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restituire a:
>V, 15-10125 Tonno
liditoresi impegna a
Swndere il diritto di resa.
SETTIMANALI*: DEU.E C HIESE EVANCiELICHE BATTÌSTE, METODISTE. V^\LÌ)ES1
^FRdj2TuGLIO 1994
MONDIALI DI CALCIO
NON È
CHE UN GIOCO
GIORGIO GARDIOL
11 Brasile ce l’ha fatta: è
campione del mondo di
calcio. La vittoria è stata dedicata a un altro campione,
morto recentemente, Ayrton
Senna. Nelle favelas (quartieri poveri), nelle fazendas (fattorie), nella foresta amazzonica, nelle case borghesi, nelle
sedi del governo e dei sindacati, nelle chiese cattoliche ed
evangeliche si è fatto festa
per questa vittoria. Per un
giorno i brasiliani hanno voluto dimenticare le contraddizioni di un paese di 150 milioni di abitanti, con il suo altissimo tasso di povertà, di
ébandono dei minori, di malattie sociali. Per un giorno
ognuno si è potuto sentire
ccm^eon do mando e riscattate così la sua condizione.
Graie al calcio.
Musi più lunghi in Italia,
dove la sconfitta non ha permessola festa. Il lunedì tutti a
lavorare, tutti commissari tecnici a discutere degli errori
del vero allenatore, con un
po’ di invidia per quelli che
la festa la facevano davvero.
A tifare la Nazionale erano
stati in tanti, circa 20 milioni
di italiani; leghisti e sudisti,
quelli di Forza Italia e quelli
i Rifondazione (che per non
rischiare errori politici non
Sridayano «forza Italia» ma
«Italia orsù»), padroni e opevecchi e giovani, uomini
6donne. Potenza del calcio!
Per la prima volta il calcio
darrivato negli Usa. Ed è stato subito un successo: 65.000
spettatori in media per ogni
partita non è poco per un paese dove il «soccer» non è uno
sport nazionale come da noi.
Nel ’90 erano stati 48.000 gli
spettatori in media per ogni
partita di «Italia 90». Anche
la violenza tipica dei nostri
stadi non c’è stata: le statistit^rie finali parlano di 300 ferffli dovuti per lo più al fenotoeno delle scommesse clandestine. Il soccer in America
non porta alla violenza come
tohi sport. È, come deve essete, divertimento per le famiglie: e chi ha osservato gli
spettatori alla televisione ha
scisto quante famiglie, padri,
®todri, figli e figlie erano allo
a tifare, a divertirsi.
Eppure le contraddizioni
*tollo sport miliardario si sono
"ristiifestate tutte. Si è pianto
solo di gioia o di rabbia
P la vittoria 0 la sconfitta: si
® pianto per l’assassinio del
locatore colombiano Andres
scobar vittima del calcioammesse perché reo di aver
perdere, con il suo auto801, troppi soldi al cartello
«toso che regge le sorti del
Icio del suo paese; hanno
Ptanto di rabbia gli argentini,
toiche più di un napoletano,
^tché il loro idolo, Diego Ar^do Maradona, è stato tro0 positivo al controllo del
P'ttg. «E un complotto in
ternazionale - hanno gridato i
tifosi piangendo - non vogliono. far sapere che con lo sport
si può uscire dalla droga!». Di
soldi ne sono girati molti, per
premi diretti e indiretti. La
grande fiera mondiale dei giocatori ha alzato il prezzo di
molti, che prima o poi approderanno al mercato europeo.
Il calcio è divertimento e
spettacolo e ogni cosa in una
società di mercato ha il suo
prezzo, anche l’uomo che per
un periodo della sua vita si
guadagna da vivere dando
calci al pallone. Così abbiamo comprato cioccolato per
vincere il pallone del campione, comprato benzina a un
dato distributore per sperare
di vincere il biglietto dal milione di dollari.
,È stato anche il campionato
della «religione» propiziatoria, dei segni della croce a
gogò prima del gol, dopo il
gol, della meditazione buddista, della religione che è legata alla prestazione. Sono stati
quasi solo i giocatori ortodossi e protestanti ad avere un
rapporto laico con la pedata:
svedesi, tedeschi, romeni, bulgari, nigeriani non avuto bisogno di scomodare Dio per il
gol. In fondo è solo un gioco.
1 nostri conti con Dio non tornano, Dio ci chiede di agire
Mettere in campo tutte le nostre risorse
___________DONATO MAZZARELLA__________
«...v’era un uomo ricco che aveva un
fattore, il quale fu accusato dinanzi o lui
di dissipare i suoi beni. Ed egli lo,
chiamò e gli disse: Che cos è questo che
odo di te? Rendi conto della tua cimministTGzioìW, perché tu non puoi piu essete
mio fattore. E il fattore disse tra sé: Che
farò io, dacché il padrone mi toghe
l’amministrazione? A zappare non sono
buono; a mendicare mi vergogno. So bene quel che farò, affinché, quando dovrò
la.sciare l’amministrazione, fi sia chi mi^
riceva in casa sua. Chiamati quindi a se
ad uno a uno i debitori del suo padrone,
disse al primo: Quanto devi al mio padrone? Quello rispose ; Cento barili
d’olio. Egli disse: Prendi la tua scritta,
.dedi e scrivi presto: cinquanta (...). E il^
padrone lodo il fattore infedele pere e
aveva operato con avvedutezza»
(Luca 16, 1-8)
La parabola del «fattore infedele» è
davvero imbarazzante, soprattutto
nella sua conclusione: «E il padrone
lodò il fattore infedele»; Gesù ci sorprende quando manifesta la sua approvazione per il modo di fare di un truffatore, di un ladro, di uno che rimedia a
una condotta truffaldina con altri inribrogli e che, nonostante ciò, suscita 1 ammirazione del padrone. Tuttavia la nostra sorpresa non è destinata a durare a
lungo: «Il padrone lodò il fattore infedele perché aveva operato con avvedutezza ». L’amministratore viene lodato non
per la sua disonestà, bensì per la sua avvedutezza, il suo ingegno, la sua intraprendenza. Il padrone ammira in .
quest’uomo la capacità di muoversi, di
darsi da fare, di far ricorso alle risorse
della sua fantasia.
Gesù conclude la narrazione della parabola con una considerazione amara: «I
figli di questo secolo sono più avveduti
dei figli della luce». Questo era vero
duemila anni fa ed è vero anche oggi:
basti pensare a quanto studio e quante risorse vengono impiegati per la guerra e
per l’organizzazione della malavita, a
quante energie e quanto ingegno vengono mobilitati per farsi stràda in politica,
a quanta fantasia e quanta iniziativa vengono profuse per la pubblicità e il commercio. L’amministratore della parabola
è cosciente di possedere un cervello e lo
usa bene dimostrando, con la sua avvedutezza, di essere un valente figlio di
questo mondo.
E noi, che riteniamo di essere i figli
della luce essendo stati illuminati
dall’Evangelo, che cosa facciamo? Perché non riusciamo ad essere altrettanto
avveduti nelle cose che riguardano l’annunzio del regno di Dio e la vita delle
nostre chiese? Come mai ci scoraggiamo
così facilmente dinanzi all’indifferenza
della nostra società nei confronti della
fede, dinanzi al fenomeno delle nostre
chiese che si svuotano, dinanzi alla poca
presa che hanno sui giovani la nostra
predicazione e la nostra catechesi? Eorse
pensiamo che vi sia ben poco da fare.
Ricordo che anni fa feci visionare da un
accordatore un vecchio pianoforte davvero malandato; non credevo che potesse essere riparato, per cui dissi: «Credo
che ci sia ben poco da fare», ma l’anziano accordatore, di consumata esperienza, rñi diede una sorprendente risposta:
«Al contrario! C’è molto da fare!». •
Questo credo che debba essere l’atteggiamento del credente dinanzi ai problemi anche grossi; affrontarli, utilizzando
l’ingegno e i mezzi di cui si dispone,
senza temere di percorrere anche nuove
vie e preventivando anche la possibilità
di insuccesso e di battute d’arresto. Nelle recenti assemblee delle nostre chiese
è stata evidenziata una diffusa preoccupazione per il nostro futuro, ma si è anche sentita l’esigenza di utilizzare al
massimo le energie e le risorse di cui disponiamo, di cogliere ogni occasione di
evangelizzare che ci viene offerta, di testimoniare fattivamente la nostra fede,
di ricuperare la nostra vocazione missionaria; è un buon segno, specialmente se
queste cose non rimarranno sulla carta,
ma passeranno nella vita delle nostre
chiese.
Lasciamo dunque che l’amministratore
«avveduto» (è più appropriato definirlo
così) ci impartisca una lezione; abbiamo
ricevuto da Dio dei talenti; se ci limitiamo a conservarli senza farli fruttare, i nostri conti con Dio non torneranno, come
non tornano i conti dell’amministratore
con il suo padrone. «Rendi conto della
tua amministrazione!»: lasciamoci scuotere da questa parola che è rivolta oggi
alle nostre chiese e a ciascuno di noi.
ANNO 2 - NUMERO 29
Iran
Assassinati
due pastori
Il pastore Tateos Michelian,
presidente del Consiglio pastorale protestante iraniano, è
stato ucciso da numerosi
proiettili sparatigli alla testa.
Pastore in una chiesa presbiteriana iraniana Tateos Michelian, 62 anni, era il segretario
del Sinodo presbiteriano
dell’Iran (un raggruppamento
di chiese aderenti al Consiglio
ecumenico delle chiese) e direttore della Società biblica
iraniana, organismo chiuso
dalle autorità governative nel
1990. Qualche ora dopo l’annuncio della morte di Michelian, veniva diffusa notizia del
ritrovamento del corpo del pastore pentecostale Medhi Dibaj, scomparso dal 24 giugno
scorso. Il pastore Medhi Dibaj
era stato condannato a morte
per apostasia nel gennaio
1994 e aveva evitato l’esecuzione grazie alla pressione sul
governo iraniano di numerose
chiese e degli organismi internazionali dei diritti umani.
Con queste due uccisioni
sono ormai tre i pastori protestanti assassinati in Iran
dall’inizio dell’anno: il 30
gennaio scorso il pastore pentecostale Haik HovsepianMehr, presidente del Consiglio pastorale iraniano, a cui
era succeduto Michelian, era
stato anch’egli assassinato.
Il governo iraniano addossa
la responsabilità degli assassini a terroristi affiliati al movimento dei «mujaidin del popolo» che con queste azioni
vorrebbero screditare a livello
internazionale il governo di
Teheran però il capo spirituale della comunità musulmana
in Europa, Medh Ruhani, in
una sua dichiarazione, denuncia l’assassinio del pastore
Dibaj come un crimine contro
la stessa fede islamica e contesta la versione dei fatti delle
autorità iraniane.
:UMENE
Tempo di transizione
pagina 2
Ecumene ■
La questione
omosessuale
pagina 3
All’Ascolto
Della Paroi..a
Portare
il giogo di Gesù
pagina 6
Argomenti
La santificazione
pagina 10
2
PAG. 2
RIFORMA
Prosegue la riflessione di Konrad Raiser sulla situazione del movimento ecumenico
L'ecumenismo nell'ora della transizione
Dopo aver ricordato le linee
di fondo della visione originaria del movimento ecumenico,
fondato su un internazionalismo dei valori cristiani, Konrad Raiser mostra come questa
visione ha cominciato a entrare in crisi all’indomani della
seconda guerra mondiale, lasciando il posto a un «universalismo cristocentrico» durato
fino alla metà degli anni ’70.
Da allora emerge una nuova
coscienza dei problemi mondiali: in primo luogo vanno rilevati il sorgere di una coscienza ecologica e raffermarsi della mondializzazione
dell’economia.
KONRAD RAISER
Sulle prospettive del movimento ecumenico due altri elementi devono ancora
essere menzionati, almeno
brevemente. Il primo riguarda il fervore che si vede rinascere nei credenti delle grandi religioni del mondo; a prescindere dalle tendenze fondamentaliste presenti in tutte
le comunità religiose, ivi
comprese le chiese cristiane,
tale rinnovamento religioso
mette in questione le ipotesi
di base sulle quali è fondata
la distinzione tra religione e
società o politica; giunge
perfino a minacciare la libertà di religione in quanto
diritto fondamentale della
persona umana. Sempre di
più, i conflitti civili vengono
fomentati da appartenenze
religiose antagonistiche, e
c’è qualche ragione di pensare che le religioni, ivi compreso il cristianesimo, anziché favorire l’edificazione
della comunità mondiale,
facciano parte delle cause
che sono all’origine delle divisioni umane. La questione
irrisolta della posizione cristiana di fronte al pluralismo
religioso tocca il cuore stesso
della nozione di «universalismo cristocentrico».
La nuova situazione
mondiale
Il secondo elemento che
occorre menzionare riguarda
la dimensione politica della
comunità mondiale: ora che
non esiste più il sistema bipolare dei blocchi di poteri, che
fu la caratteristica dominante
della politica mondiale degli
ultimi quarant’anni, misuriamo a che punto quell’antagonismo è stato un fattore stabilizzatore finché ha potuto
contenere, per mezzo della
dissuasione, le minacce che
pesano sulla pace mondiale.
Il risultato di questo cambiamento fondamentale non è un
mondo più unificato e più pacifico ma una frammentazione sempre più grande, e l’affermazione aggressiva delle
identità nazionali ed etniche.
D’altra parte, la fine del periodo dei conflitti mondiali ha
aperto la via a profonde trasformazioni in Sud Africa e
in Medio Oriente. Questo stato di cose ha implicazioni
considerevoli per la concezione cristiana del regolamento
dei conflitti.
Per poter stabilire una chiara diagnosi della situazione
mondiale attuale, occorre
procedere a un’analisi molto
più spinta ma i pochi rilievi
che abbiamo appena fatto bastano forse a spiegare perché
la visione dell’unità del mondo abbia perso parte della sua
plausibilità e dello slancio
che la animava. Occorre però
allargare l’analisi anche alla
concezione tradizionale dell’unità della chiesa; ciò è tanto più delicato e arrischiato
che la visione dell’unità cri
Canberra: il centro ove hanno avuto luogo le riunioni plenarie della VII Assemblea del Cec
stiana e ecclesiale continua
ad essere lo «strato profondo» sul quale si basa l’espressione tradizionale della visione ecumeniea, ed è considerata eome la ragione d’essere
per eccellenza del Cec. Ciò
che mi meraviglia è ehe, a
mia conoscenza, poche ricerche sono state intraprese finora per studiare 1’«archeologia» di questo elemento centrale della visione ecumenica:
r«unità», malgrado i fattori
che hanno sereditato questa
nozione sul piano sociale e
politico, continua a destare,
sembra, una risonanza positiva incontestata all’interno del
movimento ecumenico. Tuttavia, la questione di sapere
come riconciliare l’affermazione dell’unità e il riconoscimento delle diversità è diventata una delle questioni cruciali del dibattito ecumenico.
traddizione genera una concezione esclusivista della verità e porta agevolmente a
stigmatizzare come eretico
tutto ciò che esce dalla regola. La maggior parte delle divisioni che hanno segnato la
storia cristiana non sono tanto il risultato di un separatismo deliberato quanto di una
concezione rigida dell’unità
ehe percepisce la diversità
come una minaccia. Sappiamo che molto spesso, inoltre,
gli interessi dell’unità politica e quelli dell’unità ecclesiastiea si sono reciprocamente rafforzati.
Il concetto di «unità»
Qui, di nuovo, mi limiterò
ad alcune osservazioni. La
nozione di unità fa parte di
uno schema mentale che è entrato nel pensiero e nella pratica cristiani tramite la cultura
classica greco-romana nella
quale erano immerse. Il valore dato all’unità in opposizione alla diversità, nelle idee filosofiche e politiche, è un retaggio ehe, nel suo adattamento cristiano, ha profondamente modellato la civiltà europea e occidentale. Nel mettere il pensiero e la pratica al
servizio della realizzazione e
del mantenimento dell’unità,
si giunge quasi inevitabilmente all’instaurazione di sistemi di ordine gerarchici,
che l’analisi femminista ha
descritto come uno dei tratti
fondamentali del «patriarcato». La logica della non-con
L'unità nella Bibbia
Date le origini contestabili
della nozione chiave di «unità», stupisce che ci si sia raramente interrogati sulla pertinenza di un tale concetto per
esprimere la visione ecumenica. Avremmo dovuto scoprire
già da tempo che la tradizione
biblica non condivide i nostri
modi di vedere su questa questione deir«unità»; nelle
Scritture infatti, il termine
viene appena utilizzato come
concetto. Vi troviamo piuttosto la preoccupazione dell’
edificazione e del mantenimento della comunione tra le
persone e tra le comunità che
conservano le loro differenze.
L’unità, nel linguaggio della
Bibbia, non è un dato empirico, ma piuttosto un processo
permanente, dinamico, che
presuppone diversità esistenti. L’ immagine del corpo e
delle sue membra viene subito in mente per illustrare questa concezione relazionale
dell’ unità in opposizione alle
tendenze gerarchiche del modello dominante.
Certo, nel dibattito eeumenico, siamo stati consapevoli
delle implicazioni pericolose
veicolate dalla concezione
tradizionale dell’unità. L’unità cristiana ricercata è sempre stata descritta di nuovo
come unità nella diversità, e
si è sempre rigettato ogni implicazione di uniformità.
Unità 0 comunione?
Eppure, occorre guardarsi
bene dal non confondere
l’unità nella diversità, e le diversità poste in rapporto le
une con le altre nella comunione. Nel primo caso, la
questione primordiale che si
pone è inevitabilmente quella
dei limiti di questa diversità;
il mantenimento dell’unità diventa il criterio del rieonoscimento della legittimità delle
diversità. Nell’altro caso, la
questione è questa: quale parte di «unità» è necessaria e
sufficiente per preservare la
comunione? E a quale momento l’esigenza di unità minaccia l’espressione delle diversità all’interno di una comunità vivente?
L’idea che l’unità cristiana
debba essere fondata sull’
unità nella fede, e che sia ne
cessario giungere a un consenso dottrinale per realizzarla, ha fatto sì che la ricerca
dell’unità si sia sempre più
allontanata dalla realtà vissuta dal popolo cristiano; inoltre, ponendo troppo l’accento
sulle condizioni necessarie
per giungere ad un consenso,
si mettono ancora più in rilievo le differenze dottrinali.
L’assenza di un’ermeneutica
ecumenica dell’unità, che
consenta di sviluppare la gerarchia delle verità o il criterio del «satis est» della Riforma, si fa crudelmente sentire.
(2 - continua)
Verso la riunificazione delle due maggiori chiese riformate
Olanda: una sola chiesa riformata
Fra poco, in Olanda, ci sarà
una sola chiesa riformata: si
chiamerà «Verenigde Protestantse Kerk» (Chiesa protestante unita). Sarà l’approdo
di un lungo camrpino iniziato
negli anni ’60 con l’operazione denominata «Samen op
Weg» (In cammino insieme).
Le due grandi chiese riformate esistenti, la «Hervormde
Kerk» (Chiesa riformata) e la
«Gereformeerde Kerk» (Chiesa riformata) hanno deciso di
porre fine alla separazione
che le divide dal 1834: la prima è la grande chiesa di popolo nata dalla Riforma e che,
secondo le più recenti statistiche, conta 2.250.000 membri;
la seconda, separatasi nel secolo scorso in reazione al «liberalismo» teologico della
prima, ne conta 700.000. Vi
sono poi un po’ meno di
50.000 luterani che hanno deciso di aderire alla nuova
chiesa che diventerà una
realtà ufficiale a partire dal 1°
gennaio 1996 per le chie.se di
Amsterdam, un po’ più tardi
per il resto del paese.
Frutto di una lunga collaborazione di base che ora verrà
sancita a livello istituzionale,
•questa riunifieazione nasce
anche dalla preoccupazione di
non disperdere le energie nel
momento in cui cresce la
preoccupazione per il futuro
del cristianesimo in quella regione d’Europa. Una recente
inchiesta ha mostrato che il
54% della popolazione attuale
si dichiara senza religione e
che tale percentuale potrebbe
raggiungere il 75% nel 2020.
Dodici anni fa, le 40 chiese
riformate di Amsterdam erano
aperte al culto ogni domenica:
oggi la metà è chiusa, venduta
o usata per altre attività, e il
culto si fa in una sola chiesa
per quartiere per tutt’e due le
comunità. È lontano il tempo
in cui la Hervormde Kerk di
Amsterdam era considerata la
chiesa calvinista più importante del mondo con i suoi
200.000 membri.
Sud Africa; nasce una nuova
chiesa riformata unita
BELHAR — Il 17 aprile scorso, a Belhar, vicino a r
Capo, è nata una nuova chiesa denominata «Chiesa iw"
unita dell’Africa australe». Lo ha deciso il Sinodo co™'
che ha riunito la Chiesa riformata olandese in Africa (d"^
ra) e la Chiesa missionaria riformata olandese (Dime™
eia). Con la sua presenza, Nelson Mandela ha sottolineat"p
portanza dell’unità tra chiesa e società in Sud Africa; que**^
cisione libera le due chièse dalla loro dipendenza nei co s
della potente Chiesa riformata olandese (Drc, bianca)
anni aveva appoggiato lo stato giustificando l’apartheid L
la nuova chiesa, ora numericamente più forte della chies '
dre, a prendere l’iniziativa del processo di unione: la deci^
contestata da una piccola minoranza, è stata approvata con
maggioranza schiacciante. L’ex moderatore della Drmc
Appolis, è stato eletto moderatore della nuova chiesa è
Buti, ex moderatore della Drca, vicemoderatore. Lanuovao
sa farà parte del Consiglio sudafricano delle chiese, dell'
leanza sudafricana delle chiese riformate, dell’Alleanza
mata mondiale (Arm) e del Consiglio ecumenico delle cl
(Cec). Non aderirà invece al Consiglio ecumenico rifon
alleanza conservatrice utilizzata come piattaforma ecuia
dalla Drc dopo la sua sospensione da parte dell’Arm.
lerlung
Hiessual
Jdiintolk
^crimii
Ijdiibbic
istiana n
fitribuiti
e è stata:
fortunal
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Í oinoses
lorata, m
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Le chiese protestanti rischiano
di scomparire, dice Pannenbei||
i; ne Siati
joesto, va
ioneprer
let Ottern
jBto. Ir
Èie cosa
NEW YORK — Il noto teologo protestante tedes e cl
Wolfhart Pannenberg, che recentemente ha tenuto una serie Pbian
conferenze a Ottawa, Boston e New York, ha avvertito che i ^
chiese protestanti storiche corrono il rischio di scomparire
non lotteranno contro lo spirito della cultura in via di laida Ictifless
zione o se non si sforzeranno di trasformarlo». Solo la Ghie tffltoo
cattolica romana, le chiese ortodosse e le chiese protesti ‘
evangelicali sopravviveranno nel XXI secolo se le chiese pml M’Evai
stanti storiche non esprimeranno con più convinzione la lai «.ii-,
fede e la loro identità cristiana. Sulla questione dell’omose
sualità, Pannenberg ha affermato: «Se le chiese protestanti! LaBi
cedano pastori omosessuali e pastori con partner omosessai JHOtc p
non possono pretendere di essere chiese fondate sull’autoi lità,ma(
della Bibbia con l’eredità della Riforma». In quanto aliamoli v®ente
lità sessuale, il teologo tedesco ha dichiarato di accettare jn natlacoi
parte dell’enciclica «Humanae vitae» di Paolo VI, conl’eca ùcond
zione del divietò della contraccezione artificiale che, secoiiJ d
lui, è stato un grave errore della Santa Sede. Pannenberg,» ®rite
eo stretto del cardinale Ratzinger che ha incontrato nel gena» tjd due
scorso a Roma, ha dichiarato di aver l’impressione che«lpi| ddaLo
grande ostacolo all’ecumenismo nel mondo» fosse l’ordiaazia con «1’
ne delle donne: secondo lui, le pastore tedesche e statumteis
sono diventate «portavoce delle femministe radicali, in parti»
lare delle lesbiche». Però, circa l’ordinazione delle donne,fltie
ne che la Chiesa cattolica romana dovrebbe «fare un’autocrifc
e pentirsi del suo atteggiamento di rigetto, in particolare ne
confronti degli anglicani».
Cina: 7 milioni di Bibbie dalW
so
NANJING — La Stamperia dell’amicizia, installatane
1987 dall’Alleanza biblica universale e dalla Fondazioni
dell’amicizia, organismo di sviluppo non confessionale,ha
pubblicato sette milioni di Bibbie. Secondo Wee Seng Kne
rettore generale aggiunto della Stamperia, entro la fine da
prossimo settembre, il numero di Bibbie stampate ragginn?
la cifra di otto milioni. L’anno scorso 1,6 milioni di Bibbie
no state distribuite dal Consiglio cristiano di Cina; l’Alleann
biblica universale finanzia le spese di carta, il che consente
acquistare una Bibbia in cinese per 9,5 yuan (circa 1.700 lire
la. Stamperia impiega oltre 300 persone, per lo più don«'
L’amministrazione comunale ha conferito un premio allaStn®
peria, riconoseiuta come una delle associazioni d’imprese P®
avanzate della zona.
1,26-27)
gii ®a stessi
Cile: fusione di due chiese
SANTIAGO DEL CILE — La Chiesa evangelica pr® '
riana del Cile (lepc) e la Chiesa presbiteriana nazionale de>
le (Ipnc) hanno iniziato a lavorare alla loro fusione previste
pe vent’i
il prossimo marzo. Da 50 anni erano rotti i ponti tra loro e
la Chiesa presbiteriana del Cile (Ipc). Le tre chiese
---------------- , . . -..dovute
contai»
complessivamente 4.000 membri: la loro scissione erad ,
motivi teologici e amministrativi, nonché a disaccordi ,
danti l’influenza straniera nella chiesa cilena; il dialogo ^
tre chiese è iniziato con la formazione di una coalizione P»
stante nazionale, la Coordinación Evangelica, che
l’uguaglianza religiosa in uno stato ancora dominato licesimo. Tra le questioni da risolvere vi è il ruolo delle ^
Alci IV Ljuvatium ua iiisuivcic vi c li luuiw
nella vita della chiesa; mentre l’Iepc consacra le donne'
stonato, ripnc per ora non lo fa.
Filippine: collaborazione con
la Chiesa unita del Canada
: COlt
MANILA — Una convenzione di collaborazione
Chiesa unita del Canada è stata firmata nel maggio yen
Chiesa unita di Cristo delle Filippine (Uccp). Con tale )® -j..
zione le due chiese riconoscono la loro corresponsabi ,
funzionamento dell’ordine mondiale attuale e la loro vo
Ionia
ricercare insieme i mezzi per contribuire a riorgamj’ jj^^
mondo e a favorire l’avvento del Regno di Dio. Esse . pjr
ranno tramite celebrazioni, visite, scambi di qjècp
mondo e a favorire l’avvento del Regno di Dio. Esse co - ^
..............
grammi di mostre, conferenze e studi comuni
un’unione di chiese nata nel 1948: ne fanno pahe jc^g„(
FilipP'"
tradizione presbiteriana, congregazionalista, metodista
la chiesa dei Fratelli, la chiesa di Discepoli e altre cW®,^
pendenti. È la chiesa protestante più importante delle
20,13)
comecc
punizioi
no ehe 1
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99 LUGLIO 1994
PAG. 3 RIFORMA
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documento preparato dalla Commissione etica e approvato dal Consiglio della Federazione protestante di Francia ^
lementi di riflessione per affrontare la questione omosessuale oggi
--- costituzione inti
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liesa rifo,
3do coni
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irtheid. È,
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ico rifo:
na ecumei
rm.
hiano
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iniento che segue, intitolato «L’omosessualità: elemen■ flessione», è stato redatto dalla Commissione di etica
- federazione protestante di Francia e approvato dal Condella Federazione, riunito a Strasburgo il 4 e il 5 giugno
57 voti favorevoli, 8 contrari e 2 astenuti, il testo è
’^‘biviato a tutte le chiese, opere e movimenti facenti capo
^'federazione perché facciano conoscere i loro pareri e le
iteazioni
,er lungo tempo gli omo^ssuali sono stati ogget«olleranza, di molteplijriininazioni e di rigetto,
lubbio che la tradizione
stìana nel suo insieme ha
itribuito alla condizione
j è stata loro riservata.
Wunatamente in questi
inù anni la condizione deBinosessuali è molto miiorata, ma non al punto da
isentirle di godere dello
jso riconoscimento sociototale dell’eterosessualine siamo ben lontani. Per
sto, varie correnti di opile premono sempre di più
)cr ottenere tale rieonoscitoto. In quanto cristiani,
cosa ne dobbiamo pen
nte tede» W e‘^l'® possiamo (o
3 uñase» Ifebbiamo) legittimamente
ertitocliei il®!“ questo campo? 'Vi è
icomparire .molta confusione al riguardo;
ia di laida lenflcssioni che seguono molo laCiie contribuire a portare
se protestai .#be chiarimento: alla luce
chiese pro» W’Evangelo.
‘dSoìoS ' Bibbia e .omosessualità
irotestaatii La Bibbia parla relativaomosessoí mente poco dell’omosessuasull’autori'lità, ma quando lo fa è effettiito aliamoti ''Wente sempre per condaniccettare jn natia con severità. Così è con
I, conl’e« la condanna del comportache, secoá mento degli abitanti di Sodoienberg,É mache cercano di abusare
onelgfflá dei due inviati di Dio, ospitale che «1 pi» h da Lot (Genesi 19); così è
con «l'abominazione» de
donne, riñe
—dal Levitico (18, 22;
inpaidco 20,13), che consiste nell’
; statuniteis
a letto con un uomo
autocn'fc conte Con una donna» e la cui
rticolare ne punizione non è niente di meno che la morte; così è con i
Il Siudizi dell’apostolo Paolo,
'llrjj/ che vede nell’omosessualità
il Segno stesso della rottura
stallata ne pagana dal vero Dio (Romani
fondazioni 1,26-27) e che accomuna in
____ _ n stessa condanna i «forni
mg Kue,di
la fine de
ìggiungo \ I I •
Stato incaricato della cura pastorale dei
Il singolare pastore di
liiw r
jperaP*
■ con
catori, gli idolatri, gli adulteri, i sodomiti» (I Corinzi 6, 9;
I Timoteo 1, 9-11).
Questa severità, vicina
all’intransigenza, richiede tuttavia che se ne capiscano i
moventi e il significato. Si rileva così che in Genesi 19, è
meno l’omosessualità in
quanto tale ad essere condannata quanto l’abuso perpetrato su stranieri (che oltretutto
rappresentano in modo sintomatico Dio stesso), che calpesta le leggi dell’ospitalità. Chi
oserebbe del resto, con il pretesto della fedeltà biblica, difendere l’atteggiamento assunto allora da Lot il quale
propone agli abitanti di Sodoma, al posto dei due stranieri,
le proprie figlie «ancora vergini» (Genesi 19, 6ss)7
Nel Levitico la morte è la
condanna dei colpevoli di
rapporti omosessuali (18, 22;
20, 13) ma, fra le regole di
«santità» enunciate (capitoli
17 a 26), come fra quelle che
dividono il puro dall’impuro
(capitoli 11 a 16) o il sacerdote dal popolo (capitoli 8 a
10), quale criterio dobbiamo
seguire per fare una cernita
che appare a tutti necessaria?
Perché dare la precedenza a
ciò che riguarda l’omosessualità e dimenticare, ad esempio, altre forme di impurità
come quelle che concernono
la «piaga che è sui muri delle
case» (14, 33-53)?
Il messaggio centrale del
Levitico si presenta di fatto
nel modo seguente: si può vivere in modo veramente umano («santo» e «puro» secondo
i termini del libro) soltanto riconoscendo la necessità di
stabilire e di rispettare un certo numero di distinzioni e di
limiti, limiti che vengono posti prima di tutto dall’esistenza dell’altro e dalla sua speci
ficità, «immagine» e «riflesso» della differenza e della
santità stesse di Dio. La chiave della creazione e del mistero del suo consolidamento sta
dunque in questo: nell’instaurarsi di un «mondo» («cosmo», popolo, società) strutturato da differenze e limiti che
esigono di essere rispettati.
L’incontro dell’uomo e della donna, attraverso la differenza riconosciuta e mantenuta «religiosamente», con il
pudore, la delicatezza e il
senso della fragilità dell’amore, corona questa architettura
e ne garantisce, sotto ogni
aspetto, la perennità e la fecondità. Questo è evidente
nei racconti della creazione,
nel libro della Genesi (1,
26ss; 2, 18ss), dove l’essere
umano creato a immagine e
somiglianza di Dio si presenta come una coppia, «maschile» e «femminile», e dove la
«partner» presentata ad Adamo per strapparlo all’inconsistenza e all’errare di una condizione solitaria, è donna senza alcuna ambiguità.
Allo stesso modo, il Cantico dei Cantici celebra, nel
cuore stesso della Scrittura,
rincontro della Sulamita
(«nera ma bella»: 1, 5ss) e del
conset®
1.700 li®)
più
lallaSW
rapre*!*' ^
Isella cappella mortuaria il
Pastore consola un signore di
Circa quarantacinque anni che
Ptoge davanti alla bara. Nel
j presbiti Annone ha parlato del lega-glgdelO d’amore che ha unito per
irevistaP* ''®t anni la coppia e che ora
loro et® Volontà di Dio è cessato:
g con® .^persona che è mancata non
idovti® « moglie ma'un uomo,
’"1 quarantacinquen
lugO 1® „ piange. Avevano visone ~ insieme per vent’anni.
jj Rainer Jarchov,
“'52 anni ho
ha ricevuto recenjlledofJi ente un incarico partico■ la cura dei sieropositivi
“gli ammalati di Aids in
I) E'^^^so quartiere di AminlP’ ^^*^hov è un tipo sin“to. malvisto dai cristiani
rvatori, omosessuale diConc^^°’ predica né la
sp. ‘*)“nza né una morale
da e ”8'ha ma raccoman'esistenza l’uso del
= "«rricu
I ntà‘ aver fP'^hosto curioso: dopo
'“'‘’ rei 27"““ “ Pastore per un
“fi località
“1- o® “ra <!t f insegnato, si
vita troppo
all’pc/““^ “va andato
pastnr^a“' Grecia fece il
"V 'ore di “ raccogli
Germ, POfi tornato in
aprì a Colonia un
centro psicoterapeutico, cercando di curare le persone
con la meditazione e la conversazione.
Come mai la Chiesa luterana lo ha richiamato e gli ha
proposto questo nuovo incarico? L’Aids è una punizione
di Dio, dicevano anche molti
capi di questa chiesa, ma il
problema restava anzi era ed
è in continua espansione;
quando poi due pastori morirono di Aids e diversi risultarono sieropositivi la situazione si fece angosciosa. Ad
Amburgo i sieropositivi sono
oltre 6.000 di cui 1.000 hanno i sintomi del male e finora
vi sono stati 624 morti per
Aids. Jarchov ha esperienza
in questo particolare settore:
a Colonia ha lavorato nel
Centro sociale per l’assistenza agli affetti dal virus e ha
speso di suo centinaia di milioni per la creazione di una
fondazione che si occupasse
del problema.
Il quartiere dove c’è la
chiesa di S. Georg dove Jarchov predica è uno dei più
degradati di Amburgo in cui
si concentrano prostituzione
e tossicodipendenza e in cui
la presenza di omosessuali è
assai alta, tanto che la chiesa
malati di Aids
S. Gayorg
popolarmente è stata ribattezzata S. Gayorg. Il culto
domenicale è scarsamente
frequentato e Jarchov ha deciso che una volta il mese
predicherà sull’Aids invitando tossicodipendenti, prostitute, ragazzi di marciapiede;
il culto sarà alle 18, perché,
dice Jarchov, «alle 10 di mattina sono ancora a letto,
esausti».
I critici temono che per le
sue tendenze personali Jarchov sia portato a trascurare i
malati di Aids eterosessuali o
infettati dalle trasfusioni ma
proprio recentemente, invitato a parlare agli studenti di un
istituto superiore Jarchov ha
ribadito di essere al servizio
di tutti coloro che vivono
questa drammatica situazione: durante questo incontro
uno studente gli ha chiesto se
si era sottoposto al test di
controllo sulla sieropositività
e alla sua risposta positiva gli
ha domandato se ne aveva atteso l’esito con apprensione:
«Sì» è stata la risposta. Lo
studente non ha osato porre
una terza domanda circa il risultato del test: «Tanto non
avrei risposto» ha detto il pastore.
(da Der Spiegai n. 22/94)
re, chiamati a mescolare la
differenza delle loro condizioni e a cantare i giochi senza
fine della passione di Dio e
del suo popolo. Paolo non dice nulla di diverso all’inizio
dell’Epistola ai Romani (1,
18-32): non parla dell’omosessualità in quanto tale, bensì
del fatto che questa sembra
segnare la rottura del mondo
(pagano) dal vero Dio. Questa
situazione è caratterizzata essenzialmente dalla confusione
in cui non si riesce più a distinguere tra il giusto e l’ingiusto, tra il bene e il male.
L’omosessualità è quindi
allo stesso tempo un sintomo
e un simbolo. Sintomo e simbolo, tra tanti altri, del rifiuto
della differenza e del limite
che ci caratterizzano tutti, in
quanto figli di Adamo e di
Èva: pensando di diventare
«come dèi» (Genesi 3, 5), siamo stati ridotti a comportarci
gli uni verso gli altri in modo
disumano; ma chi negherà allora che è proprio a noi tutti
peccatori (cfr. Romani 3, 9ss)
che si rivolge la promessa
dell’Evangelo? Chi negherà
che Cristo, che frequentò tanto i «pubblicani e le meretrici» del suo tempo quanto i
teologi qualificati, si trovi
spesso, oggi ancora, là dove
lo si aspetta di meno. La
Creazione nel suo insieme,
compresa l’omosessualità,
nòn è a beneficio e in attesa
della Redenzione?
Rispetto dell'altro
e simbolica sociale
Tutto questo vuol forse dire che sarebbe giunto il tempo di fare un ulteriore passo e
di riconoscere all’omosessualità una legittimità uguale a
quella dell’eterosessualità?
No di certo: non c’è motivo a
priori di sospettare i rapporti
omosessuali di derive perverse peggiori di quelle legate
alle pratiche eterosessuali
ma, qui come là, non si possono ammettere pratiche che
deviino la sessualità dal suo
senso fondamentale, che è
accoglienza e rispetto dell’altro. Occorre dunque condannare ogni violenza fatta all’altro, sia quella fatta in nome della libertà eterosessuale
sia quella fatta in nome della
liberazione omosessuale. Soprattutto quando si tratta di
pedofilia, di sfruttamento di
minorenni o di persone indifese, sottomesse al denaro e
al potere dei più forti (si pensi alle Filippine e alla Tailandia, dove le nazioni ricche
avranno molto da farsi perdonare!). Non è possibile accettare come -una liberazione i
comportamenti sessuali «sregolati» là dove ad esempio la
«prestazione sessuale» basata
sulla prostituzione funge da
«rapporto»... con quale part
ner poi? Non è più possibile
lasciare diffondersi, con il
pretesto della libertà, costumi
che fanno violenza ai desideri ancora immaturi dei più
giovani e che li portano su
strade che altrimenti non
avrebbero scelte: dobbiamo
riconoscere però che queste
deviazioni condannabili non
sono peculiari dell’omosessualità. Il rapporto omosessuale può essere vissuto nel
rispetto di un partner al quale
si vuole essere fedele ma il
problema non si situa per forza e prima di tutto a livello di
rapporti individuali, sfera alla quale si tende oggi a voler
ridurre tutto: la questione è
fondamentalmente sociale e
collettiva, ha a che fare col
modo in cui una società si
percepisce e si costruisce e
coi simboli con cui essa segna il campo della propria
identità.
Su questo punto bisogna dire chiaramente che le distinzioni fatte tra omosessualità e
eterosessualità, così come i
valori che vengono loro attribuiti, non sono sempre né
fondamentalmente il riflesso
di un moralismo obsoleto ma
derivano da un’esigenza profonda del corpo sociale. Questi chiede infatti di essere
strutturato, simbolicamente e
realmente, dalla presentazione e dall’accettazione di una
differenza originaria e fondamentale che attraversa fino
nel più intimo i corpi e i modi
di essere. Porre sullo stesso
piano tutte le forme di sessualità equivarrebbe di fatto a
impedire qualsiasi incontro e
qualsiasi mescolanza reali,
perché tutto sarebbe già immaginariamente mescolato,
livellato, destrutturato.
Per tornare alle premesse
bibliche, la relazione con
Dio, fondatrice e garanzia di
quell’insieme intrecciato di
relazioni chiaramente definite
e diversificate, appare proprio
al cuore della questione: l’umano, maschile e femminile,
viene creato a immagine di
Dio, rispecchiando in quella
stessa asimmetria e in quella
stessa complementarità il fatto che Dio è Dio e che l’essere umano ne è fondamentalmente distinto. A questo principio nessuno può derogare,
sotto pena di confondere tutto
e di mescolare tutto.
spetto della costituzione intima di ognuno dei suoi membri, rigettare la stigmatizzazione e l’esclusione; verrà anzi incoraggiata in questo, in
nome della preoccupazione
della dignità di ognuno che
viene garantita dall’Evangelo,
ma non si può confondere
un’istituzione che sposa i
contrari («hétéroi») con un
associazione di simili («homoi'oi'»).
Certo, si dirà che una coppia omosessuale stabile e fe- .
dele vale altrettanto di una
coppia eterosessuale che si
dilania; si obietterà che la
scoperta dell’alterità avviene
nel contatto con l’altra persona e nel rispetto di quello che
è, indipendentemente dal sesso al quale appartiene; si affermerà che ciò che conta prima di tutto è l’amore, di cui
nessun terzo e nessuna regola
possono farsi giudice. Tutto
ciò merita ascolto e considerazione ma non può bastare a
fare ammettere come equivalenti due forme di relazioni in
cui, strutturalmente e simbolicamente, la differenza non
gioca lo stesso ruolo.
D’altra parte l’omosessualità non partecipa in modo
particolare alla rigenerazione
del corpo sociale; certo, questo non è un aspetto determinante ma non può essere respinto con un semplice rovescio della mano: l’impossibilità essenziale di procreare dà
da pensare e qualifica in modo particolare la relazione
omosessuale. È vero che ora
ci troviamo di fronte a richieste di «procreazione medicalmente assistita» o di adozione
da parte di coppie omosessuali. Tali richieste non ci
sembrano accettabili, non per
via di una «legge naturale»
difficile da stabilire, ma perché nessuno conosce il torto
che potrebbe subire un bambino preso nei giochi di specchi di paternità e di maternità
mal definiti e poco chiari.
L'omosessualità
e la legislazione
Se le cose stanno così va da
sé che la società, sotto pena
di perdere ogni consistenza
strutturata e di non comprendersi più come fondamentalmente attraversata dall’alterità, non può accettare di considerare come legale un’unione omosessuale. Può certo,
per amore di giustizia e di ri
L'enigma della differenza
Si apre tuttavia una possibilità che permette all’omosessualità, enigma che pesa sulla
condizione umana, di non essere compresa come priva di
ogni significato: la condizione omosessuale si sperimenta
come segno della sregolatezza di tutti e della tentazione
per ogni persona umana di rifiutare la differenza dell’altro.
Essendo marginale e «strana»
rispetto al comportamento
della maggioranza, essa si
presenta e si vive a modo suo
come differenza, in termini
paradossali ma non per questo meno reali; tale differenza
non cessa di fare problema e
l’interrogativo stesso può permettere maturazioni e progressioni degli uni e degli altri. Vi possono quindi essere
forme di fecondità della condizione omosessuale, assunta
e vissuta con un «naturale»
che non prova il bisogno né
di nascondersi né di provocare, che possono rivelarsi in
altri campi che non quello
della riproduzione sessuata.
Perché non riconoscerlo? E
dire che, nell’omosessualità,
la felicità e il rispetto reciproco possono anche esistere: in
realtà l’omosessualità si presenta spesso come un destino
e si sperimenta come una ferita ma vi sono ferite che, attraverso le tenebre stesse che
le vedono aprirsi, si rivelano
come segni di una «lotta con
l’Angelo». Quest’ultimo ferisce certo ma, attraverso la
claudicazione che infligge,
chiama anche a proseguire la
strada che porta alla riconciliazione e alla terra promessa
(Genesi 32, 23; 33, 11).
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita
Chiese
Ji£S2L2iu«joi^
NELLE CHIESE EVANGELICHE
LA SPIRITUALITÀ
TORNA AHUALE
GIORGIO TOURN
Il colloquio pastorale che la
regione Alpes-Centre-Rhone della Chiesa riformata di
Francia organizza ogni anno,
e a cui invita da parecchi anni
anche i pastori delle Valli, si è
tenuto quest’anno nella casa
di vacanze di Arvieux, nel
Queyras sul tema; «La spiritualità come realtà e problema
di vita personale e di ministerio dei pastori». I due giorni
dell’incontro, e tutto quanto è
stato detto nelle relazioni, negli atelier, nella tavola rotonda finale, hanno seguito come
linee direttrici due interrogativi: esiste una spiritualità protestante e quali possono essere i suoi caratteri.
Nell’incontro sono emersi
chiaramente alcuni elementi
che mi sembrano interessanti
e a cui sarebbe bene prestassimo attenzione. Il primo,
evidente, di cui percepiamo i
sintomi anche nella nostra situazione è l’emergere di una
nuova sensibilità pastorale:
per una serie di fattori, il
cambiamento radicale nel reclutamento dei pastori, non
più solo figli delle famiglie
protestanti ma uomini e donne che giungono al pastorato
dopo lunghi percorsi, il mutato clima culturale con la fine
dell’epoca dell’impegno, che
non significa necessariamente
disimpegno, dell’epoca cioè
che poteva essere caratterizzata dal documento «chiesasocietà», il diffondersi delle
tematiche del «religioso». La.
conseguenza è lo spostarsi
dell’attenzione della testimonianza esterna alla rifondazione delle motivazioni interiori; dopo aver parlato, o
cercato di parlare, alla società
ci si interroga sulla propria
identità.
In questo contesto è evidente che le due tematiche
aperte sono costituite dalla
lettura biblica e dalla preghiera: come leggi e cosa
leggi nella Scrittura, che cosa
intendi per pregare e come lo
realizzi: pur senza rinunciare
ai frutti di un ormai lungo e
travagliato cammino di lettura critica delle Scritture, a decenni di studi esegetici, è
chiaro che gli strumenti critici non possono fare da supporto alla Parola, ne sono solo elementi preparatori, la
scoperta del messaggio e 1’
autorità del messaggio viene
da altro e da oltre. Come trovare quest’altro?
Quanto poi al mondo della
preghiera tutto era da esplorare: libera, spontanea, liturgica? Può esistere senza finire da un Iato nel ripetitivo e
nell’autocompiacimento e
dall’altro nel rituale ? Il timore che la vita personale si
chiuda nello schema del fisso, del ritualismo è sempre
presente nell’animo protestante, molto presente ed
emergeva anche in questo caso ma con molta libertà e
semplicità ognuno ha espresso i suoi tentativi e i suoi
esperimenti, le sue ricerche e
i suoi dubbi. Si è così constatato che non esistono più criteri uniformi, linee comuni, ognuno fa come crede e
come può, inventa, fa del bricolage: le varie facoltà di
teologia hanno creato eccellenti maestri di studio, raramente maestri di pietà; era
loro compito? Forse no, ma
le cose .sono quel che sono.
Altro aspetto interessante
della situazione è il fatto che
nelle chiese evangeliche si
vanno formando e sono sempre più numerosi i gruppi (le
fraternità che hanno lo scopo
di sostenere i credenti nella
loro vita di pietà) gruppi per
la lettura biblica, la solidarietà, l’intercessione; è l’ora
delle «ecclesiole», è il trionfo
dell’ecclesiologia di Bucero.
La chiesa è troppo strutturata,
giuridica, la parrocchia dispersa e informale, il culto
poco comunitario e «freddo»,
l’impegno è ormai un dato
scontato, si cerca la comunitarietà del cenacolo.
Ciò che ho tratto dalle belle
giornate di Arvieux, oltre a
molti stimoli, spunti di riflessione, al sempre fraterno e
amichevole scambio di informazioni sulle nostre rispettive situazioni ecclesiastiche, è
un pensiero: il crescente disagio che si sta delineando da
qualche tempo da noi in riferimento all’esercizio del ministero pastorale non è una
anomalia nostra, è la situazione generale delle chiese
evangeliche ma il pericolo
che corriamo è di situarlo in
una dimensione esclusivamente esistenzial-personalrelazionale. La deontologia
(cioè il modo di fare il proprio lavoro) o la professionalità pastorali (linguaggio su
cui merita di riflettere attentamente perché parlare di
professionalità o di vocazionalità è molto diverso) non è
solo questione di equilibri
personali, ambientali, relazionali ma qualcos’altro.
Faremmo bene a prestare
molta attenzione al dibattito
dei colleghi francesi parlando
meno di noi stessi e più di ciò
che ogni giorno ci fa essere
ciò che siamo.
Il docente di agraria che intrecciò la sua vita con gli evangelici
Il credente Remigio Baldoni
GINO CONTE
Il 14 giugno scorso è deceduto a Bologna, a 81 anni,
il professor Remigio Baldoni.
Il funerale, in quella chiesa
metodista, ha mostrato di
quale stima affettuosa fosse
circondato nell’ambiente universitario.
Nato a Brescia nel 1913,
cresciuto in famiglia valdese,
subito dopo la laurea in agraria presso l’Università di Perugia diviene assistentè del
professor Mancini; poco dopo
vince la cattedra a Bari e dopo alcuni anni passa all’università patavina e infine
a quella di Bologna, dove per
molti anni insegnerà alla Facoltà di agraria, quale direttore dell’Istituto di coltivazioni erbacee, affiancandovi l’attività di direttore dell’Ispettorato agrario del capoluogo
dell’Emilia Romagna. Questa
sua molteplice e intensa attività (è stato anche per vari
anni membro del Consiglio
superiore della pubblica istruzione) aveva ricevuto un pubblico riconoscimento con il
conferimento dell’ordine di
cavaliere del lavoro.
Caratteristica del professor
Baldoni è stata la costante ripwiva sul terreno, alla lettera:
nella tenuta di Rocca Priora,
presso Ancona, le sue conoscenze e le sue ricerche trovavano un terreno sperimentale
immediato, con sistemi di
coltivazione d’avanguardia
che negli anni avevano trasformato la terra, inizialmente gestita a mezzadria, in una
moderna e razionale azienda
agraria nella quale coinvolgeva direttamente i lavoratori.
Remigio Baldoni non era
un uomo di chiesa forse anche perché, specie negli anni
ruggenti della contestazione,
aveva ricevuto qualche ferita
in ambienti ecclesiastici e
non condivideva il coinvolgimento politico di parte, a lungo egèmone fra noi. Tuttavia
seguiva, aggiornato, la vita
delle nostre chiese, e quando
gli è stato chiesto di mettere
al servizio le sue competenze
tecnico-scientifiche, è sempre
stato cordialmente pronto: come quando aveva dato il suo
parere, dopo sopralluogo, sul
terreno del Centro Bethel,
sulla Sila, o quando Tullio
Vinay, avviando il Servizio
cristiano a Riesi, gli aveva
chiesto una perizia su quel
Chiesa luterana di Milano
Aiuti alle vittime della guerra
In questi giorni la Chiesa
cristiana protestante di Milano ha inviato, tramite la Federazione delle chiese evangeliche, 16 milioni alla Casa
«Brada Majouramici» di Novi Vinodolski, 60 km a sud di
Fiume. In questa Casa vivono
attualmente circa 60 ragazzi e
bambini orfani e handicappati, vittime del tragico conflitto
nell’ex Jugoslavia.
Il denaro verrà impiegato
per effettuare lavori urgenti
nelle cucine e sugli impianti
sanitari e per acquistare cibo.
Il denaro che viene inviato a
Vinodolski rappresenta metà
della somma raccolta durante
il bazar di Natale, organizzato
dalla comunità l’anno scorso,
durante la prima domenica
dell’Avvento, nei locali della
scuola tedesca di Milano.
Oltre 100 volontari hanno
finora collaborato alla riuscita dell’iniziativa che e stata
frequentata da circa un migliaio di visitatori.
{Elki-Celi Info )
terreno. Forse non uomo di
chiesa, Remigio Baldoni, ma
credente, protestante convinto
e dichiarato.
Amava in modo particolare, un libro biblico l’Ecclesiaste; riandando alla sua vita
come non sentirgli profondamente congeniale questo
messaggio? «Tutto quello
che la tua mano trova da fare,
fallo con tutte le tue forze;
poiché nel soggiorno dei
morti, dove vai, non c’è più
lavoro, né pensiero, né scienza, né sapienza» (9, 10). «Io
non ho privato il mio cuore
di alcuna gioia; poiché il mio
cuore si rallegrava di ogni
mia fatica, ed è la ricompensa che mi è toccata di ogni
mia fatica» (2, 10 s.).
Ha lavorato molto, con passione, nella sua ricerca scientifica, nel suo insegnamento
accademico ricco di vivo discepolato, e al vivo, sulla sua
terra, con tanti altri coinvolti
nella sua passione ma dietro,
o dentro questa sua appassionata vita di lavoro nelle sue
sfaccettature, laicamente
schivo, c’era quello che chiamiamo «il senso vocazionale», il prendere la vita, le occasioni, le possibilità che ci
sono via via offerte come un
dono di Dio e, com’è di ogni
dono, come un compito, una
responsabilità che Dio ci affida nella comunità umana;
nella quotidiana laicità della
vita, del lavoro.
Certo sapeva che «noi fatichiamo e lottiamo perché abbiamo riposto la nostra speranza nel Dio vivente, che è il
Signore di tutti gli uomini, in
primo luogo dei credenti» (1
Tim. 4,10), sapeva che «la
nostra fatica non è vana nel
Signore» (1 Cor. 15,58). La
sua spoglia riposa vicino alla
sua terra, nell’amata Rocca
Priora, e attende, come tutti
noi, la beata resurrezione. A
tutti i suoi (famiglie Baldoni,
Ade, Subilia) resta la forte
simpatia di tanti nel vivo ricordo del loro caro.
Battisti di Civitavecchia: ricordando le sorelle e i fratelli che ci hanno lasciato
«Quelli che si sono addormentati...»
LUIGI SPURI
La Chiesa battista di Civi
I
tavecchia in quest’ultimo anno si è radunata spesso
per rendere l’estremo saluto a
sorelle e fratelli che il Signore ha chiamato presso di sé.
L’ultimo incontro lo abbiamo
avuto per salutare la cara so-,
rella Francesca Cetorelli. La
lettura della Bibbia fatta
quando era giovane sposa, insieme a suo marito, il compianto Gabriele Di Pomponio, la colpì profondamente;
fece come i fratelli di Berea
all’annunzio di Paolo, volle
conoscere con feconda determinazione quel che il Signore
voleva rivelarle. Forse l’essere nata a Cascia, dove la religiosità si vive in ogni atto
della giornata, fece scattare il
lei la gioia dell’appropriazione del messaggio divino, il
cui ascolto e studio sono stati
per Francesca un impegno di
ogni giorno. La sua casa, fino
all’ultimo anelito della sua
vita, è stata sempre aperta per
l’adorazione e la preghiera.
Abbiamo conosciuto la generosità di Francesca e Gabriele: posti dinnanzi alla necessità dei più bisognosi non
hanno mai chiuso le mani.
Ferruccio Mattei si è
spento all’età di 94 anni: è
stato anziano della chiesa,
molto assiduo a sostituire il
pastore; ancora in tarda età
saliva sul pulpito per dare dei
messaggi con profondità di
spirito e rigore scritturale. La
sua conversione avvenne
quand’era molto giovane;
raccontava spesso del suo
primo incontro con alcuni
evangelici, avvenuto in Sar
degna subito dopo la fine
della prima guerra mondiale.
In Toscana sulle colline del Valdarno
affittasi per periodi settimanali
appartamento arredato
con due camere da letto, sossiorno-cucina e servizi.
In posizione panoramica e tranquilla.
Per informazioni: Casa Cares, telefono e Fax n. 055/8652001
Tornato a Civitavecchia
cercò se vi era qualche centro evangelico: trovò un
gruppo di credenti visitato da
un pastore che veniva da Roma, dell’opera battista inglese. Insieme con suo cugino,
Biagio Mattei, e altri fratelli
diede un forte impulso alla
crescita della Chiesa battista
di Civitavecchia: si è incamminato verso il Padre con fede certa che l’opera compiuta
da colui che il Padre ha mandato, Gesù Cristo, si è realizzata nella sua vita.
Maria Di Martino è stata
chiamata dal Padre dopo
un’infermità lunga e dolorosa. Questa sorella ci era molto cara, per la fede concreta
che amava far conoscere a
tutti: con le amiche e gli amici, quando erano seduti sulle
panchine, riusciva sempre a
parlare del suo Signore Gesù,
e spesso coinvolgeva altri
fratelli per ulteriori incontri
sul tema della fede; nella sua
lunga degenza, chi si avvicinava presso di lei riceveva
con profonda commozione la
certezza di una fede vissuta
intensamente.
La vita della sorella Lucia
Villotti è stata segnata da
molte prove, che a mente
umana avrebbero dovuto
fiaccarne la fede: invece la
sua forza e la sua serenità ri
velavano una fede profonda
evidenziata da uno sguardo
dolce e sereno, frutto di una
vita provata sì ma piena della
presenza del Redentore che si
faceva carico di tutte le sue
pene e che l’ha sostenuta fino
alla chiamata verso il Padre.
Anche la sorella Carmela
Palma Ricciotti è stata inferma per molti anni: amava
cantare gli inni di lode al Signore per testimoniare la sua
fede; nei ricoveri dove è stata
ospitata ci teneva a cantare
gli inni che aveva imparato
quando frequentava le riunioni con i fratelli e le sorelle
della comunità.
Per ultimo ricordiamo un
fratello, toscano verace. Remo Veroni: giunto a Civitavecchia per cercare lavoro
venne in contatto con i coniugi Francesca e Gabriele
Di Pomponio, dai quali fu
evangelizzato; anche la sua
esistenza è stata molto travagliata, ma la sua fede in Cristo non ha mai vacillato.
Nel ricordare la dipartenza
di queste sorelle e questi fratelli è ben appropriata la citazione del passo di Apocalisse
14, 13: «Beati i morti che da
ora innanzi muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, essendo che si riposano delle
loro fatiche, poiché le loro
opere li seguono».
Ponticelli
Le scuole
domenicali
Presso il Centro
«Emilio Nitti» a
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Dato il notevole risultato 4'
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di unità e comunione
Il tema della festa è stalo
«La creazione», argomento
proposto dal Consiglio ecumenico delle comunità evaugeliche napoletane in una riunione tenutasi alla fine di
gennaio al villaggio «Galeazzo Caracciolo» a Ponticelli,
che ha suscitato un’inventiva
molto ricca e fervida nei
bambini e nei ragazzi delle
varie comunità intervenute che hanno presentato
tema cartelloni sulla creazione, hanno letto, declamato e
commentato con riflessioni
profonde dei passi della Bibbia inerenti la creazione, hanno presentato una interessante
scena mimata. Il canto, poi,
con accompagnamento della
chitarra, ha coronato quasi
tutte le rappresentazioni.
Un ringraziamento vaal
Servizio istruzione ed educazione (Sie) della Federazione
delle chiese evangeliche per
il grosso lavoro educativo che
svolge per le nostre scuole
domenicali, nonché ai responsabili del Centro sociale
«Emilio Nitti» per averci offerto la fraterna ospitalità e al
pastore Paolo Poggioli per la
valida collaborazione.
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I salmi per la
malattia
La malattia, la sofferena
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ne e di preghiera. La letta
della Bibbia, e in particoiaK
del libro dei Salmi, costi a
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A cura del gruppo
«Amici»
dell’Ospedale evangelico
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Il libro è pensato per
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5
99 luglio 1994
PAG. 5 RIFORMA
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vengono acquisite dal sistema
direttamente o tramite telecamera. La cartella clinica viene poi integrata di tutta la documentazione di altri ospedali
che viene acquisita con lo
scanner. L’archivio, su disco
ottico, comprende ormai le
cartelle cliniche di 20.000 pazienti che sono perciò consultabili in tempo reale.
In campo amministrativo
l’ospedale si è attrezzato per
la fatturazione di tutte le prestazioni effettuate in regime
ambulatoriale, secondo le
nuove linee di riforma del sistema sanitario; anche il sistema di contabilità è stato
adeguato alle necessità di registrazioni di tipo finanziario,
economico e per centri di costo. Per questa sua capacita
organizzativa l’Ospedale evangelico è stato inserito dalla Regione Liguria come sede
di sperimentazione di funzionamento delle aziende e dei
presidi del Servizio sanitario
nazionale. Inoltre il direttore,
Luciano Giuliani, è stato inserito nel gruppo di lavoro
che dovrà predisporre il tariffario regionale, (l.g.)
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PROTESTANTESIMO
RIVISTA TRIMESTRALE
PUBBLICATA DALLA LACOLTÀ VALDESE DI TEOLOGIA
VIA P. COSSA 42 - 00193 ROMA - FAX: 06/3201040
3 - terzo trimestre 1994 - voi. XLIX
Ql metodi dell'indagine sul Nuovo Testamento Q Narratologia.
telisi retorica. Antropologia culturale. Il Canone. Rilevanza degli
scritti gnostici. Dialogo ebrei-cristiani. Calvino esegeta Q Scritti di
C.K, Barre«, O. Cullmann, A. Destro-M. Pesce, D. Marguerat, R.
Penna, |. Regul, |. M. Robinson, G. Strecker, F. Vouga, W. WuellnerQ Recensioni
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5.000
Iscrizioni al corso di laurea
rimmatricolazione al corso di laurea va pré•SMata domanda alla segreterìa entro il 15 settenriteiu modulo fornito dalla segreteria stessa. Si ri(Mede la maturità classica o altro titolo di secondagli superiore giudicato equipollente con l’obbligo di
integrativi. Un anno di studio integrativo vierichiesto a coloro che non hanno fatto 5 anni di
*IMola secondaria superiore. La frequenza è obblìRor®.
facoltà valdese di teologìa
Borse di studio
t^r permettere la frequenza sono previste borse
^udto. La domanda per la borsa deve essere de«feniente motivata, informazioni più dettagliate so(^0 reperibili presso il prof. Ermanno Genre, segre
Tasse accademiche
tasse accademiche sono fissate, a partire
«li’anno accademico 1994-95, nella seguente mi««a:
^rsodi laurea:
■“ immatricolazione, £ 200.000
'frequenza per i quattro anni regolari, £ 150.000
^^mestre
■■^iscrizioni fuori corso, £ 150.000 l’anno.
«li importi vanno versati sul ccp n. 40252009 inarato alla Facoltà,
lor
^ouona valdese di teologia, via Pietro Gossa W193 Roma, tei. 06-3210789 (segreteria telefoni^3* Durante l’estate la segreteria sarà chiusa; sarà
^amente aperta e a disposizione degli studenti
ùi settembre.
W segretario; prof. Ermanno Genre.
Ospedale «Villa Betania» di Napoli
Verso la firma
della convenzione
«Finalmente! Pare proprio
che il lungo e accidentato
cammino che Villa Betania,
l’Ospedale evangelico di Napoli, ha intrapreso 10 anni or
sono per affermare 'il suo diritto all’esistenza si sia concluso felicemente».
Questo è il paragrafo iniziale di un fax diramato dalla
direzione sanitaria dell’Ospedale evangelico, in cui si dava notizia il 7 luglio scorso
della delibera regionale che
dopo un tortuoso percorso
burocratico recepiva lo schema tipo che regolerà i rapporti tra l’ospedale e la Usi competente. Già dal 1984 l’ospedale aveva i requisiti per ottenere questo riconoscimento
ma, come spiega il direttore
sanitario dott. Pasquale Accardo, «senza un padrino politico e senza volersi piegare
a certi condizionamenti che
oggi, dopo tangentopoli, ri,sultano molto chiari, quella
che doveva essere una passeggiatina burocratica di
qualche mese diventò un iter
durato ben nove anni. Dalla
richiesta del 1984, solo nell’aprile dell’anno scorso abbiamo ottenuto il riconoscimento di ospedale generale
di zona per decreto del presidente della giunta regionale
Campania; periodo questo in
cui si sono alternati assessori
di vari partiti ma tutti con la
stessa mentalità. Con il tempo poi venimmo a scoprire
che in zona c ’erano delle mire dei soliti politici nostrani:
Pomicino, Di Donato, Di Lo
Consulta femminile di Aosta
Presbiteri donne
LILIA COMBA
renzo e altri erano intenzionati a creare strutture sanitarie private nelle immediate
vicinanze di Villa Betania; in
questa prospettiva è chiaro
che il nostro ospedale, per altro no-profit, era di intralcio
ai loro disegni».
L’iter burocratico, comunque, non finisce qui: per poter
erogare i servizi propri da
ospedale generale di zona era
necessario un rapporto convenzionale da stipularsi con
la Usi 45; l’accoglimento da
parte della Regione Campania dello schema tipo della
convenzione poteva essere ottenuto in poche settimane ma
anche per questo sono stati
necessari quindici mesi.
Quando gli ultimi dettagli
saranno stati completati, cioè
l’approvazione da parte della
Care (Commissione di controllo sugli atti amministrativi
regionali) e la formalizzare la
convenzione con la Usi 45,
l’ospedale finalmente potrà
erogare appieno i servizi, con
degli organici completi al servizio della collettività.
«Tutto questo sarà per noi
un punto di partenza verso
nuovi progetti - aggiunge il
dott. Accardo finalmente
cominceremo a guardare al
raddoppio dell ’ospedale, inteso come servizi e prestazioni
offerte. Abbiamo già commissionato a degli architetti che
si occupano di programmazione sanitaria un progetto di
ampliamento, al quale affideremo tutti i servizi diagnostici
che oggi non abbiamo».
La questione del presbiterato femminile è stato il
tema di un incontro realizzato
dalla Consulta femminile di
Aosta la sera del 12 luglio.
Alla seduta sono stati invitati,
per esporre la posizione della
propria chiesa, il parroco don
Franco Lovigiana e la pastora
Erika Tomassone accompagnata dalla prédicatrice laica
Wanda Monaia, presidente
del Consiglio delle chiese di
Aosta.
Nel comunicare la posizione della Chiesa cattolica, don
Franco Lovigiana ha fatto riferimento alla lettera pastorale di papa Giovanni Paolo
II, del 22 maggio scorso, che
ribadisce, mediante un intervento in forma definitiva e
«certamente vera», essere il
sacerdozio riservato all’uomo. I cardini di questa posizione sono stati indicati
nell’esempio di Cristo, uomo
che sceglie uomini come collaboratori, e nella tradizione
ecclesiale. La pastora Erika
Tomassone ha iniziato illustrando la posizione della
Chiesa valdese all’interno del
mondo riformato. Ha poi
chiarito il significato dei ministeri differenziati, dell’as
senza di «funzione intermediatrice» e del sacerdozio
universale; ha indicato poi
nella predicazione, istruzione-studio e cura d’anirne i
luoghi principali del ministero pastorale.
Con cenni brevi e molto
chiari ha spiegato il valore
della gerarchia assembleare
che regola la vita nella nostra
chiesa; ha parlato ancora delle figure femminili che hanno
caratterizzato il lavoro della
donna nel passato, e tracciato
la storia delle tappe che, dal
1905 (la donna vota nelle assemblee) al 1948 (nasce il dibattito sulla «donna pastore»)
hanno portato nel 1962
all’ammissione delle donne
al pastorato e alle prime consacrazioni nel 1966.
Un particolare interesse ha
suscitato la descrizione fatta
da Erika Tomassone delle
obiezioni storiche e attuali al
pastorato femminile, completate con significativi e insieme estremamente discreti
cenni alla propria esperienza.
L’impegno attivo ed efficace
con cui è stata accolta e gestita quest’occasione di informazione e testimonianza ha
già suscitato in alcuni ambienti di Aosta un’interessante e positiva eco.
Costituita Tassociazione «La casetta»
Centro dì accoglienza
Chiese metodiste di Savona
Prima dell'estate
SAURO COTTARPI
La Chiesa evangelica metodista di Savona ha realizzato uno scambio di predicazioni e di studi biblici con
la Chiesa avventista, che si è
trasferita di recente in nuovi
locali in via Aglietto, angolo
via Maciocio, nei pressi della
stazione ferroviaria. Il pastore
avventista (da Genova) Vincenzo Castro ha predicato, in
piazza Diaz, domenica 15
maggio, sul testo Luca 18, 8
«troverà Egli la fede sulla terra?», e il predicatore metodista Giorgio Castelli, in via
Aglietto, sabato 4 giugno, su
Atti 3 «lo zoppo guarirà». I
metodisti sono stati poi invitati mercoledì 4 maggio allo
studio biblico su «La grazia»
del pastore Castro, e gli avventisti sono venuti allo studio di Castelli, il 27 maggio,
su «Gesù il risorto».
Questi incontri consentono di
mantenere rapporti di amicizia utili per la reciproca conoscenza e fratellanza; il Consiglio di chiesa metodista si è
incontrato ad Albisola Capo
con quello dei battisti lunedì
13 giugno, per uno scambio di
notizie e di programmi; i battisti non sono più «diaspora di
Genova» ma chiesa costituita
e autonoma, e intendono continuare a far parte deU’Ucebi
e a usufruire di una predicazione da Savona ogni seconda
domenica del mese.
I «Fratelli» di via Verdi
hanno invitato i metodisti alla
riunione del 14 maggio per
ascoltare un rappresentante di
«Operazione mobilitazione»,
che dovrebbe arrivare a Savona a fine ottobre con la nave
Doulos per una settimana. Essi però non intendono, né prima né dopo, avere rapporti
più stretti, se non di collaborazione almeno di informazione; è un vero peccato vivere
separati nella stessa città! Gli
apostolici di Loano hanno
gentilmente fatto pervenire il
loro invito alla bella conferenza del dottor Sgro di Torino,
nella sala comunale, sabato
16 aprile, sul tema «Sesso oggi, alla luce della Bibbia».
I metodisti hanno partecipato, giovedì 14 aprile, alla conferenza organizzata dal Volontariato donne ecumenico
(Vides) di Varazze su «Primo
incontro con il protestantesimo», presso l’istituto Santa
Caterina, tenuta dal pastore
Franco Becchino nel contesto
di una serie di incontri interconfessionali. Insieme all’associazione «Venezia Giulia e
Dalmazia» di Savona, la
Chiesa metodista ha condotto
un dibattito politico, sabato
30 aprile, su «Il compito di
una popolazione interetnica ai
confini delle nazioni», presentando il libro di Sauro Gottardi «L’Evangelo tra le frontiere: note sugli evangelici di
Fiume, Abbazia e Fola»
Venerdì 8 luglio 1994 nello
studio di un notaio di Bari, in
un caldissimo pomeriggio,
con la puntualità delle grandi
occasioni, si sono trovate 15
persone per costituire l’Associazione «La casetta»: tra le
sue finalità ci sono, com’è
noto, l’accoglienza agli stranieri e il camping riservato ai
soci; gli associati sono già
una cinquantina, quasi solo
evangelici, ma l’iniziativa
dovrà essere sempre meglio
propagandata.
La Casetta funziona in effetti da tre anni, vi sono passate (alcune con soggiorni di
più di un anno) circa trenta
persone, la maggior parte
delle quali vive e si è sistemata in Italia; questa attività
non è propriamente a carico
delle chiese poiché gli stranieri, ospiti della casa, ne
rimborsano parzialmente le
spese. C’è stato un concorso
generoso di aiuto finanziario
e materiale per restaurare la
struttura: una deliziosa villetta bianca, con forno del
XVIII secolo, archi, scale,
terrazzo che vede il mare a
300 metri; intorno c’è un’ampia campagna, in parte om
breggiata da ulivi e mandorli,
con una tettoia di oltre 100
mq, una saletta per le riunioni al coperto e una cucina attrezzata per gruppi, anche numerosi, che si incontrino per
una sola giornata o vogliano
fare del campeggio.
Questo settore è del tutto
nuovo: la tettoia è stata costruita l’anno scorso con lavoro volontario; la saletta e
cucina comunitaria sono state
appena restaurate e necessitano ancora di essere imbiancate. L’attività di incontri, campeggio, concerti è offerta alle
chiese e ai singoli o ai gruppi
che vogliano trascorrere delle
ferie in Puglia. Gli stranieri si
avvantaggeranno dello scambio di visite e dei contatti con
gli ospiti del campeggio,
mentre questi ultimi verranno
necessariamente sensibilizzati
ai crudi problemi dell’esistenza degli stranieri in Italia.
Il neonato Consiglio di amministrazione è formato da 7
membri (5 dell’area bmv e 2
di chiese evangeliche non federate) il presidente è Giovanni Arcidiacono, vicepresidente Valerio Bernardi, segretaria Gianna Sciclone.
PROTESTANTESIMO
IN TV
Domenica 31 luglio
ore 23,30 circo- Roidue
Replica lunedì 8 agosto, ore
9,30 circa - Raidue
Famiglia: che passione
La famiglia, al centro di riflessioni e
cambiamenti, interroga anche gli
evangelici.
HE
LUSERNA SAN GIOVANNI — Sabato 16 luglio, nel tempio
del Clabas, il pastore Franco Davite ha unito in matrimonio
Nives Charbonnier, di Luserna San Giovanni e Claudio
Pollano di Macello. Il nostro augurio e una benedizione del
Signore giungano a questa coppia, che ha deciso di avviare
una vita comune.
SAN SECONDO — Da giovedì 16 a sabato 18 luglio la nostra
comunità ha ospitato un gruppo di tedeschi di Sindelfingen,
che provenivano in bicicletta da Zurigo.
• Con profonda tristezza si sono svolti, venerdì 8 luglio, i
funerali del fratello Tiziano Santiano deceduto a soli 25
anni. Ai familiari tutti, e al padre in particolare, già provato
dal lutto per la scomparsa della moglie, va la cristiana simpatia di tutta la comunità. L’Evangelo della resurrezione è
stato annunciato dalla pastora Erika Tomassone.
POMARETTO — La sorella Luigia Bounous è deceduti
presso l’Ospedale valdese, all’età di 71 anni. Ai familiari,
certi delle promesse del Signore, la simpatia cristiana della
comunità.
6
PAG. 6 RIFORMA
All^As
PORTARE IL GIOGO
DI GESÙ
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Come può un giogo essere
dolce e un carico essere
leggero? E come dobbiamo
interpretare questa affermazione paradossale di Gesù?
Non a caso questo passo è
collocato tra l’invio dei dodici apostoli in missione nelle
città e nei villaggi della Giudea e della Galilea per annunciare che il Regno dei
cieli è vicino, e l’episodio
delle spi’ghe di grano in giorno di sabato. Da un lato, Gesù mette in guardia i dodici:
«Io vi mando come pecore in
mezzo ai lupi» e «Guardatevi
dagli uomini, perché vi metteranno in man dei tribunali,
e vi flagelleranno nelle loro
sinagoghe... per cagion mia»;
dall’altro lato, Gesù reagisce
vivacemente al richiamo dei
farisei nei confronti dei discepoli che hanno disatteso la
legge mangiando qualche
chicco di grano in giorno di
sabato.
Di quale giogo sta parlando
Gesù? Per gli ebrei l’espressione «prendere il giogo» significava osservare scrupolosamente la legge e quindi
compiere la volontà di Dio:
invitando i discepoli a prendere su di sé il suo giogo e ad
imparare da lui, cioè a seguire lui, Gesù rovescia deliberatamente l’impostazione tradi
ventare un giogo umanamente insopportabile.
^Il giogo della religione
E proprio di questo giogo
che sta parlando Gesù,
del giogo del legalismo esasperato, insomma del giogo
della religione. Gesù è venuto
per liberare l’umanità da questo giogo, da questo tentativo
disperato di raggiungere la
perfezione e di apparire irreprensibili davanti a Dio, come se la creatura umana fosse
capace di eliminare il peccato
con le proprie forze.
Gesù, nella sua umiltà e
mansuetudine, si presenta come colui che compie rettamente la volontà di Dio, una
cosa questa che suona blasfema agli occhi delle autorità
religiose di Israele, a quelli
che egli chiama «i savi e gli
intelligenti». Solo i «piccoli
fanciulli», cioè i discepoli,
nella loro semplicità di cuore
e nella loro vicinanza spirituale a Gesù; la possono capire: Gesù è e si propone come
l’uomo nuovo che ha la legge
di Dio iscritta nel proprio
cuore e quindi non ha bisogno
di ricorrere all’osservanza letterale della legge scritta. In
questo senso, come dice Paolo, Gesù è il «termine» e il
compimento della legge: egli
«In quel tempo Gesù prese a dire: Io ti
rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della
terra, perché hai nascosto queste cose ai savi e agli intelligenti, e le hai rivelate ai bambini. Sì, Padre, perché così ti è piaciuto.
Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre
mio; e nessuno conosce il Figlio, se non il
Padre; e nessuno conosce il Padre, se non il
Figlio, e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. Prendete su
di voi il mio giogo e imparate da me, perché
io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio
giogo è dolce e il mio carico è leggero»
(Matteo 11,25-30)
zionale degli scribi e dei farisei. Allora vuol dire che si
può essere discepoli di Cristo,
cioè cristiani, senza os.servare
fino in fondo la legge di Dio?
In realtà, né Gesù né Paolo
negano l’importanza della
legge. La legge di Mosè è stata a suo tempo liberamente
proposta da Dio al suo popolo
e liberamente accettata da
quest’ultimo con il patto seguito alla liberazione dalla
schiavitù, in Egitto. Nel suo
intento originario, la legge
aveva una funzione pedagogica, sociale e politica che aiutava gli uomini e le donne a
vivere insieme da persone libere e rispettose le une delle
altre.
Quando la legge si trasforma in tentativo di auto-giustificazione davanti a Dio diventa religione, cioè l’eterna
tendenza dell’essere umano a
cercare di superare la propria
angoscia per mezzo di opere
che dovrebbero garantirgli la
s’alvezza. Allora la legge si
trasforma in una casistica
senza fine la cui scrupolosa
osservanza non può che di
apre un’era del tutto nuova
nei rapporti tra Dio e l’umanità, un’era in cui gli uomini
e le donne sono chiamati a vivere liberamente e responsabilmente davanti a Dio; un’
era cioè in cui la fede in Dio
deve avere decisamente il sopravvento sulla religione
umana. Gesù chiama questa
nuova era «il regno di Dio».
Guarire e annunciare
l'Evangelo
Gesù, lo sappiamo, non si
limita ad annunciare
verbalmente o concettualmente questo avvicinarsi del
Regno ma ne dà dei .segni potenti, guarMido, risanando, liberando le persone che incontra e che lo cercano, e a tutti
dice che è stata la loro fede a
salvarli, cioè la loro fiducia
nella grazia e misericordia di
Dio, non la loro religione,
cioè il loro tentativo di apparire giusti davanti a Dio. Questo potere di guarire e di annunciare l’Evangelo, Gesù lo
dà anche ai dodici apostoli,
quindi ai settanta discepoli.
ma agli uni e agli altri ricorda: «Non siete voi che parlate, ma è lo Spirito del Padre
vostro che parla in voi»
(Matteo 10, 20) e «non vi rallegrate perché gli spiriti vi
son sottoposti, ma rallegratevi perché i vostri nomi sono
scritti nei cieli» (Luca 10,
20). Insomma, tutto è opera
di Dio, della sua grazia e della suà agape, nulla deriva da
meriti propri o da poteri particolari dell’essere umano.
Gesù non è venuto per istituire una nuova religione ma
per permettere a tutti gli esseri umani di vivere pienamente come figli di Dio.
Una nuova religione?
Anche la chiesa di Cristo
però è diventata religione cristiana, il che appare come una contraddizione nei
termini; perfino il protestantesimo è diventato religione.
Sì, il protestantesimo, la Riforma: questo nuovo modo
cioè di rapportarsi a Dio, un
modo laico, non religioso, è
diventato spesso religione. Il
che è ancora più contraddittorio: infatti la grande scoperta
spirituale di Lutero è stata
proprio la giustificazione per
grazia mediante la fede.
Questa è e rimane la ragione d’essere del protestantesimo: a Lutero questa verità
fondamentale è stata rivelata,
così come a Paolo e ad Agostino. I riformatori l’hanno
riaffermata con forza e, più
vicino a noi, l’hanno ribadito
instancabilmente i maggiori
teologi protestanti, da Kierkegaard a Barth, da Tillich a
Bonhòffer. Tutti hanno insistito su questo punto: attenti a
non trasformare il Cristianesimo, e a maggior ragione
il protestantesimo, in una
nuova religione!
La fede protestante
Sappiamo però che l’etica
protestante è diventata
spesso rigido moralismo e
che l’annuncio dell’Evangelo,
del regno di Dio, si è spesso
irrigidito in un fondamentalismo biblico paralizzante. Il
dibattito apparso su «Riforma» sulla questione dell’omosessualità (così come altri
dibattiti su questioni etiche,
teologiche, ecclesiastiche, o
politiche) è a questo riguardo
rivelatore: le lettere più critiche denotano una tendenza al
giudizio categorico, e ciò sulla base di un riferimento letterale e acritico alla Bibbia
considerata in sé come pura
parola di Dio.
Ci si dimentica però che per
un protestante la lettura della
Bibbia significa studiare, investigare, scavare in profondità il testo biblico per coglierne il vero significato per
noi oggi. Nell’affermare il
«sola Scriptura» i riformatori
non si proponevano di instaurare un magistero della Scrittura simile a quello cattolico
romano. Intendevano dire invece che la parola di Dio si
chiama Gesù Cristo e che solo
la Bibbia rende testimonianza
della incarnazione e della rivelazione di questa Parola. E,
come dice Gesù in questo nostro passo, «nessuno conosce
il Padre, se non il Figlio, e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo», cioè non si può conoscere la parola di Dio, e
quindi la sua volontà, se non
attraverso Gesù Cristo.
Dio, per avvicinarsi a noi,
si è fatto uomo come noi ed è
entrato personalmente nella
storia umana; così facendo
Dio e la sua Parola, Gesù Cristo, sono diventati oggetto di
interpretazipne, di ermeneutica. Non c’è più un potere religioso, un’istituzione sacra che
possa affermare in modo categorico e indiscutibile: «Questo è Dio, questa è la sua legge, questa è la sua volontà».
Solo Cristo infatti può affermare: «Io sono la via, la verità e la vita» ma Cristo, appunto, è soggetto a interpretazione così come lo sono le sue
parabole, se no non avrebbe
chiesto ai discepoli: «Chi dite
voi che io sia?». Ebbene, i
protestanti, prendendo sul serio quella storicizzazione della parola di Dio in Cristo, assumono il rischio di chiedersi
continuamente chi è Cristo e
qual è la sua volontà nelle circostanze storiche in cui viviamo oggi e per poterlo fare, è
chiaro, essi hanno bisogno di
essere illuminati dallo Spirito
del «Padre, Signore del cielo
e della terra». Spirito che solo
il Figlio, Gesù Cristo, possiede, e che lui solo può dare a
chi voglia.
Una parola che libera
Cosa intende dire allora
Gesù quando dice ai suoi
discepoli e quindi anche a
noi: «Prendete su di voi il mio
giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile
di cuore»? Prima di rispondere, è bene vedere quale sarà
l’effetto di quell’atteggiamento, cioè: «Voi troverete riposo
alle anime vostre», vale a dire: «Sarete davvero riconciliati con Dio e con voi stessi»,
«vivrete davvero nella dimensione di “uomo nuovo’’ alla
quale siete chiamati».
Ora, quale può essere l’atteggiamento che produce questo effetto se non quello di
cercare di vivere gli uni con
gli altri per grazia e non per
calcolo, per rivalità o per
competizione, nella dimensione dell’agape di Dio? Questo
non vuol certo dire vivere
senza regole, pensando solo a
noi stessi, ma vuol sicuramente dire saper vivere con gli altri avendo accettato noi stessi:
la parola di Dio, e cioè Gesù
Cristo, ha questo potere particolare di riconciliarci con Dio
riconciliandoci con noi stessi
e per questo essa compie miracoli e guarigioni. Infatti è
una Parola che libera e che
guarisce, come ha giustamente intuito il teologo Drewermann, e non ci sarebbe nulla
di strano che Dio si serva di
un teologo cattolico (che
però, guarda caso, si definisce
luterano) per farci riscoprire,
anche a noi protestanti, il ruolo liberatore della Parola.
La giustificazione
per grazia
Che cos’è l’Evangelo, la
buona Novella, se non il
messaggio della liberazione e
della salvezza avvenuta in
Cristo? Se è vero, come ha ribadito l’Assemblea dei protestanti europei a Budapest, che
la peculiarità del protestantesimo è di riproporre sempre e
ovunque l’attualità del messaggio della giustificazione
per grazia mediante la fede,
allora vuol dire che la nostra
presenza è la nostra testimonianza sono ancora necessarie
oggi, in Italia, in Europa e nel
mondo. A condizione però di
essere o di tornare ad essere
realmente protestanti,ne)
doppio significato del temne: protesta e attestazione.
Protesta contro ogni idolatria,
contro ogni ideologia, cioè
contro tutte quelle forme di
religione (religiose, culturali
o politiche) che anziché «dare
riposo alle anime nostre» ci
opprimono e ci tolgono ciò
che abbiamo di più prezioso:
la libertà.
Attestazione del messaggio
dell’agape e della libertàin
Cristo. Circondati come siamo oggi tra idolatria del nict'
cato, ideologia del potere autoritario, giogo moralistico e
alienante delle varie religioi“’
non possiamo fare altro che
«prendere il giogo» di Costo
e continuare a proporre con
tenacia questo messaggio, sapendo che la nostra vera vtr
cazione si gioca nella realta
del mondo e nelle sue situazioni di frontiera e non al O'
paro delle mura ecclesiastiche. Che lo Spirito di Costo
ci accompagni per saper pattare con gioia e con sperati^®
questo dolce giogo.
Mio fratello
Lungo un sentiero ripido e pietroso
ho incontrato una piccola bambina
che portava sulla schiena il suo giovane fratello.
«Bambina mia - le ho detto
- stai portando un pesante fardello!»
Lei mi ha guardato e ha detto:
«Non è un fardello, signore,
è mio fratello».
Sono rimasto interdetto.
La parola di questa bimba coraggiosa
si è impressa nel mio cuore.
E quando la pena degli uomini mi .schiaccia
e perdo del tutto il coraggio,
la parola di questa bimba mi ricorda:
non è un fardello che tu porti,
è tuo fratello.
' America La®
(Tratto da Quando è giorno?, della Cevaa, 1994)
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^ione in abb..postale/50-Torino
di mancato recapito rispedire a:
^ postaie 10066 - Torre Peiiice
'tdiiore si impegna a corrispondere
I [dritto di resa
Fondato nel 1848
L'estate dei piccoli
Una stagione
per conoscere il territorio
VENERDÌ 22 LUGLIO 1994
ANNO 130 - N. 29
LIRE 1300
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Non ci sono solo mare e spiagge nell’estate dei ragazzi.
Specialmente per i più giovani, Comuni e Comunità montane jianno organizzato tutta una serie di iniziative affidandone la gestione ad associazioni culturali o puntando direttamente su personale proprio. I centri di vacanza estiva, o
«Estate ragazzi» come spesso vengono definiti, sono ormai
sempre più diffusi e coinvolgono in' tutto il Pinerolese alcune centinaia di ragazzi. Si gioca certo, per molte famiglie è
anche un momento di gestione dei figli in attesa delle vacanze ma in molti casi Estate ragazzi è anche il modo di
.consolidare un rapporto con la natura, con il paese in cui si
^ye, senza trascurare l’aspetto educativo dell’iniziativa,
fedi dei vecchi «parchi Robinson» i centri di vacanza hanno proposto passeggiate, animazione teatrale, attività sporti¡Ve, visite a mostre o parchi, momenti di creatività. Nella fo3o i muri del municipio di Torre Pellice su cui i ragazzini
ino sperimentato le tecniche di preparazione di murales.
Sono quasi 40.000 i turisti
che annualmente arrivano
nel Pinerolese, in gran parte
nelle Valli; di essi quasi
7.000 sono stranieri (la metà
dei quali soggiorna in vai Pellice). Questi sono dati che risultano all’Apt dai rilevamenti che ogni albergo o pensione
deve regolarmente effettuare.
A questi, per poter conteggiare gli effettivi ospiti, bisognerebbe aggiungere i visitatori
domenicali che sfuggono a
queste verifiche, che spesso
portano pochissimo contributo alle attività economiche locali e che pure assommano a
diverse migliaia per valle
ogni domenica. E ánche questi in qualche modo entrano
in contatto con la realtà locale; ma se qualcuno di questi
TURISTI E PRODOTTI TIPICI
ARTIGIANATO?
PIERVALDÚ R^TAN
ospiti ha in mente di cercare
qualche prodotto tipico legato
alla produzione, all’aftigianato locale, rimane quasi
sempre deluso. Ci sono, certo, i formaggi e le produzioni
dolciarie, forse le uniche veramente tipiche e anche di
pregio ma per il resto...
Provate a passeggiare per i
centri delle nostre Valli; cosa
troverete di tipico? Oggetti in
legno?-Quasi sempre dozzi
nali e comunque per nulla attinenti ai luogo; idem per il
ferro... Davanti al tedesco di
turno che mi chiede dove trovare qualche oggetto ricordo
mi trovo quasi sempre in difficoltà. A mala pena si trovano «croci ugonotte» in legno,
a volte, sono esaurite; magari
l’artigiano hobbista realizza
una bellissima riproduzione
del monumento di Sibaud o
di Chanforan, ma sono pezzi
unici. Perché non si è mai
pensato di utilizzare determinati simboli anche commercialmente? Né è più facile
trovare utensili o strumenti
che rimandino alla civiltà e al
mondo contadino, che pure
così tanto interesse destano
nei nostri ospiti. Quando ad
Angrogna verrà a mancare
una certa persona, dicono tut- ■
ti, non ci sarà più nessuno in
grado di costruire una gerla.
Probabilmente su questo artigianato non vivrebbero che
pochissime persone eppure in
altre parti dove si vuol puntare sul turismo, ci si ingegna
anche in questo senso. Qui si
parla da anni di corsi di formazione rispetto all’artigianato... già, appunto, se ne
parla.
pomenica 24 luglio
Iti al Colle
così come
61 anni fa
Domenica 24 luglio saranno sessantuno; 61 le volte in
cui credenti evangelici ma
anche membri delle comunità
di base o anche semplici
amanti della montagna, si
incontreranno in quella formidabile conca del Colle della Croce, fra l’alta vai Pellice
e la Francia.
Sempre più, negli ultimi
anni, quello che era nato come un incontro di giovani italiani e francesi negli anni ’30,
ha assunto una dimensione
europea; uomini e donne salgono al Colle da mezza Europa, trovando oggi quello spirito di fraternità e di comunione fra popoli diversi che
all’origine era per qualcuno
una realtà e per molti una
speranza o un sogno. Quella
^1 oggi è spesso più un’Europa delle potenze economiche
0 degli eserciti che un’Europa
^Ua pace e della fratellanza;
basti pensare ai conflitti frahicidi o ai numerosi episodi
di intolleranza razzista che
hanno contraddistinto il noAho come altri paesi. E spes' so sono proprio appartenenti
alle giovani generazioni ad
ossere gli artefici di questi
drammatici episodi.
Saranno però ancora una
volta i giovani i protagonisti
della giornata al Colle; un
gruppo dalla vai Pellice curerà la liturgia del culto, presieduto dal pastore Giorgio
oum, e un gruppo di giovani
.i^ncesi da Clermont Ferrand,
11 campeggio in Queyras,
limerà il dopo pranzo. Sarà
quest? anche il momento per
8,1 incontri, più o meno uffiiih, per rinnovare antiche
^crzie e confrontare diver
1 ®^P®rienze, fino al sempre
immancabile «Chant des
A meno che, come
pesso accade nel mutevole
inia del Colle, il vento da
pioggia o anche la
e non costringano alla
precipitosa fuga.
Presentato alla popolazione il piano regolatore della collina di San Maurizio
Salvaguardare ¡I polmone verde di Pinerolo
In Questo
Numero
_________DAVIDE ROSSO__________
La collina di Pinerolo tra
le altre cose rappresenta
il polmone verde della città, e
dunque rappresenta un elemento capace di suscitare interesse diffuso; naturalmente
c’è anche chi vorrebbe valorizzarne l’aspetto proponendo
nuove costruzioni edilizie. Di
qui la necessità di normare
appositamente la zona e in effetti un piano particolareggiàto è stato redatto e presentato nel giorni scorsi alla popolazione, durante riunioni
pubbliche molto seguite. Nel
nuovo piano non si prevedono nuovi insediamenti urbanistici, se non nella fascia precollinare, cosa che ha tranquillizzato chi si preoccupava
del futuro di questa zona; sono invece previste le ristrutturazioni e i recuperi di abitati
già esistenti, secondo le normative contenute nel nuovo
piano, che rispettano la caratteristiche architettoniche dei
singoli nuclei abitativi. Un attento studio geologico ha permesso di evidenziare i rischi
derivanti dall’instabilità del
territorio e una puntuale rile
La collina di San Maurizio a Pinerolo
vazione del patrimonio abitativo esistente è stato effettuato anche con fotografie.
La ricerca sulle case ha permesso di evidenziare che sono circa 180 le persone che
vivono stabilmente sulla collina e una tipologia di 5-6 tipi
di abitazioni, ville più o meno
recenti, cascine spesso non
più utilizzate come tali, ville
storiche. La schedatura realizzata dovrebbe essere la base per la concessione di future licenze edilizie, con possibilità di modesti ampliamenti;
qualcuna delle strutture esi
stenti potrebbe essere utilizzata per modeste attività economiche, dalla ricezione agrituristica a case di accoglienza
per persone anziane. ■
Una delle esigenze della
popolazione, emersa più volte
durante gli incontri, riguarda i
servizi della zona e in particolare degli accessi viari e dell’
illuminazione: a questa richiesta il piano purtroppo non risponde pienamente. C’è comunque una certa soddisfazione anche fra quanti si sono
posti come interlocutori dell’
amministrazione fin dal na
scere del nuovo Prg; «Avremmo voluto - precisa la
responsabile del circolo Legambiente di Pinerolo, Consolata Gaspari - che il piano
paesistico della collina fosse
maggiormente legato al piano
regolatore della città, tuttavia
esso presenta elementi che ci
paiono rassicuranti. Il fatto
che si possano ampliare solo
in misura contenuta i volumi
preesistenti e che le schede
con fotografie rappresentino
un efficace possibilità di verifica, ci fa parlare di un buon
lavoro; sia il geologo che chi
ha curato la parte agronomica
hanno evidenziato problemi
ed esigenze della zona: la
creazione di punti panoramici
e il recupero di vecchi sentieri
ci pare un’ottima idea».
«Ci sembra un’impostazione molto cautelativa - afferma Tonino Chiriotti, dell’Alternativa - che ha colto alcune nostre osservazioni; bisognerà vedere come si andrà
ad applicare le normative. In
ogni caso è positivo che anche al monte Uliveto si sia
scesi, per quanto riguarda i
vani edificabili, da 500 a quasi la metà».
Minie
I
Passando sul bel pianoro che separa la
zona del colle Vaccera dall alto vallone di Fra del Torno, su quel poggio
fiorito che ha nome Bagnau, il nostro
sguardo è attirato da due belle case tutte
annerite dal fumo di un recente incendio.
Quanti ricordi ci ispirano quelle mura diroccate, quelle stanze così desolate e pur
così capitali durante sei lunghi mesi di
lotta. Calava la sera sul vallone di Angrogna e, mentre la vallata si addormentava, s’alzava un canto, era un canto nostalgico che portava con sé il ricordo della casa lasciata laggiù in fondo alla valle,
e vibrava in esso la decisione di dare finalmente a questa terra sacra a tante lotte
e a tanti sacrifici sofferti un tempo per
una libertà, come a tutta l’Italia, la vera
Libertà e la vera Giustizia. Ora invece,
mentre la valle si addormenta, solo più il
vento sussurra fra le mura scheletrite e
bruciate una canzone malinconica di ricordi e di speranze, mentre i tronconi anneriti dei travi sembrano montare la
IL FILO DEI GIORNI
IL BAGNAU
ANONIMO
guardia alle care memorie di quei tempi
ancor vicini e che paiono invece così
lontani. Il campo del Bagnau si era formato pochi giorni dopo il crollo
dell’esercito regio, più per essere una
eventuale base di appoggio e di riposo
per i suoi componenti, ad eccezione di
due o tre, che per essere un vero e proprio campo, in quanto essi si mantenevano sempre a valle sia per provvedere ai
rifornimenti per gli altri campi, sia per il
recupero armi che per la propaganda nella valle stessa.
Ed era una famiglia il vecchio Bagnau,
specie alla sera quando, riuniti intorno
alla tavola, si cantavano le vecchie e nostalgiche «complainte» di cui questi
monti sono ricchi, e si discuteva sui problemi di quelle ore e sui problemi a venire. Poi la famiglia si è fatta più grossa ed
altri giovani, piuttosto che rispondere alla chiamata degli oppressori, si sono raccolti intorno al nucleo dei primi. Gli arrivi non si contano più ed il campo va assumendo sempre più vaste proporzioni,
ancora ingrossato dall'unione con un
campo vicino.
L’il gennaio ebbe il suo bombardamento da parte deH’artiglierla tedesca
che colpiva entrambe le case senza causare perdite. Ma si amava troppo quelle
mura e si ritornò come prima. Verso la
fine di gennaio il campo cominciò a
spopolarsi, perché gran parte dei suoi
componenti si trasferirono. Il vecchio
campo divenne un centro di passaggio,
di raccolta e di smistamento dei nuovi
arrivati.
(à& Il Pioniere. 21 luglio 1944)
I siti delle, vecchie miniere delle valli Ghisone e
Germanasca potrebbero diventare presto meta di un
turismo tutto particolare,
collegato fra l’altro agli
analoghi progetti sul territorio francese. Se ne è parlato presso la Comunità
montana. Pubblichiamo
anche una testimonianza di
un vecchio minatore relativa alla vita di tutti i giorni
nella miniera.
Pagina II
Scuola
Per gli studenti, e forse
ancora di più per i loro genitori, si tratta di una vera e
propria liberazione. Il progetto governativo recentemente varato ha sancito
l’abolizione degli esami di
riparazione. Niente più rimandati a settèmbre quindi, ma solo a partire dall’anno scolastico 1994-95.
Come reagiscono alcuni
degli istituti pinerolesi?
Pagina II
Comunità montana
La Comunità montana
valli Ghisone e Germanasca ha avuto alcune diffi
coltà per la convocazione
del proprio Consiglio: disaffezione degli ammini
stratori o incombenze a
volte ritenute non abba
stanza concrete? Quando il
Consiglio si è poi riunito
sono stati presentati il con
to consuntivo dell’eserci
zio 1993 dei servizi socioassistenziali e della Comu
nità montana stessa.
Pagina III
Luserna S. Giovanni
Forse nascerà una giunta
«Ghibò-due», entro fine
luglio, se i progressisti ap
poggeranno daH’esterno
un esecutivo guidato dal
l’ultimo sindaco.
Pagina III
8
PAG. Il
E
I
venerdì 22UJGÜO 190,
I locali dell’ex istituto Capetti di Torre Pellice ospiterarìno la Galleria
d’arte contemporanea
RONACHE
MOSTRA SU SGROPPO ALL’EX CAPETTI — Sabato 6
agosto la Galleria civica d’arte contemporanea di Torre Pellice inaugurerà la sua sede espositiva permanente presso i
locali dell’ex istituto Capetti. I locali (circa 400 metri quadri), abbandonati dopo la chiusura della scuola, sono stati
individuati dal Comune e dalla Regione Piemonte come
spazio destinato ad ospitare la galleria. Le frese e i torni
(nella foto) lasceranno così spazio ai quadri secondo un
progetto elaborato d’intesa fra i due enti e l’associazione
degli Amici della galleria sorta un paio di anni fa proprio
per valorizzare quel patrimonio artistico raccolto da Filippo
Scroppo durante la sua lunga attività. Dopo un primo intervento finalizzato alla mostra dedicata al pittore siciliano, altri interventi verranno effettuati sulla struttura che diventerà
un vero e proprio spazio dedicato aU’arte e alla cultura.
ESAMI PER ACCOMPAGNATORI TURISTICI — La
giunta provinciale ha indetto la sessione unica per il 1994
degli esami di accertamento dell’idoneità tecnico-professionale relativa alla professione di interprete turistico e la seconda sessione ordinaria 1994 per le professioni di accompagnatore turistico e guida turistica. Le domande, redatte su
moduli predisposti appositamente, dovranno pervenire alla
Provincia di Torino, settore cultura, turismo e sport, via
Maria Vittoria 12, 10123 Torino. I termini per la scadenza
delle domande sono il 3 ottobre per l’interprete turistico, il
20 ottobre per l’accompagnatore turistico e per la guida turistica. I moduli per la presentazione delle domande possono essere richiesti alTApt di Pinerolo, via Giolitti 7/9, telefono 795589 o 794003.
TUTTI PROMOSSI AL COLLEGIO VALDESE — Abbinati all’istituto Immacolata di Pinerolo, i 15 studenti del
Collegio valdese hanno concluso la loro fatica con l’esame
di maturità di cui sono stati resi noti i risultati. Tutti promossi, sia al Collegio che all’Immacolata, e per i ragazzi di
Torre Pellice si sono registrati votazioni discrete. Un solo
60/60 (Eliana Canal) e due 36/60 gli estremi di voti altrimenti nel complesso medi.
FIRME CONTRO IL DECRETO BIONDI — Anche in vai
Pellice sono in atto raccolte di firme contro il decreto del
governo Berlusconi che, abolendo la carcerazione preventiva per gli accusati di vari reati, sta concedendo a molti personaggi coinvolti in Tangentopoli (De Lorenzo o Di Donato
su tutti) gli arresti domiciliari. Gli interessati a sottoscrivere
questo tipo di appello possono trovare i moduli predisposti
presso Sibille Hi Fi di Torre Pellice e la sede di Radio
Beckwith, sempre a Torre Pellice.
ESTATE SPORTIVA A PRA CATINAT — Il Centro di
soggiorno di Pra Catinat organizza una serie di iniziative
per Testate: sono in programma corsi di educazione ambientale rivolti ad insegnanti e operatori dei parchi, soggiorni di vacanza per famiglie e stages di arrampicata sportiva.
Per informazioni telefonare allo 0121-83880.
77 MILIARDI PER IL RIMBOSCHIMENTO — Ammonta
a 77 miliardi la cifra stanziata a favore del Piemonte
nell’ambito delle iniziative Cee 2080/92 che prevedono interventi a favore della riforestazione di terreni agricoli. In
questi giorni la Regione sta esaminando le 900 domande
pervenute. Il regolamento Cee prevede contributi per la
messa a dimora delle piante, per le spese di manutenzione
nei primi cinque anni e, se il titolare del fondo è coltivatore
diretto, per il mancato reddito dei prossimi 20 anni.
APPROVATO IL CALENDARIO VENATORIO — La Regione ha approvato il calendario venatorio dopo un’aspra
polemica fra cacciatori e ambientalisti giunta fin sui banchi
del Consiglio regionale. Saranno 35 le specie cacciabili (14
in piii dell’anno scorso ma una dozzina in meno rispetto ad
altre regioni vicine). Dopo la decisione regionale si potrà
cacciare normalmente dalla terza domenica di settembre: lepri, coniglio selvatico e minilepri fino all’ 11 dicembre; quaglie, tortore, beccaccia e beccaccino fino al 31 dicembre; fino al 31 dicembre starna e pernice rossa; fino al 30 gennaio
germano reale, tordi, fagiani, alzavola, colombaccio ce.sena,
folaga, volpe e pavoncella. Dal 1° ottobre al 30 novembre si
cacceranno invece pernice, fagiano di monte, coturnice, lepre bianca, cervo, capriolo, daino, muflone, camoscio. Il
cinghiale potrà esser cacciato dal 1 ° ottobre al 31 dicembre
nelle Alpi e fino al 30 gennaio in pianura; fino al 30 gennaio si potranno,anche cacciare cornacchia nera e grigia,
storno, gazza.
NUOVI COREGO — Passano da 14 a 4 i comitati regionali di
controllo (Coreco). Lo ha deciso il Consiglio regionale approvando il 13 luglio una legge in materia. L’intera provincia di Torino, 315 Comuni, avrà un solo Coreco, con .sede a
Torino stessa. Critiche al provvedimento della giunta (Ppi Pds - Psi) sono venute dal Ccd,dal Msi e dalla De, che giudicano eccessivo l’accentramento.
Il progetto di valorizzazione
Le miniere: un valore
di cultura tradizionale
DAVIDE ROSSD
Le miniere delle valli rappresentano per il territorio una realtà culturale e di
tradizione di non indifferente
valore. La Comunità montana valli Chisone e Germanasca punta su di esse per un
lancio del territorio sul mercato del turismo culturale. In
una realtà territoriale come
quella delle valli Chisone e
Germanasca, dove a causa
della crisi in questi ultimi anni si sono persi molti posti di
lavoro e l’industria ha pagato
molto la non favorevole situazione economica, la Comunità montana (e non solo)
si rende conto della necessità
di nuovi scenari: uno di questi, potrebbe essere proprio la
valorizzazione del patrimonio minerario della zona.
Venerdì 15 giugno, presso
la sede della Comunità montana, è stato presentato il
progetto internazionale di
«valorizzazione del patrimonio minerario». Il progetto
realizzato dalla Comunità
montana valli Chisone e Germanasca e dal Comune francese di L’Argentiere-la-Bessée è stato approvato e cofinanziato dall’unione europea
che è intervenuta con uno
stanziamento di 420.000
Ecu, pari a circa 900 milioni
di lire. Il progetto coinvolge,
oltre alle miniere delle Valli,
anche quelle francesi del Comune di L’Argentiere-laBessée, del Briangonnais e
del Queiras.
La conservazione dei siti,
delle infrastrutture e dei manufatti, oltre che alle testimonianze scritte e orali che ci
sono arrivate sono un dovere,
è stato sottolineato nel corso
della presentazione, soprattutto da un punto di vista culturale; la loro valorizzazione
poi ha anche come scopo
quello di creare un prodotto
di turismo culturale specifico
della zona. Il progetto, per
quel che riguarda la parte italiana, prevede interventi per
la valorizzazione di cinque
impianti (la miniera Paola a
Fontane nel di Frali, il Vallone a Maniglia di Ferrerò, Envie Sapatlè Malzas ancora a
Frali, la Roussa nel parco naturale Orsiera-Rocciavrè e i
siti del Beth nel parco naturale della vai Troncea) i
quali saranno visitabili in
modi diversi a seconda della
tipologia del sito e della condizione di conservazione della miniera: si va dall’allestimento di itinerari escursionistici, alla visita in galleria e
alla visita speleologica. Per la
miniera Paola in località Fontane di Frali (che è quella in
condizioni migliori, essendo
ancora in attività) è previsto
un itinerario turistico in galleria mentre negli edifici esistenti saranno ospitati un
centro di documentazione,
uno spazio polivalente e
un’area destinata all’artigianato locale; si prevede di poter dare inizio alla realizzazione del progetto entro Tanno prossimo: intanto nei locali della miniera Paola (fino
al 21 agosto) è in corso un’
esposizione con TintSnto di
far conoscere i contenuti del
progetto oltre che mostrare la
consistenza di questo patrimonio locale.
Il progetto dovrebbe quindi, nell’intenzione della Comunità montana, incrementare l’attività turistica della zona creando così anche nuovi
posti di lavoro (dovrebbero
essere impiegati tra l’altro anche ex minatori per le visite
guidate); si è parlato poco
però di strutture recettive
(quali ad esempio alberghi,
aziende agri turistiche ecc.) in
valle ma questo sarà un problema da tener presente vista
la scarsità di tali strutture specialmente per quel che riguarda la vai Germanasca. Rimane comunque importante la
spinta allo sviluppo turistico
che questo progetto potrà dare senza contare che si potrà
dare finalmente il giusto riconoscimento alla memoria del
lavoro in miniera (e non solo)
di tante persone.
La testimonianza di un minatore
Uomini e cavalli
vivevano in miniera
Un anziano minatore di
Frali racconta: «Io ho cominciato a lavorare alla Fracho
nel 1926, il 14 settembre, e
ho lavorato fino alla fine di
luglio del ’27, poi hanno
mandato via i più giovani che
lavoravano lassù perché dicevano che c’era troppa gente:
ne hanno mandati via tre dalla Fracho e tre da Envie, invece da Sapatlé nessuno. A
Fontane c’erano molti minatori anziani e ne hanno licenziati ben di più, ma poi noi
giovani ci hanno riassunti, invece i vecchi non li hanno ripresi.
Io ho lavorato alla Fracho,
poi al Fleinet, poi ho fatto il
soldato: quando sono tornato
c’era la disoccupazione e non
assumevano nessuno. Nel ’34
il governo di allora, il governo fascista, aveva introdotto
le 40 ore, mentre prima se ne
lavorava 48, perché le ditte
assumessero più operai, così
ho ricominciato a lavorare.
Dopo quattro o cinque mesi
ho chiesto il cambio per andare a lavorare a Envie e ci
sono rimasto fino al 1941.
La lavorazione era tutta
manuale, i primi tempi ero
manovale e dovevo fare le ripiene e spingere i vagoncini,
poi ho lavorato parecchi anni
a fare i buchi col mazzuolo.
A Envie di talco non ce n’era
molto e allora si batteva quasi
sempre nella roccia. Nel talco
era più facile praticare i fori,
invece nella roccia si impiegava molto più tempo. Bisognava battere un colpo e poi
girare il punteruolo per fare il
buco rotondo, se non si faceva attenzione la punta si bloccava e non girava più.
Nel ’41 il consorzio dell’Alpe Selle aveva venduto
una partita di legno in parte a
Tessere e in parte alla vai
Chisone: a quei tempi non era
come adesso e la vai Chisone
ha licenziato tutti i minatori
che non avevano venduto il
legname alla ditta; Io ero andato all’assemblea dove si
decideva la vendita e così mi
hanno colpito.
Il mondo della scuola e i recenti provvedimenti governativi
Addio agli esami di riparazione
CARMELINA MAURIZIO
LJ anno scolastico che tra
meno di due mesi aprirà i battenti comincerà con
una novità sicura: spariranno
gli esami di riparazione, tristemente noti per alunni e famiglie come rovina-vacanze,
come fonte di spese per lezioni private estive, e spesso ritenuti inutili da più parti. La
nuova normativa sarà presto a
disposizione di presidi e segreterie; al momento, anche
se ancora non ne sono noti
nel dettaglio i contenuti, abbiamo comunque voluto sentire il parere di alcuni capi di
istituto della zona. In particolare abbiamo chiesto a Elio
Canale, preside del Liceo linguistico parificato di Torre
Fellice, da anni all’avanguardia rispetto agli esami di riparazione, di raccontarci la sua
esperienza.
«Abbiamo abolito questo
tipo di esame da quattro anni
offrendo come alternativa
principale dei corsi di recupero obbligatori che durano mediamente quattro settimane e
si svolgono nella seconda
metà di giugno e durante le
prime due settimane di settembre - spiega Canale -. La
partecipazione dei ragazzi è
molto alta, e naturalmente c’è
stata qualche lamentela da
parte di famiglie che avevano
progettato le ferie proprio in
quelle settimane, ma nel complesso l’iniziativa approvata
dal Collegio dei docenti funziona molto bene. Al termine
delle lezioni estive lo studente è tenuto a sostenere un esame il cui risultato sarà da
considerare il punto di partenza del nuovo anno scolastico. Non si tratta quindi
dell’esame di riparazione, visto che il vecchio anno scolastico viene concluso con gli
scrutini, ma di una valutazione che diventa parte integrante del nuovo anno e che quindi dovrebbe servire allo studente come motivo in più per
cominciare bene. Durante
Tanno poi, in particolare al
termine del primo quadrimestre, i ragazzi che già manifestano difficoltà sono tenuti a
frequentare dei corsi suppletivi. Il tutto, corsi estivi e invernali, senza alcuna aggiun
ta alla retta che già pagano le
famiglie».
Niente di nuovo invece
all’Istituto Tecnico per geometri di Luserna San Giovanni «Alberti» che sinora non
ha tentato vie nuove rispetto
all’esame di riparazione tradizionale che ogni anno ha visto impegnati circa un terzo
degli allievi delle prime quattro classi.
A Finerolo invece per la
prima volta quest’anno al Liceo scientifico sono stati proposti dei corsi facoltativi estivi per i ragazzi rimandati a
settembre, che hanno riscosso
un buon successo, vista l’alta
adesione, e sono nati per andare incontro alle esigenze
delle famiglie, costrette spesso a spendere cifre molto alte
per le lezioni private. I corsi,
come precisa la segreteria,
sono tenuti dagli insegnanti
che hanno dato la propria disponibilità e si svolgono per
gruppi determinati dalla materia da studiare e sono tenuti
nel mese di luglio e durante
l’ultima decade di agosto, prima che i candidati si sottopongano al «rito riparatore».
Purtroppo, se mi licenziava
no dovevo andare soldato ner'
ché avevamo l’esonero solò
come minatori, 5osì mio Z
gnato che aveva venduto b
sua quota alla vai Chisone
andato a trovare il signo
Baudrucco e gli ha detto che
IO in questo affare non c’en
trave. Era vero, perché io ave
vo partecipato alTassemblea
al posto di mio padre che non
aveva potuto andarci, ma non
abitavamo nemmeno insieme
Se è vero, ha detto il signor
Baudrucco, una punizione ci
vuole ugualmente, lo mandiamo a lavorare ai Malzas.
Così il primo marzo sono
andato a finire ai Malzas: sono partito una domenica con
una gerlata di vestiti, roba e
patate per andare a stare lassù,
perché dormivamo sul posto!
Nella miniera c’erano gli alloggi per i minatori e le stalle
per i cavalli che tiravano i vagoncini della decauville,
d’estate, perché d’inverno li
mandavano via. In là i vagoncini andavano da soli e i cavalli li riportavano indietro. 11
talco in inverno si immagazzinava nelle gallerie e in primavera si ricominciava a caricarlo sui vagoncini e a mandarlo
giù con la teleferica.
A Sapatlè e a Envie si andava tutti i giorni a piedi, eravamo due sciolte; soltanto!
capi e due o tre minatori di
Salza dormivano sul posto.
Noi sempre a piedi su e giù e
dovevamo pestare un bel po’
di neve, a volte impiegavamo
parecchie ore.
Dopo Malzas ho lavorato
alla Gianna, proprio quando
hanno aperto la galleria, era
tutto un altro lavoro, si scavava però nel talco, non nella
roccia. Ma per andare giù ero
sempre solo, perché gli altri
due pralini che lavoravano alla Gianna facevano giornata e
io squadra, e di note con la
neve non venivo su molto allegro. Così, le miniere della
valle le ho girate tutte.»
(Testimonianza raccolta
a Ghigo di Frali nel 19S3Ì
Per i disoccupati
Cantiere
di lavoro
* La Comunità montana vm 1
Chisone e Germanasca ha
emesso un bando per Timp*^'
go temporaneo e straordiitan*’
di 6 posti per lavoratori 1
soccupati in lavori socialmeh
te utili. Il progetto di lavw“
riguarda la ripulitura f
rizzazione del Forte di Fen
strelle. Fer tutta la durata
cantiere i lavoratori man
ranno la figura
quindi l’iscrizione al .
mento; l’attività lavCh“ ■
prevede 80 ore mensili a c^,
verrà corrisposta un’inden
oraria di £ 7.500.
Fossono presentare
da i lavoratori disoccup
iscritti all’Ufficio di coliou
mento di Finerolo, resi
nei Comuni compre*' d’ ¡,
Comunità montana vali'
sone e Germanasca
biano età fra i 18 e -'*
che abni'e,32 ann^^
siano iscritti nelle liste ^
soccupazione da .3
anni. Gli interessati d^'^,
compilare un apposito
lo, in dotazione ai
muni, da restituire al Lo
di residenza entro e no
il 30 luglio.
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Ma Comunità montarsene e Germanasca si
Presentati in buon nu¡martedì 12 luglio; infatúe ha ricordato 11 smdaj rinasca, si rischiava il
mijissariamento dell ente e
M «autogol» avrebbe
M^nte causato uno scanto enorme. Il disinteresse
(il funzionamento della
ounità montana e la sen¡ione espressa da molti
isiglieri di una progressiva
jtilità del proprio ruolo
uno dato vita a una discuslaeche ha occupato l’ultiiparte della riunione, quanisono state prese in esame
dimissioni dell’assessore
■troPelissero.
Convocare Consigli su temi
fflcreti, non soltanto per la
(male amministrazione, ingaggiare la partecipazione
lavoro delle commissioni,
lere più contatti tra assessoati, commissioni e capigrup10, sono state le proposte
ffmate dai consiglieri; non
iinvece andata a genio a tutti
riniàativa di informare i Cosiraii sulla frequenza alle seiate dei loro rappresentanti,
tonàderata troppo fiscale e
paiiitìva. Da parte sua, il nuora assessore Renato Ribet, di
San Germano, si è detto di
La borgata di Combagarino a Riciaretto
sponibile a favorire la partecipazione per quanto gli era
possibile.
Nella prima parte della seduta una sospensione del
Consiglio ha permesso al dottor Peroni, coordinatore del
settore socio-assistenziale
dell’Ussl 42 di presentare il
conto consuntivo per l’esercizio 1993 e di illustrare i servizi svolti. Sono state approvate
la convenzione con l’associazione di volontariato Avass
per l’assistenza a persone in
stato di bisogno per 8 milioni
e mezzo e con l’Uliveto di
Luserna San Giovanni, che
ospita una bambina portatrice
di handicap. Oltre alla convenzione con l’Asilo di San
Germano, che ospita 52 anziani, si è iniziato il servizio
di telesoccorso con l’associazione «Telehelp» di Torino
per le persone anziane che vivono nelle comunità alloggio
deirUssl, prive di assistenza
continuata.
Il dottor Perotti si è detto
soddisfatto della gestione, dal
momento che le spese per il
personale cono molto contenute e che una buona metà
delle uscite è destinata alle
rette: su un giro di due miliardi e 387 milioni, si registra
perfino un avanzo di ammini
strazione di 94 milioni. Terminata questa parte si è api
provato il conto consuntivo
della Comunità montana che,
tra conto competenze e conto
residui, raggiunge i 4 miliardi
e mezzo, con un avanzo di
amministrazione di 188 milioni. Altra gestione, altro conto:
quello della piscina di Perosa
Argentina, ormai in convenzione con la Provincia di Torino, che ha la proprietà
dell’immobile. L’assessore
Benedetto ha illustrato la situazione generale, che è soddisfacente dal punto di vista
dell’utilizzo (i corsi per le
scuole forniscono la maggior
parte degli utenti), un po’ meno da quello finanziario: è necessario rinnovare la convenzione con la Provincia e il relativo contributo, senza il
quale i Comuni dovrebbero
aumentare notevolmente le
loro quote.
Buone notizie, invece, per
il mattatoio di Pomaretto che
può essere ristrutturato con
160 milioni e adeguato alle
direttive Cee. Secondo l’assessore Long i macelli privati
sono destinati a scomparire e
quello di Pomaretto si avvia a
essere l’unico sul.territorio
della Comunità montana, per
cui è necessario provvedere a
renderlo funzionante per metterlo al servizio di tutta la popolazione residente nelle nostre due valli.
La giunta di Luserna San Giovanni
Per la fine luglio
il nuovo esecutivo?
STA
Oltre i partiti
a livello nazionale i
spessisti non sempre riewoo a crearsi una credibilità
®so l’elettorato, nelle valli
kone e Germanasca per le
itzioni europee del 12 giuW 1994 è continuata una
a unitaria di sostegno al
»fidato Bontempi. È nostra
telone portare avanti neltstesso modo la costruzione
programma per le prossi* lezioni amministrative,
•indo, con la formazione di
civiche, alle forze che
te della giustizia sociale il
te fondamentale del loro
te. Intendiamo combatte'te tutte le nostre forze le
centrali e regionali che
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jli 7~ Domenica 24 lutji,15, si svolgerà la
all’aperto alla
impongono lacci e laccioli
agli amministratori dei Comuni delle nostre valli; chi
viene delegato dagli elettori a
delle responsabilità deve poter agire con flessibilità e non
deve essert costretto a fare un
percorso disseminato di leggi
insensate che oltre a non lasciare spazio per l’operatività
impediscono ai Consigli comunali di studiare attività
economiche che integrino
agricoltura, artigianato e turismo, favorendo così la creazione di posti di lavoro.
Sosteniamo inoltre la necessità di una semplificazione
del complesso sistema tributario conferendo agli enti locali potestà impositiva sostitutiva a quella del governo
centrale e non aggiuntiva come è sempre stato.
Certi che questa sia la strada giusta per le prossime amministrative e una base per
r alternativa di governo invitiamo le forze politiche a superare le forme di partito per
definire azioni che concretamente si incontrino con le
aspettative della gente. Auspichiamo fermamente che a
breve tutte le forze di sinistra
che si riconoscono in questa
nostra richiesta convochino,
nello stesso periodo, dei congressi di autoscioglimento per
costruire una forza progressista unitaria (...).
Giovanni Laurenti
per il direttivo Progressisti
valli Chisone e Germanasca
Consultati enti e associazioni
La Regione per una
cultura di pace
_______ALBERTO CORSAMI______
La promozione di una
«cultura di educazione
alla pace» è oggetto di una
proposta di legge della Regione Piemonte, presentata
ormai un anno fa da alcuni
consiglieri e assessori (fra gli
altri Foco, Fulcheri, Leo, Miglio). Nel frattempo l’amministrazione è cambiata, ma
l’impegno a passare il testo
proposto in commissione per
l’autunno è stato preso, e si
spera che l’iter si possa concludere in Consiglio prima
della naturale scadenza della
legislatura, l’anno prossimo.
Del testo della proposta di
legge si è parlato il 13 luglio
in Regione, dove è stata convocata una consultazione
aperta ai rappresentanti di
movimenti, associazioni,
gruppi che operano nell’ambito pacifista, ambientalista e
della solidarietà intemazionale e agli operatori scolastici.
I giudizi relativi al testo in
esame sono stati generalmente positivi: è stato fatto notare
che esso si collocherebbe
nell’ottima strada indicata da
analoghi precedenti provvedimenti adottati per esempio
dalla Regione Veneto (1988),
Entro la fine di luglio Lusema San Giovanni avrà una
nuova giunta che sarà probabilmente un esecutivo «Ghibò
bis». I sommovimenti politici
sembrano andare verso questa
direzione, tanto più che nessuno sembra aver voglia di
andare subito ad elezioni anticipate, ipotesi che per certi
versi sembrerebbe la più logica benché la logica spesso
non si sposi con la politica
per cui tra chi vuole mantenere i suoi spazi di potere, chi si
sta organizzando per recuperarli e chi ha la sensazione di
non essere in grado di affrontare ora una competizione
elettorale vince la conferma
dell’esistente.
La novità della settimana è
un probabile accordo fra Popolari e una parte dei cosiddetti Progressisti; sei consiglieri (Fornerone, Longo e
Sgobbi dell’ex Psi, Gardiol
dei Verdi, Lo Bue e Pron del
Pds) hanno sottoscritto un documento che, pur nelle sue linee assai generiche, pare
aprire la porta a una collaborazione con una parte degli ex
De. Nel documento si legge
fra l’altro che «un’amministrazione deve essere valutata
per la sua capacità di portare
a termine i progetti programmati e per il metodo con cui
la gestione dei progetti viene
condotta. Bisogna dunque abbandonare una gestione trop
po personalistici, superando
l’affermazione propria o del
proprio partito, privilegiando
il “lavoro di squadra” e definendo i progetti in modo che
rispondano alle esigenze della
popolazione». In altre parole,
sì a un accordo con i Popolari, a patto che questo non si
limiti al presente ma prefiguri
scenari diversi rispetto a future alleanze e liste civiche. Per
il momento si parla di un possibile appoggio esterno anche
perché la giunta, senza i due
Ccd, non potrebbe reggere.
Ma i Popolari ci stanno?
Sembrerebbe proprio di sì,
visto che l’ex assessore Livio
Bruera, ora anche membro
del coordinamento pinerolese
del Ppi, dice: «Siamo molto
soddisfatti per questa ipotesi
di appoggio; del resto stiamo
discutendo proprio a livello
di zona quale atteggiamento
tenere sulle alleanze e non ci
sentiamo di proporre alla
prossime elezioni ipotesi di
liste civiche che raccolgano
ampi settori delle forze
politiche. Il Ccd sembra aver
orientato la sua anima a destra, a sostegno del governo
Berlusconi, e a Luserna c’è
stata l’animata discussione in
Consiglio e nessuna ipotesi di
dialogo. Un accordo a Luserna con l’area dei progressisti
porrebbe sicuramente delle
basi per un accordo e un dialogo futuro».
RIFUGIO RE CARLO ALBERTO
10062 - Luserna San Giovanni (To) - Loc. Musset - tei. 909070
GIORNATA DEL RIFUGIO - 31 LUGLIO 1994
Programma;
ore 10,30 Culto presieduto dai past. Giorgio Tourn
ore 11,30 Assemblea «Amici del Rifugio» (elezioni e progetti)
ore 12,30 Pranzo campagnolo in giardino: costo £ 15.000
ore 14 Apertura bazar, incontro con gli ospiti, trattenimenti
vari, giochi, musica, sottoscrizione a premi, tè.
ma si è auspicato che dopo
l’eventuale approvazione non
si tardi a emanare i necessari
provvedimenti attuativi, che
hanno paralizzato per due anni l’esperienza veneta. Altri
hanno rilevato il carattere
morale di una legge del genere (la legge non deve solo fare eseguire delle azioni ma,
come diceva Platone, anche
contribuire all’educazione
della collettività).
A tale scopo la proposta di
legge stabilisce le modalità
per la promozione di una serie di iniziative educative,
culturali e di ricerca, in ambito scolastico o locale, tramite
centri di documentazione e
convegni, su alcune aree tematiche particolarmente importanti: diritti delle persone
e dei popoli, economia e tecnologia, nonviolenza.
Altro dettato fondamentale
della proposta è l’istituzione
di una Consulta, regionale per
la pace, che realizzi il collegamento necessario e indispensabile tra l’ente Regione
e i gruppi dell’arcipelago pacifista, unitamente a rappresentanti della scuola; la Consulta dovrà stabilire un programma annuale di interventi
e provvedere alla creazione di
gruppi operativi.
Ora la palla passa alla commissione che, dopo le ferie,
prenderà in esame il testo e le
osservazioni dei movimenti:
contestualmente, proprio negli stessi giorni, la Regione
ha avviato la procedura di attribuzione delle competenze
alle relative commissioni che,
per maggiore funzionalità,
dovranno passare in questa fine legislatura da quattro a sei.
In Piemonte: i (Jati statistici dell'lstat
Mercato del lavoro
una piccola ripresa
All’inizio del 1994 il mercato del lavoro piemontese si
presenta con un profilo molto
basso, anche se si registra
qualche timido cenno di ripresa. Gli avviamenti sono
aumentati del 12% rispetto al
primo trimestre del 1993 e il
risultato trova conferma anche nel dato dell’aprile ’94,
quando il ritmo di incremento
sembra addirittura accelerare
con oltre il 30% in più rispetto all’anno precedente nel
settore industriale. La variazione positiva è dovuta esclusivamente alla crescita delle
assunzioni a tempo determinato, che registrano un aumento di oltre il 50%, mentre
gli avviamenti a tempo indeterminato segnano ancora una
flessione pari al 3,5%.. In sostanza, nell’incertezza della
situazione le ditte assumono
con i contratti temporanei costituendo gruppi di occupati
che si espandono o contraggono con altrettanta rapidità,
in corrispondenza degli ordinativi.
I dati Istat confermano comunque la portata della crisi;
in un anno una riduzione di
60.000 posti di lavoro con un
forte cedimento anche nel terziario che pure nel ’93 segnalava una buona tenuta. Un altro fenomeno da evidenziare
è l’arrestarsi dell’incremento
del ricorso alla cassa integrazione guadagni e, soprattutto,
lo spostamento delle richieste
dall’ordinaria alla straordinaria; nel semestre novembre
’93-aprile ’94 le ore complessivamente autorizzate dall’Inps sono state 38 milioni con
una flessione del 4% rispetto
allo stesso periodo del ’92
’93. Un ultimo, preoccupante,
dato riguarda le iscrizioni agli
uffici di collocamento, in costante aumento, soprattutto
fra i soggetti oltre i 30 anni, il
che va configurando un vero
e proprio problema sociale;
per la prima volta il numero
degli iscritti con oltre 29 anni
è superiore a quello dei giovani fino a 24 anni. Si tratta
in molti casi di donne essenzialmente alla ricerca di un
reddito integrativo a quello
del marito, ma stanno crescendo vertiginosamente anche gli uomini.
PROCURA
DELLA REPUBBLICA
Presso il Tribunale di Pinerolo
Richiesta di dichiarazione
di morte presunta
Con ricorso in data 11.5.93
e in data 28.6.94, il Procuratore della Repubblica di
Pinerolo richiedeva al locale Tribunale la dichiarazione di morte presunta di
Guiot Bourg Alma Alessandrina, nata a Pragelato il 6.3.1922 e di Guiot
Bourg Enrico, nato a Torino il 29.3.1946.
Il Presidente del Tribunale
di Pinerolo, con decreto
13.5.93 e 30.6.94 disponeva le modalità delle pubblicazioni invitando chiunque abbia notizie delle persone scomparse a farle
pervenire al Tribunale di
Pinerolo entro sei mesi
dall’ultima pubblicazione.
IL FUNZIONARIO
DI CANCELLERIA
(dr. Ernesto Di Carlo)
22
PAG. IV
DÌ 22
Una mostra al Centro culturafe valdese
Il segno e il sogno
opere di Guy Rivoir
Dal prossimo 23 luglio,
con inaugurazione alle ore
17,30, per due settimane il
Centro culturale valdese di
Torre Pellice ospiterà presso
la Sala Paschetto una personale di Guy Rivoir, che esporrà trenta delle sue opere
più recenti. Il pittore torrese,
ormai attivo e noto anche a
livello intemazionale da circa
vent’anni, vuole offrire ai
suoi concittadini, e ai numerosi turisti presenti in questo
periodo a Torre Pellice, la fase ultima della sua produzione. Come scrive il critico
Mario Rocca presentando la
mostra, «col passare degli anni la pittura di Guy Rivoir ha
acquistato maggior compostezza, maggiore solidità ed è
diventata più prodotto del
pensiero estetico che dell’
istinto, senza nulla perdere
della sua innata freschezza
inventiva».
I soggetti dèlie trenta opere
in esposizione sono estremamente vari: da «Natura con
caraffa e mele non mele» a
«Autoritratto con cavalli senza carrozza», a «Ivana con il
vestito verde» e ancora «Il
Cristo e Maria Maddalena»
fino alla dedica ad un amico
scomparso di recente con
«Compagno Ercole Giordanetti presente!». Dominano le
forme di dolcissime figure
femminili, fmtto di evocazioni oniriche, il segno è sicuro e
incisivo, i toni cromatici sono
più morbidi e non manca mai
ia forte suggestione che su
Guy Rivoir da sempre esercita il cielo subalpino e cangiante al di là del suo Castelluzzo, fonte di fascino, che
promette dalla vicina Francia
avventure intellettuali.
Questa personale di Guy
Rivoir si può allora considerare come un ulteriore tentativo di aggiungere alle vecchie
sempre nuove esperienze, come un altro tassello della sua
prolifica vita di pittore, come
punto di arrivo, anche se non
è detto che sia quello definitivo, in bilico tra surrealismo,
metafìsica e simbolismo.
Una singolare mostra a Torre Pellice
Il bimbo che disegna
«Osservare un bambino disegnare, dipingere è una gioia
immensa, è un momento magico. Egli riesce, con grande
facilità, a mettere sul foglio
tutto quanto suggerisce la sua
spontaneità, la sua semplicità». Con queste parole la
pittrice Rosy Arnaldi Guadagnini (Ametista) presenta i
dipinti eseguiti dai bambini
della scuola elementare del
Centro diaconale «La Noce»
di Palermo, esposti e offerti
in vendita fino al 15 agosto
presso il Cehtro culturale valdese di Torre Pellice.
L’iniziativa si è svolta lo
scorso mese di aprile, quando
«Ametista» ha lavorato con
bambini e insegnanti de «La
Noce» non come una tradizionale insegnante di pittura
che suggerisce tecniche e trasmette abilità ma con la funzione dell’adulto che ha già
vissuto in proprio l’esperienza esistenziale di un rapporto
attivo e potente con il colore
e la forma.
«Ho cercato di lasciare che
i bambini si esprimessero liberamente, scegliendo autot
nomamente gli accostamenti
di colore e le forme e ho notato - spiega «Ametista» che le loro intuizioni e la fantasia lavorano in modo eccezionale e i dipinti che sono
esposti testimoniano proprio
la bellezza della libera espressione. Inoltre attraverso la libertà della pennellata chiunque, anche l’adulto, riesce a
far uscire quella parte buona
di sé, liberandosi dall’aggressività». I lavori, che sono nati
in un clima di operosa e ordinata libertà, senza una didattica e senza il suggerimento di
L'Eco Delle Valli Valdesi
Via PioV, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6- 10066
Torre Pellice (TO)
tel/fax 0121/932166
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa: La Qhisleiiana Mondovì
Una copia L. 1.300
tecniche per imparare le quali, dice la stessa Rosy Arnaldi, c’è sempre tempo, documentano un momento di
espressività intensa e felice,
messa in evidenza anche dai
titoli che i piccoli autori hanno voluto dare alle loro opere. «Quasi sempre i bambini
hanno trovato spontaneamente e con slancio il titolo - racconta Arnaldi - e questo ci
aiuta a leggere la mirabile sequenza di immagini che questa esposizione offre».
Lo stage condotto da Rosy
Arnaldi Guadagnini ha coinvolto tutte le cinque classi
delle elementari e ha avuto
l’accoglienza entusiastica di
bambini, insegnanti e famiglie, che hanno avuto modo
di scoprire, spesso proprio
dove c’erano situazioni di
handicap o di svantaggio,
quanto importante sia tenere
viva la fiamma interiore della
spontaneità alla ricerca di se
stessi attraverso la libera
espressione della pittura.
BAKUS FA IL BIS ALLA
TRE RIFUGI — In una
giornata calda e afosa, dalla
ventilazione poco apprezzabile, si sono confrontati domenica scorsa i partecipanti alla
tradizionale gara di corsa in
montagna «Tre Rifugi», giunta alla 23“ edizione: il clima
ha giocato il suo ruolo anche
nei tempi realizzati dai singoli atleti. Per percorrere infatti
i 21 km dell’anello in alta vai
Pellice il vincitore Livio Barus, che ha bissato il successo
dell’anno scorso, ha impiegato circa 6 minuti in più, 2 ore,
ir e 36”. Dietro l’atleta
dell’Alpina gas Baudenasca
si sono classificato due uomini dell’Atletica vai Sangone,
Marco Olmo ed Elio Ruffino,
entrambi vincitori in passate
edizioni, rispettivamente a 24
secondi e 33 secondi dal vincitore. Fra i locali ottime prestazioni di Claudio Garnier
(Gasm), quinto in 2 ore 14’ e
14” e dell’inossidabile Renato Jalla in 2h 16’ 16”.
Nella categoria femminile
ha vinto Mirella Cabodi
dell’Us Cafasse, già vincitrice
lo scorso anno; per gli juniores maschili successo di Ugo
De Giovanni è fra le ragazze
di Simona Trentini. Il trofeo
per società è stato aggiudicato
all’Atletica vai Sangone.
SKI ROLL: OTTIMI RISULTATI PER LO SPORT
CLUB ANGROGNA — Domenica 10 luglio si sono svolti a Nevegai, in provincia di
Belluno, i campionati italiani
di ski-roll in salita, categorie
giovanili e master. Tra le juniores la medaglia d’argento è
stata conquistata da Silvia
Della Mea e tra le cadette il
bronzo è andato ad Antonella
Chiavia. Nelle categorie maschili 14° posto per Davide
Coucourde (juniores), 10° fra
i master 1 per Enrico Coucourde, 27° per Claudio Sobrero e
37° per Alfredo Chiavia.
Ottimi risultati anche domenica 17 luglio a Tri vero, nei
pressi di Biella, per la quarta
prova di Coppa Italia sui 20
km misti. La piccola Federica
Buenza ha ottenuto la vittoria;
nei giovani secondo posto per
Luca Montanari, 3° Andrea
Montanari, 4° Simone Pastre,
5° Daniele Dalmas. Fra*gli
esordienti maschili 6° posto
per Stefano Volpe; esordienti
femminili, quarto posto per
Elisa Codino; fra le cadette
terzo posto per Antonella
Chiavia e fra i cadetti 5° posto per Luca Gay.
Tra le allieve 5° posto per
Elene Coucourde e fra i maschi Guillermo Paschetto è
giunto 8°. Negli juniores maschili sesto posto per Davide
Coucourde e fra le ragazze
secondo posto per Silvia della
Mea. Neila categoria seniores
femminile 8° posto per Miriam Avondet; tra i maschi
14° Danilo Negrin, 22° Andrea Bertin, 23° Luciano Paimero, 25° Eric Charbonnier,
31° Daniele Coucourde. Nei
master 1 maschile 7° Enrico
Coucourde e 12° Alfredo
Chiavia; fra i master 2, 18°
Sergio Cerini, 19° Franco
Chauvie e 22° Ferdinando
Girardon.
PALLAVOLO — Domenica 24 luglio, sulle montagne di Bobbio Pellice, nella
Conca del Pra a 1.732 metri
di altezza, si svolge la prima
edizione del torneo di green
volley a coppie misto. Si tratta di una manifestazione proposta dal 3S Nova Siria in
collaborazione con l’Azienda
di promozione turistica del
Pinerolese, la Comunità
montana vai Pellice, il Comune di Bobbio Pellice e la
locale Pro loco.
La gara, in tappa unica,
sarà costituita da coppie che
gareggeranno in un’unica categoria con limite di partecipazione a un solo giocatore
(o giocatrice) partecipante a
campionati di serie nazionale. L’inizio delle partite è
previsto per le 11 e il termine
alle 17 con le premiazioni.
Alla prima coppia classificata
saranno assegnate due mountain-bike. I partecipanti, oltre
a poter utilizzare la Conca
per il campeggio libero, potranno usufruire di una speciale convenzione con il Rifugio. Willy Jervis sia per il
pernottamento che per consumare i pasti. Le iscrizioni si
chiudono giovedì 21 luglio
alle 19 presso Olimpie Shop
a Luserna San Giovanni, teì.
909310. Il tabellone sarà
compilato durante la serata,
alle 21, presso la sede dell’associazione 3S in corso
Matteotti 20.
Una rivista monografica propone il Pinerolese ai turisti
Itinerari attraverso il Piemonte
Quanto mai opportuna la
collaborazione fra la rivista
«Itinerari-Piemonte» e l’assessorato al Turismo della
Provincia di Torino che ha
consentito, dopo un fascicolo
dedicato al Canavese, un’altra bella monografia per il Pinerolese. Sarebbe quanto mai
opportuno che, tramite accordi con le nostre agenzie turistiche, questo numero della
rivista (il n. 15 del 1994,
7.000 lire) potesse essere offerto ai numerosi visitatori
che soggiornano nella vai
Pellice, Chisone e Germanasca in questi mesi.
Ricco di molte illustrazioni,
il numero si apre con Pinerolo e i suoi monumenti, dalla
Casa del Senato alla Scuola
di Cavalleria, prosegue con la
collina di Prarostino e di Cumiana, poi con un ampio ser
vizio dedicato a Cavour (dal
paese, alla Rocca all’abbazia)
e con interessanti informazioni sui castelli di Buriasco, di Osasco, di Campigliene, nonché sulla pianura intorno a Pinerolo. Poi si presentano i «luoghi valdesi»
con informazioni storiche non
sempre perfette ma, data la finalità del fascicolo, utili per
delle visite di insieme, dalle
scuole Beckwith alla Gheisa
d’ia Tana, a Sibaud. Presentazione meno «valdese» per la
vai Chisone, Pramollo, la vai
Germanasca, comunque piuttosto completa nella segnalazione di località ed edifici
degni di una sosta.
Non mancano informazioni
di dettaglio su musei e bibliografia, un bel servizio sul
Forte di Fenestrelle e le immancabili pagine su escursioni, sull’artigianato locale, sulla ga.stronomia.
Qualora il numero della rivista non si trovasse in edicola, lo si può richiedere a
Editer, via Dronero 6, Torino
(tei. 011-4733813).
21 luglio, giovedì —
TORRE PELLICE: La Pro
Loco organizza una passeggiata naturalistica all’oasi del
Barant con visita al giardino
botanico Bruno Peyronel.
Prenotazioni presso la Pro
Loco (tei. 0121-91875).
21 luglio, giovedì —
TORRE PELLICE: Presso
il circolo Nautilus, alle 21,
incontro con Tino Funiani,
«Magomagie di un illusionista perverso».
22 luglio, venerdì — USSEAUX: Per la rassegna
«Musica sul Laux», alle
21,30, appuntamento con la
musica biues presentata da
Phil Guy con Dario Lombardo e The blues gang.
22 luglio, venerdì —
TORRE PELLICE: — A
cura della Pro Loco, presso il
tempio valdese, con inizio
ore 21, concerto con voce soprano e chitarra.
23 luglio, sabato — TORRE PELLICE: Prendono il
via i tradizionali festeggiamenti di Santa Margherita organizzati dal Gasm; domenica 24, alle 9, corsa in mountain-bike per ragazzi.
23 luglio, sabato — FENESTRELLE: Alle 21,
presso il campo sportivo, si
svolgerà un concerto del
gruppo «Africa Unite»; ingresso lire 12.000. Prevendite
presso la Pro Loco.
23 luglio, sabato — PERRERO; Organizzato dalla
Pro Loco, alle 21, all centro
polivalente, si svolge un concerto di musica classica.
23 luglio, sabato — ROURE: E in programma la nona
edizione della cronoscalata
da Castel del Bosco a Gran
Faetto.
23 luglio, sabato — PRAGELATO: Si svolge una
mostra mercato di libri e quadri; la manifestazione prosegue domenica.
23 luglio, sabato —
FROSSASCO: Al palatenda
presso le scuole elementari,
inizio ore 21,30, concerto
rock blues col gruppo ingle.se
«Man»; ingresso lire 5.000.
23 luglio, sabato — MASSELLO: Alle 15,30, presso
la scuoletta Beckwith di
Campolasalza, verrà inaugurata la seconda parte della
mostra cartografica «Massello 1900-1950, la natura e la
vita sociale attraverso fotografie e cartoline d’epoca».
23 luglio, sabato — PINEROLO: Alle 21,15, a Palazzo Vittone, si svolgerà un
concerto di musica classica;
l’orchestra da camera
«L’estro armonico», diretta
da Claudio Vignetta, proporrà musiche di Vivaldi, Elgar, Mozart, Hindemith.
24 luglio, domenica —
SALZA DI PINEROLO:
Alle 21, grande concerto del
cantautore Angelo Branduardi; ingresso lire 22.000. In
precedenza incontro pubblico
sul tema alcolismo.
24 luglio, domenica —
PEROSA ARGENTINA:
Presso il parco Gay si svolgono una rassegna cinefila e
la-seconda edizione di una
manifestazione di automodelli radiocomandati.
24 luglio, domenica —
RORA: Il gruppo alpini organizza un rancio alpino «al
rifugio Valanza.
25 luglio, lunedì — ROURE: Si svolge la festa tradizionale a Gran Faetto.
26 luglio, martedì —
TORRE PELLICE: Alle 21,
a Santa Margherita, concerto
della banda cittadina.
28 luglio, giovedì —
TORRE PELLICE: A Santa
Margherita, ore 21, concerto
e balli occitani con La Chastelado.
28 luglio, giovedì
TORRE PELLICE: Me 21 ^
presso il circolo Nautilus ZÌ
rata di musica jazz col «’(V
rardo Cardinale quintett».
29 luglio, venerdì
PERRERO: Al Centro d’m.1
contro di Maniglia, oJ
20,30, incontro con proiezio
ne di diapositive e.presenti
zione dei libri di G. Vittorio!
Avondo «Le valli valdesi» ^
«La vai Chisone». *
SERVIZI
USSL 42
CHISONE - GERMAI
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale valdese, Pomaretto
tei. 81154,
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 24 LUGLIO
San Germano Chisone: Farmacia Tron , tei. 58787
Ferrerò: Farmacia Valletti ■
Via Morite Nero 27, tei,
848827
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde, Porte : tei. 201454
j nave dei /
ELLICE
USSL 43 - VALPI
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 24 LUGLIO
Bipiana: Farmacia GarellaVia Pinerolo 21, tei. 55733
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei,
598790
¡contri
Ipu
ANN.
pichia
it/ ri de
tcolidd itii
irosi esper
OH siamo n
éperdise
mmo da
iccki e più
k biche Si
mi avete .
lojlre risors
mtisono ai
pstre popol
ußi sorta
USSL 44 - PINEROLESI
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale civile, Pinerolo, tei.
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei.
22664
¡titìtivi di e
fw mora vi
\ajia
. i0atu
sceiliocur
ìl flU p(
Miosottos
di
TORRE PELLICE — Il ù
noma Trento propone venerdì 22
luglio. Caro diario; sabato, ore
20 e 22,10, Mrs. Doubtfire; domenica ore 20 e 22,10, Geronimo; lunedì Geronimo; martedì,
Un mondo perfetto; mercoledì,
Schindler’s List; giovedì, ore
20,30, Tom & Jerry, il fitale proiezioni feriali non indicate,
l’inizio è alle 21,15.
BARGE — Il cinema Comunale nel mese di luglio resterà
chiuso per ferie.
PINEROLO — La multisala
Italia chiude per ferie fino al U
agosto.
PRIVATO acquista mobil'
Tel
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0121-40181.
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vai'
dese, amante casa e animai' ®
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nato, sani principi per
matrimonio. Pregasi
Scrivere CI 99911977, fermo F
sta. Sestri Ponente, Genova
l^ena
Nnco
23
PAG. 7 RIFORMA
Comitato centrale dell'Alleanza luterana mondiale
Seguire la via della seta
HARTMUT DIEKMANN
^lüd^Tpazzi», murales a Calata Capodichino, reaiizzato daii’ospedale psichiatrico L. Bianchi (Na)
festiva;
maretto,
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(Controvertice» dei 7 poveri più uno a Napoli
I punto di vista dei piccoli
ANNA MAFFEI
festiva:
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festiva:
rolo, lei.
olo, tei.
_ 11 cienerdì 22
baio, ore
tfire; doCeroni
martedì,
lercoledì,
vedi, ore
film. Per
indicate,
Ci chiamano i più poveri del mondo. I più
xoli del mondo. I vostri nuirosi esperti vi diranno che
ot siamo né piccoli, né potri per disegno divino. Promano dai continenti più
ecchi e più grandi del monk Anche se per più di 500
mi avete saccheggiato le
mire risorse, i nostri contipli sono ancora ricchi. E le
mire popolazioni, anch ’esse
DSoposte per più di 500 anni
lagni sorta di schiavismo, di
¡midió, di colonizzazione,
U ¡moro forzato, di rigetto e
Ilmtaùvi di assimilazione, sono mora vitali e non rinunàma riappropriarsi del
propr'i'futuro». Così esordisce ilfcumento che i sette
rappresentanti di alcuni fra i
poveri del mondo
IO sottoscritto e affidato al
|T~.aco di Napoli, Antonio
Assolino, perché lo consepsse personalmente ai granii della terra alla fine del loro
ittiit
Ira manifestazione pubblica
piazza Mercato a Napoli,
tao 9 luglio, nel contesto
fc quale è stata data lettura
eldocumento dei sette poha concluso il program® di «controvertice» organato dal «Cerchio dei po•h», coordinamento di nodose associazioni e movi®Miche nei giorni dell’inMtTQ ufficiale di capi di stabili governo delle nazioni
ffldustrializzate del mon
a Comu
0 resterà
“ài era prefisso lo scopo di
riflettere sugli squilibri
®i di guerre e di miserie
®fattuale ordine economi
multisala
ino al il
. Mondiale producono in
ih paesi. Lo sforzo orga
a mobili
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jva.
rivo è stato notevole e il
Jfoio, nonostante alcune
®zioni e imprevisti, può
^ente dirsi positivo. Si è
di tutto riusciti a far lainsieme tante piccole
j I® ^^^Iternative» che finoanno inciso molto poco
fe realtà come quella di
caratterizzata dalla
^^mentarietà e dall’indivi^ohsmo estremo, e speriar..t-ne il seme di unità
e di
4 orazione gettato in que'“mna Napoli non riman
f^enato Maiocchi
Scaramuccia
I T
i’Ijtesa battista
?
Claudiana
j're 16.000
ga infruttuoso. In secondo
luogo il controvertice è stato
un’occasione di convogliare
energie e spezzoni di riflessioni in un contesto non sterilmente contrapposto all’ufficialità dell’evento ma costruttivamente al servizio di
un’informazione più completa sulla realtà complessiva in
cui viviamo.
Anche se in maniera parziale e limitata è dunque accaduto che le telecamere di tutto il
mondo puntate in quei giorni
su Napoli per riprendere il fasto dei ricchi avessero l’opportunità di accorgersi, volendo, che c’è un’altra realtà meno luccicante e un altro punto
di vista dal quale guardare e
valutare gli eventi, quello dei
popoli svantaggiati e penalizzati dalla storia. Ci si è così
ricordati di Bhopal, il più
grande disastro ecologico provocato da un’industria che ha
fatto più di 5.000 vittime
nell’immediato e 15.000 negli
anni successivi in India, e
questo ha fatto riflettere sulle
politiche delle multinazionali
che utilizzano sempre di più i
paesi più poveri per le produzioni più pericolose senza
preoccuparsi troppo della sicurezza degli impianti.
Si è parlato dei conflitti in
corso e del discutibile ruolo
di gendarme dell’Onu che la
Nato del dopo-crollo del muro di Berlino si appresta a
svolgere; si è parlato della fine definitiva dell’ipotesi di
un modello di sviluppo quantitativo esportabile in tutto il
mondo; si è compreso che
quando l’economia diventa un
fine e quando la crescita del
prodotto interno lordo viene
considerato l’unico indicatore
del benessere di una nazione,
quando la produzione ha come unico fine la produzione
stessa, allora è accaduto un
rovesciamento del rapporto
fra economia e società, per la
quale è l’economia che governa la società e non viceversa.
Ancora si è affermato che
se tutto ciò è vero allora è indispensabile e urgente fare
una critica dello sviluppo e ritrovare un nuovo equilibrio
fra territorio, lavoro e consumo per creare, come ha detto
Pietro Barcellona, docente di
Scienze politiche all’Università di Catania, «economie regionali in grado di repere alla penetrazione colonizzatrice
del modello produttivo occidentale». Gli interventi sono
stati indubbiamente articolati
e per questo difficilmente sintetizzabili; a volte, come si
può comprendere in una fase
di transizione come ’la nostra,
sono stati più convincenti nelle analisi, meno nelle soluzioni proposte. Tuttavia speria
mo che tale angolo visuale
non rimanga appannaggio solo di alcune élite illuminate
ma divenga sempre di più patrimonio collettivo di tutti.
La veglia dei piccoli della
terra, coordinata dalla comunità «Emmanuel» con la partecipazione di una buona fetta
dell’associazionismo cattolico
e laico che si è svolta nella
notte fra 1’8 e il 9 luglio al Palazzetto dello sport, con la
partecipazione anche di alcune personalità evangeliche, ha
lanciato il proptto di rendere
Napoli la capitale mondiale
dei piccoli della terra. L’amministrazione comunale presente puntualmente anche in
quella occasione al massimo
livello ha accolto con entusiasmo l’idea, così che tutti gli
anni, indipendentemente dal
luogo dove si svolgerà il summit dei Gl (o G8), i piccoli
della terra si daranno convegno a Napoli per riproporre a
tutti caparbiamente il proprio
punto di vista. L’augurio è
che sempre di più il loro punto di vista divenga anche il
nostro anche se è difficile e
oggi più che mai molto controcorrente.
Il comitato esecutivo dell’
Alleanza luterana mondiale (Lwb) ha convocato dal 18
al 20 giugno a Ginevra, presso la sede del Consiglio ecumenico, i presidenti delle 115
chiese che ne fanno parte: è
stata questa la prima volta per
un incontro di questo genere,
utile se non altro per avere un
amichevole quanto fruttuoso
scambio di idee, di progetti e
di pensieri.
È stato anche il momento
per il congedo ufficiale del
segretario generale, il norvegese Gunnar Staalsett, che nel
prossimo autunno lascerà il
proprio incarico ricoperto per
nove anni: in simili occasioni
si guarda molto al passato, per
fare dei bilanci, ma questa
volta, pur esaminando i maggiori avvenimenti di questo
recente passato, lo sguardo si
è anche prolungato verso il
futuro. Tra gli argomenti ricordati con particolare commozione dal segretario generale, durante il suo discorso di
commiato, è stato quello della
fine dell’apartheid in Sud
Africa: la conquista di questo
obiettivo è stata molto dura
non solo all’esterno, ma anche alTinterno della comunione delle chiese luterane. Le
parole di riconoscenza che
Nelson Mandela ha inviato a
Staalsett, che sono state riportate in seduta plenaria, ci hanno fatto vivere un momento
forte; e dunque anche in consessi ecclesiastici internazionali, come appunto questo, è
possibile avere momenti di
grande commozione.
La «koinonìa», la comunione, questo era il tema dei tre
giorni del colloquio; ma il primo problema è stato quello
della massa di questioni prodotte dalle 115 chiese membro. «Chiese in comunione»
era il motto, fondato biblicamente sul concetto neotestamentario del corpo di Cristo e
delle sue membra. Comunione spirituale, comunione sacramentale e confessante sono
i filoni principali di una riflessione che in una varietà di
Napoli 8 luglio
Sono arrivati in sette
MASSIMO APRILE
Sono arrivati in sette, anzi no, in quattordici.
Quelli venuti dal cielo si son dati appuntamento
per decidere del destino del mondo.
Ma la gente di mare è giunta
col proprio destino ormai segnato.
Sette uomini e poi ancora sette uomini;
una tragica fatalità li ha voluti accostare
gli uni agli altri come i due termini
della parabola del mondo.
Un mondo diviso in due:
da una parte quelli che banchettano nel fasto
dall’altra quelli che fanno cordoglio nelle lacrime.
L’opulenza dei primi non è solo ben distinta^
dalla miseria dei secondi,
ma ne è quasi sempre la causa.
Questa nostra città ha voluto accoglierli tutti.
Forse perché qui gioia e dolore sono abituati
a convivere più che altrove.
Come diceva Matilde Serao, qui la società dei garanti
abita nei piani superiori dei vicoli,
mentre sotto, nei bassi, brulica la società dei vermi.
La speranza che è anche preghiera,
è che i primi si accorgano dei secondi
e che la liberazione giunga infine per tutti.
Liberi dall’opulenza e dalla fame,
dal cinismo e dalla rassegnazione,
dalla paura e dall’odio.
Sono giunti in sette, anzi in quattordici,
ma fa. Signore, che il mondo intero
divenga uno, finalmente!
Il vGcchio © il nuovo ssgretario: Gunnar StaalsGtt e Ishmael Noko
motivi e colori ci guideranno
fino al 1997, anno in cui l’Alleanza luterana mondiale
compirà 50 anni; il ’97 è anche l’anno in cui si compirà il
450° anniversario dell’editto
tridentino sulla giustificazione. L’Alleanza ha avviato un
processo che dovrebbe condurre all’abolizione delle condanne dottrinali prodotte nel
XVI secolo; finora è stato
condotto un lavoro in comune
nei dialoghi tra luterani e cattolici sul tema della giustificazione; si attende la pubblicazione dei risultati per il prossimo autunno. La presenza di
tre donne vescovo alla consultazione ha evidenziato il fatto
che la comunione, per essere
piena, passa anche attraverso
la questione delle differenziazioni sessuali.
Nel 1997 ci sarà un altro
grande appuntamento. In
quell’anno cesserà il governatorato britannico sulla città di
Hong Kong. In previsione del
ritorno della città sotto il regime della Cina popolare, molti
uffici commerciali si stanno
trasferendo altrove; nel ’97
l’Alleanza terrà a Hong Kong
la sua ottava assemblea generale. Ha giocato in questa
scelta la forte presenza di 20
presidenti di chiese luterane
dell’Estremo Oriente. Tuttavia non è da sottovalutare
l’ampia diffusione delle chiese cristiane in quest’area geo
grafica, dove sia sul piano del
dialogo religioso come su
quello del lavoro culturale e
sociale, non hanno nulla da
invidiare alle chiese europee.
A Hong Kong ci sono oggi
900 chiese evangeliche, appartenenti a 50 denominazioni
diverse, per un totale di circa
mezzo milione di membri. Le
chiese hanno tre università,
122 scuole secondarie, 140
scuole elementari, 146 giardini d’infanzia; inoltre ci sono
13 seminari teologici e istituti
biblici, 16 case editrici e 57
librerie cristiane. La fame
sembra insaziabile; la missione sembra essere la grande
parola che ci indica la direzione del percorso di qui fino al
1997 e oltre. Se in questi
quattro anni la massiccia carovana dei luterani andrà verso l’Estremo Oriente, una cosa è certa; quanto i nostri
ospiti ci offriranno non avrà
da temere alcun confronto, a
giudicare almeno da quanto
già assaggiato nel Centro ecumenico di Ginevra.
Al termine dell’incontro il
Consiglio ha eletto il suo nuovo segretario. Veniva presentata un’unica candidatura,
quella del dr. Ishmael Noko,
direttore del dipartimento per
la missione e lo sviluppo;
un’esperienza che può avere
tutta la sua rilevanza per il
prossimo appuntamento di
Hong Kong.
Una decisione del ministro Previti
Mai più mine antiuomo
Non produrremo più mine
antiuomo. Questo è il senso
della lettera che il ministro
della Difesa, Cesare Previti,
ha scritto al sen. Edoardo
Ronchi (Verdi). Il ministro,
rispondendo a una mozione
firmata da 46 senatori, ha affermato di aver «dato istruzione per avviare la procedura
affinché l’Italia assuma l’impegno unilaterale di carattere
politico a non produrre e a
non esportare più le mine antiuomo». Questo è il risultato
di una campagna promossa da
Emergency (tei.02-70637050)
un’associazione pacifista che
ha lo scopo di impedire la
produzione di altre mine e di
curare e riabilitare le vittime
delle mine made in Italy. Nel
mondo esistono 100 milioni
di mine inesplose. I maggiori
produttori italiani sono la Vaisella, Bpd e Tecnovar.
Paolo Bavazzano - Antonio Cammelli
Gianni Ricciarelli - Elio Taretto
SOLIDARIETÀ
Editrice Tempi di Fraternità
H||P Via Garibaldi 38 -10122 TORINO Tel. 011/4366569 - 9920841
C.C.P 29466109
24
PAG. 8 RIFORMA
-------------------------------------------------ioq. ^ni 2'
Alberto Sordi in un raro film tragico: «La più bella serata della mia
vita» (1972-73)
LA DESTRA METTE ALL'INDICE ALBERTO SORDI
NEMICO
DELLA PATRIA?
ALBERTO CORSANI
Stai a vedere che fra qualche tempo arriveremo a
risentire le accuse di disfattismo rivolte agli artisti più intelligenti, innovatori e sensibili: a costoro toccherà sentirsi accusare di tradire la patria, produrre arte degenerata.
Un tempo (qualcuno ancora
lo ricorda?) le accuse di «disfattismo» riguardarono, fra
gli altri, Luchino Visconti (di
nobile casata, ma con il difetto di sentirsi «mitteleuropeo»
anziché italiano, e di essere,
nonostante le proprie convinzioni comuniste, depositario
della grande tradizione letteraria e teatrale borghese europea che culmina con l’amato Thomas Mann); e Roberto
Rossellini (che, cattolico, di
lì a poco avrebbe influenzato
il modo di far cinema dei decenni successivi).
Oggi si vola più basso: non
siamo ancora all’accusa di
disfattismo, ma a quella di
condensare «il peggio prodotto dalla nostra nazione in
questo mezzo secolo: la viltà
e il pressappochismo, la fuga
dalle proprie responsabilità...». Autore di tante accuse: Marcello Veneziani, direttore del periodico di destra
«L’Italia settimanale». Destinatario: Alberto Sordi, proprio lui, il «medico della mutua», «Dentone», il «vigile
urbano», il «vitellone». Non
un romanziere d’avanguardia,
non un nuovo Moravia, non
uno Schonberg anni ’90 ma
Alberto Sordi, uno dei principi della commedia all’italiana, che nei suoi film svaluterebbe le virtù nostrane.
lo farei due osservazioni.
La prima: che dai film di
Sordi (come da altri, pensiamo a Tognazzi, al Gassman
del Sorpasso, al Nino Manfredi di Pane e cioccolata)
emergano alcuni caratteri negativi e ricorrenti è senz’altro
vero. Molti italiani possono
riconoscersi in quei personaggi arrivisti, approssimativi, faciloni, furbi; e soprattutto molti italiani amano riconoscervi il vicino di pianerottolo, il collega di lavoro. Se è
così, però, significa che quei
caratteri esistono (perché non
prendersela con chi incarna
quei caratteri, cioè quasi tutti
noi? Già, ma questo sarebbe
impopolare, è più innocuo
prendersela con il simbolo).
E tuttavia il carattere che
emerge da questi personaggi
è sempre bivalente: negativo
eppure in fondo buono, arruffone e profittatore ma generoso. Se Sordi incarna il Iato peggiore degli italiani, dei
nostri connazionali incarna
anche la disponibilità e 1’
umanità. Non lo dico io, lo
sostiene l’indagine condotta
per conto della Fondazione
«Agnelli» da studiosi internazionali sotto la guida del
prof. Gian Piero Brunetta,
maggior storico attuale del
cinema italiano, presentata al
recente Salone del libro, proprio sul tema Identità nazionale e identità europea nel
cinema italiano. La commedia nostrana, mettendo in luce alcuni innegabili italici difetti, sarebbe altrettanto pronta a assolverne i portatori, in
fondo simpatici e umani.
La seconda osservazione è
conseguente a questa prima.
A me piacerebbe che queste
opere esaltassero proprio il
sottile confine che c’è in
ognuno di noi tra i due aspetti
di quella medaglia della nostra identità. Mi piacerebbe
che le ambiguità della persona venissero collegate ai nodi
vuoi sociali vuoi culturali (o
entrambi, a seconda dei casi)
in base ai quali nella persona
prevale questo o quell’aspetto. Se opportunismo e generosità sono due facce della
stessa medaglia, vorrei sapere
perché in un determinato contesto o fase storica, o circostanza, prevalga Luna piuttosto che l’altra.
Vorrei che si analizzasse
con lucidità perché ci si possa
scoprire ora egoisti e ora disponibili a dialogare con gli
altri. Perché un verduriere
che sfrutta il lavoro della sua
compagna non può essere immediatamente liquidato come
delinquente e un altro magari
sì. Non credo che esistano risposte univoche, né che esse
siano legate, fatalisticamente,
al solo «carattere». Credo che
alcune motivazioni possano
essere oggettive, e forse perfino politiche (parola orrenda?). Se questa, volontà di andare in profondità manca (e
così è nella quasi totalità di
questi film) , secondo me è
un limite di Sordi e dei registi
che l’hanno diretto. Ma, certo, l’approfondimento delle
cause, delle ambiguità, delle
sfumature, non è pratica che
si addice alla cultura emergente oggi...
Fra gli intrighi e l'esercizio retorico
[greci neiPauia
del tribunale
MARCO FRASCHIA
E decisamente originale e
interessante l’approccio
al mondo greco antico suggerito da Umberto Albini nel
suo recente Atene; l’udienza
è aperta*.
Nato nel 1923 a Savona, attualmente direttore del Dipartimento di Filologia classica
presso l’Università di Genova
dopo aver insegnato a Bonn,
Colonia e Firenze, lo studioso
ci propone una scoperta della
Grecia classica attraverso la
cronaca giudiziaria del tempo, con i suoi risvolti polizieschi e i retroscena politici,
economici o sentimentali.
Fonte principale per questa
ricerca sono i discorsi scritti
dai grandi maestri dell’oratoria ateniese tra la fine del V e
la fine del IV secolo a.C.:
Antifonte, Andocide, Demostene, fischine, Iperide, Iseo,
Isocrate e Lisia.
Nella Grecia antica non esisteva la figura dell’avvocato
così come è intesa oggigiorno: accusatore e accusato do
vevano agire m pnma persona; siccome però spesso l’interessato non aveva i requisiti
tecnici per formulare un discorso in grado di persuadere
i giudici, egli si rivolgeva a
veri e propri professionisti
che scrivevano discorsi «per
conto terzi». Questi artisti
della parola erano chiamati
«logografi», cioè scrittori di
discorsi, e ricevevano lauti
compensi per le loro prestazioni.
Attraverso una lettura attenta e critica di queste orazioni Albini presenta al lettore un variopinto quadro della
popolazione ateniese: storie
di amanti colti in flagrante e
uccisi, cadaveri scomparsi,
avvelenamenti, scontri di bande cittadine rivali, truffe, giochi d’azzardo, ricatti, scandali
Una rivista
Libertà
di religione
La rivista semestrale «Co
scienza e libertà»* è espres
sione della sezione italiana
dell’Associazione internazionale per la difesa della libertà
religiosa; ne è direttore il pastore Ignazio Barbascia, che è
anche segretario nazionale
dell’associazione. Fra i suoi
scopi è quindi naturale quello
di informare, nei due numeri
che escono ogni anno, sulla
situazione delle chiese nel
mondo, con particolare attenzione a quelle situazioni in
cui la libertà religiosa viene
messa in pericolo. Il numero
23 (primo semestre ’94) ha
un contenutb monografico,
essendo dedicato in gran parte alla «Libertà religiosa nei
paesi del Pacifico del Sud»;
fanno parte di questa sezione
centrale articoli che si riferiscono all’Australia multiculturale, ai rapporti fra governo
e religione in Papua Nuova
Guinea, alle Isole Salomone e
al Giappone, alle nuove prospettive per la libertà religiosa in Cina, alle visioni del
problema dai punti di vista
indù, sikh e islamico, nonché
al ruolo della donna in questi
contesti.
(*) Coscienza e libertà. Lungotevere Michelangelo 7 00192 Roma. Tel. 06-3211207 e
3212808.
creati per screditare l’avversario politico, spie e pentiti.
«Non si tratta di un ’Atene minore - specifica l’autore - ma
dell’Atene quotidiana, di una
metropoli in cui tutti sapevano tutto di tutti...» (p. 8).
Emergono così, in una dimensione sempre vivace e concreta, usi e costumi di una società per molti aspetti vicina
alla nostra, per altri invece del
tutto estranea all’esperienza
contemporanea.
L’autore, in un procedere
narrativo volutamente semplice e lineare, alterna arnpie
citazioni di passi ritenuti significativi a numerose digressioni su sistema giudiziario,
condizione della donna, credenze religiose, tasse e cariche pubbliche della Grecia
antica, senza trascurare di
soffermarsi talvolta sull’abilità, le astuzie e i trucchi dei
grandi avvocati del tempo. IL
saggio, quindi, pur non trascurando l’aspetto scientifico
della ricerca per mezzo di
un’attenta bibliografia e un
continuo e preciso riferimento alle fonti, si presenta come
un’opera di piacevole lettura
anche per quanti non siano
esperti conoscitori dell’antichità classica.
(*) Umberto Albini: Atene:
l’udienza è aperta. Milano, Garzanti, 1994, £ 29.000.
Socrate
Un'antologia di testi di Jacques Brel
Un fiammingo
che cantò la vita
1
)sr
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MARCO FRATINI
Fo non ho mai avuto un
yKl Far West. Me l’hanno
rubato. O meglio non me V
hanno mai dato. Me l’hanno
rubato nel momento in cui me
ne hanno parlato, dal momento in cui me l’hanno vagamente promesso». E da questa
disillusione, la mancanza di
una certezza ma allo stesso
tempo anche la negazione del
diritto a sognare, fin dall’infanzia, che scaturisce lo slancio disperato di un don Chisciotte («Tentare senza forza
e senza armature/ Di raggiungere l’inaccessibile stella»).
Un sogno che sfuma e l’aspirazione all’impossibile, all’irraggiungibile: questi sono i
due poli entro cui si muove la
poetica (e la vita) di Jacques
Brel*, punto di riferimento
fondamentale, con Boris Vian
e Georges Brassens, della
canzone d’autore francese.
Giunto a Parigi nel ’53 da
Bruxelles, Brel raggiunge il
successo come cantautore,
ma è anche interprete teatrale
e cinematografico. Senza veli
è if suo sguardo sul mondo,
reso con un linguaggio aspro,
ma non per questo a volte
meno tenero. Sono canzoni
contro la società (come / borghesi o Le bigotte), presagi
della fine, della morte (Invecchiare e la bellissima L’ultima cena), ma anche teneri
amori che sopravvivono agli
anni che passano e alla monotonia (in / vecchi e nella Canzone dei vecchi amanti).
Alla fine, nonostante tutto,
non c’è posto per la ras.segnazione, l’abbandono. Come
porsi allora di fronte a ciò
che ci circonda, che non conosciamo? L’unica via di
scampo sembra essere la curiosità: «(...) bisogna essere
come scolaretti. Credo sia
necessario essere umili e dire
"Non lo so, vado a vedpr.
Tale è la vila che fS®
scatto della condizione 1 i
na: «Tu/ Tu, se fossi il
Dic/NonfaJu Zt!»
di cieli azzurri/ Ma tu non , ^ r
il buon Dio/Tu, tu sei Z '
meglio/ Sei un uomo/ t
uomo/ Sei un uomo» DuÌ ì uf
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Brel è che bisogna vivere ■ n
piedie in movimento e n, £vl
aver mai l aria stanca, pa ^
che la luce ti investe propri
sulla testa». lance sin
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Perciò ce lo ripete ancoiL,,
nella canzone che forse espi ^ tra
me meglio questa sua ansisi ■ Tntro
riscatto, di resistenza a oltrai miter
7i1 Vìv/pr/if in ..
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che ci si inginocchia/ Pere!
.siamo per metà caduti/ Sol
l’incredibile peso/ Delle
stre croci illusorie/ Ecco cl
ci si inginocchia/ E già ria
duti/ per esser stati grani
Nello spazio di uno specchii
Ecco che ci si inginocchii
Quando la nostra sperane i
Si riduce a pregare/ Quarà
è troppo tardi/ Quando noni
può più arrivare/ a tutti gut
gli appuntamenti/ A cuié
biamo mancato/ Ma è fon
impossibile vivere in piediìk
(*) Jacques Brel: É il veÉ
del Nord che mi farà capita»
A cura di A. Bruno, Roma,
Stampalternativa, 1993, pp64(
£ 1.000.
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Rappresentanti di chiese si interrogano sul vecchio continente
L'Europa è una terra promessa
0 solo un'area di mercato?
PASQUALE CASTELLUCCIO
Nell’accogliente e piovosa
Lovanio, dal 4 al 10 giugno, si è svolto un interessante seminario organizzato
dall’Istituto di cultura e teologia della Facoltà protestante
di Bruxelles: venticinque partecipanti, in rappresentanza di
17 paesi d’Europa, hanno discusso sull’affascinante e
complicato tema dell’integrazione europea titolando rincontro «Europa: la terra promessa?».
Il tentativo è stato quello di
tracciare alcune linee di lavoro per le chiese in una Europa
che cambia velocemente ed è
costretta a confrontarsi quotidianamente con ogni sorta di
sfide che una società multiculturale propone. Come rappresentanti di varie comunità
ecclesiali protestanti, ortodossi e anglicani abbiamo parlato
delle nostre esperienze nel lavoro pastorale e teologico, focalizzando l’attenzione sulla
necessità di una predicazione
su temi come accoglienza allo straniero, valori comuni,
etica economica, funzione dei
mass media, diritti umani
nell’Europa di oggi. Tali temi
rimangono spesso delle semplici «raccomandazioni» di
cui deve fare un buon uso il
mondo cristiano ma che, si è
convenuto, sono ancora lontani dall’essere parte centrale
della cultura europea.
Una particolare attenzione
è stata rivolta alla situazione
dei paesi dell’Est, dove si assiste a una continua analisi
intellettuale dello stato delle
cose da parte degli occidentali e a una autocommiserazione dei popoli in questione. La
Funzione della chiesa, anche
in questi paesi, deve essere
una funzione creativa, di richiamo per l’uomo. La predicazione della comunità credente deve ridiventare profetica e ricordare all’uomo che
Dio non si è dimenticato di
lui, ma è certo il contrario.
Il concetto di terra promessa, per gli orientali identificabile e immaginabile nell’Occidente europeo, sembra essere attualmente sottoposto a un
equivoco .storico e sociale. In
un’Europa senza frontiere,
che però vede innalzarsi barriere fra varie etnie e strati sociali in modo sempre più
marcato, giungendo a espressioni estreme come razzismo.
antisemitismo e anche ili#
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di costruire una mastodoni
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25
LIO
M 22 luglio 1994
PAG. 9 RIFORMA
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)sn¡a-Erzegovina tra ieri^ oggi e domani
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luano anche nella riflesa fine giugno Beverly
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0, Rorai,
93, pp 61,
,'Men ua paiiauu della prati'cai «stupro-genocidio», di
ijuanii jdà indovinano le prime inÉszioni già nei documenti
’Si del 1986 e nei piani miitariseguenti. Anche se sono
aatecommesse inaudite atrocità in ogni paese, qui si tratS una politica di azione,
^ pnimata. Alien si rifiuta
Rientrare nel campo della
^lattazione di episodi ma
elenca stupri su femmine e
i, atrocità sui genitali e
imi riproduttivi, ampuìni di dita e seni, torture
:rri da stiro e altri elet
ìorre'Pellice
nelle guerre
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È particolarmente interesWniltema che la Società di
®di valdesi propone per il
®fIV Convegno di studi,
Kvisto a Torre Pel lice dal
30 agosto prossimi: La
No c /a croce. I cappellani
^Iledue guerre mondiali.
Interessante perché decisa®We poco conosciuto e poco
“Scusso finora e perché, co®cnoto, la figura stessa dei
®Ppellani è stata fortemente
^ssa iri discussione negli anÌ W, in ambito evangelico
®J®che cattolico (si pensi a
»Milani), perché non si po^tescindere dai temi che in
51° decennio il movimento
pace ha portato avanti e
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immagi»*|5® tuoglio l’esperienza e la
___„ìPSSl, «Imioniania HbÌ ncr..
trodomestici, incisioni e traumi alla gola. Si stupra in tre
luoghi: pubblici, per incutere
terrore e costringere la popolazione alla fuga (così un villaggio viene «ripulito» senza
usare pallottole); in un centinaio di campi di concentramento; nei «campi di stupro
della morte» (più di una ventina) in cui le donne vengono
radunate, chiuse a chiave e
violentate sistematicamente.
Occorre distinguere poi due
tipi di «stupro-genocidio»:
uno fa parte della tortura che
precede la morte, l’altro mira
alla gravidanza forzata; questa sembrerebbe illogica, a
meno che non si cancelli
l’identità della madre, distruggendo la sua cultura.
Che cosa si può fare dal
punto di vista legale? Che tipo di crimine è questo? Si era
parlato di «discriminazione»,
poi di «abuso di potere». Alien propone che si parli di
«guerra biologica», che è
condannata dai documenti internazionali (al pari delle armi biologiche che colpiscono
un sistema biologico specifico, per esempio i nervi, ma
sono difficili da impiegare
per i danni che rischia anche
chi le produce); il sistema
specifico a cui si fa riferimento in questo caso è quello
riproduttivo, distinguendo
l’essere biologico dall’individuo e l’essere biologico dal
gruppo sociale. Bisognerà
impegnarsi quindi, non solo a
pntanza dei (pochi) c&pl„ » valdesi. Indubbiamenesperienza rappresenta
‘®Po stesso il dato più
Afilla compromissioella chiesa negli eserciti e
® guerre, e il modo di una
»za di fede e di predica
convegno si propone di
^Wrare l’attenzione sull^nenza italiana nelle due
^ e mondiali, senza esteno^igj,|;.^|I’uttito ai problemi
Teatro in Sicilia
In scena per
pace, giustizia
e ambiente
livello locale ma a livello internazionale, per questo riconoscimento e un tribunale internazionale potrebbe essere
un tassello per un nuovo ordine fra gli stati.
L’ex sindaco di Sarajevo è
risalito al Medio Evo per parlare di sovranità e indipendenza del suo popolo, che le
aveva conservate più a lungo,
perdendo la propria autonomia solo nel 1482, cioè più
tardi delle altre repubbliche
(eccezion fatta per il Montenegro). Anche sotto l’impero
ottomano la Bosnia godeva
di certi diritti di autonomia:
per esempio nessun reggente
ottomano passava da Sarajevo senza avere un permesso
del sindaco.
Nel passaggio alla Jugoslavia, ha detto Kresevlijakovic,
«come musulmano dovevo dichiararmi o serbo o croato».
I corsi di cultura e storia bosniaca sono stati ridotti; il popolo si è diviso in classi nazionaliste successivamente
alla «neutralizzazione» della
federazione; ogni popolo
aveva il proprio partito. Due
anni fa, quando è iniziata la
guerra, l’80% degli alti ufficiali era serbo, e così anche il
72% del corpo diplomatico. I
motivi della guerra sono da
rinvenirsi nella storia di 150
anni fa, quando ci fu la liberazione dall’impero ottomano
dopo 5 secoli; da allora i programmi hanno continuato a
prevedere una Bosnia-Erze
ÿoJ'"' Sono previste rela»nll’atteggiamento ge
ica ynldesi e di cattolici,
Ppellani italiani nella I e
obip_- obrei, su pacifismo
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’»la -_,^*’8losassone e una tateta sulla famosa let
Società
3, via Beckwith
'“21-93217?""
Pace, giustizia, ambiente
sono i termini di riferimento
di un’iniziativa del Gruppo
teatro Angrogna, d’intesa con
il Servizio cristiano di Riesi
e altri due gruppi teatrali: il
«Rogen Teater» (danese) e il
francese Centre culturel di
Cucuron. I gruppi teatrali (e i
loro accompagnatori: in tutto
una novantina di persone) effettueranno tra il 24 luglio e il
5 agosto un giro della Sicilia
per portare a conoscenza del
pubblico locale i loro lavori e
per animare dei laboratori
teatrali con quanti saranno interessati,
L’iniziativa, pensata lo
scorso anno, nel ricordo degli
assassini per mafia, vuole essere testimonianza di solidarietà per chi, in una frontiera
estremamente importante di
quell’Europa dei popoli a cui
si vuole portare insieme un
contributo, si batte per un
mondo più giusto.
Il Gruppo teatro Angrogna
presenterà «E mi chanto», il
Rogen Teater «Pollo all arsenico» (commedia burlesca
mimica), il gruppo francese
«Carovana e granita al limone», liberamente tratto dalla
Tempesta di Shakespeare.
Sarà presente alla tournée
(che oltre a Riesi toccherà Palermo, centro La Noce, e Scoglitti, centro Adelfia) un
gruppo riesino, intitolato a A.
Musco, che presenterà la
commedia popolare «Puddu,
faccia tagliata», sul tema della violenza mafiosa. Nel corso della tournée siciliana sono previsti anche dibattiti e
tavole rotonde.
govina serba. La guerra vi ha
portato 500.000 morti (tra cui
6.000 bambini), 12.000 invalidi (di cui 1.920 bambini),
1.250.000 persone che hanno
lasciato le loro case. Chi è rimasto non è in grado di riparare la propria casa e c’è
sempre il rischio di essere uccisi: non si è mai sicuri di vivere nei prossimi dieci minuti; e il popolo serbo non conosce ancora la verità.
Per il futuro il governo ha
come programma una federazione della Bosnia-Erzegovina su base di sovranità e integrità territoriale, da ottenere
con vie pacifiche e mezzi politici. Anche i serbi che sono
rimasti ritengono questo paese il loro paese; è una forma
di resistenza all’idea del nazionalismo, in quanto tutte le
nazionalità dovrebbero avere
gli stessi diritti e le stesse
possibilità.
Questo progetto non verrà
imposto ma dovrà essere accolto: le vie alla ricostruzione e alla ripresa della vita saranno due, gli aiuti e le vie
istituzionali; i profughi avranno diritto di ritornare alle loro case. «È importante ha concluso il sindaco - edificare quest’ottimismo per il
nostro futuro (...) malgrado
coloro che fanno girare la
ruota della storia 2 o 3 secoli
indietro. Abbiamo già vinto
perché l’odio che voleva esserci imposto non Tabbiamo
accolto».
Una conferenza a Mottola
Essere credenti
nell'America Latina
DOMENICO D’ELIA
Si è svolta a Mottola (Ta),
presso la chiesa battista,
lo scorso 4 giugno, una conferenza dal titolo: «L’impegno dei credenti nella realtà
dell’America Latina»; è intervenuto Massimo Cavalieri,
coordinatore dell’Anfas di
Pavia. La serata è stata introdotta e condotta da Rocco Lamanna, responsabile del locale gruppo Egei, che ha conosciuto il relatore due anni or
sono durante il proprio impegno di servizio civile sostitutivo. Per entrare nel clima latinoamericano l’incontro è
cominciato con un canto evangelico popolare tratto dal
«Cancionero abierto», eseguito da Virginia Mariani, voce
solista della comunità. Ha fatto seguito una breve introduzione di carattere storico sulla
presenza cristiana evangelica
in America Latina da parte di
Domenico D’Elia, membro
del gruppo Egei, che ha sottolineato quanto questa sia antica, al di là di qualsiasi stereotipo che tende sempre e comunque a presentare le chiese
evangeliche sudamericane
come semplice espressione
del colonialismo culturale e
religioso statunitense.
Nel suo intervento Cavalieri ha esposto quale sia stata la
sua esperienza di missionario
laico in Argentina e Cile; in
quest’ultimo paese, in particolare, egli ha speso alcuni
mesi lavorando attivamente al
fianco di campesinos, dei
bambini poveri e di altri emarginati. Nella sua esposi
zione il relatore ha messo in
evidenza tutte le contraddizioni della realtà latinoamericana, focalizzando specificamente la sua attenzione su
quelle sociali e di fede: tutto,
in Cile, ha spiegato Cavalieri,
è separato; ci sono scuole per
poveri e scuole per ricchi;
ospedali per poveri e ospedali
per ricchi... ma quello che più
colpisce è che ci sono anche
chiese per poveri e chiese per
ricchi, sacerdoti per poveri e
sacerdoti per ricchi. Se un
20% della popolazione vive
nell’agio e ricerca modelli di
comportamento europei, l’altro 80% vive nell’indigenza
più completa ma resta fiera
delle proprie radici storiche e
culturali; inoltre, nonostante
le profonde diversità esistenti
tra Chiesa cattolica e chiese
evangeliche, si nota la comunanza di queste nella realtà
della povertà e nell’annuncio
della speranza.
Massimo Cavalieri, tuttavia, ha sottolineato la maggiore vicinanza delle chiese
evangeliche al «pueblo»; questo spiega la crescita numerica e soprattutto il costante radicamento degli evangelici in
America Latina. Il relatore ha
terminato esortando tutti i
presenti a vivere la propria
fede come una testimonianza
continua nella realtà che ci
circonda, anche in situazioni
tragiche e difficili come quelle sudamericane. Ha fatto seguito un breve dibattito e la
serata si è conclusa con un altro canto popolare sudamericano, eseguito sempre da Virginia Mariani.
Giochi nelia vecchia Napoii
Libri'
Napoli: amore 0 rifiuto?
Il caso è ancora controverso: Il mare non bagna Napoli* deve ancora suscitare scandalo o il disappunto che seguì alla prima edizione del 1953 è stato superato e la città ha «riammesso»
Anna Maria Ortese fra i suoi figli (benché non residente)? La
raccolta di racconti (quattro veri e propri racconti, più «Il silenzio della ragione», che occupa quasi metà del volume e costituisce una serie di resoconti di incontri, scontri, confronti tra
intellettuali, prevalentemente comunisti, nella Napoli del dopoguerra), che vennero considerati come neorealisti (al pari di
molte altre opere di narrativa che poco avevano a che vedere
con tale corrente in realtà ristretta a pochi anni) sono certamente impietosi, lucidi e tuttavia quasi compiaciuti delle descrizioni del sordido; pensiamo all’ambiente familiare di «Un paio di
occhiali» (in cui una zia con qualche soldo in più compra i necessari occhiali per la nipotina, ma facendo ampiameiite pesare
sulla povera famiglia il proprio gesto); o alle miserie umane
che al banco dei pegni si aggrappano mentendo reiteratamente
per ricavare poche lire e cercare di tirare avanti (... Qui, [a Forcella, ndr] il mare non bagnava Napoli)', o alla descrizione, assolutamente allucinata, di un complesso edilizio che sembra
(oggi) tratto dai deliri fantascientifici sulle megalopoli del prossimo futuro: il III e il IV Granili, verso la zona del porto, con le
migliaia di persone che vi vivono stipate in condizioni assolutamente precarie.
Air apparire dei racconti la città se la grese, e la scrittrice ribattè (come conferma in due testi scritti per questa nuova edizione) che in realtà voleva e doveva all’epoca parlare della propria «nevrosi», di come l’interiorità si specchiava nella Napoli
della ricostruzione.
(*) Anna Maria Ortese: Il mare non bagna Napoli. Milano,
Adelphi, 1994, pp 176, £ 24.000.
Musica
Il blues sul Delta padano
I coloni francesi che da una regione canadese furono spinti
in Louisiana per opera degli inglesi (alla fine del ’700) hanno
dato vita a una musica tradizionale del tutto caratteristica, a
partire dalla lingua impiegata (sorta di inglese contaminato dal
francese creolo). Tale musica è cono.sciuta con il nome di
cajún: una sua variante è costituita dal genere zydeco', in questo genere, i motivi popolari e i testi (perlopiù semplici, se si
tiene conto che lo scopo primario di queste musiche era l’accompagnamento delle feste da ballo) sono accompagnati, oltre
che da chitarra (elettrica), basso e batteria, da strumenti tradizionali come l’asse per lavare, su cui un paio di cucchiai scandiscono il ritmo, e dalla fisarmonica. Il risultato è una «sottospecializzazione» che trasferisce nei suoi brani alcuni altri generi, primo fra tutti come comune riferimento il blues.
Un esempio sfavillante del fascino immutato di queste musiche si è avuto al «Delta Blues» di Rovigo: nella manifestazione (che trae il nome dal fatto che la zona di sbocco del Po richiama alla mente il delta del Mississippi, culla di molta musica afroamericana e degli albori del jazz) durata tre serate si è
esibito il gruppo «The Creole Zydeco Farmers» guidato dal
batterista Clarence «Jockey» Etienne, a cui ha fatto seguito la
brillante prova di Robert Jr. Lockwood, un distinto nero americano che ha la particolarità di usare per accompagnare il proprio «blues» una chitarra elettrica a 12 corde, e soprattutto la
peculiarità di suscitare entusiasmo nel folto pubblico (di generazioni diverse) con i suoi virtuosistici assolo alla veneranda
età di 79 anni!
26
PAG. 10 RIFORMA
M»««——
Argomenti
VENERDÌ 22
BENEDETTINI E METODISTI
SANTIFICAZIONE
LUCIANO DEODATO
Una «prima» mondiale!
Questo è stato il convegno, pienamente riuscito, su
«La santificazione nelle tradizioni benedettina e metodista» (Rocca di Papa, 4-10 luglio) organizzato dalla società mondiale di studi metodisti e dai benedettini. L’impresa non era facile, intanto
perché per la prima volta le
società di studi metodisti dei
singoli paesi hanno cercato
di unire i loro sforzi, individuando un tema unico, e poi
perché si trattava di lavorare
con un interlocutore esterno,
i benedettini, che formano
non un unico ordine ma una
sorta di confederazione: chi
poteva garantire che la cooperazione sarebbe riuscita e
che si giungesse a tessere un
ordito logico insieme?
E invece a Rocca di Papa
sono venuti da tutte le parti
del mondo, dalle Americhe,
dall’Oceania, dall’Asia, dall’
Africa e dall’Europa; abati,
badesse, monaci e suore, studiosi di fama mondiale e
semplici laici interessati al
tema, in uno spirito di umiltà
e di ascolto, per cercare di
capire l’altro nelle sue motivazioni profonde e, rimuovendo le incrostazioni del
tempo e dei pregiudizi, ricuperare il patrimonio originario dell’una e dell’altra tradizione. E confrontarle: non in
uno spirito polemico, ma per
scoprirne con sorpresa le radici comuni, al di là degli
aspetti diversi e divergenti
che la storia con le sue istanze e spinte ha costretto a differenziare. Perciò nella prima parte si è parlato molto
dei «Padri della chiesa».
Anche Wesley, come altri
grandi riformatori, ha intuito
la necessità di tornare alle
fonti, in particolare ai «padri» che legge, studia e traduce. Bondi, Kardong, Do
daro, Campbell hanno indagato sulle comuni radici di
Wesley e di Benedetto, rivisitando i primi secoli del cristianesimo. Hanno chiuso la
prima giornata due interventi, il primo di Emidio Campi
su «la santificazione nella
Riforma», in cui ha parlato
del «Beneficio di Cristo»,
scritto da un ex benedettino e
ritrovato a Londra da un metodista. Il secondo di Sergio
Carri? (che non ha potuto
partecipare personalmente,
per motivi di salute) il cui intervento, letto comunque in
aula, ha fatto la sintesi del,
pensiero di Wesley sulla santificazione.
Nella seconda parte del
convegno (Parker, Heitzenrater, Grégoire, Alexander) si è
cercato di vedere come il
concetto di santificazione, ricuperato dai «padri», venga
tradotto da Wesley nell’Inghilterra del ’700 con gli
enormi problemi sociali del
tempo, dallo sfruttamento
minorile alla prostituzione,
per ricostruire la dignità
dell’essere umano; e dunque
si traduce in riscatto sociale
delle masse diseredate; si è
cercato anche di vedere, rivisitando la regola di Benedetto, come dalla comune base
patristica, si sia sviluppato il
monacheSimo. Un punto accomuna i due movimenti: sia
la riforma wesleyana che il
monacheSimo si collocano in
momenti di passaggio della
società in cui avvengono radicali trasformazioni, ambedue rielaborano il passato e
preludono al nuovo. La differenza però sta nel fatto che
mentre il monacheSimo rimane un movimento entro la
chiesa ed elabora un’etica
praticabile all’interno delle
mura ecclesiastiche e riservato ai «clericali», il metodismo si butta nella mischia
del mondo e parla ai «laici»
e pertanto diventa creatore di
una società nuova: non è un
caso se ha contribuito non
poco, insieme ai «Padri pellegrini», alla formazione della democrazia statunitense.
A questo punto il convegno era pronto ad ascoltare
contributi specifici su come
la «santificazione» si sia tradotta in particolari contesti di
oppressione (America Latina, Sud Africa) come forza
di liberazione e di riscoperta
della dignità umana, spezzando divisioni verticali e
orizzontali (apartheid, miseria...) della società (Wainwright, Hein, Malone, Miguez
Bonino, Mgojo).
Nell’ultima parte del convegno ci si è occupati delle
nuove frontiere della santificazione, in un confronto anche con mondi lontani, come
le fedi viventi, o con nuovi
luoghi di impegno e testimonianza, come per esempio il
femminismo (Vanzan, Maddox, Driscoll, Wood, Seung
An Im, Chilcore, Luislampe).
Un convegno insomma molto
ricco di contributi (che speriamo vengano presto pubblicati); una primizia e un onore
anche per il mondo metodista
nostrano il fatto che per questo appuntamento storico sia
stata scelta l’Italia.
Riscoprire la tradizione delle chiese metodiste nella disciplina della vita consacrata
Bibbia^ preghiera
di spiritualità per
metodo: una propostaJJ
e
il mondo moderno
LUCA ANZIANI
Dal convegno di Rocca di
Papa possiamo com
prendere quale importanza
possa avere ancora la dottrina
metodista della santificazione
e la tradizione intera della
Chiesa metodista: di quale
santificazione parliamo? Sia
ben chiaro che non parliamo
né dello sforzo umano di'raggiungere Dio e la salvezza,
né del desiderio ascetico di
fuggire il mondo. La santificazione, la via della santificazione, è la via stretta della responsabile risposta umana al
Dio creatore e salvatore; non
si tratta di raggiungere uno
stato, lo stato di santità, si
tratta piuttosto di accettare il
dialogo con Dio.
E da criticare quindi un’accezione nominale del concetto di santificazione per preferire invece un’accezione verbale; concependo la santificazione come un momento della storia dialogica tra Dio e
l’uomo, sarà allora chiaro che
il condursi secondo santificazione equivale a vivere con
responsabilità la volontà di
Dio. La santificazione è quindi un rapporto sia verso Dio
che verso il mondo: una vita
di santificazione non è una
vita dedicata a se stessi ma è
una vita di preghiera, di lettura della Bibbia, di sacrificio
nei confronti dell’altro. Non
esiste una santificazione personale se non è corrisposta da
una santificazione sociale,
cioè una vita consacrata al
prossimo nel nome di Gesù
Il lavoro di gruppo al convegno dì Rocca di Papa
Cristo. E grazie all’azione
dello Spirito Santo che l’uomo può rispondere con fervore alla volontà di Dio e così
amare il prossimo e Dio; ma
la risposta umana è necessaria e pone la nuova creatura
di fronte alla sua responsabilità dinanzi al suo creatore.
Obbedire all’imperativo che
scaturisce dall’annuncio del
regno di Dio è la prova più
grande per il cristianesimo.
Ritengo che la dottrina della santificazione, così come fu
esplicitata da John Wesley,
debba essere presa in seria
considerazione anche oggi
dalle nostre chiese: non esiste
una santificazione personale
se non accompagnata da una
santificazione sociale, e viceversa una santificazione sociale può scaturire solo da una
sincera santificazione personale; la verità di questa affermazione può essere maggior
mente sottolineata se mettiamo in evidenza le due parti di
quest’unica santificazione.
Anzitutto una nuova disciplina della spiritualità e del culto: mi sembra che molti credenti vivano due tipi di disagio, personale e comunitario.
Nel primo si nota come
spesso la lettura della Bibbia
e la preghiera, la meditazione
della sera e del mattino, lascino il posto ad affrettati e scarsi momenti di raccoglimento
con il Signore; nel secondo si
nota invece la profonda difficoltà di credenti, uomini e
. donne, ad accogliere una liturgia che ormai sembra molto fredda. La tradizione metodista può contribuire a indicare una regola e una disciplina
per arricchire la nostra personalità, in quanto centrale per
il metodismo è il rapporto
personale con Dio e della comunità con il suo Signore.
jier le
Nel primo caso abbiamo
menti precisi della gioì
per preghiere e letture che
compagnano tutta la gio,
del credente; nel secondo
so è la tradizione metodisi
riconoscere una spiritual
che riaccende il momento
culto con nuovi inni e con
riscoperta di un simbolisj
da noi spesso ritenuto adi
solo al cattolicesimo. Ri[
vare una nostra spiritualità
va, che con fervore e discL
na riesca a parlare con Dioj
vari momenti e modi, può
sere uno dei contributi i
dalla tradizione metodi
possiamo ricevere.
Un secondo aspetto ri'
da la responsabilità soci4]
tratta di non considerare
altri come il prossimo
noi, ma considerare noi si
prossimo per chi soffre;
sembra questo il compito;
una chiesa che vive la prtì|
fede in un momento storico]
cui nuovi odi si infiammi
tra popoli e razze. La santj
cazione sociale metodista
darci il coraggio per vinci
il disagio più grande: nonsl
mo più in grado di uscire d
0 dir®
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le nostre chiese per aiuta ppettivarr
azioni
ire fi Alb
loGay (Ri
esplicitamente chi è nel bis
gno e per evangelizzare esp
citamente nelle strade.
In conclusione, le nosB
chiese così piccole e a vi
deboli possono ritrovare
questa tradizione una nuoi
spiritualità, una nuova fi
ma che in Cristo
mare la chiesa e inviarla nel
mondo come annunciatócefi]
speranza.
,|)gniino
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'chinge
a
si cattolici
mo contri
Il granfie movimento di ricerca della vita spirituale non può ignorare l'esperienza cattolica
«Seguiamo lo Spirito^ che non torna indietro...
»
FLORENCE VINTI
troppo facile, per colo^'^Xlaro che sono vissuti
all’interno della tradizione
delle chiese riformate, scartare il monacheSimo come una
“fuga dal mondo’’» scrive
Chick Yuiir nel suo libro
«We need Saints» in cui esamina il fondamento scritturale della dottrina della santificazione cristiana e ne traccia
lo sviluppo storico. Yuill continua: «...ma un grande movimento spirituale quale il monacheSimo, quando si presenta nei suoi aspetti migliori,
non può essere rigettato così
facilmente».
È molto probabile che chi
scrive questo articolo non sia
l’unica protestante che si è
recata alla conferenza con un
atteggiamento molto vicino a
un tale rigetto: inoltre non
mancavano perplessità sull’
utilità di un incontro tra metodisti e benedettini: che cosa
potevano avere in comune?
Alla fine di una settimana
trascorsa insieme sono sicura
di non essere la sola metodista che possa testimoniare
dell’arricchimento ricevuto
ascoltando alcuni di questi
cristiani cattolici e condividendo con loro momenti di
culto significativi: sono certa
che questa esperienza ecumenica non sarà facilmente dimenticata dai benedettini e
dai metodisti che vi hanno
partecipato.
È sempre difficile, direi impossibile, rendere in un articolo la spiritualità vissuta in
un incontro ecumenico: più
facile è riassumere il conte
nuto delle relazioni ascoltate
e delle discussioni che, come
un abate americano (completo di camicia stile cow-boy)
puntualmente ha affermato
alla fine della conferenza, «è
stato ricco e non poco sor-'
prendente».
I momenti spiritualmente
alti sono stati molti: come è
possibile descrivere l’emozione provata ascoltando la testimonianza del prof. José Miguez Bonino che ha parlato
della necessità delle chiese
deH’America Latina di aiutare
le «non-persone» prodotte da
regimi che hanno compietamente distrutto il corpo e lo
spirito, a trovare una nuova
nascita per mezzo della potenza di un Dio amorevole e
santo? O ascoltando Max
Alexander, abate di un gruppo di monaci che vivono e lavorano tra il pacifico popolo
Guarani del Paraguay, mentre
descriveva come l’amore cristiano di questi poveri della
terra sia espresso nella condivisione gli uni gli altri dei pochi beni di questo mondo che
possiedono («non rifiutano
mai l’ospitalità a nessuno»)?
Questo monaco, così gentile e
dall’espressione felice, mi ha
detto durante un intervallo:
«Anche se la famiglia possiede solo un letto, questo è sempre offerto all’ospite, per
quanto umile possa essere».
Penso che nessuno di noi si
sia vergognato delle lacrime
sfuggite mentre ascoltavamo
il rev. Khoza Mgojo, proveniente dal Sud Africa, mentre
descriveva una lunga marcia
avvenuta prima delle recenti
elezioni, alla quale partecipa
Un momento assembleare al convegno di Rocca di Papa
vano credenti di tutte le denominazioni: «...giunti fino al
palazzo del Parlamento, ci
siamo trovati di fronte la polizia armata di tutto punto. Il
rev. Desmond ed altri furono
arrestati; il rimanente di noi
ha usato la sola arnia che possedevamo: ci siamo tutti inginocchiati, eravamo migliaia.
Abbiamo cantato e pregato,
mentre l’acqua degli idranti
della polizia ci inzuppava. Vi
posso dire che la gioia non
viene dopo la sofferenza, eravamo pieni di gioia quando ci
siamo inginocchiati e abbiamo capito come dovevano
sentirsi Sila e Paolo nella prigione!». Il rev. Mgojo ci ha
ricordato che ci vorranno
molti anni per sradicare le
conseguenze dell’apartheid,
per smantellare gli effetti psicologici in coloro che sono
stati oppressi.
Ogni giornata dell’incontro
cominciava al mattino presto
e finiva la sera con la lettura
biblica, il canto, la preghiera.
In questi momenti di raccoglimento, tenuti in una picco
la cappella spoglia e semplice, le differenze dottrinali che
emergevano dalle due diverse
tradizioni erano superate. Le
liturgie erano state preparate
dal prof. Filippo Resta Osb, e
dalla rev. Karen Westerfield
Tucker, un’americana metodista. Abbiamo cantato e pregato inni di Charles Wesley e
anche inni e cori moderni che
riflettevano le diversità e particolarità delle espressioni di
culto di metodisti provenienti
da Singapore, dalla Malesia,
e con semplici melodie benedettine.
Due serate sono state particolarmente interessanti: un
programma di antichi canti
gregoriani, eseguiti da un
gruppo di monaci residenti
nella zona, e una serata intitolata «11 percorso della santificazione negli inni e nei poemi
di John e Charles Wesley»,
condotta da Stevan Kimbrough, musicista, cantante e teologo metodista dell’Alabama.
Il «culto del patto» secondo
la tradizione metodista, tenuto nell’ultimo giorno, è stato
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del rev. Geoffrey Wainns
che ha presieduto il culto
che la sera precedente ave
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rituale?». Wainright, mo
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lì 92 luglio 1994
PAG. 1 1 RIFORMA
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Caro direttore
Mo l’esito della seconda
■ione sinodale ritenevo
!jarsa utilità riprendere
a mia posizione il tema
otto per mille, finché un
•olo di Sergio Rostagno
Sforma, n. 38 dell’ottobre
13) mi aveva dato l’illusioche si potesse riaprire un
.pfso più ampio, con toni
ini e senza polemiche. Mi
riproposto di cercare prilli contatto con l’autore,
he perché mi chiarisse il
nifidato di «paleometodicon Diog volendo assicurarlo che,
odi, puòì Jeavevo capito il concetto,
'tributi c| liriche «paleometodista» tra
metodis ri il sottoscritto, in Italia
sisteancora. Poi, visto che il
'etto rigm battito prospettato dal giortà sociale: rie non veniva neppure avsiderarei jato, forse perché tutti, comossimop jesii metodisti a cui l’autore noi stei e si deriva, erano impegnati
i soffre;I ¡[cose più serie, lasciai cacompito dare la mia idea. Adesso che
/e lapróp Spassato il 30 giugno e non
Ito storico il si può imputare di fare
infiamma m propaganda contraria a
La sanfcella ufficiale gradirei che
etodistap ipubblicassi alcune mie osper vinci fazioni in merito alle letide: nona ¡eredi Alberto Taccia e Paoli uscire à fio Gay (Riforma nn. 22 e 24
per aiuta ^attivamente),
i è nel bis ì Ognuno ha il diritto di indiizzare espi gjarsi per ciò che preferisce,
rude. chi nel leggere sui giornali
e, le nosti ccome lo stato impiegherebbe
(le e a voli Spioventi dell’otto per mille e
ritrovarci ;ctì,come il sottoscritto, per il
; una nuov ((marchingegno Craxi-Poletti,
nuova fiam ìjteso ad assicurare alla Chiepotràrifot sacattolica italiana il massiinviarla nel no contributo dei cittadini
unciatricedi ®l®odo più indolore. Non
voglio farmi difensore della
presente gestione dello stato,
odio lo stesso senso civico
di fiducia nelle regole della
democrazia dichiarato da
Paolo Gay a proposito sia
dsUs ultime elezioni politicjie, sia della seconda votatone sinodale sull’otto per
®ille. Non riesco a scandalizanni per il modo con cui lo
tmentospin ttato impiegherebbe quei prò
e, .in CUI anche perché fino a
suore e w
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LUCIANO DEODATO
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il Osb.
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torna
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Le celebrazioni del 14 luglio, anniversario della Rivoluzione francese, come alcune settimane fa quelle
per lo sbarco alleato in Normandia,
hanno riproposto in Francia il problema dei rapporti con la Germania; anzi,
direi, con il popolo tedesco. Sembra
dunque che a mezzo secolo di distanza
dalla fine della seconda guerra mondiale, e dalla sconfitta del nazifascismo, le ferite sanguinino ancora. È vero che molti testimoni e vittime di quegli eventi, dell’una come dell’altra parte, sono ancora tra noi e non possono
dimenticare; a me è capitato di incontrare anziani tedeschi, che nel corpo
portano ancora le ferite ricevute sul
fronte di Cassino; come mi è capitato
di incontrare polacchi e americani che
hanno combattuto daH’altra parte del
fronte: ognuno aveva la propria storia
di sofferenza, il carico pesante di ricordi e di immagini. Ho visto la perfetta geometria delle tombe e delle croci
dei cimiteri di guerra, allucinante nel
suo biancore, impressionante per il suo
silenzio.
Ma ho visto anche 1 lager di sterminio nazisti. Ricordo lo stupore, nel visitare la prima volta Dachau, di scoprire che quel campo (come tanti altri)
era entrato in funzione prima che scop
piasse la guerra per spezzare la resistenza dei tedeschi, intellettuali e operafi contro il nazismo emergente. E ho
scoperto anche che le vittime della resistenza tedesca erano state più numerose dei nostri partigiani morti per la
libertà.
Il carcere di Tegel (Berlino), dove fu
rinchiuso Dietrich Bonhoffer come mi
raccontava il suo compagno di prigionia Latmiral, funzionò fino alla fine
del conflitto come carcere nel quale
venivano rinchiusi i militari della
Wehrmacht accusati di tradimento, in
attesa dell’esecuzione capitale. E bastava, per meritarsi quell’accusa, lasciarsi scappare anche solo un’innocente frase di stanchezza per la guerra!
Furono centinaia e centinaia, nel periodo in cui Latmiral si trovava in quel
luogo, a transitare in quell’edificio di
sofferenza: le caviglie avvinte nei ceppi attendevano un mese, nella disperata illusione di una grazia che non sarebbe mai venuta, prima di essere condotti alla decapitazione.
La liberazione, la fine dell’incubo
nazifascista, è un evento che ha riguardato tutti i popoli dell’Europa, tedeschi compresi. Perciò non avrei oggi
timore, nelle celebrazioni del cinquantenario, di invitare anche i tedeschi;
persistere nella criminalizzazione di un
popolo che ha pagato un prezzo altissimo e che per primo è stato travolto e
spezzato dalla follia omicida del nazismo non giova a nessuno; ignora i fatti
della storia, confonde vittime e responsabili, altera la verità e dunque diventa
una menzogna, alimenta sentimenti di
rivincita come testimonia il fenomeno
dei naziskin, prepara un terreno dal
quale nuovi mostri possono emergere.
Non è così che si mantiene la memoria: così si coltiva.solo l’odio. Credo
che le chiese, alle quali è stata affidata
la grande parola della riconciliazione
(II Cor. 15, 18) abbiano fatto molto ma
forse debbano fare ancora di più. Si dice che Martin Niemöller, il pastore
simbolo della chiesa confessante tedesca, agli americani che l’avevano liberato dal lager dove era stato rinchiuso
per nove anni come prigioniero personale del Führer e che volevano da lui,
a scopo propagandLstico, una dichiarazione contro Hitler abbia risposto con
la poca forza ehe ancora gii rimaneva:
«Ricordatevi che Gesù Cristo è morto
anche per Hitler!». B un caso estremo
ma indica una strada, l’unica, per la
quale è possibile ricominciare a vivere
e tentare di costruire un mondo meno
ingiusto e violento.
nuovo ordine «fatti non fummo a viver come bruti».
Non posso comunque dimenticare che, con tutti gli
errori, con tutte le ingiustizie
e con tutto quello che vogliamo per gli ospedali che funzionano (anche per i nostri),
per la sanità in generale, per
le case di riposo per anziani,
per tutti gli scopi di interesse
sociale e di carattere umanitario (e non tutto e dappertutto è malgestito) lo stato splende dai proventi fiscali cifre
enormi, come è giusto per un
moderno stato democratico,
di fronte alle quali i proventi
dell’otto per mille che non gli
sono stati sottratti dai «concorrenti» sono una entità trascurabile.
Per me restano quindi assolutamente valide le ragioni
puntualmente elencate da
Via Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via Repubblica, 6 - 10066 Torre Pellice - tei. e fax 0121/932166
®RETrORE; Giorgio GardioI
•ICEDIRETTORI; Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto
"EDATTORI: Stello Armand-Hugon, Claudio Bo, Alberto Bragaglia, Daniele
Busetto, Luciano CIrlca, Alberto CorsanI, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo, Maurizio Girolami, Anna Maffei, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Ne910, Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Gian Paolo RicGiancarlo Rinaldi, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Pierval9o Rostan, Marco Schelienbaum, Federica Tourn, Florence Vinti, Raffaele
Volpe
®WANTI: Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco, Bruno Rostagno
JjMINISTRAZIONE: Mitzi Menusan
Ì^^AMENTI: Daniela Actis
.“^COMPOSIZIONE: Aec s.r.l, - tei. 0174/551919
Ebrr ^iiisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174/42590
ORE; Edizioni protestanti s.r.l. - via Pio V, 15 bis -10125 Torino
111
JtALIA
■ordinario £
f
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ABBONAMENTI 1994
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versare l’importo sul ccp n. 14548101 intestato a Edizioni pros-r.l., via Pio V 15 bis, 10125 Torino.
. settimanale unitaria con L’Eco delle vbIII valdesi;
non può essere venduta separatamente
Pj,|?i''’®®rzioni pubblicitarie; a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000
Eton. niillimetro/colonna £ 1.800
'“"'""iena parola £1,000
"" 1’ ''alia testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
®»i0rdinan7l° responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
in data 5 marzo 1993.
«a S '5 luglio 1994 è stato consegnato per l’inoltro postale all’Ufficio CMC Nord,
oli 44/11 di Torino mercoledì 13 luglio 1994.
Paolo Gay e tante altre ancora, che hanno indotto la «larga minoranza» a votare contro la partecipazione della nostra chiesa a quella che a mio
parere resta una trappola perversa: quindi non per caparbietà ma con serena coerenza
ho firmato per lo stato.
Neanche mi sembra che Alberto Taccia abbia voluto
renderci l’onore delle armi
ma piuttosto fare semplicemente della propaganda, in
sintonia col paginone pubblicato sullo stesso numero di
Riforma. Iniziativa che accolgo con spirito di fraterna
comprensione nei confronti di
un uomo che ha dato tanto di
se stesso per la diaconia.
Per concludere mi auguro
si tenga buon conto della giusta informazione da parte del
moderatore, che ci vorranno
degli anni prima che arrivino
i primi accrediti da parte dello stato: quindi avanti con le
nostre contribuzioni alla cassa culto o al fondo ministerio,
secondo la regola dei 3P, tenendo presente che la credibilità dell’affermazione che i
proventi dell’otto per mille
saranno utilizzati soltanto per
le opere sarà tanto maggiore
quanto prima con le nostre
contribuzioni riusciremo a
coprire i costi delle chiese e
le spese di culto e quanto meno tali proventi saranno destinati ad opere che siano attualmente a carico del bilancio
della Tavola.
Umberto Beltrami - Monza
Il clic
di prima pagina
Vola il giocatore «carioca». Il Brasile ha vinto per
la quarta volta il campionato mondiale di calcio
sconfiggendo solo ai calci
di rigore la nazionale italiana. I brasiliani, secondo
la tradizione, hanno fatto
vedere il calcio più «artistico», le giocate più raffinate e i palleggi più eleganti. Il calcio è in Brasile
passione popolare come e
più che nel nostro paese.
Informare
sulle diatribe
Caro direttore,
in merito alla lettera di
Franco Scaramuccia, dal titolo «Elezione nella continuità», apparso sul n. 28 del
giornale, vorrei precisare anch’io che sono d’accordo per
quel che riguarda una continuità di lavoro fra il vecchio
Comitato esecutivo e il nuovo, ma secondo me la continuità non si deve cercare nel
fatto che siano stati sostituiti
o meno i membri del Ce, e
sul perché, ma sta nelle linee
ecclesiali e teologiche che il
Ce intende seguire.
Ora, per informare chi non
era presente all’Assemblea, è
opportuno far notare che ripetutamente, durante i lavori, si
sono evidenziate due concezioni di ecclesiologia battista
contrastanti e che, durante i
due anni precedenti, si sono
avute diverse diatribe fra il
Comitato esecutivo e il Dipartimento di teologia, che
hanno richiesto l’intervento
del Collegio degli anziani, di
cui i delegati sono venuti à
conoscenza solo durante i lavori assemblear!, e questa è
disinformazione.
Su queste cose ci vuole
chiarezza, ma non continuità.
Ermiriio Podestà - Genova
Non cadiamo
nel ridicolo
Caro direttore,
a proposito della lettera da
voi titolata «Pastora è sbagliato», devo dire che consento con Silvia Balmas ma... c’è
di più! Mi ha molto colpito
quando, qualche anno fa, per
introdurre questa «pretesa»
innovazione, si sono perse
ore di assemblee nelle nostre
chiese, spacciandosi gli uni
per rinnovatori (o rinnovatrici), gli altri per conservatori
(a seconda della propensione
a usare tale termine). In realtà
è avvenuto nelle nostre chiese
quello che stava avvenendo
nel mondo intorno a noi.
La battaglia, sacrosanta e
fondamentale in questa nostra
epoca storica, per il ricono
scimento alle donne di una
pari dignità (nella famiglia,
nella scuola, sui posti di lavoro) ha portato con sé varie
«ricadute» specifiche in ogni
campo. Esplorando il vasto
mondo della formazione e
della cultura si denunciò,
come elemento negativo, per
una crescita «paritaria» anche
il fatto che molte professioni
(spesso perché tradizionalmente proprie degli uomini)
fossero connotate «esclusivamente» dal sostantivo maschile. Si è quindi imposto l’uso
al femminile di molti sostantivi (per fortuna ci si è fermati,
sull’orlo del cattivo gusto,
non pretendendo di dire la
onorevola o l’assistenta sociale). Insomma, come la storia
ci insegna, spesso grandi battaglie ideali e civili scivolano
nel ridicolo. Non mi scandalizza «pastora» più di tanto;
mi sorprende e rammarica
che, anche tra il popolo di
Dio, si prendano fischi per
fiaschi. La Sacra Scrittura ci
insegna chiaramente,che in
Dio non c’è né maschio né
femmina ma tant’è, questo è il
prezzo che dobbiamo pagare
al nostro essere «nel» mondo.
Concludendo (per non causare fraintendimenti) sono
convinta che una grande battaglia ideale, oltre che teologica, è quella di pretendere
nella chiesa pari dignità alla
donna (e sono convinta che
presto anche la Chiesa cattolica, volente o nolente, arriverà
a tale riconoscimento) ma fossilizzarmi sulla forma (o peggio pretendere che attraverso
un cambiamento di vocale
muti la realtà) mi sembra
fuorviante. Infatti la giovane
presidente della Camera su
questo punto ha voluto segnare la sua diversità (non di sesso, ma di programma politico)
definendosi «il presidente».
Mi auguro che in Italia gli
evangelici (uomini o donne),
al di là del fatto di avere in
chiesa un pastore o una pasto
ra siano nella vita quotidiana
testimoni fedeli del fatto che
‘Cristo è morto per salvare
maschi e femmine.
Doriano Giudici — Roma
Errata
• Il prof. J. A. Soggin e Carlo
Papini correggono la datazione
dei manoscritti di Qumran: gli
studiosi sono concordi che / testi
sono datati tra il II secolo avanti
Cristo e il I secolo dopo Cristo e
non «il primo o secondo secolo
dopo Cristo» come scritto a pag.
2 di Riforma n. 27 dell’S luglio
riprendendo una notizia dell'
agenzia svizzera Spp.
• Il pastore Fulvio Ferrario, in
merito aH’articolo a pagina 9
dello stesso numero, relativo alla
teologia di Bonhoeffer, fa sapere
che la grafia Bonhoffer non è
sua ma della redazione: la grafia
corretta del nome è infatti
Bonhoeffer.
Ci scusiamo con i lettori.
• Il Centro culturale valdese
comunica che il viaggio in Sud
America è in fase di chiusura organizzativa: sono rimasti ancora
tre posti disponibili. Chi fosse
interessato è pregato di prendere
contatto con il Centro culturale
al più presto. Il previsto incontro
con i partecipanti al viaggio per
le informazioni organizzative e
gli ultimi dettagli del programma avrà luogo venerdì 5 agosto
alle ore 21, presso la Foresteria
di Torre Pellice.
• Il pastore Giulio Vicentini
comunica il suo nuovo indirizzo:
via Cantarone 37, 37129 Verona
(tei. 045-8006295).
• Bruno e Mirella Corsani
comunicano il loro nuovo indirizzo e numero telefonico: via
Cottolengo 2 - 10064 Pinerolo
(To). Tel. 0121-78502.
RINGRAZIAMENTO
«Gesù dice:
io vivo e voi vivrete»
Giov. 14, 19
I familiari tutti di
Lidia Codino ved. Codino
ringraziano di cuore tutti coloro
che nel lungo periodo di infermità
sono stati vicini alla loro cara e
coloro che con presenza, fiori e
scritti sono stati loro di conforto
nel triste momento della dipartitenza.
Un ringraziamento particolare
al dottor Ghigo e al pastore Klaus
Langeneck.
Prarostino, 3 luglio 1994
RINGRAZIAMENTO
«Poiché ora vediamo come in
uno specchio, in modo oscuro:
ma allora vedremo
A faccia a faccia:
ora conosco in parte;
ma allora conoscerò appieno,
come anche sono stato
appieno riconosciuto»
I Corinzi 13, 12
I familiari del caro
Tiziano Santiano
di anni 25
riconoscenti per la grande dimostrazione di affetto tributata al
loro caro, nell'impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che hanno voluto essere
loro vicini nella dolorosa circostanza.
S. Secondo, 22 luglio 1994
di MEYTRE e RINALDI
ONORANZE FUNEBRI
1Ö063 PEROSA ARGENTINA - Via Roma, 8/B - ® 0121/804004
ORARlÔœ^NTÎNÜÂTO ^
28
PAG. 12 RIFORMA
venerdì 22 LUCn^^^
Malgrado la sua scelta a favore dei poveri e dei piccoli contadini, la Chiesa cattolica tradizionale sta perdendo la propria influenza
Anche in Colombia le chiese evangeliche sono in piena crescita
JEAN-LUC MOUTON
E mezzogiorno, il rumore
della strada penetra all’
interno della chiesa, eppure
donne, uomini, bambini entrano regolarmente e vengono a
inginocchiarsi là, per terra, in
quella chiesa disadorna. Raccoglimento profondo, semplice, senza ostentazione né falso pudore; alle 18, per la messa serale, la chiesa é praticamente piena; la gente viene
- dopo il mercato, dopo le spese
o dopo r ufficio...
Chiese colme a qualunque
ora del giorno, gente fervente, seria e di ogni condizione
sociale; una situazione alquanto invidiabile. Due indizi
però stuzzicano la nostra curiosità; quel grande manifesto
davanti alla chiesa a Cartagine, che chiama i laici a testimoniare concretamente la loro fede nella società e a impegnarvisi pubblicamente; sarebbe dunque senza futuro la
pietà di questi cristiani? E
quel volantino trovato sulla
nave che ci portava sul fiume
Magdalena; «Siamo cattolici;
apparteniamo a una chiesa,
abbiamo un Dio, una fede...
chi vorrebbe portarcene altri
è pregato di stare a casa sua o
di astenersi!».
Chi viene preso di mira?
L’espansione pentecostale,
evangelicale? Come sta oggi
la Chiesa cattolica in quell’
America Latina tuttora alla ficerca del proprio equilibrio?
E in Colombia?
La scelta dei poveri
La Chiesa cattolica colombiana ha aperto gli occhi sulla
realtà che la circonda; come
ignorare quelle popolazioni
delle baraccopoli, quelle immense cinture urbane in cui la
gente vive o sopravvive grazie agli espedienti del subimpiego o, più semplicemente, delle attività illegali? Anziché stare all’ombra dei notabili, una parte della chiesa è
andata a vivere nelle baraccopoli, nelle campagne, nei luoghi più remoti; là ha scoperto
la situazione di violenza, la
sub-povertà stabilita, l’assenza totale di attenzione da parte della società costituita; urgeva ritrovare il vero Evangelo, il vero contenuto della carità, il vero volto di Cristo e il
vero senso di Dio.
Oggi la chiesa non ha rinnegato il proprio impegno a
■favore dei poveri ma non si
può fare a meno di constatare
quanto sia cambiata la situazione ideologica. Niente più
marxismo dopo la caduta del
muro di Berlino ma «la chiesa - spiega il vicario del vescovo della regione di Sucre
- si è impegnata risolutamente nella difesa dei piccoli
contadini, dei piccoli produttori di caffè», e non rinuncia
neanche al dovere di critica di
fronte aH’immoralità e alla
corruzione di dirigenti politici, anche se si guarda dal
prendere posizione nel gioco
democratico. Eppure, rimpiange questo prete, i poveri
sono sempre più poveri; la
chiesa quindi è costretta a
surrogare; «Programma di
sviluppo per i contadini, educazione, salute, infanzia, non
viene meno l’impegno della
chiesa per la giustizia e per
la pace, malgrado i pochi
mezzi a disposizione» conferma padre Sierra.
Una nuova
evangelizzazione
«In Colombia - dice un
vecchio prete - la maggior
parte della gente si dice cattolica. La popolazione sa di
essere cattolica, ma l'Evan
Una delle.tante baraccopoli latinoamericane in cui si concentrano centinaia di migiiaia di persone
gelo è davvero penetrato nelle mentalità?». La prima evangelizzazione, quella del
1492, ha cristianizzato la cultura tradizionale, ha dato uno
sfondo religioso ma non ha
introdotto l’Evangelo nei
comportamenti. Per questo il
tema della «nuova evangelizzazione», lanciato dal papa
attuale, sembra avere un eco
in Colombia; non si tratta tanto di annunciare il messaggio
di Cristo nel linguaggio di
oggi a popolazioni scristianizzate quanto di mostrare le
conseguenze dell’Evangelo
nella situazione attuale. I responsabili cattolici lo ammettono; malgrado la profonda
pietà dei fedeli, la violenza e
l’ingiustizia persistono in
questo paese; eppure, in seguito a vari movimenti di rinnovamento fra cui il risveglio
carismatico, sono gli strati
più popolari a formare il popolo della chiesa.
I ricchi, forse troppo occidentalizzati o per paura di un
impegno per la giustizia, vivono piuttosto distaccati. La
chiesa tuttavia deve far fronte
anche a nuove realtà come
quella delle immense migrazioni all’interno del paese;
metà degli abitanti sono migranti venuti a concentrarsi
attorno alle grandi città. Queste migrazioni scuotono le
strutture tradizionali, la famiglia stessa non riesce più a
riempire il proprio ruolo di
trasmissione della religione.
Il successo delle chiese
protestanti
Di fatto la Chiesa cattolica
sembra aver perso una parte
della propria influenza e dei
propri membri a vantaggio di
quelle che le autorità chiamano «sette». Jean-Pierre Bastian, autore di un recente libro dedicato al protestantesimo in America Latina, rileva
che si fa «un uso poco discriminato del termine setta» in
questa regione del mondo.
Queste varie chiese infatti si
stanno moltiplicando nei nuovi quartieri in continuo movimento, grazie al contatto di
retto; l’evangelizzazione si fa
sull’uscio di casa, per strada,
in piazza o durante i numerosi viaggi in autobus; pentecostali, battisti, evangelicali sono effettivamente in crescita,
e quale crescita!
In Colombia, la Chiesa cattolica ha resistito fino al 1991
prima di accettare una costituzione laica; prima di quella
riforma lo stato era confessionale, ogni colombiano essendo naturalmente cattolico;
grazie a questa nuova Costituzione, le comunità evangeliche hanno ottenuto un posto
legale nella società, e da allora si stanno sviluppando a
tutta velocità. A Sincelejo,
nella regione di Sucre, una
città di 150.000 abitanti, la
Chiesa evangelica dei Caraibi
contava 8 comunità locali nel
1980; oggi sono oltre 25, ognuna con circa 500 persone.
Perché un tale successo?
«Perché nella Chiesa cattolica non c’è comunicazione diretta e personalizzata della
fede», rispondono alcuni ecclesiastici. «Per via dell’ap
Valutazioni sulle elezioni presidenziali della scorsa primavera
Salvador^ la democrazìa è lontana
Meno della metà degli elettori ha partecipato alle elezioni legislative, amministrative
e presidenziali che hanno
avuto luogo il 20 marzo scorso in Salvador. Armando Calderón Sol, del partito di destra Arena, attualmente al potere, è stato eletto presidente
con il doppio dei voti del suo
avversario, Rubén Zamora.
Molti osservatori hanno rilevato che queste elezioni sono state falsate da diversi fattori; forte tasso di astensionismo, distribuzione insufficiente di schede elettorali, irregolarità nel registro elettorale, problemi dovuti all’analfabetismo, violazioni del regolamento elettorale nonché
caos e confusione verificatisi
durante le giornate elettorali.
Nelle zone in cui prevalevano
i simpatizzanti dei partiti di
sinistra, è stato molto difficile
ottenere le schede elettorali.
Su invito della Chiesa riformata del Salvador, l’Alleanza
riformata mondiale (Arm)
aveva inviato, per il primo
turno, due osservatori che
hanno visitato alcune comunità rurali caratterizzate da
un’estrema povertà, dalla carenza di impieghi e dalla
mancanza di infrastrutture essenziali quali un sistema di
distribuzione dell’acqua pota
L’ex presidente del Salvador, Alfredo Cristiani, ai funerali di Roberto
D’Aubuisson, ideoiogo di Arena, ii 22 febbraio 1992
bile, deH’elettricità e delle fognature. Gli abitanti erano
molto impauriti perché non
avevano dimenticato i momenti peggiori della guerra
civile e temevano che questa
riprendesse se non avessero
votato per i partiti tradizionali; molti pensavano che le elezioni non avrebbero risolto i
loro veri problemi.
Secondo gli osservatori
queste elezioni democratiche
sono state ostacolate dalla
paura, da pressioni disoneste
da parte dei partiti politici, da
una mancanza di formazione,
dalla complessità eccessiva
del processo elettorale e dall’inaccessibilità'dei seggi e
lettorali per molti elettori. Da
parte loro, gli osservatori della Chiesa presbiteriana degli
Usa sono stati scioccati dall’
arroganza e dall’ostilità dimostrate dal partito Arena e
dalla sua mancanza di compassione per i poveri. Secondo loro queste elezioni, da
sole, non possono garantire la
democrazia finché mancano
altre strutture democratiche;
la gente deve capire il processo politico e imparare a
farsi sentire, i movimenti popolari e i gruppi marginali
devono vedersi riconosciuto
uno spazio politico nel quale
possano organizzarsi e agire.
(da Arm Up Date, giugno ’94) I
poggio economico e ideologico degli Usa, che vedono là
un buon mezzo per ridurre
l’influenza della Chiesa cattolica, da essi temuta per le
sue posizioni a favore della
giustizia sociale», ritengono
molti altri.
Come negare però che persone che hanno trascorso una
buona parte della loro vita
nella Chiesa cattolica dichiarano, in occasione della loro
adesione a una chiesa evangelica 0 pentecostale, che
hanno scoperto Gesù, letto la
Bibbia con avidità e riconoscenza, e trovato una vera comunità fraterna? In realtà, è
dal 1954 che esiste una Confederazione evangelica di Colombia, che raggruppa oltre
42 associazioni evangeliche,
pentecostali, battiste, mennonite; ogni chiesa crea-prima
delle piccole comunità di
quartiere, poi delle chiese vere e proprie. Accanto a questo
formidabile lavoro di evangelizzazione, ciò che colpisce
l’europeo è l’impegno potente e determinato di queste
chiese nella vita sociale e
pubblica.
Solo le comunità pentecostali vengono considerate come devianti su questo punto
da parte dei loro fratelli evangelicali. Le chiese pentecostali infatti si dedicano essenzialmente a presidiare un territorio, a creare in ogni «barrios» delle piccole chiese. I
mennoniti invece si danno
come missione di impregnare
la società coi valori dell’
Evangelo; seguire Gesù, amarlo, vuol dire prendere il
cammino della riconciliazione, della nonviolenza e della
lotta contro le ingiustizie. Il
lavoro di «Mencoldes» (Fondazione mennonita colombiana per lo sviluppo) ne costituisce uno dei principali esempi, così come quello di
«Justa Paz», un centro per
l’azione a favore della giustizia e della pace. Lavoro di
educazione e di difesa dei diritti delle donne, sostegno ai
bambini non scolarizzati svi
toppo rurale, manifestazi’oni a
favore dei diritti umani- n„
impegno, una fede o una ten
logia che non può lasciare in
differenti.
Quale ecumenismo?
Oggi i rapporti tra le chiese
SI sono normalizzati, ma h
storia, è stata fortemente conflittuale; negli anni ’50 e ’60
erano frequenti le aggressioni
fisiche contro le assemblee
evangeliche; le ferite si sono
rimarginate ma il ricordo è rimasto. Per le chiese protestanti il problema non esistela chiesa romana è legata a
una tradizione non biblica è
andata fuori strada sia quando
ha difeso i potenti sia quando
si è compromessa col marxismo. Resta la possibilità di
abbandonarla senza rimpianto
e definitivamente!
L’opinione cattolica non è
da meno e sembra essere all’
altezza di questa radicalità; al
di là del complotto nordamericano di cui sopra, ci viene
spiegato che il dialogo sul
piano delle idee o delle dottrine non avrebbe alcun senso; questa popolazione non
ragiona a livello di idee ma
in termini di appartenenza, di
fedeltà affettiva che lega o
che divide; l’unica eccezione
è costituita dai mennoniti che
ogni anno organizzano, insieme a un gruppo di teologi
cattolici, una conferenzà di
dialogo tra nordamericani e
sudamericani.
Difficoltà e tensioni, ma
quest’immenso paese sembra
essersi avviato sulla via della
crescita ad ogni livello; domina un’impressione di movimento, di possibili evoluzioni, tutto è in moto, in travaglio; non ci stupirebbe che
questa profusione di vita potesse far nascere un futuro
promettente ma le forze
dell’ostruzionismo, del disordine e della violenza sono ancora molto vive.
(da Fini information,
maggio 1994)
Mozambico: la situazione è migliorata
Due anni dopo
il cessate il fuoco
Due anni fa è stato firmato
il cessate il fuoco; ora la situazione è calma, anche se
ogni tanto i due belligeranti si
lanciano accuse reciproche.
Il primo passo è stato la firma da parte dell’opposizione
della legge elettorale; il secondo passo è la stanza di
truppe dei due partiti in luoghi controllati dalFOnumoz
(organizzazione delle Nazioni Unite in Mozambico) e il
terzo è la determinazione della residenza del presidente
della Resistenza nazionale
mozambicana (Renamo).
Finora non si sono incontrati problemi insolubili. 11 14
gennaio scorso il Consiglio
cristiano del Mozambico
(Ccm) è andato a far visita al
presidente della Renamo il
quale ha promesso di non riprendere le armi per lottare
contro il governo, ma non ha
nascosto la propria preoccupazione nei confronti delle
organizzazioni internazionali
che gli hanno promesso aiuti
e che, finora, non hanno fatto
molto. Teme che ciò provochi reazioni fra le sue truppe.
Il Consiglio cristiano del
Mozambico ha inoltre chiesto
informazioni circa il processo
di pace in Mozambico, la
sponibilità delle chiese per
un lavoro a favore della pace
e della riconciliazione al h;
vello nazionale nei luognj
controllati dalla Renamo e al
livello internazionale e la
possibilità di visite pastorali
nelle zone controllate dalla
Renamo.
Il presidente della Renamo
ha fornito informazioni dettagliate in risposta alle domande del Ccm e ha chiesto m
chiese di inviare opuscoli
letteratura religiosa nelle zon
controllate dalla Renamo.
aggiunto che le chiese dc''°”
saper criticare gli errori co
messi dal suo movimento.
Per quanto riguarda 1 in''’
di osservatori in occasio
delle elezioni, le chiese si s
no accordate suiropporwn
che tutte le chiese sorelle c
desiderano inviare osserva
ri in Mozambico dovran
trasmettere la loro fichi
per l’Europa e *
Consiglio ecumenico o
chiese (Cec, Ginevra)
l’Africa; alla Conferenza
le chiese di tutta l’A
(Ceta, Nairobi).
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