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Anno 116 - N. 17
25 aprile 1980 - L. 300
Soedizione in abbonamento postale
1® Gruppo bis/70
ARCHIVIO TAVOLA VAL
100Ô6 TORRS PELLICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
9 puntM
di vista
Franco Giampiccoli
DALLA CONFERENZA TENUTA A TORINO IL 9 APRILE
Tra tante voci, cattoliche e laiche, che hanno commentato la
visita del papa a Torino con parole di esaltazione incondizionata, altre lo hanno fatto in modo
critico e serio, profondo e costruttivo. Mi riferisco in particolare agli articoli di Gianni Baget Bozzo e di Giusepjre Alberigo
comparsi su Repubblica del 17
e del 20 aprile. L’uno e l’altro
hanno colto il centro del messaggio di Giovanni Paolo II nella
contrapposizione che egli ha illustrato nell’omelia pronunciata
in Duomo; da una parte « la morte di Dio nel cuore degli uomini » — dovuta al consumismo che
fa perdere all’uomo la dimensione piena della sua umanità — e
dall’altra la fede nella risurrezione del Cristo che possiede l’unica chiave contro la « morte dell’uomo ». L’uno e l’altro sono
troppo attenti come conoscitori
della realtà del mondo in cui viviamo, particolarmente in Occidente, e come credenti, per contestare i due termini di questa
contrapposizione. Ciò che però
contestano ambedue è un messaggio, che prescinda dalla realtà portatrice del messaggio; la
Chiesa.
Sono voci che riportano la questione centrale ad una indispensabile coerenza tra il messaggio
cristiano e la comunità dei credenti nella sua totalità e nelle
sue strutture, senza che questa
coerenza possa essere limitata
e delegata ad una singola figura
per quanto rappresentativa. E
sono voci_ da ascoltare con grande attenzione perché la loro serietà autocritica le rende universali, le spinge al di là delle barriere confessionali ad investire
la cristianità nel suo insieme;
per tutte le chiese e per tutti i
credenti questo appello alla coerenza, così centrale e fondamentale nel nostro tempo e nell’ambito in cui viviamo, è appello
a cessare di essere una delle cause della morte di Dio nel cuore
degli uomini.
Per una teologia della pace
Due opposte tendenze alla smobilitazione morale di fronte agli armamenti atomici combattute sulla base delle motivazioni che spingono i cristiani ad essere dei « facitori di pace »
Dalla fine della II Guerra Mondiale ci sono state nel mondo oltre 100 guerre con 10 milioni di
morti. Questo dato significa almeno due cose; 1) che la guerra
è uno stato endemico della convivenza umana; non c’è mai la
fine della guerra, c’è solo la fine
di una guerra; 2) che il deterrente atomico che rende improbabile la guerra atomica non rende
affatto impossibile la guerra: la
pace atomica è una pace sotto il
cui ombrello la guerra continua.
to senso contrario ma analogo;
un controllo democratico di questo apparato militare le cui dimensioni e articolazioni superano addirittura la nostra intelligenza è letteralmente impossibile
sia sul piano tecnico, sia sul piano politico. La dozzina o le due
dozzine di persone che sono nella
stanza dei bottoni saranno sempre una o due dozzine di persone
e non potranno mai essere migliaia e milioni di persone, a
meno che la stanza dei bottoni
non esista più. Ma fintanto ohe
esiste, il potere militare non può
essere condizionato in nessuna
maniera; dobbiamo in sostanza
arrenderci aff’altissima specializzazione tecnologica che ormai è
penetrata fin nel midollo dell’industria militare. Questo è in so
Spensieratezza
e fatalismo
Baget Bozzo afferma che « il
mondo cattolico italiano si è
trovato nella società consumistica come un pesce nell’acqua » e
che la Chiesa, in una società in
cui i cattolici sono al centro del
sistema, « non è un’alternativa ».
Lo sarebbe se in Occidente si decidesse per il « rigetto del potere » e se riconoscesse le sue responsabilità, nell’attuale immagine della società, ma « da questo siamo molto lontani ». Così
« il trionfalismo istituzionale cresce continuamente e Dio muore
nel cuore degli uomini. E le due
realtà sono un solo fenomeno ».
Questa situazione di fatto può
suscitare sentimenti opposti che
però sfociano in atteggiamenti
analoghi. Da una parte il sentimento di chi dice; è inutile
preoccuparsi tanto, perché una
terza guerra mondiale sarebbe
una guerra in cui muoiono tutti
e perciò non succederà mai. In
questo ragionamento l’arsenale
atomico, che può distruggere il
mondo 30 o 40 volte, ci pone in
una situazione analoga a quella
che nel gioco degli scacchi si
chiama patta, in cui nessuno
vince ma nello stesso tempo nessuno perde. In un certo senso la
pace è quindi obbligatoria, la
bomba atomica che è il supremo
pericolo, per uno strano paradosso diventa l’estrema difesa dell’umanità. Ne consegue un atteggiamento,,,di sostanziale assenza
di preoccupazione e perciò di
smobilitazione.
L’altro sentimento è in un cer
La Subalpina
Enzo Jeuve e Lino Rostagno alle linotypes. Alla Tipografìa
Alpina, nata cento anni fa, e in particolare al suo ruolo nella
Resistenza, è dedicata la pagina 5.
Alberigo osserva che la forza
di Giovanni Paolo II è « la testimonianza che in lui è resa, della
fede come causa di liberazione
dell’uomo ». Ma questo fatto
apre del seri interrogativi sulla
necessità di sottomettere alla
riaffermata signoria di Cristo
in primo luogo la Chiesa. La
forza della testimonianza è direttamente proporzionale aU’impegno di rinnovamento della
Chiesa, « una Chiesa chiamata ad
essere trasparente, ma spesso
opaca, itinerante ma spesso insediata e immobile, in ricerca,
ma spesso sicura fino al trionfalismo, umile ma spesso amica
dei signori del potere, povera,
ma spesso ricca, accogliente, ma
spesso oppressiva ». Se Invece
la Chiesa si chiude nelle proprie
orgogliose sicurezze, « essa può
divenire la ’’tomba di Dio” ».
DAGLI ATTI DEGLI APOSTOLI
Paolo^ Vultimo apostolo
Dopo Stefano, Filippo e Pietro,
Paolo è l'ultimo degli « evangelisti », della prima generazione
cristiana, quello che (come lui
stesso ricorda nella I Corinzi, cap. 15) qualcuno chiamava
un « aborto » di evangelista. Probabilmente perché non corrispondeva agli schemi ideali dei
diversi ambienti della chiesa di
allora: troppo individualista e
spregiudicato per quelli di Gerusalemme, legati alla tradizione
apostolica, aUa figura dei 12,
troppo impastoiato nelle tradizioni ebraiche invece, poco moderno, poco eloquente, poco sapiente per quelli di Grecia. Il
grande fallito della generazione
apostolica, quello sarebbe Paolo,
stando ai giudizi della sua generazione.
« Aborto finché volete, nella famiglia apostolica, ma se siete
credenti è a me che lo dovete »,
non si stanca di ripetere nelle
sue lettere, « più esattamente allo Spirito di Dio che ha agito in
me ». E se oggi noi siamo cristiani e non solo membri di una
piccola setta giudaica o affiliati
di un club di spiritualisti è a lui
che lo dobbiamo, alle poche lettere di lui che i suoi amici ed
ammiratori ci hanno religiosamente conservato.
Lo dobbiamo al fatto che la
vita, la pietà, la personalità, il
fervore interiore di quel « sale
petit juif », come lo chiamava
con disprezzo Renan, sia stata
inserita nella storia del popolo
di Dio. Ed è questo inserimento
che rievoca il racconto della sua
conversione narrato a ben tre
riprese nel libro degli Atti (9; 118; 22; 1-16; 26; 9-18).
Due pensieri sono espressi in
questa narrazione: l’imprevedibile della libertà di Dio e la forza della sua azione.
Prima di essere Paolo, apostolo
contestato e discusso, era Saulo,
il nemico della chiesa, rappresentava la minaccia costante della fede cristiana, la spada di Damocle che pende sul capo della
piccola comunità di Gerusalemme, l'ombra della repressione
che incombe. Non è un giudeo
qualsiasi della città, è parte dell'intellighentia farisea, è uno che
crede ciò che vive e vive ciò che
crede. Alla liquidazione violenta
di Stefano non assiste solo come un passante che si trovi lì
per caso, è uno dei responsabili,
degli organizzatori del colpo.
« Mi date dell'aborto? Giusto!
È così, ma che significa? Non
che io sia un fallito ma sono
un graziato, un miracolato, un
segno della grazia! ». Nessuno
era più lontano, non solo soggettivamente ma oggettivamente, dalla missione apostolica e
dalla stessa fede in Gesù di lui,
nessuno poteva con.siderarsi all’estremo opposto come lui (ben
lo sa Anania di Damasco che nella sua preghiera cerca di convincere il Signore che è follia
andare da Saulo a parlare). Saulo non è solo -un caso difficile
ma un caso disperato di evangelizzazione, non è solo un indifferente, un ateo, un mondanizzato,
è un fanatico anticristiano. Chi
lo potrebbe convertire, evangelizzare? Nessuno. Solo può farlo
lo Spirito di Dio. Un aborto non
può diventare uomo, resta un
disperato tentativo di vita fallito.
stanza il sentimento che molti
provano e che io stesso sono tentato di provare; è troppo tardi,
dalla situazione in cui siamo non
si può tornare indietro, ne resteremo prigionieri finché accadrà
quel che accadrà.
Io credo che dobbiamo reagire
a questi sentimenti e che la lotta
per la pace cominci proprio come lotta contro questi atteggiamenti di smobilitazione morale,
contro la spensieratezza svagata
di chi considera l’atomica il nostro rifugio e contro il fatalismo
di chi dice che non c’è più nulla
da fare.
Aurora della pace?
Ora, sembra ohe nelle chiese
— che su questo punto hanno più
debiti da pagare nei confronti
dell’umanità che crediti da riscuotere — qualche cosa si stia
muovendo e il segno più promettente mi sembra essere il programma del Consiglio Ecumenico delle Chiese contro il militarismo. Credo che sia la prima
volta che un organismo di quelle
proporzioni abbia preso un’iniziativa che coinvolge direttamente
0 indirettamente quasi tutta la
cristianità contemporanea in un
programma per il disarmo e contro il militarismo. Non a caso
questo programma divide le chiese, perché evidentemente la sua
stessa istituzione segna una svolta nella coscienza cristiana e nella assunzione di responsabilità
dei, cristiani nei confronti della
pace e del disarmò.
Può darsi che sotto questo profilo la cristianità stia conoscendo
un’aurora. Finora nella storia
della chiesa la linea di una coscienza critica nei confronti dello stato e della società nella quale essa si trova è stata una linea
assolutamente minoritaria. Ed è
praticamente soltanto in questo
secolo che comincia a crescere e
maturare questa coscienza critica della chiesa che si riflette ora
anche nella sua preoccupazione
per ciò che riguarda la pace e il
disarmo. Naturalmente è possibile che questo risveglio da un
sonno secolare sia dovuto più
alla paura che alla fede. Eppure
1 cristiani hanno dei motivi più
profondi che non la paura o
l’istinto di conservazione per essere nel mondo e nella storia
una comunità che incarna una
tensione e una determinazione di
pace. Vorrei indicare tre di questi motivi.
Tre motivi cristiani
L’evangelizzazione impossibile
all'opera dell’uomo è possibile
allo Spirito di Dio, la libertà del
Signore è oltre ogni schema.
Ma la libertà di Dio è anche
violenta. « Un aborto perché sono
Un nulla, che nelle mani di Dio
diventa non solo vita ma fonte
di vita, ma aborto anche perché
sono stato sradicato con violenza dalla mia realtà, dal seno del
mio popolo, dalla mia casa spirituale, sono stato scaraventato
nel mondo che non volevo conoscere ». Questa è la seconda
esperienza di Saulo diventato
Paolo. La sua conversione non è
stato un lento convincimento interiore, un dialogo con se stesso, un maturare delle scelte; non
ha fatto la sua rivoluzione di 360
per promuovere
la pace
Giorgio Toum
(continua a pag. 10)
Il primo è dato dal fatto che
dall'orizzonte cristiano scompare
il Dio della guerra. Se questo avviene — e non è affatto una cosa
ovvia — è perché scompare il
Dio della nazione, il Dio della
razza, di un popolo, di una civiltà, il Dio nostro che non sia subito anche il Dio degli altri, il
Dio che tu puoi invocare senza e
contro l’altro. Anche se queste
son cose note, pure costituiscono
un primo fatto fondamentale.
Il secondo è il fatto che scompare dall’orizzonte cristiano il
Dio non soltanto della guerra
ma anche della guerra santa. Qui
indubbiamente avviene una svolta decisiva nella coscienza del poPaolo Ricca
(continua a pag. 2)
2
DIBATTITO SULL’EVANGELIZZAZIONE
Una proposta concreta
Il compito principale di ogni
credente è quello di evangelizzacioè la salvezza
di Cristo e il nuovo regno di Dio,
testimoniando questa nostra fede con un comportamento nei riguardi di Dio e del nostro prossimo conseguenziale, già qui ed
ora.
Annunziare Cristo senza amore
e un comportamento coerente significa annunciare un Cristo
astratto, testimoniare con la nostra vita senza annunziare esplicitamente Cristo significa far dire bravi a noi e non a Lui.
La chiesa (l'insieme dei credenti) invece, dopo un breve periodo di evangelizzazione più o
meno intensa, più o meno valida,
tende in generale a chiudersi in
se stessa, tende a difendere la
propria teologia e le proprie
strutture, mettendo in secondo
piano la missione verso coloro
che ancora non conoscono Cristo
e curando quasi esclusivamente
la predicazione interna.
La paura di morire, come chiesa locale o istituzionale, sotto i
colpi di eventuali o certi avversari, è però la prima e la più grave condanna a morte della chiesa, perché è segno di sfiducia nei
confronti del Signore e dell’opera dello Spirito Santo, e di conseguenza è segno di mancanza di
fede.
Da questa paura e da questa
chiusura egoistica non sono esenti naturalmente i singoli, che
spesso demandano agli « organi
competenti » il compito che spetta ad ognuno di noi.
Persino coloro per i quali Cristo è importante non sanno spesso annunziarlo, si sentono bloccati, per diversi motivi di tipo
psicologico, educativo, storico.
Da qui, la preoccupazione sulla
evangelizzazione che spinge oggi
più che mai alla ricerca e alla
riflessione tanti credenti come
me, che... evangelizzare non
sanno.
Da qui, la mia proposta: ognuno di noi s’impegni a portare all Evangelo una persona l’anno!
A prima vista può sembrare
una proposta ridicola, ma può
diventare più comprensibile se
teniamo presenti alcuni punti
fermi:
a) Noi siamo chiamati ad
arare e a seminare. È solo e sempre lo Spirito che fa crescere.
Se non siamo convinti di questo, tradiamo e falsiamo la nostra predicazione proprio mentre crediamo di evangelizzare.
b) L’impegno di evangelizzare una persona l’anno, come conseguenza logica, non va intesa in
termini "matematici” e in maniera dogmatica ed assoluta, ma indicativa e come metodo di lavoro.
Possiamo parlare di Cristo a
nostri conoscenti, a nostri amici,
a gente che sappiamo in ricerca;
ne parleremo nelle innumerevoli
occasioni che ci vengono offerte
(occasioni che spesso non sappiamo sfruttare e preferiamo il silenzio o l’inazione); ne parleremo
non in termini astratti o dogmatici ma tenendo conto dei problemi reali e delle angosce della
gente ohe ci sta di fronte; ne parleremo da soli o assieme ad un
altro fratello; c’è chi risponderà
alla chiamata del Signore prima,
chi dc^o, chi... mai; l’essenziale è
uno: il nostro impegno deve essere concreto e non deve rimanere lettera morta!
c) L’impegno di evangelizzare una persona l’anno ci esorta ad essere costanti nel nostro
lavoro. Non fare un’opera di
evangelizzazione di un giorno o
di ^ una settimana (se non di
un’ora) per poi lasciare tutto in
asso. Se si incomincia, si cerchi
di... concludere. Ogni serio e onesto lavoratore fa così: non vedo
perché nell’ evangelizzazione la
cosa debba essere diversa.
Inoltre, se Cristo è veramente
importante per noi, parlare di
Lui diventa normale: come quando uno sportivo parla di sport.
d) Parlare di Cristo non significa « offendere le idee altrui » —
quando sono diverse — o violentare la volontà dei non credenti
o dei « credenti tiepidi » (che sono i più difficili), perché Cristo è
la via, la verità e la vita non solo
per noi, ma per tutti.
Se si crede fermamente a questo, non si può dire (come si è
detto o si dice): « Sto violentando una mente perché dica di sì
a Cristo », come se il Vangelo fosse una dottrina o una filosofia
qualsiasi. Se parlo di Cristo infatti, ne parlo non per la mia
gloria personale, ma per il bene
stesso di colui che mi ascolta...
e) L’impegno di evangelizzare una persona l’anno bisogna intenderlo come un’esortazione a
non aver fretta, a non volere
strafare. Meglio annunziare Cristo ad una persona sola in un
anno, ma « bene », ohe annunziarlo a molti con incostanza e/o poca chiarezza.
Troppi cristiani hanno accettato Cristo a metà o l’hanno
frainteso, spesso per una sbagliata evangelizzazione!
Certo, in ogni chiesa, ci saranno sempre i più attivi e i meno
attivi, ohi è pronto a dedicare a
Cristo tutto il suo tempo chi meno, ma non trovo ammissibile
che vi siano coloro che non ne
dedichino neanche un pochino,
eppure sono convinti di essere
cristiani. È, assolutamente necessario essere chiari, non "addolcire” Tinsegnamento di Cristo, fare
il discorso del moderatore Bouchard nel suo culto radiofonico
(pubblicato sulla Luce del 18 gennaio): « Sei disposto a credere? »,
laddove credere vuol dire « conversione » e non credenza solo intellettuale o di comodo, laddove
credere significa cambiare mentalità, modo di vivere, avere un
modo nuovo di rapportarsi agli
altri e ai problemi di ogni giorno.
f) L’impegno di evangelizzare una persona l’anno, infine, non
ci esime dal lavoro nella e con la
comunità (anzi!).
La comunità sia il nostro punto di appoggio, nelle difficoltà
che via via incontriamo; sia il
nostro punto di riferimento; si
ricerchino insieme i metodi, le
forme più adeguate di evangelizzazione comune (conferenze, manifestazioni, stands, vendita di
libri, distribuzione di Bibbie e
giornali, lavori di utilità sociale,
ecc.), ma ognuno di noi non si
nasconda dietro la comunità ver
non fare niente!
Sì, parliamo di Cristo ad uno
solo dei nostri conoscenti, confessiamoci vicendevolmente i nostri problemi per poter poi trovare una risposta in Cristo, viviamo la nostra fede con coerenza nel nostro piccolo di ogni giorno, vediamo l’evangelizzazione come il « mestiere » più importante che dobbiamo portare avanti
come credenti, sblocchiamoci se
non sappiamo come iniziare; Dio
sarà con noi!
Incontriamo il nostro prossimo
con umiltà ed amore, perché anch’egli possa conoscere Cristo
come noi Tabbiarho conosciuto,
perché anch’egli possa accettare
la chiamata come anche noi l’abbiamo accettata; Dio sarà con
noi!
Che Dio ci aiuti in questa ricerca e in questo lavoro concreto
che ci accingiamo a fare nel suo
nome e che ci faccia trovare la
forza, il modo e le narole più
adeguate perché coloro che non
credono « confessino che Gesù
Cristo è il Signore ».
Cinisello: il Centro Lombardini
Quante sono in Italia le « comuni » nate intorno al ’68 tuttora in piedi? Certo non molte.
i^e spinte contraddittorie di
questi anni — prima verso la
..lilitanza poi verso il « privato »,
alma come critica della fam
¿lia, poi come ritorno a tua dimensione familiare molte volte
« chiusa » — hanno contribuito
alla fine di molte esperienze comunitarie.
La comune di Cinisello, che
anima le attività del « Lombardini », formatasi nel ’68, appare
in questo quadro una eccezione:
ma è soltanto un caso particolare, oppure questo modo di vivere può ancora essere validamente proposto oggi?
Noi pensiamo di sì. E vorremmo darne tre ragioni.
Prima di tutto il fatto di vivere in una comune come quella di
Cinisello ci permette di dare continuità all’impegno nella società,
come uomini e come credenti. È
un modo pratico per evitare che
il matrimonio, la nascita di un
figlio, il problema della casa o
del lavoro, finiscano per assorbirci totalmente a scapito di riunioni e impegni esterni. È un modo pratico di affrontare la questione dei soldi: a Cinisello ogni
reddito contribuisce per il 32%
alle spese comuni di vitto, di alloggio, ecc.
In secondo luogo perché la comune consente di mettere in piedi strutture organizzative stabili
e al tempo stesso non burocratiche: e questo è un supporto indispensabile per fare delle cose.
La scuola serale del Lombardini,
ad esempio, che ha ormai portato alla 3' media più di 300 persone e grazie alla quale si sono
stabiliti degli autentici rapporti
con molti allievi, funziona certo
per i numerosi collaboratori
esterni, ma sarebbe già stata
chiusa tre o quattro volte se dietro non ci fosse stata appunto la
comune.
Analoghe considerazioni si potrebbero fare per l’attività culturale del circolo, per gli studi biblici: la comune non solo consente di organizzare queste cose,
ma è anche il luogo in cui riflettere sul loro scopo, decidere il da
farsi, incoraggiarsi l’un l’altro,
rendere possibile il necessario
ricambio delle persone all’interno di una continuità.
In terz» luogo questa vita comunitaria, come è sperimentata
e vissuta in certi momenti a Cinisello, resta una proposta valida perché è continuamente aperta al confronto e alla contraddizione: confronto fra credenti e
atei, fra uomini e donne, fra vaidesi e cornunisti, fra operai e
intellettuali. E ancora, soprattutto: Confronto fra persone, situazioni, problemi diversi, con
una serie di cose che difficilmente entrano in una famiglia e in
una chiesa, al di là dei giornali o
della televisione, e con le quali
inevitabilmente invece una « comune » aperta mette in contatto.
Un fatto questo fondamentale
proprio nel momento in cui molti fatti, anche drammatici, sembrano contribuire a rinchiudere
la gente in casa o fra i propri
amici.
Queste tre ragioni di ottimismo sulla « cumune » non annullano certo i numerosi problemi
e le preoccupazioni che abbiamo
per il lavoro a Cinisello: ma restano però anche una proposta,
un motivo per andare avanti e,
per i credenti, una possibilità di
coerenza tra ascolto evangelico
e vita quotidiana.
Concerti in Chiesa
GENOVA — D. Bonhoefler ha
scritto a proposito del canto nel
culto protestante : « Piena dedizione alla Parola, inserimento
nel rapporto comunitario, molta
umiltà e molta disciplina ■ ecco
i presupposti del cantare insieme, come comunità. Dove così,
non è, c’è solo l’orribile confusione dell’uomo che glorifica se
stesso... La musica dev’essere
dunque interamente al servizio
della Parola ».
Questo vale per il canto comunitario e per il servizio che la
Corale desidera rendere- vale
per ogni manifestazione che chiamiamo « concerto ».
* • jft
Lo hanno avvertito e precisato
espressamente i giovani dei
Gruppi Biblici Universitari, pre
parando e presentando i ’concerti’ della giovane sotäHa brasiliana Elisa Freix®. Essi erano
stati largamente pubblicizzati e
molti sono stati gli intervenuti,
soprattutto il 7 ma anche l’8
marzo. In ciascuno dei due concerti la prima parte era costituita da belle, varie pagine organistiche, brevemente ma efficacemente presentate (Buxtehude,
Zipoli, Frescobaldi, Lübeck, Purcell, Pachelbel e Bach), la seconda parte era interamente dedicata a corali bachiani, ciascuno
preceduto dalla lettura del testo
biblico, contenuto dell’inno che
è alla base di ciascun corale.
Musica al servizio della Parola:
S.D.G., soli Deo gloria, così Bach
siglava i suoi corali.
Siamo molto grati ai fratelli
dei G.B.U. per questo loro sforzo di testimonianza.
Storia della
Chiesa metodista
LUINO — Catechismo. Abbiamo iniziato uno studio sulla
Chiesa Metodista (storia, dottrina, espansione missionaria, evangelizzazione in Italia) e ci siamo
interessati alla piccola storia
della nostra comunità. Vogliamo
ricostruire, mediante ogni ricordo 0 testimonianza scritta e fotografica, il sorgere e lo sviluppo della testimonianza evangelica a Luino. Sono in corso alcune interviste ad alcuni membri
anziani della comunità, congiunti
dei fondatori, effettuate dai catecumeni insieme al pastore.
Questa ricerca vuole essere l’occasione per la comprensione dell’agire di Dio nella storia e tra
la gente, non solo delle vicende
bibliche, ma della storia e le persone a noi vicine e familiari.
Presenza Evangelica. Da quasi
un mese le nostre trasmissioni
a Radio Luino 102, grazie alla
nuova e intelligente gestione,
hanno subito una trasformazione: la durata di 30 minuti, anziché 15, ed in diretta sempre al
venerdì alle ore 18. Ci auguriamo che il maggior tempo a disposizione e la presenza di qual
DALLE CHIESE
cuno di noi sempre in studio, ci
permettano una maggior efficacia di comunicazione. La gestione di cui sopra non è la nostra,
ma quella dell’emittente.
Studi biblici. Diversi i temi
trattati, secondo l’attualità del
momento : in occasione del battesimo di un fanciullo (il battesimo nel N.T., in quattro sere);
l’accordo di base tra le 4 chiese
cristiane evangeliche del napoletano e le chiese evangeliche
valdesi e metodiste; la questione energetica (è stato tenuto
presente anche il libro «L’energia nucleare: un dilemma che
coinvolge tutti ») a cura del prof.
Romano Ippolito della chiesa di
Intra; la riabilitazione di G. Galilei; il documento della TV sull’evangelizzazione ; ecc.
Evangelici alla TV
INTRA — Presenza Evangelica. Continuano le nostre trasmissioni radio settimanali su vari
temi sia evangelici che di attualità, sui quali è possibile dare
la nostra testimonianza. Gradiremmo ricevere da tutti voi consigli, critiche e contributi per
poter essere più efficaci. Chiediamo troppo?
Radio Verbania 101: martedì
ore 18 (in diretta) 30 minuti.
Radio Sperimentale 92,8: domenica ore 9,30 (registraz.) 30
minuti.
Radio Sperimentale 92,8: giovedì ore 19 (in diretta) 30 min.
Convegno
a Venezia
Organizzata dalla Federazione delle chiese evangeliche del Triveneto avrà
luogo il 1” maggio 1980 a
Venezia, presso i locali della chiesa valdese di Palazzo Cavagnis, con inizio alle ore 10,30, una tavola rotonda pubblica sul tema:
Cultura cattolica; definizione e presupposti. Introdurranno la discussione
due relazioni: di Isidoro
Rosolen (cattolico) e Gianmaria Grimaldi (evang.).
Per una teologia
della pace
( segue da pag. 1 )
polo di Dio. Nell’Antico Testamento la guerra santa esiste, Dio
è il Dio della guerra santa e
quando Gesù è apparso nella storia c’erano perlomeno due gruppi nella Palestina che vivevano
nel quadro e nella pratica della
guerra santa. Da un lato gli zeloti che intendevano la guerra
santa come guerra di liberazione
della Palestina dall’occupante pagano e dall’altro la comunità monastica ebrea di Qumram ohe intendeva la guerra santa come
uno scontro apocalittico tra i figli della luce e i figli delle tenebre, lo scontro finale delle forze del bene e del male
che avrebbe concluso la vicenda umana e aperto il tempo messianico. Ma Gesù prende le distanze dalla guerra santa sia nella sua versione storica di guerra
di liberazione, sia nella sua versione apocalittica di scontro finale risolutivo e purificatorio.
Il terzo elemento è dato dal
fatto che in Tito 3: 4 si parla
della filantropia di Dio, si parla
cioè dell’apparizione del Dio amico deH’uomo. Questo è il Dio di
Gesù, il Padre che fa piovere
sui giusti e sugli ingiusti, il Padre del figlio maggiore e del figliol prodigo, il Dio del fariseo e
del pubblicano, il Dio degli adulti e dei fanciulli, deH’ebreo e del
samaritano, dell’uomo e della
donna, il Dio che è chiamato ripetutamente il Dio della pace
■perché abbatte il muro di separazione dei due popoli, ebrei e pagani. e ne fa uno solo; è insomma il Dio dell’uomo, il Dio dal
volto umano, si potrebbe dire.
Ora questo Dio - amico - deU’uomo può certo suscitare perplessità: di quale uomo? L’uomo esiste sempre solo nella sua concretezza e non possiamo dimenticare che c’è un uomo carnefice e
c’è un uomo vittima, un uomo
affamatore e un uomo affamato,
un torturatore e un torturato.
Sappiamo inoltre che l’uomo non
è solo singolo individuo ma è
sempre collettività e che la sua
strutturazione sociale ha un peso
enorme nella sua formazione e
anche nella sua deformazione.
Questi dati devono essere tenuti
presenti. E tuttavia resta Questo
vedere, capire e credere Dio come Dio filantropo, come Dio amico dell’uomo. Mi sembra che
questo voglia dire due cose.
Il Dio amico
deH’uomo
Dio è amico della nostra umanità, del nostro essere uomini;
non è amico delle nostre idee,
delle nostre capacità, delle nostre
virtù. E’ il nostro essere uomini
ciò che sollecita l’interesse e
l’amore di Dio, la nostra nuda
umanità. Questo è un fatto di importanza fondamentale per la
comprensione cristiana della
realtà, perché la nostra disumanizzazione comincia sempre dal
fatto che noi disumanizziamo gli
altri non vedendo più la loro
umanità.
E la seconda implicazione
della filantropia di Dio è che Dio
aopunto è amico della nostra
umanità e non nemico. Cosa vuol
dire essere amico? Vuol dire avere un rapporto non complice ma
creativo e fiducioso, non comniacente ma soccorrevole e benefico.
Ecco allora la radice della pace ed ecco il perché i cristiani
nel Nuovo Testamento vengono
chiamati « facitori di pace » (pur
avendo poi così spesso usurpato
questo titolo nel corso della storia): perché hanno conosciuto
questo Dio amico rleirunmo e
quindi diventa per loro difficile
essere nemici e odiare. Per onesto il cristiano non può odiare e
d’altra parte questo è il motivo
della parola che certamente è la
più straordinaria della Bibbia:
« Amate i vostri nemici ». Non c'è
nulla di più straordinario ohe sia
mai stato detto nella storia dell’umanità. Questa affermazione
deirimpossibilità dell’odio, per
per cui c’è ancora il nemico, c’è
ancora la lotta, ma non c’è più
l’odio, è un vertice ineguagliabile.
Su questa base teologica — su
ciò che in questo senso TEvangelo dice di Dio e sulle conseguenze che ne derivano per la nostra
vita — deve fondarsi la nostra
lotta contro la smobilitazione
morale e il nostro impegno per
la costruzione della pace.
Paolo Ricca
3
25 aprile 1980
3
Informazioni della CEvAA
COMUNITÀ’ EVANGELICA DI AZIONE APOSTOLICA
BIELLA
Essere cristiani oggi
Iniziamo con questo numero una rubrica informativa
mensile a cura dei membri della Commissione CEvAA.
’’Animatori teologici”
riuniti a Lomé
Animatori teologici, che roba
è? La Comunità ha chiesto da
tempo a tutte le Chiese-membro
di designare uno o più animatori
teologici, persone (per lo più, ma
non esclusivamente pastori) che
a ternpo parziale o pieno aiutano
le Chiese, specie comunità e gruppi a ’’crescere” biblicamente e
teologicamente e a farlo nella
prospettiva della missione, evangelizzazione, testimonianza. La
Chiesa Valdese, membro fondatore della CEvAA (1971), non ha
mai potuto o voluto avere un vero « a.t. »: svolgere tale compito
con un minimo d’impegno e di
continuità implicherebbe almeno
un metà tempo, non gli esigui
ritagli del sottoscritto, in questi
anni... Gli a.t. si riuniscono periodicamente, ora in Africa, ora nel
Pacifico, ora in Europa, per seminari di formazione e confronto regionali (uno si è tenuto a
Torre Pellice nel '76) e, ogni due
anni circa, generali. L’ultimo generale si è tenuto per una diecina di giorni in novembre a Lomé
(Togo), ospitato ancora una volta da quella vivace Chiesa evangelica, di cui F. Davite ed io abbiamo già spesso scritto su queste colonne.
Eravamo una trentina, dal Pacifico, dal Madagascar, dall’Africa e dall’Europa a tentare quella
che nella CEvAA chiamiamo la
« lettura interculturale delLEvangelo », una lettura, cioè che tenga conto, nel confronto fraterno,
che ci possono essere approcci
culturali diversi da quello a cui
la nostra cultura occidentale ci
ha abituato, quasi fosse l’unico
possibile. Abbiamo studiato a
fondo il cap. 3 dell’Ev. di Giovanni, rincontro fra Gesù e Nicodemo: dopo l’esegesi abbiamo
pure elaborato in grunni e noi
tutti insieme 4 proposte diverse
di studio biblico comunitario, tese a coinvolgere al massimo nella
ricerca tutti i nartecipanti. Chi ha
partecipato al seminario tenuto
nelle Valli, a cura della FFV, dai
pastori B. Rostagno e G. Tourn,
o ne ha letto i documenti,
può avere un’idea di questo
lavoro, da noi ancora abbastanza
sconosciuto, ma assai .svilupna+o
in altre chiese. Ci sono rischi dispersivi. ma se l’attaccamento al
testo biblico, la canacità di concentrazione teologica tendono in
pugno queste ’’tecniche” di ricerca e di comunicazione, esse possono rivelarsi efficaci, coinvolgere effettivamente in misura assai
maggiore gruppi e comunità, e di
un pubblico di ascoltatori fare
un gruppo di ricercatori affiatati.
Lo abbiamo sperimentato, una
sera, sparsi a gruppi in quattro
grandi chiese evangeliche della
città. Come portare il frutto di
questi incontri nelle nostre chiese?
Che significa
per noi partecipare
aila CEvAA?
Su invito del Consiglio della
CEvAA a fine gennaio si sono riuniti a Borgio Verezzi, nel quadro
bello e cordiale della Casa Valdese, due rappresentanti di ciascuna delle Chiese europee membri della Comunità (F. Davite ed
io per la Chiesa Valdese) insieme
alla staff del Segretariato parigino e al segretario teolo^co, il
past. Nomenyo: per verificare,
dopo alcuni anni, senso, problemi e prospettive della nostra appartenenza alla CEvAA. Dalla
conclusione stilata insieme, citiamo: « Siamo grati alla Comunità che ci offre la possibilità di
essere compagni nel servire il Signore e nell’annunciar e l’Evangelo, e ci ricorda che le nostre Chiese non sono le sole Chiese e non
esistono per se stesse, ma per
tutto l’uomo, qui e ovunque.
« Abbiamo constatato, però,
che non abbiamo ancora tratto
tutte le conseguenze da questa
nostra appartenenza comune: in
Europa siamo dei vicini che non
si conoscono veramente, trascuriamo possibilità di scambio e
di collaborazione, non sappiamo
mettere abbastanza a frutto le
possibilità di aiutarci a vicenda
nel rispondere a problemi o ad
appelli, che pure tutte le nostre
Chiese si trovano davanti: migranti, disoccupazione, incontro
con l’Islam, solidarietà fra Chiese dei paesi latini...
. « Chiediamo alle nostre Chiese
rispettive di ricordarsi che dicendosi membri della CEvAA
esse affermano che le altre Chiese della Comunità non sono loro
estranee. Sono tutte legate, per
l’ascolto della Parola e per il servizio degli uomini. Al riguardo il
ruolo di coloro che la CEvAA
chiama animatori teologici ci pare fondamentale, per ispirare
uno studio della Bibbia e una riflessione teologica che non siano
riservati ai soli specialisti, ma ci
rimettano tutti in marcia, continuamente ».
Chiese nella trama
dei rapporti
politico-economici
Nord-Sud
La Consultazione di Borgio Verezzi ha pure rifiettuto sulla
« Raccomandazione alle Chiese
d’Europa » del suo gemello afropacifico, la Consultazione di Dakar del 1978: « Visto che il potere
economico ha un impatto pesante sulla vita politica dei paesi
dell’Africa-Madagascar e del Pacifico — scrivevano i fratelli di
quei paesi — e che tale potere è
essenzialmente nelle mani di cristiani occidentali, invitiamo le
Chiese europee membri della
CEvAA a intraprendere, nel quadro della loro testimonianza cristiana e della loro responsabilità
missionaria, un’azione presso i
rappresentanti cristiani di interessi economici, a ogni livello,
affinché la ricerca della piena
umanità nell’uomo, secondo la
prospettiva- del N.T., non sia sacrificata a tali interessi ».
I partecipanti alla Consultazione di Borgio hanno ringraziato
per « la franchezza dei nostri
partncrs] illustrazione pratica di
tutta la nostra vita comunitaria
in seno alla CEvAA, che dovremo praticare sempre meglio fra
noi lutti. Ricevere questa raccomandazione vuol dire anzitutto
riconoscere che il nostro silenzio
è stato spesso complice di situazioni economiche da cui traevamo benefici, mentre d’altro lato
molti cristiani, nelle nostre Chiese, ci mettevano in guardia da
tempo sui problemi del nostro
successo economico basato sullo
sfruttamento del Terzo Mondo.
Alcune delle nostre Chiese, però,
hanno ascoltato questo appello
e, stimolate da vari gruppi e
commissioni di studio, hanno cominciato a compiere gesti significativi ». Si accenna ad alcune
iniziative svizzere (questione della Nestlé, e altre analoghe) e alla recente presa di posizione del
protestantesimo francese a favore dell’autodeterminazione della popolazione indigena della
Nuova Caledonia, i canachi melanesiani.
« Prendiamo coscienza — continuano i partecipanti — di quanto siano vaste e complesse le
realtà economiche internazionali che oggi fanno di noi anche
delle vittime. In tal senso abbiamo bisogno della vostra intercessione, dei vostri incoraggiamenti, della vostra franca collaborazione. Anche così dobbiamo
procedere insieme, nel nome di
Gesù Cristo, a edificare la nostra comunità! ».
Nel prossimo servizio di questa rubrica accenneremo ad altri
dei temi trattati a Borgio, che
in marzo, a Torre Pellice, due
membri del Segretariato CEvAA
hanno ripreso in un incontro
con la Tavola.
In breve
• Il 20 gennaio la Chiesa evangelica del Gabon, membro della
CEvAA, ha dedicato al culto il
nuovo tempio della capitale, Libreville, come gratitudine verso
Dio per l’opera di evangelizzazione compiuta nel paese.
• Nel quadro della fine violenta del regime di Bokassa, nello
Stato centro-africano, il Centro
protestante per la gioventù della capitale, Bangui, ha rischiato
il massacro; i giovani ospiti erano stati rinviati in famiglia poco prima che il Centro fosse invaso dall’esercito e la direzione
è riuscita ad evitare violenze all’interno del Centro. La Chiesa
protestante di Cristo Re, a Bangui, è membro associato della
CEvAA.
• Le 7 Chiese riformate della
Svizzera romanda hanno in comune un Dipartimento Missionario, che coordina la loro attività in questo settore. Dal gennaio 1979 esso pubblica un bel
periodico bimestrale, « Terre
nouvelle », in comune con l’EPER (Entraide Protestante) e
con PPP (pane per il prossimo).
L’ultimo numero è largamente
dedicato ai Paesi del Sahel e alla lotta impressionante che vi si
è impegnata contro la desertificazione.
Gino Conte
In preparazione di Pasqua si
è svolto a Biella un ciclo di
quattro conferenze ecumeniche
organizzate in collaborazione
dalla Chiesa Valdese di Biella e
dal Centro di collegamento fra
i cristiani biellesi (Centro nato
al momento del referendum sul
divorzio e collegando vari cattolici contrari all’abolizione della legge sul divorzio). L’idea di
tali incontri è nata dal constatare — non senza delusione —
l’attuale divergenza dei cammini della Chiesa cattolica e delle
Chiese evangeliche : mentre la
prima sembra molto preoccupata dalla sua riaggregazione attorno a certezze non molto essenziali, le altre vanno interrogandosi sulla « identità protestante » che finisce purtroppo
spesso per esprimersi in termini puramente anticattolici. È stata quindi proposta una riflessione comune sull’« essere cristiani
oggi ». Perciò si è partiti dalla
descrizione che Atti 2:42 fa della Chiesa: una comunità che
« persevera nell’insegnamento degli apostoli, nella comunione,
nella frazione del pane e nelle
preghiere ». Quattro relatori hanno, volta per volta, introdotto la
riflessione attorno ad ognuna di
queste perseveranze.
Quattro riflessioni
Don Giovanni Perini, professore di Sacra Scrittura al seminario di Biella, parlando della
prima perseveranza, ha sottolineato che la Parola di Dio è fondamentalmente il Cristo vivente. Nella Chiesa primitiva, il Cristo agiva con forza attraverso
la predicazione degli apostoli,
guarendo dei paralizzati, facendo risorgere dei morti (immagini queste che indicano quanto
la predicazione suscitava una dinamica piena di vita e di speranza). Di là ha potuto soffermarsi sulla realtà della nostra
predicazione attuale che appare
così, poco potente. È quindi nato
tutto un dibattito sul problema
quanto importante oggi della
evangelizzazione.
Daniel Attinger, pastore a
Biella, ha presentato la perseveranza nella preghiera richiamando ai fatto che essa è il luogo
dove là Chiesa e i cristiani attestano di credere in un Dio veramente vivo al quale ci si rivolge, appunto perché non è un
concetto, ma un Dio che ama.
Ha sottolineato che, nella preghiera di domanda, c’è praticamente una sola cosa da chiedere : lo Spirito santo grazie al
quale si compie in noi e attraverso di noi la volontà di Dio.
Il dibattito ha quindi portato
sulla questione del discernimento della volontà di Dio e sul
rapporto tra vita e preghiera.
Enzo Bianchi, della Comunità
ecumenica di Bose, ha affronta
to il tema della comunione, mostrando come già nel Nuovo Testamento la comunione non è
affatto priva di conflittualità
(conflitto tra giudeo-cristiani ed
ellenisti a Gerusalemme, tra
Antiochia e Gerusalemme, tra
Pietro e Paolo, conflitti interni
a Corinto, ecc.). Con questo vien
detto che non si devono temere
i conflitti: non sono ipso facto
rottura della comunione, ma segni piuttosto che la comunione
non è mai una situazione acquisita : è uno scopo sempre da raggiungere. Il Nuovo Testamento
indica alcuni strumenti per questa ricerca permanente di comunione, fra i quali i ministeri
svolgono un ruolo importante.
Il conflitto di Gerusalemme si
attenuò quando Pietro, accettando di diminuire perché Cristo
cresca, lasciò il posto a Giacomo; il conflitto tra Antiochia e
Gerusalemme trovò una soluzione quando Giacomo e Paolo accettarono la proposta di Pietro
durante la conferenza di Gerusalemme. E anche a questo scopo che nascerà, già attestato dal
Nuovo Testamento, il ministero
dell’« episcopos » (sorvegliante),
il cui ruolo è precisamente quello di costruire l’unità con l’unico strumento della P'arola di Dio
e della dimostrazione personale
di una grande capacità di amore.
Conclusione
Valdo Benecchi concludeva il
ciclo con una riflessione sulla
santa Cena a partire da I Corinti 11. Ha mostrato quanto la Cena deve inserirsi in una pratica
di giustizia. Paolo infatti rimprovera la comunità di Corinto
dicendo che quel che fanno « non
è il prendere la Cena del Signore » perché essa fa apparire le
differenze sociali dei membri
della comunità : « l’uno ha fame
mentre l’altro è ubriaco ». La Cena diventa scandalosa perché rivela che quel che regna nella
Chiesa non è lo Spirito del Signore, ma la logica del mondo.
L’esortazione di Paolo a « esaminare se stessi » non è quindi
un appello ad un esame di coscienza sulla morale individuale,
si tratta invece di esarninare se
la nostra fede ci spinge ad uno
sforzo di condivisione in modo
da costruire nuovi rapporti (di
giustizia) fra gli uomini. Se così,
è, allora la Cena diventa gioiosa
notizia, proclamazione che siamo adesso nel tempo della salvezza, perché la pratica della
Chiesa rivela la presenza di Cristo nel mondo, altrimenti essa
diventa giudizio su quelli che vi
partecipano.
Una sessantina di persone ha
seguito questo ciclo di conferenze e ha espresso la sua volontà
di dare un qualche seguito perché l’ecumenismo non sia solo
un termine senza contenuti.
Daniel Attinger
-L
DDR: i presidenti
delle chiese tedesche
ricevuti dallo Stato
(SOEPI) I presidenti delle
Chiese protestanti delle due Germanie, il vescovo Eduard Lohse
(Hannover) e Albrecht Schonherr (Berlino est), si sono incontrati, il 18 marzo scorso a Berlino, con il segretario di Stato per
gli affari religiosi, Klaus Gysi.
Dopo la creazione della Repubblica Democratica Tedesca, e sono trascorsi oltre trenta anni, è
la prima volta che il presidente
della Chiesa evangelica della Germania Ovest e il presidente della
Federazione delle Chiese protestanti della Germania Est sono
ricevuti insieme dal responsabile
governativo della Germania Est
per gli affari religiosi.
Nel loro incontro con Klaus
Gysi, i due responsabili ecclesiastici hanno ricordato gli sforzi
intrapresi dalle loro rispettive
Chiese per contribuire alla difesa della pace, nella presente situazione politica mondiale. Un
comunicato, pubblicato dalla Federazione delle Chiese protestanti a conclusione di questo incontro, afferma che i due vescovi
stimano essere dovere delle loro
¡echi dal mondo cristianol
a cura di ANTONIO ADAMO
« Chiese che si trovano nel punto
di incontro dei due grandi sistemi di società » promuovere la pace, la distensione ed il disarmo.
Ma, hanno in sostanza aggiunto,
la Chiesa evsingelica dell’Est e
quella dell’Ovest assolvono il loro ministero ciascuna nel proprio ambito e in differenti sistemi sociali.
Un incontro tra i due vescovi
ed il rappresentante permanente
di Bonn a Berlino Est, Gaus, e
al quale ha preso parte Klaus
Gysi, è stato definito dagli osservatori « un segno evidente dell’interesse espresso dai due governi tedeschi alle relazioni esistenti tra le chiese delle due Germanie », al di là di ciò che il vescovo Lohse definiva « la frontiera più calda del mondo ». Fino
al 1969 i protestanti della Repubblica Federale Tedesca e della
Repubblica Democratica Tedesca
appartenevano ad un’unica Chiesa Evangelica Tedesca.
Uganda: i missionari
liberi di ritornare
(S.N.O.P.) Il presidente Godf rey Binaisa ha decretato che tutti i missionari espulsi dalTOganda dal dittatore Amin Dada e
quanti sono stati costretti ad abbandonare il Paese perché la loro vita era in pericolo, sono liberi di ritornare in Uganda.
Il nuovo capo di Stato ha affermato: « I missionari non hanno
soltanto proclamato la parola di
Dio, ma hanno anche contribuito
allo sviluppo dell’Uganda ». Egli
ha onorato la memoria del vescovo anglicano Luwum, assassinato
da Amin, ed ha anche chiesto la
costruzione di un tempio come
monumento in memoria di Luwum.
Le chiese del Pacifico
contro la visita
del pres. Pinochet
(SOEPI) Suva, Figi - La Conferenza delle Chiese del Pacifico
(PCC) non è stata costretta ad
applicare la sua decisione di boicottare la visita alle Figi del presidente cileno Pinochet. Appena
giunto a Suva, infatti, il generale
Pinochet è subito ripartito per
l’isola di Pasqua, avendo saputo
che le autorità delle Filippine,
sua tappa successiva, avevano
di fatto ritirato il loro invito.
Con la sua decisione di boicottaggio, la Conferenza delle Chiese del Pacifico intendeva protestare contro le violazioni dei diritti dell’uomo in Cile. Secondo
il vescovo Bryce, presidente della Conferenza, le informazioni ricevute dimostrano chiaramente
che il generale Pinochet, che detiene il potere in Cile dal 1973, è
la persona più direttamente responsabile di queste violazioni.
4
25 aprile 1980
MILANO: DIBATTITO AL CENTRO CULTURALE PROTESTANTE
La cultura dei Valdesi medievali
La presentazione di due collane storiche delia Claudiana, occasione di un ripensamento della « cultura valdese » nei secoli XIII-XV
DIRITTI DEI MALATI
Scarsi risultati
negli ospedali
Nata dal desiderio di presentare al pubblico le due collane
degli Storici Valdesi e degli Antichi testi Valdesi (dirette dal
Prof. Enea Balmas e pubblicate
dalla Editrice Claudiana) la tavola rotonda su Testimonianze
iBtterarie sul Valdismo itiBdievale e rinascimentale, tenutasi a
Milano giovedì 27 marzo presso
il Centro Culturale Protestante,
è stata l’occasione per un momento di riflessione e di ripensamento sulla portata della « cultura valdese » nel quadro più
generale di quella italiana ed
europea dei secoli XIII-XV.
Pregiudizi contestati
Dopo un breve accenno iniziale alla collana degli Storici, il
prof. Balmas è passato alla presentazione della collana di Antichi testi, nata anch’essa dal desiderio di rimettere in circolazione testi storici e letterari fino ad ora difficilmente reperibili (destinati perciò a restare
sconosciuti ai più) con il sussidio di note esplicative adeguate
e di un ripensamento critico in
termini culturalmente consapevoli. Operazione questa forse
« élitaria » (è stato osservato nel
corso del dibattito) ma i cui caratteri di scientificità sono garanzia di serietà e perciò di durevolezza.
Il dato di fatto dal quale i curatori della collana, come i lettori tutti, non possono prescindere è quello dei « pre-giudizi »
che, in modo più o meno consapevole, tradizioni culturali diversissime hanno formato nelle coscienze di ognuno di noi; ci aspettiamo qualcosa, insomma, da
questi testi; tutti vorremmo veder confermate le idee che ci siamo fatte su questi valdesi medievali, visti volta a volta come
degli illetterati popolani o come
dei dotti, possessori di una cultura superiore a quella del loro
tempo ma misconosciuta; visti
come degli eretici « qualsiasi »
la portata della cui protesta è
scontata e non particolarmente
significativa o come i custodi —
inconsapevoli forse — della verità, nascosta al secolo per centinaia d'anni.
Perciò, la conoscenza dei testi
« non potrà che essere l'occasione di chiarificazioni soprattutto
sul piano della conoscenza, e dei
giudizi sulle eresie medievali,
chiarificazioni la cui portata è
ancora oggettivamente imprevedibile ».
Una lettura non
valdese dei testi
Gli interventi degli altri due
oratori — il prof. Luigi Banfi e
la signora Maria Teresa Beonio
Brocchieri, docenti rispettivamente di letteratura italiana e
di storia della filosofia nell’Università di Milano — sono stati
particolarmente interessanti come esempio di lettura « dall’altra parte » di testi che i valdesi,
forse per un malposto senso di
campanilismo, tendono a considerare come loro appannaggio
e la cui lettura, perciò, finisce
talvolta per collocarsi in un ambito culturale troppo ristretto.
Se i valdesi infatti si aspettano qualcosa da questi testi — e
qui dobbiamo rincrescerci per
l’assenza del pastore Tourn, che
non ha potuto dare al dibattito
quel contributo insieme teologico e « valdese » necessario ad
equilibrare le posizioni — anche
i non valdesi e in particolare i
rappresentanti di una cultura ufficiale, forse « laica » ma sempre
e comunque maggioritaria, hanno delle aspettative, quasi sempre molto diverse dalle nostre,
non per questo da rifiutare.
Le parole di questi conferenzieri (e quelle, ci auguriamo, di
molti altri studiosi) vengono
perciò — forse involontariamente — a sconvolgere i nostri schemi mentali; e noi, che troppo
spesso ci siamo lasciati andare
ad immaginare i valdesi di tutti
i tempi come uomini che, rele
gati nelle loro valli, elaboravano
una cultura autonoma, o tutt’al
più influenzata da contatti con
altri gruppi ereticali, scopriamo
che i nostri avi medievali non
solo non erano quegli illetterati
figli del popolo che pensavamo,
ma che la cultura, la riflessione
teologica e l’etica di cui furono
i rappresentanti era il prodotto
— oltre che di un ripensamento
critico ed originale — di un contatto continuo, di una conoscenza profonda, di un’adesione involontaria ma inevitabile, al patrimonio culturale dei loro contemporanei.
Uomini del Medio Evo, dicevamo, questi nostri avi. Forse, tuttavia, anche in questo caso si
tratta di un « pre-giudizio » infondato. Uno dei più stimolanti
e « rivoluzionari » interrogativi
emersi dai primi studi di queste
testimonianze letterarie valdesi
(che comprendono — ricordiamolo — volgarizzazioni delle
Scritture, opere più specificarnente letterarie come i poemetti e il bestiario, trattati di edificazione, sermoni e scritti teologici) riguarda proprio la loro datazione: forse non uomini del
medio Evo, questi nostri antenati, ma del XV secolo. Per poter dare una risposta definitiva,
tuttavia, occorre ricostruire tutto il mondo che « sta dietro »
queste testimonianze e che le ha
prodotte.
Accenni, evidentemente, quelli
degli oratori, dietro ai quali stanno per il momento supposizioni,
ipotesi, speranze e desideri che
potranno essere confermati o
smentiti solo sulla base di studi
nuovi, ai quali speriamo portino
il loro contributo studiosi delle
più varie discipline ed anche, c’è
da augurarselo, della più diversa formazione. Solo così il fenomeno storico di questo valdismo
« medievale » potrà assumere
una rilevanza nuova agli occhi
degli « esterni » e potrà perdere
un po’ di quell’alone di « santità » che spesso assume al nostro
interno; sono anche queste, ci
pare, forme di predicazione e di
testimonianza.
Una prima
risultanza
Questa « messa a fuoco » si
conclude insomma con la proposta di alcuni interrogativi e
con una prima risultanza estremamente significativa e promettente: « la scoperta — per dirla
con le parole del prof. Balmas, al
quale va il nostro ringraziamento per gli sforzi decennali che
tale iniziativa ha comportato e
comporterà — della corposità
della cultura valdese medievale
che, contraddicendo la tesi dell’ignoranza e deU’impreparazione
dei valdesi li inserisce a buon
diritto nel quadro del mondo
chiericale del loro tempo », all’interno del quale devono ancora ritrovare, tuttavia, un’esatta
collocazione.
Daniela Coen Boccassini
NOVITÀ’
Collana « Riforma protestante nei, secoli »:
I QUACCHERI
eversione e nonviolenza
Gli scritti essenziali (1650-1700) a cura di Giorgio Vola
pp. 256 -f- 12 ilLni f.t., L. 6.800
— La « Società degli Amici » di G. Fox, W. Penn e compagni
— ribelli-profeti nonviolenti per una società più umana —
può ora farci riudire la sua voce con questa prima antologia in italiano.
— Una componente originalissima e misconosciuta della società inglese uscita dalla Rivoluzione di Cromwell che vale
la pena riscoprire.
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1 - 10125 TORINO
c.c.p. 20780102
Ora che finalmente esiste il
Servizio Sanitario Nazionale nella sua emanata legge quadro n.
833; ora che siamo a conoscenza
dei costi che pagheremo, delle
complicate strutture organizzative create per organizzare le
strutture medesime, è venuto il
tempo per parlare del malato.
Bene adopera lo spazio per
questo scopo il nostro settimanale « La Luce » pubblicando articoli riguardanti i « diritti dei malati e dei morenti ».
La professionalità e l’educazione evangelica del Dott. M. T. Piorio rendono questi scritti ricchi
di problematiche tecniche ed
umane. Argomentazioni per cui
penso possano intervenire cause
di turbamento nella coscienza di
molti operatori ospedalieri.
In quanto amministratore « dilettante» di Ospedale Evangelico, ho accettato questo compito
con l’intento di essere un mezzo
atto ad offrire qualcosa di più
al ricoverato. Dare ciò che sono
i suoi diritti.
Per questo scopo ho cercato
di coinvolgere medici, infermieri, tutti i lavoratori impegnati
nei vari reparti. Risultati? Poco.
Ho visto un medico accompagnare con amore il morente fino
alle soglie della nuova vita e il
morente capire coscientemente
di non essere solo; non era solo
il medico con lui, ma l’amico medico che lo accompagnava fraternamente.
Anche da parte di qualche infermiere ho notato amore, umanità. Ma tutto ciò è sempre possibile in Ospedale dove il medico
ha tanti malati da vedere, da
operare, riempire cartelle, dare
ore neH’ambulatorio divisionale
(gratuito), educare giovani medici e poi tante altre attività? Per
lui le trenta ore settimanali che
deve dare per legge, volano.
Questo medico non conoscerà
mai il malato e tanto meno i
« suoi diritti ». Purtroppo mi accorgo che i diritti del malato vengono sovente a cozzare contro
un personale non disposto a concederli. È questo un atteggiamento derivante da un generale deterioramento dei rapporti umani.
I malati subiscono. È questo un
problema che viene sofferto da
molti amministratori e direttori sanitari laici e religiosi.
L’Associazione Religiosa degli
Istituti Ospedalieri ha suonato
da tempo questo allarme generale. Si sta cercando di promuovere una commissione composta
di operatori sanitari, ospedalieri,
religiosi, cattolici ed evangelici
allo scopo di programmare in
contri, dibattiti, coinvolgendo i
lavoratori ospedalieri. È necessario trovare punti di incontro per
umanizzare il rapporto fra il personale e il malato.
Quante cose nell’Ospedale si
oppongono all’amore! Di questo
tutti possiamo renderci conto. Il
rapporto che viene a determinarsi fra personale ospedaliero e
malato è uno dei più difficili. Un
rapporto tante volte non voluto,
non è per libera scelta.
Lavoratori i quali avrebbero
fatto più volentieri il ferroviere
0 la segretaria presso una industria, ma c’è la crisi del posto
di lavoro, ed hanno trovato una
occupazione sicura in un ospedale.
Costoro molto presto si incontrano con il ricoverato il quale
non ha chiesto di ammalarsi, ma
ciò è accaduto contro la sua volontà.
Da questo incontro-scontro difficilmente i diritti del malato
vengono evidenziati. L’ammalato
servirà solo quando occorrerà
per una politica sindacale. Servirà al piccolo politico come trampolino di lancio per certe forme
di potere. L’ammalato servirà all’industriale.
Peccato... che egli, ammalato,
chieda così poco: essere trattato
con amore, con umanità.
Emanuele Di Natale
______________ TORINO
Ringraziamento
deil’Esercito
della Salvezza
Cari Amici benefattori, anche quest'anno ci è stato poS'Sibiie effettuare
il Soccorso Invernale grazie alla Vostra
liberalità. Da parte nostra abbiamo
messo tutto il nostro impegno, tempo
e lavoro, ma anche questo fa parte
della nostra vocazione « Salvati per
Servire ». L'Apostolo Paolo esorta i
credenti a servire l’Eterno con gioia;
perciò, nonostante il lavoro che questo
ci dà, abbiamo tanta gioia nel constatare che questo è un servizio utile
al nostro prossimo.
Gioia che certamente condividete anche Voi, cari Amici, che cosi generosamente ci avete aiutati a procurare i
mezzi necessari per condurre avanti
questo servizio di Amor Fraterno. Grazie ancora di cuore, cari Amici e, con
1 occasione, vogliate gradire i nostri
migliori saluti.
Antoinette e Biagio Garone
Esercito della Salvezza
Via P. Tommaso 8/C, Torino
TRIBUNA LIBERA
Seguaci di Cristo a paroie
Desidero anch’io rispondere al
sig. Aldo Long di Roma, che non
ho il piacere di conoscere personalmente e del quale non riesco
ad apprezzare i frequenti monocordi interventi sul nostro settimanale, tutti volti ad additare
il comunismo quale fautore di
terrorismo e di violenza e pertanto causa dei mali peggiori
che affliggono la società del nostro tempo.
Della sua lettera, pubblicata
sul n. 13 de « La Luce » condivido pienamente soltanto ciò che
egli afferma di Gesù, che « ha
predicato l’amore, perché Cristo
è il Figlio di Dio, e Dio è amore ». Mentre non è assolutamente vero che « i comunisti predicano una rivoluzione che si fonda sulla violenza, sull’odio e sulla morte ». Tale affermazione si
attaglia perfettamente, invece,
al nazifascismo ed agli sciagurati che oggi ancora tramano più
o meno oscuramente per una
sua malaugurata restaurazione.
Dove regimi comunisti si sono
affermati sono sorte società nuove che, pur con gli errori e le
lentezze collegate a tutte le opere dell’uomo, tendono alia pace
ed al benessere. Se tali regimi
fanno astrazione da qualsiasi fede religiosa lo si deve senza dubbio agli errori ed alle complicità
delle diverse chiese con governi
assolutisti ed imperialisti. Ma il
sig. Long, se vuol essere sincero
con se stesso e con i fratelli nella fede, non dovrebbe avere difficoltà a riconoscere che ben
peggiore, e addirittura perversa,
è la posizione di quei regimi e
di quei capi di governo che, dichiarandosi a parole seguaci di
Cristo e del suo Vangelo, conducono una politica imperialista,
di oppressione e di sfruttamento di popoli più piccoli e più poveri, appoggiando con la forza
delle armi e del denaro uomini
politici corrotti, governi reazionari e squadracce di morte capaci di far sparire nel nulla migliaia di esseri umani colpevoli
solo di aspirare con tutte le loro
forze alla giustizia ed alla libertà che devono essere retaggio di
ogni creatura di Dio. Gli Stati
dell’America Centrale e del Sud,
quelli dell’Africa australe e di
altri luoghi nel nostro mondo
sono, purtroppo, esempi eloquenti di quanto ho testé affermato.
E la mia indignazione sale ai più
alti gradi quando sento informare, non so se con finto candore
o con incoscienza, che il tale o
il tal’altro esponente politico o
capo di Stato, dopo aver predicato una domenica mattina dinanzi a centinaia di fratelli della
propria chiesa, ha partecipato il
giorno sedente ad un consiglio
di ministri in cui sono state decise rappresaglie politiche e, se
occorre, anche belliche che sono
la negazione più assoluta della
mansuetudine e dell’amore di
Dio.
Al limite sono portato ad affermare che sono le infedeltà ed il
peccato di noi cristiani a indurre altri popoli a organizzare la
loro vita lontano da Dio. La parola « conversione » ha ancora
un significato preciso per noi? Ci
ricordiamo che sta scritto:
« Ama il tuo prossimo come tè
stesso »? A chi gli chiedeva:
« Chi è il mio prossimo? » Cristo non aveva indicato un potente occupato ad imporre la sua
autorità ed il suo prestigio ma
un poveraccio abbandonato ’ ferito ai margini di una strada; in
termini attuali potremmo dire
un profugo, uno sfruttato (cfr
anche 2 Pi. 3: 13; Ciac. 2: 15-16;
5; 1, 4; Is. 1: 7, ecc.).
Per certo, oggi come oggi, i
problemi più urgenti e più « cristiani » sono quelli della lòtta di
classe intesa come strumento
per un autentico servizio a favore dei poveri, per la vittoria
sullo sfruttamento e sullo strapotere economico e politico.
Ricordo di aver letto alcuni anni fa un articolo di padre Bal
ducci in cui, con un esempio
molto efficace, egli si chiedeva
che fraternità può esserci tra un
industriale e Foperaio da lui licenziato che si ritrovino davanti
alla stessa mensa eucaristica.
L’esempio trova infinite applicazioni. Ma il Vangelo afferma:
« Se stai portando la tua offerta
all’altare di Dio e ti ricordi che
tuo fratello ha qualcosa contro
di te, lascia lì l’offerta davanti
all’altare e vai a far pace oon
tuo fratello; poi torna e presenta la tua offerta ». Alla luce di
questo precetto chi tra noi potrebbe accostarsi con animo lieve alla mensa del Signore? Eppure, risulta che lo facciano con
estrema disinvoltura perfino fabbricanti di armi e munizioni e
grossi azionisti di multinazionali
note per i loro traffici senza
scnipoli. Ecco perché non sarà
mai possibile calcolare quanti
uomini distolgono dal cristianesimo lo sguardo disperato e puntano sul comuniSmo le loro ultime speranze. Senza contare
quelli che, purtroppo, pensano
di accelerare il processo di « evoluzione » o rivoluzione giocando
la carta tragica del terrorismo.
È questo un discorso che potrebbe continuare pressoché all’infinito, ma io termino offrendo, con profonda umiltà, queste
brevi considerazioni alla meditazione del fratello Long e di quant’altri sono sensibili al divario
esistente tra la fede soltanto
« enunciata » e la forza dell’amore effettivamente « praticato ».
Cari e fraterni saluti.
Tito Cassano
5
25 aprile 1980
Dedichiamo questa pagina con riconoscenza alla tipografia che da 90 anni stampa il nostro giornale
La Tipografìa Alpina nella Resistenza
e nei cento anni della sua storia
Il fondatore della Tipografia
Alpina (1), Giov. Pietro Malan,
di Giov. Pietro, nato nel 1846,
viene così ricordato in un breve
necrologio, sul N. 47 AelVEcho
des Vallées del 3 novembre 1906:
«Nous avons la douleur d’annoncer la mort de M. Jean Pierre
Malan, bien connu à la Tour et
dans toutes les Vallées comme
fondateur de l'Imprimerie Alpine et du journal l’Avvisatore
Alpino dont il fut pendant huit
ans le directeur et propriétaire.
Il avait quitté de bonne heure
les Vallées après avoir fréquenté
les premières classes du Collège
et s’était rendu en Hollande où
il passa plusieures année.s
me instituteur. A son retour il
fut quelques temps professeur à
l’ancienne école normale et à
l’école supérieure des jeunes filles, puis il quitta l’enseignement
pour ouvrir l’Imprimerie qu’il a
dirigée pendant près d’un quart
de siècle. Il a eu le mérite d’introduire une industrie tout à fait
nouvelle pour les Vallées. Nous
devons rappeler en particulier
qu’il a été l’imprimeur de l’Echo
de 1890 à 1898. Il a été emporté
en quelques jours par une pulmonie à l’âge de 60 ans ».
La prima carta intestata e le
fatture di questa tipografia indicano che vi si stampano: opere,
opuscoli, registri, prezzi correnti, indirizzi, cataloghi, giornali,
avvisi, fatture, biglietti da visita,
programmi, ecc.
Sembra che il primo opuscolo,
di 22 pagine, uscito dai suoi torchi nel 1880 sia stato: Charbonnier-Peyrot Carolina: Susanne
Tourn, elle a fait ce qui était en
son pouvoir. Segue, l’anno dopo,
un volumetto di 92 pagine di W.
Melile: Un Evangelista in Italia,
ricordi di Francesco Rostagno.
Una pubblicazione più impegnativa la troviamo nel 1884 con:
Nelle Alpi Cozie, gite e ricordi di
un bisnonno, di Amedeo Bert, volume di 342 pagine. Nel 1887 la
Société d'Histoire Vaudoise affida alla Tipografia Alpina la
stampa del N. 3 del suo Bulletin,
i cui due primi numeri erano
stati editi a Pinerolo dalla Chiantore e Mascarelli presso cui pu
Il Pioniere
Diretto da Gustavo Malan, « Il
Pioniere » accompagnò la Resistenza nel Pinerolese dal giugno
1944 alla Liberazione. Dapprima ciclostilato, a partire dal novembre '44 passò a stampa ad
opera dell'Alpina che era diventata uno dei principali centri di
produzione di materiale stampato
per la Resistenza in Alta Italia.
L'importanza di questo materiale si desume da questo brano
di Roberto Malan: « Un grande
numero di partigiani accolse in
un primo tempo l'iniziativa del
Pioniere con ironia e scetticismo, con un atteggiamento in
definitiva negativo. Non c'era,
secondo loro, tempo per leggere e chi percorreva sentieri e
spendeva tempo per portare pacchi di giornali meglio avrebbe
impiegato tempo ed energie per
trasportare armi e compiere
azioni di guerriglia. Cera in
realtà un radicato senso di sfiducia, non verso il parlar di politica, ma verso il parlar di cultura in generale e di informazione in particolare e soprattutto
giornalistica. La stampa non poteva che essere bugiarda, quindi nemica. Fu motivo di grande
soddisfazione e premio per tutti
il constatare che proprio questi
compagni di lotta dopo l'uscita
dei primissimi numeri del Pioniere capovolsero il loro atteggiamento, e se protestavano era
solo più per i ritardi di uscita
0 di distribuzione del giornale ».
« Il Pioniere • è stato ristampato in reprint dalla Claudiana,
nel 1976 (L. 18.000).
re si stampava ì'Echo des Vallées. Anche la stampa di questo
ultimo verrà affidata più tardi all’Alpina. Un comunicato sul N. 52
del 27/12/1889 del Témoin-Echo
des Vallées Vaudoises dice: « ...A
partir du premier numero de
janvier le Témoin s’imprimera à
La Tour. Son Directeur et son
Administrateur y résidant, c’est
beaucoup plus commode et
moins dispendieux » (l’Eco sarà
pubblicato poi ininterrottamente dalla Tip. Alpina fino ad oggi,
salvo per il periodo dal 1899 al
1906).
L’uomo propone
e Dio dispone
L’anno dopo TAlbarin lascia la
Tipografia che passa interamente di proprietà di Coisson.
Ricordi d’infanzia
Anche la Tavola Valdese si serve, fin dai primi anni, di questa
Tipografia per le sue pubblicazio.
ni, che in precedenza erano affidate alla Chiantore e Mascarelli
di Pinerolo; così dal 1886 all’Alpina viene commissionata la
stampa dei verbali del Sinodo,
mentre i Rapports de la Table
au Synode continuano ad essere
stampati a Pinerolo fino al 1889,
anno in cui anche questi passano all’Alpina (in francese fino al
1915 e in seguito in italiano).
Alla fine del 1898 G. P. Malan
lascia temporaneamente la Tipografia per ragioni di (salute. Nel
frattempo era sorto un concorrente, la Tipografia Besson, che
si aggiudica una certa quantità
di pubblicazioni di parte valdese, così il Bulletin de la Soc.
d’Hist. Vaudoise del 1897 è stampato da Besson, per tornare nel
1898 all'Alpina. Alla Besson passa anche nel 1899 l’incarico di
stampare l’Echo des Vallées, ed
è questa tipografia che pubblica
la prima edizione del famoso
« Guide des Vallées Vaudoises »:
Sul numero de) 5 luglio 1901
dell’Avvisatore Alpino appare il
seguente annuncio: « Tipografia
Alpina di Giov. Pietro Malan fu
Giov. Pietro, fondata nel 1880 in
Torre Pellice. Cortese lettore:
Dopo vent’anni di attività tipografica il sottoscritto avrebbe
desiderato, per bisogno di riposo, ritirarsi dagli affari. Ma “l’uomo propone e Dio dispone”, e
dispose in tal modo che, riordinata la Tipografìa Alpina secondo i bisogni del nuovo secolo, ho
potuto, col primo luglio riattivare i lavori. Vogliate serbarmi levostre ordinazioni che procurerò
di disimpegnare a vostra piena
soddisfazione ed a prezzi che
non temono concorrenza, quali
rrii permetterà di farli la nuova
sistemazione del mio macchinario perfezionato. Colla massima
stima. G. P. Malan ».
Dalla Tipografia « riordinata »
viene stampata nel 1902 L’Histoire de l’Eglise de La Tour di
J. Jalla e A. Jahier.
Sul finire del 1905 J. P. Malan
cede la Tipografia Alpina a due
giovani: Alberto Albarin e Augusto Coisson, i quali, pochi mesi
dopo assorbono anche la Besson
e lo annunciano nella pagina
pubblicitaria déll'Echo des Val
lées del 29/6/1906, mentre nel dicembre dello stesso anno, sempre sull’Bco, essi fanno pubblicità alla loro tipografia: « Presso
la 'Tipografìa Alpina di Albarin &
Coisson, Torre Pellice, trovansi
pronti tutti gli stampati occorrenti alle amministrazioni comunali, opere pie, esattorie, preture e tutti i pubblici uffici. - È in
vendita la Storia dei Valdesi di
Scipione Pentolo - L’allevamento
del bestiame Bovino, ovino e suino del Dr. Giovanni Giungiaro e
diverse altre pubblicazioni della
ditta stessa » (da notare che,
mentre Bovino ha l’onore della
B maiuscola, gli ovini e suini,
bestie meno importanti, hanno
solo la minuscola).
Intanto la prima edizione del
« Guide » essendo esaurita, l’Alpina ne cura, nel 1907, la 2* edizione, con l’indicazione: Albarin
& Coisson Editeurs, mentre una
3* edizione sarà stampata nel
1911 a cura di: Auguste Coisson
Editeur. Così questo volume, per
ogni edizione ha avuto un editore diverso.
Qui si continuano a stampare
i periodici locali: VEcho des Val
lées e l’Avvisatore Alpino. Questi periodici, all’inizio del secolo,
passano dal piccolo formato in
4” che avevano nell’ ’800 al formato più grande corrispondente
a quello attuale.
La Tipografia, oltre al solito
lavoro commerciale, provvede alla stampa di testi di storia valdese quali: la Historia delle grandi
e crudeli persecuzioni... di Scipione Lentolo (a cura di T. Gay,
1906), Les Six Poèmes Vaudois di
A. A. Pons (1910); Histoire des
Vaudois di T. Gay (1912), Les Légendes des Vallées Vaudoises di
J. Jalla (1911) (una 2“ edizione
apparirà nel 1926 sempre alla
stessa Tipografia), e il 1° voi. della monumentale istoria della Riforma in Piemonte di J. Jalla
(1914) ed. Claudiana.
Ma .oltre alle edizioni per la
Claudiana, la tipografia entra in
rapporto con altre editrici italiane ed estere e nel 1914 stampa per la Fischbacker Paris e
Jeheber Genève: Noël à travers
les Ages di Georges Appia; nel
1916, per la Jeheber di Ginevra:
El Dorado di D. Alcock.
L’editore Bocca affida, nel 1915,
all’Alpina la stampa della 2” edizione della famosa opera di
C. Lombroso e G. Ferrerò: La
Donna Delinquente.
Dai suoi torchi esce anche, nel
1915, il grosso volume di oltre
700 pagine degli Atti del Congresso Internazionale Femminile,
Roma 16-23 maggio 1914.
La Soc. d’Histoire Vaudoise
inizia, col 1904 la serie dei suoi
opuscoli divulgativi in occasione
del XVII febbraio, serie francese
che durerà fino al 1935 (mentre
quella in italiano che dura tuttora ha avuto inizio col 1922).
Sono stampati anche dei Nuovo Testamento, dei libri per le
scuole quartierali, catechismi,
ecc.
Questo periodo della Tipografia Alpina si associa coi miei primi ricordi d’infanzia, poiché è
in quella casa che sono nato. Ricordo mio padre, quasi sempre
chino su bozze da correggere,
aiutato spesso da mia mamma,
nel periodo della guerra 1914-18,
quando, mancando buona parte
del personale richiamato alle armi, la tipografia andava avanti
con un organico ridottissimo. Ricordo il direttore, sig. Aime, padre del pastore Edoardo, e sua
mamma seduta alla perforatrice
della monotype. Verso gli ultimi
anni della guerra un gruppo di
prigionieri tedeschi viene acquartierato nella prospicente Caserma Ribet. Un paio di questi so
no tipografi e vengono assegnati
alla tipografia. Vedo ancora questi uomini, che a me bambino
sembravano immensi, che arrivavano e ripartivano accompagnati da soldati italiani, e coi quali mamma, che conosceva un po’
di tedesco, scambiava qualche
parola e prestava dei libri in tedesco da leggere negli intervalli
del lavoro.
Alla fine del 1919 mio padre
cede la Tipografia al sig. Umberto Camillo Rastellini, che rinnova parte del macchinario. La gestione Rastellini dura due soli
anni. In quegli anni la carta intestata reca: Tipografia Alpina
di Umberto Camillo Rastellini.
Ne è sempre direttore il sig. Aime che continuerà a dirigerla fino al 1935. Gli succederà Pagliai
fino al 1949.
Nel corso del 1921 Rastellini
cede la Tipografia che diventa:
Tipografia Alpina Società in Accomandita, trasformata poi, in
data 1° maggio 1935, rogito notaio G. Giordano, in Società Ano
mma.
Il periodo fascista
e la Resistenza
La Claudiana che nel 1925 trasferisce la sua sede a Torre Pel
Osvaldo Co'isson
(continua a pag. 10)
Enzo Jouve, tipografo clandestino
Mi è stato chiesto di raccontare, molto brevemente, il periodo
della guerra di Liberazione passato a Torre Pellice, nella Tipografia Arti Grafiche l’Alpina, ora
Cooperativa Tipografica Subalpina di cui sono il presidente, da
dove è uscita forse la maggior
parte della stampa clandestina
antifascista e antinazista di tutta
l’Alta Italia.
Nell’autunno del 1942, quando
di caduta del fascismo non si
parlava ancora che vagamente,
Tallora proprietario Pier Luigi
Pagliai, che mi aveva avuto con
sé fin dai primi anni della mia
calmiera di tipog-ràfo, mi chiamò
in ufficio e mi espose quanto
aveva intenzione di fare per aiutare la causa antifascista e sentire se ero disposto a collaborare con lui. In un primo momento rifiutai pensando al grave rischio cui andavamo incontro io
e la mia famiglia. Ma in seguito
accettai e per circa tre anni, cioè
fino al giorno del mio arresto da
parte delle SS naziste, l’il febbraio 1945, si può dire che ogni
settimana abbiamo composto e
stampato giornali, volantini ed
opuscoli, poi inviati clandestinamente nei grandi centri di smistamento, a Torino e Milano.
Enzo Jouve e Italo Stallé al lavoro in tipografia nel 1944.
bidoni a doppio scompartimento della Stamperia Mazzonis;
una volta sistemati gli stampati si chiudeva il primo scomparto e quindi si riempiva il secondo di acqua colorata che in
caso di verifica (come capitò)
sembrava colore per la stampa
della stoffa per lo stabilimento
di Torino, sempre della Mazzo
nis. I bidoni venivano caricati
sui camion che giornalmente facevano la spola fra Torre e To
rino e questo fu possibile gra
zàe alla collaborazione e organizzazione di Enrico Brache e dei
due autisti Emanuele Malano e
'VAj3iede.o TraverS: che purtroppo
n'Òn' sono più con noi, stroncati
da gravi malattie. Tutto questo
materiale clandestino che usciva dalla tipografia era destinato
alle formazioni partigiane, agli
operai delle officine e delle fabbriche, alle donne (tramite le
organizzazioni « Giustizia e Libertà » e « Gruppi di difesa della donna»), agli studenti e professori, ecc. Si raggiungevano
così tutte le classi sociali e le
varie categorie di persone.
Di notte
Dopo l’8 settembre 1943 il lavoro della stampa clandestina aumentò, ma aumentarono anche i
rischi poiché purtroppo anche a
Torre Pellice vi erano spie, e
nella caserma antistante la tipografia stazionavano quasi ininterrottamente Brigate Nere e SS
naziste, quindi per noi il rischio
era grande e continuo.
Ci organizzammo, e quando arrivava un opuscolo oppure un
volantino da stampare, con il sig.
Pagliai passavamo la notte chiusi
in una stanza (l’attuale ufficio
della tipografia) a comporre a
mano e impaginare (la maggior
parte della stampa clandestina
era composta a mano con un
carattere « elzeviro » che in quegli anni quasi tutte le tipografie possedevano, in modo da essere meno identificabile). Il problema più grosso era la stampa
poiché le macchine non si potevano spostare ed il rumore di
notte si sarebbe sentito più facilmente. Iniziavamo perciò a
stampare nel tardo pomeriggio
e si continuava fin verso le 22.
Nei periodi di coprifuoco dormivamo in tipografia.
Tutto il materiale veniva poi
nascosto, sollevando alcune assi
dell’attuale ufficio, fra il pavimento e il soffitto di una cantina sottostante.
Durante il periodo della guerra Partigiana dalla nostra tipografia uscirono a migliaia gli
stampati clandestini, dei quali i
più importanti sono: la prima
edizione piemontese di « Italia
Libera » e i primi numeri de
« Il Partigiano alpino »; « Voce
dei campi »; « Voci d’officina »;
« La Baita » e « La Forgia » delle Brigate Garibaldine; i « Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà»; il giornale della Divisione
G.L. « Il Pioniere »; opuscoli vari di propaganda e volantini,
specialmente del Partito d’Azione e del Movimento Federalista
Europeo; Carte di identità; lasciapassare tedeschi (naturalmente falsi!).
Dal settembre ’43 al febbraio
’45 la tipografìa ha subito 11
perquisizioni da parte delle SS
naziste, ma per fortuna non sono mai riusciti a trovare nulla
di compromettente.
Ogni perquisizione era per me
un dramma poiché, essendo io il
più vecchio dei dipendenti venivo sempre prelevato e dovevo
accompagnare i tedeschi nella
perquisizione con tanto di mitra alle spalle.
L’arresto
11 perquisizioni
Quando venni arrestato, dietro delazione, l’il febbraio ’45,
i tedeschi erano in possesso di
buona parte del materiale che
era uscito dalla nostra tipografia e che mi fu mostrato durante l’interrogatorio; quindi potete immaginare cosa fui costretto a subire, ma per fortuna arrivò il 27 aprile e le porte delle
carceri naziste di Torino si
aprirono anche per me.
Per la distribuzione nelle Valli erano incaricate diverse persone ed in special nìodo le staffette; per il grosso che andava a
Torino si erano escogitati dei
Degli operai che in quegli anni lavorarono nella tipografia
« ribelle », siamo rimasti in
due: Sergio Giacon che allora
era un ragazzino ed io.
Enzo
i
6
25 aprile 1980
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Pregare:
un fatto
privato ?
Il 90,8% degli italiani crede in
Dio ma solo il 21,8% va in chiesa. Le donne vanno in chiesa due
volte più degli uomini e fra gli
anziani, senza distinzione di sesso, al di sopra dei 64 anni la partecipazione alle pratiche religiose è doppia rispetto ai giovani
trentenni. Questi e altri dati
emergono da una recente indagine Demoskopea, commentata
su « Panorama », che si presta a
molte congetture. Per esempio
dall'indagine emerge più che un
'revival' religioso, legato ad una
rinnovata partecipazione all'istituzione chiesa, un 'revival' dell’individualismo. Su scala ridotta a questa conclusione ci siamo arrivati anche noi attraverso
l'analisi dei dati di un questionario sulla preghiera (distribuito in 250 copie) nella chiesa di
Angrogna. Le risposte pervenute
sono state poche, solo il 15%, ma
ugualmente rappresentative. Il
foglio distribuito presentava
quindici interrogativi sulla preghiera. Abbiamo così appreso
che il 92% prega « per ringraziare Dio » e solo una piccola minoranza per ascoltarlo. Alla domanda: « Che cos’e la preghiera
nella tua vita? » quasi tutti rispondono: 'un raccoglimento’,
mentre per il 12% è 'una pausa’.
Nel pregare tutti si rivolgono a
Dio o a Gesù Cristo, rarissimi
quelli che pregano lo Spirito Santo. Sulla frequenza della preghiera bisogna distinguere: se si tratta della preghiera in famiglia o
al culto la maggioranza risponde: « prego qualche volta » mentre per la preghiera solitaria la
frequenza è quasi quotidiana; in
effetti è proprio la preghiera solitaria, individuale, quella che raccoglie maggiori consensi.
« In quale momento preferite
pregare? ». L'88% prega alla sera, qualcuno ha aggiunto: « prego nei momenti importanti »,
mentre per un altro è « lo Spirito che suggerisce l’occasione per
ro.ccogliersi in preghiera ». Úna
successiva domanda poneva un
delicato interrogativo: « In cosa
è consistito l'esaudimento della
tua preghiera? ». Solo il 5% ha
risposto e tutti in modi diversi:
« La pace dell’anima » o « la so
luzione di un problema complesso ». Un operaio di 48 anni risponde: « l’esaudimento è la salute e la conservazione di persone care ». Per una casalinga di
36 anni l’esaudimento è stato
quello di potersi formare una
famiglia. La stragrande maggioranza riconosce d'avere difficoltà a pregare e una minima percentuale nutre dei dubbi sull'efficacia della preghiera. Per una
donna di 38 anni la difficoltà più
grande della preghiera è quella
di mantenere uno stretto rapporto tra Dio, l'uomo e la realtà
presente. Una contadina di 57 anni osserva che « se ciascuno scoprisse lo Spirito di Dio che è nella sua mente, si vivrebbe tutti
meglio ».
In sostanza il dato più emergente dai questionari pervenuti
è che tutti pregano. Ma pregano
da soli. La preghiera familiare,
tipica delle chiese della Riforma,
è in forte disuso. Si prega al culto o alle riunioni con scarsa partecipazione. L'impegno lo si scopre soltanto nella preghiera individuale. E qualcuno ha persino aggiunto, in fondo al questionario, una sua lunga preghiera
personale in cui l’unico soggetto
è lui. Evidentemente l’individualismo, atteggiamento tipico del
protestantesimo, continua ad
esercitare il suo fascino.
G. Platone
Hanno collaborato a questo
numero: Giovanni Conte Franco Davite - Dino Gardiol - Ermanno Genre - Adriano Longo - Luigi Marchetti Teofilo Pons - Paolo Ribet Bruno Rostagno - Alberto
Taccia - Franco Taglierò
______TORRE PELLICE: CONVEGNO DELLA COMUNITÀ’ MONTANA
Prospettive per gli handicappati
Proposta la sperimentazione in Val Pellice del Progetto Regione Piemonte-C.E.E. concernente l’assistenza socio-riabilitativa, l’addestramento professionale e l’inserimento lavorativo degli ultra Menni
DIBATTITÍ
Il forte interesse che ha suscitato il convegno, organizzato dalla Comunità Montana Val Pellice,
del 19 aprile, sugli indirizzi per
l’inserimento di soggetti portatori di handicaps nelle strutture
sociali, la presenza di numerosi
operatori sociaii, di genitori e di
handicappati stessi, testimoniano
con chiarezza l’impegno e ia serietà con cui si cerca di affrontare e di seguire il progetto della
Regione Piemonte su questo problema. Il piano regionale prevede, nello spazio di tre anni, dai
’79 aH’81, un intervento assistenziale socio-riabilitativo, un addestramento professionale e l’inserimento nel mondo del lavoro di
handicappati ultraquattordicenni. Il progetto, preparato dopo
una prima fase conoscitiva in accordo con diversi enti locali, non
copre tutta l’area piemontese ma
interessa solo alcune zone in via
sperimentale, zone già dotate di
strutture di servizio operativo.
La Regione Piemonte ha ottenuto
un contributo dal « fondo sociale
europeo per i disagiati » (tra questi anche le donne!), dopo avere
presentato, per ben 4 volte, un
programma di sperimentazione.
Una parte di questo contributo è
destinato anche alla Comunità
Montana Val Pellice che da anni
svolge sia un servizio di prevenzione in età primaria, sia un intervento in favore dei soggetti
portatori di handicaps di età scolare. La C.M. si è però resa conto
che le strutture esistenti in Val
Pellice per gli handicappati che
terminano la scuola dell’obbligo
non sono sufficienti (1 centro di
lavoro protetto, 2 scuole professionali), pertanto intende realizzare con urgenza nuove strutture
non emarginanti e di formazione
per inserire queste persone nel
tessuto sociale.
I dati riferiti dicono che attualmente in Valle vi sono 2 casi di
handicappati in età prescolare.
29 in età scolare, 39 oltre i 14 anni. Verso questi ultimi casi la
Comunità Montana intende prestare particoiare attenzione con
un piano di lavoro che prevede
corsi di avviamento al lavoro, ossia di tirocinio e « inserimenti pilotati », ossia inserimenti in aziende con retribuzione
mensile e inquadramento previdenziale, dopodiché dovrebbe essere assicurata una piena assunzione. Sulle possibilità di intervento e di inserimento nel sociale
si è parlato a lungo durante il
convegno: Rita Poti (deil’assessorato alla sicurezza sociale della
provincia di Torino) ha presentato il progetto della Regione Piemonte facendo riferimento aila
legge 482, culturalmente ormai
superata, e illustrando alcune
esperienze di Parma e della Regione Liguria, dove, tenendo presente le specifiche realtà, s’è realizzato un decentramento dei
luoghi di lavoro protetto.
In questo quadro si è efficacemente inserito Tintervento dell’assessore ai servizi Danilo Rivoira che, dopo uno sguardo alla
realtà locale, ha prospettato i collegamenti e le trattative intraprese con i sindacati aziendali, organizzazioni imprenditoriali e singoli datori di lavoro in vista delrinserimento degli handicappati
nel tessuto produttivo. È proprio
questo uno dei punti più delicati
di tutta ia questione poiché certi
traguardi si possono raggiungere
solo con uno sviluppo culturale
di tutta la popolazione. Infine,
un interessante filmato, permetteva ai partecipanti al convegno
di cogliere le reali potenzialità
deli’inserimento degii handicappati insieme alle difficoltà enormi
(espresse dalle strutture di una
società che si è sempre occupata
dei « normali ») di questo compito.
U pom.eriggio è stato dedicato
al lavoro di gruppo: si sono for
VAL CH5SONE E GERMANASCA
Notizie in breve
AlcoolÈssiio
Nello .spirito familiare con cui
è stato proposto, si è svolto a
Ferrerò un incontro tra operatori sanitari e popolazione, sul tema dell’alcoolismo. Presenti il Dr.
Ba.schera (ospedale d’ Pomaretto); il Dr. Grillo (équipe psichiatrica di zona); il Dr. 'Corino (Ufficiale sanitario di Perosa).
Nelle loro relazioni, i sanitari
hanno constatato che il loro ruolo al momento in cui un Daziente
si mette in cura, non può essere
che assistenziale, cioè un aiuto
temporaneo nel decorso della
■malattia. Questo perché è quasi
impossibile prevedere una regressione della malattia dato lo
stato di assuefazione e di dipendenza psicologica del paziente
dall’alcool. Essendo gli alcoolici
normalmente assunti per combattere uno stato di insicurezza
(nel lavoro, nella famiglia, nei
normali rapporti quotidiani),
l’unica possibilità di svolgere veramente un’opera di prevenzione
è data dalla ricerca di iniziative
ohe diano a tutte le persone la
possibilità di sentirsi utili e capaci, cioè che diano uno scopo
alla vita di ogni cittadino.
In quanto all’alcool somministrato ai bambini, esso ha effetti
deleteri, anche se bevuto in piccolissime quantità perché mina
il processo di crescita.
Una serata simpatica, nel suo
insieme, con la gente che parlava, rivolgeva domande e riceveva risposte in grado di essere
comprese.
Guardia medica
L'ultimo Consiglio della Comunità ha deliberato l’istituzione
del servizio, che però, almefìo
per il momento, non può ancora
essere messo in funzione, dovendosi risolvere ancora molti problemi. Il maggiore è di trovare
dei medici disposti a fare il servizio aH’interno del territorio delrU.L.S. n. 42; il secondo è quello
dei fondi ohe per l’anno in corso
sono fissati rigidamente da una
ripartizione fatta dallo stato, e
sono piuttosto esigui. Nel tentativo di sbloccare la situazione, su
interessamento del Consigliere
Regionale Bontemni e df>ll’Asse,ssore alla Sanità della C. Montana,
l’Assessore Regionale Enrietti si
è detto disponibile ad allargare
la pianta organica dell'ospedale
di Pomaretto, affinché sia possibile aggiungere un medico in più
a disposizione di detto servizio.
Pertanto nelle intenz’oni. dovrebbero essere 40 ore che con
opportuni turni dovrebbero appoggiare il servizio già preventivato di guardia notturna prefestiva e festiva, nei momenti di
maggior richiesta.
Non possiamo nasconderci i
problemi tecnici che una tale soluzione può suscitare tuttavia
nel caso in cui questa ipotesi,
magari riveduta e corretta, posp funzionare avremo un medico
in più legato alla medicina del
territorio, fatto questo da non
disprezzare.
Macelleria
mati tre gruppi che hanno discusso le problematiche relative
agli autosufficienti, ai parzialmente autosufiìcienti, ai non autosufficienti, soffermandosi sui
vari aspetti del problema: gli interventi previdenziali, i servizi
sul territorio, le strutture per
rinserirnento lavorativo e per il
tempo libero; la formazione degli operatori; il raccordo con la
realtà sociale del territorio (famiglie, associazionismo, chiese,
forze sociali, ecc.).
Il grosso problema per gli handicappati ultraquattordicenni è
quello dell’inserimento lavorativo, non solo perché la logica della nostra economia porta ad assumere soltanto mano d’opera
giovane, sana e robusta, ma anche perché molte famiglie rifiutano tale inserimento per non
perdere la pensione di invalidità.
Occorre quindi fare opera di persuasione a tutti i livelli, in modo
che l’inserimento sociale, oltre
che lavorativo, degli handicappati sia reale. Il che è molto problematico in una società cosi poco comunitaria come la nostra.
In ogni caso, per quanto riguarda la Val Pellice, non si tratta di
creare nuovi posti di lavoro per
gli handicappati ma di far rientrare questo problema nella programmazione sul territorio. Si
punta prevalentemente ad un inserimento nelle cooperative agricole già esistenti in Valle. Il servizio domiciliare della Comunità
Montana, grazie ai suoi contatti
quotidiani con le famiglie del territorio, gioca un ruolo molto importante nella sensibilizzazione
e nell’informazione di esse. Dei
39 handicappati attualmente residenti in Valle, si pensa che 17
siano inseribili nel mondo del
lavoro. Per 13 di essi, si pensa di
poter intervenire tramite il progetto Regionale C.E.E., con tirocini (o corsi di avviamento al lavoro) e con inserimenti pilotati.
Per quanto riguarda il tempo
libero, c’è in progetto la creazione di un Centro di attività manuali a cui potranno partecipare
tutti.
Un’altra possibilità è l’inserimento per gli handicappati dai
14 ai 18 anni nei laboratori di
teatro e di attività manuali che
attualmente funzionano presso il
Convitto Valdese di Via Angrogna.
Un altro grosso problema da
risolvere — più volte denunciato
ma quasi mai preso in considerazione — è quello dell’abolizione
delle barriere architettoniche per
rendere possibile la partecipazione degli handicappati alla vita
sociale, culturale, scolastica. Problema che riguarda prioritariamente gli amministratori, gli architetti, gli urbanisti.
Infine, considerando il forte
numero di handicappati esistente
in Valle, si ritiene necessaria la
creazione di una comunità-alloggio per 8 handicappati.
Marinella Granerò
Franca Malan
Daniela Platone
• E’ stata aperta a Ghigo una
nuova macelleria con orario di
vendita limitato al mercoledì e
alla domenica.
Il gestore della macelleria, allevatore a Pomaretto, ha ottenuto la licenza perché vende esclusivamente carne di produzione
propria.
3» CIRCUITO
VAL GERMANASCA
Quali esigenze ha il malato? Quali diritti? in quale misura un ospedale può
rispondere a queste esigenze? Che cosa può fare una
comunità di credenti?
Questi sono alcuni degli interrogativi a cui si
tenterà di rispondere in
un convegno indetto per:
Mercoledì 30 aprile
ore 20.30
presso la Sala Lombardini
a Perosa Argentina
Introdurranno l’argomento
— Paolo Spanu - past. battista.
— Pierangelo Baschera
medico ospedaliero.
— Aldo Rutigliano - in
rappresentanza degli utenti.
Moderatore del Convegno :
Carla Longo.
Ancora su
(ila damo»
Ho abbracciato da tempo, per
grazia di Dio, la fede protestante, dopo una adolescenza passata
sotto le ali della chiesa cattolica.
Scrivo per manifestare la mia
disapprovazione circa quanto è
stato scritto sul vostro giornale
(n. 11 del 14.3.’80) neH’articolo intitolato « La Damo » a cura di C.
Tron.
Senza voler nulla togliere alle
eventuali benemerenze delle mogli dei pastori, la descrizione del
loro operato e delle loro qualità
ha un tono ed un’intenzione, che
attribuiscono loro doti del tutto
uguali a quelle, che i cattolici soso soliti attribuire alla cosiddetta
« Madonna ».
Così come la « Madonna » intercede presso Dio, temperando
la sua ira ed il suo carattere
troppo ruvido, in favore di credenti troppo in soggezione al cospetto del loro Creatore, così la
Damo svolge funzione di mediatrice tra la comunità ed il marito.
Ne viene fuori l’immagine di
un pastore tetragono, incapace di
dolcezza e di calore umano, doti
che invece una fede viva in Gesù
Cristo dovrebbe imporgli di avere, anche a dispetto del proprio
carattere.
Preciso che la dolcezza ed il
calore umano sono doti cui tutti
dovrebbero tendere e non un appannaggio femminile.
Circa poi il fatto che « putroppo dobbiate accontentarvi spesso
di pastori celibi », ricordo che il
matrimonio, cosi come il celibato, non è mai stato un obbligo
per nessuno, oppure il matrimonio, così come il celibato per i
preti cattolici, è una « conditio
sine qua non » è meglio non diventare pastori?
Montrasìo Marco
oggi e domani
In questa rubrica pubblichiamo gli avvisi inerenti ad iniziative di carattere
economico, culturale e civile che ci pervengono in tipografia entro le ore 9
di ogni lunedì (tei. 0121/91334).
• 35“ anniversario della Liberazione.
In tutti I comuni delle valli si svolgeranno le tradizionali celebrazioni della
Liberazione. Segnaliamo le due iniziative comunicateci;
A Pinerolo il 24 aprile alle ore 20.30:
corteo promosso dai partiti di sinistra,
dall'ANPi e dai Sindacati sul temi deila
pace, disarmo, lotta al terrorismo, deiia
democrazia. Al termine parlerà Vittorio
Negro.
Ad Angrogna: ii 25 aprile a San Lorenzo proiezione del film « Ceravamo tanto . amatiil 26 aprile replica
del film a Chiot dì’ Alga; il 27 aprile alle ore 21 spettacolo del gruppo
teatro Angrogna « Le povre Soldat ».
• Gita in israele. Sono ancora disponibili otto posti per la gita in Israele organizzata dalla Chiesa del Nazzareno di Firenze. Gli interessati debbono
prendere contatto entro il lunedì 28
aprile con il n. 055/411951.
• Domenica 27 c.m. alle ore 15 avrà
luogo a Famolasco (BIbiana) l’incontro
mensile di studio biblico ecumenico.
L’argomento di studio sarà centrato sul
capitolo quarto del libro degli Atti dal
vers. 1 al 31: « L’opposizione, la scelta tra Dio e gli uomini ».
• Inverso Rinasca dal 1° al 4 maggio
organizzata dalla Pro Loco, nei suoi locaii a Fleccia; « Mostra del libro e del
giocattolo didattico-educativo ».
• Torre Pellice, sabato 26 aprile '80,
alle ore 21, nella Sala Sinodale della
Casa Valdese, la Corale Valdese e il
Coretto di Torre Pellice presenteranno
un Concerto di primavera di canti sacri
e profani.
L’ingresso è libero e la popolazione
vi è cordialmente invitata.
• Torre Pellice. Sabato 26 e domenica 27, dalle 16 alle 19, presso il salone
di viale Rimembranza è allestita dalla
Provincia di Torino in accordo con la
Comunità Montana Val Pellice una mostra fotografica, « Immagini di un problema » riguardante l’inserimento degli
handicappati.
• Pinerolo. Il Centro culturale • P.
Nenni » tiene il 23, 24, 25 aprile nella
Caserma Fenulli una mostra su « Itinerario pittorico nei luoghi della Resistenza ».
7
25 aprile 1980
CRONACA DELLE VALLI
7
IL CONTRIBUTO DELLA DONNA ALLA RESISTENZA NELLE VALLI VALDESI
,
"Comitato femminile clandestino”
Sin dal settembre del ’43,
alcune donne di Torre Pellice avevano dato inizio ad
una attività assistenziale:
occorreva aiutare i militari del sud, sorpresi dall’armistizio, che desideravano
raggiungere le loro famiglie al paese, e nello stesso tempo aiutare i giovani che erano saliti in montagna. Si confezionarono
perciò indumenti di lana,
si raccolsero viveri, medicinali e tutto quello che
poteva essere utile per affrontare un duro inverno
in montagna. Si iniziò così
la collaborazione dei gruppi femmirdli con le prime
bande partigiane. Dopo le
devastazioni, gli incendi,
le uccisioni e le deportazioni operate nella Val Pellice dai tedeschi e dai fascisti durante i rastrellamenti, fu necessario allargare il cerchio degli aiuti.
Questo fu possibile grazie
alle generose offerte della
popolazione e ai contributi delle formazioni partigiane. Si arrivò così ad
« assistere 100' famiglie della Vallata con sussidi mensili di L. 500 », come si legge in una relazione della
responsabile del lavoro assistenziale. Questi sussidi
venivano dati ai sinistrati, alle famiglie dei trucidati e degli incarcerati, oltre a suppellettili, viveri,
indumenti, stoffe (si utilizzavano i paracadute lanciati nella zona dagli Alleati e donati a questo scopo dai partigiani). Nell’estate e nei primo autunno
del ’44, fu possibile confezionare e spedire delle cassette, contenenti generi alimentari, tabacco e altro,
agli internati in Germania,
malgrado le difficoltà del
razionamento.
Qgni volta che fu possibile, si visitarono i prigionieri politici (antifascisti,
partigiani); ad ogni modo
si cercò sempre di far loro
pervenire un aiuto materiale, un appoggio morale
(furono anche distribuiti
dei Vangeli). Non si trascurò inoltre l’assistenza ai
partigiani feriti, ai quali si
faceva giungere, oltre al
materiale sanitario, sigarette e ottimi dolci confezionati appositamente da alcune signore. Ma il soccorso
indispensabile per i feriti
più gravi venne dall’opera
coraggiosa delle Diaconesse
e del personale dell’Qspedale valdese di Torre Pellice, dove essi rimanevano
nascosti e curati. Nello
stesso Qspedale ricevevano
ospitalità per riunioni clandestine uomini del Comando partigiano o rappresentanti del Partito ¿’Azione.
Pure la Casa delle Diaconesse fu un prezioso punto d’appoggio, perché le
suore vi organizzarono un
corso infermieristico e vi
allestirono un posto di
pronto soccorso in vista
dei giorni cruciali della Liberazione.
Le donne si assimsero
anche il compitò, nei limiti del possibile, della pietosa opera di composizione
e di sepoltura delle salme
dei partigiani impiccati o
fucilati o caduti in combattimento, e della cura
delle loro tombe.
Ma ad un certo punto si
comprese che non era possibile continuare ad impegnarsi in tante, disparate
ed importanti attività senza avere una vera e propria, capillare organizzazione. Perciò il 15 giugno del
’44, presenti allora solo tre
donne, fu creato a Torre
Pellice il Comitato femminile clandestino. Stabiliti
diversi collegamenti con altre località della Valle, in
breve sorsero ben sei altri
Comitati: Bobbio - Villar,
Rorà, Angrogna, Luserna
S. Giov., Dibiana e Bricherasio. Si presero anche contatti con la Val Chisone e
Germanasca e si crearono
i gruppi di Pramollo e Perrero. Il Comitato clandestino faceva capo al Movimento femminile « Giusti
Notizie utili
Nuovo orario ambulatori
È in vigore un nuovo orario per gli ambulatori medici della Val Germanasca:
FERRERÒ
Lunedì:
Giovedì:
Sabato:
CHIOTTI
Venerdì:
FRALI
Martedì:
Venerdì
MASSELLO
Mercoledì:
SALZA
Mercoledì:
ore 17 - 19
ore 9 - 11
ore 9 - 11
ore 17 - 19
ore 14 - 15.30
ore 10 - 11.30
ore 14 - 15
ore 15 - 16
Bambini in ospedale: diritti
È stata pubblicata sul bollettino Ufficiale della Regione Fiemonte, la legge regionale n. 18 del 1° aprile
1980 che stabilisce importanti novità circa l’assistenza
ai minori ricoverati in ospedale.
Esse sono:
— diritto per i bambini di età inferiore a 6 anni ad
avere nell’intero arco delle 24 ore l’assistenza di un
genitore. A tal fine i genitori potranno accedere alla
mensa dell’ospedale e gli ospedali dovranno predisporre strutture per l’assistenza familiare anche nelle ore notturne;
— diritto per i bambini di età superiore a 6 anni di
avere l’assistenza dei genitori nell’arco delle 12 ore
diurne;
— questi diritti possono essere limitati solo in caso di
ecce'zionali motivi igienico-sanitari ;
— possibilità dei genitori di accedere nei reparti immaturi, prematuri, rianimazione, terapia intensiva se
si osservano le misure necessarie;
— diritto della donna che partorisce di avere « prima,
durante e dopo il parto » la presenza di un familiare, e che l’assistenza neonatale consenta la vicinanza del neonato alla madre;
— costruzione negli ospedali di sale gioco e studio per
i bambini ricoverati;
— diritto per i bambini di far visita — nelle ore stabilite — ai genitori ricoverati;
— diritto dei genitori di essere informati sulla natura e
sull’andamento della malattia, sugli atti medici sia
a livello dell’assistenza ospedaliera che ambulatoriale. Fossibilità di presenziare durante gli interventi
diagnostici e terapeutici.
zia e Libertà », quindi svolgeva la sua attività soprattutto in collegamento con
il Partito d’Azione e la
V Divisione alpina G.L.
« Sergio Toia ». In seguito
aderì anche all’organizzazione unitaria riconosciuta
dal C.L.N.: i « Gruppi di
Difesa della Donna e per
l’assistenza ai Combattenti
per la Libertà ».
Le donne che partecipavano all’attività del Comitato (che ormai costituiva
dall’ottobre 1944 la sottozona della Val Pellice dei
Gruppi di Difesa) correvano non pochi rischi, dato
che la zona veniva occupata per periodi più o meno
lunghi da truppe germaniche e da brigate nere ed
era in permanenza sotto
l’occhio vigile delle spie. Il
lavoro per l’assistenza si
era ampliato e più frequenti erano i collegamenti con
l’Intendenza per i rifornimenti.
Ma particolarmente pericolosa era divenuta la pro
paganda e la distribuzione
personale della stampa,
che era lo strumento indispensabile per il risveglio
delle coscienze e la formazione politica delle donne.
Questo era infatti uno dei
principali scopi del Comitato clandestino.
In una abitazione, proprio nel centro di Torre
Pellice, aveva sede il deposito e lo smistamento di
giornali, manifestini, opuscoli, ecc. provenienti dalla Tipografia Alpina, che
coraggiose staffette prelevavano per distribuirli alle
formazioni partigiane della zona, agli operai, ad contadini ecc. o per portarli
a Torino e ritirare qui altra stampa destinata alle
Valli. Inutile ricordare il
pericolo dei posti di blocco,
degli improvvisi rastrellamenti, il disagio del, viaggio con mezzi di fortuna,
magari sul predellino di
un camion della Mazzonis,
è in inverno! Intanto un altro gruppo di ragazze face
va funzionare un ciclostile,
nascosto nella stessa abitazione, per tirare delle copie di alcuni numeri del
giornale II Pioniere e ciclostilare volantini.
Moltissime furono le donne impegnate, fianco a fianco, senza distinzione di posizione sociale, di convinzione politica e religiosa,
oppure di età, nella lotta
non solo per la liberazione nazionale, ma per la
conquista di ideali come la
libertà («che ridia ad ognuna di noi la dignità della persona ») e la giustizia
( « che metta noi donne su
uno stesso piano di doveri
e di sacrifici con gli uomini, su uno stesso piano effettivo di diritti »). Queste
frasi tratte dal volantino
« Parole alle lavoratrici »
del ’44 sembrano scritte
oggi, come la conclusione
di un altro manifesto:
« Voteremo (...) per una
società da cui sia bandita
la violenza, per la difesa
del lavoro, per l’afEermazione della donna ». Questi
dunque i principi già sostenuti al tempo della Resistenza. Chi ha stilato le
relazioni marzo-aprile ’45
dei gruppi femminili « Alta
Val Pellice » scrive: « È
stato distribuito un gran
numero di stampati accolti
e letti con grande interesse sia dall’elemento contadino che da quello operaio ». Ed ancora: « È stata distribuita, spiegata,
quando era necessario, la
stampa ed abbiamo l’impressione che essa abbia
potuto giovare a maturare
gli spiriti e a formare una
coscienza politica ».
Così le donne che insieme hanno resistito, lottato, combattuto e sofferto
si sono ritrovate, alla Liberazione, mature, responsabili e pronte al loro inserimento nella vita civile,
sociale e politica del paese
e alle nuove lotte per la rivendicazione dei loro diritti.
Ma questo non è avvenuto senza sacrifici: purtroppo poco prima della
tanto agognata liberazione della Valle, il 26 aprile
1945, a Rio Cros (Torre
Pellice) perdeva la sua giovane vita la staffetta Jenny Cardon Peyronel, durante la ritirata dell’esercito
tedesco.
Anna Marnilo
(’’Sofìa”)
I ricordi di una staffetta partigiana
Regina Bergoin è una
simpatica signora sulla cinquantina, lavora in fabbrica, è sposata e ha due figli.
Accetta con entusiasmo di
parlarmi delle sue esperienze partigiane nella Val
Germanasca.
— Lei era una staffetta.
Era una scelta sua, ideologica?
— All’inizio no, davvero.
Avevo quattordici anni
quando ho cominciato, ed
ero molto bambina, fu una
cosa casuale. Vedi, mio
papà era un socialista convinto e un partigiano ma...
Non me lo aveva mai detto! Per lui la politica era
una faccenda da uomini,
non ne parlava neppure a
mia mamma. Un giorno
comunque vado in fabbrica e il mio « capo » mi
manda a chiamare: era un
partigiano anche lui (il famoso n. 6), c’era un messaggio urgente da mandare
a Ferrerò, aveva cercato
mio padre senza trovarlo
e così ordinò a me di andar su con la bicicletta.
— Che spiegazione le
dette?
— Poche parole: mi raccomandò di passare inosservata e disse che dovevamo darci da lare per
scacciare i tedeschi e i fascisti. Dopo quell’incarico
ne vennero tanti altri, io
cominciai a uscire dal mio
guscio di adolescente, a discutere. a lare amicizia con
le altre staffette, insomma
diventai adulta.
— E suo padre?
— Boh, lui era sempre
terrorizzato dall’idea che
mi sparassero, che mi esponessi troppo, comunque mi lasciava fare.
— Durante la lotta partigìana uomini e donne hanno avuto ruoli ugualmente importanti, finita la Resistenza la donna è tornata ad occupare il secondo
posto in politica, in famiglia, sui lavoro. Cosa ne
dice?
— È senz’altro vero, purtroppo. Credo che tanti uomini abbiano visto quel periodo come un momento a
sé durante il quale le discriminazioni tra i sessi
passavano in secondo piano, finita la lotta i pregiudizi hanno ripreso piede. Certe idee antiquate erano state solo accantonate, non
abolite, capisci?
— Avrà certamente visto
morire tanti giovani, che
hanno dato la vita perché
la loro terra fosse libera.
Se potessero vedere l’Italia
com’è ora, lei crede che
sarebbero contenti?
— No, poveretti, proprio
no. Anch’io sai mi chiedo
a volte se sia valsa la pena di correre tanti rischi.
Non mi sembra possibile
che ci sia tanta violenza e
ho paura che andremo incontro alla guerra civile.
La gente non sa più discutere con calma, dialogare,
tutti esigono e nessuno dà
niente. C’è un certo benessere, ma quanta invidia!
— Pensa che, fosse il caso, i giovani d’oggi saprebbero battersi contro una
dittatura come avete fatto
voi?
— Qualcuno sì, certo.
Ma ci sono tanti giovani
che non mi piacciono: quelli del ’68 non mi facevano
paura, quelli discutevano,
facevano delle manifestazioni, ragionavano, adesso
c’è troppa gente di diciottovent’anni che passa le domeniche in discoteca e parla di «ordine», di «patria»,
in un modo che non mi
convìnce mica. Anche la
moda è di nuovo quella
degli anni del fascismo,
non credo sia un caso.
— Si parla molto delle
atrocità commesse dai tedeschi in queste valli. Erano proprio tutti freddi, inflessibili, cattivi?
— Non tutti, ce n’erano
di esaltati ma parecchi erano ragazzi stufi di guerra,
qualcuno è anche scappato
coi partigiani. Peggiori dì
loro erano i repubblichini,
i fascisti, con le squadracce nere sapevi di non avere scampo perché odiavano tutti quelli che non la
pensavano come loro!
— Della sua brigata. Re
gina, è rimasto qualcuno
oltre a lei?
— Sono morti tutti, su in
Val Fenice. Era la banda
del « Tettu », ne avrai sentito parlare: erano una
dozzina e si nascondevano
in una villetta un po’ sopra Torre Fellice. Avevano
molte armi ed erano coraggiosi, non li avrebbero mai
presi se qualcuno non li
avesse traditi!
— Uno di loro?
— Sì, quello che avrebbe dovuto fare la guardia:
era del posto, ce ne fidavamo tutti... Foi i tedeschi
hanno fatto irruzione all’improvviso. Quando sono
arrivata con un messaggio
ho trovato la villa vuota e
ho capito. (Tace un momento poi riprende). Il
Tettu diceva sempre: « Non
resterò vivo nelle loro mani », infatti quando lo hanno preso è stato per poco. I tedeschi li hanno fatti camminare per strada
incolonnati, poco lontano
dalla villa c’era la casa
della donna del Tettu, appena l’ha vista lui si è
staccato dagli altri, si è
messo a correre... Gli hanno sparato subito. Ha preferito morire libero.
— L’uomo che li tradì è
ancora vivo?
— No, tutti sapevano che
era stato lui: lo hanno trovato morto due giorni dopo. Erano tempi molto
brutti.
— Anche suo marito ha
partecipato alla Resistenza?
— Certo, anche Mario.
Quante botte ha preso dai
fascisti! Fensa che era ingessato (è stato malato a
lungo e ha perso una gamba) e volevano arruolarlo
lo stesso: qualcuno del
paese si era messo a dire
che si era fatto mettere il
gesso per non andare in
guerra, sono venuti a prenderlo e Thanno portato alle Nuove a Torino, poi all’ospedale militare per accertarsi che tutto fosse vero. Alla fine le autorità hanno capito che era proprio
malconcio sul serio e ha
potuto restare a casa: aiutava anche lui i partigiani
come poteva, raccoglieva e
nascondeva i feriti, portava
messaggi.
— Dopo la lotta partigiana Lei ha affrontato in fabbrica molte battaglie sindacali?
— Sì, credo che non si
debba mai dormire sugli
allori. Combattere durante
la Resistenza è stato giusto, importante, ma non
per questo dobbiamo sentirci autorizzati a non lottare più. Dove ci sono delle ingiustizie bisogna farsi
sentire, con la stessa tenacia che avevamo in montagna.
— Ha sentito Almirante
alla televisione, l’altra sera?
— SI, non ci ho più dormito la notte. Dopo tutto
quello che abbiamo fatto
per avere uno stato democratico, non dovevano più
lasciarlo risorgere, un simile partito, altro che permettergli di presentarsi in
televisione! Troppa gente
è indecisa, tentennante, lascia fare e un giorno o
l’altro ci troveremo tra i
piedi un altro dittatore.
Intervista a cura di
Edi Merini
Mobilificio
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PINEROLO - Via S. Secondo, 38 - Tel. 22344
di fronte alla Caserma Berardì degli Alpini
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decessi
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privativa ai trasporti nei Comuni di Torre Pellice e Luserna S. Giovanni.
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BIBIANA - Via Pinerolo, 6 - Tel. 932052
PEROSA ARGENTINA - Piazza III Alpini, 3 . Tel. 81688
MONTANARO - Piazza L. Massa, 17 - CALUSO . Via Micheletti, 3
NOTTURNO E FESTIVO TELEF. 932051
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CRONACA DELLE VALLI
25 aprile 1980
RELAZIONE DEL COMITATO
Ristrutturata la Gianavella
Con il ritorno della primavera il Comitato per i
luoghi storici riprende la
sua attività e, come suo
primo atto, ritiene doveroso informare brevemente i
numerosi — ben 250 —
amici, Enti e privati, italiani e esteri, che generosamente hanno risposto all’invito di contribuire per
l’esecuzione del programma presentato lo scorso
anno alla pubblica attenzione.
L’attività del Comitato
è stata prevalentemente
centrata sulla Gianavella
con il duplice obiettivo:
a) Riparazione dei vecchi stabili di valore storico;
b) Trasformazione del
fabbricato aggiunto da flenile in casa di civile abitazione da destinarsi a Foresteria.
Per quanto riguarda il
punto a) si è provveduto
alla completa sostituzione
del pavimento della cucina
e alla riparazione di quello della camera adiacente
e alla restaurazione e al
consolidamento della balconata pericolante. È stato
inoltre rifatto il soffitto
della cucina e sono stati
sostituiti i serramenti deteriorati, cercando, per
quanto possibile, di mantenere lo stile dell’epoca.
Questi lavori sono stati
completati con opere di
verniciatura a scopo di manutenzione preventiva.
Il punto b) è stato di
maggior respiro: si è trattato infatti di una radicale
trasformazione del fabbricato aggiunto, eseguita su
progetto dello studio dell’Architetto Amato Poèt,
approvato dalla Tavola
Valdese e dalla Commissione Edilizia del Comune di
Luserna S. Giovanni. Sono
state rispettate le caratteristiche strutturali delle costruzioni della zona, ottenendo al piano terreno una
ampia sala da pranzo e la
cucina e, al piano superiore, due camere da letto con
i servizi igienici relativi. La
capacità recettiva risulta
di 12-14 persone.
Come opera primaria è
stata aperta una strada di
raccordo con la strada
asfaltata del Colletto dei
Rabbi di circa 600 metri.
Per l’ultimazione dei lavori rimangono ancora da
terminare le opere relative
alla fontana e ai servizi sanitari, da provvedere allo
allacciamento elettrico e
da completare l’approvvigionamento degli arredi e
mobili.
Per quanto concerne gli
altri luoghi storici di competenza del Comitato sono
stati ordinati — e non ancora consegnati — i cartelli illustrativi per Sibaud e
per il Vallone degli Invincibili. Su richiesta del Presidente della Società di
Studi Valdesi sono stati
posti in opera mancorrenti lungo il sentiero di accesso alla Gheisa d’ia Tana.
Dal punto di vista economico, con le collette e i
contributi fin qui pervenuti, si è potuto far fronte
completamente ai lavori eseguiti, per un valore di
circa L. 20.000.000.
Le previsioni per l’immediato futuro riguardano
naturalmente in modo
prioritario l’ultimazione
dei lavori alla Gianavella
inferiore, che dovrebbe essere agibile per il mese di
giugno o luglio.
È stato inoltre messo in
programma per la prossima estate un intervento
non indifferente alla Gianavella Superiore per impedire il progressivo deterioramento.
Per il finanziamento delle opere terminali della ristrutturazione della Gianavella, dato l’incremento dei
costi e, in modo speciale,
gli oneri derivanti dall’al
lacciamento elettrico, si
renderanno necessari ancora alcuni milioni. Preoccupazioni? Nessuna! Il Comitato è certo che come per
il passato i fondi arriveranno senza difficoltà, dato
l’interesse con cui l’opera
è seguita dagli Amici.
Concludendo il Comitato
esprime la più viva riconoscenza a tutti coloro che
hanno dato la loro collaborazione spontanea e entusiasta. In particolare desidera segnalare i doni pervenuti dalla Associazione
dei Valdesi di Germania,
presieduta dal vice-presidente Past. Eiss, dal Diakonisches Werk dell’Hessen-Nassau, presieduto dal
Past. Weissinger, dal caro e fedele Amico Pastore Richard Bundschuh e da
singoli fratelli e Amici dell’estero.
La riconoscenza va pure
ai numerosi donatori delle
Valli e dell’Italia che, con
le loro offerte, hanno voluto dimostrare il loro interessamento all’opera tendente alla conservazione di
beni legati alla Storia della nostra Chiesa.
Infine il Comitato è particolarmente riconoscente
al Sig. Guido Pasquet che
con partecipe solidarietà
ha reso possibile il regolare svolgimento dei lavori,
ai giovani della Commissione Stabili della Chiesa di
Luserna S. Giovanni, che
hanno gratuitamente dato
un considerevole numero
di ore di lavoro, al Sig.
Gobello per il dono di « lo
se » e ai tecnici e artigiani
valdesi, che oltre all’opera
professionale, hanno offerto, in danaro o in lavoro
gratuito, sensibili contributi.
Il Comitato per i
Luoghi Storici Valdesi
Doni per la
Gianavella
L. 4.481.464: Diakonisches
Werk Hessen-Nassau.
L. 282.010: Chiesa di Torre
Pel li ce.
L. 184.717: Unione Femminile
della Chiesa di lingua italiana,
Zurigo.
L. 50.000: Chiesa di Firenze;
Chiesa di Bergamo.
L. 30.000: Chiesa di Pramollo.
L. 25.000: Alma Melile Calvino (2° versamento).
L. 20.000: Prof. Teofilo Pons.
L. 10.000: Secondo Longo; Ivo
e Grazia Bertin; Enrichetta Pellegrini; Clementina Bouissa.
L. 5.000: Giovanna e Franco
Calvetti.
L. 2.000: Umberto Pellegrini.
DM 200: Past, R. Bundschuh.
DM 100: Maria RavioI; Anna
Riibin.
DM 50: Famiglia Klemm.
Sconti dono;
L. 222.300; Architetto Amato
Poèt.
L. 22.560; Bruno Fenouil.
L. 600.000: Prestazioni gratuite della Commissione Stabili della Chiesa di Luserna S. Giovanni (Paolo Chiavia, Piero Chauvie,
Caffarel Gigi, Caffarel Rino, Caffarel Arturo, Parise Gianfranco,
Danna Dino, Gay Sergio).
Doni CIOV
NEL MESE DI FEBBRAIO;
PER RIFUGIO CARLO ALBERTO
L. 5.000: Selma Longo, Torre
Pellice; Carco Antonio, Catania;
Avondet Irene, S. Germano Chi.;
Genre Emanuele e Margherita,
Pomaretto.
L.10,000: Viti Vera ved. Vinçon, S. Germano Ch.; Erica e
Carlo, in mem. Plavan Enrichetta; la famiglia in ricordo della
mamma Amalia Bertalot ved.
Balmas, S- Germ.; Bertalot Jeanne; Unione Femminile Angrogna;
Lapisa Daniela e André.
L. 15.000; Poèt Elvira ved. Genre, Pomaretto; Albarea Celina;
Emma e Alda Cougn.
L. 20.000: i fratelli e le sorelle
di Renato Breda, Roma; Bagna
Anna e Giuliana; Comunità di
Como; Ongaro A.R..
L. 25.000: Chiesa Valdese Napoli, via dei Cimbri; Lidia Albarello Baudi, Roma; Fam. Ciardi
e De Filippis, Milano.
L. 30.000: Ongaro Armando e
Signora; Dalmas Adelina.
L. 50.000; Benevolo Pietro, Valenza: Aldo Vinay e fam., Ivrea;
in mem. di Alice Genre Bert, le
sorelle Elisa e Irma; Tibaldi Elda.
L. 80.000: Coeur Paroissial de
Morges.
L. 100.000; Unione Femminile
Valdese Piazza Cavour, Roma;
Ribet Irma; Albarea Palermo,
L. 200.000; Direzione e Maestranze RIV-SKF in occ. 17 Febbraio,
Doni in natura: Comunità Bobbio, S. Secondo, Prarostino, Pinerolo, Torino Via Nomaglio.
PER ASILO SAN GERMANO
L. 5.000: Cazzano Ines; Ferraris Silvana: Ribet Roberto e
Sig.ra, San Germano; Avondet
Mirella; Federa e Luigi Lupino;
Genre Emanuele e Margherita,
Pomaretto: Ribet Giosuè, Susanna e Pierino: Ferrerò Car'o
ed Enrichetta; Rostagno Arturo;
Rostagno Arturo, in mem. Irma
Rostan in Rostagno.
L. 10.000; Itala Beux, Torino;
Speranza Grill, Pomaretto; Don
Margherita; Rivoiro Vittorio Francesco; Bleynat Avondet Ester,
S. Germano: Comba Rina; Jahier
Vitale e Ida, Pomaretto.
L. 20.000: Lillina Bert, Torino;
Ghigou Emilia: Rina PasserelM
Poèt; Ribet Giosuè e Susanna,
per 40“ anniv, matrimonio; In
mem. Grill Onorato, la moglie,
Pomaretto.
L. 25.000; Fam. Ciardi e De
Filippis, Milano.
L. 35.000; Sauro Gottardo.
L. 50.000: Benevolo Pietro, Valenza; in mem. di Mathieu Alice, la figlia Elvira: Maria Martinat, in mem. sorella Elsa; in
mem. Alice Bert, le sorelle Elisa
e Irma, Pomaretto.
L. 30.000: Edo e fam. ricordando la mamma, S. Germano.
L. 80.000: Unione Femminile
Valdese Piazza Cavour, Roma.
L. 500.000; Direzione personale
RIV-SKF.
L. 700.000: Maestranze e direzione RIV-SKF in occ. 17 Febbraio.
PER OSPEDALE TORRE PELLICE
L. 5.000: Gusetto Maria, Villar Pellice.
L. 20,000: i fratelli e le sorelle di Renato Breda, Roma; Ornella Zeccarelli, Roma; Travers
Edvina, Torre Pellice.
L. 25.000; Rostagno Ida, San
Secondo.
L. 30.000: I coetanei di Giaietti Carlo, Torre Pellice.
L. 50.000: Eugenio Jahier, Torre Pellice.
PER 1. 0. V.
L. 5.000; Lilia Malacrida, Como.
L. 10.000: Eliseo Veneziani,
Trieste; Fam. Vittozzi, Genova;
Antonini L., Milano; Erica Armand-Pilon, Chiavari.
L. 50.000: Castagna Caterina
ved. Bounous, S. Germano.
L. 61.500; Comunità di Bobbio
Pellice.
L. 100.000; Comunità di Angrogna.
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TORRE PELLICE
Insieme oggi per
costruire il domani
FERRERÒ - 25 MAGGIO 1980
Il terzo testo che proponiamo alle comunità in preparazione alla Pentecoste è il seguente:
GIOVANNI 10: 11-16
« Io sono il buon pastore ; io conosco le mie pecore ed esse conoscono me ».
Nei primi due testi abbiamo posto
l’accento sulla necessità di essere il
popolo di Dio e di essere il popolo che
cammina secondo la volontà di Dio.
Il testo di Giovanni pone ora dinanzi ai nostri occhi la guida di questo
popolo in cammino: il buon pastore.
È meglio spazzare innanzitutto il campo da ogni possibile equivoco: la guida
di cui si parla nel testo evangelico non
è certamente il leader che con la sua
forza oratoria trascina le folle o che
col suo sorriso commuove i bambini.
NOTIZIE DALLE COMMISSIONI
Il buon pastore è Gesù Cristo e lui
solo.
Certo, nel tempo in cui viviamo possiamo vedere attorno a noi gente disorientata che cerca con angoscia dei
punti fermi a cui afferrarsi o delle guide da seguire, anche fino alla morte.
Sbagliano. Soltanto guardando al buon
pastore che ha dato la sua vita per le
sue pecore noi possiamo contemplare
quella resurrezione che parla di vita
al di là della morte, che parla di vittoria al di là della sconfitta, di amore
al di là dell’odio.
• La Commissione Cucina ha fissato in L. 2.000 il prezzo di una abbondante
porzione di polenta e salsiccia. Per evidenti problemi organizzativi sono necessarie delle prenotazioni. I biglietti saranno in vendita, a partire da domenica 27 aprile e sino a lunedì, 19 maggio, presso i membri dei concistori.
• La Commissione stand ha fissato in 3 m. lo spazio riservato ad uno stand
normale. Chi necessita di maggior o minor spazio lo segnali al più presto.
Ogni espositore deve procurarsi quanto gli è necessario per mettere in piedi il
suo stand, compresi mensole e piani d’appoggio. Si segnala che sui muri esistono dei ganci cui si possono appendere i pannelli. Per eventuali necessità di
punti luce, collegamento forza e altre, mettersi in contatto con il coordinatore
della Commissione: Past. E. Bivoir - Agape - Tel. 8514.
• E’ in preparazione un dépliant con il programma della giornata, la pianta
dell’area che sarà a nostra disposizione (con indicazione degli stand e dei
servizi) e tutte le informazioni necessarie. Il dépliant verrà distribuito a tutte
le famiglie del circuito.
• Per facilitare la partecipazione dei genitori al programma della festa una
équipe di collaboratori si occuperà, in locali appositi, dei bambini dai 2 ai
6 anni, mentre le monitrici organizzeranno dei giochi per i più grandi in determinati momenti della giornata.
La commissione coordinamento
Morello, lo “Gozzetto"
e il popo o Torre Pellice
La « Gazzetta del Popolo », il secondo quotidiano
del Piemonte, in data 14
marzo scorso ha pubblicato un articolo, nell’ambito
della cronaca della visita
di Giovanni Paolo II a Torino, dal titolo; « I valdesi: ti aspettiamo nella valle ». Un certo giornalismo
disinvolto, che non si premura di controllare le fonti, ha potuto così attribuire ai valdesi una richiesta
del cattolico pinerolese Felice Morello il quale più
volte ha invitato il Papa a
venire a Torre Pellice per
incontrare i Valdesi con
parole quali: « 7 valdesi La
invitano a venire a Pinerolo e a Torre Pellice per
riportarli nella vera Chiesa di Cristo, anche se recalcitrano », « Aprano dunque
i Valdesi... le porte al Vicario di Cristo in terra
quando egli verrà a Torre
Pellice », « La prego Santità di voler venire a Pinerolo e a Torre Pellice affinché possa riportare incominciando dall'Italia, i
fratelli separati valdesi all'unica vera chiesa di Cristo, come Egli ha desiderato ’Ut unum sint’ ».
Copie di queste lettere
sono state anche recapita
Convegno
occitano
Organizzato dal Comune
di Pinerolo col patrocinio
della Regione Piemonte si
svolgerà il 3-4 maggio a
Pinerolo un Convegno sulla
problematica della Cultura
Occìtana.
Sono previste numerose
relazioni su tutti gli aspetti
della difesa della lingua,
della cultura, e della tradizione.
te a] nostro giornale. Non
abbiamo ritenuto opportuno intervenire, anche perché il contenuto delle lettere riflette il pensiero del
solo Morello. Quello che ci
spiace è che un quotidiano importante come « La
Gazzetta », sia caduto nel
tranello. Un infortunio che
ci auguriamo non sarà ripetuto.
Successivamente in data
18 aprile « La Gazzetta »
ha poi pubblicato una lettera del pastore Giampiccoli in cui si afferma tra
l’altro: « Nell’ambito valdese non abbiamo ritenuto di
dover raccogliere questa
nezza. Si rende ora invece
necessaria una rettifica a
seguito del titolo dato dalla « Gazzetta del popolo »
all’articolo ». g.g.
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9
25 aprile 1980
CRONACA DELLE VALLI
TORRE PELLICE: CONVEGNO FGEI-VALLI
La dimensione personale
della fede
Il terzo convegno della FGEIValli, tenutosi a Torre Pellice 1
giorni di sabato 12 e domenica
13 aprile sul tema « Come il credente vive la sua fede nella dimensione personale », è stato
caratterizzato da una buona partecipazione soprattutto, com’è
ormai consuetudine, giovanile.
Il tema dell’incontro è stato
introdotto da una relazione del
past. Giorgio Tourn cho è servita quale inquadramento biblico
al problema in discussione : il
relatore ha suddiviso ciò che genericamente si definisce «resistenza » umana in quattro settori riguardanti la figura di Dio,
la concezione umana della vita,
quella della morte ed infine resistenza della singola persona
inserita in un simile contesto.
Queste quattro dimensioni sono
servite da filtro attraverso cui
sono state analizzate le principali generazioni della Bibbia
(Patriarchi, Mosè, Davide ecc.)
per poter osservare come in
ognuna di esse si sia teso a risolvere la questione posta dai
quattro ambiti: ne è risultato
un quadro generale in cui si è
notato come concetti biblici basilari quali il peccato, la creazione, la giustizia siano stati, nel
corso delle epoche storiche, snaturati nel loro significato iniziale.
Il pomeriggio di sabato si è
concluso col dibattito sulla relazione che è sostanzialmente servito a dare una visione introduttiva all’argomento in discussione. Il pomeriggio seguente, dopo aver partecipato in mattinata al culto a Luserna S. Giovanni presieduto dal gruppo FGEI
locale, ci si è nuovamente ritrovati nella sala unionista di Torre Pellice dove l’assemblea si è
divisa in gruppi di discussione.
Un gruppo a parte, formato dai
catecumeni del 4“ anno del I Circuito che in quello stesso giorno
si trovava, per analizzare i propri problemi di inserimento nella comunità, si è trovato per discuterne. Per chi non ha partecipato aH’incontro pensiamo sia
utile dare un’idea delle posizioni
emerse nel dibattito: innanzitutto è da rilevare come il tema
del convegno è stato un po’ accantonato sia nella relazione che
nei gruppi. In alcuni gruppi la
discussione si è incentrata sulla
definizione del peccato data dal
relatore: il peccato è il non senso della nostra vita. Se accettiamo questa definizione dobbiamo automaticamente chiarire
cos’è il senso della vita per noi;
è, come dice Tourn, credere in
qualche cosa, lottare per un
ideale, un’utopia, un riferimento, tutte definizioni queste che
per un credente prendono il nome di Dio. Ma allora cosa significa dire che il senso della nostra vita è Dio? Significa che la
nostra vita ha senso solo quando parliamo con Dio, oppure è
da intendere che Dio è il punto
di riferimento nei nostri rapporti con gli altri uomini, nei rapporti interpersonali?
Il dibattito, stimolante perché
coinvolgente direttamente i partecipanti, si è poi allargato andando a toccare problemi centrali quali la figura del peccato
oggi, del come e dove parla Dio :
questioni sulle quali non sono
naturalmente emerse posizioni
unitarie e che sono difficili da
riassumere in questa sede.
Concludendo possiamo dire
che questo convegno è stato utile soprattutto per chiarire come
ognuno di noi veda sotto una diversa luce i problemi centrali
della propria fede ed ai quali è
però necessario dare una risposta non soltanto in chiave soggettiva: in questa prospettiva si
terrà il prossimo incontro della
FGEI-Valli, rivolto ad analizzare questo tipo di problematica
dal punto di vista del credente
inserito nel contesto della società.
Marco Pasque!
Anna Revel
TORRE PELLICE
• L’incontro delle nostre scuole domenicali con quella di Angrogna, favorito dal bel tempo,
ha avuto molto successo. Dopo
il culto e il pranzo al sacco i
bambini si sono avviati verso la
Gianavella dove i monitori dei
Coppieri hanno organizzato per
loro giochi divertenti ed interessantissimi.
« Sabato sera un pubblico inferiore al previsto ha assistito
alla recita del Gruppo Teatro
Giovane sul problema nucleare.
Un vivace dibattito ha concluso
. la, riuscita serata.
• Sabato 26 alle ore 21 nella
Sala Sinodale, Corale Valdese e
Coretto di Torre Pellice terranno un « Concerto di primavera ».
Saranno eseguiti brani religiosi,
storici e popolari dei repertori
dei due complessi canori.
POMARETTO
VILLAR PEROSA
Mercoledì, 16 c. m. abbiamo accompagnato all’ultima dimora
terrena la spoglia mortale della
sorella Beux Elsa in Travers,
deceduta all’Ospedale di Pomaretto dopo lunghe sofferenze all’età di 66 anni. Rinnoviamo al
marito, alla figlia ed alla sua famiglia ed a tutti i parenti la nostra solidarietà nel dolore della
separazione, ma anche nella certezza della risurrezione in Gesù
Cristo.
• Domenica sera 20 c. m. i
gruppi corale e filodrammatico
della chiesa di Luserna San Giovanni ci hanno presentato uno
spettacolo di canzoni e di poesie
scelte tra i momenti più significativi della storia passata del
Dopolo valdese e ugonotto e della nostra storia più recente, per
farci riflettere sul problema della pace, oggi di nuovo minacciata al livello mondiale. Ringraziamo questi amici per la loro
visita ed il messaggio rivoltoci.
• Un benvenuto a Manuela,
primogenita dei coniugi Luciano
Tonghini e Silvana Peyronel; a
lei ed ai suoi genitori l’augurio
di ogni benedizione da parte del
Signore.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Ricordiamo l’Assemblea di
chiesa che avrà luogo domenica
27 c.m. alle ore 10 con il seguente ordine del giorno: a) Relazione annua ’79-’80; b) Elezione deputati al Sinodo ed alla Conferenza Distrettuale; c) Proposte
del concistoro: preventivo 1981,
Commissione d’Esame; d) Varie.
Tutti i membri di chiesa, ed in
modo particolare gli elettori, sono invitati ad essere presenti data l’importanza della seduta.
• Durante il culto di domenica scorsa è stato battezzato Mattia di Valdo e di Elda Gay e presentato alla comunità il piccolo
Davide di Rino e Bruna Caffarel.
Il Signore benedica questi
bambini e li faccia crescere sotto la Sua Grazia.
• Sabato sera 26 c.m. alle ore
21, nella Sala Albarin il Gruppo
corale « La Grangia » presenterà
un concerto, organizzato dalla
Pro Loco di Luserna San Giovanni. Ingresso libero.
• Dal 1° al 4 maggio le Corali
Valdesi di Luserna San Giovanni
e di San Germano Chisone, riprendendo una collaborazione
che risale alla visita fatta ad Assisi nel 1977 in occasione della
Giornata ecumenica nel quadro
delle manifestazioni per il 750°
anniversario di Francesco d’Assisi, si recheranno a Napoli per
una serie di concerti e per realizzare un incontro fraterno con i
fratelli di quelle comunità.
Il programma, particolarmente intepso, prevede per giovedì
1° maggio un incontro in sede
evangelica nella chiesa Battista
di Via Foria con presentazione
di musiche religiose e folcloriSti'Cll©
Il giorno seguente un incontro
a Tamburiello con le comunità
evangeliche libere della Campania, con la presentazione di un
certo numero di inni tratti dal
nuovo innario.
Sabato sera, infine, un concerto nella Sala di Santa Chiara,
aperto all’esterno, con finalità di
un annuncio evangelico e presentazione di tre sezioni di canti della fede, della storia e popolari.
ANGROGNA
PERRERO
MASSELLO
Il culto di domenica 20 aprile
è stato tenuto dal pastore Paolo
Marauda. La comunità ringrazia
per il messaggio rivoltole.
• La gita programmata per Aosta in data 1° giugno è stata spostata alla prima domenica di luglio (6 luglio p.v.) sempre ad
Aosta o dintorni. Il programma
ed il prezzo delle prenotazioni sarà esposto più avanti, sia sull’Eco sia in chiesa. Per il momento
le prenotazioni si accettano presso il sig. Marchetti Luigi o presso il pastore locale. Avremo il
piacere di incontrare in tale gita
il pastore Marauda incaricato di
sostituire il pastore locale in
quel periodo.
Comunicato CIOV
Per lavori di ampliamento e
ristrutturazione degli impianti di
Radiologia sono temporaneamente sospese le prenotazioni di esami radiologici presso l’Ospiedale
Valdese di Torre Pellice; chi lo
desideri può rivolgersi all’Ospedale Valdese - Via Maggiore Ribet 2, Pomaretto - Telef. 81228,
81691, che effettua le prenotazioni tutti i giorni feriali, escluso il
sabato, dalle ore 7.30 alle ore 9
e dalle ore 12.30 alle ore 13.
RICHIESTA VECCHI INNARI
Le Comunità libere della Campania ci chiedono copie di
innari, vecchia edizione.
Chiediamo ai fratelli di Chiesa e ai Pastori o concistori
che avessero ancora copie di questi innari di volerli consegnare a qualunque dei coralisti di S. Giovanni o San Germano o ai Pastori di queste due comunità e saranno portati
a nome delle comunità delle Valli ai nostri fratelli della Campania.
Nel corso dell’assemblea di domenica scorsa (36 votanti) si è
nominata la deputazione alla
Conferenza Distrettuale (Gino
Barbiani, Eldina Long, Nicoletta
Arnoul; supplenti Gianpiero Bertalot. Maria Barbiani) al Sinodo
(Ernesto Malan; suppl. Ada Malan, Alfredo Monnet) e si è approvato un preventivo di versamento alla cassa centrale, per il
1981, maggiorato di 500.000 lire.
Questioni organizzative interne e
una discussione sull’ordine dello
svolgimento dei funerali hanno
concluso i lavori.
• Sabato 19, nel tempio del
Ciabas, Silvana Ghia via (Pradeltorno) e Armando Crespo (Torre
Pellice) si sono uniti in matrimonio. Alla giovane coppia che
risiederà in Angrogna (Mulino
Nuovo) l’augurio di una vita benedetta dal Signore.
• Con le riunioni di mercoledì
a Cacet e a Roccia Maneod (lunedì 28 alle 21) l’Unione Femminile termina il suo giro tra i
quartieri d’Angrogna.
Il programma presentato (un
insieme di canti in francese e
complaintes valdesi, alternati da
letture bibliche e cenni storici)
ha sinora coinvolto ed entusiasmato i partecipanti. L’Un. Femminile sarà anche rappresentata al congresso femminile evangelico di Ariccia attraverso due
delegate.
Domenica 27 aprüe alle ore
11 assemblea di chiesa con all’ordine del giorno: relazione annua ed elezione dei deputati alla
conferenza distrettuale e al sinodo.
PRALÍ
• Negli ultimi mesi la comunità è stata allietata da diverse
nascite : Peyrot Massimo, di Giulio e Artus Claudia; P^rot Lorna, di Dino e Beux Edina; Baud
Ilaria, di Elvio ^ e Richard Liliana; Peyrot Jenny, di Dario e
Baud Marta.
• Sotto le armi. Luciano Richard di Villa, ottimo sciatore,
vincitore di diverse gare di fondo, sta facendo il servizio militare. Non negli alpini, come si
potrebbe pensare, ma in fanteria, ad Alessandria.
SAN SECONDO
L’Unione Femminile terminerà
la sua attività invernale il 1°
maggio con una passeggiata. La
meta è l’Allamanda, nella zona
alta di Prarostino. La località potrà essere raggiunta a piedi od
anche in macchina per chi non si
sente di fare la camminata. Pranzo al sacco. Siamo certi che le
Sorelle apprezzeranno questa
passeggiata insieme per i sentieri
della nostra zona in un momento
in cui sembra che non ci si possa spostare se non c’è a disposizione almeno un pullman.
• Ricordiamo l’Assemblea di
Chiesa del 27 aprile con il seguente Ordine del Giorno: Relazione
annua del Concistoro; Elezione
dei deputati alla Conferenza Distrettuale e al Sinodo.
R O R A’
Domenica 27, Assemblea di
Chiesa, all’o.d.g. la discussione
sulla Relazione Annua presentata
dal Concistoro e l’impegno finanziario per il 1981.
• Ringraziamo il Gruppo Filodrammatico di Torre Pellice che
ha presentato domenica 20 il suo
lavoro « 2003 guardiamoci indietro ». La discussione che ne è seguita ha abbozzato una riflessione che andrà prosegùita.
• Abbiamo accompagnato al
cimitero domenica 20 Michele
Mourglia del Lavour, deceduto
improvvisamente nei pressi della
sua abitazione. Ai familiari che
risiedono in Francia va la nostra
solidarietà.
Un grazie al pastore Giorgio
Tourn per la sua collaborazione.
SAN GERMANO
Domenica 4 maggio alle ore
14.30 si terrà l’annuale Bazar. I
ragazzi del catechismo passeranno per la raccolta dei doni i
giorni 28, 29, 30 aprile.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Comba, Gaydou, Frache e Girardon in occasione della dipartenza del loro congiunto
Ferdinando Comba
ringraziano quanti hanno preso parte
al loro dolore. In particolare la direzione e il personale dell’Asilo Valdese
di S. Giovanni, la Dr.ssa Seves e il pastore Taccia.
Luserna S. Giovanni, 19 aprile 1980
RINGRAZIAMENTO
fc Io ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbato la fede »
(II Timoteo 4, 7)
I familiari del compianto
Enrico Massel
dì anni 68
commossi e riconoscenti per la dimostrazione di stima e di affetto tributata al loro caro ringraziano tutti coloro
che in qualsiasi modo sono stati vicini
in questa dolorosa circostanza.
Un particolare ringraziamento vada
al dott. Lorenzo Vivalda, ai medici e al
personale dell’Ospedale di Pomaretto.
22 aprile 1980
II cf Gruppo Missioni » di Torino
prende parte al dolore debile famiglie
Travers, Beux e Prelato ricordando
con affettuosa riconoscenza la cara sorella in fede
Elsa Travers
per tanti anni attiva collaboratrice e
animatrice del gruppo.
Torino, 15 aprile 1980
RINGRAZIAMENTO
Gesù ha detto: « Io vi lascio
pace, vi do la mia pace. Io non
vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non
si sgomenti »
(Giov. 14: 27)
I genitori di
Ettore Lageard
profondamente commossi per le manifestazioni di solidarietà avute in occasione della tragica scomparsa del loro
Caro, ringraziano tutti coloro che sono
stati loro vicini con il loro aiuto ed il
loro incoraggiamento.
Inverso Pinasca (Paiola), 12 aprile 80
• I coralisti sangermanesi
esprimono la loro sincera riconoscenza alla chiesa valdese di
Genova per l’affettuosa accoglienza ricevuta, domenica 20
aprile. E’ stata una bella giornata di comunione fraterna alla
quale tutti hanno contribuito e
che, crediamo, il Sigùore .ha voluto abbondantemente benedire.
Alle sorelle che tanto hanno lavorato nel preparare il pasto, a
Pino Maniscalco, che ci è stato
ottima guida, al pastore e al consiglio di chiesa, a tutti i fratelli
di Genova il nostro grazie sincero anche per il dono che hanno voluto offrirci in vista del restauro del nostro organo.
La Corale continua ad essere
intensamente impegnata sia in
vista del viaggio evangelistico a
Napoli, sia in vista della festa di
canto a Cuneo.
• Domenica 27 aprile, ore 10,30
culto con Assemblea di Chiesa
per l’elezione dei deputati alla
Conferenza Distrettuale e al Sinodo e la presentazione del preventivo di spesa per l’anno 1981.
Lo stesso giorno alle ore 15, si
svolgerà il Bazar organizzato dall’Unione Femminile.
• Per motivi tecnico-organizzativi la gita della scuola domenicale avrà probabilmente luogo
all’inizio di giugno anziché il 4
maggio.
AVVISI ECONOMICI
Per esigenze di fatturazione chi invia
un annuncio (economico, mortuario,
ecc.) è pregato di indicare il n. di codice fiscale personale, della chiesa,
dell'azienda, a cui la fattura va intestata.
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— Vìa Repubblica, 25 - Tei. 31328.
Venerdì 25 e domenica 27 aprile
Luserna San Giovanni : FARMACIA
PRETI - Via Inversegni - Luserna Alta
— Tel. 909060
CHIUSURE INFRASETTIMANALI
A Torre Pellice: martedì chiusa la
farmacia Muston, giovedì chiusa la
farmacia Internazionale.
A Luserna San Giovanni : mercoledì
chiusa la farmacia Preti, giovedì chiusa la farmacia Vasario.
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice: Tel. 90118 - 91273
Domenica 27 aprila
PEYRONEL - Tel. 90335
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Torre Pellice: Tel. 91365 - 91300
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Domenica 27 aprile
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FARMACIA di San Germano Chisone
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Croce Verde di Porte - Tel. 74197
Croce Verde dì Porosa - Tel. 81000
10
L’ISTITUTO PER LE OPERE DI RELIGIONE
Esportazione di capitali:
ii canaie bancario vaticano
La Tipografia Alpina
{segue da pag. 5)
« La Banca Unione, all’epoca
in cui ero amministratore delegato svolgeva un certo volume
di transazioni azionarie. A parte questo, c’erano anche altre
transazioni, sempre in azioni, al
fuori della Banca Unione...
di
Ora quello che accadeva era che,
quando si realizzavano dei profitti, questi venivano pagati per
mezzo di assegni circolari intestati a nomi di fantasia. E di
tanto in tanto queste disponibilità in lire venivano scambiate
sul mercato libero, cioè sul mercato illegale, in cambio di dollari.
Spesso queste conversioni in
dollari venivano effettuate utilizzando un conto in lire della Banca Vaticana presso la Banca Privata Finanziaria. Loro ricevevano
le lire e accreditavano il contro
valore in dollari sui conti della
Banca Privata Finanziaria o della Banca Unione. E da questi
DONI ECO-LUCE
DONI DI L. 1.000
Pons Marcella — Rorà: RIvoira Enrico, Farti. Pozzi, Glusiano Emilio —
Perrero: Montesanto Giorgio, Poet Alina, Massel Enrico, Costabei Felice —
Torino: Bouchard lillà, Godino Prochet
Maria, Pagliani Piera, Ranieri Edmondo, Gauzolino Divina, Rostagno Amedeo; Monastier Linette, Coisson Giuliano Graziella, Pizzocaro Irma, Burlone Mansueto, Balma Alice, Piovano
Marco, Geymonat Nello, Fenouil Pons
Enrichetta, Pons Margherita, Tron Eugenio, Prochet Lilly, Ricciardi Roberto, Genre Arturo, Laguzzi Rosi, Rostagno Giovanni, Lettini Nicola, Violo
Primo — Villar Porosa: Bertin Claudio,
Pascal Delfina, Peyronel Adriano —
Forano Sabino: Cecchitelli Luigi, Giuliani Rocco, Pazzagiia Omega, Scarinci Zenaide, Scarinci Milvia— Foggia:
Boiogna Domenico, Bucci Lina, Carota
Lina, Di Giorgio Leonardo, Gentile
Carlo, Grassi Felice, Rutigliano Romeo,
Suriano Rocco — Firenze: Sansone
Leopoido, Massa Francesco, Di Fabio
Concetta, Pons Vinçon Irma.
Perrero: Pons Anna, Barai Edmondo,
Ghigo Enrico — inverso Pinasca: Galliano Margherita, Pons Irma, Costantino
Emma — San Secondo: Paschetto Silvio,
Piola Elena, Grassi Renato, Rostagno
Giuseppina — Prarosttno: Bonjour Paolo; Castagneri Virginia,- Costantino Nicodemo, Fornerone Rosalia, Fornerone
Silvia, Gardiol Erminio, Bertalot Claudio, Avondet Maddalena, Avondetto Elmo, Bertalot Daniele, Bertalot Aurelio,
Gay Attilia, Gay Virgilio, Genre Franco,
Godino Adelmo, Godino Giacomina,
Odino Ferruccio, Fam. Paschetto, Plavan Almerina, Pons Enrico, Reynaud
Maurizio, Rivoiro Bruna, Robert Clorinda, Robert Pietro, Rossetti Wiimer,
Simondet Amandina, Soulier Romano —
Torre Pellice: Sereno Melania, Gardiol
Enrico, Sappè Denise, Cesan Ranieri,
Giordano Emma, Rostan Yvonne — Angrogna: Bertot Renato, Ricca Alfredo,
Rivoira Cesare — Torino; Cambellotti
Luisa, Gallafrio Luciano, Ghiberti Giuseppe, Fiorio Franco, Benedetto Germano, Santonastaso Renato, Marchiori
Rita, Mattone Elia, ReveI Clelia, Rollier
Matteo, Giglio Luigi, Pons Enrico —
Agrigento: Marzullo Antonino, Lentini
Rina, Castiglione Rosa — Milano: Fantini Giuseppe, Ardemagni Pietro, Lo
Russo Angiolillo Franca — Firenze: Costa Mirelia, Bartolacci Francesca, Darmanin Monanni — Luserna S. Giovanni:
Gay Enrico, Buffa Maria e italo — Inverso Porte: Bertalot Italo, Maero Eli
— Villar Pellice: Geymonat Luciano,
Albarea Celina — Termoll: Nuozzi IsoMna, Wellmann Enrico — Orsara di P.: Zollo Giulio; Lavano: Rivoira Paola; Genova: Osella Norma; Riva L.; Rostagno Lazzaro; Trieste: Signore Enzo; Valdellatorre: Serafino Davide: Bassignana: Bavastri Teresa: Salto Can.: Ferrando Gemma; Pomaretto: Ribet Renato; Svizzera:
Mourglia Enrico; Prali: Ghigo Lidia; S.
Fermo della Battaglia: Wyss Rodolfo;
Biella: Zaidera Cimma Lilla; Bergamo;
Locati Louise; Monticelli Brusati: Zauli
Guido: Felónica Po: Zancuoghi Ondina:
Riclaretto: Peyronel Letizia; Cinisello
B.: De Walderstein Giusto; Giaveno:
Fraschia Renata; Vado Ligure: Bons!
Federa; Portofino: Ribet Edoardo: S.
Germano: Alberti Daniela: S. Giacomo
degli Schiavoni: Di Giorgio Antonio;
Varese: De Michelis M. Luisa: Roma:
Nitti Nella; Marañóla: Camellini Fernando; Cavour: Masera Giocondina; Catania; Nuzzi Arena Enrica: Pianezza: Cullino Giulia; Abbadia Alpina: Leger EliRiva di Pinerolo: Terracini Davide;
conti quei dollari venivano trasferiti con mandati di pagamento ai conti che io ed altre persone avevamo in Svizzera.
In altre parole, la Banca Unione eseguiva un mandato di pagamento. Se il denaro veniva
convertito in dollari attraverso
il conto che la banca aveva presso la Banca Privata Finanziaria
i fondi potevano arrivare in Svizzera oppure venivano pagati alla
Banca Unione con istruzione di
trasferirli e accreditarli sul mio
conto in Svizzera.
— Quale è stato il molo della
Banca Vaticana in quelle operazioni?
— Per decine di milioni di dollari... ».
Queste dichiarazioni rese il 15
febbraio da Carlo Bordoni, collaboratore di Michele Sindona,
ai giudici americani che processano il finanziere siciliano, ci
fanno conoscere un nuovo metodo di esportazione di capitali
all’estero. Finora conoscevamo
il metodo di mettere i soldi nella valigia e portarli oltre frontiera, il metodo della sovrafatturazione, ma là via vaticana è una
novità. Ed, apparentemente, questa via non sembra violare alcuna norma.
La banca vaticana, l’Istituto
per le opere di religione (lor), è
diretta dal vescovo Paul Marcinkus ed è stata costituita da
Pio XI. La banca ha una personalità giuridica autonoma ed è
soggetta alla sola autorità del
papa, anche se a governare la
banca vi è una commissione di
vescovi. Rispetto all’Italia lo lor
è una banca straniera e quindi
i rapporti con essa dovrebbero
essere regolati secondo una normativa specifica. Invece chiunque, da Roma voglia recarsi in
Vaticano con una valigia piena
di soldi lo può fare senza il rischio di alcun controllo doganale.
Per aver rapporti con lo lor
per statuto della banca si deve
essere cittadini vaticani, ecclesiastici, o fedeli che depositano
somme purché parte di queste
vengano destinate a opere di religione. Quest’ultima condizione
è facile da accettare visto i vantaggi che lo l'Or offre: esenzione
dalle tasse italiane, possibilità di
convertire in qualsiasi momento
il deposito in valuta estera senza dover richiedere autorizzazioni e farsi accreditare la somma
presso banche estere aventi rapporti con lo lor.
Questa attività è istituzionale.
ricevendo il Vaticano valute da
tutto il mondo, per cui all’interno del Vaticano la conversione
dei depositi in lire in valute estere tramite la banca non è un atto illegale, contrariamente a
quanto previsto dalla normativa
italiana.
Lo lor inoltre può avere presso le banche italiane o estere dei
propri conti, che possono essere
sia in lire che in valuta estera.
Le banche straniere, come lo
lor, possono avere conti presso
le banche italiane in valuta senza dover chiedere autorizzazioni, che sono necessarie invece
per i conti in lire. Ma sembra
che lo lor abbia sempre potuto
avere presso banche italiane tutti i conti in lire che voleva con
la massima facilità, per cui era
molto facile convertire le lire in
dollari e trasferirli in Svizzera,
come ha dichiarato Bordoni.
Fin qui la notizia. Ci siano permesse alcune considerazioni;
1) che il Vaticano in quanto
stato abbia necessità di una
banca e che dall’attività di questa voglia trarre il massimo profitto è cosa che esula le intenzioni di queste note;
2) come cittadini italiani, di
uno stato che ha un problema
endemico di esportazione di capitali dobbiamo pretendere che
lo l'Or venga trattato sul piano
di tutte le altre banche estere e
che per i conti interbancari in
lire debba richiedere le necessarie autorizzazioni e che questo
venga concesso dopo un’istruttoria che tenga conto delle possibilità che si ripeta un altro
« affare Sindona » e che queste
autorizzazioni siano rese pubbliche;
3) se continuerà la possibilità di depositare fondi presso
lo lor da parte di cittadini italiani, si prevedano possibilità di
ispezioni doganali all’uscita dell’Italia per il Vaticano o si giunga ad un accordo che garantisca
i diritti dell’Italia rispetto ai problemi di esportazione illegale di
capitale ;
4) dalle dichiarazioni di Bordoni appare chiaramente una responsabilità deirior nell’aver favorito queste operazioni (illegali
in Italia).
Questo non diminuisce forse la
credibilità della chiesa cattolica
quando parla di necessità per
l’uomo moderno di un rinnovato senso della morale? Sì, perché il senso morale non va solo
insegnato ma anche praticato.
Giorgio Gardiol
lice affida alla Tipografia la stampa di quasi tutte le sue edizioni.
Non sembra che il ventennio
fascista, almeno alTinizio, infieriscja troppo sulla Tipografia, salvo la soppressione del giornale
liberale l’Alpino, ma L’Echo e diversi opuscoli e libri continuano
ad essere pubblicati in francese.
La repressione del francese si fa
più dura nel 1939, anno in cui
ì’Echo viene soppresso, potrà riprendere le pubblicazioni solo
alla fine dell’anno successivo, ma
in italiano.
Il locale settimanale fascista.
La Voce del Pellice, si pubblica
presso la Tipografia Commerciale e non all’Alpina, la quale, in
quel periodo stampa, fra l’altro,
opere di Lombardini, Lo Bue,
Miegge, cioè di quegli antifascisti
che saranno gli ispiratori o gli
esponenti della Resistenza nelle
nostre Valli.
Nel periodo della Resistenza la
Tipografia ha un ruolo importante (che viene raccontato più
dettagliatamente in altro articolo di questo giornale). Da qui
escono i volantini e i proclami
clandestini ed i primi quaderni
di Giustizia e Libertà. Il primo
gruppo di un centinaio di copie
di questi quaderni mi viene consegnato da Giorgio Agosti, con
l’incarico di portarlo agli amici
del Partito d’Azione di Firenze,
per far sì che la prima distribuzione abbia inizio a partire dalla
Toscana, per disorientare le ricerche della polizia fascista.
Dalla liberazione
in poi
Dopo la liberazione vediamo la
Tipografìa impegnata nella stampa di opuscoli e periodici sorti
nelTeuforia della libertà riconquistata. Oltre all’Eco, ricordiamo Il Pioniere, uscito dalla clandestinità, l’Azione, la Gardètta, poi l'Avvisatore Alpino risuscitato dopo un ventennio (ma
che, come i precedenti, tranne
l’Eco, avrà vita effìmera). Ma per
conto della Claudiana, anche
opere di alto valore scientifico,
come il Lutero di Miegge nel
1946, poi, più tardi, nel 1957, il
Dizionario Biblico.
Una statistica del 1949 indicava che il fatturato della Tipografia era cosi ripartito: il 51% per
vendite all’Eco delle Valli, Tavola Valdese e Claudiana; il 39%
a clienti vari fra cui le Chiese
delle Valli e 4 Chiese fuori delle
Valli, poi aziende commerciali e
industriali della Valle, e il 10%
a ditte e commercianti di Torino.
Se la tipografia è sempre stata bilingue, italo-francese, nelle
COSTRUIRE LA PACE
Torino: azione per ia pace
sa
Come in precedenza annunciato, ha avuto luogo a Torino nei
giorni scorsi un incontro-dibattito sul tema: « Gli evangelici, la
pace e il disarmo », di fronte ad
una discreta affluenza di pubblico, in netta prevalenza evangelico.
Dopo una breve introduzione
del sottoscritto, e dopo la lettura
delTordine del giorno votato sull’argomento dalLAssemblea della
Chiesa valdese di Torino del 23
marzo scorso (o.d.g. pubblicato
sul numero del 4 aprile), hanno
parlato il prof. Rochat, dell’Università di Ferrara, esperto della
questione, ed il pastore Paolo
Ricca della Facoltà valdese di
teologia di Roma. Purtroppo il
previsto terzo oratore e cioè il
Presidente del Consiglio regionale Sanlorenzo non è potuto intervenire.
Rochat nel suo intervento ha
innanzitutto ricordato la straordinaria complessità del problema degli armamenti e la conseguente mancanza di soluzioni facili o precostituite. La drammaticità della situazione è data, da
una parte, dall’enorme potenza
delle armi e dall’altra, dalla loro
sempre più vasta espansione, colla proliferazione atomica in vari
Stati.
Altri fattori che lasciano un ristrettissimo margine di incidenza
da parte dei singoli su questo
problema sono dati dal fatto che
in definitiva sono pochissime le
persone responsabili di questo
immenso potere delle armi, mentre contemporaneamente l’industria bellica è un complesso trainante della nostra « civiltà ». Di
conseguenza, il problema di una
auspicata riconversione industriale, atta a trasformare la produzione bellica in industria « di
f pace » cozza contro interessi elevatissimi ed implica comunque,
secondo Rochat, una profonda
revisione del nostro sistema di
vita e del nostro benessere.
L’oratore, nel suo concludere,
ha poi accennato alla questione
che non per tutti il discorso del
rifiuto della guerra è uguale. Egli
ha ricordato la seconda guerra
rnondiale contro la potenza nazista e fascista, nonché le guerre di Liberazione (a partire dalla nostra Resistenza) originate
da feroci dittature locali.
Il pastore Paolo Ricca ha affrontato l’argomento sotto l’aspetto teologico ed anzi rimandiamo il lettore alla prima pagina di questo stesso numero,
dove sono riportati ampi stralci
del suo intervento.
Nella conclusione, egli ha constatato che le Chiese non possono fare molto se la coscienza di
tutti i cristiani non si orienta decisamente verso una mentalità
di pace. Una mentalità di pace
che sia però attiva, consapevole,
coraggiosa, vòlta verso i diritti
umani, verso la libertà e verso
la giustizia. Per giungere a simili risultati occorre dare il massimo spazio ad un preciso programma di educazione alla pace,
a cominciare dalla prima infanzia (ed ha lanciato in tal senso
un appello anche alla Regione).
Occorre poi fare molta pressione per ottenere una conversione
dell’industria bellica, che se è
un settore trainante, (come sottolineato da Rochat) è pur sempre un motore criminale. Infine
non bisogna temere di proporre
anche un disarmo unilaterale,
perché, se si attende che sia sempre l’altro a cominciare, si tenderà sempre di più all’equilibrio
delle forze « al rialzo ».
Sono seguiti alcuni interventi
da parte del pubblico, fra cui
quello di Franco Giampiccoli,
che ha constatato come sia un
po’ mancata l’Utopia nelle due
esposizioni. Quell’utopia che deve
indurre i credenti a ritenere superabili le sia pur reali situazioni esposte e che faccia subentrare — al pessimismo da una parte ed all’assuefazione rassegnata
dall’altra — un atteggiamento di
opposizione e di rifiuto alla politica di potenza e delle armi,
basato sulla propria fede.
sue pubblicazioni, non ha rifiutato occasionalmente di stampare in altre lingue e nel 1957 la
vediamo affrontare la stampa
impegnativa di un volume di 157
pagine in inglese: Never Fading
tight di R. M. Stephens.
Non staremo ad elencare i vari consigli di amministrazione
che si sono succeduti dal 1935 in
poi e i vari passaggi di proprietà, ma è interessante seguire i
cambiamenti di ragione sociale,
avvenuti in questi ultimi cinquant’anni come si possono leggere in calce alle pubblicazioni:
fino al 1939 è Tipografia Alpina
S. A., dal 1940 al 1948 è: Arti Grafiche « L’Alpina », nel 1949 Tipografia Alpina S.p.A. e poi Tipografia Subalpina S.p.A. fino al
giugno 1971.
Nel giugno ’71 la S.p.A. va in
liquidazione. Il macchinario e le
attrezzature sono ceduti ai suoi
dipendenti costituiti in cooperativa col nome di: Cooperativa
Tipografica Subalpina che è quella attualmente in attività e che
ci auguriamo raggiunga il secondo centenario.
Osvaldo Coisson
(1) Queste note sul centenario della
fondazione della Tipografia Alpina
avrebbero dovuto essere scritte, con
molta più competenza, dal prof. Augusto Armand Hugon. Egli ha lasciato
alcuni appunti sul periodo della costituzione nel 1880 e, partendo da questi,
ho cercato, a grandi linee, di percorrere la storia di questa nostra Tipografia che molto ha contribuito alla cultura delle Valli. O. C.
Paolo, l'ultimo
apostolo
(segue da pag. 1)
gradi progressivamente, assimilando, sia pure con sofferta dialettica interiore, un messaggio
ritenuto estraneo, ha fatto la sua
rivoluzione perché una violenza
esterna glielo ha fatto fare. È un
evangelizzato figlio della violenza di Dio.
Per noi tutto è diverso, nessuno è Saulo, nessuno può giocare
a fare il piccolo Paolo ma qualcosa di quel nemico di Cristo
evangelizzato dalla violenza di
Dio c’è in ogni credente. Non nemici piegati ma piccoli ribelli
condotti a credere, non grandi
sradicati ma piccoli disadattati.
Nessuno di noi può dare infatti
spiegazione logica, razionale della sua appartenenza a Cristo,
nessuno può spiegare perché sia
legato a Gesù Cristo e nessuno
può considerare la sua fede come una promozione; siamo stati
tutti presi in mano dal Signore,
siamo stati tutti ricuperati dalla
sua grazia.
Giorgio Tourn
(Le precedenti meditazioni sulle figure di evangelisti nel libro
degli Atti sono comparse sui numeri 11, 12, 13, 15).
Roberto Peyrot
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La Luce ».
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«La Luce»; Autor. Tribunale di
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« L Eco delle Valli Valdesi » : Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
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