1
Anso Vili — N. 2.
II SERIE
31 Gknnajo 1859.
LA BUONA NOVELLA
GIOKNALE DELLA EVAifGELIZZAZIONE ITALIANA
-n/vW^OXAAa/-^
^ Seguendo la verità nella carità. — Efes, VI. 15.
■ >•' ----------------------------------------------
^ tREZZO DI ASSOCIAZIONE LE ASSOCIAZIONI SI RICEVONO
•fe^foSHito [franco a <ìestinazìone].... £. 3 00 > In Torino airUffizìo del Giornale, via del Principe
^r la 3vÌEzéra e Francia, id........... „ 4 26 ; Tommaso dietro il Tempio Taldese.
^ l'In terra, id..................... 6 50 ; Nelle PaoTiscis presso tutti gli Uffizj postali per
Per la Gflrmania Id................... „ 5 50 5 mezzo di franco-bolli postali, che dovranno es
N<»8hiicevono associazioni per meno di un anno. ^ sere inviati franco al Dirett. della B. Novella.
All’estero, a’ seguenti indirizzi ; Parigi, dalla libreria C. Meymeis, rue Rivoli ;
Ginevra, dal signor E. Beroud libraio ; Inghilterra per mezzo di franco-bolli
inglesi spediti franco al Direttore della Buona Novella.
SOMMARIO
Scrocconeria di nuovo genere. — Scene della vita reale. — Nuovo Catechismo della Chiesa Yaldese. —
Corrispondenza della B. Novella : Voghera. — Cronaca della quindicina.
SCROCCONERIA DI NUOVO GENERE
Che non si è fatto e detto, da qualche anno a questa parte, per
ojxira dei preti specialmente, onde dare a credere ai gonzi, che le
conversioni all’Evangelo che vanno molteplicandosi nella no.stra patria, sono tutte conversioni ottenute a furia di danaro che i Valdesi,
così poveri in casa loro, che sono costi-etti ad emigi’are, diffondono a
bizeffe in seno alle nostre popolazioni?... a quale scopo? non sappiamo. Il dire che questa calunnia, tanto assurda, non abbia acquistato
credito presso nissuno, sarebbe errore gravissimo, che anzi fatti ripetuti che potremmo citare, mostrano come sieno numerosi, in tutti i
ceti, coloro che vi si sono lasciati prendere. Ciò nondimeno non tutti
sono persuasi, che fingono di esserlo: per molti cattolici questa voce
è diventata occasione di un nuovo genere d’industria diretta a vuotare
le tasche a quei preti, che per aventura fossero minchioni abbastanza
da prestarsi ad un tal gioco. Ci sono noti molti casi in cui, un povero
meschino, che presentandosi dal suo parroco colla sola scorta delle sue
2
miserie, non potò ottenerne un (Quattrino, tutto ottenne, quando ipocritamente offrissi a lui come vicino a soccombere alla tentazione di
cedere alle istanze degli Evangelici, che da molto tempo gli offrivano
danaro in contraccambio deH’anima sua. Altri vengono, dicendo di
aver ceduto, per cui la loro coscienza li rimorde aspramente, e con
tutto il cuore tornerebbero indietro, qualora fossero posti in grado di
restituire il mal guadagnato denaro ! Gruai allora a quel prete, che
memore di quello che ha veduto le tante volte praticato nella sua
Chiesa, si affrettasse di troppo a prestare fede a queste storielle ! Ma
i pili fra di loro anziché difettare di quel genere di prudenza ne abbondano, prova ne sia il fetto che stiamo per narrare:
Fanno alcuni giorni che dal fattorino venne consegnata ad uno
dei pastori della Chiesa valdese in Torino una lettera la quale portava il bollo di Camogli (Comune del mandamento di Eecco, Kiviera di levante) colla soprascritta ; al signor pastore valdese in
Vercelli. Da mano diversa, probabilmente di qualche impiegato della
posta di quest’ultima città, alla parola Vercelli era stata sostituita
la parola Torino, per cui potè quella lettera giungere al suo destino.
Il contenuto ne era il seguente:
Camogli li 31 dicembre 1858.
Signor pastore Yaldese
Giacché colla grazia di Dio ho conosciuto, che nella sola cattolica religione
può l'uomo salvarsi, così rinunzio ora e per sempre alla setta Valdese, e le
raccomando di cancellare il mio nome dai suoi registri, essendo io già tornato
nel seno dell’amorosa Mia Madre la chiesa Cattolica, cui sono dolente di
aver abbandonata nelli scorsi anni. II denaro con cui fu comprata la mia
anùna le verrà tra breve consegnato da fidata persona, alla quale voglio che
sia restituita la ricevuta di nove scudi che mi aveva consegnati.
In fede di che mi dichiaro
PiELLA Cesare
A questa lettera era unito un pezzo di carta che portava quanto
segue:
L'infrascritto pagherà il danaro qui indicato, tosto che dal signore ministro Valdese li sarà rimessa la ricevuta rilasciata dal Piella, quando, nel
1853, in Vercelli, si aggregava alla sua sètta.
Camogli, li 6 gennajo 1849
Giulio arcipskth Palladino V. f
Il pastore Valdese nelle di cui mani capitarono la lettera del Piella
e l’annessavi dichiarazione dell’arciprete Giulio Pailadino, preso ini
3
foglio di carta, scrisse ii quest’ultimo mia lettera del seguente tenore.
Torhw U 25 gennajo 185S).
Reverendo tìignore,
Ho l’onore di acctisarlc ricevuta del foglio che la S. V. E. si com¡jiacque di mandami compiegato nella lettera di un tale, che suppongo essere suo parrocchiano, e che firmasi Piella Cesare.
La S. V. R. ha dunque prestalo fede alla favola statale dal sullodato Piella raccontata, che, cioè, cinque anni or sono, egli avesse
ricevuto, dal piustore valdese di Vercelli, nove scudi, a patto di abbracciare la fede evangelica! E ciò non mi fa maraviglia alcuna :
per chi, cojue la S. V. R., è prete di ima Chiesa in seno alla quale un
mercato consimile è cosa comune non solo, ma con mille buone ragioni giustificata, l’ammettere come veridico un tal racconto, è così
ovvio e naturale, che del contrario si avrebbe piuttosto da stupire.
Ciò nonpertanto egli è evidente che im tantino di dubbio, che potesse essere quel racconto una favola, ha dovuto balenare nella mente
della S. V. R., poiché, invece di consegnare in mani proprie al di
lei penitente i nove scudi, la di cui restituzione dovea tranquillare
la sua conturbata coscienza, la S. V. R. stimò più prudente d’imjiegnarsi a consegnarli essa stessa, dietro rimessa della ricevuta dei
medesimi. Ed io non posso che altamente encomiare l’accortezza di
cui diè prova, in tal circostanza, la S. V. R., persuaso quale sono,
che qualora non l’avesse usata, nè Ella, nè molto meno il pastore
valdese, avrebbero mai più avuto notizia dei nove scudi.
Ma due cose emergono dal di lei biglietto, le quali io non posso
egualmente encomiare, e sono : primieramente la di lei straordinaria
ignoranza in riguardo a circostanze che ad un pari suo dovrebbero
pure essere notissime, ed in secondo luogo la bassezza di sentimenti
di cui bisogna di necessità che la S. V. E. sia animata, perchè abbia
2K)tuto supporla tale in altrui.
Rispetto alla prima infatti, egli è cosa evidente da per sè, e che
saltii agli occhi anche dei più semplici, che qutdora la S. V. R. fosse
stata, come ad un arciprete si conviene, un tantino a giorno delle
cose del suo paese, Ella avrebbe saputo ciò che tutti sanno, cioè che,
nè nel 1853, nè da quell’epoca in poi, non vi fu mai in Vercelli, nè pastore valdese, nè congregazione evangelica di sorta alia quale avesse
potuto ascriversi il Piella, e così (senza cessare, per la tranquillità
della di Lei coscienza, di credere i Valdesi .capaci d’ogni sorta di
4
delitti), Ella sarebbe stata avvertita ohe, nel caso speciale, il racconto che le veniva fatto, non era altro che una storiella da un
furbacchione inventata, allo scopo di buscarle alcuni scudi, e l’avrebbe di subito cacciato come si cacciano gl’imbroglioni, senza
prendersi altrimenti pensiero di lui, se non se per convertirlo a migliori pensamenti.
Riguardo alla seconda, che cosa suppone il biglietto so\Tacitato
direttomi dalla S. V. R. ? Niente meno che questo : che qualora il
jiastore valdese fosse stato abbastanza dimentico del suo dovere e,
diciamolo pure, abbastanza vile e dispregievole da conquistare un'anima alle sue credenze mediante nove scudi, egli sarebbe per lo più
abbastanza cinico e spudorato da porre il documento dal quale la vergogna sua non solo, ma della propria Chiesa verrebbe altamente
proclamata, in mano alla S. V. R., acciò venisse al più presto pubblicato nell’Armom'a/...... e ciò per riavere la vii moneta di nove
scudi ! !..
Signor Arciprete! perchè un’uomo possa essere capace di tanta
abiezione, conviene che sia stato educato in seminario, e colà abbia
per molto tempo respirato l’aria mefitica dei casuisti che vi s’insegnano! Or, grazie a Dio, i pastori Valdesi vengono educati in ben
altri luoghi, dove scorre libera e benefica l’aria pui'a e santificante
dell’Evangelo. Questa differenza tra i suoi pari e noi, se la tenga
bene a mente, signor Arciprete, per tutte quelle circostanze che potrebbero presentarsi!
Del rimanente, se varrà il fatto del Piella a fare manifesto alle
S. V. R. e a molti suoi colleghi, come essi sieno le prime vittime
delle laide calunnie che, con tant’arte e perseveranza, hanno cei'cato
di diffondere contro ai loro connazionali Valdesi, e l’orrenda immoralità di cui, con questo procedere, sono diventati i fautori, quando
aveano per compito di reprimerla, non sarà tutto sventura che sia
accaduto.
Mi creda con tutta la dovuta stima della S. V. R. devot. servidore
G. P. M.
SCENE DELLA VITA REALE
Memorie d'un Evangelista.
Verso il principio dell’anno 1855, i membri della Chiesa evangelica di
Nizza osservarono la presenza di due nuovi venuti in mezzo ad essi, e furono
colpiti dall’età, regolarità ed attenzione loro. Erano due vecchi, evidente-
5
mente amici: l’uno debole e logoro caiiimiuaviia stento; l’altro meno vecchio,
grande e di nobile aspetto, sembrava vigoroso ancora ad onta dei suoi capelli bianchi. Io non tardai a far con esso loro conoscenza, ed ecco ciò che
seppi :
Il sig. di M......il meuo avanzato in età, di circa settant’anni, distinto
per ingegno, posizione e celebrità del nome che porta, era cattolico romano
di nascita, ma di larghi principj, allevato sotto l'influenza delle idee giansenistiche, e famigliare cogli insegnamenti del Vangelo. Aveva seguito con
profondo interessamento le deliberazioni della propria Chiesa intorno alla
Lnmacolata concezione, ed era giunto, per gli studj suoi particolari, alla
convinzione che tal dogma fosso ad un tempo contrario alla Scrittura ed alle
tradizioni della romana Chiesa. In conseguenza, dopo che questa superstizione fu illegalmente dichiarata dal papa dogma di fede, il sig. di M... lo
respinse con tutte le forze della propria convinzione cristiana; vide nella
proclamazione del nuovo dogma una specie di apostasia della di lui Chiesa,
e risolse di corcare altrove una fede più pui-a ed una edificazione più solida
di quella di cui sino allora si era appagato. La Provvidenza lo condusse alla
nostra cappella. Egli la frequentava con piacere da qualche tempo, quando
incontrò uno dei suoi vecchi amici, abitant« da venti anni in questa città,
dove il sig. di M......veniva soltanto dì quando in quando a passare i mesi
d’inverno.
— Sapete voi, gli diss’egli, che ora io frequento il vostro culto? Come va
dunque che non vi ci vedo mai ?
— E mio culto, rispose l’altro, che volete voi dire? V’è forse qui un culto
evangelico ?
— Senza dubbio, riprese il sig. di M......c da varj anni. Bisogna venirvi
con me ; siamo vecchi ambedue ; odonsi là delle cose che abbiamo gran bisogno di conoscere: domenica verrò a prendervi e vi condurrò.
Colui al quale il sig. di M...... parlava così, chiamavasi S....., nato a
Lione da genitori Appenzellesi, il 1° gennajo 1768; aveva dunque allora
88 anni. Ad onta dell’avanzata età egli godeva della pienezza delle facoltà
sue, e la giovalità del di lui carattere, l’amenità ed urbanità perfetta delle
maniere, nonché la vivacità di una bella intelligenza sembravano immuni
dall’azione del tempo. Come si può pensarlo, egli era ricco di rimembranze,
e la sua conversazione abbondava di particolari interessanti riguardo agli
uomini od agli avvenimenti del secolo passato e del presente. Aveva trascorso
vita onorevole nel mondo, godeva di una modesta fortuna, era universalmente rispettato, ciò nulla ostante,cosa triste a dire,aveva passato la sua lunga
carriera senza occuparsi di Dio, e no toccava il termine senza sapere ciò che
ne avverrebbe deU’anima sua, e senza preoccuparsene afi'atto. Egli era nato
da genitori evangelici; ma cresciuto in epoca nella quale regnava sovrana
l iiicrcdulità; gettato nel turbine delle passioni e degli affari, era vissuto
6
straniero ad ogni pietà. Umanamente parlando, sarebbe così rimasto senza
l’intervento provvidenziale dell’amico suo cattolico romano.
La domenica susseguente il colloquio che abbiamo riportato, sostenendosi
l’un l’altro, prendevano posto sui banchi della nostra modesta cappella, e
d'allora in poi non ebbi mai uditori più regolari, nè più attenti. Specialmente
il sig. S......, pel quale il Vangelo era cosa del tutto nuova, sembrava altrettanto felice quanto meravigliato di udirlo. Io lo vedeva alle volte in particolare; ma egli era sobrio in discorsi religiosi, e sebbene fosse facile accorgersi che un lavoro compievasi neUa di lui anima, era impossibile scoprirne la natura e l'intensità.
Tuttavia, un giorno venne a vedermi ed espresse il desiderio di conversar meco.
— Io vorrei, mi disse procurarmi un libro di preghiere.
— Perchè un libro ? risposi; non potete voi pregare senza libro ?
— Pregare senza libro !
— Sì certo : dire a Dio ciò che voi sentite, ciò che pensate ; chiedergli
semplicemente quello di cui abbisognate. Far così è pregare; e poiché Gesù
Cristo ha detto, che tutte le cose che noi domanderemo a Dio nel nome suo
ci saranno accordate, voi potete senza paura indirizzarvi a Lui.
Cotesta idea della preghiera parve colpii'e il vecchio.
— Io non ho mai pregato, mi disse dopo un’istante di silenzio.
— Dunque sollecitate a farlo, giacché il vostro tempo è ormai corto.
Io non rammenterò la conversazione che ebbimo quel giorno. Gettando
uno sguardo sopra la sua lunga vita, il sig. S......parve comprendere che
l'aveva perduta, dacché era vissuto senza Iddio. Egli risolse di ricominciarla;
ed accettando la promessa di perdono che il Vangelo indirizza ai peccatori
pentiti, decise come un’operajo dell’undecima ora, di porsi al servizio del
padrone così lungamente dimenticato. Egli non chiese più libri di preghiera.
Trovò nella sua coscienza ridestata e nei bisogni nuovi del suo cuore, nella
fede nascente e nell’amore per Gesù Cristo la vera guida della preghiera, e
lo Spirito di Dio gl’insegnò da quell’epoca in poi, assai meglio del migliore
dei libri, come conviene pregare e ciò che fa d’uopo chiedere a Dio.
Dopo d’allora io potei, ogni volta che lo vidi, riconoscere vin progresso
nello sviluppo della sua fede e del suo carattere cristiano. Le conversioni in
età avanzata son rare, e bene spesso non sono che la cessazione della resistenza a Dio, senza essere un vero e vivo ritorno a Lui. Il sig. S.... offriva
l’esempio d’una conversione, che essendo tardiva, non era meno profonda e
reale. Una persona, che conviveva con essolui, rimaneva attonita del mutamento operatosi. È qui il caso di dire alcune parole di cotesta persona, di
cui avrò motivo di parlare ancora.
Ella nominavasi H... ed era nell’età di oltre sessant’anni, quando io feci
la sua conoscenza. Sii narrò ella stessa, non è molto, i principali tratti della
7
sua storia. Ortanella di buon ora e priva di qualsiasi t'aiiiiglia, la di lei vita
era stata assai triste. Molte volte richiesta in matrimonio, avea iudietieggiato
dinanzi alla responsiibilità dei doveri della vita conjugale, e dopo avere succossivanieute chiusi gli occhi degli ultimi di lei parenti, sola nel mondo,
aveva seguito in questo paese i signori S..... Quindici anni sono la signor»
S.....cadde malata. Allora la damigella H......le disse:
— Se voi morrete , siate tranquilla , io non abbandonerò mai vostro
marito; lo assisterò sino alla fine; ve lo prometto.
— Kon prendete impegni, rispose la malata; voi siete giovane ancora;
la società c l'infemùtà di uu vecchio vi stancheranno, e chi sa se non vi
prenderà un giorno desiderio di godere della vostra fortuna e del mondo ?
La Signora 8..... morì poco dopo tale eolloijuio. Quando la damigella
IL., le ebbe chiusi gli occhi, si dispose al dovere di compiere la promessa
fatta all’amica. Dimorò col vecchio, lo circondò delle più tenere cure, non
1 abbandonò mai, e versò sopra di lui tutto il tesoro delle affezioni e delle
abnegazioni, che il cuore di una donna rinchiude.
Verso la fine del passato novembre, io ricevetti da lei uu biglietto, in cui
mi diceva: — D sig. S..... è malato, vi sarò grandemente obbligata se
verrete a vederlo. — Corsi alla sua abitazione: era inquieta. Al primo
colpo d'occhio gettato sovra il sig. S.....vidi che stava morendo: parlava
con difficoltà, ma aveva piena conoscenza di sè. Dopo alcune parole gli
dissi: — 'S'oi siete molto ammalato — ed egli a me: lo so. — Siete voi
pronto a comparire dinanzi a Dio? — Lo sono.... Gesù Cristo... — Non
potei comprendere il resto : la sera dello stesso giorno fu estinto.
Il dimani mattina andai a visitare la di lui amica ; la sua afflizione era
grande, ma calma. Ora, ella mi disse, devo compiere l’ultùna volontà di
lui; sono esecutrice testamentaria; porrò tutto in ordine; ciò fatto, il mio
incarico sarà finito ; non mi riuiarrà che morire : pregato per me. Indi
aggiunse : ho spesso chiesto al Signore, uella mia giovinezza, di non permettere che vivessi oltre i sessant’anni. Dopo la promessa fatta di aver cura del
sig. S.....fino alla morte, quanto vidi approssimarsi il mio ses8ante.sìnio anno,
ebbi timore cho Iddio esaudisse la mia preghiera, e lo richiesi di lasciarmi
vivere fino a tanto che avessi adempiuta la mia promessa. Dio mi lia esaudita; ora, voi lo vedete, io devo morire.
Cercai di consolarla, e di mostraile ch'ella poteva ancora servire a Dio
sulla terra; che i poveri e gli afflitti potevano ancora ofi'rire un'opera eccellente da compiere a coloro che il Signore priva della famiglia e degli amici.
A quanto potei dirle in proposito, ella rispose cou dolcezza: — No, il mio
lavoro è finito; qualche cosa mi dice qui (ponendo la mano sul cuore) che
io non devo più vivere lungo tempo.
La damigella H..... ora cattolica romana di nascita, ma dacché il suo
vecchio amico leggeva assiduamente 1 Evangelio, ella eziandio lo leggeva.
8
e s’intratteneva con me volentieri intorno alle verità della salvezza. La vigilia della sepoltura del sig. S..... ebbi con lei una conversazione che sembrò farle profonda impressione. Mi diceva : — ecco la lettera di partecipazione che fu stampata ; non ho pensato di farvi porre, come si usa fra noi,
un tZe profimdis.
Gittai gli occhi sulla lettera; era stato messo al basso: Pregate Iddio
■per l’anima sua. — Io dolcemente le dissi: — qui c’è qualche cosa che noi
non poniamo; poco importa.
— Che è dunque?
Noi non preghiamo pei morti, ripresi ; pensiamo che quelli che muoiono
uella fede in Gesù Cristo, essendo interamente perdonati e salvati pel sandi Gesù di tutte le colpe loro, entrano in cielo tosto dopo la morte.
— Ah! io lo erodo altresì, esclamò ella; dal momento ch’egli rese l’ultimo sospiro, non cessai di ringraziare Iddio d’averlo ricevuto nella sua gloria.
—• Il vostro cuore non v’ha ingannato ; ma, affinchè la vostra consolazione
sia più ferma ancora, osservate che cosa ci dice in proposito la Parola di
Dio.—Le sviluppai allora il piano di salvezza secondo il Vangelo: le mostrai
l’uomo peccatore e perduto pe’ suoi peccati e riscattato da Gesù Cristo,
l'opera espiatoria e meritoria di Lui, compiuta da Lui, e la certezza pel credente di una riconciliazione perfetta col suo Dio.
Ella ascoltava con tutta l’anima, una gioja inesprimibile le brillava negli
occhi pieni di lagrime, e mi disse;
— Ah ! cotesto pensiero di un purgatorio, dove le pene sarebbero simili
a quelle dell’inferno, tranne la speranza di vederle finite, cotesto pensiero
mi toglierebbe ogni consolazione. Come potrei benedire Iddio perchè quelli
che io amo sono stati liberati dalla malattia e dai dolori di questa vita, se
dovessi pensare che sono in preda a sofferenze incomparabilmente maggiori?
E poi, se Gesù ha tutto espiato, tutto sofferto, tutto compiuto.......grazie,
grazie, per le vostre buone parole I
La lasciai : Tre giorni dopo tornai a vederla : ella terminava di porre in
ordine gli affari del suo vecchio amico. Mi ripetè di nuovo ch’era sicura di
non più vivere a lungo. Scorsero tre giorni: io doveva il domani mattina
recarmi a rivedere quest’anima che intcressavami cosi vivamente. La sera
ricevetti una lettera listata di nero: l’apersi e lessi: Voi siete pregato di
assistere ai funerali della signora H......, morta oggi.
I di lei presentmienti non l’avevano ingannata. Quando Findomani visitai
la triste dimora, la vecchia servente venne ad aprirmi piangendo : serviva
da trent’anni la damigella H.....; il fedele domestico del sig. S......che da
otto anni mostravagli la devozione di figlio, piangeva pure : io non potei
trattenermi dal piangere con loro.
9
IL NUOVO CATECHISMO della CHIESA VALDESE
Dalle Valli VakUsi, il 13 Gennajo 1859
Carissimo amico !
Quantunque a voi io diriga questa lettera, non è tuttavia per voi che la
scrivo; ma vorrei che sapessero i vostri lettori alquanto di quello che voi
ed io sappiamo. Avete già capito che è mio intendimento di parlarvi dcll’ultima raunanza del Corpo dei Pastori, e dell’oggetto principale della stessa.
Quella giornata fu fra le più felici che mi sia avvenuto di passare da
molto tempo a questa parte. Un buono spirito, lo Spirito stesso del nostro
Iddio, che più volte ci era av\^enuto di contristare, ha soffiato su di noi, ed
ha presieduto alle nostre deliberazioni; per cui io non dubito che la benedizione di Dio abbia da riposare abbondantemente sopra di esse. Era convocato il Corpo dei Pastori allo scopo di esaminare di bel nuovo il Progetto
di Catechismo ad uso speciale della nostra Chiesa, statogli già una volta
sottoposto, mesi sono, e cho dalla Commissione era stato modificato dietro
le osservazioni fattele sì ncH’adunanza pubblica che dai singoli pastori individualmente. Io non credo di male appormi asserendo che, fra i 18 o 20
membri presenti, non se ne sarebbero rinvenuti due i quali altro risultato
ardissero sperare di quella giornata, fuorché un nuovo rinvio ad un’epoca
indeterminata. Gli stessi redattori aveano preso il loro partito di una rejezione finale del loro progetto, e consolavansi col pensiero che non erano i
primi e che non sarebbero stati gli ultimi, che non fossero riusciti nell’ardua
e delicata impresa della compilazione di un buon catechismo.
Il Moderatore apre la seduta colla preghiera, ed il E elatere della Commissione che era ad un tempo il principale redattore dello schema proposto
viene invitato a darne lettura. Ma mentre egli si acconciava a leggere, uu
membro invisible dell’Assemblea disponeala ad ascoltare con attenzione e
raccoglimento, disperdeva i pregiudizj, e faceva sorgere nei cuori il convincimento profondo che quell’opera d'uomini era stata compiuta sotto allo
sguardo e coll’ajuto di Dio. Invece della discussione più o meno tempestosa
che si attendeva, solo alcuni presero la parola per esternare quello che
tutti sentivano, la loro soddisfazione per il modo in cui la Commissione
avea disimpegnato l’arduo suo compito, e la speranza che tal progetto venisse da tutti accettato in massima, come tjuello che non solo esprimeva in
modo adeguato e fedele le dottrine su cui poggia la nostra Chiesa, ma che le
espone nel modo ad un tempo più sostanzioso, più breve e più popolare che
«i possa desiderare; e voi non avete al certo dimenticato le parole che cou
10
voce tremante per la comraozione, vennero pronunciate da un venerando
decajtio dei pastori, e che produssero su tutti noi cosi profonda impressione ;
“ Io sono, egli disse, giunto al sommo gradino della scala, per cui non
„ ho più che poche isti-uzioni da dare ai miei catecumeni; epperciò affret,, tate, io ve ne prego, la stampa di questo catechismo, acciò io possa ancora
„ spiegarlo almeno in parte ai bambini della mia parocchia, prima di dipar,, tirmi per sempre da loro. ”
La preghiera del nostro veuerando fratello fu esaudita; il catechismo
nel suo insieme venne immantinente accettato aWunanimiià-, solo si nominò
una sotto Commissione per rivederne, unitamente alla Commissione principale, i dettagli, aggiungervi alcune preghiere ad uso specialmente dei catecumeni, ed accudirne la stampa.
Io ho cercato insieme a molti altri a rendermi conto di questo risultato
quanto eccellente, altrettanto inaspettato. Io ho fatto buon calcolo de’notevoli
miglioramenti introdotti dalla Comuiiissioue nel suo lavoro, sì rispetto alla
fonna che al fondo, ma tali miglioramenti non bastano a dare le spiegazione
di una riuscita così insperata. La Commissione ha diritto di essere contenta, e spero che lo sia ; ma la gloria è tutta della Parola di Dio, ed ecco
in qual modp: Nello schema primitivo ogni capitolo portava a calce l’indicazione di numerosi passi delle Sacre Scrittm'e; ma quei passi semplicemente accennati con cifre, nulla aggiungevano alla formola troppo astratta
e dommatica della dottrina ivi enunciata. Nel secondo abbozzo, all incontro,
ogni risposta viene corredata da imo, due o più passi scrittm-ali in externo,
ottimamente scelti, i quali, indipendentemente dalla formola umana, costituiscono un corpo di dottrina completo e bene ordinato. Davanti aUe dichiarazioni della divina Parola noi abbiamo chinato il capo; ad esso abbiamo
dato la piena nostra adesione, nell’atto che riconoscemmo aver gli autori
del progetto inteso e spiegato quella parola nel suo vero significato e conformemente alla Confessione di fede della Chiesa nostra.
Io sono lungi dal erodere cho non possa la critica, anche la più benevole,
rinvenire numerose imperfezioni in ciò che sarà d’ora in poi il catechismo
della nostra Chiesa; ma ho fiducia che tutte le Chiese evangeliche proveranno una vera consolazione, nel vedere la loro sorella primogenita proclamare una volta di più l’incrollabile suo attaccamento aUe pure dottrine
della Parola di Dio.
Se sono bene informato la lìaccolta d’inni da lungo tempo e con legittima impazienza aspettata, uscirà dallo stampe presso a poco nello stesso
tempo cho il catechismo, eioò a dii'e fra un mese o sei settimane, e così la
cara nostra Chiesa troverassi arricchita ad un tempo di quei due stromenti
tanto preziosi d’istruzione religiosa e di edificazione. Si degni il Signore a
questi doni preziosi fai- tener dietro un’abbondante aspergimento del suo
Spirito, così sui pastori come sulle greggio, affinchè non sia di noi come
11
di quei terreni iugi-ati che ricevono bcusi hx rugiada e la pioggia dall’alto, ma che dopo come prima non producono se non triboli e spine; ma
che anzi portiamo gi'an copia di frutti cccollcnti, alla gloria di Dio e di
quel Salvatore che ci ha redenti. N. N.
CORRISPONDENZA DELLA B. NOVELLA
Vagherà ¿4 (itennttjo 18.5!*
TumulLo iu Guazzerà.— Violazione della libertà di coscienza. — I Padri (ranco.^caai. — VOsicvvtit>jvt
Tortone$c. — 11 Sindaco di Guaxzora. — Voxpoj/uli Toa* Th-i.
Alcuni fra i lettori della 13. Novella conosceranno già i fatti accaduti
son pochi giorni alla Guazzora.
I pochi avranno letto nella Gazzella del Popolo il relativo paragrafo
ricavato daU’Osseryaiwe Tortonese e la risposta che gli venne fatta, ma i
molti ignoreranno ancora l'accaduto, onde a farne tutti gli amici dell’opera
nostra consapevoli, crediamo doverne dare breve ma esatta esposizione.
Da circa 9 mesi si recava in Guazzora, afar\’i il culto evangelico, il pastore
d’Alessandria, e fu sempre lasciato tranquillo; nel mese di novembre p. p.
1858 fui chiamato a rimpiazzarlo in quel compito e fino al principio del
corrente gennajo non fui molestato. Ma sullo spuntar del cinquantanove,
il parroco del luogo, volendo aprir l’annata con un’opera pia, chiamò a se
due padri francescani acciò dessero in Guazzora la così detta missione, onde
prevenire il popolo contro l’influenza del protestantismo (sic!) ed animarlo
a resistere a tanta funesta contagione ! — Povero parroco ! non si sentiva
forte abbastanza, da poter combattere da so ! — Ma forse sapeva che i frati
mezzi la cui riuscita è infallibile. Difatti i 11. Padri seppero con tanta abilità fanatizzare la popolazione, provocandola a stirpare l'eresia ed insegnandole persino il modo di toccare sì nobil meta c degna di tante ricompense.... che questa credendo forse con tal opera pia guadagnar lo cielo,
si scagliò unanime e furibonda, nella sera del 12 corrente, contro la casa in
cui mi trovava. Convien notare cho questa non era la casa dove si fanno
le riunioni ma una casa vicina ove si ripone a custodia la chiave della sala
di culto, ch’io andava a cercare e dove mi trovava adunque incidentalmente.
Nonostante, la foUa, dopo mandati gli urli e fatto lo strepito necessari per
incitarsi a male, asssalì la detta casa con pezzi di legno, pietre e mattoni,
che ruppero del tutto la finestra ed avi-ebbero spaccata la porta se non
fosse stata più cho forte. 11 suolo della stanza ora coperto di projettili d'ogni
forma e grosso «a, c sul passo della porta al di fuori ve n’era un mucchic)
12
da impedirne l’entrata. Nel caldo dell’azione fu persino sparata una pistola
che spezzò i cristalli della finestra. L’assedio durò per bene un’ora dalle
7 e mezzo alle 8 e mezzo pomeridiane e andò crescendo in intensità talché
sull’ultimo momento credemmo che dovesse crollare la casa, la cui tottoja
comminciava a smantellarsi, cadendo da ogni parte la grandine dei projettili. — A tempo giunse il S. Sindaco, il quale in questa circostanza fece il
suo dovere, acchetò la folla che ammontava a circa trecento persone, visitò
la casa, vide il danno cagionato, disse voler fare il suo rapporto all’autorità superiore, e mi fece accompagnare da tre uomini fino alla Scrivia, alla
volta di Castelnuovo.
Airindomani 13 cor. mi recai a Sale ad a%n7ertirne l’autorità giudiziaria,
la quale mi disse che una querela potrebbe essere dannosissima agli autori
del male. Io risposi non volerla movere prima dell’aver sollecitato l’intervento dell’autorità provinciale e visto l’esito di tale misura. — Il 14 cor.
mi recai dunque a Tortona dall’intendente. Questo mi ricevette con molta
cortesia, fu maravigliato di quanto gli narrai, e mi assicurò che quanto era
in se lo avrebbe fatto onde prevenire la ripetizione di simili abusi, e che
per il seguente mercoledì avrebbe spedita la forza in Guazzora. — Infatti il
mercoledì 19 cor. trovai, recandomi in quel borgo, 4 carabinieri reali, capo
ai quali era un tenente di queU’arma, col quale mi recai in casa del sindaco
per combinar le cose.—Ma trovai invece questi due ufficiali disposti a
discuter meco, sull’opportunità e sulla convenienza del mio culto, sulla
causa e sulle conseguenze di lui. Essi mi rinfacciarono tutti gli argomenti
che in simili occorrenze sogliono addurre i sedicenti nostri liberali...........
Ma vedendo che non potevano incolparmi furono costretti i due ufficiali
di riconoscere la legittimità delle mie reclamazioni, mi dissero non voler
negare il mio diritto, e poi con un cangiamento di fronte mi dichiararono:
1° Non poter ìiè l’uno nè l'altro, in mezzo a popolo fanatizzato, guarantirmi la tranquillità e la vita, ancorché fosse ogni volta presente la forza, e
non volere assumere tale responsabilità. ”
2'^ Non avere il tempo l’arma dei carabinieri e specialmente il suddetto
tenente di recarsi ogni settimana alla Guazzora, essendo carico d’occupazioni nell’attuali difficili circostanze dello Stato.
In faccia a tali schiette dichiarazioni non potendo pretendere di costringere da me, le autorità ad assumere un còmpito che si confessano impotenti
a sopportare, non potei fare a meno che ritirarmi pel momento ; onde significai ai due ufficiali, e con foglio del 2] all lntendente : risolvermi a sospendere momentaneamente il culto della Guazzora, non già per abbandono del
ìnio diritto, ma bensì costrettovi dalle circostanze, riservandomi però di ricorrere ove spetta, e di far presso il ministro quei passi atti ad ottenere, per
le vie della ragione e della pace, quel che non si potè ottenere colla presenza
della forza c che jjli ufficiali dello Stato si dichiararono impotenti a mante-
13
nere, cioè la libertà.—Si osservi cho le due ragioni addotte in ultimo dai detti
ufficiali, cioè la prima l'impotenza, e la seconda la troppa occupazione... non
hanno valore giacché è dovere loro di far rispettare l’ordine pubblico e il diritto
minacciato. Ma nello stesso tempo questo accusa la somma debolezza del sindaco della Guazzora, il quale avrebbe dovuto energicamente reprimere tali
abusi e, giacché si dice liberale, mantenere la libertà. Anzi lo stesso giorno 19,
nonostante la presenza della forza si assembrò il popolo urlando, schernendomi sul mio passaggio, e dimostrando non essere punto scemato il suo fanatismo..., e tutto questo senza che il sindaco se ne commovesse, nò facesse
nulla per impedirlo.... Anzi mi disse: “ Sentite: Sentite, il popolo urla, sebbene ci sieno i carabinieri... a rivederci se non ci fossero; vox pnpuli, vox
Dei! ” — A meraviglia sig. Sindaco ! Dunque quando il popolo bestemmia e
calpesta la libertà, dunque quando viola la giustizia, dunque quando si fa
distruggitore delle più sante umane e divine leggi, dunque quando, violando
il diritto individuale e la libertà dei culti, viola la Costituzione che consacra
tale libertà e tale diritto, la sua voce è voce di Dio ! Oh liberali ! liberali !
Inquanto a me non risposi nulla alla citazione latina dell’onorevole sindaco,
ina la tradussi: “ Voce del popolo, voce del jtreie! ” In fatti il parroco fu
visto nella strada, battendo le mani e gi-idando a piena gola, “Fuori, Fuori!”
I R. Padri dal lato loro encomiarono il popolo pella sua vittoria, chiamandolo “ popolo santo,” e concessero a tutti non so quanti anni d’indulgenza.
Tal mercanzia, tal moneta : vedremo alla fine chi di tutti sarà meglio pagato.
O. C.
CRONACA DELLA QUINDICINA
Alla pace della Chie-sa evangelica, che sembrava volere inaugurare il
nuovo anno 1859, .successe d’improvviso l’inasprimento di nuove persecuzioni. I frati Francescani sparsi pel Piemonte in compagnie di missionari,
vanno risvegliando il fanatismo religioso fra le incolte popolazioni della
campagna. H signor Oscar Cocorda pastore valdese a Voghera, recatosi
il 12 del corrente al vUlaggio della Guazzora (provincia di Tortona) per
visitare una piccola raunanza evangelica, ivi esistente, vi trovò i sopradetti missionarj. Avendo costoro saputa la di Lui venuta, sollevarono quei popolani; i quali avendo circondata la casa del sig. Cocorda, mentre parlava
alla piccola raunanza, con urli e schiamazzi d’ogni sorta lo minacciarono di
estrema rovina. H sindaco del luogo, uomo da bene, accorse per calmare il
tumulto, e per mezzo della sua voce autorevole, e di pochi suoi affezionati,
sciolse la raunanza, e liberò il ministro, fivcendolo accompagnare in salvo
14
lino a Castul-Nuovo di Hcvivia. Questo procedimento contro la libertà di
coscienza, e contro lo Statuto, che regola il nostro Piemonte, conturbò gli
animi dei buoni, c fè conoscere, che i frati nutriti nelle idee romaniste ed
inquisitorie dei loro istituti, soffocherebbero di nuovo nel sangue, sepotessero,
i germi salutari della vera religione di Cristo. Essi vogliono piuttosto che
il mondo cada nello scetticismo e ncU’incredulità, che segua i sani principj
del Vangelo, ed apprenda a prestare a Dio quel culto razionale, che solo a
Lui si conviene.—Anche i frati dell’Asilo, nello spedale di Pammattone in
(ÌENOVA, mossi da tali principi d'intolleranza e falzo zelo religioso, forzarono
un giovine svizzero protestante a ricevere il battesimo della Chiesa romana,
perchè colà trasportato, dava poche speranze di vita. L’infelice preso da
frenetica alienazione mentale aveva rivolto contro di se mano violenta, facendosi varie ferite mortali. Quei frati r.pproffittandosi di quel misero stato,
e dopo averlo spaventato, minacciandolo del fuoco eterno e deirh-a avvenire, gli amministrarono il battesimo, come unico mezzo di sua salvazione.
Presentatosi allo spedale il pastore della Chiosa Svizzera in G enova, sig. Amedeo Bert figlio, gli fu impedito l'accesso al moribondo. Esso però ritornando
col console svizzero e col presidente della direzione superióre di quello spedale, potè presentarsi al letto del paziente, e sapere, che il ferito alquanto migliorato, affatto ignorava ciò che i frati avevano sopra di lui operato, essendo
allora fuori di sè; ma che essendo nato evangelico ora asseriva di voler vivere e morire evangelico. Noi deploriamo questi fatti, come del tutto contrarj alle massime del cristianesimo ; e chiaro ci additano quale sia lo spirito,
cho anima i frati a qualunque istituto appartengano. Essi vogliono ad ogni
costo dominare sulle coscienze degli uomini, per poi guidarli nelle vie del
mondo a loro volontà.—Si assicura, che i Paolotti abbiano inviluppato in una
rete poKtico-religiosa quasi tutta la Savoja, in forza della quale l'istitutore
sig. Pons fu scacciato dalla sua scuola, e condannato ad una multa con
due suoi camerati. E sebbene il Glaneur Savoyard si rallegrasse anche in
questo del progresso che si fece verso un migliore avvenire, poiché, 10 anni
fa, un istitutore posto nel caso identico del sig. Pons venne condannato a
10 anni di galera, ed ora a soli 200 franchi di multa, pure gli uomini ragionevoli, ed i giornali stessi semi-officiali, compiangono un tale aceiecamento dei giudici, e si augurano, che non sia lontano il giorno, in cui
cesseranno i tribunali dal porsi di mezzo fra l’uomo e Dio, ed emanare
consimili sentenze.
Migliori e più consolanti notizie ci giungono da favale (riviera di levante).
La raunanza evangelica formatasi in quella località, ferma si mantiene neUa
sua fede in Gesù; e per opera di essa ancora la parola di Dio si diffonde, e
conquista anime sempre più numerose d'ogni ceto, età, e condizione. Molte
di esse sebbene non ardiscano ancora niauifestarsi apertamente, pure tosto
o tardi, quando Iddio si compiacerà d'accrescer loro la fede, si dichiareranno.
15
Allora esse diverranno giusta causa di giubilo e di rendimento di grazie
per tutti coloro, cbe si rallegrano dei progressi dell'Evangelo. In prova di
quanto osserviamo, percorrano i nostri lettori la seguente lettera, che ad
un membro della famiglia Cercghino indirizzava un graduato della benemerita arma dei 11. E. Carabinieri.
“ Caro fratello nel Signore nostro G. C.
“ Voi mi scuserete, se io non vi ho scritto più presto, come ve lo aveva
promesso. Sappiate che al mio arrivo alla stazione io sono stato ahjuanto
incomodato : dopo questo si sono presentate molte cii’costanze di servizio,
che ci hanno occupato tutti giorno, o notte, e que.sta è la causa del mio
ritardo. Essendo giunto qui, io ho distribuito ai miei amici i trattati, che
voi gentilmente mi regalaste, allorché era a Fa vale ; dei quali sono stati
molto contenti, e vi ringraziano della vostra bontà. Al presente diversi
altri miei conescenti me ne domandano; e se sopratutto potrei procurargli
quelli contro la confessione auiiculare , e l'impossibilità del viaggio di
S. Pietro in Eoma. Se voi ne avete potete inviarmeli, pagandovi ciò che è
giusto; se dunqne volete mandarmil’indrizzo, affinchè io gli possa far venire
da Torino. Io mi raccomando a voi, che vogliate aver la compiacenza di
mandarmi almeno qualche indice per i punti più importanti della Santa
Scrittiu-a, del Nuovo Testamento, per potere più facilmente rispondere ai
dottori della chie.sa romana, ossia i mercanti d'anime, che vogliono puritìcarle uel Purgatorio. Io desidererei di cuore di essere più vicino a voi,
l>er potermi riunire alla vostra assemblea, chiamata “ mia piccola greggia ” dal Signor nostro G. Cristo, il quale è stato immolato sopra la croce,
per la remissione de’ nostri peccati. Ed ora perchè non lo ameremo con
tutte le nostre forze? doniamoci tutti a Lui; facciamo quello che c’insegna
la Santa Scrittura; il solo cammino, che ci mena alla vita eterna. Perchè ci
allontaneremo da questo inapprezzabile tesoro, che ci rende la feUcitìi
eterna ... ? Il nostro amico C . . mi ha scritto in questi ultimi giorni ; egli
mi ha fatto tanti complimenti da parte vostra, e mi raccontò il cambiamento
che è stato nella stazione di N. Io vi auguro un feUce anno, in compagnia
di vostra sposa; e di tutta la vostra amabile e rispettabile famiglia; augurandovi tutta la felicità, cho è pes,sibile ad un mortale di giojre e po.si?ederc
nella vita cristiana.
Ed è in questa dolce confidenza che io finisco, pregandovi di continuarmi
la fraterna amicizia vostra nel Signore, la quale mi è così preziosa. Io sono in
buona salute, e così spero di tutti voi similmente. Vogliate aggradire. Signore Stefano Cereghino, i sentimenti coi quali, ecc. ”
Dalle vario parti dell’EuROPA le notizie sopra il progresso del Vangelo
sono piuttosto incoraggianti, che no. Nel settentrione della Francia come a
Tenìpleux, Fresnoy e Crèvecoeur il numero dei nuovi convertiti è sensibilmente cresciuto. E la loro buona condotta sì morale che religiosa fa cono-
16
scere, cho i principj evangelici hanno operato in loro gli effetti inai’avigliosi
che il vero Spirito del Signore può solo operare nel cuore dell'uomo.
Anche daU’lNCHiLTERRA si scrive che parecchi nobili signori, che illusi
alcuni anni fa dai preti romani avevano abbracciato le loro credenze, ora
rinunziando ai loro errori, rientrarono nel seno della Chiesa Evangelica. Ed
in realtà un nuovo spirito religioso va niseitandosi nel seno della stessa
Chiesa anglicana; poiché la maggior parte dei vescovi, seguendo l’esempio
del vescovo di Londra, predicano la parola di Dio in mezzo alle moltitudini
ed in quei quartieri delle popolose città, che sono meno frequentati dai ministri evangelici, e che hanno più bisogno del cibo sì dell’anima che del
corpo. In tal guisa operando, la semplicità e la verità evangelica meglio supereranno quegli ostacoli, che l’amor delle dispute teologiche, e doUe pompe
religiose frappone al prospero avanzamento del Vangelo.
Ma questo nuovo spirito religioso non si scorge ravvivarsi nella Svizzera.
II gran Consiglio del cantone di Friburgo, verso la fine del 1858, votò una
legge sui registri dello stato civile, in forza della quale tali registri sono
rimessi nelle mani del Clero, secondo l’antica usanza clericale.
Il giornale di Ginevra del 28 dello scorso dicembre segnalò questo fatto
alla pubblica opinione, e lo attribuì all'influenza del vescovo MariUey. Questo
personaggio, noto per le sue stravaganti pretensioni ai canoni, ed agli antichi
dritti ecclesiastici, sforzasi in ogni incontro di usurpare i dritti di legislatore,
e confondere l'ecclesiastica colla civile autorità. Coi porporati romani non
avvi mai questione né di principj cristiani né di Vangelo. Le loro vedute
sono dirette alla potenza, ed al dominio dei popoli. 11 governo di Friburgo
rispondendo a quell'articolo disse essere stata quella concessione Ubera e di
sua piena volontà, che non consideravasi vincolato ad alcun dovere, potendo
ritirare la concessione quando gU piaccia. La gazzetta di Losanna non si
mostrò molto soddisfatta di questa risposta, ed asserì, che”“ l’abbandono
dei principj, e la confusione dei poteri sono sempre pericolosi sì aU’una che
all’altra autorità. ” Servano questi fatti di seria meditazione ai nostri lettori;
perché non è forse molto lontano il giorno in cui discussi saranno questi
principj ; e la causa di tanti guai, la confusione dei due poteri mercè la divina
misericordia sarà tolta di mezzo anche fra noi.
Domenico Grosso gerente.
TORINO — Tipografia CLAUDIANA, dir^'Ha <ln R. Trombetta.