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f
Anno 122 - n. 11
14 marzo 1986
L. 600
Sped. abbonamento postale
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In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale ■ 10066 Torre Pellice.
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
ECUMENE, 28 FEBBRAIO - 2 MARZO
Chiese, società e Stato
Prosegue a Palermo il processo alla mafia: scorrono alla sbarra gli imputati ed i testimoni, ci
sono tentativi di bloccarne ’ lo
svolgimento sperando nella decorrenza dei termini della carcerazione preventiva.
Vista da fuori la mafia può
sembrare una serie di atti di violenza, di omicidi, di vendette, di
morti di lupara bianca. Questo
è quanto ci propongono i media
sia pubblici che privati.
Ma non si può risolvere così
facilmente la mafia. Mafia vuol
dire malcostume, vuol dire soprusi, vuol dire clientelismo,
vuol dire sfruttamento, vuol dire controllo. Non è solo una peculiarità siciliana, ma una cultura che si può riscontrare su
tutto il territorio italiano.
Soprusi e sfruttamento sono
quelli che per esempio il 70%
dei ragazzini riesini, tra gli 8
ed i 14 anni, devono subire lavorando nel piccolo e medio
commercio e nell’artigianato locale. Lavori che fanno non già
perché siano più calvinisti di altri ma perché, da quanto risulta
da un’indagine svolta nel 1984, il
24% di questi devono procacciare
alla famiglia i mezzi minimi di
sussistenza; visto e considerato
che il mercato del lavoro non dà
assolutamente possibilità aile
centinaia di disoccupati iscritti
alle liste di collocamento di accedere a dei lavori che rientrino nella, seppur discutibile, legislazione italiana.
Mafia è quella concezione orrenda di politica e di servizio
pubblico che hanno la maggior
parte dei partiti politici, dove la
politica non è uno strumento
per poter dare deile risposte concrete e reali a tutta la società in
cui la politica opera, ma invece
l’ambito in cui uno lavora per
raffermazione personale e soprattutto ha la possibilità di acquisire un’immagine che gli può
dare il potere indispensabile per
manovrare le file del clientelismo. Ed è proprio a questo punto che interviene quel settore
« pubblico » dove esiste solo la
coneezione del favore fatto al
prossimo per, anche qui, avere
un tornaconto personale e non
invece un servizio dato alla popolazione in quanto rappresentante di quelio stato sociale e
di diritto tanto sbandierato.
E’ perciò riduttivo pensare
alla mafia come sinonimo di violenza e pensare che questo processo di Palermo, senza togliere
niente alla sua importanza, possa essere il toccasana e risolutore del problema. Anzi, proprio
a partire da esso bisognerà non
lasciarsi trasportare da facili
trionfalismi ma invece, come
credenti e protestanti non solo
del sud e nel sud, riaffermare
quei valori di eguaglianza, giustizia e libertà che sempre ci hanno contraddistinto. Un impegno
che non deve coinvolgere solo 1
singoli ma anche la chiesa coi
suoi svariati organismi strutturali che troppo spesso preferiscono l’arroccamento attorno al
polo storico delle valli valdesi
dimenticando o tralasciando
quelle zone che tra l’altro, ad
una eventuale verifica, sono le
più dinamiche e partecipate della
nostra chiesa. Mauro Long
Oltre un centinaio di rappresentanti di tutto l’evangetismo italiano*ed esponenti qualificati del
mondo religioso, culturale e politico al Convegno organizzato dalla FCEI su invito del Sinodo
Come si configura il rapporto
tra lo stato moderno e le confessioni religiose? AH'intemo di
una società democratica come
possono essere regolati i rapporti giuridici e finanziari tra
lo stato e le chiese? Devono le
chiese evangeliche accettare la
opportunità prevista da un ordine del giorno della Camera
dei Deputati che prevede l’estensione del sistema di finanziamento statale previsto per la
chiesa cattolica (detassazione
delle offerte dei cittadini fino a
2 milioni, attribuzione alle chiese di parte dell'8 per mille del
gettito IRPEF) anche alle altre
confessioni religiose? Se sì, a chi
destinare queste somme? Questi
sono stati gli interrogativi cui
ha cercato di rispondere il II
convegno che la Federazione delle chiese evangeliche in Italia
(Fcei) ha organizzato ad Ecumene (Velletri) dal 28 febbraio
al 2 marzo scorso sul tema
« La posizione delle Chiese evangeliche di fronte allo stato ». La
Fcei, aderendo alla richiesta del
Sinodo valdese dell’agosto scor
so, ha invitato a questo convegno oltre un centinaio di rappresentanti di tutto l’evangelismo ed esponenti qualificati del
mondo religioso, culturale e politico italiano e straniero.
Se il convegno Fcei del 1969
ad Agape sullo stesso tema era
servito per impostare la linea
teologica e politica della battaglia per la Intesa con lo stato
ai sensi dell’art. 8 della nostra
Costituzione, questo è servito
per cominciare ad affrontare la
situazione del post-intesa, la situazione delle chiese di minoranza in Italia dopo il nuovo
Concordato con la Santa Sede.
Punto di partenza, un po’ inconsueto rispetto al tradizionale approccio storicistico delle
chiese evangeliche, è stata la
dottrina dello stato. « Lo stato
è in crisi — ha osservato Biagio
De Giovanni^ docente di storia
delle dottrine politiche all’Università di Napoli, marxista e
membro del Comitato centrale
del PCI — ed occorre ripensare
uno stato, un rapporto tra società civile e istituzioni. Un ri
Un momento della tavola rotonda sul ruolo delle chiese nella società. Da sinistra: Sergio Aquilante, Danielle Jouvenal, Paolo Ricca.
pensamento del rapporto tra
etica e politica permette di ripensare il ruolo dell'individuo,
che non è solo privatezza, ma
socialità attraverso il suo lavoro, la pratica democratica e la
partecipazione ». L’iperpoliticizzazione da una parte e il sorgere di un nuovo corporativismo
sono le caratteristiche della crisi dello stato, ma, oggi, nel momento in cui è minacciata dalla
TEMPO DI PASQUA - 1
detto
jarò io di
il Cristo?»»
Gesù
Alla vigilia della sua passione
Gesù sapeva che sarebbe stato
dato nelle mani degli uomini.
Molti secoli prima Davide, in un
momento drammatico della sua
vita, aveva gridato a Dio: « ...che
io non cada nelle mani degli uomini» (2 Sam. 24/14). Avere
qualcuno nelle mani vuol dire
disporre anche della sua vita.
Ma Gesù sapeva che sarebbe passato da molte mani: da
quelle dei Giudei a quelle dei
Gentili, da quelle di Erode a
quelle di Pilato. Sapeva anche
che tutte quelle mani avrebbero
lasciato nel suo cuore e nella
sua carne i segni dello scherno
e del disprezzo, delle percosse e
della flagellazione, della corona
di spine e della croce.
Fra quanti l'ebbero nelle mani
Pilato fu colui che ebbe più a
soffrire di dovere decidere la
condanna e la morte di un innocente. Perciò preso dallo sgomento, dalla paura disse: « Che farò
dunque di Gesù detto il Cristo »?
(Matteo 27/22).
Si sa che Gesù Cristo è stato
sempre un personaggio scomodo,
inquietante. Lo è anche per i nostri contemporanei che avvezzi,
in una società consumistica, all’“usa e getta", spesso si pongono la stessa domanda di Pilato.
Tuttavia non ci si può facilmente sbarazzare di Gesù detto il
Cristo.
Ed è anche per noi una tremenda responsabilità che Gesù
Cristo ci sia stato dato e che
possiamo disporre di tutti i tesori del suo amore, della sua grazia, della sua potenza di redenzione.
Invero Gesù ci è stato dato come il più grande dono dell’amore di Dio, ma noi l'abbiamo rifiutato. Ci è stato dato perché
rimanesse sempre con noi, ma
noi abbiamo preferito rimanere
nella nostra solitudine. Ci è stato dato come la vivente Parola
di Dio, ma noi ne abbiamo fatto
una lettera morta e una istituzione.
La Cristianità non ha saputo
fare buon uso della immensa potenza di vita che scaturisce dalla persona e dall’opera di Gesù
Cristo per un mondo migliore,
una società più giusta, una comunità cristiana che incarni nel
mondo l'amore di Cristo.
Per noi protestanti è cosa facile dire quanto il Cristo sia lontano dal culto, dalla fede, dalla
vita nella religiosità del nostro popolo; quanti diaframmi
dogmatici e teologici, in tanti secoli di Cristianesimo, siano stati frapposti e abbiano reso la figura di Gesù Cristo debole, sfumata, sbiadita.
Il Cristo è diventato più pretesto e strumento di potere, di
prestigio, di grandezza umana, di
grandi parate di popolo sulle
piazze del mondo, che di rinnovamento delle coscienze e della
collettività umana.
Quando poi pensiamo ai grandi, ricorrenti temi che travagliano l’umanità e ne minacciano
resistenza, siamo ancora tentati
di rivolgere agli altri, piuttosto
che a noi stessi e alla chiesa cui
noi apparteniamo, la grave ed inquietante domanda: « Che ne avete dunque fatto del Cristo? ».
Non siamo certo autorizzati a
porre questa domanda; dobbiamo piuttosto dire che, ad un certo momento, Gesù Cristo stesso
può ribaltare ed invertire le parti ed essere lui stesso in persona
a chiederci che cosa abbiamo
fatto di lui. Forse il pericolo che
concerne oggi noi e la nostra
chiesa più da vicino, è che abbiamo fatto di Gesù Cristo solo
un ricordo del passato, un oggetto di cultura e di prestigio nel
nostro Paese, dimenticando che
le nostre comunità sono in sofferenza.
Alcuni decenni fa un nostro illustre pensatore ebbe a dire che
le chiese storiche non hanno futuro. Non ci resta che pregare
perché questa inauietante previsione non abbia mai ad avverarsi.
Pietro Valdo Panascia
guerra nucleare 1'esistenza degli uomini, la nostra responsabilità storica è proprio quella di
ritrovare una concezione dello
stato che permetta la convivenza pacifica tra gli uomini e l’espressione della loro socialità.
Per il Sen. Roberto Ruffilli,
docente di storia moderna alla
Università di Bologna e responsabile dell’Ufficio per i problemi istituzionali della DC, « lo
stato moderno è costruito su
una base pattizia e si può definire la forma (democratica, autoritaria) dal modo con cui vengono regolati i rapporti con le
confessioni religiose. Nello stato moderno vengono riconosciuti i corpi intermedi, che sono
poi fonte di legittimazione dello
stato che si configura come organizzazione del potere ». Appunto le chiese nell’odierna crisi dello stato dovrebbero contribuire a chiarire la nozione di
patto che è alla base della costruzione di uno stato pluralista e democratico.
Per Pietro Barcellona, docente di diritto privato all’Università di Firenze e membro del
Centro per la riforma dello stato del PCI, « lo stato moderno
nasce per proteggere la vita contro la guerra imperante, e per
far ciò nega il diritto individuale. Oggi le leggi dello stato consentono di misurare le differenze quantitative, ma non quelle
qualitative, perciò è necessaria
una riforma dello stato che tenga conto della necessità di ricomporre la totalità dell'individuo (privato/sociale) e consenta
nuove regole del gioco diverse
dal mercato ».
Dai separatismo
al Concordato
In questa crisi dello stato moderno la politica dei rapporti
stato/chiese ha subito, specie in
Italia, modificazioni notevoli.
Dall’unità d’Italia ad oggi — ha
osservato il prof. Pietro Bellini,
docente di storia del diritto canonico alla Università di Roma
— « si è passati da una posizione separatista ad una posizione
concordataria che vede la collaborazione tra le parti ». Non
tutte le chiese sono però poste
Giorgio Gsrdiol
(continua a pag. 12)
2
2 fede e cultura
14 marzo 1986
Oltre a quelle concernenti la
scuola, vi sono altre questioni
aperte dalla politica ecclesiastica
dell'attuale governo, in ordine alle quali si ravvisa che le Chiese
evangeliche siano chiamate a
prendere decisioni responsabili e
a svolgere le azioni idonee a risolverle, possibilmente prima che
politici e burocrati abbiano ad
impostarle in modo non rispondente.
Un chiaro rinvio all’ordinamento statale appare evidente anche
nelFultimo comma dell’art. 12
deU’mtesa, dove è precisato che
« gli enti sono soggetti al regime tributario previsto dalle leggi dello Stato».
Da quanto detto nel precedente
articolo (Eco-Luce n. 10) si evince ohe non si sarebbe potuto disporre diversamente. Secondo i
princìpi deirordinamento valdese,
infatti, non compete alla Chiesa
decidere circa le imposte da nagme allo Stato, neppure tramite
un accordo bilaterale. Dalla norma risulta quindi che se da un
lato le Chiese e le loro opere
debbono pagare le imposte fissate dalle leggi tributarie, d’altro
lato è conseguente ohe il rinvio
anzidetto concerna anche le riduzioni od esenzioni e tra le altre, quelle stabilite per i luo^i
di culto. Se le norme statali prevedono esenzioni, giustificate nel
quadro di ciascuna imposta, queste non costituiscono in sé né
privilegio, né discriminazione.
Tasco e dintorni
La discriminazione che ora si
verifica circa l’esenzione dalla
Tasco per i luoghi di culto, non
nasce dall’esenzione, ma — come
bene nota Gardiol — dalla circostanza che si vogliono esentare
solo i luoghi di culto di alcune
confessioni e non anche Quelli
delle altre; e si potrebbe pensare
che ciò è voluto al fine di assoggettare tutte le confessioni ad
un regime controllato mediante
intese. La predetta esenzione è
fondata sul criterio stesso che
origina l’imposta, mentre la discriminazione non ha alcun’altra giustificazione se non la volontà politica dei governanti ed
LA SITUAZIONE DEL DOPO INTESA - 4
Un nuovo coacervo
di distinti diseguali?
La questione fiscale non può essere oggetto di trattativa fra
Stato e chiese - Gli ostacoli del giurisdizionalismo « socialista »
il mancato rispetto delle norme
costituzionali.
Per quel che concerne invece
i contributi per la costruzione di
locali di culto e la loro manutenzione e le altre erogazioni di
pubblico denaro a favore di questa o di quelle confessioni religiose, l’azione di chiarificazione
da svolgere è ovviamente più evidente. Si tratta di un semplice
atto di coerenza con quelli ohe
sono i princìpi su cui si fonda
l’ecclesiologia di ciascima confessione religiosa. Ognuno si guardi in faccia allo specchio dell’Evangelo e rifletta su quanto
esso dice circa la posizione della
Chiesa del Signore nella società
civile. Ciascuno potrà quindi decidere in coerenza. Anche in questo campo vige il criterio del
“non avvalersi” di quanto si ritenga non sia di pertinenza. Nessuno è obbligato.
Tale princìpio vale evidentemente anche per lo 0,8% e per
la detrazione delle contribuzioni
ecclesiastiche dagli imponibili
Irpef di ciascun contribuente. Su
questo punto sono chiamate a
decidere a parità di condizioni
tutte le confessioni religiose, sia
che abbiano già, o non ancora,
stipulata un’intesa. Infatti sembra criterio assodato in sede di
governo che tali privilegi non
verranno elargiti a tutte le confessioni con una legge apposita
che estenda loro quanto è stabilito dalla legge 222 del 1985 per
quella cattolica. Al contrario essi potranno essere concessi solo
a chi li richieda e li ottenga a
mezzo di apposita intesa. Ciò è
nello spirito dell’attuale giurisdizionalismo. Non è infatti un regime di eguaglianza che sta alla
base di un tale criterio, ma la
volontà di esercitare sulle confessioni religiose la giurisdizione
Statale, cioè un esercizio di potere.
La situazione che si viene delineando non dovrebbe sfuggire
all’attenzione delle Chiese che
trattano o vorrebbero trattare
un’intesa nell’attuale momento.
L’unica intesa conclusa permane
un modello di cui anche le altre
Chiese, se lo credono, potrebbero giovarsi; ma è da tener presente ohe imo dei maggiori esperti in materia dell’attuale governo, ha pur precisato ai rappresentanti di varie confessioni che
l’intesa valdese, per così dire, è
un “unicum” irripetibile. E ciò è
facilmente comprensibile se si
tiene conto di quanto sopra esposto.
Meglio attendere
Un altro punto essenziale per
le Chiese che trattano un’intesa
nella presente situazione, è quello di non lasciarsi tentare a concludere comunque l’intesa. Si
ravvisa al contrario che sia preferibile attendere un momento
migliore piuttosto che subire
una conclusione non esprimente
“in toto” i propri princìpi fondamentali.
Per quanto concerne infine le
confessioni che rimangono prive
di intesa, sono in sintesi le altre
Chiese evangeliche ohe debbono
intervenire prima di tutto. Esse
sono impegnate ad agire per pervenire a quel risultato finale che
esse hanno perseguito sin dal
gennaio 1948, e cioè il veder finalmente attuato in pieno ed applicato a dovere il complesso dei
diritti di libertà e di eguaglianza
in màteria religiosa ed ecclesiastica che la Costituzione italiana
prevede per tutti. Ma è nroprio
ánche dell’attuale giurisdizionalismo il distinguere tra le questioni attinenti alla religione sul Diano della libertà, che sono state
in buona parte risolte negli ultimi decenni, e le questioni che riguardano invece la materia ecclesiastica la cui situazione si è andata via via deteriorando in questi ultimi anni.
L’attuale non è un giurisdizionalismo confessionale come quelli del XVIII e XIX secolo; la fede, come tale, non interessa eccessivamente gli attuali politici,
che si dichiarano "laici”, essi
possono quindi mascherare le
loro intenzioni con un pluralismo
confessionale concedendo ampi
spazi alla libertà di coscienza e
di fede. Quello che conta per essi
è che la giurisdizione ed il potere dello Stato siano affermati e
tenuti nelle loro mani.
Quello che è in gioco in conseguenza per le Chiese evangeliche
sono rindipendenza e l’autonomia delle strutture che servono
di supporto alla loro missione e
la loro stessa identità che rischia
l’appiattimento in un nuovo coacervo di distinti, ma diseguali.
In definitiva anche la Chiesa
romana con tutta la sua indiscussa capacità contrattuale e
l’esperienza concordataria secolare, non è riuscita ad aggirare
gli ostacoli del giurisdizionalismo
“socialista”, nelle sue ultime
trattative bilaterali. Basterebbe
analizzare la legge 222/1985 sugli
enti, i beni ed il finanziamento
per rendersene conto. Le strutture ecclesiastiche sono viste oggi
come eventuali — ed alle volte
reali — piccoli o grandi centri
di potere, per cui nell’attuale politica si vorrebbe inserirle nella
giurisdizione politicamente e burocraticamente esercitata. Questa è la nota distintiva del giurisdizionalismo di ogni tipo.
Il tentativo
di migliorare
la situazione dell’oggi
Le Chiese che hanno già stipulato l’intesa e che rischiano di
essere la causa di discriminazioni, sono più direttamente impegnate nel promuovere quanto necessario per indurre governo e
Parlamento ad assolvere il compito ad essi imposto dal rispetto
del comma 2 dell’art. 3 e dal comma 1 dell’art. 8 della Costituzione. Ed è scandaloso che a 38 anni dall’entrata in vigore della Costituzione il governo non si sia
ancora fatto carico di assolverkj.
E’ vero che lo Stato ed i governi sono quello che sono. Noi
riformati lo sappiamo per convinzione e secolare esperimentazione. Tuttavia non possiamo abbandonare rimpegno di adoperarci nel tentativo di migliorare
la situazione dell’oggi. E’ questo
un nostro compito nella società
civile in cui viviamo; ed un attestato di solidarietà verso le altre Chiese imipegnate con noi
nell’annuncio deH’Evangelo, unica giustificazione per una nostra
presenza nella società umana.
Giorgio Peyrot
(fine)
IMPRIMATUR
INSOLENTE
E SCORRETTO
Tutti sanno, anche quelli che non
conoscono il latino, che « Imprimatur »
non è una paroletta insignificante, Inoffesiva, ma che, nella sua lapidaria concisione, essa è un concentrato di autoritarismo. E.CCO perché, quando si seppe
che la Bibbia ecumenica portava questo marchio, si cominciò a protestare
da più parti contro quello che apparve subito un tradimento degli ideali
ecumenici, comunque una battuta d’arresto nel dialogo interconfessionale già
cosi ben avviato, lo provai stupore,
indignazione, delusione.
Sono convinta che solo in un clima
di libertà di coscienza l'ecumenismo
può prosperare e progredire e che
non si può « fare ecumenismo » con chi
ha ancora bisogno di •> nulla osta » per
leggere la Bibbia.
Ritengo insolente e scorretta la pretesa cattolica. In quanto alla concessione protestante, non dubito che sia
stata fatta non per debolezza, ma solo
a fin di bene, cioè con la convinzione
che il numero dei lettori della Bibbia
sarebbe così aumentato.
Purtroppo I’« Imprimatur » scoraggerà all'acquisto della nuova Bibbia anche i cattolici che non credono al magistero della Chiesa. Questo è un vero
peccato, perché essi sono numerosi
In Italia e disposti al dialogo ecumenico. E che dire di quei laici che ricercano la verità e che solo perché
non aderiscono a nessun credo religioso vengono chiamati ingiustamente
« non credenti •? Acquisteranno la nuova Bibbia, frutto di un lavoro ecumenico così grande da parte di studiosi
tanto dotti ed impegnati, ma marchiata dall'« imprimatur »?
In quanto alla possibilità di trovare
Bibbie con o senza « imprimatur », mi
pare che questa sia una trovata poco
geniale, un contentino che non soddisfa.
Silvana Tron, Torre Pellice
SPIRITUALITÀ’
Caro Direttore,
non ho avuto l'occasione di leggere
l'articolo del pastore Platone suH'isiam,
ma ne ho avuto una idea leggendo la
risposta di Miranda Margary, riflessioni
che condivido nella loro globalità.
Lei chiude il suo articolo con una
domanda sul perché II cristianesimo
non trionfa attualmente come l'islamismo e. mettendo il dito sulla piaga,
conclude dicendo: Forse perché non
si riesce più a trovare nel cristianesimo la sua spiritualità?
Sono un vecchio evangelico che ha
avuto la sua « conferma » nel 1931
nella chiesa metodista di La Spezia dal
pastore De Michelis coadiuvato dall'Anziano sig. Forma. Ho quindi molte
esperienze nel cristianesimo pratico e
praticante!
Sappiamo che il peccato è nato dalla disubbidienza di Adamo, causa del
suo forzato allontanamento da Dio.
Quindi ci si avvicina a Dio soltanto con
l'ubbidienza alla sua Parola. Il salmo
119 lo conferma pienamente.
A « questo parlar duro... » (Gv. 6:
60), noi cerchiamo di scavalcare l'ostacolo della « ubbidienza » dicendo
che il riferimento di tali dure norme
aveva valore per quei tempi; ora
tutto è cambiato e, come dice il legislatore, « sono cadute in prescrizione »
oppure sono norme non appartenenti
a verità teologiche e quindi eterne ed
Inattaccabili ma a verità etiche quln
di variabili e non eterne. Faccio un
semplice esempio: < Cristo è il Capo
della Chiesa» — verità teologica.
« L'uomo è il capo della donna » — verità etica (?!).
Vi sono poi i perturbatori della Parola
di Dio che divulgano tendenziose affermazioni dall'alto dei loro seggi, quali
« io non credo alla nascita verginale di
Gesù » oppure « Il diavolo c'è ma non
esiste » e poi mettono in dubbio l'esistenza dell'inferno e i detti di Paolo
in una atmosfera di parziale credulità.
In questo stato di cose come si
può parlare di spiritualità che è sinonimo di santificazione senza la quale non
si può vedere Dio con tutto quello che
segue?
Mi auguro di cuore che le parole di
Gesù: « 'Ma quando il Figliolo dell'uomo
verrà, troverà egli la fede sulla terra? » (Le. 18: 8) non vengano anch'esse sintonizzate con l'andazzo di questo mondo!
Giuseppe Fiorentino, Roma
UN INVITO
Al CONVERTITI
Nel numero 6 del 7.2.'86 della Luce,
ho letto il bilancio degli abbonati, distretto per distretto.
Premetto che sono abbonato al nostro giornale da circa 60 anni! Ho qualche esperienza nel suoi riguardi. Il
bilancio non è né negativo né positivo, è per dirla con una parola che
va di moda: così, così.
lo credo che qualcosa si possa fare a vantaggio della Luce. Bisogna
popolarizzare li giornale fra 1 lettori o
i suoi simpatizzanti. Aumentare lo spazio di chi si sente di scrivere sul
giornale. Ci vuole aria fresca, iniziative originali, creare l'entusiasmo.
Dirò ohe i Pastori hanno a loro disposizione i pulpiti per ammaestrarci
sui misteri dell'alta teologia. Quindi
notiziario completo e particolareggiato degli avvenimenti riguardanti le varie denominazioni evangeliche su scala nazionale e mondiale. A noi che
siamo in pochi, interessa sapere anche
quanti Evangelici ci sono in Cina e
nell'Africa!
Intanto inviterei i convertiti all'Evangelo a raccontarci le ragioni che li
hanno indotti ad orientarsi verso II
mondo evangelico. Sono esperienze da
farsi conoscere al pubblico che legge,
perché spesse volte la rottura col
mondo che si è lasciato alle spalle ha
comportato lotte e sofferenze che
hanno messo a dura prova il coraggio
e la pazienza. Ma hanno data anche
la certezza di avere finalmente la giusta strada che si andava cercando ed
il modo di spendere il tempo che Dio
ha messo a nostra disposizione facendoci nascere e dandoci la possibilità
di vivere.
Fraterni saluti.
Guglielmo Sellari, Torino
NON SI DROGANO,
RIGIDA MORALE,
FIGLI UBBIDIENTI...
Egregio Sig. Direttore,
Le scrivo in relazione aH'articolo « I
Testimoni di Geova e società civile »
apparso su « L'Eco delle Valli Valdesi »
del 24.1.1986.
Ho apprezzato la schiettezza di Sergio Ribet che, sebbene dica di non avere nessuna simpatia per i Testimoni di Geova, tuttavia ha evidenziato con
sensibilità la mai sopita intransigenza
di chi si sente forte con i deboli, non
perché tali, ma solo perché sono minoranza.
Con l'occasione desidero sottolineare che il riconoscimento legale dei Testimoni di Geova in Italia è avvenuto
nel 1976, quindi i Testimoni di Geova
non si sono affatto « accodati » alle intese dei valdesi e dei metodisti del
1978, come affermato nella relazione
del GRIS.
Ricordo inoltre che già nel 1951 i
Testimoni di Geova fecero i passi necessari per ottenere il riconoscimento
legale dallo Stato italiano e in seguito
ripeterono il tentativo alla fine degli anni cinquanta. In tutto ciò non c'è stata
alcuna strumentalizzazione «delle chiese non cattoliche » come affermato nel
summenzionato documento.
Che dire dell'impegno del Testimoni
di Geova sul piano sociale? Da quando, 40 anni fa, fu aperta la filiale italiana dei Testimoni di Geova, quei 126
predicatori sono ora oltre 133.000. Chi
sono? Persone che sono state aiutate a
essere giovani che non si drogano, che
accettano una rigida morale sessuale:
padri che si sforzano di tenere unita
la famiglia con la collaborazione della
moglie; figli che accettano l'ubbidienza
ed anche la disciplina. Lavoratori che
vivono onestamente il rapporto di lavoro e il rapporto con lo Stato. Persone
che rispettano le idee di tutti. Credo
ci siano tutti gli ingredienti principali
per formare una società civile, anche
se, per alcuni, tale modo di vivere è
considerato « pericoloso »!
Sentitamente La ringrazio per l'attenzione e La saluto cordialmente.
Luciano Smò, Torino
Ufficio stampa dei Testimoni
di Geova
3
r
14 marzo 1986
fede e cultura 3
DIBATTITO SULL’ INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE A SCUOLA - PROPOSTE E RILIEVI
Un'ora di
“letteratura biblica"
Non so se sia lecito a un ottuagenario intervenire in una discussione fra generazioni alle
quali egli più non appartiene.
Tuttavia vorrei esporre il mio
pensiero sul problema tanto dibattuto dell’ora di religione. I
cattolici vorrebbero darle un
carattere piuttosto confessionale, oppure seguire l’orientamento del prof. Pazzaglia, dell’Università del Sacro Cuore di Milano, il quale propone l’insegnamento cosiddetto dei due binari, cioè studio del fenomeno religioso in senso aconfessionale
per tutti gli alunni e un’istruzione più propriamente cattolica
limitata a quelli che la desiderano. I laici ed i protestanti danno a questo problema una soluzione negativa (soppressione
deirinsegnamento religioso nella scuola) oppure studio del fenomeno religioso. Quest’ultimo
termine è molto vago e può
comprendere molte materie :
psicologia religiosa, sociologia
religiosa, filosofia della religio
ne, storia comparata delle religioni, religiosità popolare. Io
vorrei impostare il problema da
un punto di vista puramente
culturale.
Materia
d’insegnamento
Il prof. Cecchelli, dell’Università di Roma, si lamentava negli anni ’30 delle difficoltà che
incontrava nell’insegnamento dell’archeologia cristiana a studenti che non conoscevano minimamente i testi biblici. Queste
difficoltà si possono incontrare
in varia misura anche nelle lezioni di storia dell’arte, di letteratura italiana, di storia, di filosofia. Infatti tutta la cultura
dell'occidente affonda le sue radici nei testi biblici dell’Antico
e del Nuovo Testamento. Quindi appare necessaria la conoscenza della letteratura biblica.
L’insegnamento di questa mate
A PROPOSITO DELLA NOSTRA INTESA
Criteri per l’art. 10
Vorrei continuare la riflessione iniziata da Franco Giampiccoli sui numeri scorsi dell’Eco - Luce riguardo alla necessità di chiarire e delimitare i contenuti dell’art. 10 della nostra Intesa perché è essenziale che entro il prossimo anno scolastico genitori, docenti, studenti e pastori sappiano come potersi e volersi muovere di fronte a possibili e probabili richieste.
Noi oggi, sulla base dei decreti scolastici del '74 e poi anche
della nostra Intesa abbiamo una
certa esperienza, positiva, su due
modalità in cui si è concretizzata la nostra presenza nella scuola: la partecipazione ad attività
extra-scolastiche (cioè al di fuori del normale orario e programma) promosse nell’ambito della
scuola con lezioni e conferenze
sulla storia del protestantesimo,
sul pensiero e sull’etica evangelica ecc.; oppure la partecipazione come consulenti, come specialisti, alle lezioni di storia o di
filosofia o di altro, su richiesta
dei docenti,nel quadro dell’orario e delle attività curricolari
scolastiche. Il tutto sempre ed
ovviamente a titolo gratuito.
Credo che il bilancio di queste
esperienze sia del tutto positivo,
tanto che vorrei che concentrassimo di più gli sforzi per proseguire ed allargare queste esperienze che ci consentono di prendere contatto con un gran numero di persone e di contribuire a
"sprovincializzare" la cultura scolastica italiana.
Ora, con la nuova normativa
prodotta dall’Intesa concordataria tra Stato e Chiesa Cattolica,
si pone il problema dello spazio
lasciato aperto dalla materia alternativa alla religione cattolica.
Giampiccoli afferma che la nostra partecipazione ad « una parte di un corso inquadrabile nella
categoria dello "studio del fatto
religioso" », pur se non contrasterebbe con la forma dell’art.
9, ne negherebbe la sostanza e ci
porrebbe nella situazione di
« contraltare all'insegnamento religioso cattolico legittimandolo ».
Questo avverrebbe anche se il
corso « non avesse contenuti a
carattere catechetico o di dottri
ria non va fatto in senso confessionale, ma seguendo il metodo storico-critico delle scienze bibliche. Questo metodo serve a situare nell’ambiente storico-culturale gli scritti degli autori biblici. In questa letteratura vi sono anche pagine molto
belle come nei Salmi, nel libro
di Giobbe, in alcuni profeti, per
es. nel secondo Isaia (= Isaia
40-55) e nel Nuovo Testamento,
come la parabola del Figlio Prodigo.
Il programma nelle scuole
elementari e nella media inferiore potrebbe essere costituito
essenzialmente dalla storia di
Israele, dai Vangeli sinottici, dal
Libro degli Atti. Nella scuola
media superiore il programma
potrebbe comprendere lo studio
di alcuni profeti, inserito nella
storia di Israele, il salterio, l’epistolario paolino e gli scritti
giovannei. Nel liceo classico si
potrebbe leggere anche nell’originale greco qualche pagina del
Nuovo Testamento. L’insegnamento dovrebbe essere chiamato « letteratura biblica » nella
scuola media superiore, « insegnamento biblico » nelle elementari e nella media inferiore.
Insegnanti
na ». Io sono disposto a farmi
convincere dall’ argomentazione
di Giampiccoli, ma chiedo: e se
il collegio dei docenti potesse e
volesse organizzare un corso sullo sviluppo del sentimento religioso deH’umanità e programmasse la materia con un criterio
interdisciplinare (con filosofi, antropologi, psicologi, storici, teologi) e interconfessionale (cattolici, atei, evangelici, ba’ai, ecc.) e
chiedesse ad un pastore una collaborazione, come potrebbe questi rifiutare adducendo il motivo
che così si direbbe: « Ecco l’ora
di religione degli altri? ». Io personalmente mi troverei in difficoltà a spiegare la ragionevolezza di un no. E’ vero che un corso di tal fatta si configurerebbe
come "discriminante” nei confronti di coloro che volessero avvalersi della religione cattolica,
perché verrebbero privati di un
corso importante, ma perché proprio noi non dovremmo contribuire a far esplodere le contraddizioni del pateracchio clericale?
E’ anche vero che ben difficilmente le scuole avrebbero i mezzi per organizzare un corso del
genere, ma è un fatto che a Orsara mi è stata prospettata questa eventualità per la scuola media inferiore.
Insomma, ai criteri di « non
catechesi » e di « non dottrina »
io aggiungerei quelli di « interdisciplinarità » e « interconfessionalità », oltre quello ovvio di gratuità, come contenuti validi per
l’attuazione dell’art. 10 (a parte
che bisognerà vedere le disposizioni che la circolare ministeriale emanerà, quando le emanerà,
sui nostri art. 9 e 10), anche qualora questi criteri si applicassero
per un corso nel quadro della
"materia alternativa" alla religione cattolica. Ripeto, sono disposto a farmi convincere del contrario, ma è bene che prima del
prossimo settembre, abbiamo
tutti le idee un po’ più chiare,
meglio se a livello di Federazione delle Chiese Evangeliche e sarà ancora meglio se potremo avere una posizione unitaria con le
altre minoranze religiose in Italia.
Eugenio Bernardini
trovano in qualsiasi classe, di
qualsiasi scuola : cattolici, protestanti, ebrei, non credenti. Essi partecipano alle lezioni di
letteratura biblica come alle altre lezioni. Si tratta di cultura,
non di religione né di una qualsiasi ideologia. Gli allievi vivono nell’ambito culturale dell’occidente e bisogna che conoscano i testi nei quali la cultura
del loro mondo affonda le sue
radici. Si tratta dunque di un
insegnamento obbligatorio per
tutti con un voto che varrà come quello di una qualsiasi altra materia.
Conclusione
Questa mia proposta non verrà presa in considerazione nell’ambiente italiano, ma almeno
alle Valli Valdesi potrebbe spingere qualcuno a riflettere e a
impostare in modo nuovo la cosiddetta « ora di religione » nel
Collegio Valdese e sostituire il
programma di « storia delle Religioni» (non conoscono la storia del Cristianesimo!) e della
vaga « cultura religiosa » con
un insegnamento di « letteratura biblica ».
Valdo Vinay
Religione e
attività alternative
Gli insegnanti dovrebbero essere preparati nelle Università;
ma purtroppo le Università italiane non hanno una Facoltà di
teologia. Questa è una loro grave deficienza. Bisogna necessariamente ricorrere alle Facoltà
teologiche cattoliche e alla Facoltà valdese. Oggi gli esegeti
cattolici e quelli protestanti lavorano ugualmente col metodo
storico-critico e le loro pubblicazioni scientifiche non rivelano
alcun carattere confessionale.
Anche in Italia vi sono esegeti
cattolici di grande valore. Gli
insegnanti cattolici e protestanti preparati in queste facoltà
dovrebbero essere idonei all’insegnamento della letteratura
biblica. Gli insegnanti laici dovrebbero essere laureati in materie letterarie o filosofiche e
acquisire in seguito la necessaria preparazione nello studio delle scienze bibliche e della storia
del Cristianesimo. Questa preparazione specifica potrebbero
riceverla nelle Facoltà teologiche cattoliche e nella Facoltà
valdese di teologia, conseguendo
un diploma di cultura teologica, come già avviene in dette
facoltà. Il diploma sarebbe meglio chiamarlo di « cultura biblica» perché non .sarebbe necessario che questi futuri insegnanti seguano corsi di dogmatica,
etica e di altre discipline teologiche. Per l’ammissione all’insegnamento gli insegnanti dovrebbero fare dei regolari concorsi
e in seguito dipendere unicamente dal Ministero della Pubblica Istruzione.
Si potrà obiettare che gli insegnanti nelle loro lezioni, pur
attenendosi al metodo scientifico faranno sentire quale è il loro orientamento personale e forse la loro fede. Questa espressione della propria personalità
non può essere evitata in nessuna lezione. Un professore
marxista, cattolico, esistenzialista, rivelerà questa sua fede anche nell’insegnamento della filosofia, della storia, della letteratura italiana. L’insegnante non
è truncus aut lapis, non è un legno o una pietra, non è un robot; è una persona, ed è un bene che sia così.
Allievi
Gli allievi sono quelli che si
Vorrei far conoscere una posizione di operatori scolastici
anche valdesi (condivisa da persone impegnate fuori dalla scuola) che è stata messa un po’
troppo a tacere nelle riflessioni
che sono state fatte sull’intesa
Falcucci-Poletti.
La nebulosità che circonda
tuttora le alternative culturali
per gli alunni che non vorranno
avvalersi dell’insegnamento della
religione cattolica non autorizza
una crìtica preconcetta nei loro
confronti. Mi sembra, anzi, che
sia necessario prepararsi ad esigere una loro accurata qualificazione, in base alle seguenti
considerazioni :
1. Oggi è sicuro che l’insegnamento cattolico non sarà
messo in breve tempo fuori dall’orario delle lezioni come tutti
vorremmo. Posto che è in orario, la sua collocazione alla prima o all’ultima ora può essere
utile ma lo lascia pur sempre
dentro l’orario scolastico. Una
battaglia per ridurre l’orario
scolastico per qualcuno mi
sembra sempre sconsigliabile.
La promozione culturale esige
piuttosto un suo ampliamento.
E allora, anche se la religione
si insegna all’inizio o alla fine
delle lezioni è giusto che chi
non se ne avvale possa fruire
di attività di alto livello. Questo non discriminerà certamente i cattolici che ritengono che
sia di alto livello culturale il
loro insegnamento religioso, come hanno dichiarato in tutte le
salse in questo tempo.
2. Non si può mantenere la
posizione che abbiamo assunto
al tempo dell’« esonero » (prima
o ultima ora) adesso che tale
istituto è superato dall’alternativa tra 1’« avvalersi » e il « non
avvalersi » offerta a tutti.
3. Il rifiuto dell’alternativa alle lezioni di religione comporta, come minimo, uno scarico
di responsabilità dell’autorità
scolastica nei confronti della
vigilanza sui minori a lei affidati nelle scuole frequentate da
tali alunni. Non so se ci sentiamo di consigliare alle famiglie
di chiedere che ì loro figli restino incustoditi, con tutti i rischi che questo comporta.
4. Nelle scuole gestite dal Comitato del Collegio alle Valli
valdesi le attività alternative sono state largamente praticate e
poste indifferentemente a qualsiasi punto dell’orario scolastico. Mi stupisce che alcuni sostenitori dell’andamento esempla,re di tali scuole vogliano oggi
rifiutare un analogo funzionamento della scuola statale.
Come cautela, nel timore che
le attività alternative possano
essere altrettanto irrispettose
della libertà di coscienza quanto le lezioni di religione, possiamo sottolineare l’esigenza che
anche per queste ci sia il diritto di « non avvalersene », ma più
di questo mi sembra che dobbiamo puntare a che siano tali
che tutti possano « avvalersene ». Questa è la battaglia essenziale da fare per realizzare
il diritto allo studio uguale per
tutti nella situazione attuale.
Claudio Tron
LA VOCE DEGLI STUDENTI
Un tema su
“l’ora di religione”
15 gennaio 1986. Cedo alle costanti istanze degli studenti,
che pretenderebbero sempre un
tema « d’attualità », ed alle mie
curiosità personali e, in alternativa al solito tema storico-letterario sul Rinascimento, propongo alla mia IV liceo scientifico
l’argomento : « Si svolge in questi giorni in Parlamento il dibattito sull’insegnamento della
religione nelle scuole statali. Tenendo conto dei principi di libertà ed eguaglianza sanciti dalla nostra Costituzione e con la
esperienza di studente, esponi
le tue idee in proposito, proponendo eventualmente anche come ’riempire’ la discussa ora di
lezione (in senso confessionale
o meno ) ».
Su 18 studenti, 13 scelgono il
tema « ora di religione », che
affrontano, direi, bellicosamente, dopo un mio breve riepilogo
limitato ai dati storici (Patti la
teranensi - art. 7 - Intesa Chiesa valdese - Il Concordato - Intesa Falcucci).
Quando a casa leggo gli elaborati, in mezzo ai consueti strafalcioni verbali ed alle incoerenze logiche di adolescenti poco informati e guidati più da
spinte emotive che culturali, mi
appare chiaro un quadro generale che qui cerco di riassumere.
Nessuno dei 13 studenti ritiene giustificabile l’ora di religione cattolica che; 1) suona come
un’iniquità nei confronti di chi
non è cattolico; 2) «per loro
esperienza » è scarsamente utile, perché si risolve in una discussione su argomenti vari, sotto la guida delle personali inclinazioni del docente.
Generalmente tutti inorridiMarìa Piera Pagliani
(continua a pag. 10)
4
4 vita delle chiese
14 marzo 1986
INTRA, 9 MARZO: GIORNATA MONDIALE FEMMINILE DI PREGHIERA
Scegli la vita
A un anno dal compimento
del secolo della Giornata mondiale di preghiera, le Unioni
femminili del primo distretto
sono convenute a Intra domenica 9 marzo.
Questa Giornata è infatti nata nel lontano 1887 e da allora,
ogni anno, nei primi giorni di
marzo, gruppi di donne si riuniscono e seguendo una liturgia
preparata ogni anno da donne
credenti di zone molto diverse
fra di loro di ogni parte della
terra, uniscono le loro preghiere e i loro canti per rendere gloria a Dio e per sentirsi in comunione spirituale con sorelle
di tutto il mondo.
Quest’aimo la liturgia è stata
preparata dalle donne australiane sul tema « scegli la vita », non
intendendo con questo solo l’esistenza fìsica che è un dono datoci da Dio, ma soprattutto la
vita spirituale a cui Dio stesso
ci chiama.
Per meglio vivere questa Gior
nata le sorelle delle Valli valdesi hanno lavorato per un lungo
periodo cominciando a novembre scorso con un corso di animazione su quel tema, prendendo in esame il libro della teologa
Dorothee Solle dal titolo « Scegli
la vita Î » e continuando poi a
riunirsi a piccoli gruppi per la
preparazione del culto. Chi si è
occupato dell'esegesi del passo
scelto — l’episodio dell’uomo
ricco tratto dall’evangelo di Marco 10: 17-31 — e chi della sua
attualizzazione. Sono così state
coinvolte molte persone e ciascuna si è sentita gioiosamente
impegnata e ha potuto contribuire alla preparazione di questa
giornata.
Dopo aver lavorato insieme,
circa 200 unioniste, provenienti
da tutte le chiese delle Valli vaidesi e insieme al gruppo dell’Esercito della salvezza sono
giunte a Intra accolte con grande gioia da quella comunità
composta da membri provenien
ti da Domodossola, Omegna,
Luino, oltre che da Intra-Pallanza. Gruppi diversi fra di loro, ma uniti nella fede in Cristo.
Erano presenti al culto fratelli
venuti da altre località fino a
Como. Il piccolo tempio di Intra era gremitissimo, compresa
la sala adiacente, e il pastore locale si è molto rallegrato di questa affluenza e un membro di
chiesa ha rilevato che non aveva
mai visto tanti evangelici insieme partecipare alla Santa Cena,
come non aveva mai visto così
tanta gente nel tempio.
La colletta fatta durante il culto (L. 400.000) è stata trasmessa
alla FDEI che la suddividerà a
metà tra il Movimento internazionale della giornata mondiale
di preghiera e la Scuola interrazziale metodista del Sud Africa.
Già fin daH’inlzio dell’incontro si è sviluppata una profonda
comunione fraterna. Durante il
culto ci sono state musiche con
flauto e violoncello ed è stato
cantato, oltre agli inni, un canto
nuovo composto appositamente
per questa Giornata.
Nel pomeriggio nel salone comunale del Palazzo FLAIM af
follatissimo, abbiamo ascoltato
la conferenza del pastore Erika
Tomassone sul tema : « Essere
protestanti oggi : quali scelte,
quali problemi ». L’oratrice ha
posto molti punti interrogativi
a cui potremmo forse rispondere nella vita di tutti i giorni. Dopo accenni sulle radici storiche
evangeliche italiane e una valutazione dell’essere minoranza è
arrivata all’oggi dove l’idea della persecuzione è scomparsa per
il riconoscimento degli evangelici come realtà componente della società. Quali le scelte concrete in questa situazione? Prioritario l’impegno per la pace e
la giustizia, impegno che include tutti i settori della vita organizzata dell’uomo e che in questo periodo è strettamente connesso con il problema dei migranti.
Prima della partenza ancora
un incontro dove il sentimento
di gratitudine è stato palese per
la bella esperienza dataci di poter sperimentare « quant’è bello
che fratelli dimorino insieme ».
Alla piccola Comunità di Intra il nostro grande ringraziamento.
Vera Long
Ccriendario
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Il Teatro sotto la neve
RORA’ — Non ha avuto molta fortuna con la neve, il Gruppo Teatro Angrogna, quando ha
cercato di venire a Rorà per
presentare, insieme ad alcune
canzoni, anche il suo metodo di
lavoro per raccogliere vecchie
canzoni, registrare «testimoni»
interessanti, salvare un patrimonio che rischia di perdersi.
Avrebbe dovuto venire il 1“
febbraio: la neve lo ha costretto
a rinviare al 22.
Poi un gruppo più ristretto
di ricercatori avrebbe dovuto
ritrovarsi il 1° marzo; di nuovo
il maltempo ha costretto ad un
rinvio, questa volta al 4 marzo.
Ma... non tutto il male vien
per nuocere. Nella prima serata,
in appendice alla riunione, hanno potuto intervenire anche i
responsabili della Pro Loco di
Rorà e della Società di Studi
Rorenghi, che avevano nella stessa serata le loro sedute di lavoro. E nella riunione ristretta di
lavoro, si era già imbastita una
scheda con testimoni da ascoltare, « quaderni » di canzoni da
ricopiare o fotocopiare, ricercatori disponibili; ora ci sarebbe
solo più da partire...
Giovedì 6 una piccola appendice di canto : la corale di VillarBobbio è stata ospite della corale di Rorà, e se ne è approfittato per imparare insieme alcuni
vecchi motivi.
L’uomo non è un’isola
POMARETTO — Sabato 15
marzo alle ore 20,45 avrà luogo
nel tempio di Pomaretto un concerto a cura della corale valdese di San Germano (L’uomo
non è un’isola). Eventuali offerte saranno devolute alla ristrutturazione dell’Asilo di San Ger
mano. La comunità è caldamente invitata a essere presente.
• Martedì 4 marzo ha avuto
luogo il funerale della nostra
sorella Adele Poèt di anni 74, deceduta alla Casa dell’anziano di
Pinerolo dove da lungo tempo
era ricoverata. Ai familiari la
simpatia cristiana della comunità.
La calignairo
PRAMOLLO — Lunedì 17 febbraio, nonostante la nevicata,
tutto si è potuto svolgere regolarmente: il culto, seguito dal
pranzo comunitario a cui ha
partecipato di nuovo un buon
numero di persone e infine la
serata organizzata dalla Pilodrammatica, con la rappresentazione della commedia « Gli ultimi 5 minuti », che ha divertito
alcuni e forse lasciato perplessi altri; ringraziamo vivamente
tutti coloro che si sono impegnati. La recita è stata replicata ancora la domenica 23 febbraio.
La serata dell’8 marzo, invece,
abbiamo ricevuto la visita del
Gruppo Giovanile di Villar Pellice che ci ha presentato una divertente commedia in patois :
« La calignairo ’d Cucuruc », seguita da una comicissima farsa.
E’ stato molto piacevole stare
insieme e rivedere il pastore
Pons con la sua famiglia; ringraziamo di cuore questi amici, che speriamo di incontrare
molto presto.
• Sabato 8 marzo è improvvisamente deceduto il fratello Erminio Martinat, all’età di soli
34 anni. Siamo molto vicini alla
famiglia ed in modo particolare
alla moglie Maria Luisa a cui
esprimiamo le fraterne condoglianze di tutta la comunità, nella certezza che Dio la consolerà.
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Dibattito
sulla diaconia
TORRE PELLICE — Si è te
nuta il 9 marzo l’assemblea di
chiesa sulla diaconia, nel corso
della quale è stato approvato un
ordine del giorno proposto dalla Commissione Tossicodipendenze che, a proposito dell’opportunità di facilitare il reinserimento di ex-tossicodipendenti
anche attraverso il lavoro, chiede a istituti, opere e organismi
ecclesiastici di tener presente
« questo aspetto della questione
in occasione di possibilità lavo
RIFUGIO
RE CARLO ALBERTO
L'eterno
bambino
Lo incontravi spesso ai culti
del giovedì nella Cappella del Rifugio Carlo Alberto. Sorridente,
buono, im po’ capriccioso, con
una gran veglia di dare e non
solo di ricevere affetto — come
acutamente ha rilevato Bruno
Bellion, nella predicazione dell’Evangelo — Renzo Rostan, affetto dalla nascita da sindrome
di Down, ci ha lasciato a 57 anni. Il personale dell’Istituto ricordando questo ’’eterno bambino” — a cui malgrado il grave
handicap la madre, maestra elementare, Onorina Rivoira, riuscì ad insegnare a leggere e scrivere — ha deciso di indire una
sottoscrizione per l’acquisto di
carrozzelle per ospiti handicappati del Rifugio. E’ un segno anche questo di umanità, di accoglienza e di amore per il ’’diverso” da noi. Sono proprio questi
segni che rendono autentica la
vita nei nostri Istituti e che ci
permettono di credere — malgrado i gravi problemi quotidiani — che la testimonianza a
Cristo passi anche attraverso
le strutture diaconali. Senza
per questo fare della retorica,
ma trovandovi solo un motivo
di incoraggiamento ad amare
il prossimo, e anche noi stessi.
G. P.
Giovedì 13 marzo
□ COLLETTIVO
BIBLICO ECUMENICO
PINCROLO — Presso la Chiesa valdese alle ore 20.45 si tiene la riunione
del collettivo biblico ecumenico. Pier
Angelo Gramaglia parlerà sul tema « In
che modo la categoria biblica di memoriale può rinnovare le teologie della
Cena del Signore ».
Domenica 16 marzo
a ASSEMBLEA AMICI
DELL’OSPEDALE
TORRE PELLICE — Alle ore 15 presso la Casa Unionista si tiene l'assemblea dei soci della Associazione amici dell’ospedale valdese di Torre Pellice. Argomenti; conto consuntivo ’85,
preventivo '86, linee programmatiche,
nomine.
□ CONVEGNO
FGEI-VALLI
AGAPE — Alle ore 12 si troveranno
per il pranzo comunitario i partecipanti
all'incontro sul tema « La diaconia delle
chiese alle valli ». Introduzione di Claudio Tron. Alle 16 i partecipanti incontreranno i catecumeni del IV anno che
svolgono la loro giornata di studio presso il centro ecumenico.
rative anche nel campo del volontariato ». Dopo un pranzo comunitario, la discussione è proseguita nel pomeriggio presso la
Casa Unionista, dove è stata soprattutto approfondita la problematica legata all’Ospedale.
Lutti
PRAROSTINO —■ Altre famiglie della nostra comunità sono
state provate per la perdita dei
loro cari e siamo loro fraternamente vicini. Sono mancate: Ribet Simone ved. Romano il 9
febbraio, all’età di 86 anni; Anna Comba in Malan, di Roccapiatta, il 26 febbraio, all’età di
79 anni.
Assemblea di chiesa
San secondo — Domenica
16 marzo, culto alle ore 10. Seguirà l’assemblea di chiesa con
all’o.d.g. : Elezione anziano quartiere Combe — Relazione finanziaria 1985 — Relazione della
Commissione stabili — Varie.
Si raccomanda di partecipare
numerosi a questa assemblea.
• Il Signore ha chiamato a Sé :
Alina Costantino ved. Gardiol e
Umberto Rostagno. Vogliamo
ancora esprimere la nostra solidarietà cristiana alle famiglie.
ANGROGNA
n
"Ca d'Ia pais
In questi giorni il Comitato
del « Bagnóou : ca d’ia pais » ha
inviato una lettera ai sostenitori del progetto di ricostruzione della casa partigiana (occupata dal predicatore nonviolento Lombardini e bombardata
dal tedeschi nel gennaio del
1944) per informare che: «Dio
volendo, l’inaugurazione della
nuova casa di pace avverrà il
15 agosto di quest’anno nel quadro, appunto, della tradizionale
’festa valdese’ organizzata dalla
Commissione Esecutiva del Primo Distretto con la comunità
angrognina ». Alla casa, attualmente sepolta sotto la neve dei
1500 m. della Vaccera in Val d’Angrogna, i lavori riprenderanno
in tarda primavera. Tutta la costruzione è in pietra e legno;
dopo il tetto, che è stato realizzato in autunno, si dovrà ora
procedere agli interni.
Dati i costi che attualmente
superano la liquidità disponibile, è possibile che non si arrivi
a completare la costruzione nel
dettaglio. Ma c’è chi ritiene che
per il 15 agosto tutto sarà pronto e, in prospettiva, a disposizione dei singoli, delle famiglie
e dei gruppi (25 posti letto).
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5
w
14 marzo 1986
vita delle chiese 5
CONVEGNO DI OPERATORI SCOLASTICI EVANGELICI
Esigenza di cultura laica
Si è tenuto recentemente,
presso il Servizio Cristiano di
Riesi, un convegno sull’insegnamento della religione a scuola,
con la partecipazione di una cinquantina di operatori scolastici
valdesi e metodisti.
Dopo il culto di apertura, presieduto dal pastore Bonnes, l’avvocato Trotta ha tratteggiato la
- storia della questione nelle sue
varie tappe: dalla stipula del
Concordato alle Intese, fino alla
situazione attuale. Accanto a un
senso di disorientamento, è emersa l’esigenza di cultura laica,
nel pieno rispetto del dettato
costituzionale e della pluralità
religiosa italiana; esigenza che
va in direzione opposta alla
mentalità e ai metodi del ministro Falcucci, il cui blitz, rappresentato dal fulmineo accordo con la CEI e dallo scavalcamento del Parlamento, realizza
una strategia reazionaria.
Siamo quindi di fronte a un
più subdolo tentativo di discri
minazione, piuttosto che a una
innovazione ; l’ora di religione
confessionale viene contrabbandata per « valore culturale » per
rafforzare l’establishment cattolico. In tale quadro i convegnisti hanno rifiettuto sull’art. 10
delle Intese, che assicura la disponibilità delle chiese rappresentate dalla Tavola, su richiesta dei responsabili scolastici,
ad approfondire il fatto religioso nelle scuole, al di fuori dell’orario scolastico. Non si tratta
certo, ad onta dei timori di qualcuno, di un’« ora di religione
evangelica alternativa».
Un altro aspetto emerso in
numerosi interventi è stata la
realtà di famiglie miste composte da cattolici e musulmani, un
fenomeno legato alla presenza
degli immigrati. Alla fine del
convegno è stato costituito un
comitato di coordinamento degli operatori scolastici evangelici, e approvato all’unanimità
un documento che riassume le
idee espresse nel corso del convegno.
Con esso, vengono fra l’altro
invitati « le famiglie e gli studenti a dichiarare di non volersi avvalere dell’insegnamento
religioso cattolico, chiedendo che
esso venga collocato alla prima
o all’ultima ora e che non vengano disposti insegnamenti sostitutivi ; gli insegnanti della
scuola materna e elementare a
dichiararsi preventivamente non
disponibili, indipendentemente
dalla loro posizione di fede, all’insegnamento religioso cattolico, controllato dalla gerarchia
ecclesiasticà » e si chiede inoltre « a tutti gli interessati di
promuovere, se del caso, al di
fuori dei programmi scolastici,
approfondimenti del fatto religioso e delle sue implicazioni
culturali, sociali, politiche, nel
quadro del disposto dell’art. 10
della legge n. 449/84».
G. C.
Doppia festa per il XVII
FORANO SABINO — Questo
anno la comunità valdese ha
goduto di un privilegio singolare : ha potuto festeggiare due
volte il XVII febbraio.
Questo perché, in seguito all’invito che la Corale di Torre
Penice ha rivolto alla chiesa, un
folto gruppo di membri della comunità sabina (45 persone) ha
avuto la fortuna di trascorrere
tre giorni (dal 14 al 17 febbraio)
alle Valli, circondato dalle premure e dall’affetto dei fratelli
della Corale e di tutta la chiesa
di Torre Pellice.
Le ore trascorse nelle case dei
fratelli della Corale; la partecipazione ai culti della domenica
e del 17 ; i momenti di comunione attorno alle tavole imbandite; i canti; il falò... son tutti ricordi che i partecipanti a questa visita si portano nel cuore.
Domenica 23 febbraio poi s’è
festeggiato — stavolta a Forano — il « secondo » XVII febbraio ’86. Anche questa è stata
una bella giornata di fraternità
e anche di testimonianza evangelica : una partecipazione al
culto attenta e numerosa (nonostante la chiesa fosse una vera
cella frigorifera ) ; un’agape che
ha sfiorato i cento partecipanti;
una interessantissima conferenza tenuta dal professor Paolo
Ricca nella Biblioteca comunale
dinanzi ad un pubblico insolitamente numeroso, tra cui tanti
cattolici; e infine un bel falò
davanti alla chiesa come momento finale di fraternità e di
preghiera.
no all’insegnamento religioso
nella scuola da parte dell’evangelismo italiano; il secondo, riguardante gli aspetti tecnico-giuridici dell’Intesa Falcucci-C.E.I.,
ha consentito di mettere in risalto le contraddizioni e i punti
negativi in essa contenuti; il terzo riguardava il concetto di laicità nella scuola e ha fatto riferimento alla situazione locale,
in particolare all’atteggiamento
assunto dalla curia vescovile nei
confronti del Centro Evangelico, in seguito ai vari comunicati di denuncia sulla stampa
cittadina che il Centro stesso
aveva fatto pubblicare.
Alla conferenza, esauriente ed
interessante, è seguito un dibattito molto vivace che ha visto
gli interventi di rappresentanti
di partiti, del sindacato, delle
A.C.L.I. di Sarzana e del Rabbino di La Spezia. Erano presenti inoltre la Chiesa dei Fratelli, le Assemblee di Dio, la
Chiesa Avventista. La conferenza si è chiusa con una breve replica dei relatori e con la
proposta di costituire a La Spezia un comitato provinciale per
la laicità della scuola, proposta
che ha riscosso subito alcuni
consensi.
tese dei Valdesi con la Repubblica Italiana - Legge 449/1984».
Il quotidiano locale «Il Piccolo», abitualmente non prodigo di spazio per le manifestazioni evangeliche, ha dedicato
aH’avvenimento un ampio resoconto, che pone in risalto « il
fermo no delle minoranze religiose italiane alle nuove normative suH’insegnamento della religione cattolica nelle scuole».
Le donne
e i trapianti
PADOVA — Il mese di febbraio ha visto svolgersi due interessanti incontri nella chiesa
metodista. Il primo, tenutosi
mercoledì 12, ha avuto come tema « Le donne nella chiesa ».
Introdotto e guidato da Giovanna Gandolfo, l’incontro ha
messo in evidenza le conquiste
raggiunte dalle donne per una
maggiore considerazione del loro ruolo anche all’interno delle
chiese. Ma ha sottolineato pure
quanta strada ci sia ancora da
percorrere.
I 200 anni
di San Silvestro
Comitato
per la laicità
la SPEZIA — Presso il Centro Evangelico (espressione della Chiesa Battista e Metodista)
Si è tenuta il 20 febbraio una
conferenza-dibattito sul problema dell’insegnamento religioso
nella scuola, che le intese raggiunte fra il Ministro della Pubblica Istruzione e la C.E.I. hanno risollevato in tutta la sua
gravità.
Relatori, la dott.sa Rosanna
Nitti di Napoli, il pastore Franco Scaramuccia della Chiesa
Battista di Chiavari e il pastore Eugenio Stretti della Chiesa
Metodista di La Spezia. La conferenza si è articolata in tre
punti: il primo, di carattere generale, sono state le ragioni del
TRIESTE — Il 16 febbraio,
nella Basilica di San Silvestro,
gremita di fratelli delle diverse
comunità evangeliche della città, è stato celebrato un culto
di ringraziamento in occasione
del 17 febbraio. Il culto era presieduto dal past. Fanlo y Cortes
e la predicazione è stata tenuta
dal past. Claudio Martelli. E’ seguita nei locali comunitari una
agape fraterna, allietata dai canti dei giovani. Alla fine della
giornata il past. Fanlo y Cortes
ha ricordato i duecento anni della Basilica quale tempio riformato. Infatti risale al 1786 l’insediamento nel tempio della Comunità Elvetica, che si appresta
a celebrare solennemente l’avvenimento.
Il 25 febbraio, al Circolo' della Stampa di Trieste, davanti ad
un pubblico attento e qualificato — numerosi gli insegnanti
presenti — il prof. Giorgio Peyrot ha tenuto una conferenza
pubblica sul tema : « L’insegna
mento della religione nelle scuole dello Stato alla luce delle in
A1 secondo incontro, tenutosi
il 26 febbraio, ha partecipato il
pastore Giuseppe Platone, chiamato a confrontarsi con lo scottante tema dei trapianti e dei
complessi interventi praticati oggi sul corpo umano. Pur ammettendo una certa carenza di
analisi sull’argomento da parte
delle nostre chiese, Platone ha
preferito evitare giudizi etici
sui problemi che solleva il delicato problema dei trapianti di
organi, ma ha ritenuto più opportuno soffermarsi sui diritti
dei malati, spesso trascurati, e
sulle inefficienze del sistema sanitario italiano, che, a parte poche punte avanzate e molto sensazionalismo, rimangono gravi.
Questo argomento verrà ripreso il 19 marzo da un medico,
il prof. Benciolini dell’Università
di Padova, sempre presso i locali della chiesa metodista.
Hanno collaborato a questo
numero: Marisa Badiali, Archimede Bertolino, Giuseppe
Calderone, Ivana Costabel,
Mario Macchierò, Luigi Marchetti, Ruggero Marchetti,
Franco Taglierò.
CORRISPONDENZE
DOCUMENTO DELLA FDEI
8 marzo
L’8 marzo, giornata mondiale delle donne, è per noi donne evangeliche:
— occasione di ricordo delle tante lotte combattute insieme a tutte le altre donne per la propria emancipazione, contro
la fissità dei ruoli, per una società più libera e rispettosa dei
diritti civili;
— momento di gioia per le comprensioni acquisite, le
conquiste sociali e gli spazi ottenuti;
— spunto di riflessione sulla necessità di proseguire nel
cammino intrapreso per portare nella società una testimonianza più caratterizzata e fattiva.
Pesanti attacchi vengono oggi sferrati alla portata sociale e innovativa di tante conquiste legislative attraverso
norme finanziarie che limitano i servizi sociali, rendono più
precaria l’occupazione femminile e rimettono in discussione
i diritti della donna. La corsa agli armamenti mette in pericolo il diritto alla vita di milioni di esseri umani condannati alla fame, aU’analfabetismo, alla miseria. Fra questi,
donne e bambini sono i più colpiti dal cinismo e dall’ambizione del potere. La difesa dei diritti delle donne non può
che andare di pari passo con la difesa del benessere dell’infanzia e con la lotta per la pace: eguaglianza, sviluppo, pace
sono realtà interdipendenti.
La storia dimostra che «il cambiamento di un’epoca è
sempre stato determinato dal progresso compiuto dalle
donne verso la libertà».
Lottare per i diritti delle donne vuol dire lottare per
ottenere una qualità diversa della vita, una cultura che si
scrolli di dosso la politica tradizionale della società; vuol
dire dare valore ad im mondo che comprende i sentimenti,
che rifiuta gli schemi prefissati, il predominio dei forti sui
deboli, dei bianchi sui neri, degli uomini sulle donne. Fondandoci sull’Evangelo della Liberazione, noi dorme evangeliche
continueremo ad operare per la completa realizzazione di un
assetto diverso del rapporto uomo-donna, all’interno e alTestemo delle strutture ecclesiastiche, al fine di restituire
aU’immagine di Dio l’altra metà che gli uomini hanno da
tempo sottratta. «E Dio creò l’essere umano a Sua immagine, lo creò a immagine di Dio, li creò maschio e femmina »
(Genesi 1: 27).
Federazione delle Donne Evangeliche Italiane
INCONTRO COI VALDESI NEGLI USA
Un angolo
nel Nuovo Mondo
« Alla colonia valdese delle Alpi Cozie che si stabilì qui nel
1893, composta da 427 persone.
Questo monumento fu eretto dalla città di Valdese e dalla contea
di Burke per commemorare il
90° anniversario del loro arrivo ».
Ho letto queste parole, scolpite
su una specie di « menhir », una
colonna di pietra alta circa tre
metri, nel giardino del tempio
valdese di Valdese, North Carolina (USA).
Qualche aiuola, alberi, panchine, un’altalena per i bambini, il
tutto compreso fra strade dal nomi significativi: Janavel Avenue,
Rodoret Street, Saint Germain
Avenue. Al centro sta il tempio,
un edificio massiccio, austero, essenziale, ma molto accogliente
aU’interno (con un riscaldamento da... « ma non vi costa niente
il gasolio? »).
E’ una domenica mattina, durante il culto. La chiesa è piena,
c’è gente in piedi, chiedo: « C’è
qualcosa di particolare oggi? Perché tutta questa affluenza?».
« Ma no! — mi risponde il si
PADOVA — Mercoledì 19 marzo, alle
ore 18.30, presso la chiesa metodista,
dibattito sul tema: « Di fronte al trapianto e agli interventi sul corpo umano interroghiamo un medico ». Partecipa il prof, P. Benciolini dell'Università di Padova.
TORINO — Giovedì 20 marzo, alle
ore 20.45, presso la sala di corso Vittorio 23, dibattito sul tema: ,« Possessione demoniaca; incubo o realtà? ». Interverranno, per la parte evangelica, la
biblista Teodora Tosatti, per parte cattolica l'esorcista don Ugo Saroglia, e
la psicoioga Jolanda De Carli.
gnor Pascal, i cui genitori erano
di Prali — E’ sempre cosi, quasi
tutte le domeniche. Son stato invece una volta in una comunità
delle Valli, al culto c’era pochissima gente; poi sono uscito in
piazza, e c’erano tanti uomini che
chiacchieravano... Perché? ».
La domanda mi coglie impreparato, imbarazzato. Cerco di cavarmela in modo evasivo, lui forse se ne accorge: « Beh! Effettivamente è un problema di cui
negli ultimi tempi alle Valli si
parla molto... ».
Alla fine del culto, io e il mio
compagno di viaggio siamo stati
letteralmente assaliti. « Venite
dalle Valli? Io sono di Pramollo »; « Io di Prali »; « I miei erano di San Germano »; « Sono di
Villar, forse conoscete mio fratello? »; e così via. Si chiamano
Tron, Ribet, Micol, Pons, Rostan,
Long, Peyrot, Michelin, Bouchard: molti parlano francese,
altri "patois”. Piovono gli inviti:
a cena, al golf, al rodeo... Ma la
visita più interessante è quella
che facciamo al museo, il loro
museo valdese, che ricorda quello di Torre Pellice. Accogliente,
simpatico, molto ben curato, vi
sono raccolti vecchi attrezzi da
lavoro, costumi, utensili da cucina, molte foto delle Valli, La nostra consulenza viene utilizzata
per indicare con esattezza alcuni
luoghi rappresentati nelle fotografie, o il nome e l’uso di qualche vecchio oggetto. Ci dicono
con orgoglio: « Noi valdesi siamo conosciuti ed apprezzati negli States, vengono da ogni parte
per visitare il nostro museo »;
e mostrano il libro delle visite a sostegno della loro affermazione. Prima di andar via
scrivo anch’io il mio saluto:
« Un angolo di casa nel Nuovo
Mondo — Please to meet you! ».
Roberto Pontet
6
6 obiettivo aperto
14 marzo 1986
UN DIBATTITO ORGANIZZATO DALLA REDAZIONE TRA CLAUDIO TRON, GIANNI ROSTAN E NERI GIAMPICCOLI
QUALI PRIORITÀ’ RICONOSCERE NELLA
Tre articoli comparsi, a distanza di tempo, sui tema della ’’buona amministrazione delle cose della chiesa”, pubblicati dalla rivista
Gioventù Evangelica (G.E.) costituiscono lo sfondo di questo dibattito (di cui riportiamo in questa doppia pc^^ìna stralci essenziali)
organiz^to dalla nostra redazione a Torre PelUce. Intorno al tavolo
erano presenti quattro persone: il milanese Gianni Rostan, ingegnere deU’IBM, membro della Tavola Valdese (ha scritto: ”11 governo
della chiesa: l’amministrazione e i suoi problemi” e ’’Disciplina, lealtà ed etica professionale” su G.E. 93 e 93); Claudio Tron, originario
di Massello, preside deUa Scuola Media di Perosa Argentina (To),
segretario deU’Unione Predicatori Locali (ha scritto: ”Un uso diverso delle nostre risorse”, G.E. 96); Neri Giampiccoli, oggi pastore
emerito a Torre PeUice, ex moderatore della Tavola Valdese dal
1965 al 1972. Per la redazione delTECO/LUCE ha condotto il dibattito Giuseppe Platone.
ECO/LUCE — Partiamo dall’ultimo articolo di Claudio Tron
che ha fatto sobbalzare più di
una persona sulla sedia, riguardo all’uso delle risorse della chiesa. Una riflessione, quella di
Tron, che pur prendendo le mosse da precedenti considerazioni
di Gianni Rostan arriva a conclusioni diverse. Tron propone un
drastico, quasi impietoso, ridimensionamento delle opere, un
taglio netto del meccanismo di
dipendenza dai doni daH’estero
e allo stesso tempo un rilancio
dell’evangelizzazione, un ritorno
alla semplicità, alla povertà della chiesa, all’essenziale dell’essere chiesa... Tutto questo in chiave fortemente polemica. Cosa
c’è dietro?
L’inventario
delle risorse
TRON — Questo articolo rappresenta la parte più polemica
di una riflessione che ho cercato di fare a seguito dell’invito
che il Moderatore, attualmente
in carica, mi rivolse, di parlare
all’annuale riimione del Corpo
pastorale sul come un laico vede
le funzioni della teologia pratica. Ho inviato questa riflessione
alla rivista ’’Protestantesimo”;
nel brogliaccio di questa riflessione ho ritrovato una serie di
spunti polemici che ho pensato
di utilizzare quando il direttore
di G.E., Samuele Bernardini, mi
ha sollecitato ad intervenire sui
problemi dell’amministrazione
della chiesa così come li aveva
illustrati, sulla stessa rivista,
Gianni Rostan. Questa premessa è importante per chiarire che
su G.E. compare solo la parte
più ’’dura” e polemica di una
riflessione, ripeto, più ampia che
va nella linea di una maggiore
qualificazione del lavoro pastorale evangelistico della nostra
chiesa. Lo dimostrano anche i
titoletti di questo scritto che
leggo di seguito: ”La teologia
pratica e modello di chiese”, ”11
tema delle visite pastorali”, ”11
problema della predicazione”, ”11
problema della catechesi”, ”La
parenesi”, ”L’evangelizzazione”,
”La dinamica dei gruppi ecclesiastici”.
In sostanza ho cercato di riprendere, in sintesi, tutta una
serie di riflessioni che molti di
noi vanno facendo da vent’anni
a questa parte sulla nostra strategia ecclesiastica globale. E
proprio nel quadro di questa
strategia, a me pare urgente
utilizzare diversamente le nostre
risorse; credo anche che dovremmo fame un inventario, cosa che
finora non è stata fatta.
Sono stato due volte in Commissione d’esame e non ho mai
visto l’inserimento di un progetto in un disegno globale di reimpostazione del lavoro della nostra chiesa che tenga appunto
conto di tutte le nostre risorse
finanziarie ed umane. Il documento sul ”bilancio della chiesa alle
Valli” elaborato dalla Tavola all’inizio degli anni ’80 presentava
un’interessante progettualità che
però non teneva conto del fatto
che — se stiamo alle statistiche
degli alunni della Scuola Dome
nicale degli anni ’80, calati di un
terzo rispetto agli alunni degli
anni ’40 e ’50 — le persone valide delle nostre chiese tra qualche anno, che piaccia o no, diminuiranno fortemente di numero. E’ un dato su cui riflettere.
Sono cresciute
le assunzioni
ECO/LUCE — Meno gente potrebbe significare razionalizzare
meglio le persone che abbiamo,
per esempio risparmiando sulle
nuove assunzioni e meccanizzando parallelamente al massimo
l’amministrazione della chiesa;
un’operazione del resto già avviata in questi ultimi anni.
risorse richiede una conoscenza
di molti fattori tecnicamente
complessi che, spesso, la buona
volontà e il genuino desiderio
di servire la chiesa non sono
sufficienti a coprire. Perciò, sulle
pagine di una rivista aperta alla riflessione e al dibattito come
G.E., ho tentato di parlare di
professionalità e di etica professionale. Questo non vuol dire,
come sostiene sempre sulle pagine di G,E. un giovane pastore
che io intenda gestire la chiesa
come un’industria o un’impresa ‘
commerciale. Non è vero. E’ vero
invece che ritengo importante
usare nella chiesa metodi ò strumenti tecnici che vengono usati
anche da altri per adeguare, per
esempio, la preparazione delle
nostre risorse. Un solo esempio:
ogni persona in una moderna industria deve fare almeno cinque
giorni di corso di aggiornamento all’anno per ’’rimanere a galla”: lo stesso criterio non potrebbe valere per il personale
della chiesa?
TRON — Son d’accordo di
meccanizzare, tuttavia al momento attuale ho l’impressione che
anziché risparmiare forze, l’attuale amministrazione abbia incrementato, anziché ridotto, le
assunzioni a livello di conduzione
deH’amministrazione. Al di là di
questo ritengo che il Sinodo dovrà quanto prima osare un discorso globale di nuova, complessiva, reimpostazione del nostro lavoro secondo precise priorità: al primo poste metterei
l’evangelizzazione e poi certamente anche la nostra presenza
nel mondo della cultura e cercherei di precisare al massimo
quali debbano essere i settori
in cui, come chiese, siamo chiamati oggi ad intervenire in modo
più diretto.
Che senso ha
il ’’Collegio?”
ECO/LUCE — Facciamo un
altro esempio. Tron scrive: « Le
nostre scuole vanno chiuse. Oggi non si giustifica neppure più
resistenza del Liceo Linguistico
dì Torre Pellice (il ’’Collegio”).
Per chi vuole studiare lingue
straniere lo stato ha delle proposte di scuole medie superiori
che non hanno l’etichetta prestigiosa del ’’Liceo” ma che rispondono pienamente allo scopo, purché le si fàccia funzionare. Caso
mai può essere compito nostro
entrarci per fare questo, se ne
siamo capaci ».
ROSTAN — La strategia sul
’’Collegio” è una strategia che
ha un chiaro supporto sinodale
e di Conferenza distrettuale. Lo
stesso supporto vale per l’Ospedale Valdese che nessuno in Val
Pellice vorrebbe vedere chiuso.
Si può e si deve credo discutere
sul come noi abbiamo o non
abbiamo realizzato alcune precise indicazioni sinodali ma diciamo che la linea di fondo è stata
dal Sinodo chiaramente tracciata per quel che riguarda il Collegio, l’Ospedale di Torre Pellice, l’Asilo di San Germano e su
altre opere.
ROSTAN — Tron dice che è
importante — e questo lo condivido — avere un inventario delle
risorse. Poi aggiunge che le risorse devono essere inventariate in modo che le strategie siano
realistiche. Ecco, qui dissento e
capovolgo il discorso: adeguiamo
le nostre risorse — questa mi
sembrerebbe essere la giusta
prospettiva — alla strategia che
si dà il Sinodo. In questa nostra
ricerca di adeguamento delle risorse, nella pratica diretta di
amministrazione della chiesa, ho
notato più di una volta molte
deficienze di preparazione nel nostro corpo laico e nel corpo pastorale. Mi spiego: una gestione
moderna, attuale delle nostre
- ECO/LUCE — Il ’’Collegio”
nella sua nuova veste e alla luce degli ultimi dibattiti in Sinodo si pone non solo come realtà
culturale della Val Pellice ma di
tutto il protestantesimo italiano.
Non è un caso, mi pare, che sia
sorta proprio in Sinodo Tidea di
organizzare un mini-convitto accanto al ’’Collegio”, un mini-convitto per ospitare eventuali stu, denti evangelici provenienti da
fuori.
TRON — D’accordo sul supporto sinodale. Penso però che
non bisogna fermarsi solo alle
espressioni verbali che riflettono, soprattutto nei documenti
ufficiali, la doverosa riconoscenza
della chiesa nei confronti di chi
paga di persona. Mi spiace che
per il Collegio di Torre si siano
utilizzate energie umane polivalenti sacrificando altri settori
come l’archivio, la biblioteca della Casa Valdese o i contatti con gli studenti e gli studiosi di protestantesimo. L’ultima volta che sono stato a Torre
Pellice in sede dì Commissione
d’esame ho visto respingere quotidianamente dei giovani che avrebbero voluto lavorare in biblioteca alla Casa Valdese, ma
era chiusa. Se un settore come
questo non lo copriamo noi nessuno lo coprirà, dall’altra, utilizziamo invece delle energie per
mandare avanti un doppione rispetto alla scuola di stato. Mi
sembra inoltre non privo di significato anche il costante calo
di offerte delle chiese destinate
al ’’Collegio”; non è forse un
chiaro segno di avvertimento?
Certo il Sinodo può dire e proclamare che il Collegio è uno
strumento insostituibile, se però
le chiese lo sentissero realmente
come tale penso che sarebbero
più generose nei suoi confronti.
ROSTAN — Il ’’mini-convitto”
non è solo un’idea, è una realtà.
Oggi eventuali allievi provenienti fuori dall’area delle Valli possono essere ospitati a Torre Pellice per frequentare il Liceo valdese. Il principio è quello di rendere un servizio a tutto il protestantesimo italiano e non solo
rispondere alle esigenze locali.
Sulla biblioteca vorrei dire che
abbiamo ricevuto proprio in questi giorni la piena disponibilità
di tre persone competenti, del nostro ambiente, per realizzare la
organizzazione e la schedatura
scientifica della biblioteca della
Casa Valdese. Per l’archivio, il
pastore Nisbet sta continuando
il preziosissimo lavoro di schedatura ed è partita la microfllmatura del materiale più significativo.
Sul ’’Collegio” ritengo che la
sua attività tenga vivo un polo
culturale formato da professori, allievi e varie iniziative; senza questo polo anche la biblioteca e altri strumenti di cultura
cadrebbero nel vuoto. Il discorso
culturale che vogliamo sviluppare deve avere un substrato,
un’ossatura robusta: un Liceo,
una Società di Studi Valdesi, ovvero una scuola formativa, un
centro di ricerca e di studi possono contribuire a rendere più
corposo e vero il ’’discorso culturale”. Far cultura chiaramente
non è solo fare tavole rotonde...
Le circostanze
imprevedibili
ECO/LUCE — Allarghiamo lo
sguardo e chiediamo a chi ha
avuto in passato una lunga esperienza di lavoro nella chiesa,
non solo come predicazione e
cura pastorale, ma a livello di
amministrazione, di reagire e di
inserirsi nel dibattito magari attingendo da ricordi personali.
NERI GIAMPICCOLI — Ri
pensando alla mia esperienza in
Tavola devo dire che le problematiche il più delle volte sono
imprevedibili, perché dipendono
da fattori diversi e complessi
che sfuggono anche alle migliori
pianificazioni. A volte sono le
circostanze esterne alla chiesa
che obbligano a muoversi, a riflettere e a prendere decisioni
in modo assolutamente nuovo.
Ricordo che la riflessione su sta
to e chiesa divenne urgente, importante e vivace proprio per il
cambiamento di atteggiamento
del Governo e questo non lo
avevamo previsto. Avevamo certo previsto una nostra linea ma
la questione languiva sin quando dall’altra parte non s’incominciò a registrare qualche segnale di interesse.
Per ritornare agli esempi di
prima quando si parlava deH’«asse culturale alle Valli Valdesi »
ritengo che di fronte alla volontà politica di volere mantenere
nella depressione zone montane
di per sé già depresse, dobbiamo vigilare e reagire. Dunque è
giusto, per esempio', scendere
in piazza, per lottare contro la
soppressione della ferrovia Torre Pellice-Pinerolo; giusto anche
lottare contro la chiusura dei posti di lavoro. Noi certo. Come
chiesa, possiamo programmare
tutto quello che vogliamo ma le
nostre strategie, le nostre problematiche, devono fare i conti
anche con le condizioni esterne.
Ricordo che quand’ero in Tavola,
negli anni ’60, si volle puntare il
massimo su tre poli: le Valli, il
triangolo industriale, la Sicilia.
Questo sulla carta, ma in realtà
questa pianificazione non funzionò perché non si ebbe il coraggio di fare delle scelte drastiche e si finì col mantenere tutti
i fronti aperti.
Oggi, si può dire che sulle
Valli si è puntato molto e non
solo sulla carta; io mi stupisco
di vedere un corpo pastorale così numeroso e preparato. Non
credo che la Chiesa Valdese abbia mai avutC' tanti pastori alle
Valli come ne ha oggi. Ecco questa è una precisa scelta di investimento di energie. In breve,
non dico che non bisogna programmare, anzi facciamolo pure
interpretando le tendenze sinodali ma non facciamoci illusioni
perché la realtà è in continuo
movimento e anche i piani migliori a volte sono destinati a
saltare.
Ora accanto all’esempio del
’’Collegio”, vorrei riprendere lo
esempio degli Ospedali, di cui
Tron scrive su G.E. che: « la loro gestione va passata alle USSL,
che hanno il compito di tutelare la salute dei cittadini. Una
gestione nostra equivale a smentire il discorso che facciamo sul
piano generale, secondo cui la
gestione della salute è di competenza di tutti, attraverso organismi democratici, e non solo
di tecnici e di politici ».
In un momento in cui le USSL
sono in crisi, la riforma sanitaria
non ha funzionato, noi — si fa
per dire — prendiamo il nostro
Ospedale Valdese di Torre Pellice — che funziona e che ha al
suo interno persone altamente
qualificate sotto il profilo tecnico
e vocazionale — e lo diamo alruSSL 43, rispettabilissima per
carità, ma senza risolvere i problemi nostri, né della zona. Lo
stato non terrebbe un ospedale a
7
14 marzo 1986
obiettivo aperto 7
VOCAZIONE DELLE NOSTRE CHIESE?
Torre Pellice, noi sì. Diciamo, al
di là deH’esempio locale, che oggi i nostri ospedali possono dare
un’esemplificazione, una indicazione concreta su quello che può
e deve essere un servizio valido
e significativo. Tutto questo non
per metterci in mostra o per
vantarci, ma per dare un nostro
contributo specifico alla crescita
democratica della società in cui
viviamo. Anche su questo fronte
sono spesso le circostanze più
che i nostri programmi a creare
delle situazioni nuove.
Un altro breve esempio; a Bergamo, dove sono stato pastore
di recente, due circostanze, interpretate vocazionalmente, hanno dato vita ad un nuovo istituto per anziani; da una parte una
persona ha regalato uno stabile,
dall’altra un gruppo di persone
e di famiglie hanno dato il denaro necessario per trasformare l’edificio in un centro comunitario per anziani. Se non ci
fossero stati questi due fattori
l’iniziativa, che risponde certo
ad un’esigenza locale di assistenza agli anziani, non sarebbe mai
sorta. Se domani le circostanze
cambieranno, la chiesa potrà
vendere la casa per anziani e
percorrere nuove strade per la
testimonianza nel mondo. Condivido con Tron l’esigenza che l’evangelizzazione occupi un posto
prioritario nella vita della chiesa, ma accanto non escluderei
altre forme di testimonianza come quella attraverso la diaconia
che, nelle Valli, è anche una forma deH’evangelizzazione. Comunque è la chiesa locale che deve
evangelizzare, non dobbiamo aspettarcelo dalla Tavola o da
altri organismi amministrativi.
Evangelizzazione
e diaconia
ROSTAN — Condivido l’esigenza di non smobilitare, in quanto
chiesa, dalle Valli, istituti ed
opere che hanno una grossa rilevanza per la gente del posto.
Credo anche che sia diversa la
evangelizzazione nel Sud o alle
Valli; sta di fatto che oggi abbiamo grosse difficoltà a collocare pastori che intendano evangelizzare nel Sud d’Italia dove il
contatto umano è più facile ed
immediato. Alle Valli si può scoprire accanto ai fini immediatamente diaconali di un’opera anche una dimensione d’incontro,
di dialogo. Alcuni fratelli e sorelle di San Germano Chisone, dove
la chiesa è mobilitata nella ricostruzione dell’Asilo dei vecchi,
sono stati in visita nelle comunità vicine a illustrare il l'oro
progetto. Queste persone sono
tornate a casa avendo scoperto
non degli avversari o degli sconosciuti ma dei nuovi fratelli e
sorelle.
Anche a Milano la Libreria
Claudiana non ha solo importanza perché è un luogo centrale
nella città dove si vendono libri,
ma ha importanza soprattutto
per gli incontri che lì avvengono quotidianamente. Allora, mi
chiedo: dov’è il limite tra diaconia e evangelizzazione? Credo
che sia molto diffìcile stabilire
una frontiera tra le due dimensioni. In realtà noi siamo delle
persone fragili che nel loro itinerario di fede hanno bisogno
di incontrare dei ’’segni” concreti, visibili come quelli della Santa Cena. Certo è un limite, ma
non siamo ancora nel Regno dei
Cieli dove anche i nostri segni
saranno superflui di fronte alla
Grazia di Dio.
ECO/LUCE — Accanto a questi problemi si è parlato spesso,
anche ironicamente o pesantemente, di ’’gonfiamento” ad arte
dell’immagine della nostra chiesa. La visita del presidente Cos
siga rientra in questa logica di
ricerca d’immagine?
ROSTAN — E’ Cossiga che ha
voluto visitarci. Nell’estrema sobrietà delTincontro con il Presidente della Repubblica abbiamo
rivolto, mi pare, dei messaggi
precisi; c’è stato un richiamo ai
problemi della scuola, della giustizia, il pastore africano a Ro
ma ha parlato degli immigrati
nel nostro Paese, il prof. Ricca ha testimoniato con chiarezza su ’’Evangelo e libertà”. Non ci
siamo inchinati, non è stata una
ricerca d’immagine ma un’occasione da valorizzare.
Insomma, se dopo la visita del
Presidente Cossiga alla Facoltà
Valdese un insegnante che, quella sera, abbia visto il telegiornale si è accorto dell’esistenza
di un ’’popolo protestante italiano” per me è già un risultato
importante che può dare dei
frutti.
NERI GIAMPICCOLI — La
questione dell’immagine è legata
al fatto nuovo — impensabile
sino a 30 anni fa — dell’enorme
sviluppo dei mass media: pensiamo alle centinaia di migliaia
di persone che ascoltano il culto radio e vedono ’’Protestantesimo” in TV. Anche il campo della pubblicistica al servizio della
testimonianza si è grandemente
sviluppato; è chiaro che l’evangelizzazione attraverso i moderni mezzi di comunicazione di
massa produce una certa immagine, che va gestita.
ECO/LUCE — Ritorniamo al
problema dell’uso delle risorse
nella chiesa, alle critiche di
Tron...
TRON — Io penso che ogni
volta che la chiesa decide di dar
vita a una nuova importante iniziativa dovremmo porci il problema dei costi, dal punto di vista
dell’evangelizzazione e chiederci
molto serenamente: questa iniziativa è utile ai fini della chiesa?
In sette anni che sono stato
nella Commissione Esecutiva Distrettuale facendo le visite di
chiesa, ho avute la netta sensazione che il corpo pastorale finisca per sacrificare ampiamente momenti di cura pastorale
importantissimi perché viene oberato da impegni di altro genere.
Con una certa apprensione ho
visto per esempio che neH’ora
di catechismo — per così dire —
capita di tutto: utilizzazione di
testi spesso superati sia come
teologia sia come metodo; a volte i catechismi sono privi di un
testo, vengono ’’raffazzonati all’ultimo memento e si dettano
apptmti volanti che lasciano a
desiderare. Perciò insisto: cer
chiamo un pochino di vedere
quali sono le iniziative più funzionali alle finalità della chiesa
e lì concentriamo le nostre forze.
Nel passato abbiamo sacrificato dei pastori perché non ci
fosse più una gestione massonica della CIOV (Commissione
Istituti Ospitalieri Valdesi), abbiamo utilizzato, in occasioni diverse, pastori per lavori non collegati direttamente al loro compito specifico nella chiesa. Così
si rischia di delegare la funzione
pastorale e teologica a fratelli
e sorelle non preparati e utilizziamo per altri scopi, i fratelli e.
le sorelle che, per anni, si sono
preparati alla specifica funzione
pastorale. E’ un capovolgimento assurdo. Per quel che riguarda
le opere non nego che il Collegio
abbia avuto una grossa importanza per la chiesa nel passato,
ma oggi la sua importanza è tutta da discutere. E anche sugli
ospedali nostri c’è molto da dire: fino a che punto, per esempio quello di Pomaretto, tiene
in conto le decisioni del Sinodo?
Le grandi scelte
ECO/LUCE — Cerchiamo di
fare un passo avanti e capire se
ritenete possibile e legittimo rivedere di continuo le scelte fondamentali della chiesa, nel campo pastorale e in quello delle
opere.
ROSTAN — Sì, io credo che
noi dobbiamo saper rivedere
sempre le nostre decisioni, però è anche vero che ci sono delle
opere della nostra chiesa che
hanno avuto, negli ultimi 15 anni, un inquadramento sinodale
che non è pensabile possa essere
facilmente ribaltato. Si tratta,
nel caso di alcune opere fondamentali, di scelte fatte in Sinodo
che hanno davanti a sé un respiro cinquantennale, cioè bisogna dare loro il tempo di una
generazione prima di giudicarle.
Non si può ogni due o tre anni
rimettere tutto in discussione e
ricominciare da capo.
Certo Tron dice che accanto
al Sinodo bisogna saper cogliere
anche i segni che vengono dalle
chiese locali. Ma allora se a San
Germano la chiesa raccoglie in
breve tempo, ”in loco”, 700 milioni per ricostruire il suo Asilo
dei vecchi penso che sia un segno positivo e lo stesso discorso vale per l’Ospedale di Torre
Pellice dovè la gente della Val
Pellice sta dimostrando di sostenerlo.
ECO/LUCE — Ascoltando e
leggendo gli articoli di Tron e
Rostan apparsi su G.E. ho avuto
spesso l’impressione di trovarmi
di fronte a due linee diverse; a
due posizioni quasi alternative.
Chiedo a Giampiccoli se è esatta
questa mia impressione.
NERI GIAMPICCOLI — Non
direi due linee diverse. Siamo
di fronte a due modi d’esprimersi che sono tra loro diversi perché corrispondono a esperienze,
’’formae mentis” legate a due diverse professioni: un insegnante
nel caso di Tron, un ingegneremanager nel caso di Rostan. Ma
dal confronto di questi due modi
diversi di leggere la nostra realtà ecclesiastica nascono intuizioni valide per correggere la rotta
della chiesa.
Il meccanismo
dei doni
ECO/LUCE — Vorrei prendere l’esempio concreto di ciò che
sta alla base della nostra amministrazione ecclesiastica; il dono.
A questo proposito Tron scrive: « Non c’è il rischio che alcuni doni che giungono dall’estero alle nostre chiese o anche di
contributi da contribuenti e da
imprese italiane siano un ritaglio
di plusvalore realizzato in misura immorale ai danni del Terzo Mondo? ».
NERI GIAMPICCOLI — Nella
società in cui viviamo pochi tra
noi hanno fonti di reddito diverse da quelle che derivano dalla
propria attività lavorativa. Certo che, immersi in questa società occidentale, ci rendiamo conto
di lavorare tùtti, direttamente o
indirettamente, per la guerra;
anche le tasse che paghiamo finiscono per, incrementare un sistema sociale basato sull’equili- ■
brio degli armarrienti. Ma il nostro- denaro non si santifica dandolo alla chiesa: il denaro è
sempre sporco. Darlo alla chiesa significa rinunciare ad un ulteriore personale arricchimento, la chiesa d'altronde non può
e non deve vivere altrimenti che
sul dono gratuito, liberale dei
credenti. Che certi doni dall’estero per la nostra attività in Italia abbiano dietro sé chiese sovvenzionate dallo stato e che questi soldi che ci vengono inviati
potrebbero essere più utilmente
dati al Terzo Mondo costituisce
un motivo in più per diventare maggiormente autonomi dai
doni daH’estero. Sta di fatto che
ne dipendiamo anche se in misura minore del passato. Ovviamente non potremmo mai ac
*
% ■
:: # \
Gettare, come chiesa, del denaro
’’sporco” proveniente per esempio dal traffico della ’’droga” o
da ruberie varie.
TRON — Anche Zwingli diceva che una persona non può lavarsi la coscienza dando alla
chiesa il denaro che ha realizzato in modo disonesto. Non voglio
certo eliminare le libere contribuzioni alla chiesa, anzi dico che
dare il 3°/o del nostro guadagno
alla chiesa è ancora poco ma
dovremmo smetterla di chiedere
aiuti ai nostri fratelli all’estero.
Ritengo inoltre che occorrerebbe
pianificare meglio l’aspetto economico, bisognerebbe fare delle
previsioni più attendibili del
semplice appello alla generosità.
Se una comunità ha il 30% dei
suoi membri che è al di sopra
dei 70 anni è facile prevedere
che nei prossimi 10 anni questa
chiesa avrà all’incirca il 30% di
contribuenti in meno.
ECO/LUCE — Perché escludere il fatto che qualcuno si aggiunga, si converta all’Evangelo e
diventi evangelico, nuovo membro delle nostre chiese?
TRON — L’arrivo dei nuovi
membri di chiesa lo devi anche
assecondare, privilegiando l’evan
gelizzazione, perciò torno a dire
che nella scala delle priorità al
primo posto occorre mettere la
evangelizzazione.
Se il pastore di Angrogna anziché dedicare le proprie energie
a gestire tre foresterie e a costruire la ’’casa di pace” al Bagnòou si dedicasse di più allo
studio, aH’aggiornamento, alla
catechesi, alTevangelizzazi'one e
alla cura pastorale forse la chiesa di Angrogna ne, trarrebbe
maggiori vantaggi.
Il futuro si chiama
circuito
ROSTAN — Credo che, a parte
alcune ’’pizzicate” di Tron, su
molte cose possiamo trovarci
d’accordo. Condivido la necessità di stabilire un criterio di priorità ma occorre stabilirlo nelle
sedi opportune che sono quelle
assembleari; il Sinodo, il Distretto, il Circuito. E credo che il miglior funzionamento della nostra
chiesa sia anche legato alle funzioni dei Circuiti ecclesiastici; è
uno dei campi dove l’integrazione dovrebbe essere molto più
sfruttata. Francamente noi abbiamo retto negli ultimi 7-8 anni
parecchie chiese soltanto perché
il Circuito ha funzionato. Certo
non sarà stato perfetto, ma la
chiesa è andata avanti, ha assunto le proprie responsabilità, la
predicazione è stata assicurata.
Il Circuito della tradizione ecclesiologica metodista è un ingranaggio importantissimo nel buon
funzionamento dèlia chiesa.
Il mio richiamo all’efficienza
vuol essere soltanto la proposta
sia di meglio utilizzare i doni
che il Signore ci ha dato sia di
migliorare, allo stesso tempo, il
livello di preparazione dei pastori dei laici, dei diaconi, insomma di tutti coloro che hanno
seriamente a cuore il problema
della testimonianza a Cristo nel
nostro tempo. Quest’ultimo è l’obiettivo principale delle nostre
strategie e dei nostri piani che
restano sempre provvisori di
fronte alla realtà dell’Evangelo.
ECO/LUCE — Un buon funzionamento richiede anche l’esercizio puntuale e coerente della
’’Disciplina ecclesiastica”.
ROSTAN — Io credo che in
ogni occasione ci si possa mettere intorno ad un tavolo e dialogare nel rispetto dei Regolamenti che ci siamo dati e dei
compiti a cui siamo stati chiamati. Personalmente ho voluto,
scrivendo quegli articoli su G.E.,
raccontare la mia esperienza nel
campo dell’amministrazione della chiesa. Ho sentito il dovere di
partecipare agli altri quello che
ho capito all’interno della mia
esperienza.
ECO/LUCE — Qual è la vostra
posizione sulla questione •ÌeU’8
per mille?
ROSTAN — Sono stato chiamato a Verona, a Pisa e in altre
chiese per illustrare il problema
dell’8 per mille. Non mi pronuncio, né si pronuncia la Tavola.
Bisogna capire bene il problema
prima di esprimere un giudizio,
una scelta. E questo, alla fine,
10 farà il Sinodo.
ECO/LUCE — Potrebbe essere
11 tema di una prossima tavola
rotonda in redazione. Non escluderei comunque il fatto che Tron
e Rostan abbiano, anche su questo, due posizioni diverse. Cosi
vanno le cose nella nostra chiesa, per fortuna e grazie a Dio!
a cura di Giuseppe Platone
(foto di Italo Pons)
8
8 prospettive bibliche
14 marzo 1986
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Risurrezione: difficile parlarne,
difficile non parlarne
Giovanni 11 ; 1-54
Dobbiamo parlare di risurrezione. Impresa ardua, molto ardua, forse troppo. C'è anzitutto una difficoltà, diciamo
così, professionale: sono pastore e i
pastori, come i preti, sono specialisti in funerali. Non è la posizione
migliore per parlare bene della risurrezione.
Interessa, la risurrezione?
Ardua perché, intanto, non è detto che questo discorso interessi tutti, o interessi tutti in uguale misura.
risurrezione appare alla sensibilità corrente come un di più, neppure tanto sicuro, che comunque potrebbe esserci, e se ci sarà, bene, se
non ci sarà, pazienza. Non è che cambi molto. Quello che interessa a tutti è la vita. La risurrezione, anche
per chi ci crede, è sempre lontana,
futura, una cosa dell'« ultimo giorno », come dice Marta. E le cose future interessano sempre meno delle
cose presenti.
Certo, l'interesse può farsi un po'
più vivo quando, col passare degli
snni, cominciamo a vedere morire
intorno a noi le persone con cui abbiamo vissuto. I vuoti creati dalla
morte sono spazi inabitabili: i morti non possono essere sostituiti.
Muore il nostro fratello Lazzaro e
allora, forse, cominciamo a chiederci
che cosa sarà di lui, e può darsi che
tra un pensiero e l'altro si farà strada anche il pensiero della risurrezione. E poi noi stessi ci avviciniamo alla nostra morte (che non di
rado oggi ci coglie di sorpresa) e
può darsi che pensiamo, forse con
qualche esitazione, alla nostra possibile risurrezione. Ma appunto; è
sempre un interesse legato alla
morte.
Gesù la collega
non alla morte,
ma alla vita
Ora la prima cosa che l'evangelo
di oggi ci vuole dire è che la risurrezione è legata anche alla vita. Se
la nostra generazione è nell'insieme
poco interessata alla risurrezione è
perché, come Marta, la collega solo
alla morte. Gesù invece la collega anche alla vita. E' significativo che Egli
non dica soltanto: Io sono la risurrezione, ma: Io sono la risurrezione
e la vita. II nostro interesse per la
risurrezione crescerà nella misura in
cui sapremo collegarla non solo alla
morte ma anche alla vita.
Ma c'è un altro motivo per cui è
molto arduo parlare di risurrezione.
E^ che in fondo non sappiamo bene
di che cosa si tratti. Non è che non
lo sappiamo intellettualmente, ma
non lo sappiamo sperimentalmente.
E di una cosa si può parlare bene
solo se la si sperimenta. Ma chi può
dire di aver fatto Vesperienza della
risurrezione? Lazzaro potrebbe dirci
qualcosa, ma egli stranamente tace.
E' in un certo senso il più grande testimone dell'opera di Dio, ma è un
testimone muto.
In questo periodo di Passione e di Pasqua, riportiamo, per alcune
settimane, il testo di uno studio biblico ohe il prof. Paolo Ricca ha tenuto nel corso di una recente sessione del S.A.E., alla Mandola, sul notissimo e arduo testo ^iovannico.
a cura di GINO CONTE
Il grande testimone
muto
In questo capitolo parlano tutti
tranne lui. Parlano i discepoli, parla
Toma, parlano Marta e Maria, parlano i Giudei, parla Gesù, parlano i
capi sacerdoti, e Caiafa, ma Lazzaro
tace. Del resto, anche se parlasse,
non è detto che capiremmo. Ma se
neppure Lazzaro, che Tha vissuta,
parla della risurrezione, come potremmo parlarne noi, che non Tabbiamo vissuta? E non è neppure detto che basti vivere un'esperienza per
capirla e poterne parlare. In fondo
viviamo tutta una vita, eppure più
andiamo avanti più ci chiediamo che
cosa sia la vita. Non è detto che col
passar degli anni diventi più facile
rispondere. A me pare che diventi
più difficile. E se è difficile dire cos'è
la vita, che pure viviamo, quanto
più difficile sarà dire cos'è la risurrezione, che nessuno di noi ha vissuto.
E' dunque davvero difficile parlare della risurrezione, e d'altra parte
è altrettanto difficile non parlarne
perché essa è lì, davanti a noi, in
tutta la sua massiccia evidenza, nella sua materialità quasi, urtante; è
li, davanti a noi, in questa pagina
centrale del quarto evangelo, che
funge da cerniera, o da ponte tra la
storia del ministero di Gesù e la storia della sua passione. La risurrezione di Lazzaro conclude l'attività pubblica di Gesù e inaugura la sua passione: è il coronamento della sua
attività e il motivo della sua condanna a morte.
Un fatto, al centro
del quarto evangelo
Anche per questa sua posizione
centrale nell'architettura dell'evangelo giovannico è veramente difficile
non parlare della risurrezione di
Lazzaro benché sia così difficile parlarne. Certo, anche qui, potremmo
parlare d’altro. Il capitolo 11 di Giovanni ce ne offrirebbe l'occasione. E'
un capitolo molto movimentato e
affollato di personaggi; c’è gente che
va e che viene, cambiamenti di scena, ritardi, contrattempi, fraintendimenti; ci sono dialoghi, commenti,
complotti; ci sono le parole-chiave
dell'intero capitolo, rivolte da Gesù
a Marta: « Io sono la risurrezione e
la vita; chi crede in me, anche se
muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morrà mai ». Ma neanche queste parole, benché fondamentali, sono la cosa principale di
questo capitolo. La cosa principale
è la risurrezione di Lazzaro. E’ di
questo che dobbiamo — o dovremmo — parlare.
Anche qui, come in tutto il resto
della Bibbia, sono i fatti che contano, non le parole. Le parole sono
belle, ma il fatto è ancora più bello.
Le parole sono importanti, ma il fatto è ancora più importante. E che
sia più importante, lo si vede dalla
reazione dei capi sacerdoti, che dopo la risurrezione di Lazzaro decidono di far morire Gesù « perché
quest'uomo fa molti miracoli. Se lo
lasciamo fare, tutti crederanno in
lui... » (v. 47-48). I capi sacerdoti non
si preoccupano per quello che Gesù
dice, ma per quello che fa. E anche
l’evangelista non presenta il capitolo 11 come un discorso ma come
un segno, l'ultimo compiuto da Gesù, quello decisivo, sia nel senso che
contiene la più alta rivelazione di
Gesù, « Io sono la risurrezione e la
vita », sia nel senso che provoca la
decisione finale del Sinedrio di farlo
morire. Questo segno provoca la definitiva condanna a morte di Gesù
proprio perché è il segno supremo,
quello che più e meglio di ogni altro
rivela Gesù e il Dio di Gesù. Potremmo dire che Dio non è mai tanto Dio
come quando risuscita i morti.
La risurrezione di Lazzaro - 1
La più spirituale e la più
materiale delle realtà
Dobbiamo dunque parlare della
risurrezione, non della risurrezione
spirituale, o morale, ma della risurrezione materiale, perché la risurrezione è molto materiale, è la risurrezione della carne, la risurrezione
dei corpi. Potremmo dire che uno
dei paradossi della risurrezione è
di essere, nello stesso tempo, la più
spirituale e la più materiale delle
realtà. Ma forse proprio per questo
è così diffìcile parlarne, forse è impossibile.
Voi ricordate forse l’indimenticabile scena descritta da Dostoevskij
nel romanzo Delitto e castigo, dove
la giovane prostituta Sonia legge all’assassino Raskòl’nikov, su richiesta di lui, il capitolo 11 dell’evangelo di Giovanni. Terminata la lettura,
nessun commento. Anche neH’evangelo è così: Lazzaro esce dal sepolcro, viene liberato dalle bende e lasciato andare. Non segue nessun
commento, né delle sorelle, né dei
discepoli, né dei presenti. E’ come
se la risurrezione togliesse la parola, togliesse il respiro.
{continua)
Paolo Ricca
1° CORINZI 13
L’amore
★ Io vi darò la chiave di tutto.
Anche se so parlare i linguaggi
più moderni e più meravigliosi, come i linguaggi politici, quelli della
poesia o degli elaboratori elettronici, se manco d'amore, ricevuto e dato, io non ho maggior valore delle
propagande e delle pubblicità.
L’amore non si rallegra di nessuna ingiustizia, neppure di quella che
colpisce gli avversari; di nessuna
menzogna, anche se sembra utile.
In ogni circostanza esso ha il coraggio di perdonare, ha l'audacia
della fede, una speranza più forte
delle ragioni di disperare, ha la pazienza impaziente che prepara il
mondo felice.
L’amore la vincerà sempre.
★ Anche se sono un campione della spiritualità, della teologia o
della contestazione profetica, anche
se ho quella fede che tutto comprende e che cambia il corso del mondo,
se manco d'amore, non sono che una
vita sterile, una mente devastata.
★ Anche se mi lascio prendere da
entusiasmi carismatici, allucinogeni o etilici, anche se sono un militante esemplare, anche se faccio
dono della mia persona alla scienza
o alla rivoluzione, se manco d’amore, se in fondo cerco la mia propria
soddisfazione, se voglio al di sopra
di ogni cosa aver ragione, io non
faccio nulla di positivo, al contrario
provoco dei guasti terribili.
★ L’amore è pieno di comprensione e di tenerezza; esso scopre il
valore immenso di tutti i disprezzati, dei rifiuti; esso ignora il fanatismo e il complesso di superiorità;
esso detesta i trionfalismi.
Anche per la buona causa, esso non
fa nulla di disonesto; esso non agisce nell’interesse della Chiesa o del
Partito o di se stesso. Esso non trasforma la sua indignazione in odio,
né nel desiderio di vendetta.
★ Anche l'Evangelo sarà sorpassato un giorno e sicuramente lo saranno anche i nostri fenomeni cosiddetti religiosi e le nostre pretese
competenze. Poiché tutto ciò appartiene alle nostre esigenze imperfette. Allorché la perfezione sarà realizzata, tutto il resto sarà abolito.
Quando noi eravamo bambini avevamo un linguaggio puerile, delle
paure puerili, delle concezioni puerili. Crescendo è stato pur necessario respingere le puerilità.
Allo stesso modo, oggi, la gente
guarda la realtà attraverso delle
idee fumose. Verrà il giorno in cui
risplenderà la verità. Vincerà la verità. Oggi noi abbiamo solo una conoscenza rudimentale di noi stessi,
del mondo, della verità.
★ Si avvicina il giorno in cui noi
conosceremo tutto come Qualcuno conosce noi.
In questo tempo di lotte, noi possiamo ricevere la fede demitizzata,
la speranza profetica e l’amore, le
nostre tre armi essenziali. Ma la
principale è l’amore.
Roger Parmentier
(Trascrizione moderna di 1 Cor. 13
da « L’Evangile autrement », Le
Centurion. Traduzione dal francese di C. Deivecchio - da Presenza
evangelica, circolare delle Chiese
evangeliche metodiste di Vercelli
e Vintehbio).
9
r
14 marzio 1986
cronaca delle Valli 9
Beato chi
non
COMUNITÀ’ MONTANA VALLI CHISONE E GERMANASCA
Impegni per lo sviluppo,
nonostante la politica della CEE
Decisi stanziamenti per lo smaltimento dei rifiuti urbani, la manutenzione delle strade, la formazione sportiva, l’agricoltura, il turismo
Concerti
imbroglia
il
prossimo
Beati coloro che si impoveriscono per investire e
creare nuovi posti di lavoro,
perché essi mettono da parte delle ricchezze nel Regno
di Dio.
Beati coloro che rinunciano ad accumulare lavori diversi, che non sono loro indispensabili per vivere, perché hanno assicurato il loro
posto nel Regno.
Beati i funzionari pubblici
che svolgono il loro lavoro
come se si occupassero dei
propri affari personali, che
facilitano le pratiche, e che
studiano seriamente i problemi; il loro lavoro sarà
considerato sacro.
Beati i lavoratori autonomi, i professionisti, che non
si oppongono alle giuste riforme della loro professione,
perché è molto meglio piacere a Dio che compiacere i
colleghi.
Beati gli operai e gli impiegati che preferiscono la
creazione di nuovi posti di
lavoro per gli altri, anziché
accumulare straordinari e
premi di produzione per loro
stessi; perché sanno dov’è il
loro vero tesoro.
Beati i banchieri, i mediatori, i commercianti che non
approfittano della situazione
per aumentare i propri guadagni, anche se in modo legale, perché rendono un
grande servizio alla pace.
Beati gli uomini politici, i
sindacalisti che si sforzano
di trovare soluzioni realistiche alla disoccupazione, al di
là delle strategie e degli interessi di partito, perché accelerano la venuta del Regno di Dio.
Beati saremo noi tutti
quanti quando la smetteremo di dire « se non approfitto io della situazione lo farà
qualcun altro ». Quando la
smetteremo di pensare:
« Che male ce a truffare dal
momento che tutti lo fanno ».
Quando rinunceremo a ragionare: « Se la legge non è
trasgredita, tutto è permesso », perché allora la vita sociale sarà un’ anticipazione
della felicità del Regno.
Da « La Lucerna », circolare delle chiese valdesi
della Val Germanasca 17 febbraio 1986
Esaurito lo stock di ratifiche
delle delibere di giunta giacenti
da parecchi mesi, il Consiglio della Comunità Montana Ohìsone e
Germanasca ha potuto finalmente, nella seduta di venerdì 7 marzo, dedicarsi ad argomenti di
maggior rilievo.
La discussione si è accentrata
in modo particolare su questi
punti all’ordine del giorno:
Programma stralcio del Piano
pluriennale di sviluppo per l’anno 1986: illustrato dai vari assessori secondo le relative competenze, il programma stralcio prevede un finanziamento di 331 milioni e rotti, di cui circa la metà
copre le spese per il personale.
La somma rimanente, risulta
piuttosto polverizzata nei vari
settori di intervento: godono dei
maggiori finanziamenti la difesa
dell’ambiente con lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani; le opere pubbliche (manutenzione strade con i mezzi deH’Ente); la formazione sportiva nei settori nuoto (contributi per la piscina), sci
e atletica; la sicurezza sociale,
trasferita all’USSL; l’agricoltura,
con particolare riguardo per il
trasporto ai centri di raccolta dei
piccoli frutti e per il risanamento del bestiame; il turismo (contributi agli uffici turistici, mostre
e dépliants). La Comunità Montana si propone inoltre di organizzare un cantiere di lavoro ner
dieci giovani disoccupati della
durata di sei mesi.
Corsi di patois
Corsi di parlata locale: la relazione dell’assessore Ribet a proposito dei corsi di patois che la
Comunità intende istituire, ha
fatto riferimento ad una riunione svoltasi il lunedì precedente
con alcuni insegnanti ed animatori delle due valli. I presenti alla riunione avevano chiesto che
si tralasciasse l’istituzione dei
corsi nel corrente anno scolastico, ma che li si organizzasse con
più cura per il prossimo, iniziando in autunno anziché a gennaio.
Era stato anche osservato che è
illusorio pensare di insegnare il
patois per due ore alla settimana a bambini che non lo parlano
abitualmente in famiglia, ma che
si poteva allargare il programma ad un’attività di ricerche sulle tradizioni locali, con eventuale inserimento nei piani di lavoro del normale orario scolastico.
Il progetto della giunta è tuttavia assai più ambizioso e comprende la raccolta e l’organizzazione di tutto il materiale repe
COLLEGIO VALDESE DI TORRE PELLICE
Televisione:
che passione
Per il terzo anno consecutivo,
alcuni studenti del liceo valdese
di Torre Pellice hanno partecipato ad un seminario sui mass media organizzato in collaborazione con la FCEI. Mentre il primo
anno era stato approfondito lo
studio della stampa e del giornalismo, e nel secondo quello
della radio, quest’anno abbiamo
cercato di conoscere meglio un
mezzo di comunicazione diffusosi soltanto nella seconda metà di
questo secolo: la televisione. Ad
una prima parte teorica è seguito il lavoro pratico, svolto da
noi studenti sotto la guida di
esperti.
La prima giornata del seminario è stata dedicata ad una breve presentazione del mezzo attraverso la storia della sua diffusione e dello sviluppo tecnologico
legato ad esso. Ci sembra interessante ricordare che i « genitori » della TV sono stati la radio e il cinema, e che in un primo tempo vi era un’unica rete
televisiva. Gli spettacoli erano
esclusivamente serali.
Soltanto in tempi più recenti
sono stati introdotti il secondo,
il terzo canale (e le varie televisioni private!) e l’uso del colore.
Siamo venuti a conoscenza di
alcuni dati significativi: attualmente la pubblicità occupa lo
8,7% dell’intera programmazione,
mentre soltanto il 4,4% è dedicato all’informazione ed ai servizi
culturali, e ben il 14% ai cartoni animati.
A partire dal secondo giorno di
seminario, è iniziato il lavoro
pratico: ci siamo divisi in tre
gruppi comprendenti circa dieci
ribile riguardante la cultura locale in un centro di documentazione che potrebbe usufruire di
mezzi forniti dalla Regione.
Ordine del giorno in merito al
regolamento CEE: questo ordine del giorno fa riferimento ad
una nota di una Comunità Montana del Cuneese nella quale si
propongono alcune modifiche alla direttiva CEE, ner ciò che riguarda le indennità compensative. La nota mette in rilievo la
scarsa incidenza che l’elargizione di tali somme raggiunge nei
casi di maggiore necessità e propone di accantonare metà delle
indennità compensative per destinarle ad interventi sanitari
consistenti od al finanziamento
di piani di miglioramento inseriti nella programmazione delle
Comunità Montané. Si chiede anche di poter utilizzare gli aiuti
per le attività agricole da svolgersi nei parchi e nelle riserve istituite dalla Regione, per il recupero dei boschi degradati e per
l’istituzione dei corsi di formazione professionale agricola.
Inoltre si propone alla Regione di delegare alle Comunità
Montane la gestione degli interventi in materia agricola e forestale di competenza regionale.
Liliana Viglielmo
TORRE PELLICE — Domenica 16 marzo alle ore 17, nel Tempio Valdese, si
terrà un importante concerto a favore
dell'Ospedale Valdese, organizzato dall’Università della Terza Età e dall'Associazione Pro Loco di Torre Pellice. Il
concerto prevede l'esecuzione di musiche di Liszt da parte del )M. Luca
Rasca.
Comitati per la pace
POMARETTO — Nei locali del Municipio si terrà venerdì 21 marzo alla
ore 20.45 un pubblico dibattito sul tema «Obiezione fiscale alle spese militari ». Interverranno: Beppe Marasso
(Movimento Nonviolento e MIR), Don
Allaix (Sacerdote Cattolico di Torino),
Aldo Ferrerò (Comm.ne Pace e Disarmo Chiese Evangeliche): Moderatore
Claudio Tron.
TORRE PELLICE — Venerdì 14 marzo.
ore 20.45, presso il Convitto Valdese,
via Angrogna 18 la Commissione Pace
e Disarmo della Chiesa Valdese organizza un « incontro dibattito » su; « Obiezione fiscale: le ragioni di un si e
quelle di un no ».
Teatro
PINEROLO — L'Assessorato alla Cultura del Comune di Pinerolo ed il Teatro Stabile di Torino, con la collaborazione della Pro Loco, hanno organizzato
una stagione teatrale che avrà luogo
nel periodo dal 20 marzo all'11 maggio. Le rappresentazioni si terranno
presso l'Auditorium di Corso Piave 7.
Il primo appuntamento è;
20 marzo 1986, ore 21 :« Erodiade » di
Giovanni Testori con Adriana Innocenti. Compagnia Teatro Popolare di
Roma.
OBIEZIONE DI COSCIENZA
Problemi aperti
studenti ciascuno. Ogni gruppo
ha approfondito la conoscenza di
uno dei tre generi televisivi principali (informazione, spettacolo
e fiction), creando una traccia
di trasmissione sul tema comune: « i giovani e la solitudine ».
Il « gruppo informazione » ha
realizzato un servizio utilizzando
interviste volanti rivolte ad alcuni passanti, ed im dibattito in
studio. Il « gruppo spettacolo »
ha affrontato Targomento attraverso un video clip inserito in
un’ironica trasmissione sul genere di « Pronto 'Raffaella? ».
Infine il « gruppo fiction » (per
fiction si intendono: films, telefilms, sceneggiati, ecc.), partendo
dal proposito di creare un telefilm giallo, ha potuto realizzare,
per mancanza di tempo, soltanto alcune scene. L’ultimo giorno
del seminario è stato dedicato
al montaggio dei prodotti ed al
confronto finale tra i lavori di
ogni gruppo. La discussione che
è seguita è stata costruttiva per
tutti i partecipanti e ne sono derivate osservazioni interessanti
da parte nostra, ma soprattutto
da parte di chi ci ha seguito nel
lavoro di questi giorni (la troupe
televisiva di Protestantesimo ohe
ringraziamo per il valido insegnamento).
Questi quattro giorni di lavoro,
studio ed applicazione ci hanno
fatto capire quanto impegno e
quanta fatica (in particolare agli
occhi di noi dilettanti) ci sia
dietro ad un semplice servizio televisivo.
Manuela Davit
Monica Puy
E siamo giunti a quattro ormai. Nel giro di pochi mesi.
Quattro obiettori di coscienza
che avevano chiesto di svolgere
il loro servizio civile presso una
opera della Tavola Valdese alle
Valli, si sono visti destinare, al
momento della consegna della
cartolina precetto, presso un altro ente che non aveva nulla a
che fare con la Tavola Valdese,
Se riguardo al primo si poteva
accusare per questo fatto una
dimenticanza sua o dell’ente interessato, ora l’accrescersi del
numero di « estradati » pone alcuni interrogativi e stimola la riflessione a quanti si interessino
all’obiezione di coscienza al servizio militare. In Italia, l’obiezione di coscienza è stata legalmente riconosciuta nel 1972 con
la legge 772 che dà la possibilità
agli « obbligati alla leva » di scegliere tra servizio militare e servizio civile sostitutivo.
Il Ministero della Difesa, « in
attesa dell’istituzione del servizio
civile nazionale » (quando? Dopo
14 anni non è ancora stato istituito) distacca gli obiettori presso enti ed organizzazioni coi quali ha stipulato una speciale convenzione. Fino ad oggi l’obiettore
che, presentata la domanda per il
servizio civile, intendesse svolgere tale servizio presso un determinato ente (per es. presso la
Tavola Valdese, in una delle sue
opere convenzionate col Ministero' veniva direttamente richiesto
dall’ente stesso al Ministero della Difesa, il quale provvedeva a
destinarlo, con la cartolina precetto, in una sua opera (per es.
l’ospedale di Torre Pellice). Questo « metodo burocratico » non è
riconosciuto legalmente, ma viene comunque accettato dal Ministero della Difesa. Ora questi ul
timi fatti sembrano dimostrare
che, scavalcando una trafila burocratica, accettata ormai come
prassi, benché nata solo come
gentile concessione, si stia delineando una nuova politica nella
gestione degli obiettori di coscienza da parte del Ministero
della Difesa.
Io credo si possa analizzare tale situazione sotto due punti di
vista. Da un lato si può pensare
che ci si stia muovendo verso
una gestione « più seria » del servizio civile evitando situazioni alquanto ridicole e paradossali, come ricevere il congedo senza
neanche essere stato distaccato
e aver prestato una sola ora di
servizio, oppure svolgere il proprio servizio civile a due passi
da casa. La legge dell’aprile 1984
in cui si dichiara che i 20 mesi
di servizio civile iniziano dalla
data in cui si è distaccati e non
dopo 6 mesi dalla presentazione
della domanda, è certamente la
prima manifestazione di tale « serietà » e (ma forse sono troppo
ottimista) un primo passo verso l’istituzione del tanto atteso
servizio civile nazionale.
Da un altro lato si può anche
pensare, e siamo molti a farlo,
che questi ultimi fatti, compresa
la legge del 1984 e la lunga attesa tra la presentazione della domanda ed il distaccamento, per
altro non eliminata con la legge,
siano un ennesimo modo, inventato dal Ministro Spadolini (secondo cui « il servizio militare è
un sacro dovere ») per ostacolare
una forma di disobbedienza civile ormai sempre più seguita.
Quali di queste due linee ha
effettivamente adottato il Ministero della Difesa ce lo diranno
i fatti dei prossimi anni.
Marco Fraschia
10
10 cronaca delle Valli
14 marzo 1986
IL PRESENTE COME STORIA - 1
PINEROLO
Sfogliando i giornali del primo
’900 abbiamo un’idea dei problemi sociali di allora, sfatando la
convinzione che « una volta » certe cose non si facessero, che
c’era più unione, meno delinquenza... Vivere insieme, in ogni
epoca, è sempre stato difficile e
sempre ha generato conflitti e
malesseri, inaspriti da condizioni di lavoro pesanti per donne e
uomini. Mentre però le prime
passavano la domenica a casa, i
secondi si incontravano all’osteria. II vino, è vero, è una bevanda che scalda e rende socievoli,
ma può diventare il « re dei flagelli ». Così dice una « Lettera
aperta alle Autorità di P.S. del
Circondario » apparsa su « La
Lanterna Pinerolese » n. 12 del
giugno 1905 e firmata dalla Lega
Antialcoolica Val Pellice. Essa si
fa promotrice di una energica
azione non tanto contro gli ubriachi d’abitudine, quanto contro
« coloro che autorizzano su sì
vasta scala la distillazione, la fabbricazione e lo smercio di sostanze tossiche e inebrianti ». Sono
colpevoli quelli che « concedono
l’apertura di bar, alberghi, bettole e cameracce ». Sono colpevoli « quegli agenti di P.S. che
non osservano le prescrizioni
contro l’ubbriachezza ». Sono colpevoli « quegli albergatori disonesti, i quali, non curandosi di
altro che di guadagnare ad usura, trasgrediscono apertamente
l’art. 489 del codice penale, approfittando anzi dello stato deplorevole del bevitore per fargli
ingoiare bevande scadenti o adulterate... sequestrandogli poi il
mantello o l’orologio... ».
Vino, rissa, ferimenti: ima catena spesso inevitabile, le cronache del lunedì sono costanti.
« Fra una partita di giocatori
alle carte sorsero alcune questioni che già, dopo un breve diverbio, parvero appianate; ma ver
Il vino
so le 23 alcuni giovinastri s’imbatterono in un loro compagno
di giuoco e dalle parole presto
passavano alle vie di fatto ed il
nominato D. M., d’anni 50, operaio, riportava una ferita lacerocontusa al labbro superiore e la
rottura di due denti » (Lanterna
P. n. 40 del 1904). Gli esempi potrebbero continuare. Il confine
fra divertimento e infrazione è
sottile. Il vino può portare all’alcoolismo ed è piaga sociale,
può portare alla violenza ed è
questione di ordine pubblico.
Non tutte le osterie però erano uguali. Non ovunque si permetteva la voce alta e gli insulti
o si dava vino cattivo. Non è
da considerare solo un luogo di
perdizione. Essa funge da punto
d’incontro dopo il lavoro, per
operai, minatori, scalpellini, che
ritrovandosi insieme cantano e
parlano di politica, di disgrazie,
del tempo e di donne. L’osteria,
dunque, contro il club dei signori, il gioco delle carte contro il
biliardo a Luserna come a Londra. Un segno di quella cultura
proletaria che meglio ancora si
esprime nell’organizzazione delle
Società Operaie di Mutuo Soccorso. Qui lo « spaccio » del vino
e la bevuta si spogliano del loro
carattere di eversione individuale
per essere momento di solidarietà con chi condivide la stessa
vita.
Bruna Peyrot
(Rubrica a cura
della Società di Studi Valdesi)
DIBATTITO
Ancora
su “La
Grangia”
NeH’Eco delle Valli Valdesi del
17.1.86 la Commissione Musicale
della Società Studi Valdesi rilancia, allargandola, la ricerca e registrazione del patrimonio musicale delle nostre Valli. Ed ecco,
chiara e precisa una risposta che
Un tema su
"l'ora di religione
II
{segue da pag. 3)
scono sull’ « indottrinamento »
dei bambini della Scuola materna, particolarmente fragili e incapaci di difendersi (uno osserva che la Chiesa stessa non insegna il catechismo che a fanciulli di II e III elementare).
Naturalmente nelle scuole superiori devono essere gli studenti
stessi a scegliere se seguire o
no l’insegnamento. C’è chi parla
da credente (è la Chiesa cattolica che nelle sue sedi deve impartire l’insegnamento; l’adesione ad una religione è scelta personale, delicata, da vivere, non
da subire per costrizione), chi
mosso da scetticismo e ripulsa
(«per sfiducia nei reggitori della
Chiesa e nei politici»; perché per
esperienza sa che l’ora di religione non serve a nulla, è solo
occasione di propaganda delle
personali convinzioni del docente). C’è chi parla in nome
dell’ esigenza di un insegnamento solo "nozionistico” che
senza creare pregiudizi "faccia
capire la realtà” (così si esprime il secondo scettico citato).
Altri, più numerosi e più seri,
chiedono di poter conoscere le
altre religioni, per metterle a
confronto, per poter capire gli
altri («dei protestanti fino a pochi anni fa sapevo che i loro
"preti" si sposano e che sono
"cattivi” perché non obbediscono al Papa »), per poter scegliere meglio un credo, per sanare
ogni discriminazione fra maggioranza e minoranze, persino
per ricomporre in unità i credenti. Mentre si accetta generalmente che la religione sia insopprimibile dalla cultura italiana,
nessuno sembra tener conto del
le esigenze di chi non sia interessato ad essa.
Sull’ora alternativa nascono i
più grandi dubbi. Ci si rende
conto della difficoltà oggettiva
di organizzare eventuali insegnamenti religiosi alternativi. Si
discute a favore e contro l’utilizzo dell’ora alternativa per dibattiti di ordine « umano » e
morale (sono formativi; sono
inutili e fattibili fuori scuola).
Si parla di informatica, di lingue
straniere. Uno si allarma: i cattolici rischiano di perdere un’ora
di attività scolastica utile; perciò meglio mantenere per loro
« l’ingiusto privilegio » di fruire
di un’ora di religione, fino a che
10 Stato e la Chiesa non si ravvedano.
A questo punto ci si chiederà
quali influenze abbiano subito i
miei allievi per esprimersi così.
Per quello che li conosco, molti
frequentano anche assiduamente la parrocchia; non sono in
media particolarmente interessati all’attualità né fervidi lettori di giornali e libri; non sono,
salvo rare eccezioni, di sinistra
(l’anno scorso in classe si scatenò una protesta contro il libro di educazione civica che accusavano di tentare di plagiarli,
con certe pagine femministe);
quest’anno hanno studiato in
storia la Riforma con un’insegnante obiettiva; all’argomento
del tema, credo, scolasticamente
11 aveva solo preparati con una
serie di interventi sul Concordato,, l’insegnante di religione,
che, sembra, li giudica una classe di eretici...
Sarà forse vero che qualche
utilità la famigerata ora di lezione l’abbia ancora?!?
Maria Piera Pagliani
Nasce il comitato per
ia laicità della scuola
Il 18 gennaio scorso ha avuto luogo nel tempio di Torre Pellice
un concerto della Camerata Corale « La Grangia ». Del fatto abbiamo
a suo tempo riferito in sede di cronaca: pubblichiamo invece oggi
un contributo di riflessione sul lavoro di recupero e difesa della
cultura musicale delle Valli, di cui « La Grangia » è, pur rappresentando una realtà esterna al mondo valdese, uno degli esempi più
validi.
viene dall’esterno, cioè non dal
mondo valdese.
La Camerata Corale La Grangia,
che ha alle spalle ben 35 anni di
ricerca nelle valli piemontesi, ha
proposto una serata di canti popolari. Il programma della serata
è diviso in tre parti che seguono
ciascuna un filone ben preciso:
« Canti piemontesi delle vallate » - « Omaggio alla cultura valdese » - « Eco di canti natalizi ».
Ogni canto viene prima presentato dal direttore del coro ed è
proprio attraverso le sue parole
che noi sentiamo rivivere questi
canti. La sera, la veglia nella stalla, luogo di ritrovo per tutta la
borgata; qui grandi e piccoli si
ritrovano e si fa « cultura », quella cultura contadina che è alla
base delle tradizioni di ciascuno
di noi. Attraverso il racconto degli anziani i bambini imparano a
conoscere i problemi della vita,
imparano a diventare adulti, responsabili e consapevoli della vita che domani si troveranno a
dover affrontare.
I giovani trovano qui il loro
primo gruppo, il loro momento
di aggregazione; e tra un canto
e una schermaglia amorosa troveranno anche il modo di costruire la famiglia.
II valore della cultura orale,
tramandata di padre in figlio, è
importantissimo per l’uomo; ed
è questo il motivo per cui La
Grangia continua a cantare le
canzoni della sua terra e a proporle anche all’estero. Li spinge
nel loro lavoro di ricerca e di riproposta « questa filigrana della
nostra gente, della nostra terra,
del nostro Piemonte », consapevoli che questo sarà capito ed apprezzato dal pubblico. Senza dimenticare, neppure per un momento, che chi ha insegnato loro
queste canzoni, l’ha fatto perché
non morissero, perché continuassero ad essere tramandate, con il
massimo rispetto.
Nel coro La Grangia abbiamo
ammirato la perfetta fusione e
l’armonia delle voci, una capacità
interpretativa che pochi cori hanno, una ricerca scrupolosa per
l’interpretazione più consona al
fatto narrato, una direzione che
forma tutt’uno con il coro. Ma
ancora di più abbiamo apprezzato l’umiltà nell’avvicinarsi alla
cultura popolare, contadina, e alla cultura valdese.
Paola Revel Ribet
In seguito alla Intesa firmata dal Ministro Falcucci e dal Card. Paletti sull'insegnamento della religione cattolica
nelle scuole di ogni ordine e grado, i
genitori e gli studenti si troveranno a
dover fare una scelta.
1) All'atto deH'iscrizione bisognerà
indicare se si vogliono o no frequentare
le lezioni di religione cattolica (due ore
nella scuola materna ed elementare,
un'ora nelle scuole medie inferiori e
superiori).
2) Chi decide di non frequentare le
lezioni di religione cattolica dovrà scegliere tra corsi alternativi che il Governo s'è impegnato a definire entro il
30 aprile 1986.
Un gruppo di genitori, insegnanti e
studenti, considerati attentamente forme e contenuti dell'Intesa e delle successive disposizioni ministeriali, si è
trovato per discutere della situazione
che verrà a crearsi nelle scuole a partire dall'anno prossimo e propone all'attenzione di tutti le seguenti riflessioni.
IL FATTO RELIGIOSO
E' evidente che il fatto religioso ha
costituito e costituisce tuttora un aspetto rilevante della cultura e della
esperienza umana.
Pertanto è giusto che tale fatto sia
oggetto di conoscenza e di studio dal
punto di vista storico, filosofico, artistico, scientifico.
Gli insegnanti delle varie materie al:
l'interno del programma che svolgono
non possono non affrontare quotidianamente in questa luce anche il fatto religioso; spetta alla loro professionalità
trattarlo in modo scientifico e critico.
LA RELIGIONE COME DOTTRINA
Una cosa diversa è invece la religione come dottrina e complesso di dogmi,
oggetto di scelta confessionale e personale.
Questo aspetto, senza dubbio rilevante, riguarda la coscienza dei singoli, le famiglie e le comunità.
LA LAICITÀ’ DELLO STATO
Da più secoli s'è affermato il principio della laicità dello Stato che, come
tale, non fa propria alcuna confessione.
Anche la Repubblica Italiana, secondo i principi della Costituzione, non riconosce alcuna « religione di Stato ".
In base a questi princìpi noi riteniamo contraddittorio e inaccettabile
che nella scuola statale venga insegnata una religione in senso confessionale,
perché in questo modo non viene rispettato il principio della laicità della
scuola pubblica e si opera una confusione a proposito del fatto religioso.
Suscitano grosse perplessità, preoccupazione e profondo dissenso le misure di attuazione del Concordato (in
particolare l'Intesa tra la Conferenza
Episcopale Italiana e lo Stato Italiano
- DPR del 16.12,'85) che di fatto prefigurano una situazione altrettanto inaccettabile, quanto quella del Concordato del 1929.
1) Finora nella scuola materna non
c'era l'ora di religione. Adesso ce ne
saranno due alla settimana.
La cosa ci pare insostenibile da ogni punto di vista, soprattutto sotto
l'aspetto pedagogico, perché configura
una divisione precoce e negativa nelle
classi tra chi sceglierà la religione
cattolica e gli altri.
2) Per il momento non sono assolutamente definiti I cosiddetti corsi alternativi: non si sa con quali insegnanti,
con quali strumenti finanziari, con quali contenuti, con quale rapporto con la
normale attività didattica queste attività
si potranno svolgere; inoltre ci si chiede in quali locali potranno tenersi, vista la cronica mancanza di aule, in particolare nelle scuole medie superiori.
3) Riteniamo inaccettabile come
cittadini e come lavoratori che personale (insegnanti di religione) che opera nella scuola di Stato continui ad
essere nominato su designazione di
un'autorità non dello Stato (il vescovo).
Questo configura un canale diverso e
privilegiato per accedere ad un posto
di lavoro statale.
Sulla base della situazione attuale
I vescovi italiani controllano circa 18
mila posti di lavoro retribuiti dallo Stato e sicuri.
MANIFESTIAMO
pertanto al Parlamento la nostra opposizione al regime concordatario, che
comporta l'insegnamento della religione cattolica nella scuola di Stato.
In questa fase
CHIEDIAMO
Al Governo
che l'impegno di organizzare corsi alternativi venga rigorosamente attuato,
in particolare indicando gli insegnanti
e stanziando le risorse finanziarie necessarie.
Alle Autorità scolastiche e ai Collegi dei Docenti
di operare in modo da evitare qualsiasi discriminazione palese o mascherata tra chi si avvarrà e chi non si avvarrà dell'ora di religione cattolica.
I corsi alternativi non dovranno in alcun modo risolversi in pura custodia
degli allievi.
Di far partecipare i genitori e gli
studenti alla definizione dei contenuti e
degli obiettivi dei corsi alternativi.
Di organizzare le attività alternative
e l'ora di religione cattolica per gruppi
e non per classi.
Di evitare che al di fuori delle ore
di religione cattolica vengano messe
in atto attività di tipo confessionale.
Ai genitori e agli studenti
di scegliere di non avvalersi dell'ora
di religione cattolica, in nome della
laicità dello Stato.
Di segnalare eventuali casi di discriminazione di cui verranno a conoscenza.
Sulla base di questo documento viene costituito il « Comitato pinerolese
per la laicità della scuola ».
Le adesioni possono essere fatte pervenire telefonicamente ogni lunedì dalle ore 17 alle ore 19 al seguente numero: 0121/78663; oppure inviando la
propria adesione a: « Comitato per la
laicità della scuola » c/o Camera del
Lavoro, via Demo 8 - 10064 Pinerolo.
C'è posto
a casa
vostra?
In Val Pellice è in forte aumento la richiesta di famiglie affidatarie per minori. E’ noto che la
famiglia è indispensabile ad un
bambino per crescere. E molti
bambini, per diversi motivi che
qui non abbiamo spazio di esaminare, non possono più stare
nella propria famiglia. Certo si
può fare riferimento, per risolvere questi problemi, agli appositi Istituti per minori, ma questi
Istituti (salvo poche eccezioni di
moderna impostazione, tipo il
Convitto per minori di Via Angrogna a Torre Pellice) non sostituiscono la famiglia poiché
non riescono ad offrire un rapporto affettivo "personalizzato”
che produca sicurezza. Molte coppie pensano soprattutto all’adozione di neonati e non prendono
in considerazione laffidamento
che, pur avendo un carattere
temporaneo, rappresenta ciò che
la società richiede maggiormente alle famiglie disponibili. La famiglia affidataria non viene lasciata sola nella sua esperienza,
ma i servizi sociali e sanitari del
territorio sono disponibili per il
sostegno necessario. Chi è intenzionato a saperne di più o è già
pronto ad aprire la propria casa
ad un bambino o a una bambina
che ha bisogno di affetto — per
la zona della Val Pellice — può
mettersi in contatto con il Servizio Sociale di: Bricherasio, Via
S. Michele 19 tei. 0121/59.770, il
giovedì dalle 9 alle 12,30; Luserna San Giovanni, Centro d’incontro, Via Volta 11, tei. 0121/90.789,
dal lunedì al venerdì tra le 10 e
le 12; Torre Pellice, Piazza Muston 3, tei. 0121/91.836: martedì
9-10,30 e venerdì 9-12,30.
11
14 marzo 1986
cronaca delle Valli 11
NESSUNO
SFRUTTAMENTO
Cercando di rispondere ai quesiti
postimi dalla Sig.ra Franca Malan, desidero innanzitutto ringraziarla per aver voluto riflettere sulle mie ■> controdeduzioni » al « parere » espresso dalla
Tev circa il sistema di finanziamento
ecclesiastico.
Quanto agli obiettori di coscienza
che operano a volte nei nostri Istituti
per l’espletamento del loro servizio cii-,'«vile sostitutivo di quello militare, la
loro posizione è pari a quella dei volontari: essi vengono da noi a loro richiesta: non coprono posti di lavoro:
si occupano di attività varie secondo le
loro attitudini; intendendo così di assolvere un dovere civico verso il paese. Ricevono per questo il soldo come
¡ militari; e dai nostri istituti un’ospitalità confortevole. Non v’è quindi sotto
nessun profilo sfruttamento di mercede
altrui.
La Società di Studi Valdesi non è un
ente ecclesiastico, ma una associazione privata promossa da valdesi. Quindi
è un fatto della « città », non della Chiesa; può pertanto, a mio avviso, valersi
legittimamente delle provvidenze che,
nel quadro della città, vengono stabilite per promuovere, sostenere e sviluppare le iniziative culturali. (...)
Giorgio Peyrot, Lus. S. G.
LA TEV STUDI
I REGOLAMENTI
Non mi sorprendono le reazioni diverse alla mia puntualizzazione circa il
« parere » Tev sull’uso del denaro pubblico per il finanziamento ecclesiastico.
In una assemblea anche i « pareri »
si enunciano con « delibere », quindi
non ritengo di aver usato « parole grosse ■ . tanto più che quel parere penso
sia almeno orientativo per quei della
Tev che sedessero in Sinodo.
Circa l'informazione rilevo che lo 0,8
per cento non è « una parte di tributo
che Cesare è disposto a restituire per
opere specifiche », ma — come è scritto nella apposita legge — un’assegnazione. per volontà di alcuni, di una
parte del gettito globale del tributo
(anche di quello versato dai nolenti)
nelle mani di amministrazioni ecclesiastiche per sistemare i propri conti od
enti. 0 per adoperarsi in impegni propri dello Stato (interventi caritativi a
favore della collettività nazionale o
di paesi del Terzo Mondo).
£ bene poi ricordarsi che i nostri
Istituti od Qpere sono tutti « enti ecclesiastici » come stabiliscono i nostri regolamenti. Li legga, caro Rostain,
vedrà che sono anche edificanti. E pur
avendo il Sinodo già chiarito questo
punto (60/91/1985), è un fatto che si
vuol continuare a pasticciare sulla
questione: e la Tev non è la sola.
• En passant » dirò che le apparecchiature dei nostri ospedali o sono donate dagli « Amici » che le comprano
con i loro doni (e quindi sono beni
Ciov). oppure le comprano le Ossi,
quando le vogliono, e queste ne conservano in toto la proprietà. I nostri
Istituti in tal caso le usano soltanto
e a prò dei malati che le UssI inviano
ai nostri Ospedali confidando nella loro valida ed onesta gestione.
I doni anche cospicui che i credenti tedeschi delle Chiese sorelle ci mandano — come è stato precisato da un
loro tecnico al Convegno tenuto di recente ad Ecumene — non costituiscono
« somme riciclate da interventi statali », ma se mai provengono da un’imposta ecclesiastica volontaria pagata da
ciascuno di loro in aggiunta alle imposte dovute non più al Kaiser, ma
alla Repubblica federale di Germania.
Caro Rostain, è proprio l’informazione, come vede, che ha fatto e fa
difetto!
Quanto alla politicizzazione cui ho
fatte ironico cenno nel PS della mia
lettera, bisogna riconoscere che la attuale soluzione per il finanziamento
ecclesiastico da parte dello Stato sul
piano pluriconfessionale è voluta proprio in una visione « partitica » della
politica ecclesiastica che si sta giocando nel paese: soluzione sostenuta,
guarda caso, proprio da quegli <■ uomini del re » cui Rostain allude, ed a
cui tutti coloro che mi conoscono san
no che io non appartengo! Pertanto
l equivoco Tev permane.
Per concludere dirò che tra credenti e parlando di Chiesa preferirei che
il «prof» lo si lasciasse cadere. Nella Chiesa del Signore poi tutti ed ognuno a me non devono assolutamente nulla. Nessuno meglio di me lo può
sapere. SDG.
Giorgio Peyrot, Lus. S. G.
Cara redazione,
questa lettera nasce da una profonda sensazione di malessere che desidereremmo esprimere ai responsabili
della trasmissione "Protestantesimo", ai
lettori della "Luce-L’Eco delle Valli" e,
più in generale, a tutti coloro ohe, nelle nostre chiese, si interessano al problema delle relazioni pubbliche che le
comunità evangeliche intrattengono col
mondo « di fuori »: i dubbi e le perplessità nascono dall’aver visto la trasmissione di "Protestantesimo" del 24
febbraio u.s., in cui tutti noi abbiamo
individuato uno squilibrio quasi scandaloso tra i vari argomenti (ed il "peso" che è stato loro attribuito) e la
durata dei relativi servizi; la "scaletta" della trasmissione comprendeva:
un servizio sulla visita del presidente
della Repubblica alla Facoltà di teologia ed intervista di Maiocchi a Cossiga; un’intervista ad un pastore filippino circa la situazione del suo paese; un servizio sul problema della soppressione della ferrovia Torre PellicePinerolo; la rubrica Un pro
gramma "corposo"... se non che, su 30
minuti circa di spazio, il servizio sul
treno della Val Pellice ha preso i 2/3
del tempo disponibile (20 minuti circa),
monopolizzando praticamente l’intera
serata.
A questo punto vorremmo porre alcune domande:
1) Tutti ci rendiamo conto ohe questo problema dell’abolizione della linea
ferroviaria è urgente e forse anche
drammatico per le valli ma vi sembra
il caso di dargli uno spazio circa 5
volte maggiore che alle Filippine?
2) Se non abbiamo capito male il
taglio della ferrovia Torre-Pinerolo è
dovuto ai "tagli" della nuova legge
finanziaria: però la finanziaria pare essere punitiva anche (soprattutto?) nei
confronti dì altri gruppi di persone
(pensionati, studenti, persone che necessitano di cure mediche ecc.): se il
servizio avesse dato una panoramica
esauriente dei disagi che questa nuova
legge porta e, a quel punto, avesse inserito il problema della ferrovia, tutto
sarebbe andato bene: però, a chi vedeva il servizio, pareva quasi che tutti
in Italia fossero felici ed arricchiti dalla nuova legge finanziaria, mentre ai
soli valdesi vengono messi "i bastoni
tra le ruote” (...come sempre). Perché
allora non si fa una cosa più seria e
utile, per esempio dedicare una trasmissione intera alla spiegazione (chiara,
però) della legge finanziaria?
3) E’ vero che la maggioranza dei
valdesi abita alle valli, ma, onestamente, cosa c’entra "Protestantesimo” colla ferrovia? I danni causati dalla crisi
economica sono molti e diffusi in tutto
il paese, e sicuramente in Piemonte
lo sono meno che nel Sud... non dovremmo mica dire che i valdesi approfittano dei mezzi d’informazione ohe
lo Stato dà loro per avere dei vantaggi (o limitare gli svantaggi): questo
sarebbe un privilegio,,. mentre noi
sbandieriamo ad ogni piè sospinto le
nostre "mani pulite ...
4) « ’’Protestantesimo” è una trasmissione televisiva che ha un buon
seguito di pubblico, anche non evangelico... »: questa frase viene ripetuta
in tutte le salse, quando si arriva In
argomento. Qra però un quesito nasce
spontaneo: credete che ne avrà ancora (anche evangelico) se continuate a
proporre i problemi In questo modo?
Con affetto.
Gregorio Plescan, Gabriella Costabel, Rossella Casonato, Hugo
Armand-Pilon, Atrlonio Cuoce!,
Carletto Carlona, Dario Sacoomani. Paolo Tognina, Facoltà Valdese di Teologia, Roma
« VAQUEZ
A VOS AFFAIRES »
COSA C ENTRA
’PROTESTANTESIMO’
CON LA FERROVIA?
Caro Direttore,
mi consentirai di fare una piccola
puntualizzazione alla lettera della signora o signorina Malan apparsa sul
n, 10. Non entro in merito alla questione da lei sollevata: se non si accetta
l’8 per mille come mai poi si accettano altre sovvenzioni statali. Puntualizzo solo la situazione della Società di
Studi Valdesi da lei citata come un
esempio di tale contraddizione. La Società utilizza il servizio degli obiettori, come utilizza i contributi regionali e
provinciali per svolgere le sue attività
come un qualsiasi altro Ente ed Associazione che svolge attività culturale
senza scopo di lucro.
Per fare un solo esempio, recente, l’organizzazione della Mostra del
pittore Paschetto lo scorso anno ha
avuto un costo di oltre 30 milioni di
cui oltre la metà provenivano dagli Assessorati regionale e provinciale.
Con le sole quote dei soci si ipossono pagare le pubblicazioni inviate In
omaggio? Il mantenimento del Museo e
l’accompagnamento delle scolaresche in
visita dovrebbero essere a carico del
presidente e del cassiere che risiedono
a Torre?
La Società non è d’altra parte la
chiesa valdese, non rispronde a( Sinodo
ma alla assemblea dei soci, svolge la
stessa attività di tutte le Società Storiche. E, per rassicurare la sig. Malan,
è in questa veste ohe ha ricevuto l’assegnazione dell’insegnante Bruna Peyrot dal Ministero, come tutti gli Istituti
della Resistenza (per citare quelli simili a noi per attività). E riguardo alle
voci di raccomandazioni... come diceva
quel vecchio pastore: « si les voix courent, madame, laissez-les courir et vaquez à vos affaires ».
Giorgio Tourn, Torre Pellice
UN DOPPIO DANNO
E FORSE UNA BEFFA
Egregio direttore,
le chiese valdesi e metodiste si trovano in questo periodo ad affrontare
l’impegnativa questione della defiscalizzazione delle offerte, dello 0,8% e dell’INVIM.
Come raccomandato dall’atto n. 61 del
Sinodo ’85, ie comunità valdesi e metodiste dovranno esprimere un parere
su questi argomenti entro il 31 maggio: molte voci si levano ora a favore ora contro la possibilità di accettare questo sistema già istituito per
la Chiesa Cattolica. Leggiamo ed ascoltiamo per lo più dei discorsi giuridici o di principio, peraltro assai pregevoli, ma forse un po’ staccati dalla
realtà concreta:
Per questo vorrei soffermarmi un momento sull’aspetto pratico della questione. Le nostre comunità sanno con quale e quanta fatica hanno appena chiuso i conti relativi al 1985, eppure
sempre nuove esigenze si aggiungono
alle necessità correnti della Chiesa. Per
questo le commissioni finanziarie cercano ogni modo per sensibilizzare le
comunità onde aumentare il gettito delle contribuzioni. Mi pare che la possibilità della defiscalizzazione dei doni per la Chiesa potrebbe dare, tra
l'altro, l’opportunità di offrire un piccolo vantaggio ed anche un incentivo a
coloro cui vengono sempre chiesti soldi per le attività della Chiesa. La quota dello 0,8% del gettito dell’imposta
sul reddito permetterebbe, io credo, di
far fronte ad alcune delle esigenze (almeno quelle straordinarie, peraltro assai
frequenti) della diaconia, per la quale
le nostre Chiese sono impegnate giustamente a fondo. C’è poi da considerare che l’accordo riguardo allo 0,8%,
già stipulato fra lo Stato Italiano e la
Chiesa Cattolica, nel 1989, anno in cui
entrerà in vigore, costerà al bilancio
statale una cifra presumibilmente superiore ai settecento miliardi. Come
sua abitudine lo stato, con ogni probabilità, recupererà questa cifra con nuove
imposizioni fiscali, che da una parte
graveranno su tutti, e quindi anche sui
valdesi, e dall’altra, con II meccanismo
percentuale, potrebbero addirittura portare altri soldi alle casse della Chiesa
Cattolica. Non accettare la possibilità di
avvalersi di una quota dello 0,8% rischierebbe così di causare un doppio
danno, e forse anche una beffa: niente
soldi alle nostre Chiese, più tasse per
tutti e, per il meccanismo distributivo
basato sulla percentuale delle scelte,
forse addirittura più soldi alla Chiesa
Cattolica.
A queste osservazioni che possono
forse sembrare eccessivamente matèrialiste bisogna, d’altra parte, aggiungere alcune considerazioni di fondo.
Il principio del « senza oneri per lo stato », richiamato per sostenere che non
dovremmo avvalerci né della defiscalizzazione né dello 0,8%, mostra, a mio
parere, alcuni difetti di applicazione
pratica. Credo infatti, ad esempio, che
tanto avere persone dipendenti dallo
stato che lavorano per le nostre Chiese, quanto avvalersi dell’opera degli
obiettori di coscienza, che costano pur
sempre qualcosa in termini di denaro
pubblico, costituiscono delle occasioni in cui riceviamo, seppur indirettamente, denaro dallo stato. Si dice anche che, accettando di figurare fra le
possibili destinazioni che il contribuente
potrà scegliere per la quota dello 0,8%
deiriRPEF, ci metteremmo in concorrenza con la Chiesa Cattolica e lo
stato, lo credo che così non sia e che
così non sia mai stato fin dal primo
momento in cui le nostre Chiese hanno iniziato ad occuparsi di diaconia.
Così come la nostra diaconia non è
stata mai finalizzata alla propaganda
né al lucro, e credo che la situazione
dei nostri istituti sia in questo senso
piuttosto significativa. Sono molte le
riserve che mi pare si possano fare a
proposito delle ipotesi contrarie ad accettare la defiscalizzazione e lo 0,8%,
anche perché queste sembrano spesso
basarsi su una concezione dello stato
come di una entità superiore e piuttosto staccata da quella che dovrebbe
essere la realtà democratica.
In conclusione, accettando la defiscalizzazione e lo 0,8% e rinunciando
all’esenzione dall’INVIM per gli stabili
di reddito della Chiesa, penso che dimostreremmo la capacità di discernimento fra quelli ohe sono dei privilegi su cui, per esempio, lucra la Chiesa
Cattolica (esenzione daU’lNVlM), quelle che sono le questioni di uguaglianza, pur con le riserve già espresse dal
Sinodo ’85 circa la bontà della legge
sullo 0,8%, ed un moderno concetto
contributivo rappresentato dalla defiscalizzazione delle offerte per la Chiesa.
Fabrizio Malan, Lus. S. G.
POLITICA
DEPLOREVOLE
La sezione W.W.F. di Pinerolo, a nome dei suoi soci, vuole far pervenire
alla maggioranza del consiglio comunale di Pinerolo, una ferma protesta nei
confronti della decisione di ricorrere al
TAR contro il decreto Galasso che protegge e tutela la collina della città.
La politica adottata per accontentare i costruttori edili è deplorevole, è
inutile piantare nuove piante e distribuire campane per la raccolta del vetro e
poi pensare di costruire case e palazzi
in una zona verde che deve essere restituita nel suo splendore ai Pinerolesi.
Certi che tale decisione non è quanto di meglio si aspettano gli abitanti
che hanno con i loro voti eletto tale
consiglio, noi auspichiamo una maggiore sensibilità da parte dei sopracitati nei confronti dei problemi ambientali.
Vogliamo far presente che siamo
sempre disponibili per migliorare la situazione ambientale della città e siamo
tuttora in attesa di risposta alla ns. lettera inviata in data 10.10.85, prot. n.
42, a tutti I comuni della zona, ove si
offre la nostra attiva collaborazione per
i problemi ecologici.
Distinti saluti.
Il responsabile della Sezione
W.W.F. di Pinerolo
AVVISI ECONOMICI
RINGRAZIAMENTO
« ...il tempo della mia dipartita
è giunto, lo ho combattuto il
buon combattimento, ho finito
la corsa, ho serbato la fede »
(2 Tim. 4: 6-7)
La famiglila del caro
Giovanni Charbonnier
commessa e riconoscente per la grande
dimostrazione d’affetto, rin^azia tutti
coloro che hanno partecipato al suo
dolore.
Un grazie particolare ai medici, al
personale dell’Ospedale Valdese di Toiv
re Pellice ed ai vicini che si sono prodigati con lodevole impegno.
Torre Pellice, 10 marzo 1986.
RINGRAZIAMENTO
(c Dieu nous a donne la vie
éternelle et cotte vie est dans
son Fils »
(r Jean 5 : 11)
Dopo lunghe sofferenze ha terminato
la sua giornata terrena
Elsa Jahier
Lo annunciano i cugini Frache, gK
amici e parenti tutti.
Si esprime il più vivo ringraziamento alla Direzione e al personale tutto
dell’Asilo valdese di Lusernà S. Giovanni per l’assidua assistenza e cura ed
a quanti sono stati vicini ad Elsa in
questi idtimi anni.
« L’anima mia si acqueta in Dio
solo. Da Lui viene la mia salvezza »
(Salmo 62: 1)
Luserna S. Giovanni, 10 marzo 1986.
RINGRAZIAMENTO
Delia e Oriana Bert, con tutti i familiari, ringraziano commosse per tutte le attestazioni di simpatia ricevute
in occasione del loro lutto.
Un grazie particolare al Moderatore
Giorgio Bouohard e alla Tavola, ai pastori Giorgio Toum e Bruno Bellion e
al prof. Ferruccio Corsani.
Torre Pellice, 10 marzo 1986
RINGRAZIAMENTO
« Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati, e lO
vi darò riposo »
(Matteo 11: 28)
Le famiglie Poet e Long, riconoscenti per le espressioni di simpatia ricevute in occasione della dipartenza
del caro
Eraldo Poèt
anni 72
ringraziano i pastori L. Deodato e M.
Ayassot e tutti coloro che han preso
parte al loro dolore.
Pinerolo, 8 marzo 1986
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Croce Verde Perosa: tei. 81.000
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( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva«
tei. 932433 (Ospedale Valdese)
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 16 MARZO 1986
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON.
Via Repubblica, 22 - Tel. 91328.
Ambulanza ;
C.'oce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
12
12 uomo e società
14 marzo 1986
LANCIATA IL 5 MARZO CON UNA LETTERA A BOTHA
AMNESTY INTERNATIONAL
Una
per
nuova campagna
il Sud Africa
I prigionieri
del mese
Amnesty International ha lanciato, mercoledì 5 marzo, una
nuova Campagna di pressione
per ottenere la cessazione degli
imprigionamenti per motivi razziali e politici, della tortura e di
altre violazioni dei Diritti Umani in Sud Africa. Il movimento
internazionale per i Diritti Umani, che conta oltre mezzo milione di soci e sostenitori nel mondo, ha riscontrato e denunciato
un drammatico aumento delle
violazioni dei Diritti Umani negli
ultimi anni in Sud Africa e ritiene quindi che le autorità di questo paese debbano essere informate sulle preoccupazioni che
l’opinione pubblica internazionale nutre nei confronti di tali
abusi.
Una lettera aperta
Il momento iniziale della Campagna è costituito da una lettera
aperta inviata al Presidente sudafricano Botha, nella quale si
chiede l’adozione di dieci provvedimenti indispensabili per assicurare un minimo di protezione ai fondamentali Diritti Umani. Adottando queste misure, secondo Amnesty International, le
autorità sudafricane dimostrerebbero un reale imnegno per far
cessare le violazioni dei Diritti
Umani in Sud Africa.
Queste dieci misure comprendono, tra l’altro, il rilascio di
persone imprigionate unicamente
per motivi razziali o a causa delle loro opinioni, un intervento
per fare cessare le detenzioni ar
« L'Eco delle Valli Valdesi ■
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Reg.
Redanori: Giorgio GardioI, Paoio
Fiorio, Roberto Giacone, Adriano
bongo, Giuseppe Platone, Sergio
Ribet. Comitato di redazione: i redattori e: Mirella Bein Argentieri,
Valdo Benecchi, Mario F. Berutti,
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti. Bruno Gabrielli, Claudio H. Martelli, Roberto Peyrot, Massimo Romeo, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Liliana Viglielmo.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPlCCOLi
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - te!. 0ii/
655.278.
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Stampa; Cooperativa Tipografica
Subalpina • Torre Pellice (Torino)
bitrarie e per rimuovere l’immunità con cui sono coperte le responsabilità delle forze di polizia accusate di aver torturato
dei prigionieri, un’indagine indipendente ed imparziale sulle denunce secondo le quali forze al
servizio del Governo sudafricano avrebbero assalito, sequestrato ed assassinato persone che
svolgevano attività critiche nei
confronti del Governo stesso e
sulla uccisione, da parte della polizia, di persone ohe manifestavano contro l’apartheid.
Un fiume di lettere
Durante lo svolgimento della
Campagna, da tutto il mondo
giungeranno lettere ai membri
del Governo ed a migliaia tra
leaders di varie comunità, dirigenti di grandi compagnie, membri delle Chiese, sindacalisti, ecc.
Più di 10.(X)0 tra organizzazioni
ed individui (avvocati, medici, direttori di giornali, docenti universitari ecc.), riceveranno lettere che esprimeranno le preoccupazioni deH’opinione pubblica internazionale sulla situazione dei
Diritti Umani in Sud Africa.
Amnesty International inoltre
pubblicherà un breve resoconto
sull’ incremento delle violazioni
dei Diritti Umani in Sud Africa
nel corso degli ultimi anni e, successivamente, un rapporto sulle
prove deH’uso continuo e sistematico della tortura.
Oltre alla pressione attraverso
le lettere, i soci di Amnesty International organizzeranno incontri pubblici, manifestazioni e
visite presso le Ambasciate sudafricane: scopo di quest’ultima
iniziativa sarà quello di far conoscere anche ai rappresentanti
all’estero di questo Paese, il contenuto della lettera aperta inviata al Presidente Botha.
Questa lettera pone in risalto
il progressivo aumento delle violazioni dei Diritti Umani in Sud
Africa nel corso degli ultimi anni, violazioni che si registrano
ormai quotidianamente. « Migliaia di persone sono state incarcerate senza processo per essersi
pacificamente opposte al Governo », si afferma nel testo, « e centinaia di esse sono state torturate o sottoposte a maltrattamenti.
Dirigenti delle organizzazioni che
si oppongono al Governo sono
stati processati ed imprigionati
per le loro attività politiche non
violente e persone impegnate in
prima fila contro l’apartheid sono state attaccate nelle proprie
abitazioni, sequestrate ed uccise ».
Centinaia di persone sono state uccise dalle forze di polizia,
coperte nelle loro azioni da varie
forme di immunità: « Vi sono
sufficienti prove per ritenere che
alcune persone siano state deliberatamente uccise per aver partecipato a manifestazioni ».
Inoltre presunti oppositori del
Governo sono stati assassinati
negli Stati confinanti col territorio sudafricano. La lettera infine
richiama l’attenzione sull’uso della pena di morte, cui Amnesty
International si oppone incondizionatamente. Le altre raccomandazioni rivolte al Presidente Botha riguardano l’abolizione delle
"pass laws” (leggi che limitano
la libertà di movimento) e delle
altre leggi che sono causa di numerose detenzioni per motivi
razziali; il rilascio di detenuti politici, a meno che non vengano
processati in modo equo e tempestivo e che non siano imputati
di reati comuni, la fine delle detenzioni in isolamento di durata indeterminata.
Chiese, società e Stato
(segue da pag. 1)
sullo stesso piano e l’eguaglianza tra esse non è ancora riconosciuta sostanzialmente.
Sergio Aquilante, pastore metodista e presidente dell’QPCEMI, intervenendo .sulle prospettive del rapporto chiese-società
civile, ha sostenuto con forza che
« dopo la presa di Roma, le chiese evangeliche hanno riconosciuto lo stato ». La Costituzione della Repubblica contiene norme
per le quali le stesse chiese vengono riconosciute componenti
essenziali della società. « Si tratta dunque di agire nella società
civile per contribuire a creare
la statualità democratica ».
Per Paolo Ricca, docente di
Storia della chiesa alla Facoltà
Valdese di Teologia, « ci sono
due atteggiamenti possibili dei
credenti e delle chiese di fronte
allo stato moderno: l’integrazione delle comunità nella statualità, integrazione ovviamente critica, e la radicale negazione del
ruolo dello stato stante il fatto
che lo stato moderno è essenzialmente autoritario e non rispetta le proprie regole ».
Nella pratica internazionale le
chiese protestanti hanno diversi atteggiamenti nei confronti
dello stato: separazione in Francia dove — come ha rilevato
Jean Bauberoi — la battaglia
pp la laicità, per la salvaguardia della diversità e del pluralismo deve ancora essere combattuta: un sistema misto in
Svizzera dove — come ha rilevato Johannes Fuchs — resistenza della chiesa nazionale è essenziale per comprendere l’identità svizzera; separazione negli
USA dove però esistono forti
tentazioni da parte di alcuni
gruppi di identificare chiesa e
stato (Robert Lodwick); collaborazione nella diversità dei
ruoli in Germania (Hans Werner Sievert).
Come affrontare dunque il
problema del finanziamento ecclesiastico in Italia? Per Cesare
Mirabelli, democristiano, membro del Consiglio Superiore della Magistratura e docente di diritto ecclesiastico a Roma, « lo
stato italiano col nuovo Concordato ha elaborato dei modelli di
relazione e di finanziamento,
spetta alle confessioni religiose
accettare o meno tali modelli ed
aderirvi. Ijd stato non interferisce nelle forme di utilizzo degli eventuali finanziamenti ».
La questione
di ’’identità” secondo
l’ebreo Fubini
« Ma il modello deve rispettare l’identità profonda delle confessioni religiose — ha osservato Guido Fubini, avvocato e
membro della commissione per
i rapporti con Io stato della Unione delle Comunità Israelitiche
Il Notiziario di A.I. del mese
di gennaio ’86 informa che tre
prigionieri per motivi di opinione, già presentati come « prigionieri del mese » nei Notiziari degli anni passati, sono stati liberati. Essi sono:
Miklos Duray - CECOSLOVACCHIA
Cecoslovacco di nazionalità ungherese; era stato accusato di
propaganda contro l’introduzione di leggi che riducevano l’insegnamento dell’ungherese nelle
scuole slovacche.
E’ stato rilasciato il 10 maggio ’85, grazie ad una amnistia.
Nel mese dì luglio ha scritto
ai soci di A.I. che avevano lavorato per la sua liberazione: « Devo ammettere che ero in preda
all’angoscia, pensavo che il cancello della prigione sarebbe stato chiuso per me per almeno 10
anni... avevo comunque un pensiero rassicurante, che pochi detenuti, anche politici, hanno.
Era la convinzione che nessuna
delle persone su cui contavo mi
avrebbe abbandonato. Il fatto
che io ero innocente... non sarebbe stato sufficiente per superare la disperazione... ».
Isidro Nicolas Bobadilla - PERÙ’
In carcere dal mese di giugno
dell’83, era stato «prigioniero del
mese » nel Notiziario del giugno
’84. E’ stato rilasciato a Lima
nell’agosto ’85. Un Gruppo danese
di soci di A.I. aveva adottato
Bobadilla ed un giorno la moglie
del prigioniero aveva così scritto loro: « Io e la mia famiglia
vi siamo infinitamente grati per
ciò che state facendo per lui... ».
Alfred e Helga Kulhanek - REPUBBLICA DEM. TEDESCA
Erano stati condannati neH’84,
perché avevano tentato più volte di espatriare. Nel Notiziario
dell’agosto ’85 erano stati presentati come « prigionieri del
mese ». Il 25 settembre dell’an
in Italia — e ciò non avviene per
ora nelle negoziazioni per l’Intesa ».
Identità invece che è stata salvaguardata nell’Intesa colle chiese rappresentate dalla Tavola
valdese come ha osservato Sergio Bianconi.
Impossibile dar conto in questo breve articolo dei numerosissimi ed interessanti interventi critici sulle varie questioni
aperte dagli oratori e non resta
che attendere la pubblicazione
degli atti (che speriamo sollecita) del convegno.
Mi sembra in conclusione che
il convegno abbia assunto il principio che in uno stato democratico debba sussistere l’eguaglianza di tutti i cittadini e di tutte
le confessioni religiose, nel senso che tutti hanno eguale cittadinanza sociale. Le differenze
teologiche, filosofiche e politiche
si sono manifestate nel convegno quando si è passati da un
concetto di eguaglianza semplice ad un concetto di eguaglianza complessa. Sul tema cioè di
come sia possibile perseguire un
fine di eguaglianza che rispetti,
protegga e favorisca le differenze che esistono tra i cittadini e
tra le confessioni religiose.
Su questo il dibattito è più
che mai aperto, ma, parafrasando una battuta di Jean Bauberot, sapranno i protestanti italiani essere all’altezza del protestantesimo?
Giorgio GardioI
no scorso sono stati rilasciati e
hanno potuto raggiimgere la figlia nella Germania Occidentale.
PENA DI MORTE
A.I. ha appreso che nel mese
di ottobre ’85 sono state condannate a morte 53 persone in 18
paesi e sono avvenute 24 esecuzioni in 10 paesi.
RILASCI E NUOVI CASI
A.I. ha appreso che nel mese
di novembre ’85 sono stati rilasciati 105 prigionieri adottati o
sotto investigazione. Sono stati
assunti 92 nuovi casi.
A cura del
Gruppo « Val Pellice »
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