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ECO
DELLE WU YÁLDESI
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TOHRfi PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 109 - Num. 46
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TORRE PELUCE - 17; Novembre 1972
Amm.: Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
Il grande ostacolo
È, Oggi, cosa comune parlare della
crisi che il mondo ha da passare fra
non molti decenni.
Gli anni sessanta sono stati caratterizzati più che mai, nella storia umana, da una illimitata euforia sulle possibilità delTuomo. E ce n’erano gli elementi; sempre nuove scoperte scientifiche con un’accelerazione non supponibile, cibernetica, voli spaziali, primi
allunaggi, per dire solo delle cose più
vistose. Ma questo progresso scientifico vertiginoso si è esteso su tutti i
campi dalla geologia alla meccanica.
Così finalmente si è pensato che l’uomo non avesse più alcun ostacolo al
suo cammino ed ogni possibilità gli
fosse aperta per una vita più ricca e
più comoda. Si è parlato delTuomo
« adulto », libero dai legami tradizionali anche religiosi, delTuomo signore
della creazione. Sotto questo punto di
vista son tornati alla mente dei credenti e dei non credenti i versetti della Genesi che parlano della vocazione
delTuomo a « sottomettere la terra e
a dominarla ».
Benché la scienza abbia continuato
nella sua corsa in avanti e aperto sempre nuove possibilità in ogni settore,
ben presto si è verificata una inversione di pensieri. Si è cominciato con le
prime preoccupazioni sulTinquinamento, primo e terribile derivato del « nostro sviluppo » tecnologico. Se ne son
cercate le cause ed i rimedi... ma altri
più grandi problemi sono sorti ed infine la stessa macchina del progresso,
qual'è ora, è stata messa in questione.
Gli anni settanta hanno cominciato
con le angoscio che alla fine del decennio precedente si cominciava a presentire. Ora si ha davanti agli occhi il gigantesco problema di un’umanità che
in 30 anni si raddoppierà, passando
dagli attuali 3,6 miliardi a 7,.miliardi,.,,
pèr cui « teoricamente » bisognerà nel- *
10 stesso periodo di tempo raddoppiare tutto ciò che gli uomini hanno impiegato a costruire in 2-3000 anni: case, strade, scuole, ospedali, terre coltivabili, fabbriche, ecc... Diciamo « teoricamente », perché in realtà, per un
livello di vita quanto mai modesto, occorrerebbe non raddoppiare ma quadruplicare le strutture che esistono.
Infatti ben metà della umanità d'oggi
è senza o quasi il necessario. Qui in
Sicilia non siamo in India o nel Brasile, eppure quanti vivono in cinque o
sei in una sola stanza (qualcuno anche
in grotte) e le scuole fanno due o tre
turni al giorno per mancanza di aule!
L’ostacolo non sta tanto nei limiti
che il pianeta ci pone, e che sono veri,
ma che potrebbero in qualche modo
esser sormantati, bensì nell’uomo. Siamo proprio noi uomini il grande, vero
ostacolo a quella civiltà nuova di cui
11 mondo ha bisogno per sopravvivere.
Gli onesti lo riconoscono senza distinzione della categoria o della classe cui
appartengono. Le soluzioni drastiche
che la situazione attuale richiede devono passare comunque e sempre per
una via politica e sociale, o più semplicemente per una nuova concezione
della vita. Sicco Mansholt, dopo aver
messo in evidenza come il prossimo futuro richiederà forti riduzioni di consumo delle materie prime e dell’energia, suggerisce: « per compensare la
diminuzione del benessere materiale,
converrà che i poteri pubblici si preoccupino di più dello sviluppo intellettuale e culturale e ne predispongano i
mezzi necessari ». E Aurelio Peccei:
« Uno degli errori della nostra civiltà
è proprio una fede cieca nella tecnologia. Il progresso tecnico può attenuare
i sintomi di una malattia del sistema,
ma non ne eliminerà mai la causa profonda, cioè il continuo sviluppo in un
mondo che non è infinito. Oggi tanti
problemi non hanno una soluzione tecnica. Quale soluzione tecnica per il razzismo, la disoccupazione, la corsa agli
armamenti, l'aspirazione dell'uomo a
un modo di vita più equilibrato? » (...)
« Vogliamo ad ogni costo raggiungere
un certo livello di vita? Bene. Auora
tutto il resto del mondo dovrebbe cambiare per permetterci di soddisfare i
nostri capricci, i nostri sogni, di avere
i nostri giocattolini! » (...) « Noi non
guardiamo le cose in faccia. E la magheremo cara ». E nel « Manifesto »,
sullo stesso argomento: gli ecologi
« pensano che si possa vivere meglio,
producendo e consumando di meno, a
condizione di produrre, di consumare
e di vivere in modo diverso. I protagonisti del maggio '68 dicevano proprio
questo ». Jay W. Forrester: « Si sta
sviluppando in tutto il mondo una forte corrente di dubbio intorno alla tecnologia quale salvatrice dell'umanità.
C'è una base per questo dubbio. Naturalmente non è la tecnologia come tale, la sorgente dei guai, ma lo è, invece,
l'amministrazione di tutto il complesso
tecnologico-umano-politico-economico naturale ».
Però a questo punto mi sembra che
una via non può esser indicata nella
teoria soltanto, ma incarnata in atti
conseguenti. Anzi mi sembra evidente
che v’è un grande pericolo, in un mondo pieno di soluzioni teoriche e di parole, di avanzarne delle altre se non
comprovate e controllate nelle azioni.
Chi parla di un mondo nuovo dovrebbe almeno tentare di viverlo nella sua
casa, nel suo ambiente. Se si parla di
una vita materialmente più povera, ma
più ricca culturalmente e spiritualmente, bisognerebbe che ciò sia fatto da
quelli che ne avvertono la necessità
proprio perché l’indicazione non rimanga nelle riviste o nei libri, ma sia
chiara in vite diversamente orientate.
È qui che di nuovo « salta fuori »
Gesù Cristo. Lui è la « Parola fatta carne». E in Lui non v’è divisione fra
enunciazione teorica e vita, fra predicazione ed azione. E Lui, anche, è l’uomo nuovo. È vero che gli avversari,
quelli che non volevano accettare il
suo « messaggio incarnato » lo hanno
« fatto fuori », è vero che dopo averlo
ucciso, lo hanno rinchiuso nel sepolcro
ed una pesante pietra vi è stata rotolata sopra... ma Caiafa ed Erode non
hanno potuto far festa a lungo! La Pa
CHIESA e POLITICA
Airassemblea
deH’episcopato francese
e a quella della
Fed. protestante di Francia
At p’rlntlpio di novémbré si è riunita, a Lourdes, l'assemblea plenaria dell'episcopato francese. Sul settimanale riformato « Le « Christianisme au XX^ siècie » (9-il-'72) il prof. F. Michaéli commenta come segue i lavori, pur notando che « è difìFicile parlarne senza avervi
partecipato » e che la sua informazione è tratta
dalle relazioni della stampa, per altro assai ampia, come abbiamo potuto, ad esempio, verificare su « Le Monde ».
« Fra gli argomenti discussi, due temi importanti sono stati approfonditi: quello della formazione sacerdotale e quello dei rapporti fra
chiesa e politica.
« Quanto ai primo la situazione attuale dei
seminari segna un calo abbastanza spettacolare
del numero dei giovani che si preparano al sacerdozio. Da meno di un decennio gli ingressi
nei seminari, maggiori e minori, hanno subito
un calo oscillante fra il 40 e il 70%, in alcuni casi anche più. Il numero delle ordinazioni
sacerdotali è diminuito del 58% e quello dei
preti che hanno lasciato il ministero, che era di
45 nel 1965, è stato di quasi 200 nel 1971. Si
capisce quanto tale problema desti preoccupazione per il futuro; esso si pone pure, in scala
minore, nelle nostre Chiese protestanti.
« Quanto alla seconda questione, chiesa e politica, ci si poteva attendere discussioni Importanti di bruciante attualità. Secondo gli echi
giornalistici, pare che i dibattiti abbiano portato ad alcune conclusioni in queste direzioni :
— la chiesa ammette il pluralismo politico
dei cristiani come una necessità viva, limitata
tuttavìa dalTimpossibilità di accettare un'Ideologia totalitaria, qualunque essa sia ;
— se vi sono gruppi di cristiani cui sta a
cuore un impegno politico attivo, essi devono
guardarsi dal credere di rappresentare, essi soli, tutta la chiesa, e devono tener conto del fatto che altri gruppi hanno opzioni politiche diverse, o magari rifiutano ogni impegno di quest'ordine ;
— la chiesa non può semplificare le cose riducendo la situazione all'esistenza della lotta
di classe e alla necessità di impegnarvlsi ; se
vi ò un dinamismo nella fede cristiana, può essere un dinamismo di riconciliazione piuttosto
che di battaglia fra gli uomini ;
— il card. Marty, che presiedeva l'assemblea, ha dichiarato — sempre secondo quanto riferiscono i giornali — che se ò vero che i
cristiani devono prendere posizione in questo
campo, è pure vero che la chiesa non può
essere prigioniera delle lotte politiche, ma deve conservare libertà di movimento; i sacerdoti devono vivere nell'attualità di questi problemi, ma rifiutando qualsiasi compromesso o
ricupero, perché sono in primo luogo uomini di
fede ».
A parte il fatto che, come protestanti, non possiamo neppure concepire un discorso fatto così,
a parte, per un clero, il prof. Michaéli conclude: e Posso aggiungere che molti protestanti,
fra i quali mi annovero, sarebbero stati lieti
e riconoscenti di trovare alcune affermazioni di
questo tipo ne diocumento su « Chiesa e poteri » che ha suscitato non poco scalpore e sul
quale, prossimamente, dovrà discutere l'assemblea de IProtestantesimo francese?». Dal 10 al
12 novembre si è infatti tenuta, a Caen, l'assemblea del Protestantesimo francese?». Dal 10 al
Francia, nella quale il problema polìtico ha avuto importanza centrale. Ne riferiremo.
rola è uscita dal sepolcro e non solo la
Parola, ma Lui stesso, poiché mai v’è
stata divistone in Lui. Non si dica che
è riuscita solo la Parola. Anche qui
v’è del nuovo e del diverso. E risuscitata la parola di Socrate, ma non Socrate; è risuscitata la parola di Dante, ma
non Dante; è risuscitata la parola di
Marx, ma non Marx-. In Gesù di Nazaret non v’era divisione fra parola e vita, la sua parola era vita, la sua vita
parola, ed è per questo che i potenti
non Thanno potuto tenere nel sepolcro.
È risuscitato. In qual maniera la sua
persona è vivente non è alla nostra
portata il dirlo, son cose sulle quali è
inutile dogmatizzare, ma la realtà della sua resurrezione è la speranza del
mondo, perché finalmente v’è l’uomo
nuovo; perché è Lui che ci dà con la
sua presenza una politica di speranza
e Tassicurazionc che persino l’ultimo
nemico, la morte, sarà vinto.
Però se la Parola è stata fatta carne
ed è risuscitata « carne » (come direi?
usiamo questa parola del tutto impropria. Come si dc.finirebbe il fatto? Chi
può rinchiudere in una definizione il
Signore risorto?) la via dell’annunzio è
ancora questa. £ via valida per tutti.
Non si può parlare di uomo nuovo senza tentare di tro\ arlo nella linea indicata da Lui: T« incarnazione », nè di
mondo nuovo st ri za viverlo fin d’ora,
sia pur in parabeda, sia pur con tutte
le nostre limitazioni.
Noi cristiani p£irliamo abbondantemente dello scandalo e pazzia della
croce prendendo lo spunto da 1 Corinzi 1: 23 «noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo e
per i Gentili paz/a »: ma questo scandalo non sta nei ratto che egli, il Signore. è stati cifi o uno fra le
migliaia di eroe i issi dal demoniaco
potere del’Impe |^n i nel fatto che
egli ha vissuto fino m fondo ciò che
è « scandalo e pazzia ». 1 agape; ha vissuto, per esser realistici, ciò che ancora Paolo scrive in 1 Corinzi 13: 4-7
« La carità è paziente, è benigna; la
carità non invidia; la carità non si vanta, non si gonfia, non si comporta in
modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non sospetta il male, non gode della ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre
ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta
ogni cosa ». Qui v’è il ritratto della vita
di Cristo. E questa follia che il mondo
non accetta, eppure questa follia soltanto, con tutti gli insuccessi e i dolori che procura, può libérarlo da quella sua saggezza che Dio « ha resa vana » e che ora più che mai si rivela come rovina di tutti.
Se noi uomini, credenti o no, non ci
mettiamo per quella via, se finalmente
non ristabiliamo un’atmosfera di fiducia umana in una ricerca che sia incarnazione del dolore altrui, opponendoci
ai potenti demoni non con le loro armi, ma con la croce-pazzia che Cristo
ci dice di « prendere » noi pure per seguirlo, mi pare che sarà vana ogni nostra predica, e vano, oggi più che mai,
ogni discorso politico. Vi sono quelli
che cercano prima di tutto l’ordine, altri prima di tutto strutture nuove, altri
diritto e giustizia... ma non v’è ordine
ver, cioè non oppressivo, se non nella
agape, non v’è struttura che si regga
senza questo spirito, non v’è giustizia
vera se questa non è « giustificante »
cioè non rialza chi cade incarnandone
la colpa per riprendere insieme un
cammino nuovo. « Pazzia » per la sapienza d’oggi? Sì, come fu per quella
di ieri... ma se siamo di fronte ad una
possibile catastrofe è appunto perché
non Tabbiamo voluto accettare e vogliamo insistere nelle soluzioni che la
nostra sapienza sciorina. Sta a noi cristiani indicare che non c’è altra via.
Utopia? Meno male che oggi si rivalutano gli utopisti... potrebbe essere un
primo segno! Comunque, se per lo Spirito non vediamo altra soluzione, sta a
noi di suonar la campana e gridare sui
tetti ciò che, per interessi e sete di potere, la chiesa ha tenuto troppo spesso
nel chiuso della cameretta.
Qggi occorre lavorare per una politica nuova, forse persino scoprirla, al di
fuori di tutti gli schemi che invecchiano più rapidamente di un tessuto di
scarsa qualità. Però la direzione di
questa politica nuova, che mi pare così evidente in tutta la sua dimensione
nelTEvangelo, occorre indicarla con
forza. E forse quelli «fuori» dalla chiesa possono essere pronti ad afferrarne
il senso, purché noi non siamo di intoppo aggiungendo dottrine a dottrine.
L’Evangelo è vita e può esser compreso soltanto attraverso la vita dei suoi
testimoni. Altrimenti anche questi saranno confusi con i tanti « savi » che
dicono « che cosa si dovrebbe fare ».
Tullio Vinay
Un missionario ci fa partecipi
di alcune considerazioni e preoccupazioni e di una grande speranza
la CEIIAA a il sao avwnit
Ultimamente ho avuto l’occasione di
leggere la relazione che il Segretario
Generale di questa nuova organizzazione, erede della Società delle Missioni di
Parigi,. ha presentato alla seconda assemblea del Consiglio, dopo 8 mesi di
attività, durante i quali il segretariato
ha dovuto provvedere alla propria sistemazione nella sede di Parigi, e curare i primi contatti con le chiese membri. Questa lettura, fatta alla luce delle
esperienze passate, mi ha suggerito alcune considerazioni, alcune preoccupazioni e una grande speranza.
I.
Al momento in cui comincia una nuova fase delTopera apostolica delle Chiese cristiane nel mondo, è interessante
vedere che il principio base di questa
opera rimane quello che era nel passato, fin dalTetà apostolica, e che è stato
sempre messo in rilievo dalle Società
Missionarie sorte nel secolo scorso: il
nuovo segretario cita, nella sua relazione, quello che Tultimp direttore della
Società delle Missioni di Parigi disse
al momento della fondazione della
CEVAA; « Si tratta di andare avanti
per incontrare uomini che vivono all'infuori delle chiese, ovunque sia, e introdurre nella loro vita Colui che li libererà, e aprirà loro una Speranza ».
Può darsi che, almeno inizialmente,
l’azione della CEVAA tenda ad aiutare
le chiese fondate dalla missione ad organizzarsi, sopratutto preparando i
quadri che spesso sono ancora insufficienti e troppo deboli di fronte alle responsabilità che incombono loro in un
mondo in pieno sviluppo. Ma questo
sforzo di copsolidamentp non, dòvrà ■
rnai avere come meta una chiesa ricca
di doni e possibilità per un suo sviluppo egoista, ma sempre e soltanto in vista della sua testimonianza nel mondo.
E questo vale non solo per quelle che
si chiamano comunemente le « giovani
chiese », o « le chiese dei paesi in via di
sviluppo ». Poiché una delle finalità della Comunità Evangelica di Azione Apostolica è favorire uno scambio di esperienze e di uomini. Le chiese europee
saranno chiamate a ricevere uomini e
donne, mandati dagli altri continenti,
che ci porteranno qualche cosa del loro patrimonio spirituale e culturale.
Per noi in Italia è annunciata una visita di 10 giorni del pastore Victor Rakotoarimanana, segretario generale della
CEVAA, al principio di marzo, e nel
mese di settembre 1973 è prevista, a
Dio piacendo, a Torre Pellice, l’assemblea del Consiglio della CEVAA. Speriamo che alcuni dei delegati africani,
malgasci e dell’Oceania potranno visitare in quella occasione alcune comunità della nostra Chiesa.
È prevedibile che quello che ci diranno non tenderà ad esortare le comunità
visitate a conservare le sacre tradizioni del passato e le nostre venerande
istituzioni, ma cercherà di aprire ai nostri occhi la visione di un mondo ancosaremo sollecitati a cambiare una visione e una mentalità così spesso campanilistiche, o forse nazionaliste, in
ra da evangelizzare. In questo modo
una mentalità nuova, aperta ai vasti
orizzonti di un mondo che aspetta la
nostra testimonianza « ovunque sia... ».
E questo canibiamento di mentalità si
impone a vari livelli, a cominciare dal
nostro modo di capire la missione della chiesa. Anche il vocabolo « missionario » non può più avere quel significato ristretto, per cui veniva opposto a
quello di « pastore »: l’uno esercitando
il suo ministero aU’estero, e l’altro nella sua patria. Dobbiamo realizzare che
ogni cristiano è mandato dal Signore a
testimoniare della sua fede ovunque,
vicino o lontano, in patria o all’estero,
secondo le circostanze della propria esistenza. In questo quadro devono essere
situati i ministeri particolari fra cui
ci sarà, d’ora innanzi, quello di coloro
che saranno « mandati » nelTambito
della collaborazione sollecitata e organizzata dalla Comunità Evangelica di
Azione Apostolica.
IL
La relazione parla poi della ricerca
teologica che è stata affidata al pastore
Seth Nomenyo del Togo, che non è più
uno sconosciuto in Italia, da quando il
5 novenibre scorso, il Notiziario Evangelico ci ha fatto udire la sua voce e
tradotto alcune sue considerazioni sul
lavoro che gli è stato affidato.
E significativa la sua preoccupazione
che questa ricerca non si svolga al li«Vìéllo delle facoltà di teologia. Te'qpali
troppo spesso hanno perso, o hanno
ben poco il contatto con la realtà in
cui le ooinunità locali lottano per far
conoscere il Vangelo di Cristo, e cercano di renderlo comprensibile alla gente, tenendo conto della cultura, della
storia e della religione naturale locale.
Giustamente il pastore Nomenyo insiste sul fatto che soltanto degli africani,
o dei malgasci, o dei polinesiani, òhe
hanno una buona conoscenza biblica,
potranno^ trovare il modo più idoneo
per predicare il Vangelo alla loro gentinenti e paesi, perché ognuno possa
utilizzare le esperienze dei colleghi di
altre chiese. Anche alla nostra Chiesa
e stato chiesto di nominare un ricercatore, e molto opportunamente la Tavola Valdese non ha nominato im professore di teologia (spero che i nostri professori di Roma capiranno che questo
non significa che non apprezziamo il
tipo di ricerca da loro perseguito), ma
il pastore Gino Conte, che nella realtà
e immerso fino al collo, per la sua attività pastorale, e ancora più, forse, per
Roberto Coisson
(continua a pag. 3)
Cì interessa la libertà
e non ta "scatata ai iena niatrinioniaie"
L’Eco del Chisone in data 9 novembre 1972 riporta uno squarcio del dibattito tra il past. Paolo Ricca e il
sac. Franco Trombotto sul tema della
possibilità o meno che la chiesa cattolica si riforaii nelle sue strutture è nei
suoi dogmi. Non intendo qui inserirmi
nel dibattito che il past. Paolo Ricca
svolge con estrema chiarezza. Mi preme cogliere un aspetto soltanto della
risposta di F. Trombotto.
Al Trombotto non è piaciuto molto
che Paolo Ricca si sia espresso a favore del sac. cattolico Percelsi, il quale
ha deciso di prendere moglie, senza
chiedere la dispensa alla gerarchia cattolica e senza rinunciare al suo ministero, presentando la sua decisione ai
suoi fratelli nel ministero cattolico come una testimonianza di libertà evangelica nei confronti di una gerarchia
« ora alleata ora schiava delle forze
oppressive dell’autentica dignità umana » (L'Eco delle Valli - La Luce, 29 settembre 1972, pag. 3). Il Trombotto, questa volta in perfetta sintonia col pensiero ufficiale della chiesa cattolica e
Con un intento che lascia molto perplessi, tenta di svilire Tatto del Percelsi e di altri sacerdoti cattolici che hanno preso la stessa decisione, definendolo « l’assalto al letto matrimoniale ».
Non si tratta di una originalità del
Irombotto, ma di una tattica molto
antica. E ben noto che la polemica preconciliare nei confronti di Lutero si
ffilettava di presentare il Riformatore
determinato nella sua ribellione a Roma da impulsi erotici irrefrenabili. È
facile gioco della polemica clericale
tentare di colpire gli avversari nel loro
onore, insinuando loro debolezze morafondamento della loro opposizione
all assolutismo del potere ed è facile
gioco dei servi del potere ripetere i
medesimi temi, che garantiscono facile
consenso da parte di chi comanda. Una
volta questo comportamento era usato
contro i protestanti; oggi è usato nel
medesimo modo (salvo i roghi, ma
non per scelta spontanea! ) alTintemo
della chiesa cattolica, contro gli stessi
cattolici. Cambia il bersaglio, ma non
10 stile del tiro. Delicatezze per i « fratelli separati », ma la medesima durezza di una volta verso i « fratelli uniti ».
11 lupo perde il pelo... dice il proverbio!
Ci dispiace di trovare l’uso di questa
polemica di bassa lega in chi afferma
di volere e di credere nella riforma
della chiesa cattolica. Se questi fatti
Alfredo Sonelli
(continua a pag. 2)
2
pag. 2
N. 46 — 17 novembre 1972
Rimettici i nostri debiti
Nutriti del pane della vita;, sembrerebbe che noi non avessimo più bisogno di nulla: il « Padre nostro » potrebbe finire
qui. Ma noi siamo ancora, purtroppo, nella carne; cioè il nostro
corpo materiale ha ancora un’influenza importante sui nostri
pensieri e sulle nostre azioni, e queste portano quindi ancora
un’impronta notevole dell’errore, cioè del peccato. Abbiamo
quindi bisogno che gli errori, cioè i peccati da noi commessi,
non siano tenuti in considerazione da Dio. Per questo gli chiediamo di rimetterci i nostri debiti. Infatti, ogni nostro comportamento contrario al bene, cioè alla volontà di Dio, è come un debito che assumiamo con lui: chi rompe paga, chi sbaglia deve rimediare^ all errore. Ma l’uomo ordinario non può fare questo; e
perciò 1 umanità è fortemente in debito verso Dio, e per questo
paga così spesso e così duramente. Ma per coloro che credono
nel Signore Gesù Cristo il debito è stato pagato da lui sulla croce, e perciò Dio non tiene più conto dei loro peccati, li rimette,
li dimentica, purché essi lo credano, e lo dimostrino con la preghiera che stiamo studiando e con atteggiamento adatto. Per questo la preghiera è accompagnata da un’attestazione: « rimettici
i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori ». Cioè
noi, che viviamo sempre nel rischio di offendere e di essere offesi, dobbiamo comportarci coi nostri fratelli come desideriamo
che Dio si comporti con noi: non tener conto delle offese che essi
ci fanno, considerarle solo come un triste effetto della nostra comune qualità di terrestri, e quindi impossibilitate a produrre
in noi alcun male vero.
Lino de Nicola
CRONACHE CATTOLICHE
STRUMENTI PER LO STUDIO BIBLICO - 1
Pir un testn biklico parlante
In questa stagione cominciano a svolgersi nelle comunità evangeliche corsi
di studi biblici e teologici e corsi di
preparazione per i collaboratori alle diverse attività. In coincidenza con il loro inizio pensiamo di far cosa utile
suggerendo alcune pubblicazioni da
usare o da consultare in relazione alle
tematiche bibliche più correnti. Altri
portà farlo per altri settori.
1) TESTI BIBLICI
Mentre si dà per scontato che i pastori che dirigono o organizzano questo
tipo di lavoro dispongono degli strumenti nel testo originale, un aiuto non
indifferente può essere trovato dai partecipanti nell’uso di più traduzioni bibliche diverse. Purtroppo in campo
evangelico non si dispone al momento
che della Diodatina, della Riveduta e
della Bibbia tradotta e annotata da
Giovanni Luzzi (ed. Fides et Amor ■ poi
Sansoni). Per il Nuovo Testamento si
può aggiungere la recentissima edizione dell'editrice Lanterna di Genova intitolata La Buona Notizia.
Accanto a queste bibbie, tutte di carattere piuttosto tradizionale, può essere utile leggere lo stesso testo su
qualche bibbia di edizione cattolica, p.
es. La Sacra Bibbia in tre volumi pubblicata dall’editore Marietti (1960) sotto la direzione di Mons. Garofalo, con
la collaborazione dei proff. F. Vattioni
e L. Algisi (esiste anche un’edizione in
un solo volume). Oppure la traduzione
del Nardoni, pubblicata dall’editrice libraria Fiorentina, o ancora quella in
tre volumi dei Monss. Galbiati, Penna
e Rossano (Utet 1963) che è resa poco
accessibile dal suo prezzo elevato.
Chi può leggere il francese o l’inglese consulterà con profitto la Bible de
Jérusalem (cattolica) o la New English
Bible (protestante; rappresentanti cattolici hanno seguito il lavoro come osservatori). Quest’ultima traduzione non
non è di tipo tradizionale perché i traduttori sono stati invitati a « adoperare il linguaggio parlato correntemente
anziché il tradizionale inglese biblico ».
Dello stesso tipo è un Nuovo Testamento pubblicato sinora in inglese, francese, tedesco e spagnolo a cura delle Società bibliche unite, col titolo Good
News for Modern Man, Bonnes Nouvelles Aujourd'hui, Gute Nachricht für
Sie. Da parte cattolica si può citare, di
questo tipo, la bella edizione del N. T.
in due volumi II nuovo Testamento per
uomini del nostro tempo (ediz. Elle-DiCi, Torino-Leumann 1972), tradotta dal
tedesco. Anche questa non abbiamo ancora potuto esaminare da vicino: la
sua origine germanica fa presumere
che si tratti di un lavoro scientificamente valido.
•k it if
Perché abbiamo menzionato queste
traduzioni della Bibbia come prima
tappa di una segnalazione bibliografica
per i gruppi di studio della Bibbia?
Perché siamo persuasi che l’uso e il
confronto di due o più traduzioni della
Sacra Scrittura può essere di grande
profitto.
a) Anzitutto, la lettura comparata
di varie traduzioni può porre dei problemi. Non accettiamo, per le traduzioni bibliche, il detto proverbiale che
squalifica le persone impegnate nel tormentoso lavoro di tradurre qualcosa
da una lingua in un’altra: « traduttoretraditore ». Però è certo che anche traducendo con scrupolo di fedeltà e di
rispetto, e — perché no? — anche con
l’assistenza dello Spirito Santo, molte
volte una traduzione deve risolvere dei
problemi posti dall’originale, e ogni traduttore può farlo in modo diverso. La
scoperta di diverse traduzioni di uno
stesso passo può essere un segnale indicatore di una difficoltà di interpretazione, che offre materia per uno studio
approfondito di un passo.
b) L’uso di più traduzioni può diventare una offerta di soluzioni per i
passi problematici, per es. per quelli
di cui al paragrafo precedente. Leggendo traduzioni diverse, si trovano soluzioni diverse date alle difficoltà del testo originale. Partendo da queste soluzioni, si potrà cominciare a cercare di
valutarle, p. es. ricorrendo all’esame di
passi paralleli, oppure domandandosi
se dietro alle varie soluzioni stanno posizioni teologiche differenti (cattoliche
o protestanti; « liberali » o « ortodosse » e così via).
c) La diversità di traduzione di un
passo può essere data non da problerni del testo in originale, ma da tentativi, compiuti diversamente, di rendere
il testo comprensibile per l’uomo d’oggi. Questo si riferisce specialmente .alle
cosiddette traduzioni in lingua corrente. È uno sforzo encomiabile, che andrebbe sempre tentato dai predicatori
e dai gruppi di studio biblico. Non basta, infatti, capire il significato di un
testo per sé stessi; bisognerebbe anche
essere capaci di renderlo più parlante,
più significativo, per il lettore estraneo
ai nostri ambienti, sprovveduto, secolarizzato. Le traduzioni « in lingua corrente » che abbiamo menzionate non
sono Tultima parola in merito; anzi,
ogni loro brano andrebbe attentamente esaminato dai gruppi di studio biblico, discusso, eventualmente criticato, e
proposte per una migliore o diversa
traduzione in italiano potrebbero essere mandate alla Società Biblica (via
deirUmiltà 33, 00187 Roma) o alla Facoltà Valdese di Teologia (via Pietro
Cossa 42, 00193 Roma).
In un successivo articolo, menzionererno alcune opere sulla Bibbia nel suo
insieme, per passare in seguito a scritti e suggerimenti per lo studio di argomenti particolari.
Bruno Corsani
E' iniziato il mese scorso il lavoro di una
traduzione ecumenica della Bibbia in giapponese; il progetto era allo studio da tre anni
e si spera di treminare la traduzione del Nuovo
Testamento entro il 1975.
Le edizioni Santo Stefano, di Budapest,
pubblicano quest'autunno una nuova traduzione ungherese della Bibbia, in lingua corrente, in un solo volume.
k Tre progetti di traduzione ecumenica della
Bibbia sono in fase di realizzazione nello
Zambia : traduzione del Nuovo Testamento in
bemba entro il 1972, dell'Antico Testamento entro il 1975, e traduzione della Bibbia in lezi,
l'anno prossimo.
IL POSTO DI MARIA
« La devozione a Maria è manifestarnente in crisi ». Così comincia un articolo del gesuita J. Galot sulla « Presenza di Maria nella vita cristiana »,
apparso sul fascicolo del 7 ottobre 1972
dell’autqrevole rivista « Civiltà cattolica ». Si tratta di una crisi « più profonda » di quella generale che investe
tutta la chiesa, ed è propriamente una
«crisi di devozione»: molti non sanno
più quale posto attribuire a Maria nel
culto; anche la mariologia sta vivendo
« un’epoca di transizione in cui taluni
cristiani [cattolici], disorientati, non
sanno più come collocare Maria nella
loro fede, nel loro pensiero, nella loro
preghiera ». Si può superare questa
crisi?
È chiaro, precisa Galot, che Cristo
sta al centro e ci deve restare. Ma al
centro non è solo: è « legato » a Maria
in una « unione indissolubile che è continuata nell’opera redentrice e continua nella Chiesa ». Non si può dunque
pensare a sopprimere il culto di Maria; occorre però rinnovarlo. Ma in
che modo?
L’autore analizza le principali reazioni negative della sensibilità moderna
nei confronti dell’immagine corrente
di Maria. Anzitutto oggi non attrae più
un’immagine troppo « domestica » di
Maria, tesa a esaltarne la funzione materna e le virtù proprie di un’esistenza
tutta consacrata alla casa e alla famiglia. Oggi ci si oppone alla arbitraria
riduzione della donna al ruolo di madre. Già nel Nuovo Testamento il ruolo di Maria, secondo Galot, trascende
l’orizzonte domestico: il fatto che per
due volte Gesù la chiama « donna » indicherebbe, sempre secondo Galot, die
Gesù « poneva la collaborazione di Maria al di sopra delle relazioni private
tra madre e figlio » e vi discerneva
« un contributo caratteristico della
donna, coi suoi valori femminili, all’opera di liberazione dell’umanità ». Maria dunque non è solo madre, è donna,
e rion è solo dedita alla famiglia ma,
insieme a Cristo, alla « liberazione dell’umanità »! In questa linea si può addirittura vedere in lei una precorritrice degli odierni movimenti di liberazione della donna: « come la nuova
Èva, la donna che collabora con Cristo
all’edificazione di una nuova umanità.
Maria diventa a buon diritto l’immagine dell’autentica emancipazione femminile ».
Una seconda reazione negativa concerne una immagine troppo « privilegiata » di Maria. Insistendo sui cosiddetti « privilegi » mariani (immacolata
concpione, verginità perpetua, etc.) si
è finito — osserva Galot — per fare di
lei una creatura celeste, distante, estranea all’umanità terrena e quotidiana.
La pietà non si sente più attratta da
una Maria così lontana dalla comune
condizione umana. « Anche la sua verginità spesso lascia freddi, perché sembra mettere Maria al di sopra della
condizione sessuale della donna, in
un’epoca in cui il valore della sessualità è stato maggiormente sottolineato ». Occorre quindi ricondurre Maria
al livello della nostra umanità, senza
negarne i « privilegi » ma facendone
motivo non di separazione ma di più
completa solidarietà con gli uomini. In
secondo luogo occorre ricollocare Maria nella chiesa (non al di sopra di essa), secondo le indicazioni del Concilio
che, dopo aver inquadrato Maria nel
popolo di Dio, ne ha precisato il ruolo
in due direzioni fondamentali: Maria
come immagine e come madre della
chiesa.
Maria è immagine della chiesa, dice
Galot, nel senso che è un modello di
fede («una fede attiva, tesa alla ricerca e intenta a scoprire sempre più chi
era Gesù »), di speranza (in lei « la speranza ebraica è diventata speranza cristiana »), di amore (« in Maria si intuisce una carità che evita la rivendicazione di qualsiasi precedenza, felice di
scomparire in mezzo agli altri. Per darle un titolo moderno potremmo dire
che la sua carità è sinceramente democratica »).
Il titolo di « madre della chiesa »,
attribuito d’autorità a Maria da Paolo VI malgrado l’esplicito parere con
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Finalmente un libro per « laici » che risponde in modo chiaro ed esauriente — senza celare nulla — alle domande che ogni lettore della Bibbia
si pone. Un « rapporto » del Sinodo riformato olandese che è stato giustamente considerato il parallelo protestante del notissimo Nuovo Cate*
chismo cattolico. Chi lo legge potrà comprendere perché la Bibbia è
stata e può essere ancora un libro rivoluzionario.
Un « vademecum » delia Bibbia diverso dagli altri.
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trario della maggioranza conciliare,
esprime, secondo Galot, « tutta la sintesi della funzione ecclesiale di Maria ». Essa sarebbe madre della chiesa
nel senso che avrebbe cooperato alla
sua nascita e nel senso che contribuirebbe a trasmettere la vita della grazia. La maternità di Maria non deve
però incoraggiare un atteggiamento infantile nei credenti: oggi la maternità
« si esercita come un’amicizia », anche
quella di Maria; richiede dei « figli »
adulti, non bambini. Infine, la maternità di Maria ha, secondo Galot, un
particolare valore ecumenico. Se è madre della chiesa. Maria è anche madre
dell’unità della chiesa. «Madre dell’unità; in un’epoca in cui la ricerca
deH’unità tra i cristiani e tra gli uomini si afferma con maggior vigore,
questa funzione di Maria appare in
tutta la sua importanza. Chi non conosce l’influsso che una madre può
esercitare in una famiglia per mantenere le buone relazioni e favorire Tarmonia?» Perciò il «delicato influsso»
di Maria pare a Galot « indispensabile
al progresso dell’unità cristiana ».
Abbiamo esposto diffusamente il contenuto dell’articolo di Galot perché costituisce un tipico esempio di aggiornamento in campo teologico cattolico.
Aggiornamento significa: revisione e
reinterpretazione della dottrina tradizionale (in questo caso la mariologia)
nella linea del Concilio, tenendo conto
delle mutate condizioni ambientali e
sociali (in questo caso della donna).
Come sarà accolta dalla pietà cattolica
questa nuova proposta mariologica?
Basterà a rianimare la devozione mariana oggi piuttosto languente? Oppure la crisi mariana di questi anni non
è superabile e Maria potrà continuare
a essere un tema per arbitrarie e astruse speculazioni pseudoteologiche ma
non più diventare un motivo di pietà
viva e adulta? Il futuro lo dirà.
C’è un’ipotesi, comunque, che Galot
ovviamente non fa ma che è lecito almeno formulare: e cioè che la crisi
della devozione mariana sia dovuta,
tra l’altro, anche a un processo di purificazione della pietà cattolica in senso evangelico e neotestamentario. Per
una fede e una pietà centrate in Cristo
soltanto, come quelle del Nuovo Testamento, la mariologia diventa segretamente superflua.
A parte i maldestri tentativi di attualizzazione (come il discorso sulla
emancipazione femminile e sulla « carità democratica» di Maria!), l’articolo di Galot è apprezzabile come sforzo
di sobrietà dottrinale e, nei limiti assai
ristretti del possibile, di aderenza ai
dati della Scrittura. Resta però il fatto che la costruzione teologica mariana anche nella versione aggiornata da
Galot è del tutto sproporzionata rispetto alla testimonianza del Nuovo
Testamento e quindi priva di interesse per una fede che ad esso si ispiri.
La mariologia, insomma, è di troppo:
oggi come ieri bisognerà « respingere
il suo stesso presupposto, cioè la possibilità, la legittimità e la necessità di
una mariologia » (K. Barth).
Paolo Ricca
Ci interessa la libertà
e non "la scalata al letto matrimoniale"
(segue da pag. 1)
dovessero essere la conferma delle parole, ci sarebbe ben poco da sperare!
CELIBATO E LIBERTA’
A noi non interessa « l’assalto al letto matrimoniale », ma la libertà in Cristo, e questo — siamo certi — interessa anche al Percelsi e a quelli che hanno fatto la sua stessa scelta.
Al Trombotto non può certo sfuggire
che « l’assalto al letto matrimoniale »
è possibile senza nessun gesto di ribellione: assalto legale (con relativa dispensa) o assalto illegale (con materna
clemenza). Il Trombotto non ignora
l’antico proverbio: « si non caste, saltem caute » (se non sei casto, sii almeno cauto). Se il priore della comunità
monastica di Taizè ha inviato un messaggio di compiacimento a Paolo VI
che ha mantenuto l’imposizione del celibato clericale, noi non ci lasciamo affatto commuovere dalla retorica misticheggiante del celibato e la riteniamo
sempre qualcosa di assolutamente
estraneo al Nuovo Testamento.
Ascoltiamo con attenzione le parole
di Paolo nel cap. 7 della 1“ Epistola ai
Corinti sul valore di testimonianza al
Regno di Dio del celibato liberamente
e gioiosamente scelto (non subito), ma
in ciò non vi è nulla di traumatizzante;
c’è la libertà dello Spirito che muove
ciascuno come Egli vuole. D’altra parte
noi leggiamo anche il monito della U
Epistola a Timoteo; « Lo Spirito dice
espressamente che nei tempi avvenire
alcuni apostateranno dalla fede, dando
retta a spiriti seduttori e a dottrina di
demoni per via dell’ipocrisia di uomini
che proferiranno menzogna, segnati di
un marchio nella loro propria coscienza; i quali vieteranno il matrimonio e
ordineranno l’astensione da cibi che
Dio ha creati, affinché quelli che credono e hanno conosciuta la verità ne usino con rendimento di grazie » (4. 1-3).
Il cristiano, quindi, è libero in Cristo di sposarsi e tale libertà non conosce limiti, anzi il Nuovo Testamento
denuncia come attentato alla libertà di
Dio ogni tentativo di porre divieti. Ma
il problema non è tutto qui, quando si
parla della legge del celibato del clero
cattolico.
Che un prete si sposi o non si sposi
è del tutto indifferente: è, in fondo,
affar suo. Quello che è importante è
che sia libero e che nessuna autorità
di qualsiasi tipo possa condizionare
questa libertà: questo interessa a noi
protestanti.
Nell’articolo « Ai preti che se ne vanno sbattendo la porta contro la Chiesa
che li ha nutriti » (L’Eco del Chisone,
26 ottobre 1972, pag. 2) don Mercol afferma: « preferisco e stimo quei preti
che "passano sotto silenzio" il loro
sofferto dramma senza sbandierarlo,
solo desiderando di risolverlo in buona
armonia con la Chiesa madre e maestra ». In queste parole abbiamo rispecchiata la mentalità gesuita della Controriforma: il cristiano ha perduto
qualsiasi contatto diretto col. messaggio dell’Evangelo, con Cristo; non gli
rimane che la chiesa gerarchica e tutto si riduce all’obbedienza. Parlare della libertà in Cristo qui è del tutto superfluo, perché è come parlare un linguaggio del tutto estraneo.
Ne « Il Giornale di Pinerolo e Valli » (12 novembre 1972, pag. 1), «Un
operaio », al titolo « Caro prete », afferma che per gli operai « che sentono
il problema politico e lo vivono, rischiando e sempre in modo personale... che il prete si sposi o no, non fa
alcuna differenza, non sta nel matrimonio il giudizio che essi hanno del prete ». Il giudizio, invece, è sul fatto che il
prete sia o no con la classe operaia.
Abbiamo anche qui un esempio di una
non attenta impostazione del problema, perché non si parla di matrimonio
o meno, ma di libertà di coscienza. « Il
Giornale di Pinerolo e Valli», molto
acceso nella contestazione sociale, non
si sbilancia troppo in materia di libertà di coscienza, né a proposito del divorzio, né a proposito dell’abolizione
della legge sul celibato. Ma gli operai
che vi scrivono dovrebbero essere più
attenti al problema della libertà di coscienza, altrimenti tutte le rivendicazioni si ridurrebbero alla prospettiva
di cambiar padrone e non di diventare
liberi. Un discorso come quello citato
non serve alla causa del movimento
operaio, ma serve sempre al potere
che Se non è il capitalismo Itdco è fi
capitalismo clericale, oppure, un domani, quello di Stato.
La libertà è indivisibile e chi non la
sa difendere nella sua totalità, non la
difende affatto.
« OBBEDIRE A DIO PIUTTOSTO CHE
AGLI UOMINI»
Il problema del celibato, quindi, non
è il problema AeìVassalto al letto matrimoniale, ma quello della libertà delle
coscienze dinanzi a Dio, quello del rifiuto di qualsiasi autorità che pretenda
di restringere la libertà che Dio ha dato all’uomo in Cristo. È un problema
teologico e non solo morale. I Riformatori nell’abolire la legge del celibato del clero, hanno compreso che anche
in questa rivendicazione della libertà
si giocava l’autenticità della fede. L’importanza del problema e delle sue implicanze risulta evidente anche dal
fatto che Paolo VI ha impegnato tutto
il suo potere nell’impedire una chiara
discussione nella chiesa cattolica e in
seno all’episcopato. Lo stesso Concilio
Vaticano II è stato esautorato e si c
lasciato esautorare proprio su questo
argomento, del quale gli è stata impedita la discussione. Affermazioni di
estrema gravità come la « collegialità
dell’episcopato » e il carattere di « popolo di Dio » della chiesa, solennemente fatte dal Concilio, si sono mostrate
evanescenti proprio su questo argomento, perché nè « popolo di Dio », nè
« collegio episcopale » hanno potuto
neppure discutere liberamente questo
problema del fatto contrario all’Evangelo e fondato unicamente sul potere
gerarchico.
Che la imposizione del celibato al
clero cattolico sia uno strumento di
capitale importanza per la conservazione del potere assoluto della gerarchia
e, quindi, un pilastro del cattolicesimo
contro-riformista non è nostra supposizione maligna, ma appare evidente
proprio dall’atteggiamento della Curia
romana e dall’acquiescenza della base
cattolica, anche « progressista ». La libertà fa paura soprattutto quando è
libertà di coscienza, ai tempi di Lutero
e nello stesso modo oggi.
Per questi motivi noi approviamo il
Percelsi e coloro che hanno fatto la
niedesima scelta. Avrebbero potuto benissimo dar « la scalata al letto matrimoniale » con tanto di dispensa e di
sistemazione sociale; hanno preferito
scegliere la libertà di Cristo e darne
testimonianza, pagando di persona.
Gra possono a pieno diritto proclamare l’Evangelo della libertà in Cristo e
contestare le potenze di qualsiasi genere.
Ai.fredo Sonelli
3
17 novembre 1972 — N. 46
pag. 3
^ In Scandinavia cristiani
conservatori e innovatori
hanno fatto politica in occa*
sione dei recenti referendum sull'Ingresso nella CEE.
^ Il sistema concordatario è in discussione un po' dovunque: anche nella cattolicissima Spagna, sia da parte
LA CHIESA E_ LA _SUA MISSIONE NEL MONDO
del governo, che forse vede nella Chiesa iberica incrinature al suo lealismo al regime, sia da parte della Chiesa
cattolica, che di questo lealismo sente in parte il peso.
La CEVAA : una struttura leggera per un momento fondamentale di trapasso nella coscienza della responsabilità
missionaria. ^ C'è ehi pensa all'evangelizzazione anche
fra I ragazzi e gli adolescenti : un recente congresso ne
ha tentato un bilancio. Riuniti a Roma per le sedute periodiche, gli esecutivi delle
Chiese evangeliche della EGEI esaminano, fra l'altro, le
questioni Inerenti la loro presenza e testimonianza
Le Chiese scandioave eel dibattite
suireatrata delle loro nazioni nella
CEE
La CEVAA e il suo avvenire
Com’è noto, il 25 settembre la Norvegia aveva, per referendum popolare,
rifiutato l’ingresso nella Comunità economica europea (53,49% no e 46,51%
si); poco dopo, il 2 ottobre, la Danimarca prendeva una decisione opposta
(63,5% si e 36,5% no). Nei due paesi la
campagna elettorale era stata accanita e l'affluenza alle urne, sebbene lungi dall'essere totalitaria, singolarmente alta in quei paesi.
Nei due casi sono stati determinanti
gli argomenti economici: in Danimarca il successo del « si » è stato assicurato da contadini, industriali e commercianti, che si ripromettono un ulteriore sviluppo economico da più
Strette relazioni con la CEE, mentre in
Norvegia è stato determinante, per il
« no », il voto dei pescatori e degli agricoltori (per i primi, si veda a pag. 6;
quanto alla tendenza piuttosto isolazionista dei secondi, pare che la si debba fare risalire al timore, forte in Norvegia rispetto alla vicina e più spregiudicata Svezia, di essere coinvolti in
un tipo di società e di civiltà, fra i’altro con immigrazione dal sud Europa,
che significherebbe la fine di antiche
e amate tradizioni etniche e culturali).
Sono stati tuttavia largamente usati anche argomenti ideologici e nazionalistici; ad esempio le sinistre invitavano a votare contro un’Europa capitalista, riserva di mano d'opera straniera e dominata dalla potenza economica tedesca.
Le Chiese non hanno, preso posizione in quanto tali, ma sono state fortemente coinvolte nel dibattito, soprattutto in Danimarca. Ad esempio, il partito cristiano popolare danese appoggiava l’ingresso nella CEE, malgrado
l’opposizione dei « Giovani cristiani »
(da sinistra) e le reticenze dei gruppi
fondamentalisti (forse i lettori ricorderanno che alcuni mesi fa avevamo
pubblicato, in questa pagina, un intervento orientato e motivato in questo
senso). A Copenhagen il quotidiano
protestante « Kristeligt Dagblad » sosteneva il « si », sebbene nove dei suoi
diciannove redattori fossero per il
« no »; nella sua rubrica « Posta dei
lettori » per varie settimane si sono
affrontate le due posizioni, spesso sostenute da pastori, e talvolta con argomenti singolari, come quel pastore
che chiedeva se d’ora in poi si sarebbe dovuto pregare per le autorità della CEE, dopo la preghiera per la regina.
Forse però l’influenza esercitata dai
gruppi fondamentalisti è stata anche
più forte in Norvegia; e in questa nazione, nell’insieme più tradizionalista,
essi hanno forse avuto una portata considerevole nei risultati. Sulla costa occidentale, incisa dai fiordi, e nelle riposte valli interne l’influenza di quei
firunpi è notevole e si valuta che circa
il 15% dei no sia il risultato della loro
campagna.
Questi gruppi hanno utilizzato largamente la Bibbia per combattere l’Europa, paragonandone i dieci paesi ai
dieci re sorti dalle dieci coma, i quali
nell’Apocalisse come nel libro di Daniele conferiscono il proprio potere alla
Bestia per combattere l’Agnello; la
CEE è stata paragonata al regno dell’Anticristo: « Abbiamo potuto godere
dell’Evangelo durante mille anni: entreremo ora volontariamente nelle fila
dei nemici di Dio? »; un trattato firmato a Roma (quello costitutivo della
CEE) non poteva che essere stato ispirato dal papa: accettarlo significava
far cadere la Scandinavia sotto l’influenza cattolica.
Naturalmente molti luterani hanno
respinto una simile utilizzazione della
Bibbia, ma non sempre la loro voce è
stata accolta in comunità gelose della
loro autonomia e, a differenza di parte delle dirigenze, marcatamente antiecumeniche. Ovviamente, i regimi felicemente regnanti in paesi cattolici, come quelli latini, il miscuglio di clericalismo e di sottogoverno che ne costituisce una componente così notevole,
non sono precisamente atti a fugare
certi timori e certe prevenzioni.
Infine, si ha notizia che la Chiesa luterana di Norvegia ritenga, a livello
direttivo, che il rifiuto dell’adesione alla CEE da parte della popolazione non
debba avere conseguenze sulle sue relazioni con le altre Chiese d’Europa; essa
proporrebbe anzi che sia creato a Bruxelles, sede della CEE, un organismo
che curi i rapporti fra queste Chiese.
Ci pare tuttavia che la KEK — la Conferenza delle Chiese europee, con sede
a Ginevra, ma che tiene le sue assemblee a Nyborg, in Danimarca, tanto da
essere detta spesso la Conferenza di
Nyborg — assolva già a questo compito e non si disinteressi affatto della
realtà europea nella quale le Chiese viventi in quest’area sono inserite.
I Segue da pag. 1)
il contatto costante che ha con le comunità per mezzo dell'" Eco-Luce”.
Questa messa in comune dei risultati
non è voluta per giungere alla « uniformità», ma per ottenere insieme una migliore comprensione del messaggio
evangelico in una profondità radicata
in Gesù Cristo. « Siano uno come tu, o
Padre, ed io siamo uno, io in loro e
tu in me » (Giovanni 17: 22).
III.
In una nuova organizzazione come la
CEVAA sorgono subito problemi pratici di non facile soluzione. Nel passato
questi problemi concernevano due enti
soltanto: le società missionarie (sia che
fossero l’espressione di una denominazione particolare, come la Missione Metodista o quella Battista, o di un gruppo di Chiese europee, come la Società
delle Missioni di Parigi), e le giovani comunità, spiesso ancora prive di una vera organizzazione e di direttivi separati dalle Conferenze Missionarie locali,
quindi le cose erano relativamente semplici. Qra invece le relazioni si svolgono fra tre, e spesso più enti. Abbiamo
da un lato le Chiese fondate dalle missioni, costituite in enti indipendenti
dalle società che le hanno generate,
dalLaltro le Chiese europee che hanno
sostenuto l’opera nel passato e desiderano continuarla in collaborazione con
le giovani Chiese. Quando poi queste
giovani Chiese, mosse da uno spirito
ecumenico più attivo di quello che esiste in Europa, hanno costituito delle
Chiese unite, come nel Madagascar e
nello Zambia, le cose sono ancora più
Chiesa e governo in Spagna
rinunceranno al Concordato?
Madrid (Relazioni Religiose) - Non sembra
più tanto improbabile che la Chiesa cattolica
ed il governo in Spagna rinuncino al Concordato del 1953.
Lopez Bravo, responsabile dei rapporti tra
Madrid ed il Vaticano, lo ha lasciato chiaramente intendere : a ...Credo che un nuovo
Concordato sia da augurarsi, ma credo anche
che ottime relazioni possano esistere tra Chiesa e Stato anche senza un Concordato ». Per
accordarsi con le direttive del Concilio Vaticano II, Tepiscopato spagnolo aveva proposto,
in accordo con il Vaticano, naturalmente, una
serie di accordi particolari sulla nomina dei
vescovi, lo statuto amministrativo del clero
ed il problema del libero insegnamento. Madrid non si mostrò d’accordo, mentre le ultime dichiarazioni di Lopez Bravo stanno a significare che la posizione del governo è oggi
La commissione permanente della Conferenza episcopale spagnola, riunitasi recentemente, ha studiato questi problemi, incaricando
una commissione speciale, formata dal vicario generale dell’esercito, gli arcivescovi di
Barcellona ed Oviedo, di stendere un documento da presentare il 27 novembre prossimo,
in occasione della riunione plenaria della
commissione permaner ie dell’episcopato.
Il presidente della Conferenza episcopale,
Cardinale Enrique y Tarancon, ha ultimamente affermato : <c II concordato in vigore ci
crea dei problemi, perché non corrisponde al
momento attuale. Ma bisogna dare prova di
una buona volontà j'eaiproca per superare
questi problemi fintanto che una soluzione
nuova regoli definitivamente la questione ».
La commissione permanente dell’episcopato
ed il Vaticano hanno pubblicamente disanprovato il recente congresso internazionale
organizzato a Saragozza dalla Fraternità sacerdotale spagnola che raggruppa la minoranza integralista del clero spagnolo.
La sessione della commissione permanente
ha, inoltre, provveduto a nuove nomine : Monsignor Rafael Torija è vescovo consigliere lell’Azione Cattolica spagnola, al posto dj Monsignor Guerra Campos, Vescovo ausiliare di
Madrid. Monsignor Torija è stato assistente
diocesano dei movimenti operai d’Azìone Cattolica prima di diventare vicario episcopale,
quando il Cardinale Taracon, al quale è molto
legato, fu nominato Arcivescovo di Toledo.
Notiziario Evangelico Italiano
Riuniti a Roma i'esacutivo
deii'Unioae Ranista...
Nei giorni 31 ottobre e 1-3 novembre
si è riunito il Comitato Esecutivo dell’Unione Cristiana Evangelica Battista
d’Italia, il quale ha esaminato e discusso i principali problemi riguardanti la
vita dell’Unione.
L’argomento più importante affrontato dal C. E. è stato quello del rag
glungimento della piena indipendenza
finanziaria dell’U.C.E.B.I. entro un limitato numero di anni.
Il Comitato ha riconosciuto legittimo
il desiderio espresso recentemente dalla Missione Battista Americana di affrettare i tempi dello sganciamento
mediante vigorosi tagli di bilancio al
programma di aiuti, dopo cento anni di
stretta collaborazione.
Nulla lascia presagire una rottura di
relazioni e si è avuta la convinzione
che la Missione continuerà a collaborare finché sarà necessario, in modo che
non solo non si debba verificare un rallentamento del lavoro dell’Unione, ma
un reale sviluppo, a breve scadenza.
A questo scopo il C.E., in quest’ultima sua riunione ha messo definitivamente a punto il piano di ristrutturazione dell’Unione già progettato e preparato in varii anni di studio e di riflessione, decidendone la più rapida attuazione. Le linee principali in cui si
articola il piano riguardano principalmente una più efficace utilizzazione delle energie e delle finanze disponibili instradandole verso un raggruppamento
di sedi pastorali e verso quei campi
che danno segno di maggior vitalità ed
irradiazione.
Il C.E. non si è nascosto le difficoltà
alle quali andrà incontro tutta l’Unione, ma confida nell’aiuto che verrà da
Alto, nella sensibilizzazione e nell’accre
sciuto senso di responsabilità delle
Chiese e delle Attività ausiliarie in comunione con rU.C.E.B.I.
Il C.E. ha avuto anche un fraterno e
cordiale incontro con i rappresentanti
delle Attività, Istituzioni, Comitati e
Commissioni insieme ai quali ha fatto
un esame panoramico della situazione
e delle loro prospettive di lavoro per il
1973 e anni immediatamente seguenti.
Si è discusso ampiamente sulle vie da
seguire per affrontare le difficoltà di
ordine pratico e per il raggiungimento
della loro completa autonomia finanziaria che per alcune sarà immediata e
per altre entro quattro anni.
A chiusura dei lavori è stata discussa ed approvata una mozione tendente
a sollecitare la discussione alle Camere
del disegno di Legge relativo agli obiettori di coscienza:
... e qualli delle Chiese
Metodista e Valdese
Il Comitato Esecutivo dell'Unione
Cristiana Evangelica Battista d’Italia riunito in seduta plenaria nei
giorni 31.10-3.11.1972,
preso atto delle molteplici iniziative a tutti i livelli intese a riproporre all’opinione pubblica e al parlamento italiano il problema della
obiezione di coscienza,
si associa a quanti si adoperano
a che il disegno di legge sugli obiettori di coscienza sia portato al più
presto in discussione al Parlamento,
e sottolinea la necessità che sia salvaguardato il principio per cui il
servizio civile alternativo a quello
militare non debba essere inteso in
senso punitivo, ma come un contributo positivo di aiuto e sollevazione
dei ceti e delle categorie meno fortunate dei cittadini.
Il testo di questa mozione è stato comunicato ai Presidenti del Senato e
della Camera, ai capi-gruppo parlamentari e alla stampa.
Nando Camellini
Í
Nei primi giorni di novembre .si sono riuniti
a Roma, per le sedute periodiche, sia il Comitato Permanente Metodista sia la Tavola
Valdese. Essi hanno pure avuto una giornata
di lavori congiunti, nella quale sono state esaminate le risultanze della sessione sinodale
congiunta dell’agosto scorso, e le conseguenze
da trarne procedendo sulla via dell’integrazione; al riguardo è stato votato un ordine del
giorno di cui riportiamo il testo. Il CPM, pur
restando decisa per il 1974 la prossima sessione sinodale congiunta, ha espresso il desiderio
di tenere la prossima Conferenza Metodista a
Torre Pellice, in concomitanza con il Sinodo
Valdese; e la Tavola si è vivamente rallegrata dello spirito che animava questa proposta.
Il Comitato Permanente Metodista e la Tavola Valdese riuniti in seduta congiunta a Roma
il 3 novembre 1972,
dopo aver ESAMINATO i risultati della Sessione congiunta del Sinodo e della Conferenza
ne rilevano il carattere fortemente positivo ed
impegnativo per la vita delle nostre Chiese, in
particolare per quanto riguarda lo sviluppo del
processo di integrazione ;
INVITANO le Comunità delle due denominazioni a procedere insieme all'attuazione dei
deliberati della Sessione congiunta ( di cui al
leghiamo la necessaria documentazione ) ;
INCARICANO i Sovraintendenti e i Presiden*
ti delle Commissioni Distrettuali di convocare
entro il mese di febbraio delle assemblee con'
giunte su base di «circuito-presbiterio» (o di
analoghi raggruppamenti di comunità ) allo sco.
po di pronunciarsi sulle diverse proposte con
tenute negli o.d.g. e nella relazione qui alle
gata ;
CHIEDONO che i risultati di tutte le discus
sioni che verranno compiute ai vari livelli ven
gano tempestivamente comunicati alla Com'
missione, che i composta da Guido Colucci,
Vezio Incolli, Landò Mannucci, Franco Sommani e Giulio Vicentini.
complicate perché, mentre da un lato
abbiamo una sola unità, dall’altra, ci
sono due, tre o anche quattro Chiese
europee. Al di sopra di questi vari enti, si trova la CEVAA, e nel bel mezzo
il « mandato », il missionario. Possiamo immaginare facilmente le complicazioni che possono sorgere in tali circostanze, elencando queste poche domande che rappresentano altrettanti
problemi da risolvere.
CHI SARA' RESPONSABILE?
1) Chi sceglierà le persone da mandare? La Chiesa di origine? la CEVAA?
La Chiesa che li accoglierà?
2) Chi deciderà la preparazione necessaria 'prima della loro partenza?
3) Chi sceglierà il paese dove saranno mandati, e chi la loro utilizzazione
sul posto di lavoro?
4) Chi sarà responsabile della loro
vita materiale, viaggi di andata e ritorno, alloggio, sussistenza, strumenti di
lavoro, pensione, ecc.?
5) A chi potrà rivolgersi l’inviato,
quando sorgessero difficoltà nelle sue
relazioni coi colleghi, o colle autorità
della Chiesa in cui lavora, o per ragioni di salute sua o dei suoi? Sarà la
CEVAA, in qualche modo, una corte
d’appello?
Forse qualcuno dirà: ma cosa importa a noi conoscere questi problemi?
Tocca a queste organizzazioni trovare
le migliori soluzioni. Credo invece che
sia utile considerarli, perché sotto ad
essi sta un problema di fondo che interessa tutti i donatori, tanto coloro
che sono pronti a dare il loro denaro,
quanto coloro che rispondendo alla vocazione divina desiderano consacrare
la loro vita all’annunzio del Vangelo.
Nella stessa emissione del Notiziario
Evangelico che ci ha fatto udire la voce di Seth Nomenyo, si è parlato brevemente di un incontro in Germania,
nel quale era stato studiato il problema deH’op'portunità di mandare ancora dei missionari, e ci è stato detto che
dei rappresentanti di Chiese indigene
avevano dichiarato che non è più il
caso di farlo. Tali voci ci pervengono
da più parti, sebbene sia vero pure che
delle Chiese indigene domandano ancora dei missionari, e la necessità di continuare la nostra collaborazione è stata
giustificata efficacemente, qualche tempo fa, in un articolo del pastore missionario Giovanni Conte, pubblicato dall’"Eco-Luce’’ in agosto.
Mi sembra utile, però cercare di capire le motivazioni di coloro che non
vogliono più dei missionari. Queste sono varie, ma voglio dare qui un solo
esempio. La « International Review of
Mission », organo del Dipartimento
Missione e Evangelizzazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese, ha pubblicato nel numero di luglio 1971 un
lungo articolo, scritto dal Decano del
pine) intitolato appunto: « Missione
Seminario Teologico di Manila (Filipsenza missionari ». Eccone alcuni paragrafi.
MISSIONE
SENZA MISSIONARI?
«Le organizzazioni missionarie hanno compiuto, nel passato, con successo
e in modo magistrale il lavoro della
levatrice, e hanno portato alla luce un
nuovo bimbo, e cioè una nuova comunità cristiana nel Terzo Mondo.
« Con amore, sacrifici e pazienza sono stati^ i tutori e gli amministratori
presso il bambino durante la sua crescita. Ora il bimbo è adulto e pronto a
godere della sua libertà di figlio e assumere i suoi diritti e doveri in quanto
erede. Egli è ora indipendente e maturo, perciò i tutori e gli amministratori
devono partire. L’ultimo atto definitivo
che è inerente alla loro funzione di tutori e amministratori è di concedere al
figlio la libertà cui ha diritto e di lasciarlo assumere la responsabilità di
dirigere i suoi affari e la sua eredità ».
È doveroso precisare che quando l’autore dell’articolo parla degli affari di
queste giovani Chiese, egli intende la
te. D’altra parte è cosa eccellente che,
secondo il piano del Nomenyo, questa
ricerca, in cui i fattori locali sono di
primaria importanza, non venga fatta
in modo solitario, e siano previsti degli scambi fra i ricercatori dei vari conproclamazione del Vangelo, in obbedienza al Signore della Chiesa.
È evidente che la creazione della
CEVAA vuole appunto realizzare in concreto quello che questo cristiano delle
Filippine domanda. Per giungere alia
meta essa dovrà procedere a tappe, se
vuole evitare di creare dei traumi, che
potrebbero avere delle conseguenze fatali, come ha sottolineato molto bene
Giovanni Conte nel suo articolo. .Ma
quale deve essere la meta finale verso
la quale deve tendere la sua azione?
L’autore dell’articolo la descrive in
questo paragrafo che merita, credo, la
nostra attenzione.
« La morte del sistema missionario
attuale non significa la fine della missione. Probabilmente la missione elemento essenziale della chiesa, sorgerà
a una nuova vita sotto una nuova forma, conforme alla individualità . delle
giovani chiese, alle pressioni esercitate
dall’imperativo ecumenico, e al dinamismo e diversità della storia contemporanea. L’individualità di una chiesa
significa che una chiesa è interamente
responsabile della direzione della sua
vita, che essa stessa discerne la natura
e le necessità della sua missione presso i popoli fra i quali esiste in quanto
comunità cristiana, e che sostiene questa missione colla propria fedeltà, con
i propri sacrifici e con gioia. Se poi
qualche persona udisse l’appello a lasciare il proprio paese per servire altrove dovrebbe essere condizionata unicamente da questo appello. Il suo lavoro dovrebbe essere determinato dalle
necessità della missione intrapresa dalla chiesa che lo ha invitato, e finanziato anzitutto grazie alla fedeltà e coi
mezzi a disposizione di quella chiesa.
Se poi questa avesse bisogno di fondi
complementari, sarebbe lei responsabile della loro ricerca ovunque sia possibile e da qualunque ente disposto a
darli. Il missionario (non più mandato
ma invitato nota del tr.) agirebbe sotto
la sola responsabilità della chiesa che
lo ha invitato e risponderebbe del suo
operato a detta chiesa, partecipando alla sua vita e alla sua missione, alla stessa profondità e nella stessa intimità, e
colla stessa libertà che hanno i cristiani indigeni locali, almeno per quanto è
umanamente possibile ».
CHI PAGA COMANDA?
Che significherebbe quanto ci dice
questo teologo filippino per un missionari'O europeo che volesse andare a lavorare per il Signore nella sua Chiesa?
Vorrebbe dire che, avendo risposto a
questo invito, egli andrebbe senza avere alle spalle un ente che s’impegni a
fornire il necessario per il suo viaggio
di andata e ritorno, e per le sue necessità materiali, che sia autorizzato ad
intervenire qualora sorgesse qualche
difficoltà, per malattia, o un dissidio
fra lui e la chiesa dove lavora. La sua
partenza sarebbe cioè un atto di fede
nella potenza di Dio, che in primo luogo lo ha chiamato al suo servizio, e di
fiducia nella comunità che lo ha chiamato. Parallelamente è chiaro che gli
aiuti materiali in denaro forniti dalle
chiese che possono offrirli, sarebbero
dati senza condizioni vincolanti, senza
esigere alcun controllo diretto, e senza
rivendicare il diritto sancito dalla formula « Chi paga comanda ».
Nella prospettiva di quanto detto dall’autore deH’articolo, e se accettiamo
la sua concezione della missione come
meta ultima da raggiungere, la CEVAA
deve essere considerata una fase transitoria, in cui le chiese che invitano e
quelle che mandano possono decidere
insieme, su un piede di uguaglianza,
tutto quanto concerne l’invio di missionari, e l’impiego dei fondi disponibili,
purché le chiese ricche che forniscono
i mezzi umani e materiali, non cerchino
di imporre la loro volontà e le loro
scelte e cedano alla tentazione di agire
come se fosse inteso che « chi paga comanda ». In un avvenire più o meno
lontano, la CEVAA, come già le Società
Missionarie, dovrà gradualmente diminuire, perché ci sia sempre maggiore
libertà, accettando sempre più di essere unicamente un punto d’incontro
e di consultazioni.
LA GRANDE SPERANZA
Il raggiungimento di questa meta
comporterà il superamento di grosse
difficoltà, e non sarà possibile realizzarlo, se non vi sarà una vera e profonda
conversione tanto delle chiese che mandano quanto di quelle che ricevono,
tanto dei membri di chiesa che danno
quanto di quelli che utilizzano i doni.
Una collaborazione come quella che ci
è proposta, comporta uno spirito di
amore, di umiltà, di sacrificio, una disponibilità e una fede tali, che solo lo
Spirito Santo potrà dare agli uni e agli
altri.
È questa la grande speranza di cui
parlavo cominciando, perché credo in
« Colui che mediante la potenza che
opera in noi, può fare infinitamente al
di là di quel che domandiamo e pensiamo » (Efesini 3: 20).
Roberto Coisson
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiniiiiiiii
li primo congresso
europeo
suITevangelizzazione
dei bambini
Dal 18 al 24 settembre si è tenuto a Vennessur-Lausanne il primo Congresso europeo sulTevangelizzazione deH’infanzia. I partecipanti
erano circa centocinquanta, venuti da tutta
Europa, dal Portogallo alle isole (danesi) Faroer; hanno confrontato esperienze e metodi,
rafforzato la propria determinazione e riesaminato le basi bibliche del lavoro che svolgono fra i ragazzi al di sotto dei quattordici anni. Due temi si sono imposti in particolare:
0^ bisogna presentare ai bambini il medesimo Evangelo che agli adulti, altrettanto sodo
e virile, non reso dolciastro, banale, né decurtato; il contenuto deve rimanere intatto, anche
se il modo di presentarlo deve adattarsi .alPctà
dei destinatari; ^ la famiglia ha un ruolo strategico da svolgere, in particolare grazie
al moltiplicarsi di club biblici nelle famiglie.
I convenuti si sono separati esprimendo il voto non solo che si rinnovi l’esperienza positiva di un tale congresso, ma che sia convocato
un Congresso suH’evangelizzazione dei preadolescenti.
4
pag. 4
N. 46 — 17 novembre 1972
A Knarolo iKoiitra stia
obiezione di coscienza
Domenica 19 novembre si tiene a Pinerolo. nei locali adiacenti alla chiesa
valdese, un « incontro » dedicato al
problema dell’obiezione di coscienza.
Sono previsti vari interventi di persone particolarmente « qualificate » che
ne illustreranno i diversi problemi ed
i vari aspetti. Ci auguriamo una vasta
partecipazione di pubblico cui verrà riservato ampio spazio di tempo per domande, informazioni, chiarimenti, che
valgano così a dare il maggior numero possibile di notizie e di precisazioni su un problema che si impone sempre di più all’opinione pubblica.
Questo incontro fa in un certo senso seguito a quanto deliberato dal recente • Sinodo, che ha ripresentato alle
chiese la questione dell’obiezione di
coscienza, dopo la lettura in assemblea di un messaggio dal carcere inviato da un obiettore fratello nella fede,
che ci auguriamo possa essere presente all’incontro.
Il Sinodo, oltre ad inviare una « let
professori universitari di psicologia o
scienze morali e da un ufficiale superiore) dovrebbe « accertare la sincerità dell’obiezione ». Se poi il giovane
non riconosciuto obiettore dovesse persistere nel suo rifiuto alle armi, viene
punito con la reclusione da uno a tre
anni, dopo di che « scontata la pena,
resta l’obbligo del servizio civile ». Perfino l’attuale « giustizia militare » è più
tollerante cogli obiettori!
Sarà veramente interessante vedere
come il parlamento affronterà la questione: è comunque chiaro che, stante
il clima politico attuale di restaurazione e di centro-destra, non vi è da aspettarsi nulla di buono, specie per quanto riguarda l’aspetto politico dell’obiezione di coscienza.
Eppure oggi più che mai questo
aspetto è quello che può maggiormente determinare l’amministrazione di
un paese per l’eliminazione di un apparato — quale è l’esercito — il cui
fine naturale (lo si chiami pure « dife
Leggete e diffondete il libro « Processo alTobiettore », a cura del Gruppo Antimilitarista Padovano. Il primo libro in Italia con il resoconto
completo di un processo militare.
« Noi non agiamo al di fuori delle leggi. Credo sia un dovere del
cittadino dare tutto quello che gli è possibile per migliorare la società : è
necessario quindi che finalmente sia prevista la possibilità di un servizio
civile alternativo a favore del proprio paese, da prestarsi in quei settori
della società, in quelle zone di sottosviluppo che da anni attendono. E'
evidente che una eventuale legge che venisse approvata deve, secondo
me, avere dei caratteri ben precisi, proprio perché venga portato avanti
il senso di questa nostra protesta ». (Dalla difesa di a. Trevisan, p. 97).
A VILLAR PEROSA
Intervento
giustificato?
Il quotidiano « Lotta Continua » del 5 novembre riportava una notizia di cronaca locale
dì un certo rilievo e che, a nostra conoscenza,
non è stata ripresa dalla stampa locale, fatta
eccezione de « Il Giornale di Pinerolo e Valli ». Neppure « L'Eco del Chisone », sempre
cosi attento a certi fatterelli di cronaca nera, ha
ritenuto di informare i lettori.
L'episodio è avvenuto a Villar Porosa e, per
quanto ne sappiamo, pare che le cose siano andate cosi.
A notte avanzata un operaio RIV, Sig. Mazza,
pare abbia disturbato il medico Dott. Gallo,
chiedendogli una vìsita, in stato di ubriachezza. Quest'ultimo avverte telefonicamente i carabinieri i quali, con moschetto e sfollagente, irrompono nell'abitazione dell'operaio. Cosa poi
sia successo diffìcile dirlo. Il fatto che vi sìa
una denuncia in atto centro il maresciallo di
Villar Perosa fa pensare che i carabinieri abbiano perlomeno abusato del loro potere.
Come giustamente fa notare « Il Giornale di
Pinerolo e Valli », <c non si spiega perché i carabinieri sono entrati a mezzanotte a casa dei
Mazza, senza mandato, senza notizia di reato,
senza nessuna giustificazione, armati di moschetto e manganello. Reati come disturbo della quiete pubblica o molestia (...) prevedono tutt'al
più una multa e non giustificano in alcun modo una successiva irruzione armata a domicilio ». Ma varrà la pena di ritornare sull'argomento in seguito ad una migliore informazione e, soprattutto, dopo aver seguito gli sviluppi della denuncia In atto.
Illilllllllllllllllllllltlllllllllllllllllltlilllltllllliltlllllllimilllllll
Una iniziativa
dei Consigiio di Vaiie Chisone e Germanasca
Un patois da saivare
Rorà
tera alle chiese » (pubblicata sul n. 35
del 1° settembre scorso), ha votato un
ordine del giorno che, constatando il
duro trattamento riservato in carcere
militare agli obiettori, in contrasto coi
princìpi di giustizia e di umamità, e rilevando che alcuni diritti garantiti dalla Costituzione sono negati a quanti
vengono sottoposti alla giurisdizione
militare, esprime la sua ferma protesta per questa situazione e, oltre a
creare un fondo di solidarietà presso
la Tavola (c.c. postale n. 1/27855) « impegna le chiese e la Tavola a proseguire con vigore è con ogni mezzo consentito la lotta per l’approvazione da
parte del parlamento di ima legge che
non sia mortificante della dignità umana e non abbia carattere punitivo nei
riguardi degli obiettori, qualunque sia
il movente della loro obiezione di coscienza ».
Ma, a che punto siamo coi progetti
di legge? Ricordiamo anzitutto che al
Senato, in base al nuovo regolamento
parlamentare, non è decaduto il testo
approvato la scorsa estate da quel ramo del parlamento. Come fa notare
l’obiettore Roberto Cicciomessere sul
periodico « Notizie radicali », si tratta
di un testo di compromesso raggiunto
nella commissione Difesa sulla base
dei progetti Marcora e Anderlini e che,
anziché sanzionare il riconoscimento
dell’obiezione di coscienza, ne sanziona il reato. Successive iniziative di base e poi parlamentari portarono all’affossamento della legge.
In questa legislatura, sono tre i progetti di legge presentati alla camera
dei deputati. Sempre sulla scorta del
suddetto articolo, esaminiamoli brevemente: li chiameremo per comodità
col nome del primo firmatario.
Il primo, il progetto Fracanzani (de)
è anche il migliore e la cosa appare
evidente se si tenga presente che esso
è stato concepito sulla base di una
bozza della Lega per il riconoscimento
dell’obiezione di coscienza. Il disegno
non fa distinzioni fra le motivazioni,
che possono pertanto essere sia religiose che morali o politiche; non è punitivo in quanto il periodo sostitutivo
di servizio civile è previsto di pari durata di quello miUtare; non è « inquisitivo », non sottomette l’obiettore alla
giurisdizione militare (è infatti assurdo far giudicare 1’« imputato « dalla
« parte lesa »!), sanziona miti pene per
chi non volesse compiere il servizio
sostitutivo (è il caso dei Testimoni di
Geova che sono obiettori per modo di
dire, infatti essi, in quanto « ministri
di Dio » rifiutano qualunque servizio
allo Stato) ed infine sancisce l’importante principio secondo cui, per ogni
obiettore, deve corrispondere una proporzionale diminuzione del bilancio
della Difesa.
Il progetto Maria Eletta Martini (de)
rientra nella categoria di quelli « punitivi » in quanto, pur prevedendo la
impossibilità di accertare la « sincerità » dell’obiezione, prevede come « deterrente » un periodo civile di durata
doppia di quello militare; equipara
agli effetti penali gli obiettori ai militari e prevede solo quattro rigide possibilità di servizio alternativo.
Infine, il terzo progetto, quello che
porta il nome di Servadei (psi) e di
parlamentari di tutte le correnti del
psi stesso. Si tratta del progetto più
arretrato e in netto contrasto colle
tradizioni pacifiste, antiinilitariste e libertarie di questo partito: progetto
che è stato oggetto di critiche anche
da parte di numerosi altri deputati socialisti. Il testo prevede discriminazioni fra le varie motivazioni dell’obiezione: quelle politiche non sono ammesse. Una commissione (composta da un
magistrato di corte d’appello, da tre
sa ») è la guerra e che nel frattempo
succhia parassitariamente somme astronomiche (oggi in Italia si spendono 5
miliardi al giorno per la «difesa»!)
che, oltre ad arricchire i soUti ristretti
gruppi capitalistici, vengono sottratti
alla realizzazione di importanti (e oggi del tutto carenti) opere e servizi sociali. Senza poi calcolare che — come
viene riconosciuto da più parti — un
esercito « tradizionale » come quello
italiano è assai più pronto ed attrezzato per compiti che si possono definire
« di polizia » che non per una reale ed
efficiente difesa del paese.
Roberto Peyrot
La famiglia del nostro fratello Istillo Tourn,
Rumer, riconoscente ringrazia cordialmente,
fra gli altri, i Pastori e la maestra Long di Pinerolo di quanto hanno fatto per essa e per il
suo Caro deceduto all’età di quarantaquattro
anni al locale Ospedale civile dopo una lunga
malattia inguaribile, che si è andata aggravando con sofferenze indicibili. La sepoltura
ha avuto luogo qui a Rorà e il Tempio si è
gremito di congiunti, amici e conoscenti ai
quali si è cercato, con l’aiuto di Dio, di annunziare l’Evangelo della speranza e della
vita. Raccomandiamo alla misericordia divina
l’orfana, la vedova, i genitori avanti negli anni ed ammalati. « Dio è uno scudo per chi
confida in lui » (Prov, 30: 5).
La Comunità ha avuto suoi rappresentanti
al convegno dei Concistori a Villar Pellice e
a quello delle responsabili uniniste a Pinerolo.
Ringraziamo l’Anziano A. Tourn per avere
presieduto dei Culti domenicali.
La situazione carceraria
degli obiettori in Italia
Dal 19 giugno tutti gli obiettori di
coscienza e gli altri detenuti politici
(intendiamo qui quelli che sono "dentro" per attività sediziosa, anche se
qualsiasi detenuto, in particolare i militari, è da considerare detenuto politico) sono costretti ad un vero e proprio « confino politico », isolati da tutti
gli altri detenuti affinché non si possa
comprendere assieme i meccanismi di
questo sistema che ci vuole incarcerati. AH'interno del carcere è stato creato per gli obiettori di coscienza un
« reparto speciale » con orari alternativi a quelli degli altri detenuti, con
apposito personale di custodia, con rigorosi controlli per evitare ogni contatto con gli altri. Inoltre un trattamento discriminatorio, quale avere 4
ore di aria invece di 6 come gli altri,
particolare censura sulla corrispondenza che già è limitata ad un massimo
di quattro lettere al mese e solo alla
famiglia contro la mancanza di limitazioni per gli altri detenuti, un sottufficiale presente ai colloqui con i familiari invece del solito caporale, ecc.
Non mancano le intimidazioni nei confronti di chiunque cerchi di rompere
questo isolamento, magari con semplici gesti di solidarietà e amicizia.
Siamo consapevoli che tali divisioni
rientrano perfettamente nella logica di
tutte le « istituzioni totali », in quanto
autoritarie e repressive; si cerca di dividere i detenuti con meccanismi di
isolamento, intimidazione, ricatto, tramite il sistema dei privilegi e delle punizioni. In tal modo si vuole impedire
che la totalità dei detenuti prenda assieme coscienza della propria condizione di emarginati e repressi, cui sono costretti, e di conseguenza, si organizzi per rivendicare la propria dignità di uomini ed i più elementari diritti
di cui sono ingiustamente privati.
Non a caso questo provvedimento
viene attuato proprio nel momento in
cui i detenuti sempre più riescono a
cogliere il meccanismo di sfruttamento da cui sono soffocati : aumentano
infatti i casi di detenuti che, entrati
« per caso » nell'ingranaggio oppressivo della « giustizia militare », acquistano una coscienza che li spinge a
prese di posizione politiche (es.:
obiezione di coscienza, atteggiamento
critico nei confronti della struttura militare). Questi fatti sono la verifica di
un positivo lavoro di politicizzazione
svolto da quanti, come noi, avevano
scelto di rifiutare l'esercito, anche se
gli spazi per la libertà di pensiero, a
norma di codice e di regolamento, erano limitatissimi. Ma non possiamo mai
fermarci a contemplare il lavoro svolto, soprattutto ora che questo ha provocato una ulteriore repressione; è
necessario analizzare la nuova situazione, cogliere il significato di determinati eventi politici, sviluppare la
strategia più adatta per avanzare nel
cammino della liberazione totale.
Il provvedimento che sancisce l'isolamento dei « detenuti politici » nel
carcere militare porta la firma del ministro della difesa, quindi non è riconducibile all'iniziativa personale di un
« militare » più ligio degli altri ai valori della disciplina, dell'obbedienza,
dell'« apoliticità »«del militarismo; denota invece un preciso disegno repressivo strettamente legato allo spostamento a destra dell'asse politico.
Il ritorno al centrismo, l'impiego
della magistratura quale punta di diamante del sistema repressivo, il permanente ed incontrastato attentato alle pur minime libertà costituzionali del
neofascismo, i provvedimenti economici (cassa integrazione, ecc.) in funzione « anti-autunno », sono gli elementi di una ancor più repressiva situazione politica in cui non possiamo
non inserire i recenti provvedirnenti di
cui siamo oggetto. Ecco perché anche
per l'obiezione di coscienza e l'opposizione antimilitarista non si può prescindere dal prender in considerazione questi elementi se vogliamo che il
nostro lavoro abbia una incidenza politica e sia motivo di ulteriore crescita
nel processo di liberazione dell'uomo
a cui siamo indirizzati.
(Dalla Relazione del Gruppo Antimilitarista Padovano al Congresso di Torino ( 4-5-XI-l 972 ).
Venerdì 10 ottobre, nella sede del
Consiglio di Valle a Perosa Argentina,
il presidente Maccari ha riunito alcuni
amici del patois delle Valli Chisone
e Germanasca, per consultarli sul modo migliore di ricuperare il patrimonio
culturale locale che va lentamente perdendosi.
Gli esperti ed affezionati amici del
patois hanno riconosciuto una generale
decadenza di questo dialetto che va di
pari passo con il deterioramento degli
usi e costumi tradizionali.
Con la modesta somma di 300.000 lire in bilancio non si possono certo
compiere miracoli o istituire premi letterari e cose del genere, ma si può almeno incoraggiare chi dedica tempo e
pazienza allo studio del patois ed ha
già pubblicato i suoi lavori. Il presidente del Consiglio di Valle si è dichiarato
disposto ad acquistare i testi in dialetto prima che spariscano del tutto dalla circolazione e a fame omaggio alle
biblioteche scolastiche del comprensorio montano, perché i ragazzi li leggano e si sentano invogliati a collaborare.
Un’altra iniziativa di tipo scolastico
potrebbe essere l’istituzione di corsi facoltativi nelle scuole elementari e medie, non per studiare il patois come
una lingua sconosciuta, ma per mantenerne vivo l’uso, imparando ad esempio come scriverlo e come leggerlo.
Questo problema ha suscitato un’animata discussione tra i presenti perché
vi sono molti patois che variano assai
da una zona all’altra e tutti hanno rilevato il pericolo di creare a tavolino
una parlata di tipo sintetico, assolutamente priva di significato.
Tutti sanno che nella Val Chisone si
riscontrano grandi differenze nel linguaggio tra l’alta e la bassa Valle, mentre in Val Germanasca si può parlare
di un patois comune con modifiche
molto meno rilevanti.
Bisogna quindi unificare la grafia,
come infatti si sta già facendo, ma
mantenere le differenze che rendono il
dialetto vivo ed attraente.
Dall’esame della situazione è emersa
una proposta interessante per l’immediato futuro: riprendere le antiche denominazioni dialettali delle località e
ricercare con metodo i nomi che la
gente usa ancora adesso per indicare
prati, torrenti, villaggi.
Con la scomparsa degli ultimi vecchietti, probabilmente tutte queste pittoresche denominazioni spariranno definitivamente e sarebbe un vero peccato.
La ricerca, secondo il parere degli
esperti, dovrà essere affidata ai ragazzini che sono curiosi per natura e sempre disposti a chiedere il perché di
tutto.
Perciò nelle due Valli si terranno a
breve scadenza incontri con gli insegnanti disposti a collaborare, per programmare l’attività di ricerca e concordare la grafia delle parole in patois.
Una mappa delle nostre Valli con i
nomi originari di tutti i luoghi e la loro spiegazione potrebbe avere un enorme interesse per il futuro.
Il presidente Maccari si è dichiarato assai soddisfatto, anche perché tutto questo lavoro, svolto nell’ambito
delle attività scolastiche, non costereb
be quasi niente, salvo qualche premio
di incoraggiamento da attribuire ai
gruppi che più si sono dati da fare.
Si è anche pensato, se l’iniziativa
avrà successo, di estenderla e di approfondirla con lo studio degli usi e delle
tradizioni locali, prima che la cultura
televisiva appiattisca e cancelli inesorabilmente tutta l’originalità del nostro modo di vivere.
E qui, veramente, come valdesi, potremo trovare l’occasione per un esame utile e interessante delle nostre
tradizioni.
Certamente da questo studio emergerà la sostanziale differenza tra il
folklore della Val Chisone e quello così povero, per non dire inesistente, della Val Germanasca.
Una riflessione sulle ragioni di questa diversità, non casuale ma profondamente motivata, potrebbe evitarci
di cadere nel sentimentalismo facile
del rimpianto di altri tempi ed indirizzare le nostre ricerche nella giusta prospettiva. Liliana Viglielmo
IN VAL GERMANASCA
Notiziario scoiastico
La scuola che interessa la frazioni di Gardiola e Rodoretto del comune di Frali e Fontane e Miniera del comune di Salza per quest’anno rimarrà aperta.
Quando già le pratiche per la chiusura
avevano ottenuto il consenso del Provveditorato agli Studi di Torino, i genitori dei bambini hanno concordato sulla sede di Fontane,
sia pure con scarso entusiasmo.
Concentrando tutti i bambini insieme, si è
raggiunto il minimo legale per il mantenimento della scuola.
Questa soluzione, naturalmente, è del tiitlo
provvisoria e lascia aperto il problema degli
scolari isolati, che, con lo spopolamento della
montagna, va facendosi sempre più urgente.
Marledì 7 ottobre, a Frali, la Direttrice didattica di Villar Perosa, accompagnata dall’équipe medico-psicologica che lavora nella
nostra zona per conto della Provincia di Torino, ha avuto un colloquio con i genitori degli
alunni che frequentano le scuole elementari
di Frali capoluogo e Villa.
Si è parlato di vari problemi didattici u
tutti hanno dimostrato un vivo interesse por
le questioni sollevate.
Anche le assistenti sociali e sanitarie hanno parlato del lavoro che svolgono nella nostra Valle nel campo assistenziale e hanno da
to ai genitori vari consigli sui problemi di
loro competenza.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiitiii
Personalia
Si sono sposati a Massello, e si stabiliscono a Pinerolo, Edda Tron, mem
bro da parecchi anni dell’équipe della
Claudiana di Torino, e Giancarlo Micol.
Il nostro augurio fraterno per questo
nuovo focolare.
Nella chiesa di Pramollo si sono sposati Luciana Caffaratti e Giorgio Mathieu, membro del Comitato del Collegio Valdese. Auguriamo loro una vita
felice insieme.
Anche PUlasecca avrà la sua strada
Alla redazione di questo numero
hanno collaborato Lamy Coisson,
Ermanno e Raimondo Genre, Roberto Peyrot, Berta Subilia, Elsa e
Speranza Tron, Liliana Viglielmo.
Martedì 7 novembre alle ore 19,30 il consiglio comunale di Perrero si è riunito nella
sala consigliare del Municipio per discutere
un nutrito ordine del giorno che comprendeva alcune delibere di notevole importanza
soprattutto nel campo della viabilità. Le riportiamo qui di seguito tralasciando quelle
che ci sembrano di minore interesse e quelle
di normale amministrazione.
In apertura di seduta i consiglieri presenti
hanno ratificato la delibera di Giunta del 28
marzo scorso concernente le prescrizioni inerenti la sistemazione e la ristrutturazione dei
vecchi fabbricati danneggiati dalle forti nevicate dello scorso inverno. Il sindaco ha fatto
presente ai consiglieri che tale delibera è ancora giacente presso gli uffici della Regione,
malgrado i numerosi solleciti, in attesa del
benestare del Comitato di Controllo, il che
intralcia in modo grave l’opera di sistemazione dei fabbricati danneggiati dalla neve.
Il sindaco maestro Genre ha quindi riferito circa i contatti avuti, presenti alcuni membri della Giunta, con alcuni architetti che si
occupano di urbanistica al fine di studiare la
possibilità di apportare al Regolamento edilizio e al Piano di Fabbricazione quelle modifiche atte a renderlo più aderente alle esigenze della nostra zona e alle istanze della
popolazione ancora residente nelle varie frazioni e borgate sparse. I 14 consiglieri presenti hanno quindi deliberato aH’unanimità di
dare l’incarico agli architetti Cerreto e De
Abate di Torino, che già avevano curato il
Piano precedente, di studiare a fondo i problemi urbanistici del comune e di preparare entro breve termine un nuovo Piano di fabbricazione. Tale Piano dovrà prevedere per ogni
borgata abitabile la possibilità di sistemare
ed aggiustare le abitazioni esistenti mentre in
ogni frazione sarà individuata una zona da
destinare ai nuovi insediamenti. Naturalmente sia gli adattamenti dei vecchi fabbricati sia i nuovi insediamenti dovranno avere
caratteristiche tali da inserirsi perfettamente
neH’ambiente circostante senza deturparlo.
Anche per il corrente anno scolastico il consiglio comunale ha deliberato di istituire i
corsi gratuiti di lingua francese da tenersi
presso tutte le scuole del comune per gli alunni del secondo ciclo della scuola elementare.
Dopo breve discussione durante la quale il
sindaco ha fatto il resoconto delle fasi salienti della lunga trattativa con l’Amministrazione provinciale, il consiglio ha deliberato la
spesa di lire 6 milioni da versare alla Provincia di Torino quale contributo del 40%
nella spesa preventivata per la bitumatura
del primo tratto della strada di Faetto; lavoro che non può più essere procrastinato dato il
forte transito soprattutto nel periodo estivo
e lo stato veramente deplorevole del fondo
stradale ormai quasi intransitabile.
E’ stata poi decisa la costruzione di un primo tratto della strada di Villasecea per un
importo di 10 milioni di cui l’80% sarà a carico della Regione in base alla legge n. 181
del 21-4-62 ed il restante 20% a carico del
comune. In base a questa decisione si è affidato ad un tecnico l’incarico di preparare entro sei mesi tutta la pratica relativa, compresi gli eventuali espropri, ed il progetto dcltagliato dei lavori da eseguirsi.
Si spera cosi di veder avviata a felice soluzione una nuova opera pubblica di cui la
anni si sente l’esigenza, ma che è sempre stata rinviata sia a causa della difficoltà di esecuzione dell’opera, sia per l’ostinata resistenza
di alcuni proprietari dei terreni da attraversare. Questa nuova strada, oltre a servire agli
abitanti di Villasecca che hanno già vissuto
troppo a lungo isolati, potrà dare uno sfogo
edilizio all’abitato di Chiotti, che attualmente
non può espandersi, chiuso com’è tra il torrente Germanasca e le rocce sovrastanti le
case.
Infine è stato votato il bilancio di previsione per l’esercizio 1973 che si aggira su una
cifra di poco superiore ai 50 milioni sia in
entrata sia in uscita.
Per quel che riguarda le entrate le maggiori cifre in bilancio sono rappresentate dalle
entrate tributarie, dalla compensazione delle
minori entrate tributarie e compartecipazione
ai tributi erariali, dalle entrate extratributarie.
Per quel che riguarda invece le uscite le maggiori cifre sono assorbite dagli stipendi al personale, dalla viabilità, dalla istruzione elementare e media, dal pagamento dei mutui
contratti per la costruzione di acquedotti o
scuole. R. G.
5
17 novembre 1972 — N. 46
pag. 5
Vit^ problemi, prospettive delle chiese valdesi
PRIMO DISTRETTO
Venerdì, 8 dicembre p. v. a San Germano, alle ore 14,30 pubblico dibattito sul tema : Le comunità valdesi nella situazione socio-economica del
Pinerolese.
Proseguendo la ricerca già avviata negli incontri zonali dei Concistori
e proseguita poi nelle singole comunità si cercherà di fare il punto sulla
situazione, interpellando a questo scopo anche personalità politiche della
zona. Promovendo questo dibattito pubblico, s'intende allargarlo a chiunque
s'interessi a questi problemi indipendentemente dall'appartenenza o meno
ad una comunità Valdese.
A Reggio Calabria, Canfareaza dal IV Distreno
Domenica 10 dicembre p. v. a Pinerolo, alle ore 14,30, avrà luogo un
convegno di monitori delle Scuole Domenicali per uno scambio di idee sulle
attività distrettuali con particolare riferimento alle Feste di Canto.
BORSE DI STUDIO - Si ricorda agli interessati che il termine utile per la
presentazione delle domande scade il 30 novembre corrente. Le domande
vanno indirizzate al vice presidente della Commissione distrettuale, via Davide Giordano n. 2 - Torre Pellice, e vanno ripetute anche da parte di chi
ha già usufruito di tale borsa per l'anno scolastico trascorso.
La Commissione Distrettuale
Pinerolo
Riprendiamo, dopo il periodo estivo, la cronaca delle varie attività della nostra comunità.
Sono riprese, con Tinizio di ottobre, le riunioni settimanali dei vari gruppi, la scuola domenicale e lo studio biblico.
Per quanto riguarda lo studio biblico, considerate le esperienze positive degli anni scorsi, si è deciso di proseguire esaminando, durante questo primo ciclo di incontri, il libro
deir Apocalisse; inoltre la comprensione del
testo è facilitata dalla predicazione che esamina gli argomenti già meditati e dibattuti
durante lo studio. Ai vari gruppi è stata data
3d possibilità di ritrovarsi sia prima, sia dopo
il culto.
Domenica 22 ottobre, durante il culto, il
sig. Gustavo Comba, che ringraziamo per la
sua collaborazione, ci ha dato un’informazione sul tema: ((L’obiezione di coscienzay». Dopo
essere risalito alle origini di questo atteggiamento ed aver inquadrato il problema, egli ci
ha dato una breve visione della situazione
odierna, esponendoci le scelte ed i rischi che
gli obiettori di coscienza devono affrontare.
Questa informazione è servita ad introdurre
un problema attuale, che richiede la nostra
riflessione e la nostra presa di posizione in
quanto cristiani. Inoltre Targomenlo si inserisce direttamente nel già trattato tema :
c( Fede cristiana, e impegno nel mondo » che
sarà pripreso nella prossima assemblea di chiesa del 19 novembre.
Battesimi: Federico Codino di Edoardo e
Long Lina; Paolo Griot di Ferruccio e Bleynat Fiorella: Elena Fiorillo di Gustavo e Benecchio Daniela: Sabrina Cardon di Bruno e
Costabel Elvina: Marco e Sandro Fornerone
di Valdo e Griglio Ive: Roberta Ghibaudo di
Antonio e Rostan Lanza.
Matrimoni: Roberto Baldassa e Marinella
Beux; Bruno Chiapello e Clara Pons: Pasquale Isaia e Clara Monnet; Vincenzo Carcarraro e Anna Mara Camerano: Neftali Ezechiele Montaldo e Giovannina Lombardo.
Funerali: Edoardo Bounous, Abramo Salce,
Giovanni Ernesto Armand Ugon, Arturo Comba. Emma Bertalot ved. Rivoira. Emilio Alliaud. Fanniy Beux ved. Grill, Eli Giovanni
Long.
Tp a sBuqBg oiApg ip nqSiraBj b^ aiBiaigB pB
pazza »; ringraziamo vivamente questi amici
per la loro visita ed auguriamo loro un anno
di proficua attività.
Sabato pomeriggio, 4 corr. m., Giorgio
Mathieu e Luciana Caffaratti, circondati da
numerosi parenti ed amici, hanno ricevuto la
BiuniS vpuvmy b oinusAuaq o|Bipioo
rito civile, da parte del Pastore Silvio Long
(Lugano) zio dello sposo. A questi sposi rinnoviamo l’augurio di ogni bene nel Signore e
di una vita consacrata al Suo servizio.
T. P.
Prarostino
Pramollo
Sono stati battezzati Gino Peyrot di Pierino e di Long Maria (Ginevra) e Milena Jahler
di Mario e di Sappé Ivetta (Alberi); la grazia del Signore riposi su questi bambini e sulle loro famiglie.
uoo oijBJiuoo oiuomiJìBui OJO^ jap ouoizipouoq
Bj a ooTpaui ij » : BiparauioD b| ajqotjo bj
Enrica Sappé (Ciabotà S. Germano); il Signore accompagni con le Sue benedizioni questa neonata ed i suoi familiari.
I giovani della Chiesa di Villar Perosa ci
hanno rappresentato con impegno sabato se
C'è stata una generale ripresa delle attività
nella comunitL di Prarostino. E' stato leggermente modificato il metodo con cui veniva condotta la scuola domenicale da due anni a questa parte. Infatti erano sorti alcuni problemi dì
ordine pratico: il più grave era quello del disordine e di una certa indisciplina. Le cause
possono essere così riassunte: prima delTinizio del nuovo esperimento i bambini erano
abituati alla presenza costante del Pastore e
ad una certa immobilità, il cambiamento ha
disorientato i bambini che hanno preso il nuovo
metodo come una possibilità di evasione. Inoltre il locale si presentava troppo piccolo per
l'attuazione di un serio lavoro dì gruppo. Ecco
quindi com'è stata ridimensionata quest'anno
l'attività della Scuola Domenicale: sì inizia alle 9 e sì finisce alle 10,30 ed il pastore è sempre presente. I bambini sono divisi in tre
gruppi :
— I*^ gruppo: prima e seconda elementare;
— 2° gruppo : terza e quarta elementare ;
— 3° gruppo: quinta elementare e classi medie.
Le lezioni vengono preparate e discusse dai
bambini e riassunte tramite una scheda che comprende delle illustrazioni, dei disegni e un riassunto scritto.
Anche la Corale ha ripreso la sua attività
sabato 21 ottobre con la preparazione di una
serata in programma per l'il novembre. Essa
consiste in una serie di inni e di farse interpretate dai membri della Corale. L'Unione Giovanile ha avuto inizio la sera del 19 ottobre
con un discreto numero di partecipanti.
L'Unione ha in programma una caccia al tesoro per la sera di sabato 18 novembre.
Anche il Gruppo Bibblico e i Corsi di Catechismo hanno ripreso le loro attività mentre
l'Unione delle Madri ha avuto inizio domenica
5 novembre.
LUSERNA SAN GIOVANNI
Offerte
per l’Asilo dei Vecchi
In memoria di Ottavio Prochet: Lilian Pennington de Jongh L. 200.000;
James, Richard, Nadine, Robert Pennington de Jongh L. 200.000. Il Concistoro ringrazia.
Si è svolta a Reggio Calabria nei
giorni 1-2 novembre 1972 la Conferenza
Distrettuale straordinaria del VI Distretto.
Vi hanno partecipato oltre alla comunità Calabrese i 17 membri aventi voce
deliberativa delle Chiese di Sicilia e
Calabria.
La Conferenza è iniziata con un culto
presieduto dal pastore Georges Paschoud. Sotto la presidenza del pastore
A. Bertolino sono iniziati i lavori.
« Proposta di un piano di lavoro, in
vista della celebrazione del Centenario » è stata la prima relazione; relatore il past. G. Paschoud. La discussione
è stata seguita da tutti i partecipanti e
poiché non è giunta a conclusioni concrete si è pensato di terminare con il
seguente ordine del giorno: « La Conferenza... approva in linea di massima
il piano di lavoro comune proposto
dalla C.D. in vista delle celebrazioni
dell’8° centenario della conversione di
Valdo; lo raccomanda allo studio delle
comunità perché lo approvino e facciano proposte concrete per la sua attuazione, informando la C.D. entro il
mese di febbraio 1973 perché passi al
più presto alla fase operativa ».
La Commissione della C.D. ha proposto dei testi biblici (Ez. 3; 1-21; 11: 1321; 12: 21-28; 34: 1-24; 37: 1-14; Matteo
5: 1-16; 10: 24-33; 14:13-21; 22: 15-22;
Giov. 14: 12-21; 15: 12-17; Ap. 3: 1-22; I
Pietro 4: 7-19) « che hanno una portata
profetica o sono una chiamata alla testimonianza » da meditare a gruppi nelle comunità, al fine di suscitare il dono
di profezia.
Perché, oggi, « Abbiamo bisogno dell’aiuto dei profeti, di un Ezechiele per
esempio, di un uomo che non si accontenta di lamentarsi, ma che risveglia la
speranza e l’entusiasmo ».
Molto serrato è stato il dibattito sul
problema del catechismo nelle nostre
chiese.
I pastori E. Trobia, S. Ribet e .M. Berutti sono stati i relatori.
Si è trattato di vedere pedagogicamente quale è il metodo migliore che
la Chiesa deve usare per preparare i
catecumeni alla confessione di fede.
Escluso un metodo autoritario, del
quale è maestra la scuola italiana.
E’ sorto il problema di usare o non
usare un unico testo imposto. Uno dei
delegati ha detto: « il ragazzo deve proporre il suo dubbio e dal dubbio viene
la fede. Noi non diamo la fede ma possiamo condurre alla fede mediante l’insegnamento ».
Infine si è concordato di continuare
a riflettere al problema ed è stata incaricata « la C. D. di raccogliere e trasmettere alle Chiese la documentazione
necessaria allo studio, al fine di giungere a delle conclusioni nella sede della prossima Conferenza ordinaria ».
Successivamente il direttore del Centro Evang. Valdese « G. L. Pascale » di
Falerna in una breve relazione ha dichiarato: « Adesso il Centro ’’Gian Luigi Pascale” è pronto ed a breve scadenza saranno programmate le attività
per il 1973... ».
La C.D. udita la relazione « si rallegra per rimminente riapertura di questo Centro. Ringrazia sentitamente il
comitato inglese, il Freundeskreis der
Waldenserkirche, il Gustav Adolf Werk
che hanno contribuito generosamente
alle spese di costruzione e di restauro del Centro, invita la C.D. a concordare con le Chiese di Catanzaro, Cosenza e Reggio Cai. un programma concreto di piena utilizzazione del Centro,
allo scopo di rilanciare la testimonianza, il servizio e la solidarietà cristiana
nella Regione Calabrese ».
La C. D. straordinaria con un o.d.g.:
« ...Invita la chiese di Palermo, Catania, Messina, Catanzaro, Riesi, Pachino
e Agrigento ad eleggere, entro il prossimo mese di maggio ciascuna 1 deputato per il Sinodo 1973 ».
E’ stato affrontato anche il problema
« finanze » e dopo aver dibattuto il problema si invitano « le singole comu
Una assemblea di Chiesa a Miiano
« Gesù replicando disse: Un uomo
scendeva da Gerusalemme a Gerico, e
s'-imbatté in ladroni i quali, spogliatolo
e feritolo, se ne andarono, lasciandolo
mezzo morto. Or per caso, un sacerdote
scendeva, per quella stessa via, e veduto colui, passò oltre dal lato opposto.
Così pure un levita, giunto a quel luogo e vedutolo, passò oltre dal lato opposto» (Luca 10: 30-32).
INDIFFERENZA?
Nell’ultima Assemblea di Chiesa, la
Comunità di Milano si è confrontata, e
scontrata, su un tema di viva attualità:
i diritti del cittadino di fronte alla giustizia. L’occasione è stata la presentazione di un ordine del giorno che voleva impegnare la comunità in una testimonianza di fraternità e di solidarietà
con Pietro Valpreda. Non si può certo
dire che si trattasse di una iniziativa
di avanguardia, anzi. Tuttavia le argomentazioni contrarie all’ordine del giorno sono così tipiche, e denunciano una
così penosa incapacità a testimoniare
anche timidamente, che vale forse la
pena riprenderle, e segnalarle alla meditazione di altri.
L’ordine del giorno suonava così:
« La comunità valdese di Milano, riunita in assemblea, il giorno 22 ottobre
1972, in considerazione degli ultimi sviluppi del processo Valpreda e indipendentemente da un giudizio sulla colpevolezza o sulla innocenza deH’imputato,
ritiene grave che siano stati lesi alcuni
Sfida della morte, o della vita?
Abbiamo ancora ricevuto questo “parere”, fra i molti richiesti, sullo scritto
di E. Fischer.
Non mi sono posto e non mi pongo il
problema di sapere che cosa sia la morte, perché neppure in una fede religiosa troverei risposta; ho cercato invece
più volte di immaginare che cosa sarebbe la vita se non esi.stesse la morte, e
sempre ho compreso che la vita non
potrebbe esistere senza la morte. La
morte è l'altro aspetto della vita.
La morte è un fatto biologico. Il processo che conduce alla morte ha inizio
nell’istante stesso in cui si viene alla
vita. Ma v’è anche la morte dello spirito, che accompagna il processo della
morte biologica.
Per il pessimista Schopenhauer morire « è violentemente distruggere l'errore fondamentale della nostra esistenza ». Per il credente è entrare in una
nuova vita, anzi è l’inizio della vera vita. Ma per tutti, la morte è la Grande
Avventura, la più emozionante delle avventure, come scrive Axel Munthe. AI
mistero di questa avventura ciascuno
reagisce secondo il proprio temperamento, secondo le proprie convinzioni.
La morte è dunque un fatto individuale, non collettivo. La morte è ciò
che felicemente e opportunamente dà
un limite alla realtà umana, un limite
che non è soltanto temporale, ma anche qualitativo.
II problema della morte non è visto
da uno « in quanto » marxista, da un
altro « in quanto » cristiano, come non
può essere considerato da uno « in
quanto » colto. Ognuno sente questo
problema in quanto uomo, in quanto
legato alla dura realtà della morte. È
la vita che può essere vista in quanto
marxisti, in quanto cristiani, in quanto credenti o atei. Ed è la vita un fatto
collettivo.
Noi però molto spesso ci lasciamo
impressionare dalla aritmetica. Un disastro minerario ci impressiona più o
meno a seconda del numero delle vittime. Ma forse che lo strazio di ogni vittima sarebbe stato minore sé la bomba di Iroshima avesse fatto meno morti? Forse che la colpa del nazismo sarebbe stata meno grave se gli ebrei uccisi nei campi di sterminio fossero
stati meno numerosi?
V’è certamente una distinzione tra
morte naturale e morte violenta, ma è
irrilevante (salvo che per una superficiale sensibilità umana) che la morte
sia singola o collettiva.
Ernst Fischer, insorgendo contro la
morte collettiva e violenta, commette
due errori. Il primo errore è di carattere storico, allorché dice: « quest’epoca
di terrore, di ferocia, di genocidio».
Tutta la storia dell’umanità è piena di
pagine di terrore, di ferocia, di stragi.
Si potrebbe obiettare che non serve a
nulla guardare al passato, che importa
interessarsi al presente. Ma il passato
può farci comprendere che il male non
sta tanto nei regimi, che nel corso della
storia mutano, quanto nelTuomo, nella
sua natura. E ciò mi porta a notare il
secondo errore di Ernst Fischer. Non è
la morte che dobbiamo prendere in
considerazione, ma la vita. E infatti si
assiste a questa incoerenza, a questa
assurdità: che mentre si spendono tante energie ed anche tanto danaro per
salvare una sola vita umana, nel contempo avviene che se ne distruggano
deliberatamente tante migliaia. Perché
ci si può interessare della morte tanto
strappando ad essa quanto uccidendo.
La via per sciogliere questo nodo, ce
l’ha indicata Albert Schweitzer con la
sua filosofia del rispetto della vita. Rispetto che a mio parere deve essere totale: rispetto per la vita, a chiunque
appartenga. Non si può avere rispetto
per la vita e commettere stragi, praticare torture, distruggere la natura, cioè
la Vita che circonda 1’esistenza umana.
Educare al rispetto della Vita. Problema di educazione, dunque, che deve rivolgersi all’infanzia, ai giovani, a tutti.
E ve ne è tanto bisogno nel nostro
Paese. Eros Vicari
elementari diritti deH’uomo come quelli della libertà personale, del diritto alla difesa e della presunzione di innocenza, chiede un deciso intervento da
parte della stampa evangelica invita
gli organismi della Federazione a fare
i passi necessari presso le autorità
competenti affinché il pensiero della
chiesa venga fatto presente e si unisce
al crescente movimento di protesta dell’opinione pubblica cosciente affinché
sia restituita' al più presto la libertà a
Pietro Valpreda ».
Come si vede, una mozione molto lineare e moderata, che nelle speranze
di alcuni avrebbe dovuto raccogliere i
voti di una comunità impegnata, almeno a parole, a una testimonianza di
solidarietà con gli umili, gli oppressi,
gli indifesi. Invece è venuto il « distinguo », la ricerca di un alibi per non impegnarsi, la fuga da una precisa responsabilità. Sentiamo alcune voci:
« Certi problemi non devono essere
trattati in chiesa », « i credenti non devono giudicare con i metri del mondo »,
« la chiesa non va strumentalizzata »,
« come comunità il caso Valpreda non
ci interessa », « L’ordine del giorno è
estraneo alla missione (quale?) della
comunità di Milano », « E’ dannoso fare queste discussioni », « La chiesa Valdese non deve compromettersi ».
Un’occasione perduta? forse. Alcune
voci si sono però levate in favore dell’ordine del giorno, richiamandosi al
sermone udito in mattinata (Mosé che
testimonia di fronte a Faraone) affermando la necessità di dire una parola
di verità nel mondo di oggi, di essere
profetici, di cogliere un’occasione per
essere presenti nel dramma di un uomo, di qualificare finalmente la nostra
testimonianza (non è mai troppo tardi)
in un caso concreto, rifuggendo una
volta tanto dalle pie chiacchiere.
L’ordine del giorno è stato bocciato,
con 35 voti contrari e 31 favorevoli. Ed
è stato bocciato facendo passare una
mozione di « passaggio all’or dine del
giorno », espediente procedurale o ultima pennellata ad un alibi che certo
non reggerà molto. Perché una comunità che non sa più testimoniare è una
comunità inutile: « Guai a voi, perché
siete come quei sepolcri che non si vedono, e chi vi cammina sopra non ne
sa niente » (Luca 11, 44).
Gianni Rostan
Frali - l'Ihtel Malzat
offre le camere con combinazioni a partire da ,Lit. 55.000 per
posto letto per l'intera stagione
invernale di 5 mesi (da Dicembre ad Aprile). Il « restaurant
shop » sostituirà il ristorante tradizionale. Rivolgersi : telefonicamente al (0121 ) 85.32 oppure
al (0121 ) 90.681 o in loco il sabato pomeriggio e la domenica.
nità a fare il massimo sforzo possibile
per raggiungere la contribuzione distrettuale complessiva di L. 11.300.000 ».
I lavori si sono conclusi ringraziando la comunità di Reggio Calabria per
la sua generosa e fraterna ospitalità.
Franco Maccarrone
Catanzaro
Domenica 15 ottobre i coniungi Giuseppe e
Luisa Olivo presentavano la loro figliuola Anna per essere battezzata. Il pastore Piero Santoro ha esortato i genitori e la fratellanza a
vigilare sui fanciulli della comunità perché
siano guidati fin dalla tenera età a camminare nelle vie del Signore.
Il giorno 20 ottobre veniva chiamata alla
Casa del Padre Celeste la signora Beniamina
Tarantino-Citriniti; deceduta all’età di 82 anni dopo circa un mese di malattia all’ospedale
civile regionale. Alla famiglia, in particolare,
al figlio Nicola membro del consiglio della nostra comunità, vadano le nostre fraterne condoglianze, ricordando la parola di Gesù :
« Chiunque crede in me, anche se muoia, vivrà » (Giov. 11: 25).
E .Scorza
Una sosta felice
in ambiente
evangelico
Questo è quanto la Casa Valdese di Vallecrosia, grazie ad importanti lavori eseguiti recentemente è ora in grado di offrire a
singoli, famiglie, persone anziane, a tutti coloro insomma che
necessitano di un periodo di riposo in un clima più mite, a partire dal 1° gennaio 1973.
Per informazioni e prenotazioni rivolgersi alla « Casa Valdese
per la Gioventù», Via Col. Aprosio, 255 - 18019 Vallecrosia (IM).
Tel. 0184/21283.
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RINGRAZIAMENTO
Alfredo Baret e famiglia, commossi
per le dimostrazioni di affetto ricevute in occasione della dipartenza della
loro cara
Celina Baret Giustetto
ringraziano tutti coloro che hanno
preso parte al loro dolore. Un grazie
particolare alla Direzione e Personale
del Rifugio Re C. Alberto; al dott.
Gardiol e ai Pastori Deodato e Geymet.
S. Germano Chisone, 17 nov. 1972.
RINGRAZIAMENTO
È improvvisamente mancata all’affetto dei suoi cari
Ada Ferrerò nata Jahier
Angosciati ne danno il doloroso annuncio: il marito Marco Ferrerò, la
figlia Gabriella con il marito Lino
Marconi con la figlia Silvia; le sorelle
Irma con il marito Werner Scbellenbaum; Frida con il marito Guido Vin?on; _il fratello Ettore con la moglie
Graziella Andreini; la cognata Sandrina Ferrerò e i nipoti tutti.
« Io sono la resurrezione
e la vita»
(Giovanni 11: 25)
Asti, 8 novembre 1972.
RINGRAZIAMENTO
I figli ed i congiunti della compianta
Anna Marta Geymonat
vedova Giordan
commossi per la dimostrazione di affetto e simpatia tributata alla cara
Mamma, ringraziano sentitamente
tutte le gentili persone che hanno
preso parte al loro dolore. Un ringraziamento particolare rivolgono ai Dottori Scarognina e Gardiol, alle Rev.
Suore ed al personale dell’Ospedale
Mauriziano di Luserna ed al Pastore
sig. A. Taccia.
Luserna S. Giovanni, 11 nov. 1972.
li.
6
pag. 6
N. 46 — 17 novembre 1972
Negli USA Nixon inizia con un rimpasto governativo la tua seconda legislatura ; i compiti che ha davanti : pace in Indocina e sue conseguenze politiche
ed economiche, stabilizzazione del dollaro, promozione sociale delle minoranze
interne diseredate. Si nota un movimento d'opinione isolazionista, da un iato,
e dall'altro una marcata disaffezione dei cittadini per la vita pubblica. Il fatto
forte più grave delle recenti elezioni è proprio questo, e lo si puà così condensare: solo il 55% degli elettori ha votato; sui 25 miiioni di giovani elettori
(Il fra i 18 e i 20 anni, per la prima volta alle urne, 14 fra i 21 e i 24 anni),
soltanto 12 milioni hanno votato; anche la spinta femminile e nera pare fortemente attenuata: al Congresso i neri erano 13 e tono saliti solo a 16, le donne
erano 12 e tono salite solo a 14, perdendo d'altra parte l'unica senatrice (la
« Washington Post » ha scritto che il Senato statunitense « è ora un bastione
di sciovinismo maschile»). Questi elementi sono più sintomatici e preoccupanti
che la rielezione di Nixon, alla cui politica non si presentava, di fatto, alternativa reale. ^ Riguardo al VIETNAM, proseguono II via-vai diplomatico e il conflitto sanguinoso. Un centinaio di personalità del Terzo Mondo ha sottoscriHo
un appello a Van Thieu perché non approfitti di questo periodo per intensificare
la liquidazione degli avversari politici detenuti. ^ Le conversazioni fra le due
COREE hanno acquistato rilievo per la partecipazione del leader nordcoreano.
Il maresciallo Kim II Sung; il governo di Pyongyang ha annunciato prossime
I NOSTRI GIORNI
elezioni generali e una revisione costituzionaie neila Corea del Nord. Quanto alla QUESTIONE ARABO-ISRAELIANA, mentre continuano a essere recapitate
qua e là nel mondo lettere esplosive, si è avuto un violento confronto armato
fra israeliani e siriani. Alla Kenesseth la politica di annessione dei territori occupati, perseguita da M. Dayan, suscita critiche sopratutto da parte di esponenti
laburisti, i quali temono che l'inserimento di una numerosa e prolifica popolazione araba ( l'annessione non può avvenire che dandole la piena cittadinanza )
comprometta in pochi anni l'identità ebraica dello Stato. In GRAN BRETAGNA il governo blocca per tre mesi prezzi, salari, dividendi e_ affìtti ; compie il
grande sforzo di accogliere i 23.000 Ugandesi asiatici con passaporto britannico (gli altri 22.000 sono stati accolti da Austria, Norvegia, Olanda, Stati Uniti
€ Svizzera) espulsi dal presidente Amin, avendo cura che essi siano sistemati
in zone nelle quali una presenza ancora debole di immigrati « di colore » attenuerà le possibilità di reazioni xenofobe. Mentre il governo ha concordato con
Pekino la vendita di aerei Trident per 68 milioni di sterline (95 miliardi di
lire), aprendo un probabile e ricco Pilone economico, nonché ii mantenimento
deilo status quo a Hong Kong ( la colonia britannica costituisce una valvola
d'informazioni e d'affari importantissima per le due potenze ), la Camera dei
Comuni ha votato, con l'appoggio dei iaburisti ai governo conservatore, il mantenimento delle sanzioni contro la Rhodesia : c'è da augurarsi ( con quanta Tiducia? ) che siano più rigorose che in passato. Dall'URSS giunge notizia di una
serie di processi contro autonomisti ucraini, delia morte in campo di prigionia
delio scrittore nonconformista Galanskov, e di perquisizioni e interrogatori contro ia famigiia di Piotr Yakir, probabilmente il leader dell'opposizione ai regime del Cremlino, già in carcere. Neil'IRAQ si riaccendono tensioni vioiente
fra arabi e curdi, anche a livello politico fra il Baas e il Partito democratico
curdo. A Bagdad si tiene un seminario mondiale sul petrolio ; un gruppo di delegati, proclamando « il petrolio arabo agli arabi », critica la partecipazione
dei paesi produttori al capitale delle società petrolifere. All'Assemblea generale dell'ONU il dibattito sul terrorismo internazionale è rinviato all'anno
prossimo... In ITALIA il Congresso del PSI non porta ad alcuno sviluppo : il
partito resta profondamente diviso, con una debole maggioranza ai demartiniani (insieme agli autonomisti nennìani ) contro la sinistra di Mancini e di Lombardi.
G. C.
LA «GUERRA DEI MERLUZZI
»
L’EDITORIA CECOSLOVACCA
Un paese lotta per sopravvivere ■■"‘"stria
di grandi tradizioni
Alcune settimane fa si è molto parlato dei referendum
popolari con i quali due nazioni scandinave si sono espres^ circa il loro ingresso nella CEE, la Norvegia per il no e la
Danimarca per il si. Queste decisioni sono state largamente
commentate; e anche se non sono mancate riflessioni valide
sulla carenza che nella nostra area rappresenta l’assenza
(parziale) del mondo scandinavo, della sua cultura, della
sua umanità, nel complesso il rifiuto norvegese è stato valutato — o svalutato — come una manifestazione provinciale, di un popolo (specie quello del centro-nord, dei contadini e dei pescatori) che si arrocca sul suo passato più
che guardare al domani. In realtà la situazione è assai più
complessa, e nell'insieme il giudizio da pronunciarsi su
quel popolo è assai più positivo di quanto possa apparire a
prima vista (segnaliamo una corrispondenza molto bella e
valida di Michele Torre, L’eremita tra i ghiacciai, apparsa
su « Settegiorni » del 15-10-'72). Mentre rimandiamo a quanto pubblicato a pagina 3 sulla partecipazione delle Chiese
al dibattito prò e contro CEE nei paesi scandinavi, riportiamo dal mensile « Mani tese » un articolo che, riferito all esempio islandese, di viù modestp dimpvivìnviì ^
"esempio islandese, di più modeste dimensioni, aiuta a
comprendere l’ostilità del grande nord norvegese.
L’Islanda, la cui capitale è Reykjavik, è recentemente balzata sulla scena della ribalta mondiale avendo ospitato il campionato mondiale di scacchi. In sordina è passata però la lotta che il popolo islandese (200 mila
persone) sta combattendo per sopravvivere. Per vincere la spietata concorrenza straniera, il Governo di Reykjavik ha infatti deciso di estendere il
limite delle proprie acque territoriali
da dodici a cinquanta miglia a partire dal 1® settembre. In tal modo i pescherecci stranieri sono obbligati a
cessare lo sfruttamento dei ricchissimi banchi di pesci, risorsa vitale per
l’economia islandese che andrebbe in
rovina senza la pesca.
In effetti, con l’impiego delle tecniche più moderne, le flottiglie tendono a sfruttare eccessivamente i più
ricchi banchi di pesca: 10 anni fa il
40% dei merluzzi pescati al largo delrislanda aveva più di dieci anni; ora
la percentuale di merluzzo adulto è
scesa al 2%. Il pesce è sempre più
giovane e piccolo; la sua prolificità, e
quindi la redditività dei banchi, diviene sempre minore.
Di fronte al deciso atteggiamento
islandese per far rispettare il limite
(impiegando anche cannoniere), i pescherecci stranieri (tedeschi occidentali ma, soprattutto, inglesi) hanno risposto continuando la pesca e concentrandosi in due gruppi, lasciando
così libere le altre zone di pesca alle
flottiglie locali. Il governo di Reykjavik ha minacciato di far entrare in
azione le cannoniere se i pescherecci
stranieri presenti aH’interno del nuovo
limite non lasceranno le acque islandesi.
L’Islanda non è il primo paese ad
estendere unilateralmente il limite
delle proprie acque territoriali o quello dei propri diritti di pesca. In precedenza, lo avevano fatto gli USA nel
1945 e molti Stati latino-americani
che, seguendo l’esempio del Cile nel
1947, avevano esteso la propria zona
di pesca a duecento miglia dalle loro
coste. Clamoroso fu il caso del Perù
che, nel 1971, sequestrò alcuni peschelecci statunitensi che non rispettarono il limite, rendendo ancor più drammatici i già tesi rapporti tra i Governi dei due Paesi.
Inoltre, la Gran Bretagna, principale ’aggressore’ degli islandesi, si fece
riconoscere l’estensione del proprio limite per poter sfruttare, in sordina, i
giacimenti petroliferi del Mare del
Nord.
Allora è vero che la giustizia umana
ha due pesi e due misure: « la legge
del più forte » rappresenta la « costituzione » dei rapporti internazionali!
E fu proprio la Gran Bretagna insieme ad altri 18 Paesi industriali (tra
cui Italia, Norvegia, Germania Occ.,
USA, Spagna) che votò contro la risoluzione deirUNCTAD (tenutasi a
^ La dissalazione dell’acqua marina, la
produzione di energia elettrica mediante reattori nucleari, le applicazioni dei radioisotopi,
la protezione dell’ambiente dalle possibilità di
inquinamento sono i principali temi all’ordine
del giorno a Basilea nella « Nuclex ’72 », la
esposizione intemazionale degli impieghi pacifici dell’energia atomica, inauguratasi oggi.
Contemporaneamente alla mostra, si svolgono le « Giornate d’informazione dell’industria
nucleare », dedicate quest’anno al tema « Esperienza operativa e miglioramento degli equipaggiamenti nucleari ». Durante le giornate è
prevista la presentazione di sette relazioni di
tecnici italiani. Questo tipo di convegno costituisce un dialogo tra utilizzatori, progettisti,
fabbricanti ed autorità per fare il punto sui
miglioramenti della tecnologia nucleare già
previsti, prevedibili o realizzati, sia per i sistemi, sia per i componenti, sia per i mate
DirettoTe responsabile; Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subidpina - Torre Pellice (Torino)
Santiago del Cile nell’aprile-maggio
scorsi) mirante a stabilire un gruppo
di lavoro di 31 paesi per redarre una
«Carta dei diritti e dei doveri econoinici delle Nazioni » (tra gli ’sviluppati’, votarono a favore solo Olanda, Belgio e Francia).
La situazione islandese riflette, per
certi aspetti, la tragica lotta del Terzo Mondo: l’80 per cento delle esportazioni islandesi dipendono dalla pesca, ri per cento della superficie del
paese è coltivabile. Perché dunque negare airislanda il diritto di estendere
il limite delle acque territoriali?
Perché la maggioranza delle potenze industriali, Italia compresa, si sono
schierate contro la redazione di una
« Carta dei diritti e dei doveri economici »? Evidentemente le grandi compagnie internazionali ne traggono notevoli profitti e, è accertato da numerosi studiosi, buona parte dell’economia dei Paesi industriali è alimentata
terna dei Paesi del Terzo Mondo.
Il Presidente del Messico, Echevarria, durante il suo discorso del 19
aprile all’UNCTAD annunciò che alla
Conferenza delle Nazioni Unite sulla
Legge del Mare da tenersi nel 1973, il
Messico si sarebbe battuto per un riconoscimento giuridico dell’estensione
del limite delle acque territoriali a
200 miglia.
Dichiarò anche che è impossibile ottenere un giusto ordine ed un mondo
stabile fino a quando non verrà il momento in cui saranno stabiliti diritti
e doveri per proteggere i paesi deboli.
« Spostiamo la cooperazione economica — disse — dal reame della buona volontà e diamole una struttura
fondata su principi giuridici ». Inoltre
aggiunse: « Durande questi anni, si
sono gettate le basi per ciò che dovrebbe divenire una "Carta dei diritti
e dei doveri economici degli Stati’’,
come supplemento alla Dichiarazione
Universale dei Diritti dell’uomo».
La proposta di una « Carta » fu accolta con entusiasmo dal Terzo Mondo che la fece propria. Scettici si mostrarono i Paesi industriali occidentali (non tutti) che videro in essa un
chiaro attentato alla propria espansione economica.
Una impressione molto forte che si
ha visitando Praga — a parte la straordinaria bellezza della città — viene
dalla sensazione che una vetrina su
due sembra essere quella di un libraio.
Corrisponda o no questa impressione
alla realtà, una cosa è però certa: il
gran numero delle librerie è la prova
di quanto sia sana una industria che
pone la Cecoslovacchia ai primi posti
di produzione libraria del mondo. Essa
pubblica più di 6.500 titoli all’anno,
per una tiratura complessiva di circa
80 milioni di copie di libri.
Queste cifre, eccezionali per un paese di soli 14 milioni di abitanti, vanno
attribuite a molti fattori, strettamente legati a una situazione geografica i
cui vantaggi e svantaggi danno origine a una ricca tradizione letteraria e
H II comitato intergovernativo che dirige
le attività del Programma alimentare mondiale (PAM) della FAO ha approvato la concessione di aiuti alimentari per 48 milioni
300 mila dollari a 11 paesi: Camerún, Egitto,
Etiopia, Costa d’A\ orio, Corea, Pakistan, Siria,
Togo, Tunisia, Somalia e Sri Lanka (Ceylon).
Tali paesi utilizzeranno i prodotti assegnati
dal PAM per il pagamento parziale dei lavoratori o per Falinientazione di animali utilizzati in attività di »viluppo economico.
prima conferenza dei rappresentanti di questi
organi giurisdizionali di alcuni Paesi europei,
che si è aperta a Dubrovnik per iniziativa delritalia, della Repubblica federale tedesca e
della Jugoslavia. Partecipano ai lavori i presidenti delle Corti costituzionali d’Austria,
Germania occidentale, Italia, Francia, Romania, Svizzera e Jugoslavia. Per l’Italia è presente il presidente Giuseppe Chiarelli.
H Per la prima volta si sono incontrati, a
Berlino Est, i dirigenti delle federazioni
sindacali dei due Stati tedeschi. L’incontro
era stato caldeggiato dai tedeschi occidentali
non appena profilatasi la nuova Ostpolitik di
Bonn, ma avevano insistito sul passaggio attraverso Berlino Ovest, per sottolineare l’appartenenza aUa Germania federale della città
e quindi della federazione sindacale (DGB)
locale; risolto il problema di Berlino con l’accordo quadripartito del settembre 1971, i responsabili sindacali tedesco-occidentali hanno
potuto recarsi a Berillio Est passando per
Berlino Ovest.
H Secondo notizie diffuse a Mosca, l’Iraq
hi chiesto ufificialmente di entrare nel
COMECON, il ’’mercato comune” dei Paesi
comunisti dell’est europeo.
B La Bolivia ha svalutato il peso del 39,4
per cento. E’ la prima svalutazione dal 1955.
I Le competenze delle Corti costituzionali
e le conseguenze giuridiche delle loro decisioni, sono all’ordine del giorno della
H II governo del Pakistan ha annunciato il
proprio ritiro dall’ Organizzazione difensiva
dell’Asia sud-orientale (SEATO), « in adesione ai principi progressistici e in considerazione delle realtà asiatiche ». Il Pakistan faceva parte della SEATO, con Australia, Filippine, Francia, Gran Bretagna, Nuova Zelanda,
Thailandia e USA, dal 1954, ma dal 1967
non partecipava più alle riunioni. In base ai
suddetti principi il Pakistan ha riconosciuto
il Vietnam del Nord.
Iiniillllllllllllilllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll !l|l||||l||l|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||j||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
LA TRATTA
DEGLI ARABI
ir In tre successive puntate su questo settimanale
(«Riflessioni su
Mattmark » n. 43
del 27.10, « La Svizzera e la Repubblica di Platone » n. 44 del 3.11, « Svizzera
e Italia » n. 45 del 10.11.’72) abbiamo
rinortato un articolo di Antonio Cambino («Ai poveri è concesso solo il diritto di morire ») pubblicato su "L’Espresso’’ del 15.10.’72. A quell’articolo
vogliamo collegare la seguente notizia
(apparsa sullo stesso n. de "L’Espresso’’).
« Il fermo alla frontiera di quattro
giovani tunisini che viaggiavano sulla
motonave "Calabria” e volevano sbarcare a Cagliari per essere assunti come
manovali nel Campidano, ha portato
alla scoperta di una tratta degli arabi
in Sardegna. È bastato che la polizia
aprisse le indagini perché venisse alla
luce un caso drammatico: in Sardegna
vivono, in condizioni di semischiavitù,
numerosi lavoratori africani. Sbarcano
nel porto di Cagliari dove chiedono un
visto turistico valido per tre mesi, anche se si fermare molto di più; vengono in contatto con alcuni figuri che si
offrono di assumerli e che li pagano in
ragione di 1.000 lire per ogni giornata
lavorativa (e ogni giornata lavorativa
dura dall’alba alla notte); poi questi
padroni improvvisati li affittano al
prezzo di tre o quattromila lire alle
aziende agricole del Sarrabus e del
Campidano e conseguono così rilevanti
guadagni. Gli arabi sono tenuti segregati in stalle o pollai dove consumano
i pasti e dove si ritirano la notte per
dormire. Ancora una volta ( era già successo in Sicilia) si scopre che nelle regioni più colpite dall’emigrazione lavorano, in condizioni disumane, manovali
arabi. C’è il pericolo che, da un momento all’altro, un’esplosione di xenofobia metta a repentaglio la vita stessa
dei lavoratori nordafricani; d’altra parte le “vedove bianche” e coloro che so
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
mann), autentica anima di poeta ed
americano puro
sangue, già lo prevedeva nel 1964
componendo la seguente poesia.
no rimasti in Sardegna identificano gli
arabi con i meccanismi brutali che
hanno spinto i loro congiunti in giro
per l’Europa. Anche per questo motivo
si deve stroncare la tratta e impedire
che, negli anni '70, rinascano, sia pur
mascherati, due flagelli: lo schiavismo
e l’intolleranza razzista ».
Tutto questo, oltre che orribile in sé,
è altamente istruttivo in relazione col
succitato articolo del Cambino. Osservavamo infatti col Cambino che l’Italia non ha nulla da invidiare alla Svizzera in tema di farisaismo o di crudeltà giudiziaria (e, aggiungiamo, poliziesca). All’iniqua sentenza svizzera di
Mattmark si contrappone quella italiana, ben più iniqua, del Vajont (per non
parlare dello scandalo giudiziario di
Valpreda, ecc.). Ma i nostri lettori nazionalisti potevano forse ancora coltivare, nel loro cuoricino, un’ultima riserva: « in ogni caso l'Italia non tratta tanto male, quanto la Svizzera, gli
emigranti che ospita! ».
Lasciamo pur stare gli emigranti interni (ne sappiamo qualcosa noi che
abitiamo a Torino!), e limitiamoci a
quelli esterni, tanto per attenerci ad
un’analogia stretta. E tentiamo, dal
punto di vista del trattamento civile,
la proporzione (paradossale, d’accordo,
ma non fuori posto): « Lo. Svizzera sta
agli emigranti italiani che ospita, come
l'Italia sta agli emigranti arabi che
ospita ». Vi sembra che regga?
1) « Venite intorno a me voi tutti
ovunque vagate,
e antmettete che le acque
intorno a voi sono salite,
e accettate che presto
sarete inzuppati fino all’osso.
Se per voi il tempo
ha qualche valore,
allora è tempo di cominciare a
[nuotare
o affonderete come pietre,
perché i tempi stanno cambiando.
2)
Venite scrittori e critici
che profetizzate con le vostre
[penne,
e tenete gli occhi bene aperti.
Non vi sarà data un’altra scelta.
E non parlate troppo presto,
perché la ruota sta ancora girando
e nessuno può dire
chi sarà designato.
Il perdente di adesso
sarà domani il vincente,
perché i tempi stanno cambiando.
3)
Venite senatori e deputati,
ascoltate vi prego il richiamo,
non vi fermate sulla soglia,
non bloccate l’ingresso,
perché colui ci rimetterà
che ha cercato di rallentare.
C’è una battaglia
fuori che infuria
e presto scuoterà le vostre finestre
e farà tremare i vostri muri
perché i tempi stanno cambiando ».
I TEMPI
STANNO CAMBIANDO
La riconferma di Nixon a presidente degli USA potrebbe forse indurre qualcuno a credere che tutto rimane e rimarrà come prima. Ma non è
così, per fortuna! E il noto cantautore
Bob Dylan (al secolo Robert Zimmer
(Dal mensile « L’Era » del settembre
1972. Nel testo non appare alcuna punteggiatura alTinfuori dei punti che
chiudono le tre strofe. Ci siamo permessi di aggiungere la punteggiatura
interna a ciascuna strofa, il che equivale ad una nostra personale interpretazione).
a una cultura che ha profonde radici.
Ne deriva un sistema universitario
molto sviluppato, una grande abbondanza di scrittori e, cosa altrettanto
importante, una gran massa di lettori
colti, condizione necessaria per una industria dinamica del libro.
I libri sono a buon mercato, quindi
accessibili a un largo pubblico. Molte
delle 53 Case editrici cecoslovacche organizzano dei club di lettori che garantiscono ai loro membri facilitazioni
per leggere. I 150.000 aderenti al club
della grande Casa editrice Svoboda,
che pubblica opere letterarie, sociali e
scientifiche, comprano quasi un milione di libri all’anno! Il club dell’Editrice SNTI (libri di tecnica) conta 50.000
aderenti. Vi sono poi club per « Gli
amici della poesia », per « Gli amici
dell’Antichità » ecc. Anche gli editori
di letteratura infantile hanno formato
un « Club di giovani lettori » e nel giro di 6 anni hanno pubblicato 171 titoli per una tiratura globale di 6 milioni e 500.000 copie.
Mentre nel mondo i libri tradotti
rappresentano solo il 10% della produzione libraria, per la Cecoslovacchia e
per i Paesi Bassi la percentuale di traduzioni sale al 20%. In genere un tasso elevato di traduzioni è sinonimo di
produzione nazionale ridotta, ma nel
caso di questi due paesi l’abbondanza
di traduzioni non è tanto dovuta a traduzioni di opere straniere nella lingua
nazionale, ma alla pubblicazione di
opere nazionali in lingua straniera, ai
fini dell’esportazione. Quanti milioni di
bambini di tutto il mondo hanno subito il fascino delle storie e delle belle illustrazioni dei libri cèchi che ottengono sempre un’alta considerazione
nelle Fiere dei libri, quest’anno a Lipsia e a Bologna! Qpere di autori cèchi
raggiungono a volte le 23 traduzioni e
sono pubblicati in lingua straniera prima che in lingua cèca.
Betty Werther
(Inf. UNESCO)
Ai lettori
Incluso in questo numero del settimanale, i
lettori troveranno un modulo di conto corrente
postale : come ogni anno, ci permettiamo di invitare tutti coloro che lo possono, a versare fin
d'ora il loro canone d'abbonamento per ii 1973,
tenendo conto, per favore, di quanto s>sgue :
1) Il canone resta invariato: L. 3.500 per
l'interno e L. 4.500 per l'estero. Ogni offerta,
anche modesta, ci è non solo gradita, ma necessaria : come abbiamo pubblicato recentemente,
nella nostra relazione annua redazionale, le offerte hanno ammontato, lo scorso anno, a circa
700.000 lire, e questa cifra è stata determinante nel permetterci di pareggiare il nostro rendiconto, anche pubblicando di tanto in tanto un
numero più consistente.
2 ) Preghiamo vivamente di scrivere in modo chiaro i dati personali e di indicare SEMPRE
il proprio codice di avviamento postale.
3 ) Per chi lo trova più comodo, i versamenti possono essere fatti a mano presso l'amministrazione. Via Cavour 1, Torre Pellice.
4 ) Siamo vivamente grati a coloro che,
pastori e laici, curano nelle comunità la diffusione dei settimanale e la raccolta degli abbona*
menti.
5) Avete pensato alla possibilità di offrire
in dono un abbonamento al periodico? A tutti i
NUOVI ABBONATI per il 1973 il settimanale
sarà inviato sin d'ora.
Grazie a tutti : non aspettate le code di fine
anno agli sportelli postali, e facilitare il nostro
lavoro non concentrando in pochi giorni alcune
migliaia dì registrazioni.
L'Eco - La Luce
iiiiiiimiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiimiiiiniiiiiiiimiiim^
Doni pro Eco-Luce
Efisia Martini, Torino L. 500; Emilia Moret, Svizzera 2.500; Ida Mantica, Roma 500;
Angela Papa ved. Quercioli, Bergamo 2.000;
Sorelle Borsalino, Como 500; Dalila Beria, Firenze 500; Vittorio Ispodamia, Venezia 500;
Elsa e Speranza Tron in occasione del matrimonio Micol-Tron, Massello 5.000.
Grazie! (continua)
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if Con nostro vivo rincrescimento, lo
spazio ci costringe a rinviare vari
articoli, corrispondenze, lettere...
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