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Anno 114 - N. 46
17 novembre 1978 - L. 200
Spedizione in abbonamento postale
1° Gruppo bis/70
BIBLIOTECA VALDE3E
1006G TORRE PEI LI Ci
ddk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
RIPENSANDO LA RIFORMA
Per una coscienza sobria
della nostra vocazione
E’ necessario che noi superiamo i sentimenti di superiorità o di inferiorità con cui viviamo il nostro essere minoranza protestante
Campo invernale
Anche per noi evangelici è diffìcile, tanto quanto per i cattolici ricordare la Riforma con
spirito sereno, distaccato, oggettivo; troppi sono i ricordi, le
esperienze, le vicende che si ricollegano a quella data perché
ne possiamo dissertare come degli storici. E ricordare la Riforma per noi protestanti italiani
è assai diverso della commemorazione che può fare un « socialista » della Rivoluzione d’Ottobre; è diverso ed è pili che rifarsi alle origini gloriose della propria comunità, prendere coscienza del salto di qualità che ha
fatto la storia in quel periodo,
ricercare le proprie radici. Non
si può ricordare la Riforma senza riviverla.
Ma rivivere significa interrogarsi sul passato, misurarsi con
esso ed è questo interrogarci,
questo confronto che fanno problema per noi oggi. Nel ripensare alla Riforma il nostro animo è infatti diviso fra due opposti sentimenti: un senso di superiorità ed il suo opposto, un
senso di inferiorità. Si tratta di
sentimenti autentici, vissuti profondamente, veri, ma che non
soddisfano, che sentiamo inadeguati, che vorremmo superare
per vivere invece una presa di
coscienza autentica, profonda e
nuova.
Superiorità
Ma questa coscienza di soddisfazione deriva anche da un
altro fatto, più recente: dopo
aver criticato e demolito per secoli il protestantesimo, Roma ha
finito coll’accogliere gran parte
delle istanze riformate: la messa è in lingua volgare e sembra
ci sia sempre stata, la lettura
della Bibbia è un dovere primario mentre fino a ieri era quasi
vietata, il ministero non è più
solo del corpo sacerdotale ma è
di tutti i credenti, la collegialità
dei vescovi è fondamentale;
quando sia abolito, fra qualche
anno, il celibato del clero ed altre manifestazioni molto « romane » del cattolicesimo, l’assimilazione dei valori della Riforma sarà completa.
Da tutto questo può nascere,
a volte, una coscienza di superiorità, la tentazione di dire: ecco come siarno stati bravi noi,
siamo stati pronti ad accogliere
la vocazione del Signore e siamo
andati avanti mentre Roma andava indietro; ed è andata indietro, di fatto, sino a Pio IX che
condannava, un secolo fa, tutto,
senza appello: socialismo e liberali, Società Bibliche e laicismo.
Questa coscienza è penetrata
più profondamente di quanto si
pensi nella coscienza di molti
evangelici creando una sorta di
sicurezza psicologica, la certezza di essere al riparo dalle crisi, di essere sistemati per sempre, a posto sia sul piano religioso che culturale.
questa che oggi penetra sottilmente nella vita e nell’animo di
molti evangelici, anche italiani.
La Riforma è quello che è, ma
è passato; oggi che ne è della
nostra presenza? Dopo decenni
di predicazione, di sforzi, di tentativi, dopo immensi sacrifici didedizione totale da parte di credenti umili e di predicatori, che
ne è della nostra presenza? L’Italia non è diventata protestante (e non è questo che volevano
i nostri padri quando parlavano
di evangelizzare la patria) ma
non sembra essere diventata
molto evangelica, resta superficialmente cattolica ma profondamente pagana nella sua su
Giorgio Tourn
(continua a pag. 2)
Ad Agape, dal 26.12 al 1\1, un importante
appuntamento della Federazione Giovanile
Evangelica Italiana.
Servizio a p. 5.
Sordità spirituale
La coscienza di superiorità deriva dal fatto che la Riforma ha
rappresentato un grosso salto
di qualità nella vita della chiesa
cristiana, in positivo, e di questo salto ci sentiamo non solo
eredi ma compartecipi. Il popolo di Dio, come si ama dire oggi, ha vissuto in quel periodo
una svolta fondamentale della
sua storia e da questa svolta è
nata la nostra comunità di credenti evangelici. La riscoperta
deirEvangelo come messaggio
attuale per l’uomo, come pùnto
di riferimento per la vita della
chiesa, la meditatone della
Scrittura, il sacerdozio dei credenti, il culto come incontro
della comunità attorno alla parola e non come luogo di gesti
magici, la dimensione assembleare e non gerarchica della
chiesa; ce n’è da vendere rispetto a quello che era la chiesa al
tempo di Lutero!
Certo non tutta la chiesa di
allora è stata coinvolta, o si è
lasciata coinvolgere, in questo
rinnovamento. La chiesa romana ha opposto un rifiuto totale
alla proposta riformata, tutto
quel che sapeva di protestante
doveva essere negato, rifiutato,
cancellato. A dir il vero neanche le comunità nate dalla Riforma, le nostre, hanno pienamente assimilato ed accolto il
suo messaggio; molto presto
quello che era un movimento di
profondo rinnovamento si è trasformato in una istituzione ecclesiastica, si è fermato. Ma
qualcosa si è pur realizzato, la
esigenza del nuovo è stata avvertita, accolta, vissuta, mentre
altrettanto non può dirsi del
Cattolicesimo; di qui la tentazione di una superiorità.
Inferiorità
Ma la coscienza di superiorità
si rovescia facilmente in una
sensazione di inferiorità; ed è
Il ministero di Gesù fra gli
uomini è caratterizzato dal suo
continuo viaggiare.
Possiamo domandarci quale
poteva essere lo scopo di questo
frequente muoversi. Non certo
per fare del semplice turismo e
nemmeno per fare della propaganda elettorale, come usano i
politici. Ritengo invece che quel
continuo spostarsi di Gesù da
una località ad un altra aveva
uno scopo molto serio, ben preciso e fondato, e cioè quello di
raggiungere l'uomo ovunque lo
si può trovare. Gesù è davvero
il « buon pastore » che va dappertutto alla ricerca della pecora smarrita per salvarla, per liberarla.
Ed è appunto durante uno dei
suoi viaggi che a Gesù viene
messo davanti un povero sordomuto, al quale egli dona la liberazione guarendolo con la potenza del suo amore.
Anche noi, come chiesa e come singoli credenti, nell’adempimento della nostra testimonianza evangelica, dobbiamo se
_____A 40 anni dalla svolta decisiva dell’antisemitismo nazifascista
Lo specchio dei cristalli
I giornali hanno ricordato in
questi giorni la peste antisemita che ha infettato quarant’anni
fa i paesi dominati dal nazifascismo. In primo piano la « notte dei cristalli » che tra il 9 e il
10 novembre del 1938 segnò in
Germania una svolta decisiva
verso la « soluzione finale » prevista dal nazismo (20 mila ebrei
arrestati, 36 uccisi, 7500 negozi
devastati, 195 sinagoghe bruciate). Ma nella stessa data, significativamente, anche l’avvio delle leggi razziali in Italia che in
seguito, per la minore consistenza numerica della comunità
ebraica italiana, fecero danni
meno evidenti ma non meno tragici.
Queste ricorrenze e le relative
rievocazioni mi pare contengano sempre un rischio e un’occasione,
II rischio consiste nell’isolare
questi fatti dal loro contesto,
spesso nel tentativo di renderli
meno pesanti, presentandoli come episodi di follia inspiegabile
quanto irripetibile. Quando questo avviene, un episodio come la
notte dei cristalli appare così assurdo, irreale, pazzesco, da risultare del tutto staccato dalla nostra vita quotidiana. Allora si
ha l’impressione che i nostri
problemi di oggi si pongano su
un piano completamente diverso, si pensa che le rievocazioni
del passato riguardino solo chi
fu direttamente coinvolto in quei
fatti ormai semisepolti (ebrei,
reduci, resistenti) e si sviluppa
un certo fastidio per il continuo
rivangare il passato. È questo il
rischio a cui sono particolarmente esposti i giovani, i: il rischio di volgersi verso il futuro
camminando alla cieca.
iL’occasione è invece quella di
imparare a conoscere noi stessi
e i pericoli del nostro presente.
Per questo è necessario collocare i fatti salienti del passato
nel loro contesto storico e politico. Se questo avviene, « episodi» come quello della notte dei
cristalli appaiono parte di una
strategia ben precisa del potere
tesa a creare un capro espiatorio,
un gruppo di persone su cui far
convergere il risentimento della
gente, addossando lóro le colpe
e le cause dei mali e delle crisi
di una società e distogliendo la
attenzione dalle vere cause e dalle vere responsabilità. Allora è
possibile operare un collegamento diretto con il nostro tempo e
riconoscere che il passato non
è mai definitivamente chiuso. La
notte dei cristalli è cos:. lo specchio di ciò che, con un meccanismo simile anche se in forme
diverse, può diventare il domani. Non è detto infatti che il pericolo consista soltanto in un rigurgito di antisemitismo; può
darsi che non si configuri neppure in uno schema di tipo razzista. Ma non per questo è meno reale il pericolo di un diversivo che nasconda e stravolga la
realtà accecando una generazione in modo tale da risultare incomprensibile alle generazioni
successive. L’unico modo per
vigilare contro questo pericolo è
di imparare a conoscerlo nel nostro passato impedendogli quindi di attecchire nel presente.
F. G.
guire l’esempio del nostro Signore e far di tutto per raggiungere l'uomo, chiunque egli sia e
particolarmente il più debole,
per versare su di lui tutto il nostro amore.
1 cristiani — lo abbiamo detto tante volte — non debbono
chiudersi in se stessi, ma debboné andare ed operare con amore
verso il mondo. Ma ecco che, appunto andando a contatto col
mondo, con la gente, fra la quale viviamo, noi ci veniamo a trovare — parlando in senso spirituale — come si trovò Gesù in
quel lontano giorno quando gli
fu messo davanti un povero sordomuto, affinché lo guarisse.
Pure noi, quasi sempre, ci troviamo di fronte non' ad un uomo sordomuto, ma addirittura
a tutta una nazione, come la nostra, spiritualmente sorda e
muta.
La posa più scoraggiante che
riscontriamo nella gente è la
sua sordità, cioè l’indifferenza,
la freddezza, l’insensibilità, l’incomprensione non tanto di carattere intellettuale o politico,
ma la sordità spirituale^ interiore, alla quale fa seguito un mutismo pur’esso interiore, spirituale.
È stato detto che Dio oggi non
parla più agli uomini. Non è vero. Non è Dio ch'è diventato muto, bensì l’uomo che si è fatto
sordo ed anche muto nei riguardi della Parola di Dio.
Dicendo questo non intendiamo affatto giudicare il nostro
prossimo, la gente, perché anché
noi facciamo parte della « gente» del tempo attuale. Tuttavia
non possiamo trattenerci dal ripetere che tutto quello di drammatico, di violento, d’ingiusto
che avviene nel nostro Paese e
nel mondo intero, non è altro
che la dolorosa e tragica conseguenza della sordità spirituale
da cui è afflitta e tormentata la
Giuseppe Anziani
(continua a pag. 2)
2
17 novembre 1978
SICILIA EVANGELICA
Coscienza sobria
Ripresa del lavora giovanile
Buone prospettive di impegno dopo il convegno di Riesi che ha riunito 40 giovani siciliani - La tappa di un cammino che deve proseguire
1» novembre *78: dai 30 ai aO
giovani sono riuniti nella sala
della chiesa di Riesi. Provengono da varie parti della Sicilia e
rappresentano diverse componenti dell’evangelismo : c’è il
consistente nucleo del giovani
metodisti di Scicli, quello — anch’esso numeroso — dei battisti
di Catania; ci sono i valdesi di
Marsala, costituitisi da poco e in
(halogo con i fratelli pentecostali; ci sono naturalmente quelli
di Riesi, che si sono dati molto
da fare per organizzare l’incontro; e infine anche una piccola
rappresentanza di quelli di Agrigento. La maggior parte sono
studenti delle scuole secondarie
superiori, ma c’è anche chi studia all’università di Palermo o a
Catania ; altri sono invece già
impegnati con un lavoro. Ospiti
dell’incontro due rappresentanti
della PGEI: Rosanna Nitti e
Sergio Velluto. A loro è affidata
la relazione introduttiva: riferiscono del lavoro della PGEI,
parlano della sua struttura ed
organizzazione, della sua evoluzione e maturazione d’idee e di
impegno di questi ultimi anni,
cosi come appare dalle dichiarazioni dei Congressi. Il dibattito
è vivace e sereno e, com’è logico, si sviluppa soprattutto sulla
questione fede-pòlitica. Sono in
particolare i giovani di Catania
a porre domande su questo punto. Essi hanno già fatto esperienze evangelisttehe di tipo tradizionale, e pertanto interessa
loro sapere quali risultati abbia
conseguito la PGEI nel condurre avanti una linea di testimonianza all’intemo stesso della
lotta politica e nelle strutture di
partiti della sinistra. Il discorso
quindi si allarga: ci si interroga
sul significato della missione,
della testimonianza, sulla attualizzazione dell’Evangelo ecc. Insomma, al centro del dibattito
stanno i grossi problemi che la
Chiesa del nostro tempo si è trovata a dover affrontare.
Nella seconda parte della giornata sono esaminati molti altri
problemi minori, ma che hanno
anche una loro importanza, in
quanto guardano al lavoro futuro. Si decide di organizzare un
campo estivo ad Adelfia nella
prima settimana di agosto; di
partecipare al prossimo campo
invernale di Agape ed al Congresso PGEI che si terrà in primavera, ecc. Si nomina infine
un comitato di collegamento che,
appunto, possa mantenere il contatto tra i gruppi siciliani e sia
contemporaneamente il tramite
con la PGEI.
Dopo anni di iavoro
È bene fare un paio di considerazioni, utili a noi, e a chi non
conosce da vicino la realtà delle Chiese siciliane. Anzitutto
questo incontro — che per certi
ver^i è stato un vero successo —
non nasce dal nulla : ha alle proprie spalle alcuni anni di lavoro.
Un lavoro che passa attraverso
i campi cadetti di Adelfia, dove
molti dei partecipanti hanno
avuto modo di conoscersi e di
ri-conoscersi come fratelli, ed è
proseguito con contatti occasionali o programmati, tefltàtivi di
incontri, discussioni, ed anche
molte delusioni; ma tutto sempre con la speranza di veder nàscere qualcosa. L’incontro di
Riesi segna dunque ima specie
di punto di approdo; è il coronamento di una serie di sforzi.
L’importante è che questo punto di approdo segni anche un
punto di partenza per uno sviluppo successivo; in altri termini che sia solo una tappa. Sapranno i giovani che sono stati
presenti a Riesi raccogliere questa sfida ed andare avanti?
Una seconda riflessione s’impone, e riguarda l’età dei partecipanti: molto giovane. Una generazione che non ha vissuto il
’68 e che ha probabilmente interessi e problemi diversi da quelli che hanno caratterizzato il di
battito all’intemo dei gruppi
giovanili e delle Chiese di questo ultimo decennio. Saprà questa generazione individuare un
punto focale, diverso dal semplice e naturale desiderio di aggregazione, intórno al quale ritrovarsi e riconoscersi? E quale sarà l’aiuto che le potrà fornire
la EGEI? In altri termini, quale
sarà il punto di saldatura tra
queste due diverse generazioni?
Una terza riflessione è data
dalle nostre comunità. Dopo più
o meno lunghi anni di assenza
di unioni giovanili, ora ci si trova di fronte a questo embrione,
che può svilupparsi ed assumere una fisionomia ed un carattere più chiaro e definito. A parte
una benevola accoglienza già
scontata in partenza da parte
delle comunità, ci sarà qualcosa
di più e di diverso? O si avrà
nuovamente una divisione — non
necessariamente conflittuale —
tra « giovani » e « vecchi »? Saprahno le comunità lasciarsi interrbgare dalla presenza di questi giovani e formare insieme
con loro la Chiesa?
È chiaro che solo gli anni futuri, o forse più concretamente,
i prossimi mesi forniranno ima
risposta a questi ed altri interrogativi. Ma una cosa dobbiamo
sapere con molta chiarezza: la
risposta dipende da noi tutti.
Oppure, se vogliamo dirla in termini più vicini al nostro linguaggio di credenti: il Signore ci ha
aperto una porta. Lo vediamo?
L. Deodato
(segue da pag. 1)
perstizione e nel suo scetticismo.
Tutta la fatica e l’impegno
della nostra minoranza protestante non sembra aver portato
a risultati rilevanti. Non solo la
cultura ci ignora e continua a
dire sul nostro conto inesattezze e superficialità, quando non
dice palesi corbellerie, ma il
paese ci ignora. Errori di impostazione nella nostra opera?
Troppo legati alla polemica anticlericale del passato? Qualcuno comincia a pensarlo. Troppo
poco attenti alla vita ed al pensiero del mondo cattolico, alla
religiosità popolare del nostro
paese, troppo estranei? Già in
passato qualcuno lo disse ed ora
toma di moda pensarlo. Troppo
individualisti, intimisti e poco
attenti alle grandi crisi della società italiana? E stata l’ipotesi
di alcuni fra noi intorno al '68.
Troppo politicizzati, lontani dal
messaggio genuino del puro Evangelo? Qualcuno lo pensa tuttora.
Ciò che maggiormente preoccupa però il nucleo delle comu
f
NOTIZIE DAL RIO DE LA PLATA
a cura di Mireille
GillesJ
Esperienza riuscita
La famiglia Rostagno è rientrata in Italia dopo aver trascorso sei mesi tra noi.
Il pastore Bruno Rostagno
venne -nella regione rioplatense
lo scorso maggio per iniziare un
lavoro di formazione permanente in comunità di base valdesi,
mennonite, luterane e metodiste
dell’Uruguay e dell’Argentina.
Un programma iniziato come
scambio di pastori tra le chiese
valdesi dell’Italia e del Rio de la
Piata fu quindi esteso perché
anche altre chiese potessero beneficiare di un programma ecumenico che fu coordinato dal
Centro Emmanuel con sede a
Colonia 'Vaidense e dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in
Uruguay.
Il pastore Rostagno, inviato
dalla Tavola Valdese come operaio in missione, ha sviluppato
un'attività molto intensa e sfibrante in più di venti comunità.
I suoi corsi hanno avuto come
obiettivo la preparazione di laici, rispondendo così ad una esigenza molto chiara di riflettere
seriamente sul modo di vivere
la nostra fede nella chiesa e nel
mondo e di mettere in pratica
TEvangelo.
Il suo lavoro si è svolto non
solo in comunità di base di diverse chiese, ma anche nell’Associazione cristiana dei giovani
(YMCA), nell’Istituto Ecumenico
di Montevideo e nell’ISEDET
Sarà e Giovanna Rostagno a Colonia Vaidense. Giovanna parla perfettamente lo spagnolo, con marcato
accento uruguaiano!
(Facoltà di teologia) di Buenos
Aires.
Il lavoro del pastore Rostagno
durante questi mesi è stato molto intenso e come ogni lavoro
pionieristico è stato compiuto a
prezzo di un grande sacrificio
personale. Desideriamo ringraziare non solo lui e la sua famiglia per averci dato questi sei
mesi di riflessione seria e responsabile, ma anche la Tavola Valdese e la Chiesa Riformata di
Francia per aver reso possibile
una così valida esperienza.
Vada anche un riconoscimento
molto speciale alla Chiesa valdese di Frali che ci ha ceduto il
suo pastore durante questi mesi
manifestando così generosità e
spirito fraterno.
A partire dal prossimo numero pubblicheremo una serie di
articoli di Bruno Rostagno sulla
sua esperienza sudamericana.
Djaspora abruzzese
Le comunità di Vasto e Schiavi hanno preso contatto con
gruppi di fratelli evangelici di
provenienze diverse (pentecostali, apostolici, mennoniti, chiesa
di Cristo) coi quali hanno periodici incontri comuni di culto è
di studio biblico. Nelle riunioni
si cantano gli inni del vecchio
Innario Cristiano.
I fratelli abruzzesi cercano copie di questo innario, possibilmente anche una di formato
grande per armonium.
Chi ne ha e sia disposto a cederle, è pregato di rivolgersi a
Gianna Sclclone - Via S. Caterina da Siena - VASTO - telef.
0873 - 4797.
IVREA
Le domeniche 8 e 15 ottobre
sono state due domeniche intense di avvenimenti per la comunità di Ivrea.
Domenica 8 ottobre abbiamo
ascoltato l’ultimo sermone del
pastore Ermanno Rostan che lascia, andando in emeritazione,
la nostra comunità dopo'averla
servita per dodici anni. Al culto
erano presenti, fra gli altri, alcuni membri della Chiesa dei
Fratelli che hanno voluto ringraziare il pastore Rostan per la
collaborazione data in questi anni a quelle attività, studi biblici
e trasmissione evangelica alla
radio locale, che hanno visto le
due chiese, Valdese e dei Fratelli, impegnate in una comune
opera di testimonianza.
Durante il culto abbiamo anche avuto il piacere di accogliere come membro di chiesa il fratello Ruggero Regali che ha chiesto di essere ammesso a far parte della comunione dei credenti.
ha domenica successiva, in occasione dell’insediamento del pastore Ennio Del Priore, abbiamo avuto in mezzo a noi il pastore Franco Giampiccoli che
ha presieduto il culto.
La comunità si è poi riunita
in un’agape fraterna assai frequentata (una sessantina di par
tecipanti) salutando ancora una
volta il pastore e la signora Rostan.
Anche in questa occasione abbiamo avuto il piacere di avere
in mezzo a noi alcuni membri
della Chiesa dei Fratelli.
Dopo due domeniche Così intense la Comunità di Ivrea sta
Ora affrontando la nuova esperienza che la vede abbinata alla
comunità di, Aosta.
È un’esperienza non priva di
difficoltà che la chiesa di Ivrea,
con quella di Aosta e col pastore Del Priore affrontano con fede, certi che il Signore darà loro la forza per viverla con pienezza.
Hanno collaborato a questo
numero: Marco Ayassot - Angelo Arca - Renato Coisson Dino Gardiol - Luciano Geymonat - Adriano Longo - Anna Marnilo - Marco Pasquet Patrizia Peyrot - Nelly Rostan - Gianna Sciclone.
nità evangeliche che sente e vive profondamente la sua fede è
l’immagine che sta dando di sé
la chiesa romana. Qui non sembra esserci riflusso o crisi; bastava vedere la messa di Giovanni Paolo II quando innalzava il
suo pastorale come una bandiera in faccia ai rappresentanti
delle chiese cristiane, al corpo
diplomatico, alla sua diocesi romana, come per dire « nessuna
paura, venite dietro al mio crocifisso, questa è la via ».
Una chiesa così è l’immagine
della forza, della piena coscienza di sé, è ricca di inventiva, di
coraggio, dà la sensazione di sapere cosa, vuole e dove vuole andare; altro che la nostra minoranza insignificante che continua
ad interrogarsi sul significato
della sua presenza!
Una fede cristiana
matura
Superiorità orgogliosa — inferiorità complessata? Una fede
cristiana evangelica matura non
si esprime in questi termini ma
nella coscienza sobria, pacata,
della propria vocazione. Non abbiamo da essere superbi o arroganti, pretendendo di giocare il
ruolo di primi della classe, ma
non abbiamo neppure da sentirci un pugno di sbandati, come
quei plotoni di soldati che, durante le grandi ritirate della storia, da Caporetto alla Russia,
vanno avanti senza sapere dove
vanno.
Problemi ne abbiamo da risolvere, al nostro interno, molte
domande aspettano una risposta, non pretendiamo insegnare
niente a nessuno ma preoccupiamoci di chiarire i punti fondamentali della nostra fede ed il
resto ci verrà dato in più.
La chiesa di Roma ha una ricca tradizione a cui attingere e
ha scelto la via del ricupero e
dell’integrazione; noi abbiamo
scelto la via del confronto con
la Scrittura e della ricerca. Ognuno faccia le proprie scelte, il Signore dirà chi e quando ha fatto la scelta della buona parte.
Giorgio Tourn
Sordità
spirituale
(segue da pag. 1)
nostra generazione. E se diciamo queste cose, se consideriamo con amarezza il dilagare della sordità spirituale, non è perché vogliamo essere dei malinconici sentimentali o dei superati moralisti, ma perché siamo
convinti che rifiutando di ascoltare la Paroia di Dio, tutta quanta la società umana va sicuramente verso la rovina.
Iddio parla e ordina la pace,
e l’uomo inventa ogni giorno
armi sempre più diaboliche. Iddio parla e ordina la mansuetudine, e l'uomo scatena guerre
sterminatrici. Iddio parla e ordina di « non avere altri dii », e
l’uomo si costruisce sempre nuovi idoli e li adora.
E noi chiesa, noi singoli credenti? E noi, eccoci disorientati
e scoraggiati per la nostra impossibilità ad intervenire per
evitare o frenare l’avanzata di
tanto male. Eppure la nostra
fede non deve venir meno. Proprio in quest’ora di diffusa sordità spirituale, noi dobbiamo
cercare e trovare nell’Evangelo
la giusta via da seguire per non
essere vinti dal male, ma piuttosto vincere il male col bene.
. Sì, d’accordo, il mondo d’oggi è sordo e muto, ovvero non sa
ascoltare la parola di salvezza
di Dio e di conseguenza parla e
agisce male. Ebbene, questo nostro mondo, così com’è: sordo e
muto, noi dobbiamo amarlo come Dio lo ama e — come fecero
quegli antichi uomini dei quali
parla l’evangelo — presentarlo a
Gesù mediante la preghiera, la
predicazione dell’evangelo e la
nostra testimonianza di vita. Ed
egli Gesù guarirà questo mondo
liberandolo della sua sordità,
come guarì, in quel lontano giorno, quel povero sordomuto. Questa è e deve essere la nostra fede e la nostra speranza.
Giuseppe Anziani
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17 novembre 1978
A DICEMBRE IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
Il termometro della Spagna
Nei prossimi mesi la norma sulla libertà religiosa segnerà la temperatura laica o confessionale
La Spagna si è data la sua
nuova costituzione. Le Cortes la
hanno approvata pressoché all’unanimità; il Congresso lo scorso 21 luglio con soli 6 voti contrari; il Senato da ultimo con 5
voti sfavorevoli. È molto probabile che anche per il plebiscito
sulla costituzione che avrà luogo a dicembre, il popolo spagnolo si dichiari favorevole con una
votazione compatta.
Il testo costituzionale spagnolo nel suo insieme risulta ancorato a quei principi ed a quelle
strutture che oggidì informano
le costituzioni dei paesi ad orientamento democratico-occidentale, a prescindere dalla forma
istituzionale dello Stato. La questione monarchia-repubblica non
sembra aver giocato sulla vicenda; ha avuto un suo ruolo invece la tensione laicismo-confessionalismo. Il franchismo è stato totalmente sepolto; resta da
vedere se è veramente sorta una
nuova Spagna democratica e
laica.
La norma costituzionale che
detta i fondamenti della libertà
religiosa potrà essere, nella sua
attuazione, e soprattutto nella
sua interpretazione da parte dei
governi che si succederanno in
Spagna nei prossimi 10 anni, il
termometro che segnerà la temperatura innovatrice e laica o
tradizionalmente confessionalista
della politica spagnola. Si vedrà
così se, dopo l’abile passaggio
dal franchismo alla democrazia,
attraverso il quale la monarchia
ha condotto il paese verso il rinnovamento, saranno le sinistre
guidate dal grosso partito socialista e laico di Gonzales, oppure
le forze cattoliche a prendere in
mano il timone dello Stato, e
quali saranno le alleanze politiche che favoriranno l’ascesa degli uni o degli altri.
L’art. 15 della costituzione, anche Se non motto avanzato nella
sua impostazione, sembra tutta
Prenotare
l’estratto
Sul prossimo numero sarà pubblicato il documento di « Fede
e Costituzione » RENDER CONTO DELLA SPERANZA CHE E' IN
NOI {vedi EcO'Luce n. 43, 27
ottobre 1978).
L'estratto sarà messo a disposizione dellè chiese in vista di
uno studio di singoli e gruppi,
(giovanili, femminili, ecumenici, catechismi, riunioni quàrtierali, ecc.). Prenotare entro novembre per telefono (Oli/
655.278). Ordine mìnimo 20
copie. Prezzo per copia L. 30.
conto delle credenze religiose
della società spagnola e mantengono in conseguenza relazioni di
cooperazione con la Chiesa cattolica e le altre confessioni ».
Se è pensabile che la stragrande maggioranza del popolo
spagnolo si rallegri per il contenuto della nuova costituzione,
e lo si potrà constatare in occasione del prossimo plebiscito,
non a tutti è piaciuta la norma
sulla libertà religiosa. Le Chiese
evangeliche ad esempio sono rimaste perplesse di fronte al suo
testo.
Anche l’andamento del dibattito politico alle Cortes non è
stato invero molto incoraggiante. Si sono verificate situazioni
che noi italiani abbiamo vissuto
31 anni fa al tempo della nostra
Costituente. Il segretario del
partito comunista spagnolo, Santiago Carrillo, infatti, appoggiando la menzione esplicita della
Chiesa romana nel dettato costituzionale, ha precisato alle Cortes: « Non vogliamo risuscitare
la questione religiosa. Noi crediamo che la questione religiósa
nella sua essenza sia superata in
questo paese. Noi che vogliamo
il socialismo, teniamo a non urtarci con la Chiesa cattolica che
ha fornito la base ideologica al
sollevamento ed alla crociata
(di Franco nel 1936; n.d.r.) e che
potrebbe dare anche la sua giustificazione ad un movimento di
resistenza contro la democrazia
ed il socialismo ». Se ad alcuni
questo dire è sembrato un « curioso argomento di opportunismo », a me pare che la posizione di Carrillo sia di una eviden
za e di una precisione di gran
lunga più chiara (si vede che 30
anni di esperienza hanno giocato) di quella che Togliatti assunse nella Costituente italiana al
momento della votazione dell’art. 7 della nostra Costituzione; articolo che contiene anch’esso una grossa ambiguità simile all’ultima parte dell’articolo 15 della costituzione spagnola. La chiarezza, anche in politica, assumendo veste di verità,
fa sempre premio e produce frutti assai più che non le furbesche
bugie.
I socialisti spagnoli invece
hanno presentato un emendamento tendente a sopprimere
nella norma il riferimento esplicito alla Chiesa romana. Infatti
il testo avrebbe mantenuta la
stessa portata ove avesse detto
nel suo finale: « 1 pubblici poteri tengono conto delle credenze
religiose della società spagnola
e mantengono in conseguenza
relazioni di cooperazione con le
confessioni religiose ». Ma, come
avvenne in seno alla Costituente italiana in occasione dell’art.
7, al pari degli emendamenti dei
socialisti italiani, anche l’emendamento dei socialisti spagnoli
è stato respinto, perché le Cortes hanno voluto quel preciso riferimento, ultima residua espressione del tradizionale confessionalismo iberico, certamente non
ancora giunto al giorno del suo
definitivo tramonto. I socialisti
hanno affermato che quel riferimento era « un modo per travestire una dichiarazione sul carattere confessionale dello Stato. Non è perché la Spagna è sociologicamente cattolica che questa particolarità deve esser menzionata dalla costituzione. Allora occorrerebbe anche costituzionalizzare il fatto che gli spagnoli sono bruni e di bassa statura! ».
Anche alcuni. gruppi cattolici
più aperti hanno denunciato la
ipocrisia contenuta nella espresGiorgio Peyrot
(continua a pag. 7)
LETTERE DALL’INDIA
Verso una fede comune?
Interessante tentativo ó\ formulare una comune dichiarazione di fede
- Cercare il consenso sull’essenziale, ma con quale criterio?
via compilato con una certa dose di chiarezza, ma nel suo finale nasconde una non lieve ambiguità. Esso recita: « La liberta
religiosa e dei culti è garantita
per gli individui e per le comunità, come anche la professione
di qualsiasi credenza od ideologia, con la sola limitazione, nelle .sue manifestazioni esteriori,
del rispetto dell'ordine pubblico
protetto dalle leggi. Nessuno è
obbligato a dichiarare la sua religione, le sue credenze, o le sue
ideologie. Nessuna confessione
ha il carattere di religione di
Stato. I pubblici poteri tengono
Errata-corrige
Nell’articolo « Collegialità : alla ricerca di una monarchia di gruppo » di
F. Giampiccoli a p. 2 del n. 46 il periodo che ha inizio dalla 7®.riga della
4“ colonna deve essere letto cosi :
Quanto al carattere consultivo del
Sinodo, esso è emerso chiaramente ad
ogni sessione ma particolarmente nel
1974 quando la divergenza tra il papa
e il Sinodo sulle conclusioni del tema
dibattuto (l’evangelizzazione; la relazione principale era stata affidata al
card. Wojtyla) si tradusse nella totale
assenza di un documento conclusivo
del Sinodo.
Bangalore, 25 agosto.
A Bangalore non si è solo redatta una dichiarazione comune
sulla speranza, si è anche preparata la bozza di una comune
dichiarazione di fede. Questo mi
sembra essere il più importante
passo avanti compiuto a Bangalore dalla Commissione « Fede e Costituzione ». Si tratta naturalmente soltanto di una bozza, neppure cpippleta, ma anphe.
così la sua importanza è grande. Una dichiarazione di fede comune è senza dubbio uno dei
traguardi fondamentali dell’intero movimento ecumenico: alla
radice della divisione vi sono infatti problemi di fede e per essere uniti occorre giungere a
una comune confessione di fede.
Quando le chiese saranno in
grado di dichiarare insieme l’essenziale della fede cristiana, potranno considerarsi sostanzialmente unite: unite nell’essenziale e divise nel secondario. A Bangalore si è considerato giunto il
momento di intraprendere il
progetto di una dichiarazione di
fede comune a tutte le chiese.
Una tappa dopo l’altra l’ecumenismo progredisce e se quest’ultima iniziativa avrà successo, esso sembra addirittura vicino alla meta finale.
Qualcuno dirà ; l’ecumenismo
progredisce sulla carta più che
nella realtà; progredisce nei documenti scritti, nelle dichiarazioni ufficiali, assai più che nella vita concreta e quotidiana delle chiese. Effettivamente, rispetto alle chiese, i documenti ecumenici non descrivono una situazione che già esiste ma una
situazione che, potrebbe esistere: indicano sólo una possibilità, ma una possibilità reale, che
le chiese dovrebbero almeno vagliare. La Commissione « Fede
e Costituzione » ha avvertito il
rischio che si allarghi il fossato
tra i livelli di comunione o di
consenso che si riesce a raggiungere nelle assemblee ecumeniche
e lo stato di divisione in cui le
chiese continuano a vivere. Ha
perciò deciso — soprattutto ora
che si cominciano ad affrontare
le questioni cruciali che dividono le chiese — di lavorare a
stretto contatto con loro, con
un sistema regolare di consultazione (com’è accaduto, ad esempio, per i « documenti di Accra»). Senza dubbio è questa la
via giusta da seguire.
Una prima bozza
A Bangalore, dunque, s’è redatta una prima bozza di dichiarazione comune di fede. Il testo
è stato preparato da un apposito comitato di oltre 30 membri, presieduto (molto bene) dal
teologo ortodosso Nissiotis. Il
lavoro è iniziato con una buona
relazione introduttiva del cattolico canadese Tillard. Dopo aver
ricbrdato che l’unità nella fede
non implica uniformità nel modo di formularla, il relatore ha
cosi descritto il compito da svolgere: «Quali sono i punti sui
quali dobbiamo essere d’accordo per poter raggiungere il grado di unità nella fede necessario
e suffloitìuté'-# costituire la 'comunione conciliare’? » O ancora : « Qual è il contenuto necessario e sufficiente della confessione di fede che le nostre chiese proclameranno insieme e di
comune accordo aU’inizio del
Concilio che prepariamo ed auspichiamo? ». Il problema mi
sembra centrato e la domanda
ben formulata. Se ne possono
subito dedurre alcune considerazioni elementari ma fondamentali :
1. Senza unità di fede non c’è
vera comunione, e senza comunione reale (anche se parziale)
non è possibile convocare un
concino di tutti i cristiani che
esprima o cominci ad esprimere un’effettiva riconciliazione tra
le chiese e sancisca la fine delle
divisioni (pur nel permanere di
certe tiiversità e particolarità
confessionali).
L’essenziale
2. Per essere uniti nella fede
non c’è bisogno di essere d’accordo su tutti i punti della dottrina cristiana ; basta essere d’accordo sull’essenziale. Non si
tratta — sia ben chiaro — di
cercare un consenso minimo, si
tratta di cercare un consenso
nell’essenziale: l'essenziale non è
un minimo ma un massimo. Ma
che cosa è essenziale? È appunto quel che occorrerà stabilire
insieme. C^gi, all’interno di ciascuna confessione (e persino aenominazione) ci sembra che tutto sia essenziale: ma non tutto
lo è. Tutte le chiese • (anche le
nostre: quella valdese, quella
metodista, quelle battiate, e cosi; via) sono invitate a riesaminare il loro bagaglio dottrinale
e la loro confessione di fede e
operare una distinzione tra ciò
che è essenziale e ciò che non
IO è. Solo ciò che consideriamo
essenziale per la nostra fede dovrà essere proposto agli altri
cristiani in vista di una confessione di fede comune.
ciò che non lo è? Anche questa
è una questione da risolvere insieme, ma non sarà facile. Il
criterio protestante della Sacra
Scrittura, quello ortodosso della « fede dei primi secoli » e quello cattolico del magistero vivente della chiesa potranno essere messi reciprocamente in
rapporto in modo che il primato
della parola biblica venga non
solo riconosciuto ma anche concretamente messo in pratica?
Tillard, nella sua relazione, ha
parlato della « autorità particolare delle Scritture» e del periodo apostolico come del « perìodo normativo» per la chiesa.
Ma non è tanto un « periodo »
che è normativo quanto una Parola, un messaggio, un annuncio. Riusciranno le chiese a trovare in questo messaggio il criterio comune della verità cristiana? Nella bozza di dichiarazione di fede, su questa questione decisiva, s’è raggiunto un
consenso solo dopo una discussione molto accesa, in particolare sul rapporto tra la testimonianza biblica e i dogmi della
chiesa antica. Il testo alla fine
concordato suona così, : « Cer
cando di confessare la nostra
fede insieme, vogliamo essere
fedeli alla fede apostolica secondo le Scritture, trasmessa a noi
attraverso i secoli ».
Fede e vita
4. C’è infine un aspetto importante della confessione di fede del tutto ignorato da ’Tillard
ma messo bene in luce da tm
altro relatore, anch’esso cattolico (piuttosto dissidente), l’olandese Houtepen; è il rapporto
tra fede e vita. L’imità di fede
di cui parla il Nuovo Testamento non è mai solo un’unità verbale o un consenso dottrinale:
è un comune discepolato, un
« seguire Gesù ». Essere in comunione, per i discepoli di Gesù, significa anzitutto partecipare al destino del Maestro: non
dunque un’unità nelle parole o
nelle formule ma nella vita. Una
dichiarazione ecumenica di fede
ha senso e valore solo se essa
esprime una comune pratica di
vita.
(6. continua) Paolo Ricca
COSA DICONO DI NOI I GIORNALI
Sacerdozio femminile
e papato
Il criterio
3. Qual è il criterio (che ovviamente dovrà essere comune
a tutte le chiese) in base al quale si potrà distinguere tra ciò
che è necessario, o essenziale, e
Il Corriere della Sera del 3 novembre pubblica un lungo articolo sui fermenti che agiscono
nel mondo cattolico per ottenere l’ammissione delle donne alle funzioni sacerdotali. A stretto termine, non si parla affatto
di noi in tale articolo. Ma il suo
vivace e largamente informativo contenuto lascia comprendere quanto diversa sia la rigida
interpretazione della tradizione
ecclesiastica, propria di larghi
circoli della gerarchia cattolica,
dalla più «biblica» interpretazione che ne danno i vari movimenti femihinisti, interni al cattolicesimo, e non tutti formati
specialmente da donne. Lungi
da noi il voler assumere toni
trionfalisti per celebrare le nostre donne-pastori, anche perché
ci sembra che questa presenza,
certo significativa, tenga non
tanto ad un « femminismo » vittorioso fra di noi, ma piuttosto
al fatto che le Chiese Protestanti, proprio per i principi base
della Riforma (ecclesia semper
reformanda) sono più aperte all’inserimento della Chiesa nella
realtà quotidiana, così come essa si sviluppa nel mondo. Ed assicurare pertanto la sua vera
funzione che non è quella di
conservare aspetti organizzativi
e formali, bensìi quella di vitalizzare i principi evangelici, leggendoli ed interpretandoli tem
po dopo tempo, evitandone una
cristallizzazione sclerotica ed
assicurandone la perenne validità in qualunque tempo e in
qualunque società.
Secondo le informazioni del
« Corriere » anche nella Chiesa
Anglicana (tradizionalista la sua
parte) le difficoltà per l’ammissione delle donne al sacerdozio
sono ancora potenti. E ciò ci
permette di ricordare come l’Espresso abbia a suo tempo pubblicato un articolo dello scrittore inglese Burgess per far dire
a lui come i protestanti seguissero le vicende del papato. Per
il Burgess non vi sono apprezzabili differenze tra anglicani e
protestanti e ne derivano considerazioni e valutazioni che di
protestante hanno ben poco. Bene ha fatto quindi Aurelio Penna a mandare alla rivista, a nome della Federazione Regionale
Lombarda delle Chiese Evangeliche una puntualizzazione, pubblicata dall’Espresso il 5 novembre, che riafferma la posizione
di sempre dei protestanti verso
una istituzione come il papato.
Con la speranza che l’Espresso
non cerchi solo la battuta (magari buona, come quella che titola la lettera del Penna) ma si
documenti con più serietà e concretezza sui problemi di cui
tratta.
Niso • De Michelis
4
17 novembre 1978
RIFLESSIONI A PARTIRE DA UN FILM DI SUCCESSO
a
ECCE BOMBO
99
Si tratta di un film di Nanni
Moretti, che circola da oltre un
anno per le sale italiane; averlo
rivisto recentemente ci ha suggerito alcune riflessioni che attengono al significato che esso
aveva quando apparve, e continua ad avere, con qualche maggior accentuazione, anche a distanza di tempo. Nonostante i
suoi aspetti, più divertiti che divertenti, il film dipinge im quadro sostanzialmente pessimistico della situazione della gioventù italiana, una decina d’anni dopo il ’68. Basterebbe a sottolinearne il pessimismo, l’episodio
Anale nel corso del quale la quasi totalità dei componenti il
gruppo non riesce neppure a tradurre nel modesto impegno di
una visita di solidale conforto
10 slancio di solidarietà verbale
unanimamente espresso a favore di un compagno ammalato;
ed ecco i buoni ragazzi lasciarsi
distrarre da una fetta di cocomero e dimenticare con essa le
buone intenzioni verbali. Una vistosa contraddizione fra le buone volontà parolaie e la incapacità di tradurre le parole in fatti concreti. Questa ci pare la corretta chiave di lettura del film,
non solo per il ricordato episodio finale, ma per tutto il contesto del racconto nel corso del
quale i rapporti fra i giovani interpreti non riescono neppure a
raggiungere una seria ricerca
del « personale » da sostituire al
fallimento del « politico ».
Ed allora è diffìcile non rapportare quanto il film vuole dirci alla situazione di fatto in cui
11 nostro paese si dibatte. Se-bastassero le parole, non imo dei
problemi che rendono diffìcile
la nostra vita attenderebbe ancora la corretta soluzione; anzi
ce ne sarebbe ben più d’una a
disposizione. Dichiarazioni televisive o meno, tavole rotonde,
congressi e sottocongressi, comitati e sottocomitati, omelie e
articoli di fondo; non mancano
parole (e, perché no, dietro le
parole anche qualche concetto)
per risolvere problemi, chiarire
dubbi, prospettare direttive.
Ma ci deve ben essere un perché della impossibilità reale di
tradurre in fatti tante parole;
del perché basti un fatto in sé
marginale (la fetta di cocomero
del finale del film) per distrarre
la gente dai problemi reali con
la conclusione finale che né il
« personale » né il « politico »
riescono più a realizzarsi; e che
la disaggregazione della società
si accentua non solo a livello
giovanile, ma anche a livello sindacale (mai tanti sindacati autonomi attivi come ora), a livello politico (partiti che ripetono
di continuo di voler andar d’accordo, con ciò stesso dimostrando che d’accordo, nei fatti, non
sono), o a livello culturale.
E proprio a livello culturale ci
sembra di poter cogliere una
connotazione particolare, accentuata nel nostro paese più che
in altri.
Noi abbiamo vissuto e viviamo in un ambiente impregnato
di cultura cattolica, nei suoi
aspetti controriformistici più
netti: gerarchia assoluta dei poteri e concetto assistenziale della organizzazione sociale. Il primo comporta, per inevitabile
trasposizione di fondo, la delega piena del potere da parte dei
«soggetti» («loro» dicono, «lo
ro» fanno, «loro» governano) e
la convinzione in chi lo esercita
(da noi la D.C.) che ciò avviene
per , una legittima investitura,
che permette di condividerlo con
altri, ma mai di rinunciarvi. In
queste condizioni la aggregazione sul piano politico diventa
estremamente difficile, ove non
si svolga a senso obbligato.
Il secondo deresponsabilizza
l’uomo convincendolo che qualcuno deve soddisfare ai suoi bisogni e alle sue necessità e che
l’importante non è partecipare
in prima persona alla soluzione
dei problemi che lo toccano, ma
solo presentare tali problemi in
un modo o nell’altro; a chi deve
risolverli (meglio una pensione
che un salario che corrisponda
ad un effettivo, e sempre faticoso, lavoro).
Certo al mondo non ci sono
solo Ecce Bombo e i suoi personaggi. Molte cose si muovono
nello stesso ambiente della Chiesa Cattolica (che un papa polacco significhi la fine di una Controriforma gestita tutta da papi
italiani?); ma noi protestanti
dovremmo ricordarci che due
tra i principi di fondo della Riforma (sacerdozio universale e
«ecclesia semper reformanda»)
debbono significare nella vita di
tutti i giorni almeno due cose:
impegno personale di testimonianza non delegabile né condizionabile da principi di autorità
e gestione pienamente responsabile della libertà cui tutti aspiriamo.
E intorno a questi due principi è allora possibile una effettiva aggregazione di gióvani e di
meno giovani che realizzando, la
loro testimonianza nel mondo
La lode di Dio
Siate sempre allegri ; non cessate mai di pregare ; in ogni cosa rendete grazie,
poiché tale è la volontà di Dio in Gesù Cristo verso di voi
(I Tessalonicesi 5: 16-18).
1 « Gloria a Dio » e i « Grazie Signore » sono spesso adoperati alla leggera da
molti di noi tanto che veniamo a perdere di vista il loro vero significato.
Lodare, secondo la definizione del dizionario, significa : fare l'elogio di qualcuno, rendergli onore, celebrare i suoi meriti ed acclamarlo. Lodare, quindi, significa esprimere una approvazione di fronte a qualche cosa e, dare la propria approvazione, significa che si accetta, che si è d'accordo.
Lodare Dio per una situazione difficile, una malattia o una catastrofe significa
letteralmente che accettiamo ed approviamo quelle circostanze come facenti parte
del piano di Dio per le nostre vite. Non possiamo lodare veramente Dio per qualche
cosa, senza essere veramente riconoscenti per quella cosa. E non possiamo essere
veramente riconoscenti se non ci sentiamo felici della cosa per la quale ringraziamo Dio. La lode presuppone la riconoscenza e la gioia. Noi lodiamo Dio non alla
luce di quello che speriamo di veder succedere in noi e attorno a noi ma lo lodiamo per la situazione quale essa è. La lode è basata sull'accettazione totale e gioiosa del presente, come facente parte della volontà perfetta di un Dio d'amore.
Lodare non è mercanteggiare. Non possiamo dire; Signore, io ti lodo ma,
dopo, tu mi benedirai ! Lodare significa trovare la nostra gioia in Dio, così come
dice il Salmista « Prendi il tuo diletto nell'Eterno ed egli ti darà quello che il tuo
cuore domanda» (Salmo 37; 4). Si consideri, in quel versetto, l'ordine di importanza ; non vengono elencati i desideri del nostro cuore per prendere poi il nostro
diletto nell'Eterno ma ci viene chiesto di prendere, per prima cosa, il nostro diletto
neH'Eterno. E quando avremo trovato in Lui la pienezza della gioia, scopriremo che
tutto il resto è secondario. Lodando Dio noi permettiamo a Dio di intervenire per
realizzare il suo piano per noi. Un cambiamento in una situazione difficile potrà
operarsi solo quando loderemo Dìo per la situazione difficile anziché supplicarlo
unicamente di liberarcene. La lode non è una medicina che ci assicura sempre il
successo: è un modo di vivere, solidamente fondato sulla Parola di Dio. Noi lodiamo Dìo per la situazione quale essa è, non per i risultati che speriamo ottenere.
Ogni preghiera sincera ci libera e mette in opera la potenza di Dio ma la preghiera di lode è certamente più efficace di qualsiasi altra richiesta. E la Bibbia ci dà
numerosi esempi che dimostrano tale verità. «Tu sei il Santo che siedi circondato
dalle lodi d'Israele» (Salmo 22: 3 ).. Dio è presente e la sua potenza agisce nelie
nostre vite quando lo lodiamo.
(Da M. CAROTHERS, La Puissance et la Louange, Ed. Eoi et Victoire).
Il tema della accettazione, riproposto da questo brano inviatoci da una lettrice, è un tema di importanza centrale per la fede cristiana. Vi sono tuttavia
forme diverse per esprimerlo. Ci riconosciamo in questa, o sentiamo la necessità
di formularlo in modo diverso? In un caso o nell’altro, perché? Sarebbe interessante aprire un dibattito su questo argomento.
potranno riuscire a scalzare sia
il principio gerarchico sia quello esclusivamente assistenziale
(il trattamento riservato ai « diversi » e ai « poveri » finché ce
ne saranno dovrebbe riferirsi
all’amore cristiano) con probabile vantaggio della società in
cui viviamo.
Niso De Michelis
Dopo un periodo di silenzio da par- ^
te dei lettori siamo sommersi da questi e altri contributi. Ce ne rallegriamo
ma raccomandiamo a tutti la brevità!
A colloquio con i lettori
I BAMBINI E
L’ORDINE DEL CULTO
Sull’ultimo numero deirEco-Luce è
stato pubblicato l’interessante schema
di cr ordine del culto » che la Commissione per la liturgia ha fatto circolare
la scorsa primavera. Non entro negli
argomenti a favore o contro. Vorrei
solo mettere quello schema in relazione con una njia recente esperienza.
Mi è capitato, recentemente, di presiedere il culto in una comunità dove i bambini della scuola domenicale
assistono alla prima parte del culto
« degli adulti ». Mi sembra che questo abbia alcuni aspetti indubbiamente positivi. Li si giustificava questa
prassi con la motivazione seguente : così i bambini si abituano a cantare gli
inni della comunità (sembra che alla
scuola domenicale, per qualche motivo, non sia possibile coltivare il
canto).
Tornando all’ordine del culto : quei
bambini assistono ogni domenica sempre all’invocazione e alla confessione
dei peccati (fino al « credo »). Con lo
schema suggerito dalla commissione
per la liturgia (che pone la confessione dei peccati dopo la lettura del testo biblico e la sua spiegazione nella
predica) i bambini avrebbero invece
la possibilità di udire la lettura biblir
ca — non quella che prepara alla
confessione dei peccati, la cosiddetta
« lettura della Legge », ma quella che
prepara all’ascolto del sermone — e la
preghiera di adorazione, lode e ringraziamento (invece di sentire sempre e soltanto la preghiera di confessione dei peccati).
I vantaggi per i bambini sarebbero, mi sembra, almeno tre :
u) la lettura biblica può comprendere anche episodi (anche narrativi) e aspetti della vita cristiana ed
essere più varia che non la lettura
che precede la confessione dei peccati;
b) la preghiera di adorazione, lode e ringraziamento può essere più
vicina alla loro sensibilità e al loro
linguaggio che non quella di confessione, e anche i cantici non sarebbero
limitati ai canti penitenziali;
c) tra la lettura biblica e l’uscita
dei bambini il pastore può trovare il
modo di rivolgere un brevissimo messaggio ai bambini sulla lettura biblica appena fatta, (la children’s address
dei culti anglosassoni) messaggio che
potrà essere poi sviluppato e approfondito per gli adulti nel sermone — il
che non è possibile quando i bambini
si allontanano prima della lettura biblica.
Bruno Coksani
SENZA PATENTE
EVANGELICA
L’articolo apparso sull’Eìco-Luce (n.
43 27 ottobre) sul nudismo, trat
to da <c La Vie Protestante », merita
il plauso per avere sollevato il velo su
di un costume sempre più diffuso, ma,
mi sembra, lascia perplessi per il
modo con cui lo solleva.
È forse utile inquadrare questo fenomeno. Il naturismo è nato negli ultimi decenni dell’ottocento come ritorno alla natura. In quegli anni veniva
aperto in Germania un collegio in
campagna, misto e nudista (1898). Nel
1900 al Monte Verità (Ascona, Canton
Ticino) già si radunavano naturisti
intellettuali di varia estrazione.
Questo movimento da « società segreta », fu dapprima sicuramente romantico e. da élite. Si cominciò a trasformare tra le due guerre in associazionismo, soprattutto in Francia,
Svizzera e Germania.
Negli anni 30 praticando il lavoro
manuale volontario tra intellettuali
fu costruito, col sistema di Agape,
c< iMe Neue Zeit », il primo grande
campo naturista svizzero sul lago di
Neuchâtel. Questo « paleo-naturismo »
praticò lo sport non agonistico, propose la riappropriazione corporea, intuì
una sessualità non maschilista, non
rigorosamente genitale e riproduttiva,
comprese che, abolita la barriera del
vestito, si apriva la via a nuovi rapporti con i propri simili più franchi
e diretti.
Questo naturismo puro non ama
essere chiamato niiHistno perché il nudo collettivo a contatto con la natura
è solo un aspetto della sua concezione
di vita, anche se viene considerato
un indispensabile gesto di rottura e
valido fattore di maturazione psichica.
Esso va ben al di là della tintarella
integrale (« Le bronzer idiot » come
dicono i francesi). Il naturista non
gioca al buon selvaggio o al piccolo
Rousseau, ma vuole stabilire buoni
rapporti con ralimentazione (non necessariamente vegetariana!) e con la
natura : acqua, aria, vento, piante e...
sole. Rifiuta gli status simbol quali la
casa bene arredala, la macchina, ì vestiti, un’alimentazione raffinata, i bambini bene educati ecc., e... si copre
quando fa freddo!
Questo naturismo da associazione è
ora ufficialmente riconosciuto anche
in Spagna e in Italia.
Accanto ad esso negli anni 60 e
70 si è sviluppato il nudismo spontaneo : alcuni milioni di tedeschi, olandesi, danesi, francesi ecc. lo praticano abitualmente. In Italia tale nudismo, variamente tollerato soprattutto nel centro sud, è limitato per ora
alla tintarella integrale lungo mari,
fiumi e laghi, ma si va diffondendo
soprattutto fra i giovani e anche a livello popolare.
Di fronte alla vastità di questo fenomeno che si potrebbe definire pacifico e innocente, almeno il naturismo
da associazione persino puritano e assai rispettoso della sensibilità altrui,
viene fatto di domandarsi : che senso
ha il tentativo di una giustificazione
teologica, a posteriori e con tale ritardo, del nudo-naturismo? Perché interrogarsi se il naturismo è ammesso
dalla Bibbia? Allo stesso modo ci si
potrebbe interrogare se è biblico l’usò
dei vestiti laddove il clima consentirebbe di abolirli.
Se mi sembra giusto interrogarsi
sui problemi di « fede e politica », di
« fede e mondo del lavoro », di « fede
ed educazione », interrogarci su « fede e naturismo » fa un po’ l’effetto
di proporre oggi il problema <c fede e
astronomia » (Galileo), « fede e medicina » (studio dei cadaveri), « fede e
arte » (Goya), a fede e ginnastica »
(opposizione cattolica all’introduzione
delTeducazione fisica nelle scuole).
È augurabile, io credo, che a proposito di naturismo si lasci riposare
l’Evangelo senza ricominciare a stiracchiarlo per il prò e per il contro e
che a nessuno venga in mente di intraprendere l’ennesima battaglia di
retroguardia, destinata ad apparire
persino incomprensibile dopo qualche
decennio. L'Evangelo è un messaggio
di liberazione che guarda oltre i centimetri di pelle in più o in meno offerti agli sguardi della popolazione.
(lettera firmata)
NOTTE VALDESE?
Giorgio Tourn, nel suo articolo
c< Ecumenismo e papato » apparso sul
n. 20 dell’Eco delle Valli Valdesi,
esprime il suo pensiero sul papato :
« Pensiamo che il papato si debba abolire ».
Non definisce più il papa « l’anticristo » come i suoi predecessori di
qualche secolo fa, ma ritiene comunque che il papa, qualunque papa, sia
un intralcio all’autorità del Vangelo,
al primato .di Cristo e all’opera dello
Spìrito Santo. Non so fino a qual punto il suo pensiero sia condiviso da
tutti i Valdesi.
Ognuno è libero di pensare quello
che vuole sul papato e ogni giornale
è libero di pubblicare quello che gli
pare. Ma un settimanale di chiesa,
che pretende di dare lezioni di ecumenismo, dovrebbe informare i suoi
lettori sui progressi deH’ecumenismo,
dovunque avvengano e su qualunque
punto avvengano.
Ora sono informati i lettori dell’Eco
delle Valli che la Chiesa valdese è
l’unica tra le chiese storiche a ripetere, intorno all’autorità nella chiesa, le stesse idee, con una monotonìa
che può essere fedeltà al Vangelo, ma
potrebbe anche essere mancanza di
disponibilità al soffio dello Spirito?
Mi sia permesso di citare alcune
voci dal vasto campo dell’ecumenismo.
« Evidentemente né i protestanti né
gli ortodossi sono disposti ad accettare il dogma papale del Vaticano I,
ma essi ammettono comunemente due
punti di importanza molto grande:
1) un ministero ecumenico di unità è
desiderabile sulla linea di quello che
il Nuovo Testamento ci mostra essere
affidato a Pietro; 2) esso spetterebbe a
un papato rinnovato » (Yves Congar,
teologo cattolico, in Religiose oggi. 412-’77, n. 39).
W. Pannenberg, professore di teologia a Monaco, luterano, scrive:
« La cristianità, presa nel suo insieme, ha bisogno di un ufficio che abbia competenza e autorità, per parlare e agire, sotto certe condizioni, a
nome di tutta la cristianità. La chiesa cattolica romana sostiene che un
ufficio del genere esiste già, unito personalmente al vescovo di Roma. Se si
comprende quanto tale ufficio permanente sia desiderabile e necessario, non
si può scartare a priori una simile
pretesa. Le suscettibilità protestanti a
riguardo del papato possono essere
spiegate in base a circostanze storiche;
esse non dovrebbero più a lungo costituire un ostacolo a un esame realistico di questa pretesa del vescovo di
Roma » (W. Pannenberg, Una Sancta,
1975, pp. 220, 221).
Ma ascoltiamo alcune dichiarazioni
ufficiali :
La Dichiarazione congiunta dei luterani e cattolici USA sul primato del
papa afferma : « Il vescovo di Roma,
che i cattolici romani considerano investito di questa responsabilità (cioè
di promuovere l’unità) per volontà di
Cristo, e che ha esercitato il suo ministero in forme che hanno subito importanti cambiamenti nel corso dei
secoli, può, in futuro, esercitare la
sua funzione secondo modalità meglio
adattate che siano in grado di rispondere ai 'bisogni universali e regionali
della chiesa, nel contesto tanto complesso della nostra epoca ».
La Dichiarazione della Commissione Anglicano^Cattolica romana sull’autorità nella Chiesa (Venezia 1976)
dice : « Il primato, rettamente inteso,
implica l’esercizio della tutela, da parte del Vescovo di Roma, alla scopo di
custodire e promuovere la fedeltà di
tutte le chiese a Cristo e delle une
alle altre. La comunione con lui è
concepita come una salvaguardia della
cattolicità di ogni chiesa locale e come segno della comunione di tutte le
chiese ».
Ma forse i Valdesi preferiscono sentire una voce più vicina a loro, proveniente dal mondo riformato francese. Il compianto pastore Giorgio Appia scriveva pochi anni fa : « La réflexion actuelle sur Vépiscopé amène
les protestants à prendre conscience :
1) que les Réformateurs n’étaient pas
opposés à l’épiscopat; 2) Qu’une présidence de l’unité est nécessaire dans
l’Eglise; 3) que se contenter d’avoir
comme horizon les limites d’un pays
est singulièrement appauvrissant...
Rester bloqué à un moment précis de
l’histoire et vouloir trouver une solution à cette question, c’est se condamner à l’impasse. En revanche accepter
de retrouver la patience des pionniers,
consentir de part et d’autre les risques de la vie, sortir de l’immobilisme, voir l’Eglise comme organisme et
non organisation, en communion et non
en structure, nous permettrait non
seulement de nous accepter les uns
les autres tels que nous sommes, mais
d’avancer sur la route du dépassement
auquel nous invite l’Esprit Saint ».
(G. Appia, Foyers mixtes, oct. déc.
1975).
Ha ragione Giorgio Tourn : l’ecumenismo è solo fumo, se una chiesa
non accetta la critica di un’altra. Ma è
la notte, se una chiesa non vuol conoscere e far conoscere ai suoi fedeli
quanto avviene nel mondo cristiano.
G. Trombotto
5
“-r
17 novembre 1978
LA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA ITALIANA VERSO UN IMPORTANTE APPUNTAMENTO
Bilancio teologico di una generazione
In uno scritto del 1950, molto bello, Giovanni Miegge tracciò il bilancio teologico della sua generazione. Un bilancio che egli non esitò a definire « attivo »
Un breve estratto di questo scritto ci sembra qui utile ricordare.
« Se tale è il bilancio della nostra generazione teologica, si può dire che esso
è sostanzialmente attivo. Ed è appunto questo bilancio attivo, che vorremmo trasmettere a coloro che crescono intorno a noi — i nostri figli, ormai — i quali
rton conosceranno più, se non indirettamente, quello che e stato il nostro travaglio
di un tempo, e assumeranno come punto di partenza quello che per noi è un punto
d arrivo. Vorremmo lasciare loro, non soltanto l’eredità della crisi e della scoperta della dimensione divina — sebbene anche quella, essi dovranno per proprio
conto riconquistare, se la loro posizione religiosa non vorrà ricadere nella banalità soddisfatta della teologia prebarthiana —■; ma al tempo stesso, vorremmo
indicare loro la coscienza del valore eminentemente positivo di quella “crisi", e
con essa l impulso ad operare, a dedicarsi, ad impegnarsi; come già accennano di
fare quelli di loro che, cercando vie nuove, tentano di configurare la loro vita di
cristiani in una comunità di lavoro, di fede e di fraternità, per ora simbolica ed
allusiva, ma chissà, forse un giorno più reale ». {Scritti teologici, Claudiana, 1977,
p. 145).
Il collegamento con questa « eredità » è oggi per noi inevitabile, per i figli
come per i nipoti. Ma non possiamo fermarci qui. L’incontro di Agape si presenta
come una tappa importante di verifica del punto di partenza e del cammino percorso in questi ultimi 10 anni non solo dalla FGEI ma dal protestantesimo italiano.
(pagina a cura del Segretario FGEI Ermanno Genre)
DAL 26 DICEMBRE AL 1« GENNAIO
Campo invernale
Il Consiglio ha discusso a lungo il problema delle questioni
organizzative, in modo da favorire al massimo la partecipazione di tutti i gruppi Fgei delle diverse regioni. È forse inutile ricordare che questo appuntamento costituisce un momento fondamentale di verifica del nostrp
lavoro a pochi mesi di distanza
dal Congresso nazionale e che
pertanto è indispensabile che
tutte le Regioni e possibilmente
tutti i gruppi siano rappresentati. È ovvio in ogni modo che
questo campo-studi non vuole
né può assumere un ruolo di
orientamento e di sede decisionale - compiti che spettano al
Congresso nazionale ; tuttavia
quanto diremo e faremo ad Agape servirà come base di discussione e di confronto in vista dell’impostazione del prossimo Congresso.
Il grosso problema organizzativo è, come sempre, quello della partecipazione. Per quanto
concerne la questione delle borse viaggi il Consiglio ha deciso
questo orientamento di massima ;
Granatelli. Siete tutti pregati di
prendere nota del nuovo indirizzo di Mary:
Mary Granatelli, Via Simone
Martini 22, 20143 Milano, tei. 02 8135013.
Il tema
1) 800.000 lire come tetto di
spesa per rimborsare i viaggi;
Il campo invernale di quest’anno è organizzato dalla Federazione Giovanile Evangelica Italiana. La FGEI, che si è formata
nel 1969, in previsione del suo V
congresso che si terrà nella primavera del 1979, ha ritenuto opportuno avere un momento di
intensa riflessione critica sulla
propria elaborazione teologica e
politica - cosa si è detto e pensato in questi anni e il significato di questa elaborazione all’interno del protestantesimo italiano e nei suoi rapporti ecumenici. Ma soprattutto si è ritenuta necessaria un’analisi precisa
delle iniziative che negli ultimi
dieci anni abbiamo intrapreso,
per capire cosa si è fatto - e cosa soprattutto non si è riusciti
a fare e perché.
Oggi, a dieci anni dal ’68 e dalla formazione della nostra Fe
derazione, la situazione politica
del paese e anche all’interno delle nostre comunità, è profondamente mutata ed è quindi giunto il momento di chiedersi, con
lucidità e vincendo però la tentazione dello scetticismo, che significato possono avere oggi le
nostre affermazioni di « linea »
nella condizione concreta del
nostro lavoro, delle nostre comunità, delle nostre scelte politiche e dei nostri rapporti umani. Chiedersi anche su quali contenuti e quali scelte di vita e criteri di ,^.lgvp^ posSQpq pon^er;;.
gere quelle” che sono forse gene^
razioni di credenti diverse (nonostante il numero limitato di
anni che le separa), perché diverse sono state le loro esperienze, la loro formazione e il
contesto socio-politico in cui
hanno ricercato sulla propria
fede comune; il fine del campo
è dunque quello di individuare
le prospettive concrete di lavoro e di ricerca che oggi è possibile e necessario formulare per
i gruppi della FGEI.
Il campo pur destinato principalmente ai membri della Federazione, è aperto a tutti i credenti che in questi anni si sono
posti il problema di una predicazione rivolta al proletariato,
in una precisa scelta di lotta per
il socialismo. li campo, pur organizzato dalle Commissioni e
dai gruppi di lavoro della FGEI,
trova nella sede che lo ospita
un punto di riferimento quanto
mai significativo essendo ormai
strettissimi i legami di ricerca
e spesso di risposte comuni che
collegano il lavoro della FGEI
all’attività della comunità di
Agape.
IL PROGRAMMA
26 dicembre; arrivo per cena; introduzione in serata a cura del Consiglio
FGEI ; presentazione del programma.
27 dicembre; le ipotesi generali - relazioni delle commissioni chiesa e bi
blica.
Serata; dibattito generale.
28 dicembre: il servizio e i ruoli - relazioni della commissione donne e de
gli studenti della Facoltà di teologia.
Pomerìggio : dibattito generale.
Serata libera.
29 dicembre: la fase attuale - relazioni della commissione polìtica e del grup
po di lavoro sul cattolicesimo.
Pomeriggio; dibattito generale.
Serata ; studio biblico.
30 dicembre: giornata di discussione in gruppi per tema (i centri di for
mazione e la rivista, ipotesi di lavoro nella diaspora e nel sud, i rapporti
ecumenici ecc.).
Serata libera.
31 dicembre; discussione generale conclusiva in assemblea.
Serata : culto comunitario.
1 gennaio: partenza dopo colazione.
2) 12 borse, di totale copertura del biglietto andata e ritorno
in seconda classe per le regioni
meridionali, vale a dire: SiciliaCalabria, Puglia-Basilicata, Campania, Abruzzi-Molise ;
3) due borse di totale copertura del biglietto di andata e ritorno in seconda classe per il
Tri veneto ;
4) per tutte le altre regioni
sono previsti contributi fino a
L. 20.000, secondo le distanze.
Il soggiorno ad Agape, nella
sua variante minima, costa lire
30.000; questa cifra, che certamente può apparire elevata per
chi non dispone, come è il caso
della maggior parte degli fgeini,
di grossi capitali, non è in nessun modo ulteriormente riducibile, se non vogliamo gravare
con il nostro campo sul bilancio di Agape.
Per le iscrizioni al campo
Chi décide di iscriversi al campo - e speriamo siano in molti •;
deve comunicarlo direttamente
a questo indirizzo : Segreteria
di Agape, Centro ecumenico,
10060 Frali (TO), tei. 0121 - 8514,
inviandone copia a Mary Granatelli, possibilmente entro il 15
dicembre.
Per le borse viaggio
Chi intende richiedere la borsa viaggio messa a disposizione
dalla EGEI dovrà comunicarlo
alla propria Segreteria regionale
(in modo da poter organizzare
il viaggio in comitiva o biglietto kilométrico che permettono
un notevole risparmio) e a Mary
SU invito della F.G.E.I., si è
svolta ad Agape dal 22 al
28 ottobre la X Assemblea
generale del Consiglio Ecumenico Giovanile in Europa
(CEGE) che ha visto la partecipazione di 90 tra delegati e osservatori di venti paesi europei.
Tema dell’assemblea di quest’anno è stato « Rendere conto della speranza che è in noi ». I lavori si sono sviluppati in momenti diversi; culto e riflessione biblica; discussione su temi
specifici in commissioni; discussioni e risoluzioni in assemblea
generale. Durante la settimana
si sono avute anche alcune comunicazioni; Ernianno Genre ha
parlato della FGEI, Paolo Ricca
ha riferito alcune valutazioni sulla recente conferenza di Bangalore della Commissione Fede e
Costituzione del CEC e Giorgio
Tourn ha incontrato i delegati
durante un’escursione nelle valli
Angrogna e Pellice presentando
alcune riflessioni sui problemi
delTecumenismo in Italia.
In particolare si sono costituite quattro commissioni su questi temi: 1) programma generale del CEGE; 2) culto; 3) disarmo; 4) razzismo.
La commissione sul program-^
ma ha discusso del Servizio Ecumenico Giovanile (campi di lavoro), ha valutato la Conferenza
organizzata dal CEGE a Glay
(Francia) nel marzo di quest’anno e ha proposto alcune linee
generali per il lavoro futuro. Il
servizio ecumenico giovanile che
curava l’organizzazione di campi di lavoro a livello europeo
RIUNITA AD AGAPE L’ASSEMBLEA DEL C.E.G.E.
Lavoro giovanile europeo
lavoro del CEGE. Si sono così
risolti alcuni problemi concernenti la caratterizzazione dei
campi di lavoro e l’organizzazione di campi studio per giovani.
È stata anche sottolineata l’importanza delle attività di incontro ecumenico a livello regionale (es. Europa latina: Francia,
Italia, Portogallo, Spagna) e del
maggiore coinvolgimento delle
realtà giovanili dei singoli movimenti nazionali.
La seconda commissione ha
affrontato la questione del culto ponendosi l’obiettivo di definire una base comune a tutti i
membri aderenti su questo tema. Da un confronto sulle differenze nel modo di intendere il
culto si è giunti a sottolineare
l’importanza della lettura e del
Cosa è il C.EG.E.
stato integrato a pieno titolo nel y
Il Consiglio Ecumenico Giovanile
Europeo (CEGE) raccoglie i vari
movimenti giovanili ecumenici di
ciascun paese europeo (per l’Italia
la FGEI), dell’est e dell’ovest. Ogni
anno l’Assemblea Generale elegge
un Comitato esecutivo, un Segretario esecutivo e un presidente.
Queste le principali attività del
CEGE a cui la FGEI partecipa re
golarmente : le conferenze regionali, che raccolgono gruppi di paesi
affini (es. la prossima conferenza
dei paesi latini, per noi ovviamente la più importante, si svolgerà
il prossimo anno in Spagna); le
conferenze paneuropee, il progetto
sui rifugiati politici, d’ora innan
zi svolto in collegamento col Movimento Cristiano Studenti (MCS),
il comune impegno contro il riarmo, il programma del CEC contro
il razzismo, l’organizzazione di
campi di lavoro estivo, ora non
più con una segreteria autonoma
ma riassorbita nel lavoro generale
del CEGE. I rapporti che la FGEI
ha avuto tramite il CEGE sono numerosi : scambi bilaterali con la
Germania Orientale, contatti con il
Consiglio Ecumenico delle Chiese,
con la Conferenza delle Chiese
europee (KEK), con la Commissione per l’aiuto reciproco tra le
chiese (ICA), con la Conferenza
Cristiana per la Pace (CCP), ecc.
la riflessione biblica e della preghiera nel contesto del lavoro
che il CEGE porta avanti.
U problema del disarmo e del
militarismo è stato analizzato
da un’apposita commissione sotto due principali aspetti: le conriessioni tra il fenomeno del militarismo e gli assetti economico-sociali delle nazioni e la responsabilità delle organizzazioni
ecumeniche di fronte a questo
problema. A questo proposito
sulla base di una documentazione sul tema fornita dal CEC, si
è discusso anche del problema
dell’educazione per la pace. Nelle sue risoluzioni questo gruppo
ha sottolineato l’importanza del
proseguimento dell’analisi su
questo tema così problematico
in collaborazione anche con organizzazioni laiche e ha nuovamente preso posizione contro la
bomba N.
L’ultima commissione ha preso in esame la questione del razzismo con particolare riferimento alla situazione deH’Africa del
Sud. La discussione si è basata
sul documento della Commissione del Programma di Lotta con
(continua a pag. 8)
Corrado liotta
Michele Rostan
6
17 novembre 1978
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
CONVEGNO EGEI A PERRERO INIZIATIVA DEGLI STUDENTI A PINEROLO
Pra
CoiTiG vivere la fede ® Concordato
Catinai: in Cristo oggi
lo spreco
continua
Si chiuda un blocco dell'Ospedale di Pra Catinai, e nell’altro
blocco continui a funzionare l’ospedale: questo il parere che il
Comprensorio Pinerolese invierà
alla Regione. DC, PSDI, PLI,
PRI sono a favore di questa soluzione mentre socialisti e comunisti hanno presentato un altro documento in cui si dichiarano per un uso sanitario (parziale) delle strutture.
Una decisione tutta politica
che rischia di illudere i dipendenti e la genie:’della Val Chisone. La DC è riuscita nel suo intento: obbligare Vamministrazione regionale a prendere una decisione impopolare se vorrà tener fede ài programmi di lotta
agli sprechi in’campo sanitario,
oppure ad essere incoerente con
i propri programmi.
È una soluzione che non risolve il problema ma lo rimanda.
La gente della valle non utilizzerà l’ospedale, essendo le
strutture inadatte per la cura di
malati acuti. Per partorire, per
essere operati, per essere curati
in caso di gravi malattie si continuerà a venire a Pinerolo. I dipendenti dell’ospedale di qui a
qualche tempo si troveranno
nuovamente nella situazione di
dover discutere il loro futuro occupazionale. Perché non credo
che si potrà sopportare a lungo
uno spreco di almeno un miliardo di lire all’anno.
Quello che stupisce in questa
vicenda non è tanto la politica
della DC il cui unico scopo era
quello di creare difficoltà alla
giunta regionale rossa, ma quella delle sinistre.
Le sinistre sono in maggioranza nella comunità montana Val
Chisone ed è in questo ambito
che doveva essere visto in concreto il problema. La gente, si
sa, non lascia il certo per l’incerto: non è COSI facilmente disposta ad accettare che si chiuda
un servizio, sia pure sotto-utilizzato e inutile, senza aver chiaro
quale è l’alternativa. Ora la comunità montana cui competono
anche poteri di programmazione
socio-sanitaria non ha detto niente su questo punto. Nei documenti, nei discorsi degli esponenti locali delle sinistre si fanno
a volte proposte di ridurre la
spesa ospedaliera e creare servizi alternativi domiciliari e poliambulatoriali, rha nessuno studio concreto in questo senso è
stato fatto.
Mentre si sono fatti documenti che dimostrano lo spreco che
rappresenta Pra Catinat, nessuno
studio serio è stato fatto sulla
possibile riqualificazione del personale e su un suo impiego in
valle, non si è andati molto oltre
a generiche indicazioni circa un
utilizzo diverso delle strutture.
In questo modo la DC ha avuto campo libero per affermarsi
strumentalmente come partito
che difende l’occupazione, che
prende a cuore i problemi della
gente della montagna. Per le sinistre si tratta ora di ricuperare
il tempo perduto, di proporre
servizi socio-sanitari in valle efficienti, di dimostrare che le proposte che si fanno possono essere attuate. Gli uomini e le forze
per farlo ci sono. Bisogna forse
cambiar metodo: non ricercare
ad ogni costo il compromesso
con la DC, ma favorire l’attuazione di scelte mediante la partecipazione e la discussione democratica della gente.
Giorgio GardioI
ERRATA-CORRIGE
Ci scusiamo con i nostri lettori — e in particolare con gii
amici di Prarostino — per avere involontariamente “sostituito”
la loro chiesa con quella di San
Germano Chisone nella fotografìa pubblicata sul m scorso.
Domenica 12 novembre si è
svolto a Ferrerò il primo convegno FGEI-valli dalla riapertura
delle attività, che ha voluto fare
il punto della situazione dei
gruppi e programmare un lavoro comune e di ricerca da svolgere durante l’anno ed in preparazione al quinto congresso che
si terrà in primavera.
Il convegno, che aveva come
tema centrale « Come vivere la
fede in Cristo oggi », ha visto
una numerosa partecipazione'
della quasi totalità dei gruppi
FGEI che operano alle valli. Il
mattino, dopo una breve, introduzione sul tema del convegno
con inquadramento sulla situazione generale politica e della
FGEI, vi è stata la partecipazione al culto con la comunità di
Ferrerò alla quale il segretario
regionale J.J. Feyronel, alla fine
della meditazione ha portato un
saluto ed tm ringraziamento da
parte dei gruppi FGEI per aver
dato ospitalità e l’opportunità
ai gruppi d’incontrarsi in quella
comunità.
Dopo un pranzo al sacco, consumato tutti insieme nella sala
delle attività della chiesa, si è
dato inizio al convegno vero e
proprio; vi è stata innanzitutto
la divisione in tre gruppi ognuno
dei quali ha discusso non tenendo strettamente conto della relazione tenuta in mattinata.
Durante l’assemblea generale
si è poi rilevato che i problemi
posti in discussione nei vari
gruppi erano stati sostanzialmente simili; è stata infatti sollevata la necessità di chiarire
meglio i rapporti con le comunità tradizionali; di avere maggiori confronti sulla Bibbia e sulla
fede in Gesù Cristo che devono
essere il nostro costante punto
di riferimento senza mai dimenticare, però, che questo è valido
solo nella misura in cui continuiamo a lavorare con quelle
classi che sono più sfruttate e
meno abbienti, per un mondo
diverso dove vi siano lavoro giustizia e libertà per tutti.
La discussione generale è terminata con la promessa, da parte di tutti i gruppi presenti, di
ritrovarsi presto per continuare
il dibattito suH’interessante problematica.
Al termine dei lavori vi è stata
l’elezione di una giunta regionale, formata da; P. Ferrerò (V.
Ferosa), M. Fasquet (L.S.G.), e F.
Peyrot (L.S.G.), con il compito
specifico di collegare il lavoro
tra i gruppi e di organizzare i
prossimi convegni; Patrizia Peyrot è stata inoltre nominata responsabile regionale della FGEI.
Vivissimo e cordiale è stato l’applauso di ringraziamento, da
parte deU’assemblea, a J.J.' Peyronel per il lavoro svolto in quest’anno nella segreteria regionale e che ora, per motivi di lavoro e di impegno non avrebbe
più potuto svolgere.
A ROM ARETTO
Incontro CEvAA
Con la visita del past. Ntamele Nasson del Mozambico e del
past. Andrie e Signora di Losanna abbiamo vissuto in piccolo
quella realtà della Chiesa Universale che la CEvAA (che riunisce 25 chiese dell’Africa, dell’Europa e dell’Oceania) propone;
al di là delle divisioni di frontiere e di razza ascoltare insieme
il messaggio dell’Evangelo per
una presenza di testimonianza a
Cristo ciascuno nel suo paese.
I nostri ospiti hanno visitato
cinque gruppi di scuola domenicale, pre-catechismo e catechismo, partecipato all’unione giovanile e presieduto il culto. Abbiamo così approfittato al massimo della loro breve visita. La
domenica pomeriggio, per permettere loro una migliore conoscenza della chiesa valdese li abbiamo accompagnati ad Agape
ed a Frali (museo, chiesa e incontro con il pastore appena tornato
dall’Uruguay).
La chiesa del Mozambico ha
sofferto molte restrizioni sotto
il regime coloniale portoghese.
Nel 1972, in piena lotta per l’indipendenza, il suo presidente è
stato incarcerato ed è morto in
prigione.
Raggiunta Findipendenza nel
1975 il paese vive ora un’esperienza marxista-leninista dichiaratamente atea, che lascia però piena libertà religiosa nell’ambito
delle chiese. La Chiesa Fresbiteriana cerca in questa nuova realtà la via per portare la testimonianza a Cristo nella costruzione
della nuova società. Le difficoltà
ci saranno, ma i credenti del
Mozambico, reduci da decenni
di lotta sono pronti ad affrontarle con fiducia nell’aiuto di Dio.
Speriamo ora di continuare il
contatto con questa chiesa a livello di Scuola Domenicale, con
scambio di notizie.
Scheda; Mozambico oggi
Situazione della Chiesa; 20.000
membri comunicanti, 16 pastori,
6 evangelisti.
Formazione per la testimonianza ed il servizio cristiano;
Una scuola pastorale interconfessionale.
Il Mozambico è diventato indipendente il 25 giugno 1975. Un
mese dopo il Governo ha decretato la nazionalizzazione di tutte
le opere sociali; la Chiesa si è
dunque trovata obbligata a rimettere in questione tutto il suo
lavoro di evangelizzazione che
faceva per mezzo di osf>edali, ambulatori, convitti e scuole. I
missionari che lavoravano per
queste opere hanno dovuto scegliere; o tornare in Svizzera, o
impegnarsi al servizio del governo.
All’inizio; confusione generale;
poco alla volta però le cose si
chiariscono. La formazione dei
laici si intensifica ed essi prendono sempre più delle responsabilità nel lavoro parrocchiale.
Il 31 luglio 1977 la chiesa ha
festeggiato il suo 90” anniversa
rio ed il culto ha riunito circa
2.000 persone all’aperto in pieno
centro di Maputo.
Il paese vive grandi trasformazioni, si cèrea di dare vita ad un
« socialismo scientifico », ed il
grande problema è che la Chiesa
non sia assente dalla costruzione di questa nuova società che
nasce. Per questo la Chiesa Presbiteriana cerca di partecipare
nella misura dei propri mezzi ai
programmi sociali del governo,
cerca pure di avere l’autorizzazione a costruire cappelle nei
nuovi villaggi comunitari in creazione, ed alcuni pastori lavorano
a metà tempo come professori.
I progetti che stanno a cuore
sono;
— una migliore formazione dei
laici;
— la costruzione di cappelle ovunque si creano nuovi centri
comunitari;
— revangelizzazione del nord
del Mozambico.
(notizie prese da « La CEvAA
pour quoi faire? »).
Da un po’ di tempo si parla
di nuovo di revisione del Concordato tra lo Stato e la Chiesa
in Itaiia.
L’argomento interessa tutti i
cittadini e ci riguarda in modo
particolare come studenti, perché tocca il problema dell’insegnamento della religione nella
scuola. In alcune scuole superiori all’inizio di quest’anno scolastico c’è già stata una certa
discussione sull’ora di religione. Un gruppo di studenti di ytiri istituti ha sentito il bisogno
di saperne di più, di informarsi,
di dibattere; è nata così; la proposta di incontri di studio su
— Laicità della Scuola
— Concordato
— Insegnamento della religione.
A questi incontri tutti (studenti, insegnanti, presidi, genitori, ecc.) sono invitati.
Martedì 21/ll/’78 (ore 15-17);
Istituto « Buniva » - Prof. A.
Barbero « Concordato e insegnamento della religione cattolica
nella scuola italiana » - Discussione.
Martedì, 28/ll/’78 (ore 15-17);
Liceo Scientifico - Prof. C.
Tron (preside della Scuola Media di Perosa) « Le minoranze
religiose di fronte al Concordato e all’ora di religione. La posizione delle Chiese Valdese e Metodista » - Discussione.
Martedì, 5/12/’78 (ore 15-17);
Istituto Magistrale - Alcuni insegnanti di religione - Tavola rotonda « Situazione attuale dell’ora di religione - Prospettive
per il futuro ».
Lo ripetiamo; gli incontri sono aperti; tutti sono invitati.
Un gruppo di studenti
delle scuole superiori
POMARETTO
Consiglio comunale
Al recente Consiglio Comunale di Pomaretto un fitta serie di
ratifiche; fra le più importanti
la delega alla Comunità Montana
per la stesura del programma di
attuazione in merito alla « tutela e all’uso del territorio».
Sono stati prorogati i contratti per i servizi; pulizie per la
scuola elementare e pulizie e
mensa per la scuola materna ed
anche rinnovato il contratto di
manutenzione dell’acquedotto comunale.
E stato aumentato il diritto
di allacciamento alla rete delle
fognature comunali da L. 10.000
a L. 100.000 motivato dalle alte
spese che ogni allacciamento
comporta.
In coda si è discusso dei contributi dati dal Comune in favore della refezione scolastica. Il
dibattito si è mosso dalla richie
sta avanzata due anni or sono
dalle insegnanti del tempo pieno
di beneficiare del contributo accordato agli alunni. Contemporaneamente il Sindaco ha segnalato che una delegazione di genitori aveva richiesto contributi
più sostanziosi e paragonabili a
quanto corrisposto in comuni viciniori. Ci si chiedeva come mai
Pomaretto non aveva beneficiato dei contributi regionali per le
mense com’era successo altrove,
eppure le domande erano state
avanzate. L’argomento con varie
motivazioni è stato rinviato ad
altra data dopo che le chiarificazioni richieste saranno pervenute; nei contempo e per tutto il
1978 il contributo comunale per
ogni refezione consumata sarà
di L. 350.
A. L.
I partigiani daiia
Vai Peiiice a Boves
Un folto gruppo di partigiani
con le famiglie e numerosi amici è partito, in pullman, dalla
Val Penice domenica 12 nov. per
Boves (Cuneo), dove ha partecipato alla grande manifestazione che si è svolta per ricordare
le vittime degli eccidi commessi
dai nazisti nel settembre del ’43
e nel gennaio e febbraio del ’44.
In mattinata, nella piazza Grande di Boves, insieme con migliaia
di altre persone, ha ascoltato e
applaudito il severo e forte discorso del Presidente della Repubblica, Sandro Pertini.
Nel pomeriggio, prima del ritorno in Val Penice, una sosta
a Cuneo ha permesso agli intervenuti di ammirare il grandioso monumento alla Resistenza e di sostare nel parco dedicato ai Caduti.
L’ANPI della Val Pellice, che
ha organizzato la gita, desidera
ringraziare vivamente tutti quelli, che con la loro presenza e la
loro partecipazione hanno contribuito alla buona riuscita della giornata.
SAN SECONDO
È nata Marianna, la primogenita di Paolo Boccuzzi ed Ester
Martinat (quartiere di Miradolo, ma residenti a Villar Perosa). Il nostro augurio e la nostra preghiera per questa bimba e la sua famiglia.
Incontro cassieri
L’incontro dei cassieri annunciato per la sera del 17 novembre a Torre Pellice si riferisce
solo ai cassieri del I Circuito,
come era stato deciso a suo
tempo nel precedente incontro.
I cassieri degli altri due Circuiti si incontreranno invece successivamente.
ROR A’
Ricordiamo la giornata comunitaria di domenica 19. Al mattino avremo l’assemblea di chiesa di impostazione del lavoro
che seguiremo quest’anno. Seguirà il pranzo comunitario; nel
pomeriggio continuerà la riflessione del mattino e concluderemo la giornata con proiezione
di diapositive su Rorà e sull’isola d’Elba con breve storia della
comunità elbana..
ANGROGNA
Alcum temi sinodali e della
Conferenza andranno ripresi e
approfonditi nelle, riunioni quartierali. Tra questi; l’informazione, l’educazione alla fede è la
conciliarità. Questa convinzione
è emersa anche durante l’assemblea di domemea scorsa che ha
rivisto, in rapida ed efficace rassegna, i principali temi che interessano oggi le nostre chiese (relatori Giampiero Bertalot, Fram
ca Coisson, Eldina Long).
Alla Scuola Media
di Perrero
Riunione sui problemi
dell'Industria
estrsttivs
Riprendendo il discorso, iniziatosi la primavera scorsa, sulle prospettive economiche e di
occupazione nella zona, venerdì
17 novembre, alle ore 20,30, nei
locali della Scuola Media di Perrero, si terrà una riunione, aperta a tutti, sul seguente argomento: caratteri e problemi dell’industria estrattiva nella valle.
Interverranno esperti qualificati del settore. Tutti sono cordialmente invitati.
7
17 novembre 1978
CRONACA DELLE VALLI
RICORDANDO ALBERT F. GARROU
POMARETTO
VILLASECCA
Scomparsa di un pioniere
( ■
Un grave lutto ha colpito i nostri fratelli di Valdese, North
Carolina, USA, e colpisce noi tutti: si è spento il 4 novembre
scorso, all’età di 85 anni, Albert
Francis Garrou, originario di
Villa di Frali, ove era nato il 22
luglio 1893.
Era l’anno nel quale i primi
piccoli contingenti di emigranti
dalle Valli Valdesi e dall’Utah
avevano cominciato ad insediarsi nel nuovo territorio, sotto la
guida del Pastore Carlo Alberto
Tron. Albert Francis Garrou vi
giunse bambino col padre John
Garrou Sr.
Gli inizi di quel coraggioso e
quanto mai arduo tentativo di
colonizzazione avevano richiesto
sacrifici che soltanto dei montanari abituati ad una dura disciplina di vita e di lavoro, fondata su una fede solida, avrebbero
potuto affrontare. Avevano dovuto ricominciare proprio dal nulla abbattendo alberi per costruirsi le prime rudimentali abitazioni, preparando il terreno per
le coltivazioni che intendevano
iniziare, con quei pochi utensili
che avevano a disposizione e con
lo scarso bestiame (una mucca
per famiglia e un mulo ogni
quattro famiglie). La prima costruzione in pietra nella quale si
impegnarono fu quella di un forno comunitario per cuocere il pane per tutta la comunità..
La comunità fu organizzata
sulla base di un regolamento di
23 articoli preparato dal Pastore
C. A. Tron e sottoposto alTapprovazione dei primi nove capifamiglia che lo sottoscrissero.
Dal volume « I Valdesi di Valdese », di G. B. Watts, pubblicato in Valdese nel 1965, stralciamo la frase iniziale di quel regolamento: « In quànto siamo
cristiani e apparteniamo alla famiglia valdese, benedetta e miracolosamente preservata dall’Iddio Onnipotente, ci proponiamo di sforzarci di essere testimoni della Verità attraverso la
nostra condotta, le nostre parole, la nostra attività e tutta la
nostra vita... ».
A questi princìpi cercò effettivamente di ispirarsi quella piccola comunità in mezzo a tutte
le difficoltà materiali ed organizzative, aiutata in questo dall’efficiente ministero del Pastore
Bartolomeo Soulier e della sua
compagna.
Risultò presto evidente tuttavia che, nonostante i grandi progressi fatti in poco tempo nella
coltivazione della terra, l’avvenire della colonia non avrebbe
potuto essere garantito soltanto dairagricoltura.
Determinante per una svolta
fu l’impianto, nella colonia di una piccola fabbrica di calze da
parte dello svizzero Meier che
era entrato a far parte della colonia.
L’iniziativa di Meier a Valdese
non ebbe lunga durata e tuttavia fu di conseguenze incalcola
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festivo e notturno - t
Domenica 19j,,novembre 1978
FARMACIA INTERNAZIONALE
( Dr. Imberti )
^.Via Arnaud, 5 -'Tel. 91.374
Martedì 21 novembre 1978
FARMACIA MUSTON
(Dr. Menassero)
Via della Repubblica, 25 - 91.328
Domenica 19 novembre 1978
FARMACIA VASARIO
(Dott.ssa Gaietto)
Via Roma, 7 - Tel. 90.031
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice: Tel. 90118 - 91.273
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice : Tel. 71.365 - 91.300
luserna S. G. Tel, 90.884 ■ 90.205
bili in quanto permise alla famiglia Garrou di fare le prime esperienze nelTindustria tessile.
Nella nuova impresa si lanciò
con intraprendenza ed entusiasmo John Garrou Sr., con il fratello Francis e con A. Grill, fondando un primo stabilimento:
il Waldensian Hoisiery Mill, cui
diede successivamente grande
impulso il figlio, il nostro Albert
Francis Garrou, accrescendo il
complesso di sempre nuovi moderni impianti.
In riconoscimento della sua
capacità manageriale e direttiva,
esplicata per ben 64 anni di lavoro, nel febbràio scorso una
targa bronzea è stata apposta
alTingresso dello stabilimento
Alba-Valdese, dedicato al suo
nome.
Ma la figura di Albert Garrou
non va ricordata soltanto per il
suo talento manageriale nell’industria. Egli fu altresì diret
tore di Banche in Valdese e Morgenton. Sindaco di Valdese, Presidente delTOs.pedale e del Comitato scolastico, ma fu soprattutto membro fedele e attivo della chiesa locale che egli, tissieme ad altri, volle dotata di un
bel Tempio e di ampi locali per
l’istruzione religiosa e per le attività giovanili.
Come è detto nella motivazione con la quale fu deciso di dedicare lo stabilimento di AlbaValdese al suo nome: « Albert
Garrou ha sempre riconosciuto
il primo posto nella sua vita a
Dio e ha sempre servito con tutte le sue capacità la Chiesa Presbiteriana Valdese della quale è
membro attivo... Il suo ricordo
ci aiuta a guardare al futuro con
orgoglio e fiducia ».
Così lo ricordiamo anche noi,
con riconoscenza al Signore.
Achille Deodato
Primo circuito
Il prossimo incontro di preparazione in vista della predicazione è fissato per mercoledì 22
novembre presso il Presbiterio
di Luserna San Giovanni. Testo
biblico proposto: Efesini 2: 1922. Le riunioni si svolgono, nello
stesso luogo, ogni mercoledì
(salvo la settimana in cui c’è il
colloquio pastorale) a partire
dalle ore 9. Dopo una breve introduzione al testo biblico e discussione si cerca di formulare
uno o più schemi omiletici. Gli
incontri sono aperti a pastori In
attività ed emeriti, predicatori
laici e a quanti sono interessati
al tema della predicazione evangelica. In chiusura di ogni incontro sono previsti scambi d’esperienze ed informazioni su temi
connessi alla testimonianza della nostra chiesa. L’attività rientra nelle iniziative promosse dal
nostro Circuito a cui tutti, compatibilmente con le proprie esigenze, possono prendere parte.
Si raccomanda la puntualità!
PINEROLO
• Domenica 12 il culto sì è concluso con un’assemblea di chiesa. AlTo.d.g. una relazione dei
delegati al Sinodo ed un esame
della questione « ristrutturazione organo-sala » dopo la consegna dei « tagliandi di impegno »
da parte delle famiglie della comunità. Gianni Long ha riassunto e brevemente commentato
i principali temi dibàttuti al Sinodo: intese, regolamenti, informazione, finanze, aborto, energia nucleare.
Il suo discorso è stato molto
chiaro ed apprezzato, in quanto
non si è limitato all’esposizione
delle decisioni sinodali, ma ha
pure chiarito punti oscuri e di
dubbia interpretazione. Questo
argomento sarà ripreso in prossime assemblee, per cui confidiamo in ima più ampia partecipazione dei membri di chiesa.
La decisione in merito al problema « organo-sala » è stata
rinviata all’assemblea di chiesa
che si terrà domenica 26, al termine del culto.
Parecchie famiglie devono ancora restituire il « tagliando »
allegato al Vincolo di ottobre:
speriamo lo facciano nel più
breve tempo possibile.
• Domenica 19 ha luogo la
« giornata mensile dei catecumeni del 4» anno ». Si recheranno
in visita alla chiesa di Torino.
La stessa domenica, a Pinerolo,
inizierà l’attività della corale,
guidata per i primi tempi dalla
sig.na ’Turck, che ringraziamo
per il servizio prestato.
• Domenica 26 avrà luogo una
« giornata comunitaria » che prevede, oltre alla partecipazione
alle attività della mattinata,
pranzo (al sacco) e pomeriggio
insieme.
• Il calendario delle riunioni
quartierali per le ultime settimane di novembre è: mercoledì 15, ore 20,30, Riàglietto (casa
Zizzi); giovedì, 16, ore 20,30,
Frossasco (casa Rostan); sabato 18, ore 20,30, al tempio per la
zona delTanz. Marcella Gay.
• Giovedì 9 u. s. ha avuto luogo il funerale della sorella Ada
Grill, deceduta dopo lunghe sofferenze. Rinnoviamo ai familiari l’espressione della nostra simpatia.
Domenica 12 novembre è stato presentato jier il battesimo
Peyronel Massimo di Ferruccio
e di Bounous Elena di Pomaretto. Che lo Spirito del Signore accompagni questo bambino
ed aiuti i suoi genitori a mantenere fede alle promesse fatte.
Riunioni quartierali : lunedì 20
novembre p. v. alle ore 20,30 alla Lausa; martedì 21 nov. alle
ore 20,30 ai Maurini.
• Ringraziamo il past. em. Lamy Coisson per aver presieduto
la riunione quartierale ai Pons
in assenza del pastore locale indisposto.
• I catecumeni del IV anno
haimo passato domenica 12 nov.
la loro seconda « giornata » al
Rifugio Carlo Alberto prendendo contatto con questo istituto
e con il carico di problemi umani che contiene. Lo studio dei
comandamenti « onora tuo padre e tua madre » e « ama il tuo
prossimo come te stesso » sono
così stati inquadrati in questa
realtà che ha permesso una riflessione dal vivo. Due catecùmene avevano passato circa 6
settimane di servizio volontario
Testate scorsa al Rifugio e questo fatto ha subito creato un legame ed una introduzione. Ringraziamo il personale del Rifugio per averci accolti e... nutriti.
Prima di tornare a casa, una rapida visita al Museo di Torre
Pellice ha completato il programma della « Giornata ». Ringraziamo ancora gli autisti che
hanno aiutato per il trasporto
ed il Convitto per averci prestato il pulmino.
Spagna
VILLAR PELLICE
Due serate ricreative, organizzate dalla locale Unione Giovanile Valdese e dal pastore Ayassot, avranno luogo sabato 18 e
sabato 25 novembre, presso la
Sala delle Attività di Piazza Jervis.
Sabato 18, alle 20,30, il dott.
Enrico Gardiol proietterà delle
diapositive da lui riprese durante un suo viaggio in Terra Santa.
Sabato 25, sempre alle 20,30,
sarà la volta del Coretto del
Collegio Valdese, diretto da
Franco Taglierò, che ci presenterà i brani migliori del suo repertorio.
Entrambe le serate saranno
ad ingresso libero.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Il paragrafo della relazione
della Commissione d’esame alla
Conf. Distr. concernente i problemi del comportamento e del
costume nelTagire e nel parlare,
è stato il punto di partenza che
ha animato la discussione da
parte del gruppo biblico di venerdì sera.
Constatato il radicale mutamento che in questo campo si è
andato operando, si è cercato di
comprendere qual è l’orientamento di fondo che ritroviamo
nelTEvangelo per quanto concerne l’etica.
Il pastore Taccia ha introdotto lo studio sul « Sermone sul
monte » che è considerato il testo classico in questa materia.
• Un grazie ancora al Coretto
di S. Germano, al suo direttore,
aU’organista per la partecipazione, con i ragazzi del nostro
Coretto, al culto di domenica
scorsa, presieduto dal pastore
Pierluigi Jalla.
Il pic-nic in comune è stata
un’ottima occasione per ritrovarsi insieme ed insieme fraternizzare. Al pomeriggio gli anziani dell’Asilo hanno molto apprezzato il concerto loro offerto.
Un augurio che questo incontro possa essere seguito da altre occasioni di collaborazione.
• Il culto di domenica prossima sarà seguito da una riflessione comunitaria alla quale tutti
sono invitati.
Il testo del sermone: I Pietro
2: 4-5 e la relativa predicazione
offriranno l’argomento per la discussione.
fSegue da pag. 3 )
sione finale deU’art. 15. Anche il
capo della democrazia cristiana
spagnola, Joaquin Ruiz Gimenez,
ha sostenuto che Tari. 15 è « degno di un'altra epoca; si direbbe che si tratti di assicurare la
influenza sociale della Chiesa; di
stabilire un protezionismo ufficiale. Orbene quello che la Chiesa può guadagnare in influenza
sociale, essa lo perde in forza
evangelica. La Chiesa non è la
istituzionalizzazione di un potere di fatto, presente fra i potenti di questo mondo e sostenuto
dal numero dei suoi fedeli. La
sola forza della Chiesa proviene
dalla sua capacità di confessare
Gesù Cristo » (E1 Pais, 2.VII.78).
Ottima precisazione questa che
non si può non sottoscrivere in
pieno; resta però da sperare che
Joaquin Ruiz Gimenez se ne ricordi, se un giorno dovesse esser chiamato, malgrado il carattere attualmente minoritario del
suo partito, a presiedere un governo spagnolo, quale nuovo De
Gasperi iberico. Quante belle
espressioni usate dal leader democristiano italiano al tempo
della Costituente in tema di libertà religiosa, sono poi finite
in fumo nel quindicennio successivo quando gli sbirri del suo
ministro per l’interno Sceiba infierivano contro le Chiese evangeliche!? Si sa che i politici son
fatti così; ed è per questo che
non sono credibili che per il momento in cui parlano.
Anche il cattolico Enrique Miret Magdalena, ex presidente degli intellettuali di azione cattolica, nella rivista « Triunfo »
(8.IV.78) ha denunciato l’ipocrisia con cui l’episcopato spagnolo ha condotto la questione.
Si tratta di prese di coscienza
a livello individuale che, per assurgere a costume di vita nei
paese, abbisognano di essere assunte e sostenute da posizioni
di governo.
Si starà a vedere che cosa accadrà nei prossimi anni. Sembra che la Spagna si sia risvegliata da un lungo sonno, può
darsi che essa, a differenza del
nostro paese dove non succede
mai nulla, sia tornata ad essere
uno Stato dove le cose accadono e la vita del popolo in conseguenza si trasforma.
In un prossimo articolo si vedrà di esaminare la posizione
assunta dalle chiese protestanti
spagnole di fronte alTart. 15 della costituzione e di tentare una
analisi del dispositivo di tale
norma.
{1. continua)
Giorgio Peyrot
E stata compiuta una serie di
riunioni quartierali per la ricerca e la indicazione delle persone
che avrebbero potuto essere prc>
poste come candidate alla nomina dei nuovi membri del Concistoro. Domenica 22 ottobre sono
stati eletti alTunanhnità e domenica 5 coir., sono stati insediati
come nuovi membri del Concistoro: Valdo Costantino per la
zona di Riclaretto, Aldo Massel
per la zona di Faetto, Elda Micol per Bovile, Emilio Rostan per
Trossieri. Mentre formuliamo i
migliori auguri di buon lavoro
ai neo eletti, esprimiamo i più
sentiti ringraziamenti ai membri
che per ragioni di salute o di residenza non hanno più potuto
continuare a svolgere il loro
servizio: Otto Peyronel, Guido
Guglielmet, Luigi Peyrot, Alberto Barus e Genre Bert Pietro.
Il Concistoro è convocato per
le ore 14.30 di domenica 26 coir,
cui sono vivamente invitati i
membri uscenti.
• Strettamente conseguente al
precedente ciclo se ne sta concludendo un altro sulle finanze.
In tutti i quartieri i membri della nostra chiesa sono stati molto
chiaramente informati dalla lucida esposizione amministrativa
fatta da Carlo Griglio che tiene
la contabilità del Concistoro.
• Vogliamo esprimere la più
sentita riconoscenza a Roberto
Rostaing che ha sostituito le
grondaie del vetusto tempio di
Villasecca.
• E stata veramente commovente la immediata risposta degli abitanti di tutta la valle di
Riclaretto nella esecuzione dei
grossi lavori di consolidamento
e di riadattamento aUe nuove
esigenze scolastiche dello stabile del Trus'san. Mentre ci riserviamo di dare più ampie e dettagliate notizie e valutazioni su
questo importante avvenimento
vogliamo dire un « grazie » autenticamente cristiano a quanti
si sono prontamente resi disponibili in modo da consentire la
regolare apertura della scuola
nel giorno stabilito dal Ministero della Pubblica Isitruzione.
Madame Jean Alexandre Poet née
Clot Marie, les familles Poët, Massel,
Giraud, Clot, Gaydou, D'Amore, Gay
parents et alliés, ont le regret de faire
part du décés de M.r
Jean Alexandre Poët
Chevalier de Vittorio Veneto
leur époux, frère, beau-frère, oncle et
parent regretté, décédé le 25 octobre
1978 dan sa 84ème année.
« Aimez vous les uns les autres
comme je vous ai aimé ».
Il Signore ha richiamato a sè
Augusta Chauvie
coniugata Aini
La famiglia ne dà il triste annuro
cio.
« L’Eterno è il mio pastore
nulla mi mancherà ».
(Salmo 23: 1).
Milano, 3 novembre 1978.
RINGRAZIAMENTO
La moglie e la figlia del compianto
0 Attilio Bomba
di anni 51
Anziano Riv-SKF
impossibilitati a farlo personalmente
ringraziano i vicini di casa, i compagni di lavoro, l’officina e gli anziani
Riv-SKF di Villar Porosa, le sezioni
del PCI di Porte e Villar Perosa, i coscritti, la Croce Verde di Porte, il
Pastore Conte, i medici De Clementi
e Bertolino, il Personale del (lentro
Rianimazione deU’Ospedale Civile S.
Croce di Cuneo ed indistintamente tutti coloro che sono stati loro vicini nella triste circostanza.
Porte, 1° novembre 1978.
« Il Signore, l’Eterno, asciugherà le lacrime da ogni viso ».
(Isaia 25 ; 8).
Il 3 corrente è deceduta a Losanna
in età di 72 anni
Elvira Tron ved. Regamey
La ricordano ai numerosi amici le
fìglie Mirella^ Jacqueline e ISodine con
relative famiglie, fratti, sorelle e
parenti tutti.
Un grazie particolare alla cara amica Lydia Delmonaco per la sua affettuc^a partecipazione.
Romanel sut Lausanne, 8.11^1978.
8
8
17 novembre 1978
LA FALSA RIVOLUZIONE KHMERA
Autogenocidio in Cambogia
Fondo di solidarietà
Il vuoto d’informazione riguardante il nuovo regime m
Cambogia, vuoto già denunciato anche su queste colonne da
Tullio Viola (Eco-Luce n. 3, ’78)
è stato parzialmente coperto da
un agghiacciante documento, apparso recentemente in Francia,
del giornalista Jean Lacouture (1). Noto negli ambienti internazionali soprattutto per le
sue denuncie anticolonialiste ed
antimperialiste, Lacouture, che
è st^tp amico e biografo del riyolq^pnario cinese Ho Chi
Minn,: presenta, con vasta documentazipne, i risultati della rivoluzione degli « Khmeri rossi » ;
rivoluzione iniziata il 17 aprile
1975 con l’entrata nella capitale
cambogiana, Phnom Penh, dell’armata del nuovo ’Kampuchea
democratico’. In quei giorni la
capitale venne evacuata con la
forza dando vita ad uno spaventoso esodo, di bibliche dimensioni, nelle campagne,
Situazione terribile
I punti salienti della rivoluzione degli Khmeri rossi, che si
richiamano fanaticamente a
Marx e a Mao, si riassumono
nel totale sconvolgimento del
paese con una serie di misure
terribili, quanto assurde. L’80%
della popolazione è stato assegnato al lavoro nelle risaie ; benché inurbata da poche generazioni migliaia di persone sono costrette a lavorare la terra per
dieci, dodici ore al giorno con
temperature tra i 30 e 40 gradi.
Alla minima infrazione, o atto
di disobbedienza, vergono uccise. Membri della stessa famiglia
vengon divisi d’ufficio e assegnati a brigate che operano nelle
diverse zone del Paese. L’insegnamento scolastico tradizionale
è stato abolito e sostituito dall’insegnamento di nuovi canti
patriottici e altre simili idiozie.
La ricerca e gli studi superiori
sono esclusivo appannaggio di
un piccolo gruppo, scelto direttamente dai dirigenti rivoluzionari Khmeri. Ogni forma di vita religiosa è abolita; bonzi e
imam musulmani sono stati deportati, mentre moschee e pagode sono trasformate in stalle
e magazzini.
Se immediatamente dopo il
grande esodo di Phnom Penh
del ’75 le vittime erano calcolate
sul 10% del totale, oggi osservatori occidentali stimano intorno
ai due milioni la cifra dell’autogenocidio cambogiano su una
popolazione di otto milioni. Uno
degli slogan dell’armata Khraera afferma che « Alla nuova
Kampuchea (Canibogia) occorrono soltanto uno o due milioni di rivoluzionari ». Chi può
fugge dalla Cambogia. All’inizio
del movimento dei profughi verso il Laos, la Thailandia e il
Vietnam (paesi confinanti) molti fuggitivi vennero uccisi sulle
frontiere o riconsegnati agli
Khmeri che li passavano per le
armi. Oggi, decaduto l’accordo
diplomatico tra Phnom Penh ed
Hanoi per la riconsegna dei profughi ed apertesi le ostilità tra
Vietnam e Cambogia, chi riesce
a fuggire oltre la frontiera cambogiana, specialmente verso il
Vietnam, ha la vita salva. Ed è
appunto attraverso i numerosi
racconti dei profughi, spesso
coincidenti anche nei minimi
particolari, che Lacouture ed altri corrispondenti occidentali
sono riusciti a ricostruire la spaventosa situazione interna alla
Cambogia. Tra i giornalisti, che
hanno visitato le frontiere cambogiane ed avuto contatti con i
rifugiati, non mancano gli italiani. Cos’i scriveva il corrispondente Tiziano Terzani : « i più
sono in condizioni spaventose.
Alcuni vengono da villaggi che
sono stati sotto il controllo dei
Khmeri rossi dal 1970, altri da
quelli che sono stati liberati nel
1975. Bambini pieni di pustole,
con enormi ventri, adulti ammalati di tracoma, malaria, beriberi. Tutti magrissimi ».
Autocritica
Jean Lacouture, da vent’anni
attento osservatore dei conflitti
susseguitisi in Indocina, all’inizio della rivoluzione Khmera si
schierò con il nuovo regime di
Phnom Penh. Oggi ha cambiato
radicalmente idea. Ha scritto infatti nel suo impressionante
’pamphlet’ che se i Khmeri hanno abbattuto il precedente reginie fantoccio di Lon Noi sono
divenuti successivamente autori
di un vasto disegno nazista peggiore di quello di Hitler o Stalin. « Il mondo deve sapere —
così scrive Lacouture — che laggiù in Asia, c’è un piccolo popolo che vive deportato sulla sua
stessa terra, incarcerato nella
sua stessa patria, sottoposto ad
un’antica schiavitù da un gruppo di, ideologi deliranti ». Amnesty International che, attraverso i profughi, ha raccolto una
lunga lista di testimonianze sui
massacri e le torture degli
Khmeri, si è rivolta al primo
ministro Poi Pot affinché autorizzi la visita di una delegazione di osservatori internazionali
alla ’nuova Kampuchea democratica’. A tutt’oggi il permesso
non è giunto; ma se giungesse
non so se la delegazione straniera troverà il coraggio di varcare
la frontiera cambogiana. A proposito esiste, infatti, un gravissimo precedente, izando i
Khmeri erano ancora visti come
la Resistenza (suscitando solidarietà e simpatia negli ambienti comunisti internazionali) al
precedente regime fllo-imperialista di Lon Noi, diciassette giornalisti — corrispondenti europei ed americani — di diverse
tendenze politiche, una volta entrati nelle zone degli Khmeri
rossi scomparvero. Più tardi si
seppe che erano stati uccisi : ei a
il primo segno del nazismo nascente. La Resistenza giunta al
potere (con un timido programma riformista) ha finito per ridurre il paese in im bagno di
sangue di cui non sì vede ancora la fine. A partire dalla tragica esperienza della Cambogia, la
nuova ’Kampuchea democratica’, rnolte interpretazioni terzomondiste andranno riviste. La
’tragica caricatura’ della rivoluzione marxista cambogiana invita, una volta di più, a guardare ai risultati concreti più che
ai programmi teorici che possono nascondere un genocidio di
massa che non ha giustificazioni.
G. Platone
(1) Jean Lacouture, Survive .'e
peuple can-ibodgien, collection
'Intervention', Seuil. Paris 1978.
Le offerte al nostro Fondo, in
questa « ripresa » autunnale, si
sono intensificate, per cui siamo
in grado di disporre a nostra
volta per un invio di danaro alla Tavola a favore di alcune iniziative del Consiglio ecumenico
delle Chiese per le quali appunto queste somme sono state raccolte.
In dettaglio, inviamo la somma di L. 2 milioni e 5(K) mila così, ripartite: L. 1 milione e 500
mila al Programma di lotta al
razzismo (PLR) ; L. 500 mila per
le vittime dell’uragano che ha
devastato estese regic'ni dell’India e L. 500 mila per la campagna contro la tortura nel mondo.
Con questo invio consideriamo chiuse le sottoscrizioni per
l’India e contro la tortura, mentre rimane aperta in permanenza la sottoscrizione a favore del
PLR relativamente al quale vi
è già in cassa una piccola rimanenza.
Ricordiamo anche che il nostro Fondo ha aderito alla iniziativa inerente agli aiuti al Libano, di cui riteniamo inutile
sottolineare ulteriormente la
drammatica situazione (in cassa vi sono ora L. 300' mila ca.).
Infine, riferendoci a quanto
pubblicato sul numero del 27 ottobre scorso, il Fondo ha pure
aderito all’appello lanciato da
Tullio Vinay per l’acquisto di
urgenti aiuti in natura (alimen
tari, sementi) oltre che di materiale medico - farmaceutico,
macchinari agricoli, ecc. per
combattere le eccezionali alluvioni che hanno colpito le regioni meridionali del Vietnam. Questa terra già così martoriata
dalla guerra è ora vittima di tragici eventi naturali e ci pare
senz’altro giusto e urgente che
anche il nostro Fondo sia presente in questa iniziativa. Nello
stesso tempo, attendiamo che
T. Vinay ci dia ulteriori notizie,
anche per quanto riguarda la
reale situazione politica, secondo quanto ci ha promesso.
Concludiamo dando un elenco
aggiornato e ricordiamo in sintesi quali sono le attuali destinazioni del Fondo: Libano, Vietnam, PLR. I versamenti, come
di consueto, vanno effettuati al
c. c. postale n. 2/39878 intestato
a Roberto Peyrot, corso Moncalieri 79, Torino, indicando possibilmente la destinazione dell’offerta.
G. Laetsch (2 versamenti) L. 10
mila; P. Corbo (4 vers.) 20.000; C.
Craveri (4 vere.) 200.000; N. N. con
simpatia (4 vers.) 60.000; Scuola materna evangelica Cerignola 10.500;
L. Pons 50.000; O. e 'A. Fuhrmann
100.000; E. e M. Bein 25.000; M.
Buzzi 5.000; C. Vallini 2.000; D. Di
Toro 70.000; N. N. 50.000. Totale
L. 602.500; prec. 2.325.579 = L.
2.928.079 — L. 2.500.000 inviate alla Tavola : in cassa L. 428.079.
r
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
"Libani2zazione" dell’Iran ?
La situazione nell’Iran si è
oltremodo aggravata nelle ultime settimane, particolarmente
negli ultimi giorni. Il governo è
stato sostituito d’imperio con
altro militare, il sangue scorre
a fiotti per le strade delle città.
NeH’immensa capitale gl’iraniani si chiedono, con la morte nel
cuore: « Siamo destinati a far
la fine del Libano? ».
Leggiamo su « Le Monde » dell’8.11.’78:
« L'ayatollah (letteralmente:
“Voce di Allah") Khomeiny ha
invocato, una volta di più (lunedi 6 c.), la partenza dello Scià:
“Solo la partenza dello Scià e
l'epurazione del regime potranno dar luogo ad un chiarimento
della situazione (ha detto Khomeiny). Eliminato il sovrano,
noi speriamo nella creazione di
una repubblica islamica fondata
sul voto popolare. Ormai né un
governo militare, né un governo
di civili sono più in grado di risolvere la crisi”. D'altra parte,
il Fronte Nazionale, il principale
partito d'opposizione nell'Iran,
ritiene che “nominare capo del
governo il capo dell'esercito e
opporre l'esercito al popolo, è
un delitto... Esiste una sola via
per uscire dallo stallo, ed è un
governo nazionale”.
Tuttavia l'opposizione attenua
un poco il proprio giudizio, dopo l'appello lanciato (lunedì 6 c.)
dallo Scià alla nazione, appello
nel quale sembrava di poter cogliere un accento nuovo: il riconoscimento e l'omaggio resi alle
aspirazioni della “rivoluzione nazionale”. Inoltre lo Scià ha assicurato d'aver fatto ricor.so alla
soluzione militare, esclusivamente “a titolo provvisorio”. Malgrado ciò, il governo Azhari ha dato
il via, fin dalle prime ore, agli
arresti in gran numero: di alte
personalità soprattutto nella
stampa e nella televisione. Martedì 1 i giornali non sono ùsciti.
Il governo americano mantiene, con energia, il proprio appoggio allo Scià, mentre quello sovietico, fino a pochi giorni fa
molto prudente, ha cambiato improvvisamente di tono (a partire da lunedì 6) denunciando il
"netto aggravarsi della situazione” ».
Nell’articolo di testa di « Le
Monde » {loc. cit.), è anche criticato a fondo il comportamento
degli Stati Uniti nella grave questione.
« “La restaurazione dell'ordine
e della legge è essenziale (ha dichiarato un portavoce del Dipartimento di Stato). Quando è apparsa evidente l'impossibilità di
formare un governo civile capace di ristabilire l'ordine pubblico, lo Scià ha formato un governo militare. E ciò è essenziale
per avanzare verso le elezioni.
Noi sosteniamo lo Scià e la sua
decisione". Gli ambienti militari americani esprimono evidentemente il giudizio più elogiativo
sul generale Azhari (il capo di
stato maggiore iranico), che è
considerato un eccellente collaboratore.
Il riferirnento fatto, dal Dipartimento di Stato, alle elezioni, e
l'augurio, anch'esso formulato
ufficialmente, di progredire verso la democrazia, intendono coprire un'apparenza di continuità
colla politica generale americana, sull'argomento dei “diritti
dell'uomo''. Ma l'Iran costituisce
evidentemente un caso a parte.
La verità è che Washington non
scorge, per il momento, nessun
possibile cambiamento nell'opposizione musulmana, la quale
non si stanca di denunciare la
dominazione americana. E infatti, tenuto conto degl'interessi
strategici, economici e politici
degli Stati Uniti nell'Iran, non
resta a questi altra possibilità
che sostenere lo Scià fino alla
fine^ (...): insieme allo stesso
Scià, il presidente Càrter è condannato a una fuga in avanti (...).
Già ricevendo alla Casa Bianca (il 31.I0.'78) il principe ereditario Reza, che studia presso la
Accademia aeronautica americana, il presidente Carter aveva
“ringraziato" lo Scià per i “progressi realizzati verso la dentocrazia" (!!), e definito l'alleanza
con l'Iran come uno dei pilastri
importanti sui quali è fondata
l'intera politica estera USA. Carter non poteva accentuare, più
di tanto, né il proprio appoggio,
né il proprio impegno, che rischierebbe di diventare pericoloso, qualora la situazione a Teheran dovesse ulteriormente
peggiorare. Oggi non si tratta
più di rilanciare l'operazione
clandestina c'^e 2b anni fa aveva
servito a raddrizzare la situazione dello Scià contro Mossadegh».
Ricordando quella lontana e
sciagurata operazione, Bernardo Valli scrive su « La Repubblica » deir8.11.’78 (Artic.: «L'Iran
e la da »):
« Nel 1953, al momento della
crisi Mossadegh, la da americana sostituì VIntelligence Service britannico. Vi fu un passaggio
di consegne tra due imperi: l'uno
in declino e l'altro trionfante.
Sbarcati in una terra sconosciu
ta, gli americani fecero la scelta
più semplice: puntarono sullo
Scià. Una generosa distribuzione
di dollari fra i sottoproletari della periferia di Teheran consentì
di organizzare manifestazioni in
favore del sovrano traballante.
Il successivo intervento dell'esercito fece il resto. L'operazione
riuscì, poiché l'Iran è poi restato un saldo bastione dell'Occidente tra il Golfo Persico e
l'URSS, in un Medio Oriente instabile ».
Lavoro giovanile
(segue da pag. 5)
tro il Razzismo del CEC ed ha
preso una posizione chiara, inviando una lettera a questa stessa commissione, di sostegno delle sue iniziative in termini di
informazione e dibattito. L’elemento più importante è stato
comunque il tentativo di capire
la situazione attuale nell’Africa
del Sud e di ricercare forme di
solidarietà significative.
Si sono svolte anche le elezioni per il rinnovo del comitato
esecutivo del CEGE. Esso risulta ora composto da: Christiaan
Hollander (Svezia) presidente,
l’abate lossiph Poustooutov (Unione Sovietica) vice-presidente,
Tilman Schmieder (RF’T) tesoriere, Friederike Schulze (RDT),
Tibor Gòrog (Ungheria), Michael
Doe (Gran Bretagna), Renato
Malocchi (Italia). Giselher Hickel (RDT) è stato confermato
segretario generale dopo la sua
elezione l’anno scorso.
La profonda eterogeneità teologica e politica dei delegati derivante da una diversità di contesti di provenienza e tradizioni
culturali ha prodotto una sostanziale difficoltà di dibattito. Malgrado questo durante gli anni
passati il CEGE, unica organizzazione ecumenica che raggruppa movimenti giovanili cristiani
dell’Est e dell’Ovest, è riuscito
a costruire una base comune di
dibattito interno e di programma che gli permette di sviluppare una attività significativa.
Il confronto si svolge da un lato su tematiche presenti nel dibattito ecumenico (disarmo, razzismo), dall’altra su problemi
propri del CEGE (programmi,
culto). Le risoluzioni pur risentendo di una necessaria mediazione esprimono comunque una
tensione verso una maggiore assunzione di responsabilità nel
dibattito ecumenico e nella formazione giovanile; un maggiore
impegno di _ testimonianza, una
spinta alla solidarietà ad esempio nei confronti dei movimenti
di liberazione africani.
D’altra parte si ha a volte l’impressione che la diplomazia ecumenica soffochi la possibilità di
un confronto aperto tra i credenti sul problema della testimonianza nel mondo, della responsabilità di fronte ad alcune
situazioni, dell’impegno concreto per un mondo di giustizia.
È all’interno di questa dialettica che la EGEI situa la sua
partecipazione al lavoro del CEGE, cercando di portare un contributo originale al dibattito.
Comitato di Redazione : Sergio
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Gandolfo Pascal, Marcella Gay,
Ermanno Genre, Giuseppe Platone,
Ornella Sba'ffi, Liliana Viglìeimo.
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