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ECO
DELLE VALU VALDESI
Prof. ARMANO HUSON Augusto
Via Beckwith lo
10066 TORRE PELLICE
Sellimanale
della Chiesa Valdese
Anno 98 - N. 45 ABBONAMENTI f Eco: L. 2.500 per Tinterno Spedizione in abbonamento postale . I Gruppo bis TORRE PELLICE — 15 Novembre 1968
Una copia lire 5 U [ L. 3.500 per l’estero Cambio di indirizzo Lire 50 ^ Ammin. Claudiana Torre Pellice . C.CJ. 2-17557
Due soldi di umanità
Osni avvenimento si ripercuote nella
eii’à e provoca reazioni diverse. La
Tragedia della Cecoslovacchia ha generalmente suscitato sentimenti di
commiserazione e, al contempo, di
ammirazione per quel popolo. Forse
pochi hanno sottolineato il valore
della sua resistenza passiva e della sua
responsabilità verso il resto del mondo. Non è di questo che parleremo, oggi, ma del nostro essere uomini in un
mondo come il nostro, poiché se è vero che ogni avvenimento, anche lontano, ci raggiunge, è anche purtroppo
vero che ne rimaniamo distaccati perchè quel che ci aggancia e tiene fermamente sono le nostre proprie preocoi'ipazioni ed il nostro interesse.
Ecco. Avevo il giornale in mano con
le prime notizie sull’invasione sovietica. Mi si avvicina un signore che esclama : « Certo anche questi hanno dei
problemi ma anch’io ne ho ! » Alludeva
alla storia che già sapevo : doveva traslocare ed il suo appartamento non
era pronto. Non che non avesse un
luogo dove dormire, ma a mettere i
mobili in magazzino — poverini — si
sarebbero guastati.
Come può andare avanti la convivenza umana con uomini che di fronte
ad una tragedia così, grande, come
quella del popolo cecoslovacco oggi o
di un altro domani, antepongono prima di tutto il proprio problemuccio
personale. La stessa persona però
quando si parla teoricamente della situazione del mondo ha discorsi ben aggiustati e posizioni assai umanitarie.
Questo, però è del tutto comune. Solo
pochi giorni fà qualcuno mi dichiarava che, secondo lui, non v’era che una
via per la salvezza del mondo, la rivoluzione violenta. Egli, però, possiede
un bell’appartamento in città ed una
ricca villa in campagna. Una giusta rivoluzione lo ridurrebbe ad una stanza,
mentre tutto il resto sarebbe dato ai
senza tetto. Se è così e se si sostiene
la rivoluzione, come solo rimedio, perchè non cominciare, fin d’ora, a mettersi in regola dando le stanze e le
case in più a chi ne ha bisogno? E
se è predicata la rivoluzione violenta
perchè fin d’ora non ammassare armi
ed esplosivi? Però il 90 per cento dei
predicatori della rivoluzione violenta
la aspettano dagli altri e neanche si
preparano ad essa con una necessaria
sobrietà di vita. Non dicano perciò
che la predicazione dell’« agape » è parola vuota, poiché essi somigliano a
quei cristiani che pregano ogni giorno « il Tuo Regno venga », ma in cuor
loro pensano « non ancora, più in là ».
Di fronte alla grande tragedia umana del nostro tempo, caratterizzata da
moltitudini di guerre, da milioni di
morti di fame, da enormi masse sottonutrite o oppresse, vi è varietà di discorsi e di soluzioni proposte, non differenza di vita e di impegno quotidiano. Ciò avviene qui ed ovunque. Non
SI vede differenza fra conservatore e
rivoluzionario nelle cose della vita, nè
fra cattolico e protestante, se sono in
gioco gli interessi personali. Il discorso sul mutamento delle strutture è più
facile che quello sul mutamento di
mentalità e di vita, perciò si fà quello
e non questo. Eppure che cosa potrà
mutare se non si hanno due soldi di
umanità e si vive come se l’altro non
esistesse.
Qui, a Riesi, fortemente istruttiva è
la storia della miniera. Dopo tante
lotte essa è passata dalla proprietà di
principi a quella della Regione, ma
l’intrallazzo e l’inganno hanno continuato come prima perchè gli uomini
che la dirigono, come quelli che la
dirigevano, pensano solo al loro interesse personale.
Che lo « statu quo » sia il pericolo
maggiore, nessuno lo nega, ma occorre
finalmente avvertire che la contestazione non può esser fatta di parole e
di chiasso, ma di azioni concrete e di
impegni. E ciò anche nella chiesa. La
chiesa che si è ridotta a far discorsi
non può esser contestata con chiac,'hiere, non ne vai la pena, nè da teo] ic nè da pura e sentimentale ammi: azione di rivoluzioni che avvengono
altrove, ma contestata con scelte precise seguite da azioni precise. Mondo
e chiesa hanno, oggi, lo stesso sussulto di febbre, ma ambedue non hanno
uscita se non in un mutamento radicale di mentalità, seguito da un radicale mutamento di vita, per cui si
veda nello stesso stile di esistenza chi
è per la conservazione e chi è per la
rivoluzione.
La rivoluzione fondamentale della
chiesa non è teoria e meno ancora discorso o moda, ma carne crocifissa:
Gesù Cristo. E senza trasferimento in
azione della nostra fede, si farà più
male che bene, perchè la chiesa stanca di sermoni, si stancherà ancora
più presto dei « luoghi comuni » ripetuti a sazietà in ogni tempo.
Quel che è assolutamente importante è il fatto che spesso, oggi, la chiesa abbia ritrovato il senso della sua
missione nel mondo e che le nuove generazioni, più che mai sensibili a ciò,
reagiscano con energia contro ogni
stasi ed ogni vuota soddisfazione dello
spirito ; ma guai se questa giusta ribellione si limita ad una protesta verbale
e non si esprime in una vita protesa
verso l’altro in fatti concreti i quali,
aggiunti alla parola, possono assumere il significato di testimonianza.
Mi pare che i valdesi medioevali
possono esserci ancora di esempio.
Essi contestavano la società e la chiesa costantiniane, ma le contestavano
vivendo nella povertà e la loro vita
aveva il senso del dono all’altro. Non
si adattavano ai costumi del tempo,
rifiutando persino i giuramenti, non
tanto per letteralistica interpretazione della Parola, quanto perchè con
essi avrebbero accettato la società del
tempo... però ne sapevano portare anche le dure conseguenze.
Ai cristiani ed ai non cristiani, oggi,
si può chiedere prima di tutto solo
due soldi di umanità, affinchè, poi, il
loro discorso divenga effettivo e vero,
ma questa « umanità » si rivela innanzitutto nella contestazione di se stessi, di quel che effettivamente siamo,
cioè nel mutamento di mentalità senza la quale non si combinerà niente
di effettivo e anche una rivoluzione
lascierà le cose come prima.
Tullio Vinay
^ COISTINUAZIONE O DEVIAZIONE ?
Veliti anni di Agape
La differenzierà ['Agape degli inizi e l’Agape attuale è che di fronte ad una vasta piattaforit^, sulla quale si incontrano le posizioni più contrastanti, il prò-testantesimo p^ò apparire sostenuto da una minoranza troppo ristretta, mentre agli
inizi la maggioranza dei campisti era di tipo tradizionalmente protestante
Vi sono molte oi^re che celebrano
decennali e centdÌBri. Forse Agape
non è fra quelle. Ili^chio di una celebrazione consiste riconsiderare un’opera nel profilo d^^uo passato, anziché nella sua val^tà nel presente.
Ma 20 anni posson^ essere l’occasione
di un ripensamentii,.,dei fini e di una
ricerca delie iineéi^,pnncipali da seguire per fedeltà propria costituzione. Per questa (il pastore Fran45SU0 gruppo sono
!^one Giovanile ValilBS^àare un dialogo e
:^2iostri compiti di
ìil quadro dell’AgaTcolare era stata
nl^ giovani e meno
n&ità, nella quale
»gelivi erano stati posti. Le rispo“te o 'Sbanco Giampiccoli
si sono delineate <su quattro punti.
co Giampiccoli
stati invitati dall
dese di Tonno a
ripensare insiem
giovani evangeiii
pe di oggi. Uni
mandata ai mei
giovani della cs
vari punti interi
iiiiiiiiiiiiimiiiiiiim:
UN APPELLO DELLA FEDERAZIONE
DELLE CHIESE EVANGELICHE IN
!
nm
Aiuto a^li alluvionati
Non sono molti gli evangelici del Biellese e
delTAstigiano colpiti, ma non per questo è meno doveroso e urgente un gesto di solidarietà
Nessun evangelico è rimasto vittima dell’alluvione nel Biellese; e
sebbene la diaspora evangelica,
valdese e metodista in particolare, sia estesa nella zona, non risulta che alcuna famiglia lamenti direttamente danni alle abitazioni e
neppure perdite del posto di lavoro; si ha notizia soltanto di danni
subiti dai negozi di due famiglie
metodiste della comunità di Vintebbio. A proposito della situazione degli evangelici dell’Astigiano
ci dà notizie il pastore Giuseppe
Anziani in ultima pagina, e non
sono notizie liete.
In varie comunità, a Torino
in particolare, sono state subito
aperte sottoscrizioni, appena risultava che questi doni in denaro
erano più utili di quelli in natura,
affluiti in forte quantitativo nei
primi giorni, e in misura superiore alle necessità, dato che le famiglie dei sinistrati sono relativamente poche: a differenza di altre
calamità naturali abbattutesi negli ultimi anni sul nostro paese, la
caratteristica di questa è soprattutto la distruzione, almeno nel
Biellese, di fabbriche e di posti-lavoro; in questo caso il governo pare deciso a un serio e rapido impegno di ricostruzione, anche se
naturalmente ogni aiuto sarà non
solo gradito, ma necessario.
Segnaliamo l’esempio degli
evangelici fiorentini: memori di
quel che era stata l’alluvione nella
loro città e delle necessità di aiuto e della toccante solidarietà di
tanti, alcuni evangelici della città
toscana sono venuti con due macchine cariche di coperte, indumenti e medicinali, e con una
prima somma raccolta rapidamente. Il loro gesto ha commosso
i fratelli del Biellese, ma è parso
opportuno riportare una parte al
meno del carico, come pure la
somma, in attesa che si chiarissero le necessità più urgenti e i canali più efficaci per farli pervenire alle famiglie colpite.
In base ad informazioni .assunte a Biella, risulta che sia in via di
costituzione un Comitato di coordinamento per la raccolta di aiuti
e per il loro impiego, comitato costituito dai sindaci di tutti i Comuni della Valle Strona, la più
colpita: una sorta di « consiglio di
valle » d’emergenza; e questo pare
senz’altro il canale più adatto per
far convogliare gli aiuti che giungeranno e per i quali la Federaziodelle Chiese Evangeliche in Italia
lancia un appello a tutte le comunità e i fratelli. Il past. Mario
Sbaffi ci ha comunicato questo appello e l'intento di raccogliere alla
presidenza (versamenti sul c.c.p.
n. 1/31882 intestato al past. Mario
Sbaffi, Via Firenze 38, Roma) le
offerte, che singoli e comunità
(sappiamo che alcune hanno già
pure dedicato a questo scopo una
colletta al culto domenicale) sono
invitati a versare sollecitamente.
Tali offerte saranno poi versate al
suddetto Comitato e ad analogo
organismo nell’Astigiano, quando
si abbiano maggiori precisazioni
al riguardo. Certamente anche
questa volta gli evangelici italiani
vorranno compiere il loro semplice gesto di solidarietà fraterna.
A causa degli scioperi nazìonaU, ai
quali hanno aderito pure i poligrafici, il settimanale esce con un poco di ritardo, e ce ne scusiamo con
i lettori.
A questo numero è acclusa la pagina che la Federazione Fem^nile Valdese ha deciso di pubblicare
periodicamente inserendosi nel nostro programma: siamo molto lieti
di questa cooperazione.
1 - Confronto con le linee
iniziali
Sono tre e le si ritrovano riportate
nel programma di Gioventù Evangelica del novembre 1947: a) rottura dell’isolamento della nostra chiesa; b) ricerca, di una scuola di vita comunitaria; c) formazione di un centro di studi evangelici.
Si può dire che questi fini sono una
lucida espressione dell’aspetto centrale del lavoro di Agape in questi venti anni.
a) La rottura dell’isolamento doveva avvenire a causa del nostro carattere di diaspora, fortemente disseminata per tutta la penisola, continuamente esposta allo sgretolamento per
la pressione dei fattori esteriori delle
maggioranze dei più diversi tipi, da
quelle religiose a quelle laiche. Ma la
rottura dell’isolamento nei confronti
dell’estero è altrettanto importante
per il respiro universale, che deve caratterizzare la gioventù evangelica italiana. Tale respiro presuppone la conoscenza del mondo evangelico nelle
sue più varie espressioni ecumeniche e
nei rapporti con il mondo, una informazione più fedele nei fatti, la coscienza di alternative, esistenti nel
mondo attuale, al clima clericale paternalistico della nostra amata patria.
b) Il secondo fine è stato costantemente tenuto presente nei vari sviluppi che si sono attuati in questi anni. La scuola di vita comunitaria ha
avuto la sua espressione nel lavoro comune dei giovani evangelici e non
evangelici di tutto il mondo che hanno costruito le mura di Agape: lavoro programmatico, ma anche manuale, diretto, con tutta la fatica fisica
che comportavano le dieci ore giornaliere per molte estati, che i giovani di
tutte le nostre chiese hanno dato con
entusiasmo e con sacrificio. Il valore
di quell’opera continua nella fortissima rete di amicizie e fraternità, che si
sono intrecciate fra i lavoratori di
Agape. Dalla prima esperienza nacque
la comunità di Agape come impegno
comune di servizio e con la partecipazione di giovani che hanno dato anni del loro lavoro allo sviluppo di Agape. La linea comunitaria si è precisata
poi nella formazione del Servizio Cristiano di Riesi e nella qualificazione di
gruppi comunitari che hanno avuto
contatti ed infiuenze con altri gruppi, che si sono formati in altri paesi.
Possiamo dire che una delle caratteristiche dei vari tentativi di vita comunitaria è di ricercare sempre la
funzionalità del servizio, la precisione
dei fini da stabilire evitando una certa
quale mistica che possa snaturare la
realtà di una comunità, che passa necessariamente attraverso vie nelle
quali le varie debolezze umane possono manifestarsi sempre di nuovo.
c) La formazione del centro di studi evangelici ha subito in Agape degli
alti e dei bassi. Questo non esclude
una continuità nel tentativo di specificare i fini di un ripensamento cristiano nei confronti delle tendenze,
dei fatti, dei contrasti di idee che si
succedono continuamente. Il centro ha
promosso campi di riflessione teologica, ecumenica : ricordiamo tra i più importanti quelli concernenti la ricerca
delle varie confessioni di fede dalla
Riforma ad oggi. Un campo autunnale 1968 si è occupato della « nuova teologia » e per il 1968-69 i tre campi previsti concernono la ricerca del senso
della vita del nostro tempo nell’esame
delle varie contestazioni, con l’analisi
delle cause del dissenso, l’esame del
concetto della violenza e del posto che
essa detiene nella situazione attuale e
infine la ricerca dello stile dell’uomo
nuovo nelle sue decisioni nel campo
sociale e politico (l’espressione «uomo
nuovo » è stata fortemente sottolineata nella IV Assemblea Ecumenica di
Uppsala ed implica un riesame dogmatico-etico di primaria importanza).
2 - Le sfide poste
ad Agape
Giampiccoli ne descrive tre. La prima
è data dalla presenza di Agape nelle
Valh Valdesi. Qual’è l’inserimento di
Agape in quel quadro? Alcuni potrebbero pensare ad Agape come ad un
pallone aerostatico legato a terra per
CUI SI rende necessario un suo radicamerito nelle problematiche ordinacarattere occasionale
HoUq ^^^c^venti, fra cui lo sciopero
della miniera, può manifestare la sua
fragilità a causa del carattere eccezionale dei provvedimenti. Esiste atun progetto di collaborazione fra le chiese della vai Germanasca, a cui Agape si sente di dare il
suo contributo.
reaif' « data dalla
.P™<*stantesimo in
continua evoluzione Si pensi al
protestantesimo secolarizzato espresso m alcune correnti teologiche contemporanee o al protestantesimo liturgico oppure a quello moralizzante,
che SI ritrova in gruppi settari. Il protestantesimo, col quale Agape ha da
fare, e il protestantesimo 1968 a motivo del tentativo di captare le linee più
contemporanee non per amore di moda ma per avere a che fare con delle
realta e non con dei miti.
La terza sfida, davanti alla quadovuto porsi, le viene
dalle correnti deU’ateismo moderno
con tutte le sue variazioni dall’agnosticismo al rifiuto consapevole del trascendente, dalla reazione delTadolescente contro la tradizione religiosa
all accettazione di un mondo senza
speranza, dalla sostituzione di contenuti sociali e politici alla speranza cristiana delusa e fino alle più fini sfumature, ben più pericolose, di una
« scienza » che escluda per definizione
^alsiasi appello ad altro giudizio.
Di fronte a tale sfida la formazione
dei gruppi di credenti appare indispensabile. La differenza fra l’Agape
degli inizi e l’Agape attuale è che di
fronte ad una vasta piattaforma, sulla quale si incontrano le posizioni più
contrastanti, il protestantesimo può
apparire sostenuto da una minoranza
troppo ristretta, mentre agli inizi la
maggioranza dei campisti era di tipo
tradizionalmente protestante. Possiamo anche dire che l’Agape di oggi costituisce un vasto campo di testimonianza, che si distingue dalla stato delle nostre chiese quasi sempre volte
verso se stesse, a causa dell’incontro
con forti correnti spesso negatrici di
ogni posizione religiosa. Bisogna pertanto dare ad Agape gli strumenti per
vivere l’annuncio di Cristo in questa
nuova situazione.
3 - Continuazione
o deviazione ?
Giampiccoli afferma che si può riscontrare una continuità in epoche diverse. Se nella chiesa il cambio delle
epoche si svolge lentamente, il ritmo
del mutamento diventa rapido in Agape. Per esemplificare pensiamo ad uno
dei motivi essenziali del movimento :
la riconciliazione. Quella realtà della
riconciliazione del Cristo assunse un
profilo preciso quando giovani di più
opposte tendenze ed esperienze religiose 0 politiche misero mano al piccome e alla cazzuola'per innalzare le
mura del villaggio. Dall’anno 1950 il
campo Africa ha voluto cercare le linee di contatto con le correnti che
portano ad una nuova responsabilità
i popoli sottosviluppati. I primi contatti con cattolici ed ortodossi hanno
emanato il profumo della novità riconciliatrice dell’agape di Dio. Ma oggi i termini di pace e di riconciliazione diventano spesso parole equivoche
che servono a una copertura dei dissensi più profondi; vi è una equidistanza, che porta in sè l’apparenza
della oggettività e il peccato delle discriminazioni. Il dovere della riconciliazione da parte dei cristiani può
consistere nel rifiuto di cooperazione
a false sintesi nelle quali, tacendo i
dissensi, si cade nel più piatto o equivoco conformismo. In tal caso la riconciliazione può suonare falsa. Agape allora deve diventare attenta al rischio della confusione, proprio per
Carlo Gay
(Continua a pagina 6)
2
£à
N. 45
15 novembre 1968
le Chiese alle prese con il problema battesimale
// Sinodo k(i affidato alle comunità lo studio del pro~
hlema della confermazione; ma è chiaro a tutti — ed
è emerso con forza pure nella relazione della commissione sinodale che, appunto, costituisce il documento
in hase al quale siamo invitati a lavorare e riflettere —
che porre questo problema significa in realtà porre il
problema del battesimo. Il grande dibattito di quasi trent’anni fa fra Paolo Bosio (Ritorno al battesimo) e Giovanni Miegge (Il battesimo dei fanciulli),
iniziato all’interno del corpo pastorale, offerto poi alla
riflessione della Chiesa mediante due pubblicazioni in
polemica, è rimasto a suo tempo sostanzialmente sterile perchè rum ha trovato urm chiesa sensibile all’imperativo/ della riflessione e chiarificazione teologica.
Forse, oggi —■ e ce lo auguriamo vivamente — la situa
ziorw va lentamente mutando e maturando e si profila la possibilità di un lavoro più in proforulità, oltre
che in estensione, in modo che la Chiesa giunga, sia
pure a poco a poco, a una presa di coscienza biblicoteologica e a urm prassi conforme, anche a proposito
della questione battesimale.
Il problema è assai arduo. Per renderne edotti e
sensibili i lettori ci sforziamo — oltre a programmare
una serie, di articoli che cerchino di chiarire come il
problema battesimale appare nel Nuovo Testamento e
come si è. svolto, nelle sue grandi linee, nella storia
della Chiesa fino a oggi — di dar notizia dei dibattiti
che un po’ ovunque, in ogni settore dell’orizzonte cristiano, sorgono intorno a questa discussa questione.
Una voce cattilica
sulla cBDceziane baneslmale
di Karl Bardi
Zurigo (epd) — In un articolo diffuso dalla Kipa (l’agenzia stampa cattolica), il prof.
Albert Brandenburg del « Johann Adam
Moehler Institut » di Paderborn — il quale
dopo la sua ordinazione sacerdotale è stato
liberato da ogni altro incarico dal card. Jaeger, perchè potesse dedicarsi allo studio della
teologia evangelica — prende posizione in
merito all’attacco che Karl Barth ha rivolto
alla dottrina tradizionale del battesimo (presentata qui recentemente da P. Ricca. N.d.r.).
Nel corso del suo esame critico il prof.
Brandenburg scrive : « Karl Barth ha da
sempre sostenuto una dottrina che si allontana dalla tradizione corrente rappresentata
sia dalla sua Chiesa evangelica che da quella cattolica. Uno studio approfondito dei suoi
scritti rivela per altro che in diversi momenti egli ha avanzato ragioni diverse per
appoggiare il suo rifiuto di riconoscere nel
battesimo d’acqua un sacramento. Tuttavia
un’analisi accurata della sua teologia mostrerebbe che la sua personale dottrina battesimale è profondamente radicata nel suo sistema di pensiero.
K I problemi oggi appassionatamente dibattuti de] battesimo dei fanciulli non possono essere risolti in modo univoco e con
sicurezza, sulla base del Nuovo Testamento.
Come in altri punti, anche in questo il Nuovo Testamento viene illuminato soltanto dalla tradizione e dalla prassi ecclesiastica posteriore. Sull’epoca nella quale si è affermato
il battesimo dei fanciulli, regna la massima
disparità di opinioni; vi è però accordo nel
riconoscere che esso è apparso prima che la
dottrina del peccato originale e del carattere
generale di quest’ultimo fosse stata elaborata, in polemica con il pelagianesimo.
« La dottrina presentata da Karl Barth,
che prevede una recisa distinzione fra battesimo di Spirito e battesimo d’acqua, in questa forma non ha alcun fondamento nel Nuovo Testamento. Il battesimo d’acqua amministrato dalla Chiesa in conformità con il
Nuovo Testamento — occorre dirlo nettamente in contrasto con Barth — in quanto
sacramento della purificazione e della santificazione è un evento che partecipa della
morte e della risurrezione del Signore. E’
quindi un mezzo di grazia. La teologia esegetica apporterà efficaci correzioni a questa
unilaterale dottrina di Karl Barth.
« Con Erich Graeser dobbiamo dire ’’che,
almeno nella teoria battesimale di Paolo, l’at.
to divino e la risposta umana sono inseparabili e fanno del battesimo quel che è : il
sacramento delTEvangelo annunciato e ricevuto”.
<( Il rapporto fra fede e battesimo, che era
stato particolarmente sottolineato prima della Riforma, necessita di una nuova chiarificazione. La vita di Cristo, innestata nel bambino al battesimo, deve essere personalmente
maturata nella fede.
« Se in base al Nuovo Testamento si possono opporre argomenti decisivi alla dottrina battesimale di Karl Barth, si deve lamentare. da un punto di vista ecumenico, il
rifiuto del carattere sacramentale del battesimo. Il battesimo istituito da Cristo, che
quindi non è pura opera dell’uomo, è praticamente il fondamento di una comunione
cristiana. Se tale battesimo perdesse il suo
valore, la dottrina di Barth sarebbe la dottrina ecclesiastica del futuro ».
Il problHiia dd banesimo
iKlIa Ghiesa RoBaoa
Mühlheim/Ruhr (epd) - Nell’assemblea
annuale dell’Accademia evangelica di Mühlheim nella Ruhr, il Präses dr. Beckmann, di
Düsseldorf, ha affermato che non c’è da attendersi, in un prossimo avvenire, un Consensus del Sinodo del Land renano a proposito di un mutamento dell’ordimento ecclesiastico, lasciando a discrezione l’età del battesimo. Il Beckmann ha parlato a favore
del mantenimento del battesimo dei fanciulli,
poiché il battesimo è necessario alla salvezza
e la concatenazione annuncio-fede-battesimo
non va intesa in senso biografico, ma teologico. Il battesimo è un atto, con il quale ini.
zia la vita cristiana. Il battezzando è accolto
nella grazia di Dio. Perciò i genitori hanno
agito rettamente, portando il bambino loro
affidato al battesimo, nella speranza che la
fede si manifesti in lui. Dal momento della
loro nascita i bimbi si troverebbero so^'o
« la potenza del peccalo, della morte e di
Satana »; mediante il battesimo essi sono immessi nella situazione della fede. Indubbiamente il battesimo non è ancora la salvezza,
ma è un mezzo, uno strumento di Dio. Il dr.
Beckmann ha poi ricordato che il battesimo
è un sacramento che si compie una volta
sola, e per gl’infanti è l’unico che possa essere amministrato loro. Finche si parlerà da
un lato del peccato originale e dall’altro della necessità del battesimo per la salvezza,
il battesimo dei fanciulli non può essere ab
bandonato. Per lasciare libera l’età del battesimo si dovrebbero avanzare conoscenze
teologiche sicure : ma un tale consensus teologico non è oggi possibile. Il Beckmann teme che • il riconoscere libera l’età del battesimo abbia come conseguenza la divisione
della Chiesa e polemizza contro i pastori che
non battezzano più, pur riconoscendo l’ordinamento ecclesiastico: « Una cosa simile non
si fa, finche il Sinodo non ha deciso altrimenti ».
In contrasto con il Beckmann, il correlatore past. G. Bauer di Berlino ha affermato
che nella Bibbia si presentano soltanto battesimi di adulti. Battezzando i fanciulli la
Chiesa ha invertito la concatenazione : predicaz'one-fede-battesimo. Anch’egli sottolineava l'ordine battesimale di Cristo, ma pensava
che da quest’ordine non si potesse dedurre
l’autorizzazione ad alcuna costrizione : al
contrario, il battesimo si trova nella sfera del.
la' libertà divina. Il Bauer ammette che il
battes-mo dei fanciulli è possibile; la Chiesa
non deve però fare di questa possibilità una
legge. Egli rimprovera alla Chiesa di non a
vere evitato il « gigantesco proletariato battesimale » e chiede una nuova formulazione
della Confessione di fede. Egli sottolinea
che lasciando libera l’età del battesimo si determinerebbe un’accelerazione del dissolvimento della chiesa-popolo (Volkskirche); onde evitarlo, il battesimó dei neonati dovrebbe
essere sostituito da cerimonie di benedizione,
per riempire il « vuoto » ehe si presenterebbe
là dove attualmente si pratica il battes'mo
dei fanciulli.
Nel corso del gennaio prossimo il Sinodo
del Land renano si occuperà del problema
battesimale. Nel fraltempo il gruppo di lavoro « Taufe und Gemeinde » (« Battesimo e comunità ») diffonderà una dichiarazione, nella quale si afferma la convinzione che lo
studio del Nuovo Testamento in relaz'one al
battesimo, in vista ddl’attualità ecclesiastica, conduce al risultato che s'impone che
venga lasciata libera lletà alla quale possa
essere celebrato il battésimo, per lasciare ai
pastori e ai genitori li^rtà di movimenti, si
che possano decidersi l^ramente in base alla loro conoscenza vié^lata alla Scrittura.
A Bari, nella «Giornata della HiforÈ^»
L’impegno poiitico del cristiano
In occasione dell’anniversario della Riforma, il pastore dott. Enrico Corsani ha tenuto
nell’aula consiliare del Municipio di Bari
una pubblica conferenza su un tema di mordente attualità: a Uimpegno politico del cristiano ».
Non è la prima volta che il dott. Corsani
tiene conferenze pubbliche e il vivo interesse sempre suscitato a vari livelli è segno tangibile della testimonianza che il pastore valdese di Bari rende alla Parola di Dio nel
contesto storico e sociale in cui egli è chiamato ad operare.
Di particolare rilievo era il tema svolto lo
scorso anno nel 450® anniversario della Riforma : « Riforma protestante e democrazia »
(v. La Luce - anno 1967 - n. 46). Ad esso si
aggancia la conferenza di quest’anno.
L’oratore ha esordito con una messa a
punto teologica circa la concezione di Chiesa
nel pensiero cattolico e nel pensiero protestante e, dopo averne sottolineato la profonda ed essenziale diversità, ha posto a se stesso
e agli uditori l’inquietante domanda che oggi agita Tintera cristianità: la Chiesa, intendendo per Chiesa tutto il popolo di Dio
ossia tutti i credenti^ deve o non deve impegnarsi politicamente? Il pastore Corsani risponde a questa domanda affermativamente
ed entra cosi nel vivo della sua argomentazione, spiegando cosa intenda per impegno,
perchè lo ritenga necessario, come esso debba
manifestarsi e quali siano altresì i suoi limiti.
Dopo una rapida sintesi storica, atta a lumeggiare la concezione di ’ Lutero nei confronti dello Stato, i contrastanti atteggiamenti degli Anabattisti e infine la posizione politico-sociale di Calvino, basata su un rigido
fondamento teologico, l’oratore spiega con
incisiva chiarezza cosa debbasi intendere per
cristiano^ per politica e per impegno. Ci sem.
bra opportuno ripetere qui brevissimamente
le tre definizionij perchè assai spesso le scissioni che oggi si verificano nelle nostre comunità sono dovute soprattutto s grossi fraintendimenti e la base per un dialogo è invece,
a parer nostro, la chiarezza.
Cristallo : colui che riconosce in Cristo Gesù
il suo personale Salvatore e Signore e pertanto annuncia a tutti la buona notizia
della salvezza, in un costante e responsabile impegno di servizio.
Politica: la partecipazione di lutti (in misura maggiore o minore secondo la maggiore
o minore « tecnicità » dei problemi) alla
vita e al governo della polis.
I inpegno : lo sforzo personale posto in questa
partecipazione, che deve naturalmente integrarsi allo sforzo di tutti per realizzare
migliori condizioni di vita, per eliminare
la fame, la guerra, le discriminazioni. Il
contrario di impegno è disimpegno.
In questa prospettiva il pastore Corsani ha
sottolineato con vigore come il cristiano non
possa e non debba essere assente quando si
lavora alla costruzione di un mondo nuovo,
poiché se questo mondo nuovo sorgerà senza
il contenuto che il credente può dargli, non
è sicuro che sarà ®n mondo veramente migliore. La bontà di esso infatti non dipenderà dalla quantità dei beni di consumo che
potrà essere messa a disposizione di tutti, ma
dallo spirito che Io vivificherà (Luca 12: 15).
A questo punto l'oratore, riferendosi all’immagine evangelica del sale (Matt. 5: 13) e
ribadendo che il sale non può dare sapore se
rimane nel barattolo (ossìa nell'interno della
propria chiesa) si domanda se tale immagine
debba interpretarsi in senso spiritualìstico.
La risposta che egli stesso di nuovo dà è
netta : no. egli dice, perchè se è ovvio che
la salvezza dell’anima è la cosa principale
(Matt. 6: 33) è altresì vero che Cristo vuole
la liberazione dell’uomo totale. Gesù ha infatti, secondo il pastore Corsani, preso posizione contro la guerra, Tingiustizia, loppres
sione nell’indicare le c¬azioni del Regno
di Dio, che sara caratteì^zato dall’amore, dalla pace, dalla giusiizial II credente dovrà
dunque agire acciocche^se ne possa verificare una sia pur pai/iaÌg. manifestazione in
questo mondo come sej^o di ciò che un
giorno avverrà nella pjèftezza.
Qui l’oratore si pona pero lo sconcertante
problema dei modi coni quali è lecito o meno al cristiano agire questa direzione:
sconcertante perche, a^he quando sulle premesse fossimo tutti ilaccordo, sui modi possono sorgere molte i^fcrve e i più sì limitano ad accettare, al massimo, un impegno
disimpegnato. Per l’oratore invece un impegno disimpegnato, disincarnato, non ha validità alcuna ed egli afferma vigorosamente
la necessità di una partecipazione totale del
credente a tutti i problemi della polis, ivi
compresa la lotta contro le strutture di un
sistema quando Tingiu-^iizìa è strutturale,
senza crearsi alibi di sorla, pronto a sporcarsi
le mani operando delle scelte prec'se, anch?
partitiche qualora sia necessario.
Ma. chiarisce Toratorc. aH’interno di qualsiasi partito od organizzazione il cristiano do.
vrà restare sempre indipendente^ poiché egli
è già dipendente da Colui che ha accettato
come suo Signore è di a.-soluto vj sarà soltan.
to il suo impegno per Cristo: ogni sua scelta
umana è relativa. Egli pertanto si troverà in
una scomoda posizione di contestazione permanente. ma proprio per questo il suo contributo sarà prezioso e insostituìbile.
Chiarito quanto sopra, il pastore Corsani
si è addentrato nella parte terminale e altresì più ardua del suo discorso : i limiti di
questo impegno.
L'oratore entra subito in medias res : se
questo impegno dovesse portarci ad una partecipazione alla lotta armata, egli si chiede,
quale sarà l’atteggiamento del cristiano? Re
centemente in ambienti teologici protestanti
e cattolici si è sviluppata la cosiddetta teoio
già della rivoluzione che. ad esempio nell’A
melica Latina, ha trovato sempre più nume
rosi i suoi apostoli, i quali ritengono di in
dividuarne la legittimazione addirittura in
una enciclica di Paolo VI (v. « Populorum
Progressio » ai pgf. 30 e 31). Il pastore Corsani è anche qui fermo e risoluto nella sua
posizione : neirinsegnamento di Cristo, cui il
credente deve sempre far riferimento, non vi
è posto per la legittimazione di un atto il
quale, anche se valido umanamente, viene
pur sempre contestato dal Vangelo che dice
inequivocabilmente di non resìstere al malvag o 8 di non uccidere.
Ogni scelta personale è per noi protestanti
moralmente valida, soggiunge l’oratore dichiarando di non sentirsi pertanto di giudicare in astratto un Camillo Torres o chiunque altro si ponga sulla stessa strada: ma
nemmeno è possibile indicarne 1 operalo come modello di comportamento autenticamente cristiano, perchè TEvangelo non lo consente. L'Evangelo contiene già in se una carica rivoluzionaria tale, da far saltare tutte
le strutture inique della società, ma le chiese
storiche non hanno avuto il coraggio di utilizzarla fino in fondo, anzi si sono spesso integrate a quelle strutture traendone notevoli
vantaggi. E oggi, in clima di contestazione
globale, si sa immaginare solo una rivoluzione violenta, sottovalutando la forza della
nonviolenza e confondendola con la remissività, Citando il vescovo brasiliano Camara,
il filosofo italiano recentemente scomparso
Aldo Capitini e l’aposlolo della nonviolenza
Martin Luther King, il pastore Corsani concludeva ribadendo la necessità per il credente di un impegno serio e responsabile nella
società, un impegno che rifiuti qualsiasi impostazione qualunquistica e qualsiasi delega
ad altri, un impegno che significhi scelta
personale e consapevole nella lotta contro la
Maiifestare la writà
« ...abbiamo rinunziato alle cose nascoste e vergognose, non procedendo con astuzia né falsificando la parola di Dio, ma mediante la manifestazione della verità »
(II Corinzi IV: 1-2)
Paolo, in questa parte dell’epistola, precisa quale sia stato il
suo procedere neH'adempimento del suo ministerio.
Infatti, nella comunità di Corinto si erano manifestati dei
dissensi proprio nella valutazione dell’opera compiuta dall’apostolo e ne erano seguite dispute; la comunità era stata turbata.
Paolo dunque afferma di non essersi mai prestato agli intrighi che tramano di nascosto (« abbiamo rinunziato alle cose
nascoste e vergognose ») e di non aver mai falsificato il messaggio per piacere agli uomini (« non procedendo con astuzia né falsificando la parola di Dio »), ma di aver avuto come unico scopo
la « manifestazione della verità ».
Far conoscere apertamente la verità, questo è il movente
degli uomini più impegnati del nostro tempo. A questo fine si
cerca di liberare l’uomo da ogni condizionamento di divinità o
demoni, dalle forze incomprensibili della natura.
È stato recentemente affermato che la missione della Chiesa,
nel nostro tempo, dovrebbe essere quella di « esorcizzare » l’uomo operando la rottura di ogni mito sovrannaturale e simbolo
sacro.
(Quando esaminiamo attentamente il significato del termine
« verità » in Paolo, facciamo una scoperta che è carica di conseguenze per il nostro impegno. Il termine « verità » esprime il fatto che una cosa appare allo scoperto; invece di essere taciuta e
nascosta essa è espressa, liberata dalle apparenze che la velano.
Per l’apostolo Paolo quello che deve essere manifestato è
il piano di salvezza di Dio. Così, annunciando Cristo, Colui che
ha rivelato appieno il piano di salvezza di Dio e lo ha portato a
compimento. Paolo è cosciente di « manifestare la verità ».
L’adempimento del piano di salvezza in Cristo, questo è il
messaggio liberatore che va annunziato. « In lui — afferma Paolo — si compiacque il Padre di far abitare tutta la pienezza e di
riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di lui... tanto le cose
che sono sulla terra, quanto quelle che sono nei cieli » (Colossesi I: 19-20).
La « verità » dunque che va manifestata agli uomini del
nostro tempo, non è una vaga nuova ideologia, ma molto semplicemente questo: un avvenimento si è realizzato nel mezzo della
storia degli uomini; questo avvenimento unico e determinante è
Cristo.
Il messaggio di liberazione in Cristo, ancora oggi, è di per
se stesso un « togliere il velo » su quanto è stato nel corso dei
secoli accumulato di superstizioni, miti, condizionamenti dell’uomo. « Manifestare la verità » che è Cristo, agli uomini del
nostro tempo, spezza quei vincoli creati e ancora oggi difesi da
coloro che hanno trasformato l’evangelo della liberazione in un
mezzo di dominio o di potenza.
È doveroso quindi per la Chiesa « esorcizzare » l’uomo, chiamarlo fuori dalle fantasie o dai condizionamenti anche religiosi,
affinché esso possa divenire « adulto »; ma quello che va oggi ricordato a coloro che maggiormente sono impegnati in quest’opera è che la vera e duratura liberazione dell’uomo avviene quando
è apertamente annunziato il piano di salvezza di Dio, la riconciliazione di tutte le cose in Cristo, poiché è in questo avvenimento che è la possibilità della liberazione.
Aldo Sbaffi
Contro la fame degli altri
Pubblichiamo qui sotto un altro
elenco delle numerose offerte pervenuteci. Alcuni donatori hanno specificato che la loro sottoscrizione
era destinata in modo particolare
al Biafra, e, rispettando naturalmente il loro desiderio, le indichiamo in cima all’elenco, ricordando
ancora che chi volesse contribuire
esclusivamente al suddetto scopo, lo
può fare tramite la Federazione delle
chiese evangeliche italiane.
Infatti il nostro giornale, d’ora innanzi, desidera destinare le offerte
quale collaborazione alla realizzazione
di un’opera sociale in un paese del
Terzo Mondo,, che abbiamo chiesto all’EPER (l’organo assistenziale delle
chiese protestanti svizzere) di segnalarci,
Nello scorrere l’elenco, ormai lungo, dei sottoscrittori, rileviamo che
sono circa 150, di cui una parte contribuisce regolarmente e periodicamente: nel rallegrarci per il suddetto
numero, pensiamo che parecchie altre
persone — che abbiano a cuore questo spaventoso problema della fanae —
potrebbero unirsi a questi fratelli onde consentire cosi, un impegno di una
certa qual consistenza. Attendiamo
con fiducia ed animo grato le vostre
sottoscrizioni.
Frattanto precisiamo che, coll’elenco odierno, il cui totale ammonta a
L. 128.180 abbiamo raggiunto il totale generale di L. 1.257.265. Per il Biafra, a tre riprese, abbiamo globalmente inviato, tramite l’EPER, L. 1.000.000
circa, per cui, al momento, abbiamo
un fondo di L. 257.096, che costituisce
appunto la base di partenza per il nostro impegno alla realizzazione di
un’opera di innalzamento sociale.
Ecco l’elenco delle offerte, mentre
ricordiamo che le stesse vanno possibilmente inviate al conto corrente po
fame, la guerra, il razzismo: ma un impegno altresì che sappia pagare di persona la
propria assoluta, ubbidiente dipendenza dall'unico Signore della nostra vita.
Qui terminava il discorso del dott. Corsani: un discorso chiaro, lucido, esente da
compromessi. Soprattutto, un discorso che
era autentica predicazione, annuncio incarnato deH’Evangelo.
_ Florestano Sfredda Piccoli
stale n. 2/39878 intestato a Roberto
Peyrot, corso Moncalieri 70, Torino.
Per il Biafra: Pasquale Corbo, Campobasso L. 2.000; Lydia Gay, Torre Pellice 3.000:
un lettore da Bergamo 20.000; un gruppo -li
bambini di Angrogna per i bimbi del Biafra 2.380.
Contro la fame nel mondo, da Torino: Albina Peyronel L. 1.000; Ignazio Botta 2.000:
Irma Imperiale 1.000; Antonietta Carlini
500; Montalbano Destefanis 500; Lisette Rostan 1.000; Evelina Taccia 1.000; Maria Bellina 500; Battista e Maria Finino 1.000; Angela De Agostini 500; Maria Sacco 500.
Da Roma: Maria e Luigi Riccobene L. 15
mila; M. L. Vigiano 5.000; Giovanni Conti 10.000.
Da Venezia: Cesira Bocus L. 500; coniugi
Marini 2.000; Arturo e Pina Dogo 3.000.
Da S. Remo: Lino De Nicola L. 5.000.
Da Pinerolo: Franco Rivoira L. 5.000:
B Carro e famiglia 5.000; Clelia Balmas 10
mila.
Da Firenze: G. C. Guerrini L. 5.000.
Da Lucca: Roberto Cerchiai 1.500.
Da Genova: Renata Pampuro L. 4.300.
Da Torre Pellice: N. N. 500; N. N. 10.000.
NOVITÀ'
Visorio Subilia
Le nuove tendenze
della cristianità
aH’Assemblea
di Uppsala
(L. 100)
Ordinazioni :
__ Libreria Claudiana, Via Principe
Tommaso 1, 10125 - Torino
— Libreria di Cultura Religiosa,
Piazza Cavour 32, 00193 - Roma.
3
15 novembre 1968 — N. 45
pag. 3
Federazione Femminile Valdese
PAGINA PERIODICA
1 - Perchè non pio un notiziario separato?
Dopo oltre dieci anni di pubblicazione del Notiziario della FFV, l'ultimo
Congresso ha deciso di valersi di una pagina periodica dell'« Eco-Luce » come
strumento di riflessione e di discussione, che non si rivolga soltanto alle Unioni
Femminili in quanto tali, ma piuttosto le renda sensibili ad una dimensione più
comunitaria ed unitaria della chiesa. In questo primo numero vogliamo esprimere la nostra gratitudine a chi ha finora curato la pubblicazione del Notiziario, impegnandosi con dedizione.
2 - Nuova funzione delle Unioni Femminili,
0 nuove Chiese?
li Congresso si è interrogato sulla validità dei gruppi femminili (come C.
Ceteroni riferisce nella relativa relazione) e sulla eventuale necessità che essi
assumano una funzione diversa ; non ha voluto limitarsi a fare la solita critica
alle Unioni Femminili ed alle persone che in esse lavorano, ma invitarle a riflettere evangelicamente sul fatto che la chiesa è una comunità in cui le diversità
naturali sono superate: queste si esprimono in un modo nuovo, che è quello
dei doni, i quali non coincidono con il separatismo dei sessi e delle generazioni.
Se ne deduce che le Unioni Femminili potrebbero trovare una nuova funzione
se riuscissero a diventare perno, eventualmente anche rinunciando a sé stesse, di una vita comunitaria più conforme all'evangelo, di quella che si svolge
nelle comunità attuali.
Del resto questo nuovo orientamento delle Unioni Femminili non è possibile se non nel quadro di un nuovo modo di essere delle comunità. I doni
sono da mettere al servizio degli altri, ma considerando che l'altro si trova
e nella comunità e fuori di essa. Perciò è necessaria una apertura. Come dice
il teologo K. Barth, la comunità di Cristo è una comunità aperta da ogni parte,
perchè Cristo è morto anche per gli altri,'per quelli di fuori.
Un problema aperto: la Facoltà di Teologia
1 - Rapporti della Facoltà
con rUniversità
Credo che si possa senz’altro sostenere che se la nostra facoltà non è
stata investita dalla contestazione del
Movimento Studentesco, ciò è semplicemente per il fatto che tra l’università e la facoltà non esiste alcun
contatto.
Indubbiamente questo fatto è una
caratteristica del Protestantesimo italiano; infatti nella quasi totalità dei
paesi stranieri la facoltà di teologia
è inserita nell’università ed i raparti
con le altre facoltà sono quindi su
un piano di parità.
Quest’anno c’è stato un tentativo
d^ uscire dal nostro ghetto teologico
spostando il corso di filosofìa all’università. Purtroppo l’occupazione studentesca ha impedito almeno in parte questa nuova iniziativa che in ogni
modo è stata positiva. Per il prossime
3 - Proposta di temi vivi
Non sembrerà perciò strano se, attraverso questa pagina, proporremo dei
temi che interessano in modo vivo la chiesa nel suo insieme o il mondo esterno, appunto perchè ci sentiamo inserite, non in quanto FFV ma in quanto
membri di una stessa chiesa, in questo mondo che è poi la realtà quotidiana.
Per questo motivo ci è parso opportuno aprire, in questo numero, un
dibattito sulla riforma della Facoltà di Teologia, non con l'intenzione di trattare un argomento accademico, ma perchè la Facoltà è il luogo di formazione
dei predicatori della Parola di Dio, Parola che deve essere da loro predicata
anche fuori del tempio. Intendiamo, con questo, completare il contributo di
« Nuovi Tempi » alla trattazione del tema, con le proposte precise e valide
contenute nell'articolo di Ermanno Genre, ex-studente della Facoltà. Speriamo che questo intervento non resti isolato, ma che le comunità stesse discutano il problema e ci scrivano.
Oriana Beri, Stella Ricca
^iornàta Mondiale
di pre|hiera delie donne
7 Marzo 1969
Tema : CRESCERE INSIEME
IN CRISTO.
La liturgia di questa giornata è
stata preparata in collaborazione da
donne del Ghana. Nigeria, Sudafrica,
Congo, Zambia e Kenia.
Il Consiglio di Collegamento dei
Gruppi Femminili Evangelici in Italia ne sta curando la stampa neUa
versione italiana ed in quella bilingue italiana-inglese.
Prenotarsi scrivendo a:
Gabriella Titta Dreìier
via Monte delle Gioie 22
00199 - Roma
c.c.p. 1/51921
ogni copia costa L. 50
ii'iiiiiiiiiiiiimniiiN' <
La
in
testimonianza evangelica
tempo di secolarizzazione
Per il Congresso Femminile dello scorso
agosto fui incaricato di tenere uno studio
su ’'Come testimoniare dalla nostra fede di
un tempo di secolarizzazione”. Lo studio fu
molto criticato, a cominciare dal titolo, in
quanto, si disse, possiamo testimoniare delVevangelo ma non della nostra fede, cioè di
noi stessi. Lo studio era stato concepito per
la discussione a viva voce; avendo incautamente accettato di pubblicarlo sulla circolare
della federazione femminile, mi è sembrato
necessario modificare la forma, pur conservando le affermazioni più discusse.
Il nostro tema può essere affrontato
da diversi punti di vista; mi limiterò
a un aspetto, il seguente: la secolarizzazione, cioè la decisione di essere interamente uomini di « questo secolo »,
cittadini di questo mondo, comporta
il rifiuto di una visione fissa del mondo, e quindi di ogni verità che si presenti come immutabile. L’uomo moderno è in ricerca; è possibile testimoniare dell’Evangelo vivendo in pieno la
situazione dell’uomo contemporaneo,
cioè restando uomini « in ricerca »?
Ammetto che si possa anche rifiutare
la .secolarizzazione, considerandola essenzialmente come l’allontanamento
dell’uomo da Dio; la domanda che molti credenti si fanno è allora questa:
come contrastare efficacemente l’allontanamento delle masse, in particolare
dei giovani, dalla Chiesa e dalle forme
tradizionali di vita cristiana? Per me
invece la secolarizzazione è semplicemente la situazione normale in cui ci
troviamo a predicare l’Evangelo; non
rimpiango certamente il tempo in cui
tutti erano cristiani, per decreto di
tato (si può leggere, a questo propo,iu con molto profitto, il libro di R,
P^TRY. Alle origini della libertà,
ed. Claudiana, che costituisce un bellissimo esempio di testimonianza in
tempo di secolarizzazione).
Non credo che ci sia chiesto, per testimoniare, di condividere tutte le convinzioni dell’uomo del I secolo; il problema è di come testimoniare essendo
impegnati, come tutti, a vivere in un
mondo che non rimane fermo, ma
cambia. L’uomo di oggi rinuncia agli
assoluti, ai dati eternamente fissi, alle
certezze immutabili. « L’uomo, per vivere, ha bisogno di certezze » : è proprio ancora vera questa affermazione?
Porse. E’ comunque un fatto che queste certezze hanno un carattere diverso dalle antiche, si possono modifica
re; l’uomo è in movimento, le sue conoscenze cambiano, il campo di ciò
che egli sa si modifica continuamente.
Se l’uomo moderno ha una certezza, è
che le sue certezze non sono definiti
di Bruno Rostagno
ve, ma provvisorie. Una volta chi cambiava opinione era considerato un uomo leggero ; oggi, in epoca di continue
sperimentazioni e continue scoperte,
restar fermi è sinonimo di ottusità
mentale. L’uomo moderno non teme di
cambiare idea: esige nuove idee. Un
riflesso di questo è il vertiginoso succedersi delle mode, in tutti i campi.
Ma appunto : di fronte a questo movimento vorticoso l’Evangelo non spicca forse per la sua stabilità, per il suo
rimanere perpetuamente valido al di
là delle mode? È incontestabile: possiamo ben accettare l’idea che il transistor un giorno sarà superato (o forse è .già superato!), non possiamo ammettere che l’Evangelo sia superabile.
L’Epistola agli Ebrei dice che l’Eterno
farà tremare la terra e perfino il cielo; ma è Lui che li fa tremare: vi è
dunque una cosa che resta ferma e
non può essere scossa: il suo Regno
(Ebrei 12: 26-28). «Gesù Cristo è lo
stesso ieri, oggi, e in eterno » (Ebrei
13: 8); una fede che accetta di modificarsi non è dunque in contraddizione
con se stessa? Come evitare la tentazione di considerare come « diverse e
strane dottrine» (Ebrei 13: 9), come
«filosofia e vanità ingannatrice» (Colossesi 2: 8), le idee di coloro che parlano oggi di un cambiamento in Dio
stesso, di coloro che affermano apertamente che il nostro modo di pensare
a Dio va cambiato? « Dio non è cosi, »,
è il titolo italiano della famosa opera
di J. A. T. ROBINSON, Honest to
God: non è come l’abbiamo immaginato finora, non è « lassù nel cielo », è
nel profondo di noi stessi. Ma chi propone questa nuova concezione, ammette che in futuro possa essere sostituita. Per un mondo che cambia, sempre
nuove concezioni di Dio. Il Dio tradizionale, adatto alla società autoritaria
in cui il Cristianesimo si è sviluppato,
oggi non dice più nulla, è finito, è
morto. Occorre trovare un modo di
rappresentarci Dio che ci permetta di
essere in pieno uomini del nostro tempo; ma, come uomini del nostro tempo, abituati allo sviluppo della storia,
non abbiamo bisogno che la nuova
rappresentazione di Dio sia definitiva.
Una rappresentazione di Dio in tempo
di secolarizzazione non è molto più
stabile di un record olimpico.
Certo, noi qui ci chiediamo: che cosa ha a che fare tutto questo con l’Iddio vivente, testimoniato dalla Sacra
Scrittura? Non ci troviamo forse di
(continua a pag. 4)
anno accademico ci sarà comunque
l’occasione di inserirsi meglio nel lavoro dell’università, tenendo conto
anche del fatto che il prof. Soggin
terrà alcuni corsi direttamente alla
università.
È chiaro però che questi semplici
contatti col mondo universitario, il
trasferimento di alcuni corsi all’università non possono risolvere da sè
la nostra responsabilità (se la si ammette) con l’università italiana e romana in particolare. Non ci si può
avvicinare all’università col solo pensiero che qualcosa di utile si troverà
in ogni caso e cercare di utilizzare
ciò che può servirci; certo questo va
fatto (se non altro perchè non è stato fatto sin qui), ma il problema vero
s; rivelerà quando ci si porrà sul serio l’interrogativo circa il valore ed
il senso che può avere una nostra partecipazione attiva ai lavori universitari, nell’eventualità di avere domani
una facoltà di teologia laica inserita
nell’università e non più relegata in
via Pietro Cossa. Il problema di fondo però rimane: abbiamo qualcosa
da dire e da trasmettere all’università ed al Movimento Studentesco?
2 - Contatti
con io comunità romane
Il buon affiatamento di un tempo
tra gli studenti e le comunità romane
è oggi solo un ricordo. Anche il lavoro nella Ciociaria ed in particolare a
Colleferro e Ferentino non riceve oggi alcun contributo da parte degli studenti in quanto c’è ora un pastore a
pieno tempo, per cui ci si trova isola^
ti da quelli che sono i problemi di
una comunità.
L’unico contatto con le comunità
romane è ridotto ad un contatto cultuale; ci si vede al culto e qualche
volta alle assemblee di chiesa (dove
tra l’altro gli studenti non hanno diritto di parola perchè provenienti da
altre comunità!), ma tutto sommato
l’ambiente della facoltà e quello delle comunità filano per conto loro ignorandosi l’un l’altro. Il lavoro che alcuni studenti svolgono per le comunità è un lavoro di solito contrattato
col pastore e che in genere è ignorato
dalla comunità. D’altra parte è assai
difficile inventare delle soluzioni per
un lavoro in comune; si potrebbero
però tentare alcuni esperimenti. Per
esempio, le esercitazioni omiletiche
che si tengono in facoltà e che hanno sempre una certa ambiguità di
fondo in quanto lo studente non sa
mai a chi deve rivolgere la sua predica, potrebbero essere trasferite nella
comunità e criticate dalla comunità
stessa e non soltanto dai professori,
in quanto anche la critica dei professori deve essere criticata dalla comunità. Questo non certo per una eventuale « rivincita » dello studente verso il professore, ma perchè senza una
comunità che ascolta la predicazione
e che la giudica, sia il sermone dello
studente che la critica del professore
sono appesi sulle nuvole.
Un esperimento del genere potrebbe non solo essere di buon auspicio
per un futuro e proficuo contatto con
Il comunità, ma nello stesso tempo
avviare la comunità stessa verso quel
■iiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiimiiiiimiiiiiMiiiiiiiiiiimiitiiiiiiiiiiiMlliKiriiiii
iiimiitiiiiiiiiiiiiiiimmiiii
INCONTRI REGIONALI
Il Consiglio nazionale di Collegamento delle Unioni Femminili
valdesi, metodiste e battiste, si è
riunito a Roma il 4 ottobre scorso
dopo che i rispettivi Comitati Nazionali avevano avuto le loro riunioni. Il Consiglio ha esaminato
la possibilità di organizzare insieme, come auspicato, gli incontri
regionali. Dato che le sorelle battiste convocheranno quattro loro
convegni regionali, a carattere amministrativo, fra gennaio e maggio prissimi, il Consiglio ha deciso
che gli incontri interdenominazionali seguiranno immediatamente i
convegni e saranno organizzati
dalle sorelle battiste in collaborazione colle responsabili valdesi e
metodiste. In quelle zone che si
troveranno troppo lontane dalle
città prescelte dalle battiste per i
loro convegni, le responsabili locali organizzeranno gli altri incontri da farsi in data e luogo di loro
scelta.
Il tema degli Incontri sarà quello scelto dalle sorelle battiste: « I
Cristiani di fronte ai valori attuali
della vita » e tutte le responsabili
di Unioni riceveranno, speriamo
entro novembre, gli studi prepa
ratori e ulteriori notizie riguardanti gli incontri già previsti.
In linea di massima gli incontri
sarebbero previsti:
A Torino in data da scegliersi
fra metà gennaio e tutto febbraio
e potrebbero parteciparvi le Unioni delle Valli, di Genova, di Milano e di altre località, che possono
andare a Torino e tornare in giornata.
A Bologna nello stesso periodo
di tempo e la città è raggiungibile
facilmente da Milano, Venezia, Firenze, Pisa, Verona, Padova.
A Roma - S. Severa - in data da
scegliersi fra marzo e metà aprile.
Raggiungibile dalle località del
Lazio e Abruzzi, da Pisa, Livorno
c Firenze.
A Napoli da metà aprile a metà
maggio per la Campania e Lucania, Campobasso, Bari, Palermo,
Reggio Calabria e Messina.
(Queste informazioni sono puramente indicative e potrebbero esserci delle varianti, ma ho ritenuto
darle fin da ora perchè le nostre
Unioni le tengano presenti nel fare i programmi per il nuovo anno
di attività.
Gabriella Titta
la responsabilità della predicazione
di cui è assolutamente digiuna.
3 - Necessità di una nuova
impostazione degii studi
Lo scarso, anzi scarsissimo numero di studenti ha sempre fatto da copertura ad un qualsiasi tipo di riforma del sistema di studio. È vero che
mancando la materia prima riesce
difficile procedere verso una ristrutturazione ed una diversa impostazione sia delle lezioni accademiche, sia
degli esami, sia delle materie di insegnamento, d’altra parte questo fatto
ha costituito fin qui un notevole svantaggio per ogni proposta che veniva
fatta dagli studenti, ed ha permesso
che la politica del « quieta non movere et mota quietare » dei professori procedesse indisturbata.
Quest’anno, allegata alla relazione
che è pervenuta al Sinodo, gli studenti hanno presentato una proposta di riforma degli studi. Sicuramente questa proposta è incompleta
e superficiale; va rivista e forse rifatta in gran parte (personalmente
non sono d’accordo su molti punti),
ma se pur con molte riserve è stata
presentata, è stato unicamente perchè questo potesse essere di stimolo
per il corpo docente a prendere sul
serio questa riforma di cui tutti sentono la assoluta necessità ma che
nessuno osa attuare.
Dato che ora gli studenti possono
partecipare ai Consigli della facoltà
(da questo prossimo anno non solo
parzialmente, ma alle sedute complete), ci sarà la possibilità di poter
insieme lavorare seriamente su questa strada. L’idea di voler impostare
ii lavoro di facoltà « comunitariamente» è senza dubbio un ottimo
proponimento, ma devono essere chiare in partenza almeno due cose:
1) una comunità di lavoro non procede a compartimenti stagni di competenze, ma le diverse competenze
devono essere esaminate da tutta la
comunità riunita che decide le cose;
2) La riforma del sistema di studi comporta automaticamente una riforma del sistema di vita nel convitto della facoltà (e viceversa).
Se la cosa viene presa sul serio, questo può significare per esempio un
riesame completo del piano di lavoro
presentato dai professori al Sinodo
(piano di lavoro che per cause di forza maggiore non viene quasi mai rispettato), senza che gli studenti ne
abbiano potuto discutere con i professori e senza sapere per esempio delle
sei nuove iscrizioni alla facoltà.
Cosi se il convitto funzionerà finalmente bene ed esisterà una vera vita
comunitaria ( ! ), non sarà necessario
che ogni tanto alcuni professori scendano a pranzare con gli studenti per
« creare Tatmosfera comunitaria ».
Se invece l’intenzione di formare
una comunità di lavoro si limiterà a
proporre agli studenti di fare la puliturni in cucina per risparmiare le
donne di servizio, dimezzare la sala
da pranzo per creare un luogo di ritrovo per studenti e studentesse (tutte cose che sono in programma), allor;i sarà la solita presa in giro e si saranno ancora evitati i problemi seri.
Il problema degli studenti non è un
problema di «rivendicazioni» come
qualcuno ha scritto; certo esiste anche questo, ma il voler ridurre il disagio sia dal punto di vista degli studi che della vita in facoltà a pure
« rivendicazioni » è falso, e questo i
professori lo sanno molto bene. Ciò
che gli studenti mettono in discussione è il tipo di insegnamento che la
facoltà offre, un insegnamento teologico estremamente parziale e unilaterale, rimasto fermo ad alcuni decenni or sono e quindi incapace di
preparare per l’oggi il futuro predicatore ; un insegnamento insomma
troppo lontano da ciò che è in concreto il lavoro di un pastore in una
comunità, e chi ha avuto occasione
di fare qualche sostituzione pastorale ha avvertito con brutalità questo
profondo distacco. Un altro fatto può
essere l’assoluta incoerenza del tipo
di insegnamento che ci viene proposto e la applicazione pratica nella vita stessa di via Pietro Cossa; ^che
qui si ritrova, seppure ad un livello
teologico, quel noioso modo di ragionare tipico di molte comunità, secondo cui ciò che si fa in chiesa è una
cosa, mentre ciò che vien fatto fuori è un’altra cosa piuttosto indipendente dal fatto che si è chiesa.
Concludendo, risulta assolutamente necessaria una trasformazione della facoltà, ma detto questo il problema della facoltà è tutt’altro che risolto; infatti la facoltà non è un ente autonomo ed indipendente, ma
strumento di servizio per la vita delle
comunità, ed è quindi assurdo pretendere che la facoltà venga dipinta
a nuovo senza una stessa e identica
pretesa per le nostre comunità. Questo però, anche se va detto, non deve
essere per la facoltà il solito aggancio per una autodifesa.
Ermanno Genre
4
pag. 4
N. 45 — 15 novembre 1968
la teslìmonìanza evangelica in tempe di secolariuazinne
(segue da pag. 3)
fronte all’antico gioco deH’uomo, d.
fabbricarsi degl’idoli in continuità, ri
fiutando di conoscere l’Iddio vero?
Il fatto stesso che si parli di «morte
di Dio », indica che si è scelto delibe-'*
ratamente il punto di vista dell’uomo :
ci si interessa, in realtà, non di Dio,
ma di ciò che l’uomo pensa su di lui,
dell’importanza che può avere, per
l’uomo, una certa idea di Dio piuttosto che un’altra.
Tuttavia proporrei di non squalifica- ’
re in blocco tutti questi tentativi di
trovare un’espressione moderna per la
fede, e di non parlare troppo presto, a
questo proposito, di « filosofia e vanità ingannatrice». Lasciamo da parte
l’impressione di grossa eresia che la
nuova teologia può suscitare, soprattutto attraverso le presentazioni giornalistiche; pensiamo ai problemi veri
che solleva, o di cui è, per lo meno, un
sintomo.
L’immutabilità di Dio è soltanto un
lato della testimonianza biblica, e non
significa che Dio resti fermo, lontano
dagli avvenimenti del mondo, in uno
stato di perfetta inattività che fa pensare a una «morte divina» (l’espressione è di Karl Barth e risale a una
quindicina di anni fa). Al contrario,
tutta la Bibbia ci presenta Dio in azione, in modo talmente concreto da
scandalizzare, talvolta, la nostra mentalità religiosa a cui ripugna, per
esempio, l’idea che Dio possa « pentirsi », « accendersi d’ira », « muoversi a
compassione», entrare nella lotta in
favore dell’oppresso « come un potente eroe» (Geremia 20: 11). Noi abbiamo voluto correggere questi modi un
po’ troppo umani con cui la Bibbia ci
descrive l’azione di Dio, e abbiamo sottoposto il linguaggio biblico a un processo di rafiìnamento, da cui è uscita
la nostra moderna religiosità, un po’
incorporea, astratta, intimistica, che
ci rende oggi cost difficile vivere nella
storia come credenti.
Se è vero che Dio non subisce trasformazioni, che in lui non vi è «ombra prodotta da rivolgimento» (Giacomo 1: 17), tutta la testimonianza
biblica è lì. per dimostrarci che noi lo
conosciamo attraverso i suoi interventi concreti nella nostra storia, che
hanno in Gesù Cristo il loro centro e
il loro senso. « Gesù Cristo è lo stesso
ieri, oggi, e in eterno » : questa espressione dell’epistola agli Ebrei afferma
nello stesso tempo la profonda unità
di tutta l’azione di Dio, e la diversità
dei suoi momenti. Ieri (la croce), oggi
(ciò che Cristo fa nel presente in nostro favore), in eterno (il compimento di tutta la sua opera nella salvezza
finale), rappresentano le tappe essenziali di una azione che è in continuo
movimento, pur avendo un senso e
uno scopo unici.
Analogamente, la volontà di Dio non
è una legge universale e astratta, valida per tutti i tempi e tutte le situazioni, ma è l’appello urgente e irresistibile con cui il Signore vivente ci
chiama all’obbedienza in una particolare situazione.
Non è possibile fermarsi, pretendere
di aver compreso la volontà di Dio
una volta per tutte; chi crede veramente, è in un certo senso sempre un
uomo inquieto, in ricerca ; egli « medita giorno e notte » sulla legge di Dio
(Salmo 1:2), vive la sua vita, soffre,
combatte, nella certezza che l’opera
di Dio non tarderà a svelarsi. La Bibbia non gli serve come libro di edificazione, non perde tempo a cercarvi
una consolazione: ciò che Dio ha fatto nella storia di Israele e in Gesù
Cristo non può essere ridotto alla funzione di un vecchio mobile domestico, familiare e tranquillizzante. Certo,
la rivelazione di Dio è interamente
compiuta in G«sù Cristo; ma questo
significa che la testimonianza biblica
è la sostanza della nostra fede, non
che noi possiamo « prendere atto » che
la rivelazione è avvenuta, e passare ad
altro. La potenza dell'Evangelo si ma^
nifesta sempre di nuovo, aprendo possibilità sconosciute, mettendoci davanti compiti non ancora sperimentati,
facendo luce sulle tendenze e le realizzazioni dell’uomo del presente. Si
tratta di comprendere questa azione
della Parola di Dio nel mondo di oggi, per poterla annunciare; ma questo
esige uno spirito di ricerca, che non
si accontenta di vecchie soluzioni, di
formule teologiche consacrate da secoli, o forse anche soltanto da decenni di predicazione, di insegnamento, di
uso liturgico.
La nostra organizzazione, bisogna
riconoscerlo, non favorisce questo spirito di ricerca. Nè il culto, nè il catechismo, nè le unioni giovanili o femminili permettòno un lavoro aperto
verso il futuro; non sono luoghi in
cui un discorso nuovo prende significato e concretezza; caso mai in essi
un discorso nuovo perde significato e
concretezza, diventa astratto e inutile; si capisce come molti ne facciano
volentieri a meno e si dedichino al lavoro pratico: beneficenza o sostegno
di opere sociali evangeliche. Ma anche
il lavoro pratico, in cui generalmente
le unioni femminili sono al primo posto e che vale loro il ringraziamento
ufficiale nella relazione annua della
comunità, incontra difficoltà quasi
sempre insormontabili non appena
tenta di rivolgersi al di fuori della comunità, abbandonando le ben collaudate attività « ad uso interno ». Riescono quelle opere in cui si imiscono
tutte le forze di una comunità, o di
più comunità messe insieme, oppure
di tutte le comunità, compresi gli ami
ici esteri. Ma quei pochi tentativi di
ingole unioni o di gruppi locali, di
volgere un servizio per la popolazione, si arenano di solito dopo alcuni
nesi di sforzi eroici da parte dei più
mpegnati. A meno che un gruppo non
[lavori su basi e con strutture del tutto nuove, formando una comunità di
Jnuovo tipo; non sembra però, per il
I momento, che le nostre comunità si
apprestino a imboccare questa strada:
molti diffidano, alcuni sono già passati alla critica aperta, altri stanno a
guardare, mentre pochi hanno fatto
proprio, in profondità, il discorso di
Riesi, o quello di Cinisello. C’è da temere, anzi, che la naturale abilità che
dimostrano le nostre chiese, quando
si tratta di neutralizzare qualcosa che
minacci la tranquillità della loro esistenza, faccia giungere presto alla beatificazione di queste opere, trasformandole in simboli, come Lambaréné
(0 Agap«!).
La crisi del lavoro pratico, soprattutto del servizio rivolto verso l’esterno, avrà forse, come conseguenza più
probabile, il ritorno alla testimonianza pura, parlata. 'Veramente il grosso
delle nostre comunità non si è mai
staccato da questo tipo di testimonianza; vi è persino chi accusa le opere
sociali di aver creato la piaga delle
conversioni interessate, dovute cioè
non all’Evangelo, ma al pacco di pasta
o all’aiuto in caso di disoccupazione.
La testimonianza parlata si vale di
due mezzi principali: il discorso pub
blico, diretto o radiodiffuso, e la conversione da individuo a individuo. Qui
a molti sembrerà di essere sul terreno
sicuro, al riparo dal vento della modernità. E invece proprio su questo
terreno sta lavorando una parte della
teologia tedesca e anglosassone, in cui
la predicazione è fatta oggetto di una
ricerca di laboratorio. Il compito a cui
questi teologi si sono consacrati è la
elaborazione scientifica del linguaggio
della predicazione. La preparazione
del sermone si trasferisce dal tavolo
del pastore al calcolatore elettronico;
il calcolatore potrà fornire le parole
e le espressioni adatte, mettendo cosi,
in grado il predicatore di farsi capire
dal pubblico moderno.
Ascoltiamo, per esempio, un rappresentante di questa tendenza, il teologo tedesco H.-D. Bastian ; egli ci ricorda che, all’epoca di Lutero, il tempio
era il centro della città, e tutta la società vi si raccoglieva per ascoltare la
predicazione; la predicazione avveniva al centro della vita sociale. Oggi il
tempio raccoglie una piccola parte della società e la predicazione avviene ai
margini della vita sociale. La predicazione della Riforma era veramente pubblica; oggi, la predicazione normale
nelle nostre comunità è una faccenda
privata, che riguarda poche famiglie.
Se vogliamo che la predicazione ritorni pubblica, cioè torni ad essere veramente predicazione, annuncio al
mondo, dobbiamo tener conto del modo in cui l’uomo dell’era della tecnica
è abituato ad ascoltare. Non è vero
che l’uomo di oggi non ascolti più, a
causa delle miriadi di parole che è
costretto a udire; l’uomo di oggi ascolta in un altro modo: messo davanti alla televisione, alla radio, al
giornale di grande tiratura, al tascabile acquistato in edicola, egli si trasforma, e il discorso deve tener conto di questa trasformazione, se non
vuole essere frainteso. Un sermone
alla radio non è ancora predicazione
pubblica, se si limita a essere la trasposizione di un sermone di chiesa.
Di qui la necessità di una progettazione che, elaborando il maggior numero possibile di dati sulla situazio
ne contemporanea, fornisca alla chiesa i modelli per la sua azione. Spero
di non aver troppo travisato il pensiero di questo autore, per quanto
debba confessare la mia ignoranza
in questa materia.
Può essere interessante tenersi informati sul procedere di questa ricerca, tuttavia essa corre il rischio di
trasformare la Chiesa in una grande
industria culturale e l’Evangelo in
un oggetto di consumo ; ma questo
rischio non lo corre anche la nostra
predicazione dai pulpiti, alla radio,
attraverso i giornali? L’ingresso della predicazione nel laboratorio di linguistica non è forse indice di un male profondo, per cui la predicazione
si è ridotta alla comunicazione di un
patrimonio di idee che il predicatore
SI sforza di applicare alla situazione
Torre Pellice, 17-18 Agosto 1968 - Sesto Congresso Nazionale della F.F.l/.
Le Unioni lemminifi hanno nn senso ?
Nella sala da pranzo della Foresteria, sabato 17 agosto si sono riunite le delegate al Congresso. Le distanze, come al solito, sono le grandi nemiche e così anche questa volta il meridione era scarsamente rappresentato. Eppure si sperava che
la data non lontana dal Sinodo avrehbe reso possibile una maggiore
presenza.
Il Past. A. Taccia nel culto di apertura, predicando su Giov. 2019 segg. ha sottolineato, tra l’altro,
il fatto che i discepoli se ne stavano
a porte serrate mentre il mandato
Le partecipanti al Congresso
PP'V... chiedono al CN di presentare al Consiglio Nazionale di
collegamento la richiesta di un
Congresso interdenominazionale femminile evangelico entro
il 1969.
del Signore li invita ad andare fuori
dalle quattro mura. L’accenno è stato salutare e infatti non è stato lasciato cadere. Durante la discussione
della Relazione del Comitato, prendendo spunto da una frase che parlava di « una nuova fase » in cui la
Federazione sarebbe entrata, entrando nel suo secondo decennio di vita,
le delegate hanno cercato di vedere
il senso delle Unioni Femminili. Se
da un lato ci sono stati interventi
che hanno appoggiato la loro funzione attuale, dall’altra si sono udite
anche delle voci che si sono chiaramente chiesto se è teologicamente
giustificato questo riunirsi in gruppi
chiusi determinati dal sesso o dall’età. In nome così dell’aspetto comunitario sono state attaccate a
fondo e le Unioni Femminili e quelle giovanili. La discussione è stata
condensata in un O.d.G., ma è chiaro che bisognerà ancora ripensare
seriamente sulle motivazioni teologiche. In pratica già alcune Unioni,
specialmente di città, si sono orientate verso tavole rotonde o riunioni
di coppie.
La situazione nella quale la Federazione femminile si è formata era
certamente diversa dalla nostra e
già ripetutamente ci si è posta la
domanda se ancora oggi esse abbiamo una funzione specifica. Che
il Congresso ci abbia richiamate ad
una riflessione teologica più attenta, mi pare un fatto positivo.
Un altro incitamento ad « aprire
le porte » ci è venuto dall’intervento vivace della delegata del Movimento Jeunes Femmes che anche
quest’anno era rappresentato al no
stro Congresso. Era una voce giova
ne che ci ha presentato a grandi li'
nee il metodo di lavoro di questi
gruppi femminili francesi. Non si
tratta di gruppi confessionali ma
gruppi di dialogo in cui si fanno
delle ricerche e si studiano dei problemi con l’apporto di non credenti
o credenti di diverse confessioni. Dal
Bollettino, al quale alcune di noi
sono abbonate, rileviamo la mole di
lavoro e la serietà con cui problemi
attuali vengono trattati (La cultura
ci aiuta a vivere? —^ Il problema
negro — Il potere e le sue frazioni:
maggioranza — minoranza — La
città — L’educazione permanente
ecc...). Si tratta di un lavoro di un
certo livello al quale collaborano
delle esperte.
Anche la Giarnata Mondisl& di
preghiera non è%campata alle critiche. Alcune la trovano troppo liturgica, altre si trovano a disagio di
fronte a certe forme alle quali non
sono abituate. E’ ritornato il problema della preghiera fatta con i
cattolici. Troppo poco il tempo per
parlarne seriamente. E’ stato però
chiarirò che la colletta sarà devoluta ad un’opera extranazionale.
Dopo una vivace discussione è
stato anche deciso di avere entro il
1969 un Congresso femminile interdenominazionale.
Per il Notiziario sono state prospettate alcune soluzioni, si è finito
con lo scegliere la pagina dell’« EcoLuce ». Ci auguriamo vivamente che
anche questo ci aiuti ad « aprire le
porte ». I problemi dei quali ci vogliamo occupare sono quelli della
comunità e della società in cui viviamo insieme agli altri. Tutti i lettori dovranno sentirsi liberi di prendere la parola, ne scaturirà un discorso più vero.
La nostra borsista Nina Ferrara
ha felicemente finito i suoi studi
condensando gli ultimi due anni in
uno. Ci congratuliamo con lei e le
auguriamo una buona ripresa del
suo lavoro tra i bambini di Orsara
di Puglia.
La parte più interessante del Congresso è stata la riunione della domenica pomeriggio. Le presenti han
Le partecipanti al Congresso
FFN... chiedono che i problemi
di fondo e le relazioni delle attività femminili finora trattati
sul Notiziario della FPV siano
dibattuti su una pagina periodica dell’Eco-Luce, pur mantenendo una circolare interna periodica di carattere organizzativo.
no seguito con interesse lo studio
del Past. B. Rostagno che era stato
incaricato di introdurci sul tema:
’'Come testimoniare della nostra fede in un tempo di secolarizzazione”.
Quello che il Past. Rostagno ci ha
detto è stato molto stimolante e la
discussione è stata serrata. L’argomento ci toccava da vicino, per cui
non ci si è soffermate nel vago o nell’ipotetico ma ci si è riferite spesso a
prese di posizioni concrete. Si vede
va che nelle famiglie si è a lungo discusso in questi ultimi tempi... Abbiamo chiesto al Past. Rostagno di
lasciarci pubblicare su questo foglio
il suo dattiloscritto perchè pensiamo
sia utile continuare la discussione.
Dopo le elezioni il Comitato Nazionale risulta così composto:
Gabriella ' Titta (Presidente), Berta
Subilia, Santina Briante, Graziella
Jalla, Simonetta Pinardi, Stella Ricca, Oriana Bert, Emmina Gay, Lenuccia Costabel.
Rappresentanti di altre Denominazioni e Movimenti: metodista:
Le partecipanti al Congrèsso
PFV... richiamano le Unioni femminile a prendere coscienza che
il loro compito odierno è quello
di essere centri di stimolo per
un lavoro da attuarsi non in sede esclusivamente femminile,
ma comunitaria. La fedeltà all’evangelo impone oggi alla Chiesa di non lasciarsi legare da schemi fissi ma di ricercare forme
autentiche di testimonianza,
non strettamente legate al sesso
o all’età. Le unioni femminile
hanno ancora motivo di esistere nella misura in cui riescono a
creare questa riflessione ed azione comunitaria.
Sig.a Pagliani; battista: Sig.a E. Girolami; Esercito della Salvezza: Signora D’Angelo; UCDG: Sig.ra Mirella Bein; Jeunes Femmes: Sig.a
Simone Mathieu.
La Sig. ra Dr. Albert da Diez rappresentava le Unioni femminili tedesche, i gruppi del Gustav Adolph
Werk e le Frauen Bund.
La Sig.ra R. Kratzsch da Colonia
non ha potuto essere fra noi ma ha
mandato un telegramma. Il Congresso ha espresso la sua gratitudine
per l’integrazione alla borsa di studio offertaci dal Waldenser Freundes Kreis, che la Signora Kratzsch
rappresenta in mezzo a noi.
■Vogliamo esprimere alle rappresentanti di altre Chiese e Movimenti
la nostra gratitudine per avere condiviso con noi queste ore di lavoro
e le ringraziamo per il contributo.
C. Ceteroni
A TTENZIONE
Ci dispiace di non poter pubblicare
tutto il materiale ricevuto, per mancanza di spazio. Abbiamo tra l’altro
dovuto escludere il resoconto del
XVIII Campo studi che ebbe luogo
in settembre a Vaumarcus, e ci scusiamo con la relatrice: lo pubblicheremo quanto prima.
Riceverete una circolare in cui vi
sarà spiegato tutto quel che concerne
la quota relativa a questa pagina periodica!
contemporanea, senza troppo successo del resto?
Qual’è la predicazione che si permetta oggi di non essere attuale, cioè
di non contenere dei riferimenti ai
grossi fatti e ai grossi problemi del
momento? Qual’è il predicatore che
osi presentarsi sul pulpito senza la
settimanale provvista di missili, im
prese lunari, olimpiadi, guerre, assassinii, rivolte, occupazioni, capelloni,
ecc.?
Siamo sulla buona strada; non ci
manca che un po’ di razionalizzazione, e H.-D. Bastian si incarica di fornircela.
In un momento in cui i predicatori
SI concentrano nello sforzo puramente intellettuale dell’attualizzazione,
non c’è da meravigliarsi se un teologo propone loro il calcolatore elettronico.
Ma c’è da domandarsi se i giovani
che chiedono la discussione nel culto
non abbiano capito dove sta il nocciolo della faccenda. Cerchiamo di
ascoltare anche loro : sarà l’ultima
fatica che vi chiedo, se avete avuto
la pazienza di seguirmi fin qui.
Non intendo qui affrontare il problema sul piano formale e regolamentare. Mi sembra anzi un cattivo
segno che le nostre comunità abbiano per lo più reagito airinterruzione
dei culti invocando l’ordine, quando
non addirittura le forze dell’ordine.
Confesso di non riuscire a capire come si possa vietare a un fratello di
prender la parola durante il culto,
se egli ha qualcosa da dire; ma questo problema di disciplina ecclesiastica non deve interessarci qui.
Nè il problema si può ridurre alla
forma del culto. È probabile che ora
molte comunità sperimenteranno la
discussione nel culto, ed è altrettanto probabile che, dopo un paio di
esperimenti non riusciti, ritorneranno trionfalmente alla forma attuale;
e guai a chi oserà fare altre proposte
nello stesso senso : sarà immediatamente zittito, sulla base dell’esperienza.
Infatti, se non c’è il desiderio di
cercare insieme il senso degli avvenimenti a cui partecipiamo, ascoltando
la Parola di Dio, se non c’è la volontà di comprendere il mondo nel quale
siamo, a cominciare dall’ambiente più
vicino, dal quartiere o dal paese in
cui abitiamo, dal luogo in cui lavo
riamo, la volontà di portare insieme
i nostri problemi, di comprendere insieme in che modo ci è dato di obbedire al Signore nella situazione in
cui ci troviamo, se non c’è questo desidèrio e questa volontà, la discussione nel culto è un’innovazione esteriore, e sul piano esteriore essa non presenta certo molti vantaggi rispetto
alla forma attuale del culto.
Il problema è dunque più profondo, ma ne ho parlato qui soltanto
perchè esso riguarda anche la nostra
testimonianza. È possibile testimoniare restando uomini in ricerca?,
chiedevo all’inizio; ora sarei tentato
di rispondere: è possibile testimoniare soltanto se siamo uomini in ricerca. Anche se viviamo dopo secoli di
cristianesimo, o forse proprio perchè
viviamo dopo secoli di cristianesimo,
i! messaggio che dobbiamo portare
agli uomini del nostro tempo è, per
noi innanzitutto, un messaggio da ricevere di nuovo interamente.
Non è un messaggio che noi conosciamo, e che dobbiamo soltanto tradurre per l’uomo contemporaneo, magari con l’aiuto di un cervello elettronico ; è la manifestazione dell’Evangelo come potenza nuova e liberatrice
nella situazione che condividiamo
con altri uomini, ossia nell’azione terrena, nella ricerca di soluzioni che
nessuno di noi possiede, nella lotta
contro i piccoli e i grandi mali della
nostra epoca.
Che un’unione femminile decida di
svolgere una propria opera di servizio, o che essa serva come luogo di
incontro con la Parola di Dio per sorelle impegnate in attività laiche, o
che essa scompaia, sostituita da gruppi di uomini e donne, di credenti che
SI preparano in vista della loro testimonianza, è in fondo un problema secondario: quel che importa, è che si
accetti di portare la responsabilità
della situazione in cui tutti, credenti
e non credenti, ci troviamo.
Che cosa diremo ai non credenti,
non è possibile determinarlo in anticipo : ciò che avremmo da dire ci verrà
dato (Matteo 10: 19). È il miracolo
dell’azione di Dio che a un certo momento noi scopriamo, come Pietro
davanti allo zoppo, di avere qualcosa
da dare.
Al problema di come testimoniare
l’Evangelo non si può dare una risposta definitiva; la risposta ci viene
data di volta in volta. Io mi sento di
dare qui soltanto un’indicazione di
carattere generale; riassumendo quaiito ho detto, posso affermare che esiste una vera e una falsa attualizzazione del messaggio evangelico. La
falsa attualizzazione è quella predicazione o quella testimonianza che si
sente in dovere di parlare dei fatti di
oggi, non perchè spinta dall’Evangelo,
ma perchè oggi vige la legge che bisogna essere attuali. La vera attualizzazione non è altro che la nostra partecipazione alle situazioni di questo
mondo, nell’ascolto della Parola di
Dio; se la Parola di Dio ci raggiunge,
cessa la preoccupazione di essere attuali, di essere moderni, di essere compresi dall’uomo secolarizzato; inizia,
semplicemente, la libertà di testimoniare. Bruno Rostagno
5
15 novembre 1968
N. 45
pag. B
Una voce
da Luserna S. Giovanni
ADESSO
BASTA
Sono lina piccola casalinga e, naturalmente, ’’matusa”. Mai mi sarei
sognata di scrivere ad un giornale,
nemmeno al nostro ’’Eco-Luce” sul
quale scrivono ed esprimono opinioni cervelli davanti ai quali provo
un timore reverenziale, anche se
molte volte il mio cervello, e soprattutto il mio cuore non sono d’accordo. Ora, che una persona come me
abbia ad un tratto sentito il bisogno
di dire ’’basta”, significa qualcosa,
e sono la prima ad esserne stupita.
Ma apfallito, basta! Si sta cercando
di far passare davanti all’opinione
di quanti in Italia e all’estero leggono il nostro giornale, una comunità,
quella di Villar Perosa, come se fosse composta di esseri ottusi, sordi e
ciechi ad ogni voce o bisogno che
venga di lontano o che sia vicino, di
nuli’altro occupati e intenti se non
alla costruzione di un monumento
alla loro gloria.
Questa è ingiusto, e, scusatemi,
cattivo, e non è la verità. Se in qualche posto .si giustifica ancora ai giorni nostri la costruzione di un ’’tempio-testimonianza”, è proprio a Villar Perosa e sulla statale del Sestrières. Ma, per quanto impegnativo questo sogno sia, non è che una
’’fetta” della vita di una comunità
che sarà in parte protesa verso il
raggiungimento di questo scopo per
qualche breve unno, senza per questo voler togliere nulla a quelli che
sono i suoi doveri immediati di tutti i giorni, e senza ehiudere le orecchie e il cuore alla voce di dolore
che si leva da, tante parti del mondo. Anche vicino a noi, vicinissimo
a noi, e non per que.sto meno vera
0 interessante, non lo si dimentichi.
Non capisco perchè la chiesa di
Villar Perosa debba jar le spese di
questo improvviso bisogno di povertà, di ’’nudità”. Solo un esempio:
quando mi Agape (già completa di
salone, casette, .servizi, ecc. mancante però ancora di molte cose necessarie ) si volle costruire un matroneo, un campanile, ecc., ci fu qualcuno che penso che ciò era di troppo. Bisogni ce n erano anche allora,
non da molti anni era finita la guerra, e qualche milione... ma che
Agape fosse con queste costruzioni
più bella e accogliente faceva piacere a lutti.
Ora, se qualcuno vuol essere ’’nudo”, ebbene lo sia, lui personalmente. Non è cosa che si possa imporre
agii altri. Pietro Valdo (non l’abhiamo sempre chiamato così?) non
10 volle nemmeno per la sua moglie
e, le sue figlie. E poi tutti nudi non
possiamo es.sere perchè ci sarebbe
sempre (jualche pia persona che ci
manderebbe magliette e cappotti.
Credo che il Signore domandi che
11 nostro cuore sia nudo, e il nostro
cervello, affinchè Lui possa vestirli
della sua rarità. Se qualcuno ha delle idi e chiare su come si possa fare
qualcosa per le popolazioni che soffrono per le infinite crudeltà umane, ebbene lo dica, e se pensa di
partire, vada, ma faccia presto! E
fra i tantissimi che non partiranno
e che non hanno consumato le loro
1 nergie in parole di contestazione,
io mi auguro che ci sia qualcuno disposto a mettere un po’ di tempo, le
X j. braccia, o le sue cognizioni al
>- i l /rio di questo pazzo bel sogno,
la ccstnizione di un tempio a Villar
l’erosa (c così co.sterà anche meno).
Son sicura che ipiesto farà tornare il
sorriso sui loro volti giovani. Fa tanta pena a noi matusa con sentimenti
malerni, vederli amari e invecchiati! Non c’è da stupirsi; si guardano
intorno e il prossimo non è bello da
vedere, come non bello valere in
noi stes.si. Guardare, bisogna, un
po’ più in Alto! Il prossimo non va
guardato, va amato.
AD ADELFIA, LA COERENZA DEL 1// DISTRETTO
Crisi pastorale e parrocchiale
0 inìzio dì una nuova ecciesioiogia ?
Il stppelitiK M n1la!|j|M X
1. b.
. Abbiamo ricevuto numerosi scritti
e lettere a proposito del tempio di Villar Perosa; non ci è materialmente
possibile pubblicare in questo numero
tutti questi scritti, anche perchè alcuni ci sono giunti quando ormai il giornale era in impaginazione. Ci ripromettiamo, sul prossimo numero, di dare ampio spazio a questi interventi,
cercando di tirare le fila di tutto ciò
che è stato scritto e detto in merito.
Dopo di che saremo costretti a considerare il problema concluso, per ciò
che riguarda il nostro settimanale.
Presieduta dall'evangelista Enrico Trobia
si è tenuta ad Adelfia, il 24 e il 25 ottobre
la Conferenza straordinaria del VI Distretto
Presenti i delegati di quasi tutte le Chiese
del Distretto; assenti quelli di Cosenza e di
Trapani. Agrigento non ha mandato nessu
no perchè contestava la validità di una tale
Conferenza chiamata ad affrontare argomenti
non preparati precedentemente nelle comu
nità.
La Conferenza ha trattato i seguenti argo
menti; 1) Trasferimenti pastorali; 2) Signi
ficaio della Conferenza; 3) Presbiteri; 4) Questione finanziaria, varie.
« * *
L'inizio della conferenza è stato burrascoso a causa del trasferimento del pastore Rivoir a Pachino. Si insiste sul fatto che sono
state fatte chiacchiere sul pastore di Catania
e che occorre un chiarimento da parte del
delegato di Catania, affinchè la Conferenza
possa procedere in pace nelle sue discussioni.
Il pubblico in parte di Pachino, di Vittoria,
di Catania è rumoroso, desidera essere ascoltato; ma la Conferenza decide che avendo
due rappresentanti di Catania, nelle persone
della prof. Carmela Vitale delegata della Comunità e del dott. Bernardo La Rosa, vicepresidente della Comm. Distrettuale (i quali
rappresentano rispettivamente la base costituita dalla comunità e il gruppo dei contestatori), non ritiene vi sia ragione di dare la
parola al pubblico.
Vitale insiste che non si tratta di dissenso sulla linea di predicazione, ma soltanto di
metodo, di modo di condurre le cose, di stile
e che mai il Consiglio di chiesa si è sognato
di fare chiacchiere sul conto del pastore e
di sua moglie. La Conferenza esprime la sua
solidarietà al past. Rivoir, lo esorta ad accettare il trasferimento e si rimette alla Tavola, non essendosi la base potuta mettere
d'accordo per approvare un o.d.g. in tal senso. Esorta la Comunità di Pachino ad accettare il past. Rivoir come suo nuovo pastore
e si rimette completamente alla Tavola. Si
comincia a rischiarare l'orizzonte, la Comunità di Catania cessa di essere messa sotto accusa; se qualcuno ha fatto chiacchiere, essa
scinde la sua responsabilità.
Il bilancio di questa Conferenza è positivo, perchè ha dato luogo a franche chiarificazioni fra laici c pastori. I laici hanno
rimproverato ai pastori di creare difficoltà in
seno alle comunità, non per la loro predicazione, ma per il loro modo di fare, per il
loro assolutismo, per la pretesa che hanno di
condurre le cose dal basso, dalla Comunità
mentre poi le conducono dall'alto; decidono
lutto loro (vedi argomento presbiteri); dopo
che l'hanno deciso e la base non ne sa nulla.
per essere portato avanti occorre che la base
sia sensibilizzata su una cosa che come base
non ha deciso, cioè i mezzi per portare avanti il lavoro.
Si è parlato di pastori, veri profeti e di
pastori, falsi profeti; invece per tutti più che
di falsi e veri profeti si tratta di un modo
diverso di farsi interpreti della Parola che è
unica.
Secondo il delegato di Catania in queste
condizioni è meglio rimanere senza pastore e
cercare di lavorare ins'eme fraternamente
senza essere nè frastornati nè aggrediti per
dare. consensi su questioni che prima non si
sono discusse fra fratelli. Per il past. Vinay
questo forse è l’inizio di una nuova ecclesiologia, di vere Comunità, mentre per il pastore Giambarresi c'è stato un chiarimento
nei rapporti fra Comunità e pastori, il quale
dovrebbe essere ulteriormente portato avanti. Questa conferenza ci ha insegnato qualcosa, una volta tanto. La comunità dj Vittoria, in crisi per dissensi fra pastore e Consiglio di chiesa sul modo di essere cristiani
politicamente, viene rimessa, per il chiarimento della situazione, nelle mani del professore Pozzanghera e del past. Vinay, che
ritorneranno in un secondo tempo per decidere e pacificare.
Si decide di rimettere integralmente i verbali alla Tavola: in essi troverà, secondo il
past. Corsani, elementi per decidere in merito ai trasferimenti nella maniera migliore.
» * ♦
Che cosa ci aspettiamo dalla Conferenza
Distrettuale? Gli interrogativi sono posti sotto diverse voci : 1 ) conferenza distrettuale
più lunga; 2) i delegati siano degni di questo nome; 3) affrontare i problemi della Sicilia e del presbiterio: 4) riprendere i problemi ecclesiastici secondo le direttive di questa Conferenza.
In tal senso si indice una assemblea delle
Comunità a Catania t' r i giorni 4-5-6 gennaio 1968; e cosi am ile ¡1 terzo argomento,
(t presbiteri», è stato 'c.pletato.
Per il IV punto, le finanze », dopo le
esaurienti spiegazioni tiel delegato deUa Tavola past. E. Corsani ■ iil modo di intendere
le varie voci e la pcicentuàle per le ripartizioni, si concorda et fare ogni sforzo per
reperire la somma richiesta dalla Tavola e
soprattutto si esorta Catania a sanare il suo
bilancio deficitario con un atto di fede e di
fraterna solidarietà pcC Je altre Comunità
consorelle meno abbienti.
La Conferenza viene chiusa alle ore 13,30
del giorno 25-10-1968: come è di moda adesso. senza una preghiera e senza un inno.
Carmela Vitale
Tutti i Santi, tutti i morti, IV novembre: sono date importanti per il
seppellimento del cimitero di X. Nel
suo taccuino ingiallito l’affossatore
tiene gelosamente l’elenco dei suoi
morti : Pavarin, Mourglia, Rivoira,
Tourn, Durand, Morel, Benecchio...Dopo quarant’anni di servizio quei nomi
sono ormai fissi nella sua memoria e
sa distinguere ogni fossa, ogni lapide
del suo « feudo ». Allineate con ordine,
le tombe sono « ricamate » di crisantemi, mentre le lapidi più recenti contrastano con le altre e con tutto il
cimitero, xm tempo avviluppato d’una
sterpala di rovi e d’erbacce. Le più antiche lapidi recano al viandante un
messaggio che dona speranza e fiducia nella vita promessa da Cristo,
mentre le più lussuose e recenti non
dicono più nulla se non la data di nascita e di morte.
Incontro il custode del « dormitorio » di X nella sua stanzetta accanto
alla vecchia stufa, in un momento di
sosta, prima di concludere il suo compito del giorno dei morti. Nella penombra osservo la sua figura magra, i
suoi baffetti scoloriti dal tempo e l’occhio ancor vivo, a tratti lampeggiante,
mentre narra le vicende del suo lungo ministero.
« Quando ho iniziato il mio lavoro
- racconta il mio interlocutore - il cimitero era una sterpaia dove le tombe erano tutte uguali, tranne qualche
lapide e nessuno s’interessava di adornarle, tanto meno nelle date pagane
del 1 e 2 novembre». Chiedo all’affossatore : « Da quando il villaggio ha
iniziato il pellegrinaggio al cimitero? ».
;< Da quando i Valdesi hanno cominciato a prendere contatto coi Cattolici
in pianura, nelle fabbriche o nelle cascine; difatti, alle date liturgiche dei
morti e dei Santi i compagni di lavoro parlavano della visita alle tombe i
nostri per non essere da meno cominciarono a fare altrettanto; poco per
volta, per pura imitazione portavano i
fiori, mi incaricavano di riordinare le
tombe e adesso, tranne pochissime eccezioni, tutti vengono qui all’appuntamento, come un rito ».
« Pensi - prosegue l’affossatore - che
una donna è venuta al cimitero dopo
dodici anni dalla morte della madre;
le domandai il perchè di siffatto ritardo e mi rispose candidamente: Pernon essere da meno degli altri; perchè mi prendono in giro, mi criticano
che non rispetto la memoria di mia
madre ».
Domando ancora : « Quanto spendono i suoi “clienti” per la visita ai
.iiiiiumiiiiiiimiiiiiiiiimiimiiiiiiiKiiiiKitiKiximiniiiiiiiiimiiiiiiiiimmiiiimminiiiitmmiiiiiiiiiimiiiiniinmiiii
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
IRANI
Un grave lutto ha colpito la nostra piccola Comunità. Il Signore ha richiamato a
Sè in modo improvviso la nostra cara sorella
Margherita Lops nata Miscioscia. A viste
umane essa non aveva ancora portato a termine la sua missione e perciò la sua dipartenza ci ha lasciati turbati. Un folto stuolo
di parenti giunti da Corato, o^e la cara est"^ta aveva passato la sua giovinezza, si è associato ad amici e fedeli venuti anche da Cerignola onde esprimere agli afflìtti il proprio
cordoglio. I funerali ebbero luogo giovedì 31
ottobre nella cappella di via Simone De Brado che la famiglia Lops offre da anni alla
fratellanza per la testimonianza delPEvangelo. Il caro Pastore Salvatore Ricciardi,
giunto espressamente da Napoli, rivolse ai
presenti il messaggio della fede e della speranza cristiana mentre il Pastore Castiglione,
che condusse la funzione, rievocò la figura
della credente dalla fede semplice e robusta
che si manifesta lumino.sa quanto più intense sono a volte le tenebre delle prove. E queste non le furono risparmiate.
Agli afflitti tutti ma in modo del lutto
particolare al caro consorte Michele e all’amato figliuolo Filippo, che sla per rientrare a Napoli per completare gli studi di pianoforte ed organo al Martuscelli. giunga la
espressione della nostra più profonda simpatia cristiana.
CERIGNOLA
Per i lettori che ci seguono nel nostro lavoro (‘cco alcune notizie che hanno caratterizzalo i|ue.‘-;lo periodo di ripresa:
1) L .'X.ssembìea di Chiesa ci dette occasione ili riferire sulla nostra recente visita
alla Clìie.-ia di Solingen e dì sottolineare con
quanto amore .siamo seguiti da tanti Amici
nel vincolo di Cristo.
2) Un Cullo adattato ai piccoli: Scuola
Domenicale, cadetti, catecumeni segnò Tinizio di queste attività. La ripresa ci appare
piena di promesse anche perchè ai nostri col.
laboratori si aggiunse la cara sorella Evangelina Scival^'i in Russo alla quale viene affi'
data la classe dei cadetti.
3) \ isiia gradila fu quella del fratello
Carlo Schiipbach il 25 ottobre alle nostre due
opere sociali mentre la fratellanza fu lieta di
udire il suo caldo messaggio e poi di ammirare le belle diapositive della sua visita alle
Chiese Valdesi dell Uruguay. Prezioso si rivelò in questa circostanza il nostro proiettore
dono del Pastore Druske.
4) L Unione Giovanile, sabato 2 novembre e la Comunità il 3 ebbero Timmensa
gioia di ascoltare ì messaggi dei fratelli Ren.
zo Turinetto e del Pastore' Marco Ayassot che
tenne il Cullo domeniciilf Una piacevole
agape fraterna raccolse giova ai e non giovani nel nostro ricreatorio -¿ìbato sera. I loro
messaggi, opportuni in un momento di ripresa, sono penetrati nel jimlorido.
Al Convegno interdenom nazionale dì Barletta del P novembre, imleu,, da un Comitato misto .sotto gli auspici dolía Federazione
delle Chiese evangeliche, t che ci sembra fra
i meglio riusciti di questi ultimi anni, partecipò una rappresentanza di ircntasei persone, in gran parte giovani, (h'ila nostra Comunità.
OPERE SOCIALI
Asilo. — Onde promuo\eio il punteggio
alla nostra insegnante abbiane, chiesto regolare autorizzazione di apertura alle Autorità
scolastiche. Molti documculi ihi produrre ed
infine Tispezione della Diroiirice didattica
che si compiacque dell’ordine e del buon andamento di questo nostro p e* olo gioiello che
è la Scuola Materna giunia al suo sesto anno di vita. Diciamo gioiello pensando alle
madri che lo valorizzano: donicstiche a mezzo vservizio o che lavorano fuori casa e quelle che cosi li sottraggono alla strada. Abh'amo. quest'anno, un maggior numero di bambini evangelici. Le tre persone che si occupano delTinsegnamento, della cucina e della
pulizia lo fanno con amore. C>ucsta attività,
che non è una ruota che gira intorno al suo
asse, ma che s’ingrana nel quadro della testi,
monianza, ci dà occasione di preziosi contatti
umani e di servìzio neliruiVo Vo/ne.
Scuola-Laboratorio di Maglw.ria. — La novilà di quest’anno è che abbiamo potuto organizzarci meglio avendo preso in fitto un
locale nelle vicinanze dì quello restrostanle
TOralorio ove ora si fa la confezione. Cosi è
stato possibile accogliere due nuove apprendiste.
Leggendo Tinteressante libro dì Harvey
Cox « La città secolare » ho sottolinealo a
pag. 161 questa frase: « .••ogn/ Chiesa locale
particolare opererà quel che }p .s/ sveli come
razione di Dio., in quel frani mento di me'
tropoli al quale abbia eff^titvamenip accesso ».
Io la parafraserei cosi: mm s'interesserà
che di cose che si possono fare, perchè a non
farle si rischierà di stare a guardare dalla finestra.
G.E.C.
Incontro di carattere ecumenico alle Scuole Professionali Riv-Skf.
Il 13 novembre u. s. in occasione delTinaugurazione dell’anno di istruzione religiosa è
stato svolto il seguente programma:
Fin dall’inizio del pomeriggio gli studenti
sì recarono nelle proprie chiese per assistere ad un servizio celebrato nella loro inten
zione. I 23 alunni Valdesi di recavano nella
Cappella di Borgo Sollier accompagnati dai
Pastori Tourn, Enrico Geymet e Tron Giovanni ed impiegavano Torà a loro disposizione cantando alcuni inni con le loro belle
voci giovanili accompagnati all’organo dal
Pastore Tourn ed ascoltavano quindi, dopo
una presentazione del pastore locale un forte
messaggio del pastore Tron. Conclusa questa
prima parte, tutti si recavano alle scuole Riv
nella grande aula magna per la parte cosidet.
ta ecumenica : Erano presenti, con i Professori e il Direttore Ing. Gallo, il Cappellano
Cattolico Rev. Don Bìanciotto, i cappelani
Valdesi e i due ospiti, Cattolico e Valdese
che dovevano rivolgere un messaggio agli
astanti.
Gli ospiti sì erano presentati Tuno all’altro un momento prima nello studio del Direttore e la cosa era stata interessantissima :
S'era presentato anzitutto il Valdese: «Sono
il pastore Giovanni Tron originario di Msssello ed ora alla direzione della Chiesa Valdese di Montevideo nell’Uruguay »; e l’altro,
stringendogli amichevolmente la mano gli
aveva risposto: «Ed io mi chiamo Silvio
Tron, sono originario di Bovile (vicino a
Massello) e sono in questo momento parroco
in una cittadina nel sud del Brasile (non
molto lontano da Montevideo!) ». Poco meno
che compaesani, non avevano mai saputo del.
resistenza Tuno dell’altro e si incontravano
adesso per la prima volta, Tuno come ex
compagno di studi di Don Bìanciotto e l'altro come ex compagno di studi del pastore
Geymet...
Segui, in mezzo ad una attenzione tesa
di tutta la gioventù presente lo svolgimento
del programma tutto improvvisalo, ma splen.
dido in compenso:
Dopo una cordiale presentazione dellTng.
Gallo, venne data la parola per primo al pastore Tron ed egli espose la s’tuazione e •
motivi del suo lavoro tra i Valdesi delTUruguay (Paese felice dove non esiste ancora un
servizio militare obbligatorio) e gli segui immediatamente il sacerdote Tron il quale espose la sua situazione, diversa, ma pure interessantissima nel Brasile dove invece es'.sle
il servizio militare obbligatorio e ì colonnelli
fan talora sentire la loro influenza sulla vita
del paese.
Quindi la parola venne opportunamente data agli studenti perchè facessero le domande
che forse li interessavano. E le domande
vennero numerose e tutte opportune e sagge. Solo Tapprossimarsi delTorarìo di chiusura impose la conclusione delTadunata che
lasciò in tutti il ricordo migliore e la sensazione che nell ecumenismo vi è pure una
porta e una possibilità buona che Dìo offre
ai suoi figliuoli.
Alla Direzione della scuola che ha favorito questa cosa, desideriamo rivolgere un
cordiale ringraziamento. E. G.
loro morti? ». « In media - ricorda il
nostro - essi spendono almeno tremila
lire ciascuno, tenendo conto della
mancia; come vede, in tutto il paese
si spendono tre o quattrocentomila
lire per il centinaio di tombe che abbiamo ». Mentre il nostro sta per rientrare al suo lavoro gli faccio un’ultima domanda. « Pensa Lei che in vita i
parenti abbiano manifestato lo stesso
affetto per i loro cari, come lo fanno
oggi che son morti, inondando le tombe di crisantemi? ». Il seppellitore sorride con una lieve punta di malizia e
aggiunge: «Se sapesse...», mentre mi
stringe la mano e si congeda.
In quel villaggio, mentre si consuma
tanto denaro per ricordare i morti, le
opere locali, la chiesa, la casa del pastore, le case di accoglienza rischiano
di andare in rovina ; così, pure in tutti
i villaggi delle Valli chiamate «valdesi » la maggioranza risponde con precisione e con generosità alTappimtamento coi morti; mentre per i vivi,
per le opere nostre, per i nostri istituti, per le finanze della chiesa impegnata a diffondere la Parola di Dio si lesina, Si discute, si protesta, si fanno
calcoli, per dare di meno, si obbligano
gli anziani a mendicare una misera
busta...
Il Signore ci chiama tutti all’appuntamento con la Vita: una vita nuova,
gioiosa, perdonata, tessuta d’amore,
che non conosce scuse, ma che si dà
per l’altro nella riconoscenza a Colui
che per noi s’è dato. Se noi siamo « risuscitati con Cristo» non dobbiamo
più portare inutili, costosi aromi alla
tombra di chi è risorto con Cristo, e
tanto meno per imitazione e spesso
per vanità entrare nella processione
pagana del 1 e 2 novembre, immemori
delle parole di Cristo che ci invita a
« lasciare i morti seppellire i loro morti e ad annunziare il regno dei cieli ».
Il fior di crisantemo è l’ultimo flore
che il Signore ci manda: vuol dire
« fiore d’oro ». Rechiamolo con gioia
a! pensionato che vive con sole 12.000
lire oppure alla madre vedova con bambini, a tutti i casi difficili e « in primis» ai nostri cari, mediante un affetto concreto finché sono in vita.
Diceva un precursore della riforma
in Cecoslovacchia, di nome Mllik di
Kromeric: «Un soldo dato in vita
vale molto più per l’anima di tutto
Toro del cielo e della terra dopo
morte ».
Gustavo Bouchard
Oggi, il Signore ha richiamato a Sè
Lydie Meynier
Ne danno l’annuncio i nipoti Carla
e Ettore Giardino, la famìglia Coisson
e i parenti tutti.
« Rimani con noi, perchè si fa
sera e il giorno è già declinato »
(Luca 24 : 29)
Torre Pellice, 14 novembre 1968
Il 7 novembre il Signore ha chiamato a Sè,
Velia Tron nata Danesi
vedova del pastore missionario Valdese
Alessandro Tron
I figli, le nuora, 1 nipoti ringraziano
tutti coloro che Thanno circondata di
affetto e di simpatia durante la sua
lunga malattia. Un particolare ringraziamento alla Direttrice e al personale del Rifugio Re Carlo Alberto,
nonché al pastore Bogo.
« Venite a me, voi tutti che siete
travagliati ed aggravati, e io vi
darò riposo»
(Matteo 11: 28)
Luserna S. Giovanni, 9 novembre 1968
« Io ho sempre posto l’Eterno
davanti agli occhi miei».
(Salmo 16: 8)
È mancato al nostro affetto
Aldo Vinçon
di anni 74
Addolorati, ma fidenti nelle promesse del Signore lo partecipano: la moglie Vera Vitti, le sorelle Amandine,
Lisette, Irma, il fratello Guido con le
rispettive famiglie, cognati, cognate, la
figlioccia Giovanna, nipoti, cugini e
parenti tutti.
S. Germano Chisone, 5 novembre 1968
Per espressa volontà dell’estinto
non fiori ma eventuali offerte in memoria per la Scuola Latina di Pomaretto.
I funerali sono avvenuti giovedì 7
corrente alle ore 15 nella chiesa di
S. Germano Chisone.
La famiglia ringrazia sentitamente
per la dimostrazione tributata al caro
estinto.
6
1)88- 6
N. 45 — 15 novembre 1968;
Notiziario
Evangelico
Italiano
Dalle Chiese Metodiste
Le recenti inondazioni, che hanno flagellato il Piemonte, hanno danneggiato anche
alcune località dove hanno sede gruppi o
comunità metodiste. Grazie al Signore non
■SI segnalano vittime umane, ma i danni materiali non sono stati indilTerenti. Particolarmente colpite sono le città di CaneUi e Nizza
Monferrato. Il nostro locale di Culto di Canelli è stato miracolosamente risparmiato,
ma parecchie nostre famiglie hanno subito
gravi sinistri. L’acqua dei torrenti Belbo e
Nizza ha invaso case, cantine e negozi, e
quando si è ritirata ha lasciato oltre mezzo
metro di fango e melma. Per diversi giorni è
mancata l’aequa potabile, l’energia elettrica,
il gas ed il riscaldamento domestico creando
così gravi disagi.
Il pastore della zona, l’Evang. Giuseppe
Anziani, ha visitato subito i luoghi e le
famiglie sinistrate recando loro una fraterna parola di solidarietà cristiana. II Presidente Mario Sballi si è immediatamente informato della situazione ed ha voluto essere
tenuto continuamente al corrente dello sviluppo della catastrofe.
La speranza e la fiducia in Dio non è però
venuta meno fra quei fratelli colpiti dalla sventura, ed hanno lavorato instancabilmente con
allegrezza. Anche le campagne di Bassignana,
dove esiste una numerosa Comunità metodista, sono state invase delle piene e coperte
di fango a danno delle coltivazioni.
La Conferenza metodista, riunitasi in Savona nel maggio scorso, approvò — come è
stato detto — un « Documento » col quale
veniva auspicato un risveglio di stile metodista in seno alle Comunità. Tale Documento è stato inviato in tutte le Comunità accompagnato da una « lettera » del Comitato
Permanente la quale vuol stimolare ogni
membro di Chiesa non solo a leggere e uieditare il Documento, ma a prendere qualche
iniziativa concreta a riguardo. In queste settimane saranno convocate assemblee di Chiesa e di Circuito per tale esame. Riferiremo
in seguito i risultati di queste convocazioni.
g
Ullllllllllllllllllli
Miiiiiiiniiiiiii'iiiiHimmiiiimitiiiiiiiimmtiiiiiii
■I «iiimimmminiii iiiiimiiimiiiiiiiiiiimimiimmiiiiiiiiiiiiimn
FEDERAZIONE DELLE CHIESE
EVANGELICHE IN ITALIA
Dizionario
psico - pedagogico
a cura di Ezio Bonomi
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È un dizionario dj termini pedagogici e psicologici che può riuscire particolarmente utile a genitori, insegnanti, monitori e a tutti coloro che
si interessano dei problemi riguardanti l’educazione delle giovani generazioni.
Venti anni di Agape
(Seguito da pagina 1)
onore di Arma all’impegno della riconciliazione.
4 - Agape è pericolosa?
Si, risponde il direttore E’ pericolosa nella misura in cui rifiuta di essere una pentola a pressione sterilizzata, ma accetta di continuare ad essere un calderone nel quale gli elementi più diversi vengono
messi in cottura. I partecipanti non
sono discriminati in una piazza di
mercato, sulla quale gli incontri fra
individui impegnati nei movimenti
più disparati sono occasione di predicazione, ma non possono sottrarsi all’ascolto delle domande, delle angosce
o delle sicurtà proposte spesso con lassolutismo giovanile raramente gradito
alle generazioni precedenti, sulle quali
la vita ha tracciato il suo peso di relativismo e di compromesso. Tale situazione può per molti valdesi sfociare in un rifiuto, ma ci si domanda allora se tale rifiuto di colloquio, d’incontro, di scontri, di ricerche esprima
l’autentica anima di un valdismo consapevole delle sue profonde ragioni di
esistenza.
Dopo la presentazione di questi temi l’assemblea giovanile ha iniziato
un colloquio, che continuerà nel prossimo martedì per definire le posizioni
della nostra Unione, e il suo tipo di
adesione ad un programma, che appare a tutti assai impegnativo. Intanto alcuni presenti hanno sottolineato
il rischio di una carenza di predica
zione dell’evangelo a scapito o a favore dell’ascolto di correnti non cristiane, altri ha notato che il fascino
dell’Agape nel 1947-1951 era connesso
con l’impegno concreto di un lavoro
ben visibile e chiaramente definito.
Pur accettando quindi la validità di una appello a vivere in Agape come piccola minoranza fra molti,
che si proclamano non credenti, si
dovrebbe contare con lo spostamento
del tipo di partecipanti, nel senso che
la situazione attuale richiederebbe
una maturità molto maggiore, di quel
la attualmente in corso fra molti nostri adolescenti e giovani. A tale obiezione, il direttore fa presente che il rischio, nel quale un giovane evangelico
può essere immesso in Agape esiste
quotidianamente nella sua vita di contatti col mondo esterno, che esercita le
sue pressioni note e ignote. La differenza è semmai che ad Agape quelle
pressioni possono essere confrontate
o controbilanciate da un’intima e comunitaria ricerca di fedeltà ai contenuti dell’Evangelo.
C. G.
immillili iiiinimmmiiiimiiiimiiiiKiiiiiiiiiMiiiHtHiimuiiiiiiiiiiiiiniini .i
Echi della settimana
UNA STRUTTURA STATALE
INVECCHIATA
Mai come nel corso delle elezioni presidenziali ora concluse, gli U.S.A. hanno dimostrato in modo così evidente l’inadeguatezza della loro struttura statale alle esigenze
del mondo moderno.
« Come può oggi VAmerica essere governata con metodi che furono istituiti in un’epoca in cui essa viveva rinchiusa nell’interno
delle sue frontiere? Come aver fiducia^ nel
1968, nell’elasticità d’un sistema elaborato in
tempi nei quali le dubbie virtù della schiavitù impedivano che il dramma razziale conoscesse la sua attuale violenza? Come risolvere, valendosi di strutture inventate quando
l’America aveva una economia essenzialmente agraria, le divergenze che oppongono la popolazione urbana a quella rurale? (...).
a cura di Tullio Viola
iimiiiiiiiiimiimi
A S. FEDELE INTELVl
Assemblea del Centro "P. Andreetti
II
Scopi ; luogo di riflessione sulla vocazione della chiesa e di preparazione al
servizio — Il Moderatore Giampiccoli presenta la tematica dell'Assemblea
ecumenica di Uppsala.
Il problema
delle migrazioni
Il 1° novembre in Roma si è radunato il Comitato Italiano per le Migra^
zioni costituito in seno alla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia.
Tale Comitato, che dovrà in seguito
essere inserito nel Servizio Sociale della Federazione, è così composto; pastore Mario Sballi, presidente; dottor
Italo Rapini e pastori Sergio Aquilante, Pier Luigi Jalla, Pietro Valdo Panasela, Paolo Spanu, membri; Enors
Mannelli, segretario. Di esso faranno
parte anche alcuni membri corrispondenti residenti nei Paesi nei quali più
numerosa è l’emigrazione di manodopera italiana. Alla riunione hanno
partecipato anche l’Avv. Pietro Trotta
e la Signorina Edvige Schmidt del Comitato di Palermo per le Migrazioni.
Nel corso della riunione sono stati
esaminati vari aspetti del fenomeno
migratorio nel nostro Paese con particolare riguardo al problema della preparazione di quanti si accingono ad
emigrare, della loro integrazione nei
Paesi di accoglimento e del loro rientro nella località di origine. Il Centro
appositamente costituito di recente a
Palermo, si ripromette di condurre un
attento studio su tali problemi e di
realizzare alcune iniziative di assistenza pratica.
Il Comitato ritiene che le nostre Comunità debbano essere maggiormente
sensibilizzate a questo importante problema del nostro tempo che coinvolge
in talune regioni anche numerosi
membri delle nostre Comunità. Una
apposita pubblicazione a carattere divulgativo è già pronta per la stampa
ed è stata curata dal pastore Pier Guidi Jalla, che da vari anni è membro
del Comitato Europeo delle Chiese per
le Migrazioni, di cui è stato anche presidente. Per la prossima primavera
verrà organizzata, nelle nostre Chiese,
una Domenica dell’Emigrante con iniziative varie di cui verrà data a suo
tempo notizia.
Nonostante il tempo piovoso, l’annuale
Convegno tenutosi il 1® novembre nel Centro
P. Andreetti di S. Fedele Intelvi (Como) ha
registrato una notevole partecipazione di evangelici provenienti da diverse comunità della
Lombardia, del Ticino e dei Grigioni.
Dopo un breve culto del pastore Carlo PapaceUa di Borgonovo, il Moderatore Neri
Giampiccoli ha svolto una attenta seppur rapida valutazione dei lavori e dei risultati dell’Assemblea ecumenica di Uppsala alla quale
aveva preso parte.
Egli ha sottolineato la difficoltà, manifestatasi più volte in una assemblea così vasta e
composita, di lavorare con proficuità in mezzo a una massa enorme di documenti, riuscendo ad esprimere veramente « cose nuove ». Pure molto positivo va considerato il
lavoro svolto sugli studi, le missioni e l’evangelizzazione.
Perplessità continua a suscitare l'eventuale
integrazione della Chiesa cattolica nel Consiglio Ecumenico, da taluni auspicata e da
altri paventata : l'ipotesi più probabile al
momento rimane quella d’un ingresso della
Chiesa cattolica al l'vello regionale e nazionale e non nella sua interezza.
Quanto alla contestazione giovanile verso
la istituzionalizzazione sempre più marcata
del movimento ecumenico e la sua scarsa
propensione a vivere e manifestare la fede
nella testimon'anza, il past. Giampiccoli he
ricordato il mordente dinamismo di talune
manifestazioni svoltesi ai margini dell’Assemblea nel rispetto più assoluto.
Ha concluso invitando a d battere in ogni
sede i temi che sono affiorati neH’assise ecumenica. oggetto dei documenti finali.
Al termine d una breve discussione, è seguilo ¡1 pranzo che parte degli intervenuti
ha consumato nei locali del Centro e parte
presso un ristorante.
Nel pomeriggio è seguita Tassemblea degli amici del Centro presieduta dal past. Carlo Papacella, segretario Alfonso Paolo Fasulo.
Dopo la lettura della relazione annua sull’attività svolta nell’anno decorso articolatasi
in 28 incontri per unAotale di 2745 giornate
di presenza, hanno preso la parola molti intervenuti, fra cui Ernesto Chiarenzi, Antonio
Di Pierre, Franco !,Wiss e i pastori Aldo
Sbaffi, Giacomo Pistone e Franco Scopacasa,
Sono stati sottolineali gli scopi del Centro
come luogo di ricerca e di riflessione sulla
vocazione della chiesa e del credente oggi e
per la preparazione al servizio cristiano. Inol.
tre sono stati suggeriti un maggior numero
di incontri, Tintensificazione degli studi sulla
linea di quello su « fede e testimonianza »
del genna o scorso e la pubblicazione dei risultali scaturiti dagli studi.
In proposito sono stati approvati due ordini del giorno.
Con l'elezione del past. Thomas Soggin a
segretario del Centro e la riconferma del
Consiglio Direttivo uscente, l’Assemblea ha
avuto termine, grata al Signore per la preziosa opportunità concessa di riunirsi e lavorare nel Suo nome.
a.p.f.
LETTORI E CORRISPONDENTI vorranno scusare se anche questa volta diversi
scritti, articoli, cronache di chiese e di incontri hanno dovuto essere rimandati : cerchiamo di conservare un certo equilibrio fra
lo spazio dedicato agli articoli e quello dedicato al notiziario; purtroppo, scontentiamo
parecchi, ma facciamo del nostro meglio : e
— credete — autocensuriamo e rimandiamo
anche noi stessi, non solo gli altri!
red.
fiioR^axE Diar.oMati
La Chiesa e le sue opere assistenziali
Un incontro aperto a quanti sono sensibili a questo problema
Dopo il risultato positivo delle « Giornate Diaconali d di Giugno e per decisione
stessa dei partecipanti, vi proponiamo un nuovo convegno che abbia lo scopo:
a) di offrire a lutti una giornata di distensione, di incontro fraterno e di « ricarica spirituale », nel servizio talora ingrato e faticoso che ogni giorno compiamo.
ò) di stabilire un contatto diretto con una Comunità, proj>onendo il tema del
rapporto tra Chiesa e Istituti. Problema della massima importanza che è necessario
affrontare con chiarezza.
Le giornate avranno luogo:
il 24 Novembre a Luserna San Giovanni — il 1 Dicembre a Pomaretto.
Il programma, uguale per le due giornate, è il seguente:
Ore 9.30: arrivo nelle singole località (Sala Albarin a S. Giovanni, salone del
convitto a Pomaretto). Saluti e presentazioni.
Ore 10.30: partecipazione al culto con la Comunità locale: breve messaggio biblico (Past. Alberto Taccia); presentazione delle opere in loco (Pa.«t. locale).
Ore 12.30: pranzo in comune.
Ore 14.30: «La Chiesa Valdese e le sue opere di
Edoardo Aime, Presidente CIOV. Discussione e proposte,
Ore 16: visita a uno dei nostri Istituti (Rifugio C.
retto). Tè, saluti e partenze.
Sono vivamente invitati a partecipare airincontro tutto il personale dei nostri
Istituti e tutti coloro che hanno interesse aU’opera assistenziale compiuta dalla Chiesa,
affinchè essa diventi sempre più consapevolmente un atto dì testimonianza reso nel
nome dì Cristo.
Comunicare le adesioni al Past. Alberto Taccia, 10060 Angrogna (To.) tei. 91444,
entro il 21 Novembre. Il costo della giornata è previsto in L. 1.000.
assistenza » a cura del Past.
Alberto e Ospedale di Poma
La grande alleanza” sulla quale Franklin
Roosevelt aveva fondato la forza del partito
democratico, si è disfatta già da più d’iin
decennio: i negri, gli operai, i contadini sedotti dalle sovvenzioni agricole, non formano.
più una solida coalizione che permetta a un
presidente di governare. Fu Eisenhower ad
aprire le prime considerevoli brecce nel Sud
democratico; inoltre le migrazioni dei negri,
poi le sommosse di questi hanno gravemente
cimentato Vantirazzismo dei liberali dell’Est
e del Nord; da molti anni infine i sindacati
non riescono più a far eleggere i candidati di
loro scelta.
Questa nuova fluidità, che ha lasciato due
candidati alla presidenza a distanza di pochi
voti l’uno dall’altro, forse non è che l’espressione d’una "crisi di crescenza”. Ma gli U.S.A.
troveranno in se stessi risorse sufficienti per
superare tale crisi?
Le risposte a questa domanda non possono
venire rimandate indefinitamente. A prescindere dall’esito di queste elezioni, gli americani hanno dovuto toccar con mano le debolezze delle loro strutture politiche. Alla
Casa Bianca resta, è vero, ancora lo stesso
presidente fino alla fine di gennaio, e nel
frattew.po i negoziati sul Vietnam verranno
portati innanzi. Innumerevoli problemi, in
tutto il mondo, evolveranno in funzione di
ciò che gli U.S.A. faranno o non faranno. Ma
il successore di Johnson disporrà in ogni modo, dell’autorità necessaria per decidere, per
imporre le scelte indispensabili?
Una Costituzione sopravvissuta ad una prodigiosa crescita della popolazione, ad una trasformazione radicale della società e del suo
apparato economico, ad una guerra civile più
distruttiva, per gli U.S.A., dei due conflitti
mondiali, può ancora resistere, con tutto
quello che di logoro essa implica, all’impegno
decisivo della nazione nei problemi mondiali? ».,
(Da « Le Monde del 7-ll-’68)
A CINQUANT'ANNI DALLA FINE
DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE
« Io voglio coprire d’infamia la guerra, ogni guerra, senza toccare l’onore di coloro che l’anno fatta », scrive il noto scrittore Jean Guéhenno su « La vie catholique ».
« Perche ho il più grande rispetto per le .sofferenza di tanti e tanti uomini.
Tutti questi uomini meravigliosi hanno fatto la guerra con molto onore. La loro idea del
dovere era del resto nutrita da questo sentimento dell’onore che e nel fondo di tutti gli
uomini, dalla sofferenza stessa, dalle prove comuni. Ciò che non è sopportabile e che se
ne voglia dedurre motivo di gloria, forse addirittura per preparare nuovi morti.
Se, dalle due parti del Reno, un’altra politica, meno nazionalista, fosse stata seguita
nel corso dei primi quindici anni di questo
secolo, la guerra non avrebbe avuto luogo.
Noi oggi sappiamo chi furono quelli che la
volevano fare, e quelli che non la volevano
fare, da una parte e dall’altra del Reno.
Quelli che la volevano fare credevano in una
guerra giusta. Ora, appena una guerra e desiderata, essa cessa di essere giusta. Tutti i
popoli d’Europa si sono sbagliati. Essi hanno
tutti - ucciso la stessa cosa: l’Europa, che si
trattava di costruire allora, negli anni 19001914, tanto quanto nel 1968.
Oggi abbiamo fatto alcuni progressi: certamente non si può dire che i ricordi siano del
tutto inefficaci. Ma resta molto da fare. Oggi
le grandi nazioni si battono per persone interposte: il Vietnam, il Biafra, il conflitto
arabo-israeliano... ».
Queste considerazioni ci sembrano ^ acute,
equilibrate e nobili, per quanto non ci sentiremmo di sottoscrive,rle al cento per cento.
Per es. non arriveremmo a dire che le tre
guerre nominale nelle ultime parole, siano
esattamente combattute per persone interposte :
cosi la guerra del Vietnam è combattuta essenzialmente, a nostro giudizio, proprio fra il
Vietnam e gli U.S.A., ccc.
(Il brano dello scrittore è riportalo
da « Le Monde » del 10-11-1968)
VILLAR PELLICE
Il 3 8 il 9 novembre abbiamo accompagnato al campo deirultimo riposo terreno le
le spoglie mortali di Rosalia Gaydou in
Congn, di anni 63. originaria di Villar Pellice e residente nel territorio di Torre Pellice, e di Isidoro Bertin, di anni 70, delTInverso Buffa.
Ai famigliari di questi scomparsi rinnoviamo l’espressione della nostra fraterna e
sincera simpatia.
A Maussa, in casa del nostro Diacono Pierino Barolin, è giunto il piccolo Erick.
Gli porgiamo il nostro cordiale saluto di
benvenuto e presentiamo ai suoi genitori e
famiglia le nostre più sincere felicitaz oni.
Notiziario
ecumen ico
______a cura di Roberto Peyrot
LA RELIGIOSITÀ' DEI GIOVANI
ALL'EST
Budapest (bip) — Uno dei principali giornali politici ungheresi dà un resoconto del
3“ coDoquio internazionale sulla sociologia
della religione, che ha avuto recentemente
luogo a Budapest. Il giornale scrive:
« Le ricerche sono state fatte fra la gioventù di sei paesi socialisti: U.R.S.S., Cecoslovacchia^ Rep. Dem. Tedesca, Jugoslavia,
Bulgaria ed Ungheria. Nell’assieme, la situazione è la stessa in tutti quei paesi: il
sentimento religioso è in forte ribasso nelle
giovani generazioni. Solamente il 15-25%
delle persone fra i 17 ed i 30 anni, fra quelli
interrogate si considerano religiosi; il numero degli atei materialisti convinti è maggiore dappertutto: dal 25 al 40%. Tutto
uno strato della gioventù è indifferente ai
problemi della religione. Il grado di religiosità raggiunge le punte più basse fra la
gioventù operaia, mentre quello più alto si
trova nelle campagne ». (Per inciso, notiamo
che anche nella « cattolica » Italia il fenomeno è perfettamente parallelo).
Il teorico marxista Lukacs scrive: «È
chiaro per i marxisti che la religione rappresenta un fenomeno che è stato imperativo
nella preistoria delTumanità e che ha avuto ■
un grande ruolo nelle società dove si sviluppava la lotta di classe. Ma l’ingresso nella
storia reale dell’umanità, e quindi nel comunismo, comporta il crepuscolo della religione ». '
(Ancora una volta ci è dato di rilevare come i teorici marxisti, non sappiamo Se volutamente o meno, incorrano nel grave equivoco di confondere la religione — considerata a ragione come oppio dei popoli a vantaggio unico dei regimi sfruttatori e conservatori — colla fede, viva, operante che, come nessun altro sistema sociale, vuole combattere l’ingiustizia e l’oppressione in nome •
dell’amore di Cristo).
E comunque interessante notare come la
suddetta conferenza di Budapest si sia pronunciata per una collaborazione fra marxisti,
credenti ed agnostici per la edificazione dei
socialismo : « È altrettanto falso sperare chsi marxisti possano rinunciare alla loro visione del mondo, come pure attendersi che i
credenti possano fare a meno della religione ».
Fiori in memoria
dei doti. Quattrini
Per l’Ospedale Valdese di Pomaretto', Alice
Clot ved. Pascal, Pomeyfrè L. 1.000; Desiderata Clot, Perrero 5.000; fam. Costabel,.
Perrero 20.000; Margherita e Enrico Gh'go,
Perrero 10.000; Henry F. Ghigo, Perrero
5.000; Associaz. Pro Perrero, Perrero 10.000;
Andrea Sibille 30.000; Nora May Sibille
10.000; Elvio Jahier 10.000; Felicita Travers ved. Jahier 10.000; Ida e Giovanni Tron
10.000; Alma Peyronel e figli 10.000: Aldck
Tron 5.000; Alessandro e Paimira Micol
10.000; Aldo e Odetta Pons 5.000; Umberla
Valentlni 2.000; Lillina e Achille Deodato
25.000.
Per il Colleg'o Valdese: Hélène Toum
Quattrini L. 50.000.
Per la Scuola Latina: Henri F. Ghigo
L. 5.000.
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Testamento annotato » (Voi.
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n. 175, 8-7-1960
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