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Anno 128 - n, 19
8 maggio 1992
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delle valli valdesi
CRISI MORALE
ARGENTINA: LE MADRI E LE NONNE DEI « DESAPARECIDOS »
Non mi va La «memoria» della società
Altro che «Roma ladrona»!
Oggi è Milano la « tangentopoli » dello scandalo. La Milano capitale morale ed economica dell’Italia è nella bufera del dibattito sulla corruzione politica. Si
sprecano le analisi, i dibattiti,
le discussioni. Un partito più di
altri è indicato all’opinione pubblica come responsabile della
corruzione. La magistratura indaga e alia fine dovrà pronunciarsi sulle responsabilità penali
degli indagati (ed allo stato delle indagini occorre precisare che
per il nostro ordinamento « avviso di garanzia » non significa
sentenza di colpevolezza e ciò
vale per tutti, indagati eccellenti, politici e delinquenti comuni).
Ciò che emerge però con chiarezza è che esiste una crisi evidente del sistema politico che permette la corruzione. Crisi del sistema politico che alimenta la
corruzione con le sue pretese, ma
anche crisi morale della società civile. Società civile tanto decantata quando si tratta di parlare male del partitismo, ma mai
messa veramente in discussione.
Nei vari fenomeni di corruzione oggi denunciati due sono le
partì: i corrotti e i corruttori.
E’ difficile vedere chi sia più responsabile, se sia quello che pretende là tangente o quello che
invece la dà, mettendola nel conto dei costi aziendali, sapendo
che in qualche modo il sistema
che pretende la tangente gli permetterà anche l’evasione fiscale,
l’impunità grazie ai frequenti
condoni.
C’è un’indignazione che non
sopporto: quella di coloro che
ogni giorno si adeguano al sistema e che oggi tuonano contro i corrotti. Forse che non dare e non pretendere lo scontrino fiscale, forse che dare la mancia per non fare la fila nell’ambulatorio pubblico, forse che lar
sciare qualche banconota nella
domanda per il permesso di costruzione di una veranda per il
proprio appartamento non fa
parte dello stesso sistema corrotto?
Non mi va poi che i politici
la buttino sempre in politica per
risolvere problemi che sono
propri del codice penale. Non
mi va che si ricerchino « soluzioni politiche » per coprire i ladri. Cominciamo a chiamare le
cose col loro nome: i ladri sono ladri, non politici che sbagliano, i corrotti sono corrotti
anche se l’hanno fatto per fini
di partito.
Non ho eccessiva fiducia nelle misure finora proposte (l’auditing, ecc.) se non cambiano le
mentalità, se non cambiano le
persone.
Dalla crisi morale si esce soltanto attraverso una riforma
morale e spirituale degli italiani. In un paese abituato alle indulgenze di stato il senso di responsabilità non può venire che
dal rinnovamento spirituale interiore. Rinnovamento che noi
protestanti troviamo nell’Evangelo.
Giorgio Gardiol
IN QUESTO NUMERO
Corrymeela: il perdono sulla
collina (a pag. 7).
Unite nell’ansia di aver notizie dei loro cari, sono divise di fronte alle « riparazioni »
offerte dalle autorità: non sfilano più insieme ma sono sempre la coscienza del loro paese
« Avevo quarantanove anni e i
capelli raccolti a chignon quando
tutto è cominciato ». Quindici anni dopo, Hebe de Bonafini, presidente dell’Associazione delle madri di Piazza di maggio, porta i
capelli corti, un po’ più bianchi.
Ma la determinazione di questa
donna dalla linea forte, diventata una celebrità a livello quasi
mondiale, resta incrollabile. Tutti i giovedì, alle tre del pomeriggio, con il foulard bianco sulla
testa, coloro che i militari avevano chiamato « le pazze » continuano il loro giro silenzioso sulla piazza, di fronte al palazzo
presidenziale, sotto lo sguardo
indifferente dei passanti.
Esse continuano a chiedere « il
castigo per i colpevoli », per coloro che hanno provocato la sparizione di più di trentamila persone (secondo Amnesty International) nel corso della « sporca guerra » condotta contro la sovversione, durante l'ultima dittatura,
tra il 1978 e il 1983.
Quando hanno cominciato a
manifestare, il 30 aprile 1977, per
la precisione, queste madri di famiglia — casalinghe, di cui la
maggior parte senza particolare
istruzione — erano le sole in Argentina a parlare di « persone
scomparse » e di « campi di concentramento ». Sotto i balconi
della Casa Rosada — il palazzo
presidenziale —, esse osavano sfidare i generali al potere e pretendevano che venissero loro resi i
figli vivi. In quello stesso anno,
la prima presidente delle « madri », Azucena Villaflor, veniva
rapita dai militari. Nessuno Tha
più rivista.
Sette anni dopo il ritorno della
democrazia, il presidente Carlos
Menem graziava, nel dicembre
1990, i vecchi capi della giunta.
« Noi non crediamo in questa
giustizia. I militari sono stati graziati da Menem, non dal popolo.
Noialtre abbiamo degli archivi
impressionanti, qui e all’estero.
Madri di Piazza di maggio con l’ormai celebre fazzoletto.
SCELTI DA DIO PER ESSERE TESTIMONI
La perla di gran prezzo
« Il regno di Dio è simile anche a un mercante
che va in cerca di perle preziose. Quando ha trovato una perla di grande valore, va a vendere tutto
quello che ha e compera quella perla ».
(Matteo 13 : 4546)
La figura del mercante ci è familiare; in
una società in cui il terziario e la libera impresa si vanno sempre più affermando, chi
si mette in proprio e cerca di arricchirsi gode indubbiamente di ammirazione ed imitazione.
La nostra parabola ci presenta tuttavia
una « ricchezza » fruibile da tutti; le ricchezze di questo mondo sono appannaggio
di pochi, scaltri e non sempre onesti. Non
così la perla inestimabile dell'Evangelo!
Ne erano consapevoli i nostri padri vaidesi medioevali, che giravano per le contrade d’Europa con la perla preziosa dell’Evangelo. Giunti, spesso dopo lungo cammino,
nelle piazze dei castelli, radunatasi la gente,
dopo aver tirato fuori le loro mercanzie da
robusti sacchi, dicevano agli astanti: « Abbiamo una perla di gran prezzo che non possiamo vendervi, ve la offriamo gratuitamente! ». La nostra generazione, per imitazione ai modelli dominanti, assomiglia di più
ai noti mercanti della « Serenissima », famosi per i loro commerci.
Narrano gli storici che si occupano dei
rapporti tra Venezia e Costantinopoli che,
in occasione di un matrimonio imperiale nella basilica di Santa Sofìa a Costantinopoli
(1202), i mercanti veneziani che avevano affittato per l'occasione ai nubendi due preziose corone ornate di perle e diamanti, per
paura di eventuali furti, avevano riempito la
chiesa di guardie armate. Le perle e i diamanti di questo mondo, la « Serenissima »
insegna, vanno ben custoditi e sono l’evidente segno del benessere acquisito. La perla dal valore inestimabile dell'Evangelo è a
disposizione di tutti.
Il Signore, pur nella debolezza e fragilità,
ci ha scelto, donne e uomini, per essere testimoni della ricchezza inestimabile della salvezza di Gesù Cristo. Un compito quotidiano, difficile, perché nella nostra società il cristianesimo è incasellato in riti e non in pratiche di vita; tuttavia, ancora oggi, lo Spirito
soffia e donne e uomini credono nell’Evangelo.
Anche le nostre piccole chiese, talvolta,
conoscono il vento rinnovatore dello Spirito,
rivivendo così per fede l’esperienza della conversione personale e comunitaria. Per la perla preziosa dell’Evangelo vale la pena spendere le nostre vite.
Eugenio Stretti
Un giorno, i colpevoli saranno
giudicati », dichiara Hebe de Bonafini.
E il processo dei generali, celebrato nel 1986 sotto la presidenza
di Raul Alfonsin?
« Un simulacro — risponde —.
Ci sono stati almeno 3.500 torturatori che non sono mai stati inquisiti. Le cosiddette leggi del
dovere d’obbedienza e del ’’punto
finale”, promulgate nel 1987 sotto
la presidenza di Alfonsin, hanno
messo la parola fine ad ogni procedimento giudiziario ».
Nel nome della riconciliazione
nazionale il presidente Menem
ha chiesto loro di dimenticare.
Per tutta risposta, la signora de
Bonafini l’ha insultato apertamente di fronte alle telecamere
della televisione sipagnola.
Nel corso del processo intentato contro di lei per « ingiuria grave contro il capo dello Stato », il
procuratore fece una richiesta di
cinque mesi di carcere. « Se necessario andrò dietro le sbarre »,
ha affermato lei.
Una lotta più
politicizzata
Questa vicenda non le impedisce, peraltro, di fustigare i militari « assassini », la chiesa, accusata di complicità con i generali,
e gli uomini politici, di cui denuncia il passato « dubbio ». « La
nostra lotta si è politicizzata —
afferma —, denunciamo la corruzione, pretendiamo la giustizia
sociale, sosteniamo la lotta dei
più deboli e dei sindacalisti ribelli ».
Poco lontano dal Palazzo del
Congresso, in pieno centro di
Buenos Aires, la « casa delle madri » è un vero alveare. Una ventina di madri, la cui età varia tra
i sessanta e i settantacinque anni, lavorano ininterrottamente.
Curano la pubblicazione del loro
mensile, compilano i loro archivi.
In tutta l’Argentina queste donne
sono più di duemila, e vivono dei
doni di una ventina di gruppi di
solidarietà in Nordamerica e in
Europa. « Grafie ai fondi provenienti dai Paesi Bassi, le madri
hanno potuto comprare questa
che sarà la loro casa di riposo
nella capitale », spiega ancora la
signora de Bonafini.
Spesso criticate per la loro intransigenza e il loro stile « anarchico », le «madri» hanno sempre
rifiutato qualunque omaggio postumo ai loro figli e qualunque
risarcimento finanziario. Esse si
oppongono anche alle esumazioni: « I nostri figli non sono dei
sacchi di ossa; e poi, tanti corpi
sono stati mutilati, bruciati, gettati in mare ».
In contrasto con queste prese
di posizione, un gruppo di donne
ha lasciato l’associazione per fondare un altro movimento, quello
delle « nonne », con un obiettivo
preciso: ritrovare i propri nipoti.
Meno radicali, esse hanno accettato dei risarcimenti finanziari.
Christine Legrand
(continua a pag. 7)
2
fede e cultura
8 maggio 1992
NOVITÀ’ CLAUDIANA
PADOVA
Riforma della dottrina Con chi sta dìo?
e riforma della vita
Il rapporto tra chiesa di massa e chiesa confessante in un testo
del riformatore di Strasburgo - Un interesse che va oltre la storia
E’ da accogliere con estremo
favore la pubblicazione del libro
su La Riforma a Strasburgo. Le
carenze e i difetti delle chiese:
come porvi rimedio, curato per
la collana della Claudiana « Testi della Riforma » dal professor
Ermanno Genre.
Questo libro è diviso in due
parti; nella prima, dal titolo
« Martin Bucero e la Riforma a
Strasburgo », Genre traccia im
sintetico ma esauriente panorama dell’attività di Bucero a Strasburgo e del suo tentativo, purtroppo fallito, di portare a compimento una vera riforma evangelica della città; la seconda parte è data dalla traduzione italiana dello scritto di Bucero Le carenze e i difetti delle chiese: come porvi rimedio, che ci porta
in pieno nell’ambito della sua
lotta per dar luogo a Strasburgo ad una vera chiesa cristiana.
Questo libro merita d’esser
letto perché consente di conoscere, a cinquecento anni dalla
nascita, quella singolare figura
di riformatore che — in un’epoca di intolleranza e di lotte spietate — « ha lottato fino all’ultimo per la ricerca dell’unità della chiesa, im’unità nella pluralità e nella diversità, un’unità che
non cancelli le differenze, un’unità che non appiattisca le particolarità, che non porti sul binario paralizzante dell’uniformità,
ma che sia unità visibile nell’essenza della fede cristiana » (p.
73).
E perché di Bucero ci fa conoscere uno scritto che, se non
è tra i suoi maggiori in assoluto, affronta però un tema di
estrema attualità anche per noi;
il tema del rapporto tra « chiesa di massa » e « chiesa confessante ». Di fronte infatti al conflitto — così sovente spietato —
tra la Riforma « classica », che
non voleva venir meno all’idea
di una società cristiana (e che
per questo sosteneva a spada
tratta il battesimo dei fanciulli)
e le comunità anabattiste, che
propugnavano invece un cristianesimo per pochi eletti « separati dai malvagi» (interessantissima a questo proposito è la
confessione di fede anabattista
nota come « Articoli di Schleitheim », riportata in appendice
alle pp. 152-161), Bucero cerca in questo suo scritto del 1546
una soluzione di compromesso.
martin bucero
La Riforma
a Strasburgo
Le carenze e i difètti delie chiese <
come porvi rimedio (1546)
ifffrodusone. verwone • naie
« iS Emtwvtu QHKìKa
Claudiana
propugnando l’idea di gruppi di
cristiani militanti (le « comunità cristiane ») che si formino e
agiscano nel corpo della chiesa
per fecondarla dall’interno e darle nuova vita.
L’iniziativa di Bucero e dei pastori vicini a lui non avrà successo e, solo tre anni dopo questo suo scritto, egli sarà obbligato a lasciare Strasburgo e a
recarsi in Inghilterra, dove morirà nel 1551, e della sua idea
della « comunità cristiana » si
perderà quasi persino il ricordo.
Oggi, a 450 anni da questo
scrìtto e dal fallimento dei tentativi di attuazione del suo contenuto che furono pure fatti in
alcune chiese di Strasburgo, questo « rimedio » che Bucero proponeva contro « le carenze e i
difetti » delle chiese di massa
conserva un suo grande fascino.
Non è detto che le idee nuove
non possano venire dal passato.
E di fronte alla crisi che, in questo tempo di individualismo quasi sfrenato, le nostre comunità
si trovano a vivere, chi sa che
questa « antica » idea di un riformatore del XVI secolo non
possa essere in qualche modo
« nuova » e valida per noi?
La parte che nello scritto di
Bucero mi ha però più colpito
ed interessato è stata (anche se
mi rendo conto che questo sembrerà a molti antipatico e forse
anche « reazionario ») quella che
egli dedica all’« assoluzione » e
Appuntamenti
Venerdì 8 maggio — OMEGNA: Il
Centro evangelico d'incontro e la
Chiesa metodista, in collaborazione
con la Lega per i diritti dei popoli,
organizzano per le ore 21, presso
l'Aula consiliare, una conferenza-dibattito sul tema: 1492-1992: Scoperta, invasione o conquista? Partecipa Bianca
Dacono Annoni.
Mercoledì 13 maggio — FIRENZE:
Gli incontri sugli anziani, presso la
casa di riposo . Il Gignoro » (via del
Gignoro, 40) proseguono con la prima
parte del tema: Anziano e casa di
riposo, alle ore 21.
Giovedì 14 maggio — PADOVA: Il
centro • Salizzato », in collaborazione
con il corso di sociologia delle religioni dell'Università, organizza per le
ore 17,30, presso la Frcoltà di scienze politiche (via del Santo 28) un incontro con il prof. Armido Rizzi sul
tema: Cinque secoli di evangelizzazione in America latina.
Venerdì 15 maggio — CINISELLO
BALSAMO: Alle ore 21, presso Villa
Ghirlanda, per il ciclo su • Dove va
la democrazia? -, organizzato dal centro « Lombardini », il prof. Giovanni
Benzoni, collaboratore di « Avvenimenti », parla sul tema: Prove presenti e
future delia democrazia.
Sabato 16 maggio — RIESI: Presso
la Sala convegni del Servizio cristiano, alle ore 18, si tiene la presentazione pubblica del corso di formazione per analisti del territorio: Ingegneria del territorio. Intervengono rappresentanti dei Consorzio per lo sviluppo dell'elettronica e dell'automazione di Torino, delia Tavola valdese, della Regione Calabria, che finanzia il
corso, della Regione Sicilia e un gruppo di studenti.
Sabato 16 maggio — TRIESTE: Alle
ore 18, presso la Basilica di S. Silvestro (piazza S. Silvestro, 1) il prof.
Bruno Corsani parla sul tema: Il credere nel Vangelo di Giovanni, per l'organizzazione del Centro culturale elvetico-valdese « A. Schweitzer ».
22-24 maggio — MONTEFORTE IRPINO: Ai « Villaggio evangelico » della FCEI si tiene il campo, donne sul
tema: Donne: diversità, solidarietà, visibilità sociale. Intervengono Piera Egidi, Adriana Valerio, Elisabeth Green,
Laura Capobianco, Maria d’Elia. Costo
previsto L. 60.000. Per informazioni,
prenotazioni o richieste: Francesco
Sagripanti, via Rivarano 18, 83024
Monteforte Irpino (AV). Tel. 0825/
682698-683677.
alla «scomunica» (pp. 107-118),
considerate assieme alla predicazione, ai sacramenti e ai riti e
alle pratiche esterne, tra le realtà essenziali mediante le quali
si esprime nelle chiese « razione e la forza della santa parola
di Dio» (p. 92).
In particolare, per Bucero, le
carenze e i difetti delle chiese,
contro i quali egli propone come rimedio la creazione di piccole comunità confessanti, sono
dovuti in massima parte proprio all’abbandono di queste due
realtà, da lui considerate invece di un’estrema importanza; se
il papato ha abusato indegnamente del potere di assoluzione
e di scomunica, e questo abuso
va eliminato e punito, questo deve però avvenire « in modo tale
che si mantenga intatto il vero
ed autentico uso del potere delle chiavi che spetta alle chiese »
(p. 107).
Così, Bucero sottolinea l’importanza dell’assoluzione individuale come fonte di consolazione e di pace; « L’assoluzione
è, anche se non da sola, il tesoro e la consolazione per eccellenza delle chiese cristiane.
Quando i cristiani sono interiormente lacerati e torturati dai loro peccati e non sanno più come uscirne, possono annunciarsi in chiesa ed esporre i loro
turbamenti davanti a Dio, riconoscersi come poveri peccatori
e quindi ricevere l’assoluzione
dai servitori della chiesa a ciò
preposti ed essere consolati con
la parola di Dio. A tale assoluzione possono credere e confidare con uguale forza e certezza come se avessero udito la
voce di Dio dal cielo per il perdono dei loro peccati... » (p. 114).
E dall’altro lato evidenzia l’importanza della scomunica come
una medicina o quasi una prevenzione contro il peccato; « Le
prime chiese cristiane », dice il
riformatore di Strasburgo, « non
hanno permesso che ognuno, indistintamente, partecipasse al
santo battesimo, alla cena del
Signore, all’assoiuzione e ad altri momenti comunitari della
chiesa, anche se non hanno mai
escluso alcuno dall’ascolto della
predicazione... Queste disposizioni hanno sicuramente formato
dei cristiani veri ed istruiti ed
anche timorati di Dio» (pp. 111112).
Non dico, beninteso, di ripristinare l’assoluzione e la scomunica nelle nostre comunità, ma
penso sia oggi di estrema utilità nelle nostre comunità riflettere su quanto Bucero scrive in
proposito, mosso dalla preoccupazione in lui fondamentale di
saldare insieme riforma della
dottrina cristiana e riforma della vita.
In definitiva un libro da leggere. E da leggere secondo l’indicazione che ci viene data dallo stesso Ermanno Genre a chiusura della sua introduzione;
« L’interesse che ci ha ispirato
non è un interesse storico in
quanto tale, anche se si tratta di
una pagina sconosciuta per gli
stessi protestanti italiani, bensì
un interesse che si iscrive nell’attualità del cristianesimo contemporaneo, in cui, come nel
tempo di Bucero, non è così evidente che cosa sia una comunità cristiana. Il nostro interesse
è innanzitutto di ordine spirituale e si collega direttamente alla
problematica ecclesiologica » (p.
11).
Ruggero Marchetti
MARTIN BUCERO, La Riforma a
Strasburgo. Le carenze e i difetti delle chiese: come porvi rimedio (1546).
Torino, Claudiana, 1992, pp. 176, L.
24.000.
Un romanzo cJi Ferciinando Camon mette in questione le compromissioni fra chiese e potere
« Con chi sta il nostro Dio, con
l’ucciso o con l’uccisore? »
L’inquietante domanda prende
le mosse da una visione sconcertante; l'immagine, trasmessa
dalle televisioni di tutto il mondo, del dittatore Pinochet —reo
impenitente di torture e di assassini — che riceve l’eucarestia
dalle mani del cardinale di Santiago. In una apocrifa lettera di
Paolo VI, lo scrittore Camon ricostruisce il dramma del credente cattolico di fronte a quella
sacrilega "comunione”; « Come
era possibile — si domanda l’immaginario pontefice — che entrasse in Pinochet, con lui conciliato, oseremmo dire con lui
identificato, carne nella carne
[...] lo stesso Dio che a pochi
metri di distanza, in quello stesso momento, rendeva meno insopportabile il lutto dei familiari che si torcevano a piangere
l’ultima vittima del regime? Noi
vogliamo, noi dobbiamo chiedervi: con chi sta il nostro Dio, con
l’ucciso o con l’uccisore? » (p. 13).
Del resto anche il generale
Franco, governatore di Spagna,
« fa la Santa Comunione all’alba
della notte in cui ha garrottato
tre prigionieri baschi» (p. 14).
Eppure in quella stessa notte
per tre volte Paolo VI l’aveva
chiamato « per supplicarlo, nel
nome del Dio vivente, di non
uccidere nessuno dei tre. Ma il
governatore aveva tenuto duro
e il lugubre strumento della garrotta (che dà la morte per mezzo
di un anello [...] serrato attorno
al collo [...]) non era stato
smontato: alle 3 del mattino era
stato messo in funzione tre volte, una ogni venti minuti [...]
e poco dopo, alle 6,30 come tutte
le mattine, il governatore osava
fare la sua Santa Comunione:
come se il triplice delitto appena
commesso fosse stato il lavacro
che l’aveva purificato, tre colpi
battuti alla porta di Dio fino a
farsela aprire, come ospite atteso e gradito, da festeggiare ».
(p. 14).
Una « smisurata
profanazione »
Una delle due; o Cristo non
è presente nell'eucarestia, non
scende e non si incarna in un
processo di santificazione nel
corpo e nell’anima del credente
pentito e purificato (e i due dittatori con ogni evidenza non erano né pentiti né purificati) o,
se lo è, ci troviamo di fronte a
una profanazione smisurata, più
grande e rivoltante di tutte le
bestemmie immaginabili. Queste
considerazioni di Ferdinando Camon ne 11 santo assassino hanno
provocato le reazioni indignate
della curia padovana. Ma c’è di
più; il Circolo universitario ’’cattolico’’ di via Zabarella ha messo a disposizione dello scrittore i suoi locali per una presentazione al pubblico del suo libro
(25 febbraio). Accoglienza o offerta di una Canossa riparatrice?
Ferdinando Camon se l’è chiesto in apeitura dell'incontro o
con fermezza non solo ha respin
to ogni resipiscenza, ma ha rincarato le accuse, insistendo sulle molte, troppe complicità della
chiesa col potere, sulla sua ptetesa di monopolio della verità
c sulla sua incapacità di dar spazio al diverso. La preclusione della salvezza ai non cattolici, implicita neH’espressione mai smentita « nulla salus extra ecclesiam », le ha impedito la comprensione dell’altro, privilegiando il disponibile all'ossequio istituzionale o alla conversione.
sottosviluppato, pieno di bisogni — come i rappresentanti di
una civiltà superiore, colma di
benessere e di ricchezza. La conversione e l’integrazione religiosa rappresentano per tutti costoro concrete possibilità di inclusione fra i privilegiati, acquisizione di vita migliore, raggiungimento del benessere! E’ inutile condannare il capitalismo se
poi se ne usano gli strumenti
per continue operazioni di ricatto spirituale.
Nel dialogo successivo qualcuno ha voluto riprendere le vecchie linee di difesa del cattolicesimo; la distinzione agostiniana fra chiesa visibile e invisibile; l’importanza dello spirito di
sacrificio dei missionari; la salvezza prevista anche per i non
cattolici.
Camon ha replicato che sarà
possibile credere a nuovi orientamenti solo quando avrà luogo
la rinuncia ufficiale al principio
« extra ecclesiam nulla salus »,
in nome di una più moderna formula; « etiam extra ecclesiam,
salus ». Quello che conta — ha
in sostanza sostenuto — è il cambiamento di mentalità, l’accoglimento dell’altro, del diverso, alla pari, senza arroganti sensi di
superiorità e dichiarazioni di monopolio del vero, del giusto e
del santo.
Contro ii cinismo
dei potenti
Il santo assassino è libro tutto da leggere e meditare per la
sottile ironia che lo pervade e
T>er lo sdegno sferzante che ne
colora le pagine più belle. Dal
profondo del suo rifiuto dell’ingiustizia emerge la chiara condanna del cinismo di tutti i
potenti, politici o religiosi; della loro volontà di far soffrire
ma di non soffrire; del loro desiderio di cecità nei confronti
dell’umanità dolorante. Il potere non ammette di essere disturbato. « Sono tanti anni che viaggio — dice un immaginario Giovanni Paolo II al suo segretario — per i luoghi più disparati
del mondo: i miei missionari mi
Scrivono che là i morti restano
tre giorni abbandonati in mezzo alla strada, prima di essere
portati via. Quando arriviamo
noi, questi luoghi diventano bellissimi, la nostra auto bianca
scorre sotto festoni di fiori, fra
folle variopinte e scoppi di musica. Le TV di tutto il mondo ci
riprendono. Gli spettatori di tutto il mondo, a casa, prendono
appunti sull’agenda, per tornare
in quei luoghi nelle prossime vacanze » (p. 52).
Un immaginario — ma non
troppo — Domenico del Rio racconta che una volta, alla fine
della lettura di un articolo,
« il papa ha emesso un sospiro.
Prendendo di ritorno quel giornale, il segretario lo' ha messo
da parte, scrivendo a matita in
margine all’articolo, la breve parola ’’soffre”. Dal giorno successivo, quel giornale sparì dalla
mazzetta, e il mondo cessò di
far soffrire il papa» (p. 136).
Considerazioni, interrogativi, problemi che debbono spingere alla riflessione i cristiani tutti, e
non solo i cattolici, richiamandoli al dovere di "disturbo” nei
confronti di ogni complicità ipocrita. Le nostre chiese sono veramente caipaci di dare il dovuto fastidio alle stanze del potere
o contribuiscono soltanto a far
dormire sonni tranquilli ai loro
inquilini?
Paolo T. Angeleri
Poco è mutato dai tempi crudeli di Cristoforo Colombo: oggi, come ieri, i "cristiani" appaiono al resto del mondo — povero.
' F. CAMON, Il santo assassino, dichiarazioni apocrife, Venezia, Marsilio,
1991, pp. 136, L. 14.000.
3
8 maggio 1992
commenti e dibattiti
PRESA DI POSIZIONE
RICORDO
L’inferno è stato Ernesto Balducci:
sconfitto
Il quaderno 3404 del 18
aprile 1992 del quindicinale dei gesuiti italiani "La
civiltà cattolica” si apre
con un editoriale non firmato dal titolo « La predicazione deH’inferno oggi ».
L’agenzia NEV ha chiesto
al professor Paolo Ricca,
della Facoltà valdese di
teologia di Roma, di commentare l'editoriale.
« Non è un buon segno —
ha dichiarato il prof. Ricca — quando nella chiesa
si comincia o ricomincia
ad invocare la ’’predicazione deirinferno”. Può sembrare a prima vista un atto di fedeltà all’insegnamento cristiano, dato che,
com’è noto, l’infemo fa
parte, sia pure marginale,
della visione biblica, e
quindi cristiana, del mondo e della storia. Anche
Gesù ha parlato delle ’’tenebre di fuori” nelle quali
c’è ’’pianto e strider di denti” (Matteo 22: 13). Ma Gesù non ha predicato queste cose e neppure le ha
espressamente insegnate.
L'inferno è già abbastanza
presente nella nostra vita,
nel nostro mondo e persino nel nostro cuore perché
debba essere anche "insegnato” o addirittura "predicato". Gesù non ha predicato l’inferno ma la sua
sconfitta. Non è un caso
che l’infemo non sia neppure menzionato né nel Credo apostolico né nel Credo niceno-costantinopolitano, le due massime confessioni di fede della chiesa
antica ». « L’editoriale de
"La civiltà cattolica” —
prosegue il teologo protestante — afferma: ’’L’inferno esiste, perché esiste il
peccato” (p. 115). Appunto: l’evangelo è l’annuncio
del perdono dei ¡seccati,
non dell’esistenza del peccato. Certo, il perdono
può essere rifiutato, e in
questo senso l’inferno continua. Ma noi predichiamo
l’opera di Dio, non il suo
eventuale o reale rifiuto
da parte dell’uomo. Non
c’è, a ben guardare, altra
predicazione dell’inferno
cristianamente possibile
che quella implicita in questa affermazione programmatica dell’apostolo Paolo:
"Mi proposi di non sa¡pere
altro tra voi, fuorché Gesù Cristo e lui crocifisso”
(I Corinzi 2: 2). L’inferno
si è condensato sul Golgota e lì è finito ».
Per Paolo Ricca « non si
tratta dunque di intimorire le coscienze "predicando l’inferno”. Questo terrorismo spirituale e psicologico non serve, neppure negativamente, a preparare
la strada alla "gloriosa libertà dei figli di Dio” (Romani 8: 21)». «L’esigenza
(ricorrente nella storia della chiesa) che si predichi
Pinferno e lo si insegni —
ha concluso Ricca — non
è un buon segno. Può costituire di per sé una piccola vittoria dell’inferno
stesso. Può rivelare una
coscienza appannata, o incerta, sulla vittoria di Gesù sull’inferno. Non l’inferno ma l’infemo vinto è
l’annuncio cristiano originario ed eterno. La predicazione di Gesù e della sua
comunità è che più il Regno è vicino, più l’inferno
è lontano; più il Regno
avanza, ipiù l’inferno arretra; più il Regno diventa
reale, più l’infemo è reso
irreale; più il Regno cresce, più l’inferno diminuisce ».
(NEV)
A PROPOSITO DEGLI USA
Mazzini diceva...
Ogni tanto i programmisti Rai, i quali considerano i teleutenti una massa diciamo di gonzi (del resto è vero: noi per giunta
siamo addirittura di quelli che pagano il canone^
replicano alla chetichella
numeri già visti. E pazienza, pur di non sorbire — a
prò di quella parte del cervello che si nutre di telefilm — quelle orribili produzioni americane cariche
di crudeltà e violenza (nel
genere Miami Vice o quelle altre con i poliziotti di
Los Angeles) che ci mettono addosso sgomento e
ansietà.
Errore. Perché se avessimo contemplato quella roba, non saremmo ora così
traumatizzati dai tg che
mostrano le rivolte dei
neri USA a seguito dell’assoluzione dei 4 poliziotti
bianchi ben noti. ’Triste cosa veder così ridotta la
grande nazione americana.
Unica consolazione, poter
dire: « L’avevamo detto »...
Quantomeno l’aveva detto per noi il vecchio Giuseppe Mazzini, in una lettera indiri7.zata il 30/10/
1865 al pastore M. D.
Conway (v. P. Sanfilippo,
Mazzini e i protestanti^ Genova, 1972, p. 46), sulla
« questione dei negri d’America ».
Il 31 gennaio 1865 il Congresso aveva approvato il
13® emendamento, che aboliva la schiavitù. Ma i neri non avevano ancora il
voto. E Mazzini avvertiva gli americani: badate,
« questi uomini di colore
sono destinati ad essere
gli apostoli armati dell’unità nazionale, e a dare per
quello scopo la loro vita;
ma la loro vita non sarà
rappresentata nei Consigli
della nazione ». E diceva:
« Voi siete divenuti una
nazione-guida: e come tali
dovete operare. Nella grande battaglia... fra il bene
e il male, fra la giustizia
e l’arbitrio, fra l’eguaglianz.a e il privilegio, fra il
dovere e Tegoismo, fra la
repubblica e la monarchia,
fra Dio e gli idoli, il vostro
posto è segnato, e dovete occuparlo degnamente...
Voi dovete quindi aiutare
virilmente, e, se fa bisogno,
materialmente, i vostri
fratelli repubblicani in
ogni luogo ove si combatta la sacra battaglia. Voi
potete invigorire coloro che
soffrono e sanguinano per
la verità c per la giustizia...
Ma per compiere questa
missione, non dovete avere minacciose agitazioni in
casa vostra... ».
Augusto Comba
un testimone del nostro tempo
Un uomo che coniugò lo stimolo della riflessione alla difesa della libertà
di coscienza - Un prete « difficile » che non ruppe con la chiesa costituita
Il 27 aprile scorso, nel
Duomo di Firenze, si svolgevano i funerali di don
Ernesto Balducci. Officiava
l’arcivescovo card. Piovanelli, che in un intervento breve, controllato, sottolineava che il rito si svolgeva nella cattedrale fiorentina « come espressamente voluto da amici e
confratelli ». Di fatto, vent’anni prima, Balducci era
stato estromesso e esiliato
dalla diocesi per volontà
dell’arcivescovo di allora,
il card. Plorit. E il presule attuale ha ricordato le
ragioni del predecessore,
accennando alla « personale coerenza, anche se talvolta vissuta sul fronte del
cosiddetto dissenso cattolico », una coerenza di Balducci che « in qualche caso si è espressa ai confini dell’ortodossia... In altri luoghi si approfondirà
il suo messaggio, questo
non è il luogo dei giudizi ».
Nato nel 1922 a Santa
Fiora, su quel Monte Amiata che sovrasta la Maremma toscana, in una famiglia di minatori, portava
in sé i segni della sua terra: la solidarietà con i poveri, una riflessione teologico-politica che sfociava
nella visione, l’anticlericalismo di chi ama e pur
diffida dell’istituzione ecclesiastica. Entrava in una
congregazione dedita all’insegnamento — gli Scolopi
—, si laureava in lettere,
e iniziava la sua pubblicistica con due difese della
libertà di coscienza: i profili di Galileo e di Giordano Bruno.
Furono significative le
prime prese di posizione
pubbliche. Erano col sindaco Giorgio La Pira che
prendeva le parti degli operai in sciopero, che lanciava messaggi di fraternità
fra cristiani, ebrei e musulmani e andava a Mosca. Erano con don Milani, in una difesa a oltranza del diritto all’obiezione
di coscienza. Egli stesso
dava vita a un gruppo di
giovani cattolici, « Il Cenacolo », da cui ben presto
verrà la rivista «Testimonianze ».
Gli anni della
contestazione
Erano gli anni brucianti
della contestazione cattolica. Anche Firenze pullulava di gruppuscoli, e la curia vescovile reagiva con
provvedimenti d’autorità:
dagli ordini religiosi al clero secolare, i puniti non
furono pochi. In sostanza,
i singoli e i gruppi organizzati chiedevano l’applicazione dei dettati del Concilio Vaticano II. Ma il ricorso alla lettura della
Bibbia, Taffiorare di una
teologia politica orientata
« a sinistra » erano inquietanti quanto l’appello al
Concilio.
Don Balducci tenne a definire una linea che non
fosse attaccabile sul terreno dogmatico. Non oltre i
dettati del Concilio, ma
per una « ortoprassi » coinvolgente le posizioni sociopolitiche dell’istituzione, in
un mondo assetato di pace, di cibo quotidiano. Significativo fu il suo atteggiamento verso la comuni
tà dell’Isolotto e quella
della Resurrezione, per certi versi due movimenti dalle scelte opposte. Per capire le posizioni, ricordiamo che erano i giorni di
una contestazione diffusa e
risentita che emergeva in
tutto il paese. Un caos, se
vogliamo, dal quale venivano anche richieste e suggerimenti che dovevano
avere ben altro ascolto.
L’Isolotto e la
Resurrezione
L’Isolotto populista, che
neH’intellettuale vedeva il
borghese come nemico della povera gente, poteva anche godere di qualche simpatia da parte di Balducci, ma non per quella vena antiteologica che portava al rifiuto della dottrina recepita in nome dell’ideologia. Opposto era il
caso della comunità della
Resurrezione, attenta a
non farsi coinvolgere a occhi chiusi in ogni iniziativa « popolare »; attenta al
Concilio, ma più ancora
alla Sacra Scrittura. Qui,
tematiche teologiche, posizioni assunte e ipotesi su
cui si dibatteva sapevano
troppo di non-ortodossia
cattolica, e neppure questo
don Balducci accettava.
Una volta, ricordo, mi
trovai per caso a una conferenza da lui tenuta al
Centro Stranieri. Trattava
dell’ecumenismo, e incappai proprio mentre — con
uno dei ponti storici e metastorici che gli erano caratteristici — parlava del
protestantesimo. La Riforma non sarebbe stata che
una contestazione destinata a esaurirsi; in avvenire.
la Chiesa cattolica — che
aveva accorpato e omologato tante diverse posizioni — avrebbe ricomposto
nella sua istituzione anche
le chiese e le teologie
originate dalla Riforma.
Per Tintante, Balducci si
batteva per una reale libertà di coscienza, convinto che fosse nella pace
confessionale l’avvenire di
questo ecumenismo in
chiave cattolico-romana.
Una grande facilità di
parola, che a volte diventava sfrenato monologo, si
univa a un esprimersi ricco di esempi, citazioni,
metafore: un’eloquenza
sorretta dalla logica interna al discorso, premiata
dall’appassionata comunicativa, rendevano fruttuoso
l’ascoltarlo. Perché Balducci era uno stimolatore, inquietava le coscienze impigrite nelle sicurezze, offriva a piene mani idee, ipotesi, suggerimenti. Era un
credente che testimoniava
il Dio della speranza, dell’attesa operante.
Nel tempo si era coagulata attorno a lui, non solo dall’area fiorentina, la
« sua » comunità, che alla
domenica lo ascoltava nella chiesa della Badia Fiesolana (il luogo del suo
esilio sconfìtto). A controbilanciare il riferimento
geografico si era dilatata
la sua presenza a incontri,
conferenze, trasmissioni,
in tutta Italia. Nella sua
ultima presenza televisiva
(TVS, 17 aprile) diceva
che adesso tutto il suo impegno, la sua attività, andavano su un solo tema:
la pace. Questa parola-azione mi pare che ricapitoli,
sommarizzi la presenza di
don Balducci in tanti mo
menti e situazioni e impegni diversi. Chiede pace
per i popoli, il mondo, il
creato intero l’Iddio d’amore che in Cristo crediamo nostro Padre; e richiesta di pace sono le lotte
di liberazione degli oppressi dai mali delle società,
da violenze economiche,,
razziali, religiose.
Il dolore
collettivo
Alla veglia alla Badia
Fiesolana e al funerale in
Duomo hanno partecipato
tante, tante persone. Di
differente estrazione economica, culturale, politica,
fuse in un dolore collettivo che in molti si stempererà nel ricordo; per altri resterà la persona amica, vicina. L’istituzione ecclesiastica forse una volta
riconoscerà anch’essa che
in questo prete, « difficile »
ma non in rotta con la
chiesa costituita, ha avuto un suo fedele servitore.
Al momento della contestazione ha ricucito il rapporto chiesa-popolo di
Dio, ha annunziato il sacerdozio di tutti i credenti in ogni impegno personale di vita, è stato dalla
parte dei poveri ed ha difeso a oltranza la libertà
di coscienza. Ha potuto anche essere così un pastore di anime.
Oggi si sprecano anche
per lui dei termini alla
moda: profeta, carismatico, anomalo. Lasciamo perdere. Le parole hanno troppe valenze, per etimologia
e per metafora.
Luigi Santini
MODELLO 740
Finanziamenti pubblici
Riteniamo sia utile ritornare
su un problema che ha vivamente interessato ie nostre
chiese nei corso degii uitimi anni, e che certo continuerà ad
interessarle — e a coinvolgerle — ancora per diversi anni;
vogiiamo riferirci ai finanziamento pubbiico aile chiese, ed
in particoiare ai • famoso » otto per miiie e aiie possibili detrazioni dai reddito imponibile
di eventuaii donazioni (offerte)
in denaro aile chiese.
L'interesse deiie nostre chiese a questi due aspetti dei
rapporti chiese-stato è derivato dall'Intesa fra Conferenza
episcopale italiana (GEI) e stato itaiiano raggiunta nel quadro della revisione del sistema
di rapporti tra lo stato e la
Chiesa cattoiica, sancita dalla
legge 222 del 20,5,'85. Tale legge ha cancellato il sistema in
vigore a quella data (il sistema delle congrue, ecc.) ed ha
previsto:
a) la possibilità oer i cittadini-contribuenti di destinare
l'otto per mille delTIRPEF o allo stato 0 alla Chiesa cattolica,
b) che le quote relative ai
cittadini che non si fossero
espressi sarebbero state ripartite proporzionaimente aile scelte espresse,
c) che sarebbe stato possibile detrarre dal reddito imponibile le donazioni in denaro
a favore della Chiesa cattolica
fino ad un massimo di due milioni.
Subito sono iniziate le discussioni: in Parlamento, dove è
stato approvato praticamente all'unanimità un ordine del giorno che impegnava il governo ad
estendere a tutte le confessioni religiose la possibilità di essere destinatarie di tali finanziamenti (impegno non ancora
onorato dal governo), e nelle
chiese evangeliche (e fra gli
ebrei) per verificare la coerenza di questa possibilità con le
posizioni dottrinali di ciascuna
chiesa, e per tenerne eventualmente conto in sede di discussione con lo stato nelle trattative per le singole Intese. Ricordiamo solo che la Tavola
valdese aveva già firmato l'Intesa con lo stato, approvata poi
con legge n, 449 pubblicata il
13.8.1984, quindi quasi un anno prima della 222/85.
In effetti, l'Unione delle chiese cristiane avventiate del settimo giorno, le Assemblee di
Dio in Italia e l'Unione delle
comunità ebraiche italiane pervenivano, negli anni fra il 1986
e 1987, alla firma delle loro
Intese, poi tradotte in legge,
recependo — le prime due —
sia il principio dell’otto per
mille sia le detrazioni dall'imponibile (la cosiddetta « defiscalizzazione ») mentre l'Unione
delle comunità ebraiche recepiva solo la defiscalizzazione, sep
pur portata ai limite di sette
milioni.
E le Chiese valdesi e metodiste? Le discussioni sono state moltissime, qualche volta
aspre, coinvolgendo tutte le
chiese locali, commissioni di
studio, esperti, esecutivi.
L'ultimo Sinodo ha detto una
parola definitiva sulla possibilità — per ora solo teorica —
di partecipare alia suddivisione
dell'otto per mille dell'IRPEF;
sì alla possibilità di partecipare all'otto per mille, ma solo
per quanto riguarda i . voti »
espressi, con una destinazione
che non sia la cassa culto. Il
Sinodo precedente aveva già accettato la « defiscalizzazione «.
Fra questa decisione sinodale e
la pratica applicazione del principio ci sta un lungo periodo
di trattativa con lo stato: la
Tavola deve aprire un colloquio
con il governo, attraverso una
sua commissione, per arrivare
ad un accordo che si traduca
poi in un aggiornamento delle
Intese e quindi in una nuova
legge.
Questo richiederà tempo, per
cui valdesi e metodisti dovranno attendere ancora prima di
poter . firmare » il proprio 740
e detrarre le proprie contribuzioni dall'imponibile, a favore
delle chiese rappresentate dalla Tavola valdese.
Gianni Rostan
(da « L'araldo >)
4
4 vita delle chiese
8 maggio 1992
COLLEGIO VALDESE
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Studenti ospiti
Una proficua attività di scambio con i colleghi di un istituto francese e di uno tedesco
Rinnovamento del culto
A Pinerolo con i colleghi di Guillestre.
Dal 4 al 9 aprile ha avuto
luogo per i ragazzi del IV e del
V anno del Collegio valdese di
Torre Pellice la seconda parte
dello scambio con il Bodelschwingh Gymnasiim di Herchen.
A settembre gli studenti del
Collegio erano stati ospitati in
Germania dai ragazzi tedeschi
che in questi giorni hanno ricambiato la visita.
Gli studenti del Bodelschwingh
sono stati ospitati dalle famiglie
dei compagni italiani, hanno partecipato a lezioni scolastiche e
a diverse attività culturali e di
svago organizzate da studenti e
professori del Collegio. In questo
modo sono venuti a conoscenza
di una cultura diversa come è
quella italiana, ma soprattutto
di un elemento caratteristico
delle nostre valli: la storia e la
tradizione valdesi.
Negli stessi giorni gli studenti
del Ginnasio hanno ricevuto i
corrispondenti francesi del Collège des Hautes Vallées, di Guillestre, con cui da alcuni anni
sono in corso scambi culturali.
Questo gruppo è stato impegnato in una ricerca, iniziata durante il soggiorno francese, volta ad ampliare la conoscema del
patrimonio culturale, storico, turistico tradizionale e naturale
del Queyras e delle nostre valli.
Tuttavia molteplici sono state le
attività che hanno coinvolto contemporaneamente i gruppi tedesco e francese.
Infine gli studenti del Bodelschwingh hanno continuato il loro soggiorno italiano accompagnati da colleghi del Collegio. Il
confronto fra le tre lingue e culture è stato quindi di grande
stimolo per i ragazzi, che in queste occasioni hanno reali possibilità di cominciare a porre le
basi, anzitutto dentro di sé, per
la nuova Europa. Saprà infatti
costruire un futuro migliore non
l’uomo che nutre sentimenti razzisti nei confronti di chi abita
oltre un confine, ma colui che
sa amare e comprendere, come
disse Gandhi, che « esiste una
sola razza: l’umanità ».
Roberta Ayassot
CHIESE EVANGELICHE LIGURI
L’eredità della fede
Le chiese evangeliche della Liguria hanno avuto quest'anno la
loro « giornata di popolo » a Favaie di Malvaro, nell’entroterra
di Chiavari, nel ricordo della famiglia Cereghino, in una splendida giornata di sole.
Famiglia di cantastorie che^ nel
secolo scorso girava a piedi l’Italia, i Cereghino osarono leggere
la Bibbia senza intermediari. Conobbero casualmente la Chiesa
valdese e ne divennero membri.
Denunciati, furono incarcerati,
processati e condannati: furono
liberati solo grazie all’interessamento della diplomazia inglese,
che intervenne presso Vittorio
Emanuele IL Fondarono una comunità éd ebbero un locale di
culto: ma un altro nemico dopo
l’intolleranza, la fame, spinse
i più ad emigrare in America ed
alcuni, pochi, verso il mare, a
Chiavari, dove la locale chiesa è
frutto di quella stagione di evangelizzazione. Di loro ora non resta che il piccolo cimitero, po.sto
lontano dal paese, ovviamente in
terra sconsacrata, a testimoniare l’esistenza di persecuzioni e liberazioni di credenti in epoche
recenti.
Ci siamo accostati a quelle poche tombe, apparentemente povere, senza croci e senza ricchezze,
ma in realtà ricche di storia e di
fede, con i pochi versetti dipinti
a mano e scoloriti dal tempo. Abbiamo cantato gli inni dei nostri
padri e delle nostre madri, quelli
che cantavano anche i Cereghino.
Il past. Scaramuccia ha predicato su Calati 5: 1: Cristo libera
ancora oggi, come ieri e domani.
Abbiamo apposto al cimitero, con
il permesso della Tavola valdese
proprietaria, una piccola lapide
in ardesia (disegnata da Dante
Zeni e realizzata da un artigiano
locale), che ricorda la Chiesa
valdese e la fede dei Cereghino:
la lampada che fa luce nelle tenebre.
Poi, dopo un’agape fraterna nei
prati, abbiamo confrontato le diverse esperienze delle comunità
liguri presenti, alla ricerca del
Cristo che porta liberazione anche fra noi. Ci scontriamo da un
lato con un generale invecchiamento, che è proprio di tutta la
popolazione ligure. E’ perciò necessario aprirsi agli altri, evitando l’assistenzialismo cattolico ma
senza rinchiudersi nelle proprie
mura e cerimonie. Particolarmente a Genova e La Spezia tali necessità sono evidenti. Abbiamo
ascoltato come queste sorelle e
fratelli cerchino di farsi uno spazio. Si vuol fare di più; avvicinare cristianamente la gente, cioè
fornire un aiuto concreto senza essere costretti a « farsi pubblicità » per farsi conoscere. Siamo stati d’accordo che è necessaria una nuova evangelizzazione,
in un mondo sempre più scristianizzato e diverso da prima.
Paolo Della Sala
SAN SECONDO — Proseguendo nell’indicazione del « rinnovamento » del culto, domenica 3
maggio il sermone del pastore
è stato sostituito dalla testimonianza resa da una classe di catecumeni i quali, prendendo come spunto la tesi: « Perché viviamo? », l’hanno sviluppata esprimendo la loro fede nel Dio
Creatore, che opera per mezzo della Parola, si fa conoscere
come Padre che ama tanto da
mandare il proprio Figlio per liberarci dal peccato e dalla morte; egli ci libera per mezzo della croce, ci dà vita risuscitando.
• L’assemblea di chiesa del 26
aprile ha scelto come deputate
al Sinodo: Elvina Gardiol Godino e Rossana Revel Paschetto e
alla Conferenza distrettuale: Sandra Armellino, Monica Fogliame
e Piero Griglio.
L’assemblea ha inoltre deciso
che per la Santa Cena saranno
usati sia il calice comune che
i calici individuali; ognuno scelga.
Culto dei ragazzi
SAN GERMANO CHISONE —
Il culto del giovedì santo è stato preparato dai ragazzi del
gruppo giovanile che, guidati dal
pastore Josi, hanno presentato
il frutto delle loro riflessioni
sulla preghiera insegnata da Gesù; un sincero grazie ai giovani
per questo servizio reso alla
chiesa. Il venerdì santo il culto
è stato a cura dei partecipanti
al gruppo di studio biblico ed
è stato ben frequentato come
pure quello di Pasqua al quale hanno partecipato anche alcuni giovani ex volontari all’Asilo venuti dalla Germania.
• Ci ha lasciati il nostro fratello Oreste Ribet deceduto all’età di 77 anni dopo un lungo
periodo di sofferenza. Ai familiari, in particolare alla moglie,
la comunità esprime ancora la
sua simpatia cristiana.
• Durante l’assemblea di chiesa di domenica 26 aprile due
membri del gruppo a cui il concistoro aveva affidato il compito di esaminare il documento
sull’ecumenismo « Verso una
comprensione comune della chiesa », hanno esposto brevemente
l’essenziale del contenuto dell’opuscolo. I relatori hanno concluso che l’esame del documento è stato arricchente sia perché li ha costretti a riflettere
sui problemi ecumenici sia perché alcune cose da noi ignorate sul cattolicesimo romano sono venute alla luce e inoltre,
benché abbiamo dei seri motivi per essere dissenzienti nel
modo più assoluto su certe posizioni della Chiesa cattolica,
dobbiamo tuttavia essere pronti
a fare un’autocritica costruttiva
per poter camminare sulla via
di un vero ecumenismo. Alcuni
membri dell’assemblea si sono
poi espressi a favore di tale t^
si per sentirsi uniti nel cammino verso il regno di Dio, pur
nella diversità che può essere
anche un dato positivo.
• Durante la medesima assemblea sono stati eletti quali
deputati alla Conferenza distrettuale Piero Rivoiro, Andrea Garrone e Giovanni Grill (supplenti Renato Long e Franco Avondet) ed al Sinodo Claudia Beux
e Andrea Ribet (supplenti Renato Long e Giorgina Giacone).
Deputazioni
PERRERO-MANIGLIA — L’assemblea di chiesa ha eletto come deputato al Sinodo Aldo Massei (supplente Ada Poét) e delegati alla Conferenza distrettuale Sylvaine Barai e Liliana Viglielmo (supplenti Mitzi Menusan e Aldo Massel).
Battesimi
PINEROLO — Durante il culto del 3 maggio è stata battezzata Debora Griotto, figlia di Vaiter e di Paola Rostan di Osasco.
Auguriamo alla piccola ed ai
suoi genitori una vita benedetta
dal Signore.
• Sono stati eletti deputati
al Sinodo Graziella Fornerone e
Silvio Revel (supplenti Mauro
Gardiol e Luciano Long) e deputati alla Conferenza distrettuale Mariangela Anrico, Maria Luisa Matbieu e Alberta Revel (supplente Paulette Traversi.
• Le sorelle dell’Unione femminile ringraziano la prof.sa Elena Pontet, membro direttivo dell’YWCA, che le ha interessate sul
programma dell’associazione alle soglie del 2000.
POMARETTO — Sono stati
battezzati Alessandro Peyronel
di Claudio e Cristina Genre e
Davide Alasia di Loris e Nadia
Serre; che il Signore guidi la
vita di questi bambini e dei loro genitori.
'• Il Concistoro è convocato
per sabato 9 maggio alle ore
20,30 nella sala Lombardini.
Giovani e ragazzi
TORRE PELLICE — I giovani
dell’Unione dei Coppieri hanno
invitato per il 1° maggio i ragazzi della Scuola domenicale a
passare una giornata insieme.
Per i ragazzi avere i giovani tutti per loro per un giorrio intero con giochi ed esercizi fantasiosi di ogni genere è stata una
LUTTO NELLA CHIESA LUTERANA
Carlo Piola-Caselli
Il 27 aprile, l’avvocato dott.
Carlo Piola-Caselli ci ha lasciati,
all’età di 94 anni. La cerimonia
funebre è stala celebrata nella
chiesa luterana di Roma dal decano, Hans Gerch Philipp!.
La Chiesa evangelica luterana
(CELI) e la sua comunità di Roma hanno perso in lui non soltanto un caro amico ed un membro fedele, ma anche uno degli
uomini della primissima ora,
uno dei fondatori della CELI.
Nato a Roma nel 1897, Carlo Piola-Caselli, il quale aveva madre
tedesca, ’fu il più importante
consulente giuridico della CELI.
Già nel 1940 offriva il suo aiuto
alla comunità luterana di Firenze. All’Assemblea presinodale
del 1948 a Roma, che portò alla
fondazione della CELI e alla preparazione del primo Sinodo nel
1949 a Firenze, Piola-Caselli si
prestò subito al difficile compi
to di promuovere il riconoscimento della CELI come ente rnorale da parte dello stato italiano. Negli anni seguenti faceva
parte del Concistoro della CELI
come perito giuridico e fu l’autore del primo statuto della Chiesa luterana ed anche dello statuto attuale. Come rappresentante del Concistoro ebbe un lungo e cordiale colloquio con il
patriarca di Venezia, Angelo
. Giuseppe Roncalli, prirna del Sinodo luterano a Venezia 1955.
La Chiesa luterana in Italia e
tutte le sue comunità saranno
sempre grate per il suo prezioso lavoro fino a oggi e riconoscono ed apprezzano i suoi meriti sottolineando che non avrebbero potuto vivere e lavorare
senza il suo infaticabile impegno
per l’esistenza ed il riconoscimento ufficiale della chiesa stessa.
(ELKI - CELI INFO)
esperienza eccitante e indimenticSibilc
• I nostri più calorosi auguri a Ronny Costantino e Teresita Salguero che si sono sposati
il 30 aprile.
Benvenuto!
BOBBIO PELLICE — Diamo
il nostro gioioso benvenuto a
Gaye Catalin, di Ettore e Cinzia Colombo. Invochiamo su
questa nuova famiglia le benedizioni del Signore.
• Sabato 25 aprile abbiamo
ascoltato con vivo piacere il gruppo corale «La cricca ». Il tempio gremito e gli intensi e prolungati applausi hanno manifestato il riconoscimento della genuina spontaneità espressa nei
testi e nella musica dei canti
eseguiti.
• A nome delle sorelle dell’Unione femminile, il Concistoro esprime viva riconoscenza a
quanti hanno donato oggetti, offerte in denaro ed in natura, ed
ai molti altri che hanno partecipato agli svariatissimi lavori
per la realizzazione del bazar
di domenica 26 aprile. In modo
particolare ringrazia la fam. Ugo
Dastrù per aver partecipato ai
lavori di preparazione ed aver
messo a nostra completa disposizione tutte le attrezzature del
suo forno per la cottura delle
numerose torte.
• Con la liturgia svolta da alcuni giovani, il culto di domenica 3 ha segnato la chiusura delle attività ecciesiastiche di quest’anno.
Nel pomeriggio della stessa
domenica, in una atmosfera di
serena fraternità, le sorelle dell’Unione femminile hanno espresso la propria gioia ai nostri iieoconfermati, presenti i genitori di
questi giovani.
• Il culto in francese di domenica 10 maggio sarà presieduto dal sig. Albert Lazier del
Castagneto, in sostituzione del
pastore impegnato con la Corale
a Genova.
O Mer«)ledì 13 scade il termine di prenotazione per l’agape
di sabato 16 maggio, in occasione della visita del gruppo proveniente da Thun e guidato da
Thierry Benotmane, che fu pastore a Bobbio alcuni anni or
sono.
Culto e assemblea
VILLAR PELLICE — Domeni
ca 10 maggio ore 10,15 (per favore, prendere nota dell’anticipo
di 15 minuti!) culto e assemblea
di chiesa per: a) lettura della
relazione morale e finanziaria
del Concistoro; b) elezione deputati alla Conferenza distrettuale ed al Sinodo e relativi
supplenti; c) eventuali varie.
Tutti i membri di chiesa, rna
soprattutto gli elettori sono invitati ad essere presenti.
FRALI — Domenica 17 maggio ci riuniremo per il culto di
fine attività. Al culto parteciperanno la corale, la scuola domenicale e le classi di catechismo.
Il culto inizierà alle 10, perché
sarà seguito dall’Assemblea di
chiesa, durante la quale dovremo discutere della costruzione
di una serie di garage. Eleggeremo anche i deputati alla Conferenza distrettuale e al Sinodo.
Orari estivi
ANGROGNA —- Con il mese
di maggio entra in vigore il calendario estivo dei culti domenicali che rimarrà in vigore sino ad
ottobre.
I culti si terranno — sempre
con inizio alle ore 10,30 — nei tre
templi di Angrogna secondo la
seguente alternanza; prima, terza ed eventuale quinta domenica
del mese nel tempio del capoluogo; seconda domenica (con inni
in francese) nel tempio del Serre; quarta domenica nel tempio
di Pradeltorno.
5
8 maggio 1992
vita delle chiese
TRIESTE
CORRISPONDENZE
Terre di pluralismo
Un incontro di pastori protestanti italiani con il papa in una città da sempre aperta al confronto e all’Incontro tra diverse culture
Per la prima volta dei pastori protestanti italiani si sono incontrati con il papa. E’ successo a Trieste il 1” maggio, in occasione della visita pastorale che
il papa Giovanni Paolo II ha
compiuto nelle diocesi del Friuli
e Venezia Giulia.
Per la precisione storica si dovrebbe forse dire che questo è
il secondo incontro. Alla fine del
Vaticano II, osservatori e giornalisti accreditati vennero ricevuti
dal pontefice di allora. Paolo VI.
Il prof. Vittorio Subilia, in quanto osservatore delTARM, partecipò all’incontro.
Hanno partecipato alTincontro
di Trieste il pastore metodista
Claudio H. Martelli, il pastore
luterano Paolo Poggioli (in rappresentanza anche della comunità riformata elvetica), due pastori avventisti. Erano inoltre presenti l'archimandrita greco-ortodosso Eleftheriou e il parroco
della chiesa serbo-ortodossa Rasko Radovic.
L’incontro, organizzato da monsignor Lorenzo Bellomi, vescovo
di Trieste, s’è svolto nel battistero della cattedrale.di S. Giusto.
Alle 20,45, al termine di una
giornata densa di impegni, il papa è entrato nel battistero dove,
ad attenderlo, erano i rappresentanti delle chiese protestanti ed
ortodosse. Il papa è entrato, ha
stretto la mano ad ognuno e poi
v’è stato im momento di f)reghiera. Martelli e Poggioli hanno consegnato al papa una lettera. il cui contenuto non è stato diffuso. Si sa solo che essa
inizia con le parole: « Caro fratello nel Signor Gesù Cristo ... »
e che parla di Trieste come di
La basilica di S. Silvestro, sede delle comunità elvetica e valdese.
una finestra aperta sul mondo
italiano, slavo e tedesco; una finestra aperta, in altri termini,
Sull’Europa lacerata oggi da nazionalismi risorgenti. Al centro
della lettera non starebbero dunque problemi teologici, ma le
ansie per la « nuova Europa ».
Tra le ragioni che hanno indotto i pastori Martelli e Poggioli ad accettare l’invito di
mons. Bellomi ad incontrare il
papa, v’è quella della « sensibilità ecumenica della Chiesa cattolica romana di Trieste» in cui,
da decenni, « vige la prassi del
VILLA SAN SEBASTIANO
Ada Valente
Quando la vidi per l’ultima
volta, solo quindici giorni or sono, era serena benché sofferente.
« Ti ricordi di me? » le chiesi.
« Mi dispiace », rispose quasi scusandosi, « ma sono troppo stanca
per ricordare ». Aveva ragione, la
cara Ada, di essere stanca! Quando Tabbiamo conosciuta per la
prima volta, dieci anni fa, era già
avanti con gli anni ed anche se
ancora abbastanza attiva, era ormai curata con amore dai suoi figli. In modo particolare da Ersilia, diacona che per anni ha diviso il suo tempo ed energie tra
il Centro sociale di Villa S. Sebastiano, Ecumene e la famiglia.
Ma sappiamo che la sua vita è
stata lunga e faticosa. Insieme ad
Augusto, suo marito, ha cresciuto
otto figli, strappando il necessario da quella terra abruzzese intorno al paese, che è spesso molto meno generosa dei suoi abitanti!
11 nome di Ada Piacente non è
conosciuto alla maggior parte
dei membri delle nostre chiese metodiste e valdesi, é non sarà
forse ricordata durante il Sinodo
tra le persone « più in vista » che
ci hanno lasciato. Ma per coloro
che hanno vissuto e lavorato nella comunità metodista di Villa, il
15 aprile, con la sua dipartita,
una parte importante della storia
di quella chiesa se n’è andata.
Con lei se ne va una delle ultime
testimoni che era già adulta
quando il messaggio degli evangelici fece irruzione nel suo paese, allora isolato tra le montagne
della Marsina. Pochissimi rimangono ormai coloro che, come Ada
sessanta anni fa, vissero i primi
anni di persecuzioni e di lotte
della nascente chiesa di Villa.
Ada, come molti della sua generazione, non aveva avuto l’occasione di frequentare a lungo la
scuola. Quando c’era ancora suo
marito, contadino semplice e credente risoluto, era lui che le leggeva la Bibbia e gli articoli dei
giornali evangelici. Ma Ada aveva
la fede viva e la saggezza che
viene dallo Spirito.
Una volta le dissi che capivo se
alcuni membri di chiesa non venivano sempre al culto: in un
paese ancora in parte agricolo
anche la domenica c’è da fare.
« Ma no — mi rispose — mio marito diceva sempre che se pioveva non era possibile andare nei
campi, così noi abbiamo sempre
fatto finta che la domenica all’ora del culto piovesse».
Questa era Ada. Il suo posto
nella chiesa di Villa sarà vuoto
per la prima volta in sessant’anni, o forse uno/a dei suoi tanti
nipoti si siederà al suo posto e
continuerà la testimonianza della
nonna; sono riconoscente al Signore di averla conosciuta.
Florence Vinti
confronto e dell’incontro anziché
dello scontro. La presenza del
pluralismo religioso — viene inoltre detto in una dichiarazione
dei due pastori — in queste terre, fin da tempi remoti, si è accompagnata allo sviluppo stesso
della città e della sua storia
e oggi, davanti alla sfida della
nuova Europa si pone, nei suoi
aspetti positivi, come possibile
esempio per un continente dove
il rispetto per la diversità sia
fonte di arricchimento per tutta la collettività... ».
La decisione di partecipare o
meno alTincontro è stata discussa dai pastori e dalle chiese
della città. La Chiesa metodista
ha lasciato libero il pastore di
agire secondo la propria coscienza; quella valdese ha ritenuto
di dover declinare l’invito. Nella risposta scritta, a nome della
Chiesa valdese, da parte del past.
Renato Coïsson, si legge tra l’altro: «Troviamo inconciliabile
l’immagine di chiesa trionfante,
che queste visite danno, con il
messaggio centrale dell’Evangelo
di Gesù Cristo, che non è venuto
per essere servito ma per servire (...). Non possiamo neanche
ignorare che il magistero del
papa, così come è impostato, ed
in particolare così come è vissuto dall’attuale pontefice, è l’ostacolo principale sul cammino dell’ecumenismo (...) raggelando le
speranze di coloro che, anche in
seno alla Chiesa cattolica romana, pensano con nostalgia alle
aperture prospettate dal Concilio Vaticano II, in particolare
a proposito del sacerdozio femminile, del difficile cammino delle coppie interconfessionali e della ricerca di una scuola in cui
la religione non sia in alcun
modo discriminante. Una nostra
partecipaz.ione — conclude la lettera — non rispecchierebbe la
sofferenza deU’atiuale momento
ecumenico e non sarebbe di
aiuto alla seria ricerca che da
anni si sta portando avanti a
Trieste ».
Luciano Deodato
LIBRERIA DI CULTURA RELIGIOSA
Piazza Cavour, 32 - 00193 Roma
La Libreria cerca una persona a tempo parziale, a partire
da settembre, per coadiuvare l’attuale responsabile.
Le domande, corredate da curriculum (titoli di studio, lavori esercitati...), devono pervenire alTindirizzo della Libreria
entro il 14 giugno 1992.
Roma, 28 aprile 1992
IL COMITATO
Mille amici
per Adelfia
Un appello per coprire i costi dei lavori di
ristrutturazione avviati alla fine di gennaio
ADELFIA — Sono iniziati alla fine di gennaio i lavori di ristrutturazione del centro. Si prevede che alla fine di maggio sarà ultimata la zona dormitori
per rendere possibile l’accoglienza di piccoli gruppi (20 persone)
fin dal mese di giugno. Entro
la fine del 1992 dovrà essere ultimata la costruzione che ospita gli uffici e la cucina, ed entro
la fine del 1993 saranno ultimate le altre strutture (nuovi dormitori, nuovi servizi igienici,
nuove strutture di servizio). I
lavori sono parzialmente finanziati dalla Tavola valdese e da
alcune chiese estere. Tali finanziamenti non sono però sufficienti a coprire l’intero costo
della ristrutturazione, perciò il
Comitato di Adelfia ha lanciato
l’appello « Mille amici per Adelfla » con lo scopo di raccogliere 100 milioni. Chi volesse aderire o semplicemente avere informazioni sul progetto di ristrutturazione può scrivere al
direttore di Adelfia, past. Mauro
Pons, via Luigi Sturzo 6, 95030
S. Agata Li Battiati (CT).
I versamenti andranno invece
effettuati sul ccp n. 10545978 intestato a Adelfia, Centro giovai
nile evangelico, via Garibaldi 60,
97019 Vittoria oppure sul conto
bancario n. 108240 dell’Istituto
bancario San Paolo di Torino,
filiale di Catania, intestato ad
Adelfia. In entrambi i casi i sottoscrittori sono pregati di indicare nella causale «per la ristrutturazione ».
Le comunità di
lingua tedesca
MILANO — Nell’assemblea del
29 marzo 1992 è stata decisa
l’unione delle due comunità di
lingua tedesca, il gruppo riformato e il gruppo luterano, finora indipendenti nella loro organizzazione e amministrazione,
anche se da tempo legati nella
Chiesa cristiana protestante di
Milano (CCPM).
Fondata nel 1850 da commercianti svizzeri e tedeschi, la comunità della CCPM era cresciuta in un modo tale che doveva
essere assunto un secondo pastore. La cronaca riferisce che
per la selezione del secondo pastore non era decisiva la nazionalità ma invece la « linea teologica ».
Costretti dall’inflazione del dopoguerra, nel 1946 i due gruppi
— luterani e riformati svizzeri
— si divisero, e ognuno badava
al suo pastore. Così nascevano
nella CCPM una comunità evangelica-luterana e una riformata,
con la distinzione più della nazionalità che della confessione, e
tuttavia con delle liturgie diverse.
La CCPM dispone oggi di circa 700 membri luterani e 350
membri riformati. « Essere chiesa, diventare una chiesa — sottolinea il pastore luterano della CCPM, Holger Banse — è il
grande compito per il futuro ».
Scadenze
importanti
TORINO — Si stanno approssimando diversi incontri e appuntamenti di una certa rilevanza: Amicizia ebraico cristiana.
Mercoledì 13 maggio, alle ore 21,
presso la Comunità ebraica in
via Pio V 12, il dott. Amos Luzzatto parlerà su: L’etica nell’ebraismo. Seguirà, mercoledì 3
giugno, alle ore 21, nella Sala
valdese di c.so Vittorio 23, un
dibattito sul tema: L’etica cristiana come è compresa e vissuta nel cattolicesimo (don Mario Rossino) e nel protestantesimo (past. A. Taccia).
Segretariato attività ecumeniche. Sabato 16 maggio, alle ore
14,30, presso la Sala valdese di
via Pio V 15, avrà luogo rincontro regionale del SAE sul tema:
Ecumenismo e evangelizzazione
(past. A. Taccia). Dopo il lavoro di gruppo, seguirà una cena
comune con condivisione di cibi
e bevande.
Concerto. Sabato 16 maggio,
alle ore 21, nel tempio di c.so
Vittorio, avrà luogo un concerto della Corale di Bagnolo e della Corale evangelica di Torino.
I proventi saranno a favore dei
lavori di restauro dell’organo.
Fare chiesa assieme. Domenica 17 maggio, alle ore 10,30 nel
tempio di c.so Vittorio, avrà luogo un culto unificato, con partecipazione alla Cena del Signore,
delle comunità valdese e di lingua inglese e africana.
Vita della
comunità
BIELLA — La chiesa ha vissuto in questi ultimi mesi alcuni
momenti particolarmente significativi che hanno vivacizzato la
consueta routine di una piccola
comunità di diaspora quale essa è.
Innanzitutto un gruppetto di
biellesi ha partecipato alla manifestazione organizzata dalla
chiesa di Novara il 22 marzo; in
secondo luogo all’inizio di aprile
la Corale di Bobbio-Villar Penice ha fatto una gradita visita
partecipando con alcuni apprezzati canti al culto. Il giovanile
gruppo valligiano ha portato una
ventata d’entusiasmo e di allegria che si è protratta per tutto
il corso della giornata, purtroppo caratterizzata dal maltempo
che ha impedito di raggiungere
la chiesa di Piedicavallo.
In marzo e aprile si sono tenute nei locali della chiesa due
conferenze, a cura rispettivamente del pastore Giuseppe La Torre, che ha presentato le tematiche legate all’attualità dell’Islam
e del pastore Gianni Genre che
ha parlato dell’etica protestante.
Entrambe le serate hanno rappresentato un’occasione di apertura verso l’ambiente culturale
biellese ; il pubblico, relativamente numeroso, era composto
in prevalenza da credenti cattolici di tendenze ecumeniche con i
quali è proseguito un dialogo già
iniziato negli anni passati. In
maggio e in giugno sono programmate altre due serate che ci
auguriamo abbiano un successo
anche superiore.
Il 3 maggio il pastore Claudio
Pasquet ha tenuto il sermone in
un bel culto, nel corso del quale
è stato insediato come anziano il
fratello Maurizio Rabaglio, eletto dall’assemblea di chiesa in sostituzione di Giovanni Capostagno; al primo va l’augurio di im
servizio benedetto dal Signore, al
secondo il ringraziamento di tutti per il puntuale impegno svolto
in dieci anni di appartenenza al
Consiglio di chiesa.
In vista dell’estate il Consiglio
di chiesa intende valorizzare la
presenza evangelica a Piedicavallo, importante luogo di villeggiatura estiva del Biellese. La presenza dell’antico tempio, che
comprende anche locali adatti al
soggiorno di famiglie e di gruppi,
è un buon punto d’appoggio che
va strutturato e attrezzato in
modo conveniente. Oltre al culto
domenicale si prevede l’apertura
del tempio anche in alcimi giorni settimanali, con una presenza
di volontari che siano in grado
di presentare il protestantesimo
ai visitatori.
6
6 prospettive bibliche
8 maggio 1992
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
L'annore pazzo di Dio per la sua creazione
« Ma Dio è il mio Re ab antico, colui che opera liberazioni
in mezzo alla terra. Tu, con la
tua forza, spartisti il mare, tu
spezzasti il capo ai mostri marini sulle acque, tu spezzasti il
capo del leviatan, tu lo desti in
pasto al popolo del deserto. Tu
facesti sgorgare fonti e torrenti,
tu asciugasti fiumi perenni. Tuo
è il giorno, la notte pure è tua;
tu hai stabilito la luna e il sole.
Tu hai fissato tutti i confini della terra, tu hai fatto l’estate e
l’inverno. Ricordati questo: che
il nemico ha oltraggiato l’Eterno, e che un popolo stolto ha
sprezzato il tuo nome ».
(Salmo 74: 12-18)
Mi sembra impossibile confessare
e pensare la nostra fede cristiana
in un solo Dio, Padre, Figlio e Spirito, che si è avvicinato a noi in
Gesù Cristo, senza riferirci prima di
tutto alla fede di Israele in un Dio
creatore e liberatore, signore sovrano della natura e della storia, ma che
vuole associare l’uomo al suo progetto d’alleanza con l’universo intero
e diventare il Dio tutto in tutti.
Per aver voluto restringere l’orizzonte della fede al solo problema della salvezza e del destino temporale
o eterno dell’uomo, l’Occidente cristiano si è incamminato sulla via di
una deriva spirituale di cui cominciamo solo ora a misurare tutte le
conseguenze: privatizzazione della
religione, dualismo antropologico,
incapacità attuale delle comunità
cristiane di situarsi e di impegnarsi
di fronte ai problemi brucianti dell’attualità, di pensare il rapporto
fede-mondo, chiesa- società, e di appassionarsi per le questioni teologiche più fondamentali: un Dio trino,
Gesù Cristo, Logos del mondo, vero
uomo e vero Dio, lo Spirito Santo come agente di trasfigurazione dell’universo nella sua globalità. Il nostro
Dio è diventato un Dio talmente spirituale e interiore che è come svanito dalle nostre fibre pensanti, immaginative, sensitive. Diventato figura evanescente, il nostro Dio è al limite inutile oppure prodotto di lusso
per privilegiati che hanno il tempo e
la voglia di interessarsi ai loro problemi personali. Egli non parla piu
alla nostra carne, lui che pure genera suo figlio unico dalle proprie viscere di misericordia e che non ha disdegnato di farsi carne della nostra
carne (Giovanni 1: 18 e 14).
La fede in Dio,
creatore e liberatore
Il mio libro si propone di esplicitare questa fede d’Israele, che è anche la fede cristiana, e potenzialmente quella di tutti gli uomini e di tutte le donne, in un Dio creatore e liberatore.
Nella Bibbia, molto stranamente,
il mondo nel quale viviamo non viene nominato natura, storia, ambiente o evoluzione, bensì creazione o,
più semplicemente, i cieli e la terra.
L’universo intero viene immediata
In questi ultimi anni le crescenti preoccupazioni ecologiche hanno
portato vari teologi a riflettere in termini nuovi sulla creazione. Fra
questi J. Moltmann («Dio nella creazione») e D. Sòlle («Per lavorare
e amare »), tradotti in italiano. Recentemente anche J.P. Gahus, professore alla Facoltà di teologia protestante di Bruxelles, ha pubblicato
un libro su questo tema, dal titolo « L’amour fou de Dieu pour sa création » nel quale insiste sullo stretto legame tra Dio liberatore e Dio creatore. Riprendiamo dal settimanale « Le christianisme au XX“® siede » dell’il gennaio 1992 la presentazione del libro fatta dallo stesso autore.
(Red.)
mente riconosciuto, confessato come l’opera di Dio, un’opera sorprendente, meravigliosa, stupenda, senza
precedenti. La Bibbia si apre con
queste semplici parole: « In un inizio, Dio creò i cieli e la terra », al che
fa eco il simbolo della fede di NiceaCostantinopoli: « Crediamo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore
del cielo e della terra, di tutte le cose
visibili e invisibili ». Eppure non si
tratta di prosternarsi e di adorare
questo mondo nella sua bellezza e
nella sua armonia: Dio solo è santo,
l’Unico, l’Incomparabile. A lui deve
andare ogni gloria, ogni adorazione,
ogni lode. Né il mondo né l’essere
umano sono sacri o divini. A maggior ragione non lo sono né le stelle
né i grandi di questo mondo. Non vi
è Dio oltre Dio, come professano anche i nostri fratelli musulmani. Ma
questo mondo così stupendo, così
meraviglioso, e la creatura umana, a
volte così sorprendente e sconcertante, possono parlarci di Dio e invitarci ad adorare e a lodare colui
che li ha creati, li ha cioè costruiti,
forgiati, stabiliti su solide fonda
menta.
Un Dio forte, che
agisce senza sosta
Nella prospettiva biblica l’universo intero — qui non si tratta dello
sguardo dell’uomo naturale — rinvia
ad un Dio creatore, un Dio forte, un
Dio giovane, un Dio che non smette
di fare ogni cosa nuova, di agire
senza sosta in questa creazione come
un Dio liberatore che dà la vita, rende i cuori gioiosi e gli sguardi penetranti.
La maggior parte dei testi dell’Antico Testamento, come il Salmo 19,
non ci descrivono affatto l’opera di
creazione di Dio nel senso del passato, di una cosa compiuta, ma invece come di una cosa attuale, presente, che prosegue sotto i nostri occhi.
Il Dio creatore è un Dio creante, un
Dio che continua a creare ogni cosa
nuova con la sua Parola, con la sua
Legge.
Alle dieci parole con le quali Dio
ha formato il mondo in Genesi 1,
corrispondono le dieci parole date
da Dio a Mosè sul monte Sinai. Ad
un mondo nuovo corrisponde una
umanità nuova, un popolo nuovo. E
questo processo va avanti senza soluzione di continuità fino al ventunesimo capitolo dell’Apocalisse: « Poi
vidi un nuovo cielo e una nuova terra... E vidi la santa città, la nuova
Gerusalemme, scender già dal cielo
d'avpresso a Dio ».
Gli esegeti oggi ci ripetono instan
cabilmente che la fede del popolo
ebreo non poggiava in origine su
questa fede in un Dio creatore dell’universo, signore sovrano della natura e della storia, ma piuttosto su
un’esperienza molto particolare di liberazione: YHWH, il Dio di Abramo,
di Isacco e di Giacobbe, il Dio dei
padri, li aveva liberati con potenza
dall’oppressione del faraone egiziano. E’ più particolarmente — ci dicono gli esegeti — durante l’esilio a
Babilonia, alla fine del V secolo prima di Cristo, e dopo tale esilio, che
Israele avrebbe sviluppato la fede in
un Dio creatore, signore dell'universo intero e di tutti i popoli della terra.
Un Dio di libertà
e di liberazione
Da parte mia, mi preme sottolineare il fatto che un Dio liberatore non
può che essere un Dio creatore, un
Dio che fa ogni cosa nuova; e che, inversamente, un Dio creatore — cioè
un Dio che fa sorgere le cose dal
nulla, con la sola potenza della sua
Parola — non può che essere un Dio
di libertà e di liberazione.
In realtà l’Antico Testamento nel
suo insieme sottolinea molto fortemente questo legame indissolubile
tra un Dio creatore dei cieli e della
terra e un Dio liberatore o redentore
del popolo d’Israele. E’ probabilmente nei capitoli 40 a 45, e 48 a 51 del
profeta Isaia che avviene un’unione
totale tra la tematica del Dio creatore del cielo e della terra e la tematica del Dio liberatore e redentore
d’Israele. Lungo tutti questi capitoli,
senza stancarsi, il profeta ripete che
il Dio che ha fatto uscire il popolo
dall’esilio di Babilonia, che gli ha
perdonato tutte le sue iniquità e che
vuole fare ogni cosa nuova per lui,
è il Dio che ha creato le estremità
della terra e tutti i popoli, il signore
assoluto che intende fare regnare
dappertutto la sua giustizia e la sua
salvezza. Ma questo stretto legame
che il profeta del dopo esilio stabilisce tra un Dio creatore e un Dio liberatore si trova già in testi molto
antichi quali il cantico di Mosè (Esodo 15: 1-21), il cantico di Debora (Giudici 5), il cantico di Davide dopo le
sue battaglie contro i Filistei (2 Samuele 22). Questo stesso legame viene affermato anche dai profeti prima
deH’esilio (Amos e Geremia), nel libro del Deuteronomio e in numerosissimi salmi. Ci limitiamo qui a citare un solo passo del Salmo 74 (1218) che stabilisce questo legame tra
un Dio liberatore e un Dio creatore.
in modo ancora arcaico e molto
semplice (vedi sopra).
Per Israele dunque, il Dio dei padri è un Dio forte, un Dio liberatore,
un Dio di giustizia e di salvezza, creatore dei cieli e della terra, cioè signore sovrano della natura e della storia, il Signore dei signori, un Dio
santo, unico, incomparabile. Ma egli
è anche, non dimentichiamolo, un
Padre di misericordia e di tenerezza
che invita il suo popolo ma anche
tutti i popoli della terra, tutte le
creature, a lodarlo e a glorificarlo,
a entrare con lui in una relazione di
alleanza e di comunione.
Il mondo creato da Dio, nella prospettiva biblica, non è affatto un
mondo abbandonato e trascurato da
Dio, lasciato alle proprie leggi o al
proprio destino. E’ invece oggetto di
un amore infinito di Dio che vuole
fare abitare, dimorare in esso il suo
Logos e il suo Spirito. Sì, Dio ha tanto amato il mondo (il testo greco dice semplicemente il cosmo) che gli
ha dato il Figlio (che, per l’evangelista Giovanni è anche il suo Logos, la
sua Parola), affinché chiunque crede
in lui, lo riceve, viva di una vita
sprizzante per l’eternità (cfr. Giovanni 3: 16).
Gesù, e in seguito gli autori del
Nuovo Testamento ed i primi cristiani, nel nominare « Padre » il Dio
creatore e redentore, il Santo d’Israele, la Roccia di Giacobbe, e nell’associare alla sua opera creatrice e liberatrice il Figlio e lo Spirito, la Parola e il Soffio, non hanno detto nulla di nuovo rispetto alla tradizione
di Israele. Hanno solo approfondito,
scavato ancora di più in questa tradizione, prendendo maggiormente
coscienza delle dimensioni inaudite e
infinite delTamore di Dio per la sua
creazione.
L’amore e l’opera
della creazione
Se l’inizio dell’Evangelo di Giovanni, delle epistole agli Efesini e ai Colossesi ci ricorda con forza che tutto
è stato creato da Dio in Cristo e per
Cristo, Messia e Logos di Dio, è appunto per ricordarci che l’intera opera creatrice di Dio è la conseguenza
di un gesto d’amore pazzo di Dio che
vuole penetrare e trasfigurare il cosmo intero con il suo amore. Il Logos
è venuto in casa sua, e i suoi non
l’hanno ricevuto. Ma, un giorno, la
terra intera, il cosmo intero, diventeranno la dimora del Logos. Il mondo sarà in crisi finché questo progetto di Dio proposto alla sua creazione non sarà accettato da quest’ultima. La creazione è dunque un universo che non solo trova la sua origine e il suo fondamento in un Dio
di libertà e di novità ma anche in un
Dio d’amore, di condivisione, di comunione, che aspetta ancora di essere amato, accolto dalla sua creazione.
.Tean-Paul Gabus
Jean-Paul Gabus, L’amour jou de Dieu
pour sa création. Ed. les Bergers et l£S
Mages, 150 pp., 105 F.
7
obiettivo aperto
8 maggio 1992
IRLANDA DEL NORD
Corrymeela: il perdono sulla collina
Una comunità cristiana che si fonda suii'amore per l'aitro'e mira a un modo di vivere basato suila riconciiiazione - Difficoità storiche e « quotidiane » nei confronto tra cattolici e protestanti - « Vivere m pace e possibile »
Corrymeela, in gaelico, significa la collina deH’armonia. La comunità è situata su questa collina dell’Irlanda del Nord, a tre
chilometri dal villaggio di Ballycastle, a cento chilometri da
Belfast e a sessanta da Londonderry. Da questa collina si vede la Scozia (a cinquanta chilometri) e l'isola Rathlin._ Quest’isola fu saccheggiata dai vichinghi per installarvi una base di
attacco airirlanda. San Colombano passò da Corrymeela prirna
di traghettare verso Iona, in
Scozia, che diventò un centro di
missione per la Scozia e per
una parte dell’Europa.
E' tra Ballycastle e l’isola
Rathlin che Marconi fece le sue
prime prove telegrafiche; prime
prove per una comunicazione
senza filo. Coincidenza? Forse.
Corrymeela significa anche ^ comunicazione; è una comunità di
riconciliazione, un altro modo di
vivere, diverso dal modo in cui
viviamo nel mondo, un pezzo del
puzzle del regno di Dio in terra.
Nascita
Corrymeela è stata fondata
nel 1965, quattro anni prima dell’inizio dei ’’disordini” attuali,
dal pastore Ruy Davey. Proveniente da un ambiente presbiteriano, di tradizione liberale e
evangelica, Davey studiò teologia a Belfast, diventò assistente
e quindi pastore. Durante la guerra fu prigioniero per due anni
in Italia e per due anni in Germania. In prigione si sviluppo il
suo internazionalismo.
La memoria
della società
(segue da pag. 1)
La loro presidente, Estela Barnes
de Carlotto, ritiene che il governo
Alfonsin « abbia mostrato di collaborare ». « Invece — prosegue
— quello di Carlos Menem non si
interessa alla questione, e non ci
aiuta per niente nella ricerca degli scomparsi e ad ottenere la restituzione dei loro corpi ».
In questi ultimi anni, le « nonne » hanno scoperto le tracce di
una cinquantina di nipoti. Molti
erano stati « adottati » da dei militari, e venticinque di essi sono
stati restituiti alla famiglia naturale, tredici sono rimasti con la
famiglia adottiva — e a questo si
oppongono le « madri » —, sette
sono stati assassinati e cinque
aspettano ancora che la giustizia
si pronunci. In tutto più di duecento bambini sono stati dichiarati « desaparecidos ».
Diventate « madri coraggio », le
madri e le nonne (madres y abuelas), per vincere il loro dolore,
non sfilano più fianco a fianco,
ma evitano di criticarsi pubblicamente. Insieme vogliono essere
la « memoria » della società argentina.
Christine Legrand
Nel 1946 scrisse Christian
Community^ un libro nel quale
espone la sua visione di una
vera comunità cristiana; una comunità che supera le barriere di
classe, di colore; i suoi riferimenti e la sua potenza vanno ben al
di là dell’uomo stesso. Poco tempo dopo la pubblicazione di questo libro, Ray Davey cerca di
mettere in pratica le sue idee.
Diventa cappellano degli studenti airUniversità Queen di Belfast.
Calmo e discreto, sa molto bene
dove vuole andare. Inoltre, ha
il dono di comunicare con i giovani. Molto presto viene costituito un piccolo gruppo di studenti
che decide di mettersi in cammino per ridare alla chiesa il suo
aspetto di comunità vivente.
Nella loro ricerca, questi giovani visitano tre comunità europee; Taizé in Francia. Iona in
Scozia, Agape in Italia. Si installano a Corrymeela nell’ottobre 1965. Tullio Vinay, fondatore di Agape, viene invitato; « Mi
auguro — dice — che il Signore
vivente faccia di questo luogo
un nosto in cui si predichi il
regno di Dio come lo vediamo
predicato attraverso la persona
di Gesù Cristo. Il mondo ha bisogno di uomini e di donne che
si impegnino a vivere il messaggio d’amore di Gesù Cristo per
portarlo ad altri ».
Da parte sua Ray Davey dice:
« La via verso l’unità non è facile. Rispettiamo le tradizioni "divise” della nostra chiesa, eppure
siamo convinti che è insieme che
siamo chiamati a fare quel che
dobbiamo fare. Per questo speriamo che Corrymeela si_ farà
conoscere sotto il nome di "villaggio aperto”: aperto a tutti gli
uomini e a tutte le donne che
desiderano incontrarsi, apprendere gli uni dagli altri, lavorare
insieme per il bene di tutti;
aperto a nuove esperienze riguardanti i servizi religiosi e la vita
in comunità; aperto ad ogni specie di gente di ogni razza, di
ogni ambiente... Ecco una parte
della nostra visione».
Ragazzi nordirlandesi. Per loro si può intravedere un futuro di
pace e di conciliazione o solo odio e violenza.
Che cos’è un
protestante?
Durante il mio soggiorno a
Corrymeela, ho chiesto a un giovane protestante come poteva
conciliare il fatto di essere protestante — dunque dì essere
pronto ad odiare e perfino uccidere il suo fratello cattolico — e
il comandamento dell’amore di
Gesù Cristo: « Amerai il tuo
prossimo come te stesso ». Molto serenamente mi ha risposto:
« Sono protestante, ma non cristiano ».
In Irlanda del Nord, essere
protestanti ed essere cattolici
sono, prima di tutto, etichette
razziali, tribali.
« Un protestante — scrive Will
Warren — è qualcuno che ha
frequentato una scuola di stato,
che abita in una via il cui selciato è stato dipinto di rosso,
bianco e blu. I protestanti giocano al calcio e al cricket. Dicono di essere favorevoli al controllo delle nascite ma non lo
Per i vostri acquisti
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praticano. Sono persone sempre
puntuali. Non hanno molti giorni di ferie. Sono bravi lavoratori. Credono fondamentalmente
di essere britannici (sono lealisti e unionisti).
Nei ghetti con
la disoccupazione
Invece, un cattolico e qualcuno che frequenta una scuola privata finanziata dallo stato. I cattolici dipingono i bordi dei loro
marciapiedi di verde, bianco e
arancione. Dicono di essere contro il controllo delle nascite ma
lo praticano. Non giocano né al
cricket né al calcio ma si dedicano ad un gioco selvaggio chiamato calcio gaelico e ad un altro,
ancora più selvaggio, chiamato
"hurley”. Vivono in ghetti e molti di loro sono disoccupati. Non
sanno che cos’è la puntualità;
di fatto non hanno alcuna nozione del tempo. Non accettano
l’idea che l’Irlanda del Nord faccia parte della Gran Bretagna
ma pensano, come i loro antenati, che essi fanno parte dell’insieme dell’Irlanda (sono repubblicani e nazionalisti) ».
Corrymeela riunisce quotidianamente una trentina di persone che lavorano e pregano insieme. Vengono sia da Ballycastle
sia da Belfast. Corrymeela non
è una comunità di vita se non
per i dieci volontari di cui ho
fatto parte. Questi abitano in ima
casa chiamata "Coventry”. Qgni
anno, la comunità accoglie dieci
nuovi volontari: cinque dall’Irlanda, cinque dall’estero. Nel
1984-85 c’erano due tedeschi,
un’inglese, un’americana ed io
stessa. Lavoravamo sei giorni alla settimana aH’accoglienza dei
gruppi. Il lunedì era riservato all’organizzazione e alla vita della
nostra équipe di volontari. La
mattina parlavamo di cose pratiche; il pomeriggio ci riunivamo
per un lavoro relazionale in profondità: tempo per « scioglierci
i nodi », dirci le nostre gioie e
le nostre difficoltà, conoscerci
meglio gli uni gli altri. Ho approfittato molto di questi momenti che erano indispensabili
alla credibilità della nostra testimonianza; come parlare di riconciliazione con i nostri ospiti se noi stessi non eravamo riconciliati, in pace gli uni con gli
altri? La sera organizpvamq un
momento ricreativo di giochi, di
festa, di lavori manuali, attorno
ad un invitato.
Il lavoro
e il servizio
Nel mio contratto il lavoro del
volontario era riassunto in due
parole; « Serve and learn ». Ho
imparato a servire; ho anche imparato servendo. Il mio lavoro
consisteva essenzialmente nel vivere insieme ai vari gruppi che
venivano a soggiornare; accoglierli, partecipare alle l9fo,
nioni, alle loro discussioni, ai
loro 'giochi, ai loro pasti, alle
loro passeggiate senza dimenticare il lavaggio dei piatti e la
manutenzione della casa.
Durante l’anno c’era un tempo
di formazione. Per i primi tre
mesi mi sono adattata al Centro e ho imparato come condurre un gruppo; poi l’ho condotto
assieme ad un altro volontario,
in coerenza col motto di condivisione e di collaborazione di
Corrymeela. Condividevamo anche una camera in due.
Verso la fine dell’anno mi è
stata offerta, come ad ogni volontario, la possibilità di un soggiorno in un’altra cornunità come Iona, Agape, Taizé, l’Arca...
Siccome mi interessavo al movimento ATD-Quarto Mondo, ho
chiesto di partecipàre aU’incontro internazionale dei giovani del
Quarto Mondo che si svolgeva
a Ginevra. Ho portato con me
tre irlandesi di ambiente povero.
E’ stato molto importante per
tutti e tre.
La centralità
della preghiera
Corrymeela è essenzialmente
un gruppo di cristiani ’’normali”
che cercano di collegare la loro
fede con la loro vita in upa
società divisa. Essi sono convinti che il messaggio cristiano di
perdono e di amore è molto importante in un paese in cui tante persone pretendono di seguire
Cristo.
Per questo bisogna che la preghiera, che è centrale a Corrymeela, si concretizzi nel lavoro
e nelle relazioni tra le persone.
La Parola di Dio non è solo teorica: essa si è fatta carne.
Corrymeela vuole mostrare
che cattolici e protestanti possono lavorare insieme e testimoniare l’unità al di là delle differenze.
La campana suona due volte
al giorno; la mattina alle 9,30
e la sera, a un’ora variabile a
seconda dei gruppi. Il culto è
semplice: una lettura, una preghiera, un inno, un momento di
silenzio.
Siccome c’è sempre la preoccupazione di integrare le due
tradizioni confessionali, la scelta, a livello della liturgia, rimane molto ristretta.
Quando la Cena viene celebrata secondo la tradizione protestante, ci si preoccupa che, lo
stesso giorno, essa venga celebra
ta anche secondo la tradizione
cattolica affinché ognuno possa
trame vita.
Infine ogni persona, qualunque essa sia, viene invitata a
celebrare un culto, da sola o insieme ad altri. Cercare di integrare il più possibile i laici alla
vita della chiesa fu una delle
preoccupazioni costanti di Ray
Davep (cfr. 1 Cor. 12).
Gli ospiti e
l’accoglienza
In Irlanda le scuole sono confessionali, eccetto il Lagan College, fondato da sister Anna, che
accoglie bambini protestanti e
cattolici a Belfast. Corrymeela
invita dunque insieme una scuola protestante e una scuola cattolica affinché i giovani iinparino a conoscersi, giochino insieme, si scoprano simili malgrado le etichette differenti.
Il Centro organizza dei club
per i gioA'ani, in particolare per
i disoccupati che sono numerosissimi.
Si accolgono anche famiglie
con handicappati, con membri
incarcerati o morti durante i
’’disordini”; donne picchiate insieme ai loro figli; famiglie povere che non sono mai state in
vacanza e che non hanno mai
visto il mare.
Corrymeela costituisce un asilo in cui persone di diverse tendenze religiose o politiche si riuniscono per discutere insieme,
per creare dei legami, per discernere i problemi, per esaminare
come risolverli insieme.
Il primo gruppo di cui ho dovuto occuparmi in quanto volontaria fu l'ICC (Irish Council of
Churches) che comprende un
membro per ognuna delle confessioni cristiane in Irlanda (circa
quindici). Il presidente del Consiglio era un quacchero, David
Poole. Come teologa, avevo grosse lacune sui quaccheri. Mi sono
avvicinata a lui per chiedergli
alcune informazioni. Una settimana dopo ricevevo* una grande
busta contenente ogni specie di
informazioni sui quaccheri e un
invito personale di David Poole;
« Se viene a Dublmo, venw a
trovarci ». In Irlanda del Nord
ho trovato presso varie famiglie
di quaccheri un’accoglienza e un
appoggio che raramente ho incontrato altrove. Spesso, durante i giorni di riposo, mi sono
rifugiata a casa loro; avevo 1 impressione di trovarmi a casa
mia...
Ciò che manca
è la speranza
Ciò di cui mancano di più gli
irlandesi oggi è la speranza. La
disperazione è molto diffusa. Ray
Davey diceva; « It’s better to
light a candle than to curse thè
darkness »; è meglio accendere
una candela che maledire le
tenebre. La comunità di Corrymeela non ha la pretesa di
cambiare la situazione in Irlanda; cerca solo di ridare speranza a coloro che non ne hanno
più, la speranza che è possibile
vivere insieme nell’armonia e
nella pace.
In questo senso, Corrymeela
è un angolo del regno di Dio; la
gente vi scopre una forza attraverso l’amicizia, la collaborazione, la solidarietà, il perdono...
Qgni persona che soggiorna nella comunità si fa portavoce di
questa buona novella: vivere m
pace, sì, è possibile; l’ho vissuto
a Corrymeela.
Micheline Ravenel
(da « Foyers mixtes »
n. 94 ott.-dic. ’91)
8
8
ecumenismo
8 maggio 1992
VERSO LA DECIMA ASSEMBLEA DELLA KEK
"Dio unisce - in Cristo
una nuova creazione
II
Il documento di lavoro è frutto di un profondo dialogo tra le chiese
membro e altri organismi ecumenici - Le molte sfide del presente
Jean Fischer, segretario della KEK.
Sono stati pubblicati alla fine
di marzo i) documento di lavoro e gli studi biblici per la decima Assemblea della Conferenza delle chiese europee, che si
terrà il prossimo settembre a
Praga e avrà come tema Dio
unisce — in Cristo una nuova
creazione.
Il documento di lavoro è il
risultato di un lungo ed approfondito processo di consultazione tra le chiese aderenti alla
Conferenza e altri partner ecumenici; ben 86 sono le comunicazioni pervenute da tutta Europa dopo la lettura della prima
bozza dello scritto. Su questa
base il documento è stato interamente riscritto: secondo Jean
Fischer, segretario generale della Conferenza, esso servirà per
indirizzare e stimolare la discussione dell’Assemblea, senza rap>presentare alcuna posizione ufficiale.
Nel documento si discute del
tema principale dell’Assemblea,
« Dio unisce — in Cristo una
nuova creazione », attraverso cinque ’’voci’’ di differenti parti del
continente che riflettono sugli
aspetti teologici; ma si dà spazio anche a tre sottotemi che
prendono in esame la riconciliazione e l’amicizia fra i popoli,
l’ipotesi di arrivare ad un’unità
visibile della chiesa pur nella diversità, ed infine alcune proposte per la responsabilità e la
diaconia nella creazione.
La scelta del tema e dei sottotemi manifesta il profondo impatto avuto sulle chiese dalla
prima Assemblea ecumenica europea tenutasi a Basilea nel 1989
e vuole esprimere l'anticipazione di una nuova unità europea.
Ma in tale scelta convergono anche i risultati degli studi e delle attività della Conferenza su
pace, giustizia e diritti umani,
evangelizzazione e lavoro missionario in un’Europa secolarizzata, diaconia e sennzio per rifugiati e migranti.
Molte sono le sfide che l’attuale situazione, sia mondiale che
europea, sta ponendo alle chiese, ricorda Jean Fischer. Se i
cambiamenti radicali nell’assetto
politico continentale hanno per
la prima volta permesso di tenere l’Assemblea della Conferenza in una capitale dell’ex ’’Patto di Varsavia”, questi stessi
cambiamenti hanno anche aperto scenari nuovi, che propongono guerre fratricide e nuove divisioni. Per questo la 10“ Assemblea della Conferenza cielle
chiese europee, nelle intenzioni
degli organizzatori, dovrà essere
soprattutto un momento di dialogo, incontro, condivisione tra
chiese e credenti provenienti da
realtà diverse, alla ricerca di una
più profonda intesa ecumenica
tra le chiese aderenti alla Conferenza e le altre chiese cristiane, in particolare quella cattolica.
Alberto Bragaglia
DIVORZIATI RISPOSATI
li papa e la disciplina
della chiesa
Durante la visita ”ad limina”
dei vescovi francesi della regione centro-est, che si è conclusa
a Roma domenica 29 marzo, il
papa ha anticipato alcuni dei temi della sua prossima enciclica
che si chiamerà ’’Splendor veritatis” e che verrà probabilmen
LUTERANI
A Roma una
delegazione FML
Dal 22 al 24 aprile il presidente della Federazione mondiale luterana (FML), Gottfried
Brakemeier, e il segretario generale della FML, Gunnar Staalsett,
insieme ad una delegazione del
consiglio della FML hanno fatto
la loro abituale visita ufficiale
al Vaticano, dove hanno avuto
dei colloqui con il papa e
con il cardinale Edward I. Cassidy e ii dr. Rehm, del Consiglio
per l’unità dei cristiani. L’incontro comprendeva anche un culto
ecumenico di preghiera, al quale partecipavano il decano della
Chiesa evangelica luterana in
Italia (CELI), il pastore Hans
Gerch Philipp! e il pastore svedese di Roma, Per Oesterholm,
Nel pomeriggio del 22 la delegazione è stata invitata dal Concistoro della CELI e dalla comunità luterana di Roma per una
serie di colloqui ed informazioni. Hanno partecipato da par
te della CELI la presidente del
Sinodo, Hanna Brunow-Franzoi,
il decano Hans Gerch Philipp!,
il pastore luterano di Napoli,
Hartmut Diekmann, e alcuni
membri del Consiglio della comunità romana. I temi più rilevanti erano le relazioni della
CELI con la FML, la quale dà
Un sostegno sostanziale al lavoro diaconale della CELI nel Golfo di Napoli, le relazioni tra
CELI ed altre chiese protestanti
in Italia, la difficile trattativa
della CELI per ottenere un’intesa con lo stato italiano, la messa in pratica della Concordia di
Leuenberg e rincontro di Budapest. Durante la cena è stata
data l’occasione a Annemarie
Dupré, della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia, di
presentare il suo lavoro p>er rifugiati e migranti in Italia.
(ELKl/CELI INFO)
Echi dal mondo
cristiano
te resa pubblica nel prossimo luglio. Di fronte ai vescovi francesi il papa ha sottolineato che
la « legge morale », secondo l’interpretazione della Chiesa cattolica, « non è un affare privato
e prettamente soggettivo. Essa
non deve sposare le idee del
tempo ».
Si è rammaricato che « l’individualismo e il soggettivismo diventino le caratteristiche dominanti della riflessione e della decisione etica » e che « certi comportamenti vengano considerati
come normali e moralmente accettabili solo perché sono praticati da un gran numero di persone ». Alludendo alle legislazioni sull’aborto, il papa ha dichiarato: « Vi è confusione quando
si lascia credere che ciò che è
legale è di per sé morale ».
Riconoscendo che « l'istituzione
stes.sa del matrimonio è scossa
nelle sue fondamenta », il papa
ritiene che « gli uomini e le donne che vivono in situazione irregolare dal punto di vista religioso, e in primo luogo i divorziati risposati, hanno bisogno dell’assistenza spirituale e dell’aiuto della chiesa ». E di fronte
alle critiche, frequenti in Francia, sulla severità della Chiesa
cattolica nei confronti di divorziati risposati, non ha lasciato
alcuna speranza di un eventuale
ammorbidimento « del quadro
fissato dal diritto e dal magistero della Chiesa cattolica ». Le
disposizioni che escludono i divorziati risposati dai sacramenti rimangono in vigore. Infatti,
dice il papa, « la chiesa è custode, non padrona dei sacramenti istituiti da Cristo ».
(Le Monde)
Approfondire
il dialogo
ROMA — Il papa ha espresso
la speranza che il dialogo ecumenico tra la Chiesa cattolica
romana e i metodisti possa essere approfondito. Lo ha detto
il 26 marzo nel ricevere il presidente, Donald English, e il segretario generale, Joe Hale, del
Consiglio metodista mondiale, e
Geoffrey Wainwright, copresidente della Commissione internazionale del dialogo cattolicometodista. Anche se il cammino
verso accordi nel campo della
fede è lento e a volte aspro,
l’obiettivo rimane la restaurazione dell’unità visibile tra i cristiani, ha sottolineato il papa.
Durante gli ultimi 25 anni, le
cinque fasi del dialogo ufficiale
tra metodisti e cattolici romani,
iniziato ad Ariccia nel 1967, hanno affrontato tutta una serie di
questioni morali, spirituali, teologiche ed ecclesiologiche. I punti di forza della fase più recente, che si è conclusa a Parigi
nel 1991, sono stati l’insegnamento, la trasmissione e la ricezione della tradizione apostolica e
il ministero.
(SOEPI)
Comitato esecutivo
dei CEC
SANTIAGO — Il Comitato esecutivo del CEC si è riunito a
Santiago del Cile dal 19 al 24
marzo. Ha esaminato i rapporti
riguardanti i programmi, le finanze e il personale del CEC,
e ha indirizzato una lettera alle
chiese in occasione del 500” anniversario dell’arrivo degli europei in America.
Valutando il risultato del referendum in Sud Africa come un
« segno di speranza », il Comitato precisa tuttavia che « i nostri
obiettivi e quelli della comunità internazionale non sono stati raggiunti. Noi riteniamo che
sia ancora necessario mantenere la pressione e altre misure
internazionali in vista di assicurare una pace durevole e la giustizia per tutti». Il Comitato ha
deciso « di mantenere le sanzioni economiche, commerciali, finanziarie e quelle riguardanti gli
investimenti », ritenendo che
« sarebbe poco gudizioso togliere misure che sono state molto efficaci per imporre il cambiamento o che possono essere
necessarie per proteggere la maggioranza democratica ». In particolare ha sottolineato la necessità di proseguire l’embargo sulle armi e le sanzioni petrolifere.
Si è dichiarato invece favorevole a togliere « tutte le sanzioni
e le misure di isolamento nei
campi dello sport, della cultura,
dei viaggi, del turismo e delle
relazioni universitarie ».
La relazione finanziaria presentata al Comitato sul bilancio ’91
presenta un attivo di circa 1 milione e 200.000 franchi svizzeri,
grazie a un totale delle entrate
superiore a quello previsto e a
un’attività ridotta dei programmi. Il budget 1992 è stato approvato: il deficit previsto è stato ridotto da 2,8 milioni a circa 1,2 milioni. Il Comitato ha
incaricato il personale di equilibrare, entro agosto, il budget
1993 che per ora prevede un deficit di circa 1,3 milioni.
(SOEPI)
Un peccato
da riconoscere
SANTIAGO — Per ricordare il
500“ anniversario dell’arrivo degli europei in America, una lettera del Comitato esecutivo del
CEC, riunito a Santiago del Cile, ricorda il contesto di questo
incontro in America Latina « con
il suo popolo, la sua storia, la
sua cultura e le sue tradizioni...
Abbiamo sentito le sofferenze, le
speranze e le sfide che ci interpellano tutti oggi ».
Ponendo l’accento su « la povertà, le profonde differenze sociali e economiche, gli elevati
tassi di disoccupazione e la mancanza di servizi nel campo dell’educazione e della salute » nella maggior parte dei paesi dell’America Latina e dei Caraibi,
la lettera aggiunge che le chiese non devono rimanere silenziose « di fronte alla morte, alla violenza e allo sfruttamento...
Le chiese devono proclamare la
libertà, che sarà la buona novella per i poveri sul piano della loro dignità in quanto esseri
umani ».
« Purtroppo — prosegue la lettera — molti europei e nordamericani non sono consapevoli
della loro responsabilità storica
di fronte a questa situazione ».
Il Comitato esecutivo chiama « i
popoli ricchi del Nord e i settori privilegiati del Sud a riconoscere il peccato storico che
è stato commesso privando una
gran parte deH’umanità del diritto di realizzarsi pienamente
come figli e figlie di Dio... Questa data segna il momento della
riparazione. E’ tempo di lasciare la nostra offerta sull’altare
e di andare incontro agli altri
per riconciliarci. Tale riparazione esige azioni concrete ».
(SOEPI)
Battisti: no ai
fondi di Riischlikon
BUCAREST — Secondo « Baptist Press », agenzia stampa della Convenzione battista del Sud
degli Stati Uniti, i battisti romeni hanno rifiutato i 20.000 dollari che voleva loro assegnare il
Dipartimento della missione
estera della Convenzione battista
del Sud e che costituivano una
parte dei fondi destinati al Seminario battista di Riischlikon,
in Svizzera.
Nella lettera indirizzata il 3
marzo alla Convenzione battista
del Sud dal presidente dell’Unione battista romena, Vasilio Talos, i battisti romeni spiegano
il loro rifiuto: « In ragione dei
malintesi sollevati da questo affare e appoggiati dai media battisti, non possiamo accettare
questo denaro ».
I battisti romeni sarebbero disposti ad accettare l’aiuto della
Convenzione battista del Sud se
questi fondi non fossero stati
prima destinati al Seminario di
Riischlikon. « Se la Convenzione
battista decidesse di appoggiare
finanziariamente le chiese battiste della Romania e le loro istituzioni con altri fondi, saremmo lieti di accettare».
Questo denaro faceva parte dei
365.000 dollari che non erano stati assegnati al Seminario di
Riischlikon nell’ottobre 1991, decisione che era stata confermata in dicembre.
Due ragioni erano state invocate allora: una teologia liberale e costi eccessivi. Ma quel gesto aveva provocato un’ondata di
proteste da parte di numerosi
battisti, e aveva dato luogo a
risoluzioni da parte di dieci Convenzioni hattiste degli Stati Uniti e di numerosi battisti in Europa.
Per Steve Hardy, amministratore della Convenzione battista
della Carolina del Nord, il rifiuto dei battisti romeni rivela la
loro intenzione di agire in modo integro.
Nel febbraio scorso il consiglio di amministrazione aveva
deciso di attribuire i 365.000 dollari a otto gruppi battisti della
Bulgaria (100.000), dell’Ucraina
(50.000 a Kiev e 50.000 a Odessa), della Lettonia (45.000) e della Romania (10.000 a Bucarest
e 10.000 a Oradea).
9
8 maggio 1992
valli valdesi 9
Chi ha
votato
Lega?
TORRE PELLICE: LA CASA DI RIPOSO ”SAN GIUSEPPE”
Al servizio della città
La storia dell’istituto, la necessità degli adeguamenti per metterlo « a norma » - Il problema attualissimo dell assistenza all anziano
E’ trascorso ormai un mese
dal voto politico dello scorso
aprile.
Portando l’attenzione sul voto
alla realtà locale delle nostre valli abbiamo intervistato una trentina di persone, scelte casualmente: è stato loro chiesto in particolare di esprimersi su quella che
è stata la novità più rilevante
del voto in questa zona, ovvero
il successo riportato dalla Lega
Nord.
Non tutti gli intervistati hanno espresso con disinvoltura e
chiarezza la propria opinione e
tuttavia alcune battute e alcuni
atteggiamenti e posizioni possono far riflettere. C’è soddisfazione per il voto alla Lega?
Circa il cinquanta per cento ha
risposto di sì e che questo voto
può rappresentare una svolta
importante non solo a livello nazionale ma anche per le singole
realtà comunali; un trenta per
cento circa ha invece espresso
il proprio disappunto sul successo leghista, sostenendo che si è
trattato comunque di una svolta
in senso negativo, verso una nuova forma di conservatorismo.
Altri infine pensano che forse
questo tipo di scelta potrà cambiare qualcosa ma si resta scettici finché non si vedranno davvero dei risultati.
Ai passanti è stato poi chiesto^
di provare a spiegare il perché
del successo leghista e qui in
maggioranza è stato risposto che
probabilmente c’è un diffuso desiderio di cambiamento, c’è la
protesta di quanti sono stufi dei
vecchi partiti e del vecchio modo
di far politica e pertanto in quasi tutti quelli che hanno detto
di essere soddisfatti della preferenza data alla Lega c’è la viva
speranza che « si faccia un po
di pulizia » (è interessante notare che il termine pulizia è stato
usato da molti degli intervistati).
E cosa ha colpito di più del
programma della Lega?
Praticamente nessuno tra
gli intervistati, nemmeno quelli
che hanno dichiarato esplicitamente di aver dato il proprio
voto alla Lega Nord sapeva qualcosa di preciso sul programma
politico e sulle proposte.
Fin qui dunque le interviste
volanti. Se proviamo a fare una
breve analisi delle risposte sembra abbastanza evidente che alla base c'è una buona dose di
confusione, che si guarda alla politica facendosi forti di luoghi
comuni, di cose sentile a malapena, tanto quanto basta per poter dire di aver espresso un voto di protesta o per poter credere così di cambiare le cose.
Ci si potrebbe anche chiedere
se il gran favore tributato alla
Lega possa in qualche modo essere legato qui nelle Valli al desiderio di veder tutelate le varie minoranze di tipo linguistico,
religioso, culturale specifico, ma
di tutto questo non solo nessuno dei passanti intervistati si e
fatto carico, ma nemmeno^ la
stessa Lega ne ha parlato piu di
tanto. . .
Sembra allora che tl piccolo
campione preso in considerazione per provare a fare un analisi
sul voto nelle valli voglia suggerire che, così come altrove, la
gente ha votato per la Lega soprattutto per protestare, per dare delle mazzate ai partiti di potere, per sconvolgere; tutto questo però senza sapere bene come,
con quali idee.
Carmelina Maurizio
Sarà una giornata di festa
quella di domenica prossima, 10
maggio, per la comunità cattolica di Torre Pellice; verrà infatti
inaugurata la nuova ala .della
casa per anziani San Giuseppe,
una struttura al servizio della
popolazione della valle, e non
solo. Parliamo delTattività e dei
progetti del San Giuseppe con
don Armando Girardi, responsabile della parrocchia di S. Martino e direttamente coinvolto
nella vita della Casa.
« La storia del San Giuseppe
inizia nel 1919 quando don
Heritier acquistava una casa,
grazie ad una colletta fra la. comunità, con l’intenzione di farne
un ricovero per anziani della parrocchia; la storia di quella Casa
si è evoluta intrecciandosi sempre più intensamente con la realtà del paese ».
Questo inserimento nella realtà comunale, il mutamento dell’atteggiamento verso il mondo
degli anziani, nuove esigenze sancite anche attraverso le leggi che
regolamentano il settore dell’assistenza in che misura hanno inciso sulla vita della Casa?
« E' proprio di fronte a questi
mutamenti che qualche anno fa
ci .siamo trovati di fronte ad
un bivio: o chiudere o continuare, ma in questo caso affrontando notevoli lavori di adeguamento della struttura, con miglioramento dei servizi sia per
gli autosufficienti che, soprattutto, per i non autosufficienti. Voglio qui precisare che l’ampliamento dell'edificio è necessario
per ricavare tutti i locali previsti dalle norme (servizi, palestra,
ambienti di ricreazione) ma non
per aumentare il numero degli
ospiti, che continueranno ad essere 59 come oggi ».
Questo ampliamento ha com
Domemca tO maggio si inaugura la nuova ala della casa di riposo
S. Giuseppe. La parte « vecchia » dovrà essere ristrutturata.
portato un grosso sforzo finanziario?
« Il costo del primo lotto, compreso l’arredamento, si aggira
sul miliardo e 100 milioni, di cui
700 milioni sono già stati versati; abbiamo ricevuto la comunicazione di un contributo regionale e di quello di due istituti bancari. Voglio però ricordare anche
l’impegno della comunità, che si
è attivata con varie iniziative
per coprire una parte dei costi ».
C’è però di fronte un ulteriore intervento...
« Dovremo avviarci alla ristrutturazione del ’’vecchio” edificio,
il cui costo è previsto in 800
milioni ».
Si tratta di uno sforzo non
indifferente, a cui dovrà far seguito un potenziamento complessivo della Casa, nei suoi aspetti generali; come lei prima di
QUARTA EDIZIONE DELLA RASSEGNA
Film di montagna
ceva, ormai da anni c’è uno stretto rapporto con la comunità civile locale; prevedete ora di arrivare ad una convenzione per un
certo numero di posti con l’ente
pubblico?
« Ci stiamo effettivamente avviando su questa strada; oggi,
senza assolutamente venir meno al ruolo della carità cristiana, credo che lo stato in determinate situazioni debba intervenire. Ripeto che questo non vuol
affatto dire che, a seconda delle
situazioni sociali, la comunità
non decida di intervenire direttamente ».
Una nuova pagina del servizio
a favore degli anziani in difficoltà si apre dunque in. vai Pellice, una pagina che vede impegnata in prima fila una comunità cristiana; che la questione
dell’assistenza agli anziani^ sia
sempre di grande attualità lo
dimostra anche l’intenso dibattito in corso sul futuro di Villa
Qlanda, che tanto appassiona
non solo i membri delle chiese
valdesi ma l’intera popolazione.
Piervaldo Rostan
La ’’Badia corale”
compie 25 anni
PINEROLO — Il 9 maggio alle ore 21, presso la chiesa « Nostra Signora di Fatima», la Badia corale di vai Chisone, diretta dal maestro Renato Pizzardi,
terrà un concerto celebrativo
per il venticinquennale della sua
fondazione. Per l’occasione sarà
ospite il Coro Alpi Apuane di
Castelnuovo Garfagnana.
Sono centinaia i pinerolesi che
dal 1967 ad oggi hanno cantato
nelle file di questo coro misto,
costituito da oltre 40 elementi
nei costumi caratteristici delle
valli Chisone, Pellice e Germanasca.
L’impegno allora assunto dai
fondatori di riproporre i motivi della cultura locale delle genti di pianura e delle vallate attorno a Pinerolo è stato coerentemente portato avanti, pur con
innegabili difficoltà nel far capire ed amare un concetto di musica popolare tutt’altro che facile e comunque molto diverso
dallo stereotipo di coralità «alla trentina » fino ad allora più
conosciuto e diffuso.
Nell’intento di proseguire in
questo impegno la Badia Corale ha registrato una musicassetta, accompagnata da un libretto esplicativo, con dodici canti
inediti in piemontese, francese e
patois, tutti provenienti dalla
tradizione orale, raccolti presso
anziani valligiani ed armonizzati
per renderli funzionali ad un
uso corale.
Censimento
dei caprioli
TORRE PELLICE — Per la
prima volta in vai Pellice si tenterà, domenica 10 maggio, un
censimento dei caprioli; ad organizzare questo censimento è il
Comparto alpino n. 1 in collaborazione con le guardie venatorie della Provincia. Per la buona riuscita dell’iniziativa, prevista in una zona campione della
valle, occorre la partecipazione
di un centinaio di persone dotate di una certa esperienza;
l’appuntamento per quanti siano
disponibili è fissato per le ore
7 in piazza Cavour.
BOBBIO PELLICE
Anche quest’anno non poteva
mancare Tormai tradizionale appuntamento con ’’Alpinismo in
celluloide”, la rassegna di film
di montagna organizzata dal CAI
UGET vai Pellice in collaborazia
ne con il comune di Torre Pellice, Comunità montana-”Spazio
giovani” e CAI di Pinerolo.
« Scopo dell'iniziativa, ormai
al suo quarto anno di vita, —
spiega Mauro Pons, presidente
del CAI UGET vai Pellice — èfar conoscere i film presentati
al "Filmfestival internazionale
montagna esplorazione avventura” di Trento. Alcuni dei lavori
presentati al Festival rimangono
presso la cineteca centrale del
CAI. a Milano, e sono a disposizione delle sezioni, che possono così proporli ai propri soci.
Quest’anno, inoltre, vogliamo approfittare della rassegna per lanciare una sottoscrizione per l’ampliamento del rifugio' Granerò i
cui lavori, già iniziati, riprenderanno in estate, dopo la pausa
invernale. A questo proposito
invito quanti volessero collaborare materialmente a venire direttamente in sede in piazza
Gianavello a Torre Pellice. il venerdì sera oppure a servirsi del
conto corrente postale n. 235681U8
intestato al CAI UGET vai Pel
iic<e ». j „„1
La rassegna prevede, come nelle passate edizioni, quattro serate ciascuna con un tema specifico: sci, storia dell’alpinismo,
poesia e umorismo, alpinismo.
Del tutto nuova è la sezione
"poesia e umorismo": in essa si
vuole da un lato presentare il
mondo deH’alpe nei suoi aspetti più belli e talvolta poco conosciuti, visti dallo spirito arguto
del noto scrittore e disegnatore
francese Samivel, dall’altro sottolineare come ci possa anche essere un approccio ironico alle
vicissitudini degli alpinisti. Per
quanto riguarda le altre sezioni
vanno segnalati; "Io e la Marcialonga” per gli appassionati dello
sci di fondo; "La grande discesa”: il resoconto della prima discesa con gli sci dalla vetta del
Monte Bianco lungo il versante
nord, compiuta nel 1953 dall’alpinista francese Lionel Terray;
"Questi meravigliosi pazzi volanti”, sulle gare di sci acrobatico;
”La parete nord delle Grandes
Jorasses”: drammatica ricostruzione del tentativo di salire lo
sperone Croz compiuto nel 1934
da ben quattro cordate, tra cui
quella italiana di Chabot e Gervasutti; "Uno zaino pieno di ricordi": un omaggio alle guide
alpine delle Dolomiti orientali,
da Tita Piaz e Angelo Di Bona
fino ad Emilio Conici. Per ^ la
sezione "alpinismo” è suflicien,te ricordare i titoli, perché i
film si presentano da sé; "Eiger
'69, la via dei giapponesi"; "Annapurna, un giorno di calma^ ;
"Cerro Torre, monte d’inferno .
Le serate avranno luogo presso il cinema Trento di Torre Pellice con scadenza quindicinale, a
partire da giovedì 7 maggio alle
ore 21.
Marco Fraschia
Festa di primavera
Proposta dopo molti anni di sosta una riediziono molto bon riuscita dolía manifostaziono
Domenica 26 aprile si è svolta a Bobbio Pellice la prima riedizione della Festa della primavera che fino agli inizi degli anni ’70 veniva organizzata ogni
anno nel Comune per festeggiare l’arrivo della stagione primaverile, con giochi popolari che
richiamavano non solo i residenti ma anche i turisti.
L’attrazione principale era costituita dalla « corsa dei muli »,
i cui cavalieri dovevano, al galoppo, infilare con un bastoncino un anello sospeso ad una
sb8<rr3i
Dall’inizio degli anni ’70 questa manifestazione si perse al
pari di altre simili: il gruppo
« La gure matte », costituitosi di
recente come gruppo di riscoperta della cultura e tradizione
popolare, ha proposto una prima riedizione della Festa.
E’ cambiata la località in cui
si svolge e i muli, ridotti di numero, sono stati sostituiti dai
cavalli che invece stanno aumentando nel Comune, ma è rimasto identico lo spirito e lo
scopo della Festa: divertire divertendoci insieme.
La prima riedizione ha visto
la partecipazione di un pubbli
co numeroso, costituito sia da
residenti in valle che da turisti;
tutti hanno potuto partecipare ai
vari giochi (tiro alla fune, corsa nei sacchi, ecc.) ed assistere
alla sfilata per il paese dei cavalieri in costume il mattino ed
alla corsa dei cavalli il pomeriggio.
La giornata veramente primaverile ha siglato la riuscita di
questa manifestazione, il cui ricavato è stato devoluto alla sistemazione dell’orologio del campanile della Chiesa valdese di
Bobbio, assieme a quanto ottenuto come offerte libere durante la serata del 25 aprile durante l’esibizione del coro « La cricca », concerto organizzato sempre dal gruppo « La gure matte ».
Il merito del successo della
Festa va anche a tutti coloro
che hanno collaborato alla sua
realizzazione (enti vari e singole persone) con contributi finanziari ed in natura, consentendo
in tal modo di superare con entusiasmo le inevitabili difficoltà
che sempre nascono quando si
promuovono queste iniziative.
L. G. M.
10
10 valli valdesi
8 maggio 1992
TORRE RELUCE
UN’INDAGINE
Concorso pianistico
Ottimo il successo per una manifestazione musicale di alto livello:
ora si tratta di corredarla di iniziative collaterali coinvolgenti
« Chi possiede un concorso possiede un tesoro ». Così si è espressa Laura Padellaro, critico musicale della RAI, conosciuta dai radioascoltatori come conduttrice
di molte rubriche musicali, durante la chiusura dellundicesimo
concorso nazionale « K. Czerny »,
tenutosi a Torre Pellice dal 29
aprile al 3 maggio. « La musica —
ha proseguito — è un potente
Concerti
TORRE PELLICE — Sabato 9 maggio, alle ore 21, nella chiesa parrocchiale S. Martino, gli organisti Dino
Barni e Paoia Dipietromaria presenteranno una serata sul tema « La letteratura organistica dei 700 e delI’SOO ».
Cantavalli
INVERSO RINASCA — Per Cantavalli,
sabato 9 maggio, alle ore 21, presso
gli impianti deila Pro Loco in borgata
Fleccia, il gruppo spontaneo Trallalero presenterà canti polivocali deii’area
di Genova.
Incontri
PiNEROLO — La biblioteca comunale ha organizzato un ciclo di conferenze sui tema: « il viaggio: presenza
umana nello spazio e nel tempo » che
si terranno nell'auditorium comunale di
corso Piave; il primo di questi incontri avverrà venerdì 8 maggio alle ore
21; il prof. Grado Merlo, docente di
Storia medievale presso l’Università di
Milano, parlerà sul tema: « Homo viator ».
TORRE PELLICE — In chiusura della seconda « semaine du français » organizzata dal Centro culturale valdese,
sabato 9 maggio, alle ore 21, presso
la sala consiliare del municipio si
svolgerà una tavola rotonda sul tema:
« Escartons et vallées vaudoises: prospettive turistico-culturali ». Parteciperanno Jan Cowburn, direttore del « Service culturel » di L'Argentière-La Bessée; Erminio Ribet, presidente della
Comunità montana valli Chisone e
Germanasca, Giorgio Tourn, direttore
del Centro culturale valdese: presiede
Marco Armand Hugon, sindaco di Torre Pellice.
TORINO — Sabato 9 maggio, alle
ore 9, nella sala Viglione di palazzo
Lascaris, in via Alfieri 15, si svolgerà
un incontro dibattito su « Il trapianto
di midollo osseo: una speranza, una
realtà ».
Mostre
Manifestazioni
TORRE PELLICE — Venerdì 15 maggio, alle ore 17, nella sede della Comunità montana, verrà presentato il
programma delle manifestazioni organizzate dal Gruppo teatro Angrogna in
occasione del ventennale.
Rassegne
mezzo di comunicazione sociale
e non è una scoperta dell'oggi;
possiamo quindi considerarla
un’esigenza primaria che dovrà
continuare nel tempo nonostante
crisi economiche più o meno accentuate ».
A sottolineare Timportanza che
il concorso ha acquistato a livello nazionale, la RAI vi dedicherà, il 13 maggio prossimo, un’ora
di trasmissione nella rubrica
« Appassionata », dedicata ai giovani interpreti emergenti in tutti
i campi dell’espressione musicale, in onda su Radio due da lunedì al venerdì subito dopo il notiziario delle 18,30. Del fatto che
si trattasse di interpreti emergenti ne hanno avuto conferma coloro che hanno partecipato nel
tempio al concerto dei vincitori
delle diverse categorie, con cui si
è conclusa la manifestazione. In
questa occasione è stato possibile rivedere alcuni dei vincitori
delle passate edizioni, ormai affermati.
« Ciò che appunto si è andato
consolidando in questi anni è la
qualificazione del concorso tramite una giuria di alto livello, che
ha fatto_ sì che l’attestato rilasciato ai vincitori sia veramente un
attestato valido sui circuiti nazionali ed internazionali », ha detto il m.o Angelo Belisario, direttore artistico del concorso, ricordando le sedi prestigiose in cui
i giovani vincitori si sono esibiti:
dairUniversità Bocconi di Milano
all’ Associazione musicale Béla
Bartók di Roma, dall’associazione Amici della musica di Vienna
alla Sala Greppi di Bergamo. E
le conferme sono già pervenute:
Simone Pedroni, uno dei vincitori
dello scorso anno, si è classificato
secondo al concorso internazionale di Tel Aviv.
L’organizzazione della Pro Loco
di Torre Pellice tuttavia si trova
ad un bivio. Mentre nel tempo il
concorso ha raggiunto e mantiene il suo standard di qualità e
serietà, daH’altra si avverte la necessità di farlo conoscere ad un
pubblico più ampio, anche in altri settori di non addetti ai lavori, con una pubblicità che non
sia solo episodica sui ’’mass media”. Insomma, valorizzare giustamente ciò che si è costruito
con il paziente lavoro di anni, ma
la cui portata sembra ora superare la buona volontà e lo slancio
del Consiglio della Pro Loco, ed
in particolare della sua presidente che con l’aiuto di un certo numero di amici ne ha permesso sin
qui il regolare svolgimento.
« Il concorso — secondo il direttore artistico — dovrebbe essere in futuro il punto focale dell’attenzione creata da tutta una
serie di iniziative precedenti che
coinvolgano maggiormente la vallata ed il Pinerolese e possano
quindi essere richiamo per ulteriori sponsor, indispensabili per
supportare un’iniziativa di tal
peso ». Alcune idee già sono in
atto, partendo dall’esperienza di
questi anni. Entro breve tempo il
direttore artistico presenterà un
progetto di massima e su quello
si aprirà il dibattito.
A. L.
COMUNITÀ’ MONTANA - USSL 43
Sanità in vai Pellice
TORINO — Per la settima edizione
di Proposte », dal 10 maggio al 28
giugno presso la sala esposizioni di
Palazzo IRV saranno esposte al pubblico le opere dell'artista Turi Rapisarda; nello stesso luogo, ma dal 12
al 30 maggio, vi sarà anche un'esposizione dell’artista Emi Pecorini.
La relazione presentata dalla
giunta della Comunità montana, in funzione di comitato
dei garanti delTUSSL 43, sull’attività sanitaria ha consentito
una volta ancora di tornare sulle
vicende dell’ispezione condotta
dalla Regione Piemonte sui presunti sprechi delTUSSL stessa.
Avrebbe dovuto svolgersi un
Consiglio già alTinizio di aprile
ma, all’indomani delle elezioni,
non se ne fece nulla; la relazione
presentata mercoledì 29 aprile,
dopo aver rifatto la storia dei documenti regionali e dei comunicati dell’ente locale in risposta,
poneva l’accento sulle difficoltà
per il futuro. « Al momento — si
legge nella relazione — si può dire che il bilancio ’92 dovrà essere redatto con la riduzione della
spesa corrente da 20 miliardi e
no milioni, al netto dell’Ospedale
Cinema
POSSANO — Il Comune organizza
per domenica 10 maggio la XXII edizione del « Merca' 'd le pules », la
mostra-mercato di oggetti di antiquariato, mobili, cartoline, francobolli, libri usati, oggetti in legno; la manifestazione, che nelle ultime edizioni
ha raccolto oltre 200 espositori, si
terrà nella suggestiva cornice di via
Roma.
TORINO — Si concluderà domenica
10 maggio, presso Torino Esposizioni,
la rassegna « Fior '92 », esposizione
dell’attività florivivaistica regionale.
PINEROLO •— Il cinema Hollywood
ha in programma « Il silenzio degli
innocenti »; feriali: ore 20 e 22,30, domenica, ore 20,15 e 22,30.
Il Ritz propone, fino a lunedì 11,
«Mediterraneo»; feriali: ore 20,15 e
22.15, domenica ore 16,15, 18,15, 20,15,
22.15. Martedì 12 e mercoledì 13 sarà posto in visione « Gli amanti del
Pont-neuf », ore 19,45 e 22,15.
Il cinema Italia prosegue la proiezione di « Beethoven »; feriali: ore 20,30
e 22,30, domenica ore 14,30, 16,30,
18,30, 20,30, 22,20,
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
propone, venerdì 8 maggio, ore 21,15,
« Rapsodia d'agosto »; sabato 9, ore
20 e 22,10, domenica 10, ore 16, 18,
20, 22,10 e lunedì 11, ore 21,15, « Hook,
capitan Uncino ».
L’occitano a scuola?
valdese, a 16 miliardi e 102 milioni: certo con successiva integrazione, in misura non nota ».
Circa poi le presunte 362 persone impegnate nelTUSSL (sempre
secondo i dati della Regione) il
comitato dei garanti fornisce cifre ben diverse; « Di quelle 362
persone occorre considerare che
48 sono addette ai servizi socioassistenziali e dunque dipendenti
della Comunità montana, di Comuni e cooperative; 145 sono invece i dipendenti dell’Ospedale
valdese e 30 dell’ordine Mauriziano presso il poliambulatorio
di Luserna S. Giovanni. Dunque
— conclude la relazione presentata dai garanti — rimangono
122 i dipendenti dell’USSL 43 più
n incaricati professionali ».
Dopo la presentazione della relazione, il Consiglio ha esaminato una serie di interpellanze presentate essenzialmente dal gruppo DC, talvolta con l’appoggio del
consigliere di Bobbio, Aldo Charbonnier, circa l’uso degli automezzi dell’ente e il funzionamento del servizio di ecologia.
A tal proposito va infine ricordato che è stato confermato anche per il 1992, il costo del tesserino per la raccolta funghi nella
cifra di 25.(X)0 lire, dato omogeneo alle Comunità montane confinanti.
Da Torino, intanto, arriva la
notizia che in Consiglio regionale è stato presentato il disegno
di legge sul riordino delle Comunità montane. Per quanto riguarda la sorte di Bricherasio,
la cui maggioranza consiliare
aveva chiesto lo spostamento
nella Comunità Pinerolese pedemontano, la proposta della giunta regionale ne prevede invece
il mantenimento in vai Pellice.
P. V. R.
Per avviare un’opera di promozione di una lingua minoritaria, come lo è quella occitana di
queste valli, occorre certamente
partire dalla scuola. Non basta
la buona volontà di operatori
culturali, di singoli cultori; occorre in qualche modo riavvicinare la lingua dei padri alle nuove generazioni.
Alla fine della decima legislatura vi era grande attesa e la
convinzione che il progetto di
legge 612 avrebbe consentito un
processo in tale direzione anche
per la nostra lingua d’oc.
La fine anticipata della legislatura ha impedito che ciò avvenisse, ma si sono in qualche modo
poste le basi affinché la nuova
legislatura conduca in porto un
lavoro da tempo iniziato.
La Comunità montana valli
Gesso, Vermenagna e Pesio ed il
distretto scolastico di Borgo San
Dalmazzo hanno inteso compiere un primo, ma significativo
passo in tale prospettiva, utilizzando a tale scopo un contributo
finanziario concesso dalla Regione Piemonte.
Se la cosiddetta legge sulle minoranze andrà in porto, occorrerà attuarla anche per la minoranza occitana e gli strumenti di
attuazione dovranno essere calibrati sulla condizione concreta
di conoscenza della lingua da
parte degli alunni e dei docenti,
nonché sulla disponibilità di questi ad avviare un simile lavoro
didattico. E’ questo un campo su
cui manca finora il benché minimo dato conoscitivo.
Al fine di colmare questa lacuna la Comunità montana ed il
distretto hanno curato la redazione di un questionario in cui si
mira a censire il grado di conoscenza della lingua occitana da
parte degli insegnanti e degli
alunni; la disponibilità dei singoli insegnanti a seguire corsi di
aggiornamento sulle materie che
riguardano la lingua e la cultura
occitana, nonché ad effettuare
esperienze didattiche guidate in
tale settore; le esperienze didattiche già avviate da singoli insegnanti nel campo della lingua e
della cultura eccitane.
Il questionario è stato mandato a 50 tra scuole medie e direzioni didattiche delle valli eccitane, dall’alta vai Susa al Monregalese, e coinvolgerà 2.080 insegnanti dalla scuola materna alla
scuola media.
Intanto sabato 9 maggio, alle ore 15,30 a Boves presso i
locali della Scuola di pace, l’invito è per operatori culturali ed
insegnanti a discutere su; «La
lingua materna nella scuola delle valli eccitane? Esperienze di
insegnamento bilingue a confronto ».
E’ prevista la partecipazione
di un’insegnante della « Calandreta» di Tolosa, una delle numerose scuole materne occitane bilingui esistenti oltralpe,
autogestite da genitori ed insegnanti. Si tratta di un’esperienza didattica, oltre che linguistica, del tutto originale.
Nelle valli occitane in Italia
sinora, in assenza di una legge,
si è fatto ben poco in materia.
Praticamente la sola esperienza
significativa va avanti da anni
nella scuola elementare di Pomaretto in vai Germanasca, grazie all’impegno di Paola Revel
ed Anita Pascal, che a Boves illustreranno il loro lavoro.
Centro
culturale
valdese
Luce, fuoco
e acqua
Mostra
La sala di esposizione al primo piano, dedicata a Paolo Paschetto, verrà inaugurata il 18 luglio con una mostra dedicata alla
cultura materiale della vai Pellice sotto il profilo dell’illuminazione, dell’uso dell’acqua e del
riscaldamento. Il materiale a nostra disposizione è purtroppo
scarso, anche se dovrebbe essere
a prima vista abbondante. Preghiamo tutti coloro che hanno
oggetti, documenti, fotografie con
qualche riferimento all’acqua,
fontane, bialere, alTilluminazione lampade di vario tipo o al
riscaldamento, al gas di segnalarcelo per un eventuale prestito
nel periodo della mostra o per
un dono al Museo stesso. Si tratta di un invito pressante ed importante per garantire ima memoria di vita che rischia di sparire come tante.
Museo
Il Museo delle valli valdesi è
stato oggetto di numerose visite
da parte di ragazzi, scolaresche,
gruppi ed accresce via via la sua
presentazione della vita nelle nostre valli. La sistemazione della
sala audio permette ora di introdurre la visita con un momento
di presentazione generale e la
proiezione di video sulla storia e
l’ambiente delle Valli. Il materiale usato sin qui è quello di « Protestantesimo » ma è allo studio
una serie di cassette sui diversi
aspetti della vita locale.
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11
8 maggio 1992
lettere 11
’’RIFORMA” E
’’VITA PROTESTANTE”
Leggo la corrispondenza a firma di
Italo Artus-Martinelli [n. 15, p. 11) di
Crema a proposito della testata che
si prevede di decidere per il prossimo settimanale BMV.
Mi permetto di concordare con il
menzionato corrispondente nel senso
che sarebbe da preferire a Riforma
« Vita protestante » o meglio, a mio
parere, « Voce protestante ■>, più pregnante di senso ed impegno evangelistico (« Vita protestante » appare,
sempre a mio parere, più esibitiva »
e non so fino a cbe punto « di testimonianza »).
Una testata « Riforma ■> la vedrei
più per una rivista teologica che per
un settimanale. In ogni caso andrebbe
aggettivata in quanto al di fuori del
nostri ambienti comporterebbe la domanda implicita e nello stesso tempo immediata: « di che cosa? ».
Esistono già altre cinque testate che
usano il termine « riforma »: Riforma
amministrativa, Roma; Riforma della
scuoia (dir. Tullio De Mauro), Roma;
Riforma fiscale, Roma; Riforma medica, Napoli; La riforma medica, Torino.
Ma mi sia consentita una domanda; poiché, a quanto pare, ■■ Il Testimonio » continuerà in qualche modo
a vivere, non poteva rimanere la testata « La Luce » (con grafica rinnovata) come » Settimanale delle chiese
evangeliche valdesi, metodiste e batiste »? Una tal testata conserverebbe
una tradizione e non significherebbe
» confluenza ». Quel ■■ delle chiese » è
abbastanza chiaro quanto alle diversità dei soggetti ecclesiali (e non solo
in campo ecumenico) e indicativo di
una comunione, solo ■■ comunione », in
atto.
Grazie per l’attenzione.
Mario Affuso, Prato
Caro Direttore,
credo, se siamo ancora in tempo a
cambiare in meglio, ohe la testata del
nuovo settimanale battista-valdese-metodista debba essere « Vita protestante » anziché « Riforma ». Dico questo
anche pensando a recenti dibattiti avuti a Caltanissetta e Riesi, presente pure il past. Deodato che ha illustrato
il bel progetto grafico del nostro prossimo nuovo periodico, pensato appunto
come « Vita protestante ». Se ricordo
bene nel dibattito svolto dal gruppo
di lavoro delTAssemblea battista e Sinodo valdese metodista (novembre ’90)
l'orientamento prevalente era per « Vita protestante ».
Il discorso sui prò e contro sarebbe lungo, credo comunque che i nostri abbonati preferiscano la concretezza di « Vita protestante » alla genericità di » Riforma », che rinvia a
quella agraria o elettorale o a quella
istituzionale per la quale sono state
date tante inutili picconate. « Riforma »
è termine usato ed abusato che va
bene per tutte le stagioni. E' un titolo che andrebbe bene al massimo
per una rivista che sorgesse accanto
a « Vita protestante », ma non certo al
suo posto. In Francia c'è « Réforme »
perché altri periodici protestanti (per
esempio « Réveil ») raccontano la vita
delle chiese. » Vita protestante » sono i
fatti, « Riforma » è un commento.
Mi auguro che si possa rivedere
questa decisione.
Giuseppe Platone, Riesi
PERPLESSITÀ’ SU
DREWERMANN
Sento il bisogno di esprimere fraternamente la mia perplessità di fronte allo spazio che è stato dato su
due numeri del giornale alla riflessione teologica di Eugen Drewermann, riportando per intero l’intervista apparsa
su ■■ Le Monde » (e anche, en passant,
altre perplessità sul disegno o foto
che l'accompagnava).
E’ vero che è interessante e anche
doveroso tenersi informati sulle posizioni dei vari teologi, dentro e fuori
la nostra area, ma che significato ha
tanto rilievo nel caso specifico?
L’iniziativa può far supporre una
simpatia o una sintonia che non mi
sembra esistere con le concezioni di
fede delle chiese valdesi e metodiste,
per quanto esse siano diversificate al
loro interno e non riducibili in rigidi
schemi.
cc Ogni cosa è lecita ma non ogni
cosa è utile »... Comunque è positivo
che abbiate messo il punto interrogativo in fondo al titolo.
Mirella Argentieri Bein, Torre Pellice
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato (vicedirettore), Giorgio Gardiol (direttore), Carmelina Maurizio, Jean-Jacques Peyronel, Pier
vaido Rostan. __________
Comitato editoriale: Paolo T. Angeleri, Mirella Argentieri Bein, Claudio
Bo Alberto Bragaglia, Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti, Piera Egidi,
Adriano Longo, Emmanuele Paschetto, Roberto Peyrot, Sergio Ribet,
Mirella Scorsonelli. . . ■
Collaboratori: Daniela Actis (segreteria), Mitzi Menusan (amministrazione), Stelio Armand-Hugon, Mariella Taglierò (revisione editoriale).
via Arnaud. 23
10066 Torre
Stampa: Coop. Tipografica Subalpina
Pellice ■ telefono 0121/91334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Glammccoll
REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE: via Pio V. 15 - 10125 Torino - telefone
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Pio V, 15 - 10125 Torino
Amministrazione del fondo: Maria Luisa Barberls, Renato CoTsson, Roberto Peyrot
secondo piano sui quotidiani e nessun
libro è stato finora tradotto.
Abbiamo perciò deciso di pubblicare l’intervista concessa da Drewermann
ad Henri Tincq perché ci è sembrato
il modo migliore per far conoscere ai
nostri lettori il pensiero di questo teologo, che sta influenzando non poco
la ricerca teologica (anche protestante)
in Europa. Ciò non significa condividere le sue tesi, ma semplicemente informare.
G.G.
RICHIESTA DI
CHIARIMENTI
Ai pastori J. Kleemann e F. Roch
delle comunità luterane di Firenze e
Venezia, la cui lettera è stata pubblicata sul numero 13 del 27 marzo
1992 del giornale, lettera riguardante la predicazione ecumenica del pastore Gino Conte. Sarei grata al pastore Roch o Kleemann, o entrambi,
se mi illuminassero su alcuni punti.
1) Dite: ■■ Non sarebbe bastato limitarsi alla propria » chiesa nel parlare <■ dello stile con cui vengono descritte le altre chiese? ». Se vogliamo
cogliere il senso profondo della parabola in Luca 18: 9-14, non siamo
poi un po' tutti « farisei »? Singoli e
chiese? Quante volte Lutero ha usato
il termine ■■ umiltà » o altre espressioni analoghe? Quanto Lutero ha insistito sul liberarsi dell'« amor sui »?
Dio, non l'uomo, deve essere al
centro della vita del credente: è il
messaggio luterano più profondo. E
quale ecumenismo, se Dio non è posto al centro della vita del credente,
se non prende II primo posto nella
vita di un singolo o di una chiesa?
il Cristo è veramente al centro della
proposta ecumenica cattolica?
I Corinzi 3: 11: « Poiché nessuno
può porre altro fondamento che quello già posto, cioè Cristo Gesù ». E'
veramente questo l’unico e vero fondamento posto dalla Chiesa cattolica?
Il ’’caso Drewermann” sta appassioìwndo l’opinione teologica in tutta Europa. I libri di Drewermann sono in
testa alle classifiche in molti paesi. In
Italia il ’’caso” è solo una notizia di
E Lutero: « Non bisogna credere né
al papa, né ai padri, né a Lutero (!),
a meno che insegnino la pura parola
di Dio » (W. A. XL/1, 133). La proposta ecumenica cattolica non sarà una
pura « captatio benevolentiae? ».
2) Parlate di « spirito da crociata
con cui viene data la preferenza alla
verità rispetto alla carità ». Qual è la
verità se non il Cristo crocifisso e
risorto? Citate Luca 10: 25-37 (il buon
samaritano): certo, ma negare la verità, quindi il posto centrale che spetta al Cristo, non è anche confondere
il primo con il secondo comandamento? Apertura al prossimo? Sì. ma come conseguenza della fede con cui
Dio « cattura » l’uomo tramite il Cristo; ossia giustificazione, poi opere
(anche le più alte). Altrimenti sarebbe qualcosa di grande, ma pur sempre un’opera umana. Non diffidava Lutero persino dell'uomo religioso e pio?
Mi scuso con il pastore Gino Conte per essermi intromessa in questo
dialogo fra teologi e mi scuso con
i pastori Kleemann e Roch per essermi permessa di entrare in piena casa luterana... senza invito.
Carla Battù, Genova
ERA PROPRIO
NECESSARIO?
1 - Era proprio necessario trovare
in altre « opere » sistemazioni più o
meno gradite agli ospiti ultraottantenni di Villa Olanda, pregiudicando in
tal modo le prospettive di molti anziani che pazientano in liste d’attesa?
2 - Era proprio necessario disperdere un personale affiatato che per
tanti anni ha lavorato a Villa Olanda,
e siamo certi che proprio a tutti è
stato assicurato un lavoro?
3 - Era proprio necessario — per
non meglio definiti « risvolti economici e finanziari non soddisfacenti » —
causare con l'inopportuna chiusura al
30 giugno prossimo un passivo nella
gestione ordinaria della Casa, rinunciando all’importo di circa 50-60 mi
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
Le nostre iniziative
Nel pubblicare l’elenco delle
offerte pervenute nel mese di
marzo, ricordiamo ai lettori le
due nostre attuali iniziative.
La prima è a favore dell’opera del Consiglio delle chiese del
Medio Oriente per i profughi
della guerra del Golfo, Il nostro
obiettivo di 10 milioni di lire è
ormai prossimo, dopo di che
provvederemo all’invio.
La seconda è per sostenere il
Centro sociale di Ntolo (Camerún, Africa). Oltre alle notizie
da noi periodicamente fornite, il
nostro settimanale ha pubblicato nel n. del 3 aprile scorso
un’intervista di Renato Co'isson
al pastore Emmanuele Njikè,
neopresidente della Chiesa evangelica del Camerún. In tale occasione è stata ulteriormente
sottolineata la grave situazione
economica del paese ed il relativo contraccolpo subito dalle
comunità evangeliche e dal suddetto Centro. La nostra iniziativa è stata definita « vitale » per
sostenere questo Centro, che si
occupa di un centinaio di bambini per lo più orfani, seguiti da
educatori a pieno tempo e da,
un gruppo di volontari. Queste
persone si occupano della loro
scolarizzazione e del loro inserimento nel contesto sociale, trattandosi anche in parte di bimbi
caratteriali e deviati. Occorre
inoltre provvedere a vestiti, medicine, materiale scolastico, nonché seguire l’allevamento degli
animali da cortile e la coltivazione della terra per avere un po’
di legumi. Rinnoviamo il nostro
pressante appello a favore di
questo Centro, per poter essere
in condizione di fare un invio
in denaro di una certa consistenza, ed al più presto possibile.
Le offerte vanno inviate al
conto corr. postale n. 11234101
intestato a La Luce - Fondo solidarietà - via Pio V, 15 - 10125
Torino, possibilmente indicando
la causale del versamento.
ELENCO OFFERTE MARZO
L. 500.000: Anna Ricca.
L. 200.000: Telma Malacrida.
L. 100.000: Lydia Podio; Leonardo
Coviello.
L. 52.000: Nella Malan.
L. 50.000; Tina Scorzon; Famiglia
Coisson.
L. 20.000: Edvige Palmieri.
Totale L. 1.072.000.
Totale precedente L. 10.502.999.
In cassa L. 11.574.999.
lioni provenienti dagli ospiti estivi?
4 - Era proprio necessario chiudere
la Casa per « adeguarsi a una nuova
realtà diaconale » senza preoccuparsi
della necessità di provvedere alla custodia del materiale contenuto nell'edificio e dell’inevitabile degrado dell’edificio stesso?
5 - Era proprio necessario chiudere
la Casa « per non pregiudicare qualsiasi soluzione successiva » sacrificando l'esistente utile per un futuro forse ottimo, ma ipotetico?
A nome dei numerosi « amici di
Villa Olanda » riunitisi nei locali della Chiesa valdese di Genova l'11 aprile scorso per rinnovare il loro impegno morale e finanziario per la continuazione dell'attività di un'opera attualmente unica alle Valli — e cioè
una Casa unicamente per anziani autosufficientì — esprimo agli ospiti ed
al personale di Villa Olanda la nostra
solidarietà e l’auspicio che il prossimo Sinodo accolga le nostre istanze
e ne decida la riapertura.
Mary Corsanì, Sori (Ge)
<f Io sono la risurrezione e la
vita. Chi crede in me anche
se muoia vivrà »
(Giov. 11: 25)
Ha terminato la sua giornata terrena dopo lunga malattia la professoressa
Maria Grazia De Leva Sbaffi
Ne danno l’annunzio il marito Roberto, i figli Ornella con il marito
Maurizio, Marco con la moglie Cristina, Stefano con la moglie Enrica, ì
nipotini Davide, Sara, Marta, Agnese
e Giulia, i cognati e i nipoti tutti.
Roma, 30 aprile 1992.
RINGRAZIAMENTO
a UEterno e il mio pastore.,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23 : 1)
E’ mancata alTaffetto dei suoi cari
Licia Micol in Ricciardini
Ne danno rannuncio il marito Piero,
il figlio Marco, le sorelle Fernanda, Frida ed Adriana e la suocera Franca.
Un ringraziamento particolare al pastore Marchetti, alla dott. Condò, ai
medici e personale dell’Ospedale valdese e a tutte le persone che le sono
state vicine.
Torre Pellice, 2 maggio 1992
A vent’anui dalla morte di
Ciro Di Gennaro
la moglie Anna Celli e il figlio Daniele
lo ricordano a quanti gli hanno voluto
bene.
Pomaretto, 7 maggio 1992.
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Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
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(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 10 MAGGIO 1992
Villar Pellice: FARMACIA GAY Piazza Jervis - Tel. 930705.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice; Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17, presso i distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, «lleottero: tel. 116.
12
12 villagrgio g-lobale
8 maggio 1992
LENTINI
PORTOGALLO - AUSTRALIA
Parole di pace contro
le logiche della guerra
Un nuovo spiegamento di forze NATO e americane in Sicilia: l’escalation intorno a Sigonella - Una riuscita espressione di protesta
I soldati USA, di stanza a Sigonella, hanno dispiegato batterie lanciamissili Hawak nella
quasi totale disattenzione dei
mass media e dei movimenti pacifisti nazionali. In contrada Bivieri, nel territorio di Lentini, si
respira aria di prima linea.
Con questo dispiegamento di
forze, la NATO e gli USA si preparano a fronteggiare (o ad attaccare?) la Libia di Gheddafi,
vogliono « chiudere alTangolo »
il leader di Tripoli. Che si stia
preparando una nuova guerra
contro gli arabi? che le considerazioni elettorali del presidente
Bush abbiano la prevalenza sui di
ritti dei popoli e sul diritto intemazionale, « tout court »? che
ci si trovi ancora una volta in
presenza di un calcolo errato che
non potrà che portare distmzione e morte? Queste, purtroppo,
non possono che essere domande retoriche.
Gli abitanti di Lentini, per primi, si sono resi conto dell'escalation militare che va prendendo piede intorno alla base di
Sigonella. Continui movimenti
di mezzi militari, di elicotteri, di
grossi aerei danno al paese la
sensazione di minacciosi preparativi bellici.
Per questo una parte del paese, domenica 26 aprile, è andata a protestare contro la guerra. la sua logica, la sua strumentalizzazione. Tra i manifestanti
la Chiesa battista al completo.
Le sorelle e i fratelli di Lentini
hanno voluto rendere la loro testimonianza sospendendo il culto e sfilando al seguito di striscioni con versetti biblici. Hanno
pregato e hanno cantato ad alta
voce gli inni di pace e dell’Evangelo. A Nunziatina Formica e allo scrivente è stata offerta la
possibilità di annunciare la parola della pace, dell’invito alla
giustizia e al superamento delle
inimicizie che nasce dal messag
gio dei profeti e dalla prassi di
Gesù.
La manifestazione, la prima
nel suo genere, si può conside*rare riuscita quanto a partecipazione di pubblico e di movimenti aderenti. A Lentini si è avuta
Oggi, come ai tempi dell’installazione dei missili a Comiso, le nostre
chiese sono impegnate per il disarmo.
l’impressione che il calendario
sia tornato indietro di dieci anni,
ai tempi del Magliocco di Comiso.
Si può solo sperare in una
protesta popolare sempre più
massiccia e in contingenze sto
riche favorevoli per la pace. I
credenti, dal canto loro, sono
invitati a pregare perché l’Iddio
della pace doni al mondo questo
bene inestimabile.
Salvatore Rapisarda
NORVEGIA
Voltare le spalle
al razzismo
Una curiosa forma di manifestazione nonviolenta, praticata la prima volta da un pastore
Le chiese norvegesi hanno letteralmente voltato le spalle al
razzismo. Migliaia di persone
hanno partecipato a manifestazioni pubbliche a carattere razzista, girando in silenzio le spalle agli oratori. L’idea era venuta un anno fa a un pastore della
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Una nave per la pace
verso Timor Est
Si cercano tutte le strade possibili per fare
opera di sensibilizzazione sul grave problema
Circa cento studenti e giornalisti di diciannove paesi, tra cui
l’ex presidente del Portogallo,
Antonio Ramalho Eanes, sono
partiti il 7 marzo scorso da Darwin, in Australia, facendo rotta
verso Dili, capitale di Timor Est.
Intendono portare una corona di
fiori al cimitero in cui le truppe indonesiane spararono contro
la folla che stava prendendo parte a un funerale nel mese di novembre dello scorso anno. In
quella tragica occasione si registrarono cento vittime.
Gli organizzatori della missione hanno dichiarato che l’iniziativa ha lo scopo di « non far dimenticare Timor Est all’attenzione internazionale».
La nave per la pace « Lusitania Expresso » aveva iniziato il
proprio viaggio partendo da Lisbona il 22 gennaio. Cinque navi
militari indonesiane hanno ricevuto l’ordine di intercettarla prima che possa raggiunpre Timor
Est, e degli ufficiali indonesiani
hanno arrestato nell’isola almeno tre persone che stavano organizzando un comitato di accoglienza alla nave stessa. Il governo portoghese, peraltro, ha
espresso il proprio sostegno morale alla « Lusitania Expresso »,
che si occupa in questa azione
di una ex colonia del Portogallo, ma si è rifiutato di ufficializzare questo sostegno.
Un consiglio militare indonesiano, che ha indagato sul mas
sacro del cimitero, ha ritenuto
colpevoli sei soldati, tra cui l’ex
comandante militare di Timor
Est e l’ex comandante regionale.
Altri tre militari sono stati congedati dall’esercito, e un quarto
è stato temporaneamente sospeso dall’incarico. Malgrado ciò pare che gli ambienti militari indonesiani non abbiano sollevato
vere obiezioni all’uso della forza contro la processione funebre.
Si segnala inoltre che a fine
febbraio le autorità di Giacarta
hanno rilasciato 17 studenti di
Timor Est provenienti da diverse città di Giava e Bali, detenuti perché avevano chiesto l’autodeterminazione dell’isola, ed avevano espresso la richiesta che le
Nazioni Unite facessero pressione su Giacarta al fine di rendere possibile l’autodeterminazione stessa.
Il governo indonesiano guarda
a chi chiede Tautodeterminazione come a un nemico della sicurezza pubblica nazionale. I nativi di Timor Est non hanno diritto di parlare in pubblico né
di tenere assemblee. Le restrizioni nei confronti dei giornalisti, che erano state sospese nel
1989, sono state reintrodotte. Timor Est si trova a 125 miglia
da Giacarta, ed è stato annesso
militarmente all’Indonesia nel
1975.
(Peace Media Service, marzo ’92)
SCHEDA
1^
FIMAll
cittadina di Brummunddal, a
nord di Oslo.
In un clima di tensione si erano riuniti nella piazza del paese appartenenti a gruppi radicali di tendenze opposte, e si temevano degli scontri violenti. Viceversa, nella piazza del paese,
dove doveva giungere un oratore discusso, arrivarono 3.000 persone che voltarono le spalle.
Il personaggio in questione
era Arne Myrdal, che aveva trovato largo spazio sui mezzi d’informazione norvegesi per la sua
critica alle politiche immigratorie della Norvegia. Nel corso delle sue apparizioni in pubblico,
più volte si erano verificati scontri violenti.
Ora, prima di una manifestazione prevista nel novembre
scorso, a cui doveva intervenire
lo stesso Myrdal, il vescovo
Andreas Aarflot aveva lanciato
un appello tramite i media, affinché la gente partecipasse alla
manifestazione nella maniera sopra descritta; il vescovo stesso
fu il primo ad applicare questa
tattica, insieme a diverse migliaia di cittadini di Oslo.
Ampio era lo spiegamento di
forze di polizia, per impedire che
si verificassero i temuti scontri.
Il vescovo Aarflot aveva espresso il timore che i gruppi radicali prendessero il sopravvento nelle manifestazioni pubbliche, dicendo che il volto odioso del razzismo si sta rendendo visibile
in tutta Europa, ma che la società norvegese non dovrà permettere che venga dato spazio
al razzismo come ad altre forme
di xenofobia.
(Peace Media Service,
marzo 1992)
Diciassette anni
di sofferenze
Dal colonialismo portoghese all’occupazione
indonesiana: le vicende di un popolo oppresso
Ex colonia portoghese (era stata conquistata nel 1640), l’isola di
Timor Est è stata occupata dalle
truppe indonesiane il 7 dicembre
1975: doveva essere una rapida
operazione, una « guerra lampo »,
ma come in tanti altri casi Timpresa si è rivelata più ardua del
previsto, è andata incontro ad
una costante resistenza organizzata in forma di guerriglia e non
collaborazione e soprattutto ha
provocato e sta provocando migliaia di vittime.
La resistenza del popolo timorese ha il supporto morale di
molte risoluzioni delle Nazioni
Unite — 3845 (1975), 31/53 (1976),
32/34 (1977), 33/39 (1978), 34/40
(1979), 35/27 (1980) e 36/50 (1981)
—, ma ad esse non ha mai fatto
seguito una mobilitazione e una
azione persuasiva nei confronti
dell’Indonesia.
E dire che, come ricordava un
anno fa il mensile « Terzo Mondo Informazioni » che si occupa
di cooperazione internazionale,
« le misure attuate per imporre
la pax indonesiana ricordano
quelle dei nazisti nella seconda
guerra mondiale: deportazioni,
campi di sterminio e sterilizzazione forzata delle donne timoresi ».
.Anzi, oltre a non aver subito misure coercitive, lo stato occupante ha ricevuto nel passato e continua tutt’oggi a ricevere aiuti
dalla comunità internazionale:
poche le manifestazioni d’interesse da parte italiana alla questione, se si eccettua il risveglio dell’attenzione da parte dei media
in occasione di una visita del pa
pa nella regione (ottobre ’89).
Nel caso di Timor Est, diversamente da altre situazioni, il
paese un tempo colonizzatore, il
'Portogallo, ha assunto in una certa misura la consapevolezza del
problema, si è situato, magari
senza azioni ufficiali, dalla parte
del popolo oppresso, e questo alimenta la speranza, negli oppositori del regime di Giacarta, che
anche la Comunità europea si
senta investita del problema e
faccia sentire il proprio peso a
chi, come gli Stati Uniti, appoggia l’Indonesia del dittatore Suharto.
Quest’ultimo deve la propria
stabilità politica in buona misura
al fatto di essere stato considerato un baluardo dell’Occidente a
fronte del regime comunista del
Vietnam; ma come dice un esponente della guerriglia e della resistenza, Ahilio Araujo, del Fronte
di liberazione di Timor Est (intervistato da Antonio Limardi e
Lere Opono sul n. 6/1991 di « Terzo Mondo Informazioni »), quando l’Indonesia ha invaso nel 1975
l’ex colonia portoghese « si viveva in un clima di guerra fredda. (...) E’ stato un periodo simile a quello della guerra tra Iran
e Iraq. L’Occidente appoggiava
l’Iraq per fronteggiare il fondamentalismo islamico. Oggi gli occidentali hanno verificato che appoggiare regimi dittatoriali che
opprimono i loro popoli, come
Saddam, che opprime curdi e iracheni, significa appoggiare dittature espansioniste ».
A. C.