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LA BUONA 3Í0VELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PUEZZO D‘A«SOCI.%ZIO.\E:
(A domkilioj
riDo, per un anno L. 0,00 I L.7,00
— per sei mesi » 4,00 ( » 4,50
'pr le provincie e i’eslero franco sino
ai conlìni, un anno . . L. 7,20
per sei raesi, » 5,20
A).v:S£Óovt«{ Si iv iyóinr,
Segnenilo la veril'a nella carità
Epes. IV. 15.
L’Ufficio (iella BUONA NOVELLA é in
Torino, presso la libreria Evangelica
di GIACOMO BIAVA, viaCarlo Alberlo,
dirimpello al Caffè Dilei.
Le associazioni si ricevono in Torino allo
slesso Ufficio.
Gli Associali delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla libreria Biava.
^1 Vangelo e la Società. — 1 Confessori di G. G. in Italia nel secolo XVl ; Poiupoiiii)
Algieri. — G. Ferrerò. — Notizie religiose. — Cronachetta politica.
XI Vangelo e la Società
Non di raro gli uomini, senza cognizione di causa, per opposii inleressi, 0 per solo vezzo di calunniare
e deprimere, avventano intempestivi
o perversi giudizi sul carattere e le
tendenze de’loro similij end’è che
talvolta insigni scrittori od onesti partili, mal compresi o denigrati, e sempre pessimamente giudicati, soggiacciono all’odio e al discredito tanto più
Ingiusto per quanto immeritato.
Siffatta sventura è toccata oggi
giorno a’ seguaci del Vangelo , sui
quali pesa un doppio ed opposto giudizio. Infatti, se interrogale quei caldi
patrioti che generosamente aspirano
al conquisto delle patrie libertà, \i
risponderanno; essere gli Evangelici
buona gente, non avversa ad un miglior ordine di cose, amante piuttosto
del progresso e del benessere sociale;
ma del resto una gente fredda, pusillanime, priva di passioni poliliclip,
dedita più alla religione che alla so-
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cietà, più alla salute deH’anima che
al benessere di quesla terra; in altri
termini, più ascetica che civile; pronta
a godere i frutti de’ sociali miglioramenti, ma aliena o incapace di concorrere efficacemente al conquisto di
essi. A sentire poi la fazione clericale, nemica irreconciliabile di quanti
seguono il Vangelo, questi ultimi uon
gono che tanti demagoghi, tristi, irrequieti, amanti dipolitici turbamenti,
sitibondi di .sangue, seguaci di Robespierre, amici di Proudhon, alleati
di Mazzini ecc.
Or come conciliare codeste opinioni
cosi lontane fra loro com’è il polo
artico dal polo antartico; così opposte com’è il giorno alla notte, il vero
al falso ?
Se per ¡spirito patriotico debba intendersi il furor cieco di parte, l’odio
implacabile e i traditoreschi attentali
conlm le avverse fazioni, il desiderio
mattò della vendetta, l’ambizione di
primeggiare, e il correre con facilità
ad ogni eccesso per piantare l’albero
della liberlà sopra le rovine di case
a torto saccheggiate, di tempii iniquamente profanati, di città senza
frutto abbattute, ed al cospetto d’intere famiglie ridotte a miseria e ingiuslamenle orbate de’loro congiunti;
allora, ne convengliiamo anche noi,
gli Evangelici non hanno spirito patriótico, perché abborrono da siffalle
enormezze contrarie allo spirito della
religione ed a’principii d’equità e di
giustizia.
Ma se al eonlrario merita nome di
vero patrióla colui che odia la tirannia d’ogni genere, e brama libero il
proprio e l’altrui paese^ talché tulli 1
cittadini siano uguali innanzi alla
legge, le coscienze non turbale , la
giustizia bene amministrala, prospere
l’agricoltura, l’industria, il commercio; e le arti, le lettere, le scienze favoreggiate in guisa che possano incessantemente progredire; a dir breve,
se è buon patriota colui che vuole il
proprio paese ordinato in modo che
la prosperità, la morale, i lumi ed
ogni libertà politica, civile, economica
e religiosa s’abbiano largo e pieno
sviluppo; in questo caso non v’ha
gente più patriótica di quella che
segue il Vangelo; perchè tali sono i
suoi principii, del tutto omogenei alla
fede che professa; e se il propugnar
quesla santa causa chiamasi spirito
rivoluzionario, allora, ma solo allora
essa accetta questo titolo che le attribuisce, con tanta malafede, la fazione clericale.
Si, gli Evaugelici, Yaldesi od altri,
sono in questo senso rivoluzionarii,
perchè , bramosi di vedere stabilito
nel mondo il regno della giustizia e
della carità, incessantemente fanno
voti ed opera acciocché il regno del-
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l’oppressione e dell’egoìsnfio rovini ;
sono rivoluzionarii perchè dov’è Terrore intendono portare la verilà,
dove sono le tenebre, la luce, e pace
dov’è guerra, e dove esistono empie
gare, fratellanza ed amore.
£ di vero, dando un’ occhiata ai
mondo soggetto, prima della riforma,
alla tirannide papale , si vede come
l’Evangelo, nell’atto che abbatteva gli
abusi della curia romana, ridonava
alla società quella libertà e quel ben
essere che ia corruzione clericale
avea, colla sua pestifera influenza,
sbandito. Infatti, laddove l’influenza
papale fu costretta a cedere innanzi
alla libertà della fede e dell’esame,
laddove la dominazione ecclesiastica
sulla famiglia dovette cessare innanzi
alla libertà dello spirito e dell’insegDamento, laddove lo Stato fu rimesso nei
suoi diritti, nella primitiva importanza
e dignità morale, colà fu interamente
distrutto l’abuso della proprietà e della
cultura intellettuale, di cui nel medio
evo eransi resi colpevoli nobiltà e
clero; colà fu rimossa a poco a poco
la barbarie e la «idipendenza delle
classi inferiori del popolo; colà fu possibile di chiamare quest’ultimo a prender parte nell’influenza politica, nella
cultura e nel possesso; di estendere
maggiormente il circolo dell’educazione individuale in modo che non si
restringesse più alle sole classi privi
legiate. Perciò, come giudiziosamente
avverte il profondo Gervinus, in tutti
i paesi proteslanti, malgrado i molti
avanzi d’aristocrazia, la società prese
immediatamente un deciso colore di
borghesia; il sovrano stesso deponeva il carattere militare aristocratico
di un capitano medievale ; e il clero,
non più diviso in gerarchie, entrava nei circoli borghesi. Tra’ popoli
germanici, dopo la riforma , si creò
una vita intellettuale affatto indipendente dalle cure del clero, della Corte
e del Governo; mentre era soffocata
presso i Latini dalla religione divevuta senz’anima, e dalla costituzione
politica senza bbertà.
La Spagna, precorsa a tutte le nazioni nello sviluppo delle sue colonie,
avrebbe dovuto per questo motivo superare tutte le nazioni per industria
e commercio ; ma l’ignoranza del governo arbitrario e del clero superstizioso e corrotto perturbò con insensate leggi di lusso, di produzione e
di esportazione il movimento della
civile attività, già abbastanza paralizzata dalla bacchettoneria e dalla pigrizia del popolo ; le manifatture decaddero, le miniere furono abbandonate, l’agricoltura soggiacque a’pesi
del medio evo, e la nazione impoveriva sotto le apparenze più splendide
di potenza esterna.
Frattanto per l’attività e il mo\i-
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menlo de’commercianti olandesi ed
inglesi si fondarono nuovi stati e nuove
potenze con mezzi affatto nuovi somministrati dall’ industria cittadina.
Così sorgeva ne’popoli riformati uno
stato d’indipendenza e un libero movimento che fu in grado di circoscrivere entro certi confini l’illimitato potere sovrano ; e ciò mentre ne’ paesi
d’origine od influenza latina, questo
potere illimitato si conservò per lungo
tempo e con maggiore estensione.
Ma esaminiamo più da vicino l’argomento, ragioniamo in modo piii
pratico. Se è vero che ogui effetto ha
le sue cause, noi domandiamo : perchè l’Inghilterra, l’Olanda e l’Alemagna, nazioni evangeliche,hanno quella
libertà , quel progresso, quell’ industria, quol movimento commerciale,
quella tranquillità e quel benessere
di cui mancano l’Italia e la Spagna,
nazioni cattoliche, abbenchè più favorite dalla natura? perchè la cattolica Irlanda che fa parte d’un regno
floridissimo , illuminato e pacifico ,
non gode al pari che le altre parti
dello stesso regno, di ricchezza, cultura e tranquillità? Perchè, restringendoci a quell’isola stessa, le provincie abitate dagli evangelici superano di gran lunga in civiltà, in
benessere, in moralità le provincie
abitate dai cattolici romani ? Perchè
nel cantoni cattolici della Svizzera, il
popolo non è industrioso, colto, morale, prospero e tranquillo al pari che
i cantoni evangelici della stessa Confederazione? La ragione la troviamo
nel capo XII, lib. I de’discorsi di
Macchiavelli. « Quelli principi, egli
dice, 0 quelle repubbliche, le quali si
vogliono mantenere incorrotte hanno
sopra ogni altra cosa a mantenere
incorrotte le cerimonie della religione, e tenerle sempre nella loro
venerazione; perchè nessuno maggiore indizio si puote avere della rovina d’una provincia che vedere
dispregiato il culto divino ». E più
sotto lo stesso scrittore, parlando
deU’Ilalia, soggiunge: «Pergli esempi
rei di quella Corte (la Corte di Roma),
questa provincia ha perduto ogni divozione ed ogni religione; il che si
tira dietro infiniti inconvenienti e infiniti disordini; perchè, così come
dove è religione si presuppone ogni
bene, così dove ella manca, si presuppone il contrario. Abbiamo adunque
colla Chiesa e co’preti, noi Italiani,
questo primo obbligo, di essere diventati senza religione e cattivi; ora ne
abbiamo ancora uno maggiore, il
quale è cagione della rovina nostra.
Questo è che la Ghiesa (romana) ha
tenuto e tiene questa nostra provincia
divisa ».
Ciò posto, hanno ragione i clericali di affibbiare il titolo di rivoluzio-
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narii agli Evangelici, sapendo bene
che la riforma religiosa ch’essi pròpugnano apporterebbe in Italia tutti
quei beneQzi materiali e morali di
cui godono le nazioni evangeliche, e
di cui la nostra penisola manca e
mancherà fino a che resterà schiava
della tirannide e corruzione papale.
Lo stesso Macchiavelli era così profondamente penetrato di questa verità, che riponeva la speranza di un
risorgimento radicale de’ tempi e degli Stati nella sola riforma ecclesiastica. Ma non è dessa quella rivoluzione torbida , sanguinaria, degenerante spesso in vera anarchia, di cui
la fazione clericale con lanta malafede ci accusa ; ma quella che la
ragione fa contro le inique passioni,
il vero contro il falso, il diritto contro la forza, la civiltà contro la barbarie.
I C0^FESS0R1 DI G. C. L\ IT.^LIA
NEL SECOLO XVL
roiuponio Algieri.
IL
Secondo e tebzo Esame.
Domanda. Secondo voi, quanti
Sacramenli vi sono nella Chiesa?
Risposta. Non so perchè mi domandate il numero de’Sacramenti,
mentre per Sacramento altro non si
intende che memoria e segno visibile
di cosa sacra, come risulta dal capi"
tolo Sacrificium e del seguente De
Consecratione, Dist. 2. Laonde ogni
volta che mi mostrerete il mistero
e la memoria d’ una cosa santa, di
qualunque genere, io la riterrò per un
Sacramento. S. Giovanni, nell’Apocalisse, cap. 1, chiama sacramento la
visione delle stelle e dei candelabri ;
e al cap.l7 la rivelazione della Donna
e della Bestia. Lo stesso risulta da
parecchi altri passi della sacra Scrittura, come dal cap. 6 e 12 della
Sapienza. Ciò non ostante, sapendo
bene a che miri la vostra domanda,
vi dico esser pronto a rispondervi intorno a’ Sacramenli di cui intendete
parlarmi, purché vi degniate domandarmi categoricamente.
D. L’ordine sacro ed ecclesiastico,
secondo voi, è un Sacramento?
R. L’ordine che voi chiamate sacro, non ha in sè alcun mistero; non
essendo il carattere esterno che costituisca il ministro od il vescovo,ma
l’elezione della Chiesa. Tutto il mistero dunque consiste nella sola unzione dello Spirito Santo falta internamente. Ma io dico e confesso che
il papa è nemico di Gesù Crislo, e che
quanti altri portano il di lui carattere
non possono chiamarsi pastori o ministri di Cristo, sintantoché combattono sotto una bandiera diversa od
altro capo che non sia Cristo.
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D. Noi dunque slamo ministri del
diavolo e non di Cristo?
R. Giudicatene da voi stessi. Le
vostre opere vi manifestano, e di esse
potrete fare giudicio, e voi e tutti
quelli che vorranno.
D. Ardirestel sostenere che i diaconi, i suddiaconi, i preti, i vescovi
non siano ministri di Cristo?
R. Tutti sono ministri di Dio
quante volte non dipendano dal papa,
annunzino il Vangelo, e presiedano
alla parola di Dio, non a quella delr Anticristo, portandone lo stampo ed
il carattere.
D. Qual è dunque codesto carattere che voi riprovate, e chi è l’Anticristo, in che consiste il suo regno
al quale accennate in alcuni vostri
scritti?
R. In quanto al carattere, che dee
tenersi in ahbominio ed orrore, io
dico che esso consiste negli ornamenti
de’preti e frati, loro vestimenta, cappucci, corone e simili frascherie. Il
papato è un’ istituzione degna dell’Anticristo, perchè contrario al precetto del Signore , come sopra ho
detto; giacché il nome d’Anticristo
in ultima analisi altro non significa
che essere contrarlo a Cristo. Il suo
regno è formato da’preti, frati ed altri
su’quali egli ha potenza e dominio.
Le sacre Scritture ne parlano spesso;
l’antico e nuovo Testamento ne fanno
chiara testimonianza a tutti quelli cui
il Signore ha partecipato le eterne
verità.
D. Cosa dite della Cresima di cui
si fa uso nel conferire gli ordini sacri?
R. Non essendo il carattere altro
che un segno ed una figura impressa
e scolpita in qualche cosa, e codesle
unzioni non imprimendo nulla nell’anima , neppure nel corpo, perciò
non possono chiamarsi caratteri ; ma
altro non sono che segni e distinzioni del principe che le comanda, e
di quelli che lo seguono e le portano.
D. Ed il Battesimo lo chiamate
sacramento ?
R. Questo dee realmente dirsi sacramento-, imperciocché esso ci distingue quali servitori di Cristo, e per
esso protestiamo che Cristo è morto
per noi e ci ha riscattati e lavati col
proprio sangue prezioso da qualunque
iniquità e sozzura; insomma è una
memoria della salute che ci viene da
Cristo.
D. Cosa dite della Cresima che si
dà alla confermazione del Battesimo?
R. Ella non ha in sè alcun mistero;
anzi essendo contro Cristo il ribatlezzare, così tutto ciò che si aggiunge
al battesimo è contro Crislo. E da
questo potete giudicare che io non
sono Anabattista, come alcuni mi accusano.
D. Anzi siete voi che ci stimata
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Anabattisti, paragonandoci a questi
ultimi. Ma passiamo aranti. Potete
niegare che quando Filippo diede il
battesimo in Samaria, Pietro e Giovanni , passando per quella contrada
giudicarono necessario di pregare Dio
acciocché inviasse lo Spirilo Santo
sui battezzati? Come dunque potete
dire che la Cresima non sia necessaria ?
R. Confesso che dopo il detto battesimo (di cui si parla al cap. 8 degli
Atti degli Apostoli) era necessario di
orare per la venuta dello Spirito
Santo, per la ragione che quei Samaritani erano stati battezzali solamente
nel nome del Signore senza averlo
ancora invocalo, come si legge nel
luogo citato. Ma degnatevi rispondermi: Quando Paolo, Tito, Timoteo,
Aquila, il Centurione ecc., e quando
lo stesso Gesù Cristo furono battezzati, quale confermazione tenne dietro
al loro battesimo? la Cresima di cui
mi parlale era loro necessaria.^
D. Come? la Cresima non seguì
ai battesimo del Centurione e sua
famiglia?
R. Sì il Centurione come gli altri
che erano seco lui ricevettero prima
lo Spirilo Sanlo, e poi furono battezzali; e si può vedere nella sacra
Scrittura.
D. La Cresima , il Sale, gli Esorcismi e lutto quanlo comanda la
Chie.sa romana non sono necessarie
al battesimo ?
R. 11 battesimo si fa solamente
con l’acqua e con le parol«: « Io ti
battezzo in nome del Padre, del Figlio
0 dello Spirito Santo i> ; come si può
vedere dal battesimo di Paolo e. degli
altri di cui sopra ho fatto parola, e
dal comando dalo da Cristo (vedi
Matt. 281, quando incaricò gli Apostoli
di andar predicando e battezzando. Ed
egli stesso non fu battezzato da Giovanni che con l’acqua pura, senza nè
olio, nè sale, nè cera, nè cresima, nè
esorcismo. Ciò anche risulta dal signiQcato della parola battezzare, che altro non vuol dire se non lavare con
l’acqua, siccome dimostra il Salvatore Gesù in s. Marco VII, allorché
riprendendo i Farisei, dice: «Avendo
lascialo il comandamento di Dio, vi
tenete la tradizione degli uomini, i
lavaraenti degli orciuoli e delle coppe
ecc.». Per la qualcosa io dico e sostengo che tutto quanto si aggiunge
al battesimo, oltre l’acqua e la parola
di Dio, dev’essere rigettato.
D. Se dunque il battesimo che noi
amministriamo con tali cerimonie è
cattivo e malamente conferito, bisogna che voi siate ribattezzato.
R. Non occorre, perchè il battesimo non può essere corrotto dall’uomo vizioso e maligno ; e ciò anche
risulta dai vostri canoni al cap. S«-
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cundum Ecclesioe, Dist. XIX ed al
cap. Ecclesiis, Dist. 68, ed al cap.
Dedii bapiism. ecc.
D. Della confessione vi burlate
ugualmente ?
R. Io trovo nella Scrittura cbe il
crisliano deve confessare i suoi peccali in due maniere ; in primo luogo
a Dio, e lo dobbiamo fare continuamente, come sta scrilto nella prima
epistola di Giovanni. In secondo luogo
a colui che abbiamo offeso, col quale
slamo tenuti di riconciliarci, e mostrarci pentiti di avere errato. E di
ciò parla s. Giacomo al cap. 5, che
voi citate spesso per l’utile della vostra borsa. La terza confessione che
voi chiamate auricolare, non l’ho
ancora trovata nella sacra Scrittura,
e la Chiesa Cattolica non l’ha sempre e generalmente approvata, nè
accettata, come la Chiesa Greca, e
lo dice il cap. Quidem ex. de pcenilentia, Dist. 1. Inoltre i fruiti decidono della qualità dell’albero; essendo
buoni, mostrano che l’albero che li
produce è parimente buono ; essendo
cattivi, che la radice dell’albero è
corrotta. Or dalla vostra confessione
auricolare non vengono che cattivissimi frutti; adulteri!, incesti, ed ogni
sorta di umane fornicazioni; omicidi!
tradimenti, inganni, e tulte insomma
le scelleratezze di cui l’uomo è capace. Ella dovrebbe chiamarsi piut
tosto Confusione che confessióne. Secondo voi, i peccati non possono essere rimessi che in virtù dell’imposizione delle mani fatta da un prete o
monaco; e quanto ciò sia falso, è
chiaro come la luce del Sole, essendo
i nostri peccati rimessi per sola virtù
del sangue di Cristo. Per la qual cosa
io ritengo tulte codeste sette di chierici e frati, con la loro confessione
auricolare (con la quale pretendono
che i peccati siano rimessi) siccome
tanti nemici di Cristo, e perciò maledetti ; mentre da loro non può venire
che maledizione, non benedizione; e
lo dimostra il vostro cap. JVon oportet
ed il seguente, col cap. Maledicam I,
q. 1, che è tolto dal concilio di papa
Martino. In ultimo codesta confessione auricolare è condannata da s.
Paolo, il quale parlando degli ultimi
tempi nella seconda epistola a Timoteo, cap. 3, dice; « Essi hanno apparenza di pietà, ma han rinnegato
la forza di essa, anche tali schifa;
perciocché del numero di costoro
son quelli che sottentrano nelle case
e cattivano donnicciuole cariche di
peccati, agitate da varie cupidità, le
quali sempre imparano, e non possono pervenire alla conoscenza della
verità ». •
D. Voi dunque osate gettarci in
viso la taccia d’eretici?.....noi ce ne
ridiamo. — Qual è la vostra opinione
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intorno al sacramento deH’Eucaristia?
La reputate un sacramento?
R. Sì.
D. Qual cangiamento ! prima niegavate ogni cosa, ed ora confessate
tulto. Vorreste forse disdirvi?
R. Le cose che dovevano niegarsi
le ho niegate, e in ciò sarò irremovibile, perchè altrimenti sarei abbandonalo dalla grazia divina.
D. Or bene, credete che nell’ostia
sia veramente il corpo ed il sangue
di Cristo tal quale era sulla croce, e
che ciò non ostante gli accidenti,
come sarebbe la bianchezza e la rotondità rimangano nel loro stato?
R. Io credo fermamente che non
solo gli accidenti non cangino, come
voi dite, ma neppure la sostanza,
rimanendo l'ostia pane come prima ;
e di ciò fa testimonianza la Scrittura
e la stessa esperienza ce lo prova ;
imperciochè si vede chiaro che l’ostia,
comechè consacrata, non dura che
un certo tempo, e poi si corrompe, e
dalla sua corruzione e putredine nascono i vermi. Or io domando donde
vengono cotesti vermi? non è possibile che vengano dalla sostanza la
quale, secondo voi, è mutata in corpo
di Cristo, e sarebbe cosa orribile il
dire che il corpo di Cristo produca
de’ vermi. Bisogna dire adunque che
essi vengano dalla sostanza del pane,
non ostante la vostra falsa dottrina.
D, Avete un’empia opinione.
R. Ma lo stesso s. Agostino dice
altrettanto nel libro della dottrina
Cristiana, cap. 6 : leggetelo voi medesimi, io non l’interpreto a modo mio.
Lo dicono anche i Canoni della Chiesa
Romana, nel cap. Prima quidem e
cap. Quid sii. Dist. II de Consccrat.
co’ sei capitoli cbe seguono. Noi
mangiamo, è vero, il corpo di Gesù
Cristo e beviamo il di lui sangue,
ma ciò avviene spiritualmente, come
dicono le sacre Scritture ed i Dottori,
secondo i quali noi nella Cena facciano parte del corpo e del sangue
di Cristo; e come ciò avviene ce lo
insegna il Signore in s. Giovanni
cap. 5.
D. Le son chimere; rispondete ; il
pane ovvero l’ostia consacrata deve
essere adorata ?
R. Se la si adora, commeltesi una
idolatrìa. Infatti s. Agostino nel libro
delle sue Ritrattazioni dice che non
bisogna adorare nessuna cosa che sia
visibile 0 palpabile.
D. Bene, bene, terremo conto di
tutto questo. Ma secondo voi l’estrema unzione è sacramento?
R. No.
D. Ma com’è possibile che siate
così perverso? Non è ordinato nella
sacra Scrittura e specialmente in s.
Giacomo cap. 5, che quando qualche
fedele è ammalato ia Chiesa debba
10
ungerlo onde liberarlo, mercè questo
sacramento, d’ogni languore?
R. S. Giacomo dice questo nell’interesse della salute corporale; infatti allora si pregava Dio acciocché
gli piacesse liberare l’infermo dalla
malattia; ma voi non somministrate
l’unzione se non quando l’infermo è
giunto in punto di morte; e quel che
è peggio, voi ricusate di darla in altro
tempo. Ciò posto, chi è si cieco da
non vedere quanto ciò sia lontano
dall’intenzione di s. Giacomo? È una
maraviglia che vi sia riuscito d’infinocchiare simili follie alla povera
gente !
{Continua)
G. FERRERÒ.
Molti de’ nostri letiori si saranno
maravigliati del silenzio della R. JV.
intorno aU’orrihile attentato commesso
in Londra da un zelante caltolico
contro la persona del nostro caro fratello in Cristo G. Ferrerò. A dire il
vero noi sul principio credevamo esagerate le nolizie che ci venivano dai
giornali francesi ed inglesi, e non volevamo nulla pubblicare seuza esserne
certissimi. Ci riteneva altresì il timore
di accrescere afflizione alla già afflitta
madre del Ferrerò, ed anco per quesla
ragione ci siamo astenuti dal parlare
di un fette che rivela tutta la ferocia
del fanatismo clericale. 1 preti che nei
loro sermoni applaudivano qui in Torino a tali iniquità, non ci avevano
punlo stimolato a rompere il nostro
silenzio: ma ora che dallo stesso
Ferrerò abbiamo ricevuto la narrazione dettagliata del fatto, crediamo
nostro dovere di pubblicarla aCTinchè
il mondo giudichi della diversa condotta tenuta da coloro che si chiamano cattolici zelanti, e da coloro che
i clericali chiamano eretici, apostati,
increduli, empì. Ecco dunque i brani
essenziali della lettera di Ferrerò.
Londra, 15 luglio 1854.
Carissimo in Cristo,
L’atlegtato di simpatia che mi date nella
vostra carissima dei i 0 corrente tornò all’animo mio, non inaspetlalo, ma di tanto
maggiore conforto. Non mi attendeva meno da voi, nè poteva non pensare, che la
notizia delle avute percosse per testimonianza della nostra fede e carità in Cristo,
sarebbe stata ricevuta dai fedeli santi della
Chiesa piemontese con giubilo , avvegnaché , se è grande gioia ad una famiglia
mondana il vedere decorato d’ordine cavalleresco un suo membro, lale dev’ essere, e piii ancora, quella consolazione
nei membri di Gesù di veder onorato uno
di loro, e prescelto al grande privilegio
di soffrire per l’onore del suo nome. È
una delle più grandi prove che siamo di
Dio, quando il mondo ci odia per causa
della verità, ed una delle più grandi soavità sentirsi potenti e forti della potenza
e forza di Cristo nel sostenere obbrobrii
e tribolazioni per la santa sua causa.
11
La parola di Dio e la (eslimoDiaaza
delio Spirito Santo assicura la nostra coscienza di questo gran privilegio, che é
cosa graia se alcuno soffrisce, per la coscienza di Dio, molestie patendo iìigiuslamente : ■!> Epist. di s. Piet. II. 19. Conciossiacliè a questo siamo stati chiamali,
perciocché Cristo ha patito anch'Egli per
noi lasciandoci un esempio, acciocché noi
seguitiamo le sue pedale. Id. 20. Sia dunque benedetto Iddio di lanto onore compartito aH’ullimodei suoi santi! Sia benedetto del gran bene, cbe Egli nella sua
grazia può ricavare ed ba già ricavalo,
dal male che mi ha fatto al corpo il mio
aggressore.
Mio fratello Pieiro in una sua lettera
del 9 correnle compiangendo l’accadutomi, mi dice,, che lesse la notizia io un
giornale francese, il quale riferì, che fui
stilettato. Se per disgrazia colpevole dell’aggressore non posso smentire il fatto,
devo per amor di verilà rettificare il mezzo. Non stilettato, ma calpestato severamente al petto, sino allo schizzarmi il
sangue dalla bocca , e ridotto a tale che
fui costretlo di rimanermi in letto in silenzio, ed in cura penosa per un mese,
ogni gioruo sputando sangue in copia per
travasamento cagionato dalla lacerazione
dei vasi interni, la quale mi lascia tuttora
debolissimo e con respiro penoso, solTrente ad ogni più leggera fatica ed occupazione.
Nei primi giorni della mia malattia il
dottore Dow ed il dottore Castelli temettero sulla mia vita : ma grazie al mio Dio,
alla solerte e saggia loro cura, e degli
ottimi Ferretti e Guarducci, che mi sosteoDero come fratelli, mi rimisi in istato
dì guarigione, e se non sono bene positivo
mi Irovo in via d’un meglio progressivo.
Ringrazio Dio, che sotlo le percosse
del ferreo piede del mio percussore io non
sentii allro affetto che la compassione,
altra vendetta che il perdono. La polizia
venuta ad interrogarmi sul modo del delitto commesso conlro la mia persona mi
istigava a procedere contro di lui, adducendomi per ragione, cho fallo ardilo del
mio contegno, avrebbe agilo in simili circostanze con eguale barbarie. Il mio cuore
sentiva il bene della mansuetudine. Coti
non permisi che si procedesse, mi contentai di farlo ammonire.
La famiglia ed i Cristiani che pregano
per me e pel mio aggressore saranno forse
vaghi di conoscere la vera storia dell'avvenutomi. Tacerei, se si trattasse d’un
individuo, ma essendo stalo l’individuo
uno stromento della malignità intollerante
d’una casta, che sogna roghi e patiboli,
ed invoca l'inquisizione, è mio debito
protestare conlro la forza velata dall’ipocrisia del papismo, che abusa della libertà delle leggi inglesi per violare i più sacrosanti diritti "della umanità. Dico ed asserisco, che il mio aggressore non fu che
un cieco stromento del prelijmo, e lo
provo. Non v’ ha gran tempo, che il rappresentante del papa presso gl'italiani in
Londra pubblicava una circolare in cui
avvisando i cattolici ilaliani di non lasciarsi abbindolare dai missionarii protestanti , conchiudeva la sua pastorale cantando trionfo sul cattivo accoglimento con
cui sono ricevuti gli apostoli dell’errore ,
e gongolando di gioia esultava, annunziando alle sue pecore, che i volponi, gli
apostati, i rinnegati erano stali ricevuti
qualche volta a bastonate, ed in ciò meritavano'ogni elogio coloro che le aveano dote.
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Il 5 giugno entro nel laboratorio [del
sig. Celta, officina di termometri, barometri e specchi : portava meco un invito
a stampa dove notificava ch’ogni domeuica alle 4 in Crosaraen str. 46 avrei insegnato a leggere e scrivere a quegl’italiani, che volessero imparare, e dopo ciò
avrei spiegala la parola di Dio. Il Getta rai
domanda se sono prete: io rispondo che
.sono cristiano semplicemente, ed anche
prete nel senso della parola, essendo fatto
pel sangue di Gesù che è sacerdote con
lui. Va bene, risponde Celta, ma non basta, siete voi un prete della cappella Sarda? Io rispondo: no signore. Ella Iosa
che noi sono. — E cosa predica lei ? — 11
Vangelo ; la penitenza e la remissione dei
peccati pel sangue di Gesù Crislo. Eh noi
abbiamo 1 nostri preli qui, che ci bastano.
— Ne godo, se predicano il puro Vangelo.
Badi però, che il messale non è tutta la
Bibbia, e che Dio le chiederà conto d’averne negletta la lettura. Qui si apre una
discussione, in apparenza calma, sulla
liberlà che ha ogni crisliano di leggere la
parola da sè, col solo aiuto dello Spirito
Sanlo, che Dio non nega a coloro, che
vogliono conoscere la suavolonlà.
Il Vangelo ha il trionfo sugli argomenti
del Cetta, il quale vedendosi battuto, mi
congeda dicendomi: — Signore, Ella è
istruita ed io non lo sono : vada pei fatti
suoi. — Non me lo faccio ripetere, solamente, menlre m’avvio alla porta aggiungo : Signore, per pietà dell’anima sua,
preghi Iddio che lo illumini, e non si lasci condurre dagli uomini cosi ciecamente sull’affare importantissimo della eterna
salute. Legga il Vangelo, e confronti se
ciò che Ili dicono i preti è conforme alla
(Jivina parola. — Qui il Celta, che era
dietro di me, mi afferra pel collo, mi gitta
a terra, ed in men che lo dico, mi monta
sulla persona con un piede puntato sul
ventre coll’ altro rai pesta lo stomaco,
colla voce arrabbiata come una tigre urla
parole d’improperii e di contumelia. A
questa scena assistono i suoi operai, i
quali ridono ed incoraggiano il padrone.
La scena si passava in un angusto corridoio tra l’officina e la porta. In quel mentre eh’ io mi disponeva alla morte raccomandando il mio spirito a Gesù, un operaio entra, allontana il padrone, libera
me dalle sue unghie, mi alza, mi prende
per un braccio, mi gitta fuori della porta, e me la chiude in viso.
Così mal concio, senza voce, senza senso, neppure da sentire il dolore delle percosse, mi trovo in Hatton-Garden, dove
abita un mio amico cristiano diacono d’una
congregazione battista , che aveva conosciuto per mezzo del sig. B. Noci. Dio mi
mi guida a lui, il quale vedendomi tulto
lurido di sangue alla bocca e polveroso
ne’ panni, indovina tosto la causa del mio
stato, e mi dice: I Knmv what yon mean.
Mister Getta! Mister Cetta!
Il buon sig. Jerry mi porge quei conforti , che il caso improvviso gli permetteva, poi mi conduceall’ospedaledi s. Bartolomeo, dove dopo avermi fatto ingoiare
una bibita medicinale, mi spogliano, mi
fasciano, e mi pregano di rimanere là
sino all’indomani. — Il resto lo sapete.
Nel corso della mia malattia fui spesso
consolato dalla visita di una ventina d’Italiani, ai quali annunziai il Vangelo, e
che frequentano regolarmente le mie predicazioni.
Queslo fatto l’indignò contro i preti,
e li confermò in questa verità, che non è
13
celeste quella dottrina che insegna agli
uomini il delitto.
Se quest’altra domenica il mio. petto
sarà meno oppresso, ed i miei polmoni
saranno più dilatali, ricomincerò la mia
scuola e la mia predicazione. Le contusioni avute furono sì gravi che me ne risentirò finché vivrò. Ma Dio può lutto ! e
se sarà la sua volontà risanerò, altrimenti
sia fatto il suo volere e non il mio. Da
questo fatto n’ebbi gravi dan/ii; aveva incominciato a dar lezioni di lingua e letteratura italiana, cercando col sudor della
mia fronte di campare la vita : ma mi
manca il primo mezzo, perché non posso
ancora far lunghe corse, ed ho perdute le
lezioni. Ma di ciò non mi cruccio, basla a
ciascun giorno la sua malizia, e Dio sa
di cui abbisogno.
V’ho scritlo lungamente perchè ora ne
ho il lempo: pregate per me, raccomandatemi alle preghiere di tuli’i fedeli, al
quali auguro l’abbondanza della pace che
è in Gesù Cristo.
Credetemi il vostro fratello
G. Ferrerò.
Ogni commento sarebbe superfluo.
Solo preghiamo i nostri leltori di osservare che quel Ferrerò che si occupa
tanlo in Londra per gl’italiani, e che
dai suoi antichi colleghi i preti, è
compensalo intuì guisa, vive stentatamente con dare lezioni. Da qui vedano i nostri lettori cosa debba pensarsi dell’infame calunnia dei preti
che dicono che quando un prete o
frale va a farsi proteslante, è subito
impiegato, e nuota neH'abbondanza.
NOTIZIE RELIGIOSE
Genova. — Sappiamo per cosa certa
che un colonnello d’un certo reggimento
ha castigato un soldato perchè aveva una
Bibbia, ed ha proibito a tutto il reggimento di avere Bibbie. Alcune autorilà
municipali hanno sgridato fortemente un
loro impiegalo, e lo hanno minacciato di
espellerlo dall’ impiego solo percbè han
saputo che quell'impiegato leggeva la
Bibbia. Noi non pubblichiamo il nome del
colonnello, nè i nomi delle autorilà municipali perchè speriamo che si avvedano
del loro errore e lascino in pace i citladini rei non di allro delilto che di voler
leggere la parola di Dio.
— Il Caltolico è tutto gongolante di
gioia perchè si è formala di recente in
Genova una congrega di persone dell’uno
e dell’altro sesso che vanno due alla volta, un uomo ed una donna, ad inginocchiarsi avanli i cancelli deH’allare ove è
esposto il sacramento.
Italia. — Il rendiconto dell’opera della
propagazione della fede nel 18o5 porla
l’incasso della somma di fr. 3,933,li!).
99. Gli Stati sardi han contribuito per
Ln. 257,114. 18: la diocesi di Torino figura in quel rendiconto di avere contribuito per Ln, S3,342. 2i; quella di Genova per Ln, 31,500. 34; la povera diocesi d’Annecy ha contribuito per Ln. 18,
133. 70. Quello però che in questo rendiconto fa nascere le più serie riflessioni è
che mentre il Piemonte quasi eretico ha
contribuito per le missioni cattoliche nel
18S3 meglio di 250 mila francbi, il santissimo regno delle due Sicilie, la pupilla
degli occhi de’clericali, non ha dato che
94 mila franchi. Ma non è lutto : lo Stalo
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papale ove sono i ricchissimi principi
della chiesa, ove lo zelo dovrebbe essere
tanto maggiori, da dove dovrebbero uscire i l)uoni esempli, non ha contribuito
che per 89 mila franchi, che divisi In tre
milioni di abitanti, ogni suddito pontificio
avrebbe contribuito un mezzo baiocco in
un anno per le missioni cattoliche.
RrMi!Dio PER II. COLÈRA. — I Zelanti redattori del Cattoliro profittando della circostanza luttuosa del colèra che ci minaccia da vicino, narrano un fatto tolto dagli
annali della propagazione della fede, che
dimostra quale sin la religione di chi lo
ha scritto, e di chi lo propaga per vero.
Un villaggio metà catlolico e metà idolatro nel Mflissur fu colpito dal colèra. I
primi ad esserne colpiti furono due gentili, ed una cattolica scomunicata. Allora
gli altri catlolici corsero a gettarsi ai piedi del missionario gridando: n padre, siamo perduti ». 11 missionario non si sgomentò e porse subito loro un rimedio infallibile : diede a ciascuno de’ suoi una
medaglia della Vergine. Ma non fidando
forse molto nella efficacia di quel solo rimedio, stabili su due piedi una confraternita del cuore di Maria: poscia diede ai
suoi neofiti una statua della Madonna acciò la portassero in processione nel villaggio, e benedisse delle piccole croci che
ordinò ai suoi neofiti di attaccarle alle
porte delle loro case. Chi lo crederebbe?
Eppure è un fatto attestato dal Rev. Boyer, e confermato dai Rev. del Cattolico,
che l’angelo sterminatore percuotè tutte
quasi le case dei gentili .... e punto non
toccò le case cattoliche. Dopo tali documenti pubblicali ne’ loro giornali, negheranno aucora i clericali che essi cercano
di ricondurci in pieno medio evo ?
Firenze. — La corte regia di Firenze
nella seduta del 12 corrente ha condannali Pietro Baldi e Michele Manzuoli, a
mesi dieci di carcere, ed alle spese per
lilolo di empietà. I suddetti erano Stati
sorpresi leggendo la Bibbia.
È bene che sieno conosciuti quei giudici, che nel 18S4, in Italia, hanno firmato una tale sentenza. Essi sono V. del
Greco vice-presidente, 1. Pasqui, G. Gilles, R. Cocchi, G. Porrini, G. Valeri consiglieri, e Sandrelli Coad.
Napoli. — 11 19 giugno un Wurtemberghese, per nome G. B..., nalo ed allevato nella religione israelitica, ha ricevuto il battesimo secondo il rito evangelico nella cappella della Legazione prussiana. Molti sacrifici! ha dovuto fare il
neofito per divenire crisliano ; e sebbene
tali sacrifici! avessero poluto essere assai
più leggieri se abbracciava la religione
romana, per i grandi vantaggi temporali
che questa offre, ciò non ostante, siccome
era sinceramente convertilo , non aveva
il coraggio di rinunciare al secondo coraandameato della legge di Dio.
Belgio. — Le scuole evangeliche sono
dappertutto Io spavento dei preti. Un parroco nel Belgio, scrive la Semaine Religieuse, anàò in una famiglia i;allolica che
manda tre dei suoi bambini alla scuola
evangelica, e mise tutto in opera acciò
quei fanciulli fossero mandati alle scuole
degli Ignorantelli. « Sarà possibile, egl!
diceva con tuono imponente, cbe vo! vogliale perdere ! vostri figli caltolici facendoli frequentare una chiesa protestante ove
non apprendono nè il catechismo, nè le
preghiere della chiesa?» Al che la madre
rispondeva: «Signor Parroco, ! miei figli
per ora non sono nè caltolici nè proles-
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tanti. Io li faccio istruire; più lardi sceglieranno essi stessi la religione che credono 1,1 migliore. Inquanto alle preghiere
ed 3gli insegnamenti della vostra ctiic.sa,
essi sono come la vecchia moneta; fra
poco si dice che non avranno più corso».
Ikghilterra. — Per dare una risposta
alle tante declamazioni dei clericali , i
quali dicono che il protestantismo è sterile in Imene opere, e che la carità non
si trova che nelle istituzioni dei clericali,
togliamo daH’eccellente opera di N. Roussel, puliblicata di recenle, che ha per titolo; Le nazioni cattoliche e le nazioni
proteslanli ecc. i seguenli dettagli sulle
opere di filantropia esistenti attualmente
nella sola città di Londra. l’er turar la
bocca ai declamatori non vi è cosa migliore delle cifre.
n Londra possiede al presente 530 stabilimenti di carità ;
02 Ospizii con rendita annuale di fr. 6,073,123
12 Società per la conservazione della igiene e
della pubblica moralità. 829,923
17 Società per il ben essere dei carcerati e delle
case di detenzione. 987,130
13 Società per soccorrere i
ferili nelle strade. 457,000
14 Per gli accidenti speciali 681,673
25 Socielà per i soccorsi
da darsi alle case di culto misto od israelitico. 250,000
19 Società per gli artigiani. 228,100
12 Società per le pensioni. 391'673
15 Per aiutare il clero. 882,323
32 Società per le diverse
professioni e pel commercio. 1,336,673
30 Per il solo commercio. 623,000
126 Asili per i vci;cbi. 2,190,730
9 Asili per i sordo-muti e
ciechi. 626,230
13 Orfanotrofii. 1,156,625
13 Asili peri fanciulli delle
scuole parrocchiali. 2,203,700
21 Società per l’aumento
delie scuole. 1,806,173
43 Società per le missioni
interiori. 7,992,623
14 Socielà per le missioni
straniere. 11,491,700
S Società non classincate. -81,300
La vendila dei libri religiosi produce un’ annua
somma di fr. 2,300,000
Alle quali somme debhe
aggiungersi per rendite
diverse fr, 4,000
In conseguenza di che nella sola città
di Landra i 350 stabilimenti di beneficenza spargono annualmente fra gl’infelici c
gl’indigenti la somma di 43,6 ii,873 franchi ».
Attendiamo dai nostri clericali’una cifra somigliante di opere di carità in una
qualche città cattolica, apostolica, romana.
Alemacna. — Scrivono da Spira (cerchio del Palatinato ia Baviera) in data 7
luglio.
« L’associazione di Gustavo-Adolfo nel
Palatinato ha qui celebrato il terzo anniversario della sua fondazione. In questa
occasione si è notato che non solo i protestanti , ma i cattolici ancora avevano
ornato con molta cura le facciate delle loro case; questa era senza dubbio una politezza dalla parte de’cattolici; imperciocché i protestanti avevano fatto altrettanto
quando i cattolici celebrarono la fondazione dell’antica e celebre cattedrale della nostra città >■.
In questa occasione ci facciamo lecito
di domandare con tutto il rispetlo ai redattori dei nostri giornali clericali, se I
caltolici di Spira hanno una legge diversa
dai cattolici d’Italia.
Danimarca. —Si legge nei giornali politici.
« Copenaghen, lunedì 17 luglio.
« Il f^ioruile il Daffbladet-Foedrelanilet
annunzia che la Camera del Clero della
Dieta ha adottato il progetto di legge di
emancipazione degli Israeliti ».
Ognuno sa che il clero danese è clero
protestante; e coloro che lo avessero dimenticato ne avranno una prova in questa notizia. (Lien)
Amrrica. — .Monsignor Giovanni Timon vescovo di BiifT.ilo, ha scomunicata
solennemente, in nome della SS. Trinità,
della Vergine Maria, dei ss. Apostoli
Pietro e Pàolo ecc., invocato l’articolo 12
del concilio di Baltimora, sentito il parere
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di S. S, Pio IX, i fabbriceri delia chiesa
di s. Luigi, ed ha messo sotto interdetto
la delta chiesa, perchè quei fabbriceri
laici che amministravano i danari che
danno I laici per il mantenimento della
chiesa e dei preti, non hanno voluto consegnare a S. Eccellenza la cassa acciò
l’amministrasse senza controllo. Gli scomunicati però continuano tranquillamente
nel loro ufficio, ed i preti continuano ad
ufTiciare nella chiesa non ostante l’interdetto. Non sono edificanti simili fatti ?
CROXACHETTA POLITICA
Tontjio — Oggi compie il quinto anniversario della morte del Magnanimo Carlo
Alberto;
— Lo stato sanitario della ciltà è soddisfacente : ma le autorità vanno prendendo delle provvidenze nel caso che il
colèra volesse manifestarsi fra noi. Il consiglio superiore di sanilà ha destinato ad
uso di lazzaretto il vasto e salubre monastero di s. Croce. Tale decisione fu presa
all’ unanimità.
Genova. — Sembra che il colèra non
aumenti, anzi vada diminuendo. Fino a
tutlo il 26 si contavano casi 149, dei
quali erano morti 70. Tutte le autorilà si
danno gran moto, nessuno le ha accusale
di mancare ai proprii doveri. Molti sono
i provvedimenti presi lino ad ora nell’interesse della pubblica salule.
Parma. — Giungono più facilmente le
notizie dall’Oriente che da alcune parti
d’Italia. Sulla sommossa di Parma nnn si
sa ancora nulla di preciso, se non che la
cillà essere in istato di strettissimo assedio, ed i processi essere incominciati.
Spagna. — La regina, chiamato a sè
Esparlero, l’ha incaricato di formare il
nuovo gabinetto. Ciò vuol dire che il ministero Rivas ha dovuto dimettersi, probabilmente non per propria, ma per volontà
degl’insorti.
Pare che il combaltimenlo a Madrid
nella notte del 17 al 18 sia slato vivissimo. — Egli è intanto un fatto che il genertle Espartero è diventato l’arbitro costituzionale della posizione.
— La Patrie del 25 annuncia che sono
cessati gli attacchi contro il palazzo della
regina.
— Si parla di una reggenza che vei'rebhe assunta in nome della principessa
delle Asturie, dell’età di due o tre anni,
la quale sarebbe proclamata regina dopo
la decadenza di sua madre. Allri suppongono che si tratti della riunione delle due
corone di Spagna e di Portogallo nella
casa di Braganza,
— Secondo una corrispondenza dell’/ndépendance del 18, una gran carnifìcina
sarebbe seguita nella capitale alla Puerte
del Sol e nella Piazza Maggiore.
Il popolo avrebbe tentato eziandio d’ini
padronirsi del parco d’artiglieria, ma sarebbe stato ricevuto a colpi di cannone.
Gli ordini di tirare sul popolo partirono
dal generale Cordova. La truppa però in
gran parte, invene di far fuoco, fraternizzò col popolo. Venne appiccato >1 fuoco
alla porta del ministero dell’ interno alle
grida di morte a Cristina, morte aS.-Luis,
abbasso i tiranni.
DISPACCI ELETTRICI
Trieste 26 luglio sera.
Un vapore greco fu soitoposto a 24 ore
di quarantena a Corfù, essendosi manifestalo il choléra in Atene fra le truppe francesi.
Costantinopoli, 17. Parecchi casi di
choléra avvennero sui vapori postali e fra
le truppe francesi a Gallipoli.
Cattive notizie dell’armata asiatica.
A Smirne avvennero disordini a motivo
della carestia.
Trieste, TI luglio
Vapori turchi vennero spediti a Batonm
con 5000 uomini e IS cannoni ; 80IX> soldati furono spediti a Tschiuruksu.
Il generale Ney è morto di choléra a
Gallipoli.
Direttore P. G. MEILLE.
Grosso Domenico gerente.
TIP. SOC. DI A. PONS K COMP.