1
TF
fe
è
ite'
£
fe
Anno 115 - N. 44
2 novembre 1979 - L. 300
Spedizione in abbonamento postale
1® Gruppo bis/70
ARCHIVIO TA"-LA VALDE3
10066 TORRE PELLICS
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
DOPO LA SENTENZA CONTRO «CHARTA '77»
Chi sono i veri imputati?
Il processo di Praga e la sua conclusione non contraddicono soltanto
l’accordo di Helsinki ma la fonte stessa della filosofia politica su
cui si basano i paesi dell’Est - Il possibile consenso dei protestanti
Charta 77. Negli amari commenti comparsi su tutti i giornali e nelle sdegnate prese di posizione di tutti i settori politici
e culturali per la subitanea quanto arrogante conclusione del processo di Praga, il costante punto di riferimento è stato raccordo di Helsinki: la Repubblica cecoslovacca ha firmato quell’impegno di salvaguardia dei diritti
dell’uomo e ora lo sta calpestando. Questa denuncia è certo importante, anche perché è quella
che portano avanti i firmatari di
Charta ’77 insieme alla semnlice
richiesta che vengano applicate
la Costituzione e le leggi vigenti
disattese per ciò che riguarda la
libertà di espressione del proprio pensiero.
Tuttavia mi sembra indispensabile andare al di là di questo
riferimento a Helsinki e rendere esnlicito ciò che è solo implicito in tante espressioni di condanna, anche da parte di partiti
e organizzazioni di sinistra: con
Questo « processo » la burocrazia statale di un paese che si ispira al marxismo mostra di contraddire di fatto la fonte stessa
della propria filosofia politica.
lizza in modo fittizio sul piano
puramente politico mentre le differenze reali, econòmiche e sociali, vengono ricacciate nelTambito
privato senza essere per nulla risolte; e prospettava una modifica sostanziale di Questa situazione mediante rapporti diversi di
produzione e Quindi una diversa
realtà economica e sociale. Ecco
al contrario, in un’aula troppo
piccola per accogliere giornalisti
e rappresentanti diplomatici, la
realtà di una società in cui. Qualunque sia Tuguaglianza sociale
raggiunta, è negata pesantemente l’effettiva uguaglianza politica
attraverso la negazione del diritto a dissentire . Perfino alTinterno
del medesimo progetto sociale e
politico.
e più che altro sia emersa la
contraddizione nei confronti dell’accordo di Helsinki, è forse dovuto al metro di coerenza che
nelle Questioni politiche per lo
più è molto corto, rapportato
alla contingenza, alTequitibrio, al
potere, molto più che al rispetto
degli uomini e dei principi.
Ci troviamó spesso a dissentire sulla valutazione di questa o
quella proposta politica, ed è inevitabile. Ma come protestanti su
una cosa possiamo consentire:
sulla esigenza che, nei limiti di
ogni concezione umana che dovrà
sempre essere riformata e rinnovata, la coerenza trascenda
l’interesse di parte e la spinta
ideale non sia soffocata dall’esigenza della propria auto-conservazione.
Incoerenza
SUCCESSORE Di S. PIETRO, IL PAPA?
S. PIETRO IL PAPA
□ Il Vangelo dice che
qualche volta sbagliava.
□ Dice di essere infallibile.
□ Era povero e viveva in
una casa insieme agli
altri.
n E’ ricco, vive in palazzi e ville.
□ Fu arrestato come un
sovversivo.
□ E’ difeso da guardie.
□ I potenti temevano la
sua predicazione.
□ E’ amico dei potenti
che utilizzano la sua
predicazione.
Troppo diverso da S. Pietro, ii Papa!
Cristiani, leggete la Bibbia Ediz. comune cattolica-protestante.
Chiesa Valdese e Metodista, Napoli Vomere - Federazione Giovanile Evangelica Italiana (Sez. Campania) - Chiesa Valdese,
Napoli, Via Duomo - Chiesa Battista, Napoli, Via Feria - Chiesa Battista, Pozzuoli - Chiese Cristiane Libere, Napoli, Rione
Berlingieri, Torre del Greco, Volla, Avellino.
Per informazioni: Chiesa Cristiana del Vomero - Via A. Vaccaro, 24 - Tel. 364263 - Napoli 80127.
Con questo volantino, distribuito in 20.000 copie, gli evangelici napoletani hanno prèso posizione sulla visita del Papa.
Servizio a p. 3.
Franco Giampiccoli
Contraddizione
Se Marx infatti ha criticato pesantemente le pretese di libertà
dei regimi borghesi non lo ha
fatto per negare le libertà liberali, ma per mostrarne l’illusoria
universalità e per puntare al superamento della loro parzialità.
I regimi che con le motivazioni
più meschine e burocratiche negano la libertà al dissenso interno mostrano invece di voler ritornare ad uno stadio pre^borghese per ciò che riguarda le libertà
personali e collettive.
Marx denunciava il carattere
limitato della libertà personale
che’ nella comunità ' apparente
può essere goduta solo da individui facenti parte della classe
"dominante e vi contrapponeva
la comunità reale in cui gli individui sviluppano la propria libertà avendo ciascuno i mezzi
per realizzare le proprie disposizioni. Ma sentenze come quella
di Praga dimostrano di non riconoscere, per ciò che riguarda
questo aspetto, neppure quelle libertà, per quanto formali e contradditorie, che pure i regimi liberal-borghesi hanno saputo conquistare.
Marx smascherava un’uguaglianza tra gli uomini che si rea
Un’incoerenza nei confronti di
un trattato sottoscritto è certo
grave. Ma molto più grave è una
incoerenza nei confronti del proprio fondamento filosofico non
motivata da cambiamenti di rotta e aggiornamenti che non possono non rendersi necessari in
una qualsiasi concezione del
mondo, ma soltanto dalla paura
che il proprio potere sia messo
in questione e dal desiderio quindi di « salvare la propria vita ».
Il fatto invece che questa incoerenza sia rimasta implicita.
Proroga alla religione
Gli uni proclamano che la fede
soltanto può salvare. Gli altri affermano che la religione divide,
fanatizza, in una parola uccide,
e ci rovesciano addosso l’Irlanda,
il Libano, la Palestina, l’Iran...
per limitarsi ad esempi recenti.
Quale sconvolgimento per uno
spirito religioso! E come stupirsi
che più di un uomo onesto giunga a rinnegare e a rifiutare la
religione!
DAL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE
Appello per la Cambogia
La Commissione del Consiglio
Ecumenico incaricata dell’aiuto
reciproco e servizio delle Chiese
e dell’assistenza ai rifugiati
(CESEAE) ha lanciato il 16 ottobre scorso a Ginevra un appello finanziario per la raccolta di
2 milioni e mezzo di dollari a
favore dèlie vittime della travagliata vicenda della Cambogia.
Questo appello, informa l’agenzia di stampa SOEPI, fa seguito
al ritorno di una équipe di 3 persone che, sotto gii auspici del
CEC e della Conferenza Cristiana dell’Asia (CCA) ha visitato
per 7 giorni Phnom Penh e dintorni.
SOMMARIO
□ p. 3 - Gli evangelici di
Napoli contestano la
visita del Papa, di G.
■Vicentini
□ p. 4 - Le tappe di un
cammino, di B. Corsani
□ p. 5 - V Assemblea
della FCEl - una pagina sui Servizi
L] p. 6-7 - Cronaca delle
Valli valdesi
□ p. 8 - La Fiat attacca
ma non convince.
Contatti con le autorità, la popolazione e rappresentanti di agenzie di mutuo soccorso presenti sul posto hanno confermato
che il cibo è la necessità più urgente. L’équipe ha tuttavia sottolineato che forniture alimentari, soprattutto sotto forma di riso, sono distribuite alla popolazione.
Oltre all’aiuto alimentare questo appello deve finanziare, con
l’accordo del governo di Phnom
Penh, l’attrezzatura di 3 ospedali e venire in aiuto ad alcuni orfanotrofi. Un rappresentante del
CEC/CCA risiederà a Phnom
Penh lavorando a stretto contatto con il governo e le altre organizzazioni di soccorso e. coordinerà l’arrivo e la distribuzione
dei prodotti alimentari e delle
altre forniture inviate dalle
Chiese.
Il primo invio partirà da un
porto asiatico nelle prossime
settimane. Si tratta di 1000 tonnellate di riso, 100 di zucchero e
50 di latte, insieme a macchine
da cucire e vestiti destinati ad
un orfanotrofio. Oltre a questo
si prevede un ponte aereo dall’Europa per instradare le forniture mediche e le attrezzature di
cui gli ospedali hanno urgente bisogno. Il dott. Stuart Kingma
della commissione medica cristiana del CEC, uno dei 3 membri dell’équipe, è stato invitato
dal governo di Phnom Penh a
controllare sul posto la distribuzione e l’uso di queste forniture
specializzate.
Sulla situazione alimentare l’équipe del CEC/CCA ha dichiarato al suo ritorno che « non c’è
dubbio che una carestia su larga
scala esisteva all’inizio del ’79
in tutte le parti del paese», ma
secondo l’équipe « da allora la
situazione è nettamente migliorata in alcune zone del paese».
Secondo molti khmers che l’équipe ha incontrato, la situazione
alimentare è migliorata nella capitale e immediati dintorni.
L’équipe si è spinta sino a 80
km. da Phnom Penh constatando
che là le razioni di riso erano
nettamente inferiori. Nessun collaboratore delle organizzazioni di
soccorso presenti a Phnom Penh
è stato finora in grado di recarsi nelle zone più interne del paese, sia nel nord che nelle montagne dell’ovest. Tutto lascia credere che in queste zone la carestia sia molto seria, ha riferito
l’équipe.
L’équipe del CEC/CCA ha visi
tato i due ospedali di Phnom
Penh che saranno attrezzati grazie all’appello finanziario del
CEC. Il « 7 aprile », ex ospedale
cinese, è oggi il principale ospedale aperto alla popolazione. Ciò
che resta dell’organico medico
cerca di far fronte alle necessità di 7-800 pazienti al giorno non
disponendo che di 518 letti, di
un’attrezzatura molto scarsa e
praticamente senza medicine.
L’altro ospedale, più piccolo, è
il « 17 aprile », ex ospedale dei
monaci buddisti, specializzato in
ostetricia, ginecologia e chirurgia. Manca di strumenti di chirurgia, di màteriale anestetico e
di medicine.
All’équipe che visitava 2 dei 3
maggiori laboratori farmaceutici
del paese è stato riferito che le
attrezzature erano state disperse
in tutta la città dai khmers rossi
con l’intento di eliminare ogni
traccia «di influenza occidentale». È solo ora che si possono
riunire i pezzi dei macchinari e
che la produzione di prodotti
farmaceutici riprende pur in
quantità limitate.
Un altro esempio di distruzione gratuita: un’officina tessile che
l’équipe ha visitato, venendo a
saper che durante il saccheggio
della città numerosi telai furono
gettati nel fiume e l’officina fu
distrutta per il 70"/o. Oggi 112 telai sono di nuovo in funzione e
producono tèssuti diversi. Ma
questa officina necessita ora di
materie prime per aumentare la
produzione assicurata da una sola squadra.
Perché è necessario che la religione, proprio essa, garantisca i '
nazionalismi fanatici e gli oscurantismi autoritari? Perché le è
necessario uccidere dal momento che il suo messaggio, essa dice, è un appello alla vita? Perché
è necessario che appoggi l’esclusivo, il totalitario, il tabù, invece
di vivere secondo il suo insegnamento l’accoglienza altrui, l’apertura, la tolleranza?
La critica marxista non ha più
voce in capitolo, perché da Stalin a Mao, e passando per tanti
altri capi comunisti, si sono visti
tempi più duri dell’Inquisizione,
peggiori della caccia agli eretici,
più malvagi delle torture medioevali!
Né serve pretendere, dopo un
Barth ormai lontano, che la religione è cosa umana e dunque
espressione del peccato, al contrario della fede, dono di Dio.
Perché è dalla fede, cioè dalla
sottomissione e dall’impegno dei
suoi fedeli, che la religione trae
la sua .forza. La fede stessa ha
bisogno di essere evangelizzata;
è al cuore stesso della fede é dello spirito religioso che bisogna
scovare l’eterno problema del
male...
Lungi dall’essere al sicuro dal
conflitto, il « santuario dell’mima» ne è il luogo privilegiato.
Partigiani di una fede, di una
dottrina o di una religione pura
e rigida, preparate le vostre croci e i vostri Venerdì Santi! Impiccherete certo qualche ladro
che lo merita — per altri crimini — ma non dimenticate che tra
gli altri figurerà quasi sicuramente un Cristo che vi dà noia...
Una religione autentica non
può che proporre — proclamandola — una fede che aspiri alla
salvezza di tutti gli uomini. Ma
non appena si permette di condannare quelli che si allontanano da lei, non appena si permette di piegare con la forza i recal
jean-Prangois Rebeaud
(dal mensile svizzero « Le Protestant »).
(continua a pag. 8)
2
2 novembre 1979
ASSEMBLEA DEL XIII CIRCUITO, CAMPANIA
Urgenza di iniziative concrete
Le Chiese valdesi e metodiste
della Campania si sono riunite,
il 21 ottobre 1979, per l’assemblea ordinaria del XIII Circuito
nei locali della chiesa metodista
di Portici.
In apertura dei lavori il pastore G. Vicentini ha predicato
sul testo della confessione di
Pietro, in Matteo 16: 13-20. Prendendo lo spunto dalla visita che
il Pontefice romano stava compiendo nello stesso momento a
Pompei e a Napoli, Vicentini ha
affermato tra l’altro:
« al fratello Giovanni Paolo II, oggi
fra noi, fra questo popolo napoletano,
chiediamo di essere nostro fratello,
come Pietro lo era e di Andrea, e di
Paolo, e degli anziani di Gerusalemme,
e di tutti gii altri credenti in Cristo.
Ai frateiio Giovanni Paoio il, che giunge a noi messaggero di pace e di giustizia, chiediamo di rompere — come
esempio al mondo — la struttura gerarchica della chiesa cattolica in nome
del Cristo vivente, capo unico della comunità dei credenti ».
Nel pomeriggio è stato approvato all’unanimità un documento
sul ministero del Papa e di tutti
i cristiani in una prospettiva evangelica.
Fra gli argomenti all’ordine
del giorno, quello sull’evangelizzazione, secondo le indicazioni
del Sinodo scorso. Esaminato a
lungo il documento predisposto
dalla Tavola (« Ipotesi per un
programma operativo ») l’assemblea ha espresso un generale parere favorevole e ha ribadito la
urgenza di iniziative concrete da
parte delle chiese locali, contemporaneamente al Circuito.
Al Consiglio di Circuito la
stessa assemblea ha chiesto di
programmare una giornata della
Bibbia per la vendita, in varie
parti della città, del Nuovo Testamento TILC, e di indire un
convegno delle chiese del Circuito e delle chiese battiate della
Campania per l’esame e lo studio del « Primo documento » distribuito dalla Tavola, dal Comitato Permanente metodista e
dal Comitato esecutivo UCEBI.
L’assemblea ha chiesto inoltre
al Consiglio di Circuito di organizzare una manifestazione evangelistica nel casertano (Sparanise?, Alvignano?, S. Maria C.
Vetere?) e di prendere gli oppor
Appello a cambiare mentalità
Le Chiese Valdesi e Metodiste
della Campania, riunite a Portici
per la loro assemblea ordinaria, il
21 ottobre 1979, in relazione ai gravi problemi del Paese e in particolare di Napoli, in casuale coincidenza con la visita del Papa Giovanni Paolo II al Santuario mariano di Pompei e alla città partenopea,
ascoltando il Vangelo del « tu
sei Pietro » (Matteo 16: 18) riaffermando il proprio impegno di testimonianza evangelica per la popolazione di Napoli, riconoscono che
Gesù Cristo, fondamento unico della Chiesa, le pone al servizio, nonostante la loro debolezza ed esiguità, di tutti i concittadini;
convengono che ia popolazione
napoletana non ha bisogno di indebiti stimoli alla religiosità trionfalistica, promossa anche dai mezzi
di comunicazione di massa, bensi
di aiuto per tornare ai Dio del Vangelo il quale, nei rapporti della fede, non ammette altre autorità, gerarchie, mediazioni, deleghe;
rilevando che le decisioni dei
potenti, dei responsabili della vita
pubblica, della politica, dell’economia, ma ' anche della religione ufficiale hanno gravi conseguenze
sull'Intera popolazione, considerano
urgente un cambiamento di mentalità soprattutto nei potenti perché
essi operino per la giustizia con
chiara e onesta visione dei problemi e collaborino alla edificazione
di rapporti nuovi per un'umanità più
autentica alla luce del Vangelo;
offrono la loro collaborazione con
quanti si impegnano perché tali urgenze diventino realtà per tutti, convinte come sono che « quando uno
è unito a Cristo è una creatura
nuova: le cose vecchie sono passate, tutto è diventato nuovo » 2
Corinzi 5: 17.
COSA DICONO DI NOI I GIORNALI
Voti protestanti
alla DC?
tuni contatti con gli interessati
e con chi di dovere per incrementare rapporto del Circuito alla
formazione biblica nell’Opera
« Casa mia » a Ponticelli.
Anche i progetti di aumento
delle installazioni atomiche in
Europa sono stati oggetto di un
ordine del giorno votato all’imanimità:
« L'assemblea del XIII Circuito, preoccupata per le notizie degli ultimi mesi, concernenti progetti di aumento delle installazioni atomiche in Europa, e
anche nel nostro Paese, chiede che l’Italia si opponga alla realizzazione di
tali progetti perché pericolosi per la
pace, e perché contrari allo spirito dell'Evangelo, non lasci cadere inviti alla
trattativa sulla questione, e appoggi le
proposte di riequilibrio delle forze sui
livelli più bassi, escludendo qualsiasi
aumento dell'arsenale atomico;
vede nei disarmo generale e controllato, e nell'instaurazione di rapporti di fraternità fra le nazioni l’unica possibilità di realizzare l’aspirazione alla
pace dei popoli ».
Questo documento si ricollega
ad altro analogo votato dalla
Nei giorni 8 e 9 settembre u.
s., il Collettivo teologico delle
comunità evangeliche del Triveneto ha tenuto nresso il Centro
ecumenico « L. Menegon » di Tramonti di Sopra (Pn) il 2° incontro di studio. Tema: « Il Gesù
storico » trattato dal prof. Bruno Corsani, presenti una quarantina di persone delle comunità di 'V’enezia-Mestre, Pordenone, Padova, 'Vicenza e Gorizia.
Dopo una prima distinzione
tra il Gesù predicante (quale risulta dai Vangeli) e il Gesù predicato (negli Atti e nelle epistole), il prof. Corsani ha elencato
le varie tappe che hanno portato allo studio «scientifico » dei
testi biblici, le difficoltà incontrate in questo tipo di lavoro e
la crisi, avvenuta alla fine del
secolo scorso, delle ricerche sul
Gesù storico.
La suddetta data, ha detto, segna l’inizio di una nuova impostazione: il vero G-esù non è
quello ricercato attraverso biografie, ma quello che ha avuto
realmente incidenza nella vita
delle comunità primitive, modificandone i rapporti.
Dopo essersi soffermato su
Bultmann, critico radicale del
Gesù storico, il prof. Corsani ha
presentato gli studi sul « Gesù
storico » in questi ultimi 30 anni (Jeremias, Kasemann, Bornkamm) che ridanno una certa
importanza al Gesù della storia,
mettendo però accanto alla conoscenza «storica » quella della
fede, con una lettura del Nuovo
Testamento che incida anche
per noi, come nelle comunità
primitive, superando i 19 secoli
dall’opera dei Vangeli.
«Nulla è più errato — afferma
per es. il Bornkamm nel suo
« Gesù di Nazareth » — del ri
stessa assemblea nella primavera scorsa.
Il nuovo Consiglio di Circuito
risùltato eletto è composto dai
seguenti fratelli: Marco Tullio
Piorio, sovrintendente; Daniele
Baglio, Salvatore Carcò, Mirella
Scorsonelli, Antonio Stameli,
membri.
Mirella Scorsonelli
Come logico, l’anniversario della elezione di papa Wojtyla ha
dato occasione a tutta la stampa di tracciare un bilancio del
suo primo anno di attività. Tra
gli inevitabili trionfalismi traspare tuttavia, in tutti i più avvisati
commentatori, una concreta riserva sui contenuti della indubbiamente efficace predicazione
svolta da questo pontefice.
Perfino un cattolico dichiarato
come Carlo Bo, sul Corriere del
18 ottobre, conclude un suo articolo, fra le cui righe appaiono
non poche riserve, con la interrogazione « ...è possibile essere
cristiani veramente? o piuttosto
non siamo condannati a dire di
esserlo a sapere di non poterlo
fare? ». Dove il « noi » adoperato
pare debba includere anche la
persona stessa del papa.
E sul noto quotidiano francese
Le Monde del 17 un teologo cattolico come Hans Kùng pone,
sull’attività svolta dal papa, sei
domande a cui non riesce a dare nessuna risposta positiva. Ed
il problema ecumenico del rapporto con le altre chiese cristiane è implicito in ognuna delle
sei domande.
Il pastore Georges Richard-Moland della Chiesa Riformata sembra meno critico nel contributo
pubblicato nello stesso giornale,
pur sottolineando le insufficienze in campo ecumenico e in quello etico, che si trovano nella accentuazione mariologica e nel
FIRENZE
COLLETTIVO TEOLOGICO TRIVENETO
Indagine su Gesù
condurre l’origine dei Vangeli e
delle tradizioni m esso raccolte
a un interesse che prescinda
dalla fede (...). Questi 'Vangeli
esprimono piuttosto una confessione: Gesù è il Cristo, che conferma l’unità del Gesù terreno
e del Cristo della fede. E con
ciò i Vangeli proclamano che la
fede non ha inizio in se stessa,
ma vive della .storia del passato ».
Il lavoro è continuato nel pomeriggio con uno studio biblico, sul Gesù storico di Paolo.
Partendo dal testo di II Corinzi
5: 16 « conoscere Cristo secondo
la carne », il prof. Corsani con
una serie di altri riferimenti biblici contenuti sempre in II Corinzi ed ampiamente spiegati dice che per Paolo non è importante conoscere la biografia di
Gesù; non entra quindi nei dettagli per conoscere il « Gesù storico »: per Paolo conoscere il
Cristo è conoscere i suoi benefici che non portano ad un tornaconto ma ad un servizio, non
al potere personale ma al bene
del prossimo.
I lavori della giornata proseguono quindi per gruppi nell’esame del racconti della resurrezione come sono contenuti nei sinottici e in Giovanni e della importanza che ha avuto la resurrezione come testimonianza della
chiesa primitiva e per la predicazione.
Domenica 9, dopo le relazioni
dei gruppi, commentate a ampliate dal prof. Corsani che ha
sottolineato l’impegno dei partecipanti e l’utilità di un tale sistema di lavoro, rincontro si è
concluso con il culto presieduto
dal pastore G. M. Grimaldi con
la partecipazione della comunità di Tramonti. L. C.
Il 10 ottobre è venuto a mancare all’affetto dei suoi familiari e
della Comunità metodista fiorentina della quale faceva parte, il
fratello Bruno Senesi. Aveva orciai 88 anni e nella sua lunga
vita dedicata alla famiglia ed al
- lavoro fu un fedele testimonio
di Cristo, attaccato alla Chiesa ed
ai fratelli coi quali condivideva
la fede.
Per coerenza all’Evangelo si è
sempre opposto con fermezza a
quelle idee ed a quei movimenti
che tolgono all’uomo la dignità
e la libertà; così si trovò negli
anni venti sulla sponda opposta
a quella del fascismo e pagò di
persona con molta dignità, accettando l’espulsione dalle Ferrovie
dello Stato dove lavorava con perizia e grande correttezza e dove
tornò dopo tanti anni con gioia
quando, caduto il fascismo, fu
riamniesso in servizio. Nel lavoro egli fece sempre il dover suo
in qualunque situazione perché
questo gli richiedeva la coscienza. Fu dunque un esempio di fede e di virtù civili, dando efficace
testimonianza di cristiano e di
protestante.
Da qualche mese non era più
al suo posto la domenica in Chiesa ed ormai non sentiremo più
la sua voce ancora robusta ed intonata cantare gli inni al Signore insieme a noi suoi fratelli e
questa assenza ci addolora anche
se abbiamo il conforto della speranza cristiana.
Alla cara nostra sorella Emma,
che gli fu affettuosa compagna
nella vita, ai figli Wanda, Giordano, Bruno, alle nuore, al genero ai quali fu d’esempio, vada la
fraterna simpatia e la concretezza del nostro affetto e della nostra partecipazione in quest’ora
triste.
Il funerale, tenuto dal pastore
Lento e con l’intervento del pastore Sonelli, si è svolto il 12 ottobre nella cappella del Cimitero
degli Allori con la presenza dei
fratelli metodisti e valdesi.
ORSARA
La fine dell’estate ha portato
nella nostra comunità alcuni
cambiamenti.
Innanzi tutto, mentre ci accingevamo a salutare il Signor
Aldo 'Varese, che per quasi un
anno ha prestato la sua apprezzata opera nella nostra chiesa, la
Tavola ci ha rallegrato con la
notizia che un giovane studente
in teologia, Mauro Pons, sarebbe
venuto per un anno come coadiutore.
Mauro Pons infatti è arrivato
con grande entusiasmo ed anche
se una parte del suo tempo dovrà essere dedicata al vasto lavoro presso la EGEI apulo-lucana, siamo certi che la sua presenza ad Orsara porterà dei buoni frutti, specie neH’ambito giovamle.
Nel mese di agosto il nostro
Consiglio di Chiesa ha preso a
malincuore una decisione grave
ma necessaria: la definitiva chiusura della Scuola Materna Betania. Infatti l’aumento dei costi
di gestione, per quanto riguarda
soprattutto gli oneri sociali e
del personale, avevano messo in
seria difficoltà la nostra amministrazione già dallo scorso gennaio. In maggio, in una lettera
circolare ad amici e sostenitori,
facevamo presente le nostre apprensioni chiedendo a chi ci aveva aiutato, d’impegnarsi, forse
a motivo del periodo estivo, non
ci sono state risposte affermative, con una sola eccezione a
tutt’oggi.
Certo la situazione in questo
settore scolastico ad Orsara è
diversa da una quindicina d’anni fa. Con una popolazione dimezzata dall’emigrazione anche
gli scolari sono diminuiti (anche nella Scuola Elementare) e,
finalmente il Comune ha costruito una Scuola Materna Statale.
Presto o tardi dunque il nostro
servizio sarebbe dovuto cessare
perché non più necessario come
nel passato.
Il Centro Sociale Betania in
ogni modo non cesserà di esistere! È intenzione della nostra comunità di ristrutturarlo per farne un Centro giovanile per questa nostra zona del sud alquanto isolata e lontana dai Centri
esistenti.
Come è già avvenuto nelle
scorse estati avremo anche quest’anno, nel periodo estivo, dei
campi per Cadetti, FGEI e Internazionali. Per la loro attuazione, la presenza d’un giovane
pieno d’impegno come Mauro
Pons, non potrà che essere utile.
Desideriamo esprimere al Signore, a quanti fin qui ci hanno
sostenuto e a quanti hanno servito con umile devozione, tutta
la nostra riconoscenza, ma desideriamo altresì sottolineare
che intercessione, sostegno finanziario ed aiuto ci sono ancora
necessari.
l’antifemminismo che caratterizza appunto la sua predicazione
etica.
La Repubblica infine il 16 ottobre ospita fra gli altri un parere di Giorgio Girardet, il quale,
dopo aver chiarito che un protestante non può accettare per
principio il papato, confronta la
concreta presa di posizione del
Consiglio Ecumenico di Ginevra
sui problemi internazionali con
la generica invocazione alla pace, senza scelte reali, da papa
Wojtyla.
* * *
Sul Giornale Nuovo dell’ll ottobre Enzo Bettiza, parlando
della Germania Orientale in occasione del trentesimo anniversario di quella repubblica, trova che nelle realizzazioni di Ulbricht «il popolo austero della
Prussia rossa » è « nettamente
distinto, anzi protestanticamente opposto a quello della Renania decadente, cattolica romana ». Aggiunge che la rivalutazione concettuale di Lutero avviene
per essere egli stato coinvolto
in una « avventura separatista
tedesca, contraria alla comunanza spirituale con l’Occidente ».
E conclude che ciò che la Repubblica orientale tedesca vuole è
«la separazione drastica dall’Occidente ». Niente da obiettare alla conclusione: il muro di Berlino e i chilometri di reticolati
alla frontiera ne sono una evidente prova. Qualcosa da obiettare invece alla contrapposizione, in questo campo, fra Prussia
« protestante » ( e rossa) e Renania « cattolica ». Ed anche al
concetto di Lutero come « contrario alla comunione spirituale
con l’Occidente ». Tutto sommato, l’Occidente di oggi è più figlio
di Lutero e di Calvino, col bene
e il male che ciò può comportare, che non manifestazione del
cattolicesimo, il quale in campo
sociale non è mai andato oltre
quel populismo assistenziale di
cui ben conosciamo qui fatti e
misfatti, e che in Renania non
sembra molto diffuso.
sk sf< :H
Abbiamo accennato altra volta al Convegno di Sociologia religiosa svoltosi recentemente a
'Venezia. Sul Gazzettino del 9 settembre, Gianni Crovato riprende
il discorso per sostenere, con
qualche contraddizione concettuale, il diritto della D.C. a chiamarsi cristiana, senza con questo essere un partito cattolico
in qualche modo condizionato
dalla Chiesa di Roma, A riprova
della aconfessionalità del partito, il Crovato dice che per la
D.C. votano anche ebrei e protestanti; il che è probabilmente
vero, pur rimanendo tre punti
fondamentali:
— che nessun ebreo o pròtestante risulta tra gli eletti o tra
i quadri della D.C.;
— che tutti tali eletti o quadri
cercano ed ottengono l’appoggio delle parrocchie e delle altre istituzioni cattoliche
locali (almeno fino ad ora);
— che contrariamente a quanto
dice il Crovato la Curia trova negli uomini della D.C. il
maggior appoggio per la sua
battaglia sul concordato, che
nella bozza di Andreotti è tutto meno che « laico » ( o come aggiunge il Crovato « anzi
laicista »).
Sarà bene che i protestanti
che votano DC. (se ce n’è) ricordino bene queste cose. Oltre
a molte altre che qui non ci interessano.
Niso De Michelis
Tutti sono invitati a contribuire a questa rubrica inviando
ritagli di giornali e periodici sugli evangelici in Italia e nel mondo ed eventuali notizie atte a inquadrarli, direttamente al redattore: Dr. Niso De Michelis, via
S. Marco, 23, 20121 Milano.
Hanno collaborato a questo
numero: Lidia Casonato, Ivana Costabel, Dino Gardiol,
Adriano Longo, Odoardo Lupi, Lando Mannucci, Bruno
Rostagno. Franco Taglierò,
Maria Tamietti, Cinriano
Tourn.
3
2 novembre 1979
NAPOLI
Gli evangelici contestano
il Paoa in visita
I valdesi e metodisti di Napoli non sono rimasti indifferenti
alla visita del Papa al santuario
di Pompei e alla città.
La fortissima ripresa della devozione mariana, sotto gli incessanti stimoli di Giovanni Paolo
II, è un primo dato di fatto.
Sulla stampa locale cittadina
nessuno ha avvertito — probabilmente a causa deiresiguità della
minoranza protestante a Napoli
— il contenuto antiecumenico
della cosiddetta supplica a Pompei, tanto enfatizzata e dichiarata coronamento dei recenti viaggi intercontinentali del Pontefice
romano. Come se, in questi ultimi decenni, nulla fosse successo
e nel movimento ecumenico e
nello stesso cattolicesimo! Una
nostra uscita in pubblico, anche
con toni forti, si imponeva. Abbiamo predisposto un volantino
(20 mila copie distribuite in vari
punti della città) con un testo
che contrapponeva il Papa a S.
Pietro e negava la apostolicità
del papato istituzionale. Della devozione mariana il volantino non
faceva parola, ma il suo contenuto prevalentemente teologico
la includeva, per il lettore attento.
Hanno dato la loro adesione
(pbr i tempi brevissimi era impossibile una consultazione preventiva) e hanno contribuito al
volantinaggio, con entusiasmo:
la FGEI C^ampania, le Chiese battiste e le Chiese libere. Poche e
scontate le reazioni negative; la
mondo — fame, disoccupazione,
droga, terrorismo, armi atomiche, sperperi di ricchezze, ecc. —
esige altro impeto, ben ulteriore
fantasia. Desideriamo associarci,
comunque, ai molti che avvertono le stesse esigenze e che già
sono all’opera perché diventino
realtà.
Giulio Vicentini
grande maggioranza ha colto il
messaggio; molti hanno anche
esplicitato il loro consenso. Una
lettera alla stampa, pubblicata
in cronaca locale, spiegava i contenuti e gli intenti del volantino.
In essa si sottolineava da una
parte « i risvolti politici che queste manifestazioni di massa inevitabilmente hanno (ma forse è
proprio questo che gli organizzatori vogliono, in definitiva) ».
Dall’altra si affermava « Non è
soltanto una questione teologica,
da specialisti. Siamo convinti
che i problemi del mondo, inclusi quelli di Napoli, per essere affrontati rejalisticamente, per essere risolti con giustizia (Gesù
era per i poveri) richiedono la
radicale conversione degli uomini, e in primo luogo dei potenti
di questo mondo, compresi quelli che rappresentano un certo tipo non evangelico di religione ».
Gravità dei problemi
Un secondo dato di fatto ■—
sotto gli occhi di tutti — è la situazione di gravità dei problemi
di Napoli.
Per questo occorreva un contatto meno teologico, più diretto,
per il pubblico napoletano. In
questa zona dell’Italia non c’è
bisogno di incoraggiare certe forme di religiosità popolare, come
è arcinoto, ma c’è fame e sete
di lavoro e di tutto il resto, come
è altrettanto risaputo. Mancando il tempo per un secondo volantino, l’assemblea del XIII Cir
cuito (Campania) ha votato all’unanimità un breve documento
in cui si afferma che il servizio
ai concittadini deriva proprio
dal fatto che Cristo è capo unico
della Chiesa, si chiede ai napoletani di tornare a Dio senza mediazioni, e ai potenti, specificamente nominati, di cambiare
mentalità nelle scelte operative
per la giustizia. (Vedi il doc. a
parte). La stampa locale ha ripreso anche questo testo.
Non ci facciamo illusioni sui
risultati di queste modestissime
iniziative. Il bisogno di Cristo
che i nostri concittadini hanno
— e noi con loro — è tale da richiedere ben altro. Evangelizza
re i poveri, nella più ampia accezione, nelle tragiche realtà del
Dalla stampa
Della posizione degli evangelici di Napoli ha dato informazione la stampa locale con un
certo rilievo. Notizie sono state
pubblicate su « Paese Sera » nella cronaca di Napoli nei giorni
18, 19, 20 e 22 ottobre e « Il Mattino » di dom. 21 ottobre ha pubblicato un’intervista al past. Giulio Vicentini di Federico Tortorelli che riportiamo in parte.
I cristiani evangelici napoletani non condividono l’entusiasmo
delta gente che in tutto il mondo
accorre ad applaudire il Papa:
« Non perché il protestantesimo
italiano sia visceralmente anticattolico — spiega il pastore valdese Giulio Vicentini, con cui ho
avuto una cordiale conversazione —, ma perché pensiamo che
il trionfalismo sia poco evangelico ».
Dopo aver informato i lettori
sulla posizione degli evangelici
di Napoli e sul volantino distribuito in occasione della visita
del Papa, l’intervista prosegue:
/; tono del volantino, come ammettono gli stessi ispiratori, è
certamente molto critico e assume una forma di rifiuto in negativo. Ma l'intenzione è quella di
aprire, sia pure provocatoriamente, una discussione con i cattolici e con le altre confessioni
cristiane sul ruolo e sul significato del papato, che costituisce
ancora oggi uno dei « nodi » per
un reale avvicinamento ecumenico.
Giulio Vicentini, pastore della
comunità da cui è partita l'idea
di stilare questo volantino diffuso in 20 mila copie, sottolinea la
possibilità di una lettura in positivo: cioè l’appello che gli evangelici fanno ad una Chiesa povera, « non perché questo Papa o il
papato obiettivamente vogliano
una Chiesa ricca ». La polemica
è rivolta sostanzialmente « contro il modo di presentarsi di fatto dell’istituzione ».
PER I TERREMOTATI DEL FRIULI
Pontebba; un villaggio per anziani
Sia pure con alcuni mesi di ritardo sul previsto, il Villaggio
per anziani di Pontebba (Udine)
è ora una realtà che rende possibile offrire una casa a numerose
persone anziane e meno abbienti
che hanno avuto distrutta o irreparabilmente danneggiata l’abitazione a causa dei terremoti del
1976. Esse possono così lasciare
le baracche nelle quali hanno vis
Notizie dall’Italia evangelica
Il congresso delle
Chiese Avventiste
Ha avuto luogo a Rimini, nel
teatro Novelli, ai primi di settembre, il « II Congresso deUa
Federazione Italiana delle Chiese Cristiane Avventiste del 7°
Giorno ». Erano presenti circa
700 delegati e pastori. Una assemblea di quelle proporzioni che
discute della vita di una Chiesa,
circa il lavoro compiuto in tre
anni, e della pianificazione dell’opera per altri ,tre anni pone
indubbiamente dei problemi, specialmente quando si tratta di una
Chiesa in gran parte di recente
formazione, e questo appare
chiaramente nei giudizi di quanti vi hanno partecipato: vi sono
state anche in certi momenti aspre discussioni ed in certi interventi si sono notati « sbagli
di forma » che però hanno messo in luce come vi sia, nella Chiesa, piena libertà di espressione.
Comunque, secondo il giudizio
generale, la riunione è stata dominata da un serio concetto evangelico.
a cura di Alberto Ribet
milioni di altri doni. Cifra notevole, ma nella relazione del Presidente è considerata come somma da aumentare. Credo che
molte chiese (ed anche la nostra) potrebbero utilmente meditare su questi dati.
L’organico della Chiesa Avventista comprende 45 pastori (di
cui 13 emeriti) 23 predicatori e
lettori, 41 missionari e 51 colportori. Vi sono in questo elenco
43 donne: pastori e predicatori
sono solo uomini.
Nota dominante del Congresso
è stata l’evangelizzazione: la relazione del presidente aveva affermato : «La nostra Federazione
è convinta che la Chiesa tutta
debba evangelizzare a gran voce ». Registra poi come nei tre
anni siano state organizzate 50
campagne evangelistiche a lunga
durata e 91 a breve durata: i pastori in questo lasso di tempo
hanno fatto 47.000 visite a simpatizzanti e tenute 14.000 conferenze.
Nel congresso è stato affrontato e discusso a lungo il problema della organizzazione generale della Chiesa Avventista: si è
parlato di conservare l’organizza
Spetta al nuovo Comitato Cen- zione centralizzata attuale, o di
trale di trarre le conclusioni da notenziare l’opera creando tre o
queste discussioni per dirigere
la Chiesa nei prossimi tre anni.
Nuovo presidente è stato nominato il Pastore Gianfranco Rossi, che da anni dirige, con capacità ed energia, il « Dipartimento
della Libertà Religiosa ». È stata
definita questa come la scelta
dell’uomo giusto al posto giusto.
Interessante e ricca di dati la
relazione del Presidente uscente:
Pastore Maggiolini che può essere sintetizzata in questa affermazione: « La Federazione si è
sviluppata ». I dati statistici di
cui è particolarmente ricca la
relazione lo confermano. Vi erano nel 1976 67 chiese e 12 gruppi, oggi le Chiese sono 72 e i
gruppi sono 16; vi erano nel 19'76
4.318 membri oggi sono 4.577; in
questi tre anni si sono registrati
651 battesimi, gli « apostati » sono ogni anno in diminuzione il
che è prova della crescente maturità dell’opera. Notevole la generosità della Chiesa: le decime
hanno fruttato oltre 800 milioni,
a cui si aggiungono quasi 150
potenziare l’opera
due federazioni distinte nel campo italiano pur senza rinnegare
completamente la centralità dèlia
amministrazione; si è concluso
invitando il Comitato ad approfondire lo studio per presentare
al prossimo congresso, fra tre
anni, un progetto completo di
divisione del campo di lavoro in
due Federazioni.
Si è parlato della collaborazione dei laici nella Chiesa insistendo in un ordine del giorno
sulla necessità di potenziare questa collaborazione, in modo particolare nelle attività tecniche,
ma si è anche affermato il principio della preparazione religiosa dei laici che collaborano nella
Chiesa.
Il Congresso si è rallegrato
del crescente uso della radio televisione nell’opera di evangelizzazione e si è chiesto al Dipartimento delle Comunicazioni di
mettere a disposizione delle
Chiese locali materiale adeguatamente preparato.
Si sono invitati i giovani di
leva a valersi della possibilità di
lavorare nell’opera sociale della Chiesa come obiettori di coscienza; il campo di attività sociale non è stato trascurato dal
Congresso che, non solo si è rallegrato per l’iniziata costruzione di una Casa di Riposo a Forlì
che deve accogliere 30/35 anziani (preventivo di 350.000.000) e di
un centro giovanile a Ponte a
Poppi alla cui sistemazione Testate scorsa hanno lavorato volontariamente una novantina di
giovani, ma ha anche insistito
per un potenziamento dell’attività medica che si svolge a mezzo della rivista « Vita e Salute »
e attraverso la campagna dei « 5
giorni di lotta contro il fumo »,
attività che deve tendere ad una
educazione sanitaria con particolare « attenzione data alla dietetica ».
Il problema delle intese collo
Stato è stato chiaramente affrontato; in un ordine del giorno si
è chiesto al Comitato Centrale di
raccogliere il materiale necessario per iniziare al più presto la
procedura delle Intese che devono seguire due principi fondamentali: 1°) rivendicare l’applicazione delle libertà sancite dalla
Costituzione tenendo presenti le
specifiche esigenze e caratteristiche della Chiesa Avventista, (evidentemente soprattutto per il riconoscimento del sabato come
giorno festivo per loro); 2”) rifiutare ogni privilegio richiedendo
che per la Chiesa e per le istituzioni Avventiste sia riconosciuto, secondo le loro specifiche caratteristiche, un trattamento
giusto e che sia quello proprio
degli enti di pari natura.
Nel riferire su questo II Congresso delle Chiese Avventiste
ci sentiamo portati ad apprezzare molte cose dell’esperienza
Avventista, anche se rimangono
vive in noi alcune perplessità
sulla loro teologia e sulla loro
prassi ecclesiastica.
Forse un conoscerci meglio ci
aiuterà a superare certe divergenze che ancora rimangono in
loro ed in noi e che alle volte
ci rendono diffìcile la collaborazione. Come noi, le Chiese Avventiste hanno la preoccupazione
fondamentale di predicare Cristo
agli italiani.
suto questi tre anni e trovare
una casa definitiva dotata del
necessario conforto. In seguito
il Villaggio servirà per gli anziani più bisognosi.
Al complesso di diciotto abitazioni (per tre, due ed una persona) si è aggiunto un centro sociale composto di due sale per
riunione, di un ambulatorio medico, di due locali destinati all’assistente sociale e di servizi.
I criteri alla base del progetto
erano fin dall’inizio precisi: evitare nel modo più assoluto la
tradizionale casa di ricovero e
la conseguente « ghettizzazione »
degli anziani; non sradicarli dal
loro ambiente naturale; consentire la più ampia autonomia e
nello stesso tempo fornire i mezzi per i necessari servizi sociali.
Caratteristica del Villaggio è
l’aspetto ecumenico: oltre che
deceduta a Moggio Udinese nel
terremoto del 6 maggio 1976.
L’inaugurazione è avvenuta domenica 16 settembre. Erano presenti con la popolazione di Fontebba molti abitanti dei comuni
vicini e numerosi membri della
Comunità evangelica di Udine.
Inoltre, in rappresentanza delTHEKS è intervenuta la signc>
rina Barbara Schlàpfer di Zurigo e per « Il Piccolo » il capo redattore Faraguna. Quest’ultimo,
come segno di compiacimento
per l’opera sorta, ha voluto assicurare un ulteriore finanziamento da parte del giornale per completare l’arredamento del centro
sociale e delle case.
Tema biblico della riflessione è
stato il contenuto del 4“ capitolo
della prima lettera di Giovanni.
Su di esso ha preso la parola il
pastore Carera che, dopo aver ri
nello spirito di collaborazione
fraterna che ha animato fin dal
Maggio del ’76 gli aiuti alle nopolazioni sinistrate, il complesso
di Pontebba si è potùto realizzare infatti grazie agli interventi
finanziari delle Chiese Evangeliche svizzere attraverso l’HEKS,
del « Giornale del Popolo » della
diocesi cattolica di Lugano e del
giornale « Il Piccolo » che ha offerto il Centro sociale « Trieste »
con il necessario arredamento.
Una casa al completo è stata donata da una anziana signora originaria di Pontebba residente a
San Gallo. A questi interventi si
sono aggiunti altri, minori ma
non meno significativi, di comunità cattoliche ed evangeliche italiane e straniere e di singole persone. Il terreno è stato acquistato con fondi messi a disposizione
dalla diocesi di Udine.
Al fine di assicurare efficienza
e chiarezza si è costituito legalmente fin dalla partenza del progetto un comitato esecutivo denominato « Associazione Ecumenica di solidarietà » con sede a
Pontebba. Questo comitato terminerà il suo compito quando saranno perfezionati i collaudi e
Tatto di donazione al Comune di
Pontebba che provvederà a gestire l’opera secondo i criteri stabiliti.
Il Villaggio è dedicato alla memoria di Elsa Treu, una giovane
del gruppo ecumenico di Udine
cordato come è sorta e si è sviluppata l’iniziativa, ha sottolineato il significato di ¡servizio, di
questa e di tutte le altre azioni
evangeliche nel Friuli, verso i
•più deboli nei quali ora e sempre si deve riconoscere il volto
di Dio. Poi l’arcivescovo Battisti
ha detto essere la prima strada
della comunione fraterna non
quella difficile e talora divergente delle dottrine ma quella dell’amore che non conosce paure
e barriere: e Pontebba ne è un
segno. Ha pure espresso la gratitudine delle popolazioni friulane per tutto quanto, fin dal primo giorno dopo il terremoto, gli
evangelici italiani ed esteri hanno compiuto con dedizione e generosità.
Alla fine, prima del rituale taglio del nastro da parte della madre di Elsa Treu, il Sindaco di
Pontebba si è detto lieto di accettare a nome del Comune la
donazione assicurando che nella
gestione del Villaggio saranno rispettati i criteri voluti dai donatori.
Parte degli anziani, ai quali da
una apposita commissione comunale è stata fatta assegnazione, è
già entrata negli appartamenti.
Si prevede che entro la seconda metà di ottobre tutti gli alloggi saranno occupati.
Iginio Carera
4
2 novembre 1979
La « ricerca del Gesù storico » nella teologia contemporanea — 1
Le tappe di un cammino
Rielaborando un materiale di studio già collaudato, il prof. Bruno
Corsani ci offre una serie di sei articoli di aggiornamento teologico
O DIOCESI O COMUNITÀ’
Vescovi e diocesi al
tempo della Riforma
Alla fine del secolo XVIII e
agli inizi del XIX gli studiosi,
portati dalla tendenza generale
a una maggiore coscienza storica e dal sentimento di ima maggiore libertà spirituale anche
nel campo degli studi religiosi,
cominciano ad applicare alle
origini del Cristianesimo i metodi scientifici usati per altri
campi del sapere, e affrontano
fra gli altri anche questo problema: che cosa possiamo dire
di conoscere veramente delle origini cristiane?
Gli scrittori dell’antichità (non
cristiani) come Tacito, Svetónio,
Plinio parlano dei cristiani-senza mai mettere in dubbio resistenza storica di Gesù, ma non
ci danno nessuna informazione
sulla sua vita. Soltanto Tacito,
negli « Annali » ci informa che
l’iniziatore del cristianesimo fu '
Cristo, condannato a morte in
Giudea ai tempi dell’imperatore
Tiberio.
Diventa dunque imperativo
concentrarsi sull’analisi degli
scritti cristiani più antichi "e sulla loro esatta natura. Fino a che
punto essi costituiscono un « documento storico »? Che cosa se
ne può ricavare? La Vita di Gesù di Davide Federico Strauss
(1835) fu la prima a rifiutarsi
di combinare i dati dei quattro
vangeli, di livellarne il messaggio e di metterne in sordina le
diversità.
Ricérche in
due direzioni
Proseguendo su questa strada,
si giunge poco a poco ad avere
un’idea più precisa dello sviluppo della letteratura evangelica,
sviluppo che comincia con il vangelo di Marco, che risulta essere il più antico di tutti, e che è
servito come fonte per la composizione del vangelo di Matteo
e del vangelo di Luca. Le parti di
Matteo e Luca che non derivano
da Marco e che sono parallele
fra loro rivelano l’esistenza di
una raccolta di insegnamenti del
Signore non contenuti in Marco,
fonte di cui si sarebbero serviti
Matteo e Luca (fonte dei « detti», o «fonte Q»).- La data di
composizione dei vangeli è compresa fra il 70 circa (composizione di Marco) e il 100 o poco più
(data di Giovanni).
Appena questi risultati furono
accettati dalla maggior parte
delle scuole storiche e di interpretazione biblica, essi cominciarono ad essere sfruttati in due
direzioni diametralmente opposte: da im lato il razionalismo
non-credente e l’ala più razionalista della cosiddetta « teologia
liberale» protestante cercarono
di servirsi delle nuove teorie sull’origine e la data dei vangeli
per farsi un loro ritratto di Gesù (un loro « Gesù storico ») che
scalzasse la figura del Gesù « Cristo », del Gesù « Signore », del
Gesù « Salvatore » creduto e confessato dalla fede cristiana.
Dall’altro lato la teologia più
conservatrice tentava di arrivare, anche attraverso lo studio
critico del Nuovo Testamento, a
un « Gesù storico » che potesse
dare alla fede cristiana un fondamento «storico » evidente e indiscutibile.
Le « Vite di Gesù »
Una via di mezzo fra queste
due posizioni estreme è rappresentata da numerose « Vite di
Gesù » che non si sa se chiamare edificanti o romanzate: esse
prendevano come fondamento il
vangelo di Marco, però rimediavano all’insufficiente trama biografica del testo biblico facendo
ricorso all’interpretazione psicologica del loro personaggio. Così
la personalità di Gesù era in certo qual modo travisata: Gesù
diventava il « tipo » dell’uomo
religioso.
Nei primi decenni di questo
secolo si è messo in chiaro un
fatto importantissimo, cioè che
gli insegnamenti e gli episodi impostisi all’attenzione e alla cura
delle comunità primitive fino a
entrare a far parte dei vangeli.
rispondevano a specifiche necessità spirituali (edificazione, evangelizzaziorie, insegnamento catechistico, liturgia, disciplina ecclesiastica e via dicendo). La raccolta progressiva di questi episodi e insegnamenti era avvenuta non sulla scrivania di un « autore », ma in un ambiente di fede, di culto, di testimonianza
pieno di vita: le comunità cristiane primitive.
Il contesto
del Vangeli
I vangeli stessi, somma di tutte queste unità trasmesse e raccolte nel periodo pre-letterario
della trasmissione evangelica, rispondevano a necessità dello
stesso genere: non erano « annali » come quelli di Tacito, o
comunque « opere storiche » concepite per registrare in modo distaccato e obiettivo quello che
Gesù era andato via via facendo
e dicendo, non erano nati per rispondere a interessi di carattere storico, ma per soddisfare il
bisogno di «edificazione» (in
senso lato) delle comunità: erano testi che dovevano suscitare
0 rinsaldare la fede (cfr. Giov.
20: 31). Per questo motivo sono
così scarsi o addirittura assenti
gli elementi di fatto ‘che maggiormente interessano uno storico:
1 dati cronologici e le analisi am
bientali e psicologiche.
In una fase più recente degli
studi sui vangeli, sviluppatasi
dopo la seconda guerra mondiale, si è cercato di mettere in evidenza le idee-guida di ciascun
evangelista nella composizione
del proprio vangelo e nell’elaborazione del materiale ricevuto
dalla tradizione a lui precedente. Anche per questo lavoro si è
dovuto tenere presente che non
si trattava di un’attività individualìstica, ma che essa andava
vista sullo sfondo della vita dei
credenti e delle comunità all’epoca e nella regione di ciascun
evangelista. La loro opera doveva quindi essere rimessa «in
situazione » per vedere perché
gli evangelisti hanno scritto ciascuno in un certo mòdo, perché
lo Spirito santo li ha guidati a
scrivere ciascuno in un certo
modo.
Della quantità enorme di pubblicazioni dedicate a Gesù vorremmo qui ricordarne soltanto
quattro appartenenti a momenti diversi dello sviluppo culturale
e teologico europeo. Le esamineremo in ordine progressivo in
base alla data di pubblicazione,
per concludere con la presentazione del fascicolo di IDOC Internazionale intitolato « Il dibattito su Gesù oggi. Chi dite voi
che io sia?» (Marzo-Aprile 1979).
(1 - continua)
Bruno Corsani
Diocesi -comunità, questa l’alternativa di fondo fra la visione
riformata e quella cattolica della
chiesa. (Questo oggi nella situazione attuale, come si è posto il
problema all’epoca della Riforma? Può essere utile accennarvi
brevemente.
I credenti di allora vivevano
nel contesto di una Europa cristiana, di una cristianità, si direbbe oggi, cioè di una chiesa divisa in diocesi. Questo fatto non
ha costituito per loro problema,
non si sono sentiti a disagio nell’ambito delle loro rispettive diocesi. Il fatto merita di essere rilevato perché è importante.
Cosa è infatti una diocesi? Una
circoscrizione territoriale ben
definita, con a capo un vescovo.
Ma va detto subito che le diocesi non sono un dato della rivelazione, ma un prodotto della storia. Non nascono con la chiesa
stessa ma si costituiscono con
l’espansione del cristianesimo
nel mondo antico. Nelle lettere
del Nuovo Testamento si parla
di apostoli, di presbiteri (o anziani), di vescovi, di diaconi, rna
non di diocesi. La chiesa cristiana deU’età apostolica è vivente,
missionaria, fervente, ed è unita,
pur nelle sue grandi diversità,
ma non è una comunità diocesana. La diocesi viene dopo con il
progressivo inserimento della fede cristiana nella società dell’irnpero romano, quando il cristianesimo si espande dalle città alle
campagne.
TRIBUNA LIBERA
FCEI: «Uniti per ia poiitica»?
Già a Bari nel 1976 in sede di
assemblea la Federazione appariva agli occhi dell’osservatore
spassionato come un’organizzazione che non riesce ancora a
trovare una propria particolare
fisionomia. A che cosa è dovuta
questa incertezza di fondo? Forse al fatto che non è stato ancora possibile trovare la definizione del limite che dovrebbe esistere come criterio di‘distinzione
fra l’impegno propriamente ecclesiastico religioso e l’impegno
strettamente sociale, politico e
partitico.
Alla ricerca
di una più precisa
fisionomia
Chi sono i partecipanti all’assemblea? Per lo più pastori e laici che hanno l’hobby, diciamo così, della politica. Alcuni di essi
sono membri di partiti e non è
quindi da escludersi che siano
obbligati dalla « disciplina di partito » ad usare la Federazione
per fini politici: un’ipotesi peraltro non infondata, se si pensa
a certe deliberazioni votate in
sede di assemblea, come le dichiarazioni di solidarietà a favore dei profughi palestinesi e
di quelli cileni. Sarà ammissibile
a Torre Pellice una dichiarazione
di solidarietà a favore dei profughi vietnamiti? Una risposta affermativa non è ovvia, perché
comporterebbe un impegno socio-politico in una direzione completamente diversa. Ecco una
conseguenza non molto simpatica a cui si giunge se si rimane
fedeli ad un impegno più o meno partitico, unilaterale e quindi
per nulla libero.
Nelle nostre comunità luterane
in Italia abbiamo ex-profughi
provenienti dai paesi dell’Est europeo ai quali fa paura l’idea
di una Federazione di chiese che
sembra una « longa manus » partitica. Ma anche agli altri confratelli ripugna la concezione di
un organismo ecclesiastico-politico. Forse per questa ragione
nessun laico farà parte della delegazione luterana all’Assemblea
di Torre Pellice: i delegati saranno quattro pastori, ma sicuramente anche questa volta i
loro voti saranno sopraffatti da
quelli della consueta maggioranza.
Struttura di potere?
La Federazione è un organismo
dalla struttura asimmetrica ed
apparentemente comica: è costituita da una maggioranza valdometodista, un’appendice battista
ed un gruppetto di sporadici ed
occasionali «osservatori » luterani, ma gli spunti non mancano
per diventare una struttura di
potere al servizio della maggioranza precostituita. Per es. nella
seduta del Consiglio del giugno
1978 si ebbe la comunicazione
che l’Assemblea 1979 si « dovrebbe» tenere a Torre Pellice per
ragioni di carattere economico e
logistico; nulla da eccepire. Ma
quando alcuni di noi fecero delle proposte alternative, ci venne detto che si « deve » tenere a
Torre Pellice, con un atteggiamento da « motu proprio » non
certo serenamente democratico.
Con una felice espressione un
fratello battista alcuni anni fa
scrisse che la Federazione non è
che la « prova generale » dell’« integrazione » valdo-metodista. Ora
l’integrazione è un dato di fatto: quali saranno le prossime
prove generali? «Uniti per l’Evangelo » era il motto del congresso di Roma del 1965; ma all’esame dei raggi ultravioletti questo
« Evangelo » si rivela come una
ideologia politica cui tutti i protestanti italiani dovrebbero presumibilmente aderire.
Incomunicabilità
Ci sono episodi che fanno sorridere, altri che urtano la suscettibilità di qualcuno, altri ancora
che fanno perdere la voglia di
rimanere in rapporti di fratellanza e comunicabilità. Ma la
cosa più antipatica è che parlando in questo modo rischio di
essere calunniato semplicisticamente come fascista, cosi come
ho rischiato e rischio di essere
calunniato e diffamato semplicisticamente, sistematicamente
ed in maniera continuativa come « rosso », se cerco ancora di
collaborare con la Federazione.
L’equazione protestantesimocomunismo è una formula trop
po semplicistica e, direi, anche
piuttosto ingenua. E se ti permetti di esprimere un’opinione
diversa, ti guardano stralunati.
Siamo cioè dinanzi ad un orizzonte molto stretto che rende
assai difficile il dialogo, perché
l’equazione protestantesimo/comunismo viene difesa e sostenuta con un dogmatismo altrettanto immobile ed «irreformabilis »
quanto il dogmatismo cattolico.
Ma non c’è da scomporsi e da
stupirsi: anche a livello mondiale si assiste, nell’ambito « sacrosanto » del Consiglio Ecumenico
delle Chiese (C.E.C.), al connubio fra fede evangelica e ideologia politica, fra entusiasmo
religioso e fanatismo politico.
Per il « programma contro il razzismo» il C.E.C. raccoglie fondi
per aiutare i movimenti di liberazione africani, i quali useranno i soldi raccolti dalle chiese
non certo solo per scopi pacifici, ma anche per l’acquisto di armi. Raccoglieremo collette anche per l’ayatollah?
In occasione dell’assemblea di
Bari tre anni fa le trasmissioni
radiofoniche presentarono la Federazione come un’organizzazione politica prettamente di sinistra. Che cosa diranno quest’anno i giornali radio?
Il movimento « Testimonianza
Evangelica Valdese (TEV) propone una chiesa « apolitica »; ma
si tratta di un’astrazione. La
« Chiesa confessante » nel periodo nazista era forse apolitica?
Questi opposti radicalismi incomunicabili fra loro ci conducono in un vicolo cieco: come
uscirne? Forse lo Spirito Santo
ci metterà una mano.
È ancora utile la Federazione?
Io direi di si e per due motivi:
1) per offrire uno sbocco a
dilettanti politici che sentono il
bisogno di sfogarsi in eserritazioni retoriche, dibattiti e tavole
più o meno rotonde;
2) per offrire a tutti i protestanti d’Italia dei « servizi » che
funzionano molto bene perché
dotati di persone « a pieno tempo »: il servizio « Stampa Radio
Televisione » e quello « Istruzione ed Educazione » che pubblica
un’ottima rivista trimestrale di
pedagogia religiosa « La Scuola
Domenicale ».
Paolo Lucchesi
Non va dimenticato infatti che
il cristianesimo delle origini è
un fenomeno cittadino non campagnolo. Che cosa è in quei primi secoli la diocesi? Una specie
di circoscrizione missionaria con
al centro la comunità cittadina,
i suoi ministri (il suo clero), presieduta dal . vescovo e tutt’intorno la periferia cittadina e le campagne semi pagane.
La fisionomia cambia quando
il cristianesimo diventa religione
di stato. La diocesi diventa allora la circoscrizione religiosa che
spesso si identifica con quella politica, non è più per l’evangelizzazione del popolo ma per la gestione della religione, è nei migliori dei casi una realtà pastorale di cui il vescovo è sovrintendente.
Un passo ulteriore è compiuto
dalla chiesa medievale quando
si afferma la monarchia papale
(si pensi ad Innocenzo III ed i
suoi successori): la chiesa diventa una gigantesca organizzazione
politico-militare-economica di cui
la diocesi è solo una provincia.
Il vescovo è poco più che il governatore di questo territorio
dove ha una sua corte ed un suo
governo, come Roma ha la sua
Curia e la sua corte; come i governatori non ha nemmeno bisogno di risiedere in diocesi, basta
che la governi e ne prelevi le
tasse. , •
Le diocesi che Lutero e Zwingli hanno conosciuto non hanno
più nulla di spirituale, sono unicamente strutture di potere politico, di controllo ideologico, di
pressione fiscale, una macchina
repressiva per fare soldi in mano a vescovi filibustieri (salvo
poche eccezioni).,
Ma è contro nuesti vescovi non
contro la diocesi che essi combattono. Non combattono contro
1 vescovi in quanto tali (perché
non li vogliano più) ma contro
la decadenza del ministero, perché sono pastori che non predicano l’Evangelo, che pensano solo ai soldi ed al potere, sono
principi della chiesa e non servi
di Gesù Cristo.
I Riformatori chiedono buoni
pastori, che caccino i mercenari
affaristi e conducano il gregge di
Cristo nella conoscenza dell’Evangelo.
Impostando però la loro critica sulla base della Scrittura e
non della disciplina, come farà il
Concilio di Trento, i Riformatori si collocano neH’ottica della
cristianità primitiva e distruggono la diocesi come struttura di
chiesa sostituendola con la comunità (la « gemeinde » di Lutero, « l’assemblée » di Calvino). Riconducendo i vescovi alla loro
funzione di predicatori delTEvangelo li hanno ricondotti alla dimensione dei presbiteri del Nuo-vo Testamento; chiedendo la riqualificazione del ministero episcopale hanno di fatto proceduto alla sua riforma.
La diocesi come espressione
del cristianesimo dell’impero romano, realtà tipica e qualificante
della chiesa costantiniana finisce
con Lutero. I Riformatori hanno
di fatto dissolto la chiesa costantiniana riconducendo i vescovi a
pastori e demandando il potere
in materia di fede, di regolamento e di disciplina ad altri: ai
principi (Lutero), ai consisH cittadini (Calvino). Questa soluzione fu equivoca ed insoddisfacente ma un fatto è chiaro: la fine
della diocesi e dell’ episcopato
medievale è dato dalla riapnropriazione da parte della comunità non già del ministero episcopale (che può sussistere come
tale) ma della potestà episcopale. Per dirla in breve: la diocesi è finita con la scomparsa
dal nostro orizzonte riformato
della curia diocesana, cioè della
gestione di un potere sacramental-disciplinare in forma monarchica.
Ricordando l’opera dei Riformatori si insiste spesso, giustamente, sull’aspetto dottrinale della loro opera. Non si valuta però
abbastanza la profonda riforma
che essi hanno compiuto a livello delle strutture della chiesa; ed
è proprio su questo piano invece
che si verifica oggi la grande attualità della loro protesta.
Giorgio Toum
5
2 novembre 1979
isér
1
.,
l:*
quattordici anni dal Congresso evangelico di Roma, che segnò una tappa significativa nel cammino comune dell'evangelismo italiano, si apre a
Torre Pellice il T novembre la V Assemblea della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (scaturita da
quel Congresso e varata due anni dopo a Milano nel 1967)
che raggruppa Valdesi, Metodisti, Battisti e Luterani.
Quale valutazione? Quale riorganizzazione? Quali prospettive? L’Eco-Luce, che già ha pubblicato un articolo
programmatico di Fulvio Rocco contenente le proposte
del Consiglio (n. 29-30/27.7.79), prosegue l’informazione
e gli spunti di discussione con questa pagina di relazioni
dei Servizi della FCEI e con l’intervento inviato dal post.
Paolo Lucchesi e pubblicato nella pagina a fronte. Nella
foto, un momento della seduta inaugurale del Congresso
di Roma: pur in una situazione molto diversa, speriamo
che lo stesso desiderio di unità e di comune servizio all’Evangelo animi questa V Assemblea.
SERVIZIO STAMPA-RADIO-TELEVISIONE
Crescita in mezzo aii’indifferenza?
Roma '65 - Torre Pellice 79
Per una singolare coincidenza,
la quarta assemblea della Federazione delle Chiese evangeliche
in Italia fu testimone della messa in onda della prima trasmissione di quella che potremmo
chiamare la « nuova serie » della
rubrica Protestantesimo. In quella prima domenica di novembre
del 1976, a Bari, su un televisore
approntato per l’occasione nella
hall della chiesa battista, i delegati interruppero i lavori assembleari per assistere al primo numero 'serale e di mezz’ora della
rubrica. Fu una circostanza fortunata, che permise un dibattito
a caldo sulla trasmissione e sul
futuro del servizio stampa-radio-televisione nel suo complesso.
Ancora « un colpo »
A tre anni di distanza, in occasione della quinta assemblea,
il servizio non è stato in grado...
di fornire con altrettanta tempestività simili « esclusive », ma
metterà pur sempre sul tavolo
della discussione molti problemi,
alcuni dei quali anche molto
grossi. Primo fra tutti: esattamente alla vigilia della assemblea (ancora un « colpo », insomma), il pastore Aldo Comba, segretario del servizio, ha lasciato
il suo incarico per assumere la
direzione di un dipartimento della Alleanza Riformata Mondiale.
L’assemblea sarà dunque coinvolta sul problema della sua sosti- "
tuzione, e dovrà discutere soprattutto se sostituire un segretario oppure se coprire in altro
modo le mansioni che erano state affidate al pastore Comba. Nel
frattempo è stato avviato anche
il servizio stampa, sul quale la
precedente assemblea aveva espresso genericamente la necessità di un suo avvio, invitando il
Consiglio a pronunciarsi sui modi e sulle sue finalità. Il servizio
stampa è stato realizzato con la
collaborazione di Giorgio Girardet, ma questo settore rischia
adesso una nuova battuta d’arresto perché la Federazione aveva
puntato sul pieno tempo del direttore di Com-Nuovi Tempi, che
invece è stato destinato a questo
incarico solo a tempo parziale.
La situazione
attuale
Accanto a questi problemi ve
ne sono altri, di natura più gene
rale: c’è per esempio, il problema di coinvolgere maggiormente
le realtà locali nell’impegno di
testimonianza attraverso i mezzi
di comunicazione di massa, quello del lancio e del coordinamento degli interventi a livello locale nelle emittenti private, del miglioramento jqualitativo — dunque dei mezzi a disposizione —
delle trasmissioni radiofoniche
e televisive.
La situazione attuale, dopo la
partenza di Comba per Ginevra,
è dunque questa: il lavoro è
svolto da uno staff di tre persone e una a mezzo tempo a cui
vengono richieste quattro trasmissioni mensili, due televisive,
una agenzia stampa ed un notiziario stampa periodico, la redazione e l’amministrazione del
« Culto Evangelico », i corsi-laboratori per predicatori radiofonici, i contatti con le realtà locali,
l’ordinaria amministrazione dell’ufficio ed altre attività secondarie. Accanto allo 'staff operano
dei gruppi di lavoro per ciascun
settore (composti interamente
da volontari) ed un comitato
« nazionale » che dovrebbe coordinare l’intera attività soprattutto sul piano della « politica » generale.
Una scommessa di
grande importanza
Probabilmente qualcosa andrà
rivisto in questa organizzazione:
c’è in ballo una scommessa troppo importante per rischiare di
perderla. Per esempio: gli evangelici italiani sono praticamente
esclusi dalle trecento emittenti
« che contano » operanti a livello regionale e locale (tra radio
e televisioni), ed il « comitatone a. non è riuscito — forse perché non sono mai stati chiariti
definitivamente i suoi compiti —
ad offrirsi allo staff come momento ideativo accanto a quello
propositivo e di controllo, che
invece ha svolto abbastanza ampiamente. Anche per questo motivo la programmazione non è
stata sempre attenta al grosso
patrimonio rappresentato dalle
comunità locali. Indirettamente,
il comitato ha contribuito, per
esempio, a lasciare che la programmazione di « Protestantesimo » si riducesse spesso, per naturale stanchezza del gruppo operativo romano, al generico ed alle tematiche universali.
Tutto male e tutto sbagliato in
questi tre anni? Nemmeno per
sogno. La rubrica televisiva si è
assestata su un buon ascolto nonostante l’orario tremendo, quella radiofonica lo ha addirittura
raddoppiato (è quella che si è
maggiormente rinnovata, ed i risultati sono eccellenti: l’ascolto
medio è passato da 400 a 900 mila unità). Il fatto è che questi
modesti successi sono stati ottenuti tra il disinteresse o l’interesse soltanto critico delle comunità e grazie alla ordinaria amministrazione, la 'sola possibile
nella situazione che ho descritto.
C’è da domandarsi che cosa sarebbe stato ottenuto in questi
tre anni al contrario perniando
sull’appoggio incondizionato —
in idee e mezzi, non solo a parole — dall’intero evangelismo italiano, che rischia così di sprecare una straordinaria occasione di
testimonianza e di evangelizzazione. Giovanni Ribet
SERVIZIO STUDI
Un luogo d’incontro e di confronto
Nell’ambito delle Chiese e
Unioni di Chiese che fanno parte della Federazione non mancano certo dei luoghi di riflessione:
pensiamo ad iniziative di base,
come i collettivi teologici che sono sorti in questi ultimi anni
in varie città e regioni, a istituzioni di tradizionale prestigio,
come possono essere la Facoltà
valdese di Teologia, o l’Istituto
Filadelfia di Rivoli, collegato con
la ricerca teologica dell’UCEBI, a
un servizio prezioso come quello
offerto a tutto l’evangelismo italiano dalla Casa Editrice Claudiana, alle ricerche promosse
dalle riviste del protestantesimo
italiano, alle nuove vie esplorate
dai centri giovanili e dalla FGEI,
e via dicendo.
Si potrebbe anzi dire, senza
cadere per questo in una specie
di qualunquismo, o di anticulturalismo, che forse le nostre Chiese studiano molto, e agiscono
poco, parlano, più di quanto non
facciano. Tanto che ci si potrebbe anche chiedere se vale la pena di tenere in piedi un Servizio
Studi della FCEI, che fatica a
trovare la sua strada in mezzo
a tutte le occasioni di incontro
Che vi sono, che lavora poco e
spesso non bene, per la sua marginalità e per la pochezza di
mezzi (uomini e soldi) di cui dispone.
Ma se analizziamo un poco il
lavoro del Servizio Studi scopriamo che questa idea rinunciataria non è corretta, e che un atteggiamento di « mugugno » sterile, senza proposte per il futuro,
sarebbe colpevole. Il Servizio
Studi in un primo periodo —
Ano al 1973 — è stato il supporto teorico di buona parte del lavoro della FCEI (ne era segretario il pastore Aldo Comba, dapprima segretario esecutivo anche
della FCEI, poi presidente della
stessa, e segretario del Servizio
Stampa, Radio e Televisione):
ricordiamo alcuni incontri-chiave, sugli anabattisti, o sui rapporti tra Stato e Chiesa, che furono
anche ripresi in pubblicazioni
della Claudiana. In un secondo
periodo — Ano al 1976, con la segreteria del p.ast. Paolo Spanu —
il servizio preparava e realizzava convegni puntuali sui maggiori temi di dibattito storico e teologico del momento: facendo il
punto sugli studi della vita di
SERVIZIO ISTRUZIONE EDUCAZIONE
Con entusiasmo, malgrado le contraddizioni
Scuole domenicali, catechismo,
problemi di educazione e fede e
quelli di bambini, genitori e insegnanti che si confrontano come
evangelici nella scuola pubblica,
lettura biblica: ecco gli ’’ambiti”,
i luoghi e gli argomenti di cui
il Servizio Istruzione Educazione (SIE) si sta occupando.
Undici persone, pastori e laici,
di cui uno a pieno tempo, che si
riuniscono 5-6 volte l’anno, una
giunta di 4 persone, un gruppo
di lavoro « scuola », una segreteria a Milano, un deposito a Torino, un ’’ufficio” a Scandicci,
una rivista trimestrale « La scuola domenicale »: ecco i suoi strumenti operativi.
Il SIE come tale, cioè come
servizio della Federazione, è di
creazione recente, ma non lo sono gli organismi di cui il SIE è
il continuatore.
Il SIE infatti riassume in sé
ed eredita l’attività e la preziosa tradizione interdenominazionale di circa un secolo («Unioni » e « Comitati » delle scuole
domenicali italiane, « Consiglio
Nazionale delle Scuole Domenicali d’Italia », Roma 1964).
Fu solo nell’Assemblea di Bologna (1973) che il «Consiglio
nazionale » decise di confluire
nella Federazione e di assumere anche l’eredità dell’AICE (Associazione Insegnanti Cristiani
Evangelici).
Bilancio
dopo sei anni
Qual è il bilancio di sei anni di
esistenza?
E’ ben difficile rispondere se
non esaminiamo prima fatti e
tendenze delineatesi durante gli
anni settanta:
1“ La crisi della collaborazione
sul piano teologico, didattico e
pratico — avvenuta nell’incontro
dei responsabili delle scuole domenicali di Francia, Italia, Spagna, Portogallo, Belgio e Svizzera nel settembre del ’70 a Firenze — tra la Svizzera e gli altri
paesi di lingua neolatina.
2° La perdita di velocità e di
entusiasmo dei gruppi di giovani
usciti dalle esperienze del ’68 che
speravano in una rapida e radicale trasformazione delle comunità evangeliche.
3° Il proseguimento della « secolarizzazione » delle nostre comunità con lenta ma continua diminuzione degli effettivi nelle
scuole domenicali e soprattutto
nelle classi di catechismo.
4° Il rilàncio del SIE e della
Rivista « La Scuola domenicale »
in occasione dell’entrata in vigore dell’ autonomia didattica e
operativa dei programmi per le
scuole domenicali.
5° L’entrata in servizio di un
uomo a pieno tempo.
6° Una nuova tipografia per la
stampa della Rivista i cui costi
erano diventati proibitivi.
Questi fattori di segno diverso
tra loro spiegano l’attuale situazione abbastanza contraddittoria.
Da una parte è indubbio che il
lancio del nuovo materiale organizzato per « sequenze », cioè col
principio di « centri di interesse » monotematici, ha creato problemi e ha sollevato critiche.
Errori ne sono stati fatti da
parte nostra anche perché il SIE
era del tutto privo di esperienza
in questo metodo nuovo e perché, pensando di poter usufruire
in pieno delle sequenze francesi,
è restato legato ad esse, sbilanciando così il programma dei
primi 5 anni (squilibrio tra Antico e Nuovo Testamento). D’altra
parte l’impostazione teologica e
didattica, .sia pure con le dovute
correzioni, sembra « senza ritorno ». Si prevede infatti per il
prossimo ciclo di tenere conto
delle esperienze fatte e dei suggerimenti ricevuti, ma di proseguire nel metodo seguito dal ’76
in poi, che ha risvegliato l’interesse di bambini e monitori, ravvivando notevolmente “il settore.
Ed è un fatto interessante in un
periodo abbastanza critico delle
altre attività ecclesiastiche tradizionali.
Il SIE si muove tra queste
contraddizioni e questi problemi
Franco Girardet
(continua a pag. 8)
Gesù, sui movimenti religiosi in
Italia, sulla liberazione della donna, sui documenti di Accra. E
ancora apriva un discorso sulla
evangelizzazione (attraverso la
comunicazione grafica, attraverso i mass media) che doveva
continuare negli anni successivi e
che ancora è lungi dall’essere esaurito.
Nella fase attuale — dal 1976,
con la segreteria dì chi scrive —
continuava questa riflessione sui
mass media, anche a livello decentrato, e s’affrontava, sulla
scorta dei mandati dell’Assemblea di Bari, un dialogo tra le
chiese facenti parte della FCEI
e le altre chiese evangeliche in
Italia (con un convegno sulla
controversa traduzione interconfessionale in lingua corrente —
TILC —, e avviando, sulle pagine della rivista Diakonia, delle
autopresentazioni delle chiese
evangeliche operanti in Italia).
Piccole cose, se si vuole: ma
che seguivano — e qualche volta anticipavano — il dibattito
teologico che si sviluppava a mano a mano tra le chiese e nelle
chiese.
Oggi il Servizio e la FCEI
stessa — sono in una fase di ripensamento, riflettono un momento, come si suol dire, di « riflusso », rischiano di polarizzare
la loro attenzione su temi organizzativi più che su strategie di
lavoro a lungo termine: ma se
si sa leggere in filigrana la storia
del nostro recente passato si possono anche proporre strade non
nuove, ma prepositive. Una riflessione sull’uso dei mass-media,
che sia di supporto al lavoro che
il Servizio apposito svolge, un
buon uso della rivista Diakonia
per proseguire nell’analisi del
protestantesimo italiano, un tentativo di far circolare le idee,
senza proporsi il compito un po’
troppo ambizioso di « coordinare » quel che già c’è, ma di valorizzare le iniziative e proseguire nel decentramento dei luoghi
di riflessione e produzione teologica, ecco un programma — in
tutto o in parte — realizzabile
anche con la modestia di mezzi
di cui la Federazione dispone.
L’importante è che denominazioni e chiese locali vogliano veramente lavorare ad un luogo di
incontro e di confronto, senza
utopici balzi in avanti, senza improponibili ritorni indietro, ma
comprendendo l’utilità di cose
anche, di per sè, piccole e modeste, scoprendo forze e uomini
e modi di intervento nuovi, per
riproporre la vecchia parola di
orefine del Congresso Evangelico del 1965, «Uniti per Evangelo », in una situazione profondamente cambiata da allora.
Sergio Ribet
6
2 novembre 1979
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
DIAGNOSI DI UNA MALATTIA
Di... fa... La tórtrìce del larice
Passo davanti ad un bar, un
gruppo di giovanotti sta discutendo con animazione, dal discorso si capisce che ce l’hanno
con uno della loro banda, un certo Piero; il più agitato, seduto
sul motorino, scandisce con passione un discorso di cui colgo solo frammenti: ma difa cosa me
ne frega, difa di quel che dice
Piero, difa, non c’entra, difa; sono io che ci ho dettoli linguaggio non è certo da signorine di buona famiglia, è
quello solito che si sente a scuola, da cui tolte le esclamazioni,
le interpretazioni, le parole storpiate non restano Che pochi termini ad esprimere un pensiero
raramente compiuto.
Niente di speciale dunque,
quello che mi suonava nuovo era
quel « difa » coll’accento sul di.
« Sarà un soprannome del Piero », ho pensato, « o di qualche
altro », ma era ripetuto troppo
spesso, intercalava il discorso in
modo troppo scandito per essere
un nome, era una esclamazione
ritmata come madòi di alcuni
anni fa... e dal madòi mi è venuta la luce: il difa era in realtà di
fa, cioè l’abbreviazione di una
3S9juoui9}d vtuau9fS9q voissvp
(e forse non solo piemontese)
che associa al nome di Dio
l’aggettivo « falso ».
Sentire bestemmiare non è un
avvenimento eccezionale e non
meriterebbe neppure scrivere un
articolo di giornale per denunciare questo triste fenomeno, ma
questo ritmo nuovo, sincopato,
abbreviato, ridotto alla sua minima espressione della bestemmia classica è un fatto singolare
che ben si inquadra col nostro
tempo.
Il carrettiere sanguigno, col
foulard annodato attorno al collo ed il berretto di traverso, che
scandiva con bestemmie lo sforzo dei suoi muli, il manovale forzuto, in camicia, che inveiva in
un momento di lavoro, la lavandaia ben piantata con le mani
sui fianchi, che aggrediva le comari o qualche intruso nel suo
regno, sono figure classiche, piccoli Capaneo (il gigantesco bestemmiatore che Dante ha posto
al centro dell’inferno) che dominano il mondo della letteratura
ottocentesca, alla Victor Hugo,
ma corrispondono anche a dei
tipi umani che abbiamo conosciuto, i lavoratori delle generazioni precedenti la nostra.
Cosa rappresentava la bestemmia per loro? Difficile dirlo, era
spesso una esclamazione diventata abitudine, un modo di rompere il discorso, ma alla base era
la protesta, la contestazione di
un ordine in cui erano inseriti
con violenza, era la denuncia di
questo mondo valutò da Dio, in
cui non regna la giustizia ma la
miseria, era la denuncia di un
mondo « falso », cioè non autentico, non valido e se il mondo lo
ha creato Dio, Dio non può che
essere falso.
Ribolliva in loro una passione,
una forza d’animo, un vigore
che affondava le radici nella profondità del loro essere, così come c’era grandezza tragica nelle
sbronze deliranti dei loro tristi
week-end invernali.
Passionale, totale pregnante
bestemmia era quella, e dolorosa per chi la pronunciava come
per chi l’udiva, colpiva delle realtà profonde dell’esistenza; che
dire del « difa » dei ragazzi di oggi, in blue jeans e motorino?
Non è più bestemmia contro
nessuno e niente, è solo una parola in più, un suono nel discorso, un suono da niente fra altri
suoni.
E’ meno dolorosa? Certamente,
nel senso che sconvolge meno il
profondo dell’animo, ma sotto
un certo aspetto è più tragica
perché l’inutilità, V insignificanza, il vuoto è peggio del peccato,
della ribellione, dell’incredulità.
Accusare Dio di falsità, di sopruso, di ingiustizia è triste perché
significa negare tutta la realtà
della sua presenza; dei suo amore, della sua grazia, ma significa
pur sempre confrontarsi con lui,
significa vivere una vita carica
di umanità, sia pur ribelle, significa esistere in modo pieno; laG. Tourn
(continua a pag. 7)
Sul n. 31 del 3 agosto i coniugi Tron-Marchetti
di Pomaretto segnalavano l’ingiallirsi precoce dei
larici nella zona dei 13 Laghi, Proli, e chiedevano
informazioni in proposito. Abbiamo chiesto al
Dott. Marziano Di Maio di Torino, già assistente
universitario e ora impiegato dell’lRES, di spiegarci questo fenomeno.
In alcune valli si è avuta quest’anno là ricomparsa (o la recrudescenza dove già c’era l’altr’anno) di una « malattia » che colpisce i larici, facendoli spogliare
dei loro aghi e dando ai lariceti
un aspetto quasi di foresta bruciata. La malattia è provocata da
una farfallina 1,5-2 cm.), una
Tortrix, le cui larve voracissime
rodono le gemme e gli aghi di
larici. La ’f’ortrix appartiene alla
famiglia dei tortricidi, così detta
perché molti suoi appartenenti
torcono le foglie, cioè le accartocciano a sigaro per farvi il nido e deporvi le uova (sono tortricidi anche i comuni bachi delle mele, pere ecc.). Arrivata nel
bosco portata dal vento da chissà dove, la farfallina depone qua
e là sui rametti di larice centinaia di uova, da cui ben presto
schiudono i vermetti (larve) che
subito divorano gran quantità di
aghi, crescono e quando sono
maturi si calano a terra per imbozzolarsi. Per calarsi giù usano
un filo di seta che essi stessi producono; lo fissano bene a un ramo e poi scendono lentamente
(per questo, quando si attraversa un bosco malato, si è infastiditi da tante ragnatele che si
attaccano alla pelle e ai vestiti).
Quando i bozzoli sono maturi,
escono le farfalline, che si accoppiano, e le femmine vanno
poi a deporre altre centinaia di
uova aumentando l’infestazione.
In un anno, specialmente se fa
caldo, le generazioni sono molte. Alla fine della buona stagione, le ultime uova vengono deposte al riparo di scabrosità della corteccia e protette da filo
di seta, e schiuderanno poi in
primavera quando i larici avranno rimesso gli aghi. Oltre alle
uova, vi sono anche ninfe (nei
bòzzoli) che passano Tinvemo
nel terreno.
Moltissimi nemici le insidiano. Innanzitutto, le larve sono
molto sensibili alle muffe; se però la stagione è secca (come
quest’anno), le muffe non si sviluppano. Dove esistono formicai
di formiche rosse, queste fanno
scorpacciate sia di uova e larve sugli alberi, sia di bozzoli nel
terreno. Poi vi sono molti insetti ditteri e imenotteri, cioè come mosche e come vespette, che
parassitizzano le larve, pungendole e iniettandovi un uovo da
cui esce una piccolissima larva
che si mangia la larva di Tortrix.
Certo questi nemici della Tortrix
sono pochi in confronto al gran
numero di uova e larve che sono
sui larici, e all’inizio non riescono a debellare la malattia; dopo
2-3 anni però, con questo abbondante nutrimento che trovano,
anch’essi si moltiplicano molto
e alla fine riescono a far fuori
tutte le Tortrix, salvo qualcuna
che portata dal vento va altrove
e, se si salva, propaga altrove la
malattia. Per questo fatto le invasioni sono periodiche: infatti,
quando tutte le Tortrix sono divorate, i loro nemici si trovano
con poco cibo e si riducono di
nuovo di numero, cosicché dopo
qualche anno, se le Tortrix ritornano, trovano di nuovo pochi nemici e il ciclo ricomincia.
Nelle nostre montagne, oltre ai
nemici delle Tortrix, è molto importante il freddo. D’inverno
freddi intensi e prolungati uccidono le uova e le ninfe ibernanti
sugli alberi, e anche le ninfe nel
terreno muoiono se il terreno
rimane molto bagnato dalle piogge autunnali, oppure se vengono
freddi rigidi prima che venga la
neve a stendere sulla terra un
manto protettivo. Non è bene
usare insetticidi, perché il ddt e
l’arseniato di piombo sono velenosi anche per altri insetti utili (oltre che per le bestiole del
bosco e per l’uomo). La natura
provvede da sola. Gli alberi colpiti dalla «malattia » non muoiono, però subiscono un rallentamento nello sviluppo e non producono nel tronco l'annuale cerchio legnoso. Inoltre il paesaggio
ne soffre, non più rallegrato dal
bel verde dei larici, e gli uccelli
si trasferiscono dove alberi verdi
li proteggono, con i loro nidi, anche se vanno poi sui larici a rimpinzarsi di larve della Tortrix.
____ LOTTA AD UN PARASSITA SEMPRE PIU’ DIFFUSO
Carissimo Pidocchio...
...nemico dei giorni più lieti...:
così si potrebbe modificare una
canzoncina di parecchi anni fa,
originariamente dedicata al burattino di Carlo Collodi, nota allora tra i bambini delle Elementari; il compagno è cambiato, e
certo non è carissimo, in quanto, con la sua compagnia, i giorni per i bimbi non sono più
molto lieti.
Con l'apertura delle scuole,
immancabilmente ogni autunno
bambini, maestri e genitori devono fare i conti con la pediculosi del capo.
Ho fatto una rapida indagine
nelle scuole Elementari di Pin&
rolo, interrogando e soprattutto
lasciando parlare Direttori,
Maestri, Bidelli su tale problema e da questi brevi dialoghi ho
tratto un panorama della situazione.
Per cominciare, si può dire
che i pidocchi non spariscono
mai: appaiono d’autunno, d’inverno diminuiscono di numero;
in primavera, favoriti dall’incubazione del tardo inverno in
sciarpe, berretti e cuffie, c’è il
« boom »; d’estate prolificano
nelle colonie, pronti a tornare
sui banchi.
D’autunno torna pure a girovagare per le scuole l’assistente
sanitaria del Comune, la quale
esamina come può i bambini,
allontanando momentaneamente quelli che hanno addoso gli
sgraditi ospiti, raccomandando
a tutti il lavaggio accurato dei
capelli. Non ho registrato lamentele particolari nei confronti dell’assistente: fa quel che
può; ci si lamenta piuttosto
dello scarso numero di addetti
a questo lavoro (tre soli a Pinerolo; di conseguenza spesso
tra due controlli in una medesima classe passa anche una settimana); ci si lamenta pure delle
pretese deirUfficiale sanitario:
una maestra -mi ha raccontato
che alcuni suoi allievi, rimasti
a casa parecchi giorni per levarsi i pidocchi dal capo, recatisi
airUfficio Igiene per la visita di
controllo e per avere il certificato di riammissione a scuola,
si sono sentiti imporre il taglio
dei capelli ancor prima dell’ispezione; altre volte poi vengono riammessi bambini ancora
affetti da pediculosi e allora la
cosa si fa più grave.
Debbo dire che recatomi all'Ufficio Igiene ho compreso come tali incresciosi casi possano anche verificarsi: l'atrio dell’Ufficio era colmo di bimbi e
genitori là per far controllare
capi e capelli.
Ho chiesto agli impiegati se
potevano fornirmi qualche dato, e mi hanno detto: « Pidocchi ce ne sono, troppi, non solo
a Pinerolo. Dati precisi sui bambini colpiti è impossibile averne ». Bastava guardare. Su una
cosa non si transige: i capelli
corti: « Capisce che è praticamente impossibile controllare
chi ha i capelli lunghi, e allora...
Qualcuno protesta, ma non possiamo farci niente ».
L’individuazione delle lendini
(uova) di questi insetti, onde
prevenirne lo sviluppo, è assai
difficile: si confondono molto
con la forfora; hanno un periodo di incubazione di circa una
settimana, e le femmine cominciano quasi subito a riprodursi.
Le uova vengono deposte preferibilmente dietro le orecchie e
sulla nuca; schiusesi, gli insetti,
con le zampe provviste di uncini, si attaccano ai capelli, con gli
« stiletti » dell’apparato boccale
pungono il cuoio capelluto e
succhiano il sangue, unico loro
nutrimento.
Le famiglie cercano di stare
più attente che possono, già da
settembre sono sul « chi va la »,
ma ancora troppi adulti si vergognano a parlarne; e tuttora
-resente l’associazione « pidocchi = povertà e sporcizia », u
che non sempre è vero: anche
sui capi di bambini ben puliti
e ben vestiti si trovano pidocchi.
Talune famiglie protestano
addirittura con gli insegnanti
perché questi ultimi raccomandano ai loro allievi di lavarsi i
capelli.
I più preoccupati sono i Direttori e gli Insegnanti '
scuole « Collodi » e « Giovanni
XXIII ».
Alla « Nino Costa » poco mancava che un bidello mi chiedesse che cosa fossero i pidocchi:
vedevo però che gli seccava parlarne; alla « Battisti » (qx caserma Fenulli) mi hanno accolto con un: « Vuol fare pubblicità ai pidocchi di Pinerolo? Che
vuole, ci siamo già abituati, i
pidocchi non sono più un grave
problema: ad ogni modo sono
quindici giorni che qui non se
ne vedono »; alla « De Amicis »
una signora, forse una Maestra,
dopo avermi detto che lì vi sono stati finora solo pochi casi,
concludeva con uno « speriamo... ».
I rimedi: capelli corti (di qui
non si scappa), shampoo frequenti, prodotti antiparassitari
(attenzione che siano per uso
umano: è meglio sentire un medico), cura dei capelli con pettini imbevuti di aceto tiepido (l’aceto scioglie la « colla » con cui
le uova sono attaccate ai capelli).
Paolo Gay
MAIERA MARMI
Il salario
non arriva
Dopo la Widemann di S. Germano, un’altra azienda della bassa Val Chisone pare essere colpita dalla crisi: la Maiera Marmi
di Inverso Pinasca. Fondata circa quindici anni fa, quando fu
aperta la cava di marmo a Rocca
Bianca, a Frali, la Maiera produce lavorati di marmo: pregevoli
— e costose — piastrelle. Impiegava prima della crisi una cinquantina di operai, ridotti ora a
circa trentacinque perché molti,
sentendo odor di bruciato, hanno preferito cercarsi un’altra si- .
stemazione.
Tutto è cominciato un anno fa,
quando nel pieno dell’estate 1978
si legge sui giornali nazionali che
l’Amministratore delegato, Marocco, si era autodenunciato per
aver perso tutti i soldi della ditta al gioco. La notizia piomba
suH’azienda come una bomba.
Gli operai scioperano per protesta, chiedono informazioni e garanzie, occupano lo stabilimento.
Ma dopo un mesetto, torna il sig.
Marocco che dice che tutto va
bene, che non c’è niente di cui
preoccuparsi.
Il lavoro procede ( con che stato d’anima lo si può immaginare)
anche se si notano delle disfunzioni negli ingranaggi dell’azienda: la produzione è scarsa, si lavorano materiali di scarto.
Passa così un inverno e con il
ritorno dell’estate ritornano ì
guai. A giugno viene affisso in
bacheca un comunicato della direzione che dice che gli stipendi
non verranno pagati e che non si
sa quando potranno venire pagati. Assemblea. Marocco dice
che il lavoro c’è, che ci sono le
ordinazioni, che bisogna fare gli
straordinari: il salario verrà pagato puntualmente a luglio e
quello di agosto verrà pagato al
ritorno dalle ferie. Gli operai obbediscono: si lavora anche il sabató e qualcuno va in officina
persino la domenica. Lo stipendio di luglio arriva puntualmente; ma al ritorno dalle ferie non
si trova lo stipendio di agosto. E
si ricomincia con i ritardi. Le
prospettive per il futuro, lo si
può bene intuire, non sono le
più rosee. « E’ da diversi anni
che lavoro alla Maiera — mi dice
un operaio — ma francamente
devo dire che non ci capisco
molto: solo negli ultimi due q
tre anni si sono costruiti nuovi
capannoni, si sono comprati
macchinari per centinaia di mi;
lioni. Perché tutto questo, se poi
si dice che la fabbrica non è
produttiva, che i salari ci saranno pagati solo in rapporto al lavoro che riusciremo a fare? ».
Dunque i « pare... » e i « si dice... » continuano ad essere le notizie più sicure che girano attorno alla Maiera Marmi. Pare che
Marocco lasci tutto ouanto, pare
che un nuovo gruppo rilevi la
fabbrica e vi immetta capitali
freschi. Certo è che gli operai
non gradiscono affatto questa
costante incertezza per il loro futuro, questi salari pagati a rate
o in ritardo, questa disorganizzazione del lavoro.
Paolo Ribet
SCUOLE ELEMENTARI - LUSERNA S. GIOV.
Doposcuola difficile
delle
Vertenza sindacale a Luserna
S. Giovanni fra le Insegnanti del
locale doposcuola — rappresentate dai Sindacati-scuola CGIL e
CISL — e l’Amministrazione Comunale che, dopo lo scioglimento
del Patronato scolastico, gestisce
questo servizio.
Attraverso un documento reso
pubblico dalle insegnanti si ribadisce che fin dal marzo u.s. le
insegnanti stesse, convinte che
l’obiettivo finale da raggiungere
è quello della scuola a tempo
pieno, proponevano « ...un servizio di», doposcuola ristrutturato
sul piano pedagogico e integrato
con le attività del mattino... » che
poteva essere « ...nella sua transitorietà un valido momento di
appoggio e di sostegno ». Altri
punti di discussione sono il salario, l’assistenza mutualistica, la
continuità del rapporto di lavoro,
la garanzia quantitativa del numero degli addetti.
Il colloquio fra le due parti,
durante questi sette mesi, si è
svolto con palesi difficoltà tanto
da giungere, come si è visto, all’apertura formale di una vertenza. In particolare gli insegnanti accusano l’Amministrazione
Comunale di non aver mai presentato proposte scritte definitive, ma di essersi limitata a quelle verbali di attività come pittura, atletica, corso di lingua francese « ...gestite in modo del tutto
privatistico in locali adibiti a
strutture pubbliche... » e di aver
eluso nella sostanza una risposta alle precise richieste più volte avanzate per un incontro destinato a chiarire definitivamente
la contestazione.
7
2 novembre 1979
CRONACA DELLE VALLI
CENTRO SOCIALE PROTESTANTE - PINEROLO
Spini apre il ciclo di
conferenze del CESP
III CIRCUITO
Il ginevrino Sismondi, considerato uno dei padri dell’idea del
Risorgimento italiano, ebbe, secondo il Prof. Spini, in qualche
modo già « una mentalità ecumenica », auspicando un rinnovamento del cattolicesimo al suo
interno, in vista del trionfo delle
idee liberali. La figura del Sismondi è stata quella maggiormente caratterizzata da Giorgio
Spini durante la conferenza esposta in modo vivace e arguto, inusuale per i piemontesi presenti,
sul tema « I movimenti evangelici nel Risorgimento e neH’Italia
unita ». Era la prima delle 4 conferenze organizzate dal CESP
per far conoscere l’evangelismo
italiano. 11 Sismondi e i numerosi patrioti fuggiti dall’Italia dopo
i moti carbonari del 1820-21 contribuirono alla diffusione delle
idee del circolo di M.me de
Staël e del protestantesimo ginevrino.
L’ideale romantico con l’esaltazione deH’uomo influì anche
sul movimento del Risveglio che
rivalutava nelle coscienze più
aperte un rinnovato impegno individuale. Oltre che nella Svizzera calvinista, il protestantesimo
era notevolmente diffuso in Francia in due diverse forme e con
due ideali politici.
I « protestanti » seguaci delle
idee del Sismondi propugnavano
un rinnovamento liberale all’interno del cattolicesimo; gli evangelici del Risveglio erano per
una netta separazione tra Stato
e Chiesa. Anche in Italia il movimento evangelico si esprimeva
in due forme: chiese di tradizione riformata calvinista (cui appartiene anche la chiesa Valdese) e le chiese libere (Assemblee
dei Fratelli) che avevano come
idea centrale la libertà della ispirazione dello spirito.
Questa divisione rispecchia le
diverse tendenze politiche: i Protestanti incontrano il favore della destra di Ricasoli mentre gli
Evangelici avevano seguito nella
sinistra, mazziniani e garibaldini aderendo alle chiese libere, riscoprirono il valore del Vangelo come base per una vera democrazia; i valdesi, piccoli proprietari terrieri, simpatizzavano per
il liberalismo cavouriano. Fu in
questo periodo che i valdesi capirono di dover uscire dal loro
ghetto ed approfittare delle poche libertà concesse dallo Statuto albertino.
L’invito a non rinchiudersi considerando sufficiente il nostro
essere riformati, è venuto dall’intervento di don Mario Polastro
durante il dibattito. Il Prof. Spini accogliendo le osservazioni di
don Polastro ha esortato tutti a
non dimenticare l’impegno della
testimonianza, ricordando il detto evangelico « chi perde la sua
vita la ritroverà ».
A questo proposito ha fatto
una interessante osservazione
sulla FGEI, dicendo che, pur non
condividendone totalmente la
linea, ne apprezza lo sforzo nella
ricerca ecumenica e nell’impegno di testimonianza.
Paolo Gay
Corso per animatrici
La Federazione femminile valdese informa che il CORSO
PER ANIMATRICI di UNIONI FEMMINILI avrà luogo a
SAN SECONDO DI PINEROLO nei locali della Chiesa valdese.
Il tema trattato sarà « La Comunità », argomento dello
studio proposto alle Unioni dalla FFV.
Il programma è il seguente:
mar. 6 nov. ’79 ore 14.30 past. Bruno Rostagno: Atti 2: 36-47;
mar. 13 nov. ’79 ore 14.30 past. Bruno Rostagno: Atti 3: 1, 5: 11
mar. 20 nov. ’79 ore 14.30 past. Giorgio Tourn: Rom. 12: 1-8;
mar. 27 nov. ’79 ore 14.30 past. Giorgio Tourn: I Cor. 11: 1-17;
14: 34-38.
Oltre alla Bibbia è utile avere il libro di Bruno Corsani,
Testimoni della verità - Atti degli apostoli e lettere. Ed. Claudiana/Scuola Domenicale.
La partecipazione è aperta a tutti coloro che desiderano
prendervi parte.
L'ultimo campanaccio
L’eco dell’ultirao campanaccio
si perde lontano. La stagione estiva è finita; il sole, che è stato
particolarmente prodigo, se n’è
andato con l’ultima mandria; le
giornate piovose si susseguono
con un ritmo costante, senza
schiarite; Tumidità penetra dappertutto, persino nelle ossa. I rari camini fumanti invitano a rincasare ed i pochi rimasti s’affrettano intorno alla stufa nella quale scoppiettano i bei pezzi di larice resinoso.
E pensare che soltanto ieri si
inneggiava (si fa per dire) alla
bella stagione da poco iniziata.
Tutte le borgate, da Serrevecchio alle Coste, si ripopolavano.
Chi s’accingeva a riparare il tetto rovinato dalla neve da poco
sciolta, chi, con la zappa in spalla, si dirigeva al campicello semincolto. I più anziani (come
me) pensavano di essere tornati
agli anni trenta, quando ancora
non si parlava di emigrazione in
massa.
Ili CIRCUITO
Gruppo di lavoro Eco
In una precedente riunione del GRUPPO DI LAVORO SULL’ECO DELLE VALLI, nell’intento di dare al gruppo maggiori strumenti, è stato richiesto di avere un incontro con un
giornalista.
L’incontro viene ora fissato per
LUNEDI’ 5 NOVEMBRE, alle ore 20.30
presso il Convitto Valdese di Pomaretto._______
Pentecoste ’80
In varie assemblee del nostro circuito si è parlato della proposta
di avere in primavera un grande incontro di tutte le comunità della
Val Germanasca. Ora la proposta si sta concretando e l’organizzazione si è già messa in moto. Quattro gruppi sono già al lavoro per preparare rincontro che è stato deciso avrà luogo a Pentecoste dell anno
prossimo, cioè la domenica 25 maggio 1980.
Questa giornata dovrà essere un momento fraterno, in cui tutti i
membri delle nostre chiese saranno invitati ad esprimere la gioia
della fede in Gesù Cristo; un incontro in cui vi sia il contributo
di tutti i settori della vita della chiesa: scuole domenicali, corali,
unioni femminili, giovanili; una rassegna di tutte le iniziative, per
prendere conoscenza di quello che si fa e di quello che si dovrebbe
ancora fare. Perciò ogni comunità è invitata fin d’ora a pensare a
questo incontro, che se il Signore vorrà potrà essere un’occasione di
rinnovamento, e il cui senso si potrebbe esprimere con le parole del
«Patto d’unione» del 1561: «Avendo cura non dei nostri interessi
privati, ma della causa comune ».
Il Consiglio di circuito
PRAROSTINO
RODORETTO
Anche i mandriani hanno avuto la loro parte (è vero Signor
Roby?): hanno per qualche mese riportato la vita nelle baite.
Le mucche e le pecore hanno
mangiato la buona erba nutriente dei nostri alpeggi e chi di noi
è salito fin lassù ha assaporato
il latte appena munto, quel latte
che farebbe « arrossire », se messo a confronto, i suoi parenti poveri dai nomi altisonanti che
hanno invaso il mercato.
L’estate, con le sue belle giornate, è volata via; il bel tempo
corre più veloce, ed ora ci prepariamo ad affrontare l’inverno.
A dire il vero qualche nucleo familiare ancora scenderà a valle
dove il rigore del freddo (gasolio
permettendo) dovrebbe essere
più sopportabile e pochi affronteranno la stagione bianca. A
questi un caloroso arrivederci
non senza un senso di ammirazione e a tutti un: alla bella stagione prossima!
E. Tron
Abbiamo vissuto due giornate
comunitarie che hanno contribuito ad avvicinarci di più gli
uni agli altri: il 14 ottobre, giornata della riconoscenza con la
festa del raccolto. Al mattino,
culto di ringraziamento e nel pomeriggio, nella sala delle attività, esposizione e vendita dei frutti di Prarostino. Nonostante il
tempaccio, molti hanno offerto
dei doni in natura, e sono venuti a fraternizzare e a comprare.
Quello che non è stato venduto
è stato offerto alla Casa di Riposo di San Germano. Abbiamo
voluto così esprimere anche la
nostra solidarietà con gli ospiti
di questo Istituto.
Domenica 21 ottobre. Culto di
inaugurazione delle attività, con
Santa Cena. È stato « buono e
piacevole dimorare insieme »,
vedere genitori, nonni, giovani
catecumeni, alunni della Scuola
Domenicale radunati nel comune
ascolto della Parola di Dio: tutte le età erano rappresentate,
ciò che succede di rado, e speriamo succeda più spesso in avvenire. Dopo il culto, pranzo al
sacco nei locali delle attività per
la seduta del Concistoro che ha
avuto luogo subito dopo l’àgape.
Il Concistoro ha dedicato questa
seduta ai-problemi di vita spirituale ed ecclesiastica della nostra
comunità, soffermandosi a lungo sul problema dei catecumeni
e delle riunioni quartierali che
da alcuni anni sono in ribasso
in alcuni quartieri. Il Concistoro
ha tra l’altro deciso l’istituzione
di un culto domenicale al Roc durante l’inverno, la 4“ del mese, e
dei culti di famiglia nelle varie
borgate in sostituzione della riunione quartierale a San Bartolomeo, sempre meno frequentata.
• Le prossime riunioni quartierali saranno: martedì 6 novembre ai Gay; mercoledì 7 nov.
a Pr alar ossa; martedì 13 nov.
ai Cardonatti, mere. 14 nov. al
Roc. Sarà trattato l’argomento
della Evangelizzazione. Tutti sono cordialmente invitati.
• Domenica 14 ottobre abbiamo accompagnato all’ultima dimora terrena la nostra sorella
Adelina Gay ved. Godine dei Colombini, decana della nostra comunità, alla bella età di 89 anni, lasciando a tutti la testimonianza di fede e di impegno nelle attività della nostra comunità.
Alla famiglia in lutto esprimiamo
ancora tutta la nostra simpatia
cristiana.
oggi e domani
TORRE PELLICE
Nel corso del culto di domenica 28 è stato insediato il past.
Severino Zotta. La comunità gli
augura un servizio benedetto a
Torre Pellice per lunghi anni.
Durante lo stesso culto è stato
battezzato Luca Benech di Eddino e Bruna Bounous.
L’Assemblea di chiesa programmata per domenica 11 novembre, per reiezione dei membri del Concistoro in sostituzione dei fratelli dimissionari o al
termine del loro mandato, è spostata a domenica 18 novembre
alle ore 10.
PRAMOLLO
Sono iniziate domenica 21 ottobre le attività del catechismo e
della scuola domenicale; ringraziamo Cristina Sappè, Adriano
Menusan e Marco Peyronel che
hanno offerto la loro collaborazione, affiancando Marina e Ivana.
Si sono ritrovati anche i coralisti per decidere insieme un programma; saranno ben accetti tutti coloro che vorranno partecipare.
• Domenica 28, in occasione
della domenica della Riforma ha
avuto luogo il culto con Santa
Cena, mentre la domenica successiva, 4 novembre, si terrà la
Assemblea di Chiesa, a cui sono
tutti invitati, con la relazione
sul Sinodo e la discussione sul
programma delle attività invernali.
® La comunità ringrazia il fratello Gianni Long per aver presieduto il culto di domenica 14
ottobre.
PINEROLO
• ANGROGNA; ven. 2 nov. in Municìpio, ore, 21, Incontro con Noto Rovelli
e il suo « Mondo dei vinti ».
Sab. 3 nov. ore 21 nella Sala Unto,
nista Capoluogo il Gruppo Teatro Angrogna presenta Pralafera 1920.
Dom. 4 nov. ore 14 nella Sala Unionista, Capoluogo. Il Gruppo Teatro Angrogna presenta II Centro Produzioni
Teatrali del Nuovo Canzoniere italiano:
c< Sudadlo Giudabestia », con Ivan Della Mea e Paolo Ciarchi.
Pattinaggio sovietico
Nell’ambito delle Giornate sovietiche in Piemonte che si tengono a Torino a partire dal 31
ottobre, il 5 novembre la rappresentativa del pattinaggio artistico sovietico sarà al Palazzo del
Ghiaccio di Torre Pellice per uno
spettacolo con inizio alle ore 21.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
La serata mensile, programmata dalla Commissione Stabili, ha avuto un esito positivo e
soddisfacente, sia per l’affluenza
del pubblico che, malgrado il
cattivo tempo, ha gremito la Sala Albarin, sia per il programma molto interessante che è stato presentato con la proiezione
del film sulle Corali Valdesi registrato dalla Rubrica Televisiva
Protestantesimo e del film e delle
diapositive sul viaggio della nostra corale a Zurigo ed in Germania.
Molto calorosi sono stati gli
applausi dei presenti ai quali è
stato offerto, al termine della serata, un cordiale trattenimento
con rinfreschi e dolci preparati
dai coralisti e dalla commissione ricevimenti.
È stata una simpatica serata
che si è chiusa con alcuni canti
intonati in coro da tutti i presenti nell’entusiasmo e nella gioia di ritrovarsi insieme.
• Il culto con Santa Cena di
domenica 4 novembre sarà presieduto dal pastore Franco Sommani al quale diciamo fin d’ora
il nostro più vivo ringraziamento.
ANGROGNA
Istituto Rayneri
verso la normalità
La protesta di insegnanti ed
allievi dell’ Istituto Magistrale
Rayneri di Pinerolo, della quale
abbiamo dato notizia nei numeri precedenti, ha finalmente ottenuto dei risultati positivi. Il
Sindaco ha accolto le richieste
avanzate impegnandosi per una
serie di interventi concreti.
Come soluzione provvisoria saranno rese agibili le aule della
Succursale di Palazzo Vittone
con la sostituzione dei banchi e
la ripulitura dei locali, mentre
per il prossimo anno è stata assicurata la cessione all’Istituto
di locali definitivi ora occupati
da altre scuole.
Di... fa...
¡segue da pag. 6j
sciarsi invece dondolare nell'incertezza, nell’inutilità, nella mancanza di ideali e di prospettive,
annegando tutto, bene e male,
creatività e passione, protesta e
lavoro, Dio e la vita, in una sorta di palude grigia ed annoiata
significa aver distrutto le radici
stesse dell’esistenza. Non ci sarà
probabilmente più da lottare
contro la bestemmia, fra qualche anno, sarà morta da sola,
ridotta a puro vocalizzo, privo
di senso, come la vita di cui è
espressione.
G. Tourn
A Pradeltorno, sotto la neve, domenica scorsa una giovane
coppia ha presentato, durante
il culto, il proprio matrimonio
svoltosi il giorno prima, in sede
civile. Lui: Enzo Coisson degli
Stalliat; lei: Maria Antonietta
Giovannini di Pinerolo, hanno
voluto render partecipe la piccola comunità di Pradeltorno alla loro ricerca di fedeltà e amore. Alla coppia che si stabilisce
non distante dai confini d’Angrogna, nella speranza che il dialogo iniziato prosegua, auguriamo
ogni bene nel comune Signore.
• Il Concistoro è convocato per
sabato 3 novembre, ore 20.30 al
Presbiterio; all’o.d.g. revisione
liste membri comunicanti.
• Sinora le manifestazioni organizzate dall’amministrazione
sono state seguite con buona
partecipazione. Segnaliamo, in
particolare, il dibattito sulle ’’zone agricole” di martedì Scorso
che ha interessato parecchi agricoltori. ■
Inoltre vi è stata una considerevole affluenza di persone, domenica 28 U.S., in occasione delle tre Mostre: i prodotti artigiani, le foto di Odin e la storia con
foto, documenti e musiche del
Gruppo Teatro Angrogna. In
piazza, sotto l’ala, si è anche
ballato mentre uh volenteroso
arrostiva castagne per tutti.
È stato un modo diverso di incontrarsi e la buona partecipazione ha evidenziato il bisogno
di « inventare » anche per il futuro nuove occasioni di incontro popolare, soprattutto per la
gente dei quartieri più lontani.
AVVISI ECONOMICI
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi destinazione, preventivi a richiesta : Sala Giulio, via Belfiore, 83 Nichelino, tei. (011) 62.70.463.
SERVIZIO MEDICO
Comuni dì ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA'
Dal 1° al 9 novembre
Dott. MARINARO
Telefono 90036
FARMACIE DI TURNO
festivo e notturno
Torre Pellice
Domenica 4 novembre
FARMACIA INTERNAZIONALE
(Dr. Imberti)
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374
Martedì 6 novembre
FARMACIA MUSTON
(Dr. Menassero)
Via della Repubblica, 25 - 91.328
Domenica 4 novembre
FARMACIA VASARIO
(Dott.ssa Gaietto)
Via Roma, 7 - Tel. 90031
A U f^MBULANZA
Torre Pellice; Tel. 90118 - 91.273
Domenica 4 novembre
Pallavicini Luigi - tei. 91036
Croce verde di Porte tei. 74197
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice ; Tel. 91.365 • 91.300
Luserna S. G. Tel. 90.884 • 90.205
8
2 novemtore 1979
8
SUI 61 LICENZIAMENTI DI TORINO
La Fiat attacca ma non convince
Di questa svolta che si è prodotta nelle relazioni industriali nel nostro paese diamo una proposta di valutazione globale in una prospettiva sindacale critica ma anche autocritica
Non è possibile risolvere la
questione dei 61 licenziamenti
avviati dalla Fiat — che appaiono a tutti come im punto di svolta nelle relazioni industriali nel
nostro paese — semplicemente
dicendo: « alla Fiat ci sono dèi
violenti, tutti sono contro la violenza, quindi la Fiat fa bene a
toglierli di mezzo »; e magari aggiungendo; « il Sindacato per
parte sua ha ragione a reclamare prove certe dopodiché rientrino gli innocenti e fuori i colpevoli ». Il gioco è assai più complesso e deve essere inteso.
La Fiat ha licenziato i 61 per
« comportamenti contrari alleregole della convivenza civile »
senza meglio specificare e preannunciando:
a) che per « ragioni di prudenza » avrebbe portato testimoni e prove solo alla magistratura;
b) che poiché ricorreva al
magistrato del lavoro, quelli individuati non erano comportamenti criminali, perseguibiU penalmente (si deve supporre quindi che. si tratti di èpisodi di violenza o minacce ma non di terrorismo esplicitamente definito
come tale).
Con ciò la Fiat, senza portare
fatti concreti, vuole significare
un messaggio assai chiaro: che
esisterebbe cioè un collegamento
tra la conflittualità interna, la
violenza — come si usa dire —
diffusa, e il terrorismo, quasi
che una cosa generasse di necessità l’altra. Inoltre la Fiat bruciando nei fatti la possibilità di
mediazione sindacale (pur prevista a termini di contratto), destituisce di credibilità la capacità sindacale di affrontare i temi
della violenza in fabbrica o, più
semplicemente, fa capire che
« tanto il Sindacato copre sempre tutti e tutto perché non può
separare conflittualità da violenza perché appunto sono la stessa
cosa ».
La violenza diffusa
nella nostra società
Ma, occorre chiedersi, è legittimo questo collegamento tra
conflittualità, violenza diffusa e
terrorismo? Innanzi tutto è bene
ricordare che la violenza diffusa
è un fenomeno drammatico di
tutte le società capitaliste avanzate e non limitato alla fabbrica
sola (si pensi agli USA o si scorra la cronaca cittadina della
Stampa, ci si aggiri a será intor
Proroga alla religione
(segue da pag. 1)
citranti alte sue leggi e alle sue
dottrine, essa si scredita e si svaluta da se stessa.
Una religione autentica è un
cammino che percorriamo alla
presenza invisibile del Cristo,
come i pellegrini di Emmaus.
Presenza sì, fondamento della
nostra testimonianza, ma ifivisibile; se dunque essa tende ad essere assoluta per coloro che ci
credono, resta relativa per gli
altri. E che sono io per imporre
ad altri ciò che Cristo stesso non
m'impone ma mi propone?
Concedo una proroga alla religione, perché sento che lo spirito religioso, la spiritualità, sono
rtecessari alla vita dell’uomo. Ma
le chiedo di sottomettersi all'Evangelo e di ascoltare le parole che Cristo ha rivolto ai capi
religiosi del suo tempo.
Che ogni chiesa, ogni religione
cessi di voler comandare, giudicare, separare il grano buono dal
loglio, salvare la Verità mettendo a morte i «devianti ». Altrimenti cosa la differenzierà dalle
dottrine atee con gli abominevoli massacri e le fanatiche negazioni della giustizia che segnano
il loro passaggio al potere?
Le religioni non devono avere
alcun potere. E’ meglio che una
Chiesa sia « sottomessa » allo
Stato (avendo la possibilità di
criticare il suo « padrone » e rischiare la persecuzione) piuttosto che cedere alla vertigine del
potere temporale. Perché se essa accede al potere lo desidererà
presto assoluto, tanto crede di
possedere la Verità.
E' anche per questa ragione
che deve rinunciare alle gerarchie e ai fasti solenni, imitazioni
del potere che la espongono a irresistibili tentazioni. Questo equivale a dire che la mia fede, in
primo luogo, deve abbandonare
pregiudizi e pretese, essere accogliente per chiunque, sempre restando critica nei confronti delle tentazioni dominatrici... e che
non deve mai offrire al mio bisogno di dominare il pretesto
che è la Verità che mi piacerebbe imporre.
Al di fuori di queste condizioni, dovrei lasciare ogni forma
stabilita di religione. E_ mi sarebbe difficile fondarne una nuova, tanto sembra che l’uomo ami
il fasto, l’autorità e le soluzioni
totalitarie che lo rassicurano. Per
questo, se sentendone il bisogno
mi lego ugualmente a una famiglia spirituale, voglio che essa
affondi le sue radici nella lettu
ra dell’Evangelo e cerchi di seguire il cammino di Cristo. Così
trovo un focolare nel cristianesimo protestante e ancora nelle
sue forme più sobrie. Ma appunto nella misura in cui, per definizione, accetta di essere « ecclesia semper reformanda ».
J. F. Rebeaud
Con entusiasmo
malgrado le
contraddizioni
(segue da pag. 5)
con una notevole carica di entusiasmo.
Altri materiali
e interventi
Oltre a curare la Rivista « La
Scuola domenicale» e il materiale didattico per i bambini e i
ragazzi a 3 livelli di età, il SIE
sta per far uscire una seconda
edizione di « Sono evangelico »
con un taglio del tutto diverso
dal precedente: esso si propone
di chiarire le idee ai genitori, ai
ragazzi e ai bambini che vengono interrogati sulle differenze
tra cattolici e protestanti.
Il SIE ha anche curato la pubblicazione nella serie « Introduzione biblica » di « Atti degli Apostoli e Lettere » di Bruno Corsani (coedizione La Claudiana-La
Scuola domenicale); mentre un
altro volume della stessa serie
« 'Testimoni della Verità », « L’Antico TTestamento » di Michele Sinigaglia è di imminente pubblicazione. Il terzo della serie « I
Sinottici » di Bruno Corsani è in
preparazione. Sta per uscire ànche, sempre a cura del SIE
« Uinformatutto storico-biblico »,
uno stimolante sussidio per i
gruppi di catechismo.
A questa attività editoriale
vanno aggiunti numerosi convegni o « presenze » in varie occasioni e incontri in Italia e all’estero che permettono al SIE
di esercitare una funzione di stimolo sui problemi della catechesi in generale, sulla tematica
« educazione e fede », sui problemi della scuola e nello stesso tempo di raccogliere i pareri eie critiche degli « utenti » del materiale prodotto e di mantenere stretti contatti con la base.
F. Girardet
no alla stazione di qualche grande città o si vada la domenica
allo stadio) ed ha origine ben diversa e complessa che non la
conflittualità sindacale. La violenza, il sabotaggio sono fenomeni diffusissimi nelle fabbriche
USA (esiste in proposito sufficiente letteratura e filmografia),
è presente in modo drammatico
in Inghilterra, e in Germania e
Francia si manifesta in modo diverso e particolare per la presenza di gruppi sociali discriminati (gli immigrati arabi, turchi ecc.) proprio nei ruoli produttivi più dequalificati e degradati.
Si dovrà semmai dire che il
fatto che in Italia il Sindacato
non abbia mai accettato di perdere il contatto con la complessità della realtà sociale ed anzi
abbia saputo costruire proprio a
partire dalla cosiddetta « disaffezione al lavoro » (correttamente
definita come coscienza della
inaccettabilità di certe condizioni di lavoro, della degradazione
del lavoro) una strategia di cambiamento, proprio questo ha contribuito potentemente a incanalare in modo positivo (comunque si voglia giudicare questa
strategia di cambiamento, che è
un altro discorso) almeno uria
parte di queste spinte per quanto esse erano originate da fenomeni entro la portata delle proprie possibilità di intervento.
Ora è proprio questa concezione del Sindacato, che è stata
chiamata del Sindacato - movimento, che si vuole distruggere
imponendo al Sindacato stesso
di « uscire dalTambiguità » e di
divenire solo una « istituzione »,
cioè un’organizzazione che contratti esclusivamente entro i limiti di compatibilità date dal sistema politico o dal modello di
sviluppo in atto, escludendo,
emarginando, reprimendo (ma
con quali conseguenze?) i bisogni, le tensioni, le aspirazioni,
convulse e imprecise ma reali di
tanta parte della gente, oggi dei
giovani in particolare. Un po’
brutalmente si potrebbe invece
dire che bene o male è anche
grazie a questa « ambiguità », se
così si vuol chiamarla, che oggi
in Italia abbiamo una classe operaia che parla di nuovo modo
di lavorare, nuovo modello di
sviluppo, miglior qualità della
vita, partecipazione, e questi obiettivi persegue con una — o
più, non importa — strategie democratiche, invece che essere risospinto nelTápatia, negli egoismi corporativistici, nel rifiuto
negativo, nelle tentazioni della
rivolta individuale.
Certo rimane il tremendo problema del terrorismo; ma voler
attribuire l’origine di esso alla
violenza diffusa è, per parte opposta, altrettanto superficiale
che Tattribuire la causa della violenza solo alla « cattiveria dei padroni » come ogni tanto si legge.
Il disegno della Fiat:
restaurazione
Non. vi è dunque dubbio che,
nel modo in cui sono presentati,
i 61 licenziamenti della Fiat rispondano anche al disegno di
smontare un certo tipo di sindacato per costringerlo a diventare un altro tipo. Vi è il
segno di un attacco a tutte le
conquiste che il movimento sindacale ha potuto costruirsi in
questi anni, il segno delTavvio di
una restaurazione; ne è testimonianza anche Tattacco implicito
nei licenziamenti alla gestione
democratica del collocamento
conquistata dai lavoratori, che
esclude ogni possibilità discriminatoria da parte delle direzioni
aziendali (si ricordi la non lontana vicenda delle schedature
operate dalla Fiat sui propri dipendenti, per le quali è stata
condannata).
Qualcuno potrà dire: ma se è
vero che vi era un problema,
ormai, di ingovernabilità delle
fabbriche è che il Sindacato di
ciò non si faceva carico, questa
via era forse dolorosa ma necessaria. Occorrerà ripetere a costoro che se un tale problema vi è
(e ciò è vero solo se si intenda
come data e non modificabile
l’attuale organizzazione del lavoro, delle gerarchie, della fabbrica e degli uffici) esso è risolvibile
solo accettando il dato dei nuovi
bisogni e della nuova realtà della classe operaia, affrontando
quindi le tensioni, seguendo coraggiosamente la strada necessaria di suddividere in modo diverso il potere di governare le
fabbriche, di organizzare diversamente il lavoro nella sua modalità, quantità, e durata. Fuori
da ciò .probabilmente è inevitabile la spirale repressione-terrorismo; come i terroristi probabilmente si augurano.
La vera ambiguità
da superare
E’ questa strada difficile che il
Sindacato vuol continuare a seguire (si badi bene; non vogliamo qui dire che la persegua sempre nel modo migliore, che scelte diverse non sarebbero nossibili: ma ci pare che questa direttrice, in grosso, sia quella in
cui tutti possano ritrovarsi) anche in questo momento complesso: l’opposizione alla manovra
della Fiat e quindi ai licenziamenti per le motivazioni generiche indimostrate fin qui addotte, non è dunque la copertura a
nessun tipo di violenza, se e quando verrà dimostrata, ma è la premessa per uscire dalla morsa ricattatoria in cui lo si vuole porre. Certamente la situazione in
cui il Sindacato è posto è difficile; perché è necessario ammetterlo, la degradazione delle forme di lotta, che comunque —
sottolineiamo — non ha niente a
che vedere con il terrorismo, è
un problema reale; ed è vero che
la struttura aziendale del Sindacato, la rete dei delegati di squadra, è stata a volte debole nel
far di tutto per impedirla.
Schiacciati tra tante difficoltà di
rapporti, tra l’intransigenza imprenditoriale, l’esigenza di dover
sostenere le scelte spesso difficili da capire del Sindacato (e
qualcuno può anche dire errate,
insufficienti, ecc). e infine l’emergenza di nuove esigenze e di spinte contrastanti difficili anch’esse da decifrare, i delegati sindacali non hanno fatto forse tutto
quello che si sarebbe dovuto. Vi
è qui certo im problema di orientamento da recuperare fino
in fondo, avendo chiarezza nel
rifiuto assoluto e rigoroso di
ogni forma di violenza. Ma non
è solo un problema di atteggiamenti o di esortazioni: è un problema — per il Sindacato, ma
anche per tutte le forze politiche
che, si richiamano alla classe
operaia e per tutti quelli che intervengono politicamente nelle
lotte aziendali — di gestire le
lotte in modo diverso con maggior trasparenza, maggior rapporto con la gente, maggior
democrazia e maggior sensibilità a tutta la complessità
dei problemi reali dei lavoratori: è quindi un problema
della dirigenza come della base
del Sindacato. E’ onesta la vera
ambiguità che deve essere superata perché è in questo modo che
ci si può mettere nelle condizioni di riassorbire — il che è diverso dal reprimere — ogni comportamento di violenza diffusa o
di degenerazione delle forme di
lotta.
Il gesto della Fiat
non chiarifica
Si è detto che il gesto della
Fiat avrebbe il merito di fare
precipitare questa esigenza di
chiarificazione: al contrario, esso da un lato affida al solo e dubbio effetto deterrente della repressione un problema sociale,
la violenza diffusa, senza scalfire
affatto il '.vero problema, la criminalità terrorista; daH’altro si
serve di questo per sopprimere
la forza e le conquiste del « Sindacato dei consigli » costruito in
questi anni che è la premessa invece di ogni sviluppo democratico.
Gratis
I nuovi abboneiti ricevono gratis il giornale per il resto del
79 (con o senza integrazione del
prezzo di abbonamento!). Una
telefonata in redazione (011/
655.278) fa partire immediatamente un nuovo abbonamento
senza dover aspettare le lungaggini del servizio dei ccp.
Doni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
DONI PER IL R3NDO DI SOLIDARIETÀ'
(3° trimestre 1979)
L. 5.000: Villa Jeannette; Clot Edoardo.
L. 10.000: Boero Rol Letizia; Marasca Vittorio.
■ L. 20.000: Chauvie Elena; Pascal Marie (N. Caroline).
L. 30.000: Pro Loco Rorà.
L. 50.000: N. N.; Amici di Morges;
Barbiani Maria; sigg.re Bertea-Collino;
Pons Rivoir Maria.
L. 100.000: Il consorzio di Viale Thovez
40, in memoria di Marta Morando.
L. 150.000: in memoria di Cisternino
Amilcare, il fratello, le cognate, i nipoti.
L. 200.000: In memoria di Morando
Marta, i nipoti; N. N.
L. 400.000: In memoria di Cisternino
Amilcare, la moglie.
Doni CIOV
(Doni ricevuti nel mese di settembre)
PER RiFUGiO RE CARLO ALBERTO
L. 10.000: Bor Paolo e Antonella, in
memoria di Paolo Godino.
L. 20.000: Giraud Enrica, in memoria
di Paolo Godino.
PER ASiLO DEI VECCHI
D SAN GERMANO
L. 10.000: Bor Lilia, in mem. di Paolo Godino (S. Germano); Ribet Carneiro Germaine, in mem. di Giaiero Elena
in Long (S. Germano); Balmas Ida, ricordando il caro marito (S. Germano).
L. 20.000: Edvy Long, per ricordare
il 20° anno della dipartenza della mamma (New York); Bianconi Irma e Mario, in memoria dei cari genitori (San
Germano).
L. 30.000: Moria e Mara Griot, ricordando la cara grand maman Ivonne
(S. Germano).
L. 50,000: Jahier Mario e Lidia, in
mem. di Paolo Godino (Pinerolo).
L. 55.000: Ribet Amedeo e figli, in
mem. di Giaiero Elena in Long (San
Germano).
PER OSPEDALE DI TORRE PELLICE
L. 5.000: Bianchi Isabella (Bergamo).
PER OSPEDALE DI POMARETTO
L. 10.000: Genre lise (Prali); Berger
Adriano (Mentoulles).
L. 15.000: Ferrerò Caterina ved. Pontet (Villar Perosa) ; Pero Rosa (Pinerolo).
L. 20.000: Valentino Maria Rosa (Rinasca); Giaiero Evelina (S. Germano).
L. 25.000: Comunità Evangelica Valdese di Losanna - CH.
L. 35.000: Rostagno Ines, in memoria della mamma (Ronchi).
L. 50.000: Gaydou Roberto, in mem.
di Gaydou Elso (Perosa Argentina); Ribatto Giovanni è Giacinta (Villar Perosa); Giachello Pietro (Torino).
L. 100.000: Daniela Maria e Giovanna Bonjour, in memoria di Stefano Bonjour (Luserna S. Giovanni).
Comitato di Redazione : Franco Becchino, Dino Ciescfi, Roberta Colonna Romano, Niso De Michelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay, Marco
Pasquet, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Giuseppe Platone, Ornella SbafR, Lì.
liana Viglielmo.
Direttore Responsabile :
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Telefono 011/655.278 - c.c.p. 2/33094
intestato a « L'Eco delle Valli •
La Luce
Redazione Valli : Vìa Arnaud, 25 10066 Torre Pellìce.
Abbonamenti : Italia annuo 9.000
semestrale 5.000 - estero annuo
15.000 - sostenitore annuo 20.000.
Una copia L. 300, arretrata L. 500.
Cambio di indirizzo L. 200.
Inserzioni : prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 colonna : commerciali L. 120 - mortuari 220 - doni 80
- economici 150 per parola.
Fondo di solidarietà ccp 11234101
intestato a «c La Luce : fondo di solidarietà », Vier Pio V 15 - Torino.
«La Luce»: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
«L'Eco delle Valli Valdesi»: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Coonerativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)