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Roma, 9 Ottobre 1909
31 pobbllea ogni Sabato
ANNO U - N. 41
LA LUCE
Propugna gl’interessi sociali^ morali e religiosi in Italia
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Italia : Anno L. 3,00 — Semestre L. 1,50
Estero: » » 5,00 — « « 3,00
XTn numero separato Cent. 6
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Direttore e Amminisla'atoi'è : B. Celli, Via Magenta 18, Roma
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Base, verìke, (entro
Siamo sotto l’impressione del discorso pronunziato
da l’on. Luigi Luzzatti, il 20 settembre a Padova,
inaugurandosi il Congresso della Società italiana per
il progresso delle scienze ; ed è un’impressione magnifica, agitatrice. Un tumulto di idee ci commove
la mente ed il cuore. -Serbiamo molte di queste idee
per ulteriori lavori più sodi di questo articolo, che
siam costretti a scrivere in frett’e furia, perché il
proto attende.
■ « La filosofia — ha detto il Luzzatti — la filosofia
rinasce più forte, come la fede, poiché muoiono gii
iddii, ma non muore Dìo, muoiono Ì sistemi filosofici che sono romanzi più o meno grandiosi, talora
epopee snllanima, ma non muore, perchè è eterna,
l’aspirazione spirituale aU’infinito.
La filosofia non è, come pensano certi metafisici,
la base della piramide della scienza, o, come dicono
i positivisti, la cima ; essa è il centro di un gran
circolo a cui tutte le scienze distribuite nella circonferenza e sui raggi recano luce, là quale la filosofia restituisce moltiplicata e condensàtà 1
Vi è un fervore intimo e profondo dèlia Scienza
che di giorno in giorno svolge e scopre il flusso dei
rapporti con la filosofia e diviene anch’essa sempre
più filosofica, abbandonando gli esclusivismi sterili e
respirando sempre più largamente la ricca atmosfera
spirituale contemporanea >.
Non approviamo tutto quel che ci ha detto l’illustre professore.
La frase : € aspirazione spirituale all’infinito > non
potrebb’essere più vaga. Generalmente si adopera il
vocabolo < infinito » senza riflessione. Che significa
« infinito ? > Ci avete mai pensato ? Sarebbe un sinonimo del nome « Dio ? » Mà nemmeù’ pèr sogno !
Non ci piace neppur Tappellatìvo di « metafisici »
attribuito a coloro che pongon la filosofia a base della
scienza. Veramente il Luzzatti attenua, premettendo la parola « certi ». Ma, anche cosi; non va.
Sarebbe stato meglio chiamarli « dogmatici » senz’altro.
Ma queste sono mende da nulla, come ognun vede.
Ce n’è un’altra più grave. Non saremmo di parere
che la scienza divenisse « filosofica ».
Ecco dunque come interpreteremmo il pensiero
dell’on. Luzzatti, introducendovi uh« pò’ dèh tìostro.
La filosofia non è la base della scienza. Che verità 1 Far della filosofia la base della scienza—come
ne fecero « certi metafisici », o meglio i dbmmatici
— è suggestionare la scienza, è suggerirle^ prima
ch’ella incominci i suoi lavori, qnello che avrà a dire ;
è legare fin da hinizio mani e piedi alla scienza ; :
è sopprimerla; è soffocarla ih fàsce. Scienza premeditata non è scienza ; e la filosofia — sènza il lume
della scienza — diviene nu « romanzo più o meno
grandioso, un’epopea .sulhanima ».
La filosofia non è neppure la « cima » o il vertice della piramide della scienza, come vogliono i
positivisti ; i quali evidentemente muovono — ciò
affermando — da un preconcetto. E il preconcetto
è questo : « le scienze si occupano di fenomeni solamente (e sta bene !) ; non esistono che fenomeni ;
quindi la filosofia non è che l’apice riassuntivo dell’opera scientifica : poiché non esistono che fenomeni,
anche la filosofia non pnò occuparsi che di fenomeni ! ».
Cosi i positivisti si mostran dommatici della più bell’acqua, come i dommatici confessi. I positii isti hanno
un torto di più che non i dommatici confessi ; e
questo torto consiste nell’ingenuità di farsi passare
per antidommatici ! Se esistessero solo fenomeni, è
chiaro che la filosofia non potrebbe, come la scienza,
aggirarsi se non tra fenomeni. Ma questa dei positivisti è un’affermazione dommaticà, arbitraria, ch’essì
pongono capricciosamente a fondamento del loro sistema.
La scienza studia i fenomeni, si muove tra i fenomeni, non ne esce mai, non deve uscire. Sarà
sempre lecito però il ricercare poi se la ragione ultima dei fenomeni non si avesse per avventura a
porre fuori del mondo fenomenico. Ecco uno degK
uffici principali della filosofia, della metafisica ;. la
quale in conseguenza non può considerarsi semplicemente come il vertice della piramide scientifica.
Splendida, invece, e con qualche restrizione esattissima, r imagine che il Luzzatti ha adoperata a
significare le relazioni intercedenti tra filosofia e
scienze.
Un circolo. Al centro sta la filosofia. La filosofia
è come uh laboratorio di sintesi chimica. Torno torno,
alla circonferenza del circolo, e sui raggi, sono distribuite le varie scienze, paragonabili ad altrettanti'
laboratori di analisi chimica. Le varie scienze trasinettono i dati sperimentali, da esse raccolti e coordinati, alla filosofia ; la quàlè si studierà di farne la
sihtèsi, di scoprirne il nesso, di ridurli a unità, dì
inalzarsi alla ragione ultima dei fenomeni. Che potrebbe mai essere la filosofia senza la scienza ? Un
romanzo. Che sarebbero mai le scienze senza la filosofia? Pagine sparse del sapere umano. La filosofiasola, rimaneggiandole, senza tradirle, rimpastandole giudiziosamente, ne può cavare un’ opera simmetrica, ricca d’ unità, come nn poema ; e sarà il
poema, non romanzesco, ma realistico dell’aniverso ;
e sarà un poema non pagano (tal è la fiducia dei
Luzzatti, ed è anche la- nostra) ; un poemà il quale
celebrerà la morte degli dei dell’Olimpo, ma incoronerà di gloria l’Iddio « vivente e véro », che una
sincera filosofia — inspirata da le scienze sperimentali — non avrà difficoltà a riconoscere come immènsàniente preferibile al vacuo concetto di « Caso ».
Le scienze dunque, — secondo l’ideale del Luzzatti
illumineranno la filosofia: e quanto bene, e quanto
cristianamente (si permetta l’espressione) rillumineranno, se tra le scienze ve ne sarà una — già nata
del resto, ma tuttora bambina — che si chiamerà
« Psicologia religiosa », la quale abbia a comprendere come ramo principale la « psicologia cristiana!
E da la filosofia si rifletterà luce sa le scienze, dal
centro si rifletterà luce a tutta la circonferenza. Sì,
di certo ; ma è qui che dissentiamo alquanto dal
Luzzatti. Non ci sorride \infilosofarsi delle scienze.
Comunicazione reciproca di luce, sì ; ma non altro.
Le scienze restino scienze, e la filosofia resti filosofia. Ci pare che l’esperienza fatta dovrebbe insegnarci qualche cosa. A che si deve la crisi scientifica presente (poiché si parla di crisi) ? Si deve, in
ultima analisi, al fatto che la sciènza si atteggiò,
nella seconda metà dello scorso secolo, a filosofia,
pretendendo d’aver compiuto una sintesi definitiva,
pretendendo d’avere decifrato Tenimma dell’universo.
Onde poi, naturalmente, una reazione, che, come
tutte le reazioni, si è spinta agli eccessi. Si che,
in questi ultimi anni, si è spezzato ogni vincolo tra
filosofia e scienze ; si sono ridotte le scienze a semplici ricercatrici di fatti senza aspirazioni a orizzonti
vasti e sintetici; e della filosofia si è fatto il riassunto, la ricapitolazione, l’indice ragionato dei dati
dell’esperienza^ soffocando quanto v’è di più sublime
neH’esperienza stessa.
Ed ora, per rimediare, si vorrebbe ricadere nell'errore^di prima ? E’ strano che quella gran mente
del Luzzatti non abbia intuito che — dovendosi reagire contro una reazione esagerata — non bisogna
rigettarsi in braccio all’antico errore, non bisogna
cioè infrenare une reazione esagerata mediante una
controreazione altrettanto esagerata.
Dissentiamo dal Luzzatti e dal Volterra su questo
punto, e ci accostiamo invece al concetto espresso
da l’illustre fisiologo Golgi, nel medésimo Congresso
dì Padova.
Allo stato presente del sapere, le scienze devono
« alimentarsi di pazienti ricerche, delia conquista di
fatti singoli ben studiati e coordinati», senza trascurar la luce che a loro venga da la filosofia, ma
senza mai confondersi con la filosofia, senza mai cessare di essere... scienze, cioè senza mai uscire da
la vasta, ma circoscritta cerchia dei fenomeni.
La filosofia invece tenga in massimo conto i dati
delle scienze bene accertati, perchè sono dati d’esperiensa (che cosa sarebbe mai un sapere, senza
fondamento d’esperienza ?). La filosofia lavori su questi dati'.‘sperimentali.
Ebbene noi abbiamo ferma fiducia che, per tal via,
si arriverebbe infallantemente a questo dilemma ; o
il caso 0 Dio. E come ammettere il caso, e non Dio,
specie se una delle scienze, la Psicologia religiosa,
avrà sottoposto all’esame della filosofia il gran fatto
della coscienza morale, e soprattutto il gran fatto
di Gesù Cristo, in cui, come nello specchio limpido
d una fonte da l’acqne terse e purissime si riverbera
il profilo perfetto del Padre Santo, del Dio che è
amore ?
Muoiono gli iddìi, ma Dio rimane.
Oh, rimane anche Gesù Cristo!
Quante persone ammettono che Marte ed altri pianeti siano abitati, laddove non sanno risolversi a credere che, oltre la terra, le anime possano vivere di
vita immortale! Moody
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LA LUCE
Il Risveglio
Uno dei mezzi più efficaci per sascitare e coltivare il Risveglio è" certamente la preghiera. Ecco
perchè non esito a. dare il titolo di cui sopra ad
un articolo che traduco é adatto alle nostre circotanze, togliendolo da un giornale americano.
F. Orili.
Il pastore di una ricchissima chiesa di città aveva
annunziato una riunione di preghiera per tutti i
membri della Congregazione.
Pochissimi risposero all’appello. Nel dar principio
all’adunanza, il pastore propose che si offrissero a
Dio delle preghiere per i bisogni speciali della chiesa,
quali erano sentiti ed intesi dai presenti. Quando il
presidente si mise a sedere, si produsse un silenzio
che, sulle prime, poteva parer riverente, ma che
tosto diventò sconcertante. Gli anziani che si trovavano neH’assemblea tacquero ; tacquero gli altri
membri della Congregazione. A farla breve, neppure uno si alzò per pregare ; allora, il ministro
licenziò il suo gregge colle seguenti parole : « La
prossima riunione sarà convocata quando si sentirà
il bisogno di pregare per la chiesa ».
Una chiesa vivente, attiva e vittoriosa è una chiesa
che prega ; e non soltanto ai culti, nelle adunanze
speciali, ma in ogni occasione ed in qualunque luogo.
La chiesa che prega trova nella pregherà la soluzione di tutti i problemi che la travagliano. So bene
che gli schernitori si faranno beffe di ciò che chiamano un’abitudine bambinesca : vi diranno ch’è un
abbassare Iddio il supporre eh’ Ei voglia cambiare i
suoi disegni per rispondere alle preghiere delle sue
creature ; vi diranno, oggigiorno, tante altre cose
a quella somigliante.
Ma io credo alla preghiera cosi fermamente come
ho sempre fatto ; io so che quella è la via più breve
per giungere al cuore del Padre mio ; io so ciò che
la preghiera ha fatto per me, per i miei cari, per
coloro che peccano e soffrono e che vanno al Salvatore con cuori umili e contriti. E nel leggere quanto
Iddio ha operato per le Missioni fra i pagani, sono
e si rimettono in Dio con fiducia. Il Padre nostro
ci esaudisce col darci la forza di combattere le nostre proprie battaglie.
Il celebre Faraday aveva dato una splendida conferenza sul magnete e l’uditorio n’ era rimasto entusiasmato. Il principe di Galles s’alzò allora ed espresse il pensiero e l’ammirazione del pubblico col
proporre un voto di plauso e di congratulazione al
grande conferenziere. La proposta fu appoggiata da
tutti..., ma Faraday se n’era già ito ; si era sottratto
agli applausi ed agli evviva per recarsi in una piccola riunione di preghiera eh’ egli conosceva molto
bene. Egli sapeva che la preghiera è il gran magnete della potenza di Dio.
Se amate la vostra chiesa, pregate per essa, con
essa ed in essa. Se pregate, può darsi che altri preghi con voi. Più pregherete per la vostra chiesa,
più questa vi diventerà cara.
La vostra vita tutta sia quindi una preghiera.
Alfred L. Hall-Quest
Vecchi santi e nuovi patroni
più che mai convinto ch'Egli esaudisce le nostre supplicazioni e si compiace d’aver la fiducia e la lode
degli uomini
Una chiesa che prega è simile ad uno di quei palazzi di New York, detti « skyscrapers * (grattacieli), il « Metropolitan Life Building » che avrà 680
miglia di filo telefonico e collocherà duemila telefoni.
Esso metterà in comunicazione tutte le persone che
si troveranno nel palazzo e avrà contatto con 2000
telefoni esterni 1 Tal è la chiesa che prega : ogni
cuore è in comunicazione diretta col Signore ed
in contatto con gli altri cuori che pregano. Che
forza, quale potenza per una chiesa i cui membri
sanno cosi eseser dei mezzi di comunicazione con
Dio e gli uni cogli altri !
Ogni giorno ricevo un’infinità di circolari, lettere,
libri, giornali i quali tutti propongono questo o quel
rimedio ai mali che affliggono le nostre chiese. Io
temo che scriviamo troppo e che preghiamo poco.
Lutero non si metteva mai al lavoro se non aveva
lungamente pregato. Prima della battaglia di Lützen, Gustavo Adolfo pregò davanti ai suoi soldati.
Spurgeou consecrava una mezz’ora alla preghiera
prima di salire in pulpito ; e chi sa quante altre
mezz’ore avrà trascorse in conversazione con Dio
Quando un pastore, quando una chiesa pregano ed
espongono i loro bisogni al Signore, le fortezze del
peccato sono scosse dalle fondamenta come le mura
(li Gerico e di Al.
La chiesa deve pregare per il suo pastore, per i
suoi anziani e diaconi e per ogni membro di essa
Ma non basta ancora : essa deve cooperare col Signore per l’esaudimento delle proprie preghiere. Se
state troppo in ginocchio, le gambe vi s’aggranchi
scono e si paralizzano. Pregate ancora mentre camminate, mentre lavorate.- Troppi sedicenti cri.stiani,
a’ di nostri, pregano e non fanno ; ma la Chiesa ha
bisogno di uomini e di donne che pregano, lavorano
Fino ai tempi d’Ireneo e di Tertulliano la parola
santi » (consacrati) era un appellativo di uso evangelico atto a designare i fedeli, i cristiani in genere
e non aveva quel significato ristretto che già si osserva sullo scorcio del terzo secolo. Se fu cosa naturale
che un peculiare onore si rendesse alla memoria dei
martiri e che questa memoria si conservasse e si stendesse fuori dei limiti delle chiese cui appartenevano,
non però nei tre primi secoli si rinvengono vestigia
di un culto qudlsisia riguardo ad essi.
Si celebrava come festa il giorno anniversario del
loro martirio, come se fosse il loro genetliaco ad una
vita superiore, si magnificavano la loro fede, il loro
eroismo negli atroci supplizi e si pregava per i mar^
tiri come per i cristiani viventi. Si proponevano quali
esempi di fermezza e di pazienza, ma non si andava
oltre questi onori e tampoco si rendeva ai santi, mar
tiri- un culto. Se sorgeva di questo qualche sporadica
velleità, i dottori della Chiesa presto la condannavano
come Tertulliano, che nel suo trattato de pndicitia
(§ 22) esclama « chi permette il dare agli uomini ciò
che a Dio solo è riserbato ? cioè il culto. Basti al martire r essere purificato dei proprii peccati ; (delieta)
La sua potente voce fu meno eloquente della mania
popolare e clericale di fabbricare un nuovo Olimpo di
semi-dei e di semi-dee. Se nell’origine si pregava per
i martiri, ed in maniera generale pei defunti cristiani
perchè venivano considerati come membri sempre della
Chiesa, sul finire del 3- secolo si cominciò a fare il
contrario, si considerarono quali protettori (patroni)
come intercessori potenti presso Dio {intercessores,
mediatores) ed Ambrogio ed Agostino non sono immuni
da tale labe che infettò di poi tutta la Chiesa fino a'
di nostri — Agostino quando vide gli eccessi e le esa
gerazioni nevrotiche del neo culto dei santi, si penti
d’avere scritto nel suo 69' sermone: « E’ ingiuria il
pregare per il martire, alle orazioni del quale ci dobbiamo raccomandare » poiché più tardi {De vera religione 55) lasciò scritta pure questa sentenza che i romanisti dovrebbero meditare : « non sia nostra religione
il culto degli nomini morti... sono da onorarsi per imitazione, ma non da adorarsi per religione ». Il prete
Vigilanzio sul principio del V sec, assali strenuamente
il culto dei santi ma non riesci nell’onesta campagna.
In breve questo culto ormai popolarissimo invadente
nei paesi cattolici, tanto da offuscare il vero culto di
Dio, altro non è che un compromesso vile, permesso e
quindi suffragato dal clero, tra il monoteismo cristiano
ed il politeismo pagano i cui germi morbosi perduravano rigogliosi nel popolino. I nostri tempi di progresso, di luce, di scienza intanto a questo riguardo
ne vedono delle belle. Sentite 1 Non bastano più San
Crispino pei calzolai, Santa Lucia per gli hahitués degl’istituti oftalmici, santa Barbara per gli artiglieri,
santa Caterina per le zitellone : le nuove invenzioni
reclamano altamente i loro patroni ed il più bello si è
che li ottengono. Così spontaneamente e popolarmente
San Cristoforo è diventato il patrono dei chauffenrs
e degli automobilisti arrabbiati. San Cristoforo del
quale perfino un gesuita, il padre Pien, ha detto che
portato un giorno Gesù bambino, ed il mondo da Lui
creato, i facchini l’avevano pur scelto a protettore speciale. Potse, ma lontana lontana, la sua leggenda è una
reminisc,ehza del bel nome datosi da Santo Ignazio
quando riiqperatore Trajano gli domandò : « Come ti
chiami,: dewoniaccio », e che egli rispose : « Teoforo ;
e nessuno chiami demoniaccio Teoforo, perchè i demoni
sieno allontanati dai servi di Dio ». « Echi è Teoforo?
« Colui che porta Cristo nel cuore », risponde il martire, e, per ricompensarlo della sublime risposta, Trajano
mandò Ignazio, « colui che afferma di portare in sè chi
fu elevato sulla cróce, ad bestias ad delectationem popali. Questo, si è un santo autentico, un portatore di
Cristo (Cristoforo) genuino ! quello degli automobilisti
è un patrono barocco, inautentico e poco avveduto poiché permette tante orribili disgrazie ; anzi ne è compare e complice.
San Cristoforo era pure nell’ evo medio, il patrono
dei facchini che portano pesi ingenti, una specie di
Ercole ; ed inoltre i viaggiatori lo tenevano in particolare stima, chè una leggenda, tuttora sparsa e creduta, affermava che chiunque avesse veduta l’immagine
di San. ! Cristoforo era durante quel giorno preservato
da ogni accidente e da morte repentina.
Per tanto gli scultori rappresentavano sempre sulle
soglie delle Chiese un colossale Cristoforo ed i viaggiatori che traversavano le città ed i paesi non dovevano che dargli un’occhiata per essere assicurati contro
ogni disgrazia.
La cattedrale di Strasburgo ne offre l’immagine colossale nei suoi vetratoni a colori e No tre Dame di Parigi ne possedeva la statua, alta cinque metri, fino al 1784.
Tutto cambia però. I colossi si fanno piccini e siccome fra gli automobilisti vi sono molti cattolici divoti e praticanti, le immagini o le statue di S. Cristoforo sono rimpicciolite per potere essere collocate nell’interno 0 sul davanti delle vetture. In Roma presso
i mercanti di oggetti sacri trovansi in abbondanza medagliette di ogni prezzo e di varie dimensioni rappresentanti da un latoS. Cristoforo e sul verso una macchina in marcia. La vendita n’è attivissima e si sussurra che una congregazione religiosa ne ritragga tanti
guadagni. Sì accerta pure che le vetture automobili di
un’altissima donna recano- trionfalmente una artistica
statuetta, del santo patrono in argento. Fin dove va a
ficcarsi la superstizione ! Ma attenti ! Non abbiamo terminata. Nuove invenzioni, nuovi patroni. Anche gli
aviatori di Bétheny, di Brescia e d’altri siti richiedono
il loro patrono, assai superiore, più alato del volgare
ercolino degli automobilisti. Quelli che si librano nell’etra non possono in verun modo essere confusi dagli
abitanti celesti, col vile pecus che striscia sul suolo.
Infatti gli aviatori hanno cercato, hanno frugato nel calendario, per trovarvi un patrono ideale. Non l’hanno
domandato al pegaseo D’Annunzio benché si chiami
Gabriele, ma in Roma dicesi che l’hanno scoperto assai
logicamente nella persona di Sant’ Elia profeta ! Non
fu egli un magnifico precursore dell’aviazione aerea
quando sopra un carro di fuoco fu tratto in aria? E
chi non avverte che quei cavalli di fuoco sono semplicemente i cavalli H. P. dei motori trionfanti delle ultime gare aeroplaniche ? Tutto ciò si sussurra a Roma,
e si sta ronzando in quel piccolo mondo poco ideale
cheifilistei chiamano «gli scarafaggi del Vaticano»,
ma il papa, per vero, non lo sa ancora.
Senià scherzi, mi pare che gli aviatori tra una volata e l’altra non farebbero tanto male a leggere nel
I- libro dei Re i capitoli XVII a XX, dove sì trova
la storia del profeta Elia, il più accanito nemico dell’idolatria, della superstizione e del culto delle immagini. La leggano; dopo voleranno meglio.
Paolo liongo
Rivista Cristiana
nulla di sicuro storicamente si può sapere, era nel
medio evo il patrono del buon soccorso, e siccome aveva
Quinto 15, ToVia Nazionale
Direttore: E. Giampiccoli, Via Pio
rino. — Amministratore : A. Rostan,
107, Roma.
Lire B Tanno.
E’ uscito il numero di Settembre, il quale contiene
i seguenti scritti :
Di una Riforma del Culto nelle Chiese Evangeliche
d’Italia. (U. Janni) — Paolo Sabatier e i modernisti.
(V. Garretto) — Apollonio di Tyane secondo la leggenda e la storia. (E. Senàrega) — Il < Radium »
ed il miracolo di S. Gennaro. (G. Bartoli) — Ancora
sui rapporti tra Socialismo e Vangelo. (E. Meynier)
— Cronaca dei movimento religioso. (U. JannLj
3
Da qualche tempo si parlava, negli Stati Uniti,
di nn libro della massima importanza : Il romanesimo che s arrende davanti al protestantesimo. Autore di esso si sapeva essere un prete cattolico che
si celava sotto lo pseudonimo di Fradryssa, I suoi
assalti erano così impetuosi, i suoi argomenti cosi
calzanti che la chiesa romana n’era stata sconcertata. L arcivescovo Blenk della Nuova Orléans tentò
rispondere ; ma lo fece in modo cosi infelice che ne
sarebbe potuto risultare nn processo per libello. I
giornali americani rendono al libro di Fradfyssa le
migliori testimonianze e ne parlano come di una
grande vittoria contro l’oscurantismo e la superstizione. Nella prefazione, l’autore dice : . Nel comporre questo libro, non sono stato guidato da alcun
interesse pecuniario, poiché abi>andono volontariamente la mia posizione e rinunzio al mio brillante
avvenire ecclesiastico per adattarmi ad nn umile e
faticoso lavoro manuale. Nissnn rancore nè alcun’altra ignobile passione mi ha diretto in questo mio
scritto. Non sono stato scacciato dalla comunità romana ; anzi, la lascio di mia spontaneà volontà dopo
aver rifiutato varie offerte rimunerative. Il solo motivo che mi abbia spinto a questo passo è stato quello
di vivere in pace colla mia coscienza e di poter proclamare la verità tutta intera ».
^ Dalle ultime informazioni, sentiamo che Fradryssa
s è dichiarato apertamente e s’è arreso, per suo conto,
non al protestantismo, ma alF Evangelo di Cristo^
unendosi ad una chiesa evangelica di New Orlóans!
,11 suo vero nome è dottor Juan Salvador Oftsy
González. La sua famiglia è una delle più influenti
di Valencia in Ispagna. Egli appartenne aH’ordine
dei Francescani e fu il superiore, prima del collegio di
Benisa, poi di Ontoniente. Aveva già ricevuto degli
onori per parte del Vaticano.
Circa qnattr’anni or sono, all’età di 36, anni,
nacquero i primi dubbi nel suo cuore e ,nella sua
niente riguardo alle pretese esclusiviste '’dii»,Eoma
papale. Chiese pertanto ed ottenne di potersi ? ritirare onorevolmente dal suo ordine e parti per l’America.
Viaggiò in prima nel Messico, poi nel Guatemala
e si recò negli Stati Uniti. Durante quei suoi viaggi,
ufficiava occasionalmente in qualche chiesa romana,
senza però trascurare lo studio della Scrittura, confrontandone grinsegnamen ti con quelli della Chiesa
di Roma. Finché, non potendo più coscienziosamente
rimanere in essa, decise di cercare un modo per
guadagnarsi onestamente il pane. Fu in quel tempo
che compose e pubblicò, in Mobile, Alabama, il libro
di cui abbiamo parlato, ormai noto ed apprezzato
negli Stati Uniti e nel Canadá come una delle più
chiare e più esatte esposizioni della differenza tra
il Cattolicismo romano ed il Protestantismo. Nel
febbraio dell’anno corrente, si recò a New-Orléans,
e là entrò direttamente in relazione cogli evangelici, facendo, come abbiam detto, pubblica ' professione della sua fede e dichiarando la sua intenzione
di consacrare quella vita che gli resta alla proclamazione dell’Evangelo.
Pino Pini.
Fiori d’arancio
Il neopastore Enrico Tron, non anderà solo a Riesi
suo campo di lavoro ; ma condurrà seco la sua giovane
consorte, già signorina Roman. Il matrimonio ebbe
luogo pochi giorni dopo il Sinodo.
Auguri agli sposi cristiani 1
i :
Siamo già in autunno
e parecchi abbonati non ci hanno ancora
pagato l’abbonamento I Li preghiamo di affrettarsi a spedircelo ; L. 3 per Tinterno,
L. 5 per l’estero; da dirigersi a B. Celli,
Via Magenta, Ì8, ROMA.
La fortuna d’nn " araldo „ di guerra
Da tempo qui in Roma un giornalucolo, ignorato
dai buoni quiriti, si dimenava come nn botolino per
mordere le calcagna dei pacifici cittadini che non bruciano incenso all’idolo del Vaticano. Ma nessuno badava a certi suoi rauchi latrati.
Fortuna volle per lui che un eminente conferenziere
per troppa degnazione accennasse un giorno alle compassionevoli articolesse del rugiadoso foglietto.
Alfa, che è pure l’Omega del collegio di redazione,
afferrò con frenesia la sua penna d’oro e l’immerse nel
più nero inchiostro per rovesciare su quel dabben uomo
quel po’ po’ di roba che ogni giornalista clericale tiene
pronta nel serbatoio della « rabies theologica ». Non
contento di ringhiargli alle spalle in Roma, gli tenne
dietro a Ortona, a Mare, ove (insperata fortuna I) trovò
nella locale parrocchia quel che non gli era riuscito
di rinvenire nelle edicole della capitale ; un buon spacciatore di copie, per portare la sua tiratura da 10,000
^...^ Fortunatissimo araldino, via, per una volta, rin
graziate gli odiafi protestanti, giacché senza di loro vè
ne stareste ancora ammucchiato in quelle tali stanze
dove si conservano le copie invendute, che vanno a finire sui banconi dei pizzicagnoli e nei succhi dei cenciaiuoli ! , '
La morale di tutto ciò è che il parlare di « Cameade »
è trarre dall’ombra chi dovrebbe rimanervi e prendere
sul serio chi non lo merita.
Qairita.
LEGHE aHTIflLEflOLIGTE ITBLIHHE w
Abbiamo in Italia 11 Leghe o Società contro l’alcoolismo, almeno a nostra conoscenza, quella di Belluno, di Bergamo, di Brescia, di Firenze, di Livorno,
di Milano, di Udine, di Venezia, di Vicenza. L’ordine
dei Buoni 'fiemplari a Milano, con una Sezione in formazione a Firenze.
Sono tutti autonomi e indipendenti. Hanno il loro
Comitato e Regolamento. A Milano risiede il Comitato della^ Federazione Antialcpolista Italiana di coi,
è presidente il senatore De Cristoforis e segretario
dott. Schiavi deH’Umanìtaria.
Nessuna Lega chiede ài soci di fare un voto di
astinenza. Questa fraseologia, che sa di sacristía o
di convento, è sconosciuta da tutte le Leghe.
Alcune Leghe, disgraziatamente in minoranza, domandano, a chi ne vuole far parte, di firmare un
impegno, per un tempo più o meno lungo (a suo
piacimento, per tre, per sei mesi*o per nn anno)
di astenersi dalle bevande alcooliche di qualsiasi
specie,. 0 solo da quelle ottenute dalla distillazione,
promettendo, in questo ultimo caso, rigorosa moderazione nell’aso del vino.
Ecco la formola d’impegno della Lega Antialcoolista
Fiorentina :
Al Presídante della Lega Antialcoolistica Fiorentina
Il sottoscritto fa domanda d*essere ammesso come
sodo (1) ................nella Lega Antialcoolista
Ftorentma dichiarando di accettarne e L^ro^ngnarne
i principa fondamentali ed impegnandosi ad astenersi da ogni bevanda alcoolica distillata e fermentata (2).
Nome e cognome
Professione
Domicilio
Data.........................
Firma
remo a un raffronto. Quando uno vi chiede in imprestito una somma di danaro, egli vi promette, vi
assicura, vi giura forse, che ve la restituirà nel dato
tempo. Voi ci credete, sapete che chi cosi vi parla
è un galantuomo; eppure la sua parola non vi basta,
e gli fate firmare una cambiale, e, da nomo, egli la
firma. E perchè non vi accontentate della parola
data ? Perchè sapete che, nonostante tutte le buone
intenzioni del momento, possono sorgere tali circostanze da fare dimenticare al vostro debitore il suo
impegno. Eppoi il denaro ha un’azione cosi funesta
sai cuore, sul cervello da scemare la memoria, da
fare dimenticare e promesse e doveri. Comunque
sia, la conoscenza del cnor dell’nomo, l’uso suole
che l’aomo ponga la sua firma a qualsiasi impegno
serio ch’egli prenda.
E per uno stesso motivo che chi paga un conto,
chi rimborsa nn debito, non si accontenta della parola dei creditore soddisfatto, ma gli chiede nn tanto
di saldo con firma, e marca da bollo per di più. La
firma data aiuta ciascuno a compiere il proprio dovere, a resistere a qualsiasi inflnenza .che verrebbe
distogliervelo.
Per un motivo analogo è utile, è cosa buona, anzi,
secondo noi, necessaria di far firmare colui che, per un
motivo 0 per l’altro, crede bene entrare a far parte
di una Società di temperanza, ossia di astinenza riguardo a bevande alccoliche. Cosi facendo, dando
liberamente la sua firma, capirà meglio l’importanza
dell’impegno preso e si sentirà poi più forte più sostenuto nell’ora della tentazione. Per esempio, di
fronte a quegli amici, i quali intorno al fiasco a
qualche bottiglia di vino scelto, lo indurranno a bere,
non fosse che un dito, per fare loro piacére, per bere
alla salute di l’nn di loro, ecc.
Qui a bu, botra, dice un proverbio francese, vera
anche in Italia : Chi ha bevuto, berrà, tanto l’amaliante liquore attrae, tanto l’alcool, anche a piccole dosi, indebolisce e fiacca la volontà. Or migliaia
e céntinaia di migliaia sono riusciti a sottrarsi alla
tirannia dellaleool, ed hanno fatto smentire il proverbio, in grazia di una promessa fatta, di una
firma data.
Giovanni Eochat
_______i_l Pres. Lega Antialcoolista Fiorentina.
(1) Con molto piacere pubblichiamo, senza commenti
— giusta la nostra promessa — questo obiettivo articolo del signor Giovanni Rochat; e facciamo l'augurio che esso abbia a recar frutti buoni e copiosi ;
poiché a noi, come al nostro caro Corrispondente,
preme che — o così o colà — la piaga deH’alcoolismo
abbia a sparire. Anche noi appartenemmo a una Lega
e vi facemmo inscrivere 17 amici.
{N. d. D.).
AL
(1) Effettivo astemio, o effettivo temperante —
(2) Scancellare la parola fermentata, se socio effettivo
temperante.
Indirizzo : Dott. Luigi Rochat, Segretario, Lega Antialeoolista Fiorentina — Via Alessandro Volta,
N.83.
Perchè richiedere questa firma? Non basterebbe
la parola data? Senza stare ad esporre le ragioni
che sono in favore deH’impegno firmato, ci limite
KACOLXA DI TKODOGIA
La Facoltà si riapre, a’ termini del Regolamento, il
12 di ottobre ; col qual giorno incomincia la Sessione
autunnale d’esami. Gli studenti, che intendano presentarsi a questa Sessione, debbono far pervenire la
loro domanda al Decano della Facoltà, Prof. E. Bosio,
DD., Via Serragli, 51, Firenze, non più tardi dell’ll
ottobre.
Inangnrazione deU’anno accademico
L’inaugurazione ufficiale dell’anno accademico
1909-1910 è fissata per Venerdì 15 ottobre alle ore 15.
Incaricato-della Prolusione è il Prof. Dott. G. Lazzi,
che tratterà il soggetto seguente : Il Modernismo e
i Modernisti.
Quest’avviso valga per i signori Studenti, i quali
sono pregati di trovarsi in Facoltà per questa data.
Per il Consiglio ; G. Luzzi, Segr.
Gcuola Maestri Evangelisti “ Matteo Prochet „
La Scuola Maestri evangelisti riprende i suoi corsi
il 12 ottobre.
I Maestri, che desiderino esservi iscritti, debbono
presentare regolare domanda al presidente del Comitato di Evangelizzazione, sig. Arturo Muston, Via
Nazionale, 107, Roma. Il Direttore
G. LuzzL
4
1
CROCE AZZURRA
ft’Unione germanica contro l’abuso dei liquori
il 15 Settembre l’annua sua aassuiblea generale
nèUa città di Norimberga.
^Numerosissimi furono i partecipanti veputi da ogni
parte della Germania, e segnatamente i delegati dei
singoli Stati, nonché i vescovi di Regensburg e di
WuF^burgoad onta della pr.oibiziope fatta dal papa
ai cattolici 4i lavorare di copsepva cogli Evangelici
nella trattazione delle quistioni spelali.
Dai discorsi dei vari oratori : qiinistri di Stato,
medici, pastori ecc., risulta chiaramente quanto grande
sia il danno recato alla popolazione della Germania
dall’uso immoderato delle bibite alcooliche e quanto
urgente sia la necessità di opporre un argine all’ubbriachezza che, oltre al distruggere l’individuo, annienta la vita di famiglia e compromette seriamente
la salute della futura generazione ; i figli degli alcoolizzati sono per lo più degenerati, incapaci di somministrare alla patria buoni operai, onesti cittadini,
probi magistrati. Oltre che dai provvedimenti legislativi e punitivi, il ministro Conte Posadowsky aspetta
salvezza anzitutto da una migliorata educazione. I
nemici più accaniti della società antialcoolistica sono,
naturalmente, gli osti e i bettoHeri : s’invoca a loro
riguardo un articolo di legge che tratti i debiti dei
bevitori al par dei debiti dei giocatori : nessuno possa
esser citato in tribunale per debiti fatti all’osteria o al
gioco. Chi ha fatto credenza a un beone s’arrangi !
Interessante è il fatto che l’autorità militare ha
fatto strettamente proibire a tutti i ristoranti delle
stazioni ferroviarie di vendere liquori o birra ai
soldati che recansi in congedo. Caffè, tè, latte, acqua
di selz e acqua fontis sono le bibite permesse ai
soldati.
Vedo di qui quanto si rallegra l’amico Giov. Rochat.
E si rallegrerà anche di sentire che quel Verein antialcoolista conta in Germania ben 34.OO0 membri e
va ognor crescendo in numero e in influenza.
Paolo Gaivino
PRO paeE
Roma, 1 Ottobre 1909.
Egregio Signor Direttore,
A nome dell’ Unione Internazionale per ' la Pace
Le rivolgo viva preghiera acciò voglia essere tanto
gentile d’inserire nel suo pregiato giornale, un breve
e benevolo cenno intorno all’ opera santa che suddetta unione compie nel mondo, affine di procurare
delle adesioni. La simpatia e l’appoggio che gli evangelici di altre nazioni hanno dati a prò della Pace
Internazionale, fanno bene sperare che anche in Italia
non si mostreranno secondi ai loro confratelli esteri.
Con questo sentimento nell’animo la ringrazio anticipatamente. Con stima
Giuseppe Medugno
Via Rasento N. 19
Noi, personalmente, siamo già inscritti da anni
alla Sezione di Torrepellice (Torino) ; e saremo veramente lieti se questa lettera del sig. Giuseppe
Medugno valesse a spinger moltissimi dei nostri abbonati ad iscriversi all’Associazione per la Pace.
Non è punto necessario che noi spendiamo altre
parole a raccomandare questa benemerita Associazione, che è conosciutissima anche tra gli Evangelici d’Italia.
Il sig. Medugno ha avuto la bontà di inviarci una
copia dello Statuto e una lista di sottoscrizione. Chi
desidera sottoscrivere, mandi la sua adesione al predetto signore, oppure a noi. La quota annua non è
che di 50 centesimi a persona.
Alla metà di novembre, congresso della Pace in
Roma, con forti riduzioni di viaggio peri soci.
per una sola lira
Il prezzo del libro NUOVA
AURORA, tradotto dal prof.
Enrico Rivoire, è stato ribas"
sato a una sola lira. Raccomandiamo questo bel volume
ai Lettori.
profili <!■ riformati italiani
Francesco Spierà
Tragica la sorte di Francesco Spierà, per gli spaventevoli rimorsi in cui cadde, dopo là sua abiura,
convinto com’era di avere peccato contro lo Spiritp
Santo : esempio terribile per i contemporanei, ed
anche per i nostri tempi, di quella disperazione, allq
quale può dar luogo il rinnegamento della fede.
Francesco Spierà era nato a Cittadella verso il
principio del secolo XVI. Studiò legge a Padova e
divenne in breve tempo celebre avvocato. Si diede
a leggere libri e trattati religiosi, per lo più, di polemica, nella quale in particolare modo si compiaceva.
Fu denunziato con altri quale colpevole di bestemmia contro le dottrine della Chiesa,
Lo Spierà dovette comparire a Venezia davanti
al tribunale. Già in cuor suo aveva deciso di dissimulare, tener salda cioè la sua opinione nel cuore,
in segreto, e con la bocca dire in tutto e per tutto
un’altra cosa. Difatti egli recitò il mea culpa e implorò il perdono sottoponendosi ad ogni censura e
castigo. Avendo quindi abiurato solennemente nella
cappella di San Teodoro di S. Marco il 20 giugno.
1548, lo Spierà venne assolto, con l’obbligo di sottoporsi a penitenza, la quale fu grave assai. I rimorsi non tardarono a colpirlo. Se era in pace con
la Chiesa, si senti in guerra con Dio, e percosso
dalla sua maledizione. Cadde quindi malato cosi gravemepte, che i più insigni medici dell’Università di
Padova lo visitarono, non sapendo però quale cura
prescrivere. Ma l’infermo, che ben conosceva quale
fos.se la causa del suo male, diceva : « Un’ anima
sconvolta per la coscienza del suo peccato non si
cura con bevande, nè con impiastri ». E invero, nella
sua mente si era quanto mai radicata l’idea che avesse peccato contro lo Spirito Santo, col rinnegare
Cristo e la conosciuta verità.
Lo visitarono pure molti altri, fra i quali parecchi che professavano le dottrine riformate. Più assiduo di tutti fu Pier Paolo Vergerlo, vescovo di Capodistria, il quale stava già per staccarsi definitivamente da Roma. Del triste caso egli discorse con
grande esattezza di particolari in un suo opuscolo
intitolato : « La historia di M. Francesco Spierà il
quale per bavere in varii modi negata la conosciuta
verità dell’Evangelo cascò in una misera disperatione*.
Lo Spierà, dopo inenarrabili tormenti, spirò il 27
dicembre 1548. Il caso suo interessò moltissimo i
contemporanei, e*Venne interpretato quale monito
di Dio, specialmente agl’italiani.
Enpleo |U[eyniet>
]((lta Penisola t nelle Jsote
Fomaretto
La penultima domenica, il pastore cav. uff. G. Weitzecker fece i suoi addii, assai commoventi alla chiesa
in cui aveva lavorato per lunghi anni.
— L’ultima domenica, il nuovo pastore, sig. B. Léger,
moderatore, veniva ufficialmente insediato.
Sanremo
Togliamo dal Pensiero di Sanremo:
« Lunedi sera un pubblico numeroso ai accalcò nel
tempio Evangelico stipandolo letteralmente ed invadendo anche la galleria superiore per ascoltare la conferenza del rev. Ugo Janni sul tema ; « il XX Settembre del passato e quello dell’avvenire ». Dare un
riassunto della smagliante conferenza non è possibile
senza sciuparla. Ugo Janni parlò per un’ora e mezzo
seguito e sostenuto dalla unanime, religiosa attenzione
e dalla evidente simpatia di un uditorio molto vario
per coltura come per tendenze. Il conferenziere, sempre
elevatissimo nel suo dire, in alcuni punti superò sf
stesso per lo splendore dei concetti e la vibrante ispirazione della parola. Non esageriamo dicendo che la
conferenza di lunedi fu un avvenimento il quale prò
dusse negli animi impressione grande che lascerà in
molti una traccia non cancellabile ».
Brindisi
Nel numero scorso, ragionando di traslochi, siamo
caduti in una inesattezza. Il Prof. Ludovico Vulicevic
non è trasferito a Trapani, ma a Brindisi.
qrnpp
CS.) — li XX settembre non è da noi passato inossq^YÌ''*®- ^ merita tqttq jl filtro
plauso per la tqfi|;q}fica tiqscita della festa.
pn dalle ptiinp ore del mattino |a |?anda per^qr|e
le vie e ìi còrso Garibaldi destando .il più scliietto p
sincero entusiasmo.
La conferenza commemorativa fu tenuta all’aperto,
davanti al Circolo Evangelico, graziosamente addobbato,
per cura delfevangelista sig. Salvatore Morello.
Il discorso veramente convincente riscosse il generale compiacimento. Anche il pastore prof. Banchetti
disse poche e sentite parole, invitando il popolo a
ricordare questa festa solenne.
palle antiche province
Ivrea — Passò a miglior vita la pia consorte del
signor Ollearo Battista di Piverone, il leader di quel
gruppo di fratelli che si adunano in casa sua. Egli
venne ad avvertire il signor Maurln parecchi giorni
prima, „ch’egli avrebbe avuto caro che il pastore si recasse alla sepoltura della sua moglie. Il signor Maurin
accettò l’invito, presiedette il funerale ed ebbe agio di
annunziare la parola di Dio ad una folla immensa, sia
sull’aia della casa della defunta, sia al camposanto.
Champ de Praz — Stralciamo dalla relazione del
signor Bert per il mese di settembre quanto segue :
« Nella mia presente relazione accenno ad un fatto consolante: Se pur troppo è vero che i nostri valdostani
sono muti còme pesci per ciò che riguarda la testimonianza del Vangelo, almeno questa volta hanno testimoniato con i fatti e ciò vai meglio delle parole. Nel
corrente agosto il fratello Agnesotti, vecchietto di 60
anni circa, si slogò il piede destro e per tre settimane
non potè lavorare. Premevano i lavori campestri ed il
povero uomo aveva il figlio sotto le armi e la figlia
maggiore all’ospedale evangelico di Torino ! Che fare ?
Si videro allora due otre fratelli animati di buona volontà falciargli il fieno, portarlo al fienile e fargli gli
altri la,vori più urgenti.
« Ebbi pure la consolazione di distribuire molti trattati. Trovai una ragazzetta la quale vedendomi passare
mi disse: « Monsieur, grandmaman a tronvé si beaux
si beaux le feuillet que vous m’avez donné I En avez-vons
encore ? — Gomme elles sont belles les histoires que
vous m’avez données ».
Cuorgné — Il signor Giulio Bonnet scrive : « Molto
bello il mio ultimo viaggio a Trausella: C’era nella
carrozza un giovane dall’aspetto assai simpatico col
quale s’intavolò subito conversazione. Era di straordinaria cultura e mi parlò di Spinoza la cui etica aveva
letto in tedesco non avendo potuto trovare il testo
latino, E si parlò di Spinoza. Egli volle sapere chi io
mi fossi: un pastore evangelico, ed egli sene rallegrò,
passando a discorrere del clericalismo, del Corriere e
della Stampa. Non avrei mai sospettare chi fosse, me
lo disse lui : Un ufficiale della nostra marina da guerra.
Mi rallegrai meco stesso di una rinnovata constatazione
che le nostre idee sono più diffuse di quel che non
crediamo e che quando si è usciti un po’ e si è studiato un po’, le sono anche largamente condivise. Mi
sono capitati tanti imbecilli, sia detto senza alcuna adulazione, per le mani, e mi hanno lasciato cosi sconfortato e rannuvolato che quando m’accade il contrario,
proprio ne benedico Iddio ».
Ecco, egregio direttore, alcuni brani delle relazioni
dei nostri colleghi nel ministerio — se li crede interessanti li pubblichi e, se me ne dà licenza, (1) potrò
rifare la prova un’altra volta.
F. Bostan
Genova, 5 ottobre 1909.
(1) Si figuri I E gliene saremo riconoscentissimi.
La Direzione
Un libro dell’ex padre Bartoli
Il Cristianesimo e le chiese cristiane. Questo
è il titolo del nuovo libi-o, pubblicato in italiano e
in inglese, da quel fecondissimo scrittore che è il
prof. Giorgio Bartoli.
Il libro costa L. 2. Per acquistarlo, rivolgersi al '
sig. 0. Jalla, Via Serragli 51, Firenze.
5
LA LUCE
OaardaDdo attorno
(Noterelle e Spigolature)
I suicidi — nella chiesa cattolica romana — non
ottengono onorata sepoltura : non pompe funebri in
chiesa, non posto tra le altre salme in cimitero.
Perchè dunque il povero suicida marchesino Ruffo
ha ottenuto onorata sepoltura ? Perchè era ricco ?
Perchè apparteneva a nobile potente famiglia ? Due
pesi dunque e due misure : i suicidi comuni scomunicati, i suicidi di alto grac)p circondati di tutti i riguardi ?
Non abbiam nulla da ridire sul trattamento dello
sventurato giovane ; ma codesta parzialità non ha nulla
di onesto, nulla di cristiano.
D. Lortsch, pubblica nel periodico francese L’Evangéliste un bel sonetto, in cui esprime le soavi impressioni avuto al Convegno di Chexbres.
Anche noi in Italia dovremmo istituire consimili
benefici convegni ; o almeno tè questa una nostra vecchia idea) trasformare pian piano e in parte i nostri
sinodi e le nostre conferenze distrettuali — che per
•ora hanno un carattere troppo aridamente ecclesiastico — in ritrovi di mutua edificazione. ■*.
Ecco il sonetto, tradotto in... prosa. Le traduzioni
in versi del resto non riescono mai esatte.
« Più che i palazzi delle nostre celebri città, più
che le Vecchie torri e i marmi, a noi sorride l’umile
villaggio di Chexbres, adagiato su la costa innanzi
alle acque ceruli e ai monti alti.
Ivi ci si prepara al forte e santo combattimento ;
ivi i mormorii e i lamenti tetri cessan tra il canto ;
ivi un lampeggìo divino squarcia le nubi e il Verbo
eterno trionfa su lo spirito malefico.
Èravamo un popolo con la vecchia Bibbia aperta
dinanzi, e mediante la Bibbia andavamo esplorando
le regioni dell’ invisibile. In tutti un pensiero solo,
in tutti il medesimo Spirito
Giorni beati, precorritori del riposo celeste I Insieme,
si assaporava il pane dell’anima, seduti, come Maria,
ai piedi del Maestro ».
«
% •
Le Battaglie d’oggi (direttore Gennaro Avolio) riescono piu attraenti ohe mai, trattando quistiohi importanti e vitali. Il numero che abbiamo sott’occhio
contiene jun articolo su c Religione e autorità/», uà
altro su 1' « Infanzia che fuma », un altro intitolato
« Il piccolo suicida », e poi nuove lettere di sacerdoti
cattolici romani in risposta al « Referendum intorno
al celibato del clero ». Ci duole di non aver spazio
sufficiente a riprodurre anche queste lettere.
tic
• •
Il sig. G. C. Maugeri continua energicamente la lotta,
nella Gazzetta di Siracusa, contro il partito delle tenebre ; i cui giornali, intanto, si rallegrano (come fa
VUnione Popolare per l’appunto) dei fattacci di Noto,
intitolando un articolo così : « Un pastore protestante
servito per le feste », e cantan gloria per imaginaria
vittorie, ed esaltano l’opera dell’ arcivescovo in giro
per la diocesi; il quale a Vittoria — secondo l’Unione
Popolare — * sta facendo preparare circa mille persone, non battezzate, o affiliate alla setta protestante,
che entreranno solennemente in grembo alla Chiesa ».
Mille persone ! ! Non battezzate o protestanti ! Questo
« o » è molto comodo : 999 non battezzati più 1 protestante farebbe 1000 per l’appunto. È da vedersi
però se esista quest’MMO, e se nel numero 1000 noh ci
siano due o tre zeri più del necessario.
Saremmo lieti di rileggere altri assennati scritti di
quel tal maestro o professore benemerito, che non
deve tenerci il broncio per una ¡nnocentissims osservazioncella grammaticale. Lo assicuriamo della nostra
sincera stima, e speriamo ch’egli vorrà scendere di
nuovo frequentemente in lizza contro gli avversari
della luce e della verità.
•
4e tft
UEco del Sannio, che si pubblica ad Agnone, ci fa
assistere a una controversia tra il signor Mario e chi
non la pensa come lui circa all’erigendo ospedale, per
cui il signor Mario offre un ingente capitale ; e il medesimo periodico ci presenta la simpatica effige del
prof. Baldassare Labanca, l’agnonese ottantenne che
illustra presso l'Università di Roma la cattedra di storia delle religioni. L’Eoo, dopo aver detto dell’esimio
professore, enumera tutte le sue opere di diversa mole
c di svariata coltura, da quelle filosofiche a quelle
religiose e a quelle polemiche e biografiche. Quanto
lavoro! Il Signore conceda all’illustre vegliardo lunghi anni ancora di vita e di operosità feconda di istruzione e di bene.
*
• •
La faccenda della bandiera della corazzata < Roma »
è andata a finir bene. L’on. Giolitti ha incaricato il
cappellano maggiore di corte, ii cui grado ecclesiastico corrisponde a quello di vescovo, di benedirla. Eq
il cappellano di corte ha proferito un discorso patriottico.
*
Piccantissime le rivelazioni che il figlio del... padre
Giacinto Loyson fa in una lettera al Corriere della
Sera su passati tentativi del Vaticano per attirare il
padre Giacinto in grembo a S. Madre Chiesa. L’intermediario di cui il Vaticano si servì era il principe
Odescalchi. Ci fu un colloquio tra il principe e il padre Giacinto, presso la principessa Giulia sorella del
card. Bonaparte.
Sono cattolico — aveva detto il padre Giacinto —
ma a modo mio.
Ma perchè non lo e come noi e con noi ? -— aveva
chiesto il principe Odescalchi.
Ma lasciamo che il padre Giacinto racconti egli stesso:
« Vi sono ostacoli » risposi ; c ed il primo è il dogma
della infallibilità ».—Vivamente esclamò: c L’infallibilità è una « sciocchezza » ; ma giacché se ne è fatto
un dogma, è dovere dei cattolici di sottomettervisi
procurando di darle un senso accettabile ».
Confesso, fui sorpreso. Non sentii nè il dovere, nè
il diritto di dare la mia adesione come credente ad
« una sciocchezza », anche ammettendo di darle un
senso accettabile.
Parlai d’un altro ostacolo : quello del mio matrimonio, ebe per me era intangibile e santo. Il principe
fu pienamente del mio parere, affermando tuttavia
che tale ostacolo sarebbe stato lungi dall’essere insuperabile.
Il giorno stesso Odescalchi 9i recò dal cardinale
Rampolla, il quale ne parlò immediatamente a Leone
XIII, che si mostrò pieno di sollecitudine premurose
e disse che avrebbe fatto il possibile per una felice
conclusione.
Già l’indomani Odescalchi venne da me per annunziarmi l’esito felice del tentativo. Il papa o il cardinale (non rammento quale dei duo) aveva detto : c Si
deve mandare al P. Hyacinthe un sapiente ed un
santo >.
Si fece infatti una degnissima scelta, un religioso
cappuccino consultante delle congregazioni romane
chiamato — credo — P. Joseph, e che oggi è il cardinale Vives y Tuto.
Il cappuccino si recò senza ritardo dal principe pev
abboccarsi con me ; ma rifiutai l’abboceamento volendq
rimanere completamente passivò in quest’àtfàre. Mia
moglie vi apparve sola, accompagnata da mio figlio,
e con la sua franchezza di cristiana e di americana
parlò energicamente dei numerosi abusi sussistenti
nella chiesa.
Il padre non contrariò, ma insistette sul fatto che
solo l’autorità del papa poteva rimediarvi.
Il padre venne da me l’indomani ed un altro giorno.
Se ben ricordo, avemmo solo due abboccamenti. Furono prolungati, deferentissimi, intimamente leali.
Il padre disse di stimare la mia aperta resistenza
al dogma della infallibilità più della sottomissione
apparente di certi vescovi e di certi preti che non
l’ammettevano in petto.
Lungi dal far nascere la minima difficoltà col mio
matrimonio, come prete e religioso, posi come condizione al nostro abboccamento che non si sarebbe nemmeno discusso su questo, e ohe intendevo mantenere
pure nel matrimonio la mia qualità di prete: sacerdos et conjux in aeternum.
Il padre mi rispose con la massima oltramontana che,
giacché il papa tutto può, mi si sarebbe fatto entrare
in uno dei riti cattolici orientali dove i preti sono
ammogliati, autorizzandomi a risiedere in Francia ».
•
* «
Al congresso cattolico romano di Firenze si è insistito su l’opera della stampa così forte in Germania,
su l’opera sociale, sul programma da attuarsi ecc. eco.
Applauditissimo don Galbiati di Milano che disse:
* Vogliamoli tripnfo delle idee democratiche sociali
e, se anche i nostri duci dovessero contrastarcelo, noi
saremmo uniti come un solo uomo a gridare contro
di loro che puro raccolgono tutta la nostra ben meritata devozione e ammirazione.
€ Dimentichiamo il passato ; o diventare tutti propagandisti o sparire. Oggi l’abito nero del prete, la
cocolla del frate sono oggetto di insulto; i cattolici
sono tollerati in Italia; ebbene, noi vogliamo esser
cittadini con parità di diritti di fronte a tptti gli altri ».
I vescovi francesi si sono scagliati contro la scuola
laica, e hanno pronunciato la condanna contro certi
libri scolastici, approvati dai caporioni atei.
Spirito ciericale contro spirito altrettanto clericale,
come direbbe il collaboratore del Ghréti^n Belge, del
quale noi riproducemmo un articolo (cDue Franco ?»)
in uno dei nostri passati numeri.
OLTRE LE dLFI E I M/IRI
Svizzera
Nella parrocchia (cristiana ovangelica) di S. Pietro,
in Ginevra, si avrà da ora in poi un culto speciale
pei giovanetti dai 14 anni in su. Se ne occuperà il
Fulliquet neopastoro di S. Pietro e professor di teologia
dommatica all’università ; il quale farà una specie di
corso, adatto per menti giovani, su la vita di S. Paolo.
— Il 7 corrente si è inaugurato l’anno accademico
presso la Facoltà di teologia (non universitaria : a Ginevra sono due facoltà di teologia, l’una annessa all’università, l’altra libera) con un ^discorso del prof.
L. Buffet.
— A Ste Croix ha avuto luogo nei giorni testé
decorsi la quindicesima Conferenza dell'Associazione
cristiana degli studenti. — Discorsi del prof. F. Bridel
di Losanna su « la Filosofia di Euken », del pastore
A. Boegner su c Su l’invito che nell’ora presente il
mondo pagano rivolge al mondo cristiano », del pittore
P. Robert su « l’Arté, del missionario, E. Brès-de
Jersey su « l’Islamismo del secolo XX« ».
— In un discorso letto a Neuchâtel intorno al;« Sermone sul monte e l’esegesi di Alfredo Loisy », il prof.
E. Morel definisce cosi il famoso abate modernista :
« E’ una mente acuta e metodica, ma più idonea all’analisi chealla sintesi; è una mente scientificamente imparziale, ma affetta da una tal quale aridità e poco atta
a far sentire la grandezza unica e sovrana del Cristo
e dellopCra sua ».
Francia
Eicorrendo (il 1® novembre) l’annuà festa della Riforma, che gli Evangelici d’oltralpe hanno sostituita a
quella d’Ognissanti, si celebrerà a Parigi il ricordo
del quarto centenario di Calvino.
— La %mosa biblioteca del seminario di S. Sulpizio,
in Parigi, ricca di documenti e di manoscritti fin qui
ignoti e poco noti, è passata allo Stato.
— Le scuole dotnenicali francesi comprendono 67 mila
alunni.
— Si è_ inaugurata una cappella evangelica a (joultlarForèt (Marne).
Qerzna,nia
(M. Muston) — n 21 Settembre ebbe luogo a Schönenberg (dove si trova la tomba di Enrico Arnaud)
una simpatica festa dei Valdesi del Württemberg e del
Baden. Quasi tutte le colonie valdesi, anche la lontana
Palmbach, erano rappresentate ; due altre mandarono
telegrammi e cartoline. La chiesa e la tomba di Arnaud
erano ornate di fiori e ghirlande. Vi fu un culto con
diversi discorsi dei pastori presenti ; bei canti e cori,
tra cui uno composto per la circostanza dal pastore
Sauberschwarz.
Alla riunione familiare dopo il culto furono lette
diverse poesie composte dai pastori Sauberschwarz e
Hahn, e una della giovane Federica Barai di Pinache.
Il pastore Maerkt fece una interessante conferenza su
Felice Neff, l’apostolo dei Valdesi ; e l’unione femminile di Serres cantò diversi bei cori. Lo scopo a cui
mira l’ogania^atoro di questa festa, il pastore Krolczyk
di Pinache, cioè di contribuire ad un maggiore affiamento tra le diverse colonie valdesi, è certamente stato
raggiunto.
(Y) — Il giornale che s’intitola 1’ Amico 4i Sion,
in Amburgo, ha pubblicato da undici anni in qua 127
biografie illustrato (H israeliti passati nella chiesa evangelica a costo di grandi sacrifizi e dopo lunghe lotto
spirituali ; e queste anime sincere sono state guadagnate alla fede di Cristo mediante la lettura del Nuovo
Testamento e delle profezie messianiche dell’ Antico
Testamento.
(V — La società berlinese per la conversione degli
Ebrei al Cristianesimo ha pubblicato la sua ottantaseiesima relazione (giugno 1908 - giugno 1909), dalla
quale risulta che i missionari, tanto a Berlino che
nel rimanente della Germania, tanto in Italia che in
Austria e nel nord della Persia, hanno ottenuto risultati notevoli. Nelle adunanze hanno potuto parlare
davanti a centinaia di Israeliti ; hanno dispensato fra
essi 2^I^opuscoli e porzioni della Bibbia. I battezzati
furono fra i quali un bambino, e 9 catecumeni ricevono l’istruzione religiosa. Il culto nella cappdk
della missione di Berlino, è sempre più frequentato. I
membri comunicanti salgono al numero di 175.
Erzegovina e Bosnia
Non comprenderebbero meno di 6700 cristiani evan>
gelici.
6
6
LA LUCE
Alaska
À Eotzebre (Alaska) sì è fondata, tra gli Esquimesi,
un^ società di attività cristiana. Alla prima seduta
eran presenti — secondo la Lm — più di 40 giovani
esquimesi non ancora ventenni.
_^CH£DEL^ MISSIONI
Il sig. P. L. Veinier racconta nel « Journal desMissions » un fatto di cui dobbiamo rifar , menzione.
In un’isola dell’oceano Pacifico, una tribù, già cattolica romana, si è convertita all’ Evangelo. Ed ecco in
qual modoi
Un indigeno dell’isola Tahnata (arcipelago delle Marchesi), di passaggio in un paese d’un’isola vicina, capitò
in casa di un cristiano evangelico. In quella casa vide
una Bibbia, l’aperse e vi lesse un versetto che lo preoccupò a lungo. Volendo poi tornare al suo paese, chiese
di poter prendere con sè il prezioso volume, il che gli
fu di buon grado concesso. Giunto a casa, parlò coi
parenti e conoscenti : « Trovandomi a Taaoa, ho avuto
}a prova che i nostri mihi (preti romani) ci nascondono
la verità ». A quelle parole i suoi uditori allibirono e
risposero : « Certo, sarai stato dal pastore taitiano Fareura ! » — « Niente allatto! ciò che vi dico, l’ho scoperto
qui nel Vangelo di Gesù Cristo ». E lesse loro il versetto che gli aveva dato tanto da pensare : « E’ la lampana recata, acciocché si ponga sotto il moggio o sotto
il letto? Non è ella recata acciocché sia posta sopra
il candeliere ? » Queste parole furono per loro come
una rivelazione, onde gridarono ; « I preti c’ingannano 1
i preti c’ingannano ! » e non ebbero più pace, finché
conobbero intera la verità. E quando l’ebbero trovata,
il villaggio di Vaitahu diventò il centro di una nuova
attività ; chiamarono i missionari evangelici, edificarono
una cappella che fu inaugurata il 15 agosto 1908. Da
quel giorno, altre anime si aggiunsero al primo nucleo
di credènti, che va ogni giorno ingrossando, malgrado
tutte le promesse e tutte le mìnaccie degli antichi padroni che hanno adoprati tutti i mezzi per Hcondure
le pecore ormai uscite dal loro ovile.
Infatti, volendo far colpo, celebrarono con gran pompa
la festa dell’ Assunzione che cadeva lo stesso giorno
delTinangurazione della cappella evangelica. Il vescovo ■
in persona presiedeva; se non che, successe un fatto
doloroso, che fece una grande impressione, e iu cui
certuni videro come il dito di Dio : una barca, piena
di fedeli cattolici, naufragò nel canale che separa le
due isole, ed a stento i viaggiatori poterono salvarsi.
Si presentarono quindi vari missionari per indurre i
ribelli a rientrare in grembo alla Chiesa. Uno di essi,
noto per la sua moderazione, dovette convincersi che
tutti i suoi ragionamenti non fruttavan nulla. Fu seguito da un altro più violento, uno spagnolo, degno
figlio di S. Domenico. Le sue calunnie e le sue minaccie lasciarono il tempo che aveano trovato. A tutti gli
argomenti dei loro avversari, Í fedeli indigeni non fanno
altro che rispondere : Non possiamo fare altrimenti.
■ Visto che tutto era stato inutile, il vescovo decise
di tentare un ultimo colpo — sarà proprio l’ùltimo? —
Ma non sappiamo ancora qualsia quel colpo, nè quale
ne sia stato il risultato.
G. d. P.
IN CIUCIA
La provincia di Aduna — l’antica Cilicia — hà
fatto molto parlare di sè nei tempi antichi e in quelli
moderni. Posta al punto di congiunzione delle coste
della Siria e di quelle dell’Asia Minore, essa cinge,
con la vasta sua pianura, il golfo di Alessandretta
(Iskanderùn). Questa grande pianura di alluvione,
che ha colmato, poco a poco, una parte del golfo,
è chiusa essa stessa da due grandi catene di montagne : il Tauro e l’A mano.
A nord del golfo, il Taurus (Balghai e Alah-Dagh)
che forma l’orlo sud del pianoro centrale dell'Asia
Minore, viene ad appoggiarsi, a sud ovest, alfé ¿òste
dell’Asia Minore, e dirige quindi Usuo gran hastione
del nord est, verso Hadgin e Sivas. Sul versante nord,
si trovano Kaisariéh (Cesarea) e più a sud Eregli,
capolinea della ferrovia di Bagdad; e sul versante
sud Adana sul fiume Sarus (Seihaun), poi Tarso
città natia di Paolo ; poi Marsina, scalo importante
sul mar di Cilicia (cfr. Fatti 27, 5). Queste ultime
tre città sono state il teatro principale dei recenti
massacri armeni.
La Cilicia ha sempre avuto, per la storia del mondo,
una grande importanza geografica e militare. A traverso i suoi piani e i suoi valichi sono pas.'iati i
conquistatori e gli eserciti : gli Egiziani e gli Assiri
dapprima, poi i dieci mila Greci di Senofonte ; poi
Alessandro Magno, i Crociati, i Turchi, gli Armeni...
Adesso la Cilicia acquisterà una nuova importanza,
non più militare, ma civile, per essere attraversata
dalla famosa linea ferroviaria di Bagdad, che è destinata a trasformare addirittura il paese. La linea,
proveniente da Costantinopoli per . Konieh, a nord
del Tauro, è costruita fino a Eregli sul medesimo
versante. Il tronco Eregli-Adana (che deve attraversare quella catena ed è attualmente in costruzione)
presenta molte difficoltà. Dopo avere attraversata la
provincia di Cilicia, la ferrovia ne uscirà traverso
l’Amanus, dal lato del valico di Batschè, per raggiungere le pianure dell’Eufrate ed entrare in Mesopotamia.
La piccola ferrovia che da 20 anni esiste fra Adana
e Mersina e passa per Tarso, non fa parte della
grande linea.
* *
Gli Armeni sono, dopo i Turchi, i più numerosi
in Cilicia. Dispersi in piccoli gruppi fra comunità
mussulmane assai più numerose, odiati per la loro
attitudine al commercio e per le conseguite ricchezze,
gli Arnaeni richiamarono sempre sul loro capo la collera del popolaccio, inasprito da qualche avvenimento
politico od economico. Non importa se non ci hanno
colpa : il furore del popolaccio ha bisogno di sfogo,
e gli Armeni si prestano a ciò ! Questo popolo che
oggi, incapace di resistenza, soggiace al furore dei
suoi barbari padroni, ebbe però un passato di grandezza e di forza, ed occupò un posto insigne fra le
nazioni dell’antichità, del medio-evo e degli inizi delr età moderna. E quando non ebbe più patria sul
suolo natale, se ne creò un’altra, nella comunanza
dei ricordi, delle tradizioni del linguaggio e della,
fede.
Circa cinquant’anni fa, i Mechitavisti di Venezia
risvegliarono la nazione ; e alla stessa epoca o quasi
le Missioni protestanti americane, che si estendono
sopra tutta l’Asia anteriore, prendevano piede. Non
solo queste Missioni hanno creato dei grandi centri
protestanti in un paese che, trent’anni fa, non contava un solo europeo ; ma anche lo sforzo degli americani ha sensibilmente vivificato la chiesa e la razza
armena.
Questo risveglio nel 1895 ebbe il battesimo di
sangue a Zeitun, a Sis, a Kharput, a Diarbekir e
in altri centri. I Turchi, e sopratutto i Curdi, immigrati colà da parecchi decenni, hanno saccheggiato
e massacrato senza pietà quella popolazione. Da allora in poi, le persecuzioni non son cessate. Gli ultimi massacri, — che questa volta non valsero a
commovere l’Europa, e che neanche la pre.senza delle
navi da guerra europee nel golfo di Cilicia potè impedire, — hanno fatto circa 4000 vittime, bruciate
vive ad Adana, oltre agli incendi delle chiese armene, del collegio *e della Chiesa dei gesuiti...
Qui bisogna cedere la parola a testimoni oculari,
tra i, quali un redattore del Matin di Parigi, inviato appositamente in Asia Minore, e sui luoghi
dei massacri per rendersene conto de visu. Senonchè certe notizie sono come certe vivande che vanno
messe in tavola calde, o se no perdono il loro sapore — e di questi massacri di poco fa, chi se ne ricorda più ?... Poche parole adunque del prefato redattore, relative ad Osmanieh e ad Assambey.
Ad Osmanieh ; — « La chiesa sovra tutto è terribile a vedersi. Sventrata dalla porta sino all’altare,
essa erge alti e solitari due grandi muri di fango
e di rovine... Dinanzi all’altare, a tre passi dal luogo
dove il Cristo è inchiodato, si trova un mucchio di
odore nauseabondo: sono i resti dei preti del tempio, arsi insieme a due piccole statue di santi. Essi
si sono difesi tre giorni contro il fuoco, contro le
palle, facendo di ogni banco della chiesa un bastione...
poi cessarono la lotta ed attesero colle armi in mano
cantando dei cantici. Erano venti preti. Vennero
presi vivi e legati per i capelli in un solo gruppo,
mentre alcuni dei loro carnefici li innaffiavano di
petrolio ed altri davano loro il fuoco come a viventi
torcie. Tutta la città è morta intorno alla sua chiesa.
Vi erano 500 armeni maschi ; non ne rimangono che 4.
C’erano 400 donne ; 250 sono vedove ; le altre o
morte o vendute come schiave. Più nulla esiste... »
Ad Assambey — « Una sola casa rimane in piedi
su 740. Mille abitanti sopravvivono ai 4000 che formavano la popolazione... Tutti piangono di miseria
0 di fame. Non c’è pane, non c’è grano, non c’è
latte..., ed ecco che un’epidemia infierisce ! Assombey
è rasa al suolo : i villaggi all’intorno non esistono
più; la putrefazione ammorba l’aria... In questa parte
del Tauro, borgate, cascinali, città, tutto è scomparso, raso al suolo, al punto che si direbbe una
spaventosa catastrofe sismica. Della popolazione non
esistono che poche vecchie... Gli uomini sono stati
inchiodati agli alberi, od ammucchiati in roghi atroci,,
imbevati di petrolio ed arsi vivi. Si scorgono dei
cadaveri crocifissi colla bocca piena di paglia. Queste
scene di desolazione, questo spettacolo spaventoso si
prolunga per diecine e diecine di chilometri, nella
patria dell’apostolo Paolo !
Y.
T0L5T0I E Lfl FREQHIERfl
Ecco in quali termini il grande scrittore Tolstoi
esprime le sue idee sulla preghiera :
Da lungo tempo, ho l’abitudine di pregare nell’iso
lamento, ogni mattina. E la mia preghiera cotidiana
è questa : « Padre nostro che sei nei cieli, il tuo nome
sia santificato ! c Poi aggiungo : Il tuo nome è l’amore,
Dio è amore. Colui che ama, dimora in Dio, e Dio in
lui. « Il tuo regno venga! » Ed aggiungo: « Cercate
il Kegno di Dio ed il rimanente vi sarà sopraggiunto.
« La tua volontà sia. fatta in terra come in cielo ! »
Ed aggiungo : tua volontà e non la mia.. * Dacci
il *nosirò pane cotidiano ! » Aggiungo : Il vostro padre
non vi perdonerà se voi non perdonate. « Liberaci... »
Aggiungo : Bada al male che vien fuori dal tuo cuore.
E termino lamia preghiera colle parole di Giovanni:
«'Sappiamo che siamo stati trasportati dalla morte alla
vita, perciocché amiamo i fratelli. Chi non ama il suo
fratello non ha la vita eterna dimorante in lui ».
Io prego così ogni giorno, adattando ai miei bisogni ed al mio stato d’animo le parole di questa preghiera, talvolta più cordialmente, talvolta meno. Ma
oltre a questa preghiera, io prego ancora quando sono
solo con me. Cerco anche di pregare nella vita quando
sono cogli uomini e che le passioni mi guadagnano...
Ecco tutto quello che io volevo dirvi sulla preghiera,,
affinchè non pensiate che io la neghi.
(Dal francese) O. A. Hugon.
un MOMENTO DI 5\?A60
Spiegazione del Logogrifo pubblicato nel N. 89
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CADUTA DEL POTERE TEMPORALE
Asellus Romanus ci ha mandata anche la spiegazione dei versi 2 e 21, accompagnandola con la seguente letterina in latino :
• Aegrotus iaceo, heu miselle ! in humili stramine
tamen laetus gratusque tuis laudibus, gratias tibi agoquas maximas et toto corde salutem tibi dico
Asellus Romanus ».
(Giaccio ammalato, ahimè, in umile latticello; nondimeno, lieto e riconoscente per le tue lodi, te nerendo fervide grazie e ti saluto con tutta l’anima
Asellus Romanus).
Ci ha inviato una spiegazione quasi esatta ( « Tenuta » per truppa) anche il sig. Giuseppe Conversi,
di Novara ; e ci ha inviato una soluzione esattissima,
il sig. Domenico Lena della Maddalena.
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould Via Marghera 2, Roma*
7
LA LUCE
IL TRAMONTO DI ROMA
Studio di sloria e di psicolo
áíü dei Prof. Gf. Bartoll.
La canzoncina era squisitamente bella e patetica :
Gottes Sternlein glänzen vieder,
Still und schön in goldner Pracht:
Lieber Gott in Himmel oben,
Gieb mir eine gute Nacht I
Wachet, Sternlein, ich will schlafen.
Bis die schöne Sonne lacht;
Lieber Got, dein Kindlein hüte,
Gieb mir eine gute Nacht.
Schicke mir dein Englein nieder,
Dass es mir am Bette wacht !
Gieb anch meinen lieben Eltern
Eine gute, gute Nacht !
Hüte auch die müden Kinder
Nim sie väterlich ^in Acht!
Lieber Herr Got, gieb uns allen
Eine gute, gute Nacht!
Glänzet still, ihr lieben Sternlein,
Haltet alle gute Wacht! ;
Ich will schlummern, ich will schlafen,
bternlein, Sternlein, gute Nacht.
II cantico cessò. La mamma, forse, prendeva in
braccio il suo piccino per deporlo nel letto. Dopo
qualche minuto, la luce fu spenta e D. Ottavio restò
•di bel nuovo nel buio. Quella canzoncina gli era penetrata fino in fondo all’anima. Quelle piccole stelle
che, scintillando nei lontani cieli, inviavano al caro
bimbo la buona notte, quella preghiera calda, affettuosa a Dio di custodirlo nel sonno, finché il sole di
bel nuovo illuminasse la terra, quell’ invocazione di
un piccolo angelo che discendesse dal cielo a proteggere il suo letticcfulo, quel raccomandare a Dio i
cari genitori e i poveri bambini, e poi quel saluto,
quella buona notte augurata dal bimbo alle stelle,
prima di prender sonno, eran cosa così gentile, così
tenera, così affettuosa, che D, Ottai^ió] passando da
questi concetti ad altri più al caso suo, sentì una gran
voglia di piangere, e pianse. Pianse silenziosamente
dinanzi al suo Dio e si trovò confortato. La febbre
della tentazione diè giù affatto, l’immagine della Bice
spari dai suoi occhi ; si sentì in mano di Dio, come
quel bimbo, come quel bimbo che dormiva vicino a
lui nella camera attigua.
Accese il lume e guardò l’orologio. Non era ancora
mezzanotte. Voglia di dormire non ne aveva punta;
tornare a letto per cominciare forse la battaglia, ñon
ardiva. Irsene a fare un giro per la città, a quell’ora,
lui prete, non era conveniente. Tuttavia, poco tardò
a sciogliere il problema. Si vestì pian piano per non
svegliare i forestieri della camera vicina, quindi si
reco sulla terrazza dell’albergo, prospiciente il mare.
Il porto risplendeva di lumi. Erano vapori, bastimenti
a vela, o barconi agli ormeggi. Guardò in alto. Il cielo
scintillava di stelle. Era una notte mite, niente fredda
intensamente azzurra, magnificamente stellata. Dalle
profondità dell’empireo venivano alla sua pupilla degli
strani palpiti di luce, dei fasci fiammeggianti, delle
onde luminose, dei riverberi di corpi incandescenti.
Quello era il cielo. Lassù volgevano gli sguardi penosi le anime in duolo ! Verso quelle stelle volavano
1 cuori degli uomini ! Eppure, essi, ora, dormivanoUna forza arcana spingeva ogni giorno, al sopravvenir
della notte, gli uomini in braccio al sonno. La stessa
forza h spingeva anche all’amore, all’odio, alla guerra,
alle arti, alle scienze, alla creazione, alla distruzione
a fondar imperi, a debellare città, a spegnere Stirpi!
alla morte ! E in questa forza infinita, arcana, onnipossente, irresistibile, egli lo sapeva, vi è Dio, opera
Dio, si manifesta Dio, che è a volta a volta, creatore, conservatore e distruttore, o meglio, modificatore
perpetuo dell’Universo. Egli sentiva Dio in sè. Si sentiva mosso, agitato, spinto da Lui. Dove ? dove ? Qual
era la sua mèta ? quale il suo destino ? A questa domanda intenore rispondeva con un’altra domanda,
non meno difficile : Qual è il destino del sole che corre
con una velocità vertiginosa attraverso gli spazii, in
cammino sempre, verso un ignoto punto del cielo, che
non raggiunge mai P Qual è il destino dell’Universo in-'
tero ? Non è l’uomo solidale colla natura tutta Ì Èon
forma egli una cosa sola col Cosmo ? Non palpita egli
della grande vita universale ? Non è parte integrante
dell’U uni verso?
XIX.
Dioaozi al mistero.
Qui D. Ottavio s’immerse in una contemplazione a
lui cara, la contemplazione delle alte finalità dell’Universo. Egli scorse in ispirilo l’intero Cosmo a lui presente. Negli astri che palpitavano di varia luce nei
lontani cieli, egli vide non l’intero Universo, ma una
piccola porzione, un frammento, un’onda di quella
esistenza quasi infinita, che la mente umana può attingere, ma nòn comprendere, può intravvedere, ma
non capire, può scorgere, ma non misurare. Egli ri-,
mase quasi estatico, quasi oppresso davanti alla grandezza, alla forza, alla, vastità pressoché infinita dell’Universo.
LUniverso! Oh! parola umana, ma infinitamente
più grande dell’uomo, gravida di misteri, profonda
di sensi, piena d’idee, di angoscia, di gioie, di tumulti,
di dolori ! Cielo, terra, abissi, mari, oceani, valli, monti,
piante, animali, uomini, sòno le vesti dell’Universo,
le parvenze esterne di lui, gli scintimi della sua luce’
i raggi del suo calore, le vibrazioni infinite della sua’
lenta marcia attraverso gli spazi ch’esso crea, e i se-'
coli ch’esso genera di se medesimo.
L umanità, quanto alla sua- parte terrena, esce dalle*
viscere dell’Universo, mena per uù certo corso d’anni
una ridda fatale sulla corteccia terrestre, e poi ritorna
colà donde prese le mosse. Gli uomini sono parte integrante dell’Universo e fanno vita comune Con esso
lui. Dna stessa legge governa la pianta, l’animale e
l’uomo. Questa nasce come la pianta e l’animale, si
nutre come loro, cresce al par di loro, compie il ciclo
della sua vita e muore, nè più, nè meno di loro. Come
laequa, il fuoco, laria, le malattie, la vecchiezza e
mille altre cagioni diverse, sono, in mano della natura, il coltello ond’essa tronca il filo della vita alle
piante e agli animali ; così gli stessi accidenti fortuiti,
le stesse od altre malattie analoghe, oppure mille altri
agenti svariatissimi, sono gli eterni Carnefici dell’umanità. Povera umanità ! sempre in balìa delle forze della
natura, sempre in potere dell’Universo ! Indarno tenta
l’uomo di liberarsi da quelle strette fatali ! L’Universo
lo avvince, lo domina, lo spadroneggia. Prima di nascere, egli è un atomo diviso in due corpi. La natura
gli dà^ ad imprestito una certa quantità di materia,
perchè, coniata nella gran forma della umanità, egli
possa con essa compire il ciclo della sua terrena esistenza. Suona la campana della morte, viene l’ora della
disintegrazione, della dissoluzione. L’Universo ridomanda ciò ch’è suo : ridomanda le rovine ancora calde
di quell’edifiéio di carne. L’aria rivuole gli atomi da
lei imprestati, la terra richiede i proprii elementi, e
l’uomo disfatto, consunto, disciolto dal crogiuolo onnipotente della morte, fa ritorno all’Universo, dove
continua, sotto altre forme e sotto nomi diversi, la
danza sempiterna.
E l’anima ? Dove va l’anima ? dove va il divino nell’uomo ? Che n’è di lui ? Qual’è il suo destino ?
D. Ottavio ricordò la morte del padre. Era una
notte oscura oscura, del freddo inverno. Il papà suo,
eh egli tanto amava, era là in quella camera, disteso
sopra un letto, affranto da malattia mortale, vicino a
spirar l’anima. Gli teneva le mani, ormai fredde, la
dolce sua sposa, e a fianco suo fratello monsignore»
10 raccomadava a Dio. Vi era silenzio in quella camera. Vi si parlava a bassa voce più coi gesti che
colla parola. Parecchie persone erano in piedi, i più
stavano inginocchiati. Tutti sentivano che qualche
cosa di solenne, di grande, si compiva in quel momento, là dentro. Era l'anima di un uomo che ritornava al suo Creatore, di un figlio che ritornava al
Padre. Oh ! egli ricordava il tocco delle mani del suo
caro papà ! Lo aveva chiamato a sè, lo aveva benedetto, gli aveva posate le mani sul capo. Poi si era
fatto un gran pianto : il sacerdo;te aveva intonato una
preghiera in latino ed era corsa fra gli astanti una
parola misteriosa : « è morto ». Il suo caro babbo era
spirato. Più tardi, la mamma lo condutse alla tomba
di lui, e gli mostrò il cielo, dove egli viveva in compagnia del Signore, degli Angioli e dei Santi. Passarono non piu di tre anni: un’altra tomba si aperse,
un’altra vita fu divorata. La sua mamma, la mamma
sua adorata, lo lasciava orfano su questa terra a soli
dieci anni. Oh ! morte, crudele, non mai sazia di vite
umane ! non mai stanca di seminare di cadaveri la
terra !
I suoi genitori stavano là in cielo, fra le stelle scintillanti, nella pace, nella felicità, nel gaudio di Dio.
Che eravi di vero in tutto questo? Si sarebbe mai potuto sciogliere l’enimma dell’Universo ? Avrebbe mai
11 Cosmo lasciato cadere il misterioso suo velo? Sì
e no. No, se l’uomo mai pensa di poter arrivare colla
sua mente alle ultime ragioni delle cose : sì, ove desideri sapere con assoluta certezza le disposizioni della
Causa prima a suo riguardo. Dio è uomo, Dio ci ama,
Dio oi ha creati per la felicità temporale e per l’eterna
beatitudine. La somma dei beni, nell’Universo, vince
e stravince la somma del mali. Per una pianta che il
turbine sradica dalla madre terra, cento altre germogliano sul verde tappeto. Per un uomo che la morte
atterra, duecento l’amore conduce ai palpiti della
vita ! Per una lagrima che si sparge, mille gridi di
gioia echeggiano nell’aria. Per un giorno nel quale
infuriano i lampi, i tuoni e le folgori, trecento altri
si mostrano lieti di sole e coronati di sereno. Se Dio^
distrugge,Egli molto più crea; se uccide, a molti più
dona la vita ; se permette il male, da esso cava il bene ;
se fine prossimo è la morte, fine ultimo è la risurrezione. Ah ! Gesù Cristo è risorto da morte ! Quale consolante pensiero ! Egli ha un Padre in cielo, che è pure
nostro Padre 1 A Lui, Gesù salì, nel giorno dell’Ascensione, fra gli scintilii del sole nascente, in mezzo al
gaudio e alla gioia dei discepoli festanti. Gesù, uomo,
è salito al cielo, vive in cielo; ci aspetta in cielo. Che
importa il mistero dell’Universo ? Si tenga pure il
Cosmo i suoi arcani tenebrosi. A noi basta la fède
nella bontà di Dio. Per noi il gran problema è sciolto.
Operando il bene, osservando ogni giustizia, vincendo
noi medesimi, sviluppando vie meglio in noi la
nascosa divinità, saliremo con Gesù al cielo, alla gloria,
alla felicità, alla vita eterna. Colà il Cosmo lascierà
cadere ai nostri sguardi attoniti il velo che cela il gran
mistero della Natura.
Questo pensiero riempì di gioia spirituale il cuore
di D. Ottavio. Egli era ormai tranquillo. Lo spirito,
la ragione avevano vinto. Ritornò in camera dove
presto trovò un sonno riparatore.
XX.
La bella nemesi.
Il cardinale Turini aveva detto alla signora Maria ;
« Resti pure la Bice presso i Lincoln. Essa non tornerà,a casa mia, se non quando, pentita del fallo commesso, mi verrà a chiedere perdono, e mi prometterà
di non far mai più di simili scappate ». In fondo in
fondo, la Bice era arcicontenta di quella punizione, e
non aveva niente fretta di pentirsi. Quella birichina
in casa Lincoln ci stava benone : molto meglio che a
casa sua, e avrebbe desiderato che la sua punizione
avesse a durar sempre. Il vecchio dottore era beato
di vedere quella fanciulla, bella, viva, spiritosa ridere
e cantare per la sua casa. La signora Lincoln le voleva un bene dell’anima, e la signorina Lincoln e Miss
Florence se la disputavano fra di loro. La signora
Maria andava a trovare tutti i giorni la figlia ed insieme ad esortarla a scrìvere al cardinale, il quale, in
realtà, soffriva dell’essenza prolungata di lei. Ma quella
monella aveva trovato un motivo specioso per chiuder
la bocca alla madre: « Lo zio, diceva essa, tratta ingiustamente D. Ottavio. Cessi dal perseguitarlo, ed io
mi umilierò a domandargli perdono della mia fuga ».
chiaro che il cardinale non avrebbe mai ammesso
di perseguitare ingiustamente D. Ottavio: quindi le
cose per un buon mese rimasero allo statu quo.
Due volte per settimana la Bice andava a trovare
di nascosto e in gran segreto D. Ottavio. Si accompagnavano con lei ora Miss Florence, ora la signora
Lincoln e la figlia. Una volta vi andò persino il dottore. D. Ottavio, poi, faceva delle brevi apparizioni
in casa Lincoln. Ogni settimana egli visitava lo zio,
e non era mai ebe in quelle occasioni non desse una
capatina presso gli amici. Vedeva anche la Bice, ma
aveva preso la ferma determinazione di evitare ogni
colloquio a tu per tu. La ragazza si era accorta della
estrema rlserbatezza dell’amico ; ma in compenso riceveva da lui delle belle lettere, piene di affetto, di
sentimenti nobili e delicati. E poi, vi aleggiava sopra
un tal profumo di squisita poesia ! La Bice le leggeva
e rileggeva ed era contenta.
Essa, d’altra parte, pensava alla missione che D. Ottavio le aveva affidato. Aveva letto il manoscritio del
povero D, Andrea Foltesi, ne aveva pianto dispel-ata*
mente ; e $1 era data sùbito d’attorno per mettere in
esecuzione il suo disegno. Non era tanto facile, perchè,
a tal fine, avrebbe dovuto andarsene sola per Roma!
e i signori Lincoln, ad evitare ogni maligno cicaleccio!
glielo avevano proibito assolutamente. Non volevano
che il cardinale avesse a lamentarsi di loro. La Bice
superò ogni difficoltà. Mise il dottore a parte del suo
segréto e lo pregò di aiuto. Questi, intesa la cosa, le
suggerì dì vestirsi completamente di nero, di velarsi
il volto, di aMumere un altro nome, e di compiere
così la sua missione. Già, le due donne che voleva visitare non la conoscevano di persona, ovvero assai
poco. Scegliesse una sera sull’imbrunire. Miss Florence l’accompagnerebbe in carrozza, tanto nell’andata,
quanto nel ritorno.
(Continua).
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Cristiane, pag. 220 in 16',
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» La Religione degl’italiani »
> Il Cristianesimo primitivo
(d’imminente pubblio.) »
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pubblicazione) ...»
Lnzzi G., D. D. Le epistole Pauline della
Cattività, commento sulle
Epistole agli Efesi, Filippesi, Colossesi, File
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Bosio E., D. D
Stretton H.
Il Piccolo
Stanganini D.
, Le Epistole Pastorali, commento esegetico - pratico
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