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Anno 126 - n. 30
27 luglio 1990
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
DOPO LA FINE DEL « SOCIALISMO REALE »
Lidentità mitteleuropea
La Primavera di Praga anticipò molte delle conquiste dell’autunno
scorso - I problemi di oggi però investono tutto il villaggio globale
Per esprimere un punto di vista nostro sull’attuale situazione
in Europa non ci si può limitare
a considerare la perestrojka e la
glasnost. E’ necessario inquadrare i problemi e le speranze
di oggi in una prospettiva più
ampia.
Forse sarebbe utile fare un salto indietro, tornare al 1968 e alla
Primavera di Praga: si cercava
in quel tempo di « umanizzare »
il socialismo e di restituirgli un
volto umano; si tentava di coniugare socialismo e libertà, e questa aspirazione rappresentava
una sfida per i regimi deH’Est e
dell’Ovest.
La repressione della Primavera
di Praga era dunque il risultato
di un’azione che vedeva coinvolti
gli interessi politico-economici
delle due parti. Nella fatidica
notte del 21 agosto non si trattava di difendere il socialismo, ma
di arrestare il processo democratico.
Nonostante il fallimento della
Primavera si può dire che senza
il modello e l’esempio di questa
esperienza le successive innovazioni in Ungheria, in Polonia, e
dal 1985 in URSS non sarebbero
state possibili.
Che cosa è successo negli ultimi vent’anni? La vita normale
proseguiva, si creavano dei valori
positivi, ma tanti avevano la spina dorsale rotta; c’era un’atmosfera di cinismo e frustrazione.
Mezzo milione di persone furono
espulse dal partito, vi furono dei
suicidi, alcuni vennero perseguitati, altri andarono all’estero.
Louis Aragon parlò della Cecoslovacchia definendola il « Biafra
dello spirito ».
Per certi aspetti il periodo dal
’68 all’88 assomiglia ai tempi
della Controriforma, dopo la battaglia della « montagna bianca ».
Come allora anche oggi gli scrittori e i poeti non potevano pubblicare opere nel loro paese. I libri cecoslovacchi venivano pubblicati a Colonia, Toronto e Zurigo, e poi contrabbandati in Cecoslovacchia.
Una vita
secondo la verità
E’ secondo questo retroterra
politico che dobbiamo cercare di
capire le manifestazioni di massa
nel novembre ’89. Queste ultime
erano l’esplosione di un desiderio
di vita secondo la verità, da parte
di tanti uomini e donne. La gente
nelle strade sentiva che non si
trattava di cambiamenti esteriori
ma di profondi cambiamenti politici.
I giovani e gli studenti di Praga rifiutavano di vivere nelTambiguità. E’ tragico che sotto il mantello del socialismo ci fossero
processi oppressivi, che creavano
una schizofrenia insostenibile.
Certo contavano anche altri fattori: senza la svolta dell’URSS
questi cambiamenti dell’Est e
nella Mitteleuropa sarebbero
falliti. Il sistema economico era
invecchiato e non poteva seguire
la dinamica del mercato internazionale; il socialismo, da speranza che era, era diventato una formula vuota.
Il ponte della
Mitteleuropa
Io parlo della nostra identità
mitteleuropea, e l’identità ha un
ruolo importante nella vita dei
popoli.
Negli ultimi anni si aveva la
sensazione che la nostra coscienza storica venisse rimossa, ma in
realtà della cultura mitteleuropea
fanno parte nomi come Kafka,
Brod, Smetana, Mahler, Bartok,
Husserl, Freud, Einstein, ecc.
La Mitteleuropa è il luogo della cultura comune dei popoli, non
si trattava solo di confini politico-geografici; quasi nessun altro
luogo era influenzato dal genio
ebraico, e anche ora la Mitteleuropa può dare un grande contributo all’unità culturale europea.
Dopo questi sei mesi di cambiamenti a che punto siamo?
Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste
Il sinodo, secondo quanto disposto dall’atto n. 86
della sessione sinodale europea 1989, è convocato per
DOMENICA 26 AGOSTO 1990
I membri del Sinodo sono invitati a trovarsi nell’aula
sinodale della Casa valdese di Torre Pellice, alle ore 15.
II culto di apertura avrà inizio alle ore 15,30 nel tempio di Torre Pellice e sarà presieduto dal prof. Sergio Rostagno.
IL MODERATORE
DELLA TAVOLA VALDESE
Franco Ciampiccoli
Berlino, autunno 1989:
un’immagine del muro.
Le società « socialiste» di ieri
sono orientate a diventare democratiche e pluraliste; il piano
economico è abolito e viene introdotto il libero mercato. In breve
tempo si è cercato di introdurre
libertà culturale e religiosa, di rimuovere i meccanismi burocratici, di rispettare i diritti umani,
di abolire i limiti di viaggio. Tutto questo era necessario, ed è positivo.
Il problema della
giustizia sociale
D’altra parte è deplorevole che
tanta gente nel mondo sia così
contenta del fallimento del socialismo. Si parla della vittoria della
rivoluzione capitalista in Europa,
ma si parla anche della diffusa
disoccupazione. Inoltre non siamo preparati ai problemi sociali
che verranno in futuro.
11 problema della giustizia sociale resterà anche nei prossimi
tempi, diventerà una questione
importante per la nuova società.
E in ogni modo il problema
non è solo della Mitteleuropa: il
nostro compito comune è la sopravvivenza del pianeta e degli
esseri umani, la pace, la giustizia.
Abbiamo una grande opportunità, quella di costruire un’Europa e di lavorare per darle un
profilo, un volto. Però non dobbiamo dimenticare il resto del
mondo. Sarebbe deleterio se il
mutamento attuale in Europa
creasse sempre più sfruttamento e povertà nel terzo mondo.
Pensiamo al razzismo e alTeurocentrismo, per esempio in Francia e in altri paesi.
Questo è il grande compito della chiesa e di tutta la comunità
ecumenica: non perdere d’occhio
i problemi globali e contribuire
alla creazione di un’atmosfera di
cooperazione in tutto il mondo.
Questa è la nostra sfida di oggi,
questo è il nostro « kairòs ».
Milan Opocenskij
(traduzione di
Manfredo Pavoni)
I CREDENTI E LO STATO
Giustizia
e ravvedimento
« Beati quelli che sono affamati e assetati della giustizia,
perché saranno saziati» (Matteo 5: 6).
Il problema di questa beatitudine, stando alla dizione di
Matteo, è tutto nella parola « giustizia ». Secondo alcuni vi si
dovrebbe aggiungere l'aggettivo «sociale», e si tratterebbe allora della giustizia nella storia e nella realtà quotidiana degli
uomini ad ogni livello, da quello economico a quello giuridico.
Secondo altri vi si dovrebbe aggiungere l’aggettivo « divina », e
si tratterebbe allora della giustificazione, una questione prettamente personale e spirituale.
Per i primi sono beati coloro che in questo mondo lottano
perché si stabilisca la giustizia fra gli uomini. Per i secondi
Gesù dichiara beati quelli che si riconoscono peccatori e fidano
soltanto nella giustificazione da parte di Dio.
Ma le due letture non dovrebbero creare eccessivo imbarazzo. Lottare per il trionfo della giustizia non può essere messo in alternativa alla fiducia nella giustificazione operata da Dio
in Cristo, a meno che non si strumentalizzi la fede nella giustizia di Dio, come si faceva al tempo di Gesù, nel senso di trasformarla in propria autogiustificazione religiosa e morale, per
cui la giustizia nel mondo era diventata del tutto trascurabile
e quel che contava era la propria irreprensibilità legale, la propria rispettabilità religiosa tutta esteriore. Per costoro poco importa se c’è gente che soffre dolore e morte o i cui diritti vengono calpestati. Il problema della teodicea (quello del rapporto
tra giustizia di Dio e sofferenza umana) veniva risolto affermando che chi soffre, chi è colpito da violenza e da morte (che si
tratti di una strage di regime o della caduta di una torre in
Siloe, vedi Luca 13: 1-5) lo è a causa del suo peccato, come per
il nato cieco di cui si cercava di sapere se fosse lui il peccatore o se lo fossero i suoi genitori (Giovanni 9: 2).
Eppure dovevano conoscere il senso biblico della giustizia
di Dio, il quale non si lascia distrarre o depistare da alcuna
trama degli empi. Pochi esempi sono sufficienti: «Dio giudicherà i poveri con giustizia e farà ragione agli umili del paese, la giustizia sarà la cintura dei suoi fianchi » (Isaia II: 4, 5)
e « Guai a quelli che assolvono il malvagio per interesse e privano il giusto del suo diritto» (Isaia 5: 23).
Dio è quindi colui che garantisce la giustizia in favore di
chi è colpito e oppresso. Emblematico è il Salmo 10: « L’empio
nella sua superbia perseguita con furore i rriiseri; essi riman. gotto presi nelle macchinazioni ordite dagli empi... L’empio,
nella sua alterigia, dice: Il Sigriore non farà inchieste. Tutti i
suoi pensieri sono: Non c’è Dio!... Dice in cuor suo: Dio dimentica, volge altrove la sua faccia, non vedrà mai. Sorgi, Signore, o Dio, alza la mano. Non dimenticare i miseri. Perché
l’empio disprezza Dio? Perché dice in cuor suo: Non ne chiederà conto? Invece tu hai visto; poiché tu tieni conto della
malvagità e dei soprusi per ripagare poi con la tua mano... O
Signore, tu esaudisci il desiderio degli umili, porgi loro il tuo
orecchio per rendere giustizia all’orfano e all’oppresso ».
La fedeltà di Dio è tutta in favore del rendere giustizia ai
calpestati dalle ingiustizie umane, alle vittime dell’arroganza
e della prepotenza degli empi, anche quando essi si reputano
garantiti nella loro pretesa inattaccabilità ed impunità.
Gesù da una parte afferma che gli affamati e gli assetati
di giustizia saranno saziati e, dall’altra, denuncia che violenze
e ingiustizie dipendono dal marcio che è dentro tante apparenti onorabilità e rispettabilità: « Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che appaiono
belli di fuori, ma dentro sono pieni d’ossa di morti e d’ogni
immondizia. Così anche voi, di fuori sembrate giusti alla gente,
ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d'iniquità» (Matteo 23:
21, 28). ,. ^ ^
Ma Gesù afferma pure che nessuno è innocente di fronte
al dolore e alla morte causati dall’iniquità degli uomini e dei
sistemi vigenti. Tutti hanno bisogno di ravvedimento (cioè di
cambiare strada): « Pensate che quei galilei uccisi da Pilato
fossero più peccatori di voi?... O che quei diciotto sui quali
cadde la torre in Siloe fossero più colpevoli?... No, vi dico;
ma se non vi ravvedete, perirete tutti come loro» (Luca
13: 2, 4-5). . .
Vorrei fare ora alcune brevi considerazioni:
1) La promessa della beatitudine non è per i rassegnati,
né per chi si accontenta di dire che la giustizia non è di que
sto mondo, né per gli eterni scontenti e protestatari, né per
gli idealisti. A costoro non basterebbe neppure il regno di Dio.
La soddisfazione della fame di giustizia sarà quella di veder
trionfare la verità; e questa sazietà è promessa a coloro che
non abbandonano la lotta per la giustizia.
2) La denuncia dell’ipocrisia da parte di Gesù rappresen
Paolo Sbaffi
(continua a pag. 2)
2
commenti e dibattiti
LETTERA APERTA
Egregio cardinale
Joseph Ratzinger,
A colloquio
con i lettori
sono un semplice prete, non occupo nessuna cattedra da cui potermi far sentire, non sono un
teologo di professione. Esercito il
ministero in una comunità cristiana di base e cerco dì restare
in contatto con i problemi della
gente povera, partendo da coloro
che fanno più fatica a vivere.
1) Ho letto l’ultimo documento
della Congregazione per la dottrina della fede « Istruzione sulla
vocazione ecclesiale del teologo ».
Ho cercato di capire i motivi e
le sollecitudini che hanno spinto
le più alte gerarchie ecclesiastiche ad intervenire in questo modo e in questo momento: vi proponete di « illuminare la missione della teologia nella chiesa » {ivi, 1). Non ho il minimo
dubbio che voi siate mossi da
intendimenti nobili e spinti dalla
consapevolezza delle vostre responsabilità. Eppure, mi espongo
ad una valutazione errata se vi
vedo come « padri » apprensivi e
soffocanti che, per un amore eccessivo e malinteso, non promuovono la libertà dei credenti? Sono prevenuto se scorgo nei vostri
interventi il groviglio delle paure
che, forse, agitano i cuori di troppi « pastori » della chiesa?
Certo, la ricerca teologica ha
i suoi rischi e può imboccare
strade sbagliate, ma, mettendo in
circolazione nel tessuto ecclesiale il virus della paura o esigendo
obbedienza ad ogni costo, si aiuta
forse la comunità a maturare e
progredire nelle vie deH'evangelo? Perché, Eminenza, in tutti i
suoi scritti (o quasi) si respira
tanta ansia e la paura si taglia
con il coltello? Perché ci sembrate più intenti a custodire e difendere una certa ortodossia che
non a « scatenare » una appassionata e prudente ricerca della verità? Perché avete sempre la
mano sul freno e ci dipingete i
teologi come se fossero sospetti
quando semplicemente evidenziano problemi, sollevano interrogativi e fanno emergere la necessità di riesprimere oggi, nei linguaggi del nostro tempo, la fede
cristiana? Non ci ripetono forse
le scritture, sia ebraiche che cristiane, l’esortazione a « non temere »?
2) Non siamo forse un po’ tutti contaminati da una certa voglia di possedere la verità? Forse
lo Spirito, che ci guiderà alla verità tutta intera, potrà liberarci
da questa illusione che ci imprigiona. Dio è la verità che, per noi
cristiani, si fa storia e parola
nella vita di Gesù. La verità fia
bisogno anche di formulazioni,
forse, ma essa abita sempre oltre,
perché Dio è più grande del nostro cuore e delle nostre parole.
Lei mi insegna tutto questo e io
lo credo con Lei.
La Bibbia è piena di « figure di
viaggio e di ventura » e noi siamo
inseriti in questo cammino con
tutti gli « splendidi » rischi di
questa peregrinazione. Perché
non ci lasciate correre i nostri rischi in pace? Esiste forse qualcuno al mondo che può garantirci contro di essi? Se la fedeltà
di Dio non viene meno, che bisogno abbiamo di vivere continuamente sotto tutela? Non abbiamo forse, invece, un estremo bisogno di spronarci vicendevolmente e di confrontarci continuamente con libertà e umiltà? Le
condanne e i sospetti non creano
forse aggressività e ipocrisia?
3) Non vi sorprende qualche
volta il sospetto di essere un po’
troppo sicuri che Dio si voglia
« legare » al vostro magistero
per mantenere la chiesa sul sentiero della verità? Non vi viene
mai il dubbio che la tanto citata « autorità del magistero »
sia, almeno in parte, una costruzione ideologica di persone e
istituzioni che hanno spesso rischiato di confondere la volontà di Dio con la loro? Come possiamo pensare che il magistero
Appuntamenti
sia « il solo interprete autentico
della parola di Dio scritta o trasmessa » {ivi, 13)? Come potete
dire, in tutta tranquillità, che
il rnagistero di fatto è « un’istituzione voluta positivamente da
Cristo come elemento costitutivo della chiesa » {ivi, 14)? Non
sarebbero necessarie alcune «cautele » e precisazioni? Come potete, senza dubitare un tantino
del vostro stesso « servizio », sentirvi così sicuri e muniti di tutte le prerogative che enumerate
e di tutte le competenze, straordinariamente ampie, che vi atti'ibuite come derivanti « dalla
assistenza dello Spirito Santo »
{ivi, 15)? Mi sembra che ci offriate troppe garanzie. Non è
forse perché vi sentite un po’
troppo « assistiti » e « garantiti »
a vostra volta dallo Spirito Santo? Tutte queste « garanzie » che
ci date educano alla fede o all’ubbidienza ecclesiastica?
4) Eminenza: Gesù, il buon
pastore, l’unico di cui abbiamo
davvero bisogno, ci porta fuori
dell’ovile, all’aperto, e cammina
davanti a noi, con mansuetudine e speranza. Perché voi siete
sempre pronti a chiudere l’ovile e volete persino brucare l’erba al posto nostro? A me fa
paura la gente troppo « assistita » dallo Spirito Santo. Sa ancora « scrivere per terra » come
Gesù di Nazareth e come ogni
comune mortale? Sa ancora
esperimentare l’incertezza, abitare la notte, invocare Dio dalle
tenebre più profonde?
5) Non può darsi che la vostra posizione vi renda un po’
dislocati rispetto ai nuovi fermenti di vitalità evangelica e di
impegno solidale che, silenziosamente, all’ombra della croce di
Cristo, germinano un po’ ovimque nel mondo? Non può darsi
che oggi il dissenso dal potere,
anche ecclesiastico, anziché una
tentazione da fuggire, rappresenti una strada, talvolta necessaria, da percorrere proprio nel
tentativo di essere fedeli alla sequela di Gesù? Perché non vi
preoccupate, invece, del troppo
consenso che riscuotete, dell’eccesso di obbedienza che vige
nella chiesa?
Eminenza, mi sembra che abbiamo troppo bisogno gli uni degli altri per poterci scomunicare. Io ho certamente bisogno anche della Sua fede per credere:
ne sono convintissimo. Forse —
mi domando — può servire a
Lei e a qualche altro anche la
fede di cristiani un po’ strambi
e « sballati » come me? Perché
non salutarci con questa preghiera e con questa speranza?
Fraternamente.
Franco Barbero
Comunità di base di Pinerolo
RETTIFICA
Cari fratelli e sorelle,
sul bollettino « Diaspora evangelica » delle chiese di Firenze e poi sul
giornale del 22 giugno, in chiusura della relazione del Circuito « Capire la vocazione », risulta che la sottoscritta
” Giovanna Pons » sostituisce il fratello Landò Mannucoi nel Consiglio del
X Circuito.
Vi prego di rettificare nel più breve tempo possibile tale errore perché
in realtà nel Consiglio del X Circuito,
al posto del fratello Landò Mannucci,
è stata eletta la nostra sorella della
chiesa di Siena « Paola Reggiani », a
cui facciamo i nostri migliori auguri per
un lavoro proficuo nel Signore.
Con I migliori saluti.
Giovanna Pons, Siena
LE STRUTTURE FCEI
Caro Direttore,
grazie per aver messo in rilievo l’appello della Federazione a favore dei
terremotati dell'Iran: una causa che rischia di destare infinitamente meno interesse della vicenda del Mundial.
Consentimi tuttavia una piccola precisazione.
In calce alla mia firma mi si attribuisce il titolo di « Presidente del Consiglio FCEI »: tale titolo non mi compete, perché la FCEI ha un Presidente,
il quale, tra l'altro, ha anche il compito di condurre le riunioni del Consiglio (e della Giunta] ma non è il Presidente del Consiglio: egli è il Presidente della FCEI.
Diversamente accade nella « Chiesa
Evangelica Valdese » (Unione delle
Chiese Valdesi e Metodiste) che invece ha un Moderatore della Tavola: ma
le due strutture sono sensibilmente
diverse; e queste diversità vanno rispettate.
lo sono valdese (credo che questo
sia fuori discussione...) ma non intendo
valdesizzare — né permettere ohe involontariamente si valdesizzi — la
Federazione che ho il piacere e l'onore di presiedere, e che intendo servire
in piena lealtà.
Col consueto affetto.
Giorgio Bouchard, Roma
SERMONI... BIBLICI?
Sul numero del 29 giugno scorso si
legge a pag. 6, nella corrispondenza da
Pavia, che il sermone del predicatore
laico di Pentecoste « non imita i "sermoni pastorali". E' biblico (...), spontaneo e colto ».
Tralasciando spontaneità e cultura,
mi permetto soltanto di chiedere all’estensore della breve cronaca: i « sermoni pastorali » non sono biblici? Cosa
sono?
Cordiali saluti.
Renzo Turinetto, Torino
Giustizia e ravvedimento
(segue da pag. 1)
ta la sua contestazione radicale di
un sistema culturale, politico, etico e religioso in cui l'iniquo principio del fine che giustifica i mezzi produce e copre tragedie, marciume e corruzione. Non serve
scandalizzarsi di fronte a sentenze assolutorie, pur nello sconcerto e nella tristezza; occorre smascherare ciò e chi le ha rese possibili, da piazza Fontana alla stazione di Bologna: depistaggi, occultamento di prove, morte di testimoni, rimozioni di inquirenti...
3) Per costoro, come per tutti, la parola di Gesù è senza mezzi termini una sola: ravvedetevi!
Già all'epoca della strage alla stazione, il Sinodo delle chiese evangeliche valdesi e metodiste sconcertò la stampa italiana affermando che « di questa tragedia
dobbiamo pentirci tutti, perché
tutti facciamo parte di un'Italia in cui orrori di questo genere
sono possibili ».
Ravvedersi, quindi, significa
cambiare sistema sia di vita personale, sia di come si gestisce la
cosa pubblica, e questo vale anche per i criteri con cui si amministra la giustizia. E se è difficile
(ma certo nulla è impossibile a
Dio!) che i timonieri e i nocchieri della barca Italia cambino rotta (si ravvedano), è sempre possibile che essi vengano esautorati,
rimossi dall'essere ancora (dopo
troppi anni) guide che «colano
il moscerino e ingoiano il cammello ». E non occorre che questo
cada dall'alto, ma può accadere
dal basso. Forse è il caso che anche chi (da ogni parte) oggi si
scandalizza, giustamente, di fronte ad una giustizia « non fatta »,
la smetta di continuare ad affidare la gestione del paese a gente
che non lo sa amministrare nella
verità, gente che non « muove
neppure un dito » (tanto per usare ancora parole di Gesù) per
contrastare depistaggi e occultamenti della verità.
Paolo Sbaffl
Domenica 12 agosto — AGAPE:
tiene l’assemblea dell'Associazione
amici di Agape. Informazioni tei. 0121/
807514.
Dal 13 al 25 agosto — CASTIGLIONE DELLA PESCAIA (GR): Presso II
Campo GBU • La salsicaia », campo
estivo dei Gruppi biblici universitari
sul tema: « Un’etica cristiana: possibile o impossibile? ». Oratore Edoardo
Labanchi. Informazioni presso Rhoda
Morrison, via Renza da Ceri, 32 —
00176 Roma oppure tei. 06/4957964 2757662.
13 agosto ■ 1» settembre — TRAMONTI DI SOPRA: Presso il centro • L.
Menegon », campo famiglie su: « Conosciamo l’ebraismo? » e su « Liberalità cristiana ». Informazioni e iscrizioni presso Silvio Marini, Dorsoduro
2092 - 30123 VENEZIA. Tel. 041/5233449.
14- 31 agosto — ROCCA DI PAPA:
Presso il Centro battista (via vecchia
di Velletri, 26 - Campi d’Annibale),
campo famiglie su: « Un nuovo risveglio come risposta alla crescente secolarizzazione della società ». Informazioni tei. 06/9499014 oppure 06/
5780412.
15- 31 agosto — SANTA SEVERA
(Roma): Presso il Villaggio della gioventù, campo famiglie su: « Chiesa
profetica oggi? ». Tel. 0766/740055.
16 25 agosto — TRAMONTI DI SOPRA: Presso il centro • L. Menegon »,
campo per ragazzi (13-17 anni) su: « Libertà ed emancipazione ». Informazioni
e iscrizioni presso Silvio Marini, Dorsoduro 2092, VENEZIA - Tel. 041/
5233449.
17-24 agosto — AGAPE: Campo teologico su: . Economia e teologia: Dio
Si riveste I deboli di forza». Tel. 0121/
807514.
18 26 agosto — VELLETRI: Presso «Ecumene », campo per giovani su: • Democrazia e cambiamento della società ». Informazioni c/o OPCEMI, via Firenze, 38 - ROMA. Tel. 06/4743695.
25 agosto - 1“ settembre — AGAPE:
Campo politico sul tema: • Finalmente si cambia, purtroppo solo all’est ».
Tel. 0121/807514.
25 agosto - 1» settembre — AGAPE:
Campo precadetti (9-11 anni) sul tema: <■ Uno e tutti: divertirsi ascoltando ». Tel. 0121/807514.
1- 9 setteimbre — VELLETRI: Presso
il centro » Ecumene », campo per ragazzi dagli 8 agli 11 anni sul tema;
« Le parabole di Gesù ». Informazioni
c/o OPCEMI (06/4743695).
2- 9 settembre — ROCCA DI PAPA
(Roma): Presso il centro battista (via
vecchia di Velletri, 26 - Campi d’Annibale) si tiene il campo « Singles ». Per
informazioni, tei. 06/9499014 oppure
06/5780412.
2-12 settembre — SANTA SEVERA
(Roma): Presso il <■ Villaggio della gioventù » si tiene il campo famiglie su:
« La parabola nel Nuovo Testamento ».
Informazioni tei. 0766/740055.
4-13 settembre — MONTEFORTE IRPINO (AV) — Si tiene un campo per
bambini dai 6 ai 9 anni, dal titolo: « Entriamo in una favola ». Per informazioni, tei. 0825/682698.
13-17 settembre — VELLETRI: Presso
il centro Ecumene, campo teologico
sul tema: « La parola della Croce ».
Tel. c/o OPCEMI 06/4743695.
'ri
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settimanale delle chiese valdesi e metodiste
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Longo (vicepresidente). Paolo Gay, Giorgio Gardiol, Franco Rivolra (membri)
Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481
Il n. 29/90 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 18 luglio e
a quelli delle valli valdesi il 19 luglio 1990.
Hanno collaborato a questo numero: Archimede Bertolino, Adamo Donini, Gino Conte, (vana Natali.
3
27 luglio 1990
vita delle chiese
Da destra: l’assessore regionale .Tosi, il direttore sanitario Turtulici, il presidente Lombardi Boccia, gli ispettori Twinn e Buglione.
co di professionalità e dedizione.
Il bel giardino, annidato in modo tipicamente genovese fra le
costruzioni in pendio, ha poi offerto nei due casi l’occasione di
incontri e conversari amichevoli,
resi anche più piacevoli
da un buon rinfresco. Naturalmente dopo il "clou”, cioè la visita guidata e commentata al nuovo blocco, ’’inquinato” per l’ultima volta da una folla estranea,
prima che cali la barriera della
sterilità assoluta. I visitatori hanno ascoltato, guardato, ammirato; felici, ovviamente, di esserci
in veste di visitatori... Una parola
di vivo rallegramento per l’attività sanitaria così migliorata e potenziata, e l’augurio a tutto l’OEI
per il servizio apprezzato che rende nella città, e per la testimonianza evangelica di cui in vari
modi è portatore.
G. C.
GENOVA: OSPEDALE EVANGELICO INTERNAZIONALE
Al servizio delia città
E’ stato inaugurato il nuovo blocco operatorio - Non sono tuttavia
terminati i lavori che già dei nuovi progetti sorgono all’orizzonte
In due momenti — uno, più familiare, con tutto il personale, sabato 30 giugno, ed uno più ufficiale, con l’interveilto delle autorità, sabato 7 luglio — è stato
inaugurato il nuovo blocco operatorio deirOspedale evangelico
intemazionale di Genova. Ottenuto con l’ampliamento dell’ala nuova del pianterreno, curato per gli
impianti dai tecnici tedeschi della Maquet, ultramoderno, consegnato con perfetta osservanza dei
termini, sarà operativo a settembre e darà un vigoroso colpo d’ala
al servizio che l’OEI offre all’utenza cittadina. 3 sale operatorie, di
dimensioni e finalizzazioni diverse, reparto automatizzato e rigorosamente sterile. Saranno ora
demolite le vecchie sale operatorie e ristrutturate in nuove camere di degenza.
Nelle due occasioni il presidente del Consiglio dell’OEI, Bruno
Lombardi Boccia, riandando alle
tappe salienti della crescita dell’ospedale dal 1856, quando alcuni
esponenti delle cinque denominazioni evangeliche esistenti in Genova si impegnavano a creare un
ospedale protestante, a vent’anni
dopo, quando l’acquisto della villa consentì di passare a 35/40 posti letto ed ancora al 1973, quando con la costruzione dell’ala
nuova i posti triplicarono, ad oggi, ha sottolineato il salto di qualità costituito dalla tappa odierna.
« La data di oggi — ha detto
Lombardi Boccia — verrà ricordata fra le ricorrenze importanti
nella vita dell'OEI per l'inaugurazione delle nuove sale operatorie.
La nostra chirurgia è sempre stata meritatamente assai ben quotata, però gli interventi d’una certa importanza e difficoltà non sono mai stati molti. I nostri chirurghi sono in prevalenza giovani.
La gioventù non è certamente
qualcosa di negativo, anzi rappresenta un vantaggio, purché si abbia voglia di lavorare. Per raggiungere traguardi più alti l’amministrazione è disposta ad incoraggiare la preparazione dei nostri medici. In merito sono lieto
di comunicare che l’amministrazione si è accordata con il prof.
Gazzaniga perché presti la sua
opera nelle nostre sale operatorie
un pomeriggio alla settimana.
Tutti ben conosciamo il prof. Gazzaniga: certamente abbiamo istituito nel nostro ospedale una
buona cattedra di chirurgia da
cui trarre cognizioni valide ed
esperienza profìcua ».
A proposito di un secondo finanziamento regionale Lombardi
Boccia ha aggiunto; « L’inaugurazione di quella ulteriore realizzazione segnerà forse Vultima ricorrenza da ricordare (oltre a quella
per l’acquisto della TAC). Perché
l'ultima? qualcuno può pensare.
Ma perché se riuscissimo a soddisfare appieno quanto auspichiamo e stiamo progettando, non resterà più spazio fisico al n. 31 di
Salita Superiore San Bocchino
per ulteriori progetti! ».
Nella manifestazione ufficiale
de] 7 luglio, con l’intervento fra
l’altro dell’assessore regionale alla sanità dosi, del moderatore della Tavola valdese e di rappresentanti della CIOV, al discorso del
presidente hanno fatto seguito
cordiali indirizzi di saluto e di
augurio da parte deH’assessore
regionale dosi, che ha ricordato
la ormai lunga e armoniosa collaborazione fra l’ente pubblico e
l’OEI, piccolo ma ben caratterizzato e apprezzato; c da parte del
direttore sanitario dott. V. Turtulici, che ha sottolineato la feconda complementarità di un’amministrazione piena di slancio e di
entusiasmo e di un personale ric
LUCCA
Incontri culturali
con la cittadinanza
In questa prima metà dell’anno, nelTambito delle attività culturali organizzate dalla comunità evangelica di Lucca, molte sono state le occasioni per proporre alla cittadinanza tematiche
protestanti.
In febbraio sono stati invitati
a tenere una conferenza nella
chiesa valdese il prof. G. Gönnet, che ha commemorato la figura di Amedeo Molnàr, recentemente scomparso, ed il prof.
E. Rinaldi, che ha parlato sul
rapporto tra fede ed arte pittorica nell’etica protestante.
In primavera la comunità valdese ha organizzato una settimana di evangelizzazione: conferenze sono state alternate a
proiezioni di film e concerti
strumentali; la manifestazione
ha destato curiosità ed interesse nella cittadinanza, soprattutto in occasione delle conferenze
tenute dal prof. G. Spini e dal
prof. D. Maselli, che hanno suscitato vivaci dibattiti fra il numeroso pubblico intervenuto. Alla buona riuscita di questa settimana di evangelizzazione hanno collaborato ottimamente anche i fratelli della Chiesa pentecostale di Altopascio.
Il ciclo di incontri culturali
è stato concluso anche quest’anno dal prof. S. Caponetto, che
ha affrontato il complesso tema
« Il cristianesimo di I. Silone ».
Soffermandosi in particolare sui
romanzi Avventura di un povero cristiano, in cui è narrata la storia di Celestino V, e
Vino e pane, egli ha analiz
CORRISPONDENZE
Rinnovamento del culto
SAN SECONDO — Per cinque
domeniche, dal 17 giugno al 15
luglio, i culti domenicali anche
se hanno seguito l’ordine liturgico tradizionale, si sono svolti
in un modo differente, ma è stato sottolineato sempre che era
in ogni caso un culto di adorazione al Signore.
La predicazione della Parola,
sempre punto centrale, è stata tenuta da Peggy Bertolino che ha
seguito il libro del Deuteronomio scegliendo cinque passi significativi, mentre la liturgia, a
più voci, è stata tenuta da vari
membri della comunità. Inoltre
v’è stata la partecipazione di alcuni ragazzi della scuola domenicale e del catechismo che hanno eseguito alcuni canti ispirati
alla fede in Cristo, accompagnati dallo xilofono.
L’esperimento è stato gradito
dalla comunità ed è stato suggerito di ripeterlo qualche altra
volta.
• Ricordiamo che domenica 12
agosto il culto sarà con la celebrazione della Santa Cena.
• Ci rallegriamo con Paola
Robert-Cardon che si è felicemente laureata in pedagogia.
Nomine alla FCET
UDINE — L’assemblea ordinaria della Federazione delle chiese evangeliche del Triveneto, riunitasi in primavera, ha proceduto
alle nomine nel modo seguente:
segretario e cassiere; Adamo Donini .valdese, di Venezia; consiglieri; Daniele Busetto, metodista, di Vicenza (vicesegretario);
Sergio Casonato, battista, di Pordenone ; Lidia Giorgi, pastore
battista; Liberante Matta, pastore battista; Luciano Menegon,
metodista, di Udine; Lino Pigoni, metodista, di Udine.
Accolte le istanze di iscrizione alla FCET presentate dalle
comunità di Rovigo e di Ferrara, l’assemblea si è impegnata a
proseguire nelle seguenti attività; migliorare i rapporti tra le
comunità federate e la federazione nazionale, in vista di un impegno di evangelizzazione e di un
coinvolgimento su temi politico
croci ugonotte in oro e argento
oreficeria - orologeria - argè
born
di tesi <& delmai
via trieste 24, tei. t93117
pinerolo (tot
culturali; allargare la base di comunità aderenti alla federazione,
non specificatamente delT area
BMV o luterana; qualificare nell’unità il discorso ecumenico con
la chiesa cattolica; potenziare e
difendere la trasmissione della
RAI Trieste « IO minuti con la
Bibbia»; occuparsi degli immigrati con iniziative di sostegno e
di testimonianza. Occorrerà inoltre procedere alla revisione dello
statuto interregionale vigente,
per adeguarlo alle necessità delle
comunità aderenti ed aspiranti
ed indire a tal fine ima assemblea
straordinaria. Tale assemblea si
terrà il 7 ottobre alle ore 9,45 nella sala della comunità di Mestre
in via Cavallotti.
Ida Barlera Negri
FELONICA — Un altro lutto
ha colpito la nostra piccola comunità felonichese: il Signore
ha accolto tra le sue braccia la
sorella Ida Barlera ved. Negnri, di
89 anni. Con essa scompare uno
degli ultimi rappresentanti di
quelle coraggiose famiglie che intorno al 1910 decisero di concretizzare a Felonica il messaggio
evangelico udito durante il duro
lavoro di scarriolanti a Santa
Lucia di Quistello.
zato le tematiche religiose che
ne emergono, mettendo in evidenza l’assoluta originalità nei contenuti del messaggio cristiano di
■Silone.
L’incontro culturale più importante della stagione si è avuto
sabato 16 giugno a Villa Bottini, sede delTassessorato alla cultura del Comune di Lucca, dove si è svolta una giornata intemazionale di studi sul tema
« / lucchesi di Ginevra da Giovanni Diodati a lean Alphonse
Turrettini ».
Il convegno, che ha avuto il
patrocinio di numerosi enti ed
associazioni cittadine, oltre che
delTassociazione Amici della Biblioteca Guicciardini e delTUniversità di Firenze, dove operano
molti degli storici intervenuti, si
è aperto con la relazione del
prof. G. Spini, al quale è stato
anche affidato il compito di coordinare i numerosi interventi.
Oltre cinquant’anni fa A. Pascal, nella sua opera Da Lucca
a Ginevra, esaminava le vicende
di quelle famiglie lucchesi che,
abbracciata la fede protestante,
furono costrette a rifugiarsi nei
paesi d’oltralpe nella seconda
metà del '500 per sfuggire alla
persecuzione religiosa; si trattò
dì Un esodo massiccio che ebbe
generalmente, come prima meta,
la città di Calvino. L’opera di
Pascal tuttavia limitava l’indagine storica alla prima fase dell’emigrazione lucchese. Scopo di
questa giornata di studi è stato sia quello di informare sull’attuale stato delle ricerche, sia
di indicare nuove vìe per compiere studi sistematici sulle successive generazioni di queste famiglie mercantili lucchesi.
AI convegno è intervenuto anche Valdo Bertalot che ha offerto, a nome della Società biblica
in Italia, una copia della Bibbia nella versione di Giovanni
Diodati all’assessore alla cultura
del Comune di Lucca, presente
in rappresentanza del sindaco.
Un’altra conia è stata donata a
mons. Giuliano Agresti, arcivescovo di Lucca, di cui è noto il
profondo zelo ed amore per la
conoscenza biblica.
Infine il prof. Maselli, pastore della locale chiesa valdese, ha
consegnato un’altra Bibbia alla
rappresentante della comunità
dei lucchesi di Ginevra, discendente, ella stessa, da un ramo
della famiglia Diodati.
Nell’offrire questo dono il
prof. Maselli ha sottolineato il
particolare significato che la Bibbia nella traduzione Diodati rappresenta per i lucchesi; non si
tratta soltanto di un’opera di
grande valore sia letterario che
filologico, ma è il frutto degli
studi di questo biblista e teologo nato a Ginevra, ma che si
definiva «di nation lucchese»,
dando così testimonianza del
profondo legame che ancora nel
’600 i discendenti di quei mercanti emigrati per sfuggire alle
persecuzioni religiose mantenevano con l’antica patria. Il prof.
Maselli ha poi concluso esnrimendo l’augurio che questa Bibbia, frutto della Riforma, sia ritornata a Lucca non più come
Segno di divisione, ma di amore e di fratellanza in Cristo.
Paola Frateschi
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27 luglio 1990
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
UN’ESISTENZA
DI SACRIFICIO
« Io vi esorto dunque, fratelli, per
le compassioni di Dio, a presentare
i vostri corpi in sacrificio vivente,
santo, accettevole a Dio; il che è il
vostro culto spirituale.
E non vi conformate a questo secolo, ma siate trasformati mediante
il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la volontà di Dio, la buona, accettevole e perfetta volontà ».
(Romani 12: 1-2)
L’esortazione deU'apostolo Paolo
ai Romani assume per noi protestanti in Italia un’importanza estremamente rilevante. Un’importanza
del resto pienamente avvertita dalle generazioni passate che ne intesero il carico di responsabilità e si
sforzarono di rispondere, ciascuna
a proprio modo, secondo la ricchezza di caratteristiche del pluralismo
evangelico; Una risposta che aveva
alla base quell’idea del « resto fedele » che non piega le ginocchia agli
idoli che l’apostolo, richiamandosi
al profeta Isaia, illustra nel capitolo 11 della medesima lettera.
Un’esortazione intesa a suscitare
risposte che non siano limitate nell’ambito della pietà personale ma
coinvolgano tutta la vita del credente, facendogli assumere quella diversità che è specifica del discepolo di
Cristo. Soltanto nel tentativo di questa risposta è possibile che il nostro incontro con il Signore non
sia il frutto delle nostre illusioni
ma vera esperienza di quelle potenti e misteriose vie di Dio alle quali
Paolo fa cenno. Insomma, per essere chiari, Dio ci chiama a un ruolo
ben preciso, secondo i suoi disegni;
un ruolo di testimonianza così che
a noi per primi, e a chi sta attorno
a noi, sia possibile sperimentare la
bellezza e la bontà del suo progetto
per l’umanità.
Questa è grazia, una grazia che
offrendosi a noi ci offre l’opportunità di assumere un ruolo e una dignità straordinariamente importanti. La salvezza che Dio ci offre, insomma, è sempre invito a vivere
concretamente un’esistenza di « sacrificio ».
Il discorso della Grazia
e quello del sacrificio
Davanti alla parola sacrificio noi
storciamo il naso. Non ci piace. Se
il discorso della grazia ci convince,
quello del sacrificio ci respinge.
Se il discorso della resurrezione
ci entusiasma, quello della croce,
della morte sulla croce, ci angoscia.
Ma così è. Questa è la fede cristiana. Non c’è resurrezione senza
croce, non c’è fede senza sacrificio,
senza cambiamento.
L’umanità pensa che il sacrificio
sia un atto attraverso il quale si
paga un prezzo alla divinità, un prezzo spesso pesante, una rinuncia a
qualcosa di nostro o a parte di noi
stessi.
Ma questo non è il sacrificio cristiano. Il sacrificio chiesto da Cri
II 10 giugno scorso la comunità metodista di Luino ha ricordato il centesimo anniversario della sua fondazione, in una giornata di fraternità
e di ringraziamento. In quelPoccasione il pastore Claudio H. Martelli,
presidente dell’Opera per le Chiese metodiste in Italia, ha tenuto la pre’
dicazione che qui riportiamo, basata sull’esortazione della lettera di Paolo ai Romani al cap. 12. Si tratta di un richiamo alla coerenza e alla testimonianza, che caratterizzano la nostra fede, (red.)
sto è nell’ottica della misericordia,
di Dio e nostra, dell’azione di giustizia e di pace che Dio muove attraverso la storia del mondo e le
nostre vicende personali.
Non una rinuncia, non una perdita dunque, ma un atto di riconoscenza e di gioia.
Nel sacrificio cristiano non si tratta di rispettare le regole del rito antico, pagando un prezzo per « acquistare » la bontà di Dio. Si tratta di
offrire noi stessi, in un cambiamento di mentalità e di vita, per divenire partecipi del beneficio dell’unico vero sacrificio che conti, quello
di Cristo sulla croce. Perché allora,
nonostante ciò, siamo così lenti a
rispondere? Perché davanti a un « sacrificio razionale » di questo tipo —
come lo chiama Paolo — le risposte sono così lente a venire? Forse
perché la prima conseguenza del sacrificio è proprio nel cambiamento
che questo sacrificio richiede a noi.
La logica dell’Evangelo
contro il patteggiamento
La logica dell’Evangelo non conosce le mezze misure che a noi tanto
piacciono, non si realizza sulle meschinità di piccoli patteggiamenti
con Dio.
La radicalità dell’azione di Dio
per il nuovo mondo è tale che ci
lascia senza fiato. Con i nostri atteggiamenti, se accadesse a noi di
essere i protagonisti della nota parabola del mercante di perle, noi
sceglieremmo la prudenza del piccolo investimento anziché il rischio
del grande affare. Per parlare un
linguaggio del nostro tempo a tutti
comprensibile: investiremmo in BOX
o CCT anziché nell’acquisto di azioni di una società che lancia sul mercato avveniristici prodotti e servizi.
Sì, abbiamo veramente paura che
Dio ci spinga ad azioni azzardate e
che ciò comporti la perdita delle nostre vere o presunte certezze, di
ciò che con fatica ed impegno costituisce il nostro piccolo tesoro di
beni materiali, spirituali, morali, politici.
Ma Paolo incalza annunciando
l’Evangelo di Cristo:... io vi esorto!
C’è tutta la forza e la speranza di
chi sa come sia urgente, indispensabile, risolutivo accogliere questo
appello, fare propria questa necessità perché il mondo viva.
In questa giornata noi ricordiamo il centenario di una nostra comunità. Un fatto che ci offre l’opportunità di valutare il senso e le
possibilità del nostro essere evangelici in questo paese, in questa regione, in questo momento.
Se cogliessimo però quest'occasione per una ennesima commemorazione di ciò che è stato, noi vivremmo tutta l’indegnità e la falsità di coloro che non hanno il diritto di dichiararsi depositari di
quest’eredità.
Essere evangelici in
Italia, cento anni fa
Non era facile essere evangelici
cent’anni fa in Italia. Angherie, disprezzo, isolamento, sospetto. Potremmo raccontare centinaia di storie eroiche, di silenziose e sofferenti testimonianze rese da intellettuali
e da contadini, da predicatori e da
casalinghe. Eppure noi siamo oggi
qui perché quella diversità fu accettata non con rassegnazione, non con
fatalismo, non per abitudine, ma
con gioia e consapevolezza. Perché
quelle testimonianze furono un « sacrificio » in senso evangelico. Si trattava di dire una serie infinita di no
alle logiche prevalenti. Un ruolo scomodo, duro, pesante. No al parroco
del paese, no al maresciallo dei carabinieri, no al maestro di scuola,
no al sindaco o al prefetto, no ai
vicini di casa, no alle processioni,
alle novene, ai matrimoni, agli affari.
E questi no, per l’azione misteriosa e potente di Dio, si trasformarono nel corso degli anni in tanti sì,
in apporti positivi, così che alla fine
— spesso è accaduto — oggi in quei
paesi e città che ci costrinsero nel
ghetto, ci si vanta della nostra presenza come segno del cambiamento dei tempi, della nuova era di tolleranza e di pluralismo.
Ma è proprio qui il rischio per
noi, protestanti nell'Italia di oggi.
Quello di sentirci appagati, quello
di dire: ce l'abbiamo fatta! Siamo
stati accettati!
Paolo sarebbe saltato in piedi infuriato e sconvolto e avrebbe ripetuto ancora per noi oggi: io vi esorto!... Un nuovo tempo di sfide si
apre davanti a noi. Un tempo nel
quale più che mai è indispensabile
accogliere l’esortazione ad essere sacrifici viventi, a cambiare mentalità,
ad essere diversi.
Perché non è poi così certo e così vero che i valori per i quali ci
siamo battuti, non solo noi, certo,
ma anche noi in passato, siano oggi
un dato acquisito.
Se oggi noi non siamo più emar
ginati, nuove paurose sacche di emarginazione si aprono e razzismo, qualunquismo, conformismo dilagano in
un’orgia di deresponsabilizzazione
che fa veramente paura a chi non
sia accecato dal precario equilibrio
delle apparenze.
Un conformismo cinico che, gettati alle ortiche gli ideali che richiedono sacrificio nei tempi lunghi, arraffa tutto ciò che è a portata di
mano e che il mondo si arrangi!
Per noi però, anche per questa
piccola Chiesa metodista di Luino,
il mondo è la nostra comunità. L’orizzonte, per grazia di Dio, è più vasto
del microcosmo della parrocchia. Ne
consegue che la testimonianza dell’Evangelo di Cristo dovrà dire ancora tanti no. E ci dispiace se questi no disturberanno o verranno
fraintesi.
No alla mostruosità di chi -vuol
dividere questa piccola Italia in buoni e cattivi, onesti e disonesti, nordisti e sudisti, lombardi e terroni o
veneti. No, perché disonesti, ladri,
mafiosi, opportunisti non sono il
frutto della geografia o del dialetto
ma della mentalità di un mondo —
senza aree di esclusione — dove il
furbo e il violento sono eroi e l’onesto e l’inerme sono le vittime.
I ”no” che dobbiamo
pronunciare
No all’idea che potremo avere be
nessere e civiltà pensando egoisticamente in termini locali, perché il
mondo è il villaggio dell’uomo e non
potrà esistere né pace, né sicurezza,
né giustizia se lasceremo chi ci abita accanto nella miseria, nella malattia, nella disperazione. No ad una
visione economica che privilegi il
solo profitto a scapito della visione
collettiva del benessere che garantisca dignità e non elemosina a chi,
e sicuramente sempre non per colpa sua, ha avuto meno opportunità.
No al razzismo che avvelena il nostro paese e che ci rende oggi più
simili al colonialista bianco del Sud
Africa che ai nostri nonni, i quali
vissero come emigranti il dramma
della discriminazione razziale in Europa e nel mondo.
Certo dire questi no costa un prezzo, è un sacrificio. Ma dire questi
no ci rende non conformisti.
Forse ci spingerà fuori dai giochi
che oggi si fanno per assicurarsi potere, ma a noi questo non può interessare. A noi deve interessare, oggi, rendere onore a chi, cent’anni
fa, seppe essere testimone fedele. E
soprattutto deve interessare, oggi e
sempre, rendere onore e gloria a
chi, pur essendo Figlio di Dio, si è
fatto umile offrendo se stesso in sacrificio sulla croce perché il mondo viva veramente nella giustizia,
nella pace, nell’amore.
Claudio H. Martelli
Sernwne predicato in occasione del
centenario della Chiesa di Luino.
10.6.’90.
5
27 luglio 1990
fede e cultura 5
SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI E CENTRO CULTURALE
DOPO LE ASSEMBLEE ECUMENICHE
Strumenti per la chiesa L’ecumenismo
e il mondo valdese
La costituzione del Centro
dibattito - Intensificato il
e la sua forma giuridica sono oggetto di
rapporto tra la SSV e il mondo valdese
Si è molto discusso negli ultimi
due anni sulla realizzazione del
Centro culturale, la sua forma
giuridica ed i rapporti che dovrebbe avere con la Società di
studi valdesi. In merito alla questione sia il Sinodo che la Società
stessa si troveranno a discutere e
prendere decisioni in agosto,
nelle loro sedute. Il quesito è
ora la costituzione del Centro come Fondazione. Come
tale il Centro, fondato dalla Tavola e dalla SSV con loro apporto di materiale (biblioteca, museo, stabile) e finanziario, avrebbe una sua autonomia di gestione
secondo le norme del codice civile che regolano la vita delle Fondazioni.
Questa soluzione suscita molte
perplessità fra i soci della Società. C’è chi vede un mero artificio
per ottenere finanziamenti che
non sarebbe possibile ottenere da
parte di una istituzione ecclesiastica, c’è chi teme per la Società
impegni di gestione e di ordine finanziario troppo pesanti, c’è chi
prova fastidio dinanzi a condi
zionamenti burocratici. Si tratta
di reazioni legittime, che vanno
valutate tenendo conio però che
ogni soluzione, anche quella di
mantenere il Centro iieH’ordinamento valdese, ha i suoi inconvenienti. Ci pare utile porre alcune
considerazioni di ordine generale
da tenere presenti nei prossimo
dibattito.
Un’assoluta
necessità
Una prima è il fatto che la Società non ha solo interesse che il
Centro cresca e si potenzi ma ne
ha assoluta necessità. Senza il
Centro vivo ed attivo la Società
è destinata ad un periodo di crisi, che potrebbe anche condurla
ad una grave riduzione delle sue
attività.
La Società non è mai stata, a
differenza di altre società storiche, una associazione di pura ricerca storica ma ha sempre avuto un rapporto organico con la
realtà valdese; è stata il principale strumento (anche se non il
solo, basti pensare alla Facoltà di
teologia) della riflessione storica
sul passato della chiesa valdese.
Senza negare che la sua ricerca
sia stata sostanzialmente laica,
senza cioè condizionamenti ecclesiastici, si può leggere il suo contributo come un apporto essenziale alla ricerca di una identità
del popolo valdese nella storia,
studiata in termini scientifici ma
sentita anche come momento dell’intervento di Dio nella storia di
questa comunità di uomini.
La carta del Rimpatrio, riprodotta per il Tricentenario.
valdese, e dalla chiesa stessa, per
molti di questi storici e studiosi
l’interesse di una collaborazione
si perderebbe.
Il rapporto fra Società e mondo valdese è stato intensificato
nel corso degli ultimi anni e si è
espresso non solo in una ripresa
della ricerca scientifica, di cui il
convegno sul Rimpatrio è stata
la migliore prova, ma anche con
una serie di iniziative a più livelli
che hanno coinvolto persone ed
ambienti diversi, come hanno
dimostrato le celebrazioni del
Rimpatrio lo scorso anno. E’
evidente infatti che le medesime
hanno avuto la risonanza ed il
successo che vediamo grazie all’apporto della Società stessa.
cui l’attività del Centro verrà sottoposta ad un controllo di base.
Ne saranno esaltate sia la corresponsabilità della Società nella
gestione del Centro, sia la possibilità per la Società di verificare
il suo impegno nel Centro, anno
dopo anno. E’ una garanzia non
da poco per la Società, ma è anche una cosa buona per il Centro.
Giorgio Rochat
Giorgio Tourn
Ecco un’interessante raccolta
di testi su un duplice evento ecumenico, che concerne insieme
Favvenire delle chiese cristiane e
quello dell’Europa e del mondo.
Allestita a cura di un Centro di cultura tipicamente laico essa ci dà — oltre il documento finale di Basilea ’89 e il
documento preparatorio di
Seoul ’90 — anche i contributi e le valutazioni di esponenti
delle tre grandi aree del cristianesimo europeo: il cardinale di Milano Carlo Maria
Martini, gli ortodòssi russi
Alexij, metropolita di Leningrado e Cyrillo, arcivescovo di
Smolensk e Viasna, il pastore
Paolo Ricca, professore alla Facoltà valdese di teologia di Roma.
Sorvolando sui documenti ufficiali di Basilea e Seoul — già
illustrati dai nostri corrispondenti (cfr. in particolare Luciano
Deodato e Bruno Gabrielli) —,
vorrei fermarmi un istante sul1’« Introduzione » di Raffaele
Luise, che ci viene presentato
come «un impegnato giornalista
cattolico, vaticanista ed informatore religioso del GRl » (p. 6).
Dopo aver definito Basilea quale
« crocevia della storia cristiana
d’Europa », egli aggiunge che lì
« nel 1440 si era codificata la divisione dei cristiani con la condanna di papa Eugenio IV del
Concilio che si celebrava in quella città dal 1431 » (p. 7). Ora, cosa vuol dire tutto ciò?
Secondo me, si sarebbe dovuto chiarire che quel Concilio —
il XVII ecumenico — rientrava
in pieno nella linea del cosiddetto
« conciliarismo », sorto qualche
anno prima a Costanza nel 1414.
Il « conciliarismo », si sa, fu un
grosso fenomeno, che non ave
GLI ATTI DEL CONVEGNO STORICO 1989
L
Questo ci conduce ad affermale che anche in futuro la Società
avrà bisogno di un rapporto forte
con la chiesa e con il mondo valdese, a livello del dare e del ricevere. Ciò non intacca minimamente la .sua natura laica, che
però non si esprime tanto in formule giuridiche quanto nella capacità di fare ricerca scientifica
senza condizionamenti. 1 limiti di
questa laicità dipendono dagli uomini più che dai rapporti che la
Società ha con la chiesa. Molti si
sono occupati, e si occupano tuttora, della Società perché valdesi
ed è il ricercare le radici della vocazione e dell’identità valdese
che costituisce motivo sufficientemente valido per un loro impegno che non coincide con i loro
interessi professionali. Se la Società dovesse scegliere la via di
un radicale distacco dalla realtà
La creazione del Centro non
concerne, è evidente, soltanto la
Società, è in primo luogo una risposta complessiva che la chiesa
valdese dà alla diffusa richiesta
di nuovi strumenti di dialogo e
di intervento sul terreno della
sua presenza nel nostro paese, in
una direzione, come si è detto,
non lontana dal lavoro della Società. La creazione del Centro significa dunque non tanto liberare
la Società da una serie di attività secondarie (o ritenute tali ri.spetto al suo scopo primario, la
ricerca scientifica) quanto riorganizzare tutte le attività culturali per un loro migliore sviluppo.
Ci sembra, alla luce di queste
considerazioni, che sia legittimo
che la proposta della forma giuridica da dare al Centro parta
dalla Tavola e che la proposta
della Fondazione, che le assicura
il controllo del Centro stesso e
nello stesso tempo coinvolge in
modo attivo la Società, possa essere una soluzione possibile, pur
non essendo senza difetti, come
d’altronde ogni soluzione.
La creazione di una Fondazione
ha poi un vantaggio ohe non è
stato finora abbastanza sottolineato. Dovrà presentare una relazione annua della sua attività sia
alla Tavola sia al Seggio della Società. La Tavola la consegnerà ovviamente alla Commissione d’esame, ma è facile prevedere che il
Sinodo non avrà la possibilità di
occuparsene che in casi eccezionali. Il Seggio invece pre.senterà
questa relazione all’Assemblea ordinaria della Società che avrà il
diritto/dovere di discuterla a fondo e poi approvarla o meno. Ciò
significa che l’Assemblea della
Società diventerà l’unica sede in
Dall’Europa
alle Valli valdesi
E’ uscito in questi giorni il volume 11“ della serie storica della
Società di studi valdesi, che raccoglie gli atti del Convegno storico tenutosi lo scorso anno in
settembre, a Torre Pellice, e consacrato al « Glorioso Rimpatrio »,
con il titolo « Dall’Europa alle
Valli valdesi ». Si tratta di un volume di oltre 6(X) pagine, curato
con attenzione e cura da Albert
de Lange, che già aveva collaborato validamente alla preparazione del Convegno, e che raccoglie tutte le relazioni tenute in
quell’incontro.
Si tratta, come ricorderanno coloro che vi hanno partecipato, di
una serie di oltre 30 relazioni dei
maggiori storici del periodo, italiani ed europei, alcune delle quali profondamente innovative dal
punto di vista dell’impostazione
dei problemi e delle tematiche
trattate, tutte comunque interessanti.
Il quadro che emerge dall’ampia raccolta è quella di un Rimpatrio nuovo, non meno valdese
di quello celebrato nel 1939 e non
meno italiano di quello ricordato
nel 1889, ma più europeo e non
in previsione del 1992 ma perché
è così nei fatti, più inserito nella
storia generale di quel periodo,
sia sotto il punto di vista politico
che culturale e teologico.
La materia trattata al Convegno è stata reimpostata nel volume raccogliendo le relazioni per
paesi (Italia, Paesi Bassi, Svizzera ecc.) in modo da facilitarne
DALUEUROPA
ALLE
VALLI
VALDESI
Actffadi
A DE LANGE
va nulla a che vedere con quella « divisione dei cristiani », ma
concerneva unicamente il ruolo
delle supreme gerarchie ecclesiastiche: poiché durante la cattività avignonese (1309-1376) e il
conseguente scisma d’Occidente
(1378-1431) si erano trovati a regnare contemporaneamente due
o tre papi tra loro litiganti, il
Concilio era dovuto intervenire
per rimettere un po’ d’ordine e
così venne fuori la teoria secondo la quale l’autorità dei concili è superiore a quella dei papi.
La cosa durò un bel po’, anche
Lutero invocò a suo tempo la
convocazione di un concilio universale capace di rimediare a
tutti i guasti della cristianità, ma
la curia romana, accortasi finalmente della pericolosità di quella dottrina, corse ai ripari proclamando la superiorità assoluta
del pontefice romano, resa più
tardi ancora maggiormente evidente con l’emanazione del dogma dell’infallibilità papale.
Un altro punto suscita perplessità, Raffaele Luise, dopo aver ricordato il paragrafo 86 g
del documento finale di Basilea,
dove si constata che « è giunto
il tempo in cui le frontiere europee, specialmente tra Est e
Ovest, dovrebbero perdere progressivamente il loro carattere
di separazione » (p. 8, come pure 24 e 66), esalta «il ruolo costituente delle chiese cristiane...
nel processo di trasformazione
democratica dell’Europa orientale, che è esploso cinque mesi
dopo» (p. 8). Bene, ma allora
perché aggiungere che « l’intuizione del papa polacco di ima
nuova Europa costruita sull’innesto profondo delle radici cristiane, dell’est ortodosso e dell’ovest cattolico, ha dunque trovato a Basilea un’importante verifica» (pp. 8-9)? Fintanto che lo
pensa e lo scrive il cardinale di
Milano (p. 16) nulla di male, fa
il suo mestiere, ma in un quaderno del laicissimo Circolo Rosselli mi pare ragioni meglio il
valdese Ricca quando scrive che
l’assemblea di Basilea « può essere vista come una sorta di preludio a quanto è accaduto in Europa nei mesi successivi fino ad
oggi » (p. 23), però con l’ammissione che l’assemblea non
seppe — « probabilmente per ragioni dì prudenza o anche per
mancanza di coraggio » — compiere «un gesto profetico come
quello di abbattere simbolicamente il muro di Berlino »: dunque un silenzio che « non è st^to d’oro » (pp, 23-24),
Giovanni Gönnet
Da Basilea (maggio ’89) a Seoul
(marzo ’90); l'ecumenismo protagonista
della nuova Europa e di un mondo nuovo, a cura di Raffaele Luise. Quaderni
del Circolo Rosselli, direttore Valdo
Spini. Anno X, n. 2, 1990 (Milano,
Franco Angeli, giugno 1990, pp. 141),
l’utilizzo, i testi sono nelle lingue
usate dagli autori.
Tutti coloro che hanno seguito
il dibattito lo scorso anno non
potranno che rallegrarsi di avere
in mano il volume in tempi così
brevi e chi non fosse stato presente non potrà che procurarselo.
Il prezzo in libreria (L. 76.000)
potrà scoraggiare qualche lettore
ma deve ritenersi nella norma
per pubblicazioni del genere e di
quella mole; per coloro che si sono prenotati a suo tempo e per i
soci della SSV verrà ceduto a
prezzo scontato (35.000 lire) unicamente rivolgendosi alla sede in
via Beckwith 3 a Torre Pellice.
Avviso
La seduta pubblica della
S.S.V., che si tiene abitualmente la domenica di apertura del Sinodo, sarà quest’anno dedicata ad una valutazione delle manifestazioni del centenario.
A UN ANNO
DAL CENTENARIO
valutazioni e .giudizi
DOMENICA 26 AGOSTO
TORRE PELLICE
AULA SINODALE - Ore 21
6
valli valdesi
27 luglio 1990
PINEROLO
Il triangolo dell'energia
serie di ratifiche senza particolari problemi poi, sull’indagine
et/ urbanistica e sulle centrali termiche, la discussione si è vivacizzata
Massello ?
Da qualche tempo si parla, a
Massello, del progetto di una
centrale idroelettrica che dovrebbe derivare l’acqua del torrente
Germanasca nei pressi del villaggio di Balsiglia e portarla,
con una condotta forzata, fin nei
pressi di Campolasalza. Ivi
confluirebbe una seconda condotta, proveniente dal vallone di
Salza.
La Regione Piemonte ha già
dato le concessioni al prelievo
dell’acqua, sulla base di un progetto di massima dell’opera.
La costruzione e la gestione
dell’impianto verrebbero affidate
ad un’impresa privata la quale,
sembra di capire, potrebbe avvalersi di sostanziosi contributi
di denaro pubblico.
Queste notizie, sia pure molto
frarnmentarie, mi hanno fatto
venire in mente alcuni problemi
che vorrei sottoporre all’attenzione dei lettori.
Premetto che non sono affatto contrario ad iniziative del genere, finalizzate alla ricerca di
fonti energetiche rinnovabili.
Considero inoltre positivo l’intervento di imprenditori privati, in
quanto premessa di una maggiore efficienza produttiva.
Lattaria penso che sia necessario, fin dalla fase progettuale,
affrontare con serietà le seguenti questioni.
1) Il territorio interessato dai
prelievi di acqua è quello dei
due comuni di Salza e di Massello, che però non traggono alcun beneficio diretto dall’operazione. Occorre quindi che i due
enti, come espressione della loro autonomia gestionale, chiedano ed ottengano delle contropartite per la risorsa che viene prelevata dal loro territorio. In caso contrario assisteremo ad un
ulteriore episodio del saccheggio
di risorse a cui è da tempo sottoposta la montagna.
2) Mediante un’analisi completa ed approfondita, il progetto deve ridurre al minimo i fattori di danno ambientale connessi alla realizzazione ed all’esercizio della centrale: costruzione
delle condotte, degli altri impianti ed opere edili, modalità
di prelievo in rapporto al regime delle acque, ecc.
3) L’iniziaiiva riguarda opere
di pubblica utilità, realizzate da
privati mediante contributi di
denaro pubblico: è necessario
pertanto che la gente di Massello e di Salza sia messa in condizione di valutarne tutti gli
aspetti economici e finanziari.
4) Sia nella fase di realizzazione che successivamente, in
quella di esercizio, gli organi
competenti dovranno esercitare
un controllo molto severo sul rispetto delle previsioni progettuali: succede fin troppo spesso, infatti, che a progetti ineccepibili
corrispondano realizzazioni che
lasciano molto a desiderare.
Il controllo preventivo, durante l’avanzamento dei lavori e nel
periodo iniziale di funzionamento degli impianti risulta più agevole e sicuramente più efficace.
Un’ultima questione, che riguarda il metodo con cui vengono affrontati i problemi e prese le decisioni nei piccoli comuni come Massello e Salza.
Di fronte ad iniziative esterne
di qualche rilevanza, spesso gli
enti locali non sono attrezzati
per fare buone analisi e prendere decisioni consapevoli.
La soluzione consiste nel coinvolgere al massimo la comunità
locale, traendo da essa le competenze e le energie necessarie.
Claudio Balma
C’era attesa lunedì scorso negli ambienti politici di Pinerolo
per la prima volta di Pietro Rivo, sindaco. Il Consiglio comunale era stato convocato per
quattro serate con all’ordine del
giorno alcune ratifiche di precedenti deliberazioni assunte
« con i poteri del consiglio » dalla giunta precedente, alcune interrogazioni della lista « per l’alternativa », e alcune decisioni urgenti.
Nelle prime due serate tutto
è filato liscio. Pochi i contrasti
e le delibere si susseguivano quasi senza discussione, con il consigliere Villarboito, ex Piemont
ed ora indipendente PSI, che
per dimostrare la propria « indipendenza » dal suo nuovo gruppo
ogni tanto si asteneva.
Villarboito, nei giorni precedenti il consiglio, viste le critiche che gli erano piombate addosso per aver abbandonato il
gruppo politico che lo aveva
eletto in consiglio, aveva reso
pubblico un documento in
cui invitava i suoi elettori a
fargli sapere che cosa volevano
da lui: se dovesse stare nel PSI
o cosa altro fare.
Così, senza discussione o quasi, sono stati approvati le spese
per la pulizia della città, anticipi sugli aumenti contrattuali al
personale, la liquidazione sulla
produttività, progetti integrati
per il recupero del centro storico (uno dei quali prevede interventi in proprietà della curia
vescovile), la convenzione per la
gestione dei canali del rio Moirano e torrente Lemina, il soggiorno estivo diurno per i ragazzi delle scuole dell’obbligo, la
convenzione per il canile municipale, l’estensione della rete gas
e acqua alla zona di espansione
CP5, la donazione della collezione di arte rupestre da parte del
Centro studi e museo d’arte
preistorica, la ristrutturazione
del fabbricato ex PCE ad uso
della Croce Verde, due mutui
per la ristrutturazione dell’Istituto agrario di Osasco e per l’acquisto di mezzi di trasporto del
comune.
Solo su due punti la discussione si era un po’ vivacizzata.
Indagine sui
fabbricati scolastici
L’assessore aH’istruzione Drago, assente perché in vacanza,
presentava al consiglio una delibera di incarico agli architetti
Sutti e Cellino per una indagine
urbanisticuarchitettonica sui
fabbricati scolastici e di uso culturale della città.
Si prevedeva una parcella di
10 milioni. Scopo dello studio
era quello di elaborare « un progetto cultura » che valorizzasse i
caratteri della città come città
studentesca (si prevede anche
una università!) e della Cavalleria e doveva localizzare i centri civici.
Il progetto « ambizioso » — come lo definivano i consiglieri del
gruppo « pwr l’alternativa » —
veniva criticato a fondo perché
« si riduceva ad una raccolta di
dati già in possesso delle varie
ripartizioni del comune» (Mauro Ughetto). Alle osservazioni
critiche rispondeva il consigliere repubblicano Sorrentino, collega di partito dell’assessore, che
elencava le difficoltà degli assessori a reperire i dati in possesso degli uffici. Si apriva perciò
una bagarre oratoria. A Sorrentino replicavano quelli dell’alternativa per ricordagli che poco
prima lo stesso consigliere aveva
approvato una delibera sulla
« produttività » del personale e
poi aggiungevano pesanti apprezzamenti sull’assenza di Drago.
Il capogruppo socialista cerca
va di spiegare: l’indagine non
si esaurisce nella raccolta dei
dati, ma avrà un carattere progettuale architettonico-urbanistico. Questa spiegazione, pur non
accontentando i critici, faceva sì
che, alla fine, si votasse. La delibera passava con l’astensione
delle opposizioni.
Aiuti ai
tossicodipendenti
Tra le varie delibere in ratifica vi era anche quella relativa
agli aiuti a persone in diflcicoltà. Il consigliere Depetris, della
Lega Nord, interveniva asserendo che nell’elenco, che lui si era
procurato, figuravano anche aiuti per spacciatori di droga. Pungolato dall’assessore Cirri, il sindaco Rivò chiedeva al consigliere della Lega di venire da lui,
il giorno seguente, per fare i nomi che sarebbero stati trasmessi alla procura della repubblica.
Si apriva così una lunga discussione. Distaso (PSDI) e Barbero («per l’altemativa ») invitano il consigliere Depetris a
precisare i] proprio pensiero,
mentre il sindaco e Manganiel
10 (MSI) minacciano il ricorso
al magistrato. Alla fine Depetris
ritratta: « Non volevo dire ’’spacciatori”, ma tossicodipendenti ».
Umiliato il rappresentante della
Lega, alla fine la delibera è votata da tutti.
11 triangolo
del gas
D’urgenza giovedì sera viene
portato all’ordine del giorno del
consiglio un progetto per Tade
guamento alle norme antincendio delle centrali termiche degli edifici comunali. Si prevede
che l’ACEA (l’azienda consortile
per la gestione dell’acqua, del
gas e della nettezza urbana) si
incarichi per nove anni di riscaldare le scuole e gli altri edifici.
Accanto a questo, TACEA si occuperà anche di mettere a norma tutti gli impianti e di trasformarne alcuni, che ancora sono a gasolio, in impianti a gas.
La riunione del consiglio si
apre con un’ora e mezzo di ritardo. La maggioranza è riunita per chiarimenti. E’ il preludio di alcuni contrasti. Ughetto,
per il gruppo per Taltemativa,
espone i dubbi del suo gruppo:
perché i nove anni? Perché alcune clausole non sono chiare?
Il vero siluro viene però dalla DC-Chiabrando. Santiano, che
è anche il presidente dell’ACEA,
spiega che ci sono convenzioni
tra l’ACEA e la Gasenergia di
Torino per cui il lavoro non sarà fatto dall’ACEA, ma questa
lo affiderà alla Gasenergia, la
quale a sua volta si affiderà ad
una impresa, la Pedemontanagas,
per i lavori pratici.
Sorrentino, del gruppo repubblicano, chiede subito una riunione dei gruppi di maggioranza. Camusso (DC) spiega che
« quanto denunciato da Santiano non è un mistero per nessuno. Lo si sa da un anno. Un
anno fa la cosa non si poteva
fare perché c’erano altri ’’manovratori”. Oggi, cambiato il manovratore, si può fare ». Tutti
i consiglieri intervengono e alla
fine si decide di rinviare la cosa ad un altro consiglio che si
terrà venerdì 27 luglio.
Giorgio Gardiol
FERROVIA
Parigi - Torino
in tre ore e mezzo
PARIGI — La SNCF (le ferrovie francese) ha completato
il primo studio di collegamento
ferroviario ad alta velocità tra
la Francia e l’Italia, ed in particolare tra Lione e Torino. Lo si
è appreso presso la stessa SNCF.
Lo studio, che è stato presentato alle autorità amministrative
della regione Rhône-Alpes, dove
si trova Lione, prevede la costruzione di una nuova linea di
250 chilometri, e la perforazione
di un tunnel di 54 chilometri
sotto il Moncenisio.
Mentre al momento sono necessarie quattro ore e mezzo
per andare da Lione al capoluogo piemontese, il futuro TGV
impiegherebbe, precisa la SNCF,
non più di un’ora e mezzo. Se si
tiene presente che attualmente
da Parigi si raggiunge Lione in
due ore, la capitale francese si
troverebbe a circa tre ore e mez
zo da Torino. Un percorso che
si ridurrebbe a poco più di tre
ore se il tracciato italiano fosse
collegato con la rete ad « alta
velocità » della penisola. Infine,
la tratta Parigi-Roma verrebbe
percorsa in sette ore e venti minuti, contro gli attuali 12 ore e
46 minuti.
Il costo di questo progetto,
scomponibile in quattro sezioni,
è di circa 25 miliardi di franchi
(5.500 miliardi di lire) per il
tracciato, 9,3 miliardi di franchi
(2.000 miliardi di lire) per il
materiale rotabile e un miliardo
di franchi per gli altri tipi di intervento.
In caso di realizzazione del
progetto, le ferrovie francesi
prevedono tra Lione e Torino uno
spettacolare aumento del traffico
passeggeri del 75 per cento, ossia 14,7 milioni di passeggeri,
contro gli attuali 8,4 milioni.
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
Officina autorizzata FIAT
LA PRIMA IN PINEROLO
Via Montebello, 12 10064 PINEROLO
Tel. 0121/21682
Parto in casa
TORINO — La Regione Piemonte, prima in Italia, ha approvato una delibera per l’assistenza sanitaria al parto domiciliare. La spesa rimborsabile è
pari alT80% di quella documentata da un’ostetrica iscritta all’albo professionale e può raggiungere un massimo di un milione e mezzo di lire: è comunque indispensabile la proposta
del medico di base circa l’idoneità al parto domiciliare e l’autorizzazione dellTIsl competente entro il settimo mese di gravidanza. Da un’indagine è emerso che — in Piemonte — ogni
anno circa 300 donne desidererebbero partorire in casa.
Nel caso, invece, di emergenze
e di conseguente ospedalizzazione durante il parto verrà ricono
scinto un rimborso forfettario
fino a 500 mila lire.
In questa delibera per il parto domiciliare sono anche contenuti gli aggiornamenti per il
1990 dei rimborsi per altri interventi sanitari: in cardiochirurgia il parametro viene aggiornato ad un massimo di 20 milioni;
in cardiodiagnostica e neurochirurgia fino a dieci milioni; in
oculistica, trapianti di organi e
di midollo osseo fino a 50 milioni e per i trattamenti di neoplasie fino a 20 milioni.
Traffico merci pesante
TORINO — L’Assessore all’industria e al lavoro della Regione
Piemonte, Giuseppe Cerchio, ha
chiesto al Governo un intervento nei confronti delle autorità
francesi contro la chiusura del
valico del Moncenisio al traffico
merci pesante. La decisione del
sindaco di Lanslebourg Mont-Cénis in Francia, che prevede i
divieti di attraversamento della
città ai mezzi di trasporto di peso superiore a 7,5 tonnellate, con
esclusione dei veicoli di trasporto
locali, impedisce infatti il transito per il valico del Moncenisio.
Calendario
scolastico
TORINO — La Giunta regionale ha definito la proposta di
deliberazione al Consiglio relativa al prossimo calendario scolastico per l’anno 1990-1991: prevede l’inizio delle lezioni per il
20 settembre, l’interruzione delle
attività scolastiche per vacanze
è concentrata nel periodo natalizio (dal 24 dicembre 1990 al 5
gennaio ’91) e in quello pasquale (dal 28 marzo al 3 aprile 1991);
altri due giorni sono a disposizione dei Provveditori agli studi
e potranno essere definiti in modo differenziato per corrispondere a specifiche esigenze locali.
Interpellanza sul
futuro delle USSL
TORINO — I consiglieri regionali Farassino, Rabellino, Vaglio
hanno presentato una interpellanza circa il futuro delle USSL
42 e 43. I consiglieri della Lega
Nord chiedono in particolare
che: « 1) nella programmazione
sanitaria regionale si tenga conto dell’ottima funzionalità delle USSL in oggetto e della necessità di non penalizzare ulteriormente le Valli valdesi, avendo al contrario, come obiettivo, la salvaguardia di quei pochi servizi socio-sanitari che, come le USSL 42 e 43, sino ad oggi hanno bene operato sul territorio; 2) venga avviata immediatamente un’azione nei confronti
del Ministro De Lorenzo, tendente alla revisione del disegno
di legge sul riordino del Servizio
sanitario nazionale ».
7
27 luglio 1990
v^alli valdesi
INCONTRO AL COLLE DELLA CROCE
L’Europa alla "rencontre”
Le origini della festa nei primi, difficili contatti ecumenici - Il ruolo dei cristiani di fronte alle nuove povertà - Arrivederci al 1991
Domenica 22 luglio il tradizionale appuntamento di fede e amicizia italo-francese è stato caratterizzato (come non sempre
accade) da una giornata le cui
condizioni atmosferiche sembravano volersi fare perdonare quelle molteplici occasioni dove freddo, vento, bufera avevano ostacolato se non impedito la « rencontre ». Numerosissima la rappresentanza dall’Italia, seguita
da quella francese, altri dalla
Germania, Svizzera, Olanda, ricca anche la delegazione, con fanfara, dell’Esercito della Salvezza
di Torre Pellice, guidata dal capitano Inniger.
Non è venuto meno un momento ecumenico dove un fratello delle Comunità di base ha
rivolto un messaggio carico di
significato, quasi come a volerci
ricordare che la storia dell’incontro trae le sue origini in un
movimento ecumenico, anticipatore di forme e collaborazioni
che a noi oggi, adusi alla lettura
della « TILC », non fanno più
molta impressione, ma che un
tempo non sempre erano felicemente accolte.
Per chi come Domenico Abate
ha voluto ancora salire al colle,
accolto dalla melodia di un inno
eseguita da una tromba e salutato da lunghi applausi, per ricordare quegli anni di oscurantismo ideologico e religioso, è
stata l’occasione di verificare coinè le nuove generazioni non abbiano scordato le premesse della « rencontre ». Nella mattinata
il pastore Claudio Pasque! aveva
con passione sottolineato i grandi aspetti, problematici, che l’Europa del ’90 si trova ad affrontare, mettendo in risalto le responsabilità dei cristiani di fronte al predominio dell’aspetto economico a scapito di nuove povertà e forme di emarginazione
sempre più evidenti. La predicazione di Pasque! sulle tentazioni di Gesù è stata così l’introduzione alle riflessioni del pomeriggio. La liturgia è stata condotta dal pastore emerito Christian Mazel, che tra l’altro ha
voluto ricordare Io scomparso
pastore Cadier, tra gli iniziatori
deH’incontro.
Sempre Mazel, nel pomeriggio,
ha tracciato un quadro dell’Europa cristiana, focalizzando le
varie appartenenze e il ruolo che
i protestanti (il 25%) possono
e devono svolgere. La diffidenza
di molti verso le chiese, il proliferare delle nuove religioni,
compresi gli idoli del mondo
sportivo, l'identità etnica religiosa, il confronto con l’islamismo,
individualità della fede; sono state queste alcune delle linee dell’intervento di Mazel, che così ha
concluso: « I valori della responsabilità personale, che hanno origine nel protestantesimo, rappresentano una carta da giocare nell’Europa che si va costruendo ». « Gli eserciti che cinquantanni or sono si fronteggiavano su queste montagne non avpar tengono più all'Europa di
questi anni, non le appartengono
nemmeno i miti grandi e piccoli; anche le frontiere, di cui l'in
Se vi occorre
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contro qui era una sfida, hanno perso il loro valore »: così
Giorgio Tourn in un intervento
di grande chiarezza che ha attirato l’attenzione dei partecipanti. Per Toum, in un’Europa che
va unendosi, permangono differenti tradizioni e culture ed egli
si chiedeva: « Come coesisterà il
laicismo francese con un paese
come l’Italia dove la religione
si inizia alla scuola materna? ».
La preoccupazione maggiore della Chiesa cattolica sembra essere quella di risolvere molti problemi in termini di carità, senza
porre l’accento sulla giustizia.
Il grande rischio è che l’Europa unita seppellisca il « drapeau
rouge » simbolo di giustizia e solidarietà umana, che rappresentava reffet|iva unità delle classi
sfruttate del nostro mondo contro il clericalismo.
Gigi Ferraro, portando il saluto del sindaco di Saluzzo, ha
inoltre esposto alcune riflessioni
sulle comuni radici di emigrazioni tra le valli alpine italiane
e francesi, le lotte religiose, l'accoglienza verso coloro che bussano alle nostre porte. Domenico
Abate, dopo il « chant des
adieux », è stato festeggiato come « patriarca della rencontre »,
senza però che venisse meno un
Suo messaggio.
Da queste colonne giungà anche un ringraziamento al pastore Claudio Pasque!, che per sette anni ha curato fedelmente
l’iniziativa che ora passerà al
nuovo pastore di Bobbio Pellice.
Italo Pons
LUSERNA SAN GIOVANNI
Ancora 15 giorni
Entro il 12 agosto o si trova un accordo e si
fa la giunta, o si va alle elezioni in autunno
Restano 15 giorni a disposizione dei gruppi politici presenti in
consiglio comunale a Luserna
per esprimere una giunta in grado di governare il paese; se ciò
non verrà fatto entro il 12 agosto, secondo quanto stabilisce la
nuova legge sugli Enti locali, arriverà il commissariamento e
quindi, in autunno, nuove elezioni.
In settimana è programmato
un incontro fra il ’’cartello bongo’’ e la DC: potrebbe anche
uscirne una proposta di giunta di
grande coalizione che veda insieme tutte le forze politiche, ad eccezione della Lega; i verdi arcobaleno, che avevano dato la loro
adesione al ’’cartello” come segnale di alternativa, paiono comunque intenzionati a non entrare in una giunta « ammucchiata ».
Circolano anche voci di una
possibile riedizione del bicolore
DC-PSI, magari allargato agli
Indipendenti Val Pellice; i numeri per un’operazione di questo
genere ci sono, è noto: certo
verrebbe messa a dura prova la
credibilità del PSI che nel contesto lusernese ha fin qui puntato tutto sul cambiamento di
alleanze, anche contro i diktat
torinesi. Ci sono dei « pentiti »?
Si sente parlare di una maggiore disponibilità di Gobelin nei
confronti della DC: potrebbe anche scaturirne una staffetta alla
poltrona di sindaco fra lo stesso
esponente socialista e Badariotti.
Entro la settimana si dovrebbe
sapere qualcosa di più; intanto
la Sinistra indipendente di valle,
rivolgendosi ai partiti politici
presenti in zona, si dichiara
preoccupata per la mancata ricostituzione del consiglio della Comunità montana ed invita 1 sindaci, al di là della situazione di
Luserna, a far in modo che i sin
I >
I LUSERNA S.GIOVANNII
Concerti
TORRE PELLICE — Nel quadro del
seminarlo, organizzato dal Centro culturale, di tecnica e interpretazione
violinistica che si tiene a Torre, a
cura del prof. Daniele Gay, si terrà
mercoledì 1° agosto un concerto pubblico di musiche per violino e pianoforte,
eseguite dai partecipanti al corso, a
cui tutti sono caldamente invitati.
Il concerto avrà luogo presso il
tempio valdese alle ore 18.
Amnesty International ~
TORRE PELLICE — Giovedì 26 luglioi,
ore 17, avrà luogo al Centro d'incontro una riunione con il seguente o.d.g.:
a) Nuovo appello per il Sudan: b) Appello all’ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese per le violazioni
dei diritti umani in Cina, presso l’ambasciata del Madagascar; c) Risultati
della partecipazione del Gruppo Italia
90 Val Pellice alla Festa della Croce
Rossa, 13-15 luglio.
Rassegne
geli consigli comunali eleggano
i propri rappresentanti in seno
al consiglio della Comunità montana: ci sono infatti deliberazioni da assumere entro settembre
per non vanificare iniziative e
progetti da tempo in cantiere.
O. N.
VERTENZE
Indesit: un
passo avanti
Un migliaio di lavoratori e lavoratrici degli stabilimenti delrindesit (stabilimenti del casertano e del pinero lese) ha manifestato il 19 luglio scorso a
Roma per chiedere — insieme
ai lavoratori di altre aziende
GEPI — il proseguimento per
un anno della cassa integrazione,
che scade il 26 agosto.
I rappresentanti sindacali hanno ottenuto un incontro con i
ministri Donat Cattin e Cirino
Pomicino che si sono impegnati
ad emendare il decreto legge sulla cassa integrazione (o a prolungarla con un altro decreto ad
hoc) per portare a 36 mesi il
periodo di cassa integrazione per
i lavoratori di quelle imprese in
amministrazione straordinaria
per le quali sia venuto a cessare « l’esercizio d’impresa ».
Ciò dovrebbe permettere il
prepensionamento di almeno 500
lavoratrici dipendenti dell’Indesit residenti nel pinerolese.
« Si tratta di un impegno, non
ancora di soluzione ai problemi
occupazionali delle donne dell’Indesit; un passo avanti è stato
fatto », dicono i sindacati.
VISUS
di Luca Regoli & C. ■ Jl.C
OTTICA • Via Amaud, 6
|.ì 10066 TORRE PELLICE (To)
TORRE PELLICE — Dopo la prima esperienza del 1987, ¡1 comune ha deciso
di riproporre l’iniziativa della « Pittura e
vetrine»; in oltre 100 esercizi pubblici sono esposti altrettanti quadri,
frutto dell’attività di artisti II più delle volte pinerolesi, se non della valle. La rassegna d’arte figurativa sarà
esposta fino al 14 agosto.
TORRE PELLICE — Si svolgerà giovedì 26 luglio, alle ore 21, presso la
sala consiliare, un dibattito sul tema: « La tutela delle autonomie locali
ed in particolare deH'autonomia montana »; interverranno II sindaco di
Torre Pellice, Armand Hugon, Il presidente della Comunità montana Val
Pellice, Longo, l’europarlamentare Bontempi ed il prof, di diritto costituzionale all’Università di Torino, Di Giovine.
NeH’ambito della rassegna culturale. sabato 28 luglio, alle ore 17, presso
il Collegio valdese, verrà inaugurata
la mostra di Walter Grassi « 1706 Torino
1990, l'assedio ».
Martedì 31, alle ore 21, presso il
cinema Trento, audiovisivo a cura di
Doriana Bertino, « La civiltà tibetana ».
'Mercoledì 1° agosto, ancora presso
il Collegio valdese, verrà inaugurata la
mostra di artigianato, dedicata all’apicoltura, la rassegna libraria e la mostra fotografica.
Segnalazioni
TORRE PELLICE — E’ in corso di
distribuzione il bollettino degli Amici del Collegio con notizie sull’istituto ed il programma della « giornata del
Collegio » prevista per il 1° settembre.
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L’OTTICO DI LUSERNA
di Federico Regoli & C. Bjn
Vìa Roma. 43
10063 LUSERNA 8. GIOVANNI (To)
presenterà un’Intervista al sindaco di
Prarostino, Mario Mauro.
Nell’ambito della trasmissione in
francese « La poêle percée », continua
il ciclo dedicato a figure femminili
nella Bibbia.
RINGRAZIAMENTO
« Il Signore è il mio pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
Provata da dolorosa malattia, ha
trovato pace nel Signore
Clara Valiini
di anni 70
Nel darne l’annuncio, i congiunti
porgono un sentito ringraziamento al
pastore Giovanni Scuderi ed a quelle
sorelle della Chiesa di Livorno che tanto amorevolmente Thanno assistita.
Livorno, 8 luglio 1990.
RINGRAZIAMENTO
« Io alzo gli occhi ai monti...
Donde mi verrà Vaiuto? Il
mio aiuto viene dalVEterno
che ha fatto il cielo e la ter-‘
ra »
(Salmo 121: 1-2)
I familiari di
Riccardo Odin
ringraziano commossi quanti hanno
preso parte al loro grande dolore. In
particolare il pastore Gardiol e la comunità rorenga, il dottor Mourglia, sanitari e personale dell’ospedale di Torre Pellice, e tutti gli amici convenuti
alle esequie.
Rorà, 13 luglio 1990.
RINGRAZIAMENTO
(( Courons avec patience la
course qui est devant nous
fixant les yeux sur Jésus »
(Hébreux 12: 1)
I familiari di
Susanna Balma ved. Barai
ringraziano in modo particolare il dott.
Meli, che Tebbe in cura per un lungo
periodo, il prof. Claudio Tron, che
portò il suo messaggio di speranza cristiana. Sono riconoscenti altresì a quanti furono loro vicini all’ultimo distacco.
Massello, 15 luglio 1990.
AVVISI ECONOMICI
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TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma, giovedì 26 luglio,
ore 20.30, « Oliver & company »; venerdì 27. ore 20 e 22.10, « Non siamo
angeli »; sabato 28, ore 20 e 22.10,
« Nuovo cinema paradiso »; {(omenica 29
« Non siamo angeli ».
Programmi di Radio Beckwith
_________FM 91.200 ■ 102.350________
Fra i programmi settimanali segnaliamo: lunedì 30, ore 17, A confronto
presenterà un servizio sulla giornata
al Colle della Croce di domenica
scorsa; Rendez-vous di martedì 31, ore
17, ospiterà un’intervista sul recente
« Rescuntre » occitano di Salza; Rendezvous di mercoledì 1“ agosto, ore 11.30,
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 29 LUGLIO 1990
Villar Parosa: FARMACIA DE PAOLI
Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 29 LUGLIO 1990
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON,
Via Repubblica 22 - Telef. 91328.
Ambulanza :
CRI Torre Pollice; Telefono 91.996.
Croce Verde Bricheraslo: tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17, presso I distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, elicottero: tei. 116.
8
8 chiese e stato
}
27 luglio 1990
DIBATTITO
Otto per mille: una questione di coscienza
Una riflessione approfondita non può prescindere dai nostri ordinamenti, dalla teologia - La religione non è per
noi un servizio pubblico, ma una riunione di quanti, di fronte alla Parola, si siano lasciati chiamare dal Signore
Con questo intervento dì Marco Rostan apriamo nuovamente il
dibattito sul rapporto tra le Chiese valdesi e metodiste e lo Stato
italiano. Dibattito che nei mesi scorsi si era organizzato intorno
al tema dell’S per mille e della deducibilità deUe offerte liberali alle chiese dairimponibile fiscale di ogni contribuente. Il tema sarà
probabilmente ripreso dal prossimo Sinodo. Ci auguriamo che coloro che vorranno intervenire lo faranno in modo da rendere espliciti i presupposti teologici e plolitici da cui discende la loro scelta.
Nel prossimo numero pubblicheremo un intervento di Ugo Zeni.
(g- g-)
Raccogliendo l’invito del direttore del nostro settimanale che,
nel concludere il dibattito dei
lettori suH’8 per mille (cfr. n
del 25.5), rilanciava la discussione a tutto campo, provo a
proporre alcune riflessioni e mi
scuso in anticipo se, a causa
della complessità dell’argomento,
sarò un po’ più lungo del consentito.
1) Credo, prima di tutto, che
sia necessario prendere atto con
tranquillità del fatto che la decisione sinodale suU’8 per mille
è stata ampiamente criticata
dalla maggioranza dei membri
delle nostre chiese; e che, pertanto, ima larga parte di protestanti valdesi e metodisti sarebbe d'accordo nel rivedere tale decisione per poter accedere
a forme di finanziamento quali
quelle previste nella legge 222
di attuazione del Concordato con
la chiesa cattolica. E’ vero che
nel dibattito sul giornale sono
inten'enuti di più i lettori che
erano scontenti della decisione
sinodale; è anche vero che in
parte la discussione riprenderà
in questo prossimo Sinodo, nel
quale la Tavola è impegnata a
presentare un piano di proposte
e una risposta sulla questione
della deducibilità fiscale delle offerte: certamente però la necessità immediata di dover compilare il modello 740 e la presenza delle caselle per avventisti e
pentecostali hanno fatto rincrescere a molti evangelici e a molti altri « esterni » di non poter indicare una scelta a favore di valdesi e metodisti.
Il sistema
assembleare
blee (parlamento compreso) ad
una pura ratifica di scelte compiute altrove.
.?) Ma al tempo stesso sarebbe pericoloso se il Sinodo e i
suoi organi esecutivi (in primo
luogo la Tavola) non si preoccupassero di sentire il polso della situazione, fossero cioè sordi
alla sensibilità diffusa nelle chiese su determinati argomenti. Rischierebbero di pretendere di
governare mediante affermazioni
di principio magari vincolanti
sul piano disciplinare, ma non
sentite come espressione di una
testimonianza, di un servizio, di
una predicazione evangelica. A
questo proposito, proprio in qualità di membro della Tavola, ho
avvertito quest’anno, in numerosi incontri e occasioni, che la
sensibilità locale e il modo di
affrontare il senso della presenza protestante in un determinato
luogo si ponevano spesso in tensione critica verso l’impostazione che i nostri Sinodi hanno
dato alla questione dei finanziamenti pubblici, nonché verso altri aspetti delle nostre vigenti
discipline.
Teologia ed
ecclesiologia
2) Con altrettanta tranquillità
è necessario ricordare a chi tende a dimenticarlo che il nostro
sistema ecclesiastico si basa su
una serie di decisioni assembleari e non su referendum fra membri di chiesa. Il nostro Sinodo
non è la somma di una serie
di delegati che portano a Torre
Pellice delle decisioni prese altrove (infatti, non a caso, i membri si chiamano deputati e non
delegati). Il Sinodo è cioè una
vera assemblea, in cui certamente ciascuno porta i convincimenti suoi, ma in cui ancora, su alcuni punti importanti, si riesce
a riflettere, a ragionare collettivamente, in cui, ad un certo
punto, si forma un convincimento e un voto. E’ questa una grande ricchez7.a che conserviamo
nel costume ecclesiastico protestante, e che vale anche per le
altre assemblee locali o regionali. E’ necessario rendersene
conto: pensiamo, per paragone,
allo squallore di molti consigli
comunali dove tutto o quasi viene predeterminato negli accordi
fra partiti; e non svalorizziamo
facilmente questa nostra caratteristica democratica proprio nel
momento in cui da un lato cre•sce, e con ragioni, la sfiducia
in tutte le istituzioni elettive e,
dall’altro, si assiste al costante
tentativo degli esecutivi di accentrare in se stessi le decisioni,
riducendo il ruolo delle assem
to di testimonianza nella società italiana. Credo che a tutti noi
sia capitato, almeno una volta,
di « vantarsi » della nostra diversità a proposito dei rapporti fra
chiese e stato: nessuna ingerenza da parte dello stato, nessun
privilegio, in altre parole il famoso « senza oneri per lo stato ». Purtroppo non tutti si sono resi conto subito che era assai più facile vivere l’intesa come critica ai cattolici, assai più
difficile essere con essa coerenti
al nostro interno, anche nel manifestarsi di grossi problemi finanziari.
6) Dietro l’impostazione dell’intesa ci sono dunque una teologia e una ecclesiologia precise. E’
la teologia di Barth introdotta
in Italia (ma assai poco nelle
comunità) dalla generazione di
« Gioventù Cristiana », dei Miegge, dei Subilia, dei Vinay, dei
Peyrot, cioè di coloro che hanno formato i nostri migliori pastori.
Interrogativi
teologici
4) E’ vero allora che, se si
vuole riprendere la discussione,
essa non potrà essere svolta al
livello lutto sommato basso e
piuttosto contingente cui abbiamo finora assistito anche sul
giornale. Bisognerà avere l’onestà intellettuale e la coerenza
di mettere apertamente in discussione rimpianto teologico ed
ecclesiologico che ci ha largamente guidato in questi decenni, e
che, in particolare, soggiace all’impostazione delle intese e, al
loro interno, dei rapporti finanziari con lo stato.
5) Come ben sappiamo, questa impostazione è tecnicamente
frutto del lavoro di alcuni nostri fratelli con particolari competenze giuridiche, ma nella sostanza è^assai di più: è cioè il
tentativo, fatto da parte di una
generazione, di riflettere teologicamente su di un problema politico — i rapporti con Io stato.
Un tentativo nel quale si è definita una concezione della chiesa e si è espressa una ricerca
di coerenza con la fede evangelica. La via delle intese è stata,
nel contesto della battaglia per
la libertà di tutti, una strada
difficile: abbiamo voluto escludere le due alternative più facili, quella della netta separazione fra stato e chiese e quella
concordataria. E’ opportuno ricordare che buona parte della
chiesa rimase a lungo perplessa
su questa strada, che ci vollero
lunghi anni di dibattiti sinodali
(all'epoca li seguivo dalle gallerie) per creare un consenso nel
metodo e nei contenuti dcH'intesa, che alcuni rimasero fino
aH’ullimo contrari e che alcuni
punti (come quello sulla scuola)
registrarono disaccordo al nostro
interno. Alla fine però la grandissima maggioranza condivise
la linea scelta e molti videro la
stipula dell’intesa come momen
Siamo tutti riconoscenti a questi fratelli per la spina dorsale
che ne è scaturita a vari livelli:
ma se la discussione si riaprirà,
bisognerà forse porre dei seri
interrogativi anche a quella teo
logia e a quella concezione della chiesa. Del resto ogni generazione cristiana è chiamata a riflettere teologicamente nella sua
società e nel suo tempo. Ma certo non si può negare che quella
teologia, così chiara, evangelicamente limpida, assolutamente
coerente sia apparsa a molti anche estremamente dura, implacabile, elitaria, espressione di chi,
per l’appunto, si può accontentare dei principi: una teologia
talmente dialettica da risultare
incomprensibile o assurda a chi
intendesse semplicemente avvicinarsi all’Evangelo, una teologia
adatta a forgiare una intelligente e tenace classe dirigente di
laici e pastori ma assolutamente incomprensibile a livello popolare, spesso incapace di scaldare il cuore e di accendere
gioia per l’Evangelo. Forse non
è un caso che le nostre chiese
resistono con una certa coeren
za e fedeltà a spinte diverse e
a tentazioni religiose e politiche,
ma non crescono, aggregano poco.
Comunque, per quella generazione si è trattato di una scelta
consapevole e di una battaglia
anche dura nella chiesa per quella teologia: la possiamo riconfermare? E’ inevitabile, per essere di più, per parlare alla gente, per la nostra diaconia, essere meno rigidi sui principi, più
disponibili al compromesso, meno attenti ai mezzi e ai metodi
rispetto ai fini?
E’ necessaria
la chiarezza
mio mi limito a due questioni:
il modo di vedere lo stato e la
concezione protestante della
chiesa.
8) Nel corso dei due decenni passati noi protestanti, sia
che fossimo liberali o di sinistra,
abbiamo nutrito una speranza
(o una illusione?): che cioè la
gestione pubblica di determinati
servizi, dalla scuola alla salute,
potesse avvenire con onestà e,
per l’appunto, nell’interesse pub
blico anziché di pochi, contribuendo così ad una società più
giusta, con la progressiva eliminazione delle discriminazioni sociali. C’erano cospicue differenze circa i modi in cui raggiungere tale obiettivo, ma c’era in
comune la convinzione che lo
stato potesse essere finalmente
governato in modo dignitoso, con
responsabilità e con rispetto verso i cittadini. Questo non è successo, né in Italia né altrove:
da noi i partiti hanno progressivamente occupato lo stato,
preoccupandosi non di governarlo bene, ma di trarne vantaggio
personale e di gruppi; altrove,
dove un partito si è identificato
con Io stato pretendendo al tempo stesso di rappresentare tutti,
abbiamo registrato crolli e fallimenti ben più rilevanti e drammatici. Ma dalla vergogna delle
USSLL alle infiltrazioni maliose
nei consigli comunali del sud e
del nord, al voto di scambio, alla voragine che ha travolto i
partiti comunisti al potere nell’Est il vero sconfitto è il governo della cosa pubblica, l'idea
stessa della cosa pubblica, cioè
di quelle cose che, non essendo
di nessuno, devono avere la cura, la responsabilità, l’onestà di
tutti, dal primo ministro all’ultimo cittadino.
Diaconia e
predicazione
Mi sembra che la discussione
sia già aperta, al riguardo, e
non solo a partire dai finanzia
menti pubblici. Ma occorre essere chiari: non si può, da una
parte, presentarci in un modo
protestante che non è più quel
lo che sappiamo e vogliamo vivere e dall’altro, nel pratico e
nel quotidiano, rincorrere il modo cattolico di intendere la chiesa e la religione.
7) Chi oggi dunque voglia rimettere in discussione la decisione sinodale suU’8 per mille
deve avere l’onestà e la forza
di misurarsi anche su questi interrogativi e non solo sulle crocette del modello 740. Per conto
Ci rassegniamo a questa evidenza e cerchiamo di ricollocare in questo contesto tutta l’impostazione delle nostre opere,
della diaconia, del servizio (ma
con quale predicazione?) oppure
cerchiamo altre strade? Intanto,
a differenza di anni fa, oggi tendiamo a parlare assai più di rapporti con la società che con lo
stato: per molti di noi lo stato
è solo un pezzo di società. Ma
da qui occorre ripartire.
9) E’ possibile delineare analoghi cambiamenti per quanto
riguarda la concezione della chiesa? Qui sarei molto più esitante.
E’ vero che sono in parte cadute delle distinzioni « forti »,
su cui ci siamo in passato fondati. come quella tra fede e religione; è vero che determinati
processi ecumenici o forme di
sincretismo religioso finiscono
anche per incidere su di noi; è
vero che il senso di una presenza e di un servizio nel paese è
da molti considerato molto più
possibile mediante le opere diaconali che mediante le chiese e
che, nel medesimo tempo, queste opere sembrano richiedere
assai più impegno e preoccupazioni che non la predicazione...
E si potrebbe continuare, registrando anche il fatto che sempre più il complesso di norme
e di regolamenti che ci siamo
dati viene avvertito come una
gabbia imposta anziché come la
traduzione giuridica di un convincimento di fede.
Ma, nonostante tutto questo,
che pure va seriamente discusso, resta a mio avviso un punto
sostanziale che ci distingue dal
cattolicesimo e perciò non ci consente di accedere a quelle forme di finanziamento che sono
state pattuite in sede concordataria.
Si tratta del fatto che per noi
protestanti la religione non è
un servizio pubblico per determinati cittadini che lo richiedono. Cioè noi protestanti non pensiamo che nell’uomo ci siano dei
bisogni religiosi innati e non p>ensiamo che la chiesa sia l’orga
nizzazione delegata dallo stato al
soddisfacimento di tali esigenze
religiose. Non lo pensiamo perché non abbiamo, come la chiesa cattolica, una teologia natu
rale a sostegno di tale concezione. Non vogliamo negare che ci
sia nell’animo umano una ricer
ca di spiritualità o che dentro
ognuno di noi sorgano domande
sul senso della vita: ma poiché
siamo riformati riteniamo che è
il Signore, per sua iniziativa, che
ci interpella e che ci chiama a
servirlo. Perciò, come anche abbiamo scritto nel rapporto che
la Tavola presenta al Sinodo,
questa « vocazione » non concepisce ambiti « privilegiati » o
« specifici », ma ci coglie nella
completezza e nella complessità
della vita e della storia: per questo motivo, per noi, la chiesa
non è un servizio pubblico ma
riunione di coloro che si lasciano interpellare dal Signore e cercano di esprimere una risposta
alla sua chiamata.
Occorre essere
più propositivi
Perciò ritengo che, se ridiscuteremo dei finanziamenti pubblici al culto o alle opere, mentre
potremo essere un po’ meno ipocriti su certi dettagli (la sala
ma non il tempio, la vetrata artistica ma non il concistoro), un
po’ più propositivi nel sollecitare anche aiuti pubblici in leggi
che li prevedano quando, di fatto, le nostre strutture sono usate da e per la collettività, dovremo invece es.sere molto in
chiaro sull’essenziale. Ricordandoci che la giustificazione teologica per il finanziamento del clero e del culto cattolico esiste,
ben fondata, nella chiesa cattolica e nella società: poiché questa chiesa svolge un servizio che
risponde a determinate esigenzedi una grande maggioranza della popolazione — si dice _— è
giusto che lo stato .sostenga finanziariamente questa organizzazione religiosa. Peccato che nella nostra Costituzione questo non
sia uno dei fini previsti per lo
stato: e nelle nostre coscienze
protestanti che si dice? Saremo
capaci di metterle a tacere dicendo: li prendiamo per Villa
Olanda o per Agape, ma non per
i pastori o per rifare il tetto a
S. Marzano? Non so le vostre,
ma la mia — di coscienza — si
ribella a questa fine distinzione.
Marco Rostan