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5' ■
Anno 124 - n. 47
9 dicembre 1988
L. 800
Sped. abbonameriTO postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
e: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
UTOPIA E REALTA’ POLITICA
Abusare di chi è più debole e
in condizione di non poter opporre difesa è già disgustoso;
agli occhi dell’opinione pubblica tutto ciò è ancora più intollerabile quando ad essere oggetto dì violenza sono dei minori, in particolare dei bambini.
Alcune notizie di questi giorni
hanno riproposto il tema: è iniziato il processo alla banda che
avviava minorenni provenienti
dalla Jugoslavia all’accattonaggio, alia prostituzione, al furto;
la Fondazione « Terre des hommes » ha denunciato a Losanna
il mercato nero dei bambini del
Terzo Mondo posti in vendita
per gii occidentali; nel mondo
200.0ÓÓ ragazzi sotto i 15 anni sono impegnati in attività bellicomiliiari; e più di 50.000 bambini francesi sono annualmente
sottoposti ad abusi e sevizie»
Sono casi diversi, dunque, non
solo in Italia, e chissà quanti,
compiuti nell’impermeabilità della struttura familiare, non vengono alla luce.
E ciò che più meravigUa è
che, in effetti, non si può dire
sbrigativamente che tutti coloro
che recano violenza a bambini
(magari ai propri figli) siano
etichettabili come « criminali ».
Spesso, come ha indicato una
recente mostra esposta a Napoli,
i genitori che abusano dei figli
in tenera età erano stati a loro
volta fatti oggetto di percosse,
sevizie, maltrattamenti, se non di
violenze carnali ed incesti, Spesso la violenza è associata ad un
profondo disagio nel vivere
quotidiano.
Si può poi cercare di capire
(ben lungi dal giustificare) il
genitore di im paese in carestia
che vende ii figlio che rischia
la morte per fame. Ma è allucinante che altri possano a cuor
leggero allevare un bimbo magari sottratto con l’inganno.
Tanto, non oppone resistenza.
E’ di questi giorni anche la sentenza per i giovani che violentarono una ragazza, Maria Carla:
ebbene, il fatto che avesse meno possibilità di difendersi in
quanto sotto l’effetto dell’alcool,
invece che un’aggravante è considerato un’attenuante per gli
aggressori: i quali, candidamente, si erano come s*3usatl dicendo che la ragazza non aveva reagito. Dove non vi è resistenza,
sembra che tutto diventi accessibile per lo sfogo dì frustrazioni forse a loro volta ingiustamente subite da chi poi si rifà
su altri. Non si potranno forse
mai abolire gli istinti che le storie personali di ciascuno, in determinate circostanze, fanno esplodere; ma occcorre pretendere, che il diritto jirenda le parti
del più debole, anziché accanirglìsi contro: la nostra solidarietà
può essere in alcuni casi la loro unica arma di difesa, e deve
concretizzarsi ,in esplicite battaglie politiche affinché uno stato,
che sì dice, civile, garantisca i
diritti di tutti.
Alberto Corsani
HAI RINNOVATO
L’abbonamento?
"E non impareranno più la guerra"
Una proposta ministeriale per la riconversione industriale, dettata però da esigenze di tipo
economico e gestionale - Un grande mercato di morte in cui l’Italia tristemente primeggia
Il nostro settimanale presta da
molto tempo una particolare attenzione al problema degli armamenti e del loro commercio
a livello mondiale, neH'intento di
denunciare come questo traffico,
oltre a procurare morte e distruzione, comporti un così enorme
spreco di risorse da compromettere e condizionare resistenza di
intere regioni del mondo e dei
loro abitanti.
Basti pensare che in questo
mezzo secolo circa di « pace »
(cui sovente i governanti occidentali fanno riferimento con. orgoglio e forse con troppa leggerezza) si calcola — secondo stime prudenziali — che siano morti per cause belliche 17 milioni
di persone. Senza calcolare le
altre decine di milioni di uomini, donne e bambini morti di
stenti, di malattia e di fame a
causa di questa politica degli arrnamenti che ha distolto e continua a distogliere enormi ricchezze che potrebbero essere finalizzate alla creazione di un
mondo meno squilibrato, meno
ingiusto. In una parola, come è
stato detto da qualcuno, un mondo più armato non è più sicuro:
è solo più povero. Per fornire un
dato concreto, le ultime statistiche ci dicono che nel corrente
anno il traguardo dei mille milioni di dollari verrà superato:
il che, tradotto in lire, significa
qualcosa come 3.500 miliardi al
giorno .spesi in armamenti.
In questo gigantesco mercato
di morte l’Italia ha occupato negli scorsi anni le prime posizioni giungendo, nel 1983, al quarto posto in classifica, preceduta
solo da Stati Uniti, Unione Sovietica e Francia. Poi, è sopraggiunta una inversione di tendenza che l’ha portata al 12«> posto
nel 1987, con un calo della cifra
da circa un miliardo a 250 milioni di dollari annui.
I motivi di questa crisi sono
molteplici, ma si riconducono essenzjalmente al fatto che i paesi del terzo mondo sono ormai
saturi di armi mentre, per di
più, si sono affacciati su questo
mercato così redditizio nuovi esportatori, o hanno potenziato la
loro produzione: sono paesi come la Cina, il Brasile, Israele,
le due Coree, Singapore ed altri.
Ecco allora che la parola riconversione (e cioè la trasformazione della produzione da bellica a civile) comincia ad affacciai^
si anche a livello di vertice in
ambito politico. Si tratta di un
tema che è sempre stato oggetto di viva attenzione da parte
dei movimenti pacifisti e di alcuni piccoli partiti minoritari, tema naturalmente respinto dagli
industriali del settore, snobbato
PALERMO, DICEMBRE 1988
Realtà e prospettive del Centro diaconale «La Noce» che ospita
400 ragazzi - Nostro servìzio spedale nelle pagine 6-7.
dai politici e pressoché ignorato
dal sindacato.
Il ministro delle Partecipazioni statali, Carlo Fracanzani, ha
recentemente proposto la crea
3« DOMENICA DI AVVENTO
La pazienza di Dio
« Il Signore non ritarda l’adempimento della
sua promessa, come pretendono alcuni; ma è paziente verso di voi, non volendo' che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento »
(II Pietro 3:9)
Appagati, cullati, entusiasmati, insofferenti, imbestialiti, impauriti, qualunque sia il nostro stato
d’animo, non abbiamo un buon rapporto con il
tempo. Il tempo è sèmpre troppo lungo o troppo
breve. 'Quando ci divertiamo o abbiamo molto da
fare, il tempo non basta mai. Quando dobbiamo
attendere, per esempio davanti allo sportello di
un ufficio, il tempo trascorre con indisponente
lentezza. Ma questi sono sintomi. Il cruccio fondamentale è di « non aver tempo per ». Non aver
tempo per la famiglia, non aver tempo per incontrare gli amici, non aver tempo per andare in chiesa, non aver tempo per leggere, non aver tempo
per riposare. Non per niente, uno degli aggettivi
più detestati oggi è « cronico »: cronico è dò che
dura senza lasciarsi modificare, dò che occupa
tempo senza lasciarsi utilizzare; ma anche il tempo che trascorre senza poter essere meglio impiegato. Soffriamo di una cronica mancanza di tempo.
In fondo, però, questo non è altro che il rovescio della medaglia o, se si vuole, una conseguenza. Perché, noi il tempo lo vogliamo dominare, rendere interamente produttivo; d siamo cioè convinti di essere onnipotenti. E' tragico che l’unica
alternativa che ci sia rimasta, sia quella tra la
superattività e la droga; tra l’eliminazione del tempo attraverso il proliferare degli impegni e il suo
annullamento attraverso il dilagare delle sensazioni. E’ tragica la convinzione che si è ormai impadronita di noi: quella di essere onnipotenti, di avere il diritto di esserlo. E’ un diritto disumano,
che rendè insensibili sai diritti umani, ma è l’unico
diritto per cui noi occidentali stiamo combattendo
seriamente.
Anche Dìo dev’essere presente ai nostri appuntamenti. Se non viene, se la sua promessa non si
realizza come e quando noi vogliamo, vuol dire
che non esiste o è in ritardo. Il nostro tempo,
il tempo che siamo riusciti a soggiogare, è ritmato
da scadenze e realizzazioni. Vi cerchiamo Dio, ma
non lo troviamo. Si vede che non consulta i nostri cronometri.
Si esce dall'incubo soltanto se si capisce che
il tempo non è quel continuo scorrere che le lancette o i numerini dei nostri orologi al quarzo ci
segnalano inesorabilmente, ma ha un inizio e una
fine. Ha un’origine e uno scopo: è il tempo che
Dio ci concede. E’ Dio, insomma, che aspetta noi
dandoci tempo. Comprendere questo significa ravvedersi; capire che abbiamo sbagliato tutto e dobbiamo ricominciare da capo, perché non possiamo
fare aspettare Dio. C’è ravvedimento quando la
pazienza di Dio significa urgenza per noi. Molte
cose diventano allora superflue e altre diventano
centrali; il tempo non si dilata ma si qualifica,
si concentra sull’essenziale; non è più il tempo
che vogliamo dominare ma è il tempo che possiamo dare, il tempo reclamato da chi ha bisogno
di noi, il tempo anche travolto, crocifisso, ma che
Dio risuscita dandoci respiro e concedendoci non
il diritto all’onnipotenza ma il diritto al riposo e
anche al rifiuto; infatti il tempo donato è anche
quello che gli altri danno a noi, di cui possiamo
beneficiare, se impariamo a rispettarlo.
Non è che non vi siano più i momenti convulsi
e i problemi assillanti, ma l’attività in generale
diventa sensata, e quindi serena, perché tutto è
dominato dall’unica, vera urgenza: « Nessuno che
abbia messo la mano all’aratro e poi volga lo
sguardo indietro, è adatto per il regno di Dio »
(Luca 9: 62). Bruno Rostagno
zione di una commissione sul
problema della riconversione allo scopo di non arrivare troppo
tardi ad un ulteriore aggravio di
una situazione socio-economica
già di per sé piuttosto pesante.
Questa situazione e queste prospettive sono state in genere poco evidenziate, se non sottaciute,
da gran parte dei mass media:
quando infatti ci sono di mezzo
gli armamenti ed il complesso
militare-industriale si tratta di
argomenti tabù. Il bollettino
mensile di « Fax Christì » (il movimento cattolico intemazionale
per la pace), nel suo ultimo nurnero, ha dedicato un certo spazio 'all’argomento con un’intervista al ministro in questione. Egli
ha così chiarito che la sua decisione— a prescindere da « istanze ideali, pur fondamentali »
— è data essenzialmente « da
motivazioni e situazioni nuove,
molto concrete e necessitate ».
Naturalmente, sottolinea il ministro, la commissione ha un potere di proposta non deliberan^
te perché il livello delle proposte stesse è « prerogativa del ministro, del governo e del Parlamento ».
Oltre alla necessità di non arrivare tardi, Fracanzani pone il
problema della salvaguardia di
un « patrimonio costituito anche
di conoscenze e di tecnologie
che rischia di andare disperso »
e che invece va salvaguardato
per essere indirizzato verso il
settore civile.
Mentre non ci si può non rallegrare che finalmente il problema della riconversione venga
preso in considerazione a livello
di vertice, per contro non c’è da
illudersi molto sullo spirito e
sulle motivazioni che potranno
eventualmente condurre a qualche ristmtturazione di certe aziende belliche. Ñon siamo in
Roherto Peyrot
(continua a pag. 2)
2
commeatì e dibattiti
9 dicembre 1988
ì!
MI CHIAMO ERIKA
E SONO VOLONTARIA
Quelle che seguono sono le considerazioni di due mesi e mezzo di volontariato svolto nella Casa di riposo che
la Chiesa valdese ha in Vittoria.
« Volontariato », una parola spesso
sentita nominare al giorno d'oggi e
che suscita in noi sentimenti diversi
come: la lotta, il dolore, la dignità,
lo spirito di sacrifìcio e soprattutto la
speranza e la consapevolezza di potere aiutare il nostro prossimo.
lo che scrivo questi pensieri ho 16
anni, mi chiamo Erika, frequento il liceo scientifico e come tutti i ragazzi
della mia età ho i miei sogni e le
mie aspirazioni in un cassetto, ma la
cosa ohe conta di più adesso per me
è l’esperienza del volontariato.
Due mesi e mezzo di volontariato
non sono tanti; ma sono Importanti per
la tua formazione e la tua maturazione,
soprattutto quando sei giovane, quando
cominci ad aprire gii occhi alla società e vuoi renderti utile. Allora, se
fai certe esperienze capisci ciò che
realmente cerchi.
Sono contenta e soddisfatta perché
ho scoperto che effettivamente il mondo non è solo la scuola con i suoi libri... il mondo è anche ciò che sta
al di là della finestra della scuola. Il
mondo è la strada... quello che fai ogni
giorno con la gente che corre, ti guarda
e ti saluta... Il mondo, e spesso lo
dimentichiamo, è anche la Casa di riposo, Il posto dove tu non entri perché credi che non vi sia nulla da fare e imparare, il posto che per te è
un « ghetto » degli anziani abbandonati dai cari perché pesano alla società moderna.
Questa convinzione (che la Casa di
riposo sia un ghetto) viene tramandata
per generazioni finché un giorno anche chi la pensa così si ritrova solo
e piange in silenzio il suo dolore e
vorrebbe correggere i suoi sbagli. Ma
è troppo tardi!
Perché aspettare sempre la fine per
capire questi sentimenti?
Avevo un po’ di timore a iniziare
questo lavoro ma alla fine ho capito
una sola cosa: che non basta l’intelli
La guerra
(segue da pag. 1)
somma di fronte ad un cambiamento di mentalità che p>ossa
contribuire in modo fattivo —
ed esemplare — ad una reale politica di disarmo.
E’ lo stesso ministro a sottolinearlo, precisando che « l’utopìa (del disarmo) tende a convergere con la realtà politica ». Si
tratta di pura necessità di carattere economico e non di una
inversione di tendenza dettata da
motivazioni ideali od etiche. In
sostanza, il nostro ministro democristiano non prare tenere in
gran conto la profezia di Isaia
e di Michea: « ...delle loro spade fabbricheranno vomeri d’aratro e delle loro lance, roncole,
e non impareranno più la guerra ».
Roberto Peyrot
genza, la bravura o solo l’aspirazione,
ma ci vuole la volontà. Ci vogliono
anche gli esempi e l’esperienza, qualcuno che t’insegni, un modello che ti
faccia capire che puoi farcela anche da
sola. In questo modo non si finisce
mai di apprendere e di insegnare
agli altri.
Forse sono parola banali, buttate su
un pezzo di carta in un momento di
riflessione, ma sono sincere e vogliono dirti soprattutto che nessuno può
privarti del frutto di un’esperienza.
NepiHire il tempo riesce a cancellarlo
nel corso della vita, anzi lo rafforza
per un’esistenza migliore.
ErH» Bucchleri, Vittoria
PSICOLOGI
CRISTIANI
Questo appello è rivolto agli psicologi, psichiatri e a tutti coloro che per
il loro lavoro o vocazione si occupano
di tematiche psicologiche.
Un gruppo di psicologi cristiani
ha iniziato a confrontarsi sulle proprie posizioni teoriche e le proprie
pratiche professionali con il desiderio
di dare avvio ad uno scambio stabile
di esperienze e vedute sulla tematica
fede e psicologia.
Questo gruppo avverte inoltre l’esigenza di prepararsi insieme ed impegnarsi in vista di un servizio rivolto
a credenti e non che abbiano difficoltà di ordine psicologico.
Chiediamo perciò a tutti coloro che
sono interessati a questa iniziativa di
mettersi in contatto con noi.
L’indirizzo cui far riferimento è:
Mariella D’Apote - Via P.ssa Pignatelli,
26 - 00043 Ciampino (Roma) - Telef.
06/6174429.
pea ». Probabilmente in quasi tutte le
chiese evangeliche d’Europa si sta
ora dibattendo il medesimo problema,
ma forse finora è mancata una iniziativa precisa.
lo penso che le chiese valdesi e
metodiste, per via del fatto di essere
chiese « unite » (riformati e metodisti),
per via del fatto che una è la più
antica ed entrambe sono tra le più
note ed ammirate tra le chiese protestanti, e per via del fatto di essere
così piccole e prive di potere da non
poter suscitare invidie o gelosie presso altre chiese, potrebbero benissimo
assumersi il compito di lanciare ufficialmente la proposta di una unione
tra le varie chiese evangeliche dei 12
paesi coinvolti nel processo di unificazione europea.
Può ovviamente essere che questa
mia idea non trovi consenso in questa
sua forma presso gli altri fratèlli di
chiesa. Ascoiteremo tutti allora molto
volentieri le altre proposte al riguardo, ma sono convinto comunque che
la questione è troppo importante per
rimanere relegata alle pagine del nostro giornale: credo che l’intera faccenda debba essere portata all’esame
ed alla discussione del Sinodo del
prossimo anno. Penso infatti ohe sarebbe molto triste se, invece di muoverci
noi evangelici, l’iniziativa del 1992
fosse presa da papa Wojtyla, per
farne l’occasione di un invito agii
europei, nel momento in cui convergono verso la loro unità politica, a
voler ritrovare anche quella della
chiesa (cattolica).
Paolo BandizioI, S. Germano
gabinetti o, peggio ancora, a rimanere in classe a seguire la edificante
e verace lezione del catechista cattolico, che molto difficilmente si dimentica di loro, dimostrando il proprio
rispetto nei ioro confronti apostrofandoli con frasi dei tipo: « Ragazzi dell’alternativa, perché non prendete appunti? ». Questa vergognosa situazione è dovuta alia connivenza tra una
parte del potere politico italiano con
la Santa Sede: le circolari ministeriali
democristiane hanno stravolto l’intesa
con la Tavola Valdese che assicurava
facoltatività ed extracurricularità dell’ora di religione cattolica. Evidentemente i vertici della chiesa romana hanno ritenuto di difendere il loro 90%
di awalentisi aprendo questo baratro
di discriminazioni, ingiurie e beffe davanti a coloro che hanno deciso di
difendere la propria libertà di coscienza e di pensiero. Vorremmo perciò far
conoscere a tutti questa iniziativa di
pochi studenti laici che si oppongono
all’attuale stato di cose, colpiti anche
dalla disinformazione del quotidiano
locale che, nonostante i nostri ripetuti
comunicati, finora ha stampato due be^
gli articoli di quattro colonne ciascuno con foto annesse sull’argomento. Si
trattava però di una intervista all’e
sperto scuola diocesano e di una let
tera di tre ragazzi iscritti ad Azio
ne cattolica. Auspichiamo perciò un
maggior coinvolgimento della stampa
laica e non cattolica sul problema della disobbedienza civile all'ora di reli
gione. Ci aspettiamo una partecipazio
ne a questa protesta laica, democra
tica e cristiana (non leggere democri
stiana) da parte di tutti gli student
evangelici italiani.
Fraternamente
Luca MarteIN
Edmondo Fiume, Firenze
Nuovo indirizzo
Il past. Tullio Di Muro comunica il
suo nuovo indirizzo: V.le Duca Alessandro, 75 - 43100 Parma - Telefono (0521)
43.587.
OBIEZIONE
DI COSCIENZA
IL 1992 E LE CHIESE
Seguo con molto interesse il dibattito
intorno alla questione dell’unità delle
chiese evangeliche europee. Sono convinto che si tratti di un tema della
massima importanza.
La divisione delle chiese deve continuare ad essere vista come uno
" scandalo » ed un « peccato », e ritengo che almeno le chiese più simili tra loro hanno il compito di iniziare (o riiniziare) a lavorare per la
loro unione.
Devo però aggiungere che la proposta dell’Alleanza Riformata Mondiale
non mi trova d’aocordo. Perché pensare (come è già stato scritto) solo
al riformati, e non anche ai metodisti e
ai luterani? Sono poi tanto diversi da
noi? E perché anche non provare a
studiare una possibile forma di coinvolgimento delle chiese inglesi e delle altre chiese evangeliche presenti
in Europa?
Il 1992 (e l’unificazione europea) sta
destando l’attenzione e l’entusiasmo
di moltissimi europei. Tutte le organizzazioni sociali (i partiti, i sindacati,
le più diverse associazioni culturali ^
e sociali) si stanno dando o si sono già
date da tempo una dimensione « euro
Spett.le redazione,
siamo alcuni giovani studenti evangelici di diverse confessioni e, in
osservanza all’articolo 9 della legge
449/84, abbiamo deciso di aderire all’iniziativa di obiezione di coscienza
organizzata dal coordinamento studenti laici in collaborazione con il comitato Scuola e Costituzione.
Con questa iniziativa (cioè il rifiuto
di partecipare a qualsiasi tipo di ora
alternativa), vogliamo richiamare la vostra attenzione sulla discriminazione
che noi, studenti appartenenti a confessioni religiose non cattoliche, siamo costretti a subire. I nostri fratelli cattolici romani hanno la possibilità di svolgere nell’orario scolastico la loro ora settimanale di catechismo avendo a disposizione strutture e
personale docente pagati con i 'soldi
della collettività. Gli studenti del »NQ»
invece, nella migliore delle ipotesi sono obbligati a seguire • edificanti »
attività alternative: studio dei geroglifici, o addirittura proiezioni di film
di alta morale laica (Fantozzi contro
tutti. Tutto Benigni, eoe.). Purtroppo
in molti casi neppure questa possibilità è lasciata agli studenti non avvalentisi: lamentando molte scuole una
mancanza di strutture adeguate, gli
studenti • irreligiosi » sono spesso costretti a vagabondare nei corridoi, nei
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio GardioI
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Roberto Giacone, Adriano
Longo, Piervaldo Rostan
Comitato di redazione: Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Alberto
Bragaglia, Rosanna Ciappa NittI, Gino Conte, Piera Egidi, Paolo Fiorio, Claudio Martelli, Roberto Peyrot, Sergio Ribet, Massimo Romeo, Mirella Scorsonelli, Liliana Vigiielmo
Segreteria: Angelo Actis
Amministrazione; Mitzi Menusan
Correzione bozze: Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò
Spedizione: Loris Bertot
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Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoli
Il n. 46/88 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino e a quelli decentrati delle valli valdesi il 1° dicembre 1988.
Hanno collaborato a questo numero: Ivapa Costabel, Franco D’Amico, Giorgina Giacone, Paolo Giunco, Paola Moritalbano, Edi Morini, Gregorio
Plescan, Claudio Rivoira, Claudio Tron.
GENTE COME TE CI LEGGE
ABBONAMENTI ’89
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Abbonamento a ’costo reale’
lire 60.000
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( è il costo del giornale
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( con diritto a due stampe
di Marco Rostan raffiguranti
i templi delle Valli Valdesi )
(estere lire 120.000)
L'importo va versato sul c.c.p. n. 20936T00 intestato a A.I.P., via Pio V, n. 15 - 10125 TORINO
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o a coloro il cui indirizzo sia fornito da un abbonato, una chiesa
M
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9 dicembre 1988
marta e maria
IL MONDO DEGLI AFFETTI
Non è solo un cordone ombelicale
Il mutamento dei rapporti tra genitori e figli in una società di rapide e profonde trasformazioni, non intacca il
mondo degli affetti - Ma come vivere l’immutato bisogno di affetto in un quadro mutato? - Quali vuoti si creano?
Sono due mondi diversi: quello della madre, quello del figlio;
due storie diverse, che sembra
inizialmente possano camminare
insieme (madre - figlio piccolo),
poi piano piano divergono (questo lo sanno tutti); quando va
a scuola, cresce, quando ha le
sue prime crisi adolescenziali e
cominciano questi due binari che
sembravano uguali a separarsi
fortemente: il figlio va per la
sua strada, la madre rimane ad
aspettarlo, a pensarlo... poi si
immerge in tantissime attività,
fa la donna big, la donna impegnata, ma nel suo fondo cerca, e spera che il figlio o figlia
torni per una parola d’affetto,
forse solo per uno scambio di
idee, o così, torni perché c’è lei;
ma questo non capita nel mondo moderno rombante, chiassoso, violento e piuttosto superficiale ed è qui uno dei tanti nodi che sono duri da sciogliere:
il mondo degli affetti ha una misura diversa dal mondo della
tecnica; ■ si può correre, si può
distruggere tutto nella passione
del nuovo, ma non si possono
togliere alla vita affettiva i suoi
bisogni reali.
Ma noi ci siamo
staccati
Madre - figlio, due bisogni diversi: il figlio o figlia assetati di
conoscenza andranno per il mondo, per la loro strada alla ricerca di se stessi, della propria
identità, della propria storia, che
si compie solo attraverso questo iter doloroso e tutt’altro che
facile di stacco dai genitori, dal
proprio ambiente.
Ben lo sappiamo noi, che ci
siamo staccati dai nostri genitori con un salto di qualità tremendo facendo traballare tutto un
mondo che ci stava dietro; non
dimentichiamo che dietro di noi
c’era il mondo stereotipato delle
forme, le signore con i loro ossequi, le regole e le tazze fumanti, ricordiamo anche che noi
abbiamo detto di no a tutto questo e non solo a questo creando
una società diversa ipotizzata
nella libertà delle idee, nella presa di coscienza di se stessi, una
società in breve basata sulla democrazia e non sul bieco autoritarismo che si esprimeva con:
« Taci, io sono tuo padre », e i
rapporti padri e figli erano difficili, ma era più facile staccarsi da
tali padri: è più facile per il
figlio rompere con l’autorità e
provare a ricostruire se stesso
e una nuova società. Per noi tutto è diventato più complicato,
il rapporto madri e figli è stato
un rapporto di amicizia, di solidarietà da parte della madre,
di gioia, di ventata di idee nuove, di allegria, un qualcosa che
ha totalmente seppellito il mondo di ieri. La madre sembrava
nella rivoluzione delle idee l’amica della figlia o addirittura la
figlia nella nuova moda dei bluejeans. e tutto veniva rimescolato. ribaltato da questo caos che
è il mondo moderno, dove nulla
è stato jnù chiaro: il ruolo della
madre, il ruolo della figlia.
Ma il mondo delle emozioni
profonde, dei sentimenti non soggiace al caos, ha le sue regole,
i suoi bisogni; ecco il nodo: la
rivoluzione dei valori, l’appiattimento della società' di oggi che
copre i suoi bisogni reali con
viaggi, Armani, e via dicendo,
non coglie che jn questo parado.sso madre - figlio sono due
esigenze diverse: il figlio vuole
la sua autonomia, la sua indipendenza da questa madre così
« in », così impegnata, così gio
Pagina a cura di
Piera Egidi
vane di idee, e assetate di conoscenza altrettanto quanto lui e
ciò è intollerabile: è lui che cresce, che deve esplorare il mondo, ipotizzare nuove idee, la madre taccia.
Madri di oggi,
madri di ieri
Questo è avvenuto in questi
anni, che le madri non sono le
madri di ieri silenziose, acquiescenti del loro ruolo, passive, alle volte remissive: sono madri
in movimento, alla ricerca continua e distrata di nuove idee,
nuovi valori; è come se, a loro
volta, fossero adolescenti quanto i figli ed è pur vero perché
la donna, le donne in questi anni, attraversando la loro crisi di
identità, sono cresciute altrettanto quanto i figli, ma il figlio ha
fretta, ha delle regole dentro di
sé, dei bisogni che non hanno
parole, né vocabolari, è la storia dei suoi sentimenti e non sa
che farsene di questa madre adolescente, vuole la madre sicura
di se stessa e non fragile, che
creda in alcuni valori essenziali
perché lui li possa recepire e
trasmettere a sua volta, vuole
in breve una donna adulta che
lo aiuti a diventare adulto, e allora con un balzo la madre, le
donne, sono costrette a diventare più donne, più adulte, a lasciare le minigonne alle adolescenti
e recitare la parte della madremadre, ma sempre comunque alla ricerca di una identità di donna e in questo andare avanti a
scossoni chi ne fa le spese è sempre il mondo degli affetti.
In un mondo senza regole,
senza sicurezze, senza etica, il
mondo degli affetti ha molti vuoti. Qui sorge il caos, la confusione, perché la madre è quella donna che è stata pronta a cambiare, a rivoltarsi da destra e da
sinistra per mutare la società,
se stessa ecc.; ora, cresciuta lei,
cresciuti i figli, cerca nelle pause momentanee del vivere l’affetto ed ecco farsi vivo un mondo antico che avevamo sepolto,
dimenticato, volando a destra, a
sinistra; ora cerchiamo quell'affetto che abbiamo dato, lo desideriamo, anzi la nostra anima
è assetata di tenerezza, di piccoli gesti, di poche parole gentili che riempirebbero le nostre
giornate, perché il mondo dei
sentimenti non è una regola, non
è un libro stampato che si può
imparare o trasmettere, è rincontro fra te e me, e con i figli
è forse rincontro più complesso
che esista, il più diffìcile.
La famiglia, incontro
di personalità diverse
Quando, dopo tante difficoltà,
tante tempeste..., dopo che ci si
è abituati a stare da soli perché
tanto i figli non ci sono, stupisce la parola d’affetto, la gentilezza: in quel momento, quando
la madre riceve questa parola
dal figlio coglie che la vita familiare è l’incontro di queste
varie personalità: in quel momento il figlio è un adulto e la
madre non si preoccupa più per
lui, sa che tornerà, parlerà con
lei e lei con luì, ma nel frattempo la madre, le madri, le donne
avranno tante cose da fare per
riempire la loro esistenza; forse
l’altro nodo da cogliere è che la
vita familiare di oggi è molto
più complessa di quella di ieri
e comunque la vita dei sentimenti non si può imbrigliare
nelle regolette, cordone ombelicale o no, stacco o non stacco:
è un cammino che si compie in
due, in tre o in quattro, madri
figli, il figlio si stacca per poi
tornare adulto e allora è diverso, il linguaggio è un altro e la
madre sa che il suo compito è
finito per ora i>cr poi ricominciarne un altro.
Il mondo antico aveva delle
regole, la madre sapeva che i
suoi figli tornavano, ed era sicura dell’affetto dei figli per lei e
non esistevano l’insicurezza e le
incertezze delle donne di oggi:
forse noi dovremmo riacciuffare
alcune immagini di ieri per affrontare il nostro oggi con una
sicurezza maggiore e una carica
affettiva diversa.
Rina Lydia Caponetto
Nota: Su quanto detto rimando al libro di B. Bettelheim, Un
genitore quasi perfetto, Feltrinelli, Milano, 1987, uno dei libri recenti più completi sulTargomento ed uno dei più esaurienti perché riesce a fare il punto della
situazione sulla famiglia moderna. Rimane il fatto che un libro
non può risolvere l’isolamento in
cui vivono le donne oggi; ieri
nella grande famiglia, nella coralità della vita, gli scambi affettivi erano più facili, le emozioni, i sentimenti erano patrimonio di tutti e tutto era più
indolore, lo stacco dei figli dÉille
madri era di gran lunga più
semplice per entrambi.
TORINO
Donne con l’aureola?
Per il « Coordinamento donne credenti » e Adriana Zarri il documento
papale « Mulieris dignitatem » è il prodotto di una società maschile
Lo scorso 19 novembre, quasi
duecento persone, in grande maggioranza donne, in grande maggioranza cattoliche, hanno accettato l’invito del Coordinamento
donne credenti di Torino di incontrarsi nei locali della chiesa
valdese, attirate dall’opportunità
di confrontarsi sul tema dell’ultima lettera del papa: la «Mulieris dignitatem ».
Nel corso di questi due mesi,
da quando è uscito, questo documento ha suscitato diverse reazioni polemiche (alcune delle
quali sono state ospitate sulla
nostra stampa), abbastanza concordi nel motivare l’iniziativa papale con la necessità di ribadire
l’esclusione della donna dal sacerdozio, anche alla luce della
recente decisione della chiesa anglicana di aprire alle donne il
ministero ordinato nella chiesa
in tutte le sue espressioni, episcopato compreso.
Preoccupata di rimanere, con
l’ortodossia orientale, l’unica
confessione cristiana a non accettare il sacerdozio femminile,
la chiesa cattolica, con la consumata abilità di chi da secoli gestisce il potere, ha tempestivamente prodotto un documento
in cui riafferma e legittima la
sua scelta, pensando bene, da
un lato, di avvalersi di blandizie
e di iperboli, di dubbie disquisizioni su sacerdozio universale e sacerdozio ministeriale e,
dall’altro, di inserire tra la propria strumentazione anche categorie concettuali del movimento delle donne, distorte ad arte.
Unica relatrice ospite, Adriana
Zarri, esimendosi dall’esprimere un giudizio globale sulla lettera papale, ha smontato una per
una le argomentazioni addotte,
riproponendo sostanzialmente le
sue riflessioni pubblicate su « Il
manifesto » del 12 ottobre scor
so con il titolo « Donne con l’aureola. L’orlo di miele di un’amara pozione ».
E come per un tacito accordo,
anche gli interventi che si sono
succeduti hanno rispettato questo conflne: la «Mulieris dignitatem » si critica ma non si delegittima.
Questo è anche il tono del
documento elaborato dal gruppo « donne credenti » di Torino
e letto al convegno.
Ritengo che l’aspetto più grave
della lettera papale, prodotta in
un ambiente rigidamente monosessuale, sia la sua consonanza
con i valori di una società maschile, propri di una società divisa, che poggia sul disvalore del
sesso femminile. Impossibile pertanto per qualunque donna riconoscersi nei prototipi, nei destini prefigurati dalFimmaginario
maschile di chi non è capace,
di chi non vuole accettare, di
chi teme che le donne si liberino
dall’oppressione anche simbolica che le vuole subordinate
all’uso sociale della loro anatomia (vergini e madri).
Purtroppo nel convegno di
Torino non c’è stato il tempo
di parlare delle ripercussioni
che la « Mulieris dignitatem » ha
avuto nel movimento delle donne, cioè di esprimersi sull’avvincente dibattito su uguaglianza,
identità e differenza sessuale.
A questo proposito, mi ha stupito leggere che donne non credenti abbiano ritenuto di disquisire sulla possibile parentela tra
la « Mulieris dignitatem » e il
pensiero femminista della differenza sessuale, a cui le donne sono approdate nell’ambito dii un
faticoso percorso di autoccnsapevolezza che da inferiori le ha
portate a chiedere di essere uguali e successivamente di vedere riconosciuta la loro « indici
bile differenza », di ottenerne la
valorizzazione sociale.
Ascriverei queste esercitazioni
al pur 'esitante riavvicinamento
del movimento delle donne in
Italia alle tematiche del religioso, (da quanto ho potuto vedere, i libri biblici di Ruth e Genesi sono i più « gettonati »),
stimolate dalla produzione anglosassone che, notoriamente, ha
ima maggiore dimestichezza con
la teologia e che, tra l’altro, ha
potuto nutrirsi del contributo
della teologia femminista.
Quanto questo interesse sia
presente nel nostro Paese lo si
evince anche da un servizio del
numero di novembre di « Noi
donne » nel quale vengono intervistate diverse donne, sia di
origine cattolica che valdese ed
ebraica.
Certo è che « exploit » come
la « Mulieris dignitatem » rischiano di far arretrare questi
fermenti in un contesto di generalizzata ignoranza biblica, di
vanificare la nostra seppur debole testimonianza di evangeliche,
specie presso donne di origine
cattolica che avevano precedentemente buttato via l’acqua (la
chiesa cattolica) con il bambino
(Gesù Cristo).
Tornando al convegno organizzato dalle donne credenti, si
pongono diversi sconcertanti interrogativi su cosa di buono possa uscire da un’istituzione virilista che nega lo spirito delTEvangelo, attestata su posizioni di discriminazione sessuale, di
divisione dei ruoli in base all’appartenenza al genere.
Alla fine, per tomare al titolo
suggestivo del citato artìcolo
della Zarri, chi si berrà l’amara pozione?
AntoneUa Visintin
• Al termine del convegno è stato
votato un documento pubblicato sul
numero scorso del giornale.
4
4 fede e cultura
9 dicembre 1988
li
TORRE RELUCE
PROTESTANTESIMO IN TV
Azionismo e epurazione ■[ segno
della promessa
Una serata per rievocare un periodo delicato della storia italiana Ferruccio Farri e la mancanza della Riforma protestante in Italia
Recentemente a Torre Pellice
sono stati presentati due saggi
dal titolo rispettivamente « L'azionismo nella storia d’Italia
1946-1953 » e « L’epurazione in
Italia 1943-1948 » curati dai professori Max Salvadori e Lamberto Mercuri.
Si è trattato di una buona occasione per riflettere su un periodo « delicato » della storia italiana deU’ultimo dopo guerra ed
al termine della serata abbiamo
rivolto agli ospiti alcrme domande.
Max Salvadori, « marchigiano »,
figlio di im italiano e im’inglese:
ima formazione che dunque risente di due realtà diverse, la
cattolica italiana e la liberal inglese a tradizione progressista e
protestante; uno sguardo europeo sulla storia italiana.
A proposito di partito d’azione, azionismo, si è parlato di
fallimento...
« E’ stato giustamente osservato che è fàilito il partito d’azione, ma non l’azionismo, in
quanto questo fenomeno ha continuato ad esistere, ed esiste
ancora oggi. Anche attraverso
pubblicazioni, si è affermato in
questi ultimi anni lo spirito azionista, che in fondo era l’integrazione del liberalismo, della democrazia e del socicilismo.
Del resto si può tranquillamente affermare che ci sono azionisti in quasi tutti i partiti italiani; mi viene sempre in mente
Natale 1988
S^fierf)Aeynuiu
HENRI ARNAUD
La Glorieuse Rentrée
des Vaudois
pp. 540, testo originale
Lit. 49.000
□
HENRI ARNAUD
The glorious recovery
by the Vaudois
of their valleys
pp. 211, con riproduzione delle
incisioni originali
Lit. 30.000
□
ETTORE SERAFINO
Favole per Alice
pp. 52
Lit. 16.500
□
EDMONDO DE AMICIS
Alle porte d'Italia
pp. 419, con incisioni di
Gennaro Amato
in cofanetto
Lit. 110.000
Albert Meynier Editore
Corso Sommeiller, 21
10128 TORINO
© (011) 50.45.30 O
ore ufficio: 8^0 - 13,00
'S ■
Da sinistra: Gustavo Malan, Lamberto Mercuri, Giulio Giordano,,
Piercarlo Longo e Max Salvadori.
un episodio che mi venne raccontato alcuni anni fa: c’era una
crisi di governo assai lunga e
ad un certo punto Ugo La Malfa decise di invitare a casa sua
cornpagni azionisti di vari partiti. La crisi governativa venne
risolta quella sera... ».
Quali rapporti coglie fra azionismo e valori protestanti?
« Su questo aspetto non posso
far altro che ripetere quello che
un giorno disse Ferruccio Farri:
”A noi, in Italia, è mancata la
Riforma protestante...”; Farri arrivando da Pinerolo sapeva bene tutto quello che succedeva in
queste valli ».
Anche al prof. Mercuri chiediamo una testimonianza riguardo alla figura di Farri.
« Una figura dotata di notevole umanità ma anche, dote rara
nei politici italiani, di ironia ed
autoironia; della sua attività politica non si è ancora scritto,
segno che il nostro paese si contraddistingue spesso per la sua
smemoratezza, ma è pure evidente che Farri è stato un maestro per molti: dunque potrei
parlare di un "caso Farri” in negativo ».
Da un caso di smemoratezza
ad uno di forte e dolente memoria: l’epurazione.
« Ebbene, il governo Farri del
1945 rappresentò, a mio modo
di vedere, una svolta nell’epurazione; nel settembre egli capì
che l’epurazione era saltata e che
tale processo andava chiuso nel
migliore, o nel meno peggiore
possibile, dei modi. Quitidi si trattava di chiudere al più presto
e voltare pagina in una vicenda che aveva assunto i toni di
un vero e proprio fallimento ».
Tornando all’azionismo, si assiste da un po’ di tempo a questa parte ad un ritorno, ad un
richiamo polemico da parte di
stampa ed intellettuali cattolici
sul tema. Quale può essere il significato di questo fatto?
« Non posso francamente capire per quale motivo Comunione
e Liberazione voglia rivedere la
storia ex initio; posso però immaginare i motivi di rivedere,
quasi rifare la storia: l’azionismo è diventato come un argomento da prendere in considerazione o colpire come un movimento di idee, specie laiche,
per arrivare ad un certo tipo di
storiografia che oggi pare di moda e che vuole rivedere un po’
tutto, per esempio anche attenuare le colpe del fascismo ».
L’azionismo nelle valli valdesi
è sicuramente di casa, ha toccato fino in fondo molte famiglie;
le chiederei perciò in chiusura
un chiarimento sull’espressione
utilizzata di « calvinismo epurativo » del Partito d’azione.
« Con l’espressione ’’calvinismo
epurativo” ho voluto sottolineare la forza, la tenacia con cui
il Fartito d’azione portò avanti
il problema dell’epurazione, sostanzialmente da solo. Gli altri
partiti infatti prevedendo il domani prefigurabile, la necessità
di voti ed anche l’effettiva situazione del paese provato dall’epurazione; via via presero le distanze da tale processo; del resto l’epurazione colpì molti ceti
che probabilmente non avrebbero dovuto essere coinvolti e proprio la tenacia del Fartito d’azione finì per costituire una delle
cause della sua sconfitta ».
Massimo Rocchi
SEMINARIO
Minoranze in Caiabria
Il dipartimento di storia e delle arti dell’Università della Calabria, in collaborazione con il Centro Studi « Giuseppe Gangale »,
ha organizzato, con il patrocinio
della regione, un seminario di
studi dal titolo Le minoranze in
Calabria.
Il ciclo di incontri, che ha preso il via il 30 novembre e si
svolge presso il polifunzionale
dell’Università ad Arcavacata di
Rende (CS), affronta le diverse
etnie che si trovano compresenti
nella regione: grecanici, albanesi, occitani e valdesi, zingari rom,
immigrati dal Terzo Mondo. Un
ulteriore appimtamento è dedicato ai calabresi emigrati nel
mondo.
Ogni giornata di studio prevede due interventi, basati sui rapporti fra Cultura minoritaria e
territorio il primo, e su Cultura
minoritaria e società il secondo.
In occasione dell’incontro sulla minoranza occitana che prevede relazioni di Silvana Primavera ed Enzo Stancati, verrà anche proiettato il film: « Guardia
Fiemontese: il futuro della storia », diretto da Diego Verdegiglio per la produzione del CRIA
di Spezzano Albanese. Tra gennaio e febbraio sarà poi aperta
una mostra dal titolo « I luoghi
delle minoranze ». Coordinatori
Corrado lannino, presidente del
Centro « G. Gangale », e Ilario
Frincipe dell’Università della Calabria.
MILANO — Giovedì 15 dicembre, alle ore 20.30, presso la chiesa metodista
(v. P. Lambertenghi, 28) avrà luogo una
tavola rotonda sul tema: Neoprotestentesìmo? - Fede e politica nel mondo moderno ». Partecipano: Massimo
Cacciari, docente aH'Unlversità di Venezia; Mario Cuminetti, teotogo cattolico; Sergio Rostagno, della Facoltà valdese di teologia.
Il filmato che ha occupato per
intero la trasmissione del 27 novembre, per la regia di G. Urizio, ci ha riproposto l’antica vicenda di Anna, madre di Samuele. Ci è stata anzitutto presentata una giovane attrice del nostro
tempo che, per ragioni professionali, viene a conoscenza del
suggestivo racconto, ne resta colpita (in contrasto coll’evidente
disinteresse del marito) e ne fa
oggetto di una riflessione che via
via essa comunica a noi spettatori. Le immagini alternano la
situazione esistenziale di questa
donna moderna (che ha deciso
di diventare madre) a quella di
Anna, la credente ebrea disperata a causa della sua sterilità. Anna « costringe » Dio a ricordarsi
di lei e della sua tragedia, ne
viene esaudita e infine gioiosamente consacra al servizio dell’Eterno il suo unico figlio tanto desiderato.
La giovane Lidia (che la finzione scenica ci rappresenta ad
un certo punto a colloquio con
Anna), pur considerando nella
ottica di oggi « l’assurdità » della
logica che porta una donna a
chiedere un figUo per poi rinunciarvi, è affascinata da questo libero rapporto con Dio e dall’esultante cantico di Anna («L’Eterno dà forza ai deboli... rileva il
misero dalla polvere... »).
E’ evidente a questo punto che
anche Lidia intraprenderà quel
cammino di fede che Anna le ha
fatto intrawedere.
La visione del filmato è risultata godibile per l’ottima recitazione, la poetica ed insieme aderente rappresentazione dei personaggi e dell’ambiente e la suggestione dei testi biblici richiamati. Rimangono invece alcune
perplessità sull’efficacia del messaggio, che a mio parere risulta
incompleto in relazione al titolo
stesso della trasmissione («Il segno della promessa »).
Si è dato per scontato che il
pubblico conosca le motivazioni
dell’angoscia di Anna (come di
tante figure femminili dell’Antico Testamento, ad iniziare da Sara) a causa della sua sterilità,
La vicenda viene così ridotta ad
un esempio di fede concernente
il singolo caso di una donna di
allora che parla ad una di oggi
sulla base comune del problema
della maternità.
Si è trascurata, o almeno tenuta in sordina, la dimensione
della promessa fatta al popolo di
Israele e le implicazioni di questa promessa per tutti i popoli
e per tutti i tempi. L’interesse
per la condizione femminile ha
forse preso un po’ la mano alla
regista...
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5
9 dicembre 1988
ecumenismo
SINODO DELLE CHIESE EVANGELICHE TEDESCHE - BAD WILDUNGEN, 6-11 NOVEMBRE 1988
Credere oggi, diventare credenti
Le chiese evangeliche tedesche affrontano con coraggio il grave problema del calo d’iscritti (160.000 in meno nel
1986) - Ribaditi nel documento finale la centralità della Bibbia, la diaconia, la formazione, la partecipazione, il culto
« Credere oggi. Diventare credenti - restare credenti » era il tema centrale della riunione del
Sinodo della EKD (Chiesa Evangelica Tedesca, Federazione delle
chiese evangeliche della Germania) che ha avuto luogo dal 6
all'il novembre 1988 a Bad Wildlingen neH’Assia del nord.
Il fatto che la EKD abbia dedicato un Sinodo al tema delTesistenza della fede e della chiesa nel mondo secolarizzato si
spiega bene sullo sfondo dello
sviluppo delTappartenenza alla
chiesa. NeH’ultimo decennio le
due più grandi chiese della Germania (chiesa evangelica e chiesa
cattolica) hanno dovuto assistere a una grande perdita di membri. Solo nel 1986 le chiese hanno pei'so complessivamente quasi 250.000 membri di cui quasi
due terzi hanno lasciato le chiese protestanti. Questo significa
che dei 61 milioni di abitanti della Germania federale 26,3 milioni sono cattolici, e appena 25
milioni sono protestanti. Dal 1970
al 1986 la percentuale di protestanti si è abbassata così dal
49 al 41 per cento della popolazione. E le previsioni sono tutt’altsTj che rosee: a Francoforte,
ad esennpio, si studia se non conviene vendere alcune chiese perché. secondo i pronostici, nel
2000 ci saranno solo 150.000 protestanti tra gli abitanti della metropoli commerciale che oggi conta 600.000 abitanti. E’ dunque
comprensibile che il problema
della secolarizzazione, della rottura con la tradizione cristiana,
visibile già oggi nelle grandi città, diventi il tema numero uno
per le chiese.
Chiesa di massa
e chiesa confessante
La questione però è come affrontare questo tema. Le varie
posizioni sostenute nelTassemblea sinodale di Bad Wildungen
sono indicative: si può collegare il problema della secolarizzazione al carattere pluralista delia « Volkskirche » (letteralmente
“ chiesa di popolo) che è quella
strana organizzazione che cerca
di riunire sotto il suo tetto pietisti devoti, "evangelicaT' conservatori, credenti impegnati di
stampo progressista, gente che
frequenta la chièsa solo in occasioni particolari e gente per cui
l’appartenenza alla chiesa significa soltanto continuare a pagare l'imposta ecclesiastica. Questa
è la posizione della componente
neopietista (evangelica!) della
EKD, che critica fortemente il
pluralismo della « Volkskirche »
che, secondo loro, avrebbe portato a una concezione conftisa
della fede e a compromessi riprovevoli tra fede e politica. Secondo loro ci vorrebbe una
« chiesa confessante » come ai
tempi del nazionalsocialismo,
una chiesa che sosterrebbe posizioni chiare (che sarebbero naturalmente le loro) e che saprebbe distinguere nettamente
gli spiriti, una chiesa più convincente.
La minaccia
deiia scissione
L’aspetto fas'tidioso di questa
posizione è che non è semplicemente una presa di posizione
(del resto neanche nuova) sottoposta alla discussione delTassemblea sinodale, ma questa componente della EKD accompagna la
sua critica con la minaccia di
uscire dalla chiesa e di fare una
specie di controchiesa (neanche
questa minaccia è nuova).
Bisogna però notare che queste non sono solo parole, ma che
questa componente, particolarmente forte nel Württemberg, si
tiene concretamente ap>erta questa possibilità avendo costruito
organi e istituzioni che già ora
lavorano parallelamente a quelli
della chiesa.
Accogliere la sfida
della secolarizzazione
L'altra possibilità nell’aifrontare il problema sta nella difesa
della pluralità della « Volkskirche » in nome delTuniversalità
deU’Evangelo e della ricchezza
che le diverse concezioni ed espierienze di fede portemo. Alla base di questa prospettiva sta una
valutazione non esclusivamente
negativa del fenomeno « secolarizzazione ».
Quest’ultima non è semplicemente il nemico della fede/della chiesa, ma nel dialogo/confronto con la società secolarizzata la fede/la chiesa ha la possibilità di far emergere ciò che gli
è proprio.
La strategia con cui affrontare il problema della secolarizzazione non può essere la chiusura della chiesa verso la società,
ma ciò che distingue la chiesa
dalla società, ciò che distingue
la fede dalla cultura secolarizzata dovrebbe emergere nel dialogo/confronto. La chiesa/le comunità locali dovrebbero trasformarsi in realtà più invitanti.
Questo richiederebbe però che
lo studio della Bibbia, la riflessione teologica e la riflessione
sulla prassi della fede nella società diventassero ancora una
volta il centro della vita della
chiesa, più di quello che sono
attualmente.
Questa seconda posizione si
esprime nella dichiarazione finale deH'assemblea sinodale, un
documento di una quarantina di
della fede; 4. Diaconia; 5. Ctdto.
I titoli di questi cinque paragrafi ricordano le discussioni fatte
al Sinodo '88 della Chiesa valdese sulla cultura, sulla formazione, Sull 'evan geli zzazione/predicazione e sulla diaconia. Sembra che i problemi che preoccupano le chiese europee, sia quelle grandi, sia quelle piccole, siano molto simili.
Nel primo paragrafo della dichiarazione possiamo leggere:
« Il Sinodo chiede alle chiese
membro e alle singole comunità
di mettere con speranza e gioia
la Sacra Scrittura al centro dei
loro compiti come base risplendente della nostra fede ». Detto
con le parole che abbiamo sentito al Sinodo valdese, un compito importante delle chiese è ricercare, ritrovare e suscitare nella gente la passione per la lettura e lo studio della Bibbia come interlocutore della nostra fede, che dà risposta alle nostre
domande e che ci pone delle
domande a cui noi dobbiamo rispondere.
La formazione
in vista delia fede
Il secondo paragrafo sottolinea
che la chiesa invita altra gente,
in quanto dà spazio per la comunicazione di esperienze diverse, « ...se in essa le generazioni
si ascoltano, se donne e uomini
possono collaborare in parità e
se i gruppi diversi sono disposti ad imparare gli uni dagli altri. In particolare nella comunione di tutta la cristianità possiamo sperimentare la ricchezza
della fede ».
Penso che dobbiamo interpretare queste affermazioni come
un chiaro sì alla pluralità di concezioni ed esperienze di fede nella chiesa.
Sul problema della trasmissione del messaggio della fede, il
Bad Wildungen: una veduta generale dell’assemblea.
pagine sotto il motto della riunione, votata con solo due astensioni e nessuna voce contraria. Il documento non si propone come un risultato che chiude
la riflessione, ma come uno strumento per continuare la riflessione. Il Sinodo della EKD propone la sua dichiarazione per lo
studio nelle singole chiese e intende riprendere il tema in riunioni future.
Il documento sul tema: «Credere oggi » descrive in cinque
paragrafi i compiti della chiesa
oggi: 1. La Bibbia; 2. Chiesa che
invita - comunità che invitano;
3. Trasmissione del messaggio
documento dice nel terzo paragrafo: « Tutta la chiesa è chiamata a trasmettere il messaggio
della fede, anche il singolo credente. Molti membri di chiesa
hanno però difficoltà a comunicare la loro fede. Secondo la concezione della Riforma esiste parità tra tutti i membri della chiesa, tutti sono credenti responsabili e dovrebbero essere in ^rado di rispondere su questioni
della fede che Dio vuole e può
dare loro ». Il paragrafo tratta
in seguito il problema della formazione dei membri di chiesa in
vista della fede, noi forse lo chiameremmo il problema della cul
li presidente della RFT, Richard von Weizsaecker, è intervenuto al
sinodo di Bad Wildungen: qui è a colloquio con il vescovo Hans
Gemot Jung.
tura protestante. Importante è,
a mio avviso, che il documento
fa notare che la formazione dei
membri di chiesa richiede accompagnamento nel senso della
cura d'anime.
Anche le riflessioni sulla diaconia nel quarto paragrafo non
ci sono estranee. II documento
della EKD ricorda che la diaconia come espressione attiva dell'amore del prossimo è un compito ampio della chiesa, e che
tra le grandi opere ed istituti
della diaconia ecclesiastica non
dev’essere dimenticata la diaconia alTintemo delle comunità, la
diaconia quotidiana dei singoli
membri di chiesa. Inoltre la diaconia viene inserita nell'orizzonte ampio di tutto il mondo e
dell’impegno della chiesa per gli
immigrati e per il Terzo Mondo.
II quinto paragrafo tratta del
culto. « Tutti i membri delle comunità sono chiamati a partecipare al culto. Il Sinodo invita
ad utilizzare di più questa possibilità... ». Un rimedio ]>er aumentare la frequenza al culto
viene vista nel rinnovamento dell’innario e della liturgìa, sperando che esso susciti una riflessione su ciò che il culto può significare per l’esistenza del singolo
credente e per la vita della chiesa.
L’approvazione della dichiarazione: « Credere oggi. Diventare
credenti - restare credenti » è
stata considerata dal presidente
della EKD, il vescovo di Berlino
Qvest Martin Kruse, « un momento importante nella storia
della EKD ». Il pastore Johannes Hansen (Witten) vede nella
dichiarazione un documento di
cui ognuno che lavora nella
« Volkskirche » può soltanto rallegrarsi, perché apre le porte
aH'evangelizzazione nel senso più
ampio.
Manca però
una strategia
Chiediamo però quale strategia concreta propone la dichiarazione per affrontare il problema della secolarizzazione. In fondo nessuna strategia nuova, tutto rimane nei binari consueti della prassi ecclesiastica, la dichiarazione è poco più della descrizione di ciò che nella chiesa si
dovrebbe intendere da sé, come
dice nel suo commento Hans
Joachim Girock, direttore della
rubrica della chiesa presso il
Südwestfunk (radio della regione Sud-Qvest) a Baden-Baden.
L’ultimo paragrafo della dichiarazione rende più che evidente
questa debolezza del documento.
L'argomentazione rimane all’in
temo della prassi ecclesiastica
consueta mettendo soltanto accenti, sottolineando aspetti particolari. Ma ci viene da chiedere;
non è in fondo uno scandalo che
delle chiese, nate dal « sola Scriptura », debbano invitare le loro
comunità alla lettura della Bibbia, che delle chiese basate sul
sacerdozio di tutti i credenti
debbano constatare la mancanza
di cultura protestante nei propri
remghi, che delle chiese, per secoli organizzate intorno alla predicazione della parola di Dio,
debbano invitare i loro membri
al culto? Intendiamoci bene!
Questa non è soltanto la domanda critica alla dichiarazione del
Sinodo della EKD di Bad Wildungen; gli ordini del giorno del
Sinodo valdese su questi temi
sembrano forse più concreti e
più costruttivi i^rché la Chiesa
valdese è più piccola e più povera, in realtà non Io sono. Condividiamo pienamente con la
EKD il fatto che di fronte a tutta quella serie di problemi che
la secolarizzazione porta alle
chiese non abbiamo ancora trovato un rimedio, una via d'uscita, una strategia che metta veramente in movimento qualcosa.
La difficile ricerca
di proposte
Lascia quindi un po’ jjerplessi
il fatto che questa dichiarazione
sia stata salutata come un passo
decisivo nelTaflfrontare il problema della secolarizzazione e come svolta nella vita delle chiese
tedesche e che non sia stata valutata con più umiltà.
La dichiarazione del Sinodo
della EKD dice molte cose giuste, ciò che manca però sono
proposte nuove che aprano 'prospettive nuove, strategie che facciano breccia nelle mura della
prassi consueta delle chiese per
far entrare aria nuova e persone nuove. Certo, molti hanno
paura di una tale strategia, perché hanno paura di ciò che potrebbe entrare nella chiesa. Se
però il nostro impegno di invertire la dinamica a cui le chiese
sono sottoposte in questo mornento è veramente serio, se desideriamo veramente che coloro
che sono usciti dalla chiesa ci
ritornino e che altri trovino la
strada nelle nostre comunità, allora dobbiamo abbandonare le
sicurezze della prassi consueta,
le strategie conosciute e già provate. _ Dobbiamo inventare con
creatività e fantasia nuove stratege, dobbiamo osare incamminarci su strade ancora sconosciute.
Klaas Langeneck
6
obiettivo aperto
SCHEDA
Centro diaconale
“La Noce”
« L’ingresso a Palermo, da
qualunque parte avvenga, con
qualunque mezzo, in qualunque stagione dell’anno, ora del
giorno o della notte, è sempre un avvenimento, un trovarsi, improvviso o variamente preparato, nel cuore di un
mondo, nel chiuso segreto di
una nozione di amore, di dolore, di dolcezza ».
Arrivando in questa città
(di un milione di abitanti) ho
trovato belle queste parole di
Carlo Levi. Ma più aderenti
alla realtà di oggi, quasi una
chiave per entrare in questo
mondo dove non sei nato e
non hai vissuto a lungo, e per
coirlo anche nei suoi asp>etti culturali ed economici, per
orientarsi, almeno un po’, in
quell’« inesauribile fluire di
dolcezza e violenza e follia e
saggezza e vitalità » ho trovato ancor più belle (anche se
meno liriche) le pagine del
saggio di Paolo Naso, « La
questione ricorrente » (Claudiana, 1987).
Ovvero la questione meridionale. La sua ciclica emergenza; terremoto, mafia, disoccupazione. Le sue contraddizioni, le sue speranze.
Di questo viaggio in Sicilia
vogliamo, per il momento,
parlare qui di una sola realtà. Del Centro diaconale valdese « La Noce » di Palermo.
Voluto e organizzato dal pastore valdese (e sicilianp) Pietro Valdo Panasela che nel
1959 iniziò la « sua avventura
con Dio » nel popoloso quartiere La Noce di Palermo, il
Centro venne inaugurato —
dopo essere stato realizzato
grazie agli sforzi di una vastissima rete di amici in Italia e all’estero (specialmente
in Germania) — nel 1974. Da
allora « La Noce » è un punto di riferimento nella città.
Nel 1980 il Comitato generale del Centro e la Tavola Valdese affidarono al pastore metodista Sergio Aquilante la direzione del Centro diaconale.
Per chi arriva dal Nord la
prima impressione, entrando
a « La Noce », è quella di incontrare una struttura efficiente posta stranamente, con
la sua razionale architettura,
in una città caotica, rumorosa, effervescente. Il Centro
diaconale è un’azienda di una
novantina di dipendenti (di
cui molti volontari o semivolontari).
La sua organizzazione interna è divisa, in sfere di attività che fanno capo ad un
coordinatore o coordinatrice.
La scuola elementare e materna (312 bambini) è coordinata dal direttore didattico
di plesso. Salvatore Li Puma.
La scuola media (64 allievi)
fa capo alla preside: Rosa
Guagliardo.
Il convitto (una quarantina
di presenze), diviso in ambienti e con diversi educatori, è
coordinato da Alfonso Manocchio. L’attività di sostegno agli
handicappati (una trentina)
e il lavoro del consultorio
fanno capo ad uno psicologo;
Pino Di Trapani. La polisportiva del Centro è retta da Calogero Zolfo. I servizi generali della casa sono diretti da
Lidia Aquilante e Giuseppe
Chinnici. L’ufficio del CESE
(Centro emigrazione, nato nel
1967 sull’onda della conferenza intemazionale suU’emigrazione) è coordinato da Emera Napoletano. Presso il Centro diaconale si riuniscono an
che due comunità evangeliche: una valdese e una metodista (circa 150 membri) il
cui pastore è lo stesso direttore del Centro.
Tra la comunità valdese-metodista del Centro diaconale
e quella valdese di Via Spezio, dove lavora il pastore
Giuseppe La Torre, ci sono
rapporti di collaborazione e
di scambio.
I numeri di quest’opera che
ospita circa 400 bambini (dunque più grande dell’opera metodista di Portici « Casa materna », che pure è già grande) sono tutti alti. Dopo aver visitato le aule, visto il
lavoro, partecipato alla mensa, raccolto impressioni, dichiarazioni, commenti, cominci a renderti conto di non
essere dentro una colonia di
pionieri piombati qui, nella
« difficile » Palermo, per impartire una lezione alla città.
Ci sono certo dei problemi.
Per esempio il fatto che « La
Noce » sia una scuola privata. Ma lo Stato non ha provveduto a creare sufficienti aule in una città che continua
a « dilatarsi ».
«Io avrei potuto andare a
lavorare in una scuola pubblica, avrei potuto guadagnare
qualche centomila in più —
spiega Rosa Guagliardo, coordinatrice della Media — ma
qui mi sento più profondamente sfidata. Qui non ci si
può mai riposare perché, oltre ad essere insegnanti, dobbiamo essere anche assistenti
sociali. Stiamo cercando di
creare una comunità scolastica aperta ai problemi della
città. E quindi ai problemi di
tutti ».
II Centro sta attraversando
un difficile momento finanziario collegato al fatto che il
Comune ha abolito i ticket
per le diverse fasce di reddito che andavano a formare
la retta dei ragazzi ospitati
presso il Centro.
Ora, solo chi ha un reddito
inferiore ai 5 milioni ha diritto, per il proprio figlio, di
chiedere la retta al Comune
per permettere l’iserizione alla scuola o al convitto del
Centro. Di fronte a questa
nuova politica di solidarietà,
che ha rimesso un po’ di ordine, alcuni piccoli Istituti per
minori di Palermo hanno chiuso i battenti.
B-circa 80 persone che ricevevano la retta dal Comune
per iscrivere il proprio figlio
al Centro non l’hanno più ottenuta. Dunque si delineano
tempi difficili p>er « La Noce »,
mentre si sta lavorando alla
prosp>ettiva di convenzionare
l’Istituto con il Comune. Già
adesso i contatti tra il Centro
diaconale e l’Assessorato alla
solidarietà del Comune o con
il Provveditorato agli studi
sono frequentissimi. « Se effettivamente tu offri un servizio qualitativamente valido
non puoi — dice un op>eratore del Centro diaconale —
essere scartato dall’Ente pubblico. Personalmente sono per
una scuola che non speculi,
che lavori non in concorrenza ma in collaborazione con
lo Stato. In fondo si tratta
del futuro dei nostri figli ».
In questo periodo la nostra
solidarietà, spirituale ed economica, verso il Centro diaconale valdese di Palermio può
avere un carattere decisivo.
Su quella frontiera della Sicilia occidentale si combatte
anche p)er noi.
E* possibile vivere oggi in «
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una cultura uL coni
Centro diaconale ogni gS racco
I PUNTI FORTI DEL
frtvo/o del suo studio ci sono diversi commentari biblici e alcune riviste di economia e politica. La nostra lunga
mieryista verrà continuamente interrotta da telefonate e
dall ingresso di collaboratori. Occorre un certo sforzo di concentrazione, almeno per me, per seguire in questa effervescenza mediterranea i passaggi, a volte complessi, della conversazione. Sergio Aquilante, pastore metodista, direttore
del Centro diaconale « La Noce », ha accettato di tentare con
noi un analisi a 360 gradi del Centro che dirige e di rimettere a fuoco, per quanto possibile, il senso e gli scopi di questa grande iniziativa diaconale nella Sicilia occidentale. La
prima questione riguarda il contesto.
— In quale quadro sociale si situa il Centro?
— Pur con tutte le trasformazioni avvenute, pur nella ricchezza che anche qui esiste, c’è ancora
a Palermo una vasta area di povertà. Dobbiamo lasciare quest’area in balìa di se stessa? Ciò potrebbe significare lasciarla nelle
mani di poteri criminali che la
sfrutterebbero. Quest’area di povertà può diventare un grande serbatoio di mano d’opera delinquenziale; non vogliamo quindi
stare alla finestra a guardare. Anzi, vogliamo entrare nel vivo dei
problemi della nostra città, non
però dalla parte del vecchio assistenzialismo che Palermo ha avuto,
e avuto in abbondanza, ma nei
indicazioni che mette in movimento, è e dev’essere predicazione. In
sostanza per noi il problema centrale rimane quello della predicazione che, nella situazione concreta in cui si svolge e nel raccordo
armonico tra il dire e il fare, abbia come obiettivo primario il
cambiamento. Una predicazione
che inviti a volgersi verso la nuova creazione di Dio. Questo volgersi segna certamente una crisi,
implica un giudizio sulle nostre
opere ma allo stesso tempo dona
una speranza in azione dentro la
quale noi e gli altri possiamo considerarci i riscattati dalla croce di
Cristo. Qui, e non altrove, sta per
me il principio forte della nostra
diaconia. Al di fuori di questa
prospettiva il lavoro che cerchia
Alcuni bambini della scuola materna, nel laboratorio di drammatizzazione, improvvisano scenette in costume davanti allo specchio.
termini del voler contribuire al
rinnovamento, al cambiamento.
La battaglia contro la povertà è
aH’interno di quell’altra, molto più
ampia, tesa a costruire una cultura
urbana contro lo sfruttamento
selvaggio del territorio. Il nostro
impegno si situa dunque nella
prospettiva di costruire dei pezzi di
una società civile diversa. E questo in vista della soluzione dell’annosa questione meridionale. In
questo quadro la nostra diaconia
acquista un significato vivo, reale,
propositivo. Nel suo attuarsi essa
è già una indicazione concreta
per il cambiamento.
mo di fare a Palermo non avrebbe, per me, alcun senso.
— Ora, scendendo nel concreto della situazione del Mezzogiorno, non è possibile immaginare
nessun cambiamento senza la partecipazione della gente.
— Sicché la diaconia non può
muoversi soltanto nell’ambito della vocazione al servizio?
Essa, nel suo divenire e nelle
— E’ chiaro che nel momento
in cui affrontiamo il problema del
cambiamento affrontiamo anche
quello dei « soggetti » di questo
cambiamento. E allora qui si aprono spazi e responsabilità enormi.
Per cambiare necessitiamo non di
individui-atomi, conformisti, privatizzati, ma necessitiamo di coscienze critiche che sappiano vivere in discontinuità, con le quali Immaginare la costruzione di una società diversa. La nostra diaconia altro non è che una predi
cazione nel fatto. Al di là di questo c’è la logica della spartizione
del potere, c’è la letteratuia, la
fantasia. La predicazione che avviene anche (ma non esclusivamente) attraverso la nostra diaconia deve sapere indicare le cose
nuove. Deve — come dire? —
farle esplodere, pronta anch’essa
a mettersi in discussione nei suo
ricorrente « vecchio ». Le nostre
opere non sono piccole oasi felici, pezzetti di cielo calati iit terra, in esse si riproducono le contraddizioni tipiche della nostr.a società. Il « vecchio » si riprciduce
giornalmente. Quindi è net:3ssario rinnovarsi. E’ necessario cambiare.
Il convitto
— In questa ultima prospettiva cerchiamo di fare un esempio
concreto partendo dal Centro diaconale.
— E allora prendiamo iì nostro convitto che ospita circa 45
bambini. In genere un convitto
viene inteso come un’« ultima
spiaggia ». Qui ci arrivano bambini provenienti da aree con una
quantità enorme di problemi.
Qual è il nostro compito? E’ quello — si dice — di assicurargli un
letto, il vitto. « Contenerli », ecco
la parola che si usa. 11 bambino
pensa: non potendo andare in nessun altro posto, non mi è rimasto
altro che. il convitto. In questo
senso il bambino vivrà questa sua
esperienza nel convitto come in
una prigione. E il genitore vedrà
nel convitto il simbolo quotidiano
del proprio fallimento.
— Voi cosa rispondete a questa
impressione generalizzata che vede il convitto come una prigione,
magari dorata, ma sempre un luogo in cui ’’rinchiudere” i ragazzi?
— Noi pensiamo che il convitto
possa essere una proposta positiva. La scoperta cioè di un’esperienza di socialità, di movimento e
di apertura verso l’altro, di abitudine al rispetto e alla accettazione
dell’alterità del prossimo. E’ vero,
nel convitto non trovi la famiglia.
Qccorre essere chiari. Ma nel convitto puoi fare un’esperienza positiva, puoi abituarti a mettere il vestito della socialità e a compiere
un’esperienza utile nella vita. Realizzare cioè quell’incontro di un
« io » con un « tu » che poi si può
esprimere in un « noi ». E in questo quadro può avvenire anche
la maturazione di una propria
identità. Una delle difficoltà che
maggiormente incontro parlando
con i ragazzi è l’assenza d’identità.
La scuola
— Ma come si cerca di realizzare questa nuova socialità nel convitto?
— Quest’anno abbiamo organizzato un laboratorio linguistico,
abbiamo fatto drammatizzazione,
giornalismo, corrispondenza con
altri Istituti. Abbiamo allestito
7
obiettivo aperto
Palermo, dicembre 1988
Mttà « diffìcile » di un milione di abitanti una diaconia capace di essere
dell Evangelo? E* possibile indicare, attraverso la proposta di servizi
^ «Waài7«nuovo», la necessità del cambiamento, o meglio Vurgenza di costruire
«4 contro lo sfruttamento selvaggio? Domande e risposte nella sMa che il
n gi raccoglie « dentro » un quartiere di Palermo in cui vivono 40.000 persone
NOSTRA DIACONIA
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nuovi spazi (sala giochi in comune, saia lettura e dibattiti) e portato avanti alcune attività sportive
in cui i ragazzi escono e partecipano a squadre in città. Tentiamo
esperimenti di autogestione, cerchiamo insomma di fare di questo
convitto un momento culturale
aperto verso il quartiere. Con la
nosìra Polisportiva, connessa al
convitto, abbiamo realizzato manifestazioni coinvolgendo circa
6G0 ragazzi e le autorità cittadine.
L aggregazione sportiva è importante, è un terreno diverso da quello molto più vasto delle lusinghe
delia droga e della mafia.
— Cosa significa per voi essere
una scuola che sia un contributo
al rinnovamento e non semplicemente una struttura che risponde
a!'.’oggettiva carenza di aule della
scuola pubblica?
--- La nostra scuola, pur con i
suoi limiti, deve diventare sempre
ragazzi alla mobilità, al cambiamento. Metterli insomma in grado
di affrontare la realtà mutevole
del nostro tempo. Un altro problema importante sta proprio nella complessità stessa della società
in cui viviamo. Viviamo in un tessuto sociale realmente complicato.
Le risposte semplici eludono la
realtà. Noi abbiamo cercato nella
nostra scuola di abituare i ragazzi
alla mobilità; non c’è più l’insegnante unico ma 3 aree d’insegnamento. E abbiamo realizzato questo programma in piena collaborazione con il direttore didattico. Abbiamo cercato di eliminare la vecchia staticità della pedagogia fondata sull’insegnante unico e di dar
vita a una dinamica nuova tra
alunni, insegnanti e genitori. La
stessa cosa avviene per la scuola
materna e per la scuola media. In quest’ultima la novità
di quest’anno è costituita da un
grosso lavoro d’indagine nel nostro quartiere. Esso era una borga
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Nell’ambito del lavoro del coìisultorio del Centro si sta svolgendo
una ricerca, coordinata dalla dott.sa Accordino (a sin. nella foto),
in tandem con l’ospedale « Cervello », sulla « talassemia », tipica
malattia mediterranea.
di più una scuola che non sia ripetitrice noiosa ma produttrice di cultura; in cui gli alunni non siano la
creta nelle mani degli insegnanti
che la modellano come vogliono
ma siano soggetti attivi nel processo della loro formazione. Una
scuola che sia appunto una possibilità di formazione critica. Se
c’è questa formazione, è posta anche la premessa per l’affermarsi di
una individualità che sappia vivere criticamente la realtà della nostra città. La nostra scuola è anche
un tentativo di predicazione nel
concreto e che vede la croce di
Cristo come luogo di criticità. E
perciò sei continuamente sottoposto ad un serrato esame in cui tutto e tutti possono riconoscere i
propri errori e ricominciare su
nuove basi.
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— Nella vostra specifica situazione quali sono i problemi di fondo più importanti da affrontare
nell’ottica scolastica?
— Mi pare la mobilità continua
delle situazioni. Oggi tutto muta o
può mutare in un brevissimo arco
di tempo. E se è così, allora tu hai
il sacrosanto dovere di educare i
ta agricola, poi divenne grosso
modo un quartiere operaio ed infine di ceti medi; cercare di capire questi passaggi sociologici (per
altro non ancora assimilati) nel
quadro di una vasta ricerca di
« storia locale » aiuterà il ragazzo
a capire cosa significa: società in
movimento.
Handicap
— A diversi livelli scolastici, in
questo Istituto, ci sono una trentina di ragazzi portatori di handicap. Sono molti, come mai?
— In effetti abbiamo avuto
molte richieste. Lo stile che abbiamo adottato nei loro confronti,
che in genere si differenzia da Istituti specializzati, è quello di non
fare la casa dell’handicappato oppure di considerare l’handicap al
di là del ragazzo. Noi pensiamo
che questi ragazzi debbano essere
inseriti nella scuola normale, per
portarli a maturare un’importante
esperienza di socialità. Lo so che i
programmi pubblici puntano alr integrazione dell’ handicappato
ma sinora noi non vediamo gran
di risultati. Da parte nostra, con
insegnanti di sostegno, cerchiamo
accanto alle ore di scuola di riempire una loro parte di tempo, in
ambienti appositamente pensati ed
organizzati per loro, con giochi,
musica, esperienze di linguaggio,
psicomotricità. Si tratta, insomma,
di un intervento globale. Certo è
difficile e siamo riconoscenti anche
a specialisti stranieri — abbiamo
tra noi un musicologo tedesco che
si occupa proprio di lavorare con
gli handicappati — che ci portano
nuovi materiali, nuove idee, nuove esperienze che vanno al di là
del nostro orizzonte.
Il consultorio
— Lasciamo ora da parte la
scuola e parliamo del consultorio.
— In questo quartiere di 40.000
abitanti l’unico consultorio familiare è il nostro. Gli enti pubblici
parlano della necessità di istituire
consultori, ma qui non ce ne sono.
Un’altra cosa da dire è che noi
eroghiamo servizi specifici: servizio ginecologico, servizio psicologico. Non siamo convenzionati con
i’USSL. Riteniamo che i servizi
che diamo, e che ci costano non
poco in energie ed impegno, siano
essenziali anche perché altrimenti non ce ne sarebbero. Ora stiamo
cominciando a pensare ad un nuovo servizio di pediatria e in questi
mesi abbiamo avviato con l’ospedale « Cervello » un’indagine sulla « talassemia », grave malattia
del sangue tipica dell’area mediterranea. 11 nostro obiettivo di fondo
è di stimolare una educazione sanitaria. Questo consultorio, ormai
da tempo, è diventato una struttura del quartiere. Risponde ad esigenze concrete che non ci sentiamo di eludere o minimizzare.
— Soffermiamoci un attimo
sui vostri rapporti con questo popoloso quartiere « Noce» di Palermo.
— La nostra relazione col quartiere è una questione di vitale importanza. Ci sentiamo « dentro »
questo quartiere in cui anni fa,
sulla spinta del grande sacrificio
e del grande amore del pastore
valdese Pietro Valdo Panasela e
dei suoi collaboratori, nacque qui
questa nuova opera diaconale. Oggi, attraverso il Centro, noi abbia
le/ quartiere palermitano della «Noce», 40.000 abitanti, vecchio
quartiere operaio oggi legato al terziario, la presenza del Centro
diaconale è da anni un importante punto di riferimento.
mo a Palermo la possibilità di parlare a una città di un milione di
abitanti e sappiamo di essere
ascoltati. Siamo cioè diventati
quello che Panasela aveva giustamente intuito: un punto di riferimento per l’intera città. Fin dal
suo sorgere il nostro Centro ha
fatto parte del vecchio comitato
di quartiere « Per la pace, il progresso e la lotta contro la mafia »
cui aderiscono anche altre forze
culturali e religiose. Il Centro è
stato tra i fondatori di questo eomitato che continua a sussistere.
Esso ha dei suoi appuntamenti
annuali, come la fiaceolata attraverso il quartiere per ricordare
l’impegno che non si deve mai spegnere a favore della pace e contro
la militarizzazione dell’isola. In
gennaio, per il quartiere, abbiamo
organizzato un pubblico dibattito
sulla nuova giunta. E’ significativo che vi abbiano partecipato circa 400 persone. Questo quartiere
è stato brutalizzato dalla speculazione. E noi cerchiamo, con le forze locali, di salvare un’area per
farne del verde attrezzato organizzato sia per i giovani che per gli
anziani. Un’altra battaglia locale
riguarda la necessità che il Comune apra un asilo nido. Il nostro
Centro è anche la sede legale di
una cooperativa per anziani, « La
continuità », che sta facendo cose
interessanti. In conclusione cerchiamo di essere una realtà aperta
sul quartiere. Non vogliamo essere l’Istituto un po’ aristocratico,
un po’ fuori dalla mischia, che fa
le cose molto bene calandole dall’alto. No, la porta qui è aperta
non solo ai bambini o ai loro genitori, ma anche a chi deve fare un
volantino, a chi ha dei problemi,
o per chi vuole promuovere un dibattito al quale non pensavamo.
Significativo, al proposito, è che
recentemente abbiamo prestato,
s’intende a titolo gratuito, il nostro salone al congresso della sezione di quartiere della DC. Siamo insomma per il pluralismo. E’
il quartiere che entra qui dentro e
noi usciamo nel quartiere.
— Abbiamo parlato prima della
diaconia nei suoi aspetti istituzionali. C’è però anche una dia
Durante la nostra lunga intervista il pastore metodista Sergio Aquilante (a sin.), direttore del Centro diaconale «La Noce», illustra realtà e prospettive di questo importante lavoro a Palermo.
conia rivolta al singolo. Riuscite
a combinare questi due aspetti?
— Qui dovrei fare molti esempi eoncreti: abbiamo aiutato un
ragazzo di Firenze che aveva grossi problemi; siamo riusciti a fargli
prendere un diplomino di operatore di eomputer. E sappiamo che
per lui si stanno aprendo buone
possibilità. Abbiamo ospite una
ragazza di M. violentata a più riprese; l’abbiamo accolta nella vita
del Centro e siamo preoccupati del
suo futuro. Sono convinto che
questa grossa struttura non ci deve impedire di svolgere una diaconia verso il singolo caso, la singola persona.
— Tra i volontari italiani che
lavorano al Centro ce ne sono anche di altre regioni oltre alla Sicilia?
— Abbiamo avuto per oltre un
anno una ragazza proveniente dalle Valli valdesi. Più c’è scambio e
meglio è. E questo vale anche per
gli stranieri. A noi interessa immettere in questa nostra opera
delle culture diverse, degli stili diversi, degli impatti nuovi. Ritengo infatti che nel confronto e nella dialettica si cresce. Certo non
si può fare questo tutti i giorni.
Ma quelle volte che riusciamo a
discutere, a confrontarci, allora
tutto il nostro lavoro diventa molto arricchente. La necessità di avere tra noi dei volontari si colloca in questo quadro in cui tutti
contribuiscono alla crescita di tutti. Per il futuro mi auguro che per
quello che riguarda i volontari
stranieri vengano da noi non solo
dalla Germania ma anche dal
mondo anglosassone.
La mafia
— A Palermo è d’obbligo una
domanda sulla mafia.
— Non si può ridurre la realtà
siciliana al problema mafia. A furia di parlare di mafia ci si dimentica di altre cose che urgono. Un
tempo la mafia era un potere grosso, pesante, visibile. Sapevi dov’era. Qggi è un potere talmente
esteso e ramificato che non si sa
più bene dov’è. Non riesci più ad
individuarla con chiarezza. Per
alcuni strati della popolazione la
mafia è una sorta di struttura protettiva a cui tu ti rivolgi anche per
risolvere problemi personali. Essa
è dentro la vita quotidiana. Non è
solo un’organizzazione criminale
alla quale tu puoi aderire o meno,
ma è uno stato sociale. Forse per
le nuove generazioni sta maturando un salto culturale in cui per il
familismo, l’omertà, il sopruso,
l’imposizione non c’è più un grande spazio vitale.
Pagine a curtt di
Giuseppe Platone
8
8 vita delle chiese
9 dicembre 1988
SEMINARIO FFEVM
LA VIOLENZA NELLA FAMIGLIA
La violenza più dannosa è quella civilizzata che
si nasconde in ogni sorta di giustificazione, che si
traveste, che non si confessa, il seminario biblico
FFEVM 88 alle Valli valdesi ha studiato e dibattu
to questo tema nelle implicazioni familiari. Una tavola rotonda ha suscitato profondo interesse. Le relatrici Judy Elliot e Anita Tron hanno presentato
alcuni aspetti del loro servizio reso nel campo delle
Comunità alloggio e deiraffidamento familiare, mentre la psicoioga Rita Gay ha sottolineato le forme
di violenza che si possono manifestare attraverso
l’educazione nei confronti dei bambino.
Una questione
difficile
Il pretesto educativo
Interventi pedagogici e rischi di abusi - Per un rapporto paritario
Casi di cronaca e approfondimento biblico La solidarietà contro i « muri del silenzio »
Alcune di noi hanno forse condiviso con me, all’inizio del seminario della FFEVM, una certa ■ inquietudine rispetto al terna, « I credenti di fronte al problema della violenza nella famiglia », paragonabile alla sensazione che si può provare nello scoprire e sfogliare il vecchio diajrio di una nonna in una soffitta
vidbnenticata: che cosa scopriresPiQ?- Quali realtà, quali verità
messe a tacere, quali virtù o colpe nostre o di altri? Parlare di
questo tema, in modo aperto,
senza cadere né nel pettegolezzo
né nella fredda condanna di altri, ma liberamente ed autenticamente, questa è stata la prima
e principale difficoltà sorta già
negli incontri preparatori.
Si è Scelto di seguire due binari paralleli: innanzitutto evitare di centrare la nostra attenzione sui casi estremi, quelli che
leggiamo sui giornali e che più
rimangono impressi in noi, ma
seguire le vie strette ed intricate delle jnccole violenze quotidiane di cui ognuno è vittima o artefice. Il secondo binario è stato
quello biblico, con l'approfondimento di cinque episodi segnati
dalla violenza, tre noti e « classici » (Giovanni 9, l’uomo nato
cieco, Giovanni 19, Gesù vittima
della violenza e Geremia 22: 13
ss., la violenza sociale), e due,
con donne come protagoniste,
sconcertanti e in genere « dimenticati » (Genesi 34, Dina e II Samuele 13, Tamar). Dagli studi biblici è emerso in modo chiaro
che la situazione di violenza è
sempre un intreccio di tensioni
differenti; se da un lato la vittima è in genere identificata in
modo preciso, ed è di solito sola nella sua esperienza, anche
quandc) qualcun altro della sua
famiglia decide di fare vendetta
come nel caso di Tamar e Dina,
dall'altro gli autori della violenza sono insieme tanti, ma non
sempre chiaramente identificabili, quando si nascondono nelle
zone grigie dell’indifferenza.
Arrivate alla tavola rotonda
con Rita Gay, Judy Elliott e Anita^ Tron nessuno poteva più dubitare che proprio di noi si trattava, della nostra realtà quotidiana^ più normale. Infatti la discussione avrebbe potuto essere
un discorso distaccato sulla violenza degli altri; oppure avrebbe
potuto percorrere la strada delle confessioni personali. Invece
il dibattito è stato allo stesso
tempo personale e coinvolgente
da un lato e dall’altro generale
e comunitario, individuando nella Solidarietà lo strumento più
efficace per spezzare i muri di
silenzio e di individualismo che
isolano i protagonisti delle situazioni di violenza.
Chi si aspettava una conclusione del seminario segnata già
un po’ dalla stanchezza ha dovuto cambiare opinione, perché
fino alle sue ultime battute la
partecipazione è stata intensa é
nuori elementi sono emersi dall’ultimo studio biblico sulla violenza subita da Gesù. Gesù sofferente di fronte a Filato (Giovanni 19), tema ormai classico
della teologia e in fondo «normale» (se può mai diventare
normale l’immagine di una vittima), occupa il posto che noi non
vorremmo mai occupare, impegnati come siamo a riflettere di
noi un’immagine di forza e di
felicità, come è emerso dal collage fotografico composto dai
gruppi di studio. Fino all’ultimo
perciò quell’inquietudine di cui
si era parlato all’inizio è rimasta
viva: la nostra mente e la nostra
cultura hanno forse bisogno di
trovare delle immagini di vittime della violenza con cui confrontare all’opposto la riuscita
personale e collettiva?
Il lavoro compiuto dalle circa
50 partecipanti al seminario è
stato notevole, tenendo conto sìa
della diversità generazionale, sia
della difficoltà del tema, di cui
solitamente evitiamo di parlare
o parliamo con un nodo allo
stomaco. Un grosso contributo
nello sciogliere questo nodo è
venuto dai canti e dall’atmosfer
ra di allegria derivante dal piacere di ritrovarsi insieme.
Lucilla Pe5Tot
Da qualche tempo la stampa
quotidiana ci mette di fronte a
fatti di cronaca che riguardano
violenze consumate su bambini:
si tratta in genere di forme di
violenza fìsica o di sfruttamento
sessuale. Accanto a queste, che
sono le forme più impressionanti
di violenza, non bisogna però dimenticare i molti interventi di
carattere psicologico e pedagogico che tendono a violentare sistematicamente la dignità del
bambino come persona col pretesto di « educarlo ». Si tratta
delle forme di violenza che sono
state riconosciute più tardivamente come facenti parte di questa sinistra tipologia, e che più
difficilmente provocano interventi in difesa del bambino. La ragione principale di questa insensibilità credo sia la persistenza
della vecchia concezione del bambino come essere su cui l’sidulto
educatore ha pieni poteri. Quando poi la violenza degli educatori
non è caratterizzata dal ricorso a
mezzi fìsici che lascino tracce appariscenti, rischia addirittura di
non venir notata: sia perché im
malinteso rispetto del « privato »
(e del bambino come possesso
privato della famiglia) ci inibisce
addirittura la presa di coscienza
di cose evidenti, sia perché preferiamo non guardare quanto è
scomodo vedere, come succede
ad esempio nella scuola. Anche
in questi casi, ciò che appare
determinante è una svalutazione
profonda del bambino, considerato quasi privo di sensibilità
umana e soprattutto di dignità
personale.
Nella categoria del cosiddetto
« abuso psichico » si possono far
rientrare molte e diverse forme
di violenza occulta esercitate nei
suoi confronti; come quando, in
caso di separazione fra genitori,
o di conflitti permanenti fra coniugi, il bambino viene strumentalizzato come portatore di messaggi di reciproca ostilità fra genitori o come punto di rivalsa e
di riferimento negativo per stabilire i propri diritti nei confronti dell’altro. Oppure, in un ambito più specificamente educativo,
si ricorre alla tecnica del « ricatto affettivo » per ottenere dal
bambino determinati comportamenti, senza curarsi del prezzo
tremendo che egli pagherà per
questo: la mineiccia di togliere
l’affetto, che per noi adulti è in
genere una finzione a scopo ri
IL DOVERE DI SENTIRSI COINVOLTI
Quella violenza invisibile...
Come operatori sociali che si
occupano di minori sul territorio ci troviamo sempre di fronte a problemi di violenza che
potremmo dividere in due categorie: visibile e invisibile. Che
noi viviamo in una società violenta che ripropone costantemente la violenza come modalità accettabile per la risoluzione dei
conflitti non è un segreto. Ma
come si traduce questo all’interno delle famiglie che noi conosciamo, qui nelle valli?
Vediamo prima la violenza visibile. Riscontriamo quasi sempre delle situazioni in cui: 1) i
soldi disponibili vengono spesi
in alcool; 2) si rileva noncuranza nell’aiimentazione, nell’igiene
della casa e dei bambini; 3) i
conflitti fra genitori spesso degenerano in litigi, con o senza
botte, a cui i figli assistono ripetutamente e a volte sono coinvolti.
Non sempre l’alcoolismo è alla base dei problemi; ma in casi di disoccupazione o cassa integrazione prolungata o isolamento nelle baite, lontano dai
centri abitati, può diventare una
componente che aumenta una
violenza già presente.
Nelle situazioni di cui ci oc
copiamo, non avendo strumenti
più adatti per affrontare i conflitti che nascono normalmente
tra genitori e figli, spesso si ricorre alla violenza fisica; solo gli
episodi più eclatanti arrivano ai
giornali, ma spesso vicini e pa
dire o diciamo noi stessi: « Non
ho mai alzato le mani su mio
figlio » e con questo ci sentiamo
a posto.
Ma cosa dire di una bambina
chiusa sistematicamente fuori
casa che poi viene accusata di
stare sempre in giro? O di un ragazzo « sistemato » in cantina
perché lui « rompe le cose », o di
case in cui le foto escludono
sempre uno dei figli, o di una
bambina che si sente dire che è
cattiva, così cattiva che starebbe
meglio al cimitero? O ancora di
un minore che viene metodicamente dimenticato quando la
madre fa del regali ai figli?
II non riconoscimento dei propri figli, la non accettazione del
ruolo di madre, portano ad un rifiuto che nega persino il diritto
di esistere, oltre al diritto di crescere come individuo.
In tutte queste situazioni di
violenza è spesso la madre che
ha più responsabilità. Andando
a vedere caso per caso, scopriamo che ognuna di queste donne
è stata a sua volta vittima di
violenze (cresciuta in collegio;
rimasta incinta giovanissima e
costretta a sposarsi per coprire
la vergogna, con sensi di colpa
tali che spesso « va via di testa *;
vittima tutti i giorni della violenza del marito; vittima della
violenza del padre prima).
Sentiamo dire che la violenza
genera violenza e la nostra esperienza conferma questo, in particolare per i maschi, mentre le
zia.
renti ne sono a conoscenza e ' donne che sono o sono state vit
tacciono, non denunciano i problemi.
Ma ci sono altre forme di violenza, quella che abbiamo chiamato la violenza invisibile. Di
che si tratta? Sentiamo spesso
time di violenza diventano passive, demotivate, assenti e £qsìgnificanti all’intemo del nucleo
familiare, non si interessano dei
figli per quegli aspetti essenziali quali il nutrimento e la puli
Come è possibile che tutto questo succeda attorno a noi senza
che oe ne accorgiamo e che veniamo a conoscenza di queste
situazioni solo dopo anni, quando ormai i danni sono irreversibili?
La complicità della società con
chi gestisce la propria famiglia
in questo modo ci sembra che
derivi da diversi fattori.
Potremmo dire che questo tipo di violenza è in aumento da
quando va scomparendo la famiglia allargata. Il controllo sociale che prima portava a redarguire un padre violento è venuto
meno. Ognuno parte daH'idea: « I
figli sono miei e faccio come voglio » e di conseguenza, non volendo interferenze, non interferisce. Ci si limita a sparlare o a
prendere in giro chi vive questi
disagi senza pensare al dramma
familiare che può esserci dietro.
Come credenti riteniamo che
non basta dire: « Non faccio del
male a nessuno ». Siamo specificamente chiamati ad occuparci del nostro prossimo. I bambini non hanno scelto di venire
al mondo, non sono da considerare una proprietà privata di cui
disporre per sfogare le frustrazioni accumulate in una società
ingiusta e violenta. Non hanno
nessun potere e di conseguenza
vanno protetti dalla collettività
laddove non hanno l’affetto e la
cura necessari per una crescita
sana ed equilibrata, laddove i
loro diritti di persone vengono
calpestati solo perché sono più
piccoli e più deboli. Non possiamo stare a guardare come se
ciò non ci riguardasse.
Anita Tron
Judy ElUott
cattatorio, costituisce per il bambino una sofferenza reale, un motivo di angoscia profonda che rischia di stabilizzarsi in lui come
paura di perdere gli affetti, accompagnata da costanti sensi di
colpa e di auto-svalutazione. Abuso psichico è naturalmente anche
quello che consiste nell’avvilire il
bambino sminuendone l’immagine complessiva, il che può accadere sia nella famiglia che nella
scuola (e spesso in entrambe):
valutazioni negative globali, etichettature che tendono non tanto a colpire un comportamento,
quanto piuttosto a denigrare tutta la personalità del bambino,
considerato irrecuperabile, rischiano di creargli uno «stigma»
che ne farà inevitabilmente
un emarginato, incrementandone
proprio quei comportamenti che
si vorrebbero abolire. Questo
stigma sarà purtroppo condiviso
dallo stesso soggetto cosi colpito,
impedendogli di maturare una
immagine positiva di se stesso e
delle proprie possibilità di catnbiamento.
Un altro settore oggi studiatoè quello delle forme di comunicazione verbali e non verbali con
cui l’adulto si rivolge sistematicamente al bambino. Vi sono modalità comunicative che hanno
carattere manipolatorio e quindi
violento : come quando l’adulto è
portato a censurare o addirittura
a negare la realtà di sentimenti
o stati d’animo effettivamente
provati ed espressi dal bambino,
sostituendoli con quelli ritenuti
doverosi: cosi il bambino «non
deve» essere geloso del fratellino, « non deve » essere arrabbiato col papà, « non deve » essere
triste per qualcosa che gli è andato storto ecc., ma « deve » essere generoso, sottomesso, allegro.
In questo modo il bambino imparerà che deve nascondere i
propri sentimenti, evitare di
esprimerli, quando invece sul
piano educativo è proprio raccomandabile il contrario : il barnbino deve essere aiutato ad esprimere liberamente ciò ohe prova,
a riconoscerlo, a farsi una immagine di sé che corrisixmda alla
sua realtà personale.
Alla base di queste forme di
controllo e di censura c’è un presupposto decisamente anti-educativo: quello per cui ciò che
conta è il comportamento esteriore del bambino, la sua ubbidienza, la sua conformità alle
esigenze dell’adulto. C’è invece
una noncuranza delle motivazioni, delle emozioni, del mondo interiore del bambino : per cui, paradossalmente, sembra quasi ci
sia indifferente essere oggetto
del suo amore o del suo odio:
purché si comporti bene ! Questo
è gravissimo dal punto di vista
della formazione della personalità, perché è una sottovalutazione completa degli elementi personali e relazionali rispetto a quelli esteriori, comportamentali. E,
in sostanza, è anche ima svalutazione del rapporto che si instaura fra adulto e bambino: quel
rapporto costruito giorno per
giorno da entrambi i poli della
relazione, perché entrambi si vivano reciprocamente come portatori della stessa identica dignità di persona.
Rita Gay
9
r
9 dicembre 1988
vita delle chiese 9
FCEI LIGURIA
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Lavorare insieme sui nodi
L importanza di incontrare le chiese più piccole - La presenza evangelica deve essere intesa come tale - Diverse iniziative in cantiere
“Bofa Bofa”
La Federazione delle chiese
evangeliche in Liguria non molla! Essa ha trovato la sua motivazione nel far lavorare insieme
battisti, metodisti e valdesi e la
sua applicazione pratica nel programmare iniziative con il V Circuito valdese-metodista, con ima
concentrazione di intenti notevole.
Ben condotta da un consiglio
affiatato ha riunito la sua assemblea annuale domenica 27 novembre a Genova.
1.'assemblea ha ripreso il discorso sulla « giornata delle chiese » che annualmente si è tenuta
in Liguria (giornata di festa serena e di incontro amichevole)
riproponendo la data del 25 aprile e pure i due momenti, risultati finora validi: il ricordo delle radici storiche e la testimonianza esterna della nostra fede,
magari visitando anche le piccole comunità che di solito non riesc-ono da sole a farsi conoscere,
magari anche coinvolgendo in
qualche modo quei gruppi sociali pjù vicini alla chiesa locale.
L’assenza dalle attività comuni , da diversi anni, della « chiesa dei cristiani » di Finale ha porta t<5 l’assemblea ad una riflessione sulle relazioni da tenere
con comunità che non intendono
eri (rare nelle «denominazioni»
storiche, pur volendo lavorare
nei campo evangelico; il fenome
no è abbastanza diffuso e lo si
incontra continuamente.
E’ ben vero che un’assemblea
si svolge fruttuosamente se si
scelgono subito alcuni temi centrali! Così essa si è soffermata
sui temi della tossicodipendenza
e degli immigrati extra-europei,
che toccano da vicino le nostre
città portuali.
Per il primo esiste a Genova
una Commissione consultiva regionale per la tossicodii>endenza
che ha richiesto una rappresentanza di « acattolici » (sic). Anzitutto è stato deciso di rifiutare
questo « coacervo anonimo degli
indistinti » e di farsi accettare come « evangelici » in quanto tali;
in secondo luogo di proporre due
nominativi che rappresentino le
chiese della Federazione ligure
in modo che si possa proporre
una linea propria e non, come
finora, affidarsi a chi rappresenta esperienze in contrapposizione tra di loro e che non si condividono in pieno.
A questo scopo verrà organizzato un « collettivo » che dibatterà l'argomento e presenterà un
documento propositivo alle chiese.
Per gli immigrati extra-europei la FCEL ha già condotto un
ottimo incontro « collettivo » il
12-13 novembre su « incontro di
diverse culture alla luce della nostra fede » e ne è uscito un do
cumento, approvato dall’assemblea, da diffondere aH’intemo ed
all’esterno; nel concreto ci si propone di aprire i locali ecclesiastici per incontri di gruppi omogenei di immigrati e di interv«nire
nei modi opportuni per promuovere una nuova legge regionale
in materia.
A metà febbraio le chiese evangeliche parteciperanno ad una giornata di « festival degli immigrati » alla Stazione Marittima di Genova, con lo scopo di
far conoscere alla cittadinanza
la situazione, le necessità, le attese.
La Federazione delle chiese
evangeliche in Liguria si articola in varie commissioni; in particolare l’assemblea ha dato mandato al consiglio di rinnovare la
« commissione studi » che prepara gli argomenti dei convegni e
prenota gli oratori; di allargare
la « commissione immigrati »,
già composta di cinque persone
genovesi; di ringiovanire la «commissione scuola domenicale » che
aggiorna i monitori e promuove
gli incontri delle scuole.
Un’ultima nota: gli elementi
giovani ed in particolare quelli
femminili sono ben rappresentati negli incarichi di questa Federazione ligure: « ...quelli che servono LEtemo acquistano nuove
forze... » (Isaia 40: 31).
Sauro Gottardi
CORRISPONDENZE
Per una chiesa unita
TRAPANI-MARSALA — Il 6
novembre sarà certamente ricordato come un momento storico
per le due piccole chiese valdesi
di Marsala e Trapani.
L’appuntamento era per le
10.30 nel locale di via Passo Enea a Trapani, e da Marsala
ognuno s’è mosso in tempo per
arrivare puntuale. Anche il fratello Agostino Impiccichè (78 anni!) con la sua bicicletta, incurante dei 70 km. tra andata e
ritorno, e la sorella Vita Caradonna che, fidandosi poco della
sua vecchia « 500 », è partita
prima, fiduciosa nell’intervento
di chi partiva dopo, per un eventuale rimorchiamento.
Ma all’ora stabilita il piccolo
tempio era pieno e sono cominciati i lavori all’ordiné del ' giorno, fra cui l’elezione del primo
consiglio di chiesa delle due chiese riunite.
11 pastore Laura Leone ha presentato i sei candidati che l’assemblea ha poi votato quasi all’unanimità. Sono risultati eletti; Antonino Cusumano, Rosario
Caradonna, Antonietta Caliò, Nicola Tartamella, Franco D’Amico
e Vita Caradonna.
L’il dicembre a Marsala ci sarà il culto per il loro insediamento. Numerosi altri argomenti sono stati discussi: gli orari
dei due culti, la scuola domeni
Domenica 18 dicembre 1988
nel Tempio Valdese di
torre PELLICE, ore 14,45
Cantiamo
Natale insieme
programma di
CANTI e MUSICHE
presentato dalle
CORALI VALDESI
di PINEROLO
e TORRE PELLICE
cale, gli studi biblici, le riunioni
quartierali, i rapporti col « comitato contro la droga » nato a
Marsala, le celebrazioni del «Glorioso Rimpatrio». Ma fra tutti
gli argomenti uno va segnalato
in particolare; la testimonianza
evangelica a Vita dove, dopo il
catastrofico terremoto del 1968,
sorse ad opera della FCEI il «Villaggio Speranza ». Ora esso è affidato alla cura pastorale e amministrativa di Trapani-Marsala.
Ai membri del nuovo consiglio
non mancherà certo il lavoro;
auguriamo che esso sia proficuo,
ricco di frutti spirituali.
Assemblee..
di circuito
GUGLIONESI (Campobasso)
— Il 13 novembre s’è svolta l’Assemblea del XII Circuito; una
felice occasione d’incontro per
chiese che vivono nella dispersione di Abruzzi e Molise. Erano
presenti non solo i rappresentanti dei consigli delle chiese di
Campobasso, S. Giacomo, Guglionesi, S. Giovanni Lipioni, S. Salvo, Vasto, Palombaro, Pescara,
Villa S. Sebastiano, ma anche
vari osservatori.
L'Assemblea di circuito ha salutato con gioia la venuta di Daniela Di ciarlo e Daniele Bouchard, ed ha affidato a Daniela
la predicazione di apertura dei
lavori.
Al centro dell’incontro la questione della religiosità popolare,
introdotta da Gianfranco Santoleri. L’Assemblea ha deciso di
inviare lo studio introduttivo a
tutte le chiese del circuito.
E’ stata anche discussa la partecipazione del circuito alle celebrazioni del terzo centenario
del « Glorioso Rimpatrio ». Si è
deciso di aderire alla proposta
della Tavola di essere presenti
in agosto con un proprio stand.
Entro gennaio ogni chiesa dovrà
mandare suggerimenti e proposte al sovrintendente.
L’Assemblea è stata arricchita
dalla presenza di Sergio Tattoli,
pastore battista di Campobassio;
essa ha anche esaminato (dando
parere favorevole) la domanda
del fratello Donato Trovarelli di
entrare nel ruolo dei predicatori
locali.
L’appuntamento per la prossima Assemblea è stato fissato per
il 14 maggio '89 a S. Giovanni Lipioni.
PISA — Con un culto in comune, presieduto dal past. Emidio Campi, ed un’àgape fraterna
si è tenuta il 20 novembre TAs,semblea del X Circuito, comprendente le chiese valdesi e metodiste della Toscana. Due le tematiche 'all’ordine del giorno: a)
vita delle chiese e campo di lavoro, e b) decennio di solidarietà con le donne. Al centro del primo punto è stata posta la questione dell’evangelizzazione, con
una appassionata relazione introduttiva a cura del prof. Giorgio Spini, da pochi mesi inserito ufficialmente nel ruolo di
predicatore locale. A questa relazione ha fatto seguito un vivace
dibattito. Anche assai dibattuto
è stato un secondo tema, quello
ecumenico, introdotto dal past.
Giovanni Scuderi, reduce da un
importante incontro di tutte le
chiese cristiane europee tenutosi 'ad Erfurt (DDR).
A questa edizione dell’Assemblea di circuito erano stati invitati anche i pastori battisti presenti nella zona; hanno accolto
l’invito Mario Marziale di Firenze, Giacomo Pistone di Pisa e
Mauro De Nista di Livorno.
Particolarmente preziosa la presenza dei pastori battisti al momento dell’esame del tema « Sinodo congiunto » del 1990.
L’Assemblea è stata presieduta dal sovrintendente. Salvatore Briante, coadiuvato dal segretario, Dando Mannucci.
POMARETTO — Oltre 60 persone hanno partecipato domenica pomeriggio all’incontro dei
gruppi giovanili creile valli.
Con il gioco di simulazione
« Bofa Bofa » guidato dal gruppo
locale, abbiamo continuato la riflessione, iniziata nell’incontro
del maggio scorso a San Secondo, sui problemi legati al fenomeno dell’emigrazione; in particolare questo gioco ci ha fatto
ragionare sui legami che abbiamo, ed ogni popolo, etnia o comunità ha, con il sistema economico-sociale in cui si è formato.
Da qui la partenza per capire i
problemi che si trova ad affrontare concretamente il migrante
che deve inserirsi in un contesto
non «suo», così come la comunità che lo ospita.
Nella seconda parte della giornata ci siamo confrontati sul futuro del lavoro in comune fra i
gruppi giovanili delle valli.
Per l’incontro primaverile, che
si terrà il 25 maggio in luogo
ancora da decidere, si è scelto
come tema : « Noi e il denaro ».
Come per l’anno scorso si chiede
ai gruppi di inserire, se possibile, nei loro programmi annuali,
una riflessione sul tema, considerando, per esempio, il denaro e
la chiesa, il consumismo, i soldi
nella Bibbia...
• Per fare il punto sulla situar
zione il coordinamento dei gruppi si riunirà lunedì 30 gennaio
1989, alle ore 20,30, presso i locali
del tempio valdese di Pinerolo.
• Infine, l’attuale redazione del
bollettino dei giovani di Torre
Penice, « Parole sante », ha proposto l’allargamento a componenti di altri gruppi giovanili e
por verificare questa possibilità
avrà luogo un incontro lunedì 19
dicembre alle ore 20,30, sempre
presso il tempio di Pinerolo.
Arrivi e partenze
FRALI — L’Unione femminile ha deciso di riunirsi ogni terzo giovedì del mese, dalle ore 14
alle ore 16, presso il presbiterio.
Per quest’anno è stato deciso di
studiare il ruolo della donna nella storia della chiesa valdese ; gli
incontri saranno preceduti da
una breve meditazione biblica tenuta dal pastore.
• Domenica 4 dicembre si è tenuto un pranzo fraterno p)er salutare il pastore Erika Tomassone che ci lascia per andare a Pinerolo e p)er dare il benvenuto al
candidato Gregorio Plescan che
inizia il suo ministerio tra di noi.
Un grazie di cuore alle signore
dell’unione femminile per il pranzo preparato ottimamente.
• Il 6 dicembre è iniziato il secondo ciclo di riunioni quartierali che avranno per tema le finanze; questo il calendario: 13 dicembre a Pomieri-Giordano, 14 a
Orgere, 15 a Malzat, 20 a Ghigo.
Riunioni quartierali
ANGRO’GNA — Prossime riunioni: lunedi 12 al Capoluogo,
martedì 13 al Martel e giovedì 15
agli Odins-Bertot.
• Domenica 11 alle 14,30 s’incontra al presbiterio l’Unione
femminile.
• Il Comitato della « Ca d’ia
Pais» del Bagnòou si riunisce domenica prossima alle 20,30 al
presbiterio.
Assemblea di chiesa
TORRE PELLICE — Domenica 11 dicembre, al termine del
culto, avrà luogo un’assemblea
di chiesa per esaminare il preventivo del 1989.
• Sono deceduti Emestina
Avondet in Pellegrin di 71 anni ;
Giacomo Eynard di 85 anni e Cesarina Rivoire ved. Sibille di 85
anni. La chiesa esprime la sua
cristiana simpatia ai familiari.
Grazie!
PRAMOLLO — n culto di domenica 4 dicembre è stato presieduto dal fratello F. Crivello
che ha sostituito il pastore
Noffke impegnato altrove; lo ringraziamo di cuore per il suo
messaggio molto attuale e profondo che ci ha dato lo spunto
per una riflessione sul senso della nostra vita e dell’ambiente che
ci circonda.
• Domenica 18 dicembre, nel
pomeriggio, avrà luogo il mini
bazar natalizio organizzato dall’Unione fernminile. Alla fine verrà preparato un thè con dolci,
per tutti coloro che vogliono parteciparvi.
Bilancio 1989
SAN GERMANO — L’assemblea cU chiesa di domenica scorsa, 4 dicembre, ha 'approvato all’imanimità il bilancio preventivo per il 1989 presentato dal concistoro.
'• La nostra comimità ha dovuto separarsi ultimamente da ben
tre sorelle, scomparse a pochi
giorni di distanza Luna dall’altra. Ci hanno infatti lasciato Ilda
Baret Sappé di anni 63, sofferente da parecchio tempo ; AUce
Cbambon in Meynier di anni 79,
la cui improvvisa dipartita ha
colpito in modo particolare ;
Ester Bertalot, di anni 77, provata da lunga e profonda sofferenza. La simpatia della comunità
sia per le famiglie in lutto, in
particolare per i nostri fratelli
Davide Sappé, Guido Meynier ed
Emilio Avondet che piangono le
compagne della loro vita, un incoraggiamento a continuare il
cammino con lo sguardo rivolto
a Cristo, la cui risurrezione è per
ogni credente luce e speranza anche nelle ore più oscure e tristi
della nostra vita.
Elezione
PRAROSTINO — Il culto della domenica 18 dicembre sarà
anticipato alle ore 10 per permettere lo svolgimento dell’assemblea di chiesa; l’argomento in discussione sarà reiezione dei due
anziani dei quartieri Roc e Pralarossa. E’ utile che il maggior
numero possibile di membri di
chiesa, elettori e non, sia presente a questo importante momento della vita della comunità.
• Là comunità esprime ancora
la sua solidarietà alla famiglia di
Clelia Maria Brosia in Costantino, della frazione Collaretto, deceduta all’età di 79 anni.
Calendario
Lunedì 12 dicembre
□ INCONTRO PASTORALE
TORRE PELLICE — L'incontro dei pastori deiie vaili si tiene lunedì 12 dicembre, con inizio aile 9.15, presso
la Casa unionista. Introduce Gregorio
Plescan sul tema: « I pentecostali ».
Giovedì 15 dicembre ~
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
PINEROLO — Prosegue la riflessione
sul « Cammino conciliare di preparazione deH'assise mondiale del cristiani
su giustizia, pace, salvaguardia del
creato ».
L’appuntamento è per le ore 20.45
presso la comunità di San Domenico
in viale Savorgnan d'Osoppo 1; introduce il pastore Paolo Ribet.
10
10 valli valdesi
1
9 dicembre 1988
MOZIONE
Sospendere
il decreto
L'Assemblea dei cittadini pinerolesi, presenti al dibattito sulla
chiusura del carcere di Pinerolo,
tenutosi il 2.12.1988 presso il Centro Sociale di V. Lequio, con la
partecipazione di operatori del
carcere, rappresentanti di forze
politiche, rappresentanti delle chiese, rappresentanti di associazioni
culturali e di alcuni detenuti In permesso speciale.
manifeste aH'unanimità il suo totale dissenso alla chiusura del carcere di Pinerolo che rappresenta,
all’Interno della vita della città,
proprio per le sue caratteristiche
di carcere « piccolo », un tentativo di « umanizzazione » ed attorno
al quale sono maturate ed esistono esperienze di solidarietà
lamenta che la decisione di chiusura sia stata presa in modo assolutamente improvviso ed unilaterale
deplora che la chiusura avvenga in un momento in cui la realtà
locale è impegnata a fare del carcere una struttura aperta integrata col territorio, con interventi
diretti della Regione Piemonte e
del Comune di Pinerolo
esprime piena solidarietà ai detenuti ed agli operatori del carcere
delega una commissiione rappresentativa della cittadinanza pinerolese a prendere immediatamente contatti con il Ministero di Grazia e Giustizia e con le forze politiche nazionali per una immediate sospensione dei decreto, per la
sua totale revisione, per la realizzazione del progetto integrato carcere-territorio, già presentato all’Ente
locale.
Aderiscono le forze presenti all’assemblea:
ARCI - confederazione di Pinerolo
CARITAS diocesana
Chiesa valdese di Pinerolo
Comunità Cascina Nuova
Comunità di Base
Comunità di S. Domenico
Democrazia Proletaria
FGEI-Valli
Gruppo del Colletto
Parrocchia di San Lazzaro'
Partito Comunista Italiano
Pinerolo, 2.12.1988
PINEROLO
Il carcere non si toccai
Un modello di istituti « a sorveglianza attenuata »,
di essere chiuso, rientrando nei piani governativi
che ora rischia
di soppressione
La piscina inquina
l’incubatoio
E' certamente insolito. Tutta
una città si sta mobilitando in
difesa del suo carcere e a tirare
sono quelli che in passato si erano dati da fare per « liberarsi
dalla necessità del carcere ».
Il Decreto ministeriale del 23
novembre che sopprime 25 piccole carceri in tutta Italia, tra
cui quello di Pinerolo, è giunto
inatteso. Infatti gli operatori
carcerari e alcuni giudici pinerolesi avevano elaborato un progetto di « carcere a sorveglianza
attenuata », che prevedeva il lavoro dei detenuti in un progetto di mantenimento delle aree
verdi del comune; tale progetto
era stato approvato dalla Giunta regionale che lo aveva finanziato per trenta milioni. Mancavano solo più le autorizzazioni
ministeriali e la convenzione col
comune (che per la verità nicchiava).
Efi tutto questo il sottosegretario Castiglione, quando ha firmato il decreto, non ha tenuto
ccinto. L'imperativo del governo
è il risparmio e quindi era necessario fare economie: se si chiude il carcere di Pinerolo, si ri
sparmiano circa 600 milioni l’anno.
« Il carcere di Pinerolo è umano — dicono i detenuti alle numerose delegazioni di politici
che lo hanno visitato in questi
giorni —. Qui è possibile per
esempio disintossicarsi dalla droga. Nelle altre carceri, per telefonare fuori devi aspettare mesi, per parlare con gli educatori
devi farti annunciare e aspettare il tuo turno, qui basta andare. Per questo vogliamo restare
in carceri come questo. Ci opponiamo ai trasferimenti con lo
sciopero della fame (che al momento in cui scriviamo dura da
10 giorni). Continueremo la nostra lotta non violenta, anche se
dovessero arrivare i trasferimenti ».
Anche questo è insolito. Il detenuto non si rivolta, non spacca tutto (chi non si ricorda le
rivolte deH’83 nelle carceri italiane?), ma adotta come metodo
per far valere i suoi diritti di
cittadino la non violenza.
« Siamo molto cambiati — mi
dice un detenuto —, lo sciopero
della fame mi ha fatto pensare...
ALLEVAMENTO IN VAL PELLICE
Se il macello è obbligato
Un fondo di solidarietà per aiutare i piccoli allevatori in caso di abbattimento del bestiame
Gli abbattimenti di animali
per ragioni sanitarie finiscono
con il darmeggiare economicamente gli allevatori, specie quelli piccoli.
In vai Penice, analogamente a
quanto sperimentato un paio di
anni or sono in vai elùsone, è
stato deciso di istituire un fondo
di solidarietà in vista del risanamento delle aziende. Le caratteristiche sono la volontarietà del
COM UNITA’ MONTANA VAL PELLICE
Preoccupazioni
Poco da raccontare sui lavori
dell’ultima sessione del consiglio
della Comunità Montana Val Pellicé svoltosi nella scorsa settimana. Un consiglio preoccupato
fortemente dai costanti ritardi
nelle erogazioni dei fondi per la
sanità pubblica che mettono in
difficoltà operatori, dipendenti e
servizi (l’ospedale valdese di Torre deve ancora ricevere denaro
utilizzato nei passati bilanci).
Non ci sono, invece, è stato assicurato, rischi per quanto riguarda il pagamento dell’assistenza
farmaceutica.
I consiglieri hanno, al termine della discussione, approvato
le deliberazioni a carattere economico, ribadendo il loro disagio a gestire dei fondi insufficienti e sottoposti al rischio, con la
nuova legge finanziaria p>er l’89,
di ulteriori tagli.
Fra le altre delibere assunte
segnaliamo Tacquisto di ulteriori locali, questa volta per l’ampliamento degli uffici tecnici, e
la conferma di un impegno dell’ente di valle verso lo SFKirt sul
ghiaccio con il finanziamento di
corsi di avviamento al pattinaggio ed anche di specializzazione
nei settori della velocità, dell’artistico e dell’hockey su ghiaccio.
l’adesione da parte degli allevatori interessati che versano le
quote previste, possono usufruire
poi del contributo, la validità annuale dell’intervento con possibilità di adesione dal 1° ottobre
al 31 gennaio; l’obbligatorietà
di assicurazione per tutti i capi
presenti in stalla e, ovviamente,
l’adesione alla bonifica sanitaria, nonché l’obbligatorietà delle
prove diagnostiche.
Qual è la situazione degli allevamenti della valle?
Secondo le rilevazioni effettuate dal Servizio veterinario delrUSSL la situazione tenderebbe
ad un miglioramento, pur se le
percentuali di stalle infette sia
per TBC (3,07) che per brucellosi (2,35) risultano ancora superiori a quelTl% che rappresenta
il limite che la legge stabilisce
perché una zona venga dichiarata « ufficialmente indenne ». Una
ottantina sono stati i capi abbattuti nell’arco di un anno.
Esistono isole felici, ad Angrogna e Villar Pellice non vi sono
stalle infette da TBC e ad Angrogna, Lusernetta e Rorà non ci
sono casi di brucellosi. In questa
situazione in via di miglioramento , si inserisce questa iniziativa
che, recuperando in parte lo spirito delle mutue bestiame di
lunga tradizione, può rappresentare un sostegno vitale all’agricoltura, col contributo di allevatori, comuni e Comunità montana. P.V.R.
La solidarietà di chi è fuori è
importante per noi delinquenti... ».
«Non dire delinquenti — lo
rimprovera il direttore —, sei un
uomo ».
Non c’è nel carcere divisione
di ruoli; direttore, guardie carcerarie, detenuti sono tutti d’accordo: Tesperienza di Pinerolo
non va persa, va migliorata.
Anche in comune tutti d’accordo per chiedere la revoca del
decreto. In città si organizzano
frequentate assemblee per vedere il da farsi e anche il dopo.
Tutti sono perché il dopo sia un
esperimentare in pieno la riforma penitenziaria del 1986. Se il
carcere rimane.
Giorgio Gardiol
ultima ORA: il Ministero ha
disposto la sospensione del provvedimento di chiusura del carcere.
PEROSA ARGENTINA — Solo da 15 giorni funziona la piscina di Perosa ed è già polemica.
Sabato 3 dicembre i pescatori
che curano l’incubatoio di valle
di cui abbiamo parlato altre volte hanno avuto la sgradita sorpresa di trovare parecchie trotelle morte nel Rio Albona che
costeggia il Parco Enrico Gay in
cui si trova l’incubatoio. Quest’ultimo non corre, per ora, pericoli, dato che non utilizza l’acqua di questo Rio. Tuttavia, cercando di risalire alla causa della
morìa, hanno scoperto che il lavaggio dei filtri della piscina era
occasione di inquinamento del
piccolo corso d’acqua, insufficiente a diluire il cloro' in modo
tale da renderlo innocuo per i
pesci. Un problema che dovrà
trovare una soluzione, anche perché il Chisone è già talmente malandato a valle di Perosa che anche il minimo aggravamento della situazione può essere nefasto.
TORRE PELLICE
Varianti al piano
Un lungo elenco di argomenti
era all’ordine del giorno nella
seduta del 30 novembre scorso
del consiglio comunale di Torre
Pellice. Buona parte dei punti
riguardava i lavori pubblici.
Anzitutto il progetto di ampliamento e risistemazione di via
Volta, che da viale Gilly raggiunge la zona di San Ciò. Il consiglio ha ritenuto che l’aumento
degli insediamenti avvenuto in
quella zona negli ultimi anni giustifichi la revisione delle infrastrutture.
Il consiglio ha poi approvato
aH’unanimità due importanti
provvedimenti: con il primo è
stato dato l’incarico professionale per la revisione del vecchio
piano regolatore comunale.
« In questi anni sono emersi
molti limiti che devono essere
rimossi » — ha affermato il sindaco —. « Anzitutto saranno rivisti i parametri di "dismissione"
che in molte zone risultano così
gravosi da scoraggiare qualsiasi
intervento privato, soprattutto
per Vartigianato e la piccola industria; in secondo luogo si farà
un aggiornamento cartografico
ormai necessario per eliminare
le diverse incongruenze che si
sono evidenziate all’atto pratico.
Si prevede quindi una certa possibilità di assestamento pur all’interno di un quadro generale
che riteniamo valido ».
L’incarico servirà anche ad evidenziare quelle zone all’intemo
del perimetro comunale per le
quali, prima di qualsiasi intervento sarà necessario il parere di fattibilità del servizio geologico: la zona di Pra Castel,
quella dei Chabriols, l’Inverso
Bruni e tutta la zona di « esondazione » (quella che potrebbe
essere allagata dal Pellice).
L’altro intervento approvato è
quello relativo all’accertamento
sull’applicazione della SOCOF (hd
tassa comunale applicata una
tantum nel 1984). Si andrà quindi a ri determinare le superfìci
di competenza per ciascuna unità immobiliare, sia ai fini deìla
verifica degli allacciamenti, sia
per quanto riguarda le tasse imposte dall’amministrazione (raccolta rifiuti, depurazione acque,
ecc.) e l’imposizione fiscale sugli immobili ventilata dal governo per il 1989. E’ stato poi bandito un pubblico concorso per
un posto attualmente vacante di
geometra: termine per la presentazione delle domande è il 30.12.
1988.
Infine, in tema di agricoltura
l’amministrazione ha deliberato
l’adesione al fondo di solidarie
tà di valle per il risanamento bovino stanziando l’importo di lire
495.000 annue. Detto fondo verrà
utilizzato come contributo agli
allevatori che accetteranno di
sottoporre a risanamento le loro stalle.
Prima della chiusura dei lavori, il sindaco ha dato lettura di
un telegramma pervenuto dal
ministro allo sport e spettacolo^
Carraro, con il quale si comunica che in base alla legge 21/3/
’88 n. 92, specifica per gli impianti sportivi, è stato stanziato
l’importo di 1 miliardo e 105 milioni per il progetto di copertura
del Palaghiaccio.
All’inizio della seduta il consiglio si era soffermato a lungo
sulle variazioni al bilancio preventivo i>er l’esercizio ’88. Tra
minori esborsi e maggiori entrate, si è avuto un saldo attivo di
59 milioni con i quali si farà
fronte ad una miriade di piccoli
interventi, compreso il saldo delle spese relative al mercato coperto.
Adriano Longo
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11
r
;9 dicembre 1988
UN’UTILE PUBBLICAZIONE
I Greci a Rodoretto?
CoB questa domanda si è concluso il terzo degli incontri organizzati a Perosa Argentina dalla Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca, giovedì 1®
dicembre. A porla è stato il moderatore del dibattito, prof. Dario Seglie, in seguito alla relazione di Enzo Tron, infaticabile
curatore del museo di Rodoretto. Sul museo stesso e sul receñí e opuscolo deH’oratore sul
suo paese natio era stata organizzata la serata.
Dopo la presentazione di Enzo fron (montanaro nel sangue,
giustamente premiato per la sua
fedeltà alla montagna, ex deportato dai nazisti, maestro p»er lunghi anni prima a Rodoretto poi,
do PO io spopolamento del vallone, a Pinerolo) da parte del prof.
Seghe, i partecipanti alla serata
che avevano coraggiosamente sfidato il maltempo sono stati premiati, con la relazione, p>er il loro coraggio.
Dopo un rapido excursus sulla parlata occitana usata anche
a Rodoretto, è stato possibile rivivere attraverso l’aiuto di lucidi i appassionante visita al museo che Enzo Tron guida con
grande dedizione, da anni, tutte
le volte che glielo si richiede.
Una visita che non è possibile
fare distrattamente, perché gli
attrezzi da lavoro ospitati dal
museo, gli ambienti domestici,
la ricostruzione della scuola rivivono nelle sue parole, tornano,
diremmo, a fonzionare nelle parole della guida, così come sono
tornati operanti nella serata di
giovedì.
^ Alcuni flash sul contenuto dell’opuscolo sono serviti a invogliarne la lettura non solo per
i dati che raccoglie ma, più ancora, per la libertà con cui è
impostato. Non è un libro di
storia, non è una guida escursionistica, non è una raccolta di
aneddoti e leggende, non è ima
autobiografia, non è un saggio
di etnografia e al tempo stesso
è tutte queste cose insieme. Sfugge ad una classificazione da scuola e contiene tante informazioni utili anche ad uno studio da
scuola.
Rodoretto, dal greco « ródon »
= rosa, cioè paese dei rododendri: che i greci, andando a Marsiglia, siano passati qualche volta dalle montagne?
PRECISAZIONI
C. T.
i coprirà il Palaghiaccio
Finalmente praticabile il progetto di adeguamento della struttura
Dunque 1 miliardo e 105 milioni sono stati stanziati per la copertura e l’ampliamento del palazzo del ghiaccio di Torre Penice. In effetti fin da poco tempo
dopo la sua inaugurazione, nei
primi anni ’70, la struttura si dimostrò inadeguata in quanto,
mancante della copertura, ogni
manifestazione, sia di tipo sporti
vo che eventualmente di altro
genere, era ed è in balìa delle
condizioni meteorologiche.
Il progetto di massima, redatto
per presentare domanda di finanziamento sulla base della legge
che consentirà il miglioramento
degli stadi che ospiteranno i
mondiali di calcio nel 1990 ed anche altri impianti sportivi, tene
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NEI LOCALI DEL MUNICIPIO
Mostra d’arte
Sig. Direttore,
alcune precisazioni suiia serata delle
miniere a Perosa.
1) Non ho detto che la Talco riduce gli investimenti, da alcuni anni
infatti sono ripresi, ma che questo disimpegno è la caratteristica dell’industria mineraria italiana...
2) Ho detto che quest'anno c’è
stata una decina di assunzioni.
3) Ho pariato della nuova galleria al
1360: in questa zona e con i nuovi
metodi di coltivazione si prevede che
il talco duri 10 anni: quindi per mantenere i’occupazione bisogna mettere
in cantiere altre preparazioni.
4) La direzione, da parte sua, dice
che l’occupazione resterà stabile ma
non dà garanzie vere (quelie dette sopra di citeriori investimenti in preparazione) e quindi siamo pessimisti.
Resta il nostro impegno per difendere l’occupazione in valle.
Il resoconto sul giornale è stato
troppo sbrigativo.
Questo solo per anticipare una valutazione più precisa che toccherà a
tutto ii sindacato, e non cadere neil’ailarmismo di cui la direzione aziendale ci fa responsabili.
Piero Barai, Perosa
TORRE PELLICE — Presso
il Palazzo Comunale di Torre
Penice verrà esposta da giovedì
15 a sabato 24 dicembre una mostra contemporanea di Roberto
Rivoira e Fausto Ghiglia. Le opere che i due artisti presenteranno sono state scelte tra gli studi
pittorici risultato di un intenso
periodo di ricerca.
Rivoira ci propone i suoi oli,
nei quali è evidente l’evoluzione
che ha raggiunto con un impegno
totale in campo artistico: le sue
visite agli studi milanesi di noti
Concorsi
TORRE PELLICE
TORRE PELLICE — il Comune indice
un pubbliico concorso per titoli ed esami ad un posto di geometra, con scadenza 30.12.1988 ore 12; titolo di studio richiesto: diploma geometra, età da
18 a 35 anni; trattamento: stipendio
annuo iniziale L. 7.500.000, indennità
integrativa speciale nella misura stabilita, 13* mensilità ed eventuale aggiunta di famiglia.
Informazioni presso Segreteria Comunale.
Incontri
va conto deH’esigenza primaria di
un tetto, ma anche della possibilità di ampliare ii palaghiaccio e
di riscaldarlo: la somma ritenuta necessaria sfiorava i 2 miliardi; come colmare il divario fra
richiesta e finanziamento ottenuto?
« Anzitutto — precisa il sindaco di Torre, Armand Hugon — il
primo progetto teneva conto a
grandi linee di tutte le esigenze;
dobbiamo però riprendere in mano tutta la questione e vedere da
un lato la possibilità di ridurre
inizialmente gli interventi e dall’altro la disponibilità degli enti
locali ad assumersi eventualmente una parte degli oneri eccedenti ».
Tra l’altro la richiesta di finanziamento fu nresentata dalla Comunità Montana e dunque i fondi sono a disposizione dello stesso ente, soprattutto tenendo conto chie questa struttura ha già,
ed ancor più dovrebbe avere, valenza per tutta la valle.
Dice al proposito il presidente
Longo: « Di fronte a questa buona notizia, dobbiamo riprendere
con maggior entusiasmo la strada appena abbozzata di un consorziamento fra i comuni in vista
della gestione del palazzetto. E’
anche chiaro che la copertura
consentirà alla valle di disporre
di una notevole struttura in grado di ospitare, certo tutte le manifestazioni che direttamente riguardano lo sport del ghiaccio,
ma anche nella bella stagione altre manifestazioni di carattere
culturale, musicale od altro ».
Piervaldo Rostan
PINEROLO — Venerdì 16 dicembre,
alle ore 20.45, press'o l’Auditorium di
corso Piave sarà presentata l’ultima
novità della Claudiana Editrice, 1 templi
delle Valli Valdesi. Architettura - Storia - Tradizioni. Giuseppe Platone introdurrà la serata che sarà arricchita
dalla proiezione di interessanti diapositive. Interverranno inoltre Eugenio
Maccari, Bruna Peyrot, Marcella Gay e
gli autori, Renzo Bounous e Massimo
Lecchi.
Concerti
PINEROLO — Sabato 10 dicembre alle
ore 20.45, presso l’Auditorium di corso
Piave si terrà un concerto musicale
promosso dal Gruppo d’Appogglo alla Missione di Cicero Dantas Bhaia
Brasile.
Suoneranno i « Ti .Pi .Ci. tanto per cambiare », il gruppo musicale che già
l’anno scorso abbiamo ascoltato durante il « Concerto per Kami ».
Dibattiti
VILLAR PEROSA — Sabato 10 dicembre, alle.brè 21, presso il salone
dell’oratorio parrocchiale avrà luogo un
irtcontro-dibattito dal titolo: « Droga, un
problema solo privato? »; interverranno
don Ciotti del gruppo Abele, Il pretore Gianfranco Bordino, Anna Gilardi
deH’associazIone ADEG-II porto e don
Alessio Barbero della comunità « Cascina della speranza ».
Cinema
POMARETTO — Venerdì 9 dicembre,
alle ore 21, il cinefórum presso II cinema Edelweiss, presenta « Saimmy e
Rosle vanno a letto » di Frears.
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma « La leggenda della
fortezza di Suram », ven. 9 alle ore
21.15; • Frantic », sabato 10 dalle ore
20 e domenica 11 dalle ore 16.
«dueBù
<U BOLLA • BENECH «ji.c.
Articoli Regalo Casaiinghi
Materiale Elettrico Ferramenta
USTE NOZZE
Luserna S. Giovanni
Viale de Amicis, 3
maestri e l’attuale amicizia con
Auguste Español Uinas di Barcellona (in mostra presso Treccani) hanno conferito alla sua
opera una nuova impronta culturale. I quadri di Rivoira sono
esposti in varie gallerie di tutto
il mondo, ma per ragioni affettive egli ama esporre i suoi lavori
in questi locali del municipio,
dove ha praticamente avuto inizio la sua carriera artistica e dove possono ammirarli coloro che
lo seguono sin dall’inizio della
sua vasta attività.
Fausto Ghiglia, dotato di grande creatività, si esprime attraverso grafiche e tecniche miste,
che evidenziano la forte persona»
lità delTartista che non ama termini di paragone, essendo molto
indipendente e libero da clichés
nel suo lavoro. Le opere in mostra rivelano esperienza, padronanza tecnica degli autori, abile
costruzione del dipinto: esse ci
invitano a confrontarci in modo
nuovo con la pittura, ben oltre
facili e consumate sperimentazioni, senza banalità o ripetizioni. La serata di apertura avrà
luogo mercoledì 14, alle orel8.30,
presso il municipio.
E. M.
« L’Etemel est près de tous
ceux qui l’invoquent »
(Ps. 145: 18)
Nel momento del dolore per la
scomparsa della mamma
Cesarina Rivoire Sibille
gli amici di Radio Beckwith, redattori
e tipografi sono vicini ad AttiKo, Enrico, Edmondo, Roberto Sibille e rispettive famiglie.
Torre Pellice, 5 dicembre 1988.
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Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
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Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 933039 (Ospedale Valdese).
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ià.
12
12 chiese e stato
9 dicembre 1988
DOCUMENTAZIONE
La linea del Governo sull'ora di religione
Concludiamo la pubblicazione deM’intervento del Ministro della Pubblica Istruzione, Giovanni Galloni, alla Camera Nel frattempo è annunciata l’imminente modifica della Intesa Falcucci-Poletti: un passo in avanti o marcia indietro?
(segue dal numero precedente)
E’ tuttavia evidente che, dopo
tale sentenza, la disciplina delle
attività alternative non possa più
avvenire per via amministrativa,
ma si debba ricercare la soluzione legislativa. In ogni caso,
ritengo utile, sulla base delle notizie acquisite, riferire sulla gamrna estesa dei temi che, oltre ai
diritti umani, si sono proposti
nell'anno decorso come oggetto
di attività alternative: si va dalla' storia delle religioni (che alcuni vorrebbero istituzionalizzare come unica attività alternativa) all’educazione civica, sociale,
morale e sanitaria, all'ecologia e
alla tutela ambientale. Non mancano riferimenti all’educazione
stradale — e si tratta non di
proposte, ma di esperimenti già
fatti quest’anno nella scuola —,
alla sociologia, alla psicologia,
all’antropologia, alla storia delle
istituzioni politiche, alla storia
delle dottrine economiche e politiche, alle ricerche sul folclore,
alle scienze della comunicazione.
Numerose sono state poi le scelte, individuali o p>er gruppi, assistite dagli insegnanti.
Come si può constatare, gran
parte delle attività indicate potrebbero trovare nella scuola —
ed in parte hanno trovato —
competenze didattiche già esistenti, qualora queste venissero
indirizzate anche ad arricchimento dell’attività formativa tradizionale.
Attività alternative:
positivo
Nel complesso, ritengo di poter esprimere il giudizio che lo
svolgimento delle attività alternative ha trovato, nella grande
maggioranza delle scuole, un suo
inserimento concreto ed effettivo, certo non scevro di difficoltà, ma tuttavia mai conflittuale.
Risulta in ogni caso esclusa —
ed era la mia prima preoccupazione, così come degli interpellanti — qualsiasi discriminazione tra gli alunni, in particolare
a svantaggio dei non atwalentisi.
Dobbiamo dare atto che all’appianamento dei tanti problemi
concreti hanno contribuito notevolmente, con il loro spirito di
iniziativa, i capi di istituto e molti insegnanti, che si sono offerti
anche nelle tre ore a loro disposizione (senza oneri, quindi, per
lo Stato) per l’insegnamento delle attività alternative e per l’aséistenza su singoli progetti individuali dei non awalentisi. Ma
è pur certo che solo l’iniziativa
legislativa può arricchire il quadro sistematico, scandagliato dal
Consiglio di Stato, di elementi
innovativi.
A tal fine ho di recente richiamato l’attenzione del Presidente
del Consiglio su una concreta
proposta che muove dallo schema di disegno di legge inviato
al concerto il 1® dicembre 1987,
ma ne postula la reimpostazione
anche sulla base di un confronto con le varie e più meditate
opinioni che sull’argomento sono state espresse in questo arco
di tempo.
Confido, pertanto, che previ
contatti con i rappresentanti della Tavola valdese un disegno di
legge governativo possa essere
sottoposto prossimamente al vaglio del Parlamento, dove sono
state presentate anche iniziative
parlamentari. Lo strumento legislativo appare opportuno, anzi
per certi aspetti necessario, in
primo luogo, per definire im quadro più soddisfacente di occasioni formative ed una migliore
utilizzazione delle competenze
professionali presenti nella scuola; in secondo luogo, per consen
tire una maggiore flessibilità di
interventi, necessari anche p>er
il riequilibrio del territorio. I veri problemi che travagliano la
scuola in alcune regioni, soprattutto dell’Italia meridionale, con
riguardo all’edilizia (uno dei grossi problemi che abbiamo avuto
nel Mezzogiorno poter svolgere
le stesse, nell’ambito della scuola; vi sono scuole in situazioni
di difficoltà enormi dal ptmto di
vista degli spazi), si ripropongono con il loro peso anche per
quanto attiene all’organizzazione
delle attività alternative e si verranno a riproporre in termini
analoghi ogni qual volta si intenderà innovare, introducendo più
ricche articolazioni sul piano di
studio. In terzo luogo, lo strumento legislativo appare opportuno per realizzare la parità della partecipazione agli organi collegiali della scuola dei docenti
che assistono gli studenti nelle
attività alternative rispetto ai
docenti della religione cattolica.
589 miliardi
Le modifiche
all’Intesa
Nella sua esposizione in Parlamento dell’ottobre scorso il Presidente del Consiglio del tempo,
cogliendo le indicazioni emerse
dal dibattito, convenne sulla opportunità di un approfondimento in vista di una possibile revisione di due punti dell’intesa. Il
primo punto veniva individuato
nell’attuale normativa relativa all’insegnamento della religione
cattolica nelle scuole materne; il
secondo, nella partecipazione dei
docenti di religione alla valutazione collegiale finale degli alunni. Accanto a tali punti veniva
segnalato dal Presidente del Consiglio il problema della posizione degli insegnanti di religione
per quanto riguarda i loro diritti e i loro doveri nell’ambito della scuola e la connessa necessità
di assicurare ad essi, come agli
altri docenti, uno status non precario.
Per dare attuazione all’impegno assunto dal Presidente del
Consiglio si è invitata la Conferenza episcopale italiana, che ha
subito dichiarato la propria disponibilità, ad avviare trattative
F>er la revisione delle clausole
dell’intesa riguardanti le questioni sopra indicate. Lo svolgimento delle trattative, che ha avuto
inizio rii dicembre 1987, ha subito rallentamenti a causa della
crisi di Governo del maggio scorso ed è stato poi ripreso e proseguito in maniera stringente in
questi ultimi mesi.
Sulle due questioni so'pra indicate si è ormai prossimi ad
una definizione a livello tecnico
di un testo accettabile — a mio
giudizio — per entrambe le parti. Non appena im’ipotesi a livello tecnico sarà definita, il Governo riferirà in merito al Parlamento prima della sottoscrizione delle modifiche dell’intesa. In
questo momento, non essendo la
n. 316 poc’anzi ricordata è sancita infatti, nel punto 4, la piena parità, anche sotto questo
profilo, delle due categorie di
docenti.
Un ultimo impegno fu assunto
dal Presidente Goria in occasione del suo intervento in Parlamento lo scorso anno, quello
cioè di dare uno status ai docenti di religione cattolica e, di conseguenza, a quelli delle attività
alternative. La materia, questa
sì, esula in buona parte dall’ambito di applicazione delle intese
Il bilancio dell’esperienza dell’ultimo anno dell’insegnamento
della religione cattolica e delle
attività alternative non sarebbe
completo se ad esso non aggiungessi i dati sui costi. Posso precisare che i docenti insegnanti
come supplenti annuali sono in
tutto 25.665, di cui 973 per le attività alternative. Teniamo conto
che sul numero dei docenti delle attività alternative e sui relativi costi non incidano gli insegnanti che spontaneamente nelle tre ore a loro disposizione si
sono dedicati alle attività alternative. Pertanto, ai 973 insegnanti delle attività alternative dovremmo aggiungere una cifra,
che in questo momento non sono in grado di quantificare, riferita al numero degli insegnanti
che spontaneamente si sono dedicati aU’insegnamento delle attività alternative. Il tutto con una
spesa complessiva di 589 miliardi, di cui 20 miliardi per le attività alternative relativi soltanto agli insegnanti delle attività
alternative che hanno avuto la
nomina come supplenti.
Il presidente Craxi e il cardinale Casaroli prima della firma del nuovo
Concordato. L'ora di religione cattolica nella scuola trova la sua
legittimazione proprio in quell’accordo.
trattativa conclusa, doveri di riservatezza e di rispetto della posizione dell’altra parte mi impongono di non entrare nel merito
delle possibili soluzioni delineate a livello tecnico.
Posso peraltro dire che, por
quanto riguarda l’insegnamento
della religione nella scuola materna, la linea della trattativa
ricalca la ricerca di soluzioni che
e rientra nella sfera propria dello Stato italiano. E tuttavia non
può negarsi che vi siano punti
di contatto con la materia assoggettata alla disciplina bilaterale del Concordato e deH’intesa
applicativa. Si tratta di dare riconoscimento ai diritti degli insegnanti di religione o di attività alternative, su un piano di
parità con gli altri lavoratori
della scuola, in sintonia con i
principi costituzionali del nostro
ordinamento e secondo una aggiornata concezione dei diritti
dei prestatori di lavoro. Analoga
preoccupazione dobbiamo avere
nei riguardi dei docenti impegnati nelle attività alternative.
In realtà, da un lato, si manifesta l’interesse della scuola ad
un insegnamento sempre più professionale ed armonizzato con
l’insieme delle attività formative; dall’altro, si esprime l’esigenza della giusta tutela dei diritti e delle aspettative di tali
docenti. A questo interesse ed a
questa esigenza si può dare risposta mediante la definizione di
uno status degli insegnanti, che
ne renda la posizione meno precaria, senza incidere tuttavia sui
punti disciplinati dal Concordato. Un disegno di legge sarà presentato al Governo su tale materia una volta conclusi i colloqui in corso.
Fermo restando l’impegno del
Governo a riferire in Parlamento
prima della sottoscrizione delle
modifiche dell’intesa, il pacchetto di provvedimenti attualmente
in elaborazione riguarda dunque
tre distinti aspetti: primo, la revisione dei punti sopra indicati
della intesa Falcucci-Poletti; secondo, la disciplina legislativa
delle attività alternative all'insegnamento della religione cattolica; terzo, la disciplina dello status degli insegnanti di religione
e, conseguentemente, degli insegnanti di attività alternative.
Confido, onorevoli colleghi, dì
poter sottoporre al Parlamento
i testi relativi a tutte e tre le
questioni entro il prossimo mese
di novembre.
Giovanni Galloni
Ministro della
Pubblica Istruzione
(Camera dei Deputati, 28-10~’88)
tengano conto degli aspetti pedagogici propri di tale tipo di
scuola.
Gli insegnanti
di religione
Per quanto concerne la partecipazione degli insegnanti della
religione cattolica al consiglio di
classe chiamato a valutare l’attività degli studenti, si tratta, per
un verso, di modulare tale partecipazione nella misura massima consentita dalle funzioni proprie del docente e, per l’altro,
di evitare qualsiasi discriminazione nei confronti dei non avvalentisi. A quest’ultimo riguardo
Sovviene anche il disegno dì legge già richiamato sulla disciplina delle attività alternative.
Osservo, incidentalmente, che
non è esatto che la funzione dell’insegnante di religione nei consigli di classe esuli dalla materia disciplinata dal Concordato.
E’ vero che la partecipazione degli insegnanti di religione agli
organi collegiali non è espressamente prevista dal Concordato,
ma il protocollo addizionale rinvia, nel punto 5, alla successiva
intesa la definizione delle modalità di organizzazione dell’insegnamento della religione cattolica.
I punti 2 e 7 dell’intesa stabiliscono, appunto, che la partecipazione degli insegnanti di religione agli organi scolastici avviene con gli stessi diritti e doveri degli altri insegnanti, con
un rinvio implicito alla legge n.
824 del 5 giugno 1930.
Non è nemmeno esatto, peraltro, che vi sarebbe di^arità
tra gli insegnanti di religione e
quelli delle attività alternative, i
quali ultimi avrebbero soltanto
voto consultivo. Nella circolare
Strenns daudiana editrice
HANS RUEDI WEBER
« EMMANUEL »
La venuta di Gesù
nella Bibbia e nell’arte
21x28 cm., cartonato, pp. 122,
36 ill.ni, L. 26.000
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INVITO a riscoprire il significato del Natale.
GIANNI LONG
JOHANN SEBASTIAN
BACH
Il musicista teologo
pp. 320 + 24 tav. f.t., L. 25.000
Una « guida all’ascoito » delle
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grande musicista.
PAOLO RICCA
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Meditare e predicare significa
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e risponda ai problemi della
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altri
I CALABRO-VALDESI
KARL BARTH
PREGHIERE
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grande teologo del secolo per
ogni occasione dell’aimo. Un
prezioso libro di spiritualità
evangelica. Prefazione di Aldo
Sbaffi.
Guida ai luoghi storici
pp. 128, 82 foto b./n., 4 ill.ni a
col., L. 18.500
La storia, i costumi e la lingua dei superstiti delle « colonie» valdesi di Guardia Piemontese e altri luoghi calabresi.
L’ TESTAMENT NEUV
DE NOSSEGNOUR'
GESU-CRIST IN LINGUA
PIEMONTEISA
Traduzione di E. Geymet - Introduzione di Arturo Genre.
Rilegato in tela, incisioni in argento, pp. 460, L. 30.000. Ristampa anastatica dell’edizione originale del 1832.
CARLO SCARRONE
LA MANO E IL RICORDO
pp. 160, 114 ilLni a col. e 77 in
b./n., rii., L. 39.500.
Eccezionali sequenze fotografiche che, insieme alle interviste agli artigiani, documentano sei antichi mestieri delle nostre Valli.
VITTORIO CALVINO
QUANDO SAREMO FELICI,
LA TORRE SUL POLLAIO
e altri scritti teatrali
pp. 256, L. 16.000
Un inedito ed altre tre opere
teatrali di questo autore valdese.
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