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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Sigucnrtd la »orili nell» nr'iik
Km», IV. IS.
Si distribuisce ogni Venerdì. — Per cadun Numero ceulesimi 10. — l*er raduna linea d’inserzione cen(esimK20.
Le A«»ocUiioni ii ricevono : in Tiini'io airt!nir.la <lrl (;lorniiIo, vliilc del Ile num ti
-Ar,ciiov«,Blla<-«PP<*ll«»«liioi<«*,mur» di ».Chiara. "e, num.ii.
Nelle provini ie, |ircimo tulli gli V/fii ii pollali |XTnietiodi Kiig/in, che dovranno crtere inviali
francati Direnerò della Hi oiìa Novti.i.A e non altrinienli.
All'Mlero, aiueguenliindirizii: U>:<niu, dai aigK. Nis«bcii e C. lihrai, si Itenien-ntresl:
tKiGi, dalla libreria C. Mcjrucis, rue Tronchet, 2; Nixv.«, dal «g. l’eynil-Tinel libraio- l.iroeli sigg. Deniaet Felit Pierre lihmi, rue Xeove, li; Gimtvua, dal «ig. E. Heroud’libi aio
Condizioni «l’AMoriazione t
. Per Torino — Un Anno L. *.—Adomicilio L. « • — PnnvnciE L. • «O.
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Per Francia e Svinerà franco a destinazione, e per l'Inghilterra franco al conflne lire » S<
per an anno, e lire S per sei mesi.
Pakigi,
dai si¿..-------
Lusa^.xa, dal sig. DeUifoiiuiine libraio.
AVVISO IMPORTAXTE
I sigg. Associati alla Ruonii Novella,
di cui rabbuonamenlo scade colla fine
ili questo mese, sono istantemente pre:gali a rinnovarlo quanto prima, a scanso
•d’interruzione nella spedizione del giornale. Le Associazioni si ricevono: in
Torino all’UiIizio della Buona Novella,
Viale del Re, num. 31; a Genova alla
Cappella Vsìldese e nelle Provincie pre.sso
lutti gli UlTizii postali, per mezzo di vaglia, che dovranno essere inviati franco
yl Direttore della Buona Novella e non
altrimenti.
IL DOTTORE GILLT.
/Tedi Buona Novella num. 45, 46, 47, 48 e 49).
VI.
Il protestantismo non è già, come vogliono
taluni, un insorgere della ragione contro la
fede, anzi una protesta della coscienza cristiana
•contro l’autorità umana in nome della Sacra
•Scrittura; e come ogni moto forte, durevole, il
{irotestantismo antico e moderno ha la sua carta,
la Bibbia. Ben lo vide il sig. Gilly, e neH'opera
i«ua di Vigilanzio notò come lutti gli errori
•derivino daH’infedeltà alla Parola di Dio, e
come dessa produca una prima protesta della
<'oscienza cristiana. Il ritorno alla Bibbia, forza
•\era, carattere distintivo del protestantismo, fu
f ure' l’argomento di una seconda sua opera :
.Sulla rersione rmnanza della Sacra Scrittura.
Altri hanno studiato con interesse e vera utiiità per i credenti gli sforzi tentali in ogni età
<1ai cristiani, onde assicurare ai loro fratelli
l’augnsto privilegio di leggero la Sacra Scrittura.
Maitland dimostrò con innumerevoli esempi
quanto fosse sparsa nel seno della Chiesa la
versione latina. Richard Simon dell’oratorio,
Le Long, Usher e molti moderni parlarono delle
nntiche versioni della Bibbia; non ci farà maraviglia il vedere il venerando amico dei Val■desi tentar simile fatica per le sòtte di lingua
jomanza. Sappiamo il profondo affetto ch’ei nutriva pel cristianesimo popolare. * Non posso,
dice neirintroduzion(i, far a meno di accennare
il modo meraviglioso con cui la Provvidenza
suscitò umili strumenti a far circolare la parola
I di vita in tutte le età, mentro le alte cariche
della Chiesa erano co|)crle da uomini o trop|>o
infatuati dell’umano sapere, oacciecati da vano
tradizioni per attendere all’uinile uiTicio di spargere la Scrittura. S’accese lo zelo de’ laicicolla
trascuragginc dei preti. I trovatori ambulanti
divennero altrettanti missionari, e la lingua romanza fu il mezzo di propagar la Parola di Dio».
Abbracciando in comune afTctto gli Albigesi coi
Valdesi, tentò di lavare i primi della taccia di
manicheismo, di arianismo elio loro appone la
storia, mache dalla Chiesa romana fu esagerata
ed estesa ai Valdesi ed alle sètte puramente
bibliche.
Con gran fortuna lesse sopra un manoscritto
albigese questa iscrizione ortodossa; t in nome
« del Padre,del Figliuolo o delloSpiritoSanto»,
e a vendicar la loro memoria e rendere probabile la loro ortodossia si diede a raccogliere i
dati sparsi sulle traduzioni della Bibbia in
lingua romanza. Walter Mapes dichiara ave»
veduto parte della Bibbia romanza nel 1179 al
concilio di Lalerano. Vidimus sub Alexandrn IH
Valdetias, homines idiotas, illiteratosa jyrimate
ipsoruin Yalde dictos. Qui fueral citis Lugduni, qui librum domino pape pra-sentaterunt
lingud conscriptum gallicd, in quo textus et
glossae Psnlteriiplurimorumque legis utriusque
liirrorum continebantnr. Innocente III si lagnò
al vescovo di Metz dell’esislenza d’una versione
volgare (1) della Bibbia, e nel 1229 il concilio
di Tolosa ne proibì la lettura. Reinero dichiara
che Í poveri di Lione possedevano il nuovo
Testamento in lingua volgare.
Carlo V ordinò di fare una nuova edizione
della Bibbia francese di Guiart des Moulins,
scritta nel 129i per soppiantare la Bibbia valdese. Da questi ed altri simili faUi il doU. Gilly
conchiude che vi fu anticamente una versione
romanza valdese, forse quella stessa di Valdo,
la quale si sparse in molte copie pili o meno
alterato in tutto il mezzodì. Dopo varie indagini
l’instancabile amicp dei cristiani biblici del
medio evo rinvenne le sei copie seguenti del
nuovo Testamento: una a Dublino, una a Grenoble, una a Zurigo, una a Lione, due a Parigi,
una settima in Cambridge, che si ò smarrita. Il
problema piìi difficile a sciogliere si è l’origine
di lutti quei MS. Parecchi fra essi portano indizii storici moderni che li attribuiscono ai
Valdesi. Uno dei due MS. di Parigi è intitolato
Bibbia dei poteri ed è scritto in francese più
moderno. I tre MS. di Grenoble, Dublino c
Zurigo sono evidentemente copie di un medesimo originale con alcune piccole variazioni.
Quello di Lione poi è antichissimo ; contiene
(1) Gallico scrmoae.
oltre le epistole autentiche di Paolo, una pretesa
epistola ai Laodicesi, un rituale dogli .VIbigosi.
Egli ò indipendente dai tro altri. Quei xMS.
tutti quanti per la loro semplicità e piccola molo
fanno contrasto collo Bibbie in folio del clero,
ricoperte d’oro, di gemme e di tanti altri fregi
che pare dicano noli tne tangere, come ottimamente osserva il dott. Gilly. La loro forma dimostra ch'essi erano destinati ad uu uso frequente, portabili e maneggiabili.
Nello scarsezza di chiari e certi iudizii sulla
loro origine e data l'autore fu ridotto a ipotesi
pili 0 meno probabili, e le sue couclusiuni furono
fortemente contrastate dal sig. iteuss di Strasburgo e Horzog di Halle. Dimostro il primo
essere la divisione in versetti del T. N. di Zurigo tolta dalla traduzione di Erasmo e posteriore
quindi al secolo XV. — Né si potrebbe validamente sostenere la supposiziono che siano i sei
MS. romanzi altrettante copie della versione di
Valdo.
Il fatto della versione di Valdo A asserito da
un cronachista del convento di I..aon nei seguenti termini: c In quest'anno H7-3 fuvvi
presso Lione un cotal borghese per nome V'aldes,
il quale colla sua colpevole usura raccolse di
molti danari. Trattenutosi un giorno colla folla
innanzi ad un trovatore, fu dallo sue parole
commosso. Io condusse a casa e volle sentirlo
piij esattamente ».
Il soggetto del suo racconto ora la placida
morte di sant’Alessio in casa del |iaJre. L’indomani se n’andò a consultare un teologo sui
miglior modo di assicurarne la propria salute, e
questi gli rispose: « Se vuoi essere perfetto,
va, vendi quanto hai e dàllo ai poveri ». Fu
repentina la di lui risoluzione. Vendè le sue sostanze, ne lasciò parte alle sue due figlie che
entrarono nel convento di Fontevrault, restituì
tutli gli averi di male acquisto, e fece così abbondanti liberalità ai poveri, ch’ei n’ebbe rimproveri dal proprio vescovo. Siccomo egli non
era fornito di molla dottrina, s’uni cou due
preti per la traduzione della Bibbia; uno di essi
leggea e dettava la traduzione, l’altro distendeva in iscritto. Fu certo cotal lavoro la base di
tutte le versioni romanze susseguenti. Ed il loro
carattere mirabile di c.satlezza, di semplicità le
fanno risalire a un’età piuttosto remota, e ne
costituiscono una famiglia speciale diversa assai dalle altre.
La rassomiglianza dei manoscritti di Dublino,
Grenoble c Zurigo dimostra cho le sötte bibliche romanze ebbero una comune versione piìi
estesa, che fu come l’origine delle altre. Il dottore Gilly tenta di dimostrare inoltro che fra
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tutte le versioni del medio evo, la cosi detta
romanza delle sètte bibliche è la più antica, la
sola che contenga il Vecchio Testamento per
intiero. La versione di Guiart des Moulin, fatta
in Francia nel secolo xiii, è una imperfettissima
parafrasi di quella di Giacomo Voragine. La
prima versione italiana ò della medesima epoca,
quella di Wiclef in Inghilterra, le versioni tedesche sono di gran lunga posteriori. Questa
rassegna di tutte le traduzioni della Bibbia nel
medio evo è di grande interesse, ed altamente
onora l'ingegno investigatore del doltore Gilly;
la parte critica assai più debole solleva molte
obiezioni. Comunque sia, quest’opera è un prezioso contingente all’insieme delle cognizioni
storiche sulle sètte del medio evo; ne fanno poi
risaltare il valore i molti fac-simile di cui essa
va adorna.
A completar l’elenco dello opere del dottore
Gilly, dovremmo accennar ancora i libri : I nostri antenati protestanti, le Memorie su F.
Xeff e Ilorm catechetica. Il primo ebbe dodici
edizioni, il secondo cinque, indizio non dubbio
deljmerito di esse.
In sostanza vediamo che il dottore Gilly nobilmente rappresentò nel tempo letterario la
causa che con tanta efficacia ei sosteneva colla
sua attività cristiana e caritatevole.
Rimarranno le sue opere come perenni e
preziosi segni dell’affelto suo pei Valdesi, por
^ui diceva: « Son venti anni dacché per la
« prima volta io vidi i luoghi, le persone che
« d’allora in poi occuparono i miei pensieri; ed
« i rapporti ch’io ebbi colla Chiesa valdese,
<5 divennero tali al mio cuore, che ormai sono
« inseparabili da quanto può dare alla vita mia
* pregio ed interessamento ».
IL REDENTORE
annunziato neH'Antico Testamento.
VII.
Se già nella legge è profetizzato il Messia,
se egli è poi l’oggetto degli inni dei fedeli, quanto
più chiaramente non sarà egli annunziato nei
libri dei profeti! Oltre le esortazioni che doveano addirizzare ai contemporanei, i profeti
aveano per l’appunto la divina missione di preparare l’avvenire prossimo o lontano in quanto
avea relazione col disegno della redenzione.
Più che altrove abbondano in Isaia le profezie messianiche. Indicheremo le principali,
coordinando, per essere più brevi, colle medesime quelle degli altri profeti che hanno lo
stesso oggetto.
Lasciamo il secondo ed il quarto capitolo,
che son pur notevoli, e corriamo a quella più
famosa del cap. VII, ove è annunziato il parto
d’una vergine che dà alla luce un figliuolo, la
cui nascita ha questo alto significato: Dio è
con noi; il cui nome potrebbe giustamente suonare Immanuele. Qui vediamo predetta la nascita maravigliosa di Gesù dalla vergine Maria,
e troviamo indicata la sua doppia natura, la
divina congiunti! coll’umana nella sua adorabile
persona. Ad intendere in questo modo la profezia senza dubbio ci giova l’applicazione che
ue fa S. Matteo nel suo Evangelio, che ò stato
quello appunto specialmente destinato a servir
di chiave per penetrar nel senso intimo e cristiano dell’antico Testamento. Senza questa infallibile scorta forse i cristiani non avrebbero
così facilmente inteso il retto senso della profezia. Tuttavia crediamo che per quelli stessi
che non possedevano ancora gli Evangeli la
profezia fosse bastantemente chiara per destare
l’aspettazione del Messia, e per dar loro a conoscere quando sarebbe venuto; e parimente ancora che, astrazione fatta dall’Evangelio, ella
non potrebbe spiegarsi diversamente senza abusare del senso della parola.
Il termine ebraico vuole ben dire vergine,
una giovino non maritata, è derivato da un
verbo che significa nascondere, e indica una
giovine che sta ancora sotto custodia dei genitori. La traduzione detta dei LXX, che è anteriore
a Gesù Cristo ed affatto spregiudicata a questo
riguardo, porta una vergine (pártenos). Lo
spirito di parte, i pregiudizi contro al cristianesimo 0 contro ad ogni fatto sovranaturale
sono l’unica cagione per cui giudei e razionalisti hanno tentato di dare un altro senso alla
parola dell’originale. Immanuele poi non è da
prendersi come nome proprio, ma secondo l’uso
dei profeti, d’Isaia specialmente, come un sopranome destinato ad esprimere la singolarità
di quel bambino, ciò che da ogni altro lo distingue, ciò che ne rivela la personalità. — Or
quel sopranome vuol dire Dio con noi. Questo
dunque è il nome proprio del profetato figliuolo
della Vergine : egli è Dio presente fra gli uomini I
Ma quella dichiarazione così esplicita quando
è presa isolatamente, deve essere considerata
nel suo contesto, ove ella ò complicata colle
circostanze storiche del tempo del profeta. —
Avendo Achaz ricusato di chiedere un segno
della liberazione promessa quando il re di Siria
ed il re d’Israele s’avvicinavano insieme contro
a Gerusalemme, Iddio non lasciò di darne uno,
addirizzando però la sua parola non tanto all’incredulo Achaz, quanto al popolo, alla parte
fedele del medesimo. — La rovina di Giuda
non deve aver luogo, anzi i nemici suoi debbono
essere fiaccati. In prova di ciò il profeta da un
cenno: Ecco! dice egli, che dunque? Ecco la
Vergine concepirà e partorirà un figliuolo, e
tu chiamerai il suo nome Immanuele... Davanti
al profeta illuminato sta quella vergine; egli
la vedo in ispirito e contempla il figliuolo che
porta nel suo seno. Come poteva essere la futura Vergine un segno al popolo d’Israele al
tempo d’Achaz? Certamente altro segno più
rassicurante non vi poteva essere; la nascita
del Messia, abbenchò fosse ancora remota, era
la cagione per cui lo scettro non poteva essero
remosso da Giuda, e cadere nelle mani del re
di Samaria o di Siria. Che segno sarebbe stato
mai quello d’una vergine gravida cho non portasse il vero liberatore, il Messia?
Il nome d’Immanuele deve essere proso nel
suo senso reale e pieno: < Dio con noi ». Che
il profeta l’abbia adoprato in quel senso risulta
evidente dai titoli eguali datigli nel capitolo IX
« Perciocché il Fanciullo ci ò nato, il Figliuolo
« ci è stato dato e l’imperio è stato posto sopra
« le sue spalle ; e il suo nome sarà chiamato
« l’Ammirabile, il Consigliere, l’iddio forte, il
« Padre deH’eternilà, il Principe della pace »
(IX, 5). S’obbietteranno due versetti che seguono
la profezia suddetta, i versetti 15 e 16. « Egli
« mangerà burro e mele, finché egli sappia
« riprovare il male ed eleggere il bene ». -Non sarebbe questo un bambino ordinario? Ed
ancora: « Avanti che questo fanciullo sappia
« riprovare il male ed eleggere il bene, la terra
« che tu abbomini sarà abbandonala dalla pre« senza dei suoi re ». — Non trattasi qui d’un
tempo affatto vicino, di molto anteriore alla
nascita di Gesù? — Il dire con sant’Ireneo, san
Basilio, san Crisostomo, Calvino, Rosenmuller
ed altri che quei due versi indichino semplicemente la reale natura umana dell’Immanuele,
che crescerebbe al pari d’ogni figliuolo d’uomo,
non basta a sciogliere la difficoltà, nè spiega
l'intero senso delle parole.
Non si deve dimenticare che il profeta non
dà soltanto una profezia per l'avvenire, ma
una consolazione pel tempo presente. Quei due
versetti non contengono ulteriori dati suU’Immanuele; non è questo il luogo; piuttosto debbono
racchiudere motivi di sperare una prossima liberazione. Ed infatti l’idea dominante è una
determinazione di tempo, eccolo: posto che il
fanciullo stia per nascere, egli avrà ancora da
cibarsi di burro o di miele — l’unico alimento
che si potesse avere duranle la guerra, che non
permette la coltura dei campi — fino all’età del
discernimento, cioò all’età di due o tre anni.
Allora « la terra che tu abbomini sarà abbando« nata dalla presenza dei suoi re », cioè, di
Siria e di Samaria saranno dal re assirio catturati, i loro paesi saranno desolati; ed in Giudea
di nuovo si goderà tranquilli dei prodotti della
terra.
Così il segno profetico porta un raggio di
speranza al popolo afflitto, mentre tramanda
alle generazioni future uno splendore salutevole.
Ed infatti il profeta scorge con ammirazione
quella splendida luce che sorge nel paese di
Zàbulon e di Neftali, nella Galilea dei Gentili,
fra quella gente che cammina nelle tenebre ed
abita nell’ombra della morte (Vili, 23; IX, 1).
Misti con pagani che erano in numero in quella
regione limitrofa, più remota dal centro sempre
più vivente della nazione, gli Israeliti della
Galilea erano caduti più basso neH’ignoranza
della religione. Quei luoghi doveano essere
privilegiati nel tempo del Messia ; quelli per
l’apf^nlo furono scelti da Gesù per l’esercizio
del suo ministerio, per la diffusione della sua
dottrina; san Malico in quel fatto nota l’adempimento della profezia.
La nascita del .Messia è determinata in modo
così chiaro, così preciso, cho gli Scribi ben
sapevano anche il luogo ove dovrebbe aver
luogo. Michea è quel profeta che specificò il
punto geografico; ma in pari lempo egli accenna
alla sua generazione como Dio avanti il tempo.
* Di le, 0 Betleem Efrata, benché tu sii il mi( nimo dei migliai di Giuda, mi uscirà colui
« che sarà il Signore in Israele, le cui uscite
« souo ab antico, da’ tempi eterni » (V, 2).
[continua.)
3
LA LEGGE DELLE DUALlTA’
Qualunque sia la cosa che arriviamo a conoscere, noi vi troveremo sempre in essa una dualità; vale a dire, non possiamo pensare ad uu
oggetto senza scoprirne un’altro a quello congiunto e correlativo. Questa legge comincia coll’idea stessa di Dio, la quale trae seco l’idea dell’universo, ed il creato ci conduce al Creatore.
Poi la troviamo in tutti gli ordini del creato medesimo, nelle sue parti eziandio le più piccole ,
sia che percorriamo il regno animale o vegetabile , ecc., sia che c’inualziamo alle immensità
astronomiche, o discendiamo sino alle forze impercettibili della fisiologia e della chimica. Nella
natura in genere, a cagion d’esempio, due sonoi
sessi; alla sanità corrisponde la malattia; alia
vita la morte ; alla varietà l’unità ; alla luce le
tenebre; alla fluidità la solidità; alla umidità la
secchezza ; aU’agghiacciamento l’effervescenza, e
via discorrendo.
Cosi è nel campo della filosofia, della morale,
della religione: il concetto dell’Ente assoluto di
un Dio infinito, inchiude quello delle esistenze
contingenti e limitate; l’eternità e l’immensità,
la necessità, la sostanza, lacausa, hanno per correlativi il tempo, lo spazio, la libertà, la qualità,
l'effetto, ecc., ecc.
Ora, fra le interminabili serie delle dualità, noi
vogliamo fermarci un poco su queste di virtù
e di felicità, di colpa e di pena, di vita e di morte
eterna; e ci proveremo assai brevemente a mostrare un lato almeno del grave errore o della
grave malizia dei clericali, ammettendo nella vita
oltramondana il purgatorio.
Più sopra notammo la dualità, eternità e tempo :
l’eternità vien dopo la morte, il tempo esiste nel
mondo attuale. Or volendo parlare di queslo solo,
avvertiamo che negli oggetti delle dualità maggiori se ne riscontrano altresì di minori che s’intrecciano, si armonizzano e formano una catena
di conseguenze.
Cosi l’idea del tempo naturalmente importa
quella di successione, e noi la vediamo espressa
in modo sensibile negli orologi colle ore, coi
minuti, coi secondi, ecc. : e l’idea medesima di
successione ce ne fornisce un’altra, quella di
varietà nei fenomeni e di progresso o di perfettibilità. E infatti l'immutabilità non ripugna forse
alle esistenze della natura? Il solo papato si mostra immutabile e immobile, ed è perciò che si
trova in aperta contraddizione e lotta colle leggi
delTuniverso. Egli è vero che taluni ammettono
in vece un successivo peggioramento; ma uoi
crediamo di potere con franchezza asserire che
costoro non pensano da cristiani, imperciocché
simile teoria non s'accorda colla Sapienza infinita che risplende in tutto il creato ; per cui aggiungiamo che la perfettibilità si estende non
solo a tutta la specie umana, ma eziandio al
mondo materiale, come ce lo additano gli avanzati studii geologici ed astronomici intorno alle
primitive rivoluzioni del globo e circa le nebulose, ecc.
Ma dove non v’è nè tempo nè successione vi
può essere perfettibilità o progresso? No certo:
l’eternità non va soggetta alle vicende progressive della presente vita, come pretendono i clericali: la rivelazione e la ragione medesima ce
lo attestano. La ragione ci fa vedere nelle cose
due soli modi di esistenza, la perfettibilità e la
perfezione, oppure il peggioramento e la malvagità quando trattasi degli uomini, che furono da
Dio creati liberi di fare il bene o il male, e ragionevoli affinchè sappiano scegliere la virtù e la
felicità anziché la colpa, la pena e la sventura.
Ora che la perfettibilità abbia d'uopo di successione e di tempo, si comprende facilmente; senza
di ciò il progresso nel bene sarebbe impossibile;
ma non può essere altrettanto della perfezione,
cioè di quel grado di perfettibilità che si ottiene
durante il tempo del miglioramento, vale a dire,
finché siamo nella vita presente, in viaggio, nello
stato di prova e di lotta continua coll’avversario
del bene, e possediamo quindi i mezzi morali per
arrivare alla suddetta perfezione, coll’aiuto del
Santo Spirito e per la fede in Gesù Cristo; la
misura della quale varia all’infinito perchè inesausta è la fonte divina di dove scaturisce.
Il quale ragionamento regge pel contrapposto
del progresso nel bene, cioè riguardo al progresso nel male ; giacché, pur troppo ! della libertà, di cui Dio ci fece dono per giungere appunto alla santità, noi ce ne serviamo per arrivare, quasi diremo, ad una certa perfezione di
malvagità.
Laonde, finché siamo nel tempo, in viaggio e
percorriamo insomma una strada, il nostro miglioramento o peggioramento è incontrastabile ;
ma giunti alla meta di questo viaggio, dove finisce e il tempo e la via e i mezzi, è mai possibile
progredire nell'uno o nell’altro dei due stati? La
ragione dice di no. Che resta dunque a dire?
Nient'altro che giunti alla meta restiamo nella
condizione acquistata per viaggio; ci stabiliamo
nel bene o nel male, ossia acquistiamo la vita o
la morte.
Resta adire dove abbia termine la strada e dove
consista la meta della prova morale degli uomini.
E qui la rivelazione e la fede vengono in soccorso
della nostra ragione : la strada e per conseguenza
la perfettibilità umana finiice colla presente vita
cessando eziandio e tempo e successione: la meta
si trova colà dove l’uomo giunge all’uscire di
questo mondo, e, in luogo del tempo e della successione, rinviene l’eterait» e la stabilità
La rivelazione ci fa conoscere altresì parecchie
dualità che si legano insieme e ci conducono all’ultima suddetta, cioè alla meta dove risiede la
vita o la morte. La prima dualità, come abbiamo
annunciato, si riscontra nell’Ente e nelle esistenze , oppure dicasi nel Creatore e nelle creature. Poscia, in ordine all'uomo, troviamo le
seguenti: libertà, obbedendo a Dio; schiavitù,
obbedendo a Satana: libero arbitrio, onde acquistare la santità cui fu destinato l’uomo; e per
contrapposto, la necessità appartenente a tutti
gli altri animali privi di ragione: ma l’uomo obbedì a Satana anziché a Dio; da ciò nacquero le
dualità della colpa e della pena, della progenie
di Satana e della progenie della donna, della
sconfitta dell’una e della vittoria dell'altra: iu
oltre, l’uomo introduttore della colpa ha per correlativo rUom-Dio riparatore : quindi la fede
produttiva delle buone opere e la salvezza; ovvero l’incredulità o la pertinacia nel seguitare a
credere a Satana e la dannazione: come pure,
gli stati di natura e di grazia; d'infelicità o di
gloria eterna. « Or quando il Figliuol dell'uomo
sarà venuto nella sua gloria, ecc. — e tutte Jo
genti saranno raunate davanti a lui, ccc. — Allora il Ile dirà a coloro che saranno alla sua
destra: Venite, benedetti del padre mio, ecc. —
Allora egli dirà ancora a coloro che saranno a
sinistra, andate via da me, maledetti, ecc. >
(Mat., cap. XXV),
Per questi « vi sarà il pianto e lo stridor dei
denti >: i secondi « risplenderanno come il sole »
(Mat., XIII) ecc. ecc.
Ora concludiamo dalle cose dette ch’è assurdo
e contrario alla rivelazione il sostenere la teoria
del purgatorio. colla quale, ammettendo un riscatto , si fa estendere il progresso umano, cioè i
il perfezionamento oltre la vita mondana , dovo
s’incontra la stabilità e l'eternità; vale a dire un
perfezionamento fuori del tempo, fuori dello
stato di prova, fuori do'mezzi morali per avviarci alla perfezione. Simile teoria «lei clericali
non è in sostanza, se ben si guardi, che una trasformazione della metempsicosi, e snrebbero seguaci dei sociniani, dei deisti e di qualche altr»
setta, se per loro ciò fosse unicamente una faccenda scientifica: ma no ; i cluricali la tengono
como cosa pratica, come un traffico lucroso; tengono il purgatorio per un fondaco da cui. non le
anime escono per volare al Cielo, bensi le monete per entrare nelle lor borse. Ah ! so realmente vi fosse un purgatorio, credete voi, signori
clericali, che Gesù Cristoe gli Apostoli ce lo
avrebbero tacciuto? Credete voi che nella parabola del ricco malvagio, Abraham, l’organo di
Dio avrebbe detto : ed oltre a tutto ciò, fra noi
e voi è posta uua gran voragine, talché coloro
che vorrebbero di qui passare a voi non possono:
parimenti coloro che son di là non passano a
noi? * (Luca, la fine del cap. XVI).
Ecco qual’è il terzo luogo, il luogo di mezzo;
nou già il purgatorio, uno stato di aspettativa,
in contraddizione alla grande dualità finale della
morto o della vita eterna, dei tormenti o della
beatitudine, ma l’anzidetta voragine, cotesto
insormontabile abisso chc non serve ad altro cbo
a separare i reprobi dai fedeli. E i clericali, cha
traggono tanti in inganno col predicare la possibilità di un riscatto oltre la tomba, dovrebbero
pensare seriamente alla responsabilità che si assumono, dopo la solenne dichiarazione del Vangelo, da cui infine risulta che bisogna convertirci
nel tempo, ossia durante il nostro soggiorno quaggiù, perché dopo, come si dice comunemente egiustamente, non v'è più tempo : il tempo, la successione e la perfettibilità, cioè la possibilità di
perfezionarsi cessano; viene l’eternità felice o
sventurata.
CONSOLANTI PROGRESSI DEL VANGELO
in Irlanda.
Il Bulletin du Monde Chrélien ci offre alcuni
particolari assai interessanti, ricavati da una relazione ufficiale, intorno allo sviluppo evangelico
della cattolica Irlanda, sul qual paese avevano
fondato i papisti le più liete speranze, cbe or
vanno dileguandosi di di in di siccome nebbia
dinanzi al sole.
Il giro della confermazione principiò a Headford il venerdì 27 luglio, anno corrente; 25 persone d'ambo i sessi furono confermate, fra le
quali nore erano antichi cattolici-romani.
Il sabbato seguente il vescovo si recò a Cong,
dove consacrò un nuovo tempio. La confermazione fu ministrata ai candidati delle parrocchie
di Cong, Ross, Neale e Ballinrobe, e sopra 52
individui aveavi dieci cattolici-romani conTertiti.
Il martedì 31 luglio il vescovo andò a Moyrus,
dove esiste da quattro anni una florida missione;
dopo avere consacrato il tempio, confermò 51
candidati cattolici-romani antichi. Molte centinaia di persone, quasi tutte uscite del cattolicismo
romano, assistevano a questa duplice cerimonia,
cui presero parte quindici pastori e missionari.
Il mercoledì 1“ agosto il vescovo visitò il fabbricato delle scuole e le sale d’asilo di Clifden:
indi passò ad Errislanon, dove consacrò un nuovo
tempio.
11 giovedì Ja confermazione ebbe luogo nella
chiesa di Clifden; di 142 persone a cui venne
amministrata, centotrentaqiiattro erano cattolici-
4
romani conyertiti. Dopo la funzione il vescovo
accolse il clero; 14 pastori o missionari vi si
trovavano, dei quali cinque un tempo cattoliciromani, e fra questi due altra volta preti nella
Chiesa di Roma.
Negli altri giorni susseguenti del mese d’agosto
il vescovo esaminò molte scuole ed alunni, e ad
Aasleagh sopra 73 uditori trovò 41 cattolici-romani convertiti. A Nulranny e ad Achill Sound
osservò le fabbriche delle scuole e il nuovo presbiterio in erezione. Alla colonia di Dugort vi
consacrò il nuovo tempio e dopo il servizio confermò 104 persone, due sole delle quali protestanti di nascita, le altre centodue cattolici-romani
convertiti. L’uditorio, quasi affatto composto di
ex-romauisti, era cosi considerevole, che gran
numero dovette rimaner fuori del tempio.
In tutte le altre stazioni visitate dal vescovo,
lavori sono incorso sia per innalzare nuovi templi,
presbiteri, sia case per iscuole. Dovunque si fermò
i fanciulli vennero esaminati con cura, e dovunque
riconobbe che i più lodevoli sforzi erano stati
fatti dai diversi agenti della Società delle Missioni, onde spandere largamente fra quelle popolazioni la pura e divina luce del Vangelo.
Riepilogando le cifre della relazione riguardo
al giro compiuto dal vescovo evangelico di Tuam,
noi troviamo :
5 templi consecrati di nuovo;
5 presbiterii già occupati o in corso di esecuzione :
i 50 pastori o missionari ricevuti ed impiegati
nei varii luoghi visitati;
376 persone d'ambo i sessi confermate, di
cui treccììtocinque cattolici-romani convcrtiti al
Vangelo.
12 scuole aperte di recente;
26 scuole visitale ;
151 agenti impiegati dalla Missione e presentati al vescovo.
Oltre a ciò possiamo aggiungere i prosperi
successi nell’isola d'Achill e a Dublino. Nella
prima i lettori della Bibbia sono accolti all’incirca
in tutte le case, eccetto quelle stabilite sui fondi
dei proprietari cattolici-romani, ed anche per
queste si contano delle eccezioni. La confermazione fu amministrata non è guari dal vescovo
riformato a 100 persone, e 600 erano presenti
aH’inaugurazione del nuovo tempio, quasi tutti
appartenenti in addietro alla Chie.'^a romana ed
ora al Vangelo.
Vent’anni or sono si contava appena un venti
protestanti ad Achill; oggidì si annoverano oltre
a mille duecento individui che seguono l’istruzione
e il culto evangelico. Due nipoti del curato della
parrocchia frequentano la scuola protestante; —
e molti giovani del distretto, perseguitati dai lor
parenti a cagione della simpatia pel Vangelo, si
sono testé arruolati nella milizia, onde sottrarsi
a questa tirannia.
A Dublino la controversia non fu mai proseguita con più energia e buon successo, comecché
si debba riconoscere esservi un abisso fra la
forma del protestantismo e l'accettazione della
sua spiritualità. In detta città contansi a migliaia
gli uomini intelligenti che non prestano più veruna fede ai preti e che passarono per una specie
di bollore morale e mentale, ma che esitano alla
presenza di un'abiura e mancano del coraggio
necessario per confessare apertamente e pubblicamente la conversione loro al Vangelo.
Tale stato di conversione tacita e di abiura in
sospeso regna particolarmente fra i cattolici romaui della classe media, fra i negozianti, gli uomini d’affari.
Ora presentiamo il quadro statistico relativo
numero delle scuole, alunni ed ist ultori che
le dirigono gratuitamente, dipendenti dalla Società delle Scuole Domenicali per l’Irlanda sotto la
presidenza dell’onorevole conte di Roden.
Proiintii
Ulster
Leinster
Munster
Connaught
Popolazione XuDcrt delle scoolt lumen degli alunni Numero de’ maestri graloili
2,004,289 1,860 161,825 14,275
1,667,771 470 31,432 3,116
1,831,817 371 16,880 1,878
1,011,917 222 10,674 814
6,515,794 2,923 220,811 20,113
Valutasi ad un milione e mezzo il numero degli
abitanti dell’Irlanda che ricevettero istruzione
biblica dopo l’origine della Società.
Dairirlanda un vascello , il Daniel Webster, è
partito non è molto per gli Stati Uniti, con 400
emigranti cattolici romani: aveva a bordo un
gesuita che cercò di raunare i viaggiatori per
udire la messa. La prima domenica , circa 130
assistettero alla cerimonia: poi insensibilmente
il numero andò decrescendo in guisa, che l’ultima
domenica della traversata il gesuita fu lasciato
solo. Un servizio evangelico celebravasi pure a
bordo per gli impiegati e l’equipaggio : in breve
si conobbe che i disertori della messa accorrevano ad accrescere l’uditorio che assisteva alla
predicazione del puro Evangelo.
NOTIZIE RELIGIOSE.
Torino. — A coloro che avea addolorato la
notizia della grave malattia dell’insigne benefattore dei Valdesi, il generale Beckwith, siamo
lieti di dare il fausto annunzio che le molte e
fervide preghiere innalzate a Dio per il prolungamento di una vita tanto preziosa sono state
esaudite, e che da una settimana in circa il nostro venerato amico può considerarsi come in
piena via di guarigione.
Bobmia. ■— Evcuione di Giovanni Evangelista
Borzinsky. — I nostri lettori conoscono già la
storia di cotesto monaco entrato nella Chiesa di
Gesù Cristo ; or narreremo le interessanti particolarità sulla di lui evasione, carne si leggono
nel Lien, nella Sem.aine Religieuse, ecc.
Durante i primi mesi della sua prigionia, il
novello convertito teneva per sicura la di lui
pronta liberazione : gli si aveva annunziato che
lo si sottoporrebbe ad una carcerazione di sei
mesi, e che, se alla fine di questo tempo di
prova egli avesse persistito nei medesimi sentimenti, sarebbe stato espulso dall'Ordine, qual
peccatore incorreggibile e, per conseguenza, posto
in libertà. Una tale speranza gli fece per alcun
tempo tollerare con pazienza le privazioni e i
patimenti ; ma ben presto dovette rinunziare ad
essa. Alla visita del provinciale dell’Ordine , in
luglio, il prigioniero fu trattato assolutamente
come un religioso del chiostro; gli vennero esposti gli ordinari quesiti, e in breve un canonico
gli dichiarò che giammai le autorità religiose
gli avrebbero concessa l’espulsione. Siccome
conveniva trovare un pretesto per ritenerlo, imperciocché erano state adempiute tutte le formalità richieste dalla legge austriaca in ordine a
coloro che vogliono mutar religione, cosi il
priore fece sapere al Borzinskj’ che un processo
era aperto contro di lui in proposito di certe
lettere pubblicate nei giornali, ma chc s’ignorava
quando l’informazione comincierebbc. Bisognava
dunque rassegnarsi e rimanere in carcere, e qual
carcere ! Al convento dei fratelli della Misericordia, a Praga, è annesso un manicomio; ebbene, fu nel riparto, nelle stesse celle destinate
a quegli infelici, che si fece espiare ai Borzinsky, ai Zezulé, ad altri forse, i di cui nomi rimasero sepolti sotto le grosse muraglie de’camerotti, il delitto d’avere ascoltato la coscienza
loro.
Per buona ventura, Giovanni-Evangelista aveva
degli amici secreti nel convento ; ne aveva pure
in Praga stessa. Col loro soccorso e con mezzi
sui quali naturalmente egli dovette serbare il
silenzio, potè, la notte del 15 novembre, uscire
del suo carcere dalla finestra per una corda fatta
colle lenzuola, discendere nel cortile de’pazzi,
entrare nel fabbricato del convento, attraversare
tre corritoi, sui quali s’aprono le celle de’ monaci, molti de’ quali erano ancora alzati, aprire
una finestra e colla sua corda calarsi nella
strada.
La prigione, in cui lo si teneva a pane ed acqua, aveva alterata la di lui salute, e ridottolo a
tale stato di debolezza, che fu colla più grande
fatica s'egli giunse alla casa dove degli amici
l'aspettavano per travestirlo.
A tre ore del mattino, egli usciva di Praga,
e l’indomani trovavasi finalmente al sicuro sul
territorio prussiano.
_____ eSposKo Domenico gerente.
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Li SACRA BIBBIA
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