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ABBONAMENTI : Interno ed Eritrea, anno L. 3; semestre L. 1,50.
Estero ; anno L. 5 ; — semestre L. 3. — Per inserzioni, prezzi da convenirsi.
Direttore e finuBlDlstratore : ScDvcnuto Celli, Via magenta K. 18, ROfflfl
Honta, 4 2Xgosto ^9^0 = :^.nno m = H. 32
Spagna — Un altro po’ di
C>imilUtiy , cronaca — Noi..... i pazzi! —
J¡]} Spettacolo confortante — L’on. Murri, Leone
XIII e il celibato — Gli articoli della signorina
Bernardy — Una prima messa — Spese di culto
e analfabetismo — « La vostra fatica non è vana nel
Signore » - Maomettani senza saperlo — La preghiera — Offerta di guadagno — Avviso ufficiale — Valli
Valdesi — Scene medievali —Convegno cristiano sociale — Italia Centrale — Eivista Cristiana — Lo
sciopero dei gasisti di Roma - Nell’Italia meridionale — Corriere Siculo -- Oltre le alpi e i mari —
Il primo d Agosto in Isvizzera —Innovi cristiani —
Un saggio pratico di Cristianesimo sociale — Il Cristianesimo sociale a Neuchâtel — Infamie sociali —
Il Cristianesimo sociale a Nantes — Il nuovo governatore di Madagascar — Un eco dell’enciclica — E^
vangelizzando sotto una tenda — Un’eroica figura
di Cristiano — Niente rotazione e niente attrazione
— Intransigenza d’ora e d’un tempo — Un comune
contro l’Enciclica — A che punto giunge la superstiwone 1 — Il Babismo — Il Papa dei Buddisti — Fra
1 Giovani — Moody — Auri sacra famés — Sotto
1 incubo I
In Spagna
----------©----------
Ancora dei comizi promossi da gli Evangelici
Al comizio tenutosi nel * Teatro del Casino » ad
Alcázar de San Juan presiedeva León Escribano. Alla
sua destra sedeva . el alcalde » (il sindaco) della città.
Parlarono : Nicéforo G. Casarrubios, il quale lesse un
notevole lavoro su la libertà dei culti; Francisco Martínez, direttole del giornale cittadino El Centro de
Espugna; Agustin Arenales (ex gesuita) e Francisco
Oviedo, i cui discorsi furono > ruidosamente » (fragorosamente) applauditi dal numeroso uditorio; che
comprendeva molte persone della « classe umile »,
molte della « media » e quasi tutto l’elemento intellettuale di quell'importante città.
La Luz di Madrid riferisce inoltre degli altri due
comizi di Siviglia e di Jerez de la Frontera (di cui
noi abbiamo già intrattenuto i nostri Lettori) e poi
accenna a un nuovo comizio, di cui non abbiamo parlato, che si è tenuto ad Alicante.
Che cosa scrivesse la « Luz » nel N. di luglio.
L’uragano clericale prodottosi in grazia dell’attitudine democratica del Governo di Canalejas ha provocato un limpido e abbagliante raggio di luce anticlericale. La protesta ingiustificata dei vescovi, del clero,
delle dame, della stampa gesuitica, ha servito di stimolo per risvegliare gli entusiasmi liberali, che in
questi ultimi giorni si sono manifestati in modo eloquente e splendido. I papisti commisero un errore con
quel loro ribellarsi senza motivo. Son tanto avvezzi
ad esprimere' tutto quel che vogliono ed a incutere
spavento con le loro recriminazioni e con le loro minacce, che anche in questa occasione credettero facile
di spuntarla. I risultati riescirono contrari affatto
alle loro speranze. I romanisti hanno alla fine dovuto
capire che nulla avrebbero guadagnato col ricorrere
alle bravate, e però si sono adattati ad un contegno
di inconsueta prudenza. I discorsi proferiti in Senato
da l’arcivescovo di Zaragoza e dal vescovo di MadridAlcalà sono stati estremamente cortesi e temperati,
ottenendo per tal modo per parte del Presidente dei
Ministri un ricambio di benevolenza cordiale. I radicali han censurato questa cortesia del Canalejas verso
i vescovi, tacciandola di esageratamente prudente,
per non dir timorosa, senza pensare che al Governo
— come a chiunque altro — conviene far ben notare
e dimostrar questo ohe non si vuol andare contro la
religione ufficiale, ma difendere soltanto le prerogative del potere civile. Quant’a noi, dobbiamo insistere
sul fatto: che, per quanto poca cosa si stimi ciò che
il presente Governo ha fatto, è sempre moltissimo al
paragone di ciò che fecero i governi precedenti, i
quali non si occuparono della quistione anticlericale
e sempre cedettero ai voleri del Vaticano. Canalejas
è il primo governante che da la ristaurazione, cioè
dal 1875, in poi, abbia ardito porre condizioni e patti
al Vaticano e rivendicare i diritti della nazione spagnola. Censurar Canalejas perchè non va più in là e
non intrapprende la riforma della costituzione, concedendo libertà di culto, laicizzazione dell’ insegnamento e dei cimiteri, ecc., corrisponde a ignorare
completamente la condizione del nostro paese. L’opera del presente Governo è un’opera di demolizione,
di preparazione, e sarebbe follia pretendere di tirar
su d’un subito un edifizio tanto complesso. Si fan confronti tra la Spagna e la Francia, senza ricordare che,
prima che questa nazione pervenisse alla compiuta laicizzazione ufficiale che oggi possiede, ha dovuto trascorrere più di un secolo di preparazione con ampie ed
estese libertà. Oltracciò, la politica francese di questi
ultimi anni è stata, non anticlericale soltanto, bensì
anche antireligiosa; e questa politica non si può introdurre in Ispagna, nè vogliamo noi approvarla : ci
condurrebbe a quell’anarchia chi già va sviluppandosi in una parte della nazione e che combatte e perseguita ogni qualsiasi credenza religiosa.
Tutta la stampa estera si è occupata della presente
campagna del Governo in materia clericale, plaudendo
a Canalejas : fa naturalmente eccezione la sola stampa
vaticanista. A Roma regna l’incertezza e l’inquietezza;
non si sarebbe mai creduto che un Governo spagnolo*
potesse assumere tale attitudine, e si sta in forse su
la miglior via da prendere : se si seguisse la via della
transazione e della prudenza, si'perderebbe autorità
in mezzo alle moltitudini clericali; se quella dell’intransigenza, si arriverebbe a una rottura di relazioni
a danno unicamente della Santa Sede. Questa ricorre
dunque agli indugi, ai temporeggiamenti, senza gran
frutto tuttavia.
La rottura.
1 temporeggiamenti, di cui parla la Luz, non potevano durare eterni. Il Governo spagnolo ha richiamato
il suo ambasciatore presso il Vaticano. Mentre seriviamo non è ancor giunta la notizia che monsignor
Vico, nunzio apostolico a Madrid, abbia ripreso la via
di Roma; non ci sarebbe però da stupire che detta
notizia giungesse .da un momento all’altro. Dio benedica alla Spagna e ai generosi sforzi del suo Governo.
Oh ! venga presto il giorno in cui non abbia a restar
più una sola ambasciata presso la Corte pontificia ;
sì che questa cessi per davvero'e per sempre di essere una... Corte. Allora sarà forse possibile alla nostra Italia di fare un nuovo passo nella via del progresso, abolendo la legge su le guarentige.
La riconoscenza degli Evangelici spagnoli.
Frattanto uniamoci di cuore alla gioia dei nostri
Fratelli evangelici di Spagna ; ai quali dobbiamo augurare altre vittorie come quella riportata e soprat
tutto fervido zelo e magnifici risulta-- nell’opera di
evangelizzazione e di salvezza.
La gioia dei nostri Fratelli in fede sparsi per la
penisola iberica è grande in questi giorni, e la loro
riconoscenza, verso Dio anzitutto e poi verso gli strumenti umani di cui Egli si è servito, è grande del
pari. Al ministro Canalejas parecchi pastori evangelici hanno diretto lettere di gratitudine e d’ammirazione : Juan B. Cabrera, Fernando Cabrera y Latorre,
Cipriano .Tornos, Nicolás Busquets, .Romualdo Jiménez, Francisco Palomares (medico e pastore evangelico), David González, José Velázquez, Enrique Calamita Vidal, Antonio Fajardo ; i quali han scritto a
nome proprio e a nome delle loro chiese, delle loro
scuole, oppure delle associazioni da loro rappresentate.
La lettera di Juan B. Cabrera.
Il sottoscritto. a nome proprio e di tutti i suoi
connazionali spagnoli appartenenti alla Chiesa Spagnola Riformata, adempie all’onorifico dovere di attestare all’Eccellenza Vostra la più sincera gratitudine
per la pubblicazione della Reai orden del 10 giugno,
concernente la tolleranza religiosa. Non può il sottoscritto assicurare che rimangan appagate le intime
aspirazioni della coscienza, fintantoché a eguaglianza
di doveri verso la patria non corrisponda l’eguaglianza
dei diritti, e si abbia a concorrere al mantenimento
del culto altrui mentre il proprio non è ufficialmente
protetto; tuttavia afferma che il passo fatto da l’Eccellenza Vostra mediante la Reai orden surricordata
deve essere gratamente riconosciuto e altamente lodato. Non per forma, ma con tutta la sincerità del
cuore, chiede a Dio che conservi l’Eccellenza Vostra
per molti anni.
La lettera del Corpo dei Pastori.
Abbiamo sott’occhio lettere datate da Madrid, da
Monistrol de Monserrat, da Salamanca, da Siviglia.
Una è scritta a nome della Associazione della Gioventù cristiana e a nome della Società di attività
cristiana di Siviglia. Un’altra a nome della Scuola
Evangelica di San Basilio pure di Siviglia. Non possiamo riportarle tutte ; e ci restringiamo a riprodurre
le principali frasi della lettera che i Pastori spagnoli
hanno diretta, insieme, come corpo, a Canalejas.
• Eccellentissimo Signore, Il Corpo dei pastori o
ministri cristiani evangelici di Spagna, sempre rispettoso verso le autorità costituite; desideroso di
pace e d’armonia fra tutti gli Spagnoli, a qualunque
confessione religiosa appartengano ; conoscitore e facitore del precetto di Cristo: « Date a Dio ciò eh’è
di Dio e a Cesare ciò ch’è di Cesare » ; non può serbare il silenzio innanzi alle proteste di coloro che
nessun danno ricevono nella lor propria fede e nessuno dei loro propri diritti perdono pel fatto che
con ragionevole e legittimo consenso si permette di
porre scritte, emblemi o simboli all’esterno dei nostri
templi e delle nostre cappelle. Tacere, innanzi a tanto
ingiustificate proteste, corrisponderebbe a venir meno
al sacrosanto dovere di difesa dei nostri diritti e di
quelli dell’autorità civile.
La nostra opinione circa agli Ordini religiosi cattolici romani è quella di ognuno che abbia occhi per
vedere e orecchie per udire. La molteplicità di essi
Ordini in Ispagna è una manifesta infrazione del Concordato, che stabilisce tassativamente quanti abbian
da essere ; e i privilegi e le esenzioni di cui godono
sono una flagrante ingiustizia contro agli altri cittadini spagnoli. Valgansi dunque questi Ordini religiosi
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LA LUCE
della libertà, ma senza privilegi speciali e assogettandosi alle leggi, ai regolamenti e ai doveri di ogni altra associazione mirante a qualsiasi scopo della vita;
se non abbia da prevalere l’assurdo di « uno Stato
per entro un altro Stato ».
E venendo alla Reai orden che direttamente ci concerne..., noi abbiamo pazientemente sopportato, durame molti anni, la < ridicola condizione > creataci
da la Costituzione spagnola che dice : < Nessuno sarà
molestato nell’esercizio del proprio culto » e da una
Reai orden che aggiungeva : • non si sappia però dove
ai eserciti questo culto, nè si vedan mai sagni del medesimo ». Non è ridicolo? Ed ora che l’Eccellenza
Vostra ha voluto toglier via da la Spagna questa nota
di ridicolezza, si direbbe abbia a crollar 1’ universo,
se si badi ai clamori sollevati dai * vescovi di tutta
la Spagna », da « le dame cattoliche >,da le « Associazioni » e da la Stampa che, aborrendo da la libertà,
abusa di essa per schernire e vilipendere coloro che
con quella Stampa non parteggiano.
Il popolo spagnolo abbisogna di pane e di pace; ma
nessuna di queste due cose potrà mai avere da coloro
che gli offrono il primo a prezzo della coscienza e gli
tolgon la seconda seminando zizzania religiosa fin tra
le pareti domestiche... Il popolo vuole religione, ma
una religione di pace, di concordia, di fratellanza ;
una religione che rispetti quella dei suoi concittadini;
una religione senza fanatismo nè superstizioni ; una
religione che nei tetri ospedali tratti con eguale affeziene le differenti fedi ; una religione che non susciti ostacoli a colui che intenda sposarsi senza ricorrere ad essa ; una religione infine che non solo non
semini zizzania tra i vivi, ma che non ingiunga ai
morti di respingere i morti. Il popolo spagnolo, che
noi conosciamo e pratichiamo più che non i vescovi
e le dame cattoliche, vuole che tutti abbiano la libertà di adorar Dio secondo a loro detta la coscienza.
E allora soltanto che la religione sarà cosi intensa e
così osservata, il popolo spagnolo avrà pace, troverà
lavoro, otterrà il miglior mercato nei viveri, conseguirà quello stato prospero di cui tanto abbisogna.
Non vogliamo maggiormente abusare dellaVostra attenzione e terminiamo, rendendo all’Eccellenza Vostra
vive grazie per le Reales órdenes già pubblicate ; e speriamo ohe l’Eccellenza Vostra proseguirà per la via
in cui s’è messo, fino al conseguimento completo della
libertà religiosa con tutti i frutti di cui essa va sempre feconda ».
Un altro po’ di cronaca
Il pretendente don Jaime, figlio di quel bacchettone
che fu don Carlos, pare intenda di riaffacciarsi su la
scena, per gittare.lo scompiglio nella povera Spagna.
— Intanto il Governo liberale ha vietata « la manifestatione colossale » che, ricorrendo la festa di S.
Ignazio, i Clericali di Bilbao intendevano fare. Al papa
essi han telegrafato : « Questa decisione (cioè il divieto suddetto) non può essere dettata che dalla paura
di uno spiegamento di forze cattoliche che sono decise
a tutto {oh, bravi!) per evitare la persecuzione {sic)
del Governo e le sue pretese settarie {sic). In nome
di 100.000 cattolici noi esprimiamo ancora una volta
la nostra devozione e la nostra adesione incondizionata
a Vostra Santità, disposti per la lotta a sacrificare la
nostra vita e i nostri beni. Domandiamo la vostra benedizione per questo paese cosi fedele alla Chiesa ».
— Ojeda, ambasciatore spagnolo presso il Vaticano,
è partito da Roma insalutato hospite, cioè senza nemmeno far visita al segretario di stato Merry del Val.
L’energia non manca al Governo di Spagna, e noi ce
ne rallegriamo.
■ - Secondo informazioni del Giornale d'Italia, i
cardinali non approverebbero la politica rovinosa del
segretario di Stato. « La maggior parte dsi Cardinali,
convinti oramai che la loro opinione non ha più alcun peso sulle decisioni che il Cardinale Segretario di
Stato crede dover prendere nella linea di condotta politica, preferiscono astenersi da qualunque consiglio,
sperando che l’accumularsi degli errori determinerà
finalmente il Papa a privarsi di un collaboratore che
accumula rovine sulla Chiesa cattolica ».
— Il cardinale spagnolo Vives y luto, il famoso
cardinale che il Vaticano mandò dal padre Giacinto
con la speranza di convertirlo, il famoso cardinale
che, appartenendo all’Ordine dei Cappuccini, tira l’aqua al molino del suo Ordine, con grande stizza dell’Ordine francescano dei Minori fondato da S. Francesco stesso, si è chiuso, come dicono, in un prudente
riserbo e, interpellato da un redattore del Giornale
d’Italia, s’è accontentato di dire; Son vissuto molti
anni fuori di Spagna, non conosco quegli uomini politici, non sono in grado di pronunziarmi, « prego
Iddio affinchè illumini i reggitori del mio paese e li
persuada a cessare da questo indirizzo politico cosi
ostile {sic) alla Chiesa e così dannoso ai loro stessi
interessi ».
— Intanto si telegrafava da Madrid al Corriere
della Sera questa notizia di buon augurio, e atta a
consolarci della minaccia di guerra civile in nome di
S. Ignazio di Loiola. « Malgrado il riserbo osservato
dal Canalejas, la soddisfazione che egli mostrò dopo
il colloquio col Re, sembra indicare che abbia ricevuto
pieni poteri nella questione religiosa » .
Continueremo, se piace a Dio, questa cronachetta
nel prossimo numero.
Noi... i pazzi!
Ricordiamolo spesso onde ne sentiamo tutta la
grandezza e tutte le amaritudini : dobbiamo indurre
nelle vene stanche della nostra cultura, la forza vergine di Cristo, dobbiamo conquistare l’Italia a Dio !
E questo diciamolo forte affinchè ogni nostro concittadino lo senta, ripetiamolo affinchè nessuno lo
possa dimenticare.
Non l’ignoriamo : tutta l’Italia ci considererà come
utopisti, sognatori, pazzi; 1 Italia che adora l’autorità
del numero, che mai nel dominio spirituale si è domandata se i pochi non avrebbero ragione contro a
tutti; l’Italia che ha spedito all’estero i suoi teologi,
che ha lasciato morire nella miseria i suoi eroi, che
ha bruciato i suoi profeti e li onora non già perchè
li senta onorabili, ma perchè li vede onorati.
Noi pazzi ? Qnest’insulto raccogliamolo e rivendichiamolo come la nostra proprietà legittima, noi che
ci richiamiamo alla pazzia della croce. Alzate la
fronte e considerate : Esiste forse una verità che
non sia stata combattuta e derisa ? I veri eroi delle
genti non sono essi stati decorati da quest’ epiteto
insultante ? Un pazzo Gesù, che mandò ignoti pescatori, senza armi romane, senza scienza greca,
alla conquista del mondo ! Un pazzo Galileo Galilei,
che vide « sotto l’etereo padiglion rotarsi più mondi
e il sole irradiarli immoto !» Un pazzo Cristoforo
Colombo quando si allontanò dalle spiaggie iberiche
in cerca di quelle regioni che avea contemplate nella
sua superba intuizione scientifica! Un pazzo Mazzini quando colla mente del savio, il cuore del poeta
e l’anima del profeta, conquistava la gioventù ai
suoi sogni, alla causa d’Italia! Un pazzo Lutero
che osò lui, povero frate, ribellarsi all’autorità papale onnipotente e chiamare alla santa libertà mezza
Europa ! Pazzi i Guenx d’Olanda che diedero al loro
paese nuova spiritualità, nuove visioni sociali ! Pazzi
i Valdesi che, decimati dalle galere italiane, dispersi
in terre straniere, si raccolsero in manipolo ed osarono quanto era follia sperar : la conquista delle
loro natie Valli Piemontesi !
« Alla testa di ogni movimento che ha giovato
alla dignità umana vediamo dei pazzi ; ed il disprezzo
che si sono attirati colle loro follie è sempre stato
proporzionato alla grandezza delle loro imprese, alla
generosità delle loro intenzioni ». Cosi Vinet, veggente nel secolo XIX del cristianesimo rinnovato.
Oh! anime del Signore che, nei nostri tempi pargoleggianti cosi nell’ estetica da volerla sostituire
alla religione, troppo rassomigliaste a quei cherubini
appena adombrati dell’arte giottesca ; rifatevi alle figure titaniche di Michelangelo mosse tutte dalle
passioni religiose in bufera ! Troppo lungamente vi
riduceste ad essere remissive, pazienti, passive e
quasi vi cancellaste, perciò altri hanno preso il vostro posto e lottano ostinatamente, con risultati impressionanti, per la conquista del popolo mediante
valori morali e spirituali in cui c’è molto orpello.
Risalite a galla dalla sfiducia miserevole, da questo
naufragio di voi medesime e della causa affidatavi.
Tornate a possedere voi medesime, il corpo che Dio
vi ha dato, il cristianesimo che è forza eroica del
bene contro al male e che il mondo deride trattando
da pazzo, perchè non lo sa più intendere.
Agli uomini che oramai cercano istintivamente un
libro, recate sulle vostre braccia trepidanti il sacro
libro deU’umanità, TE vangelo, fra le cui pagine, con
pretese tinte leggendarie, balenano caratteri storici
risplendenti per fede portentosa, per spiritualità
soprannaturale, per volontà adamantina, per virtù
che il mondo stima pazze, perchè hanno del prodigio
e del miracolo.
Chiamate intorno a voi tutti quelli che hanno idee,
passioni redentrici da scatenare, tutti quelli che soffrono ed invocano il gran giorno della redenzione.
Instaurate sulla terra non il dominio della chiesa m a
il regno dei cieli. Ricordate che tutti i grandi caratteri
sono caratteri di fede; lo ha pur detto Giosuè Carducci
che non fu certo tenero per la religione. Sappiate
che il popolo è giovane sempre e sempre si slancierà con ardore giovanile verso gli ideali, tosto che
creatura benigna abbia strappato il velo che li ricopre; ed essi, chiamateli pure libertà, giustizia, filantropia... non altro sono che riflessi di Dio, che estremi lembi del suo mantello di luce ; chi cade lottando per idealità, cade dinanzi ai calzari di Dio. Ecco
perchè la nostra gente è insanabilmente religiosa o,
per adoperare la lingua della superstizione materialista, « incurabilmente pazza ». Attraverso tutti
i tempi, e sotto ai climi più differenti essa risponderà
alla voce del vero, tosto che le pervenga, e si volgerà verso quelli che più rifulgono per divinità.
E se, 0 anime del Signore, vi parrà di non essere
all’altezza del vostro compito, imitate il falco marino : quando le nuvole sempre più oscure si abbassano sopra il mare sempre più nero, quando il vento
in tempesta afferra le onde immani, solcate da lampi
e le precipita contro agli scogli riducendole in schiume
e polvere, quando tutto trema e tutto geme, l’audace
uccello marino si scaglia attraverso le masse nuvolose ed infuocate infino al silenzio ed al sereno del
cielo e, guardando il sole, lancia il suo grido di vittoria. Voi pure libratevi con tutti i pensieri che vi
possono accompagnare, con tutte le energie che vi
rimangono verso il cielo, verso Dio dispensatore di
sorrisi, carezze e trionfi ; e poi da quei rapimenti
nell’ideale, da quelle visioni trasfiguratrici, da quell’immersione nell’onnipotenza di Dio, da quel complessò di realtà eterne che sono pazzie pel profano,
rituffatevi nella mischia pei valori spirituali. Lotta
è la vita ! Vivere militare est !
Sante follie cristiane che ci faceste intuire, intravvedere e desiderare il paradiso ovunque saremmo
andati, che sorridete al bimbo, che animate il forte,
che confortate il morente, siate voi benedette !
Giovanni Grilli
Spcttacolo confortantc
Il nostro povero paese, a danno del quale cielo e terra
sembrano congiurare, è stato colpito da un nuovo disastro dove la natura è più ferace, più iudustre la mano
dell’uomo. Rovine di opifici, campi devastati, numerosi
morti e feriti : tale è l’ultimo bilancio della sventura
nazionale.
Il Governo, nella persona di un ministro e di un sottosegretariq, è accorso, com’era suo dovere, a distribuire
i soccorsi più urgenti ; il Re ha mandato, come sempre,
una generosa contribuzione e la Regina madre si è affrettata a telegrafare per chiedere notizie... della cupola del Duomo di Saronno.
Ma in mezzo al disastro si è manifestato un fatto
nuovo, rallegrante, che ci è causa di legittimo orgoglio
e c’induce a sperar bene per l’avvenire della Lombardia,
non solo, ma, giova crederlo, deU’Italia tutta, poiché
l’esempio buono può diventar contagioso, come lo sono
con maggiore intensità i cattivi. Invece di gente accasciata dalla sventura e implorante inerte l’aiuto dello ,
Stato-provvidenza, i rappresentanti del Governo hanno
trovato delle popolazioni che si erano già messe arditamente a riparare i danni, che piangevano i loro morti
in dignitoso e accorato silenzio e quasi riluttanti, nella
loro innata fierezza, a palesare l’eutità dei danni patiti. Non turbe vocianti per la strada, nè cortei acclamanti alle autorità, ma forti cittadini occupati a seppellire i loro morti e a riparare le breccie fatte nell’opera loro sapiente dalle forze cieche della natura.
« L’Italia farà da sè », disse in un momento d’entusiasmo e d’illusione quel Re che primo mosse alla
sua liberazione. « La Lombardia farà da sè », dissero
con serena e forte coscienza alcuni suoi figli e rappresentanti nell’ora della sventura, in mezzo alle rovine
delle sue industriose città. Tutto non potrà fare da sè,
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LA LUCE
perchè c’è della povera gente, specialmente agricoltori,
che non avrà da mangiare per quest’anno e forse nè
anche per l’anno venturo ; ma la parte maggiore dell’opera di restaurazione sarà certamente da essa compiuta. Quella frase non fu lanciata come semplice spacconata irriflessiva, ma esprime un fermo proponimento
che verrà tradotto in atto. L’uomo forte si dimostra
tale nella sventura e da essa esce più forte ancora.
Abituati, pur troppo, a sentir invocare l’aiuto del
Governo ad ogni stormir di fronda e a veder descritto
su pei giornali ogni piccolo danno locale causato dalle
intemperie quale disastro irreparabile, richiedente logicamente l’intervento del suddetto Governo, abbiamo
provato, misto al dolore, un senso di sollievo, di compiacimento e di vero refrigerio morale leggendo della
forza d’animo e dei nobili propositi dei nostri fratelli
Lombardi, cosi generosi a sovvenire chi è colpito dalla
sventura, cosi magnanimi quando a loro volta ne sono
le vittime.
Codesto esempio rompe, speriamo in modo efficace,
la tradizione latina e più spiccatamente italiana di
aspettar tutto dalla collettività e dal Governo che la
rappresenta : nel concetto popolare, esso è onnipotente
e onnipresente, ente favoloso che dovrebbe fare persino
la pioggia e il bel tempo.
Nella società anglo-sassone invece l’individuo viene
abituato a fare il massimo assegnamento su di sè e
ad aspettare poco o nulla dalla collettività ; il che spiega
quelle magnifiche manifestazioni di energia, di iniiiativa, di progresso, di prosperità e quel numero cospicuo
di spiccate personalità che si chiamano self made men,
uomini che si sono fatti da sè. Questo è Vangelo della
vita intensa e della forza predicato da Roosevelt e da
Caruegie e tradotto in pratica cosi splendidamente dalla
gente nordica in genere e dalla razza inglese in ¡specie,
vale a dire dai popoli che hanno subito l’influenza corroborante e vivificante della Riforma.
Poiché, l’Evangelo di Cristo, beu lungi dall’essere
una dottrina di quietismo, di rassegnazione passiva e
d’infiacchimento, come si sono compiaciuti a descriverlo
e anche a praticarlo coloro che n,on l’banno compreso,
è anzi manifestazione di vita intensa, dispiegamento
di energia e magnifica fioritura d’iniziativa individuale
in tutte le manifestazioni deU’attività, spirituale, intellettuale e anche economica. Il regno dei cieli, ,iprédicato e inaugurato da Cristo, non è fatto per gl’infingardi, pei fiacchi, per gli effeminati, pei pigri e pei viziosi, ma per i forti e per gli nomini di buona volontà :
esso è « sforzato » e sono « i violenti che lo rapiscono ». Da cima a fondo, il Vangelo è un appello allo
sforzo pertinace, all’attività, alla decisione, alla lotta,
alla vita intensa ascendente sempre verso forme superiori.
Siamo lieti che una regione della nostra Patria cominci a praticare in modo più intenso nel campo economico e industriale il Vangelo della forza, sperando
che l’esempio sia fecondo di bene. E voglia Iddio che
i nostri concittadini si decidano ad abbracciare nella
sua integrità il Vangelo della vita, poiché esso suona
emancipazione in tutti i campi del pensiero e dell’attività.
Ennleo Hii/oire
L’On. mUKRI, LEOHE Xlll E IL CELIBATO
Se non erriamo l’on. Murri nella quistione del celibato del clero dimostrò una tal quale indifferenza.
Ora siamo stati sorpresi nel leggere nel suo giornale
Libertà un vibrato articolo contro il celibato obbligatorio dei preti, di cui è reclamata l’abolizione. Ora
viene il bello. L’articolista pubblica una enciclica
con cui Leone XIII il 10 luglio 1898 concedeva il
matrimonio al clero deH’America latina. Vale la pena
di riprodurre il singolare documento :
« Noi Leone XIII papa, per la grazia di Dio, suo
vicario in terra,
Ci rivolgiamo a voi, venerabili arcivescovi, vescovi,
preti e fedeli dell’Ameiica latina evi rendiamo noto
come, dopo aver consultati i venerabili padri del concilio, abbiamo deciso di decretare:
« I. — Visto che il celibato ecclesiastico non è diritto divino, ma è stato stabilito e prescritto dalla sapienza dei concili dei primi secoli della chiesa e dai
nostri predecessori in pontificato... disciplina voluta
dalle circostanze di un tempo in cui le vocazioni sacerdotali erano innumerevoli;
« 2. — Visto che oggi e particolarmente in America, le vocazioni sacerdotali si fanno ogni giorno più
rare, la qualcosa fa sì che ci sia un numero immenso
di parrocchie acefale...
« 3. — Visto che la causa più potente per la quale
la gioventù... s’allontana dal sacerdozio è precisamente
il celibato ecclesiastico...
« In virtù di tutti questi potenti motivi... dichiariamo : di lasciare ai preti di questa regione e solo in
ragione delle necessità ineluttabili in cui versano fra
queste nazioni e fra questi popoli, la libertà di contrarre matrimonio sottoponendosi però in tutto, a questo riguardo, alla disciplina generale imposta dalla
chiesa ai fedeli...
« La faco]tà accordata entrerà in vigore col primo
gennaio 1900.
« Dato a Roma il 10 luglio 1898, veq^tesimo del nostro pontificato. « Leone XIII papa
Enrico Meynier
Gli articoli della signorina Bernardy
Riceviamo dal sig. pastore De Pierre e con piacere
pubblichiamo :
Troy N. Y. 714 Pulton Str.
14 luglio 1910.
Egregio signor direttore della Luce,
Ho terminato or ora di leggere l’articolo Missioni
e... missioni apparso nel N. 27 della sua pregiata Xi<ce,
e sento imperioso il bisogno di inviarle due parole
per dirle semplicemente che il signor Grill ha fatto
bene a scriverlo ed Ella meglio a pubblicarlo.
La signorina Bernardy — con tutto il rispetto dovuto al bel sesso — ha assunto l’impresa di denigrare
non gli evangelici soltanto, ma l’Italia e gli italiani
in genere. Il sig. Grill probabilmente pone tutta la
sua cura nello studio delle quistioni religiose e forse
solamente ora avrà notato la « campagna » intrappresa dalla sullodata autrice. Ma provi un po’ a sfogliare i « Bollettini dell’emigrazione >, qualche puntata della « Nuova Antologia », alcuni numeri di diversi giornali italiani ed altri di lingua italiana ma
stampati in America, e si convincerà di quel che ho
detto.
Contro la signorina Bernardy insorse, e a buon di
ritto, due o tre anni fa, Adolfo Rossi, il quale le fece
sui giornali di New York quella che, quando è amministrata ai bambini, si chiama una lavata di testa.
Ma sembra che l’effetto sia stato molto incerto, poiché le calunnie continuano, e — quel che è peggio —
continuano sotto la primitiva forma di studi morali
e sociali. E per questa ragione, credendo alla sincerità di tali cose, i giornali d’Italia — senza avvedersene — dànno una mano ai denigratori della Patria
nostra, anche quando questi si presentano sotto la
sfavillante veste di indagatori del vero, o magari col
lasciapassare della femminilità.
Scusi del risentimento, signor Direttore, ma a me
pare legittimo, e gli evangelici d’Italia faranno molto
bene ad aprire gli occhi e stare attenti a ciò che si
stampa sul nostro bel paese, anche quando non si tratti
soltanto della quistione religiosa. Non è forse nel diritto della morale evangelica la difesa contro gli attacchi che si fanno ingiustamente al proprio paese?
Mi creda suo in Cristo
___________ Raffaele De Pierre
Il signor De Pierre avrebbe potuto aggiungere che
la signorina Bernardy si diletta anche nel denigrare
gli Americani, come provano tanti fra i suoi articoli,
ed anche quello pubblicato pochissimi giorni or sono
nel Giornale d’Italia.
N. d. D.
Una prima messa
Rossana nella Tribuna scrive un articolo assai impressionante dal titolo : « Una prima messa ! ».
Si tratta della consacrazione di un nuovo sacerdote. La nostra scrittrice evidentemente non può rendersi ragione del fatto ohe un giovane « valente, buono
I e battagliero » abbia potuto far di sè quel * sacrificio »
sebbene « fortemente é sommamente voluto ». Perchè ?
Ecco le parole di Rossana : « Quando gli occhi suoi
mi fissarono, sentii un’onda di pianto salire agli occhi.
Rividi ancora il mio giovane amico festante coi libri
sotto l’ascella che correva a scuola,; rividi la mamma
morta, il babbo lontano,., ma il sacrificio era compiuto.
La sua vita, la sua giovinezza, i suoi pensieri, la sua
libertà di parola, di opinione, di pensiero tutto era
ormai sacrificato e per sempre. «Non si torna indietro
dal sacerdozio — io aveva detto una volta a lui —
una profonda e secolare tradizione condanna al sospetto gli apostati, nè le modernissime idee, nè i nuovi
palpiti dell’animo popolare sanno perdonare all’uomo
il ritorno dall’altare. Comunque e dovunque egli resta
un cattivo prete ed un senso di disprezzo accompagna
i rarissimi che gettano l’abito talare alle ortiche ».
Queste fiere parole sono una condanna della Chiesa
che ai suoi sacerdoti vieta la liberta di pensiero, di
opi nione, e del pregiudizio che colpisce quei sacerdoti
che hanno il ceraggio di abbandonare una missione ehe
in coscienza sentono di non potere più compiere; pregiudizio che, pur troppo, Rossana stessa condivide. Invece costoro sono da ammirarsi: bensì da condannarsi
sono quelli c he continuano ad essere sacerdoti, senza
averne più la vocazione. Non sono poi tanto rari quelli
che gettarono l’abito talare alle ortiche. Moltissimi,
al c ontrario, ne annoveriamo, i quali sono diventati
ottimi padri di famiglia, zelanti pastori evangelici,
cittadini degni di rispetto nelle nuove professioni liberali abbracciate
Enrico Meynier.
Spese di culto e analfabeti^roo
La nuova legge sulla scuola primaria di recente votata al Parlamento è stata definita una grande anticipata vittoria sull’analfabetismo « la cui onta — scrive
l’on. Colajanni nel Giornale di Sicilia — è massima
nel mezzogiorno e nelle sue maggiori isole ; media e
molto più elevata di quello che si crede nelle regioni
centrali ; sensibilmente minore nell’Alta Italia, e soprattutto nel grande triangolo ligure-lombardo-piemontese, la zona più ricca e più industrializzata dello
Btato ».
Il Colajanni nel sopraccitato articolo, con dati statistici, dimostra la dolorosa inferiorità del Mezzogiorno
e delle isole dove l’analfabetismo è diminuito assai
più lentamente che nel Settentrione, soprattutto perchè
la spesa per la scuola vi è minima di fronte alle provinole dell’Alta Italia. Un solo esempio: mentre a Torino si spendono per la scuola elementare lire 9,8 per
abitante, a Palermo 3,9. « Palermo, però, — osserva il
Colajanni — ha una gloria, un primato, che ignoro
se la cosidetta amministrazione popolare ha pensato
ad intaccare : ha il primato su tutte le città italiane
nelle spese per il culto con le sue brave lire 166,000
all’anno. Viene dopo, con una popolazione quasi doppia,
tra le più bigotte, tra le più analfabete, tra le più festaiole, Napoli con una spesa per il culto di L. 128,000 ».
Il che dimostra ancora una volta che là dove impera
il prete, l’istruzione popolare è in ben misere condizioni.
Enrico Meynier.
“ La vostra fatica non è vana nel Signore „
^ (I Cor. XV, 58).
Egregio Signor Direttore,
Nella Luce, n. 29, una notizia da Berwick, Pa (Stati
Uniti) mi ha messo addosso una certa legittima curiosità: chi è stato colui che ha voluto fare assaporo
che il pastore della Chiesa italiana di là, come pure
l’anziano di essa, son venuti alla conoscenza del Vangelo per mezzo del mio ministero ? e per qual ragione
l’ha fatto ? Due domande che m’interessano, ma alle
quali non so dare alcuna risposta.
Però quella notizia mi ha ricondotto sulla via di
certe riflessioni che già avevo fatte tra di me altre
volte, ma che ora sono grandemente tentato di presentare al pubblico. ),e vorrei presentare al pubblico
e particolarmente ad alcune speciali classi di esso ;
e d’altra parte una grave ragione di modestia e di
prudenza mi consiglierebbe al silenzio. Presentandole,
oltre al senso di naturale compiacimento che lo proverei, crederei altresì di fare un bene ai colleghi che
lavorano all’evangelizzazione d’Italia mostrando loro
come veramente la nostra fatica non sia vana nel Signore, ed anche mi pare che potrei in qualche modo
fornire una prova ai nostri benefattori forestieri che
tutta l’opera nostra non si riduce ad alcune colonne
statistiche, che i nostri resoconti pubblicano ogni anno;
col non presentarle, eviterei il sospetto di aver voluto
mettere in mostra la mia povera persona e la modedestissima opera mia. Come fare ? Tacerò. Cosi conclusi le mie incertezze quindici giorni or sono.
Oggi, Egregio signor Direttore, una corrispondenza
che il sig. Clot pubblica nella Luce n. 31, riapre in
me il solitario dibattito; e, non reggendoci più parlerò anche a costo di esser mal giudicato.
Il sig. Clot ci fa sapere che stanno per venire in
Italia, o già ci sono, certi cari nostri connazionali che,
convertitisi al Vangelo in America, s’interessano colà
alla conversione degli italiani e vengono fino qui per
constatare l’opera che si compie nella madre patria e
benedirne il Signore. Orbene, tutto ciò, tutte queste
corrispondenze, tutte queste notizie, producono in me
un tale lieto rimescolio di sentimenti, una tale strapotente commozione, che mi pare d’un tratto il vasto
Oceano sia stato soppresso e che i legami più stretti,
più intimi vengano a stabilirsi tra l’Italia e l’America
(del Nord e del Sud), non solo per quanto riguarda
gl’interessi economici ’nàzionali, e non solo per le relazioni già così vaste, estese ed intense che corrono
tra il popolo valdese e il continente nuovo, ma anche,
e quasi direi ormai soprattutto, per le relazioni ecclesiastiche, meglio ancora religiose, meglio ancora
evangeliche ed altamente spirituali, che si vengono
stabilendo tra la grande emigrazione italiana in America, e l’opera nostra di evangelizzazione in Italia.
Io scrivo queste righe per dire ai colleghi talvolta
scoraggiti : « State saldi, immobili, abbondanti del continuo nell’opera del Signore; sapendo, fratelli miei
diletti, che la vostra fatica non è vana nel Signore».
4
LA LUCE
Ho lavorato molti anni in Sicilia ; Iddio mi ha benedetto e mi ha consolato con preziosi risultati. Ma
quella terribile emigrazione come ci decimava, come
<5i dimezzava il frutto delle nostre fatiche ! Spesso i
migliori tra i fratelli di chiesa, quei membri del cou"
sigilo di Chiesa sulla cui fedeltà ci appoggiavamo con
maggior sicurezza e gioia, quei catecumeni che ci davano le più belle speranze, gli elementi su cui avevamo fatto maggior assegnamento e per la saldezza e
per la prosperità dell’opera, e per le nostre consolanti
statistiche, ci venivano a un tratto rapiti sul piu^bello
dalla lontana terra d’America. Ci pareva che un tremendo uragano venisse ogni anno a gettare a terra
la miglior parte delle nostre messi. E oggi la cosa
continua, in proporzioni un po’ variate forse, ma sempre sensibilissime. Che colpi per noi !
Ma passato il primo doloroso stordimento, riguardiamo : come piante che, trapiantate, invece di perire
acquistano maggior forza e bellezza, ecco dalle lontane
spiagge americane rifiorire, riprender nuovo e maggior vigore, nuovo e più potente zelo i nostri fratelli
evangelici italiani. Di quelli che ebbi il bene di evangelizzare io a Grotte (Sicilia) ce ne sono almeno 25 o
30 che ora, non solo hanno conservata la fede, ma
che r hanno propagata tra altri italiani, che attendendo ai loro lavori glorificando il Signore, che mandano alla Chiesa d’origine i segni del loro affetto in
modo veramente innegabile. Parecchi di loro si sono
costituiti piccoli e modesti collettori in America per
aiutare la loro Chiesa, i loro fratelli poveri di Sicilia,
■e forse ed anzi certamente contribuiscono dall’ America più di quel che potessero farlo quand’ erano in
Sicilia. E tra quei cari fratelli, ai quali Dio mi diede
la grazia di annunziare il Vangelo, ce ne sono ora per
lo meno sette od otto che si sono a loro volta consacrati alla predicazione ; così il mio caro Arturo d’Albergo, Pietro Moncada giovanetto a me dilettissimo,
10 studente in legge Santuccio, il tanto rimpianto e
simpaticissimo Canto Caruso,morto a 23 anni sul campo
del lavoro, tutti quattro di Pachino ; poi Francesco
Di Bartolo e Antonino Di Bartolo, di Vittoria, Vincenzo Melodia, di Vittoria pure e che lavora con ardore in Italia, e altri ancora di cui ora mi sfuggono
i nomi. E quanti, che senza veste ufficiale, lavorano
però con piena consacrazione a glorificare Iddio e a
beneficare il prossimo coll’ annunziare Cristo ! Non
posso astenermi dal ricordarne qui alcuni, desiderando
anche che giunga loro il mio fraterno, caldo saluto e
11 bacio della fratellanza e della pace. Rivedo con emozione nel mio pensiero il gigantesco Lumia Paolo,
tetragono a tutti i colpi della persecuzione è della miseria lì aRacalmuto dove combatteva quasi da solo le
battaglie della fede. Una mattina andava a lavoro che
era notte ancora; di dietro un portone sbuca un enorme cagnaccio che gli si precipita addosso e lo addenta alla coscia. Il Lumia pensa : Non ha abbaiato,
è cane arrabbiato — e subito dice fra sè: Ha morso
me, ma non deve mordere altri. Ratto come il pensiero, lo afferra alla gola e non lo abbandona finché
non lo sente cadere inanimato ; specie di eroismo dovuto ad un nobile sentimento d’amore del prossimo.
Ricordo il gentile Floro De Gregorio che dopo aver
servito Iddio a Grotte e in America fu di lì richiamato al suo Salvatore. E ricordo con amore quasi paterno i giovanotti per anni o per conversione che Dio
mi diede di chiamare al Vangelo, e che ora lo servono in America : gli Argento di Girgenti (già convertito il figlio Alfonso prima ch’io venissi là), i fratelli. Lo Presti Virgilio ed Emilio, il caro Miceli,
Ferlise, vari Agnello, Marcazzolo, Pennica, i due Selvaggio, zelantissimi, Liotta, i tre carissimi fratelli Zambito. Felice Sciarratta ed altri molti. (1) Il caro fratello e collega Clot che, dopo di me, ha avuto il bene
di pascerli a Grotte, ora li ha presso di sè in America ed è amato e stimato da loro come padre tra i
figli ch’egli ricambia di pari e di maggiore affetto.
Concludo : Mi si perdoni il peccato di orgoglio per
aver io parlato dei risultati del mio lavoro. Non l’ho
fatto per me. L’ho fatto a lode di Dio e ad incoragmento dei colleghi. E l’ho fatto perchè si veda, dall’Italia e dall’estero, che l’opera nostra d’evangelizzazione si compie in Italia ma non si limita all’Italia ;
e che, se le nostre statistiche non sorpassano i confini, ben li sorpassano i benedetti risultati dell’ opera nostra ; pei quali non a noi sia la gloria, ma
al nome del Signore.
Giuseppe Banchetti
(1) Domando scusa se, a distanza di sette od otto
anni, posso aver dimenticato qualche nome caro ed
importante, o aver commesso qualche leggera inesattezza. G. B,
Maomeft^ni^e^a saperlo
Quando si rimprovera ad un Maomettano la sua
pigrizia, egli risponde : « Che volete ? è destino che
oggi io non debba lavorare ». A questa risposta ci
sentiamo irritare e ci vien fatto di declamare contro
i danni della dottrina fatalistica, tanto cara al cuore
dei discepoli di Maometto. Sa non che, non siamo noi
spesso maomettani senz’avvedercene? Non abbiamo
noi mai esclamato con un senso di stanchezza : < È
inutile ch’io lotti contro il mio carattere: sono vittima del mio temperamento; vittima dell’eredità ; vittima di innumerevoli influenze che si esercitano sopra di me ? » E le teorie in voga concorrono a incoraggiarci nella nostra apatia... Ci vien detto che noi
non possiamo reagire contro le tendenze naturali;
che, se la nostra natura ci spinge al male, siamo degni di compianto, non di condanna ; che siamo schiavi inetti a conquistare la libertà, malati inetti a ottenere la guarigione... Queste funeste teorie s’infiltrano fin nella Chiesa. flV. H. Ouiton nell’ « Evangéliste »).
LA LRLvG^lKR
La preghiera è uno slancio del cuore, un semplice
sguardo rivolto al Cielo ; è un grido di riconoscenza
e di amore tanto nella prova che nella gioia ; è qualche cosa di soprannaturale che solleva, dilata l’anima
e l’unisce a Dio. — Bisognerebbe ignorare la vita per
disprezzare la preghiera. Non avete sospirato e pianto ?
Interrogate il cuore : quante spine si sono conficcate
nelle sue fibre più delicate! H il cuore ferito ha sempre una preghiera. La preghiera è un’acqua benefica,
è un raggio vitale che feconda lo spirito.
Molte cose belle e buone circondano l’uomo ; ma
bastano forse alle aspirazioni del suo cuore ? Tutto
l’universo, no, non basta alle sue brame, il suo cuore
ha bisogno dell’ infinito, di Dio, per il quale è stato
creato e perciò prega.
La preghiera diviene il suo pascolo quotidiano, la
manna che lo sazia.
Sacerdote Gaetano Mazzocchi.
OfFERT^ PI GUADAGNO
La troverete leggendo nella prima epistola di S.
Paolo a Timoteo, capo VI, versetto 6.
1) Oggi l’avidità di guadagno è generale ; arricchire,
arricchire : ecco l’ideale di moltissimi. — 2) Ci son
più sorta di guadagni : dai più ignobili ai più nobili.
Uno dei meno ricercati, ahimè, è quello di cui parla
l’Apostolo. — a) Eppure non è solo un « guadagno »
ma un c gran » guadagno. — b) In che consiste ? Nella
c pietà », ossia nella religione esperimentata, sentita.
€ La pietà è un gran guadagno ». — cj A un patto. A
patto che sia accompagnata da < contentamento > o da
• contentezza d’animo ». — 3) Sbandiamo l’inquietudine. Apriam il cuore alla speranza e all’ allegrezza.
La religione con rodimento d’animo non è certo un
guadagno nè grande nè piccoio. Non è un guadagno
la religione dei bacchettoni dal viso smunto e affilato, senza un sorriso mai, senza un lampo di gioia o
d’entusiasmo. La pietà, ossia la religione sentita, esperimentata per quel che vale, cioè come sorgente di
pace, di contentezza, di allegrezza, è un gran guadagno ; e lo sanno tutti coloro che la provano. Non vorrete voi provarla ?
ATYISQ UFFICIALE
Il Moderatore sig. B. Léger annunzia che il » Corpo pastorale » è convocato nell’Aula della Casa Valdese a Torrepellice, per il giorno di mercoledì 17 corrente, alle 9. Ordine del giorno : 1) Elezione deile
Commissioni esaminatrici dell’operato delle varie Amministrazioni della Chiesa Valdese. — 2) Elezione
delle Commissioni sinodali. — 3) Esame di fede dei
candidati in teologia signori Francesco Peyronel ed
Emilio Corsani.
VALLI VALDESI
Pramollo. — E’ vacante il posto di pastore in questa nostra congregazione.
Scene medievali
C’è chi dubita che il nostro popolo possa, in certi
luoghi, essere ancora fanatico a segno da mettersi in
rivoluzione contro i cosidetti eretici. E’ avvenuto
qualcosa di simile (e il signor S. Cereghino ce ne informa) in un paesetto ch’è su la linea di strada ferrata tra la Spezia e Parma. Vi abitano tre evangelici.
Ebbene i tre evangelici sono perseguitati e minacciati senza posa, non pur da la popolazione, non pur
dal prete: ultimamente fin il Sindaco intimò loro di
non palesare la loro fede. Alcuni amici evangelici
vennero da un altro luogo a vederli. La cosa si riseppe in paese. E fu un tumulto. E dovettero intervenire i carabinieri.
“Splendida occasione: sale Onken, illustrata.
941 bellissime dispense nuove per 671 lire invece dì
lire 941. Rivolgersi al direttore della Luce ».
CONVEGNO CRISTIANO SOCIALE
Il 2 corrente ha avuto luogo a Venezia nella Sala
della Società Generale Operaia (Campo Santa Maria
del Giglio) un Convegno sociale cristiano. È stato
proposto dal dott. prof. Fior ioli della Lena, il ben
noto antialcoolista ; ed è stato promosso e apparecchiato da lui e da tre altri signori : i signori Mosè
Brunello, operaio, Francesco Bertoloni, operaio e
Carlo 'T.Semini, negoziante. La circolare d’invito incomincia con queste belle parole : « Nella vita moderna, febbrilmente attiva, aspramente combattuta, in
mezzo al freddo scetticismo di molti, al crudo egoismo di taluni, al prepotente impulso di trasformazione esistente nella Società Umana, moltissime persone risentono ormai la assoluta necessità di far largamente penetrare nella azione evolutiva sociale, disorientata ed incomposta, un vivo ed efficace sentimento Cristiano. »
Noi speriamo di poter dare nel prossimo numero
un ampio resoconto del Convegno, al quale abbiamo
augurato di cuore eccellenti risultati.
Italia Centrale
S. Martino in Strada. — Il nostro colportore evangelista sig. Sante Fantueci ha avuto la ventura di
salvare una bimba da grave pericolo. Questo atto di
coraggio gli ha fruttato la riconoscenza di quella piccina, che ha voluto recarsi per la prima volta insieme
con una sorella al culto cristiano evangelico. < Piacesse a Dio » scrive il signor Fautucci « che questa
bambina fosse strumento per condurre la numerosa
famiglia a Colui che salva da ben più grave pericolo ».
Rivista Cristiana
È or ora uscito il N. 7 (luglio) ; ed eccone il sommario : « La conferenza missionaria mondiale di Edimburgo, G. L. — Del preteso cristianesimo esoterico,
E. Senàrega — Uno schiarimento sul Fideismo, E.
Ménégoz — Il movimento democratico-sociale e le vocazioni pastorali, M. Falchi — Religione, Chiesa e Stato
secondo l’on. Murri, V. Garretto — Stile osservato, U.
Janni — La pagina dei pastori, Ev. — Cronaca del
movimento religioso, U. Janni — Dalle Riviste e dai
Giornali — Note bibliografiche ».
Per abbonarsi, rivolgersi al sig. O. Jalla, Via Serragli 51, Firenze. Interno L. 5 ; estero L, 6. Rivista e
Bollettino Omiletico insieme : interno L. 6 ; estero
L. 7,5j.
io SGiDPERyEijm DI Roma
UAvanti! ha scritto roventi parole di sdegno e di
condanna contro quei tali * mestatori » che hanno
condotto alla disfatta più completa gli operai gassisti
che si sono lasciati trascinare in un inconsulto sciopero. * La massa era dominata e fascinata da uno di
quei tipi anormali che diventano tanto facilmente i
padroni delle folle ignoranti. Costui disse : avanti 1 E
la colonna degli scioperanti avanzò precipitando nell’abisso...»
Servisse almeno questa « tragedia operaia » di ammonimento nell’avvenire ! Lo sciopero, non lo dimentichino gli operai, è un’arma pericolosa, perchè a due
tagli. Può condurre alla vittoria, ma bene spesso alla
disfatta ! E, d’altronde, quand’anche le ragioni fossero dalla parte degli operai, perchè scioperare con
evidente immediato danno, e non piuttosto continuare il proprio lavoro, pur non desistendo da una
agitazione seria per ottenere i vantaggi che si desiderano? Ma quella dello sciopero è pur troppo diventata da noi una vera mania. E questa volta le conseguenze non potrebbero essere più dolorose. Meno
impulsività, un po’ più di prudenza, ecco quello che
le classi lavoratrici dovrebbero saper dimostrare.
Enrico Meynier
Nell’ Ita.La^jr^eridioiTa.le
Reggio Calabria. — Conferenze speciali, — Il sig. C.
Jalla pastore a Messina tenne nella nostra Chiesa —
gremita di uditori — una bella conferenza dal titolo:
« La riforma religiosa in Italia ».
Nelle sere poi di Giovedì, Venerdì, Sabato, Domenica, Lunedì e Martedì 21-26 luglio, il sig. E. Coreani
di Falerna tenne una serie di conferenze sui seguenti
importanti argomenti : Il Cristianesimo e il suo avvenire ; A chi andremo ? ; Lo scetticismo, sue cause
e suoi rimedi ; Un’obiezione moderna ; i miracoli e
la scienza ; Il Romanesimo evoluzione del Cristianesimo primitivo ? ; Le origini della Chiesa di Roma
e del Papato.
I temi scelti e trattati con evidente successo lasciarono nel numeroso e colto uditorio una profonda e
benefica impressione. V’ intervennero ufficiali, magistrati e professori. Un grazie di cuore ai bravi conferenzieri e i voti più fervidi acciocché la Parola
della Verità largamente sparsa produca ottimi frutti
per la gloria di Dio. B. Panascia
5
LA LUCE
Corriere ficaio
Girgenti. — (G. M.). Apprendiamo con vivo piacere
che la gentilissima e pia signorina Giuseppina Vitello^ della fiorente chiesa evangelica di Grotte, ha
conseguito con ottimi punti il diploma di maestra e
l’abilitazione all’ insegnamento elementare presso la
R. Scuola Normale di Girgenti. All’amica nostra buona ed affettuosa congratulazioni ed augurii.
OLTRE LE ALPI E 1 flflRi ^
Francia '
Parigi. — È stato aperto un « Foyer » (una dozzina)
detto il « Foyer » dell’«étudiante » tfocolare o casa della
studentessa), dove le signorine ed anche le signore
sole troveranno « luce e affetto cristiano ». È situato
in « Rue des Grands-Augustins N. 5 ».
— Si sta per inaugurare un monumento al Lamennais. Il Comitato del monumento è internazionale e
comprende persone di pensare differente, dal padre
Giacinto a Pierre Loti, dal Tolstoi al sindaco Nathan.
Il Lamennais è « raffigurato in piedi, col braccio steso
all’indietro, col quale copre sotto le pieghe del mantello da profeta le turbe umane uscite da la Chiesa,
turbe ch’egli guida a un nuovo ideale ».
— Una ragazza indigena dell’isola di Madagascar ha
ottenuto con lode il diploma di maestra a Parigi. Che
dirà l’ex governatore Augagneur, ohe naturalmente
considera i negri come una razza avvilita e trascurabile ?
— E’ stato pubblicato presso la < Librairie protestante, 33 rue des Sts. Pères » un fascicolo contenente
36 pezzi di musica sacra per organo, scelti tra le composizioni classiche di Bach, Beethoven, Mozart, Haendel, Mendelssohn, Schumann ecc. Il fascicolo è dovuto
alle cure della « Commissione sinodale del canto sacro » e non costa che 1 franco e 50.
St. Georges - de - Didonne (Charente-Inférieure). — Si
è posto un ricordo marmoreo in onore di Eugenio
Pelletan, il grande repubblicano morto un 25 anni
or sono. Egli discendeva dal Jarousseau, famoso pastore del deserto, del quale scrisse la vita.
JÌLUStria
Vienna. — Monsignor conte Galen, il dispensatore
dell’ Enciclica alle porte d’ una chiesa di Vienna, facendo l’apologià di questo suo atto, ha avuto la sicumera di ripetere la storiella della prigionia papale e
di sostenere che il pontefice è padrone del mondo —
dei re, dei principi, ecc. — e che al pontefice ognuno
■ha da inchinarsi. Si potrebbe essere più fanatici e più
medievali ?
Inghilterra
Mow Cop. — Più di 100 mila persone si sono radunate in questa località per celebrare il centenario della
Chiesa primitiva metodista fondata dal Wesley.
Stati Uniti
Il pastore C. Barber, tre giorni dopo aver compiti
i cent’anni, saliva in pulpito e proferiva a chiara voce
■e senza fatica un discorso, che durò trenta minuti.
Giappone
Nel 1909 vi si contavano non meno di 5149 società
cooperative, tutte assai prospere.
Il primo d’Agosto in Isvizzera
Il primo d’agosto ricorre per gli Svizzeri la loro
festa nazionale. Le campane suonano, ai primi chiarori dell’alba ; dopo il crepuscolo della sera, fuochi
d’allegrezza si accendono su per le creste de’ monti.
Il primo d’agosto 1291, i cantoni di Uri, di Schwytz e
d'Unterwald strinsero il primo patto confederale « in
nome del Signore ». È commovente il vedere come i
periodici evafagelici esortino gli Svizzeri dell’oggi ha
conservare e a sviluppare la religiosità ereditata dai
padri. « Le nostre origini son pie » scrive un articoiista nel Semeur Vuudois. « I nostri padri vissero nel
timor di Dio ; sorretti da Lui, essi edificarono un
edifizio di cui dobbiamo ammirare la solidità, rendendone gloria al Signore >.
I NUOVI CmsrÌASl^
Il Semeur Vaudois dice che il 15 settembre a Losanna si adunerà un congresso dei ■ nuovi cristiani »,
che hanno a capo il drammaturgo Valabrègue. Il Semeur ignora i principii su cui si fonda questa società; ma riferisce il programma del congresso. Eccolo : «. 1) La religione di domani ; 2) l’altruismo forza; 3) l’educazione nuova; 4) la quistione sociale: la
sua soluzione per mezzo del nuovo cristianesimo ».
Honanda d’impiego
A chi cercasse un
portinaio, un commesso o fattorino od un domestico, raccomandasi caldamente un evangelico convinto, relativamente giovane, di provata onestà e di svariate attitudini. Rivolgersi alla Direzione del Giornale.
Un saggio ppaji^jJMnEsimo sociaie
Alcuni impiegati dell’ex Tipografia Bridel (or ora
passata in mano delle « Tipografie riunite ») hanno
fondato una tipografia cooperativa. Dandone annunzio per via di circolari, essi dicono, tra Taltre cose
« La nostra società desidera chiedere ispirazione, ne
dominio economico, ai principii di fraternità e d
aiuto reciproco che stanno a fondamento della dot
trina evangelica. La cooperazione applicata all’ indù
stria è la soppressione dell’antagonismo celato o ma
nifesto, che sorge in ogni paese tra principali e O'
perai ; è ia soppressione degli scioperi e dei conflitti
che si rinnovano ogni giorno e che turbano così prò
fondamente ii genere umano ».
Il Cristlanesimo^soci^ a Deuchâtel
Il deputato ginevrino prof, de Morsier ha tenuto,
pochi giorni or sono, un’attraente conferenza nella
cappella des Terreaux a Neuchâtel, esprimendo i seguenti concetti : 1) non esiste un sistema economico
cristiano ; 2) esiste però uno spirito cristiano, che convien applicare alle quistioni economiche e sociali ;
3) le ingiustizie sociali che ancora perdurano non spariranno che per mezzo d’una penetrazione deli’Evangelo" in tutte le relazioni, in tutto l’ordinamento
della Società umana.
INFAMIE SOCIALI
I bassi impiegati delle Strade ferrate francesi fanno sciopero. Poveretti ! Pensate : in questi tempi, in
cui tutto è carissimo, essi percepiscono paghe giornaliere che vanno da franchi 2,50 a franchi 3,60. Certi
impiegati pervengono al... lauto stipendio di L. 1300,
dopo 15 o 20 anni di servizio ! Eppure le Compagnie
delle strade ferrate francesi fanno affaroni. Nel 1907
esse ebbero un guadagno di 746 milioni 703583 franchi, e davano per interessi e dividendi ai loro azionisti 160 milioni 287360 franchi. Gli incassi nei tre
primi mesi dell’anno corrente han superato di quasi
19 milioni gli incassi del trimestre corrispondente
dell’anno scorso. — È tempo davvero che tutti i cristiani insorgano a protestare contro queste raccapriccianti infamie sociali !
IL CRISTIANESIMO SOCIALE A NANTES
II pastore Chastand raccoglie madri di famiglia e
procura loro lavoro in un ambiente moralmente sano,
»ve i germi spirituali si possono svolgere a benefizio
di quelle povere donne e, per mezzo di loro, a benefizio della prole, che dà molto da pensare nell’atea
Francia.
Il ouovo Madagascar
Il nuovo governatore generale di Madagascar, il
signor Picquié, che piglia il posto del fanatico persecutore delle Missioni evangeliche Augagneur, in
un colloquio con un redattore del S'itele si è espresso
così : « Creda, io là non moverò guerra a nessuno ; e
spero di far trionfare i principii laici col migliorare
e aumentare le scuole, col riformare i metodi d’insegnamento. Le quistioni concernenti le relazioni tra
il governatore generale e le Missioni (relazioni rette
da accordi internazionali) devono essere esaminate e
risolute, non a Tananariva, ma a Parigi ».
I Cristiani evangelici di Francia si rallegrano per
questa dichiarazione del nuovo governatore.
Un eco^elTenciclica
A un redattore del periodico evangelico il Christianisme un Cattolico, alludendo all’enciclica, disse : « Il
Papa lavora per voi » ^evangelici). — Il redattore fa
notare che l’Enciclica infatti ha prodotto ottimi risultati : un risveglio dell’antico spirito della Riforma ;
un consolidamento maggiore dell’unione nella famiglia evangelica ; uno sprazzo di luce, che ha rivelato
al mondo apatico tante cose che il mondo ignorava
circa alla religione prettamente cristiana che noi professiamo.
Euan^eli^^anJe_sotto una tenda
La tenda d’evangelizzazione è stata eretta sopra una
piazza pubblica di Manosque, antica cittadina francese, e vi è rimasta un mese, durante il quale i signori
Chapal e Houter hanno proferito 18 conferenze, davanti a una media di 218 uditori, tra i quali erano
persone colte ed operai, signore col cappello alla moda
e popolane, vecchi e giovani. Quei due bravi missionari di Dio hanno parlato dell’incredulità che uccide
e della religione dì forma che non rimuta il cuore;
e Dio ha benedetto le loro fatiche.— Degli increduli dissero : « Ecco, queste cose fan pensare seriamente » ;
dei cattolici romani : « Radunanze come queste non
posson fare che del bene » ; una donna : « Voi fate più
bene che non crediate »; un padre di famiglia, che
aveva condotto la sua piccina dai predicatori, perchè
le spiegassero la parola ateo: « Che peccato che ve
n’andiate via, adesso che le anime cominciano ad aprirsi ! »
Un*croica fìgura di Cristiano
La città di Dieppe (Francia) ha festeggiato il terzo
centenario della nascita del più illustre tra suoi figli
e del più grand’uomo di mare che la Francia abbia
avuto. Alludiamo ad Abramo Dnqnesne nato nel 1610.
Appena diciassettenne, egli si ebbe il comando d’una
nave da guerra nella fiotta di cui il suo illustre padre
era ammiraglio. Il suo nome non va soltanto glorioso
negli annali militari di Francia contro la Spagna, l’Inghilterra e l’Olanda ; ma anche nella storia del commercio, della civiltà e della religione. Ad Abramo Duquesne la Franciq, dovette un grande incremento nel
commercio; la Francia e l’Europa gli dovettero la liberazione dai pirati di Tripoli che infestavano il Mediterraneo. Il Duquesne era ugonotto (cioè cristiano
evangelico) e serbò la sua fede adamantina fino alla
morte. Nel 1685, revocatosi l’editto di Nantes — dice
la Vie Nouvelle — egli non ebbe licenza di andar
esule ; mori circa tre anni dipoi in Parigi, il 2 febbraio 1688, incrollabile nella sua fede. Il suo corpo, indegno (secondo i clericali d’allora) di ripo.sare in terra
sacra, fu seppellito di nascosto (cosi si crede) al margine d’un fossato nei poderi stessi del grande Francese.
Nessuno seppe mai indicare precisamente il luogo ; si
che le ossa non furon più ritrovate.
Giorgio Lebas cantò di quel Giusto in un’ode, di cui
riproduciamo due strofe :
Il dut lutter eucore aux époques farouches
Où le grand mot de Dieu, tordant d’amères bouches.
Jaillissait pour proscrire et non pas pour prier.
Mais il garda sa foi, sans peur, sans arrogance,
Et Bossuet lui-même, avec son éloquence.
Ne sut pas le faire plier.
Il disparut sans bruit et sans apothéose.
Mais si l’on ne peut dire où ce vaillant repose.
On sait qu’à son coeur fier la Suisse a fait accueil. (1)
Pour nous, Duquesne est là, debout dans la lumière.
Car un tel nom ne peut s’éteindre dans l’ornière.
Ni sa gloire dans un cercueil!
Quante volte il Duquesne fu incitato ad abbandonare
la propria fede ! Il re gli scriveva : « Attribuez à la
seule raison de votre religion le défaut d’élévation dont
vous vous plaignez ». (Lei si lagna di non avanzar nei
gradi : ne attribuisca la colpa alla sua fede).
, Che uomini 1... E’ risaputo che Duquesne non potè mai
divenire ammiraglio 1
(1) Il cuore era stato trasferito in Isvizzera dal figlio Enrico e sepolto in un modesto monumento.
NIENTE RDTllZifmNE ATTRAZIONE
L. A. Gervais, che scrive in modo tanto attraente
net Protestant, risponde al nostro articoletto di alcuni numeri or sono, il quale recava il medesimo titolo che i Lettori hanno riveduto qui sopra. Egli afferma di non aver mai pensato al fallimento della
scienza, ma solo al fallimento degli scienziati frettolosi e materialisti che pretendono di spiegar ogni cosa
con la scienza stessa. Egli è dunque pienamente d’accordo con noi. E termina dicendo: € (Dell’aecordo) non
potrei troppo vivamente rallegrarmi, giacché, se alla
Luce non abbisogna nè preme, tuttavia preme a me ».
Oh, preme almeno altrettanto alla Luce, che le è
gratissima, caro ed egregio signore, della sua gentilezza cosi finemente francese e cristiana.
Qimnto alla < rotazione » e all’ < attrazione », pare
che non sia stato dimostrato nulla in contrario.
Intranjigcnza^d^ot^c d’un tempo
In Austria — dice il Chrétien — i giornali evangelici sono posti sotto sequestro per qualunque futile
pretesto. Un giornale illustrato fu sequestrato 64 volte.
Si sono sequestrati giornali, perchè contenevano pensieri di autori classici e perfino di Gesù Cristo (specialmente il capo 23 del Vangelo di San Matteo). —
Come si vede, i tempi son poco cambiati da quando
in Austria la censura toglieva ai viaggiatori evangelici le Bibbie ch’assi recavan seco, li Almanacco Gustavo Adolfo racconta però come il re di Prussia Federico II riesoìsse a guarire i censori austriaci da
questa mania di alleggerire i viaggiatori. Stanco delle
lagnanze che di continuo gli pervenivauo, fece mettere i suggelli alla porta della biblioteca dei Gesuiti
a Breslavia I I reverendi padri non riottennero l'uso
dei loro propri libri, se non quando si mostrarono
meglio disposti verso i viaggiatori evangelici.
6
6
LA LUCE
Un comune contro rEnciclica
Il comune di Gablonz in Boemia, in segno di prò
testa contro 1 enciclica Editae saepe, ha deciso di non
prendere più parte alla celebrazione delle solennità
ecclesiastiche e di sospendere tutti i pagamenti fatti
a scopo di culto, ad eccezione di quelli obbligatori
per legge. (Dal Corriere della Sera).
A eh« ponto giunge la 5uper$tizione !
Il periodico la Warthurg di Lipsia riproduce la fotografia di due sorta di ostie. Ostie come queste sono
vendute verso Natale di casa in casa, nei villaggi cattolici romani slovaques (come si traduce in italiano
questo nome francese?). Vi è impressa la croce con
una formula sacra. Le ostie che contengono un po’ di
prezzemolo si dànno alle mucche, perchè facciano più
latte. Le altre sono per le creature umane e servono a
proteggerle contro gli infortuni e le malattie. Per riescir più efficaci devono prima essere state benedette. Il
parroco e il sagrestano annunziano il loro giro di
vendita cantando un inno detto Koleda.
IL B/1BIS1V10
Il missionario Emilio Brès nell’ Evangéliste pubblica alcune notizie intorno al Babismo, le quali modificano in parte ciò che parecchi giornali (la Luce
compresa) ne hanno scritto.
Il Babismo, o meglio Behaismo, è un movimento di
riforma persiano ; ma non è l’opera originale d’ un
seguace del Maomettismo; bensì piuttosto il risultato
d’un miscuglio di Islamismo e di Cristianesimo. Il
Bab e più tardi il Beha-Ullah hanno attinto la loro
riforma morale nel Sermone sul monte. I Behaisti
stimano la Bibbia libro divino quanto il Corano. Tuttavia i Giovani Turchi sono il frutto, non già del Behaismo, ma 6.éì\’educazione cristiana, ricevuta specialmente nelle ammirabili Università missionarie e in
città europee. A queste influenze si deve quel « miracolo moderno ch’è la Rivoluzione turca ». E il Brès
conclude dicendo che « gli anarchici figli dell’Oriente,
Musulmani, Armeni, Israeliti..., imparano la virile disciplina anglosassone e la padronanza di sè nella contemplazione quotidiana di Gesù Cristo ».
I| prof. 9. [lot
ti alla Luce.
(86, Romeyn St., Rochester N.
Y., America) riceve abbonamen
/iupi Sacra Fames
(La. tormentosa fame dell’oro).
Non sono tutti così, è vero, ma i più di essi sciaguratamente la pensano così ; quindi il decadere in
Italia della nobiltà e l’inevitabile sfacelo delle grandi
famiglie. Alberto è buono, ha un carattere nobile, ma
non si ridurrà mai e poi mai a diventare un impiegato qualsiasi qui nella sua Genova. All’ estero, a
New-York, puta caso, dove nessuno lo conosce, è
un’altra cosa. Io confido assai che Alberto farà fortuna agli Siati Uniti. Lascialo andare!
— Ma è così lontano !
— Lontano? e chiami lontano un paese dove puoi
recarti in dieci, in otto giorni ? e col quale il telegrafo e la posta ti tiene in costante comunicazione ?
— Ma... egli potrebbe ammalarsi laggiù... è solo al
mondo ora, non ha che noi... e che sarebbe di lui, non
abituato alla lotta della vita ?
Guglielmo si levò in piedi e fissò sorridendo la sorella.
— Miriam — disse — tu hai paura che Alberto si
dimentichi di te. Non temere ! Ti sono garante io per
questo. Io non l’abbandonerò. Gli voglio troppo bene
per non prendermi a cuore la sua triste sorte. Poi, se
suo padre l’ha rinnegato, ciò fu perchè ti è stato fedele. Ragion vuole che noi lo sosteniamo. Ho già parlato collaimamma e con Enrico, ed abbiamo trovato
I una eccellente soluzione alla difficoltà del caso. Alberto avrà un buon capitale per cominciare la sua
vita di operosità.
— Come?
— Le duecento cinquanta mila lire che nostra madre
voleva restituire al marchese Filippo, saranno in quella
vece consegnate ad Alberto.
Un sorriso di gioia balenò sulla faccia di Miriam.
— Ora sono contenta •— disse — Alberto non dovrà
provare le strette della povertà e dell’abbandono.
Guglielmo scosse la testa.
— Ma e se non accetta la nostra proposta? — domandò con accento dubbióso.
— Io gli vorrei più bene di prima — sciamò Miriam.
— Anch’io ■— replicò il fratello.
Il timore di Guglielmo divenne ben presto realtà.
II giovane Alberto rifiutò ogni soccorso e insistette
Il Papa dei Buddisti
Dalai Lama, il gran capo spirituale dei Buddisti, è
andato a Pekino. Ma come ha potuto entrarvi, poiché
attorno attorno alla città ci sono mura ? Il suo alto
carattere di santità non gli consente di passare sotto
la porta d’una città, perchè la porta costituirebbe un
ostacolo tra lui e il cielo. — Quando Dalai Lama dovette entrare a Pekino, ci fu chi propose di dipingere su tela un cielo imaginario e di sospenderlo sotto
la porta per cui il papa dei buddisti sarebbe passato.
Ma l’idea non parve abbastanza seria. Perciò si risolvette dì costruire un doppio piano inclinato (una
specie di ponte) disopra alle mura. — Tutti gli stessi,
dovunque e sempre I (Dal Chrétien).
fra i Giovani
— Li 8 dicembre 1909, s’è costituito a Berlino un
Comitato locale per l’opera militare. Un giornale,
< L’Amico del Soldato », sì pubblica sin dal mese di
ottobre.
— Le 15 Unioni di Berlino noverano 3000 membri.
Esse lavorano con buoni risultati all’opera delle stazioni, col distribuire inviti ai giovani che giungono
nella capitale germanica ; all’ opera della Società fra
i giovani i cui nomi son loro forniti dalla polizia
all’opera dei Tribunali per bambini. Esse possiedono
un ufficio sociale che dà delle consultazioni giuridiche ai membri dell’Unione.
— L’Unione di Gottinga ha organizzato una festa
di Natale cui presero parte 120 militari, fra i quali il
maggiore comandante dì battaglione che ha pronunziato un’allocuzione.
— L’Unione di Lipsia celebrava in marzo il suo 17anniversario. Accanto alle Commissioni per il lavoro
ordinario, vi sono delle sezioni per i negozianti, per
gli operai, per i fornai. La sezione missionaria ha contribuito per le missioni fra i pagani, fra i giudei e
fra i maomettani.
— Il gruppo bavarese annoverava, in febbraio ultimo, 49 Unioni e 3262 membri, cioè 450 più dell’anno
precedente. Vi sono 8 sezioni per studenti con 410
membri e 13 sezioni cadette con 1077 ragazzi da dieci
a quattordici anni.
In 19 Unioni v’è una sezione della Croce Bianca
con 307 membri. Diciassette membri della sezione di
studio biblico sono entrati al servizio della missione
interna, 64 son monitori nelle scuole domenicali e 147
hanno distribuito dei trattati religiosi.
— L’opera unionista del Wùrtemberg ha tenuto, in
marzo, la sua V Conferenza. Centoventi sezioni erano
rappresentate. I delegati assisterono prima al culto
nella chiesa della guarnigione, poi discussero vari
soggetti, fra i quali questo: « Come può la forza dell’esercito essere aumentata mediante l’educazione delle
Unioni cristiane. G. d. P.
M © 0 D Y
On puDto iDcerto.
Il Glardon, nella sua Vita del Moody, narra che chi
si prese cura del nostro giovane, per guidarlo a conversione, fu un cliente del magazzino dello zio — nel
quale Dwight Moody era impiegato, nella città di...
Chicago. Qui son due inesattezze almeno. Il Moody,
quando si convertì, non era a Chicago, ma a Boston.
Lo strumento di cui il Signore sì servì a tal fine non
fu un « cliente », ma il direttore della Scuola domenicale. Ma qui ecco sorgere una incertezza difficile da
chiarire. I biografi del Moody chiamano Kimbail colui
che doveva fare, spiritualmente parlando, tanto bene
a Dwight; mentre il Moudy stesso nel suo discorso
sul « Carceriere di Filippi » chiama il suo benefattore spirituale Edoardo Gemble e lo dice « direttore
della Scuola domenicale ». Forse la storia vera è da
costruirsi così : il Kimbail non era direttore della
Scuola, ma un semplice maestro o monitore (il che
non implica che egli non si desse gran pensiero del
giovane Moody : tutt'altro) ; il direttore invece, il
signor Edoardo Gemble, poco conosciuto dal Moody
— com’egli stesso dice — sarebbe da considerarsi come
il principale e più diretto strumento umano della
conversione di colui che era destinato a divenire un
grande cristiano e un potente evangelizzatore. Quello
dunque che nelle biografie si dice del Kimbail s’ha
invece assai probabilmente da intendere come proprio
del Gemble.
LIBRI E PERIODICI RICEVUTI socialiamo orisriano ' N. 8 (a
gosco). — The Gospel of thè Kingdoiu (agosto).
Per chi cambia indirizzo
Avvertiamo che da ora innanzi non terremo in
nessun conto le richieste di cambiamento d’indirizzo
per T interno, che non ci siano fatte per mezzo di
cartolina con risposta pagata. Inutile aggiungere
che il richiedente non deve scrivere nulla (e quindi
neppure il suo indirizzo) su la risposta.
Il secondo semestre LUCE (1° lug-31 die.)
non cosf^ che una lira.
______Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould, Via Marghera 2, Roma
perchè la somma stabilita passasse tutta intera n'dle
mani del padre.
Quanto a rimanere nella sua n.atia Genova, egli non
se la sentiva. Dopo tutto quello che era accaduto,l’unico
mezzo di salvarsi dalla fame e dalla vergogna era di far
vela per New-York e di perdersi colaggiù fra la grande
turba degli emigranti che arrivano colà da ogni stirpe
e da ogni paese.
I fratelli Olden, Miriam, la signora Rachele fecero
di tutto a fine di fargli accettare alcune migliaia di
lire per provvedere ai più urgenti bisogni : egli rifiutò ogni dono. Solo chiese ed ottenne in prestito due
mila franchi che egli prometteva di rendere al più
presto possibile. Quindi si dispose alla partenza.
Era verso le undici ore di notte quando egli giunse
davanti al portone di casa sua. Questo era chiuso, ma
Alberto sapeva, anche senza suonare, svegliare il portinaio che dormiva in una camera a pianterreno la
cui finestra dava sulla strada. Egli montò coi piedi
sulla fascia di pietra che cingeva tutto intorno il palazzo, e raggiunta la finestra del portinaio, vi picchiò
tre volte colle nocche delle dita. Così soleva fare,
quando, rincasando ad ora tarda dal teatro o dal circolo, e avendo dimenticata la chiave, voleva entrare
in casa senza farlo sapere a tutti gli inquilini del
palazzo.
II portinaio svegliato dal primo sonno rispose con
un colpo di tosse alla chiamata del giovane, e in due
minuti aperse la porta.
— Domenico - disse il giovane—è mio padre in casa ?
— Sì, signorino.
— E’ a letto che tu sappia a quest’ora ?
— Certamente. La Teresa è stata giù da mia moglie un’ora fa e mi disse che il signor Marchese dormiva già profondamente.
— Dimmi Domenico, come ha passati questi giorni
mio padre?
Il portinaio guardo dubbioso in volto il giovane
Marchese.
— Che vuole che le dica ? Al solito ! Ha dato nelle
consuete escandescenze... è tornato a casa ieri sera piuttosto alticcio... ha imprecato alla mala fortuna... ma
lei sa... noi non ci badiamo... e poi il signor Marchese
è sempre il signor Marchese. Io sono nato in casa
sua... mio padre è nato in casa De Paoli...
— Domenico — disse il giovane — ti prego di una
cosa : vieni su in camera mia ed aiutarmi a fare i miei
bauli.
— Come ! Ella parte, marchesino.
— Sì, e per un lontano paese.
— Dove ? dove ?
— Lo saprai più tardi. Ora vieni su con me.
Il giovane si recò col portiere in camera sua e in
meno di un’ora preparò due bauli e due valigie. Il
portiere portò giù ogni cosa.
— Ora va — gli disse Alberto — chiama una vettura e caricavi sopra i miei bagagli. Io torno in camera
un momento e ridiscendo in un baleno.
La carnei a del giovane era troppo lontana da quella
del padre perchè questi avesse sentito l’inevitabile rumore fatto dal figlio e dal portinaio della casa. Alberto, prima di lasciare per sempre la casa paterna
volle dare un estremo addio all’infelice suo padre.
Aveva il cuore gonfio dal dolore e l’anima in feroce
tempesta. Gii pareva che partendo lui, la vecchia casa
De Paoli avesse a crollare sulla testa del vecchio suo genitore. Attraversò le camere vuote di mobili, trasandate, dimenticate. Vide da per tutto i segni della decadenza e dell’abbandono, e arrivò alla camera da letto
di suo padre. L’uscio, come sempre, era aperto, e il
marchese De Paoli russava leggermente.
Alberto entrò. Un raggio della candela che teneva
in mano cadde sulla faccia sparuta e triste di suo
padre.
n giovane lo guardò un momento e pianse. Volse
per tornare indietro, ma non 1® potè. Si avanzò pian
pione sulla punta dei piedi, depose il lume sulla tavola, si accostò al letto, si chinò sul padre e lo baciò in
fronte. Alzò il capo per andarsene, prima che un grosso
singhiozzo della sua anima esulcerata svegliasse il
padre: ma non fece a tempo. Una lagrima ardente
cadde dagli occhi di Alberto sulla guancia del marchese Filippo. Questi si mosse, ma non si svegliò
Prima di addormentarsi aveva bevuto un grosso
bicchiere di « rhum ». Il liquore ardente lo teneva avvinto nelle sue catene, e gl’impedì di svegliarsi alle tenerezze del figlio.
Il giovane passò il limitare della porta, salutò colla
mano il padre e disparve. Le lagrime segnarono una
traccia dolorosa sul passaggio del diseredato.
— Domenico — disse Alberto al portiere prima di
montare in corrozza — domattina darai questa lettera
a mio padre. Ricordati bene, la darai a luì, nelle sue
stesse mani.
— Signorino, sarà servito. Ma lei dove va ? starà via
molto tempo?
— Lo saprai da mio padre. Addio !
7
LA LUCE
E la vèttura si allontanò e disparve neiia semioscurità della strada deserta.
Vili.
Verso Ligooto.
Era una bell’alba del giugno 1890 quando ii piroscafo * Italia • della Navigazione Generale entrava
nel fiume Hudson e gettava l’àncora di fronte a
New-York.
Il sole usciva dalle onde dell’Oceano vestito di luce
e d’oro e lanciava i fiotti dei suoi fulgori sui caseggiati immensi che si stendevano in linea quasi retta
sull’isola di Manhattan sopra la quale è fabbricata la
metropoli morale degli Stati Uniti.
Al tempo di cui parliamo non ancora si lanciavano
ardite a toccare il cielo le masse torreggienti dei grattacielo. 0 skyscrapers, enormi fabbricati a 20, a 30,
a 40 piani, che ora fronteggiano quasi da per tutto
le acque sporche dell'Hudson. Il primo vero grattacielo fu fabbricato nel 1894, quattro anni dopo la data
iniziaile del nostro racconto. Esso è il « Manhattan
Life insurance building », quando furono per la prima
volta usati i così detti « cassoni pneumatici « per le
fondamenta, scavate spesso a 40 e più metri sotto il
livello del suolo.
Se, tuttavia, nel 1890 non si ammiravano ancora
i colossali edilizi del giorno d’oggi, forse l’orizzonte
di New-York al levar del sole appariva più bello che
non al presente.
La grande città si svegliava al cantico quotidiano
della vita. Le onde del fiume fremevano sotto il peso
dei vaporetti che lo solcavano in tutte le direzioni, e
portavano centinaia di migliaia di persone da ima
parte all’altra del fiume o da un punto all’altro della
•città.
All’estrema punta meridionale dell’isola Manhattan
una grande massa verde segna il posto di Battery-Park
e di fronte al parco due fiumi, l’Hudson e l’East River,
congiungono in un placido amplesso le grevi acque
verdastre, prima di fonderle colle più azzurre e limpide dell’Oceano. Al di là del fiume Hudson si stende
la città Jersey, dello Stato omonimo; più in là l’isola
•Staten colle sue verdi pendici ; alla sinistra l'isola
Governor e attraverso l’East River, la città di Brooklyn
scintillante al sole mattutino.
E’ una visione impressionante di case, di palazzi, di
chiese, di ponti, di vapori, di carri, di ferrovie aeree
di tranvia a cavalli e a vapore che ti passano sotto
gii occhi attoniti e creano nella fantasia una grande
massa confusa di imagini, di suoni e di coiori. La prima
impressione che uno straniero riceve di New-York è
quella di una colossale confusione ; più tardi l’ordine
emerge dal caos apparente e la città appare regolare,
fin troppo regolare. Ma è l’ordine dell’uomo, un ordine studiato, artificioso ohe in moltissimi casi, sbandendo la varietà, crea l’uniformità, la noia e la bruttezza.
Non che New-York sia brutta. C’è un po’ di tutto
nella città colossale che può stare a petto colla grande
metropoli inglese. V’è il bello naturale della parte non
ancora fabbricata deli’isola, verso il Bronx Park, al
nord, colle sue collinette verdeggianti, le vallette
amene e i pratelli vellutati di erbe e di fiori.
E’ bello anche il parco centrale situato quasi nel
mezzo dell'isola e che mostra quanto questa fosse graziosa, prima che Fuoino, cupido di terrene dimore
e di oro sonante, la spianasse in un piano uniforme
per fabbricarvi sopra una' città daile vie diritte,
lunghe parecchi cliiloinetri e tagliate da centinaia di
strade trasversali ad angolo retto. Il cielo è anche bello,
non punto nebbioso come il cielo di Londra, quantunque non così puro, nè con un clima così dolce
come le città della costa italiana che giacciono alla
stessa latitudine.
Vi è poi il bello artificiale in molte strade, larghe,
sfogate, ricche di palazzi e di botteghe spiendide. Vi
è finalmente anche l’arte in molti teatri sontuosi, nelle
pubbliche biblioteche, nelle chiese marmoree, nei musei, nei clubs, nelle banche nei palazzi del Governo.
Ma c’è anche il brutto, quasi l’orrido,nelle vie sporche
e mal selciate dell’estrema punta meridionale di NewYork: da Chatham Square North a Cooper Union nel
Bowery, cioè, di fama scellerata. Oggi anche questa
parte della città tende a risanarsi ed è assai migliore
di una volta : ma nel 1890 era ancora il Bowery del
quale il popolino cantava il noto ritornello :
The Bowery ! The Bowery
They say such things and
they do strange things
Oh thè Bowery, thè Bowery !
r 11 never go there any more !
Il Bowery ! Il Bowery !
Si dicono e si fanno tante cose strane.
Nel Bowery ! Nel Bowery !
Oh ! Io non ci andrò mai più !
Prima del 1900 i bassi fondi di New-York si raccoglievano quasi esclusivamente nel Bowery, immenso
quartiere popolare, abitato a preferenza da giudei di
tutte le nazioni, da cinesi, da italiani e da altri forestieri. La sua popolazione spesso fluttuante variava
da mezzo milione a setteeentomila. Era una popolazione quasi ignorata dagli americani di buona condizione, i quali tenevano il Bowery per una regione misteriosa, piena di orgie, di piaceri fantastici, di miserie atroci e di delitti innaturaii. Infatti, i peggiori
fatti di sangue accadevano nel Bowery. Ogni anno vi
appariva qualche Jack sventratore a spargere lo sgomento nel popolino e ad accendere le fantasie popolari col racconto di ragazze tagiiate a pezzi o rubate
dalle case paterne.
Centinaia di persone entravano ogni anno in quella
parte della città e poi nessuno sapeva più nulla di loro.
— Il Bower.y le aveva inghiottite. Esse sparivano misteriosamente senza lasciar traccia di sè. Gli anarchici
di tutte le nazioni avevano i loro covi, i loro circoli
clandestini, i loro segreti ritrovi nel Bowery.
Là si complottavano gli assassini! dei Re e la distruzione del presente ordinamento delle nazioni. Lo
classi criminali di tutta Europa si davano la posta nel
Bowery. Galeotti fuggiti dal bagno, ladri usciti dal
carcere, donne senza riputazione, falliti senza denari,
figli fuggiaschi dai.genitori, mariti e mogli che avevano abbandonato la propria famiglia, trovavano nel
Bowery un rifugio, un luogo di nascondimento, una
tomba vivente. Mentre la vita era cara per tutto altrove, nel Bowery era comparativamente più a buon
mercato. Cerano trattorie e taverne per tutte le borse,
dove si mangiavano le cose più strane e vili, dal cibo
asiatico alle cucine più innaturali della vecchia Europa, per pochi soldi, per pochi centesimi.
Abbondavano anche alberghi.diurni e notturni dove
si affittava un letto per quattro soldi la notte e dove
i senza tetto potevano trovare una temporanea dimora. Le taverne della birra e del gin rigurgitavano
di avventori che parlavano tutte le lingue di Europa.
Giudei russi, polacchi, ungheresi e tedeschi, vi avevano le loro sinagoghe, i loro teatri e le loro trattorie. I cinesi che ivi abitavano in gran numero vi
tenevano i propri ritrovi misteriosi dove si fumava
l’oppio e si commettevano, a dire del popolino^ ogni
sorta di delitti innaturali.
Chi si voleva divertire a buon mercato correva al
Bowery. Chi voleva ubbriacarsi impunemente, andava
al Bowery.
(Continua). (5)
Prof. Giorgio Bartoli.
Soiio VimuBo!
^ Proprietà riservata — Siprodazione proibita
Grosse gocce di sudore scendevano giù per la fronte
■e per le guance del povero prete, che disperava ormai
di riuscire a richiamare quei forsennati alla ragione.
Pure volle fare ancora un tentativo :
— Figlioli, figlioli — gridò — ve ne scongiuro, da
temi ascolto. Vi hanno riempito la testa di idee false,
vi hanno fatto credere ciò che non è. Senza ch'io me
n’accorgessi, hanno seminato fra voi l’odio e la superstizione. V’hanno detto male di una povera fanciulla
innocente... vi hanno ingannato. V’hanno detto che
la Madonna farà un miracolo stanotte... vi hanno ingannato. V’hanno detto che la maledizione di Dio
pende sopra di voi... vi hanno ingannato... vi hanno
ingannato... vi hanno ingannatol... Tornate alla ragione,
figlioli, ricordatevi che Dio è un Dio d’amore, che Egli
fa splendere il suo sole sui buoni e sui cattivi... ricordatevi che Gesù è morto per tutti gli uomini... ricordatevi che dovrete render conto a Lui di tutte le vostre azioni... Oh, figlioli, ve ne scongiuro, non mi fate
mori]’ di dolore... >
— Piange 1 Don Angelo piange ! — dicevano alcune
donne — si sente dalla voce. Poveraccio... ha ragione.
— No, no — rispondevano altri. — No, che non ha
ragione! L'ha condotta lui l’eretica in paese, ora ne
paga il fio.
Una voce mezzo avvinazzata gridò: — Non ci persuadete, Don Angelo ! La Madonna farà il miracolo
stanotte, o che, per Sant’Antonio, sapremo far giustizia colle nostre mani. Non vogliamo più guai in
paese : troppi ne abbiamo avuti !... Che l’eretica si converta o sennò...
— A morte, a morte ! — urlarono altre voci. Un
fremito di terrore passò in tutta la folla. Le fiaccole
s’agitarono nell’aria fumida e s’intravvide un ondeggiar di teste e di spalle, e si udirono strilli di donne
e di fanciulli strizzati, calpestati.
In quel momento un altro personaggio uscì sul terrazzino e si pose accanto a Don Angelo. Era il pariroco Don Zaffi.
Tornati nello studiolo, i tre preti s’eran fatti spie
gare la cagione di quel tumulto e consultatisi alquanto fra di loro avevano concluso che bisognasse
in qualche modo giocar d’astuzia con quei forsennati, poiché ragione non volevano intendere.
— Siamo bloccati — aveva detto Don Franciosi —
c’è gente anche lungo tutta la siepe dell’orto ; il piazzale è pieno di popolo... non dobbiamo sperar soccorso
dal di fuori per ora ; ma se possiamo dar tempo ai
carabinieri di arrivare... Imagino che qualcuno avrà
avuto il buon senso di avvertirli... Da Pieve di Sotto
e da San Vito in poco più di tre quarti d’ora potrebbero esser qui.
— E poi ? Che faranno dieci o dodici uomini contro
tutto questo popolo? — aveva soggiunto Dòn Zaffi.
— Bisognerebbe... bisognerebbe...
Il frate era del parere di fare un tentativo con la
ragazza. Una sola parola di lei, una promessa sarebbe
bastata a calmare gli animi. Ma Don Zaffi non riteneva esser quella la miglior via. Conosceva troppo
bene i De Frazzi : stirpe di ostinati, anime d’acciaio,
che si potevano spezzare sì, ma piegare mai.
— E allora?
— Allora... eh, non c’è che da provare, da tentare...
qualche buona idea ci verrà ; qualche Santo si muoverà a compassione di noi... — E Don Zaffi, ridendo
e grattandosi la nuca e scrollando il capo, era uscito
sul terrazzino.
Là, data un’occhiata alla folla, alle torce fumanti, al
cielo nero, prese gentilmente Don A ngelo per un braccio
e gli disse:—Senta, caro amico, Lei è troppo agitato, troppo
commosso, e con questa gente invece ci vuol freddezza.
La consiglio di rientrare. Vada a riposarsi e soprattutto,
mi raccomando, si faccia animo. Ghe diamine ! Un uomo
come Lei !... Vada, vada, ora mi ci proverò io...
Non senza resistenza Don Angelo cedette : ed ecco
Don Zaffi alle prese col popolo di Pietraviva.
— Ohe, ohe, brava gente ! — cominciò il prete. —
Son qua io a far quattro chiacchiere con voi ora. Mi
conoscete, eh ? Sono Don Zaffi, il parroco di S. Vito.
Vecchi amici, non è vero?
__Don Zaffi! E’ Don Zaffi! Viva, viva Don Zaffi!
— gridò la folla.
__ Grazie, grazie, miei cari ; ma non gridate tanto
forte : che diamine ! non son mica sordo.
I più vicini risero, i più lontani che non avevano
inteso risero egualmente, udendo ridere gli altri.
— Bravi, bravi, ridete — continuò il prete, lieto di
quel cambiamento nell’umore della folla — il riso fa
buon sanguèy^e poi ci s’intende meglio fra una risata
e l’altra ohe non con gli urli e con le minacce. A che
servono gli urli ? Pensate che in questa casa ci sono
dei bambini che dormono. Urlando li svegliereste, e
allora, sì !... si spaventerebbero.. sarebbe il finimondo..
Ditelo voi brave donne che cosa significhi l’aver d’attorno dei figlioli spaventati... Strilli, pianti, convulsioni... Dunque siamo intesi : niente strepito e discorriamocela in santa pace.
La folla, soggiogata dalla calma dell’oratore, pendeva dalle sue labbra, immobile ed attenta. Don Zaffi
fece una lunga pausa, poi riprese:
— Statemi dunque a sentire, brava gente. Prima
di tutto, se devo dirvi la verità, io ammiro il vostro
zelo e la vostra pazienza. Con questo frescolino avete
un bel coraggio a starvene a quest’ora fuori di casa
e fuori del vostri letti ; ma tutti i gusti son gusti, e
io non starò a discutere. La causa che vi ha condotti
qui del resto è una causa... coma la chiamerò ?... una
causa... santa... va bene così ?...
— Bene, bene! Sì, sì; santa, santa! — esclamarono
più voci.
— Siamo d’accordo! Voi desiderate ardentemente
una grazia e siete certi che la Madonna ve la concederà stanotte e siete qui per assistere a questo miracolo... Beh! Non c’è niente di male a desiderare una
grazia, e niente di male a credere che la Madonna la
concederà.
Don Zaffi tossì, si soffiò il naso, tossì di nuovo e
trangugiò la saliva. Non credeva nei miracoli dei Santi
e delle Madonne, l’abbiam già detto, e faceva sempre
un po’ di violenza a sè stesso quando doveva darne
a bere al popolo, per necessità di mestiere, qualcuna
di grossa.
— Già si sa... — proseguì poi coraggiosamente —
ne fa tante delle grazie quella nostra Santa Madre...
e perchè non dovrebbe fare quella di cui avete bisogno voi ?...
— Come parla Don Zaffi, eh ? — dicevan fra loro
i contadini. — Altro che Don Angelo! Ci crede ai
miracoli Don Zaffi ! Non pretende che torniamo a
casa, non ci manda via Don Zaffi ! Che brav’uomo !
che brav'uomo ! Parli, parli ancora !
{Continua^,
(33).
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