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Anno 121 - n. 22
31 maggio 1985
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
INTERVISTA A BENNY NATO SULLA SITUAZIONE IN SUD AFRICA
Mentre scrivo queste righe è
in corso una febbrile consultazione tra le parti sociali (governo, sindacati, conflndustria) per
tentare di evitare ii referendum
sulla scala mobile. Ma più che
una vera e propria trattativa
sembra di assistere al gioco del
cerino in cui le proposte passano da una mano all’altra in attesa di vedere chi sia l’ultimo
che si scotterà. Un gioco tutto
politico per scaricare ciascuno
sugli altri le responsabilità di
questo voto. Ed intanto la gente, gli elettori, sono disorientati, sottoposti a pressioni contrastanti di cifre e informazioni di
parte ed hanno difficoltà a formarsi una convinzione sulla quale esprimere il proprio giudizio
da trasferire nel voto.
Eppure il referendum è una
delle forme di espressione della
sovranità popolare più importanti previste dalla nostra Costituzione. Per rispetto a questo
istituto sarebbe stato necessario
che i tentativi di evitare il voto
fossero stati fatti prima di averne fissato la data e che in questo
periodo di campagna elettorale
le parti avessero avuto occasione
di spiegare le proprie opinioni in
materia.
La questione oggetto del referendum (il taglio dei 4 punti
di contingenza) rappresenta un
episodio da manuale di che cosa
si intenda per referendum e sovranità popolare. Da una parte
c’è un governo che fa un decreto
legge, ratificato dal parlamento,
e dall’altra una reazione popolare imponente contraria a questa
l^^e: manifestazioni un po’ dovunque che culminano con una
manifestazione di più di un milione di persone a Roma il 4
marzo deH’anno scorso. Poi la
raccolta di quasi due milioni di
firme per indire un referendum.
La nostra Costituzione concepisce appunto il referendum come imo strumento attraverso il
quale è dato al corpo elettorale
la possibilità di intervenire per
correggere una decisione del
Parlamento. Mi sembra che queste caratteristiche siano tutte
comprese nella questione sottoposta a referendum.
Allora domandiamoci: ha senso in questa situazione propagandare l’astensionismo come
autorevoli personaggi stanno facendo? Non si tratta qui di negar la legittimità di questo tipo
di propaganda, ma di esaminarne le caratteristiche rispetto proprio all’istituto referendario
quale espressione del potere di
indirizzo politico affidato dalla
nostra Costituzione al corpo elettorale.
Il referendum serve infatti a
verificare se esiste su una questione una difformità tra gli
orientamenti della maggioranza
polìtica che regge il governo e
la maggioranza del corpo elettorale.
L’astensionismo invece si fonda sul non rendere chiaro a
tutti il problema, per avere una
soluzione xwlitica: la non validità del voto. Certo l’eventuale
abrogazione della legge può avere effetti dirompenti verso la
coalizione di governo, ma questa
è una questione di rispetto del
sistema democratico.
Giorgio Gardiol
Il vulcano sta per esplodere
« Il Sud Africa appartiene a tutti coloro che ci vivono, bianchi e neri, e nessun governo
può pretendere di esercitare l’autorità se non gli deriva dalla volontà di tutto il popolo »
Sud Africa — Dopo le repressioni che hanno avuto luogo intorno alla data del 21 marzo — Tanniversario del massacro di Sharpeville del 1960 proclamato dalle Nazioni Unite « Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale » — la tensione non è diminuita e ogni settimana cresce il numero delle vittime
del regime razzista di Pretoria. La minoranza bianca della popolazione, il 13%, continua a strangolare la maggioranza nera con il
cappio della legge e quello della illegalità. Fino a quando? Ne parliamo a Roma con Benny Nato, da un paio di mesi capo della rappresentanza dell’African National Congress (ANO in Italia, impegnato neH’opera di sensibilizzazione della comunità internazionale
nei confronti dell’apartheid sudafricano e di controinformazione
rispetto alla propaganda di regime del governo sudafricano.
— Signor Nato, cos’è l’ANC?
— E’ un movimento di liberazione del Sud Africa. E’ un’organizzazione che si propone dì eliminare Tapartheid e di stabilire
nel nostro paese una società libera, democratica e non razziale. Questa opposizione al regime
razziale che domina il Sud Africa ha origini lontane: è iniziata
nel 1912. L’ANC è in effetti il
più antico partito politico sul
continente africano. Fino ad un
certo punto potè operare apertamente ma dal 1960 l’organizzazione è illegale a seguito del
massacro di Sharpeville in cui
morirono 69 dei nostri.
— L’ANC è aperto a gente di
ogni razza?
— Certamente. Abbiamo sempre avuto una partecipazione
aperta, nel senso che tutte le
razze sono accolte nell’ANC. Uno
dei nostri leaders, Nelson Mandela, prima del suo arresto, era stato incaricato di organizzare
una Conferenza nazionale alla
quale avrebbero partecipato tutti i gruppi razziali presenti in
Sud Africa. Ma anche prima, fin
dal 1953, avevamo percorso in
lungo e in largo il nostro paese
prendendo contatto con tutti i
gruppi razziali, chiedendo alla
gente in quale Sud Africa voleva vivere. Le risposte raccolte
culminarono in un Congresso
che si tenne nel giugno del 1955
a Kliptown, uno dei sobborghi
di Johannesburg, con la partecipazione di tutti i gruppi razziali. Domande e attese furono fuse
in un documento conosciuto come la « Carta della libertà » che
noi consideriamo come il progetto della nuova società che vogliamo costruire in Sud Africa.
Esso inizia così: « Noi, popolo
del Sud Africa, dichiariamo dinanzi al nostro Paese ed al mondo intero:
— Il Sud Africa appartiene
a tutti coloro che ci vivono,
bianchi e neri, e nessun governo
può pretendere di esercitare
APPUNTI SUI VIAGGI DI PAOLO - 2
Atene: Vignoranza di Dio
Atti 15: 22 - 18: 28
Nel suo secondo viaggio Paolo
intende ripercorrere itinerari già
noti: « Torniamo ora a visitare
i fratelli in ogni città dove abbiamo annunziato la parola del
Signore, per vedere come stanno » {Atti 15: 36). Ma una sana
litigata con un collaboratore e
una non prevista ispirazione del
Signore, vero 'patron' del viaggio, sospingono Paolo e Sila su
nuove strade, sino all'estremo
nord-ovest dell'Asia Minore. Giunti nelle vicinanze dell'omerica
Troia, dove 1200 anni prima erano avvenuti gli scontri più famosi della storia, per la prima
volta. Paolo ha di fronte a sé
l'Europa. Attraversato un lungo
tratto di mare è in Macedonia.
Una ventina di chilometri sulla
'Via Egnatia' e i nostri amici sono a Filippi. Qui Paolo incontra,
alla periferia della città, il gruppo ebraico locale. In mezzo a
loro c'è Lidia, venditrice di porpora, che si converte al Signore
e chiede di essere battezzata: è
la prima donna europea che accetta il Cristo.
Dopo alcune settimane a Filippi insorgono difficoltà perché
la predicazione di Paolo srnaschera situazioni incancrenite,
divide, fa discutere. Ed è di nuo
vo il carcere, la fustigazione. Poi
Tessalonica, la capitale della
.Macedonia. Anche qui grosse difficoltà. Ed è di nuovo la fuga.
Questa volta verso le catene
montuose della Macedonia occidentale, a Berea. Dopo un primo buon approccio Paolo, Sila,
Timoteo vengono nuovamente
raggiunti dai persecutori. A questo punto, un gruppo locale di
credenti prende in consegna
Paolo e lo porta lontano, ad Atene. Ora quasi 400 chilometri dividono l'apostolo dai suoi inseguitori.
Dopo Antiochia, è la volta di
Atene. Il confronto ora non è
più con la saggezza dei rabbini
ma con quella dei filosofi. Nel
discorso di Paolo ad Atene {Atti
17: 16-34) noi abbiamo un primo
modello di predicazione missionaria. Luca ci trasmette un prezioso confronto tra cristianesimo e cultura greca e lo fa scrivendo la pagina più bella di tutto il libro degli Atti.
Ascoltando Paolo, nella registrazione di Luca, ascoltiamo anche le preoccupazioni della comunità cristiana primitiva nel
confronto- con il mondo culturale del tempo. Paolo non parla
questa volta nella sinagoga, lo
spazio religioso per eccellenza,
ma parla nell'agorà, nella piaz
za, nello spazio pagano. L'« incipit » del suo discorso è geniale.
Si rifà ad un misterioso altare
sul quale era scolpita la scritta:
« Al dio sconosciuto » e a partire da qui. Paolo entra in sintonia di linguaggio con gli intellettuali eh''- lo ascoltano. Nelle
prime parole non ci sono grartdi novità. Anche Seneca era contrario al culto degli dei. Per conoscere Dio — diceva — è sufficiente contemplare il mondo.
Paolo con il suo discorso, già
nelle battute iniziali, tocca il
punto più interessante: la ricerca di Dio. .Nel testo originale si
parla di questa ricerca come di
un cercare a tastoni, proprio come il non vedente che brancola
nel buio c, se non è guidato,
sbatte da tutte le parti; questa
è, per Paolo, la situazione degli
ateniesi che cercano Dio in una
città, ormai decadente, piena di
idoli e non lo trovano. E forse
questa è anche la nostra situazione: cerchiamo Dio, in una società decadente, piena di idoli
muti, lo cerchiamo in modo sbagliato e confondiamo la volontà
di Dio con la nostra: Lo cerchiamo ma non lo incontriamo.
Per gli antichi- filosofi della
Grecia di Paolo Dio è invisibile
Giuseppe Platone
(continua a pag. 12 ì
l’autorità se non gli deriva dalla
volontà di tutto il popolo ».
Altre affermazioni della Carta
della libertà concernono la libertà di culto, libertà di movimento, di associazione, ecc.
— Come opera l’ANC?
— Quando fummo messi fuori
legge decidemmo di continuare
a lottare per l’eliminazione di
questo odioso sistema razziale
dell’apartheid. A questo fine
prendemmo contatti con altri
paesi aU’estero, con le Nazioni
Unite, con altre organizzazioni
internazionali chiedendo un sostegno e un aiuto per far cessare questo crimine contro l’umanità. Abbiamo ricevuto e riceviamo aiuto dai paesi scandinavi, dal Canada, dai paesi socialisti, da movimenti antiapartheid da ogni parte del mondo.
Oggi, dopo aver aperto uffici
ovunque, aver ottenuto lo status di osservatori all’ONU, lassiamo dire di essere riusciti a
isolare il governo razzista sudafricano su diversi fronti: sul
fronte politico, per il fatto che
negli ultimi anni il governo sudafricano non è stato più in grado di sedere nell’Assemblea generale delTONU; sul fronte
sportivo, perché il Sud Africa
non ha potuto partecipare ai giochi olimpici; sul piano religioso, dal momento che il Sud Africa non partecipa più al Consiglio Ecumenico delle Chiese;
sul piano dei lavoratori, poiché
il Sud Africa non è più attivo
nell’Organizzazione Internazionale del Lavoro.
— Che appoggio ha l’ANC in
Sud Africa?
— Dal momento che la nostra
organizzazione è fuori legge —
è un crimine oggi in Sud Africa
anche solo l’indossare una sciarpa 0 un fazzoletto o leggere un
documento che abbia connessione con TANC, e per queste si
Intervista a cura di
Franco Giampiccoli
(continua a pag. 2)
2
2 fede e cultura
31 maggio 1985
Il vulcano sta per esplodere I ^
(segue da pag. 1)
può essere arrestati — è diflacile valutare l’appoggio che l’ANC
ha in Sud Africa. Ma la nostra
gente usa i funerali come mezzo per dimostrare la sua unità
sotto la guida dell’ANC. Durante questi ftmerali si alzano le
bandiere dell’ANC, vengono cantati i nostri canti. Questo spiega perché dopo i funerali la folla è spesso caricata e ci sono
morti uccisi a colpi d’arma da
fuoco. E’ noto che c’è' stato
uno scontro sanguinoso dopo il
21 marzo nei dintorni di Port
Elizabeth: la gente stava andando a un funerale.
— Abbiamo sentito che il governo sudafricano sembra disponibile alla abolizione delle due
leggi sessuali che vietano rapporti sessuali e matrimonio tra
esponenti di razze diverse. E’
possibile che questo avvenga? E
se qu^to avvenisse le cose cambierebbero?
— No. Il governo sudafricano,
essendo isolato su tutti i fronti,
escogita tutta una serie di stratagemmi per poter riguadagnare
terreno presso l’opinione pubblica ed essere di nuovo accettato
nel consesso internazionale. Ora
la rimozione di queste leggi sessuali non avrebbe affatto l’effetto
di liberalizzare l’apartheid. L’apartheid è un sistema talmente
iniquo e assurdo che è irriformabile. Deve essere eliminato,
sradicato, distrutto. La rimozione di queste due leggi, se mai
avvenisse, non avrebbe conseguenze o effetti concreti per la
nostra gente. Siamo convinti che
in Sud Africa ci potrà essere
vero amore solo quando là società sarà libera. Finché questo
non avviene, non ci potrà essere vero amore.
— Che cosa prevede per il
futuro? Abbiamo sentito cbe investimenti intemazionali vengono ritirati. E’ un segno di speranza? E’ un segno che la barca
sta per affondare dal momento
che i topi la abbandonano?
— Sì, pastore. L’ANC ha condotto una vasta campagna per
il ritiro degli investimenti in Sud
Africa. Oggi il Sud Africa è il
paese più industrializzato del
continente africano. E le multinazionali hanno investito massicciamente in Sud Africa perché nessun paese è in grado di
assicurare un profitto tanto alto agli investimenti quanto il
nostro paese in cui lo sfruttamento della manodopera raggiunge livelli incredibili e inauditi. Noi chiediamo aila comunità internazionale di ritirare
gli investimenti in Sud Africa,
perché questi non fanno che
perpetuare il regime e permettergli di compiere crimini ancor
maggiori. L’uccisione di tante
persone inermi in queste ultime
settimane, comprese donne e
bambini è una chiara manifestazione della violenza di questo
sistema.
Alcuni difensori dell’apartheid
dicono che se gli investimenti
fossero ritirati sarebbero i neri
quelli che ne porterebbero le
maggiori conse^enze negative.
Ma noi rispondiamo che siamo
stati in schiavitù così a lungo
sotto questo odioso regime razzista, abbiamo fatto talmente
tanti sacrifici che siamo ormai
pronti a deporre le nostre stesse vite per la libertà. Per verificarlo basta guardare a qu^to
è successo nelle ultime settimane: tra coloro che hanno aderito all’ultima manifestazione di
astensione dal lavoro alcuni so
no stati uccisi. Eppure andiamo avanti, pronti a questi sacrifici per la libertà.
— Signor Nato, ci sarà una
rivoluzione in Sud Africa?
— La situazione rivoluzionaria esiste già. Il Sud Africa per
anni è stato seduto su un vulcano che può entrare in eruzione
da un momento aU’altro. In questa eruzione molte vite andranno perdute, nere e bianche. Noi
chiediamo aiuto alla comunità
internazionale contro il sistema
disumano dell’apartheid per poter essere in grado, forse, di
ridurre la sofferenza quando verrà il tempo del bagno di sangue che sta davanti a noi perché verso di esso il regime sta
conducendo il nostro paese.
Intervista a cura di
Franco Giampiccoli
TRA I LIBRI
All'ombra di mio padre
Un nucleo di questo romanzo
autobiografico ^ si trova già in
alcuni capitoli del racconto lungo « Il piccolo della Riri », raccolto nel volume « Fine delle domeniche » (Vallecchi, 1973 —
Mondadori, 1981).
Un padre, brillante avvocato,
vedovo, si occupa del figlio minore, orfano di madre a quattro
mesi, allevato per i primi anni
da una zia, e ora, tornato in famiglia, ancora piccolo per condividere con fratello e sorella,
molto maggiori, scuola, svaghi,
amicizie; il bambino esce col padre, lo accompagna nello studio
e dovunque lo portino i suoi affari, conosce uno strano mondo
incomprensibile, sicuro all'ombra
deU'uomo che ricopre per lui un
ruolo insieme paterno e materno,
unito a lui da un legame tenerissimo psicologicamente e fisicamente.
Questa tutta la trama del libro, in cui il tempo narrativo assume cadenze diverse da quello
reale, e in cui una voce, un gesto, un profumo assumono un valore maggiore di un avvenimento.
I ricordi dei dolcissimi rapporti col padre sono rivisti seguendo la traccia dei luoghi frequentati insieme nelle uscite quotidiane; invece che un lessico familiare, come il titolo del famoso libro di Natalia Ginzburg, una topografìa familiare. Sono infatti
gli itinerari a richiamare alla
memoria i fatti, pochi, e le sensazioni, i sentimenti dominati
NOVITÀ’
Nella collana «Sola Scriptura»:
VITTORIO SUBILIA
“Solus Christus
ff
Il messaggio cristiano nella prospettiva
protestante
pp. 162, L. 9.500
— Si sente spesso dire oggi che i « grandi temi » della Riforma: « Solo Cristo », « Sola Scrittura », « Sola Grazia »,
«Sola fede» non incidono più perché non significano nulla
per l’uomo moderno, sono risposte a domande che nessuno si pone. E’ vero?
Che spazio ha quindi il protestantesimo nella cultura della fine del XX secolo?
— Ogni nuovo libro di Vittorio Subilia è sempre una sfida e
un’avventura dello spirito. « Solus Christus » non vuole
essere una banale apologia confessionale, ma additare
all’uomo moderno in lotta con i suoi problemi un punto
di riferimento che eserciti una funzione critica nei confronti di tutte le concezioni, laiche ed ecclesiastiche.
— Un liOVo per tutti, che tutti dovrebbero meditare.
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1 - 10125 TORINO
c.c.p. 20780102
dal tenero e fiducioso amore per
il padre.
Si snoda così una Milano d’altri tempi (il sottotitolo infatti è
« Infanzia milanese »), percorsa
ancora da carri e carrozze, in cui
il grande mercato del Verziere ed
enormi magazzini di derrate alimentari, ricchi di sapori e di odori, mantengono per padre e figlio
i rapporti con la campagna, ma
insieme città moderna dove le
prime automobili, i cinematografi, il dirigibile di Nobile visitato
dalle scolaresche, fanno sentire
al piccolo il fascino del nuovo.
Nella rievocazione del suo io
infantile, dei suoi dubbi, le scoperte, le gioie e le paure, l’autore
non segue un ordine cronologico,
così che all’essere del bambino
si sovrappongono continuamente
le voci dell’io ragazzo e adolescente, e su tutte quella dell’io
narrante, la voce adulta e matura dell’autore che spiega, interpreta, chiarisce ciò che egli stesso bambino vive.
Lo stile è « bello », ricco, accurato, il periodare lungo e complesso; raggiunge un clima di incanto e tocchi di umorismo (si
veda il capitolo dedicato agli attori e ai loro baci plateali al
bambino ritroso); è vivamente
evocativo di quelle che potremmo chiamare memorie dei sensi:
visioni, odori, rumori di un mondo trascorso.
Roberta Colonna Romano
CAMPAGNA
ELETTORALE
^ Alberto Vigevani, All'ombra di
mio padre - Infanzia milanese, ed. Mondadori. 1984, pp. 166. L. 14.000.
FIRENZE — La F.D.E.I. di Firenze
organizza per l'8 giugno 1985 un convegno regionale sul tema; • La sessualità nella Bibbia e nell’epoca presente ».
Il convegno inizierà alle ore 10 con
una breve meditazione e chiuderà alle ore 17. Sono previste relazioni sul
tema proposto, con particolare riferimento alla « sessualità nell’infanzia e
nella adolescenza », relatori: D.ssa
Giovanna Gay; Dr. Fabio Conforti.
L’incontro avrà luogo nei locali del
Centro Comunitario Valdese, in via
Manzoni 21. Per informazioni rivolgersi
allo stesso indirizzo, presso Violetta
Sonelli.
REGGELLO (Firenze) — Casa Cares
(Villa I Graffi, 50066 Reggello (Fi), tei.
055/8652001) organizza un « campo cadetti » per giovani dagli 11 ai 17 anni,
sul tema « Il nostro pane quotidiano »,
dal 30.6 al 7.7.1985.
Responsabili Paul ed Antoinette Krieg
e Tina Rubboli. La quota è di lire
60.000.
Cara Redazione,
Vorrei rendere noto ai lettori del
giornale il mio dissenso nei confronti
di una pratica di campagna elettorale
cbe utilizza i canali ecclesiastici per
presentare e pubblicizzare i propri candidati.
Mi riferisco a una lettera (espresso)
che è stata spedita a vari membri delle comunità evangeliche di Roma (e
dintorni), nella quale l’onorevole Spini invitava a votare S. Bianconi e R.
Viiletti candidati nelle liste del partito
socialista, rispettivamente per la regione Lazio e per il comune di Roma.
Si dice nella lettera che Bianconi e
Viiletti possono essere votati perché
impegnati a « portare alla regione Lazio e al comune la voce e le istanze
delle componenti reiigiose evangeliche ».
II contenuto della lettera mi spinge
a due considerazioni:
1) L'attuale campagna elettorale ha
messo molto bene in evidenza la tentazione nella quale la maggior parte
dei partiti (esclusi DP, PCI e le liste
verdi) sono caduti di personalizzare al
massimo le liste e i programmi politici.
Si vota sempre meno sulla base di
un programma e di un contenuto politico e sempre più sulla base della
presentazione del candidato, del suo
fascino personale ecc. Da qui le varie gigantografie, i « santini » dei vari candidati politici distribuiti a più
non posso, fino ad arrivare (purtroppo) agli indirizzi dei membri di chiesa.
2) La cosa a mio parere più grave
è che si parla di « istanze ecclesiastiche » da portare nelle amministrazioni
locali! Mi sembra che lo spirito delle
Intese sia qui radicalmente stravolto.
Non voglio entrare in un dibattito sul
significato delle Intese, ma mi sembra che la nostra posizione fosse
quella di separare, pur nel reciproco
riconoscimento, il ruolo dello stato da
quello della chiesa, non di confonderlo!
Il compito della chiesa è predicare
la parola di Dio che ha da dirci molto
naturalmente nel contesto politico e
sociale in cui viviamo, non conquistare uno spazio politico da egemonizzare in quanto cristiani.
Se la politica coinvolge le nostre
chiese, va benissimo ma questo deve
avvenire in un clima di dialogo e
confronto, e non alle scadenze elettorali con lettere del tipo citato prima
il cui scopo è ricercare voti e non
riflettere politicamente.
Manfredo Pavoni, Roma
CORREGGERE
GLI ERRORI
Caro direttore,
dice lo storico francese Viallet che
i Valdesi conoscono poco e male la
propria storia. Vero o falso? A giudicare dall’articoletto - Una rivincita per
Valdo » a firma <■ tip. » (Eco/Luce n.
20 - 17.5.85 p. 2) si direbbe che Vial
let ha ragione.
Coprendosi con una serie di « tutti
sanno », ■■ è risaputo » eoo. l’Autore
riesce a concentrare in poche righe
un numero davvero notevole di errori
storici che mi sembra indispensabile
correggere, anche solo perché — com'è noto — gli errori fanno testo.
1) Che Vivet (o VInet), fedele compagno di Valdo, abbia partecipato alila delegazione valdese che si reca al
III Concilio Lateranense del 1179, è
solo una semplice supposizione;
2) Non è esatto che « il papa Alessandro IH e Valdo si salutarono col
bacio » (sic!), ma — secondo una fonte attendibile -— il papa avrebbe dato a Valdo l’abbraccio rituale in segno
di riconoscimento della sua fraternità
laica:
3) L’incarico di esaminare i Valdesi
venne affidato a Walter Map dal cardinale penitenziere: è quindi un incarico ufficiale;
4) La domanda chiave dell’interrogatorio non è: « Credete nella Chiesa
cattolica », ma « [credete] anche nella madre di Cristo? » (etiam in matrem
Christi?).
La spiegazione del quiz di Walter
Map data daH’articolo è quella tradizionale, che non regge ormai più da
quando il domenicano padre Dondaine
(fin dal 1946!) ha fornito una spiega
zione molto più plausibile, che oggi
non può essere ignorata.
Invece di dare a Maria il nome ortodosso di » Mater Dei », approvato
al Concilio di Efeso del 431, il Map le
dà il titolo di « Mater Christi » che
era stato respinto perché sospetto di
eresia nestoriana (Nestorio distingueva
nettamente la persona umana di Cristo dalla sua divinità). Quindi, chieden
do se i Valdesi credono nella » Madre
di Cristo », il Map vuole accertare se
quei laici che pretendono di predicare
sono almeno a conoscenza delle fondamentali dispute cristologiche de'
V-VI secolo. La risposta esatta de:
Valdesi avrebbe quindi dovuto essere
« No, noi crediamo nella Madre d.
Dio! ».
Anche se il Map era certamente
molto ostile ai Valdesi, non è corrett'
continuare a parlare di un <■ tranello
di una « trappola », come si fa abitua,mente. Era un test di cultura teologi
ca che aveva tutto il suo senso per
la cultura del tempo.
Perché questa spiegazione è convincente e non quella tradizionale?
1) Perché la formula « credere in -,
se in teoria doveva essere riservai;
alle tre persone della Trinità era d:
fatto — nel discorso corrente — usata
anche per la Madre di Dio. L’« errore sarebbe stato quindi davvero modesto
e tale da non giustificare 1’» altissimo
clamore » e la ” derisione » generali;
2) Perché Walter Map dice chiaramente che l’errore dei Valdesi consiste nel NON conoscere il (vero) nome (di Maria) (e II paragona a Fetonte che voleva diventare una guida a
non conosceva neppure il nome dai
propri cavalli: cfr. OVIDIO, Metamorfosi II, 192);
3) Infine, perché altrimenti non si
comprenderebbe davvero l’uso di una
formula come « madre di Cristo », non
solo inusuale, ma addirittura condannata come eretica da un Concilio ecumenico!
Non è vero, infine, che questo ’’incidente” « decise irrimediabilmente la
loro sorte» (dei Valdesi), perché
nonostante la loro evidente ignoranza
teologica — il papa (e quindi il Coi
cilio), come abbiamo visto, approvò i
loro voti e lì accolse come una ft ternità riconosciuta.
Carlo Rapini, Torin'
NO ALLE CHIUSURE
Non so se a calcare forse un po’
troppo la mano sia stato il relatore del
Convegno culturale metodista di Milano oppure qualche partecipante, ma,
da quanto è stato riferito sul n. 14
del nostro giornale (che è, si badi bene, il » settimanale delle Chiese Evangeliche Valdesi e Metodiste »), risulterebbero documentati sia un certo -complesso d’inferiorità » dei metodisti rispetto ai valdesi, sia la ricerca di
« spazi » che gli uni e gli altri si vorrebbero riservare.
Se Giorgio Tourn ha fatto bene a
chiarire come stiano effettivamente le
cose (cfr. n. 18), per conto mio insisterei di più sulla funzione che ebbero
i nostri Convegni storici di fine agosto
a Torre Pellice fin dalla loro origine,
quella cioè di essere « aperti » a tutte le istanze non solo del variegato
mondo evangelico italiano (valdesi, metodisti, battisti, avventisti ecc,), ma
anche a quelle dei cattolici (vuoi « ortodossi » vuoi del dissenso) e di frange non indifferenti del laicismo nostrano, di destra, di centro, di sinistra e persino di estrema sinistra! E
tutto dire, senza con ciò cadere mai
nel più vieto qualunquismo storico
culturale religioso!
D’altra parte, a garantire l’apertura
della Società di Studi Valdesi e dei
Convegni da essa prodotti verso tutti
gli spazi culturali degni di questo nome, è stato fin dall’inizio, insieme con
altri, proprio il metodista Giorgio Spini, oggi membro della Tavola e come
tale rappresentante di essa in seno aila
Società stessa. Se infine quella lamentata chiusura, quei deprecati compartimenti stagni, quel presunto complesso d’inferiorità — mai verificatisi presso i nostri Convegni o sul nostro
Bollettino di Studi Valdesi — si siano Invece prodotti nei Sinodi integrati,
è una questione sulla quale non posso
né debbo mettere bocca non avendo
voce in capitolo, ma ricordo bene che
in quelle occasioni non sono mai mancate voci autorevoli di fratelli metodisti, da Aquilante a Becchino e a
Trotta. Giovanni Gönnet, Roma
3
r
31 maggio 1985
fede e cultura 3
CINEMA
“Witness”, il testimone Amish
Uno strano innesto tra la trama di un giallo e il folklore religioso porta lo spettatore tra gli
epigoni di un radicalismo evangelico che ha fermato l’orologio del costume e della fede al '700
Una giovane madre diventa
precocemente vedova e per togliersi un po’ da quell'aria parte
col figlio di otto anni per Baltimora dove sta la sorella. Si deve cambiar treno alla vicina Filadelfia e il bambino va al gabinetto della stazione. Dentro c’è un
uomo e il ragazzino vede — non
visto — che altri due entrano,
uno Io ammazza e per poco non
uccide anche lui, che sta per tradire la sua presenza ansimando
di terrore, ma per fortuna non
10 scova. I due se ne vanno e il
ragazzo si precipita dalla madre,
ma inevitabilmente sono poi entrambi preda della polizia che
chiede al bimbo, unico testimone,
di descrivere Tassassino. Costui
risulta essere un poliziotto corrotto (droga), ha fatto fuori il
collega che stava per smascherarlo. Non si nuò venire a chiaro
di nulla: anche il cano della polizia locale ha le mani in nasta e
oltre a insabbiare le indagini,
vuole eliminare il commissario
che le conduce. Al quale non resta che nascondersi. Con la donna e il figlio fugge nella loro comunità Amish. Alla fine del film
tre dei corrotti lo rintracciano,
ma due finiscono male, il terzo
si pente e si arrende.
Il film sarebbe niente se fosse
tutto qui. La vicenda prende
mezz’ora e poi per una e mezza
ci porta fra gli Amish. E’ questo
11 vero film. Non che quello con
la trama sia sbagliato, ma è un
lavoro mancato. Il regista australiano Peter Weir, anziché appenderlo a un omicidio, poteva
puntare con risolutezza a una indagine degli Amish dall’interno.
Senza dubbio le ragioni della cassetta hanno ragione e infatti ecco
un’attrice trepida e bellissima
(Kelly McGillis) ma inutile per
un film del f^enere, e un commissario come Harrison Ford. I
critici lo chiamano Patata per
la sua inespressività, ma da Indiana Jones e il tempio maledetto il pubblico che compra a chili
tifa per i ruoli che i produttori
affidano alla sua stazza, e qui
non si comporta poi male.
Vivere con gli Amish
Come vive fra gli Amish un
commissario di polizia classicamente americano? Come vivremmo noi, con sensazioni contrastanti, stupore, imbarazzo, fascino, insofferenza. Forse egli vive
meno malagevolmente di noi, che
poco sappiamo del multiforme
cosmo evangelico minore o in
estinzione, che sopravvive in terre di antica diffusione protestante, segnatamente in America. La
pellicola è girata con Amish autentici nella contea di Lancaster,
stato di Pennsylvania ' dove misero piede i nostri Padri Pellegrini e successivi fuorusciti europei
salpali per il Nuovo Mondo in
cerca di tolleranza religiosa e diritti civili negati nelle loro patrie.
Lancaster, Pennsylvania, Filadelfia
e una quantità di altri nomi dati,
in omaggio a precisi ricordi, da
questi avventurosi della fede così all’opposto di quanti ■— prima c dopo di loro — della fede
non furono avventurosi ma avventurieri. Siamo vicini a Salem,
il villaggio dove si bruciarono le
« streghe ». L’America di II velo
nero del pastore, Moby Dick,
L'uomo che corrunve Hadleyburg,
ecc. Sconfitta ma non sepolta
daH’efficientismo, è anche l’America deH’amore per la terra idealizzato, forse una struggente utopia irripetibile, lenita dalla musica country, rivisitata da nuovi
film come Country (annunto). Le
stagioni del-cuore. Il fiume-(a
cui nell’edizione italiana hanno
aggiunto l’ira).
Chi sono
L’America, tra gli altri, degli
Amish. Chi sono? « Witness » ha
inaugurato il festival di Cannes
ed è stato subito proiettato in
Italia. La Stampa di Torino ha
pubblicato due brevi resoconti
scritti con simpatia da chi li ha
visitati pochi mesi or sono. Una
cornice completa si trova nelTampia Storia dell’Anabattismo
del prof. Gastaldi L Qui si può
dare solo qualche tratto.
Alla fine del 1600 dalle comunità anabattiste originarie di Berna ed emigrate in Alsazia e Palatinato, un gruppo noto come
Amisch (Amish in inglese) si staccò per dare maggior rigore ai
costumi. Si trapiantarono in vari
Paesi europei arrivando in Russia; il grosso si trasferì nelle colonie inglesi d’America in due
ondate (1720 e 1815), dove una
parte confluì nei Mennoniti. I ;più
fedeli ai tratti iniziali si trovano
tuttora in alcuni Stati americani, tra cui la Pennsylvania del
film. L’antica rigidezza spirituale,
morale e sociale della comunità
è tutt’oggi simboleggiata da usi
esteriori (simili ad altri grupni)
per noi assurdi o incomprensibili: gonne lunghe, cuffie e scialli
le donne; abiti severi e cappelli
neri a larga tesa onnure di paglia per i lavori nei campi gli
uomini; l’acqua attinta alle fontanelle; si parlano nell’improprio
tedesco del dialetto avito; i vicini Mennoniti hanno auto e televisione, gli Amish escono in calesse e bandiscono radio e tv.
Niente bottoni ma lacci e ganci:
il no ai bottoni è no a qualsiasi
richiamo a divisa militare, spiega la giovane madre al commissario che per mimetizzarsi si vestirà come loro. I nomi sono pervicacemente biblici: Jakob, Rachel, Elia, Samuel; T« ordine » interno del gruppo è affidato a un
collegio di « anziani ».
Con gli Amish il commissario
si comporta bene. Impara a mungere ( « Non hai mai strizzato una
mammella? », « Sì, ma mai così
grossa »), circola senza la pistola
( « Ciò che porti nelle mani lo
porti nel cuore » dice nonno
Elia), non ridicolizza la comunità
biblicamente ingenua e un po’
proterva nel resistere agli assalti
del mondo moderno, ma che in
onore al pacifismo difende anche
lui dai poliziotti imbelli che lo
vogliono giustiziare (« Siamo lieti che tu sia vivo, non avremmo
saputo cosa fare se fossi morto »).
Certo non manca l’occhiolino
al pubblico: ad ogni costo ci deve essere attrazione tra il commissario e la giovane madre, lunghi sguardi e mutismo eloquente, melodia complice dell’esperto
Maurice darre. Alla fine il commissario torna al suo habitat,
« Stai attento fra gli inglesi »,
gli dicono gli Amish, così come
Shakespeare raccomandò ad
Amleto.
Vivessimo con gli Amish non ci
basterebbe sognare Com’era verde la mia valle, ci stuferemmo o
saremmo nevrotici. Ma almeno
smettiamo di irridere a tutto ciò
che non conosciamo. I grandi
ideali sono migliori dei loro denigratori. E onesto non vale solo per gli Amish
Renzo Turine tto
* Ugo Gastaldi, Storia dell’A’ abattismo. voi. Il, Torino, Claudiana 1981,
capp. XVI e XIX, in particolare le pp.
719-24 e 781-84.
EDIZIONI CLAUDIANA
Solitudine profonda
« Una giornata con me » '^ è la
testimonianza di una persona
che vive una difficile condizione esistenziale: la sordità profonda.
Di fatto la mancanza di udito
isola il soggetto dalla realtà che
lo circonda, emarginandolo in un
mondo di immagini in movimento e nel più completo silenzio.
L’autore riassume questi concetti affermando che la sordità
« vuol dire solitudine » (pag. 62)
e spesso diventa « tragedia »
quando colui che non ode prende
coscienza di non poter manifestare agli altri le sue idee.
La comunicazione verbale è infatti il problema principale del
sordo profondo il auale, anche
dopo essere stato in rieducazione logopedica, mantiene una tonalità di voce sgradevole proprio
perché gli organi preposti al con
trollo della modulazione vocale
non sono in condizione di funzionare.
Inoltre non sempre la rieducazione può risolvere il problema
del linguaggio: spesso molte parole pronunciate dal soggetto
audioleso risultano incomprensibili oppure la struttura della frase è incompleta (sono omesse
parti del discorso, mancano congiunzioni e particelle pronominali, i verbi sono coniugati alTinfinito, ecc.). In pratica poi la
persona che non sente, generalmente, accentra la sua attenzione (lettura labiale) sul movimento delle labbra di chi le sta parlando per « leggere » così il discorso e, a volte, deve ricorrere
al linguaggio gestuale per aiutare la comprensione.
Leggendo questo libro si « vive » con l’autore una sua giorna
RILEGGENDO « IL PADRE NOSTRO >> DI LUTERO
Venga il tuo Regno
Val la pena di riprendere in
mano il Padre Nostro spiegato ai
semplici laici di Lutero, tradotto
dal prof. Valdo Vinay. Nella
spiegazione della seconda richiesta del Padre Nostro: « Il tuo
regno venga » Lutero precisa che
vi sono due regni:
— il regno del diavolo ossia
del peccato e della disobbedienza, nel quale regno siamo tutti
noi, finché non giunga il regno di
Dio. Per quanto pii noi siamo,
pure le cattive tendenze vogliono
sempre partecipare al governo
della nostra vita. Dobbiamo perciò lottare in noi stessi contro il
regno del diavolo. Lutero cita
l’apostolo Paolo che dice che non
dobbiamo lasciare che il peccato
regni nel nostro corpo per obbedire alle concupiscenze.
— il regno di Dio, cioè il regno
della giustizia e della verità del
quale Cristo dice: « Cercate innanzitutto il regno di Dio e la
sua giustizia ». E spiega che cosa
è la giustizia di Dio: non è altro
che pace, onestà, umiltà, purezza,
amore ed ogni virtù e che non vi
siano ira, odio, amarezza, impurità o simili cose.
Non essendovi alcuno che non
trovi in sé ancora qualche cosa
del regno del diavolo, Lutero
esorta a pregare: Venga il tuo
regno. Ma mette in guardia il
credente dicendo che in questa
faccenda vi sono due grandi errori:
•— il primo: quelli che corrono
qua e là per giungere al regno ed
essere salvati, che compiono mol
te opere esteriori e fingono molto bene ma non vogliono venire
all’essenziale, cioè che interiormente donino se stessi a Dio e divengano SUO regno. Contro costoro — dice Lutero — parlò Cristo dicendo: «Il regno di Dio non
viene in modo esteriormente appariscente, badate, il regno di
Dio è interiormente in voi ». E
Cristo dice anche: « Non si dirà:
ecco è qui o è là ». Quando si
dirà: ecco è qui o è là, non dovete crederlo, perché sono falsi
profeti. Il regno di Dio è in te;
poiché onestà, umiltà, verità, purezza ed ogni virtù (questo è il
vero regno di Dio) non si possono andare a prendere in altri
paesi o al di là dei mari, ma devono sorgere nel cuore.
— il secondo: molti sono
preoccupati soltanto della loro
beatitudine e intendono per regno di Dio nulTaltro che gioia e
piacere in cielo, angustiati dalla
paura delTinferno, mentre in cielo cercano soltanto il proprio
vantaggio. Costoro non sanno
che regno di Dio non significa altro che essere pii, onesti, puri,
miti, mansueti, benigni e ripieni di ogni virtù sì che Dio solo
governi in noi. Come non si può
bere del vino buono senza che
porti da sé, sebbene non richiesto, il suo piacere e la sua gioia,
così tanto più quando le grazie
e le virtù (il regno di Dio) divengono perfette, sono seguite —
senza nostra collaborazione
naturalmente e liberamente, da
gioia, pace e beatitudine. Affinché il nostro’ sguardo non sia
ipocrita e interessato. Cristo non
ci dice di chiedere e ricercare la
conseguenza del regno, ma il regno stesso di Dio. Quelli che cercano prima ciò che sta in fondo
e viene per ultimo, mentre non
considerano per nulla l’essenziale, non riceveranno nulla. Non
vogliono veramente ciò che precede, per cui non avranno neanche ciò che segue.
Lutero si è rivolto ai semplici
laici: oggi, diremmo alla Irase
delle comunità. Con la sua chiarezza Lutero ci fa capire molto
bene il significato del versetto 33
di Matteo 6 « Ma cercate vrima
il regno e la giustizia di .Dio, e
tutte queste cose vi saranno sopraggiunte ». Se, come è scritto
in Isaia 32: 17 « Il frutto della
giustizia sarà la pace e l’effetto
della giustizia, tranquillità e sicurezza per sempre », se la giustizia di Dio sono le virtù elencate da Lutero, noi siamo chiamati
a ricercare primieramente quelle
virtù sì che Dio abbia in noi il
suo possesso ed Egli solo sia, viva e governi in noi. Lutero dice:
questo si dovrebbe bramare prima di tutto e soprattutto.
Mi permetto di rivolgere un
caldo invito ai semplici laici delle nostre comunità che non lo
hanno ancora fatto, di leggere
l'opuscolo che è definito « una
gemma della pietà luterana ». E
lo è davvero.
Nelly Rostan
ta, si venaono a conoscere i suoi
pensieri e le situazioni che deve
affrontare: il viaggio in auto da
Ciamnino a Roma per raggiungere la scuola media dove insema ad alcuni audiolesi, la multa
per eccesso di velocità, alcuni
flash sul rapporto educativo con
i due figli, alcuni ricordi della
sua prima infanzia quando ancora possedeva l’udito e tanti altri
aspetti della routine quotidiana.
Vi troviamo riflessioni profonde e significative: a proposito, ad esempio, della lettura come fonte di conoscenza, l’autore
dice che per il sordo « il libro è
il pane della vita » e ancora, in
un altro punto si legge: « ...io
nosso vedere tutti senza essere
molestato dalTambiente circostante. Qsservo ciò che voglio e
non quello che gli altri desiderano farmi notare ». Il libro è infatti senz’altro ricco di validi
contenuti.
Resta nerò un problema aperto: in che modo la nostra società
si fa carico della condizione dei
sordi profondi ner giungere ad
un loro fattivo inserimento
L’autore, a questo proriosito, è
critico ed esprime la sofferenza
derivante dalla consapevolezza
che il mondo degli udenti è ben
lontano dalTaver capito la loro
realtà di vita. La carenza di personale qualificato, talvolta gli
inesistenti sur-norti di carattere
tecnico indispensabili al recupero delTaudioleso nella scuola, i
mezzi di comunicazione ideati
per chi ode (v. la TV senza didascalie) non sono che alcuni aspetti che denunciano la reale situazione del nostro paese.
A non voler essere troppo pessimisti si può aggiungere che un
discorso si è avviato a livello di
confronto fra genitori, personale
socio-sanitario e insegnanti e, dal
punto di vista medico, migliora
la qualità delle protesi (v. l’articolo apparso recentemente su
«La Stampa»: «Ancora un passo avanti nei misteri dell’udito »
dove, fra l’altro, si afferma che
la sordità colpisce ben il 7% della popolazione).
L’autore del libro è un uomo di
fede ed ha voluto riportare una
sua poesia (La preghiera del silente) che inizia in questo modo:
Signore
ti ringrazio di avermi creato
di avermi offerto questa croce
da condurre nei silenzi del
[mondo.
Questi versi che riassumono la
difficile esperienza di vita di un
nostro fratello mi sembra che
possano stimolare tutti ad una
seria riflessione.
Myriam Bein
Lutero - Il Padre Nostro spiegato ai semplici laici. Claudiana,
1983, L. 3.800
’ Renato Picliacampo. Una giornata con me - Vita di un insegnante sordo. Claudiana 1985, pn. 144. L. 7.500.
4
4 vita delle chiese
31 maggio 1985
FESTA DI CANTO DELLE CORALI
Cantare Bach
Società
di Studi
Valdesi
La Pesta di Canto delle Corali Valdesi si è tenuta in contemporanea a San Secondo e a Frali, domenica 19 maggio. A San
Secondo hanno partecipato le
corali di Perrero-Villasecca, Pomaretto, Torino, Prarostino,
Torre Pellice e la stessa di San
Secondo. A Frali hanno cantato,
oltre alla corale locale, quella
di Angrogna, Pinerolo, Rorà, Luserna San Giovanni e BobbioVillar Pellice. In entrambe le località le Corali, anche le più
piccole, hanno presentato un
brano del loro repertorio da
Bach a Haendel sino a musiche
e canti contemporanei; segno,
quest’ultimo, indubbio di un reale rinnovamento delle nostre corali (grazie anche al fatto che
ci sono nuovi e giovani direttori). A Frali il pastore Rostagno
e a San Secondo il professore
Oorsani, in una pausa del pomeriggio canoro, hanno tratteggia
to l’opera di Bach nel SOO” della
nascita nei suoi aspetti musicali e di fede. « Cantare Bach —
ha detto tra l’altro Corsani —
significa lasciare che la nostra
emozione e la nostra convinzione in materia di fede si fondano
nel piacere di esprimere una testimonianza a Dio ».
Le due giornate, affollatissime
di pubblico (a Frali molta gente in piedi) si sono svolte non
in un’atmosfera di esibizionismo
da festival (anche se poi ’segretamente’ ciascuno fa i propri
paragoni) ma in un clima di
gioia e di fraternità. In mattinata le Corali, grazie ad tm programma molto curato, hanno
partecipato ai culti nelle diverse
chiese del Distretto, favorendo scambio di pulpiti e vivendo
l’ospitalità nella fede.
« Una giornata ben riuscita, arricchente per tutti » commentava Itala Beux della Corale di
Torino durante il generoso rinfresco offerto dai Sansecondesi.
Soddisfatto anche Franco Taglierò, coordinatore della commissione delle Corali ; « Il nostro lavoro canoro deve produrre uno spirito di servizio e non
decadere a competizione come
forse, in altre occasioni, era affiorato ». Per tutti i coralisti la
soddisfazione di avere lavorato
bene e di avere ’costruito’ una
giornata di fede e di testimonianza è il premio più grande.
Ma dietro a quelle due ore
di canto quante serate, quante
prove e, a volte, quante discussioni! (ion l’estate vicina, s’avvicina anche la dispersione delle Corali. La ripresa è per l’autunno. In particolare, per la
prossima domenica della Riforma, non ci si dimentichi che
Bach fu il grande interprete delle musiche di Lutero.
G. P.
Gita sociale
Quest'anno la passeggiata storica
della Società avrà luogo nell’alta Valle di Susa ed è stata fissata per domenica 16 giugno con il seguente programma:
ore 8 partenza da Torre Pellice (Foresteria), Susa, Salbertrand (alt. 1030
— tappa), Bardonecchia (alt. 1300 —
visita e pranzo al sacco o al ristorante) :
al pomeriggio visita a Ulzio (alt. 1120)
e ritorno per Cesana-Sestriere (alt.
2035 con sosta alle Grange Sises);
rientro a Torre Pellice previsto verso
le ore 19.
Il costo è intorno alle 10.000 lire
per il viaggio e alle 12.000 per il pranzo al ristorante.
ie iscrizioni e le prenotazioni del
pranzo vanno date alla signora Jole
Tomasini, via Fuhrmann 5 - tei. 91059,
entro il 10 giugno con versamento di
L. 10.000.
Venerdì 31 maggio
n GIORNATA DELL’ECO
DELLE VALLI
TORRE PELLICE — Alle ore 20.30,
presso la Casa Unionista i redattori
dell’Eco delle Valli incontreranno tutti
coloro che sono interessati a partecipare alla preparazione della tradizionale Giornata dell’Eco, prevista per la
fine di agosto.
Sabato 1 giugno
□ CONCERTO
TORRE PELLICE — Alle ore 21 nel
Tempio Valdese si tiene il concerto
della Corale Evangelica di Torino, Coro
da « Orgelbüchlein » di Johan Sebastian Bach.
Domenica 2 giugno
□ FORUM TEOLOGICO
VILLAR PEROSA — Il collettivo teologico del 1° Distretto conclude la sua
riflessione sul problema del rito. L'ai>
puntamento è per le 14.30 presso 0
Convitto.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VAlf
Quale impegno per i giovani
L’Assemblea del I Circuito si
è riunita il 17 maggio scorso a
Bobbio Pellice, sotto la presidenza del sovrintendente pastore Giuseppe Platone. Molti i
problemi emersi dalla lettura
delle relazioni presentate all’Assemblea dalle chiese membro
del Circuito, anche se di questi
alla fine non ne è rimasto che
l’eco, sia perché il tempo a disposizione sarebbe stato in ogni
caso troppo breve per avviare
su di essi un confronto approfondito, sia perché la discussione si è indirizzata su altri temi
surclassando i primi. Non mi
pare però inutile richiamarli
qui, anche se potrò peccare di
schematismo.
La partecipazione ai culti continua a destare in molte chiese
preoccupazione ed amarezze perché si mantiene sempre a dei livelli molto bassi. Anche se è vero che là dove si sono esperimentate nuove formule liturgiche e si sono creati nuovi spazi
di partecipazione (pensiamo al
culto dei giovani a Torre Pellice, il culto delle scuole dome
RORA’
Sabato 8 giugno
Domenica 9 giugno
CONFERENZA
DEL 1® DISTRETTO
La Conferenza Distrettuale è convocata presso
la Chiesa di Rorà per le
ore 9 del sabato 8 giugno
per l’esame della relazione della Commissione
Esecutiva Distrettuale e
della Commissione d’Esame, della vita degli Istituti e della CIOV, e della
Commissione d’Esame di
quest’ultima.
La Conferenza proseguirà anche nella giornata di domenica secondo
gli orari che saranno stabiliti.
Alle ore 11 avrà luogo
il culto con la comunità di
Rorà e la celebrazione
della Santa Cena, predicatore Claudio Tron.
La C.E.D.
nicali, il culto gestito da gruppi attivamente presenti nella comunità), si sta assistendo ad una
più interessata adesione dei
membri di chiesa, la situazione
generale non è incoraggiante.
Contemporaneamente però si
assiste anche all’aumento delle
richieste e di una ripresa di attività nei quartieri, in gruppi di
lavoro, d’informazione e di dibattito.
L’altro problema sottolineato
con forza riguarda il frazionamento delle iniziative giovanili:
non è che non ci siano più giovani impegnati come un tempo,
si sostiene, ma stentano a trovare un quadro organico di lavoro.
Parallelo a questo problema
è la difficoltà incontrata a sviluppare il lavoro catechetico di
fronte alla concorrenza diretta
del numero crescente di attività scolastiche e sportive : « il risultato è che l’istruzione religiosa è sempre più localizzata nella prima infanzia, mentre le famiglie risultano sempre più
sprovvedute per quello che riguarda la formazione dei propri figli» (Torre Pellice).
« Riflettendo sulla vita della
Chiesa rileviamo anzitutto che la
situazione occupazionale si è aggravata nel corso dell’anno. Accanto ad operai in cassa integrazione, uno stabilimento, che dava lavoro ad una ventina di persone, ha cessato ogni attività la
scorsa estate ed in questi tempi
assai diffìcile si è fatta la situazione del locale feltrificio ’Crumière’... » : è la chiesa di Villar
Pellice che inizia in questo modo la sua relazione. E’ anche Tunica che accenna con estrema
chiarezza ad uno dei problemi
più grossi che ci troviamo a dover affrontare nelle nostre valli.
La discussione vera e propria
dell’Assemblea si è incentrata in
particolare sulla necessità di
esercitare un controllo ed un
coordinamento fra le varie attività stimolate e proposte dalle
comunità o dai gruppi diretta
emanazione di queste ultime, in
modo da ridurre sovrapposizioni o dispersioni di forze.
Alla fine dell’Assemblea il Consiglio de! Circuito è stato riconfermato.
Assemblea di Chiesa
VILLAR PELLICE — L’As
semblea di Chiesa tenutasi domenica 12 maggio ha nominato
deputati al Sinodo le sorelle:
Silvia Geymet in Barolin e Noemi Mìctaelin Salomon; supplente Desy Ayassot.
Ha pure nominato delegati alla Conferenza Distrettuale i fratelli: Remo Dalmas, Enrico Garnier, Roberto Geymonat; supplente: Mario Geymonat.
• Domenica 19 e Irmedì 20 u.
s. ha avuto luogo il bazar allestito dall’Unione Femminile;
l’impegno posto da molte persone per la preparazione di
quest’attività è stato ricompensato da un discreto incasso.
Notizie
POMARETTO — Il 5 maggio
scorso Laura e Sandra Rochon
di Marco e Gloria Peretti di
Fleccia sono state battezzate.
• Il 4 maggio scorso Silvano
Serre e Norma Rostagno, entrambi di Inverso Pinasca, si sono sposati nel nostro tempio.
• Siamo lieti di annunciare
le nascite di Gianni Paschetto,
di Ferruccio ed Anna, e di Daniele Jahier, di Valdo e Marina
Ughetto.
• Comitato pace : sono state
nominate 5 persone che hanno
accettato di far parte del comitato; sono: Anita Micol, Wilma
Pastre Long, Lorena Meytre Ribet. Laura Peyronel Zanella, Anita Pascal Ribet, con possibilità di integrare il gruppo con
altre persone.
• Questa cronaca appare in
ritardo ; la redazione si scusa
sia con gli interessati sia con
il collaboratore locale.
Vita comunitaria
FRALI — Rinnoviamo ancora
i nostri auguri a Myriam e Claudio Richard che si sono uniti in
matrimonio sabato 25.
Domenica 2 giugno avremo il
culto di chiusura della Scuola
Domenicale e precatechismo e
catechismo. I ragazzi parteciperanno col canto e con letture.
I genitori sono invitati ad accompagnare i loro figli a questo
momento comunitario.
Culti estivi
RODORETTO — Domenica 2
giugno alle ore 9.30 iniziano i
culti a Rodoretto. Tutti coloro
che si trovano già in sede sono
invitati a partecipare al culto
in cui avremo anche un momento dedicato alla assemblea di
chiesa.
Culto dei bambini
FRAMOLLO — Il culto di domenica 19 maggio è stato interamente preparato dai bambini
della Scuola domenicale che, con
l’aiuto e la guida delle monitrici, hanno fatto uno studio sulla
vita della prima comunità cristiana, rapportandola poi, tramite una ricerca, alla vita della nostra comunità attuale. Questo è stato il centro della loro
predicazione e dei loro cartelloni e disegni espiosti.
E’ stato molto bello e ci dobbiamo rallegrare per questa testimonianza portataci dai bambini.
• Il 26 maggio, domenica di
Pentecoste, si è tenuto il culto
con Santa Cena e nel pomeriggio ha avuto luogo il tradizionale bazar organizzato dalTUnione Femminile. Un grazie di
cuore a tutti coloro che hanno
collaborato per la buona riuscita offrendo il loro contributo in
lavoro ed in doni.
• Il 13 maggio si è spento,
all’età di 86 anni, il fratello Luigi Long dei Pellenchi che da
tanti anni era ormai sofferente
e praticamente infermo. Ai familiari ed in particolar modo
alla moglie che lo ha sempre curato e sostenuto moralmente
esprimiamo la solidarietà cristiana di tutta la comunità.
Pentecoste
ANGROGNA — Il culto di
Pentecoste, a Pradeltorno, è stato allietato dal suono delle
trombe degli amici tedeschi delle antiche colonie di Serres e
Pinache, guidate dal sig. Roux.
Ottima riuscita anche del Bazar
che ha visto una grande partecipazione.
• Domenica prossima, 2 giu
gno, culto di chiusura deJe
Scuole Domenicali con una meditazione dei bambini. Per i senitori e i ragazzi seguirà una
polentata nella Sala giochi e
film, realizzato in collaborazione con il Gruppo Teatro Angrogna e i bambini di Angrogna,
su « La revoca dell’Editto di
Nantes ».
Ospiti al culto
TORRE PELLICE — Il culto
di Pentecoste ha visto una buona partecipazione di membri
della comunità a cui si sono aggiunti un gruppo di francesi in
visita alle Valli. La predicazione del prof. J. A. Soggin, che
ringraziamo, è stata centrala
sull’invito alla evangelizzazione
da parte di tutta la chiesa.
• Il culto del 2 giugno sarà
dedicato alla musica e alla teologia di J. S. Bach: parteciperà la Corale diretta da F. Corsani.
• Il 7 giugno si terrà un incontro giovanile a partire dalle
ore 18 alla Casa Unionista. Dopo la cena insieme i giovani assisteranno alla proiezione di un
film in video-tape.
Nuovi anziani
BOBBIO PELLICE — Il 12
maggio ’85, nel corso di un culto particolarmente frequentato,
abbiamo avuto la gioia di insediare due nuovi anziani: Jolanda Catalin Negrin (Pidone) e
Salomone Italo Gönnet (Podio): a questi fratelli giungano
gli auguri della comunità,
• Nel corso dello stesso culto
è stato battezzato Sergio Michelin Salomon.
• Il culto di domenica 19 maggio è stato presieduto dal past.
M. Pons che ringraziamo.
IL -1985 ha portato nella libreria
di via Montebello \\ a Pinerolo i libri della
K mmediirice
cmuamna
Annunciandolo ricordiamo le nostre specializzazioni
aíojmoXÍo .
adoncbßj^^
~V"
giochi educativi e libri
per bambini e ragazzi
montagna, natura,
agricoltura
5
31 maggio 1985
vita delle chiese 5
PENTECOSTE A GUARDIA PIEMONTESE ASSEMBLEA UNIONE PREDICATORI LOCALI
Festa grande al sud
Due utili lezioni
« Non siamo qui per commemorare una gloria del passato,
ma per vivere una realtà di oggi ». Queste parole del moderatore Bouchard vengono ascoltate in silenzio dai mille valdesi e
metodisti convenuti domenica
26 maggio a Guardia Piemontese
per il primo « kirchentag » (giornata delle chiese) dell’Italia meridionale: un silenzio improvviso, grande, addirittura sorprendente in un incontro che fino a
un attimo prima era stato pieno
dell’allegria e della confusione
proprie di una grande festa.
Ora il clima diventa solenne,
e Bouchard continua: « Non siamo qui per ricordare il giorno
eccezionale in cui lo Spirito Santo discese sui discepoli, e neanche per celebrare l’eroismo dei
valdesi di Calabria che per la
loro fede non temettero di affrontare la morte; siamo qui,
invece, perché anche oggi è Pentecoste e riceviamo il dono dello
Spirito Santo; e perché quella
dei martiri di Guardia Piemontese nel ’500 è una storia della
quale tutti noi facciamo parte;
perché lo Spirito Santo non è
con noi solo nei momenti terribili in cui si deve morire per
Gesù, ma ci accompagna nella
vita quotidiana perché noi possiamo anche vivere ogni giorno
per lui ».
Dopo il sermone, la cerimonia delle ammissioni in chiesa
delle comunità meridionali: 21
in tutto, 19 confermazioni e 2
battesimi, tanti ”sì” emozionati
alle domande dei rispettivi pastori, da catecumeni e adulti,
persone cresciute nelle nostre
chiese e altre provenienti dalrindiflerenza, dal cattolicesimo
o dairateismo. La commozione
prende un po’ tutti, non solo la
ragazza che, subito dopo il battesimo, si getta in lacrime nel
l’abbraccio del padre: a poco a
poco, il cerchio intorno al tavolo che funge da pulpito si stringe, al punto che al momento
della Santa Cena bisogna chiedere di fare un po’ di spazio
per consentire ai diaconi di portare a tutti il pane e il vino.
L’ultima confermazione è
quella di Ada Nardi, una sorella di Dipignano (Cosenza), contadina, che — è l’unica a farlo
— chiede di leggere una personale confessione di fede, che è
anche una breve storia della sua
conversione. «Ero cattolica come tanti — dice tra l’altro — e
nel 1980 l’ultimo dei miei figli
doveva fare la prima comunione. In chiesa fervevano i preparativi e una suora si occupava
di tutto. Da parecchio tempo
sentivo di avere un rapporto
molto forte con Dio: quando lavoravo la terra lo pregavo, lo
invocavo, e lui mi ascoltava. Ora, questa suora si mostrava
scontrosa con me, ne avvertivo
quasi il disprezzo perché sapeva
della mia militanza e del mio
impegno politico. Non mi sono
però lasciata influenzare, né ho
rinunciato alla mia fede in Dio
e ho iniziato a frequentare la nostra piccola chiesa di Dipignano, dove mi hanno accolta tutti
con molto affetto.
Spesso mi sono chiesta qual
era il rapporto tra Dio e il
mondo con i suoi problemi di
natura socio politica, ho letto la
Bibbia, cosa che non avevo mai
fatto prima, e ho capito che Dio
è grande, che mi è sempre vicino,
che mi aiuta anche nei momenti di sconforto. Oggi cerco di
mettere in pratica la sua parola,
sia nella mia famiglia, che nella
società (...). Dopo 5 anni, oggi
sono felice di essermi riconciliata con Dio e di aver sperimen
tato il suo perdono attraverso
Gesù Cristo ».
Dopo il culto, grande corsa verso luoghi riparati per sottrarsi
alla furia di un forte acquazzone
venuto giù giusto un attimo dopo la benedizione, e — complice
il pranzo al sacco — esplode la
festa. Ritrovare fratelli che da
tanto tempo non si vedevano,
stare insieme ed abbracciare
persone che fino a un attimo prima non si conoscevano, i bambini che scorrazzano di qua e
di là a loro agio come se riunioni
di questo tipo se ne facesse una
al mese: l’àgape fraterna non è
stata per le piccole comunità
meridionali un momento meno
straordinario del sermone e delle confermazioni del mattino.
Più tardi, il sindaco consegna
ad ognuno dei convenuti tm dolce tipico di Guardia Piemontese,
poi — il tempo intanto è migliorato — si fa ancora in tempo a
visitare il centro antico del paese.
A questo punto il « kirchentag » è chiuso. A uno a uno se
ne vanno i 16 pullman e le auto
private che hanno portato fin qui
evangelici da tutto il meridione;
altri prendono il treno. Tutti
tornano a casa portando con sé
un’esperienza eccezionale. Certo, ci sarebbero anche dei rilievi da fare, difetti organizzativi o
il poco spazio lasciato alle relazioni di Salvatore Ricciardi e
Marco T. Piorio; è anche vero
che nessun problema si risolve
con un giorno di lesta, per
quanto bello possa essere, ^rto però che si è fatto di più il
26 maggio, per l’evangelismo meridionale, di quanto non si sia
latto prima in anni di discussione. Non siamo soli: ora lo
sappiamo di più e meglio di prima.
Paolo Fiorio
CORRISPONDENZE
Dov’è la vera urgenza?
MILANO — Il Consiglio della Chiesa metodista, presentando la relazione delle attività
svolte, ha proposto ai membri
di chiesa e ai simpatizzanti una
riflessione che sarà tema di dibattito di una prossima assemblea. Dopo aver osservato che
nelle varie attività si intrecciano variamente la formazione interna e la testimonianza esterna, il Consiglio prosegue:
« E’ evidente che, nel caso di
una chiesa chiamata a vivere in
una grande città, la forte articolazione delle attività necessita
di un costante lavoro di collegamento, di valorizzazione dei doni e delle potenzialità di ciascuno, di individuazione dei servizi
specifici che la comunità può
rendere nella sua volontà di servire il Signore e la sua Parola.
Necessita anche di un saldo ancoramento nella Scrittura, di
una viva coscienza evangelica,
di un radicamento, che non può
mai essere dato per scontato,
ai capisaldi della teologia e della ecclesiologia della Riforma.
E’ appunto riflettendo su questi temi che il Consiglio di Chiesa ha sentito la esigenza di porre alla attenzione della comunità alcuni nodi su cui soffermarci nei prossimi mesi. Innanzitutto si impone una approfondita riflessione comunitaria sul
rapporto tra la volontà/necessità di testimoniare della fede che
abbiamo ricevuto e di raccogliere quindi le sfide cui essa è sottoposta in campo esistenziale,
etico, culturale, politico, ed emerge la necessità di un continuo nutrimento della nostra
stessa fede nel terreno fertile
di un confronto assiduo con l’Evangelo e di una profonda conoscenza delle Scritture. E’ questo
un rapporto fecondo, ma non
esente da rischi : ci chiediamo
in questo senso se la urgenza e
la molteplicità degli impegni cui
far fronte nei diversi campi siano confortate da una corrispondente ricchezza spirituale e conoscenza biblica della chiesa.
D’altra parte in questi ultimi
anni il protestantesimo è emerso come componente culturale
e religiosa della società (i centenari di Lutero e di Zwingli, la
firma delle Intese, hanno dato risonanza alla nostra piccola realtà di chiese evangeliche italiane) e anche alla nostra comunità vengono sovente richiesti interventi e testimonianze in sedi e occasioni diverse. Queste
richieste di una presenza nella
città ci interrogano con urgenza
sulla reale consistenza spirituale e teologica della nostra chiesa.
Un secondo ordine di problemi ci pare richiedere una attenta riflessione della comunità. La
nostra chiesa, che condivide i
problemi di dispersione e di
frammentazione della vita dei
suoi membri con ogni chiesa situata in una grande città, ha saputo far fronte a questi rischi
dandosi una adeguata organizzazione e articolazione delle attività. Questa capacità, di per
sé positiva, è frutto di un lavoro
capillare e intenso del quale ringraziamo il Signore: anche essa
però non è esente da rischi. La
necessaria articolazione della vita della chiesa in settori e servizi diversificati comporta anche una maggiore preparazione
e qualificazione dei ministeri.
Quanto sopra è esposto, se da
un lato costituisce un prezioso
patrimonio della comunità, dall’altro porta con sé il rischio
della frammentazione del tessuto comunitario, la cui ricchezza
spirituale e umana e la cui originalità consistono proprio nel
fatto che in esso convivono e si
confrontano generazioni diverse,
diverse teologie, diversi doni, diverse appartenenze sociali, diverse impostazioni di pensiero
e di vita »,
Adesione
BIELLA — Domenica 14 aprile, la Comunità ha circondato
con affetto il fratello Gustavo
Buratti, che dopo una frequenza decennale fra noi, ha chiesto
di diventarne membro.
Con un pensiero di riconoscenza al Signore, che è Colui
che chiama, la Comunità augura al fratello Buratti di essere,
come lo è stato finora, sia nella
scuola che nella società, im testimone fedele dell’Evangelo.
Partecipazioni
personali
Lunedì 20 maggio 1985, è stata attribuita alla prof. Liliana RIbet, l'onorificenza di Officiar dans l'Ordre des
Palmas académiques, per i servizi resi
alla cultura francese.
Il Console Generale di Francia a
Torino ha ricordato che la prof. Ribet
è attualmente preside dell’« excellent
Lycée iinguistique du Collège Vaudois
de Torre Pellice ».
Come ormai da alcuni anni,
si è svolta ad Ecumene (Velietri) il 27 e il 28 aprile l’Assemblea dei predicatori locali con
la partecipazione di fratelli e
sorelle provenienti dalle Alpi alla Sicilia, tutti animati dallo
stesso entusiasmo che ha caratterizzato sempre questi incontri.
Purtroppo, non sono mancate notizie dolorose: il fratello
Francesco Grimaldi e il fratello Ettore Panasela (sempre sulla breccia fino alla fine, tanto
che aveva presieduto anche una
precedente Assemblea) sono
stati richiamati dal Signore.
Anche dal Circuito di Bologna non sono giunte buone notizie: la sorella Èva L’Ecrivain
Rostain, uno dei più attivi cop
ponenti del Comitato organizzatore, ha dovuto rassegnare le
dimissioni dal suo incarico per
ragioni di salute.
Dopo aver presentato in preghiera al Signore quelli che hanno conosciuto l’ora della prova,
si è proceduto alla nomina del
Presidente dell’Assemblea nella
persona del fratello Ennio Sasso che ha svolto il compito demandatogli in modo originale sì
da conferire un vivo impulso ai
lavori. Segretario è stato nominato il fratello Daniele Perini.
Il culto iniziale è stato presieduto dal fratello Gaetano Valentini il quale ha predicato sul
testo di Matteo 9: 35-36 mettendo in rilievo che la compassione del Signor Gesù non è mai
sterile, ma è l’aiuto dall’alto ai
lavoratori della grande messe
che Gesù già vedeva in senso
profetico. La responsabilità del
predicatore locale è quindi quella di portare la buona parola del
Vangelo a qualunque ceto sociale che, ieri come oggi, ha bisogno di questa parola e deve
confermare nella fede chi già
crede e salvare chi non ha conosciuto la redenzione.
Omiletica
Il prof. Paolo Ricca ha dedicato ai convenuti una preziosa
lezione omiletica su : « Parabole, miracoli, epistole ».
Premesso che in un sermone
non deve mancare l’esegesi, questa richiede la contestualizzazione (nessun testo può rimanere
isolato dal contesto letterario,
storico e teologico),, l’interrogazione (il predicatore deve domandare al testo cosa esso dice
su Dìo, suU’uomo in generale,
« a me e su di me in particolare » e perfino: qual è la mia incredulità che il testo fa emergere) e l’attualizzazione (che
deve essere contemporanea alle
premesse, non va inventata, ma
scoperta perché il ponte è stato già gettato dallo Spirito « che
MILANO
Conferenza
dei II Distretto
La Conferenza distrettuale
delle Chiese Valdesi e Metodiste
del 2“ distretto è convocata per
i giorni di sabato 15 e domenica
16 giugno p. V. presso la Chiesa
Metodista di Milano (Via Porro
Lambertenghi n. 28). I lavori
inizieranno alle ore 10.30 di sabato 15 giugno 1985.
La composizione della conferenza distrettuale, con voto deliberativo e con voce consultiva
è stabilita dal R0 5, art. 8.
La Commissione Esecutiva
Distrettuale
spiegherà ogni cosa... »).
Nello studio delle parabole,
talvolta il predicatore si trova
di fronte ad una parabola già
spiegata nel testo (es. il seminatore) ma le spiegazioni lasciano libero il predicatore che può
scoprire altri elementi pratici
suggeritigli dai giornali, dalla
esperienza cristiana, dalla visione del Regno. Se si commenta un miracolo, tenere presente che il vero miracolo è ciò
che la Parola crea, ciò che si
verifica dopo il passaggio della
Parola.
Le epistole usano una concretezza di linguaggio su situazioni di chiese già formate e pertanto il prof. Ricca ha consigliato di approfittare dell’occasione per fare catechesi (fede,
santificazione, perdono) perché
nelle epistole c’è sempre una parola-chiave: ad es. Lutero scoprì il Vangelo nella parola giustizia.
Lo Spirito Santo
Il giorno succéssivo, altro interessante studio è stato svolto
dal prof. Bruno Corsani sul tema: «Lo Spirito Santo nel libro degli Atti ».
La felice scelta del tema è dovuta non soltanto al fatto che
l’autore del libro degli Aiti
proietta una luce sull’attività
delle comunità primitive, ma anche dalla importanza che gli Atti danno allo Spirito Santo, come si evince dalla quantità numerica dei passi. Così mentre
Matteo adopera il vocabolo
« pneuma » 19 volte. Marco 23,
Luca 36 e Giovanni 24, il libro
degli Atti lo usa ben 70 volte.
Certo, il lettore attento è chiamato a distinguere quello che
la Scrittura insegna sulla voce
«spirito» (spirito dell’uomo,
spiriti immondi, spirito di pitone) e quando riferisce di casi
speciali in cui lo Spirito del Signore manifesta il suo intervento con forza e potenza, parla in
luogo dell’uomo (Matteo 10: 20),
battezza, soffia, concede il dono
delle lingue (nove volte è usato
il vocabolo nel prologo degli Atti e nel racconto della Pentecoste).
La Pentecoste è perciò un intervento escatologico (Gioele 2;
28), inizia il tempo della predicazione apostolica e prelude all’avvento completo del regno di
Dio sulla terra, quando saranno
riuniti in esso i figli di Dio dispersi (Giovanni 11; 52).
A questo compito onorevole e
impegnativo sono tuttora chiamati i predicatori locali.
Le utili lezioni (che è auspicabile siano pubblicate data la
ricchezza del loro contenuto)
hanno lasciato profonda impressione nei presenti e vivo senso
di gratitudine per lo Spirito di
Cristo che li ha fraternamente
uniti ed ha parlato loro.
A presiedere il culto iniziale
della prossima Assemblea —
preventivata per la primavera
dell’anno venturo — è stata incaricata la sorella Laura Carrari (sostituto: Irene Wigley).
Il Comitato è stato confermato nelle persone di Claudio Tron
e Roberto Romussi: a sostituire la sorella Rostain è stata chiamata Laura Carrari.
Nella speranza che i Circuiti
segnalino i nominativi di coloro che già spezzano ai fratelli
il pane della Parola e aumenti
così il numero dei predicatori
locali (specie giovani), l’Assemblea si è sciolta dopo avere innalzato ferventi preghiere per
esprimere viva gratitudine al
Signore e invocarne il soccorso
opportuno per l’attività futura.
Come sempre, grazie anche ai
valorosi organizzatori dell’ospitale Campo Ecumene.
Giovanni Conti
6
^ prospettive bibliche
31 maggio 1985
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Le voci e la Voce
Signore, Dio nostro, in te abbiamo principio e fine, tu sei la
nostra radice, tu la nostra
forza, tu la nostra speranza.
In quest’universo che è tuo e che
INNO 10
ci hai dato per viverci e lavorarci,
noi ti ringraziamo e ti cantiamo, nella grande comunione del tuo popolo e nell’attesa che essa coinvolga
tutti i popoli.
Noi siamo l'argilla,
tu la mano che ci forma
spettive che sempre si rinnovano e
si ampliano non sconcertino la nostra fede, ma la rendano anzi sempre più meravigliata e adorante, di
fronte alla tua immensa grandezza,
alla tua infinita sapienza e potenza
INNO 7
e all’amore sconfinato con cui hai
voluto e vuoi il tuo creato grandioso, e noi in esso. Non sei il Caso, tu,
sei nostro Padre; noi siamo l’argilla
che tu formi, siamo tutti l’opera delle tue mani (cfr. Isaia 64; 8).
Mi hai fatto in modo
meraviglioso, stupendo...
Su un quotidiano si è letta di recente questa corrispondenza da New
York:
« La vita non è nata dal mare ma
dall’argilla, che ha agito come un
’laboratorio chimico’ nel corso dei
millenni. Lo ha affermato ieri un
gruppo di scienziati della Nasa, che
studia le origini della terra all’Ames
Center di Mountain View in California. L’argilla, ha spiegato l’équipe
scientifica, ha la capacità di conservare e trasferire energia. Con ogni
probabilità, attivata da radiazioni e
da altre fonti, essa ha gradualmente modificato materie inorganiche,
traendone molecole sempre più complesse. Il passaggio alle materie organiche si sarebbe completato 4 miliardi di anni fa.
« Secondo il gruppo di scienziati,
questo processo è stato accidentale.
Essi hanno scoperto che nella formazione di cristalli l’argilla compie
frequenti ’errori' stabilendo così le
condizioni per la cattura dell’energia prima, e poi per le reazioni chimiche. Il « New York Times », che
ha dato ieri la notizia della nuova
teoria, si è rifatto al libro della Genesi, ricordando quanto esso scrive, e cioè che Dio formò l’uomo dalla terra (il termine allora usato era
appunto argilla).
« L’équipe scientifica, diretta dalla prof. Lelia Coyne della San José
University, ha presentato un rapporto sulle sue ricerche a una conferenza intemazionale in California.
L’équipe ha sostenuto che le sue scoperte sembrano avallare l’ipotesi
avanzata circa vent’anni fa dal dr.
Graham Cairns-Smith dell’Università di Glasgow. Lo studioso scozzese
aveva parlato di 'una evoluzione chimica dell’argilla’ portatrice di vita.
Un’altra prova, sostiene la Coyne, è
che la stmttura molecolare dell’argilla è quasi teuito complessa quanto quella della Dna.
« La teoria prevalente finora era
quella dello scienziato russo Oparin,
che negli anni Trenta aveva individuato l’esistenza di una ’acqua primordiale’ nella Terra primitiva. Ricca di idrogeno, carbonio e altre sostanze chimiche, quest’acqua avrebbe tratto energia dalle radiazioni solari e da altre fonti, e dato origine
alla vita, ad esempio negli acquitrini. La sintesi degli organismi viventi
si sarebbe formata anche sulle rive
degli oceani.
« In reazione alle ricerche del
gruppo della Nasa, il mondo scientifico americano si è spaccato in due.
Da una parte rimangono i sostenitori dell’acqua (tesi Oparin), dall’altra si schierano i fautori deU’argilla
(tesi Coyne). La scienziata sostiene
di poter prevalere: i protoorganismi
di argilla, ha detto, non sono stati
solo i precursori delle molecole su
cui si è edificata la vita, come gli
aminoacidi, ma hanno anche fornito loro il modo di evolversi ».
Genesi 2: 4 ss.
« Queste sono le origini dei cieli e della terra quando furono creati, nel giorno che l’Eterno Iddio fece la terra e i
cieli. Non c’era ancora sulla terra alcun
arbusto della campagna e nessuna erba
della campagna era ancora spuntata,
perché l’Eterno Iddio non aveva fatto
piovere sulla terra, e non c’era alcun uomo per coltivare il suolo; ma un vapore saliva dalla terra e adacquava tutta
la superficie del suolo. E l’Etemo Iddio
formò l’uomo (adàm) dalla polvere della terra (adamah, la rossa aitila), gli
soffiò nelle narici un alito vitale, e l’uomo diventò un essere vivente...».
Un momento di preghiera silenziosa — Dio nostro, fa’ che le prò
Dal resoconto, su un quotidiano,
di un recente convegno, a Milano,
su « L’organo dell’udito tra bioingegneria, fisiologia e clinica pratica »:
« Al 4° posto tra le malattie croniche invalidanti, la sordità è penoso
handicap per il 7% della popolazione adulta, ed è ostile compagna della terza età in almeno il 20-30% dei
casi. Invecchiamento, rumore ambientale-professionale, traumi, per
non parlare dei farmaci ototossici,
rappresentano il subdolo o aggressivo attentato all’integrità funzionale di quel capolavoro in miniatura
che è la nostra centrale sensoriale
uditiva.
« Quando l’udito non è più buono e il mondo dei suoni e dei rumori si fa estraneo e incomunicabile
come nell’ovatta, non c’è molto da
scegliere; o costringi gli altri, finché
serve, ad alzare la voce, o metti lo
’apparecchio’. Dal gesto istintivo della mano messa a conca dietro l’o
recchio, che già Galeno ricordava,
ai ’tubi uditivi’ del tardo Medioevo,
ai ’cornetti acustici’ dei nostri bisnonni, sino agli attuali dispositivi
elettronici e alle recenti realizzazioni di ’protesi a impianto cocleare’,
quella dei sussidi uditivi è storia antica e modernissima.
« E intanto progrediscono le conoscenze su quel miracoloso meccanismo centrale dell’udito che è
r ’organo del Corti’, la sofisticata
struttura sensoriale contenuta nella
’coclea’ dell’orecchio interno, escogitata dalla natura perché l’uomo
possa udire suoni tra frequenza di
20 e 28.000 hertz — dal minimo brusio al ’doloroso’ rombo del jet —
con la straordinaria capacità selettiva di distinguere differenze di anche 1 solo hertz.
« Racchiusi in uno spazio non più
grande di una nocciolina, nella profondità dell’osso temporale, i misteri della coclea — l’organo spirale
La coclea distesa sarebbe un canale
continuo, suddiviso in tre compartimenti
separati; la scala media (1), la scala del
timpano (2) e la scala del vestibolo (3).
Le onde sonore si trasmettono lungo la
scala del vestibolo e raggiungono l’organo di Corti (4), disposto sulla membrana basilare (5), dove stimolano recettori
ciliati, la cui punta è fissata nella membrana tectoria (6).
7
f
31 maggio 1985
prospettive bibliche 7
Di recente, in una nostra comunità,
il culto ha avuto uno svolgimento
un po’ particolare, e riportiamo
qui lo sviluppo di questo incontro
comunitario, a titolo illustrativo.
Non voleva essere localmente
e tanto meno vuole essere qui
l’indicazione di una linea che
tenda a sminuire la predicazione
che resta essenziale, irrinunciabile.
Tuttavia può anche, talvolta,
aver senso metterci in modo più
immediato sotto il fuoco
incrociato di voci che ci vengono
dall’odierna civiltà dell’uomo
e della Voce che dal secoli
e per i secoli ci interpella,
da « altrove ».
Pagine a cura di Gino Conte
dell'orecchio interno scoperto da più
di un secolo da Alfonso Corti — sono di ordine bioelettfico, biochimico e metabolico e sfidano tuttora la
pur altissima capacità della moderna bioingegneria.
« La complessa struttura della
coclea, ripiena di mobile endolinfa,
è abitata da migliaia di allineate
cellule recettrici acustiche, provviste di sensibilissime ’ciglia’ che trasformano r ’onda viaggiante’ di
ogni vibrazione meccanica, prodotta da un suono in arrivo all’orecchio
esterno, in segnali compatibili con
il linguaggio del sistema nervoso ricevente. Sono circa 14.000, nell’organo del Corti, le cellule ’cibate
esterne’ e 3.500 le ’cibate interne’,
incaricate del 95% dell’informazione che viaggia verso il cervello.
« Virtualmente ogni danno al sistema uditivo si manifesta prima di
tutto con un deterioramento del sistema delle cellule cibate esterne.
Farmaci, rumore, invecchiamento le
danneggiano, prima di alterare altre strutture. Nell’uomo la perdita
inizia precocemente e progressivamente procede. A 65 anni l’uomo ne
ha già perduto gran parte.
« Sono ancora molte le cose che
non sappiamo: ad esempio come una
persona adulta immagazzini in memoria sino a 400.000 suoni differenti e perché l’uomo percepisca
suoni di altezza tra 20 e 28.000 vibrazioni al secondo, mentre l’udito
del gatto ha una gamma allargata
tra 60 e 65.000 ».
Salmo 139: 1, 13-17
« O Eterno, tu mi hai investigato e mi
conosci...
Poiché sei tu che hai formato le mie reni,
che mi hai intessuto in seno a mia madre,
lo ti celebrerò, perché sono stato fatto
in modo meraviglioso, stupendo.
Meravigiiose sono le tue opere, e io lo
so molto bene.
Le mie ossa non ti erano nascoste, quando
io fui formato in occuito ;
i tuoi occhi videro la massa informe del
mio corpo,
e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni
che mi eran destinati,
quando nessuno di essi era ancora sorto.
Quanto mi sono preziosi i tuoi pensieri,
o Dio! Quant’è grande la loro somma!
Se li voglio contare, sono più numerosi
della rena... ».
2 Corinzi 4: 7,16
« Noi abbiamo questo tesoro [la lumi
W.
*1
ì
I
nosa conoscenza di Dio, che rifulge sul
volto di Cristo] in vasi di terra, affinché
l’eccellenza di questa potenza sta da^ Dio
e non da noi... Perciò noi non veniamo
meno nell’animo; ma quantunque il nostro uomo esterno si disfaccia, pure il
nostro uomo interno si rinnova di giorno in giorno».
Un momento di preghiera silenziosa — Sì davvcrOf Signore, ci hai
fatto in modo meraviglioso, non finiremo mai di capirlo sempre meglio! Ed è appassionante la capacità che ci hai data di capire, almeno
un poco, le tue meraviglie e di intervenire, almeno in qualche misu
ra e provvisoriamente, per risanare.
Ma più esultanti ancora siarno. Signore, per la promessa della vita piena e durevole, del corpo risorto, ricreato, che tu fai alla nostra fede.
Allora non saremo più duri d'orecchio e di cuore, come invece siamo
ora. Ma poiché ora siamo così, parlaci forte e vicino, o Padre nostro;
e quando gridiamo a te, china il tuo
orecchio verso di noi e ascoltaci, tu
che sei Dio, e non un uomo!
INNO 59
Osservate
gli uccelli del cielo
In uno degli ultimi numeri di
« Tuttoscienze » un servizio era intitolato: « Bird watching [cioè, osservazione degli uccelli, appostamenti che talvolta cominciano a sostituire quelli dei cacciatori] sullo
stretto di Messina, seguendo le migrazioni dei rapaci »:
« La maggior parte di noi conosce
il fenomeno della migrazione degli
uccelli, ma pochi la mettono in relazione con gli uccelli rapaci. Molte
aquile, nibbi, falchi compiono movimenti migratori veri e propri,
scendendo a svernare in Africa e risalendo in Europa per riprodursi a
primavera.
« In questa stagione dunque si
può osservare lo splendido spettacolo della migrazione dei rapaci. I
luoghi classici sono gli stretti del
Bosforo e di Gibilterra, ma c’è anche una ’via’ per superare il Mediterraneo: il canale di Sicilia e lo
stretto di Messina. Nella prirnavera
dello scorso anno il flusso migratorio dei rapaci nello stretto messinese è stato studiato per la prima
volta a cura della Lipu [Lega italiana per la protezione degli uccelli].
Questa migrazione interessa lo stretto di Messina quasi esclusivamente
a nrimavera. Molte specie infatti migrano in modo ’circolare’ e utilizzano altre vie per scendere a sud in
autunno. _ ^
« I rapaci diretti in Sicilia si lanciano’ preferibilmente dalla piccola
penisola tunisina di Capo Bon, distante solo 150 km. I grandi rapaci,
dotati di ab larghe e specializzati
nel volo planato, attraversano con
difficoltà ampi tratti di mare, e per
questo superano il Mediterraneo in
corrispondenza di stretti o sfruttando la presenza di isole. Utilizzano,
infatti, le correnti termiche ascensionali costituite dall aria che, surriscaldata dal terreno, sale verso l’alto. In mare non esistono termiche
ascensionali. Grazie all ampia superficie alare, i rapaei salgono di quota compiendo i tipici volteggi circolari per restare all’interno della termica. Giunti a notevole altezza compiono la ’scivolata’ perdendo lentamente quota e procedendo in avanti, talora per decine di chilometri,
ad ali distese senza battito. Il dispendio energetico dell’animale è
minimo e lo spettacolo, per chi lo
osserva, è entusiasmante. Gruppi di
diecine di pecchiaioli salgono nel
cielo roteando sui monti Peloritani
ver poi lanciarsi verso la costa calabrese dominando perfettamente le
correnti.
« La suggestione prodotta dalla
migrazione dei rapaci è presto infranta per lasciare spazio all’amarezza e alla rabbia. Compiendo una
azione completamente illegale e vergognosa, alcune centinaia di cacciatori locali attendono al momento
del 'passo' (aprile-maggio, quando
la caccia sarebbe chiusa) i rapaci,
tutti protetti dalla legge italiana,
per abbatterli a fucilate ».
Giobbe 38: 1, 39: 26-29
« Allora l’Eterno rispose a Giobbe dal
seno della tempesta: ’...E’ la tua intelli
genza che allo sparviere fa spiccare il
volo e spiegar le ali verso mezzogiorno?
E’ forse al tuo comando che l’aquila si
leva in alto e fa il suo nido tra i luoghi
elevati? Abita nelle rocce e vi pernotta;
sta sulla punta delle rupi, sulle vette scoscese: di là spia la preda e 1 suoi occhi
mirano lontano...’».
Salmo 124: 6-8
« Benedetto sìa l’Eterno, che non ci ha
dato in preda ai loro denti! La nostra
vita è scampata, come un uccello dal laccio degli uccellatori : il laccio c stato rotto e noi siamo scampati. Il nostro aiuto
è nel nome dell’Etemo, che ha fatto il
cielo e la terra ».
Matteo 6: 26
« Osservate gli uccelli del cielo : non
seminano, non mietono, non raccolgono
in granai, e il Padre vostro che e nw
cieli li nutre: non valete voi assai più
di loro?».
Un momento di preghiera silenziosa — Benedetto sii tu. Signore,
re dell'universo! tu che dai alle aquile e ai falchi pellegrini l'istinto migratorio e che conti anche il minimo
passerotto che cade, ma che ci hai
detto, a fatti, che per te valiamo più
di loro: per te valiamo la vita di tuo
figlio. Grazie, Signore, perché Gesù,
vincendo l’istinto vitale, si è messo
per noi nel laccio mortale; grazie.
Signore, perché quando lo hai spezzato per lui, lo hai spezzato anche
per noi e noi siamo scampati, anche
se, ora, ancora per fede, in speranza. Grazie, Signore, per quest’universo che è parabola caleidoscopica,
inesauribile della tua creatività onnipotente, fantasiosa, sapiente e benigna; e poiché in esso si riflette pure l’ombra della nostra incredulità
e rivolta, che ne hanno fatto anche
il regno del conflitto, della sofferenza, della corruzione e distruzione,
insegnaci a vivere l’amicizia delle
tue creature, responsabili e solidali
nel patire e rtella inconscia o conscia speranza. In te, con tutte le tue
creature, abbiamo principio e fine,
nel tuo amore.
INNO 6
« Duri in perpetuo la gloria dell’Eterno, si rallegri l’Eterno nelle
sue opere! Io canterò a lui finché vivrò, io mi rallegrerò in lui. Spariscano i peccatori dalla terra. Anima
mia, benedici l’Eterno. Alleluja! »
(dal Salmo 104).
8
8 ecumenismo
31 maggio 1985
ASSEMBLEA GENERALE DELLA UNITED REFORMED CHURCH
Concisi, spiritosi, efficienti...
I riformati inglesi dimostrano di avere un modo di condurre la loro massima assise che ha
non pochi punti da insegnare a noi riformati italiani - E non si tratta soltanto di forma...
Domenica 28 aprile alle ore 18,
il tempio di S. George in Westcliff (sull’estuario del Tamigi)
raccoglieva i membri delle chiese della zona per il culto serale
che per consuetudine è il primo
atto immediatamente precedente la apertura vera e propria del
Sinodo Nazionale della United
Reformed Church.
Il Sinodo ha iniziato i lavori
il giorno dopo, lunedì alle ore
15, con un culto solenne nel medesimo tempio di S. George (dove si sono svolti tutti i lavori
sinodali) con un pubblico di
1.300 persone: i deputati delle
chiese e i deputati dei sinodi
provinciali e distrettuali erano
circa 300 più 300 pastori. Gli inni guidati da una poderosa corale, con molte strofe e di stampo revivalistico e la predicazione incisiva e costellata di
battute e di « stories » facete
(tali da fare non soltanto sorridere ma ridere fragorosamenté
e ripetutamente) esprimevano
fedelmente Thumus e Thumour
prettamente inglesi.
La Chiesa Unita
Dopo vari anni di incontri e di
approcci preliminari, nell’ottobre
del ’72 la Congregational Church
of England and Wales e la Presbyterian Church of England si
sono unite in ima unica chiesa
formando la United Reformed
Church: nel 1981 si è aggiunta
anche la Reformed Association
of Churches of Christ.
La Chiesa Unita conta circa
150.000 membri e 60.000 bambini;
1.600 sono le comunità congregazionaliste e 300 le comunità
presbiteriane; 1.000 in totale i
pastori uomini e dorme; l’Associazione Riformata delle Chiese
di Cristo conta un numero assai modesto di membri.
Come dovunque, anche in Inghilterra, l’unione non ha cancellato i dati peculiari di ciascuna chiesa e, come molto sovente gli interventi sinodali lasciavano trapelare, non sono ancora
del tutto sopite le paure che la
denominazione preponderante
pesi troppo sulle decisioni operative.
La Chiesa Unita è formata dai
s^uenti organismi:
1) le chiese locali;
2) I Sincdi Provinciali con un
moderatore a pieno tempo;
3) I Consigli Distrettuali;
4) L’Assemblea Generale. Annuale;
5) Il Comitato Esecutivo;
6) Il Moderatore, che eletto
dalla Assemblea Generale, dura
in carica un anno e rappresenta la chiesa.
Come è facile vedere da questo quadro, tranne qualche variante, questa struttura assomiglia molto alla nostra.
I pastori ricevono la loro preparazione principalmente a Cambridge (Westminster College), a
Oxford (Mansfield College), a
Manchester (Northen College).
La maggior parte di essi lavora
a pieno tempo nelle chiese, altri a part-time. Dalle particolari situazioni dipende se i pastori
sono richiesti dalle singole comunità o assegnati dalla direzione della chiesa e la durata
della residenza in una sede.
Le finanze sono costituite dalle offerte dei membri.
Ogni chiesa locale deve normalmente provvedere alla manutenzione dei locali di culto e
alle spese locali.
Le offerte sono incanalate in
dUe Fondi diversi: il Fondo Ministeri, che provvede allo stipendio dei pastori che ammonta a
5.000.000 di sterline; il Fondo
che provvede alle spese del lavoro missionario e alle spese
dei servizi centrali per un totale di 1.000.000 di sterline.
Assemblea
senza sorprese
Il materiale da discutere è
proposto, disposto e preparato
dalle Commissioni Permanenti
che formano i vari Dipartimenti
di cui i principali sono: Chiesa
e Società; Vita delle Chiese;
Chiesa e Missione; Finanze e
Amministrazione; Segretariato
Generale; Comunicazioni e Richieste.
Il Rapporto delle Commissioni è mandato con abbondante
margine di tempo prima dell’Assemblea a tutti i pastori e deputati, sicché tutti possono essere informati delle tematiche
da discutere; non solo, ma poiché ogni Commissione a chiusura della propria Relsizione
presenta anche gli ordini del
giorno (cioè le deliberazioni
conclusive) su cui verterà la discussione, tutti sono in grado
già in anticipo di sapere come
e che cosa voteranno. Certo le
singole comunità, i Sinodi Provinciali, i Consigli Distrettuali
avranno preventivamente discusso almeno parte degli argomenti, ma risulta chiaro che sono
le Commissioni Permanenti, ciascuna per il settore competente,
a dare i veri contenuti e a proporre le decisioni.
Anche se sugli ordini del giorno vari interventi pro (molti)e contro (pochi) sono fatti da
parte dei deputati laici e pastori, è rare che ad essi siano apportati degli èmendamenti; sicché normalmente gli ordini del
giorno vengono riproposti nella
loro stesura iniziale e quindi
l’Assemblea vota.
Non accade mai che il Rapporto e relativi ordini del giorno di una Commissione non siano discussi e votati... per mancanza di tempo. Tutto procede
con scrupolosa cronologia entro
i tempi prestabiliti, anzi con buoni margini di tempo se si pensa
che la giornata sinodale comincia con canti (di sei, sette, otto
strofe), preghiere* lettura biblica, studio biblico e non per i
più solerti e più pii ma per
tutti i membri dell’Assemblea
che devono essere già ai loro
posti e che si alzano all’entrata
del Comitato Esecutivo con in
testa il Moderatore.
Quest’anno non uno degli ordini del giorno è stato respinto
o emendato: siamo certo lontani dal lavoro estenuante, puntiglioso e da certosini che normalmente è fatto per i nostri ordini
del giorno. Una General Assembly si sa come comincia e si può
prevedere come finisce; un nostro Sinodo si sa come comincia
ma nessuno potrà mai prevedere come finirà; se normalmente
la General Assembly non riserba
alcuna sorpresa rispetto ai rapporti scritti, i nostri Sinodi di
sorprese ne riserbanc anche
troppe.
Ci sono stati comunque alcuni
momenti particolarmente vivaci:
1) Il Rapporto della Commissione Chiesa e Società è tutto
costellato di felici puntualizzazioni: c’era una lunga discussione da fare circa la situazione
politica e sindacale in rapporto
agli scioperi dei minatori che
hanno ridotto quasi alla fame
centinaia di famiglie. Gli interventi, a riguardo, dei deputati
sono stati accorati, severi, incisivi ponendo alla chiesa molti
quesiti e non ultimo quello riguardante l’intervento (a parere
di molti, mancato) della chiesa
nei riguardi di una tale situa
zione di emergenza: e per dare
un aiuto concreto alle famiglie
dei minatori e per esprimere un
giudizio evangelico sulla drammatica vicenda. Ma gli ordini
del giorno della Commissione
proposti e da votare, erano solo due: uno per l’approvazione
o meno del Rapporto medesimo,
l’altro chiedeva di appoggiare
il progetto di congelamento delle
forze nucleari.
2) La Commissione Vita delle
Chiese ha presentato un ordine
del giorno in cui si esortano innanzitutto i pastori ad una più
sollecita cura d’anime « per quelle famiglie che si trovano divise
a causa della Unification
Church ». La Unification Church
è un movimento (che si propaga
a macchia d’olio specialmente
tra i giovani) altrimenti chiamato « Moònies » sorto per opera di un sedicente messia che
incoraggia i matrimoni fra i
giovani che appartengono al suo
movimento affinché una nuova
generazione di uomini puri soppianti al più presto le attuali
generazioni di peccatori. Moltissimi giovani lasciano perciò le
famiglie e vivono in comunità
che si reggono sovvenzionate e
aiutate economicamente (da organismi americani?) con l’obiettivo di salvare l’Europa dal disordine comunista ed in vista
della realizzazione del Nuovo
Regno dei salvati.
La particolare partecipazione
al dibattito su questo problema, da parte di molti membri
dell’Assemblea, ha dato la misura della incidenza funesta che
il movimento ha in seno a molte famiglie.
3) La Commissione Dottrina
e Culto nel presentare il suo
Rapporto sul BEM ha formulato in 10 punti la risposta della
Chiesa Unita al Consiglio Ecumenico delle Chiese. Nei 10 punti si dà un giudizio negativo su:
la ambiguità dei termini teologici usati nel BEM; la forte sottolineatura sacramentale; la rilevante differenza tra ministeri
ordinati e la Diakonia; la natura
della chiesa visibile.
Si conclude col dire che sebbene il documento BEM sia pregevole sotto molti aspetti, la
commissione che lo ha preparato deve ulteriormente approfondire il suo lavoro.
Impressioni
Non pochi hanno detto che
questa General Assembly può
essere ricordata come la più interessante ed edificante degli ultimi 5 o 6 anni.
Certo interessante lo è stata
per me e sotto vari aspetti:
a) Il mondo inglese, sebbene
separato dall’Europa da pochi
chilometri di mare del Canale
della Manica è profondamente
diverso dal nostro mondo per
mentalità e problematiche.
b) La spiritualità della chiesa
inglese è capace di esprimersi
con spontaneità ed austerità anche in Assisi complesse ed affollate come una General Assembly: il pericolo di trasformare un Sinodo in una palestra
di specialisti (di teologia, di finanza, di regolamenti, di oratoria, di tecnicismo) è totalmente
scongiurato anche perché la meditazione della Parola, la preghiera, il canto, non sono elementi marginali della giornata
sinodale di lavoro ma ne dan
no il tono e la corretta collocazione.
c) La distensione e il raccoglimento stemperano le possibili tensioni, sicché le eventuali
sorprese dei dibattiti ricevono
preventivamente un salutare lavacro di sdrammatizzazione.
d) La oculata organizzazione
ed informazione è accompagnata dall’uso razionale del tempo:
i verbali delle discussioni, brevi ed essenziali, vengono distribuiti in ciclostilati all’inizio della seduta del giorno seguente; il
titolo deH’argomento in discussione ed il relativo ordine del
giorno sono proiettati su un
grande schermo cosicché tutti in
qualunque momento sono in
grado di mantenere vivo l’interesse e di superare gli ovvii momenti di distrazione. E’ raro che
nel corso di un intervento l’oratore non racconti una storielia.
Ma questo non impedisce agli
interventi di essere brevi. Soltanto due volte il moderatore
(che dirige i lavori sinodali» ha
appena percettibilmente ricordato agli oratori di essere brevi:
ma avevano appena superato i
due minuti!
e) Sono certo che anche :v)i
siamo solleciti e fraterni con gli
ospiti stranieri che vengono a
rappresentare al nostro Sinodo
le loro chiese, ma mi ha modo
colpito il fatto che sono si do
prelevato persino al mio arido
all’aeroporto di Gatwick (a : irca 40 km. da Londra), acc npagnato a Londra, messo ^ul
treno che da Londra mi avr :bbe portato a Westcliff (sede nella General Assembly) e per tu iti
i 5 giorni della durata del Sinodo un membro della Segreteria
Generale mi ha « imposto » la
sua completa disponibilità per
accompagnarmi negli spostamenti per raggiungere i vari posti di
incontro per cene e pranzi t fflciali a cui ero invitato e durante i quali mi era dato largo spazio per un messaggio.
Sarebbe interessante infine poter dare almeno una lista dì appunti, per una più completa immagine di impressioni e rifiessic
ni, ma una cronaca completa richiederebbe troppo spazio.
Salvatore Briar.te
Echi dal mondo
cristiano
a cura di CLAUDIO PASQUET
Jean Fischer nuovo
segretario della KEK
Nel corso della riunione congiunta tra Praesidium e Comitato consultivo della Conferenza
delle Chiese Europee (K.E.K.),
tenutasi a Sofia il 24 aprile, si
è proceduto all’elezione del nuovo segretario della KEK nella
persona di Jean Eugène Fischer,
che entrerà in funzione dal gennaio 1987. Fischer succederà al
pastore Glen Garfield Williams,
attuale segretario generale. Williams è particolarmente conosciuto in Italia. Spesso presente ai lavori del Sinodo valdese
di Torre Pellice, parla perfettamente l’italiano ed è profondo
conoscitore della realtà della nostra chiesa. Da questo punto di
vista non è indifferente il fatto
che la moglie del past. Williams
sia italiana.
Il prossimo segretario della
KEK non è un pastore ma un
laico, svizzero, di 52 anni. Membro della chiesa nazionale protestante riformata di Ginevra,
Fischer ha una grande esperienza ecumenica. Ingegnere meccanico, ha svolto per otto anni
un’intensa attività, con la moglie Nicole, missionaria in Africa. Attualmente Fischer occupa
la carica di presidente dell’« Entraide » protestante svizzera
(HEKS/EPER) per la Svizzera
romanda. In questa veste egli è
membro dei comitati del Servizio di Azione Sociale della Fe
derazione e del Centro diaconale di Palermo e da anni conosce
e segue il lavoro delle nostre
chiese in Italia.
Nel corso della stessa riunione si è preparato il programma
della IX Assemblea della KEK
che si terrà in Scozia dal 4 al 12
settembre 1986 sul tema : « Gloria a Dio e pace sulla terra».
Infine, con voto unanime, ia riunione congiunta dei due comitati ha ammesso la chiesa evangelica luterana della Lituania
(URSS) in qualità di membro
della KEK. La scelta di tenere
la riunione a Sofia è attribuibile
al 10° anniversario dell’adesione della chiesa ortodossa bulgara alla Conferenza delle Chiese
Europee.
Sri Lanka: boat
people e massacri
(SOEPI) — Il vescovo Thomas Saudaranayagam, di Mannar nello Sri Lanka (isola a
sud dell’India, detta anticamente Ceylon) ha scritto una lettera per protestare contro la repressione della minoranza della
popolazione tamil.
Lo Sri Lanka vive infatti da
molti anni in una situazione di
forte contrapposizione tra le due
etnie che formano la sua popolazione: i singalesi, la maggioranza, che abitano nel sud del
paese e sono buddisti; e i tamil, che abitano nel Nord del
paese ove da poco sono ' nigrati dall’India e che sonc di
religione induista. Il vescovo denuncia nella sua lettera massacri e repressioni da parte dei
soldati. Effettivamente Torganizzazione internazionale « Pax
Christi » ha dichiarato che molti tamil sono fuggiti per paura
delle repressioni. Si calcola ad
esempio, che da febbraio a metà aprile solo in India, si siano
rifugiati ben 15.000 tamil che
stanno riempiendo sempre di
più le barche in cui fuggeno,
ricreando il triste fenomeno dei
« boat people ».
Messaggio
dei presidenti del CEC
(SOEPI) — Il collegio presidenziale del Consiglio Ecumenico delle Chiese ha inviato a tut, te le chiese membro del CEC il
messaggio di cui riportiamo ampi stralci:
Nel momento in cui celebriamo la venuta dello Spirito Santo, ci rivolgiamo a voi neU'amore di Cristo... Lo Spirito di Dio
è sempre Spirito di unità, abbatte i muri di separazione e
unisce le persone le une alle altre... Solo lo Spirito crea una
unità veritiera... La prima comunità cristiana attendeva, i
suoi membri si trovavano riuniti « tutti insieme nel medesimo
luogo ( Atti 2: 1 ) ». E’ un paradosso: una certa unità deve esistere tra di noi quando attendiamo insieme la potenza dello Spirito. E quando discende su di noi
siamo insieme portati ad un più
alto livello di unità. Così runità
è nel contempo la premessa e
la conseguenza deH’effusione
dello Spirito. Noi offriamo a
Dio una unità nell’attesa. Egli
la riceve e la riempie della sua
presenza e della sua potenza.
9
31 maggio 1985
cronaca delle Valli 9
INTERVISTA Al NUOVI ELETTI - 1
Divorzio ?
Un divorzio ira chiesa e società?
Non è facile procedere per
schematismi. A volte sì, a volte
no. Tuttavia, vi sono dei sintomi che fanno pensare che questo
scollamento esista.
Cerio: se la chiesa «fa il suo
mestiere », e amministra, bene o
male, culti, scuole domenicali, sacramenti e ordinaria amministrazione, e non va contro corrente,
gode di una certa credibilità, specie alle Valli, dove non sembra
pii: di moda « essere contro », e
si iraita la chiesa (valdese) come una rispettabile signora.
Anche gente che diciamo « secolarizzata » è pronta a dire che,
se si tratta di fare cultura, di organizzare una tavola rotonda su
argomenti di attualità, tocca alla
chiesa pensarci, organizzare, stimolare ( e spesso, per chiesa, si
intende, di fatto, il pastore).
Ma assistiamo anche ad un fenomeno che sempre più acquista
spessore. La chiesa, nel suo quadro dirigente ed intermedio, si
organizza, dibatte, giunge ad
identificare luoghi di intervento
possibili, spesso in contrasto col
conformismo corrente, e poi la
stessa chiesa, ma intesa come
popolo chiesa, non risponde,
adotta la politica dello struzzo —
nei migliore dei casi — e a volte,
memore di un antico anticonformismo, va « contro corrente »,
ma. in questo caso, verso il qualunquismo, la mancanza di iniziative, il disimpegno.
Facciamo qualche esempio.
La pace. Istanze responsabili,
fino al Sinodo, si dichiarano a
favore del disarmo, anche unilaterale.
Ma nelle chiese, continua il mito del servizio militare; dell’associazionismo d'arma; dell’« equilibrio ».
La sessualità. La « chiesa »
(docente?) tenta di vedere il problema in modo dialettico, la
«chiesa» (discente?) continua
spesso a vivere con scarsa moralità e a proporre allo stesso
tempo .schemi teorici di rigidità
w.uralistica e intransigente.
L'ecumenismo. Pastori e addetti ai lavori cercano di comprendere che cosa c'è di nuovo, che
cosa di vecchio. La « base » è convinta, di volta in volta, che siamo sempre i migliori, e che quindi ogni confronto è tempo perduto, o viceversa che i preti sono
sempre all’avanguardia con un
complesso di inferiorità che non
ha ragion d’essere.
Il rapporto stato (società civile )-chiesa. I Sinodi approvano,
anche all'unanimità, intese che
nspoudono ad una logica serrata
c convincente, i membri di chiesa scalpitano e propongono
« uguali privilegi » o separatezze
inimmaginabili.
Ragioni o torti tutti da una
pane, o dall'altra? Non crediamo. Ma r individualismo (non
protestante, ma mediato da una
società in crisi) dilaga, l'informazione, nei due sensi di marcia, difetta, si fa strada anche da noi
da una parte un pernicioso pressapnchismo, dall’altra una volontà di risolvere i problemi con
autorevolezza, con decisioni valide una volta per tutte.
I rimedi? Non li sappiamo,
ma cdmeno prendere atto di questa schizofrenia potrebbe aiutarci, prima o poi, ad uscirne.
Sergio Ribet
Non Stare alla finestra
« Chiarezza, collaborazione, giustizia » - Pastore eletto al Connune
16 settembre del 1943: un maggiore delle SS entra con tre carri armati in Frali. C’è anche una
Mercedes nera. La piccola colonna si ferma davanti al Presbiterio valdese. I soldati sono subito
alla porta. Il pastore Arnaldo
Genre che per combinazione era
andato a dormire, quella notte,
in una casa accanto, vede la scena alla finestra. Scende immediatamente lungo il muro, sul retro della casa, e si nasconde
nella gelida acqua del torrente.
Immerso fino agli occhi per
un’ora, o forse due, segue, come
può, il movimento dei militari in
piazza. Una volta che sente il rumore dei carri armati allontanarsi, aiutato da alcuni pralini,
esce dall’acqua; « Cercavano
proprio te. Sono andati a Rodoretto a perlustrare l’altro presbiterio ». Genre, quello stesso pomeriggio, si dà alla macchia. Si
aggrega ai partigiani. Finita la
guerra, riprende, nel 1945, a Frali il suo ministero pastorale.
Ormai sono passati 40 anni da
quegli episodi a cui Genre og<ti
ama riandare con la memoria. E’
ormai un pastore emerito di 73
anni. Potrebbe riposarsi, invece
è stato eletto nel Comune di San
Secondo (con 1235 nreferenze su
2579 elettori) nella lista laico-democratica.
Da dove nasce Questo interesse
per la politica amministrativa?
« Mesi fa — ammette Genre nella
sua bella casa immersa nella
campagna di San Secondo — alcuni amici mi chiesero di .aderire ad una locale lista di sinistra.
Lì per Li intendevo rifiutare per
occuparmi invece di collcttare
denaro per l’erigendo Asilo di San
Germano, ma visto che l’incarico
non si concretizzava ho ritenuto
di avere di fronte a me sufficiente tempo libero da investire in
un compito politico ».
Hai quindi partecipato alla
campagna elettorale? « Ovviamente e l’abbiamo fatto, credo,
molto seriamente. Personalmente
ho visitato molte famiglie. Il mio
slogan era e rimane "chiarezza,
collaborazione, giustizia”. Naturalmente questo slogan è calato
in un preciso programma che abbiamo consegnato affli elettori e
che oggi costituisce, dopo questa
bella affermazione, la nostra tabella di marcia ».
Qual è stata la tua prima Impressione all’indomani del voto?
« Sinceramente non mi aspettavo
così tanti consensi. Penso che la
figura del pastore valdese sia figura popolare, che ispiri fiducia.
La mia impressione ora è una
soltanto: dobbiamo meritarci la
fiducia accordataci dall’elettorato portando a termine i punti
qualificanti del nostro programma. Tutto questo costituisce una
massa di lavoro notevole. Ma non
sono solo, anzi io sono il più anziano. Per la mia varte, comunque, non mi tirerò indietro ».
Un’esperienza tutto sommato
positiva? « Diciamo pure chiaramente che in chiesa come in politica non è sufficiente stare alla
finestra a guardare quello che
fanno gli altri e poi magari criticare senza impegnarsi mai direttamente. Io ho preferito entrare nell’agone quando me lo
hanno chiesto e lì assumere le
mie responsabilità. Detto questo,
aggiungo subito che non ho mai
mischiato religione e politica.
del resto questo non è nella tradizione valdese. Quando giravo
nelle case per la propaganda
elettorale, ovvero per iilustrare
la nostra proposta nolitica, il discorso riguardava i problemi locali e generali di tutti. E’ ovvio
che la gente sapeva benissimo
di trovarsi di fronte ad un pastore valdese, ma il dialogo rimaneva sempre imnrontato sui
temi politici, soprattutto locali ».
Dunque Genre, a 73 anni, inizierà un’attività politico-amministrativa con il piglio di un giovanotto... « Piano, Piano. Ho i
miei anni. Non desidero far parte
della giunta e non intralcerò i
giovani. Darò il mio modesto apporto di esperienza umana e di
riflessione per la soluzione dei
problemi di San Secondo cercando, sempre, il dialogo e il confronto con tutti. A dir la verità
— continua Genre — il metodo
di coinvolgere la gente, di sollecitare la partecipazione, di promuovere l’informazione l’ho imparato nella chiesa valdese, giorno per giorno, in un ministero
pastorale di oltre auarant’anni ».
Il primo punto del nrogramma
tocca, non a caso, il tema della
partecipazione. Poi ci sono i problemi della scuola, dell’occupazione giovanile, dei servizi essenziali, dell’ecologia, della cultura,
dei servizi socio-sanitari. Tra pochi giorni la possibilità di cambiamento, nel modo di governare
il Comune, muoverà i suoi primi
passi. E questo grazie anche al
’’vecchio” Genre che ama vivere
in mezzo alla gente; l’età non
conta.
Giuseppe Platone
STUDI SUL PINEROLESE
La ricerca storica
Fonti e metodi per la storia
del pinerolese: una giornata di
studio organizzata dall’Assessorato alla Cultura del comune di
Pinerolo e dal Consiglio della
Biblioteca comunale « Camillo
Alliaudi ». I quattordici interventi previsti hanno coperto tutta la storia, come si suol dire,
dai primitivi ai giorni nostri. Riprendendo le conclusioni dell’animatore-moderatore della giornata Grado Merlo, cerchiamo di
raccogliere gli elementi emersi.
— E’ stato un momento importante di incontro per mettere a confronto studiosi di ogni
periodo, livello, interessi, problemi, tipi di approccio. Se per
l’archeologia (R. Nisbet - D. Sceglie) il nodo attuale è correlare
l’arte rupestre e le ideologie
preistoriche all’ambiente materiale per capire il modello di
popolamento avvenuto, per l’archivistica (can. A. Bolero) senza la quale non avremmo oggi le
fonti storiche consultabili, la
difficoltà sta nella mancanza di
una adeguata classificazione in
regesto dei documenti. Gli storici si scontrano anche con dei
« falsi », come la conferma di
Amedeo III dei possessi all’abbazia di S. Maria di Pinerolo
del 1” marzo 1131 (P. C. Pazè)
che ripropone la necessità di
pubblicare nuove fonti documentarie, vagliate dai metodi
della critica moderna. Un inedito particolarmente interessante, « Il Protocol Orcel », riguarda un atto scritto in occitano,
un « mandament » (F. Bronzati) del 1530, con riferimenti ad
aspetti della cultura materiale
e spirituale della vai Pragelato,
non ultimo il rapporto fra pas
saggio alla lingua d’oc e adesione dei valdesi alla Riforma.
— Le fonti, si è notato, sono
sempre infinite, i metodi pochi.
E’ difficile comunicare il proprio modo di procedere nell’analisi di testi, fonti primarie e secondarie ecc., senza cadere in
rarefatte astrazioni. Tuttavia bisogna dire le operazioni che si
fanno, i tagli operati, gli ostacoli. E’ diffìcile operare ad esempio una stesura « scientifica »
sulla contea di S. Secondo o sulla castellania di Miradolo (E.
Biaggi), terra altamente lucrativa per i Savoia, con una storia
alle spalle di ben 14 infeudazioni. Un approccio metodologico
interdisciplinare è d’obbligo nello studio di oggetti « complessi »
come la fortezza di Penestrelle
(S. Santiano - M. P. Roggero),
dove non si tratta solo di indagare le tecniche costruttive,
ma conoscere molti aspetti della vita del 18“ secolo.
— L’insistere sui metodi apre
la biforcazione fra chi fa ricerca culturale fine a se stessa, utilizzabile a lungo periodo e chi
ricerca finalizzata, con necessità di ritornare ciò che ha scoperto ad un ambito, un’istituzione, uno scopo preciso, un
gruppo organizzato. E’ il caso
della Società di Studi Valdesi
(L. Pellenco - B. Peyrot) che sia
nel passato sia nel presente si
è proposta lo studio e la ricerca sul movimento e la chiesa
valdese, sulla Riforma e la sensibilizzazione sul senso della
propria storia fuori e dentro il
mondo valdese e protestante. E’
il caso del gruppo « La Cantarana» (M. Durando), interessato
ad un recupero dell’espressività
popolare attraverso la raccolta
di canti e danze dell’area piemontese e pinerolese. E’ il caso
del gruppo Ricerca di Piscina
(P. Carbone) che studia persone dette « Toni, Perù, Giaco, Ginota... », vita contadina, tecniche
di lavorazione, usanze e relazioni sociali. La contemporaneità
favorisce le fonti orali, utilizzabili con pregi e difetti anche da
chi storico non è. A volte un
solo quadernetto come quello
di Joseph Allaix, dà notizie sulle contrastate vicende delle società locali fra ’800 e ’900 ( S. Bergeri.
— Lo studio di microrealtà,
infine (vedi Pancalieri di G. Caligaris), è complementare a studi di linee di tendenza generali
di evoluzione dei rapporti e forze di produzione dal feudalesimo al capitalismo (C. Bermond)
per capire ad esempio, per quanto ci riguarda, quanto la politica
di espansione sabauda abbia influito sullo sviluppo o arretratezza della vita economica pinerolese.
B. P.
(5
La Crumière
diventa cooperativa
VILLAR PELLICE — Le allarmistiche voci circa una possibile chiusura della Crunaière
si sono dimostrate provenienti
da cattivi profeti.
La fabbrica ha attraversato
un periodo indubbiamente difficile, per i debiti dai quali era
oberata, e non è ancora del tutto fuori dalla bufera.
Diversi segni positivi danno
però a ben sperare per il futuro
dell’azienda, perché possa uscire dalla crisi vissuta, e perché
i posti di lavoro siano salvaguardati.
Il 15 maggio i lavoratori della Crumière hanno costituito
una cooperativa di lavoro a responsabilità limitata (ossia i soci rispondono delle eventuali
perdite solo limitatamente al
capitale da ciascimo conferito)
che dovrebbe garantire la continuità della produzione e della
occupazione.
Fiducia nelle possibilità di ripresa e nell’impegno di chi lavora alla Crumière è stata poi
data dall’assemblea dei creditori, che non si sono opposti a che
l’azienda sia assoggettata ad amministrazione controllata ; era
questo indispensabile per non
andare incontro al fallimento,
cosa che avrebbe avuto conseguenze assai gravi per la situazione occupazionale dei lavoratori e per il futuro della Crumière.
Errata
Nel riferire i nomi degli eletti nei vari consìgli comunali siamo incorsi ih alcuni errori. A
Torre Pellice per la lista di sinistra risulta eletto inoltre il
sig. Guido Marcello e non il
sig. Alchera della lista di centro.
Ad Angrogna l’elenco è accompagnato dai voti di preferenza. Questi si riferiscono unicamente alle preferenze individuali senza contare i voti di lista. Perciò a quei voti sono da
aggiungere 174 voti per la prima
lista e 78 per la seconda.
Giornate
ecologiche
Il W.W.F. (Fondo Mondiale per la
Natura), Sezione di Pinerolo, in collaborazione con i Comuni e la Comunità
Montana Val Pellice, la Chiesa Valdese e le prò loco della vallata, organizza per il r e 2 giugno due giornate
ecologiche con il seguente programma;
Sabato 1° giugno
ore 9.30: proiezioni didattiche per le
scuole medie e superiori;
ore 15.30: presso il Tempio Valdese
di Torre Pellice proiezioni didattiche
per le scuole elementari e popolazione tutta;
ore 21: presso la Sala Sinodale di
Torre Pellice dibattito sul tema « Uomo
e ambiente », interverranno oratori delle Associazioni Protezionistiche locali.
Domenica 2 giugno
Pulizia delle sponde del fiume Pellice: ritrovo dei partecipanti alle ore 9
presso il laghetto di Villar Pellice e
nella piazza di Bobbio;
ore 13: tempo permettendo, le manifestazioni si concludono con un allegro pranzo al sacco a Villar Pellice nel
Parco Flissia.
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10
10 cronaca delle Valli
1
31 maggio 1985
COLLETTIVO BIBLICO DI PINEROLO
L’ecumenismo dopo Loreto
Il Collettivo Biblico Ecumenico di Pinerolo ha tenuto il suo
tradizionale incontro di Pentecoste, il 26.5.’85.
Quest’anno il programma si è
soffermato su un avvenimento
particolarmente importante per
la Chiesa Cattolica Italiana, quel
Convegno ecclesiale di Loreto del
quale abbiamo riferito nei numeri passati del giornale.
Don Antonio Buffa, delegato
della diocesi di Pinerolo al Convegno, lo ha definito « una tappa
fondamentale nella vita della
Chiesa italiana », soprattutto se
il lavoro avviato saprà continuare; si è soffermato sulle relazioni
fondamentali, presentate a Loreto, e in particolare su quella più
« teologica » del giovane professore Don Bruno Forte. Tre impressioni personali che don Buffa
ha trasmesso ai partecipanti:
una tensione ecumenica in senso
lato, una volontà di confronto e
non di scontro; una riscoperta
della necessità di « partire dagli
ultimi »; la consapevolezza che
la missione di riconciliazióne
verso gli altri deve partire dalla
riconciliazione nell’ambito stesso
della Chiesa.
Il pastore Sergio Ribet, che ha
assistito al Convegno dalla Sala
Stampa, come inviato del nostro
giornale, dopo aver accennato
alla parziale « estraneità » con
la quale ha seguito i lavori di Loreto, come protestante parzialmente prevenuto, ha tentato un
provvisorio esame del significato
del Convegno a tre livelli; culturalmente, un venir meno di certezze in favore di una certezza
fondamentale, quella di poter
essere luogo e strumento di mediazione; sul piano sociale, un rilancio del solidarismo cattolico
con alcune importanti novità; dal
punto di vista ecclesiale, un
emergere di coscienza di sé da
parte della Conferenza Episcopale Italiana.
I partecipanti hanno in seguito
lavorato in gruppi, sulla traccia
di alcune domande poste dai relatori: che cosa intendiamo per
« riconciliazione »? che cosa intendiamo per « partire dagli ultimi »? quali analisi facciamo
dell’ambiente in cui viviamo, nella chiesa e nella società? che cosa manca, che cosa può essere
veduto come positivo? E, infine,
quali proposte concrete possono
nascere nella nostra zona?
Non è stato difficile stilare un
elenco dei problemi; ovviamente meno facile giungere a
proposte concrete. Si è detto che
sarebbe utile individuare luoghi
di interesse comune a cattolici e
protestanti, per giungere a interventi, anche piccoli, ma mandati avanti insieme dalle due chiese, e possibilmente anche con altre forze sociali e nolitiche, a somiglianza di quanto è avvenuto
negli ultimi tempi negli incontri
tra la « pastorale del lavoro »
cattolica pinerolese e il gruppo
di lavoro sullo stesso tema creatosi per iniziativa della Commissione esecutiva distrettuale del
1° Distretto valdese metodista.
Non sono mancati gli accenni
alle difficoltà che tuttora permangono per il dialogo ecumenico.
Quanti partecipano a questi incontri fin dall’inizio, hanno notato che il Collettivo Biblico Ecumenico ha raggiunto un buon
grado di omogeneità al suo interno, ma è forse giunto ad un
punto dal quale non è facile
coinvolgere nuove forze, rinnovare la partecipazione, coinvolgere
le chiese nel loro insieme. Questo sarà uno dei nodi da affrontare nel prossimo futuro.
INCHIESTA A PINEROLO
I valdesi e l’ora di religione
Nella comunità valdese di Pinerolo è stata di recente compiuta una indagine, tra le famiglie che hanno figli in età scolare, sul problema dell’insegnamento religioso nella scuola
pubblica.
Si tratta di una semplice indagine di ricerca che non vanta
nessuna pretesa di scientificità
e che è stata pensata e condotta soprattutto per « tastare il
polso » della situazione e per
cogliere le linee di tendenza su
cui lavorare.
Prima di entrare in merito alla questione è importante fare
una considerazione sulla popolazione valdese di Pinerolo che
ha indubbiamente una composizione sociologica particolare; ha
le sue radici nelle Valli e vive
come minoranza dispersa nella
città. Le coppie interpellate sono ad esempio più della metà
formate da persone di confessione religiosa diversa. Inoltre,
nella maggior parte dei casi, entrambi i coniugi o almeno uno
di essi ha frequentato la scuola
elementare in un comune delle
Valli dove ancora una ventina
di anni fa l’insegnamento religioso veniva impartito regolarmente agli alunni sia cattolici
che valdesi dalla maestra o dal
pastore o dal sacerdote a seconda dei casi, perché così era
stabilito dalle autorità scolastiche.
Ora, dopo l’approvazione delle Intese e la revisione del Concordato, è parso interessante conoscere il parere in proposito,
soprattutto delle coppie che
hanno dei figli, e sondare anche
la loro opinione su di un eventuale insegnamento del « fatto
religioso » di cui tanto parlare
si fa sia a proposito dei nuovi
programmi della scucia elementare che della riforma della
media superiore.
L’indagine infatti è stata svolta soprattutto in questa linea e
le domande principali del questionario distribuito vertono su
tre temi essenziali : Concordato,
Intese e « fatto religioso » e richiedono nel contempo delle motivazioni alle risposte. E’ peccato che queste ultime, che potrebbero essere di grande utilità
e di chiarimento, non vengano
date da circa un terzo degli interpellati.
Ma veniamo ai dati: oltre il
QO^/o dei ragazzi della comunità
sono oggi esonerati dall’ora di
religione a scuola e, dalle motivazioni date in merito, i genitori si possono suddividere in
due parti esattamente uguali :
metà sono « laici » e metà « confessionali ». Infatti per gli uni
la scuola deve essere laica cioè
non ritengono che sia compito
dello Stato occuparsi dell’educazione religiosa dei suoi cittadini, ma bensì della famiglia e
della comunità dei credenti; per
gli altri il motivo dell’esonero
dipende invece dalla diversità
della confessione religiosa : sono valdesi e come tali non intendono subire un insegnamento cattolico.
terpellati, di cui quasi la metà
in nome di principi di libertà.
Il 65% ritiene invece che il Concordato sia « ingiusto » o perché
la scuola deve essere laica (due
terzi circa) o perché è ritenuto
discriminante (un terzo circa).
Riguardo alle Intese poco più
della metà è sulla linea del « non
avvalersi » per motivi di laicità,
ma una larga fetta rivendica
l’ora di religione valdese soprattutto in nome della « parità »
fra le confessioni religiose diverse e nel rispetto delle minoranze.
Infine circa la metà degli interpellati è favorevole alla prospettiva che « il fatto religioso »
venga trattato nella scuola, purché in maniera facoltativa o
fuori orario; un quarto è nettamente favorevole a questa eventualità ed un quarto nettamente
contrario.
A proposito del Concordato
si esprime favorevolmente al
mantenimento dell’insegnamento della religione cattolica nella
scuola pubblica il 20% degli in
INIZIATIVA DI PACE
La Chiesa valdese
denuclearizza
le proprietà
TORRE PELLICE — La Chiesa valdese (1938 nersone, circa il
40% della popolazione) ha votato il seguente ordine del giorno:
« Per la fede in Gesù Cristo,
che Dio ha costituito erede di
tutte le cose e mediante il quale
ha pure creato l’universo (Atti
3; 16 e Ebrei 1: 2) a testimonianza evangelica e a simbolo
dell’impegno a favore della giustizia e della pace fra i popoli
— dichiara denuclearizzate le
sue proprietà nel Comune di
Torre Pellice e
— chiede al Consiglio Comunale
di Torre Pellice di dichiarare
denuclearizzato a scopo militare il proprio territorio, seguendo in questo l’esempio di
tanti altri Comuni in Italia e
all’Estero.
— Invita i propri membri di
chiesa impegnati nei vari settori della vita civile e sociale a farsi promotori di una
cultura di pace a tutti i livelli ».
La Chiesa valdese che opera
da anni in una prospettiva di
educazione alla giustizia ed alla
pace, crede che ogni inizi,stiva,
concreta o simbolica, atta a formare una coscienza civile in favore della pace e del rispetto
alla vita vada sostenuta.
L’ordine del giorno è stato
votato al termine di un serrato
dibattito nel corso del quale il
pastore G. Tourn ha detto: « 11
termine denuclearizzazione è forse improprio, dato che la nostra presa di posizione riguarda soltanto le armi nucleari, ma
è ormai di uso comune ed espiarne la nostra testimonianz:. ’n
termini recepiti da tutti... »; un
giov'ane obiettore di coscienza,
Marco Fraschia, ha detto: « ...la
nostra richiesta ha un valore
simbolico che ci impegna pe ò
a scelte coraggiose. La chies:. c
inserita in un contesto sociale e
deve dialogare con tutte le f rze socio-politiche per sensibilizzare ed educare alla pace. »;
Mario Sibille, assessore alla cultura del Comune ha detto: < La
decisione dell’assemblea ha significato autentico solo se ógni
membro della comunità si impegnerà a renderlo valido el
contesto in cui vive ».
ELEZIONI A FRALI
Il dio miliardo
Sulla base di questi dati si
può verificare come tendenzialmente o ci si rifà ai modelli educativi propri o, in nome della
parità e dell’uguaglianza, si chiede ciò che hanno gli altri anche
quando di fatto ciò significa
chiedere non dei « diritti » ma
dei « privilegi ».
Poiché i dati raccolti sono risultati di un certo interesse, si
è ritenuto opportuno renderli
noti non già perché siano da
considerare come « campione »
della situazione, ma bensì nella
speranza di stimolare la ricerca
in altre comunità, delle Valli o
fuori, e soprattutto neU’ìntento
di promuovere una riflessione a
diversi livelli.
Bianca Natali
« Mi hanno detto che va in giro a fare politica. Stia attenta o
peggio per lei ».
Questo è il tono della telefonata anonima ricevuta dal pastore
valdese di Frali, Erika Tomassone, lunedì 22 aprile, all’indomani di un’assemblea di chiesa che
aveva dibattuto il tema del nucleare. Perché quella telefonata?
« Francamente non lo so — ammette Erika Tomassone —
quello che so è che l’anonimato
non ha senso. Se qualcuno ha
qualcosa da dire, o da dirmi, può
venire tranquillamente qui a parlare. Mi meraviglio del clima teso che si è creato in paese nella
campagna elettorale ». Ma il clima teso a Frali rimane anche dopo il voto del 12 maggio che ha
riportato alla vittoria la lista di
ispirazione socialista capeggiata
da Franco Grill. In paese si dice
che alcuni candidati avrebbero
fatto servizio-taxi per i propri
elettori, pare siano corse parole
grosse, pressioni... « Lasciamo
perdere le polemiche, i pettegolezzi — dice Franco Grill — la
gente ha votato liberamente e i
numeri parlano di ner sé. Anch’io
ho ricevuto due telefonate anonime e una con minacce. Credo
che dobbiamo ora rimboccarci le
maniche e lavorare per la difesa
del posto di lavoro e per un buon
andamento dell’ amministrazione ». Secondo Fiorio Pia, sindaco
di Frali negli anni '70, membro
della lista perdente e ora in Consiglio all’opposizione, l’esito del
le votazioni a Frali è deludente:
« Ha vinto il disimpegno, generale e preoccupante, di fronte ai
grandi e gravi problemi della e llettività locale e nazionale.
Questo fa sì che i programnii,
— dice Fiorio Pia — le proposte,
le idee, le alternative non co .tino più, e Quindi che il demo:fatico momento del voto diventi
un fatto emotivo, in un ridotto
orizzonte locale. Così anche la
campagna elettorale non è stata
tanto dedicata a dibattere programmi e a chiarire idee, ma soprattutto a raccogliere voti >.
Il turismo ha portato benes.sere, ma a quale prezzo? I problemi di Frali sono complessi e di
difficile soluzione. « Per la rio. esa ritengo fondamentale — conclude Fiorio Pia — che la gente
ricominci a discutere sulla realtà. Mi auguro che l’amministrazione ripristini il bollettino di informazioni e indica pubbliche
riunioni come si faceva nel cassato ».
Secondo il sindaco Grill a cucile riunioni andava poca gente. E’
necessario calarsi di più nella
mentalità locale e cogliere i problemi vivendo in mezzo alla gente. « Purtroppo — aggiunge il
maestro Enzo Tron che in estate vive nella "sua” Rodorettc —
Frali sta perdendo la propria
identità: si sta facendo strada
un’altra aspirazione: quella che
fa capo al dio miliardo ».
Giuseppe Platone
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11
31 maggio 1980
cronaca delle Valli 11
Ho ricevuto una lettera che
non posso oubblicare, sia perché
è anonima, sia perché contiene
dei veri e pronri insulti.
Ma vorrei lo stesso fare qualcosa per questo sconosciuto, che
mi fa pena perché è così pieno
di rabbia e di rancore che non
può certo essere felice, e vorrei
aiutarlo a vedere le cose in modc' più sereno e disinteressato.
E poi, a parte il tono, tratta
parecchi argomenti su cui forse
vale la pena di riflettere.
Prima di tutto, questo « nipote
ignorato» Icosì si firma) protesta perché gli oggetti preziosi di
una zia, morta in uno dei nostri
istituti, sono stati consegnati a
due nipoti, ignorando ali altri parenti.
A parte il fatto che la zia, sia
legalmente, sia moralmente, aveva il diritto di dare le disposizir ni che voleva, è sicuro che
queste due nipoti non siano state le più vicine alla zia, nei suoi
ultimi anni, e che perciò questa
avesse tutte le ragioni di lasciar
loro un suo ricordo? Ho visto
trt‘ppe \olte nella mia vita dei
parenti, che avevano sempre considerato gli anziani come un ingombro, riapparire pieni di zelo
al momento della morte, a litigarsi per spartire le spoglie del
derunto.
Per quanto riguarda la biancheria della zia ricoverata, a quello che so, quasi tutte le case per
anziani prevedono, di solito anche per regolamento, che oggetti
e vestiario degli ospiti appartengano alla casa fin dal momento
del loro ingresso. Credo che questa disposizione risalga all'epoca
in cui la maggioranza era ospitata gratuitamente o ouasi; ancora
ogci rende possibile praticare tariffe quasi sempre al di sotto del
COMO reale e fornire il necessario
a chi giunge in una casa di riposo portando soltanto i vestiti che
indossa.
E poi così si evitano complicali inventari e infiniti litigi con
g]j eventuali eredi. Il auardaroba
dei \ccchi si logora facilmente e
. L'Eco delle Valli Valdesi »: R-ea.
Tribunale dì Pinerolo N. 175.
Redattori; Giorgio GardioI, Roberto Giacone, Adriano Longo, Mauro
Pons, Giuseppe Platone, Sergio
Ribet. Comitato di redazione: i redattori e: Mirella Bein Argentieri,
Valdo Benecchi, Mario F. Berutti,
Franco Carri, Paolo Florio, Bruno
Gabrielli, Marcella Gay, Claudio H.
Martelli, Roberto Peyrot, Massimo
Romeo, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Liliana Viglielmo.
Direttore Responsabiie:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione; Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/
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Redazione l’Eco delle Valli Valdesi;
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Editore; AiP, Associazione Informazione Protestante - Via Pio V, 15
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Registro nazionale della Stampa n.
00961 voi. li) foglio 481.
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Decorrenza 1° genn. e 1“ luglio (semestrale) da versare esclusivamente sui c.c.p. 327106 intestato « L'Eco
delie Valli - La Luce » - Casella postale- 10066 Torre Pellice.
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Ogni parola: economici 250, partecipazioni personali 350 (oltre
IVA). Ricerche lavoro; gratuite.
sarebbe praticamente imnossibile reeistrare tutte le variazioni
nel corredo di ogni ospite.
Per quel che riguarda il denaro, so che molti anziani affidano
agli istituti i loro risparmi perché questi provvedano ai loro
bisogni in vita e ai funerali,
ma regalando all’istituto quanto
avanza. Troppi parenti poco
scrupolosi tendono a sfruttare
una solidarietà di cui non hanno
bisogno, pretendendo rette minime e tenendosi il denaro degli
ospiti.
Forse i regolamenti attuali
non sono perfetti e andrebbero
cambiati, ma, finché non si cambiano, è inutile protestare più
tardi per condizioni che sono state accettate dall’ospite al momento del suo ingresso.
L’ultima questione che l’anonimo solleva è più grave ed è diffìcile darle una risposta soddisfacente. Egli ritiene ingiusto che
si impieghino dei pensionati, togliendo il posto ad altrettanti giovani.
E’ vero che la disoccupazione
giovanile è una cosa terribile, e
che ognuno di noi anziani si sente spesso in colpa per lo spazio
che toglie a questi ragazzi. Ma
per me è chiaro prima di tutto
Fondo di solidarietà c.c.p. 11234101
intestato a « Li Luce: fondo di solidarietà >, Via Pio V. 15 - Torino.
Stampa: Cooperativa Tipografica
i Subalpina - Torre Pellice (Torino)
che il continuare a lavorare è un
doloroso diritto per tutti quelli, e sono tanti, la cui pensione
non è sufficiente ad una vita decorosa.
Però, anche per gli altri, che
non ne avrebbero necessità, è
giusto condannarli a sprecare
un’esperienza maturata con fatica e che potrebbe essere utile a
chi li circonda?
Non è questo, almeno qualche
volta, un ricatto crudele, che
spinge alcuni all’involuzione senile, e quasi a morire prima del
tempo, privati di un’attività che
può anche essere una ragione di
vita? E’ proprio inevitabile l’alternativa fra disoccupazione .giovanile ed espulsione forzosa degli anziani dal mondo del lavoro?
O forse siamo noi a proporla
perché non vogliamo altre soluzioni? Io sono convinta che in
un mondo più giusto e più solidale dovrebbero trovar posto sia
l’ovvia ansia di inserimento delle
nuove geperazioni, sia il naturale desiderio di continuare a far
parte della vita attiva da parte
degli anziani.
Con affetto per il « nipote ignorato ».
Magna ILinota
1« DISTRETTO
Il forum teologico
Il collettivo teologico del I distretto si avvia verso la conclusione dei suoi lavori (per quest’anno di attività, almeno). Dopo
tre riunioni strutturate a mo’ di
lezione, in cui alcuni « esperti »
hanno esaminato il tema del collettivo, il rituale, alla luce di diverse discipline (la psicanalisi,
l’antropologia, la teologia), nell’ultima riunione, tenutasi al Castagneto di Villar Pellice la prima domenica di maggio, si sono
poste le basi per il lavoro che dovrà farsi il 2 giugno, allorché a
Villar Perosa il collettivo vivrà il
momento forse più atteso di tutto il programma.
Si tratterà di discutere su come il rituale viene richiesto, vissuto, elaborato teologicamente
oggi alle Valli a partire da una
analisi di alcuni « momenti chiave » della vita delle nostre comunità fatta al Castagneto.
Il culto domenicale, il battesimo e la confermazione, il funerale e la sepoltura, sono stati oggetto, al Castagneto, di un esame
della loro struttura, osservata
nei piccoli particolari, mettendo
in risalto gli elementi ritenuti costitutivi di ciascuno di questi
momenti di espressione di fede,
nonché gli elementi forse ridondanti, ma che, se guardati con
attenzione, trovano una giustificazione, forse non teologica, ma
umana certamente, espressione
di un umano bisogno di gesti, di
parole, per esprimere contenuti
profondi.
Quale incidenza ha il bisogno
del rito nei momenti in cui tradizionalmente nelle nostre chiese
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Hanno collaborato a questo
numero: Roberto Bleynat, R.
Castellani, Ivana Costabel,
Luigi Marchetti, Claudio Pasquet, Bruna Peyrot, Teofilo
Pons, Franco Taglierò, Erika
T omassone.
si confessa Cristo morto e risorto?
Quanto il rito offusca o esalta
la confessione di fede, la lode,
l’umiliazione di fronte a Dio?
Sono queste solo alcune domande cui si cercherà di trovare
risposta nella riunione del 2 giugno; si tratta di riscoprire il senso più profondo di atti nei quali
la chiesa manifesta la fede nel
proprio Signore.
Paolo Gay
ANCORA SUL
FRANCESE
Gentile Direttore,
Silvana Tron da Pomaretto (EcoLuce del 17 maggio) deve aver frainteso la mia lettera (Eco-Luce del 3
maggio).
Certo che bisogna insegnare il francese fin dalle elementari, ma come
prima lingua accanto all’occitano e all'italiano, non come seconda lingua.
Questa può essere benissimo l'inglese.
L'occitano è la lingua originaria (ma
come parlavano i progenitori liguri?),
il francese e l'italiano sono lingue che
si sono radicate, e che non si potrebbe né conviene sradicare. L’inglese
può essere un ulteriore arricchimento.
Il francese si perde? Colgo l’occasione per contrastare un catastrofico
luogo comune. In realtà alle Valli Vaidesi la conoscenza del francese è
peggiorata e al tempo stesso si è
più diffusa, tanto che oggi tutti (amnes non ioti) almeno lo masticano, e
molti lo parlano abbastanza bene. Ne è
prova che se un ragazzo da qui va a
Parigi se la cava con la lingua, anche
se è di origine cattolica e non valdese. Lo stesso non capiterebbe a un
medio ragazzo italiano, magari torinese. La maggior parte degli italiani e
dei francesi, poi, parlano abbastanza
bene la loro lingua soltanto perché c’è
stata la scuola. Quindi il problema del
francese alle Valli si risolve con la
scuola (finché è utile la scuola), oltre
che con l’accesso alle televisioni francofone e con la strada. Sono sufficienti.
Quel che non è sufficiente è questo
mio ragionamento. La prima commissione della Camera ha passato una
legge sulle Minoranze che non prende
in considerazione il nostro francese
perché, a quanto si dice, noi non
siamo una Minoranza.
il lato comico è che quando fu fatto l'art. 6 della Costituzione si partì
proprio dalle Valli Valdesi! Visto che
siamo cittadini italiani dobbiamo esigere dalla Repubblica il rispetto (e la
tutela, la valorizzazione) dei nostri diritti.
Le delibere in favore del francese
prima del Comune di Torre Pellice e
poi, su iniziativa del Soulestrelh, delle
due Comunità Montane e di Prarostino, oltre a un ordine del giorno della
Provincia di Torino, non hanno avuto
aiello
antonio
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10069 VILLAR PEROSA
risposta ufficiale, che io sappia. La
discussione della legge può passare
in Aula alla Camera da un momento
all’altro o chissà quando. Non resta
che insistere e allargare l’azione. Le
altre valli interessate eccitane (penso
particolarmente alle Alta Dora e Alta Varaita) e franco-provenzali se vogliono si manifestino.
Ma forse la soluzione legislativa è
di fare un’altra legge per attuare questo punto della Costituzione. Da riparlarne.
Cordiali saluti.
Gustavo Malan, Torino
RINGRAZIAMENTO
a L’Eterno è il mio pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23)
Il giorno 13 maggio è mancato alTaffetto dei suoi cari
Luigi Long
Lo annunciano la moglie Elisa e parenti tutti.
Commossi per la dimostrazione di
stima e di affetto ricevuta, nelTimpossibilità di farlo singolarmente, ringraziano quanti hanno voluto prendere
parte al loro dolore, con scritti, parole di conforto e partecipazione ai funerali.
Un particolare sentito ringraziamento al dr. Bertolino per le amorevoli cure prestate, al pastore Thomas Noffke,
ai vicini di casa.
Pramollo, 13 maggio 1985.
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Antonietta Rostan
ringraziano dì vìvo cuore tutti coloro
che li hanno contortati in occasione
del lutto che li ha colpiti, particolarmente il direttore e tutto il personale
del Rifugio Re Carlo Alberto, il pastore ed il medico.
Proli, 24 maggio 1985.
RINGRAZIAMENTO
Il marito, i figli e familiari tutti
della cara
Olga Long in Robert
profondamente commossi e riconoscenti ringraziano di cuore tutti coloro che
con il loro aiuto e la loro simpatia
le sono stati vicini in questa triste circostanza. Un grazie particolare al pastore Cipriano Tourn e signora e ai
vicini di casa.
Prarostino. 6 maggio 1985.
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31 maggio 1985
IL VOTO SULLA REINTEGRAZIONE DEI 4 PUNTI DI CONTINGENZA
DI NUOVO ALLE URNE; REFERENDUM
Il referendum è una delle forme della cosiddetta
« democrazia diretta », cioè di quell’insieme di misure
(iniziativa popolare per le leggi, petizione) previste dalla nostra Costituzione per realizzare il principio della
sovranità popolare. Si tratta in pratica di una consultazione diretta del popolo chiamato a pronunciarsi in
termine di approvazione (Sì) o rigetto (No) su specifiche scelte demandate al suo giudizio.
La Costituzione Italiana prevede tre forme di referendum:
1) referendum diretto all’abrogazione di una legge o di un atto con valore di legge;
2) refarendum diretto all’approvazione di una
legge costituzionale;
3) referendum diretto all’adozione di leggi relative a modifiche territoriali di regioni, provincie e comuni.
Nel caso del voto del 9 giugno si tratta del referendum per l’eventuale abrogazione parziale di una legge.
La legge prevede che per arrivare al referendum i
promotori devono depositare presso la Cancelleria della Corte di Cassazione la richiesta e raccogliere nei
tre mesi successivi su appositi fogli vidimati almeno
500 mila firme di cittadini elettori. Effettuato questo
procedimento la Corte Costituzionale esamina la richiesta sotto il profilo dell’ammissibilità (la Costituzione infatti esclude dalla possibilità di referendum su
leggi « tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare i trattati internazionali »). Superato anche questo esame, il presidente del
la Repubblica convoca i comizi elettorali in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno.
Poiché tra la dichiarazione di ammissibilità e il voto esiste un certo lasso di tempo, il Parlamento può
approvare una legge che modifichi nel senso proposto
dai sottoscrittori il dispositivo legislativo sottoposto
a referendum.
Nel caso si giunga al voto, la proposta è approvata
se alla votazione ha partecipato la maggioranza degli
aventi diritto e se su di essa si è raggiunta la maggioranza dei voti validi.
Dal 1970 (data in cui è stata approvata la legge di
attuazione del referendum) ad oggi si sono svolte 8 consultazioni popolari sui seguenti temi: divorzio (1974),
legge Reale e finanziamento pubblico dei partiti Ù978),
aborto (e iniziative), legge Cossiga, porto d’armi, ergastolo (1981).
In tutti questi casi finora ha prevalso il no, e la legge è rimasta in vigore.
L’ARGOMENTO DEL VOTO DEL 9 GIUGNO
Il quesito cui il 9 giugno i cittadini italiani dovranno rispondere con un sì o con un no riguarda l'articolo
unico della legge 1229/1984, dicendo in pratica se intendono o meno reintegrare nella busta paga dei lavoratori dipendenti 4 punti di contingenza (circa 27
mila lire) tagliati dal decreto legge in questione. Non
si tratta di un recupero degli arretrati, in quanto il
referendum non ha un carattere retroattivo, ma dell’inserimento nelle buste paga di questa somma a par
tire dal periodo successivo al voto, se questo sarà positivo. Anche i pensionati indirettamente sono interessati in quanto le pensioni sono calcolate sulla base
della retribuzione media industriale. Il significato politico del referendum va però oltre la questione dei 4
punti di contingenza e più in generale riguarda il sistema delle relazioni industriali nel nostro paese e la
politica economica italiana.
Infatti per combattere l’inflazione, che ad un certo
punto aveva raggiunto livelli intorno al 25% annuo,
si era raggiunto un accordo tripartito (22/l/’83) eh.:
abbatteva del 15% il grado di copertura della scala mobile (si passava dal 75 al 60% dell’inflazione) e succe sivamente con l’accordo decreto del 14/2/’84 si sterilizzavano ancora altri 4 punti di contingenza. Ciò con
l’impegno di un aumento dei livelli di occupazione.
(Questi due accordi avevano provocato un diffu-so
malcontento tra i lavoratori che vedevano intaccato :1
potere di acquisto dei salari e perciò una parte del sindacato (principalmente la CGIL e la componente i::
monista e della nuova sinistra in particolare) non aveva sottoscritto l’ultimo accordo, che d’imperio il governo aveva trasformato in decreto legge. Di qui riiiiziativa del referendum e il voto del 9 giugno.
Sul voto del 9 giugno abbiamo chiesto due opposti
pareri qualificati: Gianni Dotino, comunista, è staio
assessore al lavoro al Comune di Torino. Aldo Ravaioli,
repubblicano, assessore comunale ai trasporti, è pie idente dell’Associazione Industriali Metallurgici Mee. inici Affini di Torino.
Perchè sì
Perchè no
« Ad rivum eundem venerant siti compulsi lupus et agnus... ».
S’erano affacciati al medesimo ruscello, spinti dalla sete, il lupo e l’agnello:
in alto stava il lupo e molto più in basso
l’agnello.
E’ la più semplice, antichissima favola
di Fedro, nota a tutti i ragazzetti di prima ginnasio.
Ecco, tutto il gran vociare e il batter
la grancassa con fiumi d’inchiostro intorno al referendum sulla scala mobile mi
richiama codesta favola. Il lupo (che
soltanto ora e solo a Torino il fìsco inizia a toccare con i primi effetti richiamati dalla cronaca di un Paese dove ogni
cinque/sei anni gli evasori possono contare su un condono) diceva allora:
— Perché mi sporchi l’acqua mentre
bevo? — E dice oggi:
— Perché non vuoi la ripresa economica e il blocco delTinflazione? —
Rispondeva nella favola l’agnello:
— Ma come posso sporcarti l’acqua se
sto molto più in basso? — E oggi:
— Cosa vai dicendo? La produttività è
passata dal 3 alT8,2% e il costo del lavoro per unità di prodotto è diminuito dal
15 al 4,2%, mentre l’inflazione programmata al 7 si mantiene sul 9% e cioè i
prezzi continuano a salire e il salario e
gli stipendi no! —
In Fedro ribatteva il lupo:
— Un anno fa dicesti male di me —
E oggi:
— Un anno fa ti ho bloccato, ma tu continui a curarti soltanto del tuo salario e
non pensi a tuo fratello disoccupato —
Allora riprendeva l’agnello:
— Ma com’è possibile se un anno fa
non ero ancora nato! —
E Tagnello-lavoratore odierno:
— E’ la solita storia. Un anno fa mi
hai condannato per decreto dicendo che
tagliavi la « scala mobile » per raffreddare l’inflazione e per liberare risorse da
investire in nuovi posti di lavoro. Ebbene l’inflazione non s’è raffreddata e la
disoccupazione è aumentata: siamo a 3
milioni! —
Vistosi a corto d’argomenti il lupo della favola concludeva insultando i parenti
deH’agnello per poterlo divorare. Da migliaia d’anni, avverte Fedro, va così.
Soltanto che ora, nonostante i toni apocalittici, che in era atomica non impressionano più nessuno, i lavoratori sanno
fare i conti e hanno da tempo conquistato il coraggio di non avere paura. E poi
le balle restano balle anche se variamente
colorate. Economisti non d’accatto, da
Carli a Caffè, e imprenditori come De
Benedetti harmo ammesso o conclamato
che il costo del lavoro non è l’elemento
decisivo delTinflazione. Inoltre il terrore
che si va seminando sulla «caduta della
ripresa » che avverrebbe se passasse il
referendum è semplicemente ridicolo
giacché tutte le indagini e studi di Lorsignori, come direbbe Fortebraccio, dicono che la caduta è in atto da tempo persino negli USA. E infine, la frattura sindacale minacciata, usando i vari Menenio Agrippa di turno (per tornare ai
tempi di Fedro) è stata decretata dal governo il 14 febbraio 1984, un San Valentino memorabile come altri.
Molto più semplicemente, si vuole allora opporre alla contrattazione sociale
l’abitudine alTimperio; le ragioni del salario, del lavoro e dello sviluppo suonano
male in bocca a chi sa solo rispondere
« no » e non avanza una pur semplice proposta che non sia di continua espropriazione del salario e dello stipendio.
Tant’è che a corto d’argomenti, come
l’antico lupo, incitano persino alla viltà
civile, al « non voto ».
Ha ragione Rodotà: «Vorrebbero negare la consultazione tra i cittadini, cosi
come un anno la venne negata la consultazione tra i lavoratori ».
Ecco perché SI’: sì per la difesa del
salario e dello stipendio; sì per la giustizia sociale continuamente offesa; infine sì
per la difesa della democrazia duramente conquistata 40 anni fa.
Gianni Dolino
Comimque la si consideri, l’iniziativa
per il referendum sulla scala mobile promossa dal Partito Comunista, appare
sempre più condannabile. Intanto perché,
come ha osservato ancora recentemente
Norberto Bobbio, i referendum hanno un
senso quando riguardano principi (come
il divorzio, l’aborto) e non quando riguardano interessi.
Se tutti i corpi sociali che in qualche
modo si sentono toccati da decisioni dell’esecutivo dovessero promuovere referendum per eliminarne gli effetti — e potrebbero farlo, perché raccogliere 500.000
Arme non è impresa impossibile — sarebbe la paralisi.
D’altra parte, per la tutela degli interessi, esistono proprio i partiti e le normali elezioni; e, sotto questo profilo, non
pare che la recente tornata elettorale sia
stata molto favorevole ai fautori del referendum.
Ma, al di là ancora di queste considerazioni, che pure sono importanti perché
attengono al modo di essere di una democrazia, alla sua capacità di darsi delle
regole del gioco e di rispettarle, ci sono
anche motivi di ordine economico a rendere inaccettabile il referendum.
Il Partito Comunista, con la sua iniziativa, si propone di porre rimedio ad un
danno che i lavoratori avrebbero subito
per imposizione del governo. Ma il danno, esiste veramente? Se consideriamo
che, nel 1984, Tinflazione è stata attorno
al 10%, mentre salari e stipendi sono aumentati delTll-12%, si capisce come in
realtà non vi siano danni da sanare. Il
reddito dei lavoratori, il loro potere d’acquisto, non è diminuito. In questa situazione, battersi per ottenere il reintegro
di quattro punti di scala mobile significa
semplicemente impegnarsi per far aumentare i redditi ed il potere d’acquisto
degli attuali occupati. E questa non è
mai un’operazione indolore, perché come
dimostra ampiamente l’esperienza degli
ultimi anni, a pagarne il prezzo sono le
fasce più deboli della disoccupazione: i
giovani e le donne.
A fronte dì retribuzioni e di un cos'O
del lavoro che continuano a crescere più
delTinflazione, l’industria non può far
altro che continuare a cercare di comprimere la massa salariale globale: in altri termini, a ridurre i posti di lavoro.
In prospettiva, questa situazione rischia di avere effetti ancora più devastanti. Nel 1985, infatti, la dinamica spontanea di salari e stipendi comporta una
crescita del costo del lavoro attorno al
12%, mentre Tinflazione, in mancanza 'U
correttivi, dovrebbe attestarsi attorno al
9%. Se si dovesse fare il referendun e
10 dovessero vincere i suoi fautori si
avrebbe l’aumento di un altro paio di
punti del costo del lavoro. In questo caso, non solo l’occupazione industriale
crollerebbe, ma crollerebbero anche molte imprese.
Se finora infatti è stato possibile, attraverso recuperi di efficienza e massicci investimenti in tecnologia, recuperare attraverso gli incrementi di produttività i
maggiori costi del lavoro, nel prossìnio
futuro questa pratica diventa sempre più
diffìcile.
L’efficienza è stata recuperata, gli investimenti sono stati fatti: se non si riporta sotto controllo il costo del lavoro,
per molte aziende è la fine. Ora, chi vuole il referendum, lavora proprio in questa
direzione.
Io mi auguro che le recenti caute disponibilità manifestate da chi ha voluto
11 referendum non siano soltanto una
mossa propagandistica; che quando si
incomincerà a fare i conti, questi siano
tali da consentire effettivamente soluzioni alternative al referendum.
Se così non fosse, non resta altra strada
che quella di impegnarsi a fondo per la
sconfìtta di chi lo ha voluto. Nell’interesse non soltanto delTindustria, ma per dare risposta alla domanda di sviluppo e
di stabilità economica che sale da tutto
il Paese.
Aldo Ravaioli
(segue da pag. 1)
in sé wa è visibile attraverso
l’ordine cosmico. Però benché
familiare, questo dio che è tutto e dappertutto, in realtà rimane uno sconosciuto. Si tratta insomma dell'ignoranza di Dio.
Tutti ne parlano ma nessuno lo
conosce e sa che cosa vuole, cosa pensa. Il dio dei filosofi è un
dio della ragione. E ragionevolmente ognuno lo dipinge come
vuole. A tutti questi dei. Paolo
contrappone un solo Dio. Cercarlo, conoscerlo significa — dice Paolo — incontrare Gesù Cristo, risorto dai morti. L'incontro col Risorto è liberazione dagli idoli, è accettazione del giudizio di Dio sulla nostra vita, è
ravvedimento, cambiamento. E’,
Atene: rignoranza dì Dio
in sostanza, fede nel Dio creatore e salvatore.
Questa magistrale predicazione rivolta agli ateniesi, in cui
Paolo passa dallo sdegno antiidolatrico, al dialogo e quindi all’annuncio di Gesù e della sua
risurrezione non convince l'uditorio. Benché espresso in linguaggio adatto agli intellettuali
del tempo, benché riassuntivo
della fede dell'Antico Testamento e arricchito dall'annuncio del
Cristo, questo discorso non regge il confronto con lo spirito
greco. Quel discorso fu un fallimento. Ora per noi quella pre
dicazione rimane molto importante perché costituisce un documento fondamentale di come
il cristiano del primo secolo avvertiva l'ambiente pagano circostante. Ma dal punto di vista
dell’evangelizzazione fu un fiasco. Perché? Forse non era il
caso proprio all’Aeropago, sede
antica di giudizio, di parlare del
giudizio universale e personale
di Dio in Cristo risorto dai morti... Ecco il termine chiave: risorto, risurrezione. La platea si
era raccolta- per sentire di questa novità. Ma il motivo di attrazione diventa .subito motivo
di rifiuto e occasione di 'sfottò'
per il predicatore: « Queste cose
ce le verrai a raccontare un’altra volta».
Non è un caso che ad Atene
non nascerà una comunità cristiana. Nascerà nella vicina Corinto, nel sottoproletariato, tra
gli scaricatori di porto, i piccoli
artigiani. Il fallimento di Atene
è parabola del nostro fallimento,
della nostra predicazione. Anche
la nostra predicazione — qualitativamente inferiore a quella di
Paolo — non passa, non convince. Abbiamo grandi progetti diaconali, assistenziali e vìa dicen
do ma il tutto regge su comunità
esangui ed esigue: cosa c’è che
non funziona? Andiamo a rimorchio della cultura del nostro tempo o siamo in grado di dire no
ed offrire un programma alternativo? Forse è arrivato il tempo di compiere una severa riflessione sulla predicazione che
non incide nel mondo pagano...
A meno che la storia del cristianesimo sia e debba essere stona
di fallimenti, di insuccessi, di
debolezza: a cominciare dalla^
crocifissione di Cristo sino ai
piccoli gruppi di credenti sparsi nel mondo. Se è così il piccolo gregge di seguaci di Cristo è
destinato ad asSottigliarsi ancor
di più.
■ - Giuseppe Platone