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Anno 118 - n. 43
22 ottobre 1982
L. 400
Sped. abbonamento postale
I gruppo bis/70
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
Si APRE ÌL 29 OTTOBRE A VICO EQUENSE, NAPOLI, LA VI ASSEMBLEA DELLA FCEI
Nella ricca Svezia le elezioni
scacciano dal governo i moderati e richiamano i socialisti; in
Germania, senza elezioni, il cancelliere socialista viene licenziato
e sostituito dai moderati; in
' Francia, di fronte alla situazione
economica, il governo abbandona, a favore di una rigida austerità, i programmi espansionisti
su cui era stato eletto; in Spagna
tutto lascia prevedere una vittoria elettorale dei socialisti e il
dissolvimento della coalizione
moderata che aveva fino ad ora
governato; in Inghilterra la signora di ferro incontra sempre
maggiori ostilità alla sua politica economica; il socialismo reale
non sa più risolvere nemmeno i
problemi elementari della alimentazione dei suoi soggetti; lo
stesso Reagan incontra le prime
sconfitte parlamentari ai suoi
programmi; per non parlare di
tutti i paesi emergenti, o desiderosi di emergere, o condizionati da economie centralizzate,
che annegano in un mare di debiti, che non saranno mai pagati, con conseguenze imprevedibili, e dai quali non è stato ottenuto niente di sostanziale.
Da questo quadro pieno di
contraddizioni pare si possa ricavare una sola conclusione: non
solo il mondo va di male in peggio; non solo l’economia non
riesce più a trovare un punto di
equilibrio; non solo la turbolenza sociale è in aumento con le
conseguenti repressioni che non
riescono ad evitarla; ma non si
vede apparire in nessun punto
deH’orizzonte un rimedio sicuramente valido per mettere fine a
questa confusione.
Chi vuole la difesa della moneta con uno sperato contenimento dell’inflazione, ma con uno
scapito sicuro della occupazione
e della produzione; chi segue altre vie, sperando di incrementare occupazione e produzione con
la certezza dello sviluppo della
inflazione. E, come sempre avviene, in questo brodo di coltura, alimentato dal disagio econornico, prosperano i bacilli della violenza e della delinquenza.
Manca la fiducia nell’avvenire,
mancano certezze cui affidarsi;
viviamo una crisi che non è più,
come suol dirsi, congiunturale,
ma è ormai una crisi di fondo.
Da un tipo di civiltà in cui ci
siamo avvezzati a vivere, stiamo
passando ad un altro modo di
vivere, di cui non sono però_ ancora chiari né i lineamenti né gli
sviluppi.
E noi cosa facciamo in questa
situazione? Non spetta certo a
noi risolvere i problemi che la
storia presenta mutevolmente.
Ma qualcosa possiamo ancora
dire di nostro, portando una nostra testimonianza partecipativa
che deve essere e restare cristiana, e cercando di essere quel
« sale della terra » che a tutto si
mescola per dare a tutto il suo
tipico gusto. Ma « se il sale diviene insipido con che lo saleremo
noi? ».
Su questo interrogativo faremo
bene a riflettere.
Niso De Michelis
Federazione: esigenza di unità
Il terremoto e l’impegno preminente della Federazione - Un « raduno evangelico » come possibile sbocco dei rinnovati rapporti con l’evangelismo non federato - I temi dell Assemblea
Venerdì 29 ottobre con un culto presieduto dal pastore
metodista Franco Becchino, si aprirà a Vico Equense (Na) la
6“ Assemblea della Federazione delle Chiese Evangeliche in
Italia. 92 delegati e una cinquantina tra invitati ed osservatori discuteranno alcune importanti proposte di lavoro e di
testimonianza unitaria del protestantesimo italiano. Alla vigilia dell'Assemblea abbiamo intervistato il past. Piero Bensi,
presidente della Federazione in questi ultimi sei anni.
— Qual è stata in questi ultimi
tre anni la « specificità » del lavoro della Federazione?
— Come tutti sapranno, la
« specificità » del lavoro della
Pcei si è manifestata in quest’ultimo biennio con il nostro impegno particolare nell’aiuto alle popolazioni delle zone terremotate
del sud. Qualcuno un po’ spiritosamente ha detto: « ...se non avessero avuto il terremoto, i responsabili della Federazione cosa avrebbero fatto...? ». La critica è
simpatica anche se ci è un po’
dispiaciuta, perché non ci siamo
occupati solo dei problemi creati
dal terremoto dimenticando il resto. Vorrei ricordare che la Federazione ha assunto questo impegno accanto e oltre a tutti gli altri che ha cercato di mantenere
come per il passato.
La « specificità » di questi ultimi anni è stata data anche da un
intenso lavoro per cercare di coinvolgere nel nostro lavoro alcune comunità, alcune chiese e denominazioni che non fanno parte
della Federazione. Cosa nuova
per esempio è l’organizzazione di
due convegni con le altre denominazioni non federate. In questo
caso abbiamo scelto la formula
di organizzare e gestire insieme
questi convegni, con risultati
molto positivi.
— Come vedi sia possibile continuare e sviluppare questi contatti e le iniziative con le chiese
che non sono federate?
— Abbiamo appena iniziato
questo lavoro. Questi sei anni, in
cui sono stato presidente della
Fcei, hanno rappresentato l’inizio
di questi rapporti. Ovviamente
come tutti gli inizi sono lenti, talvolta un pochino diffìcili perché
bisogna superare ostacoli, ma
questi inizi ci sono stati; questo
è un fatto.
In modo particolare l’essere ve- *
nuti in contatto con un buon numero di comunità delle Chiese
dei Fratelli ci ha profondamente
rallegrati, ma anche con le altre
chiese sono proseguiti i colloqui
che già avevamo: con la Chiesa
Avventista, la Chiesa Apostolica
in Italia, e con le Assemblee di
Dio.
— Nella scorsa Assemblea a
Torre Pellice si era parlato della
possibilità di organizzare un « raduno evangelico ». Pensi sia ancora possibile realizzare una idea
di questo tipo? che debba essere
portata avanti in futuro?
— Rispondo senz’altro di sì, ma ’
sotto forma di « raduno » appunto. Non ritengo invece che siamo
maturi per un « congresso evangelico » sul tipo di quello del
1965, anzi ritengo che in questo
momento sarebbe proprio fuori
del tempo. Viceversa riuscire ad
avere un raduno, una specie di
« kirchentag italiano » sarebbe
una cosa molto bella: permetterebbe di avere dei contatti personali tra fratelli e sorelle che lavorano come noi in Italia per
MATTEO 6: 19-21
Avere un tesoro nei cieli
Non vi fate tesori suila terra, ove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri sconficcano e rubano; ma fatevi tesori in cieio,
ove né tignoia né ruggine consumano, e dove i ladri non sconficcano né rubano. Perché dov’è ii tuo tesoro, quivi sarà anche il tuo
cuore. (Matteo 6: 19-21)
Da Comìso a Roma, da Bonn
a New York moltissimi "impegnati” per la pace. Ma l'opera
della riconciliazione cristiana deve cominciare a svilupparsi prima di giungere al punto estremo.
Finché c'è ancora tempo dobbiamo individuare e affrontare
le cause dei conflitti, che non
scoppiano improvvisi e senza
motivi, ma che sono l'ultimo anello di una catena di ingiustizie e
violenze che spingono all'odio e
fanno alla fine desiderare qualunque cosa, anche il peggio; e
infatti si dice: « meglio morti
che rossi »; « così non si può continuare » e da un'inchiesta fatta
da « Panorama »: « Meglio il
peggio in cui si starà meglio ».
Ma noi, prima di giungere a
questo punto dobbiamo adoperarci per la riconciliazione, affinché le cause dei conflitti vengano (per quanto possibile) rimosse e l’umanità possa conoscere giorni pacifici secóndo la
volontà di vita che Dio ha manifestato in Cristo Gesù.
Ecco, quindi, il credente pieno
di buona volontà che vuol mettersi all'opera per realizzare nel
mondo una giustizia migliore,
possibilmente fondata sull’Evangelo di Gesù Cristo.
Ma prima di iniziare l’opera
egli deve chiedersi: dove ho messo il mio tesoro?
Gesù ha detto che esso può essere o sulla terra o nei cieli. Ed
ha aggiunto che il nostro cuore
si trova là dove è il nostro tesoro.
Se è sulla terra sapremo agire
coraggiosamente per il vero e
per il giusto ed operare conte
tanti spiriti nobili e filantropici,
anche senza credere in Gesù Cristo.
Ma esso può andare perduto:
vi sono i tarli e la ruggine (il
tempo e le forze materiali avverse) e i ladri: cioè l’opera malvagia dell’avversario, o se volete:
le potenze di questo mondo che
possono ben distruggere ogni tesoro, e non c’è nessuna nostra
garanz.ia che lo può proteggere.
Anzi: può avvenire che noi lottiamo non contro le ingiustizie,
ma solo per difendere il nostro
tesoro: perché senza di esso la
vita stessa non varrebbe la pena
di essere vissuta.
Così non ci sono dubbi sulla
sincerità di molti cristiani che
ritengono di doversi opporre con
ogni mezzo (persino con le armi) alle forze dell’ingiustizia del
maligno perché in pratica essi
hanno posto il loro tesoro in
questa società o nella « libertà
democratica» che viviamo, e
pensiamo che senza questo tesoro non possiamo vivere e con
la scusa di « difenderlo » ci armiamo sino ai denti.
E’ anche fuor di dubbio che
spesso siamo afflitti per la “fame” nel mondo; per le guerre
grandi e piccole, vicine o lontane. Ma quando c’è da affrontare
concretamente il problema e
cioè fare qualcosa che "costa”,
che “intacca” il nqstro tesoro
allora: ALT!
Ma se temiamo di perdere, se
abbiamo paura, non siamo liberi, ma schiavi delle nostre paure!
Gesù invece ci invita a porre
il nostro tesoro nei cieli e cioè:
avere fiducia nella sua Parola,
nella sua presenza operante che
dà un senso eterno alla nostra
vita e che permette di dare pace
al mondo.
Egli ci invita anzitutto a cercare il Regno e la giustizia di
Dio assicurandoci che tutte le
altre cose ci saranno date in più.
E così saremo veramente liberi
perché niente e nessuno (Romani cap. S) potranno separarci da
Dio in Cristo Gesù.
Allora se il nostro tesoro è nei
cieli, potremo operare per la giustizia e per la pace con assoluta
libertà, perché non abbiamo paura di perdere nulla e non abbiaArchimede Bertolino
(continua a pag. 6)
Dopo due trienni, il pastore Piero Bensi conclude a Vico Equense il suo incarico di presidente
della Federazione.
l’annuncio dell’Evangelo e che
non conosciamo.
— Per quanto riguarda i rapporti con ie chiese federate: ci
sono stati mementi di tensione...
— Beh, proprio tensione non
direi. Ci sono stati momenti profondamente dialettici. Ci sono
stati dei momenti in cui abbiamo voluto vedere chiaro qual è
il rapporto che deve intercorrere
fra la libertà di azione del consiglio della Fcei e la necessaria
consultazione con l’esecutivo delle chiese membro, le quali sono
poi quelle che finanziano la Federazione. Non possiamo dimenticare questo fatto fondamentale,
ma non vogliamo che il danaro
costringa la Federazione in uno
stato di subordinazione rispetto
agli esecutivi delle chiese membro. Ritengo perciò che un contatto continuo e una informazione diretta devono esserci tra
la Fcei e gli esecutivi. Questo è
stato fatto in forma istituzionale a due livelli: il comitato per
l’aiuto alle popolazioni terremotate è stato formato dal consiglio della Fcei chiedendo la partecipazione dei raporesentanti
degli esecutivi delle chiese membro, vista l’importanza delle decisioni da prendere; cosi è stato •
anche per la gestione del servizio stampa radio e televisione.
Questo servizio che dà una pubblica immagine di quello che è il
protestantesimo della Riforma
al popolo italiano, non è stato
gestito soltanto dal consiglio
della Fcei ma vi sono stati coinvolti direttamente anche gli esecutivi delle chiese.
Questo dimostra appunto che
dietro vi sono state delle conversazioni. talune anche vivaci, in
cui si è arrivati alla conclusione
che la collaborazione intelligente, viva e sempre disponibile è
l’unica strada che dobbiamo scegliere per portare avanti il nostro lavoro comune.
— Nel lavoro in comune in aiuto alle popolazioni terremotate
Intervista a cura di
Giorgio Gardiol
(continua a pag. 12)
2
2 fede e cultura
22 ottobre 1982
UN’EDIZIONE G.B.U. DISTRIBUITA DALLA CLAUDIANA
Teologia «personale»
A . colloquio con i lettori
Il libro di C.S. Lewis (Scusi,
qual è il suo Dio?, Ed. GBU/Claudiana, L. 7.900) offre l’occasione
per un doppio ordine di considerazioni : uno sul contenuto del libro stesso, l’altro su un particolare genere letterario al quale esso appartiene, e che potremmo
definire della riflessione teologica
« personale ». '
Incominciamo di qui, osservando come tale genere, mentre
ha riscosso un costante successo
nell’ambito della cultura cattolica, sembra essere stato piuttosto
emarginato da quella protestante.
La cosa può trovare una spiegazione nel fatto che la Riforma,
duramente impegnata nella sua
polemica anti-romana a sottolineare — giustamente — la priorità assoluta della Bibbia (e quindi gli studi ad essa attinenti),
ha viceversa considerato con burbera diffidenza ogni « fantasia
teologica » individuale, proprio
per il costante pericolo che in
essa si nasconde, di deviare da
una rigida fedeltà biblica.
Ora però che quest’ultima pare
costituire un patrimonio definitivamente acquisito e che è terminata l’èra del « protestantesimo dì guerra », è giusto, senza
abbassare la guardia, rendersi
disponibili per un discorso più
articolato, che ten^a conto anche
dell’ottica del credente. Questi
infatti, a tutti i livelli di cultura, è
sempre inevitabilmente portato
a costruirsi un proprio « sistema » logico e razionale (valido e
persuasivo almeno per lui), entro il quale trova le ragioni per
la propria fede, anche ma non
solo biblica.
Voglio dire che l’enorme sviluppo dell’esegesi e delle ricerche
ci ha condotto molto avanti nella
conoscenza e nella comprensione, per cui della Bibbia come libro possiamo dire di sapere
« quasi tutto ».
Vi è però un gradino preliminare ed essenziale, di fronte al
quale si ferma più o meno a lungo ciascuno di noi; cioè se quello che la Bibbia dice rappresenta
davvero la « Verità ».
E prima ancora, i soliti interrogativi di sempre: Dio esiste?
Che senso hanno la vita e l’universo? e così via. Le domande,
che possono apparire scolastiche
e peregrine su un giornale di credenti, non lo sono poi tanto
quando si pensi alla sterminata
moltitudine di atei (per convinzione e soprattutto di fatto) esistente nel mondo.
Che risposta sappiamo dare noi
a chi ci pone, talora angosciosamente, queste domande? (partendo magari, com’è suo diritto, dal
livello di conoscenza scientifica
raggiunta dall’ homo sapiens e
anche, perché no?, dal « relativismo » inevitabilmente introdotto
dal metodo storico-critico che abbiamo adottato).
Se una risposta esiste a questi interrogativi, probabilmente
si trova prima della pagina uno
della Genesi.
Non so fino a che punto a queste domande fondamentali nuò
rispondere _quella che molti chiamano « religione naturale » (termine molto ostico per noi!). Certo comunque che, anche per abbozzare una risposta alle domande che il mondo contemporaneo
ci pone come credenti, questo tipo di letteratura va seguito e incoraggiato.
Venendo a parlare, nello specifico, del libro di Lewis (raccolta
di conversazioni tenute alla radio negli Anni Quaranta), sembra
che si impongano due giudizi differenti. Nella prima parte l’autore costruisce la sua piramide teologica: partendo da un approccio « naturale », arriva a spiegare i motivi per i quali anzitutto
crede in Dio e quindi, in una incalzante successione logica, perché il Dio della sua fede è quello della Bibbia.
Si tratta di un discorso estremamente vivace, stimolante, geniale anche (vedere, ad esempio
i capitoli 2 e 3 della parte seconda), che propone un « ragionamento », una visione personale,
certo, ma assai persuasiva (e oltre tutto rigorosamente fondata
dal punto di vista biblico).
NOVITÀ’ CLAUDIANA
VALDO BENECCHI
Il “Padre nostro”
Programma di vita e di testimonianza
per la comunità cristiana
Introduzione di Filippo Gentiioni, pp. 80, L. 3.600
La preghiera insegnata da Gesù ai suoi discepoli è notissima e
ha avuto un eccezionale successo di cui ha però subito le conseguenze. Come succede sempre, il successo l’ha resa più innocua, meno tagliente, perché andasse bene a tutti. Sulle labbra di tutti — padroni e
operai, uomini e donne, soldati dell’uno e dell’altro fronte — il « Padre nostro » ha rischiato di divenire il simbolo accomodante di un
cristianesimo slavato e mediato, interclassista. Ha rischiato di divenire un grande ombrello sotto il quale tutti gli uomini si potevano
ritrovare senza mettersi in discussione, senza sentirsi interrogati
dalle dure domande dell’evangelo.
Perciò, nonostante tutto quello che sul « Padre nostro » si è detto
e scritto, questo commento ehe Valdo Benecchi ha pubblicato sul
settimanale « Com-Nuovi tempi », edito insieme da protestanti e cattolici Italiani « di base», e che ora viene pubblicato in volumetto, è
una vera novità. Un « Padre nostro » che risponde alle esigenze di un
ecumenismo « di base »: che non cerca mediazioni diplomatiche,
che non evita le questioni di non facile soluzione.
I! « Padre nostro » è una preghiera che presa sul serio — impedisce le evasioni e le alienazioni, impedisce che le parole siano
soltanto parole. Non si può pregarlo coscientemente c restare come
prima.
Appena ci si addentra nella comprensione di questa preghiera si
scopre quanto sia ancor oggi valida, quanto possa darci come credenti e come uomini. E.saminando a fondo questo « Padre nostro »
non possiamo più tornare a considerarlo come una pia appendice
della liturgia domenicale, ma dobbiamo prenderlo sul serio per ciò
che esso è: una sfida ed una speranza, per tutti noi!
CLAUDIANA EDI'TRICE - Via Principe Tommaso, 1 - 10125 TORINO
ccp 20780102
Assai diverso il giudizio sulla
parte dedicata all’etica, dove occhieggiano un fastidioso schematismo e discutibili velleità sistematiche.
Anche se qua e là non mancano riflessioni pregevoli, assolutamente disastrosi appaiono certi
giudizi, riguardanti ad esempio
il cristiano di fronte alla guerra
e alla violenza, il ruolo della
donna, la sfera sessuale.
Su quest’ultimo punto l’autore,
palesemente misogino e sessuofobo, si lascia andare a trinciare
affermazioni talmente rozze e perentorie, quali difficilmente si
troverebbero in bocca al più tetro sagrestano.
Tanto per non dare esca ad
equivoci e fraintendimenti, Tantitesi invocata non è il lassismo,
ma la disposizione a porsi di
fronte ai problemi modestamente, in maniera articolata e intelligente ( « intelligere » = com
prendere) e con un minimo di
prudenza: che fortunatamente è
quanto sembra avvenire di solito
nelle nostre chiese.
Anche in questo caso ci troviamo di fronte a un fatto che investe determinate scelte di politica
editoriale, soprattutto in termini
di opportunità.
E’ pur vero che la prefazione,
prudentemente, mette in guardia
sul fatto che il libro presenta un
pensiero personale (e per di più
« datato » a tre generazioni fa):
rna quanti sono i lettori in grado
di accorgersene e di apprezzare
la sottile precisazione? E quanti
invece sono quelli indotti, dalla
lettura, a considerare genericamente e ingiustamente il protestantesimo italiano come portatore di idee mutuate da un « puritanesimo » deteriore?
Aurelio Penna
LIBERAZIONE
Carissimi fratelli,
credo nella risposta del Signore e
nel Suo pronto intervento per bocca
dei Suoi figli. Ringrazio Giampaolo Bizzari di Roma per le parole di conforto offerte tramite questo giornale (n.
40).
Forse c'è tanta gente, che come me
ha sperimentato liberazione, ma non è
capace di comunicarla apertamente
(non è facile la nostra vita attuale, di
ex omosessuali; siamo vittime di tante
cose e di tanti tipi di persecuzioni,
per cui è comprensibile il silenzio di
molti).
Il Signore ci sta parlando ed è meglio approfittare della Sua vicinanza;
continuiamo il dialogo!
Inutile dirci cristiani e rivestiti di
Cristo, se non crediamo nella Sua potenza liberatrice.
L'intervento dei fratello Subilia, se
avesse avuto spazio qualche anno fa,
forse avrebbe evitato tanti fraintendimenti. La «svista sconcertante» a proposito della citazione di Barth, è davvero
drammatica, del resto chi è stato alunno di Bafth non può che preoccuparsi di fronte a tali avvenimenti.
Ammetto però, che non avrei scomodato Barth per giungere a conclusioni
biblicamente così chiare. Ci lasciamo
troppo spesso prendere dalla manìa
teologica e dimentichiamo la meditazione biblica onesta ed intelligente
sotto la guida dello Spirito!
Piuttosto sconcertante può essere
invece il titolo « Omosessualità e coscienza cristiana », che non ci si aspetterebbe da una persona quale il Ricca! La congiunzione « e », è grammaticalmente pericolosa, in quanto mette sullo stesso piano, in genere, due
concetti della stessa validità (sic)!
Oppure, unisce due affermazioni quasi simili! lo avrei detto, piuttosto, « Il
peccato di omosessualità... cosa dice
la fede cristiana »!... Ma tutti siamo
fallibiii, grazie a Dio.
Drammatica è invece ogni tipo di
TRAMONTI DI SOPRA
La Bibbia e la coppia
Si sono tenuti presso il Centro
Ecumenico « Luciano IVIenegon »
di Tramonti di Sopra in agosto
due campi consecutivi : « La coppia nella Bibbia » e « Rapporto
tra uomo e ambiente ».
Lino Pigoni che ha introdotto l’argomento « La coppia nella Bibbia » ha sostenuto che, in
campo sessuale, le varie norme
presenti nella Scrittura devono
avere la possibilità di perdere
quel connotato di rigida assolutezza e atemporalità, per poter
essere spiegate e fatte proprie
dalTuomo d’oggi.
Il pastore Berlendis si è soffermato più specificamente sui
concetti etici della Bibbia. Es.si
sono di carattere esortativo,
quindi massimamente validi nell’epoca e per la situazione cui si
riferiscono. Da loro non è possibile trarre valori eterni, né universali, sono determinanti, però,
nel fondare una comunità; hanno quindi un forte contenuto socializzante e anche escatologico,
cioè orientato verso il regno.
Diffìcile trovare in tutta la
Bibbia un’etica di tipo naturistico, dato che le indicazioni
quasi mai sono di tipo descrittivo. Ad esempio è stato considerato come nel libro della Genesi sono uomo e donna insieme, come coppia, ad essere immagine di Dio e non il singolo
individuo.
Rinaldo Fabris, noto biblista
cattolico, ha evidenziato come
notevoli siano stati i cambiamenti di mentalità e di comportamento avvenuti negli ultimi
anni nella nostra società, soprattutto in campo sessuale. Interessante è stato il percorso da lui
seguito nella lettura dell’Antico
Testamento. L’analisi è iniziata
da Deuteronomio 6, proseguendo
con Osea, il quale tematizza
la crisi e le contraddizioni di
un’epoca nella quale la sessualità è o divinizzata o esorcizzata.
La via della liberazione del popolo, che può essere considerata anche come la via per un progressivo mutamento del concetto di amore e di coppia, passa
poi attraverso Geremia 2, Proverbi 5, per arrivare al libro della Genesi, dove si arriva a creare una relazione stabile tra Dio
e le sue creature, e anche tra le
creature stesse.
Infine Gian Maria Grimaldi,
pastore, ha introdotto a grandi
linee il punto di vista psicanalitico freudiano nei confronti della sessualità.
Momenti fondamentali dei due
campi sono stati alcune letture
comuni, come quella del Cantico dei Cantici, effettuata sulla
base del nuovo testo critico edito dalla Claudiana, che ha immerso i partecipanti sia nella
riflessione sulla coppia, che in
quella sul rapporto tra uomo e
ambiente. A questo proposito è
stato introdotto il libro di Jensen « Condannati allo sviluppo »,
edito sempre dalla Claudiana di
cui si sono letti alcuni passi insieme. In questo modo si è introdotto l’argomento del secondo campo, che si è avvalso di
una collaborazione numericamente inferiore da parte di
esperti di vario genere. Sono intervenuti due redattori della rivista «Smog e dintorni» di Mestre, che si occupa dei notevoli
guasti che l’inquinamento ha
prodotto, di energia, nocività e
altri argomenti affini.
affermazione quale: « il confronto con il
giudizio che Paolo dà degli omosessuali è stato assunto come sfida, in
vista di una riflessione che va continuata. Che esistano credenti omosessuali in Cristo Gesù è una realtà sconosciuta all'apostolo, ma a noi ben conosciuta: una realtà che sposta i termini della questione e che irhpbne una
nuova esegesi dei testi biblici ». (NEV
n. 30, anno III, 6.8.'82, pp. 9-10). A
questo punto mi chiedo, se ha ancora un senso parlare di liberazione; l'ultima frase della citazione, la considero peccato contro lo Spirito; se questa
è tutta la testimonianza (!) che il centro di Agape sa dare, bisogna rivedere
fino a che punto il centro è uno strumento che Dio può usare per dar gloria al Suo Nome...! Come potrebbe
scrivere Paolo ai Corinzi, se non fosse
al corrente dei mali che travagliano
quella comunità?
Cari fratelli, io so di aver ricevuto
una nuova vita in Cristo, ne sono fiero,. ne testimonio con coscienza cristiana. Chi non è a questo punto, non
parli, non scriva, non cerchi di dimostrare la propria fede citando continuamente gli interventi della FCEI nelle zone terremotate oppure, sfoggiando
interessi accademici verso ogni moda diabolicamente offerta dal re di questo mondo.
Non può esserci posto nella comunità credente per un omosessuale, altrimenti il messaggio di perdono, purificazione, vita nuova in Cristo, non
avrebbe alcun valore. Non giustifichiamo il voler integrare gli omosessuali
nella comunità credente come il porre fine alla loro emarginazione.
I terroristi sono anch'essi emarginati, però per accoglierli chiederemmo la confessione di peccato e dovremmo poter essere in grado di affermare: « da ora in poi va', non uccidere più »!
Vostro in Cristo.
Paolo Russo
ANALFABETISMO
Da vari anni, cioè da quando molta
gioventù ha imboccato la strada della
dissoluzione, non si legge più, oppure
si legge ciò che è nocivo, fra cui i fumetti, i gialli 0 tante altre cose poco
morali. Infatti non si trovano neppure
più in vendita le belle opere divertenti. educative, morali e costruttive per
i ragazzi e per i giovani. E questo
vuol dire che ormai i nobili ideali se
ne stanno andando e la solidità della
cultura, che era il vanto di una volta,
si va sgretolando, fino al punto che
nessun ragazzo sa più comporre un tema.
Nel corso della storia dei popoli avvengono dei fenomeni di rilassamento
morale, di defezione culturale e di disgregazione civile. Adesso stiamo attraversando uno dei più neri periodi, in
questo campo etico, dove veniamo asfissiati dalle lusinghe di tutte le tinte; e
la nostra società (dal vecchio analfabetismo letterale) è precipitata nell'autentico analfabetismo spirituale, quale vera rovina dei popoli perché vengono svuotati di quei sani sentimenti
che informavano i tempi in cui esistevano l'onore, l'onestà, la laboriosità,
l'economia ed ogni altro buon senso.
E la principale causa di tutto questo è che la gioventù (mal guidata da
famiglie incompetenti ed incoscienti)
non legge più i libri che costruiscono
il solido sapere. In tal modo, a guisa
di un edificio costruito con materiale
malsano, questa irhpostazione sociale
non può reggere finché si dovrà poi
reagire per non venire completamente
sommersi.
Elio Giacomelli, Livorno
Chi toglie ad un uomo i suoi
vestiti viene definito ladro; ma
colui che non ricopre un uomo
nudo mentre lo può fare, come
deve essere chiamato? Il pane
che ti avanza appartiene a chi
ha fame; il mantello che conservi
nel tuo armadio, a chi è nudo; il
paio di scarpe che ammuffisce
nel tuo sgabuzzino, a chi va a
piedi nudi; il denaro che accumuli al povero.
San Basilio
3
22 ottobre 1982
UN CONVEGNO A SCIGLI A 20 ANNI DALLA MORTE
Lucio Schirò: un ministero
pastorale di verità e libertà
La miseria si parò dinanzi agli
occhi dell’ex maresciallo di finanza al suo arrivo nel grosso borgo del Ragusano, dove doveva
ricoprire per cinquant’anni il ruolo di pastore della Chiesa metodista locale: alloggi putridi scavati nel tufo, analfabetismo al
90%, un bracciantato sfruttato sino all’osso.
Lucio Schirò (1877-1961) giunse
a Scicli nel 1908 per restarvi sino
alla morte. In breve prese a frequentare la Lega dei contadini,
fondò una scuola elementare popolare, costituì la sezione del PSI
con l’aiuto di un giovane avvocato del paese. Dal 1913 al '15 e dal
’19 al ’24 pubblicò un quindicinale, « Semplicista! », organo politico-religioso della Chiesa metodista di Scicli. Antinterventista fra
i più accesi, nel 1919 divenne segretario della Federazione socialista di Siracusa e nel ’20 primo
sindacò socialista di Scicli. Ma
nel ’21 le squadracce fasciste —
al servizio dei notabili del luogo
— diedero alle fiamme la chiesa
e la scuola elementare, giungendo
poi ad attentare alla vita del pastore (che rimaneva ferito in un
agguato che costava la vita a un
suo compagno) e a costringerlo,
armi alla mano, a dimettersi dalla carica di sindaco. Nel « ventennio » fu ammonito e vigilato,
mentre la Chiesa metodista di
Scicli, considerata covo di oppositori al regime, subiva le persecuzioni dei ras locali. Nel dopoguerra, ripreso il suo posto nel
PSI e alla direzione del comune,
si distinse nella lòtta contro l’atomica e fu dirigente del Movimento dei Partigiani della Pace.
Il convegno
comuni: pace (il riferimento ai
missili di Comiso, 30 Km da Scicli, era d’obbligo), libertà, giustizia. Per spezzare la serie degli interventi sono state riproposte ai
partecipanti le due puntate della
rubrica televisiva « Protestantesimo » sulla Chiesa metodista di
Scicli, curata due anni fa da Renato Maiocchi.
Testimonianze
evangeliche
Fra numerose testimonianze, il
pastore valdese di Vittoria, Enrico Trobia, ha ricordato la serenità familiare di casa Schirò,
mentre il fratello pentecostale
Salvatore Di Francia — anch’egli
vittoriese — ha espresso la profonda gratitudine che ancora lo
lega al ricordo del nostro per
essere stato sorretto e incoraggiato dal suo esempio in un periodo in cui evangelizzare era un
crimine contro lo stato. L’attuale
pastore di Scicli, Arcangelo Pino,
ha rievocato altre figure di testimoni dell’Evangelo nel paese, come quella del colportore Francesco Turato, il servizio del quale
— anche se meno appariscente
di quello di Schirò — non va però dimenticato.
Renato Maiocchi ha voluto rendere i presenti consapevoli di un
rischio che si corre in ogni celebrazione: quello di allontanare
irrimediabilmente da noi, dalle
nostre scelte di vita il grande
personaggio storico collocandolo
su un piedestallo, a simboleggiare la sua superiorità e a giustificare il nostro iifimobilismo.
« L’opera di Lucio Schirò — ha
detto Maiocchi — ha avuto ef
fetti dirompenti anche perché
nella sua epoca e nella realtà di
Scicli erano assai pochi a saper
scrivere e a dedicarsi alle lotte
sociali. Oggi non è più il tempo
delle grandi figure individuali,
ma dei movimenti di massa: a
Comiso abbiamo incontrato non
uno, ma decine di migliaia di
Schirò, che lottavano per gli
stessi scopi ».
Socialismo
e cristianesimo
In serata, Giorgio , Bouchard,
moderatore della Tavola Valdese,
ha parlato su « Socialismo e cristianesimo »: spaziando nel tempo dalle origini del sindacalismo
inglese a quelle della socialdemocrazia tedesca, dal socialismo
americano a quello svedese Bouchard ha riportato alla luce i profondi legami — misconosciuti
nell’Italia cattolica — fra metodismo e questione sociale, fra etica luterana e marxismo mitteleuropeo. Venendo alla crisi dei sistemi a economia socialista, ha
riproposto l’importanza della
« sovrastruttura » etica e culturale in un reale processo di trasformazione al quale anche le
chiese, pur non avendo risposte
preconfezionate, possono dare un
contributo: uno stile di vita alternativo («il consumista non sarà
mai un uomo nuovo ») senza il
quale non c’è teoria né prassi rivoluzionaria. Il Convegno si è
concluso col saluto e il ringraziamento espresso a partecipanti,
oratori e organizzatori da parte
dell’aw. Ugo Schirò, figlio di Lucio, a nome della famiglia.
Bruno Gabrielli
A vent’anni dalla sua morte, il
comune di Scicli ha onorato la
memoria del pastore Schirò dedicandogli un Convegno di studi,
promosso dal « Centro studi Feliciano Rossitto » di Ragusa, dalla
Chiesa metodista di Scicli e dal
« Giornale di Scicli », tenutosi all’aula consiliare il 26 settembre.
Davanti a una sessantina di persone — esponenti del PSI e del
PCI del Ragusano, evangelici e
non credenti, intellettuali e anziani contadini — è sfilata una
‘lunga serie di oratori aperta dal
prof. Giuseppe Micciché — studioso del movimento operaio e
contadino nella Sicilia sud-orientale — con una ricca cronistoria
del nostro, evidenziandone i profondi legami con la storia dell’emancipazione delle classi subalterne della zona. Franco Portelli, giornalista e autore di una
tesi di laurea sul « Semplicista! »,
ha definito la rivista «unica» nel
suo genere, sia per la capacità di
tenuta (le altre pubblicazioni locali, specie se socialiste, non duravano più di un paio d’anni), sia
per le grandi doti giornalistiche
dì Schirò («sapeva farsi capire
da tutti »), sia per la capacità di
« dire la verità », di denunciare
liberamente scandali e soprusi
senza dover sottostare alla censura di chicchessia. Un aspetto,
oue,st’ultimo — ha detto Portelli — che ne farebbe un giornale
assai valido ancor oggi, ma che
insieme lo distinguerebbe nettamente dalla moderna pubblicistica sempre legata a questo o a
quel potere. Un saluto di prammatica da parte del PSI, un po’
più sostanzioso da parte del PCI
per bocca del deputato regionale
Giorgio Chèssari, che ha rilevato
un’ altra caratteristica pionieristica del « Semplicista! » — quella di avere tra i primi messo a
confronto cristianesimo e marxismo — e ha fatto appello a cristiani, socialisti e comunisti perché riconoscano i grandi ideali
La prima volta che la Bibbia
paria di morte, si tratta di un
omicidio, di un modo di togliere
di mezzo il prossimo. Caino elimina Abele. In questa vecchia
storia, ciò succede a causa della
violenza personale, ma nel nostro mondo tale violenza è diventata strutturale, anonima, irresistibile. Essa elimina la vita,
la rimuove, la scaccia, la distrugge.
Bertolt Brecht ha scritto: « Ci
sono molti modi di uccidere. Si
può piantarvi un coltello nel ventre, privarvi del pane, rifiutare di
guarirvi da una malattia, ficcarvi
in un alloggio malsano, affaticarvi a morte sul lavoro, spingervi al suicidio, portarvi alla
guerra, ecc. ».
Si potrebbe allungare la lista
di questi modi di uccidere. Così
si può privare un bambino della
propria infanzia proibendogli di
muoversi c di fare rumore, si
può rinchiuderlo con quaranta
altri ed estirpargli per sempre il
desiderio di imparare e la curiosità di conoscere qualcosa. Ci
sono molti modi di uccidere. Si
possono costruire alloggi e pianificare città in modo che, in uno
spazio il più ristretto possibile,
la gente si incontri il meno possibile. Si può, per i lavoratori
stranieri a catena, mettere sem‘
pre una greca accanto a una turca o a una jugoslava, perché non
possano comunicare e perché il
ritmo della produzione non rallenti...
L’assenza di relazioni, che la
Bibbia chiama « morte », viene
comandata ed esercitata nel più
importante campo vitale, quello
del lavoro. Si impara ad essere
un morto e si è spinti a restarlo.
fede e cultura 3
DOPO L’ATTENTATO DI ROMA
Solidarietà
valdese - metodista
con gli ebrei
UN PENSIERO DELLA TEOLOGA TEDESCA
La cultura della morte
La frammentarietà della vita in
settori arbitrari, facili da controllare e da dominare, è un’educazione alla morte, che viene inculcata fin dall’infanzia.
Dorothee Solle
Nello scorso numero del giornale segnalammo l’unanime condanna dei nostri ambienti per
il recente criminale attentato alla sinagoga di Roma in cui il
piccolo Stefano Taché ha perso
la vita. Desideriamo ora presentare una rassegna breve, ma dettagliata, di alcune prese di posizione.
A San Secondo, alle Valli valdesi, un’affollata assemblea dei
Concistori riunita il 9 c. m. scorso ha chiesto alla presidenza del
convegno di inviare un telegramma esprimendo « i sensi della
solidarietà del popolo valdese
verso il popolo ebraico ancora
una volta colpito dall’odio e dalla violenza ».
Sempre in Piemonte, a Torino, la Chiesa valdese ha inviato
alla locale comunità israelitica
una lettera in cui denunciando
la violenza prodotta da « un antisemitismo purtroppo mai estirpato dalla società » esprime solidarietà « nel dolore per questa
nuova durissima prova che colpisce il popolo ebraico; solidarietà nella lotta vigilante e rigorosa contro ogni forma di violenza, di odio, di discriminazione che ancora divide gli uomini,
i popoli e le razze; infine solidarietà in quella speranza comune
di pace e riconciliazione espressa dal profeta Isaia (Is, 32:
15-18) ».
Una storia comune
A Milano, dove è ancora fresco il ricordo dell’attentato contro la sinagoga di Via Eupili, la
jjresidenza del Concistoro valdese ha inviato un messaggio in
cui esprimendo la tristezza e la
costernazione dei Valdesi milanesi per il vile attentato si ripercorrono alcune tappe di una storia comune che ha unito — dice
la lettera — le nostre comunità
nella lotta contro la barbarie e
l’odio omicida. « Oggi sentiamo
questa .storia comune, passata
e recente — afferma il messaggio — come un fatto sempre attuale che vogliamo approfondire anche nella ricerca biblica ».
Reazioni anche a Firenze dove il pastore valdese Sonelli ha
I 10 comandamenti del
perfetto diseducatore
1. Durante l’infanzia, dai a tuo
figlio tutto quello che desidera:
egli crescerà con l’idea che il
mondo gli deve tutto.
2. Raccogli tutto quello che
egli lascia sparso, perché cosi
avrà la convinzione che sono gli
altri ad essere responsabili delle cose sue.
3. Non dirgli mai : « questo
non va bene ». Potrebbe svilupparsi in lui un complesso di colpevolezza. E più tardi negli anni, quando sarà arrestato per
furto d’auto, sarà convinto che
è stata la società a perseguitarlo.
4. Fa’ che tutti i suoi desideri siano soddisfatti: fame, sete,
e tutte le richieste di comodità,
altrimenti si sentirà un frustrato.
5. Se dice delle volgarità, ridine, cosi egli crederà di essere
molto spiritoso.
fi. Lascia che legga (e veda)
di tutto. Sterilizza le sue stoviglie, ma lascia che il suo spirito
goda di nutrirsi di immondizia.
7. Litiga sempre con tua moglie davanti a lui. Quando il
matrimonio dei genitori, o il suo,
finirà con lo spezzarsi, egli non
ne sarà minimamente sconvolto,
ma anzi ne proverà un senso
profondo di sollievo.
8. Dàgli tutto il denaro che
desidera, e, per amor del cielo,
che egli non debba giungere al
punto di doverselo guadagnare;
e che ad ogni modo non debba
mai sperimentare le stesse difficoltà che tu puoi avere sperimentato. Così,, egli non conoscerà la fatica onesta.
9. Prendi sempre le sue parti,
e difendilo senza riserve contro
i vicini, i professori, la polizia.
Tuo figlio ha sempre ragione, il
torto è degli altri.
10. Quando egli sarà diventato un buono a niente, affrèttati
allora a dichiarare ai quattro
venti che tu non hai potuto farci nulla.
.André Rouède
trasmesso agli Israeliti della città una breve dichiarazione in
cui accanto ai sentimenti di partecipazione nel dolore si intende : « rinnovare quel legame di
fraterna amicizia che da tempo
unisce le nostre comunità nella
ricerca di portare insieme nella
società un effettivo contributo
al superamento delle divisioni e
degli odi in vista di una convivenza fondata sul rispetto, la
giustizia, la fratellanza e la pacf ». Anche la Firenze metodista
ha scritto agli ebrei una lettera
commossa dichiarando : « molti
di noi dissentono dalla politica
israeliana, è vero, ma tutti ci
sentiamo vicini a voi, nostri fratelli, qualunque sia la vostra opinione e tutti rifiutiamo l’antisemitismo, questa antica peste ricorrente. Da voi — prosegue la
dichiarazione — abbiamo avuto
la legge e i profeti, da voi è venuto Gesù di Nazareth, profeta
ebreo; il nostro cammino nella
fede, per noi evangelici in Italia,
da secoli corre parallelo al vostro. Lo stesso Iddio che ci ha
sorretto nella persecuzione ci ha
consolati nell’affìizione, è stato
forza e scudo. Noi vi amiamo e
ci onoriamo della vostra amicizia ».
Corresponsabilità
A Roma le Chiese valdesi e
metodiste hanno consegnato al
rabbino capo Toaff un messaggio in cui nell’esprimere profonda solidarietà allo stesso tempo :
« confessano la loro parte di peccato nelle responsabilità delle ingiustizie riportate ». Quest’ultimo punto è stato ripreso dallo
stesso Toaff nel corso della trasmissione televisiva « Sorgente
di vita » andata in onda lunedì
11 scorso sul secondo canale.
A Pescara la nostra chiesa nel
denunciare, giorni prima del vile attentato di Roma, i rigurgiti
antisemiti presenti oggi in Europa sostiene : « la necessità di
saper nettamente distinguere tra
lo stato d’Israele e il popolo
ebraico, tra la politica seguita
da Begin e Sharon e le centinaia di migliaia di israeliti
amanti la giustizia e la pace ».
Infine, con un rapido giro di
telefonate nella penisola, abbiamo appreso che domenica 10 ottobre praticamente in tutte le
comunità valdesi e metodiste la
tragedia occorsa alla comunità
israelitica di Roma è stata presente nelle preghiere o nel corso
della predicazione. « Noi non abbiamo scritto nulla agli amici
ebrei — aggiunge Carlo Gay,
pastore valdese a Livorno —
perché tra amici basta uno
sguardo, una parola o una stretta di mano, come abbiamo fatto
noi in segno di compartecipazione ».
La ’’nota”
L’ultimo messaggio di solidarietà in ordine di tempo è stato
quello del presidente della Federazione delle Chiese evangeliche Piero Bensì, che nella sua
ormai classica ’nota’ del culto
evangelico alla radio di domenica \i, ha detto : « rifiutare ogni
forma di razzismo, riconoscere
che le nazioni cristiane nei secoli hanno inflitto disgrazie inenarrabili al popolo ebraico non
significa condividere le scelte
dell’attuale governo di Israele.
Anzi il nostro augurio è che i
cittadini di Israele sappiano al
più presto esprimere un nuovo
governo, proteso alla pace e alla giustizia ».
Giuseppe Platone
4
4 vita delle chiese
22 ottobre 1982
NEL QUADRO DELLA CEvAA
La solidarietà internazionale
della Chiesa valdese
Lucilla Tron in missione presso la Chiesa Evangelica del Camerún
ASILO PER VECCHI DI S. GERMANO
Costituita “L'associazione
degli amici”
Domenica 17 ottobre a Massello, durante il culto, un buon numero di membri di varie comunità valdesi del Piemonte si è
riunito insieme con la chiesa locale per salutare Lucilla Tron che
alla fine dei mese partirà per il
suo nuovo posto di lavoro in
Africa. Come ha detto con parole efficaci Franco Davite, rappresentante della chiesa valdese nel
Consiglio della CEvAA, questo
culto ha espresso il senso di una
situazione che un po’ alla volta
nel corso degli ultimi anni è andata cambiando. Anni fa, per
esempio quando è « partita per la
missione» Anita Gay (che era
presente domenica a Massello),
chi se ne andava era un poco più
solo; spesso la sua partenza era
anche in un certo senso un distacco, almeno dal punto di vista amministrativo, dalla chiesa
valdese {e ci son stati pastori che,
partendo per altri continenti.
hanno dovuto cessare di essere
iscritti nei ruoli della chiesa che
stavano lasciando: spesso con imbarazzo, sempre con grande difficoltà).
Ora la società delle missioni di Parigi non esiste più: tra
chiese d’Europa e chiese di .àfrica e di Oceania esiste un patto di
alleanza, la volontà di una collaborazione con uguali diritti e doveri, ma soprattutto con uguale
responsabilità, dappertutto dove
la chiesa è missione, in Africa, in
America come in Europa. E succede che qualcuno sia chiamato
ad andarsene da un paese verso
un altro, mandato da una chiesa
ad un’altra chiesa, nel segno di
questa collaborazione e di questa responsabilità comune.
Così, ora, Lucilla Tron parte
per l’Africa, per il lontano Camerún, per mettersi al servizio della Chiesa evangelica locale, come
una inviata della Chiesa valdese.
inserita nei ruoli della nostra
chiesa e in piena comunione
con essa. E’ la prima volta che
nel quadro della CEvAA un
membro della Chiesa valdese
è inviato dalla chiesa stessa a
servire e a collaborare con una
chiesa lontana. Credo che valga
la pena di sottolineare questo
passo in avanti: Paolo Ribet, nella predicazione del culto d’invio,
si è riferito alte chiese del Nuovo Testamento, piene di problemi e di difficoltà ma aperte verso il domani dell’annuncio del
regno. Anche per questo siamo
grati a Lucilla Tron, la cui disponibilità ci permette di continuare a riflettere sul senso della
nostra testimonianza oggi nel
contesto della comunità internazionale. Nostro impegno e nostra
possibilità sono di non lasciarla
sola in questa ricerca.
Eugenio Rivoir
Auspicata e promossa da un
gruppo di persone cui stanno particolarmente a cuore le sorti dell’Istituto fondato dal Pastore
Carlo Alberto Tron nel 1893 per
le persone anziane della Chiesa
di San Germano Chisone e che
ospita attualmente oltre 80 anziani, valdesi delle Valli ma anche in buona parte non valdesi e
provenienti da altre regioni d’Italia,con atto notarile del 24 aprile
1982 si è costituita un’associazione sotto la denominazione « Amici dell’Asilo dei Vecchi di S. Germano Chisone » con sede legale
in S. Germano Chisone, Via C. A.
Tron n. 18.
L’art. 3 dello Statuto illustra
quanto gli Amici intendono fare,
o continuare a fare, per sostenere l’Asilo nel settore delle spese
straordinarie, sempre notevoli anche a causa dell’età degli stabili e
dei relativi impianti: « ... L’Associazione ha lo scopo di promuovere e sostenere, anche con elargizione di fondi, di beni e volontariato, tutte le iniziative dirette
a favorire nel modo più ampio lo
ALLE VALLI VALDESI
Cena comunitaria
LUSERNA SAN GIOVANNI
— La Commissione Stabili ha
deciso di riprendere anche quest’anno la consuetudine di effettuare un incontro mensile con
la comunità.
Il primo di questi appuntamenti avrà luogo sabato sera 30
c. m. alle ore 19.45 nella Sala Albarin con una ceha comunitaria
alla quale tutti sono cordialmente invitati. Completerà la serata
una serie di proiezioni a cura di
Guido Odin.
Per la cena prenotarsi al più
presto presso il Commestibili
Malan-Chauvie a S. Giovanni o
presso l’Edicola Meynet-iMalanot agli Airali.
• Anche quest’anno la Festa
del Raccolto ha dato ottimi risultati e si è svolta in un clima
di collaborazione più che soddisfacente, sia per l’abbondanza
di prodotti offerti, sia per il buon
afflusso di pubblico.
Notevole l’incasso che è stato
interamente devoluto per i lavori di restauro al tempio e molto numerosi gli ospiti che la sera hanno fatto onore ai piatti
della « marenda sinoira ».
Un vivo ringraziamento a
quanti con il loro lavoro e con
il loro concreto interessamento
hanno contribuito alla buona riuscita della festa.
• La comunità dà il più cordiate e fraterno benvenuto al
candidato in teologia Mauro
Pons, inviato dalla Tavola ad
espletare il suo anno di prova in
vista del ministero pastorale.
Inizio delle attività
BOBBIO PELLICE — Inizie
ranno da prossima settimana le
attività della comunità con un
culto di apertura a cui sono invitati in particolar modo i bambini della scuola domenicale ed
i loro genitori. Al culto suddetto. che si terrà domenica 24-101982 alle ore 10,30 sono anche
caldamente invitati i ragazzi del
catechismo e del precatechismo
che però dovranno trovarsi in
chiesa alle ore 9,30 per concordare col pastore i giorni e gli
orari delle lezioni.
• La domenica successiva, 31
ottobre, celebreremo con un culto speciale la domenica della riforma, al culto interverranno la
corale di Villar-Bobbio ed un
gruppo di giovani tedeschi ospiti della nostra Foresteria.
Matrimoni
ANGROGNA
Roberto Danna (Martel) e Marisa Bertin (Sterpa), sposatisi
civilmente a fine settembre, durante il culto di domenica scorsa si sono scambiati le promesse di fedeltà e amore di fronte
al Signore e alla comunità. Auguri alla giovane coppia e pure
alle numerose altre presenti al
culto nel quadro di una giornata di gioia per i 40 anni di matrimonio.
• Domenica 24, alle ore 14.30,
al Presbiterio incontro dell’Unione Femminile anche per programmare la giornata comunitaria di domenica 7 novembre.
Un saluto
SAN GERMANO — Desideriamo inviare un saluto al pastore
Teofilo Pons ed alla Signora,
ora che hanno iniziato il loro
lavoro a Villar Pellice. Pensiamo con riconoscenza a quanto
hanno fatto anche per la nostra
comunità e per l’Asilo, in varie
occasioni, augurando a loro ed
alla loro nuova comunità ogni
bene nel Signore.
Al pastore Bruno Rostagno ed
alla Signora, che hanno assunto
la responsabilità della comunità
di Villar Perosa, va anche il nostro sincero augurio di un proficuo vicinato e di un rapido inserimento nella nuova realtà « di
pianura » in cui sono chiamati
ad operare.
• Durante il culto di domenica 17 ottobre sono stati battezzati Stefania Baldi, di Giorgio
e Danila Baldi Ficacci e Nigel
Pagetto di Ivano e Simona Pagetto Charbonnier. Il Signore
vegli su questi bimbi e sulle loro famiglie.
• Il bazar annuale dell’Asilo
di San Germano ha visto una
grande affluenza di visitatori dalle varie comunità delle Valli.
Ci rallegriamo per l’interesse
che il nostro istituto continua a
riscuotere.
• Il culto di domenica 24 ottobre vedrà la presenza in mezzo a noi di alcuni dei partecipanti al seminario per animatori
teologici della CEvAA riuniti a
Torre Pellice. Gli ospiti si fermeranno a pranzo con noi ed
avremo la possibilità di trascorrere una parte del pomeriggio
con loro. Ci auguriamo che alcuni sangermanesi partecipino
all’agape fraterna che avrà luogo nella saletta. Chi ha questa
intenzione si iscriva presso il
pastore, specificando con cosa
può contribuire al menu comunitario.
• Prossime riunioni quartierali: giovedì 28 ottobre, ore 20 ai
Gondini.
Venerdì 29 ottobre, ore 20, ai
Bert.
• La prima riunione al Centro avrà luogo martedì 9 novembre, ore 20,30. Il tema di
questa prima tornata di incontri : « Diritti di Dio e diritti dell’uomo ».
• Domenica 31 ottobre avrà
luogo l’assemblea di Chiesa per
ascoltare la relazione dei nostri
delegati alla Conferenza distrettuale e al Sinodo.
• Sin d’ora annunciamo che
il 13 novembre, alle ore 20,30,
avrà luogo nella nostra sala una
serata a favore della Casa di Riposo, curata dal Coro « Bric
Boucle » che ringraziamo per la
sua collaborazione.
Il lavoro
di un diacono
FRALI — Anche a Prali ha
avuto inizio il nuovo anno liturgico e sono riprese le attività. Il
culto di domenica 10 ottobre è
stato presieduto dal pastore
Paolo Ribet, sovrintendente del
3" circuito, che ha presentato alla comunità Ermanno Genre,
che sarà pastore responsabile e
presidente del Concistoro, ed il
diacono Dario Tron, che risiederà a Prali e si occuperà di parte delle attività ecclesiastiche.
Il pastore Ribet ha poi illustrato nei dettagli la situazione
nuova in cui si trova la comunità di Prali dopo la partenza del
pastore Rostagno, trasferitosi a
Villar Perosa. Alla comunità ed
ai suoi responsabili giungano un
fraterno saluto ed un fervido
augurio per questo nuovo tipo
di collaborazione.
L’Unione dei Coppieri
TORRE PELLICE
• L’Unione dei Coppieri ha ripreso la sua attività: un buon
numero di giovani si è incontrato con il pastore per programmare l’attività dei prossimi mesi. L’Unione ha le sue sedute il
mercoledì alle ore 20,40.
giovedì 21 ottobre
□ COLLABORATORI
ECO DELLE VALLI
La riunione dei collaboratori avrà
luogo a casa Gay via Cittadella 8 Pinerolo, con iniziò alle ore 20.30.
sabato 23 ottobre
□ TELEPINEROLO
CANALE 56
Alle ore 20.05 va in onda la trasmissione « Confrontiamoci con l'Evangelo •
(a cura di Marco Ayassot, Franco Davite e Attilio Fornerone).
domenica 24 ottobre
□ RADIO KOALA
FM 96.700 ■ 90300
93700
Alle ore 12.45: Culto Evangelico a
cura delle Chiese Valdesi del II Circuito.
□ CONCERTO
TORRE PELLICE — Nel tempio dei
Coppieri, alle ore 16, la Corale valdese di Torino diretta dal M“ Eugenio
Tron presenterà un Concerto di canti
sacri e popolari. Invito cordiale a
tutti. Per le persone anziane senza
mezzi di trasporto ci sarà un servizio
auto con partenza dal monumento
Arnaud alle ore 15.30.
Lunedì 25 ottobre
□ ASSEMBLEA
TERZO CIRCUITO
L'assemblea si terrà a Ferrerò presso la Chiesa valdese con inizio alle
ore 20.30.
sviluppo dell’attività assistenziale dell’Asilo dei Vecchi di San
Germano Chisone, favorendo anche la ricerca e lo studio nel campo parasanitario con l’istituzione
di borse di studio e premi, con il
versamento di contributi, con
l’organizzazione o la partecipazione a congressi, corsi di nerfezionamento e di specializzazione.
L’Associazione potrà infine nrovvedere, con il consenso dell’Enie
interessato, ad opere di manutenzione degli immobili e delle
attrezzature... ».
Certi che l’impegno assunto da
pochi vorrà essere condiviso da
quanti il lavoro dell’Asilo non lascia indifferenti, gli Amici contano sui molti che vorranno unirsi a
loro in questo atto di solidarietà
verso i fratelli e le sorelle che
hanno bisogno di aiuto morale e
finanziario ed anche di molta collaborazione materiale.
Gli Amici fanno inoltre presente che :
— le loro riunioni hanno luogo
il primo mercoledì di ogni mese, alle ore 20,30, presso l’Asilo e
sono aperte e libere a tutti;
— la quota associativa è fissata in L. 10.000 annue;
— i doni si ricevono con riconoscenza nel modo prescelto dail’offerente e in modo particolare tramite le Chiese Valdesi dì
S. Germano e Pramollo o con
versamenti sul Conto Corrente
Postale n. 16425100 o Conto Corrente Bancario n. 3427 presso
l’Istituto Bancario San Paolo di
Villar Perosa, entrambi intestati
a: «Associazione Amici Asilo dei
Vecchi di San Germano Chisone »;
— l’elenco dei doni ricevuti
verrà periodicamente pubblicato
su queste colonne e presso le
Chiese di San Germano e Pramollo;
— il Presidente sig. Elio Rostan (tei. 0121/58.926) è a disposizione per informazioni e/o offerte di lavoro volontario.
Un primo doveroso ringraziamento al Notaio dr. prof. Luigi
Mazzucco di Torino che ha offerto ■ gratuitamente le sue prestazioni professionali e assunto
a suo carico le relative spese di
trasferta, bolli e registrazione
dell’atto costitutivo; al sig. Sergio Coppolino che offre la sua
consulenza fiscale. all’Associazione; al sig. Adriano Richiardone
e a Telepinerolo per l’interessamento e la presentazione del la-'
voro deiristituto e a quanti hanno già risposto con generosa sollecitudine all’appello a favore
dell’Asilo e dei suoi ospiti.
A.M.B.
Domenica 7 novembre
Matrimoni
inter
confessionali
PINEROLO — L'incontro tenutosi ad
Agape (Prali) sul tema dei » matrimoni
interconfessionali » il 14-15 marzo 1982
è stato giudicato da tutti i partecipanti
molto utile e fruttuoso.
Il comitato di prosecuzione ha elaborato una proposta di incontro per domenica 7 novembre, ore 15-18. Sede:
Seminario. Via Trieste 44, Pinerolo (Biblioteca “ Bonatto »1
Argomento: Presentazione e discussione del Rapporto preparato dalla Commissione Sinodale valdo-metodista (I
matrimoni interconfessionali tra cattòlici ed evangelici in Italia, Ed. Claudiana,
Torino 1982, pp. 138, L. 4.600).
Introduzione alla discussione fatta da
un cattolico e da un valdese.
5
22 ottobre 1982
vita delle chiese 5
DIBATTITO
PIEMONTE VALLE D’AOSTA
Per viaggiare meglio
sulla macchina
del Sinodo
DaH’articolo del direttore « Sinodo '82: disordine e unità », riprendo la definizione molto significativa data sul Sinodo: « una
macchina per la produzione di
ordini del giorno ».
Questa macchina si è inceppata, e si tenta di farla ugualmente viaggiare in modo spedito, attraverso svariatissimi ordini del
giorno, con l’evidente scopo di
abbreviare le discussioni e gli interventi, forse perché piace a
tutti tornare presto a casa!
Se da una parte, un simile desiderio è comprensibile per i vari disagi che comporta stare lontano da casa, dall’altra fa seriamente pensare all’utilità di un
Sinodo, dove tutto è già preparato. Chi decide è la Tavola, le
varie commissioni e qualche
« addetto ai lavori »: diciamo
15/20 persone, tutti gli altri fanno corona o si limitano a cambiare qualche virgola.
In tal modo il Sinodo è diventato una copia del parlamento
italiano, dove tutto viene deciso
nelle segreterie dei partiti; è per
- altro vero che il tempo per discutere tutti gli argomenti è brevissimo e insufficiente.
Per prima cosa occorrerebbe
ridurre i tempi di preparazione
del Seggio, poi ampliare la durata: quest’anno, fino al pomeriggio di lunedì non si è potuto
votare, perché mancava l’elenco
e il numero preciso dei delegati!
La durata, dovrebbe essere protratta a tutto il venerdì.
Composizione
La composizione del Sinodo:
i pastori non si discutono, la loro presenza dovrebbe essere però, sempre totale. I laici dovrebbero essere scelti tra persone che
conoscono bene i problemi della
Chiesa o buona parte di essi e
che siano in grado di discutere
con cognizione di causa ed esperienza: non dovrebbero essere
sempre gli stessi, ma neppure
cambiare vorticosamente ogni
anno per mantenere una certa
continuità e amalgama.
Oggi i delegati .vengono nominati nelle assemblee, senza una
effettiva rappresentanza di tutte
le voci della Chiesa e senza rispetto delle minoranze, « forti »
0 « deboli » che siano. Mi si dice
che questo rispetto non è mai
esistito: può darsi, ma certo, oggi, è deliberatamente ignorato;
le commissioni che scelgono i
candidati, propongono quasi
esclusivamente una rosa di persone appartenenti alla maggioranza. Nelle assemblee di Chiesa
1 fautori della maggioranza si
ritiovano compatti e cornpatti
votano i loro candidati, impedendo, quasi ovunque, la nomina di membri di Chiesa appartenenti alle minoranze. In tal
modo la Chiesa, al Sinodo, è rappresentata in modo sbagliato, infatti l’attuale maggioranza è assai più I isicata del 90% che ha
al Sinodo!
E’ chiai'o che i componenti della minoranza non sono indenni
da colpe, come quando si astengono dal presenziare altrettanto
compatti alle assemblee. Questo
sistema, però, inficia ogni votazione, perché al Sinodo manca
una parte della Chiesa.
Spesso nelle commissioni di
esame sui vari operati della Tavola, Ciov etc. sono nominate
delle persone che militano nella maggioranza, mentre, poiché
di esami si tratta, per correttezza, dovrebbero essere scelte, almeno in parte, tra persone della minoranza. Ecco perché sal
tano poi fuori e vengono approvati ordini del giorno prefabbricati ed addomesticati, senza soverchie discussioni e approfondimenti. Evidentemente, tutto sarebbe più lungo, ma sicuramente più democratico!
In una siffatta situazione è miracoloso che si riescano ad approvare documenti, come quello
sull’Ecumenismo, anche se, ovviamente, già preparato.
Risultato finale: tutto va bene. Sinodo più che mai valido, ne parla anche la stampa,
la Chiesa Valdese ha ancora
qualcosa da dire in un paese ultracattolico, come l’Italia, le finanze sono abbastanza floride e
quando mancano i soldi i nostri
buoni amici di Qltralpe ci aiutano.. e così via, trionfalmente.
E’ proprio per questo che la sia
pur velata critica del direttore
di questo giornale, che ha rotto
i trionfalismi, è piaciuta a molti.
E se il pastore Giampiccoli non
si fosse fermato ad una sola frase significativa di un delegato,
si sarebbe accorto che altre cose
non vanno per il giusto verso,
malgrado gli ordini del giorno
prefabbricati.
Altre cose
Non si capisce, per esempio,
perché sia necessario Comiso o
i monaci buddisti per parlare di
disanno e di pace: se una parola va detta a questo proposito
(e tutti pensiamo che vada detta) non possiamo esprimerla come Valdesi e basta?
Partecipare ad una marcia della pace organizzata da uno o più
partiti politici, non sempre in
buona fede, che significato ha
per noi? L’Amore non è un ideale, è una fede. La Chiesa Valdese « afferma », non « concorda »;
« fa » e non « partecipa »: si tratta di verbi dal significato ben diverso.
Col Moderatore concordo (Eco
‘ n. 36) sulia efficacia del dibattito
sui diritti dei malati e dei morenti, egli dice « dovevamo da
tempo portare avanti (non è meglio « trovare »?) una posizione
nostra nella cura delle anime e
nell’evangelizzazione ».
La C.I.Q.V. ha preso impegni
per oltre due miliardi, senza dire dove pensa di trovarli e senza
rispondere a chi lo aveva richiesto. Brutto andazzo, questo di
stabilire delle spese senza avere
la copertura finanziaria; al contrario, non si trovano da nessuna parte cento milioni all’anno
per salvare la scuola media al
Collegio. 1 giovani mancano da
anni di un testo di catechismo,
è loro « proibito » studiare versetti a memoria alla scuola domenicale: i risultati li vediamo;
i giovani si allontanano dalla
Chiesa, non conoscono le Sacre
Scritture, non hanno una spinta
intcriore e... noi chiudiamo le
scuole! Qualcuno può obiettare
che esiste la EGEI: effettivamente essa fa molto chiasso, ma non
ha più di due o trecento giovani
iscritti, che si riuniscono, parlando e discutendo soprattutto di
politica.
11 Moderatore ha detto di ayer
sentito delle voci di « smobilitazione » delle opere nelle Valli e
le ha nettamente smentite in Sinodo, con molto calore. Poco dopo, però, la Tavola tutta si è
astenuta sulla votazione dell’ordine del giorno di chiusura della
scuola media, pur sapendo che
un’astensione, in quel caso, valeva quanto un voto favorevole.
In un prossimo, molto prossimo
futuro, quando si presenterà la
necessità di decidere cosa fare
del primo biennio superiore, probabilmente obbligatorio •- con la
riforma della scuola, il voto della Tavola e, soprattutto, del Sinodo, porterà conseguenze e responsabilità gravi. Questa è stala i'ennesima dimostrazione che
Sinodo e Tavola non tengono
conto della « forte minoranza »
(la frase è deH’Avvocato Gay) che
voleva tenere aperto tutte il Collegio, quale testimonianza culturale evangelica, riformata. Anche
per questo, l’uomo della strada,
vorrebbe conoscere meglio i conti precisi di tutte le opere, per
sapere se è stato veramente il
« costo » il motivo che ha fatto
decidere la chiusura della scuola media.
Concordo con la conclusione
di Giampiccoli « la macchina sinodale va riformata, nel modo
più ampio », e aggiungo: tenendo conto della necessaria presenza di elementi che non siano tutti « uomini del Re » (o donne): il
presidente del Sinodo deve essere imparziale e intransigente,
sui tempi degli interventi, tutti
dobbiamo essere più corretti e
tolleranti, in uno spirito, sì di
fratellanza, ma senza nasconderci verità, difficoltà, errori e senza inutili trionfalismi. Si « viaggerà » meglio sulla macchina Sinodo!
Aldo Rostain
Un convegno in vista
di Vico Equense
Per la prima volta nella breve
storia del circuito, sabato 16-ottobre nel pomeriggio i consigli
di chiesa di Torino, Aosta, Ivrea
e Chivasso hanno avuto una riunione comune. Si trattava di esaminare i documenti inviati dal
consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia in
vista della prossima assemblea
di Vico Equense. Il notevole ritardo dell’invio del materiale
preparatorio ha infatti reso impossibile ogni discussione da
parte delle singole chiese; si rischiava così che i rappresentanti valdesi della nostra zona partissero per l’Assemblea senza
nessuna possibilità di confronto sui vari problemi che ci saranno sul tappeto. L’incontro è
stato utilissimo e molti interrogativi sono stati posti. Queste
domande e le osservazioni fatte
nel corso dell’incontro permetteranno certo una maggiore partecipazione al dopo-assemblea da
parte delle chiese del circuito. A
questo primo incontro dei consigli di chiesa ha fatto seguito
un’agape fraterna preparata con
la consueta cura dai responsabili dell’accoglienza nella chiesa
di Torino.
In precedenza, nella prima parte del pomeriggio, era ripreso il
corso per predicatori locali del
circuito che anche quest’anno si
ritroveranno mensilmente per
coordinare la preparazione agli
esami da sostenere davanti alla
Commissione Permanente Studi.
Prossimo appuntamento sabato
20 novembre, ore 15-18, presso
la chiesa valdese di Ivrea.
EGEI Emilia-Romagna
Domenica 24 ottobre si terrà
presso la Chiesa metodista di
Parma, Borgo Riccio 13, l’Assemblea regionale della Federazione Giovanile Evangelica. Inizio ore 10.30 con il culto, relazione del Comitato regionale
alle 12, dibattito prima e dopo
il pranzo, con conclusione e elezioni alle 16.
CORRISPONDENZE
Convegno sulla diaconia
TORINO — Sabato prossimo
23 ottobre nel salone di Via
Pio V 15 (al I piano) con inizio
alle ore 15 avrà luogo un convegno sulla diaconia, organizzato
dalla commissione diaconale della chiesa valdese di Torino. L’incontro è aperto a tutti coloro
che sono sensibili alla problematica dell’« azione assistenziale » della chiesa e, dopo una breve introduzione, si svilupperà in
tre gruppi di lavoro: a) gli anziani, la loro solitudine e il bisogno di socialità e protezione.
Le visite. Un « foyer » per anziani a Torino?; b) gli ammalati a casa e negli ospedali ; il gruppo « amici dell’ospedale », il suo
lavoro, i suoi obiettivi, la sua
estensione ; il volontariato ; « I
diritti dei malati e dei morenti»; c) le domande e i problemi della città, specialmente in
relazione ai « minori » e adolescenti. Le possibili risposte.
Chiuderanno il lavoro della
giornata il rapporto dei gruppi
ed eventuali proposte di continuazione e realizzazione.
Settennio pastorale
FIRENZE — Domenica 7 novembre, dopo un culto che sarà
presieduto dal pastore Franco
Sommani, e dopo un’agape fraterna, avrà luogo alle ore 15 in
via Manzoni 21 l’Assemblea di
chiesa che è chiamata a votare
sul secondo settennio del ministero del pastore Alfredo Sonelli
a Firenze.
A causa di questo impegno, e
della partecipazione all’Assemtalea di Vico Equense la domenica 31 ottobre, le Chiese di Firenze
spostano al 14 novembre la Domenica della Riforma che sarà
celebrata con un culto di S. Cena presieduto dal pastore Piero
Bensi nel tempio di via Micheli.
La Chiesa valdese ha ricordato con affetto il Dr. Camillo
Cuccodoro, scomparso recentemente a Rivarolo (Torino) la
cui tomba è ora agli Allori.
Giornata in comune
SUSA — Sabato 11 settembre
battisti e valdesi della nostra
valle, una trentina coi bambini,
si sono trovati regolarmente all’appuntamento a Meana di Su-sa per programmare le attività in comune per l’anno 19821983. Il tempo era splendido, al massimo della sua bellezza. Anche il piazzale-giardino
del Centro Giovanile Battista
Martin Luther King, nella cornice delle bellissime montagne e
del meraviglioso e denso verde,
era all’altezza del suo compito
di luogo d’incontro, di lavoro e
di comunione fraterna.
Dopo il pranzo comunitario,
si è lavorato su un ordine del
giorno fissato aH’inizio, riguardante principalmente i nostri incontri tra battisti e valdesi e
quelli con i cattolici della valle
che hanno luogo da quattro
anni.
Battisti e valdesi si è d’accordo di incontrarci almeno una
volta al mese pSr vedere se esistono dei problemi ecclesiastici
e teologici che potrebbero impedire un lavoro in comune da
svolgere nella piena fiducia reciproca e nella più sincera comunione fraterna. E si è deciso
pertanto di esaminare subito alcuni degli argomenti principali:
battesimo, predestinazione, ecc.
Si è anche stabilito di continuare i nostri incontri mensili
coi cattolici della valle per una
comune lettura dell’Evangelo. E
particolarmente si è deciso di
continuare, come nel passato, a
portare la nostra testimonianza
evangelica fatta con amore. Però, è stata sentita anche la necessità di fare in modo che questi nostri incontri siano sempre
di più un confronto con l’Evangelo del nostro essere chiese del
Signore Gesù Cristo e del nostro credere e operare.
Ciro Bufalo
Quasi centenario Ciro Bufalo
ha terminato i suoi giorni a Condove, quest’estate, in casa del figlio Olindo. Desidero ricordarlo
per i molti lettori che lo hanno
conosciuto, nella diaspora pugliese, abruzzese e nelle Valli
valdesi. Personalmente lo ricordo come collaboratore nella città di Poggia e più tardi nella felice esperienza della villeggiatura evangelica rorenga. Dopo un
lungo soggiorno negli orfanotrofi cattolici, a diciassette anni si
convertì al Signore ascoltando
la predica di Edoardo Taglialatela, nella cappella metodista episcopale di Foggia ; successivamente entrò in contatto coi colportori valdesi e particolarmente con Salvatore Cornei che concorse alla nascita della chiesa di
Orsara ; la sua esperienza spirituale si arricchì, grazie all’infiuenza di Antonietta Cornei, figlia del colportore e che divenne poi in seguito sua sposa. A
Foggia la sua casa divenne luogo di culto, in occasione delle
visite del pastore di Orsara al
quale aveva chiesto di occuparsi della diaspora foggiana.
Ciro Bufalo era molto aperto
alle altre denominazioni; infatti
collaborò attivamente con la
chiesa dei Fratelli sin dal suo
sorgere a Poggia consentendo
poi una notevole attività in comune tra le due chiese e per
lungo tempo. Ricordo i convegni,
culti in comune, servizi religiosi,
spirito di profonda fraternità,
grazie alla « mediazione » del nostro fratello Ciro.
Il gruppo di Foggia non si è
mai spento grazie all’impegno
notevole di laici come Giordano
Bensi, della sua compagna Emma, la cui casa fu sempre molto
ospitale e deH’indimenticabile
avv. Pietr’Antonio Loffredo.
Il fratello Bufalo ha poi seguito la figlia Wanda nelle yarie
sedi del pastore Aldo Rutigliano,
particolarmente a Rorà dove era
molto apprezzato per il suo calore umano e lo zelo per l’opera
del Signore. Lo ricordano pure
i molti villeggianti evangelici
che hanno soggiornato a Rorà,
i credenti delle varie chiese con
cui è venuto in contatto, per
l’amore che egli ha sempre nutrito per l’opera del Signore.
Gustavo Bouchard
6
6 prospettive bibliche
22 ottobre 1982
L’ATTIVITA’ BIBLICA NELLE NOSTRE CHIESE
Viviamo di rendita su
un capitaie diiapidato?
Riparte un altro anno di attività nelle nostre chiese e con esso riprende lo studio biblico.
Quale incidenza ha questa attività nelle nostre chiese? I dati
ufllciali — e cioè le statistiche
preparate ogni anno dalla Tavola valdese sulla base dei dati forniti dalle chiese — sono piuttosto scarni. Per il 1981-82, su 129
chiese 88 (e cioè poco più dei
2 3) hanno avuto un’attività biblica specifica (al di fuori cioè
del culto domenicale e dell'istruzione biblica dei bambini e dei
ragazzi). Ne! loro complesso le
chiese hanno sviluppato 239 attività bibliche di gruppo per una
media di partecipazione complessiva di 2646 unità. Il che significa che ogni chiesa in media ha
sviluppato 2,7 attività bibliche e
che ogni attività biblica ha avuto in media poco più di 10 persone durante il suo svolgimento. L'impressione che se ne ricava e di una notevole frantumazione.
Ma cosa c’è dietro questé cifre? Abbiamo cercato di raccogliere qualche informazione distribuendo un questionario e
puntando Soprattutto su alcuni
circuiti: la zona pinerolese (2°),
la Lombardia e Piemonte orientale (6°), Abruzzo e Molise (12°).
Hanno risposto 18 chiese e nel
riferirne non abbiamo qui alcuna pretesa di scientificità. Si tratta solo di qualche indicazione
che potrà forse essere utile a
porre in evidenaa il problema.
Molte iniziative
Anzitutto il numero delle attività segnalate dalle chiese che
hanno risposto è ben superiore
alia media generale: 3,5 per chiesa. Ciò significa evidentemente
che non solo hanno risposto —
come è logico — solo chiese che
hanno un’attività biblica, ma che
tra queste hanno risposto quelle che in questo campo sono
maggiormente attive. La maggior parte di queste chiese indica come attività lo studio biblico della comunità (12) e gruppi
o riunioni quartierali (8). In diverse chiese un’attività biblica è
svolta anche dal gruppo giovanile (8), dall’Unione femminile (1).
dai cadetti (1). Un terzo delle
chiese che hanno risposto svolgono un lavoro di formazione
biblica per adulti in gruppo e,
in un caso, mediante un corso
di corrispondenza. Su 18 chiese,
5 svolgono la ricerca con cattolici, prevalentemente (ma non
solo) delle comunità di base.
Molto minore è invece l’attività biblica sul piano del circuito. In questo settore 8 chiese non
danno alcuna indicazione; 4 partecipano a collettivi teologici (2
alle Valli valdesi e 2 nelle Puglie). Altre chiese hanno qualche
possibilità limitata sul piano di
riunioni pastorali aperte ai laici
(Valli, Sicilia). Una delle funzioni specifiche dei circuiti dovrebbe essere la cura dei predicatori
locali, ma solo in un caso, a Luino, si menziona questa attività.
Quanti membri
vengono raggiunti?
Invece di chiedere dati sulla
partecipazione media alle attività bibliche, ci è sembrato interessante chiedere quale percentuale di membri viene raggiunta
dalle varie attività bibliche. La
media è molto alta (30%) non
solo perché in questo gruppo di
chiese raggiunge punte eccezio
nali nelle‘piccole chiese (80% a
Vercelli), ma anche perchè in situazioni di dispersione sono indicate percentuali ancora molto
alte: Pinerolo 12%, Milano 16%.
A .Milano si raggiunge questa
percentuale (molto alta se si
pensa che in generale si tratta
di riunioni serali) soprattutto
mediante una rete di 15 riunioni quartierali distribuite sul territorio cittadino. Anche qui si ha
la netta impressione che le chiese che hanno risposto siano particolarmente attive in questo
campo.
Sul piano della cadenza delle
riunioni c’è un’indicazione interessante. Accanto alla tradizionale cadenza settimanale dello
studio biblico, o quella mensile
della riunione quartierale alle
Valli 5 chiese hanno adottato la
forma ciclica: la cadenza settimanale si delimita nel quadro di
un ciclo di 6-8 settimane con lo
studio di un tema o di un libro
della Bibbia concentrato in tale
periodo. Ne risulta un’attività
più circoscritta e definita, probabilmente più rispondente ad
un bisogno di partecipare ad un
« corso » che ha un inizio e un
termine e un contenuto ben definito anziché ad una riunione
ricorrente che si definisce prevalentemente in base al genere
(«lo studio biblico del mercoledì »).
La forma di svolgimento dell'attività biblica è molto più
quella di una riunione aperta di
dibattito e di ricerca e molto
meno quella di un’attività prevalentemente cultuale (forma
presente praticamente solo alle
Valli).
Questa impostazione è confermata dalla finalità indicata dalle chiese per la loro attività biblica. In massima parte si per
segue un miglioramento delle
conoscenze bibliche e una preparazione in vista della testimonianza e del servizio all’interno e
all’esterno della comunità e solo
in un paio di casi ci si pro.pone
in modo precipuo l’edificazione
personale. Queste indicazioni non
sono necessariamente indizi di
mancanza di pietà personale, se
si pensa che si tratta qui non del
culto della comunità, bensì dell’attività biblica che è complementare al culto.
Sono poco usati
i libri della Claudiana
Abbiamo chiesto se per l’attività biblica le chiese usano il
materiale pubblicato in questi
anni dalla nostra Casa editrice.
Solo la metà delle chiese danno
risposta affermativa e solo tre
danno risposte precise indicando i volumi della collana « Parola per l’uomo d’oggi » o il Nuovo Testamento anñotato. C’è
dunque un notevole scollamento tra il lavoro delle chiese e il
lavoro della Claudiana. Che questo sia dovuto ad una povertà
della produzione Claudiana (ma
le ripresentazioni del materiale
biblico che andiamo facendo in
questa pagina mostrano che c’è
pur dell’ottimo materiale da utilizzare) o ad un orientamento diverso delle chiese, c’è qui motivo di rifle.ssione e per le chiese e
per il Comitato Claudiana in vista di un miglioramento.
Valutazioni
Abbiamo già osservato che le
risposte che abbiamo esaminato
provengono da chiese che sono
particolarmente interessate in
questo settore. Logico quindi che
la maggior parte di esse (11) valuti l’attività biblica come uno
dei momenti centrali e vitali della nostra chiesa. Ma ben 7 di queste chiese, pur fortemente impegnate ne! lavoro biblico, lo valutano in modo pessimistico: esso ristagna e soprattutto riflette
la crisi di identità e di impegno
delle nostre chiese nel loro insieme.
Si tratta di un campanello di
allarme reso ancor più insisten
te se pensiamo che dietro a queste chiese particolarmente interessate a questo settore, ve ne
sono altre che lo sono meno e
al di là di queste c’è quel terzo
delle nostre chiese che non svolge alcuna attività biblica al di
fuori del culto e dell’istruzione
religiosa. La formazione biblica
permanente che sarebbe richiesta dall’essere oggi « popolo della Bibbia » non appare una pura utopia? Non rischiamo di essere un popolo che sa già, che
ha già letto, che vive di rendita
su un capitale in gran parte dilapidato? Una cosa appare certa: che se nelle nostre chiese
non ritroviamo il gusto e la necessità di riferire la nostra vita
ad una Parola letta, meditata,
studiata, individualmente e comunitariamente, andrà progressivamente spegnendosi la nostra
ragion d’essere come comunità
protestanti nella nostra società.
Franco Giampiccoli
Un tesoro
(segue da pag. 1)
ino nulla da guadagnare perché
già possediamo ogni cosa.
Non ci proporremo perciò di
realizzare qualche ideologia, neppure “cristiana”, né di conservare ad ogni costo una qualsiasi struttura politica, ma potremo in piena libertà seguire Gesù
e la via della riconciliazione e
della pace, manifestando nella
nostra vita l’amore di Dio.
E’ il compito della riconciliazione che i cristiani devono svolgere nel mondo, perché sono stati riconciliali con Dio: « le cose
vecchie sono passate, son diventate nuove-» (2 Cor. 5: 14-21). E
noi liberati da ogni paura possiamo veramente essere i servitori di Dio nel mondo per la pace: perché riconciliati con Dio gli
uomini abbiano pace tra di loro.
Ma per questa opera di Cristo
il mondo è stato riconciliato con
Dio e noi dobbiamo annunziarlo
vivendo come diffusori di pace.
In questo deve consistere oggi
il nostro impegno cristiano per
la giustizia e per la pace nel
mondo.
Archimede Bertolino
VISIONE DI DIO
Apocalisse 7: 9-17
Dopo queste cose vidi, ed ecco una gran
folla che nessun uomo poteva noverare,
di tutte le nazioni e tribù e popoli e lingue, che stava in pié davanti al trono e davanti all’Agnello, vestiti di vesti bianche e
con palme in mano. E gridavano con gran
voce dicendo: La salvezza appartiene all’Iddio nostro il quale siede sul trono, ed
aU’Agnello. E tutti gli angeli stavano in
pié attorno al trono e agli anziani e alle
quattro creature viventi; e si prostrarono
sulle loro facce davanti al trono, e adorarono Iddio dicendo: Amen! All’Iddio nostro la benedizione e la gloria e ia sapienza e le azioni di grazie e l’onore e la potenza e la forza, nei secoli dei secoli. Amen. E
uno degli anziani mi rivolse la parola dicendomi: Questi che son vestiti di vesti
bianche chi son dessi, e donde son venuti?
Io gli risposi: Signor mio, tu lo sai. Ed e.gli
mi disse: Essi .son quelli che vengono dalla gran tribolazione, e hanno lavato le loro
vesti e le hanno imbiancate nel sangue
dell’Agnello. Perciò son davanti al trono di
Dio, e gli servono giorno e notte nel suo
tempio; e Colui che siede sul trono spiegherà su loro la sua tenda. Non avranno
più fame e non avranno più sete, non li
colpirà più il sole né alcuna arsura perché
l’.Agnello che è in mezzo al trono li pasturerà e li guiderà alle sorgenti delle acque
della vita; e Iddio asciugherà ogni lagrima
dagli occhi loro.
L’autorità della Scrittura
Questo testo solleva questioni rilevanti
a proposito della nostra abitudine di richiamarci all’autorità della Scrittura citando dei passi come prove, o leggendo testi isolati dal loro contesto. Il testo che
esaminiamo non è che una piccola sezione
dell’ampio disegno dell’arazzo di Giovan
a cura di Gino Conte
Ecco ancora uno degli studi biblici presentati, in apertura di giornata, all’assemblea generale dell’Alleanza Riformata Mondiale, a Ottawa; è del professore scozzese G.
B. Caird. Da una visione di Ezechiele, a una dell’Apocalisse; e vi erano, nell’assemblea,
rappresentanti di chiese che vivono in prima persona la prova dell’oppressione, della
persecuzione, del martirio.
ni, e ne diamo un’interpretazione erronea
se lo isoliamo, appunto, dal suo contesto.
Chi sono queste persone? Sono i martiri che, nella grande prova, sono morti per
la loro fede: viene promessa loro la fine
di tutte le loro sofferenze nella vita eterna, che consiste nell’accesso alla presenza
di Dio. Se però non ci fosse altro che questo, se per Giovanni la salvezza non volesse dire altro che questo, tale visione non
giustificherebbe la critica di Marx, per il
quale la religione è Toppio del popolo,
addormentandone la rivolta naturale contro l’ingiustizia, con la promessa di una
compensazione nell’aldilà? Nessun martire
potrebbe accontentarsi di una simile promessa. Chi è morto per una causa e « non
ha amato la vita al punto di temere la
morte» (12: 11), non si accontenterà di
una sicurezza personale, ma unicamente
della certezza che il suo sacrifìcio non sarà stato vano, che la sua causa trionferà.
Deve poter gridare: « Vittoria al nostro
Dio! ». Ma senza il resto del libro come
commento, non sapremmo che questa è
la traduzione corretta del grido che erompe dalla bocca della grande folla formata
da ogni nazione, da ogni tribù, da ogni popolo e da ogni lingua.
I due realismi
Abbiamo bisogno di realismo, alle prese
con i fatti brutali e a volte demoniaci del
mondo in cui viviamo (lo ricordava Petr
Pokorny in uno degli studi biblici introduttivi all’assemblea). In tal senso, possiamo affermare che Giovanni era un realista. Egli stesso è in carcere, e sbrive per
chiese che stanno andando verso una persecuzione imminente. Parla di questa persecuzione come di una battaglia ormai
prossima fra l’Agnello e la Bestia, ed è
di un’onestà spietata nel suo modo di affermare la potenza delle forze avverse.
Dalla parte dell’Agnello vi è un pugno di
chiese senza influenza politica, deboli per
il numero, la fedeltà e l’amore. Dall’altra
c’è la Roma imperiale nella sua maestà e
potenza. Per mettere in risalto la maestà
di Roma e l’attrazione esercitata dalle benedizioni materiali, pace e prosperità, che
è in grado di offrire al mondo, Giovanni
raffigura l’impero come il dragone del
caos, dalle sette teste, e la metropoli come la grande prostituta che seduce le nazioni e le spinge ad adorare il mostro; ma
Giovanni sa che il suo potere di seduzione
dipende dalla realtà dei suoi doni. Eppure, per Giovanni, il realismo è qualcos’altro. La realtà suprema, la sola, è colui che
siede sul trono; soltanto per suo permesso la bestia detiene il potere.
Nella luce che emana dal trono, la Bestia e la prostituta sono svelate come
impostori, derivanti la loro autorità dal
dragone, il seduttore di tutta la terra. Il
sistema della potenza mondiale che ha manifestato la sua violenza tirannica e il suo
rigetto dei messaggeri di Dio a Sodoma,
in Egitto e a Gerusalemme (11: 8), che ha
avuto incarnazioni anteriori nei quattro
regni della visione di Daniele e di cui Roma è la manifestazione più recente, ha una
propria logica interna, obbligata e vincolante, che può dettare lo stile di vita agli
abitanti di tutta la terra: ma è un castello
di carte, o una tigre di carta ! La caratteristica della Bestia, in qualsiasi potenza
mondiale operi, è che « sale dall’abisso e
va alla perdizione » (17: 8, 11); e alla fine,
le potenze secondarie che sono state spinte ad adorarla, si rivolteranno per sbranare la prostituta intronizzata sul suo dorso
(17: 16-18). Così, senza rifugiarsi in im
idealismo oltremondano, Giovanni ci chiama a un nuovo modo di definire il realismo.
La vittoria
Secondo Giovanni, la vittoria di Cristo
consiste riella sua testimonianza fedele alla verità di Dio (2: ,5; 19: 10), che rivela
e conseguentemente rovescia la falsità del
mondo. Ma questa verità, potenza redentrice, purificatrice e restauratrice dell’amore che si dà, si esprime sulla croce e,
per suo mezzo, è liberata nel mondo. Con
la sua vittoria, che il mondo considera una
disfatta, egli ha inaugurato il suo regno.
Ma la vittoria dev’essere rinnovata dal
dono di sé compiuto dai martiri (12: 1011) e, alla fine, è con questo mezzo che
Dio intende « distruggere coloro che distruggono la terra» (11: 8). Giovanni crede che Dio si serve del carattere autodistruttivo della potenza mondiale, per pronunciare i propri giudizi. Ma la vittoria
di Dio sulle potenze che si oppongono alla sua volontà, riposa su coloro che nella
chiesa « seguono l’Agnello dovunque egli
vada » (14: 4). Respingendo le armi profane della violenza, essi seguono colui che
monta il cavallo bianco della vittoria e la
cui sola arma d’offesa è la spada che esce
dalla sua bocca, la parola delTEvangelo
(19: 13-15).
George B. Caird
7
22 ottobre 1982
obiettivo aperto 7
IL PUNTO FOCALE DELL’ASSEMBLEA DELLA FEDERAZIONE DELLE CHIESE EVANGELICHE
IL NOSTRO IMPEGNO
PER I TERREMOTATI
Tra gli argomenti in discussione alla 6“
Assemblea della Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia che si terrà a Vico
Equense dal 29 ottobre al 1 novembre, vi
sarà l’azione che la Federazione stessa ha
condotto nella ricostruzione delle zone terremotate del sud e che intende ancora sviluppare. Un’azione unitaria del protestan
tesimo italiano che vuole sperimentare nella
testimoniànza evangelica tra i terremotati
tutti i suoi doni in una rinnovata fedeltà al
messaggio cristiano.
Nella foto: una riunione della costituenda cooperativa agricola di Senerchia promossa dalla Fcei in
collaborazione con la Lega delle Cooperative, il
Comune di Parma, e il sindacato dei lavoratori
dello spettacolo e della Total.
Servìzio
di Azione
Sociale
La proposta di strutturazione del
nuovo Servizio di Azione Sociale
prevede la costituzione di un comitato generale « che sarà composto da un segretario, nominato dal
consiglio della Fcei, da membri di
nomina Fcei, da alcuni altri di nomina da parte delie chiese membro e di nomina delle comunità
evangeliche dove si svolge l’intervento ed infine di rappresentanti
delle agenzie donatrici delle chiese
estere.
Compito di questo comitato sarà
quello di dare gli indirizzi generali per l'intervento, fare i programmi annuali, nominare un .< comitato
esecutivo » composto oltre che dai
segretario da un numero più ristretto di membri che avrà compiti
di organizzazione del lavoro pratico. Il personale assunto dalla Fcei
per questo servizio avrà la possibilità di partecipare alle riunioni
senza diritto di voto.
VERSO LA COSTITUZIONE DEL SERVIZIO DI AZIONE SOCIALE
Per una cultura della decisione autonoma
Il tentativo di costruire una
cultura della autonoma decisione, l’impegno posto neH’aflrontare, anche attraverso la nostra
azione, alcuni dei nodi sociali e
culturali — e quindi anche religiosi — della società meridionale: su queste linee, fondamentalmente, si sono mosse le nostre
chiese nello sforzo di ofiriré una
testimonianza credibile in una
situazione ed in un’area tanto
particolari.
La prossima assemblea della
Federazione, dedicherà una giornata intiera dei suoi lavori allo
esame dell’intervento compiuto
o da compiersi, da parte della Federazione stessa, nelle zone della
Campania e della Basilicata colpite dal terremoto del novembre del 1980. L’intervento, infatti, ha richiesto un considerevole
impegno delle nostre chiese e risponde, sia pure nei limiti delle
loro forze, alle esigenze di cosi
vasta portata poste da quella catastrofe. L’assemblea sarà perciò
chiamata ad operare una verifica
dell’azione fin qui svolta, a valutare ed a indicare delle linee seguite o da seguire, a prevedere
gli strumenti idonei alla prosecuzione dell’intervento.
Proprio in questi giorni, i delegati stanno ricevendo una documentazione che comprende
non soltanto la relazione sull’operato del Consiglio e del Comitato
per il terremoto ed anche schede
descrittive dei singoli interventi,
ma anche un documento che illustra le linee sulle quali ci si
è mossi, in questi due anni, nel
portare avanti la ricostruzione.
Comprende altresì un' progetto
per la costituzione di un Servizio di Azione Sociale in grado di
assicurare, nei prossimi anni, la
prosecuzione ed il coordinamen
UN’ESPERIENZA DIRETTA A MONTEFORTE
Non basta tappare i buchi
Nel Villaggio Evangelico « 23
Novembre » di Monteforte Irpino
si è tenuto, nel periodo dal 5 al
17 luglio, uno stage d’animazione
per i bambini dai tre ai sei anni.
Questo è il terzo stage che si
tiene a Monteforte; il primo aveva avuto luogo nel periodo delle
vacanze di Natale dell’Sl e il secondo nelle vacanze di P.asqua.
Tutte queste iniziative si collocano sulla linea generale dell’intervento della FCEI nel villaggio;
non ci si vuole infatti limitare
alla ricostruzione pura e semplice. ma farsi anche portatori di
una proposta di modelli di vita
sociale diversi, di cui anche i
corsi d’animazione fanno parte.
Infatti con essi si è sempre cercato di sviluppare nei bambini
che vi partecipavano il senso del
lavorare insieme e della socialità,
oltre che di valorizzare la loro
fantasia c creatività, che non vengono sempre stimolate adeguatamente nella scuola e nella famiglia. Il corso di luglio si articolava secondo questa impostazione,
che sarà poi la stessa a cui si
richiamerà la didattica dell’asilo
che entrò in funzione all’interno
del villaggio a partire da ottobre.
Lo stage di luglio è stato pensato proprio come preparazione
e introduzione alla scuola materna, e a questo scopo si è limitala
l’età dei bambini partecipanti ai
sei anni; questa azione di collegamento è stata rafforzata dalla
pre.senza, come animatrici, di entrambe le future insegnanti della
scuola materna, insieme a due
volontarie.
L’asilo di Monteforte non si
propone quindi di essere un parcheggio, ma uno spazio in cui il
gioco, la pittura, l’educazione al
ritmo, alla musica, alla gestualità
e tutte le altre attività non vengono svolte solo per riempire il
tempo, ma per contribuire realmente, con stimoli e sollecitazioni allo sviluppo della personalità
del bambino, senza forzarla repressivamente ma cercando di
renderla propositiva, autonoma e
creativa. Anche lo stage di luglio,
pur nella brevità del tempo a disposizione, ha unito a momenti
di gioco libero anche le attività
già ricordate.
Il villaggio, abitato da famiglie
provenienti da diverse parti della
provincia di Avellino, non vuole
essere solo un dormitorio, ma
uno spazio che possa accogliere
tutte le esigenze di una realtà sociale viva, quale è quella che si
sta lentamente formando a Monteforte. E per questo è molto importante resistenza di strutture
come l’asilo e il Centro Sociale,
che, pur non essendo ancora
sfruttato in tutte le sue possibilità, ha già ospitato conferenze,
le riunioni di condominio, gli
stages d’animazione e gli incontri
delle donne. Ha cominciato a
funzionare anche il Centro d’incontri, ospitando campi di studio-lavoro.
Campi di lavoro
Il .lavoro a Monteforte non è finito con la costruzione delle ca
se; da quando l’emergenza è stata dichiarata finita, tutti ci sentiamo un po’ autorizzati a scordarci del terremoto, e di tutti gli
interventi che la FCEI sta portando avanti dal novembre ’80
ad oggi; e di questo è stato un
sintomo anche la scarsa partecipazione di giovani italiani ai due
campi lavoro-studio di quest’estate. Questo invece è il momento
in cui, come evangelici, dobbiamo sentirci più responsabilizzati
nei confronti di Monteforte, e di
tutte le altre opere nell’area del
terremoto. Perché sono spazi che
resteranno, e in cui dobbiamo far
sentire la nostra presenza non
facendola pesare come identità
confessionale, ma come proposta
di valori diversi in una realtà
come il Mezzogiorno, dove clientelismi, corruttele e lentezze burocratiche sembrano fermare
ogni rinnovamento. Adesso dobbiamo scegliere: se limitarci a
lasciare tutto come stava prima
del terremoto, tappati i buchi
più grossi, nella linea dell’assistenzialismo più tradizionale, o
se cercare di costruire un progetto di vita diverso, dove ogni
singolo sia partecipe e responsabile. Tutte le nostre comunità sono coinvolte da questa scelta: la
prima cosa da fare è non dimenticarsi, non pensare di essere « a
posto » perché una volta si è
mandata un'offerta, e poi rivelarsi, all’atto pratico, completamente assenti.
Debora Spini
to delle varie iniziative di intervento nel sociale e nell’economico che hanno accompagnato la
ricostruzione stessa. Come è noto, infatti, seppure attraverso
molte difficoltà, la fase della ricostruzione si va concludendo.
Tuttavia essa non esaurisce l’impegno delle nostre chiese. A Monteforte ha iniziato ad operare un
centro sociale , è stato avviato
un ambulatorio medico, recentemente si è inaugurata una scuola materna; à Ruvo del Monte è
già sorta una cooperativa zootecnica ed una analoga iniziativa
è in corso di attuazione a Senerchia; a Montoro si è aperto un
centro sociale e centri sociali sia
pure con modalità diverse, sorgeranno anche in Napoli città ed
a Ponticelli.
Punti di partenza
Tutte queste iniziative rappresentano certo un impegno di
grande rilievo delle nostre chiese; non sono mete raggiunte, ma
punti di partenza per un cammino di azione e di testimonianza.
Sono state avviate nella piena
consapevolezza delle grandi responsabilità che le chiese si sarebbero così assunte, ma anche
nella convinzione che non potevamo sottrarci alla sfida che nasceva dalla situazione di disgregazione e di dipendenza politicoculturale tipica di quelle zone del
meridione. Come è stato ripetutamente detto, l’intervento non
poteva ridursi a mera assistenza
caritativa. Avrebbe potuto invece avere il coraggio di affrontare alcuni nodi della situazione
sociale e culturale che affliggono le popolazioni meridionali e
che del resto riguardano tutto il
paese. I centri sociali, le cooperative sorte per la nostra iniziativa non sono certo gran cosa
rispetto alla complessità ed alla
dimensione dei problemi presenti in quelle zone. Possono tuttavia costituire un contributo ed
uno stimolo — nella collaborazione con le altre forze sensibili
ad una istanza di rinnovamento e di trasformazione — per
una crescita di consapevolezza
e per la costruzione di « una cultura della decisione autonoma ».
Siamo infatti persuasi che l’evangelo di cui vogliamo essere
testimoni attraverso la predicazione e attraverso azioni complete, sia potenza liberante, capace
di creare uomini nuovi e perciò
un modo nuovo di essere e di
operare.
Un nuovo Servizio
Il proseguimento di questo
impegno esige il coinvolgimento e la corresponsabilità di tutte
le nostre chiese, in uno sforzo
I comitati
locali
L’azione della Fcei si avvarrà
dell'apporto locale di alcuni comitati composti da rappresentanti
delle chiese dove è situato l'intervento e dal personale della Federazioi:e che vi lavora. Un modo concreto per sperimentare a livello locale il lavoro federativo.
L'azione di questi comitati costituirà l'indispensabile raccordo tra
l'azione del servizio (SAS) e le comunità evangeliche ed anche un
momento di verifica delle ipotesi
elaborate dal comitato generale e
dal consiglio Fcei.
unitario che sappia trovare energie, uomini e mezzi idc5nei.
j-ia mobilitazione cne abbiamo
visto vivere ni modo così significativo nella fase dell’emergenza e la solidarietà delle chiese
sorelle estere, ci fanno pensare
possibile la continuazione di questa esperienza. Ciò significa, tuttavia, darsi strumenti che aiutino a continuare la riflessione ed
a operaie concretamente. Di qui
nasce la proposta, già avanzata
dal convegno di Vico Equense
dello scorso anno, di costituire
un Servizio che in modo particolare segua l’evolversi della situazione e coordini le iniziative
delle chiese. Le finalità del costituendo Servizio, sono indicate
essenzialmente in due direzioni: proseguire la riflessione, ad
esempio attraverso convegni, per
verificare il senso della azione
che si compie; provvedere al
coordinamento ai vari livelli, degli interventi. La proposta indica anche la struttura di tale Servizio, che prevede non soltanto il
naturale diretto coinvolgimento
della Federazione, ma anche quello degli esecutivi delle chiese,
delle agenzie donatrici estere, dei
comitati locali dei centri, non
appena saranno costituiti, e quindi dei loro operatori.
Il dibattito in assemblea — che
si varrà anche delle analisi storico-politiche e delle indicazioni
sui modi della nostra testimonianza già emerse al convegno di
Vico Equense dello scorso anno
— e le decisioni che ne scaturiranno, avranno certamente un
rilievo nella testimonianza evangelica nel nostro paese e segneranno il cammino della Federazione per i prossimi anni. L’impegno conseguente agli interventi nelle zone terremotate e le
prospettive di azioni e dì testimonianza che ne sono derivate,
hanno infatti messo in moto una riflessione sulla strategia complessiva della evangelizzazione
nel nostro paese, di cui non potremo non tener conto.
Aurelio Sballi
8
8 ecumenismo
22 ottobre 1982
A PROPOSITO DEL DOCUMENTO SULL’ECUMENISMO
Perché mi sono astenuto
Il documento sull’ecumenismo votalo dall’ultimo sinodo,
che abbiamo pubblicato come inserto il mese scorso, è stato
approvato quasi all'unanimità ma ciò non significa che non
abbia suscitato discussione e interrogativi. Mentre pubblichiamo questo primo intervento sul documento^ annunciamo che
sono in preparazione due pagine sui punti che più hanno fatto discutere: il rapporto tra Chiese cristiane e Popolo dell’Antico Patto e il rapporto tra Chiese cristiane e « Fedi viventi ».
Sono uno dei quattro delegati
che si sono astenuti nella votazione sinodale sul documento
« Ecumenismo », e non è forse
inutile spiegarne qui le ragioni.
Tutte le singole affermazioni
contenute nel documento meritavano di per sé approvazione,
ma l’astensione è stata giustificata, per me, dal complesso del
documento, interpretabile come
una « fuga in avanti », col rischio
di compromettere lo scopo principale dell’attività ecumenica, da
ricercarsi innanzitutto nel ritorno di tutte le chiese cristiane ad
una accettazione dei principi evangelici ed alla sua realizzazione in una « unità diversificata »,
così come il documento afferma
assai bene nella parte dedicata
ai rapporti con le altre chiese
evangeliche e con il cattolicesimo.
E quella che mi pare una « fuga in avanti » rispetto a questo
fondamentale problema, si verifica in due direzioni.
Testimonianza
La prima sta nella accentuazione che viene data al problema
della testimonianza comune che
le chiese debbono dare al mondo. È fuor di dubbio, per me e
per la mia tradizione metodista,
che una chiesa non vive se non
testimonia della sua presenza''
nel mondo sociale e politico in
cui si trova. È lodevole quindi
l’opera del C.E.C., e di tutte le
singole chiese, nell’esercitare in
modo concreto tale testimonianza. Lodevole l’Alleanza Riformata quando sospende le chiese
razziste del Sud Africa, non meno
lodevole la chiesa cattolica quando svolge in Sud e Centro America la sua opera in difesa degli
umili e degli oppressi. Ma questa
testimonianza, sia quando unisce molte o- tutte le chiese, sia
quando è opera di alcune di esse, ha un valore ecumenico? O
non può invece essere elemento
di frizione e di attrito che ritarda nella realtà il progresso ecumenico, limitandosi ad affrontare problemi esterni al suo processo?
AH’interno delle nostre stesse
chiese verifichiamo quotidianamente come il principio della pluralità di testimonianza nella unità della Fede, non sia sempre
compreso ed accettato. La esistenza e la permanenza della T.
E.V. (da leggere come Tradizione
Evangelica Valdese, perché Testimonianza Evangelica è anche
l’opera di quella parte della
chiesa che non si riconosce nella
TEV e cerca da tempo di rinnovare la tradizione valdese di
chiesa che tendeva principalmente a sopravvivere) ha un suo
indubbio significato. E non sarebbe allora più giusto concentrare l’attività ecumenica sui problemi del ritorno all’Evangelo
nella vita delle chiese, e considerare la inevitabile e necessaria
testimonianza come una conseguenza del processo ecumenico,
e non come una ricerca da condurre separatamente, col rischio
di aggravare le difRcoltà di una
ricerca veramente « ecumenica »?
La comune accettazione della
centralità di Cristo, con quanto
ne deriva in campo teologico e
soprattutto ecclesiologico, appartiene ancora al novero delle cose
che la potenza dello Spirito può
realizzare in tutte le chiese che
a Cristo si richiamano (in quelle
evangeliche e protestanti è già
una quasi realtà). Più difficile,
visto che non ci riusciamo neppure nel ristretto ambito delle
nostre piccole chiese, ottenere
una uniformità di testimonianza, che, oltre tutto, nella complessa realtà del mondo di oggi,
non sarebbe forse neppure auspicabile.
Le ’’fedi viventi”
La seconda direzione della « fuga in avanti » sta nei punti 3.3 e
3.4 del documento, laddove si
estende il programma ecumenico alla unità tra chiesa cristiana
e sinagoga e ai rapporti tra Fede
cristiana e altre « Fedi viventi ».
Anche qui è fuor di dubbio che
una posizione, in partenza polemica con l’ebraismo o con le altre « Fedi viventi », sarebbe assurda e per nulla cristiana. Ma
cosa ha a che fare con l’ecumenismo una comprensione delle
posizioni reciproche ed una correzione di quanto la storia ha
creato di disgregante in questi
rapporti? È ben vero che con
gli ebrei abbiamo in comune l’Antico Testamento, ma è anche vero che noi lo leggiamo alla luce
della predicazione del Nuovo,
e non in sé e per sé. Il patto di
Abramo è stato certamente una
cosa estremamente seria, e la
percezione della unicità di Dio
è patrimonio non rinunciabile.
Ma il Nuovo Patto di Cristo, la
sua estensione dal popolo eletto
alla intera umanità, il rifiuto
della identificazione della volontà di Dio con la storia di un popolo, sono tutti elementi irrinunciabili di una visione cristiana
della vita. Non si pùò ignorare
che lo stato di Israele ha il suo
fondamento teocratico (e quindi
teologico) nella Legge del Ritorno e che, indipendentemente dalle isterie di Begin, l’Antico Testamento è ancora, in quello stato,
considerato la base della sua esistenza. Comprensione certo per
i problemi tra i quali vive Israele, e con lui l’ebraismo, convinzione che la predicazione del
Nuovo Testamento è la continuazione di quella dell’Antico,
ma anche coscienza che si tratta
di una continuazione profondamente innovativa e, per certi aspetti, negatrice dei valori esaltati nel Pentateuco e nei Libri
Storici, pur in buona parte ripresi da alcuni profeti.
Parlando poi di altre « Fedi viventi » si è da più parti ricordato l’Islam con il quale (e con i
suoi seguaci) siamo sempre più
a contatto in questo turbolento
Mediterraneo. L’Islam, fra l’altro, non rifiuta né l’Antico né il
Nuovo Testamento, ma ne traduce (o ne travisa?) i contenuti
con il Corano, pieno di buone
cose e di buoni precetti, ma articolato in modo da esaltare l’Islam come religione destinata
alla conquista del mondo e non
troppo schizzinosa, invero, sui
mezzi per realizzarla. Anche senza ricordare Gheddafi o Khomeini, non possiamo ignorare la storia dell’Islam e il suo realizzar
si nel tempo. Mi pare quindi che
sia nostro stretto dovere, non
solo approfondire la conoscenza
della essenza e del modo di vivere la Fede di queste due religioni monoteistiche, igia anche
testimoniare la nostra Fede cristiana mettendoci al fianco di
quelli tra i seguaci di queste Fedi che soffrono persecuzioni (gli
ebrei prima, i palestinesi oggi)
e che cercano protezione contro
sfruttamenti e prepotenze (i molti lavoratori arabi che girano,
non protetti, per le nostre città); ma da questo a parlare di
« attività ecumeniche » con tali
Fedi, senza aver prima portato
avanti l’ecumenismo tra cristiani, c’è ancora, mi pare, una molto lunga strada da percorrere.
Per tacere delle altre « Fedi viventi » di origine orientale, delle
quali non possiamo non ammirare la elevata spiritualità, ma non
possiamo neppure dirnenticare
che hanno dato vita a società
organizzate per caste, nelle quali
il rispetto della natura e degli
animali « sacri » non si accompagna ad analogo rispetto verso
l’uomo.
Dubbi da dissipare
Forse i miei dubbi e le mie
esitazioni non sono bene fondati
ed è, forse, possibile che la forza
dello Spirito ci aiuti a portare
avanti, non solo una migliore
comprensione reciproca all’interno delle nostre piccole chiese; non solo un più sostanziale
ecumenismo con le altre chiese
evangeliche e protestanti; non
solo un progressivo riavvicinamento in Cristo alla chiesa cattolica; ma anche un progresso verso una testimonianza comune ed
un più comprensivo contatto con
tutte le altre « Fedi viventi », derivate dall’Antico Testamento (ebraismo e Islam) o da altre rispettabili fonti spirituali. Ma sarei molto grato a chi mi aiutasse
a dissipare questi miei dubbi e
queste mie esitazioni.
Niso De Michelis
INGHILTERRA
Fallisce
l'Alleanza
(BIP) — Per la seconda volta
in dieci anni la Chiesa Anglicana d’Inghilterra ha fatto fallire
un’iniziativa ecumenica. Il Sinodo generale ha infatti respinto il
progetto di Alleanza con tre
chiese libere, la Chiesa Riformata Unita, la Chiesa Metodista e
la Chiesa Morava. Come nel ’72
( si trattava allora di un progetto
di unione con i metodisti) la
maggioranza dei membri del Sinodo ha approvato il progetto
senza però raggiungere i due terzi necessari (favorevoli il 77,5%
dei vescovi, il 68,44% dei laici ed
il 61,9% dei preti).
Al centro dei dibattiti c’è sta-,
ta la vocazione della Chiesa di
Inghilterra. Coloro che approvavano l’Alleanza era per il desiderio di continuare l’impegno ecumenico portato avanti da oltre
60 anni. Coloro che Posteggiavano era per non compromettere
una parte della propria eredità
e per il timore di incrinare i legami sempre più grandi con l’Ortodossia e con Roma.
Nella conclusione della discussione l’arcivescovo di Canterbury annunciando il proprio voto
favorevole, malgrado certe riserve su alcuni punti particolari,
ha esaminato quali potrebbero
essere le conseguenze ecumeniche dell’adozione o del rifiuto
del progetto. Ha riconosciuto
che il riconoscimento da parte
della Chiesa d’Inghilterra del ministero delle donne in seno alle
chiese libere poteva procurare
difficoltà supplementari nei rapporti con Roma e con l’Ortodossia. D’altra parte un rifiuto dell’Alleanza sarebbe stato un grave colpo inferto all’ecumenismo.
La Chiesa d’Inghilterra vuole essere una via media fra protestanti e cattolici.
IN VISTA DELL’ASSEMBLEA DI VANCOUVER
Riceviamo i visitatori ecumenici
« Condividere i problemi » è il motto con cui il Consiglio Ecumenico delle Chiese organizza la ricerca comune in vista dell’Assemblea di Vancouver che si sta realizzando con visite di équipes
ecumeniche in ogni parte del mondo. Nella prospettiva di questa
condivisione (che la rivista «One World» rappresenta argutamente con la «striscia» che riportiamo a fianco) riceveremo l’équipe
che visiterà l’Italia arrivando a Milano il 29 ottobre. I quattro_ partecipanti si sdoppieranno per suddividersi la nostra lunga penisola.
Vlasios Pheidas, greco, e Friedhelm Solms, funzionario del Consiglio Ecumenico, rimarranno in Lombardia dal 30.10 al 2.11. Dedicheranno la giornata di sabato 30 ad una presa di contatto con la
città di Milano, parteciperanno domenica 31 al culto della Chiesa
battista di via Pinamonte da Vimercate e della Chiesa anglicana
di via Solferino (dove sarà insediato in quel giorno il nuovo pastore Gerald Brown) e visiteranno Cinisello nel pomeriggio. La giornata di lunedì. 1 sarà dedicata ad un giro a Como, S. Fedele d’Intelvi e Bergamo, martedì 2 di nuovo a Milano vi sarà un contatto
con il quartiere Isola, la Chiesa metodista e il Centro Sociale Protestante; nel pomeriggio visita alla Claudiana e al Centro Culturale Protestante. La serata sarà trascorsa presso la Chiesa protestante di via Marco De Marchi.
Il 3 i due visitatori si sposteranno a Torino dove visiteranno la
Claudiana Editrice, l’Ospedale e avranno un contatto con le comunità. Dal 4 al 7 visiteranno le Valli. Il 4 Val Pellice e serata a Torre
Penice; il 5 Val Germanasca e incontro la sera a Pomaretto; il 6
Pinerol’o, incontro con i catecumeni del circuito a Villar Perosa e
serata a Pinerolo. Domenica 7 partecipazione al culto a Torre Pellice e ritorno a Milano.
Non siamo in grado di dare un resoconto altrettanto dettagliato del programma predisposto per gli altri due membri dell’équipe che visiteranno il sud. Sappiamo comunque che la sig.ra
Heather Johnston, canadese, e Elia Khoury, giordano, parteciperanno all’Assemblea della Federazione a Vico Equense. In seguito
trascorreranno una giornata a Bari, una a Catania visitando le chiese della zona. In seguito saranno a Palermo e Riesi e di ritorno trascorreranno due giorni a Napoli visitando le chiese della zona e le
regioni terremotate.
I quattro membri dell’équipe si ricongiungeranno quindi a
Ecumene l’8 novembre, dove saranno raggiunti dalle due équipes
che visitano rispettivamente Spagna e Portogallo e insieme valuteranno lo sguardo che avranno gettato nella realtà dei Paesi latini
' meridionali collegati al Consiglio Ecumenico. Uno sguardo che sarà
necessariamente breve e incompleto, ma che si prevede intenso dato
il densissimo programma. Sta alle nostre chiese far sì, che non sia
superficiale e che sia — al contrario di quanto avviene al povero
«Malachia» — di reciproca utilità.
F. G.
9
22 ottobre 1982
cronaca delle Valli 9
DIBATTITO
Le cifre
della
crisi
Domenica scorsa una quaranlina di amministratori comunali del pinerolese hanno potuto
ascoltare il ministro del bilancio, Giorgio La Malfa, raccontare le cifre della crisi italiana.
Abbiamo così saputo che il deficit dello stato continua ad àumentare in modo preoccupante
e che le sue entrate sono ferme
da tre anni sicché lo stato deve
finanziarsi ricorrendo ai prestiti
nei confronti dei cittadini (coi
Bot e i Cct). Lo stato entra quindi in concorrenza con le banche
nell'offrire interessi e molti prestano allo stato, sicché le imprese non trovano i necessari finanziamenti per una politica di sviluppo.
Il ministro ha fornito anche le
cifre del deficit del settóre pubblico che raggiunge il 15% del
prodotto interno lordo (cifra più
che doppia a quella degli altri
paesi industrializzati) e che potrebbe diventare l’anno prossimo
il 17% mentre il risparmio delle
famiglie si aggira sul 20%. Siamo
quindi vicini ad una situazione
di bancarotta. '
Il ministro ha poi dato la sua
ricetta per far fronte a questa
crisi: tagliare le spese pubbliche
soprattutto quelle improduttive
che riguardano i trasferimenti
(stipendi e pensioni aumenteranno di poco l’anno prossimo),
si conterranno i bilanci dei cornimi, si aumenteranno le tariffe
pubbliche per raggiungere il pareggio coi costi, si aumenteranno i fondi per gli investimenti
produttivi, per l’innovazione tecnologica, per l’energia e soprattutto si darà efficienza ai meccanismi di spesa, senza ritardi
burocratici. Poi siccome il ministro è piemontese ha annunciato che prossimamente verranno dati un po’ di miliardi alle
imprese piemontesi per i loro
piani di sviluppo.
Mentre il ministro raccontava
tutte queste cose, serie, ad un
pubblico di amministratori molto preoccupati dal sentire che
per il prossimo anno dovranno
spendere di meno e qualificare
la spesa dei loro comuni, mi sono chiesto: questa nuova « stangata » chi la pagherà?
Ancora una volta coloro che
hanno i redditi più bassi. Se il
prezzo del gasolio da riscaldamento non è più « politico » e diventa libero passando in un anno da 420 lire a 620 con un aumento del 47%, come potrà un
pensionato scaldarsi visto che le
pensioni in un anno sono aumentate del 16% circa? Quanti giorni
dovrà stare al freddo?
Come farà un pensionato colla
minima a vivere quando i generi alimentari, la pigione, la luce e il gas sono aumentati complessivamente del 20-2.5% rispetto all’anno scorso? Quanti giorni
dovrà digiunare?
Sono anche queste le cifre della crisi. Tagliare su queste cifre
oltre un certo limite, signor ministro, non è possibile. Non possiamo peggiorare la qualità delta
vita, a chi vive con redditi minimi.
Allora perché non si fa un altro
discor.so, che veda il ricupero
dell’evasione fiscale, accanto a
misure di qualificazione della
spesa, come un elemento portante dell’azione di governo e che
coittvolga gli amministratori locali? Sono 30 mila miliardi Vanno! Ma il governo pensa al-condono... Giorgio Gardiol
L'insegnamento
della religione cattolica
nella scuola pubblica
La nota del vescovo di Pinerolo suirinsegnamento della religione contiene aspetti positivi, ma non affronta il vero nodo della questione
La « nota » con cui il vescovo
di Pinerolo ha fatto conoscere
il suo pensiero circa l’insegnamento della religione nelle scuole statali (di cui il nostro giornale ha dato notizia sul n. 41) è
importante per due ordini di
motivi.
1) Essa prende posizione per
un insegnamento della religione
che sia innanzitutto culturale, di
conoscenza critica del fatto religioso, e non una catechesi, un
insegnamento positivo di una religione (la cattolica) così come
è previsto fino ad oggi dai programmi delle scuole pubbliche.
Nell’attuale dibattito sull’insegnamento della religione, il vescovo di Pinerolo prende una
posizione coraggiosa, per un insegnamento di tipo scientifico
della religione, che però ci sembra abbastanza isolata nel mondo cattolico. Non la pensano cosi né i cattolici integralisti e
nemmeno quelli « democratici »
(raccolti per esempio attorno alla rivista « Religione e scuola »)
che invece sono per un « doppio
binario » di un insegnamento
scientifico e di uno confessionale (facoltativo, però a spese dello stato).
2) Essa indica che nella chiesa cattolica pinerolese è in corso un dibattito sulla « laicità »
della scuolà. Un dibattito che
trova in questa « nota » una prima parziale (e a nostro parere
insoddisfacente) risposta. Un dibattito che potrà dare risultati
più positivi se verrà condotto
secondo il metodo « laico » del
confronto.
Di fronte a questi aspetti positivi, non possiamo sottacere i
molti aspetti negativi presenti
nella « nota » :
a) l’attuale insegnamento della religione cattolica non è attualmente condotto nel modo
descritto dal vescovo.
Catechisti, insegnanti di religione e i maestri che lo impartiscono presentano il più delle volte una visione della fede cristia
na distorta. E’ qui appena il caso di ricordare la questione del
« limbo » e le visioni del « paradiso, dell’inferno e del purgatorio » che evidenziano il fatto che
i maestri conoscono più Dante
che la teologia cattolica. Eppure
essi sono tenuti ad insegnare la
religione cattolica come « fondamento e coronamento di tutta
l’opera educativa ». Nella nostra
realtà gli insegnanti non hanno
ricevuto una preparazione adeguata ad affrontare il fatto religioso nelle sue varie dimensioni
ed in una visione scientifica e cosi o insegnano cose sbagliate o
per timore di sbagliare non dicono nulla. Certo vi sono eccezioni, ma sono appunto eccezioni.
Se ciò vale soprattutto per la
scuola materna ed elementare,
non molto diversa è la situazione nelle scuole medie e superiori: qui gli insegnanti di religione passano da un insegnamento
quasi catechetico del cattolicesimo ad una grande apertura su
temi che hanno poco a che fare
con un approccio critico del fatto religioso : gii atteggiamenti
sessuali, la droga, la condizione
giovanile. Anche qui ci sono —
e più numerose — eccezioni, ma
sicuramente non è la regola.
A questo proposito sarebbe
interessante l’elaborazione di
una inchiesta scientifica sui contenuti dell’attuale insegnamento
religioso. Ne beneficerebbe tutta la discussione in corso.
b) La presa di posizione circa la « dichiarazione di non disponibilità » degli insegnanti elementari ad impartire l’insegnamento della religione cattolica,
con l’invito agli insegnanti a non
intraprendere tale strada, ci sembra poco rispettosa della libertà
di coscienza individuale.
Il suggerimento poi di sperimentare un insegnamento diverso dall’attuale definito superato
(crediamo che il vescovo si riferisca alla scuola elementare) non
viene accompagnato da altre
Dibattito a Telepinerolo
Giovedì scorso a Telepinerolo
per la trasmissione « Cultura e
politica » abbiamo assistito ad
un’ora e mezza di dibattito tra
il prof. Losano, il prof. Claudio
Tron e don Vittorio Morero, direttore dell’« Eco del Chisone »,
sulla questione dell’ora di religione. Dopo un avvio faticosissimo di Losano che ha cercato
di definire il concetto di laicità
della scuola, il dibattito finalmente si è fatto più stringente,
specie tra Tron e Morero, sul
tema specifico dell’incontro. Da
notare che il moderatore del dibattito non ha piazzato parola
lasciando invece che le interruzioni degli oratori tra loro si
moltiplicassero con un effetto
caos che ha danneggiato la trasmissione.
« Qual è secondo lei — chiedé
Tron a Morero — l’ideologia che
ha maggior peso nella cultura
italiana, anche a livello giuridico? ».
« E' l’illuminismo » risponde
candidamente Morero.
« Allora — controbatte Tron
— mi citi una norma che ponga
l’illuminismo come fondamento
e coronamento dell’insegnamento ».
« Guardi — dice Morero — che
la cultura italiana è tutta illuminista ma noi vogliamo invece
una cultura pluralista anche applicata all’ora di religione ».
« Come spiega allora il fatto
— dice Tron — che i vescovi
italiani abbiano ribadito che l’ora
di religione a scuola dev’essere
un’ora di religione cattolica? ».
Tron ha sostenuto la posizione illustrata dalle nostre Intese
con lo Stato riguardo all’ora di
religione; don Morero ha distinto tra ciò che l’ora di religione
è stata e quello che in futuro
potrà essere ; « Ci vuole — dice
il direttore del periodico cattolico di Pinerolo — un’ora di religione che sia fatta da personale qualificato, un’ora che sia veramente storia del cristianesimo, storia delle fonti religiose... ».
Insomma un’ora non confessionale in cui si parli di tutte le
religioni logicamente sempre dal
punto di vista cattolico: e allora cosa cambia?
Giuseppe Platone
proposte per il superamento della attuale impostazione concordataria del problema.
Perché per esempio il cattolicesimo pinerolese non rinuncia
alle 20 lezioni di catechesi nella
cattolica nella scuola.
Circa il costo per lo stato dei
supplenti di religione : condividiamo che questo sia notevole
ma l’argomento vale per l’intero insegnamento della religione
cattolica nella scuola'.
Perché visto che essi sono nominati dal vescovo non si scelgono tra persone vocazionalmente motivate che non si fanno pagare, considerando questo come
un servizio, trattandosi di un insegnamento confessionale?
c) La critica più forte che ci
sentiamo di dover muovere alla
nota è relativa alla mancanza
dì presa di posizione circa l’attuale contesto legislativo in cui
viene impartito l’insegnamento
della religione cattolica. Contesto che ha permesso a molti osservatori — anche cattolici — di
definire la nostra scuola come
confessionale. Contesto largamente condizionato dal Concordato che impone una normativa
poco democratica per l’insegnamento della religione, che per
esempio costringe noi evangelici
alla pratica dell’esonero. E si
tratta di un contesto che a nostro parere impedisce l’insegnamento scientifico del fatto religioso, perché i programmi, tutt’ora in vigore, prevedono semplicemente l’insegnamento confessionale cattolico.
Giorgio Gardiol
ULTIMA ORA
Frana
la strada
per Frali
FERRERÒ — Verso le 12 di
martedì 19 ottobre un buon pezzo di strada per Frali, in località
« Indiritto dei marmi », è franata
nel Germanasca. All’origine del
movimento franoso vi sono i lavori di costruzione di un paravalanghe che avevano reso necessaria l’effettuazione di fondazioni
al di sotto di quelle del muro
di sostegno della strada. Erano
state fatte delle indagini sulla natura del terreno che avevano
escluso la possibilità di frane.
Purtroppo non è stato così e
mentre gli operai stavano lavorando alle fondazioni, si manifestava un movimento franoso. Gli
operai potevano però mettersi in
salvo e in quel momento sulla
strada non transitavano autoveicoli. Fortunatamente quindi la
frana non ha provocato vittime.
Le comunicazioni stradali e telefoniche per Frali sono ovviamente interrotte e si spera che
la protezione civile monti al più
presto un ponte mobile per consentire il rifornimento di generi
alimentari e di gasolio ai 500 abitanti del comune.
Furto
FERRERÒ — Ignoti hanno
rubato dalla locale chiesa cattolica un calice antico. Da parecchio tempo le chiese sono oggetto di furti da parte di ladruncoli che probabilmente agiscono su commissione di qualche « antiquario » privo di scrupoli. Il risultato che si ottiene è
la chiusura di alcune chiese per
evitare questi danneggiamenti.
Mantenere il
parco pubblico
FINEROLO — Sono ormai più
di 1.500 le firme di una petizione popolare contro il progetto
della amministrazione comunale
di ampliare l’Istituto Alberghiero situato a Villa Prever in viale
Rimembranza. Per far fronte alle necessità di locali per questa
scuola, che sta vivendo un vero
e proprio « boom » delle iscrizioni, l’amministrazione comunale aveva incaricato un professionista di realizzare un progetto di ampliamento per 1.500 me.
Il pericolo che con tale progetto si distruggesse un parco
molto apprezzato dalle famiglie
del quartiere ha fatto sorgere un
comitato che in poco tempo ha
raccolto queste firme. Di fronte
alla presa di posizione il sindaco ha dichiarato che si trattava
di un progetto, e non della realizzazione di un’opera, e che comunque tale progetto non dovrebbe riguardare una modifica
al parco.
In consiglio comunale gli unici
contrari erano stati i gruppi del
PCI e di DP.
Variante al
Piano Regolatore
PINEROLO — Tra gli argomenti alla discussione del consiglio comunale vi è la « variante
8 » al piano regolatore. Il comprensorio ha recentemente approvato (contrari PCI e DP) la
delibera programmatica che prevede la localizzazione di un’area
industriale a San Lazzaro e la
modifica di destinazione a residenziale dell’area dello stabilimento degli Elettrodi (Via Vigone). I fondi ricuperati dalla
« speculazione » su quest’area
dovrebbero essere utilizzati dal
gruppo Talco e Grafite per il
mantenimento della occupazione
nel gruppo. L’attuale amministratore della Talco e Grafite, il
conte Calieri, aveva infatti dichiarato che la società necessitava di denaro per investimenti
che dovevano essere trovati in
una manovra finanziaria che prevedeva una ricapitalizzazione da
parte degli azionisti e la vendita
di alcune proprietà. Inoltre lo
stabilimento Isolantite (con circa 100 addetti) era stato messo
in cassa integrazione.
Di fronte a questa situazione
i sindacati hanno accettato un
programma dell’azienda di mantenimento di 65 occupati nello
stabilimento Isolantite in cambio della non opposizione alla
modifica del vincolo sull’ex stabilimento Elettrodi, la cui vendita consentirà all’azienda un
introito di alcuni miliardi.
La parola spetta ora alle forze
politiche che sono chiamate a
discutere un provvedimento amministrativo, sapendo che dietro
vi è un ricatto occupazionale.
Hanno collaborato a questo
numero: Anna Maria Bertalmio, Alberto Bragaglia, Renato Cóisson, Giovanni Conte, Dino Gardiol, Nino Gullotta, Claudio Pasquet, Roberto Peyrot, Alessandro
Vetta.
10
10 cronaca delle Valli
22 ottobre 1982
INDAGINE DELLA REGIONE
Come stanno di salute
i piemontesi?
Come sta il piemontese a salute? Non male, ma potrebbe
stare meglio. Emerge da una indagine svolta dalla Regione
adempiendo a un obbligo previsto dalla riforma sanitaria. Il rapporto finale verrà inviato al ministero della Sanità che dovrà
stilare — sulla sua base e su quella degli altri rapporti regionali —
la relazione annuale sulla salute
degli italiani.
La nostra Regione è la prima ad
aver elaborato in una relazione i
dati raccolti dall’indagine. « Purtroppo — si legge nella prima pagina —, del complesso di informazioni necessarie, è possibile
reperire soltanto quelle relative
a eventi di carattere sanitario
quali il numero delle morti o le
attività dei servizi ospedalieri che
aiutano a descrivere, ma non a
interpretare lo "stato di salute”
di una popolazione ». Mancano,
cioè, informazioni sui motivi e
sulle cause di certi eventi. Un successivo passo avanti dovrà consentire di arrivare anche a questi dati, se si vorrà attuare una
efficace azione preventiva. Ma,
pur mantenendo l’indagine in termini generali, è possibile osservare alcune caratteristiche sulle
condizioni di vita e di malattia
dei piemontesi.
Tanto per cominciare, la popolazione invecchia: non è una novità ma è pur sempre un problema da non sottovalutare. E, oltre
a invecchiare, « diminuisce », o
(meglio) cresce molto lentamente. Si è saliti da 4.433.593 nel
1976 a 4.531.141 nel 1979. Il fenomeno — si legge nella relazione
— ha due spiegazioni: « da un
lato, la stasi nello .sviluppo che
ha rallentato il ritmo d’immigrazione; dall’altro, l’eccedenza dei
nati sui morti che è continuamente diminuita nell’ultimo decennio ». Nascono meno bambini
dunque la popolazione invecchia.
E’ un fenomeno tipico delle società industrializzate che si evolvono a « regime di bassa fecondità ».
Una delie conseguenze più importanti è l’aumento del fenomeno di dipendenza economica e sociale: diminuisce la quota di
quanti, col versamento dei contributi e col prelievo sul reddito,
alimentano quella parte del reddito nazionale destinata ai servizi sociali; aumenta, invece, il
numero di quanti ne sono i principali fruitori (in particolare gli
anziani e i giovani). Questo significa (e ciò deve far riflettere) che
si è ridotto il rapporto tra popolazione in età attiva e il resto dei
cittadini.
Più avanti nella relazione regionale si sottopongono a esame
l’ambiente di lavoro e i rischi
della produzione. Un accento particolare è posto nel trattare le attività agricole e l’uso dei fitofarmaci. « Il contadino si trova, nei
5-6 mesi del ciclo produttivo, a
maneggiare antiparassitari e viene, almeno una volta la settimana, a contatto con prodotti ad
alto contenuto di rischio. Si sa,
poi, quanto siano carenti le precauzioni nell’uso di questi prodotti chimici; è, quindi, piuttosto
negativo il fatto che si continui
a trascurare l’ambiente di lavoro
agricolo solo perché si svolge a
cielo aperto ».
Un altro dato allarmante: in
Piemonte si muore di più rispetto all’Italia nel suo complesso:
non solo perché la popolazione .è
strutturalmente più vecchia, ma
anche perché c’è una più alta incidenza di malattie letali. Dall’inchiesta risulta che al primo posto
quanto a tasso di mortalità sono
le malattie cardiovascolari che in
Piemonte toccano il 57,7% (il 46%
nel resto dell’Italia); seguono le
malattie dei tumori (27,4% in Piemonte, 20 in Italia) e dell’apparato digerente (6,9% contro il 5,6)
e le morti violente (6,7, contro il
5).
La stessa analisi è stata compiuta provincia per provincia. Ne
risulta, per esempio, che le malattie cardiocircolatorie hanno
un quoziente particolarmente elevato nelle zone di Vercelli e di
Cuneo, mentre Alessandria si colloca nettamente al di sotto nella
media regionale e nazionale. Per
quanto riguarda i tumori, le differenze più evidenti dalla media
generale interessano le province
di Novara e Vercelli. Al di sotto
dei valori medi. Cuneo e Torino.
I disturbi dell’apparato digerente
sono più accentuati nella provincia di Torino, mentre sono
sensibilmente contenuti ad Asti
e ad Alessandria. Per le malattie
respiratorie è, invece. Cuneo la
capofila.
Da che cosa derivano queste
differenze a pochi chilometri di
distanza? Uno studio epidemiologico più approfondito potrà accertarlo in futuro raccogliendo in
modo organico informazioni non
esclusivamente di carattere sanitario, ma anche sociologico-ambientali.
Il rapporto esamina, poi, la
mortalità infantile (discesa rapidamente dall’ultima guerra ai nostri giorni, ma non celermente
come avvenuto in altre parti
d’Europa), le malattie infettive
(con l’aumento della salmonellosi negli ultimi anni), le malattie
renali (col trattamento in dialisi
domiciliare ostacolato da abitazioni non idonee e da vecchie
mentalità ancorate al rapporto
malato-ospedale).
Una radiografia, dunque, questo rapporto sulla salute dei piemontesi ricca di dati e analisi
interessanti che non vuole essere
una delle tante statistiche che lasciano il tempo che trovano, ma
un importante passo avanti nella
costruzione di una efficace politica di prevenzione sanitaria nella
regione.
DAL 24 OTTOBRE AL 30 NOVEMBRE
Censimento: gli
agricoltori si contano
Dal 24 ottobre al 30 novembre
verrà effettuato in tutta Italia il
terzo censimento generale dell’agricoltura. L’ultima rilevazione risale al 1970. La novità di
questa operazione è legata, quest’anno, al fatto che essa si compie per la prima volta, dopo la
nascita delle Regioni.
È quasi superfluo sottolineare
l’importanza di questo censimento, il cui scopo è di fornire una
fotografia esatta della realtà agricola nazionale e che va interpretato come un « servizio » per
l’agricoltura: in sostanza esso
deve mettere tutti gli operatori
del mondo verde in condizioni di
lavorare meglio con una visione
più approfondita dei settori in
cui svolgono la loro attività, e
l’ente pubblico in grado di attuare i più idonei interventi di politica agraria.
Come si svolgerà la rilevazione
censuaria? Prima di rispondere
conviene ribadire tre punti fondamentali, per dissipare dubbi
e sospetti da parte degli impren
CHIESTO UN DIBATTITO PUBBLICO
L’economia
pi nerolese
verso il collasso
PINEROLO — La Commissione di Collocamento, a fronte
dell’ulteriore aggravarsi della situazione occupazionale del Comune, che ad oggi presenta:
n. 2157 disoccupati disponibili
iscritti alle liste,
n. 810 nuovi iscritti provenienti
dal mondo scolastico,
n. 95 capifamiglia di nuclei familiari i cui cornponenti non
hanno redditi,
a fronte di una quarantina di
offerte di lavoro a tempo indeterminato nei primi 9 mesi dell’anno, in presenza di costanti
segnali di ulteriore restringimento della base occupazionale (Indesit, Isolantite, Livio Rossi, Beloit ecc.),
ritiene che il problema, date
le sue dimensioni, travalichi ormai l’ambito della Commissione
stessa.
Non è ulteriormente avallabile un’accettazione passiva dell’evolversi della situazione anche
in presenza di un’analisi del Governo che prevede per l’immediato futuro un ulteriore ridimensionamento dei lavoratori
occupati.
La Commissione ritiene quindi di sollecitare a tutte le forze
sociali, sindacali e politiche quelle iniziative necessarie a recuperare la drammatica situazione
occupazionale esistente nel Pinerolese.
In specifico si richiede al Presidente del Comprensorio ed al
Sindaco di Pinerolo di farsi promotori di un’iniziativa di dibattito e di confronto sul mercato
del lavoro tra tutte le forze interessate, al fine di confutare,
non demagógicamente, tutte le
varie proposte tendenti a recuperare questo stato di crisi cosi
diffuso, nell’intento di rilanciare
l’economia del Pinerolese che
mai come ora si è trovata sull’orlo del collasso.
CASSAINTEGRATI
Confronto
con le forze
politiche
Il coordinamento dei cassaintegrati FIAT del Pinerolese ha
, richiesto un confronto con le
forze politiche su alcuni punti
quali:
a) rispetto degli accordi sui rientri da parte della FIAT;
b) parere sul disegno di legge
1602 (ex 760) sul collocamento;
c) finanziamenti alle aziende.
Per discutere di dette questioni è indetta una tavola rotonda per venerdì 22 ottobre alle
ore 20.45 presso la sala di Palazzo Vittone.
t
1
ditori agricoli, in genere piuttosto diffidenti di fronte a questo
tipo di indagini:
1 ) le aziende interessate hanno l’obbligo di rispondere con
assoluta fedeltà alle domande
contenute nel questionario;
2) i dati rilevati non potranno mai essere resi pubblici individualmente e su di essi sarà
conservata la più assoluta segretezza;
3) le notizie fornite non saranno per nessun motivo utilizzate a fini fiscali.
Dal 24 ottobre al 30 novembre,
dunque, in ogni azienda agricola
passerà un funzionario munito
di apposita tessera di riconoscimento deiristat. L’addetto dovrà
compilare un questionario, sottoponendo all’agricoltore una serie di domande concernenti alcune fondamentali caratteristiche della sua impresa: coltivazioni praticate, capitale agrario,
persone addette, impianti esistenti, appartenenza a cooperative,
eccetera.
Interessa gli agricoltori
• Entro il 15 novembre si possono presentare le domande
per l’ottenimento dei premi per i vitelli nati dal 20 maggio 1982. .
• Dal 1° ottobre ha preso l’avvio la campagna nazionale di
vaccinazione obbligatoria dei bovini, di età superiore ai
3 anni, contro l’afta epizootica.
Il ministro della Sanità con una sua ordinanza ha previsto, tra l’altro, che saranno le Regioni a dovere provvedere
aH’approvvigionamento e alla distribuzione gratuita del vaccino immunizzante. Il termine ultimo per la vaccinazione è
fissato al 31 gennaio 1983.
• Il 25 ottobre scade il termine per la presentazione all’ufficio provinciale SCAU delle denunce aziendali (mod.
Acc 1 Avv e Acc 1/C.I.) relative alle giornate di lavoro prestate dagli operai a tempo determinate e dai compartecipanti
nel corso del terzo trimestre 1982.
• Il 31 ottobre scade il termine per inoltrare all’Inps la domanda di ammissione alle cure termali. Interessa tutti
gli agricoltori assicurati per Tinvalidità e la vecchiaia.
Prevenzione deH’ipertensione
LUSERNA S. GIOVANNI — Nell’ambito del «Servizio
Assistenza Sanitaria di base » ed in collaborazione tra Comunità Montana Val Pellice - USL 43 ed A.V.I.S., dal 13 ottobre 1982 sarà avviata in via « sperimentale » presso l’ambulatorio di via Volta n. 11, la misurazione della pressione per
la prevenzione dell’ipertensione (Pressione Alta) col seguente orario : lunedì,, mercoledì, venerdì ore 9-10.
La misurazione verrà effettuata da un operatore volontario (infermiera) messo a disposizione dall’A.V.I.S. di Luserna San Giovanni.
Conferenze
TORRE PELLICE — L YWCA-UCDG
organizza una serie di Conferenze sulla Storia delle Religioni Antiche, Le conversazioni, che saranno tenute dal past.
Ernesto Ayassot, si svolgeranno nel Salone di viale della Rimembranza, gentilmente concesso daH'AmministrazIone
Comunale, alle ore 20.30 dei seguenti
giorni: 3 novembre: L'Egitto; 1° dicembre: La Mesopotamia; 5 gennaio: Le
grandi religioni dell'India; 2 febbraio:
La Cina: 2 marzo: I Persiani; 6 aprile: Le religioni dei popoli del Nord.
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11
22 ottobre 1982
cronaca delle Yalli 11
Vieux
temple
de
Prati
Episode de la Glorieuse Rentrée
(28 8 1689 cal. JuL; 7/9 1689 cal. Grég.)
Ancien temple témoin de poignantes mémoires,
solides murs vestiges des siècles passés,
où une page surgie de notre vieille Histoire
jamais le temps devra nous la faire oublier.
Car elle a contribué à notre survivance,
elle a reconstitué notre peuple Vaudois
et malgré les horreurs de toutes les violences
le pays des ancêtres pour nous revivra.
Ainsi, j’aime parfois m’attarder solitaire
dans ta pénombre ô temple, toi seul épargné
dans notre ensanglantée et malheureuse terre
que la haine de l’homme a jadis ravagé.
Et refoulant le temps qui au présent nous enchaîne
comme une clairvoyance qui frappe l’esprit,
ma pensée court, s’envole, et au loin me ramène
où nos aïeux en lutte se sont réunis.
Et je les vois entrer dans la petite Eglise,
hommes rudes et simples, bannis pour leur foi,
qui a été leur soutien dans leur dure entreprise
et dans leurs danjereux téméraires exploits.
Avec crainte j’entends le cliquetis des armes
qui résonne aux pas lourds de ces fiers montagnards,
lesquels à tout moment, au moindre cri d’alarme
vont défendre en combat leur tourmenté espoir.
Mais, vieux temple blotti dans un coin du village
qui a pour rempart les monts, et pour dôme le ciel,
nos héros n’oublient pas le sacré héritage
reçu par nos ancêtres, don de l’Eternel.
Emu, j'entends vibrer un choeur de voix puissantes
élan d’une espérance adressée au Seigneur,
expression courageuse d’une foi vivante,
même dans les épreuves et dans les malheurs.
Et c’est la voix d’Arnaud qui soudain se propage,
qui soulage les coeurs, fortifie les esprits,
redonne aux éxilés le consolant .message
qu’autrefois notre Dieu dans ce monde a transmis.
Mais mon rêve hélas s’enfuit de ma pensée
comme la nuit s’efface à la pointe du jour,
toutefois la mémoire de cette épopée
au milieu de tes murs restera pour toujours.
Mais, temple survécu au découler des années,
aux outrages de l’homme, à l’injure des temps,
désormais le silence en toi a fait son entrée
ainsi tu n’entends plus les prières, les chants.
Car ton rôle a changé; depuis longtemps tu abrites
les souvenirs tangibles d’un monde en déclin,
témoin d’événements qui au passé nous invitent
pour fortifier la foi sur notre dur chemin.
Que le subtil oubli ne puisse nous atteindre
ni chercher à effacer les gestes des aïeux,
et que dans nos esprits ne puisse pas s’éteindre
notre reconnaissance envers l’oeuvre de Dieu.
Beniamino Grill
PINEROLO
Attività del comitato per la pace
E’ circa un anno che è sorto a
Pinerolo un Comitato di coordinamento per la pace ed il disarmo. In questo lasso di tempo si
sono promosse iniziative allo scopo di sensibilizzare l'opinione
pubblica sui vari temi inerenti
il grosso discorso sulla pace. In
quest'ottica dopo l’uscita ufficiale sul tema della pace e degli armamenti, si è proseguito col tentativo di puntualizzare le situazioni esplosive che ci hanno accompagnato durante lo scorso anno: Polonia e Salvador.
Si è inoltre affrontato il tema
delle servitù militari nelle nostre zone e il problema del nucleare. Per terminare, prima delle
ferie, si è attuata la raccolta di
firme in calce alla petizione su
tre punti specifici:
— richiesta di non accettare installazioni nucleari sul territorio comunale;
— richiesta di consultazione della popolazione sull’eventuale
utilizzo del nucleare in campo
civile, rimandando ad essa le
decisioni in proposito;
— richiesta al Governo italiano
di .sospendere la costruzione
della base missilistica a Comiso e di promuovere un progressivo smantellamento delle
basi missilistiche già esistenti
nell’est e nell’ovest europeo.
Il documento, che ha raccolto
940 firme nel pinerolese, è stato
presentato in Consiglio comunale
a fine luglio e come risulta dall’articolo apparso sull’Eco del
Chisone del 29-7-’82, ha suscitato
dure polemiche.
Come Comitato noi vogliamo
qui esprimere il dissenso, non
tanto sulla mancata approvazione della mozione, quanto sulle
motivazioni portate: si era concordi sulle idee di fondo ma non
se ne approvavano le modalità di
applicazione.
Questa decisione ci è sembrata
perlomeno poco giustificata in
quanto questo « arrampicarsi sui
vetri » cavillando sul problema
« contenuti » e non « principi »,
ha messo in evidenza una scarsa
sensibilità da parte deH’amministrazione su di un nroblema cosi
rilevante; inoltre ciò ha sottolineato una scarsa (se non nulla)
considerazione dell’interesse che
la popolazione ha dimostrato per
l'iniziativa.
Riprendendo i lavori, il Comitato vorrebbe coinvolgere il maggior numero di persone possibile.
A tal fine auspichiamo che il Comune, le forze politiche organiz
zate e le forze sociali si assumano più impegno e responsabilità
nel diffondere la cultura della
pace.
In particolare ci sembra importante iniziare a trattare questi problemi nell’ ambito scolastico affinché si possa finalmente poter parlare di « educazione
alla pace ». A questo proposito,
tenendo presente anche iniziative
di altri comuni, ad esempio
Chieri, intendiamo presentare
proposte specifiche agli organi
competenti.
La prossima riunione del Comitato sarà lunedì 25-10-’82 presso la Camera del Lavoro in via
Demo n. 8 a Pinerolo.
Il Comitato di coordinamento pinerolese per la
pace ed il disarmo
ABBONAMENTI
1983
Annuo: minimo L. 18.000
Semestrale: minimo » 10.000
Estero » 35.000
Sostenitore » 3G.000
In un mare di verde, in un’oasi di pace
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Viale Dante, 58 - Tel. (0121) 91367
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Pro Associazione « Amici Asilo
dei vecchi di San Germano »
Doni pervenuti dal 24 aprile al 30 set.
L. 2.700.000: Chiese del 3“ Circuito
« Pentecoste ’82 >■.
L. 600.0CO: Unione Femminile di San
Germano.
L. 270.000: Fratelli e sorelle Chambon in occ. 50** anniv. di matrimonio
Chambon Alice-Meynier Guido (San
Germano).
L.250.000: Istituto Bancario San Paolo
(Villar Perosa).
L. 164.000: Compagni di lavoro di
Fiorangela in memoria di Giovanni Ro■ stan (San Germano).
L. 150.000: M.me Aldo Balmas et ses
enfants (Genève) ; Sezione S. Germano e Pramollo dell'Ass. Naz. Alpini.
L. 80.000: I nipoti Monnet, Boglione,
Rostan e Ferrier in memoria di Giovanni Rostan (San Germano).
L. 50.000: Anita e Federico Ribet
(San Germano): Moglie e figli in memoria di Giovanni Rostan (San Germano) .
L. 25.000: Louis Pastre (Marseille);
Sezione Carabinieri in congedo in memoria di Giovanni Rostan (San Germano) .
L. 20.000: Travers Emilio (Villar Perosa); Ines e Gilberto Long (Genova)
in memoria di Giovanni Rostan: le sorelle Ida e llda in memoria di Giovanni Rostan (San Germano).
L. 10.000: da Pramollo: Sappè llda.
Menusan Valdo, Long Amato, Costabel
Silvio, Bisi Silvano: da San Germano:
Ribet Paola in memoria di Giovanni
Rostan; Rostan Nelly; Vinçon Mary in
memoria di Giovanni Rostan,
Un solleva persona; Avv. Mario Borgarello (San Germano).
Pro Rifugio « Carlo Alberto :»
Doni pervenuti nel mese di settembre
L. 150.000; Unione femminile di Villasecca; P. I.
L. 100.000: Chiesa Evangelica Valdese di Como in memoria di Giuseppe e
Delfina Quaglia di Cantù.
L 20.000: Alfredo e Mary Baret in
memoria delle nonne. S. Germano.
Pro Asilo dei vecchi di
San Germano
Doni pervenuti nel mese di luglio
L. 400.000: Fam. Marino, Villar Perosa, in mem. mamma.
L. 150.000: Maria e Daniele Garrone,
S. Germano.
L. 100.000; Annapaola Comba, Roma;
Azzario Alice e Franco, S. Germano.
L. 50.000: I figli in mem. mamma Soulier Anna, S. Germano: Ghigou Jouve,
Alessandria.
L. 40.000; Chiesa Ev. dei Fratelli,
Collegno.
L. 30.000; Spiotta, Alessandria, in
mem. E. Rostagno; Fam. Rostan Vittorio e Bein Ernesto, Torre Pellice.
L. 20.000: N. N., in mem. mamma.
L. 10.000: F. M. Eynard, in mem. Rostagno, Torre Pellice: Coniugi Martinat, in mem. Ezio.
Doni pervenuti nel mese di agosto
L. 100.000: Lisely Avondetto Peter,
in mem. F. Avondetto.
L. 60.000: Unione Femminile Valdese
di Villar Perosa.
L. 50.000: Mathieu Roberto, Torre
Pellice; Enrico Pontet, S. Germano, in
mem. Adele.
L. 40.030: Chiesa Ev, dei Fratelli,
Collegno.
L. 25.000: Rinaldi Ines e Murialdo
Vincenzina, Vado Ligure.
L. 20.000; N. N.; La famiglia in mem.
Gigi Musso, S. Germano.
L. 10.000; Lalla Conte, S. Germano;
J. R., in mem. madrina: Bounous Livio, in mem. papà B. Ferdinando: Ribet
Marcella, S. Secondo, in mem. B. Gay;
Bleynat Roberto, S. Secondo.
Doni per la Centrale Termica
L.1.824.000: In mem. di Azzario Regina.
L. 50.000: Rostagno Amedeo.
L. 20.000: Irione Paola.
Pro Asilo Valdese
di Luserna San Giovanni
Doni pervenuti nel mese di settembre
L. 5.000: Fenouil Enrico e Enrichetta (Torino).
L. 10.000: Iolanda Rama ved. Varese (Torino): Stocchetti Vittoria (Genova): Malan Brizzi Giovanna, in mem. del
pastore Lorenzo Rivoira (Ivrea); Bertarione Bice, in mem. del pastore Lorenzo Rivoira (Ivrea).
L. 15.000; Capuzzo Cattaneo Elena,
fiori in mem. della cara Mariuccia
Jon Scotta (Torino).
L. 20.000: Bouchard Silvana (S. Germano Chisone); Mariuccia Grill, fiori
in mem. di Mariuccia Jon Scotta; Rina
Bertin, ricordando il 20 ottobre di
mamma: Carolina Hugon, in mem. di
Rodolfo Pasqualetti (Torre Pellice): Maria Martinat (Torino).
L. 30.000: Michelin Salomon Daniele
e famiglia, in mem. di Elise Sappè (Torre Pellice); L. B., in mem. di mio papà.
L. 50.000: Sigg. Calliano; Laura Rostagno (Torre Pellice); Bianca Peyrot,
in mem. della mamma Mery Peyrot;
N. N.. in mem. di Enrico Jourdan; Silvia e Renata Bounous; Maria’Martinat
Bertalot, in mem. del carissimo Vittorio Camerana (Torino): Ada e Orazio
Cassina., con riconoscenza; In mem.
del pastore Lorenzo Rivoira, sorelle
Ayassot (Roma): Mery Lidia Alessio
Brughera, in ricordo XX settembre 1950
(Genova).
L. 60.000: Sorelle Bonnet, in mem.
dei loro cari.
L. 100.000; N. N. (Angrogna); Laura
Monastier, in mem. di papà, mamma e
Linette: Chiesa Valdese di Como.
L. 291.500: Dono dei past. Schiveigrt.
L. 1.471.521: Dono I.C.A.
« Gesù disse: Io son la resurrezione e la vita; chi crede in me,
anche se muoia, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morrà
mai » (Giov. 11: 25-26)
Nel dolore della separazione, ma altresì con la serena certezza nella promessa alla vita eterna in Cristo Gesù,
la famiglia partecipa la dipartita di
Giovanna Cortellezzi Peyronel
vedova del compianto Pastore Valdese G. Francesco Peyronel. Non fiori
ma eventuali offerte alla memoria, sono da indirizzarsi alla Chiesa Evangelica Valdese - via Pio V, 15 - 10125
Torino,
Torino, 18 ottobre 1982
RINGRAZIAMENTO
« Confidati nell’Eterno e fai il
bene »
(Salmo 37: 3)
Le famiglie Armand-Hugon e Re
commosse per la dimostrazione di affetto per la dipartita del loro caro
Ezio Armand-Hugon
ringraziano tutte le persone che hanno
preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare agli
amici Marco Eynard, Edda e Enrico
Sibille, al personale dell’Ospedale Valdese e ai pastori Giorgio Tourn e Marco Ayassot.
Torre Pellice, 7 ottobre 1982
USL 42 - VALLI
CHISONE-CERMANASCA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 24 OTTOBRE 1982
i/illar Perosa: FARMACIA DE PAOLI
Via Nazionale. 22 - Tel. 840707
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte; tei. 201454
USL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese) .
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 24 OTTOBRE 1982
Torre Pellice; FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud. 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.288.
USL 44 - PINEROLESE
fDistretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva; telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
12
12 uomo e società
22 ottobre 1982
COSA FANNO I NOSTRI SOLDATI NEL LIBANO?
PACHINO
La mano di ferro sui palestinesi
Si è costituito a Roma un Centro di informazione per la difesa delle popolazioni civili e dei
prigionieri, deportati e scomparsi palestinesi e libanesi che ha prodotto un primo rapporto
Tutti noi abbiamo seguito e seguiamo con angoscia i tragici fatti libanesi: diversi canali forniscono le loro informazioni, a volte anche disuguali e contraddittorie per cui — al di là dei fatti
denunciati — non è facile rendersi esattamente conto di come
stiano le cose.
Ai grandi mass media si è ora
aggiunto il Centro di informazione per la difesa delle popolazioni
civili e dei prigionieri, deportati
e seomparsi palestinesi e libanesi
con sede a Roma in via Dogana
Vecchia 5. In data 1° ottobre esso
ha redatto un rapporto informativo compilato in base a resoconti e testimonianze resi alla riunione del Centro internazionale
d’informazione tenutasi pochi
giorni fa a Parigi.
Da questo Rapporto risulta che
nei tristemente noti campi di Sabra e Chatila sono state massacrate fra le 3.200 e 4.000 persone
(le cifre ufficiali parlavano di
1.500) fra cui anche centinaia di
famiglie libanesi. Inoltre, circa 2
mila persone sono state portate
via e sulla loro sorte non si sa
più nulla.
Sul modo e sulla responsabilità dei massacri vi è una dichiarazione del prof. Israel Shahak,
presidente della Lega israeliana
per i Diritti dell’uomo: vi sono
parecchie testirrionianze — egli
ha detto — di soldati e sottufficiali israeliani che hanno essi
stessi tentato di salvare donne e
bambini che fuggivano dai luoghi
dei massacri gridando quello che
vi stava accadendo. Ma gli ufficiali superiori israeliani a cui questi
militari si erano rivolti hanno
ordinato di mandare indietro tutti i fuggiaschi che sarebbero stati
semplicemente ’affetti da isteria’.
I militari hanno ubbidito agli ordini costringendo la gente a ritornare nei campi.
Ma una più diretta responsabilità di Israele emerge anche da
quanto la stessa stampa ha scritto a chiare lettere: TOLP si elimina solo liquidando i campi e le
strutture civili palestinesi. La forza deirOLP non è nella sua organizzazione militare, bensì nelle
Comitato di Redazione; Franco
Becchino. Mario F. Berutti, Dino
Ciesch, Niso De Micheiis, Giorgio
Gardioi, Marceila Gay, Aurelio Penna, Jean-Jaoques Peyronel, Roberto
Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Giulio
Vicentini, Liliana Viglielmo.
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Direttore Responsabile:
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■ La Luce »: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176. 25 marzo 1960.
• L’Eco delle Valli Valdesi ■: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960
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Sottoscrizione
Ricordiamo a tutti i lettori
che il nostro Fondo (c.c.p. n.
11234101 intestato a Fondo di
solidarietà de La Luce, via
Pio V 15, Torino) ha aderito,
tramite la Tavola valdese, all’appello del Consiglio Ecumenico delle Chiese a favore del
le popolazioni colpite nel Libano: diverse offerte ci stanno
pervenendo e sollecitiamo tutti coloro che vogliono contribuire a farlo con urgenza onde
poter al più presto far pervenire un’offerta significativa e
partecipe di questa tragedia.
strutture civili e politiche di massa nei campi: se esse restano, la
guerra sarà stata invano.
Si vuole distruggere
la storia d’un popolo
Ma le truppe israeliane — continua il Rapporto — sono andate
anche più a fondo: col pretesto
della ricerca degli armamenti esse hanno occupato, perquisito e
saccheggiato le sedi dei partiti, le
case dei dirigenti e dei militanti
politici, le sedi di giornali ed istituzioni culturali. Sedi pubbliche,
al pari di uffici e di abitazioni private, sono state svuotate di tutto,
dagli elettrodomestici alle fotocopiatrici, da documenti a libri e
quadri ed il tutto portato in Israele.
Particolarmente grave il saccheggio dell’intero archivio storico dell’Istituto di Ricerca palestinese, con tutti i documenti relativi alla storia di questo popolo, e
la grande biblioteca di 25 mila
volumi.
La testimonianza di Jamal Soprani, presidente delTUnione giuristi palestinesi, afferma che durante l’occupazione israeliana di
Beirut ovest è stata completata
la distruzione di due ospedali palestinesi e uno libanese, i cui medici e personale sanitario sono
stati uccisi. Sempre secondo Sourani dopo le distruzioni di campi
e città (Tiro, Sidone e Nabatyieh
sono state demolite al 70 per cento) 260 mila palestinesi e 1 milione 250 mila libanesi vivono all’addiaccio, senza disporre né di
tende né di coperte.
Intollerabile anche la situazione dei prigionieri, fra cui molte
persone anziane, fra i 65 e gli 85
anni. Il campo di concentramento di Ansar, dove la Croce Rossa
ha finora censito oltre 7 mila prigionieri costituisce — denuncia il
Rapporto — il punto terminale e
di arrivo dopo lunghi interrogatori, accompagnati da torture ed
umiliazioni eseguite negli altri
campi più piccoli, sparsi nel sud.
Molti prigionieri sono stati tra
sferiti in Israele e rinchiusi in ospedali psichiatrici dove vengono
torturati, afferma il Rapporto.
Tutte le richieste di personalità
israeliane dei movimenti per i
diritti civili di far cessare queste
atrocità sono state respinte. Per
di più Israele ha comunicato, a
tutte le istanze che lo richiedevano, che non intende applicare la
Convenzione di Ginevra né a questi né agli altri prigionieri.
Obiettivo dichiarato
Un’altra circostanziata denuncia proviene dal giornale americano Washington Post (pure allegata al Rapporto): il governo
libanese intenderebbe ridurre
del 90 per cento il numero dei
palestinesi colà residenti. Dagli
attuali 500 mila l’obiettivo è di
ridurli a 50 mila nei prossimi anni. Secondo il giornale, i numerosi arresti e « sparizioni » coe
renti a questa politica pongono
in difficoltà l’operato delle forze
multinazionali presenti (fra cui
quelle italiane) che in questo
modo fanno il gioco israelo-libanese. Infatti, come viene sottolineato, una fonte diplomatica italiana ha fatto presente che il
compito dei .militari è anche di
aiutare a restaurare l’autorità
dell’esercito libanese!
Prossime scadenze
Di fronte a questo drammatico e prolungato stato di cose il
Rapporto dà notizia di iniziative
internazionali che avranno luogo
a breve scadenza e sulle quali
cercheremo di avere e dare informazioni.
Il 23/24 ottobre avrà luogo a
Bruxelles una sessione indetta
dall’Associazione internazionale
dei giuristi democratici in cui
verranno udite numerose testimonianze e verrà istituita una
commissione permanente di giuristi che redigerà un « libro bianco » sui fatti del Libano.
Dal 29 ottobre al 1° novembre
si terrà a Oslo un Tribunale internazionale sulle violazioni
israeliane del diritto internazionale durante la guerra in Libano. Esso sarà presieduto dall’irlandese Sean McBride, ex ministro degli Esteri, già presidente
di Amnesty International e premio Nobel per la pace.
Infine, il 29 novembre si terrà
a Ginevra, nel quadro dell’ONU,
una sessione intergovernativa
con la partecipazione di organizzazioni umanitarie, per la denuncia delle violazioni israeliane
del diritto internazionale e della
Carta dell’ONU in Libano. Tra i
promotori della sessione, i governi inglese, tedesco occidentale, francese, svedese e jugoslavo. Nessuno sa — conclude il
Rapporto — per quale motivo il
governo italiano sia latitante!
r. p.
Federazione
(segue da pag. I)
si sono sperimentate alcune linee operative per l’evangelizzazione. Uno dei temi dell’Asscrnbiea sarà proprio il proseguimento di quest’opera di evangelizzazione. Qual è il tuo pensiero?
— Penso che questo lavoro
debba andare avanti e su vari
binari paralleli.
Al convegno di Vico Equense,
l’anno scorso, si è parlato tanto
del problema « testimonianza esplicita - testimonianza implicita». A mio avviso si tratta però
di un problema mal posto perché non esiste una testimonianza esplicita ed una implicita ma
esiste semplicemente la testimonianza cristiana. Ciascuno deve
poter testimoniare secondo la libertà dei credenti nei modi che
ritiene opportuni e secondo i doni che ha ricevuto dal Signore.
Nelle zone terremotate dove
siamo stati abbiamo portato
due tipi di testimonianza. La
testimonianza implicita, cioè
il fatto di aiutare le popolazioni a costituire delle cooperative, a vivere insieme costruendo villaggi per loro: tutto
questo è per noi una forma di
testimonianza molto chiara di
quello che è l’Evangelo. Cioè non
vivere più isolatamente ma cercare di aiutarci l’un l’altro. La
Fcei ha cercato di non fare nulla
di tipo coloniale: cioè di non portare qualcosa e di imporlo alle
popolazioni ma di lavorare insieme con loro per costruire insieme qualcosa di nuovo.
Nello stesso tempo in alcune
zone c’è stata una intensità nuova di predicazione, ci sono state
e ci sono forme di studio biblico e riunioni intorno alla Parola di Dio che fanno parte ovviamente della nostra presenza dovunque andiamo. Ritengo che —
in fondo, sia proprio la Parola
di Dio che possa liberare veramente queste popolazioni.
— Un’ultima domanda. Quali
saranno 1 momenti più importanti della 6" Assemblea della
Fcei, a Vico Equense?
— A parte quella che sarà la
relazione del consiglio, che que■st’anno è piuttosto ponderosa e
che tocca molti temi importanti, ritengo che i tre momenti
fondamentali saranno quelli che
riguardano la ricostituzione del
Servizio di Azione Sociale
(SAS), del Servizio Migranti, le
modifiche allo statuto della Fcei.
Il SAS dovrà nei prossimi anni gestire i centri sociali che sono stati creati nel sud, e fare ciò
in modo unitario. Essi saranno
gestiti dalla Federazione, non
dalle singole denominazioni: questo è molto importante.
Il Servizio avrà delle responsabilità che finora nessun servizio ha mai avuto e chi dovrà occuparsi di, questo dovrà avere
molta disponibilità, molta consacrazione, e anche molta fantasia; dovrà inventare cose nuove!
Altro punto importante la proposta di costituzione del Servizio Migranti. Questo ci è stato
chiesto e richiesto sia in Italia
che all’estero dalle chiese, dai
migranti stessi e quindi dovremo pensare bene come organizzare un servizio che si rivolgerà sia ai nostri compatrioti che
sono all’estero per lavoro, sia a
coloro che sono costretti a ritornare nel nostro paese a causa
della crisi economica, sia agli immigrati dal terzo mondo in Italia
che sono oggi quasi un milione.
Terzo momento importante sarà certo lo studio e le decisioni
sulla proposta di nuovo regolamento che il consiglio presenta
alla Assemblea. Regolamento che
non si discosta molto dall’attuale, ma presenta alcuni aspetti
interessanti quali per esempio
la nuova proporzionalità nella
composizione dell’Assemblea, una rinnovata importanza data alle Federazioni regionali, e — infine — la possibilità di un contatto annuale con gli esecutivi delle
chiese membro per fare il punto della situazione sui problemi di interesse comune.
Intervista a cura di
Giorgio Gardioi
Settimana
della
solidarietà
Dal 19 al 26 settembre, la chiesa evangelica valdese di Pachino è uscita dalle sue « mura ecclesiastiche » per svolgere una
manifestazione a favore del villaggio indiano « Dhjorkali » (is.
Bassonti / Parganar), distrutto
contemporaneamente da un ciclone e da un’alluvione, che hanno devastato ogni cosa e ucciso
migliaia di persone.
Abbiamo scelto questo villaggio (tra i tanti dell’India e tra le
molteplici popolazioni che oggi
vivono nella disperazione), perché un nostro amico vi andrà
personalmente nei prossimi mesi, insieme alla moglie Daisy.
E’ l’ingegnere Pierre Joseph,
che ha lavorato per 5 anni al
Servizio Cristiano come responsabile de « La Meccanica di Riesi » e che ora (avendo concluso
il suo lavoro in Sicilia) si dedica ai problemi dell’India, collaborando con la Missione Indiana
« Seva-Sangh-Samiti ».
L’Amministrazione comunale ci
ha offerto gratis uno stand in
piazza e per una settimana
abbiamo lanciato una sottoscrizione (che in verità è stata poco accolta), abbiamo venduto biglietti di una lotteria di cui abbiamo fatto l’estrazione la sera
dell'ultimo giorno, abbiamo giocato a tombola e fatto una pesca per bambini e ragazzi, oltre
che una mostra sulla fame nel
mondo.
Nonostante l’apatia e la superficialità della stragrande maggioranza della gente che abbiamo
avvicinato (c’è chi diceva: « L’India siamo noi ». oppure: « Per
me possono morire », oppure ancora: « Non li dobbiamo aiutare
noi »; « A noi nessuno ci aiuta »;
« Se sono così poveri è perché
non vogliono lavorare », ecc.) siamo riusciti a raccogliere in tutto
L. 935.500, che manderemo interamente per questo gesto concreto di solidarietà.
Credo che l’iniziativa sia stata
apprezzata da molti e che — oltre al desiderio di aiutare nel
nostro piccolo dei fratelli nel bisogno — sia stato un momento
di testimonianza nel paese, un
buttare almeno qualche seme di
speranza e di fraternità ad una
popolazione ormai pessimista e
troppo egoista, di cui i fratti non
spetta a noi far germogliare né
for.se vedere.
E’ interessante quello che ci
ha detto Pierre, venuto a Pachino il 22 sera per proiettare diapositive sull’India e commentarle, approfittando di un'Assemblea degli Amici a Riesi; Pierre
ci diceva: « Sono andato in India aia tre volte e ho incontrato
tantissima gpnte. Ebbene, nessuno si è mai interessato a ciò che
io credo. Molli invece mi hanno
chiesto: “Come vivi?” », E’ questa la maggiore preoccupazione
dei poveri nei confronti della
gente che va lì sazia e coi vestiti
non sti'appali. per un reale rapporto umano!
Dovrebbe essere questa una
costante preoccupazione delle
nostre comunità, che in nome di
Cristo predicano oggi più che
mai la pace, la nonviolcnza. il
cambiamento di questa società
malata e consumistica: la preoccupazione di chiedersi: « Come
viviamo? Crediamo a ciò che
predichiamo? Potremmo essere
un modello alternativo per gli
altri? »,
Non credo che molte nostre
comunità possano rispondere positivamente a queste domande,
immerse come sono nel conformismo più profondo.
N. G.