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Anno 120 - n. 8
24 febbraio 1984
L. 500
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato lecapito riq>edim
a ; casella postale - 10066 Torre Pdlice.
Sir. PEl-'T»rGKnn Elio
Via calati Libarla’ 3
10066 TORRE FELLIOS
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
DOPO 36 ANNI ATTUATO PER LA PRIMA VOLTA L’ART. 8 DELLA COSTITUZIONE
L’Intesa esce dal binario morto
Alla soddisfazione per la firma dell’Intesa tra lo Stato e le Chiese valdesi e metodiste si mescola un diffuso sconcerto per come essa è stata condizionata dalla revisione del Concordato
Ai sacerdoti apostati non verrà più vietato di esercitare un lavoro a contatto immediato col
pubblico; ai vescovi non sarà più
richiesto di giurare fedeltà allo
Stato italiano evitando ogni danno cbe possa minacciarlo. Se si
considerano quelle disposizioni
del Concordato del ’29 e altre
ugualmente cadute da tempo in
disuso — le famose « foglie secche» di cui parlava Jemolo — è
facile affermare che U nuovo
Concordato esce aU’insegna della
libertà e della laicità. Ma se si
considera rimpianto generale
della nuova normativa e quanto
del vecchio è restato nel nuovo,
non si capisce davvero come si
possa parlare con insistenza di
svolta storica. O meglio lo si capisce molto bene constatando
che nel nostro paese un regime
di profondo intreccio tra potere
civile e potere religioso, quale la
Chiesa istituzionale ha tenacemente voluto preservare, rimane
ineliminabile.
Per noi invece svolta storica si
avrebbe il giorno in cui la Chiesa cattolica rinunciasse ad una
concezione costantiniana di integrazione tra società civile e società religiosa avviandosi verso
una separazione e piena indipendenza della chiesa dallo stato.
Questo non è avvenuto nel nuovo Concordato.
Certo il protocollo aggiuntivo
del Concordato afferma che il
principio della religione di stato
non è più in vigore, ma non bastano le parole a creare la realtà, quando non vengono eliminate le principali conseguenze che
da quel principio derivavano. C’è
un test sicuro per controllare
se davvero c’è stata una svolta
storica e se davvero il cattolicesimo cessa di avere in Italia lo
statuto privilegiario della religione di stato. E’ noto che nel 1947
non fu possibile (Ure, con l’art.
8, che tutte le confessioni religiose sono uguali davapti alla legge: sarebbe statò un nonsenso
dopo il voto dell’art. 7 che sanciva la posizione di una confessione ben più uguale delle altre.
Si ricorse all’affermazione che
tutte le confessioni religiose sono « ugualmente libere ». Ebbene,
se davvero il nuovo Concordato
avesse eliminato ogni posizione
privilegiaría dovrebbe essere
possibile leggere l’art. 8 come
se dicesse che tutte le confessioni religiose sono uguali. Proviamo a farlo considerando in questa prospettiva le norme del nuovo Concordato che stabiliscono
la responsabilità dello stato per
i nuovi edifici di culto e relative
opere parrocchiali; che continuano a inserire nell’organico e nel
hUancio statale gli ecclesiastici
incaricati dell’assistenza spiritua
le dei cattolici negli ospedali, nel
le carceri e nell’esercito; che con
tinuano ad assicurare l’insegna
mento religioso confessionale
nelle scuole pubbliche facendo
dipendere il relativo personale,
a carico dello stato, dal gradimento dell’autorità ecclesiastica;
che continuano ad esentare, a richiesta. 1 sacerdoti dal servizio
militare o sostitutivo, ecc. Sare^
mo costretti ad ammettere che
all’art. 8 manca ancora l’uguaglianza. Siamo realisti: il nostro
è il paese degli aggiornamenti e
degli aggiustamenti, non delle
vere riforme e delle grandi svolte.
Franco Giampiccoll
Martedì 21 febbraio il presidente del Consiglio dei ministri
della Repubblica Italiana ed il
moderatore della Tavola Valdese
hanno firmato l’Intesa nel testo
siglato il 26 aprile 1981 dalla delegazione .governativa e da quella
della Tavola Valdese ed approvato dal nostro Sinodo dello
stesso anno, con alcune limitate
varianti che non sembrano incidere sulla sostanza dell’accordo
e che in un caso rappresentano
un puro e semplice ritorno al
testo del 1978 che pure ricevette
l’approvazione sinodale.
Sono persuaso che questo avvenimento susciterà nel popolo
evangelico delle nostre chiese
valdesi e metodiste due sentimenti contrastanti.
Soddisfazione
La prima reazione sarà certamente di soddisfazione. Gli evangelici italiani si sono battuti per
l’attuazione delia normativa costituzionale in materia religiosa,
ivi compreso l’articolo 8 con la
sua previsione delle intese tra lo
stato e le confessioni religiose
non cattoliche, fin dagli anni che
seguirono l’entrata in vigore della Costituzione repubblicana. E’
stata alTinizio soprattutto una
battaglia per la libertà religiosa,
che abbiamo combattuto per lungo tempo quasi da soli, con un
puntiglioso richiamo alla Costituzione in anni in cui pareva che
la nuova legge fondamentale dello stato, non solo in materia religiosa ma in tutti i campi, dopo
essere stata approvata, fosse stata anche archiviata.
E’ stata in un momento successivo una battaglia perché il
rapporto stato-chiese in Italia
uscisse dalle arcaiche strutture
nelle anali lo teneva imprigionato la legislazione in materia religiosa del 1929, rimasta immutata per 55 anni, eccezion fatta
per i tagli operati qua e là dalla
Corte Costituzionale, che ne denunciava così la irrimediabile e
diffusa incostituzionalità. In questo quadro si trattava innanzitutto di operare perché lo stesso deh
tato costituzionale, che aveva
scelto la strada della coordinazione bilaterale, conducesse ad
una uguaglianza di tutte le confessioni religiose nella libertà e
non nel privilegio. Come è noto
la scelta della coordinazione bilaterale e quindi, per quanto ci
riguardava, delTIntesa, non Tavevamo richiesta noi. Il Consiglio federale delle chiese evangeliche con il suo famoso manifesto per la libertà religiosa del
20 maggio 1946 e con la dichiarazione inviata a tutti i membri
dell’Assemblea costituente il 1”
settembre dello stesso anno, aveva chiesto invece libertà e parità
per i singoli e le chiese e neutralità, anziché confessionalità, da
parte dello Stato: « ... nella libertà e nella parità nessuno è diminuito nei suoi diritti, ma ciascuno vive nel mutuo rispetto di
tutte le esigenze spirituali... », affermava il ricordato manifesto.
Ma poiché la strada del rapporto bilaterale del rapporto statochiese era stata imboccata, si
trattava di veder garantiti, anche usando dello strimaento delle
intese, da un lato il principio della libertà senza privilegi e dall’altro la considerazione di ciascuna
confessione religiosa per come
MATTEO 6: 10
Venga il tuo regno
Noi cristiani quasi ogni giorno ripetiamo nel « Padre nostro » la domanda: « Il tuo Regno venga! ». Ma non tutti forse
riflettiamo su tutto quello che
tale domanda implica.
Anzitutto constatiamo che il
regno o la signoria di Dio sulla
terra non c’è ancora o non c'è
appieno. Mezzo secolo fa si pensava ancora ad un trionfo del
Cristianesimo nel mondo e qualcuno predicava che la piantina
di senapa — di cui parla l’Evangelo — diventava una graneie quercia sotto cui andavano a
ripararsi tutti gli uccelli del cielo, accennando alla Chiesa che
accoglieva in sè tutti i popoli del
mondo. Oggi vediamo che quel
trionfalismo ecclesiastico si è
dimostrato falso. Noi cristiani
(senza voler fare la distinzione
tra chi lo è veramente e chi è
tale solo di nome) siamo ancora
una diaspora nel mondo. Secondo l’Evangelo, la Chiesa è sulla
terra una minoranza, un pizzico
di lievito, un pugno di sale...
Sorge spontanea allora la domanda: Chi regna nel mondo
oggi? L’evangelista Giovanni ci
dà la risposta: Sul mondo regna
« il principe di questo mondo»,
il diavolo, satana, il maligno, il
serpente antico (che molti oggi
negano ch’esista). Gli effetti di
questo regno satanico li vediamo: il trionfo del mammonismo, della ricchezza, dei dollari,
dell’oro; il possesso dei beni materiali assurto a idolo, cui tutto
e tutti debbono essere immolati.
Per conservare tali ricchezze
— di qualunque natura esse
siano — si è pronti a fabbricare
armi sempre più micidiali, e
sempre pronte per fare anche
un genocidio universale! Per acquistare e conservare le ricchezze si è pronti a uccidere, ad
avvelenare con la droga, a far
prostituire, a organizzare associazioni a delinquere: mafia, camorra, « ’ndrangheta », sequestri
di adulti e di bambini!
Ci si chiede: quale sarà questo « Regno di Dio? ». Lasciando^
da parte i diversi significati di
questa espressione, atteniamoci
solo a una espressione biblica.
Sarà « regno di pace » tra singoli e tra collettività: individui, famiglie, gruppi, chiese, nazioni,
continenti, razze. Per questo c’è
una condizione senza la quale la
pace è impossibile: la giustizia.
Far sì che i beni che Dio creò
per tutti gli uomini siano goduti equamente da tutti gli uomini sulla terra. Se almeno i cristiani capissero e attuassero
questo, quante sofferenze e quante stragi di meno!
L’ultima domanda che ci si
pone è: dove e quando verrà il
Regno? Gesù diede una risposta
che può esser tradotta in due
modi: Il Regno di Dio è in voi,
oppure tra di voi.
La signoria divina deve essere
anzitutto dentro i credenti. Essi
hanno imparato a non fare più
la loro o l’altrui volontà (accettata o imposta), ma sempre e
in primo luogo la volontà divina, come si è rivelata nella Parola di Dio, specie in Gesù Cristo.
Allora abbiamo « la mente di
Cristo », cioè il criterio, il mch
do di vedere e giudicare che Cristo ci mostrò. Abbiamo anche
«i sentimenti di Cristo », cioè l’amore che Egli ci dimostrò in tutta la sua vita e che noi — poiché siamo di Cristo — dobbiamo
attuare in ogni occasione. Abbiamo anche « lo spirito di Cristo», per cui tutta la prassi della nostra vita è ispirata da Luù
Il Regno di Dio è dentro di noi
quando per fede ci siarno consacrati a Gesù Cristo e ci lasciamo condurre da Lui sempre e
ovunque.
Quando la comunità dei credenti vive con coerenza la sua
fede, allora il Regno di Dio è
tra di loro. Si attua quell’ideale
di vita che per circa mezzo secolo fu una realtà nella chiesa
di Gerusalemme (cfr. Atti 2; 42
ss.). Si pòtrà obiettare che la
chiesa di Gerusalemme visse così perché credeva imminente la
seconda venuta di Gesù Cristo,
ma che oggi questa credenza è
di pochi cristiani. Però la speranza del secondo avvento di
Cristo è fondata su chiari testi
dell'Evangelo e quindi è valida
oggi ancora.
Ora noi che ripetiamo la preghiera domenicale, ricordiamoci
che se chiediamo a Dio che venga il suo Regno, con ciò stesso
siamo impegnati a recepirlo e ad
attuarlo in noi, oggi, domarii,
sempre.
Non posso — per finire — che
citare la prima strofa dell’inno
112 del nostro Innario: « Il Regno tuo. Signor, nel mondo^ venga, regno di pace, di giustizia e
amor. Ognun per esso preghi e
lo sostenga quale fedel, valente
lottator ».
Liborio Naso
SOMMARIO
□ Protestanti e dissuasione nucleare, di E.
Boccara, p. 3
□ I nostri centri giovanili
tra passato e futuro
pp. 6-7
□ La preghiera della solidarietà, di A. e F.
Comha, p. 8
□ Coscienza del peccato
e bisogno del perdono,
di E. Passone, p. 10
□ Il dramma dei Miskitos, p. 12
essa effettivamente è, con le sue
peculiari caratteristiche e quindi
il rispetto di un autentico pluralismo religioso nella società civile.
La terza fase di questa battaglia è quella di questi ultimi anni, dopo la redazione della prima bozza di Intesa cui si pervenne il 4 febbraio 1978. E’ stata anche questa volta ima battaglia tenace, che ha visto la mobilitazione di tutte le comunità, soprattutto nella settimana della
libertà del febbraio del 1981, perché l’Intesa così raggiimta venisse perfezionata con la firma delle due parti e con la legge di esecuzione da parte del Parlamento.
Questa volta non siamo stati soli ed abbiamo avuto la solidarietà di parlamentari; consigli r^
gionali, provinciali e comtmali;
sindacati e consigli di fabbrica.
Non solo, ma in molti ambienti
laici, ostili a soluzioni concordatarie, il testo dell’Intesa è stato
considerato un modello di quelli
che dovrebbero essere i cprretti
rapporti tra stato e chiese.
Contenuti
La notizia che quella firma insistentemente richiesta dai Sinodi del 1982 e del 1983 è stata apposta non può dunque non rallegrarci. La legislazione fascista
del 1929-30, con le sue norme re»
strittive, discriminatorie e illiberali, che ci è stata imposta per
55 anni, cesserà dunaue di avere
efficacia nei confronti delle chiese valdesi e metodiste con l’entrata in vigore della legge di approvazione dell'Intesa. E questa
Intesa sancirà da un lato l’autonomia e l’indipendenza del n^
stro ordinamento e dall’altro il
nostro rifiuto di ricorrere ajgli
organi dello stato per eseguire
provvedimenti in materia disciplinare o spirituale, nonché di
una tutela penale del sentimento
religioso, giacché la fede non ha
bisogno della spada del magistrato per essere vissuta e testinrioniata agli altri. LTntesa sancirà
anche la possibilità di rendere
un libero servizio di predicazione e di cura d’anime nelle caserFranco Becchino
(continua a pag. 2)
2
2 fede e cultura
24 febbraio 1984
L’Intesa esce dal binario morto
(segue da pag. 1)
me, negli ospedali e nelle carceri, senza oneri finanziari per lo
stato, ma unicamente a nostre
spese; sancirà noi la esclusione,
per quanto ci riguarda, di un insegnamento religioso nella scuola
pubblica, poiché l’educazione e
la formazione' religiosa sono di
competenza delle famiglie e delle chiese e non dello stato; sancirà quindi la possibilità di far
conseguire al matrimonio celebrato nelle nostre chiese gli effetti civili, senza necessità dell’istituto poliziesco dell’approvazione governativa dei ministri;
sancirà infine un regime dei nostri enti ecclesiastici che garantisce la piena libertà ed autonomia di organizzazione e la non
ingerenza deUa mano pubblica
nella gestione, ma esclude altresì qualsiasi trattamento privilegiato in materia tributaria e qualsiasi finanziamento di carattere
pubblico.
Sconcerto
Ma accanto a questo sentimento di soddisfazione vi sarà anche
. im qualche sconcerto per aver
visto la sorte della nostra Intesa condizionata fino alla fine dalla revisione del Concordato. Per
cui la firma dell’Intesa viene a
porsi in parallelo con quella del
nuovo Concordato con la Chiesa
cattolica, quasi che si trattasse
di due atti se non proprio uguali,
almeno simili.
Certo lò stato ha tutto ü diritto di trattare rmitariamente la
materia dei suoi rapporti con le
chiese. E a chi sa essere attento
•non può essere sfuggito che mentre nell’art. 1 del nuovo Concordato, in perfetto stile, appunto,
concordatario, lo Stato e la Chiesa cattolica si impegnano « ...alla
reciproca collaborazione per la
promozione dell’uomo ed il bene
del paese », il presidente Craxi,
presentando l’Intesa nel suo discorso al Senato del 25 gennaio
scorso, ha riconosciuto invece
che questa « ...consentirà alle antiehe chiese valdesi e metodiste
di accentuare la tutela e il riconoscimento dell’esigenza costituzionale dell’uguale libertà, impostando la normativa in termini
di netta distinzione di oneri
e competenze e fini istituzionali
fra stato e chiese e di parità dei
culti e dei cittadini in materia religiosa ».
Tuttavia le nostre chiese non
possono non ricordare che mentre l’Intesa attua la Costituzione
cancellando ima situazione di discriminazione, il nuovo Concordato si ispira alla Costituzione
per attenuare una situazione di
privilegio ed una posizione di
potere, per cui trattare unitariamente la materia ecclesiastica
subito dopo l’entrata in vigore
della Costituzione repubblicana
avrebbe avuto rm senso, mentre
•farlo oggi, a 36 anni di distanza,
si risolve in ima sottile ingiustizia.
Nuovo Concordato ed Intesa
si presentano dunque insieme al
paese. Non è questo il luogo per
esaminare dettagliatamente il primo, ma a qualche rapida osservazione non possiamo sfuggire.
Fin dal febbraio del 1947 il
Consiglio federale dichiarava che,
pur preferendo un regime di separazione, nulla aveva da obiettare ad un regime di coordinazione bilaterale tra stato e chiese purché questo, nei suoi contenuti, garantisse effettivamente libertà e parità per gli individui e
per le chiese e neutralità dello
stato in materia religiosa. Ma anche il nuovo Concordato, pur nelle grosse novità che lo caratterizzano rispetto a quello del 1929,
sembra mantenere una posizione
di privilegio alla Chiesa cattolica che non può non perpetuare
l’ipoteca confessionale sulla nostra vita pubblica. Rispetto a
questo nuovo Concordato perciò
noi non possiamo che restare ancora critici. E la critica più puntuale ci sembra rappresentata
proprio dal contenuto della nostra Intesa che si muove in direzione opposta rispetto al Concordato.
Parafrasando quello che scriveva su questo stesso giornale Gio
vanni Miegge nell’ ottobre del
1947, a commento degli articoli
7 e 8 della Costituzione, possiamo dire ohe abbiamo combattuto una bella battaglia con un duplice obiettivo: un regolamento
del nostro rapporto con lo stato
che fosse rispettoso della nostra
identità, e questo obiettivo l’abbiamo raggiunto; un regolamento generale della questione religiosa in Italia che realizzasse la
formula « libertà ed uguaglianza
senza privilegio » al di fuori di
ogni confessionalismo di stato e
di ogni alleanza fra trono ed altare, e questo obiettivo è assai
probabile che non l’abbiamo raggiunto. Il rimpianto che è in noi
è dovuto alla persuasione che in
questo modo la Chiesa cattolica
italiana, continuando ad appoggiarsi al potere, rinimcia a far
risuonare nel nostro paese ima
predicazione libera e perciò credibile.
Per quel che ci riguarda sappiamo bene che la nostra predicazione e la nostra testimonianza
non dipendono certo dalla nuova
sistemazione dei nostri rapporti
con lo stato. Pensiamo di poter
affermare di aver predicato e testimoniato, con molte e grandi
manchevolezze certo, ma con
■perseveranza pur in mezzo a distrette e tribolazioni, quando i
Valdesi erano solo « tollerati »
dallo Statuto albertino ed i Liberi e i Metodisti non lo erano
neppure; abbiamo predicato e testimoniato, quando il codice Zanardelli ci dichiarò « ammessi »
nello stato senza restrizioni e
quando il regime fascista fece la
stessa dichiarazione ma con una
legge vessatoria e discriminatoria; abbiamo predicato e testimoniato quando la repressione
del ministro Sceiba sembrò vanificare la Costituzione repubblicana e quando quest’ultima sembrò finalmente prevalere con la
sua carica di libertà.
Predicheremo e testimonieremo anche adesso, con lo stesso
spirito di fede, perché « la Parola di Dio non è incatenata (2 Tim.
2:- 9) ».
Franco Becchino
LUTERO RICORDATO ALL’UNIVERSITÀ’ DI FERRARA
Rivoluzione luterana
Nel quadro delle manifestazioni svoltesi per il V centenario
della nascita del Riformatore è
degno di nota, per la sua rilevanza e per l’ottima organizzazione,
il seminario di studi tenutosi nell’Aula Magna della Facoltà di Magistero dell’Ateneo ferrarese.
Con un titolo veramente stimolante: « la rivoluzione luterana »,
quasi a voler spaziare attraverso
il valore, non solo religioso ma
anche ciilturale, politico e sociale, che l’opera di Lutero ha riflesso attorno a sé, la serie di
studi, accuratamente preparata
mediante manifesti ed inviti, si è
svolta nei giorni di giovedì 26 e
venerdì 27 gennaio, sotto gli auspici della Facoltà di Magistero
e dell’Istituto Gramsci, col patrocinio dell’Assessorato edle Istituzioni Culturali del Comune di
Ferrara.
Nella pur capiente aula, quasi
sempre gremita durante le due
•giornate di seminario, non solo
da studenti universitari, ma anche da esponenti dell’ambiente
culturale e politico, relazioni e
dibattiti sono stati seguiti con la
massima attenzione e con un interesse al di sopra del previsto.
Anche le Comunità Battista di
Ferrara e Valdese di Felónica Po
erano rappresentate dai rispettivi pastori e da alcuni membri.
Erano pure presenti ecclesiastici cattolici.
Il Prof. Mario Miegge, a cui va
in grandissima parte il merito
dell’ organizzazione del seminario, suscitando vivo interesse ha
trattato il tema « L’etica del lavoro — da Lutero ai Puritani ».
La Dott. Silvana Nitti, parlando sul « Sacerdozio universale
dei credenti » ha messo in rilievo come, secondo Lutero, qualaffrontando con particolare periil cristiano ad una vocazione.
Il pastore Dott. Emidio Campi,
ha attirato l’attenzione dell’uditorio su « La questione del potere nella riforma di lingua tedesca - Da Lutero agli Anabattisti »,
affrontando con particolare perizia la spinosa situazione dell’atteggiamento di Lutero nei confronti della « guerra dei contadini ».
La sua chiara esposizione è
stata sottolineata da un applauso particolarmente caloroso.
Oltre a questi docenti di formazione evangelica hanno svolto
interessanti relazioni anche:
Il Prof. Ranchetti dell’Università di Firenze, che parlando di
« Lutero Magister » ha esposto il
modo in cui il Riformatore proponeva e dissertava sulle sue
tesi.
Il Prof. Barnaba Maj dell’Ateneo di Bologna, che ha presentato Lutero nella sua opera di
traduttore della Bibbia, sottolineando in particolare alcuni passi deU’Epistola ai Romani.
Il ricercatore della Facoltà di
Magistero, Prof. La Rocca, ha il
UN GRAZIE
DALLA BASE
Egregio Direttore,
lustrato il tema « Lutero e Müntzer nella interpretazione marxista » traendo spunti da alcuni
scritti di Marx, Engels e Bloch.
A conclusione del seminario,
sono state presentate alcune recenti pubblicazioni su Lutero.
In margine ai dibattiti che
hanno seguito le relazioni, è da
segnalare una comunicEizione del
Senatore Mario Roffi, cultore di
storia ferrarese, sul passaggio
dalla città estense di Erasmo da
Rotterdam (umanista, per molti
versi legato al panorama storico
della Riforma) e sui contatti da
lui qui stabiliti.
Di particolare interesse anche
un intervento del Prof. Roveri
docente di storia moderna, tendente a porre in evidenza le
strumentalizzazioni, che in vari
periodi storici si è inteso fare
della figura del Riformatore.
Nel complesso, relazioni e dibattiti, che pur si sono sempre
mantenuti sul piano accademico,
hanno rivelato alla maggior parte
degli oltre duecento intervenuti,
lati dell’opera e della figura di
Lutero, in un’ottica fin qui sconosciuta, stimolandone il desiderio di saperne di più.
I cospicui acquisti, al fornitissimo banco di pubblicazioni su
Lutero, posto all’ingresso dell’Aula Magna, ne sono stati la prova
tangìbile.
t'anno 1983, è stato j>ér noi Evangelici un anno veramente importante, in
quanto ci ha permesso di ricordare e
di riscoprire, direi, la figura di Lutero
e a tale proposito se mi è consentito,
gradirei trarre delle mie personali oonsiderazioni in merito.
Innanzitutto gradirei incominciare sottolineando l’enorme interesse che ha
suscitato nel nostro piccolo ambiente
evangelico perché, riconosciamolo, di
Lutero sapevamo e sappiamo ancora ben
poco e anche se le nostre conferenze
sono State tantissime, Lutero è un
personaggio che va continuamente scoperto e attentam'ente studiato.
Dai servizi giunti da tutta Italia e
riportati su « La Luce » si deduce che
Lutero vecchio di 500 anni, ha creato
un enorme interesse, anche al di fuori
del nostro ambiente e le cronache ci
hanno riportato sempre l’immagine di
sale stracolme. E’ veramente confortante che molta gente abbia riscoperto
quest’uomo così sempre accostato al
demonio e mai a colloquio con il suo
Signore.
Ma se nell’ambiente laico, Lutero è
stato simpaticamente accolto, nel clero
italiano, a parte forse qualche rara eccezione, ha suscitato un enorme fastidio, un enorme disagio. E qui mi riferisco alia mia zona del Veroeilese dove nelle numerose conferenze tenute
sia a Vercelli che a Trino il clero al
gran completo non si è mai fatto vedere né tanto meno sentire.
In compenso hanno organizzato loro pochi giorni fa una conferenza alquanto strana, aggiungerei farsesca in
quanto hanno unito le due figure di
Lutero e San Carlo Borromeo per un
dibattito sulla Chiesa « da riformare ■>.
Qualcuno di noi è andato a tale conferenza ed è rimasto veramente stupefaitd e amareggiato nel sentire come è
stato presentato Lutero dal teologo cattolico Mons. Inos Biffi. Ho detto amareggiato, non sorpreso, in quanto è chiaro che per la maggior parte dei « luminari » delia Chiesa cattolica come appunto Biffi, Siri e in parte anche il Cardinale Martini di Milano, e così molti
altri, Lutero è ancora il demone o l’isterico, tanto per usare l’aggettivo di inos
Biffi, di 500 anni fa. Qualcuno ha chiesto a Mons. Biffi se oggi Lutero può
accelerare il cammino ecumenico e la
risposta del teologo si può riassumere
così: Può darsi, ma ricordate che se
Ecumenismo ci sarà, potrà solo avvenire con l’inserimento di tutti i Cristiani solamente nella Chiesa cattolica.
Tunica che possiede la verità ».
Lutero quindi per la Chiesa cattolica
è tuttora un personaggio scomodo e
del tutto fuori posto... è tollerato... ma
non accettato... è capito... ma non ascoltato. Ma se questo è il parere dei
vertici confortante invece è il parere
della base, la quale ha ampiamente dimostrato di accettare questo personaggio, di capirlo, di studiarlo.
Un plauso quindi a tutti gli oratori
che si sono adoperati, con tanta abnegazione e tante ore di sonno perse, a
portare per tutto il nostro paese questa figura... Lutero... là dove uomini e
donne hanno continuamente il desiderio
di riformare se stessi e la società in
cui sono chiamati a vivere e iriscoprendo che un giovane di 500 anni, così è
stato definito, ha ancora qualcosa da
dire nella nostra realtà odierna. E questo mi dà fiducia perché ricordiamocelo, sarà sempre una base a creare i
vertici e non viceversa.
Cordialmente
Sergio Margara, Vercelli
ANCHE IL PSI
Martino Barazzuoll
pendente, quella del partito socialista
non imi sembra meno « incredibile » di
quella del P.C.I.
NeìTintervento delTon. Valdo Spirti
non può non essere riscontrata la buona ambiguità di chi cavalca la scopa
della strega Craxi.
Poiché se il P.C.I. si annoda nelle sue
contraddizioni religiose, il P.S.I. fa qualcosa di peggio contribuendo più direttamente a rivitalizzare un vecchio retaggio fascista, annodandovi milioni di
italiani, cattolici e non, che lo rifiutano!
Cosa significa in verità tutto questo?
Soprattutto perché tanto giocare a carte coperte? Non è una questione internazionale bensì pienamente italiana.
Bando alle mistificazioni e ai giochi
di corridoi vari, ili P.S.I. doveva trovare il coraggio della franchezza facilitando una discussione totale con, e
non senza » bozze ». Oi si deve domandare: cosa ne è di quei partito socialista che votò TArt. 7 soltanto per bocciarlo?
lo non capisco, tra l’altro, dove sia
•il merito di Craxi, di cui sempre parla
Spini, se non queilo di essere maestro di un revisionismo più che mai
camaleontico.
Così se il P.C.I. è rimasto su posizioni vecchie di 37 anni, il P,S.i. è
tornato 'indietro di ben oltre 37 anni.
Spero solo ohe i protestanti, e non
solo italiani, non si lascino del tutto
ingannare da chi sta calzando ora più
che mai gli stivali delle sette leghe.
Ma il Vangelo non 'è dalla parte di
questi ultimi, come non è dalla parte
di nessun tipo di Concordato.
Cordialmente saluto
Tiziano Stefanelli, Prato
p.s. - Non so perché mi viene da
domandarmi cosa avrebbe fatto in simile situazione (cioè totalmente al di
fuori del suo contesto storico) un omonimo, vissuto Viti sec. fa, di Valdo Spini, proprio andando alla sostanza come
egli dice.
Questo pensando anche alia questione finanziaria « Calvi-lor ».
MAL COLLOCATO
Caro Giampiccoli,
ho letto ii tuo fondo sulTEco-Luce
del 10.2 e ci sono rimasto :male.
Tu scrivi che il PCI per un suo » calcolo politico » in occasione del voto
parlamentare sulla linea presentata dai
governo per il nuovo Concordato, ha
dirottato dalla laicità dello Stato; e sottolinei che questo « è uno di quei lineamenti ideali irrinunciabili... per cui
il PCI sta perdendo la propria immagine e identità ». E può anche essere
vero.
Ma a noi, in quanto valdesi e metodisti — cioè come persone cred'enti che a questo titolo leggono i’EcoLuce, e tanto meno come chiese —
non ce ne importa assolutamente nulla — per non dirla alla Kiscenev —
che il PCI « non si dovrà meravigliare se perderà di conseguenza le adesioni di chi non ha rinunciato a sperare
e lottare per la laicità dello Stato come condizione irrinunciabile per una
vera libertà ». Mi spiace per questa
tua delusione; e non so se per consolazione la prossima volta, con coloro
che non hanno ,« rinunciato a sperare »,
darai il tuo voto al PLI che viceversa,
come tu ricordi, è stato « coerente »
quanto a laicità dello Stato nel corso
del predetto dibattito parlamentare.
Capisco che si tratta di un tuo « punto di vista » forse più personale che
direzionale, ma II suo contenuto — anche se in sé fondato — mi è parso
mal collocato come fondo di prima
pagina sul periodico ufficiale delle nostre chiese,
Giorgio Peyrot, Roma
Egregio Sig. Direttore,
ho Ietto con molta attenzione il suo
punto di vista riguardo la questione
del « nuovo » (?) Concordato (La Luce 6/84). Mi sono trovato subito a mio
agió nella sua riflessione che tuttavia
mi è parsa alla fine, come dire, troppo
stringata.
Lei si è soffermato sul comportamento assunto dal P.C.I., ma vi è ben altro
da dire riguardo la sinistra italiana.
Se positivamente possono essere valutate, nella loro globalità, le posizioni
di D.P., P.d.U.P. e della Sinistra indi
MOROSI
Alla fine del 2” mese del
1984 attendiamo ancora da
diversi iettori il rinnovo del
loro abbonamento per Li 1984.
Che fare? Non vorremmo dover tagliare 1 fili della luce...
o:]
Í
3
24 febbraio 1984
fede e cultura 3
UN INTERVENTO SUL DIBATTITO INTORNO ALLA PACE IN FRANCIA E DA NOI
Protestanti e dissuasione nucleare
Estremamente opportuna mi
pare la puntualizzazione di Franco Giampiccoli sul “problema della pace”. L’informazione che era
urgente dare è che l’opinione dei
cristiani delle varie denominazioni è tutt’altro che unanime e
che la spaccatura su questo argomento passa all’interno di queste ultime. Alla diversità delle posizioni riscontrate in Francia si
potrebbe aggiungere la presa di
posizione dei vescovi cattolici tedeschi favorevoli alla dissuasione e quella di Giovanni Paolo II,
nel medesimo senso, specie dopo
l’interpretazione che è stata fatta « a titolo personale » dal Cardinale Casaroli del suo messaggio del 19 gennaio 1983 (ma perché affidare a terzi l’interpretazione delle proprie parole? Per
togliere loro il valore ufficiale di
una dichiarazione « ex cathedra »?).
Rimane l’impressione generale
di un certo imbarazzo, di una
mancanza di concertazione, forse
impossibile, comunque di una
pluralità di punti di vista. Per
cui sorge la domanda (cui mi
sembra abbia già tentato di rispondere su questo giornale il
pastore Gino Conte): si è proprio sicuri che le Chiese siano in
grado di dare risposte unanimi,
ispirate dal Signore, su di una
questione complessa che suscita
non una semplice lapidaria domanda: favorevole o contrario
alla pace? la cui risposta sarebbe
ovvia, ma invece interrogativi
molto più articolati come: il valore assoluto della vita, inteso
come mera sopravvivenza del patrimonio genetico, predomina
forse dinanzi al rischio di asservimento ad un regime spietato,
che mira a disumanizzare l’uomo, a togliergli quella scintilla
divina che ne costituisce la dignità agli occhi del Signore (salvo, in caso di dissenso, a trasformarlo in rudere umano con l’aiuto della siringa o a decretarne
la lenta morte fìsica per congelamento in uno di quei campi di
prigionia che qualche raro scampato ha potuto descrivere)?
Oppure: il valore della libertà
di cui godiamo, e che vogliamo
poter perfezionare, non implica
un diritto, non certo all’annientamento dell’awersario, ma per
Io meno aH’unica iniziativa che
sconsigli l’avversario dal trarre
vantaggio dallo squilibrio del terrore da lui instaurato a suo vantaggio: e cioè l’adozione di uno
strumento di dissuasione.
E queste domande, in qualsiasi modo vengano girate, non rischiano poi di veder contestata
la loro stessa formulazione?
La volontà di richiamarsi ad
un responso divino a prova di
ogni dubbio non ccmduce forse
a somigliare a quelle Chiese Medievali che di volta in volta attribuivano al Signore sia le loro
iniziative belliche sia il divieto
di prendere le armi in qualsiasi
circostanza?
Tutte pretese che più saggiamente i teologi dei secoli successivi, sia protestanti che cattolici,
si guardarono bene dall’avanzare: anche in caso di conflitti armati ci si limitò a constatare la
frequente sincera convinzione dei
due contendenti di combattere
per la « giusta » causa, rimettendosi a Dio per un più definitivo
verdetto.
Detto ciò, visto che è stato
messo in causa il protestantesimo francese penso che sia forse
utile dare alcune indicazioni di
carattere generale su alcune posizioni di questo protestantesimo su qualche argomento che ha
interessato il protestantesimo
nostrano in questi ultimi anni:
mi sembra che si sia parlato
molto dell’ Evangelismo germanico, specie suU’argomento della
pace ed in modo anche molto
acritico, sulla spinta di un entusiasmo rafforzato a volte dalla
militanza presente o passata in
certi settori della pubblica opinione, da cui venivano spinte
coincidenti. L’articolo di Giampiccoli è un primo passo che
porta la nostra piccola Chiesa a
prendere maggiormente coscienza della gravità dei problemi e
ad evitare gli atteggiamenti trionfalistici in un senso o nell’altro,
nel pieno rispetto delle opinioni
di tutti i credenti. Un secondo
passo è rappresentato dalla conferenza del Prof. André Dumas
della Facoltà di teologia protestante di Parigi, conferenza tenuta alla Facoltà Valdese di Roma
e di cui l’Agenzia NEV dà un
resoconto nel suo numero di gennaio.
I miei contatti col protestantesimo francese interessano un arco di tempo di quattro anni, durante i quali ho avuto scambi
di idee con gli Evangelici Liberi
delle Cevenne, con alcuni riformati di Clermont- Ferrand e con
la redazione del settimanale Réforme (noche settimane fa). Abbiamo parlato delle tendenze politiche predominanti tra i protestanti, quali si manifestano tra
l’altro al momento del voto, del
problema pastorato ed attività
politica, della questione dei missili, dei rapporti con gli Ebrei,
dell’atteggiamento nei confron
LA SPEZIA
Referendum
sui missili a
Le quattro provincie della Liguria hanno effettuato il referendum autogestito sull’installazione dei missili a Comiso nella
settimana dal 4 al 10' febbraio.
A La Spezia, proinotore e in
parte garante dell’iniziativa è
stato il « Centro Studi contro la
guerra », promosso dalle Adi
provinciali e con sede nei locali
della nostra Chiesa Metodista.
Il 4 febbraio, in una sala cittadina, si è svolto un « incontrodibattito », presieduto dal direttore del centro, prof. Pietro Lazagna, agapino degli armi ciriquanta, di presentazione dell’iniziativa stessa. Come è noto a
La Spezia è installata una delle
più grosse fabbriche « di morte » del nostro paese; l’Oto Melara, che con l’indotto garantisce circa 6.000 posti di lavoro.
La difesa gelosa e corporativistica del proprio posto di lavoro ha impedito ancora una
volta la partecipazione di parecchi cristiani, evangelici inclusi,
a un dibattito sulla possibile « riconversione civile » dell’Oto
Melara e dell’Arsenale Militare.
Questa necessità è emersa ancora una volta, perché come
spezzim portiamo come « confessione di peccato al Signore »,
per usare un linguaggio biblico
autogestito
Comiso
e riformato, l’avere nella nostra
città importanti industrie belliche. Massimo Toschi, dell’Istituto per le Scienze Religiose della Università di Bologna, Don
Giuseppe Mattai, teologo moralista, e il senatore della Sinistra
Indipendente Mario Gozzini, relatori invitati per l’occasione,
hanno tutti sottolineato l’esigenza del « disarmo unUaiterale »,
come umca via d’uscita dall’incubo nucleare.
In particolare, Massimo Toschi, autore di una bella raccolta antologica su « Le chiese e la
guerra», ha sottolineato l’istanza evangelica propria ad ogni
impegno dei cristìam per la pace: «non si tratta di una scelta
etica di alcuni cristiani — ha affermato interrotto dagli applausi dei presenti — ma dell’annuncio salvifico: Gesù è il Principe
della pace (Isaia 9: 5) ».
Al termine dell’incontro è nata una proposta interessante: il
« Centro » propone alle Chiese e
ai gruppi cittadini un « laboratorio permanente sulla pace », con
discussione degli aspetti non solo politici-militari, ma anche teologici in vista di una educazione
alla pace.
Eugenio Strettì
ti dello Stato d’Israele.
Mi è stato riferito, circa il primo, punto, che l’opinione protestante appare orientata a sinistra, ma con ima netta predilezione per il Partito Socialista
che, sembra, raccoglie la maggioranza dei consensi e con una
diffusa ostilità nei confronti del
Partito Comimista.
Circa la possibilità che un pastore si presenti come tale alle
elezioni politiche, il past. Chaillou titolare della Chiesa Riformata di Clermont-Ferrand non
ha avuto esitazioni: il regolamento non lo vieta, ma nessuno
ne ha mai preso l’iniziativa e, co-,
noscendo Tambiente, egli è sicuro che se qualcuno lo facesse cì
sarebbero forti reazioni in Sinodo.
Lo stesso Chaillou mi indicava
quest’estate che nessuna protesta è stata avanzata dalla Chiesa
Riformata circa la decisione di
dotare la Francia di una « force
de frappe », a scodo imicamente
difensivo. Viceversa una lettera
è stata inviata a Mitterrand per
fare presente gli inconvenienti
imposti agli abitanti di alcune
isole francesi del Pacifico situate nella zona dove la Francia
compie i suoi esperimenti nucleari. Chaillou non ha dubbi in materia: dinanzi alla minaccia sovietica non c’è purtroppo altra
soluzione che giungere all’equilibrio delle forze. Un’opinione simile mi è stata espressa dal direttore di « Réforme » Bertrand
De Luze, anche se è stato piuttosto lapidario ed anche se mi è
sembrato di scorgere nel suo volto i segni della sofferenza nell’evocare tale tremendo problema, che non si evita tuttavia con
la fuga. Quest’ultimo mi ha dato comunque la seguente informazione: la maggioranza delle
parrocchie della Chiesa Riformata approva la politica attuale del
governo francese in prateria. E
l’opinione dominante di Réforme è lì sul giornale; sì alla dissuasione; meglio i Vescovi cattolici che a Lourdes l’hanno approvata della Federazione Protestante che a La Rochelle propone il congelamento, come premessa ad un eventuale smantellamento del « sovrarmamento »,
anche se quest’ultima, mi dice a
voce De Luze, merita tutta lanostra comprensione.
Elia Boccara
UNA CONFERENZA DI A. DUM AS ALLA FACOLTA’ DI TEOLOGIA
Grazia unilaterale
e dialogo bilaterale
(nev) — Esaminando in una lezione pubblica presso la Facoltà
valdese di teologia recenti documenti sulla pace, pubblicati dall’episcopato cattolico francese
e dalla Federazione delle chiese
protestanti, il prof. André Dumas ha messo in evidenza le differenze delle due posiziom e ne
ha tratto motivo per alcune riflessioni teologiche sul tema della pace.
Partendo dal messaggio biblico Dumas, che è professore di
etica e filosofìa presso la Facoltà di teologia protestante a Parigi, ha messo in evidenza che
« non si devono mai isolare i valori, o le promesse», contenuti
appunto nel messaggio^ biblico,
il quale parla in modo inseparabile di pace, giustizia e
libertà; non è perciò corretto parlare della « pace » da
sola: si rischia di farne un idolo. Per esempio, il salmo 85,11
mette insieme quattro valori fondamentali: « La fedeltà e la verità si sono incontrate, la giustizia e la pace si sono baciate ».
Sono dunque i problemi complessivi della vita deU’umanità
che sono presi in considerazione nella Bibbia ed è pericoloso
in qualche modo fissarsi su un
aspetto particolare.
Una seconda osservazione :
« l’uomo non dispone della catastrofe » : cioè, l’umanità è sempre vissuta in mezzo alle minacce; la pace è stata sempre costruita in mezzo alle minacce di
guerra. Stiamo dunque attenti
a non cadere oggi nelle vertigini
dell’apocalisse, come ieri eravamo caduti nell’illusione di un
progresso perpetuo dell’umanità.
Una terza osservazione di Dumas riguarda il problema della
guerra giusta. Forse le armi
nucleari stanno dando un contributo per cambiare la teologia
classica che, fin dalle origini, ha
sempre ammesso e accettato un
uso « giusto » della guerra, almeno come male minore, e questo da Tommaso d’Aquino fino
a Karl Barth. Ma la cosa più
grave sembra essere che, con il
progresso di precisione delle armi nucleari, oggi esse agiscano
meno che in passato come un
deterrente ; e questo mette in
crisi tutta l’attuale politica internazionale, fondata appunto
sul concetto di deterrenza. Intanto, il fatto più grave resta
la reciproca sfiducia delle due
superpotenze; forse questa è la
minaccia più pericolosa e immediata per la pace del mondo.
Infine il discorso del disarmo
umlaterale. Su questo tema si
è formulata più volte, negli ultimi anni, la proposta che, di
fronte alla gravità delle minacce e in considerazione del messaggio evangelico della nonviolenza e del « non resistere al
malvagio», si potesse sviluppare una politica del disarmo umlaterale. Le proposte in questo
senso si sono moltiplicate negli
ultimi anni. Dumas nòn ha sviluppato a fondo l’argomento ;
tuttavia, restando sul terreno
biblico egli ha fatto osservare
che è vero che si deve parlare
di una « unilateralità » di Dio
nei confronti dell’uomo, cioè del
suo perdono, della sua grazia.
Ma questa è l’iniziativa di Dio
verso l’uomo, che non porta alla conseguenza che anche l’uomo debba in questo senso «farsi Dio » e adottare verso il prossimo un atteggiamento di perdono, o di fiducia, unilaterali.
Piuttosto, stando alla testimonianza biblica, si dovrebbe parlare di una « bilateralità » degli
uomim nei loro rapporti reciproci. Insomma «noi viviamo della
grazia umlaterale di Dio per praticare la bilateralità del dialogo».
NOVITÀ’ CLAUDIANA
FILIPPO GENTILONI
Abramo contro Ulisse
Un itinerario alla ricerca di Dio
pp. 128, L. 6.200
— Un libro personalissimo, lungamente meditato, maturato
nell’intimo di una coscienza esigente, che non si accontenta di facili risposte o di soluzioni scolastiche; un autentico "itinerario spirituale" sui generis in cui molti lettori troveranno gran parte delle
proprie esperienze, dei propri dubbi e frammenti illuminanti di risposta agli interrogativi che sono nel cuore di tutti.
Gentiloni rivela una eccezionale capacità introspettiva che gli
consente di giungere al centro del problema della militanza cristiana odierna, almeno di quel settore che rifiuta il riflusso nel privato
o nel misticismo, la messa tra parentesi del problema di Dio, o il
nuovo integrismo della chiesa di « Comunione e Liberazione ».
La ricerca di Dio oggi non può eludere le domande fondamentali: quale Dio? (il garante del potere, il Dio che appaga i bisogni
profondi del nostro essere inquieto, o il « Dio leggero », Brezza o
Vento che ci presenta la Bibbia?). E ancora: dopo Marx, Freud,
Nietzsche ecc., come « dire Dio » oggi?
Scrive Gentiioni: « Dio resta un problema anche politico: per
tutti, per tutta la sinistra, per tutti i periodi, anche per quelli di
stanca. Sono convinto, anzi, che l’accantonamento di problemi di
questo genere sia una delle cause per cui i processi rivoluzionari
non sono andati avanti come speravamo. Per lo meno in un paese
dalle tradizioni culturali come le nostre. L’intreccio fra problemi
strutturali e problemi cosiddetti sovrastrutturalì non è una brillante trovata accademica: trova conferma nella vita quotidiana
di tutti noi ».
Non si può « dire Dio » oggi senza sottoporre a critica radicale
le categorie filosofiche greche in cui l’originale messaggio di Gesù
di Nazareth è stato riversato. Ulisse trionfa ancora nella cristianità odierna e si prende le sue rivìncite sul povero Abramo, la cui
fede senza appoggi e sicurezze è ancora tutta da scoprire.
« Abramo non sapeva dove andava, sapeva soltanto che doveva lasciare. L’avventura della fede non si iscrive nel cerchio dell’eterno ritorno ma nella linea retta di un cammino senza appigli,
senza sicurezze ».
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1 - 10125 TORINO
conto corr. post. 20780102
f
4
4 vita delle chiese
24 febbraio 1984
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
17 Febbraio: intensa giornata di rimessione
Emigrazione, occupazione, pace, solidarietà nord-sud, i temi principali trattati quest’anno
Chi pensasse che le manifestazioni del 17 febbraio alle Valli
siano tutte uguali, verrebbe decisamente smentito dai fatti. E’
ben vero che la tradizione ha il
sopravvento e ciascima comunità ha delle procedure alle quali
attenersi ma la varietà è tale da
creare un ventaglio di iniziative
e situazioni che vale la pena di
conoscere. Quest’anno non vi era
un tema specifico comime, ma
1 grossi problemi tuttora aperti,
quali la pace, la disoccupazione,
la solidarietà c3on il Sud America
e con il nostro sud, remigrazione, hanno avuto ampio spazio
sia nei sermoni sia negli incontri che hanno fatto seguito ai
pranzi comunitari. A Villar Porosa, due delegati del consiglio
di fabbrica del locale stabilimento che la Fiat vorrebbe
smantellare sono stati ascoltati
nel pomeriggio (a parte riferiamo deU’inioonitro avvenuto nelle
prime ore della sera davanti ai
cancelli dello stabilimento presidiato dalle maestranze).
Ad Angrogna, Bobbio e Torre
Penice sul tema della pace sono
stati ascoltati due giovani, Imco
Brower e Francis Rivers, inviati dalle rispettive chiese evangeliche d’Olanda e degli USA
per un lavoro di sensibilizzazione e di contatto con la situazione italiana. A Ferrerò sul testo
di Efesini 4, si è parlato della
unità che non è l’opposto della
diversità ma dell’individualismo ;
in questo frangente difficile è
importante riflettere su cosa
vuol dire essere neU’unità sia
neU’ambito della comunità che
nella difesa dei posti di lavoro.
Ad Angrogna è stato affrontato
il tema della solidarietà con il
Sud America con la proiezione
di un film sui « Desaparecidos »
realizzato da Amnesty International. Durante il culto del mattino il pastore tedesco Kuntz del
movimento «Pane per il mondo » ha illustrato il problema
degli emigrati del 3” mondo in
Europa. Ugualmente sul problema dei migranti ha parlato a
Pomaretto Giovanna Pons, pastore a Zurigo, e durante il culto
a Bobbio si è fatto un parallelo
fra il problema dei profughi per
la causa della libertà dei testi
biblici (Abramo, Giacobbe, Gesù) con l’esilio dei Valdesi ed i
drammi attuali, dove milioni di
individui in Africa, Asia, America Latina per motivi analoghi
sono costretti ad abbandonare
i loro paesi di origine. Ancora
sull’America Latina il pastore
Eugenio Rivoir ha raccontato a
Rorà la sua esperienza presso
le comunità del Rio de la Piata
e il moderatore a Villar Pellice
ha dato infonnazioni varie.
Ospiti e gruppi
un lungo giro e raccoglie per
strada i vari gruppi provenienti
dall’Inverso e da Perosa; a San
Germano, prima di andare in
chiesa il corteo raggiunge la Casa di riposo. Nei cortei numerosi sono i bambini ed i ragazzi,
i quali in alcune comunità hanno animato il culto (Bobbio);
a Villar Pellice hanno rievocato
episodi di storia valdese (Rocciamaneut); ad Angrogna, momenti della storia di Zwlngli; a
Prarostino «il gruppo flauti»
ha suonato durante il culto.
Ifalò
La sera del 16 centinaia di falò
si sono accesi; a Luserna S. Giovanni l’unione cadetti ha organizzato una fiaccolata che si è
snodata dal tempio fino a Ciò
d’ Mai; l’iniziativa ha avuto parecchio successo e nonostante la
temperatura rigida parecchi adulti si sono aggregati. Sempre
ad iniziativa di giovani unionisti
sono stati accesi i falò in borgate isolate; le scuolette Beckwith sono siate ancora un punto di riferimento (al Mourcious
ed ai Brousai di Rorà; all’Inverso di Torre). Dopo il falò, al
tepore delle stufe, uno scambio
di parole, due canti, una preghiera nello spirito della libertà
che ci è stata donata. Sempre
attorno ai falò ci sono stati canti e suoni a Pomaretto con la
partecipazione anche della banda; in vari luoghi gruppi di coralisti hanno animato il canto;
a Prarostino il gruppo corale ha
visitato uno dopo l’altro i tre
falò del Roc, del Collaretto e di
S. Bartolomeo. Alla frazione
Ronchi di S. Germano, che ha
visto riimiti intorno al falò i
coralisti locali, la 3* rete televisiva ha fatto alcune riprese. Unico neo, lo sparo dei petardi da
parte di ragazzini fra la gente
attorno ai falò.
Le Corali delle varie comunità dopo il pranzo hanno visitato gli istituti e gli ospedali a loro più vicini, portando un’eco
dell’atmosfera fraterna a coloro
che ne sono impediti. A Torre
Pellice durante il culto è stata
battezzata la signora Milena
Beux.
Le agapi
Altri ospiti graditi, Giulio Vicentini a Villasecca, Paolo Spanu a Pramollo; Gianna Sciclone
ha presieduto il culto a Massello e durante rincontro pomeridiano a Ferrerò ha presentato
il progetto di S. Salvo. Umberto
Bert è stato ospite a S. Germano mentre Osvaldo Coisson a
Luserna ha rievocato alcuni momenti della storia locale prima
del 1848 quando i valdesi della
zona richiedevano il permesso
di tenere il culto.
Alcuni gruppi sono stati ospiti delle nostre comunità: il primo, proveniente dalla comunità
di lingua inglese di Torino che
si è recato a S. Secondo; l’altro,
formato da un simpatico gruppo
di ragazzi sempre di Torino, che
con i loro secchi a pelo sono
saliti a Pramollo ospiti delle
famiglie.
Ritornando alle manifestazioni della mattina, dobbiamo ricordare che in diversi posti si
fanno ancora i cortei con l’accompagnamento di bande musicali; a Pomaretto il corteo fa
località la serata è stata animar
ta dalle Corali o dalle Pilodrammatiche e la partecipazione è
stata alta ovunque. E’ da segnalare per la novità il testo teatrale presentato a Bobbio e scritto
dai giovani deH’Unione: una famiglia valdese che si deve confrontare con il problema della
disoccupazione, avendo nel contempo un figlio militare in Libano. A Luserna un tema classico, presentato già in diverse
sedi dal Gruppo Filodrammatico del XVII : « Lutero », tratto
da una elaborazione di John
Osbome. Piena riuscita della recita a Pramollo. A Villasecca,
tutto esaurito per la recita nei
locali dell’antico tempio; la recente costruzione della nuova
strada ha favorito la partecipa
zione. In questa occasione sono
state lette poesie in piemontese
sul XVII febbraio e sull’antico
tempio locale. Altre poesie a Pomaretto dove la banda e la corale hanno condotto la serata;
corale, mini-coretto e audiovisivi a Torre Pellice.
Nell’insieme quindi, una giornata intensa, in cui ogni settore
delle nostre comunità si è sentito impegnato ad operare nei
modi più diversi. E’ la gioia della libertà che Dio ha donato e
dona anche oggi nonostante i
gravi problemi che ci assillano
anche daH’intemo. Questa libertà è però tale, solo se siamo disposti a spenderla, a metterla a
disposizione come singoli e come comunità.
Adriano Longo
Battesimo
TORRE FELXJGE — Durante il culto del 17 febbraio è stato impartito il battesimo a Milena Beux, che ha fatto confessione pubblica della propria fede e del proprio desiderio di impegiio. E’ stato un momento di
particolare gioia per tutta la comunità, e in particolare per la
Corale, di cui Milena fa parte.
Il Signore voglia che questa sorella possa trovare nella chiesa
lo spazio per esprimere i suoi
doni.
Visita di
Giovanna Sciclone
Dopo il culto, il momentio dell’agape fraterna, in cui si è registrato un «tutto esaurito». A
S. Giovanni i 180 posti della Sala Albarin si dimostrano insufficienti per questa occasione; a
Pramollo invece sono stati inaugurati i nuovi locali restaurati
ed ampliati che sono riusciti a
contenere tutti i commensali
prenotati. A Prarostino, come
in altri luoghi, ai locali si sono
aggiunti diversi fratelli provenienti da zone viciniori; il pranzo è l’occasione di contatto e di
dialogo con una diaspora più
ampia. Nel pomeriggio come già
ricordato gli ospiti portano un
loro messaggio: Giulio Vicentini ha informato sul progetto di
S. Salvo; a Torre si è rievocata
la storia del locale ospedale.
Gli impegni però non terminano nel pomeriggio: in molte
Unione Femminile
Per i vostri soggiorni a:
FIRENZE
Pensione Donatello
VIA ALFIERI, 9 • TEL. 055/245870
O Zona tranquilla e centrale
# Ambiente familiare
# Pulizia rigorosa
Gestione: Luca Costanzo e Silvia Bensi
rato due canti che utilizzeremo
in quella occasione con le altre
unioni femminili.
AU’uscita del culto del XVII
febbraio il gruppo pace di S. Secondo-'Prarostino ha distribuito
un volantino sul problema della
crescente militarizzazione e nuclearizzazione.
VILLAR PEROSA — Il 15/2
l’Unione Femminile ha ricevuto
un’informazione sulla diasnora
abruzzese e San Salvo. Gianna
Sciclone ha cominciato con una
riflessione biblica, dando un’efficace interpretazione del passo di
Luca 22: 24-30. Ha poi dato una
vivace descrizione dell’ attività
evangelica nella zona abruzzese,
in cui da circa 12 anni è all’opera come pastore; una serie di
diapositive ha aiutato le presenti a farsi un’idea più diretta dei
vari luoghi dove esistono comunità evangeliche. L’ospite ha infine presentato il progetto del
Centro di San Salvo.
Una colletta ha immediatamente dimostrato l’interesse con
cui il nuovo progetto è stato accolto. Speriamo in un analogo interesse da parte di tutta la comunità, in cui è in corso una sottoscrizione per lo stesso scopo.
• Rammentiamo che dal 25 agosto all'8 settembre la Casa VaL
dese di Vallecrosia ha dei posti
disponibili per il nostro soggiorno comunitario. Si prega di iscriversi entro il 31 marzo. Informazioni presso Caterina Rostagno,
tei. 51372.
• Siamo stati nuovamente colpiti da due lutti: sono deceduti
Pons Giovanni Luigi (Brusiti) e
Pons Paget Adelina (Brusiti).
Siamo vicini alle famiglie di questo fratello e di questa sorella
con la nostra solidarietà.
Vogliamo anche esprimere il
nostro affetto e la nostra solidarietà a Anita Monnet (Tacagn) in
occasione della scomparsa della
mamma e a Angiolina Gardiol
per la scomparsa improvvisa della sorella in un incidente stradale.
Lutti
SAN SECONDO — Nella riunione deil’Unione femminile abbiamo fatto uno studio biblico
sull’episodio dell’incontro di Gesù con la Samaritana in preparazione alla giornata mondiale di
preghiera. Abbiamo anche irapa
ANGROGNA — Ci siamo recati per due volte al cimitero, nel
corso della settimana del XVII,
per il funerale di Lidia Antonietta Gaydou ved. Bertin di anni
82, residente aH’Arpaonot e Alessio Ricca del Martel mancato a
73 anni. Ai familiari colpiti rinnoviamo la nostra solidarietà in
Cristo.
Prossime assemblee
PRAMOLLO — Ricordiamo la
Assemblea di chiesa che avrà
luogo domenica 26 febbraio, dopo im breve culto, alle ore 10.
• Ringraziamo ancora una volta il pastore Luciano Deodato
che ha presieduto il culto di domenica 5 febbraio, sostituendo
il oastore Noffke.
VILLASECCA — Domenica 26
febbraio, alle ore 10: assemblea
di Chiesa con all’ordine del giorno la discussione della relazione
finanziaria del 1983.
• La comunità esprime ai familiari di Ernesto Griglio la propria simpatia cristiana e la pro
pria comunione di fede nella resurrezione dei morti.
Nuovi incarichi
S. GERMANO CHISONE —
La comunità si è molto rallegrata nel sapere che alcuni suoi
membri hanno accettato di assumersi degli incarichi di responsabilità all’interno di strutture
della chiesa. Si tratta -di Andrea
Ribet che ricoprirà il ruolo di
direttore amministrativo della
CIOV, di Giorgio Baret come direttore -della Casa di Riposo di
S. Germano e di Ileana Lanfranco Borei che si è dichiarata disponibile ad entrare a far parte
del Concistoro. A tutti e tre gli
auguri più sinceri di un servizio
benedetto e fecondo -e la fattiva
solidarietà della comunità tutta.
Un ringraziamento ed un pensiero affettuoso alla Signora Lincesso che fra non molto lascerà
rincarioo di responsabile deUa
Casa di riposo per l’intenso lavoro svolto in periodi non certo facili.
• La comunità si è ancora
stretta attorno -alla famiglia del
fratello Comba dei Martinat deceduto all’età di armi 80.
Sabato 25 febbraio
□ TELEPINEROLO
CANALE 56-36
Alle ore 19 va In onda la trasmissione « Confrontiamoci con l’Evangelo »
(a cura di Marco Ayassot, Attilio Fornerone e Paolo Ribet).
Domenica 26 febbraio
n RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.30 (circa): Culto Evangelico a cura delle Chiese Valdesi del II
Circuito.
POIVIARETTO — Ancora lutti nella nostra comunità. Per
ben due volte nel giro di una
settimana abbiamo dovuto recarci al cimitero per accompagnare due nostre sorelle che ci
hanno lasciato.
Giovedì 9 febbraio ha avuto
luogo il funerale della nostra sorella Bleynat Paolina in Tron di
Perosa Argentina, deceduta all’ospedale valdese di Pomaretto
all’età di anni 76 e lunedi
13 febbraio ha avuto luogo il
funerale della nostra sorella
Giordano Teresa v. Genre, deceduta nella sua abitazione in
Pomaretto.
Alle famiglie colpite dal dolore della separazione va la simpatia cristiana della comunità
tutta.
□ CONVEGNO
CATECUMENI
DI III ANNO DEL
1° CIRCUITO
TORRE PELLICE — Alle ore 10 ha
inizio presso -la Casa Unionista il Convegno dei catecumeni del MI anno sui
tema » Lavoro e occupazione ». Termine ore 16.30.
n COSTRUIAMO UN
SERMONE INSIEME
TORRE PELLICE — Alle 20.30 presso
la Casa Unionista si tiene il secondo
incontro per -predicatori locali. L'incontro è aperto a tutti gli i-nteressati: si
esaminerà il testo di Efesini 2. Conducono Platone e Taglierò.
Domenica 4 marzo
a GIORNATA MONDIALE
DI PREGHIERA
aOBBIO PELLICE — Le Unioni Femminili delle Valli terranno la Giornata
Mondiale di Preghiera quest'anno presso la Sala valdese di Bobbio con inizio
alle ore 14.30.
La liturgia è stata preparata dalle
donne svadesi ed è centrata sul racconto dell'incontro di Gesù con la donna samaritana.
Prossimamente daremo informazioni
più dettagliate sull'incontro. Chi avesse
bisogno di altre copie della liturgia
può farne richiesta a: Katharina Rostagno, Villar Perosa, Tel. 51372.
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24 febbraio 1984
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CONVEGNO A POGGIO UBERTINI 25-27 MAGGIO ’84
XIV CIRCUITO PUGLIE - LUCANIA
Diaconia ed evangeiizzazione La crisi dei Vulture
L'annuncio della salvezza eterna e l’aiuto concreto di cui il prossimo
ha bisogno sono scelte alternative o esigenze complementari?
Che cosa è più importante?
Annunciare al prossimo la salvezza eterna o offrirgli prima
l’aiuto concreto di cui ha bisogno? E’ lecito scegliere una sola
delle due possibilità? O i cristiani devono caricarsi di entrambe
le responsabilità davanti ai loro
simili?
A queste domande vengono
date risposte diverse nel mondo evangelico italiano. E’ possibile verificare direttamente questa diversità dalle attività che
vengono svolte nei vari movimenti evangelici.
Da alcuni anni credenti delle
Assemblee dei Fratelli e delle
Chiese Valdesi e Metodiste sono coinvolti in un impegno comune di testimonianza e di servizio, che evidenzia l’attualità di
questo dilemma, nelle due opere fiorentine del Gignoro e del
Centro Giovanile Protestante.
Per approfondire la portata di
queste esperienze e verificarla
secondo le Scritture, il Comitato Promotore Iniziative Evangeliche (C.P.I.E.) — composto da
cinque Fratelli e cinque Valdesi
e Metodisti — desidera invitare
Evangelici di differente provenienza ad esaminare insieme questo importante tema che investe
direttamente la nostra ubbidienza al Signore.
La discussione sarà introdotta da due relazioni bibliche e da
brevi presentazioni informative
di opere di evangelizzazione e
di servizio da parte dei loro responsabili, in modo da stimolare non soltanto un dibattito generale sui principi fondamenta-.
li della missione cristiana, ma
anche una riflessione su quello
Poggio Vbertini da Firenze si raggiunge con i
seguenti mezzi:
a) Auto propria: provenendo dall’ Autostrada del Sole uscire a
Firenze - Certosa, dal
Galluzzo prendere la
strada per Montespertoli deviando dopo Cerbaia al bivio
ver S. Pancrazio.
Montespertoil
Montagnana
b) Servizio pubblico autobus SITA (lato destro uscendo dalla
Stazione FF.SS. di
S. Maria Novella) Partenze: 7.05 - 10 12.05 - 13.05 - 16 (limitata a Cerbaia - 4
Km.) 17.35 - 18.45.
che concretamente fanno, in questo momento, gli evangelici italiani.
Programma dell’Incontro:
venerdì 25 maggio
ore 19.30: cena; ore 20.30: presentazioni informative.
sabato 26 maggio
ore 8: colazione; ore 8.45: meditazione biblica; ore 9.15: presentazioni informative; ore 11:
1“ relazione biblica su « Diaconia ed Evangelizzazione » ( Gioele Corradini); domande e chiarimenti; ore 12.30: pranzo; ore
15: presentazioni informative;
ore 17: 2“ relazione biblica su
« Diaconia ed Evangelizzazione »
(Alberto Taccia); domande e
chiarimenti; inizio della discussione; ore 19.30: cena; ore 21:
discussione in gruppi sulla base
delle relazioni,
domenica 27 maggio
ore 8: colazione; ore 8.45: discussione generale; ore 11: culto; ore 12.30; pranzo e commiato.
Letture consigliate in preparazione del convegno; Stott, Missione cristiana nel mondo moderno, Ed. GBU - L. 5.200. Numero unico di ’Certezze’ su « Evangelizzazione e responsabilità
sociali ».
Quota di partecipazione : lire 35.000.
Prenotazioni: entro il 15 maggio a Stefano Woods, via Vittorio Emanuele II, 44 - 50134 Firenze - telefono 055/47 6147.
Siete pregati di prenotarvi
tempestivamente poiché il numero dei posti è limitato.
Nella zona terremotata di Ruvo
del Monte, la presenza della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (F.C.E.I.) con la
cooperativa « La Montana » e il
Centro di azione sociale si caratterizza anche per una sentita sensibilità e partecipazione a momenti di lotta protesi alla ricostruzione e allo sviluppo della
Basilicata.
Rappresentata da chi scrive, la
Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI) ha prestato attenzione alla vicenda che
ha coinvolto la Comunità Montana del Vulture.
Si tratta di un ente che, al pari di altre comunità montane, è
preposto, con precisi compiti e
deleghe, allo sviluppo di una zona che interessa 14 comuni tra
i quali quello di Ruvo del Monte.
Dati alla mano; otto mesi di
crisi, giunta di centro-sinistra dimissionaria e in perenne trattativa per nuove cariche, miliardi
destinati alla ricostruzione e sviluppo nelle campagne bloccati,
ufficio tecnico da ristrutturare,
braccianti e giovani della ex-28_5
allo sbaraglio senza un produttivo inserimento nell’ambito di
una tanto attesa ed ormai elusa
progettualità, emergente bisogno
di servizi e di interventi a favcn
re delle popolazioni dei comuni
montani.
Questa la situazione che ha
portato i gruppi consiliari del
PCI e del PdUP ad occupare giorno e notte la sede della Comunità Montana a partire dal 6 febbraio ’84.
Nella stessa giornata lo stesso
Consiglio della Comunità Montana convocato per la prima volta
dopo 8 mesi di latitanza per
prendere atto delle dimissioni
CORRISPONDENZE
A Felónica Po dalla terra di Zwingli
A fine gennaio la visita di un
pastore svizzero, Pietro Leutenegger, della Chiesa di Unterstammhein vicino a Zurigo —
che a isuo tempo trascorse un
anno di studio presso la nostra
Facoltà di teologia — ha rallegrato la comunità. Per domenica 29 gennaio Leutenegger, che
è pastore nel paese dove la riforma zwingliana ha avuto i suoi
primi martiri, ha ¡scelto, nel V
centenario della nascita del riformatore, un testo di Matteo, ricordandoci come, fra l’altro,
Zwingli contribuì alla Riforma
staccandosi dalla tradizione ferrea del lezionario domenicale
per introdurre la libertà nella
lettura della Bibbia appunto iniziando a commentare corsivamente il Vangelo di Matteo. Il
31 sera il pastore Leutenegger ha
tenuto rma interessantissima con.
versazione sul Cile, illustrata da
belle diapositive dando notizie
di prima mano, vivamente apprezzate da tutti i presenti, avendo da poco trascorso alcime settimane in quel paese, dove ha
una figlia sposata. Notiamo ancora che anche sabato 28 gen
naio egli ha partecipato alla serata per la pace nella chiesa cattolica di Ostiglia, indetta dal comitato al quale anche la nostra
chiesa di Felonica ha dato la sua
adesione.
Il 22 gennaio abbiamo vissuto
momenti di gioia in occasione
del battesimo di Elisa Zerbini,
di Fabrizio e di Sonia Lazzaretto.
Momenti di tristezza, vissuti
però alla luce del messaggio della risurrezione sono stati quelli
seguiti alla morte di Enrico Borsari, deceduto all’ospedale di
Bondeno all’età di 81 anni. Era
stato anche membro del Consiglio di Chiesa e apprezzato sostituto organista nella nostra
chiesa. Il suo ftmerale ha avuto
luogo a Felonica il 7 febbraio.
L’8 febbraio ci siamo di nuovo
recati al cimitero di Felonica
per il funerale di Cinzia PradMla vedova Negri, anch’essa deceduta all’ospedale di Bondeno, all’età di 79 anni.
La comunità rirmova l’espressione della sua simpatia cristiana alle famiglie colpite dal lutto.
Una visita a Guardia Piemontese
Ho trascorso i primi tre giorni di febbraio a Guardia Piemontese. C’ero già stato una
volta, fugacemente, dopo il gemellaggio con Torre Pellice e
l’inaugurazione del Centro G. L.
Pascale, ed avevo un po’ voglia
di tornarci. L’occasione me
l’hanno offerta alcune scuole
che, aderendo al nostro invito
o di propria iniziativa, sono venute a visitare il Centro.
-t.
Cosi,, per tre mattine, ho vestito i panni del « cicerone », ed
ho potuto parlare della vicenda
valdese, da un lato cercando di
spogliarla dell’alone agiografico
del quale in zona sono stati addobbati i suoi inizi; dall’altro facendo presente che col 1561 non
si è messo nessun punto fermo
alla storia, ma che essa è grazie
a Dio continuata e dura fino ai
giorni nostri.
Uditori, oltre 200 studenti delle medie di Guardia Marina (6
classi), delle medie di Sangineto
(2 classi), dell’Istituto Tecnico
per Ragionieri di Paola (4 classi), accompagnati dai loro professori.
Tutti e tre i giorni, ha presenziato alla visita Carlo Pisano,
assessore alla P.I. del Comune
di Guardia, che ci ha poi accompagnati nella sede municipale, dove il salone ci è stato
messo a disposizione per gli incontri plenari che ho avuto con
professori e studenti, dopo la
visita effettuata necessariamente a piccoli gruppi. Dal discorso storico si è anche avuta occasione di passare a quello teologico; e registro con piacere il
fatto che l’interesse sul confronto fosse molto vivo.
L’occasione è stata propizia
anche per riprendere e rinsaldare contatti con vari amici,
che mi hanno confermato disponibilità di collaborazione e interessata aspettativa per le ini
ziative che il Centro andrà ad
assumere. E’ nostra la responsabilità di battere il ferro prima
che si raffreddi.
Io vorrei sottolineare qui, per
il momento, due cose : l’interesse
delle scuole, da una parte ; e dall’altra la cortesia che i cittadini
di Guardia, dal sindaco ai ragazzini, mi hanno dimostrato, ricevendomi con squisitezza o fermandomi per la strada per salutarmi.
Non so dire se questi siano
frutti diretti del gemellaggio.
Posso dire che a Guardia la nostra presenza è tutt’altro che
sgradita, e che ho ricevuto più
di una sollecitazione perché nói
evangelici (valdesi e non) ci ricordiamo che le belle pietre erette a Guardia non devono essere
un monumento ma un luogo di
incontro. Non mi sembra sollecitazione da poco.
Salvatore Ricciardi
della Giimta, delle nuove designazioni da parte dei comuni, per
prospettare la elezione della nuova Gixmta e del suo Presidente, è
stato posto nelle condizioni di
non operare dall’improvviso e
irresponsabile abbandono dell’aula consiliare da parte del ■ grunno della DC.
Di qui la decisione di occupa- , .
re la sede per richiamare l’attenzione degli Enti locali, dei
Sindacati, delle forze produttive
sul degrado in cui versa la Co- .
munirà Montana del Vulture.
Nel mentre il telefono trasmette a ripetizione vari fonogrammi ai Sindacì dei comuni limitrofi, ,
arrivano varie delegazioni tra le
quali anche Quella della FCEI. ,
Con la presenza delle forze sindacali della zona è subito aria di
manifestazione come risposta ed
espressione di lotta ed impegno
per lo sviluppo di una zona della
Basilicata da non sottovalutare
per im auspicato ed organico sviluppo della economia regionàle.
Per la FCEI è stata una ul^
riore presa d’atto della situazione difficile in cui si trova ad operare a seguito del suo intervento
nelle zone terremotate della Basilicata.
Che fare? E’ tempo di rivedere
la propria attività? Studiare delle forme di intervento più consone allo sviluppo della zona?
Fornire dei reali servizi alla popolazione delle campale? Continuare facendo finta di niente o
limitarsi a grossi impegni finanziari, procedendo a testa d’ariete,
al momento non sembra saggio.
Qualcosa si sta muovendo; è
significativo intanto che già
qualcuno non si tiri indietro ma
partecipi a quei momenti di lotta e di mobilitazione generale.
Lo stesso occorre fare di qui a
poco per la risoluzione del problema casa impellente nelle zone colpite dal sisma ’80.
Anche qui c’è spazio per la
FCEI che in più zone ha insediato dei prefabbricati costituendo dei villaggi a favore dei^ senzatetto che aspirano di diritto
ad una equa e stabile sistemazione.
Francesco Carri
Convegno
distrettuale
A Venezia e Mestre è in corso un
ciclo di conversazioni sull’etica. Dopo
un primo incontro su Cosa è morale
oggi (Sergio Rostagnto e Adriana Zarri) i prossimi Incontri tratteranno di
Etica sociale (6.3 Dorsoduro 3499 VE,
ore 18 Arduino Salatin e Lucio Cortella); Etica biologica (13.3 via Capuccina 68 Mestre, iMfchele Bottos e Aless»idra Cecohetto); Etica sessuale
(20.3 Dorsoduro 3499 VE, Aita Gay e
Alfredo Berlendis).
A CInisello Balsamo il programma
del gruppo biblico prevede per sabato 3 marzo una conversazione con
Franco Barbero su « Sono cattolico,
ma non mi confesso ». Seguirà una
serie di tre studi su « Attualità dell'Apocalisse » a cura di Daniele Garrone. Gli incontri, -in via -Monte Grappa 62 B si tengono alle ore 17.30.
A Milano via Porro Lambertengbi
il 10 marzo si terrà, a partire dalle
9.30, un incontro p>er predicatori locali con la partecipazione del past. B.
Rostagno. Mattino: «Come si prepara
un sermone »; pomeriggio: analisi di
un sermone.
NORD
In esecuzione del mandato della Conferenza distrettuale dello
sciorso giugno, la CED del II
Distretto sta organizzando tm
convegno distrettuale sul tema
« Condizione giovanile e predicazione evangelica». La data fissata è il 24-25 marzo dalle 15.30
del sabato al pranzo della domenica; la sede è la Chiesa metodista di via Porro Lambertenghi, Milano.
Al Convegno sono invitati particolarmente i responsabili del
lavoro delle chiese locali re dei
circuiti (pastori, catechisti, predicatori, presidenti dei consigli
di chiesa e concistori, capi-gruppo, ecc.), responsabili FGEI e
gruppi giovanili, «tutti coloro
insomma — informa la circolare della CED — che si pongono il problema delle nostre comunità negli anni ’80 di fronte
a situazioni emergenti, di cui elemento centrale è la ’questione
giovanile’ ».
Il programma del convegno è
stato predisposto durante una
riunione congiunta tra la CED
e rappresentanti delle varie
FGEI regionali del distretto.
Per informazioni e iscrizioni
rivolgersi a Denise Briante, via
Gaudenzio Ferrari 9, 20123 Milano, tei. 02/83.601.36.
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$ obiettivo aperto
24 febbraio 1984 ^
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ALCUNI DEI CENTRI Gl<
I NOSTRI CENTRI GIOVANILI 1
Ti
•alla nostra indagine emergono alcune linee di tendenza comuni: lo sviluppo della partecipazione ai campi e la specializza- zio
one in alcuni settori, tra cui preminente quello del lavoro giovanile con i più giovani nei campi cadetti e precadetti; l’atten
\gape
Negli ultimi anni si è assistito ad un aumento progressivo
i campi per ragazzi, che da limgo
npo esistevano ad Agape (campi
detti), ma che recentemente hanassunto un peso ed uno spazio
'tevole nei programmi estivi del
ntro.
3^ti pensare che negli ultimi due
ini vi sono stati durante l’estate
n cinque campi per giovani che
teressano la fascia di età compretra i 7 ed i 20 anni; significative
no anche le cifre di partecipazioa questi campi: oltre 250 gli iritti nei 5 campi, con una ptmta
assima di 84 partecipanti per il
mpo cadetti, per r^azzi dai 14
17 anni.
Anche a livello qualitativo vi è
. registrare rma grossa novità nei
mpi per ragazzi, in particolare in
leUi i>er i più piccini: la niuneroisima partecipazione di giovani
ovenienti dal pinerolese e dalle
ilH Valdesi; nella storia recente
Agape c’erano resistenze da pardelie famiglie valligiane a manda,
i propri figli ai campi, ed il supemento di questa diffidenza signia rm notevolissimo riavvicinamen; tra Agape ed il territorio nel quaè inserita. (Tra l’altro, anche al|ni ragazzini di Frali hanno partebato ai campi pre-cadetti, probamente per la prima volta nella
pria di Agape).
^esti sembrano essere i dati più
unificativi a livello di parteciparne, anche se non bisogna dimensare il grandissimo successo ripsso da ogni genere di iniziative
guardanti i problemi della pace e
^1 disarmo, anche se qùesta non è
ia prerogativa di Agape, e la flesone di interesse verso i filoni biìcoooumenico e verso i problemi
d mondo del lavoro.
Per qimnto riguarda i dati compivi, la i^rtecipazione ai campi
sulta stabile, ed in proporzione
iche la partecipazione straniera.
Ha invece avuto successo la ferula, non nuovissima, di affiancare
il campi, in particolare quelli per
più giovani con i campi intemaonali, e questa è la linea nella
iale ci si è orientati per il futuro,
tirante la prossima estate verifileremo la possibilità di far coesiére due campi per adulti.
un campo dell’82 e che continueremo neU’84: fede e psicoanalisi («Senso di colpa e coscienza del peccato »). Pensiamo che per i credenti,
da un lato, sia ormai tempo di sottoporre i contenuti della fede alla
critica della psicoanalisi; critica incalzante e inquietante, che pone tutto in discussione, ma proprio per
questo da affrontare quanto prima
con la massima serenità, intellettuale ed emotiva, possibile.
Per i non credenti, dalTaltro, è un
arricchimento la possibilità di confrontare le interpretazioni psicoanalitiche non solo con la fede intesa
in generale, ma anche con quel tipo
particolare di riflessione sulla fede
che è la teologia protestante, critica e dialettica, a volte contraddittoria, spesso molto intellettualizzata.
Ne è nato un campo vivace ed intenso, con una settantina di partecipanti (corrispondenti al massimo
di posti che Agape poteva mettere
loro a disposizione) provenienti per
lo più da Italia, Francia, Germania.
Una partecipazione di rilievo non
solo per quantità ma anche per
qualità: otto pastori, due psicologhe, due teologi, due psicoanalisti,
una psichiatra, alcuni studenti in
teologia.
Mentre nel salone di Agape si
svolgeva questo incontro di alto livello teologioo/culturale/scientifico,
i 50 ragazzini del campo Precadetti
III conducevano le loro attività con.
cementi la musica: imparare canzoni, perfezionare il modo di cantare, suonare, fare musica sperimentale ecc.: chi nei saloncini delle ca^
sette, chi sul prato, chi nella chiesa
aH’pperto. Anche in questo caso
Agape non poteva lospitame di più.
Fra loro 19 ragazzi venivano dalle
Valli: 10 da Torre Pellice, tre da
Prarostino, due da Pinerolo, imo risoettivamente da S. Secondo, Luserna, Pomaretto, Ferrerò. Ciò significa
da im lato che Agape è idiventato
un forte pimto di interesse per i
ragazzi della zona, che sempre più
numerosi vengono quassù da un po’
di anni a questa parte; dall’altro,
che sta crescendo, da parte della
gente delle Valli, un atteggiamento
di maggior apertura o di minor pregiudizio nei confronti di Agape.
Infine una breve nota che riguart i campi di lavoro: sono state
iù di 100 le richieste di giovani,
vprattutto stranieri, intenzionati a
vere questa esperienza ad Agape;
Irtroppo ci manca il confronto
atistico con il passato, dal momen• che si conoscono i partecipanti
Iettivi ai campi di lavoro scorsi
¡he erano molti), ma non coloro
le ne hanno fatto richiesta. In ogni
ISO questo dato dovrebbe costitui( una garanzia jjer un centro che
basa innanzitutto sul lavoro vontario!
Come per il campo teologico, valgono anche qui sia Tinteresse delTargomento - la musica - sia la qualità del lavoro svolto. Dieci erano
gli animatori, che potevano così seguire tutti e 50 i ragazzi, e molti fra
loro avevano esperienze professionali nell’educazione e nel settore di
didattica della musica. Anche questo, dunque, è stato un campo di
alto livello che ha molto interessato e coinvolto tutti i ragazzi.
\ Pensiamo che durante l’estate
’83 ci siano stati non uno ma
[versi momenti centrali fra i quaè difficile stabilire oggettivamen! il più importante.
Così si spiega come mai due
campi numerosi e tanto diversi abbiano potuto convivere in serenità
per ima settimana, senza vedere né
ragazzini a zonzo né adulti annoiati e disimpegnati; e Agape ha dimostrato di essere una struttura in
grado di ospitare tutta questa gente dando spazio sufficiente per ogni attività.
Senz’altro uno dei momenti più
gnificativi dell’estate 1983 è stak la settimana dal 31 luglio al
agosto durante la quale si sono
TOlti due campi paralleli, il campo
lologico e il campo Precadetti III
per ragazzi dai 10 ai 13 anni.
H primo era im incontro interazionale con un tema per noi mol) importante ed attuale sul quale
obiamo iniziato il dibattito già in
me, dolci e bibite per tutti, con
canti, giochi e danze collettive.
3 Tra le prospettive future del
■ centro, per quanto riguarda la
organizzazione dei campi, è sicuramente da sottolineare l’atteinzione
per l’animazione, per quelTinsieme
cioè di metodologie e attrezzature
che permettono la partecipazione
attiva e il contributo delle persone
che vengono ai nostri campi, sempre più eterogenee rispetto ad aspettative ed atteggiamenti.
ti II su « senso della vita, quale lavoro, disoccupazione giovanile »; un
campo su « ebraismo e cristianesimo »; campo Europa-Terzo Mondo
su « dove va l’America Latina: il caso Nicaragua »; campo teologico
che prosegue il filone fede e psicoanalisi sul tema « amore di sé, amore degli altri »; campo pace « lotta per la pace in una cultura di
guerra II ».
Questo significa che Agape dovrà
fornirsi di strutture mobili tipo la^
vagne, tavoli per riunirsi all’aperto,
efficiente impianto di traduzione...,
ma soprattutto che dovrà dedicare
molte energie alla preparazione delle staff e degli staJEfisti. Dovremmo
avere delle staff, doè, che oltre ad
essere preparate sui contenuti dei
campi, siano attrezzate a svolgere
il fondamentale ruolo di animatori
dei gruppi il che vuol dire riuscire
a capire chi sono i campisti, quali
sono le loro aspettative e permettere la migliore espressione delle
potenzialità e^ delle cose che ognuno ha da dire. Ciò è già iniziato
con le staff dei campi cadetti e
precadettl e dovrà assolutamente
estendersi anche alle staff di tutti
gli altri campi.
Riguardo al tipo di partecipazione ai nostri campi c’è Tinteresse di
Agape alla presenza dei protestanti italiani, che si è rafforzata in questi ultimi anni soprattutto in campi come quello teologico, che prima vedevano una partecipazione a
maggioranza straniera.
gruppo residente. Come è noto Agape è l’unico centro evangelico in
Italia che abbia un gruppo comunitario. L’esperienza di questi anni
ha dimostrato che la prospettiva
del volontariato, esprimibile in varie forme, è un fatto di grande imÌ)"
portanza. Per il futuro ci si orienta
non solo sui giovani che optano per
il servizio civile ma al tempo stesso sulla possibilità di un servizio
volontario per le ragazze di almeno
pari durata.
Triv
«est
logie
giovi
tallo
Goff
a cura del gruppo residente
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zati
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qùai
del
Tra i progetti, invece, più pratici,
ma anche tra le speranze (speranze di trovare i soldi) c’è innanzitutto, colle.gata al discorso delTanimazione come detto prima, la necessità del rinnovamento delTimpianto
di traduzione, il «mi efficace funzionamento è fondamentale per lo
svolgimento dei campi internazionali che sono centrali nelle attività
di Agape.
Il prosrramma ’84 prevede tra l’altro: campo cadetti I su « giornalismo e mass media » e campo cadet
Un altro progetto che assomiglia
molto ad un sogno, ma che è pure
molto importante per il funzionamento del centro, è la costruzione
della nuova cucina, la lavanderia
e nuovi servizi.
Due parole, per concludere, sul
Tre
1 - Rispetto a 5 anni fa, 2
che cosa è cambiato nei par- to i
tecipanti ai campi e nella 3
struttura del centro? tive
Ogni anno pubblichiamo una tiv
panoramica delle attività estiw le«
programmate dai Centri giova- mane
nili ma solo di alcune riusciamo te c(
in seguito a dare resoconto. Ab- dei C
biamo pensato perciò, prima dì lodisi
dare notizie sui programmi per Pul
il 1984, di fare il punto suU’at- pia p
Tramonti di Sopra
1
La tradizione di avere degli incontri di evangelici a Tramonti
di Sopra (prov. Pordenone) è anteriore all’idea di un « centro » e risale al 1927, allorquando, ospiti della locale comunità valdese, i giovai
ni della passata generazione si riunivano «jon l’esigenza di trascorrere
qualche giorno assieme, sia per conoscersi meglio che per studiare la
Bibbia. Mano a mano che gli anni
passano, la cerchia dei giovani evangelici si allarga sino a raggiungere (intorno al 1940) la quarantina di partecipanti, alcuni dei quali
arrivano addirittura da Torino, Bergamo, Padova e Trieste, oltre che
dalle zone immediatamente più vicine.
I campi estivi, ospitati nella « baracca » si susseguono, organizzati
dalle Unioni Giovanili, sino agli anni 50/60; in questo periodo i campi
cominciano a cambiare volto: aumentano sempre di più le famiglie,
e diminuiscono per contro i giova
to di riferimento e servizio j)er La
popolazione della zona e per tutti
gli evangelici del Triveneto.
Il nuovo fabbricato (inaugurato il
2 luglio 1978) ha una struttura ricettiva per una quarantina di posti
letto in camerette molto confortevoli; un’ampia sala ristorante con
oltre 60 posti, una moderna cucina
molto ben attrezzata ed un grande
terrazzo rivolto verso la valle.
Nella situazione di isolamento in
cui le chiese evangeliche del Trive
zon
N
dati
stn
fina
OOT!
B
c
Era bello vedere ragazzi e adulti
— magari pastori o professori —
mangiare insieme allo stesso tavolo, e questo contatto si è intensificato nell’ultima serata dei due campi, in cui dapprima i ragazzi hanno
presentato i risultati della loro attività (canti, musiche...) ai partecipanti del campo teologico — interessatissimi! —; dopo è stata la
volta delle scenette — a sfondo ovviamente psicoanalitico... — preparate dagli adulti. Infine, festa insie
I « campi » durano 8/10 giorni ed
i temi di studio e di discussione
sono sempre a carattere biblico e
di preparazione ad incarichi di responsabilità nel seno delle chiese.
II 1947 rappresenta Tanno di massima partecipazione: è finita da poco la guerra, c’è un enorme desiderio di ritrovarsi, e così un centinaio
di persone si accampano con tende,
dormono nei fienili, sono ospitati
dalle famiglie del posto.
Nasce così l’idea del « centro » e
Tanno successivo viene costruita la
« capanna »: ima costruzione bassa
e lunga, residuato militare delle
truppe di occupazione, sistemata su
un terreno donato dai coniugi Menegon, che intendono così ricordare il loro figlio Luciano scomparso
ancora in giovane età.
Il Centro ecumenico « Luciano Menegon »: il nuovo fabbricato, inaugurato nel 1978, è capace di 40 posti letto e una sala ristorante di 60 posti.
Particolarmente adatto per gruppi autogestiti, il Centro, in 'questi anni,
ha acquisito una chiara identità nel campo della ricerca biblica e in quella
etica pedagogica.
att
La convenzione stipulata nel 1968
con tre denominazioni evangeliche
italiane, (Tavola Valdese, Opera
Battista e Comitato Permanente
Metodista) definisce le caratteristiche del « centro »:
— deve essere aperto alle tre denominazioni;
— deve rappresentare un servizio
per le chiese evangeliche con
particolare interesse i>er i problemi della gioventù.
ni, anche perché i centri nazionali
(Agane, Ecumene, Santa Severa) diventano punti di riferimento teologico e politico ben più precisi e definiti.
Il terremoto del 1976 segna una
svolta nella vita del centro: grazie
ai contributi della FCEI e dello
HEKS (Svizzera) c’è la possibilità
di realizzare un nuovo centro più
capiente e con servizi moderni e razionali che possa rappresentare pun.
ntto vengono a trovarsi, c’è finalmente la possibilità di usufruire di
un razionale ed efficace luogo di
incontro per convegni, campi, semi-.’f)
nari. Si aprono quindi delle grosse
prospettive di formazione teologica, sociale e politica per i giovani
e per le famiglie, per gli evangelici
e non.
Il centro riprende a « funzionare » a pieno ritmo nella duplice direzione del mondo protestante del
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24 febbraio 1984
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I GIOVANILI BATTISTI, METODISTI E VALDESI RISPONDONO AD UN SONDAGGIO PROMOSSO DALLA NOSTRA REDAZIONE
TRA PASSATO E FUTURO
fVÌ*
zione data ai problemi di aggregazione e alle nuove tecniche di animazione giovanile; la necessità di potenziare le strutture
rìoetmee le attrezzature di servizio; il crescente radicamento nel territorio immediatamente circostante dei diversi Centri
Triveneto e deH’ospitalìtà a gruppi
« esterni ». Vi si tengono campi teo^ logici, campi cadetti, campi per
■ giovani, campi per famiglie, si ospi
^ tano gli incontri organizzati dal
^ GJollettivo Teologico del Triveneto.
va dimenticata l’attività cosid^ detta «esterna» che vede svolgersi
f nel centro seminari di studi organiz
■ zati dalla FOCI di Pordenone, in3 cerati! di comunità cattoliche di ba3 se, incontri di scout e di studenti
di scuole medie. Tale apertura anche a questo tipo di attività si inquadra specificamente nel compito
e del centro di essere a disposizione
lorriande
'a, 2 - Qual è stato il momen
ir- <to centrale dell’estate ’83?
ila 3 - Quali sono le prospettive future del centro?
na tiv^ di questi ultimi anni e sulle^ospettive future. Le tre dova- mande sopra riportate sono stano te così inviate ai responsabili
Ib- dei dentri giovanili battisti, medi todisti e valdesi.
>er Pubblichiamo in questa dopât- pia i>agina le risposte pervenute.
“fi lÉUe forze sociali e culturali della
^ zona.
Non sono passati molti anni dalla
data di inaugurazione della nuova
struttura, e fare un bilancio sulle
ì; finalità del centro può sembrare an
'i oora forse prematuro. Bisogna pe
rò dire che le tendenze e gli orientamenti generali ci possono indurre, nella attuale realtà, ad un moderato ottimismo.
Ciò è senz’altro dovuto alla naturale crescita di un organismo — il
centro stesso — che non deve più
affrontare problemi di impostazione
ex novo, ma anche alla risposta di
impegno e di assunzione di responsabilità da parte di gruppi e di singoli membri di chiesa che hanno accettato di essere « soggetto » e non
semplicemente dei fruitori della
struttura di Tramonti di Sopra.
E sotto questo aspetto in (particolare è gratificante segnalare Timpegno dei giovani evangelici del Triveneto nelTattività didattica verso
i più piccoli (campo cadetti).
Senza riassumere ulteriormente
tutto ciò che è stato organizzato,
sentiamo l’esigenza di porre in evidenza due elementi che hanno sino
al presente caratterizzato la gestione: la ricerca taihlioo-teologica e la
ricerca etico-pedagogica.
Il Centro « L. Menegon » sta diventando sempre di più im punto
di riferimento deH’Evangelismo del
Tri veneto: per il momento non tanto come centro di « produzione »
ma come « luogo » in cui confrontare esperienze diverse.
Le esigenze della passata generazione di incontrarsi e prepararsi
per vivere efficacemente la fede in
Cristo sono anche le esigenze di
questa generazione: il centro è uno
spazio aperto ed uno strumento
che permette la libera circolazione delle idee, la reciproca formazione e l’ascolto della Parola.
Si tratta di far compiere alla
struttura un salto di qualità: il Centro Ecumenico « L. Menegon », al
pari di altri centri evangelici, deve
diventare un luogo di « produzione »
etico-teologica.
Elda Bogo Urban
Santa Severa
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1 Bisogna dire che il mio prede■ cessore, Paolo Marziale, ha dovuto fare un lavoro non indifferente
soprattutto su due linee: organizzare bene tutta la partecipazione ai
campi, le tematiche dei campi stessi e Tinizio della ristrutturazione
di uno degli stabili del Villaggio per
rispondere a una crescente richiepartecipazione. Perciò rispetto a 5 anni fa sono cambiati alcuni aspetti del Villaggio: la partecipazione ai campi è notevolmente
cresciuta, come è cresciuto l’interesse ai temi di studio perchè ris^ndenti alle esigenze dei campisti;
specialmente ai campi giovani e
giovamissimi si è avuto om incremento che è andato 'Oltre le previsioni.
Credo che i giovani stanno riscoprendo l’esigenza di stare insieme,
di vivere insieme, seppur per im breve periodo, anche perché le temati<!fce dei campi rispondono ai loro
Islsogni di ricerca e di vita, perché
attuali e sentite.
Le nostre attese, come le richieste di molti, sono quelle di iniziare
un’attività culturale di vario genere. Va detto che il Villaggio della
Gioventù essendo ubicato a quattro passi dal mare e il mare stesso,
costituiscono di per sé im ottimo
fattore alTevasione, al centro vacanziero, con momenti di studio e riflessione.
f|J)ra, U nostro tentativo è quello
di rispondere alle attese e alle richieste non solo di molti, ma anche delle chiese battiste e di quanti
sono vicini ad esse. Questa almeno
è la nostra speranza.
Questa nuova iniziativa di lavoro
porterà i responsabili del Villaggio
a creare un gruppo residente che
Bethel
si occupi pure deirampliamento delr attività oltre i mesi estivi e Tinizio
autunno, perciò pensiamo di lavorare in équipe in vista di ima attività culturale e di formazione evangelica.
2 Abbiamo avuto due momenti
■ centrali in tutto il periodo dei
campi estivi, il primo all’inizio di
luglio, durante il 2° campo famiglie,
che ha dibattuto una tematica totalmente nuova per il Villaggio e
per le nostre chiese battiste, cioè il
problema delTomosessualità aU’intemo delle nostre chiese.
Questo campo voleva essere un
momento di chiarimento, di discussione, dì comprensione e di aiuto su
questo scottante aspetto, tanto più
che il problema è stato evidenziato
in maniera eclatante in una delle
migliori chiese battiste, quella di
Cagliari.
Crediamo che questo campo, iniziato con qualche difficoltà dovuta
alla novità della questione posta
all’attenzione dei campisti, abbia
dato utili chiarimenti ed un più ampio respiro, non solo ai campisti,
ma anche aUe chiese. Ci siamo ripromessi di pubblicare gli studi in
modo da dare un contributo a questa discussione che ancora continua
nelle nostre comunità.
Il secondo momento è stato il 3"
campo famiglie, seconda metà di
agosto, ner la vita che è stata vissuta in quei giorni. Alcune famiglie
venivano al Villaggio per la prima
volta, molti erano dei veterani, ma
tra tutti si è creato subito un ottimo rapporto interpersonale con
grande vantaggio di tutti gli aspetti della vita comunitaria di quei
1« Bethel » sorge nella Picco■ la Sila tra due Villaggi Turistici (Mancuso e Racìsi) a 1.200 metri
di altezza nel Comune di Taverna
(pv. CZ) a 40 km. da Catanzaro.
La ripresa delle attività è avvenuta esclusivamente per espressa volontà delTAssemhlea del 15° Ciroui;
to, mediante l’impegno continimi di
alcuni fratelli delle comunità di
Reggio Calabria, Catanzaro e Messina.
E’ da sottolineare il determinante
contributo dei giovani della Comunità Battista di Reggio Calabria la
quale oggi è predente nel Comitato
con un proprio rappr^entante.
Successivamente si è avuta la
collaborazione di gruppi e singoli
provenienti da varie parti d’Italia
e soprattutto dal IV Distretto.
Dal 1978, anno in cui il Centro ha
ripreso le attività (dopo alcuni anni di chiusura), si può affermare
che di cammino se n’è fatto...! All’epoca la struttura era costituita
da tre stanzette, cucina angusta,
indispensabili servizi igienici e salone per una ricettività massima di
14 posti letto.
Oggi il Centro dispone anche dei
locali al piano superiore (altre tre
stanzette e relativi servizi igienici)
per una ricettività massima di 2830 posti letto. Di recente inoltre, è
stato costruito un ripostìglio legnaia nel quale sono stati depositati tutti i materiali che in precedenza occupavano buona parte del salone.
L’attività di questi anni è stata
varia: campi (lavoro, FGEI, preoadetti. cadetti, studi, ecumenici, famiglie), seminari formazione (FGEI
giorni ed anche della testimonianza
evangelica. E’ stato un campo ricco
di attività ricreative, ma non a scapito degli studi, anzi l’interesse suscitato dagli ottimi studi e la partecipazione ad essi hanno stimolato
una vita complessivamente piacevole ed interessante. E’ stata un’esperienza altamente positiva.
3 11 futuro del Villaggio, almeno
• nella prospettiva di una maggiore e migliore presenza nelTambito delle nostre comunità, e non
solo in esse, è strettamente legato
a due aspetti:
a) il completamento della ristrutturazione che permetterà una
più lunga attività durante l’arco di
un anno. Pensiamo di passare dagli
attuali 5 mesi ai 9-10 mesi di attività. Proprio in questi giorni stiamo
approntando gli impianti di riscaldamento e di acqua calda con pannelli solari in tutta la palazzina
Goerner, oltre ad una sistemazione
definitiva interna alle camere di una
parte del piano terra e del salone
per le riunioni.
b) Questo primo aspetto conduce direttamente al secondo, cioè alla costituzione di un gruppo residente che unitamente al direttore,
secondo le indicazioni del Gomitato Esecutivo del Villaggio, svolga
un lavoro ad ampio respiro che vada dalla preparazione dei campi,
alTattivìtà promozionale, a quella
teologico-culturale, con la pubblicazione di un bollettino e vari altri
aspetti che possano essere utili alTintemo come alTesterno delle nostre comunità.
Per i programmi del prossimo
anno penso che il campo giovani
possa essere un momento abbastanza importante che si qualifica con
il tema stesso: « Fede, pace e antinucleare ».
Bruno Colombu
« Bethel »: nella Sila, a 1200 metri d’altezza, 30 posti letto: una vocazione
particolare per i campi ’cadetti.
e monitori), incontri (Assemblee di
Circuito, incontri di Comunità XV
Circuito, bambini scuole domenicali, giovanili inter-regionali FGEI,
Unioni Femminili, ecc.), campi autogestiti da gruppi e famiglie.
La partecipazione, assidua e intensa, ha sempre superato il limite
massimo di ricettività.
Negli ultimi tre anni si è avuto
un calo nella presenza giovanile
FGEI e non (conseguenza questa
di una crisi!), per cui il Gomitato
ha favorito in modo particolare i
camni precadetti, cadetti e studi in
generale, verso i quali si è rilevato
un costante interesse.
2 11 momento da definire più si
■ gnificativo per Testate 1983 è
stato senza dubbio il campo cadetti,
svoltosi dal 1° al 12 agosto il cui
tema « Guerra e pace: ha senso parlarne o è solo una moda? » proponeva Tanalisi del significato del termine « pace » nel contesto di una
ideologia dominante prettamente
bellica.
Significativo non tanto per U tema in se stesso che indubbiamente riveste una importanza di oarattere mondiale, quanto per il modo
con cui lo si è posto di fronte ai
ragazzi presenti.
Il campo effettivamente ha rappresentato una svolta nelTorganizzazione delle giornate e nella presentazione del tema; una novità interessante per la quale, però, non
sono certamente mancati diversi
problemi che hanno un po’ deviato
il campo dalla linea prevista ad esso destinata.
Come già si è accennato, questo
campo ha rappresentato una novità
rispetto a queUi passati in quanto
molte figure essenziali e indispensabili per la sua conduzione, sono
state, per così dire, sostituite da
altre.
Al posto dei relatori, ad esempio,
c’erano degli animatori (tre) che
presentavano il problema, sulla base di schede (preparate durante
tutto il corso dell’anno con la collaborazione del past. Bruno Tron)
fornendo gli elementi di stimolo e
favorendo la discussione che, portata avanti tramite giornaliere ricerche, si concretizzava con la « fabbricazione» e colorazione di numerosi cartelloni atti a raffigurare le
idee, le concezioni, la posizione in
merito di noi cristiani evangelici.
Il lavoro è stato svolto a gruppi
che periodicamente, in assemblee
generali, presentavano i cartelloni
realizzati che venivano poi discussi.
Purtroppo con il procedere delle
attività sono sorti alcuni problemi
che richiedevano una soluzione non
certo semplice e risolvibile a breve
scadenza, soprattutto per le forti
differenze di età (da 11 a 20 anni)
dei partecipanti al campo.
Le serate sono state condotte da
altri tre animatori col compito di
garantire un adeguato divertimento
ai presenti.
Sono state organizzate oltre alle
normali serate di aggregazione, tornei di calcio e pallavolo e anche
numerose passeggiate ai più vicini
Villaprei turistici.
Questo nuovo tipo di campo ha
nresentato sì dei problemi, dei quali si terrà debitamente conto nella
programmazione dei campi futuri,
ma ha costituito un momento importante oerché « Bethel », centro
di formazione per molti (aspetti allo stato embrionale, diventi un pimto di riferimento non trascurabile
per una significativa testimonianza
3« Bethel » deve assumere u• na propria specifica fisionomia
in relazione alla sua funzione di
formazione e confronto per la realtà del Sud (IV Distretto); a tale
scopo il Comitato intende portare
avanti il proprio lavoro secondo
due filoni:
1) formazione: mediante Torganizzazione di campi cadetti e preoadetti per i ragazzi che sempre con
maggiore difficoltà riescono a trovare nunti di riferimento nelle famiglie e nelle Comunità da cui provengono;
2) confronto per gruppi giovanili e non, organizzando campi studi, incontri di Comunità, Seminari, Convegni, ecc.
Il tutto per una ripresa del protestantesimo nel Sud ai fini di un
futuro incisivo contributo alla risoluzione delle problematiche che il
meridione vive.
Strutture: « Bethel » va ampliato
E’ questo un problema non solo costoso ma nello stesso tempo di
complessa realizzazione per via ^1
basso indice di fabbricabilità cui il
suolo attualmente è sottoposto, che
va comunque affrontato per rendere più confortevole e quindi meno
gravosa la permanenza dei campisti al Centro (oggi al limite della
sopportabilità umana...!).
E’ (Stato presentato alla Tavola
Valdese un progetto di ampliamento
che se realizzatp; permetterà di avere oltre ad un^àmpia cucina con
annesso salone, ima ricettività di
40-45 comodi posti letto.
Programma: Il programma dei
campi 'estivi 1984 è in corso di preparazione e prevede un campo precadetti, uno cadetti, un campo studi e due famiglie.
Con il Consiglio di Circuito si sta
cercando di organizzare un seminario per Predicatori Locali, da tenersi nella prossima primavera. Infine
il Centro svolge attività in autogestione per gruppi con proj^io programma o per singole famiglie per
brevi periodi.
Francesco Sagripanti
8
-y. ■-''•'■'‘•V ■'
8 ecumenismo
24 febbraio 1984
I
RIVISITANDO LA VI ASSEMBLEA DEL CONSIGLIO ECUMENICO - 6 I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
La preghiera della solidarietà Ambiguità vaticana
L’America Centrale
Mentre la Sesta Assemblea del
Consiglio Ecumenico era riunita
a Vancouver, navi della flotta americana stringevano d'assedio
le due coste del Nicaragua, siKcitando sgomento e apprensione
fra 1 delegati. Tanto più opportima risultava quindi la decisione, già presa all'inizio dei lavori,
di votare una dichiarazione sul
Centro America. Dopo rm’analisi
della situazione in quella regione e dell© ripetute violazioni dei
diritti umani, basata sulle denunce delle chiese, il documento si
sofferma sui rifugiati e sul Nicaragua. affermando tra l’altro;
«8. I rifu^ti, i profughi e le
famiglie divise costituiscono una testimonianza impressionante
dello spargimento di sangue e
del terrore inflitti ai più poveri
della r^one. Circa 500.000 persane hanno dovuto fuggir© dal
loro paese e nel solo Guatemala
un altro milione è stato costretto
ad abbandonare le sue case. I
rifugiati salvadoregni in Honduras e quelli guatemaltechi nel
Messico meridionale continuano
a essere esposti a incursioni militari nei campi ».
« 9. Nel contesto del tema della Sesta Assemblea, "Gesù Cristo
- la vita del mondo” e a causa
dell’escalation di atti aggressivi
contro il Nicaragua, noi proclamiamo il nostro interesse per i
popoli di tutta la regione attirando l’attenzione sulle realizzazioni
che affermano la vita compiute
cùil poiM>lo del Nicaragua e dai
suoi dirigenti a ^rtir© dal
1979... ». Fra le realizzazioni si
menzionano la soppressione della pena di morte e la liberazione
concessa a migliaia di somozisti, il nrogr^ma di alfabetizzazione, l’eliminazione della poliomielite e la limitazione deUa malaria, la preparazione di elezioni
per il 1985 e la revisione della
politica verso gli indios Miski
tos, l’importanza della partecipazione di cristiani, cattolici e protestanti, a ogni livello della ricostruzione del paese.
...« 11. La destabilizzazione del
Nicaragua è un affronto alla vita e può far piombare non solo
i paesi deH’America Centrale, ma
anche quelli dei Caraibi in più
profonde sofferenze e maggiori
perdite di vite. Mina la legittima
aspirazione e la lotta dei poveri
in tutta la regione per porre fine allo sfruttamento e decidere
da sé la loro via nel difBcUe pellegrinaggio di coloro che cercano di godere la vita in tutta la
sua pienezza ».
Quindi l’Assemblea « esprime
alle chiese deU’Amerioa Centrale... la solidarietà della comunità
ecmnenlca mondiale »... « si oppone con energia a ogni tipo di
mtervento armato da parte degli Stati Uniti ...o di altri governi in America Centrale »... e chiede alle chiese di appoggiare con
tutto il loro peso iniziative di pace come quelle del gruppo di
Contadora. e di esortare i loro
governi a fare pressioni sugli
Stati Uniti affinché cambino la
loro politica militare, « come
passo positivo verso la costruzione della pace nella regione».
Nel quadro dell’Assemblea si è
inserito il Patto che i partecipanti degli Stati Uniti e del Centro
America, divisi dalla politica dei
loro governi, hanno sottoscritto
in quanto cristiani. Nel documento, come segno della loro unità
e della loro fede comune in Cristo, essi si impegnano, tra l’altro,
a « rimanere imiti nella preghiera
e nella comunione a ogni costo »,
ad assistere le vittime della guerra, a cercare di diventare strumenti di riconciliazione fra le
due regioni, a mantenersi in contatto gli uni con gli altri. Questo
Patto è un segno di speranza per
un futuro di maggiore comprensione e di rapporti diversi fra i
popoli del continente americano.
GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA
Profughi nel Salvador
Negli ultimi due o tre anni la
crisi politica e militare del Salvador è degenerata in una vera
e propria guerra civile, provocando due gravi conseguenze:
da un lato l’impossibilità di continuare a coltivare i campi e a
produrre gli elementi base per
i’espoitazione, quali caffè, cotone e zucchero; la diminuzione
delle esportazioni ha avuto come
risultato disoccupazione e una
accresciuta miseria. D’altro lato, le operazioni belliche hanno
costretto molta gente a fuggire:
centinaia di migliaia di salvadoregni sono rifugiati in altri paesi dell’America Centrale e in Messico e profughi (displaced persons) all’intemo del loro paese.
Questi ultimi sono circa mezzo
milione.
DIACONIA, il coordinamento
di chiese e di istituzioni ¿’ispirazione cristiana del Salvador,
cerca di soccorrere queste persone in difficoltà, in diversi modi e con la collaborazione di
chiese e organizzazioni umanitarie di altri paesi.
Il progranuna che vi presentiamo, e al quale sono destinate
le offerte della Giornata Mondiale di Preghiera, si occupa dei
profughi nel paese stesso, cioè
di quelle persone costrette a lasciare la loro casa e il loro lavoro, per periodi di tempo più o
Il messaggio
alle chiese
Altre prese di posizione della
Assemblea si sono avute sull’Afghanistan, sul Medio Oriente, su
Sri Lanka, sui diritti degli aborigeni canadesi, ©cc.
Spesso ci chiediamo come possiamo partecipare più attivamente alla solidarietà e alla comunione ecumenica. Una cosa possiamo fare tutti, ovunque siamo, quale che sia la nostra lingua o la nostra cultura: pregare
gli uni per gli altri. Alcuni dei
documenti che abbiamo menzionato lo chiedono molto esplicitamente. « (L’Assemblea) esorta le
chiese e i cristiani di tutto il
mondo a esprimere il loro appoggio e la loro comunione con
i popoli oppressi del Sud Af rica
in preghiera... ». « Noi (delegati)
esortiamo le chiese a diventare
testimoni viventi della pace e
della giustizia mediante la preghiera e il culto.... ».
L’Assemblea ha inviato alle
chiese un lungo e articolato messaggio, pensato e scritto per essere letto nei culti. Concludiamo
con le ultime frasi, di speranza,
del messaggio: « ...Siamo stupefatti e sorpresi che il piano eterno di Dio sia costantemente affidato a persone normali. E’ il rischio che Dio prende. Le forze
di morte sono potenti, ma il dono di vita in Cristo è ancora più
potente. Noi ci tmx>egnlamo a vivere quella vita con tutti i suoi
rischi e le sue gioie, e perciò
osiamo gridare con gli eserciti
celesti ”0 morte, dov’è la tua
vittoria?’’. Cristo è risrracitato.
Egli è veramente risuscitato».
Aldo e Fernanda Comba
Vivaci obiezioni ha sollevato
negli ambienti protestanti americani la decisione di Reagan di
stabilire normali relazioni diplomatiche con il Vaticano. Si osserva che la costituzione americana, confortata da una lunga
prassi, ha sempre stabilito una
totale separazione tra stato e
Chiese; si dimentica, forse, la
doppia personalità del Vaticano,
che non è solo il centro della
Chiesa Cattolica, ma anche uno
stato indipendente che, come tale, svolge già funzioni politiche
ufficiali, partecipando ad attività
internazionali di vario tipo. Posizione invero molto ambigua,
che non pare aver molto a che
fare con una coerente posizione
di chiesa.
La stampa cattolica ha dato
ampi spazi alle varie manifestazioni svoltesi un po’ dappertutto in occasione della Settimana
di Preghiera per la Unità dei
Cristiani. La partecipazione protestante è stata molto differenziata: intensa nel Veneto, con
la partecipazione personale del
Moderatore ad una riunione a
Venezia; più articolata altrove
con la evidente tendenza a limitare la presenza protestante al
livello di rapporti fra Comunità
locali e parrocchie. In molte località l’incontro è avvenuto con
studi comuni del documento
B.E.M. di Lima. L’ecumenismo
dei vertici sembra in crisi ed il
rilancio viene tentato a livello di
base.
Continuano gli echi del centenario di Lutero e della connessa visita di papa Wojtyla alla chiesa luterana di Roma. Tra
i tanti scritti, da ricordare un
articolo di Jesus sul ritrovamento di una tesi di laurea discussa ¿a Lutero con un suo disce
Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renato Oolsson
Vietato interporsi
tra i belligeranti
umanitario luterano Lutherjàlpen contro il progetto di riduzione dell’aiuto umanitario che
la Svezia dà al Terzo Mondo.
Nella giornata mondiale di preghiera del 4 marzo p. v. a
cui partecipa la Federazione Femminile Evangelica Valdese
e Metodista le collette saranno devolute al progetto che qui
di seguito riportiamo.
meno lunghi, sotto la spinta delle azioni militari. Si tratta di
garantire a circa settemila famiglie un « paniere » mensile di viveri essenziali.
Il minimo è costituito da circa 6 kg. di mais, 2 kg. di fagioli,
2 di zucchero. 2 di riso, a cui si
aggiungono circa 2 kg. di latte,
3 di avena e l’/z di burro o di
olio fomiti dalla Comunità Economica Europea.
La distribuzione avviene sotto
la responsabilità e il controllo
di 25 chiese protestanti, in larga parte battiste, assemblee di
Dio e awentiste.
II programma si realizza dal
1981 e permette di soccorrere circa 600 mila persone all’anno; gli
aiuti variano nel tempo, alcuni
sono a breve scadenza perché la
gente appena può toma al proprio villaggio, altri durano più
a lungo, ma sono indispensabili
per permettere ai profughi di
sopravvivere. Per il solo acquisto dei viveri sono necessari circa 280 mila dollari.
Presentando questo programma di aiuto ai profughi, le chiese del Salvador ricordano le parole ¿i Gesù; « In quanto l’avete fatto a uno di questi miei mìnimi fratelli, l’avete fatto a me »
(Matteo 25: 3740).
(Soepi) — Le 68 donne nordamericane che avevano l’intenzione di interporsi, come scudi
umani, fra i belligeranti alla
frontiera fra Honduras e Nicaragua non sono state lasciate
scendere dall’aereo che le aveva
trasportate da Miami a Tegucigalpa. Le autorità honduregne
hanno circondato l’aereo permettendo lo sbarco solo ai cittadini dell’Honduras, obbligando poi
l’equipaggio a ripartire alla volta degli Stati Uniti. Le 68 donne
cristiane volevano tenere una
« veglia per la pace » non violenta alla frontiera col Nicaragua per cercare di impedire le
incursioni delle forze antisandlniste che vogliono rovesciare il
governo del Nicaragua. Le donne del «Movimento per la pace
in America Centrale » avevano
annunciato pubblicamente le loro intenzioni ed avevano ottenuto un visto turistico dal governo
dell’Honduras che gode del sostegno incondizionato degli Stati Uniti.
I presbiteriani cubani
e l’evangelizzazione
Svezia: vergogna di un
aiuto insufficiente
Fernanda Comba
(FLM Inf.) — «E’ una vergogna se non possiamo continuare a versare l’l”/o del nostro bilancio sociale come aiuto ai paesi che vivono nella miseria e dove la crisi diventa questione di
sopravvivenza e non semplicemente di abbassamento di livello di vita». Questa la protesta
indirizzata al Parlamento svedese dall’organizzazione di aiuto
Il matrimonio non è
un’istituzione divina
polo, avvenuta a pochi mesi dalla morte dell’ex monaco agostiniano, nella quale pare di vedere
una sorta di suo testamento spirituale. Ed uno di Piccola Città
che paragona il primo Lutero a
don Milani, visto come chi tentò di riformare la chiesa dall’interno.
E spigolature varie:
— una intervista del Corriere
a Max Thuriau di Taizè, dalla
quale si apprende che quel centro ecumenico è ora frequentato anche da induisti;
— sempre sul Corriere un articolo di A. Pieroni che, prendendo lo spunto dalla notizia che
non « angeli » ma una « famiglia
Angeli » avrebbe a suo tempo
trasportato la Santa Casa a Loreto, si interroga, riferendosi ad
un colloquio col teologo Hans
Kiinp' sulla quantità e qualità
dei possibili equivoci che stanno, almeno in parte, alla base
delle divisioni cristiane;
— un colloquio su Paese Sera
tra G. Gennari ed una sua lettrice sulla « santità » e sulla criticabile e criticata posizione cattolica in argomento;
— notizie di una iniziativa della Federazione Milanese del
P.C.I. per un incontro con metodisti e valdesi inteso a meglio
chiarire la rispettiva conoscenza ;
— una buona recensione su
Famiglia Cristiana dei « Negro
Spirituals » editi dalla Claudiana a cura di P. Ribet e F. Gini.
Niso De Michelis
9 Segnalazioni e ritagli per
questa rubrica vanno inviati
direttamente al curatore: Niso De Michelis, via S. Marco
23, 20121 Milano.
(SPR) — Il 10 ottobre, anniversario deH’inizio della lotta di
indipendenza contro gli spagnoli nel 1868, è stato scelto dai
presbiteriani cubani per avere in
tutto il paese delle riunioni sul
tema « Ricerca e contatto con
nuovi discepoli». Viene cosi ad
esprimersi un nuovo interesse
per l’evangelizzazione e la crescita numerica della chiesa. La
parola « evangelizzazione » non è
interpretata dalla Chiesa Presbiteriana di Cuba come sinonimo
di proselitismo, perché il compito dell’evangelizzazione non è
soltanto quello di avere un maggior numero di membri ma piuttosto di rinnovare tutti gli aspetti della vita e dell’opera della
chiesa. Dopo un periodo consar
orato a rideflnire la missione
della Chiesa nella nuova situazione socio-politica, la Chiesa
guarda ora ad aumentare il numero dei suoi membri per arrivare ad una fase nuova che potrebbe condurla a portare una
migliore e più creativa testimonianza nella Cuba socialista.
un’istituzione sociale dell’Africa
tradizionale sulla quale le opinioni cristiane sono furiosamente divise. I suoi obiettivi principali quali la preservazione della
razza ed il benessere del gruppo si urtano con gli aspetti negativi quali la rivalità fra le mogli e le pesanti responsabilità
dai rischi ben conosciuti.
Louise Tappa, teologa camenmese in servizio presso la sede della Ceta a Nairobi (Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa) ha affermato che « il matrimonio non è una istituzione divina ».E’ la risposta che l’uomo
dà all’ordine di Dio di riempire la terra, di perpetuare la specie umana, di vegliare sulla creazione e di mantenerla in ordine. Essendo però la popolazione
mondiale disugualmente ripartita dalla natura, tenendo conto
delle differenze sociali, le forme
del matrimonio variano da un
contesto socio-economico ad un
altro.
Albert Nyemb, teologo anche
lui del Camerún, afferma invece
che «Dio ha tollerato la poligamia, ma non l’ha autorizzata»,
questo nel contesto della discussione che ha luogo nel paese a
proposito dell’ammissione alla
Santa Cena dei poligami.
MOZAMBICO
SOS CEvAA
(BIP) — Il matrimonio monogamico è la sola forma d’unione coniugale accettata in Africa
dalle chiese (cattolica e protestante). La poligamia rimane
Dopo il drammatico appello
per un aiuto urgente a causa
della siccità e della carestia la
televisione ci ha portato altre
drammatiche notizie per le improvvise inondazioni della settimana scorsa. Dopo circa tre anni di siccità le piogge torrenziali hanno travolto il raccolto e
portato via gran parte del bestiame, causando anche molte vittime. L’appello che la CEvAA
ha trasmesso alle chiese rimane
più che mai urgente.
6
«I
d
Tf
9
24 febbraio 1984
croaaca delleValli 9
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VILLAR PEROSA ■ Oggi e domani
Atte vaffi Ààk oggi Davanti ai cancelli della Fiat
Segni
nuovi?
La solidarietà in appoggio al diritto al lavoro espressa nel pomeriggio
davanti ai cancelli della fabbrica dai rappresentanti delle comunità
Da più parti si rileva quest'anno una eccezionale affluenza ai
pranzi del 11, sia che abbiano il
carattere di vero pasto ricco nel
menu, sia che abbiano un carattere più di « agape fraterna », all'insegna della sobrietà. Potrebbe essere un segnale, un indizio
di penetrazione anche nel nostro
ambiente di quella malattia dei
pranzi che dilaga dovunque. Potrebbe però essere indice anche
di una volontà di incontro, di
fraternità, di scambio che non
deve essere considerata di per
sé superficiale e negativa ma essere valutata per quel che è: bisogno di comunicare.
Non importa dove, quando, come, con chi ma comunicare con
altre persone, essere accanto ad
altri, con altri. La chiesa, certo,
non è solo un luogo di aggrega-,
zione, un posto dove ci si incontra con altri e si soddisfa il proprio bisogno di comunità ma è
pur anche questo. E' molto di
più e di meglio ma non è meno
e senza questo elemento.
Ciò che abbiamo potuto rilevare nella nostra giornata del 17,
come l’abbiamo vissuta a Torre
Pellice, si colloca in questo contesto. Sono piccoli elementi, indizi, cose senza grande rilievo
tna che assommate e organizzate danno un clima, una sensazione. I falò del 16 sono stati, anche quest’anno, numerosi e spetlacolari, quello dei Coppieri è
stato allestito da un gruppo di
giovani, giovani davvero, che lo
hanno fatto e rifatto fino a realizzare la perfezione, e che hanno offerto il piccolo rinfresco, alla buona, come tutti gli anni,
perché si mantenga questa tradizione di ospitalità, di simpatica
serata vissuta insieme; all’Inverso è ancora un gruppetto di
giovani che hanno organizzato il
falò alla scuola convogliando il
quartiere e trasformando la serata da semplice momento di
spettacolo intorno al fuoco in
momento di fraternità nella
scuola, di vita comunitaria, coinvolgendo gli adulti e quasi portandoli a realizzare una esperienza nuova.
Nel corso del pranzo, in cui la
corale, diversamente dagli altri
anni in cui eseguiva un suo programma, ha guidato tutti nel
canto di inni, sono spontaneamente venute indicazioni e proposte. Chi ha ricordato la fondatrice dell'Ospedale, rivolgendo
un caldo appello alla responsabilità nell’oggi, di fronte al nuovo ospedale che sta per sorgere.
Chi ha scritto un saluto ai fratelli di Colonia Vaidense invitando tutti a firmare la lettera.
In che cosa vedo quel qualcosa che merita di essere segnalato? Nel fatto che i fratelli della
comunità diventano propositivi,
come si dice, cioè fanrio proposte, danno suggerimenti ma non
nel senso di quelli che stando^
fuori dicono quello che gli altri
dovrebbero fare, ma nel senso di
chi dice: io faccio questo e vi invito a collaborare. Che cominci a
sorgere una coscienza di partecipazione, dal basso (anche qui
si fa per dire « basso ») dal popolo dei credenti? Che si cominci a prendere iniziative proprie,
a gestire in proprio la vita della
chiesa? Lo spero vivamente e se
son rose fioriranno.
Giorgio Toum
La chiamano « Siberia » per
via del freddo che fa (almeno 2-3
gradi in meno rispetto a duecento metri più in su nella valle).
Di questi tempi la temperatura
scende di notte anche a —10. E’
in questa regione, sulla statale
per Sestriere, un chilometro
dopo il ponte per San Germano, che gli operai della Fìat eh
Villar, da oltre 15 giorni presidiano i cancelli della loro fabbrica. Hanno deciso di resistere
alla decisione della direzione di
smantellare la fabbrica, di inviare i macchinari a Firenze e
di trasferire parte delle maestranze a Rivalta.
Accanto al turno degli operai
che presidia i cancelli, ci sono
anche gli amministratori della
valle con i' gagliardetti dei vari
comuni, a significare la solida
rietà di tutta una popolazione
che lotta per la difesa dei posti
di lavoro.
Ad incontrare il presidio e i
componenti del consiglio di fabbrica, il 17 febbraio, è giunta anche una nutrita delegazione di
valdesi che hanno risposto all’appello della commissione distrettuale di celebrare la « festa
valdese » con un atto di solidarietà concreta verso i lavoratori.
Il past. Bruno Rostagno, sovrintendente del I distretto, ha
spiegato in un breve intervento
il senso di Questa mobilitazione;
« Il 17 febbraio 1848, i valdesi
sono stati riconosciuti a pieno
titolo come cittadini. Oggi come
cittadini di questo stato, fondato
sul lavoro, esprimiamo la solidarietà con chi lotta per poter
esercitare il suo diritto a lavo
DIBATTITI A TORRE PELLICE
La ricerca della pace
« Quali le prospettive dei movimenti per la pace per sfuggire
alla catastrofe nucleare? ». Così
era formulato il tema della conferenza pubblica tenutasi domenica 19 nel Salone Comunale di
Torre Pellice, per l’organizzazione della Commissione per la pace della Comunità Valdese, del
Comitato pace della Val Pellice
e del Comune. Ma un simile interrogativo ha immediatamente
rimandato ad altre questioni, relative alla natura variegata dei
movimenti stessi. Infatti, se, come dirà imeo Brower, del Consiglio Interecclesiale Olandese,
l’installazione dei missili Cruise
a Comiso può essere considerata
non una sconfitta del solo movimento ma una sconfitta per il
mondo intero, altri obiettivi
devono essere perseguiti. Come ha evidenziato Francis Rivers, delle Chiese Metodiste.Unite
degli Stati Uniti, il ruolo strategico dei missili di Comiso non è
tanto quello di minacciare ed
eventualmente colpire centri
strategici vitali per il Patto di
Varsavia, in URSS o nei paesi dell’est, quanto piuttosto quello di
garantire efficacia ad un eventuale intervento statunitense nell’area mediterranea, con particolare riferimento alle « zone calde » del Medio Oriente. Tali missili, per la loro caratteristica di
comportarsi come un piccolo aereo che faccia a meno del pilota,
e per il volo a bassa quota che
consente loro di sfuggire al controllo radar non trovano corrispondenti negli armamenti nucleari sovietici, essendo gli SS20
molto meno agili, e, soprattuttutto, destinati ad un tipo di conflitto che ormai non sarebbe più
limitato, ma esteso, e porterebbe
alla catastrofe senza vincitori né
vinti.
La ricerca della pace non è e
non può essere solo lotta contro
la catastrofe nucleare, la paura
delTatomica non è il solo mo
Hanno collaborato a questo
numero: Giovanni Conte,
Bruno Costabel, Ivana Costabel, Luigi Marchetti, Bruno
Rostagno, Aldo Rutigliano,
Franco Taglierò, Erica Tomassone.
tivo di impulso a un movimento che si deve porre obiettivi ben più complessi. La paura
porterebbe alla disperazione e da
quest’ultima non potrebbe nascere nulla di costruttivo. Obiettivi più concreti sono allora
quello di una necessaria « educazione alla pace », che muova dallo studio dei processi economicosociali che determinano Tingiusta ripartizione delle risorse tra
il Nord e il Terzo Mondo e dall’urgenza, a maggior ragione per
il credente, di demolire l’assurdo
concetto di « nemico ». Se la nostra sicurezza, ha ancora detto
Peyronel, non è nei missili ma
nel Dio che in Gesù Cristo si è
riconciliato con l’uomo, il credente che lotta per la pace, nell’affermazione di Furio Rutigliano
obiettore di coscienza della FGEI,
deve essere disposto a seguire
l’esempio di Gesù stesso che alla
sua epoca creò scandalo più
volte. Anche se ciò comporta
forme di disobbedienza civile
alle leggi di imo stato, nel caso
che tali leggi aprano la via a
« crimini contro l’umanità ».
Il caso dei blocchi nonviolenti
alla base di Comiso e delTobie^
zione fiscale alle spese militari
sono i più evidenti. A riprova del
fatto che il movimento per la
pace non nasce solo dagli eventi
minacciosi di questi ultimi anni
è l’intervento di Brower; il Consiglio Interecclesiale Olandese,
formato da otto chiese protestanti più quella cattolica, agisce dal
1966, e da anni ha lanciato una
campagna di sensibilizzazione a
proposito del nucleare e della
denuclearizzazione, in modo da
poter agire sul parlamento.
La lotta per la pace implica
anche una presa di coscienza
sulla via di una sempre maggiore democratizzazione. Purtroppo,
nelle parole del moderatore D.
Rochat e in quelle di Marco Armand Hugon, assessore all’istruzione e vicesindaco di Torre Pellice, da un lato in Italia il sistema accentratore dei partiti
tiene poco in conto i movimenti
d’opinione, dall’altro le amministrazioni si sentono impotenti di
fronte a questi problemi: è forse a questo duplice livello focale e di pressione come movimento d’opinione) che le comunità
dei credenti possono fare qualcosa.
Alberto Corsanl
rare. Oggi non vogliamo portare
solo solidarietà, ma prendiamo
un impegno di restare a fianco
dei lavoratori secondo le forme
che i lavoratori stessi richiederanno ».
Marco Bounous, del consiglio
di fabbrica, ha illustrato i motivi della lotta ed ha aggiunto che
finora ciascun lavoratore ha perso per ore di sciopero circa 350
mila lire; « E’ come la lotta di
Davide contro Golia, _ all’apparenza tutto è contro di noi. Per
i giornali nazionali non facciamo notizia, tutti ci danno per
perdenti. La vostra presenza qui
ci dà forza e chissà che ancora
una volta le cose deboli del inondo non svergognino le forti ».
Poi altri operai hanno informato della discussione in corso
se iDisogna o meno acquistare a
pagamento una pagina della
«Stampa» (18 milioni) per informare sulla situazione. _
Perplessità hanno manifestato
su questo aspetto il vice sindaco
di Perosa e il sindaco di Pomaretto: « Bisogna — hanno detto
— -rivendicare una corretta informazione senza dover giungere a pagarla. Proponiamo il boicottaggio della ’Stampa’ per una
settimana. Nessuno compri questo giornale se non dà una informazione corretta ».
« Non mi stupirei — ha detto
poi Ilario Coucourde, portando
la solidarietà dei pensionati —
che l’esasperazione porti poi i
lavoratori ad adottare altre e
più clamorose forme di lotta come il blocco della statale. Lo facevamo anche noi ai nostri ternpi quando bloccavamo, inseguiti
dai carabinieri, con tronchi di
albero la tramvia. Nessuno voleva questo, ma eravamo costretti dalla situazione a farlo. I ternpi oggi sono cambiati, e speriamo nella mediazione della Regione e dei parlamentari ».
« Una mediazione che ci sarà
— ha promesso Daviero, presidente della Comunità Montana
— perché già giovedì prossimo
vi sarà un incontro tra Regione
e direzione FIAT e speriamo che
da quell’incontro si esca con
qualcosa di positivo ».
« Per ora — aggiunge un operaio del consiglio di fabbrica ^—
i segnali sono negativi. La Fiat
ha denunciato al comune che abbiamo costruito un ricovero abusivo (un garage prefabbricato)
per difendere il presidio dei lavoratori dal freddo. Segno che
vuole andare allo scontro ».
« Se vince la Fiat non ci rimane che emigrare » dice un altro
operaio. « Non fatevi illusioni —
risponde Giovanna Pons, pastore valdese a Zurigo — non c’è
possibilità di lavoro all'estero:
anche Lt c’è la ristrutturazione
che vuol dire licenziamenti. Lottiamo nui finché si può ».
Arnaldo Tron, operaio della
RIV e membro della chiesa valdese di Perrero, in conclusione
commenta la giornata: « La nostra chiesa è divisa ed ha vane
opinioni politiche, ma questo
fatto ci ha unificati. Le varie
componenti sono qui og^i a portarvi la nostra solidarietà. Di
fronte all’uomo, alle famiglie
che soffrono, la chiesa tutta riscopre il messaggio cristiano
della solidarietà e dell’affermazione della giustizia ».
Poi ancora interventi e capannelli di persone che discutono, ed alla fine alla spicciolata
tutti se ne vanno a casa. Rimangono gli operai del picchetto che
raggiungono il loro rifugio abusivo di lamiera. Fuori cii sono
8 gradi sotto zero.
Giorgio Gardiol
Radio Torino Popolare ha promosso
un concorso fotografico per fotografi
non protessionisti sul tema; • Lavoro
posseduto. Lavoro desiderato ».
il concorso, che si tiene in collaborazione con la Federazione unitaria
CGIL-OISL-UI'L di Torino e sotto il patrocinio degli Assessorati al Lavoro e
alla Cultura della Provincia di Torino
e delia Regione Piemonte, nonché degli
Assessor8rti al Lavoro e alia Gioventù,
del Comune di Torino, rappresenta una
proposta di indagine sul lavoro attraverso immagini capaci di raffigurare
gii uominij|avoratori sia nei momenti
collettivi di produzione sia durantp il
riposo, io svago, la vita in famiglia.
Le fotografie, che dovranno pervenire
a Radio Torino Popoiare tvia Baibaroux
43 . 10122 Torino) entro il 15 marzo
prossimo, verranno esposte al pubblico nel corso di una mostra che avrà
luogo a Torino durante i mesi di aprile
e ' maggio 1984 e che ospiterà anche
una sezione per opere sullo stesso tema realizzate da fotografi professionisti. Nel corso della esposizione verranno pure designati i vincitori del
concorso.
La mostra diventerà quindi itinerante
e toccherà i principali capoluoghi italiani. Rimane emblematico che la manifestazione prenda le mosse da Torino, una città che più di altre sente ii
problema del lavoro, e che, a Torino,
le fotografie vengano esposte in una
officina, ia ex Lancia ricambi, così rappresentativa del contributo della città
al mondo del lavoro.
AMNESTY INTERNATIONAL
TORRE PELLICE — Dal 22 al 29
febbraio sarà esposta nell'atrio del
Municipio una Mostra fotografica su
iniziativa del Nucleo Soci Val Penice » di Amnesty International.
Dibattiti
LA PACE IN MEDIO ORIENTE
PINEROLO — Organizzato dal Comitato pace e disarmo in collaborazione col Comune, martedì 28 febbraio
alle ore 21 presso l’Auditorium Comunale di Corso Piave si terrà un dibattito sui tema « La pace in Medio
Oriente ». Interviene mons. Capucci.
Conferenze
VILLAR PELLICE — Martedì 28 febbraio alle ore 21 si terrà presso la
Sala Consiliare dei Municipio, via 1“
Maggio, una riunione nel corso della
quale verrà trattato in particolare il
tema: » Criteri generali nell'alimentazione del bestiame » a cura del Veterinario Dott. Stefano Gatto.
Segnalazione
PEROSA — La Comunità Montana
Valli Chisone e Germanasoa in colla
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re la permanenza in zona climatica d
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10
10 cronaca delleValli
24 febbraio 1984
UNA GIORNATA DI STUDIO DELLE COMUNITÀ’ DI BASE DEL PIEMONTE
Coscienza del peccato, bisogno di perdono
Tra la Chiesa che ripropone il sacramento della confessione in un quadro di restaurazione e
i fedeli che lo disertano resta aperto il problema di una risposta al messaggio evangelico
Dodici anni or sono era apparso a Pinerolo un opuscolo
dal titolo^ « Dobbiamo ancora
confessarci? »: conteneva stimoli nuovi per il mondo cattolico,
inviti a riflettere su uno dei punti^ più discussi della dottrina e
più abbandonati nella prassi; offriva forme e modi diversi per
inféipretare l’esperienza del perdóno. Agli anni del fermento e
della ricerca appassionata è subèntrata, come in tanti altri
cafripi, la restaurazione; poco più
df Un anno fa Giovanni Paolo II
Ma'' ricMamato all’osservanza rigó^Sa deH’insegnamento tradiziólntàle, e tutto il magistero insiste sul sacramento della confessióne senza alcuno spiraglio
apèrto sulle riflessioni nel frattempo maturate.
I risultati sono noti: la stessa
Chiesa cattolica lamenta la diserzione in massa dalla confessione
auricolare, ma evita di confrontarsi sulla materia. I fedeli sono
sottratti alla ricerca, ma abbandonano l’esperienza sacramentale. Intransigenza da un lato, indifferenza dall’altro continuano
a soffocare il messaggio cristiano.
Domanda di perdono
Eppure una « domanda » esiste anche in questo campo, e continua a cercare risposte che non
siano né l’abbandono né il dogmatismo. La psicanalisi e la psicoterapia hanno pensato di offrire una risposta laica ai sensi
di colpa e di frustrazione, sono
fioriti i parallelismi tra il lettino ed il confessionale. Ma l’ansia di riconciliazione non è solo
ima nevrosi, così come il peccato non è solo una contravvenzione.
Per offrire materia di rifiessione a questa domanda, è stata organizzata, domenica 12 febbraio, una giornata di studio,
indetta dalla segreteria regionale delle comimità di base del
Piemonte. « Una giornata che
non è contro nessuno ma è per
tutti » ha spiegato in apertura
don Franco Barbero della comunità di base di Pinerolo; ed
un tema che va ben oltre il nerimetro del sacramento della
confessione, per investire l’essenza stessa della vita del credente, il suo costante sentirsi
peccatore, e la sua quotidiana
possibilità di riconciliarsi con il
Padre.
200 laici attenti,
nessun sacerdote
Se la giornata voleva essere
« im contributo alla ricerca ed al
dialogo », l’obiettivo è stato raggiunto solo in parte. Nessun sacerdote presente, nessun rappresentante della Chiesa cattolica.
Ma almeno duecento persone
nella sala dell’Auditorium pinerolese, come raramente accade
di vedere per temi di questo genere. E persone attente, motivate, per lo più affascinate dal
sentir comporre dal rigore scientifico dei relatori quelle intuizioni emotive e disorganiche che
ciascuno porta dentro quando la
verità ufficiale non lo sazia più,
ma i suoi limiti culturali non
gli permettono ancora di superarla.
Le relazioni, d’altro canto, sono state di altissimo livello culturale e spirituale. Giuseppe Barbaglio, teologo della comunità
di base di San Paolo in Roma,
e il prof. Bruno Corsani, docente di Nuovo Testamento alla Facoltà valdese di teologia, hanno
dimostrato come la scrupolosa
ed appassionata fedeltà ai testi
rappresenti veramente la vanga
con la quale spezzare le incro
stazioni, rimuovere le scorie e
far riemergere il messaggio
evangelico nella sua lucida integrità e potenzialità.
La riconciliazione
è un dono
Il discorso della conversione
e del perdono — ha esordito
Barbaglio — è un discorso teologico prima che moralistico. La
riconciliazione non nasce da un
atteggiamento di penitente dell’uomo, ma è un dono che ci
precede. La « caris tu theù » (la
grazia gratuita di Dio) anticipa
la « caris to theò » (la nostra
risposta virtuosa a Dio). Il perdono come dono è esso stesso
l’oggetto della buona novella.
Dio assume l’iniziativa prima
del nostro pentimento, perché
è Lui che introduce un fatto nuovo nella nostra vita stagnante.
L’appello alla conversione nasce
direttamente dalTannuncìo: « il
Regno di Dio è vicino, convertitevi ». Non è la nostra domanda
a sollecitare la risposta misericordiosa di Dio, ma è l’ascolto
concreto del Vangelo che provoca esso stesso alla presa di coscienza del nostro peccato di
fronte a Dio.
Muovendo da questa angolatura, l’orizzonte si allarga smisuratamente. Il peccato, nel Nuovo Testamento, non è la trasgressione di codici etici o culturali, ma è la distanza nostra
originaria di fronte all’appello
di Dio. Perciò è la stessa celebrazione eucaristica, intesa come
momento nel quale l’uomo si
colloca di fronte alla Parola, che
diventa fatto penitenziale, perché anima la presa di coscienza di questa nostra distanza.
Barbaglio non ha mancato di
sostenere con testi il suo enunciato; ed ha ricordato Mt. 1: 21,
dove il nome di Gesù è spiegato
etimologicamente con il richiamo all’essenza del Cristo, « colui che salverà dai peccati ». Anche Mt. 9, chiudendo la vicenda
del paralitico salvato, mostra
una folla ammirata di Gesù perché ha fatto vedere cose meravigliose; ma l’evangelista è colpito soprattutto dal perdono dei
peccati, e glorifica Dio perché
« aveva dato un tale potere agli
uomini ».
Dunque, se il potere non è dato a Gesù soltanto, ma all’intera
collettività aggregata intorno al
Figlio dell’uomo, è segno che
tutti i credenti in lui posseggono questa « capacità ». Dunque,
il potere di perdonare i peccati
non è un gesto magico con cui
si cancella un fatto circoscritto,
ma è 1’« exusìa » (la capacità, la
possibilità) di far crescere gli
uomini, sollevandoli dalla loro
condizione di peccato attraverso
l’annuncio.
L’offerta del perdono
La novità del Cristo sta in ciò,
che anche la comunità giudaica
accoglieva i peccatori, ma sólo
dopo il rito penitenziale che li
purificasse; Gesù, invece, accosta gli uomini quando sono ancora peccatori (cfr. Mt. 9, 10), e
colloca il perdono non alla fine
di un processo penitenziale rigoroso, ma all’inizio di un’offerta.
A questa stregua, anche la conversione (« metànoia ») non è un
fatto istantaneo e definito, ma
una « possibilità » nuova aperta
da Gesù: conversione e riconciliazione non nascono cioè da
un’iniziativa dell’uomo, ma sono
l’oggetto stesso del lieto annimcio, l’apertura di orizzonti prima chiusi. Ed anche Paolo ben
percepisce che il peccato è ormai « ciò che si colloca al di
fuori di Cristo ». E’ Cristo stes
so che, esistendo ed annunciando il Padre, fa venire in luce il
peccato, questo male oscuro che
è il nostro costruirci senza finestre e senza porte. E’ Cristo il
codice sul quale individuare le
nostre mancanze, il codice della
gratuità e dell’amicizia che precede.
Diversa, ma efficacemente complementare, l’impostazione di
Corsani. Egli ha deliberatamente circoscritto la sua indagine ai
tre passi controversi del Nuovo
Testamento che si riferiscono al
potere di sciogliere, o di rimettere o di perdonare i peccati, e
li ha sottoposti ad accurata ricerca esegetica.
Corsani ha preso le mosse da
Mt. 16: 19 («tutto ciò che avrai
legato sulla terra sarà legato nei
cieli, e tutto ciò che avrai sciolto
sulla terra sarà sciolto nei cieli ») ed ha verificato innanzitutto che cosa significhi l’immagine
dello sciogliere e del legare nel
linguaggio e nella cultura veterotestamentaria.
Lega o scioglie la decisione
dottrinaria degli scribi, quando
dichiara qualche cosa proibita o
consentita. Lega o scioglie la disciplina comunitaria, quando
espelle o raccoglie qualcuno dei
suoi membri. Lega o scioglie il
perdono di Dio nei confronti dei
peccatori (e non a caso la traduzione interconfessionale volge
il testo matteano in « tutto ciò
che dichiarerai proibito... tutto
ciò che permetterai... »).
La confessione
di Pietro
Il contesto in cui Matteo si
esprime, poi getta ulteriore luce sulla frase controversa. Il
cap. 16 inizia con due episodi
che hanno per argomento l’incredulità da cui era circondato
Gesù. I farisei non sanno riconoscere Gesù; il suo tempo è un
tempo incandescente, nel quale
occorre decidersi; ma essi non
sanno farlo. E neppure i discepoli lo sanno, sebbene poco prima si sia verificato il miracolo
del pane.
Sullo sfondo di questi due
gruppi insensibili Gesù none la
domanda « chi dite che io sia »;
e Pietro confessa la sua fede,
che trascende le mediocri risposte della gente. Di qui la benedizione e le promesse di Cristo
a Pietro: non perché ne voglia
fare un cano gerarchico, ma perché egli ha avuto la prova che
« il Padre ti ha rivelato questa
verità ».
Dunaue le assicurazioni date
da Gesù (l’edificazione della
Chiesa su ouella nietra, il conferimento delle chiavi del regno,
la possibilità di sciogliere o legare) non sono fondate su una
umanità singola e prescelta, ma
sulla constatazione che il Padre
ha parlato in Pietro: e poiché
Pietro ha capito egli è la vera
pietra. E’ l’aver penetrato la profondità dell’annuncio quello che
lo renderà capace di annunciare
a sua volta il Regno, di individuare ciò che è bene e ciò che
è male, e di detenere le chiavi
del Regno perché soltanto chi
riceverà anch’esso l’annuncio sarà legato o sciolto, secondo la
sua accettazione.
Anche i noti passi omologhi
di Mt. 18: 18 e di Gv. 20: 23 sono
stati sottoposti ad eguale approfondita disamina e solo esigenze
di spazio impediscono di dame
conto compiutamente. Ma anche
in questa esegesi è tornato lo
studio attento delle espressioni
« perdonare » e « ritenere »; è
emersa la novità del plurale
(«tutto ciò che voi legherete o
scioglierete »l segno di una capacità conferita non solo ad un
uomo, e neppure soltanto agli
apostoli, ma ai discepoli tutti.
Ed è affiorato come il potere di
rimettere non è affidato a degli
uomini, ma alla centralità della
fraternità, che, ove sia percepita
nel suo valore « eversivo » dell’uomo vecchio, libera e scioglie
da esso in modo definitivo.
il peccato è
lontananza da Dio
Nel pomeriggio il dibattito è
proseguito presso i locali del
Tempio Valdese. Un dibattito
ora entusiasta, ora smarrito;
fatto di tanti « vissuti » sofferti
e di perplessità di fronte ad orizzonti che appaiono persin troppo
abbaglianti. Dunque esiste il peccato e non più i singoli peccati?
E chi ci fa garante che questa
liberazione avvenga e non sia
illusoria? E come verificare se
si è veramente compreso l’annuncio, come sapere quando il
peccato è superato e non soltanto accantonato; come accertare
quale è il peccato della nostra
stagione?
L’etica della responsabilità non
si impara in un giorno: è quanto ha cercato di sintetizzare, alla fine, don Franco Barbero. Il
perdono è im processo con cui
Dio investe la nostra vita, anziché un momento folgorante di
annullamento del passato. Sua
espressione è lo Spirito, il vento che ci sospinge lungo la storia. Non sono morti né superati
t peccati: è il peccato ad essere
stato distmtto da Gesù nelle-sue
radicali possibilità di vittoria.
Per merito del suo annuncio viviamo ora in un orizzonte aperto: ma il peccato conserva tutto
il suo peso ( « non avete ancora
lottato fino al sangue »). Così noi
viviamo tra un « già » e un « non
ancora »; sappiamo e crediamo
che il peccato sarà vinto: ma
solo se lottiamo ogni giorno per
riconoscerlo e per vincerlo.
Elvio Passone
A. D’AUBIGNE’ E I VALDESI
Una libertà, per la
quale si può morire
Con accenti e sfumature diverse abbiamo tutti ascoltato oppure fatto discorsi durante il 17
febbraio, sulla libertà del popolo valdese. E ovviamente lo
abbiamo fatto partendo dall’evento storico di 136 anni fa collegato allo statuto albertino. Ma
della libertà dei Valdesi se n’è
parlato anche prima del fatidico 1848. Se n’è parlato in altri
termini, come di uno scopo da
raggiungere e per cui vale la pena di morire.
Tra le diverse voci del passato che si sono alzate a difendere la battaglia per la libertà del
popolo valdese vorrei segnalarne
una poco nota. E’ la voce del
grande poeta del Rinascimento
francese Agrippa d’Aubigné ^
(1552-1630) la cui lapide funeraria fa bella mostra di sé — come mi ha indicato l’amico svizzero Jacques Picot — nella cattedrale di St. Pierre a Ginevra: il
tempio dal quale Calvino si rivolgeva alla popolazione. D’Aubigné, questo Dante o se preferite il Milton dell’epopea calviniana, nel suo grande poema
tragico — scritto nel pieno delle guerre di religione — accenna due volte al popolo valdese.
Nel « Les Tragiques », un poema scritto di fronte all’orribile
strage degli ugonotti accorsi a
Parigi per festeggiare le nozze
di Enrico di Navarca e Margherita di Valois, d’Aubigné cerca di
ordinare i fatti sanguinosi del
suo tempo proponendone una
singolare lettura teologica.
Se di tutta la Riforma in Francia ci fosse rimasta soltanto la
poetica testimonianza di d’Aubigné ce ne sarebbe abbastanza
per capire che la Riforma ha
significato non soltanto una fede diversa ma anche la lotta per
una nuova libertà. Ma veniamo
al punto che ci tocca da vicino.
Nella prima edizione del « Tra
giques » compare una prefazione in cui l’autore si rivolge ai
lettori e parla loro di: « un vieil
pasteur d’Angrogne », probabilmente è il pastore Etienne Noel
che fu ad Angrogna tra il 1555
e il 1562. Il secondo punto in cui
si fa esplicita menzione dei Vaidesi è nella lunga dedica che
l’autore (forse in questo seguendo un vezzo deH’epoca) dedica
al suo stesso poema. E scrive:
« Vallons d’Angrogne bien heureux, / Vous bien-heureux les
mal-heureux, / Séparants des
fanges du monde / Vostre chrestienne liberté, / Vous deffendez
à coups de fonde / Les logis de
la Vérité ».
(Felice vallata d’Angrogna /
Felici voi disgraziati / Separanti dal fango del mondo / La vostra libertà cristiana / Voi difendete a colpi di sciabola / I
luoghi della Verità).
Agrippa d’Aubigné aveva forse letto 1’« Histoire mémorable
de la guerre faite par le Due de
Savoye Emmanuel Philibert contre ses subjects des Vallées d’Angrogne, Perosse, S. Martin... »
pubblicata, con ogni probabilità. a Ginevra nel 1551? Penso
di sì. Certamente era informato
sulle persecuzioni occorse ai
Valdesi. E nella sua travolgente
lettura teologica in sostanza ci
ricorda che i martiri valdesi non
sono morti invano: la battaglia
per la libertà, come la verità
evangelica, sono patrimonio di
tutta l’umanità. Ultima osservazione: nell’edizione italiana che
ho sottomano non c’è prefazione, né dedica. Così il riferimento
ai Valdesi e alla Riforma in Italia cade. Peccato.
G. Platone
^ Agrippa D’Aubigné, Les Tragiques, edit. Ch. Read, 1872 Paria
Agrippa D’Aubigné,
BUR, 1979 Milano.
Poema Tragico.
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GIUSEPPE GRIVA
FABBRICA • ESPOSIZIONE
Via S. Secondo, 38 - PINEROLO - TeJ. (0121) 201712
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11
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24 febbraio 1984
cronaca delleVaUi 11
I GIORNI PRIMA
L'attenzione silenziosa con cui gli
spettatori vedono il film «Il giorno dopo»
è forse la miglior dimostrazione del realismo e delia credibilità con cui il regista ha raccontato la vita e la morte
durante e dopo lo scoppio delie armi
nucleari.
Il commento più diffuso ail’usoita è:
« Probabilmente la situazione sarebbe
ancora peggiore ».
E così dopo aver potuto vedere, per
3.500 lire, come il regista di « Wargame » immagina un allarme nucleare
sventato all'ultimo momento, sempre
per la stessa somma abbiamo potuto
assisteire a cosa può succederci se
l'allarme non viene sventato.
Ed ora?...
Sarebbe ben sconsolante se le conseguenze fossero solo 7.000 lire in meno e qualche commento pesante in più
verso i Governanti-super.
Sempre meno si può far finta di non
sapere, si può evitare di informarsi, si
può non pensare e non agire.
Non bastano per pensare, e per agire di conseguenza, i morti delle guer.re convenzionali » e delle invasioni
militari, le vittime delle dittature e
deile ingiustizie internazionali?
Continueremo a consumare anche
questo assieme alla Coca-Coia, alla
Vodka o alio stile made in Italy?
Ed il governo italiano da che parte
sta?
E noi?
Con queste premesse possiamo esser
sicuri che non potrebbe mai accadere
anche una guerra nucleare?
I dubbi rimangono.
Da parte nostra vi invitiamo ad unirvi
a tutti coloro che il 17 marzo si troveranno a manifestare contro rinstallazione dei missili a Comiso.
Cordiali saluti.
Enzo Alessio, Luciano Cerbi, Tiziana Pavera, Giorgio Toje, Eros
Long, Luciano Griso, Silvina Bruera, Carlo Bianco, Pinerolo
CONTRO LA
DROGA
Alcuni fatti accaduti in questo primo
mese del 1984 ci spingono a ritenere
indispensabile una presa di posizione
sulla questione delia tossicodipendenza.
Vogliamo prendere come spunto per
affrontare la questione due avvenimenti
che ci riguardano da vicino perché accaduti nella nostra regione: ad Andezeno e a Valenza Po. Vogliamo brevemente ricordarli. Ad Andezeno il sindaco democristiano ha lanciato una
crociata contro l'insediamento di una
comunità di tossicodipendenti in una
cascina dell'USSL sul territorio comunale. dichiarando che l'appoggio di cui
dispone dalla popolazione lo porterà
anche ad indire un referendum contro
il progetto del gruppo Abele. Progetto
che prevede semplicemente la nascita
della comunità con la presenza di appena 6 ragazzi minorenni, ma evidentemente la « città pulita » pensa alla venuta degli ex tossicodipendenti come
all'arrivo della droga. Il secondo fatto
è avvenuto a Valenza Po. La madre di
un giovane di 27 anni, tossicodipendente da 10, ha ucciso il figlio dopo una
discussione, nella quale il figlio le aveva dichiarato di aver bisogno di molti
soldi per trasferirsi a Milano, la mecca dell'eroina, e vivere in quella città
come spacciatore. Pochi giorni prima
una sentenza di tribunale condannava
ad una pena esigua un'altra madre per
on omicidio slmile.
Questi fatti che qui ricordiamo hanno riportato In evidenza il problema
della tossicodipendenza, quello però
che noi vogliamo dimostrare è che II
problema è talmente drammatico che
ha bisogno di una continua attenzione
da parte dell'intero corpo sodale-politico del Paese e non deve emergere
solamente In casi come questi.
Il ragionamento che facciamo è nell'evidenziare la gravità del problema,
per questo ci aiutano alcuni dati che
■ci sembra importante vengano denunciati. Il Censis ha steso un rapporto
« sulla diffusione della tossicodipendenza e sulle quantità degli interventi
pubblici e privati in Italia » per conto
del ministero degli interni. Da questo
documento vogliamo riportare alcuni
dati e opportuni ragionamenti. Il primo
dato è che sono almeno 200.000 in Italia I ragazzi che si « bucano ». Hanno
una età compresa tra i 20 e i 25 anni,
ma c'è un abbassamento vertiginoso
dell’età del « primo buco ». Nei quartieri ghetto delie grandi città non è raro
trovare ragazzini di 12 o 13 anni che
hanno già esperienza di eroina.
La droga più diffusa è l'eroina ma
sul mercato sono presenti massicciamente anche altre sostanze, dagli psicofarmaci alla cocaina. Queste sostanze sono ormai diffuse a tutto il territorio nazionale, e non più solo ai centri medi e grandi. I giovani che entrano in questo mondo non hanno più caratteristiche specifiche, non è più infatti la situazione familiare, le condizioni ambientali o territoriali, lo status sociale o personale a rappresentare una possibile condizione di rischio.
La droga diviene sempre più, nell’universo dei consumi, una merce come
un'altra. La personalità di chi imbocca
la strada dell’eroina appare sempre
più fragile, priva di contenuti, caratterizzata da profonde incertezze e mancanze di identificazioni. Sono sempre
più numerosi quelli che cercano una
compatibilità tra vita « normale » e
uso di droga. Nasce il « consumatore
integrato » che pensa cioè di poter riuscire a controllare il tempo del consumo. Sono aumentati quindi i consumatori saltuari rispetto ai tossicodipendenti. Anni fa probabilmente su 10
consumatori c'erano 8 tossicodipendenti, oggi invece, su 10 ci sono solo 3
o 4 tossioodipendeinti. E’ aumentato allora il numero delle persone che .« amano provare ». Questo fatto di grande
diffusione è particolarmente grave in
quanto non è assolutamente così semplice rimanere per sempre un consumatore saltuario, è anzi molto facile
cadere nella dipendenza. Vogliamo ricordare a questo proposito un altro
fatto di questi giorni: il ricovero di circa 40 giovani, negli ospedali della zona
di Ferrara e Rimini per intossicazione
da stricnina, fa maggior parte di questi
non sono tòssicodipendenti ed erano
sconosciuti ai centri per tossicodipendenti. Questa è la dimostrazione della
trasformazione nell’uso di eroina nel
Lenso specificato prima, ma non solo.
L’immissione nello spaccio in tutta Italia del Nord di alti quantitativi di eroina tagliata con stricnina (causa dei ricoveri di Ferrara e Rimimi), segnalata
anche dal ministero degli interni, ha
messo in luce il problema dell'uso di
altre so-tanze oltre .l’eroina. Prima fra
tutte la cocaina che sembra sempre
più venga a sostituire l'eroina. Nel caso
di cocaina iniettata gli effetti sono devastanti: l’intossicazione può manifestarsi nel giro di poche settimane aumentando il rischio di overdose: la
sostanza crea un effetto che dura
circa 15-20 minuti e quindi in situazione di dipendenza richiede un ritmo frenetico di buchi e quindi dì spesa.
Ma non vogliamo andare oltre. Ci
sembra che la durezza di questi dati
e questa breve citazione sugli effetti
di una delle sostanze siano sufficienti
di per sé a disegnare la drammaticità
del quadro che abbiamo di fronte e
che una popolazione giovanile è costretta a vivere. E’ da questa realtà
terribile che vogliamo lanciare un appello.
Molti di noi, giovani e non, vivono
un impegno sulle questioni del disarmo
e su questo argomento si sono ritrovati, alcune volte al di là delle Ideologie
e degli schieramenti, a fianco di migliaia di altri per la difesa della pace.
Se questo Impegno ha portato migliala
di persone nelle piazze per paura di
una futura morte totale, perché questo
impegno non ci può portare a mobilitarci contro la morte di oggi? Perché
data la vastità di tale fenomeno, quale
è la tossicodipendenza, non si può raccogliere uno schieramento e una mobilitazione così grande come su altre
questioni? Ma forse le risposte a queste domande si trovano nella indifferenza, caratteristica della società attuale che sempre a causa delle scelte di
pochi mette in difficoltà I molti, soprattutto se giovani, che vengono lasciati
senza un futuro di lavoro, di sicurezza,
di pace. Questa è questione di civiltà
che si scontra con l’Imbarbarimento delle istituzioni che dal paese reale sono
sempre più slegate, è questo il signifioato di tutti I provvedimenti che tagliano sempre le spese sociali e aumentano quelle militari e gli interessi di pochi. Ma per non finire alle que
stioni generali, pur determinanti e per
rimanere al concreto della questione
della tossicodipendenza, come Democrazia Proletaria lanciamo un appello perché immediatamente ogni istanza sociale-politica-istituzionaie dia un contributo chiaro e concreto su questa
questione a livello locale. Da parte
nostra ci impegniamo ad iniziare un intervento di denuncia che toccherà alcuni punti importanti quali: i meccanismi dello spaccio, l’emarginazione del
tossicodipendente, le possibili risposte
sociali.
Ringraziamo per lo spazio concessoci
dagli organi di stampa.
Democrazia Proletaria, Pinerolo
Doni raccolti da CIOV nei mese di
novembre 1983
Pro Ospedale Valdese
di Pomaretto
L. II4.OCO: RIV Meccanica Villar Perosa, in mem'. di Bertolino Caterina.
L. 100.000: Paganone Bianca, S. Germano, ricordando mio marito 11 Dr.
Martini; In memoria di Leo Summermatter, la moglie.
i. 60.000; Ugo, Laura, Gino Bounous
e fam., S. Germano, ricordando Eraldo
Bounous.
L. 50.000: Gli zii Baret Emilio, San
Germano, in mem. nipote Griot Liliana
in Oomba; La moglie di Donini Osvaldo, Perosa Argentina; Marcato Pasqua,
Perosa Argentina; Matheoud Giov. Battista Celestino, Pragelato; Gerlin Anna,
Perosa Argentina, in mem. marito Gujot Emilio; Peyran Marcello, Maniglia;
Avondetto Domenica, Pinerolo; Long Eli,
S. Secondo di Pin., in memoria di
Long Alessandrina.
L. 40.000: 1 compagni di lavoro di
Bounous Claudio, in m|tn. del padre
Bounous Eraldo.
L. 30.000: Gialero Lidia Ved. Long,
Pramollo. ‘
L. 25.000; Pontet Remigio, S. Germano Chisone; Gli amici del Centro d’incontro di S. Germano, ricordando Eraldo Bounous.
iL. 20.000: Romano Alfredo, Prarostino; In mem. di Pascal Grill Amandina,
la figlia Grill Jolanda, Pomaretto: Giordano Alessandrina, Villar Perosa; Pons
Enrico, Pomaretto.
t. 10.000: S. S. Simona, in memoria
■di Liliana Griot Comba; Gardiol Emanuele e Mary, Prarostino, ricordando
i loro cari.
Pro Ospedale Valdese
di Torre PeIJice
Pro Rifugio « Carlo Alberto ;
to Rivoiro, San Secondo di Pin.; Bruno
Eugenia, Pinerolo; BermO'tvd Secondina,
P rosa Argentina, In mem. di Ghigo
Luigi; In memoria di Peyrot Giovanni
Enrico, la moglie e la figlia. Villasecca.
t. 30.000: dot Alberto e Giovanna,
Villasecca; Fam. Beux, Long, Petrone,
S. Germ., ricordando Ida Travers Long.
i. 25.000: Long Margherita, Pomaretto, in mem. del marito dot Emilio; Grill
Margherita ved. Massel, Villasecca.
L. 22.000; Turina Chiaffredo, San Secondo di Pinerolo.
L. 20.000: Galleon Angelo, Meano,
Perosa Argentina; Tron Ida, Massello:
Richiardone Maria, Perosa Argentina;
Gallian Angelo, Perosa Argentina.
L. 10.000: Alma Revel Rostaing, Villasecca, in mem'. di Guido Boccassini;
Peyronel Fanny, Villasecca; Tron Enrico, V'illaseoca.
Pro Istituti Ospitalieri
Valdesi _
iL. 10.000: Jourdan Maddalena, Asilo
S. Giovanni, in mem. dei miei cari.
1. 100.000: in mem. di Leo Summermatter, la moglie.
L. 50.000; In memoria di Paschetto
Renato, Prarostino, la famiglia; Rostan
Alice, Torre Pei lice, con riconoscenza.
■L. 20.000: Avondetto Bruno, Aurora,
Prarostino, in mem. di Edi e Matilde
Mori; Romano Alfredo, Prarostino.
iL. 20.000: Romano Alfredo, Prarostino.
t. 10.000; Gardiol Emanuele e Mary,
Prarostino, ricordando i loro cari; Tiziana e Paolo Rivoiro, S. Secondo, ricordando Il caro papà.
Doni raccolti da CIOV nel mese di
dicembre 1983
Pro Ospedale Valdese
di Torre Pollice
iL. 232:500: Eleonor Montaldo, Qssining (USA).
L. 200.000: Roberto e Paola Peyrot,
Torre Pellice, in mem. della mantma
Emilia Albarin; Luigi Rigogliosi, Carimate, in mem. della zia Angela.
t. 100.000: in mem. di Luigia Pons,
la sorella Anna Enrichetta Pons, Torre
Pellice.
t. 81.000: In mem. di Lorenzo Fra
schia: i figli e le figlie. Torre iPeliMce
L. 51.000: I Vicini di casa, in mem
della Sigjra Laura Pozzo ved. Periolatto
1. 50.000: Giulia Giordano, Torre Pel
lice; Grand’maman Belllon, in mem
di Guido Boccassini; Margherita Gay
Meynier, Milano, in mem. Dr. Gustavo
Comba.
1. 20.000: Ferrino G. e L., Torre Pellice.
L. 10.000: Adelina Meynet, Torre Pellioe, in mem. dei miei cari.
Pro Istituti Ospitalieri Valdesi
L. 335.000; Offerta da parte del personale medico, pairamedlco ed amministrativo dei Dispensario Gentrale, Torino, in ricordo dell’i'ndiimenticabiie Dr.
Emilio Peyrot.
L. 250.000: In ricordo di Emi: Caterina Peyrot, Maria Grazia ed Alberto
Peyrot, Maria Teresa e Guido Peyrot,
Ester ed Aldo Macri, Torino.
L. 125.000: Costabello Alfonso, Cuneo,
in mem. dei genitori Alberto ed Elena
Costa'bello e dei fratello Dino.
'L. 120.000: Chiesa Evangelica Valdese di Susa.
i. 100.000: Tina Costabello, Novara,
in mem. del marito Lino Costabello.
L. 25.000: N. N.
« I miei giorni sono in tua
mano » (Salmo 31: 15)
Nel suo 81“ anno è mancato airaiietto dei suoi cari
Werner Schellenbaum
Ne danno il triste annuncio la moglie Irma Jabier, di figlio Franco con
la moglie Anna Rostan, i nipoti Paola,
Luisa, Cristina, Marco, cognate, cognati e parenti tutti.
Genova Nervi, 16 febbraio 1984
Pro Ospedale Valdese
di Pomaretto
L. 1.196.000 (D.M. 2.000); Dagli Amici di Germania.
L. 155.000: Eleonor Montaldo, Ossining (USA).
■L. 100.000: Ararne e Coucourde, Pinasca; Lantelme Filomena Serafina, Pragelato; Lilia Girardet, Roma, grata per
l’assistenza ricevuta.
i. 70.000: Falco Cesare, Pinerolo,
in mem. della moglie Seri Jolanda.
iL. 60.000: Peyronel Maria ved. Verse, .Viilasecca.
L. 50.000: Barai Oreste, Riclaretto di
Perrero; Pitón MariuCcia, Roure; Papà
e mamma, in mem. di Mario e Rober
Chiotti, 14 febbraio 1984
RINGRAZIAMENTO
« ...In pace io mi coricherò e
in pace dormirò, perché tu solo,
o Eterno, mi fai abitare in sicurtà... » (Salmo 4: 8)
I familiari di
Maria Teresa Giordano
ved. Genre
di anni 77
ringraziano il pastore Renato Coisson,
n dott. Peyrot Teodoro per l’assistenza prestata e tutti coloro che hanno
manifestato la propria simpatia cristiana in occasione della morte della
loro cara.
PomarettOj 11 febbraio 1984
RINGRAZIAMENTO
(c UEterno è il mio pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
I familiari dì
Alessio Ricca
ringraziano sentitamente tutta l’équipe
medica ed infermieristica dell’Ospedale Valdese, la cara Jeanne e tutti coloro che hanno partecipato al loro dolore.
Angrogna, 16 febbraio 1984
RINGRAZIAMENTO
a UEterno è il mio pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
Le famiglie Tron - Bleynat nella impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano dal profondo del loro cuore
tutti coloro che con la loro presenza,
scritti, fiori e parole di conforto hanno
preso parte al loro grande dolore per la
dipartenza della loro cara
Paolina Bleynat in Tron
Un ringraziamento particolare al pastore Renato Coisson, alla direttrice, ai
medici ed al personale dell’Ospedale
Valdese di Pomaretto, ai vicini di casa,
alle associazioni, agli enti pubblici.
Perosa Argentina, 9 febbraio 1984
AVVISI ECONOMICI
AFFITTASI garage Torre PeUice, Via
Falchi, 3 - Tel. 0121/3437 Pinerolo.
PRALI. E’ disponibile uno chalet per
i mesi invernali-primaveriU. Tel.
0121/841514.
CERCO macchina da scrivere di seconda mano in 'buone condizioni meccanica o elettrica possibilmente con
carrello lungo. Telefonare a Erika
Tomassone 0121/500132 oppure per
chi sta a Torino 011/570761 (famiglia Tomassone).
RINGRAZIAMENTO
«Io dico all’Eterno: Tii sei il
mio rifugio e la mia fortezza
il mio Dio, in cui confido! »
(Salmo 91: 2)
I familiari del compianto
Giovanni Luigi Pons
riconoscenti ringraziano tutti coloro
che in qualsiasi modo hanno preso parte al loro dolore; in particolare ringraziano i pastori Arnaldo Genre e
Erika Tomassone, la direttrice, l’infermiera e il personale dell’Asilo di S.
Germano Chisone.
S. Secondo, 12 febbraio 1984
USL 42 - VALLI
CHI80NE-GERMANASGA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde)
RINGRAZIAMENTO
« Venite a me, voi tutti che
siete travagliati ed aggravati ed
io vi darò riposo »
(Matteo 11: 28)
I familiari di
Ernesto Griglio
ringraziano il dott. Vivalda, il personale medico e paramedico dell’Ospe.
dale di Pomaretto per la loro sollecita
assistenza, i pastori Aldo Rutigliano e
Paolo Ribet e quanti con la presenza,
con scritti 0 parole, hanno voluto essere loro vicini nella triste circostanza.
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 26 FEBBRAIO 1984
Perrero: FARMACIA VALLETTI - Via
Monte Nero, 27 - Tel. 848827.
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telai. 58766.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa; tal. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 44- PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile),
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USL 43- VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Prefestìva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano)
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 26 FEBBRAIO 1984
Bibiana; FARMACIA GARELLA - Via
Pinerolo, 21 - Telef. 55733
Bobbio Pellice; FARMACIA MEYNET - Via Maestra 44 - Tel. 92744
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: talefeno 91.996.
12
12 uomo e società
24 febbraio 1984
denuncia ALL’ORGANIZZAZIONE DEGLI STATI AMERICANI
GERMANIA FEDERALE
Il dramma dei Miskitos Passi unilaterali
Il bollettino « Amérique Indienne » documenta pesanti violazioni dei
diritti umani che hanno fatto dei Miskitos un popolo in rivolta
E’ vero che il disarmo unilaterale minaccia la
pace creando un vuoto di potenza e più paura?
W nostro settimanale ha pubblicato la serie di
articoh at E, Costantino sul Nicaragua, molto interessanti perché
ai prima mano e facendo particolare riferimento alle vicende degli inUiani Miskitos, non possiamo ignorare un documento — e tafeiiorf — che denuncia gravissime violazioni dei loro
‘ anche i Sumos ed i Rama) in
precedenza unificati dal colonialismo inglese e poi dallo sfrutta
^e poi aauo sjruua^privati della loro identità, risulta
nUu:„,. j Vi ^ U.C.IIU iuru iucniuu, risuiia
abbiano subito dalle truppe sandiniste dei trattamenti disumani e
veri e propri eccidi. Fonte di queste notizie, che riportiamo qui soti%Ì li bollettino «Amérique Indienne» n. 34 del quarto trimestre
iyoj. Questo, pubblicozione^ si stompo o Porigi e — come dice il titolo stesso —si occupa di studi e ricerche sugli indiani d’America.
Autore del reportage-denuncia è B. Nietschmann, giornalista e docente universitario a Berkeley in California. Questo suo rapporto
e stato fatto anche dinanzi alla commissione inter-americana sui
Diritti dell Uomo dell'Organizzazione degli Stati americani. Precisiamo ancora che la suddetta persona aveva già in precedenza soggiornato per vari anni presso i Miskitos per i suoi studi etnici ed
e stato un convinto sostenitore del rovesciamento del regime del
dittatore Somoza. E’ da sperare che questo rapporto, che è stato
fatto dopo un soggiorno in Nicaragua nello scorso autunno, rappresenti un passato ormai del tutto superato dalla nuova politica
del governo sandinista.
r. p.
tività mediche ed educative sono chiaramente assenti dalla regione miskitos che ho visitato,
e ne ho visitato una zona molto
vasta.
Per quanto, riguarda l’aspetto religioso, parecchi villaggi
non possono avere funzioni in
chiesa in quanto i capi religiosi
sono in prigione o in esilio. Durante l’occupazione dei villaggi
da parte sandinista le chiese sono state utilizzate come prigioni
per chiudervi uomini e donne
sospettati di attività controrivoluzionarie. Altre chiese sono sta^
te utilizzate per alloggiare le
truppe mentre bibbie e innari
sono stati distrutti.
Ho ascoltato dei rapporti che
menzionavano la distruzione di
chiese in certe comunità indiane, ma nelle r^oni che ho visitato non ho visto chiese abbattute.
...Denuncio con tristezza resistenza di estese, sistematiche ed
arbitrarie violazioni dei diritti
dell’uomo in seno alle comunità miskitos.
In parecchi villaggi situati nella parte est del Nicaragua, ho
parlato con centinaia di persone che sono state testimoni dell’assassinio di civili miskitos da
parte delle forze militari sandiniste. Parecchie di queste uccisioni hanno avuto luogo durante
le invasioni e le occupazioni di
questi villaggi.
In parte sono stati uccisi all’atto dell’arrivo delle truppe ed
in parte durante le settimane di
occupazione, di imprigionamento, dì torture e di interrogatori.
Dettagli di tali ùccisiora, villaggio dopo villaggio, riempiono
le mie annotazioni e le regist^^^
zioni effettuate nella regione indmna della Costa Atlantica. Queste descrizioni mi sono state fornite dalle vedove, dalle sorelle,
dalle madri e da altri parenti ed
abitanti dei villaggi in questione. Gli uomini e le donne miskitos sono accusati di essere
dei «contras» (controrivoluzionari), torturati o minacciati di
morte finché non confessano,
uccisi e poi classificati nei rapporti come « contras ».
Circa le torture sia nei villaggi che in prigione ho ricevuto
dei rapporti degni di fede da
parte di seri testimoni. Io stesso Ho itìcontrató e fotografato
parecchie persone che erano
state torturate : ferite causate
da colpi di baionetta, profonde
cicatrici, unghie strappate, corpi contusi dalle bastonature,
spalle deformate.
La violenza carnale su ragazze
e donne miskitos è diventata
una cosa normale. In, ogni villaggio occupato vi è stata violenza carnale. Alcune sono state tenute a terra, altre bloccate
da una baionetta alla nuca e poi
violentate.
Una cosa che mi ha colpito,
a differenza dei miei precedenti soggiorni presso i miskitos,
era la totale assenza di oggetti
dalle case. Niente radio, ifiente
stoviglie, asseilza di capi di vestiario, quelli «buoni» per andare in chiesa (ndr: i miskitos
appartengono in maggioranza
alla Chiesa morava). Assieme a
braccialetti, collane ed altri oggetti essi sono stati saccheggiati dal sandinisti in occasione
dell’occupazione dei villaggi. Inoltre, maiali, vacche e pollame
sono stati requisiti ed uccisi, ma
senza alcun indennizzo. In parecchi villaggi sono anche stati
confiscati e portati via i battelli
a motore diesel e le canoe senza compensi.
ro necessità alimentari mediante le loro piccole cascine, con
la pesca in fiume, nelle lagune
ed in mare e con la caccia nelle
foreste. Ora la fame è diventata un problema incombente. I
miskitos sono infatti tenuti pri.gionieri nei loro villaggi per il
timore che essi possano avere
dei contatti con quelli di loro
che hanno imbracciato le armi
e stanno all’interno dei boschi.
Di conseguenza è stato imposto im razionamento di generi
alimentari come il riso, i fagioli, lo zucchero, la farina, il sale,
il caffè, ecc. Vengono effettuate
distribuzioni ogni 15 giorni di
quantitativi di cibo bastanti per
quattro.
Anche i problemi medico-sanitari sono gravi. Da uno/due
anni mancano medici e medicine. La malaria si estende, la
dissenteria e i parassiti intestinali sono comuni e la tubercolosi è molto estesa. Tutti questi problemi medici potrebbero
essere risolti con medicine ben
note e relativamente poco care.
Ma esse non sono reperibili in
molti vlllag^ indiani e gli abitanti che si sono recati nelle
città distanti hanno avuto la
proibizione di portare con sé
dette medicine per portarle agli
altri ammalati.
Per quanto riguarda le scuole, tutte quelle dei villaggi che
ho visitato erano chiuse da mesi, se non da anni. Tutte le at
Ho anche sentito molti rapporti secondo cui vi sono stati
molti trasferimenti forzati dal
nord-est di Puerto Cabezas alla
regione di Sisin. Ho potuto verificare i trasferimenti di popolazione più recenti. Da capi miskitos ho avuto notizia di un piano del governo sandinista che
prevede il trasferimento in luoghi ancora sconosciuti degli abitanti delle località costiere che
da Wawa vanno a sud fino a
Tasbapauni: questa informazione proverrebbe da fonti governative.
In risposta a questa politica
parecchie migliaia di indiani sono fuggiti dal Nicaragua per
raggiungere l’Honduras ed il Costa Rica. Mentre mi trovavo' in
questa nazione arrivò al completo il villaggio di Set Net chiedendo protezione all’Alto Commissario delle Nazioni Unite
per i profughi. Altri sono rimasti aH’intemo del Nicaragua e resistono colle armi. Si è creato
un clima di terrore ed un grosso trauma nelle comunità indiane, ma allo stesso tempo le violenze, i furti, i saccheggi, gli assassini, la negazione dei più fondamentali bisogni hanno creato
una più forte unità fra i villaggi: violando i diritti umani degli indiani, ì sandinisti hanno
creato un popolo in rivolta e dei
popoli uniti contro di loro; uniti per ragioni interne e non
esterne.
Bernard Nietschmann
Chiunque giudichi dannosi per
la pace dei passi unilaterali verso il disarmo dovrebbe porsi la
domanda se l’attuale «pace della deterrenza » non sia forse una
minaccia di morte, non solo per
gli affamati e quelli che stanno
già morendo di guerra, ma anche per noi Sud-Europei.
Chi ci garantisce che funzionerà sempre il sistema di deterrenza?
E per vivere sotto la protezione di una tale follia non occorre forse diventare cinici, in quanto già accettarla è segno di disprezzo dei massimi valori umani?
« C’è solo questa via? E’ vero
che non ci resta niente di meglio da fare? Non abbiamo altra via che questa di andare
avanti ciecamente in qn mare
di catastrofi senza uscite, sia
sul piano individuale, nazionale
e civile?». (Domande poste dall’ex-diplomatico degli USA G. F.
Kennan in un resoconto del
1981).
La guerra atomica diventa
probabile, quando sembra vincibile e sembra che possa essere limitata.
Errori tecnici ed umani ne aumentano il pericolo.
La continuazione della corsa
agli armamenti, finora perseguita, sarebbe (sotto quest’angolazione) un rischio ben più grande di un parziale disarmo unilaterale.
Finora è stata valida la frase:
«La paura che infondo al mio
nemico assicura la mia pace».
Di fronte agli effetti mondiali
della corsa agli armamenti, oggi
sta crescendo là' consapeidezza'
che «La paura che evito al mio
nemico assicura la sicurezza di
entrambi ».
Anche se le due superpotenze
dovessero diminuire ognuna il
suo arsenale atomico del 50%,
avrebbero ancora abbastanza armi di riserva da annientare diverse volte l’avversario.
L’affermazione, quindi, che si
creerebbe un vuoto di potenza,
non ha senso!
Dicono gli esperti che basterebbe una piccola parte degli
arsenali esistenti di tutte e due
le parti (praticamente il 20%)
perché si conservi efficace il sistema di deterrenza.
Non è quindi comprensibile
perché sarebbero un pericolo
per la pace dei passi ùriilateraB
Doni Eco-Luce
La fame
I miskitos producevano essi
stessi la maggior parte delle lo
ALTRI DONI
Argentina: Saracco Cesare L. 136.000
— Savigliano: Janse Joos 21.000 —
iuserna S. Giovanni: Pisani Emilia 11
mila, Fenouil Paulette 14.000, Gay Marco 60.000, Michelin Salomon Maria 500
— Prali: Menusan Ester 5,500 — Canada: Martinat Fernando 6.000 — Torino:
Martini Etisia 7.000 — Pomaretto: Grill
Ines, Ebe, Pierino 2.500 — Cigliano:
Bono Diego 8.000.
DONI DI L. 29.000
Trieste: Del Pesco Giovanni — Roma:
Ugo Zeni — Perreró: Viglielmo Liliana — Taranto: fìucco Giuseppe — Pinerolo: Gay Marcella — Porte: Griot
Giancarlo.
DONI DI L. 4.000
Genova: Caniglia Manfredi, Cattaneo
Felice, Conte Enrichetta, Molinari Alice,
Peyronel Amelia, Ribet Anita, Acinelli
Falanca Rosa, Conte Giovanni, Schellenbaum Irma — Torre Peilice: Ostorero Ines, Pellenc Riccardo, Gay Alessandro, Cbiavia Olga, Moretti Diomira —
Bassignana: Bavastri Teresa — Mentoulles: Clapier Elsa — Alessandria:
Ferrari Maria — Ravenna: Barlera Tina — Abbadia Alpina: Pellenc Roberto
— Venosa: Lovecchio Angela — Bobbio
Peilice: Melli Maria , Baridon Favat
Margherita, Catalin Laura — S. Maurizio D’OpagMo: Bertinat Emilio — Ma
donna di Tirano: Scopacasa Franco —
Torino: Vinay Alessandro, Coisson Giuliano Graziella, Ferrara Cataldo, Bouchard Samuele, Soulier Bartolomeo —
Inverso Porte: Armand Hugon Clelia
— La Spezia: Stretti Eugenio — Luserna S. G.: Mourglia Margherita, Bounous
Valdo, Fratini Enrico — Fresinone: Costa Luigi — Imola: Cameriata Leda —
Ivrea: Ollearo Giorgio e Odetta, Girodo Ester — Coazze: Rosa Brusiin Guido, Rosa Brusio Lidia — Dovadola: Guidi Giovanni — Angrogna: Benech Anna, Giordan Jeanne, Monnet Ida, Buffa Bertin llda — Trieste: Friis Ingrid
— Rezzonico: Morel-Gilardoni — Per
rero: Ghigo Enrico, Ribet Guido —
Brindisi: Mosca Toba Elena — Milano:
Alessio Elio, Pascal Etta, Ambrosoni
Cesare — Pinerolo: Jaime Tren M. Luisa, Jahier Mario, Brosia Eliana — S.
Lazzaro di Savena: Canè Alberto —
Velletri: Scatamacchia Fallía Irene —
Roma: Mendola Francesco, Castorina Luigi, Prisinzano Emilio, Terribili Imola, Giuliani Rosa, Luci
Lidia, Long Aldo — Prarostino: Robert
Alessandro — Villar Perosa: Peyronel
Adriana — P rma: Bassi Ines — Cipressa: Tenger Lucietta — S. Secondo
Pin.: Brosia Ines, Gay Vanni — Inverso Pin.: Beux Emma — Maserada: Bidinotto Rina — Buttigliera Alta: Barbe
ris Erma — Perosa Arg.: Travers Pugliese Esterina, Bounous Eugenia, Ribet Giosuè — Cerignola: Campanelli
Silvio — Spinea: Bonaldo Gino — Pomaretto: Mourglia Umberto — Verona:
Chadima Judith — Merano: Dchenk Jolanda — Forano: Cecchitelli Luigi, Scarinci Emilio — Acqui Terme: Archetti
Maestri A. — Guglionesi: Carunchio
Stephenson — San Germano Cbisone:
Beux Emilio, Long Mary e Anita, Beux
Ersilio, Sappè Bruno, Long Meynier
llda. Long Florence — Rho: Dalla Fontana Guglielmo — Caltanissetta: Paraci Vincenzo — Piossasco: Valè Gianni
— Portogruaro: Albano Zaccaro E. —
Riclaretto: Peyronel Letizia.
ABBONAMENTI SOSTENITORI
Calosso: Tomassone Maria — Pisa:
Pavone Franco — Trieste: Cozzi Sergio
— Verona: Fuhrmann Schirò Grazia —
Vinovo: Vinçon Vera — Genova: Cattaneo Paolo — Favara: Bellavia Anita
— Torino: Malan Roberto. Davite Lilia,
Peyrot Alberto, Ribet Liliana, Siciliano
Franco, Pons Carlo, Pecoraro Sardi
Mimma — Luserna S. Giovanni: Gatto
Salvatore — Scandicci: Gatta! Luciano
— Chiavari: Martini Erica — Firenze:
Gambi Ornella, Villani Maria, Mannucci Landò, Bartoletti Cornelio — Forano: Balducci Franco — Coltodino: Dessi
Evardo — Roma: Michelangeli Franco,
Rapini Italo e Gioietta, Girardet Alberto, Messina Giovanni, Capparucci Fausta, Girardet Evelina, Long Gianni, Glovannini Gino.
verso il disarmo.
Mettiamo il caso, per esempio,
che un paese del patto NATO o
del patto di Varsavia diminuisse il suo bilancio degli armamenti del 10%: avrebbe sempre
abbastanza armi da dissuadere
un eventuale nemico!
Tra l’altro, l’Ovest potrebbe
osare un tale passo senza grande rischio, perché in campo tecnico-militare è superiore all’Est.
Chi fa dei passi unilaterali, in
misura limitata (cioè senza privarsi dì potersi difendere) non
invita l’avversario in nessun senso all’aggressione!
Non si può essere mai completamente sicuri, senza dubbio,
che un disarmo limitato unilaterale possa indurre anche l’altra parte a fare altrettanto.
La. storia del riarmo ci dimostra, però, che è ancora meno
probabile ispirare fiducia e convincere l’altra parte a fare passi verso il disarmo, senza tali
passi iniziali.
Siccome gli uomini politici sono fissi e fissati su uno schema
di « equilibrio del terrore » dominato dalla paura, l’accettazione di ponderati passi unilaterali
verso il disarmo sarà forse possibile soltanto attraverso un movimento popolare per una nuova
politica della pace.
Chi fa passi unilaterali deve
essere capace di distinguere mete immediate, mete intermedie
e mete lontane (ancora quasi
inimmaginabili oggi).
Confondere delle mete lontane
con quello che richiede la polìtica immediata, sarebbe im grave errore e creerebbe paura.
D’altra' parte, non basta accettare soltanto la meta lontana
(«siamo tutti per la pace»): bisogna fare dei passi concreti,
senza aspettare che l’altra parte incominci al posto nostro!
(Dal quaderno «Un ’no’ al
riarmo » dell’« Arbeitskreis
Kirchlicher Mitarbeiter
Wolf sburg/Hanno ver »).
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