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Roma, 11 Settembre 1909
SI pabblle« ogni Sabato
ANNO II - N, 37
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LA LUCE
Propugna gl’interessi sociali, morali e religiosi in Italia
ABBONAMENTI \ i INSERZIONI
Italia : Anno L. 3,00 — Semestre L. 1,50
Estero : » » 5,00 — « . 3,00
Un numero separato Cent. 6
I manoscritti non si restituiscono
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Per colonna intera, mezza colonna, qnarto di colonna e
per avvisi ripetuti prezzi da convenirsi.
Direttore e Amministratore : B. Celli, Via Magenta 18, Roma
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Ô
Due France ?
Ci sono, in qnesCora, due France... in Francia.
L'una figlia della rivoluzione e della dichiarazione
dei diritti deH’aomo é del cittadino, l’altra figlia del
sillabo e della Chiesa romana. La prima ha in mano
il potere e combatte la seconda, la seconda combatte
la prima e va perdendo terreno.
Il carattere di queste due France, quantunque
esse portino cartellini diversi, è lo stesso.
La Francia è impregnata di spirito cattolico romano. Il cattolicismo romano aderisce a lei come una
camicia di Nesso. La Francia non vuol essere cattolica, eppure è profondamente clericale. Per liberarsi da tale marchio non potevano certo bastare
alcune settimane, alcuni mesi. I decreti e le affermazioni, belle quanto si vogliano, non hanno potenza
di rimntare un carattere. La Francia è stata plasmata in una forma da le linee profonde, che ii tempo
non ha ancor potuto cancellare.
Ci si chiedono le prove ? — Le prove risaltano
da l’atteggiamento deirodierrio libero pensieió e da
molti fatti degni d’essere riferiti.
Ecco alcuni di questi fatti.
A Laon, cinque ufficiali dell’esercito furon posti
sotto disciplina per aver assistito alla messa e ann
congresso giovanile cattolico.
A Aire-snr Lyes, dei sottnficiali minacciarono gli
arresti a dei soldati che facevan visita al curato.
A Bordeaux, fu vietato agli ufficiali di seguire
in divisa militare i funebri del cardinal Lecót.
Ecco un bel modo d’intender la libertà in un paese
in cui tatti i culti sono liberi ! Da l’altro lato, eccovi il cittadino Contant, sindaco d’Ivry, il quale
amministrò ufficialmente il battesimo civile a dieci
bambini, facendo promettere ai padrini e alle madrine di allevarli « fuori d’ogni confessione religiosa
e nel solo culto della ragione, del buon senso e dell’onestà». Padronissimo il cittadino Coûtant d’amministrare battesimi civili. Ma non posso ammettere
che i palazzi municipali di Francia abbiano a servire a simili cerimonie, come non posso ammettere
che abbiano a servire a cerimonie cristiane evangeliche 0 cattoliche romane. L’irreligione di Stato non
deve prender il posto della religione di Stato.
Si vieta ad nfficiali di assistere a un congresso
cattolico, ma si lasciano in perfetta pace impiegati
e rappresentanti del governo i quali assistono a congressi 0 a feste di liberi pensatori. Così, a un banchetto tenuto il Venerdì Santo da la Società del pensiero materialista di Nîmes eran presenti un deputato, un assessore del comune e nn delegato dell’istruzione primaria.
E’ stabilito che i municipi non abbiano nulla che
vedere coi culti, che la più rigida neutralità sia da
osservarsi. Con tutto ciò un consiglio comunale dell’ovest votò un sussidio per l'intervento a nn congresso del libero pensiero.
Un altro fatto: il vicario di Neuilly-sur Marne è
stato denunziato al procuratore della repubblica per
essersi recato presso un moribondo con gli abiti sacerdotali. Il curato dello stesso luogo fu poi condannato a nn’ammenda di franchi 17, 85, per aver
in stola accompagnato nn mortorio. Non avendo voluto pagare, fu incarcerato per quarantottore ! Al
vicario si sequestrò parte della mobilia.
A Sens, il sindaco proibi ai preti di precedere a
piedi gli accompagnamenti funebri, sotto coperta che
« queste manifestazioni religiose avrebbero potuto
urtare il senso religioso e filosofico altrui ! » Veramente il Consiglio di Stato annullò questo iniquo
decreto.
E nondimeno nessuno pensa a proibire i cortei
dei liberi pensatori nè le processioni del martedì
grasso, in una delle quali a Parigi figuravano una
maschera da prete con muso da maiale, e membri
di società ginnastiche vestiti da chierichetti, da frati
e da monache. Questa pagliacciata non urtava forse
il « senso religioso e filosofico altrui ? >
Che pensare di quel che fu chiamato il « grattage laïque », la « caccia a Dio? » Si... espurgano
i libri, sotto coperta di neutralità. Cosi, per esempio, si è « massacrato » un libro di lettura assai in
uso nelle scuole francesi: * Le tour de France par
deux enfants ». In questo libro, il nome di Dio è stato
sostituito con un altro nome o soppresso senz’altro,
le frasi trasformate. Così l’espressione: « Dio mio! »
fu sostituita dà quest’altra : « Ahimè ! » (2) ; — l’espressione : « la patria nostra e Dio » fu sostituita da
quest’altra : « la patria nostra e il nostro dovere » ;
l’espressione « giusto Dio, benedici e proteggi questa
povera innocente » fu sostituita da quest’altra : « la
speranza solamènte rende fecondo l’avvenire ». Un’incisione che rappresentava la cattedrale di Reims dovette cedere il posto a una cartina geografica !
Che pensare del voto emesso da l’Unione federale
delle società libero-pensatrici del Rodano, destinato
a ottenere la laicità dell’insegnamento mediante « la
revisione completa dei libri di testo e la sostituzione
ai libri che contengano passi biblici di altre opere
scelte con cura, le quali offrano un’istruzione razionale fondata sa verità scientifiche ? »
Che pensare di quell’altro voto emesso dai liberi
pensatori di Nîmes, a chiedere che le camere approvino l’esclusività governativa, (« le monopole »), dell’insegnamento ?
E che pensare infine della Società del libero pensiero di Besançon, che inflisse una nota di biasimo
al suo fondatoi-e, per aver egli assistito al matrimonio religioso della propria nipote ?
Questi fatti sono eloquenti e non hanno bisogno
di commento. Non c’è da meravigliarsi dunque che
un giornalista evangelico abbia terminato un suo
articolo con queste parole : « Siamo noi indiscreti
chiedendo ai nostri padroni di concederci la libertà
religiosa che si gode in Turchia f ».
E noi ora domandiamo : la colpa di chi è ? chi è
il responsabile ? — Rispondiamo : il carattere cleri
cale, la Chiesa cattolica ha il più di responsabilità in
questa faccenda. Chi semina vento raccoglie tempesta.
Da gran tempo ella è andata insegnando alle nazioni idee che ora rifioriscono sott’altra forma. Il
cartellino solo è mutato.
Per lungo volger di tempo, la Chiesa cattolica ri-.
conobbe una sola libertà, la sua. Una volta ella richiedeva ai pubblici impiegati il biglietto della comunione. Non ci stupisca la reazione e l’imitazione.
Chi semina vento, raccoglie tempesta.
Per lungo volger di tempo, la Chiesa pretese d’aver sola diritto aU’insegnamento (Vedasi l’enciclica
di Leone XII De liberiate humana). Adesso lo
Stato piglia il posto della Chiesa. Adopera le armi
stesse, si appoggia ai medesimi principi. Lo Stato
solo deve insegnare. — Chi semina vento raccoglie
tempesta.
Per lungo volger di tempo, la Chiesa proibì certi
libri. ,|,’Indice s’impinguava. Anc’oggi la lega dei
padri di famiglia cattolici dà la caccia ai libri che
sanno di liberalismo e che si richiamano alla ragione.
Certi scritti han perfino, or non è molto, fatto la
conoscenza col « petrolio ecclesiastico ». —Il libero
pensiero dà lo sfratto al nome di Dio. E’ questa
un’intolleranza a rovescio, certo, ma è la stessa intolleranza della Chiesa cattolica. Chi semina vento,
raccoglie tempesta.
Dobbiamo noi. prender sul serio i fatti citati ? —
Si e no. — No, perchè non crediamo che la Francia
* sia popolata di babbei » come diceva un giornalista. 11 buon senso innato ai francesi si ridesterà,
quando la misura sarà colma. Ma qne’ fatti son dolorosi, perchè provano con evidenza che la Francia
è tuttora di spirito papistico dotata e che, se questo
spirito non avesse a trovar freno, riescirebbe nefasto.
tliorno verrà (e noi dobbiamo affrettarlo con l’augnrio) giorno verrà che la Francia non sarà nè cattolica nè libera pensatrice, ma cristiana e libera,
perch’ella avrà ritrovato nell’Evangelo la sua religione e la sua vera libertà. Ella allora seminerà
tolleranza, per poi raccogliere pace.
(1) I lettori troveranno qui importanti pensieri su
la Francia contemporanea tolti da un articolo di Maurizio Cadix, comparso nel Chrétien Belge del 21 agosto.
(2) E, secondo noi, in un senso, si è fatto bene ;
perchè proferir il nome di Dio per semplice esclamazione è proferir il nome di Dio invano, è profanarlo.
(i\T. d. D.)
Padri! madri! desiderate voi che i vostri figlioli si
convertano al Cristo ? Perchè non si sono ancora convertiti ? Per colpa del predicatore ? Io credo che, quando
■pure i predicatori parlassero come tanti angeli, non riuscirebbero a far gran che, fintantoché la vita tra le vostre domestiche pareti lascerà a desiderare.
Moody.
Crisi ecclesiastica c crisi religiosa
signor Arturo Mingardi, già Padre Bernardino da Busi
seto, meriterebbe di venir largamente sparsa fra gl’italiani, e specialmente fra il Clero cattolico-romano. —
L. 0,10 la copia. Per 10 copie o più un soldo l’una
franche di porto. — Rivolgersi al signor A. Rostan,’
Via Nazionale 107, Roma.
G. Sartoli.
2
1 nostri diffamatori si convertono ì
Il solito che scrive contro di noi nel « Momento »
di Torino, ha cercato di replicai e al nostro articolo ;
€ Le calunnie fanno fortuna ». Riproduciamo la sua
rallegrante prosa, senza omettere nessuna delle bellezze
che la infiorano. Notiamo, tra parentesi, che il nostro
errore di stampa, Wartbourg (invece di Wartburg) è
divenuto, sotto la penna del signor E. Z, per tre volte
un delizioso Wartbours ; il che prova che il signor
E. Z. non sa nemmeno che cosa sia la storica Wartburg e che, in ogni modo, il nostro critico-calunniatore
non è neppur atto a rivederci le bucce per ciò che
concerne materialissimi e evidentissimi granchi tipo
grafici. _
Riproduciamo dunque la prosa di quel signore. Dopo
verranno alcuni commenti.
« Roma, 28 (notte).
(E. Z.). La Luce, organo dei Protestanti Valdesi,
dopo avermi, questa sera, come al solito, beneficiato
di qualche poco evangelica insolenza si scaglia contro
la * Kölnische Wolkszeitung », di Colonia, perchè le
mie notizie sulla intempestiva propaganda acattolica
dei Protestanti in Calabria e Sicilia hanno fatto fortuna e hanno valicate le Alpi, bene accolte dalla nostra stampa.
Il periodico protestante « Wartbours » tenta di
smentire le notizie e fare dell’umorismo molto, ma
molto pesante, intorno alle mie informazioni gravissime. 1.0 scrittore del * Wartbours » confermq che i
Valdesi fanno benissimo ad occuparsi della distribuzione deile Bibbie ai iioatti da parte dei Valdesi e che
l’evangelizzazione in Sicilia e Calabria procede in modo
rallegrante in questi ultimi tempi.
Il giornale eretico nega poi i ratti dei bambini ; non
ratti, dico io, ma abili incette fatte con tutte le astuzie
raffinate e legali in giornate di confusione. Queste incette, per quanto smentite, sono state confermate pochi
giorni fa dal * Corriere d’Italia », il quale, pubblicando una lunga relazione sull’opera del Pontefice in
pro delle popolazioni calabresi e siciliane, raccolse le
proteste dei sacerdoti contro i signori Protestanti.
Lo scrittore del « Wartbours » dice che in Calabria
e Sicilia è il popolo ohe chiama i Protestanti : non
sono i Protestanti che vanno a seminare l’errore in
quelle regioni. _ _ .
Egli termina dicendo che i Calabresi e, SysiUUQi òb®®
ormai stanchi di servire e lasciarsi condurre ciecamente dai preti. Questa è una gratuita calunnia contro
popolazioni cattoliche, profondamente religiose, e che
da secoli si mantengono in una così alta fede da creare
ogni cinquantennio dei santi e degli eroi cattolici
Evidentemente il nostro calunniatore, con questa prova
— quantunque egli si lagni di imaginaria insolenze -segna un notevole passo innanzi verso la sua riabilitazione. Non ratti, egli dice, ma abilj incette fatte con
astuzie « legali ». Notate quest’ultima parola. La nostra infame azione sarebbe stata almeno apparentemente
« legale ». Generosa concessione ! Onde non disperiamo
più della conversione del nostro assiduo diffamatore. Il
primo passo versola conversione è fatto, e giorno verrà
che E. Z., ravveduto e pentito, confesserà d’aver inventato di sana pianta le indecenti calunnie, e negherà
apertamente che ci sia stata incetta con o senza astuzia
raffinata e legale. _ _
E’ bello veder un’anima che incominci a sentirsi compunta pei propri falli !
Peccato però che il nostro diffamatore non abbia ancora capito che le proteste di sacerdoti papisti non valgono più delle calunnie di giornalisti papisti.
La logica di E. Z. lascia molto a desiderare. Quest’è vero ; ma ci vuol pazienza e bisogna saperlo compartire. Egli s’intesta ancora a far d’ogni erba un fascio e a discernere nell’evangelizzazione dei coatti (che
tra parentesi, non è fatta da noi Valdesi, quantuque
la « Luce » ne abbia parlato e ne parli) una prova a
dimostrare la realtà dell’ « incetta » di orfani cattolici romani per parte di Valdesi. Che ci .volete fare ?
Non tutti hanno studiato Logica. E. Z. potrebbe benissimo non averla studiata : quanti si dànno con entu
siasmo al giorpalismo, dopo una bocciatura gloriosamente riportata alla licenza ginnasiale ! Costoro non
hanno neppur sentito l’odore della Logica. Del resto
non basta aver studiato Logica, per esser logici. E
come per la musica. Si dice che Darwin fosse appassionatissimo per la buona musica, sebbene non avesse orecchio musicale. Fenomeno curioso, ma reale! Quando
Darwin si metteva a far della musica, stonava come
un contrabbasso di... campagna. Cosi E. Z. avrà forse.
ai suoi bei tempi, studiato Logica, e forse 1 ammirerà
negli altri... ma a lui manca l’orecchio... logico ; si che,
quando egli si mette a suonare... pardon! a ragionare,
stona che è un gusto 1
La nostra spiegazione dev’essere esatta, chè altrimenti non s’intenderebbe perchè E. Z. siasi ripetutamente valso dell’evangelizzazione dei coatti promossa
da non Valdesi, e supponiamo pure, per fargli piacere,
da Valdesi, a provare la realtà dell’incetta di orfani
non evangelici, non Valdesi, perpetrata da Valdesi. Ad
un orecchio... logico questa confusione stonerebbe maledettamente come una nota falsa che si sprigioni dai
profondi recessi di un trombone. E infatti, una persona
che avesse studiata la Logica o sapesse in qualche maniera, anche elementare, servirsene, penserebbe ; Tra
l’evangelizzar coatti e incettar orfani papisti c’è un
abisso. Evangelizzare è lecito. Incettare, no. I Valdesi
si propongono di evangelizzare gl’italiani : evangelizzare gl’italiani è lecito purtroppo ; ma rubar orfani,
assolutamente no, nè in Italia nè fuori. Se ^ dunque è
lecito purtroppo in Italia l’evangelizzare gl Italiani, i
Valdesi, evangelizzando i coatti, non hanno commesso
delitto di sorta ; la colpa, se mai, sarà delle leggi troppo
tolleranti ; in ogni modo, evangelizzar coatti non è colpa
maggiore che eyangelizzaré Italiani, poiché i Coatti.,
purtroppo sono Italiani. Quindi io alla « Luce », se
mai, e per gettar un po’ di polvere negli occhi ai miei
gonzi, risponderò che l’incetta degli orfani c’è stata,
tanto vero che i Valdesi evangelizzano... gl’italiani ;
ma lascerò in pace i coatti, perchè direi una sciocchezza,
e a me preme di non far la figura del babbeo, che non
sappia nemmeno imbastire un ragionamento un poco
filato.
Dunque, ahimè, noi della « Luce » dobbiamo con dolore riconoscere che E. Z. è la negazione della Logica ,
ma ci consola l’aver potuto discernere in lui sentimenti
migliori rispetto alla verità. Egli non è ancora convertito, poiché parla di incette e di astuzie ; ma — come
s’è notato — un po’ di compunzione, per le calunnie
inventate di sana pianta con l’aiuto dei sacerdoti...
protestanti, dev’essere penetrata in quel cuore.
Bravo 1
Un altro passetto, ed Ella sarà convertito appieno.
Che bella cosa ! Ella proverà allora la gioia profonda
di chi —dopo aver detto una bugia — fa uno sforzo,
arduo a compiersi, certo, ma nobilissimo e degno veramente d’un uomo, e in uno slancio di tardiva, ma
coraggiosa sincerità, confessa d’aver ceduto a sentimenti riprovevoli, e si riabilita non agli occhi del mondo
solamente, ma, quel che più preme, ai propri occhi.
Poter pensare: « Finalmente ho detta « tutta » la
verità ! », che sollievo per un’anima che ha errato, ma
che pure vorrebbe essere onesta !
Ma, ahimè, come succede presto la decadenza!
Passano da l’ùltimo « martire » soli qnarant’ anni,
ed ecco già un antipapa o... antivescovo.
Felice antipapa.
E poi :
Ursicino antipapa.
Euialio antipapa.
Lorenzo antipapa.
Pietro e Teodoro antipapi.
Teofilatto, Costantino, Filippo antipapi.
Zizimo antipapa.
Anastasio antipapa.
Bonifacio VI antipapa.
Leone Gregorio antipapa.
Cadolao antipapa.
Ghiberto antipapa.
Maurizio Bordino antipapa.
Anacleto antipapa.
Gregorio antipapa.
Ottaviano, Guido, Giovanni e Landò Sitino, antipapi.
Pietro di Corberia antipapa.
E via via, scismi etreo quattro papi alla voltai
Al ritornello « martire, martire » è succeduto quest’altro : * antipapa, antipapa ! » Prima si guardava
al Cristo e per Lui si sacrificava la vita ; poi, da
l’epoca dell imperatore Costantino, si guarda a sè
stessi, alle proprie ambizioni, e le lotte intestine
dilaniano la Chiesa, che la pretende ancora, che la
pretende più che mai (ironia del cuore umano !) alla
successione apostolica, all’unità cattolica !
Ecco qui Alessandro VI il corrotto, Leone X l’indebitato e lo scialacquatore. Pio V l’inquisitore. Pio
IX r allegrone voltafaccia, Pio X il ristauratore che
non ristanra un bel nulla.
È un mondo. C’è la più gran varietà come nel
mondo, dal cristiano pio, ardente d’amore per il
Cristo," che muore martire, fino al carnefice dissoluto
che si diverte come il più frivolo dei sovrani senza
fede. E sarebbero infallibili tu’ti..., tutti capi visibili della Chiesa, tutti vicari di Gesù Cristo, tutti
portavoce di Dio su la terra, tutti Padri Santi e
Santità Santissime LE’ un delirio, come nessun altro mai si è dato nella storia.
Che danno ne sia venuto alla religione di Gesù
Cristo, di cui quei signori si sono arrogata l’esclusività,'do imagini il Lettore.
percorrendo la Usta dei papi
Percorrete la lista dei papi, e ne riceverete una
curiosa impressione. Veramente fino a Gregorio Magno
(590-604) 0 giù di lì, i papi non eran papi, e non portavano questo nome ; ma tale qnistione qui poco importa. Percorrete dunque la lista.
S. Pietro (?) Galileo, martire
S. Lino da Volterra, martire.
S. Clemente I romano, martire.
S. Cleto romano, martire.
S. Anacleto da Atene, martire.
S. Evaristo da Betlemme, martire.
S. Sisto I romano, martire.
S. Telesforo da Tnrio, martire.
S. Iginio ateniese, martire.
S. Pio I da Aquileia, martire.
S. Aniceto della Siria, martire.
S. Eleuterio da Nicopoli, martire.
S. Vittore I affricano, martire.
S. Zaffirino romano, martire.
E via via, martire, martire, è un commovente ri'
tornello questo di « martire » che, a intervalli più
0 meno lunghi, si protrae fino all’epoca costantiniana,
fino a S. Marcello I romano. I vescovi, i pastori
principali dì Roma, furono per tre secoli martìri,
cioè testimoniarono del Cristo dando la vita pel Cristo 1
L9 CHIESB E L9 ¡¡BEBB !i[RinilH9
Il professore Giacomo Orr, noto nel mondo degli
studiosi come eminente biblista, e difensore del Sacro
Codice della Chiesa Cristiana, ha stampato di recente
neU’Evangelical Christendom di luglio-agosto di
quest’anno, un articolo intitolato : « La Chiesa e le
Sacre Scritture » che io offro alla considerazione dei
lettori della Luce, tradotto in lingua italiana.
Quanti conoscono la competenza del dottor Orr
in studi biblici, autore del bel libro : The problem
of thè Old Testament, leggeranno con piacere la
bella difesa che egli fa della Sacra Scrittura e il
modo col quale illustra il nesso intimo e i vari punti
di contatto esistenti fra la Bibbia e la Chiesa. La
conferenza che qui soggiungo fu letta daU’illnstre
Autore alla radunanza evangelica di Tnnbridge Wells
in Inghilterra. „ , . . „
Prof. Giorgio Bartoli.
« Debbo discorrere sulla « Chiesa di Cristo e la
Sacra Scrittura ». Il soggètto è assai importante,
perchè importa moltissimo di conoscere a fondo la
connessione intima che passa fra la Chiesa e la
Scrittura ; di sapere, cioè, quanto siano necessarie le
Scritture per la Chiesa, la stima che questa deve
avere per quelle e l’uso efie deve farne. E’ questa,
senza dubbio la questione odierna. Perchè non ci
possiamo nascondere il fatto che noi viviamo in un
tempo quando persino fra i membri della Chiesa la
fede nella Sacra Scrittura vacilla e vien meno. Si
esita e si teme di appoggiarsi ad essa ; non ci affidiamo più a lei, sicccome ad arma tagliente e che
3
LA LUCE
non erra. In quella vece volgiamo gli occhi intorno
per trovare neU’antorità esterna della Chiesa, nella
coscienza cristiana o nel Cristo stesso quel fondamento della fede e della vita ctistiana che disperiamo di trovare nella Sacra Scrittura.
« Si ode spesso questa difficoltà che la sostituzione di una Bibbia infallibile, professata dagli Evangelici, al dogma romano di una chiesa infallibile,
è inutile, e non merita maggior peso e considerazione dell’altra. Qualche volta altri asseriscono che
è ormai tempo di rinunciare a qualsiasi autorità
esterna a noi e che la nostra religione non può
avere altro fondamento se non la ragione, tribunale
supremo di appello di tutto l’uomo. Quest’ ultimo
concetto prevale tra molte persone colte al giorno
d’oggi ; ma esso scalza alla fin fine qualunque fondamento della religione; e in questo caso le,Scritture, anzi Cristo stesso, non avrebbe altra autorità
di quella che noi stimiamo di dovergli dare.
« Fermiamoci, quindi, alla prima considerazione,
all’idea cioè, di una Bibbia infallibile da opporsi ad
una chiesa infallibile,? la quale, nel caso di Roma,
si riduce alla fin fine al Papa infallibile. I dottori cattolici romani oppongono molto alla leggera la nostra
Bibbia infallibile al loro Papa infallibile ; ipa l’antitesi è lontana daU’essere giusta ed accurata.
Prima di tutto, la credenza che la Scrittura
sia infallibile, non è già nata al tempo di Lutero,
ma è assai più vecchia del protestantesimo, La
Scrittura stessa professa di essere infallibile ; i primi
Padri e scrittori ecclesiatici della Chiesa non ne
ebbero altro concetto; la Chiesa fino dal principio
della sua esistenza operò autorevolmente SQpra questa
credenza ; gli Apostoli appellarono al vecchio Testamento siccome a libro autorevole, infallibile, divino,
e Cristo stesso, si osservi bene, non tenne -altro
contegno. ?
« E’ chiaro che il nuovo Testamento, im fatto di
autorità, non è di un atomo inferiore al ? .■\^ecchio,
quindi, ciò che ho dettò di questo vale anche per
quello. Perciò anche le Scritture-del i-Vétìchio e
Nuovo Testamento furono accettate còme taiènnale
inappellabile da tutta la Chiesa posteriore all’ età
Apostolica. Leggete gli scritti degli antichi Padri
della Chiesa, di Ireneo, di Tertulliano, dtiCrigine J
troverete ch’essi sono saturi di citazioni bibliche, e
che i loro autori fanno appello alla Sacra ^Scrittura
come a giudice che deve definire ogni cosa in ultimo
appello.
Per contrario, presso molti membri di Chiesa ai
nostri giorni, anzi persino presso certi maestri di
religione, è venuto di moda far poco caso deU’autorità della Scrittura, e negano che essa sia la vera.
Tunica e la finale regola di fede per la "Credenza
della Chiesa. Questo stato psicologico di tali maestri
è nato da varie cause. Prima di tutto c’entra di
mezzo il falso criticismo che in questi ultimi 50
anni ha assalito con un accanimento veramente settario l’autorità della Scrittura*
Non parlo in modo particolare degli ipercritici
dell’estrema sinistra. Questi a cagione delle loro
utopie razionalistiche, negano di colpo ogni soprannaturale rivelazione divina, quindi sono a rigor di
logica costretti a negare ed a vilipendere la Sacra
Scrittura che professa di contenere la sopra detta
rivelazione e di promulgarla.
« Questa ipercritica bugiarda nega Tintervento
divino nella storia del genere umano, e perciò rigetta superbamente tutte quelle pagine della Bibbia
che ricordano la comunione famigliare di Dio cogli
nomini.
« La Scrittura, secondo quella critica, non contiene già gli oracoli di Dio, ma solamente i resti
frammentari dell’antica letteratura ebraica, il cui principale uso ora sembrerebbe essere quello dijprocurare
ai signori ipercritici una materia greggia per fare
su di esse experimentmn in anima vili, per sezionare, anatomizzare, separare, unire, accoppiare e
stravolgere in mille modi il testo biblico, affine di
distruggere le tradizioni del passato, e trovar modo
di inventare .sempre nuove teorie intorno alle origini
della stessa Sacra Scrittura e dei miti e leggende
che essa contiene.
« Ma, lasciando da parte questi ipercritici razionalisti, non sarà un fuor d’opra dare un’occhiata ad
un’altra tendenza che si manifesta disgraziatamente
anche fra coloro che credono sinceramente ad una
soprannaturale rivelazione di Dio culminata nel suo
Cristo. (contium)
rcVangelizzazioiu degli Jsraetiti
IV
Oggi, per l’influenza delle Missioni, Tattitudine del
popolo d’Israele verso la persona di Gesù Cristo è
quasi totalmente mutata da quella che era un secolo
fa. L’odio e lo scherno sono cessati, o per lo meno
sono diminuiti grandemente. La nazione israelitica,
tende ornai ad onorarsi, e non tarderà a gloriarsi
di aver dato al firmamento umano e celeste la sua
più fulgida stella. I missionari che lavorano nei
maggiori centri israelitici come Budapest e Costantinopoli, hanno Topportnnità che prima non avevano
di ragionar di Gesù con gl’israeliti, e di incontrarsi
con Israeliti che cercano Gesù.
Vero è che non sono ancora disposti a riconoscere
Gesù come Messia : le speranze di un regno terrestre fanno velo ancora agli occhi loro ; ma lo riconoscono volentieri come un « gran Fratello,».
L’Israelita non lo può ancor riconoscere come « Figliuol di Dio », ma la vita sua santa, l’opera sua
sublime reca l’impronta della divinità. , Questa impronta la vide un cieco : « Se costui uon fosse
da Dio, non potrebbe far nullal » (Giov. 9 33).
Ma se la sua massa ancor non è credente, oh quanti
singoli e fervidi credenti sono già usciti da essa !
Quanti Israeliti cospicui per ingegno, coltura, sapienza, carattere, posizione sociale, hanno abbrac-,
ciato con amore l’insegnamento di Gesù, ed hanno
Volto le loro attitudini intellettuali alla propagazione
del Vangelo di Cristo ! Non meno di 750 di questi
giudeo-cristiani occupano attualmente, in Germania
e in Inghilerra, pulpiti cristiani !
Ma i convertiti vanno pesati e non soltanto contati. Fra questi molti nomi sono cari ai Tedeschi :
il piccolo Neander, celebre dottore e professore di
storia ecclesiastica all'Università di Berlino, autore
di una Storia della Chiesa ; il dottore F. A. Philipp!,
che iniziò migliaia di giovani alla conoscenza della
Bibbia e della dottrina luterana ; il Caspari dell’Università di Cristiania, autorità di prim’ordine nel dominio della patristica ; P. S. Cassel, coi suoi Commentari ; A. Edérsheim, con la sua Vita di Cristo q
La Società giudaica all’epoca di Cristo ; A. Saphir, colla sua Predicasione ed i suoi opuscoli ; e
Christlieb, e Christmann e Goldstern e Barth, e una
pleiade di stelle minori — di nomini cioè illuminati
dallo Spirito di Dio, i quali si sono adoperati o si
adoperano, in guise diverse, alla propaganda evangelica, e concorrono validamente alla espansione dèi
Cristianesimo.
Bene a ragione, pochi anni sono (1904) un periodico tedesco. Die Allgemeine Zeitung des Judenthums, confessava con malinconia, ma con franchezza :
« I cacciatori di anime hanno, al postutto, ripor« tato un successo considerevole. Il prof. Philipsonn
« riferisce : Ci sentiamo quasi disposti a consolarci
« della crescente apostasia dicendo che son dei rami
« secchi soltanto quelli che si distaccano dall’antico
€ tronco : ma ohimè, questa non è la verità. Disgra« ziatamente, molti ejeinenti, spiritualmente e mate« rialmente potenti, e sotto ogni aspetto eminenti,
« ci abbandonano ».
Possa la celebrazione del primo centenario della
londinese « ^(iietà per la propagazione del Cristianesimo fra gl;|sraeliti » avvivare in molti lo zelo
per Israele ; e preparare nell’avvenire successi sempre maggiori, alla gloria di Dio e del Messia Sai' vatore. V.
CftCCIE principesche
Ogni anno, di questa stagione, i giornali ripetono
compiacentemente le novissime gesta dei capi di stato
e dei loro invitati nelle caccio reali, imperiali o presidenziali che siano, e riferiscono il conto esatto dei
poveri animali innocenti, lepri fagiani camosci o caprioli, cadati sotto i colpi dei fucili augusti. E sono,
ogni volta, delle vere ecatombe: a centinaia e talvolta
a migliaia ammontano le vittime, e l’eroe della giornata, quasi sempre un sovrano, è colui che ne fa di più.
Giudicando dal numero, si direbbe quasi che la selvaggina,,„per cortigianeria alquanto spinta, venga a
mettersi da sè davanti alla bocca di fucili; ma untale
spirito di abnegazione non lo si trova nè anche nelle
bestie. Come gli uomini alla guerra, esse sono cacciate
alla morte dai òafifa«/-«, il cui ufficio è di preparare materiale all’abilità dei tiratori e alla potenza micidiale
delle armi di precisione.
Io non ho mai compreso, forse perchè non sono cacciatore, che bravura e che merito ci siano nelTaspettare al varco delle povere bestie inocue e fulminarle
a colpo sicuro. La Bibbia dice che Nemrod fu un gran
cacciatore davanti all’ Eterno, ma mi figaro che egli
non avèsse battitori come i suoi tardi augusti nipoti
e che la preda se la guadagnasse da sè con stenti e
fatiche. I diari contemporanei narrano pure le gesta
cinegetiche di Roosevelt in Afrjca, e anche quella campagna, meno utile e meno gloriosa però di quella contro i irusts e i corsari politici ed economici del suo
paese, è vita di difficoltà e pericoli. Ma che merito c’è
ad ammazzare a ripetizione delle bestiole impaurite
che vengono a cacciarvisi fra le gambe?
Non ho mai capito neppure che gusto ci sia a seminare la morte per piacere, per sport. Purtroppo pare
che la morte degli esseri inferiori e più deboli sia necessaria alla vita degli esseri superiori e più forti ;
e così l’uomo deve ammazzare gli animali (si limitasse almeno a quelli !) per il suo sostentamento. « Mora
tua, vita mea », é purtroppo ancora la legge crudele della natura e della società. Ma che gusto ci
sia a fare stragi inutili (caccia reali, tiri al piccione
écc.) semplicemente per dimostrare la propria abilità di tiratore ; e come una valle o una radura coperte‘di cadaveri e di esseri agonizzanti, il cui sguardo
doloroso pare un rimprovero e un angoscioso « perchè ? », possa costituire uno spettacolo dilettevole, non
arrivo a comprenderlo. La morte di qualunque essere
ha sempre qualcosa di solenne e di sacro, e infliggerla
inutilmente, per diletto, a me pare un sacrilegio, una
colpa. Senza cadere nelle esagerazioni di quelli squilibrati che pensano alle bestie più che ai loro simili e
le circondano di un lusso sfarzoso, mentre c’è della
gente che non ha' da coprirsi e muore di fame, si può
ben dire che ogni atto di crudeltà a danno di esseri
inferiori ripugna profondamente alla più squisita sensibilità moderna e oso dire allo spirito del Cristianesimo; e ogni volta che l’uomo uccida per sport semplicemente, commette un atto biasimevole di crudeltà.
Pare impossibile che un essere ragionevole possa
trovar piacere nella morte di un altro essere ; ma per
poco che ci si rifletta la cosa, si spiega. L’uomo per
■quanto incivilito, porta sempre in fondo alla sua natura gl’istinti atavici bellici e sanguinari che l’occasione 0 l’abitudine tosto rivelano. A. Franco fa parlare uno de’ suoi personaggi press’a poco cosi : « io
sono pacifista e di sentimenti profondamente umanitari.
Ma datemi in mano un fucile e mi vieu voglia di
scaricarlo contro qualcuno ; metteteci in cima una baionetta e facilmente la pianterò nella pancia del mio vicino ». Ecco la spiegazione della guerra... e delle grandi
caccio, e codesta spiegazione è profondamente vera. E’
Toccasione che fa l’uomo ladro ; è pur essa, congiunta
con Tabitndine, che lo fa insensibile, crudele e che crea
gli eroi guerreschi. Il mestiere delle armi crea il soldato e prepara le ecatombi umane; il maneggio del
facile crea il cacciatore e spiega le stragi annue delle
< nostre amiche le bestie ».
Certo, son da preferirsi queste a quelle. Una volta,
più che al presente, erano uomini che servivano da bersaglio negli sports dei grandi della terra; ora sono
animali. Ma per l’ingentilimento dei costumi e per lo
sviluppo del sentimento di pietà che dai nostri simili
deve estendersi a tutti gli esseri della creazione, quale
distintivo di una civiltà superiore, sarebbe desiderabile
che anche gli esseri irragionevoli servissero meno frequentemente di bersaglio ai colpi alquanto vigliacchetti
delTuomo, perchè non corre pericolo in un duello così
disuguale, e che l’esempio venisse dall’alto.
Etipieo f^ivoive
. ■ Ìj'
4
LA LUCE
profili di riformafi italiani
Grirolamo Galateo
Figura nobilissima è Girolamo Galateo, il quale
nacque a Venezia verso l’anno 1490. Giovanissimo
entrò nell’ ordine dei Francescani. Tanto progresso
fece nella teologia che fu fatto Maestro in questa
scienza. Fu noto pure assai come predicatore, e poiché non voleva che annunziare il puro Vangelo « lasciando dietro le zizzanie del nemico ed i sogni degli
uomini », mentre predicava in Padova fu ritenuto
come eretico. Venne imprigionato una prima volta
in Venezia. Fu scarcerato, ma il famigerato G. D.
•Caraffa lo denunziò nuovamente quale « reo di avere
diffuso l’eresia luterana, in Padova tanto in pubblico
che in privato ». Venne condannato ad essere arso.
Ma il Consiglio dei dieci non approvò nè la degradazione, nè la morte del Galateo, il quale, tuttavia
rimase in una prigione« ben sicura »,per ben sette
anni « a pane d’angustia ed acqua di tribolazione ».
•Questa sospensione tra la vita e la morte, nota il
'Comba, fu il suo martirio. Acquistò la libertà durante tre anni per le premure di un nobile chìamto
messer Antonio Paulucci, che lo tenne iu casa sua
■mediante cauzione di mille ducati. Il Galateo durante quella temporanea liberazione scrisse la sua
Apologia dedicandola a lo illustrissimo Senato « appo
il quale avea trovato maggior giustizia e clemenza
•che negli ecclesiastici, i quali di carità e di misericordia fan professione ». Fino allora il Senato aveva
mostrato una tal quale resistenza di fronte a Boma,
poiché non solo aveva controllato le procedure degrinqnisitori, ma non aveva neppure sanzionata alcuna sentenza di morte per eresia. Ma pur troppo
■questa indipendenza di fronte al S. Ufficio non durò
e. lungo. E il Galateo ne dovette fare l’esperienza.
Fu ricacciato in prigione, dove mori di stenti, l’undicesimo anno di tutta la sua attività nel 1541, essendo di età intorno ai cinquant’anni. La sua salma
non ottenne neppure pace e riposo in terra onorata,
poiché fu portata al Lido dove si seppellivano i giudei e i malfattori.
Enfleo ^eyniep
Prcpotcnsa Curiale
Nel numero precedente de « La Luce » fu fatto cenno
della sospensione a divinis inflitta dal Vescovo alSac.
Teol. Giacomo Taramasso di Pinerolo. Nel giornale «; La
Lanterna Pinarolese » il simpatico e fiero giovane scrive
una lunga lettera al suo Vescovo. Spiega anche il perchè
sia stato sospeso, ossia dice che il perchè probabilmente non lo sanno neppure coloro che gli fulminarono l’estrema condanna che possa venire inflitta a un
sacerdote.
Il sig. Taramasso rivendica di fronte ai suoi accu.
satori la vita intemerata, lo zelo religioso e lo studio
e la condotta esemplare di fronte a’ suoi concittadini :
ma tutto questo gli gioverà presso il mondo civile non
già presso la nera sbirraglia di una curia ecclesiastica ;
la quale tanto più s’inferocisce e macchina ingiustizie
quando vede che la buona natura umana e la ragione
si ribellano alle sue stupide superstizioni.
L’egregio sacerdote sospeso a divinis, da questo suo
caso, che potrebbe sembrargli doloroso, dovrebbe anzi
ricavarne luce per vedere e per intendere l’essenza del
cattolicismo romano. Egli però si dimostra tanto onesto
e intelligente che ci impedisce di temere di vederlo
come tanti altri piegarsi alla fine sotto il gioco irragionevole dell’antorità ecclesiastica per motivi terreni.
E’ vero che il papato è potentissimo sul clero, perchè, a disou(>re della libera Italia, esso lo può ancora
affamare a suo capriccio; ma il sig. Taramasso deve
essere uno di quei pochi sacerdoti che hanno compresa
la parola di Gesù : « non di pan solo vive l’uomo 1 »
E se noi lo incontrassimo per caso, gli vorremmo parlare cosi ; « Fratello, rammenta la parola del Maestro :
beati i perseguitati per cagion di giustiziai Non tradire la tua vocazione sacerdotale che ti obbliga a ub
bidire a Dio prima che a qualsiasi umana autorità. —
Sacerdote è solo colui che coi fatti insegna alla plebe
che la coscienza e Dio sovrastano all’nniverso intero ».
A. M.
Gaardaodo attorno
(Noterelle e Spigolature)
I migliori pescatori di granchi sono i... giornalisti.
Non sì meraviglino dunque i Lettori se anche . noi
qualche volta ne peschiamo : quest’è anzi buon segno,
e prova che anche noi siamo bene avviati a divenir...
veri giornalisti. Generalmente ci si accorge d’aver pescato il granchio, quando il giornale è già tirato e non
si farebbe più in tempo a rimediare. Non dovete credere tuttavia che noi siamo ignoranti al punto da
non accorgerei mai del granchio pescato! Così, per
esempio, riconosciamo di aver lasciato correre, or è
poco, lo svarione Wartbourg fin luogo di Wartburg)
svarione reso più grottesco ancora dal nostro caro
collega che scrive contro i Valdesi nel Momento di
Torino. Abbiamo tuttora su la coscienza, come un macigno pesante, lo sproposito Jean Valgeant, in luogo
di Jean Valjean. Kecentissimamente poi, cioè nel numero scorso per l’appunto abbiamo attribuito al Giornale d’Italia le belle parole su l’abate Chanoux che
furon proferite invece da l’on. Boselli.
Quanti falli!
Ci consola però adesso il pensare che fallo confessato è mezzo perdonato!
*
« «
De Carnè, citato da Paolo Stapfer nel libro Vers la
Vérité definisce il Giansenismo : < Un cattolicismo
senza sottomissione e un protestantesimo senza coraggio >. E il periodico Le Protestant nota che questa
definizione si adatta a capello al modernismo cattolico romano d’oggigiorno. — D’accordo, ma con una
restrizione — diciamo noi ; poiché c’è modernismo e
modernismo (non ci stancheremo mai di ripeterlo). 11
Minocchi, per esempio, vien cùiamato < modernista »,
ma, più che in compagnia nostra, figurerebbe bene
in una società di liberi pensatori !
Spigoliamo tra le chiacchiere proferite al recente
Congresso papista di Breslavia, rallegrato da... controdìmostrazioni liberali e socialiste. Spigoliamo, servendoci della relazione che del Congresso ha pubblicata G. Cabasino-Renda nel « Giornale d’Italia »■
< Il deputato di Breslavia, dottor Forsch, ha tenuto
un discorso molto violento, nel quale ha detto fra
l’altro :
« C’è molta gente che dal ’48 va gridando < libertà »
ma pretende però che della libertà non goda la Chiesa
cattolica. Non sì osa proclamare questo apertamente :
si parla di « lotta contro Roma », di lotta contro « il
clericalismo » o contro « l’ultramontanismo », definizioni che si cercano perchè non si ha il coraggio di
dire che si combatte la Chiesa cattolica ».
Parlò assai vivamente il deputato di Bamberg, Schädler, sul tema : « Il papato e Fio X ».
È stata molto notata nella lettera del papa al Congresso la nuova condanna del modernismo, laddove
Pio X scrive : « Voi vedete di quali mezzi ora si servono i nemici della fede cattolica per distruggere la
sua Chiesa. Voi respingerete gli empi attacchi; cure
rete che i cattolici si mantengano stretti alla Santa
Sede e fedelmente adempiano i doveri della santa di
sciplina. Guardatevi dai pericolosi errori e tenetevi
stretti alle tradizioni della fede ».
La questione del potere temporale si è voluta rìesumare quest’anno a Breslavia da un certo avvocato
Bachem.
— Il papato — egli ha detto — con sbalordimento
dei suoi nemici ha preso uno slancio che un secolo
fa non si sarebbe supposto. Ma, dobbiamo riconoscere
che l’attuale condizione del Santo Padre non è sod
disfacente.
Egli ha proposto quindi l’approvazione dì un or
dine del giorno dichiarante che « il Congresso chiede
pel papa, come Capo della Chiesa cattolica, una completa e vera libertà ed indipendenza, necessarie per
l’adempimento della sua missione, e che sono condi
zioni indispensabili per la libertà ed indipendenza
della Chiesa cattolica ».
È da notare infine che nel Congresso di quest’anno
l’affluenza è stata assai minore che in quelli precedenti. Mentre i’anno scorso a Düsseldorf si contavano
60,000 operai, in questi giorni a Breslavia essi non
giungono a 25,000 ».
Non avevamo noi ragione di considerare il Potere
temporale come un’idea fissa, a cui il Papato — dege
nere da Cristo — non rinunzierà perora almeno?La
sentenza di Gesù Cristo : < 11 mio regno non è di quC'
sto mondo » è tuttora lettera morta per la Chiesa rO‘
mana!
»
*
Nello stesso Giornale d’Italia è comparsa una im
portante corrispondenza parigina di Ludovico Schisa,
La riproduciamo per intero.
< I lettori ricorderanno probabilmente la nomina
di una Commissióne composta da parroci eletti^ dai
loro fedeli in ragione di un rappresentante per classe
in ogni circondario di Parigi per una conferenza indettà dietro istruzioni del nuovo arcivescovo dii Parigi con. l’incarico ai commissari di elaborare la nuova
tariffa per le inumazioni e per i matrimoni, da sostituire a quella che il cardinale Richard aveva stabilito
subito dopo la separazione e che fu riconosciuta non
pratica.
Questa Commissione la quale ha lavorato silenziosamente, è oggi alla vigilia di terminare l’opera sua.
Essa terrà ancora due o tre sedute, per la discussione
di qualche questione assai delicata, sulla quale i commissari non sono tutti di accordo: cioè la gratuità
delle sedie nelle chiese... Ma la prima questione, quella
della elaborazione della nuova tariffa è già terminata.
La gratuità è indispensabile per dar modo anche
ai poveri di assistere alle funzioni, perchè nelle Càse
di Dio a Parigi l’affare della sedia è quasi una questione dì araldica.
La navata centrale è occupata da sedie dove possono
trovar posto tutti coloro che pagano due soldi. Al
pubblico di fedeli che non possono pagare le sedie
sono riservate le due navate laterali dalle quali spesso
non si può assitere allo svolgimento di una sacra cerimonia. Bella uguaglianza !
Chi è più ricco può, pagando una quota mensile^
avere la sua sedia fissa e iscrivervi il proprio nome
sopra una lastra di ottone come sulla porta di casa,,
con stemmi e corone.
Il cardinale Richard voleva la gratuità e questo è
anche il« voto dell’arcivescovo di Parigi Amette. Mìa
pare che la maggior parte dei parroci non senta da
questo orecchio, perchè la gratuità delle sedie leverebbe alla Chiesa una delle maggiori risorse. Comunque la Commissione non si è ancora pronunziata sopra
la questione. Quanto al resto la Commissione ha deciso di ristabilire puramente e semplicemente Tantica
tariffa, c|pè la tariffa anteriore alla separazione, quella
medesima che il cardinale Richard aveva creduto diminuire di oltre la metà per condurre la chiesa ad
una maggiore semplicità. Tuttavia la Commissione aggiunse una tassa supplementare, cioè ha messo Pebbligo di una offerta al culto, offerta che sarà proporzionata alla classe e cioè sarà, per esempio, di 100 lire
per la prima classe e così via, in modo che la tariffa
che èdUJ.200 lire con l’offerta viene ad essere di 1300
franchi, un po’ più del doppio della somma che verrebbe pagata facendo la tariffa che è ora in vigore.
Evidentemente con questo prezzo sia nel funerale sia
nel m^t^-jlmooio si avrà diritto a luminarie e a tutti
gli'aìtri^cessori che rendono gaia o triste una cerimonia, esclusi però i fiori che sono compresi in una
tariffa a parte.
Tutto ciò il cardinale Richard aveva voluto sopprimere. Questa soppressione che rispondeva all’opera e
al pensiero profondamente cristiano di semplicità come
quella che considerava l’uguaglianza reale di tutti i fedeli dinanzi ai sacramenti e di più dinanzi alla morte,
non pare corrisponda all’ideale e all’animo dei nuovi
riformatori della tariffa. Insomma, evidentemente si
ritornerà oggi a quelle medesime tariffe che il curdinaie Richard aveva condannato.
La principale ragione per la quale viene aumentata
la tariffa pare che stia nella impossibilità della maggior parte delle parrocchie ad andare avanti, perchè
l’obolo diminuisce continuamente. Infatti il cardinale
Richard aveva abbassata la tariffa nella speranza che
l’opera dell’obolo del culto provvederebbe da sola ai
bisogni delle diocesi e al funzionamento regolare della
vita parocchiale, ma questa speranza non è stata esaudita completamente. Gli incassi delle opere del culto
nelle chiese sono dunque in diminuzione.
Gli incassi, per esempio, nei quartieri più ricchi
sono anche scesi. Così nella Chiesa aristocratica di
San Filippo en Roule gli incassi da 244 mila lire annue sono scesi a 206, nella chiesa della Maddalena da
220 a 180 mila lire, nella parrocchia di Saint Pierre de
Chaillot da 203 sono scesi a 197. E le grandi parrocchie, come nota il Figaro, che prima rendevano moltissimo, ora danno relativamente poco. La parrocchia
di S. Onorato Eylau che prima era ricchissima ora
non dà più di 120 mila franchi.
Il numero delle parrocchie dove i fedeli sono ancora generosi, va restringendosi sempre più, e cominciano a costituire una vera eccezione. La media degli
incassi è molto lontana dalle cifre indicate in altre
chiese ed infine vi sono delle parrocchie dove gli incassi sono addirittura insignificanti. Nostra signora
della Croce di Menilmontant dà appena 7 mila lire,
la parrocchia di San Médard 6 mila lire e Nostra
Signora di Berey 3 mila lire. Notate però che queste
parrocchie appartengono ai quartieri popolari, dove
naturalmente il numero dei fedeli è molto limitato.
Infatti se un giorno si dovessero stabilire statistiche
coniparative portando come base l’aumento progressivo delle tariffe si vedrà ohe il numero dei fedeli
nel popolo è diminuito in proporzione dell’aumento
delle tariffe stesse. Dunque la questione si eliminerà
5
LA LUCE
fra breve e si cercherà di superare la situazione critica che potrebbe portare ad una diminuzione progressiva del fondo del culto e l’accordo fra i commissari e il cardinale avverrà certamente.
La questione è oramai questa : Lasceranno d’ora in
poi ai parroci, secondo i mezzi dei propri fedeli, la
libertà di fare pagare o no, oppure si imporrà una
tariffa comune ? È probabile che si accetterà questa
ultima decisione. In fondo però questa decisione non
risponderà alle speranze di coloro i quali avrebbero
voluto che la Commissione decidesse sulla gratuità in
modo da dare ai poveri la possibilità di partecipare
a tutte le cerimonie religiose certamente con grande
vantaggio della religione stessa *.
*
• •
L Araldo di Brooklyn (Stati Uniti d’America) pubblica un articolo di G. D’Anchise sul nostro prof. G.
Bartoli, un cenno biografico e un ritratto assai ben
riescito.
*
* •
Fra i migliori periodici che si pubblicano all’estero,
segnaliamo VAmi (direttore S. Delattre; comitato di
redazione : Monnler, H. Niok, P. Passy, A. Quiévreux)
È certamente una delle pig vivaci e edificanti pub
blicazioni. Attraenti specialmente, certi fatterelli sto
rici che contiene in quasi tutti i numeri. Ne tradur
remo alcuni pei nostri Lettori, dopo il... Sinodo,
Un altro Cook si è immortalato coi viaggi d’esplorazione. L’americano Federico Alberto Cook ha scoperto il polo Nord. Ecco che cos'egli racconti :
c II 21 aprile raggiungemmo la latitudine di 89- 50.
46. Il polo era in vista. Varcammo i quattordici secondi di grado; poi facemmo qualche osservazione.
Avevamo raggiunto il gran punto. Da ogni lato vi
era il sud : con un sol passo potevamo passare da un
punto cardinale all’altro della terra, da mezzogiorno
a tramontana. Finalmente potemmo far sventolare la
nostra bandiera americana alle brezze polari. Era il
21 aprile 1908.
La temperatura era di 38 centigradi sotto zeroj il
barometro indicava 29.83 ; la latitudine dava il numero fatidico: 90, i’' S
In quanto alla longitudine, essa non era più ¿er
noi che una parola. Allora dissi ai due miei fedeli eschimesi, Etukisciuk e Ahveisc: * È qui il gran chiodò! »
Quantunque inebriati di gioia, i nostri animi cominciarono a provare una impressione di oppressióne.
Il giorno dopo, prese tutte le nostre osservàisióni,
ci sentimmo invasi dalla solitudine e guàrdaffdó'Ì’órizzonte esclamammo: ' “ìp
« È possibile che questa parte del globo desolata,
sprovvista di ogni terra, sia stata l’oggetto di ambizione di tanti uomini per parecchi secoli?»' ^
Non più terre; soltanto una immensità di néve di
una bianchezza abbagliante, non un essere Vivente,
nulla che rompesse quella spaventosa monotonia.
Il 25 aprile riprendemmo la strada del ritorno. Nei
primi giorni un vento favorevole, con buon ghiaccio,
e, sopratutto col desiderio del ritorno, compiemmo distanze abbastanza lunghe. Ma verso l’87. parallelo l’aspetto del ghiacchio cambiò. Avanzando constatammo
con terrore giorno per giorno la riduzione delle provvigioni. Diventava così evidente che la spedizione al
Polo sarebbe terminata con una lotta finale oHéìro la
fame e contro il gelo.
L’azzuro del cielo si era mutato in una distesa grigia e per parecchi giorni spirò un vento violento di
tempesta.
Il 24 maggio 190& il tempo si rischiarò, e ciò ci permise di fare delle osservazioni ».
Se per scoprire « una immensità di neve » senza
« un essere vivente » si è faticato tanto e si sono sacrificate tante vite, che cosa non dovrebbero far i cristiani per conquistar il mondo al Cristo ? — Quanti
progressi scientifici in questi ultimi tempi : il telegrafo senza fili, l’aviazione, la scoperta del Polo 1 Ma
•quanto c’è ancora da8coprire,neU’infinitamentegrande,
nell’infinitamente piccolo ; e soprattutto quanto rimane
ancora da operare, per la trasfigurazione religiosa e
morale del genere umano 1
«
* •
Togliamo da VUnità Cattolica e offriamo a! Lettori
a titolo di curiosità quanto segue :
« La Luce che vorrebbe portare le tenebre a Roma,
scrive :
* Un giornale come 1’ Unità non potrà mai avere
■che un direttore degno di lei, cioè supinamente soggetto a Roma papale ».
Grazie. Questa volta la Luce, fra tante ohiaccherate
protestantiche, ha detto la verità. Fu un lucido intervallo ?
E non soltanto il direttore, ma tutti gli scrittori si
vantano e si vanteranno sempre di essere soggetti a
Rome papale. Ed è per questo che la £uce sbraita !^ »
ytlla ptiitwia < «tilt 3solt
JPixierolo
Abbiamo ricevuto la relazione di questa chiesa, e
spigoliamo un poco.
« L’anno ecclesiastico testé decorso ci fu, sotto qualche
aspetto, eccezionalmente benigno, e di ciò sia ringraziato il Signore. Malgrado il lungo e rigoroso inverno,
il numero dei decessi fu di 11 soltanto, poco più della
metà di quello registrato nel precedente esercizio. Furono esse perdite reali? No, se i nostri cari defunti, come
abbiamo motivo di sperarlo per coloro che avemmo
agio di conoscere più intimamente, sono stati introdotti
nella chiesa celeste.
Particolarmente commovente fu il funerale della bambina Pons Maria Luigia, la quale nello scorso giugno
1908, travolta dalla Germanasca di Massello, veniva
ritrovata dopo 10 giorni, e in quali condizioni non è
d’uopo dirlo, nei pressi di Macello. La tumulazione dei
cadavere venne fatta in presenza dello straziato genitore e di parecchi macellesi.
La scuola domenicale di Pinerolo-città registrò 56
alunni, 10 in più dello scorso anno, la gran maggioranza dei quali fu regolarissima.
Le offerte raccolte per mezzo del « piccolo negro »
sommarono a lire 13. La scuola di S. Secondo cui in.
tervengono parecchi bambini della vicina parrocchia di
Prarostino fu seguita da una quarantina di alunni.
« L’Asilo del Tempio » fu come sempre affollatissimo.
Parecchie famiglie della borghesia e del ceto operaio
non temono di affidare i loro bambini ad una maestra...
eretica. Ed è quanto dire che la nostra insegnante
gode la fiducia del pubblico cattolico.
Quest’anno pure l’Asilo fu sussidiato dall’On. Giunta
Municipale e dalla Cassa di risparmio.
A tutti i fratelli ed a tutte le sorelle che ci furono
larghi di aiuto per la direzione del canto sacro, delle
scuole domenicali, per la raccolta delle offerte, per la
visita ai poveri ed ammalati, per lo sviluppo della
nostra biblioteca e delle varie nostre società esprimiamo
la nostra sentitissima riconoscenza».
. Il SinQdo
Il treno s’è mosso sotto la pioggia e tra i lampi, e
corre. In distanza, discerno un popolo aereo di statue :
è San Giovanni in Luterano. Ecco la piramide di Caio
Cestio ; lì presso è il monte Testaccio e il cimitero evangelico. Il treno attraversa il Tevere. Qualche fabbricato
ancora, poi più nulla della capitale : Roma è sparita ai
nostri sguardi. E il treno corre.
Civitavecchia I Chi sa perchè è stata chiamata così -,
e civita vecchia », città... vecchia. Generalmente si desidera di parer giovani ; Villanova, Napoli (che significa appunto città nuova) ; a Torrepellice — che è la
mèta del mio viaggio — c’è un tempio che chiamasi
« novo », sebbene sia forse vecchio quanto mel Chi
sa dunque perchè Civitavecchia è stata battezzata
cosi?
E il treno corre.
Ecco la « fosca turrita » Cornèto, che per la nebbia
che le serve di sfondo par meno alta sul monte. Cornuto bisogna vederla, passando, in una notte di luna:
Com’è bella allora, e come par ardita con le sue torri
secolari che si disegnano nere su lo sfondo azzurro del
cielo tra lo scintillio dei fanali. Pare allora una città
vasta, e come una metropoli romana, che sia sussistita
intatta a sfida del tempo che vola.
Ecco la laguna di Orbetello. Ricordo la frase di Furio
Lonzi : « Orbetello è paese bello, ma stupido ».
E siam già a Grosseto. Oh le belle serate d’inverno
trascorse, nella casa ospitale d’un caro evangelico ! Con
quale piacere si parlava dell’amor di Dio in Cristo a
quella adnnanzina di adulti e di bambini. Mi rivolgo specialmente ai bambini, che facevano un visibile sforzo
per tener gli occhi aperti e per stare attenti. Una bella
fiammata scoppiettava sul focolare. Qualcuno di quei
cari piccini si appisolava...
Anch’io mi appisolo e mi risveglio a... Pisa, in tempo
per mandare un tacito saluto ai colleghi di Pisa e della
vicina Livorno, che a quest’ora del sabato sera saran
a tavolino, a preparar il sermone per domani.
Si viaggia bene di notte in settembre specialmente,
a patto di schiacciare lunghi sonnellini. E Morfeo mi
è benigno, ed io schiaccio altri sonnellini... lunghi
lunghi. Potessi dormire fino a Torino!
Genova ! Genova, l’operosa, l’instancabile, che dà l’assalto alle roccie dei monti e vi pianta incrollabilmente
i suoi palazzi maestosi 1 Penso al palazzo-tempio che sta
sorgendo per la chiesa nostra in Via Assarotti.
Da Genova a Sampierdarena è un passo ; ed io ho
già bell’e scordata Genova la superba, e rivedo con gli
occhi della fantasia commossa questi diletti fratelli
sampierdarenesi, o piuttosto d’ogni paese, poiché Sampierdarena è un mondo non proprio cosmopolita, ma italiano che accoglie gente d’ogni regione, d’ogni tribù e...
dialetto.
Giungo a Torino a un’ora assai mattutina. I cittadini dormono ancora; e la città mi sembra deserta,
sembra anche più monatona del solito, coi suoi palazzi
tutti moderni e tutti alti egualmente, allineati su due
file, come bersaglieri schierati per una parata. S’ha un
bel dire, ma la via delle Quattro Fontane che scende
con una curva profonda e tanto elegante (bisogna guardarla dall’alto di via Venti Settembre) è la più meravigliosa via di Roma e vai più di tutte le vie di Torino prese insieme, artisticamente parlando, intendiamoci bene ; chè, per pulizia, per comodità del vivere^
Torino supera non solo Roma, ma ogni altra città della
E’ domenica. Ed io assisto a tre culti, e sento tre
buoni discorsi cristiani, l’uno che chiamerò psicologico,
del pastore Gianq>iccolÌ la mattina alle 10 ; l’altro che
chiamerò biblico, del pastore Longo, alle 4 del dopopranzo ; il terzo, teologico, del nostro prof. Giorgio
Bartoli, la sera a Torrepellice. Da Torino infatti sono
arrivato a Torre, giust’in tempo, per correre al tempio...
nuovo, a udir colui che non è più il padre, ma il...
fratello Bartoli. Quanta gente 1
Domani s’inaugurerà il Sinodo alle 14 con un discorso
del signor Emilio Rivoir, pastore a Brescia. Sarà una
festa ! E’ una festa fin d’ora 1 II Sinodo è anzitutto una
festa, perchè si rivedono parenti, amici, colleghi ; e i
nodi d’affetto si ristringono, e ci si prepara nella reciproca simpatia, a nuove fatiche a nuovi ardui cimenti 1
Lunedi. — Alle 14, splendida radunanza nel tempio
nuovo, per l’apertura del Sinodo e per la consacrazione
al santo ministerio dei candidati signori Enrico Tron
e Rinaldo Malan. Presiede il pastore Emilio Rivoir, il
quale rivolge l’attenzione deU’ndìtorio e specialmente
dei candidati su la testimonianza del protomartire
Stefano, proponendola a modello a tutti, e specialmente
ai giovani candidati. La testimonianza dì Stefano fu
piena, sapiente, amorosa, efficace : e su queste qualità
della testimonianza di Stefano s’intrattiene appunto
l’oratore, con sémplice, chiara, calda, e talora commossa
e commovente parola.
Canti di tutta l’assemblea e cosi concorrono a render
solenne la cerimonia.
Dopo il culto, si passa nella sala del Sinodo e si
procede — comedi consueto— all’elezione del seggio;
il quale risulta costituito dai signori : Ernesto Giampiccoli, presidente ; Dr. R. Prochet, vice presidente ;
Giovanni Bonnet, Enrico Tron, Rinaldo Malan, segretari ; Avv. Padelletti, Giuseppe Long, assessori.
Il pastore Giampiccoli, occupando il posto di presidente, proferisce un discorso in cui rievoca i ricordi
delle recenti feste di Ginevra in onore di Giovanni
Calvino, rivelatrici della forte, possente compattezza
delle nostre chiese sorelle dell’estero, conforto a noi
che siam deboli e piccoli.
OLTRE LE ALPI E 1 flARI ^
Francia
La « Missione Popolare » ha 17 sale d’evangelizzazione in Parigi e 27 in provincia. Evangelizza inoltre
per mezzo dì due vaporetti forniti, di apposita sala, il
< Bon Messager » che naviga sul fiume Aìsne e la
< Bouue Nonvelle », che ora è approdato a Roaune.
La stessa Società possiede anche una tenda, in cui si
fa al presente una bell’opera evangelica nei dintorni di
Lilla.
— La « Missione Interna » lavora pure all’estendimento del regno di Dio nel mezzodì della Francia,
mediante una tenda trasportabile.
— L’abate Hutin di Culey è di spiriti evangelici.
Quella parrocchia costituita ora di 200 sole persone
ha una storia, che 1’ < Ami » racconta nel modo seguente :
« I 200 parrocchiani sono di orìgine ugonotta, cioè
cristiana-evangelica. Al tempo della Riforma tutti gli
abitanti dì Culey (ch’eran assai più che adesso non siano)
abbracciarono il Cristianesimo evangelico e la loro
6
6
LA LUCE
Chiesa (papistica) fu convertita in tempio, ove ogni domenica essi si radunavano ad udire la predicazione della
parola del Signore.
Vennero poi le persecuzioni, e il tempio fu chiuso e
i fedeli furono obbligati a radunarsi nascostamente in
privato. Eevocato nel 1685 l’editto di Nantes, i più
degli abitanti di Culey preferirono l’esilio all’abiura, e
il tempio ritornò in mano dei Papisti. Fra i rimasti,
alcuni affrontarono il supplizio.
Dopo due secoli di Cattolicismo romano, Culey possiede ora un prete evangelico in persona dell’ abate
Hutin. Nel 1904, egli infatti ruppe ogni relazione con
Eoma e trasse al suo sentire gran parte d^lla popolazione ; la quale — dopo varie vicende e clamorosi
processi col vescovo di Verdun — costituitasi in associazion di culto, potè ottenere l’uso del tempio consacrandolo all’adorazioQe di Dio in ispirilo e in verità ».
Svizzera
Su la linea di strada ferrata Yverdon-Sainte Oroix,
dovuta alla generosa opera di William Barbey, la domenica è rigorosamente osservata ; dal sabato sera al
lunedi mattina nessun treno si muove.
Belgio
I trafficanti di cacciò, che nel Congo belga ■commettono azioni atroci ai danni degli indigeni, han dato
querela ai missionari evangelici americani che li avevano denunziati all’opinione pubblica. Il cittadino Emilio
Vandervelde, il notissimo deputato socialista, patrocinerà la causa dei missionari nell’iniquo processo.
Spagna
Togliamo da «. E1 Cristiano » :
« In Mozoncillo (provincia di BurgoS) c’è un’onoratissima famiglia, la quale, per mezzo della lettura del
Vangelo, ha conosciuta la verità cristiana, e la professa. Due membri di questa famiglia appartengono alla
Giunta amministrativa di quel Consiglio comunale.
In una seduta della Giunta, il Sindaco domandò a
quei due buoni cristiani, se si fossero confessati e comunicati. — Nossignore, risposero gli interpellati. —
Perciò, disse il Sindaco, da questo momento loro signori restan privati di tutti i diritti e privilegi di questo
Comune ».
' Si ricordino i Lettori che viviamo nèl'secblo XXI’
Inghilterra
fa. r.J. Nel Paese di Galles si è inaugurata una nuova
specie di scuola, detta « Scuola Estiva di Temperanza ».
Consiste in un corso di letture e lezioni date da persone competenti e da insegnanti di prim’ordine. Lo Scopo
è di impartire ad insegnanti, predicatori e direttori di
enti morali, idee esatte e pratiche, sulla temperanza e
l’igiene affinchè essi possano poi farne uso nell’ambiente, in cui si svolge l’opera loro.
Tale scuola è già riconosciuta dal ministro della pubblica istruzione.
Il nostro plauso e angnrii di lieto successo alla nuova
scuola, e la speranza ch’essa abbia molti imitatori.
— fà. r.). In Inghilterra fu data recentemente una
serata d’onore alle 14 persone più attempate della Metropolitan Tabernacle Almshouses. Durante la serata
sette amici intervennero a rallegrare la festicciola ; assieme parlarono delle loro esperienze religiose.
Il totale dei loro anni di cristiano lavoro era di
anni 920. La persona più attempata, una signora, contava 90 anni, ed essa non poteva quasi più ricordarsi
il tempo in cui, piccina, non conosceva ancora il suo
Signore, e in cui non poteva rallegrarsi come ora del
suo amore.
Il pastore Edwards rivolse un discorso d’occasione a
quei vecchi pellegrini della vita, dicendo fra l’altre cose,
qual fosse il loro privilegio di passare gli ultimi anni
nel pregare per gli operai tuttora faticanti iieU’opera
del Signore.
Madagascar
Il governatore di quest’isola, ateo mencio, continua
a impedire qualsiasi manifestazione di culto e qualsiasi
contatto tra indigeni e cristiani, col fanatismo d’nn
Inquisitore generale dei più bei tempi. Eeligione formalistica, non vissuta, e ateismo, cioè mancanza di religione, producono gli stessi effetti.
Credere è fidarsi. La fede religiosa non differisce da
qualsiasi altra fede che per il suo oggetto.
Quel che richiede da voi non ha nulla del miracoloso: invece di fidarsi a cose della terra, fidatevi al
Cristo.
Moody.
CROCE AZZURRA
I giurati di Meurthe-et-Moselle (Francia) han diretto
al presidente del Consiglio il voto seguente;
« I giurati di Meurthe-et-Moselle esprimono il voto
che i pubblici poteri prendano senza indugio seri provvedimenti ad infrenare l’alcoolismo, i cui progressi concorrono in modo inquietante allo svolgersi della criminalità ».
«
• *
La Compagnia inglese d’assicurazione su la vita
Lcepter Life Association ha pubblicato 1’ annua relazione, da cui VAmi (a cui dobbiamo anche la precedente
notizia) toglie queste eloquenti cifre :
Astinenti : — Morti prevedute 2047 ; morti avvenute
1086. Percentuale : 53,05.
Non astinenti : — Morti prevedute 8079 ; morti avvenute 2453. Percentuale 79,67.
«
Hi *
Il borgo di Aniche (Francia del Nord) ha 8500
abitanti, con 42 birrerie e 446 spacci di altre bevande
alcooliclie! La Società centrale d’evangelizzazione attende al rilevamento religioso e morale di questa povera
cittaduzza rovinata dal gioco e dal bere.
L’erba si appassa e il flore cade
(Isaia XI, 7)
Molte volte tu avrai veduto l’erba verdeggiante
all’alba e disseccata a mezzogiorno, il fiore, superbo
al mattino, appassito alla sera ; ciò accade in seguito
ad un vento caldo, secco, diseccante.
Noi siamo fragili al pari dell’erba, al pari del
fiore.
Entriamo insieme nel Cimitero del villaggio o
della città che tu abiti. Sulle pietre sepolcrali vi è
il nome e l’età di colui che riposa sotto la fredda
pietra. Guarda, leggi... tu lo vedi, non vi sono solamente dei vecchi che la morte abbia chiamati. Qui
è una giovinetta, là appena un adolescente, più in
là è una bambina, e continuando il mesto pellegrinaggio. da tomba a tomba, ci rivengono ih memoria^
le parole del poeta:
Ahimè, quante giovinette ho veduto morirei
(V. Hugo)
Simile spettacolo si offre tutti i giorni al nostro
sguardo, ma non ci colpisce tanto, perchè si tratta
della morte degli altri.
Non sarebbe invece ragionevole, logico, di dirsi,
qualunque sia la nostra età : Anche io sarò chiamato
a mia volta ? E questa visione dolorosa non fa subito
nascere la domanda : Sono io preparato ? Oh ! giovinetti, giovinette, non dite, come si dice nel mondo :
Più tardi, vedremo, più tardi, ora no, non c’è premura, sono giovane, sono pieno di salate.
Diciamo invece : Oggi, mentre è tempo, fuggiamo
il male, tutto ciò che è male e diamoci completaa Colui nel quale Dio si è manifestato, al Cristo
che, con la sua gloriosa risurrezione, ha vinto la
morte e messo in evidenza la vita, la vita che non
passa.
Siamo adunque di que’ fiori, le cui foglie non si
appassano mai, perchè sono piantati in riva alle acque,
in riva alle acque divine !
fVers la Paix di H. Soulié.)
Tito Celli.
yì! r opera!
Da questi monti coronati da boschi d’abeti, olezzanti
di resine, da questi luoghi d’onde ammiriamo tante
sublimi bellezze della natura, come Ubero sale il nostro
pensiero a Dio per adorarlo e glorificarlo I
Ma ahimè se volgiamo gli sguardi verso i miseri
villaggi, se coU’immaginazione penetriamo nei luridi
tuguri 0 nelle bettole, oh come ci si stringe il cuore
mirando la degradazione a cui può giungere l’nomo !—Allora l’anima nostra si umilia e invoca l’aiuto e le
compassioni di Dio; le sue infinite compassioni verso
quegli esse'i ridotti a tanta bruttura, il suo potente
ainto, sul quale solo possiamo fare assegnamento per
convertire i cuori induriti. Quanto bene sarebbe se i
parroci dei villaggi invece di spargere abbondanti bi
1 di banca a prò dell’uno o dell’altro deputato,
distribuissero premi a quei loro parrocchiani che durante
tutto un anno non fossero mai stati visti ubbriachi,
nè bazzicare per le osterie !
Ignoro se il vizio del bere più del bisogno (se pur bisogno
c’è) dappertutto sia cosi inveterato come in quest’amena
valle, però stando a ciò che dicono i giornali bisogna
dedurne che questa piaga è generale per tutta Italia.
E noi evangelici resteremo dunque insensibili dinanzi
a tanta degradazione o ci accontenteremo di volgere
il capo con ribrezzo incontrando un miserabile ubbriacone ?
Ho potuto esperi montare che qualche cosa si ottiene
parlando con quegli individui quando sono in possesso
del loro buon senso ; ragionando con loro a nome della
religione, della morale, dell’igiene e del loro stesso
tornaconto materiale. Sarebbe bene parlar loro della
Società di temperanza, ma i nostri contadini ignoranti
riderebbero e non ascolterebbero, perchè sono troppo
arretrati per comprendere certe idee elevate.
Non potendo far di meglio prendiamoli almeno dal
lato del loro proprio interesse e del benessere della
loro famiglia, eccitiamoli ad abbandonare la bettola.
Uniamo i nostri sforzi a quelli di molte buone persone
che già lavorano a questo scopo e procuriamo di aprire
la mente e il cuore della crescente generazione.
Eallegriamoci pensando che i mezzi del Signore sono
a migliaia. A noi spetta di cooperare con Lui e di chiedergli la grazia di liberare questi schiavi del vino, e
se non vogliamo essere noi stessi astinenti siamo almen9,‘^o//o temperanti. «
IN SÀLA DI LETTURA
1 fanciulli di Margherita
Tipografia Claudiana - Firenze 1909 - Prezzo L. 0,75.
E’ questo il titolo di un grazioso racconto inglese
di Htìsba Stretton tradotto per i bambini italiani da
Amy Temer.
La copertina elegante del bel volumetto di 135 pagine, le graziose illustrazioni e i caratteri grandi e nitidi, mostrano con quanta cura esso sia stato stampato
ed'invitano a leggerlo, a scoprir quello che le eleganti
paginette contengano.
lotta-^oria semplicissima ma-commovente ®
tile ch§ toccherà senza dubbio il cuore dei nostri bambini.
Margherita la piccola eroina del racconto, non ha che
dieci anni ma sembra già una persona seria e posata.
Quando la sua mamma muore, lasciandola sola al mondo
con due fratellini da proteggere, ella — per non turbarli -r- soffoca il dolore dell’ anima angosciata e sopporta ogni cosa, finché non giungono anche per lei la
gioia e la pace.
• Povera Margheritina! Ella diventerà ben presto, ne
son certa una cara amica per i piccoli lettori i quali
saranno felici di ammirare commossi attraverso alle
limpide righe del racconto questa piccola, umile ma
coraggiosa figura di bambina inglese.
Il racconto non potrebbe essere più semplice e più
attraente insieme, benché in esso traspaia di quando
in quando una cert’aria di inverosimiglianza dovuta
forse, per noi italiani, alla differenza di luoghi, di costumi e di tipi.
Ed ora una parola sulla forma con cui viene presentata questa dolce istoria inglese ai bambini italiani.
Non possiamo purtroppo fare grandi elogi a questo
riguardo. Perchè la gentile traduttrice non ha dato
maggiore importanza alla proprietà e alla purezza della
lingua ?
Perchè ha ella conservato — traducendo letteralmente — frasi, modi di dire, costruzioni di periodo del
tutto inglesi, che — trasportati tali e quali e come di contrabbando nella nostra lingua, hanno un tutt’altro significato e non rendono, con esattezza l’idea dell’ originale? Peccato davvero!
Quanto più attraente ai bambini d’Italia riescirebbe
questa dolce storia, se potesse andar dirittamente al
loro cuore in grazia d’una forma tersa, veramente italiana e sempre facilmente intelligibile ! La nostra lingua è cosi ricca e cosi varia, che — ad esprimere qualsiasi idea — non ha bisogno di ricorrere a locuzioni
non sue, a locuzioni di provenienza straniera.
E noi speriamo che queste benevole osservazioni abbiano ad essere favorevolmente accolte e che la seconda edizione - che di cuore auguriamo prossima —
possa riuscire veramente perfetta.
Celeste Lir
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografìa dell’Istituto Gould Via Marghera 2, Roma
7
LA LUCE
IL TRAMONTO DI ROMA
Sludio di storia e di psicolo«
jia del Proi. G. Bartoli.
— Orsù — disse — quello chè è stato, è stato ! Non
piangere più oltre. A tutto c’è rimedio. Tu rimani qui
per ora e non ti muovere fin che io ritorno. Starò via
non più di dieci minuti. Bice, ricordati che siamo in
un pubblico albergo, che tu sei mia sorella e che io
sono tuo fratello !
D. Ottavio andò al telegrafo, e telegrafò alla signora Maria : « Bice arrivata qui in questo momento.
Venga a prenderla. Ottavio ».
Mentre il sacerdote stava al telegrafo, la Bice rimase sola nella camera di lui. D. Ottavio uscendo,
aveva dimenticato di accendere il gas, quindi era
ormai perfettamente oscuro. L’ora notturna, le tenebre,
il pensiero della mamma e dello zio, l’idea di avere
con quella sua scappata recato danno a D. Ottavio,
misero addosso alla fanciulla Una grande malinconia.
Ella si rese pienamente ragione dello sproposito che
aveva fatto.
— D. Ottavio — disse al giovane quando questi fu
di ritorno — ha ella telegrafato a mia madre?
— Sì, e un telegramma urgente. Spero che tua madre
riuscirà a prendere il direttissimo delle vent’una. Prima
delle ventitré essa sarà qui.
— Ha fatto bene. Conosco ora d’aver operato male
a fuggire da casa. Ma non ne potevo più. Il cuore mi
ha preso la mano e ho perduto la testa.
— Come hai fatto a sapere che io era qui ?
— Me l’ha detto il suo Filippo. Tutta la notte passata non feci che piangere. Questa mattina presi la
risoluzione di fuggire, e venir qui da lei, per non abbandonarla mai più.
— Ed ora ti sei accorta d’aver commesso una . solenne pazzia, non è vero ?
— Sì. Capisco che il mio atto patrebbe recarle gra
vissimo danno, e me duole infinitamente. Ah ! caro Ottavio, mi perdona lei ? ^
La povera Bice pronunciò queste parole con grande
umiltà. Il suo coraggio era finito. Si sentiva ,in un
subito divenuta timida, quasi paurosa d’incontrare gli
occhi di D. Ottavio. ;
Il giovane ne fu commosso. ' ’
— Ti perdono, cara Bice, sì, ti perdono. Ah 1 tri mi
vuoi bene, ed io te ne sono grato. Un po’ di amore
nei momenti di tribolazione è pure un gran conforto !
Sì, Bice, non mi basta il cuore di r|hj,p^oye)KarÌiidJ^cliè
hai dato prova oggi di un grande amore per^qiViSi
altre donne, quando amate veramente e non per caprìccio subitaneo o per breve follia sensuale, più partecipate della divinità, che non noi altri uomini. Noi
siamo egoisti, vigliacchi, opportunisti, schiaV#'‘'’'delle
consuetudini e della pubblica opinione. Voi, per contrario, quando amore v’infiamma, siete audaci, forti,
coraggiose, pronte a tutto. Tu, oggi, hai sfidato il
mondo e la collera dello zio. Hai fatto male, sì, ma
il tuo peccato nacque da troppo amore e da eccessiva
generosità di cuore. Iddio te l’ha già perdonato, e ti
perdono anch’io. Anzi, non dimenticherò mai la prova
solenne di affetto che mi hai dato in questa triste
ora, e ti vorrò sempre bene ! Tu conosci la mia
sincerità. Ebbene ! Il labbro parla ciò che sente il
cuore ! ■
— Grazie, Ottavio, grazie ! — mormorò sommessamente la Bice. — Il timbro argentino della voce di
lei assunse in quel momento una vibrazione tutta speciale di gioia e di felicità.
— Ed ora passiamo ad altro — disse Ottavio. —■ Se
ben ricordi, Bice, quando io fui colpito dalla scomunica mi trovavo fuori di Roma. Sai anche dov’ero
andato.
— Sì : a Gardagnana Ligure ad assistere un ammalato.
— Niente di più ?
— No: nient’altro.
— Ebbene, ora saprai il resto. A Gardagnana vi è
un gran manicomio, ed io andai là, per l’appunto.
— A confessare un matto ?
— Sì. Moriva un demente, certo D. Andrea Foltesi.
Sul finire della sua vita, riacquistò tutte intere le sue
facoltà mentali, e ne godè per circa venticinque giorni.
I medici credevano di poterlo salvare ; ma poi la malattia precipitò. Egli mi desiderò al suo letto di morte
ed io accorsi a lui.
~ Morì, di fatto ?
— Sì. È spirato fra le mie braccia. Quel prete aveva
una storia dolorosissima che egli, prima d’impazzire
definitivamente ed esser chiuso nel manicomio di Gardagnana, consegnò allo scritto. Bice, prendi quella
valigia là nell’angolo, e portala qui.
La ragazza obbedì. D. Ottavio l’aperse e n’estrasse
parecchi quinterni dì carta logora e sporca, tutti
coperti però di un carattere bello e nitidissimo.
— Prendi questi fascicoli e mettili nella tua borsetta. Li leggerai a tuo comodo, e poi andrai alla
principessa Gualdi a raccontarle la storia in essi contenuta. Quella donna sarà punita.
— Strano titolo questo ! — mormorò la Bice, mentre
leggeva il frontespizio del primo fascicolo : — c Fides
et amor » : che vuol dir ciò ?
— Non leggere ora. Lo saprai più tardi. Mettilo nella
tua borsetta. E poi bisognerà pensare a mangiare un
boccone. Sono quasi le venti.
— Io non ho fame !
— Non hai fame ! E pure è l’ora solita questa della
tua cena.
— Sto pensando alla mamma.
— E allo zio, no?
— No. A lui no!
— Tu non ami lo zio, Bice?
— Lo vorrei amare: lo dovrei amare, ma sento dì
non poterlo amare, specialmente ora.
— Perchè?
— Perchè fra me e lui vi è... vi è lei 1
— Frenati, Bice mia, distraiti, cerca dimenticarmi,
o almeno, che il tuo amore per me diventi quieto, ragionevole e sopra tutto prudente.
— No ! non posso, D. Ottavio ! Non posso ! Lei domanda da me l’impossibile ! Oh ! perchè non mi deve essere lecito di amarla con tutto il mio cuore, con tutta
la mia anima, con' tutto Tesser mio ? E parchè pecco
io a manifestare un tanto amore ? Perchè deve esser
peccato l’amore?
-- Io sono sacerdote, ed a me non è lecito amare
coll’amore dei sensi.
— Ma perchè? perchè?
— Non l’hai sentilo il perchè, giorni sono, presso i
signori Lincoln ?
— La Chiesa, sì, la Chiesa lo proibisce. Ma ha diritto essa di proibirlo, quando Iddio non lo vieta?
Non è lei uomo come tutti gli altri ? non ha lei dei bisogni, degli istinti, dell’ affettività, un cuore, un’anima ?
Ah ! io lo so ! Ella mi vuol bene ! Se fosse libero, me lo
manifesterebbe in tanti modi, ed ora invece è costretto
a frenarsi, a dissimulare, a sgridarmi per non amarmi.
E pure io lo sento, ella mi vuol bene. Leggo l’amore
nelle sue pupille. Se potesse amarmi, com’io vorrei,
ella sarebbe felice e farebbe felice me pure.
— E che dovrei fare per dimostrarti il mio amore ?
— Star sempre con me, sempre, sempre!
Il giovane sorrise alla semplicità e al candore della
giovane.
— Bice — disse — tu dimentichi che la Chiesa lo
proibisco.
— E chi è questa Chiesa ? L’argomento del ministro americano, che udì in casa Lincoln, giorni fa, mi
è rimasto fisso in capo, e non mi uscirà mai più. Non
la Chiesa universale, non gli Apostoli, non Gesù Cristo,
non Dio, hanno imposto ai sacerdoti il celibato, ma
una casta dì asceti e dì monaci, una setta di rigoristi
e di fanatici, i quali, a un certo tempo, dominarono
nella Chiesa. E questi devono sacrificare alle proprie
idee, alle proprie fisime non sempre sane, generazioni
intere di uomini ? E poi, che cosa ottengono col loro
celibato forzato ? Forse che si osserva desso mai ? Si
pretende osservarlo in pubblico, e si viola in privato.
Non è vero D. Ottavio? Non è vero?
— Tu corri troppo, Bice, corri troppo ! Io l’ho sempre
osservato e non mi è costato molto...
— Perchè lei è tutto intelletto e ha lavorato da.
schiavo tutta la suà vita ; ma i più dei sacerdoti, no,
che non l’osservano. Il dottor Ridley, l’altro giorno,
a casa Lincoln, è stato troppo misurato nelle sue
cifre.
— Come lo sai tu ?
— Zio ne ha parlato tante volte confidenzialmente
colla mamma, ed egli il può ben sapere. Egli dice ohe,
specie nel sud d’Italia, il celibato è piuttosto una pietra
d’inciampo, che un incentivo a virtù. E anche nel nord
le cose, alla fin fine, non vanno meglio. Solo lassù
si fanno le cose più a modo, ohe non nel mezzogiorno.
— Molti però Tosservano. Te l’assicuro io...
— Sì, Tosservano quelli che, come lei, sarebbero
buoni e puri anche se secolari, ma dei più, che accade?
Il sacerdote cominciò a sentirsi a disagio con quella
ragazza, che nell’eccitamenlo del momento, gli parlava
di cose tanto pericolose. Egli conosceva a fondo la
Bice: essa era schietta, franca, intelligente; odiava a
morte gl’ipocriti convenzionalismi della società, ma
non Taveva mai sentita venir fuori con tali discorsi ;
evidentemente, l’amorosa passione le diminuiva ora
il senno. Poi, a toglierle l’usato ritegno, cospiravano
l’antica famigliarità con lui, il vederlo profugo e lontano da Roma, la stizza non irragionevole contro i
suoi persecutori, e in fine un po’, anche, la libertà
non del tutto commendevole colla quale il Cardinal
Turini e la cognata parlavano dei costumi del clero
alla presenza di lei. Essa aveva vent’anni e beveva
tutto, come terra vergine ed assetata dei misteri della
vita ; quindi le idee fermentavano e germogliavano,
ed ora, in quel momento pericoloso, producevano i
loro frutti.
D. Ottavio si levò su in piedi :
— Vado — disse — ad ordinare la cena. Darò ordine che ci servano qui in camera. Tu, intanto, puoi
ritirarti nella tua stanza. Essa dev’esser pronta. L’ho
fatta metter da parte io : una bella camera a due letti :
una per te, l’altro per la tua mamma. Va ora, figlia mia!
D. Ottavio accompagnò la ragazza in camera, e poscia discese al primo piano dell’albergo. Guardò l’orologio. Non erano ancora le vent’una. Mangerò — pensò
fra sè — poscia me ne andrò tutto solo alla stazione,
lasciando la Bice qui. Eviterò così un pericolo per me
e per Lì. Essa è tutta sottosopra questa sera. Guai se
togliessi io l’ultimo freno al suo amore!
Come aveva pensato, così fece. Ritardò il più che
potè la cena ; poscia mangiò colla Bice, la quale, pentita del discorso che aveva tenuto prima, si mostrò
più riservata. La presenza, inoltre, del cameriere, che
entrava ed usciva dalla stanza, era di ritegno alla
prima e di assoluta sicurezza pel secondo. Alle ore ventidue la cena era finita e D. Ottavio si levò da tavola.
— Tu resti qui, Bice — disse. — Io andrò alla stazione a prender tua madre. Da qui a ventisette minuti il direttissimo arriverà a Civitavecchia.
—> Sì, vada, D. Ottavio, e disponga mia madre a perdonarmi. Le dica da mia parte che sono pentita di
quanto ho fatto, e che non le darò mai più un simile
dispiacere. Sono sicura che la mia povera mamma non
ha cenato questa sera...
— E lo zio?
La ragazza non rispose, ma volse in su una spalla
e strinse le labbra in segno di dispetto. Il prete si accorse dell’atto sgarbato.
— Bice, Bice — disse — non mi diventar cattiva,
sai ? Qiiel giorno che diventi cattiva, perdi la mia
stima e il mìo amore !
— Che intende, D. Ottavio?
— Pensaci ed intenderai! Ora parto...
— No, non parta, prima di darmi una spiegazione.
Ha perduta la stima di me, oggi ? Oh ! dica I dica !
D. Ottavio ebbe pietà della Bice. Lo guardava con
occhi così affettuosi, cosi amorosi, e allo stesso tempo
così pronti al dolore, al pianto, che il sacerdote si sentì
tutto sconvolgere.
— No, no Bice, non ho perduto la stima che io ho
sempre avuta per te.
— Davvero?
— Sì, davvero.
— Me lo assicura ?
— Sì, sul mio onore.
— Me ne dia una prova!
D. Ottavio rimase un istante incerto. Poi lo vinse
un impeto di t^tucrezza e di amore. Si chinò sulla Bice
che gli sedeva allato e la baciò sulla guancia.
— Ecco, Bice — disse — la prova che ti stimo e ti
voglio bene. Poi, levatosi, fuggì difilato giù per le
scale.
La Bicé rimase nella stanza di lui. — Ora sono contenta — disse — è il primo bacio ch'io ho mai avuto
da lui, e forse sarà l’ultimo. Ma che importa ? Sono
sicura ch’egli^ mi vuol bene. Mi basta il suo amore. Io
sono sua e Tgmorò fino alla morte !
Alle ventile e trenta, con tre minuti di ritardo,
arrivò il direttissimo.
D. Ottavio Inott si era ingannato. La signora Maria
si affacciò adVuita vettura di seconda classe. Il prete
la vide, corso^ad aprire e l’aiutò a scendere.
— La Bice ^ disse la signora prima ancora di mettere piede in itfllrra.
— Stia tià]^{Unia.. Essa è qui meco. E Taspetta.
— Ah ! qudllà ragazza ! che dolore mi ha dato! e lo
zio I credev$> ch’egli impazzisse dalla disperazione. Il
suo telegr^iumn è stato un conforto per tutti e due.
— Anche pel cardinale?
— Da principio no: anzi, non fece che rinfocolare
le sue ire. Per disgrazia, io non era in casa. Ero corsa
dai Lincoln per vedere se quella sciagurata fosse
ita colà.
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(24) \ (Continua).
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LA LUCE
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