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DELLE mu VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE PSILICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 111 - Num. 24
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TORRE PELLICE - 13 Giugno 1974
Amm. : Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice • c.c.p. 2/33094
CERCARE LE TRACCE DI DIO NELLA STORIA UMANA
Le crisi della storia e i giudizi di Dio
Si moltiplicano in questi giorni i discorsi sulla crisi che il nostro paese
sta vivendo. Non si tratta di un discorso nuovo perché non è nuova la crisi.
Solo si sta facendo più acuta. E come
un malato che si aggrava. La malattia
dura da un pezzo, il peggioramento è
di questi giorni. Ciascuno si rende conto che non è la crisi di un governo:
se così fosse, sarebbe presto risolta.
Dalla caduta del fascismo a oggi abbiamo avuto 36 governi ma la crisi
continua. Non è la crisi di un governo
ma la crisi di un sistema, di un mondo. Essa investe i fondamenti della
nostra società e i valori, o disvalori,
che la orientano e caratterizzano. Essa rivela in maniera inequivocabile
che il nostro paese, dopo la catastrofe
della seconda guerra mondiale, è stato
sì ricostruito ma — riprendendo l’immagine biblica — è stato ricostruito
sulla sabbia, non sulla roccia, per cui
non c'è da stupirsi se, quando viene la
tempesta, l’edificio crolla e la sua rovina diventa grande.
« L'Italia va a fondo » scrive 1’« Espresso » di questa settimana « come
salvarla? ». Val la pena di descrivere
l’immagine fotografica che illustra questa drammatica didascalia, in copertina. Si vede un tratto di mare mosso;
dai flutti emerge il braccio teso verso
l’alto di una persona che non si vede
perché è già sott’acqua, sta andando
a fondo; la mano ancora fuori dall’acqua stringe convulsamente una manciata di banconote da 100.000 lire. Questo fotomontaggio è quasi un simbolo,
il cui valore supera di gran lunga quello che i suoi autori volevano evidentemente attribuirgli: illustrare lo stato
della nostra economia sull’orlo di un
collasso mortale. Aldilà di questo significato ovvio, il fotomontaggio acquista valore di simbolo in due sensi: in
primo luogo, le banconote, che la piano stringe come ultimo e quindi più
prezioso possesso di una vita e di una
società che stanno affondando, diventano quasi la bandiera di questa vita
e di questa società. Difatti, non è forse proprio questa — la banconota —
la vera bandiera della nostra vita e
della nostra società? In secondo luogo, la constatazione paradossale: è una
mano piena di soldi quella che sta affondando! I soldi non bastano per tenerci a galla. Non è per la nostra povertà che coliamo a picco, ma per una
ricchezza che dev’essere del genere di
quelle che l’evangelo chiama « ricchezze ingiuste» (Luca 16:9; Giacomo 5:2):
ingiuste perché appartengono a pochi
mentre sono state costruite, almeno in
buona parte, sulla pelle di molti. Come possono delle ricchezze ingiuste tenere a galla il paese? Non saranno invece proprio loro che lo fanno affondare?
« L’Italia va a fondo: come salvarla? ». Prima di chiedersi come salvarla, occorrerebbe chiedersi perché va a
fondo. Le ragioni sono molte e di vario ordine: politico, economico, morale. Non sarebbe fuori luogo che noi
pure cercassimo insieme di esplorare
queste ragioni. Una simile analisi rientra nelle nostre responsabilità di credenti. Parallelamente dovremmo addestrarci a leggere la storia contemporanea alla maniera biblica, cercando cioè
di individuare le tracce di Dio dietro,
dentro e in mezzo alle vicende umane.
In particolare la Bibbia, specialmente
i profeti, interpretano le grandi crisi
storiche come momenti di giudizio da
parte di Dio. Così non è difficile
tire dietro e dentro la nostra crisi il
peso di un reale giudizio di Dio. Cercheremo di illustrare i caratteri del
giudizio di Dio in base a una parola
del profeta Isaia (2: 12-17) pronunciata verso la fine dell’8° secolo avanti Cristo, in una situazione nazionale e internazionale simile, per molti aspetti,
alla nostra.
L'Eterno degli eserciti ha un giorno
contro tutto ciò ch’è orgoglioso ed aliterò,
e contro chiunque s’innalza, per ab
[ bassarlo;
contro tutti i cedri del Libano, alti, ele
[vati,
e contro tutte le querce di Basan;
contro tutti i monti alti,
e contro ogni torre eccelsa,
e contro ogni muro fortificato;
contro tutte le navi di Tarsia,
e contro tutto ciò che piace allo
Isguardo.
L'alterigia dell'uomo comune sarà ab
[bassata,
e l’orgoglio dei grandi sarà umiliato;
l’Eterno solo sarà esaltato in quel
Igiorno.
1. Colpisce, anzitutto, la serie impressionante di « contro » presenti in questo passo: in sei versetti ce ne sono
dieci. Giudizio di Dio significa avere a
che fare con un Dio contro. Ma chi lo
conosce questo Dio? Non predichiamo
quasi esclusivamente un Dio per? Ora
è vero che Paolo dice: « Se Dio è per
noi, chi sarà contro di noi?» (Romani 8: 31). Ma è anche vero che alla
chiesa di Efeso Dio dice: « Io ho questo contro di te... »» (Apocalisse 2: 4).
Anche il Nuovo Testamento, e non solo l’Antico, conosce un Dio contro: un
Dio che non dice solo dei "sì” ma anche dei "no”, che non solo edifica ma
demolisce, non solo fa vivere ma fa
rnorire; un Dio che non solo fa vincere
l’uomo (o il suo popolo) ma vince lui
contro l’uomo (o il suo popolo); un Dio
che non solo soccorre ma anche contesta e atterra uomini e situazioni. In
verità « il nostro Dio è anche un fuoco consumante » (Ebrei 12: 29). Lo abbiamo conosciuto questo Dio contro
oppure abbiamo conosciuto solo il
Dio per? Abbiamo forse ragionato come Israele e i suoi sacerdoti i quali
pensavano, proprio ai tempi di Isaia:
qualora tutti ci fossero contro (Assiri,
Egiziani etc.), pure Dio sarà sempre
per noi! Perciò non c’è da temere! Il
profeta Isaia si addossa l’immensa responsabilità (che noi non osiamo assumerci) di dire al suo popolo: Anche il
tuo Dio, ora, è contro di tei Perciò,
temi! In tempi di crisi come i nostri,
il popolo di Dio riporda che c’è una
opposizione di Dio che fa crollare i
troni e gli imperi, anche quelli ecclesiastici. Dove passa oggi questa opposizione di Dio? Come si rivela nel nostro tempo il Dio contro? Se lo sapessimo, leggeremmo meglio la nostra
storia, capiremmo meglio la nostra
crisi, vedremmo più chiare le nostre
odierne responsabilità di testimoni di
Dio fra gli uomini.
2. A che cosa va contro Dio, in concreto? Qualcuno sarà sorpreso di apprendere che Dio non va contro i fattori che, nell’opinione corrente più o
meno qualunquistica, vengono additati
come la causa maggiore della crisi: la
delinquenza comune e gli scioperi.
L’opposizione di Dio non punta in basso
ma in alto! Dio va « contro tutto ciò
ch’è orgoglioso e altero », contro le altezze, non contro le bassezze. Contro i
colli elevati, contro ogni torre eccelsa,
cioè contro tutto ciò che è alto e forte^ quindi dà sicurezza al popolo, lo fa
sentire tranquillo. Dio dunque non va
contro ciò che ci turba o ci disturba,
ma contro ciò che ci rende sicuri e
tranquilli. Dio fa vacillare il nostro
edificio elevato e ben fortificato, lo
scuote dalle fondamenta, gli viene contro per abbatterlo. Abbiamo lavorato,
abbiamo trafficato (« le navi di Tarsis »), abbiamo costruito, ci siamo anche armati per essere tranquilli (il
« muro fortificato ») e pensavamo di
essere al sicuro, di avere il futuro garantito. Pensavamo di esserci assicurati un avvenire. Pensavamo che il nostro domani dipendeva da noi, da
quanto avevamo fatto sinora. Dio viene a toglierci tutte le nostre sicurezze.
tutto ciò che ci rendeva relativamente
tranquilli per il domani. È questo il
senso profondo, biblico, della crisi:
Dio fa crollare proprio ciò su cui ci
fondavamo; ci mette a terra per farci
capire che il fondamento su cui abbiamo costruito e che ci pareva abbastanza solido, invece è fragile. Ce ne vuole
un altro.
3. Il giudizio di Dio, infine, è generale. Investe « tutti »: anche questo termine ricorre continuamente in questi
versetti. » Tutti » vuol dire che il popolo di Dio non è risparmiato, anzi « il
giudizio ha da cominciare dalla casa
di Dio » (I Pietro 4: 17). Anche nella
chiesa ci sono « altezze » da abbattere.
Anche nella chiesa ci sono sicurezze da
rimuovere. Anche nella chiesa si è costruito e si costruisce su fondamenti
che sembrano solidi e invece sono fragili. Crisi del mondo e crisi della chiesa sono apparentate: siamo molto più
mondo di quel che pensiamo, e comunque la chiesa non è una zona privilegiagiata, al riparo del giudizio di Dio che
avviene senza distinzione « contro
chiunque s’innalza, per abbassarlo »,
sia esso chiesa o mondo.
« E l’Eterno solo sarà esaltato in
quel giorno ». Ecco la promessa — l’unica — che accompagna la crisi e il
giudizio di Dio: mentre ora la chiesa
e il mondo sono esaltati e Dio è abbassato, in quel giorno la chiesa e il mondo saranno abbassati e Dio sarà esaltato. È la promessa che Dio, che è stato a lungo misconosciuto nella sua grazia, sia ora riconosciuto nel suo giudizio. Questo significa che anche un
tempo di crisi come il nostro, un tempo cioè in cui Dio si manifesta come
Dio contro e viene a giudicare la terra,
è un tempo in cui si può conoscere e
riconoscere Dio e confessarlo come
Signore del mondo. Paolo Ricca
Predicazione pronunciaUi nel tempio di
Corso Oddone, a Torino, il 9 giugno 1974.
RIUNITA A LUSAKA LA 3" CONFERENZAÌÉ>m.LE CHIESE Di TUTTA L'AFRICA
Cristiani africani a congresso
Tema dell’assemblea: ’’Vivere non più per noi stessi, ma per Cristo” — Riuniti 103 rappresentanti di Chiese protestanti, ortodosse, copte e indipendenti di 31 paesi africani — In primo piano
il problema della giustizia sociale e della liberazione — Rilanciata l’idea della ’sospensione’ di
aiuti da parte delle Chiese occidentali, per stimolare la responsabilità delle Chiese africane
Lusaka (soepi) — Autonomia e liberazione, questi i temi rilevanti della
3" Assemblea della Conferenza delle
Chiese di tutta l’Africa (CCTA) tenutasi daini al 24 maggio nella capitale
dello Zambia, Lusaka.
Riunendo 103 rappresentanti di Chiese protestanti, ortodosse, copte e indipendenti di 31 paesi africani, l’Assemblea della CCTA ha fatto il processo a tutto ciò clie tuttora impedisce alla Chiesa africana di radicarsi
nel suolo africano. Il rapporto su « il
ministero per la giustizia sociale » —
sintesi delle grandi scelte perché la
Chiesa sia al servizio e non asservita
— è stato inequivoco, sottolineando la
necessità di una sospensione di riflessione, per ciò che riguarda l’aiuto esteriore, quale « il mezzo migliore per dare alla Chiesa africana la possibilità
di assumere la propria missione in un
contesto africano ».
Occorrerà dunque trovare sul posto
tutte le risorse delle quali le Chiese
avranno bisogno per adempiere pienamente alla loro vocazione profetica. Le
Chiese hanno spesso sottovalutato le
risorse delle quali disponevano, contando su quelle che venivano da oltremare. È venuta l’ora di utilizzare anzitutto i quadri competenti africani e
di formare rapidamente quelli che ancora mancano.
Ma per giungere a rinnovare radicalmente « la forma e il contenuto della
nostra fede per farne l’àncora spirituale nella nostra lotta, che continua, per
l’autenticità e l’integrazione culturale,
per la dignità, la giustizia e la pace »
di cui ha parlato il can. Burgess Carr,
segretario generale della CCTA, occorreranno mutamenti profondi nella formazione dei teologi e dei laici, affinché i concetti di amore, giustizia, peccato, sacrificio e vita comunitaria in
Africa non escano più dalle fonderie
occidentali. ..............
Quanto all’attivita missionaria e di
evangelizzazione condotta da Chiese
d’oltremare, essa non troverà ragione
d’essere se non nella misura in cui
contribuisce all’emancipazione africana. L’Assemblea ha messo in dubbio
l’efficacia dello scambio ecumenico del
personale, qual è proposto attualmen
‘\?ipSione della inenzionata s^
spensiva dovrà incoraggiare le Chiese
africane a trovare in loco, e innovando la gestione dei beni, le risorse finanziarie necessarie. Per uno dei responsabili amministrativi della CCTA,
un simile ottimismo è lecito se si sa
che nel 1963 le Chiese africane non
avevano contribuito che per il 5% alle
spese d’organizzazione della 1* Assemblea della CCTA, a Rampala, mentre
quest’anno, per la 3“ Assemblea, il loro
contributo è stato del 60%.
Se l’autonomia, sotto ogni forma, è
stata vista come condizione necessaria
per il vero impegno delle Chiese d’Africa, la scelta del luogo di riunione
deH’Assemblea lasciava prevedere che
si sarebbe rivolta attenzione particolare alla lotta per la liberazione. Per
il can. Carr, la Zambia è « il paese africano più meridionale nel quale un nero può andare senza rischiare di essere umiliato ». Ma è anche, secondo lui,
il paese nel quale l’umanesimo africano, del quale si è spesso parlato nella
Assemblea, si esprime con autenticità.
Con un dono di 5000 dollari (circa
3 milioni di lire), a due movimenti di
liberazione, senza specificarne l’uso,
l’Assemblea ha voluto dimostrare la
propria solidarietà con la lotta armata per la liberazione dell’Africa. A partire dal 1963 la CCTA ha fatto pervenire 130.000 dollari a vari movimenti
di liberazione. « Questi movimenti ci
hanno fatto riscoprire una comprensione nuova e radicale della Croce » —
affermava il can. Carr —. « Accettando
la violenza della Croce, Dio ha santificato in Gesù Cristo la violenza facendone uno strumento di redenzione che
conduce a una vita più umana ». L’Assemblea ha discusso pure della liberazione della gioventù, delle donne, della mentalità africana e dell’eredità
culturale africana.
In un appello, l’Assemblea ha chiesto al nuovo governo portoghese di fare proposte positive per il cessate-ilfuoco, di riconoscere legittimi gli obiettivi dei movimenti di liberazione e di
negoziare immediatamente con loro
per giungere a una piena libertà e indipendenza. Ha chiesto d’altro lato a
questi movimenti di rispondere favorevolmente a tali negoziati con il Portogallo.
Riprendendo i termini del vescovo
cattolico di Nampula e di 94 missionari cattolici, l’Assèinblea ha chiesto
che il Concordato e l’Accordo missionario — complici di un sistema che
contribuiva al genocidio culturale —
fra il Vaticano e il Portogallo siano
annullati.
La situazione dei rifugiati africani
ha condotto l’Assemblea a prendere un
certo numero di decisioni per integrarli nella vita delle nazioni che li
ospitano. Ha chiesto alle Chiese-membro di persuadere i rispettivi governi
a ratificare tutte le convenzioni inter
(continua a pag. 3)
Amnesty International
e le Chiese svizzere
per i prigionieri politici
neirURSS
(sepd) Il 31 maggio Amnesty International, l’organizzazione internazionale a favore dei ’prigionieri di coscienza’ in tutto il mondo, ha condotto in
tutta la Svizzera un’azione a favore
dei prigionieri di coscienza nell’Unione sovietica. Il dissidente Vladimir Bukovskij si trova notoriamente in pericolo di vita, malato di cancro e privato di ogni cura sanitaria. Il caso Bukovskij è un esempio particolarmente
eloquente della sorte di molte migliaia
di oppositori al regime, nell’URSS.
Amnesty International svizzera chiede la necessaria assistenza medica per
Bukovskij, il suo rilascio e l’autorizzazione a espatriare in Svizzera, qualora egli desideri accettare l’invito rivoltogli da A. I. Al tempo stesso A. I.
si è rivolta a tutte le autorità ecclesiastiche elvetiche pregandole di appoggiare la sua azione, facendola tra l’altro conoscere nel corso dei culti, la
domenica 26 maggio, e curando la distribuzione di volantini.
B Repressione sovietica : lo scienziato A.
Voronel è stato arrestato a Mosca per
aver promosso un incontro fra scienziati
ebrei dell’URSS e di paesi occidentali; l’intellettuale Igor Ogurtsov, dopo sei anni di
incarceramento, avrebbe dovuto essere trasferito in un campo dì lavoro, ma secondo
una protesta dei genitori presso il ministro
degli interni egli è stato internato, due mesi
fa, in un manicomio criminale negli Tirali,
pur essendo perfettamente sano di mente.
iiiiiiiiiiiiifiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiifiiiiiiiiiiii
Banche e Anno Santo
Roma {Relazioni Religiose) - « La Via Migliore », mensile per le scuole medie delle
Casse di Risparmio italiane è un giornalino
fatto proprio bene. Non manca nulla. Belle
foto a colori, carta lucida e un sommario
di tutto rispetto. Il numero di maggio, reperibile gratuitamente presso le filiali delle
Casse di Risparmio, parla di matematica, di
pubblicazioni per ragazzi, di Guglielmo Marconi e, molto diffusamente, dei Mondiali di
Calcio di Monaco. C’è anche un articolo sull’Anno Santo, prima di un servizio sull’intramontabile Quartetto Cetra. L’articolo sull’Anno Santo è scritto con competenza e serietà
e con quella precisione propria dei contabili,
che manca sempre quando non sono le banche ad occuparsi di religione. • Apprendiamo
così che ai previsti otto milioni di pellegrini
l’apposito comitato ha già preparato (oltre a
tutti i disservizi di cui Roma soffre dai tempi dell’Impero Romano) una « Busta del Pellegrino ». In essa ci sarà un distintivo di
plastica, una medaglia del giubileo, un libro
di preghiere e informazioni, tre tessere per
sconti ferroviari, un carnet di biglietti per i
trasporti cittadini, riduzioni per musei. Dimenticavamo l’assicurazione contro incidenti
e malattìe (con il colera che gira per l’Italia
è indispensabile). Prezzo della busta, assicurazione compresa, lire 1.500. Se la matematica non è un’opinione, 1.500 moltiplicato per
8 milioni fa 12 miliardi. A buon intenditor
poche parole.
La Claudiana lavora attivamente
aiia pubblicazione di opere di storia valdese
Un libro per un’eredità
Non è facile dare un giudizio obiettivo su questo volume edito dalla
Claudiana: F. Giampiccoli-C. Papini,
L’eredità del Valdismo medievale, in
occasione dell’ottavo centenario del
movimento Valdese.
Non è facile, perché i due autori
hanno voluto abbandonare in parte il
campo della ricerca storica per trascendere in quello della funzione pedagogica della storia in generale e di
quella valdese in particolare. Scopo dichiarato di questo volumetto, riccamente illustrato, è infatti quello di
provocare « una discussione su questa
eredità ([valdese] e sulle sue possibili
attualizzazioni ».
Per raggiungere questo fine i Nostri
hanno scelto il procedimento che formalmente, e in parte anche sostanzialmente, possiamo considerare
di tipo predicatorio. Viene scelto il testo e quindi il testo stesso con maggiore o minore eloquenza è sviluppato,
attualizzato. Carlo Papini presenta i
testi e Franco Giampiccoli li sviluppa;
si tratta ovviamente di testi tratti dalla Storia del Valdismo medievale:
« dati storici » come vengono definiti
in questo volumetto. Personalmente
questo procedimento ci lascia alquanto perplessi, perché ci perseguita il ricordo di troppi sacri testi diventati
stravaganti pretesti, sia pure di eloquenti, anzi magniloquenti divagazioni.
In merito ai « dati storici » presentati da Carlo Papini, nulla da eccepire;
ma appunto perché ci offrono le conclusioni più aggiornate della indagine
storica, si accresce in senso di disagio
che proviamo leggendo queste pagine.
E veramente questa l’eredità valdese
di cui il predicatore vuol veder attualizzato il patrimonio?
I Nostri premettono di aver solo voluto « far intravvedere la ricchezza e
l’attualità del pensiero valdese medievale... » e di aver perciò scelto « tre
aspetti di questo pensiero »: quelli che
ad essi sono sembrati « più vivi ed attuali nella problemàtica contemporanea ». Prescindendo quindi dalla ovvia constatazione che non si può qui
parlare di « eredità » Valdese, ma solo di alcuni aspetti di questo patrimonio, sorgono inesorabili alcuni interrogativi.
Con quali criteri sono stati scelti i
temi sfruttabili oggi? sono veramente
i più vivi e significativi? non è insita
in questa scelta il pericolo di una unilateralità che presenti l’insieme della
« eredità » Valdese in una falsa luce?
L. A. Vaimal
(continua a pag. 2)
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pag. 2
—
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N. 24 — Í4 giugno 1974
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ALCUNE FORMULE ECCLESIOLOGICHE A CONFRONTO ,
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GffE COS’E’ LA CHIESA?
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€« Dovunque due o tre sono riuniti nel mio nome,
* ivi sono in mezzo a loro.» Matteo 18/2CT
Invitato tempo fa a presiedere il culto in qualche nostra comunità evangelica, pensai che sarebbe stato proficuo
per me e per i miei ascoltatori meditare insieme su quel versetto. Gli esegeti
ci dicono che il verbo «sunago» adoperato qui è l'etimo del sostantivo «sunagoghé », che a sua volta è sinonimo di
« ecclesia » che originariamente vuol
dire riunione. Questa è l’accezione del
termine chiesa che seguirò prevalentemente in queste righe, pur sapendo che
oggi si usa distinguere tra Chiesa con
la C maiuscola, ad indicare per esempio la società visibile dei credenti o
ì’dnsieme dei fedeli raggruppati in denominazioni diverse, e chiese con la c
minuscola corrispondente per lo più
all’edificio consacrato al culto.
Si sa che attualmente, un po’ dappertutto, nelle nostre comunità, ma anche
nel più vasto campo cattolico, il concetto stesso di chiesa è diventato problematico. Chi era presente nell’agosto
scorso aU’incontro di studio su Protestanti italiani e dissenso cattolico organizzato a Torre Pellice dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia ricorderà che uno degli esponenti
cattolici rivolse al protestantesimo italiano una triplice domanda di aiuto e
di collaborazione di pensiero e di preghiera su tre temi distinti: lettura della
Bibbia, rapporto tra impegno di fede e
impegno politico e senso dell'essere
chiesa (cfr. « Nuovi Tempi », 919/13).
Ero tra i partecipanti e rammento che
ad un certo punto intervenni nella discussione facendo il seguente interrogativo: dato che in parecchi dei loro
gruppi di base i cattolici del dissenso
attuano già per conto loro sia la predicazione che la celebrazione dei sacramenti, perché non si spingono fino a
costituirsi come « chiese » autonome,
distinte dalla Chiesa istituzionale? Si
rispose allora che il rifiuto deiristituzione, riconosciuta volentieri come gravemente compromessa dal suo statuto
costantiniano, correva il pericolo di
trasformare i gruppi del dissenso in
tante «ecclesiole», al limite sette, e che
perciò era meglio sentirsi e operare come minoranza significante in seno alla
Chiesa, con lo scopo preciso di combatterne daH’intemo le forze d’oppressione e di conservazione, pur lasciando
i singoli membri liberi di collaborare
coi partiti di sinistra — anzi spingendoli a fare tale passo — nel comune impegno di liberazione delle masse proletarie. Vedo che tale soluzione è stata
chiaramente postulata sia nel convegno nazionale Cristiani per il socialismo tenutosi a Bologna nel settembre
1973 (cfr. « La Stampa » del. 22/9/73),
sia ultimamente a Lione neH’Assemblea internazionale dei cristiani critici
(cfr. «Le Monde» del 20/11/73).
Dato il disorientamento quasi generale, ritengo opportuno riesaminare
brevemente il contenuto e la portata
del versetto messo in vedetta, confrontandolo con alcune formule ecclesiologiche di qualche secolo fa.
1 ) Nel suo discorso ai discepoli, Gesù
promette di essere in mezzo a quanti
si riuniranno nel suo nome. Egli non
pensa minimamente alla qualità o alla
classe dei riuniti. Che siano ricchi o
poveri, dotti o analfabeti, deboli o potenti ecc., poco conta; l’essenziale è che
tutti costoro, anche in numero minimo,
purché siano riuniti nel suo nome, siano assicurati della presenza del Signore. So bene che una formula simile,
espressa sic et simpliciter nei suoi crudi termini letteralistici, viene tacciata
da molti di interclassismo.
2) La seconda formula che voglio ricordare, la troviamo in uno scritto attribuito ad un certo Durando d’Osca,
che fu forse il personaggio più in vista
tra gli immediati discepoli del lionese
Valdesio, poi rientrato con altri di Linguadoca nel girone della Chiesa romana. Egli, polemizzando sia contro i Catari che contro i Cattolici,'afferma ad
un certo punto che
« la Chiesa di Dio è sempre e ovunque vi sia un gruppo di fedeli, che
hanno una fede integra e la rendono piena con le opere » (dal Liber
antiheresis, ed. Selge 1967, voi. II,
p. 95).
L’accento è qui posto sul rapporto
tra la fede e le opere. La Chiesa esiste
dove vi sono dei credenti che hanno
una fede vera e la manifestano con le
opere. Non le opfere precedono la fede,
ma viceversa, e la fede — come l’albero che porta frutti — non può rimanere vacua, ma deve assumere corporeità, cioè essere visibile, operante,
sennò è morta. È lo stesso discorso
che trioviamo neH’Epistola di Giacomo
(2: 14-26), ma so bene che esso viene
tacciato da molti di semi-pelagianesimo.
3) La terza formula ci è data dal riformato istriano Flacius Illyricus nel
suo Calatogus testium veritatis della
seconda metà del secolo XVI, e la riscontriamo quasi tradotta alla lettera
nel testo di uno dei primi storici vaidesi, il pastore Girolamo Miolo di Pinerolo:
« Coloro che odono la parola di Dio
e ne hanno un retto sentire costitmscono la sua Chiesa, alla quale' Cristo ha dato le chiavi perché possa,
anzi debba, fugare i lupi e chiamare i veri e buoni pastori di Cristo,
udire la loro voce e da essi ricevere
i sacramenti » (cfr. Catalogus testium veritatis, ed. 1556, p. 710, e
Historia breve e vera de gl’affari de i
Valdesi delle Valli di Miolo, ed. Baimas 1971, p. 99).
Inserita com’è in una professione di
fede attribuita erroneamente ai Vaidesi medioevali (in quanto risulta dalla contaminazione di elementi in parte
tipicamente valdesi e in parte ussiti e
riformati), essa ponq in evidenza che il
{totere delle chiavi non è dato a qualunque chiesa,» ma solo a quella i cui
membri predicano è interpretano rettamente la Parola di Dio, valendosi di
ministri degni anche per quel che riguarda la celebrazione autonoma dei
sacramenti. È la rinuncia al nicodemismo, ma so anche che l’accenno alla
dignità dei « {jastori » può essere tacciato di donatismo.
4) Infine, l’ultima formula è quella
classica di Calvino:
« La Chiesa è sempre là dove il Vangelo è predicato e ascoltato con purezza e semplicità, e dove i _ sacramenti sono amministrati e rii^vutì
secondo l’istituzione stessa di Cri
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiMMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiimi
PIETA
Leggendo
il sermone
sul monte
La -quinta beatitudine proclamata dall’evangelo di Matteo
suona: « Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà
fatta » (Matteo 5: 7).
Come ci tocca da vicino questa promessa; come ne abbiamo
bisogno; come ci è necessario ottenere ogni giorno misericordia!
È vero che la misericordia, la grazia suprema l’abbiamo ottenuta
una volta per tutte quando abbiamo creduto nel Cristo, quando
ci siamo affidati totalmente a Lui per avere la vita. Ma com’è
debole ancora la nostra fede; come siamo tardi ad applicare la
grande verità della vita nel Cristo ad ogni più minuta circostanza della nostra vita di tutti i giorni!
Abbiamo quindi bisogno che ad ogni istante il Padre celeste
abbia pietà di noi, e sovrabbondi nella sua grazia dove il peccato
così facilmente abbonda. E possiamo avere subito la certezza
che, qualunque sia la gravità del nostro peccato, abbiamo ottenuto misericordia; se a nostra volta ci, mostriamo misericordiosi coi nostri fratelli.
Questo non è facile, ma non è neppure troppo difficile: basta che noi ci asteniamo dal giudicare le azioni, il modo di essere dei nostri simili (Matteo 7: 1-2), considerando che essi sono
al pari di noi determinati da una lunga catena di cause e di effetti, e che noi non riusciremo mai a conoscere il perché d’un
fatto o di un detto degli altri: la catena risale a Dio, causa prima di tutte le cose, ed egli solo può quindi conoscere quei perché. A che ci serve quindi giudicare e condannare?
Davanti alla mole immensa dell’ingiustizia che è nel mondo,
un solo atteggiamento dobbiamo assumere: riconoscere che siamo tutti eredi d’un’ingiustizia primordiale, e che solo Dio può
rimediare a questa nostra miseria; che Egli lo ha fatto in Gesù
Cristo, ed a noi non resta che andare a lui, col nostro peso e con
quello degli altri, chiedendogli di guarirci, di guarire tutti, quelli che conosciamo e quelli che non conosciamo, i vicini e i lontani, tutti ammalati, ma tutti possibili vincitori nel Signore
Gesù Cristo.
Lino De Nicola
sto » (dsdVInstitutio Christianae religionis del 1536, ed. P. Barth 1926,
voi. I, p. 91).
Senza dubbio è la fonte della precedente formula, senza Taccenno al donatismo. Tutt’al più insiste sulla « purezza » del ricevente, correndo perciò
il pericolo di essere tacciata insieme
di volontarismo e di scolasticismo.
Tant’è, le formulazioni umane sono
sempre imperfette, ma quale delle tre
suesposte è da preferire? Ognuna, procedendo in forma diversa da esperienze che si richiamano tutte alla prassi
della chiesa primitiva, ne coglie qualche aspetto particolare, e perciò tutte
sono complementari della promessa
contenuta in Matteo 18: 20. Dunque,
insieme, interclassismo, semi-pelagianesimo, donatismo, volontarismo e scolasticismo? Ad accogliere tutte queste
tendenze, ognuna delle quali tacciata
a suo tempo di deviazionismo, si cadrebbe in un’altra eresia, quella detta
oggi del pluralismo! Lasciamo la discussione di questi presunti errori agli
storici dei dogmi, e fermiamoci brevemente su una definizione che ci guidi serenamente nel nostro iter terrestre di credenti;
« Se ci riuniamo nel nome di Cristo
non per chiaccherare, ma per leggere e meditare la Parola di Dio, se la
mettiamo in pratica senza fariseismi, a pro di tutti, lontani o prossimi che siano risi^tto a noi, e se
compiamo i pochi riti indicati da
Gesù con purezza e semplicità, allora, dovunque saremo, costituiremo l’Ecclesia Dei, senza mura, senza istituzioni e senza concordati ».
Giovanni Gönnet
Gli evangelici e il referendnm:
gli echi sulla stampa italiana
Un libro per un’eredità
(segue da pag. 1)
non sarebbe stato più utile e logico, ai
fini del conclamato scopo di un dibattito in seno alle comunità evangeliche,
di non rinunziare « ad una maggior
completezza », ed eliminare la seconda
sezione predicatoria, che avrebbe potuto trovare il suo posto in una serie
omiletica del nostro tempo?
Siamo convinti che la scelta di « tre
aspetti » limiti gravemente Tautorev(>
lezza del volumetto in sede di dibattito. E vogliamo {jfescindere dalla estrèma soggettività che spinge sempre il
singolo individuo a giudicare di primaria importanza un determinato argomento che egli ha fatto oggetto di
studio particolareggiato.
Indubbiamente, per esempio; il problema della « gestione autonoma di
Opere assistenziali » Valdesi ({mù seinplicemente: la liquidazione o la ristrutturazione dei nostri Ospedali) già
presentato dal Giampiccoli anche ai
lettori del nostro settimanale, è im{wrtante e coinvolge interessanti implicazioni di rapporti Stato-Chiesa. Ma è
veramente questo uno degli as{^ti
più vivi per noi, oggi, della « eredità »
del Valdismo medievale, tanto da meritare il posto d’onore, quasi di conclusione, in questo volumetto?
Forse non sarà inutile di ricordare
qui quanto scriveva Kurt-Victor Selge
nel 1967 in un’o{>era che rimane fondamentale: « ...La storia del Valdismo
primitivo nella sua essenza è la storia
= di un motivo, per meglio dire: di una
= concezione unitaria ed esplicitamente
E formata, che, concepita e rappresenta
= ta da creature umane, con queste crea
= ture umane entra nel gioco di forze
E analoghe, diverse, opposte e avverse,
E e con l’aiuto e contro l’ostilità di que
= ste altre forze prosegue il suo fine nel
= la storia; un fine che esso raggiunge in
= parte alla fine del periodo della sua
= storia che è oggetto del nostro studio,
= ed in parte fallisce chiaramente e la
= scia in eredità al futuro ».
5 E se non temessimo di cadere nello
= stesso errore che rimproveriamo, vorE remmo ricordare altri elementi di queE sto « motivo »: la solennità e l’urgenza
E dell’« apostolico aporismate di Valdo»,
E il lavoro dei predicatori itineranti
= (Luca X: 7; I Cor. IX; 14), la posizione
= della donna nel movimento, il battesi= mo, la predestinazione, tradizione e
H successione apostolica, i rapporti con
= l’eresia dei Catari ecc.
I Forse, pur con tutto il rispetto che
E dobbiamo a questo lavoro, proprio al
I fine di destare l’interesse e suscitare il
E dibattito sarebbe stato più utile rinun= ziare al commento ed offrire al lettore
= una più completa esposizione dei dati
= storici. E ci auguriamo che alla storia
= maiuscola che la Claudiana sta per
= pubblicare, si accompagni una edizio= ne minuscola che permetta al lettore
= di esercitare la sua sagacia.
E L. A. Vaimal
I iiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiii
= B Mentre si diffonde largamente in Italia,
= edito da Mondadori, Arcipelago Gulag,
= è uscito a Parigi il secondo volume della tri= logia che Soljenit.sin ha iniziato con quello.
= Lo scrittore russo nota che i campi di lavoro
S furono istituiti neH’URSS subito dopo il
E 1917; ma mentre sotto Lenin ospitavano deE tenuti politici ritenuti avversi al regime soE viatico, sotto Stalin vennero sviluppati e traE sformati anche in strumenti di utilizzazione
E d’opera semigratuita.
ROMA, 28 maggio (NEV) — «Gli
evangelici voteranno NO », « Le organizzazioni evangeliche per il NO », « I
giovani protestanti contro la manovra
reazionaria ». Sono alcuni dei titoli apparsi sui quotidiani durante la campagna per il referendum sul divorzio, per
la quale gli evangelici si sono mobilitati fin dairinizio, e la stampa di informazione nazionale in questa occasione si è ’accorta’ (è forse la prima
volta che lo fa in maniera così capillare) della loro presenza. In pratica, tutti i giornali ’laici’, fatta eccezione per
quelli più reazionari (che si erano
schierati per il ’si’) hanno dato un certo spazio alla voce protestante. Perché?
Una risposta a questa domanda viene
immediata: gli evangelici si sono schierati senza equivoci, e con delle motivazioni tutto sommato ’originali’, per
il mantenimento della legge sul divorzio e la grande maggioranza della
stampa italiana aveva assunto lo stesso atteggiamento antiabrogazionista.
La voce degli evangelici, dunque, ’serviva’ ad una campagna in difesa del
divorzio, da una parte per la sua originalità e dall’altra perché difendeva la
legge Fortuna-Baslini anche su un piano ’religioso’.
Indipendentemente però da queste
osservazioni di carattere ’tattico’, resta
il fatto che, una volta che gli evangelici hanno affrontato in pubblico un
grosso tema sociale, essi — lo ripetiamo: per la prima volta — hanno ’pesato’ sull’opinione pubblica. Questo interesse è stato una conferma del fatto
che il mondo protestante ha « qualche
cosa da dire » anche al di fuori della
sua cerchia, e che il suo modo di vedere alternativo, quando è espresso, trova una tribuna pronta ad accoglierlo.
Una tale presenza sulla stampa italiana è stata indubbiamente una ’predicazione’ dei protestanti: questo fatto
è innegabile e va meditato perché potrebbe servire da stimolo al mondo
nrotestante per uscire dalla sua ’timidezza’ e per incidere in maniera più
continuativa sulla vita e sulla cultura
italiana.
Ad un conteggio parziale (ci riferiamo ai ritagli dell’« Eco della stampa »)
giornali ed agenzie hanno riportato, in
iT-e mesi di campagna per il referendum, almeno 60 volte informazioni relative al mondo evangelico. Va rilevato però che soltanto una volta su tre
l’informazione è entrata nel merito
delle motivazioni evangeliche al ’no’. Il
30 per cento di queste notizie riguardava rapide sintesi di manifestazioni
cui partecipavano dei protestanti, mentre per un altro 40 per cento i giornali
hanno dato notizie di prese di posizione per il 'no' da parte di evangelici,
ma relegando la notizia nei 'pastoni',
per cui hanno dedicato al fatto soltanto poche righe. Molto più spazio invece hanno avuto alcune prese di posizione di organismi a livello nazionale: ne
sono un esempio l’ordine del giorno
approvato in avvio di campagna per il
referendum da parte del Consiglio della Federazione delle Chiese Evangeliche. « Il Giorno », in un lungo articolo, ne ha riportato ampi stralci, insistendo sulle motivazioni etiche che ne
caratterizzavano il contenuto. « Il Messaggero » dedica al documento un suo
titolo su tre colonne, come ha fatto
pure « Libertà » di Piacenza. Il documento è stato anche diffuso dall’Ansa
nelle sue parti essenziali.
La stessa ’fortuna’ hanno ottenuto
gli ordini del giorno approvati dal congresso della Federazione giovanile
evangelica e dal congresso interdeno
minazionale femminile. Anche per il
primo di questi due documenti. Tono- .
re del titolo sul « Messaggero » e su
« Avanti », mentre la « Gazzetta di
Mantova » dedica un suo titolo alla seconda notizia. Entrambi i documenti
sono stati diffusi anche dall’Ansa.
A questo punto si apre un secondo
interrogativo; la battaglia condotta dal
mondo evangelico è stata ’capita’ correttamente dai giornali e, di conseguenza, dal pubblico? È una domanda cui
non è facile rispondere. Tutti i giornali che hanno riportato nel dettaglio le
prese di posizione protestanti lo hanno fatto ’virgolettando’ ampi brani dei
documenti, senza fare considerazioni
redazionali. Se in questo caso l’informazione scaturitane era ’corretta’, essa era però anche asettica. Esaminando però i brani riportati dei diversi documenti e, successivamente, ’dove’ e
’come’ sono state redatte le notizie, si
possono fare alcune considerazioni generali. La prima delle quali è questa:
i giornali hanno insistito nel riportare
le motivazioni etiche che stanno alla
base del ’no’ dei protestanti (battaglia
per la libertà, il matrimonio non è un
sacramento ma la sua indissolubilità
la si deve costruire giorno per giorno,
nell’amore reciproco), trascurando —
quando non era ’utile’ farlo — le motivazioni teologiche che stanno alla base della concezione protestante del matrimonio. Riguardo alla collocazione, i
giornali non hanno fatto, si può dire,
alcuno sforzo: le notizie sono state riportate quasi sempre in stretta connessione con le prese di posizione del
’dissenso’ cattolico, istituendo, in sintesi, una specie di « angolo religioso
del no ». Molto spesso (per esempio citando « Nuovi Tempi ») posizioni chiaramente protestanti sono state fatte
passare addirittura come ’cattoliche’.
Il tutto, sempre collocato tra le informazioni ’religiose’. Se dunque è emerso chiaramente agli occhi del lettore
che i protestanti italiani erano per il
’no’, non è emerso altrettanto chiaramente perché lo fossero. A questo proposito, si deve notare che un atteggiamento del genere è abbastanza comune tanto alla stampa quanto, più in generale, alla cultura italiana (cioè una
cultura ’cattolica’ ma non ’teologica’:
all’estero, e soprattutto in Germania e
in Inghilterra, le motivazioni teologiche avrebbero « fatto notizia »). In Italia la stampa è tendenzialmente laica,
nel senso che considera la religione
come un fatto privato: se ne occupa
soltanto quando diventa un fatto politico (il Vaticano, i discorsi del papa
ecc.), mentre delega l’incarico di inforinare sui fatti teologici alla pubbli. cistica specializzata. E uri fatto che va
tenuto presente, e che già di per sé
spiega il perché deH'atteggiamento della grande stampa nei confronti degli
elementi più squisitamente teologici
delle motivazioni protestanti per il
« no ». Ma nello stesso tempo è un dato che mette in questione anche la predicazione stessa delle chiese evangeliche. Resta infatti da domandarsi se
non sia colpa delle chiese, e del loro
linguaggio spesso troppo ’specialistico’,
il disinteresse mostrato dalla stampa
per gli aspetti più caratterizzanti dei
documenti per il ’no’. Occorre infatti
domandarsi quanto questi documenti
(come del resto la predicazione stessa)
fossero ’chiari’, e dunque comprensibili per chi non fa ¡rarte delle chiese
evangeliche. In definitiva, quanto fosse efficace la predicazione che le chiese e comunità hanno voluto fare attraverso quelle prese di posizione.
Iniziativa per i'abrogazione del Concerdato
Il Partito Radicale si è fatto promotore di
un Convegno Nazionale, a Roma il 13 giugno
(Sala Beloch, Via Monterone 4), per il rilancio deiriniziativa per Tabrogazione del Concordato.
Il Partito Radicale non ha né indicazioni
da dare, né soluzioni precostituite da offrire
in questa direzione. Un invito è pertanto rivolto a radicali, credenti critici, minoranze
religiose, laici e democratici, forze di cla.sse
perché, dai lavori del convegno, possa scaturire una linea ampiamente unitaria ed una
iniziativa immediata ed efficace. Il Partito
Radicale ritiene urgente e necessario aprire
un confronto ed una verifica delle possibilità
di lotta esistenti, per contrastare il disegno
revisionista, già in atto, tendente a liquidare
i risultati del 12 maggio, ad offrire alla gerarchia ed alla Democrazia Cristiana una rappresentatività sul mondo dei credenti che né
Puna né l’altra possono ormai più, nei fatti
ed oggettivamente, rivendicare, a confermare ed aggravare il peso che lo strumento concordatario esercita in ogni settore della vita
civile e polìtica del paese.
L’iniziativa cc revisionista » trova oggi incredibilmente consensi in ogni settore della
vita pubblica, dei partiti, della stampa, ed è
possibile che giunga in Parlamento approfittando del silenzio e della stanchezza, della
paura e delle « pau.se » di riflessione dei laici e sopratutto di quei credenti che temono
le ritorsioni e l’attacco discriminatorio delle
gerarchie. Ma siamo sempre più convinti che
essa, oltre che sulle spalle ed a spese dei credenti verrebbe fatta sulle spalle ed a spese
di tutte le forze democratiche, civili ed operaie.
Hanno già aderito Mauro Mellìnì, don Rosario Mocctaro, don Marco Bispeglié. Mario
Zappa, Mario Berutti, Franco De Cataldo.
Luigi Rodelli, Marisa Galli, Piergiovanni
Palminota. Angiolo Bandinelli, Laura Sirca
na, Marina Ventura, Giulio Ercolessì, Massimo Teodori, Gerardo Bruni, Roberto Ciccio
messere, Alberto Gardin.
POSTI FISSI PER LA RACCOLTA
DELLE FIRME IN TORINO
Cancelliere DIETA - Via T. Tasso, 1 (plano IV)
presso Procura della Repubblica, martedì e
mercoledì 16-19.
Cancelliere LAUDATI Vìa Corte d'Appello, 10
(piano II, stanza 16) - c/o Pretura Civile
tutti i giorni, sabato compreso, 9-13.
Cancelliere SANTOSTEFANO - Via Corte d'Appelio, 16 - c/o Tribunale, tutti i giorni 9-13.
Notaio PREVETE - Via dei Mille, 7 Tutti giorni
8-12 e 15-18, al sabato solo al mattino.
Notaio METITIERI - Corso Matteotti, 42 - Al lunedì 18-20.
Notaio MAZZARINO - Via S. Antonio da Padova, 1 . Dal lunedì al venerdì 17-19.
Notaio RESTIVO - Via Pomba, 14 - Da! lunedì
al venerdì 15-17,30.
Notaio MAROCCO - Via dei Mille, 9 - 9 12 e
15-19 tutti i giorni (sabato al mattino).
Notaio PODIO - Corso Vinzaglio, 3 - Al mercoledì e venerdì 19-20.
Notaio PIACENTINO - Via S. Teresa, 7 - Tel.
542.151 - 544.331 - 9-Ì2 e 15-19 su appuntamento telefonico.
Notaio BERTANO - Corso Re Umberto, 2 - Tel.
511.572 - 511.670 - 9-12 e 15-19 su appuntamento telefonico.
Notaio POMA - Corso Re Umberto, 78 - Dal
lunedì al venerdì 16-18.
Notaio INGARAMO - Corso Vinzaglio 12 bis ■
Al mercoledì e giovedì 18-19.
Sede Torinese del comitato :
Via Bonafous, 2 - 3” piano- Tel. 877.975
10123 TORINO
3
14 giugno 1974 — N. 24
pag. 3
Nell’Asia sud - orientale
Raccogliamo da alcuni bollettini d’informazione, quello dell’Alleanza riformata mondiale e quello protestante svizzero-tedesco, una serie di notizie relative alla vita della Chiesa nell’Asia sud-orientale
INDIA: libertà religiosa nello Stato di Orissa
Nuova Delhi (sepd) — Il governo delrOrissa, uno degli Stati che costituiscono la Federazione indiana, aveva
promulgato nel 1968 una « legge sulla
libertà religiosa », la cui applicazione
ostacolava la missione cristiana. Tale
legge è stata ora abrogata, in seguito
alla protesta di incostituzionalità presentata da cristiani contro tale legge
discriminatoria per la loro fede. La
sentenza naturalmente sottolineava
che le Chiese non avevano alcun diritto di portare persone alla conversione
« con la costrizione o con l’inganno ».
La Corte Suprema ha addotto come
motivo essenziale, per la sua dichiarazione d’incostituzionalità della legge regionale contro la missione cristiana, il
fatto che le sue disposizioni vulneravano il diritto alla libera predicazione
religiosa statuito nella Costituzione federale indiana.
THAILANDIA: collaborazione
fra cattolici e buddisti
Bangkok (sepd) Un gruppo di cattolici e di buddisti collabora, nella diocesi thailandese di Raciaburi, a programmi sociali e di sviluppo. Alcuni
cattolici hanno messo a disposizione
dei terreni, sui quali hanno potuto
stabilirsi famiglie di zone sovrapopolate, e si è così potuta costituire una
nuova comunità cattolica. Anche pubbliche autorità si sono mostrate positivamente colpite da questo sviluppo.
In seguito l’abate buddista ha accolto
l’invito a collaborare a un corso per
capifamiglia. Il numero dei cattolici è
salito in breve tempo da 1.600 a 30.000.
INDONESIA: un dirigente protestante arrestato
(sepd) Yap Thiam Hien, vicepresidente della CESEAR, la Commissione
di aiuto fra le Chiese e di servizio dei
rifugiati, del CEC, e presidente della
Fondazione per la ricostruzione e la
riconciliazione in Indonesia, è stato
arrestato con altri 750 indonesiani nel
quadro degli arresti politici operati in
occasione della visita del primo ministro giapponese. Yap Thiam Hien, il
cui arresto era stato annunciato dai
quotidiani già due giorni prima che
fosse operato, si occupava della sorte
dei prigionieri politici del paese. Sono
rimaste vane le ricerche sul luogo della sua detenzione. Attualmente vi sono
in Indonesia circa 55.000 prigionieri
politici, molti dei quali sono da oltre
sette anni incarcerati, senza processo,
in durissime condizioni.
CINA: culti per stranieri
abbasso il confucianesimo!
Pekino (sepd) — Una chiesa evangelica e una chiesa cattolica per « culti
per stranieri » sono state autorizzate
un anno fa nel quadro dell’« apertura
cinese ». I culti sono tenuti in cinese
da pastori e sacerdoti cinesi. Sono frequentati regolarmente da studenti africani della Tanzania e della Zambia e
dall’ambasciatore canadese con la sua
Famiglia. Secondo informazioni date
dal vescovo cinese Ting, in Nankino
circa 500 cristiani si riuniscono regolarmente in quattro luoghi di culto.
Nella provincia di Ce-kiang vi sono
nuovamente altrettante chiese cristiane quante erano prima della ’liberazione’ del 1949. Si spera pure che anche il Seminario teologico di Nankino
possa riaprirsi nel corso di quest’anno.
Non si è invece potuto ristabilire al
cun contatto diretto con i cristiani cinesi. Né si devono ricostruire edifici
ecclesiastici in stile occidentale. La
chiesa di Gesù celebra i suoi culti in
una forma analoga a quella del cristianesimo primitivo.
Mentre i cristiani stranieri sono trattati con più liberalità, da alcuni mesi
è in atto una dura campagna contro
Confucio, il santo cinese. La colpa di
Confucio è stata di non essere marxista. Al posto di quella di Confucio,
r« immagine » ora in voga è quella dell’imperatore Tsin Ce-Huan, che fece
costruire la ’muraglia cinese’. La lotta
anticonfuciana va crescendo: si rimprovera al confucianesimo il carattere
aristocratico, che ne avrebbe fatto un
ostacolo al progresso sociale.
COREA: un ’’suicidio politico”
in una chiesa sudcoreana
La chiesa Yung Nak, la più grande
chiesa presbiteriana di Seul, è stata la
scena di un 'suicidio politico’, il 9 aprile scorso. Il trentenne Kim Dak Ho ha
dato fuoco ai propri abiti in una sala
attigua al tempio. Da fonte sicura, all’ambasciata statunitense, si apprende
che dopo avere manifestato per le dimissioni del presidente sudccfreano
Park Ciung Hee, davanti a un gruppo
di membri di chiesa riuniti nel tempio, il Kim si è ritirato in un locale
attiguo, riservato alla preghiera, portando con sé una Bibbia e un innario.
Si è cosparso di un prodotto chimico
fortemente infiammabile e si è trasformato in torcia umana, decedendo poco dopo. (spr)
GIAPPONE: teologi protestanti europei
protestano contra la chiusura
delia Facoltà Teologica di Tokio
Tokio (sepd) — Vari teologi protestanti svizzeri e tedeschi, fra i quali
Eduard Schweizer, Werner Köhler,
Günther Bornkamm e Jürgen Moltmann, hanno espresso in una lettera la
loro costernazione perché l’atteggiamento e la condotta di alcuni professori della Facoltà teologica protestante di Tokio aveva portato alla chiusura di un dipartimento. Un docente universitario ha il diritto, anzi il dovere
di prendere posizione in un conflitto
universitario. In linea di principio un
professore non dovrebbe essere puni
Speranza per la chiesa in Giappone
Il popolo giapponese non è divenuto
così ’materialista’ come spesso pare.
Molti giapponesi stanno riscoprendo
valori spirituali. Già vent’anni fa presso il ministero dei culti erano registrate ben 377 religioni! Negli ultimi anni
vari gruppi hanno fatto assai parlare
di sé: il movimento Soka Gakkai, una
setta buddista il cui scopo essenziale è
assistere con il consiglio e l’azione l’uomo nelle sue preoccupazioni quotidiane, conta oltre 15 milioni di adepti.
Una raccolta di prediche del prete buddista Takada Kooin ha già raggiunto
una tiratura di un milione di copie.
Molti giovani si appassionano a Sartre, Camus, Marx.
Di fronte a questi nuovi movimenti,
nella chiesa si diffonde qua e là la rassegnazione. Si constata un regresso di
battesimi e conversioni: se nel 1969
settemila giapponesi divenivano cristiani ed entravano nella chiesa, nel
1973 erano solo più cinquemila. Tutta
0 I luterani statunitensi, il secondo grande gruppo cristiano degli USA, si è
schierato, accanto alla Chiesa cattolica, contro la legge che liberalizza Taborto; da parte luterana si è pure lamentato 1’« umanesimo laico » che ispira l’istruzione scolastica
statale : nelle scuole pubbliche non si respirerebbe più un’atmosfera ”non-cristiana”,
bensì ’’anti-cristiana”.
0 Una fonte episcopale cattolica polacca ha
espresso preoccupazioni per il crescente
numero dei divorzi : mentre nel 1950 in tutta la Polonia si registravano 11.000 cause di
divorzio, nel 1973 sono salite a quasi 40.000.
0 La conferenza episcopale cattolica della
Nigeria ha ribadito il suo disappunto
per la confisca delle scuole cattoliche del paese; anche se i sacerdoti e i religiosi che componevano il corpo insegnante sono rimasti
al loro posto, il governo di Lagos non ha
finora mostrato di voler concedere equi indennizzi per i locali e gli edifici statizzati.
I presbiteriani venezueiani
rinnevane ia musica reiiaiesa
to per avere espresso la propria posizione, se non ha violato la legge e non
ha operato in contrasto con i suoi doveri nei confronti dell’università. Nella lettera si invitano i membri della direzione dell’Università Ayoama Gakuin
di Tokio a rivedere la loro decisione
di chiudere la facoltà: i docenti di questa facoltà hanno dato un apporto rilevante alla ricerca teologica in Giappone e oltre le frontiere del paese. La
chiusura danneggerebbe seriamente il
buon nome dell’Università e del cristianesimo nipponico.
Vietato ai pastori
cecosiovacGhi il
socialismo dai volto umano
Dodici pastori della Chiesa evangelica dei Fratelli cèchi sono fra i quaranta sacerdoti e pastori che si son
visti ritirare dal governo cecoslovacco
l’autorizzazione a esercitare il loro ministero. Alcuni di loro, secondo un rapporto ricevuto dal Dipartimento degli
affari internazionali del Consiglio britannico delle Chiese, erano in stretto
contatto con un gruppo conosciuto con
il nome di « Orientamento nuovo »,
gmppo per il rinnovamento della Chiesa evangelica di cui si dice che opera per un socialismo dal volto umano.
Il rapporto aggiunge che le prospettive di trovare un lavoro sono assai limitate, per questi ex-pastori, che la
maggior parte di loro hanno dovuto
accettare un lavoro come manovali e
che è stato loro ritirato il passaporto.
(spr)
0 L’Ufficio culti del governo cecoclovacco
ha tolto ad altri duecento sacerdoti cattolici la prescritta autorizzazione a svolgere
il lavoro pastorale; nella ‘sola diocesi di
Hradec Kralove la misura ha colpito una
trentina di sacerdoti.
Caracas (spr) — La Chiesa presbiteriana nel Venezuela ha un ruolo importante nel rinnovamento della musica
di chiesa in America latina. La musica
folkloristica e la ’canzone di protesta’
trovano posto in misura crescente accanto al tipo più tradizionale di musica sacra.
Un complesso intemazionale strumentale e vocale, che riprende musica
popolare di otto paesi latino-americani, ha recentemente introdotto nel Venezuela una ’comunione folkloristica’,
celebrata in numerose chiese venezuelane.
Il gruppo è diretto dalla signora Paulina Schutmaat, moglie di Alvin Schutmaat, il quale ha avuto ima parte di
primo piano nell’organizzazione di giornate di studio e di seminari sul culto
moderno e le arti, in Colombia, Guatemala, Costarica e Messico. A. Schut
zate in America latina, è giunto alla
conclusione che malgrado la rallegrante fioritura attuale della musica popolare nel repertorio religioso, una troppo forte proporzione di cantici sono di
fonti nordamericane o europee e sono
« mal tradotti e male adattati ». Egli
ha pure insistito sulla necessità di usare maggiormente musica folkloristica
autoctona, ritenendola particolarmente adatta al culto perché è « animata
e delicata » e « affonda le sue radici in
profondità nella cultura del popolo».
iiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiimiiimiiiiiiiiiiiiiimmii)
0 All’annuncio dei risultati del referendum, le campane del collegio dei padri redentoristi di Sciacca (Agrigento) hanno suonato a morto per una ventina di minuti. L’improvvisato campanaro era p. Domenico Mirabile, un religioso sessantenne noto nel luogo per la messa di suffragio celebrata annualmente nell’anniversario della morte di Mussolini.
maat, dopo avere esaminato numerose
nuove raccolte di canti religiosi utiliz
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiriiiiiiimiimiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiii
NELLA FAMIGLIA DELLA CEVAA
Sinodo missionario ramando
A Yverdon, dove un secolo fa fu fondata dalla Chiesa
libera la « Mission vaudoise »
Yverdon (spp) — 1874-1974: un secolo dopo la creazione, da parte della
Chiesa evangelica libera nel Cantone
di Vaud, della Mission vaudoise, a
Yverdon, questa città ha accolto il Sinodo missionario romando, il 25 maggio. Dopo la presentazione dei rendiconti e del rapporto del Consiglio del
Dipartimento Missionario, il Sinodo,
che raccoglie i rappresentanti delle
Chiese protestanti della Svizzera francofona, ha affrontato soprattutto tre
questioni rilevanti.
Di ritorno ’dall’Africa australe, il pa
SETTIMANA INTERNAZIONALE DI STUDIO AD AGAPE
ImpeynB di lilierazione e identità cristiana
via l’influenza dei cristiani non è poca.
Le Università cristiane, soprattutto
quelle cattoliche, hanno un ruolo importante. Sebbene in percentuale soltanto 1% dei giapponesi appartiene a
una chiesa cristiana, nelle inchieste risulta però sempre che i cristiani sono
il 9% della popolazione: è infatti assai
alto il numero dei « cristiani simpatizzanti ». Per ogni posto libero in una
scuola cristiana vi sono in media tre
domande d’ammissione: ci si aspetta
evidentemente dalle scuole cristiane
una formazione umana che va oltre la
capacità tecnica. Il 10% circa del totale delle coppie si sposano in una chiesa cristiana. E in atto, oggi, un dialogo vivo fra la fede cristiana e il pensiero orientale. Malgrado la citata diminuzione numerica di nuovi cristiani,
c’è speranza per la chiesa in Giappone.
Le statistiche riportano questi dati: la
Chiesa cattolica ha 375.605 membri, le
Chiese evangeliche 722.305.
Data: 20-28 luglio 1974.
Quota: lire 21.000 (caparra 2.000).
Lingue: Italiano, Francese, Tedesco.
Età minima: 17 anni.
Direzione: Ermanno Genre, Martin Cunz,
Bruno Rostagno.
« Io sono stato presso di voi con debolezza, e con timore, e con gran tremore; e la
mia parola e la mia predicazione non hanno
consistito in discorsi persuasivi di sapienza
umana, ma in dimostrazione di Spirito e di
potenza». (1 Cor. 2: 3-4).
Il tema:
Il fatto nuovo di questi anni è che un numero crescente di cristiani decide di impegnarsi, non in modo integrista, ma in piena
solidarietà con il movimento operaio, nella
costruzione di una civiltà più umana. Ciò fa
si che essi non si rivolgano più ai non credenti dall’interno di una istituzione, ma vivano la loro fede in una situazione aperta, in
cui testimoniare è al tempo stesso più difficile e più reale, perché, se da un lato gli schemi prefabbricati non hanno più corso e occorre inventare a proprio rischio e pericolo
le forme e i contenuti di una testimonianza
cristiana, dall’altro questa testimonianza,
quando è data, risulta meno condizionata e
più autentica.
Sarebbe ingenuo, d’altra parte, affermare
che la testimonianza provenga automaticamente dall’impegno. L’impegno fa si che siamo innanzi tutto uomini tesi a realizzare un
determinato progetto politico. Accade quindi che in questo nuovo contesto il problema
dell’identità cristiana si ponga in maniera
particolarmente acuta, mentre si rivela illusoria la soluzione di riproporre, verniciate
a nuovo, le proprie posizioni confessionali.
Come dice Moltmann : « L’esistenza cristiana
delle teologie, chiese e uomini sta attraversando, oggi più che mai, una duplice crisi:
crisi di rilevanza e crisi di identità. Due crisi
intrecciate Luna con l’altra, perché complementari. Quanto più la teologia e la chiesa si
sforzano di rendersi rilevanti nel contesto
della problematica odierna, tanto più seriamente vengono trascinate nella crisi della loro propria indentità cristiana. Quanto più si
sforzano di affermare la propria identità nei
dogmi, nei riti e nelle concezioni morali della
tradizione, tanto più diventano esse stesse irrilevanti, prive di credibilità » (Il Dio crocifisso, tr. it. Queriniana, p. 15).
È dunque chiaro che affrontando, nel nostro incontro, il problema dell’identità cristiana, dobbiamo partire non dalla questione
quanto mai teorica dello « specifico cristiano », ma dal punto di maturazione delle esperienze cristiane nel contesto del lavoro politico. Nell’editoriale del quaderno che Lumière
et vie dedica al tema dell’identità cristiana
(n. 116), si osserva che « assistiamo oggi a
un vero e proprio fenomeno di esplosione, che
lascia intravvedere la costituzione di identità
cristiane diverse e talora conflittuali » (p. 2).
Si tratta di verificare se al di là di questo
fenomeno non si vadano delineando alcune
problematiche e alcuni orientamenti comuni
a gruppi e movimenti operanti in diversi paesi e in diverse situazioni politiche. Questo è
lo scopo deU’incontro di Agape.
La prima parte dell’incontro sarà dunque
dedicata al confronto e all’informazione reciproca. Nella seconda parte si tenterà di valutare le proposte teologiche che emergono
dalla ricerca di questi anni. (Inf/ Agape)
Programma: ‘
sa. 20 : arrivo per cena, assemblea iniziale;
do. 21 : mattino : partecipazione al culto o
alla messa a Frali;
ore 17 : introduzione al tema;
lu. 22: Filippo Gentiioni Silveri (Roma): Il
rapporto tra impegno di fede e impegno politico neUa prassi e neUa
teologia delle comunità di base in
Italia;
ma. 23: Mario Miegge (Reggio Emilia): Cristianesimo e marxismo nell’elaborazione teologica del movimento giovanile evangelico in Italia (MCS e
FGEI); ;
me. 24 : Gruppo tedesco orientale: Esistenza
cristiana nei paesi socialisti;
25: Gruppo francese: La discussione
suU’identità cristiana in Francia;
ve. 26: Martin Staehli (Berlino): Problemi
della predicazione politica;
sa. 27 : Tavola rotonda: La confessione di
fede oggi: prospettive di ricerca.
Conclusione del convegno;
do. 28 : Partenza dopo colazione.
Iscrizioni: Indirizzare a : Segreteria di Agape
10060 Frali (Torino) - C.C.P. 2/20554.
gio,
Store Georges Morier-Genoud, segretario generale del DM, ha situato le tre
Chiese del Mozambico, del Transvaal e
del Lesotho, con le quali le Chiese remande sono da tempo in relazioni
particolarmente strette.
Nel nord del Lesotho, i membri e i
simpatizzanti del partito d’opposizione — fra i quali numerosi membri
della Chiesa evangelica — nel gennaio
scorso sono stati vittime di numerose
violenze che hanno causato una cinquantina di morti e centinaia di senzatetto. Il DM ha deciso di inviare un
aiuto d’emergenza.
Nel Mozambico la Chiesa presbiteriana è uscita fortificata dalle dure
prove inflitte dal vecchio regime portoghese. Oggi la situazione politica va
modificandosi. L’appoggio del DM e
delle Chiese nel mondo è stato determinante per i presbiteriani mozambicani. Di conseguenza il Sinodo Missionario ha votato una risoluzione con la
quale « invita le Chiese protestanti della Svizzera rorñanda a chiedere ai loro
membri di intercedere nei culti _ sia
pubblici che privati, a favore di risultati positivi dei negoziati di pace e di
indipendenza avviati in Angola, nella
Guinea-Bissao, nel Mozambico e negli
altri territori portoghesi d’oltremare ».
Infine l’assemblea ha ascoltato rapporti dei pastori Paul Brand, direttore
del Centro giovanile e di form^ione
« Le Louverain », e Georges Andrié, segretario del DM, sulla sessione di formazione per animatori teologici della
CEVAA, tenutasi a Porto-Novo, nel
Dahomey, in aprile. La ricerca di quale dev’essere la missione comune delle 23 Chiese d’Oceania, Madagascar,
Africa ed Europa, membri della CEVAA, sfocerà in un’intensificazione della « missione di tutti verso tutti », in
Svizzera come negli altri paesi.
Alla redazione di questo numero
hanno collaborato Giorgio Gardiol,
Ermanno Genre, Elsa e Speranza
Tron.
Cristiani africani a congresso
(segue da pag. 1)
nazionali relative ai rifugiati e soprattutto la convenzione dell^Organizzazione per l’unità africana (OUA) del 1969,
e di liberalizzare la loro politica d’occupazione per dare ai rifugiati le stesse possibilità che ai propri cittadini.
Ricordando che l’ingiustizia nella società è una delle cause fondamentali
dell’esistenza dei rifugiati, l’Assemblea
ha incoraggiato le Chiese ad affrontare questi problemi con la mediazione
e la riconciliazione, ricercando il rispetto dei diritti umani fondamentali
di ogni persona.
I circa 500 partecipanti a questa terza Assemblea della CCTA hanno espresso il loro appoggio ai popoli africani
del Sahel sofferenti per la siccità, facendo loro pervenire tutte le collette
raccolte nelle giornate dell’Assemblea.
In un intervento che ha molto colpito, il presidente zambiano Kenneth
Kaunda ha sottolineato che « i leaders
africani, liberi o ancora oppressi, devono essere più che mai uniti nel promuovere uno spirito di perdono ».
II Consiglio ecumenico delle Chiese
era rappresentato da una delegazione
guidata dal suo segretario generale,
Philip Potter.
(g. c.) Possiamo aggiungere, in particolare, che a Lusaka erano rappresentate le Chiese evangeliche africane
membri della CEVAA: quelle del Togo, del Dahomey, del Camerún, del Gabon, dello Zambia, del Mozambico, del
Lesotho e del Madagascar.
Dobbiamo anche aggiungere che
mentre comprendiamo assai bene e
condividiamo — lo si è detto qui mol
te volte — la lotta africana per la propria liberazione, in tutti i suoi aspetti
politici, sociali, culturali, non comprendiamo invece affatto espressioni come
quelle sopra riportate, del can. Carr:
esse ci sembrano proprio quella 'teologizzazione' della violenza, quella giustificazione teologica della violenza che
¡orza in modo radicale il messaggio
oiblico. Certo, non si può giudicare un
discorso da un breve stràlcio, ma dire
che « accettando la violenza della Croce, Dio ha santificato in Gesù Cristo
la violenza facendone uno strumento
.a redenzione che conduce a una vita
più umana » e mettere quest’affermazione in relazione alla lotta dei movimenti di liberazione, è un procedimento che oscilla fra l’ambiguità e l'assurdo. La ’violenza’ che Dio avrebbe
’santificato’, nella Croce, è la violenza
non dei liberatori, ma degli oppressori, non di chi amava la giustizia, ma
l’ingiustizia; e la redenzione che questa Croce ci ha portato, se preme già
ora per fare apparire una vita più
umana (ma in base a quale criterio si
definisce che cosa è ’umano’?), ha però la sua vera portata nello schiuderci, per grazia, la vita del Regno. I fratelli africani, dei quali comprendiamo
e nei limiti delle nostre possibilità condividiamo la ricerca appassionata e
anche l’impazienza, devono però accettare che vecchie Chiese, che hanno alle spalle una lunga storia di errori, di
conformismi e di rinnegamenti, li avvertano che questi minacciano continuamente la Chiesa universale, in mch
do aperto o in modo subdolo, nel ripiegamento come nello slancio. La storia va letta e vissuta alla luce dell’Evangelo, non viceversa.
4
pag. 4
CRONACA DELLE VALLi
N. 24 — 14 giugno 1974
Alle Valli oggi
Frali
il ruolo della chiesa
neirassistenza pubblica
Il fatto che l’assistenza in tutte le
sue espressioni: educazione ai ragazzi,
cura negli ospedali, prevenzione delle
malattie sul posto di lavoro, pensione
adeguata per tutti sia il diritto di ogni
cittadino ■ e non una elemosina che
qualche benefattore può fare o non fare è ormai capito da tutti. Alcuni lo •
sentono in modo più chiaro, altri lo
avvertono solo in modo più intuitivo
ma oggi tutti si rendono conto del fatto che la vita sociale non è come la'
vita nella natura, è frutto di una edificazione costante e di una ricerca del
migliore modo di realizzare la convivenza tra uomini responsabili e liberi.
In natura può succedere, e succede
continuamente, che un fatto si verifichi senza che noi possiamo modificarlo, piove e fa bello, noi ci adattiamo e
cerchiamo di utilizzare quello che viene, nella società non succede il bello e
brutto tempo per un caso, un destino
contro il quale non ci sia nulla da fare, stÀCcede perché si vuole che succeda e questa volontà può essere mutata. Di questo tutti si stanno rendendo
conto oggi.
Proprio perché non sono come la
pioggia ed il bel tempo gli ospedali, le
pensioni, gli ambulatori vanno fatti,
organizzati, distribuiti realizzati e sempre di nuovo impostati in modo da
servire alla collettività, sono dei compiti da assolvere non delle forze da
utilizzare e la settimana scorsa su questa stessa colonna è stato prospettato
il primo problema: chi deve assolvere
questo compito, i privati, gruppi di volenterosi, brava gente disposta a sacrificarsi per gli altri o l’insieme della
.società? La risposta non può che essere una sola: è la collettività che deve
provvedere per tutti perché tutti ne
sono parte.
Il problema che vorremmo sollevare oggi è un altro: che parte deve avere la chiesa in questa costruzione dell’assistenza pubblica, in quest’opera di
rinnovamento per il bene di tutti? Diciamo « assistenza pubblica » perché
è chiaro a tutti che la chiesa non deve fare né speculazione né limitare la
sua opera ai soli credenti. Una comunità cristiana che organizzasse delle
cliniche costose o degli ospizi per fare
soldi non la considereremmo cotnùnità di Gesù Cristo, e neppure vorremmo che si limitasse a dare assistenza
ai suoi membri soltanto; se deve esserci soccorso fraterno deve essere per
tutti.
Detto questo però cosa può fare la
chiesa? Continuare a gestire opere sue,
da lei dirette e organizzate oppure no?
E se non lo fa più cosa fa per l’assistenza pubblica? Se ne disinteressa?
Già sono apparsi sul nostro giornale
scritti articoli e lettere che prospettano varie soluzioni e già i sinodi passati si sono trovati davanti a delle decisioni da prendere in questo campo che
erano molto impegnative e che non
tutti i credenti avevano chiare; la conferenza del I Distretto dovrà, esaminando l’operato della CIOV, riprendere in esame questi interrogativi.
Perché la chiesa ha nel passato impegnato i suoi membri in questo lavoro? In fondo non è suo specifico compito predicare l’evangelo? A rigore
quando ha fatto questo, ha fatto tutto.
Ma è proprio in riferimento all’evangelo che nella comunità cristiana ha
avuto tanto posto il tema della carità
fraterna, quello che oggi diciamo assistenza.. Perché si è capito che la predicazione dell’evangelo di Gesù non può
essere solo una parola buona, un messaggio di speranza ma deve essere anche un gesto di rispetto, di accoglienza, di amore per gli uomini. Una chiesa cristiana che si limitasse a dire
l’evangelo e non si sforzasse di esprimerlo nella realtà della propria generazione sarebbe infedele; per questo
i cristiani hanno sin dall’antichità assistito orfani e vedove, curato lebbrosi, accolto infermi.
Quello che una volta però era molto •
semplice sta diventando complesso:
assistere i bisognosi nel nome di Cristo non vuol dire oggi fare una cosa
assolutamente originale: molti sono
quelli che assistono gli uomini nelle
loro necessità, vuol dire fare anche
organizzare la propria assistenza insieme ad altri e non nei modi e nello
schema che la società impone, questo
significa che le opere della Chiesa sono anch’esse aziendali come tutte le
altre istituzioni, con tutti i problemi
connessi.
Allo stato attuale delle cose sembra
che ci siano alcune linee di marcia relativamente chiare, o che si vanno
chiarendo:
E chiaro anzitutto che come evangelici ci impegnarne, e siamo chiamati
ad impegnarci, nella lotta per l’assistenza pubblica giusta e decorosa, perché la nostra società italiana realizzi
quel minimo di giustizia che tutte le
società moderne sembrano aver realizzato indipendentemente dalla loro
ideologia politica.
E anche chiaro che l’impegno e la
testimonianza della fede non si limitano alle sole istituzioni che sono state sin qui gestite da cristiani, alle opere della Chiesa ma si esplica ovunque.
Un credente impegnato in un’opera di
assistenza nel campo della vita sociale è investito di una vocazione di servizio e di testimonianza non diversa
da quello che agisce in istituti della
chiesa.
Sembra anche delinearsi una linea
di azione convergente sul terzo aspetto del problema: è giusto ed opportuno che la comunità cristiana organizzi
e gestisca lei opere di assistenza? In
linea generale si continua a dire di sì,
anche se i motivi non sono sempre gli
stessi; per alcuni è opportuno farlo
proprio per il principio di stimolo e di
surroga che ha ispirato la nostra azione in questi campi: laddove la società non fa ancora o non può fare occorre fare noi. Può anche essere addotto il motivo di opportunità politica: assistenza pubblica sì ma oggi nella società italiana significa molto semplicemente sottogoverno con tutte le
conseguenze- che si comprende.
C’è infine una motivazione di vero f
proprio riferimento alla comunità cristiana nel senso che si dice: come credenti possiamo e dobbiamo dare una
parola evangelica che non sia solo assistenza di carità ma esplicita predicazione di Gesù Cristo.
In termini molto brevi questo significa che se uno. vuol fare non gli manca certo l’opportunità di trovare una
collaborazione per la sua testimonianza. Basta volerlo fare.
Giorgio Tourn
I bambini delle scuole domenicali di
Ghigo, Villa e Miniere, hanno presentato domenica 9 giugno una mostra
di disegni, collages e testi esplicativi
scritti e registrati al magnetofono.
Gli argomenti erano molto vari; libera espressione, ricerche sulle usanze
del passato, proposta di un parco naturale per salvare fiori e animali della valle, emigrazione, l’oppressione e
la fame nel terzo mondo. I visitatori
non sono stati numerosi come l’anno
scorso perché non è stato possibile
sfruttare il periodo di piena villeggiatura. I bambini presenti hanno comunque ricevuto molti complimenti.
« Non è politica sono tutte cose vere» ha commentato un visitatore di
Frali dopo aver osservato i cartelloni sulla tortura e sulla fame. Una realtà che non è nemmeno cosi lontana
da noi, come talvolta per pigrizia o
rcr opportunismo ci illudiamo di credere. L. Viglielmo
su^f^s^s^ílLSlí^m^5^5^sm5lílims^5^s^s^5ís^r^¡r^J^s^slslJ^r^^^sín¡r^5^^J^^I^smsísmsuísm^^su^
DAL PINEROLESE
íTESisisisísinsiíirmsisinmisinrLs isisiLnsiiisismsumnjiiiiinnjruu iiírísisiiisunLíiniinsins
Concerto del Regio
a Torre Pellice
Offerto dall’Associazione Pro Torre
Pellice, sabato 22 giugno alle ore 21,
nell’Aula Sinodale gentilmente concessa, il Teatro Regio di Torino terrà un
concerto con un complesso a fiati col
seguente programma; Vivaldi, concerto in sol minore; Mozart, divertimento K.213; Haydn, divertimento in si
bemolle; Rossini, tema e variazioni in
fa maggiore. L’ingresso è libero.
liiiiniitiiuinHiHiiiiiiiiiiiiiiiMiiimimiiimiiiuiliiiiiiiniiHui
Villar Penosa
La Chiesa Valdese di Villar Perosa offre
graziosamente a fratelli in fede qualificati
mini alloggio. Conferire col Pastore o con il
Concistoro.
San Germano
Chisone
Sabato 8 giugno si sono uniti in matrimonio nel nostro tempio Franco
Ferrier e Ornella Comba. Anche questa giovane coppia si stabilisce al Centro. Le auguriamo di poter essere pienamente fedele alla vocazione rivoltale dal Signore.
La sera del sabato la Badia Corale
della Val Chisone ha tenuto l’annunciato concerto. Desideriamo esprimere
ai cantori e al loro direttore, sig. Godino, la nostra sincera riconoscenza per
la bella serata offertaci.
Domenica 9, nel corso del culto,
l’assemblea di chiesa ha nominato delegati alla Conferenza Distrettuale
Ada Beux, Rosanna Pireddu e Nelly
Rostan (supplente Giorgina Giacone),
e al Sinodo Gustavo Ribet e Carlo
Tron (supplente Rosanna Pireddu).
Nel pomeriggio il saggio della Scuola Materna ha richiamato una piccola
folla, che ha seguito con vivo piacere
il programma preparato dai bambini.
Ringraziamo assai la maestra, signora
Ebe Pons, le signore Richard e Lucchetta, che hanno curato la refezione
per tutto l’anno, e la signorina Amilda
Rostan che ogni mattina ha fatto trovare pulita la scuoletta.
Lo stesso giorno alle 21 la Banda ha
effettuato il suo concerto annuale dinanzi alla nostra sala e ha ricevuto calorosi, applausi da tutti i presenti. Un
grazie al M.o Richiardone per. la sua
bella ma non facile fatica, e à tutti i
suonatori.
Ricordiamo il concerto della Corale,
sabato 22 giugno alle 21, come pure la
riunione ai Balr0is-Ciampetti, domenica 23 alle ore 15.
Giovanni Conte
È POSSIBILE LA RIFORMA
DEMOCRATICA DELL’ESERCITO?
Pinerolo (g.g.). Promossa daH’ANPI
locale si è tenuta sabato 8 giugno una
affollata assemblea popolare sul tema
della democrazia nelle forze armate.
Il dibattito è stato introdotto dall’on. Isacco Naohum, comunista e
membro della commissione difesa della Camera dei Deputati, e dall’avv.
Bianca Guidetti Serra di Torino.
L’on. Naohum nella sua introduzione ha rilevato come le forze armate
italiane hanno raccolto una eredità
antipopolare dall’epoca risorgimentale
e del fascismo. Quando sono state costituite le FF.AA. della repubblica non
si è tenuto in nessun conto l’esperienza dell’esercito partigiano e gli ordinamenti delle nostre forze armate non
rispecchiano neppure la Costituzione.
Un esempio di questo è il regolamento militare, fatto nel 1964 dall’allora
ministro della difesa Andreotti, che
non è mai stato discusso in parlamento né pubblicato dalla gazzetta ufficiale. Di fronte a questo stato di cose,
l’oratore ha affermato che è necessaria una profonda riforma delle forze
armate che accolga negli ordinamenti
i nriucipi della costituzione!
L’aw. Guidetti Serra ha parlato invece della sua esperienza professionale di difesa di imputati militari. Ha
rilevato come la giustizia militare sia
ima giustizia separata, per niolti versi
anticostituzionale, e come anche in
nuesto campo sia necessaria una vasta mobilitazione popolare per l’abolizione dei codici e dei tribunali militari. Ha concluso ricordando il collegamento che da molte parti esiste tra
gerarchie militari e fascisti e chiedendo che questi aspetti vengano pubblicamente denunziati e colpiti dalla giustizia ordinaria.
Negli interventi di esponenti del
movimento dei soldati, dei consigli di
fabbrica, si è messo in rilievo l’im.portanza che assume l’intervento politico
nell’esercito per vigilare contro la possibilità di colpi di stato e per spingere dall’interno una democratizzazione
della vita militare. In un ultimo intervento si è cercato di far vedere come
a Pinerolo la repressione contro la sinistra passi attraverso all’intervento
politico nell’esercito che ha permesso
che molti militanti siano perseguiti
per reati di opinione.
Nelle conclusioni deU’on. Naohum
si sono enucleati alcuni obiettivi concreti per la riforma delle FF.AA. Essi
sono ;
— democratizzazione deU’avanzamento
delle carriere militari;
— diritti politici per i militari;
. ........................... iiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiniiiiii
Note di medicina valligiana
La malattia diabetica: cenni di diagnosi e prevenzione
Il riscontro che il 16% di tutti i pazienti ricoverati presso l’Ospedale Valdese di Pomaretto nel 1973 era affetto
da diabete mellito ci induce a sottolineare l’importanza di questa malattia
sociale. L’alta incidenza nelle valli Chisone e Germanasca induce a formulare
alcune considerazioni sulle caratteristiche ereditarie di questa affezione,
sull’influenza della dieta e di alcune
abitudini di vita che possono scatenare il diabete mellito.
Il diabete può presentarsi come malattia ereditaria da carenza relativa od
assoluta d’insulina, può inoltre essere
causato da processi degenerativi od infettivi che colpiscono il pancreas, quali pancreatiti virali che spesso concomitano a malattie quali la parotite epidemica, l’afta epizootica, ecc. Numerosi fattori possono però agire favorendo il manifestarsi della malattia, e tra
questi uno dei più importanti è l’alimentazione ricca di zuccheri. Notevole importanza possono avere inoltre
particolari situazioni ormonali, di
stress psichico e fisico. La malattia può
colpire tutte le età, esiste infatti una
forma di diabete del bambino, dell’adulto e dell’anziano.
La malattia in genere si manifesta
con sete intensa, diuresi abbondante,
stanchezza, malessere, frequenti infezioni della pelle, sonnolenza, aumento
significativo della glicemia e presenza
di zuccheri nelle urine (glicosuria).
A questi sintomi si associano le lesioni a carico degli organi interni e
delle arterie e da queste derivano le
più frequenti complicanze, quale l’alta
incidenza di malattie coronariche, di
arteriopatie periferiche, di danni vascolari cerebrali, renali, ecc.
Va sottolineato che il riscontro di
una glicemia modestamente aumentata, non sempre significa malattia diabetica, in quanto questo fenomeno si
può osservare dopo digiuno prolungato, nei casi di denutrizione, nei casi di
diabete renale, ecc.
Come si fa la diagnosi allora?
Quando sono presenti oltre ai sintomi suddetti una glicemia molto elevata associata a glicosuria, la diagnosi è
facile, ma è anche vero che in questo
stadio sono spesso già presenti alcune
delle complicanze della malattia (malattie cardiovascolari, renali, ecc.). Sarebbe molto importante che la malattia venisse diagnosticata più precocemente. A questo scopo esistono alcune
prove di semplice ésecuzione che permettono di evidenziare la malattia diabetica prima che ne compaiano i segni clinici soprariferiti.
La somministrazione infatti di una
quantità nota di glucosio proporzionale al peso corporeo (test di tolleranza
al glucosio), può indurre variazioni
patologiche secondarie alla carenza relativa e assoluta di insulina, evidenziando così il diabete in uno stadio
detto « diabete chimico ».
Se la prova di tolleranza al glucosio
è normale o dutibia, ed il paziente ha
qualche familiare diabetico, è opportuno ripetere la prova suddetta dopo
una appropriata dose di cortisone.
Se le variazioni della glicemia durante questa prova risultano alterate, si
può parlare di « diabete latente ».
Molto importante durante l’esecuzione di queste prove, sarebbe lo studio
del comportamento dell’Insulina, ma
purtroppo al momento attuale, solo
pochi centri in Italia sono in grado di
eseguire questo esame.
Esiste ancora la possibilità di uno
studio detto « pre-diabete » ipotizzabile soltanto attraverso lo studio genetico del gruppo familiare, attraverso
la costruzione di alberi genealogici. In
questo stadio infatti le prove di tolleranza al glucosio risultano ancora normali. Sarebbe però molto importante
individuare la malattia a questo stadio
o a quello immediatamente successivo
di diabete latente, perché un recente
studio condotto su circa 14.000 persone ha posto in evidenza che le opportune misure profilattiche possono evitare il manifestarsi della malattia diabetica e/o delle sue complicanze in circa il 50% dei casi. Sarebbe questo il
modo, non soltanto di fare della diagnostica precoce, estremamente importante, per ritardare o evitare l’insorgenza delle complicanze della malattia, ma di fare della vera prevenzione.
La prevenzione infatti della malattia
diabetica, dovrebbe essere fatta con
Tidentificazione di tutti i diabetici di
una determinata popolazione e con la
costruzione di alberi genealogici individuali. È ovvio che uno studio di questo tipo non può essere condotto da
un ospedale soltanto, ma dpe essere
realizzato con la collaborazione delle
autorità Sanitarie e Civili, con la costituzione di Ambulatori particolari,
con personale sanitario e para-sanita
— abolizione delle schedature politiche per i militari;
— riforma dei codici militari e della
giustizia militare;
— riduzione della ferma a 12 mesi per
tutte le armi da farsi in due periodi di 6 mesi a scelta del soldato;
— aumento del soldo per ì militari;
— istituzione di commissione parlamentare di controllo sulle attività
delle FF.AA.
Si è trattato di una manifestazione
molto importante perché ha rappresentato un primo momento di confronto tra partigiani, PCI e movimento
dei soldati sui temi dell’esercito. Un
primo momento che sarà seguito in
tutta Italia da manifestazioni analoghe.
LA RAI CONTRO GLI ABITANTI
DELLA VAL GERMANASCA
Frali (^.g.). Profonda inquietudine
ha destato tra gli abitanti della vai
Germanasca la notizia che la RAI ha
l’intenzione di far cessare il funzionamento di alcuni ripetitori televisivi installati nella valle. Alcune ditte infatti avevano negli anni scorsi installato
dei ripetitori per permettere la visione
delle trasmissioni televisive. Gli utenti
si erano tassati ed avevano pagato
questi lavori. Ora giunge la notizia
che la RAI ha richiesto ai carabinieri
di intervenire. Ma i fuorilegge sono
gli abitanti della valle o non piuttosto
la RAI che incassa i soldi degli abbonamenti senza provvedere ai ripetitori?
GLI INSEGNANTI
DELLA VAL PELLICE
CONTRO IL NEOFASCISMO
Torre Pellice (g.g.). Gli insegnanti
elementari della vai Pellice si sono riuniti nei giorni scorsi in assemblea per
discutere i tragici fatti di Brescia. Dono una profonda discussione sul neofascismo hanno approvato un ordine
del giorno nel quale tra l’altro « ribadiscono la necessità di tenere nella
scuola un atteggiamento conforme ai
principi di libertà e democrazia; attribuiscono alla scuola la funzione
primaria di informazione su tutti gli
avvenimenti che coinvolgono i lavoratori; richiedono la collaborazione delle famiglie e di tutte le forze democratiche perché i principi della Costi
tuzione, nata dalla Resistenza, non continuino ad essere traditi ».
REPRESSIONE
2C8 DENUNCE
A PINEROLO
rio qualificato per attuare lo studio
genetico della malattia, sia per individuare i soggetti affetti da diabete latente o da diabete chimico. Attraverso una organizzazione di questo tipo
si potrebbero combattere inoltre i fattori cosiddetti « diabetogeni-esogeni »,
quali le alimentazioni squilibrate, l’obesità, ecc., consigliare professioni
adatte ai pazienti affetti dal diabete
mellito non ancora clinicamente manifesto, sorvegliare le madri che hanno
partorito figli di peso superiore ai
A500 gr. (questi soggetti pare infatti
che siano nella maggior parte dei casi
predisposti al diabete), porre particolare cura ai farmaci che questi pazienti assumono (infatti alcune medicine
possono non solo aggravare un diabete già clinicamente manifesto, ma rendere clinicamente manifesto un diabete latente o un diabete chimico).
In questi anni di lavoro presso l’Ospedale di Pomaretto, considerata l’importanza sociale della malattia ed il
rilevante numero dei casi di diabete
mellito riscontrati, abbiamo attuato
ovviamente oltre alla terapia medica e
dietetica del diabete mellito clinicamente manifestò e delle sue complicanze, la diagnostica precoce del diabete allo stadio di diabete latente o
di diabete chimico.
In questi ultimi 30 mesi sono state
eseguite 323 prove di tolleranza al
glucosio di cui alcune dopo sensibilizzazione con cortisone. Sono stati scoperti 126 casi di diabete latente e/o diabete chimico. A ciascuno di questi pazienti sono state prescritte particolari
diete atte a prevenire ed a ritardare
la comparsa di questa malattia a cui
ignoravano di essere potenzialmente
predisposti a da cui ignoravano di essere già affetti allo stadio iniziale.
Per la profilassi del diabete si è anche svolta un’azione di educazione sanitaria contro l’obesità quale fattore
predisponente al diabete.
Come abbiamo sopra succintamente
riferito, la strada da percorrere per
attuare una efficace profilassi del diabete mellito è ancora lunga e per attuarla auspichiamo una più stretta
collaborazione tra i Sanitari ospedalieri e le Autorità sanitarie, politiche ed
amministrative della Valle.
Valerio Gai
Primario Medico
dell'Ospedale Valdese di Pomaretto
Pinerolo (g.g.). È in vendita nelle
edicole di Pinerolo e presso le prin
cipali librerie delle valli un opuscoletto curato dal Comitato di soccorso
rosso sulla natura della repressione
giudiziaria contro la sinistra nel pinerolese. Lotte operaie, movimento studentesco, lotta antimilitarista ; ecco
delineate le motivazioni della repressione contro la sinistra pinerolese. Oltre alle denunce vi è un’azione repressiva che dalla intimidazione fascista e
padronale, alla gestione democristiana
del comune e della cosa pubblica, al
massiccio schieramento delle forze di
polizia in occasione di scioperi, all’attentato terroristico.
Tutte queste cose sono attentamente documentate in questo dossier il
cui costo è di lire 250.
RORA’
Nel Tempio è stato celebrato il matrimonio civile-religioso di Lino Albarea, residente a Bricherasio, con Ada
Pavarin delle Fucine. Rinnoviamo agli
sposi fervidi auguri di benedizioni divine.
Il Gruppo filodrammatico di Angrogna ha dato anche a Rorà, con la solita bravura, « Caro padre, la guerra è
ingiusta ». Grazie e auguri di altri nuovi successi.
Da Noyon (Scine), Francia, dove risiedeva, ci è giunta la notizia della dipartita di Mourglia Felicita Lucy in
Bouré di anni 81. La nostra sorella è
deceduta improvvisamente per attacco
cardiaco mentre si trovava al capezzale del marito degente all’Ospedale. A
questi, ai fratelli Giovanni e Michele
T nvour, agli altri congiunti la nostra
simpatia cristiana.
Lamy Coìs.son
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Pellice - Luserna S. Giovanni Lusernetta - Rorà - dal 15 al 21
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5
14 giugno 1974 — N. 24
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
pag. 5
LA DIASPORA DI SUSA E’ VICINA ALLE VALLI
Aiutare i fratelli
a rompere l’isolamento
Firenze
Il Moderatore AMe Staffi visita 'ateoDe chièse
La corale della chiesa di Pomaretto,
sotto la guida del pastore Alme, ha
compiuto una visita alla chiesa di Susa, la domenica 26 maggio. Dopo la
celebrazione del culto nel piccolo tempio di Susa, un pranzo fraterno con
alcuni membri della comunità e una
breve, incisiva spiegazione della situa
zione nella quale si trova questa comunità, da parte del pastore locale, A.
Rutigliano, con alcuni scambi di vedute; nel pomeriggio un concerto, anco• ra da parte della corale, nei giardini
di Susa, nel quadro delle celebrazioni
dell’S“ centenario della conversione di
Valdo.
Questo, in breve, il programma della giornata; ma se mi è permesso, vorrei fare alcune considerazioni che a
mio avviso sono molto importanti.
La chiesa di Susa è geograficamente
la più vicina alle Valli, e di conseguenza a Pomaretto, e nonostante quésto
non ci facciamo caso, anzi non pensiamo nemmeno che nell’altra valle ci sono dei fratelli, ed è già diaspora. La
chiesa di Susa è molto piccola e molto
sparsa. Qualcuno deve fare 70 km. per
andare al culto, tra andata e ritorno.
È chiaro che per mantenere i collegamenti tra questi fratelli il dispendio
di energie è enorme, le spese molte.
Per di più la comunità vive, si muove,
lavora in un ambiente ostile, chiuso,
indifferente. Non dobbiamo dimenticare che nella Valle di Susa il valdismo venne estirpato in modo totale,
nei secoli passati, e sappiamo con quali metodi. Susa venne proclamata arcivescovado, come baluardo contro
l’eresia. Basta fare un giro per la cittadina per rendersi conto di tutte le
chiese, istituti religiosi etc. che ci sono. Vivere quali protestanti, in un ambiente simile deve essere molto duro,
le difficoltà tante. A volte l’indifferenza è peggiore dell’ostilità.
Ora vengono le considerazioni, i confronti con noi qui. Pensare a tutto
quello che abbiamo noi, qui: tempio,
teatro, sala delle attività, scuola domenicale, catechismo, scuola materna,
tutto a due passi da casa nostra. Il pastore di Susa diceva della frequenza al
culto: una media di 15 sulle 60 persone che costituiscono la comunità, cioè
circa un quarto. Noi siamo qui una
comunità di oltre mille membri e abbiamo una frequenza ai culti di 80-100,
un decimo! Possiamo essere ben orgogliosi..-. (per non parlare delle altre
attività). A volte abbiamo paura di di
Visite a Taranto
Paolo Gondola
È venuto a visitarci dopo circa 35
anni di assenza dalla sua chiesa; dove
egli lasciò il suo cuore accompagnato
dalla signorina Elsa Comba.
Noi tutti membri della chiesa di Taranto abbiamo accolto con fraterno
affetto Paolo Cendola, uomo di esperienza provata neH’Evangelo di Cristo,
egli ci ha presentato un messaggio nel
Salmo 1, v. 1-6 ed ancora nel Salmo 23.
« L’Eterno è il mio pastore nulla mi
mancherà. Egli mi fa giacere in verdeggianti paschi, mi guida lungo le acque chete;
Egli rni ristora l’anima mi conduce
per sentieri di giustizia, per amor del
Suo nome.
Quand’anche camminassi nella valle
dell’ombra della morte, io non temerei
male alcuno perché tu sei meco.
TI tuo bastope e la tua verga son
quelli che mi consolano.
Tu apparecchi davanti a me la mensa al cospetto dei miei nemici;
Tu ungi il mio capo con olio, la mia
coppa trabocca.
Certo beni e benignità m’accompagneranno tutti i giorni della mia vita
ed io abiterò nella casa dell’Eterno
per lunghi giorni ».
Questo messaggio ha riempito i nostri cuori di gioia e i nostri occhi di
lacrime.
Con profonda commozione ringraziamo il Signore che, servendosi della
cecità del fratello Cendola, ha fermentato nella nostra comunità di Taranto
e di Grottaglie, un senso di risveglio
spirituale che tanto bene ha fatto a
noi che non vediarno come lui vede...
Nell’occasione dell'Ascensione a Ginosa Marina (Taranto) dove eravamo
circa una cinquantina tra adulti e
bambini, anche lì ha voluto darci un
breve messaggio seguito dal Pastore
Ennio Del Priore.
Con quella testimonianza d’amore
fraterno egli ha voluto accomiatarsi
dalla nostra comunità, che gli ha dato
un arrivederci; lasciandoci egli ci ha
commosso per la sua semplicità di
fede.
Voglia il Signore benedirlo nel cammino della sua vita e far fruttare quei
talenti che ciascuno di noi ha ricevuto.
Il fratello Paolo Cendola è un servitore di Cristo, perché non possiamo
esserlo anche noi?
Nell’Evangelo di Giovanni al Gap. 25
leggiamo che una sola cosa è certa:
« prima ero cieco e ora ci vedo, per
grazia di Dio ».
Gaetano Valentini
re chi siamo, scendiamo a compromessi, ci siamo cattolicizzati in modo
spaventoso. Dobbiamo però ricordarci
che il volto del vero cattolicesimo non
è quello che abbiamo qui alle Valli, ma
quello che c’è appena girato l’angolo
delle nostre valli, e molti nostro fratelli lo provano, specialmente nella zone più retrive quanto a mentalità religiosa.
Grande è stata la gioia dei fratelli
segusini nell’averci con loro, come
grande è stata la nostra di essere eoo
loro, conoscere i loro problemi, le loro
ansietà, i loro progetti per il futuro.
Le nostre corali hanno un motivo valido di essere, solo se vengono usate
in modo giusto, in una direttiva chiara e precisa. Non devono servire solo
nelle grandi occasioni del nostro calendario ecclesiastico, ma devono essere una testimonianza verso l’esterno,
devono essere di aiuto e sostegno per
i nostri fratelli della diaspora. DobWamo visitarli spesso per far sentire loro
la gioia dell’Evangelo con il canto,
visto che il Signore ci da questa possibilità. Ma non solo con il canto: dobbiamo ricordarci di questi fratelli con '
le nostre preghiere (chissà quanti pregano ancora), pregare intensamente,
perché preghiera è anche comunione.
Preghiamo per questi fratelli della
diaspora, siamo loro vicini, molto vicini, non dimentichiamoli: hanno bisogno di noi come noi di loro. Un giorno il Signore ci chiederà conto dei talenti che ci ha affidato: come li abbiamo usati, e quali frutti avranno portato.
Flavio Micol
La chiesa ha partecipato vivamente alla
campagna per il referendum; i giovani del
gruppo FGEI hanno curato l’afiSssione di circa 800 manifesti, forniti dal Consiglio della
Gioventù; nella sala del circolo « Rosselli »,
gremita, si è tenuto un dibattito introdotto
da G. Spini, G. Alberigo, L. Santini, G. Camaitini.
Durante le ultime quattro domeniche i
culti e in particolare le predicazioni sono state collegate al libro di G, Tourn, « Una chiesa
in analisi », con interventi di fratelli su alcuni dei temi trattati; a conclusione, un
intero culto assembleare.
11 20 maggio, per l’cc Amicizia ebraico-cristiana », il prof. M. Adriani ha parlato nella nostra sala di via Manzoni su una fase interessante dei rapporti fra le confessioni durante il medioevo.
11 Centro Evangelico di Solidarietà fruisce
per alcuni mesi del servizio di assistenza della
signorina Sina Florin, grigionese, la quale
visita fra l’altro famiglie e singoli credenti in
situazioni di solitudine o disagio.
La lunga assenza, per la visita alle
chiese valdesi sudamericane, prolungata da un periodo negli USA, sulla
via del ritorno, ha imi>edito al Moderatore Aldo SbafB di compiere visite alle chiese nella misura che avrebbe desiderato. Tuttavia, nelle ultime settimane, egU è stato a Trieste, dove ha
avuto un incontro con il Presbiterio
elvetico e il Consiglio di chiesa valdese, per esaminare, in particolare, la
situazione e il piano di lavoro delle
due comunità dopo la riapertura della
basilica di S. Silvestro e la costruzione di un centro comunitario; in occasione di questa visita, ha presieduto
un culto domenicale e ha tenuto una
conferenza pubblica. Dal T al 10 giugno, egli ha poi svolto una serie
di visite nelle chiese della Puglia e
della Calabria. Inoltre, in maggio, partecipando a Berna all’incontro annuale
dei comitati svizzeri interessati all’opera della Chiesa Valdese, ha potuto
prendere contatto con quella nostra
comunità.
Gemellaggio Pragelato, Rohrbacli, WembaGli-llalin
Milano
Anche nella chiesa valdese milanese vi è
stato deciso impegno nella campagna per il
referendum, in comune con altri evangelici
della città. Da segnalare, fra l’altro, un dibattito, la sera del 22 aprile, nella sala di Via
F. Sforza, introdotto e condotto dal dott. Niso
De Michelis, con una relazione del past. Gior
gio Bouchard.
Il 5 maggio il culto domenicale, con santa cena, è stato preparato dalla « Commissione culto » del Consiglio di chiesa, con risultato positivo.
Domenica 12 maggio, giornata comunitaria: nel pomeriggio, concerto nel tempio, del
« Collegium Musicum »; cena fredda preparata daUa Lega Femminile; proiezione e discussione di alcuni programmi andati in onda nella rubrica televisiva « Protestantesimo ». Offerte e incassi devoluti alle nostre
opere assistenziali.
NELL’ANNO DELL’8“ CENTENARIO
Quel che si è fatto a Sanremo
per le celebrazioni valdesi
La celebrazione deH’ottavo centenario del movimento Valdese è stata improntata a una intensificata attività
nella testimonianza evangelica.
1. AU’inizio delle attività autunnali i membri di chiesa sono stati innanzi tutto invitati a rispondere a un
referendum, comprendente sette domande sulle possibilità pratiche della
testimonianza evangelica. Hanno collaborato 28 membri, 5 catecumeni e
5 amici, dandoci delle utili e interessanti indicazioni.
2. È stata quindi svolta nella popolazione una inchiesta sui Valdesi, a
cui hanno risposto 1.214 persone, fra
le quali il Sindaco e il Vescovo. I risultati non hanno fatto che confermare l’ignoranza, rindifferenza dei più,
mentre una minoranza si dichiara ostile e un’altra minoranza manifesta consensi e simpatia per la nostra opera.
3. Cinque conferenze sono state tenute nel nostro salone. Il prof. Bruno
Cor sani ha parlato su: « L’ideale del
servizio neH’insegnamento di Gesù »;
il Pastore locale su: « Glorioso e tragico destino d’Israele »; il Pastore Ernesto Ayassot su « L’anno santo in una
visione evangelica »; il Pastore Giorgio
Tourn su: « Significato del Valdismo
nell’ora presente ».
Una riunione speciale è stata annunziata alla popolazione per esporre i
risultati dell’inchiesta, ma, mentre alle conferenze abbiamo avuto una media di 61 presenti, a questa riunione
erano solo 33.
Le conferenze sono state annunziate per mezzo di manifesti, inserzioni
su un settimanale locale e annunzi alla radio. In tutto .sono stati affissi 500
manifesti.
4. Anche tre culti sono stati annunziati alla popolazione con dei manifesti. Il prof. Valdo Vinay ha predicato
su « Un unico pane »; il Pastore locale
su « Il corpo che avremo dopo la morte » e il Pastore Paolo Ricca su «Attualità della protesta Valdese ». A questi culti vi è stata una presenza media di 90 partecipanti, assai superiore
a quella delle conferenze.
5. Cento copie di un manifesto per
illustrare il Centenario Valdese sono
state affisse in due riprese e il medesimo testo è stato pubblicato su un settimanale cittadino.
6. Voce amica ha continuato la sua
attività, anche se, in seguito all’aumento delle tariffe telefoniche, le chiamate sono diminuite. Questo lavoro
non è però inutile, e diverse persone,
oltre ad ascoltare i messaggi, chiamano direttamente per esporre i loro
problemi personali.
7 Una campagna per la diffusione
delle Sacre Scritture ci ha ^rmesso
di distribuire 120 Bibbie e 30 Nuovi
Testamenti. Diversi si sono impegnati
e hanno fatto delle rallegranti esperienze. Tra gli altri, una ugnante ha
fatto dono del Nuovo Testamento a 26
suoi alunni, e uria sorella, giunta dalla Chiesa Valdese di Bari, e da ^
mesi inchiodata in un letto dosp
le, ha avuto modo di regalare sette
Bibbie ad altrettante degenti.
8. Il settimanale « La Riviera di
Ponente » ha pubblicato un articolo
illustrando, sia pqre con inesattezze,
il Centenario della Chiesa Valdese e
l’opera che viene svolta in questa città.
9. La chiesa è stata aperta, oltre
alle ore dei culti, e grazie anche alla
collaborazione di Clelia Barilaro, per
un totale di 180 ore. Sono entrate 300
persone, con le quali sono state sovente avviate delle conversazioni.
10. In chiesa e fuori sono stati diffusti oltre 10.000 stampati. Nei cinematografi è stata proiettata per sei mesi
una diapositiva sul centenario Valdese
e un’altra su « Voce amica ».
11. Una lavagna magnetica è stata
collocata nelTatrio della chiesa. Vi vengono scritte brevi frasi destinate ad
attirare l’attenzione dei passanti.
È stato celebrato il giorno di Pentecoste,
presenti circa 70 Valdesi di Germania, la popolazione locale e dei paesi viciniori, molte
autorità. Onorevoli ecc. Splendido lo spettacolo dei Pragelatesi in festa, numerose le celebrazioni attorno a lapidi vecchie e nuove,
l’inaugurazione di monumenti, gli incontri
tra i Consigli Comunali, le cerimonie civili
e religiose, i banchetti, le parate, le danze.
I festeggiamenti son durati oltre tre giorni
e sono stati opulenti. Nella storia della Valle
non si era mai visto un incontro simile,
specialmente dal punto di vista ecumenico,
se quello ecumenico fu.
Molti speravano che dall’avvenimento potesse nascere una spinta verso un ecumenismo più concreto. Forse, nella folla, qualcuno potè anche pensare che si trattasse di un
semplice avvenimento civile e folcloristico,
ma non certo quanti si rendevano conto di
cosa implicasse il nome di « Valdesi » portato dagli ospiti ed il costume indossato dalle
loro signore. Se i primi furono soddisfatti, i
secondi ebbero invece l’impressione penosa
di un passo indietro.
Fin dal primo momento stupì l’assenza, da
parte germanica, di qualsiasi pastore con
mandato ufficiale, come pure da parte valdese italiana, salvo, per pochi momenti, di quello che anni or sono aveva condotto per la prima volta dei Germanici a Pragelato. Presente, nello stesso modo, il Pastore Neff di Rohrbach, ma a titolo privato. Totalmente assente la popolazione valdese d’Italia.
Il seguito, dette ragione agli assenti: totale l’inosservanza delle consuete norme ecumeniche. Gli ospiti parvero dimenticare per
qualche giorno la propria identità in mezzo
ad un fiorire di manifestazioni tipicamente
cattoliche quali le celebrazioni deUa messa,
la benedizione di un acquedotto, e — incredibile — il battesimo di un labaro tenuto da
una signora germanica in costume valdese,
da parte di un sacerdote cattolico in camice
bianco... Era la moglie di un impiegato, ma
la stampa, con euforia, la trasformò in « moglie di un Pastore Protestante »!
Eran giunti pieni di gioia i cari ospiti
d’oltralpe, portando anche doni cospicui cocome le parrocchie valdesi non sono use vedere, ed erano accolti con magnifico entusiasmo da quei di Pragelato, ma dopo la loro
partenza grava come un alone di tristezza ;
il ricordo di una balda schiera di figli degli
antichi esuli per causa di fede, che è tornata
alle VaUi con l’antico nome, ma per tre giorni si è dimenticata di esser protestante e il
giorno di Pentecoste non si è preoccupata di
avere un culto « proprio ». Non si è preoccupata di far corpo con gli antichi correligionari che sul posto restano ancora e partecipa a queUe benedizioni di opere materiali
da cui il protestantesimo aborre e... malgrado
le raccomandazioni di un pastore manda ima
sua figliuola a reggere un labaro che vien
battezzato!
Qualcuno nella Val Chisone aveva forse
creduto di vedere un precedente giustificati
I lettori ci scrivono
Cos’è stato in gioco
nel referendum
Genova, 2 giugno 1974
Caro direttore.
è un sentimento poco nobile, specie in questa occasione, trattandosi di una questione
cosi spinosa e, diciamolo pure, così contraria a quella che dovrebbe essere il traguardo di ogni cristiano « essere perfetti come è
perfetto il Padre nostro che è nei Cieli ».
Con fraterni saluti
Vittoria Stocchetti
ho seguito con sorpresa e con pena la lunga, efficace campagna « elettorale » per il famoso « no » svolta in vari numeri del suo
giornale, o meglio del nostro giornale, con i
metodi adottati da quasi tutti i partiti che,
come tutti sanno, hanno trasformato eon
astuzia un referendum su una questione di
coscienza in una lotta di ideologie politiche;
ma la mia pena è Stata assai più profonda nel
leggere in uno degli ultimi numeri della
« Luee » gli aecenli di un trionfalismo veramente fuori posto in un giornale « cristiano »
che, dopo aver dato largo spazio ad alcune accettabili argomentazioni a favore del « no »,
dimentica quel senso di tolleranza e di rispettosa accettazione della libertà di scelta
degli altri cittadini che hanno creduto di
dover esprimere un voto contrario, prescindendo dal significato che si è voluto a tutti
i costi attribuire ad esso. Credo (e qui vorrei
che qualche fratello mi rispondesse convincendomi del eontrario o appoggiando le mie
idee) ehe un cristiano avrebbe dovuto esprimersi diversamente, in altri termini dire :
« tenendo conto di tante penosissime, insolubili situazioni familiari che il peccato
dell’uomo ha creato nella vita coniugale (“per
la durezza dei vòstri cuori Mosé vi diede la
scritta del divorzio, ma dapprincipio non
era cosi’’ (Matt. 19 v. 1) ». Con accorato rammarico scelgo di votare “no”, pregando Iddìo perché questo mio voto non divenga
un’occasione per i giovani di contrarre matrimonio con leggerezza, sapendo che c’è
sempre una porta apèrta per sfuggire alle
responsabilità e alle difficoltà che una vita
vissuta insieme ■ ad un’altra persóna necessariamente comporta.
Il trionfalismo che traspare da tutti gli
elenchi dei votanti nel Pinerolese e altrove
Non è la prima lettera in questo senso che
riceviamo e pubblichiamo. Forse in qualche
misura ho risposto sull’esigenza da Lei
espressa, con il “fondo" pubblicato due settimane fa: « Quale libertà? ».
Tuttavia, occorre un chiarimento. Il problema in gioco non era quello etico del divorzio ma quello politico dei rapporti StatoChiesa. La discussione "interna" sul divorzio
fra noi c’è stata e non c’è stata; si può certo
lamentare che non ci sia stata di più, ma in
questo momento il problema era molto semplicemente questo: quand’anche una parte di
un popolo, che si vuole cristiana, ritenga di
non potere né voler usare, per motivazioni di
fede, il divorzio, ha diritto di imporre questa sua posizione a tutti gli altri concittadini
che cristiani non sono, o non lo sono secondo quella confessione? “Diritto" non solo in
termini giuridici, ma teologici. Abbiamo risposto, non solo in termini giuridici, ma anche
teologici: « no ». E ci siamo rallegrati che un
certo numero di cristiani italiani siano stati
d’accordo, spiacenti che sia stato necessario
che un certo numero di italiani secolarizzati
forzassero i cristiani del "si" a rinunciare alla
loro pretesa umanamente ed evangelicamente
inaccettabile. Nel quadro generale del nostro
paese, è stata una manifestazione che, con
tutte le sue ambiguità e ombre, è stata rallegrante.
Questo non significa certo che ci rallegriamo dei divorzi. Ho anzi sentito da varie
parti, e condivido questo parere, frasi del genere: « Ora che la situazione si è chiarita civilmente, potremo senza ambiguità discutere
il divorzio ». Poiché l’orientamento dell’Evangelo — che non è legge, codice — è chiaro.
Gino Conte
vo nella presenza in questi ultimi due anni,
a Pinache e a Rohrbach di Germania, di autorità religiose e civili cattoliche del Val Chisone, a solennità storico-reHgiose valdesi...
Ma il confronto non regge. Lassù i cattolici
vennero come ospiti molto graditi... Qui si
trattava di un gemellaggio — cosa civile —
in cui era attrice anche la parte protestante.
Era poi la prima volta: si creava un precedente e s’è udito dire che U gemeUaggio
avrà un seguito di sambi di visite reciproche e frequenti...
Benissimo, ma come torneranno questi nostri Valdesi di Rohrbach e di WembachHahn? Come turisti, per conto proprio ed
estranei all’ambiente, o dopo aver organizzato le cose in modo da poter essere accolti con
entusiasmo anche dalle comunità e dai pastori valdesi?, eome veri protestanti e come
strumenti di un vero e nuovo ecumenismo
orientato solidamente suU’Evangelo di Cristo e non sùUe cerimonie fastose e sui riti
tradizionali?
Io spero in questo secondo modo e perciò
ho scritto. Così ho sperato fin da quando ho
organizzato il primo incontro tra Pragelato
ed i Germanici.
Rendo però atto anche a tutto quanto di
splendido ho veduto: lo zelo fraterno della
massa dei Pragelatesi e lo spirito di dedizione
del loro Sindaco; anche aU’atteggiamento
leale tentato da qualche membro del Clero,
dietro le quinte. Essi han fatto secondo il
loro « modo », il meglio che han potuto, ma
son convinto che se da parte germanica
fosse stato loro detto come si desiderava che
si svolgessero le manifestazioni, essi avrebbero certamente aderito td loro desideri: v’era
tra i cattolici chi lo desiderava e v’era pure
tra i protestanti...
Ma son cose che capitano nella vita!
Era doveroso l’awertirlo, ma ciò non vuol
dire che debbano venir meno la fiducia reciproca, la gioia della comunione fraterna, lo
sforzo ottimistico verso tm equilibrato ecumenismo.
Speriamo nell’avvenire.
Dobbiamo sempre sperare.
Enrico Getmet, pastore valdese
I familiari del compianto
Carlo Costantin
nell’impossibilità di farlo personalmente, ringraziano vivamente tutti coloro
che con la loro presenza o con scritti
hanno preso parte al loro dolore. In
particolare ringraziano il dott. Bertolino per le cure assidue, il past. Conte,
l’Associazione Alpini, l’Associazione exCombattenti, le famiglie Reynaud e
Gallian per le amorevoli attenzioni con
cui hanno circondato il caro Scomparso.
S. Germano Chisone, 6-6-1974.
A Noyon (Oise) Francia, è deceduta
improvvisamente
Mourglia Felicita Lucy
in Bouré
di anni 81
Afflitti, ma fidenti nel Signore, il marito Maurice e i fratelli Giovanni e
Michele ne danno la notizia agli altri
congiunti, agli amici e conoscenti.
Borà, 29 maggio 1974.
« In pace io mi coricherò e in pace
dormirò perché tu solo, o Eterno,
mi fai abitare in sicurtà ».
(Salmo 4: 8)
Dopo breve malattia è serenamente
spirato
Giulio Cesare Tron
di anni 82
Fiduciosi nella promessa del Signore,
lo annunciano il fratello Alfredo, i cugini e i parenti tutti. ' ’
Massello, 3 giugno 1974.
RINGRAZIAMENTO
I figli Giorgio Rivoir e Fernanda Radula, a nome anche dei parenti tutti,
ringraziano quanti con la presenza o
con scritti hanno partecipato al dolore della separazione della Mamma
Maria Margiunti
ved. Rivoir
deceduta dopo breve malattia l’8 giugno all’età di 68 anni.
Torre Pellice, 10 giugno 1974.
6
pag. 6
I NOSTRI GIORNI
N. 24 — 14 giugno 1974
L’ITALIA AL PRIMO PQSTO
NEL TRAFFICO CLANDESTINO D’ARMI
La forza del fascismo :
li
bombe e denaro
Occorre migliorare qualitativamente
forza pubblica e magistratura
Da anni il nostro settimanale ha
cercato di tener desta l’attenzione dei
suoi lettori su due fenomeni particolarmente allarmanti: la criminalità fascista ed il commercio clandestino delle
armi. Se ne è parlato numerose volte
per due motivi ben precisi: da un lato,
per dare una sia pur limitata e carente
informazione (non siamo professionisti) in alternativa aH'informazioi)e quasi assente da parte della stampa « indipendente »; dall’altro, per denunciare
il fatto che, sviluppandosi vieppiù quei
fenomeni, essi avrebbero avuto una
portata veramente drammatica, se non
catastrofica.
Ora che questi fenomeni hanno raggiunto dimensioni di estrema gravità,
anche la stampa « di informazione » è
costretta a parlarne, come lo dimostrano un paio di articoli apparsi nei
giorni scorsi su un quotidiano torinese.
Per quanto riguarda il commercio
delle armi — indipendentemente dal
fatto che l’industria « regolare » mondiale ha un fatturato che supera i 120
mila miliardi annui, con relativi « saloni delle armi »» (in Francia) e cataloghi che vanno dalla pistola ai missili, dal carro armato all’incrociatore,
l’Italia risulta al primo posto nel traffico clandestino delle armi, provenienti in gran parte dalla Gran Bretagna,
dal Libano, dalla Cecoslovacchia, dalla
Grecia. Le statistiche ufficiali sui ritrovamenti di armi e munizioni nel paese
in cui viviamo, dal 1945 al 1971, sono
impressionanti: 191 cannoni, 1077 mortai e lanciagranate, 6006 mitragliatrici,
225.218 fucili, 84.414 rivoltelle e pistole, 424.362 bombe a mano, 1.245.701 kg.
di esplosivo, oltre 35 milioni fra cartucce e proiettili vari. Qualcuno potrà
obiettare che una buona parte dei suddetti ritrovamenti è dovuta alla guerra
da poco finita: vediamo allora le cifre
relative ai ritrovamenti dall’inizio del
1972 al primo trimestre dell’anno in
corso. Si tenga anche presente che si
tratta in buona parte di ritrovamenti
dietro denuncia o fortuiti e che non
sono compresi quelli seguenti ai tragici fatti di Brescia. Le cifre, fatte le
debite proporzioni, sono ancora più
preoccupanti: 1 cannone, 5 mortai, 14
lanciagranate, 57 mitragliatrici, 189
mitra, 16.427 fucili, 11.381 pistole, 90720
bombe a mano, oltre 6 milioni e mezzo di proiettili e cartucce, 325.039 kg.
di esplosivi e 220 km. di miccia.
Pare che i più grossi canali di smistamento siano in Calabria (sul tratto
Crotone-Lamezia Terme) e in Valtellina, vicino al confine colla Svizzera,
che malgrado la sua « neutralità » e
antica democrazia, è uno dei maggiori
centri europei dii traffico d’armi ed
esplosivi.
Parlando di traffico clandestino di
armi, bisogna anche ricordare l’attività di Otto Skorzeny, il noto ufficiale
delle « ss » naziste che « liberò » Mussolini al Gran Sasso. Questo individuo
— che vive a Madrid e svolge l’attività
ufficiale di agente immobiliare — conosce l’ubicazione di numerosi depositi
d’armi e munizioni abbandonati e nascosti dai militari tedeschi in Alto Adige alla fine della seconda guerra mondiale. Tramite l’aiuto del suo camerata
Mertin — che è il secondo mercante
d’armi d’Europa — egli sta vendendo
al miglior offerente queste armi e queste munizioni. In un’intervista concessa al giornale torinese Skorzeny naturalmente nega di essere un mercante
di morte, ma — conclude l’intervistatore — il fatto che egli occupi uno dei
primi posti nelle liste di molti servizi
segreti e che sia corteggiato dai più
importanti trafficanti d’armi sta lì a
dimostrarlo.
È a questo livello che i due elementi — commercio d’armi e criminalità
fascista — sì incontrano, da anni. Lo
provano i vari campeggi armati che,
come una ragnatela, si estendono dalla Sicilia fino all’ospitale Svizzera, nel
Mendrisiotto e nel Luganese, lo provano le scorrerie dei vari « bombardieri neri », lo provano tante persone arrestate e poi in gran parte rilasciate
Miiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Scoperta nucleare sovietica
Secondo la « Tass » fisici sovietici dell’Istituto di fisica nucleare di Leningrado hanno
scoperto un nuovo fenomeno nucleare che
hanno chiamato « effetto del mantello neutronico ». Esso consiste nel fatto che le particelle nucleari site nel cuore dell’atomo non
sono sempre ripartite in modo uniforme. Nei
nuclei degli elementi pesanti, ad esempio, i
neutroni ’’galleggiano” in qualche modo alla
superficie circondando cosi la massiccia concentrazione di protoni con una sottile copertura fisica neutra. Tale ’mantello neutronico’ permettereUie di spiagare una serie di enigmi nucleari. L’esperimento sarà proseguito in una
camera di ionizzazione a idrogeno, unica al
mondo, contenente sia il rivelatore sia il
bersaglio;- essa sarà allestita nella prossima
estate a Saclay, presso Parigi, dove scienziati
sovietici e francesi prepareranno esperimenti
in comune.
« per insufficenza di indizi » o addirittura « per mancanza di reato ».
Ma tutto questo dimostra anche
un’altra cosa e che cioè dietro alla riorganizzazione fascista (non lo si chiami
« neofascismo »: si tratta del fascismo
di sempre) stanno potenti forze economiche e persone « insospettabili »: altro che « squallide minoranze » di cui
ha parlato il presidente Leone in una
sua recente dichiarazione!
Ma certamente non insospettabili
sono persone come il deputato missino Servello, o come « l’onorevole »
Rauti che siede in parlamento coi rapnresentanti della Resistenza, e che in
una delirante intervista concessa alla
televisione svizzera (che abbiamo visto
nella rubrica italiana « AZ: un fatto,
come e perché ») ha esaltato le nuove
prospettive del fascismo auspicandone
un sollecito ritorno in Italia, assieme
al suo degno collega di « fede » Valerio Borghese. Per non parlare poi del
segretario missino Almirante, di cui
non si possono dimenticare l’appartenenza alle alte gerarchie della repubblichina fascista di Salò, i suoi bandi
antipartigiani, le sue ripetute esaltazioni del fascismo, le sue proclamazio
ni sulla necessità dello « scontro fisico ».
Purtroppo, di fronte a queste lampanti dimostrazioni di fascismo, tutti
gli organi responsabili si sono dimostrati deboli, reticenti, conniventi, distorcendo — in gran parte dei casi —
indagini e ricerche, infliggendo pene
semplicemente ridicole, o assolvendo;
per di più, sviando la reale attenzione
del paese colla teoria degli opposti
estremismi, teoria che sta crollando
miseramente e definitivamente.
Abbiamo detto che stampa e televisione si stanno « accorgendo » del pericolo fascista. Di fronte a questa situazione parecchi giornalisti non esitano a indicare la necessità urgente di
combattere efficacemente e senza equivoci il cancro che si estende e di mettere fuori legge il m.s.i. Altri, invece
(Nicola Adelfi su La Stampa del 9 giugno) parlano della necessità di « rendere molto più strette, molto più robuste le reti sia della polizia che della magistratura ». A nostro parere, questa espressione si presta ad un grosso
equivoco, nel senso che si auspicano
potenziamenti numerici, specie per
quanto riguarda le forze di polizia (potenziamenti per altro già decisi in
parte).
E inutile nasconderci che sia nel
campo delle « forze dell’ordine » che
in quello della magistratura sono presenti troppe forze — quando non fasciste — conservatrici e restauratrici:
finché queste forze avranno la consistenza odierna, sarà pura utopia pensare a risultati veramente decisivi che
rispecchino autenticamente e democraticamente l’ispirazione antifascista
della Costituzione. In una parola, si
tratta di « qualità » e non di « quantità ».
Roberto Peyrot
BIOLOGIA, MEDICINA E DIRITTI DELL’UOMO
La tecnica al caare ilidi'naiin
L’ultimo bollettino d’informazioni deli’UNESCO è interamente dedicato a
resoconti e interviste reiative a una riunione, indetta lo scorso novembre a Ginevra dall’UNESCO e dai Consiglio delle Organizzazioni internazionali di Scienze mediche (CIOMS), nel quadro del 25" anniversario della Dichiarazione dei
diritti dell’uomo. La riunione, che raccoglieva sanitari, giuristi, sociologi e teologi, era centrata sull’ampia tematica; «I diritti dell’uomo di fronte ai progressi scientifici e tecnici della biologia e della medicina». Una redattrice delle
« Informations UNESCO », Pierrette Posmowski, pubblica in questo fascicolo
una serie di resoconti e interviste. Ne pubblichiamo una.
norid - sud - est - ovest
■ I capi delle missioni mediche in Eritrea,
riuniti all’Asmara, in seguito all’uccisione di un’infermiera olandese e al rapimento
di un’infermiera americana incinta di cinque
mesi, da parte di elementi del Fronte di liberazione eritreo, hanno deciso di chiudere tutti i loro ospedali e le loro cliniche finché non
saranno rilasciati i sette ostaggi finora catturati dal Fle.
■ La Libia ha chiesto improvvisamente al
Sudan la restituzione di un prestito di
7 milioni di sterline, prestito per il quale
la restituzione non era prevista se non a lunga scadenza. Il governo sudanese ha lanciato una pubblica sottoscrizione allo scopo di
lavare 1’« insulto nazionale »; i risultati paiono positivi. Khartum ha pure deciso di devolvere a tale scopo gli ingressi alla « Mostra del progresso » definita anche, ironicamente, « festival Gheddafi ». Anche la fraternità araba lascia pareccio a desiderare.
I A oltre 15 mesi dal fatto, è iniziato a
Khartum il processo contro gli otto fedayn che il 3 marzo 1973 hanno fatto irruzione nell’ambasciata dell’Arabia Saudita, nella capitale sudanese, occupandola, trattenendo
in ostaggio numerose persone e uccidendo
tre diplomatici, due statunitensi e uno belga.
flimillllllllllllllllllllllllllllUllllllilllllllllllli.
DIFESA
DELL’UOMO
Il collegio della difesa, con a capo il presidente dell’Unione avvocati sudanesi, ha
chiesto che gli imputati siano giudicati in base alla "legge di guerra”.
H II tribunale di Haarlem ha condannato
a 5 anni di carcere — una pena relativamente mite — i due dirottatori palestinesi che avevano dirottato e poi incendiato all’aeroporto di Amsterdam un DC-10 delle
British Airways.
■ Nel primo trimestre 1974 gli scambi
commereiali fra gli USA e la Cina popolare, grazie sopratutto alle massicce importazioni cinesi di prodotti agricoli, hanno superato quelli fra gli USA e l’URSS ed entro
la fine dell’anno dovreMrero raggiungere un
volume complessivo di 1 miliardo e 250 mi
lioni di dollari (circa 700 miliardi di lire]
B Con il prossimo autunno, nelle scuole d
Belgrado vi saranno, accanto ai corsi d
altre lingue straniere, anche corsi di italiano
B Una nuova apparecchiatura per la dia
gnosi dei tumori, basata sull’uso di ul
trasuoni, è stata messa a punto dai medici
e dai tecnici dell’Istituto britannico per la
lotta contro il cancro.
A quando il cuore artificiale? Fra
dieci anni, se crediamo al « National
Heart and Lung Institute » statunitense, che ci lavora attivamente. Alimentato da una fonte d’energia atomica o
da una batteria ricaricatile, questo
cuore nato dalla tecnica umana sarebbe in grado di rispondere a tutte le
necessità fisiologiche dell'essere umano, che ne sopporterebbe l’innesto senza eccessivo fastidio.
Tuttavia il suo apparire porrà alla
collettività un certo numero di problemi sociali ed economici, che sono stati ricordati dal dr. Alfred Gellhorn,
presidente del CIOMS, nella riunione
organizzata dal CIOMS e patrocinata
dall’UNESCO e dall’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) su « La
protezione dei diritti dell’uomo tenuto
conto dei progressi scientifici e tecnici
della biologia e della medicina ». Siccome la tecnica del cuore artificiale è
ancora allo stadio delle ricerche di laboratorio, disponiamo di un periodo
di riflessione per studiare le possibili
conseguenze del suo impianto e misurarne vantaggi e svantaggi.
« Come reagiremo? Dobbiamo gridare al miracolo e andare avanti con decisione? Qppure ricordare il ruolo simbolico del cuore, rifugio dell’anima,
fonte deH’amere e del dolore, che non
potrebbe essere sostituito da una macchina senza che l’uomo si riduca a
una caricatura di se stesso? », ha chiesto il dr. Gellhorn. Una commissione
specializzata americana ha trovato una
formula notevole per definire il problema: « Sostituire al cuore una pompa meccanica azionata da un motore
non vuol dire installare la tecnica nell’intimo deH’uomo? E quindi anche
sprofondare l’uomo nel cuore della
tecnica? ».
Un tempo l’etica medica esigeva che
si preservasse ad ogni costo la vita
del malato. Ora che disponiamo di
mezzi più perfezionati per mantenere
le funzioni respiratoria e cardiaca,
giungiamo a considerare la qualità della vita come un elemento necessario
alla sua conservazione — ha detto il
dr. Gellhorn, sicché « se il cuore artificiale si limitasse ad assicurare la sopravvivenza di un malato e ne riducesse al minimo le attività e quindi
la qualità della sua vita, avremmo il
diritto di domandarci se tale tecnica
di punta sia un vero vantaggio ».
CONSEGUENZE SOCIALI
La questione è altrettanto importante per le collettività: « Il beneficio per
la società è indubbio se il malato, una
Sull’ultimo n.
del « Foglio » (maggio ’74, n. 31) leggiamo: « Dal 30
marzo al 6 aprile
si sono svolti a Roma i lavori della
prima sessione del Tribunale Russell II
sulla repressione in Brasile, Cile e
America Latina.
A parte lo svolgimento formale della sessione, ampiamente descritto dalla stampa quotidiana italiana, può essere utile trarre alcune conclusioni e
spunti di riflessione.
La prima sessione, dedicata ai metodi di repressione delle dittature sudamericane ( rimandando alla seconda
sessione lo studio delle cause profonde di questo fenomeno) non è stata
una semplice denuncia morale della
tortura e dell’omicidio politico, ma il
tentativo di compiere un’analisi scientifica che permetta di capire le connessioni che esistono fra questi fenomeni e il sistema nel suo complesso.
In questa prospettiva si possono influenzare e modificare tali situazioni e
difenderci da esse. Dai documenti e
dalle testimonianze presentate è emerso che in Brasile (è il caso di ripeterlo) la tortura è divenuta un sistema di
governo, una pratica scientificamente
pianificata, che non mira più soltanto
a reprimere ma a prevenire qualunque
forma di opposizione e creare un clima generalizzato di terrore; non colpisce alcuni soltanto (se non raramente), ma tutti e costantemente. Se a
queste caratteristiche proprie aggiungiamo che è un modello in continua
espansione e non trova confini, si comprende il pericolo che corre tutta l’umanità, ogni nazione, ogni stato.
Il Tribunale Russell non è divenuto
un’istituzione permanente perciò, attualmente, non può impegnarsi a giudicare altre situazioni in cui vengano
calpestati i diritti dell’uomo. Però il
valore del lavoro che è stato e viene
svolto, oltrepassa i limiti geografici
dell'iniziativa per portare alla formazione di una coscienza collettiva che
prova ripugnanza di fronte a qualunque luogo e momento nei confronti
dell’uomo.
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
Come nel I Tribunale, anche in questo la legittimazione avviene a posteriori, con il consenso dimostrato dall’opinione pubblica. In questo senso il
lavoro dei comitati di sostegno deve
essere più intenso, deve essere appoggiato di più proprio per raggiungere
il maggior numero di persone, per denunciare e mantener vivo l’interesse
per i problemi del Sudamerica.
La documentazione sulla prima sessione è a disposizione di chiunque »
(ad es. presso la sede del « Comitato
Torinese Tribunale Russell II », via
Magenta 12 bis, tei. 53.14.41. I gruppi
interessati ad organizzare dibattiti,
proiezioni ecc. sul Tribunale Russell II
e sull’America Latina, possono rivolgersi al detto Comitato; come altrettanto è richiesta la mobilitazione di
tutte le forze possibili, sia personali
che materiali, per sostenerlo).
Dice bene: « il Tribunale Russell non
è un’istituzione permanente ». Perciò
alla domanda (che abbiamo udita più
volte): « perché il Tribunale Russell
non discute e condanna ANCHE i crimini che si commettono nei paesi del
blocco comunista, MA SOLTANTQ
quelli che si commettono nei paesi dell’occidente capitalista o dipendenti da
questi ultimi? », rispondiamo: « anzitutto perché il Tribunale Russell non
è TQNU, e in secondo luogo perché esso ha Dossibilità limitate. Non essendo l’ONU, è libero di giudicare e di
non giudicare chi vuole. Avendo possibilità limitate, le sue ricerche di documentazioni non arrivano in ogni
parte del mondo: serietà vuole dunque che i suoi giudici si pronuncino
solo sulle situazioni di fatto che essi
efllettivamente conoscono, non su altre ».
Ancora un’osservazione: la tortura
« è divenuta un sistema di governo »
non solo in Brasile, ma (in certa misura) anche in paesi vicini a noi. Per
es. in Grecia e in Spagna. La tortura
è un costume che sta prendendo pie
de anche in Italia,
come in altri paesi
cosiddetti democratici, particolarmente nell’area della
NATO: in Inghilterra, Belgio, Germania Federale e Olanda (Documentazione dell’« Amnesty
International », citata da « L’Espresso »
del 14.4.’74). Questo è, a nostro parere,
un grave sintomo di decadenza, sociale e politica, che il sec. XX presenta
nei confronti del XIX.
VERSO UNA MIGLIORE
E PIU’ UMANA POLITICA
IN ISRAELE?
-A- È questo l’augurio che, ragionevolmente e con tutto il cuore, facciamo a Israele, agli Stati Arabi ed al
mondo intero, venendo a conoscere la
composizione del nuovo governo .Un
buon sintomo in proposito è il nome
della signora Shulamit Aloni che collaborerà, come ministro senza portafoglio, col nuovo primo ministro Jitzhak Rabin.
« La signora ha chiesto "la sollecita
restituzione agli Arabi, dei territori occupati nel 1967, ivi compresa la Cisgiordania”. La signora Aloni, rivolgendosi
a degli studenti a Haifa, ha dichiarato:
“Se non si vuole che Israele divenga
una nuova Irlanda, o un nuovo Cipro,
o un nuovo Sud-Africa, bisogna essere
nronti a restituire Naplusa ed Hebron".
La signora ha accennato al suo proposito di conservare una certa indipendenza in seno al governo.
In conclusione, essa ha affermato
che il capo del governo dovrebbe ammettere l’esistenza d’un certo “popolo
chiamato palestinese".
Tuttavia una sessantina di persone
militanti di destra, installatesi (mercoledì 5 giugno) in vicinanza^ di Naplusa, si proponevano di manifestare la
“presenza civile israeliana in quella
città", insistendo sulla “loro opposizione alla restituzione della Cisgiordania
agli Arabi". Quei militanti sono stati
dispersi (nella notte sul 6 giugno) da
forze dell’esercito israeliano ». Si ha
anche notizia che il primo ministro
Rabin si era rifiutato di ricevere gl’inviati dai militanti, prima che questi
avessero sgomberato i luoghi occupati.
(Da « Le Monde » del 7.6.74).
volta fornito di un cuore artificiale,
può vivere normalmente e ridiventare
produttivo; se invece diventa un invalido a vita, si accrescerà fortemente il
carico per la società ». Supponendo
pure che il cuore artificiale sia un successo pieno e permetta di prolungare
di una diecina d’anni la vita attiva di
un uomo, quali saranno le conseguenze di questo progresso per le giovani
generazioni? Dovranno ritardare il momento in cui assumere le responsabilità, oppure la società dovrà prevedere sbocchi di ricambio per coloro la
cui vita è stata prolungata?
Se il cuore artificiale avesse come
risultato di accrescere notevolmente il
numero degli anziani, non sarebbe impossibile che, per evitare il sovrapopolamento, le giovani coppie siano costrette a ritardare la nascita del primo figlio. I demograñ dubitano che si
verifichi una tale situazione, ma se
l’età della procreazione fosse effettivamente ritardata, ci sarebbe da rifletterci seriamente.
Altro aspetto del problema: il costo
della nuova tecnica. Negli USA si valuta che sarebbero 50.000 le persone
che potrebbero subire questa operazione. Questa costerebbe circa 25.000
dollari (circa 15 milioni di lire), sicché la spesa globale salirebbe a un miliardo e 250 milioni di dollari (quasi
700 miliardi di lire); e poiché la maggior parte dei malati non potrebbero
pagare la somma prevista, il carico dovrebbe essere assunto dalla società: è
così che intende spendere il suo denaro? Nel 1972 le spese del settore sanitario negli USA ammontavano a oltre
70 miliardi di dollari dei quali 5 assorbiti dai prodotti dell’industria medicofarmaceutica: medicinali, strumenti
chirurgici, apparecchiature radiologiche, materiale elettronico etc. « Come
c’è un complesso militare e industriale
— ha detto il dr. Gellhorn — ve n’è pure uno medico-industriale, nel quale le
grandi compagnie commerciali hanno
un ruolo notevole. Ma, a differenza degli altri prodotti industriali, quelli che
riguardano la medicina sfuggono largamente al gioco ordinario del mercato, perché è impossibile al consumatore, che salda la fattura finale, valutare con conoscenza di causa refficacia
dei prodotti, la loro incidenza sul bilancio della sanità oppure considerare
altre soluzioni ».
UN TRIBUNALE DELLA SANITÀ’?
Secondo il dr. Gellhorn la diffusione
delle tecniche sanitarie di punta non
dovrebbe essere lasciata unicamente
alla discrezione degli industriali che^
ne traggono benefici, né a quella dei^
sanitari-ricercatori e dei loro centri
ospedalieri che vi trovano motivo di
fama e prestigio. I problemi sociali e
morali sollevati da tali tecniche giustificherebbero la creazione di un tribunale, competente sia per valutare la
pertinenza scientifica e difendere i diritti dei cittadini, sia per dare salde
direttive circa la politica da seguire.
Ciò è tanto più importante se si pensa
a tutto ciò che si trascura, in campo
sanitario, e la cui utilità è indiscussa
per i medici. È moralmente accettabile che in un paese si consacrino un miliardo e 250 milioni di dollari al cuore
artificiale, mentre altre esigenze, fra le
più elementari, restano insoddisfatte?
Ad esempio, è assodato che la rosolia
è una delle cause principali di mortalità infantile nel terzo mondo: « e la
rosolia è una malattia perfettamente
evitabile ».
Potrebbe essere assai vicino il momento, ritiene il dr. Gellhorn, in cui
bisognerà mettere sulla bilancia le
spese stanziate per le tecniche mediche radicali e quelle che richiedono
misure meno elaborate suscettibili di
contribuire con più efficacia alla sanità pubblica. « E provato che la morbidità e la mortalità in numerose affezioni sono in diretto rapporto con il
livello socioeconomico. La miseria va
generalmente al passo con una igiene,
una alimentazione e condizioni di alloggio insufficienti. E probabile che
sforzi per alleviare la miseria, condotti parallelamente a un programma di
educazione igienica, avrebbero una
portata maggiore sul piano della sanità, che spese altrettanto forti consacrate alla medicina e alle tecniche
avanzate. Si potrebbe pure sostenere
che il miglioramento della salute di
tutti, ricchi e poveri, controllando l’inquinamento, dovrebbe prevalere sulla
ricerca di tecniche mediche di punta ».
PlERRETTE PoSMOWSKI
Direttore responsabile: Giro Conte
Reg. al Tribunale di Finerolo
N. 17S . 8/7/1960
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