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ECO
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
DELLE WXI VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
.ABBONAMENTI f Eco: L. 2.500 per Tinterno Spedizione in abbonamento postale . I Gruppo Hs TORRE PELLICE — 4 novembre 1966
1 L.' 3.500 per l’estero Cambio di indirizzo Lire 50 Ammin. Claudiana Torre PelUce - C.CP. 2-17557
Anno XCVÍ - N. 43
Una copia Lire 40
Cominciare da zero NUOVI TEMPI
settimanale
È sempre doloroso per Uin uomo cominciare da zero. Doloroso e diffìcile.
Ognuno è portato ad aggrapparsi a
qualcosa, a qualcuno almeno. Chi
vuoi cominciare un lavoro, un progetto, un’azione, si deciderà quando
avrà trovato un partner, un compagno, ma senza nessuno, come cominciare? Il giuoco delle illusioni, poi,
inebria poco o molto tutti, anche i più
critici, perchè ecco negli incontri e
nelle conversaziom si trova sempre
quello che ci dà ragione, che dice di
sentire come noi ed esser prhnto. E
questo incoraggia, ma poi? Le prime
difficoltà per alcuni, il susseguirsi delle difficoltà per altri creano le defezioni, e lo zero da cui si deve cominciare
non è neppur più neutro, ma amaro.
Oggi è il tempo dello zero. Si parla
si, di un tempo interessante, in cui
tutto è in movimento, della accelerazione della storia e dei rivolgimenti
rapidi . D’accordo che il mondo non
di Tullio Vinay
dà più alcuna impressione di statica,
ma di una dinamica imprevedibile
soltanto pochi decenni or sono. E
d’accordo anche che nello stesso ambiente « cristiano » che è rimasto fermo per così lungo tempo, oggi si può
parlare di una secolarizzazione che
pone in questione ogni struttura e linguaggio e liturgia. D’accordo che finalmente la chiesa avverte ohe non può
più riguardare a se stessa, ma è spinta verso il di fuori, e parla dell’azione di Dio nella storia, e riconosce che
deve tener conto di quel che avviene
nel mondo, di quel che gli uomini cercano o scoprono... ma è anche vero
che una confusione enorme di pensieri caratterizza la nostra epoca e
che si va a tentoni, come nel buio, ci
si esalta in discorsi e trovate, si sentenzia sul vero cammino da percorre^
e via dicendo. Però quando, stringi
stringi, si cercano gli uomini, son questi che non si trovano, o se ce ne sono, non sono molto pronti,^ le amarezze non mancano,, perchè al momento buono non sanno sparare o
farsi sparare. E no-n per altro che per
questo, che non vogliono perdere la
loro pace. « Dema ha amato il presente secolo ». Dema è quello ohe ha
amato la sua pace. La prigione di
Paolo e quel che ad essa era connesso,
lo disturbava. Meglio continuare il
proprio mestiere. E così, spesso il tie
o quattro faticosamente raggiunto ritorna ad essere zero, punto di nuova
partenza, ma più stanco e duro.
Non vorrei fare un’amara generalizzazione, ma i fatti si scostano poco
da quanto detto. Vogliamo vedere il
momento politico che viviamo? La
corruzione lo caratterizza, ma non
solo questa con i suoi proseliti in alimento. Vi sono, in numero non minore, gli scoraggiati a causa della
sclerosi dei partiti e della loro inutile
verbosità, del carrierismo che li invade e delle clientele che li determinano. Rinnovarli? C’è da rifare tutto.
Creare una nuova classe politica cosciente ohe una politica vera è quella
del servizio e non del prestigio? Ma
allora è proprio dallo zero che occorre partire. E questo zero non dà speranza a chi potrebbe mettersi all’opera. In Sicilia tutto è a tinte più forti,
ma proprio per questo si vedono più
chiaramente le cose ed i loro contorni.
A Riesi, poi, le cose sono ancora
più chiare. Qui non o’è partito che
non sia internamente diviso in gran
numero di parti avverse, non c’è possibilità di iniziativa senza contrasti
senza fine, cosi, anche al Comune, e
sia pur nell’ipotesi, proprio ipotesi
sola, che si abbia iniziative. Si fa l'impossibile per avere la sedia, ma questa serve solo a star seduti. E non
sarebbe niente se fuori dai partiti, o
in es.si, ci fosse chi è pronto a ricominciare da capo, da zero proprio,
per creare cellule di vita.
In Italia, come a Riesi, il bubbone
della politica, gonfio di marcio, finirà
con lo scoppiare, proprio per il suo
marcio stesso, ma se non ci sono cellule di ricambio il marcio dilagherà
e si ricorrerà ai mezzi forti che non
crea,no democrazia nè salvano la libertà. E questo perchè chi capisce il
momento e la situazione non sa ricominciare di nuovo. Non ha speranza
di vita, nè certezza del valore intrinseco della verità. Meglio esiser battuti
per la verità che vincere con la menzogna: ma questo non vale per l’uomo d’oggi.
Alla fine della guerra sarebbe stato il momento vero di un inizio dal
nulla. Ma per questo bisognava partire da zero. Zero non è meno uno o
meno due. E’ zero. Non è risentimen
to del passato. E’ mutamento di mentalità. E’ partire dal pentimento così
grande da prendere anche su di sè
l’errore dì ohi ha mancato. E’ la'sclfere
le cose vecchie ed incamminarci lifelle
nuove. Non è volgersi indietio, ma
andare avanti come chi non ha passato.
Ma finché per la grazia di Dio splende il sole e cade la pioggia cos; sui
buoni come sui malvagi, il cominciare
di nuovo è sempre possibile, a patto
ohe si sapjùa partire da zero. Anche
oggi è possibile. Cristo ha sempre, cominciato da zero. Non ha avuto appoggi. E’ andato solo incontro alla
croce. Poche ore prima di esservi appeso, il discepolo che aveva chiamato
Pietro come pietra di inìzio, lo ha rinnegato tre volte. La croce è stato lo
zero assoluto. Niente prima, niente
dopo. Ma da questo zero è venuto
l’inizio: la resurrezione e tutto il resto.
E non c’è altra via, nè a Riesi, nè
in Italia, nè nel mondo, malgrado
tutti i fremiti di rinnovamento, tutte le considerazioni sulla società di
oggi, tutte le fantasie sulla dinamica
dei popoli e delle loro scoperte. Non
c’è altra via ohe la croce, e se questa
è la saggezza di Dio potrebbe bastare
anche a noi. Ma questa saggezza, la
croce, vuol dire per ciascuno di noi,
il mutamento della mentalità. Il lasciare tutto, anche il prestigio ottenuto finora, e il cominciare di nuovo.
Vuol dire lo zero da cari si parte.
O’era uno su cui contavamo molto,
più di tutti, in Riesi. Aveva veramente capito, e ci era sempre vicino. Ci
ha lasciati per viver tranquillo. Siamo allo zero. E’ duro. Però la croce
è il punto di partenza.
sarà il nuovo
evangelico
Il nuovo settimaiiale del protestantesimo italiano, de^o dal Congresso
Evangelico del 19tó, inizierà le sue
pubblicazioni nella primavera del
1967. Questa è stata la decisione della
Giunta del Consii^o Federale nella
sua seduta del 30 sèttembre, dopo che
la Conferenza Me¡todista, il Sinodo
Valdese e i Comitati dellTImone Battista si erano pronunziati favorevolmente, nel corso déll’estate, sulla base del progetto preparato dalla Commissione di Studiot'
Il Consiglio Federale ha nominato
un Comitato' Promotore ed ha designato il futuro direttore del settimanale nella persona’'del past. Giorgio
Girardet; ha inoltre deciso dì appoggiare finanziariamente il nuovo periodico secondo la, parte prevista dial
bilancio preventivo presentati alle
chiese.
Il Comitato Promotore s’è riimito
rii ottobre a Roma ìn una seduta
comune con la Giùnta del Consiglio
Federale. E' stato di^sp di continuare ed estendere il sonda^Æ già in
corso relativo alla scelta della testata; di diffondere al più presto un servizio d’informazioni sul nuovo settimanale; di rivolgere un appello per la
costituzione d’una“' associazione di
amici che collaborino con il giornale,
lo diffondano e lo sostengano finanziariamente; di inviare il direttore
designato per un periodo di formazione presso la rèdazione di « Réforme » a Parigi ; d| stabilire al niù
presto i primi confalti con il pubblico evangelico, per mezzo di visite e
corrispondenza, per raccogliere l’eco
di tutte le esigenze, d’ogni provenienza, affinchè il nuovo settimanale sia
il giornale di tutti.
Il progetto approvato dalle chiese
prevede la creazione di un settimanale a otto pagine di formato detto
tabloid (circa 30 x 44), stampato a Roma; molto spazio sarà dedicato alle
notizie, con commenti brevi, inchieste, corrispondenza con i lettori, in
forma facile e comprensibile a tutti.
Il periodico si proporrà di predicare
l’Evangelo in forma adatta a un giornale e cercherà di vedere il fatto di
attualità nella prospettiva di Cristo.
Nulla invece sarà modificato nella
stampa periodica attualmente esistente con la sola eccezione del mensile
« Presenza Evangelica », che alla fine
dell’anno cesserà le pubblicazioni.
Il Comitato Promotore non si nasconde le difficoltà da superare prima
di poter pubblicare il primo numero e
anche dopo; ma è incoraggiato dall’interesse di molti e dai doni degli
amici che già in questa fase preliminare noin sono mancati.
II Comitato Promotore
Apprendiamo ulteriormente che il nuovo
settimanale porterà la testata « Nuovi tempi »; si prevede Tinizio della pubblicazione
per il lo aprile 1967; il ConsigUo dei pastori
di Roma, considerando che il giornale intende esprimere una testimonianza evangelica
nel nostro paese, ha stabilito che l’inizio della pubblicazione venga segnata dalla celebrazione di un culto ecumenico.
DIECI ANNI fa, ,A BUDAPESXj :,
La
la
rivoluzione ungherese:
libertà schiacciata, non vinta
Dieci anni fa... Non avevo quindici anni.
Le foto dei ragazzi che si battevano contro
i carri armati mi sconvolgevano. Appena
rientrato a casa, mi precipitavo alla radio;
piangevo, ascoltando gli ultimi messaggi degli insorti. Non capivo molto bene quel che
stava succedendo : mi figuravo un Davide insensato e coraggioso che lottava contro un
Golia-robol... Il mio primo contatto con la
politica.
Sono cresciuto. Ho letto Marx, Lenin, ma
anche Proudhon, Bakunin, Sorci e molti altri. Il ricordo del dramma ungherese, scandalo incomprensibile per il pensiero che scoprivo, e che lo statalismo sovietico (in realtà,
il soviet è un consiglio operaio) pretendeva
pietrificare, questo ricordo mi ha sempre preservato dal dogmatismo nei momenti in cui
la dialettica storica più mi seduceva. Ci insegna pure che il termine « rivoluzione » designq qualcosa di diverso che un semplice
cambiamento di oppressione. Ho letto la maggior parte della letteratura consacrata all’ottobre sanguinoso. Poiché è legato alla mia
adolescenza, alle mie letture, a un mito e a
dei desideri politici, il senso che vi scopro è
forse parziale. Indubbiamente meno dei significati molteplici che gli hanno dato nemici e amici troppo calorosi per essere onesti.
(e lo era, infatti), ma non come una rivoluzione sociale. Soltanto alla fine si è cominciato a distinguere forze sociali e tendenze
assai diverse fra gli insorti. In tal modo la
rivoluzione, almeno agli inizi, fu resa più
o meno incomprensibile...
La stampa, infatti, si sforzò di dissimulare
(o più semplicemente non comprese) le manifestazioni rivoluzionarie del proletariato ungherese, le sue rivendicazioni precise, la sua
organizzazione originale : il consiglio operaio,
che pure si trovava in tutte le città industriali importanti.
Da questa collusione inattesa fra L’Humanité, Paris-Match, L’Aurore, che avrebbe
creato tanto imbarazzo ai « progressisti »
(Sartre, Péju), rimane qualcosa: vedete con
quale discrezione è stato celebrato il lOo anniversario ( salvo all’estrema destra, è fin
troppo chiaro perchè). Il terrore intellettuale
vorrebbe che si descrivesse l’oppressione so
vietica e si cantassero le libertà capitaliste;
oppure il contrario. Ma vieta che ci si levi
contro il nuovo sfruttamento del regime sovietico e al tempo stesso contro la tradizionale oppressione del regime capitalista. Come se la lotta operaia contro le direzioni gerarchizzate e l’astrazione statale non si trovassero sotto ogni regime. L’Ungheria l’ha
mostrato e... sperimentato.
DESTALINIZZARE...
MA CON PRUDENZA
FALSI AMICI E BUONI APOSTOLI
Per i comunisti il movimento era determinato da « bande fasciste, sobillatori controrivoluzionari, provocatori pagati dagli Americani ».
Tuttavia, L’Humanité (14.11.’56) fu costretta ad ammettere implicitamente le sue
menzogne : « Quel che bisognerà spiegare, è
come mai i lavoratori, dopo tanti sacrifici
per un regime che sapevano essere il loro,
hanno potuto, pur riprovando i ribelli fascisti,
lasciarsi turbare al punto di non intervenire
per difendere contro di loro questo regime ».
Da parte loro, la stampa e i politici borghesi si scoprono aU’improvviso pieni di
amore per i proletari (di Budapest), per l’autodeterminazione dei popoli (salvo quello algerino) e per la rivoluzione (purché non sia
antiborghese). Tutto questo àmore stupisce.
Si spiega, se ci si ricorda che Le Figaro,
VAurore (...come L’Humanité) tentarono di
far credere che gli Ungheresi non aspiravano
che a questo bene supremo: l’installazione di
una repubblica parlamentare di stile occidentale. E indubbiamente durante la seconda
Settimana d’insurrezione si erano affrettatamente ricostituite organizzazioni politiche
tradizionali. Venute lardi, saranno le prime
a sparire dalla scena.
La stampa borghese mise in primo piano
tutto ciò che le permise di presentare l’insurrezione come un sollevamento nazionale
■r\ ieci anni fa, in questi gior^ ni, le divisioni corazzate
russe schiacciavano il popolo
ungherese in rivolta. Nessuno
intervenne, nemmeno TAmerica (le zone d’infiuenza pattuite
a Yalta...); del resto, a considerare la Corea 41 Vietnam, c'è
da chiedersi se l’imbroglio non
sarebbe stato anche più ingarbugliato, equivoco e doloroso.
Siamo stati a vedere. Tutto
quello che abbiamo saputo fare,
è stato M melodramma — pieno di pathos autentico, del resto — di Indro Montanelli, «I
sogni muoiono all’alba».
L’articolo che pubblichiamo
qui sotto, Tabbiamo letto su
«Réforme» (22-10-1966); basato
evidentemente sulle ricerche di
François Fejtô — un francese
di origine magiara che è uno
degli studiosi più seri e dei conoscitori più approfonditi delle
situazioni nei paesi comunisti,
dalla cortina di ferro a quella di
bambù, e che in questi giorni
ha pubblicato a Parigi, da
Juillard, un saggio su « Budapest 1956, la Révolution hongroise » — ci sembra utile a illuminare il dramma di dieci •
anni fa. E inquadra in una luce
abbastanza precisa la pax russo-americana ohe pare oggi andare per la maggiore, pur essendo tutt’altro che pacificante.
Bisogna ricordare in due parole il contesto. Con il rapporto Kruscev al XX Congresso del PCUS (febbraio ’66), è cominciata la
« destalinizzazione ». Si dissipano molte illusioni, nascono speranze. Il 27-28 giugno gli
operai della fabbrica Stalin (sic) si soUevano,
scatenando la sommossa di Poznan, che ricorda i grandi moti della Ccrmania orientale
nel giugno 1953. Segno di un profondo malessere, la rivolta sarà domata, ma l’avvertimento sarà compreso. Per la Polonia, è la
primavera politica ; il riformista e nazionalcomunista Comulka è eletto primo segretario
(15-22 ottobre): in un lucido discorso, fa il
bilancio dello stalinismo, promette destalinizzazione e derussificazione, nel quadro socialista. Con abilità saprà captare la rivoluzione, incanalarla, bloccarla.
L’Ungheria si entusiasma per il fratello
polacco, vede in Nagy il suo Comulka. Ma
lo slancio ungherese sarà assai più possente,
i dirigenti vili o stupidi (Ceroe).
Tutto comincia il 23 ottobre con una manifestazione di solidarietà verso i Polacchi,
organizzata dagli intellettuali del circolo Petofi, che per il momento non chiedono più
che un gomulkismo ungherese. Gli studenti,
che saranno elementi di punta nella lotta,
vi si uniscono con rivendicazioni già più precise. Operai e impiegati si associano alla manifestazione. In serata un discorso assai duro
di Ceroe, che tronca ogni speranza di riforma, scatena un movimento verso la radio,
da dove i manifestanti vogliono fare udire
le loro tesi. La polizia di sicurezza (l’AVH
creata dal detestato Rakosi) spara sulla folla
disarmata. Tutto allora precipita. Ceroe, travolto, chiama Nagjf al governo : misura insufficiente; al tempo stesso chiama l’Armata
rossa. I soldati ungheresi fraternizzano, o rimangono neutrali di fronte ai manifestanti
che si impadroniscono delle armi. In molti
casi avverrà lo stesso per piccole unità russe;
altri disertano.
Il 24, grande battaglia davanti al Parlamento, condotta dagli operai, ih particolare
quelli della fabbrica Csepel. La rivolta si
appunti
La consolazione
in vita e in morte
”Zi’ Santuccio” era fra coloro che
ai culti e alle riunioni di chiesa non
mancano quasi mai. Mi era caro. Sarà forse perchè noi pastori abbiamo
il vizio professionale di valutare le
persone in base alla loro frequenza
ai culti; come sia sia, mi era un vecchietto caro.
Nell’aspetto fisico aveva i tratti
duri, andatura pesante, mani grosse,
viso incavato, pelle color cuoio, berretto sempre in testa. Era forte e coraggioso. Aveva fama di abile domatore di muli bizzarri; l’aveva imparato alla prima guerra mondiale.
In gioventù e negli anni maturi
aveva avuto i suoi trascorsi. Non ne
faceva mistero. — Ho sbagliato molto, signor pastore — mi diceva. La
moglie gli aveva perdonato.
Appartenne al gruppo evangelico
di S. Giovanni Lipioni fin dagli inizi, dieci anni fa; poi divenne membro della comunità costituita, assieme alla moglie. Che cosa avesse capito del protestantesimo, non saprei.
Sono certo che se gli avessi domandato: cos’è la giustificazione per fede? — mi avrebbe risposto di non
aver capito. Ma se gli avessi ripetuto la domanda in questa forma: chi
e che VI salva? — avrebbe subito ri•¡‘spoifto: Gesù Cristo. E se avessi aggiunto- che potete fare vof per meritarlo? avrebbe detto; niente, che
posso fare, io? Una fede elementare
se vogliamo, ma è poi tanto certo
che Dio ci esamini, tutti, a livello
universitario? ’’Credi e sarai salva
to
OONTINXJA
IN QUARTA PAGINA
Era li, al suo posto, in chiesa, tutte le domeniche; anche allo studio
biblico, al catechismo, nelle fredde
serate serate invernali, con il bello e
con il cattivo tempo; ecco perchè mi
era caro. Per motivi sciocchi si può
anche andare in chiesa, qualche volta, non per anni, pazientemente, costantemente, tre volte alla settimana. Ci deve essere qualche cosa, dentro, se uno lo fa.
Poi si ammalò, andò all’ospedale
di Vasto, la diagnosi fu tremenda:
tumore. Andai a trovarlo, era sereno, forse si illudeva. Volle ricorrere
agli specialisti e si fece trasportare
al Fatebenefratelli di Roma, ma non
tardò a capire il suo male. Gli feci
visita anche a Roma. — Sia fatta la
volontà di Dio — mi disse. Fu riportato a morire a casa, e lo sapeva. Il
dolore fisico era fortissimo, ma lui,
”zi’ Santuccio”, ebbe da Dio la forza della serenità, fino all’ultimo istante.
Fu in quelle tremende settimane
di attesa della fine, che il signor X.
Y. andò dalla moglie e le disse press’a poco così; questo male di vostro
marito è la punizione di Dio perchè
da vecchio ha avuto il coraggio di
tradire la religione cattolica.
E proprio in quelle settimane morì sessantenne, dieci anni più giovane del nostro morente, il vescovo
della diocesi, pure di un male inguaribile. Accostamento bruciante. Le
parole di X. Y. avevano fatto il giro del paese. Come pastore, io dovevo una chiarificazione; ma capii
che non ce n’era bisogno quando
udii la moglie parlare così, in un
gruppo di donne che le facevano visita; Dio è padrone della vita e della
morte, per tutti.
Al funerale di ”zi’ Santuccio”
predicai sul testo; ”la nostra cittadinanza è nei cieli” e dissi che, per
grazia di Dio, le leggi di quella patria non sono quelle che qualcuno
crede. Per ’’Santuccio”, per me, per
voi, per i vescovi, per i re e per
tutti. Giulio Vicentini
2
pag. 2
4 novembre 1966 — N. 43
N,
LETTERA,.DAQU.,,ANTIPODI
so ij Ji-'i
"MANUIA,, fortuna...
Cari amici,
Le feste del 14 luglio sono ormai lontane.
Hanno segnato un rallentarsi del ritmo già
naturalmente piuttosto calmo di molte attività cittadine. Bisogna sapere che «le juiUet»
dura fino... aUa fine di agosto! Naturalmente
abbiamo ammirato le danze e le varie manifestazioni folfcloristiche, anche se bisogna ben
dire che l’abbiamo fatto per forza di cose
come di sfuggita, in mezzo alle moltéplici attività che continuavano a reclamare la nostra
attenzione. Subito dopo le feste molte persone, uomini e donne, sono venuti a firmare
per la Croce Blu. Spesso si tratta di persone
assai ai margini della vita della Chiesa e potete immaginare quanto sia difficile di far loro capire che non basta firmare per qualche
mese per risolvere la questione! La tecnica
che troppi seguono è quella di promettere di
non bere... fino al prossimo « Juillet »; l’anno
prossimo, dopo gli eccessi della festa, quando se non altro non avranno più soldi per
far baldoria, firmeranno dinuovo. Non voglio
dire che sia così per tutti, ma spesso da un
lato si considera in modo un po’ magico quella tal firma apposta su di un modulo della
« Croix Bleue » — firma che sembra aver
da sola la forza di preservare dalla tentazione
di bere — dall’altro ci si guarda bene dallo
impegnarsi per un periodo troppo lungo. Quel
che è certo è che quello del bere è un problema tutt’altro che irrilevante. Eppure la
produzione locale di birra è fiorentissima e
una delle due marche porta un marchio più
che invitante : « MANUIA », fortuna...
SINODO TAHITIANO
In agosto abbiamo avuto il nostro Sinodo
che qui sì nomina « Consiglio Superore ».
Meno numeroso e anche meno solenne del
nostro, almeno per quel che concerne le sedute normali, il Sinodo deve anche qui esaminare la situazione generale della Chiesa e
prendere quelle decisioni che si impongono
per il lavoro futuro.
Dopo il culto d’apertura, nel corso del
quale sono stati consacrati due dei sei pastori che sono entrati a far parte del corpo
pastorale, sono cominciate le sedute di la,voro, sempre precedute da un eulto, come
da noi. Vedendo i miei colleghi prendere appunti pensavo ai molti pastori valdesi che
si fanno un prezioso bagaglio di spunti omiletici seguendo le predicazioni mattutine di
qualche collega!
Si è parlato molto delle scuole, che qui
sono ancora parte integrante del lavoro della Chiesa con tutte le gioie ed i dolori che
ciò implica, ma ve ne parlerò più avanti.
La Scuola Pastorale continua il suo lavoro paziente di formazione, cercando di elevare sempre più il livello culturale dei nuovi venuti. Quattro nuovi studenti sono entrati in settembre, e uno di essi, cinese, è
destinato ad occuparsi particolarmente della
comunità di lingua cinese che si riunisce
nel nostro tempio dì Béthel, dato che non
possiede ancora un proprio luogo di culto.
Due pastori (Adnet e Vernier) si occupano
quest’anno dei corsi alla Scuola Pastorale di
Hermon.
• Il pastore Mauer è appena arrivato per
procedere ad un serio tentativo di revisione
della Bibbia in tahitiano. Quella attuale risulta talvolta poco chiara persino a certi
pastori della giovane generazione, figuratevi
poi a me!
La Chiesa si è impegnata concretamente
per l’Azione Apostolica Comune, sia versando una somma, sia promettendo l’invio di
un giovane pastore quale membro dell’équipe d’evangelizzazione che lavorerà nel Dahomey a partire dal 1968. Il pastore in parola è attualmente nel Togo quale militare
distaccato nel quadro dello sforzo che il Governo francese fa per i paesi ex-colonie o,
com’è il caso per Tahiti, per i Territori
d’Oltre mare, e si occuperà della gioventù
di quel paese africano.
VITA PASTORALE
Per quei che concerne la vita nostra e
della nostra comunità eccovi alcune notizie.
Il 4 settembre sono stato ufficialmente insediato alla presenza del Presidente della Chiesa e dei Capi distretto. Era la prima volta
ehe un pastore « popaa » entrava a far parte del corpo pastorale della Chiesa Evangelica di Tahiti dopo la sua autonomia. Finora si trattava sempre di pastori che erano
già in carica prima della data fatidica e che
erano, quindi, entrati « d’ufficio » negli effettivi della Chiesa autonoma. Era giusto
Allegri, pazienti,
perseveranti
(Romani XII, 12)
L’Apostolo Paolo, nell’anno 58, scrive da Corinto la sua importante
Epistola ai credenti abitanti in Roma. La Chiesa di Roma non era
steta da lui fondata, ma egli la conosce per fama ed anche attraverso
diversi membri ai quali, al termine della lettera, ptorge calde espressioni
di affetto e di saluto.
Nella lettera l’Apostolo accenna, fra l’altro, al suo desiderio di conoscere personalmente, di vedere da vicino i membri di questa nuova
Comunità per recare anche a loro un suo messaggio spirituale.
L’epistola che S. Paolo indirizza ai fedeli di Roma, più che ima lettera può considerarsi un vero trattato dottrinale sulla «giustificazione
per fede » ed altre materie cristologiohe.
Al termine della lettera abbondano le esortazioni e tra esse quelle
che l’Apostolo sintetizza in tre parole : « Allegri, pazienti, peiseveranti ».
In che?
1) «Allegri nella speranza». Non però nella speranza umana, ohe
viene raffigurata con le ali perchè, quando sembra di poterla afferrare,
fugge lasciando luogo a sospiri e lagrime.
Ma allegri nella speranza cristiana, ohe è stata figurata come im’ancora c^e poggia sulla roccia della lede. Quella speranza (che è poi lede)
che si traduce in « certezza di cose che si sperano e dimostrazione di
cose che non si vedono» (Ebrei, XI, 1). Speranza che è certezza nell’opera di redenzione compiuta dal Cristo; speranza che è attesa fiduciosa del ritorno di Cristo trionfante; speranza che è fede nella vita
eterna, oltre la tomba, dove si godranno le dovizie del cielo e la gloria
promessa dal Cristo.
In questa speranza debbono essere allegri non solo gli antichi ere
denti di Roma, ma tutti i credenti di tutti i tempi, quindi anche noi
ohe siamo più vicini alla realizzazione dei «nuovi tempi» gloriosi.
2) « Pazienti nelle afflizioni ». Da che il pyeccato è entrato nel
mondo, sono entrati nel cuore umano il dolore, le afflizioni, le sofferenze ohe hanno il loro termine nella morte.
Ma, mentre i non credenti si abbandonano alla dispersizione nelle
loro sofferenze, i cristiani debbono differenziarsi da loro. È appunto per
questo che l’Apostolo esorta i cristiani di Roma (e con loro tutti i credenti, noi compresi) ad essere « pazienti » nelle varie e dure sofferenze
della esistenza terrena. È proprio nelle afflizioni che i cristiani debbono
dar prova della loro fede: devono attendere con pazienza il cessare di
ogni afflizione senza mormorare contro Dio, anzi con sottomissione al
Suo santo volere, sapendo ohe Lui sa trasformare tutte le cose sino a
ridurle per il nostro bene.
3) « Perseveranti nella preghiera ». Per essere allegri nella speranza, per essere pazienti nelle afflizioni, è necessario — scrive l’Apostolo — « perseverare nella preghiera ». Perchè? Perchè la preghiera ci
mette in comunione col Signore, ed Egli fa scendere su noi, quale risposta alle nostre invocazioni, le Sue grazie, il Suo soccorso, il Suo
amore. E noi otteniamo da Lui la forza per resistere al tentatore e per
vincerlo.
Perseveranti, cioè senza mai stancarci; pregare con fiducia anche
quando l’esaudimento sembra tardare o non venire concesso, come fu
appunto per Gesù che chiedeva al Padre di « far passare Tamaro calice
della croce»; e lo stesso S. Paolo che chiedeva insistentemente la guarigione da una infermità che gli impediva la sua attività. Ma sia Gesù
che l’Apostolo seppero sottomettersi alla volontà di Dio e non persero la,
fiducia nella preghiera.
Sì, fratelli, preghiamo, preghiamo sempre, con fede e secondo l’insegnamento di Cristo e degli Apostoli; non come usavano i pagani, i Farisei, e molti cosiddetti cristiani di oggi, i quali pensavano e pensano
ancora «di essere esauditi per la moltitudine delle loro parole»! Pre
ghiamo con umiltà, con espressioni che provengono dal cuore pentito e
fiducioso, con la certezza che la volontà di Dio è «buona, accettevole e
perfetta» (Rom. XII, 2).
Sia quindi nel nostro cuore la allegrezza della speranza, la pazienza
della fede, la perseveranza di una vita consacrata al servizio di Colui
che sempre ci consola e ci fortifica dicendoci :
« Nel mondo avrete tribolazioni, ma fatevi animo : io ho vinto il
mondo! » (XVI, 32). Paolo Manìni
sottolinearlo per far notare che sempre meno i missionari hanno una posizione « speciale » nella ehiesa d’adozione.
Ho potuto finalmente cominciare le visite nelle varie famiglie: preferisco non fermarmi a pensare al tempo che sarà necessario per visitarle tutte, e l’essenziale è di
aver cominciato. 1 battesimi, le malattie ed
in genere gli atti pastorali sono spesso l’occasione non soltanto per fare conoscenza
con una famiglia, ma anche per cercare di
intervenire in certe situazioni familiari a
volte assai preoccupanti.
Non sono mai stato un pastore « delle
masse », ma mi convinco più che mai, qui,
della necessità di un paziente lavoro di contatto personale, che ben inteso fa « perdere » molto tempo, ma che permette spesso
di aiutare qualcuno a veder chiaro in sè
stesso. Perciò, al di fuori dei corsi regolari
di catechismo ecc., ho spesso persone isolate
con le quali cerco di avere dei contatti più
« personalizzati » — per usare un termine
che è molto di moda nel mondo insegnante.
La cappellania della clinica, che è qui
vicino al tempio, mi dà parecchio da fare;
ma è anche una vera gioia poter portare
conforto ai malati e i farlo non nel quadro
di un grande ospedale, ma in quello pili
« a misura d’uomo » delle camerette tranquille della casa di cura. Si incontra un po’
tutto il campionario delTumanità polinesiana di razza o d’acquisto. Ho già visto sfilare un colossale scaricatore di porto con la
spalla rotta, che sembrava poter anche così
trasportare dei quintali, una anziana signorina inglese che, dopo aver risparmiato per
anni, si era concessa la crociera della sua
vita e che, tornando dalla Nuova Zelanda,
era caduta nella cabina della sua nave, fratturandosi il braccio. Era patetico di vedere
la sua tristezza di fronte all’infrangersi del
bel sogno di evasione cullato per tanto tempo, di fronte alla dura realtà della sofferenza
e della solitudine, senza soldi nè appoggi
influenti e quanto era riconoscente di poter
finalmente parlare con me con la certezza
di essere almeno compresa. Altre volte si
trattava di qualche « popaa » stabilito qui
da lunga data, oppure di un vecchio martinicano pieno di ricordi della Tahiti di un
tempo, o ancora di cpialche tahitiano dei
distretti che talvolta era assai riconoscente
di vedere il pastore. Un giorno ho visto gli
occhi di una malata riempirsi di lacrime :
pensava alla sua « amuita » (il gruppo della
comunità al quale aippartieme) ohe in quel
momento era al culto, senza di lei. Spesso
trovo una Bibbia o anche un manuale biblico accanto al capezzale. Altre volte si
tratta di cinesi, alcuni dei quali (i vecchi
soprattutto) non parlano nè francese nè tahitiano. In tal caso passo il loro nome al
mio collega vietnamita che, oltre al suo lavoro ufficiale di cappellano delle truppe protestanti, segue anche il « ramo cinese » della comunità di Bethel.
A questo proposito non so se vi ho già
raccontato ehe, appena arrivato qui, la comunità cinese mi aveva chiesto di predicare al culto serale. Era giorno di battesimo e, per sottolineare l’unità nella fede,
mi si chiese di battezzare i nuovi venuti nella comunità. 11 guaio era che si trattava di
nomi cinesi, per l’occasione particolarmente
complicati. Ho dunque seguito il sistema di
pronunciarli a voce molto bassa per evitare
che qualcuno dei battezzati rischiasse di non
riconoscersi! Strana questa lingua cinese dal
ritmo spezzato e un po’ cantilenante su due
note sempre ricorrenti.
Ho appena ricominciato * il catechismo dei
giovani (ci sarà più in là anche un gruppo
di adulti) e ho avuto la bella sorpresa di vedere arrivare quattro degli ex-catecumeni dell’anno scorso che hanno desiderato approfondire ancora le loro conoscenze bibliche.
CENTO ANNI
DI SCUOLA PROTESTANTE
vari suoi successori e incorniciato da una semplice scritta : 1866-1966 POMARE IV - VIENOT (U nome dei due « collèges »). Si era
voluto così sottolineare la preoccupazione
principale di ogni sforzo protestante nel campo dell’insegnamento: quella di preparare gli
allievi (sia pure in senso molto lato) ad essere dei lettori di quella Bibbia che gli uomini del Duff avevano portato per primi.
Il « pareo » sembrava voler ripetere gioiosamente tutto questo ondeggiando al vento,
mentre si succedevano i discorsi del Sindaco
di Papeete, del Professor Joubert, del Governatore, discorsi che hanno tutti felicemente
sottolineato i vari aspetti positivi dell’opera
delle nostre scuole. In precedenza il Presidente della Chiesa, Pastore Raapoto, aveva
tenuto una predicazione in cui si sentiva tutta la sua personale riconoscenza per quanto
insegnanti missionari e locali avevano potuto
fare colTaiuto del Signore in tanti anni di lavoro spesso svolto in condizioni assai più
difficili di quelle attuali.
Alcuni rappresentanti del clero cattolico
presenziavano alla cerimonia; solo poco tempo fa la cosa sarebbe stata impensabile e sembravano essere sinceramente interessati al nostro lavoro. Nel quadro delle celebrazioni del
centenario è stato inaugurato un nuovo Convitto a Taravao, alla punta estrema dell’isola,
si è ribattezzata una via di Papeete del nome
di Charles Vienot, fondatore delle nostre
scuole e si sono avute parecchie occasioni,
alla radio, alla televisione e con conferenze
tenute dal professor Joubert, di sottolineare
il significato dell’avvenimento e quello della
presenza protestante a Tahiti. Perchè anche
qui, come altrove, si dimentica spesso e volentieri che il protestantesimo rappresenta il
65% della popolazione. Ho apprezzato una
presa di posizione del Prof. Joubert a proposito dell’ecumenismo in generale e dei nostri rapporti col cattolicesimo in particolare,
presa di posizione ferma, se pur relativamente irenica, con la quale il pubblico cattolico
è stato messo di fronte al fatto che gli abbracci non bastano e che le nostre rispettive
posizioni teologiche sono, oggi, anche più
lontane che al momento della Riforma. Direte che la lingua batte dove il dente duole.
Gli è che il dente duole parecchio.
IH
Passando a tutt’altro argomento, i nostri
due frugoletti hanno cominciato a frequentare la scuola' con risultati non troppo demoralizzanti per le loro rispettive insegnanti
e tornano a casa quasi convinti di aver scoperto proprio loro l’alfabeto. Purché duri!
Ho letto con interesse la lista dei numerosi spostamenti dei miei colleghi che avranno così l'occasione di vedere nuovi paesaggi
comunitari (e di fare anche loro le valige
una volta di più!). Vien quasi fatto di pensare che partendo « in missione lontana » si
è in realtà quasi dei sedentari, rispetto ai nostri « pastori circolari » italiani.
Voi tutti che sapete quanto portiamo con
voi questo periodo un po’ confuso, ma anche
entusiasmante, del protestantesimo italiano,
abbiatevi un saluto affettuoso dai quattro
li barbetti » di Tahiti.
Giovanni Conte
Presbytère de Bethel, B.P. 666
Papeete (Tahiti) - Polinesia francese.
Parabola
meccanica
Con humour britannico il Moderatore
della Chiesa presbiteriana di Inghilterra, rivolgendo il proprio messaggio al Sinodo
Valdese, a Torre Pellice, ha presentato
questa parabola.
Un bel mattino — ha detto — ho portato la mia macchina in un’officina di riparazioni perchè mi cambiassero la marmitta. Mi fu promesso che il lavoro sarebbe stato eseguito in giornata. Ma tornando verso la fine del pomeriggio, mi
sono accorto che la m'a vecchia marmitta
era sempre al suo pos o. Il padrone assicurava che era s'ala cambiata. Infine risultò che era s'ata effet'ivamente applicala
una marmitta nuova... ma a un’altra macchina!
Il proprietario fece chiamare d’urgenza
uno dei suoi mig'iori meccanici, ingiungendogli di cambiare seduta stante la marmitta.
Questi attaccò la mia marmitta a colpi
di martello così v'olenti che mi dicevo: se
le cose continuano di questo passo, non sarà più solo questione di marmitta...
Feci notare la cosa all’operaio. Mi rispose: « Detesto essere distoiio da un lavoro che mi piace e m’interessa per fare
un lavoro come questo ».
di dissi che lo capivo benissimo e che
gli esprimevo la mia simpatia, ma che
tuttavia mi stava molto a cuore avere una
nuova marmitta, per due ragioni: perchè
era la mia macchina, e perchè ne avevo
proprio bisogno.
... e ho pensato — aggiungeva il Moderatore Jamieson — che qualche volta le no
stre Chiese sono come quell’operaio: fanno un lavoro che piace loro, secondo melodi che sono loro familiari, senza chiedersi abbastanza se è proprio ciò che il
« cliente » desidera e ciò di cui lui realmente bisogno.
PASTORATO FEMMINILE
Coiisacrata m Fraucia
la terza iloaea pastore
PARIGI (bipj - È stata ultimamen e consacrata al ministero pastorale la terza donn i
pastore riconosciuta dalia Chiesa Riformaiii
di Francia (E.R.F.), la signorina Tania
Melzel. Da ormai dieci anni essa è al aei
vizio della Federazione Protestante di Frasi
eia, come cappellana presso lo carceri: iln
rarate questi anni, munita di una « deleK i
pastorale», ha potuio già celebrare le
gli atti pastorali, in partiicolare il batle-iiu
e la santa Cena. L’E.R.F. ccnsacra le cali
didate femmunili al ministero pas orale, i.i
seguito alla decisione presa al Sinodo nc
zionale di St-Jean-du-Gard, nel maggio 1965.
RICORDATA A TRIESTE
La Confessione elvetici
Ma veniamo a quello che è stato l’avveni
mento più clamoroso di questi ultimi mesi in
seno alla Chiesa Evangelica : si tratta del
Centenario delle Scuole Protestanti di Papeete. Infatti nel 1866, Charles Vienot inaugurava la « Scuola Protestante francese indigena ». Ben inteso già 50 anni prima i missionari della Società ^i Londra e poi quelli
della Missione di Parigi avevano aperto dovunque, a Tahiti e nelle varie isole, delle
piccole e modeste scuole. Ma, a partire dal
’66, la scuola protestante prendeva forma
ben definita e veniva ufficialmente riconosciuta. Prima i ragazzi tahitiani avevano
troppo spesso una sola possibilità per proseguire i loro studi : quella di frequentare le
scuole cattoliche. Il governo francese aveva
infatti affidato l'insegnamento ad ordini religiosi cattolici. Quando la scuola protestante veniva inaugurata la scuola delle suore di
Papeete esisteva già da 10 anni e quella dei
frati da sei. La scuola laica era inesistente.
Situazione veramente paradossale in un paese a larga maggioranza protestante. Questa
frase della supplica rivolta dall’Assemblea
legislativa di Tahiti alla regina Pomare IV
e al Commissario Reale nel 1860 riassume
bene la situazione di allora : « desideriamo
ardentemente che i nostri figli imparino il
francese; ma non vogliamo che, imparando
il francese, lo facciano con Io scopo di cambiar religione ».
Il 17 settembre di quest’anno abbiamo festeggiato i primi cent'anni di queste scuole.
Il Prof. Louis Joubert, membro del Comitato della Missione di Parigi, era stato invitato
dal « Comitato del Centenario » e toccò a lui
presiedere le celebrazioni di quel giorno. Il
« collège » dei ragazzi e quello delle ragazze
(che formano un complesso unico) erano stati interamente ridipinti (col concorso delle
autorità locali), e dai balconi del primo piano pendevano numerose strisce di « pareo »,
stoffa del centenario dai molti colori recante
un motivo di circostanza, appositamente creato da uno dei missionari che è anche molto
dotato per il disegno. Si trattava del ”Duff”,
il primo veliero missionario, circondato dai
L’8 giugno, a Zurigo, veniva solennemen.
te celebrato il IV Centenario della Confessione Elvetica. I giornali rifeeriscono che la
Grande Cattedrale (Grossmiinisler) si riempì di fedeli quel g.orno in cui vennero ricordati gli eventi più imporlanti della Riforma nella Svizzera tedesca.
Quelle celebrazioni ci danno lo spunto
per chiarire ai membri delle nostre comunità il significalo di un nome ignoralo
forse da molti ma che rgpipresenta, per
Trieete, quello della più an.ica comunilà
evangelica della ciità. È una pagina di storia die contiene anche per noi, oggi, molti
motivi di riflessione. La stesura dì quella importante eonfessione di fede fu fatta dal riformatore Enrico Bullinger (1504-1575) successore, a Zurigo, di Ulrico .Zwingli. Fu
detta anche «Confessio Helvetica posterior »
per distinguerla da quella di Basilea (prima Confeseio Helvetica) la cui stesura risale al 1536. Fu redatta da Bullinger nel
1561 quale suo testamento spirituale e doveva essere pubblicata solo dopo la sua
morte. Uno storico dice che quella Confessione segnò la fine di una prima tappra di
travaglio a cui segui lo sviluppo e Tassestamento delle chiese uscite dalla Riforma e
che vennero stabilizzandosi su solide baisi.
Fu per ragioni puramente contingenti che
quel documento, a carattere privato, divenne ben presto il fondamento dogmatico
di un gran numero di tìhiese senza distinzioni di nazionalità, anche se il suo nome
potrebbe lasciare intendere doversi limitare alle chiese svizzere.
È utile ricordare ohe, con la pace di Augusta, vennero ad avere diritto di cittadinanza nell’impero germanico due sole chiese: la cattolica romana e quella luterana.
Il Principe Federico IH, sospettato di
calvinismo, venne a trovarsi in una situazione icritica e si rivolse pertanto a Bullinger perchè redìgesse un sommario di dogmatica che gli permettesse di difendersi
dalle accuse di eresia. Bullinger si affrettò
a mandargli quanto aveva scritto. I riformati, quando seppero ohe le chiese del Palalinato, per iniziativa di Federico III, avevano accolto una confessione di fede redatta da Bullinger, domandarono di potersi associare a loro e fare di quel documento il vessillo dì tutte le chiese della
Riforma.
La nuova Confessione di fede fu subito
stampata e lairgamenle diffusa. Essa aveva
come epigrafe un versetto delTepistola ai
Romani che dice ; « Con 'il cuore si crede
per ottenere la giustizia e con la bocca si fa
la confessione per essere salvati ».
Le prime parole di quel documento sono:
« Crediamo e confessiamo che le Scritlurc
canoniche dei santi profeti ed apostoli del
Vecchio e Nuovo Testamento sono la vera
parola di -Dio ed hanno suffiicenle autorità da per se stesse e non dagli uomini n
Quella Confessione di fede non fu sol
tanto accolta in Svizzera ed in Germania
ma anche in Francia, Ungheria, Polonia,
Scozia, Boemia, Moravia, Austria ed in
molte altre nazioni, sicché possiamo affermare die essa diventò, in breve tempo, l.i
Confessione di fede di quasi tutte le chiese riformate.
Se oggi, a causa di particolari vicende,
essa è diventala poco più di un documentu
storico, non possiamo non soffermarci su'
valore sempre al.uale che quel documento
rappresenta per noi. Esso rimane un modello di chiarezza e contiene un’esposizione
completa della dottrina cristiana secondu
le grandi linee esposte da Calvino nella
sua Istituzione Cristiana.
Un secolo fa, nel 1866, la Costituzione
dello stalo austriaco registrava ancora in
forma ufficiale il nome della chiesa di Confessione Elvetica e ordinava ai ministri di
insegnare la dottrina delle Sacra Scrittura
secondo quanto è detto in quella Confessione di fede.
Una delle nostre comunità porla la denominazione di comunità « di Confessione
Elvetica » ed ha una sua propria personiilità giuridica a Trieste fin dal 1“ Gennaio
1782. Dopo la prima guerra mondiale essa vive di vita au'onoma mantenendo strette relazioni con un’altra chiesa riformala:
la chiesa valdese.
Se abbiamo compiuto questa sommaria
indagine storica, non è certo iper gloriarci di quello che è stato. Sta a noi far rivivere la fede esemplare e coraggiosa di chi
ci ha preceduto in una concre ezza di vita
religiosa non avulsa dai problemi del mondo di oggi. U. B.
— Durante il mese di agosto il Pastore
è stato sotituito dal sig. Alain Bessel che
sta per terminare i suo studi presso la nostra Facoltà di Teologia. Lo ringraziamo
per l’opera svolta. Le nostre comunità sono
stale molto liete di iticonlrarlo, serhatio un
grato ricordo e formulano i migliori auguri per la sua alliv'tà.
— Il 25 setitembre, dinanzi ad un follo
pubblico, è stala inaugurala la nuova cappella del cimitero evangélico.
Brano pr&seinti il Console elvetico, signor
Jo.st, i raippresentanti del consolato americano, una delegazione della comunità anglicana e di quella israelitica, oltre naturalmente ai membri delle comunità elvetica,
augustana, metodista e valdese.
La cerimonia, bilingue, fu presieduta dal
pastore Bert in liugiua tedesca.
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N. 43 — 4 novembre 1966
pag. 3
UN ANIMO PROFONDAMENTE PASTORALE
NELLA FIRENZE EVANGELICA
„ n . r n u 11 nuovo Tomplo Valdese
Il Pastore umao bomba , ,—
■ Aa rkAVAn Al in nn riron tfìmnio. sen'
« E mondo passa ed anche le stelle
più sicure del nostro firmamento, a
poco, a poco, impallidiscono e scompaiono dietro l’orizzonte. E la tristezza di questo destino ineluttabile potrebbe diventare opprimente se non
avessimo imparato a superarla con la
nostra fede... Nella vita esistono cose
passate che hanno lasciato orme benedette; altre invece sono state dolorose
e si vorrebbero dimenticare; tutte però
sono strumenti nelle mani di Dio, a
condizione che a nessuna di esse ci
attacchiamo con idolatrica passione,
riconoscendone con tranquillità il carattere necessariamente transitorio.
« E’ naturale che questo ci lasci
perplessi e dubbiosi od anche ribelli,
e disperati coloro che non hanno afferrato un’altra verità e cioè che non tutfo passa. Il mondo passa, la Parola
del Signore dimora in eterno...
« Come le passate generazioni e i
popoli più lontani e tutte le razze del
mondo che nei secoli passati hanno
veduto svanire le tristi o le liete apparenze del mondo che passa, posisiate
essere consolati voi che piangete, voi
che vi affacciate al tramonto, possiate
[essere contortati dalla certezza che Cristo, la Parola vivente dell Eterno, dura
in eterno e con Lui vivranno in eterno
coloro che fanno la Sua volontà ».
Cosi na lasciato scritto ii Tasiore
Guido Comba in una delle sue meditazioni intitolata « Il tramonto ».
Questa pagina testimonia delia sua
fede semplice e sicura e spiega come
egli abbia potuto affrontare e superare
le situazioni più difficili con fiduciosa
serenità.
11 suo ministero pastorale regolare
non è stato lungo nelle Comunità di
Frali e di Pomaretto, tuttavia egli ha
sempre continuato a svolgere un’attività pastorale, sia occupandosi per
lunghi anni della Scuola Domenicale
di Ro.ma, sia predicando dal pulpito
delle varie Chiese di Roma e alla Radio, sia come cappellano dei prigionieri di guerra americani ed inglesi, sia
conversando con la gente, attraverso
i SUOI innumerevoli contatti personah.
La sua attività fu caratterizzata da
un animo profondamente pastorale,
che si mantenne vivo persino durante
il lungo servizio burocratico-amministrativo accanto a ben cinque Moderatori successivi in qualità di cassiere
della Tavola Valdese. I suoi rapporti
con i colleghi più anziani, con i suoi
coetanei, o con quelli più giovani, non
sono mai stati unicamente e aridamente amministrativi, ma si sono mantenuti ad un hvello umano, di vivo interesse, improntati sempre a cordialità e
fraternità. Egli si interessava concretamente dei problemi di ognuno e, dove
poteva e dove era necessario, aiutava
materialmente, con la parola e con il
consiglio, infondendo coraggio, serenità e fiducia.
Noi non siamo soliti fare il panegirico di nessuno, nè vogliamo farlo ora
per il nostro collega, ma in coscienza
non possiamo non ricordare e non riconoscere con gratitudine che i suoi
rapporti amministrativi con tutti i dipendenti della Tavola Valdese sono
stati profondamente fraterni e condotti
con vero animo pastorale; nè possiamo
passare sotto silenzio il fatto che egli
ha saputo affrontare con fiduciosa serenità le situazioni più difficili insieme
ai Moderatori dei quali è stato un prezioso ed insostituibile collaboratore.
Taluni hanno troppo facilmente dimenticato e le nuove generazioni non
possono nemmeno immaginarsi le gt'avi circostanze nelle quali la nostra
Chiesa è venuta a trovarsi allo scoppio dell’ultima guerra e durante il suo
svolgimento, come anche nella successiva faticosa ricostruzione. Si pensi
soltanto, per rendersene conto, alla
svalutazione della moneta, alla impossibilità di comunicazioni fra le Chiese
nell’Italia tagliata in due, aH’improv
ecumenico delle Chiese, egli ha saputo richiamare la nostra piccola Chiesa,
così bisognosa di aiuto, ma anche così
aiutata, a un impegno di servizio per
degli « altri » profondamente lontani
da noi; il ricordo e la gratitudine che
provano per lui, e tramite lui per la
Chiesa valdese, i profughi russi dì Villa Olanda l’hanno espresso con il loro
canto, durante il servizio funebre nel
tempio di Torre Pelhce.
Ha servito la Chiesa con serenità
fiduciosa in tempi gravissimi, e l’ha
amata, amando e servendo tutti noi.
Ringraziamo e lodiamo il Signore
per il ministero che gli ha concesso di
esercitare con i doni di cui lo ha fornito. Achille Deodato
Vivere da poveri di Cristo in un ricco tempio, sentirci di passaggio pure in un locale da Chiesa stabilita
iiiiiiiiiiiimimiiii
T1 Vicemoderatore, pastore
*■ Achille Deodato, ricorda la
figura del ,past. Guido Comba,
recentemente scomparso a Roma. Per anni è stato « il Cassiere » della Tavola, « l’uomo
del Churoh World Service»;
chiunque lo conosceva, ne conosceva l’animo profondamente pastorale, e infatti con grande gioia predicava, sia qua e là
per l’Italia dai pulpiti delle nostre comunità, sia alla radio.
Pubblichiamo pure due testimonianze significative : il telegramma inviato alla Tavola
Valdese dal direttore del CWS,
e una lettera di un ascoltatore
cattolico del Culto-radio.
viso venir meno dei doni dall estero,
alle comunità in sofferenza. L’attività
svolta dal Pastore Guido Comba fu in
quegli anni eccezionalmente preziosa.
Durante il conflitto, quale cappellano dei prigionieri di guerra inglesi
ed americani, per visitarli nei loro
campi, viaggiò per l’intera penisola,
approfittando nello stesso tempo di visitare i colleghi mantenendo, per una
preoccupazione del tutto pastorale, i
contatti fra di loro. Cessato il conflitto
ci si trovò nella necessità di ricostituire
quella vasta rete di contatti con gli
amici dell’estero, di cui la Chiesa aveva un estremo bisogno, per cui già
nel ’46 egli riprese a viaggiare, cominciando dagli Stati Uniti, e seguitando
per ringhilterra, la Scozia, rOlanda e
la Svizzera, facendo rivivere l’interesse delle altre Chiese protestanti per la
nostra Chiesa, senza cui quest’ultima
non avrebbe potuto iniziare l’opera
della ricostruzione.
Fu il rappresentante in Italia del
C.W.S. (Church World Service) e non
è davvero necessario insistere su quale
sia stato l’aiuto ricevuto per mezzo suo.
Fra le ultime opere che egli ha voluto e attuato. Villa Olanda. Sia pure
con il largo aiuto iniziale del Consiglio
Due testimonianze
Nei giorni della disperazione che seguirono la seconda guerra mondiale^ quando la
sua nazione guardava alle Chiese Cristiane
fuori d^Italia, ansiose di dare assistenza e
soccorso nell’opera di riabilitazione di molte
migliaia di persone in siffferenza, il pastore
Guido Comba intraprese nn ministero cristiano di soccorso ai sofferenii, perseguito attraverso più di venti anni di servizio fedele e
consacrato verso i bisognosi.
Il pastore Comba si distinse non soltanto
in Italia, ma anche sul inano internazionale,
dando espressione ripeluinmente e in modo
efficace alle sue preoccn ¡nazioni in Italia e
fuori. Migliaia di tonnellate di materiale, viveri, medicine e indumenti furono per mezzo
suo messe a disposizione di gente rimasta
sola e priva di ogni cosa.
Ritiratosi dal servizio attivo poco più di
un anno fa il pastore Guido Comba visitò gli
Stati Uniti d’America e n quell’occasione i
capi del Church World Service offrirono un
pranzo in suo onore per ricordare Veccezionale opera iniziata e co:i lotta così efficacemente dal Past. Comba tu Italia nel periodo
successivo alla seconda g. erra mondiale.
Nel momento nel quale questo amico di
innumerevoli persone c’ lascia, esprimiamo
alla Sig.ra Comba il no tro apprezzamento
per Vatto contributo e io spirito di amore
cristiano che ha così pr>: \ondamente caratterizzato il Sig. Comba nelle sue quotidiane
relazioni con tutti.
La testimonianza che egli ha portato fra
noi ci ha fatto del bene^ e noi siamo stati
fortificati dall’amore che egli ha sparso così
generosamente.
James Mackracken
Direttore Esecutivo del Church World Service
Redigo questa nota dopo aver letto le sante osservazioni che cantano
nell’articolo di fondo sulla « Ripresa autunnale » (n. 41). Anche a Firenze ahhiamo dunque un tempio
vero e proprio; anzi, internamente
sta diventando forse il più bello d’Italia, il che è provocatoriamente naturale.
Ormai da dieci anni la chiesa si
riuniva in questo edificio di proprietà anglicana; qgialche settimana fa
è stata conclusa la cessione. Gli anglicani —- prevedendo il nostro calvinistico impegno di far piazza pulita — hanno portato via un mucchio di belle cose, fra cui un crocifisso a grandezza naturale, ceduto a
un antiquario; hanno però lasciato
la croce sulla quale era infisso. Il
fatto ci ha costretti a dire che gli anglicani... si erano venduti il Cristo,
e ai valdesi avevano lasciato la croce.
Non so se i venti milioni che la
comunità locale è impegnata a raccogliere siano una croce, ma certo
è che abbondiamo di preoccupazioni economiche, nel momento in cui
le tre Opere della città avrebbero
più bisogno della nostra solidarietà.
L’interno del tempio, ripulito e
illuminato, è molto bello: a tre navate, segnate da due file di colonne
in marmo verde di Prato, elegantissime, dalle quali si partono degli
archi gotici in pietra serena. Quattro file di banchi ed il coro danno
350 comodi posti a sedere; il pulpito è un gioiello di marmo verde e
bianco. Abbiamo il problema del
Roma, 23 ottobre 1966
Gentile Signora Comba,
sono un cattolico convinto e praticante,
ma non chiuso nella setta. Prima, assai prima, del Concilio e dell’apertura di Papa Giovanni, seguivo la domenica mattina, alla Radio, il sermone dei pastori della gloriosa
Chiesa Valdese, nella speranza di udire —
tra le altre — le parole di suo marito che
mi attraevano particolarmente per la profonda religiosità^ la serena visione del mondo divino ed umano, e l’ardente spirito di
carità da cui erano animate.
Mi permetta di esprimerle la partecipazione al loro dolore per il distacco da una così
bell’anima, ma anche la lieta certezza che ho
di ritrovarlo, con l’aiuto di Dio, là dove Egli
è già arrivato, per aver seguito fedelmente
il Signore che l’aveva chiamato.
Dev.mo X. Y.
Culto radio
Domenica 6 Novembre
Past. PIER PAOLO GRASSI
’ Roma- ^ r ^
Domenica 13 novembre
Pastore EMIDIO SANTILLI
Genova
l’abside, che è una immensa parete
scialba laddove campeggiava, sotto
Faltare, un polittico di madonne e
di santi.
Il tempio, oltre ad essere l’unico
protestante della città, è centrale, a
poca distanza da S. Marco (e dalla
cella di fra’ Girolamo Savonarola).
Quando saranno finiti i lavori di restauro e adattamento in corso, sarà
certo un accogliente, degno punto di
incontro e di riferimento. Un locale
« di rappresentanza », la carta da
visita di una comunità « arrivata » (?), presente nella città. Eppure, eppure v’è in quasi tutti una sorta di rimpianto per le nostre vecchie sale decorosamente povere, per
i pulpiti di legno « tinto uso mar
mo », dove lo spazio era poco, s’era
m famiglia, e si sapeva di non essere mai arrivati.
Questo rimpianto non può cessare, in una comunità viva, con l amtudine a trovarsi in un nuovo locale,
(e, del resto, dopo dieci anni è piu
vivo di prima ! j, ma va ascoltato :
dobbiamo riimparare a vivere da poveri di Cristo in un ricco tempio,
sentirci di passaggio in un locale da
chiesa stabilita. Guai a noi, se ci riterremo dei cristiani ic arrivati »,
per il fatto in se stesso non rilevante che rendiamo culto a Gesù Cristo
in una bella scenografia invece che
nelle nostre sale di un tempo!
Intanto, ed è inutile baloccarci a
confutarlo, la pressione economica
che per anni peserà sulla comunità
sarà la nostra tentazione. Commissione tecnica. Commissione finanziaria, sottoscrizioni, affannosa ricerca
di danaro per fare fronte agli impegni: tutto questo ci fa dire: — Beati i nostri vecchi, che si riunivano
alle Cave di Maiano! —
La Firenze valdese, tormentata dal
morbo dell’edilizia, in preda ai carissimi amici tecnici, non deve rimpiangere il tempo della modestia e
dell’evangelizzazione : deve viverlo
ancora e ancora. Questo nostro nuovo bel tempio — sfumate le albagìe,
mentre... si pagano i debiti —^ non
deve essere il Moloch che condiziona e blocca a piacimento la vita di
una intera congregazione, ma va ridotto davvero a strumento per l’Opera del Signore che, certo, quando
era in terra amava le cose semplici
e povere, ma non disdegnava mettere piede nel tempio.
Mesi fa, in una circolare davo notizia dell’imminente acquisto del
tempio e degli oneri economici che
ne derivavano; da una contadina
che, vivendo a cento chilometri da
Firenze;-! ben-poco usufruirà dell’acquisto, ricevevo questa lettera:
« ...Per quanto s’è letto, ho tutto capito, e sono rimasta tanto contenta
a sentire che Gesù ci dà l’opportunità di rifare la chiesa. Caro fratello
in Cristo, nella lettera vi metto lire
2.000 (cioè duemila), e mi scusate
che io ve le metto nella lettera perchè sono in campagna e il vaglia non
posso andare a farlo, e poi è una
piccolezza. Li mettete nella colletta
per la chiesa. Io volevo fare di più,
ma Dio è testimone sopra di me che
la mia prova sarà la povertà. Ma io
voglio glorificare il nome di Gesù ».
Di gente così, è fatta la comunità
nata dall’Evangelo : gente che ha
per tempio una cucina campagnola,
e sa che il Signore è presente quando si raccoglie per adorare, gente
che ha per tempio un grande edificio, ed ancora sa che quello è uno
strumento per la gloria di Dio.
L. S.
I LETTORI CI SCRIVONO
A proposito di
“culto dei locali,,
Un letlOTe da Cerignota:
Che ci si debba preoccupare più
di spargere la Parola che della casa
falla di ipielre per accogliervi le persone, colTiimimaiicabile campanile,
eiaino tutti d’aiocordo; ma che fra i
valdesi vi sia addiriltura la mania,
l’idolatria degli stabili, il mal di
pietra come »i diceva al tempo della
prima evangelizzazione, mi pare che
vi sia deH’esagerazione.
La commissione sinodale d’esame,
la quale sfogliando ì doss er della
Tavola era giunta a que la conclusione, evidentemente si era la-sciala
impreissionare più dalle ricbicste die
dalle isuisseiguenli realizzazioni ed ba
generalizzalo.
In realtà le Amministrazioni per
il (laniipo die mi riguarda: il V Distretto, hanno procedulo sempre coi
piedi di piombo, come si suol dire.
L’argomento « stabili » per diecine
di anni ha polarizzato l’interesse
delle nostre conferenze distrettuali.
Lunghe logomaohiie appassionanti
die si conolndevano con accorati ordini del giorno al Sinodo die non
trovavano eco presso l’Amiminislrazione Centrale.
Questo argomenlo si chiuderà definitivamente colla prossima inaugurazione dei locali di culto a Taranto, fanalino di coda..., preceduta
da S. Giovanni in Lipioni, Campobasso, Bari nell’ordine; ma ci sono
voluti decenni.
11 mal di pietra c’è stato, ma allo
stalo endemico in seno alle comunità, sempre però legittimalo da
esigenze improrogabili. Queste esigenze erano anche di natura economica, quando appunto il fitto dei
ideali di culto incideva terribilmente .sulla Cassa Culto, laldiè il costruire in proprio, significava in ultima analisi fare un’oculata amminiistrazione.
Per quanto mi consta la Tavola,
vuoi perdiè non po eva fare il passo
più lungo della gamba, vuoi perdiè
non ebbe semipre una chiara visione
profetica delle cose, ci ha sistemaìicamente smorzato l’enttìisiasmo. Non
entro nei par.icolari sia perdiè è
antipatico iloocare la suscettibilità
delle persone sia perchè mi si potrebbe obiettare che della soiemza
del poi son piene le foisse.
Il cullo delle pietre è deprecabile
quando non, c’è quel chiaro rapporto
tra consistenza morale e spirituale
della comunità e la struttura che ver.
rebbe a conferire forza e prestigio
alla di lei ilestimonianza.
Questa in dati luoghi non puà
avanzare con locali che sanno di magazzino, e qualche volta anche di
muffa.
Inoltre ipuò darsi che i campanili
siano passali di moda e occorra trovare nuovi stíhemi alla testimonianza.
Si deve ancora pensare al cullo delle
p'etre?
Quando la generazione dei giovani, uscita dalla guerra, volle costruire Agape nell’amore di Orislo: una
mole da far tremare le vene e i polsi all© Arominislrazioni (e ricordo la
perplessità dei conservatori), non
penso che quetlle persone si siano lasciate prendere da mania delle pietre.
Comunque la storia ha dato loro
ragione. La storia ci darà ancora una
volta ragione? lo lo ispero.
Comunque le pietre, con o -senza
campanile, non dovrebbero mai sorgere se -prima le pietre vive, i credenti coi doni die hanno ricevuto,
non si sono stabilmente accostali affla
Pietra angolare; a Cristo, per ©ssere
un tempio santo nel Signore, vale a
dire quell’edificio -che ha da servire
di dimora a Dio per lo Spirilo.
I G. E. Castiglione
Le lamentazioni
di un Anziano
Un lettore, da Genova:
Nella mia qualità di anziano ho ricevuto e letto la circolare inviata dàl j
Moderatore a -lu-Ue le Chiese, come- |
nenie, oltre alle solite cose, notizie
importati per dii si interessa della
funzione della nostra Chiesa su questa -terra, nella quale è compresa
l’Italia.
La notiiz'a die però mi ha più colpito è quella che fa sapere che 28
(venlotlo) Chiese VaMesi tra le quali 10 (dieci) -autonome, non hanno
fat o, alla data dèi 3 ottobre, alcun
versamento affla Tavola.
Ventotto chiese, ventolto pulpiti,
venlol’,0 Cons igli di Chiesa, ventotto
Comunità presenti, con i loro delegali, al Sinodo dove avranno elevato
le loro voci deplorando l’ignavia di
coloro che dimenticano di fare, tem¡testivamente, quello die occorre af
finchè la Tavola possa far fronte ai
suoi impegni, sempre urgenti e pressanti, senza dover -ricorrere a icostoge operazioni bancarie, che — tutti
10 sanno, anche le 28 suddette —
assorbono, talvolta superandoli, tatti i contributi di una -Ghiesa come
quella di Genova che vede il suo
danaro dilapidato in modo da avvilire chi lo ha versato.
Poi questi delegati rientrano in
sede, fanno la loro relazione coronata dai calorosi aipplausi di rito e
si dimenticano poi, di tradurre in
alto le deliberazioni da loro stessi
approvate, in Sinodo.
Ora a questi fratelli, veramente
separati, pongo malinconicamente
questa demanda : cc Da dove comincia
11 vostro cristianesimo? Forse dalle
ore 10,30 della domenica per terminare a mezzogiorno onde tranquillare -le vostre coscienze? È possibile
predicare e udire il Vangelo di Cristo; ricordarsi ’’dei poveri e degli
afflitti”, eoe., cantare il cantico 1%,
ricevere il perdono dei peccati, eppoi
agire in modo cosi scandalo-so e
contradditorio? Ma a chi volete darla da intendere? A Dio?, perchè
agli uomini no di certo! ».
A parte il problema morale e spirituale, che è quello essenziale, sta
di fatto che tale comportamento è
contro ogni logica matematica; se
non siete capaci di fare, a dovere, il
più seimpliice e onesto atto amministrativo, che cosa siete chiamati a
fare, come cristiani: la Santa Cena?
In parole povere: meno chiacchiere e anche meno preghiere, ohe costano cosi poco e più fatti e fatti
bene e se volete che la Chiesa viva,
ohe i pastori e le vedove mangino
tutti i giorni e che le Istituzioni
benefiiche loontinuino a campare, sovvenitele tempestivamente © non con
I distratta lentezza.
j E se credete ohe aibbìa -torto, fa'emelo saipere e Vi prometto che « non
I lo farò più ».
I Federico Schenone
Per il rinnovo deirabbonamento, ricordate:
Interno: L. 2.500 Estero: L. 3.500
C.c.p. 2/17557, intestato alla Libreria Claudiana, Torre Pellice (Torino)
4
p£«. 4
4 novembre 1966 — N. 43
La rivoluzione ungherese:
la libertà schiacciata, non vinta
CACCIA
SEGUE DA PAGINA 1
estende con stupefacente velocità alle provincie, dove si moltiplicano i consigli operai.
Infatti, se a Budapest era tutta la popolazione a sollevarsi, in provincia la lotta poggiava
unicamente sui consigli operai (carbone, industria chimica, siderurgica, uranio, elettricità). Lo sciopero generale è un successo.
VITTORIE PRECARIE
Il 25, il governo pare cedere. Il partito dei.
piccoli proprietari è chiamato a parteciparvi,
il che soddbfa una parte dei piccoli contadini e borghesi, i quali approfittano del clima
per mostrare la loro esistenza. Questa riforma non soddisfa i consigli operai, che rifiutano di deporre le armi. Essi infatti detengono ora il ' potere reale : armano i combattenti, organizzano ' gli approvvigionamenti,
presentano un programma, mentre il governo
centrale lancia nel vuoto comunicati contradditori. Fin dalla fine della prima settimana,
questi consigli cercano di federarsi e abbozzano le basi di una Repubblica (federale) di
consigli.
Il 26 si apre una seconda fase. Primo arretramento del governo di fronte al rifiuto di
deporre le armi. Il 28, promesse di Nagy:
le truppe russe stanno per ritirarsi: cessate
il fuoco. Ecco il miracolo! Un piccolo popolo, una folla male armata, scesa in lotta
alla maniera dei rivoluzionari del XIX secolo contro i carri armati, ha la meglio su
due divisioni corazzate. Euforia.
Durante questa seconda settimana, Nagy
fa una serie di concessioni, ambigue: le une
hanno carattere puramente democratico, le
altre rafforzano la piccola borghesia.
Davanti agli arretramenti del governo, si
sollevano tutti gli strati della popolazione e
si portano sulla scena a fianco del movimento originario, quello delle fabbriche. Questi strati sono, beninteso, più sensibili a rivendicazioni democratiche e nazionali, che
sottoscrivono anche gli operai preoccupati ,di
demolire lo Stato totalitario^ la burocrazia,
mettendo fine aUo sfruttamento del loro paese e al monopolio del partito comunista (elezioni libere).
Un « partito rivoluzionario della gioventù »
ha tuttavia una base ben netta: il suo programma dichiarava che « non è in questione
la restituzione delle fabbriche ai capitalisti
e della terra ai latifondisti ».
Anche Bela Kovacs, leader dei piccoli proprietari, dichiara : « Nessuno può pensare
che si ritorni al mondo dei conti, dei banchieri, dei capitalisti. Questo mondo è scomparso per sempre ». Lo stesso dicono i socialdemocratici e i nazionalcontadini.
PER UNA SOCIETÀ’ NUOVA
Se dunque v’è unanimità nella critica, rimane ambiguità nei programmi. Tutti si levano contro il comunismo degli staliniani e
contro rimperialismo russo; ma non vi è
programma preciso se non nel senso di un
potere proletario democraticamente esercitato
dai consigli liberamente federati per realizzare un socialismo di gestione.
Cosi, alla vigilia dell’attacco dei carri armati sovietici, vi erano in germe nell’insurrezione due tipi di regime opposti : la ricostituzione di una macchina statale (parlamento, polizia, classe politica, esperti e burocrati), e la vittoria di una democrazia operaia che gestiva la propria vita, e che avrebbe dovuto radicalizzarsi e teorizzarsi — e
avrebbe potuto farlo — con gli intellettuali
e tutta queUa gioventù che fu sempre in prima linea. La soluzione sarebbe dipesa dalla
capacità delle diverse forze sociali a far valere i propri obiettivi e a trascinare con sè
il paese.
Orbene (e nella quindicina successiva lo
provarono) i consigli operai, non soltanto
elemento propulsore della rivoluzione, rappresentavano la sola forza organizzata, reale,
del paese.
A parte l'armata russa.
Poiché il seguito è noto. Dopo tergiversa
In questi giorni
nei mondo cristiano
— a Berlino-Ovest si sta svolgendo il primo Congresso mondiale per l’evangelizzazione, organizzato da chiese e movimenti evangelici;
— a Colmar si sta svolgendo la XII Assemblea generale della Federazione protestante di Francia; tema generale: «Forme nuove di una Chiesa per gli altri ».
in questi giorni
nelia Chiesa Vaidese...
— a S. Germano Chisone, il 1» novembre.
Conferenza straordinaria del I Distretto; temi; «La situazione sociale alle Valli» e
« Confini delle parrocchie;
— a Ivrea, il 1« novembre. Convegno di
Consigli di chiesa e di responsabili del II Distretto (zona Piemonte); tema : « Ministeri
tradizionali e ministeri nuovi »;
— a Bargia Verezzi, il 4 novembre. Convegno di Consigli di chiesa e di responsabili
del II Distretto (zona Liguria); tema ; « Ministeri tradizionali e ministeri nuovi »;
— a Bergamo, il 13 novembre. Convegno
dei Consigli di chiesa e di responsabili del
Presbiterio lombardo; tema : « Gli anziani
e i diaconi »;
— a Bari, il 1® e 2 novembre. Conferenza
autunnale del V Distretto. Oltre all’esame
della vita del Distretto, presentazione del costituendo organo unitario di stampa (il past.
G. Girardet tiene pure una pubblica conferenza); presentazione e discussione del problema dei matrimoni misti dopo il « votum »
conciliare e la « Ihstructio » della Congregazióne Pro Doctrina Fidei.
zioni destinate a permettere il rinnovamento
delle loro truppe scosse dal carattere della rivoluzione, dopo negoziati ipocriti e prolungati, dopo le promesse, circa trentacinque
divisioni russe invadevano il paese. Nagy è
tolto di mezzo. La controrivoluzione si scatena, la sola che si sia verificata : « quella
operata dalle autorità sovietiche con forze
armate di una superiorità schiacciante; hanno sostituito il regime socialista ma democratico che stava formandosi in Ungheria con
uno Stato poliziesco » (rapporto della Commissione deirONU).
Ci vorranno ancora tre giorni per annientare i centri di resistenza, sei giorni per mettere termine alle azióni dei partigiani. Lo
sciopero generale durerà per venti giorni
dopo la disfatta, obbligando Radar a negoziare con il Consiglio centrale degli operai
a Budapest.
Sartre ha descritto questo schiacciamento
come il « soprassalto dello stalinismo agonizzante ». Credo piuttosto che questo episodio
mostra il vero volto della « liberalizzazione » :
è accettata finehè lo Stato non viene minacciato nel suo stesso fondamento, finché rimane esso stesso giudice dei limiti di ciò che
può concedere. Algerini, negri americani,
vietnamiti, non sarete voi a smentirmi.
La rivoluzione ungherese ci dà così una
lezione generale, svelandoci, sotto questa
forma atroce, e se vogliamo caricaturale, « alcune delle contraddizioni latenti di cui é
fatta la vita delle comunità moderne... rivelando un divario quasi totale fra l’alto e il
basso, fra lo Stato e la massa, fra l’organizzazione e la spontaneità » (F. Fejtò, Budapest 1956, la revolution hongroise, Juillard,
Paris 1966).
« Occorreva destalinizzare a tempo », diceva Sartre. Certo. Ma, forse romanticamente,
gli Ungheresi tendevano a qualcosa di assai
più grande che a una riforma limitata amministrata dall’alto. Raymond Aron pensa
che avrebbero potuto evitare questa rivoluzione, giungendo ai medesimi risultati che i
Polacchi. Ma, coscientemente o no, volevano
di più, molto di più r prendere in; mano essi
stessi l’organizzazione cosciente delle loro
vite in tutti i settori, e darsi a tale scopo i
mezzi strutturali.
In tal senso si può dire che la loro disfatta
è una vittoria (così come l’URSS incarna una
disfatta della lotta operaia). « Gli operai sono
stati battuti, ma non sono stati vinti. La storia proverà da che parte stava la disfatta »
(Marx).
Jean-François Hérouard
Ripresa a Milano
e nel Presbiterio lombardo
PESCA
BARBIERI
E PETTINATRICI
IN ALTO I CUORI!
Su « L’Os'serivalore Romano » (26-10-’66i
un arli/colo é dedicató a S. Mari.no di Porre«, un dónienicano peruviano del xvn see.,
canonizzato da Giovanni XXIIl nel 1962 c
da Paolo VI con decrelo del 20 luglio di
quest’anno proclamalo « Palrono primario
presso Dio di tut,i i barbier., parrucchieri,
peltinatrici e loro aff.ni in Italia: con tu ti gli onori e privileg, li urgici connessi
che competono ai principali patroni di un
ceto di persone ». Tale prodai^azione è
avvenuta per rs anza del cflrd. Giacomo Ler.
caro, arcivescovo,,di Bologna, e del card.
Urbani, patriarca di Venezia. Nel Breve
pontificio 'sì legge; « Volentieri abbiamo
ascoltalo le preghiere con cui il d.letio nostro figlio Giovanni Card. Urbani, Patriarca di Venezia e Presiden e de la Conferenza Episcopale Italiana, a nome pure di
lutti i componenti la medesima ass mbha
e di moltissim presiden’i e niembr. del e
categorie di barbieri, parrucchieri e pel i
mitrici, ci domandò di cos itu re S. Mar. ina
de Porres celes e patrono degli esercen’i
tale professione » Paolo VI addila Martin ,
« il quale esercitò l’arte del barbiere c ,n
grande perizia e càn m-ggiore pratica delia
pietà », alla devoz one di quan i esercitano
ila sua stessa arte, affinché lengano presenti
« quegli esempi di umanità e di cari à ih->
egli lasciò, come tutta la sua vita che virtualmente condusse: in modo che, m n re
procurano un onesto ornamento del corpo,
ricerchino pure la bellezza dello spirito, e
men're ricavano un profitto coaven en’e di
lavoro, aspirino ‘itUe ricchezze e'e'-ne ».
lladio-TV della Svizzera Italiana
DOMENICA 13 NOVEMBRE
Radio: ore 9,1,5, conversazione evangelica
pastore Otto Rapch.
Televisione: ore .,22,20, «La Parola del
Signore », pastoie Guido Rivoir.
Aria di riprésa anche a Milano. E se la,
parola « ripresa » suggerisce immediatamente Tidea di una « ordinaria amministrazione », pure vi è la ricerca di una
risposta consapevole alla vo-cazione rivolta
a questa comunità. Intanto il fatto stesso
che sia giunto a Cinisello il pastore Giorgio Bouchard per iniziare un lavoro di
testimonianza alla periferia di questa città
è un « segno » olle speriamo non sia destinato a rimanere tale, ma ohe po-ssa diventare per la comunità tutta una responsabilità effettiva di testimonianza al suo Signore.
Sul piano del « Presbiterio Lombardo »
vi é lutto un fervore di attivi,à comuni per
le varie chiese. In una prima riunione è
stato definito il programma di una serie
di conferenze per tutte le chiese del presbiterio sul matrìimonio e sui problemi ad
esso connessi. È stato pure convocato un
Convegno dei Consigli di chiesa del presbiterio, per il 13 novembre a Bergamo.
Anche qui non è normale amminìs.razione,
cioè non si tratterà solamente dei problemi eventuali di interesse comune: si avranno invece due s udi che chiariscano
la funzione e la responsabiuità degli anziani (Paist. Giorgio Tournj e dei diaconi
(Paist. Thomas Soggin). he si avranno veramente Consigli (il (“liiesa responsabili e
pienamente coscienti della loro vocazione,
sarà una conferma che non si è, trattalo
di «ordinaria amminiislrazione »!
Per quanto concerne la città di Milano
vorremmo ancora sottolineare un’altra iniziativa: il Cons.glio dei pas.ori, ohe raggruppa i pastori bat.isli, metodisti, luterano, riformalo svizzero e valdesi, ha deciso di celebrare in comune ranniversario
della Riforma con una Conferenza pubblica tenuta dal Prof. Bruno Coreani dolila
nostra Facoltà Teologica, il quale ha parlalo dell’autorità eoritturale nel protestantesimo di ieri e di oggi.
Come si vede le attività non mancano (e
non abbiamo accennato alle svariate attività più tipicamente « eoolesiasliclie e parrocchiali », quali Corale, monitori, ecc.!): ci
auguriamo solamente che tutto questo sia
attività di persone responsabili e non
« attivismo » vuoto e privo di significato.
6. r.
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
-i'/
LUSERNA S. GIOVANNI
A-'*
Prima partenza pastorale. — Domenica 2
ottobre il pastore Teodoro Magri ha concluso
con una impressiva predicazione sul testo
II Corinzi 4: 7-15, il suo forte e fedele ministero di 3 anni fra noi. A lui, alla sua della eompagna e a tutta la indimenticabile famiglia Magri, il Concistoro, l’Unione Femminile e l’Unione Giovanile hanno espresso
l’affettuosa riconoscenza della Comunità che
ora segue con fervidi auguri i cari partenti
nel nuovo campo di lavoro cui sono stati
chiamati.
Festa del Raccolto. — Domenica 23 ottobre, nella grande, rinnovata Sala Albarin, alla presenza di un folto, lieto pubblico di
membri ed amici della Comunità, ha avuto
luogo la tradizionale Festa del Raccolto e
della Riconoscenza, con esito che, particolarmente per l’esposizione dei frutti del lavoro
agricolo, ha largamente superato (pianto le
estive ed autunnali tempeste atmosferiche
lasciavano prevedere. Apprezzata anche da
visitatori l’esposizione di lavori e prodotti
artigianali ed artistici vari.
Graditissima innovazione, quest’anno, la
fraterna partecipazione del complesso dei nostri bravi trombettieri delle due Valli che
hanno, a più riprese, rallegrato l’attento pubblico, con l’esecuzione di noti inni evangelici.
Il consueto complemento di un ricco Buffet
ha favorito lieti incontri e ben nutriti conversari fra amici vecchi e nuovi intorno ai
tavoli fioriti e a tazze fumanti. E generoso è
stato anche il risultato... economico della celebrazione, a beneficio delle necessitanti opere della Comunità. Un rinnovato vivissimo
grazie a tutti coloro che in diverso modo col
lavoro, coi doni o con la presenza o con messaggi hanno contribuito alla felice riuscita
dell’annua celebrazione.
Liturgia della morte e della vita.
Dipartenze. — Ricordiamo, commossi, grati e fiduciosi, i nomi dei fratelli e delle sorelle che in queste ultime settimane, il Signore ha ripreso con Sè: Bruno Ponte degli
Airali, che, improvvisamente, ha ricevuto la
suprema chiamata nella notte del 10 ottobre,
in età di 39 anni, dopo una giornata intensamente attiva; Delfina Peyrot-Malan, deceduta in ospedale, il 19 ottobre, in età di 65
anni. La Comunità circonda della sua solidarietà nel duolo e nella cristiana speranza
la famiglia Balmas-Beux, per la dipartenza
in Ospedale a Torino del nostro fratello Enrico Balmas. del quale le spoglie mortali .sono
state inumate nella tomba di famiglia a Luserna S. Giovanni, il 18 ottobre. Le radiose,
trionfanti assicurazioni deU’Evangelo siano la
luce e la forza di tutti coloro che sono provati da dolorose separazioni.
Nuovi focolari. — Agli sposi Nino Michele Castellano-Comba ed Ester Pellegrin, Giovanni Pons e Dina Lina Gaydou, Bruno
Chiavia e Angiolina Gamba dei quali abbiamo, in queste settimane, celebrato il matrimonio, nel nostro tempio, rinnovati auguri
di felice cammino insieme nelle vie del Signore.
Battesimi. — Hanno in queste ultime settimane ricevuto il segno del battesimo dieci
cari piccoli, per i quali Gesù il Cristo già
ha dato Sè stesso Fulla croce : Franca Malan
di Bruno e Caterina Irene Cliauvie; Norma
Benecchio di Walter e Iris Pastre; Edi Bellion di Edoardo ed Esterina Bastia; Marie
Hélène Armami Base; Mauro Bertolucci di
Lido e Oda Fraschia; Anna Giulia Malanot
di Adriano ed Elena Caffarel; Stefano Vittorio Em. Pegone di Giuseppe ed Erica Tourn;
Ada Po'ét di Daniele c Nella Malan; Danilo
Tessan di Umberto e Florina Gaydou; Gino
Emilio Martinat di Remo e Luciana Avondetto.
Annunzi. — Domenica 6 novembre : Commemorazione della Riforma e celebrazione
della Santa Cena (culto in lingua francese).
Venerdì 4 corrente, ore 21, il Concistoro è
convocato in seduta e domenica 6 novembre,
alle ore 15 nella Casa Valdese, è convocata
PAssemblea elettorale di Chiesa per rielezioni ed elezioni di Anziani e Diaconi. j.
POMAP.iTTn
Domenica 13 novembre avfomo la visita
del Caipitano salutista di Torre Pellice,
Lonigo, che presiederà il culto del mattino e darà un messaggio alle sorelle di
chiesa alle 14,30, nelle ex-smiole elementari.
BOBBIO PELLICE
Sabato 29 ottobre abbiamo invocato la benedizione di Dio sul matrimonio di Lausarot
Giovanni (Bossolea) e Negrin Graziella (Podio superiore).
A questi sposi, i quali, per ragioni di lavoro si stabiliscono a Torre Pellice, la Chiesa tutta porge i suoi auguri affettuosi, mentre domandiamo ancora al Signore di circondare sempre con la sua grazia questo nuovo
focolare. e. a.
iiiiimniilliliiili«
A Vittorio Calvino
medaglia d’oro al merito del teatro
Sono dieci anni dtd giorno in cui il Collega Vittorio Calvino, che era stato Vicepresidente della Associazione della Stampa Romana e Capo deU’Ufficio Stampa di importanti Case Cinematografiche, ci ha lasciati.
E sembra ieri, tanto in noi è vivo e pungente il ricordo di quella sua improvvisa dipartita, avvenuta in pieno rigoglio di giovinezza e fervore di opere. Il successo clamoroso de « La torre sul pollaio » e la sempre
maggiore maturazione artistica avevano messo questo nostro brillante Collega in primo
piano del teatro contemporaneo e molto la
drammaturgia nazionale poteva attendersi da
Alle nostre organizzazioni sindacali e assistenziali e a questo nostro Giornale, Vittorio
era particolarmente vicino. In un grave momento per il Teatro, quando ci si riuniva
in pochi come congiurati^ in una pizzeria di
S. Giovanni, ricordiamo che tra l’irruenza
verbale di quel caro indimenticabile Alfredo
Vanni e le pensose parole prudenziali di
studioso del prof. Omero Pantera, Vittorio
Calvino trovava sempre il termine giusto e
la via mediana, cui in definitiva impostava
la linea di condotta da seguire. E la stessa
nota di equilibrio portò sempre nel Consiglio
Nazionale del Sindacato Nazionale degli Autori Drammatici e nel Consiglio di Amministrazione della Cassa Nazionale di Assistenza
e di Previdenza. E' legittimo, pertanto, che
nel decennale della morte, i Colleghi abbiano
deliberato alla sua memoria la Medaglia
d’oro al Merito del Teatro.
La Medaglia d’oro sarà consegnata, nel
corso di una cerimonia che si svolgerà nella
sede del Sindacato, alla gentile scrittrice e
iiliiiimiiiiiniiiiuDiuiiMii
.........................................................
■‘iiiimmiiuiiiiiiiiiiiiiMiiii iiiimiiiuiiiiiiiiii' imiiiiiumiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiuiiiiimuiiiiiiimimimiiiiiiiiimiiiiiiiiiMiii»
Situazione pastorale
a Milano
Ultimamente abbiamo salutato il Pastore Jean Frunqois Rebeaud e la sua gen
lUe Signora. Essi si slabilisaMmo a Bex
(iC. Vaud). Li ringraziamo ancora per la
loro attività fra noi.
La Tavola Valdese ha destinalo, a Milano
quale secondo Pastore il signor Bruno Beliion, recentemente 'conisacrato a Torre Pellice. Siamo grati alla Tavola per questa
designazione ed eaprimiamo al Pas.ore
Bellion la nostra gioia per averlo quale
collaboratore a Milano.
Durante il mese di eetleanbre è stato a
Milano lo siudente in teologia AUiin Besset;
egli ha pcliuto oocuparsi dei corsi di religione aita scuola eur opea di Ispra.
La Tavola Valdese, tenendo presente le
osservazioni fatte dal nos.ro Consiglio di
Chiesa e dalla (conferenza Distrettuale, affinchè l’opeia del Pastore Giorgio Bouchard
possa svolgersi in piena libertà di esperimento, ha deliberalo che essa dipenderà
direttamente dalla Tavola, senza connessio
ne diretta con il Consiglio di Chiesa di
Milano. La Tavola ricorda però alla Comunità di Milano ohe quest’opera dovrà essere sentila come responsabilità missionaria
della nostra Chiesa.
Al Pastore Giorgio Boucliard ed alla sua
gentile Signora eaprimiamo fin da ora il
nostro augurio di un lavora fecondo nella
zona industriale nord-est di Milano. li
Signore ci precede là ove ba luogo la nostra
testimonianza ed in Lui noi confidiaino iper
gli inizi e igli sviluppi dì questa nuova
opera.
Nella Chiesa Melodista di Mi año sono
pure avvenuti dei cambiamenti di Pastori
in questi ultimi tempi. 11 Pastore William
Trewin è stato sostituito dal Pastore Mollar.
11 Pastore AUredo Scorsonelli ha la-i ¡ata
Milano essendo ¡irasferito a Genova-ieslrl
con cura pastorale della Chiesa Valdese di
Sampierdarena. Quale Pastore della Chiesa
Melodista di Milano è sialo des.gnalo il
Pastore Aurelio Sbaffi, proveniente dalla
Chiesa di Bologna.
A nome della Chiesa Valdese abbiamo recato il nostro saluto ai Pastori che hanno
lasciato la nostra città. Al coUega... <; tra
tello Aurelio Sbaffi, i', Pastore e in tu ¡a
Comunità esprimono un affettuoso h nvenuto- Abbiamo lo scorso anno -nlens beato
la collaborazione fra le due Cb'ese c sa
mo certi che essa si svilupperà ulicìermente.
NOVITÀ’ CLAUDIANA
GIOiRGIO TOURN
La voce degli apostoli
Guida alla
lettura del Nuovo Testamento
Pag. 80, con numerose illustrazioni
e cartine, L. 750.
Direttore resp. ; Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. . Torre Pellice (Tol
avvisi economici
giornalista Alma Melile, che fu compagna
elettissima dello Scomparso e all’attrice Daniela che ha seguito la vocazione artistica
teatrale paterna.
Da «Arcoscenico» - Giornale degli Spettacoli
Roma, agosto-settembre 1966
Iniziato l’anno di lavoro nei noslri
Istituti di formazione teologica
Si è inaugurato il nuovo anno accademico
della Facoltà Valdese di Teologia, a Roma.
Contiamo darne ulteriore e più dettagliala
notìzia. Nell’Aula magna, sabato 29 u. s., il
prof. J. Alberto Soggin, ordinario per la cattedra di Antico Testamento, ha tenuto la
prolusione sul tema « Problemi di una traduzione della Bibbia in italiano, con speciale
riferimento alle versioni protestanti ». Il cullo inaugurale è stato presieduto dal Vicemoderalore, pa.st. Achille Deodato, domenica 30,
nel tempio valdese di Via IV Novembre.
Giovedì 3 novembre si è iniziato Tonno di
lavoro della Scuola Teologica Battista di Rivoli (Torino). La lezione inaugurale è stata
tenuta dal Pastore Dr. Manfredi Ronchi, Presidente dell’Unione Battista d’Italia, il quale
ha parlato sul tema : « L’obiezione di co
scienza in relazione alla rivelazione biblica
c alla legislazione italiana ».
Il nostro augurio fraterno di un buon anno di lavoro ai docenti e agli studenti di
que.sti nostri ceulri di formazione teologica.
DECORAZIONI PASCHETTO - levigatura
pavimenti e vetrificatura - Via Duomo,
Vicolo Bernezzo n. 2 - Pinerolo.
CERCASI Commentario Esegetico Pratico del
Nuovo Testamento eccello Evangelo S. Luca. Scrivere : Michele Mascerh - Casalguidi
(Pistoia).
lo memoria di Mario Jaliier
Pro Collegio Valdese: famiglia Rostagno
(Via Asuncion, Torino) L. 10.000; William
May (Torino) 20.000; Alberta e Eugenio
Jahìer (Torino) 10.000.
A retliifica di quanto puibblicalo nel numero scorso, Elino e Emanuele Quallrim
(iperrero): prò Collegio Valflese, L. 20.000.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia di
Mario Jahier
commossa per tutte le manifestazioni
di affetto ricevute, ringrazia di cuore
quanti le sono stati vicini nel suo
dolore.
«Il vostro cuore non tsia turbato ;
abbiate fede in Dio, abbiate fede
anche in me » ( Giov. 14: 1 )
Torre Pellice, 17 ottobre 1966.