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Anno 128 - n. 24
12 giugno 1992
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
EX JUGOSLAVIA
NELL’EUROPA DEL PROSSIMO FUTURO
Le chiese e la laicità
Il segretario generale del
Consiglio ecumenico delle
chiese (CEC), pastore Emilio
Castro, il segretario generale della Federazione luterana mondiale (FLM), pastore Gunnar Staalsett, il segretario generale àéìVAlleanza
riformata mondiale (ARM),
pastore Milan Opocensky, e
il segretario generale della
Conferenza delle chiese europee (KEK), dr. Jean Fischer, hanno diffuso il 2 giugno una dichiarazione comune sull'attuale situazione nei
paesi dell’ex Jugoslavia. Rallegrandosi per gli sforzi della comunità internazionale
per mettere fine alle ostilità,
i leader dei quattro organismi ecumenici esprimono
tuttavia « delle riserve sui
giudizi che sembrano gettare tutta la responsabilità
su una sola delle parti in
conflitto », ed esprimono soddisfazione per le dichiarazioni dei vescovi ortodossi serbi
che, riuniti in assemblea dal
14 al 27 maggio, hanno duramente criticato le autorità
della Serbia e del Montenegro e hanno definito le elezioni una « messa in scena ».
Inoltre i quattro esponenti
delle chiese mettono in guardia contro un’interpretazione in chiave « religiosa » del
conflitto, e ricordano gli sforzi intrapresi dalla KEK (organismo che raccoglie le chiese protestanti ed ortodosse
del continente) e dal Consiglio delle conferenze episcopali cattoliche europee
(CCEE, organismo presieduto dal cardinale Carlo Maria
Martini) per un dialogo tra
le varie chiese jugoslave. La
KEK e il CCEE intendono arrivare alla convocazione di
una «tavola rotonda di chiese
e religioni » per contribuire a
una soluzione nonviolenta
del conflitto. Un primo passo
verso la creazione della « tavola rotonda » è stato rincontro tra i vescovi cattolici
croati e quelli ortodossi serbi, svoltosi a San Gallo nel
gennaio scorso: i leader del
movimento ecumenico chiedono che il dialogo riprenda
al più presto: « Così — conclude la dichiarazione — le
confessioni ortodossa, cattolica, luterana, riformata, metodista e altre confessioni
cristiane, con i rappresentanti delle comunità ebraica e
musulmana, potranno far pesare la loro influenza comune sulle opinioni e sulle azioni di una gran parte della
popolazione e dei loro rispettivi governi, al fine di trovare
nuove vie che portino alla
pace e alla giustizia ».
Due concezioni, quella cattolica e quella laica, si affrontano: ci sarà una soluzione « unica » o una concezione rispettosa delle diversità? - Il rischio delle ideologie unitarie
Nessuno sa quali saranno,, domani, i lineamenti dell’Europa.
Che sia quella dei dodici, quella
dei diciannove o più, il problema delle religioni al suo interno
sarà identico. Per dirla in breve,
due grandi concezioni si affrontano dietro le quinte: quella di
Roma e quella della laicità.
La soluzione di Roma, o meglio del Vaticano, consiste nel
volere ricostituire un'Europa
« cristiana », cioè sottomessa al
magistero morale e spirituale
della Chiesa cattolica. In questa
prospettiva, il papa si pone come fattore di unità. Le circostanze lo costringono a tollerare
che altri pensino o credano diversamente da lui o anche non
credano affatto. Lui e la sua
chiesa, per lo meno nella sua
gerarchia, sono tuttavia persuasi che la verità gli è stata affidata in deposito, e che quindi
un primato di diritto divino gli
spetta nel campo della morale
e della spiritualità.
E’ un imperialismo capace di
adattarsi alle differenze sostenute da altri, ma a condizione di avere l’ultima parola e di
imprimere il proprio marchio
sulle istituzioni umane, ovunque
ne abbia ancora la possibilità.
In questa prospettiva, l’Europa
« cristiana » è un’Europa cattolica, in ogni caso un’Europa che
riconosce alla Chiesa di Roma
il diritto di incarnare la quintessenza del potere spirituale di
fronte a un governo relegato in
un campo strettamente temporale, come all’epoca in cui il papa
intendeva poter fare la lezione
all’imperatore.
La soluzione della laicità invece prende le mosse dall’idea che,
in materia di convinzioni religiose, tutti devono restare liberi e
uguali in diritto davanti alla legge. Lo stato deve pertanto astenersi da ogni opzione che privilegerebbe una chiesa o una comunità religiosa piuttosto che
un’altra. L’unico modo di riuscirci è di liberarlo da ogni impegno al riguardo, anche di natura prettamente finanziaria, e di
incaricarlo di far rispettare fino
in fondo il principio della libertà religiosa, cioè della libertà di
coscienza e di culto.
Contrariamente a quello che
avvenne per troppo tempo, in
Francia, durante la terza e quarta Repubblica, e a quella che
continua ad essere la concezione di larghi ambienti anticlericali, la laicità in questione non
dovrebbe quindi consistere nel
porre ostacoli alle comunità religiose nell’esercizio della loro
missione, oppure nell’espressione pubblica della loro fede, ma
nell’impedire che esse si portino
reciproco pregiudizio e nel sanzionare quelle che turbano l’ordine pubblico.
Altre soluzioni
possibili
Tra queste due concezioni la
Scelta, da farsi sembra facile.
Qi.iel1a di Roma nasce da un imperialismo che i protestanti con
siderano da molto tempo come
contrario alle esigenze della stessa fede cristiana, mentre quella
della laicità dello stato rispetta
in teoria le convinzioni di ciascuno; essa si accontenta di garantire uno spazio di libertà per
gli individui e per le comunità,
e di gestire la loro coesistenza
senza imporre loro né di credere
né di non credere.
Se la logica delle istituzioni
sembra portare a favore della
soluzione laica, perché non prospettare subito di imporla progressivamente all’intera Europa?
I difensori della laicità alla francese accarezzano volentieri quest’idea, come se una soluzione
che ha fatto più o meno le sue
prove nelle frontiere dell’Esagono fosse per ciò stesso dotata di
virtù di portata universale.
Ma questo significa dimenticare che la soluzione francese di
separazione delle chiese e dello
stato fu per decenni alTorigine
di gravi conflitti interni, e che
l’equilihrio istituzionale di cui
essa si vanta oggi è molto recente. Esso rimane molto fragile. Un nonnulla potrebbe portare a fare di tale concezione della laicità una fonte di nuove difficoltà. Eretta in principio istituzionale di portata universale, la
laicità può diventare a sua volta una forma di imperialismo
altrettanto discutibile della pretesa romana di esercitare un certo primato spirituale fra le nazioni nonché fra le diverse denominazioni religiose.
In Un caso come nell’altro, si
vorrebbe erigere a principi astrat
LO SPIRITO
Dio abita in noi
« Io me ne vado, e torno a voi ; se mi amaste... » (Giovanni 14: 28).
L’Ascensione, che oggi nessuno più ricorda, è
un momento fondamentale nella vicenda cristiana. E’ il momento che inaugura il tempo dell'assenza di Gesù; di lì a poco, a Pentecoste, inizierà
il tempo dello Spirito.
Ecco la prima cosa che Gesù ci dice in questo
testo: che la sua assenza non significherà l'assenza di Dio. Gesù presagisce il disorientamento nel
quale si troveranno i suoi discepoli, quando non
lo avranno più al loro fianco: si sentiranno come
orfani, come chi perde una persona amata, con
la quale aveva condiviso gioia e dolore, speranze
ed incertezze. Gesù conosce quella profonda contraddizione dell'animo umano, secondo la quale
cogliamo in modo pieno l'importanza, l’essenzialità di una persona cara soltanto nel momento in
cui questa persona ci viene tolta.
Gesù promette ai discepoli che non li lascerà
orfani, che manderà loro lo Spirito della verità,
che rimarrà con loro per sempre. L’assenza fisica
di Gesù non comporta dunque l'assenza di Dio
dalle nostre vite, ma un suo diverso modo di essere presente. Con l’espressione « tornerò da voi »,
Gesù non ci rimanda ad un arrivederci nell’aldilà,
ma ci promette la continuazione di un rapporto
qui e adesso.
Purtroppo, anche nelle chiese, manca quasi
del tutto una teologia dello Spirito; per questo
siamo imbarazzati ad affrontare un discorso sull’Ascensione o su Pentecoste.
Dobbiamo però chiederci quale è il senso del
la promessa di Gesù. Che cosa succederà a Pentecoste? Gesù risponde dicendo che noi conosceremo finalmente che Gesù abita in Dio e noi in
lui e lui in noi.
Dio abita in noi. Questo è l’annuncio di Pentecoste. Se Natale è il segno dell’abitare di Dio
in Gesù, Pentecoste è il segno dell’abitare di Dio
in noi. Dopo Pentecoste Dio non va più cercato
in cielo, o nelle chiese con i loro dogmi, o nei
libri dei teologi, perché gli uomini e le donne diventano la Sua dimora. Il nostro indirizzo diventa anche l’indirizzo di Dio. Questo è il vero « specifico » del cristianesimo; il fatto che non solo
a Natale, ma ancor più a Pentecoste, non siamo
più noi a dover andare da Dio, ma è lui a venire
da noi, con noi, in noi. Ogni corpo, ogni vita di
un altro uomo o di un’altra donna ha la dignità
di essere dimora di Dio. Quelli sono i veri templi
da ristrutturare, da curare, da guarire, da amare
E da benedire.
Ma Giovanni ci dà un’ultima indicazione fondamentale: questa inabitazione reciproca fra Dio,
Gesù e noi non è una sorta di fusione mistica, ma è
creata dalla realtà dell’amore. Lo Spirito non crea
un rapporto fusionale fra uomo e Dio (questo sarebbe in contrasto con tutto l’Evangelo), ma crea
comunione attraverso l’amore.
Imparare ad amare, nell’Evangelo di Giovanni,
e dimorare in Dio sono la stessa cosa. L’amore è il
« segno di riconoscimento » di chi ha sperimentato
il miracolo di Pentecoste. E noi, siamo già arrivati a Pentecoste?
Gianni Genre
ti e a regole universalmente valide soluzioni istituzionali nate
in modo empirico da situazioni
meramente contingenti, in contesti e in epoche troppo particolari perché si possa pretendere
di trarne lezioni applicabili tali
e quali in situazioni differenti.
Ora, in Europa soprattutto e
in particolare nei paesi dell’Europa occidentale che possono
vantarsi di rispettare scrupolosamente il principio della libertà
di coscienza, di culto e di religione, tali situazioni abbondano. La
loro varietà e la loro moltepli
cità sono anzi una delle caratteristiche del nostro continente.
Quale può essere infatti il denominatore comune tra chiese di
stato come quella d’Inghilterra
o quelle dei paesi scandinavi,
delle « chiese libere nello stato
libero » come si trovano nei cantoni cattolici della Confederazione elvetica, delle chiese concordatarie come in Germania o in
Italia, delle chiese paritarie come
nei cantoni svizzeri di San Gallo
o di Beima, delle chiese ortodosse come quelle di Romania o di
Bulgaria, delle comunità musulmane minoritarie o maggioritarie come in alcune parti dell’ex
Jugoslavia, ecc...?
Lo spirito di geometria vorrebbe che, a più o meno lungo termine, si ti'ovasse una soluzione
istituzionale unica per tutti i
paesi e per tutte le comunità religiose di quella che sarà l’Europa unita. A ciò sembra tendere la « nuova evangelizzazione »
cara al papa Giovanni Paolo II.
A ciò giungerebbe anche l'estensione del principio di laicità all'intera Europa, come se fosse
Tunica soluzione istituzionale in
grado di garantire la libertà e
Tuguaglianza degli individui in
materia di religione.
Lo spirito di finezza raccomanda una concezione nettamente
più empirica e rispettosa delle
diversità. Nessuna delle soluzioni attualmente vigenti nei vari
paesi europei è universalmente
valida. Alcune di esse richiedono
seri correttivi, ad esempio nei
paesi in cui, come in Polonia, si
profila all’orizzonte la minaccia
di un ritorno alTimperialismo
cattolico di ieri. Ma una laicità
imposta dall’esterno, contro la
convinzione delle popolazioni interessate, non vale più di una religione che mal sopporta la concorrenza di altre opzioni spirituali in quello che essa considera come il suo territorio.
Nella religione come in altri
campi dell’esistenza collettiva,
l’Europa ha fin troppo sofferto,
da secoli, a causa delle ideologie
unitarie che si è voluto imporle. Essa può avere un futuro
comunitario solo a patto di mettersi empiricamente alla ricerca
di soluzioni non ideali bensì effettivamente praticabili.
A meno di considerarsi come
realtà ultraterrene, le chiese e le
religioni, o quelle religioni rovesciate che sono le associazioni
laiche e razionaliste, dovrebbero,
per prime, esserne convinte. E
se non lo sono, l’Europa dovrà
trovare i modi di riportarle alla
ragione.
Bernard Reymond
Professore alla Facoltà di teologia dell’Università di Losanna.
2
fede e cultura
12 giugno 1992
PRATO: CONVEGNO DELL’ASSOCIAZIONE « BIBLIA »
Il cibo e la Bibbia
fra simbolo e storia
Relazioni teologiche e « culinarie » che, oltre ad aprire nuove linee
di studio, costringono a ripensare il nostro rapporto con la natura
SUD AFRICA
« I cristiani sono gli unici ad
aver santificato i sette ebrei
martirizzati, in padella, per essersi rifiutati di mangiare cibo
proibito di cui si legge nel libro
dei Maccabei. Eppure c’è un dileggio cristiano verso l’osservanza delle norme alimentari ebraiche ». Così Paolo De Benedetti,
professore di giudaismo, ha iniziato la sua conversazione sul
tema: Cibo nella Bibbia: videro
Dio, mangiarono e bevvero.
Era sabato 2 maggio, a Prato,
nella medievale sala comunale;
di fronte a un centinaio di ascoltatori iniziava il convegno su Jl
cibo e la Bibbia, organizzato dall'associazione « Biblia » insieme
airAccademia italiana della cucina. L’occasione del convegno
è stata l’assemblea annuale dei
soci di Biblia che, la sera prima, avevano rinnovato le cariche sociali confermando presidente Agnese Cini Tassinaro.
Le relazioni e il
« banchetto biblico »
Il programma dei due giorni
è stato molto fitto e ha visto
affiancate relazioni teologiche
ebraico - cristiane, relazioni culinarie, poetiche, di comparazione tra religioni. Il fatto poi che
la sera di sabato sia stato imbandito un « banchetto biblico »
con pietanze kasher può far pensare ad un allegro convito. In
effetti il buon umore e i buoni
motti di spirito non sono mancati, eppure è emersa la grande
importanza simbolico-teologica
del cibo nel discorso biblico.
Come aveva fatto notare Aldo N.
Terrin, professore di filologia
e storia delle religioni, mentre
presentava il cibo e il pasto sacro nell’ottica della storia comparata delle religioni: Mangiare
davanti a Dio o mangiare Dio?,
per noi è difficile da capire. Il
cibo e il suo consumo sono fondamentali nta non appaiono preminenti, perché il cibo è a nostra
disposizione come e quando vogliamo, non faccianio fatica a
produrlo. Quel che rimane adesso è il valore del mangiare insieme, il momento in cui si stringono le amicizie, quasi una sopravvivenza della funzione sociale, come si poteva leggere nei
Veda (testi induisti): chi mangia da solo è definito peccatore,
chi prepara solo per sé mangia
p>eccati.
D’altronde l’insegnamento rabbinico sul sabato dice: mangia
tre volte, bevi e indossa abiti
puliti. Il che, rapportato a tempi remoti, ci fa capire come la
santità del sabato andasse legata ad uno star bene col proprio
corpo. Nel discorso poi delle
proibizioni è innegabile la componente igienica, come ha sottolineato lo scrittore Folco Portinari. In un’avvincente rincorsa
dei simboli anche erotici degli
alimenti lungo la Bibbia e la
poetica greca clas.sica, egli ha
rammentato le motivazioni igienico-economiche della proibizio
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 14 GIUGNO
ore 23,30 circa - RAIDUE
Replica:
LUNEDI’ 22 GIUGNO
ore 9,30 - RAIDUE
Dal Servizio cristiano di Riesi
CULTO EVANGELICO
ne del maiale, dotato di carni
epidemiológicamente pericolose;
il suo allevamento nel Medio
Oriente caldo e arido è costoso,
perché il maiale non bruca erba,
e il suo trasporto è oneroso.
Ma è stato anche sottolineato
che la proibizione biblica non
tocca i vegetali a causa di una
certa innocenza umana che dura
fino al diluvio; poi Ilio scuote
la testa e dice: « Non c’è niente
da fare, l’uomo resta cattivo »
e gli permette di mangiare carne.
Ma da quel momento si è stabilito un rapporto colpa-cibo, a
causa dell’uccisione di animali,
così il rito prescritto esorcizza
il senso di colpa per l'uccisione
di un essere vivente.
Con il tema II linguaggio dei
cibi, Giovanni Goria, scrittore e
membro dell’Accademia italiana
della cucina, ha introdotto una
visione del cibo meno teologica,
partendo da una citazione di
Maupassant: « Soltanto gli idioti
non. sono buongustai ». Così la
lettura delle ricette tramandate
in famiglia da madre in figlia
diventa mezzo di identificazione
e comunicazione di come in quel
momento quella famiglia era ed
è contenta; infatti tutti riconosciamo la piacevolezza dei cibi
quando sono evocatori di ricordi infantili. Da questo punto di
vista l’episodio di Esaù va riletto anche come un modo salato
di pagare un piatto raffinato ed
elaborato: le lenticchie rosse del
luogo dovevano anche essere ben
speziate!
Non poteva mancare il naturale complemento di un buon
pasto: il vino! « Il dono del vino
significa il di più, ciò che aggiunge il hello al soddisfacimento
della fame ». Così ha interpretato Daniele Garrone, professore
di Antico Testamento, l’apporto
del vino nell’utilizzo biblico del
cibo come rappresentazione di
completezza e appaeamento del
buon servitore del Signore. Certamente va tenuto conto che il
vino era nella Palestina arida
una bevanda dissetante che poteva essere più facilmente reperibile dell’acqua stessa.
La responsabilità
verso gli altri
Nella Bibbia vi sono affermazioni positive, Abramo chiede
grano e vino per Isacco, e negative: « Chi ama il vino non arricchirà », ma anche di richiamo
alla responsabilità verso gli altri: Paolo invita alla totale astinenza da carne e vino se ciò è
di scandalo ad un fratello. Ben lo
sanno quelle comunità protestanti che hanno sostituito il vino con succo d’uva per non provocare problemi a coloro che
combattono contro l’alcolismo,
volendone però conservare il
simbolismo; quest’ultimo nella
Bibbia si presenta sia negativo
(neH’Apocalisse il calice di vino
è simbolo dell’ira di Dio), che
positivo: « Quando quel giorno
verrà, ognuno inviterà i suoi vicini a godersi la pace nella propria vigna... », fino alla metafora
dei tempi della fine, del compimento necessario, primo fni
i segni della gloria alle nozz.e di
Canaan.
Il tema: La simbologia biblica
del mangiare e del bere: gioia
e sapienza ha permesso ad Antonio Bonora, professore di Sacre
Scritture, di sviluppare l’analisi
.simbolica del mangiare e del
bere nella Bibbia. Partendo dalla considerazione che le crisi ri.solutrici delle società vengono
rappresentate con banchetti dissolutori, il mangiare e bere sono
simbolo della condizione umana,
Il mio cuore
di traditore
poiché l’uomo non fonda da sé
il proprio essere, ha bisogno di
ricevere, riconoscendo così la sua
origine come dono. Il simbolismo generale biblico indica la
vita come dono di Dio, ma anche la completezza della convivenza civile: quale segno di ospitalità, offrire da mangiare e bere significa offrire tutela e garantire i diritti.
Tra sofferenza
e violenza
Se la Bibbia non è quindi un
ricettario allora bisogna prestare attenzione anche all’ethos della produzione delle fonti di sussistenza, del pane e del vino appunto. La storia, materialistica,
della produzione di pane e vino
è storia di sofferenza e violenza,
come ha detto Sartre: « La penuria genera la violenza ». Ma, ha
spiegato il teologo Carmine Di
Sante, le Scritture avevano già
invertito i termini: l’ingiustizia
produce violenza e penuria. La
proposta del Nuovo Testamento
poi è che si possa spezzare questo circolo vizioso e arrivare al
banchetto escatologico. Nello
svolgimento del tema Cena pasquale ebraica ed eucaristia cristiana l’oratore ha recuperato la
traduzione « pronunciando parole
di benedizione » al posto del
« benedicendo », che troviamo
nel racconto della Cena pasquale di Gesù coi discepoli, che rimanda al gesto magico-sacrale.
La cena di
commemorazione
« Benedetto tu o Signore, creatore dell’universo, che estrai dalla terra il pane »: così dice la
benedizione per la quale il pane è di tutti ed allora si realizza la giustizia, che è affidata
alla responsabilità personale in
cui « come Dio dona così l’uomo
dona » e non tiene per sé. In
questo orizzonte Gesù istituisce
la cena di commemorazione.
Sergio Sierra, professore di
ebraismo, ha indicato concludendo che nell’ebraismo la natura è
testimonianza dell’opera del
Creatore; di conseguenza il rapporto con l’ambiente in cui vive
è una categoria etico-politica per
cui un popolo ha scelto di vivere secondo i comandamenti del
Creatore insieme ad una terra
che perciò è santa. Quando ciò
non è stato, il possesso si è interrotto. Una natura quindi come elemento dinamico che con
l’opera dell’uomo realizza la sacralità della vita.
Come si è visto, questo è stato un convegno che ha costretto
i partecipanti a rivedere man
mano gli stereotipi sul cibo e
sul rapporto con la natura. Il
comandamento di possesso e dominio del mondo è l’avvio evolutivo deH’uomo, ma viene modificato in termini ecologici
quando il diluvio riduce la capacità produttiva della Terra.
Pertanto il rapporto uomo-natura deve essere continuamente
modificato, sempre.
Elio Canale
Appuntamenti
Giovedì 18 giugno — PONTICELLI
(NA): Per il ciclo di incontri di medicina preventiva, il centro ■ E. Nitti »
organizza alle 16,30 un incontro con
la dott.ssa Patrizia Curci sul tema: Il
cancro del collo dell’utero, come prevenirlo?
Nel 1685 un Giacomo Malan,
di una famiglia delle valli valdesi
emigrata in Provenza, a Mérindol, verso la fine del XV secolo,
scampata alla persecuzione che
nel 1545 aveva decimato quella
comunità valdese, verrà colpito,
come tutti i protestanti francesi
(ugonotti) dalla revoca dell’Editto di Nantes e sarà obbligato all’esilio o all’abiura. Rifugiato in
Olanda fu imbarcato a forza su
una nave, con destinazione la colonia olandese del Capo di Buona Speranza.
Da questo Giacomo discendono tutti i numerosissimi Malan
del Sud Africa, di cui molti hanno avuto posizioni di primo piano nella storia di quella nazione.
Un giovane rampollo della stirpe Malan, Rian, brillante giornalista, ha scritto un libro ^ uscito
nel 1990 nella traduzione italiana, impressionante documento
dell’ incomprensione e dell’odio
razziale.
Malan si sente traditore (da
qui il titolo) dei bianchi (gli afrikaner) cui appartiene, perché la
sua simpatia e la sua militanza
politica di sinistra sono per i neri, ma si sente anche traditore
verso di loro perché ne teme
l’odio che hanno verso tutta la
razza bianca.
Il libro è toccante testimonianza della violenza del potere bian
co e dell’odio razziale che si
estende fino aH’interno delle diverse etnie.
Ovviamente scritto prima del
voto del referendum del 17 marzo scorso, che ha messo ufficialmente fine all’epoca dell’« apartheid », conserva tutta la sua validità di documento, perché se
anche questo voto indica che il
processo di democratizzazione è
ormai irrevocabile, il paese deve
ancora fronteggiare due gravi
problemi: la violenza endemica
presente in tutto il paese, che in
vista del referendum è raddoppiata, fomentata da tutti gli oppositori, e l’estrema miseria, risultato di decenni di apartheid
che aveva relegato i neri in ghetti, le « to-wnship », spesso descritte in questo libro.
I recenti avvenimenti di Los
Angeles ed altre città degli USA
ci dimostrano che l’odio razziale
può ancora esplodere anche nelle
società che si vantano di essere
un esempio di democrazia avanzate., e il Sud Africa, dopo questo primo importante passo del
17 marzo, avrà ancora molto da
fare prima di giungere ad una
completa integrazione razziale.
Osvaldo Coìsson
‘ RIAN MALAN, Il mio cuore di traditore. Milano, Mondadori, 1990, pp.
413, L. 32.000.
Uno « squatter » nei dintorni di Johannesburg, simbolo della condizione sociale dei neri sudafricani, (foto: Paolo Griglio)
CONVOCAZIONI
Conferenze distrettuali
I DISTRETTO
La Conferenza del I distretto si tiene presso la Chiesa
valdese di Pinerolo nei giorni di sabato 13 e domenica 14
giugno, con inizio alle ore 9 del sabato. Il culto della domenica con la locale comunità sarà presieduto dal past. Franco
Davite.
Il DISTRETTO
La Conferenza del II distretto si tiene sabato 13 e domenica 14 giugno presso la Chiesa metodista di Milano, via
Porro Lambertenghi 28, con inizio alle ore 10,30 di sabato.
II predicatore d’ufficio, past. Renato Coìsson, predicherà nella Chiesa metodista, e contemporaneamente alcuni pastori
assisteranno, nella Chiesa valdese di via P. Sforza 12/a, al
sermone di prova della candidata al ministero pastorale Ursel
Koenigsmann.
MI DISTRETTO
La Conferenza del III distretto si tiene sabato 13 e domenica 14 giugno presso il centro di Ecumene a Velletri. Il
culto di apertura, sabato alle ore 9,30, sarà tenuto dalla pastora Daniela Di Carlo.
IV DISTRETTO
La Conferenza del IV distretto si svolge venerdì 19, sabato 20 e domenica 21 giugno presso il centro di Bethel a
Taverna (CZ), con inizio il venerdì alle ore 17. Il culto di
apertura sarà presieduto dal past. Giuseppe Platone. I lavori
si concluderanno domenica alle 17.
’Tutti i membri di chiesa possono assistere.
3
12 giugno 1992
commenti e dibattiti
IN VISTA DEL SINODO - DIBATTITO
MEZZOGIORNO
SOS, sindrome italica?
L organizzazione della nostra diaconia e le decisioni della prossima sessione - Autonomia di iniziativa e accentramento - Il momento istituzionale
Sindrome è « il concorso
di vari sintomi che possono riferirsi a parecchie malattie », dice il vocabolario.
Per quella italica di sintomi ce ne sono tanti. Ne indico alcuni che ci interessano.
Devoti eredi del Diritto (romano, naturalmente),
siamo appassionati definitori, codificatori di leggi,
leggine, statuti, regolamenti, ecc. Discutiamo e definiamo, a tempo per ridiscutere il già definito. Anche la Chiesa romana ha il
suo Diritto, e i canonisti,
gli avvocati. Si occupano
di faccende terrene e celesti. Inoltre, noi italiani siamo degli individualisti fedelmente dediti al conformismo; eleggiamo parlamenti predestinati a approvare decisioni già prese, a chiedere cambiamenti
radicali e a votare esponenti del passato. E se le
cose si mettono al peggio,
l’italiano medio — laico o
clericale, scettico o credente — si colloca all’ombra
dell’istituzione ecclesiastica
e le affida i servizi sociali (tanto per cominciare).
L’homo italicus nasce istituzionalizzato.
Questi sono solo alcuni
dei « vari sintomi » della
sindrome italica. Sono scelti e accennati a provocazione, ma il centro d’interesse
sta nella diaconia della nostra chiesa.
Il progetto
Tavola valdese-CIOV
Abbiamo per adesso due
documenti: la Proposta
di statuto e il Progetto di
Commissione sinodale per
la diaconia.
Un terzo documento,
definitivo, sarà preparato
in vista del dibattito sinodale. Mi riferisco quindi a
proposte e progetti suscettibili di qualche variazione.
Ma quanto abbiamo in queste ipotesi, l’impegno posto
nel discutere e diffondere
le problematiche affrontate, fanno sperare che il Sinodo le esamini con la stessa accurata diligenza con
cui sono state formulate.
Dai documenti (non dal
cambiamento del nome:
CSD = Commissione sinodale per la diaconia, e non
CIOV), si ha qualcosa di
più dell’impressione che la
vecchia CIOV si sia reincarnata nella CSD e potenziata tanto da lasciar vedere un’istituzione parallela
alla Tavola valdese. Nonostante l’accenno al primato
istituzionale di quest’ultima. Si era partiti da un
« Centro servizi amministrativi » e si giunge a una
Commissione con personalità giuridica, con dote patrimoniale, una segreteria
operativa, il Centro servizi
amministrativi; che disporrà di donazioni, assegnazioni della Tavola, pagamento dei servizi resi alle
opere. Nominerà i comitati, controllerà le opere e le
rappresenterà al Sinodo,
manterrà i rapporti ecclesiastici, pubblici e esteri.
La Commissione sarà di 7
membri: il presidente a
pieno tempo per un settennio. 6 membri per 6 anni,
di elezione sinodale.
Assommando le funzioni
direttive, di coordinamento e di sorveglianza a quanto è segnalato sopra, si ha
lo spessore di un marchingegno accentrato e burocratico. Dalla necessità di
avere un servizio di consulenza e controllo, agile, essenziale, siamo giunti a
questa risoluzione ponderosa, onnivora. Quelle che
sentiranno il peso di tanta
grazia saranno le opere locali, già strette nella rete
degli enti pubblici più disparati. Se consideriamo
che le opere di cui la Commissione dovrebbe per
adesso occuparsi sono di
numero ridotto, c’è da chiedersi cosa in realtà si preveda, se ha ragione di essere un impianto burocratico costoso, accentrato e
numeroso. Se la somma dei
compiti di questa CSD —
che vanno dai controlli materiali alla formazione in
loco del personale di ogni
opera, da rapporti con
USL, Comuni e Regioni a
servizi di rappresentanza
totale e planetaria — fosse tutta esplicata, sarebbe tutto un viaggiare di
funzionari, tecnici, esperti.
Arrivati a questo livello
di dirigismo verticistico,
potremo fare una riflessione. All’inizio di secolo il Sinodo ha liquidato una
Commissione per Tevangelizzazione che con un presidente, quattro membri e
un regolamento di cinque'
articoli aveva creato, dotato di strutture materiali,
accolto nelle loro peculiarità locali la quasi totalità
delle nostre comunità peninsulari. A fine secolo, il
Sinodo ci gratifica di una
Commissione diaconale destinata a liquidare di fatto
quanto restava di iniziative autonome, radicate, e
espressioni di realtà locali.
E saremo tutti istituziona
lizzati, dalla vita alla morte.
Istituzione e
movimento
Qgni chiesa, « storica » o
no, ha il suo momento istituzionale, è « anche » una
istituzione. E’ stabilita nel
paese, nella società in cui
il Signore Tha voluta. Non
è in discussione questo dato di fatto (che la Riforma
calvinista ha pure confermato). Ma la chiesa è anche un movimento, un piccolo popolo convocato da
Dio perché sia di viatorum,
di credenti in cammino, in
pellegrinaggio, verso « la
patria ». Istituzione e movimento non sono in antitesi, fanno una realtà, una
persona sola. Ma è tanto
più facile, perfino convincente « fare » e giustificare
una istituzione in crescita
che «essere» un movimento
sottomesso, disponibile all’autonomia dello Spirito
che assegna i suoi doni
senza riguardi personali.
Nella problematica attuale. vedo un’ulteriore prevalenza nella vita della nostra chiesa del dato istituzionale. Noi istituzionalizziamo, codifichiamo, riduciamo al possibile le libertà di movimento delle iniziative sociali: curiamo la
statistica, la conservazione
dell’ edificio ecclesiastico.
Dobbiamo pur chiederci
perché altre chiese e movimenti evangelici hanno
strutture, istituzioni ben
più leggere, e dalla testimonianza hanno frutti di
conversioni, di dedizioni a
servizi diaconali, missionari, hanno dinamiche di aggregazione largamente benedette. Questione di teologia, o di ortoprassi ecclesiologica ?
Il valdismo è stato un
SCHEDA
La Commissione sinodale
per la Diaconia
La riorganizzazione, se approvata, riguarderà soprattutto il settore socio-assistenziale e quello ospedaliero
Il Sinodo ’92 dovrà discutere un progetto di riorganizzazione della diaconia delle chiese ed in particolare di quella
socio-assistenziale e ospedaliera.
Il Sinodo prenderà in esame un
progetto che è stato elaborato
in questi mesi e che ha coinvolto nella sua preparazione
gran parte degli « addetti ai lavori » delle nostre chiese.
L’intervento del pastore Santiìii, che pubblichiamo qui sopra, rappresenta l’inizio di una
discussione che ci auguriamo
aperta nella fraternità. Siamo
infatti davanti ad una derisione
importante che coinvolge la nostra concezione di chiesa. Per
questo il nostro giornale ha deciso di offrire tutto lo spazio
necessario per la discussione di
questo tema sinodale.
Vediamo quanto prevede il
progetto.
A) La costituzione di una Commissione sinodale per la diaconia (CSD)
La Tavola e la CIOV (autori
del progetto) sostengono che
la costituzione della CSD serve da una parte per decongestionare la Tavola assorbita da
troppi compiti burocratici amministrativi e a qualificare la
CIOV attualmente sottoccupata
nella gestione di soli tre istituti (ospedali di Torre e Pomaretto, Rifugio Re Carlo Alberto).
La commissione servirebbe
poi per organizzare meglio la
riflessione teologica sulla diaconia, per curare l'acquisizione
di professionalità degli operatori, per permettere al Sinodo
un controllo generale su tutti
gli istituti diaconali attraverso
la Commissione d’esame sulla
CSD.
B) La struttura della CSD
La CSD dovrà avere la struttura di una Commissione sinodale amministrativa (come l’attuale CIOV), avrà la personalità giuridica e sarà dotata di
un patrimonio, perciò potrà operare pienamente nei confronti
di terzi.
Sarà sviluppato il collegamento tra chiese locali e ope
re attraverso il Circuito, rimarrà il rapporto col Distretto
— almeno in una prima fase
— e le opere riferiranno sulla loro attività al Distretto competente per territorio; decadranno invece i Dipartimenti
diaconali distrettuali mentre la
CSD curerà II coordinamento
settoriale delle opere.
Se il Sinodo approverà II progetto avremo dunque una sola
CSD che si occuperà in prospettiva di tutti gli istituti e
le opere. Ciascuna opera avrà
il suo statuto che rispetterà i
principi e gli indirizzi per cui
è stata costruita, ma i comitati di gestione saranno nominati dalla CSD che fornirà anche gli indirizzi generali di funzionamento. La CSD avrà poi
funzioni di coordinamento e di
sorveglianza generale sull’andamento delle opere.
Il controllo finale spetterà al
Sinodo attraverso un’apposita
Commissione d’esame.
Se il Sinodo approverà il
progetto la prima CSD sarà nominata dal Sinodo ’93.
Un appello...
Chi ha a cuore le sorti (Jel Sud sente
di doverci lavorare, nonostante tutto
movimento, l’Ottocento delT evangelizzazione egualmente. Hanno fatto anche
sbagli, hanno preso topiche, quei credenti. Ma hanno seminato la Parola, si
sono affidati alla creatività,
al nuovo che indica lo Spirito. Sono stati poveri, umiliati e beffati. Senza potere
agli occhi della megaistituzione ecclesiastica, la Chiesa romana.
Oggi è un luogo comune
parlare di una crisi delle
società tanto cresciuta nel
corpo da non dare spazio
all’anima, di un crollo delle ideologie che lascia un
vuoto, ecc. Crediamo anche
noi che il rifugio sicuro
abbia un punto di riferimento, di forza nei colonnati di strutture e istituzioni? Sono convinto che non
lo crediamo. Però ci arrocchiamo a difesa, a presunta conservazione di
quanto abbiamo (a portata
di mano).
Il discorso è andato oltre
l’argomento. Il Sinodo sa
pregare e meditare, eccome. Poi veda se nella nostra umana prospettiva di
credenti sia più utile per il
cammino della chiesa il bagaglio pesante di altre
strutture, altra istituzione,
altri statuti e regolamenti,
assedi alle autonomie delle iniziative locali, ecc., oppure una Commissione a
strutture leggere e ambizioni di servizio ragionevolmente limitate. Se al legalismo statale, che la Commissione può aiutare le
opere a osservare, noi aggiungeremo altro nuovo,
pesante legalismo ecclesiastico. delle opere saranno
in stato d’assedio. Ma una
parte ben maggiore avrà o
troverà tante buone ragioni per prendere delle distanze.
Luigi Santini
26 maggio 1992! Soltanto
oggi le ore, piano piano, a
fatica, riacquistano il loro
ritmo naturale. Dalla sera
di sabato ad oggi sono passati dieci anni, dodici, forse quarantatré, gli anni
della strage di Melissa. Ma
chi vuoi che si ricordi il
giovane Giovanni Zito di
15 anni, Francesco Nigrodi
di 29 anni, Angelina Mauro,
una donna. Come? Non fu
la mafia a sparare a Melissa? Fu Sceiba? Fu lo
stato?
L’annebbiamento comincia a dilatarsi, appaiono le
prime immagini: sono
sempre simili ad ombre
dell’aldilà le prime immagini. Vedo Salvo Lima sorridere, anche dall'aldilà, i
suoi ragionamenti non fanno una grinza: « Bisogna
colpire al cuore dello stato ». Lo stato?
Ecco, dunque! C’è un
cuore, con le sue pulsazioni che nessuno può comprare, può battere più forte o meno forte, ma nessuno può inquinare. Un
cuore può pulsare liberamente o morire. Non c’è
una via di mezzo. Forse
del corpo dello stato, allora, ci resta solo il cuore,
con Falcone hanno inciso
un’arteria. Ma il cuore pulsa. Le gambe, le braccia,
la testa sono marce, ma
il cuore pulsa. In questo
cuore vedo una folla, i
144.000, dodicimila per
ogni tribù. 12.000 dalla società civile, 12.000 dai partiti, 12.000 dalla magistratura, 12 000 dalle forze della polizia, 12.000 credenti,
12.000. ..
Più partigiani
Vedo anche uomini e
donne con dei lunghi camici bianchi, che piangono e che ci pregano di indossare un camice bianco.
Forse vogliono dirci che in
guerra non ci sono eroi e
codardi, ci sono soldati e
basta. Diciamo partigiani,
e basta! Ecco, duiique! Ci
vogliono più partigiani, più
camici bianchi, il nemico
deve essere accerchiato,
costretto ad arrendersi.
E poi mi viene da ridere, come un poveraccio
che si sveglia da un S(>
gno in cui era Tuomo pili
ricco del mondo. Ma se
in Sicilia non riusciamo
nemmeno ad avere un pastore per ogni sede pastorale perché i pastori vocali hanno paura dei disagi che possono incontrare
venendo in prima linea!
Se nel nostro microrganismo evangelico esplodono tutte le contraddizioni
evidenti nel macrorganismo italiano, come pretendiamo di vincere questa
maledetta guerra?
Ciò nonostante, io e la
mia famiglia abbiamo scelto di rimanere al Sud.
Amo troppo questa terra,
anche se con la stessa forza la odio. Alee tecum nec
sine te vivere possum.
L’amo consapevole che la
passione annebbia, ma anche convinto che la ragio
ne che non sa lasciarsi intrappolare dalla passione
è destinata all’impotenza.
C’è una passione-dolore
dentro di me che non potrei far tacere, e che solo
l’aria, la pioggia, il vento
del Sud possono pian piano iniettarti dentro il sangue.
Chiunque è disposto ad
aprire le proprie vene per
questo Sud, venga a lavorare da queste parti: è un
vero e proprio appello che
faccio.
Nemici e kapò
Come capire l’omicidio
Falcone? Ho ripreso in
mano alcuni stralci del’ordinanza-sentenza del tribunale di Palermo del 10 febbraio 1986. Mi accorgo ancora una volta di quanto
si sa della mafia e di quanto è facile supporre della
Sua dimensione politica.
Qui Socrate e la sua teoria della conoscenza falliscono, così come il concetto freudiano del richiamare alla coscienza le rimozioni. La spiegazione dell’impossibilità di sconfiggere qualcosa che si è quasi totalmente smascherata
è semplice: il nemico è più
forte di te. Ha più soldati, ma più di ogni altra
cosa, ha meno oppositori.
Troppi kapò popolano la
zona grigia della nostra
Terra. Bisogna cominciare
a costringere questi kapò
a prendere posizione, ad
uscire allo scoperto. Se tra
due litiganti c’è un terzo
che sta a guardare, alla fine, il più forte sarà il
vincente. Il più forte, non
quello che ha più ragione.
I kapò sono tutti quelli
che stanno a guardare,
mangiando le briciole che
cadono d-al banchetto degli
dèi.
Per fare questo bisogna
operare a due livelli; un
livello è quello dello statoL’altro livello è quello della società civile. Noi credenti possiamo operare
nel secondo livello. Come?
Innanzitutto, mi ripeto,
arruolandoci in questo Coinitato nazionale di liberazione, in questo esercito di
partigiani. Ci si può arraolare fisicamente trasferendosi in prima linea, ma
ci si può arruolare anche
cambiando il proprio modo di pensare, di vedere
la realtà. E’ forse l’arruolamento più difficile,
perché guardare all’ Italia a partire dal contesto meridionale significa
non farsi distogliere dalle
sirene dei pregiudizi, delle analisi superficiali e
sornmarie, dall’egoismo localistioo, dall’irrigidimento
imrnaginativo. Un partigiano è colui o colei che saprà vivere o .solamente
pensare a partire dal contesto meridionale. Saprà
aprire la B’bbia pregare,
predicare chiedendosi: «Cosa vuol dire questo per il
mio fratello o la mia sorella che vivono al Sud? ».
Raffaele Volpe
per la stampa di
biglietti da visita, carta e buste intestate,
locandine e manifesti, libri, giornali, riviste
dépliants pubblicitari, pieghevoli, ecc.
coop. tipografica subalpina
Via Arnaud, 23 - © 0121/91334 - 10066 Torre Pellice
4
4 vita delle chiese
12 giugno 1992
CRONACA DELLE CHŒSE DELLE VALLI
L’amore gratuito di Dio
CORRISPONDENZE
Aiuto ai profughi
PINEROLO — « Non siete voi
che avete scelto me, ma sono
io che ho scelto voi... (Giovanni 15: 16) ». Il past. Bruno Tron
ha voluto richiamare l’attenzione della comunità su questo
concetto centrale della fede
evangelica in occasione della
Pentecoste, delle confermazioni
e dei battesimi che si tengono
in questa occasione. Nel giorno
della confermazione e del ricevimento del battesimo da adulti al centro non è il « nostro »
atto, ma l’amore gratuito di Dio
di cui rendiamo testimonianza.
Questo hanno testimoniato 11
fratelli e sorelle che si sono aggiunti alla nostra chiesa con una
dichiarazione di fede che è stata accolta in piedi da tutta la
comunità riunita.
I nuovi membri di chiesa sono: Barbara Barai, Luca Benedetto, Cristian Bounous, Gabriele Bonnin, Marta Gallian, Francesca Gardiol, Silvia Gardiol,
Romina Geymonat, Davide Grill,
Tiziana Peyran, Maurizio Rivoiro.
Al termine del culto gli ex
catecumeni e la comunità si sono ritrovati nella sala per un
rinfresco e per ricevere in dono il libro di Gianni Long sulla storia della nostra chiesa.
I neoconfermati hanno poi
espresso con una lettera la loro
gratitudine alla pastora Erika
Tomassone che li ha seguiti nella loro formazione catechetica
ma che è stata impedita a presiedere il culto per problemi legati alla gravidanza.
• Il culto di domenica 14 giugno è posticipato alle ore 11,
stante la concomitanza con la
Conferenza del 1° Distretto che
si svolgerà nei locali della Chiesa sabato 13 e domenica 14. Tutti sono invitati ad assistervi.
• La comunità è vicina alla
famiglia di Pietro Longo, di
Ivrea ma da anni residente a
Miradolo, deceduto nella settimana scorsa dopo una lunga
malattia sopportata con serenità.
Nozze
SAN GERMANO CHISONE —
Sabato 30 maggio si sono sposati nel nostro tempio Cristina
(Griot e Umberto Rissone. Auguri vivissimi per una vita in comune vissuta sempre sotto lo
sguardo del Signore.
• Venerdì 12 giugno, alle ore
20,30, i partecipanti alla gita a
Berna del 1-3 maggio si riuniranno per vedere le foto e le
diapositive del viaggio, per ricordare ancora tutti insieme con
gratitudine al Signore i bellissimi giorni trascorsi in Svizzera
e per rendere partecipe la comunità tutta della calorosissima e
fraterna accoglienza ed ospitalità ricevute dai fratelli di Ostermundigen.
Gioia comune
BOBBIO PELLICE — Ci ral
legriamo vivamente nel Signore
per la nascita di Marco Vigna.
Ai genitori Giovanni e Eliana
Granerò esprimiamo la nostra
gioia e la nostra piena partecipazione nell’educazione alla fede
di queste loro primogenito.
• Ai familiari di Maria Michelino ved. Reynaudin, morta improvvisamente all’età di 64 anni, rinnoviamo la simpatia cri
stiana di tutta la nostra comunità. L’Evangelo della risurrezione e della vita eterna promessa
ai « morti nel Signore », è per
noi l’unica fonte di serenità e
di pace con l’Iddio vivente.
Bazar
FRALI — Il tradizionale bazar
ha avuto quest’anno un buon
successo; i proventi hanno infatti superato i 4 milioni; un grazie a tutti quelli che hanno collaborato sia col lavoro che col
dono che... con l’acquisto.
Una bella giornata
TORRE PELLICE — I ripetu
ti acquazzoni non hanno ostacolato lo svolgimento, domenica 7
giugno, della « giornata comunitaria ».
Il culto con Santa Cena si è
articolato fra i contributi (di
letture, riflessioni e musica) dei
vari gruppi di attività presenti
nella nostra chiesa, che hanno
anche allestito presso la Casa
unionista una mostra che illustra il loro impegno nei vari settori.
All’uscita dal tempio, e prima del pranzo comunitario presso la Foresteria, c’era già un
« prologo » di bevande e antipasti. Il pomeriggio è stato dedicato alla musica: cinque « nuclei » (coretto dei grandi e dei
piccoli, scuola domenicale, gruppo flauti e corale) hanno offerto dimostrazione ai molti partecipanti di come si possa fare
bella musica in uno spirito di
testimonianza.
La serata con la filodrammatica è stata la bella conclusione
di una giornata riuscita: una
ventina di giovani ha presentato
quattro atti unici « Né sangue,
né legge », « Il ladrone: tre interviste ai protagonisti della parabola del buon samaritano »,
« L’amore di un padre: la parabola del flgliol prodigo »; « Dietro ricompensa », scritti in epoche assai diverse fra loro, eppure tutti in grado di coinvolgere il numeroso pubblico.
Culto dei ragazzi
SAN SECONDO — I presenti
al culto, domenica 31 maggio,
hanno avuto la piacevole sorpresa di trovare a presiedere il culto, al posto del pastore Bertolino impegnato nella Missione
evangelica contro la lebbra, le
monitrici ed i ragazzi della scuola domenicale.
E’ stata apprezzata la freschezza e la spontaneità del messaggio condotto dai ragazzi, che
hanno saputo attirare l’attenzione dei presenti. La liturgia è
stata intercalata da vari canti
preparati e diretti da Ivcnne
Chauvie e Peggy Bertolino.
Simpatico è stato anche l’accompagnamento eseguito con
strumenti a percussione che hanno dato ritmo e allegria ai canti. Le monitrici hanno poi presentato una breve meditazione
su Luca 24.
Auguri
POMARETTO — Sabato 6 giugno si sono uniti in matrimonio,
nel tempio, AttOio Giavara e Elvira Gioffari di Torino; domenica 7, durante il culto, è stato
celebrato il matrimonio di Alberto Galliano e Claudia Bertone; a queste due nuove famiglie
vanno gli auguri di tutta la comunità.
• Erroneamente abbiamo pubblicato sul n. 22 del giornale la
notizia del decesso di Giovanni
Pietro Genre Baret in luogo di
Giovanni Ketro Genre Bert;
rinnoviamo l’espressione della
partecipazione della comunità al
dolore della famiglia.
ASSEMBLEA DELLE CORALI
del canto
L’Assemblea delle corali, riunita a S. Secondo, ha proceduto
innanzitutto ad una valutazione
della Festa di canto.
Anche se siamo tutti convinti
di cantare alla gloria di Dio e
di rendere a lui solo la nostra
lode, la Festa è pur sempre un
momento di verifica e di valutazione. Chiaramente ogni corale
cerca di dare il meglio di sé...
D’altra parte (secondo uno studio del prof. A. Armand Hugon)
lo scopo della costituzione delle
corali fu anche quello di risvegliare lo spirito di emulazione
dei diversi gruppi, di contribuire
ad una esecuzione sempre più
perfetta dei canti e di rendere
sempre più popolare il canto,
inteso come canto sacro: « Il
s’agit uniquement du chant sacré,
et les chants sont choisis par la
commission dans le recueils
français et italien, surtout parmi
ceux qui sont peu connus ou que
d’habitude on chante mal ».
Forse è difficile cantare esclusivamente alla gloria di Dio; è
importante anche eseguire bene
un canto.
Sempre sul tema del « cantar
bene » si è rilevato l’impegno e
l’energia profusi dal prof. S.
Korn nell’ultimo corso del 25-26
aprile al Castagneto. Il prossimo appuntamento, sempre al
Castagneto, sarà per i giorni
17-18 ottobre ’92. I coralisti interessati segnino questa data,
con la preghiera di prenotare la
propria partecipazione.
Per il Sinodo ’92 è stato scelto
l’inno 61 e le corali riunite canteranno sotto la guida del direttore de’la corale di Angrogna,
J.-L. Sappé.
Appuntamenti futuri: Festa di
canto '93 a Villar Perosa, con la
formula dei laboratori, adottata
con successo l’anno scorso ad
Agape; Festa di canto ’94 ad
Aosta.
Non dimentichiamo la colletta della giornata a Genova: è
stata raccolta la somma di L.
1.183.500, devoluta in parte ad un
istituto delle Valli, l’Uliveto, e
in parte ai profughi jugoslavi,
tramite il past. Coisson.
Paola Revel
TRIESTE — I drammatici avvenimenti che hanno colpito le
popolazioni deila ex Jugoslavia
sono stati seguiti con passione e
trepidazione. Un modesto aiuto
ha potuto essere organizzato,
grazie anche a fratelli e sorelle
di altre comunità valdesi, ed abbiamo potuto così, collaborare
con l’azione portata avanti da
David Bormann a Zagabria per
mezzo del Centro Duhovna
Stvamost. Con il sostegno del
Servizio migranti della PCEI, si
potrà ora continuare con invii di
generi alimentari in modo regolare, ogni quindici giorni. Da due
mesi, inoltre, opera a Piume ed
Abbazia un giovane pastore norvegese, di origine istriana, a nome della Chiesa luterana di Zagabria,, con il quale abbiamo iniziato dei contatti che potranno
svliupparsi sia nell’aiuto materiale verso i numerosi profughi
presenti nella zona, sia nella comunione fraterna fra le nostre
comunità.
Gruppo riformato
in visita
VENEZIA — Il 12 aprile, domenica delle Palme, la comunità
dì Venezia ha ricevuto la visita
di un numeroso gruppo della
Chiesa riformata di Tolosa. Dopo un po’ di sospensione — gli
òspiti arrivavano direttamente
dalla stazione, e viaggiavano in
un giorno di sciopero delle ferrovie — l’arrivo puntuale ha permesso di avere im culto bilingue,
sia nella predicazione che nel
canto. Al termine del culto la sala della Foresteria ha accolto le
due comunità per un breve trattenimento come invito alla fraternizzazione, che tuttavia per
molti è stata più nelle intenzioni che nei fatti, data la barriera linguistica.
• Durante la settimana santa
hanno avuto luogo due culti. Nel
culto di S. Cena del giovedì,, a
Venezia, ha predicato Guido Colonna Romano su Marco 14, approfondendo il tema della fuga
da Dio. Il venerdì, a Mestre, il
pastore Stretti ha anticipato nel
suo sermone, fin dalle prime frasi (« in questo culto non celebriamo un funerale »), il tema della
Resurrezione.
• L’assemblea di chiesa ha
avuto luogo il 9 maggio a Mestre ed è stata un’assemblea particolarmente piena. Scadevano
infatti i mandati di cinque dei
sei membri del Consiglio. Di questi, Lidia Casonato Busetto, anziana, e Elda Bogo Urban, diacona, non erano più rieleggibili
avendo svolto tale incarico per
quindici anni consecutivi; inoltre Eirene Garufl, segretaria,
non ha riproposto la sua candidatura. Al termine delle votazioni sono stati rieletti Anita Giusti
e Dario Falbo, e sono stati eletti
Sandro Dell’Aquila, anziano, e
Silvio Marini e Cristina Fara,
diaconi. A tutti loro un augurio
di un lavoro profìcuo e sereno, e
un ringraziamento a Lidia Casonato Busetto, Elda Bogo Urban,
Eirene Garufl per il loro servizio
svolto per periodi anche molto
lunghi.
Altre votazioni hanno visto Dario Falbo eletto quale delegato
alla Conferenza distrettuale e
Eirene Garufl quale supplente.
Inoltre Sandro Dell’Aquila, Cristina Fara e Caroline Gucchierato sono stati rieletti quali membri per la comunità nel comitato
per la Foresteria.
Una bella gita
comunitaria
RIESI — Al culto, domenica
17 maggio, erano soltanto in sette. Gli altri avevano riempito un
pullman di 60 posti partito di
buon mattino per la « gita di
chiesa ». Dopo la visita al tempio e ai teatro greci di Segesta
la comunità ha visitato Erice,
la città della scienza, di una
struggente bellezza medioevale.
« Qui — ci spiegava il candidato al ministero Ficara, nativo di
questi luoghi — ogni casa ha un
cortile secondo una millenaria
usanza mediterranea. Nel cortile si espande la vita intima della famiglia, vita che assai di rado giunge in strada. A Erice ben
diffìcilmente si vedono ragazzi
intenti al gioco per le strade,
mai biancheria stesa su corde
tirate tra muri esterni, né persone sedute fuori dall’uscio di
casa a conversare o a lavorare.
E’ proprio il cortile la ragione
prima dell’aspetto austero e dignitoso della cittadina ».
Nel pomeriggio dall’alto della
montagna di Erice siamo scesi
a Trapani, dove abbiamo incontrato la comunità per ii culto.
La predicazione del pastore Platone sulla figura di Gamaliele
(Atti 5: 34) ci ha ricordato il
diffìcile ma irrinunciabile rapporto con il potere politico nelle ore dell’estenuante voto per
il presidente della Repubblica.
Dopo il fraterno incontro con
la piccola ma vivace chiesa di
Trapani (l’edifìcio è stato splendidamente restaurato) c’è stato
ancora ii tempo per una rapida
visita alla nuova città di Gibellina. Il ricordo del terremoto
del ’68 e la fredda architettura
di una città sorta, parrebbe, nello studio di un « architetto del
socialismo realizzato » ha chiuso
una giornata intensa, ricca di
spunti di riflessione. Lo stare insieme, giovani e anziani, in una
breve esperienza culturale e di
fede fa venir voglia di ripetere
questa esperienza. Magari andando il prossimo anno alle valli
valdesi che da qui in fondo all’Italia sembrano una Mecca lontana, alla quale bisogna rendere
omaggio non foss’altro che una
volta nella vita.
Domenica 14 giugno
□ GIORNATA DI
VILLA ELISA
TORRE PELLICE — Dalle 14,30 si
svolge l'annuale pomeriggio di solidarietà a favore delie opere sociali dell'YWCA-UCDG.
AUTORIPARAZIONI orefìceria - orologeria - argenteria
Costantino Marco croci ugonotte in oro e argento
Officina autorizzata FIAT
LA PRIMA IN PINEROLO di tesi & delmastro via trieste, 24 - tei. 793117
Via Montebello, 12 10064 PINEROLO Tel. 0121/21682 pinerolo (to)
5
12 giugno 1992
vita delle chiese 5
FACOLTA’ VALDESE DI TEOLOGIA
Fare teologia in Sicilia
Un seminario itinerante sulla diaconia, che ha dato modo agli
studenti di riflettere sul carattere del loro futuro ministerio
Nel quadro del corso di diaconia organizzato dalla cattedra
di teologia pratica, il prof. Ermanno Genre ha promosso, nell’ultima settimana del mese di
aprile, un seminario itinerante
sulla diaconia evangelica in Sicilia. A questo viaggio di studio
ha preso parte una ventina di
studenti italiani e stranieri. Per
molti è stata un'occasione per
conoscere, per la prima volta,
ed apprezzare la consistente presenza diaconale nell’isola. Il seminario è iniziato con la visita
della scuola materna di Pachino,
dove abbiamo apprezzato la lungimiranza e la competenza con
le quali l’opera viene gestita. Alla visita d_ella struttura diaconale è seguita una simpatica ed
edificante agape fraterna, dove
abbiamo trovato un contatto
umano schietto e semplice perché, tra i pregi che abbiamo notato nella gente, vi è la capacità
di Saper offrire subito un rapporto di amicizia concreta e vera.
Successivamente abbiamo visitato il piccolo ma efficiente asilo di Scicli. Particolarmente significativa è stata la testimonicmza di Miriam Schirò, figlia di
Lucio Schirò, pastore metodista
e sindaco del paese. Il past.
Hobbins ha introdotto il delicato tema della diaconia politica,
un tentativo dj collaborare con
le forze sociali e politiche per
un impegno al cambiamento di
una realtà nella quale si stanno
facendo sentire sempre più tensioni e violenze.
A Vittoria, rincontro con Enrico Trobia e la sua apprezzata
opera di assistenza agli anziani.
Vorremmo spendere una parola
per ricordare la bella accoglienza nell’efficiente struttura gestita con tecnologie d’avanguardia.
Purtroppo abbiamo potuto ascoltare un’allarmante voce riguardante la piccola comunità del
luogo, ormai ridotta ad una ventina di persone.
Qualcuno si è poi interrogato
su una situazione di sviluppo
dell’opera diaconale alla quale è
corrisposta un’atrofizzazione della testimonianza dell’Evangelo e
della vita più propriamente comunitaria. Una giornata che non
dimenticheremo facilmente è
stato l’incontro tra le comunità
evangeliche presenti nell'isola
tenutosi il 25 aprile nelle strutture del Servizio cristiano di
Riesi. Lì il gruppo residente ha
illustrato l’attività del centro attraverso progetti e scopi che
questa struttura si prefigge. Il
problema è di adeguarsi alle esigenze che via via si presentano:
i) discorso di assistenza sociale
e quello di ingegneria del territorio aprono problematiche che
l’attuale gruppo di servizio intende affrontare con determinazione c professionalità.
Domenica 26 aprile, giornata
della Facoltà, si è tenuto il culto con la predicazione dello stu
ERRATA
CORRIGE
Nel sottotitolo dell’articolo
« Via alla trattativa sull’8 per
mille » pubblicato a pag. 5 dello scorso numero siamo incorsi in un refuso. Nella frase « verso una commissione di
studio ministeriale con la partecipazione di esperti ’’pagati” dalle chiese » la parola pagati va sostituita con la parola indicati.
Ci scusiamo con i lettori e
con i fratelli interessati che
sono stati chiamati ad un servizio gratuito.
Purtroppo ci siamo accorti
del refuso quando tutto il
giornale era già stampato.
dente Eric Noffke. Predicando
Su Mat. 9: 18-26 lo studente concludeva: « Le nostre opere diaconali non saranno mai il regno
di Dio, ne saranno solo una pallida immagine nella misura in
cui noi sapremo far vivere in
esse l’amore evangelico -e testimoniarvi l’annuncio della signoria di Cristo ». Un altro gruppo
Ora invece a presiedere il culto
a Caltanissetta. Durante il pomeriggio, presso il monte degli ulivi, studenti, gruppo di servizio
e comunità hanno avuto modo
di intrattenersi in una vivace
conversazione che ha preso in
esame aspetti della testimonianza e della diaconia nel contesto
riesino. Non poteva mancare
una deliziosa serata animata dall’infaticabile past. Giuseppe Platone.
Partiti alla volta di Palermo
ci siamo avviati alla conclusione
del nostro itinerario. Oltre a una
serie di significativi incontri abbiamo avuto anche l’opportunità di visitare luoghi di un
antico passato.
Una serie di contatti con persone impegnate nella predicazione e nell’ambito diaconale ha
permesso di arricchire il nostro
bagaglio di conoscenze. Laura
Leone ci ha parlato della sua
attività pastorale a Trapani e
Marsala e, raccontando dell’impegno di chi si trova ad affrontare una realtà che spesso chiama ad intervenire in situazioni
di violenza contro le donne, ha
detto tra l’altro: « Mi sento
un diacono pastore ». Karola
Stobaeus ha invece presentato
nel dettaglio l’organizzazione del
centro diaconale « La Noce » con
i suoi molteplici servizi. Sergio
Aquilante in una lunga ed apprezzata relazione ha messo in
luce i vari aspetti della questione meridionale, focalizzando alcune particolarità dell’impegno
delle chiese evangeliche dall’inizio della testimonianza ad oggi:
lotta alla magia e alla superstizione, alfabetizzazione hanno po
larizzato l’impegno di colportori,
evangelisti e pastori. Oggi i fronti della testimonianza sono diventati la lotta alla mafia, all’usura che distrugge famiglie e
individui, il lavoro con i ragazzi del carcere minorile. Ciò rappresenta un segno di predicazione e speranza in una città tra le
più belle della Sicilia, ma così
emblematicamente messa a dura prova. Alfonso Manocchio ha
presentato il lavoro con gli
extracomunitari e l’attività pubblicistica legata alla « Noce ».
Non poteva mancare l’incontro con il past. Pietro Valdo Panasela, già direttore del centro.
Nel suo intervento ci ha ricordato la nascita del centro diaconale e il grande sforzo di concretizzare una predicazione rivolta alla gente e alle sue primarie necessità.
Ognuno di noi, tornando a Roma, non ha potuto non interrogarsi su che cosa possa significare fare domani il pastore^ in
Un contesto difficile e problematico come quello visitato.
In una riunione di bilancio
abbiamo cercato di mettere a
fuoco alcuni problemi tra i quali il ruolo e la comp>etenza del
ministero pastorale e una riconversione della diaconia in rapporto alle esigenze del momento: il ruolo del pastore è sempre e comunque adattabile a
qualsiasi scelta diaconale? alcune opere non rischiano di diventare surroga alle inadempienze
dello stato? esiste oggi una seria politica diaconale delle nostre chiese, sorretta da una riflessione teologica che sappia
realmente porsi scopi e progetti tesi all’esigenza del momento
e non riproporre l’eredità del
passato? Sono problemi che non
abbiamo ritenuto di concludere
con affermazioni definitive, sono
e rimangono interrogativi che
poniamo all’attenzione di tutta
la chiesa.
Emanuele Fiume
Italo Pons
XI CIRCUITO
Suirecumenismo
Due relazioni di grande attualità - La vita
delle chiese: fatto il punto della situazione
L’assemblea dell’XI Circuito
si è svolta a Ecumene nei giorni 16-17 maggio.
Il pomeriggio del 16 maggio
è stato dedicato all’ascolto di
due interessanti relazioni: la prima è stata una panoramica su
«Lo stato deU’ecumenismo nell’Europa attuale » propostaci da
Maria Sbaffl Girardet; nella seconda Sergio Rostagno ci ha introdotti al documento su « Verso una comprensione comune
della chiesa ».
Questa parte dell’assemblea
ha avuto il carattere di un convegno di studio a cui hanno partecipato anche membri delle nostre chiese che non facevano
parte dell’assemblea di Circuito.
Le due relazioni, in certo senso, si completavano e si sono
rivelate di una estrema attualità anche per il fatto che proprio in questi giorni era arrivato l’invito della diocesi della
Chiesa cattolica di Roma alle
chiese evangeliche per la partecipazione al Sinodo diocesano
di « fratelli che possano parlare,
discutere, approfondire, intervenire sugli argomenti che il Sinodo tratterà ».
Nella giornata del 17 maggio
si sono svolti i lavori dell’assemblea ed i temi svolti sono
stati essenzialmente due: il problema ecumenico nelle sue attuazioni pratiche e la vita delle
chiese del Circuito. L’esposizione che ciascuna chiesa ha fatto della sua situazione e dei suoi
problemi, anche se ha avuto diversi spunti interessanti, nel
complesso si è rivelata troppo
lunga e anche un po’ noiosa. Sarebbe auspicabile di trovare altre formule per tener informata l’assemblea di Circuito sulla
situazione delle chiese.
Sembra che convenga insistere sulla prassi attuata da qualche tempo: di avere, cioè, un’assemblea autunnale di un giorno
per la programmazione del lavoro del Circuito ed una assemblea più ampia a maggio con un
tempo riservato alla riflessione
sui temi di attualità.
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6
6 prospettive bibliche
12 giugno 1992
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Il sacerdozio di tutti i credenti
«Or noi sappiamo che tutte
le cose cooperano al bene di
quelli che amano Dio, i quali
sono chiamati secondo il suo
proponimento. Perché quelli
che egli ha preconosciuti, li ha
pure predestinati ad essere conformi all'immagine del suo Figliuolo, ond’egli sia il primogenito fra molti fratelli; e quelli
che ha predestinati, li ha pure
chiamati; e quelli che ha chiamati, li ha pure giustificati; e
quelli che ha giustificati, li ha
pure glorificati » (Romani 8:
28-30).
Questo testo ha suscitato problemi
per il protestantesimo perché i seguaci di Calvino ritenevano che egli
insegnasse la predestinazione sulla
base delle affermazioni di Paolo nel
passo menzionato, e Arminio contestò questa opinione. La disputa si
rinnovò nel Risveglio evangelico in
Gran Bretagna, specialmente tra
Whitefield e Wesley. E io vengo da
una chiesa, la Chiesa metodista, che
valuta la propria tradizione arminiana. Altri tra voi hanno le loro radici
nella tradizione calvinista. Ma queste
tensioni nella teologia cristiana erano già presenti molto tempo prima.
Mentre Agostino sosteneva la dottrina della predestinazione, particolarmente nella disputa con Pelagio, la
vecchia tradizione continuava a vivere nella teologia orientale, tradizione che affermava fortemente l’importanza del libero arbitrio e della
responsabilità etica dell’uomo, in
contrapposizione al fatalismo del
vecchio mondo, così come esso si
esprimeva nell’astrologia e in tante
superstizioni pagane.
Ma non era questo quello che interessava Paolo. Egli non stava cercando di delineare una risposta
cristiana a un classico problema filosofico. Stava cercando di discernerere i fini di Dio e di esprimere la
vocazione cristiana in un mondo in
agonia.
Il contesto
Paolo riconosce che le sofferenze
del tempo presente non possono essere paragonate alla gloria che sta
per essere rivelata. E oltre a questa,
ci sono molte altre indicazioni che ci
fanno vedere come Paolo condivideva la visione che troviamo nella letteratura apocalittica scritta all’incirca a quell’epoca dagli ebrei e successivamente anche dai cristiani. Un
nuovo cielo e una nuova terra stavano per nascere, ma sarebbero sorti
dalle fiamme del giudizio e dalla distruzione del vecchio mondo. Marco
13 è un esempio dello scenario che
ci aspettava: guerre e rumori di .^erre, terremoti, carestia, persecuzione,
falsi profeti e falsi messia, segni e
meraviglie, portenti nei cieli e lo
scomparire del cielo e della terra.
Queste erano le tribolazioni e le doglie che avrebbero accompagnato la
nascita del nuovo mondo, e Paolo, in
Romani 8; 22, parla dell’intera creazione che geme ed è in travaglio,
usando appunto la parola greca che
descrive una donna in preda alle doglie. Ciò che egli annuncia, in mezzo a tutti questi travagli, è la speranza e l’attesa della redenzione, la fiducia che « tutte le cose cooperano al
bene di quelli che amano Dio », che
essi saranno accompagnati attraverso il cataclisma finale in sicurezza
perché « se Dio è per noi, chi sarà
In questo studio del prof. Frances Young, di Birmingham, presentato durante l’Assemblea protestante europea di Budapest, viene affrontata la questione del sacerdozio universale. Partendo dalla controversa
dottrina calvinista della predestinazione, questa prima parte cerca di
chiarire il pensiero di Paolo rispetto alla vocazione cristiana.
contro di noi? (...) Chi ci separerà
dall’amore di Cristo? Sarà forse la
tribolazione, o la distretta, o la persecuzione, o la fame, o la nudità, o
il pericolo, o la spada? (...) Anzi, in
tutte queste cose siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati. Poiché io son persuaso che né
morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future,
né potestà, né altezza, né profondità,
né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in
Cristo Gesù, nostro Signore » (Romani 8: 31-35, 37-39).
Per Paolo, come per altri tra i primi cristiani, la resurrezione di Cristo
era il segno che il tempo della fine
era cominciato — nessuno si attendeva una resurrezione prima degli
ultimi giorni, quando i morti sarebbero risorti per affrontare il giudizio
di Dio —, Cristo era il primogenito
dei morti. I fini ultimi di Dio venivano portati a compimento. Questo è il
contesto dei nostri difficili versetti.
Questo contesto ci dà però anche
un’altra linea di indicazione per comprendere il senso del destino proprio di Paolo. Giacché la letteratura
apocalittica dimostra che il veggente
o il visionario ai quali la rivelazione
veniva data , ricevevano la visione
del futuro che già, in certo qual modo, erano preparati a ricevere, in
modo da poter comunicare la comprensione dei fini ultimi di Dio. Da
questo non si può dedurre una generale verità filosofica a proposito della predestinazione, ma si può trarre
la nozione che, in qualche modo, nonostante tanti travagli ed angosce,
tutto è nelle mani di Dio.
Il pensiero di Paolo
Ma si può anche, ritengo, seguire
un’altra strada per scoprire ciò che
pensava Paolo. Infatti egli usa anche
altrove questo tipo di linguaggio.
La prima indicazione significativa
è in Galati 1: 15 e ss., dove Paolo si
riferisce a colui « che m’aveva appartato fin dal seno di mia madre e
m’ha chiamato mediante la sua grazia ». Paolo si identifica con un profeta come Geremia il quale udì Dio
dire (Geremia 1: 5): « Prima ch’io
di avessi formato nel seno di tua madre, io t’ho conosciuto... t’ho consacrato e t’ho costituito profeta delle
nazioni », e si identifica anche con il
Servitore di Dio che dice (Isaia
49: 1): « L’Eterno m’ha chiamato fin
dal seno materno, ha menzionato il
mio nome fin dalle viscere di mia
madre ».
Questa comprensione di sé sottende molto di ciò che Paolo dice a difesa del suo apostolato e della sua
missione nella seconda epistola ai
Corinzi, e in quella epistola egli parla di venir fatto conforme all’immagine di Cristo, così come « noi tutti
contemplando a viso scoperto come
in uno specchio la gloria del Signore,
siamo trasformati nell’istessa immagine di lui, di gloria in gloria »
(II Corinzi 3: 18). Nella seconda epistola ai Corinzi non è chiaro se Paolo stia parlando degli apostoli o di
tutti i cristiani, ma alla luce di questi e di altri passi, suggerirei che il
miglior modo per comprendere il nostro testo in Romani 8 è di leggerlo
come un passo nel quale Paolo estende ad ogni credente il proprio senso
della chiamata.
Qgni credente è chiamato secondo
il fine di Dio. Il fine ultimo di Dio
è già disegnato in anticipo, per lo
meno nei suoi termini generali. Coloro che Dio intende chiamare per
Tadempimento di questi fini sono
messi a parte, preparati in anticipo,
conosciuti da Dio.
Nel capitolo successivo. Paolo parlerà in dettaglio della natura particolare e inaspettata della chiamata di
Dio. Si ha Giacobbe invece di Esaù:
« Prima che fossero nati e che avessero fatto alcun che di bene o di
male, affinché rimanesse fermo il
proponimento deH’elezione di Dio,
che dipende non dalle opere ma dalla volontà di colui che chiama » (Romani 9: 11). L’intera operazione dipende dalla misericordia di Dio, non
dalla volontà o dallo sforzo di qualsiasi essere umano. Anche il faraone,
pur a sua insaputa, aveva una finalità
nel piano di Dio. E nonostante tutte
le angosce dei capitoli 9 e 11, ciò che
ci resta è la sensazione che Paolo
implicitamente confida nei fini di
Dio, probabilmente anche per coloro
il cui ruolo nel piano di Dio non sembra molto eroico, anche per i « vasi
di carne » — anche per il suo popolo gli ebrei, nonostante il timore
che essi restino tagliati fuori...
La chiamata dei credenti
Ma nel capitolo 8 Paolo si concentra sulla particolare chiamata di ogni
credente e di tutti i credenti. E questo è ciò che ci deve interessare in
primo luogo. Affrontando l’agonia
del vecchio mondo Paolo afferma che
Dio è all’opera per il bene di ogni
cosa, particolarmente nei confronti
di coloro che lo amano e che sono
chiamati in conformità ai suoi fini.
Questi « chiamati », come i profeti
e gli apostoli, egli « li ha preparati in
anticipo », li conosceva già dal
seno delle loro madri, li ha messi a
parte, li ha consacrati. E qual è la
finalità che egli ha per la loro vita?
Che essi siano trasformati in conformità all’immagine del suo Figlio, che
dopo la loro chiamata e dopo essere
stati preparati in anticipo per il loro
destino, siano giustificati e glorificati. In questo modo Cristo non
sarà solo ma sarà il primogenito di
molti fratelli. Qra, cosa significa tutto questo?
Per comprendere le idee di Paolo,
dobbiamo essere coscienti del tipo
di discorso che egli ha perseguito in
tutta l’epistola fino a questo punto.
Ma, in questo discorso, c’è un argomento specifico che è di fondamentale importanza. Lo si troverà nel
capitolo 5. Qui Paolo paragona e sottolinea il contrasto tra Adamo e Cristo. Per dirla in breve, i due rappresentano due diversi tipi di umanità:
Adamo, l’umanità caduta, soggetta al
peccato, esposta alle distrazioni e alle tentazioni dell’esistenza nel mondo (ovvero la vita nella carne), mentre Cristo è l’umanità così come Dio
intese che essa fosse — fatta a immagine di Dio, non morta nel peccato ma viva per Dio — con il pensiero rivolto non alla carne ma allo
Spirito. Il discorso di Paolo è, coe
rentemente, che quelli che sono chiamati in Cristo saranno trasformati,
ricreati in modo che la legge di Dio
sia scritta nei loro cuori, come Geremia aveva predetto sarebbe avvenuto
quando fosse giunto il nuovo Patto.
Il ruolo del credente è di vivere questo destino, di essere l’umanità così
come Dio ha inteso che essa sia, fatta
a immagine di Dio, glorificata con la
gloria stessa di Dio, la gloria che il
Figlio condivide con il Padre. Cristo
non deve essere l’unico essere umano
perfetto, egli deve avere fratelli e
sorelle.
Figli di Dio
Così, già in precedenti versetti del
capitolo 8, Paolo ha parlato di coloro
che sono condotti dallo spirito di
Dio come figli e non come schiavi,
come figli di Dio capaci di gridare
« Abba Padre » e di affrontare ogni
problema con confidenza, non con
paura, e « se siamo figliuoli, siamo
anche eredi, eredi di Dio e coeredi di
Cristo, seppur soffriamo con lui affinché siamo anche glorificati con
lui ». La chiamata non avviene semplicemente per la nostra redenzione
personale, non è per il privilegio.
Paolo si rallegra nelle sue sofferenze e dice: « Quel che manca alle afflizioni di Cristo lo compio nella mia
carne » (Colossesi 1: 24). Il linguaggio, in questo passo e nel nostro capitolo di Romani, suggerisce l’idea
che occorre passare con Cristo attraverso l’agonia del mondo vecchio
che muore, in modo da far nascere il
nuovo mondo, di morire con Cristo
per risorgere con lui nella nuova
creazione. Questo è il destino di coloro che Dio ha chiamati secondo i
suoi fini.
Sto cercando di delineare ciò che
Paolo ha da dire a proposito di ogni
singolo credente. E il sacerdozio?
Lo crediate o no. Paolo si limita appena a menzionare il sacerdozio. In
effetti, nel Nuovo Testamento, c’è
ben poco a proposito del sacerdozio.
La maggior parte delle parole che
hanno a che vedere con l’identità sacerdotale o con le attività sacerdotali
annaiono soltanto nelle narrazioni
dei Vangeli e degli Atti in riferimento ai sacerdoti ebrei. Le eccezioni
consistono nell’attribuzione del sacerdozio e del ministerio sacerdotale
a Gesù nell’epistola agli Ebrei, la
quale non afferma di essere stata
scritta da Paolo, e nel seguente passo
dalla I epistola di Pietro: « Voi siete una generazione eletta, un reai sacerdozio, una gente santa, un popolo
che Dio s’è acquistato, affinché proclamiate le virtù di colui che vi ha
chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce; voi che già non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio » (I Pietro 2: 9-10).
E’ chiaro che queste parole sono
rivolte alla chiesa, ed è altresì chiaro che è in quanto comunità che la
chiesa riceve l’identità del popolo
scelto di Dio di un tempo. Pochi versetti prima, leggiamo: « ...come pietre viventi, siete edificati qual casa
spirituale, per essere un sacerdozio
santo per offrire sacrifici spirituali,
accettevoli a Dio per mezzo di Gesù
Cristo » (I Pietro 2: 5).
L’intera comunità dei credenti viene costruita come tempio spirituale
e la comunità nel suo insieme ha un
ruolo sacerdotale, come il vecchio
Israele, cioè di essere una luce per le
nazioni.
Frances Yung
7
12 giugno 1992
obiettivo aperto
UN BILANCIO
Fragilità e fermezza
del valdismo napoletano
Emigrazione e soprattutto dispersione costituiscono seri problemi per la vita della chiesa - Numerosi gli appartenenti al « popolo valdese », che non frequentano ma trovano in questa appartenenza un riferimento spirituale
A 130 anni dalla sua fondazione, la Chiesa valdese di Napoli ^
può tentare un bilancio della sua
consistenza e delle sue possibilità. Il bilancio può essere riassunto in due parole: fragilità e
fermezza.
La fragilità della nostra chiesa è evidente, e si manifesta in
diversi fenomeni. Il più visibile
è l’emigrazione-, ogni anno perdiamo almeno una famiglia,
mentre è ben raro il caso di famiglie valdesi che vengano a
stabilirsi a Napoli provenendo
da altre parti d’Italia. Ma il fatto più grave è la dispersione: i
membri di chiesa vivono in 30
comuni diversi, talvolta molto
lontani da Napoli: non è raro
il caso di persone che devono
viaggiare due ore per raggiungere via dei Cimbri. Ma non c’è
solo la dispersione geografica,
c’è anche la diaspora spirituale,
cioè la solitudine: tra membri,
aderenti e simpatizzanti, le famiglie legate alla chiesa sono
circa 120, ma di esse solo sette
sono interamente composte da
evangelici: in compenso esistono altre 60 famiglie in cui vi è
un solo evangelico, oppure l’evangelico vive da solo.
Questa diaspora spirituale (for
ne valdese a Napoli e nel Napoletano.
Dopo cinque anni di ministerio, il pastore si è reso conto
che intorno alla « chiesa visibile » (quella che si dà regolare
appuntamento a via dei Cimbri)
esiste tutta un’area di persone
che dichiarano decisamente di
essere valdesi (e spesso si comportano come tali « nel mondo ») ma non frequentano: giovani non confermati, adulti di
provenienza evangelica che pon
hanno mai dimenticato la fede
dei padri (e soprattutto delle madri), persone indipendenti che
ci hanno scelto come loro punto di riferimento spirituale, morale e culturale.
Un’eredità di cui
siamo fieri
Questa tradizione costituisce
un indubbio elemento di forza,
di cui dovremmo andare fieri:
la città di Galeazzo Caracciolo
e di Scipione Lentulo, la chiesa
di Giorgio Appia ospita e coltiva un pezzo di popolo valdese.
A fianco e di fronte a questo
disperso « popolo valdese napoli
L’ospedale evangelico
«Villa Betania>\
se il nostro problema più grave)
unita alla difficile struttura urbanistica della « grande Napoli » (3
milioni di persone su di un fazzoletto di terra) spiega, ad esempio, come sia quasi impossibile
organizzare un serio corso di
catechismo: la frequenza media
è del 20% e non consente un
vero lavoro di formazione. La
conseguenza di questo fatto è
abbastanza drammatica: la maggioranza dei bambini che vengono battezzati o « presentati » nella nostra chiesa non diventano
poi membri della comunità, o lo
diventano molto tardi nella loro
vita. Il problema è ancora più
acuto a livello di scuola dome;
nicale: solo uno dei bambini
che la frequentano è figlio di
membri di chiesa, gli altri otto
sono figli di aderenti o simpatizzanti, attirati dal « tono » con
cui lavorano le monitrici. Il grande successo della nostra ultima
festa dell’Albei-o fa anzi pensare che la scuola domenicale vada
considerata più come un moderno strumento di evangelizzazione che come classico mezzo di
formazione.
A questi ed altri fattori di
fragilità, si contrappone quella
che chiameremmo volentieri la
fermezza della nostra chiesa:
fermezza nella fede, s’intende.
Essa ha diversi pilastri; vorremmo menzionarne per primo uno
a cui non pensiamo spesso: l’esistenza di una radicata tradizio
letano » vive il nucleo dei credenti attivi e praticanti: 50 persone (40 membri di chiesa, 10
aderenti e simpatizzanti) che
fanno tutto: pregano, pagano e
lavorano. I risultati del loro impegno sono degni di nota, anche
se non perfetti: la frequenza al
culto (30%) è superiore a quella di tutte le altre chiese di
grandi città (Torino, Milano, Genova, Firenze ecc.) fatta eccezione solo per Roma piazza Cavour,
Palermo e Napoli-Vomero. Tuttavia questa buona frequenza
(che ad alcuni costa davvero un
sacrificio) non arriva a dare l’impressione del « pieno », di quella
comunità accogliente e attraente che molti ricercano: basterebbe essere 20 in più, per dare
tutt’altra impressione.
Lo stesso nucleo di 50 persone
ci assicura un onorevole livello
contributivo (non molto diverso
dalla media delle grandi città) e
una notevole generosità nelle occasioni speciali. Un’altra risorsa
è la posizione strategica del « Palazzo valdese »: ad essa si deve,
in buona parte, la visibilità della nostra chiesa, il suo ruolo centrale nell’evangelismo napoletano. Perciò abbiamo incoraggiato la Tavola a rinnovare completamente l’esterno (che era diventato fatiscente e pericoloso)
e ci siamo impegnati a rinnovare a nostre spese l’interno del
tempio: il costo è stato di quim
dici milioni, di cui otto raccolti
tra di noi nel giro di poche settimane, gli altri provenienti dall’eredità Claudi, a proposito della quale è forse opportuno ricordare che essa è stata, per il 90%,
un grosso contributo della nostra comunità all’opera evangelica in Campania: essa infatti
ha consentito in buona parte ^
l’acquisto dei locali di culto di
Galvano ed Avellino.
La posizione strategica del nostro tempio ha fatto sì che esso
potesse diventare, da sei mesi,
il punto di riferimento d’una
comunità di immigrate e immigrati filippini, che vi celebra U
culto ogni domenica pomeriggio
e si sente bene accolta da noi:
chiesa di estrazione pentecostale, questa comunità può costituire un prezioso punto di riferimento per noi, nel momento in
cui l’Italia in generale e Napoli
in particolare si avviano a diventare una società multirazziale e multiculturale.
Ma il valdismo napoletano ha
ancora altri punti di forza; il
primo è quello di essere costituito in chiesa autonoma; una
libertà preziosa, anche perché
impedisce i pastorati troppo brevi, flagello delle chiese nel Sud.
Il secondo punto di forza è
Tessere da trent’anrii gemellati
con la chiesa di Caivano (a 14
km da Napoli), una comunità
piccola, fedele, attiva; varrebbe
anzi la pena di trovare i modi
per rendere questo « gemellaggio » più intenso e più visibile.
Poi ci sono dei fattori « esterni » che di solito non consideriamo molto, e che invece sono
di gran beneficio alla nostra comunità. Napoli è la sede di uno
dei più formidabili insediamenti
diaconali di tutta la nostra chiesa: l’ospedale, nostro amore e
nostro cruccio, Casa materna.
Casa mia, il Villaggio Caracciolo,
il Villaggio di Monteforte danno
visibilità alle nostre chiese; di
più: danno loro una frontiera di
servizio e di testimonianza preziosa spiritualmente quanto ardua.
La tradizione
metodista
Molte di queste iniziative non
sarebbero sorte senza la presenza in Napoli d’una gloriosa tradizione metodista: Pietro Taglialatela, Vincenzo Nitti, la famiglia Santi. E’ bello che proprio
Napoli sia uno dei centri in cui
l’integrazione valdese-metodista
trova uno dei suoi più interes.santi banchi di prova. Il prossimo arrivo del pastore Sergio
Aquilante non farà che rafforza
Napoli. La chiesa valdese di via dei Cimbri, che gode di una posizione privilegiata nel tessuto cittadino.
re questa caratteristica: lo attendiamo perciò con viva speranza.
Ma Napoli sta per diventare
anche uno degli epicentri della
cosiddetta « operazione BMV »;
dopo una battaglia condotta dalla nostra delegazione durante
TAssemblea-Sinodo (1990), Napoli è stata infatti scelta come sede della redazione Sud del nuovo giornale unico delle chiese
battiste, metodiste e valdesi. A
tale scopo la Tavola ha distaccato a Napoli il pastore Luciano
Deodato, che condivide anche
con il pastore Leila la neocostituita cappellania dell’ospedale:
un’altra novità positiva.
Tutto ciò significa che Napoli
ha delle buone probabilità di ridiventare la capitale evangelica
del Sud, malgrado l'esiguità delle chiese che vi operano: in questo senso va compreso il rifiorire di antiche attività che non
dipendono dalla nostra comunità, ma le possono arrecare notevole beneficio. Alludiamo al
Centro culturale G. Caracciolo e
aWYWCA: insieme, essi hanno
assicurato una nostra efficace
presenza nella « Galassia Gutenberg », equivalente napoletano
del Salone del Libro di Torino,
e hanno organizzato otto conferenze in un anno, di cui alcune
di grandissimo successo.
Queste iniziative, che di solito si svolgono nei nostri locali
(importanza del Palazzo valde
se!) hanno dato un indubbio respiro alla nostra chiesa: resta
aperto il problema del linguaggio, che rischia di tagliare fuori gli evangelici di base.
Durante Tanno dieci famiglie
della nostra chiesa sono state
segnate dai lutto, talvolta in modo gravissimo; questi fatti ci
hanno ricordato che « la vita nostra è nascosta con Cristo in
Dio », e che la chiesa può e deve
essere una comunità di consolazione e di speranza. In questa
prospettiva segnaliamo, per concludere, ancora due fatti positivi nella vita della nostra chiesa:
Segnali di una
nuova primavera
1) la ripresa, dopo molti anni,
delle vocazioni pastorali nell’area
della nostra comunità: Donato
Mazzarella e Sergio Manna non
sono evangelici di nascita, ma
hanno delle connessioni chiare
l’uno con il « popolo valdese »
napoletano, e l’altro con il nucleo confessante della nostra
chiesa; a loro si aggiungono, nel
Circuito, due figli di pastore;
Claudia Lupi e Luca Anziani. Non
possiamo che seguirli con infinita riconoscenza nella preghiera.
2) continua il lento, metodico
flusso di adesioni alla nostra
chiesa.
Quest’anno abbiamo battezzato
Oscar Olivieri e Giovanni Sorrentino, figli adulti di due nostre famiglie fra le più attive e abbiamo ricevuto nella
comunità Alberto Celio, che ha
saputo cercare e trovare, da solo,
la Chiesa valdese e Tha trovata
rispondente alla sua ricerca del
Cristo che fa « l’uomo nuovo ».
Ma nella nostra area esistono
almeno altre 50 persone che sono nella loro stessa situazione;
figli di evangelici che si ritengono valdesi, persone indipendenti che hanno capito che noi
cerchiamo Dio (o, meglio, che
Dio ci ha trovati). A questi cinquanta fratelli vorremmo dire:
perché non venite con noi? Per
noi sarebbe una gioia, una consolazione, una forza; e per la
chiesa di Napoli una nuova primavera.
Giorgio Bouchard
« Casa materna » è una delle opere più significative dell’evangelismo
nell’area napoletana.
' La « Chiesa cristiana del Vernerò »,
pur essendo entrata sin dal 1954 neli'ordinamento vaidese ha una sua fisionomia originaie, che va riconosciuta.
8
8
ecumenismo
12 giugno 1992
NAPOLI: INCONTRO CON PAUL RICOEUR
CEVAA
Fede cristiana e filosofia Cercasi inviati
Alia ricerca di un rapporto dialettico tra due « diversi impegni » Il problema dell’interpretazione - L’esegesi biblica e confessante
La scelta di « offrirsi allo scambio » e il desiderio di mettersi al servizio del prossimo
Paul Ricoeur, filosofo e credente evangelico, ospite a Napoli del
Circolo Galeazzo Caracciolo, ha
parlato il 27 maggio, presso la
chiesa di via dei Cimbri, su un
tema estremamente complesso,
anche se formulato e forse semplificato in maniera accattivante:
Rapporto tra fede cristiana e filosofia da un punto di vista
evangelico. Impossibile pertanto
sottrarsi, da parte sua come del
pubblico, alla ricchezza ed alla
varietà di suggestioni, di richiami culturali e religiosi, di risonanze che in ciascuno dei presenti l'esposizione ha suscitato, e
che ciascuno ha pertanto letto e
tradotto « a partire da sé », dal
« proprio » problema di vita e di
ricerca: inevitabile parzialità del1 approccio, alla quale io stessa
non mi sottraggo, consapevole di
presentare la mia personale « veduta » di questo ricchissimo incontro.
« La mia presenza qui, tra persone della mia stessa fede, in un
certo senso pone riparo ad un'ingiustizia » ha detto Ricoeur, ricordando di essere spesso a Napoli ospite di diverse istituzioni
culturali, ma di non avere mai
avuto occasione di contatti con
le chiese evangeliche della città.
Tanto più importante rincontro
e la scelta del tema che fa riferimento a questa comune appartenenza.
«Né confusione, né separazione tra filosofia e fede cristiana,
ma un rapporto dialettico che è
un dialogo tra due diversi impegni ». Si potrebbe così sintetizzare la tesi che Ricoeur ha sviluppato in un’ampia struttura espositiva che non provo nemmeno a
riprodurre nella sua interezza,
della quale invece segnalo semplicemente i nodi problematici
che mi sono parsi di maggior rilievo. Innanzitutto il tema della
reciproca autonomia dei due domini, della fede e della riflessione filosofica, ardua conquista della modernità emancipata dal1 ipoteca della subordineizione
dell una all'altra: e dunque, totale autonomia razionale delia filosofia, quanto aH’origine, al metodo ed ai contenuti specifici;
totale autonomia religiosa della
fede, quanto all’articolazione specifica dell’oggetto che le è proprio. Ma insieme all’autonomia,
e senza rinunziare ad essa, ima
struttura tendenzialmente «aperta » e « protesa » dell’una verso
l’altra, che fonda la possibilità
dialettica di precisi punti di « intersezione », come Ricoeur li ha
chiamati.
E così, da una parte, tendenziale apertura della filosofia alla
fede religiosa intorno al problema antropologico « del senso »:
la filosofia non dimostra più resistenza di Dio, ma parla di un
uomo capace di « incontrare
Dio », pur senza appartenere ad
una confessione religiosa; oppure apertura alla fede intorno
al problema del linguaggio, fondamentale struttura relazionale
di comunicazione con l’altro, in
cui largo spazio è possibile per il
linguaggio simbolico-religioso; o
anche, e solo a titolo di esempio,
protendersi della dimensione etica verso la religione, in quanto
la morale è « desiderio di vita
buona e giusta, insieme e per gli
altri, dentro istituzioni giuste ».
D’altra parte, reciprocamente,
intrecciarsi e relazionarsi della
fede con la filosofia, pur nella
specificità di alcuni aspetti che
le sono caratteristici: l’essere la
fede un’esperienza religiosa fondata sul senso della dipendenza,
su un rapporto di fiducia « malgrado tutto », sull’appartenenza
ad un’economia del dono, che
è il contrario dell’economia della
retribuzione; l’essere la fede storicamente radicata in avvenimen
ti, personaggi e parole fondatrici;
l’essere infine la Parola fondatrice consegnata e trasmessa dalla
Scrittura, tramite indispensabile
per la creazione di una comunità
storica.
E’ possibile a questo punto delineare quei famosi « punti di
intersezione » tra fede e pensiero filosofico che con Agostino
possono esprimersi come ricerca
di un’intelligenza della fede. Ed è
questa che mi è sembrata la parte più costruttiva e stimolante
dell’esposizione. Dunque, per esemplificare il nesso tra fede ed
intelligenza della fede, non a caso Ricoeur scende su un terreno
che gli è congeniale: quello dell’interpretazione, r ermeneutica
biblica (C’est mori problème^ ha
detto più tardi). Ora, il collegamento dialettico tra l’esegesi critica ((savante), che appartiene al
dominio della scienza, e l’esegesi
confessante, che appartiene al dominio della fede, è il patrimonio
storico della Riforma del Cinquecento ed è ancor oggi l’impegno di chi se ne assume l’eredità.
Alle sue origini la Riforma è stata una variante del Rinascimento
con il quale, tuttavia, ha avuto
anche forti punti di attrito: accordo c’è stato nello studio spregiudicato e senza limiti della parola di Dio contenuta nella
Scrittura, che ha condotto preci®^roctite ad una considerazione
critica del testo; disaccordo c’è
stato quanto al posto ed al ruolo
dell uomo nel creato, dominante
e centrale, per il Rinascimento,
umile e sottoposto all’ascolto della Parola vivente nella Scrittura,
per la Riforma. Ecco dunque un
nesso fecondo: studio senza limite, ma obbedienza senza limite. Nesso che va ricercato ancora
oggi e formulato nei termini di
una lettura scientifica anche
extra-ecclesiastica e di una lettura confessante senza preoccupazioni scientifiche. E’ questo un
compito storico, una « scommessa » da vincere. Ma, e qui giungiamo al punto più delicato dell’esposizione, come può definirsi
e spiegarsi questo rapporto? In
che consiste, precisamente?
« Si tratta di riconoscere — ha
detto Ricoeur — la specifica valenza di fede del testo biblico,
V “intenzione religiosa’’ che lo costituisce come tale e che ne rappresenta la “veduta" interna; c’è
dappertutto nella Bibbia una ricerca di "nominare" Dio: i racconti dell’Antico Testamento sono storie di un incontro con Dio;
nei profeti c’è la scoperta della
fragilità e dell’insicurezza nel
rapporto con Dio; e gli esempi si
potrebbero moltiplicare. E’ vero
cioè che il testo biblico, analizzato nelle fibre profonde della sua
struttura, contiene e rivela una
ineliminabile dimensione religiosa, che non solo non ne ostacola
la comprensione “scientifica", ma
che al contrario è quella che più
profondamente la consente, ed è
per questo autenticamente scientifica ».
Posto, ed in certo modo « ricomposto » così il problema, ricostituita l’unità del credere e del
comprendere con quella che è
stata definita la « naturalezza »
di Ricoeur a rinunziare ad ogni
distinzione disciplinare, più restio è sembrato invece il filosofo
ad accogliere quelle suggestioni
che nel dibattito hanno provato
a determinare storicamente questo nesso: se il moderno tema
della laicità abbia la sua radice
nella Riforma, più che nell’illuminismo; se e in che misura il
cristianesimo abbia la densità di
un « evento filosofico » che storicamente introduce la libertà. Problemi enormi, come si comprende, che avrebbero richiesto la
riapertura della discussione, ai
quali Ricoeur si è, starei per dire,
sottratto, esprimendo riserve nei
confronti della laicità, forse, ha
ammesso, a causa dei condizionamenti culturali che pesano soprattutto in Francia, nella comprensione del termine; richiamandosi a quell’economia del dono e della grazia che si esprime
nella croce di Cristo, come alle
categorie fondanti del cristianesimo, dalle quali la stessa libertà
trae origine,
Rosanna Oappa Nitti
INAUGURAZIONE A IVREA
La casa di Abramo
Vicolo dei Taglianti, un budello di via Corte d’Assise e questa, a sua volta, traversa della
più nota via Palestro, stradina
del centro di Ivrea riservata ai
pedoni accoglie, fra l’altro, una
vecchia dipendenza di tre piani
della chiesa di S. Salvatore.
Lasciata in abbandono per
molti anni, ormai inservibile agli
usi a cui era stata destinata in
origine, sembrava votata alla decomposizione, come accade talvolta a quei rifiuti urbanistici
che i pubblici poteri definiscono
« centro storico ». Ma, un anno
fa, un gruppo di volenterosi credenti ottenne dalla Curia vescovile, proprietaria dello stabile, il
permesso di iniziare i lavori per
renderla agibile ed ospitare, come momento di prima accoglienza, gli immigrati extracomunitari in regola con le leggi della
nostra Repubblica.
Sorgeva così l’associazione
« Casa di Abramo », a cui aderivano le locali Chiese evangeliche
dei Fratelli (Ivrea e Chiaverano)
e valdese, la Comunità ebraica
di Torino (sezione di Ivrea) e,
più importante di tutte per il
significativo contributo di mezzi e di persone, la Chiesa cattolica. E’ questo un esempio di
ecumenismo fattivo che ci esalta nel rispetto reciproco delle
nostre diversità.
Il 30 maggio, alle 14,30, l’abbiamo inaugurata invitando tutti, credenti e non, con la gioia
di chi dona, proprio perché sa
apprezzare i doni del Signore.
Abbiamo già tre ospiti con noi,
un tunisino e due algerini, tutti
in procinto di trovare lavoro, un
lavoro spesso umile e disagiato,
non troppo appetibile dai nostri
disoccupati, ma che per loro, gli
immigrati, rappresenta un momento di riscatto dalla miseria
dei loro paesi d’origine. Uno di
essi, Ismael, è un tecnico di perforazioni estrattive, e tutti posseggono un bagaglio culturale
che li collocherebbe al di sopra
della soglia minima che noi offriamo. Ma sono felici ugualmente perché il lavoro, qualunque
esso sia, non scalfisce la loro
dignità di esseri umani, onesti
e riconoscenti verso chi li aiuta.
Qualcuno, dando sfogo a certa immaginazione sociologica, dirà che esiste un nesso fra gli
italiani cristiani che non fanno
figli e gli immigrati musulmani
che fra meno di cento anni saranno la maggioranza.
Noi non lo abbiamo pensato:
la Casa che oggi abbiamo inaugurato è per loro, è per i nostri fratelli... in Abramo.
Romano Contini
Sono state recentemente pubblicate le nuove liste per posti
di inviati della Cevaa. Riassurnendo per professioni e per paesi si tratta di ventiquattro insegnanti di varie materie di scuola superiore richiesti da chiese
dell’Africa, e nove dalla Nuova
Caledonia e Polinesia; dieci fra
medici e paramedici sono richiesti in Africa; quattro sono i contabili e amministratori per paesi africani; quattro pastori per
l’Europa e uno per la Polinesia;
ed infine due professori per facoltà teologiche africane (per
maggiori informazioni rivolgersi
alla signorina Annalisa Co’isson,
via Deportati ed Internati 2,
10066 Torre PeUice (To), tei.
0121/933428).
Scegliere di diventare un inviato non può essere una decisione di ripiego, cioè la speranza di un posto di lavoro sicuro
in un tempo di disoccupazione
o in caso di fallimento professionale. Un inviato Cevaa dovrebbe inoltre già avere alcuni
anni di esperienza nella sua professione: inserirsi in un paese
straniero, con tutte le normali
difficoltà che ogni inserimento
porta con sé, può risultare ancora più difficile se si è pure
sprovvisti di una certa padronanza del proprio lavoro. E’ vero che la Cevaa offre ai suoi
nuovi inviati uno stage in Europa di preparazione, non professionale bensì essenzialmente vocazionale, e di conoscenza dei
paesi a cui si è destinati. Il periodo di servizio può essere limitato ad alcuni mesi, come è
il caso attualmente dei coniugi
Fiorio di Napoli, o di alcuni anni. Una buona conoscenza della
lingua francese è richiesta per
tutti i paesi, eccetto che per il
Lesotho e lo Zambia, dove la
lingua europea parlata è l’inglese.
Mettersi al
servizio degli altri
Quali sono i motivi che possono spingere donne e uomini
di fede a diventare inviati della
Cevaa? Uno di essi, forse il principale, è il desiderio di condividere ed arricchire la propria vita e la propria fede nell’incontro e nella conoscenza di modi
diversi di credere e vivere. A
questo si aggiunge il desiderio
di mettere al servizio di realtà
meno fortunate le proprie specificità e capacità professionali,
non sempre valutate e qualificate da un punto di vista etico
nel nostro mondo occidentale.
Aderire ad un progetto Cevaa
ed investire alcuni mesi o anni della propria vita può anche
rappresentare un modo per conoscere persone e luoghi sfuggendo al binomio turismo-guerra (o naturalismo-distruzione),
attraverso il quale ci è costantemente filtrata l’immagine di
molti paesi trasmessaci dai mezzi di comunicazione di massa.
La nostra cultura mostra sempre meno curiosità, intesa come
interesse positivo, rispetto all’altro, a colui o a ciò che è straniero.
Il nuovo, in noi
e nell’altro
Siamo sempre meno curiosi
verso l’altro, forse perché siamo
sempre meno curiosi rispetto a
noi stessi, cioè crediamo sempre
di meno di trovare del nuovo in
noi, che ci siano delle possibilità di cambiamento che ci permettano di sfuggire agli schemi
e agli itinerari fissati dalla società.
Un secondo motivo per cui la
nostra curiosità si autocensura
è legato al fatto che il diverso
da noi è sempre più visto e descritto come nemico, predatore.
approfittatore, rivale nella divisione delle ricchezze, critico che
metta in questione la nostra cultura ed il nostro modo di vivere. Lo scambio delle persone,
che si attua nelle chiese della
Cevaa, può essere un modo per
contrastare questo processo in
atto.
Un’ultima riflessione si può fare a partire dalle cifre, cioè dal
numero degli inviati richiesti e
dai luoghi. Notiamo che l’Europa richiede unicamente dei pastori, mentre gli altri paesi richiedono tecnici, insegnanti, medici (preferibilmente di formazione europea): se valutiamo i
numeri, ne possiamo forse dedurre che solo più l’ambito pastorale-spirituale rimane aperto
e necessita dell’apporto dello
straniero? Siamo sicuri come
europei di non avere nulla da
imparare nel campo della scienza, della pedagogia e dell’organizzazione dagli altri paesi e popoli?...
Tre possibili
azioni
Dopo avere parlato degli inviati, del significato e delle motivazioni per la loro missione,
indichiamo tre esempi di azione attuata in collegamento con
la Cevaa:
• La Chiesa presbiteriana del
Mozambico rende noto che l’ospedale di Chicumbane è stato
attaccato lo scorso gennaio da
un drappello militare appartenente molto probabilmente al
Renamo, il movimento antigovernativo di resistenza armata.
I due terzi degli edifici sono stati incendiati e due malati sono
morti nelle fiamme. In un telegramma indirizzato alla Cevaa
il pastore Amosse Zitha, presidente della Chiesa, segnala che
un’équipe è stata inviata sul posto per stabilire una stima dei
danni subiti. Fa perciò appello
all’aiuto umanitario e a soccorsi in materiale e medicine. Il segretariato della Cevaa esaminerà il modo di fare giungere in
Mozambico l’aiuto che le chiese
della comunità potranno offrire.
• Un violento ciclone ha toccato la Polinesia all’inizio del dicembre scorso. Secondo il past.
Ralph Teinaore, segretario generale della Chiesa evangelica, ci
sono stati due morti e molti
danni alle costruzioni e alle infrastrutture nelle Isole sottovento. (...) Il segretariato della
Cevaa farà pervenire alle chiese
della Polinesia le somme che
vorrete trasmettere in segno di
solidarietà comunitaria (menzionare: ciclone in Polinesia).
• La Chiesa protestante dell’isola di Riunione prende sul serio l’Animazione teologica, ed ha
insediato ufficialmente quelli e
quelle fra i suoi membri che
sono incaricati di queste funzioni. Lo scorso 17 novembre nove animatori ed animatrici sono stati ricevuti dalla chiesa per
esercitare questo ministero, nel
corso di un culto presieduto dai
pastori Krieger e Stoehr. La liturgia di quella domenica precisava che « l’animazione teologica non è un capriccio della
parrocchia protestante nella Riunione G del suo pastore, ma si
iscrive in un grande progetto di
formazione messo in opera da
e per le chiese della Cevaa attraverso il mondo, per concretizzare l’Evangelo approfondendolo, e condividendo attivamente il messaggio di vita in Gesù Cristo. Questo messaggio
non è appannaggio di pochi, pastori o specialisti, ma è la ricchezza dell’insieme del popolo di
Dio, un fatto che le chiese hanno a volte dimenticato trascurando il sacerdozio universale e
la condivisione delle responsabilità ».
Lucilla Peyrot
9
12 giugno 1992
valli valdesi
LUSERNA SAN GIOVANNI
La roida
« Il problema riguarda tutta
una serie di piccoli - medi interventi di manutenzione ordinaria
e straordinaria su strade scarsamente utilizzate, piccoli corsi
d’acqua, ponticelli su mulattiere ».
Così esordisce in una lettera
scritta ai suoi concittadini il sindaco di Inverso Pinasca, Erminio Rihet, che prosegue « E’ ormai evidente che questi interventi non sono realizzabili direttamente dal Comune: le risorse di
CU! disponiamo sarebbero insufficienti ed è difficile trovare ditte disposte a realizzare lavori
che non consentono grandi utili.
Penso che la nostra storia di piccolo paese di montagna ci consenta di individuare una soluzione: per secoli i lavori che hanno interessato l’intera comunità
0 parte di essa sono stati realizzati con il contributo di tutti
1 cittadini; si pensi alle roide
su strade, bialere ecc. Mi pare
quanto mai opportuno ritentare
questa strada per cercare di ridare dignità al nostro territorio
ed alla nostra presenza in montagna ».
Ribet ipotizza poi una proposta concreta: cinque o sei interventi annuali da valutare insieme, consiglieri e semplici cittadini, suddividendo poi le forze
disponibili sui vari interventi
pensando ad un impegno assolutamente volontario « di circa tre
giorni all’anno per ogni cittadino di buona volontà. Le energie
per portare in porto questo disegno — conclude il sindaco
Ribet — non mancano; in pari
misura mi auguro non mancheranno la dignità e' l’intelligenza
per contribuire in forma attiva
alla risoluzione dei problemi del
paese. Il rispetto e l’amore del
nostro territorio devono partire
da noi stessi ».
Il risultato della lettera scritta dal sindaco è quello di una
riunione pubblica che si è svolta alla fine di maggio: una buona partecipazione ed una effettiva volontà di collaborare con
l’ente pubblico per affrontare
problemi comuni: alcune decine
di cittadini si sono dichiarati disponibili ad organizzarsi in
« squadre » per lavorare a titolo
di volontariato per il bene di
tutti.
Un segnale positivo, un segnale che ancora una volta viene
dalle popolazioni montane, quelle popolazioni che negli ultinii
anni hanno subito più spoliazioni di beni e servizi che riconoscimenti e che in più di un’occasione hanno protestato vivacemente fino al dilagare di quella
sfiducia di cui i risultati elettorali sono in parte una manifestazione. Un piccolo, se vogliamo,
segnale ma che indica che si possono tentare strade diverse appunto per « ridare speranza e fiducia » al paese.
Di roide è piena la storia delle borgate delle nostre valli; alcuni consorzi che si avvalgono
appunto di questa collaborazione fra utenti sono sopravvissuti
fino ai nostri giorni; il problema è che quando nacquero queste forme di solidarietà e di mutua collaborazione, da un lato
villaggi e paesi erano ben più
densamente popolati, dall’altro
di garanzie di interventi esterni
ce n’erano ben poche o affa to.
Oggi è un progetto che può
avere una sua validità solo se
c’è un rapporto di fiducia fra
eletti ed elettori; quanto sia diffusa l’impressione che questi o
quei provvedimenti siano fatti
apposta per complicare le cose,
per rendere impossibile la vita
a chi fa scelte di un certo tipo
lo possiamo cogliere ogni giorno in qualunque conversazione.
Ma il caso di Inverso Pinasca
è II a dimostrarci che la fiducia
.si può anche costruire, insieme.
Piervaldo Rostan
Chiude la Graziano:
126 "posti in meno
Ancora tagli all’occupazione per esigenze di razionalizzazione Manifestazione al Pian del Re, dove si è conclusa una tappa del Giro
La notizia è stata comunicata
alle rappresentanze sindacali la
scorsa settimana nel corso di una
riunione aH’Unione industriale a
Torino; nel quadro di una manovra di "razionalizzazione” industriale del gruppo proprietario
della Graziano trasmissioni di
Luserna San Giovanni, la produzione attualmente in corso in
vai Penice verrà spostata a Bari.
Cosa c’è dietro questa "razionalizzazione", concetto che ogni volta che viene proposto significa,
per le zone marginali, perdita di
qualcosa, servizi com’è accaduto
in passato, posti di lavoro oggi,
in ogni caso sconfitta per la gente di montagna?
« La Graziano — ci dice il rappresentante della Fiom CGIL,
fiertalmio — è entrata a far parte di una multinazionale, la
Saurer, che può contare su un
fatturato annuo di 1.200 miliardi
e su circa diecimila dipendenti;
questo passaggio ha fatto sì che
in qualcne modo le prospettive
dei singoli stabilimenti Graziano
(ve ne sono altri in Piemonte)
dipendano strettamente dalle
scelte del gruppo principale.
Da quanto ci è stato detto da
parte dell’industria, la fabbrica
di Luserna nei suoi 10 anni di attività è sempre stata in passivo:
nell’anno "migliore”, il 1990, c’è
stato un saldo negativo di 4 miliardi e mezzo ».
Dunque Pazienza propone la
chiusura; quali proposte sono
state fatte rispetto aUe prospettive degli operai {126 unità, in
larga prevalenza uomini)?
« Siamo rimasti sconcertati
dalle ipotesi avanzate dall’azienda — prosegue Bertalmio — ci è
stato detto che c’è la disponibilità ad accogliere nello stabilimento di Bari, dove la lavorazione
verrà trasferita, i dipendenti di
Luserna. NuU’altro ».
Sono stati indicati dei tempi
per quest’operazione?
« Ci è stata data l’assicurazione
che lo smantellamento non inizierà prima delle ferie e che comunque si concluderà entro la fine
dell’anno. Nei primi giorni di luglio avremo comunque un ulteriore incontro con i rappresentanti dell’azienda ».
Quali iniziative sta organizzando il sindacato?
« Ci siamo mossi in modo unitario ed abbiamo immediatamente convocato un’assemblea in
fabbrica presentando la situazione che è estremamente grave, anche perché la controparte ha risposto negativamente alle nostre
proposte per il mantenimento
dell’attività a Luserna in quanto
ritenute troppo onerose per l’azienda. Date le dimensioni degli
stabilimenti di Bari ed il nostro
si è dimostrata anche impraticabile la via di concentrare in vai
Pellice tutta la lavorazione in
quanto qui lo spazio a disposizione sarebbe insufficiente. In fabbrica è stato inoltre immediatamente bloccato il lavoro straordinario ed abbiamo deciso una
manifestazione al Pian del Re in
occasione dell’arrivo della tappa
del Giro d’Italia. E’ chiaro che
non lasceremo nulla di intentato
attuando ogni iniziativa volta a
contenere questa ulteriore caduta
VAL PELLICE
Crescita e comunicazione
Presso la sala consiliare della Comunità montana vai Pellice, a Torre Pellice, si è svolto di recente un interessante incontro sul massaggio come strumento di comunicazione, per entrare in relazione con gli altri,
per conoscere meglio se stessi
e per scoprire, per chi non li
conoscesse, i tanti aspetti davvero positivi di un massaggio
efficace. Relatori della serata sono stati Claire Pascallet, animatrice da oltre quindici anni del
centro di salute e sport HautesAlpes, esperta di psicosociologia
e di tecniche di comunicazione
e evoluzione, e Luciano Jolly,
italiano di origine ma da anni
trapiantato in Francia, insegnante di tecniche psicocorporee.
L’incontro è nato non solo con
l’intento di far conoscere il massaggio, il valore della comunicazione attraverso le mani, che
possono aiutare chiunque lo voglia a congiungersi col mondo
circostante, ma anche per presentare le proposte dell’équipe
« Contatto e sviluppo », animata
«®ÜiD
di occupazione nelle valli del Pinerolese ».
La crisi e il
Consiglio comunale
Della crisi alla Graziano è stato ancne investito il Consiglio comunale; una delegazione di operai ha incontrato i capigruppo e
la preoccupazione per le prospettive occupazionali in valle sono
state espresse nella riunione di
martedì 9 scorso. Si è trattato di
un Consiglio, svoltosi di fronte ad
un buon numero di cittadini, che
ha preso atto anche della situazione di crisi politica: dimissioni
dell’assessore Fedele, annuncio di
dimissioni del sindaco Longo. Solo motivi personali? Se lo è chiesto il consigliere verde Gardiol
ricordando anche le dimissioni
nei mesi scorsi di altri assessori,
Maurino e Canale.
Un ricompattamento dell’attuale giunta è possibile? Forse, ma
solo con DC e PSI, eventualmente con il coinvolgimento del PDS;
Verdi e Lega hanno già deciso di
star fuori da ogni ipotesi di giunta, anzi la Lega, con Collino, ha
chiesto le elezioni anticipale.
P. V. R.
ANGROGNA
da Pascallet e Jolly, per il biennio 1992-93. Sono previsti infatti gruppi stages (anche individuali) per il massaggio del neonato, per insegnare ai futuri genitori e agli eventuali fratellinisorelline ad accogliere un altro
bambino sin dalla gravidanza
imparando le tecniche del massaggio per la donna incinta; si
potrà anche scegliere di partecipare a gruppi di terapia umanista, a incontri e dibattiti sui
vari aspetti della comunicazione e dell’orientamento e sulla
crescita personale; infine sarà
anche possibile prender parte a
sedute individuali per il rilassamento e varie terapie psicocorporee.
Per tutti coloro che fossero
interessati alle proposte dell’equipe di Pascallet e Jolly l’invito è quello di mettersi in comunicazione con il CIAO di Torre Pellice (Daniela Pascal, tei.
0121-91566) oppure con Maura
Bertin presso l’USSL 43, tei.
0121-953131 entro il mese di giugno. C. M.
Acquedotto:
un altro passo
Il Consiglio comunale, svoltosi
venerdì scorso 5 giugno, ha deliberato un altro tassello dell’acquedotto della zona orientale: la
stipula di un ulteriore mutuo di
100 milioni per la copertura del
secondo lotto.
« Sarà necessario un terzo intervento economico — ha detto
il sindaco Coisson illustrando la
proposta di mutuo — in modo
da completare l’opera; del resto già abbiamo appaltato il primo lotto di 200 milioni ».
Con una spesa totale di circa
420 milioni sarà alla fine possibile portare l’acqua ad una vasta zona di territorio che negli
ultimi anni di siccità aveva segnalato numerosi problemi di
approvvigionamento idrico.
Il Consiglio ha inoltre approvato il regolamento comunale
per la determinazione dei contributi e sovvenzioni ad enti ed
associazioni, la convenzione con
il Comune di Torre Pellice per
il servizio di segreteria comunale per il quale esisteva già un
consorzio.
Infine è stata rinnovata la
commissione igienico-edilizia
con l’elezione di due professionisti, il geom. Cognazzo e l’architetto De Bettini, due artigiani
locali, Rino Agli e Franco Rivoira ed i consiglieri Tullio Gaydou
per la maggioranza e Giampiero Saccaggi per la minoranza.
Pranzo di beneficienza
TORRE PELLICE — Dopo la
riapertura deH’cpera dell’Esercito della Salvezza a S. Pietroburgo, si è avuta una promettente
ripresa anche a Mosca, con l’arruolamento di ben 64 nuovi soldati, un intenso lavoro di evangelizzazione e, in collaborazione
con il Municipio, l’apertura di
numerose cucine popolari.
Per sostenere quest’opera, domenica 14 giugno presso la sala
dell’Esercito della Salvezza, via
Cavour 9, avrà luogo un pranzo
dalle ore 12,30 alle 14. Costo lire 10.000 (T e 2° piatto, frutta;
dolce e caffè non compresi nel
prezzo). Stand di informazione
e minibazar. Prenotazione entro
il 12 giugno; rivolgersi all’E.d.S.
(tei. 93.23.88) o ai sigg. Donini
(tei. 91.702).
La Valaddo in festa
Si svolgerà a Chateau-Queyras, alTinterno del parco regionale, la 14" edizione della festa
de « la Valaddo » in progranima per sabato 20 giugno. L’inizio è previsto per le ore 10; la
sfilata dei gruppi in costume si
svolgerà alle 12, mentre l’esibizione vera e propria inizierà alle 14,30.
La banda cittadina
compie 110 anni
TORRE PELLICE — Era il
1882, nasceva la « Società filarmonica » di Torre Pellice, una
società ricca di passione e di
esperti musicisti, tra i quali primeggiava Enrico Jalla, nella duplice veste di maestro ed organizzatore.
Una storia, come si vede, lunga no anni, ed è proprio questa ricorrenza che la attuale
« banda cittadina » festeggerà
domenica 14 giugno; una storia
neppure interrottasi durante il
secondo periodo bellico e che da
vent’anni si è arricchita anche
del gruppo di majorettes.
Per far festa, con la banda di
Torre Pellice, ci saranno anche
le consorelle di Bagnolo e Candiolo e la « Floreal band » di Torre Pellice; la sfilata per le vie cittadine inizierà alle 15; farà seguito un concerto alla rotonda
di piazza Muston.
I cantieri per
disoccupati
TORINO — Il Consiglio regionale ha approvato, a maggioranza, la delibera quadro per l’impiego nel 1992 di disoccupati nei
cantieri di lavoro che verranno
attivati dagli enti locali.
Dal 1985 ad oggi sono stati occupati in Piemonte oltre 10.000
lavoratori in 653 cantieri attivati nella regione con un impegno
finanziario di circa 15 miliardi
di lire.
La delibera approvata stabilisce una indennità lorda di 50.000
lire al giorno ed una priorità
per i soggetti deboli del mercato del lavoro, quali i portatori
di handicap.
Nella sola Provincia di Torino
sono 129.816 gli iscritti alle liste
di collocamento, pari al 63,4%
del totale regionale.
di gobello e jalla %
via repubblica, 2 - torre pellice-®932023 |
MOBILIFICIO
(di fronte alla caserma alpini)
esposizione e iaboratorio:
via S. Secondo, 38 - © 0121/201712
ABBADIA ALPINA - PINEROLO
FA VIVERE LA TUA CASA
10
10 valli valdesi
12 giugno 1992
VAL PELÜCE
INCONTRO A PEROSA ARGENTINA
In festa occitani
e acciugai
DRONERO — Con lo scorso
fine settimana sono iniziate le
manifestazioni che da alcuni anni convogliano in vai Maira un
buon numero di occitani di entrambi i versanti alpini: fiera
degli acciugai, fiera della vai
Maira e fiera dei pais d’Oc si
susseguono fino al 21 giugno in
un’aiternanza di concerti, dibattiti e incontri culturali. Segnaliamo alcuni appuntamenti: venerdì 12, ore 15, dibattito sulle
attività economiche produttive
in montagna, artigianato e turismo; domenica 14, ore 10, si
parlerà dell’« esperienza del bando di concorso per tesi di laurea di interesse provinciale: i
risultati delle ricerche aventi come oggetto di studio il territorio montano »; giovedì 18, ore
17, altra tavola rotonda sulle
proposte di sviluppo per il territorio alpino; convegno infine
sabato 20, alle ore 15, su; « L’industria nei paesi d’Oc ».
Fra i momenti musicali segnaliamo, domenica 14, ore 21,
concerto del gruppo « Africa
United »; giovedì 18, ore 21, serata col gruppo occitano d’oltralpe « La Talvera »; domenica
21, ore 21, concerto del gruppo
occitano « Lou Dalfin » che presenterà il suo ultimo compact
disc « W Jean d’TEiretto ».
I progetti della CRI Le scuole di un tempo
Ai primi di luglio, a Luserna, la festa annuale studio era una risorsa per trovare lavoro
La Croce Rossa Italiana ha a
Torre Pellice una delle sue sedi
più antiche; infatti fu istituita
durante la prima guerra mondiale e da allora rappresenta un
punto di riferimento fondamentale per il volontariato, per la
solidarietà e per glj interventi
di pronto soccorso. Ogni anno
vi sono alcuni appuntamenti
importanti per far conoscere la
Croce Rossa alla gente delle
Valli, per far vedere come opera concretamente e per l’autofinanziamento delle varie iniziative. Proprio alla fine del mese di
maggio si è svolta nei nove Comuni convenzionati con la Croce Rossa della sede di Torre Pellice la settimana dedicata al finanziamento e a vari incontri
per parlare delle attività da essa svolte.
«E’ importante far vedere alla gente come vengono utilizzate
le offerte che ci vengono fatte
durante questi periodi in cui
chiediamo a tutti i cittadini di
dare il proprio volontario contributo per la Croce Rossa —
spiega Arnaldo Bracchi, presidente della sede locale della CRI
da due anni e da oltre quindici
anni impegnato come volontario
in questo settore —; per questo
durante la settimana del finanziamento, e poi successivamente
durante la festa annuale che
quest’anno si svolgerà nei primi giorni di luglio a Luserna
San Giovanni, spieghiamo quali
sono le nostre attrezzature, quali sono i nostri principali settori di intervento e come vengono
spesi i soldi raccolti nell'anno
precedente ».
« L’anno scorso — ci informa
ancora Bracchi — sono stati
acquistati^ dei materassi a decompressione, mentre l’obiettivo
del 1992 è quello di raccogliere
fondi per una barella a cucchiaio, molto utile per tutti gli
interventi di pronto soccorso in
caso di incidenti ».
Tra i progetti futuri poi c’è
anche quello di valorizzare l’ambulanza che dallo scorso anno
ia CRI torrese ha acquistato per
le emergenze, cercando di ottenere la disponibilità 24 ore su 24
di un medico per gli interventi
di pronto soccorso e di collegarsi con il nuovo numero per le
emergenze, il 118.
Intanto i vari volontari, i pionieri e tutti coloro che sono impegnati nei servizi della Croce
Rossa preparano la festa annuale di luglio che vedrà in una
mostra sugli incidenti domestici
uno degli appuntamenti più
importanti, mostra che sarà poi
proposta alle scuole a partire
dall’anno prossimo.
Carmelina Maurizio
TEATRO INDIANO A TORRE PELLICE
Gli Harijans in scena
Nel programma di manifestazioni per i suoi vent’anni il
Gruppo teatro Angrogna ha ospitato a Torre Pellice il Teatro indiano Harijan, con lo spettacolo « Coolies and Komalis ». Il
Teatro Harijan è in Europa per
iniziativa dell’UNESCO e la sua
tournée è organizzata dalla FIMAC, associazione parigina per
lo sviluppo del Terzo Mondo.
Gli harijans — ha illustrato un
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma, venerdì 12, ore 21,15,
sabato e domenica, ore 20 e 22,10,
lunedì 15, ore 21,15, «L’amante».
PINEROLO — Il cinema Italia propone, giovedì 11, ore 20,15 e 22,20,
« Un piede in paradiso », con Bud
Spencer; da venerdì 12 a mercoledì
17, « Il muro di gomma » (film inchiesta di M. Risi); orario: feriali ore 20
e 22,20, sabato ore 20 e 22,30, domenica ore 20 e 22,20. In caso di
cattivo tempo apertura ore 14,15.
f Í
ristorante •pizzeria
• BIBIANA •
VIA PINEROLO 52
® 55859
LA QUALITÀ
DELL'ospitalità'!
CHIUSO IL martedì f
audiovisivo introduttivo allo
spettacolo — costituiscono 1/3
della popolazione del distretto
di Ancot Sud (5 milioni di abitanti), in India. Vivono di agricoltura, contadini senza terra, in
una regione dove il 60% della
terra agricola è nelle mani di
pochi latifondisti.
Questa loro marginalità è un
primo elemento che accomuna
il contesto culturale harijan con
quello dell’antico ghetto contadino e protestante dal quale ha
tratto linfa il GTA, con la sua
realtà che per secoli è stata di
povertà e di diversità, un mondo di minoranza oppresso dall’ideologia dominante.
Altro elemento di affinità col
GTA è l’impepo del Teatro Harijan in attività sociali; seminari di studio, azioni di sostegno
nel campo della salute, della
scuola, della casa, delle strade,
delTapprovvigionamento idrico,
dell’alcolismo, dei diritti delle
donne. Il loro teatro rappresenta la realtà di ingiustizia e di
discriminazione, ha l’obiettivo di
aiutare il popolo harijan ad aiutare se stesso, di amplificare la
volontà di riscatto, di trovare
soluzioni. I problemi di oggi
delle comunità valdesi non sono
certo più la miseria diffusa o
il dover difendere la libertà di
coscienza. Il pregiudizio di casta è invece ancora vivo nella
cultura indiana, anche se la Costituzione di quel paese dichiara abolita 1’« intoccabilità » come valore e come pratica. Ma
i termini di scambio di confronti culturali come questi possono
oggi non essere ineguali: possiamo dare solidarietà ed aiuto.
possiamo ricevere spinte a non
stare alla finestra, a vincere indifferenza ed omologazione.
Sulla scena i «komalis» (i buffoni tradizionali del teatro di
strada) hanno rappresentato 5
scene, una pièce di temi e problemi della vita dei « coolies » (i
contadini indiani), situazioni ora
drammatiche ora comiche. I maneggi di un proprietario terriero per difendere un suo banano
dagli assalti di harijans affamati.
Le traversie di un ragazzo che
deve mettere d’accordo la sua
buona disposizione ad andare a
scuola con la necessità di portarsi dietro la vacca del notabile che gli dà lavoro.
Alberi furbescamente ambientalisti che dirottano l’opera dei
boscaioli sull’eucalipto che, fiero di rientrare nel ciclo di produzione, annuncia che gli uomini se ne servono per fabbricare
tessuti sintetici. Così i boscaioli
lo abbattono, per la gioia degli
alberi scampati. L’ultima scena
rappresenta la condizione femminile, delle donne che lavorano nella risaia con i mariti per
una paga minore. Ad una delle
mondine che il marito ubriaco
ha ammazzato di botte per avergli dato a pranzo nient’altro che
riso viene negato il funerale che
si apprestava a passare sulle
terre del padrone. Gli harijans
del gruppo teatrale indiano concludono il loro spettacolo con
un canto di protesta.
E’ stata una bella serata e
forse il suo valore simbolico ha
prevalso su quelli strettamente
teatrali.
N. Sergio Turtulici
Loc. Pis della Gianna
apertura
dal r giugno
al 30 settembre
più
i fine settimana
e festività
per prenotazioni
tei. (0121) 930077
Il 30 maggio si è concluso il
ciclo di incontri organizzato dal
Centro culturale valdese nella
sala Lombardini di Perosa Argentina, avente come tema la vita sociale e culturale delle valli
Chisone e Germanasca dalla metà del secolo scorso ai giorni nostri.
Non poteva mancare uno
sguardo all’istruzione scolastica
la quale, sia da parte cattolica
che valdese, costituiva un punto
di forza nell’educazione dei giovani, almeno fino a quando lo
stato italiano si venne a sostituire alle chiese in questo compito. Ha svolto quindi una relazione sull’argomento il prof.
Renzo Tibaldo, che da tempo si
dedica con passione alle ricerche sulle scuole alle valli.
Tibaldo ha incontrato alcune
difficoltà nel reperire dati sulle
scuole confessionali curate dalle
parrocchie cattoliche per mancanza di dati negli archivi, mentre gli è stato più facile esplorare i documenti che i concistori valdesi compilavano con grande pignoleria e conservavano accuratamente.
Nelle relazioni e nelle corrispondenze che tenevano occupati i responsabili delle chiese nell’ultima metà del secolo scorso
riemergono temi che hanno fatto discutere fino al giorno d’oggi: prima fra tutte la preoccupazione che l’insegnamento sia consono ai principi morali e religiosi e che dia anche una formazione in questo senso, poi le
questioni della preparazione degli insegnanti per un compito
così delicato, non ultimo il controllo sulla moralità dei docenti
e anche il difficile reperimento
dei fondi per pagarli; quando
le scuole vengono statalizzate,
ci si preoccupa dell’ora di religione, né più né meno di quanto accade nel nostro tempo.
Così, in un periodo storico in
cui la vita era tutt’altro che facile, si assicurava ai giovani,
che forzatamente avrebbero dovuto cercare lavoro fuori dalle
valli, una possibilità in più di
farsi strada nel mondo in modo dignitoso.
Questa ben documentata esposizione, anche se contenuta per
i limiti di tempo, ha interessato moltissimo i presenti, che
Società
di studi
valdesi
Notizie
DIZIONARIO DEL
DIALETTO VALDESE
E’ esaurito da tempo il dizionario
del dialetto valdese della vai Germanasca curato dal compianto prof. Pons;
sollecitato a produrne una ristampa il
Seggio ritiene di poter fare, in memoria del suo presidente onorario, una
nuova edizione del lavoro che ne aggiorni la grafia e lo completi in alcune parti: il prof. Genre dell'Università di Torino ha cortesemente messo
a disposizione il suo materiale e le
sue competenze. Il lavoro è di notevole impegno e sarà lungo, ma la
sottoscrizione a questa seconda edizione è aperta al prezzo indicativo di
L. 50.000. Chi è interessato al volume è pregato di segnalarlo alla Società.
BOLLETTINO
E' in spedizione l’ultimo numero del
Bollettino (n. 169), uscito con qualche
ritardo dovuto a probiemi tecnici. Contiene le relazioni tenute al Convegno
1991 sulle fonti dell'evangelismo italiano del XIX secolo (B. Peyrot, U.
Fincardi, L. Santini, G. Ballesio, F.
Chiarini, G. Rochat, F. Toppi, M. D'Angelo) a cui si aggiunge uno studio
di M. Guasco sui « parroci e le parrocchie cattoliche tra Otto e Novecento ».
hanno aggiunto informazioni in
loro possesso. In conclusione,
auguriamo a Renzo Tibaldo di
proseguire la ricerca che lo appassiona tanto quando altri archivi si apriranno alla consultazione, magari ritornando in futuro alla sala Lombardini per
aggiungere ancora qualche pagina alla nostra storia locale.
LiUana Viglielmo
Mostre
LUSERNA SAN GIOVANNI — I bambini delle scuole materne statali di S.
Giovanni e Pralafera invitano grandi
e piccoli ad una mostra sui quattro
elementi naturali (acqua, aria, terra,
fuoco), che resterà aperta dal 13 al
19 giugno presso l'Auditorium del Comune, con orario 10-11,30 e 16-18 dal
lunedì al venerdì e 16-18 il sabato e
domenica.
TORRE PELLICE — Dal 14 al 21
giugno resterà esposta al pubblico
nell'atrio del palazzo comunale, la XII
mostra collettiva di pittura, grafica e
scultura; organizzata dal gruppo di ricerca artistica >■ Parole e immagini »,
la mostra proporrà opere di Giovanni
Cestari, Luigi Catena, Umberto Callà,
Francesco Giovou, Teresio Polastro, Alfredo Tutine, Sabina Villa.
Amnesty International
TORRE PELLICE —■ La riunione quindicinale del gruppo Italia 90 vai Pellice si tiene venerdì 12 giugno, alle
ore 17, presso la sede di via Repubblica 3.
Concerti
TORRE PELLICE — Sabato 13 giugno, alle ore 20,30, presso il tempio
valdese, si svolgerà un concerto del
coro lirico « Castel Passerino » di Rivoli, all'insegna del <■ conosciamo i CAT »
(club alcolisti in trattamento) di Bibiana e Torre Pellice. Verranno eseguiti brani tratti da opere di Verdi,
Rossini, Puccini, Haendel.
Teatro
TORRE PELLICE — Nell’ambito delle iniziative giovanili di ■■ Ricreazione »,
giovedì 11 giugno, alle ore 20,30, le
terze medie della scuola di Torre Pellice presenteranno lo spettacolo « La
pietra che scotta »; venerdì 12, dalle
ore 20,30, saranno proposti un saggio
musicale di pianoforte e chitarra, gli
spettacoli teatrali « il mago di Oz »
e «Il mercante di Venezia » a cura
dei ragazzi delle scuole medie di Luserna. Le serate si svolgeranno al salone Opera Gioventù di via al Forte.
incontri
PINEROLO — Lunedi 15 si concluderà il ciclo di incontri organizzati dall’associazione « Crescere » sul tema:
« Infanzia, ascolto, educazione »; al
Centro sociale di via Lequio, con inizio alle ore 20,30, si parlerà di « Il
bambino inascoltato e il ruolo dei genitori »; interverranno: Enrica Arrighi,
insegnante, Cristina Roccia Foti, psicoioga, Francesca Ragazzo, neuropsichiatra infantile, Anna Cravero, pedagogista.
TORRE PELLICE — Venerdì 12 giugno, alle ore 21, presso la sala consiliare, nell'ambito della 9‘ rassegna
culturale torrese, si svolgerà un dibattito sul tema: « Quali cambiamenti
dopo la caduta dei muri: il caso Centroamerica »; interverranno Maria Teresa Messidoro, dell'associazione internazionale contro la tortura, e Giancarlo Bussone, del comitato ItaliaSalvador.
Cantavallì
PERRERO — Sabato 13 giugno, alle
ore 21, nell'ambito del Cantavalli '92,
presso il centro sportivo culturale, vi
sarà una serata all'insegna della musica tradizionale ligure con il gruppcr
« La Rionda ».
11
12 giugno 1992
lettere 11
PREFERISCO
« RIFORMA >»
Caro Direttore,
mi sia consentito di intervenire nel
dibattito sul titolo del giornale comune, per il quale stiamo lavorando in
vista dei suo lancio entro quest’anno
e la sua regolare uscita a gennaio
dell'anno prossimo. Da più parti si
esprime la preferenza per il nome « Vita protestante » piuttosto che per l'attuale « Riforma », almeno stando al
numero delle lettere apparse sul settimanale.
Premesso che non ritengo che un
titolo abbia di per sé un'importanza
fondamentale, mentre è assolutamente necessario che il nostro periodico
ospiti contenuti validi e ohe li sappia presentare bene in modo da farsi
leggere, ammetto tuttavia che la questione del nome non è irrilevante. Per
questa ragione provo a elencare sinteticamente perché, secondo me, <■ Riforma » è da preferirsi a <■ Vita protestante ».
1. Riforma, è vero, ha significati
diversi da quello che noi comunemente diamo a questo termine, ma sono
tutti significati per cui noi dovremmo
batterci, non solo perché attualissimi
nell'attuale fase storica del nostro
paese (appunto senza riforma e tuttavia preoccupato del proprio assetto
Istituzionale e della sua moralità) ma
anche perché riconducibili allo spirito e al messaggio della Riforma del
XVI secolo.
2. Riforma ha una valenza programmatica che « Vita protestante » non ha.
Il nostro periodico dovrà essere sì
un settimanale delle nostre chiese,
ma non solo per le nostre chiese; si
spera che non sarà un giornale introverso, ma spendibile anche fuori dei
nostri ambienti ecclesiastici: sarà un
periodico nostro, ma estroverso.
3. Riforma ha per noi, come è stato già detto, un significato specifico
che altrove non ha, ma è proprio questo specifico che deve caratterizzare
le nostre chiese e la nostra azione.
Noi siamo chiamati a proclamare innanzitutto la nostra fede, non a raccontarci le nostre opere, anche se
protestanti.
4. Riforma, una sola parola, è esteticamente migliore di un titolo a due
parole, «Vita protestante », per di più
tra loro sbilanciate in peso e lunghezza.
5. Il termine « protestante » ha da
noi, quasi sempre, una connotazione
negativa: lo si usa per chi è perennemente scontento, per chi mugugna
in continuazione, per chi sceglie la
strategia del « no ». Sono certo che
nessuno di noi voglia contribuire a
confermare questa immagine di noi
stessi.
6. C'è da chiederci poi se siamo
davvero chiese la cui vita è una protesta, nel senso nostro del termine,
o se non siamo piuttosto chiese che
hanno imboccato la strada della componente significativa. E se questa è
la nostra strategia, come lo è largamente stata per le chiese della Riforma, allora va meglio il titolo « Riforma ».
7. Infine occorre osservare che,
quando ormai tutto il materiale di lancio è stato stampato e in parte distribuito, anche a volerlo, sarebbe dispendiosissimo cambiare. Questo dibattito, pertanto, appare del tutto tardivo.
Mi pare, perciò, che sia utile non
dissipare le nostre energie nella discussione sul titolo, e prodigarci tutti insieme perché questa iniziativa
unica nella storia dei nostri rapporti
nasca bene e si affermi con forza.
Con fraterni saluti.
Paolo Spanu, Milano
IDENTITÀ’ FORTE
I migliori auguri a « Riforma », una
testata che sin dal titolo esprime un
progetto spirituale, culturale e politico di grande rilievo. Quando l’ho udito per la prima volta mi ha subito
evocato quelle belle pagine di Gangole sulla riforma morale e politica,
sulla Riforma repressa e negletta: insomma il giornale si richiama — tra
l'altro — ad un’identità « forte » dèi
protestantesimo italiano, ad una delle
ipotesi di testimonianza più organiche
ed autorevoli che esso abbia concepito. Un dato significativo e carico
di buoni auspici.
Paolo Naso, Roma
PREFERIAMO
’VITA PROTESTANTE’
Caro Direttore,
condividiamo le perplessità espresse dal pastore Pietro Valdo Panasela
circa il nome da destinare al giornale unico delle chiese BMV. In questa
situazione in cui oggi nel nostro pae
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato (vicedirettore), Giorgio Gardiol (direttore). Carmelina Maurizio, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan,
Comitato editoriale: Paolo T. Angeleri, Mirella Argentieri Bein, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti, Piera Egidi,
Adriano Longo, Emmanuele Paschetto, Roberto Peyrot, Sergio Ribet!
Mirella Scorsonelli.
Collaboratori: Daniela Actis (segreteria), Mitzi Menusan (amministrazione), Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò (revisione editoriale).
Stampa: Coop Tipografica Subalpina ■ via Arnaud, 23 ■ 10066 Torre
Pollice ■ telefono 0121/b1334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Glampiccoll
REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE: via Pio V. 15 ■ 10125 Torino telefona
011/655278, FAX 011/657542 — Redazione valli valdesi: via Repubblica, 6 - 10066 Torre Pellloe - telefono 0121/932166.
Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481
EDITORE: A.I.P. - via Pio V, 15 10125 Torino - c.c.p 20936100
Consiglio di amministrazione: Roberto Peyrot (presidente), Domenico Tomasetto (vicepresidente). Paolo Gay, Silvio ReveI, Franco Rivoira
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Italia
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Da versare sul c.c.p
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ABBONAMENTI 1992
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FONDO DI SOLIDARIETÀ': c.c.p. n. 11234101 intestato a La Luce via
Pio V, 15 - 10125 Torino
Amministrazione del fondo: Maria Luisa Barberis, Renato Colason. Roberto Peyrot
J
se si continua a parlare di riforme
istituzionali, elettorali, riformismo, ecc.,
riteniamo che il nome « Riforma » possa essere equivocato.
Ci sembra opportuno insistere sul
nome « Vita protestante » perché il
pubblico italiano, per quel poco che
ci conosce, ci identifica come minoranza protestante e, come sottolinea il
pastore Panasela, ci sarebbe una continuità con la rubrica televisiva « Protestantesimo ».
Seguono 12 firme
(studenti in teologia, Roma)
PERPLESSITÀ’
Caro Direttore,
scriviamo a proposito del titolo del
giornale che sostituirà « La Luce ».
Dalle lettere apparse sembra che la
questione del titolo del nuovo giornale potrebbe ancora essere messa in
discussione. Facciamo perciò presente la nostra perplessità su un titolo,
« Riforma », che privo di ogni aggettivazione non indica necessariamente la
Riforma protestante. Come è già stato rilevato da altri interventi, « Riforma » soltanto può indicare qualsiasi
cosa, sommersi come siamo da un
mare di riforme, da quella scolastica
a quella istituzionale ecc. Siamo d’accordo con quanti vorrebbero titolare
il giornale « Voce protestante » perché,
a nostro avviso, <■ Vita protestante »
(altro titolo alternativo a « Riforma »)
si presenta indubbiamente più limitativo e con un certo sapore parrocchiale.
per il Consiglio di chiesa di Taranto
Vera Velluto
IL VERSETTO BIBLICO
Per la testata del nuovo giornale
non dimenticate di mettere sotto la
parola « Riforma » un versetto biblico
che serva di testimonianza evangelica
come era per « La Luce »: « Gesù disse: "lo sono la luce del mondo” ».
Con fraterni saluti.
Severino Zotta, Genova
P. S. Vi è già il giornale in lingua
francese con la testata « Réforme ».
LA TRAGEDIA
JUGOSLAVA
Spett.le redazione,
nel 1991, durante la crisi e la guerra del Golfo, ci fu da parte del giornale e in generale del mondo evangelico italiano una forte mobilitazione
per la pace: dibattiti, incontri, preghiere e iniziative di vario genere. Ricordano i lettori i titoli di prima pagina? « Chiese contro la guerra », « No
alla guerra », « Vogliamo una soluzione pacifica », • Agire ovunque per la
pace », e altri ancora. In una lettera
al presidente dei Consiglio, Andreotti, il moderatore della Tavola valdese
invitava II governo italiano ad ascoltare la voce della coscienza ed a riconoscere il peccato di non aver saputo evitare l'inquinamento derivante
dall'odio nei rapporti fra il Nord e il
Sud del mondo.
E' passato un anno. C'è un'altra
guerra nella vicina ex Jugoslavia; come ogni guerra è tremenda, assurda,
feroce, buia. Per la sua vicinanza dovrebbe coinvolgerci in maniera ancora più forte. Se anche il nemico Saddam Hussein agli occhi dei credenti
appare o dovrebbe apparire malgrado
tutto nostro prossimo, come in quella lettera lo definiva il moderatore
della Tavola, quanto più lo sono le
innocenti vittime della guerra civile
nella ex Jugoslavia!
Eppure riordinando i numeri di quest'anno trovo appena un paio di articoli che hanno a che vedere con
questa tragedia alle porte di casa (n.
6 del 7.2.'92 e n. 14 del 3.4.'92 in
ultima pagina). Non capisco. Qualcuno
vuole gentilmente rispondere? Grazie.
Pierguido Viterbi, Milano
Il nostro lettore ha ragione. Nei
prossimi numeri cercheremo di ovviare a questa mancanza (gg).
AGOSTI E LA FIAP
Egr. Sig. Direttore,
a parziale rettifica di quanto scritto neH'articolo a ricordo di Giorgio
Agosti, preciso che egli è stato anche consigliere della F.I.A.P. (Federazione italiana associazioni partigiane)
di Torino, e con lo stesso spirito, con
Ferruccio Farri, Tristano Codignola,
Sandro Galante-Garrone ed altri, lottò
con « Unità popolare » contro la legge truffa del 1953.
Grazie per l'attenzione e cordiali saluti.
Leo Casale,
segretario Sezione FIAP di Torino
VILLA OLANDA
NON E’ IN VENDITA
Il prossimo consiglio comunale di
Pinerolo dibatterà l’argomento « Villa
Olanda » a seguito di un'interpellanza rivolta dai repubblicani al sindaco.
Dandone notizia, il quotidiano « La
Stampa » del 4 giugno scorso ha fatto un breve articolo dopo che il giornalista incaricato del servizio ha fatto un giro di telefonate alle persone
maggiormente coinvolte.
Per quanto mi concerne, a nome
del comitato spontaneo prò Villa Qlanda ho scritto una lettera al giornale
con preghiera di fare alcune rettifiche
(a prescindere dal fatto che la somma fin qui raccolta, indicata in lire
700 milioni, ammonta a 520'milioni):
1) secondo l’occhiello (è la frase
che introduce l’argomento sopra il titolo) Villa Qlanda risulta in vendita
mentre, al contrario, il Sinodo 1991
ha impegnato la Tavola a non alienare detta proprietà;
2) dall’articolo, che espone le tre
ipotesi di utilizzo; casa per anziani
autosufficienti, mista per autosufficienti e non, centro di accoglienza per
giovani ed in parte per profughi extracomunitari (ma il giornale parla solo
dei giovani, non risulta che sarà il
prossimo Sinodo a decidere (speriamo!) in via definitiva.
Con l’occasione desidero anche precisare che, pur avendo la Tavola invitato il comitato di gestione a non
prendere più ospiti in vista della chiusura del 30 giugno prossimo, la questione della loro scarsa presenza è
imputabile ad una situazione di Incertezza e di isolamento gravante sull’attività di Villa Qlanda ormai da alcuni anni.
Roberto Peyrot, Torre Pellice
IL NUOVO
ACCORDO...
Prima della proclamazione del Regno d’Italia nel 1861, in alcuni stati italiani erano riconosciuti gli effetti civili al matrimonio religioso evangelico. Tale riconoscimento venne mantenuto nell'Italia unificata fino al 1865.
Da quella data venne introdotto il matrimonio civile obbligatorio per tutti.
Quindi sia i cattolici che gli evangelici dovevano prima sposarsi al comune e poi recarsi in chiesa per la
cerimonia religiosa. Con il Concordato dell'll febbraio 1929 lo stato, mentre privilegiava la Chiesa cattolica nella celebrazione del matrimonio secondo il diritto canonico, con le relative
ONORANZE E TRASPORTI FUNEBRI
di
BERTOT TULLIO
ufficio: c.so Gramsci, 5 - TORRE PELLICE
tei. 0337211111
Abitazione: via G. Modena, 8 - tei, (0121) 932153
« Il decoro, l’assistenza, il rispetto... sono vostri diritti.
Offrirverli è nostro dovere ».
norme, non riconosceva nuovamente
gli effetti civili al matrimonio religioso evangelico: si possono avere gli
effetti civili soltanto osservando alcune norme stabilite dallo stato.
Nelle modificazioni al Concordato
lateranense (18 febbraio 1984) in riferimento all'art. 1 è detto: « Si considera non più in vigore il principio,
originariamente richiamato dai Patti
lateranensi, della religione cattolica come sola religione dello stato italiano ».
Quindi la Chiesa cattolica, pur essendo di gran lunga superiore numericamente, si trova sullo stesso piano delle altre chiese, cioè l'Italia non è più
uno stato confessionale. Di conseguenza ne viene che anche le altre chiese devono poter insegnare religione
nelle scuole pubbliche. Come pure dovrebbero essere riconosciuti gli effetti civili al matrimonio religioso evangelico.
La tendenza di alcuni colleghi i quali vorrebbero che i matrimoni venissero celebrati prima al comune e poi
fare il rito religioso in chiesa per me
non va bene, poiché sarebbe una retrocessione da quel minimo che, per
opportunità politica e non per riconoscimento giuridico, ci è stato dato
con il Concordato del 1929.
Per concludere, secondo me è necessario:
1) insistere perché venga ridata valenza giuridica al matrimonio religioso evangelico;
2) dovunque vi siano alunni che non
vogliono avvalersi deH’insegnamento
della religione cattolica, chiedere l’insegnamento della religione evangelica,
Past. Giuseppe Gasbarro, Torino
Per assoluta mancanza di spazio siamo costretti a rinviare al prossimo numero una lunga lettera di Sergio Abate
e Daniele Rostan sulla questione degli
stranieri a Torre Pellice.
Pubblicheremo anche nel prossimo
numero una lettera di Ferruccio Giovannini su fede e politica e un’altra
di Massimo Rocchi sulla testata del
settimanale unico BMV.
AVVISI ECONOMICI
AFFITTASI alloggio Borghetto. Tel,
Tel. 0121/598194.
TORRE PELLICE, luglio e/o agosto,
affittasi a signora ultraquarantenne
alloggio da condividere con signora.
Telefonare Vigliano 011/6692838.
CERCASI : « Raccolta di 24 Sermoni »
di C.H. Spurgeon, ed. Claudiana
1865, pastore Romeo Dinaie - C.P.
608 - 38100 Trento. Tel. 0461/
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cedesi. Tel. 0121/932185 (ore serali).
AFFITTASI Valli valdesi Maniglia
(fraz. di Ferrerò) alloggio ammobiliato periodi brevi; 4-5 posti letto,
da giugno. Tel. 0121/803134 oppure
808646 (ore serali).
ANTICHI’TA’, mobili, oggetti vari,
privato acquista. Tel. (0121) 40181
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 14 GIUGNO 1992
Perosa Argentina: FARMACIA FORNERIS - Via Umberto I - Tel. 81205.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile),
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 14 GIUGNO 1992
Luserna San Giovanni: FARMACIA
GRIBAUDq - Via Roma 7 - Telefono
909031.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio; tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17, presso I distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, elicottero: tei. 116.
12
12 villaggio globale
12 giugno 1992
EUROPA
AMNESTY INTERNATIONAL
Ecoconsumatori
a convegno
Gli squilibri mondiali, la povertà e il carattere limitato delle risorse impongono di riconsiderare alcuni aspetti della nostra vita
Dairalimentazione al risparmio, dairinformazione ai rifiuti,
ai rapporti Nord-Sud, all’impatto delle merci. Questi alcuni dei
diritti e dei doveri dell’eco-consumatore del primo mondo di
cui ha discusso il Coordinamento dei consumatori ecologisti
europei (EECC) che ha tenuto
11 suo terzo convegno nel Mugello, a S. Piero a Sieve, dall’S al
12 aprile, per l’organizzazione
dell’Associazione consumatori e
degli utenti « Agrisalus » m collaborazione con l’Istituto « Gregory Bateson ».
All’incontro ha partecipato un
centinaio di delegate e delegati
di 14 paesi sia di area CEE che
non, come la Jugoslavia, la Polonia e Israele.
L’EECC è una rete costituita
nel 1990, a Bonn, che conta attualmente oltre 30 organizzazioni indipendenti (non governative) di 14 paesi europei all’interno e al di fuori della CEE.
Scopo del coordinamento è lo
scambio di idee e di esperienze
e la ricerca di forme efficaci di
collaborazione tra organizzazioni che non ritengono giusto far
pagare la condivisibile ricerca
di una sempre migliore qualità
della propria vita alle risorse
naturali, alla natura, agli altri
animali, ai due terzi dell’umanità cronicamente in « via di sviluppo ».
Ciò che colpisce accostando la
presentazione degli intendimenti
delle associazioni partecipanti al
convegno è la comunanza dei
valori di riferimento sottostanti:
solidarietà, responsabilità, rispetto, disponibilità a rinunciare
ad una parte dei privilegi nei
confronti del terzo mondo, il
valore civile della denuncia come esercizio del diritto di cittadinanza.
Questi elementi connotano
l’EECC rispetto ad altre filosofie consumeriste interessate ad
informare senza trasformare o
preoccupate della tutela dei livelli di consumo, in nome del
benessere e dell’occupazione.
Dal convegno sono emerse risoluzioni relative ad ognuno dei
temi trattati che impegnano sia
le associazioni presenti sia il direttivo dell’EECC, almeno fino
al prossimo incontro che si ter
4
rà l’anno venturo in Gran Bretagna. Nel frattempo l’EECC intende pesare sulle scelte di politica economica nazionale e sovranazionale che più direttamente impattano sui comportamenti
di produzione e di consumo. Tra
le sedi sovranazionali a cui
guarda l’EECC vi sono il Consiglio consultivo dei consumatori della Commissione CEE che
scadrà il 31 dicembre 1992, e
le reti internazionali più vicine,
tra cui lOCU (Unione internazionale delle organizzazioni dei
consumatori) e IFOAM (Federazione internazionale dei movimenti che sviluppano l’agricoltura biologica), al fine di valoriz
zare al massimo le esperienze
nazionali delle singole associazioni e potenziare così l’attività
complessiva dell’EECC.
L’augurio per l’Italia è che
questo convegno stimoli le organizzazioni che vi hanno partecipato a coordinarsi e a pensarsi in grande, traendo spunto
dalla varietà e ricchezza sia organizzativa che di proposta dell’eco-consumerismo di altri paesi, perché l’appuntamento con il
1992, con la rimozione delle barriere per il commercio internazionale, porta sia minacce che
sfide per i consumatori e per
l’ambiente.
Antonella Visintin
ESTATE
MIR; vacanze alternative
I
Come ogni anno il Gruppo
campi estivi del Movimento internazionale per la riconciliazione - Movimento nonviolento di
Piemonte e Valle d’Aosta organizza per l’estate una serie di
campi di lavoro e di formazione, che affiancano al lavoro manuale (concreto aiuto alle realtà familiari o comunitarie ospitanti) momenti di riflessione, di
scambio di opinioni, di ascolto
IMMOBILIARE
LA COLOMBA
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in parte resid. e in parte artig. (Prezzo affare).
FIMAil
di relazioni. In più, naturalmente, l’aspetto della convivialità e
della comunità. Il programma
prevede questi incontri:
4-11 luglio — SAN GIMIGNANO (SI): campo per adulti sul
tema: Peace Brigades International. Esempio di risoluzione
nonviolenta dei conflitti.
19-26 luglio — SAN MARTINO
DI BUSCA (CN): campo per
adulti (come per il precedente,
età minima 20 anni) sul tema:
Educazione alla pace in famiglia.
Il campo si rivolge soprattutto
a coppie con figli.
19 26 luglio — ALBUGNANO
(AT): campo per ragazzi dai 15
ai 18 anni sul tema: Andare controcorrente. Per chi intende avvicinarsi alla nonviolenza.
2 9 agosto — CASCINA OTTIGLIO (AL): Campo per adulti
con età minima 20 anni sul tema: La metodologia di Paulo
Frelre.
9-16 agosto — ALBI ANO (TO):
Campo di approfondimento (età
minima 20 anni) sul tema dell’animazione di gruppo.
16-23 agosto — RAINERO DI
ROSSA (VC): Campo di approfondimento per adulti (minimo
20 anni) sul tema: Io consumatore del Nord.
23-30 agosto — SAN MARTINO DI BUSCA (CN): Campo di
approfondimento per adulti (minimo 20 anni) sul tema: Comunicazione e nonviolenza.
I lavori manuali previsti accanto allo studio e alla formazione vanno da quelli agricoli
alla collaborazione alle cucine
e alle piccole manutenzioni.
Dato il numero limitato di posti disponibili è bene affrettarsi a richiedere informazioni ed
eventualmente prenotarsi, presso Grazia e Pierenzo Bianco, via
al Convento 2, 10090 San Giorgio
Canavese. Tel. 0124/32155.
Prigionieri
del mese
I diritti umani sono violati in molti paesi:
collaboriamo tutti perché ciò non avvenga più
Sono tre le storie di prigionieri per motivi di opinione presentate nel Notiziario di A.I. del mese di aprile e che qui riportiamo.
I tre prigionieri provengono da
continenti diversi, sono vittime
di regimi di diversa ideologia,
ma una cosa li accomuna : nei
confronti di tutti e tre sono stati violati i diritti dell’uomo. Sono stati condannati a lunghe pene detentive con processi iniqui,
sono stati anche torturati e persino uccisi, solo per avere
espresso liberamente le loro opinioni e per avere svolto attività
pacifiche di opposizione,
’Umar Shehadeh ’Abdallah
Hamdan Abu Sbanab
KUWAIT
31 anni, palestinese di nazionalità giordana, nato in Ku-wait.
E’ stato arrestato alla fine del
febbraio ’91 nell’ospedale al-Razi
nella città di Al-Kuwait ed è stato processato secondo le disposizioni della legge marziale. Gli è
stata comminata una pena di 15
anni di detenzione con l’accusa
di collaborazionismo con l’esercito iracheno di occupazione, per
aver prestato cure mediche ai
soldati nell’ospedale in cui lavorava. Nei processi per collaborazionismo non venivano rispettate
le norme giuridiche internazionali : infatti non era concesso
agli imputati il diritto di difesa e
di ricorso in appello. Il prigioniero Abu Shanab ha dichiarato di
essere stato torturato durante la
prigionia. Presentemente è detenuto in isolamento e nemmeno i
familiari possono visitarlo. Per
questo motivo si teme che venga
di nuovo torturato.
Si prega di rivolgere appelli, irl
inglese o italiano, affinché il suo
caso venga riesaminato e sia
istruita una indagine imparziale, a:
His Excellency
Minister of Interior
Ahmad al-Hammoud al-Yaber
Ministry of Interior
Safat, Kuwait - Asia
Maria Cristina Gómez
EL SALVADOR
Era iscritta a TANDES, il sindacato degli insegnanti. Era
membro della chiesa battista. Il
5 aprile 1989 fu rapita all’uscita
dalla scuola elementare, dove insegnava, da 5 uomini in abiti civili. Il suo cadavere, due ore dopo, fu rinvenuto nel cimitero,
con segni di bruciature da acido
e colpi di arma da fuoco. I testimoni oculari e le associazioni
per i diritti umani sostennero
che la squadra della morte, ritenuta responsabile dell’assassinio,
fosse guidata o addirittura composta da elementi delTAeronautica militare.
Nell’ambito degli accordi tra
il governo e il Pronte di liberazione « Farabundo Marti » si è
costituita una Commissione « per
la verità », che deve indagare su
una serie di violazioni dei diritti umani commesse negli anni ’80
da entrambe le parti.
Tuttavia nel frattempo è stata
approvata una legge per l’amnistia, che garantisce l’impunità di
molti delitti. Amnesty International chiede che la Commissione indaghi e scopra la verità sulrassassinio di Maria Cristina Gómez.
Si domanda ai lettori di scrivere, in spagnolo o italiano, appoggiando questa richiesta di
Amnesty, a:
Procurador Nacional de
Derechos Humanos
Fiscalía General de la República
San Salvador - El Salvador America
N.B. Per le lettere si possono
adoperare gli aerogrammi già affrancati con validità per tutti i
paesi del mondo, acquistabili negli uffici postali.
Jacob Jabuni Yidana
GHANA
Ex ispettore capo di polizia. In
seguito alle indagini da lui svolte
sull’omicidio, avvenuto nel 1982,
di tre giudici dell’Alta Corte e di
un ufficiale dell’esercito, furono
rinviate a giudizio 10 persone, tra
cui il responsabile della Sicurezza nazionale. Quattro di esse furono fucilate e cinque, tra cui il
responsabile della Sicurezza nazionale, furono prosciolte per ragioni di opportunità politica. Jabuni Yidana fu arrestato e fu
accusato di aver dato ospitalità
ad uno degli autori del fallito
colpo di stato del 1982. Questa
accusa costituì il pretesto per
condannarlo a 8 anni di carcere
senza possibilità di appello e, al
termine della pena, alla carcerazione amministrativa. Il vero
motivo dell’arresto e della condanna fu la sua inchiesta sull’omicidio dei tre giudici e dell’ufficiale dell’esercito, perché
aveva messo in luce, in quell’episodio, la responsabilità del governo. Le autorità del Ghana,
pur di condannarlo, « fabbricarono » le prove della sua colpevolezza, fino al punto di ricorrere
alla tortura dei testimoni.
Amnesty International ritiene
che Jacob Jabuni Yidana sia un
prigioniero di coscienza.
Ci giunge ora la bella notizia
che il prigioniero è stato rilasciato!
LIBERATI!
E’ stato liberato il prigioniero
della Birmania, U NU, recentemente segnalato per gli appelli
ai lettori di questa rubrica.
Amnesty ringrazia tutti coloro
che hanno scritto alle autorità
della Birmania chiedendo il suo
rilascio.
A cura di
Anna Marnilo Reedtz
Per i vostri acquisti
Librerie Claudiana
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Tel. + fax 7602518