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Anno 118 - n. 42
15 ottobre 1982
L. 400
Sped. abbonamento postale
I gruppo bis/70
bibmcth:a .
I006G T0:^nE FBI LICE
delle valli valdesi
.qFTTIMAMAI F DFII F CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
ALLA RICERCA DELLA COERENZA
In attesa di riferire sulle iniziative che diverse nostre chiese
hanno preso in relazione all’attentato alla Sinagoga di Roma,
desidie riamo ribadire in questa
circostanza particolarmente grave e dolorosa la nostra solidarietà col popolo ebraico, che si
esprinse oggi in tre affermazioni.
La prima riguarda l’inesistenza
della prevenzione. Che attentati
fossero possibili era purtroppo
prevedibile dopo i recenti fatti di
terrorismo all’estero e la bomba
di Miiano. In qqesto contesto la
mancanza di protezione in occasione del Barmizwa di Roma è
un fatto di leggerezza incredibile
le citi responsabilità non possono
essere scaricate per nessun motivo.
La seconda riguarda il contesto più vasto di questo e di altri
attentati. La politica interna del
nostro paese ci ha insegnato che
il teriijrismo si scatena in particolare là dove tradizionali contrapposizioni politiche vengono
messe in questione nella prospettiva più o meno definita di una
nuovF, politica. Lo stesso si verifica in questi anni per ciò che
riguarda i rapporti tra Israele e
i Palestinesi. Pur nel perdurare
di una contrapposizione frontale,
non si può ignorare un cambiamento' nella politica dell’OLP che
si è fatto più evidente dopo l’imponente manifestazione popolare
in Israele. Di fronte a questi fatti si scatena il tentativo terroristico di bloccare ogni sviluppo
che metta in questione la contrapposizione frontale. Ora^ gli
ebrei accusano autorità politiche
e religiose di essere moralmente
responsabili dell’attentato di Roma per il fatto di aver ricevuto
Arafat nella sua visita in Italia.
Se ciò è comprensibile come reazione di rabbia e di amarezza,
questo non può essere accettato
come indicazione politica perché
equivarrebbe a cedere al ricatto
del terrorismo che, da qualunqjie
parte provenga, tende proprio a
effetti di questo genere. Dobbiamo invece sperare che al di là
della reazione immediata gli ebrei italiani proseguano nel cammino già iniziato e che ammettano che un riconoscimento dell’OLP, basato su sicure pranzie,
è la premessa di un riconoscimento da parte degli Arabi dello
Stato di Israele.
In terzo luogo, siamo convinti
che su un’altra cosa gli ebrei
hanno invece ragione: nella denuncia ripetuta dell’antisemitismo montante in Europa e nel
nostro paese. Questo antisemitismo ha motivazioni recenti e
immediate nei riflessi del conflitto medio-orientale ma che si innestano su radici profonde ed
antiche che non possono essere
ignorate con miti sulia bonarietà del carattere italiano. A questa antisemitismo dobbiamo dare
una risposta sul plano della cultura, deH’informazlone, del phlarlmento dei termini politici, in
modo tanto più intransigente e
appassionato quanto più grave è
la minaccia. Su questo terreno
si gioca la credibilità di quanti
sono convinti che la solldpietà
con gli ebrei non può consistere
in un atteggiamento anti-OLP, così come l’aiuto ai palestinesi non
potrà mai consistere in un atteggiamento antiebraico.
Attenzione alla
"fredda” televisione
E’ necessario che ci abituianno a utilizzare i mass-media secondo nostri criteri per non trovarci ad essere utilizzati da loro
Sulle colonne di questo giornale e altrove è stato abbozzato
un dibattito sui mezzi di comunicazione e il culto evangelico.
E’ giusto stigmatizzare i flashes
di qualche fotografia nel corso
di un culto al momento del battesimo di un bimbo o dello scambio degli anelli di due sposi e lasciare che la televisione invada
indisturbata il culto inaugurale o
conclusivo del Sinodo? C'è chi fa
rilievi di coerenza, chi distingue
la diversa funzione dei mezzi in
questione e c’è un discorso di
gradi diversi di disturbo per il
culto e la comunità. Ma prima di
porci questi problemi particolari, mi sembra che dovremmo affrontare il problema di fondo
dell’MSO dei mezzi di comunicazione di massa da parte delle
nostre chiese, della necessità cioè
che siamo noi ad utilizzare questi mezzi secondo nostri criteri
anziché trovarci ad essere usati
dai mezzi stessi.
Impegno
disimpegnato
McLuhan, uno dei massimi studiosi dei mass media e in particolare del medium televisivo, distingue tra mezzi « freddi » e
« caldi ». Sono « freddi » quelli
che forniscono un basso tasso di
« informazioni » (come il fumetto
rispetto alla fotografia, la televisione rispetto al cinema) e che,
rivolgendosi all’insieme dei sensi,
esigono dallo spettatore un alto
grado di partecipazione per
« chiudere » e cioè completare il
messaggio. Sono invece « caldi »
quei mezzi che surriscaldano un
solo senso fornendo un alto tasso
di « informazioni », come per
E’ giusto introdurre
la telecamera
nel culto?
Nella foto
i preparativi
per la ripresa
televisiva del culto
inaugurale
di un’assemblea del
Consiglio Ecumenico
delle Chiese.
esempio nella radiò, dove il suono deve concentrare nell'udito
tutto il contenuto del messaggio.
Qui la partecipazione, il coinvolgimento dell’ascoltatore sarebbe
molto minore.
A partire da quest’analisi (il
PER LA RIPRESA DEL LAVORO ALLA FACOLTA’ DI TEOLOGIA
Che siano davvero matti?
E mi disse: « Figliuol d’uomo, rizzati in piedi, e io ti parlerò ».
E com’egli mi parlava, lo spirito entrò in me, e mi fece rizzare in
piedi; e io udii colui che mi parlava.
Egli mi disse: « Figliuol d’uomo, lo ti mando ai figliuoli d’Israele,
a nazioni ribelli, che si son ribellate a me; essi e i loro padri si son
rivoltati contro di me fino a questo giorno. A questi figliuoli dalla
faccia dura e dal cuore ostinato io ti mando, e tu dirai loro: Così
parla il Signore, l’Eterno. E sia che t’ascoltino o non t’ascoltino —
giacché è una casa ribelle — essi sapranno che v’è un profeta in mezzo a loro. E tu, figliuol d’uomo, non aver paura di loro, né delle loro
parole, giacché tu stai colle ortiche e colle spine, e abiti fra gli scorpioni; non aver paura delle loro parole, non ti sgomentare davanti a
loro, poiché sono una casa ribelle. Ma tu riferirai loro le mie parole,
sia che t’ascoltino o non t’ascoltino, poiché sono ribelli.
Ezechiele 2; 1-7.
Ho scello questo testo sapendo di correre un grosso rischio.
Uno studente in teologia non è
certo un profeta di Israele. Però
esiste una scelta comune — o se
vogliamo un essere scelti — di
inserire la propria vita in un progetto analogo, in un impegno di
testimonianza alla parola di Dio.
Si tratta di una scelta un po’
strana, senza dubbio originale.
Ad essere sincero, a volte mi
pare insensata. Un po’ per la
difficoltà della testimonianza, un
po’ per l'incapacità del testimone: un po' per l’inafferrnbilità
della verità ma anche per il rifiuto della gente.
Ci troviamo di fronte a questo dilemma:
— La situazione del profeta è
disperata. Generaz.ioni di testimoni prima di lui si sono affannati sulla stessa strada. Non hanno avuto la vita facile, ma soprattutto sono rimasti fondamentalmente sconfitti. Uno stesso ritornello si ripete invariato
da Adamo a Gesù: è il giudizio
di Dio sul suo popolo infedele.
— Ma anche la situazione del
popolo di Dio è disperata. Da
sempre è in rivolta contro Dio.
La sua è una storia di infedeltà.
Una situazione di questo genere
non può finire che con una sconfìtta.
— Eppure i profeti continuano a sorgere in Israele, ed altre
persone continuano oggi ad accettare di giocare questa partita, a scegliere, in un modo o nell’altro, di impegnare la propria
vita al servizio della Parola.
Il dilemma esige una risposta:
che siano davvero matti? Proviamo a chiedere ad Ezechiele
la sua risposta.
A dire il vero, non mi sembra
che all’inizio del nostro racconto il profeta sia in grado di risponderci. Non è proprio in piena forma. Per usare un’espressione un po’ triviale, Ezechiele
è impedito. E’ li, steso al suolo,
con la faccia per terra, mezzo
stecchito. E’ schiacciato dalla
sua visione. La cosa è ben strana. Benché sia in una situazione
di rapporto diretto con Dio —
ha appena avuto una visione ed
è prostrato in atteggiamento di
devozione — il profeta non sa
che cosa Dio voglia e non lo può
nemmeno ascoltare.
Questa situazione di apparente rapporto con Dio in realtà ne
impedisce la comunicazione.
Solo lo spirito di Dio, entrando in Ezechiele, gli permette di
trasformare la sua situazione da
passiva ad attiva: di alza ed
ascolta. Sonòra che questa nuova situazione, per opposizione a
quella precedente, in cui era
prostrato, si caratterizzi per una
certa indipendenza del profeta
da Dio. Il profeta è in piedi: pieno soggetto umano, è libero di
muoversi, di rimanere o di andare via. Eppure solo cosi Ez.echiele può entrare in un vero
rapporto con Dio, in una vera
comunione.
Prima osservazione per noi oggi: il testimone non è un burattino nelle mani di Dio, ma è un
soggetto responsabile che costituisce un interlocutore reale. E’
in questa situazione di persona
vera e intera che il testimone si
accinge a realizzare il progetto
che Dio gli affida.
Ora Ezechiele ascolta. Gli vengono date le istruzioni necessarie alla realizzazione del programma per cui si è impegnato.
Se ascoltiamo anche noi, scopriremo di che cosa si tratta. Il
profeta deve andare a parlare al
popolo di Dio, ad annunciargli
Marco Davite
(continua a pag. 6}
cui dato princinale e, credo, indubitabile è l’alto grado di partecipazione che comporta la trasmissione televisiva) potremmo
giudicare positiva la ripresa televisiva di un culto, sia essa attuata nel corso di un servizio sul
Sinodo, di una trasmissione di
« Protestantesimo » in TV o di
un’emissione televisiva privata.
Se la televisione coinvolge e
chiama la partecipazione dello
spettatore, cosa di meglio potremmo pensare, per la rappresentazione della fede evangelica,
di un culto comunitario ritratto
al vivo?
In realtà mi sembra che proprio il contrario vada affermato
con forza: nulla di peggio, per la
trasmissione del messaggio e la
testimonianza evangelica, che
questo uso del mezzo televisivo.
Se infatti la trasmissione televisiva obbliga alla partecipazione,
questo avviene esclusivamente
nel circuito chiuso schermo-poltrona e si svolge nel quadro di
una consumazione individuale e
di un coinvolgimento al massimo
emozionale che si esaurisce in se
stesso. Questo mi pare confermato dal grande successo delle trasmissioni religiose televisive negli Stati Uniti che sollecitano
un’intensa partecipazione emozionale, a cui fa riscontro, per un
numero cre.scente di persone, il
distacco da qualsiasi tipo di co-,
munità cristiana.
La « religione in TV » rischia
cioè di fornire un surrogato della
fede vissuta nel culto della comunità e di favorire una risposta di
«impegno di.simpegnato » all’appello della fede. Una valutazione
di questo genere mi sembra confermata da un’osservazione di
McLuhan a proposito dei funerali
di John Kennedy: « 11 funerale
come processo collettivo fece impallidire, riducendola a minuscole proporzioni, persino Timmagine dello sport. Insomma il funerale di Kennedy rivelò il potere
della TV di coinvolgere un’intera
popolazione in un processo rituale...L’affare Kennedy fornì soprattutto un’occasione per constatare
una paradossale caratteristica del
« freddo » medium televisivo, che
Franco Giampiccoli
(continua a pag. 12)
2
^ fede e cultura
15 ottobre 1982
________ GLI ATTI DELLA XIX SESSIONE DEL S.A.E.
Un'antologia sullo Spirito
A colloquio con i lettori
LO STESSO DIO
Sul tema specifico dello Spirito
Santo, la cui elaborazione pare sia rimasta per secoli riservata alle chiese ortodosse e
sulla problematica ad esso connessa, contribuisce egregiamente il volume degli atti della
XIX sessione del SAE \ Dello Spirito infatti non è lecito limitarsi
a parlare in modo « spirituale »
e nel contesto riduttivo della
pietà personale, perché esso è
« l’azione e la presenza di Dio in
noi », il « movimento di Dio verso
l'uomo » (p. 247), che trasforma
gli uomini in nuove creature.
Il volume contiene contributi
di teologi e studiosi qualificati,
ebrei, ortodossi, protestanti e
cattolico-romani, che approfondiscono parecchi aspetti della vasta problematica collegata alla
dottrina cristiana dello Spirito
Santo, per cui la pubblicazione
in pratica è una piccola antologia
di studi validi per il chiaro contenuto teologico e di facile consultazione. Possiamo dividerla in
, tre parti. '•
La prima contiene tre relazioni
generali: 1) «Lo Spirito di Dio
nella esperienza religiosa ebraica »; 2) « Lo Spirito Santo dono
del Signore risorto », che è un
vero sommario di teologia biblica dai sinottici all'Apocalisse; 3)
« La Chiesa opera dello Spirito
Santo », che espone in sintesi
l'ecclesiologia ortodossa. Seguono tre studi in ottica cattolico-romana, protestante e ortodossa su
« Spirito Santo e storia ».
Undici meditazioni in chiave
di lezioni bibliche su testi che si
riferiscono allo Spirito, costituiscono la seconda parte. Attingendo a numerosi passi dell’Antico
Testamento il biblista Cavedo
presenta « I profeti uomini dello
Spirito »; vengono spiegati i testi: Luca 1: 26-38, l'annunciazione, (R. Bertalot); Atti 10: 44-48,
lo Spirito effuso su tutti, (L. Sartori); I Cor. 12: 31 - 13: 13, la carità vertice dei carismi, (P. Ricca); Gal. 5: 13-25. la vita secondo
10 Spirito, (P. Densi); Rom. 8:
21-27 e Isaia 44: 21-23, il gemito e
11 canto delle creature, (V. Vinay).
Tre riflessioni su « L'evento di
Pentecoste » sono offerte sotto
forma di testimonianza protestante (Max Thurian), ortodossa
(E. Timiadis), cattolica (G. Agresti). Seguono le meditazioni su II
Cor. 3: 1-11 e Ger. 31: 27-31, la
lettera uccide ma lo Spirito vivifica (L. Santini), e su Atti 1: 8,
avrete forza dallo Spirito Santo
(A.M. Gottardi).
Nella terza parte, la più ricca
per contenuti e varietà di temi
affrontati, sono contenute le relazioni introduttive al lavoro di
ben dodici gruppi di studio, seguite dalle riflessioni e conclusioni da essi raggiunte.
I temi affrontati sono essenzialmente di due tipi: 1) teologico-ecumenico-cultuale; 2) storicoetico-sòciale, ed ognuno trova un
suo adeguato sviluppo. Al primo
gruppo si ricollegano le relazioni e le conclusioni sui temi: « Lo
Spirito messianico nel dialogo
ebraico cristiano »; « Lo Spirito,
icona e parola di Dio »; « Lo Spirito interpreta le Scritture »; « Lo
Spirito Santo e Maria»; «Il popolo di Dio popolo profetico »; « Il
rinnovamento nello Spirito oggi ».
Nel secondo si collocano invece
relazioni, note e conclusioni su:
«Lo Spirito Santo e la vita del cristiano, impegno etico »; « Spirito
Santo e istituzioni ecclesiali »;
« Spirito di libertà e movimenti
di liberazione oggi »; « La vita
nello Spirito nell’orizzonte di
un mondo secolarizzato ». 1 due
temi particolari, quello liturgico e quello più strettamente teologico sono presentati ciascuno con tre relazioni, parallele,
protestante, ortodossa e cattolica, in modo da rendere chiare in
rapida sintesi le posizioni e. favorire il confronto ecumenico. Inoltre il volume si apre con due relazioni informative sulla situa
zione ecumenica italiana e si
chiude con due contributi molto
validi, il primo di carattere sistematico su « Lo Spirito Santo e
l’attuazione del Regno nel cuore
dell'umanità » dovuto ad A. Joos,
il secondo, biblico, su « Lo Spirito Santo e la vita del cristiano:
impegno missionario », di M. Galizzi. Il lavoro di « Fede e Costituzione » nel Consiglio ecumenico è presentato da Max Thurian.
Siamo stati indotti a citare temi e titoli affinché il lettore potesse avere una idea della ricchezza di materiale che il volume
ci offre. Sottolineamo ancora a
conferma di quanto affermato,
soltanto alcuni problemi. Le « note di teologia protestante » sulla
dottrina dello Spirito Santo sono
presentate in modo da offrire
una buona traccia ed il contenuto per studi biblici o riflessioni
in sede di catechismo, mentre le
note di teologia cattolica ed ortodossa ne costituiscono il necessario complemento per un serio
confronto teologico, tenuto anche conto del fatto che i Riformatori non hanno sviluppato una
loro teologia della trinità, e che
solo recentemente K. Barth ha
avvertito la necessità di esplicitare_ in termini nuovi alcuni concetti che nella loro antica formulazione non erano più immediatamente comprensibili alla cultura moderna. Quanto al termine
« ruach », normalmente tradotto
con « spirito », il rabbino Di Segni ci rende attenti al fatto che
in ebraico il termine è di genere
femminile e che può legittimamente essere tradotto in modi
diversi, in quanto esprime concetti persino contraddittori, rendendo così un servizio prezioso a
livello esegetico al lettore.
Il problema della presenza dello Spirito e quindi della rivelazione biblica negli eventi della
storia oltre che nella Parola viene anche affrontato nelle np.
76 ss. Oggi infatti non solo il Vaticano II, ma anche delle correnti teologiche protestanti si interrogano su che cosa è maggiormente Parola di Dio, se la parola biblica quale parola conclusa, definitiva e risolutiva, consegnata nelle Scritture, ovvero l'evento storico che di tale Parola
è espressione e segno. E’ dunque
il problema della attenzione all’uomo, alla storia e quindi alle
culture e alle grandi religioni;
il problema dei segni dei tempi.
Per l’aspetto biblico ricordiamo
la stimolante quanto insolita meditazione di P. Ricca sull’inno
all’agape in I Cor., e la relazione
di V. Vinay per la chiara impostazione biblica dell’etica in ottica protestante.
Giovanni Scuderi
^ AA.VV. : Lo Spirito Santo pegno
e primizia del Regno, Atti della XIX
sessione di formazione ecumenica organizzata dal Segretariato Attività ecumeniche (SAE), La Meudola, 1981; ed.
Elle Di Ci - Leumann (Torino) 1982,
pp. 366, L. 13.000.
Mi ha lasciata perplessa la lettera
della Signora Briante di Roma, 10 settembre 1982, a proposito del Dio biblico contrapposto al Dio della natura. In essa si parla della presunzione
degli Ebrei che avrebbero parlato a
Dio come noi « ad un vicino di casa ».
Sì, gli Ebrei mettevano In relazione al
volere di Dio ogni evento e poteva
sembrare troppo confidenziale il loro
■modo di rimettere tutto nelle Sue mani, ma questo popolo aveva pure una
tale riverenza per Lui da non osare
neppure chiamarlo per nome.
Non è piuttosto presunzione ergersi a giudizio di Dio, pensandolo come
un creatore ingiusto e riprovevole o
definendolo un Padre « sbrigativo e
collerico r? È vero; il Dio paterno e
comprensivo del N. T. sembra essere
diverso dal Dio severo dell'A.T, Eppure
Dio è sempre lo stesso e la sua tenerezza può essere evidenziata rispetto
alla severità secondo la necessità del
momento: al tempo di Mosè Dio era
come un genitore alle prese con un
bambino nell'età della crescita, un
bambino disubbidiente e facilmente
sviabile.
Le contraddizioni della Bibbia, le prerogative contrastanti di Dio stesso
possono essere comprese se si guarda
alla Religione come ad una realtà in
cammino, in via di evoluzione. Ma non
basta solo guardare all'evoluzione dell'ebraismo nel cristianesimo, bisogna
verificare questa evoluzione anche nel
succedersi delle altre religioni rivelate, comparse progressivamente secondo Il disegno misterioso ma preciso di un unico Dio, che parla agli
uomini non solo attraverso la natura
FEDE E MEZZI DI COMUNICAZIONE DI MASSA
Necessità di approfondimento
Nel suo articolo « Comunicazione dell’Evangelo » (Eco-Luce
n. 30), Aurelio Penna afferma
che una teologia della comunicazione è bell’e pronta e non
ci resta che utilizzarla. Questa
affermazione mi pare molto
semplicistica.
E’ vero che tutto si fonda sul
rivelarsi, sul comunicare, sul
parlare di Dio nella storia (Ebr.
1: 1 ss.), ma al teologo tocca, su
quella base, esplicitare, verbalizzare, ampliare quel concetto,
esporlo sotto diversi punti di
vista, radicarlo nella prassi, affinché su tale base noi si possa
fondare la nostra prassi e, se si
vuol dire così, la nostra strategia.
Spesso si prendono per scontate tante cose che non lo sono
affatto, e finora non si è fatto
abbastanza, in gioco è la 'qualità' del nostro comunicare.
Per usare la metafora dell’apostolo Paolo, per comunicare non
basta mettersi a suonare la
tromba perché « se la tromba dà
un suono sconosciuto chi si preparerà alla battaglia?» (I Cor.
14; 8).
E noi conosciamo... la musica?
Lo rileva bene G. Girardet in
« Il vangelo che viene dal video » : « Molto più ampio dovrebbe essere un lavoro (teologico) che vada a fondo delle varie questioni alle quali qui appena accenniamo» (p. 9).
Studi sulla teologia della comunicazione sono stati fatti da
diversi, fra i quali H. Kraemer,
E. Nida, L. Broz, W. Ong, K.
Joergensen, F. W. Dillinston, J. M.
Chappuis, G. Heinz e altri.
Anche i cattolici, con tanto di
documenti pontifìci sulla teologia della comunicazione e personaggi come Don Alberione (dal
quale c’è molto da imparare), si
ritengono ancora insoddisfatti.
Si veda per es. l’intervista al
vescovo di Parigi Mons. Lustiger, apparsa su II Regno-docu
menti 11/82: «Alla novità e all’interesse per l’uso dei mezzi di
comunicazione sociale in campo
religioso deve succedere un’analisi più approfondita, teologica,
del loro rapporto effettivo con
l’annuncio della Parola».
Ho l’impressione che troppo
spesso come comunità, denominazioni, Federazione etc. ci si
butti nel comunicare senza una
accurata riflessione preliminare.
Uso alienante
Sull’uso della radio e della
TV, anche in questo caso è necessario a mio avviso, non buttarsi a pie’ pari senza una riflessione critica.
E’ vero, la società italiana è
molto cambiata e c’è una marcata tendenza a « rinchiudersi
nell’individuale e nel familiare ».
Dovremmo allora avallare questa tendenza?
Bisogna raggiungere la gente
là dove essa è: dovremmo allora, per assurdo, crearci anche
noi le chiese elettroniche e chiudere i nostri locali sociali e di
culto?
Che dire della funzione alienante dell’uso indisciplinato dei
media da parte dei singoli (fra
cui tanti barribini) e delle famiglie? Useremo anche noi le stesse tecniche del marketing?
C’è poi da fare il discorso di
« quale » radio e « quale » TV.
Conquistarci spazio in una RAI
feudo di giochi di potere e di informazione distorta ed interessata, quando non imbavagliata?
Partecipare alla RAI, oppure...
boicottarla, rifiutandoci di pagare il canone finché... non cambia? Non mi sembra una cattiva idea.
Lo stesso discorso vale per le
radio e le TV private, siano esse
controllate da partiti od al puro e semplice interesse del pro
fitto privato senza valori o contenuti di sorta.
Ammetto di essere pessimista
sulla condizione e sull’evoluzione dei media in Italia: non vorrei che ne diventassimo inconsapevolmente complici.
Media alternativi?
Crearci i nostri media « alternativi »? Ammesso che potessimo trovare i soldi per installarli
e mantenerli senza pubblicità,
non ritengo ché una radio o una
TV religiosa possa avere, almeno in questo momento storico,
grande successo.
Strutture pubbliche « diverse »
potrebbero forse meglio rispondere allè nostre esigenze ed inserirci noi come interlocutori all’interno di una pluralità di altre
posizioni.
Per concludere, bisogna essere — ritengo — estremamente
sensibili al momento storico e
alla realtà senza cadere in facili
entusiasmi. Procedere sì, ma con
ponderazione ma ho l’impressione che tutti noi — in qualche
modo — siamo « dentro fino al
collo » in questa rete di manipolazione culturale, sociale, umana, e noi con la gran parte dei
nostri membri di chiesa preda
del consumismo e del conformismo e la realtà delle nostre chiese (e non le pie intenzioni), integrata ne) sistema.
Un problema aggiuntivo è che
gli intellettuali delle nostre chiese non hanno (e direi non abbiamo) ancora imparato a comunicare realmente con i fratelli e
le sorelle della nostra chiesa,
prima, e troppi dei nostri discorsi rimangono solo accademia... e passano sulla loro testa.
Anche questo è un problema di
comunicazione. Porse dovremo
imparare da come. Gesù comunicava.
Paolo Castellina
ma anche e soprattutto per bocca del
suoi inviati per dare aH'umanità nuove direttive di comportamento, altrettante spinte di vera energia per far
progredire nella vera civiltà (non certo
quella tecnocratica e materialista del
giorno d'oggi).
Chi non ha orecchie per udire ed
occhio spirituale per vedere II nuovo
Inviato di Dio, questo Messia (la cui
venuta magari invoca quotidianamente
nelle sue preghiere) continua a seguire
una Dispensazione passata, ritenendola la sola autorevole, senza avanzare nel cammino religioso. Può succedere così a molti di venirsi a trovare in una posizione esecrata da altri.
È il caso di una schiera di israeliani
di oggi, senza bisogno di distinguere
fra la dimensione religiosa e l'ambito
politico ohe dovrebbero essere tutt'uno
nell'Uomo « totale »: non penseranno
forse essi che, in fondo, Dio aveva
ben 'autorizzato gli eccidi dei Cananei
per la sicurezza del popolo eletto?
È il caso di Khomeini e dei suoi seguaci: non usano forse essi, a copertura dei loro misfatti, un credo concepito a suo tempo per radunare con severità e fermezza delle tribù nomadi e
selvagge?
Quindi lode a Dio che Si rivela nella
natura, ma anche lode e ringraziamenti a Dio che ci guida con una Rivelazione amorevolmente rinnovata.
Miranda Gerbotto Margary,
Torre Pellice
PERCHE’ HO DATO
LE DIMISSIONI
Caro direttore,
a Sinodo abbondantemente concluso
(nel quale il mio caso è stato collegato
ai campo di lavoro) mi sia consentito,
seppur brevemente, di chiarire (al fine
di evitare il perdurare di interpretazioni inadeguate) la genesi e la portata
delle mie dimissioni dal pastorato.
La crisi effettiva parte agli inizi del
1981 e attraverso varie vicende prende
sbocco nel marzo 1982, quando si constata l’impossibilità di trovare una reale alternativa alla cura di una comunità,
per cui si pone l'aut aut.
Questi termini di soluzione, giustificabili assolutamente, erano quanto meno
problematici nel caso particolare.
E infatti quello che era entrato in crisi in me era proprio il rapporto pastorecomunità (sposare una comunità con
tutte le difficoltà di questo angusto legame?)', nella sua valenza oggettiva, a
cui si deve aggiungere un apporto non
trascurabile locale e soggettivo. Non
sono lontano dal vero se annoto che' la
crisi di tale rapporto è un fenòmeno
più ampio di quel che non appaia, anche se la punta è visibile in alcune
realtà ecclesiali.
Non è compito di questo scritto metterne a fuoco le cause, ma soltanto evidenziare l'esigènza di riflettervi ai vari
livelli organizzativi. ' ’
Se alle mie dimissioni si vuole legare
una ulteriore attenzione sulla metodologia, si dovrà necessariamente prendere
contatto con quegli « impersonali » che
chiamiamo istituzioni (Sinodo, TV. CP
ecc.). Possono infatti costituire il punto
più alto di difesa deH’uomo, in quanto
sono indubbiamente un ritrovato di razionalità, ma, nella realtà, spesso funzionano come la negazione o quasi della loro ragion d'essere (in Sinodo si è
accennato anche a questo aspetto).
Le trattative, lunghe e laborióse (ne
do atto), per trovare una via d’uscita
alla mia crisi, hanno fatto registrare il
punto più basso del servizio delle nostre istituzioni.
In questo rilievo non c'è né addebito
di colpa né giudizio delle persone, ma
soltanto un richiamo alla potenza del
gioco delle istituzioni, proprio nel senso
in cui il gioco è nella vita del bambino
la riduzione a sua misura di cose difficili 0 impossibili.
In altri termini non si può chiedere
alle istituzioni più di quello per cui sono nate e devono continuare ad esserci. La soluzione delle difficoltà non sta
nel dare maggiore valenza alle istituzioni. Siamo allora su un terreno non
nostro.
Alfonso Manocchìo, Palermo
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fede e cultura 3
15 ottobre 1982
CONVEGNO DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA
La religione tra i ceppi del Concordato
Un dibattito vivace e interessante puntualizza le posizioni protestanti e sfocia in un documento conclusivo che sintetizza il convegno
L’importanza della cultura religiosa nella scuola e la necessità di una scuola laica sono stati
i poli dialettici attorno ai quali
si è svolto il dibattito del convegno sull’ora di religione a
scuola organizzato dalla Federazione Giovanile Evangelica
(FGEI) a Roma. Sessanta persone provenienti da tutta Italia
si sono trovate per due giorni,
sabato 2-5 e domenica 26 settembre, a Roma nell’aula magna
della Facoltà di teologia per discutere dell’ora di religione. Presenti non solo giovani della Fgei
ma numerosi insegnanti evangelici. interessati in prima persona
all’argomento, cattolici delle comunità di base, non credenti interessati personalmente o rappresentanti organizzazioni della
scuola ed altri ancora, i quali
hanno elevato, in alcuni momenti, di molto il numero deile presenze.
Mille idee diverse quindi, molti punti di vista a confronto che
hanno reso il dibattito vivace e
interessante. La ricchezza della
discussione ha dato ragione agli
organizzatori del convegno che
avevano sentito l’esigenza di approfondire l’argomento in un
momento di attenzione genera
Protestantesimo
in TV
L’ESONERO
NON BASTA
Lunedì 18 ottobre 1982
2' rete - ore 22.45
Inchiesta sull’insegnamento
della religione nelle scuole. Interventi di Paola Rostan, Anna Maria Marenco, Paolo Ricca, Filippo Gentiioni, Stefano
Rodotà, Franco Giampiccoli,
Paolo Naso.
le al tema. Si voleva anche per
mezzo di questo convegno puntualizzare le nostre posizioni di
protestanti di fronte ai nuovi interrogativi che le varie proposte
di riforma e, in particolare, la
riforma della scuola secondaria,
ci pongono. Relativamente a
quest’esigenza il convegno è riuscito, durante la mattinata della domenica, a produrre un documento che, se non rispecchia
forse l’opinione di tutti gli interventi del giorno precedente,
rappresenta una buona sìntesi
del dibattito e delle relazioni in
cui si riconosce la maggior parte dei partecipanti.
Le relazioni
Franco Giampiccoli ha tenuto
la prima relazione, il sabato mattina, in cui ha illustrato il confessionalismo della scuola italiana nel passato, e ha dato una
lettura critica delle varie proposte di riforma dell’ora di religione. Particolarmente approfondita è stata la critica alla riforma della scuola secondaria
superiore nella parte riguardante la religione. E’ stato chiarito
che noi non siamo disposti ad
avallare l’insegnamento della religione confessionale a scuola
in nome di una parvenza di pluralismo; no, quindi, all’ora di
religione protestante, si alla laicità della scuola e alla separazione tra stato e chiesa, sì, a una
fede predicata nella chiarezza e
nella libertà.
La relazione di Paolo Ricca
nel pomeriggio ha affrontato
l’argomento deH’importanza della cultura religiosa. L’idea che
cultura e civiltà vadano di pari
passo con il superamento della
religione viene contraddetta dai
fatti ; nessuno può osare oggi
relegare la religione, che è il fe-nomeno culturale più diffuso nel
mondo dopo il linguaggio, alla
patologia della cultura. Anche
la scuola quindi, come insegna
la storia, la filosofia e la matematica, così non può non tenere conto della religione, naturalmente con l’approccio critico
che è dovuto ad ogni scienza. Vogliamo quindi un’ora di religione critica a scuola? Sì, ma solo
a patto che non ci siano rischi
di strumentalizzazione confessionale e ideologica. Il convegno, condividendo la relazione
di Ricca, ha ritenuto molto alti
questi rischi nell’Italia cattolica
e democristiana, tanto da non
potere parlare oggi di ora di religione laica.
La serata di domenica ha visto svolgersi una tavola rotonda con Giovanni Franzoni e
Claudio Tron in cui il primo ha
sostenuto che invece di fare proposte velleitarie bisogna avere il
coraggio di appoggiare coloro
che vogliono l’ora di religione
non confessionale, con la garanzia che sia effettivamente slegata, nella formazione e nella scelta degli insegnanti come nei programmi, dalla chiesa cattolica.
Tron invece ha insistito sull’importanza di una scuola laica,
sottolineando come la riforma
gentiliana della scuola degli anni ’20 ha avuto un carattere non
genericamente religioso bensì
espressamente confessionale cattolico.
Battaglia importante
Il convegno ha formulato alcune proposte pratiche che sono
contenute nel documento approvato e ha ritenuto di sottolineare l’importanza di questa battaglia data la sua attualità per la
scuola superiore e la necessità
di dare il nostro contributo a
sollevare un movimento d’opinione su un argomento molto
spesso sottovalutato dalle forze
laiche e di sinistra.
Andrea Bouchard
DALLA FACOLTA’ DI TEOLOGIA DI BUENOS AIRES
Una scuola teologica
per studenti lavoratori
Grazie a una borsa di studio
del « Consiglio Ecumenico delle
chiese » sto vivendo, seppure da
pochi giorni, una interessante
esperienza alla Facoltà teologica
di Buenos Aires, dove la nostra
chiesa è presente con tre professori: Norberto Berton (Teologia
Pratica) Delmo Rostan (Musica)
e Alberto Ricciardi (Antico Testamento) e 5 studenti rioplatensi,
più un licenziando.
L’origine di questo istituto teologico risale al 1884, quando a
Colonia Vaidense (Uruguay), il
past. Daniele Armand-Hugon, pioniere del valdismo rioplatense,
aprì una Scuola Teologica per
formare nuovi pastori e predicatori valdesi; la Facoltà si trasferì
ben presto a Buenos Aires e dal
1971 al Consiglio della medesima fanno capo due Chiese Lute
Nel linguaggio cristiano la ntor’e è sempre dietro di noi, davanti
I noi c'è l'amore.
Dorothee Solle
rane, una Chiesa Metodista, la
Chiesa Anglicana, la Presbiteriana, la Riformata, i Discepoli di
Cristo e la nòstra Chiesa Valdese.
La caratteristica di questa Facoltà è quella di tenere tutti i
suoi corsi a partire dal tardo
pomeriggio (17,30-22,30) per permettere agli studenti di lavorare
per mantenersi agli studi teologici.
La nostra chiesa ha fornito in
passato, per un breve periodo, un
ruolo essenziale ne! campo biblico con i prof. Corsani e Soggin. Tale ruolo è ricoperto dal
1962 dal Prof. Alberto Ricciardi e
speriamo da altri nostri studiosi,
in un futuro ormai prossimo. Il
mio lavoro teologico prevede oltre alla frequenza ai corsi, una
ricerca ai fini della licenza teologica sul rapporto fede-prassi con
particolare riferimento alla teologia latino- americana. Tale lavoro di teologia sistematica si
avvale della guida del noto teologo Miguez Bonino, metodista
argentino e, in passato, « Visiting professor » alla nostra Facoltà di Roma. Ho avuto anche
l’opportunità, grazie al Past. Dei
mo Rostan, precedentemente conosciuto in Italia, di conoscere i
nostri fratelli valdesi della Chiesa Svizzera-Francese di Buenos
Aires.
Il prossimo mese di ottobre sarà in Italip, per alcuni giorni l’attuale Moderatore past. Mario
Bertinat di Montevideo.
Struttura
deiri.S.E.D.E.T.
Dipartimento Biblico (Antico
e Nuovo Testamento): 4 professori.
Dipartimento di Storia: 2 professori.
Dipartimento di Teologia Pratica: 2 professori.
Dipartimento di Correlazione:
(tipico deiri.S.E.D.E.T.): 1 sociologo; 1 psicologo e 2 professori
di filosofia.
Dipartimento di Teologia Sistematica: 3 professori.
Dall’Istituto dipende una scuota
di « Musica Ecclesiastica » che
ha 3 professori.
Eugenio Stretti
Le conclusioni
Cultura e scuola
Nella nostra società il fatto
religioso è un elemento fondamentale, da non disconoscere né minimizzare; dobbiamo
prenderne coscienza e renderne evidenti i legami con la cultura ed i reciproci condizionamenti. La cultura come fatto complessivo è in crisi e non
sembra esprimere né contenuti, né valori chiari. L’individuo
vive la crisi della cultura come crisi di identità e si interroga sul senso della propria
esistenza, manifestando incertezza, confusione, apatia e aggressività. Di fronte a ciò, da
settori consistenti del mondo
cattolico viene riproposta la
religione come bisogno naturale dell’uomo per comprendere il senso della propria esistenza, e l’insegnamento della
religione nella scuola come
luogo privilegiato della trasmissione di vaioli assoluti,
permanenti.
Noi non possiamo accettare
che nella scuola si deleghi alla religione un compito di formazione esistenziale che, nel
pluralismo e nella democrazia, deve essere proprio di tutta l’istruzione pubblica nel
suo insieme.
Sentiamo inoltre l’esigenza
di ricordare che il discorso di
fede è altro dal discorso religioso. L’affermazione che il
senso ultimo dell’esistenza è
per noi credenti la promessa
di vita di Gesù Cristo è propria della chiesa, non può e
non deve trovare spazio istituzionalizzato all’interno della
scuola.
Nella scuola italiana è
mancato finora l’inserimento
scientifico del fenomeno religioso come componente della
cultura dei popoli, svincolato
dall’ipoteca cattolica, parte integrante dello studio della storia, della letteratura, delle
scienze, ecc. Al massimo vi sono stati esempi di indagine
sociologica, mai di storia della critica biblica e della ricerca teologica. D’altronde non è
questa l’unica assenza riscontrabile nella cultura scolastica, che ben poco ha recepito
della tradizione riformata, ma
anche dei valori espressi dal
movimento operaio o più recentemente dal movimento
delle donne.
Riteniamo nostro compito
impegnarci affinché, sia a livello legislativo, sia a livello di
base, si affermino con forza
l’esigenza di un rinnovamento profondo dei contenuti culturali della scuola, l’urgenza
dell’estensione di un metodo
scientifico-critico a tutte le discipline di insegnamento e
conseguentemente la necessità
di una adeguata formazione e
riqualificazione del corpo docente.
Sul dibattito
in corso
Constatiamo che il dibattito
in atto sull’insegnamento religioso nella scuola pubblica è
pesantemente condizionato
dal modello concordatario al
quale, ancora oggi e per precise responsabilità del governo,
non può contrapporsi l’alternativa delle Intese previste
dall’art. 8 della Costituzione;
non riteniamo pertanto che.
nel quadro del sistema concordatario, possa definirsi un’alternativa all’attuale insegnamento confessionale della religione nella scuola pubblica.
Nel valutare positivamente
il dibattito svoltosi nei mesi
scorsi nel merito delle varie
proposte di legge avanzate da
gruppi ed associazioni, vogliamo sottolineare l’ambiguità
degli articoli 3 e 4 del progetto di riforma della secondaria
superiore, in cui è mantenuta
intatta la vecchia impostazio-’
ne dell’ora di religione configurata come un dovere della
scuola e un diritto soggettivo
dello studente e presentata nel
quadro delle finalità della
scuola stessa.
L’allargamento ad altre confessioni, oltre la cattolica, del
diritto di insegnamento a carico dello stato é l’estensione
di un privilegio che continuiamo a. rifiutare. Pertanto, a
qualunque richiesta dovesse
pervenire alle nostre chiese in
base a questa normativa potremo rispondere positivamente soltanto al di fuori dell’orario scolastico e senza oneri per lo stato.
Per tutti questi motivi, perdurando il sistema concordatario, diciamo no all’ora di
religione, dalla scuola materna alla secondaria superiore,
quand’anche non si configurasse più in una veste rigidamente confessionale.
Esonero
Ribadiamo pertanto l’importanza della pratica dell’esonero, sia pure con alcune puntualizzazioni:
1) esso non deve essere
considerato semplice testimonianza individuale, ma proposta che rivolgiamo ad altri come strumento di lotta al confessionalismo nella scuola
pubblica ed occasione di dibattito sulla laicità della scuola e sul senso dell’insegnamento religioso.
Chiediamo ai gruppi Fgei e
alle comunità evangeliche un
preciso impegno affinché promuovano iniziative nelle scuole in questa direzione.
In particolare proponiamo
la distribuzione il più possibile capillare di un volantino a
cura del consiglio Fgei che,
oltre a spiegare le nostre posizioni, rimandi ad un dibattito pubblico sulla questione
dell’insegnamento religioso ed
inviti all’esonero.
2) L’esonero dovrebbe accompagnarsi sempre più ad
una proposta in positivo tesa
ad utilizzare al massimo gli
spazi dell’agibilità scolastica
e delle attività integrative e
complementari, nella linea dell’art. 10 delle Intese.
Invitiamo quindi la Federazione delle chiese evangeliche
ad organizzare, anche in collaborazione con altri organismi denominazionali, convegni ed incontri di studio per
preparare insegnanti, studenti
e genitori evangelici ad utilizzare al meglio i suddetti spazi.
Invitiamo infine la Facoltà
valdese di teologia a promuovere un seminario sul problema religioso nella sua accezione più ampia che consenta un
approfondimento delle tematiche affrontate in questo convegno.
4
4 vita delle chiese
15 ottobre 1982
ALLE VALLI VALDESI
Incontro con i rifugiati
PIOSSASCO — Sabato 9 ottobre abbiamo avuto un incontro
con un gruppo di rifugiati latinoamericani di Torino. Dopo una
amichevole gara di calcio ci siamo trovati per un’agape fraterna nei locali della nostra chiesa. All’agape ha partecipato anche il Sindaco della nostra città
e dopo alcune parole e lo scambio di alcuni ricordi, la serata si
concluse con una chiacchierata
fraterna e un po’ di musica latino-americana.
• Dopo la pausa di agosto le
nostre' attività come comunità
hanno ripreso il ritmo normale.
Segnaliamo le attività principali :.
Culti; ogni seconda domenica
del mese alle ore 9 e ogni ultima
domenica del mese alle ore 18,30.
Studi biblici: tutti i giovedì alle ore 20,30.
Scuola Domenicale e Catechismo : il lunedì, ogni quindici giorni alle ore 17,30. Il prossimo appuntamento è il lunedì 1° novembre.
Nei primi giorni di ottobre si
sono fatti alcuni lavori all’interno dei nostri locali, vogliamo
ringraziare' quelli che hanno collaborato in questo senso.
• Ricordiamo che la nostra
Chiesa si trova in Via Magenta
^ 28 8 a e che il telefono del pastore è Oli'9066511.
• Nella speranza che il Signore ci aiuterà, in quest’anno, a
raffermare la nostra presenza
evangelica nella zona salutiamo
tutti i membri della comunità.
I lavori del museo
S. GERMANO — La Scuola domenicale ha luogo ogni domenica alle ore 9. I catechismi hanno
luogo come segue; ogni sabato
alle ore 14.30 per il I e III anno
ed alle 15.30 per il II e IV anno.
I lavori per il museo stanno
continuando senza interruzione
e pensiamo con riconoscenza a
quanti vi sono impegnati da
tempo.
La saletla della ex scuola materna ha visto il suo aspetto interamente rinnovato. In tal modo tutte e tre le sale a pianterreno dello stabile delle ex scuole sono ormai interamente agibili. Anche qui grazie al lavoro
di alcuni volenterosi!
II pastore Conte parteciperà,
con altri rappresentanti della
nostra chiesa e di altre chiese
della CEvAA dell’area europea,
ad un seminario per animatori
teologici che si terrà a Torre
Penice dal 18 al 24 ottobre. Ci
rallegriamo all’idea di avere a
San Germano alcuni ospiti di
questo gruppo, in occasione del
culto del 24.
Giornata
Asilo dei vecchi
di S. Germano
Ricordiamo agli amici dell’Asilo dei Vecchi di San Germano che domenica 17 ottobre con inizio alle ore 15
avrà luogo la giornata dell’Asilo con gli oggetti confezionati dagli ospiti della casa.
Tutti sono cordialmente invitati.
zare a base di « panizza » (riso e
fagioli).
Nel pomeriggio si è tenuto il
culto delle due comunità con la
partecipazione delle due corali.
La predicazione del pastore ha
affrontato il tema della « festa
delle primizie» (Deut. 26).
La generosa ospitalità della
comunità di Vercelli e della famiglia Di Lorenzo in particolare
si è manifestata durante le varie
tappe di una giornata che è stata di istruzione e apprendimento oltre che di vacanza.
Ripresa attività
PRAROSTINO -- Calendario
delle prossime attività:
Giovedì. 14 ottobre, ore 20,30 :
Ripresa Unione Giovanile; domenica 17, ore 10,30: Culto della Ripresa con la partecipazione della Scuola Domenicale e
del Catechisrrio; sabato 23, ore
15: Catecumeni del I e II anno;
ore 16: III e IV anno; domenica 24, ore 8,30: Culto al Roc;
ore 10,30 a S. Bart. ; ore 15 a
Roccapiatta, borgata Rostagni ;
domenica 31, Festa della Raccolta, ore 10,30 a San Bartolomeo : Culto di riconoscenza con
Santa Cena; ore 15; nella sala
Teatro', esposizione e vendita dei
frutti di Prarostino, servizio di
buffet.
Il ricavato sarà dedicato alla
ristrutturazione della Scuola
Umberto I, e ciò che rimarrà invenduto, andrà a benefìcio dell’Asilo di San Germano. Tutti
sono cordialmente invitati a collaborare e a parteciparvi. Grazie!
• Ringraziamo i nostri predicatori locali che hanno presieduto i culti durante l’assenza del
Pastore per i loro messaggi ;
Claudio Paschetto, Attilio Fornerone, Rino Cardon, Paola Robert, Emma Gay.
Calendario
SAN SECONDO — Abbiamo
ricevuto con gioia un gruppo di
membri della Gustav Adolf Verein del 'Wurrtenberg il 20 settembre ed un gruppo della comunità ha trascorso con loro un
momento di comunione fraterna.
• Il 25 settembre Stella Gaudin (Centro) si è unita in matrimonio con Franco Bonansea
(Bricherasio). Il nostro augurio
agli sposi che si sono stabiliti a
Bricherasio.
• Il battesimo è stato amministrato a Alex Martinat, il secondogenito di Guido e Maurizia Sadone (Combe) il 26 settembre. Il 10 ottobre è stato battezzato Fabio Poet il primogenito di Corrado e Manuela Griglio
(Cavoretto).
Sui bimbi e le loro famiglie
invochiamo la benedizione del
Signore.
• In occasione del culto del 26
settembre la comunità si è riunita intorno a Emanuele Gardlol
e Mery Pons (Cavoretto) che
hanno celebrato le loro nozze
d’oro.
• Ringraziamo il past. Arnaldo Genre che ha sostituito il pastore domenica 4 ottobre.
• Sabato 9 il Concistoro si è
riunito ed ha stabilito le date
della ripresa delle varie attività: Catechismo sabato 16 ottobre. Scuola Domenicale; domenica 17. Le riunioni quartierali inizieranno mercoledì 27 a Cavoretto e seguiranno con l’ordine
dell’anno passato.
Attività del Coretto
T()RRE PELLICE — Il Coretto si reca dal 14 al 18 ottobre in
(Germania, a Kassel, per partecipare alle manifestazioni del
150" anniversario della fondazione del Gustav Adolf Werke. Durante il viaggio i giovani faranno
tappa a Grandvai, presso Moutier in Svizzera, dove terranno
un concerto ospiti della comunità del pastore Thierrv Benotmane, già pastore di Bobbio Pellice.
• Domenica 17 ottobre avrà
luogo il culto di inizio delle attività. I bambini delle tre Scuole
domenicali e i catecumeni sono
tutti invitati ad intervenire insieme ai loro genitori.
• L’Assemblea di Chiesa ha
udito la relazione dei deputati al
Sinodo e alla Conferenza Distrettuale.
• Il Concistoro ha accolto la
richiesta della Pro Loco di Torre
Pellice che intende organizzare
durante l’inverno una serie di
concerti nel tempio. Il tempio si
apre così ad una attività culturale regolare, secondo un uso sià
affermato in molte chiese protestanti soprattutto svizzere.
• La comunità esprime la sua
fraterna simpatia alla famiglia di
Ezio Armand - Hugon, deceduto
all’Ospedale di Torre Pellice.
Verso la ripresa
ANGROGNA — La comunità
ringrazia Anna Bosio, Umberto
Rovara, Bruno Bellion, Gustavo
Bertin e Claudio Pasquet che
hanno presieduto i culti al Capoluogo, al Serre e a Pradeltorno in assenza del pastore Platone, in meritata vacanza dopo un
anno intenso di lavoro terminato con i festeggiamenti di Chanforan.
Una vacanza, quella del nostro
pastore, per altro inframmezzata dalla partecipazione — su
mandato della Tavola — al Waldensertag, il tradizionale raduno
dei valdesi di Germania svoltosi il 25-26 settembre nella cittadina di Schwabendorf, e di cui
si riferisce in altra patte del
giornale.
ATTIVITÀ’ FEMMINILI DEL 1» DISTRETTO
Seminariofper^ animatrici
dTstuclil [biblici
Visita a Vercelli
RORA’ — Siamo scesi dalla
nostra cultura della montagna
(e della pietra) per incontrare
la cultura della pianura (e del
riso). Nella mattinata del 19 settembre una quarantina di rorenghi si sono recati in visita alla
comunità metodista di Vercelli
(che raggruppa anche battisti,
valdesi e fratelli, residenti nella
zona). Abbiamo potuto visitare
una risiera, una grande azienda
agricola della zona, e poi pran
II seminario per animatrici di
quest’anno ha come tema II Sermone sul Monte (Matteo 5; 1 7: 27, con la suddivisione in 4
tappe sottoindicate) e si terrà
presso i locali della chiesa valdese di Pinerolo (via dei Mille 1)
con il seguente orario:
Mercoledì 20 ottobre - ore 14.30;
Matteo 5; 1-16 (specialmente
vv. 1-12).
Mercoledì 27 ottobre - ore 14.30:
Matteo 5; 17-48 (specialmente
vv. 21-26, 38-48).
Mercoledì 3 novembre - ore 14.30 :
Matteo 6: 1-18.
Sesta Assemblea
della Federazione delle Chiese Evangeliche
in Italia
Testimonianza evangelica
nelia trasformazione del sud
Vico Equense, 29 ottobre -1 novembre 1982
PROGRAMMA DEI LAVORI
VENERDÌ’ 29 OTTOBRE
ore 10.30 - 11.15: Culto di apertura - Predicatore; Past. Franco
Becchino;
ore 11.30 - 13: Sessione plenaria; Costituzione dell’Assemblea;
Elezione del Seggio; Eventuali domande di ammissione; Definizione dell’ordine dei lavori.
ore 15 - 17: Sessione plenaria: Rapporto del Consiglio; Rendiconto finanziario; Rapporto dei Revisori; Discussione generale
sul Rapporto del Consiglio, sulle Relazioni finanziarie, sul
Rapporto dei Revisori;
ore 17.30 - 20: Sessione plenaria: Prosecuzione del dibattito.
SABATO 30 OTTOBRE
ore 8.30 - 9: Studio biblico a cura delle Chiese di Napoli;
ore 9 - 10.30: Sessione plenaria: « Testimonianza evangelica nella
trasformazione del Sud »; La questione meridionale e il ruolo delle nostre chiese; L’intervento della FCEI nelle zone terremotate: bilancio e prospettive; La proposta di ricostituzione del Servizio di Azione Sociale;
ore 10.30 - 13: Riunione per gruppi sui temi introdotti nella Sessione Plenaria precedente;
ore 15 - 17: Riunione per gruppi sui temi introdotti nella Sessione Plenaria precedente;
ore 17.30 - 19.30: Sessione plenaria: Relazione dei gruppi; Discussione generale; Delibere sul progetto di ricostituzione del
Servizio di Azione Sociale (SAS);
ore 21 - 22.30; Presentazione delle proposte di modifica dello
Statuto; Discussione generale
DOMENICA 31 OTTOBRE
ore 8.30 - 9: Studio biblico a cura della FDEI;
ore 9 - 10.30: Sessione plenaria: Prosecuzione della discussione
generale sulle proposte di modifica dello Statuto; Delibera
sullo Statuto;
ore 11.30 - 13; Riunione per gruppi: I Servizi;
ore 15 - 17: Riunione per gruppi: I Servizi;
ore 17.30 - 19.30; Sessione plenaria: Relazione dei gruppi sui
Servizi; Discussione generale; Eventuali delibere;
ore 21 - 22.30; Commissioni varie.
LUNEDI’ T NOVEMBRE
ore 8.30 - 9: Studio biblico a cura della FGEI;
ore 9 - 13.30: Sessione plenaria: Eventuali mozioni; Elezioni;
Approvazione degli Atti; Conclusione dei lavori; Culto con
Santa Cena.
INCONTRO MONITORI
Mercoledì 10 novembre - ore
14.30; Matteo 6: 19 - 7: 27 (specialmente vv. 7: 12-23)
La proposta di un quinto incontro/giornata comunitaria con
data e luogo da stabilire sarà
sottoposta alla assemblea delle
partecipanti.
Il seminario è aperto a tutte
le sorelle interessate : sarebbe
pertanto auspicabile che ogni
gruppo di attività femminili della zona fosse rappresentato da
una o più sorelle, essendo lo studio biblico la base delle nostre
attività.
Un modo nuovo
essere chiesa
riali. Sono, mi pare, un modo
nuovo di essere chiesa ; forse
uno dei tanti, ma non sono personalmente a conoscenza di molte altre occasioni in cui la cosa
sia così, evidente.
Ci si trova insieme in vista
della predicazione (sia pure «solo» ai bambini) e ci si accorge
di aver bisogno di chiarezza anche dentro di sé. La preghiera
che ne scaturisce non può essere solo una formula liturgica:
è chiaro, in quel momento, che
soltanto lo Spirito del Signore
può intervenire e dare un linguaggio comune, chiaro, significante, a persone cosi diverse
per età, professione, interessi.
« Signore, cosa dirò a mio figlio?... ». Certo, non potrò dirgli una cosa che io ritengo non
essere la verità. Con quali parole? Con quali metodi? Queste
sono cose molto importanti, che
vanno approfondite e preparate.
Tuttavia, sarà la ricchezza che
mi è derivata da un incontro
pieno di comunione con i miei
fratelli, dal fatto di aver potuto
esprimere insieme a loro i miei
piccoli progressi sul cammino
della fede, (ed anche i miei dubbi, le mie paure) dal fatto di
aver pregato e vissuto con loro
sia pure per una sola giornata,
che darà efficacia ai gesti o alle
parole che potrò pronunciare in
seguito di fronte ai bambini.
Graziella Tron Lami
Di solito gli incontri dei monitori sono oggetto di un breve
trafiletto di cronaca perché rientrano da alcuni anni nella prassi della ripresa dei lavori delle
chiese dopo la pausa estiva.
La ricerca ricca, approfondita e stimolante portata avanti
dai membri del SIE costituisce
ormai per molti credenti un
punto di riferimento fondamentale. Dal materiale biblico e didattico ohe questi fratelli propongono si diramano una serie di
iniziative e di attività che, io
penso, contribuirà piano piano
a modificare la fisionomia delle
nostre chiese. Innanzitutto, mi
pare che uno degli aspetti più
positivi sia questo; il materiale
è DIFFICILE da usare in modo proficuo e secondo lo spirito che lo ha ispirato. Questa difficoltà, lungi dal rivelarsi un
ostacolo come pareva inizialmente, ha costituito per molte
comunità qui alle valli una importante occasione, io credo, per
provare a mettere insieme le domande che tanti si pongono circa la propria fede e sul come
esprimerla.
Gli incontri dei monitori a livello di circuito non sono una
routine come si potrebbe temere: non sono un culto nel senso
stretto del termine né un incontro di amici appartenenti allo
stesso gruppo, non sono un’assemblea di chiesa e neppure un
coordinamento di attività setto-
5
vita delle chiese 5
15 ottobre 1982
VERSO L’ASSEMBLEA DELLA FEDERAZIONE - 4
La presenza evangelica
alla
e alla televisione
Tra i vari « servizi » della
Pcei, quello più conosciuto è
certamente il servizio stampa,
radio e teievisione; tutti infatti
hanno modo di vedere alla televisione la rubrica « Protestantesimo » o di ascoltare alla radio
il « Culto evangelico ». Ma l’attività di questo servizio, coordinato dal giornalista metodista
Fulvio Rocco, non si limita a
queste due rubriche della RAI
e si occupa di una agenzia stampa (il «nev»), di una pubblicazione (« Il Culto evangelico ») e
della formazione di persone che
si occupino della evangelizzazione attraverso i mass media organizzando seminari, corsi e con
l’ófferta di borse di studio per
i giovani che vogliono impegnarsi in questo campo.
Il « Culto Radio »
Il programma settimanale di
20 minuti (prima del GR 1 delle ore 8, la domenica mattina) è
seguito mediamente da 900.000
persone Undice di ascolto Rai)
con punte fino a 1.200.000 ascoltatori. Molti non evangelici vengono così interessati alle varie
realtà dell’evangelismo italiano e
la redazione del « culto radio »
deve mediamente rispondere a
120 lettere mensili fornendo chiarimenti storici e teologici, indirizzi di comunità.
Si tratta infatti di una grossa
occasione per le chiese evangeliche di farsi conoscere a centinaia di migliaia di persone. Ma
questa potenzialità potrebbe essere meglio sfruttata se accanto
al lavoro per la RAI si affiancasse una collaborazione alle numerose radio locali che chiedono agli evangelici di occupare
un loro spazio nelle trasmissioni.
L’attuale composizione del
gruppo operativo appare però
inadeguata a far fronte agli
aspetti pratici di questo allargamento del lavoro (seminarilaboratori decentrati, verifica
della comunicabilità radiofonica) sia per il numero di persoiie
che attualmente vi lavorano, sia
per la disomogeneità del metodo di lavoro di ogni gruppo locale.
« Protestantesimo »
Pur con un organico largamente al disotto di quello di
analoghe rubriche estere, la rubrica televisiva « Protestantesimo » (che ha una visione media di 500.000 spettatori) ha operato in questi tre anni secondo
linee che ci sembra importante
sottolineare ; presentazione dell’alternativa evangelica (esempio
trasmissioni sul papqto, su Maria, interviste sulla teologia protestante), il tema dei rapporti
stato-chiesa ( intesa, religione
nelle scuole), pace e disarmo,
presentazione delle iniziative della Fcei per il soccorso alle popolazioni terremotate, studi biblici, trasmissioni storiche e
dottrinali, informazioni sulla attività ecclesiastica del protestantesimo italiano. Un vasto panorama di trasmissioni che sono
certamente servite a presentare
anche visivamente un’immagine
delle chiese protestanti italiane.
Anche in questo campo si è cercata la collaborazione con le
chiese non federate (trasmissioni realizzate in collaborazione
con pentecostali, fratelli, avventisti, gitani evangelici), anche se
non sempre è stato facile armonizzare modi di comunicazione
estremamente diversi.
Inoltre gli studi biblici, che
rappresentano una delle imprese televisive più difficili da af
IV CIRCUITO PIEMONTE VAL D’AOSTA
Programmazione
Si è riunita sabato 18 settembre la prima assemblea del quarto circuito, accolta nei locali
della chiesa valdese di Torino.
Dopo aver letto con attenzione
le decisioni prese recentemente
a livelli diversi (ultima assemblea
di circuito, conferenza distrettualé di Milano, sinodo di fine
agosto) nella chiesa valdese, i
rappresentanti delle chiese del
circuito (Ivrea, Aosta, Coazze,
Susa e Chivasso, oltre naturalmente a Torino) hanno elaborato un programma di attività per
l’82-83. Segnaliamo le proposte
più importanti.
1) Nel settore della preparazione collegiale si è deciso di privilegiare lo studio del documento sull'ecumenismo ai vari livelli
delle attività delle chie.se (questo
studio dovrebbe terminare con
un convegno su questo tema nel
mese di aprile, da tenersi a Viering); si è deciso di riprendere il
corso per aspiranti predicatori
locali, continuando lo sforzo dell’anno scórso e coinvolgendo, se
possibile, altre persone soprattutto nella comunità di Torino;
si è stabilito di continuare l’attività di aggiornamento dei predicatori locali in attività di servizio, dandoci un primo appuntamento per l’inizio di novembre
con una riflessione comune su
una ricerca sul Nuovo Testamento pubblicata dalla Claudiana.
2) Nel settore dello sforzo
evangelistico, si è parlato soprattutto di un progetto di presenza
a Courmayeur nell’estate dell 83,
da attuarsi con l’aiuto della FGEl
e della facoltà di teologia e di
un rinnovato appoggio alle attività della chiesa di Chivasso (soprattutto con l’organizzazione di
conferenze e con l’appoggio al
lavoro della trasmissione radio
locale «Parliamone insieme».
3) Nel settore culturale si è
naturalmente parlato delle iniziative in fase di programmazione
per il centenario di Lutero e si è
chiesto alla corale di Torino di
vedere la possibilità di preparare un programma che rientri in
questa tematica.
4) L’assemblea ha dedicato
buona parte della riunione alla
discussione dei rapporti tra /' giovani e le chiese (occupandosi anche molto concretamente di incontri giovanili e di contatti fra
le scuole domenicali del circuito).
5) Ultima decisione di-una
certa importanza la convocazione
di un incontro dei consigli di
chiesa del circuito per lo studio
dei documenti preparatori della
assemblea della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.
Ci si è molto rallegrati per .il
prossimo arrivo nel circuito di
Renzo Turinetto (a Ivrea) e di
Jonathan Dean (che si mette al
servizio della comunità di lingua
inglese di Torino).
La prossima assemblea si terrà
a Coazze; ci rallegriamo molto
tutti di questo incontro con questa piccola comunità alla periferia del nostro circuito.
Eugenio Rivoir
frontare, sono stati realizzati secondo modalità che hanno raggiunto molti consensi tra i responsabili delle emissioni protestanti delle televisioni dei paesi
latini, che hanno adottato per le
loro trasmissioni il modello italiano.
Nonostante questi successi
operati dall’équipe di « Protestantesimo », il problema più
grande per un maggior sviluppo
verso una migliore « qualità del
prodotto » è quello dell’organico
che vi lavora; l’assemblea dovrà
decidere se occorra o meno aumentare il numero del personale.
L’agenzìa « nev »
Coordinata dal past. Giorgio
Girardet, l’agenzia stampa della Fcei si è riproposta di far conoscere al pubblico e alla stampa italiana le attività, le prese
di posizione, il background del
protestantesimo italiano e estero. Molta della maggiore attenzione dei mass media italiani
alla nostra realtà dipende dal
lavoro puntuale svolto dalla
agenzia.
Alcuni problemi però restano.
L’agenzia stampa infatti trasmette principalmente comunicati, prese di posizione dei responsabili della Federazione o
delle chiese e nel clima culturale del nostro paese ciò contribuisce a dare un’immagine teologicamente falsa dell’ecclesiologia protestante.
Ciò pone la necessità per l’agenzia stampa di essere redatta
tenendo sempre conto del contesto culturale che ci circonda e
sapendo che non vi è un interesse a priori per l’informazione religiosa nel nostro paese.
Nel complesso si può dire che
il servizio stampa, radio televisione della Fcei, sia un servizio
che « tira ». L’assemblea dovrà
quindi esaminarne l’andamento
e soprattutto dare alcune indicazioni di tipo « politico ». Infatti se si vuole continuare nella strada indicata dalla scorsa
assemblea di Torre Pellice (« apertura alle chiese non federate») l’impostazione delle tre
principali attività dovrà essere
parzialmente rivista e se si vorrà dar seguito alle crescenti richieste di decentramento del servizio l’assemblea dovrà decidere
dove reperire i mezzi finanziari
per l’acquisizione delle nuove attrezzature ed un aumento dell’organico.
Giorgio Gardiol
Borse di studio FCEI
In considerazione della importanza che i mezzi di comunicazione di massa hanno
assunto negli ultimi anni e
dell’opportunità che anche le
chiese evangeliche in Italia
siano messe in grado di potersene servire in modo adeguato, il Servizio stampa, radio e televisione della Federazione delle chiese evangeliche in Italia ha avviato lo
scorso anno un’azione promozionale che si concretizza, fra
l’altro, nell’offerta di una borsa di studio messa a disposizione di una giovane o di un
giovane di estrazione evangelica che desideri acquisire
esperienze nel campo delle
comunicazioni di massa.
La borsa,di studio si propone come primo obiettivo di
allargare la cerchia degli evangelici attivi che abbiano conoscenze e capacità nell’ambito dei mezzi di comunicazione di massa (stampa, agenzie, radio, televisione ecc.).
Una prima borsa di studio
è stata assegnata ed utilizzata nel 1982.
La seconda borsa di studio
prevede un soggiorno di sei
mesi a Roma (gennaio-giugno
1983). In questo periodo
il Servizio fornirà strumenti
per una formazione teorica e
organizzerà uno o più stages
pratici, in uno o più settori
dei mass media, nel quadro
delle attività di formazione
che già si svolgono presso la
sua sede.
Chi desiderasse avviarsi a
questa forma di servizio, avendo le conoscenze culturali di
base, è pregato di scrivere al
Servizio stampa radio e televisione della FCEI, via Firenze 38 - 00184, Roma - entro il
15 ottobre 1982, accludendo il
proprio curricolo personale e
indicando l’eventuale conoscenza di lingue straniere.
Il Servizio SRTV
ECHI SINODALI
Evangelismo italiano
Non sempre in Sinodo si è dedicato spazio sufficiente al problema dei rapporti col protestantesimo italiano e anche quest’anno se n’è parlato nell’ultima
parte di una seduta serale. Tuttavia si respirava aria di rilancio delia Federazione (richiesta
di ricostituzione del Servizio di
Azione Sociale), di accelerazione del processo di collaborazione con le Chiese Battista, di approfondimento dell’area di consenso fra le Chiese evangeliche
non federate. Più che nel dibattito sinodale, è stato durante la
discussione in gruppi sul tema
dell’ecumenismo che si è tornati sempre di nuovo su questa
ultima questione, giacché le chiese a grande maggioranza nelle
loro risposte avevano indicato
come prioritario l’ecumenismo
con le altre chiese evangeliche
rispetto a quello con il Cattolicesimo Romano. Un o-d.g (33)
invita la Tavola in collaborazione con la FCEI ad avviare uno
studio in proposito. L’argomento tornerà dunque all’attenzione
delle nostre chiese e dei prossimi Sinodi, speriamo, con maggiore informazione e disponibilità al confronto teologico e a
prospettive di collaborazione fraterna. Riguardo al progetto Battisti-Metodisti-Valdesi è stato ài
CORRISPONDENZE
La vìa della fermezza
PALERMO — Succede che persone che si sono secolarizzate si
presentino con la richiesta di
sposarsi in chiesa o di battezzare i figli. Che fare in questi casi?
Dire che ci rallegriamo che si
sono ricordati di questa chiesa
e fare una « bella funzione », oppure avere la fermezza di far capire che « non ci si fa beffe di
Dio »?
Fermezza, e non certo durezza;
e ricordare quindi che anzitutto
è necessaria una adeguata catechesi sia in caso di battesimo che
in caso di matrimonio, e che percorrendo questa via si vedrà dove si arriverà.
Certo questa via stupisce — almeno a prima vista — ma è necessaria la chiarezza, e quasi
sempre i richiedenti accettano di
seguire dei corsi biblici di preparazione che possono essere più
o meno lunghi secondo la preparazione dei singoli e arrivare a
un vero chiarimento di fede.
Domenica 26 settembre la nostra comunità con riconoscenza
al Signore della Chiesa ha circondato con tanto fraterno affetto la giovane Simonetta Cesarò
la quale dopo aver chiesto di essere istruita nella conoscenza
dell’Evangelo ha risposto all’appello del Signore ed ha ricevuto
il battesimo segno dell’entrata
nel Patto che Dio in Gesù Cristo
ha fatto con gli uomini ed ha cosi confessato che Gesù Cristo è
il suo Signore e unico Salvatore.
Questo è di esortazione ad impegnarci al servizio del Signore
senza esitazioni né timori perché Egli è fedele.
gnificativo l’intervento del past.
Piero Bensi (presidente dell’UCEBI) che ha sottolineato
quanto sia assurdo lavorare separatamente per le. stesse cose
(in commissioni gruppi di lavoro ecc.). Il traguardo deve essere — egli ha detto — quello
espresso dalla comunità apostolica nel libro degli Atti ; « non
c’era nessuno che dicesse suo
qualcosa, perché avevano tutto
in comune ». L’o.d.g. sinodale,
votato dopo alcùni interventi,
chiede alla Tavola, all’OPCEMI
e all’esecutivo dell’UCEBI «di
concordare l’uniflcazione del
maggior numero di commissioni di studio che lavorano separatamente su temi analoghi ».
Società biblica
L’Alleanza Biblica Universale,
chiamata più sbrigativamente
nel nostro gergo la Società Biblica, è quella che provvede alla diffusione e traduzione delle
Scritture. Negli ultimi anni ha
coperto uno spazio sempre maggiore ed è stata spesso luogo di
incontro e di confronto fra evangelici e cattolici. La traduzione in
lìngua corrente del Nuovo Testamento (detta TILC) è arrivata a
esser stampata in ben 2 milioni
di copie. In Sinodo in realtà non
si è parlato della Società Biblica, ma piuttosto dei regolamenti che impedirebbero una continuazione del servizio del past.
Renzo Bcrtalot che ne dirige il
settore italiano ed è considerato
« in missione ». Sono quasi trascorsi gli anni per cui è consentita la missione (3 quinquenni)
ed è ora difficile mantenere invariata la situazione, da tutti
considerata positiva, e tuttavia
non violare i regolamenti.
Un o.d.g. (63) esprime la necessità della continuazione del
servizio del past. Bertalot alla
Società Biblica; quello che invece dovrà esser rivisto è il regolamento dei « pastori in missione » e dovrà esser studiata la
possibilità di un ruolo speciale
per pastori che non hanno rapporto amministrativo con la Tavola, ma dei quali la chiesa riconosca la particolare utilità del
servizio.
Gianna Sciclone
Nuovo indirizzo
Il pastore Vittorio Perres comunica il
suo nuovo indirizzo; Chiesa evangelica
battista, via Torino 284, S. Antonino di
Susa: tei. 011/9649846.
6
6 prospettive bibliche
15 ottobre 1982
LA RIVEDUTA
Parete verticale
Sul «Corriere della Sera» abbiamo letto quesl’esiale
(22.8) un interessante articolo di Franco Fortini dal titolo
« Quella speranza dei “Karamazov” » da cui riportiamo questa bella testimonianza resa alla Riveduta.
Non ricordo se era il 1927 o
l’anno dopo. A Firenze, al « Parterre », c’era una « Fiera del Libro ». Mio padre ne tornò cop
qualche volume per me ragazzo.
Il più spesso e fitto era una Bibbia protestante, nera, su carta
sottile. Aveva un odore persistente che decenni più tardi ritrovai in una « Authorized Versión » stampata a Oxford. Per
me di dieci anni, che da quel
giorno cominciai a percorrerla,
era una terribile foresta. Ancora
oggi riesco però ad orizzontarmi
solo in quella edizione (credo si
chiami la Riveduta), pubblicata
da una per me misteriosa Società Biblica Britannica e Forestiera.
Da quella mia lettura, ora me
ne rendo conto, era — e restò
a . lungo — assente ogni considerazione storica. Sarebbero state,
più tardi e paradossalmente,
proprio ie versioni cattoliche,
con le loro note cautelose, a storicizzare in qualche modo la
Scrittura, a vestirne le figure coi
colori d’epoca. Quella mia edizione nulla concedeva alla immagine. Nessima fantasia in
technicolor. Mosè, Saul, Ezechiele : nomi immani, mai figure.
Non così, almeno anni più tardi,
col Nuovo Testamento. Ma, col
Vecchio, quale fosse la pagina,
tutto si disponeva su di un solo
piano. Genesi, Deuteronomio,
Ecclesiaste. Ancora oggi non riesco a distinguiere i diversi strati.
So che c’e im Proto e un Deutero Isaia, ma è conoscenza non
esperienza. Leggevo una unica
scrittura, un tono costante, indotto forse dalla traduzione.
Questo mi ha reso naturale l’uso
sapienziario dell’episodio e del
versetto, rermeneutica morale
propria ai sermoni delle, chiese
Che siano davvero matti?
evangeliche. Era — ma certo non
potevo saperlo — la lettura assoluta degli esistenzialisti teologici, alla Karl Barth, avversa allo storicismo di origine liberale.
Me ne veniva una sorta di stupefazione musicale ; un ritmo
che, soprattutto nei Libri Poetici, occupava tutto lo spazio della mente. La consuetudine a contenere la veemenza e la durezza
bibliche entro misure che nulla
avevano in comune con qualsiasi altro libro, non è stata di tanti secoli di liturgia e di esegesi?
E’ tornata di moda, quella lettura. So quante illusioni e quanto estetismo l’accompagnino. Allora e per fortuna mi mancò un
altro nobile strumento di inganno ottico, che trasformava in
fregio la parola biblica, com’è
di quella coranica negli edifizi
arabi: la versione in latino.
Quando, più che adulto, l’ho recuperata se volevo capire qualcosa della nostra letteratura
(senza la Vulgata non ci si può
illudere di intendere la tradizione europea e, per noi, quella che
va da Jacopone a Manzoni) proprio allora il latino di San Gerolamo spariva dai riti. Ben presto e per fortuna la filologia mi
avrebbe lacerata ogni lettura
mitica o favolosa restituendomi
all’obbligo di quella soltanto —
ma che vuol dire : « soltanto »?
— religiosa; eppure sono riconoscente a quel vero veduto fra
i dieci e i quindici anni per una
via che non era quella della pietà familiare; parete verticale di
parole, in un italiano reso abbagliante nella sua imperturbabilità, deprivato tanto di ogni somiglianza con la lingua quotidiana quanto con quella che, a
scuola, si imparava gulla « Odissea » versificata dal Findemonte.
(segue da pag. 1)
che il suo Dio è presente nella
storia.
E’ regola elementare, anche a
partire dal buon senso comune,
che la parola debba avere un necessario corrispondente nell'ascolto. Che cosa ti parlo a fare,
se tu non mi ascolti? Il fatto è
che invece, dal punto di vista
della realizzazione del programma, la cosa pare del tutto irrilevante. Con una buona dose di
faccia tosta, Dio dice al suo testimone: « Vai a parlare alla gente: che poi loro ti ascoltino o no,
non fa nessuna differenza. Tu,
parla ».
Che siano davvero matti? Si
direbbe proprio di si.
Eppure un senso in tutto questo c’è. Mi sembra sia il senso
di una liberazione del testimone
dall’ansia del successo. Il testimone della Parola non deve pensare di iniziare una camera di
gloria e di successo, ma di incontrare scetticismo, rifiuto.
Voi capite che se la possibilità di un progetto di testimonianza dovesse misurarsi dalla quantità del suo ascolto, allora la situazione sarebbe fallimentare in
partenza. Se il profeta si credesse l’eroe della situazione che arriva e mette a posto tutto — ed
è evidente che ci riesce perché
gli eroi sono sempre bravi, allora potrebbe fare a meno di cominciare. La sua, sarebbe veramente la scelta di un matto. Le
vie della gloria non passano all’incrocio della testimonianza. Il
testimone è invece chiamato a
farsi sconfiggere per un programma che sa vittorioso perché la
vittoria non gli appartiene. La
sconfitta del testimone non determina il fallimento del programma per cui lavora, perché
lui è solo un testimone di una
verità che si è compiuta prima
di lui e si compie intorno a noi.
Alla domanda: « Perché in una
situazione di eterna sconfitta
continuano ad esserci nuovi testimoni? », la prima risposta di
Ezechiele è: « Perché quello che
conta è Tesserci del testimone ».
Ciò che viene chiesto ad Ezechiele è di esistere, perché la
gente sappia che un testimone
di Dio è in mezzo a loro. Se il
successo del testimone non è assicurato, una cosa viene però garantita: che la sua presenza non
è indifferente. Se la gente lo
ascolterà, si accorgerà di lui perché lo capirà e lo accetterà. Se
la gente non lo ascolterà, si accorgerà ugualmente di lui perché lo rifiuterà e cercherà di liberarsene. La parola può essere
ignorata: la presenza, no.
Per noi oggi il senso di questa
risposta può essere questo: affermare l’importanza di esistere,
di essere presenti in Italia come
minoranza protestante che, senza avere la pretesa di possedere
la verità, ha un ruolo da svolgere, delle cose da dire che altrimenti restano non dette e soprattutto delle cose da fare che
altrimenti restano non fatte.
Continuiamo ad ascoltare. « E
tu, figliol d’uomo, non avere paura di loro, né delle loro parole,^
se abiti fra gli scorpioni, perché
sono una casa ribelle ».
Questo ci porta alla seconda
risposta che possiamo avere da
Ezechiele: « E’ importante esserci perché la situazione è molto difficile ». Non si possono fare
comode rinunce. Il profeta,
sdraiato per terra, a faccia in
giù, è il segno di questa rinuncia. Dietro le apparenze di una
comunione un po’ mistica, si nasconde l’isolamento, il rifiuto delle scelte difficili, il disimpegno,
la chiusura. Questa scelta viene
posta sotto un inequivocabile
giudizio: il profeta non riesce
nemmeno a sentire quello che
Dio dice. Non riuscirà mai ad
acquisire quel sapere necessario
alla realizzazione del programma che gli viene proposto da
Dio. La comunione con Dio, quella vera, ce l’avrà solo dopo, quando accetterà la sua responsabilità di testimone della verità ed
accetterà la situazione scomoda
di vivere in mezzo alla gente col
rischio di non essere ascoltato,
di essere contestato, di essere
eliminato.
Per noi oggi que^o vuole forse dire che una scelta di testimonianza non può avere niente
a che spartire con un ripiegamento verso il proprio interno,
ma deve essere intesa come un
servizio alla parola nella società
in cui viviamo. Ricordiamoci che
Dio fa con Ezechiele una promessa: che nonostante la situazione difficile, la resistenza non
potrà ridurre al silenzio il testimone di Dio.
Continua il testo: « E tu dirai
loro: così parla il Signore, Dio ».
Quello che viene affermato è la
centralità di JHWH nella storia.
La santità di JHWH è l’asse attorno a cui gira la storia del
mondo.
La terza risposta del lesto è
perciò questa: « E' irnportante
esserci in questa situazione molto difficile perché la parola di
Dio è Tunica possibilità per la
conversione e la vita ».
Questa parola va però detta
ed ecco perché il fallimento del
programma del testimone non
è il non ascolto ma il silenzio.
Nessun conformismo è permesso al testimone. La parola di Dio
non è funzionale al mantenimento dello status quo. E’ sernpre
una parola di giudizio e insieme
di speranza, un richiamo alla
conversione. Il popolo d’Israele
è un popolo dal collo duro, perché non ascolta la parola del
profeta. Ma. Dio manda lo stesso
il suo testimone, e lo rende piu
duro di loro. Perché la Parola
può non essere ascoltata, ma
non può non essere predicata.
Sono queste tre ragioni che
spingono ancora oggi persone
sempre nuove e sempre diverse
a studiare in facoltà di teologia,
ad imparare delle cose e a scegliere, in un modo o nell’altro,
in forme tradizionali o in forme
ancora da inventare, di impegnare la propria vita in questa inp
presa un po’ pazza che vede il
testimone di oggi inserirsi in una
ormai lunga catena di uomini e
di donne al servizio della parola
di Dio.
Marco Davite
ACQUA VIVA
Ezechiele 47: 1-12.
Ed egli mi rimenò all’ingresso della casa; ed ecco delle acque uscivano dì sotto
la sc-glia della casa, dal lato d’oriente; perché la facciata della casa guardava a oriente e le acque uscite di là scendevano
dal lato meridionale della casa, a mezzogiorno dell’altare. Poi mi menò fuori per
la via della porta settentrionale, e mi fece
fare il giro di fuori, fino alla porta esterna, che guardava a oriente ed ecco le acque scendevano dal lato destro. Quando
l’uomo fu uscito verso oriente, aveva in
mano una cordicella e misurò mille cubiti; mi fece attraversare le acque, ed esse
m’arrivavano alle calcagna. Misurò altri
mille cubiti, e mi fece attraversare le acque ed esse m’arrivavano alle ginocchia.
Misurò altri mille cubiti, e mi fece attraversare le acque, ed esse m’arrivavano sino ai fianchi. E ne misurò altri mille: era
un torrente che io non potevo attraversare, perché le acque erano ingrossate; erano acque che bisognava attraversare a
nuoto: un torrente che non si poteva guadare. Ed egli mi disse: Hai visto figliuol
d’uomo? E mi ricondusse sulla riva del
torrente. Tornato che vi fu, ecco che sulla
riva del torrente c’erano moltissimi alberi, da un lato e dall’altro. Ed egli mi disse: Queste acque si dirigono verso la regione orientale, scenderanno nella pianura ed entreranno nel mare; e quando saranno entrate nel mare, le acque del mare
saran rese sane. E avverrà che ogni essere vivente che si muove, dovunque giungerà il torrente ingrossate, vivrà, e ci sarà
grande abbondanza di nesce; poiché queste acque entreranno là, quelle del mare
saranno risanate, e lutto vivrà dovunque
arriverà il torrente. E dei pescatori staranno sulle rive del mare; da En-ghedi ad
En-eglaim si stenderanno le reti; vi sarà
del pesce di diverse specie come il pesce
del mar Grande, e in grande abbondanza.
Ma le sue paludi, le sue lagune non saranno
rese sane; saranno abbandonate al sale. E
presso il torrente, sulle sue rive, da un la
a cura di Gino Conte
Continuiamo la pubblicazione di condensati degli studi biblici con i quali cominciavano le giornate dei lavori dell’assemblea generale dell’Alleanza Riformata Mondiale, a Ottawa, nello scorso agosto. Oggi è la volta della presentazione di una visione
profetica di Ezechiele, da parte del professore texano J. A. Wharton.
to aH’altro crescerà ogni specie d’alberi
fruttiferi, le cui foglie non appassiranno
e il cui frutto non verrà mai a meno; ogni
mese faranno dei frutti nuovi, perché quelle acque escono dal santuario; e quel loro
frutto servirà di cibo, e quelle loro foglie
di medicamento.
Questa è una visione profetica sgorgata
dalle profondità dell’esilio e della disperazione: riguarda l’adempimento ultimo dei
piani di Dio. Questo tipo di vision,i non è
mai presentato come un’informazione ad
uso delle generazioni future, ma sempre
come una parola di speranza, una parola
di comando per coloro che vivono oggi.
Come ha scritto Abraham Joshua Heschel,
la speranza biblica consiste nel vivere l’avvenire di Dio nel presente.
In Ezechiele tutte le parole di giudizio
e tutte le parole di speranza convergono
verso il Tempio di Gerusalemme. Questo,
perché il Tempio è considerato il luogo
della presenza reale di Dio sulla terra.
Quando il profeta vede la Gloria di Dio
(cioè Dio nella sua gloria) abbandonare
il Tempio (10: 3-22; 11: 22-25), vede il giudizio terribile di Dio contro il popolo eletto. La promessa antica: « Sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio » pare revocata a causa dell’infedeltà d’Israele. Ma
quando Ezechiele incontra la gloria di Dio
a Babilonia (non a Gerusalemme, a Babilonia, apparentemente nella condizione
vinta, in catene! e non vi è qui un parallelo, un anticipo del segreto centrale della
presenza e della gloria di Dio nel Venerdì
Santo?), viene rivelato un nuovo fonda
mento di speranza. Forse Dio vuole riavvicinarsi al suo popolo, anzi più vicino
di quanto sia mai stato prima!
Allora Israele può ormai ascoltare la parola del giudizio in tutta la sua potenza
terrificante: perché è illuminata da barbagli di speranza (Ez. 1 - 39). Soltanto dopo
avere ascoltato la parola della grazia, possiamo percepire chiaramente a quale grado terribile d’intensità la parola del giu, dizio colpisca il mondo contemporaneo e
noi in particolare. (36: 23-32).
Ez. 47: 1-12 ci chiede di attendere la fine
dei tempi e d’immaginare che cosa significherà il momento in cui la gloria di Dio
riempirà di nuovo il Tempio, quando Dio
sarà realmente presente in mezzo al suo
popolo, in mezzo al mondo che gli appartiene: più vicino di quanto sia mai stato
prima! (cfr. 43; 1-9!).
Ez. 47: 1-12 ha come centro l’acqua viva
che scaturisce dal Tempio (la presenza
reale di Dio). Questo ci ricorda l’origine
(Gen. 2: 10-14) e la fine (Apoc. 22: 1-5)
della Bibbia. Ogni vita è sempre proceduta da Dio. Ma la qualità della vita che Dio
voleva per Israele, per l’umanità, per il
mondo, non è mai diventata realtà. La ricerca impegnata da Dio contro tutta la
nostra disumanità, a favore della qualità
della vita nelle relazioni umane, è la storia
stessa della Bibbia. La tragedia della storia umana sta nel fatto che questa stessa
qualità della vita è pure l’obiettivo di tutti
gli sforzi umani, anche quando ci lavoriamo in modo aberrante e distruttivo. Ez. 47
dice che Dio non abbandonerà mai la sua
ricerca (o la nostra), finché il fiume d’acqua viva irrigherà e feconderà la terra intera.
Il fiume di vita che sgorga dalla presenza reale di Dio inizia in modo poco spettacolare a Gerusalemme, sotto forma di un
magro filo d’acqua. Ma non è un corso
d’acqua ordinario! Per via, si allarga e si
fa profondo, fino a diventare un fiume che
nessuno può né sondare né attraversare
(v. 5). La vita che esso comunica a Gerusalemme non è che l’inizio. Non è lì soltanto per coloro che conoscono il Signore
3 Tadorano. Il suo fine, la sua mèta è il
deserto privo di vita delle imprese umane,
e il mare chiamato « Morto ». Il mare della morte deve diventare un mare della vita nel quale i pesci giocano e i pescatori
pescano. Le rive fioriscono, e vi crescono
alberi da frutto, e ogni mese sarà mese di
raccolto. Né la siccità estiva né il gelo invernale interrompono la celebrazione della vita. Persino le foglie serviranno da medicina e restituiranno la salute. Apoc. 22: 2
aggiunge una frase esplicativa che, a mio
parere, è sottintesa in Ez. 47: le foglie servono alla guarigione delle nazioni — i
gojim, quelli dì fuori — che non hanno
avuto relazioni privilegiate con il Dio d’Israele.
La domanda che il Signore rivolge al
profeta (v. 6) è la domanda che rivolge a
noi oggi; « Hai visto, figlio d’uomo (tu,
uomo qualunque)? ». Abbiamo visto la vastità di ciò che Dio sta facendo nel mondo? Abbiamo ascoltato e creduto Gesù,
quando dice: « Se qualcuno ha sete, venga
a me e beva. Chi crede in me, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno »
(Giov. 7: 38 ss.)? Possiamo credere che
l’acqua viva che percepiamo come un magro filo d’acqua nella nostra vita comunitaria, nelle nostre attività, nel nostro culto, è di fatto il fiume possente di Dio che
deve irrigare un giorno il deserto e invadere il mare del peccato umano e della
morte? La misura della nostra fede è la
misura della nostra disponibilità a vivere
la nostra vita nella direzione delTavvenire
di Dio, una vita consacrata alla guarigione
delle nazioni. L’abbiamo visto, questo?
James A. Wharton
7
15 ottobre 1982
obiettivo aperto 7
NEL QUADRO DELLE VISITE ECUMENICHE PROMOSSE DAL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE
Miseria e speranza in Guinea Equatoriale
Dal 24 luglio al 10 agosto 1983 il Consiglio Ecumenico delle Chiese terrà la sua
sesta assemblea mondiale a Vancouver (Canada). In vista di tale avvenimento il CEC
ha deciso di dedicare l’anno 82-83 a una
serie di visite al maggior numero possibile
di chiese in tutte le parti del mondo: sono
state previste più di 80 visite con altrettante équipes di visitatori. Dal 19 giugno al 6
luglio ’82 sono stati visitati i paesi dell’Africa Occidentale: nove équipes, formate da
tre, quattro o più persone rappresentanti
delle più svariate parti del mondo, si sono
recate in Senegambia, Sierra Leone, Libe
ria, Ghana, Benin-Togo, Nigeria, e Guinea
Equatoriale. Dopo 10 giorni di visita, i vari
gruppi si sono riuniti ad Ibadan (Nigeria.)
per una valutazione generale del lavoro
svolto e per riflettere sul tema « Fare teologia nella lotta dei popoli — una nuova
vita in Cristo ». Pubblichiamo in questa pagina l’essenziale del documento conclusivo
dell’incontro di Ibadan e il reportage da
uno dei paesi visitati preparato da una valdese che faceva parte di uno dei gruppi di
visitatori. Nella foto la comunità di Ebebiyim, nel nord est della Guinea Equatoriale, riceve i visitatori.
La Guinea Equatoriale — un
minuscolo paese grande come
metà Svizzera, tra il Camerún
e il Gabon, comprendente una
parte continentale (Rio Munì) e
una insulare (isole Bioko e isola Pagalu) — è lo specchio di
una miseria che ùhà persona
abitúata a vivere in un paese industrializzato dell’occidente non
può neppure immaginare.
Miseria per la fame. Nelle città salari irrisori non danno la
possibilità di comprare i generi
di prima necessità, tutti importati dalla Spagna e da altri paesi. NeU’interno c’è la possibilità
di coltivare la terra ma la denutrizione dilaga. Il reddito procapite, di 180 dollari nel 1968, è
sceso a 70 dollari (1979).
Miseria nell’educazione e istruzione. L’analfabetismo riguarda
oltre il 50% della popolazione.
Nell’interno del continente la
maggior parte non comprende
lo spagnolo. Le scuole, non oltre
le secondarie, sono del tutto insufficienti e c’è una grande carenza di insegnanti.
Deposito di malati
Miseria nella sanità. Tre ospedali non sono certamente sufficienti per una popolazione di
400.000 persone che in gran parte non ha alcuna possibilità di
spostarsi nel paese.
La visita serale all’ospedale di
Bata è stata per me agghiacciante. Ho avuto la netta sensazione di trovarmi non in una corsia, ma in un deposito di malati completamente abbandonati
al loro destino, dove un giovane
stava morendo per bronchite, un vecchio aspettava invano di essere operato di ernia,
con il solo conforto dei familiari pronti a vegliarli, sdraiati per
terra accanto ai letti. La mortalità infantile è altissima, i bambini muoiono per un raffreddore, per diarrea e una semplice
epidemia di morbillo stronca la
vita di tantissimi piccoli esseri.
La popolazione nell’interno non
è in grado di badare a se stessa,
neppure nelle più elementari
norme di igiene come la bollitura e la preparazione dell’acqua
o la costruzione di latrine.
Miseria economica. Il paese è
potenzialmente ricco di risorse
naturali: cacao (Bioko), legname pregiato, caffè, arachidi e altri prodotti agricoli (sul continente). Ma non c’è alcuna industria di trasformazione e le materie prime sono scambiate all’estero, soprattutto Spagna, con
ogni genere di prodotti finiti secondo il tipico schema del rapporto neocolonialista.
Miseria nei rapporti umani.
La condizione della donna è praticamente una condizione di
schiavitù. Considerata un oggetto, appartenente prima al padre,
poi al suocero, al marito e infine
al figlio maggiore, porta il peso
del lavoro agricolo, domestico e
deH’allevamento dei figli- Tutto
ciò che la riguarda viene deciso
esclusivamente dall’uomo.
Dopo il Golpe
de Libertad
Eppure questa non è la situazione peggiore che il paese abbia conosciuto. Parlando epn le
persone che abbiamo incontrato,
ho avuto l’impressione che dopo
il « Golpe de Libertad » del 1979
la gente abbia tirato un sospiro
di sollievo. Per 11 anni infatti,
dopo la dichiarazione di indipendenza dalla Spagna, il paese
era vissuto in un regime di progressivo terrore con purghe, torture, assassini ed esecuzioni senza processo, sotto la dittatura
del presidente Macias. Ora questo clima di violenza e di morte
è finito. 11 nuovo regime presieduto da Obiang Nguema Mbasago, pur essendo espressione dello stesso clan tribale di Macias,
ha processato e giustiziato il
dittatore e ha ripristinato alcune libertà, di parola, di culto, di
insegnamento. Per questo il golpe del ’79 è detto « de Libertad »
e il nuovo presidente è chiamato
« Bpono ».
Malgrado questi cambiamenti
il paese continua però ad essere
profondamente prostrato nell’immobilismo, nella rassegnazione e nell’isolamento anche rispetto agli altri stati africani.
Il governo ha controllato e
programmato nei minimi particolari la nostra visita. Da un lato ha sottolineato l’importanza
della nostra venuta con un’accoglienza lussuosa, con l’udienza
data dal Presidente e gli incontri con tre Governatori. Dall’altra, con un ufficiale di protocollo ha diretto e controllato ogni
nostro spostamento, movimento, discorso e chiacchierata. Ho
avuto l’impressione che la nostra visita sia stata strumentalizzata per accreditare davanti
aH’opinione pubblica internazionale l’apertura e la bontà dell’attuale regime mascherando
nel contempo l’inefficienza nei
confronti di un paese schiacciato dalla miseria e dal dominio
che comunque il clan tribale al
potere continua ad esercitare.
La Chiesa Riformata
Dal punto di vista religioso, la
Guinea Equatoriale è a larga
percentuale cattolica (92%). E’
quindi fortemente minoritaria la
Chiesa Riformata della Guinea
Eq. che è nata nel 1973 daH’unione tra Chiesa Evangelica e Chiesa Metodista. Questa Chiesa, che
fa parte del Consiglio Ecumenico delle Chiese e che ha ricevuto la nostra visita, è fortemente
compromessa con il Governo. In
un primo momento la cosa mi
ha scandalizzata, data la mia
tradizione valdese che con fierezza porta avanti una chiara linea di separazione fra stato e
chiesa. Mi rendo conto tuttavia
che la situazione è profondamente diversa. La Chiesa valdese può permettersi l’indipendenza economica e rifiutare qualsiasi sussidio statale grazie alle contribuzioni dei suoi membri e al
non trascurabile aiuto di chiese
sorelle all’estero. Ma in Guinea
Eq. una tale posizione intransigente non significherebbe altro
che il suicidio per la Chiesa. Mi
son resa conto che l’appoggio e
l’aiuto del Governo è indispensa-.
bile per le opere sdi ricostruzione nel campo della sanità e dell’educazione e che la Chiesa Riformata ha un compito di vigilanza e di discernimento ben arduo. La Chiesa Riform.ata sostiene e apprezza molto il programma di ricostruzione dell’attuale Governo, è pronta e disponibile a cooperare con il Governo. Si tratta di valutare fino in
fondo quanto questa collaborazione e appoggio non finiscano
per riservarle una parte di privilegi.
Spirito coloniale
e coraggio nella fede
Da 14 anni la Guinea Eq. è indipendente ma lo spirito del colonialismo ha ancora profonde
radici nel suo popolo. In tutte
le comunità visitate il discorso
e le richieste erano sempre ugua
li: richiesta di aiuto e di mezzi.
La richiesta è stata a volte molto esplicita : richiesta di fondi
per ricostruire scuole, chiese, per
poter offrire di nuovo una istruzione «, evangelica » alle giovani
generazioni. Continua dipendenza economica da altri paesi,
quindi, e la convinzione che la
educazione « evangelica » è quella che salva dalla miseria, dà
cultura e permette quindi di elevarsi socialmente e di conseguenza economicamente.
In altri casi la richiesta di
aiuto, intesa in termini molto diversi (richiesta di personale qualificato per programmare progetti e piani), denotava un forte
senso di inferiorità e di sfiducia nel popolo guineiano. Continua ad esistere la convinzione
di una « naturale » incapacità rispetto a quelli del primo o secondo mondo, considerati capaci di risolvere qualsiasi problema. Credo che il compito maggiore che ci sta davanti, nei contatti che vogliamo portare avanti con questa gente e,cgn questo
paese, siavdi- aiùtailf a" trovare
fiducia nelle loro capacità e nelle loro qualità e dignità di uo
mini che non hanno niente di diverso da altri popoli.
Malgrado questo sottile spirito di colonialismo mi sono apparsi chiaramente come segni di
speranza: la scuola organizzata
a Sata dalle dohne eiràugèliche,
che ospita più di 100 bambini di
diverse età in un locale non più
grande di m. 8x16; la sete di
contatto e di informazione da
parte delle associazioni giovanili
e femminili nella chiara consapevolezza di dover rompere l’attuale stato di isolamento per poter andare avanti nella formazione, nello studio e nella ricerca biblica ; la gioiosa e felice accoglienza della popolazione evangelica, pronta ad offrirci doni e
affetto come simbolo di una sincera fratellanza in Cristo. In
questi esem.pi, che sono per me
di grande ammaestramento, ho
visto tutta la forza, la volontà
e il coraggia'^di credenti pronti
ad affrontare le più grandi difficoltà per trasformare lo stato
attuale delle cose e per ricostruire;fun'‘’p'àese più umano, ma soprattutto sicuri dell’immenso
aiuto che ci viene dal Signore.
Marcella Giampiccoli Bogo
Teologia nella lotta dei popoli
Dopo un saluto alle chiese che
li hanno accolti e un ringraziamento al Signore per l’esperienza vissuta, i visitatori nel documento che
ha segnato la conclusione del loro
incontro a Ihadan, affermano:
Apprezziamo in modo particolare
il fatto di essere stati messi in guardia di fronte alle tentazioni che la
chiesa incontra ovunque nel mondo:
1) l'essere preoccupati dalle proprie questioni istituzionali, che distolgono forze e risorse dall'impegno nelle più vaste lotte umane e
che producono incontri ecumenici
deboli e privi di risultati in cui abbondano più le parole che le azioni
ecumeniche e gli scambi di esperienze di vita;
2) il permettere che momenti decisionali e di impostazione siano delegati a poche persone selezionate
limitando con questo la larga partecipazione della base. In questo modo
vengono esclusi importanti contributi ai processi decisionali. Identifichiamo in modo particolare:
— le donne ohe attraverso la loro
scoperta del senso della libertà,
della dignità e dei valori possono trasformare e arricchire l'intero ordine sociale;
— i giovani che ci possono dare delle visuali più ampie quando
prestiamo attenzione alle loro critiche e alle loro sfide;
— i poveri delle zone urbane e rurali, e altri gruppi sociali ugualmente emarginati.
3) il proseguire una educazione
che abitua la gente ad essere acritica, nella perpetuazione di strutture
sterili, e perfino demoniache, piuttosto che ad essere sensibili al disperato bisogno di giustizia.
Abbiamo visto come la gente sia
privata perfino dei beni di prima necessità come cibo, acqua, un'abitazione adeguata e un lavoro.
Abbiamo sentito le storie di coloro che quotidianamente vivono con
le conseguenze di queste privazioni.
Abbiamo incontrato gente che ha
rinunciato al guadagno personale per
identificarsi con coloro che lottano.
Siamo stati messi in crisi dal fatto che molti di noi provengono da
paesi la cui politica non fa che aumentare tali privazioni attraverso il
mantenimento dell'esistente e ingiusta divisione internazionale dell'economia che impone una vita disumana e porta milioni di persone alla
morte.
Abbiamo avuto conferma, con
quello che abbiamo appreso, che la
lotta per la vita nell'Africa Occidentale come nelle altre regioni del
mondo, richiede il coraggio di identificare gli oppressori; smascherarli
per quello che sono e sottrarre noi
e gli altri al loro potere.
Siamo convinti che una teologia
pregnante scaturisca dalla lotta dei
popoli.
La storia del popolo di Dio ce ne
dà una testimonianza. Una teologia
pregnante deve quindi essere necessariamente perseguita ecumenicamente, comunitariamente, con autocritica e con impegno instancabile.
Vorremmo rivolgerci in modo particolare:
Alle chiese e ai Consigli di chiese in Africa Occidentale: siamo consapevoli delle difficoltà in cui lavorate; vi assicuriamo le nostre continue preghiere e il nostro continuo
interesse; vi incitiamo a continuare
il processo di presa di coscienza
delle realtà e delle ingiustizie a cui
l'uomo viene sottoposto, e a orga
nizzare il vostro lavoro sulla base
di questa consapevolezza; vi incoraggiamo a mantenervi saldi nella
vostra fede mediante la forza che
ci viene da Dio. Vi raccomandiamo
di avere .una visione dell ecumenismo tale da andare al di là delle parole e che renda possibili gioiose
manifestazioni e una coraggiosa comune testimonianza che sfidi concretamente le strutture del potere.
Insistiamo sulle analisi delle cause
dell'oppressione per trovare strategie e azioni comuni. Vi incoraggiamo a migliorare le comunicazioni e
le informazioni tra le chiese, tra i
vari gruppi all'interno delle comunità
e con altri gruppi interessati.
Ai Centri e ai Movimenti di Impegno Sociale: dato che abbiamo deciso di fare teologia nella lotta dei
popoli, attraverso un nqstro maggior
coinvolgimento nelle rispettive situazioni, vi esortiamo a trovare dei nuovi canali capaci di offrire scambi di
informazione e sostegno, dei programmi creativi che sostengano coraggiosamente i popoli nelle loro
lotte, e promuovano una solidarietà
in Gesù Cristo, vita del mondo.
Al Consiglio Ecumenico delle
Chiese: ringraziamo il Signore per
la possibilità che ci ha data tramite il CEC di trovarci insieme. L'importanza di quanto abbiamo appreso
e il compito che sta di fronte a noi
sono immensi. Noi osiamo avvicinarci a questa responsabilità solamente perché confidiamo che la potenza di Dio e la solidarietà dì fratelli e sorelle ci fortificano.
Le nostre preghiere vi accompagneranno nel momento in cui vi riunirete a Vancouver e nel vostro lavoro.
Ibadan, Nigeria, 6 luglio 1982.
8
8 ecumenismo
15 ottobre 1982
UN DOCUMENTO DELL’EPISCOPATO CATTOLICO FRANCESE I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
La crisi economica
e le esigenze della fede
Temi sinodali
Il 21 settembre u.s., il Consiglio permanente dell’episcopato
francese (la CEÌ francese) ha reso nota una « dichiarazicme sulla
congiuntura economica e sociale». In un momento in cui la
Frància sta attraversando una
fase-economica estremamente delicata che mette a dura prova le,
speranze riposte nel governo so"
cialista, questa presa di posizione
dei vescovi francesi ' ci sembra
importante e opportuna. Non si
tratta evidentemente di un « pronunciamento » politico partigiano, anche se ha provocato immediato malumore in certi ceti conservatori di destra e di sinistra,
bensì di -un appello alle coscienze, di un richiamo evangelico fondato sui valori della solidarietà,
della giustizia e deH’equità.
Nella prima parte del documento, dedicata all’analisi della
situazione economica e sociale
(disoccupazione, inflazione, crisi
monetaria, ecc.), i vescovi affermano: « Questa crisi è grave verché colpisce anche i valori su
cui si fonda una società umana ».
Da cui l’appello a « informarsi
senza esclusiva e a riflettere ai
motivi della crisi » perché « senza questa presa di coscienza, è
impossibile concepire una trasformazione positiva delle istituzioni ».
Ostacoli da superare
Cosi prosegue poi la dichiarazione; « Crediamo importante
sottolineare alcuni aspetti della
mentalità corrente che sono verdurafi durante tutto il periodo di
crescita continua e che oggi costituiscono ostacoli da superare.
—■ Uno dei motori efficaci del
consumo è stato, per ognuno, il
vivo desiderio di raggiungere il
livello di vita della categoria soàiale ritenuta immediatamente
superiore alla propria.
— Il bisogno di consumo così
stimolato ha fatto nascere a volte, per anticiparne il soddisfacimento, la corsa ai prestiti, provocando la pratica eccessiva del
cumulo degli impieghi.
— La crescita continua ha portato a pratiche di disuguaglianza. Certe categorie hanno saputo
organizzarsi per ottenere vantaggi contrattuali o legali garantiti
all'infinito.
— Il sentimento illusorio che
sarebbero rimasti dei sovrappiù
da dividersi tra tutti ha generato
un sistema di protezione sociale
talmente complesso che, a volte,
è inaccessibile ai più poveri. Esteso all’indennità di disoccupazione, esso viene facilmente alterato
da abusi, malgrado i valori che
comporta.
— Infine il passaggio, in una
generazione, dal mondo rurale al
mondo indtistriale urbano, l’obiettivo prioritario dell’arricchimento individuale, la mancanza
di partecipazione dei cittadini ad
una gestione degli affari giudicata troppo complessa per loro,
la riduzione dei corpi intermedi,
hanno suscitato comportamenti
ampiamente sprovvisti di ideale,
noncuranti degli altri e soprattutto della collettività. I primi
sintomi di crisi hanno cristallizzato queste tendenze al ripiegamento che rendono inadatti alla
solidarietà ».
I vescovi invitano quindi a ricercare nuovi modi di vita, che
siano coerenti con l’Evangelo:
« Lo spirito dell’Evangelo non si
adatta a qualsiasi comportamento individuale o collettivo. Esso
non transige né con la verità, né
con la giustizia, né col rispetto
dei partner s. Nella situazione
presente, la demagogia, il corporativismo, gli innumerevoli modi di cavarsela egoisticamente, lo
scaricare le responsabilità su un
capro espiatorio... contraddicono
le esigenze della fede (...).
In questo spirito evangelico
di riconciliazione e di condivisione, invitiamo le comunità cristiane a interrogarsi sulla qualità
della solidarietà umana vissuta
dai loro membri. Proponiamo alcuni punti alla loro attenzione.
Queste proposte sono esigenti,
realistiche e fonte di speranza.
Non sono indirizzate a tutti: tocca ad ognuno, ad ognuna, ad
ogni gruppo, vedere quelle che li
riguardano di più e approfondirle.
Impiego
— Mentre alcune famiglie godono del cumulo di salari più
che sufficienti, la rinuncia totale
o parziale a uno di essi, quello
dell’uomo o quello della donna,
faciliterebbe la divisione del lavoro.
— Il cumulo di un impiego e
di una pensione sufficiente può
fare problema. In certi casi, rinunciare al primo favorirebbe la
possibilità di esercitare un’altra
attività, per esempio nella vita
associativa.
— Alcune coppie, quando i figli
sono cresciuti e i bisogni in via
di diminuzione, potrebbero prendere in considerazione la pensione anticipata.
— Sembra che non si sia sufficientemente esplorata la possibilità di impieghi a tempo parziale,
almeno in certi periodi della vita
di una famiglia.
— Una società in cui il lavoro
’’nero” è così diffuso nella maggior parte delle categorie sociali,
non può essere una società di
giustizia.
— Sono tutte pienamente giustificate le iscrizioni ql Fondo di
disoccupazione?
— Se è vero che il sistema di
distribuzione degli oneri sociali
frena l’impiego anziché stimolarlo, occorre riesaminarlo. In compenso, nuove disposizioni dovrebbero favorire l’impiego.
— Nella misura in cui la sicurezza degli uni ha per controparte l’insicurezza degli altri, sarebbe anomalo lottare senza discernimento per il mantenimento dei
vantaggi acquisiti e delle disposizioni che li garantiscono.
— Nelle condizioni attuali, non
possiamo rimanere fermi in un
atteggiamento pieno di pregiudizi e sistematicamente critico, che
nasconderebbe un rifiuto di partecipare alla soluz.ione delle difficoltà comuni.
Reddito
— Eccetto che per i più poveri,
la difesa del livello di vita non è
oggi l’obiettivo più urgente.
— E’ conforme alla giustizia
che tutti i professionisti, salariati o no, partecipino al finanziamento della protezione sociale.
— I meccanismi di aumento dei
salari sono legittimi per assicurare il necessario ai meno favo
PER IL POZZO
NEL CIAD
In risposta all’appello per II Ciad sono ancora giunte le seguenti offerte:
Prarostino L. 130.000: Scuola Domenicale S. Salvo 20.000: N. N.. Torino 50.000:
Cremona 25.000: Chiesa Cristiana del
Vomere 40.690; Chiesa Metodista. Napoli 24.410; Scuola Domenicale mista (Fratelli e metodisti) di Parma 50.000. La
somma totale inviata è di L. 3.539.710.
riti; ma estendere senza discernimento tale processo a ogni gerarchia aumenta spesso le disuguaglianze.
— Il ventaglio attuale dei redditi sembra lungi dal coincidere
con il lavoro o i servizi resi.
— Rileviamo oggi atteggiamenti
individualistici che non sono né
onesti né ragionevoli nei confronti di istituzioni di solidarietà
quali la Previdenza sociale.
— Il ricorso alle sovvenzioni
dello Stato e delle collettività
non è sempre giustificato. Quando lo è, il senso di solidarietà
dovrebbe portare coloro che ne
usufruiscono a renderle superflue
grazie ai risultati ottenuti onde
permettere ad altri di usufruirne
a loro volta.
— 7 responsabili del denaro
pubblico devono preoccuparsi del
carattere produttivo e creatore
d’impieghi del suo utilizzo ».
La dichiarazione termina dicendo: « Interrogarsi non basta.
Solo il cambiamento dei comportamenti individuali e collettivi può portare ad un più alto
livello di solidarietà sociale, nazionale, e internazionale ».
Come si vede, si tratta di una
dichiarazione molto « wo jtyliana », direttamente ispirata alla
recente enciclica « Laborem exercens ». Tuttavia, malgrado certi
limiti, ci sembra che questa ^resa di posizione dei vescovi francesi possa contribuire al tentativo messo in atto dal governo socialista francese per rimodellare la società secondo criteri di
maggiore giustizia e equità.
J. J. P.
Altri echi nella stampa dei lavori del Sinodo ; vengono soprattutto commentati gli ordini
del giorno conclusivi che più incidono sulla vita sociale e politica: da quello sul disarmo, con
ripresa dell’intervento della teologa tedesca Soelle e del suo
invito al rifluto totale delle armi atomiche (« solo il loro possesso è già peccato ») e della
manifestazione pubblica dei partecipanti al Convegno di Agape;
a quello dei rapporti con lo stato ( problerna delle intese su cui
è stata presentata in parlamento, dopo il Sinodo, una interpellanza al Governo); a quello
della fame nel mondo; a quello
della necessità per la cultura
italiana di recepire i valori affermati da Lutero. Una segnalazione particolare merita l’articolo
di Giorgio Tourn, ospitato dal
quotidiano cattolico Avvenire,
che riassume l’essenziale dei lavori sinodali, concludendo con
un auspicio per « un cristianesimo frutto di ripensamento del
senso della vita, proiettato verso impegni concreti, aperto alla
ricerca critica nel dialogo con
altri fratelli ».
Una ottimistica intervista del
vescovo danese (Jesus di sett.)
che gestisce la locale diocesi cattolica estremamente minoritaria
in un paese a larghissima maggioranza protestante, e che si dichiara soddisfatto del rapporto
con tale maggioranza, di cui apprezza la tolleranza e la volontà
di collaborazione.
La notizia di una radio ecumenica che si appresta ad operare
in Francia sotto la guida di un
arcivescovo cattolico, del presidente della Associazione Protestanti e del metropolita ortodosso.
Contrasti tra il card. Poletti
e i monaci ortodossi di Monte
Athos, che non sembrano averne molto gradito la visita.
Obiezioni dei calvinisti ginevrini all’incardinamento di una
diocesi locale cattolica.
Dialoghi positivi tra anglicani
e luterani a Helsinki in vista di
una intercomunione eucaristica.
Unificazione in USA di tre diverse chiese luterane.
E infine lo sfogo di un sacerdote cattolico (Gente Veneta
n. 34), che si sente profondamente offeso dal rifluto valdese di
accettare il papa come vicario
di Cristo. Così come hanno fatto, in occasione della visita del
papa a Padova, non solo i metodisti, ma anche gli avventisti e
la Chiesa dei Fratelli. E come,
su altro terreno, fa un lettore
della Stampa, che lamenta il fatto che si dia larga pubblicità ad
ogni intervento del papa sui problemi della pace, e non si ricordino mai gli interventi di altri
capi religiosi sullo stesso problema.
Queste le notizie spigolate qua
e là su problemi ecumenici.
Ripresa delle polemiche sulla
sindone. Panorama riferisce di
uno studioso di Bari che riesce
a ricostruire tutte le sindoni che
vuole, con un metodo abbastanza semplice, tale da essere seguito anche secoli fa. La Stampa
cita invece un archeologo americano, secondo cui « le immagini
sindoniche sono il prodotto di
una irradiazione naturale di raggi X».
Recensioni di alcuni libri Claudiana su Piccola Città, rivista
cattolica di Milano.
Niso De Michelis
Segnalazioni e ritagli per questa rubrica vanno inviati direttamente al curatore: Niso De Michelis, via S. Marco 23, 20121 Milano.
Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renato Coïsson
Ungheria: proibito
parlare di obiezione
(B.B.C.) — Un prete di nome
Balanji in Ungheria è stato spretato dalla Chiesa Cattolica perché ha sostenuto in pubblico che
i giovani ungheresi dovrebbero
aver il diritto all’obiezione di
coscienza offrendosi per un
servizio alla comunità invece dell’obbligatorio servizio militare.
Francia: bambini
luterani alla S. Cena
(BIP) — L’ultimo Sinodo della Chiesa Evangelica Luterana
in Francia ha dibattuto il tema
della partecipazione dei bambini alla Santa Cena. Dopo aver
ascoltato il ; past. Nyvang della
Chiesa di Danimarca ed il past.
Petrement della Chiesa di Neuchâtel, esporre il modo in cui
questa pratica è vissuta nelle
rispettive chiese da più di 150
anni in Danimarca e da qualche
anno a Neuchâtel, il Sinodo ha
riconosciuto in questa possibilità una sfida importante e molto costruttiva per l’insieme della vita della chiesa ed ha deciso
di aprire la porta a questa nuova pratica portandone avanti al
tempo stesso la riflessione con
le altre chiese della Francia e
della CEvAA.
Il Sinodo ha, inoltre adottato
tutta una serie di misure atte a
rilanciare la ricerca teologica nel
protestantesimo francese in particolare in relazione alle Facoltà di Teologia. Il Sinodo ha anche sottolineato l’importanza
dello sviluppo delle relazioni
fraterne a tutti i livelli con le
chiese membro della CEvAA.
Olanda: progetto
di unione di chiese
(Soepi) — L’anno prossimo il
sinodo della piccola Chiesa Evangelica Luterana d’Olanda dovrà pronunciarsi sulla possibilità di unione con le due grandi
chiese riformate del paese.
Nigeria: consacrata
la 1® donna pastore
(R.C.N.) •— Nel 1979 la Chiesa Presbiteriana della Nigeria
ha accettato di avviare donne
qualificate allo studio delia teologia in vista di una loro consacrazione al servizio della chiesa.
Già nel febbraio 1982 Mgbeke
Okore è stata consacrata come
la prima donna pastore. La signora Okore ha 47 anni, è madre di cinque figli, ed ha completato i suoi studi in Canada.
La sua entrata nel pastorato
è della massima importanza sia
per la sua Chiesa e sia per la testimonianza nella società nigeriana.
Australia: si ascoltino
prima gii aborigeni
(Soepi) — Secondo l’assemblea nazionale della Chiesa Unita d’Australia, la chiesa non dovrebbe partecipare nel 1988 alla
celebrazione del bicentenario
dell’arrivo dei bianchi in Australia se prima non si saranno registrati progressi nei confronti
delle rivendicazioni degli aborigeni.
L’assemblea ha perciò esortato i membri delle comunità a
sostenere le rivendicazioni degli
aborigeni che reclamano il riconoscimento dei loro diritti fondiari, la libertà di ricostituire la
loro società e risarcimenti finanziari.
L’assemblea ha inoltre chiesto
alle istituzioni della chiesa di riconsiderare i propri investimenti per vedere se si accordano con
le prese di posizione adottate su
problemi quali l’inquinamento,
10 sfruttamento dei minimi ed
11 disarmo. Infine ha confermato una dichiarazione sulla pace
fatta dalle commissioni sulla
missione e le responsabilità sociali.
Angola: prelevati 5
missionari avventisti
(BIP) — 5 cooperanti avventisti in Angola, fra cui un pastore, un medico e due bambini
in tenera età sono stati prelevati nella notte fi;a il 9 ed il 10
giugno da elementi di Unità.
L’episodio ha avuto luogo a
Bongo dove la Chiesa Avventista ha un ospedale, un collegio
ed una tipografia.
Non sì hanno notizie dei sequestrati.
9
15 ottobre 1982
cronaca delle Valli 9
INCONTRO DEI CONCISTORI VALDESI
La chiesa e il popolo
Inchiesta valdese di fronte alla crisi
Ecco alcuni risultati di un’inchiesta fatta in due classi della
Scuola Media del Collegio Valdese. Tema: la storia valdese.
Sui 30 ragazzi 20 posseggono
in casa un testo di storia valdese, 9 no (20 + 9 dà 29 non 30, dirà
qualche pignolo, ed è vero, ma
Iq risposte a volte sono saltate o
la domanda non è stata capita
e le cifre sono sempre approssimative). Di questo libro 11 soli
ricordano il titolo e la data di
edizione mentre 23 sui 30 non
hanno lette un testo di storia
valdese.
Primo dato: la tradizione familiare mantiene abbastanza presente il ricordo storico con un
testo in casa, e la cosa è notevole tenendo conto che la biblioteca familiare è dell'ordine di
100-200 . volumi comprendendo
tutti i testi scolastici.
I nomi e le date sembrano essere invece più familiari di quanto si potrebbe supporre con questo solo dato bibliografico. Che
19 di loro definiscano il 17 febbraio la «liberazione» dei valdesi
è poco ortodosso (ce ne sono pur
5 che usano il termine tecnico
«emancipazione») ma stupisce
che 17 sappiano scegliere fra tre
date quella giusta per situare
Valdo. 25 sanno chi è Valdo e 26
Beckwith. 17 Gianavello e 4 soli
Arnaud, 11 Gilh’ e 4 Lutero.
E la conoscenza si allarga ulteriormente se passiamo ai luoghi.
Indichiamo i risultati con due
dati, il primo sono quelli che
sanno dove è il luogo, il secondo
coloro che lo hanno visitato. Sibaud 27/19; Chanforan 21/9; Pra
del Torno 28/20; Balziglia 16/1;
Gianavella 10'5; Chiesa della Tana 30/13; Bars della Tagliola 1 ¡I-,
Peumian 1 /O. Come era da prevedere in lesta resta sempre la
Chiesa della Tana, vero simbolo
di un passato lontano, quasi mitico, di cui si ricorda poco. Sui
barba 10 sanno dire più o meno
che genere di persone erano, per
gli altri 50HO sconosciuti. 10 sanno che i primi templi sono al
Ciabas ed ai Coppieri e 15 sanno
indicare tutti gli elementi dello
stemma valdese.
Sul presente i dati sono altrettanto interessanti. Che il moderatore attuale sia il pastore Bouchard (uno scrive Busciard e per
un francofono è tutto dire!) lo
sa la grande maggioranza anche
se 4 lo definiscono il papa dei
valdesi! Ma 1 soltanto sanno che
la colletta del 17 (dell’anno scorso) è destinata ai fratelli del Rio
de la Piata e 6 soltanto hanno
visto l’opuscolo edito in quella
occasione dalla Società di Studi
Valdesi, che hanno comprato in 4.
Mentre tutti sanno che a Roma c'è una chiesa valdese (sarà
vero o è solo per una sorta di
affermazione psicologica?) e 12
sanno che Agape è stata fondata nel 1950, 15 fanno fondare la
Claudiana nel 1910 (fra 1850-19101950) e 19 nel 1950. Poco male, i
ragazzi hanno sempre la sensazione che la storia è appena cominciata. Fra 1881-1901-1931 ben
10 giudicano che la Società di
Studi Valdesi è secolare, altri 10
la fanno del ’31, nessuno però sa
cosa sia (neppure il giusto di Sodoma!).
II hanno già visto Protestantesimo in TV e 2 sono andati ad
Agape, pochini davvero. Che il
Sinodo sia formato di pastori e
laici lo credono in 2 mentre a parere di 16 è roba da pastori.
Conclusioni? Qualche dato storico che vaga fra i ricordi, alcuni simboli ctdtiirali, scarsa percezione della comunità del presente e delle sue scelte, pressione di mass media e scarsa trasmissione di dati dall’ambiente
familiare. Un grosso compito per
la Società di Studi Valdest.
Giorgio Tourn
Non si incontravano da diversi
anni. Con l’introduzione della
suddivisione in circuiti ecclesiastici tutt’al più si incontravano a
livello zonale. Ma domenica 10
ottobre, a San Secondo, fraternamente accolti dalla comunità
locale tutti i consigli delle chiese
valdesi delle Valli (i cosiddetti:
Concistori) hanno gremito la sala del Tempio per tracciare un
primo esame della situazione alla vigilia della ripresa delle attività.
L’iniziativa di dar vita ad un
incontro del genere è partita dalla Commissione esecutiva distrettuale, in particolare dal suo
presidente Bruno Rostagno, che
ha concretato un’esigenza emersa
nella Conferenza del Distretto
della scorsa primavera quando si
è sollecitata una ’’fotografia” della nostra chiesa alle Valli sotto
i profili sociale, assistenziale e
spirituale.
Perciò a San Secondo si è partiti da una prima panoramica,
cifre alla mano, della crisi economica in cui versa il pinerolese.
Accanto ad una perdita secca, negli ultimi dieci anni, di 5.000 posti di lavoro nelTindustria che
continuano a significare disoccupazione, spopolamento delle alte
valli, aumento del pendolarismo
si registra una tendenza positiva
nel settore del terziario e soprattutto dell’artigianato. Ma anche
qui nessuna programmazione e,
soprattutto, molte difficoltà da
parte delle micro-imprese artigiane ad accedere a quei crediti
agevolati così facilmente concessi
ai grandi complessi industriali.
Giorgio Gardiol nella sua analisi
sociale della situazione si è an
che soffermato sul problema del
lavoro femminile ò'carenza di
servizi e obblighi domestici continuano a mantenere la donna
fuori dai processi produttivi ») e
della crescente disoccupazione
giovanile, compresi i 700 diplomati annui sfornati dai vari Istituti
superiori di Pinerolo. In questo
quadro, preoccupante dal punto
di vista sociologico, si è innestata una riflessione del pastore Taccia circa la funzione e gli scopi
delle opere sociali delle nostre
chiese. Dopo aver esaminato le
ragioni di fondo che concorsero
alla nascita di alcune nostre opere assistenziali (sorte sovente in
maniera scollegata dalla volontà
delle comunità), anche nel secolo
scorso, la storia ha poi lasciato
posto aH’attualità. Oggi non siamo più di fronte ad uno Stato
assente sul fronte assistenziale
e di cui dobbiamo sentirci « surroga » a livello locale bensì abbiamo di fronte uno Stato con il
quale « nella massima autonomia
e massima disponibilità » possiamo lavorare e collaborare. Così
infatti è stato per le recenti convenzioni tra gli ospedali valdesi
e la Regione Piemonte che ha inteso valorizzare nel suo plano socio-sanitario, le strutture già esistenti. Del resto anche i nostri
Istituti per minori alle Valli vivono oggi in forza di convenzioni
con le USL. Diversa invece è la
situazione delle nostre case di
riposo che sono state concepite
non solo per le esigenze locali, di
territorio, ma ^guardando a tutto
l’evangelismo italiano che trova,
sovente, nelle Valli un contesto
spirituale e di fede unico in Italia.
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Progetto adolescenti
Lunedì 4 ottobre, il Consiglio
della Comunità Montana Val Pellice ha discusso e approvato il
« Progetto adolescenti a rischio ».
Si tratta di un progetto rivolto
alla fascia di età tra i 12 e i 18
anni che prevede una serie di attività formative, ricreative e culturali per tutti gli adolescenti e
giovani della Valle. Le finalità del
progetto sono: 1) la lotta all’emarginazione; 2) una positiva
fruizione del tempo libero, che
divenga momento costruttivo,
creativo e formativo (anche apprendimento di tecniche).
Il progetto, finanziato da un
contributo regionale di L. 35 milioni, già ottenuto dalla Comunità Montana nel dicembre ’81, verrà ad assorbire una parte di interventi già in atto (es. soggiorni
di vacanza estivi ed invernali per
adolescenti) mentre:
1) propone ex novo un programma quinquennale di « laboratori » da svolgersi: — presso il
Convitto Valdese di Via Angrogna a Torre Pellice, ora ristruttu
Sul fronte assistenziale le cose
più urgenti da realizzare sembrano essere principalmente due:
attuare un coordinamento generale delle nostre opere e dall’altra riqualificare sempre di più
il personale evangelico che è impegnato nel settore, pubblico o
privato, socio-sanitario. Ma la
chiesa cosa dice? E soprattutto
qual è il suo stato di salute? Culti disertati, rassegnazione ( « ci si
stupisce se si incontra ancora un
pastore entusiasta del suo lavoro ») invecchiamento progressivo
delle comunità: per troppi anni
— ha detto Giorgio Tourn — ci
siamo occupati dell’impegno politico tralasciando la dimensione
personale della vita. Non solo ma
manca una reale programmazione del lavoro giovanile (le ipotesi
della EGEI non raccolgono ovunque consensi) e manchiamo di risposte convincenti anche sul piano dell’etica. Epnure, al di là di
questa pessimistica analisi, le nostre chiese sono sempre più richieste daU’esterno a parlare, a
testimoniare ed è anche vero che
in taluni incontri a carattere
ecclesiastico-popolare la chiesa
valdese c’è e si vede. Su tutti
questi temi a San Secondo un
vero e proprio dibattito non c’è
stato. C’è stato un ascolto attento insieme accompagnato dalla
constatazione, da parte degli oltre 70 responsabili di Concistori
(molti visi giovani) della profonda trasformazione sociale e spirituale in cui siamo coinvolti. Bisognerà dunque tornare sopra
questi interrogativi. Forse affrontando meno problemi in una
volta sola e dando più spazio all’incontro fraterno e alle decisioni operative, anche minime,
che possono scaturire da incontri di così importante livello ecclesiastico.
Giuseppe Platone
Parte un colpo:
ucciso un soldato
PINEROLO — Le recenti disposizioni del ministero della difesa per prevenire e combattere
i possibili assalti terroristici alle caserme sono probabilmente
all’origine dell’incidente che è
costato la vita ad un giovane alpino di 19 anni, torinese, che
prestava servizio di leva presso
la Caserma Berardi.
Come si ricorderà nei giorni
scorsi si erano diffuse voci di
possibili assalti terroristici contro le caserme di Pinerolo. Così
per le guardie gli ordini erano
quelli di tenere il « colpo in canna ». Nella notte fra mercoledì
e giovedì scorso al cambio di
guardia, un militare si era recato in camerata per svegliare
un suo commilitone. Purtroppo
appoggiando il fucile, partiva un
colpo che colpiva alla tempia un
altro soldato che dormiva nella
parte superiore del letto a castello.
Controllo dei
consumi energetici
PINEROLO — Il comune ha
aderito ad una convenzione tra
la Regione Piemonte e LENI per
il « risparmio, la conservazione
e l’uso ottimale dell’energia » che
prevede l’impegno dell’ENI per
la consulenza e la progettazione
di impianti per risparmiare, conservare ed usare razionalmente
le risorse energetiche.
In basa a questa convenzione
il comune .affiderà alTAgip un
appalto per 5 anni per la fornitura del calore necessario per
gli edifici comunali, ottenendo
non solo il servizio e la manutenzione degli impianti ma anche uno studio per l’ottimizzazione dei consumi.
TORRE PELLICE
rato in due comunità-alloggio per
minori e disposto a mettere a disposizione gratuitamente dei locali ad hoc ristrutturati in proprio; — presso il Centro d’incontro di Bibiana o in altri punti di
riferimento sul territorio dove
già si stanno per attivare iniziative di cultura manuale (Rorà,
Foyer di Angrogna).
E’ previsto l’avvio sperimentale di laboratori di manualità artigianale (falegnameria, idraulica, elettricità, elettronica, motoristica), artistico creativo (ferro,
vimini, modellismo), artistico' espressivo (fotografia, teatro, maschere, grafico-pittorico).
2) ripropone opportunità di
soggiorni estivi ed invernali.
3) promuove, come già in atto, la formazione permanente per
gli operatori di territorio sulle
problematiche dell’ adolescenza
a rischio.
4) propone l’avvio del censimento delle « agenzie » del tempo libero, in stretta collaborazione con i Comuni.
Intitolata a Gianni Rodari
la scuola elementare
La Scuola elementare del Capoluogo di Torre Pellice e l’annessa Direzione didattica, con
decreto del Provveditore agli
Studi di Torino, sono state intitolate a Gianni Rodari. La scelta testimonia la gratitudine della scuola per l’opera sensibile
ed umana del grande scrittore,
premio Andersen della letteratura per l’infanzia, legato da
vincoli di amicizia alla Val Pellice, dove è venuto nel 1978 e
nel 1979 a raccontare le sue fantastiche storie in mezzo ai ragazzi. Rodari, nato ad Omegna
nel 1920, dapprima insegnante e
poi giornalista a Roma, ha dedicato ai bambini una quantità
enorme di poesie e racconti, dalle Filastrocche in cielo e in terra (1960), a Favole al telefono
(1962), Il pianeta degli alberi di
Natale (1962), Il libro degli errori (1964), La torta in cielo
(1966) fino a Novelle fatte a macchina (1973), ricchi di messaggi
di pace, fraternità ed uguaglianza, tradotti un po’ in tutte le
lingue del mondo. Nelle sue ultime opere non mancano i riferimenti puntuali alla Val Pellice, così come è capitato di poter sentire ricordare la nostra
Valle durante l’ultimo Venerdì
letterario, nel 1980, a cui Rodari ha potuto partecipare.
R. E.
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10
10 cronaca delle Valli
15 ottobre 1982
CASSAINTEGRATI FIAT
DIBATTITO
Quale mobilità per i
In questi giorni la regione ha
reso noti i dati sul funzionamento della mobilità nell’area
piemontese fino al 4 settembre
1982. La mobilità esterna venne
prevista dall’accordo FIAT dell’ottobre 1980 e nelle « liste di
mobilità » furono inseriti 7.500 lavoratori già in cassa integrazione. Com’è noto il sindacato piemontese già allora sostenne che
la mobilità esterna non poteva
funzionare perché la situazione
del mercato del lavoro nell’area
piemontese era tale da non con
sentirla (pochissime offerte di lavoro provenienti da ditte con più
di 15 dipendenti, alto numero di
disoccupati, ecc.).
Ma veniamo ai dati:
Dei 7.500 lavoratori inizialmente posti in mobilità oggi ne restano circa 5.500 (2.000 si sono cioè
VALLI CHISONE
E GERMANASCA
L'affidamento
familiare
Siamo un gruppo di genitori
abitanti nell’U S.L. 42 Valli Chisone e Germanasca, che dal mese di
aprile si riunisce periodicamente
con una assistente sociale ed una
psicoioga della nostra U.S.L.
Quello che abbiamo in comune
è l’esperienza di aver accolto nella nostra famiglia un bambino in
affidamento. Questa forma di intervento sociale è rivolta a tutti
quei casi in cui si renda necessario un allontanamento temporaneo di Un bambino dal suo nucleo familiare, per motivi di diversa natura. Questo significa accoglierlo permettendogli di vive-'
re in un ambiente familiare senza
dovergli far affrontare la triste
esperienza dell’Istituto.
I nostri incontri sono iniziati
perché tutti noi avevamo bisogno
di informazioni sulla nostra posizione di affidatari e perché di
fronte alle molte difficoltà che incontravamo pensavamo di poter
essere aiutati dal parere di chi
aveva una esperienza analoga alla nostra.
Ci siamo infatti accorti che
problemi tipo: i rapporti con la
famiglia d’origine, le spiegazioni
richièste dal bambino sulla diversità della sua condizione, le nostre
paure sull’inevitabile fine di questo legame affettivo, l’inserimento del bimbo con tutti gli squilibri che questo comportava per il
nostro nucleo familiare, tutto
questo poteva venir affrontato
partendo dall’esperienza individuale, ma per arrivare ad una serie di reazioni e comportamenti
generali adattabili alle singole situazioni.
Con questo intervento vorremmo proprio riuscire a creare una
occasione di incontro per spiegare che cosa sia l’affidamento, non
solo nei suoi aspetti legali e burocratici, per altro importanti,
ma soprattutto che cosa abbia
significato per noi e quali cambiamenti abbia comportato nella
nostra vita quotidiana.
Dopo una serie di incontri in
cui noi stessi abbiamo affrontato
questi problemi siamo arrivati ah
la coscienza della necessità di allargare tale discorso a tutti quelli che all’affidamento hanno già
pensato o che, per la prima volta,
ne sentono parlare.
Invitiamo quindi le coppie o i
singoli che fossero interessati a
partecipare al nostro prossimo
incontro che avverrà il 28 ottobre
alle ore 20.30 presso la Sala del
Consiglio del Municipio di Pomaretto.
Ci rivolgiamo soprattutto, ma
non solo, alle persone abitanti
nel nostro territorio.
licenziati); di questi circa 1.000
sono invalidi e la metà ha più di
40 anni ed è quindi di difficile
collocazione. ^
Il totale delle offerte di lavoro
è stato di 472. Di queste la stragrande maggioranza (oltre l’80%)
riguardava o aziende al di sotto
dei 15 dipendenti (dove non viene applicato lo statuto dei lavoratori) o lavori a tempo determinato (2 o 3 mesi e poi ci si ritrova licenziati senza nemmeno
più la cassa integrazione) o lavori
a part-time (4 ore al giorno, per
cui con lo stipendio dimezzato).
Da questi dati risulta logico
come poi i lavoratori che hanno
accettato le offerte di lavoro siano stati solamente 75. Di questi
75:
— 27 non hanno superato il periodo di prova;
— 2 non hanno superato la visita
medica;
— 30 sono stati respinti dall’azienda senza nemmeno far
fare il periodo di prova al lavoratore;
— 5 hanno dato le dimissioni durante il periodo di prova;
— 11 stanno lavorando oggi grazie alla mobilità.
Da questi pochi dati si vede come la quasi totalità dei lavoratori avviati dal collocamento ma
non collocati sono stati respinti
dalle aziende in vario modo (addirittura a 30 non è stato fatto
%re il periodo di prova perché
« provenienti dalla FIAT e quindi indesiderabili »), mentre solo
una piccola parte di lavoratori
ima volta avviati hanno dato le
dimissioni.
I lavoratori che non si sono
presentati alle chiamate del collocamento sono stati ben 215.
Da una piccola indagine svolta al
collocamento di Torino è risultato che la quasi totalità di questi
(il 90%) erano lavoratori già licenziati ma non tolti dalle liste o
con licenziamento post-datato e
quindi demotivati per quel che
riguarda la mobilità.
Possiamo quindi affermare che
evidentemente, così com’è la mobilità non funziona e che le aziende non hanno nessuna voglia di
farla funzionare; inoltre tutte le
modifiche proposte in questi mesi dal sindacato per migliorarne
il funzionamento sono state regolarmente bloccate dalla FIAT e
dall’Unione industriale di Torino.
Questo è comprensibile perché la
FIAT non ha nessun interesse, a
far funzionare la mobilità in
nuanto nell’accordo dell’ottobre
’80 è previsto che i rientri in FIAT
dei cassaintegrati avvengano solo se la mobilità funzionerà correttamente. E’ quindi interesse
FIAT non far funzionare la mobilità rifiutandosi di modificare
la normativa che la regola.
Coordinamento CIG-FIAT
del Pinerolese
Hanno collaborato a questo
numero: Archimede Bertolino, Giovanni Conte, Enrico
Cor sani. Franco Davite, Roberto Eynard, Katharina Rostagno, Jean-Louis Sapné, Cipriano Tourn, Rachele TournBoncoeur, Franco Taglierò.
Il convitto
e gli educatori
Siamo anche noi stati educatori al Convitto per più anni e dopo
aver letto la lettera di Sergio Catania del 24.9.82, ci sentiamo obbligati a dare una risposta in
quanto riteniamo che alcune affermazioni in essa contenute siano completamente false e prive
di fondamento.
1) Ci sembra per lo meno
presuntuoso attribuire impreparazione e mancanza di capacità
personale ad una intera équipe
composta di persone con un loro
bagaglio culturale ed esperienze
pedagogiche.
2) Più di una volta da parte
di enti, assistenti sociali, professori dei nostri ragazzi, abbiamo
ricevuto attestazioni di stima e
solidarietà per il nostro operato
e per il nostro metodo che esisteva ed era in continua evoluzione
da circa, venti anni; c’erano stati
corsi di aggiornamento per educatori e c’era una verifica del metodo aH’interno della struttura.
3) Si conoscevano la storia e
le vicissitudini di tutti i nostri
ragazzi sia tramite le informazioni degli enti di assistenza che
delle famiglie e di loro stessi.
C’era un continuo dibattito al nostro interno con riunioni giornaliere nelle quali, oltre all’esame
dei problemi quotidiani, si discutevano le situazioni più diffìcili e la problematica dei singoli
ragazzi. Una riunione settimanale
completava questo tipo di lavoro
con una lettura e discussione di
testi su altre esperienze pedagogiche.
INTERVISTA SU UN PROBLEMA ATTUALE
Una nonna al servizio degli altri
Nonna Caterina è una vispa
ottantenne, piena di ottimismo
e di amore per la vita; vive in
Val Pellice, e la sua grande casa
trabocca sempre di figli, nipoti
e... bisnipoti, con relativi amici.
Questa simpati^-a signora ha
dedicato al prossimo buona parte della propria esistenza: da
molti anni è una delle socie più
attive deirU.C.D.G. e si occupa
di problemi importanti come la
condizione femminile, la riforma carceraria, la pace nel mondo, recando contributi concreti.
E’ valdese.
Accetta volentieri di dialogare con me.
— Che funzione ha avuto la
religione nella tua vita? E' stata
un conforto, uno stimolo, una
fonte di sicurezza, o tutte queste
cose a un tempo?
— Fin da bambina sono stata
sensibilissima a tutto quanto
era collegato alla religione; da
adolescente ho avuto la mia crisi di crescita spirituale e sono
approdata ad una fede sicura,
essenziale per la mia vita, anche
se non esclusiva nella sua ortodossia, ma aperta alla comprensione di altre posizioni.
— Tu hai avuto sei figli: come
sei riuscita a conciliare i tuoi
compiti di madre e casalinga
con i numerosi impegni sociali
e religiosi che ti sono sempre
stati cari?
— Ho lasciato il lavoro esterno quando è nato il mio .primo
figlio; sono stata aiutata da mia
madre, che viveva con noi, e da
aiuti esterni. Mi sono procurata
ore libere da dedicare a opere
sociali e a impegni nell’ambiente della chiesa; non avre' potuto vivere senza queste varie forme di realizzazione di me ste.s
sa, che nel mio caso si trasformavano in servizio al prossimo.
Naturalmente queste attività
hanno assunto varie forme nello svolgersi della mia non breve
vita.
— Come hai vissuto l’esperienza del parto? Tuo marito ha assistito qualche volta alla nascita dei vostri figli?
— L'esperienza del parto è
stata per me quella di un grande miracolo, un momento unico
di collaborazione con Dio e con
la natura, l’accettazione di un
sacrificio che poteva anche essere mortale, per la grandiosità
della nascita di una nuova creatura. Mio marito è stato a volte
presente, quando il suo lavoro
non lo portava lontano da casa.
— Quella di avere diversi figli
è stala una scelta vostra, condivisa da entrambi, o avete accettato il caso?
— E’ stala una scelta comune,
ma soprattutto mia, che vedevo
in essa un prolungamento della
vita ricevuta da Dio, donata, per
donare a mia volta.
— Se tu dovessi dare dei consigli a un’adolescente moderna,
quali daresti?
— E’ diffìcile dare consigli ai
giovani d’oggi, ma< la mia impostazione di fede mi porterebbe a consigliare molta attenzione, molta serietà e molto senso
di responsabilità, per non sciupare o sprecare quei doni di freschezza e di amore che sono così propri dell’adolescenza; oggi
si buttano al primo venuto e si
crede di realizzarsi, mentre la
fretta e la leggerezza in questa
età possono rovinare tutta la vita. Quindi un po’ più di consapevolezza e un po’ meno premu
ra di fare quelle esperienze che
sono la conseguenza, e non la
premessa, del vero amore.
— Non hai mai sentito la mancanza, dopo che hai smesso di
insegnare, di un lavoro tuo, cxtradomestico, autonomo?
— Qualche volta me nc è venuta la nostalgia, ma la mia vita
era così piena di impegni familiari e sociali che non avrei potuto trovare il tempo per un impiego senza sacrificarli. Poi,
quando l’intesa tra i coniugi è
profonda e vera, anche i compiti si possono dividere in perfetta armonia; il lavoro fuori casa
era compito del mio compagno,
che lo svolgeva volentieri e con
successo, il mio era quello educativo e sociale che completava
il suo nel comune accordo. Oggi
si pensa spesso che la donna,
avendo un suo lavoro retribuito,
è più libera e indipendente, ed
è materialmente vero; può anche essere per molte donne la
salvezza nelle circostanze avverse della vita, ma troppo spesso
ho visto intorno a me che il lavoro extradomestico della donna va a danno dei figli; c allora?
Sarebbe necessaria un’educazione di ambo i sessi alla cura della casa e dei figli per poriare insieme i! .carico di una lamialia
vera, ma oggi siamo assai lontani da' una simile colla’oorazione. Il movimento delle donne si
batte giustamente per raggiungere una parità autentica con
l’uomo, ma spesso secondo me
i modi sono sbagliati: infatti c’è
una certa rivalutazione di compiti che erano stati sviliti. Comunque, la salvezza della famiglia è nell’autentica intesa tra
due partners pari, anche se diversi.
Edi Merini
4) A volte ci si incontrava
con équipes pedagogiche di altri
istituti della zona e non solo
( Istituto Gould. e Istituto Ferretti di Firenze, Casa Gay, Convitto
femminile. Uliveto, Pomaretto)
con gruppi di base del pinerolese,
con forze politiche e sociali che
erano a conoscenza delle nostre
problematiche e dei nostri metodi educativi.
5) Si parla di « norme di convivenza » e « pùnizioni di rito »
che sembravano sbagliate; allora
perché il Convitto è stato anche
chiuso per motivi esattamente
opposti (educazione troppo permissiva, libertaria ecc.)?
6) Il contratto ed i contributi
per i lavoratori del Convitto Cerano per chi li richiedeva. Ci pare strano che Catania durante il
suo breve periodo di lavoro, non
si sia accorto che dei suoi colleghi erano a posto sotto questo
punto di vista.
7) A proposito del licenziamento di Catania, desideriamo
chiarire che la direzione giunse a
questa decisione a causa di un
suo « orario ridotto » che andava
a scapito dei colleghi e dei ragazzi.
Noi con tutti i nostri limiti, ma
con tutte le nostre forze, difendiamo l’esperienza del Convitto.
Avremmo preferito che la sua
vita continuasse pur tra le difficoltà e le contraddizioni di tutti i
giorni e che si fossero potute
quindi creare prospettive concrete al termine degli anni scolastici
per l’inserimento dei ragazzi nel
mondo del lavoro, per Mario Zara e per tanti altri come lui, ma
non siamo stati noi a decidere la
chiusura del Convitto.
Walter Bertelo, Salvatore
Dentini, Paolo Pezzarossa,
Donatella Sommani, Marcella Bonjour.
FRALI
Lavori
pubblici
La prima nevicata dell’autimno e il brusco abbassamento della
temperatura (alcuni gradi sotto
lo zero), hanno colto di sorpresa
le varie imprese che stanno portando a termine i lavori pubblici
a Frali. E’ quasi ultimato il rifacimento esterno del municipio,
che è stato sopraelevato per ricavare un maggiore spazio per gii
uffici; all’interno, è stata ampliata la cucina della scuola materna che ha avuto anche rinnovali
i servizi igienici.
Un’altra importante opera pubblica in via di attuazione è la sistemazione delle fognature e dell’impianto di depurazione del capoluogo, veramente indispensabile se si pensa che finora il torrente riceveva tutti gli scarichi
di una popolazione che aumenta
in modo notevole durante la stagione turistica.
.Anche lungo la strada provinciale i lavori si svolgono in una
vera e propria corsa contro il
tempo; è il caso del tanto sospirato paravalanghe che è stato iniziato alla fine dell’estate. Qra si
è giunti alla fase delle gettate di
cemento per il muraglione che
si appoggia alla parete rocciosa
e per i pilastri di sostegno sotto
la strada. C’è da augurarsi che la
temperatura si mantenga a livelli
tali da non rendere necessaria la
sospensione dei lavori.
Anche il ponte di Ghigo è in
fase di completamento e il traffico è stato nuovamente devialo
all’altezza del villaagio di Cugno.
L. V.
11
15 ottobre 1982
cronaca delle Yalli 11
SCHWABENDORF - RADUNO ANNUALE DEI VALDESI TEDESCHI
Riscoperta della storia valdese
« Pochi giorni prima di morire il pastore Enrico Geymet mi
ha pregato di portare il suo affettuoso saluto a tutti gli amici vaidesi tedeschi ». Così il pastore
Grefe, « Präses » dell’associazione
dei valdesi di Germania, ha concluso, con una nota di generale
commozione, la sua relazione al
« Deutsche Waldensertag » per •
l’anno 1982 che questa volta si è
svolto vicino a Marburgo, nell’antica colonia valdese di Schwabendorf, nel cuore dell’Assia.
Tra sabato 25 e domenica 26,
uno dopo l’altro, sono giunti nel
villaggio di Schwabendorf auto e
bus provenienti da Hohrbach,
Wembach, Waldorf, Waldensberg
e altre comunità che registrano,
fin dal XVII secolo, la presenza
dei profughi valdesi dall’alta Val
Chisone. Durante il culto, cui ha
fatto seguito la Santa Cena, più
di quattrocento persone hanno
ascoltato la predicazione del
« Prälat » Hertzberg, giunto in
rappresentanza del véscovo evangelico della zona. Non sono mancati accenni all’attuale mancanza
di speranza della società tedesca
(nello stesso giorno TAssia andava alle urne sotto lo spauracchio
di una vittoria regionale della democrazia cristiana, rivelatasi poi
infondata grazie alla schiacciante
vittoria degli ecologisti, « Grünen ») ed alla carenza di giovani
nell’annuale raduno dei valdesi
tedeschi. In effetti si potevano
notare molte teste bianche per
lo più di agricoltori, operai, piccoli impiegati; un ambiente di
classe media, semplice. Simile,
facendo le debite proporzioni, a
quello delle nostre Valli. Anche le
chiese riformate tedesche che
hanno tra i loro membri i discen
denti dei valdesi emigrati dalla
Val Chisone nel 1687 conservano,
se paragonate alla stragrande
maggioranza delle chiese evangeliche in Germania occidentale,
una semplicità e una povertà di
simboli e addobbi appunto di segno riformato.
Ma all’invecchiamento generale
dei membri della «WaldenserVereinigung » ' si contrappone un
nuovo, vivace, infittirsi di scambi tra le stesse antiche colonie e
dall’altra una riscoperta storiografica del mondo valdese. Proprio in questi giorni è apparso in
Germania un nuovo libro sui vaidesi di Eugen Roll e in una recentissima lussuosa pubblicazione, concernente gli antichi insediamenti stranieri sul territorio
tedesco, un vasto capitolo è dedicato agli ugonotti e ai valdesi
le cui storie, specie nelTAssia e
nel Württemberg, s’intrecciano
sino a confondersi. Sul versante
della ricostruzione storico-scientifica degli insediamenti valdesi
in Germania si collocano invece
le pubblicazioni di Theo Kifner
che, al Waldensertag, ha fornito,
nel corso di una applaudita conferenza, nuove informazioni sulla
figura del pastore Daniel Martin,
proveniente dal Balboutè di Pragelato e morto a Schwabendorf
nel 1704 dopo aver speso la sua
esistenza tra i profughi delle Valli. Non è escluso, nel campo della
pubblicistica sui valdesi, che vi
siano novità a Francoforte alla
prossima fiera del libro dedicata
quest’anno al tema religione.
La situazione attuale dell’associazione dei valdesi tedeschi (che
raccoglie quasi ottocento membri) — dopo i saluti dei valdesi
della Francia e dell’Italia — è
stata tracciata dal dottor Werner
Eiss che tira attivamente le fila
tra i diversi gruppi. Abbiamo così appreso che, su suggerimento
dello stesso moderatore Bouchard, alcuni degli aiuti tradizionalmente rivolti alle comunità
italiane saranno dirottati ai vaidesi dell’Uruguay e che uno dei
maggiori impegni deH’associazione per il prossimo futuro concerne il restauro del museo valdese
di Schonenberg (nella casa che
fu del pastore Henri Arnaud dove vi morì nel 1721), diretto volontariamente dalla diaconessa
Anna Rivoir. Ma da pochi giorni
in Germania esiste un nuovo, piccolo, museo valdese che ha aperto ufficialmente i battenti proprio
il giorno d’inizio del Waldensertag nello stesso villaggio cii
Schwabendorf. È l’edizione in miniatura del Museo Valdese di
Torre Pellice. Ed è stato realizzato da un gruppo di appassionati
di storia valdese. Adesso vogliono tornare alle Valli per raccogliere nuovo materiale. Altri
gruppi, anche giovanili, mi hanno chiesto di poter svolgere dei
campi di lavoro e di studio negli ambienti valdesi italiani. Nel
frattempo in alcune antiche comunità valdesi tedesche sono
giunti nuovi pastori che vogliono
conoscere tutto del valdismo e
naturalmente venire alle Valli
per conoscere la storia dal vivo.
Gli originali impulsi dati nell’immediato dopoguerra fra i valdesi tedeschi e quelli italiani dal
pastore Geymet stanno portando
i loro frutti. E sembra per una
lunga stagione che ci impegna
tutti quanti.
G. Platone
« Israele delle Alpi »
i chiarimenti dati a Magna Linota a
proposito dell'" Israël des Alpes » vanno
completati e in parte rettificati. La locuzione, infatti fu coniata da Alexis Muston che la usò come titolo della sua
opera storica, pubblicata nel 1851 in
francese, (e tradotta in inglese, tedesco
e danese) con un lungo sottotitolo:
" Première histoire complète des Vaudois du Piémont et de leurs colonies,
eco. ecc, ». Jean Jalla usò certo più volte quella stessa espressione con riferimento alla storia del Muston e alle
motivazioni del suo uso indicate dal
pastore Mathieu,
Cronache dell'epoca, trasmesse per
via orale, dicono che verosimilmente
Antoine Monastier, autore anche lui di
una storia dei Valdesi pubblicata pochi
anni prima, sulla locuzione « Israël des
Alpes ” avesse espresso all'amico Muston qualche riserva dicendogli che meglio sarebbe stato usare l’espressione
• Les Juifs des Alpes », evidentemente
riferendosi non agli eventi storico-religiosi indicati dal past. Mathieu ma a
fatti economico-sociali sotto il cui profilo il costume dell'avarizia attribuito
agli ebrei (e le relative conseguenze sociali a cui la Legge avrebbe voluto porre rimedio col giubileo) erano, secondo
il Monastier, riscontrabili anche presso
i Valdesi, Può anche darsi che non tanto all'avarizia si riferisse il Monastier
quanto alla professione di banchiere che
è stato ed è, fra le professioni, una di
quelle a cui con relativa maggior frequenza si sono dedicati i Valdesi e i riformati in generale.
Sembra purtroppo che su argomenti
di questa natura sia difficile trovare chi
voglia tare delle ricerche, dato che anche la nostra Società di Studi Valdesi
non riesce a produrre qualche studio al
riguardo. E tuttavia sarebbe interessante
indagare da un lato sul peso che la
solidarietà economica ebraica ha avuto
ed ha sulla vita delia patria e della religiosità israeliana; dall'altra sull'incerta
solidarietà con cui i valdesi integrati
nel protestantesimo di ogni parte del
mondo (o scomparsi sia etnicamente
che religiosamente) hanno o piuttosto
non hanno fornito alla Chiesa valdese i
mezzi economici necessari per la sua
missione.
G. A. Comba, Torre Pellice
L’ambulanza e i
volontari CRI
In risposta alla lettera della Presidente della Comunità Montana Val Pellice,
pubblicata su questo giornale, desidero
precisare perché non è stata accettata
una nuova autoambulanza da parte della
CRI di Torre Pellice.
Ogni nostro Volontario del Soccorso
dopo esami speciali di guida e visita
La revisione
delie auto
Il dr. Ferruccio Malanot, titolare di una agenzia di consulenza
automobilistica a Torre Pellice e
Pinerolo, ci fornisce ulteriori notizie in merito al problema della
revisione delle auto:
"Vorrei fare alcune precisazioni
in base alle ultimissime notizie:
Coloro che hanno già avuto una
prenotazione per marzo o apriie,
sono invitati a recarsi subito entro il 12 dicembre a fare la revisione senza ulteriore prenotazione, dalle ore 11.30 in poi (esciuso sabato e domenica). Dopo tale data saranno scadute le prenotazioni e saranno soggetti a multa.
Rendo noto che per le revisioni abbiamo la possibilità di mandare le vetture tramite nostri incaricati.
psico-tecnica viene munito di un patentino Mod. 27 bis personale e di una assicurazione speciale CRI per eventuali
incidenti ai Volontari stessi ed ai trasportati valida soltanto su automezzi
targati CRI.
Mentre erano in corso da tempo laboriose trattative tra USL 43 e la nostra
CRI la Cassa di Risparmio di Torino delegazione di Torre Pellice con un congruo contributo finanziario ci permetteva
l’acquisto di una terza autoambulanza
completando così il nostro parco macchine. I Volontari CRI riuniti in seduta
decidevano allora di attenersi al regolamento CRI e di prestare il loro servizio soltanto sulle ambulanze targate
CRI.
Tanto si doveva per precisazione.
Il Presidente: Dr. Enrico GardioI
LANCIO PARACADUTISTI
PI^EROLO — Nel quadro della móstra
su Francesco Baretcca segnaliamo: sabato 16 ottobre, ore 15.30: Piazza d’Armi , Lancio paracadutisti; domenica 24
ottobre, ore 10: Sfilata e carosello storico con reparti di cavalleria in uniformi storiche; ore 14, Campo Tancredi di
Savoroux; Concorso Ippico Regionale.
COMITATO PER LA PACE
TORRE PELLICE — È convocato alle
ore 21 del 18 ottobre presso il Centro
di Incontro il Comitato per la pace. All'ordine del giorno nuove iniziative per
autunno e inverno.
IN VISTA DELL’ASSEMBLEA
FCEI
PINEROLO — La Commissione distrettuale organizza nella sala valdese, con
inizio alle ore 21, una riunione informativa per i delegati alla prossima Assemblea della FCEl. Saranno illustrati i temi in discussione e verranno presi gli
accordi pratici per il viaggio.
La riunione è aperta a tutti gli interessati e si terrà venerdì 15 c.m.
SOLIDALI CON I PALESTINESI
PIOSSASCO — Il Comitato per ia pace ed il disarmo organizza per il venerdì 15 ottobre alle ore 21 nel «sottochiesa » S. Francesco un atto di solidarietà
con il popolo palestinese. Parteciperàun membro dell’OLP come anche un
membro della Regione Piemonte.
Ricordiamo che il Comitato si ritrova tutti i lunedì alle ore 21 nei locali
della Chiesa Valdese di Piossasco.
Impresa artigiana di famigiia evangelica,
operante nel settore dolciario, desidera spostare la propria
attività nelle
Valli Valdesi
CERCA
per laboratorio, magazzino e ufficio, locali per 600/800 mq.
è anche disposta ad offrire un posto di lavoro fisso
in contropartita.
In alternativa si prendono in considerazione offerte di terreno
con licenza di costruzione.
Indirizzare le offerte a
Dolci - Redazione Luce Via Pio V, 15 - 10125 Torino
Autunno
in Val
d'Angrogna
ANGROGNA — L’amministrazione comunale organizza,
nel periodo 16 ottobre ^ 5 novembre 1982, la quarta rassegna
de « Autunno in 'Val d’Angrogna ».
— Sabato 16 ottobre, ore 21,
Sala Unionista del Capoluogo:
Concerto di musica occitana con
il gruppo francese « DEBI ■ DEBO ».
— Venerdì 22 ottobre, ore 21,
Sala comunale. Capoluogo: Incontro-dibattito su : « L’escursionismo in Val Pellice ». Introduce Raimondo Genre, responsabile del progetto G.T.A. (Grande Traversata delle Alpi). Diapositive a cura dello Sport Club
Angrogna.
— Sabato 23 ottobre, ore 21,
Tempio valdese del Serre: Concerto del coro alpino « Bric Boucle ».
— Domenica 24 ottobre, ore
20.30, « Locanda della Pace » in
Pradeltorno : « Ciantoumne ’ncà
una », canti popolari del Gruppo Teatro Angrogna.
— Giovedì 28 ottobre, ore 20.30,
scuola di Chiot dl’Aiga: Incontro dibattito sul tema : « Provvedimenti degli Assessorati alla
Montagna e all’Agricoltura della Provincia di Torino in favore degli agricoltori e degli allevatori della valle ». Introducono
gli Assessori Ivan Grotto e Luciano Rossi.
RINGRAZIAMENTO
« Confidati nell'Eterno e fai il
bene »
(Salmo 37 ; 3)
Le famìglie Armand-Hugon commosse Nper la dimostrazione di affetto per
la dipartita del loro caro
Ezio Armand-Hugon
ringraziano tutte le persone che hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare agli
amici Marco Eynard; Edda e Enrico
Sibille, al personale dell’Ospedale Valdese e ai pastori Giorgio Tourn e Marco Ayassot.
Torre Pellice, 7 ottobre 1982
AVVISI ECONOMICI
RAGAZZA ITennc cerca lavoro come
collaboratrice familiare o altro. Telefonare il lunedi mattina (0121)
91669.
USL 42 VALLI
CHISONE-CERMANA8CA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva; telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 17 OTTOBRE 1982
Perosa Argentina: FARMACIA Dott.
BAGLIANI - Piazza Marconi 6 Tel. 81261.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese) .
Pretestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 17 OTTOBRE 1982
Luserna S. Giovanni: FARMACIA
SAVELLONI - Via F. Blancio 4 - Luserna Alta - Tel. 90223.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefo
no 91.288
USL 44 - PINEROLESE
CDistretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva; telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
12
12 uomo e società
15 ottobre 1982
IN
UN MOMENTO DELICATO DEL MOVIMENTO TsISVÌSÌOnG
Pacifisti americani a Comiso
Il Comitato Unitario per la Pace e il Disarmo riceverà finanziamenti dalle chiese americane
che hanno riconosciuto nel CUDIP l’unica forza effettivamente radicata tra la gente locale
Il commissario di Pubblica Sicurezza di Comiso si starà ancora chiedendo perché doveva
capitare proprio a lui e starà
giusto finendo di demolire le pareti del suo ufficio a furia di capocciate per aver ordinato telefonicamente ai suoi sprovveduti
agenti, in servizio presso l’aeroporto « Magliocco », di « fermare » quei cinque cittadini americani che in compagnia di Giacomo Cagnes, presidente del
CUDIP ( Comitato Unitario per
il Disarmo e la Pace) di Corniso, e di Paolo Naso, segretario
della Federazione Giovanile Evangelica Italiana (FGEI), si dilettavano a scattare fotografie
agli esterni della costruenda base missilistica. Quei cinque —
che dopo aver preteso e ottenuto da lui scuse formali per il sopruso patito hanno preannunciato un’interrogazione- parlamentare — erano infatti John Collins, pastore metodista e copresidente di « Clergy and Laity concerned» (un’associazione interconfessionale sorta negli USA ai
tempi della guerra del Vietnam) ;
W. H. Ferry, ex miliardario convertito, appartenente alla medesima associazione; James Lawson, pastore metodista, un tempo primo consigliere di Martin
Luther King: Vincent Me Gee,
cattolico, fino a un mese fa segretario USA di Amnesty International; Ed Grace, cattolico,
ideatore del Centro Ecumenico
Internazionale di Roma e della
spedizione di cui stiamo parlando; persone più che disposte a
conoscere le carceri di Ragusa,
se questo fosse stato il prezzo
del loro interessamento alla questione di Comiso, e insieme capaci di creare un mare di fastidi
non solo all’umile commissario
di provincia, ma allo stesso ministro per la difesa.
Un segno di scarsa sensibilità
democratica, dunque, da parte
di forze dell’ordine peraltro incapaci — e se ne rammaricava
confidenzialmente proprio uno
degli agenti coinvolti — di opporsi ad azioni a metà strada fra
il teppistico e il mafioso, come
quella compiuta da ignoti la se
Conritato di Redazione: Franco
Becchino. Mario F. Berutti, Dino
Ciesch, Niso De Micheiis, Giorgio
Gardiol. Marcella Gay. Aurelio Penna. Jean-Jacques Peyronel. Roberto
Peyrot, Giuseppe Platone, Marco, Rostan. Mlratla 'Sctìrspné'lli. Giulio
Vicentini. Liliana Vigllelmo.
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■ La Luce •: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176. 25 marzo 1960.
■ L’Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175. 8 luglio 1960
Stampa; Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
ra di martedì. 14 settembre (data dell’arrivo della delegazione
americana) ai danni del gruppo
di pacifisti italiani e stranieri rimasti al Campo-presidio internazionale, i quali, al ritorno da
un incontro con gli agricoltori
della zona, hanno trovato le loro tende ridotte a brandelli.
La visita dei fratelli americani
coglie il movimento per la pace
siciliano e nazionale in un momento delicato. Da una parte,
infatti, la situazione esige che il
movimento compia un salto di
qualità, passando decisamente
dalla fase «istituzionale» (tesa
cioè a raccogliere tutti gli sforzi
per esercitare pressioni sui governi regionale e nazionale) a
una seconda fase più impegnativa e rischiosa — al limite della
legalità e anche oltre — il cui
obiettivo finale sia di impedire
il proseguimiento dei lavori per
la base atomica attraverso il
blocco delle vie di accesso all’aeroporto, blocco che può essere garantito solo da un colnvolgimento massiccio della popolazione locale. D’altra parte,
appare assai difficile individuare con certezza quante, tra le
forze che hanno finora dato la
linea al movimento, abbiano la
volontà e insieme la capacità di
sostenere una svolta decisiva.
AGLI, ARCI e PCI — vale a
dire le forze più rilevanti del
Coordinamento siciliano dei comitati per la pace — sono più
o meno dichiaratamente contrari a qualsiasi ipotesi di presidio
a oltranza. Per contro, una lunga serie di organizzazioni fortemente minoritarie (Democrazia
Proletaria, non violenti, il Comitato di Messina per la pace e
il disarmo unilaterale, la Comunità di base di Avola e altri
gruppi) lavorano in quella direzione, trascurando però in molti
casi una seria analisi della realtà in cui si vuole intervenire e
peccando troppo spesso di presunzione. Emblematica del modo di far politica di queste organizzazioni è la situazione del
Campo — presidio internazionale che, trasferitosi a metà agosto dall’ex campo di concentramento di Vittoria al terreno, situato a poche centinaia di metri dall’aeroporto, concessogli
da un agricoltore di Comiso —
ha visto il numero dei partecipanti assottigliarsi rapidamente
nelle ultime settimane e non conta oggi più di una quindicina di
pacifisti allo stremo dèlie risor-'
se fisiche e intellettive, m buona
armonia con gli abitanti di Comiso, ma insieme incapaci di
costituire una guida credibile
per loro.
Il Comitato Unitario
Una valutazione a parte merita il CUDIP, che non a caso i
nostri fratelli americani hanno
scelto come interlocutore privilegiato, riconoscendo in esso l’unica forza effettivamente radicata tra la popolazione locale, al
di là della accuse di scarsa correttezza e di eccessivo egemonismo che da più parti gli vengono rivolte. Le chiese americane
— come, del resto, stanno facendo i « Verdi » tedeschi, che hanno lanciato in Germania una
sottoscrizione prò CUDIP per
100.000 marchi — sosterranno il
Comitato di Comiso anche finanziariamente (sono stati già consegnati i primi 8.000 dollari), riservandosi però di condizionare
l’utilizzo dei fondi attraverso un
organismo di controllo appositamente creato, di cui' sono entrati a far parte — oltre a Cagnes e a un altro membro del
CUDIP — Saro Di Grandi, del
la Comunità di base ex-FUCI di
Ragusa, e Paolo Naso. Un primo
abbozzo di programma prevede
un rilancio in grande stile del
presidio e seminari di formazione e di educazione non violenta,
che potrebbero interessare anche il Centro evangelico di Adelfia. Una delle clausole più importanti imposte al CUDIP riguarda inoltre l’impegno a finanziare progetti di lavoro per la
pace in altre località della Sicilia. Per ora sono state individuate Catania (dove il gruppo americano ha avuto un rapido scambio di vedute con alcuni membri del locale gruppo FGEI, promotore di un Centro di iniziative di informazione per la pace),
e Palermo, dove dovrebbe sorgere la sede centrale di un Istituto internazionale per la Pace
e i Diritti umani ideato da Umberto Santino — presidente del
Centro Siciliano di Documentazione « Giuseppe Impastato » —,
che ha a sua volta incontrato i
nostri a Comiso.
Tutte le componenti del movimento per la pace siciliano si
incontreranno all’Assemblea regionale dei comitati (Comiso,
9-10 ottobre). Difficile prevederne gli sviluppi, date le premesse
che abbiamo fin qui cercato di
delineare. I) documento finale
del campo di Adelfia « Pace, per
una nuova qualità dello sviluppo meridionale » sottolineava tra
l’altro la necessità di una ridefinizione delle strutture unitarie
di movimento: ebbene, è giunto
il momento per tale ridefinizione. Rimandarla ancora, lasciare
incancrenire una Segreteria regionale sempre meno rappresentativa del movimento e sempre
più palestra di sterili contrasti,
continuare a trascurare la strada dell’educazione alla pace sarebbe fatale per il movimento
siciliano, ancor più del patatrac
nel quale rischia di risolversi
l’assemblea.
Bruno Gabrielli
BRESCIA
Delegazione valdese
ricevuta dal
presidente Spadolini
In occasione della visita a Brescia di Giovanni Paolo II, era presente domenica 26 settembre anche il Capo del Governo.
Questi, dopo un saluto al Papa
ed un discorso alla città, ha incontrato nella sede del PRI i dirigenti locali e regionali del suo
partito, e successivamente una
delegazione della Chiesa Valdese.
È stato un incontro cordiale, nel
corso del quale si è affrontato il
problema della ritardata presentazione in Parlamento del testo
dell’Intesa, da tempo approvato.
Il Capo del Governo, nel garantire il suo impegno ed interessamento personale e nel negare che
tale approvazione dovesse essere
subordinata alla revisione del
Concordato, ha autorizzato la de-,
legazione àriormulare un « comunicato stampa » che è stato il
giorno successivo integralmente
pubblicato su Brescia oggi, quotidiano di tendenza laica.
Riteniamo possa interessare i
lettori dell’Eco-Luce conoscerne
il testo: « Una delegazione della
Chiesa Cristiana Valdese di Brescia, guidata dal pastore dott. Enrico Corsani e dal Presidente del
Consiglio di Chiesa prof. Annamaria Lorandi, ha incontrato il
Presidente del Consiglio Giovanni Spadolini presso la sede del
PRI di Brescia. In tale occasione
DUE MESI
GRATIS
A quanti in questo
periodo sottoscrivono
un nuovo abbonamento all’Eco-Luce per il
1983 verrà inviato gratuitamente il giornale
negli ultimi due mesi
dell’anno.
seno stati sollevati e discussi i
problemi riguardanti le Intese
che non sono state ancora presentate dal Governo italiano al
Parlamento, nonostante siano
state siglate dal 1978.
La delegazione ha avuto dal
Presidente del Consiglio formali
assicurazioni perché al più presto l’apposito Comitato presenti
nella forma tecnicamente più opportuna il testo integrale delle
Intese. La delegazione ha preso
atto dell'impegno personale assunto dal Senatore Giovanni Spadolini, ed esprimendo un ringraziamento per l’incontro, resta in
attesa di fatti concreti e conclusioni tempestive per rispondere
alle esigenze democratiche che le
minoranze religipse.^testimoniiwio
per una più corretta applicazione
dei principi costituzionali su cui
si regge la Repubblica ».
Il giorno precedente il medesimo giornale aveva avuto una lunga intervista col pastore E. Corsani sul problema delle Intese e
sulla posizione della Chiesa Valdese nei confronti del Papa. Tale
intervista era stata pubblicata
domenica 26 settembre nelle parti essenziali, insieme all’annunzio
del programmato incontro tra il
Capo del Governo e la delegazione valdese.
E. C.
DONI ECO-LUCE
DONI DI L. 1.000
San Germano Chisone: Long. Attilio
— S. Remo; Rivoiro Tron Evelina —
Torre Pellice: Fontana Italo.
DONI DI L. 5.000
Businghen: Deuth; Lugano; Ganz;
Marsiglia: Peyronel Jean..
DONI DI L. 6.000
Prali: Garrou Anita.
DONI DI L. 10.000
Moneglia (Ge): Giacoletto Wilma —
Rorà: Tourn Paimira — S. Maria Capua
Vetere: Storino Mario.
DONI DI L. 32.000
Almese: Gallo Anita.
(segue da pag. 1)
ci coinvolge in una commovente
profondità, ma non ci eccita, non
ci agita, non ci scuote. » (Gli strumenti del comunicare, Il Saggiatore, pp. 359-60).
Non profanare
il culto
Si dirà che allo stadio attuale
della nostra presenza in televisione non c’è il pericolo di una
partecipazione all’americana, di
un consumo intenso e disimpegnato. Ma mi pare ovvio che non si
tratta di valutare livelli quantitativi e che proprio negli anni in
cui siamo ancora sulla soglia del
mezzo televisivo, o l'abbiamo, appena varcata, abbiamo da riflettere seriamente sui criteri del
suo utilizzo da parte nostra. Uno
di questi criteri deve essere secondo me l’attenzione a non profanare il nostro culto.
Non sto sollecitando un ritorno alla vecchia separazione tra
sacro e profano, dopo che abbiamo lottato perché il culto della comunità non prescinda ma
sia inserito nella realtà concreta
degli individui e della comunità.
Ma un conto è un culto che non
erige divisioni tra il sacro e il
profano in quanto reso al Dio
che si è fatto uomo, un conto è
un culto profanato e cioè invaso
da irrispettosa indiscrezione. Come abbiamo e dobbiamo avere rispetto per la riservatezza fisica e
spirituale di una persona e non ci
sogneremmo di offenderla aprendola pubblicamente allo sguardo
di estranei, così dobbiamo avere
rispetto della riservatezza di un
culto e dobbiamo guardarci dall'esortare una comunità a far
violenza su se stessa, sulla propria intimità spirituale, in vista
di un bene maggiore quale sarebbe la testimonianza resa per mezzo della televisione. Portare sullo
schermo una comunità che è assorta nella preghiera, che si esprime nel canto, che riceve i segni
del corpo e del sangue di Cristo
nella Santa Cena, che impone le
mani ad un giovane pastore che
viene consacrato, significa secondo me violare l’intimità del corpo di Cristo che certo non ha
da essere nascosta, esoterica, misteriosa, ma che tuttavia può essere solo partecipata dall’interno,
dal contatto diretto, dall’esperienza vissuta e non dalla sua
artificiosa trasposizione in un’inevitabile chiave di spettacolo.
Si può certo dire che il culto
nelle nostre comunità è antiquato, non attira i giovani, è in crisi. Ma non lo aiuteremo certo
profanandolo, e nel tempo in cui
il Signore ci darà di rinnovarlo
e riviverlo in forme nuove tanto
più lo potremo fare quanto meno avremo contribuito a portarlo
in piazza ed in pasto ad una fruizione disimpegnata.
Poi ben venga
la coerenza
Diamo quindi largo spazio ad
ogni genere di attività didattica,
descrittiva, informativa e formativa, nel nostro uso del mezzo
televisivo. Usiamo pure, e al meglio, il mezzo radiofonico per un
culto che presenta rischi molto
minori di un « impegno disimpegnato » sostitutivo della vita comunitaria e che non dà il minimo senso di profanazione dell’intimità comunitaria. Ma auguriamoci di essere capaci di darci
una linea per le trasmissioni televisive nostre e altrui escludendo
drasticamente qualsiasi ripresa
di un culto. Discutiamo e arriviamo ad una conclusione su
questo discorso di fondo. Poi vedremo i problemi connessi e derivati di coerenza. Forse sapremo così evitare il massimo dell’incoerenza che stiamo vivendo:
nel culto essere intransigenti per
una foto durante un battesimo e
lasciare libero il campo allo spadroneggiare della televisione.
Franco Giampìccoli