1
2001
fa
smo
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Torino.
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord
Lire 2200-Euro 1,14
Anno IX - numero 47 - 7 dicembre 2001
no
rimonenie
ismo,
caste,
i ceri: Stata
stiane
costiopolo
segreistiani
ita ha
tanno
giustiwlenil
■Igl
ite fi*
hiese
isioni
azioiocial
lobaiud €
già a
nelle
vate,
:azioaziobisoI l'ab
3 viotndir
; eco! ecoirano.
la si3 con
istitu3 mo
3anca
»zio3) per
3eco
lEDITORlALEl
,0ero mercato senza Autorità?
di PAOLO FABBRI
■ BIBBIA E AnUALITÀB
C'E SILENZIO
E SILENZIO
«Sta in silenzio dinanzi al Signore,
e aspettalo»
• Salmo 37,'7
C) È silenzio e silenzio. C’è il silenzio dettato dalla paura e
quello dettato dalla troppa gioia; il
silenzio determinato dal panico e da
una forte emozione, quello complice
e quello dell’innocente e del colpevole. C’è il silenzio che parla e quello
che nasconde e confonde. Per chi vive in città c’è il silenzio perduto, che
creiamo artificialmente con i tappi di
cera nelle orecchie, e quello, angosciante, che vogliamo fuggire. È possibile proporre una giornata del silenzio, quando tutta la nostra vita
quotidiana si svolge sotto l’insegna
di chi parla più forte per farsi notare? Viviamo in un mondo rumoroso,
che esige di farsi sentire se vuoi esserci. Che ne sarebbe di tutto il
«comparto pubblicitario» (sembra
che questo sia il nome di quell’attività rumorosa di persuasione neanche troppo occulta) se si dovesse arrivare a una legge sul silenzio? In verità, una legge che tutela il silenzio,
necessario per la salute, esiste già, ma
prevede vaii livelli di rumore considerati accettabili. Dovremmo metterci alla ricerca del silenzio perduto.
Ma, se cerchiamo di fuggire il
rumore, fuggiamo ancor più il
silenzio. Perché il silenzio è indecifrabile, ambiguo, spesso incomprensibile. Se ascoltiamo un rumore, ci
sentiamo rassicurati dalla semplice
decifrazione della sua origine. Se riusciamo a capire il motivo di un rumore insolito, quello ci diventa familiare e non ci fa più paura, l’ambiguità e la carica di pericolosità insita
nell’ignoto si scioglie. Ma il silenzio
non è così facilmente decifrabile. Se
è difficile interpretare le parole dette,
figuriamoci la difficoltà, se non l’impossibilità, di decifrare i silenzi. Per
questo il silenzio è circondato da
un’aria di minacciosa afnbiguità e
quindi di pericolosità. Forse la musica, nei suoi vari generi, è stata inventata proprio per rompere questo silenzio e scacciare la paura. Se non è
vero, sarebbe bello poterlo pensare.
Quello che d disorienta, in verità, è il silenzio immotivato,
non il silenzio annunciato. Il «silenzio stampa» annunciato non ci sconvolge più di tanto (sconvolge i giornalisti che non sanno più che cosa
fifre). C’è invece un silenzio che la
Bibbia esige: il silenzio dinanzi al Signore che viene, il silenzio dell’atteAffinché il Signore ci possa raggiungere con una parola, occorre che
boi facciamo silenzio. Perché il rapporto Dio-uomo non rimanga un
monologo umano, occorre che ogni
tanto l’uomo taccia per poter ascoltare. Certe volte è meglio una preShiera silenziosa, una parola inarti<^olata che non rompa il silenzio,
perché lì si possa percepire la voce di
Dio. Questa è stata l’esperienza del
profeta Elia nel deserto (I Re 19). Le
ehiese cristiane stanno vivendo il periodo dell’Avvento, il periodo delj attesa; sarebbe bene che, ascoltando
indicazione del salmista, questa sta
gjone fosse segnata dall’attesa silenziosa. Che le nostre voci tacciano almeno per un momento, così da po*^r ascoltare la nuova parola che Dio
'mole indirizzarci.
Domenico Tomasetto
PIRITUALIT/
Moby Dick o la Balena
di GORDON POOLE
)SPEDALI VALDESI
Il nuovo Centro diagnostico a Torino
* di EUGENIO BERNARDINI
HB ........*
,. _JECO DELLE VALUI
Uffici postali: nuovo volto
di MASSIMO GNONE
Tra marce indietro e novità interessanti' una prima valutazione della riforma
Ricetta Moratti per la scuola
Diploma già a 18 anni, valorizzazione dello formazione professionale, riduzione
delle ore di lezione totali, e anche maggiore cattolicità della scuola pubblica statale
I
ELIO CANALE
HO cominciato a leggere il rapporto finale della Commissione
Bertagna per dovere d’ufficio e sono
stato avvinto come se si fosse trattato della lettura di un romanzo giallo:
sorprese e colpi di scena, come il
trovare la.religione cattolica citata
quale materia ordinaria al fianco
delle altre (solo una volta c’è stato
un «eventuale» che ipotizzava che
potesse non essere scelta).
Va tenuto presente che il rapporto
finale è solo un documento di studio
richiesto dal ministro dell’Istruzione,
università e ricerca. Letizia Moratti, la
quale aveva dato indicazioni chiare
sugli obiettivi da raggiungere. Inoltre
questo documento andrà discusso in
Parlamento, dopo che se ne sarà parlato durante gli Stati Generali del
l’Istruzione il 19-20 dicembre prossimi a Roma. Qualche dubbio-sull’utilità di questi Stati Generali affiora al
pensiero della quantità di persone
che in due giorni soltanto dovrebbe
discutere di tutto: si risolverà in uno
spettacolo utile per la televisione? Sul
mandato del ministro non vi erano
dubbi: la riforma Berlinguer andava
demolita e bisognava tornare indietro e sono tornati indietro eccome! È
stata rovesciata interamente la prospettiva degli ultimi decenni, quando
di ogni problema sociale che emergeva si incolpava la scuola e le si
chiedeva di provvedere: pensiamo
all’educazione sessuale, all’educazione stradale, all’educazione alla salute
e al vivere bene con se stessi per non
cedere alle dipendenze di qualsiasi
tipo, come l’alcol, la droga, il tabacco. Tutto si rimandava alla scuola.
Romeo
Devo ammettere che, come professionista della scuola, la prospettiva
utilizzata dalla commissione Bertagna, per giustificare i passi indietro,
alleggerisce di molto il mio senso di
responsabilità. Infatti ora, basandosi
su studi seri e approfonditi (si cita
l’Istat e l’Isfol), si scopre che l’insuccesso scolastico è imputabile all’extra-scolastico, all’ambiente degradato dei quartieri, all’emarginazione,
alla mancanza di cinema, di teatri, di
biblioteche: che ci pensi la società a
migliorare l’ambiente sociale, se
vuole che il Davide-scuola sconfigga
il Golia-ambiente familiare sociale di
provenienza degli alunni! Perciò la
scuola riduca le ore di lezione: fino al
34 % negli istituti superiori! In parole
povere si prevede di passare dalle 30
Segue a pag. 11
ti:# Israele-Territori palestinesi, il massacro continua
Più coraggio per fare la pace
EUGENIO BERNARDINI
Mentre sembra awiarsi verso
una precaria soluzione politica
il conflitto in Afghanistan, e mentre
procedono le indagini e il contrasto
del terrorismo internazionale, in
Israele e nei Territori palestinesi
continua il massacro. Il terrorismo
palestinese e la violenza della repressione israeliana, in una spirale
assurda in cui non è più possibile distinguere tra azione e reazione, hanno raggiunto livelli mai visti prima:
dai bambini palestinesi che esplodono su una bomba lasciata in un campetto davanti alla loro scuola ai civili
massacrati nelle città israeliane. Sharon accusa Arafat di non fermare il
terrorismo, Arafat accusa Sharon di
non avere altra soluzione che quella
militare. Ma è un fatto che la speranza di pace viene distrutta ogni giorno
dalle armi e dagli esplosivi, anzi proprio questo è il loro scopo: assassinare la pace, impedire il dialogo come unica soluzione per i conflitti internazionali in generale e per quello
Israelo-palestinese in particolare.
Fare la pace richiede più coraggio
e più forza che fare la guerra, e richiede anche più umiltà. 11 premier
israeliano Rabin, prima di essere assassinato da un estremista del suo
stesso paese, aveva dimostrato queste qualità sottoscrivendo un importante accordo politico con Arafat.
Poi c’è stato il vuoto e ora il baratro,
in una crescente apologia del martirio. Gli Stati Uniti e i paesi arabi moderati possono fare molto (mentre
l’Europa continua a stare alla finestra), ma è decisivo il coraggio e la
lungimiranza dei contendenti diretti.
È la guerra che si fa gli uni contro gli
altri. La pace, invece, la si fa insieme.
Valli valdesi
Euro: non c'è
da aver paura
Sta per scoccare l’ora dell’euro e le
banche predispongono i «kit» per
commercianti del valore di 600.000
lire, i negozianti studiano le norme e
le strategie per ridurre al minimo gli
inconvenienti tecnici dell’inevitabile
transizione e i consumatori si preoccupano, in maniera eccessiva, di come smaltire le riserve di monetine. A
quanto si rileva parlando con alcuni
esercenti i problemi si dovrebbero limitare a poche settimane: non appena in tasca avremo solo la nuova
moneta sarà automatico adeguarsi.
Intanto, con gli inviti delle banche a
non precipitarsi al cambio tutti insieme, si rinnova l’esortazione a diffidare delle banconote false.
A pag. Il
DOMANDE SULLA
CLONAZIONE
Le notizie dell’esperimento di clonazione di cellule umane, annunciato recentemente dall’americana Advanced
Celi Technology e ampiamente commentato, ha suscitato reazioni di condanna negli ambienti politici e religiosi. L’esperimento si proponeva di ottenere un embrione per clonazione, cioè
mediante il trasferimento del nucleo di
una cellula somatica in un ovocita precedentemente enucleato. Ma l’esperimento non è riuscito perché il gruppo
di cellule ottenuto non era sufficiente a
formare un embrione. La clonazione è
una via che la ricerca biotecnologica
tenta per ottenere embrioni da cui ricavare cellule staminali, cioè cellule che,
non essendo ancora differenziate, potrebbero essere programmate in modo
da dare origine non a tutti i tessuti del
corpo umano e neppure al corpo umano, ma solo a quei tessuti necessari alla
cura di particolari malattie.
Per aggirare il problema etico, che
deriva da una ricerca che distrugge gli
embrioni per potersi servire solo di
quelle linee cellulari che danno origine
ai tessuti necessari alla cura di malattie fino a oggi incurabili, gli scienziati
di questo settore tentano anche di
operare su cellule staminali adulte (ricavandole, per esempio, dal midollo
spinale ed evitando così la manipolazione su embrioni). Purtroppo la ricerca in questo campo non è ancora
sufficientemente avanzata. Poter continuare la ricerca sugli embrioni permetterebbe di approfondire lo studio
del processo di differenziazione delle
cellule staminali per poter lavorare
sulle cellule staminali adulte. Infatti la
Comunità europea, per non bloccare
la ricerca, ha permesso l’uso degli embrioni ottenuti in soprannumero dalle
tecnologie di procreazione medicalmente assistita e che comunque sarebbero andati distrutti. Stupisce però
tanto accanimento riguardo all’uso
degli embrioni a scopo di ricerca se si
pensa quanto poco scandalo susciti
l’uso di ovociti. Gli ovociti sono infatti
necessari sia per la fecondazione in vitro sia per la clonazione e sono ottenuti mediante procedimenti invasivi sul
corpo della donna. Cosi il corpo della
donna viene ancora una volta usato a
rischio della sua salute ed esposto al
pericolo della mercificazione.
Ma, se la ricerca ha ancora bisogno
di tempo per raggiungere dei risultati
validi, perché bisogna assistere a questa corsa dei laboratori finanziati da
industrie private, verso la conquista di
un brevetto per scoperte che sono ancora, appunto, in embrione? Compito
dell’etica, sia essa espressione di politici, laici o religiosi, non sarebbe piuttosto quello di potenziare la ricerca
che opera nel settore pubblico? Di modo che i cittadini e le cittadine possano
fruire di un’informazione più approfondita, nella prospettiva che un
giorno anche i ceti meno abbienti della nostra società possano beneficiare
di cure mediche che altrimenti sarebbero riservate solo a pochi privilegiati?
L’etica non può essere monopolio di
una religione, di una chiesa o di una
politica, ma dovrebbe essere oggetto
di un’incessante ricerca nel confronto
pubblico di tutti quei cittadini e quelle
cittadine che pensano il progresso non
solo come scoperta scientifica, ma anche come capacità di porre dei limiti là
dove una svolta si rivela non solo necessaria, ma anche forse feconda di
nuove possibilità per il genere umano.
Giovanna Pons
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
«^“Ecco, i giorni
vengono", dice
il Signore, “in cui
10 farò sorgere
a Davide un
germoglio giusto,
11 quale regnerà
da re e prospererà;
eserciterà il diritto
e la giustizia nel
paese. ^Nei suoi
giorni Giuda sarà
salvato e Israele
starà sicuro nella
sua dimora;
questo sarà il
nome con il quale
sarà chiamato:
Signore nostragiustizia. ^Perciò,
ecco, i giorni
vengono”, dice
il Signore, “in cui
non si dirà più:
Per la vita del
Signore che
condusse i figli
d’Israele fuori dal
paese d’Egitto,
^ma: Per la vita
del Signore che
ha portato fuori
e ha ricondotto la
discendenza della
casa d’Israele
dal paese del
settentrione, e da
tutti i paesi nei
quali io li avevo
cacciati; ed essi
abiteranno nel
loro paese”»
(Geremia 23, 5-8)
vostri fianchi
siano cinti, e le
vostre lampade
accese; ^siate
simili a quelli che
aspettano il loro
padrone quando
tornerà dalle
nozze, per aprirgli
appena giungerà
e busserà.
Beati quei servi
che il padrone,
arrivando, troverà
vigilanti! In verità
io vi dico che egli
si rimboccherà
le vesti, li farà
mettere a tavola e
passerà a servirli.
giungerà alla
seconda o alla
terza vigilia e li
troverà così, beati
loro! (...) Anche
voi siate pronti,
perché il Figlio
dell’uomo verrà
nell’ora che
non pensate»
(Luca 12, 35-38, 40)
L'AHESA DELLA GIUSTIZIA DI DIO
Solo Dio è nostra giustizia! Il Signore riprende nelle sue mani la storia della nostra vita
presentando «giustizia» nella persona del Messia. Questa giustizia sarà dono di amore
GIOVANNI ANZIANI
IN queste domeniche di dicembre le chiese cristiane
pongono, nel proprio calendario
di meditazione biblica, il tempo
deH’Awento. Si vuole così fare
memoria del fatto che i cristiani
sono sempre e costantemente
posti in attesa di un evento: la
salvezza di Dio. La chiesa e anche il mondo sono bisognosi,
come mai oggi, di ritrovare un
cammino più sicuro per una esistenza piena di speranza e di pace. Le forze della malvagità e le
tenebre dell’odio sembrano aver
spento ogni attesa di un tempo
nuovo e di un mondo nuovo.
Tutto si presenta come troppo
vecchio e come troppo opprimente. 11 nostro presente è immerso neH’inutile cammino verso un domani ancora più pauroso e preoccupante.
L'attesa del Signore
AVVENTO: questo tempo indica che noi cristiani, per
primi, dobbiamo mantenere viva
la speranza dell’arrivo di qualcuno più che di qualcosa. Come i
servi del racconto evangelico che
stanno con le lampade accese
aspettando il loro padrone al ritorno dalle nozze, così oggi la
chiesa è richiamata a porsi in
cammino per una vigilanza attiva, senza addormentarsi e operando nella ricerca della giustizia del regno di Dio. È attesa di
un evento e attesa del Signore
che deve ritornare. Tutto questo
comporta la necessità di rivol
gere lo sguardo verso il futuro.
La fede evangelica ha questo
sguardo verso il futuro pur vivendo ben immersa nel proprio
presente con azioni di testimonianza dell’amore di Dio. La sua
forza consiste nel rendere questo sguardo certo, senza illusioni o miraggi: soprattutto vuole
rendere quel futuro, che è il regno di Dio, come un evento nel
proprio vivere quotidiano. La
fede nel Signore Gesù è capacità di avere un futuro ed è forza per la sua costruzione. In
particolare i cristiani devo avere
la responsabilità di offrire ad
ogni generazione l’annuncio
che il loro Signore ha provocato
un cambiamento di tempi: il futuro e la speranza per una pace
prossima, sono diventati un
evento nel presente, un frutto
da poter gustare oggi con riconoscenza a Dio Padre.
Attendendo questo futuro e
questa salvezza di Dio, ecco che
davanti a noi si innalza, come
un ostacolo nel cammino, la domanda: potrà un giorno divenire presente questo evento di
Dio nel quale oggi noi speriamo? Potremo un giorno gustare
pienamente l’avvento di Gesù
come nostro Signore e Salvatore? Come impedire che vi sia in
noi e in molti nostri fratelli la
grande delusione per un futuro
mai raggiunto?
senza fare con grande faciloneria collegamenti tra noi e l’epoca di Geremia, io credo che, come credenti, siamo immersi nel
tempo della debolezza per ritrovare una speranza di pace. Tutto in noi e attorno a noi sembra
essere segnato da ferite che producono solo morte. Dalla violenza dell’odio terroristico internazionale ai grandi scenari di
guerra, dalla violenza contro le
istituzioni democratiche a quella contro le sicurezze sociali,
dalla violenza nella nostra città
alla violenza che è dentro di noi
tanto da avere solo molta sofferenza e poca gioia nel nostro
cuore. Ogni avvenimento registrabile nelle nostre giornate resta segnato da violenza e da
morte, certo non da pace e da
vita. Non vorrei proseguire con
questo elenco perché invece di
piangere per le nostre ferite, oggi noi attendiamo, con fede, la
Parola del nostro Signore. E il
messaggio, io credo, è questo:
Gesù Cristo è oggi il Signore-nostra giustizia!
nostra giustiziai 11 Signore riprende nelle sue mani la storia
della nostra vita presentando
«giustizia» nella persona del
Messia. Questa giustizia sarà
dono di amore, sarà offerta di
vita, sarà una speranza senza fine. Soprattutto sarà giustizia
come tempo di pace e manifestazione di amore. 11 Signore,
quale operatore di futuro, sta
per realizzare il suo progetto di
nuova vita per l’umanità.
Nuova vita per l'umanità
Signore-nostra giustizia
Un tempo di pace
Preghiamo
Signore, nostro Dio e nostro Padre, concedi alle donne e agli uomini del nostro tempo di essere in attesa
della tua giustizia. Concedi soprattutto di essere in attesa della tua luce per scacciare le tenebre della malvagità
che sono in molti e anche in noi. Abbi pietà di questa
umanità così tormentata e minacciata, schiava delTingiustizia, opprimente e violenta. Abbi pietà dei tuoi figli
così deboli e così pigri nel compiere il tuo volere. Agisci
tu con forza in modo da fare chiarezza nei pensieri di
coloro che hanno potere per guidare i popoli e le nazioni. Le loro decisioni siano utili a costruire ponti di riconciliazione tra i popoli. Metti sulle labbra di coloro
che devono predicare, in questo tempo di Avvento, nelle chiese e nel mondo, le parole adatte a indicare là tua
luce e la tua verità. La tua chiesa sappia essere testimone fedele per proclamare il fungere del tuo Regno. Ti
rendiamo grazie perché sappiamo che il nostro pregare
non è Inuttìiffe perché tu ci ofliri i doni e i frutti del tuo
Spirito Santo. Per Gesù Cristo il Salvatore. Amen.
UNA immagine si presenta
così davanti a noi; è molto
simile a quella che avevano gli
ebrei al tempo del profeta Geremia: potremo un giorno vivere
con il nostro Signore un tempo
di pace e di giustizia? Se ogni
speranza è rimandata costantemente a domani, nel nostro oggi
nasce la «rassegnazione». Viceversa, se tutta la speranza è raccolta nel presente come un tempo per costruire uno spazio di
vita personale, la nostra vita non
ha più prospettive, non ha più
futuro. Così, al tempo del proffe^
ta, molti avevano chiuso i loro
cuori, i loro occhi, le loro orecchie e la loro bocca vivendo senza pace e senza speranza. Più
che rassegnazione era, quello,
un tempo nel quale la morte
aveva avuto la sua grande vittoria: distruggere ogni comunione
d’amore tra gli uomini e le donne, e con il Signore!
In questo tempo di Avvento,
IL profeta Geremia aveva detto:
«Io farò sorgere a Davide un
germoglio giusto... il nome con il
quale sarà chiamato sarà: Signore-nostra giustizia». È un nome
presentato in veste di polemica
contro i sovrani del suo tempo. Il
grande re di Babilonia, Nabucodonosor, aveva deciso, dopo la
conquista di Giuda, di porre sul
trono un nuovo sovrano a lui fedele, e sceglie Mattania. Egli è un
uomo di poca capacità nel governo della giustizia, tanto che gli
sarà cambiato il nome e si chiamerà Sedechia, cioè: «La mia
giustizia è Dio». Quale ironia!
Proprio nel tempo della malvagità, proprio quando ogni giustizia è stata sradicata dal cuore del
popolo, proprio quando un uomo senza forza guida Giuda, il
«nome» e l’autorità è segnata
dalla giustizia di Dio.
Per il profeta la giustizia non’
può essere legata alle vicende
delle alleanze di potere perché
è l’opera stessa di Dio. «Giustizia» è l’opera di creazione del
nuovo futuro di pace per ogni
nazione. Questo sovrano però
sarà esempio di stoltezza e la
sua sudditanza verso Babilonia
porterà lo sterminio del piccolo
stato di Giuda e la deportazione
di tutto il popolo. Solo Dio è
Nel tempo di Avvento diviene, dunque, importante fare memoria riguardo a questo
messaggio della giustizia di Dio
perché essa non è fuga in un futuro irraggiungibile, né è chiusura nel godimento di beni nel
presente senza alcun domani.
Questa giustizia è una persona:
Gesù Cristo! Noi restiamo in attesa di questo «evento». Aperti al
futuro della giustizia del Signore
perché già qui e ora, all’interno
di tanti avvenimenti di malvagità della nostra generazione, il
Signore fa gerrpogliare la sua
salvezza e la sua pace. Noi come
cristiani, soprattutto quando
siamo impegnati concretamente
in tante iniziative, pur se modeste, per costruire ponti di riconciliazione tra i popoli, riascoltiamo questo messaggio portatore
di consolazione e di sostegno.
Soprattutto riascoltiamo il grande «grido» profetico che ci ricorda l’opera della giustizia di Dio,
dono di vita nuova.
Questa giustizia è posta nella
nostra vita e nel nostro cuore
per dare calore e per dare speranza a tutti coloro che oggi vivono nell’emarginazione, nella
oppressione e nel tempo della
guerra. Questa giustizia è costruzione di un tempo nuovo
nel quale è possibile avere spazi
di libertà per la pace tra i popoli,
ed è possibile costruire, qui e
ora, una comunione di fratellanza tra le genti per un mondo riconciliato, perché vivente di
nuova vita. Questa giustizia è
dono della misericordia di Dio e
in Gesù Cristo è diventata non
solo la nostra confessione di fede, quanto è fondamento del
nostro vivere quotidiano. «Ecco,
i giorni vengono» dice il Signore!
«in cui farò sorgere a Davide un
germoglio giusto...».
(Prima di una serie
di quattro meditazioni)
VENERDlyDICEMBRF^n^,
Note
omiletiche
In Geremia 23 ci trovia
mo di fronte a un testa r
guardante il re e il contS.'
nuto è l'annuncio deliaci
vezza. Gli studiosi soni
concordi nel datare ta
annuncio all'epoca del J
timo re di Giuda, Sedechi
(il cui nome significa ,i
mia giustizia è il Signore»)
brano è situato all
inter
no di un «oracolo sui re
che raccoglie i primi otto
versetti dei cap. 23. Esso è
composto da tre parti' nei
vv. 1-4 abbiamo l'imrtiaqi
ne dei pastori e del greq
ge. Qui troviamo riunite
un'invettiva introdotta dal
«guai», un rimprovero e
una minaccia contro i cattivi pastori, una profezia di
salvezza per il «resto» del
popolo. Segue nei v. 5-6 |j
promessa del messia con
l'indicazione del nuovo
«nome» dato al re, personaggio degno dell'eredità
davidica. Infine nei v, 7-8
viene delineata la nuova
epoca della storia della salvezza con il ritorno del popolo dai paesi ove il Signore lo aveva cacciato.
L'immagine di un «germoglio giusto» indica la figura di un erede legittimo
al trono di Giuda dopo le
vicende che hanno indotto
il re di Babilonia a imporre
un uomo di sua fiducia,
Sedechia. Il nuovo re sarà
invece frutto della salvezza del Signore e non delle
manovre politiche dei potenti imperatori. 11 profeta
non ha in mente un ideale
profetico per questo nuovo re, ma ciò che appartiene da sempre alla tradizione religiosa della regalità dell'Antico Testamento. Questa posizione rappresenta una dura polemica contro il re Sedechia il
quale non è giudicato degno di ricoprire il postodi
re del popolo di Dio. Il nome che verrà dato al re
messianico sta proprio a
indicare che la «giustizia»
è da Dio e non dalla volontà di Babilonia. E vi è
da notare un fatto particolare, che è il popolo a dare
il nome per il nuovo re;
giustizia, salvezza.
Come spesso è importante fare, nella predicazione è necessario situare
la parola del Signore nel
contesto della vita dei cristiani del nostro tempo.
Cercando di non fare dei
facili parallelismi tra l'epoca di Geremia e gli avvenimenti della nostra generazione, è possibile ascoltare,
il testo come un annuncio
di salvezza concreta per
noi tutti tante volte pre^
occupati dall'esperienza di
non vedere il realizzarsi
della giustizia di Dio. Sempre più noi credenti di og^
gi, incontriamo i segni
dell'ingiustizia umana e
della malvagità, e non i
frutti dell'opera di pa«
del nostro Dio.
Questo annuncio deve
essere collegato al secondo
testo di Luca perché è in
particolare un invito a vigt
lare, come servi in attesa
del padrone che torna: vi'
gilare senza timore percn
l'opera annunciata è g'
realizzata in Gesù Crisi®' '
Messia. Il futuro che n signore sta preparando e co
stituito da vera giustizia
per la pace tra i
turo di benessere e di
conciliazione tra i pPP
oggi in lotta. Se vi sarà tuturo e se esso sarà di P
ce, tutto dipende solarne ■
te da questo avvento
Messia e dalla nostra um
e fedele testimonianza.
m Per
approfondire
- R. Rendtorff, (otrod
zione all'A.T., Claudia® ■
- R. Rendtorff, Teolog
dell'A.T., Claudiana;
- A. Weiser, Gerern <
Paideia;
- E. Schweizer, Il
venei
Lo
ti
f;
tecip
un CI
sityi
vent:
Hen
dall“
dick
sens'
e, all
velli
ricoi
part'
Lall
nell
neg
cqnc
me !
vietì
tata
ture
com
H
con
met
zion
.stri
dell
(18f
tere
che
pro
ann
fuc
suo
Ism
Die
el’:
zioi
na
bio
all’i
gue
neg
nia
egli
gin
dii
aie
sta
salj
Ma
12
peg
ne
spi
Sui
Git
Me
Cas
prt
zio
ris
Ne
no
D
mi
FU
no
av
re
ti(
hi
qu
fli
Pa
pr
te
co
Gì
ro
3
via,
>riIte.
sai)tio
ale
'u|.
:hia
«La
e»),
terre»
itto
;oè
nei
agi■eg.
lite
dal
oe
ìttiadi
del
6 la
con
ovo
rsodità
7-8
ova
saipoíno
gera filmo
0 le
otto
orre
eia,
sarà
vezielle
potete
eale
luortieadìagalenrapamila il
de
0 di
noli re
10 a
zia»
vovi è
ticodare
1 re:
oorlicajare
nel
criipo.
dei
apo'enieratare.
ncio
per
pre:a di
:arsi
lemogìgni
aa e
on I
>ace
leve
indo
è in
vigitesa
i; virché
già
to, il
11 Sià cotizia
i, tuli ri;
ipoli
à tupa
nenI del
mile
e
oclu
ía;
og/'a
m/a,
nge
ila;
0 sena
7 dicembre 2001
PAG. 3 RIFORMA
valori di oggi, a 150 anni dalla pubblicazione del celebre romanzo di Melville
Moby Dick o la Balena
lo scrittore, vissuto a Manhattan dove sorgevano le Torri Cemelle distrutte dal recente atto
terroristico, è stato un profeta degli orrori della guerra moderna che non risparmia i civili
CORDON POOLE*
il 17 e il 29 ottobre sono stato negli Usa per par«cipare fra gli altri impegni a
^convegno di studi su Mel* presso la Hofstra UniveritvaLonglsland. Gli interUti durante il convegno su
Herman Melville af-150 anni
dalla pubblicazione di Mob
Dick risentivano spesso di un
senso di tragedia e di perdita
e allo stesso tempo, di vari livèlli di preoccupazione per il
ricorso all’opzione militare da
parte del governo del paese.
La letteratura statunitense,
pel bene e nel male, non viene generalmente pensata secando l’estetica. Nelle sue forme più alte o classiche essa
viene scritta, letta e interpretata come una specie di scripture, cioè come espressiva e
comunicativa di valori.
Herman Melville constatò
con profonda e profondamente espressa preoccupazione che il capitalismo industriale del Nord, nel corso
della terribile guerra civile
(1861-65), aveva preso il potere. Alla vigilia della guerra,
che si presentava sempre più
probabile, Melville aveva 41
anni. La sua prima reazione
fu quella che aveva avuto il
suo personaggio e alter ego,
Ismaele, il narratore di Moby
Dick, davanti alla depressione
e l’impulso dell’autodistruzione: imbarcarsi. Come Giona (il paragone è di un suo
biografo) egli volle fuggire
all’insopportabile peso della
guerra, evitando il confronto,
negando la propria testimonianza. La nave, con la quale
egli partì da Boston il 30 maggio 1860 dal portentoso nome
di Meteora, era diretta attorno
al Capo Horn e, dopo una sosta a San Francisco, avrebbe
salpato alla volta di Shangai.
Ma giunto a San Francisco il
12 ottobre, apprendeva del
peggioramento della situazione nazionale con la crescente
spaccatura tra il Nord e il
Sud. Senza subire la sorte di
Giona, ingoiato dal leviatano,
Melville decise di tornare a
casa e affrontare la vita, sia la
propria che quella della nazione. Ritornando attraverso
l’Istmo di Panama, sbarcò a
New York un mese dopo, il 12
novembre. Quando i sudisti
«Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa, non importa quanti
esattamente, avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m'interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. È un modo che ho io di
cacciare la malinconia e di regolare la circolazione. Ogni volta
che m’accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che
nell’anima mi scende come un novembre umido e piovigginoso,
ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa
tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per
impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di
mettermi in mare al più presto. Questo è il mio surrogato della
pistola e della pallottola. Con un bel gesto filosofico Catone si
getta sulla spada: io cheto cheto mi metto in mare. Non c’è nulla
. di sorprendente in questo. Se soltanto lo sapessero, quasi tutti gli
uomini nutrono una volta o l’altra, ciascuno nella sua misura,
su per giù gli stessi sentimenti che nutro io verso l’oceano».
(da Moby Dick o la Balena di Herman Melville,
inizio del primo capitolo. Adelphi, 2001, p. 37)
spararono sulle truppe federali nel gennaio 1861 e Jefferson Davis fu nominato presidente della Confederazione,
fu chiaro che la guerra era
inevitabile: scoppiò in aprile
dopo l’attacco a Fort Sumter
e la sua cattura da parte delle
forze del Sud.
Nel corso della guerra Melville capì che da allora in poi
le guerre sarebbero state
combattute da un tipo nuovo
di soldato, simile agli operai
industriali. Capì anche che le
guerre avrebbero preso sempre più di mira la popolazione civile. Le nuove navi corazzate sperimentali come la
Monitor e la Merrimac, le
bombe incendiarie, la politica della terra bruciata, erano
segni del futuro. Questa prescienza drammatica viene
espressa nelle sue poesie sulla guerra civile, un canzoniere straordinario chiamato
Battle-Pieces.
Questa qualità profetica
nell’accorato tentativo di
Melville di venire alle prese
con gli orrori della guerra
civile ha conferito a un passo particolare di Moby Dick
un’attualità perturbante. Nel
primo capitolo il narratore
Ismaele, ripensando al suo
avventuroso viaggio a caccia
di balene, lo concepisce come
se fosse stato iscritto come un
episodio minore nel libro del
Fato. L'immagina come se
comparisse in ùna locandina
per uno spettacolo, e così viene impaginata la notizia nel
libro: Grande elezione contestata per la presidenza degli
Stati Uniti. Viaggio di un certo Ismaele su una baleniera.
Sanguinosa battaglia in Afghanistan. L’elezione a cui si
riferiva nel libro era quella di
William Henry Harrison nel
1840 mentre il 6 gennaio del
1842 l’esercito britannico fu
massacrato a Kabul. Come ha
scritto giustamente Alessandro Portelli (in un articolo su
Il manifesto], Melville non è
un «Nostradamus», e coloro
dei miei colleghi melvilliani
che hanno menzionato questa strana coincidenza hanno
avuto il buon senso di considerarla una mera curiosità.
Ma il «Viaggio di un certo
Ismaele» ha meritato qualche
commento.
Eccoti una baleniera, una
fabbrica galleggiante, impegnata nel business di trucidare balene per realizzare un profitto, con un variopinto equipaggio di proletari
di ogni parte del mondo,
comandata da un capitano
yankee, Achab, che ha perso
una gamba fra le fauci di
Moby Dick, l’enigmatica balena bianca. Ora, trascendendo il motivo del profitto,
Achab assume quella che è
soltanto una collaterale, sebbene a quanto pare incontrollabile conseguenza del
capitalismo, la distruzione
della natura, e la fa diventare
lo scopò principale della sua
vita: follemente egli vede la
balena come l’incarnazione
di tutto il male e parte con la
missione di ucciderla con
tutti i mezzi tecnici a sua disposizione. Si serve delle sue
capacità retoriche e di un rito
diabolico per dominare e irifiammare l’equipaggio, allineando tutti con la sua ferrea
volontà, e li conduce alla distruzione. Come pulisse di
Dante, finiranno col fare soltanto un gran buco nell’acqua. Tutti tranne Ismaele,
che è l’unico a sopravvivere
per raccontare quello che è
successo. 11 romanzo comincia «Chiamatemi Ismaele».
Egli prende nome, quindi,
dall’Ismaele biblico, che è
considerato, come si sa, l’antenato degli arabi. Ci sono altre coincidenze, naturalmente, ma la centralità nella cultura Usa del mito che a quel
paese sia stata affidata una
missione dmna per eliminare il Male e salvare il mondo
intero da se stesso è ormai
sotto gli occhi di tutti.
Domenica 21 ottobre, finito il convegno, alcuni di noi
hanno fatto una visita guidata alla parte bassa di Manhattan. Era lì che la famiglia
Melville era vissuta e dove
Herman nacque nel 1819.
Durante il nostro giro, molti
di noi si sono fermati al sito
delle Torri Gemelle. Avendo
superato i venditori di hotdog, bandiere, distintivi, foto
e altre memorabilia, e raggiunto la barriera al limite del
Ground Zero, ho avuto la
strana esperienza di stare, insieme ad altri pellegrini, a
guardare fisso quello che non
c’era più. Fissato con Melville, ho pensato ad Achab il
quale sentiva la gamba mancante, la perdita della quale
l’aveva reso furibondo e folle,
finché prese per sé e per
l’equipaggio il solenne impegno di ammazzare la balena.
Oltre al vuoto lasciato dalle
Torri e ai danni visibili sui
palazzi ■vicini, quello che impressionava di più era il fumo
che usciva copioso dalle rovine appiattite delle Torri a ben
oltre un mese dall’attacco:
«La solidità è una crosta/ con
sotto un cuor di fuoco» (dalla
poesia The Apparition).
* Docente di Letteratura nordamericana presso l’Istituto
universitario orientale di Napoli. Ha recentemente pubblicato per Colonnese editore,
(Napoli 2001), «Nazione guerriera. Aspetti del militarismo
nella cultura statunitense».
Anche il fumetto «Dylan Dog» ha celebrato, in chiave animalista,
l’anniversario di Moby Dick
Pavese; leggere «Moby
Dick» pensando alla Bibbia
Due poesie dell'aiitore di «Moby Dick»
Sono molte le poesie della raccolta Battle Pièces: «The niarch
into Virginia», «Donelson», «A Utilitarian View of thè Monitor s
Flight», «Shiloh», «Malvern Hill», «The Apparition», che rivelano la consapevolezza di Melville di come la guerra fra gli stati
avesse visto innovazioni in campo militare tali da rivoluzionato non solo strategie e tattiche ma la soggettività dei comandante dei combattenti, rendendo concepibili e tecnicamente attualiìli distruzioni di inaudite proporzioni. Altre poesie, specie
quelle relative ad eventi bellici degli ultimi anni di guerra, oltre
® mettere in rilievo questi temi, colgono con stupore e partecipazione l’altra novità della Guerra di Secessione, rispetto alle
Ptecedenti guerre dette di «posizione»: le sofferenze volutamen^ inflitte alle popolazioni civili. Valga per tutte le devastazioni
Empiute dalle truppe al comando del Generale Sherman in
forgia, descritte in una poesia ironicamente celebrativa dal titolo «The March to thè Sea» (dicembre 1964).
«Alle spalle lasciarono i lamenti,
il terrore, un’ingiunzione,
ceneri ardenti sul vento,
famiglie senza più casa,
contea dopo contea impallidita,
e vdllaggi percorsi da maniaci.
Per punire il tradimento?
La scusa della necessità?
A lungo ricorderanno Sherman
e le sue colonne scorrazzanti in libertà
a lungo lo ricorderanno
e la sua marcia verso il mare».
H mmodHticB
daudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 ■ ^0125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.claudiana.it_______
Herman Melville, nato a
New York nel 1819 da una famiglia antica e nobilesca,
morì a New York nel 1891,
dopo essere passato anche
per gli impieghi statali, immiserito, sconosciuto, sdegnoso. Ma queste sue infelicità
non ci toccano. È la solita
sorte dei grandi, su cui piace
ai posteri spargere eloquenza, salvo poi trattare anch’essi i contemporanei nell’antichissimo modo. Questa infelicità di Melville anzi ha a-vuto qualche parte in Moby
Dick. Benvenuta quindi. Poi
bisogna ricordare i quattro
anni della giovinezza passati
su navi baleniere e da guerra,
nel Pacifico, nell’Atlantico,
tra cacce, tifoni, bonacce e
avventure d’inferno o d’arcadia, tutta materia che è stata
colata, con un lento lavoro di
assimilazione, nelle opere.
E l’arcadia c’è in Typee, c’è
m Omoo, c’è in Mardi, le storie ispirate dai mesi di vita
che l’autore condusse in comune con i cannibali di un’
isola oceanica. L’inferno è in
White Jacket (spigliato e spietato giornale della vita di
bordo su una nave da guerra)
e in Pierre, una truce storia
morale fallita, che serve a
mostrare a quale prezzo e
con quali fatiche l’autore di
Moby Dick sia giunto al capolavoro.!...)
Si legga quest’opera tenendo a mente la Bibbia e si vedrà come quello che potrebbe
anche parere un curioso ro
«The Apparition» è una delle più difficili fra le poesie di
guerra di Melville. La poesia fa riferimento a uno specifico
evento della guerra civile, l’esplosione di un’enorme mina a Petersburg, Virginia, il 30 luglio 1864. L’evento ricevette molta attenzione dai giornali dell’epoca. L’esercito di Grant, per attaccare la capitale della Confederazione a Richmond, Virginia, doveva prima catturare una fortezza ben difesa presso Petersburg,
che era un importante snodo ferroviario circa 20 miglia più a
sud. Durante l’assedio di Petersburg a un soldato dell’Unione
balenò un’idea, poi messa in pratica, ingegnosa quanto atroce,
per distruggere la fortezza: dei soldati provenienti dalla Pennsylvania, minatori nella vita civile, ricevettero l’ordine di scavare segretamente una galleria lunga 450 metri, fin sotto la fortezza, e collocarvi oltre 3.800 chili di polvere da sparo. La fortezza,
insieme a due o trecento soldati sudisti, saltò in aria. Quello che
colpisce è sia l'inorridita reazione di Melville davanti a questa
innovazione nella pratica militare statunitense («il male senza
ritegni») sia l’interpretazione che ne offre in termini esistenziali
(«la, solidità è una crosta con sotto un cuor di fuoco»), (g. p.)
Vennero convulsioni, e dove il prato
a lungo avea dormito, verde, pastorale,
s’erse d’improvviso una montagna spettrale
(certo, un inganno dei sensi spaventati),
burrone di marna e forra di scorie.
Il Male senza ritegni era lì,
pietre laviche sospese per aria;
ma prima che l’occhio potesse assumerla,
. o la mente averne comprensione,
s’inabissò, e ai nostri piedi.
E allora, la solidità è una crosta
con sotto un cuor di fuoco;
per anni tutto potrà andare bene,
ma chi senza paura può pensare
a orrori che accadono così?
manzo d’avventure, un poco
lungo a dire il vero e un poco
oscuro, si svelerà invece per
un vero e proprio poema sacro in cui non sono mancati
né il cielo né la terra a por
mano. Dal primo estratto di
citazione «Dio creò grandi balene» fino all’epilogo di Giobbe: «Io solo sono scampato a
raccontarvela» è tutta un’atmosfera di solennità e severità da Vecchio Testamento,
di orgogli umani che si rintuzzano davanti a Dio, di terrori
naturali che sono la sua diretta manifestazione. (...)
Il continuo alone soprannaturale che trasfigura fin le più
spregiudicate e positive ricerche dell’autore, non è che un
modo di esprimere, attraverso
ogni laicismo di cultura, lo
spirito biblico della concezione. Questo traspare perfino
nei nomi che accompagnano
la tragedia: Ismaele, Giona,
Elia, Bilbad, Achab «di cui i
cani leccarono il sangue». (...)
Bisogna tuttavia riconoscere la complessità di questa
cultura melvilliana, che a volte (Giona storicamente considerato) sembra giocare proprio con la sua più alta ispirazione. Oltre che un mito morale, la favola di Moby Dick è
anche una sorta di oceanico
trattato zoologico e baleniero,
e un póema dell’azione e del
pericolo.
(dalla prefazione di Cesare
Pavese, traduttore del romanzo
Moby Dick o la Balena. Milana,
Adelphi, 1987-2001).
Federazione delle chiese evangeliche
Servizio volontario europeo
L'Ufficio volontariato internazionale (UVI) della Federazione delle
chiese evanseliche (FCEI) rende noto che è stato approvato dalla
Commissione europea nell’ambito del prosramma Gioventù-Servizio volontario europeo il prosetto per l’accoslienza di un/una volontario/a presso l’International Centre di Betlemme (ICB) per il periodo 1°sennaio-31 asosto 2002.
L'ICB è un centro culturale impesnato nella promozione della pace
attraverso percorsi artistici e lo scambio interculturale. È situato nel
centro della città vecchia di Betlemme. Il/la volontaria sarà impeSnato/a nelle attività della scuola d'arte, nella sestione dei seminari
e delle mostre orsanizzati dal Centro.
Requisiti richiesti:
- Età non inferiore a 22 anni e fino al compimento del 26° anno.
- Interesse, capacità e talento in campo artistico
- Conoscenza della linsùa inslese
- Sensibilità interculturale e capacità di relazionarsi a persone di
diverse relisioni e provenienze culturali
- Capacità di lavorare con i bambini
- Flessibilità e disponibilità'a lavorare in sruppo e individualmente
Sono sarantiti:
- Vitto e allosBio
- Rimborso spese mensile pari a 130 euro
- Viagsio andata e ritorno
- Assicurazione, visto, vaccinazioni
- Preparazione alla partenza
- Tutoring locale durante il progetto
Per ulteriori informazioni si prega di contattare, con la massima
urgenza, l’Ufficio volontariato internazionale della FCEI: tei. 064825120;- e-mail. pina-grosso@fcei.it. _______
4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 7 DICEMBRE
Commissione speciale su|Ja partecipazione degli ortodossi al Consiglio ecumenico
Adottare il metodo del consenso
Lo terza sessione plenaria della Commissione speciale si è svolta a Berekfurdò (Ungheria)
Il consenso ritenuto il modo di preso di decisione più adatto per gli organi direttivi del Cec
Al termine della sua terza
sessione plenaria, la Commissione speciale sulla partecipazione degli ortodossi al Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec), riunita a Berekfurdò, in
Ungheria, dal 15 al 20 novembre scorso, ha diffuso il
seguente comunicato:
«La Commissione è composta da un numero uguale
di rappresentanti designati
dalle chiese ortodosse (calcedoniane) e ortodosse orientali non calcedoniane, e da rappresentanti delle altre chiese
membro del Cec designati
dal Comitato centrale dell’organizzazione. Essa è copresieduta dal metropolita Chrysostomos di Efeso (Patriarcato ecumenico) e dal vescovo
Rolf Koppe (Chiesa evangelica di Germania), il quale essendo assente era sostituito
dalla signora Anna Marie Aagaard (Chiesa evangelica luterana della Danimarca).
La Commissione speciale
ha come mandato “di studiare e analizzare tutto il ventaglio delle questioni relative
alla partecipazione ortodossa
neU’ambito del Cec” e di presentare al Comitato centrale
del Cec “delle proposte riguardanti le modifiche necessarie da apportare alla
struttura, allo stile e al modo
di vivere del Consiglio”».
Istanbul: metropoliti delle chiese autocefale ortodosse riuniti nella
cattedrale di San Giorgio. A Istanbul si trova la sede del patriarcato ecumenico di Costantinopoli
vita delle chiese e che il Cec,
su domanda di queste ultime, si esprime a nome loro
piuttosto che al posto loro, la
Commissione ha affermato
che la presa di decisione per
consenso negli organi direttivi del Cec permetterebbe di
rispondere a molte questioni
di ordine sociale ed etico.
Circa la preghiera comune,
la Commissione ha dichiarato che «i cristiani devono invocare insieme l’aiuto di
Dio». Nello stesso tempo, essa sottolinea la necessità di
dotarsi, in questo campo, di
linee direttive minuziosamente elaborate.
Il metodo del consenso
Un rapporto provvisorio,
che riassume i lavori della
Commissione dopo le sue
due sedute plenarie di Morges (6-8 dicembre 1999) e del
Cairo (23-25 ottobre 2000), è
stato sottoposto al Comitato
centrale riunito a Potsdam
dal 29 gennaio al 6 febbraio
2001. In quel rapporto, venivano evidenziati cinque settori di preoccupazione: le
questioni legate alla qualità
di membro, l’esame dei meccanismi di presa di decisione,
la preghiera comune, le questioni etiche e sociali, le questioni ecclesiologiche.
Nel corso della terza sessione plenaria, la Commis
sione ha fatto molti passi
avanti, in particolare affermando che il consenso era il
modo di presa di decisione
più adatto per gli organi direttivi del Cec. Questa formula permetterebbe infatti di integrare nel rapporto o negli
stessi lavori delle riunioni
tutte le posizioni sostenute
dai partecipanti, e di promuovere lo spirito di unità
nella stessa condotta degli affari del Consiglio. Per consenso, la Commissione ha
sottoposto la seguente definizione all’attenzione di tutti.
Il metodo del consenso ha
come obiettivo di evidenziare
l’opinione generale prevalente fra i partecipanti a una riunione senza ricorrere al voto.
Vi è consenso quando, su tale
o tal’altra questione:
a) tutti i partecipanti sono
d’accordo (unanimità);
b) la maggior parte dei partecipanti sono d’accordo e
coloro che non lo sono ritengono che la discussione sia
stata al tempo stesso esauriente ed equa e che la proposta rispecchi l’opinione generale dei membri presenti;
la minoranza dà allora il proprio assenso alla proposta;
c) i partecipanti riconoscono che le opinioni divergono
e convengono di renderne
conto nella proposta stessa (e
non solo nel verbale);
p Consiglio nazionale delle chiese Usa
Le chiese impegnate nella
lotta contro la povertà
Le riflessioni dell’Assemblea generale del Consiglio
nazionale delle chiese degli
Stati Uniti (Ncccusa) sull’ll
settembre e le sue conseguenze (vedi Riforma n. 46) si
sono estese, nel corso dei lavori, dal 13 al 15 novembre a
Oakland (California), anche
all’impatto di questi tragici
eventi sulla situazione economica degli Stati Uniti, che
attraversava una preoccupante fase di recessione già
prima degli attentati.
L’attenzione delle chiese
americane si è concentrata
«sui poveri, i nuovi disoccupati e le centinaia di migliaia
di persone nel nostro paese
le cui vite, già profondamente segnate dalla povertà, diverranno adesso sempre più
difficili». I delegati hanno dichiarato in uno dei documenti conclusivi che «insieme possiamo e dobbiamo attingere alle nostre profonde
risorse religiose per rispondere ai bisogni delle persone
più vulnerabili fra noi».
Sul piano degli interventi
concreti, l’Assemblea generale ha stabilito di rinnovare il
proprio impegno m tre programmi a favore delle persone con basso reddito (pro
grammi di assistenza temporanea per famiglie in difficoltà). L’Assemblea ha anche
rivolto uri forte richiamo a rivalutare alcune pratiche quotidiane ispirate alla sobrietà e
all’attenzione per le persone
più vulnerabili: la pratica
quotidiana della preghiera e
della lettura biblica, il sostegno concreto di chi è nel bisogno, la pratica del digiuno
periodico, della meditazione
e delle donazioni frequenti di
cibo e denaro: tutti comportamenti che dovrebbero, adesso più che mai, ispirare le
comunità di fede.
L’Assemblea ha eletto
qualdpresidente del Ncccusa
per l’anno 2002-2003 Elenio
Huszagh, 64 anni, avvocato
dell’Oregon e membro della
Chiesa greca-ortodossa. È la
prima donna laica ortodossa
a occupare quel posto. Negli
ultimi anni, il Ncccusa ha incontrato grosse difficoltà finanziarie e ha un deficit di
2,1 milioni di dollari. Secondo la nuova presidente, il
Consiglio non corre il rischio
di chiusura, come dicono al' cune voci, ma esso deve avviare un periodo di «riflessione» su quello che dovrebbe
essere. (nev/eni)
d) i partecipanti convengono di rinviare l’esame della
questione;
e) i partecipanti convengono che nessuna decisione
può essere presa.
Il metodo del conseriso
permette quindi a un gruppo
di chiese, tramite il proprio
portavoce, di far sì che le proprie obiezioni vengano prese
in considerazione e soddisfatte prima dell’adozione
della proposta oppure, in casi
rari, a un gruppo di chiese di
bloccare una proposta fino a
quando esse ritengono che le
proprie preoccupazioni siano
state pienamente prese in
considerazione.
Comitato paritario
È stato raccomandato che,
una volta conclusi i lavori
della Commissione speciale,
venga nominato «un comitato paritario» di dodici membri, sei rappresentanti delle
chiese ortodosse e sei rappresentanti delle altre chiese,
che continuerebbe a consigliare i Comitati esecutivo e
centrale del Cec e a formulare raccomandazioni per loro.
La Commissione ha riaffermato la funzione del Cec
considerandolo uno stru
mento necessario per rispondere alle questioni sociali ed
etiche. Consapevole che tali
questioni si pongono nella
Condizioni teologiche
per diventare membri
L’eterna questione di sapere come le chiese si vedono
rispetto alla chiesa una, corpo del Cristo, era alla base di
queste discussioni. Tale questione infatti è considerata
come sottostante a tutte le
questioni discusse.
I rappresentanti del gruppo di studio sulla qualità di
membro, che si sono riuniti a
Budapest dal 12 al 14 novembre, prima della sessione plenaria della Commissione,
hanno presentato un secondo
rapporto provvisorio in cui
studiano differenti modelli di
partecipazione alla vita e ai
lavori del Cec. Con l’aiuto di
membri della Commissione
speciale, il gruppo di studio
sulla qualità di membro sta
preparando una nuova serie
di criteri che definiscono le
condizioni teologiche ed ecclesiali che devono soddisfare
le chiese che intendono diventare membri del Cec. Si
spera che le chiese già membro del Consiglio si riconosceranno in questi criteri. (...)
La Commissione si riunirà
in sessione plenaria, a Helsinki, dal 27 maggio al 2 giugno 2002 per preparare il
rapporto finale che essa sottoporrà alla prossima sessione del Comitato centrale, a
Ginevra, dal 26 agosto al 3
settembre 2002». (cecjnfo)
Chiesa episcopale (anglicana) Usa
Carol Gallagher, prima
donna vescovo autoctona
Carol Gallagher, prima
donna autoctona americana
ad essere stata eletta vescovo
di una chiesa degli Stati Uniti, ha detto che questa nomina le darà l’opportunità di
allargare i parametri della
Chiesa episcopale (anglicana). Sul piano liturgico però
Carol Gallagher, che alTinizio del 2002 diventerà vescovo ausiliario della diocesi
episcopale della Virginia del
Sud, si considera «tradizionalista». La sua nomina, ha
detto, dimostra che la chiesa
«ha veramente ascoltato lo
Spirito Santo, spingendoci a
ispirarci alla tradizione per
stabilire nuove relazioni».
Quando assumerà le sue
funzioni, nel febbraio 2002 (è
stata eletta nell’ottobre scorso e sarà consacrata ufficialmente il 6 aprile prossimo)
la Gallagher, 45 anni, diventerà non solo la prima donna vescovo della diocesi episcopale della Virginia del
Sud, la prima donna autoctona americana vescovo della Chiesa episcopale Usa ma
anche la prima donna autoctona eletta come vescovo
aH’interno della Comunione
anglicana mondiale.
In un’intervista all’agenzia
Eni e ad altri media, Carol
Gallagher ha parlato dei suoi
genitori, che considera dei
modelli: sua madre, Elizabeth
Walkingstick, membro della
Nazione cherokee, e suo padre, il pastore Donald Theobald. La madre le ha inculcato l’orgoglio di appartenere a
una nazione autoctona e il
padre, pastore presbiteriano,
militava nel movimento ecumenico. La Gallagher è diventata anglicana dopo il suo
matrimonio con un cattolico
romano. Molto presto, la coppia si è sentita a suo agio nella Chiesa episcopale.
Carol Gallagher esercita il
suo ministero presso la chiesa episcopale Sant’Anna di
Middletown (Delaware). Diventerà vescovo ausiliaria del
vescovo David Conner Bane
Jr. Tra l’altro si occuperà delle piccole comunità di una
diocesi che comprende 120
parrocchie, con una grande
diversità di razze, provenienze etniche, classi e concezioni teologiche. «Una delle cose che ha fatto il vescovo Bane - dice - è stato di incoraggiare gli abitanti ad essere
quello che sono, conservatori
e liberali, pur facendo parte
di un’unica famiglia». (eni)
DAL MONDO CRISTIANO
i Consiglio ecunnenico (Jelle chiese
Nel 2005 la prossima assemblea
mondiale suirevangelizzazione
GINEVRA — Sarà nella prima metà del 2005 in luogo anco
ra da decidere la prossima grande assemblea mondialò
sull’evangelizzazione, indetta dal Consiglio ecumenico dell»
chiese (Cec). Al lavoro sul tema e sull’organizzazione è giàdj
tempo la Commissione per l’evangelizzazione (Cwme) che
ha reso noto che per la prima volta ne sono entrate a far parte sia la Chiesa cattolica romana che numerose chiese pentecostali. «In un’epoca di globalizzazione ma anche di fram.
mentazione e di contrasti, appare fondamentale ricercare
insieme la riconciliazione, a metà di un decennio che abbiamo dedicato a combattere la violenza». (nevicec]
Per la testimonianza evangelica in Cile
Primo Incontro nazionale delle donne
SANTIAGO — Riconoscimento ufficiale per la testimo
nianza evangelica in Cile. A Santiago, dove si è svolto il pri
mo Incontro nazionale delle donne evangeliche cilene, han
no partecipato ai lavori la moglie del presidente della Re
pubblica e il segretario generale della presidenza del Consi
glio. L’assemblea, che ha riunito dal 13 al 15 novembre scor
so circa 500 donne rappresentanti 120 denominazioni evan
geliche, è stata il primo passo verso la costituzione di una
«Rete nazionale del volontariato femminile evangelico» che
intende proporsi come «momento unitario di testimonianza
nella lotta contro la povertà, la droga e la violenza», (nev/icp)
Premio Right Livelihood 2001
Leonardo Boff tra i quattro vincitori
STOCCOLMA — Il teologo brasiliano Leonardo Boff (promotore della teologia della liberazione), il venezuelano Jose
Antonio Abreu (fondatore di orchestre classiche giovanili), la
Fondazione israeliana Gush Shalom (impegnata per la pace
in Medio Oriente) e l’Associazione inglese Trident Ploughshares (che si batte contro gli armamenti nucleari) sono i vincitori del Premio Right Livelihood 2001. Il Premio (che significa
letteralmente «buon modo di vivere») è stato creato nel 1980
dallo svedese Jakob von Vexkul, consta di 400 milioni di lire
ed è considerato il «Nobel alternativo»; verrà consegnato il 7
dicembre, tre giorni prima del Nobel ufficiale. (nev/ns)
\ Con un culto solenne nel tempio di Parigi
La Chiesa luterana svedese in Francia
ha festeggiato il suo 375° anniversario
PARIGI — La Chiesa luterana svedese in Francia ha festeggiato nei giorni scorsi il suo 375“ anno di presenza sul territorio francese con un culto solenne nel tempio di Parigi.
L’edificio, costruito nel 1913, è oggi non solo un luogo di
adorazione ma anche un centro comunitario per i circa
10.000 svedesi residenti in Francia; oltre 60 bambini seguono
regolarmente i corsi della scuola domenicale. (nev/bip)
¡Secondo ¡1 dipartimento di Stato degli Stati Uniti
L'Afghanistan fra i paesi più a rischio
per la libertà di religione
WASHINGTON — Secondo il Dipartimento di Stato degli
Stati Uniti Afghanistan, Cina, Cuba, Laos, Corea del Nord e
Vietnam sono gli stati dove vengono commesse le più gravi
violazioni nel campo della libertà di religione. Ad un livello
inferiore vengono anche segnalati il Turkmenistan e l’Arabia
Saudita. I dati sono riferiti al 2001 e sono stati diffusi ufficialmente il 26 ottobre scorso. (nev/apd)
\ Era entrata nella base militare Usa di Vieques’
Condannata la pastora metodista
portoricana Lucy Rosario Medina
SAN JUAN (Portorico) — Cinque giorni di carcere, un anno
di condizionale e 150 ore di lavoro sociale: è la condanna inflitta alla pastora metodista Lucy Rosario Medina dal tribunale di San Juan. La pastora, che cura la comunità dell'isola
di Vieques, era entrata per protesta nel poligono militare della Marina Usa che ogni anno vi svolge esercitazioni a fuoco,
sconvolgendo la vita e l’economia degli isolani. (nev/ns)
J Realizzato dalla Federazione luterana mondiale
Un video per ricordare la firma
della Dichiarazione sulla giustificazione
GINEVRA — La Federazione luterana mondiale (Firn)
realizzato un video per ricordare l’avvenimento del 31 ottobre 1999 quando ad Augusta, Germania, venne firmata da
cattolici e luterani la «Dichiarazione congiunta sulla dottrina
della giustificazione». 11 video, di 35 minuti, può essere richiesto per e-mail: bbe@lutheranworId.org (nev/apu)
J Elezioni politiche a Timor Est
Eletto il protestante Ariindo Marcai
TIMOR EST — Tra gli 88 deputati eletti Io scorso agos o
per la formazione dell’Assemblea Costituente che nella pO'
mavera del 2002 porterà il paese all’indipendenza, figura At^
lindo Marcai, segretario generale del Coordinamento de
L'im
pn
SIè
vei
ptovin
dall
Minor
¡¡stem
f
arrivai
Ijproi
AU’i
Prodi,
dadi
irela
i'oeci
quest
fetta !
ne no
mino:
ziona
menti
cerio i
realiz;
altod
la noi
cultui
tienz
dunqi
rente
gioca
spani
bero I
tutte!
seec
noia
nostri
se.Lt
dente
aperti
tura (
presk
Ch
TN(
lati
stato
scanc
mcui
ri dii
riapo
sere
scudi
me SI
ne di
corda
dato ;
Dine
dinan
Alli
prosp
te#
, 1
Chies
il 25-:
centri
tadif
da all
verrà
ma 3'
delti
disco
uerp,
. Chi
t^o?
rissin
eiitìte
Jinos
•are t
guoti,
ifteti;
Isltra
della
dàlia
®tass
lappi
fassii
|er.u
Pizloi
chiese protestanti del paese.
5
i¡ 7 DICEMBRE 2001
PAG. 5 RIFORMA
Convegno a Bologna dell'Istituto F. Farri e del Centro culturale protestante
Minoranze religiose nella Resistenza
[incontro, tenutosi nella sede della Provincia, si è aperto con la lettura di un messaggio del
pfesidente della Repubblica. Esperienze e motivazioni degli antifascisti ebrei e protestanti
BRACCHITTA
pièsvolto a Bologna l’8no
S^nibre, nella sede della
^vincia, un convegno orga” dall’Istituto «F. Farri»
,flai Centro culturale prote' «A. Gavazzi» intitolato:
Zoranze' religiose nella ReItenza- È questo un imporante tentativo di studio di fiLre ebraiche e protestanti
che in Italia e in particolare a
Rolofína hanno condotto attivitàantifascista e resistenziale
jiiivando a sacrificare anche
lapropria vita per la libertà,
^’inizio dei lavori Vittorio
Prodi, in nome della Provincia di Bologna, ha ringraziato
irelatori e il pubblico per
l'occasione unica che con
questa iniziativa veniva offerta alla città: una riflessione non solo sul ruolo delle
minoranze nella storia nazionale, ma anche un momento per superare il concetto sterile di tolleranza, per
realizzare quello più giusto e
alto di libera convivenza nella nostra società fra diverse
culture, tradizioni ed esperienze religiose. Non più
dunque una fredda e indifferente tolleranza della maggioranza nei confronti di
sparute minoranze, ma un libero e serrato confronto fra
tutte le diverse realtà reUgiose e culturali che compongono la variegata realtà della
nostra città e del nostro paese. Luca Alessandrini, presidente dell’Istituto «Farri», ha
aperto il convegno con la lettura di un messaggio della
presidenza della Repubblica
Un ritratto di Jacopo Lombardini
nel quale venggno sottolineate le alte finalità di promozione civile che hanno
ispirato l’iniziativa promossa
dall’Istituto Farri e dal Centro culturale Gavazzi, e si auspica che gli ideali fondanti
l’iniziativa dei partigiani antifascisti ebrei e protestanti
italiani sia d’esempio per
l’affermazione di un «nuovo
umanesimo fondato sul rispetto dei diritti umani, contro ogni intolleranza e discriminazione».
Alberto Cavaglion, (Università di Torino) e il presidente
della Comunità ebraica di Bologna, Lucio Fardo, hanno
poi delineato, il primo in ambito nazionale e il'secondo in
quello bolognese, le figure
dell’antifascismo ebraico. Cavaglion ha dunque ricordato
uomini come Carlo Rosselli,
fautore di un socialismo liberale scevro da ogni tendenza
totalitaria, nel solco delTinsegnamento di giustizia e libertà dei grandi profeti dell’Antico Testamento: il martire della Resistenza Emanuele
Artom, partigiano Gl erede
della grande cultura del socialismo risorgimentale e
strettamente legato al forte
senso morale di rispetto dell’uomo della tradizione rabbinica; infine Vittorio Foa, non
solo come grande esponente
del Fartito d’Azione, ma anche come massimo riferimento di una elaborazione teorica
che tentava di saldare l’esperienza dell’antifascismo alla
tradizione religiosa dell’ebraismo italiano. Fardo ha voluto
invece delineare figure ebraiche della Resistenza bolognese quali Mario Jacchia, massimo esponente del Fartito
d’Azione bolognese, torturato
e assassinato per mano nazista nell’agosto del 1944; Mario Finzi, pianista virtuoso e
azionista, morto ad Auschwitz, e gli antifascisti ebrei legati alTambiente universitario, Giulio Supino e Edoardo
Volterra, militanti anch’essi
del Fartito d’Azione.
Il pastore valdese Giorgio
Bouchard e Massimo Bracchitta, del Centro culturale
«Gavazzi», hanno invece delineato le figure protestanti
attive nella Resistenza. Bouchard ha sottolineato la massiccia presenza valdese neUe
file delle brigate partigiane
piemontesi, presenza articolata dal punto di vista ideologico e culturale, ma compatta nella lotta per la riconquista della libertà. Sono stati
dunque ricordati il metodista
Jacopo Lombardini, il valdese Guglielmo Jervis, entrambi azionisti ed entrambi assassinati dai nazisti, e la
grande figura di Mario Alberto Rollier, partigiano azionista che costituirà un punto di
riferimento culturale per il
mondo valdese e per tutto il
mondo laico piemontese anche dopo la fine della guerra.
Bracchitta ha infine ricordato la grande opera antifascista di evangelici bolognesi
quali furono l’azionista Gino
Onofri, morto a Mauthausen,
il socialista Angelo dal Cero,
fucilato a Marzabotto, il figlio di quest’ultimo, Massimiliano Dal Cero, partigiano
garibaldino della 63ma Brigata Garibaldi Bolero, e Fiero
Jahier, poeta valdese attivo
nel gruppo azionista bolognese capeggiato da Carlo L.
Ragghianti.
I lavori del convegno sono
stati chiusi dall’intervento
del prof. Alberto De Bernardi,
dell’Università di Bologna,
che ha riassunto i temi principali affrontati dai diversi
relatori aggiungendovi tuttavia una importante considerazione: sebbene le comunità
ebraiche e protestanti siano
state, nei confronti del fascismo, lo specchio della società italiana, peccando spesso di cedimenti e compromessi, gli antifascisti ebrei e
protestanti hanno testimoniato la tradizione individualistica di moralità e libertà
derivata dalla Bibbia, offrendo al loro paese una grande
lezione civile e ideale.
Un convegno torinese aggiorna gli studi su una materia scottante
Chiesa e totalitarismo, sovrapposizioni pericolose
FEDERICA TOURN
IN questi tempi di ripetuti
attacchi alla laicità dello
stato, in cui continua a far
scandalo che un’insegnante
tolga il crocifisso dall’aula e
to cui, soprattutto, i professori di religione scelti dalla cuna potrebbero ben presto essere assunti a ruolo nelle
scuole pubbliche, chissà co®e suonerebbe l’esclamazione Pio XI di fronte al Contordato del ’29: «Abbiamo rinato Dio all’Italia e l’Italia a
“to e posto rimedio ai disor“to^enti dell’Italia liberale».
Allora anche con questa
^™®{tottiva possiamo gtiardae allVlII «Giornata Luigi Fir. )», dedicata ai rapporti tra
^toesa cattolica e totalitari
il K ® tenuta a Torino
. ottobre scorso, con
L oci su quel Concorta j cementava la talvolQiftdente ma sempre soliy,"leanza della Chiesa cat
daiiv fascista, so
nhe tra alti e bassi non
: tneno neppure con le
' ®"riebraiche del 1938
. avrà bisogno, ancor più
¿i,„°'^®sci della guerra, dei
antireligiosi di un
alla rincorsa di Hi“"Perincrinarsi.
tajin®p°s^ un regime totalitissjl^ Afgoniento è dibattuantito,?’ sistema politico
5 ICO allo stato di diritto,
late tiffl” a control
quoHH- ” spazi della vita
annullando la difl’altra ? ^’’a pubblico e privato,
della (quella perversa)
dalla ,v,^?°^nazia, perché è
toassa democrazia di
■*Pp4eÌfa^^ origine e ne
ter usa!! '^^gonerazione. O,
«"f ’^P'niaria defluì Solzenicyn: il tota
litarismo è l’eliminazione degli uomini di troppo. Senza
badare a numeri: come teorizzavà Hannah Arendt, i paesi con una popolazione limitata (tra cui l’Italia) non saranno mai davvero totalitari
perché i loro governi non possono permettersi di mandare
indiscriminatamente a morte
milioni di uomini ma sono
costretti, almeno in parte, a
un compromesso con altre
forze politiche.
È quello che è appunto successo in Italia tra Mussolini e
la Chiesa cattolica, dove si è
assistito a un braccio di ferro
durato un ventennio per il
controllo dei due pilastri fondamentali per la formazione
del consenso, la stampa e
l’educazione dei giovani; una
strenua concorrenza in cui
uno cercava di usare l’altra
per penetrare più efficacemente nella società. Un rapporto di forza che è però anche legame stabile, base comune (diceva Gangale che il
fascismo e il cattolicesimo
ben si comprendevano, essendo entrambi paternalisti):
c’era infatti l’adulazione di
Mussolini per il papa e «la religione a fondamento della
patria», e soprattutto c’erano i
' nemici comuni, primo fra tutti il comunismo, «intrinsecamente perverso» come lo definiva Fio XII, lo stesso Eugenio Facelli che aveva confezionato in fretta e furia un
Concordato con Ih Germania
di Hitler nel 1933.
Fer la stampa cattolica il fascismo era stato capace della
riconciliazione fra stato e
chiesa, dopo gli anni bui dell’Italia liberale: finalmente la
Santa Sede aveva un potentissimo strumento giuridico, il
Concordato, per difendersi
dalla violenza del regime (co
Giuseppe Gangale
me sostengono alcuni apologeti) e soprattutto per garantirsi una grande libertà di
azione e di sopruso nei confronti delle minoranze (e ne
sapevano qualcosa le chiese
evangeliche degli Anni 30). «È
chiaro che in questo quadro
la rottura con lo stato fascista
avrebbe comportato la perdita di molti privilegi - ha detto
lo storico Giovanni Miccoli ma non solo: la Chiesa cattolica condivideva con il fascismo una concezione organica della società». Una concezione che nulla aveva a che
spartire con il protestantesimo, «accusato» dalla retorica
fascista di aver concorso, insieme all’ebraismo, alla formazione,di una società civile fondata sulla fraternità,
uguaglianza e libertà (questo
scriveva per esempio Niccolò
Giani, fondatore della scuola
di mistica fascista, che amava
comprovare le sue affermazioni con frasi tipo «come ha
insegnato Cristo e confermato Mussolini»).
Il passaggio alla democrazia
non ha comportato traumi
per la Chiesa cattolica: nel dopoguerra si è assistito in so
» CoeiJizioni tra Clauidiana e Ldc
Nuovi materiali
per le scuole domenicali
stanza a una certa continuità.
Di più: la Chiesa cattolica non
manifestò una particolare
preferenza per il neonato stato democratico repubblicano.
Una spiegazione si può forse
ritrovare, ha sostenuto lo storico Guido Verucci, nelle
«persistenti difficoltà della
Chiesa cattolica ad accettare
le regole di una società pluralista, particolarmente in Italia». La documentazione è
scarsa e le gerarchie devono
ancora fare i conti con un
passato recente che potrebbe
rivelarsi indigesto. D’altronde
gli stessi antifascisti dopo la
guerra non sollevarono a sufficienza il problema dei rapporti fra la Santa Sede e il regime, alimentando la convinzione che non ci fosse nulla
da dire e da deplorare.
Ferò, se Atene piange (o dovrebbe), Sparta non ride (e
anche in questo caso, non dovrebbe). E per Sparta si intende la Chiesa valdese (di cui ci
si è sovente affrettati a dichiarare l’antifascismo, a volte
con motivazione comprensibili, come nel caso dell’opuscolo di Miegge, L'Eglise sous
le joug fasciste) che mantenne
durante tutto il Ventennio un
comportamento di rassegnata
accettazione del regime, e
non osò nel dopoguerra una
vera e profonda autocritica
sull’esempio del bocciato ordine del giorno Subilia del
’43. Non ci fu un’esplicita
confessione di peccato e un
sereno riesame delle scelte di
una generazione che di fatto
non riuscì, per usare una bella espressione di Bonhoeffer,
«a spalmare la chiesa di pece
all’interno e all’esterno, come l’arca di Noè, per farla
impermeabile alle seduzioni
ideologiche dei tempi».
EMMANUELEPASCHEnO
SE c’è un settore della vita
delle chiese che merita di
essere maggiormente conosciuto dalle nostre famiglie è
quello della scuola domenicale. Succede invece che i bambini nelle nostre chiese sono
sempre più scarsi e sempre
meno sono i genitori e i nonni
ai quali capita tra le mani il
materiale che viene ideato dal
Sie e generalmente prodotto
dalla editrice Claudiana. Accanto alla Rivista La scuola
domenicale, l’indispensabile
manuale per i monitori, e ai
quaderni su cui ogni anno i
bambini si esercitano, sono
apparsi in questi ultimi anni il
bellissimo sussidiario II popolo della Bibbia e il recentissimo Dizionario biblico illustrato Navigare nella Bibbia.
Qui vorrei però segnalare in
particolare i tre volumetti dal
titolo Una Bibbia - tanti giochi* che seguono fedelmente
i diversi racconti delTAntico e
del Nuovo Testamento, circa
130, distribuiti su sei anni a
costituire un ciclo completo
per tre diversi livelli di età.
Fer ogni argomento una o
due pagine da rileggere, ritagliare, completare, colorare
ecc., con l’indicazione di quale operazione debba essere
compiuta su ognuna delle
schede proposte: un ottimo
ripasso dei vari tèmi biblici,
raccolti in ordine cronologico. Ancora una volta dobbiamo rallegrarci per la fantasia,
la semplicità e l’intelligenza
delle vignette, e ancora una
volta segnalare soprattutto la
bellezza e l’espressività del
disegno di Silvia Gastaldi.
Quest’opera e le due cui ab
un libro ettivo per
accompagnare i racconti biblici
biamo accennato sopra sono
talmente geniali e accattivanti, da aver persuaso l’editrice
cattolica Ldc a entrare in coedizione con la Claudiana per
la produzione di questi testi.
Si tratta di materiale didattico
così convincente da aver trovato una vasta eco anche all’
estero. Il popolo della Bibbia
conta già su edizioni in una
decina di lingue diverse.
Se riteniamo che la conoscenza della Bibbia sia ancora
un elemento prezioso per
l’educazione e la formazione
dei nostri figli e nipoti, questi
volumetti non possono essere
trascurati. E il modo migliore
per usufruirne non è quello di
metterli nelle mani dei bambini dicendo loro «divertiti»,
ma piuttosto quello di studiarli con loro, riascoltando
innanzitutto il racconto biblico insieme a loro e quindi collaborando con loro nell’esame e nel completamento delle diverse schede.
(*) Una Bibbia, tanti giochi: un
libro attivo per accompagnare i
racconti biblici. Torino, Claudiana-Leumann, Ldc, 2000.
Chiese in controluce
Valdesi e protestantesimo in Italia
fotosrafie di Gustavo Alàbiso
168 pp. euro 25,00 lire 48.406 cod. 395
Un vivace autoritratto delle chiese evangeliche italiane - costituito da 255 fotografie
in bianco e nero del fotoreporter Gustavo
Alabiso, accompagnate da 62 brevi interviste, piccole biografie e articoli di pastori
e laici attivi al loro interno - che ne illustra
le peculiarità teologiche e spirituali nonché l'organizzazione ecclesiastica.
Massimo Siviere
Un mistero occitano
per il commissario Abmnese
240 pp euro 13,00 lire 25.170 cod. 391
Un’altra avventura del commissario
Abruzzese, tra Guardia Piemontese, ex
enclave occitano-valdese In Calabria distrutta per volere dell’Inquisizione nel
1561, e Napoli, ex capitale del Viceregno
e crocevia del Mediterraneo, in cui d’improvviso riaffiorano, devastanti, i fantasmi
del passato...
i MtATERO OCCITANO
it, COMBftSäMIO
ABIIUSEESe
Architorti 2
CD euro 15,50 lire 30.012 cod. 943
Il compact disc del quintetto Architorti,
con la partecipazione di Tony Esposito,
«contiene piccoli gioielli e curiosi esperimenti: fra tutti, un’incredibile riscrittura in
chiave classica di "Heidi". Ma sì, proprio
la sigla del famigerato cartoon. Da ascoi
tare, naturalmente» (Gabriele Ferraris, "La
Stampa’’, 17/11/2001).
■ ■■edrtnee
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 - loi 25 TORINO
TEL. 011.668.98.04 - FAX 011.650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.claudiana.it
6
PAC. 6 RIFORMA
VENERDÌ 7
dicembre 1
Grande successo per la nnostra della Bibbia allestita nel centro di Torino
Bibbie, lager e capocchie di spillo
Organizzata dall'associazione «BibUa», con il patrocinio della Regione e affidata alle cura
di una decina di chiese dei Fratelli, la mostra è stata visitata da circa 10.000 persone
RENZO TURINETTO
UARDA qui, qualche
[versetto della Bibbia
veniva messo nella minestra...». «Come come?...». «Sì,
durante l’ultima guerra (ma
non si sa mai quale sia l’ultima) gli internati nei campi di
concentramento'venivano
spogliati di tutto, come si fa
con i prigionieri; anche la
Bibbia veniva tolta a chi
l’avrebbe voluta portare con
sé per tenere accesa la propria fede. Allora si utilizzavano minuscoli ritagli di Bibbia
ricoperti di plastica, che venivano introdotti nel oibo dei
deportati nei lager o dei cristiani perseguitati».
«E questo invece cos’è?».
«Anche qui, la passione per la
Parola ha aguzzato ingegno e
fantasia: queste sono pagine
della Scrittura incise su schedine ridottissime che al microscopio appaiono come capocchie di spillo: ogni puntino contiene un frammento di
Bibbia. Guarda poi ancora
quest’altro cubetto poco più
grande di un dado. E un brano del Nuovo Testamento dato ai militari americani in
partenza per il fronte (come
sai, nel bene e nel male gli
americani alla Bibbia sono
avvezzi). Il libriccino finiva,
che so, in un taschino della
divisa con qualche foto della
famiglia e magari con il pacchetto delle Lucky Strike. Ma
la Bibbia non patisce queste
contaminazioni: quelle che
patisce sono altre, per esempio ricordati ciò che Gesù dice dei cibi in Marco 7,15-19».
Questi sono spezzoni di
dialoghi tra visitatori della
mostra della Bibbia tenuta in
novembre a Torino in quattro
salette di un palazzo storico,
organizzata dall’associazione
«Biblia» con il patrocinio della
Regione e affidata alle cure di
una decina di chiese dei Fratelli della città e dintorni. So
Un modello del torchio di Gutenberg
no circa 500 i pezzi in visione,
la maggior parte appartiene
alla collezione privata di una
famiglia ligure, il proprietario
attuale è un esperto curatore
di mostre bibliche. Altri pezzi
provengono da proprietà diverse, tra cui una sinagoga.
Fra i libri esposti il più antico risale al 1482, dieci anni
prima della scoperta dell’America: il percorso si snoda
dai manoscritti dei pazientissimi amanuensi fino alle traduzioni odierne in circa 2.000
lingue, incluse, per dire, quelle di Singapore, del Congo, il
persiano (farsi), il tibetano,
oltre ai dialetti (per restare vicino a noi, piemontese, milanese, friulano). È riprodotta
in scala la stele di Rosetta (dal
nome della località egiziana
Rashid dove l’originale fu
scoperto) con i nomi di due
sovrani, un Tolomeo e una
Cleopatra, traslitterati in geroglifici. In sala si trova poi
una riproduzione, funzionante, del torchio da stampa a
caratteri mobili inventato da
Gutenberg nel 1450. Quindi
ecco un modello della tenda
di convegno (il Tabernacolo),
«sede» della presenza invisi
bile di Dio durante la peregrinazione di Israele nel deserto
(libri di Esodo e Numeri).
La Bibbia è il libro forse più
conosciuto e venduto nel
mondo è quello che ha lasciato le tracce più profonde dentro l’anima di gran parte
dell’umanità, arte e letteratura comprese, segnando la sua
storia di civiltà e spesso anche
del suo contrario. Certo c’è da
rallegrarsi di una esposizione
pubblica del genere, quando
fino al 1965 (Concilio Vaticano II) in Italia i cattolici non
potevano leggere la Bibbia
salvo permessi speciali. Oggi
se ne allestiscono parecchie
dentro e fuori le nostre chiese. Questa - (per ubicazione e
numero e valore dei reperti
esposti) è costata alcune decine di milioni (trasporto materiale, pannelli esplicativi, affitto locali) con un contributo
parziale della Regione Piemonte. Decisivo naturalmente l’impegno delle comunità
dei Fratelli: denaro, presenza,
sorveglianza, accoglienza e
contatti con il pubblico che è
stato numeroso, in qualche
caso una ressa, e che è poi il
primo soggetto di simili ini
ziative: parlargli della Bibbia,
o meglio farla parlare. Come
questa cronachetta finale vorrebbe esprimere; una cantante-artista italiana, notissima
da anni, in un’intervista ha dichiarato che al polso porta un
laccetto con su scritto «Gesù»
perché, dice, «Gesù mi è simpatico, mi è sempre piaciuto.
Frequento una chiesa protestante; non ci sono simboli e
feticci e incensi, nulla. Ho cominciato perché mi sono ricordata una frase di Wittgenstein: “Credi, starai meglio’’».
Capriccio, orpello, edonismo? E poi, star meglio come? Non giudichiamo. Lei
non ha pronunciato la parola
fede. Ma di che cosa parliamo quando parliamo di fede?
Della differenza tra confessarla con le parole e professarla con le azioni? Con la
bocca si fa confessione di fede ma è con il cuore che si
crede (Romani 10, 9-10). Se si
spende tempo, fatica, moneta
per allestire una modesta o
ricca mostra della Bibbia, non
è perché la Bibbia stessa liberi proprio il suo appello a una
emozione in senso alto, quella della fede autentica?
Una mostra retrospettiva deH'arte nel Cantone svizzero a noi più vicino
Il Ticino, crocevia della formaiione di artisti europei
PAOLO FABBRI
D
A sempre il Canton Ticino della Confederazione
elvetica è sentito come molto
vicino a noi italiani, specialmente al Nord. Innanzitutto
per la comunanza della lingua italiana, poi per la contiguità di province che favoriscono il pendolarismo, e infine per un sentore di affinità
culturali, che non hanno mai
trovato un’espressione analitica. Questa espressione la
città di Lugano sta cercando
di tracciarla con la poderosa
iniziativa che si svolgerà in
quattro esposizioni, o meglio
quattro cataloghi riservati a
diversi periodi dell’arte figurativa dagli inizi dell’SOO a
oggi. Sottolineo la parola cataloghi perché i testi si propongono di essere vere e proprie enciclopedie di quanto è
stato prodotto nel Ticino durante il periodo considerato,
tracimando quindi dal materiale esposto in mostra.
L’occasione è data dal bicentenario dell’entrata del
Ticino nella Confederazione,
che cade nel 2003, una data
che di per sé invita a una ricerca di identità. La prima
nota da evidenziare è che
questa ricerca non parte dal
pensiero speculativo bensì
dall’arte figurativa. La scelta
è intelligente, perché il movimento che si è sviluppato
nella pittura, nella scultura,
nelle arti grafiche, ha una di
mensione senza dubbio significativa, come del resto è
avvenuto analogamente nella
contigua vai Bregaglia. La tesi
di fondo è che l’arte figurativa, fino al tardo Medioevo,
sia stata dominata dalla cultura italiana, che poi si internazionalizza; quindi la cultura figurativa ticinese si colloca in un contesto a sua volta
europeo e comunque internazionale. La tesi è ineccepibile, anche se l’esame del
bellissimo catalogo e della
stessa mostra evidenzia collegamenti particolarmente
stretti con le correnti artistiche italiane.
Lo si può vedere dalla formazione degli artisti, che costituisce una delle scelte metodologiche del curatore della
mostra, a cui ha contribuito
un cast internazionale di tutto rispetto. L’influenza della
Accademia di Brera è determinante e si riflette anche
sulle scuole di disegno del Ticino. che rappresentano la
via ticinese alla formazione
artistica. Infatti nella prima
sala troviamo un quadro neoclassico di Abbondio Bagutti,
pittore finora sconosciuto,
che ha vinto il primo premio
al concorso dell’Accademia di
Brera; così come di innegabile derivazione accademica è il
grande dipinto allegorico Antonio Baroffio, che campeggia
sulla scala in apertura della
mostra, con la Giustizia che
dall’alto osserva l’Unità con
durre il Ticino all’altare della
Confederazione, mentre a destra Ercole abbatte con la clava i maligni (c’è una lontana
eco della Riforma?) e a sinistra le tre arti figurative (pittura, scultura, architettura)
danno il riferimento culturale
al quadro e in un certo senso
anche alla mostra, che copre i
primi 70 anni dell’800, e all’iniziativa tutta.
Si conoscevano finora di
questo periodo pittori come
Antonio Ciseri, la famiglia
Pelli e il citato Carlo Bossoli,
ma la mostra ha consentito
di apprezzare anche figure
prima sconosciute, come il
pittore Antonio Rinaldi: dolcissima la sua Trebbiatura al
Pizzolo che, pur nel suo slancio romantico, rammenta
con la postura dei trebbianti,
lo stupendo arazzo del mese
di agosto della collezione Trivulzio. Lo scultore Lorenzo
Vela è già ben noto per i suoi
capolavori, ma vogliamo ricordare la sua bellissima Vittima deUTnquisizione, con il
cappello cardinalizio e i ferri
della tortura ai piedi dell’esausta fanciulla, che sembra dire: «Basta, come potete
fare questo in nome di Dio?».
Infine colpisce la partecipazione al Risorgimento italiano, che affiora qua e là, come
ne L’armeria del nobiluomo
Uboldo invasa dagli insorti
milanesi, che coglie con intensa partecipazione uno dei
momenti dell’insurrezione di
Milano. La mostra si tiene
nella splendida cornice della
neoclassica Villa Ciani, finalmente restaurata, che sarà
d’ora in poi la seconda sede
museale di Lugano.
Antonio Rinaldi, «Ritratto deiie signorine Spineili» (1856)
Un importante libro Claudiana
La chiesa delle origini
ERIC NOFFKE
La chiesa delle origini è da
sempre presente nell’immaginario di ogni cristiano
come un ideale da ricercare a
ogni costo, modello autentico
di fede e di vita comunitaria.
Nella nostra storia basti pensare a Pietro Valdo o ai riformatori e ai predicatori che
hanno sempre accompagnato
la vita di fede delle nostre
chiese; anche il movimento
ecumenico nasce dalla ricerca di una mitica unità originaria del cristianesimo. Siamo, però, tanto sicuri che il
modello che ha animato così
importanti personaggi e movimenti sia davvero corretto?
Che cosa faremmo, se dovessimo cambiare il modello tradizionale di un’origine che
piuttosto assomiglia a una
mitica età dell’oro della chiesa? Vouga, nel suo lavoro*, ci
propone di cambiarlo, mettendoci di fronte ad alcune
ingenuità della nostra fede,
ma aiutandoci ad avere un
quadro più realistico della situazione; infrangendo, forse,
qualche mito, ma aiutandoci
a stare con i piedi per terra.
Premesso, infatti, che le
fonti a disposizione, in quanto 0 scarse o poco attendibili,
non ci permettono di avere
un quadro preciso della situazione, Vouga ce ne presenta uno che è molto diverso da quello tradizionale, che
nasceva dalla versione lucana
delle origini cristiane. Il primo aspetto fondamentale è
che non è mai esistito un cristianesimo unitario, monolitico: fin dalla predicazione di
Gesù, la sua persona fu intesa
in molti modi differenti e il
suo messaggio ebbe diversi
tramiti di diffusione.
Anche dopo la sua resurrezione, si distinsero diversi rami: una predicazione carismatica itinerante e una predicazione sapienziale in Galilea, una comunità giudeocristiana e una (giudeo)ellenistico-cristiana a Gerusalemme. Mentre il primo filone si esaurirà con il tempo il
secondo, che difendeva il valore salvifico dell’insegnamento di Gesù, si evolverà
col tempo in una forma elitaria di cristianesimo che finirà
in parte per confluire nello
gnosticismo (se non ne fu
l’ambito d’origine; il suo documento fondamentale è il
Vangelo di Tommaso), in
parte per dare origine alla
tradizione del «discepolo
prediletto», che produsse il
Vangelo di Giovanni. Il terzo
movimento, quello giudeocristiano, che aveva in Giacomo, fratello di Gesù, la sua
autorità principale, dal centro si spostò sempre più ai
margini del cristianesimo.
L’ultimo, il gruppo dei giudeo-ellenisti, se in un primo
momento aveva costituito
l’avanguardia da cui nacque
la predicazione paolina ai
non ebrei, col tempo divenne
l’elemento principale e «conservatore» del futuro cristianesimo che, di fatto, nascerà
da una mediazione tra quest’ultimo e la sua versione
paolina, libera dalla Legw
L’analisi di Vouga è innV
vativa sotto molti aspetti
sempre attenta alle fonti e so!
vente convincente. Nel pano!
rama della critica, per quanto
sia ormai generalmente pas.
sata l’idea che l’originatii
unità del cristianesimo è una
invenzione di Luca, l’operasi
caratterizza per una certa
estremizzazione di questo
concetto; lo si vede chiaramente in diverse sue presei
posizione, per esempio nei
confronti degli Atti de^i Apostoli, che considera un ampliamento letterario dell!
scarne informazioni offerte
dalle lettere di Paolo.
L’unico grande limite di
quest’opera, a mio avviso,!
di dare il quadro di un cristianesimo praticamente estraneo al giudaismo. Eviden
ziando fondamentalmente le
caratteristiche dei gruppi ii
cui si divise il cristianesimi
delle origini, tralascia deltut
to il «background» giudaico
del cristianesimo, che invece,
a mio parere, avrebbe aiutati
molto a capire perché si siani
formati movimenti cristiaii
così diversi tra loro. Facciami
qui solo due esempi. In primo
luogo, non si parla assolutamente di Giovanni Battista, li
cui figura e i cui seguaci etbero invece sicuramente!
che fare non solo con Gesìi,
ma anche con i suoi discepoli. In secondo luogo Vouji
evidenzia l’adozione delli
morale ellenistica comeui
tratto caratteristico della predicazione al paganesimo; noi
considera che il giudaismi
almeno nella diaspora, ave«
da tempo assunto element
della morale ellenistica.
Anche altri aspetti dejl
opera potrebbero essere di'
scussi e sicuramente lo saranno; ma l’opera conservi
un grandissimo valore, ancw
per la semplicità con cuie
spone i problemi e offre if
sue soluzioni. Questo la rende accessibile a chiunque
interessato, aiutandolo
acquisire una visione più ®
tica del periodo in esame
soprattutto, offrendogli no j
voli spunti di riflessione. N
fine di questa lettura, le o
gini della nostra fede ci app
riranno meno auree e men
incontaminate, ,,
mente più umarie e, di Ç
seguenza, più vicine a noi
(•) François Vouga: H
nesimo delle origini. Sent hV
tagonisti, dibattiti. Torino,
diana, 2001, £ 45.000.
Culto radio
naie
Ogni domenica mattina alle 7,30 sul primo c
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo ^
fico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attuali
Ub
Blas
diagi
^de:
iipd
íiccf
'dele
Iva
itt
lee
Fiia:U:
bQ,co
'trata
metal
conat
borat
riali,
mode
eíBcif
volee
Da’
tati,a
rappt
del ir
ealti
utent
le, il
xhari
Ciov,
moni
un bi
ment
re fin
cheh
epro:
versii
eam:
di Te
conl
nante
Ne!
ricon
aven
zazio
chep
perl’
dime
scent
ricon
do Bi
Niño
gliani
lezza
unai
bsoli
maa
le («1
santi
ziom
proti
«Il
Ani
un’e:
totin'
far Pi
presil
moto
ned(
valde
nell
TELEVISIONE
Protestantesiiíií^
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della
smesse a domeniche alterne e, in replica, i
ledl
cessivi'
seguente alle ore 24 circa e alle ore 9,30 del lunedì succ
Domenica 9 dicembre, ore 24 circa, andrà in onda: «Or
ligione o di religioni?»; «No quick fix, un’esperienza jo
ca sulle strade di Londra». La replica sarà trasmessa lu
dicembre alle ore 24 e lunedì 17 dicembre alle 9,30 circ
quell
ta,l’c
Dosi
tadir
sione
erar
tolse
Pobi
«Anc:
toigr
faèi
inizi!
teatr,
facc(
Sant
mesi
tO.Od
delle
'dvon
vario
le)ei
biam
•osp,
lOOr
la SOI
ricev
Corni
toofi
Posti
7
anoetti,
e sonnoante
paslarii
■una
itasi
:erta
esto
iaraseii
)nei
Apoaniiell!
fert(
tedi
SO,(
istìa
stra
den
itelt
pii»
simi
Itut
laico
vece,
utato
siano
■tiani
iamo
irimo
Iuta
Itali
;i
atei
iesii,
:epo
OUJI
ielli
le ui
, prt
;noi
smo,
avevi
lent
dejf
e diD satervi
netn
uie'rel(
reale sii
0
aerine e,
note
.Alli
; oriippaneiio
ertaconti,
■istiai,pw
eia»
IO
tra
ied>
¡ivo
ire
eni'
ilio
smerdi? DICEMBRE 2001
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
I.V Inaugurati a Torino, in borgo San Salvario, i nuovi reparti deirOspedale valdese
Per servire e testimoniare
[¡jn centro diagnostico e ambulatoriale efficiente in una nuova sede bella e confortevole e un
^nuovo reparto di degenza nel vicino edificio storico. Una tappa importante in vista del futuro
I
J bella da mozzare il flato.
'ilasede del nuovo Centro
diagnostico dell’Ospedale
,^dese di Torino inaugurato
^0 dicembre. Si tratta di una
*ft:chia casa «di ringhiera»,
¿^centrale quartiere San
ilvario, completamente riditturata salvaguardando le
ìee della struttura origina[Ja: un ampio cortile lumino‘so, coperto da una grande vetrata sorretta da strutture
metalliche, due ordini di balconate su cui si affacciano laboratori e ambulatori. Materiali, strutture e colori sono
moderni e danno un senso di
efflcienza ma anche di gradevole e calda accoglienza.
Davanti a moltissimi invitati, autorità civili e politiche,
rappresentanti della diocesi e
del mondo cattolico, valdesi
e altri evangelici, cittadini,
utenti dei servizi dell’ospedale, il pastore Giorgio Bouchard, vicepresidente della
Ciov, ha dato inizio alla cerimonia di inaugurazione con
un breve culto. Era chiaramente emozionato nel vedere finalmente realizzata anche la seconda fase del lungo
e profondo processo di riconversione, ammodernamento
e ampliamento dell’ospedale
di Torino, iniziato nel 1996
conia sua spinta determinante e trascinante.
Nelle sue parole, la chiara
riconoscenza al Signore per
aver consentito questa realizzazione; la memoria di coloro
che prima di lui si sono spesi
per l’ospedale («la chiesa non
dimentica perché è riconoscente», ha detto), tra cui ha
ricordato gli scomparsi Guido Botturi, Antonino Pizzo,
Nino Rostagno e Elena Virano; e la nitida consapevolezza che un ospedale, per
una comunità cristiana, non
è solo una struttura sanitaria
ma anche un’opera diaconale («la via che conduce alla
santità passa attraverso l’azione», ha detto citando il
protestante svedese Dag
Un momento dell’inaugurazione
Hammarskjöld, segretario
generale dell’Onu dal 1953 al
1961, anno in cui morì in un
misterioso incidente aereo e
ricevette anche il Premio Nobel per la pace).
Poi, indicando la grande
croce ugonotta incisa sulla
vetrata che copre il cortile, ha
ricordato che «cpiello è il nostro “marchio”. E un marchio
che viene dal passato, dà una
storia lunga e dolorosa, fatta
di persecuzioni. E segnala una
presenza, antica, perché i vaidesi erano qui un secolo prima dell’epoca di Dante Alighieri, e ci sono ancora oggi
e vogliono continuare a esserci: in Piemonte, a Torino, nel
quartiere San Salvarlo, con la
loro testimonianza e con il loro servizio aperto a tutti».
Sono seguiti numerosi interventi tra cui, per i rappresentanti delle istituzioni politiche, del presidente della Regione Piemonte, Enzo Ghigo,
e del sindaco di Torino, Sergio Chiamparino. Ghigo, facendo i complimenti per la
«splendida realizzazione» del
nuovo Centro diagnostico ha
riconosciuto il ruolo degli
ospedali valdesi nel contrihuire all’alta qualità della sanità regionale piemontese.
«La Regione - ha dichiarato intende continuare a garantire il diritto costituzionale ai
servizi essenziali di assistenza, ma deve anche fare i conti con delle risorse che non
sono illimitate, anzi». Per
Chiamparino, questa nuova
realizzazione dell’ospedale è
un altro successo della comunità valdese che, con determinazione, si impegna per
il Piemonte e per la città di
Torino. «Grazie - ha detto per quello che avete fatto e
continuerete a fare per Torino. Lo faremo insieme».
Per la Chiesa valdese, tra
gli intervenuti, Giancarlo
Griot, presidente della Ciov,
la commissione che amministra gli ospedali valdesi, nel
condividere la sua gioia per
la conclusione di questa ulteriore fase di ristrutturazione
dell’ospedale di Torino e ringraziando amici e sostenitori.
medici e infermieri, il personale e i volontari, si è rivolto
al presidente Ghigo dicendo:
«In questi anni abbiamo fatto
tutto quello che era necessario per adeguare le nostre
strutture sanitarie alle linee
della programmazione regionale, migliorando contemporaneamente la qualità e l’efficienza del servizio reso. Ora,
abbiamo assoluto bisogno
che la Regione ci accompagni
e ci sostenga dandoci, in
tempi brevi, delle risposte
precise sulle nostre necessità
di finanziamento». Il moderatore della Tavola valdese,
pastore Gianni Genre, ha voluto ricordare che, proprio
mentre rafforziamo la nostra
risposta sanitaria alla domanda di salute, come comunità cristiana abbiamo
anche il dovere di dire che la
salute non si identifica soltanto con quella fisica, con
quella del corpo, ma anche
con il coraggio della fede che
sa accogliere la vita nella sua
interezza, nei suoi momenti
di luce e in quelli di ombra.
R- -■ Intervista alla presidente del Comitato di sostegno, Angela Tedino Forapani
«Insieme per fare tanto», perché l'ospedale è per tutti
^gela Tedino Forapani è
un’energica imprenditrice
torinese. È valdese e, oltre a
‘Ut parte della Ciov, è anche
presidente del Comitato profflotore per la ristrutturazioue delTòspedale evangelico
™dese di Torino, costituitosi
uel 1996 soprattutto grazie
® to una tenace volontà. In
Wlanno, per la prima volto' 1 ospedale valdese di Tori0 si presentava a tutta la cittodinanza attraverso l’affisi
ione di un manifesto in cui
a riportata l’immagine di
. ?®*tiplice mattone in cam«A e blu e una scritta:
nche poco. Per realizzare
ta progetto». Da allo
ini un susseguirsi di
anche musicali e
^^ste in piazza, per
fondi. L’ultima
mpFf Iriiziativa è stata, due
4nniin distribuzione di
dello 1 ^^Pliant nelle buche
Vìva ®**®re dei torinesi che
nel quartiere San Salisi e • trova l’ospedanei quartieri vicini.
auo^« afeie raccolto in
'f‘*esti anni?
bkÌJ e il 2000 ab
^ versato al4 miliardi e
lasom Questa è
abbiamo
Cotnite? ^'''®t*amente come
too ^ quello che abbia■tostra ? 9^‘^uere grazie alla
azione, per esempio
Angela Tedino Forapani
preparando e sostenendo richieste di finanziamento a
fondazioni bancarie della
città, Crt e Compagnia di San
Paolo e enti vari. Le nostre
iniziative, però, non hanno
portato soltanto doni all’ospedale valdese, ma hanno
anche contribuito a farlo conoscere e apprezzare meglio
da parte dei cittadini, da chi
opera nell’informazione locale, tra le autorità pubbliche. Tra pochi giorni chiuderemo il nostro bilancio del
2001 e tra i motivi di soddisfazione, oltre alla raccolta di
più di 100 milioni di offerte
da privati e utenti c’è la comunicazione di un contributo di 800 milioni da parte
dell’otto per mille che i cittadini destinano allo stato».
- Come vi muoverete in futuro?
«Un po’ come dicono nello
sport: “squadra che vince
non si cambia”, continueremo a programmare iniziative
già collaudate e cureremo le
richieste di finanziamento
perché l’ospedale è un servizio per tutti».
- Oltre il sostegno alla ristrutturazione dell'immobile
dell'ospedale, avete anche altri progetti?
«Sì, ci siamo attivati per far
nascere una nuova iniziativa
denominata Associazione
sviluppo attività formative ricerca assistenziale medicoscientifica “Elena Vigliano”.
Questa associazione intende
promuovere e coordinare attività di formazione e aggiornamento di medici, infermieri, psicologi e di quanti altri
sono impegnati nella cura
degli ammalati di cancro,
erogando borse di studio per
la frequenza di reparti specializzati in Italia e all’estero,
organizzando corsi e seminari. Abbiamo voluto chiamarla
“Elena Vigliano” per ricordare una donna, una diacona
valdese morta prematuramente nel 1997, che ha dedicato la sua vita agli altri. È
una semplificazione di ciò
che è stata Elena per la Chiesa valdese di Torino, ma anche per i malati nell’ospedale
e per le tante persone che ha
assistito o con cui è entrata in
contatto nel mondo del volontariato torinese».
- Lei è un’imprenditrice, ha
un'azienda da gestire, ed è
sempre stata impegnata nella
società. Che cosa motiva il
suo impegno?
«Questo impegno fa un po’
parte della mia vita e del mio
modo di concepire il rapporto
fra cittadino e società. Sono
fermamente convinta che lo
stato siamo noi e che se tutti
dedicassero anche solo una
piccola parte delle proprie
energie a migliorare il mondo
che ci circonda avremmo una
società migliore di quella in
cui viviamo».
Chi desidera contribuire
per la ristrutturazione, può
farlo mediante eie bancario
n. 10/500, Ahi 01025, Cab
1077, presso Istituto bancario
San Paolo di Torino, Agenzia
40, Torino, oppure sul eie postale n. 36294106 Torino, intestando a Comitato promotore
per la ristrutturazione dell’Ospedale evangelico valdese di
Torino. Chi desidera contribuire per l’Associazione Vigliano, può farlo mediante eie
bancario 3434400, Ahi 02008,
Cab 01008 presso Credito Italiano, Agenzia 8, Torino, oppure sul ccp n. 40202103 Torino, intestando a Associazione
sviluppo attività formative ricerca assistenziale medicoscientifica «Elena Vigliano».
Parla Giancarlo Griot, presidente Ciov
L'Intervento finanziarlo
della Regione è urgente
In questo giorno in cui si
inaugura il nuovo Centro diagnostico e il nuovo reparto di
degenza dell’Ospedale valdese di Torino incontriamo
Giancarlo Griot che, dal Sinodo scorso, è il presidente
della Ciov, la Commissione
che amministra i tre ospedali
valdesi di Torino, Torre Pellice e Pomaretto. Un compito
arduo il suo perché, proprio
mentre i tre ospedali sono in
un’avanzata fase di riprogettazione e ammodernamento
globale del loro servizio, in
stretta collaborazione e secondo le indicazioni del servizio pubblico della Regione
Piemonte, deve affrontare la
più grave crisi finanziaria che
i tre istituti sanitari abbiano
mai attraversato. Il Sinodo
scorso ne era stato informato e aveva dato a un ampio
mandato (attuare «tutte le
azioni di carattere ordinario e
straordinario») agli organi
esecutivi della chiesa «in vista del raggiungimento più
rapido possibile di una gestione sostenibile».
- Come mai, di fronte a un
generale apprezzamento del
servizio svolto dagli ospedali
valdesi, si è creata questa difficile situazione?
«La prima ragione è che in
questi anni abbiamo dovuto
affrontare molte ristrutturazioni sugli stabili ospedalieriI costi sono stati molto rilevanti, solo parzialmente coperti dall’intervento pubblico. Inoltre, le ristrutturazioni
hanno ridotto un po’ le attività ospedaliere, oltre a creare qualche disagio al personale e agli utenti. Ma se si
fosse trattato solo di questo,
avremmo avuto le risorse necessarie per affrontare la trasformazione “dei muri” e delle attrezzature. Il problema
più rilevante è un altro: dal
1997 lavoriamo con tariffe di
rimborso pubblico che sono
assolutamente inadeguate rispetto ai costi, tanto che tutti
gli ospedali piemontesi sonp
nella nostra situazione. Solo
che i deflcit di quelli pubblici
dovranno essere coperti per
forza dalla Regione Piemonte,
anche con interventi dello
stato, mentre per noi, che siamo un ente religioso che svolge un servizio per il pubblico
secondo le modalità del servizio pubblico, non è prevista
la medesima copertura».
- Una situazione paradossale: si svolge lo stesso servizio
di un ospedale pubblico, con
gli stessi standard di qualità,
ma si è trattati diversamente?
«Sì, per quanto riguarda la
copertura dei deflcit. Il fatto è
che se si trattasse di cifre per
noi sostenibili sarebbe anche
accettabile. In fondo la Chiesa valdese, con i suoi ospedali, vuole fare diaconia, cioè
servizio per tutti, non vuole
certo farne un business. Ma
nonostante tutti i nostri sforzi e il sostegno di amici, di
enti pubblici e privati e di
quote dell’otto per mille della
Chiesa valdese, siamo ormai
in una situazione insostenibile senza un intervento deciso della Regione Piemonte».
Giancarlo Griot
- Di quali cifre stiamo parlando?
«Di quelle presentate in Sinodo per quanto riguarda gli
anni 1997-2000: circa 46 miliardi di lire. Poi c’è l’andamento di quest’anno, il 2001,
che va decisamente peggio
delle nostre previsioni di questa estate, che erano di circa
13 miliardi di lire di deflcit».
- E la Regione Piemonte
non intende fare nulla su
questa situazione?
«In un recente incontro,
l’assessore regionale al Bilancio e Finanze, Angelo Burzi,
ha espresso grande apprezzamento e stima per il nostro
lavoro e per la nostra serietà,
e ha dichiarato che non è
previsto alcun ridimensionamento della realtà sanitaria
valdese. Ma il problema, e
noi lo capiamo, è reperire le
risorse. D’altra parte anche la
Regione deve capire che senza un suo intervento deciso
per un consistente ripianamento dei deflcit passati noi
non possiamo assolutamente
andare avanti, neppure se
riorganizzassimo profondamente le nostre strutture. Per
il futuro, e noi speriamo che
valga già per l’anno in corso,
c’è il riconoscimento che le
tariffe di rimborso pubblico
devono essere aumentate in
modo sostanziale».
- C'è un futuro per gli ospedali valdesi del Piemonte?
«Se c’è un futuro per una
sanità pubblica degna di questo nome per la Regione Piemonte, confido che ci sia anche per gli ospedali valdesi.
Non me lo aspetto solo io e la
Ciov, o le migliaia di persone
che si rivolgono a noi per ricevere un servizio sanitario, ma
anche i nostri molti amici e
sostenitori, e il volontariato
che ho conosciuto in questi
primi mesi ricavandone un’
ottima impressione. Ripeto, la
nostra è una realtà diaconale,
anche se le nostre chiese
qualche volta se ne dimenticano, magari per spirito polemico o perché non conoscono veramente il nostro lavoro.
Per esempio, non è così conosciuta la cooperazione che
l’ospedale di Torino ha con
quello di N’Doungué in Camerún: dal 1998 è in corso un
programma di formazione,
che avviene sia qui che in Camerún, per medici e infermieri di quell’ospedale (solo
nel corso di quest’anno, in
maggio e in ottobre, quattro
nostri medici sono stati a
N’Doungué per operare e anche formare personale del
luogo); abbiamo fornito apparecchiature mediche, anche con il contributo dell’otto
per mille della Chiesa valdese;
e ora si aspettano tre bambini
che saranno operati a Torino
agli arti inferiori. Dobbiamo
far conoscere meglio questa
importante realtà, dentro e
fuori le nostre chiese».
La croce ugonotta incisa sulla
vetrata che copre il cortile
Pagina a cura di
EUGENIO BERNARDINI
Foto di PIETRO ROMEO
8
PAG. 8 RIFORMA
Delle Chiese
venerdì 7 DICEMBRE ?nn.
La comunità battista di Roma-Trastevere festeggia i propri 100 anni di vita
Possiamo dire «Fin qui
l'Eterno ci ha soccorsi»
ANTONIO RAMIREZ
IN una cornice di festosa e
intensa comunione spirituale la comunità evangelica
battista di Trastevere ha ricordato i 100 anni di testimonianza nelTedificio che prospetta su via della Lungaretta
ad angolo col vicolo Sant’
Agata, nel rione romano di
Trastevere. Per l’occasione è
stato preparato e distribuito
ai numerosi invitati un depliant con alcuni significativi
dati storici desunti da una
cronaca che nei passati decenni è stata redatta dal fratello battista Nunzio Palminota per il periodico delle
chiese battiste italiane «Il testimonio». Sulla copertina
dell’opuscolo campeggia il riferimento biblico che esprime, meglio di qualsiasi discorso celebrativo, la gratitudine al Signore della comunità: «Fino a qui il Signore ci
ha soccorso», I Samuele 7, 12.
Sono intervenuti numerosi
pastori delle chiese di Roma,
ma anche di altre località (da
Pordenone, da Pistoia, da
Grosseto, da Viterbo...).
Il presidente delI’Ucebi, Aldo Casonato, ha sottolineato
il senso della continuità di
una testimonianza ultrasecolare nel quartiere, intessuta di
fedeltà e di spiccato senso di
solidarietà nei confronti dei
minimi e degli ultimi. Il pastore Dudly Graves ha rappresentato il Dipartimento
delle missioni estere della
Convenzione battista del Sud,
la stessa che nel lontano 1884
acquistò il primo immobile a
Trastevere per.la nascente comunità. Manuela Ramirez è
stata incaricata dall’ambasciatore della Gran Bretagna
di portare saluti ed auguri.
Robert Holifield, che è stato pastore della comunità
trasteverina negli Anni 90, ha
dato una colorita relazione
storica nella quale ha principalmente ricordato l’impegno eccezionale del pastore
inglese James Wall sin dal
1875, allorché il capo della
missione battista americana,
George B. Taylor, gli affidò il
coordinamento delle nascenti comunità battiste, sorte
dopo il 20 settembre 1870. Il
pastore James Wall e la sua
famiglia, fedeli testimoni dell’Evangelo in un contesto sociale molto problematico, sono da considerare senza dubbio i fondatori della comunità trasteverina. Il loro apostolato non si limitava al
campo spirituale ma era
straordinariamente sensibile
anche ai bisogni primari dei
tanti poveri che popolavano
il rione agli inizi del ’900.
Dalla prima bottega
all'attuale locale di culto
Nel 1875 il dr. Taylor, capo
della Missione battista americana, dopo che alcune vicende alquanto difficili colpirono
la comunità, decise di rinunciare all’opera in Trastevere
passando l’eredità, più che
passiva, al missionario James
Wall della Missione inglese.
Wall decise di incrementare
l'opera sociale tra i poveri e
gli ammalati attraverso l’attività delle donne «bibliche»,
sorelle che con passione si dedicavano al servizio della
chiesa, distribuendo ai bisognosi indumenti, generi alimentari e medicine, e soprattutto confortando le anime
con l’assistenza personale, la
parola della fede e la preghiera. A capo di questo gruppo di
donne, che spianavano la
strada agli evangelizzatori,
c’era la moglie di Wall, la signora Emily.
Wall intuì che su quei ceti
popolari faceva presa più unà
benda calda sterilizzata che i
discorsi roboanti di un predi
L’anziano di chiesa Vittorio Sessa prega per il futuro delia comunità
catore. Così la saletta cominciò a riempirsi e il lavoro
crebbe non solo a Trastevere
ma anche in altri rioni della
vecchia Roma. Le richieste di
soccorso erano urgenti. Wall
chiese allora sostegno alla sua
società missionaria che gli inviò un prezioso aiuto: Giulia,
la sorella minore della signora
Wall, che subito, con grande
fervore, iniziò il suo ministero. Per 30 anni, sino alla sua
dipartita nel 1911 a Roma, lavorò con instancabile zelo.
Il locale dove si riuniva la
comunità, una botteguccia di
calzolaio, si dimostrò del tutto
inadeguata e impose un trasferimento in un locale più
adatto. Inoltre le autorità,
preoccupate per lo stato di disfacimento della botteguccia,
decretarono di demolirlo. Così la comunità di Trastevere
dovette traslocare ottenendo
un compenso con il quale la
Società missionaria battista di
Londra potè acquistare, nel
1888, dalla famiglia Serafini,
un piccolo edificio al vicolo
Sant’Agata con angolo in via
della Lungaretta, ora al n. 124.
Il 7 novembre 1899 Wall
presentò al Comune di Roma
una domanda di licenza edilizia per ristrutturare il piano
terra e sopraelevare due piani. I lavori terminarono nel
1901 com’è attestato dal medaglione a sbalzo su l’architrave dell’ingresso da vicolo
Sant’Agata. Sul portale dell’
ingresso principale è riportato il brano della lettera
dell’apostolo Paolo ai Romani
1, 16: «Poiché io non mi vergogno dell’Evangelo; perché
esso è potenza di Dio per la
salvezza di ogni credente».
Organizzato dalLEsercito della Salvezza,
Soccorso invernale
per le strade di Roma
Da 19 anni il «Corpo» di Roma dell’Esercito della Salvezza organizza un servizio di
«Soccorso invernale», a favore
di persone senza casa. Una
preziosa iniziativa di assistenza che offre a centinaia di persone in difficoltà un pasto
completo, vestiario, coperte.
«L’iniziativa si svolge ogni anno da novembre fino a marzo,
i mesi più freddi dell’anno spiega il responsabile. Massimo Cosentino -. Quest’anno
abbiamo iniziato il 18 novem
L'attività a favore dei malati di Aids intorno a Venezia
Una testimonianza dalla Casa Tarù
Per i sofferenti, come servi inutili
GIOVANNI L. GIUDICI
Lf OPERA di assistenza ai
I malati di Aids ha inizio
nel giugno 1990 dopo un corso preparatorio per volontari,
tenuto da medici del reparto
Malattie infettive di Mestre e
dell’Ufficio igiene pubblica
della locale Unità sanitaria. La
casa «Eben-Ezer» apre i battenti nel gennaio 1991, ospitando il primo ammalato terminale (gay e tossicodipendente). Da allora circa una
quarantina di persone d’ambo i sessi trovano conforto e
dignità nella casa, mentre non
vengono trascurati i ricoverati
sia a Mestre sia all’Isola delle
Grazie nella Laguna.
Quasi tutte le persone che
sono state assistite, sia nella
casa sia in ospedale o in casa
propria, sono decedute, e chi
scrive'ha avuto il compito anche di assistere i familiari, durante e dopo il funerale e organizzare il medesimo (sia
cattolico sia evangelico): è capitato poi anche il caso di dover celebrare, con il poeta
Mario Stefani, un funerale laico. In totale, in questi dodici
anni, si è avuta l’opportunità
di portare assistenza e sollievo almeno a un centinaio di
persone, la maggior parte delle quali tossicodipendenti e in
precedenza ospiti del carcere.
Ora che con l’avvento degli
inibitori delle proteasi i malati
di Aids hanno una media di
vita molto più lunga, si è cessata l’assistenza vera e propria (imboccare, cambiare
pannoioni, svuotare sacchetti
di urine), ma si è entrati nella
fase più delicata (e dura) del
sostegno morale, psicologico,
in attesa del vaccino, che tarda ancora a venire. Molti dei
sieropositivi oggi muoiono
più per overdose che per sindrome di immunodeficienza.
Oltre due anni or sono si è
quindi deciso di vendere la
Casa «Eben-Ezer», situata all’estrema periferia del territorio comunale di Mestre. Con
il ricavato della vendita (più
che altro una svendita) si sono pagati i debiti ed è avanzata la somma consistente di
100 milioni di lire, impiegata
per acquistare, nel giugno
2001, un appartamento nel
territorio di Marghera che potrà ospitare sino a cinque persone avendo, proprio fuori
casa, autobus che portano direttamente all’ospedale di
Mestre per le terapie di day
hospital o all’imbarcadero per
il Centro clinico specializzato
dell’Ospedale civile di Venezia. Il totale costo dell’appartamento (sito a un primo piano) è di 180 milioni. In cassa
al momento (fine novembre)
ce ne sono 20 che in dicembre
«ammorbidiranno» il mutuo
di 80 milioni pendente sull’alloggio stesso e contratto con il
San Paolo-Imi di Torino, mutuo garantito dal mio stipendio o dalla mia prossima pensione di vecchiaia (a fine marzo compirò 70 anni).
Tramite conto corrente postale il «popolo gay» continua
a sovvenzionare e ad amare
quest’opera, piccola ma importante. Lo fa per circa l’80%
dei contributi che arrivano:
l’altro 20% viene da alcuni
fratelli e sorelle evangelici, da
membri dei gruppi ecumenici
del Sae e da qualche sacerdote cattolico che sa superare i
confini della propria appartenenza confessionale, (^uesf
opera non gode di alcun contributo statale, regionale o
comunale: si era tentato all’inizio, ma come sempre in
Veneto chi non è cattolico
non trova riscontro nelle
strutture istituzionali, a meno
che non rinunci alla propria
personalità e libertà per sottomettersi a un partito o a
una classe dirigente. Così sin
dai primi giorni vige il principio dell’apostolo Paolo: «...se
c’è prontezza d’animo, essa è
gradita in ragione di quello
che uno ha, e non di quello
che non ha» (II Corinzi 8, 12).
Non appena si riuscirà a cancellare il mutuo, si procederà
alla donazione senza spese,
come è oggi previsto dalla
legge, a un ente laico o ecumenico, perché la casa sia
usata sempre per aiutare le
persone in difficoltà.
Quanto poi a errori, o alle
decisioni da prendersi «sul
campo», va ricordato che il virus Hiv non aspetta le nostre
annuali decisioni, ma opera
con un’immediatezza che lascia allibiti (può capitare che
mentre parli con un malato,
quest’ultimo si accascia e
muore). L’Evangelo di Gesù
Cristo è chiaro: «Noi siamo
servi inutili: abbiamo fatto
tutto ciò che eravamo in grado
di fare» (Luca 17, 10): e così si
continuerà, con l’aiuto di Dio.
Incontri che valgono
più di un corso
ELISABETTA RIBET
Manuela non ha visto il
2001. È morta agli sgoccioli di dicembre, un anno
fa. L’avevo conosciuta in seguito a un invito di Giovanni
Giudici a visitare la casa
Tarù, in mezzo al verde caldo e umido di un’estate veneta, due anni e mezzo fa.
Certo, è normale che una
persona che ha un ruolo pastorale visiti gli ammalati.
Ma rimane, che lo ammettiamo o no, c’è un certo qual
timore in più, un accordo
minore, cupo, quando gli
ammalati hanno l’Aids. Perché ci sembra più brutta di
altre malattie, più «sporca»,
più violenta, impietosa. Legata alla droga, al sesso fatto
male, al lato in ombra della
nostra sfavillante società.
Come se fosse stata proiettata a noi dai tempi dell’Antico
Testamento, è una malattia
che più o meno inconscia
mente leghiamo alla dimensione del peccato, della pena
che punisce la colpa.
Eppure Manuela sorrideva. Eppure mi ha parlato, eppure ha chiesto lei di me
quando ha saputo che ero di
nuovo a Venezia. Sono incontri in cui si impara più
che in mesi di corsi di teologia pratica, momenti in cui si
avrebbe voglia di afferrare
Dio e di chiedergli spiegazioni. E invece si rivelano attimi
in cui l’altro per eccellenza,
colui o colei che, tu, vivo e
sano, vai a visitare nel mezzo
di un gomitolo di morte, ti
dice di come il mondo sia
bello, di come ci siano dappertutto spunti di poesia e di
serenità. E ti aiuta a passare
attraverso la paura, attraverso l’incertezza per andare incontro alla persona, anche
nella sua sofferenza.
Non l’ho fatto allora, ma
adesso ti voglio rin^aziare,
Manuela, e anche tu^iovanni Giudici, per il vostro coraggio, per la forza e la vitalità che voi avete predicato a
me, aiutandomi a fare un
passetto avanti verso l’abbattimento dei pregiudizi, verso
i lati duri, crudi di quella che
amiamo chiamare comunione fraterna. Casa Tarù non è
più in mezzo ai campi (...un
po’ come i rifugi per gli appestati, lungi dai sani che rischia di turbare), ma inizia
una nuova tappa. In città. Vicino ai servizi, agli ospedali.
Un po’ meno eremo, un po’
più in vista. Che sia un messaggio di solidarietà forte e
visibile, una provocazione
non offensiva ma stimolante.
Un altro passo nella lotta alla
malattia e all’emarginazione
che a essa è legata.
bre e prevediamo di distribuire, nell’arco di quattro mesi
più di 4.000 pasti».
Un gruppo di volontari si
occupa di preparare e distribuire in strada, soprattutto
per le strade del centro cittadino, il cibo e il vestiario. «Le
persone assistite - spiega ancora il responsabile del progetto - sono prevalentemente
stranieri: un dato sintomatico
delle trasformazioni della società italiana. Quando abbiamo iniziato, infatti, incontravamo soprattutto italiani e
qualche nordafricano: adesso
sono quasi esclusivamente
stranieri». Il gruppo di volontari coordinato dall’Esercito
della Salvezza è costituito da
evangelici, cattolici e, l’anno
scorso per la prima volta, musulmani. Per informazioni
sull’iniziativa o per contribuire con offerte si può contattare l’Esercito della Salvezza di
Roma: tei. 06-4456285, oppure il responsabile del programma, Massimo Cosentino
(tei. 333-7967862). (nev)
Venezia
Insediato
il pastore
Gregorio
Plescan
ROBERTA COLONNA ROMANO
■
lUii mar
una rispe
volge la :
li Dio è
dei nosti
Domenica 28 ottobre,
con la partecipazione
della sovrintendente e di parte del Consiglio del 7° circuito, ha avuto luogo a Venezia il
culto di insediamento del pastore Gregorio Plescan. La
chiesa era gremita per la presenza di numerosi membri
della comunità, che oltre ^
Venezia e Mestre coihprende
nella sua diaspora anche località delle province di Treviso e
Belluno, con la nuova comunità di Conegliano, e anche di
un buon numero di sorelle e
fratelli di altre chiese.
Dopo le solenni par°‘^
dell’atto di insediamento, u '
culto è continuato con la prC'
dicazione del pastore Plescan
sull’insegnamento di Gesù a
1 11 — ^^ 0^^
proposito della questione
sabato. Al termine del cui
abbiamo ascoltato i messagg
di augurio e di benvenu
portati dalla sorella Karl
Zennaro, a nome della Chi
sa luterana di Venezia, e
mons. Visentin, a norne u
Patriarcato di
fatto seguito un’agape n®*
na a cui ha preso parte u
settantina di persone,
qualche ora di piacevole
fiatamento. Al pastore r
scan, che inizia fra noi u
nuova tappa del suo non
Cile ministero, e alla s^ia
miglia, vanno il
gli auguri della comunità
ta, comunità che pnoP’’’
formula deH’insediatnem
chiama a collaborare co
pastore e a sostenerlo.
iav
jelli
derà la n(
Ma co:
spandere
tazione <
credente'
fondanti.
S Dio
no, la ris
mólte ris
univoche
lottare.
i(
Mcata
sol rappc
volta («C
cui ris
foa la fec
Alierete
Oppiami
mento e\
méitalisi
ilolle azi
^spren
preg
Cons
^ Rosta
9
za,
bolkttino di collegamento della federazione giovanile evangelica italiana
)ui
esi,
1 si
itriitto
tta«Le
an)rointe
tico
sobiatraili e
ISSO
nte
loncito
) da
nno
muoni
buiittaadi
ipuirotino
nev)
Editoriale
[a via stretta
della vocazione
bre,
one
p arcuila il
pa. La
preibri
re a
inde
Dca,soe
mule di
Ile e
role
,11«
pre;can
sù a
! del
ulto
aggi
luto
ario
:hie;
e di
! del
. Ha
Iterulta
,, in
eafPleuita
1 faa falto e
tutio lo
into
DO il
n. 4/5 dicembre 2001
Fascicolo interno a RIFORMA n. 47 del 7 dicembre 2001. Reg. Trib. Pinerolo n. 176/1951. Responsabile ai sensi di legge: Piera Egidi.
Edizioni Protestanti srl, via San Pio V n. 15 bis, 10125 Torino: Fotocomposizione: AEC - Mondovì. Stampa: La Ghisleriana - Mondovì.
La sicurezza nazionale: una teoria sbandierata per evitare la vita libera,
sincera, franca e spontanea della nostra gente
Raùl Alfonsìn, presidente argentino
Buenos Aires 10/12/1983 (alla fine della dittatura militare)
di Lula Nitti
Eccomi, manda me», risponde
il profeta Isaia alla chiamata
che gli viene rivolta da Dio.
Ad una richiesta esigente li manderò? E chi andrà per me?» -,
una risposta, quella di Isaia, che coinralge la sua vita tutta intera. La parola
Dio è ciò che interroga lo svolgersi
dei nostri giorni; se decidiamo di rispondere «eccomi», tale risposta riguarderà la nostra vita tutta.
Ma come articolare le parole per rispondere alla vocazione? Per la Federazione giovanile (ma certo per ogni
credente) è questa una delle domande
ondanti. Di fronte alla richiesta esigenli Dio le nostre parole si moltiplicano, la risposta di Isaia si smaglia nelle
molte risposte che noi tentiamo, non
univoche, e per le quali siamo disposti
lottare. Parte dell’ultima riunione del
Consiglio allargato della Fgei è stata
iodicata appunto ad una discussione
sul rapporto fra la domanda che ci è riita («Chi manderò?») e i modi diversi
cui rispondiamo: vi è una relazione
Ira la fede che professiamo e le scelte
concrete che operiamo? Possiamo o
®*Ppiamo rendere esplicito un «fondatffinto evangelico» (che non sia fonda"rootalismo) delle scelte quotidiane é
¡lolle azioni politiche che intendiafno
"rtrAprendere? Quale nesso fra fede e
scfilte di carattere «politico»?
pregio dell’intervento introduttivo
jol Consiglio allargato, curato da Davi“0 Rostan, è stato di mettere a fuoco
continua a pag. 4 ^
Su questo numero...
1
Dai cent
Campi Giovani
- Adelfia
- Santa Severa
- Ecumene
Campo politico
e cinquantenario di Agape
a pag. 4 e 5
Cege
- congresso in Svizzera
- seminario in Romania
Mes
- congresso in Germania
- incontro in Svezia
Conferenza Cege/Mcs in Danimarca
a pag. 6 e 7 ^
MOTFGEI : SI SbOppiA
la KEbA£10KJE_
Samuele Pigoni, Fioemi La Fata
Mariangela Fadda, Peter Ciaccio
a pag. 2 e 3
Per la pace
di Paola Pasquino
Perugia - Assisi 14 ottobre 2001
Parlare ora della marcia per la pace
Perugia - Assisi risulta più difficile
che mai, adesso che sembra che
tutte le speranze delle centinaia di persone che erano li siano state disattese,
ora che anche il nostro governo è finalmente riuscito ad inviare le truppe italiane affermando il proprio peso politico in Europa, ma infischiandosene di
quanto è stato detto, dimostrato, manifestato da milioni di italiani.
Certo, risolvere problemi di carattere
internazionale con il dialogo continuo e
costante è difficile, non garantisce risultati immediati agli occhi assetati di vendetta degli elettori, ma è la strada in cui
sperano ancora moltissime persone ed
Assisi ne è la prova. Esiste ancora una
fetta di mondo che dietro gli interessi
economici scorge volti, vite e dignità.
continua a pag. 5 ^
Il Consiglio allargato
Due redazioni
Finanze
a pag. 8
«L’opera della giustizia sarà la pace e l’azione della giustizia, tranquillità e sicurezza per sempre».
Isaia 32:17
10
DA GENOVA
I social forum e i gruppi fgei
di Samuele Pigoni
Il XIV Congresso Fgei ha votato la
partecipazione al Genoa Social Forum, per contestare il vertice dei G8
e per dire che un altro mondo è possibile (moz.n°16).
Nei G8 abbiamo individuato lo
«spettacolo» di questa globalizzazione,
che, in nome del neoliberismo dei
«grandi», depreda il pianeta e allarga la
forbice tra ricchezza e povertà, mercifica culture e condanna alla migrazione intere popolazioni, normalizza la
guerra di tutti contro tutti come strumento di profitto e di «nuovo ordine
mondiale».
Ora dobbiamo riconoscere l’aggressione neoliberista contro l’umanità per
come si realizza nel nostro quotidiano,
nella nostra città o paese.
Luogo possibile di questo cammino
che si ribella sono i Social Forum, al
momento 140 in tutta Italia.
Sembrava che a Genova, con la forza militare contro di noi, con l’assassinio legalizzato, la contestazione di massa fosse finita. Invece con Genova è
cresciuto un percorso «dal basso» che
ha portato associazioni, singoli e singole a muovere la contestazione a livello
territoriale, cittadino, quartierale.
1 licenziamenti di massa, le corse al
ribasso dei costi per i servizi alla persona, l’introduzione dei privati nei consigli scolastici, la negazione di permessi di soggiorno ai migranti «inutili».
costituiscono esempi quotidiani dei diversi modi con cui il neollberismo aggredisce la socialità locale.
Lo spazio politico dei SF è occasione per un modo di partecipare di generazione nuova.
Finita l’assolutezza dei riferimenti
ideologici che portava incompatibilità
tra differenze, oggi costruiamo luoghi
in cui fare politica significa parlare
con l’altro e l’altra, riconoscendone
la differenza di percorso, arricchendosi di essa, ma partecipando alla
stessa lotta.
Ogni SF si organizza da sè, comune
la tendenza a prendere le decisioni per
consenso, più che per maggioranza, a
rendere tutti capaci di contenuti, senza
«avanguardie» che determinino le linee
di azione.
La Fgei ha iniziato tre anni fa ad accompagnarsi ai temi del movimento
antiliberista con il laboratorio politico,
i campi estivi, i convegni regionali, i
campi politici di Agape, le conferenze
dell’MCS sulla globalizzazione, il campo studi sull’agire politico, Genova.
È importante per la Fgei sperimentare i SF, disponendoci alla contaminazione tra sensibilità diverse. Possiamo imparare il linguaggio della partecipazione politica diretta, appassionarci al diritto di conoscere la realtà e
contestarla per costruire altre strade.
Possiamo testimoniare il Dio che ci
ha amato in Gesù, tenero ma deciso
ribelle contro i mercanti nel tempio.
line
iNoei
Q'
domane
Quel
Sipote'
almei
degenei
Conti
sero tilt
¡a e
non abl
gli ultin
di Gen
un'esc
scontri
»eai c
sempre
più dei
, AG
La p<
do me,
termin
azioni 1
state pi
infiltrati
tenavai
ventera
nere l’c
no dell«
ìnitivai
vita di i
Pote’
davver
Genova vista da chi non c'era
di Peter Ciaccio
Venerdì. Non sto a Genova: lavoro al banco delle nostre
chiese a una fiera di libri
dell’Estate Romana. Molti/e fgeini/e in
vece oggi sono lì. Sono preoccupato.
Tira una brutta aria. Il governo si pone
come nemico. Si diffamano i manifestanti. A Göteborg, la polizia ha sparato. Ho paura. Genova è blindata. I mie
amici sono lì. Telefono ai «genovesi»
tono di S. mi rassicura, mi dice «Un altro mondo è possibile», all’indicativo.
Passa mezz’ora: qualcosa non va. La
gente è diminuita e molto nervosa. Dopo ore ad un banchetto si osservano
meglio le persone. Si avvicina un ra
gazzo. «C’è un massacro in corso». Noi
ci posso credere. Non so perché, ma
chiedo: «Morti?» «Si.» Resto lì angoscia
to. Le notizie sono frammentarie e
scordanti, ma alla fine della giornata
c’è una verità: un morto, Carlo, ucciso.
Sabato. Vado allo stand, fascia nera
al braccio. Richiamo tutti. Sono tesi
rassicuriamo a vicenda. Ieri hanno esa
gerato, oggi basta. Comincia la mani®
stazione. Sarà solo il 2° tempo di un
partita iniziata ieri. Il massacro c
conti'
nua. Solo voglio che finisca al più
sto. Sembra di vivere un film,
Missinq, non è Cile, è Italia e lì c è g®
voglio bene
te che conosco, a cui
Stacco alle tre. Alcuni tornano a
Roma
eilulaP
stanotte. Non so quando: i loro c
sono scarichi. Vado alla stazioneche è tranquilla e torno a casa.
Domenica. Ci sono i tempi supP,
mentari: massacro al centro
notte scorsa. Non riesco a sconvo ^
mi, ormai sembra nell’ordine de
se. Chiamo L.: è tornata alle ‘
e M. Mi autoinvito a casa loro. 3
vedo. Li tocco. Sono vivi, |
Mi sono mancati tanto. Sono fe ic
dura poco. Un’angoscia diversa
padronisce di noi: la consapevo^^^
che da oggi dovremo vigilar® su
beltà in questo Paese.
11
■
m
jiHoeini La Fata
Ì8 a Genova. Se ne è parlato
jnolto prima, durante e dopo.
Personalmente resto solo con
,^ande e dubbi.
Quel che è successo era evitabile?
Si poteva in qualche modo prevedere
almeno non farsi sorprendere dalla
jagenerazione della situazione?
Continuo a chiedermi se non ci fossero tutti i segni premonitori della traja e se non siamo stati capaci o
non abbiamo voluto leggerli. Durante
liyltimi incontri internazionali prima
di Genova avevamo assistito ad
escalation della violenza negli
scontri tra manifestanti e polizia. 1
mezzi di comunicazione poi, avevano
sempre più sottolineato questi aspetti
ìiùdei contenuti e delle decisioni preI, A Genova è accaduto lo stesso.
La polizia era organizzata e, secondo me, preparata a reagire in un dèterminato modo. Si è detto che le
azioni violente dei black block erano
state pianificate e attuate da poliziotti
infiltrati. E mentre i professionisti scatenavano la guerra, si mandavano i
ventenni in servizio di leva a mantenere l’ordine pubblico. E si rovinavano delle giovani vite, stroncandole deinitivamente o prospettando loro una
vita di accuse e di sensi di colpa.
Potevamo aspettarcelo? Riteniamo
davvero il nostro Paese così demo
:upato,
>i pone
nanifespara. 1 mi®
vesi»
«ün i
cativo,
va. b
5a. Doervano
un ra'
D». Non
tié, me
□osciae e diiornata
jcciso.
ia nere
tesi
no esa-nanife
di una
) conti)iú pf®;
a non
:’é ge'’'
, benej Rotna
ceilulaí
e. Ved®
supp'f
impe
ivolge''
elle co’
con
rado.
10 san'lice.íM
3 si i'’"’
volé'
sull3
DA GENOVA
[jna violenza evitabile?
cratico e maturo da essere immune
da simili giochetti?
Ci illudiamo veramente che i Paesi
più industrializzati del mondo non siano
pronti a tutto, anche a giocare sporco,
per mantenere la situazione attuale e
screditare chi cerca di ostacolarli?
Nonostante la gente comune sia rimasta scioccata dalle immagini apparse in tv, l’idea che permane (ben sottolineata dai media) è che la contestazione noglobal non sia unitaria e univoca e che, soprattutto, sia violenta.
Forse non tutti attaccano per primi,
alcuni si difendono, ma la violenza
non viene esclusa a priori. Anche i
movimenti nonviolenti sembrano non
applicare fino in fondo un concetto
che non è solo un modo di protestare,
ma è soprattutto un modo di vivere.
E ora? La mia opinione è che chi voleva screditare il movimento noglobal
abbia raggiunto il suo scopo. L’eterogeneità del movimento, se da una parte
è una ricchezza, dall’altra costituisce
una debolezza che può facilitare una
pericolosa strumentalizzazione.
Credo che tutti/e, come singoli/e e
come membri di gruppi, dobbiamo ripensare criticamente la situazione e
renderci conto che la violenza porta
solo distruzione e morte.
Forse un mondo senza violenza è
solo utopia, ma forse questo è il messaggio che come cristiani/e siamo
chiamati/e a proclamare.
La neutralità si è fermata a Genova
ensavamo bastasse un articolo sul
1*^ Notiziario per rendere «l’evento
Genova» fruibile per la Fgei tutta, per
far sì che l’evento, vissuto da pochi
nella sua interezza, diventasse patrimonio di tutti/e. Non avevamo idea che
sarebbe stato un avvenimento così
complesso e articolato, carico di significati e gravido di conseguenze, su cui
ancora si discute, su cui ancora rifletto.
Quest’articolo sarà appena un assaggio, un brevissimo accenno a quei
giorni.
Come «contact-person» tra Fgei e
Genoa Social Forum (Genova, 16-22
luglio 2001), ho cercato di far conoscere ai/lle fgeini/e interessati/e ad esserci
tutte le informazioni, ricevute tramite le
mailing-list a cui ero iscritta. A Genova
eravamo circa trenta «zaino e tenda in
spalla»: mi sono occupata di «mischiarci» agli altri in uno dei «campeggi» inventati nella città, senza disperderci.
A Genova c’era una moltitudine, diversa e multiforme per età, sesso, cultura, nazionalità, pensiero politico, fede, modalità aggregativa e operativa:
una moltitudine che non voleva e non
vuole diventare massa, fugge egemonizzazioni e inglobamento; una moltitudine seduta intorno a un tavolo per
condividere un percorso, i cui obbiettivi
comuni superano, per importanza, le
divisioni e i problemi che l’eterogeneità
di questo movimento porta.
A Genova abbiamo chiesto ai po
tenti di sedersi e discutere insieme a
noi attorno a quel tavolo. Ci hanno
mandato polizia, carabinieri, guardia
di finanza, guardia forestale e carceraria come risposta interlocutoria alla
nostra volontà di modificare l’attuale
assetto mondiale.
A Genova abbiamo riflettuto e discusso su: insicurezza sociale, repressioni, ambiente, povertà e competizione globale, lotta globale nella società
della comunicazione, dominio delle
multinazionali, paradisi fiscali, funzione
sociale delle relazioni commerciali,
non-globalizzazione dei diritti, migrazioni, fame e sete, lavoro minorile, accesso all’istruzione e alle cure mediche.
Abbiamo tentato di trovare cure o di limitare gli effetti devastanti di questa
terra, la cui causa primaria è una visione del mondo dove la ricchezza, e la
sua distribuzione, è appannaggio di pochi e si appoggia sullo sfruttamento di
molti. Abbiamo prodotto cultura sociale e prassi solidale e abbiamo iniziato a
costruire serbatoi di coscienza civile.
Care fgeine e cari fgeini fatevi la vostra personale idea sugli eventi di Genova e sul «dopo Genova», interrogatevi
sui fatti scegliendo il vostro percorso e
le vostre modalità, dentro o fuori il movimento poco importa, ma la «neutralità» si è fermata a Genova e oggi più
che mai vuol dire complicità con molti
crimini.
Con passione e affetto, mariangela
12
DAI CENTRI
Testimonianza di una colombiana
di Claudia Patricia Restrepo Mejia
al 19 al 25 di agosto ho partecipato al campo politico internaziojg|P naie, dove si è discusso degli effetti negativi della globalizzazione e della costruzione collettiva di proposte alternative.
Ad Agape ho incontrato donne e uomini di tutto a mondo (Haiti, India, Indonesia, Cecoslovacchia, Inghilterra,
Paesi Bassi, Francia, Colombia ...).
L’umanità, nella sua storia, si è sempre battuta per il potere e il dominio che
ha origine dal patriarcato ed è alimentato da xenofobia, omofobia, misoginia,
razzismo, classismo, ecc. Però ad Agape
è stato possibile stabilire legami fra persone del nord e del sud, eterosessuali,
omosessuali, bianchi, neri, meticci, donne e uomini, giovani e persone mature.
La preziosità di questa esperienza è
stata quella di poter sperimentare un
esempio pratico di democrazia dove
ognuno ed ognuna ha potuto esprimere
le proprie idee e le proprie sensazioni,
spiegare ognuna delle nostre convinzioni politiche e le nostre forme di resistenza, analizzare criticamente un «ordine»
(da leggere disordine) mondiale tragicamente antiumano e demenziale dove
l’unico valore è il capitale, gli interessi
delle imprese multinazionali e il sistema
finanziario. Logica che distrugge l’uomo, la solidarietà, il rispetto dell’altro,
l’amore, l’aiuto, la cooperazione. È ne
cessario distruggere la logica del capitale che cerca di appianare e ridurre le relazioni umane al mercato; è necessario
che si internazionalizzino e globalizzino
le idee alternative, «che a viaggiare per
il mondo non siano solo i beni prodotti,
ma le idee nuove ed alternative». Idee
che si fondano sulla libertà, sul rispetto,
le utopie e la multiculturalità. Per questo
abbiamo bisogno di una capacità critica
per poter distinguere le differenze imposte dalla cultura capitalista, e le nostre,
costruite nella ricerca della pace, della
solidarietà, del benessere collettivo e del
rispetto della dignità umana.
Agape, e le persone che ne fanno parte, seminano questo seme nelle persone
che partecipano ai campi e alle attività,
facendo scoprire nuovi valori e applicandoli, come nella vita comunitaria. 11 lavoro volontario diviso e lo scambio umano
sviluppano una politica alternativa alla
globalizzazione e tanta omogeneità cancella la gerarchia tra visioni etiche.
Sono tornata in -Colombia e svolgo
nuovamente le mie attività quotidiane
come madre e come assistente sociale
nel campo dei problemi delle donne. Mi
rimane il seme raccolto: Agape e la speranza che a poco a poco potremo unire i
nostri sforzi alla ricerca di un mondo
migliore, più equo, giusto, pieno di rispetto, dove uomini e donne possano
esistere e vivere con dignità.
Il testo integrale è pubblicato sul numero in uscita di «Agape Immaginaria
Dalla prima
La via stretta della vocazione
questi temi con rigore teorico e con vivacità legata alle esperienze concrete
più recenti della Federazione giovanile.
«Il credente non ha idee migliori in politica, né lavora meglio...»; riprendendo
uno dei passaggi fondamentali di un intervento tenuto all’ultimo Campo studi
della Fgei da Annemarie Dupré - del
Servizio rifugiati e migranti della Federazione delle chiese -, Davide ha osservato che la fede, che pure ci fonda, non
è garanzia per un agire politico «migliore» o più efficace di quello di un non
credente o di credenti di altre confessioni. Essere cristiani non significa avere
un progetto politico diverso da quello di
molti altri: significa invece condividere
visioni e progetti comuni con compagni
di strada inattesi; non esiste, d’altronde,
né si può pretendere di realizzare, un
mondo secondo un modello cristiano...
La discussione svoltasi ad Ecumene
è stata quanto mai opportuna. La guerra in atto in Afghanistan e i terribili
giorni che hanno preceduto l’inizio dei
bombardamenti mettono di fronte ai
nostri occhi le conseguenze inaccettabili degli integralismi che fondano abusivamente in Dio i progetti criminali e
violenti di cui sono artefici, costringendo la parola di Dio, che è vita, nel meccanismo insensato della vendetta e della violenza. La guerra per la «libertà duratura» scatenata da Bush rivela forme
di fondamentalismo cristiano che non
ci appartengono; i progetti criminali di
Bin Laden sono una scandalosa strumentalizzazione della religione islamica. Di fronte alle occupazioni abusive
del territorio delle religioni, ci chiediamo se e come sia possibile fondare la
propria vita in Dio, senza fare il gioco
dei fondamentalismi.
La Fgei negli ultimi anni ha scelto di
«esserci»; nella riflessione sul rapporto
fra fede ed economia, nella critica alle
gravi disuguaglianze prodotte dalla globalizzazione economica, nella denuncia
delle ingiustizie provocate da un sistema economico incontrollato che approfondisce il fossato fra paesi ricchi e
paesi poveri e cronicamente indebitati;
e ha scelto di essere a Genova e di
continuare in futuro ad impiegare energie nel lavoro dei Social Forum e in altri luoghi di azione politica.
Penso però che sia stata più debole
la riflessione teologica sul rapporto dinamico che lega le scelte politiche al
fondamento di fede. Su fondamento e
vocazione vorremmo riprendere ad interrogarci, senza semplificazioni né
dando per scontato che vi sia necessariamente accordo.
La parola di Dio, che fonda le nostre
esistenze, non ci rende dunque migliori o più lungimiranti in politica. Piuttosto ci rende liberi, riprendendo ancora
parole di Annemarie Dupré, «di non
sottostare all’altalena tra il tranello del
pessimismo, causato daH’intelligenza
dei fatti, e l’ottimismo della volontà».
Viviamo nella Federazione giovanile
una tensione non sempre espressa fra
l’idea di una fede essenzialmente donata, che può aprire la strada appunto
al «pessimismo dell’intelligenza» e ai
suoi «tranelli» (come ad esempio una
svalutazione dell’agire politico), e
l’idea di fede come percorso, che fa
della promessa di resurrezione il suo
centro ma rischia di perdersi in
queir»ottimismo», che vorrebbe la propria volontà capace di far coincidere il
‘progetto di Dio con quello che realizziamo qui ed ora.
Dio ci dona la libertà di non restare
schiacciati sotto il peso di questa tensione, ma di assumerla, come parte
della relazione con lui ed energia per la
La famiglia che viviamo
di Michela Bellino e Nadia Caruso
La famiglia dove si cresce.
La famiglia dove si impara.
La famiglia,
dove ci si costruisce un’identità.
La famiglia dove nasce la fede.
La famiglia dove ci si confronta.
La famiglia, che opprime.
La famiglia, dove si litiga.
La famiglia, che si spezza...
Questo il tema conduttore dei
campi proposti ad Adelfia
nell’estate 2001.
La calda e assolata Sicilia: il palcoscenico del nostro campo.
La partecipazione è stata molto variegata, sia per la diversa provenienza
(Italia-Qran Bretagna, con una rappre-,
sentanza cinese), sia per l’età (mezzo
secolo distanziava i partecipanti più
giovani da quelli più anziani), tutti elementi che hanno creato talvolta un divario di interessi e difficoltà di comunicazione, ma sicuramente hanno contribuito a rendere molto interessante il
confronto.
La coordinazione del campo è stata
curata dalla staff con la fondamentale
collaborazione di Davide Ollearo q
nella indispensabile veste di internet
ora in quella di pastore, nonché di d
rettore e partecipante stesso. Le attiviti
proposte sono state le più svariate'^
flessione su letture bibliche, giochi d
schieramento, confronto diretto e con
divisione delle nostre personali espe
rienze attraverso il tentativo di riporta^
alla luce alcuni momenti importanti
della nostra infanzia e della nostra educazione, che hanno contribuito in diversa misura a formare e definire la nostra
visione della vita.
Nonostante le alte temperature scoraggianti, affascinante, e non solo per gl
stranieri, è stata l’escursione a Modicaj
Ragusa Ibla, città che offrono non soli
ammirevoli esempi di arte barocca, ns
anche squarci di storia sicula testimoniata da palazzi di inizio secolo che ne pte
servano le peculiari caratteristiche.
Cina grande partecipazione si è ri
scontrata anche nell’improvvisazioneIalcune serate: gli inglesi che si som
calati nei panni di attori, il cabaret tutti
italiano, i giochi, ma anche le inaspet
tate sorprese culinarie e la splendid
Sicilia hanno dato toni deliziosi e diva
tenti a questo campo.
L'
di!
ne i
SCO
libri
e SI
seri
Abl
viai
dei
tan;
E
ne
Eci
puc
abh
que
biai
len:
lere
rea
r
' chi
del
siti
ne
cai
l
costruzione del mondo. Siamo costituiti
liberi, libere di vivere le nostre azioni
politiche nella tensione fra il giudizio e
il dono, nella consapevolezza cioè che i
nostri progetti per il mondo sono già
giudicati da Dio, ma insieme sono stati
da lui accolti e giustificati. In questa
tensione vitale fra giudizio e promessa
di resurrezione possiamo agire politicamente riconoscendo che ogni strada
umana è segnata dalla frattura rispetto
a Dio, ma è insieme necessaria, perché,
vive già del dono della resurrezione.
Un fondamento, dunque, che non ci
rende migliori né garantisce un flusso
coerente di comunicazione fra le nostre
azioni politiche e le promesse di Dio; un
fondamento che non ci rende p'jJ
ma più vulnerabili - all’altro/a, ala .
all’errore -, perché ci pone al centro
vita (non ce ne chiama fuori) e
afferma che le promesse di
di Dio sono efficaci. Proprio ne
della vita, della sofferenza, dell
zia, afferma che Dio è presente.
La via della vocazione è allora
spazio angusto, ma
via stretta, posta nel mezzo fra ^
terrogazioni; il nostro grido per
stizia, che sale rabbioso a Dio e
tra il volto dell’altro e la
calzante che Dio ci rimanda: « '
derò? E chi andrà per me?»
Lulo
Ni '
zie
err
co
tut
dir
ba
C
V
13
‘fo, ora
saprete,
é did,
attività
iate: ij.
lochi d
e COI),
t esp6.
'portare
>ortantj;
ira edun divai nostra
ire SCO3 per gl
todica
lon soli
:ca,
timonii
ne pre
,e.
si è rizionei
si soni
ret tutt
inaspet
»lendid
e diva
1...
L'Ecumene invisibile
di Silvia Galafassi
iberi di okkupare gli spazi?» era
il titolo del campo giovani che
ha riunito una ventina di persone a Ecumene dal 27 luglio al 9 agosto
scorsi. Accompagnati dalla lettura del
libro «Le città invisibili» di Italo Calvino
e seguendo il racconto delle città descritte ci siamo raccontati i nostri spazi,
/abbiamo analizzato il modo in cui li viviamo, il ruolo che abbiamo aU’interno
dei diversi contesti quotidiani e l’importanza che essi hanno per noi.
Era doveroso riflettere sulla situazione del mondo in cui viviamo poiché
Ecumene è anche un luogo in cui ci si
può concentrare su quei temi che non
abbiamo tempo di affrontare nella vita
quotidiana. Come gesto liberatorio abbiamo impresso su carta tutta la violenza, l’ingiustizia, l’incoerenza e l’intolleranza che vorremmo banditi per poter
realizzare il nostro mondo ideale.
Nonostante il senso di impotenza
' che ci ha coiti, ci siamo resi conto
della necessità di prendere atto delle
situazioni critiche che vivono le persone meno fortunate di noi, spesso a
causa del nostro agire incurante.
L’analisi dei nostri spazi non poteva
non includere Ecumene. Un’isola, un
luogo dove poter eliminare tutto il re|;sto e pensare a se stessi, agli amici
||;èhe ci stanno accanto, siano essi riItrovati dopo tanto tempo o scoperti da
[poche ore; dove avere la tranquillità e
"tèmpo, ma anche la felice frenesia,
f’per assaporare ogni sensazione e ogni
" momento. Riscoprirne i luoghi con
nuovi punti di vista e trovare il modo
per migliorarli. Abbiamo lasciato gesti
concreti a conclusione dei nostri laboratori donando a Ecumene candele,
oggetti in creta, scatole dipinte, maschere e murales, cercando di renderla un po’ più nostra. Partecipare ad un
w
Perla
ì
rim
n
pace
Ilota
jils', '
a due’
sr le •
e ine"
lande
Chihli
La manifestazione del 14 ottobre si è
svolta, come prevedibile, in modo festoso sotto lo sventolio di mille bandiere
diverse, sotto lo sguardo di occhi di tutte le età, sulle note di tante canzoni, un
corteo colorato, rumoroso, in una parola
vivo, contro morte, distruzione ed interessi di pochi sul destino di molti.
«Nel sentiero della giustizia sta la vite. e nella via eh’essa traccia non v’è
morte »(Proverbi 12:28):questo è il versetto che noi partecipanti abbiamo
scelto per manifestare il nostro dissenso
hei confronti di questa guerra. Eravamo
rrtrea una ventina, pochi a dire la verità,
hia sapere che la maggior parte di noi
era a casa pur condividendo le idee di
coloro che erano lì, dava la sensazione
rii essere espressione di un movimento
hiolto più vasto che discute, si interroga
®d è capace di portare contenuti.
Paola Pasquino
La nuova redazione di Roma del noti'¡lario fgei ora ha anche una nuova
®hriaii., chiunque voglia mandarci articoli foto notizie saluti... può scrivere a
tutti e cinque direttamente a questo inuirizzo
•'edaz_roma@hotmail.com
*^9ci a tutti
giada, giovarmi, ilaria, peter
campo sugli spazi in un luogo che in
questo momento affronta un periodo
di crisi aiuta a riflettere su quello che
era e a decidere quello che vuole continuare ad essere.
In questo momento di difficoltà
prendere parte alle attività proposte
dal centro (non senza sforzi) è un impegno, da non sottovalutare e richiede
la collaborazione di tutti/e.
Agape compie 50 anni
di Nicola Rochat
Le celebrazioni del cinquantenario
dell’inaugurazione del centro ecumenico di Agape hanno avuto luogo domenica 12 agosto 2001. Allora non tutta
la struttura era ultimata, oggi non tutte
le ristrutturazioni sono compiute. Allora
come oggi si hanno pochi soldi, e cinquanta anni si sentono..
La gestione dei conflitti
dì Francesco D'Imporzano
S. Severa, agosto 2001: questi
sono data e luogo di un momento particolare nella vita di un
gruppo di ragazzi che, stando insieme, ha tessuto per dieci giorni un filo
che ancora dopo molto tempo li tiene
magicamente uniti. Si era da poco
materializzata la tragedia di Genova,
che purtroppo ha rappresentato alla
perfezione il tema dei nostri incontri
pomeridiani: il conflitto. Devo dire di
avere avuto un po’ di paura all’inizio,
conoscevo solo gli amici di sempre
del cadetti e mi guardavo intorno
spaesato nonostante le precedenti
esperienze. Come al solito basta
ascoltare una chitarra, una voce da
favola, per farti capire che hai a che
fare con persone che non aspettano
altro che donare se stessi (agli altri
tanto da concentrare in pochi giorni le
emozioni di tutta una vita). Siamo entrati subito nel vivo delle discussioni,
si è parlato di G8, di conflitti nella famìglia, nella Bibbia e dei punti in comune che possono avere due atteggiamenti apparentemente diversi come il pugno e la carezza. Intanto nascevano amicizie, antipatie e anche
amori. Forse tre soli monitori erano
pochi per contenere tutta la nostra voglia di scherzare, per lasciarci alle
spalle, anche solo per un attimo,
quella camionetta dei carabinieri che
ha spento in pochi drammatici secondi la vita di Carlo Giuliani. Eravamo
circa una quarantina, tutti uniti nel far
funzionare quel meccanismo quasi
perfetto innescato dal direttore a cui
va il merito di aver trattenuto anche
noi più piccoli. Abbiamo capito quanto siano importanti il confronto e lo
scontro con persone che gestiscono la
loro vita in modo diverso da noi, che
ancora non sappiamo cosa significhi
essere adulti. E proprio per questo
rappresentiamo la voce che esce dal
coro, che ci sentiamo parte del successo di qualcosa e sappiamo che
tutto questo ha il sapore del "mai provato prima". Ho detto quasi perfetto
perché, come tutte le cose belle, il nostro campo ha avuto qualche momento di difficoltà, ma nulla che non potesse essere vinto con la semplice ma
devastante forza di un abbraccio.
Forse noi meritavamo di più dai
monitori e loro di più da noi, però di
Una cosa sono certo: il campo giovani
rimarrà sempre un’occasione irripetibile per imparare a sognare non solo
con la forza del pensiero, ma anche
con l’impulso del cuore.
Agape compie 50 anni, si raccoglie in
un giorno di festa in modo sostanzialmente sobrio, non troppo autocelebrativo. Le mille generazioni che sono passate per Agape e ne godono l’abbondanza
di doni, si vedono, si sfiorano, si annusano. Molte parole scorrono, molti giovani
lavorano perchè tutto vada bene.
Immagini di una festa: tante persone
di tutte le età, la bella giornata di sole,
il salone con 250 coperti, l’aperitivo e
la mostra fotografica nella chiesa
all’aperto. Emozioni di una festa: il ritrovarsi, il riconoscersi, il culto mattutino, il canto, la lode e la riconoscenza al
Signore. Una predicazione originale su 1
Corinzi 13, non è mica facile.
Numerosi i messaggi di saluto, dal
locale al globale, dal sindaco di Praly a
Konrad Raiser segretario del WCC. 11
moderatore della Tavola Valdese a moderare, splendido nel suo ruolo, ciuffo
ribelle e un sorriso di benvenuto per
chiunque. 11 cambio di direzione simbolicamente avvenuto, adesso le chiavi le
custodiscono Daniela e Simone. Grazie
a Daniele e Silvia!
Le pietre di Agape. Agape luogo non
luogo. Agape frontiera, crocevia di percorsi, fedi, ideologie, persone, politica
e società. Agape luogo di formazione e
pensiero. Agape importante per il protestantesimo italiano, importante per la
Fgei. E la Fgei importante per Agape,
anche. 1 rapporti internazionali, la ricerca teologica, la riflessione sul binomio
fede/politìca, il percorso delle donne, la
differenza di genere, l’attenzione alle
relazioni.
Allora come oggi Agape è in montagna, tra alberi e cielo, montagne e neve, sole e nuvole. La valle ha meno lavoro, meno minatori, più seconde case,
turismo invernale ed estivo, Scopriminiera. 11 campo è fertile, ma come tutte
le cose va curato, con passione, perseveranza e senso del limite.
14
DALL'ESTERO
«Che genere sei? Che ruolo hai?» la gender conference in Danimarca
di Paolo Montesanto
«■l f on c’è qui né Giudeo né greco;
non c’è né schiavo né libero; né
M I maschio né femmina; poiché
voi tutti siete ano in Cristo Gesù»
Calati 3.28.
Certo che se le parole di Paolo fossero davvero descrittive di una realtà,
molto del lavoro che ancora resta da
compiere nelle problematiche di genere
risulterebbe davvero poca cosa. In ogni
caso è beilo fissare queste parole non
solo come un obiettivo, ma come la
consapevolezza che questo sentimento
di uguaglianza si possa concretizzare,
seppur lentamente, in qualcosa di reale. Questo è quanto è emerso nel corso
dei lavori della gender conference frutto della cooperazione di Wscf ed Eyce,
che a Juelsminde, nel cuore della Danimarca, ha riunito ragazze e ragazzi da
tutto il mondo (in questo caso vale la
pena di precisarlo): Gngheria, Romania, Repubblica Ceca, Italia, Ci.S.A., Indonesia, Puerto Rico, Germania, Finlandia, Danimarca, Gran Bretagna, Polonia, Malta, Bielorussia, Lituania.
Il filo conduttore del convegno è stato la definizione di genere nelle sue relazioni ed implicazioni con i fondamentali delle nostre società e ad accompagnarci sono stati interventi di relatori ed
ospiti e la consultazione di un working
document sul genere a cura dell’Eyce.
La definizione di per sé di questo
concetto non è certo la cosa più semplice e non può in ogni caso prescindere
da puntualizzazioni che ci aiutano ad
uscire da un’ancora inveterata convinzione che i ruoli della donna e dell’uomo
siano determinati dalla natura del loro
corpo e che abbiano così una ‘spiegazione’ biologica (e per di più con pretese di
validità scientifica). Più valido sicuramente risulta considerare genere e rispettivi ruoli come una sorta di comportamento indotto dall’educazione. Infatti
provate ad immaginare come potrebbe
cambiare il vostro comportamento se da
bambini vi avessero fatto giocare con le
bambole o rimanere a casa ad aiutare
vostra madre nelle faccende domestiche, o se da bambine vostro padre vi
avesse portato con sé allo stadio e i parenti invece di rivolgersi a voi dicendovi
‘Che bambina carina che sei diventata’
vi avessero detto ‘Diventi sempre più
forte’; o se fossimo comunque cresciuti
in un ambiente in cui non vedessimo fin
dall’inizio una sorta di differenziazione
marcata o addirittura dualismo fra i ruoli
femminili e maschili. Pensiamo poi al
linguaggio, quanto siano frequenti
espressioni di genere per indicare la col
Società
dominata
dal genere maschile
?
lettività degli essere umani, o come in
tutte le culture gli insulti più umilianti si
riferiscano alla sessualità femminile.
Sulla base di queste precisazioni è stata
fatta una riflessione in gruppi per individuare una priorità fra diversi tipi di società possibili e immaginabili: una in cui
il genere maschile ha la supremazia e viceversa, un’altra assolutamente egualitaria, infine una società di sole donne e
un’altra frutto di una decostruzione dei
ruoli, in cui né dualismi, né specificazioni di ruolo o definizione caratterizzano i
rapporti fra i generi. La maggior parte
dei gruppi ha scartato gii altri modelli
per scegliere quello egualitario e il modello della decostruzione: quest’ultimo è
stato in ultima analisi quello preferito,
per lo meno come tentativo di azzeramento di una serie di elementi che influiscono negativamente nella nascita di
ruoli e clichè di genere.
Lasma,. della chiesa Presbiteriana, ci
racconta del suo paese, l’Indonesia, in
cui le donne appartengono ad una sorta
di serie B, dove non esistono un’educazione e dei diritti fondamentali uguali
per entrambi i generi, e conclude esprimendo il desiderio che si legga la Bibbia con altri occhi, con un taglio più critico; può sembrare sconcertante, tuttavia se pensiamo alla condizione femminile di certe società, anche non per forza lontane come quella indonesiana,
vediamo come le descrizioni bibliche
del rapporto fra i generi nel contesto di
una società patriarcale sono utilizzate
per affermare situazioni di disparità fra
un genere e l’altro. È in ogni caso evidente come le interpretazioni religiose e
le strutture che ne sono seguite hanno
fondato e consolidato una visione patriarcale di tutta la società, così pervadente e radicata che spesso le stesse
donne, in alcuni casi, l’accettano come
normale se non «liberante» o «protettiva»; si tratta di una semplice ripartizione di ruoli e obblighi posti come fondamenti per la stabilità e l’ordine, per tanto considerati elementi statuari da non
discutere per non compromettere un sistema; se ci pensiamo anche l’idea della famiglia tradizionale, così come la
conosciamo noi, deriva, e in certi casi
ne è ancora pervasa, da questa impostazione. In Galati 3:28 possiamo trovare numerosi spunti per avviare un percorso in una direzione diversa, le parole
di Paolo fanno supporre che nelle prime
società cristiane la condizione dei generi fosse tendenzialmente paritaria nonostante il modello patriarcale offerto dalle Scritture, resta da capire come nel
corso della Storia tale condizione sia radicalmente mutata.
Società
dominata
dal genere femminile
? Î
Î
Società
solo al femminile
Modello
egualitario
ii
Decostuzione dei ruoli
Ripensando alle parole di Lasma credo che la volontà di oltrepassare il dualismo qualitativo uomo-donna possa
essere assolutamente conciliabile con
una diversa capacità di leggere le Scritture e sapervi cogliere un messaggio di
sottotesto a scapito delle descrizioni di
modelli di società che non ci appartengono; credo che nei secoli le donne
siano in un certo senso state private
della possibilità di pronunciare il nome
di Dio con un loro linguaggio, al pari di
come il nostro linguaggio corrente è
improntato al maschile (così come siamo soliti dire ‘l’uomo’ per indicare
l’umanità tutta), e di come siamo abituati a descrivere la realtà con paradigmi maschili o comunque dualisti.
Paradigmi che sono ben radicati in
tutti gli aspetti delle società, dalla famiglia alla politica e che come tali tendono
a generare diverse relazioni di potere,
spesso avvallate anche dai sistemi educativi. Ad esempio ancora è evidente la
disparità tra uomini e donne impegnati
in politica, o semplicemente la specializzazione professionale che vede le donne
fare le insegnanti piuttosto che le dirigenti di una banca; essere presidente di
una società o primo ministro richiede
una formazione alla quale sia un uomo
che una donna possono accedere, tuttavia spesso l’opinione pubblica o l’idea
diffusa non riconosce alla donna la capacità di esprimere una valenza simbolica di leadership; di fatto il leader deve
essere per forza uomo perché l’idea simbolica maschile riconduce ad un’idea di
forza, sicurezza, paternale protezione; di
una donna in politica, o ricoprente una
carica istituzionale si fa in prima analisi
una valutazione estetica, se è bella, come veste, di un uomo la sua autorevolezza, simpatia. Non è difficile ricondursi
a quella sorta di canalizzazione che viene fatta inconsapevolmente dal sistema
educativo verso i bambini: i maschietti
crescono abituati a sentirsi dire ‘Che
ometto forte’ o ‘Comportati da uomo’,
mentre le bambine cose del tipo ‘Che
carina, che bel vestitino’. Ma va anche
ribadito che le nuove generazioni maschili tendono comunque a rifiutare tali
modelli, pur tuttavia non riuscendo a formularne di nuovi, spesso con la difficoltà
di superare le sottili tracce lasciateci
dall’educazione ricevuta: la società patriarcale si sta, in un certo senso, svuotando daH’interno, lasciando in piedi una
sorta di esoscheletro fatto di comportamenti e istituzioni educative. In effetti la
nebbia che ancora avvolge una nuova
coscienza maschile e un nuovo modello
identitario saltava all’occhio a questo
convegno: ben 5 i partecipanti maschi
contro 18 le femmine; i casi sono due, o
c’è paura di mettersi in discussione, o le
problematiche di genere non sono avvertite dalla grande maggioranza dei
maschietti; infatti il convegno è stato per
lo più coniugato sulle problematiche
femminili, proprio perché nulla di nuovo
appare dall’altro versante.
Tuttavia non è stato possibile parlare
di condizione femminile o di rapporto
fra generi senza menzionare la conflittualità; conflittualità il'più delle volte
‘impari’, nel senso che è spesso subita
da una delle due parti, e mi riferisco alla
violenza. Si è parlato di violenza subita
tutti i giorni da cittadini e cittadine, da
quella sottile inflittaci dall’inumanità di
un’istituzione o dall’elusione dei nostri
diritti, a quella più evidente elargitaci da
una polizia un po’ troppo manesca, alla
violenza subita nelle famiglie. 11 convegno ha fatto proprio un documento riguardante lo specifico delia violenza intesa come molestia sessuale.
In sette giorni, dal 15 al 21 ottobre,
si è dipanata una notevole poliedricità
di concezioni, visioni, sensibilità, ma
nonostante questo sull’argomento del
convegno c’è sempre stata una condivisione di intenti, una consapevolezza
che le tematiche affrontate erano comuni alle nostre esperienze ed esigenze. Davvero ricorderò sempre i momenti dei worhips in cui lo stesso passo
biblico era letto in lingue differenti o
ognuno diceva il Padre Nostro nella
propria lingua, il che tutto insieme risuonava come un caldo e unico mormorio come in una sola unica lingua.
È stata davvero un’esperienza stimolante per la quale debbo ringraziare
quanti l’hanno permessa e coadiuvata,
oltre chi ha lavorato perché si concretizzasse.
Per chi non vi fosse mai stato, Juelsminde è un ameno paesino balneare
sulla costa orientale della penisola danese. C’è un vento tremendo e ho fatto
la figura del solito italiano sole-mare
freddoloso (ma non ero l’unico, anche
Thelma, da Malta, pensava come me)i
la Danimarca è bellissima, sembra un
enorme giardino tenuto molto bene,
con un grande amore verso la NaturaAssomiglia a Legoland, e se penso c
i Lego sono nati in Danimarca capisco
che non è stato per caso, che cioè
Le
olorati
go non sono solo mattoncini et
ma proprio una categoria di pensieri
della realtà. Naturalmente abbiamo a
to anche una gita a Legoland: è un
sto stupendo e inimmaginabile, per
gioia di tutti i bambini amanti dei
e - aggiungo - anche per quella deg
ex bambini come me.
Re
dlM
colle
pei i
ecun
orgai
zion<
«E
va»
Cont
sent«
di m
Dich
cora
men
molt
. Qi
alfro
la pr
si, 0
Cegt
sfida
crisi
at
cons
Cl
ta g
dise
razzi
tere
smo
o et
esisi
supe
che
tra r
glio
S(
finizi
cette
situe
ficar
rano
le d:
près
cene
sopì
sciui
Corg
relig
rarai
Vi
15
Reagire alla crisi ripensando se stessi
di Michel Charbonnier
Dal 17 al 23 settembre si è tenuto
in Svizzera il 32- congresso del
Cege, il Consiglio Ecumenico
Giovanile Europeo.
11 Cege è un network che mette in
collegamento membri in 23 paesi europei e lavora per creare una coscienza
ecumenica comune a livello giovanile,
organizzando seminari e corsi di formazione intemazionali su varie tematiche.
«Ecco, io sto per fare una cosa nuova» (Is. 43,19). Questo il motto del
Congresso, che è stato senz’altro presente e quanto mal appropriato, carico
di molteplici significati: constatazione?
Dichiarazione d’intenti? Augurio? O ancora, necessità impellente? Probabilmente tutto questo insieme, e forse
molto altro ancora.
. Questo è perché il Cege si trova ad
affrontare una grossa sfida: assumere
la propria situazione di crisi e rinnovarsi, oppure chiudere. Se do è perché il
Cege si trova ad affrontare una grossa
sfida: assumere la propria situazione di
crisi e rinnovarsi, oppure chiudere.
ato, carico di molteplici significati:
constatazione? Dichiarazione d’intenti?
Augurio? O ancora, necessità impellente? es., rClE o il CEC), il disimpegno di
molte organizzazioni nazionali aderenti,
il suo stile di vita obiettivamente alto,
hanno portato il Cege ad avere un deficit ingente in bilancio.
Senz’altro, questo Congresso ha coraggiosamente e umilmente impugnato
la situazione: ha saputo reagire, nominare la crisi, non si è limitato a prendere provvedimenti sul piano finanziario,
ma ha anche avviato una seria riflessione sul proprio essere, sui propri
obiettivi, sulle proprie priorità, e ha
chiamato tutti i suoi membri (Egei
compresa!) ad impegnarsi per fare insieme «una cosa nuova».
Nel prossimo aprile, la Egei ospiterà,
ad Agape, il seminario internazionale
Cege sulla globalizzazione. E un passo
importante perché, in questo momento
di debolezza, si ha il coraggio di avventurarsi su un terreno di riflessione,
quello più dichiaratamente «politico»,
non ancora affrontato cosi apertamente. Il mio augurio è che sia l’occasione
per la Egei di rinnovare e rilanciare la
propria collaborazione e la propria presenza attiva nel Cege e nell’ecumenismo europeo.
Cristianesimo e razzismo
jbre,
"icità
, ma
) del
3ndi-_
lezza
I cogenmoasso
nti 0
iella
le rimeria.
imo
dare
vata,
icre
Juelleare
ì dafatto
Tiare
nche
me)l
a un
iene,
[tura.
) che
lisce
i Le
orati
siero
ifat
1 po'
er
Lego
degli
Durante il seminario del Cege in
Romania (25 marzo-1 aprile) a
cui hanno partecipato circa trenta giovani di diverse confessioni, si é
discusso della lotta cristiana contro il
razzismo. Ci siamo soffermati a riflettere cosa significasse la parola razzismo. Se ha origini solo di tipo culturale
0 etnico, se si basa sull’ideologia che
esistano più razze e che alcune siano
superiori ad altre, o se è un concetto
che comprende le discriminazioni di altra natura, come quella verso i disabili,
gli omosessuali, i senza tetto...
Senza arrivare alla stesura di una definizione del termine universalmente accettabile, siamo passati a confrontare le
situazioni nei vari paesi riguardo al verificarsi di fenomeni razzisti e come operano le chiese cristiane per combattere
le discriminazioni. Purtroppo abbiamo
preso atto che le chiese non stanno facendo molto, almeno in ambito pratico,
soprattutto laddove non sono riconosciuti a pieno i diritti civili a tutti. Ci ac'^orgiamo che il rapporto tra le diverse
religioni sia a mala pena di rispetto, ma
raramente di collaborazione.
Vivere chiusi nel nostro benessere si
gnifica ignorare le infinite realtà esistenti
e significa sottrarsi alle proprie responsabilità. Qualcuno prima di noi ha iniziato la lotta contro il razzismo e l’indifferenza e spetta a noi portarla avanti cosicché qualcun altro potrà continuarla.
Siamo un unico popolo che deve imparare a far tesoro dei doni che ha ricevuto e che deve avere gli stessi diritti e
le stesse opportunità.
Giada La Fata
creare di esprimere quello che si é
vissuto, la gratitudine del dono ricevuto, non è facile; le parole si
perdono nella mente, pur avendo un
ruolo essenziale. Ancora più importante
dovrebbe essere il riuscire a capire che,
anche se non si hanno le «caratteristiche
etno-socio-culturali» adatte a questo
mondo capitalista che rifiuta automaticamente il diverso, si può non essere disprezzati. Un appello che dovrebbe produrre una grandissima eco nelle nostre
coscienze è quello suggeritoci da un
motto degli Indiani d’America: «Prima di
giudicare una persona, bisogna camminare per tre lune nel suoi mocassini».
Rossana Caglia
Ch‘jj4^ K.ihnofí^cH‘4
MnueLe.
. /O.Z^Oof
Mes e migrazioni
di Michela Bellino
Dal 1- al 7 ottobre si è riunita a
Norimberga (Germania), l’Assemblea Europea del WSCF
World Student Christian Federation,
fondata in Svezia alla fine dell’Ottocento su una collaborazione tra gruppi giovanili delle differenti denominazioni cristiane in nome di obiettivi comuni, e
che nel corso di pochi decenni ha raccolto adesioni in ogni parte del mondo.
Il calendario di questo incontro si è
dimostrato molto denso e vario: campo
studi sul tema dell’immigrazione, esplorata nelle sue cause e nelle sue conseguenze, nelle sue ragioni umane e normative, sia con la discussione in piccoli
gruppi, la condivisione di esperienze
personali, ma anche con la testimonianza di persone che da tempo si occupano
di questa questione per lavoro.
La partecipazione è stata molto attiva,
i gruppi di interesse (solidarietà, teologia, comunicazione, genere ed educazione) hanno dibattuto svariate tematiche e
proposto una serie di linee guida a cui
attenersi per dare un taglio più chiaro ed
un senso più profondo ed intenso agli incontri ed alle attività della Eederazione.
Una giornata intera è stata dedicata
alla votazione delle mozioni e all’elezione dei nuovi membri della commissione
nelle cariche che avevano concluso o
sospeso il mandato. La tedesca Silke
Lechner è stata eletta nuova portavoce
della regione europea. Daniela Rapisarda prosegue il suo compito di segretaria
regionale a Oslo, nella nuova sede del
WSCFeurope, Peter Giaccio è stato riconfermato nella commissione europea.
• Nonostante l’intensità del programma, non è mancato il tempo per assaporare un po’ di cultura tedesca e di visitare brevemente la bella città di Norimberga: il suo splendido borgo medievale, il centro pedonale e le ancora più
suggestive documentazioni lasciate da
un luogo che è stato, tra la prima e la
seconda guerra mondiale, il fulcro della
vita del partito nazista in Germania.
Colgo l’occasione per segnalare il sito internet del WCSFeurope in costante
aggiornamento: www.wsefeurope.org
Svezia: riflettere sulla globalizzazione
di Manuela Lops
Partire verso un posto sconosciuto
dove incontrare persone con cui
confrontarsi, condividere momenti
di dibattito intenso e impegnato alternati
a momenti di puro divertimento é tra le
esperienze più emozionanti e costruttive
che la fgei, attraverso il Movimento Cristiano Studenti, mi ha concesso di fare.
Questo viaggio a Höör (Svezia) è stato un’occasione di crescita e formazione.
Abbiamo partecipato al Nordic Summer Meeting organizzato dai giovani cristiani/e scandinavi/e su «Globalizzazione
e Spiritualità», con partecipanti da
tutt’Europa e un ragazzo palestinese.
Abbiamo condiviso le testimonianze su
quanto accaduto durante il G8 e la riunione di Göteborg.
Gli ospiti intervenuti ci hanno raccontato la loro esperienza, le loro visioni e
preoccupazioni, parlando dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio, del
Eondo Monetario Internazionale e della
Banca Mondiale. La globalizzazione
tocca le nostre vite da vicino, sia positivamente che negativamente. Esistono
però cifre, dati statistici che non possono lasciarci indifferenti: 30.000 morti al
giorno di fame, stenti e malattie. Non
sono solo cifre. Si parla di economia
globale e, un attimo dopo, di persone
che muoiono a causa del mercato: tutto
questo è strettamente collegato.
Come può il nostro essere cristiani/e
intervenire in tutto questo? Si è parlato
di teologia della liberazione, simbolo spirituale della lotta alla globalizzazione dei
mercati, che si cala nei contesti, aiuta le
persone che subiscono gli effetti negativi
dell’economia globale.
Abbiamo creato una mailing list per
tener vivo il dibattito. Si è proposto di
organizzare conferenze che approfondiscano altri aspetti della globalizzazione e
come si presenta nelle diverse parti
d’Europa.
Di questa esperienza è rimasta la cónsapevolezza che ciò che accade deriva
da meccanismi storici e si svolge in maniera invisibile ai nostri occhi, favorendo
solo pochi. E stata proposta una Sorta di
globalizzazione solidale in alternativa a
quella economica. L’educazione alla critica, recepire le informazioni analizzandole, tenendo presenti le enormi contraddizioni, costituirebbe già un passo in
più rispetto alla passività critica nella
quale siamo immersi.
16
a
dal Consiglio
allargato
A
Il Consiglio allargato si dimostra essere, con il passare degli anni, uno degli
appuntamenti più importanti della Fgei. Se per il Consiglio nazionale è infatti
una occasione di scambio con i rappresentanti delle varie realtà igeine a pochi mesi dal Congresso e dopo una lunga pausa estiva, per i partecipanti è luogo di scambio, di riconoscimento di problematiche e forze comuni.
(Jno spazio di democrazia come ve ne sono tanti aH’interno della Fgei e che
probabilmente fatichiamo sempre più a trovare aH’interno delle nostre chiese.
Le difficoltà intergenerazionali, l’allontanamento dei giovani dal culto, per non
parlare delle assemblee di chiesa e salendo a quelle di circuito e distretto dovrebbero portarci a riflettere, insieme alle Comunità sul nostro futuro.
La Fgei vive un momento di difficoltà, è inutile nasconderlo, e lo condivide
con le chiese.
Non è però un guscio vuoto, tutt’altro. Organizza attività, luoghi di formazione, partecipa alla vita dei centri giovanili, è impegnata nelle attività della chiesa, in particolare nelle scuole domenicali e nel catechismo. La Fgei è inoltre
presente all’estero, chiamata ad ospitare ed organizzare incontri internazionali
al pari di federazioni giovanili che contano ben altri numeri, in particolare del
nord europa. Attività queste ultime portate avanti da pochissime persone che
sempre più spesso lamentano stanchezza e mancanza di entusiasmo di fronte
ad un contesto che sembra indifferente ad ogni stimolo. La conseguenza diretta
di tutto questo è inevitabilmente un più attento esame delle risorse disponibili,
umane e finanziarie che porta a fare delle scelte di azione e quando queste non
avvengono spesso ci si ritrova a lavorare nell’emergenza a ricucire situazioni
poco curate.
(Jna situazione non facile che il Consiglio allargato, dopo il Congresso, ha
nuovamente riconosciuto con lucidità e che si appresta ad affrontare individuando quale priorità il lavoro nei gruppi locali e nelle regioni. Da qui l’importanza attribuita ai campi formazione visti anche come una delle possibilità di lavorare sul territorio, con le chiese, gli animatori e i centri giovanili.
Lo sguardo rivolto aH’interno non può però farci dimenticare ciò che avviene
intorno a noi. La situazione internazionale, la guerra, gli effetti devastanti della
globalizzazione, le nuove tecniche scientifiche si intrecciano nel lavoro della Federazione con una nuova ricerca teologica e di genere e con le problematiche
legate all’accoglienza.
Grosse sfide queste ultime che ci portano a fare i conti con le nostre forze e
con le risorse finanziarie. Non a caso infatti e dopo un lucido esame della situazione, il Consiglio allargato ha votato per consenso l’aumento della quota annuale di iscrizione alla Fgei. (Jna decisione che dimostra anche a livello economico, il nostro impegno nel sostenere il lavoro della federazione giovanile.
A me e a Consiglio non resta che augurarvi e augurarci un buon lavoro!!!
Per il Consiglio nazionale
Barbara Grill
1
I Consiglio
Allargato è
stato come
ogni anno un
momento per
fare il punto
anche sullo
stato del finanze della
Fgei e per
provare a renderci conto
FINANZE
Il piatto piange
di Matteo Rivoira
dell’importanza di questo aspetto
della vita della Federazione. Da una
rapida lettura delle voci del bilancio
si vede immediatamente che i soldi
che entrano nelle casse della Fgei
provengono dagli aiuti delle Chiese
(la colletta della domenica della
Fgei), dagli aiuti dell’lnter Church
Aid e, in proporzione decisamente inferiore, dalle adesioni degli fgeini/e e
da altre forme di autofinanziamento.
Questo stato di cose non è certamente il migliore che ci si potrebbe
aspettare, per due motivi: il primo è
che gli aiuti dall’estero ben presto saranno dirottati verso altre realtà giustamente più bisognose, perché si
trovano in paesi meno ricchi; il secondo, a mio parere ben più importante, è che il contributo dei/lle singoli/e e dei gruppi rimane molto al di
sotto di un terzo delle entrate, ciò
vuol dire che senza gli aiuti esterni
noi non potremmo fare
molte delle
cose che programmiamo in
ogni Congresso. Per questo
motivo il Consiglio Allargato ha deciso
di portare la
quota di adesione da 25.000 £ pro capite, consigliata da ormai otto anni a questa
parte, a 25 - (poco meno di 50.000
£), per aumentare sensibilmente la
parte di entrate deH’autofinanziamento. Si è stati/e concordi nel riconoscere che se una tale cifra può apparire molto alta da sborsare in una
volta sola, è pur vero che i soldi da
accumulare mese per mese per raggiungere questa quota non sono molti e che la vera sfida sta nella volontà
di ricordarsi di metterli da parte. Oltretutto si è anche ricordato come si
possano raccogliere parte di questi
soldi anche con attività organizzate
dal gruppo, quali cene a sottoscrizione, lotterie ecc.
Infine è stato accolto l’invito a raccogliere le quote entro febbraio, cosi
da facilitare la gestione del bilancio
permettendo di avere una visione più
reale delle entrate effettive.
DUE REDAZIONI
Il Notiziario si rinnovn
di Barbara Grill
ue redazioni, due città, un numero doppio. Non si può dire che il
Notiziario Fgei esca in sordina.
Nuova la veste grafica, meno noto il
percorso che fin qui ci ha portato. Il
Congresso Fgei ha colto con entusiasmo la rinata attenzione per queste pagine colorate che ogni due mesi appaiono aU’interno di Riforma. Un’attenzione che, almeno negli ultimi anni, è
andata scemando, non permettendo a
una Federazione piccola come la nostra di cogliere l’importanza di un proprio bollettino che a tratti e secondo
l’occasione si trasforma in rivista, eronata, agenda. La redazione di Torino,
che per anni ha curato il Notiziario, potrebbe raccontarci delle difficoltà nel
reperire articoli, informazioni su campi
e seminari, nel creare un gruppo intorno la redazione di un giornale. E la redazione di Napoli, nata qualche anno fa
per creare un secondo polo del Notiziario, potrebbe spiegarci la fatica nel lavorare a chilometri di distanza che ha
portato alla difficile scelta di lasciare
dopo pochi anni. Strano e allo stesso
tempo piacevole oggi essere qui a scrivere che la Federazione ha nuovamente due redazioni, una a Torino, più
snella e operativa, l’altra a Roma, forse
più gruppo redazionale che pensa e di
. r
^ ?
scute il giornale. Un vero e proprio regalo per la Fgei, che pur attraversando
un periodo di crisi numerica, dimostra
di non aver ancora perso in termini di
creatività ed entusiasmo.
Ma tutto ciò da solo non basta: giusto ricordare la professionalità di Pietro
Romeo che con l’esperienza maturata
in Riforma continua, pur rimanendo
fuori dalla redazione, ad aiutarci in fase
di composizione e irhpaginazione; il lavoro di persone che hanno deciso di rimanere perché legate a un percorso
comune; e naturalmente il bagaglio di
esperienza che lascia una persona come Elia Piovano, impegnato nella redazione fin dai tempi dell’esordio. A lui e
a quanti si sono spesi perché il Notiziario potesse raggiungere questi livelli va
il nostro grazie più sentito. Alle nuove
redazioni i nostri migliori auguri!
IL CONSIGLIO
Chi sono, dove sono, coso fanno
Sandro Spanu
(Segretario), a Edimburgo per l’anno 2001-2002.
0128001@sms.ed.ac.uk
Elena Caruso
(Vicesegretaria) Via F. De Sanctis 350 - 96018 PACHINO (SR) - tei.
0931591905 - 338/7563417 - elenacaruso@tin.it
Barbara. Grill
(Vicesegretaria) Via Gmberto 1, 11 - 10065 San Germano Chisone
(TO) - tei. 0121. 582823 - 347/5220082 - barbaraaril@tiscalinet.it
Marta D’Auria
(Segretaria agli atti. Responsabile dei contatti con il Notiziario
FGEI): Viale S. Ignazio di Loyola 130/A 80131 Napoli. Tel. 081
2203051
redazione.napoli@riforma.it
Matteo Rivoira, (Cassiere, Laboratorio Politico) Via Duca Amedeo 10,
10066 Rorà (TO) - Tel. 349/1287862 - matteo.rivoira@ti.scalinetJt
Beatrice Passerini
(Responsabile esteri): Via M. D’Arezzo, 3 - 50143 Firenze - tei. 055
710181 - beatpa@tin.it
Samuele Pigoni
(Laboratorio politico) Borgata Agape 1 10060 Prali (TO) - tei 0121
807514, celi. 333/4484397 - samuele@aQapecentroecumenico.orfl
Il Consiglio sul territorio:
Nord ovest:
Nord Est:
Centro:
Sud:
Matteo Rivoira, Barbara Grill
Samuele Pigoni
Beatrice Passerini, Barbara Grill
Marta D’Auria, Elena Caruso
Per la corrispondenza: redaz_roma@hotmaH.com, oppure: romeo@riforma.it
REDAZIONE: a Torino C/o Riformo, via S.Pio V 15, 10125 Torino (tei. 011/65520787; fax 011/657542);
a Torino Michela Bellino, Paolo Montesanto, Pietro Romeo,
a Roma Alessia Passarelli, Giada La Fata, Giovanni Peres, llaria Valenzì, Peter Cioccio
ÍU
[L5 Í
igio”
^ Casi
dove g
Walde:
stanno
sted sii
ineinbt
Ives e c
la tant
l’idea (
delteir
se. Iniz
valdes
conia
ringhi!
travers
ci darà
scere n
te vece
ASt.
modo i
fondir
Cromw
vissuto
a lui la
statua
tico. Il
scorso
conis
ges», e
(Westn
ta dad
lafine
Do
sul
. ÍÍÜ
stann
balizz
fornir!
rotane
rea tu
tàdei
no, ur
Organ
no nel
bkma
oppur
minai
poveri
meco,
1)L
e non
zionai
2)1
Ogm
donii
azien
breve
mezzi
3) È
no de
mitid
quali!
4) ì
Pubb!
sulla
questi
fitto.
5) 1
strutti
per 01
m
TOI
TOl
Llb.
.l4/t
17
il.
ne
0,
55
dicembre 2001
*1*111111**
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
IO Tesando
nostra
lini di
i: giuPietro
turata
rendo
n fase
; il laI di ricorso
jlio di
la coredalui e
otiziaelli va
nuove
Viaggio in Inghilterra e Galles fra gli amici della Waldensian Fellowship
Un itinerario di viva fraternità
luoghi storici e paesaggi significativi nei luoghi che ricordano la vita di Oliver Cromwell
Incontri con le comunità della Chiesa riformata unita per fortificare la fede comune
ALBERTO BRACCO
LILLY CHIAVIA
»miA PRANDINO
tl 5 settembre, con una
leiornata piena di sole, il
Jnsio aereo decolla da Tori!„ Caselle verso l’Inghilterra
J®eBli amici inglesi della
Waldensian Fellowship ci
stanno aspettando A Staned siamo attesi da alcuni
membri della comunità di St.
tose da una lieve pioggerela tanto per non smentire
’idea che gli italiani hanno
del tempo atmosferico inglese Inizia così il nostro viaggio organizzato dalla Chiesa
valdese in collaborazione
conia Chiesa riformata dell’Inghilterra e del Galles, attraverso varie comunità, che
ci darà l’occasione di conoscere nuove realtà e rinsaldate vecchie amicizie.
ASt. Ives abbiamo avuto
modo di conoscere e approfondire la storia di Oliver
Cromwell, nato nei pressi e lì
vissuto per un certo periodo:
alni la città ha dedicato una
statua e parte del museo storico. Il secondo giorno è trascorso visitando Cambridge,
con i suoi numerosi «colleges», e la Facoltà di teologia
(Westminster College) fondata da due sorelle londinesi allafine dell’800. Il nostro viag
gio prosegue per Sale, città ai
margini della periferia sud di
Manchester: da lì è nata la
storia dell’amicizia fra le nostre due chiese. Gli instancabili coniugi Bill e Ruth Cowhig ci accolgono, assieme agli
altri membri della chiesa locale, con tè, caffè e dolci: uno
dei tradizionali momenti dell’ospitalità inglese che avremo modo di apprezzare per
tutto il viaggio
Nei giorni passati a Sale
abbiamo fatto una gita a Halifax, dove siamo stati accolti
per il pranzo dalla locale comunità; a York, una delle più
belle città medievali inglesi,
cOn una magnifica cattedrale
in stile gotico, e partecipato
al culto con la comunità. Da
Sale l’itinerario continua verso il Galles con una tappa al
Centre for Alternative Technology, dove vengono svolte
ricerche su nuove possibilità
di risorse energetiche. David
e Hillary Huckfield ci hanno
accompagnati ad Aberystwyth, cittadina universitaria suOa costa, sede della Biblioteca nazionale e un tempo famoso centro balneare.
Lì ci attendeva la comunità
della chiesa di St. David, che
ci ha preparato la cena e una
serata di diapositive sul Galles. Ma il benvenuto ce lo dà
anche la pioggia, elemento
Centro culturale «Jacopo Lombardini»
Documento di riflessione
sul problema Ogm
¡1 Centro culturale «Jacopo Lombardini» ha scelto per ques(anno due filoni di riflessione: 1) Scienza, etica e fede; 2) Globalizzazione e sviluppo sostenibile, ponendosi l’obiettivo di
fornire, dopo la presentazione dell'argomento con una tavola
rotonda o una conferenza, un luogo di riflessione per consentire a tutti gli interessati di confrontare le proprie opinioni al di
là del dibattito già avvenuto e formulare, quando sia opportuno, un documento che raccolga una posizione comune. Sugli
Organismi geneticamente modificati (Ogm), che rappresentano nel contempo una risorsa della ricerca scientifica e un problema per i rischi che poterebbero derivare dal loro consumo
oppure per i condizionamenti economici che potrebbero determinarsi a favore delle multinazionali e a scapito dei paesi più
poveri, è stato elaborato il seguente documento, che si offre come contributo su questo tema.
1) La ricerca nel campo dePQgm è una risorsa per tutti
e non va sottoposta a condizionamenti.
2) La commerciabilità degli
^gni può comportare posizioni di forte privilegio per le
aziende che detengono il
brevetto dei prodotti e dei
®®zzi per produrli.
3) E opportuno che esistalo delle regole per porre li®iti di profitto al di sotto dei
E prodotto è gratuito.
^¿ “ opportuno che fondi
pubblici vengano indirizzati
**a ricerca per evitare che
orienti solo sul pro
informazioni sulla
tura e sul procedimento
per ottenere un Ogm non de
fe Librerie
CLAUDÌANA
}®|UN0: via F. Sforza,
t'"A;tel, 02/76021518
via Principe
‘«rnmaso, 1; tei. 6692458
p.za
7; tel.0121/91422
!^NZE: Bg, Ognissanti
tei. 055-282896
Libreria di cultura
'4giosa piazza Cavour, 32;
^/3225493
indispensabile per capire come si vive in Galles, che due
giorni dopo ci accompagnerà nella nostra gita al castello di Harlech. Peccato
perché il paesaggio visto era
bellissimo e lo sarebbe stato
ancor di più in una bella
giornata di sole.
A compensare le brutte
condizioni atmosferiche ci
hanno pensato i nostri amici
gallesi offrendoci due bellissime serate: la prima con
musiche e canti tradizionali
gallesi interpretati da una
bravissima arpista, e la seconda trascorsa a casa del pastore David Morgan, con canti, poesie e tanta allegria. Abbiamo terminato il nostro
soggiorno con un breve culto
e lasciamo il Galles ricordando il forte spirito nazionalista
di questi amici, in particolare
a difesa della lingua gallese e
della propria identità. Ci trasferiamo così a Coventry,
città industriale di 300.000
abitanti con una forte presenza di immigrati provenienti
dai paesi indiani. Simbolo
della città è la vecchia cattedrale bombardata nella seconda guerra mondiale, i cui
ruderi sono stati lasciati come monito per le generazioni
a venire. A fianco, quasi come
un prolungamento, sorge la
nuova cattedrale, vera espres
vpno essere riservate, consentendo così ad eventuali
associazioni di cittadini di effettuare controlli e verifiche
anche prima degli organismi
preposti.
6) I rischi a lungo termine
non possono essere esclusi
più di quanto non lo siano i
medicinali o qualunque sostanza entri nel corpo umano. Si possono fare valutazioni probabilistiche.
7) La sperimentazione in
campo aperto deve essere autorizzata da appositi organismi e solo per Ogm a basso rischio prevedibile. Questa in
considerazione della probabile contaminazione dell’ecosistema. In particolare si richiama l’attenzione sull’introduzione in Ogm di veleni
per ottenere resistenza a parassiti e pesticidi.
8) Si deve fare tutto il possibile per salvaguardare l’ecosistema esistente.
9) Il consumatore deve essere messo a conoscenza della presenza di Ogm in qualsivoglia prodotto commercializzato e dei possibili pericoli
di tossicità e allergia.
10) Non ci sono studi sufficienti per dimostrare in generale una diminuzione dei
costi nella produzione di prodotti Ogm dispetto a quelli
tradizionali; sia per 1 costi
che per i rischi bisognerà
procedere ad una attenta valutazione caso per caso.
sione della riconciliazione fra
i popoli e le religioni.
L’ultima tappa ci porta a
Yardley Hastings, un tipico
paesino della campagna inglese dove sorge un Centro
giovanile della Chiesa riformata unita. I due giorni che
trascorriamo al Centro ci
danno modo di riposarci dopo tutti gli spostamenti e di
tirare le somme sulla nostra
esperienza insieme a Yvonne
Jones e George Morton, segretaria e tesoriere della Waldensian Fellowship. Il viaggio
ha su^scitato un vivo interesse
non solo dal punto di vista
turistico, ma per l’elevato
spirito di fraternità e amicizia
delle persone che ci hanno
accolti, con le quali abbiamo
anche avuto intensi momenti
di comunione e preghiera.
Grazie a* tutte le comunità e
alle famiglie che ci hanno
ospitato: da St. Ives a Yardley
Hastings abbiamo avuto
un’accoglienza veramente
fraterna, e grazie anche a
Massimo Long per il prezioso
lavoro svolto sia a livello organizzativo sia di traduzione
per tutta la durata del viaggio. Resta il rammarico per
gli attentati dell’11 settembre
negli Usa. La nostra preghiera sia di conforto e di solidarietà per tutti coloro che ne
sono stati colpiti.
La Spezia
Cristiani
e islamici
_______ERANCA LAMPI*_____
Domenica ll novembre
le comunità cristiane e
la comunità islamica di La
Spezia si sono incontrate per
portare un messaggio di pace, di convivenza, di amicizia
fraterna e per dire no al terrorismo e alla violenza. L’incontro, pensato da tempo, è
stato reso improrogabile dai
tragici eventi dell’11 settembre a New York. Il trovarsi insieme delle comunità cristiane, cattoliche ed evangeliche, e della comunità islamica ha voluto esprimere la
certezza che una sincera vita
di fede porta al desiderio di
una convivenza fraterna e
amichevole nella ricerca della giustizia e della pace.
Questa volontà di pace e di
giustizia è stata testimoniate
nelle letture tratte dalle due
tradizioni religiose, la Bibbia
e il Corano, e nei commenti
relativi per riaffermare, a due
mesi esatti dagli attentati in
America, che le logiche del
terrorismo non appartengono al sentire dei credenti e
che una autentica esperienza
religiosa rifiuta sempre il ricorso alla violenza. Le ricchezze dei diversi percorsi
della fede ci hanno aiutato a
capire che è possibile camminare insieme, nelle diversità valorizzando ciò che ci
unisce e rispettando vicendevolmente ciò che ci divide.
L’incontro è stato promosso dalla Commissione diocesana per l’ecumenismo e il
dialogo interreligioso, dalle
chiese evangeliche awentista, battista e metodista. La
presenza del sindaco ha testimoniato la volontà che anche La Spezia sia luogo di incontro, accoglienza e confronto fra quanti rifiutano la
violenza e promuovono il
dialogo.
* presidente del Centro
immigrati di La Spezia
Ivrea
Cantare
la Bibbia
interno
estero
sostenitore
L. 10,000
L. 20.000
L. 20.000
AGENDA
7 dicembre
ROMA — Alle 21, nell’Aula magna della Facoltà valdese di
teologia (V. P. Cossa 40), si tiene un incontro pubblico tiel
quadro dell’Assemblea nazionale del Mir. Il past. Paolo Ricca parla sul tema «Il fallimento del cristianesimo pacifista?».
bari — Alle 18, nella chiesa valdese (corso 'Vittorio Etnanuele 138), il past. Luca Anziani conduce lo studio biblico
sul tema «Il rapporto del credente con il denaro».
GROSSETO — Inizia in piazza Manescalchi il bazar di tre
giorni con oggetti di artigianato e natalizi, il cui ricavato andrà all’agenzia ecumenica internazionale «Act».
8-9 dicembre ^ .
SIRACUSA — A partire dalle ore 17 del sabato si inaugurano
i nuovi locali della chiesa battista. Beatrice Grill conduce un
seminario sul tema «Diaconia e liberazione, interventi nel
quadro del “Progetto Ruth’’». A seguire il presidente
dell’Ucebi, Aldo Casonato, parla su «Le chiese battiste in
Italia e le sfide dell’oggi» e si tiene un concerto spiritual e
gospel. Alle 10,30 della domenica culto comunitario.
10 dicembre
Domenica 11 novembre ha
avuto luogo a Ivrea la presentazione del volume I salmi
della Riforma, a cura del past. Emanuele Fiume. La corale della Chiesa valdese di
Torre Pellice è stata ospitata
a questo scopo dalla comunità di Ivrea e ha offerto nel
pomeriggio un bel concerto
di salmi tratti dal volume
stesso. Purtroppo il curatore
del libro non ha potuto essere presente, ma il maestro
Ferruccio Corsani ha presentato ai numerosi presenti un
interessante excursus sull’origine dei salmi e l’importanza
e l’evoluzione del canto corale nelle chiese della riforma
protestante. Il pastore di
Ivrea, Marco Cisoia, su indicazione dell’autore, ha inoltre presentato uno a uno i
canti permettendo così al
pubblico di seguire con interesse tutto il concerto.
La giornata autunnale e
piovosa è stata compensata
all’interno della chiesa dal calore dell’ospitalità verso la corale e il suo direttore durante
il culto mattutino e l’agape
fraterna. Nel pomeriggio il
pubblico è affluito numeroso.
Si sono notate le presenze di
fratelli della chiesa di Biella,
delle assemblee dei Fratelli,
della Chiesa cattolica e molti
altri veramente interessati e
compiaciuti dello svolgimento del concerto e della presentazione del libro. Grazie alla
corale, al suo direttore e a tutti coloro che si sono adoperati
per la riuscita dell’incontro
che raccomandiamo vivamente come occasione di presentazione del volume e vero
piacere dell’ascolto.
abbonamenti
TRIESTE — Alle 18, alla parrocchia di San Marco evangelista
(str. di Fiume 181), il past. Andreas Kòhn parla sul tema
«Lettera agli Ebrei. Gesù superiore agli angeli e a Mosè».
bari —Alle 18, alla chiesa del Redentore (via Martiri d’Otranto 65), il Gruppo ecumenico organizza una tavola rotonda sul tema «Quale futuro in Europa per il cristianesimo». Intervengono Luca Anziani, Anatolij Gritskiv, Maria
Luisa Lo Giaccp; modera Giovanni Capurso.
ROMA —Alle 17, all’Ass. Amicizia ebraico-cristiana (via Calamatta 38), Lilli Spizzichino tiene la quinta lezione del corso
«Studio e preghiera» sul tema «Giuseppe il sognatore».
11 dicembre
TORINO — Alle 16,30, all’Ywca-Ucdg (via San Secondo 70),
in occasione del tè di Natale, la past. Giovanna Pons presenta il libro di Piera Egidi Bouchard «Piccole storie di fede» (Effatà editrice). Sarà presente l’autrice.
MILANO — Alle 18, alla Casa della cultura (via Borgogna 3),
Giulio Giorello, Fulvio Ferrarlo, Laura Balbo e Paolo Naso
presentano il libro «La sfida di Babele», dell’editrice Claudiana, di Elena Bein Ricco; sarà presente l’autrice.
12 dicembre
VENEZIA — Alle ore 20,30, a Palazzo Cavagnis si tiene un
concerto per pianoforte di lolando Scarpa.
15^embre
GENOVA —Alle 17,30, alla Società ligure di Storia patria
(Pai. ducale), per il ciclo del Sae dedicato ai profeti, il prof.
Yann Redalié parla su «La profezia nel Nuovo Testamento».
14 dicembre ...
TORINO — Alle 21, al tempio valdese di corso Vittorio Emanuele 23, si tiene un concerto gospel per il Nicaragua a cura
del Coro Goin’ Gospel (direttore Alessandro Cora).
MILANO — Alle 21, nella chiesa valdese di via Sforza 12/a, il
complesso vocale «Fantazyas» esegue un concerto dal titolo
«Vieni Santo Redentor», con musiche d’avvento e di Natale
di Martin Lutero e della tradizione protestante europea.
15 dicembre
BERGAMO — Alle ore 17, al Centro culturale protestante
(via Tasso 55), Piero Zappalà presenta «I Concerti brandeburghesi di Johann S. Bach. Un’introduzione all’ascolto».
16 dicembre
ROMA — Alle ore 16, alla sede del Sae (via Giusti 12), il teologo Carlo Molari e il prof. Paolo Ricca parlano sul tema
«Ecumenismo e globalizzazione».
TORINO — Alle 16,30, alla parrocchia della Ss. Annunziata
(via Po ang. via Sant’Ottavio), il Coordinamento ecumenico
«Insieme per Graz» organizza un incontro ecumenico di Natale sul tema «Gloria a Dio, pace in terra. La preghiera nei
canti natalizi delle diverse tradizioni cristiane».
17 dicembre
MILANO —Alle 18, al Sae (piazza San Fedele 4), per il ciclo
dedicato alla «Charta oecumenica», Bartolomeo Sorge parla
sul tema «Quale futuro in Europa per il cristianesimo?».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve
inviare i programmi, per lettera ofax, quindici giorni prima
del venerdì di uscita del settimanale.
CRONACHE DELLE CHIESE
MIGLIONICO — Il 20 ottobre scorso è stato celebrato il matrimonio interconfessionale tra Samuele Guìdotti, della
nostra chiesa e Brunella Basile. La liturgia ecumenica è
stata tenuta da don Gino Galante e dal pastore battista
Nunzio Loiudice, e accompagnata dal canto e dalla musica eseguita dall’organista Francesco Altieri. Hanno partecipato al matrimonio, che si è svolto nella chiesa cattolica
di Matera, parenti, amici, invitati e una nutrita delegazione della comunità battista di Matera. Il pastore Loiudice
ha messo in evidenza l’unità della fede in Dio, che va vissuta nel dialogo e in un comune discepolato nel Signore.
TORRE PELLICE — Domenica 25 novembre abbiamo avuto
la gioia di accogliere, quale membro comunicante della
nostra chiesa, il fratello Piergiorgio Zaccone, da anni fedelissimo frequentatore del culto. Ci rallegriamo di continuare insieme a lui il nostro cammino di credenti.
• Sono stati recentemente celebrati i funerali di Attilio
Benedetto, Elisabetta Bertalot Chiavia, Donatella Ovada,
Emilia Pons ved. Fenouil, Ivo lourdan.
18
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 7
LIBERO MERCATO
SENZA «AUTORITÀ»?
PAOLO FABBRI
Anche i sostenitori più accaniti del libero mercato sono convinti che esso non possa funzionare nell’interesse generale senza regole democraticamente deliberate e senza le relative autorità per farle rispettare. Gli Usa,
per la loro cultura fortemente
improntata alla libera iniziativa
ma anche al grande rispetto del
cittadino, hanno sviluppato
l’esperienza e la normativa più
avanzate. Si pensi alla legge antitrust, che ha messo in discussione il monopolio di un colosso
come la Microsoft e, per venire
più vicino a casa nostra, in un
passato non troppo lontano, ha
dato un colpo durissimo a Raul
Cardini e all’impero Ferruzzi
con l’accusa di
aver messo sotto
contratto quasi
tutti i produttori
di soia degli Usa,
determinando
Le Authorities rappresentano
insomma un importante tassello nel complesso mosaico del
mercato, quindi preoccupa che
l’attuale governo abbia deciso di
ridimensionale. Ha cominciato
il ministro delle Attività produttive, Antonio Marzano, a pretendere di riportare sotto la sua
sfera decisionale la determinazione dei prezzi dell’energia
elettrica e del gas, sottraendo
quindi a un ente indipendente
decisioni che toccano gli interessi della gente, per inserirle
nel potere esecutivo, che può
avere, in taluni momenti, interessi in contrasto con quelli della popolazione. Per motivi analoghi si ritiene
che chi riveste in
Autorità di controllo
Il governo italiano sta ««chi di gover
no debba ehmi
ridimensionandole "««•e eventuali
conflitti di interessi. Sotto questo profilo preocuna situazione del merCOtO, ctie COSÌ cupa il fatto che
di monopolio il- sia stata costitui
legale e nociva 0 7776770 UbeCO fa una commissia per i produt- sione col compito
tori esclusi che
per i consumatori a cui sarebbero stati venduti prodotti a prezzi
troppo elevati. Talvolta si verificano situazioni analoghe anche
nei monopoli pubblici; infatti è
accaduto che, per molti anni, alcune aziende statali italiane
hanno praticato per i propri servizi prezzi eccessivi, ricavandone vere e proprie rendite indebitamente prelevate dai cittadini.
La legislazione italiana, assai
meno complessa di quella americana, ha istituito abbastanza
di recente alcune «Autorità»
(Authorities), preposte alla vigilanza su settori di attività particolarmente delicati. Per esempio, dobbiamo all’Autorità dedicata a luce e gas se le nostre
bollette sono state ridotte, eliminando voci non motivate. Ci
sono poi le Autorità per le telecomunicazioni, per la borsa
(Consob), per le assicurazioni
(Isvap), per le banche (Banca
d’Italia). Si tratta di un ruolo
super partes, che richiede grande autonomia e fondamenti etici saldissimi, per evitare di essere attratti dai numerosi allettamenti che i poteri forti pubblici e privati possono fornire
anche sotto forma di futuri incarichi ben remunerati. Non ci
sembra fuori luogo affermare
che necessita di un’etica di tipo
calvinista o puritano, con Io
strenuo rispetto per la cosa
pubblica che esse comportano,
per rappresentare veramente
una garanzia per tutti, sia cittadini e sia operatori economici.
di mettere ordine
nelle attribuzioni delle varie Autorità (intento meritevole), riportandone una parte sotto la
sfera del governo (intento pericolosamente negativo).
La preoccupazione poi aumenta ancor più se si considera
che a presiedere la commissione
è stato designato Franco Frattini, ministro della Funzione pubblica il quale, come rammenta
Gian Antonio Stella (Corriere
della sera del 28 novembre),
presiede anche il collegio per
l’arbitrato del contenzioso tra il
committente Treno ad alta velocità e l’impresa Cepav 2, relativo
all’appalto della tratta MilanoVerona, una controversia da
600 miliardi. Si dirà: dov’è il
conflitto di interessi? Il Consiglio dei ministri, presente il ministro Trattini, ha abolito la
normativa approvata nella passata legislatura, che eliminava
gli appalti a trattativa privata
per adottare le nuove leggi comunitarie con la obbligatoria
trasparenza di gare europee, ripristinando le trattative private,
e il contratto della Cepav 2 rientra nel provvedimento. Questo
non risolve la controversia, ma
non la pone forse su basi diverse? Il ministro della Funzione
pubblica presiede altri due arbitrati e inoltre dalla sua penna è
uscito il progetto di legge per risolvere il problema del conflitto
di interessi. Con questi presupposti ci sembra che le competenze delle Authorities andrebbero raffinate, non diminuite.
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino, tei. 011/655278- fax
011/657542 e-mail; redazione.torino§riforma.it:
REDAZIONE NAPOLI:
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185
fax 081/291175, e-mail: redazione.napoli8riforma,it;
REDAZIONE PINEROLO:
Via dei Mille. 1 -10064 Pinerolo, tei. 0121/371238
fax 0121/323831, e-mail: ediproetpellice.il
DIRETTuRE. Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Matfei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Pawrel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nini, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pons,
Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli. Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
ABBONAMENTI sul c.c.p. n. 14548101 - intestato: Edizioni Protestanti (vedi sopra)
Italia Ordinario: L. 110.000; ridotto: L. 85.000; semestrale: L. 58.000;
sostenitore: L. 200,000.
Fstero cf> ordinario: L 175.000; v. aerea: L. 200.000: semestrale: L. 90.000;
^ sostenitore: L 250.000.
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x38 mm. Riforma - 37x45 mm, L'Eco delle
valli valdesi) £ 30.000. Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800 Economici: a parola £ 1.000.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6dicembre1999).
Il numero 46 del 30 novembre 2001 è stato spedito daH’Ufficio
CMP Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 28 novembre 2001.
2001
Associato alla
Unione stampa
perlodtca Italiana
Simboli e riti religiosi più forti nel periodo natalizio
La religione a scuola
Laicità non signfica cinico distacco dalle tradizioni a favore di uno
globalizzazione delle culture, ma rispetto e libertà senza privilegi
JONATHAN TERINO
Durante la stagione natalizia nelle scuole si ripropone con maggiore forza
la questione della legittimità
del riti e simboli e soprattutto
delle celebrazioni facenti
parte della tradizione non solo cattolica. Prendo spunto
dalla polemica suscitata In
questi giorni dallo spettacolo
natalizio In preparazione In
una scuola materna di Biella.
Noi valdesi, minoranza una
volta culturale, da sempre religiosa, coltiviamo un inveterato sospetto verso ogni forma di ingerenza ecclesiastica
nelle questioni istituzionali e
una sensibilità nei confronti
di altre minoranze forse meno rappresentate di noi. Proporrei tre riflessioni.
La cultura popolare
Primo, bisogna distinguere
tra confessione religiosa e
cultura popolare, quest’ultima prodotta dalle sue tradizioni su un dato territorio. La
festa di Natale celebrata tra
insegnanti e alunni di una
scuola con tanto di dolcetti,
recite e canti non ha nulla a
che vedere con l’ora di religione gestita dalla chiesa cattolica e pagata con i soldi dello stato: laicità non significa
cinico distacco dai colori del
folclore. Altamente offensiva
è invece, non solo per noi,
l’esposizione del crocifisso in
ogni aula di tribunale, scuola,
carcere e in ogni corsia d’ospedale, perché simbolo del
potere giuridico e sociale che
la Chiesa cattolica in Italia ritiene di poter ancora imporre, anche se solo formalmente, sulle coscienze. Il crocifìsso non è ancora un segno distintivo di italianità: sono
meno italiani i cittadini ebrei
islamici 0 buddisti? L’equivalente del crocifisso sarebbe
perfettamente comprensibile in una nazione teocratica e fondamentalista, ma qui
contraddice lo spirito laico
dello stato moderno.
Secondo: nell’affermare il
nostro sacrosanto diritto alle
nostre tradizioni e cultura
(dove per «nostro» si legga
«cattolico romano»), non è
legittimo invocare, sia nel bene che nel male, i criteri in vigore presso altri paesi che si
definiscono coerentemente
teocratici, in quanto islamici.
Ai musulmani in Italia e all’estero l’integralismo cattolico può andare benissimo,
perché corrisponde al loro
concetto della cultura e dello
stato. Le culture europee sono invece radicate nella civiltà medievale (anche ereticale), nell’umanesimo rinascimentale, nella riforma
protestante e nella rivoluzio
ne francese. I criteri occidentali di pluralismo culturale,
politico e religioso non sono
condivisi dagli stati costituzionalmente islamici.
Per affrontare il problema
del rispetto tra le fedi all’interno di una società laica non
è corretto contrapporre l’integralismo cattolico («il santo
padre ha comunque ribadito
che», «faremo lo spettacolo di
Natale in sintonia col papa»
ecc.) a quello islamico. Il nostro paese, profondamente
ignprante della riforma protestante, ne porta le gravi
conseguenze, se il ministro
Buttiglione ha osato in più
occasioni equiparare il terrorista Bin Laden al riformatore
Martin Lutero! Un’ignoranza
costruita ad arte si rifletterà
anche nei confronti delle
fondamenta del moderno. La
cultura italiana «laica» è oggi
indifferente alle ingerenze
papali e cattoliche in genere,
a tutti i livelli istituzionali,
dalla politica alla scuola. Persino gli agnostici torcono il
naso à processo inarrestabile
della secolarizzazione, mentre benedicono il fascino per
il miracolo e il sacro. La religiosità (come l’idolatria) è innata, ma l’istituzione gerarchica la assimila e la definisce per la società.
L'Evangelo di Gesù Cristo
Terzo: l’Evangelo di Gesù
Cristo ci libera dai condizionamenti religiosi affinché
ascoltiamo gli altri (non solo
gli stranieri e i diversi) sul
piano della parità civile e sociale. In realtà, la religione
presta il fianco al controllo
clericale della società, mentre
l’Evangelo apre la via alla secolarizzazione. Se vogliamo
disturbare proprio la fede cristiana in queste faccende di
panico xenofobo, diciamo
che l’Evangelo non ha affatto
bisogno di spazi religiosi, di
privilegi istituzionalizzati, e
neppure di sedute ecumeniche. Il terreno d’incontro è la
polis, la città, dove insieme
cerchiamo il bene comune. I
luoghi di comunione sono le
comunità di fede, che hanno i
loro criteri interni d’incontro
e di dialogo. Non la scuola,
ma le coppie cristiane avranno il compito di educare i figli
nella fede. Se non hanno fede, ma aderiscono solo a un
simbolo religioso, potranno
delegare il compito formativo
alla parrocchia, ma che non
confondano la chiesa o la
moschea con la città umana.
Le comunità religiose
Ci sono poi le comunità ecclesiali sparse per il territorio;
esse hanno diritto di esistere
come tutte le moschee, sinagoghe, associazioni culturali,
caritative e politiche, ma non
con un solo privilegio in più:
l’otto per mille non dovrebbe
essere limitato a confessioni
religiose. Ospedali, carceri,
centri ricreativi, case di riposo, ma soprattutto le scuole,
devono a loro volta essere restituiti alla società come casa
comune di tutti, dove la libertà viene appresa come responsabilità, l’ascolto come
istruzione pluralistica e il dibattito come convivenza nella diversità. Né moschea, né
sinagoga, né chiesa hanno ricevuto dalla società civile il
mandato di presiedere alla
cultura e alla vita associata.
Se alcuni cattolici ritengono
che la loro tradizione sia minacciata da nuove culture e
religioni, è tempo che si pongano due domande: primo, se
temono che i nuovi cittadini
pretenderanno di ottenere
una parte dei privilegi di cui
gode ingiustamente la loro
chiesa: secondo, se hanno
confuso la fede, che nessuno
proibisce loro di professare,
con il suo prodotto, cioè la
cultura. Le culture variegate
di un popolo diventano tradizione, mentre l’intreccio delle
tradizióni arricchisce l’anima
di una nazione. Libere religioni in un libero stato.
PARE dunque che questa
ignobile guerra in Afghanistan, con il solito strascico
di vendette e massacri, sia
giunta alla fase finale. Penso
a quella povera popolazione,
da più di vent’anni ormai
martoriata dai conflitti tribali, dai 12 anni di occupazione
russa, dai 5 anni di regime
talebano dittatoriale e crudele e infine sottoposta a un
martellamento incessante
dei bombardieri americani.
Nessuna guerra è mai riuscita a sradicare la guerra dal
cuore umano, dal tempo di
Caino e Abele, fino ai giorni
nostri. In questo momento
sono in corso nel mondo ben
66 conflitti armati, di cui
quello in Afghanistan è solo
il più macroscopico. Il presidente degli Stati Uniti, senza
neppure attendere la conclusione della guerra, ha già an
PIERO bensì
nunziato sabato scorso di voler passare alla fase due e
cioè alla resa dei conti con
l’Iraq, se Saddam non accetta 1 controllori dell’Onu. E
non è un mistero che nelle
intenzioni del governo Usa vi
siano altre nazioni in lista
d’attesa: Somalia, Yemen,
Sudan e altre ancora, tutte
accusate di ospitare i terroristi, e quindi probabili obiettivi dell’esercito americano.
Insomma, chi ha dato agli
il manifesto
Hacker e protestanti
Autore di un libro dalti
tolo senz’altro intriga,),,
(L’etica hacker e lo
dell’era dell’informariZl
Feltrinelli), il filosofogj'
landese Pekka Himane»
viene intervistato da Bene,
detto Vecchi (10 novembre)
per parlare dei programma'
tori di computer (tale eraj
significato di Hacker, poj
diventato sinonimo di pba.
ta informatico). Spiega Ve,,
chi che «il capitalismo in.
dustriale aveva nell’etica
protestante del lavoro uno
dei suoi pilastri. Ora allaso.
cietà industriale sta subenbrando la “era dell’informazione’’». Il libro del filosofo
illustra «una visione del lavoro dove si intrecciano
gioco, creatività e alterità
verso le gerarchie deU’irti.
presa». Dice comunque Himanen che «le nostre viti
sono ancora largamente governate da un’etica protestante del lavoro. Con questa espressione intendo!
fatto che il lavoro (...) deve
essere considerato il fattore
più importante nella vita!
una persona. Questo modi
di intendere il lavoro non riguarda solo i protestanti
perché è un’etica del lavoro
che plasma tutti i paesi
dustriali (...). Gli Tractersono invece convinti chelaloro vita debba ruotare attorno a una loro passione, au
loro desiderio».
mittà
Chi è che benedice?
Polemica del direttore Fa
rio Colombo in prima pagi'
na (12 novembre) con il p»
sidente del Consiglio, ches
sarebbe impadronito di uni
prerogativa del presiderilt
della Repubblica nel din
(alla manifestazione pii
Usa di sabato 10): «Dio benedica l’America, Dio benedica l’Italia». «Sono lepaioji
con cui - prosegue Colombo - (...) i presidenti degl
Stati Uniti concludono iV"
discorsi». E più avariti:
considerato privilegio'
rappresentante più alto®
un Paese. In Inghilterra sol
la regina, in Francia
soli
Chirac...». Ma stupisce un
altra considerazione:
problema non è chi vieni
benedetto ma chi benedic»
(cioè appunto, l’autore (
frase che non è la più
carica dello stato).
benedice non è né Ciantf
né Berlusconi, bensì qU"
cun altro, più in alto
particolare i profeti rico
no al popolo di Israele
Dio si serve di altri
punirlo quando si allon^
dal Signore. Ma se ques 'n
popoli si inorgogliscono.^
li giudica. «Guai
verga della mia iin!
dice il Signore, punito
il II
Stati Uniti questa autorità di
essere la polizia del mondo?
È comprensibile la ricerca dei
criminali dell’ll settembre
(non solo con la guerra però),
ma non è accettabile che gli
Stati Uniti pretendano di ripulire il mondo. Questo è
compito delle Nazioni Unite,
non di una sola nazione.
Nella Bibbia, nella prima
parte, l’Antico Testamento, si
parla sovente degli interventi
di Dio nella storia umana. In
ieb
Assiria per il frutto del'^.
perbia del cuore su°
l’arroganza dei suoi sg
alteri». Può darsi (non p
piamo) che il Signore
servito dell’America p
battere un regime vi
come quello dei taleba
stia attento il
Stati Uniti a non spmy
troppo oltre: l’arrogan
piace al Signore. ^
(Rubrica «Un fattO’ Momento» della trasmissionr .
diouno «Culto evangen<^
dalla Fcei andata in ano»
nica 2 dicembre)
es(
■f
nelli
gli I
piai
vret
bien
geni
lab
«bai
sias
stali
le“i
rà d
euri
fino
re 11
ciar
vrai
Tub
Nor
espi
che
zad
che
dei
iniz
erre
deg
y.
gen
par
al fi
mo
que
ino
stra
no
che
li.]
sen
citt
legi
ècl
sen
G
nai
car
«SCI
K
lee
fra
mo
fan
ve:
tar
un
che
bai
(ut
tro
Ver
din
la «
bra
«P(
fin
COI
sto
ov\
Sai
doi
COI
fan
sa
chi
sol
19
MBREw vENERDÍI^HZ^
PAG. 11 RIFORMA
■0 dal ti.
brigante
° spirito
^dZioiK
>ofo fin!
*niansn
la Beneivembre]
;ramnia.
sle eral
■ker,
> di pira!
legaVec.
ismo in.
all’etica
^oro uno
a alla sa i
a subeninforma1 filosofo
ledellaecciano
! alteriti
deU'imnque Bistre viti
lentego:a prote-on qua
itendol
(-) devi
il fattore
la vita i
Ito modo
ro non ritestanti,
lei lavoro
paesi inflcfcer soche la loare attorone.aa
à
dice?
rttore Fumai
:on il predo, ches
lodi uni
•esidento
nel dite
ione prò
«Dio beilo bene
I le paro.li
e Colom;nti I
ono ita
vanti:-«i
legio
iìi alto 4
terra soli
icia s
pisce un
ione:
ahi viene
aenedto
tote
I più alti
), Mad>'
é Ciampi
nsì qta
0.
;ti ricot*
sraele^‘
¡popoli
Comunità montana vai Pellice
Come gestire il bosco?
La gestione corretta dei boschi non si improvvisa e neppure
il passaggio dal prato a forme boscate: ili legno è una risorsa
delle zone montane, sia in termini economici che ambientali.
La Comunità montana vai Pellice, come altre del Piemonte, è
stata oggetto di uno studio finalizzato alla realizzazione di un
«piano forestale territoriale», strumento di gestione e tutela del
bosco e del pascolo. L’analisi dovrà dare strumenti operativi di
gestione, indicazioni importanti per le aziende che operano
sul bosco, per i Comuni e per i singoli proprietari. Per presentare il piano forestale la Comunità montana organizza alla
Crumière di Villar Pellice, sabato 15 dicembre, una giornata di
studio con la partecipazione di esperti e di amministratori.
it# Strada provinciale Torre Pellice-Luserna
Nuova segnaletica a terra
Nuova segnaletica orizzontale sulla provinciale 161 nei comuni di Torre Pellice e Luserna San Giovanni. L’intervento, con la
delimitazione delle corsie e della pista ciclabile, era stato concordato preventivamente con le amministrazioni comunali. Atteso da tempo, è stato effettuato la scorsa settimana per conto
della Provincia. Ne beneficiano la visibilità e la sicurezza di automobilisti e pedoni. Intanto, mentre Luserna pensa a Jiuovi limitatori di velocità, anche Torre Pellice vuole il suo «dosso».
«Abbiamo appena indicato alla Provincia un nuovo attraversamento pedonale rialzato a monte del parcheggio dell ospedale
(alTaltezza del dosso «naturale», ndr) — spiega 1 assessore alla
viabilità, Enzo Alessio - adesso aspettiamo una risposta».
Riforma
A
Fondato nel 1848
f. Non paiono preoccupate le aspettative di operatori finanziari, commercianti e cittadini
Capodanno con l'euro
In distribuzione dal 15 dicembre i «kit» del valore di 25.000 lire per iprivati e di 600.Ò00 per gli
esercenti Eccessiva la tendenza a liberarsi degli spiccioli: I cambi sono possibili fino a tutto febbraio
DAVIDE ROSSO
questi a*
isconOi
all’Ass"^
ra!
nirò il ^
0 della
suoe«1
joi sgt
non lo?^
note SI
ica Pf*’
le
ìlebatit
,erno<lj
jganza'*’
to,
un
,elico» ri
Lì EURO tra poco meno
( di un mese entrerà
nella vita quotidiana degli europei. Sul piano
pratico la cosa non dovrebbe dare grossi problemi anche perché dal 2
gennaio, come dicono alla banca Crt di Pinerolo
«basterà andare in qualsiasi banca o ufficio postale e a sostituzione delle “pensionande” lire verrà dato il corrispettivo in
euro oppure continuare,
fino al 28 febbraio a pagare in lire con i commercianti che come resto dovranno dare solo euro».
Tutto semplice insomma.
Non proprio, e anche gli
esperti consigliano qualche settimana di pazienza dopo il 2 gennaio. Quel
che ci si aspetta sono code nei negozi, confusioni
iniziali nel dare il resto,
errori nella compilazione
degli assegni.
Ma aspettando il 2
gennaio come si sta preparando la popolazione
al fatidico «cambio»? Un
■nodo di prepararsi è
quello di partecipare agli
iiKontri che le amministrazioni comunali stanno organizzando, in collaborazione con le banche e con gli uffici postaIt- La prova che questo
sembra essere per alcuni
cittadini un mezzo privilegiato di informazione
e che solitamente sono
sempre ben partecipati.
Chi però dopo il 2 gennaio direttamente sul
oampo farà al pubblico
«scuola di euro» saranno
commercianti e proprio
na questi cresce l’attesa e
^olti, per cominciare a
amiliarizzare con le nuoe monete, vogliono dolsi del kit in euro per
valore di 600.000 lire
L^e verrà distribuito nelle
dal 15 dicembre
■to simile per un con«ovalore di 25.000 lire
dinT '^*®^*!*t’t'ito ai cittaI ■!- Fra i commercianti
«paura euro» non semessere molto diffusa:
R-che sarò pronto
subito-afferma un
omnierciante del centro
Pinerolo -. È
sar ° inizialmente ci
perché il
CDnf^ ncevere lire e dare
farp euro obbliga a
sa n calcoli, ma la conon durerà molto persol-P^.esto tutti avremo
Ptu euro in tasca e
quindi tutto si semplificherà. Poi sono tranquillo
perché sono già andato
alla mia banca a farmi
spiegare un po’ di cose e
ho seguito una serie di incontri e dibattiti televisivi
e quindi mi sento preparato». Di parere un po’ diverso invece la gestrice di
un bar della stessa zona:
«Sono un po’ preoccupata per i calcoli che dovrò
fare i primi giorni anche
se poi alla fine ci si dovrà
abituare. Comunque sto
già facendo alcune simulazioni con i miei familiari in modo da trovarmi
pronta al momento giusto». «I primi giorni sarà
dura - dicono invece a
un’associazione sportiva
di Pinerolo - perché il
cambio degli euro coinciderà con il rinnovo delle
tessere annuali e quindi
dovremo abituarci in fretta a fare i cambi. Per questo abbiamo già prenotato il kit e penso che faremo alcune prove prima
del 2 gennaio».
Prove di cambio quindi
in attesa deU’euro: intanto sembra esserci una novità nelTatteggiamento
dei cittadini. Pare che tut-ti i salvadanai siano stati
aperti e si stia procedendo allo smercio delle monetine. «Se fino a qualche
mese fa - dicono in una
edicola di Pinerolo - si
faticava a trovare le 100 o
le 200 lire ora tutti tendono a pagare con monete,
questo per smaltire le ri
serve che si ha paura di
non riuscire a cambiare
dopo il 2 gennaio». La
frenesia del liberarsi delle monetine per altro viene confermata anche alla
banca Brignone dove pare che qualche settimana
fa sia arrivato un commerciante che chiedeva
di cambiare 600.000 lire
in monete che i clienti gli
avevano «rifilato». Frenesia ingiustificata comunque visto che tutte le
banche sono obbligate a
cambiare le lire fino al 28
febbraio.
Ma al di là delle monetine, nelle banche cittadine ci si sta preparando
per il Capodanno: «Quel
giorno gli sportelli sono
chiusi - dicono - e si procederà al cambio vero e
proprio anche se già da
mesi abbiamo estratti
conto espressi in euro e
da 2 anni è possibile fare
operazioni con la nuova
valuta». L’invito in genere
che le banche fanno è
quello di non precipitarsi
in massa: «C’è tempo fino
alla fine di febbraio per
cambiare le lire in una
qualsiasi banca e fino a
10 anni nelle sedi provinciali della Banca d’Italia».
Infine un’ultima raccomandazione; attenzione
ai falsi, e non solo a quelli
in euro. Pare infatti che
in questo periodo insieme alle monetine qualcuno abbia deciso di dar
fondo alle scorte di banconote da 50.000 false.
Per una decisione ministeriale
Pinerolo perde
il «suo» Nizza
Pinerolo sembra destinata a perdere il «suo»
reggimento Nizza Cavalleria. In risposta a una
specifica interrogazione
dell’on. Merlo il ministro
ha confermato voci ricorrenti da qualche tempo (un anno fa il ministro Mattarella aveva rassicurato circa il proprio
impegno per il mantenimento dello storico reggimento): nel quadro
della riorganizzazione
delle strutture operative
e di supporto militare si
taglia, dice in sintesi il
ministro, che chiarisce:
«In tale quadro sono state messe in atto anche le
predisposizioni per la
soppressione della “Brigata Centauro’’ che inquadra il Reggimento
Nizza Cavalleria, nella
considerazione che il suo
mantenimento in vita
non risulta più compatibile con i volumi organici
previsti dalla normativa
sulla riforma del servizio
militare». Sebbene la risposta confermi la presenza a Pinerolo del Reggimento Alpini e del Museo di Cavalleria, è in
dubbio l’aspetto negativo
di questa soppressione.
La notizia è giunta proprio mentre il Consiglio
comunale esaminava il
«Programma di mandato» del sindaco, dove si
diceva: «Nel panorama
dei settori lavorativi presenti sul territorio del
Comune non possiamo
dimenticare l’importanza e il ruolo che assume
la presenza in città del
Reggimento Nizza Cavalleria e del Terzo Reggimento Alpini, questa soprattutto alla luce delie
trasformazioni in atto
nella struttura dell’Esercito italiano. Sarà compito e impegno della Amministrazione adoperarsi
perché questa tradizione
e questa presenza non
vengano meno».
Il Consiglio comunale
ha, quindi, dato mandato al sindaco di intervenire tempestivamente
presso il ministro della
Difesa, cosa fatta con un
telegramma in cui il sindaco ha chiede un incontro urgente al ministro
Martino, per avere ulteriori chiarimenti.
RICETTA PER LA SCUOLA
40 ore settimanali di lezione
alle 25 obbligatorie per tutti
gli ordini di scuola, a cui si
potranno aggiungere altre 89 ore per attività facoltative.
Ma andiamo con ordine,
cominciando dalla scuola
dell’infanzia (l’ex scuola materna, che per il 50% è in
mano alle suore): per prima
cosa è stata lasciata facoltativa, ma si dice subito che
l’averla frequentata potrà
essere un credito formativo
da far valere più avanti nella
carriera scolastica. Quando?
Quando si vorrà ottenere
una qualifica professionale a
17 anni, cioè prima dei 18
anni d’obbligo scolastico o
formativo. E un concreto
vantaggio per chi affronta
una formazione professionale che, sembra la parte più
apprezzabile del documento.
Poi per la scuola media é
arrivata la salvezza promessa. La riforma precedente
prevedeva la riduzione degli
anni di scuola da 13 a 12, per
diplomare i giovani a 18 anni. Per fare ciò, la riforma
Berlinguer creava un primo
ciclo unico di 7 anni che eliminava la scuola media,
malgrado fosse ritenuta da
tutti gloriosa e da salvare.
Ora i 12 anni sono rimasti, la
scuola media è stata salvata,
ma rimane come prosecuzione della scuola elementare. In pratica si è pensato di
lasciare la scuola primaria e
secondaria di primo grado
di otto anni, divisa in 5 più 3
anni, ma con una programmazione didattica biennale,
che prevede il passaggio automatico da ogni primo a
ogni secondo anno, e che il
5“ anno delle elementari
(scuola primaria) e il 1“ della
media (secondaria di I grado) devono avere una programmazione coordinata
anche se non fanno parte.di
un istituto comprensivo
(molto diffusi nel Pinerolese), cioè quando la scuola
elementare e la scuola media
sono separate e distinte. In
questo modo ci si toglie il fastidio deir«onda anomala»,
che la precedente riforma
aveva risolto con un marchingegno complesso.
Il taglio dell’anno in più è
stato fatto, questa volta, al
liceo che dai cinque anni
passa a quattro (che aggiunto al principio delle 25 ore
settimanali obbligatorie
porta la riduzione complessiva del 34% delle ore di lezione). La suddivisione sarà
anche qui di due bienni, con
il passaggio automatico da
una classe all’altra, e i licei
previsti sono otto: classico,
linguistico, scientifico, tecnologico, economico, umanistico, musicale e artistico,
con la possibilità di coesistenza nella stessa istituzio
ne scolastica (come gi avviene in molti istituti pubblici
del pinerolese e nel Collegio
valdese di Torre Pellice). Accanto vi sarà la formazione
professionale, sia a tempo
pieno nella scuola sia con alternanza scuola lavoro.
La prima perplessità sorge sulla preparazione finale
dei diplomati, vista la riduzione degli anni di studio e
del totale di ore di lezione
nei 12 anni (che passa cosi
dalle 12.700 ore alle 9.900).
La soluzione sembra stare
nel rinvio agli studi successivi: lì avverrà il completamento dell’istruzione. In
pratica, sarà bene che tutti
vadano agli istituti superiori
d’istruzione, vuoi università
vuoi corsi professionali annuali, biennali, triennali ecc.
C’è da chiedersi: come risolveranno i problemi occupazionali derivanti dal ridotto numero di ore-lezione, dalla reintroduzione del
maestro unico nel primo
biennio della scuola di base,
e visto che sono tenuti nel
conto tutti i docenti «abilitati a insegnare, oltre alla
religione cattolica prevista
dal Concordato, lingua e letteratura italiana... ecc.»
(pag. 57)? Si ridurrà il numero degli allievi in classe? Ma
non eravamo quelli con il
minor numero di allievi per
insegnante in Europa? E il
tempo pieno delle elementari, così gradito a moltissime
famiglie? La soluzione è indicata: «Oltre le 300 ore annuali (facoltative) le famiglie
devono pagare il servizio
nella misura stabilita dalle
istituzioni scolastiche», con
buona pace della gratuità
della scuola di stato.
Attenzione, infine, che alcune intuizioni didattiche e
pedagogiche sono molto apprezzabili, per esempio Taffidare al «Servizio nazionale
per la qualità del sistema
educativo di istruzione e di
formazione» il compito di
fare delle verifiche all’inizio
di ogni biennio sulle conoscenze e sulle abilità degli
allievi, così da fornire agli
insegnanti un metro di autovalutazione e gli stimoli
per una programmazione
mirata, e anche il chiedere
che le università e gli istituti
di istruzione superiore prevedano di realizzare i corsi
• propedeutici, utili a far raggiungere agli studenti i requisiti minimi richiesti per
un profìcuo studio superiore, insieme agli istituti secondari dì secondo grado.
Così, a caldo, la mìa impressione è che la cattolicità
della scuola statale, finora
latente e sommersa, stia
emergendo ufficialmente
seppellendo anche quel che
resta della reclamata laicità.
Elio Canale
20
PAG. 12 RIFORMA
BOMBA SUI MONTI DI TORRE PELLICE — Una
bomba a mano «Oto» di fabbricazione italiana
(foto) è stata rinvenuta la scorsa settimana lungo
le pendici del Vandalino al confine fra Torre e Villar Pellice. Il ritrovamento, effettuato da un cacciatore, Enrico Ribotta, di Torre Pellice, è avvenuto durante una battuta al cinghiale; l’ordigno risale presumibilmente alTultimo conflitto mondiale ma, visto il buono stato di conservazione,
potrebbe essere riapparso a seguito delle forti
piogge dell’anno scorso. Gli artificieri dei carabinieri di Torino, intervenuti sul posto, hanno
provveduto alla raccolta e successivamente la
bomba è stata fatta esplodere lungo il Pellice.
IN BICICLE'TTA CON YANG — Dopo il successo delle scorse settimane, ancora repliche per il nuovo
lavoro del Gruppo teatro Angrogna, «La bicicletta di Yang». Lo spettacolo sarà in scena alla sala
unionista di Angrogna, venerdì 7, sabato 8 e sabato 15 dicembre. Sabato 22 la compagnia si
sposterà a Bagnolo Piemonte. L’inizio degli spettacoli è previsto per le 21; è consigliata la prenotazione presso la libreria Claudiana di Torre Pellice o Alimentari Vecco di Angrogna.
400 MILIONI PER I MARCIAPIEDI — La giunta comunale di Pinerolo ha deliberato il progetto definitivo di manutenzione dei marciapiedi comunali per una spesa complessiva di 406 milioni,
che comprendono la progressiva eliminazione
delle barriere architettoniche. Tra le zone interessate dai lavori, ci sono anche alcune strade
del centro (via Battisti, via Brignone, viale della
Rimembranza e piazza Vittorio Veneto).
PINEROLO: APPROVATO IL BILANCIO DI ASSESTAMENTO — Il Consiglio comunale di Pinerolo
ha approvato nella seduta di martedì 27 novembre U bilancio di assestamento. La relazione allegata vede il Comune con un saldo finanziario
maggiore di quello da rispettare: la discrepanza è
determinata in gran parte dal mancato pagamento da parte di enti di livello superiori, cóme la Regione, debitori anche per importi molto grandi.
TURISMO E CULTURA: CORSO IN VAL CHISONE
— La Comunità montana valli Chisone e Germanasca promuove un corso gratuito di preparazione all’accompagnamento presso le risorse turistico-culturali dell’Alta vai Chisone (Roure, Fenestrelle, Usseaux e Pragelato). Il corso, della
durata di 100 ore, inizierà il 21 gennaio ed è riservato a 25 partecipanti di età minima di 18 anni; gli interessati devono iscriversi entro il 18 dicembre, telefonando allo 0121-802515.
SAN SECONDO: NUOVO CONSIGLIERE — L’ultimo Consiglio comunale di San Secondo si è
aperto con la sostituzione del consigliere di
maggioranza Claudio Druetta, dimissionario
con un nuovo consigliere. Mauro Mossotti, insegnante di musica. Durante la lunga seduta si è
anche affrontato, ancora una volta, il problema
della viabilità, in particolare la 589 di Avigliana e
della 161 della vai Pellice probabili oggetto di intervento in occasione delle Olimpiadi del 2006.
LE GIORNATE DI GENOVA — Secondo appuntamento, dopo l’apprezzato dibattito sul ’68, per il
ciclo di serate aperte a tutti organizzato dalTanimatrice giovanile del 1“ circuito della Chiesa valdese. Martedì 11 dicembre, alle 20,30, alla sala
Albarin di via Beckwith a Luserna San Giovanni,
si guarderà un video sulle manifestazioni durante il vertice G8 di Genova. Seguiranno le testimonianze di alcuni partecipanti e il dibattito.
AUTO NUOVA PER IL COMUNE DI POMARETTO
— Acquisterà una nuova auto il Comune di Pomaretto con i fondi, circa 18 milioni, arrivati recentemente dallo stato. La decisione è stata presa nel corso della seduta del Consiglio comunale
di mercoledì 28 novembre che ha anche ratificato la convenzione con la Comunità montana
per la gestione associata dei servizi di informatizzazione, turismo, protezione civile politiche
giovanili e urbanistica.
TORINO: GIORNATA DEDICATA AL PINEROLESE
IGNAZIO PORRO — A 200 anni dalla nascita di
Ignazio Porro, giovedì 6 dicembre si terrà a Torino, all’Accademia delle scienze una giornata di
studio sulla figura dello scienziato e ideatore di
strumenti ottici pinerolese. Lo scienziato pinerolese, come testimoniano le cronache scientifiche
fu autore di geniali intuizioni in vari campi delle
scienze fisiche e si applicò alla realizzazione di
nuovi strumenti ottici per il rilevamento a distanza. Alcuni strumenti da lui ideati rinnovarono
profondamente le tecniche di rilevamento del
territorio favorendo la realizzazione delle grandi
infrastrutture stradali e ferroviarie. Una curiosità:
i prismi di Porro sono gli stessi poi utilizzati nelle
apparecchiature fotografiche «reflex».
E Eco Delle ¥vlli Aàldesi
VENERDÌ 7
dicembre 2|
Gli uffici diventano più moderni e accoglienti
Il nuovo volto delle Poste
Grazie all'informatica si accorciano i tempi dei servizi
e delle «code». Sono in arrivo i primi sportelli automatici
MASSIMO GNOME
La Posta si fa bella, e
gli uffici, più accoglienti, assumono un aspetto quasi «bancario» e
si informatizzano. Anche
nel Pinerolese la rivoluzione è iniziata. A partire
dagli sportelli. Diminuiscono le code, si riducono i tempi di attesa (tagliati, pare, anche del
50%) grazie al computer
e alla nuova organizzazione, con sportelli che
offrono tutti i servizi postali e sportelli per tutti i
servizi di bancoposta.
«L’ammodernamento si legge nel sito Internet
delle Poste italiane - rappresenta una delle principali voci di investimento previsto dal Piano
di impresa (1.500 miliardi) e interesserà alcune
migliaia di uffici tra il
2000 e il 2002».
Sempre dal sito delle
Poste si scopre che in oltre 2.200 uffici postali
(sui circa 14.000 in totale)
sono già stati installati i
cosiddetti cash dispenser
(i comuni bancomat),
«per prelevare contante,
richiedere il saldo del
conto e la lista degli ultimi movimenti effettuati».
Fin qui tutto bene, ma
a livello locale iniziano i
primi dolori. Solo Cavour
e Perosa Argentina dispongono dello sportello
bancomat (o postamat).
Il nuovo ufficio di Luserna San Giovanni avrebbe
dovuto essere pronto già
la settimana scorsa, ma il
cantiere è ancora in piena attività e, spiegano
dall’impresa che hà l’appalto dei lavori, il trasloco da viale De Amicis a
via I Maggio (in corrispondenza dell’albergo
Centrale) è rimandato al
1 Angrogna
Sviluppo
turistico
Con una variazione di
bilancio di circa 93 milioni, il Consiglio comunale
di Angrogna ha potuto
destinare 60 milioni allo
sviluppo turistico (in
buona parte per la strada
della Vaccera, per la quale è imminente l’asfaltatura fino al Prassuit, e per
l’acquisto di un nuovo
bus). Altri progetti già da
tempo presentati, come
quello per la manutenzione del territorio, per i
tratti di strada Buonanotte-Arvura e Chiot d’I’Aiga-Serre Malan, potranno forse essere sostenuti
grazie al loro inserimento
nel nuovo Piano integrato d’area (Pia) che prevede contributi fino all’
80%. Il Consiglio ha poi
approvato la deliberazione programmatica per
una nuova variante del
Plano regolatore sui cui
riferiremo prossimamente, ha discusso la convenzione per la gestione
associata con la Comunità montana di una serie di servizi, ha aderito
al costituendo comitato
per la difesa dei valori
della Resistenza e della
Costituzione designando
quale rappresentante del
Comune il sindaco, JeanLouis Sappé, e ha infine
approvato una mozione
sulla lotta al terrorismo.
15 dicembre. Per Natale
l’ufficio dovrebbe essere
in funzione, servizio Bancomat compreso. Da fi a
poco lo sportello emetterà i primi biglietti in valuta europea. Tre sportelli bancomat (Luserna,
Cavour e Perosa) da Pinerolo (né l’ufficio di via
Battisti, né la succursale
di via Bignone ne hanno
uno) a Sestriere e Bobbio
Pellice sembrano un po’
pochi. Soprattutto rispetto alla rete capillare, e alla concorrenza, del servizio bancario, meno remunerativo (interessi e
condizioni del conto corrente sono in genere peggiori), ma più efficiente.
I problemi non finiscono qui. I titolari di carta
postamat si lamentano:
«Con la carta delle Poste
non si riesce a pagare in
molti negozi». Il cosiddetto servizio Pos, ormai
diventato un’abitudine
per chi fa la spesa, spesso
non funziona e alcuni
commercianti (ma anche
nei supermercati) hanno
già imparato a dire: «La
carta della Posta non la
prendiamo».
Scopriamo sul sito Internet che si possono inviare anche le cartoline
dal computer; «Il postino
le consegnerà direttamente al destinatario in
forma cartacea». Eppure,
se l’informatizzazione
delle Poste^continua a essere un’operazione difficile e che non si fa dall’oggi al domani, c’è da
chiedersi quando tutti i
servizi, quelli importanti
sul territorio, saranno effettivamente attivi e a disposizione di tutti.
Luserna: lavori in corso per il nuovo ufficio postaie
Valli Chisone e Gernnanasca
Giovani: collegare
scuola e lavoro
DAVIDE ROSSO
IN questo periodo i vari
r ■ - -
Comuni della Comunità montana valli Chisone e Germanasca stanno
approvando una delega
delle politiche giovanili
alla Comunità stessa. In
realtà è da un po’ di tempo che in valle si sta lavorando in questa direzione e proprio in quest’ottica recentemente è stata
presentata una ricerca
sui giovani compresi nella fascia d’età tra i 15 e i
19 anni, promossa dalla
Comunità che si pone
come obiettivo quello di
capire la realtà giovanile
e quali esigenze questa
possa avere.
In un incontro tenutosi
a Perosa Argentina mercoledì 28 novembre, le
associazioni che si occupano di giovani, il mondo della scuola e i rappresentanti politici della
Comunità hanno cercato
di fare il punto sulla situazione avendo di fronte i dati della ricerca.
L’incontro voleva anche
cercare di porre le basi
per una progettazione
futura che veda i giovani
maggiormente al centro
della vita valligiana.
«La ricerca - ha detto
l’assessore al lavoro. Renato Ribet - arriva in un
momento difficile per
l’industria della valle per
questo va seguito con attenzione il fatto che dai
Il Consiglio discute la sistemazione dei Bellonatti
Portare gente a San Giovanni
Le polemiche per la sistemazione della frazione
San Giovanni entrano nel
Consiglio comunale di
Luserna. Nella seduta di
mercoledì 28, dopo l’approvazione del bilancio
di assestamento, l’assessore ai lavori pubbli- ci,
Roberto Delladonna, ha
letto la risposta all’interrogazione della Lega
Nord. L’architetto non
avrebbe dubbi: la fine dei
lavori è prevista per il 23
dicembre prossimo. Per
non superare il budget
alcune proposte sono
state depennate dalla variante: niente fontana
monumentale, niente sistemazione della salita al
tempio. Ma la vera novità
arriva da Daniela Chiappi, titolare della panetteria di via Beckwith, che
avanza un’idea che sembra mettere d’accordo
commercianti, residenti e amministratori: un
mercatino dei produttori
locali da tenersi due sabati al mese. «È un’iniziativa che potrebbe servire
a portare la gente a San
Giovanni - spiega Chiappi - visto che sia la fiera
sia il mercato si tengono
agli Aitali». La proposta è
già stata consegnata ai vigili: adesso si aspetta il
via libera dalla giunta.
Una priorità resta la valorizzazione del piazzale di
via Olivet, adesso sottoutilizzato ma che può rappresentare una soluzione
alla carenza dei parcheggi lamentata soprattutto
dai commercianti.
È stata individuata anche la possibile nuova
area per il conferimento
dei rifiuti ingombranti,
dopo che la prima era
stata spazzata via dall’alluvione. L’Acea, che potrebbe beneficiare di un
contributo di 200 milioni, deve ancora pronunciarsi sulla proposta di
collocazione (a monte
del cimitero di via I Maggio, nella zona in prossimità del depuratore)
avanzata dal Comune.
E le amministrazioni rinnovano la convenzione
Luserna: aumentano i nuotatori
«Gli enti stipulanti, con
la presente convenzione,
si prefiggono di sviluppare l’attività sportiva, intesa come servizio sociale,
in zone territoriali dove
l’impiantistica sportiva è
insufficiente, e di creare
un polo di aggregazione
per la popolazione». Suona così l’articolo 2 della
convenzione per la gestione della piscina di Luserna San Giovanni, documento che Comuni e
Comunità montana stanno esaminando nei loro
Consigli in queste settimane. Nel corso degli anni il nuoto si è conquistato il primato di sport
più amato, e praticato,
dagli italiani: è una attività fisica che fa bene, soprattutto ai più giovani.
Da parecchi anni Luserna
si impegna per la diffusione di questa discipli
nae i risultati si vedono.
In settimana c’è il pienone e il riassunto dei dati di affluenza, un grande
cartellone colorato appeso nell’atrio della piscina,
parla chiaro. Nel 2001 sono stati oltre 3.600 i nuotatori (fra soci e ragazzi
delle scuole), o aspiranti
tali, che hanno occupato
le 6 corsie della vasca lusernese. La maggioranza
arriva dagli istituti scolastici: soprattutto scuole
elementari e medie. La
piscina attrae numerosi
nuotatori da fuori vai Pellice: oltre 300 da Bagnolo,
170 da Barge, 290 da Cavour e 175 da Villafranca.
«Nonostante l’apertura
della piscina di Pinerolo commenta la responsabile dell’impianto lusernese. Nella Magra - anche
quest’anno registriamo
una conferma dell’ap
prezzamento della nostra
piscina». E dalla stessa Pinerolo arrivano 240 persone, che continuano a
preferire Luserna al nuovo impianto pinerolese.
Per quanto riguarda la
vai Pellice la parte del
leone la gioca Luserna
San Giovanni con un migliaio di utenti (scuole
comprese); subito dietro
Torre Pellice, che porta
in piscina 164 persone,
ma nessuna dalle scuole.
La piscina costa ogni anno oltre 300 milioni, una
settantina dei quali arriva dal Comune di Luserna (in convenzione con
la Comunità montana),
che si prende carico anche della manùtenzione
straordinaria. Quest’anno nelle vacanze natalizie rimpianto di riscaldamento sarà compietamente rinnovato.
dati risulta che fra i
giova.
ni delle valli sia in
ta la richiesta di
zione ma anche le
zionl alla scuola di A®!
ria di Osasco. Occonet^
DAI
tHI g<
attivare delle politiche ¿
A r\/A t fi rr'T r\ orrlì ~ i ..«rrtliì
indirizzo agli studi'^i!; ijerolo
diano possibilmente
sbocco lavorativo i
^invaile
senza obbligare i gio^i «nzione
al pendolarismo,
spingendo verso la crea ^
zione di cooperative e hÌ
imprese sul territorio! A“®*®'
Lasciare quindi che iae! ie.pt°F
vani siano protagony
del proprio futuro, sia por
guidati e indirizzati. Que. ituotoei
sta sembra essere anche
l’idea dell’assessoreai
Servizi sociali, Ponsat*'®*® «Del resto - afferma-i
dati dimostrano che igio.
vani da un lato richieè.
no servizi e dall’altro di- is®*®
mostrano voglia di libera ”
creatività. Per questo la
programmazione dovti
lasciare campo libero ai
loro parere e alla loro iniziativa». ichiarat
Quel che alla fine!
emerso è la volontà della
Comunità montanadiPP®”®'
dare vita a un progetto
«contenitore» che abbia
al suo interno una serio
di progetti mirati «peri
quali, a seconda dette
lento, .st
possibilità, si potranno
chiedere finanziamenti ...
alla Provincia e alla Eep®™'
gione. Un progetto dove
gli enti pubblici stiano
dietro le quinte lasciai __
do spazio ai giovani e aloBB U(
associazioni». Una prima
essane
eonomii
itta Fan
to e rio
arte con
indicazione intanto dii "¡■•i
giovani è già venuta: ave g|||l
re un cinefonim di valle,
Su questa strada la Comunirà si è già attivata
pensando a un cinefo- ¡l'gQQ^
rum itinerante per i Co- ¡(^5^) ^
muni valligiani che po- «Uingu
trebbe prendere ilviai ®inpio,
breve, diventando cosi
un primo momento di pjstQfj
incontro con i giovani. ,
lessaggii
Perrero
Variazioni
di bilancio
LIUANAVIGUEIMO.
mmoss
ndo air
loi frati
intermi
iument
‘Onte es
parte
Itale, d
riera di
Uno: P
IL Consiglio comunale maiPig
di Perrero, nella sedO' ¡j ¡jgj
•ta del 28 novembre, w ^aurati
approvato alcune vana' ìlpage]
zioni al bilancio di previ' tetta'’dj
sione del 2001: le entrate ¡gg^g ^
sono in aumento per® ìtnozio
milioni di trasferimeo; ptigggj,
ti dallo stato, i traspom }jg[
scolastici costano di me lUuvJoino in seguito alla co"' idieiv
versione in traspot no:sir;
pubblici, sono stati P tìdtitni
gati oneri di urbaniz usposb
zione rilevanti e altrir hCasi
l’uso di derivazione d^helladi
acque; c’è anche in P invitto
getto una pista per • Seinp:
untain-bike finanz® svoige
con 5 milioni. 1,®°®®
Le uscite sono aumf ftea di (
tate per le spese g., • —
nutenzione degli acQ deva
dotti, si rende anche ’^e prg
cessario l’acquisto . Witè
nuovo automezzo m «st ari
spostamenti del pe era e
naie e la sistemazij Jne è
delle strade del capo J:%eti
go che verrà a costat'fajsiagi
ditti®’
circal-38milionr Jjis
Il Consiglio ha ai ..{“a
approvato la
nuovo statuto de . cr
sorzio per il hacifO ij® ^écai
mentano del*,. I com
brifero montano ,,
lice e ha deciso 1 \ --->
sto della quota diJP . ' Ufi
un milione di lire
Pass;
aui
;Com
ertici
iques
21
ij 7 DICEMBRE 2001
E Eco Delle ^lli Aàldesi
PAG. 13 RIFORMA
Il palazzetto di Pinerolo si avvia al nuovo anno
Chi gestirà il ghiaccio?
¡a per scadere lo convenzione con la Comunità montana
^/pellice, per l'Agess, che sarà probabilmente rinnovato
liMME ROSSO
giova.
«esci.
: iscti.
te uno n®' scadrà la con."»‘ine con la Comoiinontanaval Pellice
S ila in proposito e
dalComu
a'S“- LoiantP L’ipotesi che
II"“« Sa prendere piede
1 ni"" Salmente a Pinerolo e
anrT luna possibile proroga
ioiei Ila convenzione attual
02 lente esistente con la
Z : Immunità montana vai
S «lliee- almeno per i
•hli (essimi mesi, cosa che
¡stesso l’assessore allo
ilbet port, Giampiero eieestn 1®!' ufficiosa
. 5ov lente, sembra conferbZ lare. «Stiamo lavorando
orni ixieesta direzione - ha
ichiarato - perché per
locedere all’affidamentà M ideila gestione definitia„:7 a pensiamo siano ne■ogptü sssarie informazioni
. S tonomiche riguardanti
a siri «tn l’annata del ghiac. ™ io e non solo su una
J , fflte come abbiamo ora.
^ ^ * 'Agess vai Pellice, che
Z''"! sstisce per conto della
.Zi?“ imunità montana l’imIrim" anta, sta lavorando be
lascian-.
Il palazzo del ghiaccio di Pinerolo
ne anche nella preparazione dei dati, purtroppo
però la gestione Agess è
cominciata solo da gennaio di quest’anno ragion per cui non ci sono
i dati per il periodo precedente». La decisione
quindi potrebbe essere
proprio quella di prorogare di nove mesi l’incarico all’Agess, non lasciando però scoperta la
stagione estiva.
Intanto per quel che riguarda gli altri impianti
sportivi pinerolesi continuano le discussioni sulla nuova piscina, dopo
che il guasto dello scorso
mese ha comportato lo
svuotamento della vasca
piccola e parzialmente di
quella grande con conseguente danneggiamento
degli impianti tecnici. La
mto di
ita:avf
di vie,
1 la Coattivati,
cinefoer i Coche
il viai
do cosi
ente di
ivani.
di me- Itti
imunale m.
la sedoibre, tu
le varia'
di previ'
; entrate ¡y
3 per 21 ìnii
»rimen;
raspotii
0
Ila con;
asport Ho;
itati pa'
)anizaa'
altripf li
me
ì in prt’
per rtn)'
anziat*
aumen'
; di !!'*'■
j acque je,
iche ne im
to di'!
;op'
[tàzio'"
-apoim
costa'
perse yi
a atei
)zza
lei
tino
acqu'' 1'
ip«
soci^
0 p'
Da «L'eco delle valli valdesi»
inquanf anni fa
Una delle cose che fa
* irridere nelle cronache
t L’eco delle valli valde‘■'diSO anni fa è lo stile
el linguaggio. Ecco un
ìempio per il saluto deichiesa di San Giovanni
pastore Achille Deodai, eletto moderatore; «Il
'assaggio del predicato. sgorgante da un cuore
immesso, penetrava in
'"do all’animo di tutti i
mi fratelli. Impressivo
mtermezzo di musica
rumentale. Molto finelante eseguito il canto
a parte della valorosa
l'ale, di un inno-prenara di circostanza. Poi
®np: Poiché è giunto
l’istante... Sulla so'a del tempio (così hen
staurato per la volontà
_ pallente) l’affettuosa
^adi mano, più eloante delle parole che
j^nozione impediva di
enunciare...».
Nel novembre ’51 c’è
uvione del Polesine.
Je t valdesi si mobiliSI raccolgono «balle
indumenti», si mettono
posizione dei bambielL NZallecrosia,
forgio, parte del
do di Torre Pelli' sempre in quell’anno
iconP * censimento;
0 osserva che «a diffe
¡1 no"* avveniva
quando si
ÌnV" non la relialmeno
battesimo,
vera"****° domanion AP'‘°P"a sulla re!ntrpA®.*?ta taciuta,
^Isias^Ta di
religiosa e
*« 1’o, f ^ede sono
UsiZiÌ^ conglobati
losJriS" P*^
ialecan*?-"'* P^tocI, Insom
l’artKAZ ”
e,“'
;lil (id'
I' Ww
Colf Ci
ilB' ii
led Í
'un
con un ta
PC meno dialetti
co di quello che piace all’attuale Commissione
bioetica: un’intera pagina
è dedicata ai «problemi di
vita coniugale», con articoli di Ermanno Rostan e
di Delia Bert: quest’ultima affronta anche la questione di «quanti figli» è
possibile avere: ci sono
troppi disoccupati (ce ne
sarebbero di meno se la
società fosse cristiana!)
pertanto è saggio non
avere troppi figli, bisogna
accettarli come dono prezioso di Dio, con «un limitato uso dei diritti coniugali: siamo forse chiamati a cedere all’istinto in
questo campo?».
Un convegno di anziani e diaconi a Torre Pellice mette il dito sulla crisi
della partecipazione ai
culti e per bocca del pastore Arnaldo Genre arriva a chiedersi se questo è
colpa della predicazione
e se non sarebbe il caso di
avere dei culti molto più
liturgici: il disinteresse
dei membri di chiesa è
grave ed è dovuto a un
«materialismo che ha già
invaso il mondo e sta pure penetrando più a fondo tra i valdesi».
Infine il resoconto di
un deputato di Villar Pellice al Sinodo: «Con tristezza ho notato il regresso di apporto delle Valli
in questo supremo consesso. È certo rallevante
l’incremento di vitalità
delle nostre chiese di
evangelizzazione, ma il
talento delle Valli ha una
sua importanza fondamentale e non può passare in secondo ordine senza danno. Molto importante l’argomento delle
finanze. La somma che
saremo chiamati a versare, quest’anno, si avvicina
al milione e ci trova in
piena crisi agraria. Con
l’aiuto di Dio, però, ogni
vittoria è possibile...».
(a cura di Marco Rostan)
settimana scorsa Clement ha relazionato in
Consiglio comunale presentando tra l’altro la perizia che i tecnici hanno
preparato dove si evidenzia che la gravità del guasto è da imputarsi primariamente al fatto che non
esistono alla piscina sistemi di sicurezza in grado di segnalare la perdita
e di interrompere il flusso dell’acqua. In settimana comunque tutti i tecnici e i soggetti coinvolti
in qualche modo nella
gestione e nella costruzione della piscina si troveranno e analizzeranno
a fondo la perizia cercando da un lato di individuare le eventuali colpe e
dall’altro di trovare una
soluzione definitiva di ripristino'degli impianti.
Il nuovo logo per «Torino 2006»
La Mole con
le montagne intorno
Dalla scorsa settimana i
giochi olimpici invernali
di Torino 2006 hanno un
nuovo logo. Il 27 novembre infatti con una cerimonia pubblica tenutasi
a Roma, al Quirinale, alla
presenza del presidente
della Repubblica Carlo
Azeglio Ciampi, è stato
presentato il nuovo logo
di Torino 2006. Il nuovo
marchio è stato disegnato
dallo studio BenincasaHusmann e rappresenta
il profilo della Mole antoneliana e le montagne
che la circondano. Quel
che ha convinto la giuria,
che lo ha scelto fra più di
1.300 proposte pervenute, dicono al Toroc, è «l’astrattezza del segno e il
dinamismo delle forme.
La capacità di coniugare
l’attenzione artistica e il
pragmatismo di chi è abituato a fare scelte nella
quotidianità del lavoro».
C’è quindi particolare
attenzione alla comunicazione al Toroc che anche attraverso il logo conta di far passare quello
che sarà lo spirito delle
olimpiadi di Torino 2006.
Sempre in materia di comunicazione tra l’altro
segnaliamo che sul notiziario Ansa della settimana scorsa è comparsa
un’intervista al pastore
Luciano Deodato, presi
dente del Comitato Torino 2006 della Chiesa valdese. Deodato, dopo aver
sottolineato che i protestanti «rappresenteranno
circa il 53% delle persone
che saranno coinvolte nei
Giochi» parla di cappellania e di opportunità di
costruzioni di rapporti
anche con le altre chiese.
Su precisa domanda del
giornalista poi parla anche di sviluppo del territorio e sottolinea come
«una delle grandi ricchezze di questa zona sia proprio la storia dei valdesi e
una buona idea potrebbe
essere quella di far conoscere questa storia alle
persone in arrivo».
forino a DOS
Il nuovo logo delle olimpiadi di Torino 2006, disegnato dailo studio BenincasaHusmann
Comunità montana valli Chisone e Germanasca
Acquisiti gli impianti di Frali
LILIANA VICLIELMO
DOPO alcuni anni di
trattative, finalmente, nella seduta del 26
novembre scorso, il Consiglio della Comunità
montana valli Chisone e
Germanasca ha deciso
l’acquisto dei tre impianti principali di risalita di
Prati di cui la società «13
laghi» era proprietaria.
Dopo le confortanti assicurazioni del comitato
olimpico sul contributo
di 12 miliardi complessivi, destinati all’attuazione del progetto, era necessario che la parte più
sostanziosa del patrimonio sciistico diventasse
proprietà di un ente pubblico, per usufruire di finanziamenti.
La Comunità montana
è diventata così proprietaria di tre impianti di risalita: la sciovia Baby
Ghigo, la seggiovia Malzat-Pian dell’Alpet e la
seggiovia Pian delTAlpetBric Rond, versando 231
milioni come base, e subito dopo il Consiglio ha
deliberato la concessione
della gestione alla stessa
società «13 laghi» fino al
termine della costruzione delle nuove opere.
Le scadenze sono molto ravvicinate, perché i
lavori dovranno essere
eseguiti entro il 2006,
quando gli impianti saranno utilizzati per l’allenamento degli atleti, circostanza che giustifica il
notevole contributo, ritagliato nei fondi di dotazione al comitato olimpico. Intanto, se la neve
farà la sua parte, si potrà
sciare come prima, dato
che seggiovie e sciovia
sono ancora a norma.
Questo progetto ha suscitato molte domande
sulla legittimità dell’affidamento della gestione
alla stessa impresa che
vende i beni; è stato anche chiesto di esaminare i
bilanci della società, che
negli ultimi anni ha avuto
molte perdite causate
dalla mancanza di neve.
La risposta è stata che
l’affidamento è possibile
perché soltanto temporaneo e che la gestione degli impianti rinnovati dovrà essere attribuita con
una gara d’appalto pubblica a livello internazionale. A questa delibera,
che ha raccolto totale
consenso, hanno fatto seguito alcune convenzioni
tra la Comunità montana
e i Comuni che intendano aderire, per l’esercizio
in forma associata di alcuni servizi: quello informatico, l’urbanistico e la
gestione del territorio, e
inoltre funzioni in materia di protezione civile,
turismo, politiche giovanili e patrimonio.
Si ritiene così di dare
un concreto aiuto ai Comuni con pochi abitanti
e scarsi mezzi, consentendo di prendere decisioni per quanto possibile omogenee, in vista di
una razionale distribuzione delle risorse.
L'adesione può favorire lo sviluppo del territorio
Bobbio è fra i Comuni occitani
Bobbio Pellice aderisce a Espaci occitan, T associazione di enti pubblici dell’area occitanica
e che coinvolge soprattutto il Cuneese. Tra gli
obiettivi, spiega il sindaco, Aldo Charbonnier,
c’è la promozione e lo
sviluppo del territorio,
tenendo conto dei problemi comuni, quindi il
tentativo di incidere sullo Statuto della regione
Piemonte, dando ai Comuni delle aree svantaggiate, tati sono considerate le valli alpine, un
ruolo particolare. Lo Statuto di adesione è stato
approvato nel corso del
Consiglio comunale di
martedì 27 novembre,
dove è stato anche applicato l’avanzo di amministrazione e Tassestamento al bilancio di previsione per l’esercizio 2001.
Sull’adesione all’associazione dei Comuni occitani non è d’accordo il
consigliere Attilio Sibille,
che dai banchi dell’opposizione ha ricordato
come Espaci occitan, vicina al Movimento autonomista occitano (Mao),
abbia scavalcato altre associazioni da molti anni
presenti e attive sul territorio. Il Consiglio approva anche il rinnovo della
convenzione triennale
fra i Comuni di Villar e
Bobbio Pellice per il servizio di raccolta e trasporto del rifiuti solidi
urbani. «Rispetto all’Acea un certo risparmio
c’è, circa il 40% in meno», dice Charbonnier.
Cantieri aperti all’altezza del ponte Parau. Il
nuovo argine, quello del
1927 era stato profondamente danneggiato dall’alluvione del 2000, è
stato completato mentre
per vedere il nuovo ponte, che sarà rifatto una
ventina di metri più a
valle, bisognerà aspettare il mese di marzo.
NELLE CHIESE VALDESI
ATTIVITÀ GIOVANILI 1“ CIRCUITO — Giovedì 6
dicembre, incontro del gruppo teatro, alle 20,30
a Rorà. Martedì 11 dicembre, serata a tema «il
G8 a Genova», alle 20,30 a Luserna San Giovanni. Mercoledì 12 dicembre, incontro gruppo
«noi e gli altri», alle 20,30 a Torre Pellice.
CASA DELLE DIACONESSE — Dal 10 al 31 dicembre, dalle 15 alle 18, mostra mercato.
COMMISSIONE MUSICA DEL I DISTRETTO — I
direttori e le direttrici, insieme ai rappresentanti delle corali, sono invitati a un incontro che
avrà luogo mercoledì 12 dicembre a Pinerolo,
nei locati di via dei Mille, alle ore 20,45, nel corso del quale sarà impostato il programma della
Festa di canto delle corali 2002.
ANGROGNA — Giovedì 6 dicembre alle ore 20,45
alla scuola grande del capoluogo avrà luogo la
già annunciata conferenza del pastore Giorgio
Tourn su «La cena del Signore nel pensiero dei
riformatori». I giovani visiteranno le persone anziane sabato 15 e domenica 16 dicembre.
BOBBIO PELLICE — Sabato 8 dicembre, alle 21, nel
tempio, «Canzoni in coro», concerto della scuola
domenicale di Bobbio Pellice insieme al gruppo
corale Eiminal della vai Germanasca.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunione quartierale,
venerdì 7, a Boer Priorato, giovedì 13, riunione a
Fondo San Giovanni. Domenica 16 dicembre,
alle 14,30 incontro delTUnione femminile.
MASSELLO — Martedì 11 dicembre riunione quartierale al Roberso, alle 14.
PERRERO-MANIGLIA — Mercoledì 12 dicembre,
alle 20,30, riunione a Perrero. Il 13 dicembre
l’Unione femminile visita quella di Chiotti.
POMARETTO — Riunioni quartierali: venerdì 7 dicembre, alle 15, all’Inverso Clot; mercoledì 12,
alle 20,30, alla Lausa; giovedì 13, alle 15, all’Inverso Paiola. Domenica 9 dicembre, nel corso
del culto, sarà insediata la diacona Karola Stobaus; dalle 14,30, bazar e, in serata, agape fraterna. Mercoledì 12, ore 14,30, incontro deU’Unione femminile.
FRALI — Riunioni quartierali: martedì 11 dicembre,
alle 20, a Giordano; mercoledì 12, alle 20, a Orgere. Venerdì 7 dicembre alle 20,30, al presbiterio di Ghigo, studio biblico ecumenico, tema
della serata: «Non giudicate».
PRAROSTINO — Riunione quartierale al Roc, giovedì 13 dicembre, alle 20,30.
RORÀ — Giovedì 6 dicembre, alle 20,30, incontro
quartierale alle Fucine.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì 7
dicembre, alle 20,30, agli Appiotti, martedì 11,
alle 20, a Simund, mercoledì 12, alle 20,30, ai
Chabriols. Studio biblico, venerdì 7 dicembre,
alle 20,45, nella saletta del presbiterio.
VILLAR PELLICE — Venerdì 7 dicembre, alle 20,30,
riunione al Ciarmis. Domenica 9 dicembre, alle
10, culto in francese, alle 20,30, culto serale.
VILLASECCA— Riunioni quartierali: lunedì 10 dicembre, alle 20, a Pian Faetto, mercoledì 12, alle
20, a Trussan. Giovedì 13, ore 14,30 l’Unione
femminile incontra le sorelle di Perrero.
Amici della Scuola Latina
«Cantori» a Perrero
Concerto partecipato quello tenuto dai cantori di
Osasio sabato 1° dicembre nel tempio di Perrero. Nel
corso della serata, organizzata dall’associazione Amici
della Scuola latina e dalla Chiesa valdese di Perrero, i
cantori hanno presentato un programma interessante
che ha spaziato dal Sanctus di Bruckner all’esecuzione
finale di alcuni spiritual americani. Buono anche l’ammontare della colletta a favore della ristrutturazione
della Scuola latina di Pomaretto (circa 700.000 lire), ristrutturazione alla quale il concerto era dedicato.
CfiìAI Chisone a Inverso Rinasca
Presto le arginature
Dovrebbero iniziare a breve i lavori di arginatura
del Chisone a Inverso Pinasca. Infatti, nel corso
dell’ultimo Consiglio comunale, che ha approvato
tra l’altro anche l’ultima variazione di bilancio
deU’anno che si aggira attorno ai 18 milioni il sindaco, Andrea Coucourde, ha comunicato che giovedì
29 novembre i tecnici della ditta appaltatrice dei lavori hanno svolto un primo sopralluogo e che probabilmente come indicato al momento deti’affidamento dell’appalto, avvenuto a inizio novembre, i lavori
dovrebbero cominciare entro gennaio.
22
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle Va ¡.li, \àldesi
VENERDÌ 7 DICEMBRf
SPORT
PALLAVOLO
Nell’8® giornata di serie C il Volley Pinerolo ha battiuto per 3-0
riveco Ntondovì (25-22 25-21 2519). È stata una partita incolore
che ha comunque permesso ai ragazzi di Scali di conquistare i tre
punti utili a mantenere la seconda
posizione in classifica, a cinque
punti di distanza dalla capolista
Palmar. Contro l’Iveco Mondovl,
ultimo in classifica, i pinerolesi si
sono lasciati un po’ andare, adeguandosi al gioco degli avversari e
commettendo errori in tutti i fondamentali, si sono complicati da
soli una partita facile sulla carta.
Partita facile, ma non così scontata, contro una formazione caricata
dalla vittoria casalinga contro la
Meneghetti e che vanta tutto sommato una buona difesa (merito
soprattutto di Raffaele Bagna, ex
giocatore della .formazione pinerolese negli anni della Bl).
Sabato 8 dicembre i pinerolesi
saranno impegnati a Dronero
contro rinoxcar, mentre il 15, ultima partita casalinga prima delle
feste natalizie, ospiteranno i torinesi della Pvl Valentino (ore 21,
PalaTechnosquare di Pinerolo). 11
serie C femminile sconfitta casalinga per le ragazze della Cerotti
Technosquare, che hanno perso al
tie break contro la Puhtonolo, giocandosi la possibilità di effettuare
il sorpasso e salire così in terza
posizione.
Dopo i primi due set, che hanno
fatto registrare qualche errore in
attacco da parte delle padrone di
casa, nel terzo e quarto set l’inserimento della Tosello come opposto, e la Brunel dal centro, hanno
creato qualche problema alla buona ricezione avversaria, riequilibrato l'andamento dell’incontro.
Il tie break, giocato punto su punto fino alla fine, si è poi concluso a
favore delle verbane, che hanno
giocato con grinta e determinazione per superare la sconfitta casalinga subita contro la Novi, men
tre le pinerolesi, che patiscono gli
scontri diretti, devono imparare a
gestire meglio gli incontri «difficili». Sabato 8 dicembre le pinerolesi saranno impegnate in trasferta
contro la Carol’s Volley e giocheranno in casa il 15 dicembre contro la Cogne Acciai Carrefour (ore
17,30, PalaTechnosquare di Pinerolo). In serie D maschile il 3S Pinerolo ha vinto a Cuneo con la
Noicom per 3-1 (25-18 21-25 1825 20-25). I pinerolesi guidati da
Claudio Mina sono tornati a vincere ritrovando la calma, la concentrazione e il piacere per il gioco, e hanno battuto in trasferta la
giovane e forte formazione cunéese della Noicom. Ottima partita
dei pinerolesi e buona reazione
della squadra alla tensione degli
ultimi incontri. I ragazzi di Mina,
perso il primo set contro una Noicom quasi perfetta a muro e in
battuta, dopo aver studiato gli avversari hanno cambiato impostazione giocando l’attacco non di
forza, ma di astuzia, e colpendo i
punti deboli della ricezione cunéese. Così facendo i pinerolesi
hanno disturbato la costruzione
del gioco dei padroni di casa che,
evidentemente non abituati a perdere e forse troppo sicuri delle
proprie capacità, si sono fatti dominare da tensione e nervosismo.
I restanti set sono stati vinti dalla
formazione di Mina che con calma e concentrazione ha sempre
dominato il gioco con 4-5 punti di
distacco dagli avversari.
Nel campionato under 15 femminile, girone E, il Volleinsiemè
Piemonte B ha superato il 3S Nova
Siria Pinerolo B per 3 - 0 (25-18 2517 25-14); nel campionato under
17 femminile girone F il 3S Nova
Siria Lusema ha battuto la Pallavolo Porosa 3 - 0 (25-17 25-22 25-18);
nel campionato under 15 femminile, girone B, il Magic team Vigono
ha superato nettamente U 3S Nova
Siria Luserna per 3-0 (25-10 25-15
25- 14). In seconda divisione maschile, girone B il 3S Luserna ha
vinto sul campo della Noicom
Toirno per 3-2 (25-27 25-15 19-25
26- 24 9-15); nel campionato under
17 maschile, girone A, il Volley Pinerolo è stato superato dall’Arti e
mestieri per 3-0 (13-25 10-25 2325); nell’under 15 femminile, girone B, il 3S Pinerolo si è imposto sul
campo del Pinasca per 3-0.
HOCKEY
GHIACCIO
Finalmente una vittoria casalinga per le ragazze dell’All Stars in
serie A femminile; domenica, opposte alle tradizionali rivali del Como (andata successo lombardo ai
rigori) le piemontesi hanno vinto
per 3-2 (scavalcando in classifica le
lombarde) grazie alle reti di Costa,
Gonin e Galliana; nota negativa
della giornata il grave infortunio
subito da Eleonora Gonin (frattura
al perone) che così termina in anticipo il campionato. Domenica trasferta impegnativa ad Agordo.
In serie C partita a tratti avvincente della Valpe con la capolista
Lariana; alla fine però i lombardi
hanno prevalso per 6-3. Nelle file
del Valpellice si rivede Paolo De
Luca (il Valle d’Aosta in crisi di
rapporto con i giocatori potrebbe
addirittura abbandonare il campionato) e il terzino fa subito la differenza. Il primo tempo vede una
sola marcatura, quella del comasco
Roccaforte; nella seconda frazione
due tentativi di rimonta cui fa però
sempre seguito una nuova rete
lombarda; pareggiano così i valligiani con Melotto, ma segna la Lariana poco dopo; nuovo pareggio
(Vaccarino) e nuovo allungo comasco. Sul 2-3 nella terza frazione due
errori in difesa spianano la strada
ai lombardi che chiudono senza
patemi malgrado la bella rete di De
Luca. Domenica riposo.
Va male all’under 19, sconfitta
ancora una volta nettamente
dall’Alleghe, favorito per la conquista del titolo nazionale di categoria: il 15-1 (rete di Luca Montanari) segna il divario di qualità e
anche di capacità di concentrazione. Sabato la squadra piemontese
sarà in trasferta ad Aosta.
L’allenatore del Volley Pin. A. Scali
CALCIO
Mezza battuta d’arresto per il
Pinerolo in Eccellenza; il pareggio
per 1-1 nel derby con il Cumiana
consente al Libarna, vincitore sul
difficile campo di Bra, di avvicinarsi in classifica; biancoblù ancora al comando, ma solo con due
punti di vantaggio. Domenica trasferta ad Acqui.
TENNIS
TAVOLO
Due squadre della Valpellice sono al comando dei rispettivi campionati; in serie CI nazionale i valligiani, vincendo per 5-3 a Moncalieri consolidano la propria posizione. A punti sono andati Walter
Fresch (3) e una volta ciascuno Davide Gay e Paolo Rosso. Un netto
5-0 della squadra del girone D in
C2 ha sancito rincontro con la formazione B del Fiat; due i punti di
Sergio Ghiri e Riccardo Rossetti,
uno di Ghirardotti. Sconfitta invece per la formazione valligiana nel
girone E; Cesano, Odino e Picchi
non sono andati a punti nello 0-5
con la formazione.A del Fiat. Grande prestazione infine per Floriano
Lioy che in C2, girone F guida, con
i suoi 3 punti, la Valpellice alla vittoria sul Fossano; 5-3 il punteggio
finale, di Girardon e Giuliano Ghiri
gli altri due punti.
M Dalla legge sulle minoranze
Le lingue ignorate
«La legge 482 del ’99
sulle minoranze linguistiche, malgrado i regolamenti di attuazione siano stati pubblicati sulla
Gazzetta ufficiale del 13
settembre 2001, è tuttora
lettera morta»; a lanciare
il grido d’allarme è il segretario per la Repubblica italiana dell’Associazione internazionale per
la difesa delle lingue e
delle culture minacciate,
Tavo Burat, che aggiunge: «È molto grave che il
censimento abbia ignorato le minoranze, non
più censite dal 1921 e
cioè da quando il fascismo ha preso il potere e
intendeva cancellarle. In
proposito, come Aidlcm,
abbiamo dato mandato
all’on. Laura Cima, deputata verde piemontese, di presentare una
specifica interrogazione». Cosa fatta il 19 novembre: Fon. Cima ha
infatti presentato un’interrogazione sollevando
la questione del censimento: «L’Istat, nella
presentazione del censimento sostiene che “conoscere serve per gover
nare e governare significa decidere" e aggiunge
“come è possibile prendere decisioni senza conoscere i dati di base?”.
In realtà soltanto la minoranza tedesca della
provincia di Bolzano dispone del modulo di
censimento nella propria
lingua mentre le minoranze ladina delle province di Trento e Belluno, greca, catalana, franco-provenzale, friulana,
occitana e sarda non dispongono di alcun aiuto». La Cima chiede al
presidente del Consiglio
e al ministro dell’Interno: «Come il governo italiano intende affrontare
gli inadempimenti che
discendono dall’articolo
6 della Costituzione e
dalle relative norme di
attuazione nonché dagli
obblighi assunti in sede
iternazionale senza conoscere i dati di base e
per quali motivi non ha
provveduto non solo al
censimento delle minoranze linguistiche non riconosciute ma nemmeno alla predisposizione
dei questionari».
ITeatro del Forte di Torre Pèllice
Nuovi comici in gara
Serata di «Campionato
nuovi comici» venerdì 7
dicembre al teatro del
Forte di Torre Pellice; alle
ore 21,15 neH’ambito
della rassegna: «Vai avanti tu che mi scappa da
ridere», ecco uno spettacolo inserito nel festival
«Comunque anomali: Festival di teatro comico &
cabaret del Piemonte», 5»
edizione con Enrico Ceva, Carlo Cicala, Giampiero Perone, Emilio Razzetti. Il festival si svolge in
5 località piemontesi e
contempla due sezioni.
Alla sezione «Campionato a tema» partecipano 20
artisti comici e compagnie nazionali che presentano un brano inedito
a tema unico. Il tema di
questa edizione è; «Ipocrisia, perfidia, imbecillità; con quale di queste
virtù è più facile raggiungere la felicità?».
Anche il pubblico del
teatro del Forte sarà
chiamato a partecipare
esprimendo una propria
valutazione su apposite schede che verranno
consegnate all’entrata e
che verranno conteggiate
APPUNTAMENTI
come parte del punteggio complessivo.
Le produzioni artistiche verranno, inoltre, vagliate da apposite commissioni che si pronunceranno con un voto sulla base di tre criteri: originalità dell’idea, miglior
testo, interpretazione.
Presenterà la serata Federico Bianco. Consolidato artista comico piemontese, è dall’89 che
calca i palcoscenici di
tutta Italia, da quando ha
vinto il 1" festival di cabaret «11 Buttafuori». Da
allora ha percorso molta
strada, affinando tecnica
e contenuti, sviluppando
un suo originale stile di
monologhista comico,
ormai apprezzato a livello nazionale. Impone la
sua verve comica con
una notevole presenza
scenica che fa da ausilio
a testi forti e grintosi, a
stretto contatto con la
realtà, capovolgendo la
logica comune. Gli artisti
sono Carlo Cicala, Enrico
Ceva, Giampiero Perone,
Emilio Razzetti per una
serata assolutamente
coinvolgente.
6 dicembre, giovedì
LUSERNA SAN GIOVANNI: Al Rifugiò re Carlo Alberto, alle 15, concerto del gruppo Auser.
TORRE PELLICE: Alle 15,30, alla Casa valdese, concerto del duo Noto Sarno, pianoforte a quattro mani,
musiche di Brahms e Schubert.
PINEROLO: Alla Comunità montana, via Duomo
42, corso di apicoltura, alle 21; prosegue giovedì 15.
7 dicembre, venerdì
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nella sede dell’Avis,
prelievo di sangue.
TORRE PELLICE: Alle 21,15, al teatro del Forte, per
la rassegna «Vai avanti tu che mi scappa da ridere»
Federico Bianco presenta «Serata di campionato nuovi comici», ingresso lire 12.000, ridotto 10.000.
7-8 dicembre
ANGROGNA: Alle 21, nella Sala unionista il Gruppo
teatro Angrogna presenta «La Bicicletta di Yang»; prenotazioni alla Claudiana di Torre Pellice e al negozio
alimentari Vecco di Angrogna.
7- 9 dicembre
TORRE PELLICE: Giornate di solidarietà per la costruzione della nuova struttura per disabili, con la
collaborazione della Croce Rossa, a partire dalle 16,30
di venerdì, con l’inaugurazione delle mostre nel chiostro del Priorato.
RINASCA: Nel salone polivalente, II edizione di Pinascarte, per tutto il giorno.
8 dicembre, sabato
TORRE PELLICE; Dalle 8 alle 18, fiera merceologica
per le vie del paese.
BARGE: Mercatini di Natale sotto il Monviso.
PEROSA ARGENTINA: Al teatro Piemont, alle 21,
replica si «E1 sagrin ed ven-i vej».
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 21, nella chiesa del
Sacro Cuore, concerto di Natale della Schola cantomm e della banda municipale di Torre Pellice, offerte
a favore dell’ospitalità dei bambini di Cemobil.
8- 9 dicembre
PINEROLO: Dalle 10,30 alle 18,30, nel cortile di
piazza Barbieri, mostra dei pittori del «Pablo Neruda».
ANGROGNA: Corso di potatura e innesti promosso
dalla Pro Loco; informazioni al telefono 0121-944814.
9 dicembre, domenica
ROURE: Alle 15, al centro sociale di Castel del Bosco, festa dell’anziano.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle ore 15, nella sala
Beckwith, l’associazione «Il sassolino bianco» organizza una proiezione di diapositive sull’istituto per i
minori di Radun (Bielomssia).
12 dicembre, mercoledì
LUSERNA SAN GIOVANNI: Prelievi per plasmaferesi con autoemoteca, nella sede dell’Avis.
13 dicembre, giovedì
TORRE PELLICE: Alla Casa valdese, alle 15,30, conferenza su «Le strade della civiltà» del prof. G. Ellena.
LUSERNA SAN GIOVANNI; Alle 15, concerto del
coro Auser all’istituto Pro Senectute.
14 dicembre, venerdì
TORRE PELLICE: Nella biblioteca della Casa valdese, alle 20,45, incontro organizzato dal gruppo Val Lucerna su «Comunicare nell’era digitale», con Valentina Comba, Donatella Battoli, Giorgio Bert.
15 dicembre, sabato
PINASCA: Per tutto il giorno, «Costruire cantando»,
spettacolo musicale.
TORRE PELLICE: Nel tempio valdese, alle 20,45,
concerto natalizio delle corali di Torre Pellice e della
vai Germanasca, offerte prò restauro dell’organo.
SAN GERMANO CHISONE: Dalle 15 di sabato, e
dalle 10 alle 12,30, dalle 15 alle 18 di domenica 16, al
parco comunale «Sorprese d’inverno. Natale in arte»,
mostra mercato. Alle 20,45, concerto della banda musicale, intervento della corale e animazione a cura
della scuola elementare. Alle 21,15, in piazza XX settembre, vin brulé e stand artistici.
TORRE PELLICE: Fino a domenica 16, fiera del piccolo artigianato natalizio, dalle 9 alle 18, nell’isola pedonale e sotto i portici del municipio; alle 17, alla ex
caserma Ribet, cioccolata della banda.
VILLAR PEROSA: Alle 15, inaugurazione del centro
polifunzionale «Villar Perosa 2001, una finestra sulle
valli»; alle 21, spettacolo teatrale «E accanto mi passano femmine».
ANGROGNA: In piazza Roma, a San Lorenzo, dalle
16,30, addobbiamo l’albero in piazza.
PINEROLO: Al teatro Incontro, alle 21,15, Nonsoloteatro presenta «Vibrazioni». £ 15.000, ridottil2.000.
16 dicembre, domenica
TORRE PELLICE; A Villa Elisa, l’Ywca e Ucdg invitano, alle 14,30, a un pomeriggio natalizio a favore
delle opere sociali dell’associazione.
VILLAR PEROSA: Alle 16, spettacolo di giocoleria,
alle 21 concerto.
ANGROGNA: In piazza Roma, alle 15, alla biblioteca, festa natalizia per i bambini.
GUARDIA M
notturna, prefestiva^^P" _ I.
telefono 800-233111 ^
GUARDIA FAF
(turni festivi con
SABATO 8 DICEMbbe'
Cavour: San Lorenzo.vi
Giolitti 93, tei. 69024
Ferrerò: Farmacia Valetti
via Monte Nero, tel.80882
Pinerolo; Bourlot-via
iuzzo 50, tei. 322808
iln
||dal '
Sdo. N
ijaoisop
1
¡io visi
DOMENICA 9 dicembre fi
Torre Pellice; Muston-* tó(eag
Repubblica 22, tei. 91325
Perosa Argentina: Termi«
via Umberto I, telef, 8I205
Pineroio: Corti - via
2, tei. 322624
M icritth
m
SERVIZIO INFERMIEPjJ
presso i distretti ^
SERVIZIO EU
telefono 118
le'iiosp'
tante alli
e i
CINEMA I
iU
ce li
tasi eh
ipefatt
tona pii
idedi
' Non p
lento'
TORRE PELLICE
Cinema Trento propoi
giovedì 5 e venerdì 7, (,
21.15, La nobildontia-,
il duca, di Eric RohmiP*®°I
sabato 8 dicembre, 01 Icune: c
20,15 e 22,20, domenii ioni, del
9, ore 16,15 18,15 eoi iato,del
21.15, lunedì 10, alleo lènti all'
21.15, American Pie! ¡Éele (
PINEROLO — La mul ^To\
sala Italia ha in prograi ne-diluc
ma, alla sala «Beento Jitanto
Harry Potter e la piet iosa fra
filosofale; feriali 11 crittivei
21,30, festivi 15,30,18, ^ttaegi:
e 21,30. Alla sala «2« ¡¡¡evei f
to» prosegue II pai jwestei
dei lupi; feriali ore 2J „nHntti
22,20, prefestivi ore 21, “
20 e 22,20. ¡oillustr
■I ECONOMICI! I^d
PRIVATO acquista mil i>^dtreh
vecchi-antichi e oggi F™' “
vari: telef. 0121-4018L
AFFITTASI centro Poi- ,,. ^
retto alloggio ammobii ™
to composto da cucini „
tinello, bagno, 2 camt « 48.T
ripostiglio e cantina,
348-7916455 ore uffià «ngn 0
no di r
------------------ dento il
«Pinerolo
Blues
lonno, l
a domei
irocuri
lambini
al femminili
Ultimo concerto
menica 9 dicembre ^
nerolo per l’undicesi
edizione di «Blues al»
minile», iniziativa®
nazionale del Centro)
Torino in collabortf
con il Comune
lo. Assessorato ra. Jazz club Pinet® “',
sociaziorti «Mai o
«Anacapa» e contiP
cinio della ji
monte e la Compap^
San Paolo. Si tratta
progetto unico mUj«
decentramento deua
sica jazz e blues,
aderiscono nutnet
sociazioni cul u
enti locali, conJ sup
to sostenitore e p
re della Región^
L’edizione 2001
cata al rapporto
maliche del blu«*
immagini, 1 1“
volti deirAmerica
L’appuntamento^^,
tro Incontro d
prilli21ècon i r ^
Gospel Singf® '”1
tuzione dell a^n
The Whitney - - j
gers, che ha an»“
l’intera tournée ^
1 intera il»“’"' ,¡,0
sponibilità.
concerto è pre ^
21,L5eibiglietb^l,
da 15.000 a 20
A
il
in
23
PAC. 15 RIFORMA
‘Caletti
Termiij,
81205
La Bibbia
e la fantasia
Giustizia
ma come?
.„in mano il Navigare
MSibbia appena pubbli10 8.^ E^dal servizi istruzione
M J Educazione della Federafaldelle chiese, e reagisco
• «a ^do Mi è piaciuto moltissoprattutto per il dise
elaVficu- Bello Pe*" le
r.|,edistileedi linguaggio.
visto una forte dimen
” ' di fantasia evocativa
EMBRe ^dovrebbe parlare ai barn
-tnn ^ fé agli adulti) facilitando
Sltificazione con i perso
^tenuto informativo e
iaLe,¿rittívo, mediato sobria
Ste ma solidamente dalla
tensione evocativa. E poi
__nriaìnill
BRlSgl rtospettive originali e le
„ 1 «lite allusioni, le cose non
ICE
propoi
rdi 7,
donna
, eipefsonaggi, tratteg
I^svolte con una punta di
Lia, U che non guasta, perché ce li rende più vicini,
^ tasi che siano essi stessi
jpefatti e coinvolti in una
Spiò grande di loro, più
mde di tutti noi.
W posso soffermarmi
Je moltissime pagine che
RohZlisonopl^eiute, ne cito solo
,bre icune: quella delle appariloménii ioni, della creazione, del salse 01 ato, del piccolo Davide da, allea anti all'ombra di Golia, di
>Pie2. iabele (proprio una delle
La mul BÉiTowers!) e le tante sceprograi no di luce e di movimento.
Scento Cè tanto movimento. E delila piel Iosa fra le tante tavole deriall 01 attive di ambiente la scena
'30/18. itta egizia di Giuseppe che
la «2c( jpjve i fratelli. Molti disegni
** P®* i presterebbero ad essere rirodottiin gigantografie o
losterO lucidi da proiezione
ore.
he, se bene usati, potrebbe0 illustrare i discorsi un po’
.... jfctratti che noi predicatori
iiiciiL
riamo nelle chiese,
sta essere una pro
e oggi Intanto suggerisco a
-40181,' iitiltori, zii e nonni di procutro Po« ^ ^Bro (che per le pagimmobi i* formato e la rilegatura
non SO come faccia a costare
2 cairi(Ì“*° dS.'OOO lire) e commenPtlPj ' arlo e viverlo insieme ai proe uffici« infiglio nipoti in uno scampo di reciproco arricchi
aento mtergenerazionale. E
'hi non è genitore o zio o
lonno, beh, vada nella scuoa domenicale più vicina e si
Tocuri un bambino o una
lambina, le regali il libro e
letevelo insieme.
Giorgio Girardet- Roma
La netta presa di posizione per una «giustizia senza
guerra» e l’articolo di Paolo
Ricca che ben la commenta
mi trovano d’accordo, però
vorrei rispondere alla domanda «Ma come?», che si
pone Agostino Garufi. Si dà
per scontato che Bin Laden
sia l’autore della strage, ma
che prove ci sono e che giudice le ha valutate? Per prima
cosa occorre chiarezza, fare
piena luce sulle responsabilità, poi si potranno prendere
provvedimenti.
In Italia abbiamo avuto
una storia di atti di terrorismo (da Portella della Ginestra all’omicidio D’Antona) e
quasi sempre si sono poi manifestate verità opposte a
quella che subito si soleva far
apparire: si pensi al caso Moro e a piazza Fontana. Quando poi questi atti diventano
casus belli la falsificazione è
quasi certa. Si prenda atto,
per esempio, delle aggressioni alla Repubblica federale
jugoslava: 1 bombardamenti
erano iniziati sui serbi della
Bosnia dopo la «strage del
mercato», a essi attribuita e
poi ufficialmente riconosciuta come opera dei musulmani. I bombardamenti su Belgrado hanno avuto come copertura la presunta strage di
Ràcak, ma la Corte dell’Aja
l’ha riconosciuta come una
farsa (La Stampa, 30 ottobre).
I cittadini degli Usa dovrebbero chiedersi come sia
stato possibile che quattro
aerei siano stati dirottati; se il
governo vuole combattere i
terroristi dovrebbe per prima
cosa guardarsi dentro e verificare la funzionalità dei suoi
apparati di sicurezza. Poi sorgono altre domande. Chi è
Bin Laden? «Al Qaeda» è stata
attiva contro l’Urss, in Bosnia
e nel Kosovo, in Cecenia e in
Cina per destabilizzare quei
paesi, sempre in linea con gli
interessi occidentali, o meglio, degli Usa, e da questi
armata. Come è possibile
che un uomo abbia deciso di
mettersi contro l’unica e
massima superpotenza e per
di più da un paese, l’Afghanistan, che ha di per sé tanti
problemi?
Per combattere il terrorismo occorre rispettare le leggi internazionali, la sovranità
degli stati e i diritti fondamentali delle persone che vi
abitano. Un documento di 30
vescovi cattolici latinoamericani e di latri paesi del Terzo
Mondo ha messo bene in evidenza che l’operazione militare in corso «non è che un’
altra forma di terrorismo», solo «praticato, ora, da governi
che si presentano come democratici, civili e cristiani».
La guerra è lo strumento più
devastante dei diritti umani
già quando si svolge tra soldati; quando poi diventa
guerra totale, con bombardamenti che colpiscono i civili,
distruggono case e infrastrutture di un paese, diventa
aberrante, non può trovare
giustificazione alcuna.
Gli Usa si sono proclamati
giudici assoluti: formulano
l’accusa e passano all’esecuzione, aggredendo uno alla
volta gli stati da essi definiti
terroristi. A chi toccherà domani? All’Iraq, all’Iran, a Cuba? Quando la Gei e il card.
Ruini hanno detto sì a un in
Sìlenzio dei
protestanti?
tervento «circoscritto e proporzionato», dà quale Spirito
erano illuminati?
Giuseppe Torre
Mignanego (Ge)
La sorella
Grazia Consoli
Il giorno 1° novembre è venuta a mancare all’età di 87
anni la sorella Graziella Consoli. Sin da giovane ha frequentato la comunità evangelica battista, fedele a quel
Dio che ha tanto amato e nel
quale ha confidato. Nonostante la sua malattia è rimasta legata alla preghiera, suo
unico conforto nei momenti
di sofferenza. Sebbene negli
ultimi tempi fosse stata impossibilitata a frequentare la
comunità, ha continuato con
grande iinpegno a evangelizzare la parola di Dio. I ftinerali.?i sono svolti in chiesa alla presenza di un folto numero di persone che hanno
ascoltato TEvangelo della resurrezione annunciato dal
pastore Donato Giampetruzzi. Graziella è stata una fedele
testimone dell’Evangelo e la
ricordiamo nella speranza
della resurrezione e della vita
eterna, che il Signore ha promesso a tutti coloro che credono in lui.
certo <
[nbrea
ndicesi
ues
tiva ini
:entro)
iboraài
idi Pini
aliaci^
inerolOi
lai Soli
jnUpal
giono;
tnpagij
;ratta<»
Passatempo
(D. Mazzarella)
ìA»«,
1
ottemperare ad esso
ttseppe e Maria si re3 ®tono a Betlemme
«arte di i
istillo, un nno
j 12 “fo'tali dell’attore Banfi
gOlili ‘V^twinento edificant
a',',®*i^®tito edifiqante
SI?'»'»» tatto dal
16. Mare... inglese
17. Particella pronominale
18. Eternità... in ebraico
20. Squadra di calcio
22. Il primogenito di Giacobbe
24. Albero da frutta
25. Consonante dell'alfabeto
greco
26. Pari in pane
28. La prima ripetuta
29. Quello dell’Ariosto è furioso
,32. Cuore di perdono
33. Lo può essere il sale da
cucina
36. Vocabolo di origine greca che indica nella Bibbia un lasso di tempo
lunghissimo
37. Un dono dei Magi
Verticali
1. Evangelizza diffondendo
copie della Bibbia
2. Abbreviazione di nostro
3. Nell’istmo
4. Opera di Mascagni
5. E’ necessario per navigare su Internet
6. Figlio di Giuseppe e Asenat
7. Pari in Ankara
8. Bernardino, riformatore
che curò una piccola comunità italiana a Londra
11. Il Salmo 27 dice che il Signore lo è della nostra vita
13. Giacobbe ne vide una
molto grande in sogno
15. Figlio di Giacobbe e Lea
19. Sigla di Messina
21. Madre di Zàbulon
23. Uomini rimasti piccini
27. Esaù fu chiamato così
per la sua passione per
le lenticchie rosse
30. Composizioni poetiche
31. Grosso serpente
34. Sigla di Arezzo
35. Toro senza pari
Ricevendo il n. 45 di Riforma, sono rimasto perplesso
leggendo la lettera della sorella Eugenia Ferreri di Torino, la quale lamenta il silenzio dei protestanti italiani sui
drammi e le ingiustizie del
mondo. A parte le innumerevoli prese di posizione da
parte di Sinodi, Assemblee,
Congressi e singoli credenti
proprio sui vari temi elencati
dalla sorella Ferreri (e pubblicati sempre su Riforma),
esiste anche una «voce protestante» che la domenica mattina commenta un fatto della
settimana. Violenza sui bambini (e sulle donne), guerra in
Afghanistan, intervento militare italiano, finanziamento
delle scuole private, imposizioni clericali, laicità dello
stato e cento altri sono appunto gli argomenti che domenica dopo domenica vengono trattati in queste note
radiofoniche con taglio chiaramente protestante.
Nessuno certo pretende
che quelle note rappresentino «il» protestantesimo italiano (ma chi potrebbe mai
farlo?), ma è un modo protestante di leggere i fatti del
giorno. Non sta a me giudicare quella «voce», ma un pregio da tutti riconosciuto alle
note radio è la loro assoluto
tempestività sempre a ridosso del fatto che commentano, salvo rare eccezioni. Dopo (per forza di cose) arrivano gli articoli dettagliati sui
nostri giornali. Questa «voce
protestante», a quanto affermano gli esperti, ha un ascolto di oltre due milioni di persone, compreso il Vaticano.
Mi sembra perciò piuttosto
fuori luogo l’accusa di ignavia lanciata contro le chiese
protestanti. Capisco la difficoltà di svegliarsi la domenica alle 7,30 per ascoltare le
nostre trasmissioni (è l’orario
che ci offre la Rai), ma le note
sono pubblicate anche su
Riforma. Se poi si vuole affermare che le note radiofoniche non servono, lo si dica
chiaramente e vedremo il da
farsi, perché formulare un
commento che abbia un senso compiuto con taglio protestante e biblico in 150 secondi (tanti ci vengono concessi) ■
non è un’impresa facile.
FONDO DI SOLIDARIETÀ
conto corrente postale n. 11234101
intestato a La Luce, via San Pio 15, 10125 Torino
Abbiamo ricevuto dall’Eritrea notizie fresche della
cooperativa dei mutilati della quale ci interessiamo da
qualche tempo. Conosciamo
già alcune iniziative come
quella dei panettieri, dei gelatai ecc., che hanno successo e permettono a un numero crescente di mutilati di riprendere fiducia, diventare
autosufficienti e indipendenti da aiuti che sanno di
elemosina e avere abbastanza denaro per una vita dignitosa e attiva.
Le ultime notizie ci parlano di un allargamento dell’attività nel settore deU’artigianato dei mobili in legno e
dei serramenti in ferro (indispensabili in una zona di termiti divoratrici di legno). Si
tratta di Barantù, una cittadina di circa 20.000 abitanti
a 250 km a ovest dell’Asmara
verso il Sudan. C’è l’acqua
corrente, l’elettricità e una
scuola secondaria, ma finora
non esistevano artigiani mo
bilieri e del ferro per cui questi manufatti dovevano essere importati daU’Asmara a
prezzi assai maggiori. Contribuendo all’attrezzatura di
questi artigiani non aiutiamo
solo loro ma anche la ricostruzione di questa città gravemente danneggiata dalla
guerra, (f.d.-m.l.b.)
OFFERTE PERVENUTE
IN SETTEMBRE-OTTOBRE
£ 300.000: Giuseppe Molinari.
£ 250.000: Mirella Argentieri
Bein.
£ 200.000: Odette Balmas;
Gabriella Masini.
£ 100.000: Polo Dealis; Armando Bertalot.
£ 70.000: Sauro Gottardi.
£ 50.000: Vittoria Rivoira.
£ 30.000: Laura Chinellato.
Totale £ 1.300.000
Totale precedente
£ 2.764.002
Imposta di bollo £ 27.000
In cassa £ 4.037.002
I protestanti
al Social Forum
Chiesa battista di Miglionico
Piero Beasi - Firenze
La nostra reazione alla lettura delle lettere di critica alla
Fcei (pubblicate sui numeri
40, 41, 43 e 44 di Riforma) per
aver dato la propria adesione al Genoa Social Forum,
partecipandovi attivamente e portando la voce delle
nostre chiese, è stata di grande sconforto. Viene da chiedersi: ma perché tanti lettori
di Riforma e membri di chiesa sono così violentemente
contrari a quello che essi definiscono «eccessivo grado di
politicizzazione»? La politica
non è forse l’azione individuale quotidiana nel proprio
tempo e nel proprio spazio? Il
fatto che ci sia gente che cerca di coordinare gli sforzi per
rendere più efficace la propria azione politica nel mondo è così antievangelica? Lo
stesso teologo Karl Barth,
proponendo accanto alla lettura della Bibbia quella del
giornale, sottolineava quanto
fosse importante occuparsi
della realtà che ci circonda e
in cui noi stessi siamo inseriti. L’economia (che tanto spazio trova nella Bibbia), la cultura, il lavoro sono temi dei
quali è necessario occuparsi
attraverso il confronto e la ricerca di soluzioni che vanno
ben oltre la politica intesa come conquista del potere.
Questo movimento di cui
tanto si parla deve la sua ricchezza proprio alla diversità e
alla molteplicità delle idee
che lo compongono: non sarebbe una enorme limitazione, anzi, un grave errore non
entrarvi per esporre la propria
idea di mondo possibile? Perché di questo si tratta: questo
movimento, definito in una
lettera «non rappresentativo
di pace e solidarietà cristiana», che oggi urla «fuori la
guerra dalla storia», sostiene
che un mondo diverso è possibile, e lo fa avendo ben chiaro che la nonviolenza è un
principio dal quale non si
vuole prescindere. Gome evangelici crediamo sia neces:
sario continuare a esprimersi
su temi quali l’attività dei
mercati (che sempre più solleticano il nostro ego individuale, ma lasciano insoddisfatta la nostra aspirazione al
bene comune), Timmigrazione, la guerra. Invece di lamentare l’eccessiva unilateralità politica del giornale, sarebbe bene confrontarsi sulla
base di contenuti concreti.
Anna Lami, Sabina Barai
Pinerolo
Dio e Cesare
Sul n. 44 ho trovato le due
lettere, di Sergio Bilato di Verona e dei sei lettori e lettrici
di Torino, che mi trovano pienamente d’ accordo. Sono
contento di poter leggere sul
nostro giornale, più spesso
che in passato, ragionamenti
fuori dal coro. Non è fuori dal
coro, ma mi trova in massima
parté consenziente, l’articolo
di Marco Rostan «Politicamente unilaterali?» sul quale,
però, ho qualche obiezione da
fare. Sono passati più di 56
anni dalla fine del regime fascista e mi pare che sia oramai possibile, e anzi auspicabile, provvedere, esclusivamente per motivi storici, al
restauro fedele delle costruzioni dell’epoca anche, dove
c’erano, ripristinando le scritte originali che certamente
oggigiorno non possono più
turbare nessuno o, tutt’al più,
strappare un amaro sorriso.
Per quanto riguarda le iniziative di alcuni personaggi
di An, non vedo perché non
si debba credere che il loro
partito abbia realmente chiuso con il fascismo, se siamo
invece pronti a dare fiducia al
lavaggio delle coscienze ex
comuniste di tanti esponenti
della sinistra. Altro punto: la
Costituzione vieta la ricostituzione del partito fascista.
Mi pare che certe iniziative,
come il voler dedicare un busto ad Araldo di Crollalanza e
il voler intitolare strade a personaggi eminenti del regime
non comportino questo rischio. Vogliamo veramente
credere che durante il Ventennio la maggioranza degli
italiani fosse composta da
delinquenti o vogliamo pensare che fra i notabili ci fosse
anche qualche galantuomo e,
magari, qualche persona meritevole di buon ricordo?
Vorrei infine invitare tutti a
non mescolare troppo strettamente Dio e Cesare: non ci
vuole molto a generare talebani, crociati o notti di San
Bartolomeo.
Alberto Rocchegiani
Aprilia (Lt)
I telegiornali
ignoranti
Nel corso della replica della
trasmissione «Tg2 Dossier»,
domenica 25 novembre, in
cui si parlava di Saddam
Hussein e del suo regime, come sottofondo musicale ho
ascoltato nientemeno che
una esecuzione corale (non
ne era chiara la lingua) dell’inno di Martin Lutero «Forte rocca è il nostro Dio» (oppure «Qual forte rocca è il
mio Signor», a seconda dell’innario). È incredibile dove
possa arrivare l’Ignoranza (o
la malafede?) di molti nostri
giornalisti.
Paolo Olivieri - Napoli
PARTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
«lo dico all’Eterno: tu sei il mio
rifugio e la mia fortezza,
il mio Dio in cui confido»
Salmo 91,2
E mancata all’affetto dei suoi
cari
Luigia Bert (Lillina)
Ricordandola con infinita tenerezza i nipoti, i pronipoti e i parenti
tutti, a funerali avvenuti, ringraziano il direttore e il personale dell’Asilo dei vecchi e coloro che le
sono stati vicino negli ultimi anni.
San Germano Chisone
27 novembre 2001
Anna, Carla, Maria Sole e Carlo Alberto, con le proprie famiglie,
piangono la cara indimenticabile
Lillina
insostituibile esempio e sicura
guida della loro infanzia.
Torino, 30 novembre 2001
«In verità vi dico che se il granello
di frumento caduto in terra non
muore rimane solo; ma se muore
produce molto frutto»
Giovanni 12,24
Il 30 novembre 2001 ci ha lasciato
Ezio Ponzo
Paola, Silvia con Giorgio llaria
e Nicolò, Elèna con Piero, le sorelle Franca, Anna, Clara e tutti i
nipoti lo ricordano con la sua stessa umanità, il suo stesso amore,
la sua stessa speranza.
Roma, 1® dicembre 2001
24
■■ v-'- • *
.Jíii V.,.j
í' 4 ’.
-mi.
WM
■:i
t:;‘M-Ì
• Í if-.v
|?s
Î#*
01
CL
V;*í
Suggerimenti per i vostri regali natalizi
P«r i ragani
Navigare nella Bibbia
Dizionario biblico illustrato
CoédizkSfie Claudiiha-Elledici ;
a cura di Silvana Colombu, Silvia
Gastaldi, Manuel Kromer e Claire
Musatti
Illustrato in quadricromia
pp. 240 - f.to 23 X 32 cm
cartonato
€ 24,79 - £ 48.000
Cod. 357
AA0RAMO
un uomo iti cammino
OESÛ
un ebreo
Un libro
terattivo"
Il diziofiafiófiicórtsta di 95
voci relative a personaggi,
luoghi biblici e concetti teologici. A farne un vero e
proprio libro da leggere è il
«filo rosso» che le lega tra
loro anche con l'aiuto delle
ulteriori indicazioni fornite
dalle finestre "interattivé".
iilü
■ ■■
-'Mi
#
mNöEiJ
fluattroteötimonianze
w
i l . a
Ï* i . é. MmmM A f !?, , Ì2'i
Mnerario in Manco e noto
Chiese in controluce
Valdesi e protestantesimo in Italia
Fotografie di Gustavo Alabiso
168 pp. - f.to 23 X 32 cm - cartonato
€ 25,00 - £ 48.406 - Cod. 395
Un vivace autoritratto delle chiese evangeliche italiane
costituito da 255 splendide fotografie in bianco e nero
del fotoreporter Gustavo Alabiso, accompagnate da 62
brevi interviste, piccole biografie e articoli di pastori e
laici.attivi al loro interno - che ne illustra le peculiarità
teologiche e spirituali nonché l'organizzazione.
Harraliva
Massimo Siviero
Un mistero occitano per
il commissario
Abruzzese
240 pp. - f.to 14,5 X 21 cm
€ 13,00 -£25.170
Cod. 391
Un mistero occitano
EER IL COMMISSARIO
Abruzzese
Un'altra avventura del
commissario Abruzzese, tra un'ex enclave
occitano-valdese distrutta dall'Inquisizione
e l'ex capitale del Viceregno di Napoli, in cui
riaffiorano, devastanti, i fantasmi del passato.
Giorgio Tourn
Daniel. Un valdese
giacobino
346 pp. - f.to 14,5 X 21 cm
€ 14,97 -£29.000
Cod. 367
Rina Lydia Caponetto
Quando gli orizzonti
cambiano
184 pp. - f.to 14,5 X 21 cm
€ 10,00-£. 19.360
Cod. 389
Attraverso le avventure di
Daniel, maestro di una scuola valdese, scopriamo il mondo delle valli valdesi nel periodo che
precedette il 1848 fra crisi, delusioni e grandi
speranze.
Quatié}
ijti ofizzc^
Rivolgendosi alle donne l'autrice presenta un percorso
incentrato sulla ricerca dell'identità: si può
essere se stesse solo costruendosi, e non rincorrendo modelli o ruoli, nella consapevolezza
che la vita è fatta di prove da superare.
Da non dimontkaro
Il secondo straordinario disco
GIORNO
«MUNAM
PAROLA
Videocassetta
Valli Nostre 2002
In 5 lingue - f.to 33 x 34,5 cm
€ 7,74 - £ 15.000 - Cod. 375
con l'indirizzario delle chiese aderenti
alla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia
Un giorno una Parola
Letture bibliche quotidiane per il 2002
296 pp. -F 8 ili. a colori
€ 7,23 -£14.000 - Cod. 382
Introduzione di Paolo Ricca
Architorti 2
Compact Disc
€ 15,50 - £30.012 - Cod. 943
con la partecipazione di
Tony Esposito
I valdesi
La singolare vicenda
un popolo chiesa
€ 10,33 - £24.000 - Cod. 938
di
Come sostenere la Claudiana?
Acquistando nelle Librerie Claudiana i vostri libri,
anche se dovete fare alcuni passi in più!
Le Librerie saranno aperte tutti i giorni dal 6 al 24 dicembre,
1
I
d
dPlEf
■ E
«A
l’ora^
l:
prog
sorp
passi
vani
éven
così;
tenti
tati,
viste
le cc
raod
sono
seni
viag;
di ti
una
gran
go.c
cert
cèrti
die
S0,n
jnat
aulì
fidi!
stati
grai
sem
nuo
prò
veni
tro
so.rs
mei
chii
nor
grai
zioi
reli|
un
una
eve:
così
nell
bile
anc
con
cris
grò
tabi
por
s
mu
ni i
cor
tip
del
uni
un
teo
prc
bra
del
rid
dat
«V
lo,
diri
25
chf
rig
,qu;
sua
gra