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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Torino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMPNord
Anno Vili - numero 18-5 maggio 2000
Lire 2000-Euro 1,03
lEDITORIiilll
25 anni fa, il Vietnam e noi
¿liEUGENIO RIVOIR
BIBBIA E ATTUALITÀ I
FIGLI DI DIO
«Lo Spirito stesso attesta assieme col
nostro spirito che siamo figli di Dio»
Romani 8, 16
Eugenio non si rassegna mai
nella sua lotta per essere considerato: vuole essere ascoltato e
quando incontra porte chiuse se la
prende con i cristiani. I cristiani di
qualunque confessione, secondo lui,
sono degli ipocriti perché sono sottomessi ai condizionamenti della società in cui vivono e non praticano
l’amore del prossimo e la comunione. I cristiani, secondo lui, non sono
più cristiani. «I cristiani dovrebbero;
i cristiani, se fossero veramente cristiani, farebbero...». Quante volte ho
sentito frasi di questo tipo, soprattutto quando l’azione dei credenti
serve al disimpegno di altri. Del resto la mia risposta (lo lasci dire a me
che cosa è un comportamento da
cristiani) è puramente difensiva. Comunque i comportamenti dei cristiani sono spesso passati al setaccio
del giudizio umano con un grande
equivoco, forse alimentato dai crish'ani stessi; essi dovrebbero essere
persone migliori, eroi senza macchia
né difetto, e allora i cristiani possono anche essere la buona coscienza
del disimpegno di chi non si dice
cristiano.
La riduzione all’etica di ciò che è
cristiano, o la pretesa che ciò che
distingue un cristiano sia l’etica, sottovaluta le capacità di amore ed empatia degli esseri umani. Vi sono
molte persone che non si dichiarano
credenti e credenti non cristiani che
spendono la loro vita al servizio degli altri. Tullio Vinay li chiamava i
«credenti impliciti». L’equivoco della riduzione all’etica come segno distintivo cristiano è alimentato dai
cristiani stessi forse perché non sappiamo spiegare che non sono tanto
la nostra vita e le nostre scelte a essere diverse, ma lo è la nostra origine.
Mi riferisco al nostro essere figli e figlie di Dio. Questo è ciò che i credenti cristiani dovrebbero prima di
tutto trasmettere: di aver ricevuto
una nuova origine, l’adozione a figli
e figlie di Dio. E questa adozione,
questa appartenenza, è giunta in Gesù Cristo. La testimonianza della
nuova origine, dell’appartenere non
solo a se stessi, non neces.sariamente
a un elenco di membri di chiesa o di
battezzati ma a Dio, è così difficile
da trasmettere?
SE ci affidiamo all’etica come veicolo principale per testimoniare
di Gesù Cristo, facciamo un’operazione teologicamente errata e arrogante. Siamo sicuri che la nostra etica debba necessariamente avere
un’etichetta cristiana? Non è che,
proprio perché sappiamo di essere
peccatori e figli, siamo anche consapevoli che la nostra etica ha dei limifi che sono i limiti deH’umano? Ma
che d’altra parte non potremmo agire se non nel campo umano? Ogni
persona, soprattutto chi è alla ricerca della sua appartenenza, chi è alla
ficerca di considerazione, dovrebbe
ricevere il me.ssaggio della sua appartenenza a Dio, del suo essere per^na da Dio adottata. In questo modo è la persona a cui è confidato un
{^e messaggio che potrebbe mettere
■fi moto la sua vita, come destinatalo delTamore di Dio e non come
*fiendicante dell’amore dei cristiani.
Erika Tomassone
■BAMBINI
Un culto della Scuola domenicale
a cura del Servizio istruzione e educazione Fcei
■CENTRO AMERICAI
La voce di coloro che non hanno voce
di VITTORIO BELLAVITE
..
Dopo Seattle un'altra mobilitazione a Washington contro l'economia dei potenti
Per una giustizia globale
Quali regole devono governare l'economia globale e chi le stabilisce? Le politiche
del Fondo monetario e della Banca mondiale aiutano le popolazioni più povere?
ì'^ES, To Life...NO, lo Detti
li» Structural Adiustment
CIOUS JWISING GR(
MARINEnACANNITO
IL largo movimento di solidarietà
sui temi della giustizia globale che
ha preso corpo a Seattle lo scorso
novembre nella dimostrazione contro l’Organizzazione internazionale
per il commercio, ha mobilitato oltre
diecimila manifestanti a Washington, il 16 e 17 aprile. Le manifestazioni nella capitale statunitense intendevano bloccare gli incontri primaverili del Fondo monetario internazionale (Fmi) e della Banca mondiale (Bm) che vedevano riuniti ministri della finanza provenienti da
tutto il mondo per ratificare i programmi di espansione del potere elitario e corporativo.
La presenza dei dimostranti per le
strade non è stata così massiccia co
me a Seattle, per varie ragioni. Innanzitutto, mentre le riunioni del
Fmi a Seattle erano state programmate come momento d’incontro cruciale, le riunioni dell Fmi e Bm erano
prettamente di routine e programmate per essere brevi. Inoltre, a Washington le due settimane tra il 9 e il
17 aprile sono state dense di incontri
e dimostrazioni, che hanno alla fine
disperso l’attenzione dal cruciale A16
(come qui è stato chiamato il giorno
della manifestazione contro le politiche del Fmi e Bm). C’era stata la
grande protesta del 9 aprile organizzata da Jubilee2000-Usa per chiedere
la cancellazione dei debiti dei paesi
più poveri. G’era stato, TU aprile, la
cosiddetta «Via crucis economica»
organizzata dal Gruppo religioso di
lavoro sulla Banca mondiale e il Fon
do monetario internazionale, e c’era
stata, il 12 aprile, la manifestazione
dei sindacati del lavoro che premevano affinché gli Stati Uniti non normalizzassero le relazioni commerciali con la Cina. La speranza iniziale
degli organizzatori era che queste
mobilitazioni, concentrate nello stesso periodo, producessero una sorta
di attenzione pubblica verso i problemi creati dalla globalizzazione capitalista, che culminassero poi nella
giornata A16 con il blocco delle riunioni del Fmi e Bm.
Le riunioni non sono state bloccate, ma per due giorni di seguito è stata l’intera città ad essere bloccata e
costretta ad affrontare apertamente
le domande sui meccanismi che
Segue a pag. 6
Nello Zimbabwe
Delegazione
Cec e Firn
Il Consiglio ecumenico delle chiese
e la Federazione luterana mondiale
sono pronti ad inviare una équipe
pastorale nello Zimbabwe. In una lettera comune indirizzata al segretario
generale del Consiglio delle chiese
dello Zimbabwe, Densen Mafinyani, i
segretari generali delle due organizzazioni, Konrad Raiser e Ishmael
Noko, esprimono la loro «profonda
convinzione» che è possibile democratizzare la proprietà delle terre solo
garantendo «la loro giusta ripartizione nell’ambito di una riforma agraria
chiaramente definita, equa e democratica». I diritti dei 300.000 lavoratori agricoli «devono essere protetti»,
così come quelli «dei coloni bianchi
che hanno scelto di rimanere nello
Zimbabwe e di contribuire allo sviluppo del paese». (Cec info)
Dossier della Fcei
Guerra e pace
nei Balcani
Il Servizio rifugiati e migranti della
Federazione delle chiese evangeliche
in Italia sta svolgendo un lavoro di ricostruzione in una delle zone più tormentate del Kosovo utilizzando le offerte giunte dai membri di chiesa. Ma
perché la testimonianza di pace delle
nostre chiese possa prendere radici
sul terreno (e nei nostri cuori) occorre anche proseguire la riflessione sui
perché di quella tragedia. Il Consiglio
della Federazione ha perciò chiesto
alla sua «Commissione Europa» di redigere un breve dossier sulla più tragica delle vicende balcaniche: il collasso della Jugoslavia, gli orrori della
Bosnia e del Kosovo. I testi dell’inserto che pubblichiamo contengono pochi giudizi e molte informazioni.
Inserto Testi & Documenti
Valli valdesi
Piste montane e
viabilità esterna
C’è una viabilità nelle valli alpine
che serve a raggiungere zone particolarmente interessanti sul piano
turistico o semplicemente sono utili
a chi lavora nelle foreste o negli alpeggi. Sono le cosiddette piste
«agro-silvo-pastorali»: sterrate, pochi metri di larghezza, accesso limitato, secondo le leggi vigenti, ai soli
proprietari dei fondi, agli agricoltori,
a chi in montagna lavora. Tuttavia in
alcuni Comuni, sono nel tempo nate
accese polemiche. A seconda del
paese in cui si trova la gestione di
queste «strade» è diversa con maggiori o minori restrizioni. Il Consiglio comunale di Bobbio ha recentemente approvato un regolamento
per tutta la viabilità «esterna».
A pag. 7
■ECO DELLE V,
Gli zingari di Pinerolo
di DAVIDE ROSSO
SI PUÒ CAPIRE
Si può capire che il centro-sinistra
abbia reagito alla sconfitta delle elezioni Regionali del 16 aprile sostituendo
al dimissionario D’Alema un nuovo
governo guidato da Giuliano Amato,
uomo di notevoli risorse intellettuali e
politiche che già nel ’92 guidò il governo che, nella fase drammatica in cui
scoppiava Tangentopoli, incominciò la
lunga e l’ardua opera di risanamento
del bilancio pubblico dopo la finanza
allegra dei «formidabili Anni 80». Di
radici laiche e socialiste, decisamente
moderato anche se con una visione politica chiaramente progressista (lo
conferma senza possibilità di smentita
la sua appassionata dichiarazione che
non si può criminalizzare chi immigra
nel nostro paese per cercarvi un lavoro), né cattolico né comunista, capace
di mettere insieme le ragioni degli uni
e degli altri (fu lui, nel 1984, a mandare
in porto contemporaneamente la revisione del Concordato e la firme delle
prime Intese della storia repubblicana)
e capace forse di rilanciare il più che
appannato progetto politico rosso-verde-bianco (cioè socialista, laico e del
cattolicesimo riformista) che potrebbe
quantomeno limitare i danni alle prossime elezioni politiche del 2001.
Si può anche capire il centro-destra
che ha cercato fino all’ultimo di impedire la nascita di un nuovo governo
per andare subito a elezioni anticipate: con la ritrovata unità di Polo e Lega, riteneva di avere i numeri per conquistare la maggioranza anche in Parlamento e quindi di riprendere il cammino bruscamente interrotto, per propria responsabilità, alla fine del ’94.
Anche a costo di rinunciare ai referendum, in fondo fortemente voluti solo
da una parte del proprio schieramento
politico, tanto che ora punta sempre di
più sulla carta deil’astensionismo (con
buona pace del leader di Alleanza Nazionale). Si può anche capire l’opposizione di estrema sinistra e anche quella del senatore Antonio Di Pietro che,
in Amato e nella piccola rappresentanza ex craxiana tornata al governo, vedono la fine della breve e confusa stagione del rinnovamento della politica.
Certo, si possono capire gli uni e gli
altri. Ma si può capire anche chi ha
guardato con perplessità o anche con
un certo disgusto le ennesime contorsioni di una politica che ormai tende
ad allontanare da essa molta gente (basta vedere la crescita del «partito del
non voto», ulteriormente cresciuto al
ballottaggio delle 5 Province e dei 53
Comuni di domenica scorsa) non tanto
o non solo per disinteresse o qualunquismo, ma anche per la sua mancanza
di visione, di progetto, e per i suoi particolarismi sempre più frammentati
che portano a mettere insieme, nei due
schieramenti di centro-destra e centrosinistra, programmi tra loro a volte divergenti ma che trovano un precario
punto di comune interesse.
C’è chi pensa che questo dipenda
dall’immoralità della politica, dalla
priorità assoluta di stare al potere comunque e dovunque, da una classe politica incapace di governare i grandi
processi sociali. Può darsi. Ma può dipendere anche dal fatto che questo
paese, nella sua grande maggioranza,
non è abituato, se non raramente, a fare grandi scelte. Preferisce le soluzioni
temporanee, le furbizie, le scelte più
convenienti nell’immediato, insomma
preferisce il compromesso alla conversione. Se è così, non si dovrebbero addossare tutte le colpe ai politici ma bisognerebbe guardare anche a se stessi.
Eugenio Bernardini
2
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PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 5 MAGGIO 2000 I 5ÜÜ?E!J
«'Il mio amico
aveva una vigna
sopra una fertile
collina. La
dissodò, ne tolse
via le pietre, vi
piantò delle viti
scelte. (...JEglisi
aspettava che
facesse uva, invece
fece uva selvatica.
(...) *Che cosa si
sarebbe potuto
fare alla mia
vigna più di
quanto ho fatto
per essa? Perché,
mentre mi
aspettavo che
facesse uva, ha
fatto uva
selvatica?
^Ebbene ora vi
farò conoscere ciò
che sto per fare
alla mia vigna...
^Ne farò un
deserto; non sarà
più potata né
zappata...
^Si aspettava
rettitudine ed ecco
spargimento di
sangue, giustizia
ed ecco grida
d’angoscia!»
(Isaia 5,1-7)
«^^Un padrone
piantò una vigna
e l’afftttò a dei
vignaioli...
Quando fu
vicina la stagione
dei frutti mandò i
suoi servi dai
vignaioli per
ricevere i frutti
della vigna...
^^Ma i vignaioli
presero i servi
e li picchiarono,
uccisero
e lapidarono.
’'// padrone
mandò loro il suo
figlio dicendo:
“Avranno rispetto
per mio figlio”.
^^Ma i vignaioli
10 presero, lo
cacciarono fuori
e lo uccisero.
*°Ma quando verrà
11 padrone Ufará
perire malamente
questi malvagi
e affiderà la vigna
ad altri, i quali
gliene renderanno
il frutto a suo
tempo»
(Matteo 22, 33-41)
ÌA VIGNA Di DIO
Nella morte e nella resurrezione di Cristo, Dio ha ricostituito la
di Dio è la nostra vita, la nostra famiglia, la nostra umanità
sua vigna. La vigna
e la nostra terra
ALBERTO TACCIA
CHI legge senza troppi preI
concetti religiosi i testi di
Isaia 5, 1-7 e di Matteo 21, 3341, non può che riconoscere la
descrizione del totale fallimento dell’azione di Dio.
Fallimento di Dio..
La vigna preparata e colti1
ivata con gran cura che invece di dare uva buona, dà
uva selvatica e immangiabile
non può che rivelare l’incapacità dell’agricoltore e quindi
l’incapacità di Dio. Il padrone
che affitta la sua vigna a dei
lavoratori che hanno la capacità di negargli i frutti, rivela
la sua debolezza e mancanza
di autorità, e quindi la debolezza di Dio.
Dio è proclamato onnipotente, ma questi testi sono la
negazione della sua onnipotenza e dimostrano l’assenza
di un presunto potere assoluto. E la debolezza di Dio emerge ancor di più quando, nei
due testi, l’unico mezzo di intervento risolutorio è la distruzione della vigna e il massacro
dei malvagi vignaioli. Il dubbio circa l’onnipotenza di Dio
si risolve nella squalifica del
Dio della Bibbia. E non occorre leggere questi e altri testi biblici per rendercene conto: basta guardare quello che succede intorno a noi. Dio si dimostra incapace di intervenire, è
un Dio debole e un Dio debole
non interessa nessuno.
Noi cerchiamo e vogliamo
gli dei forti del denaro, del potere, dei trionfi della scienza.
Gli dei forti che dominano e
incutono paura, che non vogliono essere amati, ma serviti
e temuti. Noi crediamo nelle
realtà potenti al servizio delle
quali impegniamo la nostra vita e che garantiscono i processi di produzione e lo sviluppo
della tecnologia che dominano
le forze della natura e promuovono il progresso umano.
Il Dio della Bibbia non è più
necessario, fa parte della poesia, della torta domenicale,
delle cose di cui si può fare a
meno, senza risentirne alcun
danno o rimpianto particolare.
...0 fallimento dell'uomo?
■ A siamo sicuri che le co
Preghiamo
Avevo chiesto a Dio la forza per raggiungere il successo, ho ricevuto la debolezza affinché imparassi
umilmente a ubbidire.
Avevo chiesto la salute per fare cose grandi, ho ricevuto l’infermità perché facessi cose vere.
Avevo chiesto la ricchezza perché potessi essere felice, ho ricevuto la povertà perché potessi essere saggio.
Avevo chiesto il potere per avere l’ammirazione degli uomini, ho ricevuto la debolezza perché potessi
sentire il bisogno di Dio.
Avevo chiesto le cose che potessero rallegrare la mia
vita, ho ricevuto la vita perché potessi rallegrarmi di
ogni cosa.
Non ho ricevuto nulla di quello che avevo chiesto,
ma ho ricevuto tutto quello che avevo sperato. A dispetto di me stesso le mie preghiere silenziose sono
state esaudite. Tra tutti gli uomini sono colui che è
stato maggiormente arricchito. Amen.
(testo composto da un gruppo di handicappati, inciso
nel bronzo, in un istituto di riabilitazione a New York)
M se stanno veramente così? È vero: Dio ha piantato la
vigna, dandoci con essa tutte
le promesse per farla fruttificare. La vigna non è soltanto il
popolo di Dio del tempo di
Isaia ma è il nostro mondo, la
nostra natura meravigliosa che
si esprime negli incantevoli
paesaggi che ci è dato di ammirare e che produce fiori e
frutti per tutti. Noi non possiamo die cantare: «O Eterno Signor nostro, quanto è magnifico il tuo nome in tutta la terra»
(Salmo 8). E questa splendida
vigna Dio l’ha affidata ai suoi
servitori, agli uomini perché la
custodissero e la coltivassero
affinché portasse frutti in abbondanza per la vita di tutti gli
esseri umani.
Ma l’uomo non ha coltivato
la terra, l’ha dominata e saccheggiata, dimenticando che
la terra appartiene a Dio. Se
ne è impadronito e l’ha sfruttata per il suo tornaconto, l’ha
avvelenata con i suoi rifiuti,
ha portato la morte a migliaia
di specie viventi, ha inquinato
l’aria che respiriamo, la terra
e i frutti che mangiamo: «Dio
si è aspettato rettitudine ed
ecco spargimento di sangue,
giustizia ed ecco grido di angoscia». L’onnipotenza dell’
uomo che distrugge, ha cancellato l’onnipotenza di Dio
che ha creato.
Che cosa Dio poteva fare di
più per l’uomo? Per la sua
creatura più amata oltre a darle tutto quello che era necessario per una vita ricca, prospera, felice, usando i frutti della
vigna che Dio aveva piantato
per la vita di tutti, nella rettitudine e nella giustizia? La fraternità umana è stata spezzata
con la prevaricazione dei più
forti sopra i più deboli. No,
questo non è il fallimento di
Dio, ma è il fallimento dell’uomo. L’essere umano che con la
sua onnipotenza ha preteso di
prendere il posto di Dio e di
conquistare tutto, rischia di
perdere tutto. L’uomo ha fallito nella vocazione che Dio gli
ha assegnato. Come dice Paolo: «Gli uomini hanno soffocato la verità con l’ingiustizia, si
sono dati a vani ragionamenti
e l’insensato loro cuore si è ottenebrato» (Rom. 1, 18ss).
La croce
La croce è veramente la suprema sconfitta di Dio, l’ultima. Ma la croce è in verità la
suprema sconfitta dell’uomo
che si è illuso di creare, a sua
immagine e somiglianza, un
Dio onnipotente da cui si è
sentito tradito, perché non ha
saputo vedere nella debolezza
di Dio, la vera forza, nella povertà di Dio la vera ricchezza,
nella follia di Dio la vera sapienza, nella sofferenza di Dio
la vera consolazione, nella
sconfitta di Dio la sua piena
vittoria, nella morte di Dio la
pienezza della vita nella resurrezione di Cristo. Nella morte e
nella resurrezione di Cristo,
Dio ha ricostituito la sua vigna.
Ha ristabilito tutte le premesse
perché la sua vigna tornasse ad
essere la piantagione della sua
delizia da cui si aspetta rettitudine e giustizia. La vigna di Dio
è la nostra vita, la nostra famiglia, la nostra chiesa, il nostro
paese, la nostra umanità e la
nostra terra.
«lo sono la vera vite»
Dio ha mandato suo Figlio
CHE altro si sarebbe potuto
fare per la vigna più di
quello che Dio ha già fatto per
essa? Nei giorni scorsi abbiamo vissuto il tempo della settimana di Passione e della Pasqua. La risposta alla domanda di Isaia sembra venire da
questi avvenimenti, espressi
nella parabola dei vignaioli:
«Manderò il mio amato Figlio,
forse avranno rispetto per
lui». Mandando suo Figlio,
Dio ha dato se stesso. E quando uno ha dato se stesso, ha
dato la sua vita, che altro potrebbe ancora dare? «Dio ha
tanto amato il mondo, che ha
dato il suo Figlio» (Giov. 3,
16). Ma neanche per il Figlio
hanno avuto rispetto, lo hanno preso, lo hanno cacciato e
lo hanno messo in croce.
Gesù ha detto: «Io sono la
vera vite. Dimorate in me e
io dimorerò in voi. Chi dimora
in me, io dimoro in lui: senza di
me non potete fare nulla. Ma se
dimorate in me e le mie parole
dimorano in voi, domandate
quello che volete e vi sarà fatto.
In questo è glorificato il Padre
mio: che portiate molto frutto e
così sarete miei discepoli»
(Giov, 15). Non distruzione della vigna, non massacro dei cattivi vignaioli, ma una possibilità nuova che il Signore pone
davanti a noi tutti. Lavoratori
consapevoli dei loro limiti, liberi da ogni delirio di onnipotenza, fiduciosi nella bontà e
nell’aiuto dei padrone della vigna, pronti ogni giorno a riprendere la fatica, perché la vigna del Signore torni ad essere
«la piantagione della sua delizia, che da frutti di rettitudine e
non più spargimento di sangue, giustizia e non più grido di
angoscia».
(Primo di due meditazioni)
Note
omiletiche
L'immagine della vigna
e della vite tornano spes.
so sia negli scritti dell'Antico Testamento che del
Nuovo. Peraltro «la vite
che cresce rigogliosa nel
paesi caldi e i cui frutti
danno una bevanda corroborante, stimolante e
se assunta in eccesso inebriante», è divenuta nell'antico Oriente un'eloquente immagine di benessere e ricchezza. Nell'antica Mesopotamia la
vite era addirittura identificata con «l'erba della
vita»; il segno pittografico dei Sumeri per «vita»
era originariamente una
foglia di vite. Nella religione mandea «la vita al
di fuori del mondo» è
una similitudine per il
«padre di ogni vita»: l'espressione della vite «che
avvolge tutto il cielo, i cui
acini sono le stelle, fa intravedere la sua funzione
di albero cosmico» (dal
Dizionario delle immagini bibliche di Manfred
Lurker, Ed. Paoline, 1990).
Negli scritti profetici,
oltre che nel nostro testo,
troviamo l'immagine della vigna in Geremia (2,
21), ancora in Isaia (27,
2ss), in Osea (10, Iss) come descrizione del popolo di Dio e nel Cantico dei
Cantici come luogo dell'amore e della fecondità
(7, 13). Nel Salmo 80, nella disperata invocazione
di salvezza, torna l'idea
di una vite, addirittura
trapiantata dall'Egitto
(con riferimento all'Esodo) che nella terra di Canaan diventa promessa di
grande abbondanza (Numeri 13, 23). Come segno
del dono di amore di Dio,
soliecito e fecondo verso
il suo popolo, la vite di
Dio è chiamata a coprire
la terra, il mare e il cielo
(ancora la religione maidea), ma ora è minacciata
di distruzione.
Nel Nuovo Testamento, oltre alla parabola di
Matteo 21, 33-46 in cui
compare l'idea del giudizio e la sostituzione dei
vignaioli infedeli a causa
del loro rifiuto di riconoscere il Figlio dell'Uomo,
l'immagine della vite è ripresa da Gesù nel discorso di Giovanni 15 e nella
istituzione della Santa Cena. Al di là della morte
espressa nel pane spezzato e nel vino offerto (il
«nuovo patto nel mio sangue») vi è la promessa del
vino nuovo die sarà bevuto «con voi nel Regno del
Padre mio», come annuncio del banchetto gioiow
di nozze vissuto nella vittoria della resurrezione.
(Matteo 26, 26-29).
Nel confronto tra i testi
di Isaia 5 e Matteo 21 si
può rilevare la corrispondenza, omileticamente felice, tra la domanda: «Che
cosa si sarebbe potuto fare alla mia vigna più o'
quanto ho fatto per essa?» (Isaia) e la risposta.
«Manderò il mio diletto
Figlio, forse a lui porteranno rispetto» (Matteo ®
in particolare Luca 9, H)
Per
approfondire
- Manfred Lurker, Or
zionario delle Immagif''
bibliche. Ed. Paolio®'
1990.
AA.VV. Il Nuovo Í®'
stamento annotato.
voi.
1, / Vangeli sinottici, Ciao
diana, 1965.
- Aldo Comba, Le parabole di Gesù, Claudi
na,1978.
- Günther Bornkamitl^
Gesù di Nazareth, Cia
diana, 1977.
- Eduard Schweizer, ù®;
sù Cristo: l’uomo di Np
teh e il Signore gloritK-»
fo, Claudiana, 1992.
- Bruno Corsani, lnV0_
duzione al Nuovo Testa
mento. Vangeli e
Claudiana, 1972.
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Il commiato del segretario generale uscente dell'Alleanza riformata mondiale
Dare priorità alia lotta contro l'ingiustizia
Per Milan Opocenskij «la responsabilità in politica e in tutti i campi della vita politica e sociale
è il carisma della tradizione riformata». La lotta contro l'ingiustizia è «una questione di fede»
Nella tradizione riformata
«la riflessione teologica e
l’azione pratica non sono mai
separate». Lo ha affermato il
segretario generale uscente
dell'Alleanza riformata mondiale (Arm), Milan Opocenskij, andato in emeritazione il
31 marzo scorso all’età di 68
anni. Teologo-della Repubblica ceca Milan Opocenskij,
che è stato segretario generale delTArm per dieci anni e
mezzo, ha spiegato all’agenzia Eni il carattere distintivo
della tradizione riformata,
che risale al XVI secolo con
Giovanni Calvino, John Knox,
Ulrich Zwingli e, prima di lord, altri riformatori fra cui il
ceco Jan Hus.
«La responsabilità in politica e in tutti i campi della vita
politica e sociale è il carisma
(dono) della tradizione riformata», ha dichiarato Milan
Opocenskij che, prima di assumere l’incarico all'Arm nel
1989, era professore di etica
alla Facoltà di teologia protestante Comenio a Praga fin
dal 1973. Durante il suo man' dato di segretario generale,
Milan Opocenskij ha posto
l’accento sulla necessità per
le chiese di mettere al centro
della fede cristiana la lotta
contro l’ingiustizia economica e contro la distruzione
dell’ambiente.
Secondo Opocenskij uno
dei punti forti di questo periodo è stata la decisione, nel
1997, dell’Assemblea generale dell’Arm di chiedere alle
chiese membro di fare di
questa lotta una priorità.
«Noi consideriamo questo
non solo come una questione
morale o etica ma come una
questione di fede», ha dichiarato Milan Opocenskij aggiungendo che questo processo avrebbe segnato «un
Milan Opocenskij durante un dibattito alla Vili Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese ad Harare (Zimbabwe) nel dicembre 1998
passo importante nella discussione ecumenica».
Ecumenista impegnato, legato al Consiglio ecumenico
delle chiese negli Anni 60, segretario europeo della Federazione universale delle associazioni cristiane di studenti
(Mcs) dal 1967 al 1973, Milan
Opocenskij aveva assunto le
sue funzioni di segretario generale dell’Arm il 1° ottobre
1989, poche settimane prima
della «rivoluzione di velluto»
che ha spazzato via il comunismo nel suo paese, la Cecoslovacchia. Egli ammette di
non avere previsto 1 cambiamenti che stavano per sconvolgere l’Europa orientale ma
considera la sua nomina co
me «provvidenziale in qualche modo». Infatti, venendo
da un paese comunista, ha
potuto aiutare l’Arm e le
chiese membro a far fronte ai
cambiamenti provocati dalla
caduta del comunismo.
Opocenskij ha dichiarato
di essere rimasto sorpreso
dalla sua elezione, non potendo immaginare che l’organizzazione mondiale potesse eleggere una persona
«avente un passaporto di un
paese comunista». Ha fatto
del resto l’elogio dello «spirito innovatore» dell’Arm, dati
i «pregiudizi» nei confronti
dei «paesi socialisti dell’Europa dell’Est». Egli ritiene che
la sua esperienza della chiesa
in un paese diretto da comunisti gli ha permesso di sostenere le piccole chiese minoritarie nell’ambito dell’Arm
che oggi conta 215 chiese
membro in 106 paesi.
All’agenzia Eni che gli chiedeva se fosse deluso che il
movimento ecumenico non
abbia progredito di più, ha risposto che la sua generazione aveva grandi speranze, in
particolare negli Anni 60,
«sognando una nuova società
e un nuovo essere umano,
senza prevedere tutte le complicazioni». «Ma questo non
ci ha demoralizzati. Continueremo a dare alla società
in genere la visione del Regno», ha concluso.
i... I risultati ó\ un'in(dagine realizzata nelle chiese evangeliche luterane del paese
Anche la Danimarca è diventata una società multietnica
I luterani danesi difendono
la libertà di religione nel loro
paese, ma non vogliono sentire l’appello alla preghiera
dei musulmani nelle loro
città. È quanto emerge da
un’inchiesta realizzata fra i
membri della Chiesa danese
circa i loro atteggiamenti nei
confronti delle altre religioni.
Per facilitare la progressiva
integrazione della comunità
musulmana che non cessa di
crescere, molte parrocchie luterane propongono programmi non religiosi che includouo la partecipazione di musulmani. Questi risultati preliminari emergono dal primo
grande studio sull’atteggiamento della Chiesa luterana di fronte all’evoluzione
rapida di una società multietmca in Danimarca. Con circa
100.000 membri, la comunità
rausulmana è più forte della
•comunità cattolica romana
(28.000 membri) e di quella
eoraica (3.000 membri).
Circa l’86% dei cinque mil'oni di abitanti appartengono alla Chiesa evangelica lulotana, ufficialmente riconosciuta nella costituzione cola Chiesa di Danimarca e
sostenuta dallo stato. Ma la
costituzione afferma anche
Che ogni cittadino ha diritto
^praticare la propria religione.'Tradizionalmente, questo
^nivale a dire che in Dañinea esiste la libertà di reli®nne, ma non la parità delle
Cngioni, Dallo studio emero®che i luterani danesi vooiono mantenere lo status
loro chiesa (le campane
no suonare la domeni
ca) ma preferiscono non sentire l’appello alla preghiera
dei musulmani.
L’etnografa Kristine Kaaber
Pors, che ha realizzato lo studio, ha inviato questionari a
tutti i Consigli di chiesa e ha
intervistato i responsabili di
alcun di essi. Ha così scoperto
che la Chiesa danese non ha
molte attività destinate specificamente ai musulmani. La
maggior parte delle attività
sono rivolte ai rifugiati dei
Balcani, mentre molti lavoratori stranieri musulmani, pro
venienti in particolare dalla
Turchia e dal Pakistan, si trovano abbandonati à se stessi.
Nonostante l’importanza
della chiesa, generalmente i
danesi ritengono che la religione sia un affare privato.
Questo atteggiamento spiega
in parte la reazione negativa
di alcuni settori della società
danese di fronte all’afflusso
crescente di musulmani, gran
parte dei quali manifestano
più apertamente la propria fede. La moltiplicazione delle
comunità etniche sta cam
biando il profilo della società
danese e provoca reazioni che
a volte offendono non pochi
cristiani. Secondo recenti
sondaggi il Partito popolare
danese, che a volte viene paragonato al partito di estrema
destra (Fpo di Haider) in Austria, avrebbe l’appoggio del
15% degli elettori. Il successo
di questo partito ha portato
molte persone a chiedere che
la Chiesa luterana faccia sentire la propria voce nel dibattito pubblico sull’immigrazione e sull’Islam. (eni)
Discusso durante l'incontro dei Consigli nazionali di chiese
Verso un modello ecumenico «inclusivo»
Un nuovo modello per il movimento ecumenico, basato sull’equilibrio fra le diverse
«famiglie» confessionali, è quello che sta
emergendo, a livello nazionale, in alcuni Consigli nazionali di chiese.
Nel corso della consultazione di Vaiamo
(Finlandia) è stata illustrata la nuova struttura del Consiglio cristiano svedese, articolata
sulla base di quattro «famiglie»: quella luterana (la chiesa principale del paese), quella
delle chiese protestanti libere, quella cattolica e quella ortodossa. Il rafforzamento delle
«famiglie confessionali», ha affermato il segretario generale del Consiglio cristiano svedese, il pastore battista Thord-Ove Thordson, non rappresenta un indebolimento del
movimento ecumenico ma consente un migliore inserimento delle chiese di minoranza
e soprattutto di quelle tradizionalmente più
esitanti nei confronti dell’impegno ecumenico. È così che il Consiglio svedese è riuscito a
integrare pienamente al suo interno il «Consiglio delle chiese libere», che riunisce varie
chiese evangeliche, fra cui i pentecostali.
E proprio l’apertura alle chiese pentecostali
e ad altre di area «evangelicale» è all’ordine
del giorno di numerosi Consigli di chiese europei; uno degli strumenti di tale strategia è la
crescente convergenza delle due Settimane di
preghiera per l’unità dei cristiani, quella promossa dal Consiglio ecumenico delle chiese
in collaborazione con la Chiesa cattolica, e
quella deU’Alleanza evangelica europea.
Fra gli altri temi affrontati dalla consultazione, il rapporto con le numerose chiese di
immigrati che si sono recentemente costituite in vari paesi, le preoccupazioni per i diritti
dei profughi e richiedenti asilo e per la libertà
religiosa (particolarmente dove si sviluppa
una nuova legislazione per arginare il fenomeno delle «sette» religiose), la promozione
del dibattito sulla «Carta ecumenica per l’Europa», una iniziativa comune della Conferenza delle chiese europee (Kek) e del Consiglio
delle conferenze episcopali europee (Ccee), il
sostegno al movimento «Jubilee 2000» per la
cancellazione dei debiti del Terzo Mondo, il
dialogo con le altre fedi. (nev)
DAL MONDO CRISTIANO
Federazione luterana mondiale
La Polonia svolge un ruolo positivo
nella costruzione deH'Europa unita
VARSAVIA — Il ruolo positivo svolto dalla Polonia nella
costruzione dell’Europa unita è stato sottolineato dal presidente della Federazione luterana mondiale, il vescovo luterano Christian Krause, in visita ufficiale a Varsavia. Krause
ha incontrato il cardinale Glemp, primate cattolico, con il
quale ha concordato sul positivo momento delle relazioni
ecumeniche in Polonia e il primo ministro Jerzy Buzek, che
è membro della Chiesa luterana, che ha riaffermato l’impegno del governo nella tutela delle minoranze religiose. In
Polonia il 90% della popolazione è cattolica. (nev/eni)
Stati Uniti
Il televangelista Robertson: «La pena di
morte discrimina le minoranze»
VIRGINIA — «La pena di morte, così come viene gestita attualmente, discrimina le minoranze e in particolare i cittadini
di colore»: è il parere del noto telepredicatore americano Pat
Robertson, una delle voci più autorevoli del mondo conservatore, sia politico che religioso, degli Usa. Il pastore Robertson,
parlando la settimana scorsa a un simposio sul tema «Fede e
pena di morte» in Virginia, ha lanciato la richiesta di una moratoria perché, ha detto: «È oggi necessario riflettere profondamente sull’equilibrio tra misericordia e giustizia», (nev/icp)
Norvegia
Sì airappello alla preghiera del venerdì
per la comunità musulmana
OSLO — Dopo un lungo e acceso dibattito il Consiglio comunale di Oslo, Norvegia, ha concesso il permesso alla locale comunità musulmana di diffondere dal minareto della
moschea cittadina la tradizionale chiamata alla preghiera.
Secondo gli accordi durerà dai 2 ai 3 minuti ogni venerdì e
non dovrà superare i 60 decibel di intensità. Per il comune
di Oslo però i problemi non sono finiti: appellandosi a questa decisione, l’Associazione nazionale degli atei ha avanzato la richiesta di diffondere via altoparlanti una volta alla
settimana lo slogan «Dio non esiste». (nev/eni)
I Sri Lanka
Preoccupazioni delle chiese protestanti
per i metodi degli «evangelicali»
COLOMBO — C’è un sempre più grande disagio tra le
chiese protestanti storiche presenti nello Sri Lanka per l’attività di alcuni gruppi di matrice «evangelicale» che svolgono nel paese un’assidua campagna evangelistica. Il metodo
adottato viene definito «disinvolto» dal Consiglio nazionale
delle chiese e «truffaldino perché offre incentivi finanziari»
dalla Chiesa cattolica locale. Per i buddisti, la maggioranza
della popolazione, è in pericolo «una centenaria tradizione
di buoni rapporti ecumenici». (nev/eni)
Zimbabwe
Brusca frenata al dialogo interreligioso
HARARE — Brusca frenata per il dialogo interreligioso nello Zimbabwe. Alla proposta di creare un «Forum nazionale
per il dialogo tra le religioni» le principali chiese evangeliche
e la Chiesa cattolica hanno risposto negativamente, adducendo motivi teologici («Solo Cesù può condurci a Dio») i
protestanti e pratici i cattolici («Stiamo già lavorando per
una coesistenza pacifica tra le religioni»). Nello Zimbabwe la
maggioranza della popolazione (10 milioni) è cristiana (circa
3 milioni e mezzo i protestanti); ebrei, hindú e musulmani
costituiscono una piccola minoranza. (nev/eni)
Stati Uniti
Il 68% frequenta una chiesa
NEW YORK— Negli Stati Uniti d’America, secondo un rilevamento dell’autorevole agenzia Callup, i due terzi degli
abitanti è sicuro che la religione possa dare una risposta ai
problemi dell’oggi; il 68% frequenta una chiesa o una sinagoga; il 60% lo fa regolarmente. Solo il 21% definisce la religione «una moda ormai sorpassata». (nev/icp)
Inghilterra
La statua di John Wesley a Epworth
EPWORTH — Una statua in bronzo di John Wesley sarà
inaugurata in ottobre a Epworth, nella contea inglese del
Lincolnshire, suo luogo di nascita. Il monumento, a grandezza naturale, sarà posto nel giardino della casa dove Wesley
nacque nel 1703. Monumenti dedicati al grande predicatore
metodista sono presenti a Londra e a Bristol. (nev/bt)
Perù
Curiosa iniziativa della Società biblica
LIMA — Curiosa iniziativa della Società biblica peruviana
che ha lanciato il progetto «Primo manoscritto del terzo millennio»: per la somma di un dollaro e mezzo ogni credente
potrà copiare a mano un versetto della Bibbia fino alla completa trascrizione del testo. I fondi raccolti serviranno per
stampare e distribuire 25.000 Bibbie in spagnolo e in dialetto
quechua nel distretto andino di Huancavelica. (nev/alc)
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, 1
4
PAG. 4 RIFORMA
Il
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 5 MAGGIO 2000
venerdì 5 W
Una proposta del Servizio istruzione e educazione (Sie) della Fcei
Per un culto della scuola domenicale
Dopo un anno di lavoro, un culto può rappresentare una sintesi per i bambini e ie bambine
e un'occasione per comunicare alla comunità le proprie esperienze e i risultati raggiunti
PRESENTAZIONE
Il Sie propone, attraverso
questa pagina di Riforma, un
culto di fine anno delia scuola
domenicale; la proposta si basa sui testi biblici che fanno
parte dell’ultima sequenza del
programma della scuola domenicale dell’anno in corso,
intitolata Gesù agisce. Essa
può così rappresentare una
sintesi per i bambini e le
bambine, e un’occasione per
comunicare alla comunità
riunita per il culto che cosa si
è fatto durante gli incontri di
scuola domenicale (si rimanda alla Rivista La scuola domenicale n. 3-1999 per il commento ai testi biblici). In questa sequenza vengono esaminati quattro testi biblici: la
guarigione del paralitico di
Capernaum (Marco 1, 1-12,
sezione Gesù guarisce del programma della scuola domenicale), la chiamata dei primi
discepoli con la cosiddetta
pesca miracolosa (Luca 5, 111, sezióne Pescatori), la chiamata di Levi (Marco 1, 13-17,
sezione A tavola con i peccatori) e il testo in cui la famiglia
di Gesù lo cerca per allontanarlo dalla folla (Me. 3, 13-21,
31-35, sezione La famiglia).
In ben tre testi su quattro
Gesù chiama delle persone
per farne suoi discepoli (l’unico in cui non vi è una chiamata è la guarigione del paralitico). Le persone chiamate e guarite sono accomunate
dal fatto che l’incontro con
Gesù trasforma la loro vita e
crea comunità. La comunità,
o se si vuole la nuova famiglia di Gesù, è l’esito di tutti
gli incontri che Gesù ha nel
corso del suo ministero, a
partire dai quattro incontri
narrati in questi quattro racconti biblici. Nella comunità
ci siamo anche noi, in quanto
anche noi siamo stati chiamati da Gesù: formiamo così
tutti insieme una catena che
è iniziata molto tempo fa con
le prime persone che Gesù ha
chiamato ad essere suoi discepoli, che comprende anche noi, e va naturalmente
anche molto oltre di noi.
All’origine c’è dunque la
chiamata, come conseguenza
c’è la comunità. Come simbolo di questa comunità abbiamo scelto un elemento che
troviamo in uno dei testi, e
che è un simbolo ricorrente
nella narrazione biblica e cen
trale anche nella liturgia della
chiesa: il tavolo, simbolo della
mensa, dunque della comunione, della comunità, della
nuova famiglia. In quest’ottica, in quelle chiese dove è
consueta la partecipazione
delle bambine e dei bambini
alla cena del Signore, il culto
può sfociare in una celebrazione della Cena. Proponiamo
di preparare un tavolo intorno al quale siedano tutti i discepoli e le discepole di Gesù,
a partire da Levi, Pietro e gli
altri pescatori, i componenti
del gruppo dei dodici, il paralitico e i suoi quattro amici
(per raffigurare concretamente questi personaggi si possono preparare delle sagome di
cartone o altro materiale): insieme a loro, alla fine del culto, sederà allo stesso tavolo
tutta la comunità, tutti cioè
coloro che Gesù ha chiamato.
Il tavolo deve essere pronto e
imbandito fin dall’inizio del
culto: nel corso del culto intorno al tavolo prenderanno
posto i discepoli e le discepole. Sul tavolo deve ovviamente
trovare posto la Bibbia, che è
la parola di Dio che ci chiama.
Pur non essendo previsto
un «sermone», si suggerisce di
«diluire» la predicazione lungo tutto il culto, facendo dei
brevi commenti dopo ognilettura; è opportuno che chi
tiene questi brevi commenti
si rivolga direttamente ai
bambini e alle bambine e
possibilmente li faccia interagire con domande ad ogni
commento corrisponderà una
parte dell’azione simbolica
(vedi azione simbolica).
Va da sé che ogni comunità
e ogni scuola domenicale potrà adattare alle proprie esigenze la proposta qui presentata, integrandola e modificandola secondo le proprie
necessità e secondo gli usi liturgici della comunità in cui
viene celebrato il culto.
La proposta qui presentata
è stata preparata da Francesca Giaccone e Marco Gisola.
Il Sie sarà grato a chi vorrà far
pervenire presso gli uffici di
Milano il suo parere in merito
a questa proposta, per sapere
se essa è stata utilizzata e se
ha incontrato il favore delle
scuole domenicali e delle
chiese: Servizio istruzione
educazione, via P. Lambertenghi 28, 20159 Milano,tei.
02-69000883: fax 02-6682645;
E-mail: sie.fcei@iol.it.
testi studiati dai ragazzi neH'ultima parte dell'anno
La presenza di Gesù crea comunione tra di noi
Gesù chiama. Questo è evidente nei diversi testi che i
bambini e le bambine hanno
esaminato nell’ultima parte
del programma della scuola
domenicale e che guidano la
nostra proposta di culto: Gesù chiama. E chi è che viene
chiamato da Gesù? Non certo
le persone più religiose, più
giuste o più ricche. Gesù
chiama le persone più diverse, senza badare a chi sono e
che cosa fanno. Il primo chiamato è Levi, un esattore delle
tasse, una persona che tutti
odiano perché lavora per i romani, che sono il nemico del
popolo di Israele, perché
hanno occupato la loro terra
e tolto loro molte libertà.
Gesù va nelle case di coloro
che chiama, mangia con loro.
Mangiare insieme ai tempi di
Gesù è una cosa molto importante, indica un rapporto
molto stretto, non solo di
amicizia, ma di comunione.
Sedersi intorno a un tavolo
per condividere il cibo è un
gesto molto significativo,
vuol dire: tra noi c’è in comune qualcosa di molto importante. È la presenza stessa di Gesù che crea comunione; la gente capisce che
Gesù non è una persona come tutte le altre, che ha qualcosa di particolare da dire e
anche da fare. È basandosi
sul testo della chiamata di Levi, che proponiamo di mettere al centro della liturgia (e
del luogo di culto) un tavolo
imbandito, intorno al quale si
«accomoderanno» tutti coloro che Gesù chiamerà e incontrerà. Il tavolo è il simbolo della comunione, del condividere qualcosa di prezio
so: la parola e l’amore di Dio.
In secondo luogo Gesù
chiama dei pescatori, persone semplici che fanno un lavoro umile e faticoso. Sono
persone normali, persone come noi, che hanno un loro
mestiere e che quel giorno
proprio non si attendevano
di fare un simile incontro.
Pietro capisce di trovarsi di
fronte a una persona speciale
e davanti a Gesù indietreggia:
«Allontanati da me. Signore,
perché io sono un peccatore»
(Luca 5, 8). Non che Pietro
fosse più peccatore di altri;
nelle sue parole c’è però una
cosa molto vera: Pietro non è
degno di essere chiamato da
Gesù, proprio come noi non
meritiamo di essere chiamati
da Gesù. La chiamata è già
un gesto di amore, Gesù
chiama perché ama, non per
via di una quaiche nostra
qualità particolare.
Gesù però non chiama soltanto. Quando Gesù incontra
una persona, la vita di que
st’ultima esce trasformata dal
suo incontro con lui. Spesso
Gesù guarisce persone malate, come nel caso del paralitico, che non può camminare
ed è quindi costretto a stare
su di una barella e che quattro amici portano a Gesù perché lo guarisca. La vita del
paralitico viene trasformata
due volte: Gesù lo guarisce e
lo perdona, facendo sì che
egli non sia più emarginato a
causa della sua condizione.
Gesù dimostra la volontà e
l’amore di Dio in due modi:
attraverso la guarigione e attraverso il perdono.
Gesù chiama dunque molte persone, persone semplici,
che noi conosciamo per nome: Pietro, Giacomo, Giovanni... (cfr. Marco 3, 13ss). Come abbiamo detto, non sono
eroi, non sono persone eccezionali, sono anzi persone
normali, come noi. Sappiamo che tutti questi discepoli
non sono stati molto fedeli
nemmeno quando Gesù ha
avuto più bisogno di loro, negli ultimi giorni che hanno
preceduto la sua morte. Uno
di quelli che Gesù aveva chiamato lo tradisce, lo vende al
romani in cambio di denaro;
un altro nega di averlo mai
conosciuto, nessuno di loro è
presènte quando Gesù muore in croce. Eppure proprio
loro sono quelli che Gesù
chiama «mio fratello, mia sorella, mia madre» (Marco 3,
35), proprio loro sono la sua
nuova famiglia. Ma non solo
loro: tutti coloro che fanno la
volontà di Dio fanno parte
della sua nuova famiglia. Il
simbolo che abbiamo scelto
per questo culto, il tavolo, è
anche il luogo intorno al quale si riunisce la famiglia per
condividere il cibo: anche la
nuova famiglia di Gesù si riunisce intorno a un tavolo. Gesù ci chiama a far parte della
sua nuova famiglia e noi vogliamo simboleggiarlo riunendoci intorno al tavolo
della famiglia di Gesù.
Un'iniziativa simbolica che può animare il culto
L'intera comunità è invitata
AZIONE SIMBOLICA
Per azione simbolica intendiamo un gesto o un’azione,
un qualcosa insomma che si
fa durante il culto e che rappresenta in modo diretto e
visivo il messaggio che troviamo nella Bibbia e che vogliamo trasmettere nel culto.
Nel nostro caso, il simbolo
centrale è il tavolo (già im
La scuola
domenicale
Abbonamento per l’interno ........................L. 35.000
Abbonamento sostenitore per l’interno...........L. 50.000
Abbonamento per l’estero .......................L. 40.000
6 0 più abbonamenti allo stesso indirizzo (l’uno).L. 30.000
da versare sul t.c.p. n. 18345223 intestato a «Comitato Scuole Domenicali»,
via Porro Lambertenghi 28 - 20159 Milano
bandito in precedenza, su cui
si trova la Bibbia, parola di
Dio che ci chiama); il tavolo
sarà presentato all’inizio del
culto, dopo la lettura del testo sulla chiamata di Levi, in
cui vi è la scena del pasto. Intorno al tavolo i bambini
pongono, ogni volta che viene commentato un testo biblico, delle figure di cartone
(o altro materiale a scelta)
rappresentanti le persone
che Gesù chiama o, più in generale, incontra. Quindi Levi
sarà il primo a trovare posto
intorno al tavolo. Seguiranno, man mano che vengono
letti i testi biblici, gli altri:
pescatori, il paralitico con
suoi quattro amici, i dodic
discepoli (chi fa il commento
farà notare ai bambini che
Pietro, Giacomo e Giovanni
sono i pescatori che Gesù ha
chiamato in una lettura precedente). Questa prima parte
(suddivisa in più momenti)
dell’azione simbolica coinvolge soprattutto i bambini.
Dopo la lettura del testo
sulla nuova famiglia, però, è
l’intera comunità ad essere
invitata a prendere posto intorno al tavolo, simbolo della
comunione che vi è anche tra
credenti di tempi diversi, dagli apostoli fino a noi. È opportuno a questo punto che
vi sia anche un gesto di condivisione: se nella comunità è
usuale che i bambini e le
bambine partecipino alla ce
na del Signore, si può cele
brare ora la Cena intorno al
tavolo; altrimenti i bambini
possono vivere un momento
di comunione con tutta la co
munità donandosi e scam
biandosi, per esempio, dei
sacchettini di biscotti prepa
rati precedentemente alla
scuola domenicale. I.a comunità intorno al tavolo è la comunità dei chiamati, la mio
va famiglia di Gesù.
S Una proposta liturgica
Letture e commenti
sul tavolo imbandito
Quella che segue è una
proposta di come si potrebbe
strutturare una liturgia di un
culto basato sui testi biblici
indicati. Ogni comunità saprà ovviamente adattarla alle
proprie esigenze e ai propri
usi liturgici. La proposta vuole essere uno stimolo, e non
certo un freno, alla creatività
di monitrici, monitori, pastore, pastori, ecc.
Saluto
Lettura: Marco 2,13-17
Breve commento e presentazione della tavola imbandita.
Azione simbolica: i bambini
portano al tavolo la figura
che rappresenta Levi
Preghiera di invocazione
Canto
Lettura: Luca 5,1-11
Breve commento. Azione simbolica: i bambini portano al
tavolo le figure rappresentanti i pescatori
Preghiera di confessione
di peccato
Canto
Lettura: Marco 2, 1-12
Breve commento. Azione simbolica: i bambini portano al
tavolo le figure rappresentanti
il paralitico e i suoi amici
Annuncio del perdono: Marco 2, 5 e/o Marco 2,17
Durante la lettura: azione
simbolica: mentre vengono
letti i nomi dei dodici discepoli, i bambini portano al tavolo
le sagome che li raffigurano
Canto
Lettura: Me. 3, 20-21, 31-35
Breve commento. Azione
simbolica: le persone presenti
al culto vengono invitate a
disporsi (sedute o in piedi) intorno al tavolo, accanto alle
sagome raffiguranti i discepoli. Celebrazione della Cena
del Signore o di altro momento di condivisione (vedi spiegazione dell’azione simbolica).
Preghiera di intercessione
(per esempio per chi non ha
una famiglia, per chi vive nella solitudine, ecc.)
Canto
Invio: Lettura: Luca 3, lOb
Benedizione
Canto
Lettura: Marco 3,13-19
Per quanto riguarda i canu
suggeriamo i tre seguenti,
pubblicati sul materiale del
Sie indicato fra parentesi:
Tu ci inviti, (Rivista Im scuola
domenicale, n. l-\990)
Tu mi cùtamt,(Raccolta di
canti Cantancora, p. 68)
Alla mia mensa,(Raccolta di
canti Cantancora, p. 8)
Per quanto riguarda le preghiere ci limitiamo a suggerire la preghiera Mi hai scelto
dalla raccolta della Cevaa
Quando è giorno, p. 118.
Un invito (dal Sie
La colletta di fine anno
per il lavoro futuro
Il Servizio istruzione ed educazione della Eederazione
delle chiese evangeliche in Italia, come molti sanno, si occupa dell’istruzione biblica delle bambine e dei bambin
delle scuole domenicali e delle ragazze e dei ragazzi eie
gruppi di catechismo. Il suo lavoro è dunque rivolto al
chiese e consiste nella produzione di materiale biblico
didattico e di altri .sussidi atti a tale scopo, ma utilizzatn
anche per la predicazione e per i gruppi biblici. Il lavoi
del Sie è possibile anche grazie ai contributi delle chies
locali; le offerte delle chiese, nell’anno 1999, sono pe
sensibilmente diminuite. Nell’offrirvi questa proposta
culto, vogliamo dunque anche invitare le singole .
a devolvere al Sie la colletta del culto di chiusura dell a
vità della scuola domenicale. Le offerte possono ess
versate sul conto corrente postale n. 18345223
Comitato scuole domenicali. La colletta è, insieme alla p
ghiera e alla concreta collaborazione fatta di suggerirne
proposte, critiche e consigli, un prezioso contributo a
voto del Servizio stesso. 11 Sie ringrazia fin d’ora tutt
chiese che faranno giungere la loro offerta.
tsP.
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5 MAGGIO 2000
Chiesi
Una biblioteca e un Centro culturale in uno stabile nel centro di Catania
Una Casa per la diaspora luterana in Sicilia
lo pastora Almunt Kramm cura un centinaio di membri, soprattutto donne di origine tedesca
sposate con italiani, e 250 simpatizzanti L'uso dello lingua d'origine e il contesto in cui si vive
ITALO PONS
Ci sono quartieri e immagini di Catania in cui il
mondo antico sembra travagare nel nostro. Quello greco
lo percepisci nelle ore serali
nella piazza davanti al teatro
Bellini: quando i giovani
scendono neW agorà per trascorrervi la notte. Alla pescheria e alla A’fera, grandi
mercati popolari che resistono alla concorrenza dei nuovi
mercatoni che sbucano come
aranceti nella periferia, sanno
di arabo tra urla di commercianti e quantità inverosimili
di frutta e verdura, prodotte
nella piana catanese.
Bernardo La Rosa, che evangelico era diventato per
scelta, godeva dal suo appartamento di uno di questi
scorci impregnati di laboriosità e commercio. Chi l’ha
conosciuto lo descrive come
un idealista tra passioni teologiche e politiche. Pomeriggiinteri passati a organizzare
cooperative di pescatori. Alla
sua morte la sua parte di palazzo la volle lasciare alla
chiesa che gli aveva annunciato quella grazia che rende
l’uomo giusto, non in virtù
dei suoi meriti, ma per quelli
di Cristo. Quando la Chiesa
luterana di Sicilia ha iniziato
a cercare una sede stabile
per le sue attività la Tavola
valdese, nell’ambito di un
progetto di riordino dei propri stabili, le ha ceduto uno
di questi locali. «Sì, dopo essere stati nomadi e ospiti in
casa di altri (battisti, cattoiici, valdesi) per molti anni, è
venuto il tempo di passare
alla visibilità - dice la pastora
Almut Kramm -. Grazie alla
Chiesa luterana di Roma, e a
una sua benefattrice, abbiamo potuto acquistare questo
appartamento, ristrutturarlo
e creare la nostra casa».
Almut Kramm è pastora di
donne, per la maggior parte
tedesche, emigrate dalla Germania per seguire in Sicilia
chi dapprima era andato a
cercare fortuna nel Nord Europa. La sua è una chiesa disseminata tra Agrigento, Marsala, Palermo, Comiso, Vittoria, Messina e naturalmente
Catania. Lei viene dalla Westfalia, ormai da sei anni in Sicilia, in compagnia del marito Bruno, lettore di tedesco,
di confessione cattolica, che
condivide con lei questo par
La pastora Almut Kramm
ticolare compito. Notevole
sensibilità ecumenica, solida
preparazione teologica) passione per i viaggi, ha percorso
migliaia di chilometri per visitare donne isolate, radunarle e predicare nella lingua
nella quale sono cresciute
nella fede in Germania.
«Quando viaggio - dice - penso, medito: mi da un senso di
tranquillità». Le origini della
chiesa? le chiedo: «Tutto comincia, quando, a seguito di
un’inchiesta del pastore Saggese, si decise di organizzarsi.
Allora ci si limitava a un culto
Tanno. Poi ci fu l’arrivo del
pastore Gauss, all’inizio degli
Anni Novanta, che cominciò
a organizzare la struttura di
una chiesa. Ora siamo un
centinaio con oltre 250 simpatizzanti, e ancora molto rimane da fare. Questo luogo,
in via Grotte Bianche 7, ospita una biblioteca e un Centro
culturale, ci permetterà di essere visibili, organizzare varie
iniziative, incontri per bambini. Inoltre, a poca distanza
c’è la chiesa battista e sopra
abita il pastore valdese, il
grande mercato è una cosa
bella: anche Testetica ha bisogno della sua parte».
Siete e rimanete una chiesa
di lingua tedesca? chiedo ancora: «Certo, ma in una realtà
italiana. Per questo bisogna
trovare un equilibrio tra il desiderio della lingua e il contesto nel quale si vive. Molte sorelle non conoscevano niente
della realtà evangelica della
Sicilia. Per loro è una scoperta. Bisogna spiegare, informare. Un lavoro appassionante».
La nostra chiacchierata si è
conclusa. Tra qualche anno
Almut ritornerà in Germania:
, «Se troverò un posto», aggiunge sorridendo.
Conferenza del pastore Tomasetto alla Chiesa battista di Pordenone
L'Anno Santo rischia di rallentare l'ecumenismo
ELENA DE MAniA
a i canti
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18.
ÌL31 marzo nella chiesa
battista di Pordenone si è
tenuto l’incontro di studio dal
titolo «Quale ecumenismo
nell’Anno Santo?»: il relatore,
il presidente della Fcei Domenico Tomasetto, ha aperto
Usuo intervento con una dettagliata analisi dell’origine e
del significato del problema
ecumenico, che fu posto per
la prima volta in ambito protestante e in terra di missione. Ci si chiese infatti in quel
contesto quanto fosse legittimo esportare attraverso l’opera missionaria divisioni
sorte tra i cristiani del vecchio
mondo nel corso di secoli e,
di conseguenza, quanto fossero legittime queste stesse
divisioni, essendo palesemente in contraddizione con
uno dei caratteri fondamentali che tutti i cristiani riconoscono alla natura della chiesa
di Cristo, l’unità.
Si delineò quindi ben presto in ambito protestante
l’esigenza di reinterpretare la
divisione delle chiese evangeliche come una diversità
all’interno di un’unità più
generale. A partire dagli inizi
del Novecento sono stati così
istituiti alcuni organismi internazionali aperti a tutte le
chiese cristiane per la promozione dell’ecumenismo
e, nel corso del tempo, l’esigenza di alimentare il dialogo tra i cristiani ha portato
all’enunciazione di due criteri metodologici che sono i
presupposti fondamentali
per una corretta prassi ecumenica: la parità e la reciprocità, che significano rispettivamente la necessità che gli
interlocutori si riconoscano
su un piano di parità e che,
nelle iniziative ecumeniche,
venga accolto solo ciò che
tutti gli interlocutori possono
condividere.
11 Giubileo cattolico era
stato in origine presentato
come un evento che poteva
lasciare spazio a iniziative di
carattere ecumenico: tuttavia, essendo stato successivamente del tutto permeato
dalle tematiche dell’Anno
Santo, cerimonia esclusivamente cattolica, come esclusivamente cattolica è la pratica delle indulgenze, ha finito
per configurarsi come un inciampo nel percorso ecumenico: le celebrazioni per l’Anno Santo infatti non rispettano né il criterio della reciprocità, poiché presentano aspetti non condivisi dalle altre chiese cristiane, né quello
della parità, poiché viene sottolineata la centralità della
chiesa cattolica.
Resta comunque fermo da
parte delle chiese evangeliche, come ha concluso il pastore Tomasetto, il proposito
di non lasciare che il rifiuto
su un piano generale di qualsiasi coinvolgimento nelle ce
lebrazioni dell’Anno Santo
ostacoli iniziative di altro tipo che potrebbero contribuire alla prosecuzione del cammino ecumenico: sarà compito delle singole comunità
locali valutare l’opportunità
della propria partecipazione
a manifestazioni ecumeniche
nelle quali i suddetti principi
vengano onorati.
Domenico Tomasetto
l
MAGGIO 2000
Dialogo
Il triangolo di Abramo
Salvador
«Romero è presente»
IsIam
Contraccezione e aborto; se, come, quando
Russia
Dove va ii paese con Vladimir Putin?
Zingari
Nelle baracche, sognando consumi
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PAG. 5 RIFORMA
AGENDA
5 maggio
TRIESTE — Alle ore 16,30, al Centro culturale «A. Schweitzer» (piazza San Silvestro 1), i proff. Kaled Fuad Allam, Maurizio Pagano, Stello Zeppi e Sergio Rostagno discutono il tema: «11 male morale come problema teologico».
CATANIA — Alle ore 18,30, al Centro protestante di cultura (via Cantarella 6), si tiene un seminario sul tema: «Apiornamento o riforma della chiesa?». Relatore il pastore Winfrid
Pfannkuche; introduce il prof. Antonio Coco.
6 maggio
TORINO —Alle 21, nella Chiesa ortodossa romena S. Parascheva (v. Cottolengo 26), si tiene un incontro ecumenico
di preghiera in continuità con l’Assemblea di Graz 1997 sul
tema: «Riconciliazione dono di Dio e sorgente di vita nuova».
7 maggio
TORINO —A partire dalle 15, nel tempio valdese di corso
Vittorio, si tiene la Festa di canto delle corali evangeliche.
SALVARANO (Re) — Le riviste «Confronti» e «Qol» organizzano a partire dalle 9,30 all’Eremo di San Michele, un
convegno sul tema: «Il mosaico della fede. Se gli italiani
cambiano Dio». Intervengono Brunetto Salvarani, Paolo Nasi, Ali Schutz, David Bidussa.
8 maggio
:
MILANO — Alle ore 18, nella sala della libreria Claudiana
(via Sforza 12/a), il Centro culturale protestante organizza
un incontro con Carlo Formenti, autore del libro «Incantati
dalla Rete: immaginari, utopie e conflitti nell’epoca di Internet» (R. Cortina editore). Interviene Romano Madera.
MILANO — Alle 18, in piazza San Fedele 4, il Sae organizza l’ultimo inconro del ciclo «Una Bibbia molte letture». Padre Adalberto Piovano parla sul tema: «La “Lectio divina”».
TRIESTE — Alle 18 al Centro Veritas (v. Monte Cengio 2),
Timotheos Eleftheriou parla sul tema: «L’Apocalisse nella
tradizione ortodossa».
9 maggio
MILANO — Alle ore 18, nella sala della libreria Claudiana
(via Sforza 12/a), il Centro culturale protestante organizza il
secondo incontro dedicato alla resurrezione dei morti. Il pastore Fulvio Ferrarlo parla sul tema: «Primizia di quelli che sono morti -1 Corinzi 15, 20».
10 maggio
MANTOVA — Alle ore 20,45, al Centro per i problemi del
l’anziano (via Mazzini 28), il rabbino Luciano Caro parla sul
tema: «La liberazione», nel secondo incontro del ciclo dedica
to dal Sae al libro dell’Esodo.
SAVONA — Alle ore 17, all’Università delle tre età (corso
Mazzini 25/3), per il ciclo di incontri su «Protestantesimo e
mondo moderno», Alberto Corsani parla sul tema; «Prote
stantesimo e pacifismo».
11 maggio
TORINO — Alle 16 e alle 20,45, nella sala valdese di via Pio
V15 (primo piano), per il corso di formazione su «Chiarezza
dell’Apocalisse», il past. Giorgio Bouchard parla sul tema:
«Portare la croce - capp. 10-12».
Y2 maggio
CINISELLO BALSAMO (Mi) — Alle 21 a Villa Ghirlanda, il
past. Fulvio Ferrarlo e il prof. Roberto Vignolo discutono il tema: «Gesù, 2000 anni dopo», a cura del Comune e del Centro
culturale «J. Lombardini».
PALERMO —Alle 17, al Centro evangelico di cultura «G.
Bonelli» (v. Spezio 43), per il ciclo di incontri su «Riforma e
riforme», p. Cataldo Naro parla sul tema: «Riforma cattolica o
Controriforma».
13 maggio
BERGAMO — Alle 17, nella sala dell’Archivio di Stato (via
Tasso 84), il dott. G. Orazio Bravi parla sul tema: «Pier Martire
Vermigli, un riformatore italiano del Cinquecento», a cura del
Centro culturale protestante. '
FIRENZE — Alle 17, al Centro culturale protestante «P. M.
Vermigli» (v. Manzoni 19/A-21), il past. Gino Conte parla sul
tema: «Gesù Cristo nella visione ebraica contemporanea; profeta, ma non figlio di Dio». Modera il past. Piero Bensì.
13-14 maggio
SCOGLITTI (Rg) — Al Centro evangelico «Adelfia» si tiene
Tincontro di formazione e di confronto su «Quale futuro e
quale prospettiva per Adelfia?». Domenica pomeriggio è prevista l’assemblea degli amici e delle amiche di Adelfia. Per
informazioni e prenotazioni: Elisa Spada, tei. 095-993114.
14 maggio
MEANA DI SUSA (To) — Alle 15,30 si tiene il culto di ringraziamento per il centenario dell'edificazione del tempio
battista e per il 106° anno di presenza evangelica. Segue rinfresco al Villaggio «Martin Luther King».
TORINO — Alle 17,30, nel tempio valdese di corso Vittorio
Emanuele 23, per il ciclo «In organo pieno» dedicato al 250°
anniversario della morte di L S. Bach, l’organista Mario
Duella esegue musiche di Bach e dei suoi figli e di C. A. Homilius, 1. C. Kittei e I. L. Krebs.
Per la pubblicità su
tei. 011-655278
fax 011-657542
6
PAG. 6 RIFORMA
venerdì 5 MAGGIO 2000
25 ANNI FA
IL VIETNAM E NOI
EUGENIO RIVOIR
Dopo circa trent’anni di guerra il 30 aprile 1975 ritornava la
pace nel Vietnam. Naturalmente
la pace non arriva da un giorno
all’altro; diciamo che alla fíne di
aprile di quell’anno di venticinque anni fa si smise di combattere. Continuavano a esserci mine, case distrutte, feriti in ospedale e, soprattutto, odio, risentimento, impossibilità di perdono, isolamento e fame, tanta fame. La guerra finisce ma la pace
stenta a nascere, tutte le volte. Il
giornalista ]ean Chesneaux, che
nel 1968 aveva scritto un bel libro, Perché il Vietnam resiste
(Einaudi), è tornato poco tempo
fa da un suo viaggio a Ho Chi
Minh Ville (che
prima si chiamava Saigon); racconta, venticinque anni dopo:
«La guerra americana è finita
nel ’75, ma le sue
cicatrici restano
molto presenti...
anche se forse sono sbagliate.
Con noi un uomo, Tullio Vinay, pastore valdese, si era dato
corpo e anima alla causa vietnamita. Di ritorno da un viaggio
avventuroso nel paese in guerra, aveva scritto un libro. Ho visto uccidere un popolo. SudVietnam: tutti devono sapere!
(Claudiana). Presentando il libro, Enzo Enriques Agnoletti,
un uomo che aveva fatto un’al-^
tra resistenza, la Resistenza italiana contro U fascismo, scriveva: «Il pastore Tullio Vinay, da
quando è tornato dal Vietnam,
percorre tutta l’Europa, partendo dalla sua comunità di Riesi,
in Sicilia, perché, come lui stesso
dice, non ha più
HlJlliliMnw pace, non vuole
La fine di una guerra ®
^ che la coscienza
e l'inizio di una pace
difficile. Le riflessioni
e le speranze di
non gli permette
di avere...».
Sul numero de
La Luce (il settimanale delle
chiese valdesi e
Dal No'rd al Sud ollom 6 QUelle di OQgÌ metodiste di aUo
il Vietnam è co- ______*■*) del 9 maggio
1975, il pastore
perto di cicatrici, alcune molto antiche, altre
appena richiuse se non ancora
ben aperte». Dopo i disastri della guerra, ricominciare a vivere
è ogni volta molto difficile.
Eppure ripenso a venticinque
anni fa, alla gioia di molti che
per anni con il Vietnam avevano
trepidato, sofferto, sperato. La
guerra è finita, raccontavano i
telegiornali; la guerra è finita.
Molti, in tutto il mondo, anche
in Italia e anche nelle chiese
evangeliche, avevano vissuto
quegli anni pensando spesso al
Vietnam. Fra di noi, in mezzo
ad altre argomentazioni di carattere anche politico, circolava
spesso questa considerazione:
per anni un popolo povero, poco numeroso, senza tanti mezzi,
era riuscito a resistere ad aggressori potenti, con mezzi infinitamente superiori, con strutture tecnicamente moderne e
con mezzi di informazione quasi senza limiti. Era, di nuovo, la
storia di Davide contro Golia, la
storia di chi non ha altra forza
che quella della propria convinzione di essere nel giusto. Per
molti di noi, allora, il mondo
sembrava riempirsi di una speranza concreta; ci si diceva che,
di fronte a questa resistenza e a
questa vittoria, si sarebbe forse
smesso di pensare che la forza
potesse vincere contro la ragione. Non pretendo che fosse giusto pensare così, ma descrivo
uno stato d’animo: mescolati
con i ragionamenti girano tra di
noi le sensazioni e le speranze.
Vinay scrive un articolo per la
prima pagina. Il titolo è: «Ha disperso quelli che erano superbi,
ha tratto giù dal trono i potenti». Vinay scrive di non voler fare che tre rilievi nella luce
dell’agape di Cristo. Il primo riguarda gli Stati Uniti («Perdere
una guerra è spesso un grande
vantaggio per un popolo. Gli
Usa possono trarne una sana lezione per una visione diversa
della loro partecipazione alla
storia del mondo»). Il secondo
rilievo riguarda il Vietnam
(«Vincere una guerra, sia pur
essa di liberazione, è sempre anche un rischio (...). Mi pare che
adesso essere amici dei vietnamiti significhi chiedere loro che
non ci tradiscano nelle aspettative, che ci diano un modello
nuovo di civiltà che (...) non vuole il dolore di nessuno»). Il terzo
rilievo, scrive Vinay, «riguarda
la nostra azione presente: fasciare le ferite che questa lunghissima guerra ha prodotto».
Dopo i ricordi, penso all’impegno di oggi, al mondo così
trasformato, alle nostre speranze che spesso finiscono bruscamente, tutte. Ma, di quella pagina su La Luce di allora, rimane
il titolo, preso dal Magnificat di
Maria. Di fronte alle speranze
distrutte di allora, ma anche di
fronte alle speranze distrutte di
molti di noi, oggi, intorno ai
giorni dopo il 25 aprile, la parola di un Signore che disperde
quelli che sono superbi ci incontra t ci invita a nuovo impegno.
[A
L Eco DELIJv-^LU lALDCSl
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino, lei. 011/655278 - fax
011/657542 e-mail: redaz@rlfomia.il;
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Alberlo Corsani, Marta D'Auria. Massimo Gnone. Jean-Jacques Peyronel. Davide Rosso, Piervaldo Roslan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara. Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Marlinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Gian Paolo Ricco,
Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA; Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangla: ABBONAMENTI; Daniela Actis.
STAMPA; La Ghisleriana s.n c Mondovi - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s r l.-via S. Pio V, 15 bis -10125Torino
ABBONAMENTI sul c.c.p. n. 14548101 - intestato: Edizioni Protestanti (vedi sopra)
ordinario: L 105 000: ridotto: L. 85.000; semestral»; L 55.000:
ttslio sostenitore: L 200.000.
. ordinario: L 170.000; v. aerea: L 195 000: semestrale: L, 80 000;
Estero IV sostenitore: L. 250 000
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42.5x38 mm. Riforma - 37x45 mm, L Eco delie
vani valdesi) £ 30.000, Partecipazioni: mm/colonna £ 1 800. Economici: a parola £ 1,000,
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n, 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 17 del 28 aprile 2000 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 26 aprile 2000.
19M
Associato alla
Unione stampa
periodica Italiana
Per una giustizia
globale
causano ingiusta distribuzione di ricchezza e benessere a
livello globale. È stata un’occasione per spiegare che
benché la Banca mondiale
abbia aumentato i progetti
con organizzazioni non-governative e altri gruppi della
società civile, i contratti della
Banca valgono milioni di dollari e le multinazionali rimangono i maggiori beneficiari. Per ogni dollaro che il
governo statunitense contribuisce alla Banca mondiale,
le multinazionali americane
ne ricevono 1,35 in contratti.
È stata un’occasione per rivelare che, come ha sostenuto Joseph Stiglitz, ex capo
economista e vicepresidente
della Banca mondiale, «il
Fondo monetario internazionale vuole fare affari senza
estranei che facciano troppe
domande». Più di 90 paesi
debitori sono ora soggetti agli
schemi di austerità imposti
dal Fmi, conosciuti anche come Programmi di adattamento strutturale (Structural
Adjustment Programs). Generalmente questi programmi, il cui compito è quello di
arrivare a un saldo di spese
ed entrate, forzano la nazione debitrice a tagliare le spese dei programmi di salute
pubblica, istruzione e assistenza sociale; a ridurre o eliminare sovvenzioni per alimentazione, energia e trasporto: a svalutare la moneta
locale; ad alzare i tassi di interesse per attrarre capitale
estero; a privatizzare la proprietà dello stato; ad abbassare le barriere per la proprietà estera di industrie locali, terre e patrimoni.
Con l’aiuto dell’Organizzazione internazionale per il
commercio, la cui regolamentazione ha la precedenza
su ogni altro accordo internazionale, l’effetto è la deregolamentazione del commercio
Manifestanti a Washington
internazionale, che dà la possibilità alle multinazionali di
entrare in ogni mercato ed
estrarre qualunque risorsa,
senza limitazioni. L’impatto
sulle popolazioni più povere?
11 costo dell’istruzione scolastica aumenta e i genitori più
poveri sono costretti a togliere i figli dalla scuola causando la Crescita di una generazione di persone senza competenze che si metterà sul
mercato del lavoro a basso
costo. Senza barriere commerciali i piccoli agricoltori
non possono competere con
quelli dei paesi più ricchi che
ricevono ampi sussidi, e sono
quindi costretti alla vendita
della terra, a lavori stagionali
o all’emigrazione.
La critica fondamentale
* mossa alla manifestazione riguarda soprattutto la sua sostanza e il suo obiettivo di
democratizzare le decisioni
internazionali. «È un obiettìvo astratto e irraggiungibile.
Non esiste possibile alternativa a un’economia globale
costruita su libero commercio e libero movimento di capitale - hanno affermato i
critici -, e i manifestanti semplificano i complessi problemi che hanno invece bisogno
di essere affrontati da esperti
amministratori». Certo, gli
slogan che gridavamo e che
erano impressi sugli striscioni potevano sembrare retorici e semplicisticamente rivo
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo canale
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore
24 circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 14
maggio andrà in onda, alle 24,30 circa, «Semi di pace; iniziative di solidarietà in Kosovo»; «Theshuvà: un pulmino della Fgei
in viaggio per incontrarsi»; «Chiaroscuro: un fatto, un commento». La replica sarà trasmessa lunedì 15 maggio alle ore 24
circa e lunedì 22 maggio alle 9,30 circa sempre su Raidue.
Questa lettera, ricevuta
alcuni mesi fa, merita una
risposta chiara; ma la risposta
non è facile. Ascoltate: «Cari
amici, ascolto la trasmissione
radiofonica Culto evangelico
la domenica mattina. La apprezzo molto. Vorrei sapere
qualcosa dell’impegno della
Chiesa valdese sulla pace. Ho
38 anni, frequento la parrocchia del mio piccolo paese,
dove ho animato per 4 anni
un gruppo di studio dei Vangeli con adulti. Sono stato
obiettore di coscienza e faccio
formazione alla nonviolenza
attiva. Ringraziandovi, vi saluto con affetto».
Avete sentilo. Abbiamo davanti a noi il ritratto di una
persona matura che non è
evangelico ma che vuol dialogare con noi e ci saluta con
affetto. Una persona impegnata. E ci chiede di rendere
conto del nostro impegno.
Non per criticare ma per capire; e, se possibile, per col
(foto R. Reinhart)
luzionari. Ma gli slogan sono
dei simboli che, benché non
costituiscano valide argomentazioni, focalizzano comunque l’attenzione pubblica su problematiche cruciali.
E tutti noi che abbiamo partecipato alle dimostrazioni
ponevamo domande cruciali.
Nonostante le nostre differenze (studenti contro le aziende sfruttattrici di mano
d’opera, attivisti di diritti umani, ambientalisti, credenti
che lottano per la giustizia
sociale, sindacalisti) per tutti
noi la domanda cruciale è
stata: quali regole devono
governare l’economia globale? Chi stabilisce le regole e
se le politiche perseguite dal
Fmi, dalla Bm e da slmili istituzioni, aiutano o impediscono l’accesso al benessere
a coloro che hanno meno, o
nulla? Benché alcuni di noi
chiedevano la riforma dell’apparato bancario globale
e altri l’abolizione di queste
istituzioni, tutti ci ponevamo
la stessa domanda: Nell’interesse di chi vogliamo che
funzioni l’economia mondiale? I dibattiti sono stati
tanto sui valori quanto sull’economia.
Dopo le varie manifestazioni di queste settimane, siamo
ben decisi a non far sparire il
movimento per una giustizia
globale, perché le problematiche sul tappeto sono fondamentali e hanno conseguenze
a lungo termine per i paesi
più poveri. È necessario continuare a lottare per la totale
cancellazione dei debiti dei
paesi poveri che renda finalmente disponibili i fondi per
programmi di riduzione della
povertà. Solo così la discussione potrà spostarsi sui mezzi più efficaci per convogliare
risorse, eliminare la corruzione nelle nazioni destinatarie
degli aiuti e rendere i programmi più attinenti ai desideri espressi delle popolazioni dei paesi in via di sviluppo.
La nuova economia pone serie sfide alla democrazia. Una
sfida è quella di mantenere gli
obiettivi sociali raggiunti nelle
vecchie democrazie e di creare sviluppo, giustizia sociale e
responsabilità democratica
nelle nazioni più povere.
EUGENIO RIVOIR
laborare. Ora la risposta è
difficile perché non si può
descrivere l’impegno dei
membri di una chiesa evangelica (in questo caso preciso: della Chiesa valdese). Direi che non si può per due
motivi soprattutto. 1 membri
di una chiesa evangelica non
sono abituati a sentirsi dire
da nessuna autorità terrena:
bisogna fare così, oppure:
questo è il modo con cui si
può lavorare, o vivere, o pensare. chiesa è Rincontro di
tutti coloro che si sentono
chiamati ad ascoltare insie
me la parola del Signore, non
è il luogo dove qualcuno dà
indicazioni e altri ubbidiscono. L’impegno della chiesa è
l’impegno dei membri che
ne fanno parte.
Direi ancora questo: i
membri di una chiesa che
cercano di ascoltare insieme
una parola e di metterla in
pratica reagiscono in modo
diverso, a seconda del tempo
e del luogo dove vivono. Le
loro reazioni, i loro impegni
sono sempre imperfetti e
parziali e, quindi, spesso diversi. Non è solo difficile, ma
SUI GIORNALI
LA STAMPA
Laici oggi -1
Il politologo Gian Enrico
Rusconi affronta (25 aprile)
la ricerca di una nuova definizione di pensiero laico.
Accertate tre categoria di
laici: colui che «si dichiara
incompetente nelle cose religiose»; colui che «si ritiene
(...) qualificato per un dialogo attivo con alcuni esponenti (ben selezionati) del
cattolicesimo ufficiale»; e «il
laico tradizionale di scuola
liberale, idealistica o veterosocialista e comunista»,
modello, quest’ultimo, in
via d’estinzione, Rusconi ne
deduca il «successo della
Chiesa presso il laico italiano medio, sulla base di una
sorta di ecumenismo dei
grandi principi» (diritti
umani, democrazia, lotta
alle emarginazioni). «Ma
questo ecumenismo dei valori - prosegue - lascia nel
vago e nell’indeterminato il
mondo delle certezze e le
loro formulazioni che un
tempo si sarebbero dette filosofiche e/o teologiche»,
cioè si elude «il discorso
sulle verità che qualificavano le differenze tra laico e
religioso». Per Rusconi il
credente di impostazione
laica deve dialogare «come
se Dio non ci fosse» {etsi
Deus non daretur), cioè
«partecipa a pieno titolo al
processo democratico di
formazione della volontà
collettiva, ma non usa argomenti che rimandano a un
principio esterno al processo discorsivo stesso (...).
Contrariamente a quanto ritengono molti uomini di
Chiesa, la formula etsi Deus
non daretur non ha affatto
assunti ateistici o agnostici».
Alenine
Laici oggi - li
L’approccio di Rusconi è
respinto da Vittorio l’ossenti (26 aprile). Quest'ultimo,
pur concordando sulla necessità di «garantire la responsabilità morale delFuomo», non concorda «sul
fatto che il riferimento a
Dio e alla religione nel pubblico significhi introdurvi
argomenti dogmatici. 11 richiamo a Dio - scrive - è luce e apertura, non blocco.
Né dall’ateismo, né dall’agnosticismo militante sono,
venute grandi luci per l’uomo». E ancora: «La formula
del prescindere da Dio»
provoca «un allontanamento particolarmente distmttivo nel caso dell’etica, poiché il silenzio su Dio viene
a sminuire la sua figura come unico legislatore etico e
a porre nelle sole mani
dell’uomo i confini del bene e del male».
è impossibile dire come tutti
si impegnano concretamente
per qualcosa, per esempi^
per la pace. Se non posso rispondere più concretamente
di così, posso però dire chele
pace è un argomento essenziale, è al centro deH’Evange"
lo della riconciliazione. Leg;
gendo le pagine bibliche ci
rendiamo sempre più con
che noi abbiamo ricevu
l’Evangelo della pace. I®
questo ogni riflessione evaii
gelica è anche riflessione su ^
la pace. Di conseguenza 1 in’
pegno sulla pace, nelle
più diverse, ha fatto nasce
moltissime organizzazio
nel mondo evangelico e u
riflessione sulla pace è se
pre stata di capitale impo
tanza nelle nostre chiese,
parleremo ancora.
(Rubrica «Parliamone
della trasmissione «Cidto ec
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delle chiese evangeliche anaaw
onda domenica 30 aprile)
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5 MAGGIO 2000
PAG. 7 RIFORMA
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Piove: allarme frane
Momenti di paura poco dopo la mezzanotte di venerdì scorso in due case di viale Mazzini a Torre Pellice: a causa dellepiogge un muro di contenimento ha ceduto con un forte boato,
causando la caduta di una tettoia: parzialmente distrutta
un’auto e tranciati i tubi del gas. Fortunatamente nessun danno
alle abitazioni ma gli abitanti delle case sono stati fatti sgombrare. Accertamenti sulla tenuta del versante collinare del Forte
sarà fatta nei prossimi giorni. Anche a Cumlana e a Pramollo la
pioggia ha causato notevoli danni; frane sono segnalate un po’
ovunque. Ancora una volta il mese di maggio porta con sé piogge violente, fiumi ingrossati e danni difftisi. Tutto ciò dopo un
inverno particolarmente avaro di precipitazioni.
« L'Acea per la raccolta differenziata
«Gioca la tua carta»
Venerdì 5 e sabato 6 maggio, tona a Pinerolo «Gioca la tua
carta» organizzata dall’Acea per incentivare la raccolta differenziata. Saranno due giorni di laboratori, mostre sui prodotti e le
possibilità del riciclo dei rifiuti, consegna della carta usata e
tanti simpatici premi a chi vorrà partecipare. Lo scorso anno, la
quantità di carta raccolta ha raggiunto livelli inimmaginabili a
dimostrazione di come ormai la maggior parte dei cittadini sia
consapevole dell’importanza di effettuare la raccolta differenziata, permettendo così di riciclare materiale che altrimenti finirebbe in discarica. Sabato, dalle 9, inizio della raccolta della
carta con distribuzione di fiori e in quantità proporzionale alla
carta conferita. I cittadini sono tutti invitati a partecipare.
Riforma
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L 1 VA.
Fondato nel 1848
BK^Necessarie in tutti i Comuni montani, a volte causano problemi per l'utilizzo
Piste forestali: gestirle non è facile
Hargomento è disciplinato da una legge, ma non tutti i Comuni si comportano allo stesso modo.
Servono per i lavori agricoli, ma in certi casi favoriscono lo sviluppo turistico: transito senza limiti?
MASSIMO CNONE
UNA partita che sembra giocarsi senza
regole uguali per tutti,
quella dell’accesso alle
strade o piste «a uso
agro-silvo-pastorale». La
particolare «viabilità esterna» dei diversi Comuni delle valli, anche
per le differenze specifiche di ciascun territorio,
rappresenta un’annosa
questione per le amministrazioni, che si ritrovano
a dover gestire non senza
difficoltà il passaggio su
strade molto spesso pericolose, perché in luoghi
esposti e senza barriere
di protezione.
Sebbene l’argomento
sia disciplinato dalla legge regionale n. 45 approvatane! 1989, una norma
che regola tutte le opere
che prevedano un movimento di terra «in terreni
sottoposti a vincolo per
scopi idrogeologici)), l’interpretazione sembra essere confusa. «Nel nostro
Comune queste strade
sono realizzate su terreni
privati - dice il sindaco di
frali, Franco Grill - e su
di esse valgono le norme
del diritto privato, per il
resto ci atteniamo alla
|®gge: possono transitare
¡proprietari del fondo e
ogni strada ha un cartello
che vieta l’accesso ai sensi della legge 45)>. Ancora
in vai Germanasca, la
procedura del piccolo
Comune di Salza. «Le
strade sono al di fuori
delle borgate - spiega il
sindaco. Bruno Breuza
così servono solo ai proprietari: sul nostro Comune ci sono 3 strade
miste su fondi comunali
e privati e 4 esclusivamente private; all’inizio
di ogni strada c’è il cartello informativo e una
sbarra che proibisce l’accesso ai non autorizzati».
È diversa la modalità
adottata in vai Pellice.
«Sulle piste di Villar Pellice - dice il sindaco. Bruna Frache - possono
transitare solo i possessori di una certificazione
rilasciata dal Comune
con il numero di targa».
La legge 45 recita che è
'Í,':
GL
ARREDA
MOBILIFICIO vìa S. SECONdo, ì8
¡i AbbAdÌA AlpÌNA ' PÌNERolo (To)
;^,(di Fronte aIIa caserma AlpiNi «BeRARdi»)
»0121/201 712 Iax 0121/505042
E'MaìI; qRÌvA@qRÌvA.ÌT www.qRivA.it
Giornata di festa al Rifugio Jervis del Pra, in alta vai Pellice
vietato il passaggio di
veicoli a motore, «con
l’eccezione di quelli impiegati nei lavori agricoli
e forestali, dei mezzi di
vigilanza e antincendio,
dei mezzi dei proprietari
o possessori o conduttori
dei fondi serviti, nonché
dei mezzi di chi debba
accedere ai luoghi per lavoro, o accedere a strutture agri turistiche».
Il Consiglio comunale
di Bobbio Pellice ha recentemente approvato
un nuovo regolamento
della viabilità esterna,
che comprende dunque
non solo le piste ma anche strade militari come
quella che sale dal Barbara al colle Barant. C’è poi
il problema della pista del
Pra, che per la zona che
serve è in situazione diversa da altre piste forestali. «Nelle Alpi occidentali siamo i primi - commenta il sindaco, Aldo
Charbonnier con questo testo intendiamo
estendere la normativa
anche ad altre strade del
Comune, con la limitazione quantitativa e qualitativa dei mezzi in transito. Per la Comba dei
Carbonieri pensiamo di
individuare una fascia
oraria, con l’obiettivo finale di arrivare al numero
chiuso: il territorio ha
una capacità ambientale
limitata. Il futuro è nella
conversione turistica, per
esempio la realizzazione
di un percorso ciclabile».
Consiglio comunale a Pinerolo
L'edilizia pubblica
«scalda» gli animi
Riunioni caratterizzate
da un clima surriscaldato
quelle che si sono tenute
in Consiglio comunale a
Pinerolo il 26 e il 27 aprile. Il tema dibattuto era
una deliberazione in sull’individuazione delle
aree territoriali da privilegiare in merito ad alcuni
interventi di edilizia agevolata, provvedimento
per altro poi votato dalla
maggioranza. Nella sostanza si trattava di votare una delibera che riguardava il finanziamento con interventi pubblici
per la realizzazione edilizia di alloggi nell’area di
via Vecchia di Burlasco.
Apparentemente nulla di
clamoroso ma le minoranze hanno presentato
due emendamenti, uno
poi ritirato, chiedendo
l’allargamento del Piano
di intervento a un’altra
ulteriore area. 11 rifiuto da
parte dell’amministrazione è stato netto: «11 finanziamento previsto per
l’intera Provincia di Torino - ha detto l’assessore
all’Urbanistica, Fantone
-, è di circa 5 miliardi e
500 milioni. Questo, stan
do ai nostri conti, renderà
possibile nell’area pre
scelta a Pinerolo il finanziamento di un numero
di alloggi che potrebbe
già superare la richiesta
abitativa della nostra
città, l’allargamento ad
altre zone produrrebbe
un surplus». Quindi no
all’emendamento. A que
sto punto gli animi in
Consiglio si sono scaldati
con i rappresentanti delle
minoranze che in diversi
interventi hanno ribadito
la loro contrarietà al Piano sostenendo la neces
sità di rivitalizzare il mer
cato edilizio in città.
ICONTRAPPUNTOI
EVANGELIZZARE
FRA I «LONTANI»
DAVIDE ROSSO
Le nostre sono
comunità vive e in
trasformazione
tuttavia appaiono
statiche e stanche
Secolarizzazione e missione di evangelizzazione
ma anche ecumenismo e
confronto con gli altri. Sono queste le tematiche che
le nostre chiese devono affrontare più o meno quotidianamente, poste di fronte alla sfida della secolarizzazione e a un mondo
che continua rapidamente a cambiare,
e in cui diventa sempre più
importante
Pimmagine, il
modo di presentarsi. In
questi anni poi
oltre al crescente distacco dalle istituzioni si sta anche assistendo
a un incremento della richiesta di spiritualità, almeno a quanto ci dicono i
sociologi come Franco Garelli che da anni si occupano di tematiche legate alla
religiosità. Le statistiche
sembrano dire che se da un
lato a livello generale nella
popolazione si ravvisa una
chiusura di fronte alla religione intesa come istituzione dall’altro si registra un
aumento della ricerca di
spiritualità vissuta in maniera individuale, fuori dagli schemi tradizionali.
Questo processo porta
sovente alla ricerca del sé
individuale attraverso vie
alternative alle tradizionali, si pensi al buddismo o
alle filosofie orientali, che
vengono trasposte tali e
quali nella nostra cultura
producendo talvolta degli
ibridi lontani dall’originale. Questo in linea generale,
per le chiese delle Valli poi
i conti vanno anche fatti
con una realtà di diaspora
relativamente vicina, che
coinvolge molte famiglie
che in questi anni, per motivi soprattutto di lavoro,
hanno dovuto spostare la
loro residenza in località
tutto sommato non molto
distanti, come la pianura
che dal Pinerolese si stende
verso il Saluzzese, ma che
difficilmente possono avere come riferimento le loro
comunità di origine. Problema di cui già un paio di
anni fa la Conferenza del I
distretto si è occupata.
Da allora il tema è stato
ripreso ma non sembra
semplice trovare una soluzione. Ci si trova di fronte a
una realtà molto frazionata, dispersa su un territorio
ampio e ci si chiede: quali
azioni sono opportune e
vanno fatte? Attualmente
ranti nelle chiese sta cercando di capire e di mettersi in contato con alcune di
queste famiglie della diaspora più che altro per avere un’ idea di massima sul
loro numero e sulle loro
esigenze. Una sorta di lavoro esplorativo ancora a livello molto embrionale che
però, se portato avanti, potrà dare qual
che indicazione in più. Se U
compito deUa
chiesa è l’annuncio della
Parola mi pare importante che questo
annuncio sia
fatto a parfife proprio
“**"**** dall’interno,
a quelle persone che vivono
nella diaspora ma anche a
quelle delle Valli che per i
più diversi motivi si sono
allontanati dalla comunità,
che vivono ai margini.
Mi rendo conto che non è
sempre semplice ma è opportuno e fondamentale
perché comunque le nostre
sono comunità vive e in
trasformazione che portano un messaggio forte ma
che spesso vengono scambiate per realtà statiche immobili fatte di gesti ripetitivi e stanchi. È forse proprio sull’immagine che bisogna lavorare, o almeno il
sistema comunicativo attuale mi pare vorrebbe
questo e questo può voler
dire molte cose ma non sicuramente diventare protagonisti a tutti i costi proponendo azioni eclatanti e
altamente simboliche. Può
voler dire semplicemente
seguire un processo di ripensamento che coinvolga
diverse realtà dal culto al
vivere la chiesa, che si apra
al confronto e a un ripensamento sulla comunicazione
che non vuol dire un’accettazione delle strategie comunicative del mondo ma
un loro esame critico alla
luce della Parola.
Può anche voler dire
semplicemente andare a
sentire le persone «fuori».
Pensare insomma una sorta
di evangelizzazione che sià' |
rivolta verso l’interno, verso quelle persone che a vario titolo sono venute a trovarsi in una situazione di
lontananza dalla comunità.
Penso tutto sommato che la
sfida principale insieme a
quella ecumenica per il futuro immediato sia proprio
questa: far sì, come si va dicendo da anni, che dopo la
confermazione la chiesa
un gruppo di persone ope- rappresenti qualcosa.
14
PAG. 8 RIFORMA
!.; Eco Delle Valli Iàldesi
VENERDÌ 5 MAGGIO joni) ^0l)\ 5 MAG(
PINEROLO: TRAPIANTATO RIACQUISTA LA VISTA — Era pressocché cieco dal 1963, da quando cioè un brutto incidente con la calce viva ne
aveva determinato la totale cecità da un occhio
e gravi danni all’altro. Nei giorni scorsi M. V., di
82 anni, ha ricominciato a vedere grazie a un
contemporaneo trapianto di cornea e sostituzione del cristallino avvenuti all’ospedale di Pinerolo. L’operazione è stata realizzata dall’équipe coordinata dal prof. Stefano Amasio ed è la
prima nel suo genere a Pinerolo. Del resto sono
pochi i centri in tutto il Piemonte dove questo
tipo di operazione viene praticato. Dal 1996 invece sono stati realizzati ben 50 espianti di cornea a favore di altrettanti cittadini che hanno
così riacquistato la vista.
SALZA: SPARA ALLA MOGLIE — Sono ancora in
corso le indagini sul ferimento di Anna Ribet,
una commerciante di 32 anni colpita dal marito,
Piero Plancia di 37 anni, con un colpo di fucile
calibro 22 mentre si trovava a Campo Forano,
frazione di Salza. In un primo tempo la coppia
aveva dichiarato che la donna era stata colpita
forse da bracconieri ma il ritrovamento nella casa dei due di un fucile non denunciato dello
stesso calibro del proiettile estratto dalla gamba
della donna ha dato un nuovo indirizzo alle indagini. Il marito della donna ferita ha a quel
punto ammesso il ferimento avvenuto, come
avrebbe anche confermato la moglie, mentre il
Plancia puliva il fucile.
DUE MORTI IN INCIDENTE A PINEROLO — Stavano probabilmente recandosi a Pinerolo per trattare alcuni affari i due torinesi titolari di una ditta di noleggio di videogame morti venerdì mattina a Riva di Pinerolo in un incidente d’auto. Pioveva; la Bmw su cui viaggiavano Andrea Rossetti
e Alessandro Giacomino, entrambi trentunenni,
ha sbandato andando a centrare in pieno un
furgone che stava percorrendo la corsia opposta. L’auto è andata distrutta e per estrarre i due
sfortunati imprenditori è stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco.
DONNA FERITA A PRALI — Una donna residente a
Bordighera, Fatima Babache, di 34 anni, è stata
ferita la scorsa settimana a Frali da un masso
staccatosi dalla montagna mentre stava guidando la sua autovettura. Le ferite riportate sono
comunque risultate lievi.
SETTIMANE EUROPEE IN VAL CHISONE — Mentre si avvicina il via alla «settimana del francese»
in vai Pellice, parte in vai Chisone un’analoga
Iniziativa denominata quest’anno «2000, settimane europee». Ci saranno incontri su sport,
cultura, musica, servizi sociali, istruzione. I vari
Comuni gemellati si incontreranno, le biblioteche cureranno in modo particolare il prestito di
libri in lingue estere. Conferenze, concerti e mostre faranno da corollario all’iniziativa.
SABATO 6 MAGGIO
ore 17,30
Giorgio Tourn
presenterà il libro di
AUGUSTO COMBA
«Valdesi e massoneria due
minoranze a corifronto»
Sarà presente l’autore
SABATO 20 MAGGIO
ore 17
Francesca Spano
presenta il libro di
FRANCO CALVETTI
«Variazioni enigmatiche»
sarà presente l’autore
ingresso libero
,:^^0 LARE
C.SO TORINO 44 PINEROLO
TEL/FAX 0121-393960
1° maggio, festa di un lavoro che cambia
Vivere con 900.000 lire
Industrie sempre più «multinazionali»: chi decide è lontano
e propone contratti a volte Insostenibili Una proposta Firn
PIERVALDO ROSTAN
La festa dei lavoratori
se ne è andata, fra incontri, concerti e discorsi più o meno retorici, in
certi casi quasi un «rito»
eppure mai come in
questi tempi viene da
chiedersi quale sia il senso profondo di questa
data, ma non solo. Come
è cambiato il lavoro, in
Italia e nel Pinerolese,
quali siano oggi le emergenze 0 comunque i punti di maggior criticità;
qual è il rapporto con il
lavoro e fra i lavoratori.
Sono interrogativi «pesanti», tanto più all’indomani di una sconfitta
elettorale di quell’area
politica che, legittimamente, pone fra i propri
obiettivi la tutela dei lavoratori ma senza coglierne talvolta i più profondi mutamenti. Enrico
Tron, della Firn Cisl, è
stato invitato alla manifestazione di Villar Perosa:
«Mentre il mondo politico si è sfaldato in 20-30
partiti che litigano fra di
loro, il sindacato ha mantenuto l’attenzione per i
problemi concreti, cercando di fare davvero gli
interessi della gente, partendo dalle situazioni oggettive. Basti ricordare
che una volta chi entrava
in un’azienda quasi sicuramente andava in pensione in quella fabbrica;
oggi non è più così. Le
aziende cambiano rapidamente proprietà e col
cambio di gestione possono mutare le strategie
di questo o quel gruppo».
Per non parlare sempre
della Skf, oggi più «multinazionale» che mai con
buona parte del capitale
che proviene dai fondi
pensione giapponesi,
americani e svedesi, gli
effetti di queste strategie
su grande scala si vedono
in vai Pellice dove la Trw
assume ma a condizioni davvero particolari...
«La Trw ha lasciato uno
stabilimento a Nichelino per venire a Bricherasio - precisa Tron - e si
sta caratterizzando per
dei contratti quanto meno atipici; una buona
parte dei lavoratori ha un
contratto per 30 ore settimanali da apprendista,
con un salario mensile di
900.000 lire. Diventa difficile per queste persone
il pensare di crearsi una
famiglia e nello stesso
tempo diventa difficile
per l’azienda pensare di
mantenere una professionalità: è ovvio che tutte queste persone sono in
attesa di trovare un posto
migliore».
Situazione dunque assai aleatoria, né si può dire sia stato un 1° maggio
migliore neppure nel settore dolciario: solo in settimana si saprà se il tribunale riterrà ammissibile la soluzione trovata
per salvare la Morè (affitto dell’azienda alla Cedrinca di Salò, recupero
attivo di una parte delle
Treno a cremagliera in vai Pellice
Ipotesi concreta?
Realizzare un trenino a
cremagliera che colleghi
la vai Pellice al Queyras. È
un po’ di tempo che se ne
discute e i francesi sembrano ora intenzionati a
spingere sull’acceleratore. Per parte italiana finora e arrivata una disponibilità di massima. Tra chi
nicchia c’è chi teme che il
flusso di turisti che il trenino dovrebbe spostare
annualmente (le stime
parlano di più di 100.000
persone l’anno) andrebbe sostanzialmente dall’Italia verso la Francia e
chi vede problemi legati
all’impatto che l’opera
avrebbe sul territorio e alla possibilità di estensione del Parco del Queyras
anche sul versante italiano creando, come vorrebbero i francesi, un
area protetta del «Viso»
che coinvolgerebbe oltre
alla vai Pellice anche le
valli Po e Varaita.
Di tutto questo si è discusso in un incontro che
si è tenuto a Torino il 20
aprile a cui hanno partecipato oltre agli amministratori italiani anche
quelli francesi venuti in
Italia per presentare lo
studio fatto sulla ricaduta
tra l’altro ambientale e
economica della cremagliera. Nel corso dell’incontro i rappresentanti
hanno detto di credere
molto nell’iniziativa (alla
quale hanno già dato la
loro adesione finanziaria
anche partner privati, tra
cui le Ferrovie francesi) e
hanno chiesto alla parte
italiana una risposta entro l’estate per cercare i
finanziamenti europei in
autunno.
«Per ora - afferma il
presidente della Comunità montana vai Pellice,
Claudio Bertalot - siamo
in attesa del testo definitivo della relazione presentata dalla parte francese. Comunque alla fine
della riunione i tecnici
italiani e francesi si sono
riuniti per preparare un
calendario degli incontri
necessari per la progettazione. A breve pensiamo
ad incontri con la popolazione in valle e abbiamo in programma anche
degli incontri con gli amministratori locali per discutere il progetto e confrontarci con loro». Da
questi incontri dipenderà
probabilmente molto del
futuro dell’iniziativa essendo proprio questo
uno dei nodi da superare.
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maestranze e pagamento
per circa il 40% dei debiti
verso i fornitori). In caso
contrario si andrà al fallimento. Richiesta di mobilità anche alla Galup: a
rischio in questo caso il
posto di 14 dipendenti.
«Andiamo alla vertenza annuncia Fedele Mandarano della Cgil -; in questo caso non possiamo
accettare oggi 14 licenziamenti per poi arrivare a
settembre magari a un
centinaio di assunzioni di
stagionali». Per la Galup
la trattativa si aprirà venerdì 5 maggio e si dovrà
risolvere entro l’estate.
E così, fra situazioni
problematiche e referendum che rischiano di
«minare» i diritti stessi
dei lavoratori ci si deve limitare a battaglie difensive? «Se la flessibilità è un
elemento importante di
concorrenza - rilancia
Tron - mi permetto di fare una proposta: perché
tutte le volte che arriva
un’azienda dobbiamo
farci ricattare suH’orario
in cambio di qualche assunzione? Mi convincerebbe molto di più ci fosse in zona un orario “dal
volto umano”: la domenica non si lavora, anche
per consentire alle famiglie di avere un giorno
per sé e negli altri giorni
tre turni per un totale di
38 ore, sabato compreso». Una proposta per discutere e promuovere
nuova consapevolezza
nel mondo del lavoro.
Viaggio nell'Otto per nnille
Dopo le diaconesse
Sullo ris
Soppé;c
PCRV^
MASSIMO GNOME
¡molta
C'
nando la Casa delle
diaconesse di Torre Pellice, il viaggio del nostro
giornale nelle ope. ? e negli istituti che negl ultimi
anni hanno rice\uto il
contributo 8%o destinato
alla Chiesa valdese. Costruzioni e scopi anche
molto diversi con un denominatore comune: l’azione efficace sul territorio, un’identità diaconale
che ha radici nel passato
e apre lo sguardo ai prossimi anni; una definizione, che vale anche per la
Casa delle diaconesse.
«È solo negli Anni 60
che la struttura diventa
casa di riposo per anziani
- racconta Judith Elliott,
che è direttrice dal 1995 ma fin dal 1945 è la sede
dell’istituzione delle diaconesse; nel 1991, dopo
l’emeritazione dell’ultima
diaconessa, la Casa è diventata una residenza assistenziale per persone
autosufficienti e parzialmente autosufficienti con
una direzione laica e personale dipendente». Oggi
la casa ospita 26 donne e
3 uomini. «Siamo sempre
al completo - commenta
ÌUANDO li
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Judith Elliott - e c'è
richiesta: oltre agli ospiti
“fissi” bisogna anche aggiungere i 5 del centro
diurno». Alla Casa delle
diaconesse lavoranoh
direttrice, un responsabile tecnico economale, è d
una segretaria part-time, I '¿oUtiche di
8 adest, 2 cuoche 3 ausi- Jf ui ci occi
liane part-time, 2 volon- saltò il :
tari, un obiettore di co-'j motivi
scienza, piu un animatrice e una fisioterapista
part-time: «1 costi del
personale rappresentano
il 77% del bilancio: una
cifra davvero non indifferente. L’88% è coperto
dalla retta mensile pagata
dagli ospitie».
Dall’ottobre ’96 al febbraio ’98 la struttura è
stata completamente ristrutturata. «Abbiamo
dovuto trasferire tutti gli
ospiti - dice la Elliott-; in
un anno di lavoro la Casa
ha subito un totale rifadmento». Una ristrutturazione realizzata anche
grazie all’8%o. «La cifra
ammonta a un miliardo
suddiviso in 5 rate, l’ultima arriverà nel 2001,1
600 milioni di doni,la
vendita di alcune proprietà e il contributo regionale di mezzo mfedo hanno fatto il resto».
Sfogliando le annate de «L'eco delle valli valdesi»
Cronache di cinquanfanni fa
«Il 25 maggio il moderatore è stato ricevuto in udienza dal capo gabinetto
del presidente del Consiglio De Gasperi
e dal capo di gabinetto del ministro
defl’Interno Sceiba» apprendiamo da un
comunicato in prima pagina. «Nel corso
dell’udienza il moderatore ha potuto
presentare e illustrare il pro memoria
redatto dal Consiglio Federale delle
Chiese Evangeliche... È stata data assicurazione che il pro memoria sarà esaminato presto e con spirito benevolo».
L’il aprile si è svolto al Gould di Firenze il convegno dell’Aice (Associazione insegnanti cristiani evangelici, cbe
oggi rivive in modi diversi nella neonata associazione «31 ottobre»). «È stata
esaminata a fondo la situazione della
nostra scuola di stato cui si tenta lentamente ma gradualmente di sostituire
scuole private, per lo più confessionali,
e la posizione dell’insegnante evangelico, che diventa sempre più delicata».
Carlo Gay ha aperto il convegno con
una meditazione sulle parole del salmista «11 timore dell’Eterno è il principio
della scienza». Silvio Pons ha presentato uno studio su scuola-religione-libertà, Franco Girardet ha esaminato la
posizione del cristiano di fronte alle
nuove correnti pedagogiche di scuola
libera e attiva.
A Villar Pellice si è svolta una manifestazione evangelistica «annunziata
da appositi manifesti e dal lieto scampanio della nostra campana» nella
quale si sono ascoltate le relazioni dei
pastori Bouchard, Marauda e Geymet
sulla loro recente missione evangelistica nelle Puglie. «Il past. Bouchard descrisse il proseguimento della campagna pugliese da lui condotta e dagli altri Pastori in Sicilia. Nuovo immenso
campo di lavoro, vere folle che accorrono per udire l’Evangelo. Visione
d’insieme immensa, gloriosa, troppo
grande per le deboli forze del nostro
popolo valdese! (...) Giovani in piedi!
Arruolatevi nel Sacro Ministerio, oppure tra gli insegnanti Evangelisti, e
quelli che non partono si mobilitino
per sostentare una chiesa o una scuola. Dinanzi alla vocazione di Dio non
basta un po' di simpatia e neppure una
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che nel 1976
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mistica preghiera, ma occorre la consacrazione... Il Signore chiama, none
possibile non rispondere!».
Sul giornale del 12 maggio, con un
provocatorio articolo in prima pagina,
dal titolo «Femminismo», di un non
meglio identificato Sanmarco, si aprefl
polemico dibattito sul ruolo delle donne nella chiesa e sul pastorale femmi- qualci
nile. Dopo aver parlato della situazione |tenti speculai
nella chiesa primitiva, citato il «Monta- |noadAngrog
nismo» come «movimento di tipo peti- tecostale nel quale la natura passionale
della donna trova un terreno di azione
ideale, tanto che in tutta l’Asia Minore
troviamo donne a capo di comunità,
donne vescovi» e ricordata la scomuni"
ca del Montañismo, il Sanmarco va giu
duro; «All’origine del presente disordine dell’anima femminile c’è un tragico
errore, quello di voler sempre di più rinunciare alla casa e alla famiglia; quello di considerare come un compito inferiore quello di essere sposa e madre.
Quindi: pochi o punto figli; diserzione
della casa; concorrenza all’uomo m
tutti i campi delle attività sociali. La
donna non sembra aver capito che i
non essere uguale all’uomo non signni'
ca punto essere a lui inferiore...
Il problema del femminismo, dentte
e fuori le chiese, nasce dal fatto cn
molte donne non sanno più quale sia
lo scopo della loro vita e la ragione pc‘
cui Iddio ha voluto che fossero donne».
Poi accenna a qualcuno degli
venienti pratici a cui la Ghiesa andt
incontro quando avrà le nostre
ai posti di comando... Lasciamo via
beta alle sorelle e si può esser sicu
che gli uomini troveranno comodisi
mo di lasciare alla donne la cura esc
siva della Chiesa. Già tanti hanno 1 io
che la religione in fondo riguardi s
prattutto le donne... Non era co
nell’antica disciplina valdese, che n
consentiva neppure a tutti gli J
ma ai soli capi famiglia, di
parte alle assemblee di chiesa». E ^
ti su questo tono, che oggi fa '
ma non è poi cosi lontano oel jetnp
Sul giornale si apre un acceso diba
su cui torneremo prossimamente.
(a cura di Marco Bos>
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01ERD' 5 maggio
2000
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PAG. 9 RIFORMA
Una proposta per San Lorenzo di Angrogna
Rinasce il «Pomo d'oro»
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11 campo nomadi di Pinerolo
Interventi urgenti
Sullo ristruturazione del bar-trattoria cadde la giunta
Soppéi ora un nuovo progetto con scopi anche sociali
MtBtfAlPOROSTAN
DAVIDE ROSSO
La situazione del campo nomadi di via San
- c’è molta
agli ospiti
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rtUANDO la vicenda
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aisfirogna, neU’inverno
Li1998, portò alla calta della giunta Sappé
palle successive elezioni,
.vifu chi parlò di «goloe», ne derivò per la vai
d’Angrogna una lunga
,stagione dei veleni» e
poi l’elettorato scelse,
innovare la propria fi
la seconda volta, di
isponsabi- a Jean-Louis Sap
»nomale, j^ianon è delle vicen
»art-time, IJg'poUtiche di Angrogna
le, 6 ausi- qaj ci occupiamo. La
La facciata in via di ristrutturazione del «Pomo d'oro»
’ ^ idìmta saltò il 26 gennaio
di co* Hi rvrtrtnci
terapista
costi del
resentano
ncio: una
m indiffeÎ coperto
die pagata
.fra i motivi di opposianrmatri- all’amministrazio^^ggjjjmiale venne portato, non tanto dalla minoranza ma da alcuni
esponenti della maggioranza, il progetto di ristrutturazione della «Locanda pomo d’oro» in
piazza a San Lorenzo.
Fino a pochi anni prima la vecchia struttura
di proprietà della famiglia Chauvie aveva ospitato un bar-trattoria, ma
con il cessare dell’attività da parte degli ultimi
gestori le porte di quellunico punto di ritrovo
per il capoluogo di Angrogna chiusero i battenti. La stmttura necessitava di cospicui interventi
di ristmtturazione edilità, di adeguamento alle
norme per i locali pubblici e nessuno pareva
interessato all’impresa,
tranne il Comune che
sembrava voler puntare
sul recupero di quell’immobile avvalendosi della
collaborazione di un privato e con l’aiuto dei
Ifondi europei del «Do|cup» sul turismo. Semilìrava, appunto, perché
lacrisi della giunta si
96 al februtturaè
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ipiesto progetto. Caduta
l’amministrazione, svaniti i possibili contributi
europei, chi mai avrebbe
messo una lira per recu. perare il «Pomo d’oro»?
ferrimi- Ippi-jg qualcuno con inuazione penti speculativi, temeva<Monta- I no ad Angrogna.
pop®' I Equi entra in ballo
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la signora Elda Coisson
die nel 1976 era tornata
“ella sua valle natia dopo
30 anni trascorsi a lavorare come infermiera in
un ospedale psichiatrico
nel Giura, in Svizzera.
Legata alla «sua» terra al
punto da tornarci ogni
estate... a fare il fieno
aiutando i suoi familiari
rimasti agricoltori; la signora Elda ormai più che
BOenne, mamma dell’ex
sindaco Franca Co'isson,
fa una scelta che a qualcuno potrebbe sembrare
azzardata: investire nel
recupero della locanda i
soldi risparmiati con il
lavoro in Svizzera. L’impresa non è da poco: c’è
da acquistare l’immobile, recuperare, modificandolo in parte il progetto mai presentato per
il «Docup». I lavori comunque cominciano nel
corso del ’99 e oggi la
struttura è recuperata,
dal tetto ai muri.
«Abbiamo dovuto rifare le solette, adattare
l’immobile in modo da
avere le altezze richieste
per i locali pubblici spiega Franca Co'isson
in sostanza al piano terreno potrà sorgere di
nuovo il bar-trattoria e al
piano sopra ci saranno
cinque stanze per l’accoglienza, ognuna col suo
bagno». Si lavora per lotti
e l’intento è quello di finire in un primo tempo
la parte inferiore e con
tappe successive il piano
superiore. «Noi non pensiamo, ristrutturando la
vecchia locanda, al puro
aspetto commerciale precisa l’ex sindaco -; un
bar, l’unico bar in questa
parte di Angrogna, sarebbe davvero un punto di
aggregazione, un luogo
dove prendere un caffè
quando si va alla posta o
in municipio ma anche
un punto di accoglienza
per i numerosi turisti che
vanno a fare la passeggiata storica. Penso perciò a
una collaborazione con il
Centro culturale, con le
associazioni, con chi
opera nel turismo in genere. Per realizzare davvero questa funzione sociale speriamo di riuscire
a coinvolgere un operatore che voglia lavorare
nel nuovo locale, portandoci la sua capacità ma
anche la sua fantasia e la
sua disponibilità».
Pietro a Pinerolo non è
certo, per usare un eufemismo, delle migliori. I
bagni fatti a suo tempo si
sono presto rotti, le erbacce e i rovi avanzano
inesorabili, l’impianto
elettrico è provvisorio.
Sono necessari interventi
urgenti: proprio per questo le chiese valdese e
cattolica avevano richiesto un incontro con l’amministrazione comunale.
Dopo uno scambio di
idee preliminare di alcune settimane fa, qualcosa
è sembrato muoversi. Il
28 aprile, nel corso di un
incontro che si è tenuto
in Comune a Pinerolo e a
cui ha partecipato anche
una delegazione di nomadi, l’assessore ai Lavori pubblici del Comune, Giulio Blanc, ha dichiarato l’intenzione dell’amministrazione di procedere entro breve alla
pulizia dell’area e alla ricerca di una migliore soluzione per la situazione
elettrica. Ma le novità più
importanti potranno venire dal prossimo piano
finanziario del Comune
che potrebbe prevedere
interventi di riorganizza
NELLE CHIESE VALDESI
zione del campo che
l’amministrazione non
sembra intenzionata a
spostare.
«La posizione è tutto
sommato comoda - dice
Blanc - essendo oltretutto non molto distante dal
centro. La nostra idea di
massima è quella di realizzare delle piazzole come quelle dei campeggi
realizzando un impianto
di illuminazione permanente e la recinzione
dell’area oltre a dei servizi igienici adeguati». Il
tutto dovrebbe essere
messo allo studio in queste settimane e potrebbe
essere inserito a bilancio
per il 2001.
Nel corso dell’incontro
si è parlato anche di
istruzione e lavoro sempre in relazione al campo di Pinerolo. «Tutti i
ragazzi assolvono all’obbligo scolastico - ha detto l’assessore Clement anche se in futuro, con
l’innalzamento dell’obbligo, bisognerà affrontare il problema dell’indirizzare i ragazzi e pensare a una loro formazione al lavoro. Per quel che
riguarda l’occupazione
si sta cercando di trovare
le soluzioni più adatte
anche contattando imprenditori».
FESTA DI CANTO A TORINO — Si svolgerà domenica
7 maggio a Torino la tradizionale «ìfesta di canto»
delle corali valdesi ed evangeliche. L’appuntamento è per le ore 16 nel tempio valdese di corso
Vittorio Emanuele 23; tema della giornata: «Il canto protestante nei secoli».
INCONTRO PASTORI 1° DISTRETTO — Martedì 9
maggio, alle 9,15 nella chiesa valdese di San Secondo, incontro dei pastori del I distretto; meditazione
biblica di Ursel Konigsmann; Giuseppe Platone introduce una discussione sul ruolo della Fcei.
WEEK-END SCOUT — Prossimo incontro al Bagnoòu,
sabato 6 e domenica 7 maggio; ritrovo alle 16,30
del sabato alla Casa unionista di Torre Pellice.
ASSEMBLEA 2" CIRCUITO — Venerdì 12 maggio, alle
20,30, nella chiesa valdese di San Germano, assemblea del 2° circuito.
INCONTRI TEOLOGICI MIEGGE — Domenica 7
maggio, alle 17, nella sala attività della chiesa valdese di Pinerolo, incontro del gruppo teologico
Giovanni Miegge.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Le prossime riunioni
quartierali saranno il 4 maggio a Fondo San Giovanni il 5 ai Boer; inizio ore 20,30. Venerdì 12 maggio, alle 21, nella sala Beckwith, assemblea pubblica sul tema stabili e sui progetti per la sala Albarin
per la «cascina Pavarin» e per restauro organo.
MASSELLO — Domenica 14 maggio, alle 11,15, assemblea di chiesa con relazione morale ed elezione del deputato al Sinodo e alla Conferenza distrettuale: a partire da quella data i culti si svolgeranno regolarmente tutte le domeniche.
PERRERO — Domenica 14 maggio, bazar alle 14,30.
POMARETTO — Venerdì 5 maggio, ore 16, culto al
centro anziani. Domenica 14 maggio, ore 10, assemblea di chiesa con relazione annua.
La struttura sportiva in allestimento a Prarostino
Il bocciodromo fa progressi
DANIEU GRILL
piNALMENTE i lavo
_ ri di completamento dell’ex bocciodromo
di Prarostino, in località
San Bartolomeo, sono ripresi e procedono senza
interruzioni già da alcuni
mesi: una bella soddisfazione sia per l’amministrazione comunale che
per la comunità intera,
che ormai disperava di
vedere procedere la realizzazione dell’edificio. Il
nuovo «Centro sportivo
di esercizio» prevede invece la sua inaugurazione a tempi brevi, probabilmente nell’autunno di
quest’anno.
La struttura sarà suddivisa in due parti distinte: il pianterreno diventerà un grande garage in
cui troveranno posto tutte le attrezzature, i mezzi
di trasporto e il materiale
dell’associazione degli
Aib (Anti incendi boschivi): il piano superiore,
che potrà accogliere circa 230 persone, verrà
adibito a palestra polivalente completa di servizi,
spogliatoi e di un grande
salone attrezzato, utilizzabile anche da chi non
intende praticare sport: il
centro sarà infatti adatto
per ospitare spettacoli
musicali o teatrali, proiezioni di film, incontri o
avvenimenti culturali.
«Ciò che vorremmo che
la gente recepisse a riguardo di questo Centro
sportivo d’esercizio spiega Armando Giay,
assessore competente - è
il fatto che sarà a disposizione di chiunque: basterà fare richiesta al Comune, che gestirà l’utilizzo della struttura».
PRAROSTINO — Domenica 14, bazar alle 14,30.
VILLAR PELLICE — Domenica 7 maggio, ore 10,30,
culto con cena del Signore; interverrà Claudia falla, direttrice dell’istituto Uliveto-Comunità alloggio. Martedì 9 maggio, alle 20,30, nel tempio, assemblea di chiesa su relazione morale, elezione
dei deputati al Sinodo e alla Conferenza distrettuale, situazione dei lavori alla sala e prospettive
della prossima situazione pastorale. Le prossime
riunioni quartierali saranno il 5 maggio, ore 20,30
al Ciarmis e l’B maggio, ore 20,30, al Teynaud.
VILLASECCA — Da domenica 7 maggio, alle 9, ripresa dei culti, ogni prima e terza domenica, a Combagarino. Domenica 7 maggio, alle 10, culto di
chiusura della scuola domenicale (i bambini si
trovano alle 9,30). Domenica 14 maggio assemblea di chiesa con relazione morale del Concistoro ed elezione dei deputati al Sinodo e alla Conferenza distrettuale.
Sulle strade di Torre Pellice
Arriva l'autovelox?
Una brutta notizia per
gli automobilisti che percorreranno la strada provinciale della vai Pellice a
partire dalla prossima
estate: anche a Torre Pellice ci sarà il temuto autovelox. «Non pensiamo
debba essere un intervento di carattere punitivo - dice l’assessore alla
viabilità, Enzo Alessio - è
in gioco la sicurezza di
I Asilo valdese di
Luserna San Giovanni
fez ringraziare calorosamente tutti i dottori elencati qui di seguito, ricordiamo
,, dentro
itto che
|uale sia
ione pei
donne»,
«incofl'
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IO VÌ3 Ù'
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nodissi'
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no l’idei
ardi so;
>ra cos>
che non
uontiiù'
rendere
E avaO'
orridere.
I tempO’
libattitO'
n--*
Rosta^'>
ONI • DONI - DONI • DONI • DONI
Agosto
£ 40.000: Osvaldo Durand.
£. 50.000: Mario Geymonat.
100.000: Francesco Cerotti per il suo
Ottobre
i doni non dedicati a uno scopo
^Pscifico sono destinati al progetto
‘pontenimento delle rette», per gli ospi"non in convenzione con l’AsI con il
We ci prefiggiamo di ridurre di 4.000
giornaliere le rette: in merito, poiché
'Obiettivo non è ancora stato raggiunto
01,rivolgiamo a tutti i nostri amici sosteoitori per aiuto. Grazie in anticipo.
compleanno.
_ 200.000: Maria e Alfredo Del Mastro;
Annina Aversa in memoria dei suoi genitori.
£ 300.000: i nipoti in memoria di Susanna Irene Benech; Tina e Mario Rivoir.
Settembre
elenco doni 20 SEMESTRE 1999
Luglio
Giovanni Peyrot; un’amil“«eirAsilo un fiore per Brigitte Jaks
, Anna Malanot in mem. dei suoi caj ''da Sicher Benech per la nascita del
JJOtino Pietro; llda e Elsa ricordando le
cugine Luisa, Zisi e Pauline Bertin
Malan; Anglesina ricorda con aftet„ "fratello Emanuele (San Germano).
Lionello Gay (Genova).
,J: Parassi Bessone Monnet; EJwnian Tron; Giuliana e Luisa Vir
Ê Pons in mem. Alberto Pons.
^ „■000.000; Dino GardioI in ricordo
£ .- cara moglie Marta.
Cgjg®0-000; i familiari in memoria di
»lina Gay.
£ 20.000: fam. Barberis.
£ 50.000: Lina ReveI in memoria di Alice Ricca Revel; Lucia Battaglino; Mariuccia e Gino Barbiani in mem. della
dott.ssa Claudia Peyrot.
£ 100.000: Ester Balma in memoria della dott.ssa Claudia Peyrot; Elsa e Giulietta Balma ricordando il fratello; Emilia
Travers Pons in memoria del marito Silvio Pons; Amilda Gay ricordando Dina
dalla Gobello; Orfilia Godine; Elsa Grill.
£ 150.000; Lydia Podio; Ida e Marco in
memoria della sorella e zia Ricca Alice.
£ 200.000: la moglie e i figli in memoria
di A. Balma.
£ 290.000: N.N.
300.000; le figlie Lilina e Erica Revel
memoria della cara mamma Alice
Ricca; Bianca e figlia in ricordo della
sorella Alice Ricca; Pina e Ivo Parise.
£ 350.000: Olga e figli ricordando la sorella Ricca Alice.
£ 50.000: Clelia Gaydou in memoria
della cugina Marta Meynier GardioI.
£ 100.000; Eynard in memoria di Emilia
Gamba Malan.
£ 200.000; Odette Balmas Eynard in
memoria di Emilia Gamba Malan.
£ 300.000; Rina Malan e Renato Volpe
in memoria dei loro cari.
£ 500.000: amici e colleghi di lavoro dei
tigli della sig.ra Emilia Malan in sua memoria. Jeanette Garnier in memoria della cara mamma Amalia Oudry.
Novembre
£ 50.000: Laura e Fiore Pittavino in ricordo dei loro cari defunti; Laura Long
in memoria di Clara Revel.
: 100.000: Antonio e Laura Lodi in me
moria dei loro cari; Maria e Maddalena.
_ 200.000: Lilia Jon Scotta in memoria
della mamma; Rina Bertin in occasione
del matrimonio del direttore Tullio Parise; Irene Bounous (Pinerolo).
£ 250.000: Elena e Maria Peyrot in ricordo di Arty e Ida Peyrot.
£ 3.890.000: N.N.
£ 11.837.796: N.N.
rutti Canova; Susy e Enzo Benedetto;
Mirella Pons; Carlo Barberis in memoria
di Delfina e Marta Morando; Rodolfo
Norther.
£ 80.000: N.N.
£ 100.000: Unione femminile di Luserna San Giovanni; I. C.; Chiesa valdese
di Bobbio Pellice; Albino Avondetto.
£ 200.000: Giovanna Bertalot; Elda e
Sandro Zhigin in memoria della cugina
Lilly Robba; fam. Bessone; Alfredo Del
Mastro; Giuliana e Luisa Giampiccoli.
£ 240.000; gli amici delle bocce in memoria di Elio Cogno.
£ 300.000: Piero Romano (Prarostino);
Ines Malanot Riva in mem, cari genitori.
£ 375.000: amici e parenti in memoria
di Elio Cogno.
£ 500.000: Comune di Luserna San
Giovanni; Mariuccia e Gino Barbiani
con riconoscenza.
£ 1.000.000; Enrica e Aldo Malan.
£ 2.000.000: società di cucito Dorcas di
Torino; fam. Zagrebeisky.
£ 6.750.000: i cugini dalla, Gobello,
Tron, Malan e Benech in memoria di
Alice Emma Gay.
£
in
Dicembre
Errata corrige relativa alla
pubblicazione doni del 1° semestre '99
£ 20.000: Jolanda De.Filippis Comba.
30.000: Clelia Gaydou in memoria di
Emilia Giordan Barone.
£ 50.000: Francesco e Margherita Ce
£ 1.000.000; i famigliari della sig.ra Giovanna Long ved. Sarò ( e non Sarui).
£ 500.000: Susanna Long ved. Mathis
(e non Mathieu) in ricordo della cara sorella Margherita Long Sarò.
tutti; dobbiamo prima
valutare la disponibilità
dei vigili urbani: le nostre
4 unità saranno così tutte
impegnate».
All’ordine del giorno
del Consiglio comunale
di venerdì 28 aprile anche
la gestione dell’edificio
delle scuole medie. «I costi per la realizzazione di
un ascensore e la sistemazione del tetto - spiega Alessio - ammontano
a 800 milioni: una spesa
davvero insostenibile per
l’amministrazione comunale». Ecco allora la soluzione: «La struttura sarà
acquisita dalla Provincia
di Torino e si procederà
poi al trasferimento in
quella sede dell’istituto
Alberti; le medie saranno
invece sistemate con le
elementari, mentre al primo piano continuerà a
esserci la scuola materna
che resterà al Comune in
comodato gratuito».
Novità anche per la segreteria comunale: lo
svolgimento del servizio
in convenzione con il
Comune di Bobbio Pellice è ora allargato a quello di Villar Pellice. «Questo cambiamento - dice
ancora l’assessore - ha
comportato una variazione del bilancio di previsione per l’esercizio
2000. Abbiamo inoltre
dedicato parte dei fondi
per le strade al completamento dei parcheggi di
via Filatoio; dopo la fine
degli studi sulla raccolta
delle acque piovane, i
nuovi parcheggi saranno
presto pronti».
16
PAG. 10 RIFORMA
E Eco Delle Yaui moEsi
SPORT
CORSA PODISTICA
Si disputerà domenica
7 maggio, a partire dalle
9,15, il trofeo «Memorial
Enzo Ferlenda», gara di
corsa aperta a varie categorie maschili e femminili. Alla gara possono partecipare i tesserati Fidai
delle categorie J-A, B, C e
D, nonché i non tesserati
purché in possesso di un
regolare certificato medico di idoneità. I percorsi
di gara (5,8 km per le categorie femminili e gli juniores, 11,8 per le altre
categorie maschili) sono
previsti in larga misura su
sterrati costituiti da strade e sentieri di montagna: di qui il nome della
giornata (I sentieri del
Briché). La corsa prenderà il via dalla Cantina
sociale di Bricherasio, alle
9,15; premiazione alle 12.
VOLLEY
Giornata favorevole
per il Body Cisco Pinerolo in B2 maschile che
battendo in casa il Monza per 3-1 ha raggiunto
gli stessi brianzoli al 5°
posto in classifica con 42
punti. Male, malgrado il
buon gioco espresso, il
Cerotti che ha perso a
Chivasso per 3 a 0. Le
squadre pinerolesi restano terz’ultime in classifica, ormai retrocesse.
PALAGHIACCIO
ALL'AVVOCATO
Era stato auspicato da
più parti: dopo la morte
dell’avvocato Giorgio
Cotta Morandini, vero
promotore dell’hockey
ghiaccio in vai Pellice fin
dagli Anni 30, in molti
avevano proposto che il
palaghiaccio di Torre
Pellice fosse intitolato alla sua figura. E così la
giunta di Torre Pellice
ha deliberato nei giorni
scorsi di ricordare l’«Avvocato» consigliere comunale fin daU’immediato dopo guerra e già sindaco dando il suo nome
allo stadio del ghiaccio.
Cattive notizie intanto
dalla Nazionale: nell’esordio ai mondiali di San
Pietroburgo è stata battuta dalla Finlandia per 6-0.
Comunità montana vai Pellice
Piano da discutere
con la popolazione
MASSIMO GNONE
E passato un mese dall’approvazione da
parte del Consiglio della
Comunità montana vai
Pellice della delibera
programmatica, primo
passo da compiere per la
stesura del piano di sviluppo socio-economico
2000-2004: pagine fondamentali per accedere ai
finanziamenti statali e
assicurare così una programmazione degli interventi da effettuare sul
territorio. Con una priorità: l’approvazione del
piano stesso entro il 15
dicembre di quest’anno.
Nel corso della seduta
di fine marzo la maggioranza aveva espresso
l’intenzione di aprire un
confronto con le forze
sociali, gli operatori e i
cittadini. Volontà che si
concretizzerà in 2 mo
Alla Cooperativa «Mount Servin» di Angrogna
Si profila un futuro incerto
MARCO ROSTAN
INCERTO il futuro della cooperativa
Mount Servin, che gestisce gli impianti della Vaccera. Il problema è soprattutto economico; non c’è reddito,
la decina di milioni ricavati dall’affitto
del ristorante se ne vanno nei costi fissi. Difficile un intervento da parte del
Comune di Angrogna, come l’acquisto
della struttura, tanto più che per convenzione, in caso di scioglimento della
cooperativa, gli immobili passerebbero di proprietà comunale.
Si è parlato di questi problemi e soprattutto delle prospettive di rilancio
della pista di fondo in un incontro fra
il Consiglio comunale e il vicepresidente della cooperativa, esaminando
varie alternative, dal rilancio della
cooperativa a una gestione diversa,
con una società, o meglio ancora con
la Comunità montana e l’Agenzia di
sviluppo. In ogni caso serve un progetto chiaro; sarebbe grave l’abbandono della pista di fondo proprio nel
momento in cui si dovrebbe procedere a un deciso miglioramento della
strada: ne parleranno i soci della cooperativa nell’assemblea di giugno.
Nel successivo Consiglio si è calorosamente salutato il segretario comunale
che va in pensione, senza peraltro trovare ancora il suo successore: occorre
infatti convenzionarsi con altri due comuni per sopportare la spesa. Buona
notizia dalla Regione, che ha inserito
nel programma ’99-2001 la spesa di 298
milioni per i necessari adeguamenti
dell’edificio scolastico. Al via anche i lavori di ripulitura degli alvei dei torrenti
Vengie e Voulat. Prossime assemblee al
Serre (il 5 maggio) e a Pradeltorno (il 12)
con un funzionario dell’Arpa, per affrontare i problemi di chi non può essere raggiunto dalla rete fognaria.
menti: il primo, aperto a
tutti, previsto per venerdì 5 maggio, alle ore
21, nella sala consiliare
della Comunità montana
a Torre Pellice; il secondo, riservato agli amministratori, che si terrà lunedì 8. «Abbiamo deciso
di differenziare le riunioni - spiega il presidente,
Claudio Bertalot - per
evitare di mescolare le
diverse esigenze; l’iniziativa è volta a informare
cittadini e associazioni
sulle procedure e i tempi,
delineando insieme la situazione». L’esigenza
fondamentale sembra
essere il rapporto organico con le altre Comunità
montane. «Le possibilità
di finanziamento - sottolinea Bertalot - risiedono
nei progetti e nelle iniziative comuni: a livello
di Pinerolese stiamo già
lavorando con la Pedemontana e la Comunità
montana valli Chisone e
Germanasca, che ha già
approvato il suo piano di
sviluppo lo scorso anno;
abbiamo anche incontrato le Comunità montane del Cuneese. Esiste
già un coordinamento in
campo turistico fra Pinerolo, Cavour e le tre Comunità montane, rapporto che vogliamo senz’
altro ampliare».
Quaii sono gli obiettivi
del piano di sviluppo?
«L’idea è di lavorare al
miglioramento complessivo dei servizi offerti ai
cittadini e alle persone
che vengono da fuori:
trasporti; attività extralavorative, come cinema,
teatro e musei; il lavoro,
puntando sul turismo e
l’agricoltura con la valorizzazione dei prodotti
tipici, senza quindi tralasciare l’artigianato e la
piccola industria nella
parte bassa della valle».
Una raccolta di Franco Calvetti
La poesia, la croce
e la speranza
MIRELLA BEIN ARGENTIERI
HO letto con interesse
le poesie dell’amico
Franco Calvetti, raccolte
in un volumetto di recente pubblicazione* e composte, come rilevo dalle
annotazioni, in un arco
di tempo che va dal ’95 al
’99. Vi ho percepito il bisogno essenziale di comunicare sofferenze che
chiedono di essere comprese, sentimenti e contraddizioni che cercano
scioglimento e ricomposizione. Su questo sfondo
e in questa atmosfera,
dove la dimensione della
croce non è disgiunta
dalla speranza, prendono
vita i componimenti poetici che l’autore ha diviso
in gruppi collegati ai motivi ispiratori. Numerosi
spunti sono offerti da incontri ed esperienze da
numerosi viaggi di Calvetti (Belgio, Francia,
Turchia, Irlanda, Europa
dell’est, Firenze, Venezia,
Roma, Palermo).
I suoi versi appaiono
scritti di getto; ne deriva
accanto al pregio della
spontaneità e dell immediatezza, l’uso di termini
che trovo un po’ «azzardati» rispetto alla liricità
del contesto. Penso all’aggettivo gommato al ter
mine del breve, allusivo
scorcio dei «Club La Reserve» 0 alle pulsioni cervellotiche dì «Atmosfere».
Prevale il timore sulla
speranza in «E già penso
al ritorno», quando «i
lembi di luce rosata! non
potranno disperdere! le
nebbie fuligginose! del
giorno dopo giorno»; si
sente l’autentica condivisione del dolore per la
tragedia di Cernobil nel
«Bimbo di Cornei», dove
i grandi, distratti, «hanno
violentato! le zolle di Belarus»; si percepisce l’angoscia nella descrizione
di un mattino «lucente
d'azzurro! frizzante d'argento», contrapposto al
poeta «gobbo per mali
inconfessati! zoppo per
speranze deluse».
Si coglie infine come
indicazione significativa
il fatto che le poesie raccolte nel gruppo «Risonanze della fede» siano
collocate alla fine del volumetto: una testimonianza fiduciosa nell’approdo del Regno che viene, alla salvezza che ci è
donata: «Che la vita non
fugga! come pula al vento! ma aspetti! che! rasserenato! io sia pronto».
C*) Franco Calvetti: Variazioni enigmatiche. Angolo Manzoni, £ 16.000.
A Torino dall'll al 15 nnaggio
L'immigrazione
alla Fiera del libro
Torino è la città italiana più interessata dal fenomeno dell’immigrazione: perché non farne
un luogo di incontro permanente con le civiltà
del Mediterraneo, del
Sud e deU’Oriente? Questa è l’ambizione che ha
spinto gli organizzatori a
dedicare un largo spazio
della Fiera del libro 2000
aila dimensione multietnica e multiculturale. A
fare da contraltare saranno le innovazioni tecnologiche che influiscono profondamente nel
nostro modo di comunicare. Ecco quindi che al
Lingotto Fiere dall’ll al
15 maggio sono stati invitati protagonisti del
mondo della cultura che
hanno lavorato proprio
su questi temi. Tra gli altri, il comparatista George Steiner, erede di Walter Benjamin, il poeta
caraibico Derek Walcott,
lo storico Eric I. Hobsbawm e gli scrittori Daniel Pennac, Andrea Camilleri e Ben Okri.
In omaggio alle nuove
frontiere del virtuale
sarà invece aperto uno
spazio virtuale interattivo, per capire come a
partire da Internet e dai
cellulari di terza generazione stanno cambiando
le nostre idee sul libro, la
biblioteca e la diffusione
del pensiero e della parola scritta in generale. 1
46.000 metri quadri della
Fiera del libro ospiteranno naturalmente case
editrici italiane grandi e
piccole e proporranno
diversi eventi collaterali:
dalle iniziative per ragazzi (lo spazio dedicato
ai più giovani quest’anno è raddoppiato), ai laboratori di scrittura, ai
dibattiti e ai momenti
di approfondimento. In
particolare giovedì 11
dalle 10 alle 18 sarà dedicato agli operatori del
settore (librai, agenti,
bibliotecari, insegnanti senza alunni) che potranno visitare la Fiera
prima dell’apertura al
pubblico. Il programma
completo della Fiera è disponibile all’indirizzo Internet wvw.fiera libro.it.
La Fiera aprirà al pubblico giovedì 11 maggio
alle ore 18, da venerdì 12
a lunedì 15 l’orario sarà
dalle 10 alle 23. L’ingresso costa 12.000 lire (ridotto 8.000). Il biglietto
d’ingresso intero dà diritto a un buono di lire
6.000 valido dall’ll al 31
maggio in tutte le librerie
di Torino e provincia che
aderiscono all’iniziativa.
4 maggio, giovedì
TORRE PELLICE: Alle 15,30, nella biblioteca della
Casa valdese, per TUnitrè, concerto con Paola Flora,
pianoforte, che eseguirà musiche di Schumann e
Beethoven.
5 maggio, venerdì
TORRE PELLICE: Alle 21, nella sala consigliare della Comunità montana, l’Associazione apicoltori vai
Pellice promuove un incontro sulle nuove norme
sull’apicoltura, sulle leggi regionali e sull’Haccp.
VILLAR PEROSA: Alle 20,45, alla biblioteca comunale, Stefano Fenoglio presenta diapositive su «Ecologia del fiume e macroinvertebrati».
PINEROLO: L’associazione Viottoli e la Comunità
di base organizzano, alle 21, al Centro sociale di via
Lequio, un incontro su «America Latina; dove stanno
andando le teologie della liberazione?». Interviene José Ramos Regidor, teologo della liberazione.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 20,45, nella saletta
d’arte dietro il municipio, incontro sul «Centro tumori» di Candiolo. Intervengono i dott. Guido Bongiovanni primario della divisione di Otorinolaringoiatria
e Mauro Magnano, aiuto al Mauriziano di Torino.
6 maggio, sabato
PINEROLO: In centro città si svolge il mercatino
delle pulci; la manifestazione prosegue domenica 7.
PINEROLO: Alle 17, alla «Galleria Sommellier» in
via Sommellier 16, si inaugura una mostra collettiva
di artisti italiani e tedeschi; espongono Tiziana Belgiovine, Daniela Bozzetto, Maria Erovereti, Olga Maggiora, Greta Schodl, Marianne Stùve, Elisabeth Weiss,
Hannelore Wolf. L’esposizione dura fino al 27 maggio
dal mercoledì al sabato dalle 16,30 alle 19.
PINEROLO: Terza edizione della «Rassegna di
gruppi polifonici valdesi e cattolici»; l’appuntamento
è per le 21 nella chiesa di San Maurizio a Pinerolo.
Canteranno la corale valdese di San Germano, il coro
St Peter’s group, il coro Fihavanana, la corale valdese
di Bobbio-Villar Pellice e il gruppo Accordissonanti.
PINEROLO: Alle 21,15, al circolo Stranamore, per la
serie «La crisi del politico», Pino Tripodi parla su
«Biopolitica e bioeconomia».
TORRE PELLICE: La Pro Loco organizza una cena
all’Hótel Gilly, a partire dalle 20,15; prenotazioni in
sede oppure dalla presidente. Alma Charbonnier.
PEROSA ARGENTINA: Alle 17, nella sede della Comunità montana, il gen. Angelo Di Staso presenta «La
scuola di cavalleria, un progetto per il Pinerolese».
8 maggio, lunedì
TORRE PELLICE: Nella biblioteca del Centro culturale, per le «Conversazioni sul libro...», si parlerà di
«La figura di Gesù nella poesia russa di inizio ’900» su
proposta di Laura Micheletti e Eliana Canal.
11 maggio, giovedì
TORRE PELLICE; L’Unitrè propone, alle 15,30 alla
Casa valdese, una conferenza della prof. A. M. Albani
su «La cultura e l’arte a Napoli fino aU’Unità d’Italia».
12 maggio, venerdì
TORRE PELLICE: Il coretto Valdese di Torre Pellice
propone, alle 20,45, al Teatro del Forte, uno spettacolo di canzoni dal titolo «Le cahier»; replica domenica
14. Ingresso gratuito; necessarie le prenotazioni,
presso la libreria Claudiana di Torre Pellice.
In alta vai Germanasca
Rivive il sentiero
«Arturo Genre»
Arrivati a inizio anno i
finanziamenti dalla Regione, peraltro non particolarmente consistenti
(la cifra concessa è di un
milione e mezzo), la Comunità montana valli
Chisone e Germanasca e
l’associazione Vallescura,
promotrice dell’iniziativa, continuano a lavorare
al miglioramento del sentiero «Arturo Genre» in
alta vai Germanasca. Si
tratta di un itinerario di
carattere storico-toponomastico ma anche naturalistico, che si sviluppa
ad anello coinvolgendo
nel suo tragitto i territori
di Massello e di Maniglia
con l’intento tra l’altro di
far riscoprire al turista le
antiche vie di comunicazione fra i valloni del Germanasca e di Massello.
Nel suo percorso il
sentiero tocca diversi
luoghi storici, tratti panoramici, attraversa borgate e alpeggi oltre che
condurre nelle vicinanze
di siti minerari. «Occorrerà provvedere alla segnaletica - dicono in Comunità montana - per
questo sentiero a cui il
linguista, prematuramente scomparso, Arturo Genre era affezionato
e che aveva descritto più
volte». Il recupero del
sentiero materialmente è
stato compiuto grazie al
lavoro volontario dell’associazione Vallescura
che ha tra i propri intenti
quello di riscoprire e valorizzare gli aspetti storici naturalistici e culturali
della vai Germanasca e
che si è fatta subito promotrice di questo itinerario così ricco di storia e
di memoria.
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Guardia medica;
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ore 21,15, Il mistero del- scriminazion
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per i disabili
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Tel.:07ó6/570(
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sarà arricchita con una|
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10 sport per disabili».Cosi. 1
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discipline sportive, atieu- *
ca, tennis e bocce.
La rassegna «Cantavalli»
I fratelli Sacchettini
musica a Perrero
Nuovo appuntamento
con la rassegna di musica popolare Cantavalli
previsto per sabato 6
maggio alle ore 21,15 al
centro sportivo culturale
di Ferrerò. Questa settimana i fratelli Jean-Loup
e Christophe Sacchettini,
di Grenoble, si esibiranno all’organetto, flauti e
cornamusa in uno spettacolo vivace basato sulla
musica ballabile di tradizione franco-occitana;
un approccio che risente
delle attività delle associazioni Adaep e Mustra
Un vece
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17
5 maggio 2000
PAG. Il RIFORMA
Modernismo in un recente libro di Giulio Andreotti
«riconciliazione delle memorie»
:a;
iceutica’
irio 8-22)
7 maggio
Chisone
, tel '
tra cattolici, con amnesie e omissioni
aORCIOTOURN
T'®' t fi senatore Giulio Andreotti,
58771 I finissimo conoscitore del
^ londo romano che si muove
|erosa: 8ioo( Inmo al cupolone, è perfetSe a suo agio tanto nella
SALICE 1 Roma di Pio « che in quella
■•I flpapa Roncalli. Nella sua reItì . ..¿te produzione letteraria è
ia 'i ®®"''®' / a segnalare questo affasci^ Sante volume* in cui tratteg»ia Quattro personaggi da lui
no 8-22) ^gnosciuti (Giulio Belvedere,
7 maggio Ernesto Buonaiuti, Alfonso
Alilo - Piaa, Manaresi e Angelo Roncalli)
705 ■ tiie, da seminaristi romani, si
incontravano «al Gesù» per le
lice, 953355 devozioni serali, accomunati
sio, 598790 però anche da interesse e curiosità per quel rinnovamento
iìVÌÀ^ Éeologico che a inizio secolo
*giva in modo sotterraneo neLLICE -1 ¡Ji studi e nei seminari cattoliento halli ^con il nome di Moderni
- giovedìi smo, stroncato come si sa dalnerdì 5, ore fenciclica Pascendi e da una
te di Kikuj|j(|yta repressione che condus; sabato oh t^pi quattro alla scomunica o
domenica,‘,&eraarginazione.
,30 e lunedi, ' Andreotti ritiene a ragione
tua« little,! trite quella pagina di storia re' in gamba,"‘iigiosa italiana vada riscritta
avis. 1 aei conteso di quella riconci
- Il cinemi Razione delle memorie di cui
ha in prò- oggi tanto si parla e vadano
merdì, oré riabilitati quei cristiani autenta; sabato, dei che subirono ingiuste dimistero del- scriminazioni. Non intendiaìlair; dome-, mo affrontare il problema, ma
,15 e 17,15,: fare due riflessioni in margine
tedi e gio-i al volume. La prima riguarda
StuartI- Ernesto Buonaiuti. Andreotti
•ne traccia un profilo rispettoso, partecipe, senza tacere le
no in gamore 19e
dolorose esperienze che per
opposizione della Curia lo
studioso dovette soffrire, ricorda le difficoltà della vita di
lui anche sotto il profilo materiale, vita alleviata solo da pochi amici, fra cui menziona
quelli del seminario di Venegono. Ma non ricorda che furono vicini allo scomunicato
gli ambienti evangelici e in
particolare le Unioni cristiane
e la Chiesa metodista e che da
questi ambienti venne l’offerta di un insegnamento a Losanna, che, implicando l’adesione al protestantesimo,
Buonaiuti rifiutò.
Tutte le dimenticanze, le
amnesie sono significative,
tanto più in uomini, come il
senatore, di eccellente memoria, ma questa lo è particolarmente perché conferma
una nostra sensazione: i cattolici intendono (anche in
quest’anno penitenziale) re
golare i loro affari in famiglia,
la chiesa pecca e si pente, punisce e perdona, reprime e
consola ma tutto avviene intra muras, gli altri, tutti gli altri cristiani, ebrei, atei, sono
comparse, spettatori.
La seconda considerazione
attiene a questa stessa visione della chiesa. Ciò che stupisce un cristiano non cattolico nelle lettura di questo libro, e di altri analoghi, è la
capacità di sofferenza dei
credenti cattolici romani nella loro comunità ecclesiale.
Per molti pare essere una
sorta di autoflagellazione perenne, di cilicio comunitario
fatto di accusa gratuite, insinuazioni, reprimende di cardinali, divieti, minacce, il tutto collocato sullo sfondo di
quel castello kafkiano che è il
Vaticano. Un patire che approda a una sorta di purificazione ecclesiale, a un trasferimento dei meriti a un’agonia
vicaria. Difficile capire questo e di conseguenza anche i
perdoni, le assoluzioni, i ricuperi come quelli proposti
da Andreotti.
(*) Giulio Andreotti;
I quattro del Gesù, storia
di un’eresia. Milano, Rizzoli,
1999, pp. 152.
La questione deirintercomunione tra cattolici e protestanti
La Cena è del Signore
BRUMO CORSAMI
Nel numero di Pasqua Giuseppe Platone
ha descritto in anteprima Torganizzazione del Kirchentag 2003 che si svolgerà a
Berlino e avrà carattere ecumenico. E si domanda: come funzionerà, in questo quadro
ecumenico, la Cena conclusiva che di solito
si svolge in un grande stadio cittadino? Poche settirnane fa Gino Conte ha riassunto
con lucidità, su Riforma, gli ostacoli che
vengono oppòsti a ogni ipotesi di intercomunione Era evangelici e cattolici: dal rifiuto
di dare la Santa Cena (o Eucaristia) al rifiuto
di riceverla si di sopra dei confini della propria confessione religiosa. Difficoltà che
non vengono solò dalla Chiesa cattolica, ritenuta più rìgida, ma anche dagli ambienti
evangeficl (forse più spesso dai singoli che
dalle istituzioni).
È vero che alcuni formulari di liturgia vaidesi implicano una Santa Cena «aperta», per
esempio quello contrassegnato dalla sigla
«Isaia A», dove Tinvito è formulato così: «11
Signore dice: “Chiunque ha fame, chiunque
ha sete, venga e sarà saziato”». anche
quello chiamato «Marco C»: «Gesù ci invita.
Tutti coloro che riconoscono la sua voce accolgano il suo invito e partecipino alla comunione con lui e gli uni con gli altri, per
formare un solo corpo». Ma non so se queste
formule sono abbastanza esplicite e se sono
usate e ascoltate consapevolmente.
Vorrei contribuire allo studio di quest’argomento con una riflessione su Marco 14,
13-18; «Gesù mandò due dei suoi discepoli e
disse loro: Andate in città, e vi verrà incontro
Un uomo che porta una brocca d’acqua: seguitelo; dove entrerà, dite al padrone di ca
sa: Il Maestro dice: Dov’è la stanza in Cui
mungerò la Pasqua con i miei discepoli? Egli
vi mostrerà una grande sala ammobiliata e
pronta. Lì apparecchiate per noi. I discepoli
andarono e trovarono come egli aveva detto,
e prepararono per la Pasqua».
La figura di questo anonimo padrone di
casa mi sembra simbolica del ruolo delle
chiese al momento della celebrazione della
Cena. Perché la Cena è del Signore, è lui che
imbandisce la mensa, è lui che invita, è con
lui che i credenti cenano (anche se la «cena»
è ridotta simbolicamente a un pezzetto di
* pane e un sorso di vino), è l’accoglienza alla
sua mensa che esprime il dono della vivificante comunione con lui (dalla quale discende anche, come conseguenza, la comunione fra i partecipanti). La Cena è del Signore, non è la Cena di una parrocchia o di
una confessione religiosa. Queste non dovrebbero avere altra funzione che quella di
mettere a disposizione, come Tanonimo abitante di Gerusalemme, la casa, il locale, le
stoviglie, il pane e il vino. L’incontro deve
avvenite tra i credenti e il Signore, non tra i
credenti e l’istituzione ecclesiastica.
Non nego che si possa preferire incontrare il Signore, e cenare con lui, in una casa
piuttosto che in un’altra (perché più familiare, o perché i commensfoi sono più conosciuti), ma il rifiuto di dare e di ricevere la
Santa Cena non dovrebbe più esistere, se
Tinvito viene dal Signore e la Cena è sua,
non nostra. Per U resto, come dice l’apostolo Paolo, «ciascuno esamini se stesso, e così
mangi del pane e beva dal calice, poiché chi
mangia e beve mangia e beve un giudizio
contro se stesso, se non disceme il corpo
del Signore» (I Corinzi 11,28s.).
POSTA
Vantaggi
a Napoli
della Gioventù
Lunsomdre Fyrsi, 13 - 00050 Santa Severa (Roma)
Tel.: 0766/570055 - Fax: 0766/571527 - Email: villa33i@tin.it
dello sporti
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sabili». Così,
lo Sporidi'
npiero Cleliziativeini
I città il
ria manife-j
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ti». L’inizia
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Il «Villaggio della gioventù»
Invita tutti alla
Festa dei 50 anni
Il 6 MAGGIO 2000
Inizio del programma alle ore 15
Testimonianze
Concorso
di fotografia
Proiezioni
Buffet
Per informazioni rivolgersi alia direzione
Leggo sul n. 14 del 7 aprile
di Riforma un annunzio pubblicitario della ditta di pompe funebri «Il Giubileo» che
reclamizza funerali classici a
£ 2.500.000 e di lusso a £
3.900.000 (esclusi diritti comunali e necrofori). Ciò mi
ha fatto venire in mente
quello che dissi, un paio di
anni fa, a un portantino di
ambulanza che riportava a
casa mia zia morente, di 99
anni, che mi offriva i servizi
di una ditta da lui sponsorizzata: «Noi a Napoli non ne
abbiamo bisogno! Noi a Napoli abbiamo Bassolino».
Infatti tra le cose pregevoli
che ha fatto quest’ultimo, in
qualità di sindaco di Napoli
(in verità non molte, a mio
modesto parere), ha ripristinato l’impresa di trasporti funebri del Comune, già esi
azione iù- ^
abil, di trefe
e,atlett-i
tini
Passatempo
Pianificare il tempo
Un vecchio professore venne assunto per
preparare alcuni manager sul tema: «Come
pianificare il proprio tempo?». Alla prima lezione, disse loro: «Facciamo un esperimento». Mise un grande vaso sul tavolo. Poi prese una dozzina di sassi grossi come palle da
tennis e li introdusse, uno dopo l’altro, nel
vaso. Quando quest’ultimo fu pieno, chiese
ai manager: «II vaso è pieno?». Tutti risposero: «Si!». Allora il professore prese della
ghiaia, la versò sui sassi e questa andò ad infilarsi fino al fondo del vaso. Chiese di nuovo: «Il vaso è pieno?». Questa volta, uno dei
htillanti allievi rispose: «Penso di no». «Bene!», fece il professore. Prese della sabbia e la
Soluzione del cruciverba del numero scorso
versò poco alia volta nel vaso, riempiendo
gli spazi tra i sassi e la ghiaia. Chiese nuovamente; «Il vaso è pieno?». Questa volta, tutti
risposero: «No!».
«Allora, quale verità traete da questo esperimento?». Uno dei manager, pensando al tema del corso, rispose; «Questo dimostra che
quando pensiamo che la nostra agenda è sovraccarica, è possibile aggiungervi ancora appuntamenti o altre cose da fare». «Nient’affatto!», rispose il professore. «Questo esperimento ci dimostra che se non mettiamo per
primi i grossi sassi nel recipiente, non potremo mai farli entrare in seguito! La cosa importante è che devo mettere i miei grossi sassi per primi nella mia vita, se no rischio di
passare accanto all’essenziale... della vita».
Preghiere
Un missionario che presta la sua opera in
un villaggio africano viene a conoscenza di
gravi problemi di sussistenza in un altro villaggio distante un centinaio di chilometri
dal suo. Senza indugio alcuno prepara alcuni scatoloni con generi di prima necessità e
parte. Dopo molte ore in mezzo alla savana
la vecchia jeep cede; un guasto che il povero
anziano missionario non può riparare e, come se non bastasse, poco distante vede una
tigre! L’uomo è perduto, lo sa, tuttavia confida nel Signore e a lui si rivolge pregando. La
belva è ormai in corsa con la bava tra i denti
che sembrano pugnali. «Signore ti prego, insegna a questa bestia sentimenti cristiani!».
L’animale è ormai a due metri quando, improvvisamente, si inginocchia e dice; «Per
questo cibo che mi dai, ti ringrazio Signore».
stente nell’anno 1938, con
cui avvenne il trasporto funebre di mia nonna, e di cui mi
sono servito a varie riprese
per funerali familiari, a ciò
istruito dal mio pastore dell’epoca, fino all’anno 1986;
dopo di che, per ragioni politiche nonché di connivenza
con la speculazione, l’impresa era caduta in rovina e di
fatto non poteva più operare.
Detta impresa, nell’anno
1998, mi ha svolto tutto il servizio, compreso «sosta in
chiesa (valdese) per messa» e
compresa la bara di zinco per
tumulazfone (necessaria per
accedere al Cimitero britannico di Napoli) a sole lire
1.350.000.
E a questo proposito voglio
ricordare l’impegno ininterrotto, durante quattordici anni di ministero a Napoli, del
pastore Davide Cielo per tenere lontani i valdesi dalle
speculazioni; il pastore Cielo,
non appena aveva notizia di
un decesso, «piombava» a casa del defunto per mettere in
guardia i familiari e invitarli a
rivolgersi all’impresa comunale, sorbendosi talvolta anche velate minacce da parte
degli emissari degli specula
tori, nel frattempo giunti come falchi sul posto, che lo invitavano a «fare il prete» e
non il necroforo.
Leggendo la suddetta pubblicità mi sono ricordato di
questi episodi e mi sono accorto che noi valdesi (ma anche metodisti, battisti, ecc.)
residenti nel Comune di Napoli siamo davvero dei privilegiati, almeno in questo.
Paolo Olivieri
invii particoltnì
camera operatoria;
£ 1.050.000
Conferenza Nuova Dehli;
£ 600.000
lavoro in Nigeria; £ 300.000
capre in India; £ 443.200
Da Comitato ungherese;
£950.000
Totale: £411.631.254
Saldo in cassa £ 2.868.431
Entrate £ 414.499.685
-Napoli
Massimo Romeo - Torino
Le uscite
della Missione
contro la lebbra
Personalia
Nell’articolo sulTAssemblea della Missione contro la
lebbra {Riforma n. 15 del 14
aprile) ho omesso, involontariamente, la specifica delle
uscite che sono le seguenti:
La comunità di Pordenone
si congratula con Elena De
Mattia che ha conseguito la
laurea in Lettere classiche
con 110 e lode presso l’Università di Venezia.
1) alla The Leprosy Mission:
£202.100.001
2) acquisto titoli;
£ 116.856.259
3) deposito; £ 60.000.000
4) stampe; £ 13.831.220
5) amministrazione:
£ 6.992.374
6) viaggi: £ 8.508.200
Esequie classiche
a 2 milioni 500 mila
L'impresa di onoranze funebri «Il Giubileo» offre un funerale classico a
2.500.000 lire e un funerale di lusso a lire 3.900.000 (esclusi eventuali diritti comunali, necrofori).
«Per un funerale di lusso con l'impreso "Il Giubileo ho speso 3 milioni
900 mila lire: esattamente la metà rispetto a quanto mi era stato preventivato da un'altra irppresa a cui avevo domandato il preventivo, richiedendo lo stesso tipo di servizio».
La dichiarazione della signora Maria Stella B., di Chivasso, pone
l'accento su un fenomeno di cui tutti hanno avuto la prova o, per lo meno, hanno sentito parlare: la grandissima differenza nei costi dei funerali, a parità di servizio.
Il caso della signora Maria Stella B. è emblematico (il cognome è
omesso per ragioni di privacy, ma si tratta sempre di persone che hanno
usufruito dei servizi dell'impresa «Il Giubileo»). E' cioè sufficiente informarsi, cercare un'alternativa aH'«lmpresa di famiglia» presso la quale ci '■ ~
_______rz-z-xr-^rira rkc» ti nrittrinr» nU(=»niarp nrp<;tn7Ìrini imi mi i
SI, C0rCOre un UlltJIIIUMVU un VJI ivjnMyiiv.z 1VJ 01 O
sempre serviti, e scoprire che si possono ottenere prestazioni uguali nella
qualità, ma molto diverse nel prezzo, con un notevolissimo risparmio.
Decessi in ospedale: senslglie al Parenti
Nw> «tittono k «imprct« dd'ospMg» né, tonto meno, è »Mìgahrio mvkti
di m^>ns0 ««DiMisiibto». fkgli «apedai o struHun soniton» ¡»sogna DflWMMI*
M <fí «Awnqito, a daemo appena owenuto, segnali guesta a quefTenpnua fe*
nebr». Le segntAuioni, Wecite, gravano pesonlemenle svi costo dei servido.
ONORANZE FUNEBRI Sede centrale ed esposizione
w ^ C'io Bramante 56 • Torino
IL GIUBILEO Te/, on.663.30.05
Facoltà valdese di teologia
Formazione teologica
a distanza
Semineu'io locale a Torino
19-20-21 maggio
Chiesa valdese, via San Pio
V 15, Torino
responsabile:
past. E. BERNARDINI
Indirizzo:
ECUMENICO
/RELIGIONI IN DIALOGO
Esame: Metodologia del
dialogo interreligioso
Unità: «EBRAISMO, CRISTIANESIMO, ISLAM»
Programma:
venerdì 19 ore 20,45-22,30
sabato 20 ore 9-12 e 15-19
dom. 21 ore 9-12 e 15-18
Fulvio Ferrarlo
11 cristianesimo e le religioni: quale approccio teologico? Metodologia del dialogo interreligioso.
Gioachino Pistone
Introduzione all’ebraismo Il dialogo ebraico cristiano.
Giuseppe La Torre
Introduzione all’Islam - 11
rapporto tra cristianesimo
e islamismo.
QUOTA di ISCRIZIONE:
L. 30.000
ISCRIZIONI; entro il
maggio: past. E. Bernardini, Riforma, telefono 011
655278 fax 011-657542 e
mali dirett@riforma.it.
18
PAC. 12 RIFORMA
■
...... Viaggio nel Guatemala di mons. Gerardi e nel Salvador di mons. Romero
La voce di coloro che non hanno voce
Un viaggio organizzato da Pax Christi per partecipare alle celebrazioni perii ventesimo
anniversario dell'assassinio di Oscar Ramerò e per ricordare l'assassinio di Juan José Gerardi
VrrTORIO BELUVITE
E un pellegrinaggio alternativo a quello da fare a
Roma per il giubileo. Questo
è quanto ci dicevamo alla
partenza il 18 marzo per il
Guatemala e il Salvador con
la spedizione organizzata da
Pax Christi per partecipare
alle celebrazioni per il ventesimo anniversario dell’assassinio di mons. Romero e per
ricordare mons. Gerardi. Io
partecipavo nella minidelegazione di «Noi siamo chiesa» che si era aggregata. I
partecipanti erano spontaneamente selezionati in ragione del loro impegno nei
ristretti gruppi di cattolici
terzomondisti e pacifisti presenti quà e là nel mondo cattolico italiano.
Abbiamo incontrato una
chiesa cattolica per molti
aspetti «confessante»; per altri aspetti partecipe di un potere politico ed economico
violento, che ha guidato, sotto la direzione non troppo
nascosta degli Usa, una guerra civile durata decermi sia in
Salvador che in Guatemala.
Nel '92 e nel '96 si sono firmati accordi di pacificazione
che hanno fermato la guerra
e promosso forme di democrazia rappresentativa molto
fragili. Si trovano a discutere nelle assemblee elettive
gli stessi leader che si sono
combattuti con le armi in
pugno per anni.
Guatemala
L’ufficio di mons. Gerardi è
il primo nostro contatto con
rufficio per i diritti umani
dell’arcidiocesi di Città del
Guatemala. Ci riceve l’arcivescovo Penados Del Barrio, un
uomo anziano e malato che
si commuoverà durante rincontro. L’ufficio era diretto
da mons. Juan Josè Gerardi, il
vescovo coadiutore assassinato il 26 aprile del ’98, due
giorni dopo la solenne presentazione in cattedrale del
rapporto in quattro volumi,
«Nunca mas», in cui si documentano i 600 massacri (per
il 90% opera dei militari e per
il 10% della guerriglia), avvenuti durante la guerra civile
durata 36 anni. Ci presentano
la situazione i continuatori
dell’opera di Gerardi, uomini
che rischiano ancora la vita
perché in Guatemala la situazione è ancora molto difficile
e gli assassini di Gerardi sono
ancora protetti (l’accertamento delle circostanze del
delitto è ancora in alto mare
e ci sono evidenti tentativi di
depistaggio). L’Ufficio per i
diritti umani è finanziato integralmente dalla cooperazione internazionale ed è fortemente strutturato: ci sono
settantacinque collaboratori
nella sede centrale (di cui
ventisette a tempo pieno) e
cinquanta nelle diocesi.
Gerardi è stato la mente oltre che l’animatore di tutto.
Per ricostruire la verità sono
state fatte circa 6.000 interviste. I morti si calcola siano
stati 150.000, gli scomparsi
Mons. Juan Josè Gerard!
Guatemala: manifestazione popolare per il rispetto dei diritti umani
50.000,200.000 gli orfani e 440
le comunità rase al suolo su
una popolazione di undici
milioni di abitanti. Le vittime
per l’80% sono state donne e
bambini, in gran parte indigeni (maya): giustamente si parla di genocidio. L’Ufficio per i
diritti umani non si impegna
solo nella ricostruzione dei
fatti ma anche e soprattutto
in progetti per il recupero della salute mentale per superare
lo choc nelle comunità e in
progetti per la risoluzione
non violenta dei conflitti;
inoltre è iniziata nel ’97 una
iniziativa per la riesumazione
delle salme dalle fosse comuni e per la loro inumazione
con riti religiosi interconfessionali che tengano conto
della cultura e della visione
del mondo delle popolazioni
maya. Ascoltiamo queste informazioni con coinvolgimento e commozione: i vescovi del Guatemala sono
all’avanguardia neH’America
centrale e anche in America
Latina. 11 diocesi su 14 hanno collaborato a questa azione di recupero della memoria
storica. La dimensione dei
problemi e delle contraddizioni sono di dimensioni impensabili. Abbiamo di fronte
nell’incontro in arcivescovado mons. Rios Montt, il successore di Gerardi. È il fratello
del dittatore degli anni peggiori (’81-82) che è ancora
presidente dell’Assemblea
nazionale e «padrino» del
nuovo presidente Portillo.
Salvador
nate il culto (che è proibito
dal canone 1.187 del Codice
di diritto canonico per chi
non sia stato ancora proclamato beato o santo). Mi hanno detto che la Messa domenicale in cripta è stracolma di
gente mentre altrettanto non
avviene in cattedrale. Nell’omelia, durante la celebrazione ufficiale, il cardinale
Saenz Lacalle, dell’Opus Dei,
ha presentato Romero come
un uomo pio e devoto, riuscendo a non dire una sola
parola sulla sua azione a difesa dei diritti umani e della pace per cui è invece ritenuto
santo e venerato ormai in tutta l’America Latina.
Le celebrazioni popolari
sono state organizzate a fianco di quelle ufficiali sotto la
guida di monsignor Riccardo
Urioste, il principale collaboratore di Romero. La messa
ha riempito una enorme
piazza e poi una processione
di circa 30.000 persone si è
sviluppata fino alla cattedrale
dove fino a notte fonda ci sono stati interventi, in particolare di pastori evangelici, e
testimonianze. Emozionante
quella della sorella di D’Aubuisson, il mandante dell’assassinio di Romero. La sorella
dell’assassino da vent’anni
sta dall’altra parte, ritiene
Romero un santo, «la voce di
chi non ha voce».
In Salvador la situazione è
diversa. I vescovi sono quasi
tutti dall’altra parte rispetto
alla chiesa popolare, alla
chiesa del «pueblo» che Romero riuscì a impersonare
negli ultimi tre anni della sua
vita dopo che fu nominato
arcivescovo della capitale con
la speranza da parte del Vaticano che, da conservatore
quale era, frenasse tutto. Le
cose andarono diversamente.
Ancora adesso Romero e elemento di contraddizione profonda in Salvador. La sua
tomba, oggetto di venerazione, è stata trasportata dalla
cattedrale nella cripta per fre
Mons. Oscar Romero
Lo chiede Ramos Morta, leader della resistenza di Timor Est
«Processare i responsabili delle atrocità»
José Ramos Morta, vicepresidente del Consiglio nazionale della resistenza timorese
e Premio Nobel della pace,
ha chiesto che i leader responsabili delle atrocità
commesse nel Timor orientale vengano processati.
Morta, che ha lasciato Timor Est tre giorni prima che
le truppe indonesiane invadessero quell’ex colonia portoghese nel 1975, ha ricevuto
il Premio Nobel della pace nel
1996 insieme al vescovo cattolico Carlos Filipe Ximenes
Belo, per gli sforzi messi in atto in vista di una soluzione
pacifica del conflitto nell’isola, nel quale sono morte migliaia di persone. Morta è tornato a Timor Est nel dicembre
scorso, dopo il ritiro delle forze indonesiane e l’istituzione
di una Amministrazione Onu,
in attesa dell’indipendenza
totale dell’isola.
Presente il 12 aprile scorso
al Centro ecumenico di Ginevra, Morta ha reso omaggio
alle organizzazioni ecumeniche, ai responsabili di chiesa
e ai militanti, per il loro sostegno alla campagna a favore dell’indipendenza del Timor orientale. Grazie all’appoggio dei «movimenti di cittadini nel mondo», il Timor
orientale ha «potuto sopravvivere, nonostante tutto, e ha
realizzato il suo sogno più ar
dito: l’indipendenza del Timor orientale». Morta ha affermato che la resistenza timorese si era impegnata a
promuovere la riconciliazione nazionale, in particolare la
riconciliazione con le milizie
anti-indipendentiste che si
sono scatenate nell’isola nel
settembre scorso dopo che la
maggioranza dei timoresi
avevano votato per l’indipendenza in occasione del referendum organizzato con la
supervisione dell’Onu.
«Non vogliamo rivincita.
Vogliamo che i responsabili
tornino a presentarsi davanti
al loro popolo per dirgli quello che hanno fatto», ha chiesto Morta. Se presenteranno
delle scuse, non ci sarà castigo. Ma sottolineato che da
quando è giunta l’Onu, non
ci sono state né «rappresaglie, né linciaggi e non un solo caso di violenza politica».
Tuttavia, facendo una distinzione tra i membri delle milizie e coloro che li comandavano, ha dichiarato che i leader che avevano progettato
«di uccidere un popolo, di distruggere un paese» devono
essere processati. «Coloro
che hanno commesso gravi
violazioni dei diritti della persona in piena impunità non
dovrebbero essere lasciati in
libertà», ha proseguito.
Morta non chiede l’istitu
zione immediata di un tribunale internazionale per crimini di guerra e vorrebbe lasciare al governo del nuovo presidente indonesiano, Abdurrahman Wahid, l’iniziativa di
giudicare gli autori di simili
atti. Il presidente Wahid è stato eletto dopo le dimissioni,
lo scorso anno, del generale
Suharto, che ha diretto il paese dal 1968 al 1999. Morta, che
ha dichiarato di volersi «ritirare dalla politica», ha annunciato che aprirà, nei mesi
prossimi, un centro di riconciliazione nel Timor orientale, con l’appoggio di altri Premi Nobel della pace fra cui
Rigoberta Menchù, del Guatemala, e Oscar Arias, del Costa Rica. Ma chiesto al Cec e
alle sue chiese membro di sostenere questo progetto. Organizzazioni ecumeniche come il Cec possono contribuire alla ricostruzione del Timor orientale, ha detto ancora, «portando la loro esperienza e le loro risorse e sostenendo le iniziative locali».
Rivolgendosi a Morta il pastore Konrad Raiser, segretario generale del Cec, gli ha
detto; «Il Timor orientale è
diventato un simbolo sul
quale riposano le speranze e
le attese di molti... Conoscendo il Suo impegno personale,
so che queste speranze non
andranno deluse». (eni)
M Preparazione della manifestazione Aie
A Washington dopo Seattle
MARINETTA CANNITO
Domenica mattina le
aprile le strade di Washington erano occupate da
due soli gruppi: noi dimostranti (oltre 10.000) che esprimevamo il nostro dissenso verso le politiche elitarie e
corporative del Fondo monetario internazionale (Fmi) e
della Banca mondiale (Bm), e
le forze di polizia dispiegate al
massimo. Gli uni di fronte agli
altri, faccia a faccia.
Tre mesi di intensa preparazione da parte di polizia e
manifestanti avevano preceduto questa mobilitazione
che molti temevano sarebbe
stata sullo stile di Seattle. La
polizia di Washington aveva
speso un milione di dollari
per prepararsi a contrastare
la dimostrazione dell’Azione
16 aprile (A16). La loro tattica? L’intimidazione. 11 giorno
prima più di 600 persone erano state arrestate a tappeto,
dimostranti, passanti, giornalisti accusati, oltre che di
semplice «dimostrazione
senza permesso», anche di
«violazione». Quest’ultima
accusa era di per sé sufficiente a tenere a distanza tutti gli
immigrati senza documenti e
in generale i cittadini non
americani, perché comportava il rischio dell’espulsione.
Inoltre, durante le due settimane di mobilitazione per la
giustizia globale, per ben tre
volte la polizia aveva fatto irruzione nei locali del «centro
di convergenza» che serviva
da quartier generale di coordinamento tra i vari gruppi e
centro di informazione e preparazione. Ma alcune chiese
e centri della comunità ebraica sono stati l’ancora di salvezza in quei momenti di
sbandamento. Manno subito
messo a disposizione i loro
locali, e gli incontri dei dimostranti sono avvenuti regolarmente, con il solo inconveniente che bisognava mantenere sempre all’erta la rete di
informazione per essere al
corrente dei cambiamenti.
La strategia dei dimostranti
era basata sulle tattiche usate
a Seattle. La coalizione dei
vari gruppi partecipanti ha
messo a disposizione numerosi seminari di preparazione
(training), che erano quotidiani e duravano almeno tre
ore ognuno. Abbiamo appreso le tecniche della disobbedienza civile classica basate
sulla nonviolenza, che comprendevano abilità specifiche: come formare le barricate umane, come «chiudersi in
gruppo» (con le braccia unite
attraverso tubi di plastica appositamente costruiti), come
posizionare i polsi quando si
è ammanettati per evitare dolori e mancanza di movimento delle mani (alcune persone
arrestate durante la manifestazione sono poi rimaste
ammanettate per più di otto
ore), come rispondere in caso
di arresto, come praticare la
«solidarietà carceraria».
Durante i seminari eravamo messi di fronte a situazioni possibili: ostruzione e at
tacco da parte dqlla poi^j
confronto con delegati e fun’
zionari di Fmi e Bm che cer
cavano di entrare negli
domande dei giornalisti, q’
gnuno di noi doveva decide^
se far parte degli «arrestabili,,
(e quindi essere in prima fi.
la), 0 dei «non arrestabili» ^
avere ruoli di mediazione q
semplice partecipazione pii,
nella retroguardia). Denoti,
natore comune in tutti i trai,
ning: impegnarsi alla nonviolenza (fisica e verbale), a non
usare stupefacenti e armi.
La coalizione si è sviluppjij
secondo il modello di gruppi
di affinità (il mio gruppo jj
chiamava Fede-giustizia). A|. i
cuni dei membri del gruppj
avevano dei ruoli designati;
per l’assistenza medica, lega!
le, tattica, di comunicazione
con gli altri gruppi, di control,
lo sulla situazione generale, 4
mediazione con la polizia. Io,
ad esempio, ero la persona di
riferimento del nostro grup.
po, e avevo con me un celli,,
lare e la lista completa dei
membri con i loro pseudoni.
mi e il numero di telefono
delle persone da contattare io
caso di arresto.
1
■ ■ jt '•
Prese
Si voter
ere:
Ogni gruppo si univa ad al.
tri gruppi affini, formando
una squadra. Queste squadre
avevano diviso la parte cen
trale di Washington in otto
simbolici «pezzi di torta», a
ciascuna era assegnato di or
cupare particolari intersezio.
ni di strade il più vicino pos.
sibile alla Bm e al Fmi. I grup.
pi di affinità, benché uniti 6a
loro dal consenso su obiettivi
di coalizione, tattiche e prin.
cipi, erano liberi di usare prò.
prie strategie, in modo da h
sciare alla manifestazione un
margine di creatività chepo.
tesse cogliere di sorpresala
polizia che aveva messo in^ro numerosi informatori.Le
squadre volanti (gruppi di affinità mobili che giravano in
bicicletta) avevano il compito
di chiedere rinforzi di solidarietà alle varie squadre nei posti in cui la polizia minacciava
di attaccarle i dimostranti. Per
due giorni di seguito una comune decorazione corporale
ha unito tutte le migliaia di
dimostranti: su ogni avambraccio era scritto il numero
di telefono dell’assistenza legale in caso di arresto.
Alle 5 del mattino del fatidico giorno Al 6, il nostro gruppo di «Witness for peace»,
l’organizzazione con cui lavoro, ha aperto i propri locali
per ricevere gente del gruppo
proveniente da altri stati, a
cui abbiamo distribuito bottiglie di aceto e di acqua da
usare in caso di lancio di gas
lacrimogeni. Dopo aver pregato insieme ricordandoli
nostro obiettivo di solidarietà
con i paesi che subiscono le
conseguenze di politiche economiche ingiuste e il nostro
mandato di testimoni della riconciliazione, alle 5,30 abbiamo cominciato ad occupare,
non senza un velato senso di
paura, le nostre posizioni per
strada. Quasi tutto quanto
abbiamo imparato ci è poi,
purtroppo, seiAiito.
B
«Si^
Ql
lenzu
di un;
ta. In
to: og
Ques
molte
co, di
so de
dall’i
orien
prova
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cercai
mi fa
contr
cende
T ^
Li?]
di fed
non (
probi
scorse
molti
lòti g
—, -ilon
prio c
via a
setto
come
Un momento della manifestazione del 16 aprile (foto R. Reinhart)
possi
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sibilit
via, f
da va
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seggi,
lassar
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dicar