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Torre PelHce, 24 Aprile I942-XX
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Riguardate alla roccia onde foste tagliati
(Isaia LI : 1)
SéMianancaleei «l«ll«i AChi^saa Voildeess«
-j Spett. Biblioteca Valdese ‘‘
i torre pellice r,
. ., "'^f^nno’T.V.15 Semestre L. 8
Italia e Impero , .
Estero
25
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Nulla sia più forte della vostra fede!
(Giana vello)
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Direttore: Prof. OINO (OSTABEL
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AMMINISTRAZIONE; Via Carlo Alberto, 1 bis - Torhr Pillici ¡«d
REDAZIONE; Via Arnaud, 27 - Torue Pbluce
Ogni cambiamento d’indirizzo costa una lira
Cent. 30 la copia
O
J7 secreto d*una serenità cristiàna
Dio è per noi un nj’upio
ed una forza, un aiuto sempre pronto nelle distrette.
Perciò noi non temeremo,
anche quando fosse sconvolta la terra;
Quando i monti fossero
smossi in seno ai mari, quando le acque del mare muggissero e schiumassero e per
il loro gonfiarsi tremassero i
monti.
Salmo 46: 1, 2, 3.
Un giorno - 17 secoli fa - un uomo di
mezza età stava seduto nel suo giardino
presso la città di Cantagìne. Si chiamava Cipriano ed era il conduttore dei
cristiani in quella regione.
In quel giorno egli scriveva aH’amico
suo, Donato, e qùesta lettera - ha voluto il caso, diremo così - ha sopravìsSuto i secoli. Ecco quello ch’egli scriveva: « Il mondo mi sembra allegro e
gaio, veduto da quésto giardino om,breggìato dalla vite, ma se salgo su
d’un monte e guardo giù la pianura,
voi sapete benissimo ciò che i miei oc. chi vedrebbero: briganti, pirati e negli
anfitreati uoimini e donne uccisi per lo
svago dì folle plaudenti;'sotto i tetti di
queste case miseria, egoismo e crudeltà. Questo è davvero un mondo perverso, Donato, incredibilmente cattivo.
Tuttavia in questo tristo mondo ho trovato gente tranquilla, serena e pia. Essi
posseggano una gioia 'che sorpassa mille volte quella che può dare il mondo
coi suoi svaghi:.
Essi sono sprezzati e perseguitati, m.a
non se ne curano: essi han vinto il mondo.
Questa gente, Donato, sono i cristiani
ed io sono uno di loro ».
Sembra strano che questa lettera,
scritta aH’inciroa l’anno 250, descriva
con un’accurata precisione la situazione
este di Canto
Le Feste di Canto delle Scuole domenicali avranno luogo a Torre Pellice
(per le Scuole domenicali del Val Péllice) e a San Germano Chisone (per le
Scuole domenicali del Val Chisone) domenica prossima, 26 aprile, alle óre 15.
' Programma: Innario Cristiano, inni
ì' N, 168, 290, 326 g l’inno « Salve, o monti » (N. 300 della raccolta P. e C ); inóltre, almeno un inno a scelta dell’Innario Cristiano.
Si ricorda che il programma delle Feste di Canto delle Corali è il seguente:
Corali riunite, Innario Cristiano, inni
JV. 3S (1, 2, 3), 155 (1), 157 (1 e 2), ed il
Giuro di Sibaud (N. 297, strofe 1, 3, 4,
vedi raccolta P. e C.).
Tvite le Corali sono invitate a cantar
re, óltre il Coro di loro scelta, un cantico, pure di loro scelta, dell’Innario CriStUmo.
La Comissione dei Carito Sacro
i I jj delle Valli Valdesi.
nella quale il mondo oggi -si trova; se
togliamo qualche parola o alteriamo accidentalmente una fraise, abbiamo una
perfetta pittura della vita di questi due
» ultimi armi.
Ora, quando Cipriano ed i cristiani
che erano con lui, riguardavano al mondo tristo e maligno, essi lo facevano cori
una straordiniaria serenità; non erano
disturbati nè perplessi quando briganti, pirati e gladiatori infestavano la
contrada e la riempivano di crimini,
di violenza e di lamieintì. C’era q^a serenità cristiana 17 secoli fa in mezzo a
-questi primitivi credenti.
Ne possediamo noi, oggi, una parte
almeno di tale serenità?
Se noi studiamo la storia della Chiesa, scopriamo con nostra sorpresa che
la serenità di quei cristiani aveva una
sorgente profonda e continua - proveniva da una serie di credenze che noi,
^cristiani d’oggi, non possediamo più.
Cipriano ed i suoi amici erano convinti che il mondo nel qualè vivevano
era largamente controllato da Satana
e dai suoi demoni; questo mondo era ‘
quindi corrotto, senza speranza dì rav- vedimento e doveva essere evitato con
■cura.
In quel mondo Dio aveva scelto pochi individui ed aveva dato loro il prezioso privil'egio di far parte della Chiesa cristiana. Avevano una guida divinamente illuminata che li dirigeva nella via santa e separata da quel mondo
empio e pagano, e queista guida era Cipriano, vescovo di Cartagine, il quale
a sua volta soffrì il martirio verso la
metà del III secolo.
Se quei cristiani seguivano le istru-*’'
ziòni del loro Maestro erano convinti
che alla lor morte J.’ammisEione al Paradiso era assicuràta; così la gioia che
li attendeva li compensava delle sofferenze che incontravano nel corso della
vita su quella tèrra infestata di dem,oni.^,
Difatti la benedizione che era promessa a quei cristiani dopo la morte li
preparava serenamente aH’idea del
martirio. Non era forse la visione d’esso
che avrebbe più presto schiuso loro le
porte di quel regno celeste?
. Possiamo noi col nostro cristianesimo, trovare una serenità eguale alla loro, anche oggi ? E se noi possiamo trovarla, dovie la troveremo?
La serenità, in tempi come questi»
la. si trova in quella « fede che ci è stata tramandata ima volta per sempre».
Fede'in quel Dio che. sa che ama, è
prende cura - fede in Colui che concede un reale aiuto in tempi di distretta,
che ha prranesso ai Suoi, non un paradiso sulla terra, ma tribolazioni, sofferenze e guai. In faccia all’etemità riconosciamo che Iddio completerà in noi
l’opera che ha avuto il suo principio
sulla terra.
'! ■ ■ ■■ X.
UNA COMUNITÀ’ PIEMONTESE
GUARDIA PIEMONTESE.
■- Sotto questo titolo, nel fascicolo dell'aprile corrente delle Vie d’Italia, la
bella Rivista della C. T. I. (anno XLVIU,
n. Ay, Corrado Alvaro narra una sua visita recente a Guardia Piemontese, in
Calabria, riferendo impressioni, ricordi,
..jesperienze molto interessanti su quel
,'horgo d’origine prettamente valdese che
'Conserva ancora tracce notevoli del suo
'tempo antico. All’articolo è stato già
.opportunamente accennato, nel n. 14
-•dell’Eco, da Roberto Malan. Mà è utile
^attiriairvi con più diffusa relazione l’at¿tenzione dei Valdesi, tanto la rieyoca-^ione delle nostre vecchie tradizioni ca|labresi è impressiva e- commovente.
Guardia Piemontese è un borgo tutto bianco, -annidato in idma ad un costone deir Appennino Calabrese, im'mihente sul mare. La vecchia strada
ì sassosa risale il ripido pendio, attra
^ verso una fiorente vegetazione meridio-le, in basso vasti uliveti, in alto casta
gneti ombrosi come alle Valli, qua e là
s’affaodiano grovigli di cactus spinosi
o vigne opulente; Una strada moderna
sale pure in larghi avvolgimenti all’abitato, Un ciunuló di casette ammassate
le une sulle altre, tra cui s’inerpicano
le erte stradicciuole tortuose. Torno
torno si ritrovano i resti delle vecchie
mura e i ruderi del castello; che vigilavano la cittadina forticata. Di lassù il
panorama è meraviglioso, sulla catena
degli Appennini che si svolge ondeggiante a nord ed a sud; verso ponente,
è l’immensa distesa azzurra del mare,
su cui si scorge lontano Tisolotto dello
Stromboli, cor pennacchio di fumo del
suo vulcano. .
I VALDESI DI CALABRIA.
E’ noto • che Guardia Piemontese è
stata fondata nel secolo XIV, sulle terre del barone Spinelli, da coloni valdesi, ohè dalle Valli emigrarono in quella
ferace regione della provincia di Cosenza, formandovi numerose comunità, a
Montalto, a S. Sisto, in vari altri villaggi. Per due secoli essi vissero tranquilli, rimanendo fedeli ai loro principi evangelici, tenendosi in relazioni
assai strette con le patrie Valli, specialmente per mezzo dei Barbi, loro direttori spirituali. Guardia, mercè l’operosità degli abitanti, divenne una prospera cittadina, « une ville riche et
notable », come riferisce il Gilles, che
n’aveva avute notizie dirette dal padre,
l’ultimo Barba.
Ma nei primi mesi del 1560 si scatenò
contro quei Valdesi una terribile persecuzione che li straziò e li diverse e li
distrusse , interamehte. Non vogliamo
dilungare, inella narrazione dell’atroce
sterininio, dì cui i lettori possono facilmente avere notizia ih qualsiasi manuale di. Storia Valdese. I pochi miseri
superstiti, che con Tabiura s’erano salvata la vita, furoho raccolti fra le mura
di Guardia Piemontese. Di-quei .Vaidesi apostati sono appunto discendenti
IN CALABRIA
gli attuali abitanti del borgo, che ammontano a circa miUecinqùeoenta. Hanno perduto il ricordo storico preciso
della loro origine e della terribile tragedia da cui son derivati. Ne hanno
qualche incerta nozione. Ma nella fisionomia della persona, negli usi, nel
costume, nel linguaggio, nel temperamento, neirattitudine morale sono rimasti tenacem,ente abbarbicati elementi preziosi dell’antica personalità valdese. Già alcuni visitatori valdesi li avevano segnalati: citiamo il pastore Giovanni Pons in una sua lettera pubblicata nel fascicolo 1° del Bulletin de la
Soc. d’Hist. Vaudoise (1884), ed ü prof.
Giovanni Jialla, in un articolo dell’Echq
des Vallées (novembre 1932, ripubblicato nel 2° voi. delle « Glanures »). Ma
l’Alvaro Ti ha rintracciati e messi in
evidenza con maggiore dovizia, esponendoli con quella perspicua ed elegante semplicità di stile, con quella simpatica comprensione dell’iairgomento, che
gli sono propri.
Non intendiamo sciupare con un breve riassunto l’efficacia dell’articolo a
cui rimandiaino senz’altro i lettori. Vogliamo soltanto fissare, come documenti
veramente importanti, gli elementi caratteristici raccolti dall’Alvaro.
TRADIZIONI VALDESI.
La prima vivissima impressione lo
scrittore l’ha avuta osservando uria
donna sul m'ercato d’una borgata calabrese; « .„dissimile da ogni altra apparve, a parlare e a gestire con toni e atteggiamenti d’un altro mondo... vestiva
in modo insolito;., la sua parlata sitretta, leggermiente nasale, con le finali
tronche e le e mute... i giesti ch’ella faceva erano diversi da quelli dei suoi interlocutori... La donna, stipulato il contratto (per due porcellini), pagò, e gridava al ragazzo (ch’era con lei): Nicò,
d’esì; t’d capè ? (Nicola, di qui; hai capito ?) E a un uomo idhe le domandàvia
qualche cosa: N’è a pà. Attandè. (Non
c’è, aspettate) ». ,
Nella vffeita a Guardia Piemohtese
queste impressioni si rafforzarono e
chiarironb. Già il borgo è diverso dagli altri della Calabria: «un assembramento di case che non ignorano l’eleganza dell’arco e della volta... una certa complessità ed una varietà di prospettive... un’architettura popolare che
segue da vicino gli stUi <M secoli pascati... » Ed a queste oaratteriistiche possono ingiungersi i due ruderi, già ricordati dal Pons e dal Jalla: in basso, presso l’entrata dell’ialbitato, una vecchia
casa la Co dar song, ove secondo la tradizione, ebbe luogo, nel 1560, il più
spaventoso massacro; ed in alto, le rovihe dell’antìco Tempio Valdese, che
gli abitanti jndioano ancora come Im
Ghieisa di noeta geni.
Anche l’apparenza degli abitanti è
diversa. Osserva l’Alvaro: «fisicamente
ho visto figure che giurerei piemontesi,
sopravvissute e forse rifiorite per le alternative delle discendenze... » Carette-
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ristioo è il costiune femminile/tuttora
det^o'costume oltramontano, che il Jal
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la già aveva notato come lassai " simile
^1 costume valdese: sul xapo, un velo
a forma di cuffia, con un lungo’nastro
di seta che pendè alle spalle. Curioso è,
S¿JiS-_F
' •sul vestito,’'un grembiule alto, rigido.
legato sotto le ascelle al di sopra della
cintura, il quale trova la sua origine é
spiegazione nell’abito della penitenza,
imposto nel secolo XVI alle donne che
avevano abiurato: « un sacco legato sotto le ascelle, in modo da coprire anche
l’ombra dei seni e la linea dell’abito ».
Fu loro imposto anche il cilicio, « ma
di questo serba memoria soltanto una
lieve increapatura nel giro delle pieghe
dell’abito intorno ai fianchi ».
Il linguaggio serba tracce notevoli
dell’antico dialetto valdese. Già ü Fons
ne aveva osservata la somiglianza impressionante col patois d’Angrogna; ed
alle sue richieste aveva ricevute dagli
abitanti irisposte come queste: Où parlé cuma nu... Sew de noste país?... dar
■ país de nosta geni ?... Allura nu sum
parent... (Voi parlate come noi. Siete
del nostro paese ? del paese della nostra gent ?... Allora noi siamo parenti).
L’AIvaro, alle frasi già citate di sopra,
altre ne 'aggiunge veramente singolari:
La pietre e la jais suleglie (piove e fa
soie); derreire de la porte nostre (dietro
la nostra porta); serre serre la fenestre
(chiudi, chiudi la finestra); d’a und sève ? (dì dove siete ?); vw ve n’annè (voi
ve n’andate); si ode nel loro discorso il
chreZ piemontese vivo; e finalmente due
versi d’un canto antico « in cui il monarchismo millenario del Piemonte sì
può riconoscere: Sielle benedit lu loitt
cheu tu m’a donnè . Surdè pe lu Rre-ti
m’a crisseu » (Sia benedetta la luce che
m’hai dato - Soldato per il Re tu m’hai
cresciuto). Rimangono inoltre « nómi di
famiglia non comuni nella regione e di
colore valdese: Usceglio, Urselli, Bonnet, Guglielmet »; a cui si possono aggiungere quelli ricordati dal Jalla: Muglia (Morglia), Coscione (Coisson).
Infine l’Alvaro nota notevoli elementi del costume morale: « Non c’è albergo; forestieri, si va a chiedere ü caffè e
da mangiare a chi voglia concederlo;
si enira nelle case con rara facilità e
con una spinta alla porta. Carnè una
volta, tutte le porte rimangono aperte...
Non si ricorda da moltissimi anni una
violenza; c’è un senso dell’individuo e
della sua libertà giusta, come si vede di
raro. Mondo poco rumoroso, per nulla
curioso, in niente eccessivo: la stessa
religione è attaccata ai riti e sommessa, senza nessuna di quelle grandiose
fiorettature e spettacolosità che si trovano nell’Italia meridionale... »
Dobbiamo essere grati al noto scrittore per avere rievocato tanto efficacemente la lontana ed ignorata famiglia
di quella che essi stessi chiamano, con
pensiero incosciamente nostalgico, la
nostra gente. Vogliamo augurarci che
il saluto fraterno che ora le mandiamo
' attraverso lo spazio possa avere un
giorno ima cordiale rispondenza.
Attilio Jalla.
Solfo quale albero?
“’’si, a giurare che essi avevano visto,
^ con i 'ioro occhi, un uomo parlare nel
giardino, con Susanna. E il tribunale
credette e Susanna andava a morte, J
, quando Daniele fernìò la folla e chiese, '
noi diremmo un supplernento d’istrut-^”
toria.
, Al primo vecchione egli chiese:
« Sub qua arbore, sotto quale albero,
hai tu visto i due^giovani parlar e?».,Ed il vecchione rispose franco:
« Sotto un lentrsco ». %
Al secondo veccTiione rinnovò la do- ; I
manda: ■ '
« Suib qua arbore, sotto quale albe- *
ro ? »
Ed il seteondo, che non aveva udito
la prima risposta, disse, franco:
«Sotto un elee ». *
E cosi Tinganno fu svelato; la tra-'/
ma dei due giudici disfatta. Questo, di- m
cevamo, molti anni or sono, a Babilonia, al tempo di Daniele profeta.
Oggi -i profeti non parlano più, o me- ■
glio, non lì comprendiamo più; ed è '
peccato, veramente peccato, perchè sarebbia sommamente utile che qualche
Daniele scendesse ancora nella folla, o
entrasse nei salotti è domandasse ancona: Sub qua arbore?
Ancora un discorso sulla maldicenza,
sulle pilcicole o grandi malvagità ripetute sorridendo ?
No, amico lettore, no; sarebbe tempo
perso, tanto più che la maldicenza non
esiste, nell’ambiente nostro dove, quando si parla si è bene informiati. Si sa
tutto in modo preciso, con abbondanza
di dettagli e riicchezza di sfumature come un fatto è accaduto, e perchè. Forse sarebbe meglio mettere prima il perchè: siccome le. cose stanno cosi e ¡così, ?
la tale persona deve aver latto questo =,
e quest’altro; anzi, lo ha fatto senz'al
tro; se non l’han visto, è come se’lo avessero visto; anzi lo hanno visto: roba. ! Cose 1 ■ . ''■■■ •
Sub qua arbore?
Mah 1
Tanto non c’è pìiù“ll pericolo; dei profeti ! . * o. l.
Albo d’Ònore
E’ giunta comunicazione dall’Autorità della morte avvenuta il 21 marzo u.
s.t in Balcania dell’alpino Stefano Mi
chelin dì Stefano, di Biobbio Pellice
(Laus).
Il caro giovane aveva 22 anni. E’ caduto in combattimento ed è stato assistito, nei suoi ultimi istanti, dal nostro
Capt^llano militare, pastore E. Rostan.
La Chiesa di Bobbio circonda della
sua affettuosa, simpatia e della sua speranza cristiana la famiglia in lutto.
R.
Sub qua arbore ?
Un po’ di latino non fa male, per colore d’ambiente, se il quadro è antico.
E veramente è vecchia la storia di Susanna, come la narpa un capitolo deuterocanonico del libro di Daniele,
■Viveva dunque, nei tempi antichi, in
Babilonia un uomo ricco, dì nome Gioachim che aveva grandi ricchezze ed una
moglie, bella e savia: Susanna
E di questa donna s’innamorarono
due giudici, due senes judices: due vecchioni che, abusando della loro autorità cercarono di sedurre la giovane, la
quale preferì la morte aU’onta. E fu
con sottile inganno la casta Susanna accusata dai due giudici, e condannata. I<
due vecchioni erano pronti a giurare,
In una bella mattinata di autunno,
pedalo faticosamente sullo stradone che
da Torre sale verso Villar e Bobbio. Ad
un certo punto, dove la salita si fa più
ripida, scendo un momento per riprendere fiato: Passano alcuni cavalli con le
bardature ma senza i carri e vanno
avanti in fila indiana, con passo misurato e impeccabile più dei soldati, spediti, come se avessero fretta di giungere
al lavoro. Dietro, a quulcke passo di distanza, un gruppo di carrettieri li segue chiacchierando, affiancati. Uno di
essi, ad un certo punto, crede bene chissà perchè, di incitare i cavalli che gli
stanno parecchi passi innanzi: «Hi C...1»
Sento una vampa di fuoco salirmi al
viso, vorrei farmigli addosso e schiaffeggiarlo, aspre parole mi salgono alle
labbra:
— Taci, sacrilego bestemmiatore, ringhiotti la tua bestemm,ia, domanda perdono a Dio, agli uomini e al tuo cavallo stesso che è più rispettabile di té.
Tu non sèi degno di calcare le zólle
sacre della terra valdese nè di respirare l’aria di questi monti... Sono i deinoni che bestemmiano, è Satana il maestro che insegna loro !
Che cosa hai guadagnato con la tua
bestemmia? Che cosa hai ottenuto? Ri' spondimi ! Hai tu almeno intelligenza
per comprendere ciò che hai fatto'?
Il tuo cavallo ci ha capito poco. Tutt'al più ha avuto la sensazione che sei
un uomo violento, pronto a maneggiare
la frusta; ma, questo, lo ayrebbe capito ancora meglio se tu, invece di Cristo, avessi detto il tuo nome, Caio o
Sempronio che sia... Io, invece, che non
mi intessavo dei oasi tuoi, ti ho capito,
ti hanno inteso i tuoi compagni e, sopratutto, ti ha udito Uno al cui orecchio
la tua bestemmia è suonata come una
sfida: Hai voluto dire che tu sei un uomo forte, che intende che le cose vada- no a modo suo, che non ha soggesdone
di nulla ie di nessuno, nemmeno di Co
lui che gli hanno insegnato a temere
fin dall’infanzia, nemmeno della rèligione di sua madre e della sua chiesa,
che ri mette sotto i piedi anche le sacre
promesse fatte il giorno della sua prima comunione...
E credi forse di farti ammirare da chi
passa con la tua bestemmia ? Povero
illuso ! Dai un senso di pena, perchè
mostri di essere un uomo spregevole,
senza senno e senza valore morale, degno forse delle bestie in mezzo a cui
vivi, della stalla e della strada, ma non
del mondo civile !
Scusami s’io mi lascio andar fuor>''dai
gangheri, ma lo spettacolo di un Valdese che bestemmia è irresistibilmente
odioso... Com’è possibile, dimmelo,
dimmelo, te ne supplico, che un discendente dei gloriosi martiri Valdesi, che
porta ancora nelle vene il sangue di
quei santi, si permetta di gettare nella
via con disprezzo, dietro ai suoi cavalli
0 ai suoi strumenti da lavoro, il nome
del suo Maestro e Salvatore, il Nome
ch’è sopra ogni nome e che solo, sotto
il cielo, è capace dì dare salvezza?
Oh fratello mio come sei caduto in
basso e come sei cangiato dai tuoi fratelli!
Ma forse tu ridi delle mie parole e ti
fai beffe di me... Pure, io te ne scongiuro, smetti di bestemmiare ! Se non
vuoi farlo perchè sei Valdese e per amore di Cristo, fallo nel tuo stesso interesse, perchè le tue bestemmie non resteranno inpunite. Se ben difficilmente
• troverai un credente che ti schiaffeggi
come meriteresti, perchè,, preoccupato
di seguire la mansuetudiiiìe dì Cristo,
egli va sempre molto a rilento prima dì
afferrare la sferza di cordicelle, la sua
pazienza non farà che accumulare carboni ardenti sul tuo capo: vuoi tu sapere quale sarà la tua sorte ? Ne abbiam già visti tanti altri come te e, quasi tutti, in generale, seguono la stessa
Via: un giorno, dopo che Dio avrà pa
zientato a lungo, con te. Egli ti abban»5, donerà e ti troverai vecchio, malato e
senza risorse e ti accorgerai che, se le
tue bestemmie hanno fatto avanzare il
•V tuo cavallo nella via, hanno però fat' to' indietreggiare, te nella vita. E allora sarai costretto di venir bussare a
quella chiesa davanti alla quale passasti tante volte a testa alta e bestemmiando, per implorare aiuto e pietà.
E la chiesa, memore della carità di Cristo, ti aprirà" le porte di uno dei suoi
rifugi 0 dei suoi ospedali. E tu, bestemmiatore, finirai i tuoi giorni mantenuto
dalla carità e dal pane di coloro che
non bestemmiarono.
Porse, anqhe, la tua sorte sarà diversa, ma infelice sempre, lontano da Colui che solo ti avrebbe potuto salvare
ma che tu hai bestemmiato.
Io non dissi tutte queste cose per viltà. Come tanti altri miei confratelli Vaidesi, mi sono abituato da lungo tempo
a sentir bestemmiare senza batter ciglio. Ma questa mia viltà mi perseguita
e mi tormenta come un tradimento al
mio Maestro e Salvatore. Sento che non
dobbiamo più restare inerti dinanzi alle
bestemmie che insozzano le nostre Valli, sento che questo sconcio deve cessare, che se non cessa, le nostre valli cessano allora di essere le Valli Valdesi.
E. Geymet.
Segnalazioni
«LA TUA VOLONTÀ’»
di Italia Garau
E’ uscito questo vqlumetto edite; dalla Librerìa Claudiana di Torre Pellice.
La ' prefazione di Valdo Panascia ne ’ »
spiega le origini.
Chi vuole conoscère una parola di fede e di vera poesia, legga queste pagine. Jl'j
Sono parole di una agonizzante, che
ha conosciuto contemporaneameni e la
luce di Dio neir^vangelo. di Cristo
la stretta della morte maturatasi in lei
in tre anni di sofferenze.
La fede di questa agonizzante, rivela
la potenza di Dio operante nella erocifissione del credente con Cristo.
La risonanza di queste pagine può
essere scarsa, ma tra gli scritti di modi-'
tazione, nella nostra letteratura reli-l
giosa pochi, a mio giudizio, hanno, co- ’
me queste pagìng, l’impronta nella del-J
la potenza dell’Eterno.
E poiché esse sono state scrii te nomi
per fare espressamente componimento
letterario, o opera di riflessione religiosa, perchè Italia Garau non era scrittrice, esse hanno il sicuro carattere del-^la poesia. Carattere dettato dall’impeto
di vita, che sorgeva spontaneo dentro
Fanima sua, chiamandola attraverso il
dramma del dolore, alia libertà dello I
spirito, attraverso l’agonia terrena alla-|
luce dell’eternità in cui splende la nerfetta carità di Cristo. _
L’autrice diceva poco prima di mori-^s
re: « Quando a Dio piacerà di prender-^'’
mi con Sè, chiederò che mi conceda di )
scendere su questa terra, per rialzare
tutte le anime cadute; per accompagna-*’
ne sul cammino della loro vita tutte
le persane che mi hanno amata attraverso la .perfetta carità di Cristo ».
La pubblicazione e la diffusione di ^
questo opuscolo, può essere una risposta a questa strana preghiera.
. C. Lupo.
La domenica di Pasqua il prof;*
E. 'Comba* teneva nella Chiesa di Ro-’|
ma, Via IV Novembre, una predica ch/a’®
ora è stata dalla Libreria Claudiana,,
pubblicata a richiesta di molti uditori:,
« Mentre l’uomo esterno si disfà... »"
il titolo, o meglio il tema di questa s'ug,-’
gestiva predica. Diiciamo suggestiva^
perchè l’impostazione del ragionamett*J|
to e la forma della trattazione sono mi-*
rabilmente adatti :a far riflettere e nello stesso tempo a creare quelFatmosf«
3
"ti
VBCO DELLE VALLI VALDESI
■
.S’
ra di spiritualità serena in 'Cui la contemplazione e Findagine si fondono in
un mirabile equilibrio, che permette di
veramente comprendere, che è frutto
di amóre. Il tema centrale della predi■ ca, la spirituale gioventù eterna dell’uomo interno, è una esaltazione, vibrante
nella sua composta pacatezza del valore della vera personalità umana, per
cui vecchiezza e gioventù non possono
essere più termini antitetici. I vecchi temi della discussione filosofica de senectute, sulla yeochiaia, sui suoi rapporti
.(con la gioventù, vengono^ ridotti al loro
valore, ed il contrasto risolto nell’atto
stesso in cui viene posto nella luce della Risurrezione.
« Si, voi potete aver fatto tutte le
esperienze negative di questa vita terrena, potete aver seppellite, le une dopo le .altre, molte speranze morte in
fondu al cuore; potete rimpiangere molte cose passate senza rìtoirno; potete ripiegarvi su di voi stessi per troppi disinganni, per troppe fatiche e prove
sopportate; potete - assistendo e partecipando alla grande sofferenza contempoianea - potete iconoscere la tentazione di lasciar l’animo rinchiudersi e inaridirsi sotto la stretta mortale del pessimismo... Ma, per poco che una fede-viva vi unisca al Redentore, troverete in
voi stessi Urta capacità di ,^-resistenza,
una virtù di reazione, una difesa contro il mondo e l’uomo esterno che si
disfà, un rifugio di giovinezza eterna.
Voi siete sempre spiritualmente giova-’
ni ».
X.
Ernesto Comba: Mentre l’uomo esterno si disfà. Predica. (Libr. Ed. Claudiana - Torre Pellice -LI).
NOTIZIE DAI NOSTRI MILITARI
Molto spesso riceviamo notizie dal
Fronte Russo, dove un gruppo di Alpini
nostri^ è in linea. Le notizie materiali
sono buone. Anche il morale - ci. assi• curano - è alto. Stanno sempre insieme,
quando possono. Parlano, di noi, .delle
Valli, dèi fratelli che vi hanno labiato
e cantano di quando in quando Le canzoni dei Idro monti.
Ricordano la Chiesa, ricordano le
Unioni, ricordano la Parola di fiducia
e. di speranza che la Chiesa ha dato
loro prima che partissero e che hanno
portata con sè, là nel pericolo.
Mi ha scritto uno di loro: «Quante
volte ho già riletto il magnifico Salmo
40 ! Non potete immaginare il-conforto
che'ha trovato il mio spirito quando ero
triste ».
Forse per la prima volta si accorgono
che Dio li asicolta, che Dio li aiuta, che
è Lui che siaiva e che libera e che è
una roccia per i loro passi. ' '
Forse torneranno con una luce più
profonda n.ei loro occhi: la Parola di
Dio può prendere vita anche su un
fronte.
E allora, forse, tornando porteranno un contributo di fede alla Chiesa che
ora li segue col pensièro. Dobbiamo
pensare a loro, ma dobbiamo sopratutto pregare per loro: per la loro vita e
per la loro fede. \ B. S.
LIBBERIA ED. CLAUDIANA
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Eugène Bersier: Sermons choisis ^ Paris, Fischbacher, 1891 - l .vol - 8° pag. 391 " ' " 10,—
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Nuovo Testamento - Nestle - greco e
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Vladimiro Soloviof: Tre discorsi Jn memoria di F. Dostoiensky - quaderni
di Bilychnis - N. 16 - 1923.
La Sacra Bibbia illustrata dà G. Dorè.
A. Mario Rossi: Lutero e Roma - Bilyohnis, 1923 - pag. 478 - br. 10,—
L. Desanctis: Il Papa - Claudiana L Firenze, 1864 - pag. 262 - br. 3,—
"Auguste Sabatier: Philosophie de la religion - Paris, Fischbacher, 1897 pag. 415 - Legato tela. '25,—
G. Luzzi:'/ fatti degli Apostoli . Claudiaixa, Firenze, 1899 - pag. 296. 4,—
T. Gay: Il Credo - Claudiana, Firenze,
1883 - pag. 335 - br. 10,—
Onken: Storia Universale - 50 voL. rilegati alla bodoniana 1500,—
ANOROONA (Capoluogro)
A poco più di sei settimane di distanza, un nuovo lutto ha colpito la famiglia Benech del Brueras. Anche la figlia
Ernestina, maritata Gamba, si è spenta
dopo lunga e dolorosa infermità, lasciando soli il padre il fratello ed il figlio, m.entre la figlia era stata ricoverata all’Ospedale. Quanto mai preziosa è
stata la solidarietà delle dorme dei casolari dei dintorni, che ogni notte in
due, per oltre un mese e mezzo hanno
prodigato la loro assistenza aH’ammalata ed alla sua famiglia. Iddio consoli gli
afflitti e benedica i loro vicini.
— Sabato, 18 corrente si sono , uniti
in matrimonio Silvio Bertin, di Pietro,
di Prassuit e Odetta Bertot, di Enrico,
dei Malan.
Giovanissimi entrambi e la sposa primogenita di undici figliuoli, vanno incontro alla vita con lieto fervore. L’Eterno di cui hanno- cercato la benedizione, li .guidi e li sostenga nel cammin
della vita.
— La Corale di Torre Pellice in una
sua gita ad Agrogna ha preso parte attiva al culto di domenica 19 corr. -col
canto di due begli inni-delia nostra raccolta.
Nel pomeriggio, con la Corale di qui
e sotto la direzione della sig.na D. Revel, abbiamo trascorso, due buone ore
eantando insieme.
Durante una pausa il prof. Attilio
Jalla, Presidente della' Corale di Torre,
opportunamente h/ rievocato i ricordi
storici del Vernet.
Con una preghiera fatta daUPastore,
si è chiuso rincontro, che ci è stato'
assai gradito.
PINEROLO
y
Nei pomeriggio di giovedì 16 corrente si svolsero i funerali di Pons Barto- ’
lomeo di anni 74. Oriundo di Perrero, >
da parecchi anni si era stabilito a Pinerolo. Alle sorelle, ai nipoti e parenti tutti esprimiamo le nostre condo- •
glianze.
— Il 15 corrènte il nostro Pastore è
stato chiamato a presiedere, in Barge, il v
funerale della signóra Freída Ricken- *
back, vedova Kessler nata nel 1876 a
Salenstein (Svizzera). Dopo la morte del
marito, col suo indefesso lavoro e con
grandi sacrifici essa riuscì a dare una
professione ai suoi tre figli, sostenuta'!
sempre, nelle difficoltà e durante la sua
lunga malattia, dalla fede. RiimoviamO
a tutti coloro che piangono la sua dipartita la nostra viva simpatia cristiana.
RORA'
La Settimana Santa.
La vibrante atmosfera della Campagna d’Appeilo, regnò ancora nei culti è
r nelle riunioni della Settimana Santa
% ohe segnò, nella vita della nostra comunità, Una tappa veramente benedet
ta. Ricordiamo il cultq con Santa Cena'
a Rumer, nel quale la nostra sorella
V,Toi|rn Jaiqueline, ciètpa fin. diall’infanzia,. prese per la prima volta la comu- nioné e il culto di Venerdì Santo, al
quale partecipò un numero di fratelli
^ leggermiente superiore al consueto.
Benedetto veramènte il culto di Pasqua con la sua tjeHà assemblea, che si
^ accostò numerosa alla Sacra Mensa, con
' un coro speciale eseguito dalla Corale
e con i dièci giovani che prendevano per
la prima volta la comunione: Goss El~:va, Rivoira Maria, Tourn Giovina, Durand Miralda, Tourn Rosetta., Morel
Livia, Morel Lilia, Rivoira Velia, Rivoira Demollina. Durand Bruno.
. Nella casa del Padre.
-Li; Il giorno dopo Pasqua, il nostro tempio si riaffollò nuovamente perbacco- .
gliere il lungo corteo che da Peiret aveva accompagnato la salma di Tourn Felice di anni 78, detto Barba Lice. Capo
di una famiglia. patriarcale, bella, nobile figura Valdese, lalla maniera di un
tempo. Educò i suol figli nel timore
dell’Eterno; appartenne al Concistoro
per lunghi anni finché le forze gli permisero di venire al tempio; dimostrò
sul suo letto di morte una fede sicura e
serena, era preparato aU’incontro col
¡suo Signore. Nella bara, volle 'èssere
avvolto in un lenzuolo cosi come lo era
stato il nostro Signore Gesù Crisito nelLla sua sieploltura. Tutta la comunità
.i partecipò a questa ic'erìmonia funebre
nella quale le lacrime si mescolavano ai
f sorrisi della fede e la famiglia stessa del
Dipartito domandava che si cantasse,
' prima di lasciar la sua casa e distribuì
V'i suoi innari agli astanti.
: Era, sì, un funerale quello al/quale
... paijtecipavamo, ma tutto nttorno ri•splendeva la luice di Pasqua ed i nostri
pensieri, più che alla terra ed alla morte, eran volti al cielo ed alla risurrezione.
Nozze.
Miglietti Masaniello di Torino e Morel Virginia di Rorà, celebrarono nel
nostro tempio, dinanzi ad un numeroso
gruppo di parenti e di amici, le loro
nozze. Essi non risiederanno tra noi
perchè la loro via si svolge verso il
piano. Rorà li accompagna con la sua
benedizione e li raccomanda alla Grazia del Signore.
SAN GERMANO CHISONE
L’Assiem,blea di Chiesa che ha avuto
luogo il 12 corr. dopo il culto del matlino ha eletto il signor Paolo Emilio
Avondet ad ahziano dei Garossini, su
designazione imanime di quel quauiere. Ha altresì nominiaito i deputati alla
Conferenza Distrettuale: sig. Cav. Ba,rtolomeo MiOnnet, Alessio Long, Alberto
Bleynat (Baracca), e, al Sinodo: signor
Bertalot Clemente.
Nel pomeriggio della stessa domenica l’Unione Giovanile.s’è raqcolta intorno ai nuovi ammessi per festeggiarli e
offrir loro un dono fraterno. I 70 gio-,
vani presenti son stati fotografati e il
gruppo riuscitissimo sarà inviato a tutti gli Unionisti sotto le armi.
Sulle nuove reclute della « Capitano
Robert » facciamo affidamento per tutte le attività unionistiche e per la testimoriiainza (cristiana nel mondo.
Il Convegno interquartierale ha nominato Gino Martinat a «¡egretario del
quartiere dei Martinat.
La domenica seguente una comitiva
di giovani del centro, sfidando il tempo
avverso, ®’è recata alla Combina per
partecipare colla popolazione di quel
quartiere ad una riunione. La gioventù
del posto ha offerto ai visitatori un gradito rinfresco.' Dopo il ìciulto e un messaggio di una giovane il gruppo dei gitanti ha eseguito dei canti che hanno
molto edifioato e divertito l’assemblea.
Simpatico incontro di gioventù dì "Villa
e della montagna!
— Domenica 19 corr. era riunita nel
tempio un’assemblea insolita formata da
‘ tutti i catecumeni dei tre armi e dai loro genitori. Il Pastore, dopo di aver
parlato sul testo; « Figliuol mio, non'far
poca stima' della disciplina « del Signore » ha riferito sui corsi di Catechismo
‘ diell’anno dì studio da pocq terminato.
Su 78 Catecumeni 6 dovranno ripetere
l’anno e 26 saranno tenuti a seguire in taiutunno un breve corso di ripetizione.'
Dei promoasi 8 hanno avuto il 3“ premio, 8 U 2° premio e 7 il 1° premio. Dio
voglia che in avvenire 1 risultati siano
migliori. Nella maggior parte dei casi
tutto dipende dall’interesse e dalla evira dei genitori per Tistruzione e l’educazione religiosa dei loro figliuoli.
TORRE PELLICE
Iddio ha richiamato da questo m,ondò .
il sig. Stefano Ayassot di Serrelaboina,
all’età di 52 anni, dqpo breve ma: violenta malattia. Egli lascia nel lutto la
sua compagna e cinque bimbi in tenera
età. Esprimiamo ancora aUa famiglia
provata tutta la nostra simpatia cristiana.
— Le offerte per la Settimana di rinunzia hanno dato L. 7.800 con un aumento di L. 1.800 sulla somma raggiunta l’anno scarso.
-’—Un riusfcitissimo trattenimento famigliare organizzato dall’Unione delle
Madri in collaborazione con l’Unione
Cristiana delle Giovani ha avuto luogo
domenica 12 del corrente meìsie in onore
dei catecumeni ammessi qiiali membri
di Chiesa con la confermazione. Dopo
un breve (culto fatto dial Pastore, rivolse ai catecumeni a nome delle Madri un
caldo messaggio la signora Ma Jalla,
messaggio che, venendo dal cuore
andò al cuore di tutti i presenti, vogliamo credere che i « festeggiati » non
lo 'dimenticheranno. Fu loro distribuito a ricordo del « giorno delle promesse » l’opuscolo del prof. Giovanni Miegge Sii fedele Che leggeranno con profitto e che anche i genitori e i fratelli
e sorelle'maggiori leggeranno per rendersi conto se e in quale misura ri sono
ricordati di ciò che hanno promesso
a Dio al mom,ento 'di entrare nella Chiesa.
Molto ben scelto e ottimamente ricordato da un gruppo di giovani l’episodio del tempo in cui la Chiesa era
sotto la croce e che illustra la famosa
parola: Resistere.
— Rispondendo ad un invito del presidente dell’Unione Giovanile Valdese
i catecumeni confermati si ritrovarono
assieme e di nuovo sabato sera 18 cor
i
reni e nella sala. deH’Unione. Era una
seduta per loro in modo speciale; era
la « gioventù » della Chiesa che accoglieva con gioia e salutava con gaudio
rentrata di una numerosa falange di
giovani 6 giovanotte nelle file dell’esercito militante di Cristo. E dovranno es-.
sere una forza per la Chiesa, elementi
di vita, dovranno ora dare e darsi nel
servizio di Colui che lì ha chiamati.
L’Unione è im campo di attività per la
gioventù, è una scuola in cui il giovane
può approfondire in uno spirito fraterno (con tutti i membri ì problemi dello
spirito, è un luogo in cui possiamo co'noscerci meglio per meglio collaborare
nelTopera comune. Perciò l’Unione apre
loro le sue porte nella certezza ohe tutti
vi entreranno e vi porteranno il loro
entusiasmo, la loro fede, la loro buona
volontà. Le parole di saluto, di benvenuto, di augurio, di invito, di speranza
rivolte dal presidente, signor R. Malan, molto efficaci, non devono cadere
nel vuoto, hanno aviito un’eco simpatico nel cuore dei nuovi futuri membri.
A nome dell’Unione egli diede loro a '
ricordo della loro ammissione nella
Chiesa il vdlume « Breve storia Valde-.
se ».
VILLAR PELLICE
Battésimi: Domenica 19 corrente, abbiamo avuto la gioia di presentare al
Signore per mezzo del Battesimo, sei cari, bimbi; Franco, Mary, Paolo, Bruno,,
4
r i’V. ..r:
'-V^\
* jf
X'weo DSLLl VALU YALDX8I
Jtalo Davit di, Alberto è Catajin Maria
(Gamiers) e /rene Geymonat di Giovarvni Stefano e Gamier Maria (Fontana).
Il Signore ctrcondi della •? sua grazia
preveniente questi piccoli de ispiri e sostenga nel loro compito i genitori al
'.quali Egli ha affidati questi doni.
— Dipartenza. Sabato 18 corrente,
dopo breve malattìa, si è fiduciosamente addormentata nel suo Signore la nostra'sorella Caterina Janavel fu Giovanni del Ciarmis, in età di 76 anni.
Raacomandiamo al Dio di ogni consoiazion© coloro che sono nel duolo per
questa separazione e/particolarmente la
.sorella Enrìchetta e- il fratello Stefano,
tuttóra molto ammalato, j".
Per il c^lto di famiglia
Lunedì Lettura: Salmi 33; Gen.
27 Aprile 49; 1-18,.
Riteniamo fermamente la confessione
della nostra speranza, senza vacillare;
perchè fedele è Colui che ha fatto le
promesse. . Ebr. 10; 23.
Il cuore parla di quel che spera.
E’ Tesperienza di tutti, quelli che coltivano in cuore qualche dolce e cara
speranza. Si prova un bisogno irresistibile di parlarne agli altri, ai parenti,
agli annci, magari se ne parla con degli
sconosciuti pur di intrattenersi con
qualcuno di ciò che vi riempie il cuore.
Non diversamente avviene per la
^eranza cristiana se questa è veramente viva e fervida e sentita. Ed il parlarne contribuisce a renderla più salda a
rendercene meglio conto ad incoraggiare ed aiutare gli altri.
E v’è una fortissima ragione per confessare senza timori questa nostra speranza: la fedeltà di Colui che ha fatte le
premere su cui poggia la nostra fede
e la nostra vita tutta intera.
Martedì Lettura: 1 Giov. 2:* 12-17
28 Aprile Gen. 49: 19-33.
Chi sarà quel che li condanni ? Cristo Gesù è quel che è morto; e più che
questo, è risuscitato; ed è alla destra di
Dio; ed anche intercede per noi.
Rom.'8; 34.
• Questo meraviglioso capitolo è stato
strumento di consolazioni per ■ innumerevoli cristiani fatti oggetto di scherno,
di disprezzo, dì condanna dia parte del
mondo, di odio, di persecuzione da parte dei nemici di Cristo. Ma a tutta questa opposizione il cristiano resiste vittoriosamente opponendo la sua quadruplice oertezza. Gesù Cristo è veramente
morto per i peccati degli uomini; ma
egli è anche veramente risuscitato per
la gi^tiflcazione di quelli che credono
in luì; ed è esaltato al disopra di ogni
altra creatura ed il suo nome è al disoipra di ogm altro nome accanto a quello di Dio; ed egli intercede per noi.
Mercoledì Lettura: 1 Giov. 2: 18-29*
29 Aprile Gen. 50: 1-14.
Noi crediamo d’esser salvati per la
grazia del Signor Gesù, nello stesso modo che laro. Atti 15: 11.
L apostolo Pietro, che si era consacrato in modo particolare alla predicazione deH’evangelo fra gli ebrei, non
mancava miad, se se ne presentava l’occasioaie di pnedioairei anche ai pagani.
Aveva cosi una ricca esp^ienza e come
uomo d’esperienza egli parla alla conferenza di Gerusalemme. Gli ebrei aver
vano una innata tendenza a credersi
superiori agli altri: supetriori agli altri
per razza e per religione, come se essi
non avvero trasgrediti ì cximandamenti di Dio © come se la grazia che
Dio coocedie agli uni non fosse la stessa grazia che fa agli altri. Pietro ha
visto gli uni e gli altri disubbidire, ma
ha anche visto gli uni e gli altri passare
attraverso il ravvedimento e la conversione, e tutti tornare nella grazia di Dio,
noiembri di una stessa ed unica fe-wiigUft
di Dio. !
Lettura.- 1 Giov. 3: 1-12;
30 Aprile G^. 50: 15^26.
Ecco l ora viene, anzi è. già venuta,
che sarete dispersi ciascun dal canto
suo, e mi lascerete solo; ma io non sono
solo, perchè il Padre è meco.
rr , Gio. 16:32,
Um pMola per i solitari e grisolati.
Solo ! H vecchio padne 0 la vecchia
madre, ^li perché tutti i fìgliuoti sono
an^ti via, hanno seguito la loro carrie.ra haniw formato la loro famiglia, han^ altri interessi, altre preoocupaHoni.
Ho, non soli perché Tlddlo della nostra
gio'veaatù, l’Iddio che ci ha accpmpagnati nel nostro terrestre pellegrinaggio,
è sempre lo stesso nostro sostegno.
Solo ! Sola ! Colui o colei a cui sonof
morti tutti i propri cari. Se ne sono an-^
dati e mi hanno lasciato solo. No, non'solo, perché il Padre loro e Padre mio i
è lo stsiso, ed è vivente e mi parla nella sua Parola, del giorno e del luogo del «
ritrovo, mi promette risurrezione e pie-"^
nezza di vita nuova. ??’
Solo, e spaventosamente solo è co- i”
lui 'che non ha vicino a sè il Padre; solo ’
è l’incredulo; ma il credente non è mai
solo. •
m
i: 1 Giov. 3: 13-24;”'
I 1: 1-12. ,r
Venerdì Lettura:
1 Maggio Giobbe ^
La Scrittura dice: Non metter la mu-'^
seruoVa al bue che trebbia.
L’I'im. 5; 18.
Siate misericordiosi anche con gli ani-1_mali. Quando ì vostri animali lavorano ’
per* voi, quando lavorano faticosamen-^
te, lungamente, fedelmente, non siate'*''
avari con loro. Lasciateli anche riprender fiato, lasciate loro un briciolo di libertà, lasciate che godano anche per un
iisitante il frutto del faticoso lavoro che
compiono per voi..
E non siate meno misericordiosi per
gli uomini che lavorano per voi; non
li sfruttate senza pietà; non siate esosi,
pedanti, insopportabili col vostro personale dipendente con le persone di servizio di casa vostra, con vostra, moglie,,
coi cotstri figliuoli.
Anzi siate generoisi.
Misericordia è sinonimo di generosità
Sabato Lettura: 1 Giov. 4: 1-6; Sal2 Maggio mi 98.
Figliuoletti, v’ho scritto perchè avete
conosciuto il Padre. Padri, v’ho scritto ■
perchè avete conosciuto colui che è dal ■
principo. Giovani, v’ho scritto perchè
siete forti, e la parola di Dio dimora in
voi. 1 Giov. 2: 14.
L’apostolo Giovanni rivolge il suo
messaggio alle tre categorie di membri
della Comunità Cristiana: ai bambini
la cui caratterisiiiaa è la fede ingenua
del Padre Celeste che hanno conosciuto,
esattamente come fanno col padre ter-’f'
reno; agh adulti la cui vita è stata rin- t
novata dalla conoscenza del Cristo, che A
esiste fin dalla creazióne del mondo ed *
è lo stesso ieri, oggi ed in eterno; alla
gioventù, che deve sostenere, una continua lotta contix) le tentazioni e contro
le passioni, e la cui forza vittoriosa risiede umicamente nella conctocenza e
nella pratica della parola di Dio - che
dimora in voi.
Giovani delle nostre Unioni, notatevelo e siate costanti investigatori della
Parola di Dio perchè essa dimori nello
spirito vostro.
Arnaldo Comba.
Il marito, le famiglie Pons, Maritano,
Chiavia e parenti tutti ringraziano commossi per le testimonianze d’affetto ricevute in occasione della, repentina dipartita della loro cara moglie, madre,
suocera, nonna e bisnonna
URIA SIMODD
M.POMS in GHUTIi
nel suo ottantaduesimo anno di età.
Ringraziano sentitamente quanti vollero prendere parte al loro cordoglio accompagnando la salma all’ultima dimora Jerrena, o inviando scritti e fiori. Un
ringraziamento ai vicini che tanto si
prodigarono durante la breve ma penosa malattia, al Dott. De Magistris per le
premurose sue cure prodigate alla cara
estinta, al.Pastore sig. Rivoira per le
sue confortanti parole. A tutti il loro
sentito ringraziamento.
L’Eterno è ü mio Pastore, nulla mi
manicherà. Salmo 23; 1.
Baussang, Luserna S. Giovanni,
15 4 1942-XX.
Prtl. Ow« COMTAMH., direttore reaponMUie
•ARTI CWAñCHE L’ALPINA » -Torre Pellice
CONTRO»
COSTIPAZIONE INTESTINALE
STITICHEZZA ABITUALE
A. MRTELLt A C.
MMJtlfO.«»* «. MAIOCCHI.«
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Fondata nel 1901.
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