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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45'% - art 2 comma 20/B legge 662^ - Filiale di Torino.
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Uffido PT Tonno CMP Nord
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Anno IX - numero 31 - 3 agosto 2001
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■ BIBBIA E ATTUALITÀ
LA FORZA
dei deboli
Lunga coda'polemica per le violenze e le devastazioni avvenute durante il G8
: «Verso mezzanotte io passerò in
tnerzo aH’Egttto» Esodo 11,4
Faraone e Mosè, ¡1 faccia a faccia raccontato dal testo di Esodo è
djammaticamente sbilanciato; da un
lato il potente Egitto, armato e vincente, ricco e influente, sicuro e arrogante, simbolizzato dal faraone;
dall’altro Israele, vinto e disarmato,
magnificante e schiavizzato, soccombente e umiliato, guidato da Mosè.
Dove pende l’ago della bilancia del
potere è chiaro: il faraone domina e
Mosè è sottomesso. In questo drammatico faccia a faccia, Mosè fa una
incredibile affermazione del proprio
potere: annuncia che quella notte Dio
entrerà nella storia con la sua potenza
devastante, la potenza del Signore si
abbatterà violentemente contro l’impero gettando la nazione nel dolore e
nella disperazione. Nel frattempo
Israele dormirà indisturbato nei suoi
tuguri. Questo è quanto Dio farà, il
[dìo che il faraone ha snobbato perché Dio degli schiavi, Dio impotente
^ di un popolo impotente.
UN guizzo di orgoglio di chi è
nella disperazione, potremmo
pensare, ma nel capitolo 12 puntualmente la profezia si avvera. A mezzanotte una forza inspiegabile si intromette nella storia, quésta forza sconosciuta è fuori del controllo e della
comprensione del faraone; a mezzanotte Dio fa levare al cielo un grido
di disperazione che copre quello gridato dagli schiavi. A mezzanotte il
feraone impara la sua lezione: il suo
potere e il suo controllo sugli uomini
e sulla storia sono un’illusione. A
mezzanotte il faraone impara che
anche nel suo impero c’è una forza,
nascosta e irresistibile, che opera a
favore dei minimi e dei succubi, dei
ppveri e dei deboli, degli schiavi e dei
violentati. A mezzanotte il faraone è
costretto a implorare la benedizione
di Mosè e del suo Dio onnipotente.
Faraone e Mosè, un faccia a faccia drammatico che abbiamo vi
sto ripetersi nella storia: Hitler di
fronte a Bonhoeffer, Churchill di
fronte a Gandhi, Wallace di fronte a
Martin Luther King, Johnson di fronte a Ho Chi Min, DeKlerk di fronte a
Mandela. Ieri l’abbiamo visto ancora:
sbotto «Grandi» della Terra di fronte
al «popolo di Seattle». Un vertice di
potenti fallito per l’opposizione dei
deboli. Spero di aver assistito all’ulti®o di questi inutili e dannosi incon
fri dei «Grandi». Perché il testo di
"°do ci parla proprio della ridefini
alone della mappa del potere. Dio
Mostra la sua potenza dalla parte opposta a quella che avremmo immagi^to. I un’anticipazione del mistero
della croce che rivela la potenza di
lo nella debolezza di Cristo (1 Co*^ai 1, 27-31). Ma anche la storia
dfflana ci mostra che le forme fallaci
^■vuote di potere umano sono destiate a soccombere davanti a questa
®tea, nascosta e irresistibile, che opei^^^ore dei minimi, dei poveri e
. ."froli, degli schiavi e dei violen
fr- Io credo che a Genova si sia ma
Le giornate di Genova
Un morto, centinaia di feriti nel corpo e nello spirito, le forze dell'ordine e il governo
sotto accusa, le responsabilità del Genoa Social Forum. Testimonianze e riflessioni
GABRIELLA RUSTICI
ONO arrivata a Genova perché
I mi piace il caffè dolce e al matti
no la tazzina mi sembrerebbe molto
amara pensando che dietro c’è l’umiliazione e la sofferenza di uno
schiavo invecé della dignità di un lavoratore. Per questo mi sono ritrovata con le amiche e gli amici del
«Commercio equo e solidale» della
mia città, Siena. Non mi sono mai
sentita contro ogni forma di glob^izzazione ma per una globalizzazione
solidale, democraticamente controllabile dai cittadini del mondo. Mai
ho inteso la partecipazione a una
manifestazione come protesta fine a
se stessa, piuttosto critica e proposta,
opinione pubblica fisicamente espressa. In questo caso ritenevo che
una grande presenza pacifica il 21 luglio avrebbe simbolicamente contrastato una minoranza violenta.
Il corteo è infatti tranquillo, composito, con tante identità al suo interno, non tutte da parte mia condivisibili, ma tutte con il diritto di
esprimersi. Incontriamo un gruppo
di femministe, è un’appartenenza
che sento, insieme ad altre persone
del gruppo decidiamo di rimanere
con loro e di non disperderci fino alla fine della manifestazione. Ci accorgiamo presto che manca un servizio d’ordine, un gruppo sospetto
appare dall’altro lato della strada,
sfilando rapidamente ai margini. Sta
andando verso la testa del corteo.
Ma che possiamo fare? Continuiamo
a camminare, è comunque tutto
tranquillo. Le strade laterali sono de
serte, in lontananza si vedono luccicare gli scudi della polizia. Ci supera,
sfilando come già abbiamo visto fare, un gruppo di anarchici, con striscione. Sono pallidi, quasi emaciati,
silenziosi. Nelle loro mani, dalla parte del corteo, si vede una ininterrotta
linea di spranghe. Ci fermiamo. Il
corteo è ora immobile in una strada
senza vie d’uscita laterali, senza che
vi sia servizio d’ordine (chi avrebbe
dovuto pensarci?). C’è silenzio. A circa 200-300 metri al massimo davanti
a noi vediamo il fumo, tracce bianche di lacrimogeni. Là c’è la piazza.
Alla nostra sinistra c’è un piccolo
slargo, vi compaiono un gruppo di
«socialisti rivoluzionari», con insegne. Stanno tutti insieme, anche loro
L'OPINIONE
Segue a pag. 7
J 11 presidente della Fcei, Gianni Long, sul G8
Ribadiamo il rifiuto assoluto
di ogni forma di violenza
, -4ta ancora questa forza irresisti
frfrechei
lo . ®'’^*'gogna i potenti. Non so’ fr*® ^0 sono anche convinto che safro loro, chi ha manifestato per la
a Genova, ad essere la benedidel mondo intero.
L
Italo Benedetti
Grave preoccupazione per i fatti di
Genova è stata espressa da Gianni
Long, presidente della Federazioire
delle chiese evangeliche in Italia
(Fcei): «Genova è stata colpita da una
violenza assurda - ha dichiarato
all’agenzia Nev-, che pesa su tutta la
società italiana ed europea. L’adesione delle chiese evangeliche al Genoa
Social Forum si qualificava per il carattere assolutamente nonviolento di
questa organizzazione; e intendeva
esprimere una presenza evangelica,
in linea con le posizioni del Consiglio
• ecumenico delle chiese (Cec), dell’Alleanza riformata mondiale (Arm)
e degli altri organismi ecumenici internazionali. Questa presenza era
sottolineata dalla celebrazione di un
culto in comunione con i credenti
degli altri paesi della Terra. Ciò che è
accaduto mette in dubbio la possibilità di organizzare manifestazioni
non inquinate dalla violenza, e anche la capacità dello stato di garantire i diritti di tutti; manifestanti o residenti, giornalisti o membri delle forze dell’ordine. Le chiese evangeliche
italiane non possono che ribadire il
loro rifiuto assoluto di ogni forma di
violenza e portare questo impegno in
tutte le formazioni sociali in cui i credenti si trovano a operare».
Valli valdesi
Arriva il nuovo
Piano sanitario
«Riforma» va in vacanza
per le prossime due setti'
mane; sarà nuovamente
nelle vostre case e nelle e'
dicole venerdì 24 agósto.
La riorganizzazione su base funzionale di tutte le strutture e gli strumenti a disposizione è la finalità del
nuovo Piano del servizio sanitario
che la giunta regionale ha predisposto in bozza, sottoponendolo attualmente al vaglio delle commissioni
prima di portarlo in sede di Consiglio.
Fra i punti qualificanti del «Piano» è
in primo luogo il ridisegno dei territori delle varie Aziende sanitarie locali,
elevando i bacini di utenti a soglie vicine ai 400.000 abitanti. Da quanto risulta alla lettura della bozza, gli ospedali evangelico di Torino e valdesi di
Torre Pellice e Pomaretto godrebbero
nella classificazione di una seria considerazione e vedrebbero riconosciuto il loro ruolo sul territorio.
L'ETNA
IL VULCANO
A pag. IO
«Iddu». Il gigante, lui, il camino, o
ancora: la montagna. Definizioni per
dire la sua mutabilità, il suo divenire.
Eufemismi che cercano di dare un altro significato rispetto a quello che è
veramente l’Etna, il vulcano, imponente e conturbante; il più grande
d’Europa, nuovamente al centro
dell’attenzione. Si perché l’Etna non è
sempre lo stesso anche se resta se
stesso: la quiete e la rabbia, la bellezza
e la distruzione, la prosperità e la
sfortuna. La sua storia sta in questo
svariare fra un’antica passione, tra
ammirazione e rispetto, per chi la vede solo per pochi istanti; e fra orgoglio e paura per quelli che imparano a
conoscerla generazione dopo generazione. La ginestra si è aperta una via
tra la roccia. Paesaggi lunari nelle zone più alte confluiscono in una sorta
di pennacchio dal camino sempre fumante. La vegetazione a chiazze è costantemente rinata rigogliosa lungo le
pendici. Dai grandi blocchi lavici si è
intagliata la pietra per costruire centri
abitati dove pulsa, stretta stretta, la
vita sociale e laboriosa.
Un amore antico, difficile da districare se non ci sei nato, anche se in
questi giorni diventi attento ascoltatore di telegiornali e approfondimenti in
una calda estate di luglio. Ma per chi ci
vive, e cerca di conoscerla, quasi un
dialogo si sprigiona dalle profondità
delle viscere della terra: «Ti distruggo
e ti do riparo, ti spavento e ti rendo sazio con i prodotti che solo io so far crescere in abbondanza dopo aver concimato la terra con la mia cenere. Avanzo inesorabile con il mio calore sfidando la tua tecnica sempre incerta davanti al mio procedere». Lei, la montagna, è rimasta così. Più benevola o più
maligna, scaltra e sorniona. Come
quando si raccontava che gli dei l’abitassero lavorando metalli e fabbricando palazzi, primordiale organizzazione aziendale diretta da Efesto, il dio
dei fuoco, alle cui dipendenze stavano
i Ciclopi. La^iù, alle foci di sette fiumi
sulla riva del mare, nacque la città, che
ha ripetuto tante volte: «Più splendidamente rifulgerai, proprio per quello
stesso motivo per cui tremaste, piangevi l’estinzione del tuo nome», come
si legge nella cattedrale in ricordo di
una delle distruzioni subite da Catania
seppellendo inesorabUmente civiltà e
culture. La scansione di questa paura,
fatta di amore e tremore, la si avverte
nei cicli festivi che ogni mese rivivono
nei centri ubicati alle sue pendici. Una
collettività che fa memoria della sua
precarietà: che nella festa, cristiana e
della madre terra, ritrova coraggio, dirige e guida emozioni, restituisce un
futuro a sua volta sempre incerto. Etna come metafora della vita, si potrebbe pensare, della caparbietà degli
umani di fare i conti, non solo con l’infinito che è sopra di te, ma con le viscere della Terra, con se stessi.
Per questo la capacità di ricominciare, e convivere con il pericolo, è
qualcosa di così profondo come gli effetti tellurici che anticipano i suoi movimenti. Tra poco si spegneranno le
telecamere sul magma; si faranno più
rare le voci degli esperti; scomparirà
l’apprensione; i ceri, simbolo di devozione e pietà, ricorderanno, nella loro
debole fiamma, il fuoco che ti ha sfidato. Anche i turisti, nelle laiche processioni, gli renderanno omaggio. Ancora
una volta, sei stata clemente, speriamo
di poter dire di te.
Italo Pons
2
PAC. 2 RIFORMA
All’A:
Della Pai
VENERDÌ 3
«'Il regno dei cieli
è simile a un padron
di casa, il quale uscì
a prendere a giornata
degli uomini per
lavorare la sua vigna.
^Si accordò con
i lavoratori per un
denaro al giorno e li
mandò nella sua vigna.
"Uscì di nuovo verso
l’ora terza, ne vide altri
che se ne stavano sulla
piazza disoccupati,
fedisse loro: "Andate
anche voi nella vigna e
vi darò quello che sarà
giusto". Ed essi
andarono. "Poi, uscito
ancora verso la sesta e
la nomi ora, fece lo
stesso. "Uscito verso
l’undicesima, ne trovò
degli altri in piazza e
disse loro: “Perché ve ne
state qui tutto il giorno
inoperosi?”. ^Essi gli
dissero: “Perché
nessuno ci ha presi a
giornata". Egli disse
loro: “Andate anche voi
nella vigna”. (...)
'"Venuti i primi,
pensavano di ricever
di più; ma ebbero
anch’essi un denaro
per ciascuno.
"Perciò, nel riceverlo,
mormoravano contro
il padrone di casa. (...)
'"Ma egli, rispondendo
a uno di loro, disse:
"Amico, non ti faccio
alcun torto; non ti sei
accordato con me per
un denaro? '"Prendi
il tuo e vattene;
ma io voglio dare a
quest’ultimo quanto
a te. "Non m’è lecito
fare del mio ciò che
voglio? O vedi tu di mal
occhio che io sia
buono?”. "Così gli
ultimi saranno primi
e i primi ultimi»
(Matteo 20,1-16)
«"Mio padre era un
Arameo errante; scese
in Egitto, vi stette come
straniero con poca
gente e vi diventò una
nazione grande,
potente e numerosa (...)
’Gridammo al Signore,
al Dio dei nostri padri,
e il Signore udì
la nostra voce, vide
la nostra oppressione,
il nostro travaglio e la
nostra afflizione, "e il
Signore ci fece uscire
dall’Egitto con potente
mano e con braccio
steso, con grandi e
tremendi miracoli e
prodigi, "ci ha condotti
in questo luogo e ci ha
dato questo paese,
paese dove scorrono il
latte e il miele. '"E ora io
porto le primizie dei
frutti della terra che tu,
o Signore, mi hai data!»
(Deut. 26, 5-10)
DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO
Questa domanda apre la strada a una riflessione su temi attuali: il necessario
e il superfluo. Nella Bibbia non c'è una distinzione tra l'uno e l'altro come facciamo noi
GREGORIO PLESCAN
Bibbia e prowidenza divina
SECONDO la Bibbia Dio agisce nella storia. Ma, diversamente da quanto si potrebbe
pensare, la sua azione non implica fatalismo; è attesa attiva
dell'intervento divino, come vediamo da brani quali Esodo
14,15 (gli ebrei, pressati tra i soldati egizi e il mare di canne ottengono da Dio questa risposta
«dì al mio popolo di mettersi in
marcia») o l’ascensione. Atti
1,11 («galilei, perché ve ne state
con il naso per aria?»). Nella
Bibbia Dio «dona» qualcosa facendo sì che chi riceve ne sia
coinvolto: la «pedagogia divina»
non invita all’attesa passiva, ma
alla richiesta attiva. La parola
«dare» viene usata, rispetto a
Dio, soprattutto in due occasioni; quando si raccontano le sue
promesse e nelle confessioni di
fede. Pensiamo alle grandi promesse rivolte ai patriarchi («ti
darò una terra e una discendenza»), a Mosè e Giosuè, che iniziano a realizzare la conquista
della terra di Canaan.
Ma «dare» implica un coinvolgimento, e questo introduce un
altro grande tema, spesso un po’
negletto: Dio deve fare i conti
con la perplessità e la passività
umana. Molti esempi ce lo ricordano: Dio «dà» la libertà a Israele... il quale ricorda con nostalgia le «pentole colme» dell’Egitto; Dio «dà» i 10 comandamenti
al popolo... il quale contemporaneamente si costruisce il vitello d’oro; Dio «dà» la terra a
Israele perché la abiti in pace...
ma Israele ricrea nel paese le
condizioni di schiavitù morale e
materiale precedenti.
«Dare» è una parola spesso
usata anche nei credi, che non
sono tanto elenco di ciò che si
«deve credere», ma occasioni in
cui si fa un bilancio di come Dio
ha agito nella storia, collettiva e
privata. Spesso i credi dell’Antico Testamento contengono elenchi di azioni avvenute per il
popolo (cui Dio ha «dato» questo
o quel nemico, questa o quella
città), allo scopo di invitare a tirare delle conseguenze pratiche
di questa «fede affermata».Così
una delle confessioni di fede comunemente riconosciuta tra le
più antiche, Deuteronomio 26,
5-10, inizia ricordando cosa il Signore ha dato a Israele e termina
ricordando come Israele è chiamato a rispondere, in conseguenza al dono divino.
il pane (e in parte, con sfumature diverse, il vino) significa ciò
che per noi va dalT«indispensabile» al «benessere».
Il pane simbolo di comunione
Preghiamo
Date poco quando date dei vostri beni. È quando donate voi stessi che date veramente.
Poiché che cosa sono i vostri beni se non degli oggetti
che tenete ben stretti nel timore di averne bisogno in un
domani?
E che cos’è la paura del bisogno se non il bisogno stesso? Forse che non è il terrore della sete quando pieno è il
pozzo, nient’altro che sete insaziabile?
Vi sono persone che donano un poco di quanto posseggono e donano solo per avere riconoscenza sì che questo
desiderio nascosto contamina le loro offerte.
E vi sono pure persone che donano tutto quel poco che
posseggono. Costoro hanno fede nella vita e nella generosità della vita e mai vuota è la loro scarsella.
Vi sono persone che danno con gioia e in quella gioia
sta la loro ricompensa.
Vi sono persone che danno con rimpianto e in quel
rimpianto sta la loro pena.
E infine vi sono persone che danno e nel dare non provano gioia, non hanno rimpianto e non cercano merito
alcuno; Dio parla per mezzo delle loro mani e sorride alla
terra per mezzo dei loro occhi.
È buona cosa dare quando ci viene chiesto, ma è ancor
meglio capire e dare quando nulla ci è chiesto.
Kahlil Gibran
Il pane simbolo
limite, promessa
IL pane, di grano o più spesso
d’orzo, è un elemento (con vite e vino) che ritroviarho molto
spesso nel linguaggio biblico, sia
quando si parla di cibo materiale, sia quando le immagini quotidiane assumono una valenza
metaforica: per esempio Melkisedec rifocilla le tmppe di Àbramo con «pane e vino» in Genesi
14; Abramo offre pane agli angeli
che lo visitano in Genesi 18, 6.
Nel racconto della pasqua dell’esodo l’uso del pane con o senza lievito rappresenta la disponibilità a seguire l’ordine divino
(così come Gesù ci dobbiamo
guardare dal «lievito» dei farisei,
cioè dalla loro influenza); nei
salmi e nei proverbi mangiare il
«pane» con empi o giusti indica
una comunione ben maggiore di
quella della mensa (e anche
nell’ambiente di Gesù pranzare
insieme è di più che consumare
cibo vicino a qualcuno); nella
travagliata vicenda di Giobbe il
«pane» assume il significato del
benessere perduto. Per la Bibbia
Non è quindi un caso che
Gesù abbia utilizzato pane
(e vino) come segno della comunione dell’ultima cena. Anche se
il significato materiale dei due
elementi non va esagerato (almeno per un certo periodo sono
stati anche variabili, sostituiti
dal pesce come nell’apparizione
di Gesù sui lago di Tiberiade di
Giovanni 21) indubbiamente la
presenza comune del pane indica che questo elemento era più
che indispensabile: era ovvio,
scontato. Ma il pane della comunione e qualche cosa di più (e
rende ancor più interessante la
domanda «dacci oggi...»): infatti
esso non è solo pane, ma è; pane
spezzato (con riferimento alla
sofferenza del Cristo in croce);
pane condiviso (con riferimento
alla comunione di vita tra Cristo
e i suoi e tra per i discepoli); unico pane (con riferimento alla signoria e all’unicità di Gesù); pane-agnello (con riferimento alla
pasqua riletta in chiave cristologica). Sicuramente, dunque, il
«pane» dell’ultima cena è più
che una semplice «pagnotta benedetta», ma non è neppure
possibile prescindere dal fatto
che sia una «pagnotta benedetta» il punto da cui si parte.
Una riflessione
suH'indispensabiie
La domanda «dacci oggi il nostro pane quotidiano» (e la
parola «quotidiano» potrebbe
essere anche resa con «necessario») apre la strada a una riflessione su temi sempre attuali:
«necessàrio-superfluo». Nella
Bibbia non esiste una distinzione tra ciò che è necessario e ciò
che è superfluo simile a quella
che potremmo fare noi: la Scrittura copre un arco di tempo tale
da impedire che vi siano dei
«valori» comuni su temi del genere e le «classi sociali» (detto
con un consapevole anacronismo) descritte nella Bibbia sono
molto varie (quello che per il re
è superfluo non lo è per il bracciante...), ma anche perché le
immagini della società biblica
sono lontanissime dalle nostre.
Inoltre linguaggio e immagini
giocano spesso su queste categorie, ampliandole o facendone
leva per aprirsi a un tipo di ragionamento che per noi è spesso ostico; il paradosso. Pensiamo alla parabola dei lavoratori
delle diverse ore: per il padrone
della vigna il danaro dato a chi
ha lavorato tutto il giorno e a chi
ne ha fatto poco è «indispensabile» o «superfluo»? A questa domanda non c’è risposta, o meglio la risposta si trova nel paradosso «gli ultimi diventeranno
primi e i primi ultimi». Ricordare questo contesto sociologico e
simbolico ci può aiutare a evitare facili moralismi.
A noi non risultano però solo
oscuri i valori economici del
passato, ma addirittura idee come «ricchezza» o «povertà» bibliche sono difficili da capire:
Gesù che nasce in una famiglia
di falegnami era povero o ricco?
Se non è facile definire oggi lo
stato sociale di un artigiano,
pensiamo a come è difficile trasportare queste categorie al
mondo di 2000 anni fa, senza cadere nelTimmagine patetica (e
fuorviante) di Gesù «umile poverello» di certi quadri e statue care ad altri approcci teologici.
Alcuni Evangeli (Luca) mettono un forte accento sul tema
della ricchezza contrapposta alla povertà, ma nemmeno in
questo caso sono moralisti; Luca, che ci ricorda che per i ricchi
ci sono guai, ci racconta anche
(unico tra tutti) di Zaccheo (Luca 19, 1-10), che povero non era
e che non è invitato a liberarsi
del superfluo, ma dell’ingiustamente preso. Ricchezza e povertà, indispensabile e superfluo
non sono valori a sé stanti, ma
piuttosto indicatori del fatto che
nell’animo umano si agitano
sentimenti ben più complessi
che una semplice ricchezza o
povertà materiale. Alla fine la
massima di Gesù «là dove c’è il
tuo tesoro, c’è anche il tuo cuore» (Matteo 6, 21 e Luca 12, 34) è
essere la vera chiave di lettura
biblica. Il cerchio, dunque, si
chiude: la provvidenza ha a che
fare strettamente con la tua riflessione personale su dove sta il
tuo cuore...
(Quarta di una serie
di sette meditazioni)
Nella foto: Caravaggio, La cena
a Emmaus, 1600-1601, National
Gallery, Londra
Note
omiletici,
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SI corre predica„?
questo testo è di
nel moralismo e
l'analisi di temi
cessano o superf||
proclamazione dei
valori (globalizz "
consumismo), che '
essere urgenti e
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la pretesa di «dire la
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do un giudizio. Questèiivanel
puntuale ma ancheoi ¡àsino (I
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spiegare veramente! „¡jicp:
cosa ci muove: spesse „„¿el
preoccupazioni di cias Agiic
no nascondono
paure: non per tutti
«necessaria» la stessa
sa, né per tutti è «su|
flua». Ma ciò non dei
ra dal cercare di inves
re cosa si trova nel pri
do dei nostri desidei
mettere i risultati dellai
stra ricerca a confroi
con la parola di Dio.
Invitatoci a pregare
il «dacci oggi...», Gesij
vuole far riflettere siili
gnificato della fede pei ì
vita quotidiana: innai A _
tutto ci invita a viveri j
un'«attesa attiva», noi |i
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spesso è la prima tal "'™Pà
della delega e del rifli “lelai
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PAG. 3 RIFORMA
lSi è riunito a Charlottetown (Canada) il Consiglio dell'Alleanza mondiale battista
grande specchio del battismo mondiale
I0ff)l)ri delle chiese battiste sono oltre 45 milioni con 164.277 chiese e uno popolazione
¡oltre 100 milioni. Controtendenza rispetto alle altre grandi denominazioni protestanti storiche
jotesenza molto rapnàtiva del variegato arco delle chiese battiste
Ido si è ritrovata sulle
-jjajjtiche del Canada,
^^town, dal 2 al 7 lu^l’ànnuale appuntaf del Consiglio generale
leanza mondiale battiL) Vi erano infatti 570
atìtitovenienti da 48 di5 *:• AÀì mrmHn T lavn
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dire la s) o|tepiù numerose in va, esprimi ¡parti del mondo. E inoltre
0. Questo tivanel campo dell’antiancheca àsmo (2001-2010 è il dedifficolti nnio Bwa contro il razziimentet loelconflitti etnici) e nel
7' ape della riconciliazione.
“ Imsiglio ha approvato or'1° tllf li del giorno sul tema della
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I idell’Aids che attanaglia
Siiannente l’Africa subeitiale, sul tema della liJosa e su quello deliPtìnuazione dei dialoghi
igid con altre comunioni
!niali.la Bwa comunque.
^ ■
Paesaggio dell’isola Prince Edward
al di là della mole di lavoro
svolta direttamente, rappresenta un’opportunità unica di
costituire reti di comunicazione e di sostegno per moltissimi battisti, relazioni particolarmente nevralgiche per le
Unioni, convenzioni e seminari più poveri 0 più minoritari. Durante i giorni di lavoro
sono infatti attivi gruppi più
ristretti che affrontano diversi
aspetti, storici, teologici e pratici della testimonianza battista nel mondo.
Che cosa emerge in sostanza da questo grande
specchio del battismo mondiale? In primo luogo il quadro di un battismo in crescita, almeno dal punto di vista
numerico: i membri delle
chiese battiste sono oggi
complessivamente oltre 43
, sulla costa atlantica del Canada, dove si è svolto l’Incontro
milioni, con 164.277 chiese e
una popolazione che supera
di gran lunga i 100 milioni. È
dunque in controtendenza
rispetto alle altre grandi denominazioni protestanti storiche. Un battismo ormai diffuso in quasi tutti i paesi del
mondo, anche se in alcuni
casi sono piccole minoranze.
Si tratta di un battismo
complessivamente evangelicale e in linea di massima abbastanza conservatore, con
punte consistenti di aperto
fondamentalismo. Le poche
cose fuori programma che
sono avvenute in plenaria sono connesse a spiacevoli interventi di leader della Convenzione battista del Sud degli Usa che richiedevano a
nuovi membri del personale
Bwa di fare dichiarazioni di
fede «ortodossa» prima che ci
fosse il voto dell’assemblea
per la loro assunzione. Un
battismo però ampiamente
diversificato al suo interno
con grosse frange di persone
e unioni scontente e insofferenti rispetto all’arroganza
della nuova leadership Southern Baptist. Un battismo
che rimane caratterizzato
quasi dappertutto da forti
spinte evangelistiche e missionarie, nel bene e nel male.
Un battismo comunque giovane e vitale, a volte osteggiato o anche apertamente perseguitato da governi ostili o
dalle locali maggioranze religiose. Un battismo per il quale la preghiera e l’esperienza
di incontro personale con il
Signore rimangono forti elementi di identificazione.
[Intervista a Paul Montacute, (direttore dell'organizzazione nnondiale di aiuti umanitari
|ar sentire la vicinanza degli altri a chi è nel bisogno
talismoi
rima taf World Aid (Bwa
idelrifii *1) è la divisione dell’Allità, cbi tamondiale battista che
isosignii topa di coordinare interina lai nti in situazioni di gravi
»), map Irgenze e fornire aiuti a
ittentia Ogetti di cooperazione e
uando» ?»o. Nel 2000 il Bwa Aid
' “/„i fawrato su 83 diversi pro9 TO II settore è coordinato
direttore Paul Montacute,
naturali, di emer- paui Montacute
are.
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ra «cocl P®®’ ® abbiamo rivolto
persona ""Hie domande.
3 dato Di 'Come lavora il Bwa Aid?
^ ""Ì *^!f'*‘'^sione è attiva dal
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pre log» “.sviluppo nel cam9''®* r/8^“oltura, dell’istruomunei* all’assistenza medica.
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lavoro di unioni e
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mina9jtji'“.^8ovo, dove negli ultizio stiamo fornendo
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Claudi’'
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^Nna MAFFEI
ma ci sono programmi a più
lungo termine in tutte le aree
del mondo».
- Ha dell’incredibile la mole di lavoro che il Bwa Aid fa
con una sola persona e una
segreteria...
«Sono molto in giro, il mio
ufficio non è molto di più di
una valigia e un piccolo computer, e poi oggi la comunicazione via e-mail facilita molto
le cose. Noi lavoriamo come
Bwa con una vasta rete di persone. Dove sono presenti battisti lavoriamo con loro, altrimenti con altri gruppi cristiani 0 organizzazioni laiche.
Una delle cose più belle in cui
siamo coinvolti al momento,
è il lavoro nella Corea del
Nord dove abbiamo potuto
realizzare progetti per 2,5 milioni di dollari in forniture per
l’assistenza particolarmente
ai bambini, ma anche attrezzature ospedaliere, indumenti, materiale didattico. Abbiamo potuto fare questo con
l’aiuto di organizzazioni europee come un’associazione
umanitaria dei battisti ungheresi e la Società missionaria
battista inglese, e le cose donate sono state ricevute con
stupore da parte di un paese
totalmente estraneo alla fede
cristiana. L’organizzazione
ungherese è formata da giovani molto attivi nel volontariato internazionale. Un gruppo
di loro si è recato nelle zone
terremotate dell’India, un altro gruppo lavora in Cecenia,
e ancora in Kosovo. E si tratta
di un’unione battista molto
piccola. Questo è il nostro sistema di intervento, mettere
in rete persone di ogni parte
del mondo che vogliono aiutare. È per esempio quanto
avvenne in Ruanda all’indomani del genocidio. In quell’occasione prendemmo contatto con due gruppi battisti
l'tcali molto capaci di gestire
il ’avoro di distribuzione di
pn dotti, ricostruzione di case
e negozi, gestire attività con i
bambini, con te famiglie. Tutto con risorse locali».
- Noi b< tristi italiani spesso
utilizziat, o le agenzie ecumeniche per aiutare in casi di
emergenza...
«Va bene se si trovano canali per aiutare in situazioni
I Una strana iniziativa della chiesa locale
Andare al culto «Drive in»
di urgenza ma è anche bene
porsi la domanda cruciale:
perché c’è la spinta a dare
solo in occasione di grandi
disastri? La Sierra Leone è
oggi in disperato bisogno di
aiuto, in Zimbabwe c’è in
questo periodo grave carenza di cibo. Ma non se ne sente parlare in televisione, cosi
non ci si pensa».
- Problemi di informazione...
«Ci sono bisogni nel mondo anche quando non se ne
sente parlare. Allora è bene
aiutare sempre, attraverso
organizzazioni con cui ci si
sente più a proprio agio. Molte unioni europee come quella britannica, svedese, italiana, aiutano tramite canali
ecumenici perché questi battisti sono più aperti nei rapporti con le altre chiese e altrove questo non avviene. È
comunque bene che i fratelli
e le sorelle battiste colpiti da
gravi disagi sentano anche
direttamente la vicinanza di
altre sorelle e fratelli di altre
parti del mondo».
P. I
Sharon è un’animatrice liturgica e leader dei giovani
della più antica chiesa battista di Charlottetown, nel Canada orientale, dove ha luogo
il Consiglio generale della
Bwa. Charlottetown è una cittadina situata su una piccola
isola, l’isola di Prince Edward,
attaccata, oggi anche con un
lunghissimo ponte, alla costa
atlantica, che ha un’impressionante concentrazione di
chiese, battiste ma non solo.
La chiesa dove i delegati di
tutto il mondo sono ospitati a
varie riprese è una bella, florida comunità di circa 300
membri. Incontro Sharon alla
fine di un «culto contemporaneo», così viene chiamato. Di
che si tratta? È un tipo di culto
molto poco formale in cui c’è
moltissima musica e i cui canti non corrispondono alla tradizionale innologia delle chiese battiste ma sono tratti da
varie tradizioni.
Ce ne sono di molto ritmati
e di altri più meditativi. Tutti,
più 0 meno, sono accompagnati da vari strumenti, chitarre, tastiere e percussioni.
Guardo e scorgo in sala moltissimi giovani. Sharon mi
spiega che quel tipo di culto si
è imposto nella comunità gradualmente, particolarmente
perché i giovani sono attratti
da un linguaggio, quello musicale appunto, molto più in
sintonia con i loro gusti. Oggi
è organizzato da un gruppo di
una dozzina di giovani adulti
due volte al mese la domenica
pomeriggio. L’atmosfera è distesa e giocosa. Colpiscono i
bambini, presenti in buon
numero che ballano e cantano a piedi scalzi al ritmo dei
canti. Si vede che sono proprio a loro agio.
Un’altra iniziativa, molto
bizzarra, della chiesa di Charlottetown ha luogo nei mesi
estivi. Vi ho partecipato la
domenica appena prima
dell’inizio del Consiglio generale: il culto «Drive in». Mi
ci reco con tutto lo scetticismo di una protestante europea, che non riesce proprio a
comprendere come talq contesto sia compatibile con
l’Evangelo di Gesù Cristo.
Comunque ci vado. Le spiegazioni che mi offrono non
mi convincono, ossia che ci
sia gente che ci partecipa
proprio per rimanere nell’anonimato, gente che altrimenti non metterebbe piede
in una chiesa. Sarà! Ma a me
non sembra umano. Sorrido
e fotografo da lontano il predicatore: è per l’occasione il
segretario generale della
Bwa, Denton Lotz, anch’egli
un po’ spaesato a parlare alle
auto (sintonizzate via radio).
Per dire «amen» la gente suona il clacson! Sorrido e fotografo ancora, ma mi avvicino.
Alla fine c’è un provvidenziale fuori programma: la gente
è invitata a scendere dalle
auto e a incontrare i fratelli e
le sorelle provenienti da tutto
il mondo. Presentazioni, baci
e abbracci. Paese che vai...
Bambini che danzano durante il «culto contemporaneo»
Intervista al (direttore Tony Cupit
Evangelizzare e insegnare
La commissione Bwa sull’Identità battista
Abbiamo chiesto a Tony
Cupit, direttore del settore
Evangelizzazione e istruzione
della Bwa, di parlarci del lavoro del suo dipartimento: «Il
compito principale è incoraggiare le unioni membro a tenere insieme evangelizzazione e istruzione: la fede delle
persone che si convertono
alTEvangelo va nutrita. Noi
crediamo che la predicazione
debba indirizzarsi alle necessità di tutta la persona ma
che, d’altra parte, non si debba perdere di vista l’importanza del condividere la fede».
- La Bwa è al servizio dell’unità della fede dei battisti
nel mondo. Come vi contribuisce il suo settore?
«La Bwa può operare dove
nessun altro può farlo. Ad
esempio se organizziamo una
conferenza in Indonesia e lì ci
sono quattro diverse Unioni
battiste, noi possiamo convocarle tutte e quattro insieme,
e così facilitiamo la loro comunione. Stessa cosa in Medio Oriente, mettendo insieme battisti ciprioti, israeliani,
siriani, giordani, libanesi che
altrimenti, data la politica dei
vari stati, non si incontrerebbero mai. Il ruolo più significativo lo svolgiamo a favore
delle piccole Unioni di chiese
che fanno fatica ad essere
presenti in eventi mondiali.
Cerchiamo di venire incontro
alle loro esigenze di comunicazione con la più grande famiglia di chiese. Ci sono luoghi anche in Europa dove la
società è magari opulenta ma
le chiese sono poco più di un
piccolo gregge e il nostro ministero offre loro comunione
e incoraggiamento. Poi c’è un
aspetto pastorale del nostro
ministero che riguarda i leader di varie Unioni, che trovano in noi ascolto su problemi che difficilmente potrebbero condividere con persone
del loro paese».
- La Bwa accoglie al suo interno correnti anche molto diverse del battismo internazionale. Lei crede che prevalga il
senso di comune appartenenza oppure c’è una certa intolleranza?
«Credo che sostanzialmente prevalga la comunione. La
maggior parte delle Unioni
(circa 200) amano il ministero
della Bwa. C’è una tensione
creativa fra alcune unioni che
tendono ad essere organismi
esclusivi e la Bwa che è al
contrario un organismo inclusivo. Cerchiamo di avvicinarli, di incoraggiarli alla tolleranza e alla comprensione;
loro ci fanno capire che esistono forti convinzioni e irrinunciabili posizioni teologiche. Io spero che le differenze
non riducano il senso di comunione fra tutti i battisti».
4
PAC. 4 RIFORMA
La vicenda del cappellano degli alpini Francesco Foglia nella Resistenza in vai Susa
Una storia nella storia e altre storie
In un libro recente, la storia di questo sacerdote si intreccia con quello di molti evangelici e
altri credenti che nelle valli del Piemonte si impegnarono apertamente nella lotta partigiano
PIERA ECIDI
Le valli valdesi non sono
tre, sono cinque! Questa la
mia grande sorpresa quando
fummo mandati alla chiesa di
Susa: vai Pellice, vai Chisone,
vai Germanasca, vai Sangone,
vai Susa. La storia dei luoghi ti
parla quando ci vai, li scopri,
li ami nella loro natura e nel
loro popolo, ne cerchi le radici. Così imparammo la storia
dolorosa di questi paesi stupendi: non solo i martiri cristiani della Legione tebana,
ma gli insediamenti valdesi
tra i più antichi in Italia a
Meana medievale, dove bruciarono i roghi deirinquisizione; e poi Chiomonte, Salbertrand, Fenils, tutti luoghi
dove, tra persecuzioni, guerre
di religione, occupazione di
territori manu militari in una
complessa storia europea, i
valdesi, gli ugonotti e i riformati furono spazzati via persino nel ricordo: strategia
deH’annullamento della memoria. Ma evidentemente
qualcosa si trasmette, nelle
famiglie, nei comportamenti,
se è stato possibile che dal secolo scorso rifiorissero non
solo una piccola comunità
valdese a Susa, ma anche, per
complesse vicende, la forte e
calda presenza della fede battista (e ora anche pentecostale), nei luoghi stessi dove erano stati distrutti, prima di tutto Meana, il vero antico c^o. re, con il suo tempio stupendo in mezzo al verde degli alberi e dei prati.
Seconda sorpresa: nella
tradizione di libertà e responsabilità tipica del «sacerdozio universale dei credenti» delle nostre comunità
queste valli, sotto la tremenda occupazione nazifascista
dopo l’8 settembre del 43,
espressero, in tutti gli schieramenti, militanti e dirigenti
evangelici partigiani: ancora
Meana fu uno dei centri più
importanti di «Giustizia e libertà», per la casa di Ada Gobetti (vedi il suo Diario partigiano, Einaudi, 1996, scritto
per raccontare a Benedetto
Croce, che da Napoli vi era
venuto a villeggiare, la storia
della Resistenza in quei luoghi). E a Meana ha origine
una dinastia valdese, i Tomassone, di cui Ugo (poi pastore e papà della pastora Letizia) insieme al fratello Nicola (a sua volta padre della pastora Erika), vanno a combattere, a soli 16 e 19 anni: prima con gli Autonomi della
«Val Chisone», e successivamente, attraverso complesse
vicende, con i «Garibaldini
della vai Varaita», in quel travalicare dei monti che hanno
da millenni unito le popolazioni alpine, fiere della loro
tradizione di libertà.
Il memoriale del pastore
Ugo, raccolto con grande
amore e scrupolo dal figlio
Marco dopo la recente morte
del padre, è il vivacissimo documento di una tragedia che
è anche un’avventura vista
con gli occhi di un ragazzino,
una specie di discolo Fin - ricordate? - de II sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino.
Ce ne augmiamo la pubblicazione: un «centopagine» smilzo, scritto benissimo, che parla a tutti ma particolarmente
Qtt»» Sasso - Massimo MoSoero
Una storia nella Storia
e altre storie
ai giovani, perché pensato per
narrare ai figli ragazzi.
Terza sorpresa: uno dei più
importanti sabotaggi dell’Europa occupata dai nazisti, come riconosciuto dallo stesso
comando tedesco di Torino,
la distruzione del ponte
deH’Arnodera, a interrompere i rifornimenti merci lungo
la ferrovia Torino-Modane,
fu opera, tra gli altri, anche di
una famiglia di partigiani vaidesi, della brigata Gl «Stellina». Si tratta dei Bianco Dolino (Emanuele e Giovanni,
morti recentemente, e Teresio, da cui ho avuto un memoriale controfirmato da altri partigiani: il quarto fratello, Pasquale, ancora vivo anche lui, bambino di soli dieci
anni li aiutava...). Nell’ottobre ’97 il presidente Scalfaro
ha inaugurato la lapide commemorativa, e il settimanale
La Valsusa ha pubblicato
questo memoriale.
Ideatori e «tecnici» del sabotaggio furono due importanti personaggi della Resistenza: l’ingegner Sergio Bellone e don Francesco Foglia,
già cappellano con gli alpini
nei Balcani e medaglia d’argento; poi, dopo l’8 settembre 43, cappellano dei partigiani in Valsusa. La sua vicenda, intensa e drammatica, è
ora raccolta in un libro* che
nell’ultimo incontro poco
prima di morire il vescovo di
Susa mons. Vittorio Bernardetto donò e dedicò «con stima e amicizia ecumenica» al
pastore Giorgio Bouchard.
Questo libro è una vera miniera di notizie storiche e di
mondi che si intrecciano attraverso la vita di don Foglia,
padrino e zio a sua volta di
un altro prelato «ecumenico»,
don Giuseppe Popolla, animatore di tante iniziative culturali in Valsusa. La necessità
di schierarsi per una lotta di
libertà interpellò la coscienza
di laici e credenti in quegli
anni: dopo la resistenza e la
deportazione a Mauthausen
e a Dachau, provato dalla
morte per una bomba, forse a
lui destinata, dei suoi due
adorati nipotini, don Foglia
sceglie la testimonianza cristiana di povero tra i poveri
del Brasile, e infine in Germania dove morirà, tedesco fra i
tedeschi, nel perdono.
Quarta sorpresa: i credenti
in questo libro sono tanti, e
tanti i preti che in queste valli
sì schierarono e appoggiarono la lotta partigiana. Nella
sola Dachau furono internati
2.700 religiosi delle tre confessioni cristiane, di cui più della
metà cattolici polacchi: «C’era
una chiesa sotterranea che ci
legava tutti», nota un sacerdote sopravvissuto. NeH’inferno
dei lager era vietato pregare,
ma attraverso dei forellini nella parete di una baracca venivano spezzate piccole molliche di pane ai detenuti per la
cena del Signore.
Quinta sorpresa: tra gli ultimi a lasciare il campo dopo
la Liberazione, per continuare a curare i malati e assistere
i morenti è, insieme a don
Foglia, il figlio di un pastore
battista, Giovanni Melodia:
pacifista e socialista, e per
questo deportato, ne scrive
nel suo Non dimenticare Dachau (Mursia, 1993). Nominato a rappresentare gli italiani nel «Comitato internazionale dei prigionieri», all’apertura del lager, ha il
compito di accompagnare
giornalisti e fotografi di tutto
il mondo, terrorizzati e sconvolti, incapaci di prendere
appunti o di scattare una fotografia di fronte a tanto orrore: «Sono qui perché ho
l’obbligo di vedere e far sapere», continua a ripetere.
(*) Chiara Sasso-Massimo Molinero: Una storia nella Storia e
altre storie. Francesco Foglia sacerdote. Ed. Morra, 2001, pp.
271, £27.000.
■ Una bella ricerca storica di Alberto Taccia arricchita da fotografie inedite
L'intensa opera delle diaconesse valdesi nel Novecento
MADDALENA GIOVENALE
E molto interessante il libro di Alberto Taccia*,
ricco di belle fotografie, per la
maggior parte sconosciute
come del resto lo sono, almeno per le generazioni più giovani, l’opera e la vita delle
diaconesse. Un libro arricchito da due introduzioni storiche di Giovanna Pons e Letizia Tomassone e da una serie
di Appendici molto utili per
comprendere i percorsi della
diaconia. Tuttavia le pagine
più interessanti sono quelle
che riguardano direttamente
le diaconesse: la loro storia di
donne dedite al servizio nelle
opere della chiesa, nelle famiglie, dappertutto vi fosse
bisogno di aiuto, di assistenza, di conforto. Una storia
che inizia nel lontano 1842
(p. 30) fino ai nostri giorni.
Provenienti all’inizio dalla
Svizzera, da Saint-Loup, presenti nelle nostre opere, a
volte con notevoli difficoltà e
incomprensione (p. 27), danno un esempio forte che spinge la Chiesa valdese a promuovere la fondazione di una
Casa italiana per le diaconesse a Torino (Sinodo 1902). Vediamo così queste donne espletare un gran numero di
servizi, orientate prevalentemente verso gli ospedali, gli
istituti per anziani, le case per
l’infanzia e così via. Lavorano
duramente e vengono mandate di qua e di là a discrezione della direzione dell’opera,
causando così «un’eccessiva
mobilità»; d’altronde «le diaconesse sono obbligate a recarsi dove sarà loro indicato»
(p. 43). Non c’è da stupirsi se
di fronte a questa situazione e
a un regolamento «fortemente autoritario», delle novizie si
ritirino e delle suore chieda
no un pensionamento anticipato o si aliano malate (e lo
erano certamente!).
Rimedio alla situazione?
Un direttore, un uomo si capisce, un pastore, natural
ÁÜirScyríOrmtrnto' CnyvrwuO' J SO^ooo d 55-000
SoSternÀXOtJi i^p.ocxs ÁÁmcx. COjrucx. i 5-SOO cLo» AriX-SOOcE.yMA- CCP m®4,Z8^920E> vv»£ei>tcitcr a., : EcLi^Oni itòCesJCev'wtL L'cvr’u.to'ciei JjcwvcluŒà -ZDI&3 /miCa/vio Vio.P. L<v>nlDeJtt«>y\^9v< 28
mente, impegnato a tempo
pieno nel lavoro della sua
parrocchia e quindi con pochissimo tempo per le diaconesse come i suoi sedici successori. Ma se ebbero un direttore non ebbero invece
una casa: leggere in proposito il capitolo Vili ci fa capire
che se le diaconesse dovevano muoversi senza indugi, altrettanto non si faceva per loro. Man mano che si procede
nella lettura si ha l’impressione che la chiesa si aspettasse
il massimo dalle diaconesse,
dando in cambio un regolamento duro, un lavoro praticamente gratuito (p. 51 e 91),
nessuna possibile iniziativa
personale, l’obbligo di una
morale rigida che certamente
allontanava una certa quantità di novizie. Sinceramente
riesce difficile capire perché
le diaconesse non potessero
sposarsi e poi continuare il
loro lavoro.
Alberto Taccia ha ragione
quando scrive che «è fuori discussione l’importanza e la
validità dell’azione delle diaconesse» (p. 75), ma è altrettanto fuori discussione che la
storia delle diaconesse è una
storia di donne che hanno
accettato una vita di servizio
ma anche di sacrificio, di rinuncia, di sofferenza. A queste donne «deve andare il nostro pensiero di umiliazione
e di grande riconoscenza»
(pag. 28, a proposito di Henriette Helm, prima diaconessa giunta nel 1845 all’Ospedale valdese di Torre Pellice).
(•) Alberto Taccia: Carità,
umiltà, speranza. L’opera delle
diaconesse valdesi. Pinerolo, Alzani, 2001, pp. 109, s.i.p.
Una singolare raccolta di poesie
La parola che tace
la luce che nasce
(jiBìpliC
stiano, sei
danza o i
PAOLO FABBRI
IN questi giorni la scienza
ha risolto un enigma antico e affascinante: la luminosità delle lucciole. Forse da
ora in avanti sapere che il lucore dei dolci insetti è dovuto
all’azione specifica dell’ossido di azoto, che consente alle
lucciole di connettere il complesso insieme di tappe da
cui emergono i loro messaggi
amorosi, toglierà parte dell’incanto che si lega alle sere
d’estate oscuramente luminose i campagna. Resta comunque, per spontanea associazione intuitiva, il senso
di una metafora che si unisce
alla poesia di Flavio Ermini in
Poema n. 10. Tra pensiero*.
Negli Anni 60, all’inizio, le
lucciole scomparvero e per
me l’immagine ormai vaga
ma sempre viva dei micromessaggi di luce, con le movenze discontinue, come segmenti di percorso, appare la
rappresentazione dell’itinerario poetico di Flavio Ermini
in questa raccolta dove brevi
frammenti di poche righe
aprono fessure fugaci sulle
emozioni dell’esistere, sul
senso della vita, sullo spunto
che esse offrono a riflettere
sul linguaggio per esprimerle.
Il passaggio da una sezione
all’altra avviene senza mutare percorso, come si prende
un sentiero laterale fra 1 campi, nella terra e nell’aria, cercando nell’oscuro che tutto
avvolge, il senso primigenio
delle cose. Già nei primi due
versi c’è una prima traccia
importante dei contenuti:
«Diventa ciò che pensa Tuomo! che cade, non la voce,
nell’urto con la terra»; l’urto
con la vita, i problemi dell’esistenza, la risoluzione nel
pensiero, la ricerca della parola come veicolo di espressione autentica. Ancora il
pensiero che varca il sonno,
la parola che precede il moto
mentre il pensiero viene prima: «Seguono il corpo che nel
sonno! muta posizione i lenti
liquidi degli occhi. Quanto alla voce, il! respiro e la lingua
coesistono e succedono alla
veglia, scavati! do, nell'averla
pensata». 11 pensiero generato dall’assenza delle cose nella vita, non dalla loro convenienza: «si adatta alla vita
delTuomo! mediante esercizi
di scrittura l’assenza, non la
convenienza!delle cose».
La vita con il suo percorso
«dalle acque l’acqua tra le
mani! raccolta muta la forma
delle singole luci a contatto
con gli oc! chi, persistendo il
.succedersi degli urti», che inizia con l’evento traumatico e
misterioso della nascita, che,
in qualche modo, sconvolge
sia l’ombra che il silenzio, ma
lascia nell'uomo l’oscuro
senso della morte come perenne compagno: «Chiamato
Cessioni
all’ombra che si ritrae, Ut i
nato vivo disunisceú
nasce per silenzio. In
poolnut
torio. Su c
sue
li^tianf
figure generate nel
lamo
isioni
ismoi
attarda l’oscuro dentroÙ
ne». La nascita resta coi
que l’evento creativo ft
mentale al pari del pei
«Non c’è che la nascita
sto della vita in pensieià
role e opera», e quando!
sta capacità di creares!
è come se l’uomo si
nel tutto, perde la sua
tità: «Si riversa in tutte
colui! che cammina si
ra senza grido o cantHL ,
stesso linguaggio è unoi
mento provvisorio, anci
la ricerca del linguaggio
migenio è una chimen
10 decer
a Italia
1,000 St
di fede
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scosta nel prowisorioi
tenellaFc
questa inscindibile: «L’m
provvisorio da cui prò!u Ì*™- ^
no le frasi è una piagati
bile alla vista». ,
In questo ordine pravi it
rio la parola resta cornili
il mezzo per esprimei
pensiero creativo: «Pai
dormiente è la parola, é
iàosserv
istrial
specie di morte primai ,
nascita». Quando lapJ ®
tace, nel sonno il silenzi ' ’
vagheggiato nome prin . ^
nio si fondono in unai “““la
che la veglia fa
ogni parte delimitatimi
silenzio fanno la /oro«.
parsa in terra col
del! sonno». Nella vegli«,,, ’ A®
terviene la luce che ha,® S®'
certo senso, una suaca]
creativa, in quanto spai
colori e definisce lec'
«Monti e mari divide in
ri! l’uno come fanno
cielo gli occhi per
Suo peregrinare traluci^
bre, tra pensiero e vuota ■
le però t
ibase ti
ico-ling
ni
Fermai
parola e nome, transi»
per la poesia, l'uomo sii^..
sta inevitabilmente veri
morte: «Nella sua renzi" P
vuoto, dal! proprio J
carta e cera, l’occhio inif j ’
si sposta nel! le direzM
prie della morte».
C’è una grande ricc
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5
AGOSTO 2001.
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
Nelle sue espressioni migliori, il cristianesimo è stato universalista e inclusivo
Italiani e stranieri nelle nostre chiese
0 fnigratori dell'ultimo decennio hanno portato in Italia 1.700.000 persone, il 10% delle
midi fede evangelica. Come rispondiamo a questo fenomeno che non è certo transitorio?
aWDECIANNONI*
li non siete più né
■anieri né ospiti; ma
_icittadini dei santi e
Jella famiglia di Dio»
2,19). Credo che quelazione dell’apostoadatta ad introatema dell’integrazio„„^¿lani e stranieri nelle
,j“tre‘ehiese, affermando
lente la realtà di assoutaparità dei credenti di
Ulte a Dio. Chi è chiamato
entra a far parte sic
¡‘¿¡pliciter del popolo critìano, senza diritti di precejenza 0 primogenitura per
¿lo ha preceduto nel tempo o in un determinato terriBiio. Su questo dato evangeico possiamo avviare tutte le
ifiessioni del caso, ma esso
■itraei imane incontrovertibile.
lisce a iele sue espressioni migliori
0 In li y^anesimo è sempre stane/doMt^^arsalista e inclusivo:
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¿Italia circa 1 milione e
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difede evangelica (vedi
Caritas 2001). La
jior parte di questi apingono a chiese proteiti storiche, soprattutto di
laétodista, presbiteriana
. Possiamo quindi
ilare di almeno 100.000
idilli stranieri appartealle chiese rappresentanellaFcei, che al momento
le non superano i 50.000
ibri. Per ogni protestante
10, ce ne sono quindi alieno due immigrati.
-Forse molti di noi pensano
icora che gli immigrati sialounfenomeno transitorio.
Invece la tendenza è quella
osservata in altre nazioni
istrializzate, dove la residua iventa presto defmitisilènh^','^“".^ ricongiungimento
;e e la formazione
ne prw °-------------------r
n urial ima famiglia in Italia. E
sparite; T“ se prendiamo sul
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a iòni !?®tre chiese una sfida del moviti piano della predicala vegli» 4ella testimonianza e
he ha,il ^™®I8anizzazione interna,
sua capi risposta presupponto spai una scelta pastorale
;ce lei ysseterritoriale e non ety/(iei/i^'™guistlca: si tratta in
(znnotff® Purple di essere (come
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Un'immagine dei lavori della seconda convocazione di «Essere
chiesa insieme» (1998)
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to il Servizio rifugiati e ihigranti Fcei, ma sul versante
della nostra responsabilità
ecclesiale verso gli immigrati
evangelici siamo ancora in attesa di un orientamento complessivo; nel frattempo le
chiese bmv hanno evidenziato cinque possibili risposte a
livello locale, dall’assenza assoluta di rapporti all’integrazione completa.
Chiusura e disinteresse. La
comunità resta impermeabile alla presenza straniera, soprattutto nei confronti di chi
viene dal Sud del mondo. La
vocazione viene vissuta in
senso esclusivo, come scelta
di un solo popolo (l’italiano
autoctono) con l’esclùsione
degli altri.
Cessione di locali a terzi. Su
richiesta di un gruppo precostituito, generalmente afferente alla galassia pentecostale, la chiesa offre i propri
locali, anche a titolo gratuito,
per le attività del gruppo
stesso, che è generalmente di
tipo etnico-linguistico (filippini, africani, latinoamericani, cinesi, ecc.). I rapporti sono spesso difficili perché
manca la volontà di lavorare
insieme; tali «pastori» indipendenti agiscono infatti in
concorrenza alle chiese storiche e, in mancanza di una
nostra proposta, attraggono
molti immigrati di origine
metodista o riformata.
Ospitalità limitata. Gli
stranieri frequentano i culti,
anche in buon numero. Restano però spettatori per lo
più passivi e ospiti in casa altrui. La comunità mantiene
inalterate le proprie attività e
si guarda bene dal sollecitare
un coinvolgimento dei non
italiani. Per questo il gruppo
degli stranieri resta generalmente circoscritto a quei pochi immigrati per cui l’etichetta denominazionale prevale su ogni altra considerazione. L’integrazione è vissuta prevalentemente come assimilazione dello straniero
alla comunità che lo «ospita».
Riconoscimento di chiese
etnico-linguistiche. È questa
la strada seguita dalla Tavola
per alcune chiese anglofone e
francofone a Torino e Roma,
per quella latinoamericana di
Genova e per le chiese coreane di Milano, Piacenza e Roma. Anche l’Ucebi ha accolto
nell’Unione diverse comunità africane e cinesi autonome. Malgrado il riconoscimento e la piena partecipazione alla chiesa nazionale, i
rapporti sono sovente difficili
per ragioni dovute alle diversità di lingua, ordinamento e
spiritualità, oltre che alla tendenza di certi gruppi a intendersi come emanazione della
chiesa di origine piuttosto
che di quella di approdo.
Integrazione. Integrazione
significa divenire «una sola
chiesa». È forse la scelta più
impegnativa ma anche quella
destinata a creare meno problemi nel tempo, con l’avvicendamento generazionale e
il formarsi finalmente anche
in Italia di una cultura pluralista. Italiani e stranieri riconoscono di essere membra
dello stesso corpo, della stessa realtà ecclesiale, a livello
locale e nazionale. Per questo
sono disposti a pagare un
prezzo; rinunciare a essere
«padroni di casa» nella propria comunità, lasciando che
l’unico Signore sia il Cristo risorto. Laddove si riconosce
questa centralità, la lingua, le
tradizioni liturgiche e le culture di appartenenza restano
in secondo piano, la comunità le trasforma in una ricchezza per tutti. Tale pluralità di espressioni e sensibilità ci apre anche all’incontro
con la società italiana e le
nuove generazioni, da cui
siamo spesso alienati. Nelle
singole attività possono esserci momenti di partecipazione plenaria (il culto è certamente il momento più importante, anche sul piano
simbolico) e momenti di distinzione per lingua o cultura
(difficilmente un filippino seguirà una conferenza sulla
storia italiana del Cinquecento o un italiano un incontro
di preghiera ganaense) che
non minacciano in alcun
modo l’unità della chiesa
perché sono attività settoriali
come altre (gruppo donne.
giovani, corale, ecc.). Come si
vede, la scelta tra queste cinque opzioni è tutt’altro che
indifferente. Agire dopodomani potrebbe essere troppo,
anche i tempi della storia
vanno rispettati. La riflessione sociologica e teologica è
importante, ma è tempo anche dì scelte operative; nella
azione sul territorio potremo
misurare la solidità delle teòlogie e delle risorse umane
investite, perché la volontà
del Signore si scopre soltanto
realizzandola.
Qualsiasi sia il nostro orientamento, è chiaro che dovremo dotarci nei prossimi
anni delle necessarie competenze linguistiche, liturgiche
e musicali per assistere il lavoro delle chiese locali. La
creazione nel II distretto di
una «Commissione per la pastorale multiculturale» risponde a tale bisogno, anche
sulla scorta di precedenti
esperienze in altre regioni di
forte immigrazione. Significativo è il caso della «Uniting
Church in Australia», sorta
dall’unione tra metodisti,
, presbiteriani e congregazionalisti (nat.uca.org.au/multi),
che nel 1985 ha riconosciuto
come proprio elemento costitutivo la multiculturalità: «La
nostra vocazione è di testimoniare un’unità di fede e vita in Cristo che trascende i
confini economici, nazionali
e razziali [...]. Questa unità è
un dono di Dio, un segno della riconciliazione di ogni cosa
in Cristo. Essa è anche un
obiettivo da perseguire insieme nell’impegno per la giustizia, per l’affermazione di
ogni ciùtura e la cura di chi è
vittima di discriminazione
razziale, paura e sfruttamento
economico». Un altro esempio utile è quello della Chiesa
luterana degli Stati Uniti
(www.elca.org/cmm), che nel
1987 si è impegnata a raggiungere almeno un 10% di
membri di origine straniera.
* membro del Servizio rifugiati
e migranti della Fcei e coordinatore per il Nord-Est (Lombardia,
Triveneto, Emilia-Romagna) per
il progetto ((Essere chiesa insieme». Indirizzo e-mail: d.s.giannoni@libero.it
Essere chiesa insieme
Due terzi di evangelici
non sono italiani
HANS-MICHAELUHL
SE fino ad oggi si partiva
dal presupposto che un
terzo dei protestanti che vivono in Italia fòsse composto
di non italiani, nuovi rilevamenti hanno mostrato che
tale rapporto numerico è
cambiato in modo drammatico. Per il momento possiamo assumere che un terzo
dei diversificati evangelici
che vivono in Italia sia italiano, mentre due terzi sono
delle più disparate nazioi^lità e fanno parte di una rninoranza etnica. Anche noi luterani, per esempio, siamo
una chiesa da collocare in tale minoranza etnica, poiché i
nostri membri di chiesa sono
per la maggioranza di nazionalità tedesca o diversa dall’italiana. Naturalmente, i
valdesi francofoni originari
dell’Africa appartengono anche a questo gruppo di minoranze etniche, come pure i
coreani metodisti; ma vi rientrano anche le comunità bat- '
tiste composte di cinesi o di
romeni, che sono membri
dell’Unione delle chiese battiste in Italia (Ucebi).,
Ma non dimentichiamo che
la gran parte del protestantesimo italiano non è «federato», cioè non è membro della
Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), essendo organizzato in modo
«libero». Così è anche nell’
ambiente dei gruppi evangelici non di lingua italiana, che
si riuniscono in base alla lingua e che prendono i loro predicatori o i pastori dai paesi
d’origine, i quali non hanno
pressoché contatti con il protestantesimo italiano.
Il gruppo di lavoro «Essere
chiesa insieme», voluto dall’Assemblea generale della
Fcei, si è confrontato con
queste situazioni nei primi
incontri e desidera, come avvenuto già in passato, rendere consapevoli di quanto sia
frastagliato il protestantesimo in Italia, ma anche stiipolare incontri tra i gruppi evangelici più diversi, rafforzare la riflessione comune e
sviluppare campi di azione e
forme di culto insieme. Lì separano secoli di sviluppo differente nella liturgia e nella
teologia. Valdesi e penteco
stali in Italia hanno ragione
di non trovare facilmente
una lingua e una forma comuni, come pure succede ai
battisti ucraini e italiani.
E non si tratta solo di un
problema linguistico o di diversità di forme per esprimere
il culto. Si tratta di questioni
essenziali di orientamento ecclesiastico, come per esempio
quella dell’ordinazione delle
donne, rifiutata decisamente
da molte chiese delle minoranze etniche. Oppure si tratta di direttrici etiche per cui le
chiese di immigrati si caratterizzano per rigore inflessibile,
come quando insistono per
l’assoluta rinuncia all’alcol, o
quando tolgono ai giovani
della comunità la libertà di
scegliersi il coniuge.
Che cosa significa, questo,
per le comunità di origine
non italiana, desiderose di
integrarsi? Saranno accolte
dalle chiese esistenti per poi
discutere le questioni spinose oppure si dovranno discutere tali questioni, come
quella dell’ordinazione delle
donne, prima delll’accettazione, prima di concedere ad
esse il privilegio di appartenere ad una chiesa italiana?
È in particolare l’Ucebi a
trovarsi già in modo molto
concreto di fronte alla questione se la «linea italiana»
nella teologia non rischi presto di essere soppiantata da
una nuova maggioranza che
dovesse formarsi per l’arrivo
di comunità etniche di minoranza. Noi luterani non
abbiamo questo problema,
non ancora, ma dobbiamo
aver chiaro che la nostra posizione evangelica rischia di
essere sospinta ai margini
dello spettro italiano dagli
spostamenti operati all’interno della minoranza evangelica in questo paese. È per
me sempre più difficile, durante le comparse in pubblico in Italia, quando mi rivolgono domande sulle posizioni evangeliche, poter rispondere anche solo con indicazioni in grandi linee, perché
la maggior parte del protestantesimo italiano mi è del
tutto estranea e sconosciuta
e perché il mio pensiero teologico e il mio modo di agire
nella chiesa hanno radici affatto diverse.
Sembra «normale amministrazione» ma è la concretezza della vita spirituale
Le attività ecclesiastiche nelle comunità in Italia
Il piccolo messaggero, bollettino delle chiese valdese e
battiste di Torino e cintura,
maggio 2001, interviene sulla
questione già ampiamente
dibattuta se sia conveniente
per le chiese valdesi e metodiste partecipare alla gestione di parte di quelle quote
dell’otto per mille per le quali
il contribuente non abbia indicato una destinazione. Come è noto, tali quote vengono acquisite dallo stato, che è
tenuto a destinarle a opere di
valore sociale. Anche il bollettino della Chiesa valdese di
piazza Cavour in Roma riferisce che, durante l’assemblea
annuale, si è posta la domanda se accettare le quote non
espresse dell’otto per mille. E
ancora si è chiesta in quale
misura potesse e dovesse
intervenire al processo di delega ai privati che lo stato italiano differisce ad altri enti
in settori importanti come
scuola, sanità assistenza. Si è
anche chiesta in quale misura queste operazioni incidano sull’identità delle chiese e
se non ci sia il pericolo di un
progressivo disimpegno degli
evangelici alla contribuzione.
Il numero di giugno forni
sce un ampio quadro dell’attività annuale; da esso traiamo due buone notizie: l’una
relativa ai lavori eseguiti nel
tempio di corso Vittorio, che
hanno avuto come effetto un
miglioramento delle qualità
acustiche tale da permettere
di definire il tempio stesso
anche “casa della musica”.
La seconda riguarda invece i
lavori di ampliamento e sviluppo dell’Ospedale evangelico valdese, che hanno compreso la ristrutturazione
dell’antico edificio degli “/d"tigianelli" di via Berthollet e
la trasformazione dello stabile acquisito in via Silvio
Pellico 28. L’inaugurazione
dei due edifici è prevista per
la fine di ottobre. Nel 2002
cominceranno i lavori per la
ristrutturazione del primo e
secondo piano dello stabile
centrale; la Regione Piemonte, con apposita delibera,
contribuirà alla realizzazione di questi lavori.
La comunità, circolare della Chiesa evangelica metodista di Milano, aprile 2001, riferisce della Conferenza svoltasi a Roma alla fine di febbraio, a cui hanno partecipato missionari e cappellani
militari delle chiese metodiste provenienti da tutta Europa. Questa riunione ha avuto
due aspetti: riflessione sul lavoro come missionari e una
preghiera comunitaria.
Il Bollettino della Chiesa
valdese-Comunità cristiana
evangelica di Bergamo riporta la relazione deU’assemblea
annua tenutasi il 27 maggio
scorso. Fra i temi trattati riveste particolare interesse quello della multiculturalità. Un
gruppo consistente di africani, come anche singole persone provenienti da altre
parti del mondo, partecipa
da tempo alla vita di chiesa,
culti, agapi, scuola domenicale. In sede assembleare è
stato deliberato di apportare
una modifica al regolamento
interno della chiesa, che permetterà di inserire nel Consiglio, con voce deliberativa,
un rappresentante del gruppo africano. Un altro tema
toccato durante l’assemblea
è la sfida costituita dall’ecumenismo.
La chiesa di Bergamo, pur
riconoscendo le difficoltà incontrate nel rapporto con la
Chiesa cattolica, in particolare in merito al Giubileo e alle
modalità relative-alla «Settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani», che ha cercato
di superare imponendo alla
controparte cattolica momenti e modalità diverse, per
dimostrare insieme il proprio
dissenso circa l’impostazione
del Giubileo e tuttavia la volontà di non interrompere il
dialogo, decide di riprendere
la consuetudine, integrandola però con tre riunioni interconfessionali sulla Carta ecumenica per le chiese dell’Europa e definisce positivo
l’esito dell’incontro. Ma anche il rapporto tra le Chiese
evangeliche incontra qualche
problema: l’Assemblea denuncia alcune difficoltà nel
tradurre in iniziative locali gli
orientamenti e le decisioni
assunte in assemblee congiunte o in incontri di responsabili, non fosse che per
la difficoltà di abbandonare o
modificare usi e tradizioni, e
per il fatto che il poco tempo
disponibile, le esigenze familiari 0 di lavoro, gli impegni
già assunti con la propria
chiesa finiscono col bloccare
molte possibili iniziative.
(a cura di Susanna Corda)
6
PAG. 6 RIFORMA
Delle Chiese
VENERDÌ 3 ACOftij'^l 3 A<
Firmato a Torre Pellice tra Tavola e Csd da una parte e CgiI, Osi e Uil dall'altra
Un unico contratto di lavoro per le opere
Dopo due anni di trattativa il nuovo «Contratto collettivo nazionale» riguarda gran parte
delle opere e istituti diaconali valdesi Intervista a Valdo Fornerone, consulente della Tavola
DAVIDE ROSSO
UN contratto unico per
tutti i dipendenti delle
opere valdesi. Ci sono voluti
quasi due anni di lavoro e di
incontri ma alla fine, martedì
24 luglio, il risultato è stato ottenuto con la stesura del primo «Contratto collettivo nazionale di lavoro enti, opere,
istituti valdesi» che è stato
sottoscritto ufficialmente dai
rappresentanti dei tre sindacati confederali Dario Canali
(Cgil), Rino Tarelli (Cisl) e
Francesco Lo Grasso (Uil), dal
moderatore della Tavola valdese, Gianni Genre, e dal presidente della Commissione sinodale per la diaconia. Marco
lourdan, a Torre Pellice.
«Già da anni si era sentita la
necessità - dice Valdo Fornerone, consulente per il lavoro
della Tavola e uno dei principali artefici del documento di avere un contratto unico
per tutte le opere, questo anche per avere trattamenti unitari all’interno delle varie opere evitando così disparità. Fino ad ora si erano fatti tanti
contratti separati anche se alle Valli da un po’ di tempo
esiste un contratto adottato
dalle varie opere valdesi del
territorio concordato con i
sindacati locali. L’idea di un
contratto nazionale nella
Chiesa è nata nell’SO. Inizialmente si cominciò a muoversi
alle Valli poi nel ’98 si è sottoscritto un primo documento
in cui ci si impegnava per un
contratto nazionale per tutte
le opere della chiesa».
Il momento della firma
Quale è stato allora l’atteggiamento dei sindacati di
fronte all’idea di un contratto
nazionale che coinvolge molte opere ma in definitiva poco
più di 500 persone, non essendo tra l’altro i dipendenti
degli ospedali valdesi soggetti
a questo contratto? «Fin da
subito - prosegue Fornerone
- si sono dimostrati interessati. La nostra specificità di
chiesa retta da una gerarchia
di assemblee che danno le linee e hanno funzione di indirizzo, il non esserci nella contrattazione insomma un padrone tradizionale, probabilmente li ha colpiti favorevolmente, comunque nel percorso che dal ’99 a oggi ha
portato alla stesura e alla firma del contratto ha contato
anche molto la testardaggine
e la volontà in entrambe le
parti nèl riuscire a portare a
compimento quanto ci erava
Chiese evangeliche di Genova
La sorella Stefania Conte
ERMINIO PODESTÀ
STEFANIA Conte, moglie
di Giovanni, madre di
Marco, suocera di Daniela
Bouchard, una famiglia molto impegnata nella Chiesa
metodista di Sestri Ponente,
ci ha lasciato. Al funerale erano presenti molte persone e
rappresentanti di varie comunità da fuori Genova a dimostrazione della simpatia
che Stefania e la sua famiglia
riscuotevano anche fuori delle mura del locale di culto.
Il pastore Arrigo Bonnes ha
preso lo spunto dal Salmo
139 puntualizzando il fatto
che Stefania è morta proprio
nei momenti in cui a Genova
infuriava la violenza più atroce e imprevedibile. Pertanto
ai parenti non è stato conces
so di recarsi al suo capezzale
per assistere agli ultimi suoi
istanti di vita. In quel momento Stefania è rimasta sola. Ma rifacendosi al Salmo, il
pastore ha detto che Stefania
non era sola perché vicino a
lei c’era il Signore che nella
sua vita aveva sempre saputo
quando si sedeva e quando si
alzava. Stefania è stata un
esempio di fede, di coerenza
e di disponibilità verso tutti.
Alcune sorelle e fratelli
hanno presentato la loro solidarietà e testimonianza dicendo che Stefania è stata
un donna sempre pronta ad
aiutare gli altri che riceveva
tutti con un significativo e
bel sorriso. E così, in silenzio, ha concluso la sua vita
terrena in attesa della resurrezione finale.
W Comunità di Riesi e Caltanissetta
Valdesi nel Social Forum
ULRICH ECKERT
INCORAGGIATE da un atto
della Conferenza del IV distretto, le comunità valdesi di
Caltanissetta e di Riesi hanno
cercato e trovato alleati per
promuovere una piccola iniziativa di sensibilizzazione e
di impegno concreto di protesta contro gli effetti collaterali disumani e nefasti della
globalizzazione economica. È
nato così il «Caltanissetta Social Forum» che si è prefisso
di avviare una riflessione approfondita circa le grandi
problematiche che affliggono
la società globale, a partire da
un documento d’intesa da
diffondere in concomitanza
con la grande manifestazione
in programma a Genova.
Motto comune è stato: «Molte persone piccole in molti
luoghi piccoli che fanno molti passi piccoli, possono cambiare il volto del mondo».
Sabato 21 luglio, infatti, insieme ad associazioni di ispirazione laica o cattolica, a
partiti di sinistra e sindacati,
anche membri delle due comunità valdesi hanno partecipato a un volantinaggio in
vari presidi del capoluogo
nisseno, all’insegna del motto
«pensare globalmente e agire
localmente», per testimoniare
del loro dis.senso contro una
crescente mercificazione di
tutto e di tutti/e, e per invitare la popolazione a riflettere
sul proprio stile di vita. La sera stessa, anche a Riesi sono
.stati distribuiti volantini.
mo prefissi: dare cioè certezza normativa del rapporto di
lavoro tra i dipendenti».
Che tipo di percorso è stato
seguito per arrivare alla stesura del documento e quali particolarità presenta? «Siamo
partiti - prosegue il consulente della Tavola - dalla necessità di non fare diaconia a
scapito del personale: per
questo serviva tra l’altro uniformità, occorreva dare un
trattamento dignitoso ai dipendenti garantendo normativamente diritti e doveri in
maniera uguale per tutti. Una
particolarità del contratto è
che non si è partiti da una
piattaforma sindacale ma da
documenti messi a disposizione dalla Tavola. La base è
stato il contratto delle opere
delle Valli, rinnovato l’ultima
volta nel ’98, poi si è passati al
negoziato vero e proprio. Successivamente alla firma, poi il
contratto è stato depositato
presso il ministero del Lavoro.
Il documento che è stato firmato a Torre Pellice ha anche
una sua importanza particolare perché consideriamo unitamente ai sindacati che sia
un passo importante verso la
definizione di un unico contratto del settore non-profit in
Italia, una base da cui partire.
Per la Chiesa vaWese è anche
un riconoscimento da parte
sindacale che l’ha considerata
un interlocutore attendibile
tanto da diventare partner in
un percorso di questo tipo».
Dal punto di vista più propriamente dei contenuti che
cosa prevede il contratto? «Innanzitutto - spiega Fornerone
- dal punto di vista economico prevede un incremento
degli stipendi per l’ultimo trimestre del 2001 del 3%; un
1,5% era già stato concordato
per il 2000, e un adeguamento
delle indennità particolari
inoltre prevede una classificazione precisa del personale
diviso in 6 categorie di inquadramento a loro volta divise
in 5 o 6 fasce di stipendio;
questo anche per dare uno
sbocco alla formazione in termini salariali. È poi prevista la
costituzione di una commissione paritetica che dovrà intervenire in caso di conflitti
ed è previsto inoltre un impegno formativo da parte della
chiesa che dovrà tradursi in
programmi decentrati. Soprattutto però mette in chiaro
quelli che sono i diritti e i doveri per tutti coloro che lavorano nelle opere valdesi».
I Chiesa metodista di Carrara
Nuovi membri di chiesa
ci danno speranza
MARCO CISOIA
Nelle scorse domeniche
la Chiesa metodista di
Carrara ha vissuto due momenti particolari: domenica
17 giugno è stata una giornata di gioia e di festa, in quanto due sorelle e un fratello
hanno confessato pubblicamente la loro fede davanti alla comunità riunita per il culto e sono così diventati membri di chiesa. Molto diverse le
strade che hanno condotto
Giovanna, Clara e Francesco
a questa decisione: una conferenza sulla Riforma protestante organizzata dalla nostra chiesa due anni fa è stato
il primo contatto per Giovanna, che ha poi iniziato a frequentare il culto nel quale ha
incontrato l’annuncio della
grazia, determinante per la
sua scelta. Per Clara il primo
contatto era avvenuto alla
Chiesa metodista di Milano
dove, frequentando il gruppo
di lingua inglese, ha scoperto
la fede evangelica e la spiritualità metodista. Il regalo di
una Bibbia da parte di una
sorella di chiesa è stata invece la spinta per Francesco a
desiderare di approfondire la
conoscenza della Scrittura
partecipando agli studi biblici e quindi a maturare la decisione di entrare a far parte
della chiesa.
Giovanna, Clara e Francesco hanno condiviso un percorso di catechesi e hanno poi
chiesto di diventare membri
di chiesa. Il culto, a cui hanno partecipato attivamente
collaborando a formare la liturgia, è stato gioioso e a tratti toccante nei momenti delle
loro testimonianze personali.
Il testo della predicazione è
stato il capitolo 12 della lettera ai Romani, dove Paolo si
rivolge ai romani esortandoli
«per la misericordia di Dio»,
la quale è il fondamento della
fede e della chiesa. La chiesa
vi è descritta come un corpo
del quale i credenti sono le
membra. Questa immagine
ha ricordato a tutti noi che
essere membri di chiesa è
molto più che un fatto burocratico, ma significa essere
membra della chiesa di Cristo con tutto ciò che ne deriva e che Paolo descrive in Romani 12. Al culto è seguita
un’agape fraterna, nel corso
della quale la comunità si è
stretta intorno ai suoi tre
nuovi membri.
Due domeniche dopo, il 1“
luglio, la comunità ha fatto
conoscenza della pastora Caterina Dupré, che da settembre curerà la chiesa di Carrara. Al culto hanno partecipato le ragazze e i ragazzi del
catechismo, che hanno offerto alcuni intermezzi musicali
con violino e flauti, e le bambine e i bambini della scuola
domenicale, che hanno fatto
una breve «intervista» alla
pastora Dupré per iniziare a
fare la sua conoscenza. La
past. Dupré ha predicato sul
testo proposto daflezionario,
il racconto di Zaccheo, sottolineando come nonostante
Zaccheo fosse una persona
veramente disonesta e malvoluta da tutti, proprio a lui si
rivolge Gesù offrendogli la
sua salvezza. La giornata è
proseguita con una merenda
nel giardino di una famiglia
della chiesa, occasione che
ha permesso ai presenti di
conoscere più da vicino la
past. Dupré e trascorrere un
bel pomeriggio insieme.
Chiesa valdese di Agrigento
Affetto e gratitudine yor
per il pastore Giambarr
bili- J
noi”
ULRICH ECKERT
Malgrado il periodo di
vacanze e di assenze, circa 40 tra membri di
chiesa e sorelle e fratelli di altre comunità agrigentine sono confluiti, domenica 22 luglio, al culto nella chiesa valdese di Agrigento. Ciò soprattutto per ringraziare di cuore
il pastore Samuele Giambarresi, il quale ha dedicato con
instancabile impegno quattro anni della sua meritata
pensione alla cura della Chiesa valdese di Agrigento-Grotte e che durante l’estate si
trasferirà a Roma. A settembre ad Agrigento arriverà il
diacono Guglielmo Crucitti
che insieme a chi scrive queste note, pastore a Riesi, si
assumerà la responsabilità
della conduzione pastorale di
una comunità sì piccola ma
con diverse potenzialità.
Nel suo sermone di saluto,
Giambarresi ha voluto ricordare, riferendosi a Giovanni
12, 35-36 (parabola del viandante al tramonto) che da un
lato come cristiani si ha la vo
perE
inqui^
lOtanej
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Durante il culto si è i
levato un molteplice coi
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nuti due pastori di h
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filosofia simpatizzante
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gentino(per lettera) no:
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denziati in tale occasi:
l’impegno profuso nella
dicazione, nelle visite e
attività con i bambini, pedo''®®*
profonda conoscenza biii
e teologica, la ricerca dii ioP™P”
maggiore comunionetn ifflipi®®
varie chiese evangeliclui
Agrigento e a Grotte, el’m in una si
tà dell’esempio di vitali tfi®®”*
Jjlcort®0;
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un lamp*
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muele Giambarresi,
cazione a incamminarsi sempre di nuovo, finché c’è la
possibilità; e che dall’altro lato spesso non sappiamo dove
ci porterà la via. Ha poi sottolineato che anche in mezzo a
situazioni desolanti e disperanti, il Signore ci promette
pur sempre la sua presenza,
ci aiuta a non perderci d’animo, a riprendere e a rinnova
CRONACHE DELLE CHIESE
COURMAYEUR (Ao) — Domenica 5 agosto, alle 21, alla sci
di Dolonne, per l’organizzazione del Centro studi <A1
no» e della Chiesa valdese di Aosta, Alberto Corsani p
sul tema «La figura di Cristo nel cinema». ,
PIEDICAVALLO (Bi) — Domenica 26 agosto, alle 17, nell
pio si terrà il tradizionale culto in lingua piemontese.
Commissione sinodale per la diaconia
Viaggio di studio in Proveiii|toaiü
Tangelic
HO un en
il'articolo
partecipanti potranno visitare alcuni centri della diaconia #11971 di
Chiesa riformata di Francia (Erf) della regione della Costa Azzurra,™
solo di diaconia istituzionalizzata ma anche «leggera», promossi aiiii^ *
con l'Entraide protestante. Al momento sono disponibili 45 posti.
Programma provvisorio:
12 ottobre: arrivo a Marsiglia, visita di un servizio diaconale! ami
bambini e adulti, eventuale visita alla Regione Provence-Alpes, iM
tro con il presidente del Consiglio economico-sociale (Paca);
mento nella regione di Marsiglia.
13 ottobre: visita di 2-3 strutture aperte (non tradizionali) a
e di un Centro per i senzatetto a Vence; pernottamento a
mille a Théoule-sur-mer.
»evo,
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¡ioni, $c¡
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14 ottobre: programma turistico nella regione di Cannes-ii
Raphael; pernottamento a Théoule.
15 ottobre: a scelta visita di una struttura a Nizza oppure prog*‘
ma culturale; partenza.
Per maggiori informazioni, rivolgersi a:
Csd, via Angrogna, 18 -100.66 Torre Pellice
tei. 0121-953122 fax 0121-953125
e-mail: csd.diaconia(§tpellice.it
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E in distribuzione il numero 17^|*
state 2001) di «Gioventù ev
gioventù evangelica
lica». In questo numero
mo uno studio biblico in fot»“
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mo e ultramodernità» (Jean-Paul Willaime), uno studio
rativa (Erika Tomassone], ^ r
gio su «Cristianesimo, prot^'Op^f^ ^^efi
che economiche e del lavoro (Marco Mazzoli),
lettuale albanese Patos Lubonja (a cura di Massimo Gnonc]
terventi sul Forum della cultura (Paolo Naso, Davide
puntamenti e segnalazioni, più il consueto inserto «Judaico»
della Libreria Claudiana di Milano.
ABBONAMENTI 2001
normale..........................L. 50.000
sostenitore....................... 100.000
estero............................. 65.000
"3 copie al prezzo di 2».......... 100.000
cumulativo GE/Confronti........... 100.000
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato agioventù evangelica
via Porro Lambertenghi, 28 - 20159 Milano
e-mail; giorguel@interfree.it ______
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P®da al mio piede».
aspettiamo che passi. Non
vedo, ma sento molto vicino
un fortissimo rumore di frenate. I gas ci riempiono di fumo. Avverto il rumore sordo
dei colpi intorno a me, mi
sento scavalcare, spingere.
Mi arriva un colpo in testa.
Cerco di rimanere aggrappata al lampione per non farmi
travolgere né picchiare. Contemporaneamente tento di
salvare gli occhiali che continuano a salire e scendere, di
difendermi con le mani dai
gas e di pulirmi il sangue dal
viso. «Al muro, a braccia alzate!». È finita. L’aria è schiarita, accanto a me c’è un giovane del gruppo, più lontano
le amiche, un ragazzo inglese
piange per il dolore provocato dalle sostanze irritanti, un
altro ci versa addosso acqua
per dar sollievo.
il bruciore è veramente
molto intenso e capisco di essere piena di sangue in faccia
e sugli abiti. Davanti a me vedo un samurai spaziale con
casco e tubo, incrocio i suoi
occhi scuri, duri, forse sconcertati. «Lei, all’ambulanza».
Vado, il giovane accanto a me
chiede di accompagnarmi.
Oltre lo sbarramento formato
dai numerosi mezzi della polizia e della finanza (picchiata
da un finanziere?!) mi pare di
vedere anche un blindato, ci
sono ambulanze, tra cui quelle del soccorso del Gsf e giornalisti. Non riesco a contare
quante persone ferite ci siano
in giro, mi sembrano parecchie. Una ragazza è su una
barella con una spalla e un
braccio forse fratturati. Sento
gridare «Ossigeno, ossigeno!».
Rispondo brevemente ai giornalisti e continuo a ripetere
di star bene.
Al pronto soccorso troviamo personale competente,
affannato e molto paziente.
Ringrazio ancora. In attesa
delle radiografie c’è anche un
giovane poliziotto, ferito a
una mano. Tento un difficile
dialogo: «È andata male a tutti, mi dispiace, ma noi eravamo pacifici». Mi spiega che è
stato ferito nel tentativo di
separare un manifestante «di
noi», da un violento. «Perché
non li avete fermati?», mi
chiede. Noi? «E per quale
motivi ci avete caricati?».
«Non sapete che cosa stava
succedendo in piazza».
Usciamo tra due file di poliziotti, tento verso di loro un
indolenzito sorriso. Andando
verso Marassi e gli autobus
prendiamo per sbaglio una
strada che porta verso la zona
rossa. Ci fermano altri poliziotti, a viso scoperto; uno di
loro, giovane, bello, ci indica
con cortesia la strada possibile. Incontriamo un cittadino
che porta a spasso il cane e ci
accompagna fino alla stazione. Ringrazio lui e gli altri che
lungo la strada ci hanno aiutati a non perderci. Vediamo
le devastazioni, incrociamo
gruppi, un piccolo pericoloso
corteo, polizia. Siamo costretti a fermarci, nasconderci,
aspettare. Vicino agli autobus
l’atmosfera è tesissima, c’è
molta polizia, odore di gas. Si
riparte, siamo tutti un po’
malconci. Cerco di addentare
un panino informe, molliccio
e un po’ gasato. Riporto a casa gli occhiali, lo zainetto, le
scarpe e perfino le bottigliette
vuote di acqua minerale conservate perché lungo la strada, ovviamente, non c’erano
cassonetti.
Non sono scappata, non mi
sono lamentata, non ho inveito contro nessuno. Cominciano le domande; era davvero inevitabile la carica? Perché proprio accanto a noi e
su di noi? La piazzolina consentiva forse ai mezzi di disporsi? O era stato preso di
mira qualcuno in particolare?
Perché il corteo era stato lasciato indifeso? Ognuno ha
fatto la sua parte, il pacifico, il
violento, il poliziotto, come
da copione, e nessuno è stato
in grado di consolare il dolore
dell’altro, dolore che si avvertiva su tutti. Nei giorni successivi mal di testa, solidarietà e sorr-isini di commiserazione. «Eri a Genova? Ma
perché? Era inevitabile che finisse cosi, c’erano gli infiltrati». Tutto chiaro, tutto semplice. Altri si impegnano a
spiegarmi come sono i governi di destra e come ci si deve
comportare in un corteo. Non
sono ascoltata né creduta,
soltanto interpretata secondo
schemi superficiali, stantii,
inadeguati alla complessità e
alla novità della situazione.
Ora sento soltanto il bisogno
di raccontare quello che ho
fatto, visto, sentito. Ho fatto
un’esperienza per libera scelta personale e l’ho condivisa
con migliaia di altre persone.
Vorrei ripartire da qui per
non perdere la forza positiva
delle motivazioni che mi hanno portata a Genova.
Gabriella Rustici
La bandiera della Roma su una bara
ROBERTO VinUI
I media italiani, nel «prevenerdì nero», trasmettevano immagini festose di giovani dei Centri sociali in partenza da Roma Termini per
Genova: erano i ragazzi del
«Genoa Social Forum» (Gsf).
Treni pieni di allegria, tamburi e bandiere: una in particolare aveva colpito i giornalisti dei telegiornali, un ragazzo con la bandiera della
«A.S. Roma Calcio». Alla domanda del perché, la risposta fu: «Ha portato fortuna
una volta, hai visto mai...». Il
G8 si è chiuso con un’altra
bandiera della Roma: la bandiera che avvolgeva la bara di
Carlo Giuliani. Forse su questo varrebbe la pena di soffermarsi un momento per
cercare di capire quale mondo, con diverse responsabilità, stiamo contribuendo
tutti a costruire. Un mondo
in cui, per semplificare, alla
tragedia di un continente alla deriva, l’Africa, alla scomposizione dell’identità del
primo mondo in mille squame colorate, alle devastanti
povertà materiali e non, noi
rispondiamo con la retorica
sem'plice della condanna;
della violenza, dei cattivi (da
ambo le parti, tanto per non
scontentare nessuno), della
politica incapace oramai di
capire anche se stessa, di noi
stessi per «non aver fatto abbastanza».
Certo, i giorni del G8 sono
stati anche altro: incontri, dibattiti, laboratori alla ricerca
di un’alternativa, umanamente compatibile, alla globalizzazione del profitto e
dello sfruttamento «dell’uomo sull’uomo». Ma, soprattutto, dal punto di vista mediático, sventola ancora il
giallorosso della bandiera
della Roma. Ma che cosa fare? Che cosa dire?
Il dire lo ha detto il papà di
Carlo facendoci condividere
la perdita di un figlio che ha
fatto sentire nostro, nostro e
di tutti: il dire lo hanno detto
i suoi amici dicendoci che
Carlo non «è di nessuno» se
non di se stesso e del tempo
che vive. Il fare ognuno di
noi deve saperlo. Questi giorni hanno rappresentato «più
di qualcosa» per ognuno di
noi. Chi, come me, c’era negli Anni 70, ha rivisto un
«film già visto» ma drammaticamente nuovo; chi, come
me, ha un figlio, ha visto in
Carlo suo figlio; chi, come
me, crede nella giustizia sa
come l’eccesso di amore
contro il sopruso dell’ineguaglianza trasformi la ricerca dell’appartenenza in fede,
in etica assoluta, arrivando
anche (purtroppo) a tirare
un estintore.
A chi oggi è in cerca di
identità, a chi si interroga
sull’appartenenza nella fede
e nella ricerca di forme vive
di testimonianza di fede in
Cristo, io mi sento di dire che
il luogo dove soffermarsi per
riflettere è quello della preghiera: accanto a Carlo, accanto alla famiglia e agli amici di Carlo, accanto al carabiniere che lo ha ucciso, accanto a tutti i «nostri ultimi»,
anche (e forse soprattutto)
accanto ai Black block. Affermo questo perché credo che
solo attraverso la condivisione degli stili di vita, delle forme e dei confini dei conflitti
noi riusciremo a capire; perché capire significa condividere, appartenere, esserci
sempre, con Gesù, quando
chiede al Padre di allontanare, se possibile, da sé il «calice amaro», nel momento in
cui Gesù indicava, sulla croce, lo stretto sentiero che
porta alla salvézza.
Ed è dentro questa dimensione drammaticamente viva
della testimonianza della Parola che noi possiamo ricoriquistare l’identità: nella dimensione che si crea nello
spazio-tempo che intercorre
tra il pensare di Gesù, la richiesta al Padre e la sua morte: qui risiede la prefigurazione del Regno che viene; la
salvezza, la verità, la giusti
Alla ricerca di un mondo «altro»
Tutto il movimento anti G8
è anticapitalista?
ENRICO CERASI
SAMUELE PIGONI
zia. Ed è qui che dobbiamo
avere il coraggio e la forza di
essere: dentro la dimensione
spazio-temporale individuabile in quello che è intercorso tra il pensare di Carlo, il
mandare un messaggio in
«sms» al suo amico al mare e
la sua morte.
Non so dire se si debba
sperare di avere necessariamente una sola bandiera, più
bandiere o se non si debba
proprio averne, l’unica cosa
che davvero spero è che
quella giallorossa torni solo a
sventolare negli stadi di calcio e, poiché c’è «un tempo
per ogni cosa», mai più sulla
bara di un ragazzo di 23 anni.
Ognuno ha preso parte
all’atmosfera così tesa,
così ostile, da entrambe le
parti, al G8 di Genova. Riguardo ai giovani manifestanti, i cosiddetti «progressisti» parlano di hooligans, alludendo a un settore di cronico» disagio giovanile, deprecabile, addirittura idiota, incarnazione di percentuale irriducibilmente molesta e delinquenziale del cosiddetto
«disagio giovanile». Altri, me-*
no progressisti ma forse più
schietti, a fatica nascondono
la convinzione che tutto il
movimento antiglobalizzazione sia violento, antidemocratico ma fortunatamente marginale della società
odierna. Del resto, il presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana
(quella fondata sulla Resistenza!), lo ha detto e ripetuto esplicitamente: tutto il
movimento, da Seattle a Genova, non è già contro il G8,
o contro questo 0 quel leader
politicò («legittimi rappresentanti della sovranità popolare», ci viene ricordato),
ma è contro la società di
mercato, contro il capitalismo, contro l’Occidente.
Ma tutta la piazza di Genova covava in sé questa intenzione anticapitalistica e antioccidentale? Dalla Rete di
Lilliput, alla Chiesa cattolica,
dalla Federazione delle chiese evangeliche all’Arci, passando per tutte le variegatissime sigle si associazioni, era
tutto un covo di pericolosi rivoluzionari? È giusto questo
giudizio politico? Stando alla
coscienza soggettiva della
maggior parte delle persone
presenti a Genova, il giudizio
è lontanissimo dal vero. Anche se molti erano i militanti
di Rifondazione comunista,
quasi nessuno dei manifestanti nutriva, e nutre, intenzioni «rivoluzionarie». La larghissima maggioranza dei
manifestanti nutriva piuttosto intenzioni di riforma sociale, di appianamento delle
innumerevoli storture della
società odierna, dall’ambiente ai diritti dei popoli del Terzo Mondo.
Cqn questo però non si
vuole certo abbattere il capitalismo. Innanzitutto, perché
abbiamo visto di che pasta
era fatto il socialismo, in secondo luogo perché in questa
società, dopo tutto, non viviamo neanche malissimo, e
infine perché abbattere il capitalismo sembra davvero
impossibile. Dunque, davvero nessuna intenzione rivoluzionaria. Come diceva bene
lo slogan più rappresentativo
del movimento: «Un altro
mondo è possibile», sottointendendo però un altro mondo «capitalistico». Un capitalismo più ecologico e più
umanitario, più rispettoso
dell’ambiente e dei diritti dei
popoli. Così ha esortato anche il vescovo di Roma: cerchiamo, otto Grandi, di dare
qualcosa anche ai poveri!
Ha torto Berlusconi, dunque? Sì, se si pensa a quanto
accennato sopra, cioè alle intenzioni dei partecipanti
aÌl’anti-G8. Eppure noi siamo persuasi che una verità,
sia pure involontaria, vi sia
nel giudizio espresso dal presidente del Consiglio. «Un altro mondo è possibile», è
davvero possibile? Sì, riteniamo, ma non restando all’interno del modo capitalistico
di produzione. Il capitalismo, il «capitalismo reale»,
non può che mostrare questo
volto, il volto dell’attuale neo
e ultra liberismo di oggi. Un
volto mostruoso, ma l’unico
che davvero possieda. Il capitalismo non è una categoria dello spirito ma un modo
di produzione: il più in grado, fino a ora, di valorizzare
la capacità produttiva del lavoro umano, governato da
delle leggi che non sono
oscure, sono state descritte
da molti autori, e sono leggi
che danno conto di un nesso
inevitabile tra l’appropriazione privata della ricchezza
sociale e devastanti effetti,
ambientali e umani.
Se questo movimento è oggettivamente antagonista ai
capitalismo, perché lotta molto seriamente per delle riforme non conquistabili nel quadro di una società di produttori di merci, allora i fatti di
Genova si possono spiegare
con più coerenza. Il movimento di Genova contiene, in
potenza, un’istanza davvero
inconciliabile con questa società, e può essere vissuto come pericolosamente eversivo,
minaccioso, «rivoluzionario».
Il diritto di manifestare pacificamente va sempre garantito
La democrazia va insegnata e praticata
ANGELO MERLEni
Nelle settimane precedenti il G8 di Genova a
Pinerolo si erano succeduti
incontri sul tema della globalizzazione e della nonviolenza: nonviolenza, scritto tutto
attaccato per significare uno
stile di vita e non solo l’assenza di violenza. Si erano
costituiti gruppi di affinità, ci
siamo confrontati per intere
serate sulle modalità e sul significato di una presenza a
Genova e di come renderla
significativa. Poi il grande
corteo di sabato tranciato in
due e disperso coi gas irritanti, i cingolati, le manganellate. Ora restano molta amarezza e molti interrogativi. Mi
sono chiesto il significato
della parola «manifestazione»: render noto, mostrare
apertamente, così riporta il
vocabolario; segretezza e democrazia non vanno d’accordo, e la Costituzione ha nel
suo codice genetico la possibilità di esprimere in modo
tranquillo le proprie idee, anche tramite un corteo.
C’è un’altra domanda che
mi assilla ed è di carattere
pedagogico. Di lavoro faccio
l’insegnante e so che comunico di più con l’esempio e lo
stile di vita che con le parole
o gli scritti. Mi chiedo quale
idea delle forze dell’ordine
avranno le migliaia di giovani che in questi giorni sono
stati a Genova se non quella
di apparati repressivi che ricordano più il Cile di Pinochet che non una moderna
democrazia europea. Se un
mio allievo o allieva mi insultasse non potrei mai rispondere con gli stessi insulti,
perché sono un insegnante:
dovrei rispondere, certamente ma ponendomi su un piano diverso, cercando il dialogo e spero di ricordarmelo
sempre. Come si potrà guardare negli occhi un rappresentante del governo, rappresentante e tutore della democrazia quando l’unica risposta alla manifestazione delle
proprie idee è stata la repressione e quando questa modalità viene difesa a oltranza?
Provo amarezza anche verso il mio animo quando devo
constatare che coloro che so
no stati preposti alla tutela
dell’incolumità delle persone, e che hanno giurato per
questo, non siano stati in
grado di farlo e, anzi, abbiano colpito proprio persone
armate solo delle proprie
idee. Provo amarezza nel
sentire che anche di fronte
all’evidenza dei fatti il governo si trinceri su posizioni costituzionalmente insostenibili come la difesa e il plauso
alla modalità con cui è stata
devastata la sede del Gsf e sono stati picchiati le persone
che si trovavano sia li che
nella scuola vicino.
Sono convinto che la democrazia vada continuamente
insegnata e praticata ma che
il governo si stia dimostrando
un pessimo insegnante e temo che questo esempio possa
generare nei giovani solo rabbia e sfiducia verso le istituzioni. Credo che nei prossimi
mesi avremo molto da fare sia
sulle tematiche che ci hanno
portato a Genova, sia sul significato di democrazia: questa del G8 è stata una buona
occasione per aprire, o riaprire, molti occhi.
8
PAG. 8 RIFORMA
DI
i Lettera al presidente Ciampi
I battisti italiani e il G8
Al presidente della Repubblica,
Carlo Azeglio Ciampi
Nel corso dell’ultimo Consiglio generale dell’Alleanza
mondiale battista che si è tenuto dal 2 al 7 luglio scorsi
presso l’isola di Prince Edward a Charlottetown in Canada, a cui hanno partecipato
oltre 570 delegati da 48 paesi
di tutto il mondo, l’assemblea
nel corso dei propri lavori si è
soffermata a considerare alcuni fra i tanti gravi problemi
che attanagliano milióni di
persone in molti paesi del
mondo. Fra questi il mancato
rispetto in alcuni paesi del diritto alla libertà religiosa, la
spirale debitoria in cui vivono
i popoli più poveri della terra,
la gravissima crisi Aids che,
soprattutto nell’Africa subsahariana, sta falciando via in
percentuali elevatissime famiglie e comunità.
L’Alleanza mondiale battista^ che è una comunione cristiana che rappresenta 43 milioni di credenti con una popolazione complessiva di oltre 100 milioni di persone
sparsa in 116 paesi del mondo, ha da sempre a cuore il
rispetto dei diritti umani. Per
quanto deliberato in Canada,
nell’imminenza dell’incontro
a Genova delle delegazioni
degli otto paesi più industrializzati vorremmo, come battisti italiani, chiederle di farsi
interprete presso i membri
della nostra delegazione al
summit di quanto espresso
all’unanimità dal Consiglio
generale della Alleanza mondiale battista.
In particolare chiediamo
che il governo italiano si adoperi a che il processo di cancellazione del debito dei pae
si maggiormente indebitati
sia deciso e posto in attuazione velocemente così da consentire alle nazioni più povere di promuovere il benessere economico e sociale dei loro cittadini. Nonostante la
campagna della cancellazione del debito, infatti, un solo
paese, ci risulta, l’Uganda, ha
sino a oggi ottenuto la cancellazione del debito e solo
12 paesi sui 40 designati come i più indebitati stanno ora
beneficiando di una riduzione del servizio sul debito.
Chiediamo inoltre che il
governo del nostro paese
promuova e finanzi progetti
mirati ad affrontare la grave
crisi che l’epidemia di Aids
sta creando in molti paesi
africani. In particolare chiediamo che si incoraggino e finanzino programmi di prevenzione ed educazione per
la lotta all’Aids per evitare
l’ulteriore diffusione del virus
e che shfaccia pressione perché le industrie farmaceutiche rendano il trattamento
medico sanitario delle persone affette da Aids più economicamente accessibile.
Alleghiamo a questa nostra
le tre risoluzioni che il Consiglio generale ha votato a
Charlottetown sui temi sii citati e chiediamo altresì, concordemente a quanto approvato dalla nostra ultima Assemblea generale, che il governo del nostro paese continui anche in sede di G8 ad
adoperarsi, come in passato
è già avvenuto, per l’abolizione in tutto il mondo della pena di morte. (...)
Aldo Casonato
Presidente Ucebi
Roma, 17 luglio 2001
Le mozioni dell'Alleanza mondiale battista
Cancellazione del debito
Il Consiglio generale della Alleanza mondiale battista riunito a Charlottetown
nell’isola di Prince Edward in Canada dal 2
al 7 luglio, 2001, nella consapevolezza che
un summit G8 si terrà a breve a Genova in
Italia; richiamando la mozione approvata
dal Consiglio generale su Jubilee 2000 si rallegra per quelle nazioni dei G8 che hanno
adottato la decisione di cancellare debiti
per 100 miliardi di dollari; deplora che tale
processo di cancellazione del debito non sia
stato condotto più velocemente; incoraggia
tutti i governi dei G8 a procedere nel processo così da consentire alle nazioni più povere di promuovere il benessere economico
e sociale dei loro cittadini; fa appello ai battisti e a tutte le persone di buona volontà di
continuare a sostenere la campagna per incoraggiare i governi e le istituzioni creditrici
a dare attuazione più velocemente a decisioni già prese che concernono la cancellazione del debito e, alle nazioni debitrici, di
tradurre tale cancellazione in benefici tangibili per i propri cittadini; e insistere che
nuUa in tal senso serva a sostenere quei governi che negano libertà ai loro popoli.
Libertà religiosa
Il Consiglio generale della Alleanza mondiale battista (...) riafferma l’impegno della
Bwa, dei suoi membri costituenti, delle chiese, degli individui che sono parte delle unioni membro, a difendere e promuovere la libertà religiosa per tutti i popoli; denuncia
che conflitti cui si adducono motivazioni religiose che coinvolgono popoli di fedi diverse conoscono un escalation nel mondo;
prende atto del dolore e della sofferenza dei
battisti e di altri nel mezzo di situazioni di
conflitto su base religiosa; incoraggia le sorelle e i fi-atelli battisti a pregare per le vittime degli attacchi a persone e cose e, specialmente per le famiglie di coloro che sono stati uccisi per tah azioni, fa appello ad iniziative umanitarie a molti livelli e in particolare
incoraggia i battisti, inclusi coloro che sono
coinvolti in questi conflitti, a raggiungere
gente di tutte le fedi a scopi umanitari; riconosce che persone di tutte le fedi hanno diritto alla libertà religiosa e a tutte le altre libertà, pur affermando che la salvezza viene
solo attraverso la fede personale nel Signore
Gesù Cristo; e raccomanda a che i battisti
siano dovunque vigilanti nel difendere e
promuovere la libertà religiosa per tutti.
Hiv-Aids
Il Consiglio generale della Alleanza mondiale battista (...) prende atto degli ordini
del giorno dello scorso Consiglio generale
concernenti l’attuale crisi Aids; lamenta la
rapida diffusione dell’Hiv-Aids, particolarmente nell’Africa sub-sahariana, l’impatto
devastante di questa malattia su famiglie e
comunità, e la mancanza di sufficienti risorse economiche e mediche per affrontare
le sue cause, prevenzione e trattamento; dichiara che uno stile di vita e valori cristiani,
incluso il modello biblico di castità fuori
dal matrimonio e fedeltà nel matrimonio,
sono un modo significativo per limitare la
diffusione dell’Hiv-Aids; riafferma che indipendentemente dalle cause dell’infezione
ogrfi persona affetta dal virus o ammalata
di Aids dovrebbe avere accesso a cure mediche appropriate;
fa appello ai battisti in tutto il mondo a
pregare per tutte le vittime del Hiv-Aids e
per coloro che se ne prendono cura; incoraggiare gli operatori sanitari che operano
per rispondere alle necessità di coloro che
soffrono di Aids; dare supporto a pastori e
altri ministri che si occupano della cura spirituale degli ammalati di Aids e delle loro famiglie; promuovere e incoraggiare programmi per l’educazione, la prevenzione e il trattamento dell’Hiv-Aids, che siano coerenti
con i valori cristiani; lavorare attraverso
chiese e comunità per rispondere in spirito
di preghiera, amore e compassione alle vittime dell’Hiv-Aids, delle loro famiglie e di coloro che se ne prendono cura; fare pressione
presso governi e altre fonti di finanziamento
perché fondi siano stanziati per l’educazione, la prevenzione e il trattamepto dell’HivAds; dare prova di atteggiamento compassionevole ad imitazione di Cristo per chi affronta l’Aids; chiama con urgenza i battisti a
riconoscere e rispondere ai bisogni spirituali
di coloro che sono affetti dalla malattia; e incoraggia le istituzioni teologiche a considerare di includere nel loro curriculum di studi
corsi di specializzazione per pastori e ministri che si occupano della cura delle vittime
dell’Aids e delle loro famiglie.
Iniziative interconfessionali sul G8 ad Alessandria
L'importanza della preghiera
MARCO RUSSO
IL momento di digiuno e
preghiera organizzato dalla Rete Radié Resch, dalla Cipax e dal Centro culturale
protestante di Alessandria
era cominciato alle 20 di venerdì 20 luglio, quando già da
alcune ore giungevano le notizie da Genova di violenze e
distruzioni; poi arrivò la notizia dei feriti e del ragazzo ucciso. È difficile esprimere lo
sconforto, la delusione e il disorientamento di chi, come il
sottoscritto, non si sarebbe
mai aspettato un simile bollettino di guerra malgrado
tutte le misure di sicurezza e i
controlli di cui si è tanto parlato nei giorni precedenti.
Non si erano ancora spente le
luci della sera che già fioccavano i lanci di accuse da una
parte e dall’altra, giustificate
o meno ma che in ogni modo
contribuivano a mantenere
alta la tensione tra le parti.
In questo contesto e con
questi stati d’animo ci siamo
recati alla chiesa San Paolo
di Alessandria per il momento di preghiera interconfessionale. Due ore circa, trascorse in silenzio. Per usare
le parole della riflessione biblica del pastore delle chiese
metodiste di Alessandria e
Bassignana, Maurizio Abbà:
«Pregare facendo tacere le
tante voci che gridavano fuori e dentro di noi per riuscire
ad ascoltare quello che Dio
vuole da noi». La prima parola che personalmente ho
sentito è un «no» deciso alla
violenza; a chi sostiene che
in certi casi il fine giustifica i
mezzi, Gesù risponde che è
vero, infatti lui pur di non
uccidere ha preferito morire.
Il brano della lettera di Giacomo (4, 2-3), stampato su
una delle varie fotocopie che
erano distribuite all’entrata
della chiesa, evidenzia in
maniera drammatica la strada che gli uomini e le donne
del nostro tempo devono ancora percorrere per uscire
dalla logica della violenza.
L’incontro si è articolato in
due parti, alla prima fase di
meditazione silenziosa ne è
seguita una in cui la lettura di
preghiere comunitarie si è alternata a un breve spazio di
preghiere libere. Mentre mi
recavo in chiesa mi chiedevo
quale fosse l’utilità di un incontro di preghiera; sicuramente non costa niente, non
richiede spese enormi, né la
rinuncia del nostro benessere
per aiutare chi è meno fortunato, c’è da rimetterci solo un
po’ del nostro preziosissimo
(senza retorica) tempo libero.
Costa talmente poco che chi
ci va corre il rischio di pensare di mettersi a posto la coscienza senza troppo dispendio di energie e senza timore
di persecuzioni eventuali
giacché un’adunanza di preghiera di 40 persone oggi come oggi non è considerata
un’attività eversiva.
Ciò che mi attirava in chiesa era la necessità di incontrarmi con i miei fratelli, persone che come me avvertivano il profondo divario tra la
parola di Dio e le nostre scelte umane e che nella preghiera ammettevano la propria
inadeguatezza e disorientamento di fronte ai fatti del
giorno, ricercando in Dio una
parola ristoratrice.
Al termine del periodo di
preghiere silenziose ci siamo
riuniti vicino all’altare per
pronunciare insieme ad alta
voce le preghiere comunita
rie proposte dal parroco della parrocchia di San Paolo
che ci ospitava, quindi il sottoscritto e Paolo Libré, delia
Chiesa metodista di Bassignana hanno portato il contributo della parte «evangelica» leggendo parte del salmo
73 e una riflessione tratta
dalla raccolta «Spalanca la finestra» (raccolta di preghiere
della chiesa universale a cura
della Cevaa).
Tra i presenti c’erano alcune suore, una era più piccolina delle altre, aveva la pelle
olivastra e i lineamenti del viso inducevano a supporre
che potesse essere di origini
latino-americane, guardavo
quella donna e pensavo che
probabilmente veniva da un
paese del Terzo Mondo, chissà come potevano risuonare
false alle sue orecchie le nostre preghiere di cristiani «in
pantofole», che pensano di
aggiustare tutto con qualche
ora in chiesa?
Paolo Librò aveva appena
terminato la sua lettura che
quella piccola sorella ha preso
la parola, ma non ci ha giudicato, anzi, andando contro alle mie aspettative ha cominciato a ringraziarci. Dalla sua
commozione traspariva la
sofferenza e la fame che si
prova nel luogo da cui proviene: un paese del Messico a cui
deve essere fortemente legata.
In qualche modo, non so come, eravamo riusciti a trasmetterle un affetto che lei
aveva afferrato e ora ci stava
restituendo a piene mani, la
sua spontaneità e gioia ha
contagiato le nostre preghiere, le nostre parole ora acquistavano valore perché una parola ristoratrice ci aveva raggiunti. 11 salmo 50 e il Padre
Nostro li abbiamo quasi cantati, e per una sera mi sono
sentito un po’ più fratello e
meno individuo.
Genova: gli aspetti positivi
Il metodo nonviolento
DANIEL NOFFKE
Della manifestazione di
Genova vorrei che ricordassimo la bellissima manifestazione nonviolenta che si
stava preparando e che si è
potuta svolgere per un brevissimo chilometro appena;
la bellezza di essere riusciti a
riunire, attorno al Gsf, una
miriade di organizzazioni
sotto un progetto comune.
Ma c’è sicuramente chi sostiene che la nostra posizione
non sia propriamente cristiana, che il nostro rifiuto di separare i buoni dai cattivi, calpestare la gramigna che cresceva fra noi (cosa verissima!)
sia poco adatta alla purezza
del cristianesimo... Vi lascio
pertanto uno spunto per confermare la cristianità del nostro agire, nel senso profondo
della «imitatio Christi».
Sin dall’alba attorno a Gesù
si era radunata una piccola
folla che ascoltava i suoi ammaestramenti: parlava di
Gandhi, Martin Luther King e
di tutta la lotta per la pace e
la nonviolenza. AlTimprowiso una folla urlante di scribi,
farisei, gente comune e poliziotti si avvicinò a lui trascinando nel mezzo un manipolo di ragazzoni vestiti di nero
e gli dissero: «Maestro, questi
ragazzi sono nichilisti e hanno sfasciato mezza città. Ora
Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare tali malfattori; tu che ne dici?». Ma
Gesù chinatosi per terra continuò la sua lezione scrivendo sulla sabbia il numero dei
morti di fame, le cifre dell’ingiustizia nel mondo e quelle
della violenza finanziata dalle
grandi multinazionali.
Siccome questi continuavano a insistere affinché egli
si schierasse con loro, partecipasse alla lapidazione, prendesse le distanze da questo
manipolo di delinquenti, egli,
alzato il capo, disse loro: «Chi
di voi è senza peccato, chi ritiene di non partecipare di
tutta la violenza che giornalmente offende l’umanità e il
creato, scagli la prima pietra
contro questi ragazzi.» Rivoltosi quindi verso i propri discepoli riprese, così, la propria lezione parlando della liberazione nonviolenta dei popoli sofferenti. La gente urlante, i farisei, gli scribi e i poliziotti, udite queste parole, ma
privi di coscienza, si armarono di manganello e pistole e
pestarono a sangue i nichilisti, Gesù e i suoi discepoli.
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Dio e i non
Il quotidiano cattoii
nel prosieguo di un riiL*
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ospita un contributo di
fredo Fofi, critico,
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CENTRO DI FORMAZIONE DIACONAf
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Corso residenziale di formazione
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Iscrizioni , | ^
Sono aperte le iscrizioni al corso per la formazione diacono ■
durata del corso è triennale.
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L'ammissione al Cfd è conseguente all'iscrizione ad un cofS
versitario presso l'Università di Firenze; alcuni corsi sono 0 n
chiuso con prove d'accesso. Con il prossimo anno accademico F
visto l'avvio delle nuove lauree triennali. Entro il mese di luglio
no prese le decisioni definitive e si prevede che le iscrizioni po
avere inizio dal 20 di agosto (sito www.unifi.itj. ,, -ji
La domanda per il Cfd va presentata entro il 15 ottobre e
sione è conseguente ad un colloquio. .
Gli studenti alloggeranno presso l'Istituto Gouid, via de '
49, dove hanno sede il Cfd e lo studentato.
inizio dei corsi, programmi, frequenza .
I programmi del Cfd prevedono una formazione n®"® ' ps» ■
iblica, teologica della diaconia, lettura dell'ambiem®^^i^|,( ^
pedagogica. Il programma è disponibile in segreteria. La
è obbligatoria. |'¡p(>
I corsi avranno inizio a fine ottobre - primi di novembre co
gurazione dell'anno accademico, che generalmente | ¿¡Ci*
settimana del corso di formazione-aggiornamento diaconale
La segreteria è a disposizione per fornire tutte le informazi
cessarle. A richiestasi può anche organizzare una ''isijo. cq]2^
Rivolgersi a: Cfd. c/o Istituto Gould-Via de'Serragli, 4vFirenze .-„1 ikiz
tei. 055.21 2576 ■ fax 055. 280274 - e-mail : HYPERLINK
cfd.comandi@tin.it
Coordinatore: Letizia Vezzosi-Sbaffi - tei. 055.292673
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la prova di forza
DI GENOVA
Il difficile «nodo» battesimale
EUGENIO BERNARDINI
jjelle drammatiche giornate
Genova, durante il G8, è andata
¡„onda una grande prova di
forza mediática. Contenuti po¡, espressi in forma di slopn,
A\ Kiiranì in_
^ tutti, era dare un’immagine
forte di fronte all’opinione publica di tutto il mondo. Chi ha
rinto e chi ha perso? A mio patere, a parte i violenti, hanno
Mfso un po’ tutti. Anche se in
modo diverso.
Gli «otto Grandi» volevano dare «¿’immagine, un po’ paternaBstica, del fatto che «loro ci sono», che dominano la scena politica ed economica al di là dei
vertici delle varie^ organizza
ciflsti (quindi anche noi), i propugnatori di una globalizzazione più umana e più attenta alla
giustizia sociale ed economica e
alla difesa dell’ambiente.
Nonostante il grande successo
della più numerosa manifestazione della breve storia dei raduni anti-G8, nonostante la generosità e il pacifismo più assoluto della piattaforma del Genoa
Social Forum (Gsf), a cui molte
nostre chiese hanno aderito, ha
preso il sopravvento l’ala dura,
violenta, distruttiva del movimento di protesta. Certo, se le
forze dell’ordine (presenti in
massa a Genova) sono state impotenti di fronte a tremila (o
forse cinquemila) sbandati e de
Jerra»), che solo «buoni» perché si occupano
¿ei grandi problemi dell’umajità, che sono
mediática. Chi ha
vinto e chi ha perso?
lómani» perché tra loro scherzano e si danno pacche sulle spalle.
Insostanza, che sono affidabili e
Itttendibili: «Abbiate fiducia in
noi, i problemi sono complicatissimi ma solo con noi, non consto di noi, li si può risolvere». Ma
gli «otto Grandi» hanno perso la
loro prova mediática: li abbiamo
visti assediati, privi di quel consenso, che pure hanno in base ai
voti con cui sono stati tutti democraticamente eletti, incapaci
i dialogare e controllare la protesta di chi non condivide le loro
jroposte e le loro scelte.
Ha perso anche il nuovo governo italiano che, à prescindere da colpe e responsabilità proprie e del governo che l’ha preceduto, ha comunque subito un
colpo sul piano dell’immagine
iaternazionale: certo, poteva
succedere, ed è successo in parte, anche negli altri paesi in cui i
«Grandi» si sono riuniti, ma le
immagini mandate in onda in
tutto il mondo sono state un
pve segno di impotenza. Con
il governo hanno perso anche le
forze dell’ordine che hanno dimostrato, quanto meno, imprepuazione, disorganizzazione,
violenza non giustificata, incapacità di distinguere tra i vioIcoti e i pacifisti. Il loro comportamento, non all’altezza di un
paese civile e democratico, ha
allevato dubbi e sconcerto in
molta parte deU’opinione pubhlica, anche moderata.
Anche se un po’ di meno, a
Genova hanno perso anche i pa
sono state espresse per la strategia
del Gsf: da una
«pasionaria» come Franca Rame,
che ha detto che
bisognava avere il coraggio di
sospendere le manifestazioni già
il 19 luglio, e sicuramente dopo
il morto del 20, o comunque
spostarle in altro luogo, ad altri
leader del Gsf che ritenevano
che un sit-in di massa o altre
modalità che non fossero il corteo in città, avrebbero segnato la
più netta distanza da coloro che
volevano solo provocare e distruggere. Così non è stato, il Gsf
è stato infiltrato e usato da chi
aveva ben altri propositi.
Nella piazza mondiale mediatica di Genova hanno vinto solo
i violenti, con le loro insegne, i
loro simboli, il loro linguaggio
rozzo. Ma anche in questo blocco c’è di tutto: da quelli semplicemente, ma gravemente, sviati
(come, sembra, il giovane rimasto ucciso), che andrebbero recuperati a una dialettica civile,
ai delinquenti, ai teppisti, certamente ai prezzolati e agli infiltrati (da chi?) che andrebbero
duramente puniti. Ha vinto il
loro messaggio di morte, di disperazione, ha vinto la loro legge, quella stossa «legge della
giungla» che dicono di voler
combattere.
E ora mi si dirà: e allora? e tu?
Io non so che ripetere altro che
la forza della giustizia, del
l’amore, della speranza, del rispetto del creato, si può esprimere solo con metodi rigorosamente nonviolenti e con una
forte azione politica che deve
coinvolgere tutti i governi e tutti i popoli del mondo.
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Delle Valli x^ldesi
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Jy® Iwerzioni pubblicitarie; a modulo (42,5x38 mm. Riforma - 37x45 mm, L'Eco delle
®i) £ 30.000. Partecipazioni; mm/colonna £ 1.800. Economici; a parola £ 1.000.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre! 999).
Il numero 30 del 27 luglio 2001 è stato spedito daH’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 25 luglio 2001.
Nelle pagine evangeliche, l'insegnamento sul battesimo è molto semplice, ma nel corso della
storia cristiana si è trasformato in un groviglio di posizioni complicate e spesso contrastanti
MARIO AFFUSO
Ly EPISODIO del battesimo
I del funzionario etiope da
parte di Filippo, riportato nel
libro degli Atti 8, 26-40, è di
sconcertante fragranza spirituale che testimonia la grande semplicità (non superficialità, tutt’altro) della pratica battesimale nella chiesa
neotestamentaria. Tale doveva essere normalmente se
l’autore della epistola agli
Ebrei (6, 1-3, traduzione Tilc)
scrive; «Perciò lasciamo da
parte gli insegnamenti più
semplici su Cristo, e passiamo a un insegnamento più
profondo. Non vogliamo ritornare Sopra gli argomenti
fondamentali, e cioè: la necessità di cambiare vita abbandonando le opere morte;
la fede in Dio; la dottrina dei
battesimi; l’imposizione delle
mani; la risurrezione dei
morti; il giudizio eterno. Andiamo avanti! Se è volontà di
Dio, faremo così».
dall’area ecumenica e che
dovrebbe far riflettere circa
Torientamento da dare anche
alTattuale dibattito. C’è un
documento ecumenico che
più di altri ha sintetizzato il
coacervo delle difficoltà intorno al battesimo: il Bem, sigla che segnala i tre grandi
temi ecumenici che tratta:
battesimo, eucaristia e ministero (Enchiridion oecumenicum, voi. 1. pp. 1391-1447).
Questo documento ci propone una riflessione interessante a proposito della prassi
battesimale; se è dubbia (ecumenicamente parlando)
«la possibilità che il battesimo dei bambini sia stato praticato anche nel periodo apostolico» (...) «il tipo di battesimo più chiaramente attestato nei documenti del Nuovo Testamento è quello che
ha luogo in base ad una confessione di fede personale» (§
3052, IV, A. 11).
Un tema ecumenico
L’insegnamento sul battesimo, molto semplice nelle
pagine evangeliche, si è trasformato in un quasi inestri-'
cabile groviglio di posizioni a
motivo di un tortuoso percorso storico che ha spostato
il nostro tema, il battesimo,
dal piano soteriologico a
quello ecclesiologico. Purtroppo, nel corso dei secoli il
battesimo è stato trasformato
da testimonianza di fede in
Cristo, da «alleanza», «patto»
del credente con Cristo, in
«sacramento». E sono sacramenti quelle «azioni sacre
convogliate sui fedeli dalla
chiesa»; pertanto «le diversità
nella concezione e nella pratica dei sacramenti possono
essere causa, sintomo o conseguenza di alcune delle più
profonde e tenaci divisioni
che esistono fra le chiese. La
conoscenza degli sviluppi secolari delle concezioni e delle
sensibilità religiose in materia possono servire a chiarire
le difficoltà...» {Dizionario
del movimento ecumenico,
Edb, p. 948). Ma... «a che ci
serve la migliore ecclesiologia quando vogliamo eludere
ostinatamente l’attesa riforma su questo punto modesto, ma praticamente decisivo?» (Karl Barth, Il fondamento della vita cristiana,
Roma, 1976, p. 15).
Questo del battesimo è stato e rimane, come si vede, un
tema da sempre molto dibattuto nel movimento ecumenico. C’è tuttavia una indicazione che giunge proprio
II battesimo agli adulti
e il ri-battesimo
La Chiesa apostolica italiana, chiesa in comunione con
l’Unione delle chiese valdesi
e metodiste e membro effettivo della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia è,
dal punto di vista del battesimo, una chiesa di espressione battista. Il battesimo viene
amministrato ad adulti credenti dopo una attenta catechesi battesimale di almeno
dieci lezioni. Il 26 maggio
scorso, una giovane è stata
battezzata per immersione
nel corso di una riunione apposita tenuta nella chiesa
battista di Firenze. Circa
l’80% degli amici presenti
erano di estrazione cattolica!
Sin dalla sua costituzione
(23 settembre 1979) detta
chiesa non ha imposto, e
neppure pensa di farlo in futuro, il ri-battesimo a chi, per
autonoma scelta di orientamento teologico, proviene da
area pedobattista, a meno
che l’interessato, come è anche accaduto, non lo chieda
espressamente. Se il soggetto
credente dimostra e dichiara
con una sua personale confessione di fede di voler e poter dare al (pedo)battesimo
ricevuto una pienezza di significato secondo TEvangelo
(e ciò nel corso di una pubblica testimonianza), non si è
esitato, come non si esiterà, a
riconoscerne la validità.
Il battesimo non ha, per la
Chiesa-apostolica italiana, alcun senso sacramentale e non
si fa distinzione nei riguardi
di chi proviene da area riformata o da area cattolica. A tal
proposito ricordiamo le parole del prof. Valdo Vinay che
non ravvisava distinzione alcuna tra pedobattismo riformato e pedobattismo cattolico, dal momento che insegnava che «non possiamo che rallegrarci che, nonostante tutto,
sia rimasto il battesimo come
base comune fra le chiese
evangeliche (riformate, ndr) e
la confessione cattolico-romana» {Teologia pastorale.
Dispense della Facoltà teologica valdese, anno acc. 19551956, p. 134).
Il battesimo non vincola
a una specifica chiesa
Il battesimo non vincola a
una specifica chiesa, come si
crede da qualche parte, ma
inserisce nelle file di quell’indeterminato e variegato «popolo di Dio» che va al di là
delle nostre geografie denominazionali e confessionali
con le loro coordinate e linee
confinarie. Il credente è chiamato poi a individuare in sé
la presenza dello Spirito Santo per accoglierne la guida e
vivere secondo le promesse e
le direttive pneumo-carismatiche così come di volta in
volta emergono dalle pagine
bibliche. Come Chiesa apostolica italiana pensiamo,
perciò, che vada abbandonata l’espressione «battesimo
nello Spirito Santo» come
usata in aree e gruppi pentecostali sia evangelici che cattolici, e ciò proprio per la
confusione che crea in tema
di battesimo. Bisognerebbe
parlare invece di «effusione
dello Spirito» piuttosto che di
«battesimo nello Spirito».
Non esistono due battesimi,
ma, come dice Paolo, «v’è un
solo battesimo» (Ef. 5,5).
Una esauriente riflessione
sul battesimo per immersione
di adulti credenti è costituita
dal sempre interessante volyme di Karl Barth che è titolato
Il fondamento della vita cristiana. Il teologo ha avuto il
coraggio, e in età ben matura,
di rivedere, finalmente, la sua
posizione in relazione al battesimo dopo aver letto il testo
di una ricerca condotta dal figlio Markus, «che mi supera
di molto, come specialista,
nella conoscenza del Nuovo
Testamento». «A causa delle
conclusioni esegetiche del libro di mio figlio sono stato
costretto, io stesso, ad abbandonare la concezione sacramentale del battesimo che
avevo difeso fino al 1943, per
ciò che concerne, nel battesimo, l’opera dei battezzandi e
della comunità che li battezza». (...) «Questo è forse un
Q lETE a Roma e nori vi
siete ancora accorti di
nulla!». Inizia così la lettera di
un ascoltatore polemico nei
confronti del modo in cui la
nostra trasmissione presenta
la fede cristiana. Una lettera
che è un lungo monologo e
non reclama da parte dei riceventi alcuna risposta. Tuttavia, queste parole iniziali
mi hanno colpito: siete a Roma e non vi siete ancora accorti di nulla. Mi hanno spinto a riflettere sull’importanza
dei luoghi e più specificamente sulla sacralità che
molti cristiani attribuiscono a
città e siti particolari. Personalmente, per la mia formazione evangelica, ho una certa difficoltà a concepire che
un luogo possa avere di per
sé delle caratteristiche che lo
rendono speciale (sacro) agli
occhi della fede.
Comunque ho egualmente
provato a stilare una lista di
quei luoghi che si sono mostrati significativi per la mia
.-■Vi Í I ÌL i ^ t. t i,
a pa
LUCA BARATTO
esempio istruttivo del fatto
che, anche a nostri giorni, il
rapporto fra le generazioni
può essere, qualche volta, diverso (come in Mal 4, 6) da
quello che viene descritto nei
giornali d’oggi. Ciò che io
chiamo rinnovamento (o aggiornamento, usando un termine divenuto famoso col
Concilio Vaticano II) della
mia dottrina del battesimo
non implica un’attenuazione
ma, al contrario, una conferma e un rafforzamento della
mia opposizione al costume,
diciamo pure al cattivo costume, di battezzare i neonati»
(K. Barth, op. cit., p. 13).
Un processo graduale
Concludo queste note riportando le puntuali parole
di J. Moltmann, un teologo
molto vicino alla pneumatologia e perciò alla comprensione del pensiero e delTagire
dello Spirito Santo. «La via
che conduce a una nuova e
più credibile prassi battesimale sarà la via che conduce
dal battesimo dei bambini al
battesimo degli adulti. Per
“battesimo degli adulti” intendiamo il battesimo che si
amministra a coloro che credono, che sono chiamati, che
professano la loro fede». Poi,
con un senso di comprensione prima pastorale e poi anche di intelligenza storica,
Moltmann aggiunge: «Non è
possibile modificare improvvisamente delle usanze millenarie. La via che qui si prospetta è un processo di apprendimento per la comunità
cristiana, un processo che
presenta molte implicanze»
(Jurgen Moltmann, La chiesa
nella forza dello Spirito, Brescia 1976, p. 315. Con viva
preghiera di leggere da pagina 299 a pagina 318).
Una brevissima considerazione finale. V’è da ritenere
che, dal punto di -vista del riconoscimento dei diritti, il
battesimo ai neonati possa
configurarsi come una sorta
di «violenza» che si consuma
nei confronti del soggetto infante (che non può parlare).
Il battesimo agli adulti credenti, invece, lo si amministra a «chi proclama la propria fede» (Rom. 10,10), a chi
«può parlare», a chi non è più
in-fante e può, perciò, confessare la propria fede. «Una
chiesa liberale potrà anche
“concedere” un battesimo
degli adulti. Una chiesa della
liberazione, invece, vive di
quelTawenimento di liberazione che è il battesimo. Non
è proprio la stessa cosa» (J.
Moltmann, op. cit., p. 318).
vita di cristiano. È venuto
fuori questo elenco: innanzitutto un paese alpino. Torre
Pellice, dove ogni anno si
svolge il Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste; poi una
città svizzera, Basilea, dove
nel 1989 si è tenuta la prima
Assemblea ecumenica europea a cui hanno partecipato
rappresentanti di ogni chiesa, cattolici, ortodossi e protestanti. Poi Strasburgo, dove
pochi mesi fa è stata firmata
la Carta ecumenica, un documento fondamentale per il
dialogo tra le chiese cristiane
europee. Ci sarebbero anche
altre città, ma tutte hanno
questo in comune: sono luoghi di dialogo. I luoghi importanti e speciali della fede
spesso sono quelli in cui i cristiani si ritrovano per discutere e dialogare, per spiegarsi
e comprendere.
E quindi sì, anche Roma è
importante per la nostra fede, perché anche Roma è un
luogo di dialogo e dibattito.
Roma è sempre stata una
città di prima grandezza per
il cristianesimo e ancor oggi
essa è la sede di una grande
confessione cristiana; ma Roma è anche il luogo in cui
molti pastori evangelici si
formano presso la Facoltà
valdese di teologia; a Roma
c’è un’importante sinagoga,
una comunità ebraica che testimonia una presenza ancora più antica di quella dei cristiani. Come non accorgersi
di tutto questo!
Tuttavia, vorrei che ci fosse
più rispetto da parte di ogni
cristiano per i luoghi in cui si
dialoga, in cui credenti di
confessioni diverse si incontrano, in cui semplicemente
si apre la parola del Signore e
ci si mette insieme al suo
ascolto. Un qualsiasi luogo in
cui qualcuno decide di affrontare la fatica del dialogo,
in fraternità e davanti a Dio,
per quanto piccolo e periferico e sconosciuto sia, è grande
quanto Roma.
(Rubrica «Parliamone insieme» della trasmissione «Culto
evangelico» curata dalla Federazione delle chiese evangeliche in
Italia andata in onda domenica^
29 luglio)
i
10
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 3
AGO^j^^
* Ospiterà il Centro Alzheimer
Nuova ala al Carlo Alberto
Giornata di festa al Rifugio Re Carlo Alberto: domenica scorsa il tradizionale appuntamento di fine luglio ha però coinciso
con l’inaugurazione del «nucleo cascina», ovvero l’ala che ospiterà in modo permanente i malati di Alzheimer. La parte della
Casa ristrutturata grazie anche a importanti doni, risponde edle
più recenti leggi in materia ed è costituita di alcune stanze attrezzate (allo stesso piano vi sono spazi comuni come la sala da
pranzo e una piccola cucina) e al piano terreno gli uffici. Tra
l’altro l’ex cascina è ora collegata in modo protetto con gli altri
corpi della casa consentendo anche una miglior gestione degli
spazi. Non sono mancati alla giornata i consueti bazar, un banco con gli oggetti prodotti dagli ospiti, la musica e il ballo.
i Iniziative in alta vai Germanasca
Cultura e turismo ctverde
Riforma
Frali recentemente ha visto il comitato olimpico ricoriu,
re ufficialmente il ruolo di sede di allenamenti per le Olimi
di del 2006; senza interventi economici al momento, ma tu
via con una bella azione di promozione legata all’evento si
tivo. E in alta vai Germanasca non mancheranno quest’i
le occasioni di festa e le iniziative culturali, dalle serate teai
alla miniera della Paola, alla fiera del 15 agosto: una confetm
della volontà di ritagliarsi uno spazio anche nel turismo
de», legato alle vacanze estive. In questo numero vi propo^
mo una pagina dedicata ai principali appuntamenti estM«^
le valli: il nostro giornale chiude per ferie per due settimanÌ
ritornerà in edicola (e agli abbonati) il 24 agosto.
e
A
)EI
DAVIDE ROSSO
Riorganizzare la
Sanità regionale dal
pimto di vista organizzativo e funzionale. Questa
è la finalità che si pone la
giùnta regionale del Piemonte che ha recentemente predisposto la
bozza del nuovo Piano
del servizio sanitario regionale che è ora al vaÿio delle commissioni e
che dovrà poi approdare
in Consiglio regionale
per la discussione e l’eventuale approvazione.
Così come è attualmente strutturata la bozza prevede tra l’altro il ridisegno anche dal punto
di vista territoriale delle
attuali Asl, si parla di accorpare per esempio TAsl
10 del Pinerolese a quella
di Collegno e a quella di
Moncalieri- Chieri, così
da creare strutture che
abbiano una popolazione
di riferimento di circa
400.000 persone, e di dotare poi questi accorpamenti territoriali di sotto
distretti che corrisponderanno all’incirca alle vecchie Usi (per il Pinerolese
per esempio potrebbero
esserci tre distretti). Un’
altra novità dal punto di
vista organizzativo sarà la
creazione delle Aziende
ospedaliere; si prevede
insomma che gli ospedali diventino indipendenti dalle Aziende sanitarie
che verranno create.
L’intera bozza, che per
ora è ancora ovviamente
soggetta a continui aggiustamenti, è improntata al contenimento della
spesa sanitaria attraverso
una razionalizzazione e
attraverso «la riduzione
del peso percentuale della spesa per l’assistenza
ospedaliera sul totale dei
fondi che si intendono
mettere a disposizione
della sanità ma non rinunciando a una vera rete ospedaliera». Proprio
in quest’ottica la bozza
individua, basandosi sul
la previsione a livello regionale della necessità
ftitura di 15.000 posti letto per malati in fase acuta e 5.000 posti per malati in fase post- acuta, che
il perno della rete ospedaliera piemontese sarà
composto da 30 ospedali
per acuti di 2° e 3“ livello,
uno ogni 140.000 abitanti. Gli ospedali di 2° livello saranno quelli che
svolgeranno prestazioni
specialistiche sia diagnostiche che terapeutiche
di medicina e chirurgia
generale che necessitino
di ricovero mentre quelli
di 3° livello oltre a quanto svolto negli ospedali
del livello precedente
svolgeranno anche attività didattica e di ricerca.
A questi 30 ospedali si affiancheranno poi sul territorio regionaJe un certo
numero di strutture di 1“
livello dove verranno effettuate prestazioni diagnostiche e terapeutiche
che necessitano di ricovero ordinario.
E gli ospedali valdesi
all’interno di tutto questo piano di riorganizzazione che ruolo avranno?
L’Evangelico di Torino,
dalla classificazione contenuta nella versione di
inizio luglio della bozza,
è stato inserito come
ospedale di 2° livello
mentre quelli di Torre
Pellice e Pomaretto sono
inseriti come strutture di
1“ livello, quindi a pieno
titolo rientrano nella rete
fin da subito senza bisogno di riconversioni o interventi particolari.
«Da parte nostra - dice
Franca Coisson, presidente della Ciov - non
può che far piacere in
questa complessa riorganizzazione trovare i nostri ospedali tra quelli inseriti negli elenchi senza
che ci venga richiesto alcun intervento di riconversione. È in qualche
modo un riconoscimento del lavoro che abbiamo svolto in questi anni
a Torino e alle Valli. Indubbiamente con questa
riforma si va sempre più
verso il privato. Si instaura cioè una pari dignità tra pubblico e privato in termini di concorrenza. Occorrerà comunque. ma mi pare che
quanto si è fatto e quanto si sta facendo negli
ospedali valdesi vada già
in questa direzione, tenersi pronti all’appuntamento del 2003 quando
teoricamente dovrebbe
scattare la riforma».
San Gernnano, 15 agosto
Festa popolare a
villa Widemann
L’edizione 2001 della
Festa del «XV Agosto» si
terrà in vai Chisone, a
San Germano, nel parco
comunale di villa Widemann. Vi si accede da via
delle Scuole seguendo
l’indicazione «municipio». Si inizia alle 10 con
il culto e predicazione del
moderatore della Tavola
valdese, pastore Gianni
Genre. Seguiranno brevi
messaggi e saluti.
Nel pomeriggio l’obiettivo sarà concentrato su
questioni latinoamericane. Si parlerà fra l’altro
della condizione femminile in Centro America,
dei problemi dello sviluppo agricolo nel Salvador e l’Assemblea teatro
presenterà una serie di
brani scelti da un’esperienza di viaggio, dal titolo «il nostro Sud America». Il termine dell’incontro è previsto per le
ore 16,30. Saranno anche
presenti due mostre significative: una sul Salvador, curata dall’ingegner German Avalos Castro, e l’altra sulle «nonne» e i «nipoti» di Plaza
de Majo curata da Renzo
Sicco e che riprende il tema interpretato l’anno
scorso in modo indimenticabile da Gisella Bein.
La chiesa di San Germano predisporrà un
servizio di buffet freddo;
ci saranno naturalmente
bevande calde e fredde è
i monitori si offrono per
intrattenere dopo il culto
i bambini. Le auto dovranno essere parcheggiate nel campo sportivo
e nell’area della Casa degli alpini. Appositi cartelli indicheranno il percorso da seguire. A quanti provengono dalla vai
Chisone e Germanasca si
consiglia di accedere a
San Germano dal ponte
sulla statale 23 e di evitare l’attraversamento del
centro storico perché il
15 agosto vi è in contemporanea un’altra manifestazione a Pramollo.
Niente cani: il loro accesso non è consentito
nel parco che, essendo
un parco pubblico, deve
rispettare le norme vigenti. In caso di pioggia
l’incontro si farà ugualmente nel tempio e nelle
sale della Chiesa valdese.
I Fondato nel 1848
In fase di esame la bozza del nuovo piano del Servizio sanitario della Regione Piemonte
Una sanità fatta per costare meno
Il progetto si fondo sul ridisegno delle Asf che saranno dell'ordine di grandezza di 400.000 abitanti
Un ruolo e un riconoscimento per gli ospedali valdesi di Torino, Torre Pellice e Pomaretto
ICONTRAPPUNTOI
UN n/IOVIMENTO
CHE DEVE CRESCERE
MASSIMO GNOME
«Ma quella faccia un po’
così... quell’espressione un
po’ così... che abbiamo noi
prima di andare a Genova...». Una vecchia melodia
di Paolo Conte. Nel primo
piano dell’inquadratura:
cattolici, ambientalisti,
contestatori, eretici, comunisti e curiosi. Giovani e
vecchi. Donne e uomini. Da
Pinerolo e dalle Valli (come
da ovunque),
chi è andato
a Genova Tha
fatto per ragioni differenti. Qualcuno
con più convinzioni, qualcuno con più
conoscenze,
Ma un filo comune c’è: esserci, rappresentare se stessi, a volte un
gruppo più o meno eterogeneo. Intimoriti dalle minacciate perquisizioni, che
non ci sono state, e dalla
blindatura, questa volta
reale, della città, a colpi di
reti, container e stazioni
chiuse: operazione inefficace, che ha risparmiato i
violenti, concedendo loro
strade e arena mediática.
L’area off limits è lontana
dagli scontri più gravi, distante il ragazzo ucciso da
un altro ragazzo in divisa
di leva, che come migliaia di altri e per volontà politica non aveva ricevuto
un addestramento adatto;
la zona «rossa» di vergogna è lontana dai vetri infranti e dalle banche messe
a ferro e fuoco: sìmboli del
«capitale», termine un po’
retrò ma mai fuori moda,
punzecchiato dai black
(chi sono? dove sono?) e,
nei fatti, moltiplicato dai
risarcimenti delle compagnie di assicurazione. Nonostante questo e molte altre cose, essere a Genova
ha infastidito i potenti. Più
degli «inconvenienti» della
fame e dell’Aids, come descritti senza vergogna dal
presidente del Consiglio,
aggirandosi con il sorriso
fra fioriere, banchetti e
scudi spaziali.
«Ma la paura che ci fa
quel mare oscuro che si
muove anche di notte e
non sta fermo mai». Ci
chiedevano: «Perché andare a Genova?». La risposta
a questa domanda è tutta
qui: nella fuga dei quasi
300 del Coordinamento pinerolese contro il G8, con il
vìcesindaco a correre con
gli altri, nello striscione
ammainato, nell’espressione di Rita prima di salire
Non basta dire
«No Global»
Serve maggior
coesione anche
a livello locale
della polizia, le manganellate in testa, l’ambulanza e
l’ospedale. La risposta è
nelle lacrime delle persone
care, quelle che a Genova
c’erano e quelle rimaste a
casa. Negli incubi che spesso ritornano. Parlare dei
lacrimogeni della polizia,
l’aria che si fa irrespirabile, del bruciore, delle botte
e del sangue.
La testimo
nianza immediata, appunto «non mediata», individuale e soprattutto collettiva, di un
sopruso e di
una violenza
diventa atto
politico e
sul pullman, dopo la carica
dizìarìo insieme. Ce lo insegnano le donne. Raccontare
ascoltando e leggendo i racconti altrui: a casa, sul lavoro, nelle lettere ai giornali,
via e-mail, nelle chiese e
nelle assemblee, come a Torino, Pinerolo e in cento altre città la scorsa settimana. Presto davanti ai giudici. Perché l’impunità fa rima con omertà. Sabato 21 è
stato fatto il passo più lungo della gamba: sul lungomare Italia, spezzandoli
corteo pacifico, come alla
scuola Diaz, malmenando
giornalisti, sequestrando
floppy disc e filmati.
«Come circospetti ci
muoviamo e un po’ randagi
ci sentiamo noi... Noi che
abbiamo visto Genova». I
fatti dell’anti G8 hanno fatto dire e scrivere che «questa volta ha vinto il movimento». Ma il «movimento» è debole, frammentato:
10 si è visto a Genova, dove
11 Genoa Social Forum no®
ha organizzato un servizio
d’ordine adeguato, pò®
scongiurare la violenza e
tutelare la sicurezza dei
manifestanti. Il «movimento» di critica alla globaliz'
zazione neoliberista, carica
di contraddizioni e respoij'
sabilità, deve crescere a hvello locale: nel commercio
equo e solidale, nelle chiese, nelle associazioni non
profit, nelle scuole e nC
luoghi di lavoro. I partit*>
soprattutto i Ds, dopo i r*
pensamenti della vigilia de
vono farsi avanti con posj
zioni chiare: non basta a
to dovuto e sacrosanto
denuncia in Parlamen
della brutalità dei pp*'**.°
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di un percorso, locale
baie, questa volta j!2:.
stra. Il «movimento» di
da delle folgorazioni suu»
via di Damasco.
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jaENDA faunistica A MASSELLO— A Massello
l^ntinua a far discutere l’Azienda faunistico-vei||natoria che una direttiva regionale di alcuni me^ jifa ha istituito. Proprio in questi giorni il Tar ha
respinto un ricorso presentato dal Comprensotiotdpino Tol contro la costituzione dell’azienda ed è stato reso noto il numero di capi che
irerranno abbattuti per quest’anno; 50 caprioli e
50 cervi. Intanto lungo la strada provinciale di
Idassello sono comparsi i cartelli dell’Azienda
Venatoria e c’è già chi ha indirizzato una lettera
' alle amministrazioni provinciale e regionale, oltre che al direttore della stessa Azienda, affinché
alcuni di essi vengano rimossi in quanto posti
nelle vicinanze di appezzamenti appartenenti a
persone che non hannq concesso i loro terreni
in uso all’Azienda e possono ingenerare confusione sui reali confini della stessa.
danni CINGHIALE: QUASI 30 MILIONI — È di 27
milioni e 658.000 il conto dei danni accertati
all'agricoltura causati da cinghiali, caprioli e
cervi. Il dato, in aumento rispetto agli anni passati, riguarda il territorio del CaTol (le valli pinerolesi) e limitatamente al primo semestre di
quest’anno. Già si sa che altre segnalazioni di
, ,,danni alle colture sono state presentate nel mese di luglio per cui la cifra sta salendo rapida« mente. A causa delle ridotte erogazioni da parte
'della Regione Piemonte il rischio concreto è che
‘ vengano rimborsati soltanto i danni del primo
semestre mentre chi ha avuto il danno nell’altra
metà dell’anno non riceva alcun indennizzo. Le
^ maggiori segnalazioni sono pervenute fin qui da
. Bobbio Pellice, Angrogna e Prali, dove nell’ultimo fine settimana è stata realizzata una battuta
straordinaria al cinghiale.
CROCE ROSSA IN BICI — È una proposta della Croce Rossa di Torre Pellice; a Bobbio PeUice nelle
domeniche di luglio e per la prima di agosto,
un’ambulanza sarà parcheggiata in piazza a
Bobbio Pellice e alcuni pionieri (cioè i giovani
vi'under 25) si spostano in bici sul territorio, pronti
a cogliere eventuali problemi sanitari. È un espe, limento (altri analoghi sono stati realizzati in AltO Adige) e come tale andrà valutato in vista di
taa possibile estensione nella prossima estate.
TORNANO I RAGAZZI DI RADUN — L’associazione
«Il sassolino bianco» sta organizzando l’ormai
consueto soggiorno di ragazzi bielorussi provenienti dall’istituto per minori di Radun, presso il
Centro vacanze dell’Esercito della Salvezza a
Bobbio Pellice. I ragazzi saranno in vai Pellice
dalla fine di agosto ai primi di ottobre; chiunque
sia disponibile a collaborare per l’accoglienza
(offerta di prodotti alimentari e per la scuola, vestiario, disponibilità di tempo) può. mettersi in
contatto con la farmacia Moselli, 0121-957744.
STR/^A VAL PELLICE: ANCORA CONFRONTI —
La Provincia proverà a realizzare uno studio di
Viabilità alternativa più lontano dai terreni agricoli (e vicino al Pellice) per andare incontro ai
problemi sollevati dal Comune di Bricherasio.
Contemporaneamente verrà verificata la proposta di realizzare una strada alternativa da Lusernaalta, via Lusernetta, verso Bibiana per il traffico pesante delle cave (non sarebbe utile arrivare
a un limite di camion al giorno?) e dalla Sparea.
MOS'TRA FOTOGRAFICA A PRAMOLLO — «La
Chiesa valdese di Pramollo vista attraverso le fo.«Ografie del pastore Paolo Marauda» è il titolo di
una mostra allestita dal 5 al 14 agosto nel tempio di Ruata con orario 16,30-18 e 20-21.
®0METRIE SONORE AL SESTRIERE — Per il secondo anno consecutivo Sestriere ospita dal 4 al
12 agosto la rassegna musicale «Geometrie sonore». Quattro appuntamenti di particolare interesse in cui si incontrano il tango, la musica
classica e il jazz. Si comincia sabato 4 agosto, al
Palatenda, alle 21,15, con «A puro Tango», con
l*edro e Marcela Monteleone, padre e figlia,
considerato lui il maestro dei maestri del tango
te^gentina, accompagnati dal giovane gruppo
•«aliano «Quintettango». Martedì 7 agosto sarà la
Volta del «Di Gregorio Quartet», un ensemble di
Riovani talenti di origine torinese, che proporranno il loro repertorio di jazz moderno, che
ROarda anche alla tradizione. Venerdì 10 agosto,
tempre al Palatenda di piazza Agnelli, si esibitenno gli «Architorti», cinque musicisti che of“Ono musica assai varia: da Battisti a Rossini,
uai Valzer alla tradizione ebraica. Si conclude la
rassegna con il concerto di domenica 12 agosto,
con il duo Emanuele Cisi, sax, e Paolo Birro, pia, «roforte, che proporranno un dialogo tra due so“orità calde e piene di ritmo.
^^j^ENTE MORTALE A LUSERNA — La dinamica
ucll’incidente non è chiara, ma intorno all’ 1 del® «lotte fra domenica 29 e lunedì 30 luglio lo
teooter di Omar Giraudo ha sbandato lungo il
Eie Amicis in direzione di Torre Pellice e il
tarine residente a Pinerolo è caduto e ha battu•u testa, morendo sul colpo.
Comunità montana valli Chisone e Germanasca
La variante della statale
Il nuovo tracciato riguarda l'abitato di Porte. Quattro nuovi
consiglieri provenienti da Massello e Inverso Rinasca
LILIANA VIGLIELMO
DAVIDE ROSSO
tS.
UNA seduta molto
più breve del solito
quella che i consiglieri
della Comunità montana
valli Chisone e Germanasca hanno tenuto a Porosa Argentina lunedì 23 luglio. Non per questo però
l’esito è stato meno soddisfacente. Infatti oltre alla nomina di 4 nuovi rappresentanti (3 designati
dal Comune di Massello;
Daniela Libralon, Enrico
Boetto ed Ezio Feroldi e
uno del Comune di Inverso Pinasca, Andrea Coucourde) finalmente si sono potuti approvare i lavori che sposteranno il
tracciato della statale 23
nel tratto che fronteggia,
al di là del Chisone, l’abitato di Porte. L’approvazione tra l’altro era necessaria in vista della
Conferenza dei servizi
che si è tenuta poi il 26
luglio a Torino e che ha
dato il via libera definitivo all’opera che si collegherà alla tangenziale di
Pinerolo e che, attraversato il Chisone con un
tracciato in parte in galleria, arriverà nuovamente
a collegarsi all’attuale statale all’altezza del Malanaggio. Quella in questione peraltro è solo la prima «tranche» di un piano
più articolato che dovrebbe prevedere per il
futuro, utilizzando in parte fondi olimpici, una
nuova strada da San Germano a Porosa che deviando sull’inverso della
vai Chisone, prevede un’
uscita per Pomaretto e
per la vai Germanasca
all’altezza dell’attuale
guado di Inverso Pinasca
per poi arrivare sopra Castel Nuovo alle porte di
Porosa Argentina che rimarrebbe per il momento
il punto critico del collegamento fra la bassa e
l’alta vai Chisone.
Compito del Consiglio
di Comunità comunque
era la valutazione del
progetto portese e l’attribuzione della delega al
presidente della Comunità, Roberto Prinzio, in
rappresentanza dei Comuni interessati, a seguire i lavori della Conferen
za dei servizi del 26 luglio, nel corso della quale
sono stati superati gli ultimi problemi relativi ad
alcune osservazioni di tipo geologico e ambientale, problemi di cui si è
fatto carico il Toroc. «A
questo punto - dice il
sindaco di Porte, Laura
Zoggia - ci vorrà ancora
un mesetto per avere gli
ultimi pareri necessari
che dovranno arrivare
dai beni ambientali dall’autorità di bacino e dall’Asl 10 e quindi si potrà
cominciare la progettazione vera e propria per
appaltare l’opera e si può
prevedere che per il 2002
i lavori potranno cominciare». È evidente intanto
la soddisfazione dei rappresentanti del Comune
di Porte, che possono già
da ora ragionevolmente
sperare di risolvere i problemi di traffico.
A colloquio con Germano Avalos Castro
Territorio, risorsa del Salvador
MASSIMO GNONE
SI chiama Germano
Avalos Castro e ha i
modi gioviali delle genti
latinoamericane. Gerrnano, ingegnere agrario, arriva da E1 Salvador: è in
Italia per descrivere un
progetto finanziato dall’8
per mille della Chiesa
valdese per la ricostruzione del suo paese, martoriato dalla guerra civile
dal 1980 al 1992, dai cataclismi naturali, l’uragano Mitch del 1999 e i terremoti di quest’anno, e
dalle misure di politica
economica neoliberista
imposte al Salvador, come i tagli nei settori di
sanità e istruzione.
«Per questo progetto spiega Avalos Castro - è
stata scelta una "sottoconca" del rio Grande
San Miguel. Abbiamo fatto uno studio socio-economico e biofisico, per
determinare quali saranno le strategie da sviluppare nell’area, generando
occupazione e introiti
per la popolazione». Infatti il territorio non è inquinato e costituisce
un’importante riserva
idrica. «Scopo dell’iniziativa - continua Avalos
Castro - è una maggiore
partecipazione allo sviluppo socio-economico
dell’area, evitando l’assistenzialismo e la polarizzazione sociale e cercando la collaborazione dei
Comuni circostanti». Alle
sette comunità finora costituite partecipano 450
capifamiglia alle quali si
aggiunge un’associazione di 230 donne, responsabili delle piantagioni di
caffè e delle strade distrutte, con un salario
uguale a quello degli uomini. «La popolazione
povera sta subendo la
Barriere contro l’Inondazione in Salvador
globalizzazione - denuncia Avalos Castro -: il prevalere degli interessi privati con le privatizzazioni
è anche responsabile della maggiore vulnerabilità
del territorio». La ricchezza del paese è sempre più concentrata nelle
mani di poche famiglie e
le donne sono le vittime
principali della distruzione del tessuto sociale.
Eanno parte del progetto
i prestiti a 215 contadini,
attraverso un «fondo rotativo» di credito rurale, con interessi minori
delle banche commerciali
(10% contro il 21%). Dal
1999 fino ad oggi la Chiesa valdese è intervenuta
nel Salvador con un finanziamento di circa 300
milioni di lire. Il governo
non vede di buon occhio
questo progetto, perché?
«Durante la guerra civile
- spiega Avalos Castro - il
nostro territorio è stato
una zona di conflitto: la
maggioranza dei membri
della fondazione San Jorge e dell’associazione di
donne sono ex guerriglieri 0 parte della popolazione che sosteneva la lotta
del Fronte per la liberazione nazionale».
Alla festa del 15 apsto,
a San Germano Chisone,
nel pomeriggio ci sarà un
intervento di Mabel Reyes, presidente dell’
__ Struttura resiidenziale a Bibiana
La Casa Barbero
riapre agli anziani
PIERVALDOROSTAN
DOPO un lungo periodo di «lavori in
corso» Casa Barbero di
Bibiana, una «residenza
assistenziale» per anziani
autosufficienti o parzialmente non autosufficenti, proprietà del Comune
e gestita dalla Comunità
montana, vede terminare
i lavori di totale ristrutturazione della cosiddetta
«ala est» con la creazione
di spazi nuovi, attrezzati
e protetti secondo le ultime normative. Il trasloco
degli ospiti è avvenuto
proprio nei giorni scorsi.
«Sono molto soddisfatto
- dice il sindaco, Osvaldo
Fornero - perché il risultato è davvero un bello
spazio a disposizione degli anziani che potranno
usufruire delle nuove
stanze con servizi annessi e la sala da pranzo».
Un impegno economico
non indifferente; «Il lotto
1, che prevede anche la
realizzazione dei servizi
igienici nuovi nella seconda ala - spiep il sindaco -, ha richiesto un
investimento di un miliardo, in parte derivante
dalla vendita di beni della Casa Barbero stessa
(400 milioni) e un mutuo
del Comune per 600 milioni. A quel punto, con
un ulteriore intervento
vorremmo anche cambiare gli arredi in modo
da arrivare alla fine dell’anno alla inaugurazione
della casa completamente ristrutturata». È allo
studio un ulteriore secondo lotto che comprenderà una cucina razionale e una sala polivalente che funga anche da
centro di incontro, ma al
momento siamo alla fase
di progettazione.
La gestione avviene
con un appalto a una
cooperativa (la Scata di
Alessandria) in proroga
di incarico da tempo, in
attesa di rivedere completamente il tutto a lavori ultimati; e tuttavia
un elemento va segnalato; l’entità relativamente
bassa della retta, ora di 1
milione 950.000 lire al
mese che erano 1 milione 700.000 fino a marzo.
A ristrutturazione completata saranno 26 i posti
disponibili (ora sono una
quindicina) anche se c’è
una lista d’attesa. «La
maggior parte degli ospiti proviene dalla valle e
da Bibiana in particolare
- spiega la dott. Lanfranco, responsabile dei servizi socio-assistenziali
della Comunità montana
vai Pellice -; segno di un
profondo legame fra la
Casa e il paese». Nel ’75,
con lo stabile compietamente da ristrutturare, vi
erano ben 48 ospiti; oggi,
secondo le nuove leggi
ciò sarebbe impensabile.
Ademur, l’associazione
delle donne rurali del
Salvador. È pronta anche
una mostra, preparata
dal Centro culturale valdese e dall’Ufficio 8 per
mille, che prima sarà ad
Agape, il 15 a San Germano e poi a Torre Pellice.
23% di residenti oltre i 65 anni
Val Pellice e anziani
Val Pellice come terra di
servizi agli anziani. Anche
in questo modo la valle è
conosciuta al di fuori del
Pinerolese; e non è raro
incontrare persone che da
fuori zona vengano ad abitare in vai Pellice sapendo
di poter contare, in prospettiva, su una rassicurante rete di servizi.
Così, se nell’intero Pinerolese sono attivi 1.007 posti per anziani in strutture
protette, in vai Pellice,
sommando quelli di Miramonti di Villar Pellice,
Foyer di Angrogna, San
Giuseppe e Diaconesse di
Torre Pellice, Rifugio Cario
Alberto, Asilo valdese e Pro
Senectute di Luserna, Casa
Barbero di Bibiana e «0spedale» di Bricherasio sia
mo intorno ai 450 posti.
Una bella realtà pur in
una valle con il 23% di ultrasessantacinquenni.
Naturalmente solo una
parte degli ospiti delle varie case proviene dal territorio: al momento l’Asl
10 ha in convenzione 118
posti, di cui 93 provenienti dalla vai Pellice.
Ristrutturazioni al complesso di Torre Pellice
Impianti sportivi: nuovo volto
Progetto approvato e
lavori che inizieranno nel
2002. L’area interessata
è quella del complesso
sportivo del viale Dante a
Torre Pellice. Il Consiglio
comunale di giovedì 26
luglio, con i voti della
maggioranza e l’astensione dell’unico consigliere
di minoranza presente,
ha approvato il progetto
preliminare di ottimizzazione dell’area: un’operazione ambiziosa cbe
complessivamente vale 2
miliardi e 200 milioni.
Il primo lotto dei lavori,
già approvato e sottoposto al confronto con i responsabili dei differenti
settori della Polisportiva,
comprende: il rifacimento completo della struttura del bar, con un interrato, i nuovi dehors e finalmente la concentrazione
di tutti i servizi di ristorazione del complesso in
un unico stabile; la demolizione della vecchia
tribuna a monte, ormai
inutilizzabile perché fuori
norma; la messa a norma
degli spogliatoi del campo da calcio e dei campi
da tennis. I 550 milioni
che servono per questa
prima fase saranno co
perti con un mutuo allo
0,45%, acceso presso il
Credito sportivo e sul
quale è intervenuta anche la Regione. In futuro,
questa volta a valle del
campo da calcio, sarà costruita una nuova tribuna. Tutti gli interventi del
progetto terranno conto
dell’abbattimento delle
barriere architettoniche.
12
PAG. 12 RIFORMA
E Eco Delle Yaui Aàldesi
■ Sfogliando «L'eco delle valli valdesi»
50 anni fa: Agape è costruita
50 anni fa: Agape è costruita
Dedichiamo questa
puntata della nostra rubrica «50 anni fa» all’inaugurazione di Agape,
che sarà ricordata nei
prossimi 12-13 agosto.
L’eco delle valli valdesi
del 17 agosto 1951 ha in
prima pagina un grande
titolo; «Agape è costruita» con una foto dell’edificio maggiore e delle tre
casette presa da est; l’articolo è dedicato al culto
di inaugurazione tenuto
dal moderatore Achille
Deodato. «All’ora fissata,
quando già il vasto salone dell’edifido centrale
era stipato di gente, il
corteo si è formato ai
piedi della scalinata di
accesso ad Agape, preceduto dai membri della
Tavola valdese e dalle
delegazioni ufficiali. Sulla soglia di quello che
ben si poteva chiamare
“tempio”, il corteo si è
fermato, alcuni cori sono
stati innalzati a Dio; poi
fra due dense ali di popolo ha attraversato la
sala, ha occupato i posti
riservati e il moderatore,
pastore Achille Deodato,
ha presieduto la cerimonia dell’inaugurazione e
della dedicazione di Agape secondo una liturgia
appositamente preparata. Fuori, un’altra folla
assai più vasta, ascoltava
la cerimonia trasmessa
dagli altoparlanti.
Nell’attento silenzio di
tutti, il moderatore ha
pronunziato le seguenti
parole: “Diletti fratelli e
dilette sorelle nel Signore, e voi che costituite la
grande famiglia a cui il
Signore ha dato la visione di quest’opera e a cui
ha concesso nella sua
grazia il volere e l’operare per condurla a compimento, la liturgia che ci è
di guida ci ha condotti al
punto centrale e più significativo: la Bibbia, la
Parola vivente del Signore, è stata aperta sul tavolo della Santa Cena e vi
rimarrà aperta nell’eterno annuncio e nella consolante promessa: oggi e
domani, per il tempo e
per l’eternità, su tutta la
vita dell’uomo, la carità
che è il Cristo, il Vivente
Signore, non verrà mai
meno. (...) Una esperienza viva è scaturita da una
via suggerita dalla Spirito
del Signore, e attraverso
questa esperienza, l’antico messaggio e l’antica
promessa hanno preso
vita nel cuore di molti,
trovando espressione coerente nella fi-atemità del
lavoro, della preghiera,
della gioia. Qual è stata
Agape, 1951; ultimi lavori in
in definitiva la sostanza
di questa esperienza?
Una cosa semplicissima:
lo spezzare l’isolamento
nel quale l’uomo si rinchiude nel lavoro, anche
quando lavora in mezzo
a una massa: lo spezzare
l’isolamento nel quale
l’uomo si rinchiude nella
preghiera, anche quando
prega in una chiesa affollata; lo spezzare l’isolamento nel quale l’uomo
si rinchiude nello svago e*
nel divertimento, anche
quando si svaga e si diverte in compagnia.
La ricerca di una comunione fraterna più
completa, non quella fittizia di un gruppo o di
una assemblea costituiti
da individui che sono
temporaneamente insieme, eppur non si conoscono e pensano e agiscono in termini individualistici, ma la ricerca di
una comunione fraterna
più completa, quella che
fa riconoscere nella creatura che ci sta accanto un
firatello e una sorella (...).
Or vi è una certezza che
conforta la Chiesa, ed è
che quanti qui hanno fatto l’esperienza cui abbiano accennato, e quanti la
faranno in avvenire, ne
saranno testimoni nel
mondo, nella società, nelle Chiese particolari cui
appartengono: su tutta la
loro vita, la carità che è in
Cristo, non verrà mai meno. Questa certezza è
quella che ha sostenuto
un grande amico di quest’opera, uno che avrebbe
dovuto essere al mio posto in questo giorno e in
quest’ora (...); intendo dire il nostro moderatore
Guglielmo Del Pesco. Egli
non è qui (...) ma noi ci
troviamo immersi nella
realtà verso la quale è stato teso il suo spirito; la
realtà dell’amore e della
fraternità in Cristo (...)”.
A questo punto - prosegue la cronaca - per
accentuare ancora il carattere di ecumenicità
del culto, quattro pastori
si sono alzati per leggere
il testo della predicazione in italiano, francese,
vista dell’inaugurazione
inglese, tedesco: i past.
Sbaffi, Henriod, Gunn e
Buhler (...). Poi il past.
Carlo Lupo ha posto davanti alla coscienza degli
uditori il perenne e attuale ammonimento di
Cristo; il tempo è compiuto e il regno di Dio è
vicino, ravvedetevi e credete all’evangelo (Marco
1, 15). (...) Senza il ravvedimento e la fede, persino Agape, che pure è
finatto di una grande fatica d’amore, potrebbe
trasformarsi in un castello di carta o in triste inganno (...).
Nel pomeriggio, dopo
un bazar a beneficio di
Agape, la gente si è radunata sul terreno che costituirà in futuro la chiesa all’aperto ed ha assistito alla consegna simbolica della chiave di
Agape al delegato del
Consiglio ecumenico
delle chiese, pastore R.
Tobias. L’offerta è stata
preceduta dai messaggi
dei pastori Neri Giampiccoli e Georges Paschoud e di alcuni lavoratori di Agape (...).
Intanto il sole calava
all’orizzonte e l’aria di
Prali si faceva sentire in
tutta la sua freschezza
(...). La gente si affrettava
a ridiscendere al piano
(...). Scompariva anche la
banda musicale di Pomaretto; La sera il pubblico
ancora numeroso rimasto
nel salone per assistere
ad un dramma sacro, era
per lo più giovanile (...).
Le scene hanno concentrato l’attenzione sulla
morte di Cristo e hanno
preparato la Santa Cena
presieduta dal past. Tullio Vinay (...)».
L’augurio finale dell’articolista (il direttore de
L'eco, Ermanno Rostan) è
chiaro: «Che Agape, questa casa, sia un luogo dove con umiltà e vivo senso
di responsabilità, la gioventù valdese innanzitutto si prepari a dare alla
chiesa e al mondo la testimonianza di una vita cristiana non finta».
(a cura di
Marco Rostan)
CIOV- OSPEDALE VALDESE DI TORRE PELLICE
Domenica 19 agosto 2001
Inaugurazione nuova ala
Programma della giornata:
ore 10: Tempio valdese di Torre Pellice: culto presieduto dal moderatore Gianni Genre
ore 15: Ospedale valdese di Torre Pellice: informazioni sull’ospedale e
saluto delle autorità; visita guidata nei nuovi locali
Seguirà rinfresco
I nuovi locali sono destinati al servizio di diagnostica per immagini (radiologia tradizionale, Tac spirale, senologia, ecografia). Sono inoltre
previsti spazi per magazzini, spogliatoi, sala riunioni, torre di collegamento con l’edificio storico, zona mortuaria. I lavori sono stati finanziati per 2/3 dalla Regione Piemonte e per 1/3 dall’B per mille Irpef destinato alla Chiesa valdese.
la CIOV
Commissione istituti ospitalieri valdesi
Da parte del «Gruppo uomini»
Pinerolp: proposta
«Dalla fine di maggio
abbiamo fatto circolare
tra alcuni gruppi, associazioni e singoli, una
proposta, nata e maturata in noi nei giorni di doloroso silenzio seguito
all’uccisione di una studente del liceo scientifico di Pinerolo e al suicidio del suo assassino».
Inizia con queste parole
il numero di luglio-agosto del bollettino «Uomi
ni in cammino», curato
dal Gruppo uomini di Pinerolo. E difficile tornare
su un caso di cronaca così terribile, tanto più con
una proposta concreta e
articolata in una lettera
che è già stata consegnata al sindaco di Pinerolo,
Alberto Barbero.
«La violenza è anche
femminile - si legge in
“Uomini in cammino” -,
ma abbiamo ben presenti le statistiche, di fonti
diverse, che periodicamente ci aggiornano in
proposito, rivelando che
nella stragrande maggioranza dei casi la violenza
vede protagonisti gli uomini a danno di donne e
bambini». Continua il testo; «L’ordine dei padri è
segnato dal dominio, dalla proprietà privata, dalla
violenza... mentre l’ordine delle madri è segnato
dalla cura, dall’attenzione alle relazioni, dalla disponibilità collettiva delle risorse, dal rispetto per
la natura, ecc...».
In che cosa consiste
questa proposta destinata a tutta la comunità locale? «Le relazioni sono
la trama fondamentale
su cui si costruisce il tessuto di ogni comunità,
dalla più piccola alla più
grande. Saper stare nelle
relazioni in modo positivo è una pratica, una
competenza, che si devono apprendere dalle prime relazioni familiari
ai banchi di scuola, dagli ambienti religiosi ai
gruppi di amici. Tutti i
luoghi che frequentiamo
nell’infanzia e nell’adolescenza sono luoghi di
formazione alle relazioni». La città, come ogni
comunità, è quindi pri
ma di tutto relazioni: fra
donne e uomini, fra adulti, bambini e anziani,
fra persone e ambiente.
«L’ente locale e le istituzioni territoriali non possono chiamarsene fuori,
delegando alla famiglia,
alla scuola, alle chiese, la
formazione alle relazioni. Viabilità e sport, opere pubbliche e sanità, urbanistica e pubblica istruzione, ecc. ci sembrano acquistare valenze
diverse se le si rapporta
alla pratica centrale della
relazioni, se da “obiettivi” della politica e della
pubblica amministrazione si ridimensionano a
“strumenti” della comunità». Questa attenzione
alle relazioni non è un’
idea nuova: le giunte comunali di Spinea (Ve) e
di Ostiglia (Mn) si incontrano per confrontarsi
sul senso del loro essere
comunità governanti,
«puntando di più sulle
relazioni e sul dialogo tra
le persone della giunta
che sul potere dell’assessorato assegnato come
“premio” ai partiti che
hanno ìdnto le elezioni».
Secondo «Uomini in
cammino», Pinerolo potrebbe diventare un «laboratorio di riflessione e
di pratiche di relazioni»
che il Comune dovrebbe
coordinare, con il coinvolgimento di associazioni, gruppi, chiese, singoli.
Questa ricerca delle relazioni dovrebbe scongiurare il rischio che le politiche economicistiche dei
partiti e dei governi ci
portino magari alla piena
occupazione e al benessere generalizzato. «Crediamo - conclude il documento - che dobbiamo
passare dalle esecrazioni
verbali, nei confronti degli episodi da cronaca nera, a pratiche di cambiamento, cercando di costruire un futuro qualitativamente migliore per la
nostra comunità e per il
mondo». Per informazioni su questa proposta si
può contattare Carla Gaietto e Beppe Pavan: tei.
0121-393053, e-mail carlaebeppe@libero.it.
Val Pellice
Festival della
montagna
Ancora due serate per il
Festival montagna in vai
Pellice. Domenica 5 agosto, ore 21,30 a Bricherasio, nella chiesetta del castello, si esibiscono Joji
Hirota & percussion voyagers. Concerto con tamburi giapponesi (miyadaiko, shime-daiko, hiradaiko), flauto giapponese
(shakuhachi). Percussionista e flautista giapponese, Joji Hirota è direttore musicale della Lindsay Kemp Dance Company. Dall’80 all’83 accompagna Angelo Branduardi in tournée per tutta l’Europa. Sin dall’86,
Johi lavora per la Womad
di Peter Gabriel, sia da
solo che in duo con il
flautista cinese Guo Yue.
Giovedì 9 agosto alle
ore 21,30 a Torre Pellice
nella chiesa cattolica
(cortile interno) è la volta di Yasko Argirov band.
Per quasi 10 anni una
leggenda vivente si è sviluppata in una regione
lontana, praticamente
sconosciuta in Occidente: Yasko Argirov, il poeta del clarinetto. Di origini gitane è riuscito, anche ilei periodi più difficili dell’epoca comunista
quando la discriminazione razziale era al culmine, a conservare la
sua dignità grazie alla
combinazione di una
grande intelligenza e di
un incredibile carisma. Il
suo modo di suonare
raccoglie diverse eredità,
non solo quella del suo
popolo, i gitani, ma anche quello di altre minoranze del suo paese come greci, macedoni, turchi, romeni, serbi.
POSTA
La pista anomala
Ho letto su di uno scorso numero di
Riforma-L’eco delle valli valdesi la lettera di una signora che lamentava il
fatto che la strada della Conca del Pra
non sia accessibile a tutti.
Ho trovato singolare che la redazione non abbia puntualizzato in merito
le due seguenti circostanze; 1) la strada
della Conca del Pra è stata realizzata
nonostante la vigorosa opposizione del
Cai e di varie associazioni ambientaliste (le cui tesi trovano solitamente spazio fra le colonne del Vs. giornale, ad
esempio quando si parla della centrale
Superphoenix) in quanto avrebbe deturpato un’area naturale di grande pregio e, comunque, già raggiunta da una
preesistente strada di servizio; 2) gli
stessi promotori della strada hanno
sempre proclamato che si trattava di
una «pista agro-silvo-pastorale» e in
quanto tale assolutamente chiusa al
traffico ordinario, bensì riservata ai soli
aventi diritto (margari, proprietari di
terreni agricoli...).
L’anomalia, semmai, è che sia sufficiente recarsi a pranzare presso un certo locale per appropriarsi di un diritto
di passaggio invero assai buffo, e comunque non previsto nemmeno dai
più fieri propugnatori di tale strada.
Dopo tutto ci troviamo nella valle che
ospita «la Ginevra italiana» e sarebbe
bello che questo riferimento si estende.sse anche al rispetto del territorio. In
Svizzera una strada costruita per pastori e montanari rimane tale nel tempo, e sono grossi guai per l’incauto sorpreso a scorrazzarci senza permesso.
Per quanto mi riguarda, ho cancellato
dai miei itinerari estivi la Conca del
Pra, i suoi rifugi e bergerie, la sua strada polverosa e comunque, con buona
pace della Vs. gentile lettrice, percorsa
da troppe auto. Preferisco ricordarla
com’era. E non sono il solo.
Roberto Delmastro - Torino
Due bravi ragazzi
Fatta la spesa, si mise a grandinare
con chicchi più grandi dell’uva. Poi
d’improvviso si placò il cielo e mi avviai
verso la Ravadera. Per strada salutai alcune amiche scese dall’auto. «Mai visto
un tempo simile!». «Neanch’io, vien da
pensare alla fine del mondo!». Sul mio
cammino ecco due ragazzi, forse intorno ai 9 anni. Uno di loro, l’espressione
dolce, si offerse di portarmi la borsa
della spesa carica di frutta, latticini e
verdura. Poi anche l’altro, a cui affidai
la mia borsa personale.
Da mesi chi mi portava la spesa era
stato reso infermo per una caduta. Ora,
dalla morte di mio marito nel ’93,
avendomi mai vista accompagnata da
familiari o altri, si fermarono e chiesero: «Nipoti?». «Angeli», risposi. II più
estroverso disse: «lo non sono angelo.
Giocando al pallone ho rotto la gamba
al mio compagno». «È stata casuale la
sua caduta?». Mi dimostra di persona
per strada la veemenza del lancio del
pallone. Nei pressi di casa mia li salutai
pensando che i genitori potessero essere in pena per la loro assenza. Tornarono ancora indietro a salutarmi e dissi
loro di venirmi a trovare quando avessero voluto.
notturna, prefestK^g
telefono 800-2331 i’i
(turni festivi con orarci
DOMENICA 5
Bricherasio: Ferraris.,^!
Emanuele 83/4, tei. 5977,}
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nero 27, tei. 848827
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via Pinerolo 21, tei. 557^1
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via Umberto 11, tei. 8390(
Pinerolo: San Lazzaroso Torino 196, tei
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Cavour: Comunale - viali
ma 35, tei. 68211
Pragelato: Doglia-viai\|
Novembre 4, tei. 78030
Pinerolo: Podio -coraoi.
no 52, tei. 322030
DOMENICA19 AGOSTO
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velioni - Via Biancio 4 -|
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SERVIZIO ELIAMBU
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CINEMA I
TORRE PELLICECinema Trento propoi
giovedì 2 agosto, ol
20.30, Le strade peri
dorado; venerdì 3, p ¡
21.30, Himalaya, sabL
4, ore 21,30, Ti presenl,
i miei; domenica Sei
nedì 6, alle ore 21,i
Evolution; martedì;,
ore 21,30, Scopreni
Forrester; mercoledii
ore 21,30, KrampatI
giovedì 9 agosto, oi
20,20, Dinosauri; Oli
22,10, La stanza dell
glio; venerdì 10, o(
21.30, Con la testati
le stelle; sabato 11, k
21.30, Pearl Harbor; è
menica 12 e lunedili
ore 21,30, Il sarto di ft
ñama; martedì 14,o(
21.30, Ritorno a car
mercoledì 15, ore 21,Ü
The mexican; giovecfil
agosto, ore 20,20, Gal
ne in fuga; ore 22,1
Concorrenza sleale;«
nerdì 17, ore 21,30,1
fate ignoranti; sabat
18, ore 21,30, Chocold
domenica 19, ore 21,31
L'ultimo bacio; lunei
20, ore 21,30, Quasi»
mosi; martedì 21,“1
21.30, La mummia iH
torno; mercoledì 22, f
21.30, Pearl Harbor,#
vedi 23, alle ore 20,/'
Shrek; ore 22,10, Ua®
■fare di gusto.
SAN SECONDO
il cinema all'aperto,
nerdì 3 alle 21,30, In
za Europa, viene
to II partigiano /y-j
venerdì 10 La caFica
102; venerdì 17, La tif
e il dragone. ..
FENESTRELLE
ore 21,30 di sabato
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sto, per cinerna in
nel centro del pa^s®'^
visione II pari'9l u
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Johnny; gic
Lucia Gallo Scroppo - Torre Pellice
follie delPimperaW'*
lunedi 13 The mex'^u
domenica 19, Ch'®
se sono felice. ^
BIBIANA — Alle
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PAG. 13 RIFORMA
Estate alle valli pinerolesi: incontri, mostre e musica
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25 luglio-4 agosto
pRALL Alla nijniera Paola l’Asfflblea Teatro presenta «Le rose
? Atecama» di Luis Sepùlveda. InLrtjsolire 20.000. Prenotazione ob.£toria tei. 011-3042808 dal lu^ al venerdì ore 9-12.
29 luglio-7 agosto
?%NESTRELLE: Al forte di Fene’S, alle ore 21,15, neU’ambito
Li II Festival dell’opera lirica e
Lll’operetta, la Compagnia «11
Lovo carro di Tespi» presenta «11
.^Ijiere di Siviglia» di Gioacchino
Rossini Prenotazione obbligatoria
*1,0121-83600.
29 luglio-26 agosto
PENESTRELLE: Al forte di Fene
gaelleVIl edizione del salone del libro; orario dalle ore 9 alle ore 23.
Ingresso libero.
30 luglio-15 agosto
san germano CHISONE: Nel
parco Widemann l’Assemblea Teano presenta «Archeologia dell’asjgnza»; verrà inoltre allestita la mostra «Argentina-Desparecidos: volti
di padri e di figli», fotografie di Lucilla Quieto, visitabile dalle ore 15
ie 19. Ingresso libero.
2 agosto
torre PELLICE: Nel tempio, alle 21,15, concerto 12“ seminario di
tecnica e intepretazione musicale.
2-11 agosto
ì|0BRE PELLICE: La «Libera officina delle arti» propone un laboratorio intensivo sul racconto e
Ifcll’immagine, approccio alla letturainterpretativa e alla creazione di
.{orme visive, condotto da Gisella
■Bein. Le date dei laboratori sono:
sabato 4 agosto (10,30-12,30, 14,30
16.30) , giovedì 9 agosto (17-19) e sabato 11 agosto (10,30-12,30, 14,30
16.30) . Info tei. 0121-91162.
3 agosto
, PRAMOLLO: Nella sala delle atti'#à, alle 20,30 la Chiesa valdese orpiiizza un incontro su «Chi sono i
esi negli Stati Uniti d’Ameri
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ca?». Diapositive e chiacchierata
conilpast. Claudio Pasquet.
PENESTRELLE: Alle 16, nella
cMesà del Forte, pomeriggio «Bentornato Toro in serie A», con la pariècjpazione di Attilio Romero; conduce Franco Ossola, autore del libro «Grande Torino per sempre!».
ROURE: Alle ore 15, «15“ festa
dell’emigrante e del villeggiante»
con la partecipazione del gruppo di
bàdizionl popolari «La tèto aut».
PENESTRELLE: Nella fortezza,
concerto jazz alle ore 21,15.
LUSERNA san GIOVANNI: Alla
Loggia dei mercanti, alle 21,15,
concerto del 12“ seminario di tecnicseinterpretazione musicale.
RODRE: Rourestock, festival musicale rock di gruppi emergenti: sul
palco di Roreto si esibiranno i CH,
itecitori dell’edizione del lo scorso
anno per i «Gruppi emergenti», i
•^tgol’s e gli Shandon, musica ska,
“tgressolire 10.000.
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4 agosto
PRAGELATO: Nella palestra comunale alle 21, spettacolo teatrale
della compagnia Renato Clot di
uubblone con la commedia «’L
’d Roca brusà».
PENESTRELLE: Alle 15,30, nella
Chiesa del Forte, «Alla ricerca del
partigiano Jonny», proiezione del
«11 partigiano Jonny» e confeenza coordinata da Giovanni Tela presenza di Ugo Cerrato
Walter Fenoglio; letture di Enzo
f^olin. Ingresso libero.
PRAGELATO, Parco vai Troncea:
te u* ^1 cultura e natura «Mito e
aita di un grande predatore: il ca'"¿ell’aquilt reale»
^URE: Festa ai Garnier.
Jn ^TRELLE: Nella fortezza,
f. del «Il festival dell’ope
Pg e dell’operetta al forte di
astrelle», la compagnia «Il nuoTespi» presenta «Il Tro
r©» su Tniioir'o rii 1
di musica di Giuseppe Ver„L, .^*zio ore 21,15; prenotazione
tei. 0121-83600.
le^^fERE: Alle 21,15, in piazza«A puro tango», con PePaen . Monteleone, accom■rno* gruppo Quintettango.
2i PELLICE: Nel tempio, alle
del 12" seminario di
Interpretazione musicale.
4-5 agosto
SAN GERMANO CHISONE: Festa
alla borgata Turina con festa, danze, mostre e giochi.
RINASCA: Festa a Serforan.
4-15 agosto
ROURE: Serate danzanti alla pista di Castel del Bosco.
4-11 agosto
FRALI: Ad Agape, XXII incontro
«Fede e omosessualità».
4-20 agosto
PRAGELATO: Nella sala del Centro fondo in borgata Pian, «Kermesse del libro» e mostra di pittura: acquerelli di Quirino Carnevali.
5 agosto
PENESTRELLE: Alle 21,15, nella
chiesa del forte, «Il barbiere di Siviglia», prenotazione obbligatoria,
tei. 0121-83600.
PENESTRELLE: Festa della borgata di Pequerel.
ROURE: Per la sesta edizione di
Rourestock, a Roreto, nell’area concerti, si esibiranno 1 gruppi musicali dei Tribà, Otto Ohm, Reggae National Tickets, dj Bobo Reggae. Ingresso lire 15.000.
PENESTRELLE: Alle 16, nella
chiesa del forte, presentazione del
libro di Maurizio Mosca «La vita è
rotonda come un pallone di caldo», ingresso libero.
PRAGELATO: Festa paesana alla
borgata Allevé.
BRICHERASIO: Nella chiesetta
del Castello, alle 21,30, concerto
spettacolo di Joji Hirota & Percussion Voyagers, con tamburi giapponesi, Sri Lanka percussion, gong
balines!, crotali. Chínese drum,
flauto giapponese. Ingresso lire
15.000, ridotti lire 10.000.
6 agosto
PENESTRELLE: Alla chiesa del
Forte conferenza a cura deH’Università degli studi di Genova: «La rilevazione sismografica»; ore 15,30;
ingresso libero
6-12 agosto
PRAGELATO: Festa della ghironda e «sounds from thè wood», ballo, festa, concerti.
6-8 agosto
VILLAR PELLICE: Al museo di
Archeologia industriale Crumière,
va in scena «Impronte di un racconto», presentato dalla compagnia «Nonsoloteatro». Ingresso lire
10.000, ridotti lire 5.000.
7 agosto
SESTRIERE: Alle 21,15, nel palatenda di piazza Agnelli, «Di Gregorio quartet», concerto jazz.
8 agosto
PRAGELATO, Parco vai Troncea:
«I sentieri perduti del parco, borgate e vecchi sentieri: Lavai, Seytes,
Dzabé, Troncea». Visita nàturalistica a tema con i guardaparco.
PRAGELATO, Parco vai Troncea:
«La reintroduzione dello stambecco in vai Troncea»: serata dedicata
alla cultura e alla natura.
9 agosto
TORRE PELLICE: Nella chiesa
cattolica, cortile interno, concerto
della Yasko Argirov Band, clarinetto, batteria, accordeon, sassofono,
chitarra elettrica. Ingresso lire
15.000, ridotto lire 10.000.
• 9-10 agosto
PRAGELATO: Festa di Traverses.
9-15 agosto
FRALI: Alla miniera Paola l’Assemblea Teatro presenta alle ore
20,30 lo spettacolo «Le rose di Atacama» di Luis Sepùlveda; ingresso
lire 20.000 con prenotazione obbligatoria (tei. 011-3042808) dal lunedi al venerdì ore 9-12.
10 agosto
PRAMOLLO: Venerdì 10 agosto,
nella sala delle attività, ore 20,30, la
Chiesa valdese organizza un incontro su «Chi sono i puritani?» con il
prof. Mario Miegge.
ROURE: «All’ultima forchetta»,
gara gastronomica delle frazioni.
PENESTRELLE: Alle 16, nella
chiesa del forte, presentazione del
libro «Piemonte giacobino e napoleonico», con l’autore F. Ambroslni.
SESTRIERE: Alle 21,15, nel palatenda di piazza Agnelli, concerto
degli Architorti, quintetto dal repertorio vastissimo.
10-11 agosto
PENESTRELLE: Nella fortezza
l’Assemblea Teatro presenta Silence teatro in «Figurazione»; inizio
ore 21,30, ingresso lire 15.000.
11 agosto
PRAGELATO, Parco vai Troncea:
«Il ritorno dei grandi carnivori
sull’arco alpino: orso, lupo, lince;
storia differenze e status attuale»;
serata di cultura e natura.
PENESTRELLE: Dalle 21, alla sede del parco a Pracatinat, serata di
osservazione delle stelle e costellazioni.
USSEAUX: Al lago del Laux l’Assemblea Teatro presenta «Notte a
sorpresa» spettacolo e vin brulé
nella cornice del piccolo lago alpino; inizio ore 23, ingresso gratuito.
12 agosto
TORRE PELLICE: Nell’ambito
del «Tempio aperto», alle 17, nel
tempio valdese. Massimo Gnone
parlerà su: «Albania: un contributo
evangelico alla rinascita e alla riscoperta di un popolo».
PENESTRELLE: Alle 18,30, nella
chiesa del Forte, presentazione
spettacolo del romanzo ispirato alla figura e all’opera di Edward Bach, ingresso libero.
VILLAR PELLICE: Per tutta la
giornata festa alla Casa per anziani
Miramonti, culto con cena del Signore, alle 11, nel giardino.
SESTRIERE: Alle 21,15, al palatenda di piazza Agnelli, concerto
con Emanuele Cisi, sax, e Paolo birre, pianoforte.
TORRE PELLICE: Alle 21, piazza
Muston, serata di musiche latinoamericane con «Livia e i bad boys».
ROURE: Mercatino delle pulci alla pista di Castel del Bosco.
RORÀ: Serata di diapositive a cura della Società di studi rorenghi.
RINASCA: Al salone polivalente,
ore 21, concerto rock occitano dei
«Lou Dalfin».
12-13 agosto
PENESTRELLE: Nella fortezza
l’Assemblea Teatro presenta «L’ultima notte di Giordano Bruno»; inizio ore 21,30; ingresso lire 15.000.
12-14 agosto
FRALI: Festa per il 50“ anniversario di Agape.
12-16 agosto
PINASCA: Festa patronale di Pi, nasca con mercatino delle pulci.
13 agosto
PRAGELATO, Parco vai Troncea:
«I sentieri perduti del parco. Nel regno del camoscio: gita alla Grangia
e passo Banchetta». Visita naturalistica a tema con i guardaparco.
ROURE: Serata occitana.
14 agosto
PINASCA: Nell’area festeggiamenti spettacolo pirotecnico.
PRAGELATO, Parco vai Troncea:
«Sentieri e creste in sicurezza». Serata di natura e cultura a cura di
Walter Peyrot ed Enrico Boetto.
TORRE PELLICE: In piazza Muston serata danzante (Anni 60, latinoamericane) con i «Babilonia».
PENESTRELLE: Alle 16, nella
chiesa del forte, Dario Gariglio presenta il libro «Popolo italiano corri
alle armi».
PRAGELATO: Ballo liscio a palchetto in piazza Lantelme; ore 21.
Fuochi d’artificio in piazza Seggiovia, ore 22.
14-15 agosto
PENESTRELLE: Alla fortezza l’Assemblea Teatro presenta «Microband-Woom Woom Woom» di e
con Luca Domenicali e Danilo
Maggio; ore 21,30. Ingresso 10.000.
14-16 agosto
FRALI: Festa di Ferragosto con
ballo liscio e danze eccitane.
14-18 agosto
BAUDENASCA: Festa patronale,
con gare a bocce quadre, concerti e
serate gastronomiche.
15 agosto
SAN GERMANO CHISONE: Nel
parco di villa Widemann, con inizio
alle 10, tradizionale incontro delle
chiese valdesi.
PRAGELATO: Praz. Granges e
Souchères Hautes, fiera di ferragosto, fuochi artificiali e ballo in piazza (in serata).
PRAMOLLO: Festa a Ruata.
BOBBIO PELLICE: Si svolge la
tradizionale mostra di artigianato.
PENESTRELLE: Nella chiesa del
Forte, alle 16, presentazione del libro «Fauna e flora alpina nelle nostre valli» a cura del parco naturale
Orsiera-Rocciavré.
BOBBIO PELLICE: Al Centro vacanze deU’Esercito della Salvezza
giornata comunitaria: ore 10,30
culto presieduto dal ten. col. Armistead, quindi pranzo (prenotazione
allo 0121-957728). Nel pomeriggio
spettacolo intrattenimento con i
giovani del «Campo artistico»; la
sera falò al campo.
TORRE PELLICE: Al circolo Mûris, tradizionale festa di Ferragosto,
con grigliata, ballo liscio, giochi.
16 agosto
PENESTRELLE: Nella fortezza
l’Assemblea Teatro presenta «Il costruttore di torri» con Fabrizio Monetti; ore 21; ingresso lire 10.000.
ROURE: 2“ Festa dei bambini.
RINASCA: Per le vie del paese,
mercatino delle pulci.
TORRE PELLICE: Alle 21, in piazza Muston, «Sanarico», musica da
ballo e da ascolto. ^
17 agosto
PENESTRELLE: Nella fortezza alle ore 21,30, l’Assemblea Teatro
presenta Gisella Bein in «Più di mille giovedì» tratto dal libro «Le irregolari» di Massimo Carlotto. Ingresso lire 10.000.
TORRE PELLICE: Alle 21, alla rotonda di piazza Muston, «Un tuffo
nel passato», serata Anni 50.
17- 20 agosto
PEROSA ARGENTINA: Festa di
Perosa Argentina; mercatino delle
pulci, fiera dell’autore di valle, balli.
18 agosto
PRAGELATO, Parco vai Troncea:
«Ecologia e flora d’altitudine della
vai Troncea». Serata di natura e
cultura, nella sede cfel Parco naturale, con Maggiorino Passet Gros.
PENESTRELLE: Nella fortezza
l’Assemblea Teatro presenta Nonsoloteatro con «In volo con Buccino» regia di Guido Castiglia; ore
21.30, ingresso lire 10.000.
PEROSA ARGENTINA: Festa del
paese, mercatino delle pulci, fiera
dell’autore di valle, balli.
TORRE PELLICE: Alle 21, in piazza Muston, «Square dances americane»; compagnia Gaia Danza.
ROURE: Festa di Chambellier.
FENESTRELLE: Festa dei Champs, alla sera spettacolo di trampoli.
18- 19 agosto
VILLAR PEROSA: Festa campestre alle Caserme.
19 agosto
PRAGELATO: Festa delle frazioni
Rivet e Granges in fraz. Granges.
FENESTRELLE: Alle 16, nella
chiesa del Forte, Giorgio Merlo presenta i suoi libri.
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
FM 31.200-96.550.
Tel, 0121-954194
redazione. rbe @tpellice. tiscalinet. it
19 agosto
RORÀ; «Dalla preistoria alla storia»; è il titolo di una passeggiata
storica promossa dal Coordinamento musei e luoghi storici valdesi. Ritrovo in piazza alle 14,30. Itinerario Fornaci, Bertin, Casulé,
Rocca Roussa.
TORRE PELLICE: Nell’ambito del
«Tempio aperto», alle 17, nel tempio valdese, presentazione del libro
di Giorgio Tourn (presente l’autore), a cura di Marco Rostan.
ROURE: Pomeriggio di festa con
l’Aib a Balma.
FENESTRELLE: Nella fortezza
proiezione del film «Chiedimi se
sono felice» con Aldo, Giovanni e
Giacomo, alle 21.
ANGROGNA: Festa d’ia Vacira.
19-26 agosto
FRALI, Agape: Campo politico
internazionale.
20 agosto
ROURE: Festa a la Dent.
21 agosto
FENESTRELLE: Alla chiesa del
Forte, ore 15,30, incontro con Bruno Gambarotta. Alle 21, in località
Casermette, diapositive sul Perù.
22 agosto
PRAGELATO, Parco vai Troncea:
«I sentieri perduti del Parco. Guerre
e sentieri: il sentiero degli alpini».
Visita.naturalistica a tema con i
guardiaparco (tei. 0122-78849).
23 agosto
USSEAUX: In fraz. Balboutet, rassegna zootecnica di Bedboutet.
FENESTRELLE: Alla chiesa del
Forte, ore 15,30, conferenza della
prefissa Maria Grazia Bernengo su
«Nei, melanomi e sole».
25 agosto
FENESTRELLE: Festa patronale
di San Luigi con la partecipazione
del gruppo degli «Spadonari».
FENESTRELLE: Nella chiesa del
Forte, alle 21, proiezione del film «Il
patriota» con Mei Gibson.
TORRE PELLICE: Passeggiata
storica verso il borgo di Luserna.
26 agosto
ROURE: A Castel del Bosco, ore
15, premiazione concorso murales e
manifestazione sulla panificazione.
FENESTRELLE: Al campo sportivo, Arti e mestieri dell’alta vai Chisone, con polentata e giochi bimbi.
RINASCA: Festa di borgo Albarea.
TORRE PELLICE: Alle 21, nell’aula sinodale, serata pubblica della
Società di studi valdesi, conferenza
di Lucio D’Angelo su «Edoardo Giretti e la “Società internazionale
per la pace di Torre Pellice’’».
VILLAR PEROSA: Festa campagnola alla Miandassa.
27 agosto
PRAMOLLO: Lunedi 27 agosto,
nella sala attività, la Chiesa valdese
organizza un incontro su «E Dio ci
creò... diversi!» con la pastora Sabine Vorsteen. Tutti sono invitati a
partecipare.
2 settembre
TORRE PELLICE: Nell’ambito
del «Tempio aperto», alle 17, nel
tempio valdese, il dori. Gianni Fornati, primario all’ospedale valdese
di Torino, parlerà su: «Eutanasia,
un problema aperto per credenti e
non solo...».
NELLE CHIESE VALDESI
ANGROGNA — Domenica 12 agosto culto al Serre; il 19 al Bagnoòu, alle
ore 11 (a seguire pie nic e pomeriggio insieme); il 26 a Pradeltorno.
BOBBIO PELLICE — Domenica 5 agosto bazar organizzato dall’Unione
femminile, dalle 15,30 in poi nel giardino del presbiterio.
MASSELLO — Domenica 5 agosto riunione, alle 15, alle Porte di Massello;
saluto alla pastora Daniela Di Carlo, e benvenuto al candidato Pawel
Gajewski, che parleranno su «Perché un ministero pastorale alle Valli:
esperienze e prospettive».
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 5 agosto culto a Maniglia, alle 10.
Sabato 11 agosto, riunione alla Baissa, alle 15.
FRALI — Mercoledì 8 agosto riunione, alle 15, a Villa.
RODORETTO — Domenica 19 agosto culto alle 9. Domenica 26 agosto
culto a Fontane, alle 9.
SAN GERMANO — Mercoledì 15 agosto, nel parco di villa Widemann,
con inizio alle 10, tradizionale incontro delle chiese valdesi.
TORRE PELLICE — Alle 17, nella biblioteca del Centro culturale, assemblea ordinaria della Società di studi valdesi.
VILLAR PELLICE — Domenica 5 riunione agli Indiritti alle 14,30.
VILLASECCA — Domenica 5 agosto culto a Combagarino, alle 9. Alle 15,
riunione a Torre. Domenica 19 agosto culto a Combagarino, alle 9;
riunione alle 15 a Là sèlla d’Amount (Riclaretto).
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14
PAG. 14 RIFORMA
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• Contabilità ordinaria e
semplificata
' Consulenza del lavoro - paghe
Consulenza ambientale: rifiuti,
scarichi, emissioni in atmosfera
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• Costituzione di società
• Creazione d’impresa con piani di
fattibilità personalizzati
• Assistenza nel rapporto con gli Enti
• Credito agevolato
Sicurezza lavoro
Consulenza legale
Assistenza messa a norma dei locali
Formazione professionale
Promozione commerciale - export
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metalmeccanica, tessile e
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Lettori —:
PAG. 15 RIFORMA
pove vanno le chiese di battiste di Puglia e Basilicata?
¡ritualità rinnovata e impegno sociale
I
HO letto la lettera di Elisa
Sri pubblicata su RiforW., i5 luglio sotto il titolo
■¿S* le chiese batti.'“Ìfuglla e Basilicata?.,
si^^nifesta preoccupazio^^■^lessità circa il taglio
j^atico» di un culto batJSe a cui ha partecipato.
Co'cambiati i tempi o so„®nbiate le nostre comuA si chiede Elisa, facenriertoento con una certa
® talgiaal giorno del suo
^sitno e confessando la
.na preferenza per un culto
® calvinista».
Lo, i tempi cambiano e,
Se a Dio, cambiano anche
^tre comunità,
flisa rileva che «dovremmo
interrogarci sul desiderio e
dia ricerca dello spirituale,
essere più pronti
e le nuove propoci vengono dallo Spirito», lo penso che nel decennio appena iniziato saremo
sefflpre pih chiamati a un
confronto con la spiritualità
¿e ci viene proposta dai fraleiiiedalle sorelle stranieri
(jie ¿oliano le nostre comujiità, ameno che non vogliaisolarli, bollandoli come
primitivi, «teologicamente
non corretti». E dovremo
ugualmente accogliere come
dono del Signore il desiderio
di rinnovamento nella liturgia, la ripresa di un sano «pietismo» che riscopre la preghiera, la lettura della Scrittura, la ricerca di coerenza etica
sul piano personale, l’esigenza di dar spazio alle emozioni
che fanno anch’esse parte
della nostra umanità. Pur senza dimenticare che esiste un
confine netto tra questo modo di vivere la fede, che da
sempre caratterizza i battisti,
e certi aspetti dell’esperienza
pentecostale-carismatica che
non ci appartengono: l'esaltazione delle sensazioni individuali, la presunzione di possedere il monopolio dello Spirito di tanti «capetti«, autoritari e spesso ignoranti.
Non possiamo però considerare relitti del passato l’appello alla conversione, alla
nuova nascita, alla coerenza
di vita, alla consacrazione, alla santificazione, alla lode,
ma dobbiamo coniugarli con
quanto imparato nei decenni
recenti e cioè, per dirla con le
parole di Elisa, con «la ricerca
di un percorso di liberazione
e di giustizia sociale (...) una
testimonianza radicata nelle
strutture sociali in cui si vive
e si opera (...) l’impegno per
la pace e per la giustizia, il rispetto verso il creato».
Credo che abbiamo fatto un
grosso sbaglio, dagli Anni 60
in qua, a ritenere che questi
due aspetti del messaggio
evangelico e dell’esperienza
cristiana non fossero conciliabili. Le ultime due generazioni si sono logorate in questa
contrapposizione, svigorendo
e rendendo vana la nostra testimonianza. Mi auguro che il
convegno del prossimo settembre sull’identità battista
faccia emergere con chiarezza
che credere in Cristo significa
impegnarsi onestamente su
questi due fronti e saper accettare le sfide del nostro
tempo. Occorre lavorare con
intelligenza e con amore alla
ricerca di una sintesi fra le
due esigenze. Una sintesi non
di compromesso, ma limpida
e feconda, che ci risospinga
all’annuncio dell’Evangelo.
Emmanuele Pßschetto
Torino
POSTA
'i
J
INO a estendere
l'otto per mille
Caro direttore,
ho seguito con molto interesse su Riforma il dibattito
si’rfportunità di richiedere
aio stato di poter partecipare
aia quota dell’otto per mille
(Opm) corrispondente alle
isceltenon espresse dei con-tìibuenti. Desidero intanto
esprimere il mio apprezzamento per l’imparzialità con
cuiiljbstro periodico conscie Óie il dibattito si svolJfedirei anch’io esprimersene considerazioni per
MStffiere chi è contrario.
I^tto una critica al docurnetito della Commissione
ad^erendum, ove afferma
che «non si è concretizzato
sella misura paventata» un
calo dell’impegno contributiw dei membri delle chiese a
s^to dell’accettazione dell’otto per mille. A me sembra
che si sarebbe dovuto dire
■ Che resta ancora lontano il
csgglungimento del 3% a suo
tempo indicato dalla Tavola
come Indispensabile per la
cepetoa del costo del camPp di lavoro. E mi sembra
¡piuttosto grave che delle cots^tà, tanto smaniose di faldella diaconia con i soldi di
ctrinon ha alcun desiderio di
™tceli, non sia in grado di tifuori dalle proprie tasche
® 3% delle proprie disponid'tà, quando dal pulpito si
^ta una vedova, che aveva
®Jto al tempio un obolo che
™®frdva tutto il suo avere.
, ^sembra anche poco seria
^ttstificazione che oggi si
rinunziare alla nostra in^‘genza nei confronti del
^uciaccio delle scelte non
ipa “perché la situaziop cablata». Mi ricorda la
riella sentinella che
Uggita, violando la consePerché aveva visto che il
.218
%
nemico si stava avvicinando.
Certo che non è improbabile
che anche per noi il nemico
possa avvicinarsi, cioè che
siamo impegnati in spese al di
sopra delle nostre disponibilità e che manchi il coraggio
di prendere delle decisioni
drastiche, ma ciò a mio avviso
non giustifica il venir meno a
un impegno che abbiamo con
orgoglio strombazzato ai
quattro venti, per aderire a
una delle clausole meno dignitose del concordato craxiano. E non si venga a citare
il primo cedimento, quando si
dovette accettare per i nostri
pastori il trattamento previdenziale di favore che lo stato
aveva riservato ai preti cattolici: fu un’accettazione resa obbligatoria dalla debolezza della nostre comunità, che altrimenti avrebbero lasciato ai
loro pastori l’alternativa tra
morire sul pulpito o languire
in miseria gli ultimi anni della
loro vita. Comunque, se tale
adesione fu un cedimento,
dobbiamo oggi sentirci autorizzati a qualsiasi nefandezza?
Ragioni di spazio mi impediscono di trattare altri discutibili alibi che vengono
proposti per giustificare la
proposta; vorrei piuttosto
sottolineare come i fautori
della partecipazione, a mio
avviso, insistano troppo sugli
autoelogi, per la verità piuttosto gratùiti: solo noi amiamo veramente il prossimo,
purché non ci costi un centesimo, la nostra contabilità è
perfetta e trasparente, il
mondo che ci attornia ci copre di ammirazione e la nostra decisione non ci farà
perdere le sue firme sul modulo della dichiarazione per
rirpef. A parte che sono d’accordo soltanto sull’ultima affermazione, perché il mondo
che ci circonda ha di noi, nella sua stragrande maggioranza, una idea molto vaga e let
teraria e neppure si accorgerebbe del fatto, mi domando,
oltre al parere di chi ci circonda, non potremmo chiedere quello della nostra coscienza? Questa non ci dice
proprio nulla?
Quanto alla correttezza e
alla trasparenza dei conti
non ho bisogno che me lo
confermi una società di certificazione. Quello di cui dubito, piuttosto, è la competenza nel gestire delle cifre tanto
più grosse di quelle modeste
che si era usi trattare nei bilanci della Tavola. Più le cifre
si ingrandiscono, più aumenta il rischio, specie quando
l’importo è soggetto alla discrezione di terzi, come mettono in evidenza i recenti allarmati annunzi della Tavola,
che parlano di scostamenti
dell’ordine dei miliardi. Tutti
sanno spendere, non tutti
hanno la vocazione e la competenza per gestire degli importanti flussi finanziari.
Per concludere, mi spiace
rilevare in alcuni interventi il
tentativo di ghettizzare quelli
che sono contrari alla proposta, imputando loro un atteggiamento quasi snobbistico
che, per la tutela dei sacri
principi, fa loro dimenticare i
bisogni del mondo. A parte il
fatto che i bisogni dei miseri
non li potremmo coprire qualunque fosse il bilancio a nostra disposizione, vorrei ricordare che in un dialogo democratico ogni parte ha il diritto
di esporre le sue opinioni, da
mettere a confronto con quelle degli altri interlocutori, senza per questo squalificare chi
la pensa in modo diverso.
Umberto Beltrami - Monza
POSTA
■ Il vero
problema di
«questa destra»
Caro direttore,
nelle sue ireniche riflessioni
«su come la chiesa dovrebbe
comportarsi con la maggioranza di governo» {Riforma
dell’11 luglio scorso) Vincenzo Ribet si avvale di un truismo e di due corticircuiti logici. 11 truismo (col quale, come
con tutti i truismi, non si può
non essere d’accordo) è che vi
sono numerosi fratelli di chiesa che hanno votato a destra e
che non per questo debbono
essere esclusi dcilla comunione fraterna («marginalizzati»).
Non credo, con Vincenzo Ribet, cbe essi rappresentino il
50% delle nostre chiese (almeno, non lo lascia credere
una lettura «discreta» dei risultati nelle zone dove più facile è individuare l’elettorato
evangelico), ma questo non
cambia la sostanza della riflessione (e del truismo).
Il primo cortocircuito risiede nel fatto che egli implicitamente equipara <jquesto
centro-destra» col centro-destra in generale (col centrodestra «possibile») e gli conferisce una patente di «serietà e affidabilità». Il problema sta proprio qui: mentre è
fisiologico che in un grande
paese come l’Italia vi siano
una sinistra e una destra «serie» e che parte dell’elettorato (evangelici compresi) voti
per la «destra» senza scandalo per nessuno, è patologico
che «questa» destra nasca
male. La «destra seria» c’è eccome, si chiama Scalfaro,
Montanelli, ecc., ma non
sembra godere 1 favori di
«questa» destra: del resto, nel
nostro paese la «destra seria»
(da Giolitti a Sennino, a Croce) è stata spesso sopraffatta
(e talora convertita: Gentile)
da una destra scomposta e
anche pericolosa; né sono
mancati gli evangelici che le
hanno dato credito.
So benissimo che anche la
sinistra italiana ha le sue magagne e fors’anche i suoi
scheletri nell’armadio; ma
qui si parla della destra che
sta al governo, che comunque, a mio modesto avviso, di
magagne e di scheletri ne ha
in misura incomparabilmente maggiore.
«Questa» destra nasce: 1)
sull’accordo con i prodotti
residuali del fascismo (come
nessuna destra «seria» in Europa); 2) sull’accordo con
quel fenomeno becero e incolto cbe è la Lega per la difesa di un’inesistente Padania e
per la ghettizzazione degli
Nuovi indirizzi
La Chiesa valdese di Verona comunica il propio indirizzo di posta elettronica; valdesiverona@hotmail.com.
Il nuovo indirizzo del pastore Donato Giampetruzzi è:
via Progresso 4, 85030 Cersosimo (Pz); tei. 380-5188707.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
24t|^®*3iche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore
«ttca e alle ore 10 del lunedì successivo. Domenica 5
23,50 circa, andrà in onda: «Proclamate la Buona
300 anni di presenza evangelica nelle Murge»; «Lite,^®“8*osa: le prospettive della legge e le Intese da ratificasarà trasmessa lunedì 6 agosto alle ore 24,30 e
Dn ®?®®3o alle 10 circa.
apgjjy^rienica 19 agosto, ore 23,50 circa, andrà in onda: «L'
'"ttnd Sinodo delle chiese valdesi e metodiste»; «Dortl|^( ritta tranquilla città di provincia: le chiese evangeliche
•in- rie Contro il razzismo e la xenofobia»; «Perle di vetro; fede
‘ e vita quotidiana». La replica sarà trasméssa lunedì
" ! ore 24,30 e lunedì 27 agosto alle 10 circa.
Centro culturale valdese
via Beckwith 3, Torre Pellice (TO)
TERZO FORUM DELLA CULTURA
Ecumene 22-23 settembre 2001
Quale Forum per quale cultura?
Il Forum di quest'anno cerca di valorizzare il dibattito avviato nelle
due precedenti edizioni e proseguito su «Gioventù Evangelica» (in
particolare nn. 173 e 175). I principali nodi della discussione saranno introdotti da brevi relazioni a cura della neonata Commissione
cultura del Centro culturale valdese. Si tratterà da un lato di mettere
a confronto le istanze delle agenzie culturali e dall’altro di definire il
ruolo che esse assumeranno nel quadro in trasformazione della presenza evangelica in Italia, Uno spazio sarà dedicato all’approfondimento del tema della globalizzazione, per coglierne le ricadute sul
nostro lavoro culturale.
Iscrizioni e informazioni sul soggiorno entro il 7 settembre, presso la
segreteria del Centro culturale valdese di Torre Pellice - via Beckwith
3; tei. 0121-932179 - fax 0121-932566
E-mail: centrocultvralevaldese @ fin. it
esistenti immigrati dal Terzo
Mondo; 3) sulla criminalizzazione della giustizia (mi si
passi l’ossimoro) sia in relazione alle passate storie di
«mani pulite» che a quelle
presenti del processo di piazza Fontana e dell’abusivismo
edilizio; 4) sulla programmatica e strumentale clericalizzazione dello stato (gli oratori
sovvenzionati, gli assistenti
spirituali negli ospedali, la
scuola privata incostituzionalmente pagata dai «buoni
scuola», ecc.), al fine di razzolare un po’ più di voti (sedicenti) cattolici; 5) infine, ed
è il peggio, su una visione populista e plebiscitaria che da
un lato si mette sotto i piedi
la divisione liberale dei poteri
(dello stato) e dall’altro concepisce la politica come perseguimento del potere (politico) fine a se stesso.
Se quest’ultima osservazione paresse eccessivamente
polemica, prego leggere la seguente formulazione del Cavaliere nell’imminenza della
sua «discesa in campo»: «Il
primo rivoluzionario messaggio [del Principe di Machiavelli*] è quello della concretezza
[...]. La regola fondamentale è
quella dell’implacabile, assoluta tensione verso l’obiettivo
del potere, nella subordinazione ferrea di ogni propria
azione a tale fine, se necessario operando al di fuori del
dominio della morale [...]. Ne
risulta un corpus di norme e
suggerimenti che conserva
singolare validità anche ai nostri giorni [corsivo mio]». Passo al secondo cortocircuito.
Vincenzo Ribet da un lato parla della «popolazione evangelica» e dall’altro se la prende
con la «dirigenza delle nostre
chiese»; Luna e l’altra nozione
vengono riassunte in un indistinto «noi» che, tra l’altro,
dovremmo dare il nostro contributo alla «creazione di una
seria forza liberale» (e perché
non socialista?).
Se la popolazione evangelica è in maggioranza (come .
credo) tendenzialmente «di
sinistra», e se comunque lo è
la maggioranza dei deputati
al Sinodo, mi sembra normale che lo siano anche gli organi amministrativi della chiesa
(ovviamente la «Chiesa» è altra cosa). Non vedo perché
ciò debba «marginalizzare» i
fratelli tendenzialmente «di
destra»; ad esempio io personalmente sono in forte disaccordo sia con la scelta a suo
tempo espressa dal Sinodo a
favore dell’otto per mille che
con la dominante cultura
«ecumenica», ma non mi
sento per questo marginalizzato. Il problema non sta nel
dialogare o meno con «questa destra», il problema (per
la chiesa istituzione) è di avere come interlocutore il governo della Repubblica che
essa esprime, e trarre volta
per volta le conseguenze dai
suoi atti concreti.
Pertanto non mi sembra
pertinente distinguere tra un
Pera «liberale» (comprese le
sue uscite contro le «toghe
rosse»?) e un Casini «madonnaro», sarebbe come distinguere tra il doppiopetto di
Berlusconi e la canottiera di
Bossi; gli uni e gli altri fanno
parte di una maggioranza
che ha scelto come ministro
della Repubblica un repubblichino «non pentito» e che
tra i primi provvedimenti
della legislatura ha ritenuto
urgente detassare successioni e donazioni miliardarie.
Così, non credo che il problema cbe ci sta di fronte (come
credenti e come chiesa) sia di
««ghettizzare» il centro-destra» (?!) o di «autoghettizzarci», semmai di venir meno a
una voccizione profetica.
Cesare G. De Michelis
Roma
(*) Presentazione all’edizione-strenna per i tipi di Silvio
Berlusconi ed., Natale 1992-Capodanno 1993.
PARTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
«La mia carne e il mio cuore
possono venir meno,
ma Dio è la rocca
del mio cuore e la
mia parte di eredità,
in eterno»
Salmo 73, 26
I familiari delia cara
Mariuccia Borno
in Vicino
ringraziano tutti coloro che sono
stati loro vicino in questa triste
circostanza.
Un ringraziamento affettuoso
ali’Associazione di voiontariato
Rafael, al personale dell'Unità
cure palliative di Pinerolo, al medico curante Marcò Pisanchi, al
past. Vito GardioI, aH’amministrazione comunale di Pinerolo, ai
colleghi di lavoro di Flavia, ai vigili urbani di San Secondo e Pinerolo, al Centro anziani di San
Secondo e a Elvina Fornerone.
San Secondo, 3 agosto 2001
RINGRAZIAMENTO
I familiari tutti del caro «bocia»
Davide Jahier
ringraziano tutti coloro che sono stati loro vicino con amicizia
e affetto nel dolore per l’improvvisa perdita del loro caro.
Torre Pellice, 27 luglio 2001
RINGRAZIAMENTO
«Conoscerete la verità
e la verità vi farà liberi»
Giovanni 8, 32
È mancato all’affetto dei suoi
cari, il 22 luglio
Giulio Bouchard
(Franchino)
di 68 anni
Lo piangono i figli, i nipoti che
tanto amava, le sorelle, la nuora,
il genero, i parenti e amici.
Si ringraziano i figli e i nipoti di
Gustavo e Katy Comba e tutti
coloro che hanno espresso il loro affetto e partecipazione.
Val Pellice, 3 agosto 2001
«Beati i puri di cuore
perché vedranno Dio»
Matteo 5, 8
È improvvisamente mancato
all’affetto dei suoi cari
Stefano Arata
Affranti dal dolore ma sorretti
dalla fede ne danno il triste annuncio la mamma, Giovanna Tagliarini, il papà Franco, la sorella
Laura, i nipotini Chiara e Mattia
e i parenti tutti.
Roma, 20 luglio 2001
RINGRAZIAMENTO
«Ho combattuto
il buon combattimento... »
Il Timoteo 4, 6
Il Signore ha chiamato a sé
dopo prolungata malattia
Vivine Borno Costantino
Ne danno l’annuncio, a funerali avvenuti: il marito Ide Emilio
Costantino; il figlio Ennio con la
moglie Carla e la figlia Silvia; la
cognata, i cugini e i parenti tutti.
Un ringraziamento particolare
ài personale medico dell’ospedale Maria Vittoria di Torino, reparto medicina generale, ai signori Piera e Giovanni Dagliasso, alla famiglia Beltramo e ai
pastori Ruben Vinti e Vito Gardiol; grazie anche ai vicini di casa, al signor Massimo, alla Casa di cura Villa Iris di Pianezza
e a tutti gli amici e associazioni.
Un doveroso ringraziamento al
Comune di Prarostino.
Torino, 27 luglio 2001
I necrologi si accettano
entro le 9 del lunedì. Tel.
011-655278 fax 657542.
Per la pubblicità
su
tei. 011-655278, fax 011-657542
16
PAG. 16 RIFORMA
venerdì 3 AGOSTO 2iyi^
L'azione del Consiglio ecumenico delle chiese e della Conferenza cristiana dell'Asia
La voglia di pace dei popoli dello Sri Lanka
In diciotto anni di conflitto tra la maggioranza singalese e la minoranza tamil, fatta venire
dall'India dai britannici nell'Ottocento, 80.000 persone sono state uccise tra cui due presidenti
Il Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec) e la Conferenza cristiana dell’Asia
(Cca) sono da molti anni impegnati negli
sforzi intrapresi per promuovere la pace e
la riconciliazione nello Sri Lanka. Fin
dall’escalation del conflitto, a metà del
1983, le due istituzioni ecumeniche hanno organizzato colloqui e visite per seguire la situazione e hanno fatto appello alle
loro chiese membro per fare pressione sui
rispettivi governi affinché pongano fine
alle ostilità. Regolarmente, membri del
personale si sono recati nel paese per tenere informati i partner ecumenici.
Le due organizzazioni hanno esortato
le parti coinvolte nel conflitto a ricercare
una soluzione negoziata. Violazioni dei
diritti della persona perpetrati dalle forze
di sicurezza dello Sri Lanka e dalle «Tigri
di liberazione dell’Eelam Tamil» (Lite)
sono state portate all’attenzione della
Commissione dei diritti umani deU’Onu.
In risposta agli appelli del Cec, le chiese
partner e le loro agenzie hanno portato
soccorsi umanitari d’urgenza agli sfollati
e ai rifugiati nel Tamil Nadu (India).
Più recentemente, il Consiglio ecumenico delle chiese ha aiutato a organizzare
visite di scambio tra rappresentanti del
Consiglio cristiano nazionale dello Sri
Lanka e del Consiglio cristiano della
Norvegia per mobilitare aiuti in Norvegia e all’estero a favore di un’iniziativa
norvegese per la pace nello Sri Lanka.
Il Ccn-Sri Lanka e le chiese del paese si
sono sempre sforzati di mantenere relazioni con il clero buddista per favorire la
pace e la riconciliazione. I rappresentanti
del Ccn-Sri Lanka sono stati in contatto
con dei funzionari del governo e si sono
recati più volte a Jaffna per incontrare
rappresentanti del Lite e cercare con loro
di risolvere amichevolmente il conflitto
etnico che imperversa nell’isola.
Bernt Jonsson, capo redattore del periodico ecumenico svedese Sandaren, ha
accompagnato il pastore Konrad Raiser,
segretario generale del Cec, nella sua recente visita nello Sri Lanka. Ecco il documento che ha dedicato al conflitto che
dilania il paese da 18 anni.
BERNT JONSSON
ISOGNA trovare una
«Di
'soluzione politica e
entrambi le parti dovranno
cedere. Imploriamo la pace
con i nostri auspici e le nostre
preghiere. E l’esercito sarebbe il primo ad accettarla!».
Il colonnello Samaraweera
Mahesh parla della guerra civile. Di guarnigione al campo
militare di Vavuniya, che costeggia la parte più meridionale del territorio sotto il controllo delle «Tigri tamil» (Ette), Mahesh riconosce che la
strada e la ferrovia, che separano il campo dalla costa abbastanza lontana, sono estremamente vulnerabili dopo gli
stupefacenti successi ottenuti
dalla guerriglia nel 1999. Anche se il terreno è densamente minato, il che costituisce
una grave minaccia per i civili
che volessero varcare da soli
il confine, le «Tigri» sono appena a un chilometro e potrebbero tagliare sia la strada
sia la ferrovia. «La settimana
scorsa, nonostante il cessate
il fuoco del Ette, ho perso uno
dei miei uomini. Di solito, essi mantengono le loro promesse, e anche noi ci teniamo tranquilli. Ma in questo
momento, essi si allenano per
nuovi scontri, e noi pure», dichiara il colonnello che spera
che gli sforzi attualmente dispiegati dai norvegesi per rilanciare i negoziati di pace
riescano. Non sarebbe però la
prima volta che simili negoziati falliscono.
Brutalità e diffidenza
Le parole del colonnello
Mahesh sono smentite da altri che parlano di bombardamenti di zone controllate dal
Ette, nonostante un cessate il
fuoco unilaterale che è durato oltre tre mesi. Finora il miglioramento delle condizioni
di vita della popolazione civile delle due parti hanno più a
che fare con la finzione che
non con la realtà. Anche se è
di debole intensità, il conflitto armato continua.
Dopo più di quattro secoli
di regime coloniale, prima
portoghese, poi olandese e
infine britannico, l’isola di
Ceylon ha ottenuto la propria
indipendenza nel 1948 nella
scia dell’India, senza dover
subire i traumi della guerra di
Chandrika Kumaratunga, presidente dello Sri Lanka
Pozzo nella zona di Vavuniya
indipendenza: i britannici ne
avevano abbastanza del loro
ruolo di colonizzatori. L’élite
politica locale era soddisfatta, il livello di istruzione era
elevato, l’elettorato era ritenuto evoluto, e il Pii (prodotto interno lordo) prò capite
era uno dei migliori dell’Asia.
(foto Acnur/M. Kobayashi)
18 anni di conflitto
Oggi, dopo 18 anni di conflitto armato tra la maggioranza singalese e la minoranza tamil, la realtà è tutt’altra.
La storia contemporanea del
paese è stata segnata dalla
brutalità e da una profonda
diffidenza tra i diversi gruppi
etnici. Circa 80.000 persone
sono state uccise (fra cui due
presidenti e varie personalità
politiche importanti), centinaia di migliaia sono state ferite, quasi un milione sono
state dislocate all’interno
dell’Isola, e varie centinaia di
migliaia di cittadini sono ri
fugiati all’estero. I singalesi,
che costituiscono il 70% di
una popolazione di circa 20
milioni di abitanti, sono principalmente buddisti, mentre
i tamil, che rappresentano il
15% della popolazione, sono
per la maggior parte indù. I
musulmani (tra il 7% e l’8%)
sono considerati come il terzo gruppo etnico avente
un’identità propria. In quanto ai cristiani (anch’essi tra il
7% e l’8%), se ne trovano sia
fra i singalesi sia fra i tamil.
La questione tamil
Nonostante questa transizione senza urti verso l’indipendenza, fin dal 1948 circa
un milione di tamil sono privi della loro cittadinanza e
dei loro diritti civici. Durante
T800, i britannici li avevano
fatto venire dall’India per lavorare nelle piantagioni di tè,
di caffè e di caucciù. Nel
1956, di fronte alla pressione
dell’etnia buddista, la Sinhala Only Act dichiara il singalese lingua ufficiale dell’isola
e il buddismo religione di
stato. Questa legge mette il
fuoco alle polveri e gli sforzi
fatti per riparare i danni falliscono per via delle lotte di
potere che dilaniano i singalesi. Nel 1972, il paese ritrova
il suo nome precoloniale di
Sri Lanka.
Oggi, lo Sri Lanka dedica il
20% del proprio budget alle
spese militari, il livello medio
dei redditi è fra i più bassi
dell’Asia, la popolazione è
stanca di una guerra che non
finisce mai. A parte alcuni individui che traggono profitto
dal conflitto, tutti aspirano
alla pace... ma il più delle volte, ognuno secondo le proprie condizioni.
(Cec/info - traduzione dal
francese di J. -/. Peyronel)
(1 - continua)
Congresso dell'Associazione per la comunicazione cristiana
Essere voci di verità e di riconciliazione
Si è concluso con un appello agli operatori
dei media a essere «voci di riconciliazione», il
terzo congresso delTAssodazione mondiale
per la comunicazione cristiana (Wacc), svoltosi a Noordwijkerhout (Olanda) dal 3 alT8
luglio. Più di 300 delegati da 80 paesi del
mondo hanno discusso sul tema «Comunicazione: dal conflitto alla riconciliazione» e
hanno sottoscritto una dichiarazione conclusiva secondo cui «ristabilire la verità, rafforzare la giustizia e ristabilire la dignità umana
non sono fatti che di per sé portano alla riconciliazione. La volontà di riconciliazione
infatti è un atto incondizionato di fede e di
amore, che richiede un dialogo attento e
comprensione reciproca».
Momenti cruciali dell’incontro, l’ascolto di
storie di conflitti e di riconciliazione da parte
di persone che vivono in contesti di guerra, di
ingiustizia, in regimi dittatoriali o che patiscono situazioni di violenza e discriminazione: fra gli invitati Charles Villa-Valencio, direttore dell’Istituto per la giustizia e la ricon
ciliazione di Città del Capo (Sud Africa), che
ha raccontato storie di pacificazione a partire
dalla situazione del suo paese, suggerendo la
possibilità che «la vita stessa possa superare
la logica della vendetta». Villa-Valencio, che
ha descritto la riconciliazione come un processo che richiede tempo e perseveranza (e
non implica in modo automatico il perdono),
ha chiesto a chi si occupa di comunicazione
di diventare costruttori di pace, ristabilendo
la verità in modo oggettivo.
«Ogni relazione umana comprende il conflitto - afferma a conclusione dell’incontro
l’italiana Gianna Urizio, membro del Comitato centrale della Wacc la riconciliazione
stessa è un processo che non elude la dimensione del conflitto, ma la vede confrontarsi
dialetticamente con l’esigenza di pacificazione». 11 Comitato centrale della Wacc si è riunito a conclusione del Congresso mondiale,
sempre in Olanda, per programmare il lavoro
dei prossimi cinque anni sul rapporto fra media e processi di riconciliazione. (nev)
Il processo di remissione del debito
Paesi e popoli dimenticati
Fra i paesi che si battono
per ottenere l’annullamento
del loro debito e che sono
ancora esclusi dall’iniziativa
Ppte (Paesi poveri fortemente indebitati), la Nigeria e
Haiti sono diventati due paesi simbolo.
Nigeria
Non abbastanza povera!
Nonostante un reddito pro
capite inferiore a 300 dollari e
un debito superiore al 200%
dei ricavi da esportazioni, la
Nigeria è stata discretamente
tolta dall’elenco dei Ppte nel
1998. È importante per la Nigeria, ma anche per l’insieme
dell’Africa dell’Ovest, che il
nuovo governo del presidente Obasanjo, riesca ad ottenere un annullamento del debito e che la stabilità venga ripristinata nella regione.
Haiti
Non abbastanza indebitata! Haiti è uno dei paesi più
poveri del mondo. Circa
metà del suo attuale debito è
stata contratta dall’ex dittatore Duvalier. Il tasso di
analfabetismo è di oltre il
50%. Ma nonostante un tasso
di debito all’esportazione del
171%, il paese non è considerato dal Fondo monetario internazionale (Fmi) e dalla
Banca mondiale (Bm) abbastanza indebitato.
Zambia
Lo Zambia continuerà a pagare. Ha pagato 136 milioni di
dollari di rimborso nel 1999,
ma deve pagare 90 milioni in
più (ossia 226 milioni di dollari) nel 2001, anche se è stato
inserito nell’iniziativa Ppte.
Questa situazione si spiega in
particolare con gli arretrati
accumulati e con i nuovi prestiti giunti in scadenza.
Di fronte a tale aberrazione, gli attori della società civile si sono mobilitati: sotto
quella pressione il Fmi ha deciso un riscaglionamento degli alleggerimenti del debito
che permetta al paese di rimborsare di meno oggi... ma di
più fra qualche anno (153 milioni nel 2001 per arrivare a
212 milioni nel 2007). Nonostante le pressanti richieste
del governo zambiano e delle
associazioni, il Fmi si è rifiutato di prendere in considerazione la possibilità di un ulteriore alleggerimento. «11
paese non può permettersi di
spendere 150 milioni di dollari per il rimborso del debito
quando la speranza di vita è
di 44 anni ed è in costante diminuzione per via dell’Aids»
ha dichiarato Katele Kalumba, di Jubilee 2000 in Zambia.
La posizione della Francia
Nel gennaio scorso, in occasione del vertice AfricaFrancia di Yaoundé, il Presidente francese, Jacques Chirac, ha ricordato le misure di
annullamento che la Francia
intende attuare nei confronti
dei paesi africani. La Francia
si è impegnata ad annullai,
praticamente tutti i suoi ere'
diti nei confronti dei Ppte g,
lezionati. Questo rappresene
circa 11 miliardi di euro. All,
Francia però si possono far,
alcune critiche importanti:
1) Anche se attua tutti oji
alleggerimenti promessi, là
Francia conserverà ancóij
una parte dei suoi crediti riJ
spetto ai Ppte.
2) La Francia aspetta la fini
del processo (fra 2 o 3 annto
per comunicare l’insieme degli alleggerimenti promessi.
3) A differenza del Regno
Unito o del Canada, la Franda non prevede alcuna misura per i 20 paesi in attesa: nel
frattempo i rimborsi continuano.
4) Inoltre non prevede di
uscire dall’ambito ristretto
dell’iniziativa Ppte mentre
l’Italia ad esempio sta adottando misure più ampie che
includono fino a 62 paesi.
5) La Francia, ancorché
azionista importante del Fini
e della Bm, non chiede l’annullamento del debito multilaterale.
Distribuzione di viveri in Africa (Etiopia)
(foto Acnur/B.
1
Lottare contro la povertà
grazie agli alleggerimenti
L’Uganda, il Mozambico e
la Guyana sono fra i paesi più
avanti nel processo di alleggerimento del debito. Il governo ugandese ha diretto
una parte dei fondi sbloccati
dagli annullamenti del debito
verso le collettività locali per
l’educazione: dei comitati di
gestione delle scuole decidono le spese. L’attuazione del
programma mirante a rendere gratuito l’accesso alla
scuola elementare ha permesso, in un tempo brevissimo, di raddoppiare il tasso di
scolarizzazione. Nel Mozambico le risorse liberate sono
state indirizzate verso i setto- '
ri vitali per lo sviluppo: i budget della sanità, dell’istruzione, dell’agricoltura, delle infrastrutture e della formazione ne hanno usufruito per un
ammontare di circa 60 milioni di dollari. La Guyana ha investito risorse nei settori sociali e nelle tecnologie dell’informazione.
Anche se il processo di utilizzo dei fondi non è esente
da difficoltà, in molti paesi si
assiste a un miglioramento
del dibattito democratico:!
governi devono rendere conto, i gruppi locali riescono a
fare sentire meglio la loro voce. Eppure, in molti paesi, le
speranze suscitate dagli al'
leggerimenti rischiano di andare deluse qualora le misure
adottate non venissero nii'
gliorate.
(2 - continuai
Firn Information, n. 206-201,
marzo-maggio 2001. Dossiet
preparato da un collettivo francese che raggruppa organizzazioni laiche e confessionali,
pubblicato da «Mission», jnensile protestante di missione ^
rapporti internazionali. Defap.
(traduzione di J. -/. Peyronel)
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