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ECO
DELLE VALU VALDESI
Past. TACCIA Alberto
10060 AHOROGNA
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 99 - Num. 13
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TOKKE PELLICE — 28 Marzo 1969
Ammiu. Claudiana Torre Pellioe - C.CJ*. 2-17557
‘‘lo SO in chi ho creduto”
Si può e si deve discutere e rivedere radicalmente ia pratica attuale della
confermazione, ma anche ricevere con riconoscenza e fiducia il segno
dell’agire dello Spirito Santo, costituito da ogni autentica professione di fede
Il pafit. E. C. RInke é rientrato dal suo viaggio di mediuzione
Poche speranze
per il Medio Oriente
(lei
testili
È noto come la confermazione sia
in riiscussione, non soltanto da noi,
ma in tutta la Chiesa. È di queste
ultime settimane, ad esempio, un
dibattito nella Chiesa protestante di
Ginevra circa il valore della confermazione e l’opportunità di accogliere alla santa cena pure giovanetti
non ancora confermati che ne esprimano il desiderio. In genere, si tende attualmente a ritardare l’età
’normale’ della confermazione (ma
la sola soluzione che abbia un fondamento scritturale pare quella di
restituire di diritto ma soprattutto
' di fatto alla professione di fede il
suo carattere assolutamente libero,
non condizionato daH’ambiente, dalla tradizione ecc.). È una cosa buona, ma si porrà allora sempre più
la questione, che appunto già affiora
qua e là. di sapere se alla luce della Parola di Dio si giustifica il fatto
che sia negata così a lungo a tanti
adolescenti e giovani, che lo desiderino, la partecipazione alla santa cena; e questo proprio in un tempo in
cui la maturazione, sia pure relativa, avviene indubbiamente assai prima di quanto non avvenisse nelle
generazioni precedenti. È veramente così certo che il Nuovo Testamento —. che non conosce una confermazione nel nostro .significato attuale del termine — rifiuti tale partecipazione a giovanetti che seriamente
la desiderino e che ne facciano richiesta? Certo, occorre assicurarsi
che comprendano il senso fondamentale dell’atto e soprattutto non
•edam) a una concezione magicocullale; ma la limpida imme(Í..C v;:: dtd gesto di Gesù, l’ultima
ctù arduo da intendere, per
/ailetti, che la legge veterontaria dell’interdetto o la discesa d('Ì!o Spirito Santo? Ponendo
un tale ilistacco fra la « semplice »
predicazione deU’Evangelo e il « culmine » sacramentale non cediamo a
quello squilibrio fra pulpito e tavolo della santa cena, fra comunione
nella Parola e comunione eucaristica, di cui parlavamo due settimane
fa?
Ecco un problema nuovo che si
aggiunge ai molti già sul tappeto.
Problemi che, dibattuti appassionatamente alcuni anni fa dai nostri
giovani, non paiono più suscitare
grande passione fra noi. Non solo il
corpo pastorale non ha condotto innanzi e a fondo lo studio del problema teologico della confermazione, che implica necessariamente una
ripresa della questione battesimale
(e, risulta ora, anche di quella eucaristica, cioè di tutta la questione
sacramentale) oltre che, naturalmente, di quella catechetica; non solo i
sinodi rinviano, di conseguenza, il
dibattito di questi temi; non solo le
comunità sembrano tutt altro che
interessate alla questione e lasciano
volentieri che le copie della relazione, che una commissione sinodale
ha prejiarato in proposito, si coprano di polvere nelle sagrestie e nei
depositi ilella Tavola Valdese; ma
pare che gli stessi giovani abbiano
via via ])erso interesse per il problema: forse troppo ecclesiastico? troppo poco suscettibile di ’conversione
al mondo’?
Il tempo delle confermazioni torna quest’anno — già ora, in molte
comunità, un po’ più tardi nelle altre — sotto il peso di questi problemi aperti. Si tratta di un disagio, di
un travaglio che ha radici secolari
(come tentiamo di documentare nelle pagine interne), ma che pare non
tollerare più rinvii a tempo indeter
minato. Né ci si può illudere che si
tratti di una questione settoriale e
in fondo secondaria. « La vera miseria della confermazione —. è stato
scritto giustamente — è la miseria
di un cristianesimo senza comunità,
incapace quindi di un catecumenato
comunitario forte ed efficace ». Il
fragile, labile, poco consistente momento della ’professione di fede’ dei
catecumeni rivela l’inconsistenza o
comunque l’insufficienza della professione di fede vissuta quotidianamente dalla comunità che di quelle professioni di fede dovrebbe essere la culla.
Hs ^
Il nostro cuore ci condanna. Ma
anche quest’anno Dio è più grande
del nostro cuore. Ci dà non secondo
quel che àbbiamo meritato-; ma secondo la sua onnipotenza d’amore.
Risponde alla preghiera che forse
qua e là nelle nostre comunità e nelle nostre famiglie è salita a lui con
perseveranza, senza lasciarsi vincere
dalla stanchezza né soffocare dalla
problematica. Risponde all’intercessione quotidiana di Cristo, alla voce profonda <■ irriducibile del suo
amore. Ed ec^ o che da queste nostre
comunità, da queste nostre famiglie, dei giov ani si dispongono a dire: « Io so in chi ho creduto ». Accanto a loro, altri sono in travaglio
serio; non si sentono di dirlo anco
ra in piena i nscienza, o forse misu
rano l’impegno che si assume di
cendolo, e si sentono impari ad esso
Ai primi v orremmo dire : « Pren
dete sul serio Dio, non voi stessi »
Agli altri: <- Non prendete troppo
sul serio voi -tessi, ma Dio ».
Perché Ges:- il Signore ci ha detto — ed è viM) —: « Non siete voi
che avete sceìio me, sono io che ho
scelto voi; e i ho costituiti perché
andiate e porcate frutto, e il vostro
frutto sia pernumente ».
E tutti in- me andremo a lui:
sporchi, per - asere lavati; affamati,
per essere mi! riti.
E ci rimami- rà tutti insieme: cc Mi
sarete testimoni ». GiNO Conte
Londra (soep!) - Lo scacco subito dalle
Nazioni Unite nel cercare di riportare la
pace nel Medio Oriente ha suscitato un « interesse appariscente » per il ruolo che il CEC
potrebbe assumere in vista di una soluzione
in quei paesi, ha dichiarato il pastore Blake,
in occasione della conferenza stampa che ha
tenuto all’aeroporto di Londra al suo rientro
dal viaggio in Medio Oriente.
« Tutti quelli che ho incontrato non vogliono un’altra guerra, ma desiderano una
soluzione pacifica a questo conflitto. Tuttavia, la situazione non offre che poche speranze dato che le pretese estremiste delle due
parti rendono assai difficile la real.zzazione
di un possibile accordo ».
Il pastore Blake ha reso noto che egli è
deciso a proseguire nella ricerca di una « soluzione giusta ». Durante la sua recente visita al campo Souf, presso Amman (Giordania), ha detto quanto gli fosse « penoso » di
non aver la possibilità di « eliminare » le
cause del problema.
Ha pure precisato che le autorità dell’Università islamica del Cairo ed i rappresentanti del muftì del Libano avevano manifestato un grande interesse all’attività del Cec
in vista della cooperazione con uomini di altre religioni.
A Gerusalemme, il pastore Blake ha visitato il gran rabbino di Israele, il quale gli
ha dichiarato che il dialogo interreligioso dovrebbe occuparsi non delle differenze teologiche, ma delle possibilità di una cooperazione pratica.
illlMIIllllltinmi
iniiiliiimiiMniiiimimiiiimmii
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iiiiiiiìliiiiimmiiHimliiliMmmiiiiiimitiimmim
iiiiimiiiKiiimmiiminimiiiiminiiiiniMiiiiiiu
G A TTOLIOESIMO INQ UÊETO
Un vescovo abbaoËoos. lo Chioso cattolica
Si è diffusa nei giorni scorsi la notizia, raccolta anche dalliOsservatore
Romano, che un vescovo peruviano di
42 anni, mons. Mario Conrejo Radavero, ha dato le dimissioni dal suo
ufficio di vescovo, si è sposato ( col solo
rito civile) ed ha praticamente abbandonato la Chiesa cattolica. Un vescovo cattolico che abbandona la Chiesa
è un fatto rarissimo, anche in tempi
come i nostri, particolarmente critici
e movimentati per la Chiesa cattolica
(ma non solo per lei). Siamo abituati
a sentire di sacerdoti o di candidati
al sacerdozio che, per motivi diversi,
lasciano la Chiesa o il loro ministero,
e sappiamo che le loro fila si ingrossano sempre più ; è una specie di esodo
di proporzioni allarmanti su cui ancora recentemente il noto teologo Hans
KUng ha richiamato l’attenzione delle
autorità competenti e di tutta l’opinione pubblica cattolica. Succede anche,
ma più di rado, che teologi cattolici
affermati e stimati abbandonino la
loro Chiesa: l’esempio più illustre negli ultimi anni è quello dell’inglese
Charles Davis che nel dicembre del ’66
usci, dalla Chiesa roma,na, spiegando
le ragioni del suo gesto in un libro dal
titolo significativo: Una questione di
coscienza (Londra 1967). Ma che addirittura un vescovo lasci la Chiesa cattolica è un fatto assolutamente eccezionale, che non può passar sotto silenzio, anche se i motivi che hanno
spinto mons. Radavero a prendere
questa decisione non sono ancora
chiari e anche se su un piano strettamente numerico l’uscita di un vescovo
dalla Chiesa romana è in pratica irril6V£Hitc ■ i V6SCOVÌ c&ttolici sono oltre 2.500, e uno in meno non compromette la solidità della struttura episcopale. Ma potrebbe forse scalfirne, almeno come contraccolpo immediato,
la compattezza spirituale. Quel che comunque va rilevato è che, nella prospettiva cattolica, l’abbandono della
Chiesa da parte di un vescovo è infinitamente più grave su un piano oggettivo ( a prescindere cioè dalle motivazioni addotte dalle singole persone) di quanto non lo sia l’abbandono
della Chiesa da parte di un sacerdote
o di un teologo. Secondo dottrina
cattolica, infatti, i vescovi sono i successori degli apostoli e, come tali, costituiscono la spina dorsale della Chiesa il muro maestro, la struttura portante dell’edificio ecclesiastico. Nella
Chiesa cattolica, tutto dipende dai vescovi i quali, nelle rispettive diocesi,
sono veri e propri « vicari di Cristo »,
come ha detto il Concilio. L’ordine dei
vescovi è il cuore della gerarchia, che
a sua volta, sempre secondo la dottriM cattolica, è la matrice della Chiesa.
Insomma : quando un sacerdote o un
teologo abbandona la Chiesa cattolica, è «un figlio» che se ne va; ma
quando l’abbandona un vescovo, è
« un Padre » che se ne va. Ecco perché un caso come q uello di mons. Radavero merita particolare attenzione,
ed ecco perché Paolo 'VI — secondo
quanto riferisce un quotidiano — « ha
cercato invano con ogni mezzo di indurre il presule a un incontro personale prima di prendere la decisione ».
S’è già detto che i motivi che hanno
spinto mons. Radavero ad abbandonare la Chiesa cattolica non sono ancora noti. Solo quando lo saranno si potrà valutare la reale portata dell’episodio. Sembra comunque accertato che
la decisione del vescovo peruviano è
maturata attraverso un lungo travaglio interiore ed « è stata motivata
soltanto da una crisi religiosa di carattere personale » (come precisa un comunicato ufficiale della curia di Lima, da cui il vescovo dipendeva). Una
crisi religiosa, dunque, non una vicerida sentimentale, anche se quest’ultima si è innestata sulla prima, come
spesso accade ed è giusto che accada.
Pur con la necessaria cautela sugge
rita dal fatto che si ignorano le ragioni del gesto di mons. Radavero, si
possono fare un paio di osservazioni
Anzitutto merita rilevare che il vesce
vo dimissionario è sudamericano, quin
di un vescovo del « Terzo Mondo »
Può essere un caso, ma può anche non
esserlo. La curia di Lima, nel comunicato ufficiale già menzionato, ha definito « priva di qualsiasi fondamento »
l’ipotesi secondo cui mons. Radavero
avrebbe abbandonato la Chiesa cattolica a motivo del suo atteggiamento
troppo conservatore nelle questioni politiche e sociali. Ne prendiamo atto.
Resta però il fatto che la situazione socialmente quasi disperata del continente sudamericano mette a nudo con
drammatica evidenza le secolari inadempienze della Chiesa in questo settore ed acuisce il disagio interiore di
molti cattolici i quali, neH’alternativa
tra conservazione e rivoluzione, si vedono costretti a optare per quest’ultima e si trovano così al limite della rottura con la loro Chiesa che, tanto più
dopo i discorsi di Paolo VI in occasione del suo viaggio in Colombia, continua ad essere una forza essenzialmente conservatrice. E’ comunque indubbio che l’esasperante condizione sociale dell’America Latina ha accelerato il processo critico all’interno del
cattolicesimo sudamericano, rendendo
imperiosa, almeno in alcuni suoi esponenti, l’esigenza di una Chiesa cattolica diversa da quella attuale: potrà
essere la Chiesa rivoluzionaria auspicata (e inaugurata?) da Cannilo Torres,
il sacerdote colombiano morto da guerrigliero (si legga in proposito l’illuminante volume dal titolo Teologia della
rivoluzione, curato da Giuseppe Vaccarì, edito da Feltrinelli poche settimane or sono, e contenente «i testi inediti della rivolta sociale e politica
Il segretario generale del Cec ha ricordato ai giornalisti che lo scopo principale del
suo viaggio in Medio Oriente era stato quello di visitare le chiese membri del Consiglio
ecumenico, cc II crescente interesse di queste
Chiese per Vecumenismo durante { cinque
ultimi anni è significativo » ha aggiunto. Del
resto, due membri del comitato esecutivo del
Cec appartengono a Chiese del Medio Oriente e rappresentanti di quelle Chiese lavorano ora nei numerosi comitati divisionali
del Consiglio.
IN OLANDA
Uniti
nella santa cena
Contro il divieto del card.
Alfrink studenti cattolici hanno
partecipato con i compagni
protestanti a celebrazioni di
santa cena presiedute da un
pastore congregazionalista
della Chiesa Latinoamericana»); oppure potrà essere la Chiesa pauperistica e nonviolofita promossa da Helder
Camera, arcivescovo di Recife (Brasile). Ma in entrambi i casi dovrebbe
trattarsi di una Chiesa cattolica diversa da quella attuale; una Chiesa non
più alleata coi potenti, ma coi poveri;
una Chiesa non più luogo di mediazione e di assopimento delle tensioni
della storia, ma fermepto critico e rivoluzionario in essa; una Chiesa meno visibile come istituzione ma più
presente come lievito evangelico nella
società. Può ben darsi che questo sia
il contesto in cui bisogna collocare le
dimissioni di mons. Radavero da vescovo della Chiesa cattolica sudamericana. In tal caso però il nostro discorso non può restare circoscritto alla
Chiesa romana ma dev’essere esteso
a tutte le Chiese, missionarie o indigene, oggi presenti nel « Terzo Mondo » :
il rapporto tra Chiese e « Terzo Mondo » costituisce senza alcun dubbio
uno dei test cruciali della cristianità
del nostro secolo.
La seconda osservazione che le dimissioni del vescovo peruviano suggeriscono è questa: molti ritengono che
la contestazione in atto nella Chiesa
cattolica sia essenzialmente un movimento della «base» (come oggi si dice), cioè del popolo, contro i « vertici »,
cioè la gerarchia. C’è senz’altro del
vero in questa valutazione che però,
a un’analisi più attenta, si rivela solo
in parte corretta ma non esauriente:
in fondo, è una semplificazione. L’abbandono della Chiesa da parte di un
vescovo (che, dopo il papa, è la figura
spiritualmente e teologicamente più
« integrata » nel sistema cattolico, in
quanto fa parte della sua essenza stessa) dimostra che la crisi del cattolicesimo post-conciliare (certamente profonda ma secondo noi anche feconda)
investe tanto la « base » quanto i « vertici» dell’organismo ecclesiastico, sia
pure in maniera e in misura diverse.
Nel cattolicesimo odierno c’è fermento, inquietudine e ricerca a tutti i livelli, in basso come in alto, nella « speranza contro speranza » di dare un
nuovo volto e forse persino una nuova identità alla Chiesa di Roma. A
questo proposito, il titolo dell’ultimo
libro di Hans Kùng ci sembra significativo: Veracità, un termine che sta
a cavallo tra « verità » e « autenticità »,
concetti che tra l’altro furono particolarmente cari ai Riformatori del
XVI secolo e che è rallegrante di veder infine comparire come istanza
critica in seno al cattolicesimo, con
conseguenze imprevedibili ma certamente considerevoli per il futuro della Chiesa cattolica, a patto che il criterio della « veracità », e quindi della
« verità » e della « autenticità » sia
cercato nella Bibbia e non altrove
Paolo Ricca
Utrecht (spr) - Le associazioni cristiane
studentesche della città universitaria di
Utrecht hanno superato la barriera che separa riformati e cattolici a proposito della
questione deirinter-comunione.
Domenica 9 marzo, nell’aula magna dell’università, studenti cattolici hanno partecipato alla terza di una serie di celebrazioni
deirèucaristia da parte di un pastoie protestante.
Con il pieno accordo di tutti i raggruppamenti studenteschi cristiani di Utrecht, gli
studenti cattolici avevano invitato il cappellano universitario protestante a presiedere
sei servizi di santa cena nel corso della Quaresima, per dare espressione concreta all’intesa sempre maggiore che regna fra le Chiese.
Il pastore W. J. Overdiep, dei Fratelli rimostranti (una delle Chiese membri del Consiglio congregazionalista internazionale), il
quale ha presieduto il servizio, dichiara :
« Credo che non esistano più differenze essenziali fra la nostra concezione della santa
Cena e l’interpretazione che danno dell’eucaristia i nostri colleghi cattolico-romani ».
Durante il week-end il cardinale Alfrink
si era più volte sforzato, vanamente, di persuadere gli ecclesiastici che avevano organizzato questa cerimonia, di cessare di celebrare insieme l’eucaristia. Ancora un’ora
prima del servizio, la domenica, il cardinale
aveva intimato agli organizzatori l’ordine categorico di sopprimere la cerimonia, poiché
« le divergenze esistenti fra le nostre concezioni del ministero non permettono ancora
che l’eucaristia sia celebrata da un pastore
protestante ».
Malgrado l’ord'.ne del card. Alfrink, gli
studenti cattolici hanno deciso all’unanimità
di eseguire ugualmente il loro progetto.
Un dibattito mila Chiesa ginevrina
Bambini
e adolescenti
alla santa cena ?
Ginevra (bìp) - Nel proseguire il suo dibaltito sulla pastorale relativa all’infanzia
ed alla gioventù, il Concistoro della Chiesa
nazionale protestante di Ginevra ha adottato nella sua ultima seduta la seguente risoluzione circa Tammissione di bimbi e adolescenti alla Santa Cena:
— I bambini, battezzati o no, che lo desiderano, possono rafforzare la loro fede partecipando alla Santa Cena; questa comunione deve essere preceduta da un incontro del
pastore con il bambino e con i suoi genitori o
con il suo rappresentante legale;
— Durante Tistruzione religiosa parrocchiale, subito dopo Tinsegnamento sui sacramenti, gli adolescenti che si sentono pronti
sono invitati alla comunione; gli altri catecumeni comunicano le loro decisioni e potranno « comunicare » più tardi.
Con questa decisione, la Chiesa dimostra
di prendere sul serio la vita religiosa del
ragazzo e dell’adolescente battezzato o no, e
questo senza imporre un’età minima.
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Pag. 2
N. 13 — 28 marzo 1969
Il coelficleite
dell' uoio
Quest’anno la cristianità ha dovuto registrare la perdita di un valido
testimone della fede cristiana: Carlo Barth. Ci eravamo abituati ad
ascoltarlo, con attenzione, nei momenti più critici della nostra evoluzione culturale e sociale. Ora questa voce di confronto, sempre riconfortante e tempestiva, non l’avremo
più. Ci rimangono le sue opere e la
sua testimonianza. Non è dunque
senza significato se, avvicinandoci
alla Pasqua, il nostro pensiero corre
ancora a lui nella consapevolezza
che, al di qua e al di là della barriera della morte, ci possiamo credere
accanto, nel celebrare la vittoria del
Cristo. Barth ci aveva ricordato e ci
ricorda che un uomo libero inizia la
sua vita nella libertà, partendo sempre dalla risurrezione. È la sola direzione sana del nostro pensare e
del nostro agire. Senza Pasqua, non
sappiamp chi siamo e dove andiamo; l’uomo ci appare come un fantasma, privo di consistenza, che sorge dal caos e lo esprime in termini
di pigrizia, di noia, di mostruosità.
L’abbondanza del nostro sapere, anche del nostro sapere teologico perde, senza questo inizio, la sua luce
e la sua serenità e noi diventiamo
delle figure tetre, in un mondo buio,
che rischiano spesso di tediare gli
altri, con discorsi religiosi. Se non
prendiamo le mosse dalla vittoria
sulla morte, non abbiamo altra scelta che adottare, come punto di partenza, le nostre innumerevoli miserie, individuali o collettive, sotto la
costante minaccia del caos, del.nulla, del vuoto.
Tutto rimane, nell’apparenza o
meno, problematico e pregno di ansietà diverse, che si sovrappongono.
Non abbiamo un coefficiente, per la
nostra vita. Nelle varie peripezie del
pensiero e dell’azione, finiamo sempre per ritrovarci in un circolo chiuso, come in un ghetto, e le nostre
conclusioni migliori coincidono con
le nostre premesse. Privati dell’aria
fresca del giorno nuovo di Dio, ci
facciaiiqo. un dovere di rendere irrespirabile l'atmosfera altrui.
Pasqua ci confroftta con un cambiamento radicale, con un totale rovesciamento di prospettiva. Si può
allora, e allora soltanto, parlare di
libertà.
Finalmente non apparteniamo più
al nostro mondo chiuso, ma ne siamo tirati fuori, come gli Ebrei dall’Egitto di Faraone, e siamo messi in
marcia verso la terra promessa. L’esigenza di essere l'beri da questo o
da quello passa su di un piano secondario, perché trova il suo coefficiente determinante nell’essere liberi per Dio. È il senso della nostra
partecipazione alla Sua vittoria.
L’evento liberatore fa parte della
nostra vita di tutti i giorni, diventa
la storia di ogni decisione e di ogni
impegno. Esso segna l’ora di Dio
che passa nella nostra esistenza.
Non si tratta di un’impossibilità,
perché per questo siamo stati creati
ed è questa l’ora che dobbiamo attendere, con gioia.
Ma non si tratta neppure di una
formula da mettere a punto e da
usare come una novità qualsiasi del
nostro sapere umano. Senza l’invocazione : « Padre nostro che sei nei
cieli », non v’è né novità né cambiamento. Perciò la nostra Pasqua è fatta di invocazione e di lodi innanzi
tutto. È il nostro modo di inserirci
nella promessa e nella liberazione e
di dire che la vita creata da Dio attende da Dio il suo coefficiente.
Dio, che ispira e compie il rovesciamento delle nostre prospettive,
è Colui che ci dà il permesso e la
gioia di vivere nella Sua libertà come si conviene ai figlioli Suoi. L uomo attende questa libertà e l’attende la terra, che noi abitiamo. Essa
è, quindi, al contempo un dono e un
compito, di cui siamo debitori gli
uni verso gli altri, per preservare il
mondo dal caos.
Renzo Bertalot
COlONin MARIHA 1888
La Casa Valdese di Vallecrosia rende noto che si sono ultimate le iscrizioni di bambini presso la sua Colonia
Marina per raggiunti limiti di disponibilità.
L’emancipazione valdese nel Piemonte albertino e dopo
f FA TTI £ IL MITO
Quello del 1848, alle Valli, fu un «entusiasmo» piuttosto moderato: non ci si
nascondeva che il riconoscimento della libertà e parità religiosa era ancora assai
lontano — Non ci fu affatto, dopo l'emancipazione, disimpegno politico e sociale ;
al contrario, fu proprio questo impegno che fece presto perdere il senso delle
proporzioni a molti e spinse la borghesia valdese in ascesa a inserirsi spesso
senza residui o riserve nella borghesia sabauda del tempo. Perché, come annotava « Le Témoin » facendo il primo bilancio a un anno dalle « Patenti di
grazia », lo spirito è pronto, ma la carne è molto debole
Nel n. 12 dell’Eco-Luce è stata presentata ai lettori una “lezione" di Storia Valdese che ha, se non altro, il merito di riproporre all’attenzione del
pubblico una interpretazione dei fatti
non priva di interesse, anche se viziata dal peccato originale di voler inquadrare i fatti in una particolare visione ispirata da presunzione ideologica.
Indubbiamente la celebrazione del 17
febbraio va oltre gli stretti limiti della
polemichetta in cui è degenerata, per i
molteplici problemi di fondo che essa
convolge.
Vi è un problema di conoscenza: la
storia dei fatti; e un problema di interpretazione: il mito del 17 febbraio.
A scanso di equivoci preciserò subito
che per mito intendo una « convinzione non razionale che esprima in qualche modo le aspirazioni dì una collettività e che è di stimolo all’azione ».
I FATTI
L’Emancipazione dei Valdesi, come
è arcinoto, si è attuata giuridicamente
sul piano civile, economico, culturale,
ma non sul piano religioso. Non occorre ricordare come nulla venisse innovato in merito all’esercizio del culto
valdese.
Quello che invece non è arcinoto —
e certa storiografìa valdese, non ultima la storia di Ernesto Comba hanno
una innegabile responsabilità in merito — è la reale posizione della Chiesa Valdese in questo processo di chiarificazione. E quando diciamo Chiesa,
intendiamo: Direzione della Chiesa e
membri di questa Chiesa.
E cominciamo dai membri della
Chiesa, dal « popolo Valdese » come
taluni preferiscono dire, oggi.
È un luogo comune parlare dell’entusiasmo del popolo valdese, dei mortaretti e dei falò del primo 17; tutti i
vecchi conoscono la pagina di Amedeo
Bert, ripresa da Ernesto Comba, che
descrive con patetico stile gli abbracci,
la commozione, l’entusiasmo nelle Valli alla grande notizia. La realtà è alquanto diversa. C’è a questo proposito
una lettera molto significatica di Amedeo Bert, tanto più significativa ché
proprio lui contribuirà poi allo sviluppo del mito sabaudo; il 10 febbraio
egli scrive, confidenzialmente, con estrema urgenza, al Moderatore Bonjour, dando le ultime notizie che per,
vie traverse, ha saputo in alto loco:
ci sarà il riconoscimento dei diritti civili, ecc. ma non la cosa più importante: la libertà di culto; è frappò de
douleur, angoissé, esasperato perché
anche i giornali liberali non vogliono
toccare quel tasto per non compromettere il resto; riconosce quello che c’è
di buono, ma, ripetiamolo, la cosa più
importante manca.
Comunque a Torino si organizzano
grandi manifestazioni di giubilo per lo
statuto. Devono i Valdesi estraniarsi?
Bert e Bonjour non ritengono che
i Valdesi debbano rimanere chiusi nel
loro ghetto; essi devono essere presenti per proclamare che « ils sont Piémontais » (Parlare di Italia e di manifestazioni di massa sarà valido sul
piano della psicanalisi, ma alquanto
ingenuo sul piano della storia!). Perciò viene mandata una circolare per la
celebrazione: la prima del 1° diciassette : culto solenne- « pour prier Dieu...
et en particulier pour qu’il éclaire nos
gouvernants et bènisse le Roi... ». E
nelle chiese viene celebrato un Te
Deum.
Siamo, come si vede, piuttosto lontani dall’entusiamo ; c’è un fondo
esplicitamente dichiarato di delusione !
E siamo anche nella tradizione teologica riformata che interpreta ancora
letteralmente i primi sette versetti del
capitolo XIII dell’epistola ai Romani.
Delusione, perché la Chiesa Valdese
sentiva profondamente il problema
fondamentale della libertà di culto come esigenza e come impegno. Non pos
siamo dilungarci su questo punto, ma
ci sia permesso di accennarvi ancora
in modo più approfondito, facendo riferimento a documenti molto noti.
Tutti conoscono la circolare che il
marchese Roberto d’Azeglio, il 16 novembre 1847, mandava ai vescovi « del
Regno » di Sardegna per sollecitare
un loro parere favorevole presso il sovrano per ottenere l’emancipazione civile ecc. degli Israeliti e dei Valdesi.
Politico, il marchese non tocca il
problema della libertà di coscienza, e
di culto, ma i vescovi lo toccano loro !
Vorremmo poter analizzare queste risposte, perché esse chiariscono il problema, lo impostano con rigore di logica e spiegano l’atteggiamento del Re
e del Moderatore! Anzitutto c’è una
premessa comune: l’uguaglianza di diritti civili deriva dall’uguaglianza o
meglio dalla parità di diritto di culto,
e questa è impensabile, inconcepibile
in uno stato unitario che si trova alla
vigilia di gravi pericoli estranei (la P
guerra di indipendenza).
Il vescovo di Biella teme che la concessione dell’uguaglianza di diritti civili favorisca il fiorire deH’indiflerentismo.
Il vescovo di Pinerolo è molto
preoccupato per la possibilità di sviluppo di proselitismo, è convinto che
la dottrina valdese è « insulsa », ma
purtroppo l’ignoranza dei cattolici è
grande.
Il vescovo di Ivrea cita Machiavelli,
Rousseau, Montesquieu, Rosmini e
Manzoni"per ammonire a non compromettere il Risorgimento con la libera
vita delle sette.
Il vescovo di Albenga lascia « agli
economisti e politici » l’aspetto temporale dell’uguaglianza dei diritti; vede
solo l’aspetto primario spirituale che
lo spinge a condannare recisamente
ogni possibilità di rapporto con chi
non accetta l’Evangelo della Chiesa.
È interessante notare come in tutte
queste lettere il parere sia sensibilmente diverso nel confronto degli Ebrei,
ai quali si riconosce il diritto a una rivalutazione sul piano sociale e umano :
restituirli alla dignità di uomini liberi,
tanto più che non esfete il pericolo del
proselitismo ! t
Se la Tavola Vaìdese, ad un certo
punto presa dal gioco delle alleanze e
delle promesse dei « politici » fece essa
stessa della politica, delle « suppliche »
bisogna sempre tener presente la sua
funzione di allora: essa era anche la
guida del popolo che, bene o male, era
la Chiesa. Il Moderatore era il difensorè degli interessi spirituali della Chiesa Valdese (o meglio delle Chiese Vaidesi) ma era anche il portavoce degli
interessi materiali dei Valdesi; le due
funzioni non sono ancora separate ;
non vi è quindi alcuna ambiguità nel
17 febbraio 1848. L’ambiguità nascerà
dopo, quando nasceranno i miti del 17
febbraio.
E la discussione odierna, se un senso può avere, è appunto quello di analizzare questi miti, di cercare quanto
di vivo ne rimanga e se, addirittura,
qualcosa ne rimanga. Se questo non si
fa, si lascia libero il campo alle affermazioni acritiche, agli slogan più o
meno paradossali e più o meno antistorici.
Su questo piano è fuori della realtà
storica proiettare sul piano del 1848
la « confusione tra fede e disimpegno
politico » di cui parla Erica Scroppo, e
considerare impegno di « riconoscenza » verso il tiranno schiavista pseudo
liberatore la partecipazione dei valdesi alla vita del regno di Sardegna.
Basta rileggere il Témoin del 1848-49
e la sua rubrica « Royaume de la Haute Italie » per rendersi conto dell’impegno politico della Chiesa e dei fedeli.
Basta ricordare le deliberazioni del
Sinodo 1848:
1) Il 17 è una festa religiosa: «Un
service religieux qui en un même jour,
appelait dans les Temples tous les
L’Aiisociazione per la Libertà Religiosa in
Italia. A.L.R.I., che si è sempre battuta per
la libertà in materia di religione nel senso
garantito dalla Costituzione, in queste settimane, in cui è in discussione il problema dei
Patti Lateranensi per « adeguarli » allo spirito democratico, ritiene suo dovere far pre.sente che i problemi toccati dai Patti Lateranensi riguardano troppo da vicino la vita
e la coscienza dei singoli cittadini c alcuni
dei principi fondamentali della Costituzione,
perché le soluzioni relative possano essere
imposte al Paese, attraverso un voto di maggioranza scaturito da un accordo di Governo. A poco più di un anno da! voto della
Camera dei Deputati, l'opinione del Paese risultante dalla confluenza del pensiero cattolico post-conciliare con la tradizione laica e
con le aspirazioni dei giovani, si orienta ver
vaudoìs, grands et petits, pour y entendre le récit des choses merveilleuses
que Dieu leur a faites et pour s’y instruire des devoirs nombreux que ses
bénédictions leur imposent... » il miglior modo di celebrare questa data
« qui fera porter à l’émancipation ses
plus beaux fruits, en même temx»s qu’il
en préviendra les dangers» (Le Témoin).
2 ) La Tavola « est autorisée ( Le
Témoin annota : nous espérons que
cela signifie: invitée) à favoriser l’emploi de la langue italienne pour l’instruction pubbUque et la prédication
dans toutes les paroisses où la chose
sera praticable ».
I Valdesi iniziano la loro attività di
cittadini emancipati sul piano civile,
economico, sociale con la piena consapevolezza di un impegno politico, economico e sociale; con altrettanta consapevolezza che l’ultimo traguardo era
ancora lontano. E purtroppo fu proprio questo impegno sul piano civile,
o politico che dir si voglia, a far dimenticare il senso delle proporzioni;
l’interesse economico diventò un interesse predominante e prevalente; la
borghesia valdese si inserì; molto facilmente nello sviluppo di una certa
borghesia piemontese; i « dangers » paventati dal redattore del Témoin sono
già denunciati dallo stesso nel bilancio di un anno di emancipazione: lo
spirito è forte, ma la carne molto debole.
Se già non ci fossimo troppo dilungati, varrebbe la pena di riprendere il
discorso per decifrare l’enigma di questo mito che nasce.
L. A. Vaimal
i'ootro li) fame de^li altri
Ringraziamo di cuore i sottoscrittori alla nostra iniziativa, che ci
hanno fatto pervenire offerte in parte ex novo ed in parte a carattere
continuativo, e le pubblichiamo qui
sotto.
ColToccasione ricordiamo ai lettori — chiedendo scusa se dobbiamo ripeterci — che attualmente abbiamo in corso due impegni: il primo è quello della scuola agricola
argentina di Linea Cuchilla ed il secondo è quello di sostenere con un
invio in danaro il Cantre familial
della Chiesa evangelica del Gabon
(Africa) che, a causa di difficoltà finanziarie, non è in grado di proseguire adeguatamente nella sua opera assistenziale (cure mediche e cibo) ai numerosi bimbi sottoalimentati di quel paese. Abbiamo assicurato alla missionaria signorina Gay
un primo invio quanto più sollecito
possibile e siccome vorremmo inviare una somma corrispondente a circa L. 1 milione rivolgiamo un rinnovato e caldo appello a voi tutti
affinché col vostro impegno possiamo procedere al piìi presto al suddetto invio.
Da Torino •. Scuola domenicale di C. Oddone L. 4.025; E. Taccia 1.000; B. e M. Finino 1.000; fam. Caruso 500; A. De Agostini 500; M. Sacco 500; I. Imperiale 2.000;
L. Maccarino 1.000; fam. I. Botta 2.000;
Montalbano Destefan-s 500.
Da S. Germano Chisone : E. Peyronel
L. 5.000.
Da Venezia: C. Bocus 500; A. Bogo 1.000:
D Ispodamia 2.500; G. Ispodamia 2.500;
fam. Zecchin 3.000; fam. Viti 1.500.
Da Udine: R. Grillo 500.
Da Roma: G. Conti 5.000.
Da Lucca: R. Cerchiai 1.500.
Da Napoli: E. Tomasettl 10.000.
Da Rapolla: G. Anziani 1.000.
Da Torre Pellice: M. e E. Bein 5.000.
Da Susa: Au.ste.ca, 5.000.
Totale L. 57.025; tot. prec. L. 493.436;
in cassa L. 550.461.
Attenti alla revisione
dei Patti Lateranensi
so la condanna dello spirito autoritär o che
pervade tutta la legislazione concordataria.
Per una sentita esigenza morale e per una
reale pace religiosa nel rispetto della coscienza di tutti i cittadini. 3 ALRI, ritenendo insiiiTìcienle e contradditoria una revisione marginale del solo Concordato, stima che
Tunica soluzione coerente sia la totale aboI zione di ogni norma di carattere concordatario, dal momento che grandi comunità cattoliche nei più progrediti stali del mondo
vivono benissimo senza concordato di sorta.
L'ALRI chiede in seconda istanza che la votazione sulla ratifica di eventuali accordi col
Vaticano sia rimessa alla libera e individuale
scelta dei singoli parlamentari, al di fuori di
ogni disciplina di partito c di ogni accordo
di Governo.
per VALRÌ. Luigi Rodelli
Parabole del Heffno
Il tesoro e la perla
(Matteo 13 v. 44-46)
Gesù parla del « regno dei cieli » ai suoi contemporanei, ma il suo
insegnamento è valido anche per noi. Non definisce quel regno come se
si trattasse di una nuova legge, di un nuovo sistema, di un nuovo governo; dichiara semplicemente che esso « è simile ad un tesoro nascosto
nel campo, che un uomo dopo averlo trovato, nasconde; e per l’allegrezza che ne ha, va e vende tutto quello che ha, e compra quel campo ».
Il « tesoro » c’è, ma è nascosto. Molti lo ignorano o non hanno interesse a cercarlo ; la loro vita si svolge secondo il ritmo consueto : fatica e riposo, gioie e dolori, speranze e delusioni. Non vedono altro e
non attendono altro dall’incerto domani. Eppure ogni tanto, nella monotonia e nel grigiore della vita, qualcuno trova il « tesoro nascosto »
e scopre che l’Evangelo di Cristo è una parola nuova in questo vecchio
mondo, una parola di verità e’di salvezza. Chi trova l’Evangelo trova
un tesoro e se ne rallegra.
Anche la « perla di gran prezzo » è un tesoro, ma bisogna cercarla ;
infatti Gesù dice : « Il regno dei cieli è anche simile ad un mercante
che va in cerca di belle perle ; e trovata una perla di gran prezzo, se n’è
andato, ha venduto tutto quello che aveva, e l’ha comperata ». La differenza non è superficiale, anzi è assai significativa; ci ricorda che il
« regno dei cieli » non è qualcosa che si possa prendere o lasciare senza
conseguenze nella nostra vita, anzi è un bene che dev’essere cercato.
Paolo trova improvvisamente quel « tesoro » sulla via di Damasco quando
il Signore risorto lo ferma e lo interpella ; Agostino trova la « perla di
gran prezzo » dopo una lunga e travagliata ricerca da un sistema filosofico all’altro, fino al giorno in cui dirà: «Tu ne facesti, o Dio per Te;
ed inquieto è il mio cuore, finché non si riposi in Te ». Tutta la Bibbia
ci esorta a « cercare TEterno » e ci assicura che Dio trova quelli che lo
cercano con sincerità. Dio risponde a quella ricerca che Egli stesso suscita nel cuore degli uomini. Egli se ne rallegra e dice : « Io sono stato
ricercato da quelli che prima non chiedevano di me, sono stato trovato
da quelli che prima non mi cercavano» (Is. 65/1).
Il « regno dei cieli » è dunque un bene prezioso, inestimabile. E’
una realtà futura, oggetto della promessa divina secondo la quale « noi
aspettiamo nuovi cieli e nuova terra» (2 Pietro 3/13); ma, nell’annunzio dell’Evangelo e nell’ubbidienza all’Evangelo, è già possibile oggi
compiere degli atti che annunziano il Regno e lo manifestano in mezzo
agli uomini. Chi opera concretamente per fare la volontà di Dio mostra
che il « regno dei cieli » ha inizio qui sulla terra, in mezzo alle violenze
ed alle ingiustizie che pesano sul destino delle nazioni.
Dobbiamo avere il coraggio di lasciarci interrogare più spesso dalla
parola di Dio per non correre il rischio di avere la coscienza facilmente
tranquilla. Gli interrogativi potrebbero essere i seguenti: Nella tua vita
di lavoro quotidiano, hai trovato il « tesoro nascosto » o la « perla di
gran prezzo »? Qual è la portata dell’Evangelo nelle tue scelte e nelle tue
decisioni? Ti rendi conto che « dov’è il tuo tesoro, quivi sarà anche il
tuo cuore»? (Matteo 6/21) Quando Paolo parlava di queste cose non
aveva un linguaggio incerto, tutt’altro : « Le cose che m’eranq guadagni,
io le ho reputate danno a cagìon di Cristo... io rinunziai a tutte
queste cose e le reputo tanta spazzatura aflìn di guadagnare Cristo, e
d’essere trovato in lui avendo non una giustizia mia, derivante dalla
legge, ma quella che si ha mediante la fede in Cristo» (FU. 3/7-9).
Tanto la scoperta del « tesoro » quanto la rinunzia ad altri beni
sono fonte di allegrezza, non di calcoli interessati. L’uomo che ha trovato il tesoro nascosto, « per l’allegrezza che ne ha, va e vende tutto
quello che ha, e compra quel campo ». E’ facile parlare di queste cose ;
è certamente più diffìcile farne l’esperienza sulla nostra pelle o nell’intimo del nostro cuore. La fede cristiana è un « buon combattimento », non
un facile cammino in mezzo ai fiori. L’Evangelo del regno dei cieli turba
e sconvolge la nostra vita, ma non ci lascia a mani vuote; ci fa compiere,
nel campo dell’amore cristiano, ciò che altrimenti non avremmo mai
compiuto a causa del nostro modo di vivere egoistico, incapace di credere alla gioia della fede s della carità.
Il « regno dei cieli » non è un mito, nè un inganno ; non viviamo
per un inganno, ma per una promessa che ci rallegra e ci conforta. Molti
altri beni spariranno un po’ alla volta dalla nostra vita; Gesù ci assicura che la « buona parte » non ci sarà mai tolta.
L’Evangelo è la parola nuova e rivoluzionaria che viene da Dio. È la
« perla di gran prezzo » in mezzo ad altre perle, false ed ingannatrici,
perciò inutili al mondo e tanto più alla Chiesa di Gesù Cristo.
Ermanno Rostan
3
28 marzo 1969 — N. 13
pag. 3
La confermazione nel corso dei secoli, e oggi
Se una trentina d’anni fa il problema del battesimo
è stato accesamente dibattuto nella Chiesa valdese (si ricordino i saggi contrastanti di Giovanni Miegge e di Paolo Bosio), senza per altro che si addivenisse ad alcuna
chiarificazione generale, soltanto di recente si è cominciato a discutere fra noi il problema della confermazione.
Stimolato dalla Conferenza del II Distretto, il Sinodo
1963 decise di avviare una ricerca in proposito, affidando
alla FUV un’inchiesta, che veniva sollecitamente raccolta
e presentata al Sinodo 1964. Questo la demandava allo
studio del Corpo pastorale. Il Sinodo 1965 taceva. Il Congresso FUV 1966 rilanciava il problema e il Sinodo 1967
nominava una Commissione di studio. Questa trafila, con
abbondanza di particolari, è riferita nella relazione che
tale commissione (Gustavo Bouchard, Silvio Ceteroni,
Andrea Ribet, Claudio Tron) presentava al Sinodo 1968,
che la demandava allo studio delle comunità, in vista di
un dibattito nella sessione 1969. Ignoriamo in quale misura tale studio sia affrontato, dalle Alpi al Lilibeo. .Ma in
questa vigilia di confermazioni, mentre il problema ritorna "a caldo”, abbiamo desiderato offrire alle comunità,
alle famiglie, ai giovani del materiale di riflessione, che
affianchi la valida relazione di cui sopra. Abbiamo pensato che non sarebbe stato inutile rifare un po’ la storia
di questa discussa "confermazione’’, e a questo scopo abbiamo seguito e riassunto la ricerca condotta — appunto con questo scopo nettamente ecclesiastico, di stimolo
e di ausilio alla riflessione comunitaria — da Lukas Vischer. Il direttore della Divisione « Fede e Costituzione »
del C.E.C. ha scritto una diecina di anni fa un saggio den
so, agile, acuto; La confirmation au cours des siècles.
Contribution au débat sur le problème de la confirmation
(Neuchâtel, 1959). Abbiamo semplicemente sunteggiato
questo lavoro; i periodi riportati fra virgolette senza ulteriore indicazione sono citazioni dirette dal Vischer. Oltre a questa scorsa storica, ci è parso opportuno riportare alcune Tesine sulla confermazione, pubblicate con
tempismo dal prof. Vittorio Subilia su « Protestantesimo » (n. 1/1965, un fascicolo significativamente dedicato
al problema “costantiniano”!); esse avanzano pure alcune proposte pratiche, delle quali la Commissione sinodale ha in parte tenuto conto nella sua relazione. Possa
questo materiale stimolare la riflessione della nostra Chiesa e, per quelli che ci leggono, dell’evangelismo italiano.
Una soluzione non può essere rimandata all’infinito.
Dal Nuova Testaaieatu...
Sbaglierebbe chi pensasse che la
confermazione — certo, non nella sua
forma e nel suo valore attuale — sia
apparsa solo come tardiva conseguenza dell’affermarsi del battesimo dei
fanciulli nella Chiesa dei primi secoli, ad integrazione di esso. La questione affonda le sue radici nel Nuovo
Testamento.
Passi come 2 Corinzi 1: 21 s., Ef. 1 :
13 s. 4; 30 alludono al battesimo parlando del suggello, ma in modo tale
che è evidente il legame profondo fra
gesto battesimale e dono dello Spirito; e lo stesso dicasi per i passi in
cui si parla dell’unzione (crisma): 1
Giov. 2: 20.27; 2 Cor. 1: 21 s., cfr.
Le. 4: 18; Atti 10: 38. Da Ebr. 3: 2
come da altri passi si può dedurre
che l’imposizione delle mani ha avuto un posto nell’atto battesimale. Pare comunque chiaro che il battesimo
cristiano è descritto con pienezza solo
quando vi è associato il dono dello
Spirito. Il battesimo era probabilmente, in origine, un atto ricco e complesso (ma anche singolarmente libero e
multiforme): il momento fondamentale dell’immersione era accompagnato o anche seguito dalla imposizione delle mani, e forse un po’ più
tardi da una unzione (crisma, da cui
poi cresima); questi due ultimi elementi non erano una integrazione
(tanto meno un’integrazione necessaria), ma «uno sviluppo, una esplicitazione rituale del battesimo. Tuttar
via, nel corso dei secoli hanno acquistato sempre più un’importanza propria, s . che il battesimo si è infine
scisso in due atti, ancora legati fra loro esteriormente, ma intimamente diversi l’uno dall’altro », il battesimo e
la cresiiTsa, appunto. In epoca antica,
la seconda seguiva immediatamente
il primo, anche per i bambini in tenera età (e così, avviene tuttora nelle
Chiese orientali).
... al sacraiaeatalisaio
cattalica
Naturalmente, parlando di questa
V li ot parliamo già dello svilupp 1 i"mentalismo in senso cat
to I ’'j-^'Ure il battesimo poteva esser t ilio ai presbiteri (che stavano 1 do « preti » più che « anziani 1),) e ai diaconi, la confermazione o cresima era riservata al vescovo.
Questa sci.s.sione di funzioni accentuò
e sancì la separazione sempre più
netta fra quelli che fino allora potevano essere considerati i due momenti del batesimo: il battesimo d’acqua
e l’imposizione delle mani (dono dello Spirito).
La conseguenza più grave, teologica
ancor più che ecclesiastica, fu che « a
misura che il battesimo e la confermazione diventavano sacramenti indipendenti, venne abolita l’unicità
dell’evento e divenne' determinante
l’idea di una crescita progressiva,
provocata da diversi atti sacramentali ». L’imposizione delle mani da parte
del vescovo « compie » il battesimo e
« accorda una grazia supplementare »
CV secolo). In altri termini, il battesimo è ra dicalmente svalutato e ridimensionato, « non è più altro che
un inizio », e non può essere diversamente, quando ne viene staccata la
idea del dono dello Spirito (lasciando
qui impregiudicata la questione dell’età, che non è determinante perché
lo Spirito può essere dato ai fanciulli).
Il Vischer nota poi come la storia
della confermazione è strettamente
legata al modo in cui la Chiesa ha
organizzato, attraverso i secoli, la catechesi. Anche questa è una storia
lunga e complessa, di cui troviamo
nel Nuovo Testamento solo i primi
accenni, in forme ancora assai libere. Il catecumenato diviene però reu
pidamente una trafila assai complessa, a varie tappe successive, che i testi patristici riflettono con abbondanza sempre crescente di particolari, nelle descrizioni e nelle prescrizioni.
Quale giudizio dare sul catecumenato della Chiesa antica? — si donianda il Vischer? « I suoi inconvenienti appaiono al primo sguardo :
troppo a lungo l’uomo non è messo
a confronto con l’Evangelo. La via
che porta al battesimo è troppo lun
sa. In origine il Cristo era annunciato, l’uomo si ravvedeva e riceverà
la grazia di Dio nel battesimo. Ora
l’ordine è invertito: l’uomo prima fa
penitenza e muta vita, e soltanto do^ è degno di conoscere la verità di
^0 e di essere battezzato. Il battesiffio non ha più il carattere di dono a
colui che si pente, ma diviene piuttosto una ricompensa per colui che
ha sopportato con successo la prova.
Viene cosi turbata la relazione fra la
proclamazione deirEvangelo e il battesimo. Tuttavia (...) il catecumenato
della Chiesa antica — e come non
vederne l’aspetto positivo? — mette
in forte rilievo l’idea che l’entrata
nella Chiesa implica una autentica
trasformazione. La signoria di Cristo
e l’obbligo del discepolato sono messi
in piena luce. Non si lascia al beneplacito di ognuno la cura di decidere
se e per quanto tempo vuole partecipare attivamente alla vita della Chiesa. (...) Quando qualcuno ha manifestato la volontà di appartenere alla
Chiesa, non lo si interpella soltanto
sul piano intellettuale, ma lo si chiama a mettere la sua vita intera a
confronto con l’Evangelo; si tratta
di una modificazione che tocca tutto
il suo essere, un trapianto esistenziale nel mondo della grazia. E a questo
riguardo l’esempio della Chiesa antica rimane valido ».
Questo catecumenato era, evidentemente, inteso essenzialmente in vista del battesimo degli adulti. Questo
però non vuol dire che non si siano,
molto presto, battezzati pure dei bambini, ovviamente figli di credenti (vi
sono testi in tal senso, impliciti ma
evidenti, della metà del II secolo),
mentre d’altra parte risuonano voci
che invitano a ritardare il battesimo.
Per alcuni secoli battesimo dei fanciulli (pedobattismo) e battesimo degli adulti sono coesistiti, senza che si
abbia traccia di contrasti; a partire
dal V secolo però la pratica del battesimo dei neonati è ormai normale
e generalizzata. Purtroppo si può dire che non vi sono tracce, nella letteratura cristiana, che documentino
come in questi secoli fossero istruiti
i bambini battezzati.
Nel ' capa chriatiaaum"
ai couvertoaa
aola pio I pagani?
Il catecumenato fu naturalmente
scosso dalle fondamenta dal generalizzarsi del battesimo dei fanciulli e
dalla scomparsa quasi totale di quello degli adulti (l’editto di Teodosio
aveva fatto del cristianesimo il culto
statale obbligatorio, nel 380; rimase
solo la conversione dei popoli barbari
ai confini dell’impero; anche, più tardi, dell’impero carolingio, con le conversioni delle popolazioni germaniche, non di rado forzate malgrado le
esplicite richieste contrarie del consigliere teologico di Carlo Magno, Alenino). In questo contesto di « corpus
christianum », di società cristiana,
« il catecumenato tende a ridursi
sempre più a un atto puramente liturgico e sacramentale. L’istruzione
passa sullo sfondo », salvo che nell’evangelizzazione dei pagani.
Tuttavia i sinodi insìstono sulla
necessità di dare, ai fanciulli battezzati una istruzione e lamentano l’incuria in cui sovente essa è lasciata da
parte dei responsabili. Ma uno dei
mezzi, se non il mezzo fondamentale di educazione diviene, per la Chiesa medioevale, la confessione, di cui
i teologi dell’epoca non cessano di
celebrare il valore pedagogico. Realtà
indubbia, « ma non dobbiamo perdere di vista il fatto che l’educazione ricevuta nel confessionale ha avuto per
conseguenza una riduzione della fede cristiana a moralismo ». Comunque, va sottolineato che «mentre nella Chiesa antica l’istruzione religiosa
era interamente orientata verso il
battesimo, nel Medioevo è dispensato
in relazione al sacramento della confessione e il battesimo passa sullo
sfondo ».
La Rifaraia; iadifierante
aUa GHiferaiaziaaa,
appassiaaata
par la catethasi
La Riforma ha attaccato alla radice
la confermazione, rifiutandone in modo assoluto il carattere sacramentale
(Lutero parla della menzogna, della
ciarlataneria, della «buffonata» della
confermazione!). Lutero, Zwingli, Calvino non rifiutano a priori un atto di
benedizione, a condizione però che
non vi sia traccia di concezione sacramentale, neppure quale integrazione
del battesimo, idea che secondo Calvi
no sarebbe « un vero e proprio insulto
al battesimo ».
La passione della Riforma — si trattava di ricreare la chiesa con l’Evangelo ! — andò interamente alla catechesi. Tutti i Riformatori hanno lasciato
testi di catechismo, a vari livelli, la
stessa predicazione era largamente catechesi; e non soltanto vi era questa
insistita istruzione post-battesimale,
ma si tenevano periodicamente degli
esami spesso pubblici (a Ginevra, quattro volte all’anno, prima delle domeniche nelle quali veniva celebrata la santa cena). Si può dire, nell’insieme, che
« i riformatori non conoscono una cerimonia della coiiferniazione nel senso
odierno. Hanno introdotto l’insegnar
mento del catechismo con esami reiterati. Mentre Tiwingli fonda la necessità di questa istituzione in primo luogo sul battesiriio dei fanciulli, Lutero
e Calvino vi vedono al tempo stesso la
condizione prt la per partecipare alla
santa cena ».
Eul’epoca della Riforma
Iti ria di una vera e pro
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tesimale. Menu
piano v’era la i
sonale, per Buì
fondamentale i
curazione della grazia del battesimo, e
non è neppure in primo luogo una celebrazione di ammissione alla santa
cena; ma trova piuttosto il suo senso
nel fatto che il confirmando confessa
la sua fede viva davanti alla Chiesa ».
Non che tutti i teologi pietisti divengano dei patiti della confermazione;
Ph. J. Spener ne parla ad esempio come di « una cerimonia edificante e
utile, di cui si usa nella libertà cristia(continua a pag. 4)
iMiiimiMmiimiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiii
iiriNiiiimiiiiimiiiiuimiimmiiiimiiimmiimimmi
:lla confermazione,
are suggerimenti e
ISO è stato Erasmo
il vero padre della
agelica è stato il risburgo, Martin Buifermazione non coe per Erasmo, una
e di fede da parte
mtro sta piuttosto
mani. Vi è dunque
o, in quanto conferei battesimo, e un
, in quanto rinnoessione di fede bâter Erasmo in primo
essione di fede per; aveva importanza
orporarsi del giovane cristiano nena vira aeiia comunità.
Il pregio della riflessione e dell’azione
di Bucero sta nel fatto che, oltre a
condividere la passione pedagogica
degli altri Riformatori, ebbe forse più
di loro la preoccupazione di questo inserimento vivo nella comunità. Purtuttavia per Bucero — a differenza degli
altri Riformatori — ly, confermazione
rimane « un compleme:ato sacramentar
le del battesimo » ; e purtroppo è su
questa linea che il suo tentativo di soluzione ha influito su tutto lo sviluppo
ulteriore della confermazione nelle
Chiese evangeliche (nel cattolicesimo
romano, era ormai da tempo un sacramento).
Nelle lotte confessionali del XVI secolo, Melantone assunse anch’egli una
posizione moderata, se non mediatrice,
simile a quella di Bucero, suscitando
per altro l’accesa polemica della sinistra teologica protestante, che ribadisce il netto rifiuto dei primi Riformatori: la confermazione non solo non
è un sacramento, ma neppure un atto
sacramentale che ribadisca o completi
il battesimo. Ma procedeva pure il filone moderato, che optava per «una
confermazione purificata, evangelica ».
E questa posizione, divenuta protesta
e appello, si affermò nei teologi del
pietismo.
Il pietisaia; al ceatru
sta l'uoaia
can la sua prafessiane
di fede persaaale
Occorre riconoscere oijiettivamente
la progressiva sclerosi dell’ortodossia
evangelica, soprattutto luterana, e dei
metodi pedagogici usati, che si riducevano spesso a far mandare a memoria
aridi catechismi; si aggiunga il disorientamento terribile della Guerra dei
Trent’anni, che annientò in intere regioni la possibilità stessa di un’istruzione catechetica seguita: la passione
riformatrice per la formazione evangelica del popolo sembrava in piena bancarotta. Ed è in questo contesto che,
segretamente influenzate dallo spirito
del tempo, sorsero le voci del pietismo ;
Esse richiamavano da un lato, giustar
mente, a che si ristabilisse un insegnamento religioso ordinato, serio, vivo,
facendo appello all’esperienza personale del catecumeno; dall’altro rivendicavano una cerimonia liturgica di confermazione, rifacendosi al modello buceriano. In realtà, però, il richiamo a
questo modello era più formale che
sostanziale. Mentre infatti per Bucero
«il soggetto agente della cerimonia
era in primo luogo la comunità, per i
pietisti del XVII secolo è il confermando a occupare il posto centrale.
Ciò che diviene determinante, è la
professione di fede personale. La cerimonia della confermazione non consiste più anzitutto nella rinnovata assi
Tesine sulla confermazione
< Se si vuole evitare che la confermazione diventi, come la definiva Calvino, « un noeud
’ insoluble, lequel il vaut mieux rompre du tout que tant travailler a le deslier »
(I. C. IV/19/11), bisogna cominciare col liberare la discussione dagli pseudo-problemi e dall’illusione che una diversa impostazione teologica ed ecclesiologica, una diversa regolamentazione disciplinare e pedagogica risolva il problema o comunque ponga in condizioni oggettivamente più valide per risolverlo.
n II più grosso di questi falsi problemi, mal posti e peggio risolti, è rappresentato dal
^ collegamento col battesimo, che crea uno stato di confusione teologica, liturgica e
psicologica :
а) sul piano dogmatico produce una mutilazione o è la conseguenza di una atrofia del
battesimo (a seconda del punto di vista da cui si giudica), che rimane privato di uno dei suoi
elementi essenziali : la professione di fede nell’Evangelo ascoltato e creduto;
б) sul piano liturgico assume una dimensione semi-sacramentale, che non può essere
giustificabile in base a nessuna motivazione né esegetica né teologica;
c) sul piano psicologico-esistenziale è assurdo e non realistico richiedere ai catecumeni
una presa di coscienza di un atto, lontano nel tempo, di cui non sono responsabili, perché è
stato compiuto su di loro a loro insaputa, come è assurdo e non realistico richiedere di confermare delle promesse che non hanno fatte e che hanno un carattere vicario, cristianamente e
umanamente impensabile.
D’altra parte il problema sarebbe superato soltanto in apparenza col semplice ripudio del
pedobattismo : il problema rimane aperto sia con una regolamentare pedobattista sia con una
regolamentazione battista.
Sembra dunque opportuno sostituire il nome e rivedere il concetto di confermazione, così
come sono stati determinati nelle formulazioni teologiche, nelle espressioni liturgiche, nelle
pressioni ambientali, dal suo collegamento col battesimo.
O L’inserimento della confermazione nei vari contesti culturali che l’banno accompaguata attraverso i secoli spiega certe sue particolarità del passato e del presente, ma
non risolve né elimina il problema. Al di là dei condizionamenti impressi dai vari cicli culturali attraversati dalla Chiesa nella sua storia, vi sono certe costanti che rimangono : sarebbe
perciò illusivo considerare il problema della confermazione semplicemente come un prodotto
sociologico della società costantiniana prima, più tardi della traduzione pietistica-illuministicaromantica del Cristianesimo e ritenere dì poter liberare in modo radicale l’ecclesiologia dalle servitù sociologiche. È antica illusione settaria, non conforme alla dialettica evangelica tra l’ascensione e la parousia, la possibilità di conservarsi puri dalla contaminazione mondana.
Per es. : il regime costantiniano-moltitudinista della Chiesa non è soltanto connesso con
particolari strutture storico-sociologiche e effetto di mancata coerenza cristiana. Nel suo germe
si costituisce ogni volta che un uomo e una donna credenti hanno un figlio e sentono il dovere
e il desiderio di trasmettergli la loro fede. Si profila allora il rischio e l’equivoco della sovrapposizione o identificazione delia comunità familiare e della comunità ecclesiastica, cioè della
società secondo la carne e della società secondo lo Spirito. La tensione tra l’Israele secondo la
carne e l’Israele secondo lo Spirito, tra Chiesa moltitudinista e Chiesa di professanti, in misura maggioi;e o minore, con qualunque sistema ecclesiologico e qualunque struttura sociologica, rimarrà sempre aperta, con il connesso pericolo di conformismo e efi ipocrisia, ma tuttavia con la speranza che la promessa dello Spirito si adempia anche nei figliuoli di coloro che
hanno creduto e a cui l’Evangelo è trasmesso.
Cosi gli elementi soggettivi, personali, della decisione, della responsabilità, della coscienza,
dell’impegno, connessi con la cosiddetta confermazione, non sono soltanto i prodotti discutibili della civiltà umanistico-liberale e del Cristianesimo moderno, che, particolarmente nella
sua forma protestante, si è con essa compromesso e confuso: sono, sia pure con diversità di
accentuazioni e di colorazioni, elementi ineliminabili dell’atto di fede nella professione di Cristo.
ñ II problema della confermazione non è altro che il problema della trasmissione della
“ fede neU’interno della Chiesa. Questa trasmissione è inscindibile dalla distretta e dalla
speranza inerenti all’esercizio della predicazione. La comunità cristiana è debitrice delI’Evangelo alle nuove generazioni che sorgono nel suo seno. Non è possibile venir meno al dovere di
annuncio dell’Evangelo per il timore di violare la libertà dei giovani e di creare degli ipocriti
o dei ribelli. Sostituire a una disciplina, che può risultare formale, il vuoto o una cura d’anime
non sistematicamente organizzata, sarebbe una insensatezza mal trovata, proprio nel momento decisivo in cui la psiche del bambino, dell’adolescente, del giovane compie le opzioni che
daranno alla sua vita gli orientamenti fondamentali e in cui se non si esercita Tiníluenza
evangelica — e comunque accanto alla influenza evangelica — si eserciteranno molte altre influenze, in un mondo in cui la propaganda ha raggiunto dimensioni sconosciute nel passato e
che pone l’uomo senza mezzi termini di fronte al dilemma fede-incredulità. Significherebbe
altresì non tener conto del fatto che una presa di posizione di fronte all’Evangelo può avvenire soltanto previa una chiara conoscenza di questo Evangelo.
Bisogna dunque provvedere con tutti i mezzi affinché la trasmissione di questo Evangelo
sia fatta in modo serio, sulla base di una spiegazione sistematica dell’Antico e del Nuovo Testamento (del cui messaggio il manuale di catechismo dovrebbe costituire soltanto il riassunto
conclusivo), studiando pedagogicamente e organizzando con programmi successivi e diversi i
metodi di comunicazione a seconda dell’età e dei livelli culturali. Non sarà mai dedicato abbastanza tempo e abbastanza cura a questo aspetto del ministero cristiano, a cui il Pastore non
può per nessuna ragione abdicare, ma in cui può e deve essere aiutato da credenti consapevoli,
a condizione che non si improvvisino ma siano adeguatamente e regolarmente preparati al ministero catechistico, sulla base di un materiale appropriato, di lezioni e di letture, dopo che
la loro capacità sia stata provata. Non per nulla è stato detto che « la crisi attuale della
Chiesa ha la sua radice nella crisi dell’insegnamento catechistico » (Dibattito sul catechismo. A cura dell’Associazione Insegnanti cristiani evangelici - <c La Luce » 18 ottobre
1963). Su questo terreno la Chiesa, a cominciare dai suoi Pastori, non deve conformarsi
allo spirito del secolo, permettendo che l’insegnamento dell’Evangelo sia relegato alla periferia
del tempo concesso dagli impegni di studio o di lavoro dei giovani : le ragioni pratiche a cui
si appellano le famiglie degli interessati coprono malamente una incredula svalutazione dell’Evangelo nei confronti di altri interessi e dimostrano un orientamento non cristiano della
comunità cristiana. Questo modo di considerare l’insegnamento catechistico come un superfluo
a cui si concedono i ritagli della propria attenzione e che tuttavia si accompagna a ragioni
sociali di convenienza e di onorabilità che ne svisano la natura, contribuisce più che non si
pensi a non far prendere sul serio 1 Evangelo dai giovani : un Evangelo per cui non si ha
tempo e che è mescolato con fattori piuttosto deteriori di una società pseudo-cristiana, è un
Evangelo senza autorità (...).
Elemento essenziale di questa revisione dev’essere una impostazione della struttura e
della psicologia ecclesiastica, per cui appaia evidente, con tutte le sottolineature necessarie e
con la assicurazione del rispetto in qualunque caso, che questa trasmissione sfocia nella piena
libertà di accettare o rifiutare 1 Evangelo, non presuppone affatto come naturale e necessaria
una adesione, ma pone di fronte alla crisi di una scelta.
L’affermazione della libertà svincola la scelta dal periodo conclusivo dell’insegnamento catechistico e da un’età fìssa. La scelta stessa dovrebbe eomunque essere operata non in età
in cui il catecumeno è ancora sotto l’influenza cristianamente positiva o negativa della famiglia, ma quando abbia raggiunto un certo distacco dalle pressioni familiari, una certa indipendenza di giudizio e una certa stabilità caratteriale e psicologica. L’uso adottato dalle Chiese
Riformate di Olanda o ora anche, se siamo bene informati, dalle Chiese riformate di alcuni
cantoni della Svizzera e che prevede un ciclo catechistico terminale di tre mesi all’età di 19-20
anni (beleidniscatechisatie), potrebbe fornire delle indicazioni utili.
L’atto di accettazione va riferito all’intero messaggio e impegno cristiano : potrebbe essere chiamato professione di fede o altrimenti e potrebbe essere accompagnato dall’anlico uso
cristiano dell’imposizione delle mani a indicare il rapporto della fede, dell’ubbidienza e del
servizio con lo Spirito Santo.
È naturalmente necessario studiare i modi per rendere sensibile il fatto che la professione di fede in Cristo è un inizio, non una fine, è paragonabile, secondo l’antica simbologia
cristiana, alla nascita non alla morte e presuppone quindi le esigenze vitali deUa alimentazione, della crescita, della attività. A questo scopo sarebbe opportuno che essa fosse preceduta
o seguita da un periodo di servizio, da prestarsi in un centro giovanile e inteso a concretare
l’esercizio vocazionale e l’inserimento comunitario. Vittorio Subilia
4
N. 13 — 28 marzo 1969
pag. 4
la confennazioDa
dai sacaH.
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■
II
Considerazioni su una relazione al Sinodo singolarmente pubblicizzata
Siluazione e necessità della cultura uelle
Valli Valdesi
(segue da pag. 3)
na ». Ma è evidente che vi è qui una
nuova, grave relativizzazione del battesimo, che dev’essere integrato dalla
conversione e dalla nuova nascita, affermate nella confermazione. Non più
una relativizzazione ecclesiastica (come nel cattolicesimo, dove l’integrazione viene ad opera del potere sacramentale della Chiesa), ma individualistica. Naturalmente, le esigenze pietiste avevano una loro validità evangelica, poiché l’Evangelo esige effettivamente un’appropriazione personale e
tale da investire la vita intera, tutto
l’essere, e il catecumenato non può ridursi a un’esperienza puramente intellettuale (tra l’altro, il pietismo ha
dato un contributo decisivo alla riflessione pedagogica e allo sviluppo dei
metodi d’insegnamento). Tuttavia i risultati della teologia pietista, in questo
campo, furono: 1) una effettiva svalutazione del battesimo (cioè dell’annuncio della grazia sovrana) rispetto alla
confermazione; 2) in base ai presupposti pietisti, la confermazione diventava un traguardo, il traguardo del cristiano ormai maturo, rinato a vita
nuova attraverso la conversione personale. In un’epoca, poi, in cui le lotte
confessionali, anche se non più sempre
militari, erano però forti ancora, la
confermazione era considerata pure un
mezzo per impegnare solennemente i
giovani e renderli più forti di fronte
al rischio di cedimenti confessionali
e all’attiva propaganda della Controriforma; ed ecco la confermazione corredata di voti solenni.
Per il razionalisniD
la confermiuione è
"consacrazione alla virtù
II
L’evoluzione inaugurata dal pietismo
prosegue nel razionalismo del XVIII
secolo. La cerimonia della confermazione s’impone ovunque, nei paesi e nelle
Chiese evangeliche. Solo che ora al
centro non vi è più l’uomo con le sue
esperienze interiori, ma l’uomo con la
sua ragione, che cerca nell’Evangelo
un sistema di verità e valori razionali
secondo i quali impostare la propria esistenza e la propria visione del mondo. Non si direbbe più, come chiedeva
Spener, che « la testa deve entrare nel
cuore». La confermazione diviene in
quest’epoca un « giuramento religioso », addirittura una « consacrazione
alla virtù » ; in poche parole, un
rito d’iniziazione razionale, versione
illuministica del rito della pubertà.
Stranamente, il cerimoniale si fa sempre più ricco, imponente e solenne ; al
centro v’è l’uomo maturo, giunto al
traguardo della piena ragione.
La crisi fermenta nel XIX secolo.
Viene avvertita l’insostenibilità del1’« imbroglio teologico-mondano » cui si
è ridotta la confermazione. Ma le innumeri ricerche e proposte di riforma
non sortiscono praticamente alcun effetto, tanto radicata è la pratica e tanto rispondente alla religiosità naturale,
largamente pagana anche in campo
« cristiano ». Ma soprattutto la riforma pratica non riesce perché vengono
anzi ribaditi gli errati fondamenti biblico-teologici. Schleiermacher afferma
ad esempio : « Il battesimo dei fanciulli non è un battesimo completo a meno che si consideri la professione di
fede, pronunciata dopo l’istruzione, come l’ultimo atto, che ancora ne fa parte integrante, « vero e degno compimento». Si potrebbe pensare: ecco
riaffiorare lo stesso fenomeno della
Chiesa antica, per cui il battesimo si
compone di due atti distinti. In realtà, « nella Chiesa antica l’opera della
grazia di Dio, che in origine era promessa a un solo sacramento, è ripartita su due atti che seguivano l’uno all’altro. Ora la separazione diviene necessaria perché non si può riconoscere
una azione della grazia di Dio nell’atto
battesimale, a meno che il battezzato
confessi Dio con la propria fede ; i doni
non possono divenire efficaci se non
sulla base della fede di colui che li
riceve. Nella Chiesa antica il battesimo era considerato come una vera
opera di Dio ; nella confermazione Dio
aumentava il suo primo dono con un
nuovo dono della sua grazia. Ora non
si riesce a vedere nel battesimo almeno in quello dei fanciulli altro
che la rappresentazione simbolica di
un avvenimento futuro ; e quest’atto
simbolico non diviene realtà se non
quando è coscientemente confermato
dal catecumeno. Ma allora, quando si
entra nella. Chiesa? al battesimo, o alla
confermazione?
Nel suo feroce attacco contro la cristianità — e una cristianità di Stato
com’era allora quella danese del tempo _ Soeren Kierkegaard scortica la
pratica della confermazione : « Il vezzoso bimbetto — dice la Cristianità —non può partecipare personalmente al
battesimo, chè ciò richiede una reale
personalità. Come età acconcia si è
scelto — geniale o significativo? -l’età fra i quattordici e i quindici anni :
all’inizio dell’adolescenza. Un ragazzo
di quindici anni ! Se si trattasse di dieci talleri, il padre direbbe: ”No, ragazzo mio, non ti si possono ancora
lasciare in mano, sei troppo giovane .
Ma piché si tratta della felicità eterna
e si richiede una reale personalità che
assuma, con una promessa personalmente seria, l’obbligo imposto al fanciullo (che nessuno potrebbe prendere
davvero sul serio) l’età dei quindici
anni è la più adatta» («L’Ora, 1856,
7/6, ediz. Doxa).
Fra i molti progetti di riforma del
XIX secolo, non andati del resto a
buon fine, sono da segnalare quello di
Wichern, l’animatore della Missione
interna tedesca, e quello di C.C.von
Hofmann. Il primo, notando giustamente che la soluzione non poteva venire da una semplice posticipazione
dell’età della confermazione — ad es.
a 18 anni —, proponeva che esso fosse
trasformata in una benedizione, riservando a un atto ecclesiastico ulteriore e volontario la professione di fede
e l’impegno al servizio fedele, il von
Hofmann, invece chiede addirittura
l’abolizione della confermazione, quale
conclusione dell’istruzione religiosa ;
essa andrebbe sostituita da una confermazione volontaria, in età libera;
a differenza del Wichern, il v. Hofmann
invece chiede addirittura l’abolizione
della confermazione, quale conclusione dell’istruzione religiosa; essa andrebbe sostituita da una confermazione volontaria, in età libera; a differenza del Wichern, il v. Hofmann propone che essa sia « un atto ecclesiastico che qualifica per svolgere un ministero nella Chiesa colui che è stato
battezzato e istruito ». Essa è dunque
« definitivamente staccata dal suo contesto battesimale. L’atto battesimale
basta a sé stesso. Nella confermazione
si tratta di una trasmissione particolare dello Spirito », mediante la preghiera della chiesa e l’imposizione delle mani. « Questa concezione rappresenta una novità nella storia della confermazione protestante » di Spirito.
Una posizione simile è stata sostenuta recentemente da Max Thurian,
della comunità di Taizé : egli vede nella confermazione un atto di consacrazione dei « laici » ; ma, a differenza del
V. Hofmann, chiede che non la si attenda per concedere la partecipazione
alla santa cena. Quest’ultimo problema riaffiora oggi, ad es. nella Chiesa
di Ginevra (dove Calvino era pronto
ad accogliere alla santa cena pure
bambini di dieci anni, se accompagnati da genitori credenti!).
Concludendo...
Concludendo questa breve (o Ivmga!)
scorsa storica, possiamo così riassumere :
1) Nel Nuovo Testamento il battesimo è una realtà ricca e complessa,
che riflette la ricchezza della grazia di
Dio ; il battesimo vero e proprio è sempre legato, in modi diversi e anche con
diversa successione temporale, al battesimo dello Spirito.
2) Nei primi tempi della vita della
Chiesa l’imposizione delle mani (e l’unzione, il crisma) seguivano, come
un’esplicitazione rituale, il battesimo,
ma gli erano strettamente legati e subordinati.
3) La scissione fatale avvenne quarido la confermazione (cresima) fu riservata ai vescovi e cronologicamente
(ma poi anche sostanzialmente) staccata dal battesimo, riducendo conseguentemente il valore di quest’ultimo.
4) I Riformatori rifiutano alla confermazione qualsiasi carattere di sacramento o di atto sacramentale; (il
battesimo basta ! ) indifferenti alla pratica, se considerata una pura benedizione, hanno puntato tutto sull’istruzione catechetica, considerata come riflesso del battesimo e come preparazione alla santa cena ; questa catechesi
dura tutta la vita, non ci sono « traguardi » intermedi, solo esami periodici per saggiare la conoscenza biblica
e la fede della chiesa.
5) Erasmo e soprattutto Bucero cercano di ridare un senso e un contenuto alla confermazione, il secondo facendone un mezzo per inserim il giovane cristiano nella vita attiva della
comunità; ma difatto si ripete una
certa svalutazione del battesimo.
6) Nelle lotte confessionali, la confermazione diviene facilmente la bandiera e l’impegno della fedeltà confessionale, ora più moderata, ora più accesamente polemica.
7) Di fronte alla sclerosi della catechesi « ortodossa » luterana e riformata, nel XVII secolo il pietismo auspica una pedagogia cristiana più seria
e vivente, ma al tempo stesso pone al
centro della confermazione l’uomo,
con la sua esperienza religiosa, con la
sua professione di fede personale (ritroviamo qui certe posizioni « battiste »
odierne).
8) Il processo di concentrazione sull’uomo prosegue e si accentua nel razionalismo teologico; la confermazione viene sostanzialmente ridotta a razionale rito religioso della pubertà, affermazione religiosa dell’uomo maturo.
9) Nel XIX e nel XX secolo si avverte in modo sempre più intenso la
crisi della « cristianità » e della confermazione che la riflette; vengono
avanzate proposte di riforma, ma
fino all’attuale dopoguerra la situazione — ulteriormente aggravatasi —
non è sostanzialmente messa in discussione nella Chiesa. Ora le acque
si muovono.
G. C.
La relazione della Commissione per distruzione, pubblicata recentemente sul nostro
giornale, lascia perplessi per molte sue affermazioni, e meriterebbe addirittura una
« controrelazione ». se si volessero discuterne tutti gli aspetti, le inesattezze e le conelusioni. Poiehé in questa sede ciò non è
possibile, c: limiteremo ad esaminare alcune
linee del suo svolgimento, cercando peraltro
di cogliere qualche problema di fondo.
Sia intanto lecito di esprimere la più netta riserva sul modo adottato dalla Tavola
per la diffusione di questo documento; è infatti la prima volta che una relazione al sinodo viene resa di pubblico domin o attraverso la stampa, anche se la prassi costante
del passato ha sempre recato il cachet « stampato, ma non pubblicato » per tutta la documentazione sinodale. Questa novità è d’altra parte tanto più significativa in quanto
il documento in questione è impostato « su
linee chiaramente alternative », come voleva il sinodo 1968, ed è cioè un documento
di parte: ma Tufficialità, diciamo così, che
gli viene data, non può che generale nella
opinione pubblica una inesatta valutazione
del problema.
Comunque, in questo senso, la cosa è fatta, e vediamo allora di rilevare alcuni elementi della relaz one stessa.
UN’ IMPOSTAZIONE
UNICAMENTE POLITICA
E SOCIOLOGICA
Noteremo subito che la sua impostazione
è chiaramente ed unicamente politica e sociologica, con delle illazioni e delle conclusioni che su questo piano si estraniano dalla
realtà della situazione. Dopo avere insinuato
che al Liceo di Torre Pellice esiste «una
maggiore facilità negli studi, reale o presunta », i relatori affermano che « questo dato,
unito all’estrazione borghese degli alunni,
qualifica il ginnas’o-liceo come strumento di
resistenza al declassamento della borghesia ».
Se si capisce bene, qui ci vien detto che la
borghesia dovrebbe essere declassata, e che
bisogna pertanto disfarsi di uno strumento
di resistenza a detta operazione, quale è costituito dal Ginnasio Liceo. Esattamente un
secolo fa Carlo Marx scriveva le stesse cose,
e la visione dei relatori è ben ferma alla
dottrina marxista della società nella quale il
capitarsmo e la borghesia devono essere distrutti. Nel frattempo — se questa è l’esatta
interpretazione del passo citato, e dato anche per vero che gli alunni del Ginnasio Liceo siano di « estrazione borghese » — vogliamo allora chiedere ai relatori se d ora in poi
dovremo bloccare i nostri figli al livello di
terza me.dia, poiché è indubbio che un livello superiore di istruzione, nel liceo o altrove, non potrà che produrre de; « borghesi ».
Senonché, più avanti (p. 24), i relatori
propongono di ist’tuirè borse di studio per
alunni delle scuole medie superiori, di un
minimo di duecento mila lire : il che significherebbe allora aiutare studenti valdesi a
diventare « borghesi » in altre scuole, a Pinerolo per es. a meno che il solo Liceo di
Torre sia uno strumento della « borghesia »
e altre scuole superiori in altri posti non lo
siano.
A eonti fatti, ci pare che esista una contraddizione in questa tesi, e ehiediamo alla
Commissione di illuminarci meglio sul significato di « borghesia », « declassamento »,
e sull'opportunità o meno degli studi successivi alla terza media.
dare nei grandi complessi delle scuole statali, dove vi sono migliaia di alunni e decine di insegnanti, e dove l’opportunità della testimonianza è più grande. In sostanza,
se vogliamo essere radicali nelle nostre vedute, cerchiamo poi di esser coerenti e di
applicare la regola per tutti!
La scelta preferenziale psr la scuola statale va fatta, ci dice la Commissione, perché
essa non costa e funziona bene : anche le nostre scuole vanno bene (la Commissione, pur
spulciando tutto, ha dovuto constatarlo), ma
comunque devono essere chiuse, e il danaro
andrebbe impegnato in doposcuola vari. Da
una parte, cioè, ci vien detto che la scuola
statale funziona (beati quelli che ci credono!) e dall’altra poi ci si accorge che essa
è « carente », se occorrono i doposcuola :
sicché quelli fatti gratuitamente dagli insegnanti della Scuola Latina e della Media
Valdese di Torre, dove lo Stato non li fa, non
contano nulla; la Chiesa però dovrà (propone la Commissione) organizzare a sue spese
i doposcuola, valendosi magari dei maestri
fuori ruolo, e cioè di quelli che sono stati
bocciati nei concorsi di abilitazione!
Con quali mezzi finanziari, con quale continuità didattica, con quale controllo organizzativo e con quali risultati, staremo a vedere.
PROPOSTE VAGHE,
TEORICHE E CONTRADDITORIE
Su questo argomento, come su altri, le
proposte della Commissione restano nel vago, nella penosa ricerca di un’alternativa alla ventilata chiusura dei nostri istituti, che
è poi in sostanza l’unica cosa chiara che si
vuole. 11 resto è più o meno fumo.
Lo .stesso dicasi del « potenziamento » del
centro culturale di Torre Pellice, proposto
in particolare alle pp. 21, 22 e 23 : una volta
eliminato il Liceo-Ginnasio, si dovrebbero
rendere più efficaci gli strumenti di cultura
che es stono nella cittadina. Sarebbe come
d rs che, dopo aver venduto i cavalli, si provveda alla costruzione di un bell’ippodromo!
Anèhe su questo punto le controproposte
sono più che mai deludenti, per chi le voglia esaminare realisticamente nella loro attuazione.
Non che il potenziamento del centro culturale di Torre non possa e non debba essere cercato : quel po’ d; valido che finora in
questo senso è stato fatto, è nato dalla presenza del Liceo e dei suoi insegnanti. Ma
se esso si chiude e se i professori se ne andranno, come logico, non si vede bene quale
« cultura » vi potrà sopravvivere che non sia
quella di un paesone qualunque che abbia
recentemente ottenuto la sua scuola media.
DEL « BIENNIO POLIVALENTE »
STRANAMENTE SI TACE
Cosi i relatori hanno creduto bene di sorvolare molto rapidamente e di minimizzare
uno degli aspetti del problema della istruzione alle Valli quale è realisticamente of"
ferto dal cosidetto « biennio polivalente » :
come è noto, esso è di prossima istituzione
governativa (probabilmente per il ’70-71) c
prevede l’unificazione della maggior parte
dei corsi di istruzione media superiore nel
primi due anni successivi alla Media, accomunando liceo classico, scientifico, artistico
e magistrale, e spostando la scelta del corso
definitivo alla fine di detto biennio, quando
i ragazzi hanno quindici anni e possono megl’o intuire le loro inclinazioni.
Nel caso nostro, a Torre Pellice, potrebbero continuare gli studi per due anni dopo
la Med’a tutti coloro che attualmente vanno a Pinerolo, con eliminazione di tutti gli
inconvenienti di viaggio, con una magnifica
opportunità pedagogica per la chiesa nell’età dello sviluppo dei ragazzi, e con un
forte incremento di popolazione scolastica.
Naturalmente, ripeto, questo problema concreto non ha interessato la Commissione :
come del resto essa ha ignorato la grave situazione che si va creando di anno in anno
con la saturazione e Tinflazione degl; studi
a medio termine che la massa dei valdesi segue a Pinerolo (maestri, geometri, ragionieri): il loro assorbimento nei posti di lavoro
diventa ogni volta più difficile.
A questo punto il discorso si sposterebbe
naturalmente su quello che è la situazione
e la necessità della cultura nelle Valli : senonché qui la parola « cultura » viene a contatto con l’altra parola « borghesia », di cui
già abbiamo fatto cenno : ed ho ben ragione di credere che non è facile intenders'.
Nella speranza che comunque tale discorso possa essere fatto, attendiamo qualche
chiarimento su! punti che abbiamo cercato
d mettere in evidenza.
Augusto Abmand Hucon
niiimiiiiimiiiiiuiiimiiii
LA VITA NEGLI OSPEDALI PSICHIATRICI TORINESI
Una contestazione
d'un tipo particolare
L’azione affettuosa e perseverante di un gruppo di servizio
PER USCIRE DAL GHETTO,
L’ARTE DEL CUCULO?
L’altro filone conduttore della Commissione è quello che sostiene la necessità per la
Chiesa di abbandonare le sue scuole, e di
affidare i suoi figli e i suoi insegnanti aUa
scuola statale: lì infatti essi potranno fare
la testimonianza cr.stiana vera, e seguiranno la loro vocazione di « sale della terra ».
Tesi questa ben nota, e anche del tutto realizzabile : solo cbe presuppone la distruzione
dei « ghetti » scolastici valdesi, e cioè l’eliminaz'one de; nostri istituti, dove i nostri
figli sono troppo coccolati, e da cui uscirebbero inadatti alla loro testimonianza cristiana nel mondo.
Ss questo è il succo del discorso, non si
vede perché si debbano anche mantenere i
Convitti, dove il lamentato isolamento confessionale è ancora più marcato che nelle
scuole; e non si vede come la soppressione
delle scuole valdesi a Torre Pellice e Pomaretto non andrebbe ad incrementare la popolazione scolastica valdese delle vicine scuole (la Commissione infatti sottolinea che nelle Med e statali di T'»''''’ ® Perrero la maggioranza è valdese): non sarebbero esse dei
« ghetti » scolastici valdesi, tanto più che si
invoca per esse anche la presenza di insegnanti valdesi?
anche il RADICALISMO
ESIGE COERENZA
Quanto a questi ultimi, se è giustissimo
che debbano essere testimoni o missionari,
certo essi non dovrebbero contentarsi di sta
re nelle scuole delle Valli valdesi, ma an
E’ noto che la lotta per un rinnovamento dell’impostazione dell’assistenza negli ospedali psichiatrici ha avuto
di recente in Torino uno dei suoi epicentri più attivi ed efRcacù anche alcuni evangelici vi sono seriamente impegnati. Siamo lieti di pubblicare questo articolo, che illustra un altro aspetto del problema presentandoci un’esperienza vissuta e una responsabilità che
ci incombe.
NOVITÀ
FRANCO GIAMPICCOLI
PERCHÉ LA BIBBIA
pp. .56, L. 450 (quaderno G.E.I.)
L’autorità della Bibbia - La Bibbia Parola di Dio - L’ispirazione
della Bibbia - Lo Spirito Santo
testimone e interprete della
Scrittura - La critica biblica, ecc.
EDITRICE CLAUDIANA
■Via Principe Tommaso, 1
10125 TORINO
« Un vostro familiare è rinch'uso nel ”lager” psichiatrico. La società non fa nulla
per ricuperarlo, non lo cura, non lo assiste,
lo abbandona nelle pi'i m’serevoll condizioni di vita e lo priva di ogni diritto e di ogw
difesa.
Le autorità fanno finta di interessarsi al
problema, ma in realtà vogliono che tutto
resti come prima. Perché loro sono i padroni. e i padroni quando s' ammalano non vanno al manicomio ma ndle cliniche private.
Chi può veramente volere cambiare le
cose?
Soltanto voi che conoscete da vicino tutto
l’orrore dell’ospedale psichatrico e patite
ogni giorno per la tragica situazione dei vostri malati. Ma da soli non si può fare nul- ,
la: uniti potremo lottare ».
Questo sta scritto sul volant'no che ho r.cevuto, dopo aver partec'pato ed essermi inscritta all’associazione per parenti dei ricoverati negli ospedali psichiatrie'. Se mi sara
possibile, parteciperò ad altre riunion .
Erano presenti alla prima riunione molt.
parenti, alcuni dei quali hanno preso la parola lamentandosi deH’ambisnte in cui vivono i loro cari, deU’ins'eme miserabile ed aifollato. del minimo di cura che ricevono, ifel
numero ristretto di infermirr', delle poche
ore date da; medici ai degenl . C erano padri, madri, figli, fratelli o sorelle di degenti.
C’era poi un gruppo di assistenti sociali,
psicologhe che già si occupano di questi problemi e un gruppo di studenti. C’è stato un
padre che ha ringraziato gli studenti, che
hanno avuto il coraggio di contestare i manicomi, gli studenti che sono entrati un
giorno di forza a Collegno per muovere 1 opinione pubblica e... sono stati car cati dalla
polizia e latti uscire. E' prefer bile lo scatidalo dei degenti vestiti come prigionieri di
un « lager », ammassati in sez oni di 150 o
più, sorvegliati più che curali, è preferibile
questo stato di miseria sconosciuto ai piu,
piuttosto che lo scandalo dato dall’irruzione
degli studenti, che però ha mosso le acque.''
Difatti alla riunione era presente il gruppo di studenti in medicina, che ha chiesto
di fare un periodo di lavoro nei manicomi,
sia per dare un aiuto sia perché pensano di
scegliere questa specializzazione e dedicare
ad essa la loro vita. E c'ero anch’io, a que
sta riunione : non parente di un ricoverato,
non medico, non assistente sociale, ma fa
cente parte di un piccolo gruppo della Chiesa Valdese (e come tale mi sono presentata)
che va a visitare gli ammalati, se ne interessa, porta loro viveri, indumenti, un po
di denaro per poter aggiungere zucchero, un
caffè, una sigaretta a quello che passa il manicomio; e, soprattutto, cerchiamo di portare
a queste nostre sorelle e a questi nostri fratelli un po’ di queU’affetto di cui hanno tanto bisogno, un po’ di quella simpatia che è
medicina per loro.
Vi devo dire che, quando mi sono alzata
a dire chi rappresentavo, ho subito sentito
la simpatia intorno a me e quasi la meraviglia che, non avendo nessun parente internato, ci fosse qualcuno che si occupa di questi diseredati della terra.
Era meraviglioso e terribilmente doloroso
sentire i parenti presenti raccontare come
seguono i loro cari, 1; vanno a vedere, portano loro cibo, vestiti a costo di molti sacrifici e pensavo a quanti, fra i nostri ammalati protestanti (il numero si aggira sempre
sugli 80, negli istituti torinesi) non sono mai
visitati dai loro cari. Possiamo dire che per
molti d; loro i parenti siamo noi del gruppo
assistenza della Chiesa. Pensavo alla telefonata fatta da! nostro pastore alla figlia di un
ricoverato moribondo per chiederle se sapeva che suo padre era a Collegno, se sapeva
che stava male e-., la figlia ha interrotto la
comunicazione. Noi eravamo state avvertite
ed eravamo andate il giorno stesso a vederlo, a lasciare qualche cosa per aiutarlo. Il
pastore era tornato una seconda volta, ma
la figlia non ne ha voluto sapere! E questo
è un caso fra tanti. Ci sono pure, per fortuna, quelli che visitano i loro cari a costo
di molti sacrifici, di privazioni e lo sappiamo.
Se potesse servire non soltanto a farli arrossire, ma a svegliarli noi vorremmo dire ai
parenti che non vengono, che noi abbiamo
i dati dei nostri ammalati, i nominativi dei
parenti. Oltre a questo cerchiamo informazioni dai pastori o dagli anziani e vorremrno
tanto veder giungere altri parenti ed amici
senza andarli a cercare uno ad uno.
Come abbiamo detto già a molti, noi siamo pronti ad andare alla stazione, ad accompagnare agli ospedali i parenti che non si
sentono di andare soli. Lo sappiamo che non
per tutti è facile varcare la soglia di un manicomio, molti si impressionano, ma vi assicuro che la gioia che brilla negli occhi d;
questi nostri fratelli e sorelle quando andiamo, le braccia tese verso di noi dal letto
perso fra altri trenta in una enorme camerata ci danno molto ma molto più di quella
goccia che portiamo.
Eccovi ora il nostro indirizzo : Chiesa
Evangelica Valdese - Comitato di Assistenza Corso Principe Oddone n. 7 - 10144 Torino.
Marcella Bertolé
5
28 marzo 1969 — N, 13
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Un progetto che si va concretando
A TORRE PELLICE
IL CENTRO DIACONALE Tavola rotonda salla predicazione
Nel mese di novembre di quest’anno si aprirà, a Dio piacendo, il
« Centro Diaconale )>. Lo ha deciso
il Comitato della Casa delle Diaconesse, dopo un lungo studio e una
elaborazione per quanto accurata
possibile del progetto relativo. Uno
schema del progetto per la costituzione del Centro Diaconale fu presentata al Sinodo del 1967, che lo
approvò nelle sue linee generàli e
diede mandato alla Commissione di
proseguirne lo studio e di dar corso
alle iniziative pratiche che si potessero attuare. Dopo i necessari accordi con la Tavola e la CIOV ci è
sembrato di non dover rimandare
ulteriormente l’apertura del Centro
stesso che, superata la fase di studio, potrà verificare in sede operativa la validità o meno dei suoi fini,
dei suoi metodi, del suo programma.
Che cosa è
Già nella relazione al Sinodo 1967
(pubblicata lo scorso anno suU’EcoLuce) erano state messe in luce le
ragioni che hanno determinato la
necessità di ristrutturare l’unico organismo diaconale permanente esistente nella Chiesa Valdese; il diaconato femminile. Nell’istituzione
delle Diaconesse, che hanno reso e
tutt’ora renilono alla Chiesa un servizio inestimabile malgrado il loro
numero ridotto, \i sono due elementi fonilameutali, pienamente validi, clic devono essere conservati e
sviluppati: l’irapostazione chiara
mente vocazionale del servizio, vissuto come es|)ressione di fede riconoscente e il legame comunitario
sentito come luogo insostituibile
della mutua consolazione, della riflessione e della preghiera comune,
della ricerca e della decisione comune. Il Centro Diaconale si affianca all uperà delle Diaconesse cercando appunto di mantenere e sviluppare questi due elementi sia pure in 1 .1 ; alquanto diverse. I no
stri istituii os[)edalieri, assistenziali,
educativi ha imo piti che mai biso-^
gno di uomini e donne preparati
che sappiano trasmettere, nel compimento diuturno del loro servizio,
la testimonianza dell’amore di Cristo verso i poveri, i sofferenti, gli
umili. La stessa esigenza è da noi
•ihrc<i avvertita anche per gli istitr . l’a riessa natura che non dipeu ' ; iLìila Chiesa. Il C. D. è
duiii, ■ • '(-ito a quanti, in questo
campi I,, vasto, sentono la necessità di <-;>! Miiere una autentica presenza cvaii^iclica.
La
prR|i¡ii'.'i/ione
Il C. li. (‘ aperto a giovani evangelici, uomini o donne, che abbiano compiuto il diciottesimo anno di
età e che. avetidone la qualifica e le
capacità, desiderano servire nello
spirito deH'Kvangelo in un ramo
assistenziale, infermieristico o edu
cativo. Sono dunque ammessi: in
fermiere o infermieri, personale ge
nerico, assistenti per convitti, col
legi, orfanotrofi, maestre giardinie
re, assistenti alTinfanzia e assistent
sociali. Il C. D. non dà dunque una
preparaziotie professionale pur impegnandosi ad aiutare, consigliare e
seguire quanti (anche al di sotto dei
diciotto anni) desiderano conseguire
una tal qualificazione.
L’anno di preparazione (da novembre a maggio) consiste: a) nella
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riflessione e nello studio, strutturato nel sistema del lavoro di gruppo,
intorno a quattro linee di ricerca :
biblica, comunitaria, storica, psicologica - pedagogica; b) nelTinseriinento dei candidati in una situazione « au pair » nel lavoro pratico
degli istituti; c) nel contatto con le
comunità locali.
L’anno di preparazione si svolgerà a Torre Pellice, avendo come
centro la Casa delle Diaconesse e
potendo usufruire sia di un rilevante numero di istituti (Ospedale, Convitto, Orfanotrofio, Rifugio, Asilo,
ecc.), sia dei collaboratori per lo
svolgimento dei corsi.
Il legaoiR Knmunitairìu
Il C. D. funzionerà sulla base di
piccoli gruppi inseriti in un unico
istituto o in istituti e opere diverse,
ma geograficamente vicine, onde
permettere il frequente contatto dei
membri fra loro e, ove possibile,
anche la comune convivenza. I membri del C.D. ricevono dalTEnte che
li assume un normale stipendio a
norma sindacale. I gruppi di servizio saranno collegati tra loro da una
assemblea generale che stabilisce il
proprio ritmo di convocazione, esamina il programma di lavoro del
Centro, ne verifica l’impostazione,
determina i posti di lavoro dei nuovi membri secondo la necessità dell’opera che si intende servire, la
qualifica dell’interessato e il programma generale del Centro, stabilisce le quote di stipendio che i
membri devono versare in vista della costituzione di una cassa comune,
esamina le richieste di opere o istituti che ricercano i servizi del Centro e infine elegge un esecutivo che
coordina e opera secondo le linee
indicate daH’assemblea. Ai membri
del C. D. è richiesto un impegno
minimo iniziale di tre anni, rinnovabile in seguito ogni due anni. Il
matrimonio libera dall’impegno verso il Centro, salvo dichiarazione contraria degli sposi.
* * *
Questo, a grandi linee, il progetto. Si tratta dunque di una struttura estremamente più leggera e formalmente meno impegnativa di
quella dell’opera delle Diaconesse,
ancorché l’impegno rimanga sostan
zialmente della stessa serietà trat
tandcsi dello stesso servizio di amo
re reso nel nome del Signore. Un’al
tra caratteristica del progetto è quel
la di mantenere e rispettare la na
tura fondamentalmente « laica » dei
membri del C.D., non imponendo
costumi distinti\ i, né apparati organizzativi autoritari, ma permettendo l’espressione della libertà personale neH’ambito di una comunità di
servizio liberajiiente scelta e che
l’aderente stesso concorre a strutturare e a formare con l’apporto dei
propri doni di pensiero, di conoscenza, di esperienza. Un altro elemento che ci sembra di dover sottolineare è che l’appartenente al
C.D. rimane in.-i rito nella Comunità
evangelica locale allo stesso titolo
di qualsiasi membro comunicante,
dando, quando .-ossibile e compatibilmente con il -no lavoro, la propria collabora/ me attiva, contribuendo a mani nere un legame vivo di interesse ! ’ a la Chiesa e l’istituzione assistei!: ale.
Prossimameii; uscirà, come numero speciale d- ll.a rivista Diakonia,
un fascicolo ini. .amente dedicato al
Centro Diaconi■i'. che costituirà il
testo di base [i r quanti desiderano
interessarsi in nodo particolare a
questo progetto in questo fascicolo,
oltre alla descr me più dettagliata del progetto esso, apparirà la
presentazione i la vastità e della
varietà delle i." iizioni e opere sociali, assistenzi; ed educative create e sostenute ile Chiese evangeliche in Italia: i questo quadro si
coglie la dime one non trascurabile dèi nostro npegno in questo
campo, e quini ia necessità di sviluppare e preio ve la preparazione
vocazionale di i deve lavorare in
esso. Vi sarà in ere la storia di come, nel passato :a Chiesa ha risposto in modi divi s u alla sua vocazione al servizio c infine la presentazione di uno studio biblico teologico sul concetto di diaconia. Intanto
qualsiasi richiesta'di maggiori indicazioni a proposito del C.D. può
essere rivolta al sotti.-critto.
Alijì rto Taccia
A cura della Società Enrico Arnaud, domenica 23 marzo 1969 nella sala delle attività della Chiesa di Torre Pellice. alla presenza di un folto ed attento pubblico ha avuto luogo Tannunciata tavola rotonda sul tema della predicazione. Il primo oratore, la
sig.na Elena Bein, esordisce ricordando l’accusa principale mossa al M.C.S., quella di
fare solo della politica. Se il cristiano è chiamato a proclamare il regno di Dio che viene, la predicazione deve essere attuata come
testimonianza del regno. La parola di Dio
è eterna, ma non eterno il modo in cui viene annunziata, quindi il compito della predicazione consiste in una riflessioiie sui problemi reali e concreti del nostro tempo.
Quando il cristiano diventa luce del mondo? Quando i suoi atti alludono al mondo
nuovo inaugurato da Cristo, all’amore del
prossimo, all’agape di Dio, quando prende
posizione contro ciò che è contrario al volere di Dio, la realtà sociale in cui viviamo,
la divisione tra classi, razze, lo sfruttamento
del più debole. L’agape di Dio concretamente realizzata è impegno, lotta che tende alla
liberazione del fratello dai legami interni ed
esterni. Cristo non ha disgiunto l’annuncio
della salvezza dalla guarigione degli infermi. Le comunità devono sempre più impegnarsi politicamente.
Il secondo oratore, il m.o Edgardo Pasehetto, afferma che viviamo in un momento storico non facile e sereno, bensì inquieto politicamente e socialmente. Vi è inquietudine nei giovani di fronte ad una società
ingiusta, inquietudine negli uomini di mezza età che hanno lottato per ottenere e dare
libertà e democrazia, ma si accorgono di un
certo fallimento dei loro ideali, inquietudine nelle persone più anziane che paventano
il disordine. In questa società così complessa in cui vive la nostra Chiesa la predicazione può nutrire vivo interesse o non sfiorare
l’attenzione dell’ uditorio, donde l’estrema
difficoltà per il predicatore e soprattutto per
il predicatore laico che teme sempre di non
imbroccare la strada giusta. La predicazione
è un atto di fede, una profonda meditazione
della parola di Dio, non una dotta conferenza. Non si predica soltanto con la parola,
ma con ogni nostra buona azione. La predicazione deve essere attuale, moderna, ma
dobbiamo respingere con chiarezza i tentativi di addomesticare l’Evangelo alle nostre
teorie. La Chiesa dica una parola chiara contro l’odio, la violenza, la guerra, si predichi
a tutti con franchezza, si scuotano le coscienze, non si ripeta l’errore fatto sotto il fascismo quando la Chiesa fece poco o niente.
Essa deve promuovere la fraterna discussione, chiedere a Dio la forza della fedeltà come fecero i nostri avi per poter predicare
TEvangelo e solo quello di Cristo.
D terzo oratore della serata, il prof. Augusto Armand Hugon, esordisce con la lettura
di alcuni versetti del cap. XVII degli Atti
degli Apostoli in cui Paolo in mezzo all’Areopago dice di stupirsi della religiosità degli
Ateniesi che hanno dedicato un altare persino al « Dio sconosciuto ». Forse anche nei
nostri templi non si predica sempre Cristo
crocifisso con tutto il suo significato: perdono, salvezza, vita eterna. Le nostre chiese si
stanno isterilendo in tanti aspetti che ci al
iiiiiimiiiiiii- »ll■llllmllllmlllllNllmlllNllllmMllllM■lllMlllllllmMNllllmllll
l■lllmlNllllllllllllmlll(llllltllmlllllllllllllll
P 0 M A R E T T 0
Una stimolante visita missionaria
Il missionario Adnet in visita alla comunità nei giorni 22-23 marzo con la signora
ha parlato del campo di m'ssione a Tahiti
toccando alcuni temi importanti :
/ laici e la predicazione: a Tahiti le riunioni sono ricche di partec'pazione della comunità : ognuno dei presenti, piccolo o grande legge ed esprime un breve commento sul
testo scelto; tutti parlano con la Bibbia alla
mano. citando, confrontando, spiegando,
mentre il Pastore trae semplicemente le concluson'. I culti sono spesso presieduti dai
laici e sono ricchi di canto e preghiere della
comunità. Perciò il missionario Adnet s’è stupito che da noi. soprattutto nella parte anziana ci fosse. una resistenza alla collaborazione laica e s’è stupito che le riunioni o i
culli nei quartieri non siano regolarmente
presieduti dai laici. Perciò a Tahiti i culti
e le riunioni non sono monotoni, perché tutti
viprendono parte attiva.
La chiesa, ha detto il missionario Adnet.
dev'essere miss'onarla, riformata e ecumenica: rn ssionarM e cioè prendere coscienza
della gioia deU'annunzio della buona novella dovunque, e nel segno del Risveglio; perciò le comunità necessitano dello Spirilo
Santo perché una nuova Pentecoste si determini. Senza la Pentecoste la chiesa non
è miss onarìa. R formata: deve cioè rivedere sue strutture; non aver paura di cambiare
¡1 culto, le organ'zzazioni della chiesa, perché tutto risponda meglio all'uomo moderno. affinché possa meglio cogliere il messaggio di Cristo. A Tahiti la chiesa è già vecchia. pur essendo giovane di fronte alla nostra e perciò il rinnovamento è indispensabile, tanto più da noi che siamo di vecchia
tradizione. Ecumenica: anziché vivere del
mito dell'unità apparente ci sia un reale
scamb o di- forze m'ssionarie. educative ecc.
che possano operare in qualunque campo.
Perciò la missione interrazziale nel Dahomey. ch'amata Azione apostolica, convoglia
tutte le forze evangeliche allo scopo di portare Cristo, tutto il Cristo, ad un popolo sofferente nel corpo come nsiran'ma. Questo è
vero ecumenismo.
Uofferla a Tahiti è fatta in una linea molto evangelica. Per un mese intero i vari
quartieri si mobilitano per suscitare l'amore
per il dono per l’opera del Signore; poi, in
una domenica speciale del mese di maggio,
piccoli e grandi recano il loro dono in chiesa Dapprima i piccoli: al culto essi si preparano in preghiera e col canto perché l'of
ferla sia veramente segno dell'amore; poi
una bimba fa un breve appello biblico e poi
tulli i bambini vanno al tavolo della Santa
Cena a portare l’offerta; seduta stante si conta il denaro e se la cifra richiesta non è raggiunta c'c un altro appello al quale rispondono ancora i bambini finché la cifra del1 anno precedente sia superata. Poi è il turno degli adulti che recano il dono con gioia
e riconoscenza a Dio. L’ammontare dell’offerla dev'essere quello indicato dalla commiss'one.
A Pomaretto il missionario ha parlato ai
catecumeni, alla Scuola Domenicale. Scuola
Latina. Riunione al Clot Inverso, R'unione
a Pomaretto nella domenica pomeriggio e
naturalmente al culto. Speriamo che nel cuore dei bambini e dei catecumeni nasca la
gioia della vocazione per la missione in qualunque campo. I molti parrocchiani assenti
hanno forse perso anche il senso dell’interesse per quelli che lavorano per il S'gnore
in paesi lontani? Il disturbo era poco, confrontalo con le migliaia di km. percorsi dal
missionario per venire da noi. Certo la m.ssione non è cosa da ridere, è una cosa seria,
non dimentichiamolo.
Recentemente abbiamo celebrato il servizio
fiuiebre di Tron Giacobbe deceduto a Flécela dopo un anno di infermità. Abbiamo pure celebralo il servizio piccolo Silvano
Baret. deceduto a pochi mesi di distanza dalla mamma. Viola Pastre. Alle famiglie la
no.slra profonda solidarietà cristiana.
Alihiamo celebrato i battesimi di Gianni
Rihet di Renio ed Ersilia Griglio, Orsello
Cristina di Romano e Nadina Beux. Che il
Signore dia alle creature battezzate di crescere nella vita di Cristo.
/ catecumeni del IV anno hanno celébralo ii culto insieme, previa preparazione assieme col Pastore.
!l Concistoro e l’assemblea di chiesa hanno deciso di d scutere il sermone dopo il
culto e di avere il lettore biblico a turno la
domenica mattina. I giovani hanno deciso
dì preparare col Pastore il culto domenicale
ogni tanto.
Ci auguriamo che il cl ma della confermazione sia semplice, senza spese, auguri inut li, bensì ci sia da parte dei genitori uno
spirito di preghiera, di decisione ferma dei
catecumeni per servire il Signore concretamente e non a parole. Che rofferta sia
espressione di gio a per l'opera de] Signore.
Avviso. — La domenica sera dj Pasqua
alle 20,30 i trombettieri delle comunità evangeliche tedesche suoneranno al tempio. Siano i benvenuti; da parte nostra ci sia una
buona e gioiosa accoglienza.
L'assemblea di chiesa ha deciso di chiudere per l’anno ecclesiastico prossimo il bilancio finanziario al 31 dicembre; i collettori daranno quattro buste aU'inizio e poi
ciascun membro le restituirà al culto, senza
più costringere i collettori a ritirarli. Il compito degli anziani e responsabili sarà orientato su di una linea più spirituale.
Abbiamo celebrato il matr monio di Comba Valdo e Gaydo Norina. Il Signore benedica gli sposi e d a loro la certezza della vita
nuova in Cristo.
PRAMOLLO
Venerdì 7 Marzo alcune madri deU’Unione Femmin'.le hanno partecipato con le madri e la comunità di San Germano Chisone
al culto serale per la giornata mondiale di
preghiera.
Sabato 8 Marzo a Gap (Francia) si sono
uniti in matrimonio Rihet Aldo, originario
dei Bocchiardi, e Juspa Marie Christine; le
benedizioni del Signore accompagnino questi giovani nella loro vita in comune.
Domenica 9 Marzo la Filodrammatica di
Vdlar Pellice ci ha offerto un bel' pomeriggio ricreativo rappresentando con bravura la
commedia: «In città è un'altra cosa! ». A
questi amici la nostra viva gratitudine.
Lunedi 10 Marzo nel tempio di San Germano Chisone si è svolto il funerale della
sorella Reynaud Isolina ved. Bounous. deceduta all’Ospedale di Pomaretto all'età di 70
anni. Ai figli ed a tutti j parenti esprimiamo ancora la nostra simpatia e la nostra fraterna solidarietà nel dolore e nella speranza
in Gesù Cristo.
Domenica 16 Marzo i nostri giovani hanno tra.scorso un simpatico pomeriggio coi
giovani dell’Unione di Massello, che ringraziamo sentitamente per la loro fraterna accoglienza.
Mercoledì 19 Marzo è stato in mezzo a
noi il missionario della Società delle Missioni di Parigi sig. Jean Adnet e Signora, il
quale nella riunione quartierale dei Pellenchi ci ha vivamente interessati parlandoci
delle sue esperienze e del lavoro missionario
a Tahiti ed illustrando la sua conversazione
con magnifiche diapositive a colori.
lontanano dalla Bibbia, al contrario delle
Chiese cosi dette settarie che progrediscono
contìnuamente nella loro testimonianza evangelica. La predicazione deve essere fatta con
semplicità di linguaggio, adatta al livello
deH’uditorio. L’oratore si chiede poi se fratello è solo l’oppresso e non anche l’oppressore. Siccome il peccato risale all’origine del
mondo, la predicazione deve sottolineare che
la giustizia di Dio viene cercata in questo
mondo, ma noi non la conosciamo. Tutti
siamo peccatori. La storia è qualcosa di provvisorio e di relativo di fronte a Dio. Chi è
il nostro fratello in Dio?
I numerosi e pacati interventi seguiti all’esposizione dei tre oratori hanno dimostrato
quanto l’argomento sia sentito da tutti c
quanto ci sarebbe ancora da aggiungervi.
E. A. U.
RINGRAZIAMENTO
Il Signore ha richiamato a Sé
Emilia Fornerone
ved. Bein
dì anni 82
I familiari ringraziano tutti coloro
che hanno voluto prendere parte al
loro dolore e particolarmente la Direzione e il personale dell’Ospedale Valdese, il Doti. De Bettini, i pastori Sonelli e Rostagno, le persone che l’hanno amorevolmente assistita durante la
lunga degenza, l’Amministrazione Comunale e la Scuola Media Statale.
Torre Pellice, 24 marzo 1969
Il 18 marzo si è spenta a Catania,
improvvisamente, all’età di 84 anni, la
nostra sorella
Rosaria Arena De Luca
Nell’impossibilità d’informare personalmente quanti la conobbero, i famigliari ne danno notizia in questa sede, ricordando le parole di Ap. 14/13:
« Beati i morti che da ora innanzi
muoiono nel Signore».
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
Giacobbe Enrico Tron
ringrazia tutte le persone che hanno
espresso la loro simpatia in quella diffìcile circostanza, in particolare i vicini di casa.
Inverso Rinasca (Fleccia) 13-3-1969
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Anna Maria Serafina
Andrion n. Morat
riconoscenti per la dimostrazione di
affetto e di stima tributata alla loro
cara Estinta, di cuore ringraziano
quanti furono, in qualsiasi modo, loro
di conforto nella luttuosa circostanza.
Un particolare ringraziamento rivolgono:
— al Molto Rev. Parroco di Pramollo,
Don Egidio Allaix, per l’assidua assistenza spirituale prestata;
— al Medico curante, Dott. Vittorio
Bertolino, per le premurose cure prestate ;
— all’Amministrazione Civica del Comune di Valle Mosso (Vercelli);
— agli Insegnanti Elementari del Comune di Valle Mosso e del Circolo di
Valle Mosso;
— al Direttore Didattico del Circolo
di Trivero (Vercelli), in rappresentanza dei Direttori Didattici e dell’Ispettrice Scolastica della Circoscrizione
di Biella;
— alla Prof. Maddalena Melagrana, in
rappresentanza della Scuola Media di
Valle Mosso ;
— alla Prof. Marileda Bonfanti, in rappresentanza della Scuola Media di
Mosso S. Maria (Vercelli),
per l’affettuosa partecipazione ai funerali.
Pramollo, 27 marzo 1969
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pag. 6
N. 13 — 28 marzo
Notiziario
ecumen ico
a cura di Roberto Peyrot
1 DOCUMENTI DI UPSALA
STUDIATI IN POLONIA
Ginevra - Varsavia (soep.) — In Polonia,
dei grnppi di studio e di lavoro proseguiranno quest’anno nell’esame dei documenti
dell’Assemblea di Uppsala.
Il servizio di stampa del Consiglio ecumenico polacco rende noto l’interesse suscitato nel paese dai risultati della IV Assemblea del Cec, durante questi ultimi mesi. Le
numerose conferenze e riunioni organizzate
dalle chiese in parecchie città polacche, alle
quali erano stati invitati dei partecipanti all’Assemblea — delegati e giornalisti — sono state precedute da trasmissioni radiofoniche sulle questioni sociali e politiche trattate ad Uppsala, come pure sui problemi circa le relazioni fra il Cec e la chiesa cattolica.
I documenti della IV Assemblea sono stati tradotti in lingua polacca dal Consiglio
ecumenico polacco ed inviati ai preti e pastori, come pure alle parrocchie delle chiese
membri.
LE CHIESE DEL MAGREB
AL SERVIZIO DELLO SVILUPPO
Algeri (soepi) — Le chiese sanno oggi più
che mai che bisogna « nutrire gli affamati »
e malgrado la loro debolezza numerica, quelle del Marocco, d’Algeria e Tunisia (i tre
paesi che formano il Magreb) consacrano gran
parte dei loro sforzi ad una partecipazione
allo sviluppo dei paesi in cui esse si trovano.
A questo scopo si sono recentemente riuniti una sessantina di rappresentanti delle
chiese, unioni di chiese ed organizzazioni di
aiuti reciproci protestanti del Magreb : il tema dibattuto era « La nostra responsabilità
nel campo economico ».
Fra gli oratori, M. Ruy da Silva, della Cimade (l’organizzazione ecumenica di aiuti in
Francia) ha fatto un esposto sul soggetto:
« terzo mondo e due terzi del mondo » insistendo sull’urgenza di un cambiamento rad cale delle strutture mentali nei paesi ricchi
per lottare efficacemente contro il sottosviluppo. Da parte sua, M. Mahroug, consigliere economico della repubblica algerina, di
fede cattolica, ha reso noto lo sforzo economico algerino durante questi ultimi anni.
■ Tre studi biblici, diretti dal pastore Ruedi Weber, direttore aggiunto dell’Istituto
ecumenico di Rossey, Ranno cercato di chiarire il senso che hanno la ricchezza e la povertà. La povertà è uno scandalo — è stato
detto — quando essa deriva da un abuso della ricchezza da parte dei ricchi. E’ per questo motivo che Dio chiama il suo « popolo »
affinchè instauri la Sua giustizia.
LE CHIESE DELLA GERMANIA ORIENTALE DI FRONTE AD UNA SCELTA
Berlino (soepi) — Durante un incontro
avvenuto ad Halle, ùl segretario di Stato agli
affari ecclesiastici deUa Repubblica Democratica Tedesca (RDT), H. Seigewasser, ha
ricordato la separazione delle chiese della
RDT dalla chiesa evangelica in Germania.
Le frontiere fra gli stati sono anche quelle delle relative organizzazioni religiose. Questo parere del vescovo Mitzenheim dovrebbe
essere adottato — secondo Seigewasser — dai
dirigenti delle chiese della RDT. Queste chiese devono rinunciare a destreggiarsi fra « gli
imperialisti di Bonn e i socialisti della
RDT». 0 gli uni o gli altri: non vi sono
mezzi termini.
Il vescovo Mitzenheim di Turingia era
presente al suddetto incontro. Egli ha sottolineato il ruolo che aveva avuto « per Vanità
politica e morale » del paese E lavoro realizzato in comune fra cristiani e marxisti.
STATISTICHE RELIGIOSE IN U.R.S.S.
Mosca (blp) - L’Unione sovietica conterebbe attualmente ca. 238 milioni di abitanti, di cui più di un terzo dichiarerebbero ufficialmente la loro appartenenza ad una confessione religiosa.
Vi sarebbero tre milioni di cattolici, tre
milioni e mezzo di ebrei, un mezzo milione
dì battisti, 50 milioni di ortodossi russi e
50 milioni di mussulmani.
ATTUALITÀ' DEL MOVIMENTO
DELLA RICONCILIAZIONE
Parigi (b'.p) - Il Congresso del ramo francese del Movimento Internazionale della Riconciliazione (MIR), svoltosi recentemente,
è stalo caratterizzalo dalle seguenti dominanti :
I) Ringiovanimento molto sens bile del
Movimento (probabilmente in rapporto con
ratinale contestazione della società e col
recente riaffermarsi dell obiezione di coscienza):
II) Apertura ecumenica molto accentuata
in un tempo in cui si pensa sempre di più
che l'unità della Chiesa non si farà indipendentemente da una certa unità deU’Uomo;
III) L'ultima relaz'ons del pastore Lasserre che lascierà il Segretariato regionale di
lingua francese nel prossimo settembre e
che ha sottolineato il carattere evangelico
del Movimento in un'epoca in cui la Chiesa
si interroga molto sulla sua testimonianza.
Tema generale del Congresso era la « Nonviolenza rivoluzionar e », Il pastore Monod
di Strasburgo, a proposito di M. L. King,
ha posto in guardia i partecipanti contro
una speculazione abusiva e tendenziosa sulla
sua vita e sulla sua morte. La resistenza cecoslovacca. le comunità di azione, la militarizzazione sono state ricordate e dibattute
in un clima che fa pensare che il MIR è
pienamente vigoroso ed ha una missione essenziale in seno all attuale società, soprattutto se ascolta la voce del mondo e quella
dell'Evangelo.
UN MESS/ÌGGIO DEL SINODO DFl FRATELLI CÈCHI ALLA NAZIONE CECOSLOVACCA
Contro le mezze verità
la forza della verità indifesa
Non manifestazione di orgoglio nazionale ferito, di odio o di rancore, ma
di fedeltà alla verità e di amore per la libertà di tutto il popolo — La riconciliazione in Cristo è più forte di ciò che è avvenuto nell'agosto '68, ma è
possibile soltanto nella verità
Dal 18 al 22 febbraio si è tenuto a Praga
il Sinodo della Chiesa dei Fratelli cèchi. Al
termine dei lavori esso ha inviato un « Messaggio alle Chiese cristiane della Cecoslovacchia » e un « Messaggio alla nazione », che
riproduciamo qui sotto riprendendolo da
«Nuovi Tempi ». Il Sinodo si era aperto con
un culto al quale erano rappresentate, oltre
alle Chiese unite nel Consiglio ecumenico
cecoslovacco, la Chiesa cattolico-romana e le
Comunità israelitiche. Alle sedute erano stati cooptati, con voce deliberativa, delegati
della gioventù e degli studenti in teologia.
Il Sinodo ha preso atto dei migliorati rapporti con lo Stato e si è augurato che possano essere eliminati altri residui del tempo
in cui questi rapporti erano difficili. A nuovo Senior (moderatore) della Chiesa è stato
eletto il pastore dr. Vàclav Kejr, che ha avuto subito dopo reiezione un incontro con il
presidente della Repubblica, Svoboda .
Unitamente al nostri concittadini
scendiamo, nelle nostre deliberazioni,
Ano alle radici profonde di una esistenza nazionale seriamente minacciata da
mezze verità dall’interno e dalla forza dall’esterno. Non vogUamo trascurare i fattori positivi nella vita della
nostra società, cioè la volontà di alcuni politici di non sottomettersi, l’integrità morale degli studenti, la posizione chiara dei sindacati e il coraggio
degli scrittori, dei giornalisti e dei lavoratori della radio e della televisione,
che ci fanno sentire in colpa. Siamo
incoraggiati dal profondo desiderio
di verità della nazione, come si è manifestato recentemente, e dall’unità
che si è realizzata agli inizi del 1968 e
specialmente in agosto. La resistenza
non violenta subito dopo il 21 agosto
ha dimostrato in modo sorprendente
la forza della verità indifesa. Abbiamo
imparato ad avere una maggiore comprensione per quei paesi che sono esposti a grandi sofferenze.
Gì sviluppi della situazione, nel periodo gennaio-agosto, contenevano
tutte le premesse per una felice soluzione della crisi nazionale che andava
maturando da parecchi anni. Le radici di tale crisi sono da ricercarsi nel
fatto che nel nostro paese si violavano
i principi umanitari in nome del socialismo. L’ingiustificabile intervento
militare dell’agosto ’68 non ha liquidato la possibilità di una soluzione di
questa crisi, grazie al coraggio e all’unità del nostro popolo. Nei mesi seguenti, i nostri concittadini hanno continuato ad insistere sul mantenimento e l’avanzamento degli scopi originari
del processo di rinnovamento.
L’impossibilità dì portare organicamente a compimento questo processo
secondo le nostre tradizioni; le pesancose non sono chiamate con i loro noti interferenze dall’esterno, che hanno
impedito pubbliche elezioni; il mantenimento di uomini politici di ieri,
orientati verso rapporti autoritari, che
mascherano con l’amicizia verso la
Unione Sovietica le loro incapacità;
l’incertezza per quanto riguarda il ritiro delle truppe straniere e la presenza delle loro guarnigioni specialmente
nelle città; tutto questo approfondisce
la crisi nel nostro paese. La manifestazione più grave dff questa crisi è che
« la verità cessa di essere tale » e le
mi. C’è il pericolo che noi stessi cominciamo ad ammettere che la pace non
può essere rafforzata se Aon aumentando il potenziale militare, che noi
raggiungeremo la libertà attraverso
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Echi della settimana
UNA POESIA D'EVTUSHENKO
Si parla d’un poema (o d’una ballata?)
che il poeta Eugenio Evtushenko ha pubblicato giorni fa sulla « Literaturnaya Gazata », denunciando l’azione dei cinesi nei
recenti incidenti di frontiera con l’URSS.
Di tale poema sono noti in Italia (se siamo
ben informati) soltanto pochi versi. Ma ecco
un brano più lungo del poema.
« Marx dovrebbe vedere com’è stata giuocata la farsa tragica degl’impudenti, falsi comunisti. Quale povertà! Quale bassezza!
Come può la malafede deformare un’idea,
anche se grande e degna di timore reverenziale! Com’è spregevole, com’è stupido bruciare El Greco e Goya ! Chi calpesta la cultura, calpesterà anche l’uomo.
Scrivi, o Storia: ”il rosso-guardismo si trasforma sempre in assassinio”.
Le macchie sanguinose sulle nevi, sono
rosse come i libri delle citazioni di Mao...
Se saremo costretti, indosseremo l’elmo:
non soltanto per la Russia e per la fede, ma
anche per le nostre quindici repubbliche, per
l’ultima delle nostre stazioncine, e persino
per i bambini cinesi appesi alle schiene delle contadine...
O Vladimiro di Kiev, guarda nel nebbioso crepuscolo le nuove orde tartare che portano bombe nei loro turcassi.
Ma se le orde avanzeranno, le campane
suoneranno a stormo e noi avremo sufficientemente eroi per i nuovi campi di Kulikovo ».
Il giovane poeta è ben nolo in Italia. Vogliamo qui ricordare che, « come altri scrittori, egli ha, negli ultimi tempi, manifestato la propria ostilità alla politica neo-staliniana del P.C. sovietico. Si dice anche che,
nell’agosto scorso^ egli abbia inviato un telegramma di protesta contro l intervento in.
Cecoslovacchia ».
E’ poi veramente difficile farsi un idea
precisa dello stato d'animo dei sovietici in
questa nuova contingenza politica. Noi che
scriviamo possiamo tuttavia riferire quanto
abbiamo personalmente udito affermare a
Mosca da fonte autorevole, nel luglio scorso:
«Il problema più grave e più difficile da risolversi, per rURSS, è la Cina! ».
(Da « Le Monde » del 21.,1.1969)
ULTIME DALLA GRECIA
■Jk Secondo un rapporto della Croce Rossa
Internazionale, « il numero dei detenuti politici. nelle prigiani greche, alla data del
23.12.1968, era di 1819, di cui 137 donne
(...) L'isola di Yaros è stata completamente
evacuata. Ma la maggior parte dei detenuti
che erano a Yaros. sono stati trasferiti sull’isola di Leros - Lakhi. db ha causato un
congestionamento del campo di Leros - Lakki, che impone attualmente un problema
gravissimo. I detenuti, in quel campo, vivono in condizioni che sembrano, al comitato
internazionale della Croce Rossa, ”di natura
tale da compromettere in breve tempo la loro
salute ed il loro equilibrio psicologico ».
E’ noto che la sottocoramissione dei diritti
dell’uomo del Consiglio Europeo, recatasi in
Grecia per un’inchiesta sulle condizioni dei
detenuti politici, è stata gravemente ostacolata nei suoi compiti. « Il ministro degli esteri greco. Panayotis Pipinellis, ha accusato,
lunedì 24 c.. i colleglli danese e svedese, di
a cura di Tullio Viola
aver "dedotto conclusioni affrettate” dal rapporto della sottocommissione, rimproverando
al governo greco d’aver impedito sia l’interrogatorio di certi testimoni, sia la visita di
certe prigioni. ’’Essi hanno dimenticato (ha
detto il Pipinellis) tutte le facilitazioni concesse per l’interrogatorio di 51 testimoni,
senza considerare che il governo non aveva
alcun obbligo di permettere un’inchiesta in
Grecia”. Il Pipinellis ha anche affermato
che i membri della sottocommissione avevano lasciata la Grecia ’’perché non avevano
altro da fare, e non perché il comportamento delle autorità ne li avessero costretti”!
A Strasburgo (—) i membri della sottocommissione spiegano perché essi non hanno potuto ascoltare Mikìs Theodorakis. La
sottocommissione, giunta ad, Atene l’8 marzo, avrebbe dovuto raccogliere delle testimonianze fino al 19 marzo. Ma il governo greco ha concesso l’interrogatorio del Theodorak’s soltanto per... il giorno 20! (...) Per
altri detenuti, in particolare per Alexander
Panagulis, il governo greco ha semplicemente rifiutato il permesso per l’interrogatorio.
Il Panagulis, condannato a morte in seguito all’attentato al primo ministro Papadopulos ( ma la condanna non è stata eseguita). è riuscito a lanciare un APPELLO AL
MONDO LIBERO: ’’Invito tutti gli uomini
liberi a far pressione sul governo militare di
Atene, affinché si tolgano le manette alle
mie mani già deformate, e mi si permetta di
vedere il sole. In caso contrario, si eseguisca
la condanna!” Secondo Torganizzazione clandestina delTUnione Democratica, la cella sotterranea del Panagulis è permanentemente
allagala da acque salate ed è priva di finestra. Il Panagulis vive in quella cella da
quattro mesi, con le manette e senza mai
uscirne.
Infine, in una dichiarazione alla stampa,
il sig. BriUakis, rappresentante del Fronte
Patriottico, accusa il governo greco di non
aver permesso alla soltocommissione suddetta. di raccogliere testimonianze autentiche
sulle torture. Secondo U Fronte Patriottico,
25 detenuti poìilici sono riusciti a far pervenire all estero la propria testimonìaiiza firmata (e che sarà depositata a Strasburgo)
sulle torture da loro .stessi subite nei locali
dell’esercito e della polizia, al Pireo, ad Atene. a Salonicco e ad Agrinion. Secondo tale
testimonianza, ’’sono pratiche correnti: flagellazioni, tentativi di strangolamento, torture sessuali, stupri, supplizi cosiddetti cinesi. sospensioni per ¿ piedi, bruciature mediante sigarette e mediante sbarre di ferro
arroventate, strappamento d unghie, schiacciamento degli organi genitali, simulazioni
d esecuzioni capitali” ».
Questo è il regime dei « colonnelli »! Non
è fuor di luogo ricordare ai nostri lettori
quanto altra volta abbiamo già comunicato:
cioè che con un simile regime il capitalismo
internazionale è felice di concludere lauti
affari. Non solo è felice Onassis che è greco, ma lo è anche per es. la Banca Commerciale Italiana. Si sa che nuovi affari, non
meno lauti, verranno presto conclusi. Allora
è il caso che concludiamo anche noi ricordando per es. Giacomo 5: 1-6.
(Da « Le Monde » del 26.3.1969)
la censura e che lo internazionalismo
significa sottomettersi agli interessi
delle grandi potenze. E’ sconcertante
che ciò che viene-considerato ingiusto
e sbagliato da alcuni sia considerato
aiuto fraterno da altri.
Tutto ciò danneggia gli sforzi verso
una più profonda verità, rende le coscienze insensibili e peggiora i caratteri. Ci si può quindi facilmente lasciare
andare a stati d’animo qualunquisti
quale, ad esempio, il pensiero che la
sopravvivenza fisica richiede l’accettazione di questa situazione come dato
di fatto. Una simile rassegnazione priva l’individuo del coraggio di vivere ed
aggrava il fatto che la nostra nazione
è agonizzante, e questo ci preoccupa
immensamente. Oggi vengono uccisi,
come se nulla fosse, migliaia di bambini non ancora nati, col togliere loro
ogni speranza di una vera vita.
In questa crisi, che prova noi cristiani soprattutto, la misericordia e la speranza liberatrice di Cristo si avvicinano, rendendo possibile ciò che sembra
impossibile. Non dobbiamo cessare di
vedere le cose come realmente sono né
cessare di distinguere verità da bugie,
non possiamo e non vogliamo essere
strumentalizzati per un credo che non
è nostro, non vogliamo essere eletti
rappresentanti di ciò in cui non abbiamo alcuna fiducia e rifiutiamo qualsiasi repressione di critica obiettiva in base a schemi ideologici.
Là nostra posizione riguardo al 21
agosto è inequivocabile. Ma ciò sarebbe falsamente interpretato se qualcuno lo vedesse come orgoglio nazionale
ferito 0 manifestazione di odio. Essa
scaturisce da una fedeltà alla verità e
dall’amore per la libertà di tutto il popolo.
La riconciliazione in Cristo è più
forte di ciò che è successo in agosto.
La chiesa non può che portare la riconciliazione di Cristo verso tutti i poli, comprese le popolazioni dei cinque
paesi invasori. Tuttavia la riconciliazione è possibile solo nella verità e nella
sua discussione.
Il Sinodo
Ad Angmgna, il 25 aprile
Convegno
di primavera
dell’A.I.CE.
L’annuale Convegno primaverile dell’Associazione Insegnanti Cristiani Evangelici si
terrà ad Angrogna S. Lorenzo (Locali della
Chiesa Valdese g. c.) venerdì 25 aprile p. v.
Il tema deH’incontro è quello della linguistica applicata all’insegnamento dell’italiano
e del francese. Dopo una breve trattazione
generale del tema, i partecipanti svolgeranno un lavoro di gruppo secondo le esigenze
del momento.
L’inizio è fissato per le ore 9,15; il pranzo si svolgerà presso la Foresteria Valdese
di Torre Pellice, dove gli insegnanti potranno poi partecipare ad un dibattito sulla funzione della predicazione nel mondo contemporaneo.
Durante l’incontro, verranno date precise
informazioni circa il prossimo Campo latino di Strasburgo (15-22 luglio p. v.), che
ha come tema la contestazione giovanile studentesca e che prevede come oratori il prof.
Voeltzel, il prof. Raynal, il prof, Molnar.
A tutti gli interessati, il C.N. rivolge il
più caldo invito a partecipare alla riunione.
Il C.N. delVA.I.C.E.
Ai lettori
Per esigenze di migliore organizzazione del lavoro, preghiamo tutti 1 collaboratori di fare avere il materiale
entro il martedì di ogni settimana o
presso la Tipografia Subalpina o presso la redazione (G. Conte, Via Morosini 20, 10129 Torino). Il giorno dell’impaginazione potranno essere accolti ancora soltanto brevi comunicazioni. Si tratta di un po’ di disciplina che
va a diretto vantaggio della rapidità
di stampa e di spedizione del settimanale. Grazie.
TORRE PELLICE
COLONIE ESTIVE C.R.I.
Si avvertono gli interessati che sono aperte le iscrizioni alle colonie marine e montane
presso la sig.ra Toja Piazza della Repubblica.
Tali iscrizioni si chiuderanno improrogabilmente il 15 aprile.
Settegiorni
Venerdì 21 Marzo
Con un record di velocità il Senato vota
i 53 articoli del progetto di legge per il referendum. L’intenzione del cattolicesimo tradizionale di giocare sul referendum la battaglia per il divorz’o ha influito su questa
sollec tudine? Alla Camera sì discute la legge sulle pensioni : 200 emendamenti!
Si riaccende più violento il conflitto vietnamita: è Toffensiva di primavera.
Alla frontiera russo-cinese concentrazione
di truppe e afflusso di immigrati-coloni; la
URSS minaccia l’uso di missili nucleari.
Il governo di Bonn, benché la ’grande
coalizione’ rappresenti ì 9/10 dei deputati,
è gravemente battuto dal voto parlamentare
sulla riforma finanziaria (che concerne fra
l'altro una ripartizione dei carichi fiscali eoa
compensazione fra Laender ricchi e Laender
poveri); a pochi mesi dalle elezioni, i deputati hanno pensato più ai loro voti personali che alTutile comune della nazione.
Sabato 22
Fra Mosca e Pekino cont’nua la lotta politica e la guerra dei nervi. Mao minaccia,
ritorsioni nucleari?
Washington conferma contatti segreti con
Hanoi.
In Francia si profila fra i gollisti un gruppo frondista.
Continuano gU scandali del boom farmaceutico nostrano : il a menocil », per curedimagranti, è liberamente in commercio in
Italia benché, riconosciuto pericoloso, sia già
stato vietato in tre paesi.
Domenica 23
I] ministro Sullo lascia improvvisamente
il dicastero dell’Istruzione — proprio alla
vigilia della discussione sulla riforma universitaria — per contrasti interni della DC:.
Al comitato centrale del PSI si constata un
profondo disagio interno. Raggiunto un ai
cordo che assicura ai portuali italiani il Sciarlo garantito e un aumento; gli armator ,
pessimisti, temono il dirottamento di traff
co. Per la prima volta riuniti, a Firenze, i
sindaci di tutti i comuni alluvionati: 40^^',
del territorio nazionale!
La stampa della Germania federale sostiine Pekino contro l’URSS.
Con il pretesto di una vittoria sportiv i
contro i sovietici, manifestazioni anti-rus- "
in molte città cecoslovacche.
Lunedì 24
A Mosca « Stella Rossa » paragona Mao
Hitler: «è rosso, perché è rosso del sangu ‘
de] popolo». Un reporter giapponese afferma: furono i russi a sparare per primi.
Riuniti a Parma, incaricati, assistenti ?
ricercatori rifiutano il progetto di riformi
universitaria. In altri atenei, sciopero per [
docente unico.
Nel Vietnam, scatenata la controffensh t
americana.
Pare nascere a Roma il racket dei distri
butori dì benzina : nuovo aspetto mafioso?"
Martedì 25
La Commissione per la revisione del C>l icordato dovrebbe terminare il suo lavoro catro luglio. Il ministro Ferrari Aggradi assui. e
il dicastero dellTstruzione. Sciopero a oltra >
za dei benzinari, violenze e attentati coni a
i « crumiri ».
Nei congressi de Laender dell’Assia e del-o
Schleswih-Holstein i socialisti tedeschi chiedono il riconoscimento del governo di Panko\ .
Sulle rive del Canale di Suez sei ore dr
fuoco d'artiglierie.
Il governo spagnolo ha chiesto al Vatican >■
Fautorizzazìone di processare per delitto contro lo Stato l’abate di Montserrat : in un’intervista alla radio bavarese aveva dichiarato cl;^
l’unica libertà rimasta agli spagnoli è quella
di scegliersi il coniuge.
Il governo greco decide sanzioni contro
l’Italia, a meno che il nostro governo no>i
faccia pubbliche scuse per le manifestazioni
dì ostilità al regime dei colonnelli, specie da
parte del ministro degli Esteri, Nenni.
Mercoledì 26
Sullo accusa la D.C. di averlo deliberatamente ostacolato. Udienze a porte aperte della Commissione antimafia a Palermo : le autorità siciliane dicono stupite : abusi? la mafia non esiste! Il Senato approva anch’esso
l’inchiesta sul SIFAR. Sciopero totale a Trieste dimenticata.
Tempo di contatti segreti? forse per non
farsi superare dagli USA, il governo di Saigon si dichiara disposto a colloqui con i ca}u
vietcong. Contatti segreti sarebbero in corso
fra Israele e la Giordania.
11 presidente del Pakistan, Ayb Khan, dopo
mesi di disordini, si dimette e cede il potere
all'esercito; proclama la legge marziale.
Giovedì 27
Attacco israeliano in Giordania con razzi e
napalm: contro una base terrorista?
Non solo i partiti comunisti, i cui rappresentanti sono riuniti a Mosca, sono divisi: ■•mche i leaders sovietici lo sono, circa la polilita
da tenere nei confronti della Cina : Brezhnev
vorrebbe la rottura, Kossighln sarebbe contrario.
Continuano le polemiche relative alla crisi
e alla mancanza di autonomia della RAI-TV,
emerse con le dimissioni di Granzolto. Settimana corta pure per i ferrovieri.
PERSONAUA
È mancata, a Torino, la Signora Rosie Sanders Ayassot, madre del past. E. Ayassot. A
lui, come a tutti i familiari l’espressione della
nostra affettuosa simpatia in quest’ora di separazione e di prova della fede e della speranza
in Cristo.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a - Torre Pellice (To)