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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Past. TACCIA Alberto
10060 ANGROGNA
Settimanale
della Chiesa Taidese
Anno 99 - Num. 45 j \BBONAMENTl f Eco; L. 2.500 per Tinterno 1 Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70 1 TORRE PELLICE - 14 Novembre 1969
Una copia Lire 60 [ L. 3.500 per l’estero 1 Cambio di indirizzo Lire 50 1 Amm. : Via Cavour 1 - 10066 Torre PeUice - c.c.p. 2/33094
CIO’ CHE DA’ VITA
Voglio cominciare il discorso da una
cornunità come la nostra nella sua
limitatezza e debolezza umana, ma
anche nella sua chiara struttura ecclesiologica. Fra noi non è questione
di essere introversi poiché fin dall’inizio ci è stato chiaro che il nostro compito è per la città e questa rimane lo
scopo della nostra permanenza a Riesi. Non v’è neppure questione di ministeri, argomento così dibattuto oggi, perché ogni membro ha il suo servizio specifico nella comunità e in
questo servizio è chiamato a testimoniare del « nuovo mondo di Cristo ».
Né clericalismo, né autoritarismo vi
allignano: il pastorato è controbilanciato da tutti gli altri ministeri ira i
■]uali non emerge, né potrebbe emergere; l’autorità è dell’assemblea la
quale è in tutto sovrana e rappresenta, sedendo ogni settimana, una forila di governo diretto. Se tutto quoto è chiaro, anche se il metodo di laoro può essere, sotto altri aspetti,
liticato, rimane sempre il problema
ondamentale del quale siamo concienti anche se troppo spesso distrati da esso per la « routine » del nostro
avoro. Il problema vero è la ricerca
. l’accettazione della «potenza» deiagape che solo può rendere valida la
; ostra proiezione verso il mondo e
alidi i singoli ministeri in cui si sudivide il nostro servizio generale. Si
mò, infatti, avere pienamente il sen) della nostra missione nella città
enza che per questo essa abbia quela forza di chiarezza per cui l’ascoltaore deve pronunziarsi per il sì o per
il no sì; da scegliere la sua libertà in
Cristo o scegliere i legami della società in cui è posto. Vi possono essere
tutti i ministeri — e fra noi nessuno
ne è senza — e questi divenire serviai bwa-.fumioaaiiti.nia- gaBat^-ioraa -^i' estimonianza, cioè senza essere dei
egni del «mondo» che si vuol indicare. Solo lo spirito di Cristo — l’aga))e — dà senso e valore al nostro uscire nella città, come al servizio o ai
servizi che si vogliono rendere. Senza questo spirito anche una impostazione ecclesiologicamente sana è destinata a rientrare nelle categorie delle istituzioni che si consumano all’uso.
Tutto questo mi pare valga altretanto per la chiesa in genere oggi,
protesa nella ricerca di una via non
: olo di uscita verso il mondo ma di
partecipazione alla sua vita per una
f Jf'ettiva testimonianza a Cristo. La
¡...emessa assoluta di questa missiorni della chiesa è la scoperta della
« potenza » che può dare alla testimonianza l’efficacia della verità ed esserne il fondamento vivente. È questa « potenza », questa agape del Vivente, che può operare attraverso i
suoi testimoni, i quali senza di essa
saranno « rame risonante o squillante cembalo », ma la loro musica o il
loro rumore non differirà sostanzialmente dalle altre musiche o rumori.
Senza questa potenza l’uscire nel
mondo ha come risultato Tesserne assorbiti, e senza questa « potenza »,
nuovi ordinamenti non valgono più
dei vecchi anche se esteriormente più
coerenti con la lettera delTevangelo.
Le stesse assemblee che liberamente
sorgono sotto il soffio di un vento
nuovo avranno il rapido invecchiamento di tutte le cose che non sono
veramente utili.
In fondo se la chiesa è mandata al
mondo ed è per esso, deve portare al
mondo il suo contributo specifico e
insostituibile se questo è l’annunzio
della VIA che è Cristo.
Oggi la società è profondamente
scossa. Tutti i valori sui quali bene
o male si reggeva, sono messi in questione, anche nei modi più violenti.
Però finché ci si limita alle analisi
della situazione si hanno molte cose
da dire, anzi queste analisi son spesso
molto ricche e profonde; quando però si passa dalla analisi all’indicazione di una direzione di marcia o, di
più, al fondamento su cui può e deve
poggiare un mondo nuovo, allora si
ha l’impressione che tutti i ragionamenti si sbriciolino e si riducano a
ben poca cosa. Così; nelle vie percorse
si cercano nuovi mezzi di lotta, si sceglie un nuovo linguaggio, si segue la
più sbrigliata fantasia per far crollare il sistema che non solo ci sfrutta
ma ci reprime fino a farci perdere il
senso della vita. E l’obiettivo è una
libertà che permetta all’uomo di ritrovare la sua dignità e di vivere una
vita degna di questo nome. Però se
non si scopre ciò che può far schiantare il sistema e che abbia potenza di
farlo, ogni nostro atteggiamerito, ogni
nostra critica, ogni nostra ribellione
Mentre il firotestantesimo spagnolo celebra il suo primo centenario
Oon^resso evangelico a Barcellona
sono inghiottite dal sistema stesso.
Coi bisogni che esso crea e coll’apparente soddisfazione di essi ci mantiene nolenti o volenti nelle sue spire. In questo caso i nuovi comporta^
menti rischiano di divenire il decoro
del mondo che si combatte e come tali assorbiti del tutto. Ironicamente si
può notare sui muri di tante case del
tutto borghesi nel loro stile di vita
conformista i manifesti rivoluzionari
del maggio francese o ritratti di
« Che » e di Mao. Belletti su un volto
cadente pieno di rughe.
La vera potenza che è indice del solo nuovo e forgiatrice dell’uomo nuo
Quesio articolo di Tullio Vinay
è apparso sulTultimo bollettino
« Notizie da Riesi », sul quale
vengono presentate tutte le linee
di azione di quel Servizio Cristiano, tentando di darne un bilancio dopo questi primi anni di
attività.
vo non può essere sostituita da una
contestazione di superficie o con
quella che sceglie gli stessi mezzi d’azione del mondo che combatte.
È il principio motore che deve essere scoperto, l’idea nuova, la verità
prima ed ultima. Il resto ruoterà attorno e tutto avrà direzione vera e
sarà in realtà rivoluzione nel senso
assoluto di ciò che capovolge tutto
mettendo sopra ciò che era sotto e
sotto ciò che era sopra... Solo così, si
può pensare di mutare una società la
quale ai ricchi toglie il senso di essere uomini perché li fa soddisfatti di
sé e dei loro aggeggi, ed ai poveri, come avviene in due terzi del mondo,
per la loro ^genptrizione g. Tabtaruti■■ fnehlò' ih' cùr giacciono, non dà neppure la possibilità di riflettere sul senso dell’esistenza.
Quale potenza rivoluzionaria, che
rompa definitivamente sia col sistema attuale sia con la catena dei millenni dell’esperienza umana, è mai
stata annunziata se non quella dell’agape di Cristo che non solo può
mutare l’uomo ma con lui anche tutte le strutture presenti e passate che
lo incatenano? Ma è questa potenza
vivente ed operante nel risorto che il
mondo ha rifiutato ed ora ancora rifiuta confondendola con la religione
e svalutandola con questa. Eppure vi
è altra via? ’Tutte le indicazioni e tutti i mezzi rivoluzionari mi sembrano
roba da niente al confronto di questa
realtà che ha in sé la sola possibilità
del nuovo. Nulla la può sostituire.
Gesù ha veramente contestato il
mondo d’allora ed il nostro per il rovesciamento di tutti i valori che scopriamo nelle sue parole, nei suoi atti,
nella sua morte e nella sua risurrezione, la quale ultima convalida la sua
vita. Ha contestato (e come) persino
pagando le tasse al sistema o frequentando il tempio, persino quando si
chinava sul singolo miserabile o visitando un fariseo, come Simone. Tutto era contestazione al nostro mondo,
perché in lui tutto era agape, cioè tutto amore diverso ed opposto all’amore che il mondo ha.
Ma se Cristo è risorto — ed è questa la confessione cristiana fondamentale — egli agisce con la stessa agape, potenza che trasforma e rovescia
tutto, rivoluzione permanente nel
senso vero perché non fissabile in
istituzioni, andando sempre oltre anche alle migliori che gli uomini possano escogitare.
Ci si accusa di utopia quando si dicono queste cose, e sia pure utopia,
ma sarà sempre meno assurda e meno irrazionale d’ogni via che pensi di
mutare l’uomo ed il mondo con gli
stessi mezzi che questo e quello hanno sempre usato da millenni. Gli uomini, noi con essi, hanno sempre ri
Domenica 16 novembre 1969
a Villar Perosa
fiutato Cristo ed in esso la sua agape,
Thanno crocifissa, e continuano a
non accettarla, pensando a vie più
brevi o più sagge, ma finiscono con
battere la testa contro il muro, perché
non v’è altra verità accanto alla Verità ed è solo questa che penetrando
nella loro convivenza può mutare
tutto.
E questo è il punto vero della situazione anche nella chiesa. Troppo
spesso contestatori e conservatori respingono l’agape di Cristo come unica via, ma che cosa conservano gli
uni se lasciano ciò che solo vale ed è
sempre permanente, e cosa contestano gli altri se non hanno ciò che è
veramente nuovo e dinamico da portare agli uomini?
Il discorso è vero per tutti. Noi a
Riesi, come altri altrove, possiamo
constatare che se non v’è questa potenza che dà vita o forza sia alla direzione scelta sia ai mezzi per seguirla, tutto invecchia e perde significato.
Non si tratta di metterci, dunque, fra
gli uni e gli altri, in posizione di giudizio, ma di dire e dirci che il Cristo
Risorto, cioè proprio la sua agape vivente, non può essere lasciata da parte, o lasciata per demani. Solo in essa
c’è la potenza della’ vita e perciò di
un mutamento veréfper tutti. E questo mutamento è possibile se alla scoperta dell’agape è connessa la fede
che essa è già all’opera per mezzo del
Risorto, nella chiesa e nel mondo, e
che gli ultimi tempi non sono solo
alla consumazione dei secoli, ma son
quelli che hanno cominciato a Pasqua e che penetrano oggi fra gli uomini per toglierne la morte ed esprimervi la vita, sia (¿e li riconosciamo
sia che non li rico&sciamo; infatti è
l’ora presente chg,è proprio l’ora X
di Dio. Per questìi ’ àncora possiamo
vivere pienamente e conseguentemente il tempo della Resurrezione dell’agape con la speranza ferma dell’azione di Cristo che, se ricevuto, va al di
là dell’azione e della parola dei suoi
testimoni. Tullio Vinay
Barcellona - In occasione del primo
centenario della loro costituzione
dal 29 ottobre al T novembre le varie
denominazioni protestanti di Spagna
(evangelici, episcopali, battisti, "fratelli”) hanno tenuto a Barcellona un congresso che ha riunito circa 2.500 persone provenienti da tutta la penisola.
Dopo molte difficoltà, il Congresso
ha potuto svolgersi liberamente e pubblicamente in una grande sala cittadina: un fatto che sarebbe stato impensabile alcuni anni fa.
La storia del protestantesimo spagnolo è particolarmente irta di difficoltà e limitazioni. Dopo che la Inquisizione aveva fatto tabula rasa della Riforma attecchita nel XVI secolo pure
in terra iberica, l’evangelismo spagnolo
odierno ha la sua origine nella cosiddetta « seconda Riforma », sorta dopo
la rivoluzione liberale del 1868, che garantiva libertà di religione, d’insegnamento, di stampa e di associazione: il
che permise soprattutto la diffusione
della Bibbia tradotta da Casiodoro de
Reina nel 1569 (ricorre dunque il quarto centenario). Finora l’irradiamento
del protestantesimo spagnolo è stato
debole, ostacolato in molti modi; eppure gli evangelici sono cresciuti: nel
1936 non arrivavano a 15.000, oggi sono circa 30.000, raccolti soprattutto nei
grandi agglomerati urbani, nelle province della Catalogna (ambiente operaio dei sobborghi di Barcellona), il Levante (per lo più contadini, battisti),
TAndalusia, la Galizia (soprattutto “fratelli”) e Madrid. Barcellona ha importanza preponderante, con i suoi 6.000
evangelici ripartiti in 25 comunità che
vanno da 25 a 500 membri.
La legge sulla libertà religiosa, promulgata nel 1967, ha fatto uscire in un
certo senso dalla clandestinità^ le Chiese evangeliche, per lo'meno quelle che
hanno accettato di farsi registrare nel
Registro del Ministero della Giustizia
(si tratta di una libertà religiosa... a
statuto particolare). È notevole che non
sono state le Chiese riformate a iscriversi, ma i gruppi minori o isolati; per
gli altri, la situazione è fluttuante, anche a causa delle tensioni interne al
regime franchista ma soprattutto alla
Chiesa romana, in parte arroccata sulle
più retrive posizioni preconciliari, in
parte sinceramente ajjerta a una diversa e nuova visione dei rapporti interecclesiastici e della « presenza » nella
società.
Nel loro Congresso i protestanti spagnoli non si sono chiusi nell’evocazione
del passato, sia pure eroico e luminoso, ma hanno voluto prendere coscienza dei compiti che incombono oggi al
protestantesimo iberico, senza trionfalismi, ma rendendo grazie a Dio e guardando avanti. E significativo e rallegrante che questa assemblea abbia potuto essere organizzata e tenuta in comune, malgrado lo spezzettamento denominazionale.
A GRENOBLE
Assemblea generale
dei pretestanti francesi
« Quale sviluppo, e per quale uomo? »,
questo il tema della IS'* Assemblea generale
della Federazione protestante di Francia, che
si è tenuta daU’8 aU’ll novembre a Grenoble.
L’Assemblea riuniva i rappresentanti di sei
Chiese, delle opere, delle istituzioni e dei movimenti aderenti alla F.P.F. Al cuore dei lavori vi è stata la conferenza del past. W. A.
Vissert t’ Hooft; e i lavori stessi hanno segnato una nuova tappa rispetto a quella costituita dalla 12® Assemblea, tenuta a Colmar
nel 1966, e dedicata al tema : « Forme nuove
'’di ùtìà chiesa pel*'gii altri». Contiamo :-*iferire, non appena avremo notìzie in proposito,
sui lavori di quest’assemblea, che hanno incluso, oltre alla discussione in gruppi e collettiva, una tavola rotonda con diverse personalità, fra le quali Tullio Vinay, la proiezione di alcuni film sul tema dell’assemblea
iitMMiiiiuiiiMiimimiiiiiiiiiiiiiiMMiiiimmiiiiiiiimiiiiMiiiiiiMuiiiiifiiiiMMMiiiiniii
■MiiiiiiiiiiiiUHiiimmiiiiiiiiiiiiiiiimmmNi:
La rivoluzione non si farà
Si inaugura il duo io tempio
La comunità di Villar Perosa ha la
gioia di comunicare ai propri membri
lontani, alle comunità sorelle ed a
tutti i suoi amici, che la dedicazione
del proprio tempio avrà luogo col seguente programma:
Ore 10: Culto presieduto dal Mo^ratore N. Giampiccoli, con celebrazione della S. Cena.
Ore 12,30: Agape fraterna presso il
Ristorante Olivero.
Ore 15: Ricevimento degli Amici e
delle Autorità.
« Tempi brutti. Qui succede qualcosa. Tanto meglio. Bisogna spaccare la testa a ’’quelli là” ». Sono le
frasi abituali del mio salumiere; un
galantuomo che pesa un etto di
merce sopra dieci grammi di carta.
I tempi brutti sono quelli che attualmente viviamo in Italia: scioperi, proteste, occupazioni, contestazioni. Il « qualcosa » è la rivoluzione. Coloro ai quali bisogna spaccare la testa sono, per il suddetto salumiere, quelli dell’ufficio di igiene che gli hanno propinato una multa piuttosto salata per aver trovato
nel suo negozio salamini confezionati a base di carne di vacche morte
per cause ignote, gatti defunti, polvere d’ossa ecc. il tutto spacciato
per puro suino. La rivoluzione, per
lui, sarebbe il toccasana contro simili ingiustizie e abusi di autorità, cosi come per l’anarcoide del quinto
piano e per il suo amico drogato sarebbe l’unico sistema per introdurre in Italia l’amore collettivo e la
legalizzazione di « amicizie particolari ».
Tuttavia la rivoluzione in Italia
non ci sarà. Manca la materia prima: l’uomo. Non l’uomo in quanto capo o tribuno o comunque trascinatore di folle, ma l’uomo in generale, cioè tanti uomini con la testa dura e le idee chiare e soprattutto la lodevole disposizione a rimetterci la pelle.
Grande carenza in tempi di integrazione. Merce introvabile. Con
questo non intendiamo lamentarci
della rivoluzione mancata. Dio ce ne
liberi. Tuttavia non possiamo non
seccarci per certe « prove generali »
della presa della Bastiglia, destinate a spegnersi sugli spalti di uno
stadio o sotto il tendone di un circo
dove gli attori del Living Theatre si
spogliano insieme a qualche compa
re del pubblico per rotolarsi sulla
segatura urlando piena libertà pornografica.
La rivoluzione ha bisogno del
tempo adatto, e nel calendario nostrano non c’è un giorno disponibile. Ci sono tutti i « ponti », le ferie,
i giorni della mutua, il campionato
di calcio, le Feste natalizie (si può
prendere le armi con tante vetrine
illuminate, il tacchino, la ditta che
regala il panettone e la bottiglia di
vino fatto con i fichi secchi. Falbe
ro e la letterina sotto al piatto?)
Poi, passato il Carnevale, ricomin
eia la bella stagione e bisogna fare
gli straordinari perché l’estate è vi
cina e a Riccione c’è un mucchio d
tedesche.
Ci fu un giorno, pochi anni dopo
la guerra, in cui la « piazza » fu
lì lì per prendere fuoco. Il giorno
in cui attentarono alla vita di Paimiro Togliatti. Ma l’indomani Bartali vinse il giro di Francia e noi
siamo un popolo di poeti. Così non
se ne fece nulla. Meglio così, intendiamoci. Viva Bartali nostro protettore.
Eppoi, chi dovrebbe farla la rivoluzione? I comunisti? Non si può.
Il papa non vuole. I fascisti? Quelli non hanno mai fatto rivoluzioni.
Nel ’22 fecero una passeggiata a Roma col treno gratis, pane vino e prosciutto offerti dagli agrari, per sfondare a mano armata le porte aperte
del Quirinale. Mussolini aspettava a
Santa Marinella che il re o mandasse a chiamare e aveva già pronti in
valigia, lui proletario, la tuba, le
ghette bianche, il vestito con le falde e l’Italia di Vittorio Veneto.
I giovani estremisti arrabbiati?
Sono gente troppo impegnata. Devono tenere il libretto in mano; inoltre un mitra, con qualche caricatore, tre o quattro bombe e la pistola
fanno una quindicina di chili. Con
meno la rivoluzione non si può fare.
Ci vogliono spalle larghe e costole
dure.
I socialisti? Sono vegetariani. I
vecchi rivoluzionari dispersi o delusi. Gli operai sono dentro al sindacalismo fino al collo. Ci rimane la
massa più o meno anonima dei diseredati e affamati. Le vite vendute.
Quelli sono necessari per giustificare sanatori, ospizi, furti della previdenza sociale, ricoveri, comitati
per alluvionati e terremotati. Non
capirebbero. Sperano sempre di poter vedere il Cantagiro che passa.
Forse c’è una rivoluzione, ancora
possibile, ma siamo nell’ambito della follia pura. È la rivoluzione incruenta della Fede. Non dico della
Fede in Dio, dato che, secondo una
moderna teologia, Dio è morto. Ma
la Fede in Suo Figlio Gesù Cristo.
E quella toccherebbe ai cristiani
farla. A quelli che si palleggiano la
iniziativa tra concili, sinodi, dissensi e federazioni. Ma in verità i cristiani non hanno molta fiducia nel
falegname di Nazareth. Un rivoluzionario di quella tempra che aveva
in mano tutto il popolo, che poteva
essere dittatore a vita, che bastava
muovesse un dito per far tabula rasa dei deputati senatori prefetti e
capitalisti e preferì farsi prendere a
schiaffi dalle SS e inchiodare sulla
Croce. No. A quanto pare, quella
rivoluzione predicata duemila anni
fa a noi cristiani non ci va a genio.
E facciamo come Giuda, quando si
accorse che non sarebbe mai diventato ministro del Tesoro nel governo del Regno di Cristo. Però non ci
impicchiamo, beninteso. Altrimenti
se muoriamo noi che siamo « veri »
cristiani le Chiese vanno a sinistra.
Marco
2
pag
N. 45 — 14 novembre 1969
tra il vecchio e il nuovo
Verso una nuova fede?
Il campo della teologia contemporanea fa pensare a un grande cantiere, in cui stanno
sorgendo le costruzioni più diverse : ogni costruttore segue un proprio progetto, pronto
a modificarlo se sorge un’idea nuova o se una parte del progetto si rivela irrealizzabile
Qualche anno fa presentai in un
gruppo di chiesa il libro del vescovo anglicano J.A.T. Robinson, Dio
non è così (Honest to God); nella
discussione che seguì, una sorella,
che non aveva vacillato di fronte alle tesi audaci del libro, disse tranquillamente che secondo lei chi rifiutava il pensiero di un Dio che sta
in alto, nei « cieli », semplicemente
non credeva più in Dio.
Il libro di J.A.T. Robinson ha fatto molto rumore, nelle chiese e fuori dalle chiese; è riuscito a fare quello che prima nessun libro di teologia contemporanea era riuscito a fare: portare in piazza, a conoscenza
del gran pubblico, il lavoro fatto
dai teologi durante gli ultimi decenni. Improvvisamente, un mondo fino
ad allora sconosciuto è diventato materia di discussione sui quotidiani,
ha sollevato interesse e curiosità,
provocato reazioni favorevoli o
preoccupate. Persino il vecchio
Prezzolini si è riscoperto credente,
e ha scritto un’accorata denuncia di
questa nuova teologia, che minacciava di travolgere la fede.
Da allora la discussione su argomenti teologici non ha perso vigore, ma anzi si è estesa; a tenerla viva hanno contribuito sia l’ondata
post-conciliare, con le riforme liturgiche (messa in italiano) e di costume (preti in borghese), con le polemiche e i tentativi d’avanguardia,
lotte tra comunità nuove e gerarchia, ecc. (è cronaca di questi giorm); sia le ricerche teologiche di
punta, spericolate da togliere il fiato, come quelle dei cattolici olandesi o dei teologi americani della
cc morte di Dio ».
E, naturalmente, le apprensioni
si sono ingigantite; sono ancora pochi quelli che si sentono di accettare trasformazioni della fede così radicali come quelle proposte dai nuovi teologi; in compenso molti, ritenendo che non vi possa essere che
una sola fede, la tradizionale, si son
già messi a costruire difese intorno
ad essa, come si fa quando si è di
fronte a un pericolo mortale; infatti si sta già parlando di una nuova
eresia, non meno temibile delle antiche, che minaccia di distruggere
la Chiesa.
Ma che cosa vogliono questi nuovi
teologi?
Innanzitutto, sarebbe bene non
fare di ogni erba un fascio; non credere, per esempio, che tutti la pensino come il vescovo Robinson; sarebbe un grosso errore: Robinson
rappresenta poco più che se stesso,
e quando riferisce il pensiero di altri teologi, come Bonhoeffer, Bultmann o Tillich, è consigliabile non
fidarsi troppo.
Il campo della teologia contemporanea fa invece pensare a un
insieme di cantieri, in cui stanno
sorgendo le costruzioni più diverse;
ogni costruttore, o gruppo di costruttori, segue un proprio progetto, pronto a modificarlo se sorge una
idea nuova o se una parte del progetto si rivela irrealizzabile. C’è anzi chi pensa che la teologia debba
proprio trasformarsi in un cantiere
permanente, senza pretendere di
giungere a costruzioni definitive.
William Hamilton, uno degli esponenti della « teologia della morte di
Dio », dice; « Ho l’impressione che
siamo giunti ad un momento in cui
la teologia dovrà tentare di rinunciare alle sue pretese sisten^atiche e
ridursi ad essere poco più che una
raccolta di frammenti o immagini
non troppo precisamente legati fra
di loro, enunciati indirettamente,
più che direttamente » (La nuova
essenza del cristianesimo, p. 20).
Forse sarebbe meglio dire che, per
Hamilton, il teologo deve addirittura rinunciare a costruire in proprio,
cioè a scrivere grandi opere di teologia, accontentandosi di fornire
dei materiali, che chiunque potrà
usare, se li ritiene buoni.
I teologi del passato ci fanno pensare a grandi artefici isolati, intenti
a costruire le loro cattedrali; forse
saranno sostituiti da tecnici, che producono oggetti per le esigenze sempre nuove della vita moderna. Ma
è anche possibile che i teologi del
domani, invece di dare il loro apporto alla costruzione della nuova
società, divenendone per forza sostenitori e avallandone le ingiustizie (i teologi antichi, con le loro
cattedrali, hanno fatto qualcosa di
simile nei confronti della società del
loro tempo), forniscano degli stimoli capaci di impedire all’uomo di
adagiarsi nei propri errori.
Il difficile, per il credente, è accettare questo nuovo modo di fare
della teologia. Siamo tutti, pastori
e laici, influenzati dalle grandi cattedrali, cioè dal pensiero dei grandi teologi del passato; anche chi non
ha letto le loro opere, ne ha assorbito il pensiero attraverso uno dei
più potenti mezzi di divulgazione
che si conoscano: il catechismo. E
chi ha dimenticato il catechismo, si
è trovato davanti alle linee maestre
di quel pensiero in tutti — o quasi tutti — i sermoni che ha ascoltato.
In un modo o nell’altro, in forma
più semplice o più complessa, sia
che abbiamo fatto studi teologici superiori, sia che abbiamo conservato
la cc théologie de maman », la fede
insegnataci alla Scuola Domenicale,
abbiamo tutti l’idea ben radicata
che ciò che si crede costituisce un
tutto compiuto e immutabile, capace di fornire una risposta a tutti i
problemi della vita. Un sermone che
non dia delle risposte, ma lasci aperti dei problemi, non è ricevuto, non
soddisfa. Le grandi teologie del passato avevano una risposta per tutti
i problemi: la nuova teologia non
vuole rispondere a tutto; può indicare al più delle soluzioni provvisorie. Perciò la nuova teologia suscita
tanta diffidenza nelle chiese. Non è
un demolire la fede? Non porta alla confusione?
È possibile. Se il fondamento non
è buono, se si traggono conclusioni
affrettate da ricerche ancora in cor
80, il risultato non può essere che
una serie di sciagure teologiche.
Penso che questo sia il caso di Robinson. Ma la nuova teologia non è
tutta così, per fortuna: sta sorgendo un pensiero che merita ogni attenzione, perché si basa su un ascolto rinnovato del messagg'.o biblico.
Sono, per ora, dei tentativi, delle risposte parziali; più spesso, sono indicazioni di vie da percorrere, di
problemi non ancora risolti. Una
delle teste più chiare del protestantesimo francese, Georges Crespy, afferma : « I temi che fanno la loro
apparizione nella teologia di oggi
non entrano più —- o forse bisognerebbe dire non ancora — in un sistema. Restano « liberi » e, nella
maggior parte dei casi, sono formulati piuttosto come problemi che come risposte » (Les ministères de la
riforme et la riforme des ministères, p. 91).
Non è una nuova fede; è piuttosto
un cercar di comprendere quella fede che il Signore ci chiama a vivere nel mondo di ogg'.
Vale cioè, per la teologia di oggi,
quello che Paolo dice ai Corinzi
(I Cor. 3: 10-23): il fondamento è
Gesù Cristo; il compito del teologo
è di costruire su quel fondamento, e
certo non è indifferente il modo con
cui uno costruisce; bisogna essere
vigilanti, per non scostarsi dal fondamento e cadere nella sapienza di
questo mondo. Ma per chi ha compreso che il compito della teologia
non può mai considerarsi terminato,
il cantiere di oggi può forse diventare più interessante della cattedrale di ieri. E chissà: se ci abituassimo a guardare ai teologi del passato non come a mqjlumenti, ma come
a uomini vivi, non fermandoci alle
loro conclusioni, ma andando al fermento che le ha generate, la loro
opera potrebbe rivelarsi molto più
vicina di quanto non si pensi al
cammino audace della nuova teologia.
Bruno Rostagno
immiiiiiKiiiiiimiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Facciamo conoscenza
con il nuovo Innario!
PREMESSA
In una breve serie di articoletti estremamente concreti, cercherò (su richiesta del nostro Direttore) di far fare
ai lettori conoscenza col Nuovo Innario; non si tratta dunque di una recensione, che d’altronde non potrei fare, avendo partecipato al lavoro della
commissione per l’innario. E naturalmente la prima cosa che ci salta agli
occhi è
IL TITOLO
Il fatto che si sia deciso di non modificare il vecchio titolo esprime anch’esso la volontà di rinnovare senza
sovvertire: l’innario cristiano fu l’innario delle chiese d’Italia incontratesi
per la prima volta in congresso a Roma nel 1920; e l’innario cristiano del
1969 è l’innario delle medesime chiese
riunite in una federazione, anzi, praticamente il nuovo libro di inni è uno
dei primissimi frutti della federazione;
ci auguriamo che ne sorgano molti altri, e che abbiano anche loro la caratteristica di aver unito in un lavoro
appassionato, difficile, uomini che hanno superato appunto in quel comune
impegno ogni differenza di età, gusti e
denominazione.
Dopo la necessaria prefazione, che
presenta i criteri del lavoro effettuato,
troviamo una serie di passi biblici, che
servano da illustrazione della nostra
fede, da spiegazione dei vari momenti
del culto, da guida alla meditazione
personale prima del culto od in qualsiasi altro momento.
L’INDICE NUMERICO
L’indice numerico, ha una brevissima parte introduttiva (La Parola di
Dio: cioè quello che più conta è di
ascoltare anche attraverso gli inni più
quello che Dio dice a noi, che quello
che vogliamo noi dire a Lui; in tale
senso si sono fatti molti tagli e molte
aggiunte, per quanto riguarda i testi.
allontanandoci, parzialmente almeno,
dal predominante atteggiamento spirituale tipico del secolo scorso consistente appunto nel dare più importanza all’espressione del sentimento personale).
Nella prima parte sono presenti i due
grandi personaggi del dialogo: Dio, e
r uomo che cammina nella vita di
quaggiù, con lo sguardo al Regno che
viene (capitolo III: la speranza del
Cielo). La seconda parte è più pratica:
presenta i vari aspetti e momenti del
popolo dei santi (I), poi seguono gli
inni adatti ai vari momenti del culto
(II) ed ai sacramenti (III). L’anno liturgico è trattato prima secondo il calendario delle consuete festività religiose (Proprio dei tempi), poi con riferimento a momenti particolari della
vita cristiana collettiva e individuale.
GLI INNI
Gli inni sono 284; si arriva al totale di 303 con l’appendice di inni vecchi che erano stati a suo tempo scartati dalla Commissione Innario, e che il
Consiglio della Federazione Evangelica
ha chiesto all’Editore di includere per
rispondere al desiderio delle comunità
di non veder sparire certi inni; e così
mentre nelle ultime edizioni del vecchio innario si ebbe un’appendice di
nuovi inni, apprezzati quasi da tutti,
abbiamo ora nell’innario nuovo un’appendice di inni vecchi che potranno
appagare qualche nostalgia... Questi
inni sono stati fotografati dalle pagine
del vecchio innario, perché non sono
stati corretti dalla commissione, il
cui lavoro si ferma al n. 284. Dopo aver
notato un piccolo particolare tipografico, che si pensa di qualche utilità pratica (il numero degli inni posto presso
il bordo della pagina, per consentire la
facile e veloce ricerca dell’inno indicato) rimandiamo ad un prossimo articoletto l’esame più dettagliato degli
inni.
F. Corsami
Sul tema della preghiera
la preohiera della comunità
E adesso, Signore, concedi ai tuoi servitori di
annunziare la tua parola con ogni franchezza.
(Atti 4: 29)
Queste parole^ ci fanno pensare alla comunità cristiana di
Gerusalemme nell ora della persecuzione o per lo meno della
ostilità alla predicazione degli apostoli. Come si comportò in
quell’ora la chiesa primitiva? Come reagì alle minacce e ai divieti? Non c è ombra di lamento e di imprecazione nella cronaca
degli avvenimenti, c’è invece una voce, quella della preghiera
innalzata « di pari consentimento » a Dio.
La comunità prega mentre « le nazioni tumultano e i popoli
meditano cose vane ». La sua è la preghiera della fede nelle promesse di Dio; essa sa che la causa di Dio non è alla mercé dei
potenti e dei suoi avversari, perché « Colui che siede nei cieli ne
riderà, il Signore si befferà di loro ».
Sullo sfondo di quella promessa, la preghiera contiene tre
richieste precise. La prima riguarda gli avversari, specialmente
i sacerdoti e i capi del popolo; essi minacciano gli apostoli e
ingiungono loro di « non parlare né insegnare affatto nel nome
di Gesù », ma la comunità prega anche per loro, dicendo: « Adesso, Signore, considera le loro minacce ». La comunità non cerca
innanzi tutto la propria sicurezza; si preoccupa invece degli avversari e domanda al Signore di liberarli dal loro furore e dalla
loro rabbiosa impotenza. Poi viene la seconda richiesta, che riguarda gli apostoli e la comunità: « Concedi ai tuoi servitori di
annunziare la tua parola con ogni franchezza ». Le difficoltà e le
prove non diventano una scusa per trarsi indietro e chiudersi nel
silenzio. La comunità cristiana rifiuta di essere imbavagliata dalle àutorità; il suo silenzio, dovuto alla paura o alla convenienza,
sarebbe un silenzio colpevole e di quei silenzi è ricca, purtroppo,
la storia della cristianità. Infine, la terza richiesta ha il carattere
di una solenne invocazione: « Stendi la tua mano per guarire e
perchè si faccian segni e prodigi mediante il nome del tuo santo
Servitore Gesù ». Qui non c’è nulla di vago o di sentimentale; la
cornunità prende sul serio il nome di Gesù e la potenza con cui
Egli opera. Si tratta di una preghiera cristocentrica, non di un
discorso sull uomo o sulla società. La comunità non prega per
la sua libertà o per la sua pace; essa conosce il suo Signore e
confida prima di tutto in Lui, senza chiedere ad altri i « segni »
ed 1 « prodigi » che soltanto Gesù Cristo può compiere nella chiesa che ha ancora il tempo di pregare e di attendere il suo liberatore.
In questa pagina del libro degli Atti apostolici la parola
« franchezza » ricorre più volte e sempre a proposito della testimonianza dei credenti. Il termine greco « parresia » significa franchezza, ma anche coraggio, ardimento nell’annunziare il nome di
Cìesù. Si può anche parlare di una « franchezza » che è il contrario della vergogna o della falsa prudenza; dal carcere romano
Paolo scriveva queste parole ai Filippesi: « La mia viva aspettazione e la mia speranza è di non essere svergognato in cosa alcuna, ma che con ogni franchezza, ofa vmne s^emprB ~C^risnrisura
magnificato nel mio corpo, sia con la vita, sia con la morte ».
La comunità cristiana ha sempre bisogno di franchezza nella sua testimonianza, soprattutto davanti al mondo; di « franchezza » e non di paura, di diplomazia, di adattamenti, di confusione, di scivolamenti pericolosi, di incertezze e di mascheramenti. Il volto e la fede della comunità cristiana debbono distinguersi per la loro franchezza; si legge nel libro degli Atti che
'< dopo ch’ebbero pregato, il luogo dov'erano radunati, tremò; e
furono tutti ripieni dello Spirito Santo, e annunziavano la parola
di Dio con franchezza ». Quando lo Spirito Santo ci rende capaci
di contemplare « a viso scoperto, come in uno specchio, la gloria
del Signore », allora Egli ci dona anche l’altra « franchezza »,
quella di confessare e di proclamare apertamente e con sincerità
la parola del Signore nelle situazioni storiche ed umane più
diverse.
Dobbiamo perciò riconoscere francamente che molte volte
tanto i credenti quanto la comunità nel suo insieme non hanno
saputo annunziare con « franchezza » la paròla del Signore. La
chiesa cristiana non è chiamata a fare un po’ di tutto, ma è certamente chiamata a compiere la missione che il suo Capo le ha
affidato in modo chiaro ed esplicito: « Andate, ammaestrate, battezzate, insegnate loro d’osservare tutte le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età
presente ». Chi o che cosa ci autorizza a dire che il tempo della
predicazione, sotto forma di annunzio, è tramontato? Che cos’è
che ci rende stanchi, inquieti, mancanti di coraggio e di « franchezza »?
Qgni generazione fa le sue proprie esperienze nel campo
della fede cristiana ed ogni comunità opera secondo i doni che
ha ricevuto. Oggi come allora la preghiera della comunità cristiana di Gerusalemme rimane valida e necessaria: « O Signore,
concedi ai tuoi servitori di annunziare la tua parola con ogni
franchezza ».
La tua parola: non quella di un altro e neppure la nostra.
Ermanno Rostan
DONI PER ECO-LUCE
Maurice Bodmcr, Svizzera 1.500; Libero
Banchetti, Rio Marina 1.500; Maddalena Cairus, Villar Pellice 500; .sorelle Puorger, Piombino 1.000; Enrica Arena Nuzzi, Catania 500;
Enrico Rostain, Bologna 2.500; Lidia Negretti, Como 500; Ugo Tomassone, Meana 500;
Fede Miletto, Condove 500; Enrichetta Portigliotti. Coazze 500; Maurizio Americo, Tradate 500; Susanna Coisson, Angrogna 500;
Umberto Bartolacci, Firenze 500; Emma
Meister, Brescia 500; Evclina Maccarino, Candii 500; Anna Illy, Trieste 2.500; Ale.ssandro Peyronel, Ferrerò 200; Carlo Coucourde,
Pinàsca 5000; Ferdinando Peyronel, Ferrerò
500; Fanny Peyronel, Riclaretto 500; Delfina
Pascal, Ferrerò 500; Melchiorre Rostagno, Inverso Rinasca 500; Osvaldo Breuza, Pomaretto 500; Antonio Garufi, Rocchenere 500;
Antonio Revelli, Genova 500; Elena Zanetti,
Firenze 500; Rolando Musso, Cuneo 500; Armando Durand, Viering 200; Laura Jervis.
Torre Pellice 1.000; Abate Domenico, Torre
Pellice 500: Giov. Alberto Tron, Massello 500.
Grazie!
( continua )
RICORDATE
Ricordiamo ai lettori che il nuovo indirizzo
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Pellice (Torino) e che qui occorre rivolgersi
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con di.spendio di tempo e denaro.
3
14 novembre 1969 — N. 45
pag. 3
I talenti messi a profitto
MCCIl
Ecco un ottimo esempio di presenza
protestante nella cultura italiana. Con
i suoi studenti deH’Università di Urbino
Mario Miegge ha condotto una ricerca
su I talenti messi a profitto. L'interpretazione della parabola dei denari affidati ai servi, dalla Chiesa antica a Calvino, ora pubblicata dall’editore Argalìa, con la nota che « queste pagine
costituiscono la prima parte di un lavoro più ampio che si vien facendo sul
tema "Protestantesimo e utilitarismo”,
nel quadro del "Centro di ricerca per
le scienze morali e sociali” ».
La tappa segnata dall’opera monumentale del Biéler {La pensée économique et sociale de Calvin) è ormai una
tappa obbligata e fondamentale, dopo
quelle di Max Weber e di Ernst
Troeltsch, come ricordava qui ultimamente Renato Balma, presentando l’opera recente che uno storico inglese, il
Trevor Roper, dedicava a questo problema. E a quella tappa si rifa esplicitamente il Miegge; ma « mentre l’opera
del Biéler è rivolta a una ricostruzione
globale del pensiero economico e sociale di Calvino, la lettura e l’analisi del
commento calviniano alla parabola dei
talenti ci ha suggerito una ricerca di
tipo diverso, volta a saggiare la novità
della tematica etico-religiosa di Calvino attraverso un confronto con i commenti patristici e scolastici allo stesso
testo evangelico. Condotto su di un tema limitato, questo confronto sembra
comunque confermare che l’etica di
Calvino rappresenta un punto di svolta, agli inizi dell’età moderna » (p. 7).
I! punto di partenza è nel testo stesso
del Nuovo Testamento (Matteo 25 e
Luca 19): non tanto nell’indagare il "significato originario” della parabola,
quanto nel notare che « la stessa redazione delle parabole negli Evangeli canonici è già il prodotto di una interpretazione, di una elaborazione operatasi nelle prime generazioni cristiane »
(p. 15). Per affermare questo, Mario
Miegge ripropone le conclusioni di J.
Jeremias, uno studioso del Nuovo Testamento che non può certo essere accusato di essere ipercritico; quella che
in c-rigine era probabilmente una parabola di giudizio, di crisi, rivolta al popolo ebraico e in particolare ai suoi
capi, sarebbe divenuta nella tradizione
el isi lana della prima generazione una
esoi lazione ai credenti a ben usare i
doni del Signore, nel tempo intermedio
fra la sua partenza e il suo ritorno,
per il rendiconto della fede operante.
Ora. il Miegge nota che « la parabola
evangelica fa riferimento alla condotta
di uomini operanti in una economia
mercantile, in cui ha senso parlare di
un guadagno ottenuto negli "affari”. Indubbiamente questo non era l’oggetto
della parabola, ma essa documenta una
aderenza all’ambiente "secolare”, da
cui vengono tratte figure e fatti per significare altro » (p. 27 s.). Questo riferimento si attenua però e scompare quasi
del tutto, salvo rare eccezioni, nei commenti dei padri della Chiesa, parallelamente all’involuzione del pensiero cristiano e al formarsi del cattolicesimo:
si insiste sempre più sulToperare individuale e sulle relazioni personali fra
il Signore e i suoi servi, in vista della
salvezza individuale, alla quale l’uomo
è chiamato a cooperare; così pure, il
"deposito” (i talenti) viene sempre più
identificato con la Parola di Dio o con
i "doni dello Spirito”, spesso interpretati. questi ultimi, in modo clericale e
gerarchico, attribuendo al clero docente l’insegnamento e lasciando ai laici
il mettere in pratica; e ancora, il "profitto”, chiaramente richiesto dalla parabola, viene interpretato come sviluppo intellettuale e spirituale prodotto
dall’insegnamento e dalla predicazione
evangelica, e l’accento è posto ovvero
sul l'ascesi fuori dal mondo, ovvero sul
servizio caritatevole al prossimo, ma
sempre visto in una luce individualistica e in fondo in funzione della salvezza di chi opera il bene. A conclusione di questa accurata analisi dei testi
della Patristica e della Scolastica, Mario Miegge può affermare che « il "profitto” non è mai inteso nel senso di
uno sviluppo sociale che si produce nella comunicazione reciproca e nello
scambio, come avverrà in Calvino »
(p. 100).
* * *
L’interpretazione di Calvino segna,
infatti, una grande svolta. Il suo commento restituisce al testo biblico il suo
tono e il suo carattere ’’terrestre”: ricordiamo il breve passo citato nel nostro articolo di fondo, la scorsa settimana. Calvino infatti respinge da un
lato la distinzione non evangelica fra
sacro e profano, e dall’altro « legge
la parabola in termini di economia di
.scambio: il profitto dipende dalla circolazione mercantile e designa quindi un
tipo di relazione che corrisponde (se
non nei dettagli, nella veduta globale)
in modo non estrinseco alla concezione
calviniana dell’assetto e dei compiti
dalla compagnie des fidèles » (p. 105).
La parabola viene ora spiegata in termini strettamente vocazionali, nella
economia in movimento del regno di
Cristo, nel quale ogni fedele ha il suo
compito: ma questa vocazione ha appunto il senso ampio del "sacerdozio
universale dei credenti” (ove il termine
sacerdozio è polemico e, nel fondo, improprio: Cristo è l’ultimo e vero Sacerdote — nel suo modo così "laico”! ■—e
noi, noi tutti siamo i suoi testimoni),
riscoperto dagli uomini della Riforma,
già delineato ne La libertà del cristiano
di Lutero, anche se^ questi non ne ha
Una bella ricerca di Mario Miegge sulla storia dell'interpretazione della
parabola evangelica, fino a Calvino, ci ricorda che la vita cristiana, animata dalla fede nella sovranità di Dio e in cosciente attesa della sua
manifestazione finale, è una vita <laica*, impegnata nella storia, nella
trama delle relazioni e delle corresponsabilità umane, per futile comune
tratto conseguenze pratiche rigorose
quanto Zwingli e Calvino.
Calvino sopprime quindi il taglio netto fra i carismi spirituali e le doti naturali: tutto ciò che abbiamo e siamo,
come uomini che hanno ricevuto la vocazione alla fede, è del Signore, da lui
ci viene ed è per la sua gloria, nel servizio degli uomini, per l’utile comune.
Il credente, nel tessuto della compagnie
des fidèles e in quello più ampio della
società umana, è cittadino del Regno
di Cristo, ma la sua vocazione gli è rivolta e deve esplicarsi nella storia. La
vita cristiana è dunque vista in termini rigorosamente "laici”, storici; ma
questo impegno "laico”, storico è rigorosamente riferito alla sovranità di Dio.
La terminologia mercantile, di una economia di scambio, non è puramente
accidentale, ma esprime la necessità
del movimento e dello scambio, in base
al criterio dell’utilità comune ( « apportar quelque proufit à la société des
hommes »), criterio che naturalmente
scaturisce non da una generica affermazione di parità umana, ma dal messaggio della sovranità universale di Dio
e dalla gioia e dalla gratitudine ■— tipiche della fede — di essere stati chiamati a lavorare in un mondo che è la
Sua vigna.
« * *
Non è il caso di sottolineare il carattere di "svolta” che questa posizione
calviniana ha nella storia della riflessione cristiana, e la sua attualità. Il
E NOI?
Una recente statistica sulla situazione della lettura in Italia, indica le percentuali che vi sottoponiamo :
il 64% delle famiglie italiane non ha
neppure un libro;
il 12,7% ha fino a 10 libri;
il 15% ha da 11 a 50 libri;
il 3,9% ha da 51 a 100 libri;
il 4% ha più di 100 libri.
A quale categoria apparteniamo?
(dal Bollettino della Libreria
di Cultura Religiosa, Roma)
Miegge accenna pure ai suoi rapporti
con l’anabattismo (varrebbe la pena di
approfondire il suo accenno fuggevole
a una eredità anabattistica di Calvino,
mediata daH’esperienza di Strasburgo):
« E’ indubbio che Calvino ha respinto
le opzioni di fondo dell’anabattismo: la
contestazione dell’ordine civile attuale,
in base al codice del Sermone sul monte, da un lato, Tutopia millenaristica
del "regno dei santi” dall’altro lato.
Questi due elementi — non sempre coincidenti — della protesta anabattista
sfociano alternativamente nella nuova
separazione, non violenta e sofferente,
della santa comunità dal "mondo”, oppure nella "rivoluzione dei santi”, lo
spettro che per più di un secolo si aggira per l’Europa: da Frankenhausen
(1525) a Muenster (1535) e fino al Barebone Parliament, convocato e precipitosamente disciolto da Oliver Cromwell
nel 1653. Orbene, Calvino esclude che
il Sermone sul monte possa essere assunto come codice di morale sociale e
non vuole confondere il "regno spirituale di Cristo” con un regno temporale. Ma, nello stesso tempo, respinge
una nuova separazione dei credenti
dal mondo e il disinteresse per l’ordinamento civile (...). Nella pratica dell’esperimento ginevrino non si avrà nè
una teocrazia nè un "regno dei santi”,
ma l’istituzione di nuove forme di disciplina collettiva e di controllo sociale,
nella continua tensione tra una chiesa
e una "république” che non si confondono Tuna con l’altra, ma dove per un
verso i laici partecipano, nel Concistoro, al governo autonomo della "compagnie des fidèles” e, per l’altro verso, i
predicatori intervengono dal pulpito
nelle questioni di pubblico interesse,
richiamando gli organi del "gouvernement civil” alla loro vocazione: esperimento ricco di conflitti e tuttavia effettuabile ».
L’opera si conclude con un « Epilogo
nell’età dei lumi »; alcuni testi di Benjamin Franklin e di Jean-Jacques
Rousseau mostrano il grado di imbastardimento, in una prospettiva riformata, degli eredi della Riforma. Ora,
sarebbe estremamente interessante e
chiarificatore proseguire questa ricerca, fino ai giorni nostri; e non resta
che augurarci caldamente che questo
lavoro sia continuato, per aiutarci a
situare il problema della nostra vocazione laica di credenti, oggi. E’ chiaro
che la situazione odierna è, in qualche
modo, o Sta diventando inversa di quella nella quale Calvino e gli altri uomini
della Riforma hanno meditato, predicato e vìssuto il messaggio evangelico:
a una visione sostanzialmente clericale
della vita se ne sta sostituendo una sostanzialmente secolarizzata. Se dunque
l’accentuazione polemica — inevitabile
e necessaria in ogni predicazione cristiana — non poteva non rivolgersi, per
Calvino, contro il disconoscimento o il
fraintendimento clericale della sovranità di Dio, c’è da domandarci se, inversamente, una acceptuazione polemica non debba rivolgersi, oggi, contro
il disconoscimento o il fraintendimento della sovranità di Dio da parte del
nuovo umanesimo; senza per questo
dimenticare le lezioni e le tappe del
nostro passato, purtroppo tanto spesso e in tanti modi disconosciute e rinnegate proprio da noi protestanti.
Risulta dunque quanto dobbiamo essere riconoscenti a Mario Miegge per
la scelta e i frutti di questa sua bella
ricerca; e a lui e all’editore per averla
ora messa a disposizione di una cerchia
più ampia che un seminario universitario: quest’opera, infatti, benché condotta con criteri di rigorosa "scientificità”, è largamente accessibile e si legge con vero piacere. Oltre a darci, indirettamente, un significativo "spaccato”
defila riflessione cristiana antica e medioevale, ci invita a riflettere, attraverso testi della Riforma sempre così corroboranti, su come viviamo l’interpretazione di questa parabola, nella nostra
vita personale e comunitaria. Un’ottima guida per un gruppo di studio e di lavoro, conscio che la nostra
vocazione storica di oggi si situa appunto nella storia della riflessione e
della vita della Chiesa, in quella economia di scambio, per l’utile comune,
che essa deve costituire nello spazio e
nel tempo.
Gino Conte
Mario Miegge, I talenti messi a profitto. L'interpretazione della parabola dei denari affidati ai servi, dalla Chiesa antica a Calvino.
Argalìa editore, Urbino 1969, pagg. 142,
L. 1.700.
Contro la famo
degli altri
Nel pubblicare un nuovo elenco
(Ielle offerte pervenuteci, desideriamo anzitutto scusarci coi lettori se,
a causa della tirannia di spazio e
soprattutto a seguito dei recenti scio
peri postali e degli attuali conse
guenti disservizi, esso viene pubbli
cato con un certo ritardo. In com
penso, l’elenco si è allungato e ci
stiamo ormai avvicinando, sia pur
con fatica, verso il milione di lire
che invieremo al « Centro famìlial
évangélique » del Gabon, la cui attività è ostacolata da difficoltà finanziarie. Coll’occasione invitiamo ancora una volta i lettori a sottoscrivere con generosità onde poter dare
la notizia, al più presto, dell’avvenuto invio della suddetta cifra, cc In
quanto lo avete fatto ad uno di questi minimi, lo avrete fatto a me ».
Messa funebre
per Ho Ci Min
Parigi - Il 9 settembre u. s., a Parigi, il
Comitato dei Cattolici vietnamiti residenti alTestero ha fatto celebrare una messa funebre
in onore di Ho Ci Min. Durante la messa è
stata pronunciata un’orazione funebre che la
Agenzia Relazioni Religiose riporta integralmente nel suo bollettino del 3 novembre. La
orazione funebre prendeva spunto dalle parole
di Gesù (Giovanni, 15, 22): Nessuno nutre
un amore più grande di chi dà la sua vita
per gli amici »: a queste parole di Gesù rivoU
te ai suoi discepoli prima di lasciare questo
mondo, sono valide anche per lui, perché ha
dato la sua vita per il bene delVumanità. Si
addicono anche a tutti quelli che, coscientemente o incoscientemente, chiunque essi siano, seguendo il suo esempio hanno dato la loro vita per questa umanità. È questa la ragione profonda che oggi ci riunisce qui. Fino
al 3 settembre 1969 la vita di Ho Ci Min non
è stata che un lungo e continuo sacrificio offerto all’amore per il Vietnam e per l’urnanità )>.
Da Pinerolo: B. Garro L. 5.000; Franco e
Lidia R. 5.000; M. Rivoira 10.000.
Da Angrogna: R.M.F.C. (2 versam.) 2.500.
Da Venezia: C. Bocus 1.500; fam. Viti
1.500; fam. Zecchin 3.000; D. Ispodamia
2.500; G. Ispodamia 2.500.
Da Torre Pellice: E. M. 1.000; M. e E, Bein
5.000; M. Gönnet 1.000.
Da Torino: A. E. M. 2.000; M. Meda 3.000;
fam. Botta (due versam.) 4.000; E. Gerbi
3.000; M. Sacco 500; A. De Agostini 500;
M. Jon Scotta 10.000; fam. Caruso 500; A.
Forneron 1.000.
Da San Remo: C. Barilaro 1.000; M. T.
Fiorio 30.000.
Da Bari: La scuola domenicale della Chiesa evangelica 17.000.
Da Udine: P. Grillo 1.000.
Da Como: T. Bongardo 2.000.
Da Condove: F. Miletto 2.000.
Da Roma: A. Vicari 1.000; G. Conti 10.000.
Da Lucca: S. Cornelio 5.000.
Da Campobasso: P. Corbo 2.000.
Da Genova: N. N. 10.000.
Totale L. 146.000; tot. prec. 732.386; in
cassa L. 878.386.
Preghiamo i lettori di inviare le loro sottoscrizioni al conto corr. postale n. 2/39878
intestato a questo scopo a Roberto Peyrot.
Corso Moncalieri, 70 - 10133 Torino.
Grazie!
Intervento...
provvidenziale
L’agenzia Relazioni religiose informa che in questi giorni il governo italiano, tramite la Cassa per il Mezzogiorno, ha stanziato la somma di (LI
milioni di lire per il finanziamento dei
lavori di restauro dei dipinti della cattedrale di Gallipoli. Il vescovo di questa città ha pubblicamente ringraziato
il deputato democristiano, on. Francesco Rausa, per il suo « interessamento ». È molto confortante apprendere
la notizia di questo generoso e disinteressato intervento del governo, maggiormente apprezzabile anche in relazione alle ben note condizioni di bisogno e di povertà in cui versa il Vaticano.
NOVITÀ CLAUDIANA
Nella Collana
di Testi della Riforma
Erasmo da Rotterdam
Il libero arbitrio
Testo integrale
Martin Lutero
Il servo arbitrio
Passi scelti
Introduzione, versione e note
a cura di Roberto Jouvenal
p. 252, con 4 tavole f. t.
L. 1.600
EDITRICE CLAUDIANA
Via S. Pio Quinto 18 bis
10125 TORINO
iiriiiiiiiiiiiiiimmiiH
iiiiiniiiiiiiiiiiiKiiNmmiNimiimimimiimiiiMiiii
IETTERÀ DAL GABON
All’opera fra le Scuole Domenicali
Cari amici,
è con grande riconoscenza che vi do
qualche notizia del lavoro che oggi posso svolgere grazie alla macchina da voi
generosamente offertami.
Lo scorso Luglio ho potuto organizzare un campo di preparazione di monitori per la Scuola domenicale. Una
cinquantina di partecipanti si sono riuniti ad Awua, un villaggio a 40 km. da
Mful. Quasi tutte le chiese del WoleuNtem (la regione a nord del Gabon)
erano rappresentate. Ciascuno aveva
portato una contribuzione nella misura delle proprie possibilità. Quel che
più ci ha commossi è stata la calorosa
accoglienza riservataci dal Pastore di
Awua e dai suoi collaboratori, per non
parlare dello spirito fraterno che caratterizzò il nostro incontro. L’ordine
e il buon andamento delle riunioni è
stata assicurata da una « équipe » di
giovani. Era pure presente la sig.na
Anita Gay, che fungeva da cappellano
del campo. Il programma consisteva
in una serie di studi biblici sull’Antico
Testamento (La Promessa) e il Nuovo
Testamento (Il compimento della Promessa). Gli studi erano integrati da
questionari e lezioni pratiche ai bambini. Ci furono anche delle conferenze,
scenette bibliche mimate, canti accompagnati dal tam-tam e una serata ricreativa. La decisione più importante
fu di adottare un unico programma
per tutte le Scuole domenicali del Woleu-Ntem.
Il Centro di letteratura evangelica di
Yaoundé ha recentemente pubblicato
due quaderni biblici « La Promessa »
per i paesi africani di lingua francese.
Questo quaderno ci pareva rispondere
I monitori riuniti per
un corso di formazione al campo di Awua
in prima fila, a sinistra, si distingue la
signorina L. Nisbet.
Un gruppo della Scuola domenicale di Mful, con la monitrice.
(foto L. Nisbet)
perfettamente alle nostre esigenze. Uno
dei partecipanti, Nzué Ekouma, offerse di tradurlo in dialetto Fang e i campisti organizzarono seduta stante una
colletta per il finanziamento di questo
progetto. Fu infine deciso di convocare
dei campi annuali per la formazione
dei monitori e una riunione di responsabili sarà già tenuta per il prossimo
Natale. La sottoscritta fu nominata responsabile dell’ organizzazione delle
Scuole domenicali della chiesa di Mful.
E così che, dalla riapertura delle
scuole, la Volkswagen affronta sportivamente le piste infangate o impolverate della foresta equatoriale. Domenica scorsa fu il turno di Elop, uno dei
15 villaggi della diaspora; la prossima
settimana visiterò Nzoghongone. Di solito, al mio arrivo nel villaggio, prendo
contatto con il catechista e gli anziani,
partecipo al culto e agli annunzi spiego ai cristiani presenti l’importanza
dell’insegnamento biblico ai bambini,
esortandoli ad acquistare il materiale
necessario. Se il direttore della scuola
elementare locale è un cristiano impegnato, si stabiliscono dei rapporti di
cordiale collaborazione. Il quaderno
« La Promessa » viene adottato per
l’istruzione religiosa a scuola e la Domenica le stesse lezioni possono essere
presentate per la meditazione al culto.
Non è sempre facile trovare dei volontari capaci di assicurare questo servizio e in modo particolare manca un
organismo coordinatore delle sporadiche iniziative. La Chiesa Evangelica del
Gabon attualmente non è in grado di
sostenere finanziariamente l’opera delle Scuole domenicali.
Malgrado queste difficoltà, la traduzione dei due quaderni, fatta a tempo
di record, viene incorporata foglio per
foglio nel volume originale. Il direttore della Maison de la Bible, sig. Piguet,
ha messo a nostra disposizione il suo
duplicatore per realizzare prontamente
il progetto. Infatti molti monitori della Diaspora hanno necessità che questo strumento di lavoro sia presentato
nella loro lingua.
Al lavoro di stampa segue un’opera
di colportaggio. Con grande pazienza e
perseveranza, domenica dopo domenica, si insiste sulla necessità che i cristiani acquistino le pubblicazioni.
Rinnovando i miei più sentiti ringraziamenti a tutti voi che avete fatto sì
che questo lavoro possa realizzarsi, a
nome mio e delle Scuole domenicali
del Woleu-Ntem invio fraterni saluti.
Laura Nisbet
4
pag. 4
N. 45 — 14 novembre 1969
IL PANE DEGLI UOMINI
Un panorama dell’attività delle Società bibliche per la diilusione delle
Scritture in un mondo e in tempo travagliati da tremendi problemi sociali
La Parola ai Dio è ancora ricercata
ed amata nel mondo intero: le notizie
che ci provengono dall’Alleanza biblica
mondiale ne sono una prova.
— NeirUGANDA (Africa equatoriale)
durante l’estate scorsa sono stati istituiti da missionari anglicani due corsi
di diffusione biblica della durata di
due giorni e mezzo ciascuno. Il corso
iniziava alle ore 8,15 e terminava alle
19,15, a parte brevi pause per la colazione e il tè. Dopo cena ancora due ore
di presentazioni di films e diapositive.
Malgrado la stanchezza i 46 partecipanti dimostrarono con frequenti domande d’interessarsi vivamente all’insegnamento impartito. I corsi comprendevano anche una testimonianza
pratica che consisteva nella rappresentazione, con attori improvvisati sulla
pubblica piazza, di un passo biblico, al
fine di far risaltare in modo vivente e
drammatico la verità e la potenza della Parola di Dio per la vita degli uoniini. Venne, per es. rappresentata in
diverse località la parabola del Buon
Samaritano: una vera folla si radunava, e subito dopo acquistava gli
Evangeli offerti dagli attori, per poter
rileggere a casa la parabola che aveva
veduto in azione sulla piazza del mercato. In ima sola mattinata furono
venduti a Masaka più di 500 Evangeli
secondo Luca, e a Kabale 1200 Evangeli, 15 Bibbie, 65 Nuovi Testamenti in
diverse lingue. Questo metodo efficace
ed intelligente di offrire la Scrittura
sembra aver aperto le porte neH'Uganda alla diffusione della Parola di Dio.
— Sempre nell’UGANDA un ottico
missionario ha dovuto in pochi giorni
applicare lenti più forti a più di 40
paia di occhiali per persone che volevano leggere la prima Bibbia in lingua
lugbara (distretto del Nilo occidentale)
giunta in quella regione, e che presentava caratteri un po’ troppo fini; malgrado la difficoltà questi credenti non
volevano rinunciare a leggere con i
loro propri occhi la Parola di Dio.
— A TAIWAN (nome cinese dell’iscla di Formosa) la società biblica ha recentemente tradotto l’Evangelo secondo Marco in cinese mandarino corrente: l’edizione di 5000 esemplari è stata
immediatamente esaurita. Si sta curando ora un’edizione di 50.000 volumi.
— Negli STATI UNITI il Consiglio
della missione interna dell’unione battista del sud favorisce gli studi biblici
nelle lingue d’origine degli immigrati,
che non si sono ancora impratichiti abbastanza della lingua inglese. Da 23
stati sono giunte al Consiglio della missione ordinazioni di esemplari della
Scrittura in: giapponese, italiano, cinese, francese, polacco, tedesco, portoghese, e soprattutto spagnolo. Inoltre il Consiglio ha ricevuto un’ordinazione di mezzo milione di Bibbie e
Nuovi Testamenti in russo per la comunità russa ed ucraina degli Stati
Uniti e del Canadá.
— In UNGHERIA e in ROMANIA
manca la carta per stampare la Bibbia: la maggior parte della carta per
un’edizione di 20.000 Bibbie, che uscirà
all’inizio del 1970, per la chiesa riformata ungherese è stata fornita dall’Alleanza biblica mondiale, come già era
avvenuto per edizioni precedenti. Così
pure la chiesa ortodossa romena ha
lanciato l’anno scorso un appello al
l’Alleanza biblica mondiale, attraverso
la Società biblica britannica, per ottenere 70 tonnellate di carta adatta a
stampare 100.000 esemplari della Bibbia in lingua rumena. La carta venne
inviata e le 100.000 Bibbie stampate dal
governo.
Un colportore della Società Biblica
arriva in un villaggio di montagna nelrirak (Mesopotania). Alcuni uomini
escono dalla moschea dopo la preghiera di mezzogiorno: in mezzo ad essi vi
è uno sceicco dalla barba bianca. Il colportore offre la Bibbia; lo sceicco la
prende e l’appoggia sulla sua fronte in
segno di grande rispetto; poi la passa
al vicino, che fa lo stesso, e così via
per tutta la fila degli uomini presenti.
Infine lo sceicco invita i suoi compagni a comperare tutti gli esemplari della Scrittura. Così viene fatto, e quelli
che non hanno abbastanza denaro pagano con uova, lana, pane e pelli di
pecora.
« ...la fede viene dall’udire
la parola di Dio »
(Romani 10, 17)
Ascoltate le trasmissioni di
Voce della Bibbia
Radio TWR Montecarlo, onde medie mt. 205
(Kc. 1466).
<c VITA ABBONDANTE »
ogni Sabato ore 22,30 - Radio TWR Montecarlo, onde corte mt. 49 (Kc. 5950).
Programma per tutti: ogni sabato ore 13,20;
progranuna per ragazzi : ogni domenica
ore 13,35.
Casella postale 580 - 41100 Modena - Italia.
Il pane degli uomini, è il titolo d’un
libro edito da Labor et Fides di Ginevra in collegamento con le « Società
bibliche di lingua francese », scritto
da G. H. Wolfensberger e tradotto dall’inglese.
L’autore presenta in ima rapida panoramica la diffusione della Bibbia, a
mezzo delle « Società bibliche », soprattutto nel recente periodo di decolonizzazione del Terzo mondo, per cui
nel 1966 le statistiche annunziano che
la Bibbia è tradotta in 1280 lingue e
dialetti: il 90% della popolazione del
mondo può dunque leggere la Bibbia
o porzione d’essa nella propria lingua
o dialetto. Sempre nel 1966 la diffusione della Scrittura raggiungeva la cifra di 93 milioni di Bibbie, Nuovi Testamenti e porzioni.
A questo riguardo l’autore ricorda il
messaggio rivolto dall’Alleanza biblica
universale alla Conferenza di tutta
l’Africa riunita a Rampala, in cui si ricordava che la missione di diffusione
della Bibbia ha un senso quando fa
parte del ministero totale della chiesa
e i credenti di ogni chiesa s’impegnano a collaborare per un lavoro missionario, nella coscienza che dobbiamo
« perseverare nella fede, fondati e saldi e non essendo smossi dalla speranza dell’Evangelo che abbiamo udito e
che è stato predicato in tutta la creazione sotto il cielo...» (Col. 1: 23).
L’ISTITUTO DEL COLPORTAGGIO
(Istituto Penzotti)
In ricordo d’un pioniere del colportaggio si è creato nel 1955 un Istituto
del colportaggio a Città del Messico,
consacrato alla formazione di Pastori
e laici in vista della missione per il
Libro. « Il pescatore non aspetta che
i pesci vengano a lui, ma deve gettare
l’amo nell’acqua profonda e spesso nella corrente; il pescatore di uomini deve ricordarsi che la tattica è uguale »,
dichiara il redattore del nostro libro.
Egli presenta poi alcune linee della
tattica del colportaggio: studio dell’ambiente sociale, dei luoghi dove si
vuole operare, precisa topografia e poi
preparazione del gruppo di azione a
mezzo della preghiera, studi biblici e
suggerimenti pratici per la strategia
evangelistica. In seguito si seguiranno
i lettori con corsi per corrispondenza,
sussidi vari e commentari.
Per citare un esempio: a Città del
Messico sino al 1964 sono state condotte 38 campagne di evangelizzazione
e diffusione del libro, in molte chiese
di 12 denominazioni diverse, con la
vendita di 155.000 Bibbie.
Certo ci vuole convinzione, coraggio,
certezza di compiere un’azione per
conto di Dio. Chi si vergogna di recare l’Evangelo non è adatto a questa
missione e forse neppure a militare in
una qualunque comunità che si richiama al nome di Cristo. Eppure quanta
timidezza, vergogna, rossore di parlare del Libro per eccellenza, specialmente nel nostro mondo valdese!
I POVERI DI LIONE
Con una certa emozione ho letto il
capitoletto nel quale si rievoca la storia del colportaggio: i mereiai e legionari romani che recano tra i loro « impedimenta » gli esemplari delle lettere o degli evangeli attraverso l’impero. Si racconta che il martire Pamfale
uiiiiiiiwmiiiiiimiiiimimimi
iiuiiauiuiuiiuimiimiiiiiiiniiiiuuiiiiiinminiiiuiii
Opera di assistenza ai carcerati
Getta il tuo pane sulle acque...
fi
La Signorina Selma Longo ha diffuso questa circolare agli amici e
sostenitori che l’appoggiano nel servizio di assistenza ai carcerati cui
da molti anni si dedica. La riportiamo qui, per allargarne il raggio di
azione.
Cari Amici,
se la relazione dell’anno scorso iniziava con una nota di pessimismo a
causa di penose esperienze fatte, quest’anno è con un senso di viva riconoscenza che mi accingo a scrivervi.
Infatti, in seguito a quella relazione, ho ricevuto da tutti voi tante
espressioni di simpatia e di incoraggiamento, che si sono manifestate in
molti casi anche tangibilmente con un
aumento delle offerte. Come potrete
vedere dall’unito bilancio, la somma
dei doni è ancora notevolmente aumentata quest’anno. E confesso di provare spesso un senso di grave responsabilità, nel timore di non sapere amministrare bene questo denaro che voi
mi affidate con tanta generosità e fiducia. È così difficile aiutare in modo
giusto, senza lasciarsi ingannare da
I iiimiiiiiiiiiiiiiimmiimiiiiiiiiiiMiNiiiiriiiiiiiiimiiiiMMiiiiiinmiiimiiiniiiiiiiiiiiiiimiiiimiiiMiiMiiiiiiiMiiiim»
Presso l’editrice Paideia
Una collana di “Studi Biblici”
L’Editrice Paideia, di Brescia, prosegue nella sua attivissima produzione. Fra le pubblicazioni diffuse negli ultimi mesi presentiamo,
questa volta, gli agili e vari volumetti di una
nuova collana, « Studi Biblici » (si tratta si
una serie periodica : un volumetto ogni due
mesi).
Anzitutto uno studio del RandeUini che si
propone di fare il punto suUa storia de Lo
Chiesa dei Giudeo-cristiani, la « Chiesa deUa
circoncisione », in base alle fonti archeologiche e bibliche, una utile chiarificazione di
questo filone del cristianesimo primitivo che,
in realtà, non è tramontato con la fine storica
di quella comunità, verso il VI secolo.
Il secondo volumetto, del Lohfink, presenta l’esegesi di una serie di testi del Deuteronomio: Ascolta, Israele; e vuole aiutare, in
modo vivo, a penetrare nella teologia dell’alleanza.
Seguono, di P. Grelot, Riflessioni sul problema del peccato originale; e ancora, del
Lohfink, una ricerca su La conversione di
San Paolo: qual’è « il rapporto che intercorre
fra la vicenda di Damasco lucana e la realtà
storica »? « Non si tratta di una relazione
esatta dagli avvenimenti, come si sono svolti,
né d’altronde si tratta di pura invenzione.
Luca riferisce una tradizione storicamente
bene attestata dalle lettere di Paolo, e contemporaneamente l’interpreta e la spiega servendosi di forme tradizionali ».
Il quinto volumetto è dovuto a J. Blinzler
(dello stesso autore, presso lo stesso editore,
abbiamo già presentato una ponderosa opera
dedicata al processo di Gesù) e presenta un interessante confronto fra Giovanni e i Sinottici.
Segue, di F. Mussner, Morte e resurrezione,
sette prediche quaresimali su testi della Let
tera ai Romani. Infine, di Ph. Seidensticker,
Paolo, l’apostolo perseguitato di Gesù Cristo;
l’apostolo delle genti viene seguito neUe sue
vicende : delusione a Gerusalemme, contrarietà ad Antiochia, senza patria a Efeso, ansie
per tutte le comunità, carcere e promessa.
« Se la teologia di Paolo è divenuta oggetto di
ampie ricerche sistematiche, la conoscenza della sua personale maturazione e deUe sue lotte
resta ancora del tutto insoddisfacente. Eppure
le lettere più importanti, quelle che testimoniano dell’ampiezza deRa sua attiva meditazione sul messaggio di Cristo, sono state seritte
proprio nelle ore umanamente più difficili
della sua vita missionaria »; occorre quindi
« considerare i suoi scritti non solo come
l’esposizione di un teologo, ma anche come i
documenti e le testimonianze di una fede in
Cristo vissuta in modo assolutamente personale, fermamente mantenuta e affinata da
molteplici prove ».
L. Randeluni - La Chiesa dei giudeo-cristiani. Paideia, Brescia 1968, p. 80, L. 700.
N. Lohfink - Ascolta, Israele. Esegesi di testi
del Deuteronomio. Paideia, Brescia 1968,
p. 140, L. 1.000.
P. Grelot - Riflessioni sul problema del peccato originale. Paideia, Brescia 1968, p. 140,
L. 1.000.
N. Lohfink - Conversione di San Paolo, Paideia, Brescia, 1968, p. 140, L. 1.000.
J Blinzler - Giovanni e i Sinottici. Paideia,
Brescia 1968, p. 140. L. 1.000.
F. Mussner • Morte e resurredone. Paideia,
Brescia 1968, p. 108, L. 800.
Ph. Seidenstiker - Paolo l’apostolo perseguitato di Gesù Cristo. Paideia, Brescia 1969,
p. 144, L. 1.200.
chi troppo spesso approfitta della buona fede altrui; ma senza d’altra parte
negare un soccorso a chi ne ha veramente bisogno. Ed a questo proposito
ringrazio quanti mi hanno aiutata e
mi aiutano, prendendo le opportune
informazioni e tenendomi al corrente
delle situazioni, , specialmente per
quanto riguarda gli ex-carceratij
E non sono neppure mancati, pure
in mezzo alle inevitabili delusioni, dei
segni incoraggianti che questo lavoro
non è inutile. Trascrivo qualche brano
di lettere ricevute in quest’ultimo anno:
« Malgrado la mia sorte, mi sento
felice di poter vivere con la fede e
l’amore di Dio, e questo lo devo a lei
ed al Pastore Geymet, che voglio ringraziare ». A.v.E. (Il suo nominativo
mi è stato dato infatti dal Past. Geymet).
« Credetemi, io in questi ultimi anni
ho tanto desideralo di approfondire la
verità di Dio e ci sono riuscito, ho contemplato Gesù attraverso le Sacre
Scritture. Voi siete stata per me una
lampada che ha dato la luce sul mio
sentiero; con il vostro conforto, le vostre buone parole, la premura e la
bontà in tutti questi lunghi anni mi
siete stata sempre vicina, specie nei
momenti più tristi. Chi potrà mai dimenticarlo? ». G. J. (Questo, come diversi altri, ha seguito con successo dei
Corsi biblici per corrispondenza; egli
prima si dichiarava incredulo, poi, un
po’ alla volta, per la grazia di Dio, è
giunto alla fede).
« La ringrazio per il "Cenacolo” che
trovo molto bello; lo leggo sempre^ come leggerei il miglior libro, perché ne
traggo forza e sostegno e mi fa capire che nel mondo ci si può redimere,
purché si abbia la grazia di credere nel
Signore. Lo dò da leggere anche a un
mio compagno di cella che lo legge volentieri ». G. G.
Dallo stesso;
« Il tempo passa molto presto e anche per me si avvicina il giorno della
liberazione: è come se rinascessi e voglio ricominciare bene, non voglio più
rifare gli sbagli che ho comrnesso in
passato. E questo lo devo a lei che con
la sua pazienza mi ha assistito in questo tempo e con l’aiuto del Signore
spero che anche per me inizi una nuova vita ».
Ed infine da un liberato, ben sistemato, che nun mi ha mai chiesto aiuti
materiali;
« Io non sono un ingrato. Mi avete
assistito per oltre 20 anni e ve ne sono riconoscente. Non potrò mai dimenticarlo... Io che ero un miscredente, ogni sera rivolgo all’Altissimo la
mia preghiera »... I. T.
Un altro liberato che sta per subire
una grave operazione:
« Non vedo l’ora di operarmi, perché
soffro amaramente, ma ueste mie sofferenze le metto nelle mani del nostro
Signor Gesù Cristo, ed Egli mi darà la
forza come sempre. Dio è amore e del
suo amore voglio nutrirmi ». B. M.
Cari Amici, non vi pare che se, con
l’aiuto del Signore, si può recare un
po’ di luce, un po’ di conforto e additare la via della fede a chi giace nelle
tenebre, non valga la pena di continuare questo lavoro, anche se a volte può
sembrare inutile?
Ringrazio le persone che continuano
ad occuparsi con perseveranza ed amore dei nominativi loro affidati. E un
aiuto prezioso, tanto più che anche
quest’anno si sono aggiunti dei nuovi
corrispondenti che prendono il posto
di altri che spariscono, così che il loro
numero si mantiene sempre sulla quarantina, senza contare i liberati che
rimangono in contatto.
Un detenuto evangelico di Porto Azzurro, vorrebbe corrispondere con
qualcuno che gli scriva più spesso di
quanto non possa farlo io. C’è qualcuno che vuol rispondere all’appello?
Ringrazio tutti voi per il vostro aiuto fedele, ed in particolare voglio ricordare il « Bicchier d’acqua » di Torino, sempre pronto a rispondere ai
miei appelli e ad inviare pacchi di indumenti a carcerati, ex-carcerati o alle loro famiglie.
Ringrazio pure il « Messaggero Cristiano » per le copie del Calendario
« Buon Seme » che ogni anno mette a
mia disposizione e che è sempre molto richiesto ed apprezzato, e tutti coloro che mi hanno inviato delle buone
letture.
Molto graditi sono stati pure i segnalibri e cartoncini di augurio preparati in occasione di Natale dal
« Gruppo Amiche di Torre Pellice »,
che ringrazio sentitamente.
Natale si avvicina e bisogna cominciare in tempo a pensarci. Perciò vi
sarò molto grata se vorrete inviare
con cortese sollecitudine le vostre offerte (anche minime).
E ricordatevi che ho bisogno anche,
e soprattutto, delle vostre preghiere,
dei vostri consigli, anche delle vostre
critiche ed osservazioni, perché mi
sento debole ed incapace di fronte ad
un compito così vasto e difficile.
Con ringraziamenti anticipati e fraterni saluti,
Selma Longo
10066 Torre Pellice (Torino)
“(¡aleudarlo Cristiano 1970,,
La Casa Editrice Battista ha preparato
l’edizione 1970 del « Calendario Cristiano »,
che ha quest’anno come tema « la preghiera ».
Le consuete tavole mensili in quadrieromia
sono costituite da dodiei riproduzioni di opere
inedite del pittore Paolo Paschetto : le prime
sette illustrano il Padre nostro, le altre cinque preghiere tratte dal libro dei Salmi. Ogni
giorno è aceompagnato da un versetto biblico.
Il calendario, che può essere richiesto alla
Editrice Battista come a tutte le librerie evangeliche, è in vendita al prezzo di L. 550.
L’Editrice Battista ha pure predisposto tutta
una serie di biglietti augurali natalizi, con
testi biblici.
di Cesarea recava sempre con sé dei
rotoli per farli leggere a chiunque ne
faceva richiesta e con una passione
commovente. E poi l’accenno ai « Poveri di Lione », i quali « recarono il loro messaggio sino in Germania, Austria e Boemia... ». Questa missione,
ricordiamolo ancora, durò per trecento anni, per rifiorire ancora nel XIX
secolo in tutta la penisola, mentre ora,
sotto pretesto che non si può più seguire la falsariga della linea del passato, si sottovaluta (per non dire ci se
ne vergogna) una missione che è stata
patrimonio essenziale di tutto il nostro popolo.
LA SALVEZZA INDIVIDUALE
E L’AZIONE SOCIALE
L’autore reca la eco di dibattiti avvenuti recentemente in molte regioni
del Terzo mondo in riferimento alla
diffusione della Bibbia e in relazione
con i drammatici problemi sociali del
mondo che soffre la fame e la nudità.
Per questo sono state avviate ricerche
per poter recare il messaggio in un
contesto industriale o di miseria, affinché non ci sia nessun divorzio tra
la predicazione della Parola e i problemi concreti dell’uomo. Specialmente in certi settori del mondo evangelico, molto impegnati nell’opera di testimonianza, si è esitanti ad affrontare i problemi di tutto l’uomo come lo
ha fatto Gesù Cristo; il pericolo della
« dicotomia », cioè della separazione
tra corpo ed anima, è tuttora avvertito nelle chiese, per cui due linee sono
chiaramente seguite: l’una vede soltanto « la salvezza dell’anima » e l’altra vede soltanto il problema sociale.
Permane cioè la vecchia concezione filosofica del mondo greco e si trascura la visione dell’Antico Testamento
ripresa da Gesù e da Paolo, per cui
l’Evangelo coglie tutto l’uomo e impegna la nostra testimonianza verso tutto l’uomo.
Ci rallegriamo che l’autore abbia ricordato l’opera del colportaggio, « emigrata » dal mondo valdese al Terzo
mondo e, in Italia, diventato patrimonio delle coraggiose comunità: Assemblee di Dio, Avventisti, Fratelli, e
molti altri ancora; e abbiamo :iìducia che le timide luci, che appaiono
qua e là nelle Valli e nelle comunità
della diaspora, trovino un’espressione
più viva, organica, affinché « Cristo sia
annunziato » e « la Parola di Dio possa crescere potentemente e rafforzarsi ».
Gustavo Bouchard
G. H. Wolfensberger - Le pain des hommes. Labor et Fides, Genève 1969,
p. 159, L. 1.000.
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RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
Pietro Augusto Pascal
ringrazia sentitamente tutti coloro
che con fiori, scritti o presenza hanno partecipato al suo dolore.
Un ringraziamento particolare al
dott. Bertolino, al pastore Bertinat,
ai vicini di casa e a tutti coloro che
si sono prestati nella dolorosa circostanza.
« Io ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbata la fede »
(II Timoteo 3: 7).
Porte, 6 novembre 1969
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
Enrico Martinat
riconoscente per la prova d’affetto dimostrata al suo Caro, ringrazia sentitamente tutti coloro che le sono
stati vicini in questa dolorosa circostanza.
Un ringraziamento particolare al
Past. sig. Lorenzo Rivoira, al medico
Dott. Vivalda e alle famiglie Beri e
Pascal.
« Chiunque vive e crede in
non morrà mai».
(Giov. 11: 26)
Perrero, 10-11-1969
5
14 novembre 1969
N. 45
pag
ROMA
Sottoscrizione
Borse di stadio
ilniio nnovo alla Facoltà Valdese di Teologia "Sjannino Mariani
Ripresa aiia Scuola Evangelica
di Cappella Vecchia, a Napoli
Nella prolusione del decano, prof. B. Corsani, i
problemi delle traduzioni “ecumeniche,, della Bibbia
Sabato 1 novembre si è dato il via
ad un nuovo anno di intenso e fecondo lavoro teologico, con una conferenza pubblica del prof. Bruno Corsani
su « Problemi esegetici nelle traduzioni “ecumeniche” del Nuovo Testamento ». Il termine "ecumeniche” tra virgolette sta ad indicare la collaborazione — al livello di traduzione e di la\oro esegetico — tra protestanti e cattolici. Diverse sono le versioni della
Bibbia orientate in questo preciso senso, seppur ogni singola edizione presenta delle caratteristiche proprie, perclié diverso è il criterio direttivo adottato. Tra le altre vanno ricordate alcune traduzioni della Bibbia. L’edizione protestante RSV (Revised Standard
Versioni nella edizione cattolica presenta una breve appendice ed alcune
modifiche testuali basate sulle varianti dei mànoscritti del Nuovo Testamento. Né vi mancano precise prese
d posizioni di natura dommatica. Nella RSV il « favorita dalla grazia », in
ri erimento a Maria, è cambiato in
« "iena di grazia ». L’edizione francese
Peinète di Parigi è impostata sulla
\. rsione cattolica della « Bible de Ièri salem », seguita da introduzioni di
ti 4ogi ebrei, ortodossi, protestanti.
P 1 conosciuta la Bibbia concordata
e< ta da Mondadori nel 1968. I singoli
li ri sono stati tradotti in parte da
p: testanti, in parte da ebrei, da catti ci e da ortodossi. Va infine menlata la TOB (Traduction Oecuméae de la Bible), ancora in fase di
parazione. Per il momento sono ap<a uscite alcune porzioni: l’Esodo,
1 parte dei Salmi, la lettera ai Roni. Il tutto frutto di un gruppo di
traduttori (uno protestante e Talcattolico) per ogni singolo libro,
sorgere di dette iniziative a livelnter-confessionale pone una serie
ì'oblemi ed esigenze di importanza
secondaria: a) accomunare inetod< igicamente i gradi di specializzazi ce linguistica ed esegetica; b) evita : l’applicazione al testo biblico della \ isuale teologica propria della confessione religiosa di appartenenza. Il
problema che sta alla base di questo
genere di traduzioni, si delinea nel
presentare — col massimo grado di
obiettività — il significato dei vari tern -ni biblici, quali sono nella loro pieoriginalità linguistica, al lettore di
0 gi nella lingua che egli stesso parla,
ì li conseguenza non è certo facile com
1 urtarsi quando ci si trova innanzi ad
spressioni nate all’interno delTam
biente giudaico. Per esempio: la nuova giornata che inizia al tramonto
(Me. 1: 32); ora sesta, ora nona; i pesi, il denaro; un cammin di sabato
Atti 1: 12); il primo giorno degli az
vitabili il pericolo e la tentazione di
livellare le differenze esistenti fra i Sinottici nel riportare un detto del Signore. Così come in alcune edizioni
cattoliche popolari della Scrittura, si
scorgono distorsioni nelle traduzioni
di passi controversi come — ad esempio — cugini al posto di fratelli di
Gesù, penitenza anziché ravvedimento
(metanoia). Alla fin fine, in parole povere, nel corso di queste traduzioni è
essenzialmente necessario lasciar parlare soltanto il testo biblico e non già
sostituire il traduttore al medesimo.
Questo in breve, il succo della conferenza di sabato scorso.
Domenica 2 novembre, nel tempio di
Piazza Cavour, si è tenuto, alle ore 18,
in ricorrenza della festa della Riforma
il culto d’apertura del nuovo anno accademico presieduto dal prof. Valdo
Vinay.
Sergio Ronchi
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12), etc. Altrettanto me
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Molto riconoscente, la Chiesa ringrazia i
Predicatori i quali negli ultimi mesi le hanno
porto il Messaggio delTEvangelo : l’Anziano
A. Tourn, i Pastori G. Tourn, Pinerolo, Renato Bertin, Francia; il Prof. G. Gönnet, Belgrado; il suo ex-Pastorc il Missionario Giovanni Conte il quale, gentilmente, ha passato
la domenica a Rorà e ha anche dato una conferenza con proiezioni luminose sulle Missioni; il Fratello A. Varese, Torre Pellice; il Pastore C. Tourn, Villasecca.
La Chiesa ringrazia pure il Pastore F. Davite Presidente della Commissione Distrettuale
il quale ha presieduto il Culto con l’insediamento del Pastore designato dalla Tavola a
suo Conduttore spirituale; l’Ing. G. Pontet,
vice Presidente della Commissione Distrettuale
era presente come pure parenti, amici, simpatizzanti venuti da fuori.
Ultimamente sono stati battezzati al Culto
domenicale: Morel Roby di Adolfo e dì Valdesina Tourn e Tourn Marco di Franco e
di Adriana Durand: voglia il Signore far crescere quei bimbi, con i loro cari, nel Suo .amore e nel Suo timore.
L’Unione femminile di San Giovanni presieduta dalla Sig. J. Alilo e accompagnata dal
suo Pastore G. Bogo e Signora ha reso visita
all’Unione sorella di Rorà con la quale ha
trascorso il pomeriggio domenicale : ringraziamo Pastore, Responsabili e Unioniste della
loro gradita visita.
La Chiesa nella preghiera pensa con affetto
anche ai suoi figli fuori sede in Italia e all’estero e a tutti nel Signore manda un saluto ed un augurio fidente di essere ricordata
da loro nella comunione dei santi.
La sig.ra Mariani ci ha sommessamente lasciati, cosi come sommessamente, finché era
in vita, ha cercato di fare del bene attorno a
sé, prodigandosi in maniera encomiabile. La
sua solidarietà si è espressa concretamente in
molte maniere, ma soprattutto attraverso il
finanziamento delle borse di studio « Giannino Mariani », istituite per onorare la memoria
del figlio caduto e amministrate dalla Società
An. Cooperativa Consumo di Torre Pellice,
del cui Consiglio di Amministrazione la signora Mariani era membro.
Proprio per continuare questa benefica .iniziativa e per ricordare, attraverso la figura del
figlio Giannino, la Mamma sig.ra Mariani, la
Società Cooperativa di Torre Pellice apre una
pubblica sottoscrizione per creare un « fondo
borse di studio » intitolato a Giannino Mariani. Da tale fondo, ogni anno verrà prelevata la somma necessaria per consegnare — secondo un preciso regolamento — borse di studio da L. 25.000 agli alunni meritevoli, figli
di soci essi stessi, licenziati dalle classi terze
media ed iscritti a qualsiasi Istituto di istruzione secondaria superiore.
Le persone che desiderassero aderire a questa sottoscrizione (l’elenco delle offerte verrà
reso periodicamente pubblico, secondo le intenzioni dei donatori) sono pregate di voler
versare la somma che credono sul c.c.p. numero 2/12849 intestato a « Società Anonima Cooperativa Consumo » - via Roma - Torre Pellice, oppure di presentarsi direttamente presso la segreteria della Cooperativa (via
Roma, 7 - 1° piano), dalle ore 13,30 alle ore
15,30 di ogni giorno feriale. Verrà rilasciata
regolare ricevuta. Pre.sso questa sede, inoltre,
gli interessati potranno ricevere ogni ulteriore informazione.
Fiducioso nella sensibilità della popolazione
tutta, il Consiglio di Amministrazione della
Società Cooperativa di Consumo, che ogni anno col fondo-mutue assiste le varie categorie
di soci, ringrazia anticipatamente.
/ piccoli nuovi venuti della « prima »
« ...Figliuolo, va, lavora oggi nella mia vigna »
(Matteo 21: 28).
Il 15 ottobre 1969 ha avuto luogo l’inaugurazione del IICP anno di attività
nella Scuola Evangelica « CAPPELLA VECCHIA », alla presenza di mamme,
bimbi, insegnanti e parte del Comitato: Presid. Sig. Andreozzi, Segretaria Sig.ra
Grazia Rattazzi, Sig.ne Carrozzo, Notarbartolo consiglieri.
La Sig.ra Rattazzi, dando a tutti un Buon Anno scolastico, ha voluto soffermarsi sul valore che ha il HO" anno di attività di questa Scuola e l’appellativo: « Evangelica di Cappella Vecchia ».
Tra l’altro ha detto: questa Scuola, basata sulla conoscenza del Vangelo, ha svolto il suo compito con fedeltà e perseveranza nei diversi rioni di
Napoli, e cioè: dal 1860 al 1930 in via Cappella Vecchia (e da qui il suo nome),
dal 1930 al 1936 nei locali della Chiesa Metodista in S. Anna di Palazzo e dal 1936
in questi locali che appartengono alla Tavola Valdese.
Queste tappe, che la Scuola ha percorso e che sono così importanti, ci servono non a guardare indietro, ma a proseguire con nuovo slancio e con rinnovato fervore nello svolgimento di questo nuovo anno scolastico.
A chiusura il Presid. Sig. Andreozzi ha preso la parola per ringraziare la
Sig.ra Rattazzi e dare a tutti l’augurio di Buon Anno scolastico.
Emma Notarbartolo
iiKiiiiiimiMiiiMiiiiiiiiiiiiimiiimiiiiiiiiiiiiiniiiiiMiiiiii
Ile mnimiiiiiMiiiimiiimmiiiiiimiiiiiii .■,..MmmimiiiiiiimiiimiiiiiiiiiiiimiimiimiiiuiioiiiiitiiiiiiimiiiiiiMiiiiiiiiiimiiiiiuiiiiiiHi
lumiiiimimniiMiiimmiiimiiiiiiiiiiiiHiM'
iiiiiiiiiMiiiniiiMMiiiiniiiiii"
PER LA CHIESA DI M]LANO, E PER ALTRE
Una proposta dì lavoro
Una
conferenza di Alberto Taccia a S. Secondo
iacoflia;
ina antica vacaziofle
innva responsaliilita
Il Comitato del Collegio Valdese è
lieto di annunciare la conferenza — la
seconda del ciclo programmato — che
il pastore Alberto Taccia terrà il 30
novembre alle ore 15 nella Sala delle
Attività della Chiesa di S. Secondo:
DIACQNIA: UNA ANTICA VOCAZIONE IN UNA NUOVA RESPONSABILITÀ’.
Le opere del servizio cristiano sono
sorte, in particolare nelle nostre valli,
nell’epoca del Risveglio e sotto Tinflusso della teologia pietista.
Sembrano ora carenti in un’epoca
di diversa influenza teologica e di
istanze sociali.
È una realtà o solo una contraddizione apparente, l’attuale rapporto fra
fede c vita religiosa interiorizzata e il
servizio?
La nuova responsabilità, o meglio la
nuova responsabilità, possono rinvigorire o attenuare le vocazioni diaconali?
La conferenza durerà 30-40 minuti:
seguirà un dibattito aperto a tutti.
Con l’occasione il Comitato comunica di aver avuto assicurazione da parte di numerose chiese del contributo
pari al lO^ò dei versamenti alla Cassa
Culto, secondo l’invito dell’ordine del
giorno sinodale, ripreso dalla circolare del Moderatore del 3 ottobre. In
particolare si sono distinte le chiese
del Sud Italia.
Ricorda inoltre che il conto corrente postale N. 2/32709, intestato al Cornitato del Collegio Valdese è a disposizione per versamenti sia di singole
persone che di gruppi, associazioni,
ecc.
Sono a disposizione degli Amici che
desiderino fare opera di propaganda
per il Collegio, i dépliants in italiano,
francese, inglese e tedesco, editi dal
Comitato con testo di Gino Costabel
e foto di Jahier e Peyrot.
Il Comitato del Collegio Valdese
La nostra comunità si trova attualmente in una situazione che è insieme particolarmente difficile, e singolarmente ricca di promesse.
Da una parte, infatti, non si può
dare un giudizio motto ottimistico sulla situazione di questa chiesa:
— è una comunità dispersa, i cui
membri non si conoscono tra di loro,
non riescono a incontrarsi e a costruire insieme una ipotesi operativa di testimonianza cristiana: vengono al culto (quando ci vengono), pagano le contribuzioni (quelli che le versano); e
cercano di incarnare nella loro vita
privata un certo ideale etico di vita
protestante (quando riescono a sottrarsi al conformismo immorale della
nostra metropoli): punto e basta. A
ciò si aggiunge il fatto che un gran
numero di meridionali evangelici d’estrazione popolare vivono compietamente al margine delle attività della
parrocchia anche se, per ora, si dimostrano molto attaccati alla chiesa valdese.
— è una chiesa invecchiata, per
quanto riguarda le « classi di età » che
la compongono: le confermazioni^ sono
poche, e i funerali sono molti. L’attività giovanile è da due anni in crisi, e
parecchi giovani guardano con occhio
critico e severo alla parrocchia, oppure se ne staccano silenziosamente.
Per ora, i danni di questa situazione non si sono ancora fatti sentire,
perché una solida generazione di vaidesi d’età media (40-65 anni) regge valorosamente il peso di tutte le attività, sostiene le contribuzioni, tiene m
vita la chiesa col suo amore per essa.
f 1 documento che presentiamo
■ qui sotto è stato preparato,
dopo attento studio, dal Consiglio della Chiesa valdese di Milano, e sottoposto alla Assemblea della comunità, domenica
19 ottobre. Se esso riflette, è ovvio (ed è bene!), la situazione
locale — e già in questo senso
c’interessa, portandoci notizie
dei problemi e della vivacità di
questa chiesa, nel quadro del
presbiterio lem,bardo e della cooperazione ’federale’ regionale di
cui già abbiamo riferito —, i
problemi che affronta, e l’ottica
secondo la quale li affronta sono senz’altro d’interesse generale e possono essere di stimolo
a tante altre assemblee e a tanti altri consigli di chiesa: non a
’copiare’, ma a porsi risolutamente di fronte alla realtà comunitaria cosi com’è, nella situazione locale, e a cercare un
rinnovamento che, se non può
avere in nuove ’strutture’ la sua
origine, può però respirarvi ed
esprimersi in esse con più libertà e più efficacia.
red.
iMmiiiiiiiii imitimi
NEL PRIMO DISTRETTO
0 problema del 17 Febbraio
Soia discusso, l’R dicembre, da una Conferenza distrettuale straordinaria, preceduta da un incontro
degli insegnanti evangelici delle Valli
In armonia con quanto deliberato
dalla Conferenza Distrettuale del 20
luglio 1969 in merito al problema relativo al XVII Febbraio, la Commissione Distrettuale ha convocato per il
giorno 8 dicembre 1969 una Conferenza Straordinaria, che avrà luogo a Torre Pellice. Tenendo conto delTart. 22
degli Atti della Conferenza scorsa, la
Commissione invita tutto il corpo insegnante evangelico del Distretto ad
una riunione che si terrà in Pinerolo,
nei locali della chiesa, alle ore 15 di
giovedì 20 novembre p. v.
Essendo indispensabile avere il parere di tutti gli insegnanti, la Commissione prega vivamente chi eventualmente non potesse partecipare alla
riunione suddetta, di volerle comunicare entro il 20 novembre la propria
opinione sul modo in cui considera la
giornata del XVII Febbraio dal punto
di vista scolastico; e cioè se si desidera che venga richiesta la vacanza o
l’assenza giustificata, oppure se si desidera che quella giornata venga considerata come un normale giorno di
scuola.
La Commissione Distrettuale
iiiiiiHiiiiMMniimimmiM
i iiiiiiimiimiiiimiimmiMti
Offerte per l’Ospedale di Pomaretto
in Hienioria del Dr. E. (¡uatlrioi
Avv. Ettore Serafino, Pinerolo, lire 10.000; Carolina Pons, Pomeyfrè di
Prali, nel 1® anniversario della dipartenza, L. 5.000; Famiglia Gelato, Ferrerò, nel 1° anniversario della dipartenza, L. 10.000; Nino Bert, Ferrerò, nel
1® anniversario, L. 5.000.
Ma dopo questa generazione, che cosa
viene? Non molto, almeno a giudicare
dalle apparenze, dalle presenze di giovani al culto, dalla loro disponibilità
di servizio all’interno della chiesa attuale;
— è una chiesa non aggiornata: due
terzi dei suoi membri non sanno ciò
che accade nella Chiesa Valdese, non
leggono libri o giornali evangelici, oppure li respingono; di fronte al cattolicesimo, sanno qualcosa di Paolo VI
e niente del « dissenso » e della sfida
spirituale che esso rappresenta per
noi; di fronte al mondo secolarizzato
della vita politica, hanno semplicemente le reazioni che il loro giornale
(o, peggio, la TV) ispira loro; di fronte alla crisi religiosa dei loro figli incontrano difficoltà a trovare una risposta adeguata. Preghiera e lettura
biblica hanno scarsa importanza nella
loro vita spirituale. D’altra parte questa chiesa dispersa e divisa ha di fronte a sé alcune chiare promesse di vita
e di testimonianza;
— al suo interno, sono emerse due
nuove iniziative (la libreria e Cinisello), che hanno ricevuto un appoggio
profondo e impegnativo da parte di
alcuni membri della chiesa, e polarizzato un interesse esterno crescente:
ambedue le iniziative sono ormai note
in Milano e sono ciascuna uno dei volti della nostra testimonianza in questa città. Inoltre, nel ceto medio della
chiesa si sente viva l’esigenza di dar
vita (in comunione con la chiesa metodista) ad un centro d’assistenza sociale evangelica, in Milano stessa, e i
pastori ricevono talvolta delle pressioni in questo senso.
— all’esterno, la rete dei rapporti si
va continuamente ampliando e diversificando (anche se la questione di
questi rapporti pesa troppo sui pastori, paralizzando talvolta la loro attività propriamente pastorale);
— il numero dei singoli che si rivolgono alla nostra chiesa, per problemi
spirituali (qualche volta anche finanziari!...), è assai alto, come il numero
dei « simpatizzanti » sembra di nuovo
essere in aumento; gli inviti a prendere la parola in dibattiti ed incontri, a
fornire indicazioni teologiche e bibliografiche sono numerosi; il « fronte ecu. menico » si va sempre più animando
e ampliando: dagli incontri mensili
tra preti e pastori siamo passati ai dibattiti pubblici, stimolanti e impegnativi; ai dibattiti pubblici si è aggiunta,
(per iniziativa di un anziano della nostra comunità) la nostra partecipazione alla ricerca e al travaglio d’un
gruppo cattolico di base (Lorenteggio); anche i « laici » ci invitano spesso, non fosse altro che per parlare
contro il concordato, e a favore della
pillola e del divorzio... Talvolta si ha
l’impressione che intorno al nome Valdese si vada creando un nuovo alone
di interesse (è comunque con tale nome che i nostri gruppi e i nostri pastori vengono comunemente citati).
A questo punto però. Terrore più
grave che noi potremmo commettere
sarebbe quello di bilanciare elementi
positivi e negativi per concludere che,
dopotutto, le cose non vanno poi tanto male, e che la nostra chiesa tutto
sommato è abbastanza viva: infatti i
dati positivi e negativi prima indicati
non si bilanciano affatto: sommati
insieme possono anzi far esplodere la
nostra chiesa, e intrappolarla in una
serie di contraddizioni insuperabili: la
nostra parrocchia rischia di diventare
un deserto mortificante, anche se attraversato da qualche carovana di pellegrini ecumenici, e punteggiato di
oasi librarie, scolastiche o comunitarie. In altri termini, se la tendenza attuale continua, la chiesa perderà sia i
Valdesi « di avanguardia » che quelli
« tradizionali », sia gli immigrati meridionali che i figli secolarizzati (ma non
definitivamente perduti) della grande
borghesia; anche le nuove iniziative
(Libreria, Cinisello, Lorenteggio) pos
{continua a pug. 6)
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ONEGLIA.
6
pag. 6
N. 45 — 14 novembre 1969’
La Chiesa nel mondo
a cura di Roberto Peyrot
Una proposta di lavoro
Una campagna dei
presbiteriani dei Kenia
centra i riti
d'iniziaziane tribaie
Nairobi (spr) - La Chiese hanno preso l’iniziativa di una campagna nazionale contro la recrudescenza di violenti riti d’iniziazione alla tribù, che imperversa fra i Kikuyu. Essi hanno inquietato l’opinione pubblica in seguito
al linciaggio di un pastore presbiteriano da parte di una banda che aveva invaso un luogo di culto a Endarasha, a
nord di Nairobi, al principio dello
scorso settembre.
La Chiesa presbiteriana dell’Africa
orientale ha presentato dei rapporti
sulle minacce rivolte a numerosi cristiani nelle regioni rurali del Kenia e
ha dichiarato di stare preparando un
“dossier di sevizie” destinato alla pubblicazione. Ha lanciato un appello al
governo affinché discuta con la massirna urgenza la questione di questi
riti d’iniziazione e consideri questo problema « della massima importanza per
la nazione »; in generale gli uomini
politici hanno riservato una buona accoglienza a questa interpellanza.
Il 19 settembre, per ordine del presidente Kenyatta, il vicepresidente Daniel Arap Moi ha condannato iifñcialmente gli atti di violenza e i giuramenti prestati per costrizione. Il giorno dopo questa dichiarazione il primo
assassinio è stato confermato: la vittima era il past. Samuel Mwai, della
Chiesa presbiteriana.
Questi avvenimenti ricordano il 1952
e la violenza dei membri del movimento segreto Mau-Mau, organizzato in relazione con cerimonie Kikuyu di promessa di fedeltà alla tribù: una ventina di credenti presbiteriani trovarono allora la' morte per avere rifiutato
di prestare giuramento.
La maggioranza dei membri della
Chiesa presbiteriana deH’Africa orientale sono Kikuyu. Il primo Kikuyu ricevette il battesimo nel 1907 e il numero attuale dei membri comunicanti è
di oltre 25.000.
CITTADINI SOVIETICI
LAMENTANO PRESSO IL CEC
E PRESSO L’ONU
LA CHIUSURA DI CHIESE
Zurigo (epd) — Nel novembre dello
scorso anno 37 cittadini ortodossi della città'sovietica di Gorkij si sono rivolti al segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, dr. E. Carson Blake, pregandolo di appoggiarli
nei loro sforzi per l’apertura di chiese
nella loro città. Fino al 1917, scrivevano i postulanti, la città disponeva, per
una popolazione di 110.000 abitanti, di
oltre 40 chiese ortodosse; oggi, per ima
popolazione di 1.200.000 abitanti non vi
sono che tre chiese ai margini contadini della città, e possono complessivamente accogliere un massimo di
4.000 credenti, su almeno 120.000 cristiani ortodossi. Il sovraffollamento disastroso delle tre chiese ha già portato ripetutamente a incidenti e malori.
A partire dall’estate 1967 — coniunicavano gli scriventi — i credenti di
Gorkij avevano inviato petizioni con
oltre 1.500 firme agli uffici locali e centrali, come pure al Comitato centrale
del PCUS; ma senza alcun risultato.
Anzi, i sottoscrittori delle richieste sono stati sottoposti a pressioni, nei loro posti di lavoro, offesi nei loro sentimenti religiosi e derisi. Gli stranieri
non dovrebbero lasciarsi indurre in
inganno dal numero e dallo splendore
delle chiese di Mosca, ma rendersi conto in loco della effettiva situazione dei
credenti nel paese.
Copia di questa lettera era stata inviata dagli autori al segretario generale delle Nazioni Unite, U Thant, con
la preghiera di inoltrarla alla Commissione per i diritti dell’uomo. Queste
lettere al dr. Blake e al dr. U Thant
sono ora state pubblicate dal giornale
parigino per i russi in esilio, Russkaja
Mysl.
I PASTORI DI GINEVRA
E LA PRODUZIONE D’ARMI
Ginevra (spr) — Il Consiglio esecutivo e la Compagnia dei pastori della
Chiesa nazionale protestante di Ginevra hanno fatto una dichiarazione per
chiedere al popolo svizzero di appoggiare un movimento che esiga dal Governo elvetico che riduca la produzione e l’esportazione di armi.
La dichiarazione ricorda che la Svizzera è la culla della Croce Rossa e critica il doppio ruolo giocato dal paese:
da un lato una vocazione umanitaria.
Direttore responsabile: Gino Conte
dall’altro una fiorente industria degli
armamenti.
La Chiesa non sottovaluta le conseguenze di ordine industriale, sociale
ed economico che risultano da una legislazione restrittiva sulla produzione
d’armi; essa pensa tuttavia che occorrerebbe trattare questo problema su
vasta scala e con la massima urgenza.
UN NUOVO SERVIZIO ECUMENICO
DI AIUTI RECIPROCI
Porto Aiegre (hip) - Sei Chiese protestanti
del Brasile hanno recentemente eostituito in
comune con la Chiesa cattolica un servizio
di aiuti reciproci per risolvere i problemi familiari, morali, economici e sociali. Suo scopo
principale è quello di impedire i suicidi e di
venire in aiuto ai casi più gravi, indipendentemente da qualsiasi questione di razza, di
politica o di religione.
Il rev. B. Weber, della chiesa evangelica
luterana brasiliana, membro della Federazione luterana mondiale, è uno dei sei direttori
protestanti che si dividono il lavoro coi cattolici.
LA COSTRUZIONE DELLE CHIESE
CATTOLICHE NELLA RDT
Berlino (Relazioni Religiose) - Nella Repubblica Democratica Tedesca sono state ricostruite ex novo, dalla proclamazione di questo
Stato ad oggi, circa 700 chiese e cappelle cattoliche. Venticinque chiese distrutte durante
la guerra sono state costruite da capo, mentre
sono state edificate 323 nuove chiese e cappelle. A queste vanno aggiunte 302 chiese e
cappelle rinnovate, quattordici baracche prefabbricate adibite ai servizi del culto cattolico
e cinque chiese che hanno subito dei restauri
artistici in quanto dichiarate monumento sto
(segue da pag. 5)
sono diventare fattori di tensione e di
radicalizzazione delle posizioni all’interno della nostra chiesa; ma quel ch’è
più grave, è il fatto che il nostro discorso coi cattolici del dissenso e del
conseriso, coi laici e coi marxisti, coi
divorzisti e con le anime solitarie, rischia di restare un discorso, inefficace
sul piano pratico, perché mancante di
un retroterra umano che gli dia tma
dimensione di continuità, di solidità,
di credibilità.
Ora, questo retroterra umano può e
deve essere ricostruito: ma come? Come ricostruire qui, in piena diaspora
qualcosa di paragonabile a ciò che le
Valli Valdesi hanno rappresentato in
tanti momenti della nostra storia:
cioè una base consistente e organica
della testimonianza della chiesa?
Non potenziando le attività tradizionali e centralizzate della parrocchia:
queste attività toccano al massimo il
30 per cento (talvolta il 50 per cento)
dei Valdesi della città, e non raggiungono il restante 70 per cento. Lo vediamo ogni domenica al culto, lo abbiamo visto l’anno scorso quando abbiamo lanciato un grande programma
di conferenze e dibattiti, che non ha
raccolto l’adesione della grande maggioranza della comunità.
Noi dobbiamo domandarci: perché
spendere tutte le energie dei pastori e
dei 50 laici impegnati per attività che
raggiungono solo una minoranza della
comunità, e per giunta lasciano all’altra parte l’impressione di essere « trascurata dalla chiesa »?
Non è meglio imprimere a tutto il
nostro lavoro una svolta radicale, approfittando del rafforzamento del servizio pastorale nella nostra comunità?
Certo, una svolta nel nostro lavoro
comporta dei rischi e soprattutto dei
sacrifici: infatti non si può fare un la
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 — 8.7.1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)
GRAVI ED INCERTI ASPETTI
DELLA POLITICA INTERNA
ITALIANA
ir « Cresce sempre di più l'interesse
per l’azione dei gruppi, frazioni, pattuglie, commandos dei cosiddetti estremisti. Sfugge al lettore dei giornali un
giudizio sui modi e tecniche di questa
attività, sulla sua incidenza nella condotta degli scioperi, sulla possibilità di
contenere, limitare, inquadrare. Ed ancora, quale possa essere domani l’influenza di questi giovani nel campo
delle lotte del lavoro. È impressione
corrente che sia stata, e possa esser
notevole l’influenza, in momenti febbrili, di avanguardie determinate per deviare agitazioni verso obiettivi non previsti; e possa portar turbamenti alla
conclusione degli scioperi, e dopo di
essi.
La regola del "tanto peggio, tanto
meglio’’, propria dei gruppi dottrinari
o anarcoidi, per i quali è giustificato
ogni atto d’eversione o disorganizzazione del distema, può evidentemente
fare assai danno. Ma non solo alle imprese: anche alle forze che si propongono di imbastire e realizzare un nuovo ordine.
La conclusione non è quella di respingere con la violenza della condanna ideologica, nonostante la guerriglia
anticomunista, gruppi che potranno
forse ancora fornire alla società cariche di energia. Sul piano politico ed
economico sono la coerenza e continuità delle lotte che finiscono per aver ragione. Ma un’altra conclusione, che riguarda in parte questi gruppi, sembra
emergere dagli sviluppi imprevisti della lotta nelle fabbriche di Torino e Milano. Se cioè stiano elaborandosi per
domani nuove forme e limiti più avanzati al dilà della cosiddetta contrattazione articolata, del potere operaio, tali
da prefigurare una nuova contrapposizione frontale tra un sistema industriale, tecnicamente perfezionato, e perciò
più oppressivo del lavoro dipendente
ed insieme più vulnerabile, ed una nuova coscienza degli operai e dei tecnici,
non solo controllori ma condomini del
progresso. Grandi problemi di domani
e pari necessità di veloce progresso del
sindacato quando sia raggiunta una
seria unità ».
Queste considerazioni sono tolte da
un lungo e molto interessante articolo
di F. Farri su 1’« Astrolabio » (del 9 novembre 1969). L’illustre parlamentare
chiama « insolubile » l’attuale crisi politica italiana, sulla quale così si esprime: « In realtà l’incapacità del nostro
sistema politico, di esprimere un governo di qualche solidità unitaria, l'impotenza e la paralizzazione reciproca
degli schieramenti di centro sono la
prima ragione della perturbante incertezza che grava su questa crisi, così
complessa e complicata, e perciò difficile ad un’analisi ordinata, prima base
di una spassionata comprensione, ma
non deviata dalle deformazioni e dagli
sfruttamenti di parte. Il più vistoso
sfruttamento viene da destra. Basta a
denunciarlo l’orchestrazione unitaria,
senza falle, della campagna condotta
dalla stampa padronale. Non manca
di vigore oltre che di sfacciataggine, e
l’azione puntuale ed insistente di que
sto m;glio sul cervello dei molti lettori che questa stampa miliardaria ha la
possibilità di raggruppare, non può restare senza influenza. Risveglia e trascina dietro di sé ampi seguiti di qualunquismo, che ha già tanto alimento
nel disordine della vita civile. Eccita
l’odio piccolo-borghese contro i disturbatori del pacifico week-end. E genera
ed incoraggia le piccole avanguardie
dei provocatori para-fascisti. I misfatti
degli "estremisti" sono la naturale pastura di questo deliberato e freddo assalto, ma sono il falso scopo di un tiro
che punta sui comunisti. Punta contro
il dialogo al di là dello steccato. Vuol
bloccare fraudolentemente la normale
dialettica politica. Punta dichiaratamente, in sostanza, su una stabile soluzione governativa di destra. Questa
vasta ringhiosa resistenza, la minacciosa diffida della Confindustria, indignata
per le offese e le minacce agl’imprenditori, condizionano evidentemente la
formazione di un governo. I socialdemocratici sono i profittatori di questa
congiuntura ».
WILLY BRANDT
■A- «Primo cancelliere socialista della
repubblica federale, leggendo il 28 ottobre la dichiarazione governativa di 42
pagine davanti al Bundestag, ne aveva
consacrato solo un quinto alla politica
estera. Tuttavia proprio in questo campo il leader della socialdemocrazia tedesca ha effettivamente trovato nuovi
accenti, inaugurato una nuova "linea",
proposto una politica fondamentalmente nuova.
Una prova? Per la prima volta dopo
la creazione della repubblica federale,
cioè dal 1949, una dichiarazione governativa non nomina più il "diritto di
rappresentanza, esclusiva ’’ che Bonn
avrebbe per tutti i tedeschi, compresi
quelli che vivono nella parte orientale.
L’opposizione cristiano - democratica
ha ben capito V"enormità" di quest'omissione, e l’ha qualificata un "tradimento". In realtà, questo diritto all'esclusività, riconosciuto d’altra parte
fino ad oggi dagli alleati occidentali
della repubblica di Bonn, è stato finora il fondamento della Costituzione della repubblica federale, il suo pilastro:
è da quest’affermazione che è stata dedotta fino ad oggi la "legittimità" e la
linea politica, tanto nei confronti di
Berlino-est, governo considerato "usurpatore", che nei riguardi del resto del
blocco comunista.
Questa omissione, non certo dovuta
al caso, è seguita da una seconda: contrariamente ai suoi predecessori (Adenauer, Erhard e Kiesinger), Willy
Brandt non ha fatto ricorso alla formula, ormai tradizionale, secondo cui
le frontiere definitive della Germania,
quali risultano dalla fine della seconda
guerra mondiale, non dovrebbero esser fissate "prima della conclusione di
un trattato di pace". E infine la frase
di Willy Brandt, pronunciata con voce
calma, ma che ha suscitato proteste
indignate nei banchi dell’opposizione
conservatrici: “anche se esistono due
stati in Germania, essi non sono estranei l’uno all’altro’’ ».
(Da un articolo di Gerard Sandoz, sul1’« Astrolabio » del 9-11-1969).
voro nuovo conservando inalterato tutto il vecchio schema di lavoro; bisogna avere il coraggio di operare alcuni tagli, e soprattutto di stabilire una
rigida scala di priorità, e poi attenervisi ad ogni costo.
Questa svolta del nostro lavoro potrebbe avere una duplice polarizzazione:
— da una parte noi dovremmo dedicare moltissime energie a un tipo di
lavoro nettamente tradizionale: le visite, la ricerca e l’ascolto dell’uomo
singolo là dove egli vive, il contatto
con le famiglie, il controllo della frequenza alla scuola domenicale, al catechismo, al culto; il paziente lavoro di
cucire una rete di contatti tra i membri di chiesa, con massima attenzione
ai meridionali e ai nuovi venuti; dare
a tutti la convinzione che la chiesa si
interessa e si occupa di loro, che li segue nella loro vi'onda esistenziale come nella loro problematica di credenti.
— dall’altra dovremmo orientare il
maggior numero possibile di persone
verso le iniziative nuove (Libreria; Lorenteggio; Cinisello che però ha già un
buon gruppo di elementi attivi): lanciate da una minoranza, esse incontrano difficoltà, ma devono assolutamente riuscire: ad esempio, in due anni
noi dobbiamo trovare quaranta valdesi che prendano quotidianamente a
cuore le sorti della libreria, e altri
quaranta che si buttino nel dibattito
ecumenico, a Lorenteggio e a Milano
centro: altrimenti queste iniziative saranno destinate a intristire in una vita grama, in limiti troppo angusti.
Sul piano pratico (e sperimentale)
ciò significherebbe quest’anno:
— sospensione di tutte le conferenze
e dibattiti, salvo lo stretto necessario:
i membri di chiesa che amano conferenze e dibattiti potranno essere invitati alle tavole rotonde milanesi a cui
i pastori sono costretti a partecipare
come oratori, e agli incontri ecumenici,
che avranno spesso oratori protestanti.
Se nella chiesa si sente l’esigenza di
fare un dibattito su qualcosa (es.: il
divorzio), si dovrà formare un gruppo
di laici che assuma tutte le responsabilità, mentre i pastori potranno restare a disposizione come oratori se
necessario.
— sospensione di tutte le attività di
rappresentanza da parte dei pastori
(salvo uno a ciò appositamente delegato, e quindi scaricato da altri lavori): se a Milano c’è una conferenza su
Martin Lutero e ci sono 50 persone di
cui 22 evangelici, è perfettamente assurdo che vi siano in sala tre pastori
valdesi e due pastori metodisti: quella serata rappresenta semplicemente
quattro visite pastorali non fatte e
non una presenza evangelica nella città. Basta (e talvolta avanza) che ci
vada un pastore, che poi riferisca agli
altri (quando ne vale la pena).
— sospensione da parte dei pastori
(salvo uno, come sopra) di tutte le attività di rappresentanza interna (conferenza della Riforma, albero di Natale, cena del XVII Febbraio ecc.): in
una sera, erano presenti a Milano 42
laici e 7 pastori = 6 visite pastorali
mancate.
— visita da parte dei pastori (e, in
seguito anche da parte di laici impegnati) di tutte le famiglie della chiesa,
con i seguenti scopi:
a) stabilire quanti sono i valdesi
di Milano, quanti di loro sono immigrati meridionali, quanti sono interessati alla vita della chiesa, in quali settori si dividono, come sono raggruppabili (per quartieri, per interessi);
b) mediare loro l’attuale problematica della chiesa: pochissimi conoscono i documenti sinodali, le correnti giovanili, gli orientamenti reali della nostra stampa, i problemi finanziari della
chiesa, lo sviluppo della Claudiana e
l’interesse delle sue pubblicazioni; la
sfida del momento ecumenico, la problematica della secolarizzazione e della
realtà sociale;
c) proporre a tutti di appoggiare
una delle attività attuali della chiesa,
« interne » od « esterne »: libreria —
Cinisello — Lorenteggio — incontri ecumenici — scuola domenicale — unione
giovanile — lega femminile — culto —
accoglienza alla porta del tempio —contatti coi simpatizzanti — riunioni
quartierali — visite — diffusione della
stampa — segreteria (anche telefonica)
della chiesa — eventuale servizio sociale, accettando (o suscitando) la discussione con ogni membro di chiesa sulla
validità attuale di ciascuna di queste
forme d’azione.
— organizzare sistematicamente la
predicazione domenicale, facendone
uno strumento di formazione e di riqualificazione biblica e vocazionale:
a) predicando su testi biblici seguiti (es.: la Genesi, Amos, Geremia, il
Sermone sul Monte, l’Apocalisse);
b) tenendo alcuni sermoni d’attualità preannunciati e poi discussi (citiamo un esempio, ormai superato dal
passare del tempo: come dobbiamo
valutare l’impresa lunare e l’interpretazione religiosa che è stata data da
molti, e dagli stessi protagonisti?).
Un lavoro di questo tipo non darebbe certo dei risultati validi prima di
due o tre anni: ma già dopo un anno
potrebbe essere valutato dal Consiglio
di Chiesa, per vedere se è giusto o sba
Notiziario
Evangelico
Italiano
a cura di Renato Balm»
RIUNIONE DELLA COMMISSIONE
GIURIDICO-CONSULTIVA
DELLA FEDERAZIONE
La sera del 14 ottobre la Commissione giuridico-consultiva della Federazione, di cui fanno parte anche rappresentanti di Chiese ed Opere evangeliche non appartenenti alla Federazione,
si è riunita per esaminare sia il « documento » del convegno sui rapporti
fra Chiesa e Stato, sia l’ordine del giorno del Sinodo Valdese auspicante la
abolizione, dal nostro codice penale,,
delle penalità previste per il reato di
vilipendio religioso. La Commissione
ha anche fatto il punto sull’iter di alcune richieste di modifiche alla legge
580 relativa al Fondo invalidità e vecchiaia per i ministri di culti diversi
dalla religione cattolica e per l’applicazione, mediante intese, della legge
669 relativa alla assicurazione controle malattie in favore dei ministri di
culto.
SI È COSTITUITA IN ITALIA
UNA «COMUNIONE DI CHIESE
CRISTIANE LIBERE»
Si è costituita a Napoli, in occasione
di un Convegno svoltosi nei giorni ?0'
e 21 settembre una « Comunione li
Chiese Cristiane Libere in Italia ». i n
un comunicato diramato dopo tale decisione è affermato:
« Noi convenuti, rilevate le condizioni religiose e morali dell’Italia, sicuri
dell’imminente ritorno di Cristo, sentendo la necessità di sviluppare la presenza di chiese libere nel Paese e cerH
d’essere a ciò guidati dallo Spirito Sa,ito, abbiamo deciso di riunirci in una
Comunione di chiese ed operai libe i
in Italia.
« Non abbiamo intenzione di dar v;ta a qualche cosa che possa crear:
una nuova denominazione nel Paese,
ma piuttosto desideriamo stringere irgarni fraterni non vincolanti organizzativamente tra quanti pongono a ragione di vita la fedeltà alla Parola di
Dio, tutta divinamente e completamente ispirata; l'evangelizzazione attiva persistente; l’attesa dell’imminente ritorno del Signore; l’amore come primo
segno della gioiosa libertà dei figliuuii
di Dio.
« Si è trattato di un primo timidoincontro tra pochi che speriamo presto seguito da altri incontri Iralerni e
che auguriamo possa portare benefici
non solo ai convenuti, ma anche a t ziloro che altrove hanno gli stessi bem:detti principi.
« Coscienti dei nostri limiti ma icuri delle promesse del Signore, rih.idiamo il nostro disaccordo con quand
cercano un’unità fittizia che nasca . a
decisioni di direzioni centrali, e rico diamo che la nostra unità si basa sidla morte e resurrezione di Cristo cr.z
ha fatto essere una sola cosa quelli
che credono in Lui ed ha creato tir
nuovo popolo di re e sacerdoti.
« Come nei tempi benedetti della prima Pentecoste e della prima evangelizzazione del nostro Risorgimento nazionale, noi pensiamo che indipendentemente dai nomi, singoli operai e comunità cristiane possano riscoprire il
tesoro della vera unità nascosta in
Cristo.
« Con questo spirito, con preghiera
ed umiliazione, vi salutiamo nel Nome
del Signore ».
La comunità e gli operai
riuniti in Napoli.
INTEGRAZIONE VALDESE
METODISTA A MILANO
Il presbiterio lombardo valdese ed
il I Circuito metodista hanno avuto
un incontro, a Milano, nei giorni 27-28
settembre per attuare le decisioni del
Sinodo congiunto e avviare un lavoro
in comune soprattutto nella città di
Milano. I lavori sono stati introdotti
da una relazione del pastore Aldo Sbaffi che ha ripercorso le varie tappe dei
rapporti valdo-metodisti e da una del
pastore Domenico Cappella che ha indicato le prospettive concrete di azione congiunta. Deliberazioni sono state
prese circa il coordinamento del lavoro nella diaspora e nella cintura milanese, l’integrazione nei riguardi dei
membri di chiesa che si trasferiscono
in una zona in cui si trovi solo una
Comunità di una delle due denominazioni, l’organizzazione di una attività
culturale rivolta tanto all’esterno
quanto all’interno della Chiesa, in contatti con i gruppi ecumenici cattolici,
ecc. È stato anche proposto un patto
di unione, che dovrà essere sottoposto
alle singole Comunità, il quale prevede che i membri delle due denominazioni frequentino indifferentemente i
culti c le attività dell’una o dell’altra
Comunità, secondo che sia loro più
conveniente dal punto di vista delle
distanze dal luogo di culto.
(da « Voce Metodista »)
gliato. Esso risponderebbe comunque
a un bisogno sentito nella chiesa, e forse ci permetterebbe di avviare una graduale modifica delle nostre strutture
di vita comunitaria e di testimonianza
evangelica.
Il Consiglio di Chiesa