in Ruanda
e Burundi, tutsi e hutu, visitandosi a vicenda e aprendo i
loro cuori, trovino nelle loro
terre (e non nell’alibi di un
pellegrinaggio a Roma) pace e
riconciliazione.
La proposta di questo Giubileo diverso, di questo Giubileo non Giubileo (cattolico
tradizionale) è il passo minimo, pare a noi, che papa
Wojtyla potrebbe proporre
per dire profeticamente il suo
non licei (non è lecito) alla
guerra e alla pulizia etnica nei
Balcani. (...)
Centro caLTURALE valdese Facoltà valdese di teologia
Collegio valdese
«li compito di tradurre in maniera rinnovata il retaggio deila Riforma, nel secolo dei lumi fu assunto sia da un protestantesimo deista e razionalista, sia da un protestantesimo incline alla
“religione del cuore’’».
(E. Campi, M. Rcbboli: Protestantesimo
nei secoii. Fonti e Documenti,
voi. 2, Claudiana, Torino, 1997)
Università estiva 1999
12-16 luglio - Torre Pellice, Collegio valdese
Mattino: 9-10,30/11-12,30.
Pomeriggio: 15-16,30/17-18,30 (30 ore complessive)
Emidio Campi
La parabola dell’illuminismo teologico
dall’«ortodossia razionale» al «senso comune»
Tiziano Bonazzi
Dai puritani alla rivoluzione americana
Giorgio Togrn, Daniele Tron
li Settecento uaidese
Massimo Rgbboli
Rinnovamento e risveglio
Fiorella De Michelis Pintacgda
Tolieranza: una storia di un’idea neii’età moderna
Giorgio Spini
Gli esuli protestanti itaiiani del Settecento
Corso autorizzato con D.P. 8804/C12 del 14/03/96 per insegnanti di scuoie medie e
superiori.
Corso Riconosciuto come unità didattica per gli iscritti al corso universitario di formazione a distanza della Facoltà valdese di teologia di Roma.
Segreteria del corso: Fondazione Centro culturale valdese - via Beckwith 3,10066
Torre Pellice, Torino - tei. 0121-932179, fax 0121-932566.
Iscrizione L. 200.000 (L. 150.000 per gli iscritti al corso di formazione della Facoltà
valdese); versamento sul ccp n. 34038106 intestato a: Fondazione Centro culturale
valdese oppure assegno bancario non trasferibile.
Le iscrizioni devono pervenire in segreteria entro e non oltre il 18 giugno 1999.
È possibile, su richiesta, alloggiare presso la Foresteria valdese (tei. 0121-91801).
W Non c'è laicità
Ma è possibile che debbano essere sempre gli altri, più
0 meno autorevoli laici d’Italia, a far sentire le loro squillanti trombe, mentre noi
all’occorrenza non sappiamo
produrre nemmeno il tintinnio di un campanellino da bicicletta? È il giornalista Giorgio Bocca, stavolta, a ricordarci dalle pagine dell’Espresso (18 febbraio scorso)
che «Unico paese al mondo,
il nostro mette a disposizione
totale della Chiesa l’informazione pubblica e privata; in
nessun’altra contrada ogni
apparizione del pontefice,
ogni sua preghiera rituale,
ogni suo svago cinematografico o alpino vengono ripresi
dalla tv per spazi enormi. Il
papa è l’unico per cui non
valgono le ferree leggi della
pubblicità, il tempo che vale
miliardi. E nessuno o pochissimi considerano questa una
anomalia; nessuno trova
strano che i non credenti, che
di fatto sono la maggioranza,
siano censurati o si autocensurino, che tutti accettino
senza protestare che la nostra informazione pubblica e
privata si fermi, come per un
sacrilegio, di fronte a qualsiasi anche timida critica a un
potere religioso che in occasione del Giubileo dispone
della capitale del paese come
di casa sua».
E ancora, con estrema
franchezza e con il solito irrefrenabile sarcasmo. Bocca ci
erudisce; «La presenza della
Ghiesa a un tempo religione
e stato, povertà e ricchezza,
evangelo e curia, eguaglianza
e autocritica va benissimo a
una nazione come la nostra,
educata dalle peripezie della
storia a navigare fra i potentati di turno, fra i Carlo Magno o i Napoleone del momento, fra le aquile littorie e
le falci e martello».
C’è davvero poco da aggiungere, per chi come noi,
sparuti «eretici» in Italia, non
può aspettarsi che continue
Giubileo biblico
«La Bibbia, con l’invito a
realizzare il Giubileo, apre davanti a noi una prospettiva rivoluzionaria e alternativa per
quanto riguarda il concetto di
proprietà e tutti i rapporti sociali che ne derivano». Così si
apre un pieghevole preparato
da un gruppo di pastori evangelici del Triveneto sul Giubileo, in cui viene presentata la
posizione degli evangelici sul
giubileo biblico, su quello della Chiesa cattolica, sulla campagna «Giubileo 2000» per la
remissione del debito internazionale dei paesi più poveri
del mondo, sull’avvento del
Terzo Millennio. Su quest’ultimo punto si legge: «Riteniamo che l’avvento del terzo
millennio non rivesta nessun
significato particolare, viene
infatti determinato da un calcolo convenzionale del calendario da noi usato, accanto ad
altri calendari altrettanto convenzionali (ebraico, islamico,
ecc.). Rigettiamo perciò qualsiasi interpretazione catastrofica o apocalittica dell’avvento
del terzo millennio. Riteniamo comunque che il 2000 sia
un’occasione per riflettere sul
nostro rapporto con il Dio
creatore ricercando la dignità
di ogni creatura, confessare il
nostro peccato per l’impostazione errata della nostra civiltà del consumo che crea disuguaglianza e ingiustizia e
impegnarci perché siano superati i problemi della povertà, dell’ingiustizia, della
violenza e di qualsiasi forma
moderna di schiavitù, costruendo un mondo di pace,
di amore e di giustizia per la
vita di tutti gli uomini e di tute
le donne, figli e figlie di Dio».
Per maggiori informazioni,
ci si può rivolgere al pastore
valdese Renato CoYsson, piazza S. Silvestro 1,34121 Trieste.
limitazioni: ancorché fugate
le paure di condanne al rogo,
assisteremo pur sempre a
una lenta, sottile corrosione
degli spazi e di tutto ciò che
ci riguarda, come ben sanno
quei pochi fedelissimi teleascoltatori che pazientano la
domenica sera tardi per il
programma Protestantesimo
che, con una cadenza sconcertante, slitta sempre dalle
23,30 a dopo la mezzanotte,
per non finire che all’una; ma
quanti «non addetti» avrebbero la forza e la voglia di seguirlo a quell’ora?
Dunque come si può, a
cuor leggero, predicare e invocare l’annullamento del
debito dei paesi del Terzo
Mondo e poi adoprarsi alacremente per «distrarre» diverse migliaia di miliardi dalle casse dello stato (italiano),
ovvero dalle tasche dei cittadini di qualunque condizione
e confessione, compiacenti, è
il caso di dirlo, la gran parte
dei partiti di governo e di opposizione, in barba a tutte le
dichiarazioni di laicità e ai richiami alla Costituzione repubblicana? Mi sembra francamente che questo sperpero
di denaro pubblico abbia la
stessa cinica logica di ineluttabilità del conflitto che si sta
consumando alle nostre porte: lì intanto facciamo la
guerra e poi si vedrà di riparare in qualche modo ai guasti arrecati... qui intanto facciamo quante più opere e
strutture e apparati giubilati
possiamo, poi si vedrà, si accomoderà, si cercherà di dare
un contentino alle altre confessioni religiose.
Ecco perché, in questo
contesto, parlare di sincero
spirito ecumenico ha un sapore quasi grottesco: si dovrebbe almeno avere il coraggio di dire che così ci inganna
vicendevolmente e allora, per
amore di onestà, ognuno cerchi di percorrere la sua più o
meno onorevole strada, la
propria più o meno coerente
esperienza di fede.
Franco Campanelli
Cerignola
«Amatevi gli uni gli altri
come io ho amato voi»
Giov. 15,12
È mancato all’affetto dei suoi
cari
Giovanni Spiotta
Lo annunciano la moglie Elsa Jouve, I figli Guido con Lucia,
Franco con Paola, e i nipoti
Giulia e Matteo.
Alessandria, 2 giugno 1999
«La parola del Signore
è perfetta: ridà la vita»
Salmo 19, 8
Le Chiese metodiste di
Alessandria, Bassignana e San
Marzano Olivete sono vicini alia
moglie Elsa Jouve, ai figli Franco
e Guido e ai familiari tutti per la
perdita di
Giovanni Spiotta
Alessandria, 2 giugno 1999
RINGRAZIAMENTO
A funerali avvenuti la moglie
Maria Pilone e la figlia Vittorina,
con Beppe Cervetto, annunciano
il decesso di
Luigi Bartezzaghi
Ringraziano la direzione e il
personale tutto del Rifugio Re
Carlo Alberto di Luserna San
Giovanni e il dott. Danilo Mourglia
per le attente cure prestate.
Eventuali offerte al Rifugio Re
Carlo Alberto di Luserna San
Giovanni presso Istituto San
Paolo di Torino, filiale di Luserna
San Giovanni, c/c n. 10/650.
Torino, 2 giugno 1999
I necrologi si accettano
entro e non oltre le ore 9
del lunedì. Telefonare al
numero 011-6SS278
fax 011>657542.
16
PAG. 12 RIFORMA
)ALE
VENERDÌ 11 GIUGNO 199g
Intervista al teologo protestante svizzero Martin Hauser, docente a Bucarest
Non trascurare il subconscio collettivo dei popoli balcanici
Di ritorno dalia Romania
dove insegna all’Università
statale di Bucarest il prof.
Martin Hauser, teologo protestante svizzero, ha lanciato
un appello ai paesi neutrali,
in particolare alla Svizzera,
per porre fine alla guerra nei
Balcani. È stato intervistato
da Jacques Berset, dell’agenzia Apic, di Friburgo.
- / russi denunciano i «crimini» della Nato; i greci, pur
essendo membri della Nato,
auspicano nella loro grande
maggioranza che il loro paese
interrompa ogni appoggio logistico ai bombardamenti aerei. La guerra nei Balcani non
sta allargando il fossato tra il
mondo occidentale e i paesi di
cultura ortodossa?
«Per sostenere questa tesi,
non posso che raccomandare
la lettura del libro di Samuel
P. Huntington sullo “choc
delle civiltà”. Egli menziona
in particolare il caso della
Grecia, membro della Nato e
dell’Unione europea, pur essendo un paese fondamentalmente ortodosso. Se prendiamo in considerazione la posizione politica e forse strategica delle autorità, la Grecia accetta i bombardamenti della
Nato. Ma la popolazione greca, e molti politici dell’opposizione e della maggioranza,
sono molto contrari a questa
guerra e alle sue drammatiche conseguenze. Notiamo
che il sentimento e la fratellanza panortodossi, che qui
giocano a favore dei serbi, sono molto presenti in Grecia.
Se si vuole capire veramente
quello che sta succedendo in
quella parte dell’Europa, occorre sondare l’inconscio collettivo di questi popoli, in
particolare quello che è rima
sto nelia memoria dei secoli
di occupazione ottomana. I
risultati di questa ricerca dovrebbero appunto invitare alia prudenza prima di lanciare
simili operazioni. La Nato
avrebbe fatto bene a tener
conto del sentimento dei popoii ortodossi».
-L’ortodossia, benché sia la
seconda comunità religiosa
d’Europa per importanza numerica, si sente emarginata
dal mondo latino e anglosassone, a tal punto che l’arcivescovo di Atene Christodoulos
ritiene che la Nato abbia «in
odiagli ortodossi»...
«Dall’inizio dei bombarda
menti questa posizione è
ampiamente diffusa nel campo ortodosso. L’arcivescovo
Christodoulos afferma in modo acuto un sentimento inerente agli ortodossi e in particolare agli ortodossi greci. 11
fatto di considerare criticamente ciò che giunge dall’esterno è abbastanza tipico.
I greci, così come gli altri
paesi dei Balcani, hanno vissuto per secoli sotto il dominio turco. Questo li ha segnati e ha suscitato, come per altri popoli della zona, l’emergere di miti legati a quello
che è rimasto impresso nel
loro subconscio collettivo.
Questa è una dimensione da
non trascurare quando verrà
il momento ineluttabile del
negoziato. Infatti, non si può
bombardare all’infinito dieci
milioni di serbi che, prima o
poi, dovranno essere reintegrati nell’Europa, alla quale
essi portano una storia e una
cultura secolari!».
- / greci lamentano la politica dei «due pesi, due misure» della Nato, la quale tollera l’occupazione illegale da
parte della Turchia, anch’essa
membro della Nato, di una
parte di Cipro, paese sovrano,
senza parlare della repressione turca in Kurdistan...
«Ben al di là di un atteggiamento critico nei confronti
delia Nato, che oggi ha cinquant’anni di vita, il sentimento di ostilità dei paesi
balcanici nei confronti dell’Occidente è molto più profondo. Esso risale alle esperienze che i popoli della zona
hanno fatto fin dal tempo
dell’occupazione ottomana.
All’inizio del XIX secolo, il
cancelliere austriaco Metternich, interpellato circa l’aspirazione dei greci a liberarsi
dal giogo ottomano, dichiarava: “Non faccio molto caso
di 300.000 o 400.000 uomini
impiccati, strangolati o impalati dietro le nostre frontiere
dell’Est”. La gente di questi
paesi risente da secoli il disprezzo e l’esclusione dell’Occidente nei suoi confronti, e la diffidenza è iscritta
nella memoria. Se l’obiettivo
è di pacificare l’Europa, non
bisogna trascurare queste ferite. La guerra attuate, purtroppo, non sembra perseguire un tale obiettivo».
- Non c’è una certa ingenuità occidentale, o addirit
tura un certo «romanticismo», nei confronti dell’Uck,
un gruppo armato che non
nasconde la sua volontà di
«punire secondo le leggi della
guerra» i «collaboratori albanesi» e tutti quelli che rifiutano di arruolarsi o di finanziare lo sforzo di guerra per la liberazione del Kosovo?
«Dobbiamo porci la domanda della giustificazione,
dal punto di vista del diritto
internazionale, dell’esistenza
di questo esercito sul territorio albanese prima di tutto,
ma anche all’interno della
Federazione jugoslava. Come
è possibile che un simile esercito abbia potuto costituirsi nei paesi d’Europa occidentale, ivi compreso nel
territorio di paesi che si dicono neutrali come la Svizzera?
Perché il futuro Kosovo sia
una fonte di pacificazione
per la regione, e non un nuovo focolaio di irredentismo,
avremo bisogno di diplomatici molto bravi, dotati di conoscenze della storia e soprattutto del subconscio dei
popoli della regione. Ora che
la guerra ha assunto simili dimensioni, non è possibile evitare l’invio in Kosovo di una
forza di protezione veramente internazionale, che comprenda cioè in particolare anche i russi, per proteggere la
regione da tutti gli estremismi possibili. Per giungere a
un tale risultato, è necessario
non riferirsi unicamente all’esercito di liberazione del
Kosovo o solo alla Nato. Bisogna coinvolgere nuovamente
l’Onu, l’Osce, e popoli della
famiglia slava, affinché questo protettorato sia davvero
funzionante e benefico per la
regione. Lavorando nell’Europa dell’Est, oso affermare
che l’Europa occidentale non
conosce veramente questi
popoli e le loro mentalità.
Questo è tanto più vero per
gli inglesi, per non parlare degli americani, come mi è stato
confermato di recente da un
diplomatico americano a Bucarest. Che gli europei siano a
rimorchio quasi esclusivo degli americani in questa vicenda è semplicemente una catastrofe». (spp/apic)
Il primate ortodosso della Grecia
«L'Occidente non capisce
il mondo ortodosso»
Il primate della Chiesa ortodossa di Grecia ha condannato la campagna militare
della Nato in Jugoslavia e ha
accusato l’Occidente di non
capire il mondo ortodosso.
«Non siamo d’accordo con i
dirigenti occidentali che lanciano bombe e distruggono la
vita di innocenti, ma nessuno
ci ascolta», ha lamentato l’arcivescovo Christodoulos di
Atene durante un incontro
internazionale di giornalisti
ortodossi che si è svolto dal
16 al 23 maggio scorso. L’incontro ha avuto luogo durante le celebrazioni che hanno
segnato la prima visita ufficiale in Grecia del patriarca
ecumenico Bartolomeo, primus inter pares nella gerarchia della Chiesa ortodossa.
Solo un riconoscimento
della tradizione ortodossa da
parte dell’Occidente da un
lato, e la testimonianza pratica e quotidiana delia propria
antica tradizione da parte degli ortodossi dall’altro, potranno prevenire una nuova
divisione dell’Europa, ha aggiunto l’arcivescovo Christodoulos. «Il mondo occidentale pensa che la civiltà occidentale si ferma dove inizia
l’ortodossia. Dobbiamo dimostrare che la nostra civiltà
è il fondamento della civiltà
occidentale. La civiltà europea è iniziata con il cristianesimo greco bizantino e anche
con il cristianesimo romano».
La mondializzazione, ha detto, è un «problema comune»
alle chiese ortodosse e ai
paesi di tradizione ortodossa:
«È un pericolo per la nostra
identità spirituale». Gli orto
dossi devono portare il loro
«contributo» al mondo moderno, mettendo in pratica i
loro valori e parlando della
loro antica tradizione in una
lingua che sia comprensibile
e moderna.
Ai giornalisti presenti, il patriarca Bartolomeo ha sottolineato che «siamo costretti di
criticare l’orchestrazione recente e molto triste di gran
parte dei media occidentali
contro l’ortodossia». Ma, riferendosi probabilmente al governo jugoslavo, ha aggiunto:
«Constatiamo e confessiamo
le nostre debolezze nonché
gli errori e le malefatte di certi
ortodossi, tra cui dirigenti dì
popoli tradizionalmente ortodossi. Ma respingiamo la diabolizzazione facile, impregnata di ipocrisia, e l’interpretazione parziale che nascondono la verità per servire
obiettivi scaltri e politici».
La visita di Bartoiomeo in
Grecia, conclusasi il 7 giugno, indica un miglioramento delle relazioni tra il Patriarca ecumenico e la Chiesa
di Grecia. La visita è stata segnata da liturgie, discorsi di
benvenuto e raduni che hanno dimostrato uno slancio di
sostegno nei confronti del
patriarca. Ma alcuni problemi erano sicuramente presenti alla mente dei primati,
come la giurisdizione sulle
diocesi del Nord della Grecia,
e la difficile questione dei
rapporti con le chiese protestanti e cattoliche. Alcuni
greci conservatori considerano come eretico l’impegno
del patriarca Bartolomeo nel
movimento ecumenico, (era)
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Per questo le chiese valdesi
e metodiste non utilizzano
neanche una lira
dei proventi dell’8 per mille
per finalità di culto ma
destinano tutti i fondi a
programmi assistenziali e
culturali in Italia e, nella
misura del 30%, all’estero:
per aiutare i bambini di
Chernobyl o per promuovere
iniziative imprenditoriali tra
le donne albanesi; per
aiutare le nonne di Plaza de
Mayo a far valere il loro
diritto alla memoria ed alla
verità o per sostenere i
programmi di recupero dei
bambini di strada
di Bucarest.
Un dettagliato rapporto deirutilizzo
dei fondi ricevuti è stato pubblicato
sui maggiori organi di stampa
e su Riforma óeì 14 maggio 1999
Tutti i fondi
deii’8 per mille
destinati alle
chiese valdesi e
metodiste sono
stati investiti
esclusivamente
in progetti
sociali e
umanitari in
Italia e
all’estero.
E sarà così
anche in futuro
Chiesa evangelica valdese (Unione delle Chiese metodiste e
via Firenze 38 - 00184 Roma - tei. 06-4745537; fax 06-47885308; E-mail
sito Web: http://chiesavaldese.org
valdesi)
: TVmode@tin.it
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