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I BIBBIA E AHUALITA
DIVERSITÀ
«Tutta la terra parlava la stessa lingua e usava le stesse parole (...). Il Signore disse: confondiamo il loro linguaggio perché l’uno non capisca la
lingua dell’altro (...) così il Signore li
disperse»
Genesi 11,1 e 7-8
E*^ la storia deiruomo che, dopo essere stato allontanato da casa dal
.3i!
■1«.
padre per affrontare il cammino della ■vita, e dopo aver invano cercato rifugio in un protettivo grembo materno dal quale è stato successivamente ributtato nel mondo, fa il tentativo di vivere insieme con gli altri
uomini: «Costruiamoci una città e
una torre; acquistiamoci fama affinché non siamo dispersi». Come per il
peccato di Adamo ed Èva e per il diluvio, anche qui si è dovuto far lavorare la fantasia per immaginare i
grandi e gravi peccati dell’umanità
che hanno costretto Dio a intervenire per prevenire U disegno degli uomini. Ma da allora il mondo si è
riempito di città e di torri e la loro
fama ha percorso il cammino dei secoli per giungere fino a noi. E Dio
stesso, per bocca del profeta Geremia, ha incitato i deportati a pregare
per la città perché dal bene di essa
sarebbe dipeso il loro bene
u
NA lettura non meditata indurrebbe a dire che è Dio stesso a
volere la dispersione, la frantumazione dell’umanità attraverso la confusione del linguaggio, cioè l’impossibilità di comunicare tra persone e
popoli. Parrebbe che la lingua unica
sia una iattura per Dio poiché in
questo modo gli uomini si coalizzerebbeo contro di lui e allora, in questa rappresentazione, anche per Dio
prevarrebbe il principio del divide et
impera, ovvero; per prevenire, Dio
deve dividere. «Fu co.sì che centoquarantaquattro terre e novantanove
isole vennero divise tra settantadue
nazioni, ognuna delle quali ebbe una
lingua propria, mentre sedici furono
gli alfabeti usati per la scrittura; (...)
e Sem ebbe sei tipi di scrittura (...)
quella supplementare fu l’ebraico
(...) la lingua che Dio aveva usato
per creare il mondo», così narra il
Grande Midras al libro della Genesi.
Ma la pluralità delle lingue è stata davvero una iattura per
l’umanità? In un saggio di Umberto
Eco di qualche anno fa, (La ricerca
della lingua perfetta) oltre a ricordare
che esse sono il fenomeno positivo
che ha permesso il fissarsi degli stanziamenti e la nascita delle nazioni,
afferma che «le lingue naturali sono
perfette proprio in quanto plurali,
perché la verità è multipla e la men
zogna consiste nel ritenerla unica e
definitiva». La preistoria dell’umanità si conclude con un ennesimo
dramma: l’incompiutezza, la confusione, la divisione, la dispersione
Certamente questo rappresenta il
nostro vissuto: meditando sulla no
atra vita a^wertiamo la sua limitatezza e la sua provvisorietà, e le strade
che proviamo a percorrere, come la
fiiga e il disimpegno da una parte e
la presenza e l’impegno dall’altra,
non ci offrono garanzie di eternità.
C’è una terza via? Sì, possiamo ri
pensare la nostra vita alla luce
dell’Evangelo dove c’è il Padre che ci
attende alla fine di questo cammino,
c’è la croce di Gesù Cristo che ci salva, c’è la lingua dello Spirito che ci
guida e consola.
Arrigo Bonnes
’RIMO PIANO^^^ HH1HKIN0D(
CA/ese evangeliche e pena di morte intennsia al moderaton Rostan
di EUGENIO BERNARDINI
Tra accoglienza e rifiuto, la coscienza cristiana di fronte al «World Gay Pride»
Un orgoglio che divide
Che valutazione dare dell'omosessualità? Cè chi si interroga e c'è chi ha già deciso
Tra gualche polemica, le iniziative nella Chiesa valdese di piazza Cavour a Roma
L'OPINIONE
aUSEPPE PLATONE
ROMA — Alle due del pomeriggio,
in un caldo africano, il grande portone si apre. È l’8 luglio, il giorno
dell’orgoglio omosessuale. Il corteo
di oltre centomila persone si sta formando dall’altra parte della città,
all’Ostiense, e poi arriverà sino al
punto proibito, il Colosseo. Ma da
qui, da piazza Cavour, non passerà...
del resto siamo a due passi dal Vaticano. Domani, dalla più famosa finestra del mondo, il papa polacco
dirà chiaramente che questa settimana di manifestazioni è stata «un
affronto al Grande Giubileo dell’anno Duemila e un’offesa ai valori cristiani della città di Roma, così cara
ai cattolici». Non importa, a piazza
Cavour la chiesa valdese apre lo
stesso le sue porte. In alto, sul frontespizio’, una leggera brezza muove
il grande striscione messo appositamente in questi giorni: «chiunque
invocherà il nome del Signore sarà
salvato» (Gioele 2,32).
È un gesto simbolico, di fatto entreranno soltanto poche persone
perché oggi pomeriggio le cose avvengono altrove. Ma è comunque
una chiesa che ■vuole dire sì all’accoglienza, all’apertura, e che non considera offesa alla città di Roma il corteo omosessuale. Offesa sarebbe stata la contromanifestazione di destra
organizzata da Forza Nuova, ma sospesa all’ultimo momento per motivi di improvviso lutto. «Del resto mi dice un giovane che sta sistemando nell’atrio del tempio il banco libri
- non siamo noi che abbiamo inven
tato l’inquisizione e la scomunica».
Diversa la situazione, sempre qui a
piazza Cavour, sabato 2 luglio, quando duecento persone hanno preso
parte al culto pomeridiano organizzato dalla Rete evangelica fede e
omosessualità (Refo) e dal Coordinamento gruppi omosessuali cristiani
in Italia (Coci). Nell’occasione ha
predicato la pastora battista di Napoli Anna Maffei che, riflettendo sulla «caduta» di Genesi 3, ha affermato: «Non credo che le nostre divisioni su questioni etiche vengano veramente dalla parola di Dio ma, piuttosto, da interpretazioni settarie di
alcuni pochi e controversi testi biblici. Proiettare su Dio idee e intenzioni
a lui estranee è la vera fonte di ogni
Segue a pag.9
Jubilee 2000
La Camera dice
sì alla legge
La Campagna «Sdebitarsi-Jubilee
2000» ha espresso soddisfazione per
l’approvazione da parte della Camera
dei deputati del disegno di legge 6662
(«Misure per la riduzione del debito
estero dei paesi a più basso reddito e
maggiormente indebitati») che ora
passa al Senato. La proposta di legge
costituisce un precedente importante nel panorama internazionale e
raccoglie molte delle richieste di
«Sdebitarsi-Jubilee 2000», in particolare; l’elevazione dell’ammontare dei
provvedimenti a 12.000 miliardi di lire; l’impegno a procedere a favore
dei paesi interessati con procedure
differenti da quelle concordate a livello internazionale; le misure per i
paesi colpiti da catastrofi e crisi umanitarie; le norme di trasparenza sulle
operazioni di credito. (nev)
Sarà il 27 gennaio
La giornata
della memoria
Il Senato ha approvato in via definitiva la legge che istituisce la «Giornata della memoria» in ricordo della
Shoà ebraica e «dei drammi di tutte le
persecuzioni». Il giorno prescelto è
(come in Germania) il 27 gennaio,
giorno della liberazione del campo di
concentramento di Auschwitz in cui
furono sterminate tra un milione e un
milione e mezzo di persone, il 90%
dei quali ebrei (tra questi 5.595 ebrei
italiani). 11 provvedimento è stato accompagnato da un ordine del giorno
con il quale, sottolineando l’unicità
della Shoà e la sua emblematicità, si
invita a trarre spunto dalla commemorazione di quella tragedia per ricordare «gli altri lutti che hanno segnato la storia dell’ultimo secolo e le
vittime di ogni persecuzione per motivi etnici, politici o religiosi».
Valli valdesi
Mancano
gli obiettori
Un decreto del presidente del
Consiglio ha bloccato la partenza di
circa 50.000 obiettori di coscienza.
Dopo il passaggio all’esercito professionale si attende sempre il provvedimento che istituisca un servizio civile
volontario per ragazzi e ragazze, ma
nel frattempo esplodono le preoccupazioni di istituti e opere sociali e di
assistenza: senza gli obiettori alcune
stmtture rischiano di trovarsi scoperte di fronte alle necessità quotidiane.
Anche gli istituti nelle valli valdesi
patiscono questa situazione e gli organici non sono completi. Si rende
per questo necessaria la mobilitazione e l’espressione della voce di protesta da parte del mondo dell’associazionismo e del «terzo settore».
A pag. Il
ZOFF
La polemica innescata da Sil^vio Berlusconi a proposito della condotta della Nazionale di calcio nella finale europea Italia-Francia passerà alla storia;
non come episodio curioso e anomalo
in cui un leader politico si esprime su
argomenti sportivi (in quanto presidente di una squadra di calcio Berlusconi è infatti titolato a farlo), ma come esperimento, a mio avviso scientemente realizzato, di un test, di una verifica dei comportamenti dell’opinione
pubblica. E lo stesso Berlusconi sarà
ricordato, per questo e per altri precedenti episodi, per essere stato, nel bene
e nel male, un innovatore nélle forme e
nelle modalità della pratica politica.
Queste strategie richiedono anche di
saggiare l’opinione pubblica, di alternare atteggiamenti accondiscendenti e
di sfida: l’argomento calcio ben si prestava a sondare le reazioni (tecniche,
politiche ma soprattutto emotive) della nazione nei confronti di una posizione critica senza dubbio controcorrente. Fa parte di questa pratica politica
rischiare l’impopolarità (magari rincarando la dose, ritenendo di non dovere
scusarsi) e soprattutto darsi degli strumenti per verificare la portata di questi rischi: scandalo, ma anche fierezza
di condurre una battaglia solitaria in
nome della libertà d’opinione.
Ciò che ha tanto scandalizzato l’Italia d’altra parte è stata non la valutazione tecnica, che è del tutto lecita, ma
l’aver introdotto nel discorso sportivo
categorie di ordine morale (degno-indegno) e riferimenti che colpivano
l’uomo Zoff più che il commissario
tecnico, come le allusioni al tema dilettantismo-professionalità. Per questo l’uomo Zoff, che ha da sempre affiancato una elevata serietà professionale e umana alle qualità sportive, si è
risentito. E l’Italia, per qualche giorno, si è indignata. E altri politici, non
Zoff, hanno esagerato nell’utilizzare la
vicenda, dall’opposta sponda, per fini
polemici.
Con ciò non si vuole dire che le valutazioni morali debbano essere assenti
dai campi di calcio e di altri sport. Anzi. Restando al Campionato europeo
2000 possiamo dire che il pestone del
rumeno Magi sulla caviglia di Antonio
Conte è stato indegno; che l’accentuazione di una caduta in area dell’olandese De Boer contro la Repubblica ceca è stata deplorevole; che la condotta
di gara della stessa Olanda, già largamente vincente sulla Jugoslavia, fino
ad arrivare a un inutile 6-1 è stata di
cattivo gusto. E non parliamo delle
piccole e grandi vicende di doping e di
accordi sottobanco: il calcio-scommesse travolse perfino la gloria nazionale Paolo Rossi. Ma guarda caso, se
proprio vogamo usare il metro della
moralità, abbiamo visto giocatori viziati e piagnoni nel nostro campionato
trasformarsi in esempi di correttezza e
lealtà per quelli di altre squadre. Un
lavoratore del pallone come Zoff non è
estraneo a questa maturazione.
Ora si penserà ai prossimi impegni
della nazionale, con un successore, Gio
vanni Trapattoni, che ha le stesse caratteristiche umane di Zoff; resterà tuttavia, speriamo, un po’ di preoccupazio
ne in più per quei genitori (tanti) i cui
figli fanno un po’ di sport: tra tanti per
fi^ insegnamenti e cattivi esempi che
ragazzi ricevono dall’ambiente del calcio, possibile che si debba mettere in
dubbio proprio la serietà di chi fa ma
turare i nostri riziatissimi gioielli?
Alberto Corsani
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Aì
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VENERDÌ 14 LUGLiq^20(Vi
«Beati i poveri
in spirito,
perché di loro
è il regno
dei cieli»
(Matteo 5, 3)
«^^Or uno della
folla gli disse:
“Maestro, di’
a mio fratello
che divida con
me l’eredità”.
'*Ma Gesù gli
rispose: “Uomo,
chi mi ha
costituito
su di voi giudice
o spartitore?”.
^^Poi disse loro:
“State attenti
e guardatevi
da ogni avarizia;
perché non è
dall’abbondanza
dei beni che uno
possiede che egli
ha la sua vita”.
disse loro
questa parabola:
“La campagna
di un uomo
ricco fruttò
in abbondanza;
^^egli ragionava
così, fra sé: Che
farò, poiché non
ho dove riporre
i miei raccolti?
E disse:
Questo farò:
demolirò
i miei granai,
ne costruirò altri
più grandi, vi
raccoglierò tutto
il mio grano e i
miei beni,
'^e dirò all’anima
mia: Anima, tu
hai molti beni
ammassati per
molti anni;
riposati, mangia,
bevi, divertiti”.
^°Ma Dio gli
disse: “Stolto,
questa notte
stessa l’anima
tua ti sarà
ridomandata;
e quello che hai
preparato, di chi
sarà?”.
Così è di chi
accumula tesori
per sé e non è
ricco davanti
a Dio»
(Luca 12, 13-21)
«BEATI I POVERI IN SPIRITO...»
La parola che Cesò usa (ptochoi) per parlare dei poveri indica una condizione
e un atteggiamento: quella del mendicante e quello di chi domanda con umiltà
GREGORIO PLESCAN
IL sermone sul monte è uno
dei brani biblici più stimolanti. Ha avuto molte interpretazioni; da «parola per tutti» a «precetto per pochi», da interpretazione pauperistica medievale a
raccolta di «slogan» per il cristianesimo del dissenso.
È fondamentale il luogo da
dove viene pronunciato il sermone sul monte. 1 monti sono
stati posti fortemente simbolici;
per fare un solo esempio, probabilmente decisivo, lo spazio dove Mosè ha avuto la rivelazione
dei 10 Comandamenti è il Sinai.
Anche se le beatitudini sono nove (ma «rallegratevi» potrebbe
essere stata una «seconda metà»
della nona), il quadro di riferimento è quello di Esodo 19-20.
Un’altra annotazione importante può essere quella che sottolinea le sfumature; mentre in
Matteo Gesù parla in terza persona plurale (beati i...). Luca
parla in seconda persona plurale (beati voi...). Questo potrebbe
rendere il testo di Matteo più
«universale» e quello di Luca più
«rivolto alla chiesa».
mi e nei proverbi (Salmo 1;
«Beato l’uomo che non cammina secondo il consiglio degli
empi...»; Proverbi 14, 21; «Beato
chi ha pietà dei miseri...»). Ha
dunque un significato «sapienziale» (cioè di saggezza tradizionale) al quale però Gesù dà una
sfumatura particolare; non la
propone come generica «regola
di vita», ma piuttosto come «annuncio del regno di Dio».
Beati...
PRIMA di addentrarci nella
distinzione fra «poveri» e/o
«poveri in spirito», possiamo riflettere sulla parola «beati».
«Beato» significa «felice» (e non
ha nulla a che fare con un’interpretazione ultraterrena). È una
parola ricorrente nell’Antico Testamento, specialmente nei sai
Preghiamo
Dio, Signore della nostra vita quotidiana
Noi ti preghiamo per gli abitanti delle città
di questo mondo
che lavorano o che sono disoccupati,
senza fissa dimora o che vivono in gregge,
soddisfatti o frustrati,
confusi o oberati da benessere, o costretti
a sopravvivere degli avanzi altrui.
Che esprimono la loro rabbia insudiciando
i muri o che scuotono la testa scandalizzati
dalle intemperanze altrui.
Solitari, 0 che vivono in comunità
alla ricerca di un proprio spazio
o alla ricerca del rispetto dello spazio di altri.
Ti preghiamo per i nostri fratelli
e perle nostre sorelle
nel dolore o nella gioia...
...ti preghiamo, fa’ sì che possiamo
condividere sofferenza e speranza.
...Í poveri in spirito...
E difficile tradurre alcune categorie sociali antiche in categorie analoghe moderne. Da
un lato lo stile di vita è talmente
diverso da non essere paragonabile (nell’antichità povertà significava non avere nulla a parte il
mantello addosso e dei sandali
ai piedi..., ma è anche vero che
spesso i ricchi semplicemente
mantenevano i poveri, traendone ovviamente un «tornaconto»
politico, come capitava ai clientes romani); d’altra parte anche
noi abbiamo delle difficoltà a fare certe definizioni in astratto:
che cosa significa essere poveri
o ricchi? Non possiamo certo dire che chi guadagna meno di
1.500.000 al mese è «beato» e chi
ne guadagna di più è nei «guai»!
La parola che Gesù usa, ptochoi, indica una condizione e un
atteggiamento: la condizione del
mendicante e l’atteggiamento di
chi domanda con umiltà. Non a
caso lo studioso cattolico modernista Ernesto Bonaiuti proponeva la traduzione di questo brano
in «beati gli accattoni», che esprimere entrambi i concetti in una
parola sola. La parola «poveri»
esprime anche l’idea di poverioppressi dai ricchi-oppressoriprepotenti. Questo concetto si è
sviluppato dopo l’esilio babilonese; la politica babilonese era di
ridistribuire i beni tra le classi
precedentemente inferiori per
garantirsi un appoggio politico e
quando Ciro lasciò liberi gli ebrei
di tornare alle loro terre si pose il
problema pratico. Testimonianza di questa situazione si trova in
Neemia 5, 1-13; «Dobbiamo sottoporre i nostri figli e le nostre figlie alla schiavitù... e non possiamo farci nulla...». Questa situazione produsse una folla che con
un anacronismo potremmo definire «proletaria»; poverissima,
vittima di ingiustizie, in balìa dei
potenti, disposta a tutto.
Gesù si rivolge soprattutto a
loro, ma non solo, e usa un’im
magine chiara a tutti per mettere
in evidenza un atteggiamento
che ritiene «beato», «felice». Del
resto questa non è l’unica occasione in cui Gesù fa così; anche il
famoso «lasciate che i bambini
vengano a me...» (Matteo 19) ha
il medesimo impatto, se pensiamo che i bambini avevano la
stessa importanza sociale: nulla.
Presentando questi «poveri» come «beati», naturalmente Gesù
non si vuole prendere gioco dei
«poveri», né vuole relativizzare i
drammi umani ma offrire una
chiave di lettura diversa rispetto
a ciò che avviene nella vita.
Gesù ha spesso usato delle
metafore di carattere economico per parlare dei rapporti fra
persone e con Dio: la parabola
dei lavoratori delle diverse ore
(Matteo 20, 1-16) il «giovane ricco» (Matteo 19), il ricco stolto
(Luca 12), il ricco e Lazzaro (Luca 16). In tutti questi casi ricchezza-povertà non sono dei valori a sé stanti, ma piuttosto indicatori chiari del fatto che
nell’animo umano si agitano
sentimenti complessi. Alla fine
la massima di Gesù «là dove c’è
il tuo tesoro, c’è anche il tuo
cuore» (Matteo 6, 21; Luca 12,
34) è la chiave per capire.
Nei secoli si è assistito ad atteggiamenti opposti rispetto ai
«poveri»; da un lato l’esaltazione
della povertà come serietà nella
sequela (i valdesi, Francesco
d’Assisi e «madonna povertà»),
dall’altro l’esaltazione della povertà come «benedizione» in vista del «contrappasso»; accettate la povertà oggi, perché domani (in Paradiso) godrete delle
ricchezze ora negate. Questa seconda tendenza fa parte di un
immaginario dell’aldilà molto
diffuso nelle religioni in generale (l’idea che l’aldilà sarà l’opposto dell’aldiquà in generale e anche nei rapporti sociali) e in alcune religioni monoteistiche in
particolare, come cristianesimo
e islamismo.
Questa sottolineatura della
possibilità di vedere il mondo e i
suoi valori in maniera opposta a
quelli tradizionali è stato comunque un punto qualificante
dell’etica cristiana fin dai primissimi decenni: nella Lettera a
Diogneto, uno dei testi cristiani
non biblici più antichi, si legge:
«...i cristiani né per regione, né
per voce, né per costumi sono
da distinguere dagli altri uomini... Vivendo in città greche e
barbare, come a ciascuno è capitato e adeguandosi ai costumi
del luogo nel vestito, nel cibo e
nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale...
Mettono in coinune la mensa,
ma non il letto...».
Possiamo dire che né la redazione di Luca («beati i poveri»),
né quella di Matteo («beati i poveri in spirito») sono un’aggiunta o una cancellazione delle parole di Gesù: sono invece entrambe una spiegazione delle
stesse idee espresse in un contesto religioso un po’ diverso; Luca (che si rivolge a una chiesa
dove la povertà è forte e l’impegno sociale importante) può
semplicemente dire «poveri», sicuro che tutti capiscano quale
ricchezza di significati ha la sua
parola; Matteo (che scrive per
una chiesa vicina culturalmente
all’ebraismo e alle suo vocabolario) può usare le immagini dei
salmi o dei proverbi sicuro che
chi lo legge capisca.
...perché loro è il regno
dei cieli-regno di Dio...
IL concetto di «Regno di Dio»
ha una storia complessa rispetto alla Bibbia e varia con il
tempo. Gesù ha spesso parlato
di regno di Dio (oppure Regno
dei cieli), generalmente attraverso parabole. È importante sottolineare questo fatto: il Regno viene presentato attraverso immagini e non insegnamenti univoci.
Una delle parole che si abbina
a «regno» è «come»; il Regno viene «come» qualche cosa di ben
comprensibile e conosciuto (la
ricerca affannosa, la dramma
perduta, l’innamorarsi di un
progetto, la perla di gran prezzo,
la rabbia di chi si accorge di
un’amicizia non condivisa, il
gran convito...). Questo perché
l’esperienza segna la riflessione
sui limiti dell’idea che abbiamo
di regno di Dio: il limite che
questo sia lo specchio preciso di
quello che piacerebbe a me che
fosse l’idea di Dio e di azione divina nella storia. 11 «regno di
Dio» è «vivere come...» i «poveri
mendicanti» che aspettano (non
da illusi, ma fiduciosi) che questo Regno si realizzi. Proprio
mentre hanno quest’atteggiamento intravedono il Regno
possibile.
(Prima di una serie
di otto meditazioni)
Note
omiletiche
Una predicazione su
questa Beatitudine può
partire dall'idea di riceve
re, contrapposta a quelij
ben più usuale di dare
Molti modelli di cristiane
simo si basano su capacità
e volontà di dare, e anche
il nostro (pensiamo al nu.
mero di opere che siamo
riusciti a costruire
negli
ultimi due secoli).
Gesù, invece, sorprendentemente, vuole sottolineare l'importanza dell'idea di «ricevere». «Bussate e vi sarà aperto, chiedete e vi sarà dato...» ò
uno dei motti dei cristiani
secondo Gesù, e parlando
di «poveri» parla di per.
sone che sanno di essere
«accattoni». Anzi, pi¡,
uno è consapevole della
propria condizione di
persona che deve chiedere, più è vicino a Dio,
Questo non è naturalmente un invito alla pigrizia, ma una messa in
guardia contro la tentazione dell'autosufficienza: possiamo credere di
cavarcela da soli... ma
non è vero.
Gesù ce lo ricorda, cosi
come ci invita a guardare
alla realtà di questo primissimo scorcio di millennio: spesso le chiese sono
vuote ma le opere sono
efficienti. Il culto va deserto, la lista d'attesa di
un istituto è sovraffollata.
Non c'è qualche cosa che
stona in tutto ciò? Perché
è cosi difficile chiedere,
oltre ogni apparenza?
Probabilmente perché è
molto più coinvolgente
che dare. In fondo possiamo dare di malagrazia,
oppure dare con superiorità... in tutti i casi spesso
dare significa segnare
una distanza in cui uno
è superiore (dare soldi,
tempo, energie...) e l'altro riceve.
La tendenza è quella di
mettersi al riparo dal bisogno, ma anche dall'essere
troppo coinvolti da quello j
che accade. Ma questo, se- '
condo Gesù, è meno positivo di quanto sembra.
Non perché il cristiano deve essere costantemente
umile e poco dignitoso (la
povertà non mai una benedizione in sé, ma sempre una disgrazia) piutto- I
sto perché rifiutarsi di ri-1
cevere e ostinarsi a dare j
sempre e comunque indi- ,
ca solitamente la convinzione di essere a posto.
Come il ricco stolto, che
non ha rubato la sua ricchezza ma piuttosto ha riposto in essa tutto il suo I
essere. Gesù ricorda che il 1
regno dei cieli è possibile, ,
non è una splendida utopia, ma esso è fuori da
ogni portata che non da
dono. Non è possibile, insomma, «guadagnarsi» ü
regno di Dio, ma questo
va richiesto e pregato. Il
regno di Dio, dunque, è
un'esperienza possibile, vicina ma indissolubilmente
legata al nostro essere fiduciosi e capaci di sbarazzarci delle nostre ricchezze per riuscire a chiedere.
Per
approfondire
Un libro essenziale po(
accostarsi alle Beatitudini
è II sermone sul monte di
Giovanni Miegge (Claudiana, 1970).
Due testi che possono
aiutarci ad approfondhe i
tema della povertà e dell
origini della chiesa cristi^
na, sotto il punto di vist
sociologico, sono: loWoJi
Santa Ana, / poveri, sm
alla credibilità della chies
(Claudiana, 1977) e Gero
Theissen, Gesù e il
movimento, analisi soc/
logica della comunità p
mitiva (Claudiana,
Un classico per riflettere su una possibile lettu
teologica delle disegu
glianze sociali è Gusta
Gutierrez, Teologia de
liberazione, (ediz. Quen
niana, 1981).
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1979).
iflettelettura
seguaustavo
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Queri
Si è svolto ad Assisi un convegno dei Parlamenti europei contro la pena capitale
Le chiese evangeliche e la pena di morte
Le ragioni bibliche, teologiche ed etiche della profonda contrarietà dei protestanti italiani
sono state esposte in uno relazione del presidente della Fcei, pastore Domenico Tomasetto
PfQjfiosso dell Scìiato dolici
pgpidjhlicdt si 0 svolto dell 3 di
5 luglio dd Assisi un convegno
sul temd «I Pdrlomenti d’Europd contro Id pend di morte». Il presidente dello Federoàone delle chiese evdngeliche
in ltdlid (Fcei), pdstore Domenico Tomosetto, è stdto invitato tenere uno reldzione che
rìportidmo di seguito.
DOMENICO TOMASCnO
^ OME protestante mi
riferirò al fondamento
della nostra ragion d’essere
come chiesa evangelica: la
Bibbia. Siamo un “popolo del
Libro” e questo lo manifestiamo in ogni occasione. Ebbene, rispetto al nostro tema,
nella Bibbia ci troviamo di
jffonte a due filoni di riflessione che si intrecciano l’uno
con l’altro: quello più teologico, e quello più legato alla vicenda storica e culturale.
Il filone biblico
e quello teologico
Quello legato alla vicenda
storica ci parla di Caino che
uccide il fratello Abele e della
minacciata ritorsione pari a
sette volte l’eventuale vendetta su di lui (Genesi 4, 15);
ci parla poi di Lamec che rivendica spavaldamente una
ritorsione pari non a sette
volte, ma a settantasette volte
l’eventuale vendetta contro
di lui (Genesi 4, 24). È un’accelerazione sfrenata alla vendetta illimitata. Una società
non può sussistere con questa logica. A questa mette riparo la famosa “legge del taglione”, oggi così vituperata,
ma allora considerata un freno che indicava la misura
della giusta vendetta. Viviamo ancora in una situazione
prestatuale, in cui la vendetta
rimane nefl’ambito “privato”
della famiglia o del clan.
C’è poi un altro filone di riflessione, e questo è più teologico: Dio stesso punirà con
una misura maggiore di sette
volte chiunque osi toccare
Caino: Caino è colpevole,
porterà con sé la sua colpa,
ma non potrà essere toccato.
Qui la deterrenz.a, che non è
una scoperta moderna, Aziene
però utilizzata per proteggere
la vita del colpevole. Più
avanti ci imbattiamo nella figura del “vendicatore del
sangue” (il goelì, un familiare
che, dopo l’accertamento
della colpa, si assume l’incarico di vendicare la morte a
nome della famiglia o del
clan (Numeri 35; Deuteronomio 19). Poi, per le morti involontarie, si stabiliscono sei
città rifugio nel paese, in cui
non è permesso fare la propria vendetta. Più avanti il
ruolo di città rifugio sarà preso dal tempio di Gerusalemme; chi si avvicina all’altare
non può essere toccato.
Si fa un passo avanti in questo filone alternativo di riflessione con le parole che Dio rivolge a Noè dopo il diluvio;
Io chiederò conto della vita
dell’uomo alla mano dell’uomo... perché Dio ha fatto l’uomo a sua immagine” (Genesi
5-6). Innanzitutto è Dio
stesso che si pone come garante e vendicatore della morte di ogni uomo, poi ci viene
tornita la motivazione teolopica: l’uomo è immagine di
Dio, chi colpisce l’immagine
di Dio, colpisce Dio stesso.
L omicida altera l’immagine
dj Dio per eccesso (presenta
‘ immagine di un Dio violento
6 omicida), la vittima presenta l’immagine di un Dio che
soccombe alla prepotenza e
^la violenza. Si tratta di due
tttimagini sfigurate di Dio.
Un altro culmine si rag
giunge con il comandamento
secco e preciso: “Non uccide■re” (Esodo 20,13; Deuteronomio 5, 17). Ogni società, in
ogni tempo, si è dovuta scontrare con questo divieto che
nega a chiunque di uccidere
legittimamente un suo simile. E per essere ben chiari,
una parola di Dio conferma:
“A me la vendetta e la retribuzione” (Deuteronomio 32,
35; parola ripresa da Paolo in
Romani 12, 19 e dall’epistola
agli Ebrei 10, 30). Nei rapporti umani non può esserci
vendetta diretta né delegata:
questa viene riservata esclusivamente a Dio.
Finora la riflessione si è sviluppata sul versante biblico:
ora vorrei addentrarmi su
quello teologico, con risvolti
etici conseguenti, che ci interessano più da vicino.
Non posso attentare in alcun modo alla vita dell’altro
non perché essa è sacra (qualunque cosa significhi questa
espressione...), ma perché
ogni persona è immagine e
somiglianza di Dio. Da qui
deriva la nostra responsabilità
nell’onorare in ogni senso
questa immagine; prima in
noi stessi e poi in ogni persóna che ci sta accanto. La vita
di ogni persona, in questo
senso, è intangibile. In termini giuridici si direbbe che la
vita è un diritto indisponibile:
nessuno può disporne, tanto
meno un codice penale. Alla
base del patto sociale che regge le nostre società c’è la delega allo stato di amministrare
la giustizia, ma non quella del
diritto di vita o di morte sui
cittadini. So bene che anche
in paesi protestanti, specie oltreatlantico, la pena di morte
è praticata; ma questa è la
contraddizione in cui versa
l’uomo ed esprime la sua natura peccante oltremisura.
Le teorie che giustificano
la pena di morte
La vita è un diritto indisponibile: nessuno ha potere di
vita e di morte, nemmeno la
persona stessa nei confronti
di se stesso. Anche il suicidio, cioè la pretesa di avere
un diritto di vita o di morte
su se stessi, è un reato contemplato nei nostri codici
penali. A maggior ragione
questa facoltà, deve essere
esclusa per definizione nei
confronti della vita dei terzi.
Neanche la collettività nel
suo complesso può rivendicare né il diritto né la facoltà
di uccidere legittimamente.
Se lo fa, lo fa violando le leggi
umane e le indicazioni divine; non può andare alla ricerca di giustificazioni giuridiche, morali o teologiche. Ma noi uomini siamo in
ventori di giustificazioni: per
le pene comminate dai tribunali, con l’ausilio della filosofia del diritto ci siamo costruiti una serie di teorie giustificazioniste della pena,
compresa la pena di morte.
Abbiamo così elaborato la
teoria del carattere “afflittivo” della pena; non si tratta
di altro che della vecchia legge del taglione, riveduta e
corretta alla luce dei nuovi livelli di civiltà giuridica. La società si difende commisurando con il bilancino la pena alla colpa, proponendo così
una specie di giustizia retributiva adatta ai nuovi tempi.
Questa concezione viene di
solito abbandonata perché
ha di mira soltanto la collettività e non il colpevole.
Dalla teoria "protezionista"
a quella "redentiva"
Abbiamo poi elaborato la
teoria “protezionista” della
pena: questa dovrebbe proteggere la collettività, applicando anche in questo caso
la modulazione della pena in
chiave di giustizia retributiva, con la finalità del carattere esemplarista. Con questa
teoria si arriva alla concezione della pena intesa come
“deterrente”: così si giustifica
la pena di morte in molti
paesi. È stato dimostrato, e i
rappresentanti di Amnesty
International e di “Nessuno
tocchi Caino” ce lo confermano ad dbundantidm, che
la pena di morte, nei paesi
che la prevedono nei loro codici penali, non ha costituito
il deterrente che in teoria si
supponeva.
Le analisi confermano non
solo che i reati gravissimi
non sono diminuiti, ma anche che di solito sono giustiziati soltanto quelli che non
possono permettersi avvocati all’altezza. Anche in questo caso, la pena ha di mira
soltanto la protezione della
collettività, non il colpevole,
anzi, non tiene in nessun
conto neanche la possibilità
del dubbio e dell’errore, che
in questi casi risulta irrimediabile. Inoltre, è strano osservare che chi pratica la pena di morte ostenti una sicurezza incrollabile. In verità, il
carattere deterrente della
pena dovrebbe essere assicurato dalla pena stessa, o
meglio, dalla certezza della
pena. Ma sappiamo troppo
bene che la legge si applica
per qualcuno e si interpreta
per altri. Perché poi ci si stupisce dell’inefficacia deterrente della pena?
Abbiamo poi elaborato una
terza teoria: quella della pena
“redentiva”: la pena serve per
permettere al colpevole di re
dimersi e riprendere il suo
posto nella società, il suo
reinserimento. Qui, finalmente, al centro dell’interesàe si colloca il colpevole stesso. La pena non svolge soltanto una funzione “negativa” 0 “privativa”, ma soprattutto positiva. Con tutte le
difficoltà e le contraddizioni
proprie di ogni società, questa sembra la strada imboccata da molti paesi civili. La
pena, in questa teoria, serve
per dare tempo al colpevole
di redimersi, serve per spezzare la logica della violenza
mortale che lui stesso ha
inaugurato con il suo atto. In
una società sempre più violenta, in cui è sempre più difficile camminare tranquillamente per strada con spensieratezza e gioia di vivere,
l’imperativo sociale primario
dovrebbe essere appunto il
recupero del trasgressore. In
ogni caso va ricordato che
qualunque condannato è
sempre parte di quella società che lo condanna, è il
prodotto o la controprova del
livello civile, morale e culturale di una società; comunque è e rimarrà per sempre
un suo figlio nato e cresciuto
al suo interno. E poi va ricordato che ogni persona è un
unicum: non c’è mai stato e
non ci sarà mai più un’altra
persona simile in tutto a lui.
La concezione redentiva della pena mi sembra una valida
trasposizione nel diritto di
una parola dell’apostolo Paolo; “Non essere vinto dal male, ma vinci il male con il bene” (Romani 12, 21). Il bene
della società e il bene del trasgressore nello stesso tempo.
Alcuni spunti per concludere: la prassi della pena di morte e la gestione dei condannati a morte sembra rispondere
più ai dati di una cultura giuridica asservita a scelte politiche anziché ad una cultura di
civiltà giuridica degna di questo nome. La pena di morte
costituisce in fondo una soluzione troppo facile e sbrigativa di un problema che invece
dovrebbe impegnare risorse
diverse. La pena di morte si
configura come una specie di
guerra civile contro l’umanità.
Una società che tende a superare i livelli di violenza, sia essa interna all’uomo, sia essa
indotta dall’esterno, ha l’obbligo morale e civile di trovare
soluzioni alternative e non rimanere infangata nel cerchio
satanico della violenza non riscattata. Perché la morte inflitta è una violenza non riscattabile. E la vera sfida, che
riguarda le società che contemplano la pena di morte e
le società che l’hanno già abolita, è di vincere la violenza riscattando il violento. Questa è
responsabilità di tutti: in questo settore la concezione della
responsabilità delegata non
può essere invocata.
I protestanti italiani
contro la pena di morte
In Italia i protestanti e gli
evangelici in genere sono
quindi profondamente contrari alla pena di morte. Nessuno può essere privato della
' possibilità di conversione, di
un ripensamento profondo
che dia un nuovo inizio alla
propria vita. Non sviliamo,
come purtroppo accade nelle
pagine giudiziarie dei nostri
quotidiani, non sviliamo una
parola biblica come “pentimento” e “pentito”. Su questa possibilità di rinnovamento sta o cade l’intero cristianesimo, cioè tutte le chiese cristiane: dobbiamo infatti
ricordarci che nessuno nasce
cristiano, ma lo diventa in seguito ad una conversione».
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VENERDÌ 14 LUGLIO 200n
Lisbona: 57° Sinodo deila Chiesa evangelica presbiteriana del Portogallo
Ministeri, ecumenismo, ingiustizia
Questi i tre temi principali dibattuti dai delegati della piccola chiesa che conta 19 comunità
locali, 8 «stazioni missionarie», 14 pastori in servizio attivo e 1.500 membri comunicanti
SALVATORE RICCIARDI
Diciannove chiese locali
e otto «stazioni missionarie», con 14 pastori In servizio attivo per una realtà di
1.500 membri comunicanti,
che sono il nucleo di una «popolazione evangelica» di circa
3.000 persone. Questi I dati
più importanti per definire la
consistenza della Chiesa evangelica presbiteriana del
Portogallo, che ha tenuto a
Lisbona il suo 57“ Sinodo, dal
21 al 24 giugno scorsi.
Sinodo e incontro ad un
tempo perché, oltre alla relazione della «Commissione
esecutiva» {la nostra Tavola),
alle finanze, ai casi disciplinari, al rifacimento della costituzione e quant’altro si
può immaginare di competenze sinodale, i circa 40
componenti l’Assemblea
hanno trovato il tempo per
dibattere tre argomenti di
non poco peso e interesse,
quali: a) il rapporto fra il ministero pastorale e gli altri
ministeri nella chiesa; b) la
congiuntura ecumenica, fra
giubileo e proposta della
«Carta ecumenica»; c) la sfida
dell’ingiustizia economica alla fede cristiana. Mi sembra
possa essere utile riferire in
estrema sintesi.
Veduta panoramica di Lisbona
urgente (e qui e là dando segni di vita) è il ministero
dell’evangelista.
Viviamo in un’epoca in cui
la gente non viene in chiesa,
dobbiamo andarla a cercare.
Dobbiamo farlo in molti e bene, con «professionalità», si
potrebbe dire, e anche con disponibilità di tempo. Qualcuno ha parlato dell’offerta della
decima del proprio tempo, oltre che del proprio denaro.
cittadini, essendo questo il
compito loro affidato.
Ministeri
Non vanno testardamente
«copiati» gli schemi neotestamentari, né ci si può fissare
su una struttura bi, tri o quadripartita del ministero. Il
ministero non è qualcosa che
si possa organizzare a tavolino, è qualcosa che lo Spirito
produce, nella sua libertà. La
chiesa deve essere attenta a
non fossilizzare i ministeri,
ma anche a preparare solidamente ministeri nuovi. E forse fra questi particolarmente
Ecumenismo
Con riferimento al cap. 25
del Levitico, il Sinodo ha approvato una sobria confessione di peccato per non aver saputo essere «sale della terra e
luce del mondo» nel mezzo
della nostra società «economicista, tecnocratica e secolarizzata». Alla confessione si
accompagna un appello al
ravvedimento per i membri di
chiesa; e la richiesta, a quanti
coprono posti di responsabilità politica ai vari livelli, nel
paese e fuori, «a non abdicare
alle proprie funzioni, a comportarsi con equità e giustizia,
tenendo sempre d’occhio i diritti e i legittimi interessi dei
Ingiustizia economica
Viene denunciata, in un altro documento, discusso e
approvato con lievi modifiche, la «forza invisibile» del
libero mercato nell’era della globalizzazione: essa non
deve essere scambiata con
Dio. Va combattuta, e questo
combattimento è parte integrante della fede riformata.
Un comportamento succube
a questa «forza inviabile»,
acritico verso i danni che
produce sul piano umano, è
«un peccato».
Non è mancato un momento di discussione sulla proposta governativa di rendere
possibile anche per i presbiteriani la celebrazione di matrimoni validi agli effetti civili
(oggi questo è possibile solo
per la Chiesa cattolica). Il Sinodo ha rinviato a risposta,
volendo da una parte trovare
un atteggiamento condiviso
dalle altre due chiese evangeliche portoghesi, quella metodista e quella lusitana (di matrice anglicana); dall’altra ri
flettere più globalmente sulle
implicazioni di questa proposta sul tema più vasto dei rapporti chiesa-stato.
A una commissione è stata
affidata la riflessione sul riconoscimento (da parte della
chiesa) delle coppie di fatto,
sia etero sia omosessuali. Il
breve, intenso dibattito ha
evidenziato incertezze e diversità di opinioni. Non sto a
riferire sulle linee della relazione della «Commissione
esecutiva», peraltro piuttosto
concreta e stimolante. Particolare curioso: ad essa era allegata una proposta contenente «Norme di comportamento etico per i membri
della Chiesa presbiteriana»:
approvata anche questa. Il
culto di apertura è stato presieduto dal presidente del Sinodo (incarico della durata di
tre anni, rinnovabile), pastore
José Salvador. Quello di chiusura, completo di una cena
del Signore presieduta e partecipata sotto il segno dell’allegrezza, dal presidente della
Commissione esecutiva, pastore José Manuel Leite.
La chiesa alla quale è stata
affidato il compito dell’organizzazione, oltre a svolgerlo
benissimo, ha saputo dare vita a un «dopocena» distensivo, dove si spaziava dal canto
del «fado» all’imitazione dei
cantanti più in voga. Numerosi gli ospiti e i rappresentanti di chiese sorelle (chi
scrive queste note per la
Chiesa valdese e la CeppleConferenza delle chiese protestanti dei paesi latini d’Europa), oltre, naturalmente, i
rappresentanti di alcune
agenzie ecumeniche. Tutti
abbiamo potuto apprezzare
la generosa ospitalità della
chiesa e la sua vivacità, inversamente proporzionale alla
consistenza numerica.
Si è svolta a Visp l'Assemblea dei delegati della Federazione protestante elvetica
Confronto sul futuro economico e sociale della Svizzera
Tema principale dell’Assemblea dei delegati della Federazione delle chiese evangeliche svizzere (Fces), riunita
a Visp dal 18 al 21 giugno, è
stata la discussione sul futuro
economico e sociale della
Svizzera, così come viene affrontata dalla Consultazione
ecumenica, lanciata nel 1998
insieme alla Conferenza episcopale svizzera e i cui risultati verranno presentati nel
2001. In attesa di una valuta
interruzione della gravidanza, invitando il Consiglio della Federazione stessa a sostenere attivamente il modello
legislativo sull’argomento,
proposto dalla Commissione
giuridica del Consiglio degli
stati che prevede la legalizzazione dell’aborto entro le prime 14 settimane di gravidanza, e ad impegnarsi a favore
di un’offerta sufficiente di
consultori in tutti i Cantoni.
L'Assemblea ha inoltre deciso di cogliere fattivamente
l’invito a collaborare in materia di politica d’asilo, inoltratole in occasione dell’Assemblea autunnale 1999 dal direttore deU’Uffido federale per i
profughi, Jean-Daniel Gerber,
che aveva in particolare chiesto alle chiese di sostenere le
autorità in occasione dei rimpatri di profughi la cui domanda d’asilo è respinta. La
Assemblea ritiene che la voce
delle chiese dovrebbe essere
ascoltata anche nell’elaborazione dei criteri per la concessione di permessi di soggiorno per motivi umanitari..
Per la prima volta, l’Assemblea ha eletto una metodista
alla sua presidenza. Erika
Welti, di Zurigo, svolgerà
questo ruolo nell’anno corrente e potrà essere rieletta il
prossimo anno. (nev)
DAL MONDO CRISTIANO
M Argentina; legge sulla procreazione responsabile
Polemica tra cattolici e luterani
BUENOS AIRES — A Buenos Aires il Consiglio comunale ha
approvato a maggioranza (39 sì e 13 no) la «legge sulla pròcreazione responsabile», nonostante la forte opposizione delle
autorità cattoliche locali. Dal 22 giugno scorso gli ospedali e le
cliniche della città devono fornire obbligatoriamente informazioni sulla sessualità e sui metodi contraccettivi. Al vescovo di
Buenos Aires che ha definito «abortista» la nuova legge, ha risposto il pastore luterano Lisandro Orlova, sottolineando che
si tratta dell’«unico modo per porre fine alla tragedia del ricorso all’aborto in caso di gravidanze non volute». (nev/ep)
Svezia: documento sui rapporti ebrei-luterani
No alle espressioni antisémite
usate da Lutero
STOCCOLMA — In Svezia è stato accolto con favore sia dalla comunità ebraica che da molte chiese luterane il documento «Le vie del Signore», prodotto dopo 5 anni di lavoro da una
Commissione di teologi luterani per il dialogo con l’ebraismo.
Il documento, che verrà ora diffuso nelle comunità in vista di
un’approvazione definitiva, prevede la soppressione sia in alcune preghiere liturgiche che in alcuni inni delle espressioni
di Martin Lutero più marcatamente antisémite. (nev/oi)
t Stati Uniti
10.000 dollari per trovare il piromane
GAINESVILLE — 10.000 dollari (raccolti con una colletta
nella comunità) di ricompensa a chi fornirà indicazioni utili
per l’arresto del piromane che all’inizio di giugno ha appiccato il fuoco alla chiesa battista di Gainesville, Georgia, negli Stati Uniti, distruggendola completamente. Guidati dal
combattivo pastore ottantenne Fulton Boswell, i membri
della comunità da allora celebrano il culto domenicale in
quello che è rimasto del giardino della chiesa, portandosi le
seggiole (e gli ombrelli quando piove) da casa. (nev/bt)
Africa del Sud
Premio Karl Barth al pastore de Gruchy
CITTÀ DEL CAPO — Il prestigioso «Premio Karl Barth» per
il 2000 è stato attribuito al pastore sudafricano John de Gruchy, direttore del Dipartimento teologico dell’Università di
Città del Capo. De Gruchy, riconosciuto internazionalmente
come uno dei maggiori studiosi del pensiero di Dietrich
Bonhoeffer, è stato uno dei primi teologi sudafricani a definire «eresia» la segregazione razziale, contrastando apertamente il regime di apartheid imposto dal governo. Il premio
verrà consegnato a Berlino il prossimo agosto. (nevlapd)
Isole Faroer (Atlantico)
Celebrati 1.000 anni di cristianesimo
ISOLE FAROER — Grandi festeggiamenti di Pentecoste nelle isole Faroer per celebrare il primo millennio deU’an ivo del
cristianesimo nello sperduto arcipelago del Nord Atlantico.
Dipendendo politicamente dalla Danimarca, i festeggiamenti
hanno visto la partecipazione della regina Margrethe di Danimarca e del vescovo luterano di Copenhagen. (mvicnd)
Stati Uniti
Moon, della chiesa della Riunificazione
compra l'agenzia stampa Upi
NEW YORK — L’agenzia stampa americana Upi è stata acquistata dal reverendo coreano Sun Myung Moon, capo della
discussa Chiesa della Riunificazione. La Upi, un tempo diretta concorrente delle maggiori agenzie stampa mondiali, versava in gravi difficoltà finanziarie e la setta di Moon intende
rivitalizzarla inserendola nella rete di Internet. (nev/icp)
zione finale, l’Assemblea della
Fces ha cercato il confronto
con il mondo politico ed economico e ha invitato Yvette
Jaggi (presidente della Pro
Helvetia) e Alex Krauer (presidente del Consiglio di amministrazione della Unione banche svizzere) a una discussione pubblica. Il rapporto fra fede e società, valori etici e politica ha marcato anche gli altri
temi discussi. In occasione
dell’Assemblea, il neoeletto
presidente della Federazione
delle Comunità israelitiche
svizzere, il ginevrino Alfred
Donath, ha rivolto un saluto
alle chiese protestanti, ringraziandole per la collaborazione
tra riformati ed ebrei.
Con 55 voti contro 5, l’Assemblea ha approvato un ordine del giorno in materia di
abbonamenti
interno
estero
sostenitore
L. 10.000
L. 20.000
L. 20,000
ATurku, capitale storica della Finlandia, grande raduno dei luterani per celebrare il nuovo millennio
Cercare nuove vie per instaurare la pace, la giustizia e la riconciliazione
Il pastore Ishmael Noko, segretario
generale della Federazione luterana
mondiale (Firn), ha chiesto alle chiese
finlandesi di «cercare insieme nuove
vie per instaurare la pace, la giustizia
e la riconciliazione nella chiesa e nella società». «.Saranno vie che ci porteranno verso l’azione comune, al di là
delle generalità e delle dichiarazioni
comuni. Rimanere insieme richiede
molta energia e pazienza, eppure
questo ci permette di aprirci agli altri,
di imparare a rispettare gli altri, di liberarci dai paraocchi e dagli abituali
segni culturali», ha dichiarato Noko
davanti ad oltre 4.000 persone radunate il 18 giugno scorso a Turku in occasione della celebrazione ecumenica
che segnava il nuovo millennio.
La città di Turku è la capitale storica della Finlandia ed è la sede dell’arcivescovado della Chiesa evangelica
luterana della Finlandia, alla quale appartiene l’86% dei cinque milioni di
abitanti. È in quella regione che il cristianesimo giunse per la prima volta in
Finlandia, oltre mille anni orsono. Il
week-end è stato scandito da eventi,
concerti e servizi religiosi organizzati
appositamente per segnare il nuovo
millennio. Il momento culminante è
stato la celebrazione ecumenica
all’aria aperta sul sagrato della cattedrale, alla quale hanno preso parte
responsabili delle chiese luterana, ortodossa, libera e cattolica romana
della Finlandia, nonché'i 200 partecipanti alla riunione del Consiglio della
Firn che si è tenuta a Turku.
«Stiamo navigando verso il futuro,
là dove il valore di una persona non
dipende da quello che può produrre,
dal lavoro che compie, dal suo rango
nella società ma dalla sua dignità
umana, dono di Dio - ha detto Noko
all’assemblea -. La via che porta verso
questo futuro è cosparsa di insidie, il
mare sarà mosso e il viaggio lungo. La
grazia promessa da Dio e data liberamente in Cristo ci sosterrà in mezzo a
queste turbolenze». Il week-end era
stato scelto per queste celebrazioni
anche perché segnava il 700" anniversario della consacrazione, il 17 e 18
giugno 1300, della cattedrale di Turku
che, per i luterani del paese, è il centro del cristianesimo finlandese. Predicando la domenica 18 giugno nella
cattedrale, l’arcivescovo Jukka Paarma, responsabile della Chiesa luterana finlandese, ha sottolineato che le
celebrazioni del millennio erano l’occasione di ricordare le generazioni di
cristiani finlandesi che, nel corso dei
secoli, nella cattedrale e in tutta la
Finlandia, hanno posto le loro speranze nel Dio vivente. L’arcivescovo ha
parlato della necessità di dare speranza a coloro «che sono i più disperati
del mondo, la popolazione cioè dei
paesi più poveri, coloro per i quali la
po.ssibilità di elevarsi al di sopra della
soglia di povertà per ottenere cure sanitarie decenti e opportunità scolastiche per i loro figli è fuori portata».
Le chiese cristiane della Finlandia
celebrano in comlme l’inizio del nuovo millennio sul tema «Anno del Giu
bileo 2000-Anno di speranza». La stagione del giubileo è iniziata la domenica di Avvento del 1999 e si protrarrà
fino a Pasqua del 2001, quando le
chiese di tradizione orientale e occidentale celebreranno la Pasqua lo
stesso giorno, il 15 aprile.
La Chiesa luterana ha chiesto alle
sue parrocchie di dare l’l% in più del
proprio budget per l’opera missionaria e lo sviluppo, il che dovrebbe consentire di raccogliere fino a 40 milioni
di marchi finlandesi (oltre 13 miliardi
di lire), mentre il Sinodo generale del;
la chiesa ha messo da parte 10 milioni
di marchi finlandesi (circa 3 miliardi e
250 milioni di lire) per interventi a favore di giovani emarginati in Finlandia. Il Giubileo mira inoltre a rafforzare l’identità cristiana del popolo fiO'
landese. Per segnare il millennio, 1^
Chiesa luterana ha pubblicato un
nuovo catechismo, stampato in
milioni di copie. Ogni famiglia comprendente un membro luterano ne ha
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venerdì 14 LUGLIO 2000
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Cultura
PAG. 5 RIFORMA
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Una singolare conferenza ha avuto luogo nella chiesa metodista di La Spezia
Protestantesimo e teatro
Un'identità culturale spesso tenuta al margini del discorso drammaturgico. Il coso dello
scrittore svizzero Friedrich Dürrenmatt e del suo tormentato rapporto con la fede
GABRIELLA FORMA
IL 24 maggio, nella chiesa
metodista di La Spezia, si è
tenuta un’interessante e originale conferenza organizzata dal Collettivo culturale dal
titolo «Protestantesimo e teatro». L’oratore, Marco Sciaccaliiga, direttore del Teatro
stabile di Genova, si è sentito coinvolto nel tema e ha
iniziato partendo dalla sua
esperienza personale di protestante e di uomo di teatro.
Protestantesimo e teatro sono per Sciaccaluga i due territori di formazione spirituale
della vita e la riflessione su
questi due centri spirituali si
è intrecciata con la discussione più specifica sulla drammaturgia del ’900.
In questo secolo si può
parlare di autori cattolici di
grande importanza e significato, mentre è più difficile individuare gli scrittori protestanti, che sembrano voler
nascondere la loro identità
culturale e religiosa. Questa è
la diretta conseguenza di un
atteggiamento spirituale tipicamente protestante: la consapevolezza di non possedere la verità né di poterla proporre in modo tale che diventi un’identità. L’oratore riconosce infatti di avere imparato, nel suo personale percorso di vita, il valore della relatività e della tolleranza, fino
ad accettare l’equilibrio del
dubbio. Così gli autori di area
riformata si richiamano allo
stesso principio di tolleranza
e allo stesso rispetto delle altre fedi e delle altre ideologie.
Il regista genovese ha ricordato, a questo proposito,
una riflessione del pastore
Vinay sull’esistenza: uno dei
fondamenti della teologia
protestante è «il pessimismo
antropologico», che riconosce la grazia di Dio come un
dono arbitrario che l’uomo
non merita, perché è e rimarrà sempre un peccatore,
qualunque sforzo egli faccia
per migliorare. Questo fondamento dell’etica protestante trova una straordinaria risonanza nella letteratura drammatica del ’900, dove
l’uomo teatrale è posto davanti al mistero dell’esistenza, cosciente della sua capacità come peccatore, di costruire il mondo. Friedrich
Diirrenmatt, lo scrittore e
drammaturgo svizzero morto nel 1990, ha colto pienamente il senso del pessimismo antropologico e lo ha
tradotto in termini teatrali: si
può definire il paradosso vivente di un autore protestante che si sforza disperatamente di cancellare la
sua identità. Dürrenmatt ha
sempre manifestato, fin dalla giovinezza, un atteggiamento di conflittualità con il
padre, pastore protestante, e
con la propria chiesa. Un cupo pessimismo lo porta a
scrivere le parole disperate
che esprimono, però, proprio nell’estrema disperazione, il dramma di un uomo
che ha fede.
«Io credo - scrive Dürrenmatt - ma la mia fede dipenda dalle circostanze. Ci sono
momenti in cui sono capace
„ ' Chiesa metodista di Carrara
Pietro Martire Vermigli
riformatore italiano
SIMONE FIASCHI
IL 21 maggio nella chiesa
metodista di Carrara, il pastore Eugenio Stretti ha tenuto una conferenza su Pietro
Martire Vermigli, riformatore
italiano. Stretti ha detto che
gli storici moderni, fra cui
Delio Cantimori e Adriano
Prosperi e molti altri, sono
concordi nell’affermare che
la Riforma protestante interessò anche l’Italia specialmente nelle due a Venezia e
Lucca, essendo queste due
città comrnerciali, quindi
soggette a frequenti scambi
con persone straniere di diversa religione.
Pietro Martire è il nome che
Vermigli prende quando entra nel monastero dei Lateranensi a Fiesole (1514), rifacendosi a Pietro Martire, noto
inquisitore. Nel 1518 lo ritroviamo a Padova, dove rimane
per sette anni studiando filosofia e teologia; il soggiorno
padovano è molto importante in quanto il monastero in
cui studia possiede una ricca
biblioteca, dove trova i primi
scritti a stampa, impara il greco (il latino glielo aveva insegnato la madre) e incontra
una figura chiave della Chiesa
aeU’epoca, il cardinale inglese Reginald Pole, il quale non
fu eletto papa per pochi voti.
Alla fine dei sette anni Vermi,Ì ™ne ordinato sacerdote e
gli viene conferito il dottorato. Per diversi anni lo trovia?io in giro per l’Italia; nel
trattempo studia l’ebraico,
j’fel 1533 lo ritroviamo a Spoleto dove viene nominato
ebate; rimane un anno di
ouio nella sua biografia.
In Vermigli ritroviamo quei
temi sollevati dalla Riforma
protestante e che dovette affrontare anche la Chiesa cattolica con la Controriforma;
infatti in questo periodo i vescovi vivevano per lo più a
Roma, e non nelle loro diocesi, i papi erano per lo più
scelti tra i rampolli della aristocrazia romana, spesso per
motivi politici. Quindi anche
qualche membro della stessa
Chiesa cattolica, sentiva un
desiderio di «riformare» la
propria chiesa.
Il trasferimento a Napoli
nel 1537 porta Pietro Martire
a frequentare la «Ecclesiola»,
fondata da Bernardino Ochino e da Juan de Valdés, ove si
parla della «Giustificazione
per fede» (a proposito della
quale in quel tempo circolava
il libro De Grada Dei). Dopo
diversi anni, esattamente nel
1541, ritroviamo Vermigli a
Lucca, (secondo alcuni storici già riformato) come responsabile di quattro conventi, siti ad Avenza di Carrara e Lucca; qui Pietro Martire
collabora con Girolamo Zanchi. A Lucca sono già cinquecento riformati, nicodemiti
(cioè clandestini che celebrano la cena del Signore sotto
le due specie); Lucca dunque
è molto vicina alla Riforma,
così come Venezia, al punto
che alcuni storici sostengono
che l’Inquisizione sia stata
creata per evitare che Lucca e
Venezia divenissero riformate. Nel 1542 Pietro Martire
abbandona con Ochino l’Italia per poter professare la sua
fede riformata liberamente
all’estero, dove diviene professore di teologia a Zurigo,
Strasburgo e Oxford; morirà
nel 1562 a Zurigo.
di fede, altri che mi costringono a dubitare. Solo chi non
soffoca i propri dubbi può
dubitare di se stesso senza
disperare, mentre chi vuole
credere per forza, dispererà
quando scoprirà di non poter
credere. E chi dubita di se
stesso senza disperare, è forse sulla via della fede». L’anima protestante dell’autore
svizzero ha preso ferocemente alla lettera l’idea che non
esiste la verità e chi la professa va disprezzato. Il mondo è
per Dürrenmatt qualcosa di
insensato e di incomprensibile, come un’organizzazione
criminale, dove la speranza è
proibita e l’eroismo spirituale
viene smascherato. Anche la
santità è vista come menzogna, perché Dio è un torturatore o un vecchio che agisce
arbitrariamente: siamo qui di
fronte non a una consueta
forma letteraria di ateismo,
ma a una posizione molto
più complessa. Nelle opere di
Dürrenmatt, infatti, nonostante il pessimismo, si aprono degli spiragli di fiducia, si
intravedono dei desideri non
della Verità, ma di piccole verità etiche.
A esempio nel dramma satiresco Ercole e le stalle di Augia, l’eroe greco, incaricato
dal re di ripulire la città coperta di escrementi, si impegna nella sua fatica e raggiunge l’obiettivo ma nella
città, finalmente liberata da
ogni bruttura, si scoprono
ambiguità e delitti ancor più
vergognosi degli escrementi
stessi. Così Ercole, prima mitizzato ed esaltato, viene alla
fine mandato via e il mondo
ritorna ad essere sporco e insensato come prima. Ma in
questa rappresentazione tragica, inaspettatamente, si accende una luce di speranza. Il
vecchio re Augia, pur avendo
fallito nel tentativo di ridare
forza e dignità alla città e alle
persone, conduce il figlio in
un pìccolo giardino nascosto
e invita il giovane principe a
curarlo e a coltivarlo, perché
diventi sempre più grande e
permetta ad ogni specie di
pianta di sopravvivere.
È disperazione, quella di
Diirrenmatt, ma sempre illuminata da una dimensione
di carattere etico, che non ha
la forza di chiamarsi fede, ma
ha la presunzione di definire
il proprio cammino umano
sul piano etico. L’autore sostiene che il teatro, cioè il
mondo, ha bisogno non di
eroi, ma di uomini coraggiosi
che, come il vecchio re Augia, nonostante le difficoltà e
il disincanto, continuino ad
impegnarsi e a lavorare nel
proprio giardino nascosto.
Come sosteneva Lutero, la
testimonianza di fede passa
attraverso la serietà del proprio lavoro e dell’impegno
quotidiano.
La conferenza di Sciaccaluga non ha lasciato spazio a
certezze facili, anzi ha costretto il pubblico presente a
riflettere, a mettersi in discussione, a riconoscere i propri
limiti, nella consapevolezza
che solo la grazia del Signore
può dare dignità all’essere
umano e trasformare il pessimismo in redenzione.
Lo scrittore e drammaturgo Friedrich Diirrenmatt
La rivista «Protestantesimo»
Le questioni dell'etica
e il rapporto con Dio
Le questioni etiche occupano sempre più spazio nel
nostro tempo. Abituato per
millenni a difendersi contro
la natura e a trarre da essa i
pochi vantaggi che la lenta
evoluzione tecnica gli metteva a disposizione, l’essere
umano si trova oggi di fronte
a una svolta importante.
Quali indirizzi deve prendere
la ricerca scientifica e quali
prospettive devono guidare
gli umani in questa svolta?
Molte persone si avvicinano ai nuovi problemi con la
sicurezza di chi pensa che ba
Dibattito a Torino nella chiesa battista di via Viterbo
Cittadini responsabili, tesi a confronto
EMMANUELE PASCHEnO
ORGANIZZATA dal Centro
evangelico di cultura
«Lodovico e Paolo Paschetto»
come ultima manifestazione
dell’anno 1999-2000, si è svolta l’8 giugno, nella chiesa battista di via Viterbo 119 a Torino, una tavola rotonda sul tema «Diritti di cittadinanza;
impegno civile e responsabilità delle chiese». Ospiti il
presidente della Camera dei
deputati, Fon. Luciano Violante, don Luigi Ciotti del
Gruppo Abele e il pastore Domenico Maselli, professore di
Storia del cristianesimo e deputato al Parlamento. Ha moderato l’incontro Avernino Di
Croce, presidente dell’Associazione delle chiese battiste
in Piemonte.
Ha esordito Domenico Maselli ricordando che i protestanti italiani, come minoranza, sono sempre stati sensibili
ai diritti di cittadinanza e si
battono per la laicità dello
stato, cioè per uno stato in
cui tutte le idee, le associazioni e le minoranze etniche,
culturali e religiose abbiano
diritto di essere e di esprimersi liberamente. Intendendo la
cittadinanza come partecipazione, Maselli ha notato come oggi lo stato si trovi di
fronte a un intreccio di problemi che richiedono un impegno deciso per la loro soluzione. Inoltre la questione
della cittadinanza non va disgiunta da quella della sicurezza; l’accoglienza è sacrosanta ma la sicurezza, sia per
coloro che vengono accolti
sia per coloro che accolgono
è di pari importanza. In ogni
caso il nostro sforzo di credenti e di cittadini deve essere quello di conoscere le persone, informarsi sui loro pro
blemi e aiutarle a mantenere
la loro lingua e la loro cultura.
Don Ciotti ha ricordato che
una democrazia che non tuteli i diritti umani e non rispetti le minoranze non merita questo nome: occorre stipulare un nuovo patto di cittadinanza che comprenda
anche chi l’ha persa e chi non
l’ha mai avuta. Ciotti si è augurato che il volontariato
scompaia, come impegno eccezionale di pochi, ma che
ogni cittadino acquisti la
consapevolezza che l’attenzione verso l’altro deve essere un fatto normale. Al centro, ha affermato con forza,
occorre sempre porre la persona: il povero, lo straniero,
l’anziano, il tossicodipendente, l’omosessuale, la prostituta, il detenuto sono persone.
Luciano Violante, infine, ha
confessato di non sapere se
definirsi cristiano o no, ma si
è dichiarato in sintonia con
gli interventi precedenti. Ha
sottolineato le ambiguità della globalizzazione: se tutto
deve essere scambiato anche
la povertà dovrebbe rientrare
nei suoi orizzonti. Ha messo
in guardia sulla modernità intesa come esclusione di chi è
debole evidenziando i problemi della schiavitù, della fuga
dalla guerra, dalla fame, dalla
mancanza di lavoro. Occorre
lavorare per una società inclusiva, educare all’esercizio
dei diritti e dei doveri, non
chiedere solo regole, che naturalmente dovrebbero essere
applicate agli altri, ma saper
offrire comportamenti che
possano coinvolgere gli altri.
A commento della serata è
stato notato come il pensiero
dei tre relatori fosse ampiamente convergente, al punto
che sarebbe stato difficile, a
un osservatore che non li conoscesse, distinguere il laico
dal cattolico e questi dal protestante. Esiste dunque un
sentire comune all’ambito civile e a quello religioso che,
in un momento così incerto
dal punto di vista politico e
sociale, deve tradursi in un
impegno comune di tutte le
forze che non credono nell’economia come soluzione
dei problemi dell’umanità né
nella competizione come valore assoluto, ma ritengono
che solo nella solidarietà e
nella giustizia sia possibile
costruire un futuro per le generazioni che verranno.
I partecipanti aii’incontro di Torino. Da sinistra Luigi Ciotti, Luciano Vioiante, Avernino Di Croce, Domenico Maseili
stino pochi principi per fare
chiarezza. Ben presto la complessità incontrata spinge a
più miti consigli e a visioni
improntate a valutazioni più
sfumate. Le scelte che a tutta
prima sembravano facili, si rivelano nella realtà contraddittorie. Le decisioni da prendere provocano dilemmi e
sofferenze impreviste e fanno
riemergere antiche domande
sul senso della vita. Il mondo,
insomma, mette di fronte a
responsabilità sempre nuove
ed esige la ricerca di nuovi
orientamenti. L’alternativa
tra anticosmismo (asserire
l’estraneità di Dio al mondo,
dal greco «cosmo», mondo) e
responsabilità è il tema del
primo articolo di questo numero. L’articolo investe questioni che vanno ben al di là
dell’etica e che finiscono per
riguardare il rapporto tra Dio
e mondo. L’autore, Marco Di
Pasquale, non propone soluzioni, bensì cerca di definire
con precisione le alternative
sulla scorta delle proposte del
filosofo ebreo Hans Joñas, che
è da anni una delle voci più
autorevoli nell’ambito dell’etica e oltre.
Insieme con questo primo
articolo, il numero ospita
uno studio del prof. J. A. Dimas de Almeida, che ha per
oggetto lo gnosticismo dell’epoca ellenistica e i suoi
rapporti con il Nuovo Testamento. I lettori troveranno
qui la spiegazione di alcuni
riferimenti che erano dati
per noti nello studio su Hans
Joñas. Di argomento etico è
la rassegna di Sergio Rostagno dedicata alla comparsa
contemporanea di due ampi
volumi, uno svizzero e uno
italiano, sui rapporti tra etica
cristiana e etica pubblica. J.
Alberto Soggin valuta criticamente un’opera di teologia
femminista su Gesù e la
Sophìa e Laura Ronchi De
Michelis riferisce circa le posizioni sostenute dal vescovo
diplomatico Andrea Dudith
Sbardellati (1533-1589) sulla
scorta della pubblicazione
del suo epistolario. Alcune
lettere sono importantissime
per il dibattito cinquecentesco sui temi della Trinità,
della giustificazione per fede
e della vera chiesa.
Ci ha lasciati il professor
Alberto Ricciardi, pastore valdese (1922-1999), docente di
Antico Testamento all’Isedet
di Buenos Aires. La rivista lo
ricorda con un breve profilo a
cura di J. Alberto Soggin.
Protestantesimo - Rivista
della Facoltà valdese di teologia. Anno 55, n. 2, secondo trimestre 2000
6
PÀG. 6 RIFORMA
venerdì] 4 LUGLIO 20^1
La conclusione di una serie di incontri presso la chiesa luterana di Catania
Ecumenismo: questioni non risolte
¡problemi di approccio riguardano innanzitutto i concetti permanenti di creazione, caduta e
redenzione. La dottrina si intreccia con le differenze ecclesiologiche fra cattolici e protestanti
UUUCH ECKERT
Ha preso spunto dal titolo
della rivista cattolica internazionale «Concilium» (n.
1/1999) una serata di riflessione ecumenica che si è
svolta il 9 giugno nella sala
della chiesa evangelica, luterana di Catania. L’argomento
delle «questioni non risolte»
quali «quaestiones disputandae» concludeva una serie
di incontri che il Centro protestante di cultura «Bernardo
La Rosa», insieme alla rivista
teologica «Sichem» hanno voluto offrire, negU scorsi mesi,
a un numeroso pubblico interessato al cammino ecumenico. 1 conduttori dell’incontro,
il professor Antonio Di Grado,
della Chiesa valdese di Catania e il pastore Pawel Gajewski, delle chiese battiste di
Lentini e di Fioridia, hanno
dato il via a un sostanzioso giro di interventi su quali erano
i veri nodi da sciogliere.
Il prof. Leonardo De Chirico, dell’Istituto di formazione
evangelica e documentazione di Padova, ha affermato:
«Non condivido la chiave di
lettura, favorita anche dalla
firma di Augusta dello scorso
ottobre, secondo la quale il
nocciolo duro sta nel dissenso ecclesiologico (...). A monte di tutta questa fenomenologia della diversificazione
sta invece il diverso approccio teologico al rapporto tra
natura e grazia che appare in
qualsiasi discorso o dialogo».
Secondo De Chirico, a tede filo rosso prevàlentemente tomista, parecchi teologi, soprattutto di provenienza
riformata, hanno giustamente replicato con il trinomio
squisitamente biblico: crea
Qui sopra e a fianco: due momenti deii’incontro del 9 giugno a
Catania (foto G. Alabiso)
zione, caduta, redenzione. «È
proprio nello scontro tra
queste due vie d’approccio
che si deve cercare il vero nodo di carattere sistemico; e
non è detto che tale nodo sia
risolvibile», ha detto.
Per il pastore Giorgio Girardet, già professore di teologia
pratica alla Facoltà valdese di
teologia, la questione centrale sta in un’ecclesiologia, respinta sia dalla cristianità ortodossa sia da quella di orientamento protestante, che ha
al centro l’affermazione del
ministero di Pietro. Girardet
ha offerto alcuni spunti per
un autentico dialogo: una
sorta di «grande tavola rotonda», attorno alla quale le varie
chiese possano prendere posto per raccontarsi, vicendevolmente e a pari diritto, la
loro storia. Uno stimolo e un
denominatore comune per
tale dialogo potrebbe essere
lo straordinario evento storico di Nicea con il suo credo.
«Bisogna creare una nuova
storia comune vedendo e ri
conoscendo, ad esempio, la
mano di Dio nelle sfide e nelle chances che la secolarizzazione ci sta offrendo».
Anche la terza relatrice, la
pastora Almut Kramm della
Chiesa luterana di Catania,
ha evidenziato nell’ecclesiologia il punto centrale di differenza. «Mentre per i protestanti la chiesa spesso e volentieri serve semplicemente
come pompa di benzina per
rifornirsi per le prossime tappe di cammino solitario nella
quotidianità, per i cattolici
essa è il luogo principale in
cui vivere la loro fede in Cristo». Kramm ha poi esaminato brevemente alcune immagini che esprimono la diversa
importanza attribuita alla
chiesa: madre, creatura verbi,
sacramento, individuando
soprattutto nell’ultima la differenza fondamentale tra
protestanti e cattolici: «Dio
non chiede la rappresentanza bensì la testimonianza ha affermato se la chiesa
serve a qualcosa allora deve
essere questa la sua ragion
d’essere».
A concludere il primo ciclo
di interventi è stato un teologo cattolico, membro del comitato redazionale di «Concilium» e docente di dogmatica
a Catania e a Bologna, il professor Giuseppe Ruggieri. Secondo Ruggieri, l’attuale clima ecumenico si può descrivere come una «situazione di
buon vicinato con una bella
dose di reciproca ipocrisia e
di non volontà di affrontare i
problemi difficili». La vera
questione starebbe nel riscoprire e ripensare creativamente una «regula fidei» cioè
una regola che la fede dà alla
chiesa. Tale regola potrebbe
essere il credo di Nicea che
per noi oggi può e deve essere
il comune punto di partenza.
Ruggieri ha infine richiamato
l’alto significato di una teologia dell’alterità per ogni strada ecumenica, dato che proprio Dio stesso, nella sua incarnazione e nella redenzione
in Gesù Cristo, ci ha donato
l’unione con l’altro, nel senso
più ampio di questo termine.
La discussione ha poi messo in evidenza altri nodi: il
culto di Maria, l’importanza
del potere nelle chiese e il
dubbio significato di accordi
firmati tra chiese. Con i loro
interventi conclusivi, i relatori hanno collegato i fili del discorso per fornire spunti di
riflessione al pubblico convenuto. Non sono state «risolte»
le questioni in gioco, tuttavia
gli interventi sono serviti per
fornire maggiore sensibilità
ad un cammino ecumenico
che, pur con dolore e fatica,
vuole fare i conti con il vero
apporto del messaggio della
Riforma per la cristianità.
■ Napoli: un dibattito a partire dal successo dell'almanacco di «Micromega»
La difficile conciliazione tra fede e ragione
ANNA MAFFEI
..Q UL numero di Micro
mega dedicato al problema dell’esistenza di Dio
non abbiamo inteso promuovere un dialogo. Il dialogo
tende a smussare i contrasti,
a cercare mediazioni. Abbiamo voluto promuovere un
confronto. È venuto fuori un
contrasto fra chi crede e chi
non crede, differenze profondissime fra modi di credere e
anche fra filosofi non credenti». Ha esordito così Paolo
Flores d’Arcais intervenuto a
un dibattito che si è tenuto
martedì 20 giugno a Napoli
sul tema: «Dio esiste?». Il confronto a più voci su cristianesimo e ateismo, organizzato
congiuntamente da Micromega, dal centro francescano di
cultura «Oltre il chiostro» e
dall’Accademia Mediterraneo, introdotto e moderato
dal direttore de «Il Mattino»,
Paolo Gambescia, ha richia
mato nell’antico refettorio di
Santa Maria La Nova varie
centinaia di persone. Un confronto franco fra posizioni
anche opposte c’è stato non
con il pubblico, per mancanza di tempo, ma fra i relatori,
Roberto Esposito, Vincenzo
Vitiello, Paolo Flores d’Arcais
e Bruno Forte, e alcune fra le
tesi degli altri saggi contenuti
nell’almanacco.
Vitiello ha individuato Flores e Ratzinger come coloro
che con più chiarezza hanno
posto la questione della verità
o falsità del cristianesimo.
«Entrambi - ha detto - richiedono un’assunzione netta di
responsabilità. Non è detto
che le varie commistioni fra
fede e filosofia rendano un
buon servizio. Eppure i messaggi contrapposti forse non
bastano. Perché la nostra civiltà, il segreto della sua vitalità sta anche nell’interrogarsi
reciprocamente e incontrarsi
nel dubbio». Vitiello, che ha
Da sin. Bruno Forte, Paolo Gambescia, Paolo Flores D’Arcais
esordito mettendo in luce il
grande successo editoriale
del fascicolo di Micromega su
Dio, ha interloquito con alcune affermazioni ivi contenute. La prima è quella di Flores
secondo la quale non Dio e il
nulla si devono contrapporre,
ma Dio e il finito. Dio, secondo lui, sarebbe da dimostrare
mentre il finito no. Questa,
secondo Vitiello, è anch’essa
affermazione dogmatica che
non tiene conto del problema
dello statuto della verità che
nel corso della storia è cambiato molte volte. Una cosa è
dimostrabile o no, secondo
quale verità?
Flores ha individuato come
«pretesa prima di verità» della
fede cristiana il dato dell’eternità. «Non ha nessun senso ha detto - parlare fra credenti
e non credenti se non su questo: come puoi davvero credere che la tua vita personale, tu
con le tue passioni, possa essere eterna?». Ha poi enunciato due argomenti fra i tanti
che indicano, a suo dire, che
questo non è possibile. Il primo è il dato che allo stato attuale delle conoscenze è verità assodata che l’uomo discenda dalla scimmia e dunque «perché dovremmo pensare che gli animali muoiono
e queir animale evoluto invece sconfiggerebbe la morte?».
Il secondo argomento è la
considerazione del lasso del
tempo della nostra vita terrena come un nulla in confronto
ai tempi cosmici a noi conosciuti e, dunque, la sproporzione fra la nostra esperienza
del tempo e l’uso che di esso
facciamo, anche da credenti, e
la nozione di eternità. Rispetto
a questi argomenti (e altri)
l’unica risposta possibile della
fede sarebbe per Flores «Credo
quia absurdum». Una fede tale non è scossa da alcun argomento razionale. «Il mio intento non è - ha concluso cercare di convertire al mio
ateismo, piuttosto dimostrare
che c’è un comportamento diverso fra posizioni di fede diverse. Chi dice "credo quia absurdum’’ non tende a imporre
la sua verità a nessuno. Chi invece crede a una conciliazione
fra fede e ragione avrà sempre
la tentazione di imporre la sua
visione anche su chi questa fede non condivide».
All’esposizione di Flores è
seguito Bruno Forte il quale
molto opportunamente più
che controbattere alle tesi sostenute, ha modulato il suo
intervento come una testimonianza di fede. «Non si può
cercare Dio nei salotti intellettuali», ha detto. Attraverso
rincontro del profeta Elia con
la voce di tenue silenzio di
Dio nel deserto egli ha testimoniato di un «Dio del silenzio che ti lascia libero se credere o no». La passione e la
sofferenza del cercatore di
Dio condivisa, quasi infusa da
Forte sui presenti, ha creato
nella sala una commossa partecipazione e strappato qualche applauso. Ha vinto Dio?
Non saprei dire. È emersa qui
a Napoli, comunque, una
gran voglia di confrontarsi, di
parlare di fede, di saperne di
più. Certamente la presenza
di almeno un nome protestante, fra gli articoli dell’almanacco come in questo dibattito, avrebbe comunque
arricchito tutti un po’ di più.
>>A
RIVISTE I
Il caso Haider
È dedicato all’Austria di Haider l’ultimo numero di «Limes-Rivista italiana di geopolitica» (n. 3/2000, Gr. editoriale
l’Espresso, £ 20.000). L’ipotesi, verificata dai primi atti politici austriaci e dalle misure sanzionatorie
(prese però dai singoli stati dell’Unione)
nei confronti del governo nero-blu austriaco, è che esista un’Europa «diversa»
proprio in seguito all’ascesa al potere del
partito nazionalista con velleità xenofobe
del leader della Carinzia. La rivista contiene fra l’altro un’intervista allo stésso Haider e un articolo a firma Oliver Rathkolb
sull’oblio austriaco del periodo nazista.
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo canale
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
IDI!
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente
alle ore 24 circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 23 luglio, ore 23,40 circa, andrà in onda: «Carcere: interviste a Giancarlo Caselli e Adriano Sofri»; «Michelangelo eia
sua arte». La replica sarà trasmessa lunedì 24 luglio alle ore
24,30’circa e lunedì 31 luglio alle 10,30 circa.
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Un convegno a «Torinoincontra»
Da donna a donna oltre
il silenzio della Chiesa
PIERA ECIDI BOUCHARD
SI è svolto il 9 giugno nella
sala di «Torinoincontra»
un importante e affollatissimo convegno intitolato «È
possibile sognare una chiesa
diversa», per presentare il libro di Ausilia Riggi Pignata
Da donna a donna-Un messaggio femminile attraverso i
confini del sacro nella Chiesa
(edito da II Segno dei Gabrielli, Verona, pp. 317, £
39.000). Si tratta della raccolta di cinquanta profili di
donne che hanno scelto, in
modi diversi, di condividere
la propria vita con un prete.
L’autrice, nella sua introduzione, ha premesso un ampio saggio teorico, che dà
fondamenta a questa «sfida
evangelica nei confronti della cultura patriarcale», che
emargina particolarmente
queste donne nel silenzio e
nella sofferenza. «Non c’è
tempo più significativo per
un movimento di liberazione
di quello dell’anno del Giubileo - recita il quarto di copertina -. Si può quindi salutare
questo libro, composto di
vissuti di donne e di storie
nascoste, quale invito alla
“liberazione” della donna
nella Chiesa cattolica. Questo libro è un invito a superare una delle più sottili sottomissioni, effetto di una violenza simbolica paradossale,
perché invisibile alle sue
stesse vittime: le donne».
È l’emarginazione delTautocondanna al silenzio. Ausilia Riggi Pignata, laureata in
Scienze umane, pubblicista,
redattrice fra l’altro della rivista «Tempi di fraternità», vive
a Torino, dove è giunta trent
anni fa insieme ad altre cinquanta suore, staccandosi
dall’istituto nel quale ricopriva incarichi di responsabilità
per tentare un’esperienza di
vita religiosa in seno alla società, in questo accolta e incoraggiata dal cardinale Michele Pellegrino. Dopo la fine
di questa esperienza, ha partecipato ai gruppi di base e
svolto attività ecumenica.
Dopo dieci anni di intensa
amicizia ha sposato un parroco aperto al rinnovamento
conciliare, e insieme continuano il loro lavoro di testimonianza di fede.
Ampie le relazioni di M.
Luigi Berzano, docente di Sociologia della religione al;
l’Università di Torino, dei
teologi Franco Barbero, Lidj^
Maggi, Wilma Gozzini, dell
psicoterapeuta della «Ca®
delle donne» di Torino Ino
Damilano e della direttrice
«Famiglia oggi», Cristina Be '
fa. «Uscire dal silenzio, so
gnare una chiesa diversa - ri
detto Ausilia Riggi Pigri^^ '
nella partecipazione atten
di un folto pubblico di laici
di credenti e soprattutto
donne - è possibile fare s
gni, ma per costruire, per agi
re: questa è la profezia».
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Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
Intervista al moderatore, Gianni Rostan, che termina un settennio impegnativo
Il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste
¡¡Qvorì di quest'anno saranno caratterizzati dalle sedute congiunte con l'Assemblea generale
battista che si svolgerà contemporaneamente a Villar Pellice. Cli altri temi in discussione
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DAL2Ò'al 26 agosto, a Torre Pellice. si terrà la sescione annuale del Sinodo
Me chiese valdesi e metodícete una parte di questa sesgue ¿i terrà in seduta conaunto con l’Assemblea genedelle chiese battiste ade>tentì all’Ucebi. Per l’occasione abbiamo intervistato il
moderatore della Tavola valdese, Gianni Rostan.
_ Quali saranno i temi
prl^ipali del Sinodo di c^uestanno?
; «Credo che il Smodo di
I quest’anno sarà caratterizzato
dal fatto che le sedute congiunte con l’Assemblea battista avverranno nel corso di un
Sinodo ordinario e di un’Assemblea ordinaria. Che cosa
vuol dire? Che la verifica che
¡facciamo ogni cinque anni
della collaborazione reciproca
(dopo quelle del 1990 e del
1995) quest’anno avrà un
qualche cosa di più; le due assemblee avranno culti comum di apertura (quest’anno nel
I Palazzetto del ghiaccio di Torne Pellice) e di chiusura (nel
tempio di Villar Pellice), avremmo una serata pubblica colmane (il giovedì) e anche
( quando lavoreremo separataI mente sapremo di essere viciini spiritualmente e fisicamente (l’Assemblea battista si
svolgerà a Villar Pellice). Questa concomitanza di assemblee riunite è un fatto che credo debba essere valorizzato.
Anche i resti di studio e di discussióne delle sedute congiunte sono importanti. Saranno stampati in un volumetto a parte, oltre quello
normale del Sinodo, che conterrà diversi documenti: sull’evangelizzazione (è quello
già uscito come inserto di
Mforma del 7 aprile dal titolo
“Dire la salvezza alle donne e
agli uomini del nostro tempo”), sulla collaborazione territoriale (esperienze e prospettive), sulla formazione
permanente per la formazione pastorale, con la nomina
anche di una commissione
congiunta, sulla Facoltà di
teologia, sulle attività editoriali (Riforma, Claudiana,
Spav), e infine sulle procedute da utilizzare nelle sedute
congiunte».
- Quali saranno i temi sinodali che riguarderanno in
nodo specifico le chiese valliesi e metodiste?
«Credo che saremo fortemente impegnati nel ricambio di una parte consistente
degli organismi esecutivi per
scadenza di mandato, a cominciare dalla Tavola e dalla
Commissione sinodale per la
di M.
disoné al"
o, del
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II moderatore Gianni Rostan
diaconia: ma dovremo nominare anche un nuovo professore di teologia sistematica
per la Facoltà valdese di teologia (il prof. Sergio Rostagno
andrà in emerltazione nel
2002). Sempre per quanto riguarda la Facoltà, il Sinodo
dovrà rendere più solido
rimpianto del corso di “studio a distanza”, una novità
apprezzata e importante per
la formazione teologica nelle
nostre chiese e per chi si interessa in generale di teologia
protestante. Tuttavia i nostri
docenti devono essere aiutati, soprattutto con maggiori
risorse di personale. Infatti,
oltre al normale lavoro accademico, in questi anni si è
aggiunto il corso a distanza e
poi un crescendo di incombenze di consulenza teologica di cui la chiesa necessita,
non ultima quelle riguardanti
il campo complesso della
bioetica. Tra l’altro, siamo in
attesa che il ministero dell’Università e della ricerca
scientifica e tecnologica confermi formalmente l’accordo
siglato per il riconoscimento
pubblico dei vari titoli di studio della nostra Facoltà. Altro
tema interno importante è
quello della diaconia, un settore molto impegnativo della
testimonianza delle nostre
chiese. La strategia diaconale
deve essere costantemente
verificata anche perché la situazione sociale in cui operiamo e le linee e le norme
delle varie istanze governo
sono in continuo mutamento. La diaconia pone in generale forti preoccupazioni finanziarie perché richiede ingenti investimenti, soprattutto per la dimensione reale
che hanno le nostre chiese.
C’è poi la questione della
“classificazione delle chiese
locali”, cioè dei requisiti necessari, soprattutto nel numero dei membri di chiesa,
per essere classificati chiesa
costituita 0 solo in formazione, con i relativi diritti, anche
di rappresentanza, e doveri.
È un problema formale solo
TAVOLA VALDESE
Corpo pastorale
Per giovedì, venerdì e sabato
17-18-19 agosto 2000
b convocato il corpo pastorale, nella Casa valdese di Torre Pellice, col
^eente ordine del giorno:
giovedì 17
016 15-19: a cura del Gruppo di aggiornamento pastore e diacene,
«vorodi gruppo su tesine scritte (con riferimento a Genesi 2, 25).
'lenerd/18
°i6 9-13: Commissione liturgia. Commissione permanente formazio116 pastorale: proposta al Sinodo per la nomina del professore di teologia sistematica (Art. 32 RO 3);
01615-19: pomeriggio a cura del Centro culturale valdese.
sabato 19
?i®'13: esame di fede dei candidati al ministero pastorale Maurizio
Obà e Stefano Mercurio. Varie ed eventuali.
Jotte le pastore e i pastori sono tenuti a partecipare alle riunioni del
orpo pastorale (prenotarsi per tempo presso la Foresteria). Le sedute
® corpo pastorale, salvo particolare momenti, sono aperte a tutti i
Allibri delle chiese metodiste e valdesi.
Il moderatore della Tavola Valdese
Gianni Rostan
in apparenza, le comunità lo
sanno bene, per questo ne
hanno discusso anche le
Conferenze distrettuali che
hanno prodotto posizioni
differenziate».
- Fin qui abbiamo parlato
delle questioni più interne alla vita delle chiese, quali saranno, invece, i temi di interesse più generale?
«Per quanto riguarda le
questioni più esterne, vorrei
tornare sulle molte questioni
che le scienze pongono alla
fede e all’etica cristiana. Noi
stiamo assistendo a profonde
ingerenze cattoliche in questo campo e a preoccupanti
sbandamenti da parte di coloro che dovrebbero rappresentare le posizioni più laiche. Noi cerchiamo di fare
sentire e vorremmo fare sentire maggiormente la nostra
voce: su queste tematiche così delicate dovremmo avere
nel nostro paese uno standard europeo, che ci metta
alla pari magari anche con
paesi di tradizione cattolica
come la Spagna e la Francia
che hanno un livello generale
di laicità superiore rispetto al
nostro paese. Bisogna superare quella intolleranza, ma
direi anche arroganza, di
troppe posizioni cattoliche
che vogliono predeterminare
la vita privata dei cittadini
italiani, anche di quelli che
cattolici non sono».
- Il Sinodo dell’anno scorso
aveva invitato le chiese a riflettere sulla bozza di un breve
documento di impostazione
generale delle tematiche legate agli sviluppi delle scienze e
della medicina, il Sinodo di
quest'anno sarà pronto ad approvarlo?
«Spero di sì. La commissione incaricata ha lavorato bene, diverse chiese hanno esaminato approfonditamente il
documento (vedi Riforma del
18 febbraio), speriamo che la
Commissione d’esame sia
d’accordo a porre questo problema che, bisogna ammettere, è veramente complesso,
tra le priorità di questo prossimo Sinodo. Per quanto riguarda i rapporti con lo stato
poi abbiamo due temi importanti: la laicità, in generale e
in tutti i campi, compresa
l’informazione che è sempre
più confessionalizzata, per
non dire vaticanizzata, e la
scuola, con la legge sulla parità scolastica in particolare».
- Si discuterà anche dei
rapporti con le altre chiese in
Italia?
«Certamente. Prima di tutto dei nostri rapporti con alcune chiese della neonata Federazione delle chiese pentecostali libere. Dagli incontri
che teniamo a Monteforte Irpino (Avellino) da alcuni anni, sono emersi anche dei documenti importanti di “consenso”; dopo quello sul metodo del dialogo, uscito poco
prima del Sinodo scorso, ne è
stato approvato un secondo
sul Dio trinitario (vedi Riforma del 7 aprile) e a giorni dovrebbe essere pronto il terzo
documento sulla cristologia.
Per quanto riguarda la Chiesa
cattolica, abbiamo luci e ombre. Una luce è senz’altro il
“testo applicativo” del “testo
comune sui matrimoni interconfessionali” che spero il Sinodo approverà definitivamente dopo l’approvazione
di massima del Sinodo scorso. Si tratta di un passo in
avanti positivo della comprensione reciproca. Gli aspetti negativi, le ombre, sono tutte più o meno collegate
con l’Anno Santo e il suo portato di tradizioni cattoliche
che non solo ci sono estranee
ma anche consideriamo piut
tosto severamente in termini
evangelici».
- Ciononostante è confermata la presenza al Sinodo di
una delegazione della Conferenza episcopale italiana?
«Si è confermata. Non torniamo indietro rispetto alle
una decisioni assunte dal
Sinodo. Anche quest’anno
avremo una delegazione
qualificata che seguirà i nostri lavori».
- Con questo Sinodo termina anche un settennio di moderatura...
«Sì, posso dire “finalmente”, perché si tratta di un servizio molto faticoso (soprattutto se si comincia a sessant’anni) anche se molto
gratificante. Intanto vorrei
chiarire subito che, anche se
il moderatore cambia, c’è una
continuità nel lavoro della
Tavola. C’è stata nel mio caso, c’è stata prima, ci sarà dopo, anche se le caratteristiche
personali naturalmente contano. In questi anni ci sono
state dei temi al centro delle
nostre preoccupazioni. Che
poi siamo riusciti a trovare
delle risposte soddisfacenti,
lo lascio giudicare agli altri.
Questi temi sono stati; le condizioni di vita di pastori e diaconi, dal sostegno economico
ai problemi legati alla mobilità; il campo di lavoro, cioè
garantire alle chiese il servizio
pastorale; i rapporti con lo
stato, dall’otto per mille alla
proposta di legge sulla libertà
di coscienza e di religione, alla difesa della laicità e della
scuola pubblica; ì rapporti
con le chiesa sorelle del Rio
de la Piata in Uruguay e Argentina: il sostegno ai nostri
interventi nel campo della
cultura e dell’informazione;
la sistemazione organizzativa
deirOpcemi, l’ente patrimo
niale metodista e delle opere
collegate; i rapporti con le
chiese sorelle dell’estero, che
personalmente sento di avere
seguito in modo insufficiente;
i rapporti bmv (battisti, metodisti, valdesi) e quelli con i lu
terani italiani, con questi ultimi in futuro bisognerà fare di
più; i rapporti con il mondo
pentecostale, anche qui bisognerà fare di più; i rapporti
con cattolici e ortodossi, con
novità positive (per esempio i
documenti sui matrimoni interconfessionali) e qualche
ombra; l’impulso dato alla
diaconia, soprattutto con il
rafforzamento della Commissione sinodale per la diaconia
(Csd): il rafforzamento della
Facoltà valdese di teologia...».
- Che cosa ha significato essere il primo moderatore non
pastore?
«Devo dire che, a parte la
grande fatica che comporta
questo servizio, anche a causa della struttura che abbiamo attualmente, non ho avuto particolari difficoltà. Anzi,
la mia esperienza di lavoro in
campo manageriale è stata
molto utile. Direi che una
esperienza precedente di direzione e amministrazione,
anche in campo ecclesiastico, sia comunque importante
per fare poi il moderatore».
- Si è trattato comunque di
un'applicazione concreta del
sacerdozio universale di tutti
i credenti...
«Sì, coerentemente con
quanto avviene anche in altri
ambiti e livelli: infatti sono
sempre più numerosi i “non
pastori” che svolgono il serazio di presidenza di Consigli
di chiesa e Concistori, di comitati di opere e istituti, e
questo è un bene per tutta la
chiesa. Temo, però, che con
l’aumentare dell’età pensionabile, sarà un po’ più difficile
continuare su questa strada».
5 Chiesa metodista di Savona
La comunità attira
nuovi membri di chiesa
SAURO COnARPI
A Pentecoste, dopo diversi
anni, si sono avute nuovamente delle ammissioni
nella Chiesa metodista di Savona. È vero che permane la
mancanza di un avvicendamento generazionale, ma
questa è stata superata da un
avvicinamento di diverse persone interessate all’annuncio
evangelico che, neU’insieme,
formano un gruppo di una
ventina di individui, tra adulti
e ragazzi, che frequentano i
culti e la scuola domenicale e
gli studi biblici, alcuni saltuariamente a causa della loro
diaspora nella provincia. La
comunità ha risposto a questa novità impegnandosi ogni
domenica con due monitori,
per i più grandi e per i più
piccoli, e organizzando durante l’anno una serie di incontri quindicinali, guidati regolarmente dal pastore
e dalla candidata al ministero pastorale, a Vado-Segno,
Roccavignale, Savona, Stella,
nelle case delle famiglie.
Sono entrati dunque a far
parte della comunità Silvana
e Ruggero, con un’ottima
preparazione teologica già
acquisita in esperienze precedenti, e Anna molto ben
preparata biblicamente e già
battezzata nella comunità
pentecostale. Hanno manifestato il desiderio di entrare in comunione Maurizio
con due bimbi, Domenico e
Maida con due nipotine, e
Elisabetta e Silverio con tre
bimbi, e Silvana e Riccardo
con due, avvicinatisi per dare ai minori un’educazione
evangelica. Franco e Rittkarin frequentano perché lui
ha fatto una tesi di laurea sul
valdismo medievale a Genova e si è iscritto al corso di
diploma della Facoltà valdese di teologia. Altri conoscevano già il mondo evangelico in vari modi e hanno perciò cercato la Chiesa metodista di Savona. Alcuni frequentano i corsi su «Incontro con il protestantesimo»
deirUnitrè. Le vie del Signore sono infinite, ed egli comincia là dove noi crede
Culto nella cattedrale di Basilea
vamo che fosse tutto finito.
119 luglio, al culto, la famiglia Cornisi ha festeggiato
con un’agape fraterna il battesimo della piccola Claudia,
figlia di Davide, e per il battesimo e l’ammissione di
Alessandro, ultimo dei fratelli di questa numerosa e affezionata tribù. Grande festa
si farà anche a fine mese per
il saluto di congedo e ringraziamento a Susi De Angelis,
candidata al pastorato, che
per due anni ha fatto il servizio tra Savona e Imperia, reso con determinazione e
competenza, suscitando sostegno e affetto reciproco.
Non sono mancate le visite
di ospiti di passaggio, che
hanno dato incoraggiamento ai residenti; a maggio e
giugno due comitive da Basilea con culti e agapi bilingui;
ad agosto arriverà una comitiva di giovani inglesi della
Waldensian Fellowship e a
settembre sarà ospite una
studente della Facoltà valdese, per una breve esperienza
comunitaria. A ottobre è
prevista una gita comunitaria a Basilea per ricambiare
la visita di maggio-giugno e
per salutare la chiesa dove
opera il past. Christian Gysin, come raccomandato anche dalla recente Conferenza
distrettuale.
Tavola valdese
Sinodo delle chiese valdesi e metodiste
Il Sinodo, secondo quanto disposto dall'Alt. 117/SI/1999, è convocato per
Domenica 20 agosto 2000
I membri del Sinodo sono invitati a recarsi nell'Aula sinodale della Casa valdese di Torre Pellice, via C. Beckwith 2, alle ore 15.
II culto di apertura, in comune con l'Assemblea Generale
dell'Unione cristiana evangelica battista d'Italia avrà inizio alle
ore 15,45 nello Stadio del ghiaccio di Torre Pellice e sarà presieduto dalla pastora Lidia Giorgi. Predicatore d'ufficio il pastore
Franco Giampiccoli.
Il moderatore della Tavola valdese
Gianni Rostan
Unione cristiana evangelica
battista d'Italia
Convocazione dell'Assemblea Generale
e dell'Assemblea - Sinodo del 2000
Atto 92/CE/99
Il Comitato, riunito in sessione congiunta con la Tavola Valdese,
delibera di convocare, ai sensi dell'alt. 9.3 del regolamento, l'Assemblea Generale in sessione ordinaria nel periodo 20-22 agosto
e 25-26 agosto 2000 a Villar Pellice. Delibera altresì di convocare
l'Assemblea Generale in seduta congiunta con il Sinodo delle
Chiese Valdesi e Metodiste nel periodo 23-24 agosto 2000 a Torre Pellice.
Approvato all'unanimità
8
PAG. 8 RIFORMA
Delle Chiese ‘
VENI
Il «Testo comune» sui matrimoni interconfessionali sarà così reso operativo
E pronto il «Testo applicativo»
Il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste e la Conferenza episcopale italiana sono invitati ad
approvare un documento disvolta nelle relazioni ecumeniche. Iproblemi che restano aperti
ALBERTO TACCIA
..T A Chiesa proibisce
ovunque severissimamente di contrarre matrimonio tra due persone battezzate delle quali una sia cattolica
e l’altra invece iscritta in una
setta eretica o scismatica se
ciò comportasse pericolo di
perversione per il coniuge
cattolico e per la prole. La
Chiesa non dispensa dall’impedimento della religione
mista a meno che il coniuge
acattolico abbia prestato garanzia di rimuovere il pericolo della perversione per il coniuge cattolico e, entrambi i
coniugi, garantiscano di battezzare e educare cattolicamente tutta la prole. Le garanzie si esigono per iscritto.
Il coniuge cattolico è tenuto
all’obbligo di adoperarsi prudentemente alla conversione
del coniuge acattolico» (dal
Codice di diritto canonico, in
vigore fino al 1983).
«La celebrazione del matrimonio secondo i riti previsti
e le condizioni richieste dalla
Chiesa romana, implicano un
oggettivo rinnegamento della
fede evangelica» (atto n. 17
del Sinodo valdese del 1965).
Queste due citazioni danno
la misura della distanza da
cui le chiese evangeliche e
cattolica sono partire per
giungere alla formulazione di
un «Testo comune per un indirizzo pastorale dei matrimoni tra cattolici e valdesi o
metodisti». Testo approvato
nel 1996 e reso operante nel
1997 da entrambe le chiese.
Il cammino percorso
Il cammino che ha condotto a tale risultato è stato preparato e favorito dalle affermazioni del Concilio Vaticano II, relative al riconoscimento dei positivi contenuti
di fede cristiana delle chiese
evangeliche e dalla dichiarazione sulla libertà religiosa:
dal Motu proprio di Paolo VI
nel 1970 e le indicazioni pastorali del 1981; dal Documento sul matrimonio del Sinodo valdese del 1971, dal
cap. IV al VII. Un contributo
determinante è stato dato
dall’impegno di alcune coppie miste che, con tenace
perseveranza, hanno pungolato le chiese conducendole
ad affrontare il problema in
tutte le sue implicazioni.
Le commissioni paritetiche
costituite dalle chiese nel
1989 lavorarono otto anni in
spirito di fraternità, con senso di responsabilità, nella
chiarezza e nella franchezza,
evitando ogni tentazione di
compromesso tra posizioni
non sempre facilmente conciliabili e rifiutando soluzioni
ambigue.
Il «Testo applicativo»
AI «Testo comune» ha fatto
seguito l’elaborazione di un
«Testo applicativo», al fine di
consentire la concreta operatività delle indicazioni del
primo testo. Le nuove commissioni nominate dalle
chiese a questo scopo hanno
operato dal 1997 al 2000, con
lo stesso impegno delle precedenti e hanno concluso il
loro lavoro con la redazione
di un documento già approvato, in linea di principio,
dalla Chiesa cattolica nel
maggio di quest’anno e che
sarà presentato al prossimo
Sinodo. I principi fondamentali a cui questo testo si è
ispirato sono:
1) Lo spirito ecumenico.
Alla ricerca relativa al tema
dei matrimoni interconfessionali sono state applicate le
acquisizioni fondamentali
dell’ecumenismo. Il che non
ha significato l’attenuazione
delle differenze tra le chiese,
ma è prevalso il riconoscimento degli elementi comuni
basati sulla parola del Signore e sulla volontà di mantenere aperto un dialogo leale e
costruttivo. Sono state evidenziate le «cose che insieme
si possono dire come cristiani sul matrimonio», come
punto di partenza per lo sviluppo di tutta la trattazione.
2) La persona e le norme
giuridiche. Nei confronti delle norme disciplinari delle
chiese si è privilegiata la centralità della persona umana,
il rispetto della sua fede e
della sua libertà. Le norme
giuridiche sono state lette e
interpretate alla luce di questo principio: la persona umana deve essere posta prima delle norme e queste sono accettabili in quanto poste al servizio della coppia e
non viceversa.
3) La libertà degli sposi. È
stata riconosciuta la piena libertà della coppia di scegliere responsabilmente la modalità della celebrazione matrimoniale, la sede (chiesa o
municipio) in cui tale celebrazione potrebbe aver luogo. Inoltre la coppia potrà
decidere liberamente come,
quando e dove battezzare i
figli, senza che questo comprometta la scelta della chiesa in cui i figli stessi vorranno
inserirsi. Inoltre i futuri genitori dovranno decidere le
modalità dell’istruzione religiosa di cui entrambi sono
ugualmente responsabili
«senza consentire all’adozione di una linea agnostica,
neutrale o confusa».
4) Parità di diritti e doveri.
Tale libertà di scelta si fonda
sul reciproco riconoscimento
della parità dei diritti e dei
doveri dei coniugi. Le chiese
si impegnano a rispettare e
ad accogliere «con gradimento» gli accordi a cui le coppie
sono pervenute, pur ricordando ad entrambi i coniugi
il loro impegno verso il Signore e, a ognuno di essi, il
particolare impegno di fedeltà verso la propria comunità. Le chiese inoltre «escludono ogni forma di pressione
da parte loro sulla coscienza
dei coniugi e da parte di ciascuno di essi sulla coscienza
dell’altro».
5) Le promesse. Al fine di
rendere operative le suddette
indicazioni, il «Testo applicativo» propone una nuova lettura degli impegni assunti
dalla parte cattolica, tali impegni in nessun modo possono vincolare la parte evangelica. Anzi, a questa è riconosciuto pari valore agli impegni morali da essa assunta
verso la sua comunità di appartenenza. Non dunque applicazione unilaterale di rigide norme disciplinari ma
esame attento, caso per caso,
con il sostegno rispettoso
delle chiese in comune dialogo, delle soluzioni più consone alla «misura della fede»,
alla sensibilità e alla coscienza di ognuno.
Le conseguenze
Da queste linee di fondo
emergono due conseguenze
principali. La prima riguarda i
membri della coppia stessa.
Le chiese, rinunciando a imporre divieti e ostacoli, si pongono dunque al loro servizio
rispettando la loro libertà di
scelta. Questa libertà pone
sulle spalle dei coniugi una
Chiesa battista di Catania
Il fratello Bruno Ciccarelli
ITALO PONS
UNA delle ultime volte
che l’avevo incontrato
nella sua casa, ancora in piedi anche se sorretto dal bastone, Bruno Ciccarelli mi
aveva parlato a lungo di quella ostinata e caparbia voglia
di testimoniare l’Evangelo al
quale aveva detto sì nella
chiesa battista di Reggio Calabria nel 1951. Poi, prima di
congedarci, volle mostrarmi
le sue tre fatiche letterarie aggiungendo con un tono ironico: Colonne bibliche è veramente l’ultimo. Uscendo dalla sua casa quella sera d’autunno non immaginavo che
da lì a poco avrebbe iniziato
il lento declino, costretto a ripetuti ricoveri in ospedali fino a essere ospitato in una
Casa di riposo.
Giovedì 22 giugno ci siamo
riuniti nel tempio di Fioridia
attorno alla sua famiglia e con
la comunità locale per riascoltare la parola dell’Evangelo nel quale la vita di Bruno
era fondata e radicata. «Perciò, consolatevi gli uni gli altri, ed edificatevi l’un l’altro,
come d’altronde già fate» (II
Tessalonicesi 5, 11) è stato il
testo oggetto della predicazione del pastore della Chiesa
battista di Catania, Pavel
Gajewski, che ha poi ricordato il compagno di Emilia, il
padre, il nonno dei nipoti al
quale ha dedicato attenzione
e cura; l’insegnante e il cittadino capace di lottare per le
sue idee in un tempo nel quale si era spinti a pensarla quasi tutti allo stesso modo.
Bruno Ciccarelli era nato in
provincia di Reggio Calabria
nel 1916; laureato due volte,
in Lettere classiche e in Storia
e filosofia, aveva dedicato la
sua vita all’insegnamento negli istituti inferiori e superiori
fino a ricoprire l’incarico di
direttore didattico. Conclusa
l’attività professionale si era
buttato a coltivare i suoi interessi biblici e storici dando alle stampe: Medaglioni antipapali, (ed. Marino Palermo,
1992); Le donne della Bibbia
(ed. Marino Palermo 1994);
Colonne bibliche, ovvero profili di uomini biblici memorabili, (ed. Pdg, Palermo, 1999).
Nella chiesa di Catania
aveva predicato con regolarità fino a quando la salute
glielo aveva permesso; negli
Anni 60, trovandosi a Pachino a fianco del pastore
Giambarresi, gli si era chiesto di guidare una classe di
catechismo. In occasione del
150" anniversario delle Lettere Patenti, a Catania, due anni fa, ricordò come nel passato la scelta di essere evangelici non era scontata e che
spesso la si pagava in termini
di vessazioni e di privazioni.
Nel suo certificato di battesimo, contornato dalle incisioni di Paolo Paschetto, si trovano le parole dell’Apocalisse: «Sii fedele fino alla morte», esortazione che ha fedelmente mantenuto.
responsabilità non indifferente, finora inedita, da cui non
possono sottrarsi, nascondendosi dietro i divieti e le
messe in guardia delle chiese.
Tale responsabilità può essere
assunta soltanto sulla base di
una coscienza cristianamente
matura, alimentata da una
buona preparazione catechetica e da una notevole sensibilità ecumenica.
La seconda conseguenza
riguarda l’atteggiamento delle chiese. In particolare alle
comunità locali compete la
responsabilità di includere i
principi dell’ecumenismo e il
tema dei matrimoni interconfessionali nei regolari
curriculum di formazione in
coerenza con le linee indicate dai due testi. Inoltre le
chiese dovranno saper esprimere accoglienza fraterna alle coppie e, in'particolare,
all’altro coniuge, valorizzando la loro esperienza e ponendo le coppie al centro
della ricerca ecumenica della
comunità, evitando di isolare
tali coppie e i loro figli considerandoli dei «diversi» che
hanno risolto, in via eccezionale, un problema che, in definitiva, riguarda soltanto loro. Le coppie interconfessionali sono particolarmente
idonee a favorire incontri e
scambi tra le chiese cattoliche ed evangeliche.
Le commissioni che presentano i testi sono consapevoli di non avere risolto tutti i
problemi correlati al matrimonio interconfessionale. In
particolare rimane aperta la
questione relativa alla possibilità della reciproca accoglienza alla mensa del Signore. Le chiese dovranno impegnarsi infine a esigere l’applicazione delle indicazioni dei
testi a cui d’ora in avanti ci si
dovrà sempre riferire nei casi
di celebrazione di matrimoni
interconfessionali.
Chiesa valdese di Torre Pellice
Come ci si può rapporta^
al fenomeno New Age?
MARIA ROSA FABBRINI
' UTTI siamo convinti che
Dio e l’uomo debbano
detrattori è più convenie,,
sostituire un atteggiamej
incontrarsi non nei cieli dorati ma nelle strade polverose delle opere e dei giorni,
evitando tanto le scorciatoie
di una fede «commerciale»
quanto il rischio di una religiosità falsamente mistica.
Ma nella galassia di orizzonti
di fede che caratterizza la
nostra società si fa strada anche la ricerca, da parte di un
numero sempre maggiore di
persone, in cui l’idea di
un’energia universale buona,
portatrice di elementi vivificanti e rigeneratori, si intreccia a percorsi di spiritualità
vissuti in un’ottica nuova,
non derivante dalle religioni
giudaico cristiane.
Il complesso fenomeno
New Age non poteva passare
sotto silenzio nella nostra
chiesa e la Commissione di
evangelizzazione della Chiesa valdese di Torre Pellice ha
voluto dedicare attenzione a
questa nuova sensibilità, invitando a parlarne Claudio
Pasque! che si è occupato di
tale realtà e ha avuto modo di
confrontarsi con sorelle che
l’hanno seguita o la seguono.
Alcune riflessioni fatte dal
pastore possono favorire atteggiamenti di miglior comprensione reciproca; perché
se la diffidenza nei confronti
di questa esperienza è presente talvolta in chi professa
la fede cristiana, anche i
«new-agisti» hanno i loro sospetti. Per esempio verso tutte le religioni occidentali, e il
protestantesimo in particolare, perché rifiuta l’idea del
mediatore, ma anche verso la
psicanalisi, accusata di essere
lenta nel produrre effetti, e la
medicina ufficiale che, in
quanto soggetta a fallimenti,
può essere più proficuamente sostituita dalla medicina
alternativa.
Agli arroccamenti ugualmente negativi di fautori e
che lasci aperta la stradai
la ricerca, ma che salvagu!
una priorità, quella di
Cristo che ci ha liberati;
tutti i debiti passati, presi
e futuri e che noi riconosi
mo come mediatore uni
della salvezza. A chi gua,j
verso altri orizzonti Clan/
Pasquet consiglia, prinia¡
gettare a mare fede, stori,»
cultura, di confrontarsi «
esse perché potrebbe scoi
re di avere già a disposizii
ciò che cerca altrove. Qu,
serata, seguita da un pubi
co numeroso, rientrava
ciclo di conversazioni or;
nizzato dalla Commissit
su altri temi significativi
febbraio, il pastore AlbeiJ
Taccia aveva parlato si
evangelizzazione in un’ep®
ecumenica e, ad aprile,|
professor Elio Canale sul
riforma della scuola).
Nel corso dell’anno,|
Commissione ha inoltre svi
to i tradizionali intervea|
all’Istituto professionaleps
operatori turistici «Albertiq
Torre Pellice, ha garantito^
presidio alle fiere cittadini
e ha curato la distribuzion
di materiale informativo!
commercianti. Il consuntii
dell’attività è stato illustrali
nel corso dell’incontro
nizzativo svoltosi il 23 gl
gno, al quale era stata invita
ta anche Toti Rochat: latadivisione della sua pluiitinaie esperienza, maturata
con i visitatori del Museoi
dei luoghi storici, ha offerì
un contributo stimolante!
membri e collaboratori
Commissione che, come
anno, accoglieranno, nei s;
bati e domeniche dei mesi i
luglio e agosto, i turistici
vorranno visitare il tempio
Torre Pellice e che potrama
prendere visione della nuoi f
videocassetta «Una stori
aperta-Scopriamo la reali
valdese», realizzata su pro¡*
sta della Commissione.
Giornata di battesimi alla Chiesa battista di Bari
Ricchezza deH'apertura alle culture
NICOLA PANTALEO
Nella consueta cornice festosa e di intesa partecipazione spirituale, la domenica di Pentecoste si è rinnovata anche quest’anno la celebrazione comunitaria dei
battesimi dei credenti: una
giovane coppia, Gaetano e
Angela, e un arzillo e fedele
fratello di 86 anni, Leonardo,
il cui avventuroso abbandono del clero cattolico alla fine
degli Anni 50 costituì un
evento «scandaloso» e, in
quegli anni di intolleranza
antiprotestante, gravido di
conseguenze anche sociali
(non si dimentichi infatti che
a un ex sacerdote veniva interdetto ogni pubblico ufficio
e si era condannati così a una
sorte di morte civile e alla
probabile disoccupazione).
Ha aggiunto una nota particolare alla celebrazione la
presenza della sorella di Daniel, il nostro fratello ivoriano
morto cinque anni fa nella
campagna barese in circostanze misteriose e la cui salma verrà esumata e rimpratriata per interessamento della nostra chiesa e soprattutto
dell’ex leader della comunità
ivoriana di Bari, Max Gniepo,
che si incatenò nel nostro locale di culto per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica su quella che considerava una colpevole negligenza
della giustizia italiana.
Josephine, una vivace signora cinquantenne, con a
carico cinque figli e una vecchia madre cieca e devastata
dalla perdita del figlio, è un
membro fedele della Chiesa
battista della sua città e colpisce tutti, a partire da Franca e Tommaso Gelao cbe la
ospitano generosamente, per
le manifestazioni forti e coinvolgenti della sua fede attraverso il canto, la preghiera e
la danza: un rapporto con la
civiltà africana verso la quale
sussistond àncora diffusi pregiudizi e che, per l’appunto,
ha sempre molto da insegnare circa la relatività delle nostre «certezze» culturali. losephine partecipa ai nostri
culti e a tutte le altre attività
comunitarie con assiduità e
serietà, inforcando le lenti
per leggere la Parola, concentrandosi nella meditazione,
pur senza comprendere appieno l’italiano della predicazione, costituendo insomma
un esempio di coerenza e dedizione che da più che mai
ragione all’esultanza dell’apostolo quando dice: «Io mi
inginocchio davanti a Dio Fi
dre, a lui che è il padre di®
te le famiglie del cielo e det
terra» (Efesini 3, 14-15).
Il soggiorno di Josephi*
tra noi sarà purtroppo bre*
presto ritornerà alla sua vii
di stenti e rinunce cosi coiJ
breve sarà ancora la petm*
nenza tra noi di un caro to
tello irlandese, lettore dib
glese nella nostra universid'
cultore del celtico. Paulòf
prodato alla nostra cornuto
tre anni or sono dopo ato
esperienze evangeliche, c*'*
pienamente integrato inesS
tenendo studi biblici setnp*
ci e ispirati nel suo otti®
italiano, appena colorato®
inflessioni britanniche, e P*
tecipando assiduamente
concerti del còro ecume®®
Il dispiacere di separarci
loro è appena attenuato®*
consapevolezza dell’arricc :
mento ricevuto come
u»;
grazia e dalla certezza àtti
staremo sempre uniti nelto
colo della comunione uni''*
sale dei credenti.
I
ROCCA DI PAPA
La Cena del Signore
Fondamento biblico, sviluppo storico, implicazioni etiche,®'
clesiologiche, ecumeniche, a cura del pastore Salvatore
sarda. Campo studi per pastori e pastore, predicatori e pt®“
catrici, insegnanti di scuola domenicale e quanti vogliono
traprendere un discepolato. Per iscrizioni: Centro evang®".
battista, via Vecchia di Velletri 26, 00040 Rocca di
(Rm). Tel. 06-9499014. J
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Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
Molte chiese evangeliche campane sostengono l'opera di Monteforte Irpino
Il rilancio del Villaggio evangelico
Una struttura aperta all'ospitalità dei singoli e dei gruppi che si propone di svolgere anche
attività sociale e di accoglienza per persone in difficoltà. Un nuovo incontro a settembre
GIOVANNI 5ARUBBI
Rilanciare n villaggio
evangelico di Monterorte
Irpino. Con questo scopo, domenica 25 giugno, si sono
riuniti i rappresentanti delle chiese evangeliche della
Campania. Circa 200 persone, in rappresentanza di varie
confessioni evangeliche (battisti, valdesi, metodisti, avventisti, luterani, pentecostali
di Cicciano), hanno discusso
su come utilizzare al meglio
una struttura da poco ristrutturata e che è stata realizzata
all'indomani del terremoto
deU'80 in Irpinia. In visita al
Villaggio, anche un gruppo di
giovani delle chiese presbiteriane americane guidato dal
pastore Frank Gibson con la
moglie Maria. Per l’Irpinia era
presente la comunità avventistadi Avellino.
Il Villaggio evangelico mette a disposizione una quarantina di posti letto in stanze da 2, 4 e 5 letti con ampia
sala da pranzo e servizi annessi. Molto ampia la struttura per le conferenze, dotata
sia di un salone per assemblee plenarie, sia di stanze
per riunioni di gruppi; ampi
anche gli spazi all’aperto. Infine una parte della struttura,
che anni fa ospitava un asilo,
viene attualmente utilizzata
dalla chiesa pentecostale
«Nuova Pentecoste».
La giornata ha avutp un
primo momento nella mattinata con celebrazione di un
culto all’aperto comprendente anche la celebrazione
della cena del Signore; ad
animare la liturgia il pastore
Massimo Aprile. La predicazione è stata invece tenuta
dal pastore awentista Gioacchino Caruso. Dopo il pranzo comunitario, l’assemblea
ha ascoltato una relazione
introduttiva del pastore Antonio Squitieri, direttore del
Villaggio. Tre i progetti proposti come spunto al dibattito: uno incentrato sull’acco
glienza di extracomunitari,
l’altro riguardante i tossicodipendenti, e l’altro ancora
l’accoglienza di ex detenuti.
Il dibattito sui singoli progetti è stato articolato in tre
gruppi di lavoro. Oggetto
della discussione nei vari
gruppi, la fattibilità dei singoli progetti legata al contributo concreto di ogni singola comunità, sia in termini di
esperienze sia in termini di
risorse umane. C’è una particolare attenzione anche al
problema del finanziamento
dei singoli progetti, in modo
da renderli autosufficienti rispetto al bilancio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia ed è previsto, in
ogni caso, l’utilizzo dell’otto
per mille per l’avvio del progetto che le chiese della
Campania sceglieranno.
Il dibattito ha avuto lo scopo, più che di proporre una
scelta preconfezionata dal
Comitato direttivo del Villaggio, di ascoltare la base delle
chiese evangeliche campane,
per stimolarne sia il contributo critico, sia l’impegno in
attività di volontariato.
La decisione finale sarà
presa a settembre in un nuovo incontro collegiale che tirerà le conclusioni del dibattito che, nel frattempo, si
sarà svolto nelle singole comunità e nel Comitato direttivo che assumerà l’onere di
fare una proposta conclusiva. Sono stati numerosi gli
interventi che hanno sottolineato l’importanza di far
continuare a svolgere al Villaggio di Monteforte il ruolo
di punto di accoglienza per
campi studi, soprattutto giovanili, ma anche di gruppi di
volontariato, e molti coloro
che hanno sottolineato l’incompatibilità fra questo utilizzo e i tre progetti proposti.
È stata discussa anche l’opportunità di verificare la convenzione che attualmente
assegna una parte del Villaggio a «Nuova Pentecoste».
Siracusa
Il piccolo
Alessandro
MARINA CUNTRO
EL corso del culto del 24
giugno la comunità battista di Siracusa ha accolto nel
suo seno il piccolo Alessandro
Basile. Figlio di Daniela, monitrice e diacona, e di Vincenzo, il piccolo Alessandro è nato il primo giugno ed era atteso con gioia da parte di tutti.
Nel corso del culto e della
presentazione, il pastore Rapisarda ha voluto sottolineare
come le convenzioni internazionali che riguardano i diritti
dei minori evidenzino il loro
diritto alla libertà di coscienza, di pensiero e di religione,
ed è compilo dei genitori aiutare i figli a raggiungere quella
libertà. La chiesa, con il suo
messaggio di liberazione e
salvezza, può aiutare in questo compito anche se, per i
valori del mondo, essa appare
una struttura debole. La gioia
della comunità è stata espressa con preghiere e con il canto di un inno inedito, composto per l’occasione dall’estroso Giuseppe Napolitano.
ABATO 27 maggio nel
S tempio di rue Croix de
Ville il pastore Giorgio Tourn
ha tenuto un’interessante e
piacevolissima conferenza
sul tema della predestinazione. Il numeroso pubblico ha
molto apprezzato dando vita
a un buon confronto. La domenica mattina il pastore
Tourn ha presieduto il culto.
Domenica 11 giugno gran
parte della comunità si è spostata a Ginevra trasformando
così la gita della scuola domenicale in una gioiosa giornata comunitaria. Domenica
25 giugno, in occasione del
«Triangle de l’amitié», si sono
riunite a Martigny, assieme
alla chiesa locale, le comunità riformate di Chamonix e
Aosta. I partecipanti sono
stati entusiasti per la calorosa
accoglienza e l’ottima organizzazione. Questo incontro
offre la possibilità di ritrovare
fratelli e sorelle di chiese che
vivono contesti diversi in
paesi profondamente diversi.
Chiesa battista di Casorate Primo
Gruppi nelle famiglie
BRUNO COLOMBU
Domenica 2jugiio la co1 ■ ‘
munirà di Casorate ha
chiuso l’anno ecclesiastico
con il culto a cui hanno partecipato alcuni ospiti evangelici provenienti dalla Lombardia e altri invitati per l’occasione. È stata una giornata un
po’ particolare perché oltre al
culto con celebrazione della
santa cena abbiamo avuto il
piacere della partecipazione
del cantautore evangelico Nicola Milone, membro della
chiesa battista di Bollate, che
ci ha fatto sentire, durante il
culto stesso e nel pomeriggio,
quasi tutto il suo nuovo repertorio di canti tratti da soggetti biblici 0 a loro ispirati. E
stato un piacere aver avuto
con noi il fratello Milone, che
inviteremo prossimamente
nella continuazione degli impegni comunitari dopo la
pausa estiva.
Questa domenica è stata
anche una tappa nel cammino iniziato da parecchi mesi nell’evangelizzazione; attualmente abbiamo quattro
gruppi di incontro nelle case
di alcune famiglie della co
munità, rispettivamente nelle
zone Corsico (famiglia Sergi),
Naviglio (fratelli Gatti), Binasco (famiglia Reina), Vigevano (presso il pastore). L’incontro quindicinale che si
tiene a Vigevano è scaturito
da un intenso impegno evangelistico del fratello Antonio
Stella. Questo impegno ha
portato già buoni frutti e speriamo nella continua benedizione del Signore.
Altri due incontri settimanali, compreso lo studio biblico, si tengono ogni settimana; dobbiamo anche affermare che i problemi non
mancano, anzi, ma siamo
certi che ponendo piena fiducia nello Spirito di Dio e
nell’amore molte attuali difficoltà potranno essere superate. Il nuovo anno ecclesiastico si presenta già ricco di
impegni, basti pensare a
quanti ne abbiamo sospesi
per il periodo estivo.
Un orgoglio che divide
divisione che attraversa oggi
le chiese». Al culto ha preso
parte anche la pastora statunitense Carol Johnson che si
è rivolta agli assenti forzati:
«Coloro che sono messi a tacere, o che hanno paura, coloro che non sanno che vi sono comunità cristiane che
potrebbero accoglierli: in
questo tempo e in questa settimana di World Pride - ha
detto - noi vogliamo essere
loro alleati, per sostenerli e
coinvolgerli in un comune
cammino di trasformazione».
Tra gli assenti forzati c’era
anche il vescovo Gaillot che
al culto ci sarebbe andato,
ma ha dovuto ubbidire al papa che glielo proibiva. Accettato il diktat ha comunque
lanciato ai suoi diretti superiori questo interrogativo: «Se
la chiesa non libera la gente
dalle oppressioni, allora a
che cosa serve?».
Ma ritorniamo all’ultimo
giorno del World Pride: «Per
me un dato importante - mi
dice Monica Michelin Salomon, una delle due pastore
della Chiesa valdese di piazza
Cavour - è che questa comunità, in queste settimane in
cui abbiamo cominciato a riflettere sulle questioni che
solleva l’omosessualità, è cresciuta in consapevolezza. Il
problema esiste ed è bene affrontarlo. Discutendo abbiamo allargato i nostri spazi di
accettazione e approfondito il
senso dell’accoglienza». Poche battute prima di recarsi in
corteo con un gruppo di giovani evangelici della Federazione giovanile evangelica ita-.
liana (Egei). Hanno appena finito di dipingere un lungo
striscione sul quale campeggia l’affermazione biblica:
«Nell’amore non c’è paura» (1
Giov. 4, 18). Con loro ci sono
alcuni studenti della Facoltà
valdese di teologia: «Perché ci
andiamo? Per solidarietà con
chi è stato ed è ancora a volte
discriminato, e per la difesa
dei diritti delle minoranze».
In questi giorni di orgoglio
gay le chiese evangeliche, ancora una volta, si sono divise.
Un po’ come era successo,
certo in tono minore, nella
primavera del 1994 quando
un gruppo di 65 pastori, riuniti a Roma per un convegno,
sottoscrissero una raccomandazione del Parlamento europeo che chiedeva di riconoscere nelle legislazioni nazio
Per godersi i privilegi della terza età
Vivere bene la vita fa
stare meglio
-Simona M.
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Quando i miei pazienti mi chiedono consigli per
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CRONACHE DELLE CHIESE
CATANIA — L’annuncio della scomparsa del pastore Enrico
Corsani ha rattristato quanti hanno vissuto l’epoca del suo
lungo ministero. Erano gli anni di un grande entusiasmo
della comunità valdese, coronato da innumerevoli adesioni
alla fede evangelica. Una pastorale attenta e minuziosa, la
sua, rimasta viva in diverse generazioni.
• Domenica 25 giugno è stata battezzata Bianca Navarria
di Antonio e Rosanna Barcellona.
SAN GERMANO — Domenica 18 giugno, durante il culto, il
pastore Paolo Ribet ha unito in matrimonio Piero Rivoiro e
Monica Codino, entrambi membri attivi della comunità. I
bambini della scuola domenicale hanno offerto alla sposa,
attiva monitrice, l’esecuzione di un canto sotto la guida di
Beate Baret. A Piero e Monica diciamo ancora il nostro affetto rinnovando gli auguri più fraterni per una lunga vita
ricca di benedizioni sotto lo sguardo dei Signore.
COAZZE — Domenica 16 luglio, alle 21, nella chiesa valdese, il
prof. Enzo Baldini parla sul tema: «Giordano Bruno: libero
pensiero e Riforma protestante».
PINEROLO — Dopo la bella giornata per la festa della comunità del 28 maggio, con il battesimo di Matteo Pontet, figlio
di Flavio e Marialuisa Giordano, abbiamo avuto la gioia di
accogliere e prendere l’impegno di far crescere sotto lo
sguardo di Dio altri bambini: Alessia Milani, di Aldoino e
Sandra Bleynat, Federico Bounous di Renzo e Flavia Righi,
Letizia Jahier di Andrea e Patrizia Pronello, Viviana Mazza
di Michele e Cinzia Sigot.
• Hanno deciso di confermare il loro battesimo Daniela
Berger, Marco Geymonat, Patrik Long e Ronny Ribet. Altro motivo di gioia il matrimonio di Elena Giunta e Riccardo Ferrino. La sposa, membro della chiesa di Torino, si
iscriverà presto alla nostra comunità perché verrà con il
marito ad abitare a Frossasco.
• Ancora rallegramenti per il 100« compleanno che la nostra sorella Clementina Grand vedova ReveI ha festeggiato
il 25 giugno, in piena lucidità e sempre assistita amorevolmente dalla figlia Nella.
• Abbiamo partecipato al lutto di Ondina Corsani Ribet per
la morte del padre, il past.Enrico Corsani; hanno terminato
la loro esistenza terrena Lidia Paschetto e Mario Gardiol.
nali i diritti delle coppie omosessuali. La raccomandazione
era in linea con un documento prodotto dalla Commissione bioetica della Tavola valdese che esprimeva la convinzione che: «numerose forme di emarginazione a cui gli
omosessuali sono sottoposti
possono essere superate con
un’opportuna legislazione
che eviti gli aspetti discriminatori ancora esistenti sul
piano sociale». È ovvio che
occorre distinguere tra matrimonio (che implica la possibilità della procreazione) e
convivenza, però, prima o
poi, come è già successo nella
vicina Francia, si arriverà a
dire che ogni relazione tra
persone in cui si pratica una
piena comunione spirituale e
materiale, con caratteri di durata nel tempo, è fonte di diritti. Specie nei confronti di
chi, tra i due, è più debole.
Dal mondo evangelicale
giungono critiche al cosiddetto «relativismo teologico»
dei protestanti storici. E anche l’Esercito della Salvezza
ha espresso la propria perplessità di fronte alle iniziative di ascolto e condivisione
espressa da alcune chiese
protestanti storiche sulle
questioni legate alTomosessualità. Insomma, il dibattito
è destinato a continuare anche perché si lega a una diversa lettura della Bibbia che,
per uno strano gioco del destino, porta gli «evangelicali»
sulle stesse posizioni del Vaticano in materia etica. Quasi
che l’etica discendesse dalla
Bibbia direttamente e senza
mediazione alcuna. In questo
caso dovremmo riprendere la
lapidazione degli adulteri
colti in flagrante, la poligamia, la schiavitù, dovremmo
insomma ripristinare una società profondamente patriarcale. La ricerca etica, sui versante delle chiese storiche,
cerca di porsi piuttosto come
continua e sofferta ricerca di
coerenza a un messaggio di
apertura, amore, solidarietà.
Ma l’orgoglio gay ha anche
diviso il mondo cattolico che
si è espresso in una serie
pressoché infinita di variazioni. Dalle posizioni classiche, identiche a quelle del
presidente delia Regione Lazio, Francesco Storace, che
non ha certo l’aria dell’uomo
pio, a quelle di rottura. Non è
un caso che il corteo dell’orgoglio sia stato aperto anche
da un prete, don Vitaliano
Della Sala, della provincia di
Avellino («mai come oggi mi
pesa il colletto che porto... è
un simbolo che mi accomuna con chi vi ha discriminato
e perseguitato. Per questo vi
chiedo scusa»), con accanto
un ministro della Repubblica
italiana, Katia Bellillo («è il
posto giusto per il ministro
delle Pari opportunità, perché qui si manifesta contro la
discriminazione»). Chiesa e
stato insieme alla testa del
corteo. Una sorta di contropellegrinaggio, dissacrante e
creativo, nel cuore di un cattolicesimo che ha dovuto accettare di mettersi da parte
con i propri dogmi.
Dove non c’è riuscito lo
stato laico è arrivata la processione degli esclusi. Un ridimensionamento obbligato
che aiuta a far crescere la laicità del nostro stato e pone,
finalmente, dei paletti al trabordante confessionalismo
romano. Dopo si potrà dialogare, ma prima lasciamo che
chi ha visto negare la propria
identità possa gridarla dai
tetti. Anche in modo sguaiato. Vivere la propria vita alla
luce del sole, nel rispetto delle regole civili e democratiche e allargare gli spazi di affetto, comunioùe spirituale e
materiale non uccide nessuno. Anzi è un inno a una vita
più autentica, meno ipocrita.
Giuseppe Platone
10
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
RIVEDERE
LA LEGGE MERLIN
GIANNA URiZIO
Federica vorrebbe studiare e
insieme lavorare per mantenersi. Joy fa la baby-sitter in una famiglia con tre bambini, è fidanzata ed è contenta cosL Annina,
una bella ragazza russa, ventisei
anni e due bambini, è ricoverata
in un ospedale di Roma con
fratture al bacino, al ginocchio e
un piede sfracellato, ma se la caverà E non si sa come, perché si
è buttata da un terzo piano per
sfuggire a uno stupro di gruppo
organizzato da chi voleva convincerla a prostituirsi Sono storie di donne straniere che in Italia hanno conosciuto la prostituzione e non l’hanno accettata.
I giornali della settimana
scorsa hanno de- ______
dicato un ampio
spazio alla proposta del ministro Livia Turco,
di riprendere in
mano la legge
Merlin che, nei
1958, aveva chiuso le «case del
La prostituzione si
può combattere,
ma senza ipocriti
moralismi e con aiuti
nato su un problema che da
tempo viene vivamente discusso
da chi inipegna risorse e passione per cercare di intervenire su
questo problema.
Già l’articolo 18 della legge
suH’emigrazione (e la relativa
circolare di applicazione) prevede dei percorsi di tutela delle
donne in caso di denuncia del
traffico o anche solo di espressa
volontà di uscire dalla prostituzione. È un articolo all’avanguardia anche in Europa, ma
non è sufficiente perché se serve
per singoli casi, valutati con
prudenza e non sempre condotti a buon fine, non sarebbe applicabile a livello di massa. Pro_______ viamo solo a immaginare che cosa significherebbe dover perseguire gli sfruttatori di 25-30.000
prostitute, garantire le prostitute
stesse di non doverne subire le ri
l’amore» e vieta- COnCrOtl alle prOStitUte valse e, comunto qualsiasi ade- que, che cosa si
gnificherebbe la
scamento a scopo di prostituzione. Una legge
benemerita perché ha posto fine
allo sfruttamento strutturato
deUa prostituzione, ma che certamente non ha posto fine alla
prostituzione stessa. E questo lo
sappiamo bene tutti Ricordo ancora la difficoltà di spiegare a
mia figlia di sei anni che cosa facevano quelle donne che, d’inverno, alle cinque o alle sei del
pomerig^o, sostavano in strada
davanti a piccoli fuochi nel viale
che percorrevamo spesso tornando a casa.
Al di là dalla notizia, tipicamente balneare, sbattuta in prima pagina e poi rapidamente
sparita, il problema esiste e ha
dimensioni nuove legate all’immigrazione di donne povere
provenienti dall’Est Europa e
dall’Africa. £ anche questo lo
sappiamo tutti: i volti delle donne che sostano in attesa dei
clienti, di notte e dì giorno, sono
cambiati, sono neri o bianchi
con il candore slavo. La notizia
che i giornali hanno dilatato
con titoli provocatori («Le coop
delle lucciole», «Turco: “Via le
prostitute dalla strada, tornino
nelle case”», «Case chiuse, scontro sulla proposta della Turco»)
nasce da un intervento del ministro Livia Turco in un convegno
sull’immigrazione. E non c’è da
stupirsi: oggi sono le donne immigrate i soggetti più deboli di
questo mercato della prostituzione. I giornali non hanno fatto
capire molto, ma posso immaginare che il ministro abbia ragio
loro immissione nel mercato del
lavoro, anche nero, in Italia.
La prostituzione è un fenomeno che in questi ultimi anni è
cambiato profondamente con'
l’arrivo sulle nostre strade di
donne immigrate. Ben presto
dai loro racconti sono emerse
storie di nuove schiavitù: tratta,
vendita di ragazze rapirete con
il miraggio della ricchezza o
semplicemente storie di ingenuità, di guerre e nuove povertà
estreme come nel caso delle
donne dell’Est Europa. E da parecchi anni varie associazioni lavorano per limitare i danni di
questa nuova situazione. Anzitutto si è parlato di salute. Per
tutti: per le donne, per gli uomini e per le loro mogli e fidanzate.
Infatti si parla volentieri di prostitute ma non dei loro clienti,
che sono per il 70% sposati.
Tuttavia il vero problema è il
fenomeno nel suo complesso:
solo una società diversa, capace
di comunicare e di esprimere
solidarietà, dove la sessualità
sia più liberamente vissuta, potrà ricondurre la prostituzione a
una dimensione fisiologica. Fino allora, con attenzione e senza
ipocriti moralismi, bisognerà
ragionare per cercare soluzioni
per combattere l’odioso sfruttamento delle donne offrendo loro, se non una vita diversa, almeno la possibilità di esercitare
la loro dura attività nel modo
più dignitoso e sicuro possibile.
Ed è quanto, se ho capito bene,
ha cercato di fare il ministro.
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
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Maffei. IN REDAZIONE; Alberto Corsani. Marta D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L’eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO; Luca Benecchl, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio. Luca Negro, Luisa
Nini, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE; Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Aclis.
STAMPA; La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
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valli valdesi) £ 30.000. Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
La testata Rifomna è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
RIforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6dicembre1999),
Il numero 27 del 7 luglio 2000 è stato spedito dalTUfficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 5 luglio 2000,
1998
Auoclatoalla ■
Union» «tampa
periodic« Italiana
La riflessione sul (documento per l'Assemblea-Sinodo
L'annuncio della salvezza
Si tratto di un bel documento, ma va resa più esplicita lo dimensione
escatologica in cui vive lo chiesa: tra il «non più» e il «non ancora»
SERGIO RONCHI
La ricchezza e Tintrinseca
problematicità del bel documento sull’annuncio della
salvezza nel nostro tempo si
lasciano misurare dalle provocazioni che esso ha voluto lanciare. E lo ha fatto sapientemente individuando il senso
di una presenza credente cristiana nella predicazione: ovvero, nella proclamazione
dell’evento fondante.
Il centro
Non si può tuttavia proclamare se si parla senza niente
dire o se si dice senza riuscire
a comunicare, perché la parola schiude gli orizzonti e
getta una luce su chi dice, sul
che cosa si dice, sul come la
si dice, sul perché la si dice;
crea una relazione oppure la
distrugge (l’autore di Giacomo è molto chiaro al proposito). Si tratta, allora, da parte del singolo e degli individui raccolti in comunità, di
cogliere l’essenza di un dire
significante e significativo in
quella parola ambigua (Dio
ha immesso se stesso nell’orizzonte tragico del tempo,
senza però rimanervi prigioniero), la quale rimanda al
fatto che Dio parla e che il suo
parlare è quanto accade tra
lui e l’uomo, tra lui e il mondo, tra mondo e uomo, tra il
singolo e se stesso; a una voce
esile che va udita e ascoltata
in un vociare assordante (per
citare Kierkegaard).
«La predicazione - scrive
Bultmann - non è una pura e
semplice comunicazione di
constatazioni»; pertanto,
niente ha da spartire con il
buon senso, con i luoghi comuni (più o meno dogmatici
e non solo), con la banalità
appiattente dell’owio e del
constatabile. Essa, quindi, è
appello: e l’appello «è qualcosa di permanente, fonda
un’esigenza», sostiene Gadamer. Il quale aggiunge: «La
predicazione non costituisce
un perfezionamento creativo
del testo che interpreta»; e
prosegue: «La Sacra Scrittura
è parola di Dio, e ciò significa
che la Scrittura mantiene
una assoluta preminenza rispetto alle dottrine di coloro
che l’interpretano». Tale dire
«altro» va colto e porto senza
«adeguarlo» ai tempi per renderlo maggiormente «appetibile» e «digeribile», va comunicato nel modo «più comprensibile possibile [che
esclude] un "Cristo su misura”» (Gajewski sul n. 24 di
Riforma). Non si tratta, dunque, di «aggiornarsi sui metodi di comunicazione e sui
linguaggi» (Kòhn sul n. 21),
ma piuttosto di spendersi
nell’esistenza in conformità
alla propria identità; e tale
identità, unitamente alla parola che la rende possibile,
non è merce di scambio. Ma
di quale identità si tratta?
Dell’identità di una chiesa
riformata e sempre da riformare, una chiesa che non è
«disponibile», che non si accetta nella sua realtà attuale,
che deve saper ritrovarsi al di
fuori di se stessa.
Slogan, contesto e sottintesi
Nel documento si parla
della crocifissione come «assassinio di stato» (1.5). Ciò
mi sembra, appunto, una
«attualizzaZione» banale e
banalizzante; è un anacronismo che fa pensare all’omicidio di Pinelli sul piano individuale (per così dire) e alle
«stragi di stato» sul piano
collettivo. Comunque è uno
slogan e, in quanto tale, adattabile a qualsiasi contesto, del tutto innocuo. Il significato attuale di stato, poi,
nasce nell’età moderna e deve molto a Machiavelli. Sarebbe il caso di riformulare il
concetto secondo categorie
non estranee al testo biblico,
ma non per questo meno
«attuali». E poi lo stato non
ha ruolo in tale «vicenda»: è
stata la folla a richiedere
quell’esecuzione, una folla
incitata (il «sì» è sempre
estremamente pericoloso).
Il contesto del documento
sembra essere condizionato
dalle circostanze. Infatti, il
compito di cristiani credenti
illustrato con riferimento a
Marco 16,15-16 (1.7) sarebbe
meglio poggiasse su Marco 1,
15 oppure su Romani 12,1-2.
Perché questo testo notoriamente non fa parte di tale
Vangelo (la condanna è dovuta all’incredulità e non già
alla mancanza del battesimo); ecco perché esso qui è
palesemente un po’ «strumentale». Tanto più che anche chi non battezza rende
testimonianza.
L’intero discorso teologico
poggia (almeno dal mio punto di vista) su presupposti rimasti sullo sfondo, che invece vanno esplicitati. Il più
importante, a mio avviso, è la
comprensione che la chiesa
ha di se stessa come comunità escatologica posta tra il
«non più» e il «non ancora».
Soltanto all’interno di tale
tensione (lo scardinante e
destabilizzante «come se»
paolino) si può parlare di testimonianza-confessione. La
dimensione escatologica dell’esistenza, cioè, non mi pare
emergere. Se ne ha quasi un
accenno nel paragrafo 3.2.6,
mentre un paragrafo a sé risultava indispensabile. Francamente, il parlare di «Chiese
come case del senso» è e
Un’Assemblea battista
spressione e formulazione
concettuale molto bella e
suggestiva, ma incompleta
(casa del senso in quanto
escatologica). Altri presupposti sono la centralità dello
studio biblico (storico-teologico) e la riscoperta della funzione e del molo della teologia come «la fede che riflette
se stessa» (Giovanni Miegge).
Sul rapporto chiesa-società
desidero portare l’attenzione
su un acuto saggio di Vittorio
Subilia {Il rapporto tra chiesa
e società in una prospettiva
protestante, 1980), il quale in
tali dense pagine sostiene
con estrema lucidità che «il
rapporto tra la chiesa e la società dipende dal rapporto
tra Cristo e la chiesa».
Infine, a proposito di «Accoglienza e chiese domestiche» (3.3.4) sarebbe valsa la
pena aggiungere un solo capoverso sulla preghiera (fede
come fede pregante), che non
è esattamente o soltanto un
affare privato tra chi prega e
chi è invocato. Scrive Ott:
«Nella preghiera prendo nelle
mani la mia vita nel suo insieme, la porto dinnanzi a Dio,
in qualche modo la restituisco a Dio, a cui la devo, mi
dono a lui, mi affido a lui con
tutte le mie relazioni e i miei
compiti, con i miei entusiasmi, i miei pensieri, le mie
paure, le mie preoccupazioni,
le mie attese, con tutto ciò
che mi appartiene anche se
non posso disporne. La preghiera è dunque il linguaggio
dell’esistenza integrale, che
immette nel cerchio della reciprocità resistenza nel suo
insieme e come realtà unitaria. Questo linguaggio è un
passo verso la reciprocità. È il
linguaggio stesso a esigere la
reciprocità tra persone. In
questo intreccio dialogico
globale (che deve includere
anche i non credenti, perché
anche di fronte a loro dobbiamo rispondere della nostra
fede e della nostra preghiera),
ha senso parlare della preghiera come di un vero e proprio colloquio con Dio».
VENERDÌ 14 LUGLIO 2000
VB«IERC
SUI GIORNALI
COBRIERE DELLA SERA
Carceri I
Una lucida analisi del
modo in cui la politica italiana interagisce con le indicazioni del papa sul problema carceri è fornita da
Piero Ostellino (1° luglio); a
differenza che in altri paesi,
pur cattolicissimi come la
Spagna, «parte la corsa dei
neoguelfi a appropriarsi
delle tesi della Chiesa e le
questioni di coscienza individuale o quelle di interesse
statuale si trasformano rapidamente in un problema
morale collettivo. Colpa
della Chiesa? Evidentemente no, visto che in altri paesi, cattolici quanto U nostro,
il fenomeno non si verifica.
Dunque, colpa della società
civile e di quella politica
italiane che (...) non sono
sufficientemente laiche da
saper distinguere (...) libertà di coscienza e autonomia dello stato dalla precettistica della Chiesa».
LA STAMPA
Carceri II
Lo stesso giorno Gian Enrico Rusconi commenta: «Al
di là degli intenti religiosi, le
motivazioni del documento
del papa hanno il loro punto
di forza nei motivi più alti
della tradizione laica europea, in fatto di punizione e
di pena. È un altro passo in
avanti verso quel ruolo di
"religione dei diritti”, che la
Chiesa sta assumendo, sia
pure in modo molto selettivo». Più avanti osserva ancora Rusconi: «Non basta essere clemente e mettere in libertà, se (...) non si sono
create le condizioni di vivibilità della vita normale dei
cittadini dal punto di vista
della criminalità. Questo
non è compito del papa (...)
ma della politica. È il classico caso di "irresponsabilità”
religiosa di contro alla responsabilità politica».
Aulire
Carceri III
Il commento di Giuseppe
Anzani sul quotidiano dei
vescovi contiene una parte
interessante sul «tempo
della pena» alla luce del
messaggio cristiano: «Il
tempo dell’espiazione scrive - non è più un tempo
rapito e distrutto, ma un
tempo recuperato. Il senso
del tempo si recupera,
quando si comprende che
esso non appartiene al potere dell’uomo: il tempo è
di Dio, in qualunque condizione umana, in libertà o in
ceppi; e il suo prezioso e totale recupero interiore avviene nel preciso istante,
nell’istante infinito in cui
l’uomo sincronizza il suo
cuore sul cuore di Dio».
Quante domande da parte di Gustavo, il corrispondente che scrive dall’Italia centrale con tanta voglia di trovare chi gli dia
ascolto! Ne leggo con voi solo
alcune; «Perché nelle religioni
c’è tanta ipocrisia?»; «Perché
con tante apparizioni di santi,
madonne e Gesù nessuno
chiede mai spiegazioni sui
dubbi della comunità? Perché
si riceve sempre il solito invito alla preghiera per la pace?
Perché la Chiesa (con la c
maiuscola) decide da sola
con concili raffazzonati, con
presunte ispirazioni dello
Spirito Santo? Perché si può
parlare di infallibilità che
sbaglia spesso? Perché si
parla del primato del papa?».
Perché? Perché? Le domande seguono le domande. Gustavo scrive: «Le altre domande sono tante e non mi
* 1.
EUGENIO RIVOIR
sovvengono tutte ora, anche
io ho poca memoria ma nella giornata mi vengono ad
affollare la mente...». Ecco.
Eccoci qui con le sue domande, con le parole che
Immaginiamo siano gridate,
magari nel silenzio della solitudine. È qualcuno che cerca risposte concrete e cerca
luce, per esprimersi secondo
i suoi termini. E spesso noi
cerchiamo di capire, al di là
della risposta a ogni singola
domanda, quale sia l’ansia di
una persona che cerca di capire il senso della sua vita e
si trova di fronte quelle che
egli chiama «le risposte delle
religioni così piene di ipocrisia». Si capisce che si tratta
di una persona delusa, che
ha provato più volte a cercare con altri ma è sempre rimasta delusa. Quante volte
gli è stato risposto in modo
sbagliato! Quante volte chi
era con lui è apparso come
qualcuno che sapeva bene
tutto, che è infallibile (o quasi), che gli ha detto «Non credi abbastanza» o «devi aver
fiducia»! Quante volte invece
di cercare con lui gli si ®
spiegato che doveva fidarsi
della ricerca degli altri, che
doveva ubbidire e tacere!
Un uomo in mezzo agli uomini e alle donne del nostro
tempo, uno come noi. Qu^'
cuno che, invece di una chiesa che gli risponde di sapef
tutto, desidera una comunità
di persone che possano dite
(con lui) la loro debolezza e
la loro volontà di capire aiutandosi. In questo senso qu®'
sta lettera è un segnale d allarme per tutti noi e così la
vogliamo ascoltare.
(Rubrica «Parliamone
me» della trasmissione
evangelico» curata dalla Fcei f
data in onda domenica 9 luglio)
V
Mi
SERI
late
ni. Me
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yggERDl 14 luglio 2000
PAG. Il RIFORMA
Trial a Torre Pellice - Coppa europea
Centaure sui monti
Dopo due anni di dominio assoluto la tedesca Iris Kramer deve cedere il podio più alto della seconda prova della coppa europea di trial femminile svoltasi domenica a Torre Pellice lungo
il Pellice e sulle pendici del monte Vandalino. Ha vinto infatti la
quattordicenne spagnola Laia Sanz Pia Giribert con soli 6 punti
di penalità davanti alla tedesca e alla francese Claire Bertrand.
Solo quinta l’atleta locale Simona Chauvie, Tanno scorso terza.
La manifestazione (la scelta di anticiparla a luglio ha portato
una splendida giornata di sole) ha visto la partecipazione di
atlete da Germania, Norvegia, Spagna, Francia, Belgio, Galles,
Gran Bretagna, Irlanda e, naturalmente, Italia. Per il 2001 la
manifestazione dovrebbe ritornare al mese di settembre.
, J Parrocchia di Rodoretto-Fontane
Assemblea di chiesa
Domenica 9 luglio ha avuto luogo l’assemblea di chiesa annuale di Rodoretto-Fontane. Dopo il culto è stata esaminata e
approvata la relazione finanziaria e morale del Concistoro.
All’ordine del giorno anche l’eventuale disponibilità alla vendita della scuola Beckwith di Serrevecchio; la proposta è arrivata
dal Concistoro e c’è già un possibile acquirente. Durante Testate si procederà alla raccolta di firme fra gli abitanti della borgata
per informare le persone dell’operazione e rispettare così il parere di tutti: si prenderà poi la decisione definitiva. L’assemblea
è stata anche informata a proposito dei lavori alla casa pastorale di Rodoretto e alla scuola di Fontane. Sono stati poi eletti i
deputati al Sinodo e alla Conferenza distrettuale del 2001.
MlPOR
A.
Fondato nel 18481
Un decreto del presidente del Consiglio dei ministri annulla l'impiego di 50.000 giovani
Obiettori, inizia il tempo dei «tagli»
Dopo il passaggio dalla leva all'esercito professionale manca ancora l'istituzione di un servizio civile
* volontario per uomini e donne: molti istituti e opere di assistenza rimangono senza operatori ,
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MASSIMO CNONE
S ERVIZIO civile annullato per 50.000 giovani. Meno male, sogghignano i più maligni al
pensiero dell’insperata
«licenza illimitata in attesa di congedo», come disposto dal presidente del
Consiglio nel decreto
pubblicato il 26 giugno
scorso. Dieci mesi risparmiati, avranno pensato i
piùpratici.
Eppure il problema è
serio, soprattutto per i
moltissimi enti e associazioni che si troveranno ad
affrontare, anche nel Pinerolese, la penuria, se
non la totale mancanza di
obiettori. Una presenza
importante e che negli ultimi anni ha di fatto permesso la sopravvivenza
di molte istituzioni culturali, sociali e sanitarie indispensabili alla società
civile. Gli obiettori sono
stati impiegati per le attività più disparate, sovente in funzioni estranee
all’impiego previsto.
Per il 2000 e per le quasi 130.000 richieste, le disponibilità finanziarie
riusciranno a coprire il
costo di 80.000 obiettori.
«La questione è preoccupate- denuncia Roberto
Minervino, segretario nazionale della Lega obiettori di coscienza la situazione attuale significa
buchi e precarietà: un
grandissimo caos». Già
decine di piccoli enti latnentano disfunzioni e ritardi da parte dell’Ufficio
nazionale per il servizio
Una manifestazione a Pinerolo contro ia guerra
civile. Anche nelle opere
della Chiesa valdese il bilancio è tutt’altro che roseo. Ospedali, case di riposo e istituti culturali lavorano con pesanti deficit numerici e finanziari:
«Al momento - dicono
dal Centro culturale di
Torre Pellice - sulle 2 richieste abbiamo 1 solo
obiettore che arriva dalla
Germania: in passato non
sono mai arrivati quelli
che avevano presentato
domanda». AlTÀsilo valdese di San Giovanni la
situazione è ancora peggiore e sui 4 obiettori previsti solo 1 è in attività:
Raduno a Castelmagno
Gli obiettori
e la montagna
Sabato 15 e domenica 16 luglio è in programma a
^ustelmagno un raduno degli obiettori, iniziativa che
coincide quest’anno con la tradizionale manifestarne di «San Jouan Muzico». Sabato 15 alle ore 17 è
prevista l’inaugurazione della mostra fotografica «Es
^gioun de Chastelmanh; Le stagioni di Castelma^0». Domenica 16 alle 9,30 l’incontro nella sede counde di Campolino e alle ore 10 il convegno sul te? «Montagna e obiezione di coscienza: quale fututro ’ ^^®rventi di Annibaie Salsa, docente di Anpologia a Genova, Piercarlo Racca, del Movimento
redento, Flavio Menardi, ex obiettore. Salvatore
Mo • '^®®Porisabile sindacale, e Nanni Salio, del
gj^^'^cnto internazionale della riconciliazione. Sedibattito e pranzo. Nel pomeriggio musica occiny ® i Lou Seriol. Per informazioni telefonare al
“hictpio di Castelmagno al numero 0171-986110.
«Adesso siamo messi
molto male, ma ci sono
sempre stati ritardi di parecchi mesi nelle liquidazioni». Stesso problema
per la Ciov: 1 su 4. All’Asilo dei vecchi di San Germano «dall’anno scorso spiegano - stiamo lavorando con 1 obiettore sul
totale dei 3 richiesti».
Il problema non è soltanto economico, ma soprattutto politico e di
lungo periodo. E il futuro
non promette nulla di
buono. «Insieme con la
riforma delle forze armate - dice Minervino - il
governo aveva promesso
il passaggio rapido a un
servizio civile volontario
per donne e uomini».
Tutto è fermo dal 26 novembre scorso quando il
ddl è stato approvato dal
Consiglio dei ministri e
da allora aspetta la discussione in Commissione affari costituzionali
del Senato. Quando invece, e parallelamente, il
provvedimento di progressiva professionalizzazione delle Eorze armate
è già stato approvato da 3
settimane dalla Camera
dei deputati. «Su questo
problema c’è un completo disinteresse da parte
del governo - conclude
Minervino - che si accompagna alla confusione normativa: non temiamo una chiusura secca,
ma occorre una mobilitazione delTassoclazionismo e del terzo settore».
Pinerolo: don Franco Barbero
«La chiesa sulla
strada di Gesù»
«Ho deciso di essere
presente al “Gay pride”
perché ritengo che questa
sia una delle poche “convocazioni giubilari” (certo non indetta dal Vaticano) in cui si coglie una
portata di liberazione
umana ed evangelica
davvero significativa. La
chiesa non è là dove c’è la
gerarchia, ma dove si cerca, sulla strada di Gesù, di
accogliere e di compiere
la volontà di Dio nel dialogo sincero, nel rispetto
reciproco, nell’accoglienza delle differenze che
rendono più ricca e più
viva la vita». Queste sono
alcune delle parole dette
da don Franco Barbero
all’immediata vigilia del
«Gay pride» di Roma.
«Forse uno dei guai più
tragici in cui è caduta la
gerarchia vaticana - aggiunge Barbero - sta proprio nel fatto che su molti terreni ha smesso di
interrogarsi. Quando si
perde l’arte di porsi domande si corre il rischio
di formulare come risposte la proiezione delle
nostre paure, dei nostri
deliri di onnipotenza, de
gli interessi dell’istituzione “vendendoli come parola di Dio". Ci si può certo rammaricare dell’incredibile intolleranza di
cui dà spettacolo in questi giorni gran parte della
gerarchia cattolica. Ma io
preferisco, pur consapevole che le metamorfosi
del potere sacerdotale un
tempo “persecutore e arrostitore di eretici e stre
ghe" non sono finite, ral
legrarmi dei segni di speranza e dei germi di giustizia che vedo fiorire pur
tra mille contraddizioni.
La mia speranza è che
anche questi momenti e
questi giorni di proposta
,e di dialogo diventino
per noi e per tanti uomini e donne un appello ad
amare di più, a crescere
nella solidarietà, a colti
vare la tenerezza, a praticare e diffondere percorsi di nonviolenza, liberi
anche dalle fobie, dalle
ossessioni, dalle repres
sioni sessuali che concorrono anch’esse a rinchiuderci in quell’isolamento e in quell’egoismo
che tanto piace ai signori
del libero mercato».
CONTRAPPUNTOI
TRA PROFITTO
E SVILUPPO COMPATIBILE
PIERVALDO ROSTAN
L’idea non è nuovissima
ma i prossimi mesi saranno
decisivi: realizzare un sistema di centrali idroelettriche lungo il corso del Chisone. A proporlo sono dei
privati, ma questa volta anche la Comunità montana e
la Provincia di Torino hanno detto, e diranno ancora,
la loro. Anzi, attraverso ima
serie di incontri formali e
altri spontanei si dovrebbe
arrivare a una decisione entro settembre. La proposta
parte da alcune considerazioni generali: produrre
energia elettrica «pulita»,
da fonti rinnovabili come
può essere l’acqua, in alternativa alla produzione elettrica partendo da combustibili fossili, o peggio importando energia prodotta
con quel nucleare abbandonato da anni in Italia e
prossimamente (fra 30 anni) dalla Germania.
Contemporaneamente si
realizzerebbe addirittura
un collettore fognario lungo tutta la valle tale da risolvere (?) una volta per
tutte la questione della depurazione delle acque oggi
affidata, quando ci sono, a
piccoli depuratori comunali che troppo risentono del
cambiamento di carico antropico a seconda della stagione e del flusso di turisti.
Non solo, ma si potrebbe
utilizzare per produrre
energia non la limpidissima acqua delle sorgenti alpine ma piuttosto quella
ottenuta dopo la depurazione. Tutto facile dunque?
Giustamente gli amministratori della vai Chisone si
interrogano; sul tappeto vi
sono nodi di carattere etico-politico ma anche di
grande valenza economica
e infine notevoli aspetti
ambientali.
Oggi già esistono lungo
Tasta del Chisone varie
centrali idroelettriche, alcune con scadenza di concessione ravvicinate, altre
meno: quanta energia in
più si andrà a produrre?
Con quali utili per le società coinvolte nella realizzazione? Se poi accadrà, come è stato affermato in più
incontri, che la realizzazione del collettore fognario
sarà in buona parte a carico delle società idroelettriche, bisognerà vedere quali
saranno le condizioni della
produzione, la durata delle
concessioni e gli spazi di
controllo democratico sul
complesso sistema dei prelievi e questo perché non si
troverà tecnico o società
che non si dichiarino convinti della necessità di rila
sciare il cosiddetto dmv
(deflusso minimo vitale);
ma quando si dovranno fare i conti della redditività
dell’impianto e con un regime di piogge sempre più
concentrato in pochi periodi dell’anno con i torrenti
alpini ridotti a rigagnoli
per otto mesi Tanno che cosa accadrà?
È infatti chiaro che, non
suUa base delle affermazioni dei «vecchi» o su congetture, la quantità annuale di
acqua che scende su questa
parte di Piemonte sta pericolosamente scendendo: se
esaminiamo il dato della
piovosità dal 1914 a oggi
scopriamo che nella prima
metà del secolo ci sono stati
ben 5 anni con più di 2.000
mm di pioggia e 19 con più
di 1.500 mm; per contro
nella seconda metà del se
colo abbiamo un solo anno
con 2.000 mm, sette con
1.500 mm e in compenso
ben 11 anni con meno di
1.000 mm di acqua piovana.
Un quadro dunque preoccupante e di cui occorre
tener conto nel momento
di ipotizzare qualunque tipo di intervento sui corsi
d’acqua. Ma c’è di più: se
andassimo ad analizzare le
modalità delle precipitazioni scopriremmo che esse non sono affatto distribuite in modo omogeneo e
nemmeno stagionale lungo il corso dell’anno bensì
in pochi episodi spesso anche violenti: e si sa che i 4 o
500 mm di acqua caduti
durante due giorni alluvionali non fanno «riserva»
ma scivolano via molto velocemente. Andate a vedere i nostri torrenti oggi, a
un mese esatto dalle violentissime piogge del 13
giugno: la loro portata è
già ridottissima.
No dunque a qualunque
intervento? Non è qui la soluzione, anche perché se
polto un progetto globale
come quello allo studio ci
si troverebbe probabilmen
te nel giro di pochi anni, se
non mesi, davanti a tanti
piccoli progetti di centraline per esperienza anche
più devastatrici di ambien
te e meno controllabili sot
to il profilo squisitamente
democratico. Ecco il vero
nodo: se davvero si vuole
realizzare un sistema come
quello proposto bisogna
che vi sia la certezza sul
funzionamento ma anche
garanzie sulla gestione affinché una valle, un territo
rio, uomini, donne animali
e piante non siano ancora
una volta sottomessi al bu
sinnes di qualcuno.
12
PAG. 12 RIFORMA
CANTARE NELLE BORGATE — «Ciantà e suna, en
marciant per la burgia» era il titolo della manifestazione organizzata nelle borgate di Massello
domenica scorsa. La musica, che ha aggregato
generazioni intere quando le nostre montagne
erano abitate in modo stabile e massiccio, ha riportato la gente in alta valle. Le borgate, da Balziglia a Campolasalza, dal Praiet al Chabers hanno ospitato i musicisti che hanno, attraverso un
lungo «sentiero canoro» gioito di una bella giornata. Una festa per tutelare un bene prezioso
guidando anche il visitatore occasionale alla
scoperta di aspetti originali di una montagna
tutta da apprezzare.
L’ASL DI PINEROLO STUDIA A ALBERTVILLE —
Una delegazione di tecnici e medici dell’Asl 10 e
della Regione Piemonte si è recata venerdì 7 luglio in Francia per incontrare i responsabili della
sanità che hanno gestito l’assistenza e l’emergenza durante le Olimpiadi del 1992. Della delegazione italiana facevano parte il sindaco di Pinerolo Alberto Barbero, il direttore dell’Asl 10
Ferruccio Massa e il dirigente del 118 Galante.
La sanità olimpica, a detta dei medici francesi
passa attraverso soccorsi e cure sanitarie, trasporti ed evacuazioni, controlli antidoping, accoglienza a spettatori portatori di handicap e
aspetti dietetici degli atleti.
VALLI IN FIERA — Nella antiche scuderie della caserma Musso a Saluzzo, è aperta la rassegna
«Valli in fiera», un progetto ambizioso che si pone come obiettivo quello di aggregare operatori
commerciali da tutto il Piemonte. Oltre 200
espositori all’insegna del «locale», dall’agricoltura ai prodotti tipici, ai beni e servizi per la casa.
Ogni sera spettacoli. La rassegna resterà aperta
fino al 23 luglio; feriali 18-24, festivi 10-24.
INCIDENTE MORTALE AD ABBADIA — Dreunmatico incidente giovedì scorso ad Abbadia: verso le
17,30 una pensionata di 76 anni, Vanda Avondetto, ha perso la vita a bordo dell’auto condotta dalla sorella Erica (a sua volta ricoverata in
ospedale per le ferite riportate) che è stata travolta da un furgone guidato da Eugenio Cannizzari 37enne di Pinasca. Dalle ricostruzioni dei
carabinieri sembra che l’auto non abbia rispettato il segnale di stop.
CHIUSO IL MUSEO DELLA CAVALLERIA — Proprio mentre nelle valli cominciano ad arrivare i
primi turisti una brutta notizia arriva da Pinerolo; il museo della Cavalleria è chiuso per mancanza di personale. Gli otto militari di leva che
garantivano l’apertura sono stati congedati e
nessuno li ha sostituiti. Sono oltre 20.000 i pezzi
esposti nel museo di Pinerolo e questa ennesima chiusura non fa che lanciare ombre preoccupanti sulla sopravvivenza di questa struttura.
LUSERNA IN FESTA — Gli amici di Luserna hanno
organizzato la consueta serie di feste dal 14 al
29 luglio a Luserna Alta. Si comincia venerdì 14
alla loggia dei mercanti dove l’orchestra sinfonica della Rai si esibirà in concerto. Poi giovedì
20, venerdì 21, sabato 22 e domenica 23 serate
musicali in piazza Cañavero. Sono previste anche due mostre; gli acquarelli di Pier Giorgio
Malano {inaugurazione sabato 22, ore 17 alla
«Torre di San Francesco») e «Luserna attraverso
i secoli», mostra fotografica nel corridoio d’arte
in via Ex deportati e internati; la mostra fotografica è visitabile fino al 31 luglio, tutte le mattine
dalla 9 alle 12,30, martedì e mercoledì pomeriggio dalle 15 alle 17,30.
ATO 3, BRESSO PRESIDENTE — È Mercedes Presso la prima presidente dell’Ambito territoriale
ottimale di Torino e Provincia per la gestione del
ciclo integrato delle acque. L’ambito avrà compiti di gestione su un territorio molto ampio
(anche per questo ben 6 Comuni delle valli Chisone e Germanasca non hanno a suo tempo
aderito all’Ato e sono stati successivamente
«commissariati» dalla Provincia). Luci e ombre
sulle prospettive: difficilmente i piccoli Comuni
potrebbero gestire il ciclo completo, compresa
la depurazione: in compenso c’è la concreta
possibilità che nel giro di poco tempo le tariffe
crescano in modo considerevole. Dalle stesse tariffe dovrebbe arrivare alle zone montane «almeno» il 3% del totale incassato.
TRE GIORNI DELL’AVIS — Da sabato 15 a lunedì
17, in collaborazione con il Comune di Luserna
San Giovanni, l’Avis organizza tre giornate di festa al mercato coperto. Sabato «assado pro ragazzi di Cernobil» a sostegno dell’attività
dell’associazione «Senza confini vai Pellice»; segue alle 21,30 un concerto dell’orchestra Rossini. Domenica, dalle 9,30 torneo di tennis tavolo
e alla sera concerto di «Pop dance»; lunedì sera
cinema all’aperto «Pane e tulipani».
— E Eco Delle Yallì \àldesi
La situazione nei Rifugi sui monti valligiani
VENERDÌ 14 LUGLIO 2
Il Cai in Alta vai Pellice
Il «Jervis» offre proposte durante tutto l'anno, ma anche le
altre strutture possono offrire servizi sempre migliori
PIERVALDO ROSTAN
Non solo alberghi,
certo; eppure i Rifugi del Cai-Uget Valpellice
rappresentano uno dei
più importanti spazi di
accoglienza turistica della vai Pellice. Diversi, per
storia ma soprattutto per
collocazione geografica,
possono essere facilmente raggiunti in auto (è in
caso del Barbara), lungo
una mulattiera o strada
carrozzabile (il Jervis al
Pra) 0 per un semplice
sentiero (Monte Granerò). Sono indubbiamente
migliaia i turisti che scelgono l’alta valle come
meta di un turismo legato alla natura; c’è naturalmente chi passa in vai
Pellice all’interno di un
percorso più ampio legato alla Gta (grande traversata delle Alpi), chi si
ferma nei Rifugi per utilizzarli come punto di
partenza per gite quotidiane, chi ancora coglie
le opportunità che i rifugi stessi offrono; è il caso
soprattutto dell’attivissimo Roby Boulard che gestisce il Jervis tenendolo
aperto tutto l’anno e offrendo la possibilità di
fare arrampicata guidata
su roccia d’estate e sul
ghiaccio d’inverno. «Sono molte le comitive spiega il presidente del
Cai, Bepi Pividori - e fra
loro tanti olandesi che
arrivano spesso dalla vai
Germanasca e vanno fino in valle Po. I loro bagagli vengono trasportati
in auto da un punto tappa all’altro e gli alpinisti
devono solo pensare a
camminare. Fra l’altro il
complesso dei tre rifugi
significa, in termini economici, almeno una decina di posti di lavoro,
seppur stagionali».
E nel corso degli anni, i
rifugi Barbara e Granerò
(sorti intorno agli Anni
20) e quello del Pra (Anni
50) hanno subito notevoli
trasformazioni, diventando sempre più accoglienti
e dotati di servizi adeguati, pur nella diversa situazione di alta montagna.
«Negli ultimi anni sono
stati realizzati diversi interventi, anche grazie ai
fondi dei “Docup”, un po’
su tutti i Rifugi e al bivacco Soardi dove quest’anno alcuni volontari effettueranno gli ultimi lavori
di perlinaggio e la pavimentazione in legno. Voglio qui ricordare anche
altri interventi effettuati:
al Barbara sono stati ottenuti una trentina di posti
a sedere in più e soprattutto è stata radicalmente
ammodernala la cucina.
Al Granerò, con l’ampliamento si è realizzato
un’opera di cui il Cai può
andare fiero, grazie al lavoro volontario di tantissimi soci. Ora stiamo valutando di dotare di
energia elettrica "pulita”
il Granerò. Attualmente
la luce viene prodotta da
un generatore, per altro'
Bobbio Pellice: il Rifugio Barbara Lowrie
rumoroso, costoso e inquinante. Pensiamo di
produrre l’energia elettrica sul posto, utilizzando
l’acqua oppure l’energia
solare. In questo modo si
potrebbe anche pensare
ad ampliare il periodo di
aperturà». Quando questo intervento? «Sono stati chiesti dei fondi regionali - aggiunge Pividori -;
penso che si possa realizzare per il 2001».
C’è poi il bivacco Soardi, una ex casermetta ai
piedi del Boucle, punto
di ricovero per gli alpinisti con una ventina di
posti letto, in cui nei mesi estivi si può trovare,
oltre alle camerate e alla
cucina, anche un custode «ma non un gestore precisa Pividori - dopo
gli ultimi lavori abbiamo
deciso di tutelare la casa
dal pericolo, sempre esistente, di atti di vandalismo. Al bivacco è co
munque possibile scaldare il proprio cibo o far
cuocere una pasta, magari in compagnia del
custode di turno».
Montagna vuol dire gite ed escursioni, attività
normali, apparentemente semplici eppure a volte rischiose; esiste un sistema di «tutela» e di appoggio telefonico fra i Ilifugi? «Ogni Rifugio ha il
suo telefono e i senteri
sono ben segnalati - assicura il presidente del Cai
-; l’importante è che chi
vuole fare dei percorsi un
po’ più impegnativi di
segnalare sempre alla
partenza da un Rifugio le
proprie intenzioni e i
percorsi prescelti». Ecco i
telefoni di riferimento.
Rifugio Jervis, 90 posti
letto, 0121-932755; rifugio Granerò, 48 posti letto, 0121-91760; rifugio
Barbara, 24 posti letto,
0121-930077.
La struttura più recente
Il Rifugio Barant
Da un paio di stagioni
ai Rifugi del Cai in alta vai
Pellice si è aggiunto il rifugio Barant, situato a
2.373 metri, nel cuore
dell’oasi faunistica e a
pochi minuti di cammino
dal giardino botanico.
Aperto da giugno a settembre, questa ex casermetta dispone di 40 posti
letto in camerata; è raggiungibile in un’ora e
mezza dal Barbara e due
ore e mezza da Villanova;
fra i progetti della gestione vi è quello di aprire un
sentiero che colleghi il
Barant al rifugio Granerò
passando dal Col Porsel.
Intanto è stato bandito
anche un concorso fotografico avente come tema: «La natura nell’oasi
del Barant» con tre sezio
ni, la flora del giardino
botanico, gli animali dell’oasi, gli ambienti e le
prospettive dell’oasi. Le
opere fotografiche (massimo tre per ogni concorrente e per ogni sezione)
dovranno essere consegnate al Rifugio Barant
oppure agli uffici tecnici
della Comunità montana
vai Pellice in via Caduti
per la libertà 6 a Torre
Pellice entro il 17 settembre. La premiazione avrà
luogo il 5 ottobre durante
una serata al laboratorio
territoriale ambientale di
via Volta 6 a Luserna San
Giovanni, che ospiterà
successivamente una esposizione delle foto. Per
ulteriori informazioni telefonare allo 0360-716471
oppure 0121-396627.
' \* ■ .rf»
A colloquio con Ugo Boulard
Collaborazione tra
produttori di miele
Succede spesso di trovare sulle bancarelle dei
mercatini estivi i vasetti
colorati di miele di produzione locale; vera delizia per la colazione e i
momenti di pausa e destinata soprattutto ai più
golosi. Ma prima di arrivare sulle nostre tavole il
prodotto vive una fase di
lavorazione lunga ed elaborata, cbe soltanto in
vai Pellice impegna da
60 a 100 apicoltori.
Da 4 anni Ugo Boulard
è presidente dell’Associazione apicoltori vai
Pellice, l’unica presente
nel Pinerolese. «In questa stagione - spiega c’è stato un vero spopolamento degli alveari,
ma adesso il problema è
rientrato e le arnie si
stanno lentamente ripopolando». L’associazione
ha 30 soci, per lo più piccoli produttori: «In vai
Pellice ci sono una decina di professionisti - dice Boulard - gli altri si
dedicano all’attività n»
hobby». C’è collabot!
zione fra i produttoHi
«Sì, ci diamo spesso uu
mano, soprattutto
piccoli». Per quanto J
guarda la distribuziojt non c’è uno standa«
preciso: «Ognuno si a
giusta come può: dipe^de dalla quantità di pm
dotto. IlmieleèvenduiSer
in negozi e mercati», turdunv
I soci si ritrovano
assemblee a cadenza
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mestrale, e questo pai, .
ticolarniente in estât, "^6
«perche la stagione api ’
stica è particolare»; pe|
quanto concerne la tela,
zione con gli enti locti
«ci sono ottimi rapporti
con la Comunità montana vai Pellice e il Coititi
ne di Torre Pellice». L’apicoltura è un settori
che richiede grande im.
pegno e fatica, una passione che continua a divertire, e a deliziare, moltissime persone anche
nel nostro territorio.
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Pinerolo: il caso della Beloit
Il «piano Nugo»
MASSIMO GNOME
CONTINUA a far discutere la situazio
ne alla Beloit Italia di Pinerolo; un tunnel buio
che la recente proposta
dell’imprenditore Nugo
sembra illuminare. È un
piano non esente da effetti collaterali e che costerebbe il posto di lavoro a decine di dipendenti, con una ricaduta pesante sul territorio in termini di occupazione.
Abbiamo chiesto una
valutazione a 2 sindacalisti pinerolesi: «È un problema di cui si parla troppo e ognuno sembra avere la sua ricetta - dice Enrico Tron, della Cisl - ma
quanta competenza c’è
ancora in Beloit? Quanta
capacità e quanta tecnologia? Tutti hanno solo
elencato le doti e le decine di possibili acquirenti.
Nugo, l’unico veramente
interessato perché legato
al management locale, ci
ha incontrato dicendo:
“Prendere o lasciare”».
Per Enrico Tron l’alternativa è «migliorare la proposta di Nugo o aspettare
il 31 ottobre 2000 quando
si chiude l’anno finanzia
rio: da lì il concordati
preventivo e il fallimento». Quale sarà la scelti
del sindacato? «Bisogni
valutare il futuro del progetto - spiega Tron - eli
possibilità di reinseri
mento dei dipendenti;
senza ingannare le persone. Con le maestranzi
si deve decidere se anda
re al concordato o accet
tare questo piano sapen-t
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scorso. Ma questa è Tunica alternativa per un minimo di salario».
Vincenzo Bertalmìodella Cgil di Pinerolo^
esprime «forte preocc»'
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A chi è affidata la gestione delle «aree verdi»
I giardini dei Comuni
In molte località la cura di questi spazi viene data in
gestione sempre più di frequentemente alle cooperative
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Pra occupa? Il Comune, namduti juralmente. Se si tratta di
paesi piccoli, i lavori ven
mointono facilmente sbrigati
dagli operai comunali,
nel caso di Comuni più
vasti, viene dato l’appalto a delle cooperative.
Torre Pellice, Luserna,
Angrogna, Lusernetta, Bibita e Pinerolo (ma soltanto per le aree verdi) i
Comuni hanno affidato
l’appalto per la pulizia
delle aree grigie (strade e
piazze, aree mercatali) e
la manutenzione delle
aree verdi (potature, taglio siepi in giardini e
parchi) alla «Nuova cooperativa» di Luserna San
Giovanni. A Torre Pellice
si stanzia per questi lavori|)'en 125 milioni all’an«La “Nuova cooperativa" si occupa anche di
inventi collaterali, coniela riparazione delle
buche nell’asfalto, mentrsia manutenzione straogÈiaria dell’arredo urbano, come la riparazione delle panchine o la
spiatura delle neve in
iap^ò, viene fatta dalla
s^tiadra di operai comunali» spiega l’assessore
all'Arrèdo urbano, Enzo
Alessio. Presto la Cooperatlvg^renderà in carico
anche la riparazione del¡1 la segnaletica orizzontale, per ora affidata solo
agli operai comunali. «È
un impegno che cambia
a seconda delle stagioni;
mentre a Torre Pellice e a
Luserna lavoriamo tutto
l’anno, a Bibiana per esenipio siamo presenti
soltanto nei mesi estivi
per le aree verdi - spiega
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PAG. 13 RIFORMA
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Luciano Rivoira, responsabile di zona della
“Nuova cooperativa” - a
Lusernetta manteniamo
la pulizia anche del cimitero, e cosí ad Angrogna,
dove siamo incaricati anche della tumulazione».
Dal ’93 la «Nuova cooperativa» ha instaurato
un rapporto con i servizi
sociali, che segnalano
«persone svantaggiate»
da prendere in carico per
dei lavori: «Il nostro
obiettivo è inserire persone che normalmente
avrebbero difficoltà a trovare un’occupazione puntualizza Rivoira - lavoriamo in collaborazione con gli enti pubblici
ed è questa la ragione degli appalti nei Comuni».
A Bricherasio, i proprietari di terreni devono
fare la loro parte: «Si sta
mettendo a punto un catasto aggiornato sui fondi confinanti sulle strade
pubbliche, per verificare
chi non ottempera alla
pulizia dei cigli e dei fossi», ha infatti spiegato
l’assessore ai lavori pubblici Guido Ferrando.
Prarostino è invece famosa per l’arredo floreale, che è migliorato parecchio negli ultimi anni,
e il merito va sicuramente al gruppo di ragazze e
signore, che nell’ambito
della Pro Loco organizza
ogni anno per i primi di
luglio la manifestazione
«Prarostino in fiore», una
vera e propria sfilata di
fiori, che coinvolge tutte
le borgate. Le migliori
composizioni realizzate
vengono premiate con alcuni elementi di «arredo»
per le piazze o per le strade, come fioriere, panche
e dipinti su pietra, e poi
esposte al pubblico. Se le
aree verdi sono curate
dalla Pro Loco, gli operai
del Comune hanno il
compito di decespugliare
i bordi stradali e di provvedere a tenere in ordine le vie interne. Per gli
interventi straordinari si
è mantenuta la tradizione delle roìde, giornate di
lavoro volontario per la
riparazione del manto
stradale, la pulizia dei canali e il rinfoltimento dei
viali alberati.
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Uno scorcio dell’isola pedonale di Torre Pellice
■M Banda musicale di Torre Pellice
Musica rock
alla Conca del Pra
FEDERICA TOURN
S glio, concerto rock alla conca del Pra. Non è la
stravagante tappa di una
band al suo tour estivo,
ma l’ultima iniziativa
della banda musicale di
Torre Pellice, che da un
paio di mesi ha costituito
al suo interno anche un
gruppo rock: 7 ragazzi
che al clarino o la tuba
hanno preferito la chitarra elettrica. «Poco per
volta vogliamo suonare
dei pezzi con loro - spiega il presidente della
banda, Enrico Veglia -. È
un modo per riunire più
generazioni». Una banda
attiva, quella di Torre
Pellice. Fondata nel 1882
e poi riconosciuta dal
Comune nel 1900, nel
1947 si è stabilita nella
sede attuale, in piazza
Gianavello 4, appena restaurata e inaugurata sabato scorso. Ora ci sono i
pavimenti in ceramica e
l’impianto a gas, e non è
tutto: è stato allestito anche un piccolo museo
che, con fotografie e strumenti in disuso, illustra
bene la storia della banda
(è visitabile su prenotazione allo 0121-909459).
Oggi la banda, diretta
da Franco Bottale, conta
40 persone di tutte le età,
tutti volontari; «Purtroppo le majorettes sono diminuite negli ultimi anni
- dice Veglia - fino a due
anni fa ne avevamo una
quindicina, ma adesso le
piccole sono solo quattro;
in genere rimangono fino
ai 13 anni e poi lasciano».
Non mancano invece le
nuove entrate nel corpo
musicale, anche se non
tutti si adattano alla disciplina delle prove. Da
settembre ricomincerà la
scuola di musica per gli
interni: verranno due di
Musica, teatro e cinema nel corso della rassegna in vai Pellice
Al via il «Festivalmontagna» all'aperto
CARMELINA MAURIZIO
Musica, cinema,
teatro, tutto rigorosamente all’aperto, per
coniugare arte e spettacolo con le emozioni degli scenari naturali, è
questo l’obiettivo di «Festiyalmontagna», alla sua
prima edizione, che si
svolgerà in vai Pellice dal
14luglio all’ll agosto.
L’iniziativa, fortemenic Voluta dalla compagnia «Nonsoloteatro» di
Pinerolo e dall’Associazione musicale divertimento, che gestisce la
Scuola di musica intercomunale della vai Pelliee. nasce con l’intento di
creare un appuntamento
annuale estivo all’insepa della continuità, atJ^^®zso il quale si possa
reare un’occasione di
meontro cultui'ale, un inrocio, un passaggio di
enti, una porta comunicativa e ricettiva allo
sso tempo, una porta
e può rendere maggioVisibilità aun ricco
rritorio che ha molto
ni. ,‘^°®unicare e nel
5 può raccontare. 1
noni, le suggestioni e le
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IONI
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rivelano intime trame tra
mura antiche. Al pubblico sarà chiesto di volta in
volta di essere spia, complice e parte integrante
delle emozioni, un tutt’
uno. con attori e luoghi,
con musicisti e spazi, alla
scoperta di dimensioni
sempre diverse.
«Festivalmontagna» si
inaugura venerdì 14, alle
21,30, a Luserna Alta, nella piazza parrocchiale,
all’insegna della musica,
con il prestigioso concerto dell’orchestra sinfonica nazionale della Rai, diretta da David Stern, che
eseguirà musiche di Rossini, Mendelssohn e Beethoven. Il festival proseguirà poi con un appuntamento cinematografico, domenica 16 luglio, a
Lusernetta, con l’ultimo
film di Lue Besson «Giovanna d’Arco». Di nuovo
grande musica, martedì
18 luglio, con «3’he Terem Quarte!», effervescente ensemble di San
Pietroburgo, che si esibirà nell’isola pedonale
di Torre Pellice, facendo
vivere le emozioni delle
feste e delle celebrazioni
nelle città o nei villaggi
russi, che così si svolgevano sin dai tempi antichi fino al 1648, quando
lo zar Alessio vietò, per
ragioni morali e religiose,
la diffusione della musica popolare. Per quattro
plomati in clarinetto e
basso tuba a insegnare gli
strumenti ai «nuovi».
Suonano in tutte le occasioni ufficiali, chiamati
dal Comune, che dà loro
un contributo di 7 milioni
l’anno: «Non è molto in
rapporto alle nostre spese - spiega il presidente due esempi? Bisogna pagare la palestra per gli allenamenti delle majorettes, e le divise vanno
cambiate spesso perché li
ragazze crescono».
Tra i progetti in cantiere per il futuro, c’è anche
un concerto di beneficenza per il prossimo
Natale, organizzato insieme alla banda Alpini
di Pinerolo e una corale,
e che si terrà al teatro del
Forte a Torre Pellice.
Una iniziativa per ora
senza precedenti: le prove tutti insieme cominceranno a settembre.
giorni (il 21. il 23, il 24 e il
25 luglio) il teatro di
«Nonsoloteatro» sarà
ospitato a Villar Pellice
alla Crumière; e ancora
teatro a Bricherasio mercoledì 26 luglio, con
Pantakin da Venezia e la
tradizione delle maschere, che presenterà «Il
trionfo di Zanni», celebre
pièce ebe ha al suo attivo
oltre duecento repliche.
Ancora teatro il 29 luglio
a Rorà, il 2 agosto a Torre Pellice e il 4 a Bibiana,
con la tradizione orale di
Glaudio Zanotto Contino, che reciterà leggende
e racconti della tradizione orale del Pinerolese.
«Kirikù e la strega Karabà», cartone animato
ispirato a una leggenda
africana, sarà presentato
a Bibiana il 30 luglio e
«Erin Brockovich», di Sodebergh, sarà proiettato
in piazza Jervis a Villar
Pellice il 10 agosto. Let
ture al Saxofòno con
«Poesie d'acqua e d’aria»
è la proposta musicale e
poetica di Claudio Lugo
che martedì 8 agosto, £
Villar Pellice. alla Crumière, riporterà la musica a «Festivalmontagna»
Per concludere, venerdì
11 agosto, «Fiesta», para
ta e spettacolo per le vie
e le piazze di Tor re Pellice, momento finale dell’intera iniziativa, che
vuole coinvolgere il pub
blico in un momento di
festa, musica, teatro.
Tutte le informazioni
su orari, date, biglietti
potranno essere richieste
alla segreteria del Festival, tei. 0121-323186.
NELLE CHIESE VALDESI
INCONTRO AL COLLE DELLA CROCE — Si svolgerà il 23 luglio, penultima domenica di luglio, il tradizionale incontro internazionale al Colle della Croce. Quest’anno il culto e la giornata saranno organizzati dai francesi: il culto sarà animato da due studenti in teologia francesi che lavoreranno nella
chiesa di Briançon durante l’estate in sostituzione
del past. Jean-Paul Brunei, che si trasferisce in una
parrocchia della vallata del Rodano. Sarà anche la
prima «Rencontre» dopo il decesso del decano Domenico Abate, ebe già da alcuni anni non aveva più
potuto essere presente personalmente.
CAMPO GIOVANI — Si sta organizzando un cainpo giovani del I distretto che si terrà a Vallecrosia,
dal 4 al 7 settembre; il tema sarà la musica; il costo,
viaggio escluso, è di 160.000 lire. Tutti gli interessati,
di età compresa fra i 15 e i 20 anni, devono mettersi
in contatto con Anne (0121-944418). Sono previste
«borse campo» per chi avesse problemi finanziari.
AGAPE — DalT8 al 18 luglio, campo giovani dai 14
ai 17 anni su «La fantasia al potere».
PERRERO — Domenica 16 luglio, alle 15, riunione
al quartiere Lorenzo.
POMARETTO — Domenica 16 luglio, riunione
quartierale ai Faure, per inaugurare la scuoletta a
restauro terminato.
RODORETTO-FONTANE — Domenica 16 luglio,
alle 9, culto a Fontane.
VILLAR PELLICE — Domenica 16 luglio, riunione
alTeynaud.
VILLASECCA — Domenica 16 luglio, alle 9, culto a
Combagarino; alle 15 riunione quartierale alla Seiletta (Faetto).
Delibere del Consiglio comunale di Prarostino
L'ampliamento della scuola
DANIELA GRILL
I
L Consiglio comunale
di Prarostino della
scorsa settimana è iniziato con la comunicazione
del sindaco. Luca Veltri,
dell’arrivo dei contributi
della Regione per i danni
provocati dalla pioggia
nel maggio scorso; il denaro servirà soprattutto
per intervenire sulle frane
stradali che ci sono state,
ponendo fine ai non pochi disagi che queste
hanno portato ai residenti delle zone colpite.
Un altro punto all’ordine del giorno prevedeva l’approvazione dell’avanzo di amministrazione, che si assesta all’incirca sulle 165.000 lire. Si
è poi parlato del problema per l’ampliamento
della scuola elementare,
che si protrae ormai già
da alcuni anni: «Il finanziamento che avevamo
chiesto alla Regione spiega il vicesindaco. Ar mando Giay - non arriverà, così abbiamo dovuto suddividere il progetto
iniziale per l’ampliamento della scuola in due
trance da realizzarsi in
tempi diversi: la struttura
in cemento armato per le
due nuove aule previste
sarà realizzata nello stesso momento, ma entro
Tanno prossimo si potrà
concludere solo uno dei
due locali scolastici; i lavori per l’aula rimanente,
insieme con quelli della
rampa per i disabili e del
potenziamento della caldaia, saranno eseguiti in
seguito, si spera entro il
2001». Un problema spinoso quello della scuola
di Prarostino, che quest’autunno vedrà arrivare
nella sola classe prima
un gruppo di ben 19
bambini, con un aumento notevole della popolazione scolastica. «L’intervento sulla scuola si fa
sempre più pressante aggiunge Luisa Bertalot,
assessore alla Cultura per adesso ci si deve accontentare di una soluzione tampone anche
per il servizio della mensa; per questo servizio,
bisognerà infatti prevedere due turni, altrimenti
non ci sarebbe posto sufficiente per tutti».
In conclusione il Consiglio ha discusso sulla
possibilità, illusti'ata dal
sindaco e sostenuta anche da un rappresentante della minoranza, di un
eventuale ampliamento
del cimitero, che al momento ha troppi pochi
posti disponibili.
Il 15 luglio appuntamento con il cantautore
Bertoli canta a Pomaretto
Sabato 15 luglio alle
ore 21,30 a Pomaretto, ci
sarà un concerto del cantautore Pierangelo Bertoli. Nato a Sassuolo nel
’42, Bertoli ha esordito
discograficamente nel
1976 con il 33 giri «Eppure soffia»; il 1977 lo vede
pubblicare «Il centro del
fiume» e Tanno successivo una serie di canzoni in
dialetto.
NelT81 è «Certi luomenti» a portarlo in classifica, anche grazie al
successo radiofonico di
«Pescatore», un brano
cantato in duetto con
Fiorella Mannaia. «Album» nel 1982, «Frammenti» nelT83, «Dalla finestra» nelT84 e «Petra»
nelT85 proseguono l’itinerario espressivo di Bertoli; nelT89 con «Sedia
elettrica» e lo spot televisivo della «Lega per Te
mancipazione delThandicappato», di cui è attore, chiudono un periodo
artistico. Nel ’90, altro
successo: il brano cantato con Fabio Concato
«Chiama piano» e nel ’91,
la decisione di portare al
Festival di Sanremo un
brano in dialetto, «Desamparados (spunta la
luna dal monte)», presentandolo con il gruppo
sardo dei Tazenda. A
Sanremo si ripresenterà
l’anno successivo con
una canzone-invettiva,
«Italia d’oro». «Spunta la
luna dal monte» è poi anche il titolo di un album
successivo che raccoglie
il meglio della produzione recente del musicista
di Sassuolo e che gli fa
vincere il disco di platino. Ingresso 18.000 lire.
14
PAC. 14 RIFORMA
E Eco Delle ^lli \àldesi
VENERDiMLUG^^
Da «L'eco delle valli valdesi»
Cinquanf anni fa
Federalismo: per qualcuno, come Alberto Gabella,
una lunga battaglia. L’eco delle valli di 50 anni fa
pubblica un suo articolo, pur precisando che «il giornale rimane al di sopra di ogni corrente di pensiero
politico», nel quale Gabella, di fronte alla perdurante
divisione dell’Europa, afferma che «i popoli europèi
intendono costruire una casa comune ove siano garantiti loro, come nella federazione americana, le
fondamentali libertà dell’uomo... non ci può essere
unificazione economica senza unificazione politica:
per questo i movimenti federalisti hanno sempre richiesto la creazione di organismi internazionali dotati di poteri effettivi». È il momento di far pressione
sui governi nazionali per un patto federale europeo:
«1 cristiani evangelici perciò non possono non essere
in prima linea in questo movimento popolare che
viene dal basso, nella tensione verso una società più
libera e più giusta». Tra i protestanti impegnati si nominano il past. Elio Eynard, Mario Alberto Rollier e
Francesco Lo Bue.
Per il 18 maggio 1950, giorno dell’Ascensione, il
giornale ricorda due significativi momenti. In piazza
Gastello, a Torino «un gruppo di non meno di 200
persone si radunava dalla parte ove l’antico maniero
ebbe una volta il ponte levatoio, per una insolita
commemorazione. Trattavasi di deporre una corona
alla memoria di Giaffredo Varaglia, da Busca, pastore evangelico della scuola accademica di Ginevra, ivi
dato alle fiamme nel lontano 1558». La commemorazione è fatta da Teodoro Balma, i presenti cantano
Forte rocca: nel pomeriggio ci si sposta a Ghivasso
per l’inaugurazione del nuovo tempio, con un culto
presieduto dal vicemoderatore Achille Deodato e un
vibrante discorso di Garlo Lupo sui fondamenti del
culto evangelico secondo Giovanni IV, 24.
Passando alle Valli, il 21 maggio, a Perrero si inaugura il monumento ai caduti della valle dal 1935 al
’45, che raffigura il gen. Giulio Martinat, nato a Maniglia e caduto in Russia nel gennaio del 1943.1 giovani
camminano e discutono: la Fuv (Federazione unioni
valdesi) annuncia un «convegno in montagna» alla
Vaccera per giovedì 29 giugno. Il culto sarà tenuto da
Neri Giampiccoli mentre Ermanno Rostan parlerà
sul tema «Non potete servire Dio e Mammona»: come si vede un tema non troppo lontano dai discorsi
che ho sentito anche nell’ultima Gonferenza distrettuale, a Pramollo, quando si parlava della necessità
di abituare tutti i giovani, a partire dagli anni del catechismo, a dare una contribuzione personale alla
propria chiesa, senza delegarla alla famigUa. Non di
questione economica si tratta infatti, ma spirituale.
(a cura di Marco Rostan)
Dalle valli valdesi al Luberon
Un legame storico
al di là delle Alpi
Su invito delle chiese
di origine valdese della
regione del Luberon, nel
Sud della Francia, un
gruppo di coralisti delle
Valli, con aggiunta di
qualche parente e amico,
in provenienza da San
Secondo, Torre Pellice,
Pinerolo, si è recato il 1°
e il 2 luglio da questi fratelli e sorelle francesi.
Dopo un lungo viaggio
attraverso le Alpi, le Hautes Alpes e le Alpes Maritimes, siamo arrivati nell’accogliente «Hameau
de la Baume» nel cuore
della Provenza, alloggiati
in comodi bungalow.
Dopo un ottimo pranzo,
visita in autobus al tempio di La Roque d’Anthéron, sulle cui pareti spicca una delle 12 targhe
apposte dalle chiese del
circondario, che segnano
«la via dei templi del Luberon», e a due villaggi di
origine valdese: La Roque d’Aigue e Fontjoyeuse, nati nel XVI secolo,
abitati da valdesi, distrutti durante le persecuzioni dell’anno 1645
insieme a molti altri, e
poi ricostruiti.
Ogni luogo ci è illustrato sapientemente da una
guida membro del gruppo storico locale. La sera,
la corale presenta nella
sala polivalente d’Anthéron un concerto diviso in
due parti: una storica
con complaintes e inni,
una seconda con canti
popolari, diretta con entusiasmo trascinante da
Mario Ratsimba. Dopo il
concerto, molto apprezzato e applaudito, un
rinfresco all’aperto e una
cena in piazza, in mezzo
a un mercatino locale,
con il piacevolissimo sottofondo jazz di tre bravissimi musicisti, ci permettono di socializzare
con gli amici francesi.
La mattina dopo, culto
all’aperto alle Sources de
Silvacane, con animazione: letture bibliche, canti
della corale, sermone, e
alla fine benedizione in
francese, italiano, malgascio, africano, lingua indiana del Sud America,
nella quale il pastore
aveva tradotto la Bibbia,
tedesco e, naturalmente,
occitano. Dopo il culto,
un caro saluto agli amici
francesi e ritorno in Italia, ostacolato da code di
automezzi da Menthoulles a Pinerolo in vista
della partita di calcio. Un
caldo ringraziamento a
questi «nuovi» amici di
vecchia data, e un arrivederci alle Valli!
APPUNTAMENTI
13 luglio, giovedì
PINEROLO: Dalle 20 alle 21,30, nel parco di Villa
Prever «L’isola dei bambini», con storie, laboratori, e
alle 21,30 la compagnia Marionette Grilli presenta
«Gianduia e la farina magica», ingresso lire 3.000.
14 luglio, venerdì
PINEROLO: Alle 21,30, in piazza San Donato, cabaret con Enzo Gortese, ingresso libero.
15 luglio, sabato
TORRE PELLIGE: Nella sala Paolo Paschetto del
Gentro culturale valdese. Rosa Bosco espone «Runnin
fast, digitai art and photography». Fino al 6 agosto,
giovedì, sabato e domenica ore 15-18, gli altri giorni
ore 14-17 rivolgendosi in ufficio, tei. 0121-932179.
PEROSA ARGENTINA: Fino al 15 luglio, mostra dedicata alla storica impresa del Duca degli Abruzzi,
tutti i giorni dalle 15 alle 19.
PRAGELATO: Nella palestra comunale, fino al 16
luglio, mostra sulle meridiane: «A spasso tra le vecchie fontane e le meridiane di Pragelato».
LUSERNA SAN GIOVANNI: La sezione locale l’Avis
organizza, alle 19, nell’area del mercato coperto, un
incontro-assado con i ragazzi di Gernobil, a seguire
concerto con l’orchestra di fisarmoniche «Rossini»,
ingresso libero.
PINEROLO: Fino a domenica 16, al parco del Veloce club, in piazza Santa Groce, campionato italiano di
bocce individuale, categoria D, ingresso libero.
16 luglio, domenica
TORRE PELLIGE: Gara di bocce al circolo Mûris.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 9,30, nell’area del
mercato coperto, torneo di tennis tavolo; alle 21 concerto con il gruppo «Boars nest», ingresso libero.
PRAGELATO: Da Fenestrelle a Pragelato, corsa a sei
zampe per cani e padroni, informazioni e iscrizioni
tei. 0122-78844.
18 luglio, martedì
PINEROLO: Nel Parco di Villa Prever, animazione a
partire dalle 20, e alle 21,30, spettacolo teatrale «Guidone mangiaterra e il paese degli sporcaccioni», con
la compagnia II Ballatoio, ingresso lire 3.000.
TORRE PELLIGE: Alle 21,30, in via Repubblica, nei
pressi del municipio, musica con il «The Terem Quarte!», di San Pietroburgo.
20 luglio, giovedì
PINEROLO: Nel parco di Villa Prever, dalle 21,30,
festa finale per «L’isola dei bambini», con caccia al tesoro dei pirati e danze.
21 luglio, venerdì
TORRE PELLIGE: Nella zona pedonale, esposizione
della pittrice Ginzia Stagno Malanot, fino al 31 luglio.
VILLAR PELLIGE: Alle 21,30, la compagnia «Nonsoloteatro« presenta «Le vie di Apuleio».
FARMACIE
DOMENICA 16 LUQijq
VALLI
CHHSONE-GERI
Villar Perosa: De
Nazionale 29, tei. 510178
VAL PELLK*,
Luserna San Giovanni:
velloni - Via Blancio 4 - ({J. greco.
serna Alta), tei. 900223.
CINEMA
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Trento, venerdì 14, 21
Tutto su mia madre '
baio 15, 21,30, Insi’dj
domenica e lunedì, 0,3
21,30, The million doll
hotel; giovedì, ore 21
Pokèmon il film.
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Martedì 18 luglio,
21,30, alla Cascina Tea» I
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Mercoledì 19, ore 21
al Veloce club, Kirìkùe|(|P®P‘^^.\’
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Premiati i vincitori dei concorsi promossi dall’Acca
L’ambiente sta a cuore anche ai più giovani
“Adotta il tuo contenitore” e “I giochi di Rirì” - La consegna dei premi a Frossasco durante la Giornata per l’ambiente
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In occasione della Giornata mondiale deH’ambiente,
l’Acea ha organizzato a
Frossasco una manifestazione dedicata ai bambini e
ai ragazzi delle scuole materne, elementari e medie
dei Pinerolese. Nel corso
dell’iniziativa, svoltasi nell’accogliente Parco Grà, sono stati premiati i vincitori
dei due concorsi organizzati
sempre dall’Acea «I giochi
di Rirì» e «Adotta il tuo contenitore».
«I giochi di Rirì», raccoglieva i lavori prodotti nelle
scuole dei tre ordini del' bacino Acea e consisteva nella
produzione di oggetti con
materiali di recupero (carta
per le elementari, plastica
per le medie e lattine di alluminio per le medie inferiori).
I manufatti sono poi stati
presentati in un allestimento, in piazza MI Alpini a Pinerolo, nel corso della giornata
della carta.
Sorprendenti i risultati: la
fantasia dei bambini e la collaborazione delle loro insegnanti ha dato vita a una gara eccezionale che ha sinceramente messo in imbarazzo la giuria (costituita dai
sindaci dei Comuni consorziati) nel valutare i diversi lavori. Aeroplani, missili avveniristici ma anche bambole,
libri illustrati, teatrini, acquari
e fiori prendevano vita da
vecchi scatoloni, lattine usate e accartocciate, togli imbrattati dal precedente uso.
Piccoli capolavori degni del
lavoro di un artista.
Benché tutte le 37 scuole
partecipanti abbiano proposto ottimi lavori, i vincitori del
concorso per la sezione
«Materne» sono risultati: al
primo posto la scuola «Agazzi» di Pinerolo, al 2® posto la 2- classe della scuola
materna di Airasca; terzi sono risultati i bambini della
classe 5® della materna «Andersen» di Pinerolo. Quarto
e quinto posto sono andati
rispettivamente alla sezione
unica della scuola di San
Secondo e alla 2® classe
della scuola di Piscina.
Per quanto riguarda le
scuole elementari, i vincitori
tra le 66 partecipanti, risultano essere: al 1® posto la 4®
della scuola elementare di
Campigliene, a ruota la 3®
della scuola di Bricherasio;
terzo posto per la 1® media
di Cumiana; 4® posto per la
1® la 2® e la 3® della scuola
di Fenestrelle: chiude, al 5®
posto la 3® A della scuola
«Lauro» di Pinerolo. Infine, i
cinque vincitori tra le classi
delle scuole medie, sono: la
1® A di Perosa Argentina, la
3® B della Brignone di Pinerolo, la 3® F della Brignone
di Abbadia; ed è ancora la
succursale di Abbadia, con
la 1® E e la 3® E a essersi
aggiudicata il quarto e quinto posto.
Il Concorso «Adotta il tuo
contenitore», invece, ha la
stessa durata dell’anno scolastico. In pratica, gli allievi
delle scuole che hanno aderito all’iniziativa, in corso già
da qualche anno, sono state
dotate dall’Acea dei cassoni
per la raccolta differenziata
della carta. A fine anno scolastico, la pesatura del materiale ha decretato i vincitori. che, per le materne sono:
la scuola statale di Scalenghe, con ben 3.582 chilogrammi di carta, vale a dire
149 chili per bambino; la
scuola di Porte con 2.432
chili (11 a bambino) e la
quella di Roure con 1.726
chili (86 a testa).
Per gli istituti elementari,
al primo posto emerge la
scuola di Fenestrelle con un
risultato davvero eccezionale: 7.014 chili, che equivale
a 270 chilogrammi di carta
per bambino; quindi vediamo al 2® posto la materna di
Pragelato, con 3.951 (263
chili a testa) e l’elementare
di Inverso Pinasca, che ha
raccolto in totale 2.107 chili,
cioè 132 chili pro capite. La
scuola media di Perrero si è
invece distinta tra quelle del
suo ordine con 6.524 chili
(435 chilogrammi a ragazzo), la media di Fenestrelle,
dove i chili raccolti sono stati 4.712 (143 a testa) e la
«Gouthier» di Perosa con
1.018 chili (7 chilogrammi
ad allievo).
I premi offerti dall’Acea
consistevano in buoni acquisto per materiale didattico da destinare alle scuole
0 alle classi' vincitrici. Naturalmente il significato dei
concorsi va ben al di là della
gara. Le iniziative vogliono
innanzitutto sensibilizzare i
più giovani, cittadini di domani, ma anche di oggi, al
problema ambientale, che
nei rifiuti vede una delle
maggiori emergenze. Emergenze perché anche trovando la soluzione migliore, come sta facendo l’Acea con
la costruzione dell’impianto
di valorizzazione dei rifiuti in
frazione «Secco-umido», la
problematica resta sempre
attuale. Il problema di fondo, infatti, è che si producono troppi rifiuti: troppi imballaggi, troppi oggetti «usa e
getta». Un corretto atteggiamento, quindi, sarebbe di
prestare il massimo di attenzione nel momento dell’acquisto, della gestione
della nostra vita quotidiana.
Al supermercato facciamo
attenzione a cosa acquistiamo e scegliamo di avvalerci
di prodotti che contengano
pochi involucri, limitati imballaggi e una volta utilizzati, smaltiamoli con la raccol
ta differenziata. Daremo
nuova vita alla plastica, alla
carta, al legno, eco; risparmieremo in termini energetici e, soprattutto salvaguarderemo l’ambiente.
L’impegno dell’Acca in
questi ultimi anni, oltretutto,
con la creazione delle «Ecoisole» e delle piazzole ecologiche ha reso decisamente comodo e funzionale il
servizio di raccolta differenziata. Oltre ai tanti cassonetti presenti in ogni comune, infatti, i cittadini possono
conferire qualsiasi tipo di
materiale nelle Eco-isole. E
nelle piazzole, dalle batterie
Pi
Solu
E T
(
delle auto ai pneumatici^
dall'olio agli sfalci verdi. Tutto il materiale che viene raccolto in maniera differenziata non finisce in discarica
ma viene avviato, clopap^
un’opportuna cernita e seiazione, ai diversi canali per '
recupero. Aiutare l’ambien'a
e vivere cioè in un morio
migliore, è un impegno iff
portante ma facile: la raccp'
ta differenziata è il primo lu'
dispensabile passo!
informazione
pubbiicitaria
Pii
JL
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VENERDÌHJAJGI^^
g L'arte di
Gassman
Avevo 11 anni nel 1954 e a
Siracusa quell’estate avevo
dsto Prometeo di Eschilo con
Vittorio Gassman al Teatro
Vluu»A _______ , J-11
Posta prendevo un gelato e
Gassman era lì con la sua
compagna, Annamaria Fer
i jero «Faccia di bellimbusto
dotato da Dio», diceva il critico Silvio D’Amico, la sua fisicità principesca, la sua intellettualità intimorivano.
Lui mi sorrideva e mio padre
:e
21,i
dre;
nsidsi
Idi, 0,4
^ ini incoraggiava, ma non osai
^ i chiedergli l’autografo. Inti; moriva, Gassman, ma na■~A| scendeva un animo gentile,
Is una fragilità tenera e yulnerauttn bile che nel tempo gli sareb
be cresciuta dentro.
iii,„ , Siracusa era allora una città
, S: siciliana vocata al turismo
“i All coli“- Nell’autobiografia Un
•chi * mnde avvenire dietro le spalII ' I . te, Gassman ha rievocato quel
™ soggiorno siracusano: «Facevamo i bagni nel chiaro mare
, , greco, nell’Anapo costellato di
■iki/l:! papiri, gli attori dormivano
"'nersilenzio di Villa Politi,
, i bianca e fresca oasi fra i diruFiirn». i pi delle Lotomie». A Villa PoliproiS ti veniva Churchill, i turisti
Arco 1 stranieri frequentavano il
Caffè della Posta. Oggi il Caffè
è chiuso, c’è una banca al suo
posto, la città siciliana diversa
è stata afferrata anch’essa da
malessere e malavita. Come
ogni altra città del resto.
Gassman ci ha lasciato anche lui. Morto «di depressione e di tristezza inconsolabile
.-Do.
1,30, Il
3, proie.
d’Arco.,
N GIO.
17, allo,
coperto,
Gl
si esN'
-40181.
più che di infarto: l’infarto,
ha scritto un cronista, se l’era
chiamato dentro dal profonPellico, ' do del cuore come una liberazione». Non vedremo più
lista mo.\ attori così, la razza si è estinta. Se ne è andato in silenzio,
la sua vecchiaia come uno
straniamento, la morte «come un suicidio incruento,
privato, discreto, l’esito di
una spaventata desolazione».
Dov’è oggi il grande teatro?
Oggi ti servono solo fiction,
roba farcita di melassa buonista, di conformismo dozzi
ìte
I
naie, inquadrabile. Gassman
se l’è portato via la malabestia della depressione, lo
spaesamento in un mondo
sempre meno nobile.
Che aveva a che fare la sua
sublime teatralità, la dismisura del suo talento, la sua
vocazione di declamatore
della parola con questi anni
di scadimento di ogni virtù
dello spirito? Lui era così mostruosamente bravo che ogni
volta rischiava di debordare
dai panni dei personaggi titanici che interpretava sul palcoscenico. E forse il meglio lo
ha dato in cose di cinema,
dove non c’era il vincolo del
testo scritto, per il quale aveva rispetto maniacale, a imbrigliare le sue enormi possibilità espressive.
C’è un momento della sua
arte che mi piace ricordare.
La sequenza finale del Sorpasso, il film di Dino Risi, racconto metafora di un’Italia
che vive ancora il miracolo
economico ma di lì a poco
precipiterà negli anni di
piombo, della corruzione sistemica. Il personaggio di
Gassman, bellimbusto italiano, gradasso, cinico e fragile
corre sull’Aurelia con il giovane amico (Jean-Louis Trintignant). È il sorpasso, appunto, l’ultima bravata di tre
giornate di zingarate ed esperienze di vita. Un camion
contromano, l’auto giù nella
scarpata ed è il ragazzo a pagare con la vita il prezzo
dell’iniziazione, del disincanto. «Si chiamava Lorenzo - risponde a domanda Gassman
a un milite della Stradale non mi ha detto il cognome».
Un istante prima la sua faccia
era indolente e beffarda, di
colpo è segnata da sconfitta,
doloroso stupore. Maschera
di un grande attore tragico.
Ho nella memoria il primo
piano di quella faccia e ora
che Gassman non c’è più la
commozione mi viene su negli occhi e nel naso.
Sergio N. Turtulici
Pinerolo
Passatempo
Radio e tv
in Germania
Soluzione del cruciverba del
numero scorso
Sono una di quelle persone
che Anna Celli ha invitato,
nel numero del 2 giugno, a
farsi vive con un quadro della
situazione in paesi in cui le
chiese cristiane abbiano un
rapporto di forze pressoché
uguali. Vivo in Germania da
quasi 40 anni, ho imparato la
lingua e capisco ciò che viene
detto e scritto. Sono sorella di
Anna Celli e penso giusto
aiutarla nell’iniziativa di
scuotere la passività degli italiani, scontenti ma fatalisticamente inerti. In Italia ven
l
latici. ‘
li. Tulle racenzià:aric8
dopo
> selC'
i perii
Piente
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mo iC' ('
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LUGLIO/AGOSTO 2000
Evangelici
Più protestanti, più laici. Intervista al moderatore
Società
E il volontariato finì in politica
America Latina
Pendo Colombia o Colombia in pericolo?
Buddismo
Il primo Vesak dopo l’Intesa
Islam
Seduti nella moschea insieme all’imam
Confronti: una copia lire 8,000; abbonamento annuo lire 65.(X)0;
(sostenitore lire 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288(K)7
intestato a coop. Com Nuovi Tempi, via Firenze .78,00184 Roma.
Chiedete una copia omaggio
teiefonando alio 06-4820503, fax 4827901,
go ogni anno, per mantenere
i contatti con amici e parenti,
ma il paese mi è diventato
estraneo, il gergo dei giornali
è quasi incomprensibile e la
radio e la tv sono un incubo.
In Germania non si è sotto
il peso di un’unica autorità
ecclesiastica che dai microfoni governativi incombe sulle
coscienze, con i suoi divieti,
imposizioni e giudizi. In Germania vi sono pochi partiti.
Uno di questi è il democristiano (Cdu), oggi all’opposizione, i cui membri sono protestanti e cattolici. Nel programma il partito vuol far
sentire il peso che la religione
cristiana ha nei suoi scopi,
nell’azione politica. In Baviera i cattolici sono in maggioranza e osservano gli ordini
di Roma in maniera speciale.
I cattolici bavaresi hanno un
proprio partito (Csu) che agisce e può venir votato solo in
Baviera (dove il programma
regionale, immagino, si prolunghi nelle cronache di processioni, pellegrinaggi e miracoli, molto più che negli altri lander) la Csu è rappresentata al Parlamento di Berlino nella frazione congiunta
Cdu-Csu e perciò la parola
democristiana da Berlino è
un compromesso Cdu-Csu.
Non posso giudicare se le
correnti politiche interne siano chiaramente dettate dall’appartenenza di questo o
quel membro alla chiesa cattolica o evangelica, se siano
più tradizionalisti questi o
quelli: sono tutti democristiani e le votazioni, per qualunque decisione, sono sempre
un compromesso. Pochi mesi
fa è stato eletto il nuovo leader del partito, con un enorme numero di preferenze: è
una donna. Angela Merkel,
protestante, non ancora cinquantenne, divorziata, figlia
di un pastore, cresciuta e formatasi nella Ddr. Mi pare che
questo già spieghi l’altro clima che esiste rispetto all’Italia. Naturalmente anche negli
altri partiti ci sono numerosi
politici cristiani influenti.
I programmi religiosi radiotv sono equilibrati, cioè le due
chiese hanno a disposizione
un uguale numero di minuti
di trasmissione. Il risultato,
per un osservatore neutrale
come me, è accettabile. La
Chiesa evangelica per suo carattere non incombe sugli
ascoltatori con cerimonie barocche. Da parte cattolica, anche quando si tratta di importanti manifestazioni (viaggi
del papa o beatificazioni) si
usano i minuti (cioè, per ogni
telegiornale, un certo numero
di secondi) per far vedere il
papa in ginocchio o che benedice i turisti tedeschi, o nomina un nuovo beato. Il tutto a
conclusione del tg nazionale.
PAG. 15 RIFORMA
I
Un documento della Commissione ambiente della Fcei
Gli organismi geneticamente modificati
Il documento che segue è stato elaborato dalla
Commissione ambiente della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia (Fcei), come contributo
alla riflessione sul tema degli organismi geneticamente modificati e della giustizia e salvaguardia
del creato. Su questi stessi argorrienti la Commissione ambiente ha organizzato di recente uri seminario, in cui è stato messo a punto il materiale per
l'iniziativa «Tempo per il creato» (1° settembre-15
ottobre): un tempo di riflessione per le chiese sulle
responsabilità nei confronti deU’ambiente.
La Commissione ambiente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei)
segue con attenzione gli sviluppi delle ricerche sugli organismi geneticamente modificati (Ogm), così intrecciate con il tema della
giustizia fra i popoli e con la salvaguardia del
creato. L’argomento è certamente complesso, ma sentiamo in questo momento di voler
fare alcune osservazioni.
Riconosciamo
- nella terra un organismo vivente di cui
siamo parte, dato in Genesi per vivere dei
suoi frutti con il nostro lavoro;
- il valore delle ricerche scientifiche come
parte della capacità e della voglia umana di
scoprire quanto possibile sul nostro ambiente e su noi stessi/e;
- il valore defla volontà di eliminare la fame nel mondo;
- il valore della diversità culturale e biologica che dalla lontana antichità ha provveduto al nutrimento delle popolazioni.
Mettiamo in questione comunque
- l’adeguatézza e la completezza delle
informazioni fomite dagli organi scienüficl
e commerciali, e dalle istituzioni politiche
che sono responsabili della ricerca e della
diffusione degli Ogm;
- la crescita di artificialità nella produzione alimentare nel passaggio dalla chimica di
sintesi agli interventi sul Dna;
- la necessità degli Ogm come risposta allù
domanda di nutrimento di tutti gli umani
(un esempio per tutti: il Brasile è attualmen
te il terzo paese al mondo per esportazioni
alimentari e un quinto della sua popolazione
soffre di sottonutrizione);
- la dichiarata volontà di risolvere in questo modo i problemi connessi all’uso dei pesticidi (il 67% delle superfici coltivate è resistente a erbicidi e il 26% agli insetti);
- l’utilizzo della produzione e del commercio di cibo come strumento di conquista
e di dominio internazionale (le industrie
leader delle scienze della vita controllano il
37% dei 15 miliardi di dollari annui del mercato globale dei semi);
- la possibilità di brevettare scoperte
scientifiche concernenti la vita, che rispecchia un concetto di possesso privato di elementi che dovrebbero essere considerati
patrimonio di tutti;
- la mancanza di controlli internazionali
sul trasporto e sul commercio degli Ogm e
quindi di adeguata informazione sulle etichette che rendano conto dell’intera filiera
produttiva.
Proponiamo
- molta cautela e forti controlli dei cittadini sulle ricerche sugli Ogm in base al principio precauzionale e una chiara etichettatura;
- un’agricoltura che rispetti i saperi locali,
la qualità del suolo e le caratteristiche del
clima per un nutrimento sano innanzitutto
delle popolazioni locali;
- il divieto di brevettare forme di vita, patrimonio dell’umanità;
- la valorizzazione di specie vegetali e animali riconoscendo la diversità come un elemento che merita protezione e promozione;
- un approfondito studio da parte delle
comunità evangeliche sull’alimentazione,
per scoprirne le implicazioni economiche e
di salute implicite nella sua produzione;
- una pausa di riposo sabbatico per valutare la ricerca sugli Ogm svolta ffrio ad oggi e
per programmare criteri e procedure di controllo per le future ricerche.
prima delle notizie sportive. Il
sabato sera verso le 22, nel
primo programma (in onda
da Amburgo, città protestante), c’è una meditazione tenuta a turno da un prete o da un
pastore, entrambi in abiti civili, o da un laico (spesso una
donna), durata 5-6 minuti.
Ogni mattina lavorativa,
prima del notiziario delle 8, il
terzo programma (culturale)
della regione dove abito
(Nrw), e che io ascolto, trasmette una meditazione, dopo il canto di un bel corale.
Ultimamente era di turno il
parroco di Aquisgrana che ha
esaltato con filosofiche elucubrazioni l’importanza dell’esposizione di una preziosissima reliquia del Duolo, in
occasione dell’Anno Santo. Si
tratta del panno con cui erano coperti i lombi di Cristo in
croce (vi è anche un pannolino di Gesù bambino e una
veste di Maria).
La domenica mattina, tra le
9 e le 10, i due programmi
nazionali trasmettono uno la
messa e l’altro il culto o vice
Esequie classiche
a 2 milioni 500 mila
L'impresa di onoranze funebri «il Giubileo» offre un funerale classico a
2.500.000 lire e un funerale di lusso o lire 3.900.000 (esclusi eventuali diritti comunali, necrofori). , o ■
«Per un funerale di lusso con l'impresa "Il Giubileo" no speso 3 milioni
900 mila lire: esattamente la metà rispetto a quanto mi era stato preventivato da un'altra impresa a cui avevo domandato il preventivo, ricnie
dendo lo stesso tipo di servizio:>.
Lo dichiarazione dello signora Mario Stella B., di Chivasso, pone
l'accento su un fenomeno di cui tutti hanno avuto la prova o, per lo meno, hanno sentito parlare: lo grandissima differenza nei costi dei funerali, a parità di servizio.
Il caso dello signora Maria Stella B. è emblematico (il cognome e
omesso per ragioni di privacy, ma si tratto sempre di persone che hanno
usufruito dei servizi dell'impresa «Il Giubileo»), E' cioè sufficiente informarsi, cercare un'alternativa all'«!mpresa di famiglia» presso la quale ci si è
sempre serviti, e scoprire che si possono ottenei'e prestazioni uguali nella
qualità, ma molto diverse nel prezzo, con un notevolissimo risparmio.
I prezzo, con un notevoiissimo risparmio.
Decessi in ospedale: eensiglie ai Parenti
Non esìstono le «'imprese dell'ospedole» né, tanto meno, è obbfigalorio servirsi
di imprese «consigliate». Negli ospedali o strutture sanitarie bisogna OlfflOAKt dì chiunque, a decesso appena avvenuto, segnali questa o queS'impresa funeste. le segnalazioni, illecite, gravano pesantemente svi costo dei servizio.
ONORANZE sjs FUNEBRI Sede centrale ed espasiiione
_____________C.so Bramante 56 • Torino
IL GIUBILEO Tel. On.603.30.05
versa, da belle chiese con coro e Organi stupendi (oggi, 18
giugno, il 2° programma, Zdf,
trasmette un culto evangelico; il 1° trasmette Ard, nulla
di religioso). A intervalli regolari, nel pomeriggio della domenica, la Ard ha una bella
rubrica intitolata Goff und
die Welt (Dio e il mondo) per
far capire il bisogno di amore
fraterno, farlo sentire dove
compare e dove non c’è; racconta la vita di uomini celebrati o santi, o l’attività di benefattori di oggi, filosofi,
scienziati. Avvicina gli ascoltatori al dolore di chi è solo o
malato: lo scopo è di scuotere
l’apatia e aprire gli occhi (la
Germania ha un’infinità di
istituzioni private per aiutare
i diseredati in tutto il mondo:
si raccolgono ogni anno somme enormi).
Un fatto che mi ha colpita
come italiana abituata ad altri
strilli è che quando vengono
raccontati fatti, miracoli non
accertati dalla critica storica,
nei tg nazionali il racconto è
svolto con il verbo al condizionale. Nelle cronache del
recente viaggio del papa in
Palestina, da ogni tappa nei
luoghi santi si è sempre parlato del posto dove, secondo la
tradizione, Gesù «sarebbe»
stato battezzato, in cui «sarebbe avvenuto» questo o
quel miracolo. Lunghe cronache e servizi speciali, dibattiti
e interviste vengono dati dai
Katholikentage, cioè dai grandi congressi cattolici, moltissimi di giovani, in cui si discute dei problemi brucianti della vita attuale, con interventi
di laici, teologi ribelli e politici. La stessa ampia cronaca,
naturalmente hanno i grandi
congressi delle chiese evangeliche [Kirchentagi, di cui riferisce anche Riforma.
Nella lettera di Anna Celli
trovo interessante l’utopica
proposta di trasferire la sede
papale e ciò che la circonda, a
turno, in questo o quello stato
prevalentemente cattolico,
per far riposare il popolo italiano da un giogo centenario e
farlo riflettere. Il primo turno
potrebbe essere in Spagna,
magnifica e felice sede del
cattolicesimo per un certo
numero di anni.
Lucia Bandirli - Bonn
Il fine politico
All’intervento di Giorgio
Rochat pubblicato nel n. 27
di Riforma mi limito a rispondere che lo scopo politico del mio libro è di fare
chiarezza sull'argomento in
discussione, sicché i laici vaidesi appartenenti alle logge
(di pastori non ce n’è più
nessuno) possano farsi conoscere serenamente, come avviene all’estero, senza dover
sottostare al peso di imputazioni enfatizzate che attualmente li opprime. Del resto
lo hanno già fatto il 24 giugno
in Torre Pellice, in una manifestazione a cui ha presenziato un numeroso pubblico.
Su ogni altro punto, per
non occupare altro spazio su
Riforma, sto preparando una
lettera per il mio egregio interlocutore in cui utilizzo
nuovi e importanti documenti provenienti da un
gruppo di parlamentari L)s,
sperando di pervenire a un
certo punto a conclusioni comuni. Chi è interessato all’argomento mi scriva in viale
Dante 54, 10066 Torre Pellice,
chiedendomene copia.
Augusto Comba
Torre Pellice
■ PARTECIPAZIONI ■
ringraziamento
In occasione della scomparsa
del pastore
Enrico Corsani
la moglie Nives e le figlie Ondina, Lilia e Ivana, nell’Impossibilità
di farlo singolarmente, ringraziano
le comunità, gli amici e le amiche
che con espressioni di affetto, riconoscenza e stima hanno voluto
ricordare il loro caro.
Brescia, 10 luglio 2000
ili
16
PAG. 16 RIFORMA
VENERD114 LUGLIO 2000
È stato proposto recentemente dallo stesso governo di Atene
Abolire la menzione deH'appartenenza
religiosa sulle carte d'identità dei greci
DORABOGNANDI
Nel 1993 l’Associazione
internazionale della libertà religiosa, sezione italiana, aveva lanciato una petizione popolare per abolire la
menzione dell’appartenenza
religiosa sulla carta d’identità
dei cittadini greci. La cosa
non ha portato gli effetti desiderati; oggi però è il governo greco stesso che propone
tale abolizione. In questa iniziativa è appoggiato dalle
chiese di minoranza, ma energicamente contestato dalla Chiesa ortodossa greca che
dal 2 al 6 maggio scorso ha
tenuto un Sinodo speciale su
questo tema.
Gli ortodossi in Grecia sono
il 97% della popolazióne.
L’art. 3 della Costituzione greca afferma che l’ortodossia è
la «religione dominante» nel
paese: essa arriva perfino a
vietare le traduzioni della Bibbia senza un suo consenso
preliminare. Siamo di fronte a
un altro esempio che dimostra che quando la separazione fra chiesa e stato non è
ben delimitata, allora si verificano forti pressioni sugli uomini di governo che dovrebbero occuparsi più di produrre «buoni cittadini» che «buoni credenti». Come potranno
difendersi allora i cittadini
greci, preoccupati dalle difficoltà che potrebbero incontrare se sui loro documenti risultasse una religione diversa
da quella di maggioranza? Dichiarano di essere religiosi
quando non lo sono, mentre i
ministri del governo prestano
giuramento sul Vangelo anche se sono atei.
La Grecia è uno stato che fa
parte dell’Unione europea.
Anche se in-altre nazioni comunitarie notiamo ingerenze
religiose pesanti sugli organi
di governo, esistono però elementi legislativi e costituzionali ai quali ci si può sempre
appellare. Ma a chi si appellano i cittadini greci che quotidianamente vedono i loro
diritti fondamentali negati?
Forse sarebbe bene che i
cittadini deli’Unione euro
pea, assieme, promuovessero
un’azione coordinata per la
difesa dei diritti umani e per
la pari dignità di tutti i cittadini greci qualunque sia la loro
religione o convinzione. Le
chiese più sensibili a questi
argomenti, le associazioni che
difendono i diritti umani, a livello internazionale e nazionale, i cittadini e gli organismi
che si battono per la libertà
potrebbero promuovere una
petizione per far pressione, a
loro volta, sul governo greco e
renderlo più determinato nella sua proposta. (Adn)
Appello del Consiglio della Fèderazione luterana mondiale
«Paesi del G8, annullate subito il debito!»
Alla vigilia dell’incontro dei
paesi più industrializzati (G8)
in Giappone, il Consiglio della
Federazione luterana mondiale (Firn) ha chiesto una
«autentica attuazione» degli
impegni presi per ridurre il
debito dei paesi più poveri del
mondo. In un messaggio approvato il 21 giugno scorso, al
termine di un incontro di otto
giorni nella città finlandese di
Turku, il ConsigUo della Firn
ha chiesto che i paesi in via di
sviluppo fortemente indebitati siano liberati dalla tirannia
di questo fardello.
La questione della remissione del debito occuperà un
posto di rilievo nell’ordine
del giorno del Vertice di Okinawa, soprattutto grazie alla
pressione delle chiese e delle
organizzazioni religiose di
tutto il mondo, perlopiù impegnate nella campagna «Jubilee 2000» che chiede l’annullamento dei debiti dei
paesi piu poveri m occasione
del nuovo millennio. Nel suo
messaggio, il Consiglio della
Firn ricorda «gli impegni politici presi per ridurre fi fardello schiacciante che pesa sui
paesi più poveri fra i poveri».
In una lettera indirizzata ai
leader del G8 e pubblicata il
21 giugno scorso il pastore
Ishmael Noko, segretario generale della Firn, fa notare
che le promesse riguardanti
l’annullamento dei debiti fatte al Vertice del G8 dello scorso anno a Colonia non sono
state mantenute: «Solo un
paese, l’Uganda, si è visto annullare una parte del suo debito, e solo a metà».
«In questo anno di Giubileo, la Firn ribadisce il suo
appello ai leader dei paesi del
G8, chiedendo loro di andare
al di là della retorica e delle
mezze misure e di annullare
immediatamente e totalmente i debiti dei paesi considerati come “i paesi più fortemente indebitati” nonché i
debiti di altri paesi poveri che
non possono rimborsarli», ha
affermato Noko. In una critica impUcita delle pratiche di
prestiti di alcuni paesi, il
Consiglio della Firn ha chièsto ai governi dei paesi debitori e creditori «di adottare
provvedimenti per impedire
che questi debiti vengano
contratti in modo antidemocratico e improduttivo e non
generino corruzione».
Il pastore Noko ha chiesto
che il Vertice di Okinawa permetta ai «rappresentanti dei
popoli del Sud che portano il
fardello del debito» di esprimersi, e ha sottolineato che
questo incontro avrebbe «beneficiato molto» della presenza dei rappresentanti del
Gruppo dei 77, che riunisce
numerosi paesi in via di sviluppo, e dell’Organizzazione
dell’unità africana, che faranno scoprire loro «la realtà
delle sofferenze derivanti da
questi debiti». (eni)
Una testimonianza della Chiesa awentista del 7° giorno
Il conflitto religioso nelle Isole Molucche
Il violento conflitto tra militanti islamici e cristiani, in
quelle che erano una volta
note come le «Isole delle
spezie», si è nuovamente
riacceso ultimamente, provocando più di 100 morti e
molti feriti. I dirigenti locali
della Chiesa awentista riferiscono che l’aumento di improvvisi combattimenti e incursioni nelle strade ha spinto molti membri awentisti a
recarsi nella regione di Maluku per evitare l’agitazione
religiosa hi corso.
Noldy Sakul, un dirigente
della Chiesa awentista nell’Indonesia orientale, riferisce
che da quando la violenza è
cominciata il 19 gennaio 1999,
a Batu Merah Ambon, quattro
chiese awentiste sono state
completamente bruciate e altre due sono state danneggiate dai ribelli. Inoltre almeno
125 case di awentisti sono
state bruciate o distrutte e più
di 350 awentisti hanno lasciato i loro villaggi per sfuggire
aila violenza. «L’insurrezione
è ancora in atto - dice Sakul -.
Abbiamo ricevuto notizia da
Ambon che la polizia ha sparato a uno dei nostri membri.
Due persone sono state uccise e 20 ferite». Sakul aggiunge
che la vita è difficile anche a
causa dell’elevato costo del
cibo e del crescente aumento
della disoccupazione. L’iscri
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L’arcipelago delle Molucche tra Timor, Nuova Guinea e Celebes
zione all’Accademia di Maluku, una scuola awentista in
Ambon, è calata da 200 studenti ad appena 50.
John Graz, direttore degli
Affari pubblici e della libertà
religiosa della Chiesa awentista a livello mondiale, ha
espresso il suo dolore per
l’attuale violenza settaria in
corso in Indonesia: «Come
chiesa noi rifiutiamo l’uso
della violenza, specialmente
quella perpetrata in nome
della religione. Assassinio e
coercizione non possono essere mai giustificati per motivi di zelo religioso. Per contro, noi cerchiamo di mostrare al mondo un Dio che ha
un’infinita compassione e
non un Dio violento o vendicativo». Makete e Duma, due
villaggi prevalentemente cristiani localizzati sulla remota
isola indonesiana di Halmahera, sono stati attaccati
prima dell’alba del 5 giugno
scorso. Gli assalitori hanno
bruciato le case e ucciso almeno 44 residenti. 34 persone sono state uccise in un altro villaggio sull’isola di Halmahera, alcuni giorni prima.
La Chiesa awentista ha
circa 180.000 membri in Indonesia, con oltre 1.100 chiese. Più di 530 persone sono
state battezzate dopo una serie di riunioni evangelistiche
tenute dal 4 al 20 maggio
scorso a Giakarta. (Mn)
Contadini in Salvador
(Foto Acnur/D. Bregnaid)
Uno dei più gravi problemi del nostro tempo - 1
La crisi internazionale del debito
Con questo numero iniziamo la pubblicazione di uno studio sulla crisi del debito, tratto dal sito Attac, «Movimento internazionale
per il controllo democratico dei mercati finanziari e delle loro istituzioni» [http://attac.
org/planet/doc/doc01.htm]. Eric Toussaint, è
presidente del «Comitato per l’annullamento
del debito del Terzo Mondo» (Cadtm); è autore del libro «La Bourse ou la Vie», Syllepse,
Parigi, 1998.
(Traduzione dal francese di /.-/. Peyronel)
ERIC TOUSSAINT
IL sistema dell’indebitamento è un meccanismo di subordinazione dei popoli e degli stati della periferia nei confronti del centro’, simboleggiato dal gmppo dei sette paesi
più industrializzati (G7). E un meccanismo
di subordinazione in quanto implica una
perdita di sovranità^ È inoltre un formidabile meccanismo di trasferimento delle ricchezze prodotte dai popoli della Periferia a
favore dell’accumulazione del capitale principalmente localizzato nei paesi più industrializzati e sussidiariamente nei paesi della
periferia^ Dal 1997, una nuova crisi di indebitamento dei paesi della periferia (Terzo
Mondo ed ex blocco dell’Est) è scoppiata per
tre motivi: 1) calo dei proventi da esportazioni; 2) aumento dei tassi di sconto sui nuovi prestiti; 3) diminuzione di capitali dal centro verso la periferia.
Perché la congiunzione di questi tre fattori
provoca una nuova crisi? I paesi della periferia devono rimborsare il loro debito estero in
valute estere (generalmente in dollari). Per
questo, devono usare una parte più o meno
grande dei redditi da esportazioni. Ora, i
prezzi dei prodotti esportati dalla periferia
(petrolio, gas, minerali solidi, caucciù, zucchero...) sono in forte calo. La caduta registrata nel 1998 oscilla tra il 15% e il 40% a seconda dei prodotti. Di conseguenza, il calo
dei redditi da esportazioni provoca difficoltà
per rimborsare il debito estero. Siccome ci
sono le scadenze da rispettare, questi paesi
contrattano nuovi prestiti per potere rimborsare i vecchi. Ora, il tasso degli interessi
che essi devono versare aumenta (mentre i
tassi di sconto nel Nord sono stabili o addirittura in calo). Nel 1998-1999, gli stati più
industrializzati accendono prestiti a un tasso
che oscilla tra il 3% e il 5% (in Giappone, il
tasso è vicino allo zero) mentre paesi come il
Brasile, l’Argentina, il Messico, la Thailandia
devono pagare tra fi 10% e il 15%. Fattore aggravante, i detentori di capitali del Nord che
investivano il loro denaro nei paesi cosiddetti emergenti (Messico, BrasUe, Argentina,
Cile, Asia del Sud-Est...) oggi se ne allontanano. Secondo la Banca mondiale (Bm), tra il
1997 e il 1999, i flussi dei mercati finanziari
verso i paesi della periferia sono calati del
47% (135 miliardi di dollari nel 1997 contro
72 nel 1998); i prestiti bancari sono calati del
58% (60 miliardi nel 1997 contro 25 nel
1998). Questa crisi si prolungherà sicuramente nei primi anni del XXI secolo. I suoi
effetti disastrosi si aggiungono a quelli prodotti dalla crisi precedente.
no alla fine degli Anni 70 perché le banche
private, la Bm, i governi del Nord hanno
portato avanti una politica attiva di prestiti a
basso tasso di sconto, o addirittura a interessi negativi. Per i paesi del Sud, era dunque
interessante accendere prestiti in quel tempo, tanto più che i loro redditi da esportazioni crescevano (aumento del prezzo dei prodotti esportati dal Sud), il che permetteva loro di rimborsare senza troppe difficoltà sia
gli interessi che il capitale. Come si spiega
che la Bm, i governi e le banche private del
Nord Hanno spinto i paesi del Sud a indebitarsi? I governi del Nord hanno favorito l’indebitamento del Sud allo scopo di trovare
uno sbocco per i prodotti del Nord in un
momento in cui la crescita economica si indeboliva molto fortemente nei paesi più industrializzati.
Le banche private, da parte loro, disponevano di una massa considerevole di capitali
in deposito (eurodollari, petrodollari...) che
hanno cercato di investire. La Bm, i cui
orientamenti sono determinati dagli Usa,
perseguiva un obiettivo strategico: favorire
lo sviluppo di alcuni paesi del Terzo Mondo
alleati alle potenze occidentali affinché questi costituissero una muraglia rispetto al pericolo di estensione di progetti rivoluzionari
o semplicemente antimperialisti. Sotto la
presidenza di Robert Me Ñamara (19681981- ex Segretario di Stato alla difesa degli
Usa durante la guerra del Vietnam), la Bm
ha moltiplicato in modo considerevole le
somme imprestate. I prestiti erano altamente condizionati: implicavano in particolare
che i paesi «beneficiari» abbandonassero le
loro colture tradizionali (base della loro autosufficienza alimentare) a vantaggio delle
colture per l’esportazione. Una gran parte
dei megaprogetti energetici (diga di Inga
nell’ex Zaire, diga sulla Narvada in India) o
di costruzione di strade (transamazzonica in
Brasile), considerati oggi come disastri ecologici, sono stati concepiti con l’incoraggiamento attivo della Bm. La Bm ha potentemente contribuito a legare le economie della
Periferia al mercato mondiale dominato dai
paesi più industrializzati. (1 - continua)
Il debito degli Anni 80
C’è un intreccio stretto tra la crisi deU’indebitamento dei paesi del Terzo Mondo (e
di quelli dell’ex blocco dell’Europa dell’Est)
da un lato, e le prime tappe della deregulation dei mercati finanziari (creazione del
mercato degli eurodollari nella seconda
metà degli Anni 60), dall’altro lato. Infatti, la
creazione del mercato degli eurodollari ha
permesso alle banche private di imprestare a
più non posso ai paesi del Terzo Mondo.
I prestiti al Terzo Mondo si sono fortemente sviluppati a partire da quell’epoca fi
(1) Il termine periferia indica l’insieme «Terzo Mondo e ex blocco dell’Est». Il centro è costituito dai principali paesi capitalistici industrializzati.
(2) L’utilizzo del debito estero come arma di
dominio-disintegrazione ha svolto un molo fondamentale nella politica delle principali polena
capitalistiche alla fine del XIX secolo e all’inizio
del XX nei confronti di alcune potenze di secondo piano che avrebbero potuto pretendere di
accedere al molo di potenze capitalistiche: la
Cina e l’impero ottomano. Per rimborsare i loro
debiti, la Cina e l’impero ottomano hanno dovuto, allora, concedere ai creditori stranieri, dei
porti, delle vie di comunicazione, ecc. Un secolo
più tardi ci si accorse che la vendita di imprese
nazionali alle multinazionali del Nord da parte
di paesi come il Messico, il Brasile, la Corea del
Sud, la Russia o l’India riproduce, in un contesto
diverso, lo stesso schema di subordinazione.
(3) Esistono altri meccanismi di trasferimento di ricchezza e di subordinazione dai paesi
della periferia rispetto a quelli del centro. Ad
esempio lo scambio commerciale disuguale
che si traduce con il degrado dei termini dello
scambio a scapito del Sud, il controllo del commercio mondiale da parte delle multinazionali
e dei paesi capitalistici industrializzati, il donunio militare delle potenze del Nord, la fuga dei
capitali dal Sud verso il Nord, il rimpatrio dei
benefici da parte delle multinazionali del Nord
operanti nel Sud, la fuga dei «cervelli» dal Sud
verso il Nord, le barriere protezionistiche alzate
dal Nord nel confronti delle merci del Sud, le
restrizioni edla circolazione e alla residenza di
cittadini del Sud nei paesi del Nord.
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