1
anno lxxvu
Torre Pellice, 9 Maggio I941-X1X
M.19
a
c
o
N
*8
è
DELLE
Riguardate alla roccia onde foste tagliati!
(Isaia Li, 1)
SeMiancan«!«» d«» lÌ«l Chiasso Val«l«9
VALDESI
Nulla sla più forte della vostra fede!
Gianavello)
ABBONAMENTI
Italia e Impero .... Anno L. 15 — Semestre L. 8
Parrocciìie del Primo Distretto . » * 12 — » » 7
Estero . . . . . » » 25 — » » 15
Direllore : Prof. OINO COSTABEL
Rivelazione e emozioni in conflillo
»
Molti credenti si meravigliano della
quasi discordanza nella descrizione che
i quattro evangeli ci danno della risurrezione di Gesù Cristo. In verità il
trionfo sulla morte del nostro Salvatore fu per i discepoli un evento così
inaspettato che non dobbiamo sorprenderci se la loro gioia ed il loro eccitamento si tradiscono così.
Tuttavia nei quattro resoconti possiamo trovare, se lo vogliamo, una certa armonia che stabilisce, completandolo, il trionfo della Risurrezione. Marco,
per es., fa un breve cenno dei due discepoli sulla strada di campagna, men tre Luca racconta l’incidente, prolun-'
gandone i dettagli. Matteo non menziona nulla del fatto nè parla di Toma
e dei suoi dubbi, però dice qualcosa che
ci rischiara sulla via delle nostre spirituali investigazioni. Egli dice che gli
undici vennero in Galilea alla montagna indicata loro da Gesù e « quando
Lo videro Lo adorarono, ma alcuni però dubitarono ».
I commentatori non sono tutti d’accordo nello spiegare questa strana dichiarazione, ma un dotto, versato nelle
Scritture, risolve il problem,a, dimo strando che la difficoltà è piuttosto di
natura linguistica che non di carattere
psicologico. Dice adunque che l’espressione aramaìca usata qui, descrive una
« mentalità divisa in certi casi » - il
senso cioè sarebbe che i discepoli erano
perplessi tra la gioia e l’incredulità. Ecco come egli traduce il versetto in questione: « Quando essi Lo videro, si prostrarono davanti a Lui, non potendo
quasi credere ai loro occhi ». Detta traduzione rende chiara ogni cosa: tutti adorarono il loro Signore risorto, ma tra
la gioia e lo stupore, dubitarono dell’evidenza dei loro occhi. Non che dubitassero di Lui, ma dei loro sensi.
E’ difficile per noi di metterci al posto di quei discepoli le cui speranze si
erano infrante con la Croce ed entrare
nei loro sentimenti, mentre stavano in
presenza di Colui che aveva vinta la
morte ed il sepolcro. Quando essi vivevano con Lui, volentieri avrebbero vo
luto morire con Lui - lontani ancora dal
tempo quando saranno pronti a morire
per Lui; - ma ora essi scoprono, a loro
scorno e confusione, che nell’ora della
prova, essi sì contraddicono: una cosa
avevano asserito ed in seguito un’altra
hanno fatta. Uno di loro nega di avere
conosciuto Gesù e degli altri, è detto,
« L’abbandonarono e fuggirono ».
Tante e così diverse emozioni dovevano averli' resi profondamente incerti
di loro stessi e quasi direi, incapaci di
rendere un giudizio fedele ed accurato
di quel che avevano visto; e forse anche un senso di rimorso torturava il loro cuore, accrescendo l’incertezza e la
confusione nella lor mente...
Non succede anche a noi di vedere
cose e persone sotto una luce differente, quando è troppo tardi?
Ma dopo l’apparente sconfitta della
Croce, quando tutto sembrava perduto,
un misterioso messaggio giunge loro: il
loro Maestro è vivo e li aspetta in Galilea. Davanti a Lui noi possiamo comprendere un po’ quanto grande fu la reazione.
La fine deU’evangelo di Giovanni
confernia l’ultimo frammento del racconto di Luca : « Gesù compare in mezzo ai discepoli e dice loro : Pace a voi !
mostrando loro le Sue mani ed i Suoi
piedi ». Esso solo ci ricorda l’incidente
di Toma sul quale si potrebbe parlare
a lungo. Per ora ricordiamo solamente
che la nostra natura essendo ciò che è,
inevitabilmente davanti alle profonde
verità della Risurrezione e delle glorie
che seguiranno è incapace di discernere, tra il dubbio e la gioia, la realtà del
fatto meraviglioso.
Non siamo dunque come i discepoli,
dubbiosi ed incerti, ma adoriamo Colui che tiene le chiavi della morte e del
sepolcro. Poiché Egli ha vinto l’uno e
l’altro. Iddio, per mezzo di Lui, ci dà
la vittoria, di modo che la Parola sarà
adempiuta: « La morte è stata sommersa nella vittoria.
O morte, dov’è la tua vittoria ?
O morte, dov’è il tuo dardo ? »
X.
«
3 Montanari Vatilrsi al CotUgio
(Aspetto religioso del problema)
Alcuni anni or sono, nella solenne cerimonia commemorativa del centenario
del Collegio, uno degli oratori, nel corso
di un eloquente discorso, ebbe a dire su
per giù queste parole: « La Chiesa Valdese, senza il valido sostegno del Collegio, non avrebbe potuto sussistere fino
ad oggi... »
Non ci sentiremmo davvero di sottoscrivere una simile affermazione, perchè sappiamo troppo bene che la Chiesa
Valdese, nata quando ancora non esìstevano nè Facoltà di Teologia, nè
Scuola di Barbi, nè Collegio è vissuta
per dei secoli in mezzo alle persecuzioni
e senza scuole regolari, cesserà di sussistere solo quando cesserà dì possedere
l’Evangelo. Ma siamo pure convinti ch4
non sia necessario di sostenere una simile tesi, per dimostrare quanto sia
importante, nelle nostre Valli e per la
nostra Chiesa, un istituto come il Collegio e per dire che, per conservarlo occorrendo - varrebbe la pena dì affrontare qualunque sacrificio. Per le
nostre Valli, per la loro prosperità materiale e spirituale, per i nostri ideali
religiosi, per il servizio di Dio, l’istruzione e la cultura ci sono indispensabili.
« « «
Contadini e parrocchiani colti
Se i nostri giovani, prima di avviarsi
alla vita rurale, potessero frequentare
per qualche anno una scuola media, co
AMMINISTRAZIONE: Via Carlo Alberto, 1 bis - Toree Pellice
REDAZIONE: Via Arnaud, 27 - Torre Pellice
Ogni cambiamento dilndlrlzzo costa una lira
Cent. 30 la copia
me quella del Collegio, le condizioni di
vita su queste rocce impervie ne riceverebbero immensi vantaggi, perchè
Tintelligenza, forbita dall’istruzione,
riuscirebbe a fertilizzare anche il granito e a portare il benessere dove si vive ancora di fatiche e di stenti anacronìstici con la civiltà dei tempi.
E più ancora della vita materiale a
cui abbiamo accennato, ne trarrebbe
'giovamento quella religiosa e spirituale,, perchè, la cultura, apre grandi possibilità alla comprensione della Parola
di Dio. Infatti, se la Sacra Scrittura ha
questa divina virtù di offrire un cibo
sidutare anche al povero in spirito e
all’ignorante che legge compitando, è
anche vero che più il credente è coltb e
più riesce a scoprire in essa sempre
innovi tesori e insospettate risorse. Cosicché, se l’ignorante può trovar dieci
nella Parola di Dio, il credente istruito
vi può trovare cento e mille e diecimila.
Perciò, .se ci fosse possibile di aumentare sensibilmente ü livello culturale
idei nostri contadini e montanari,
anche la lor» pietà religiosa ne
riceverebbe grande impulso e ne
vedremmo presto i frutti, in un
miglioramento generale della moralità,
del fervore religioso e della felicità di
questi nostri diletti fratelli.
♦ ♦ *
Vocazione secolare
I sacri ideali per i quali palpita il
cuore Valdese, però, non sono circoscritti dall’ombra del loro campanile.
Dall’epoca di Pietro Valdo e dei Barbi, la grande vocazione dei Valdesi è
quella del Pastorato, che risuona da vicino e da lontano ed in maniera sempre più insistente man mano che passano gli anni. Tutti lo sanno alle Valli:
il numero dei Pastori che escono ogni
anno dalla nostra Pncoltà di Teologia,
basta si e no alle necessità delle' Chiese
Valdesi d’Italia, alcune delle quali sono forzatamente provvedute in maniera
inadeguata. Da molti anni le colonie
Valdesi del Sud America invocano dalla Madre Chiesa dei Pastori, che, spesso, non possono essere inviati perchè
non ci sonó: Non è un mistero per nessuno che, nelle terre deU’Impero, gli evangelici sono numerosissimi e difettano di guide spirituali; vi abbiamo
mandato tre o quattro ministri, ma avremmo dovuto poterne inviare dieci
volte tanto: e non parliamo neppure di
altre località, nel mondo, dove i Valdesi sono a migliaia - come fu il caso per
molti anni a Marsiglia - ed ai quali non
mandiamo nessuno.
Belle occasioni perdute di compiere
una missione altamente religiosa e patriottica nello stesso tempo... E non abbiamo neppure accennato ai vari campi missionari, nei quali i Valdesi furono
sempre presenti e dove il bisogno di
servitori del Signore non- è certarriente
diminuito.
Non senti dunque, o Chiesa Valdese,
quale vocazione ti è rivolta ? Non vedi,
dinanzi a te la grande missione che ti
aspetta ?
' ♦ ♦ ♦
Le cifre che ci accusano
Per rispondere alla vocazione di cui
abbiamo parlato, evidentemente, bisogna studiare. Studiare tanto più, quan
to maggiormente crescono le necessità
della nostra vocazione.
Purtroppo però, dinanzi alle sempre
maggiori necessità, i nostri montanari
Valdesi - come abbiamo mostrato in un
precedente articolo (vedi Eco n. 14) prendono la via degli studi meno che in
passato. Paragonando la seconda metà
del secolo scorso col decennio 1930-40,
constatiamo che, mentre allora le Valli
mandavano agli studi una media di 86
studenti all’anno, oggi ne mandano solo
più 73 (e nella vecchia cifra sono compresi solo coloro che conseguirono un
diploma, mentre in quella attuale son
compresi tutti). Lo sbilancio, a prima
vista, può non sembrare grave, ma se si
considera che Torre *e San Giovanni
hanno, in questi ultimi anni, aumentato notevolmente la loro frequenza, allora si resta impressionati dalla enorme
diminuzione avvenuta in tutte le altre
parrocchie; tutto il Val San Martino
che nel secolo scorso vantava 34 studenti all’anno, oggi, ne manda solo più
nove.
La situazione, in verità, è grave e
merita che un forte grido di allarme sia
fatto eccheggiare per tutte le Valli.
if ^
Chetare?
Scusarci con la difficoltà dei tempi
non giova e non persuade. I nostri padri studiavano in condizioni aiacora meno favorevoli delle nostre e dbyevano,
qualche volta, togliersi letteralm^te il
pane di bocca per pagare le tasse scolastiche o comperarsi ì libri. Oggi, per
molti, basterebbero dei sacrifici meno
gravi.
L’ostacolo che ne ferma parecchi è
quello della distanza che separa il loro
villaggio da Torre. Per rimediarvi abbiamo costruito, anni or sono, il magnifico Convitto Maschile: il costo di una
annata di pensione, per ogni Convittore, è attualmente di 2600 lire - un po’
caro per molte borse - ma, come ci ripeteva recentemente il suo Direttore,
se i Convittori fossero molto più numerosi, questa cifra potrebbe sensibilmente abbassarsi (1). Diretto da un personale scelto e consacrato, ma popolato
solo da tre o quattro decine di convittori, il nostro Convitto ci fa pensare ad
un magnifico talento, posto nelle nostre
mani e dal quale non sappiamo trarre
quei frutti preziosi che ci cifre.
E il Convitto è lungi dal costituire la
sola risorsa: vi sono, a Torre, molte famiglie disposte ad offrire pensioni economiche e modeste agli studenti, senza
contare mille altre possibilità che si offrono a chi voglia veramente studiare.
♦ ♦ *
Non soldi ma ideale e volontà
La soluzione del problema che abbiamo presentato, non risiede però nel
Convitto, o nel Collegio, o nella maggiore o minore facilità dei tempi. Dobbiamo ircercarla più vicino a noi, nei
nostri villaggi e nelle case stesse dei
nostri montanari: nell’atmosfera che le
donne Valdesi hanno saputo creare attorno al loro focolare domestico: nella
(1) Per gli studenti poveri vengono concesse
ogni anno varie borse, cosicché, essi possono
studiare spendendo una cifra notevolmente inferiore.
2
L’ECO DELLE^YALLI VALDESI
dignità consapevole e nello spirito di
sacrificio dei nostri capi-famìglia; -sopratutto, negli ideali che albergano nel
cuore dei nostri giovani nella forza
della loro volontà.
Non è quistione di soldi, gridiamolo
ben forte a tutti, è quistione di ideale e
di volontà f
ENRICO GEYMET.
Lo spopolamento alle Valli
Lo spopolamento montano è un fenomeno non nuovo; ma non gli si era mai,
nel passato, dato quell’importanza che
. meritava e che peraltro è sempre andata crescendo in questi ultimi decenni,
da quando esso è diventato oggetto di
studi e di inchieste severe che hanno
cercato di scoprirne le cause molteplici
e di proporne i rimedi ritenuti più opportuni. Essendo il problema di ordine
generale ed assai complesso, la sua soluzione è quindi anch’essa molto complicata, legata com’è ad una quantità di
altri problemi d’ordine generale che
hanno tutti la loro importanza e di cui
non è certo facile trovare una rapida e
radicale soluzione. Malgrado ciò en anche se lo spopolamento delle nostre
montagne sottostà alle stesse leggi
e condizioni che hanno reso possibile lo spopolamento generale delle zone più elevate di tutta la cerchia
delle Alpi non solo - per non uscire
dall’Italia - ma anche dall’Appennino e
dalle isole, e se non è molto diverso da
esso, pure è giusto che anche noi ce ne
occupiamo e ce ne preoccupiamo, come
fa il dott. Alberto Ribet nel suo opuscolo su « Lo spopolamento montano alle Valli », uscito recentemente come 8®
numero della collezione « Valdismo ».
In detto studio l’autore non si occupa,
a dire il vero, del problema generale
dello spopolamento montano delle Valli, ma ne studia sopratutto un lato:
quello dovuto alla emigrazione o, per
meglio dire, alla migrazione dal monte
al piano e dalla campagna alla città. La
tendenza ad abbandonare le zone più
elevate per le più basse e redditizie è evidente ed innegabile, ma crediamo che
essa - per fortuna - non raggiunga la
proporzione elevata cui accenna il nostro autore. E’ certo però che per alcune parrocchie la proporzione fra la popolazione attuale e quella di un secolo
fa ci è molto svantaggiosa, quantunque
ciò sia dovuto solo in minima parte alla
migrazione nel piano e nelle città.
Quali sono le cause di questo stato di
fatto indiscutibile, della sempre più ac
centuata tendenza allo spopolamento
alpino ?
In primo luogo sono ragioni di carattere economico che spingono i montanari ad abbandonare la parte più elevata, più impervia e sterile delle nostre
montagne: perchè lassù la vita è più
dura e più misera, il lavoro è più rude,
il reddito è inferiore, i pericoli vi sono
maggiori e più frequenti che altrove, il
lavoro vi è malamente distribuito nei
vari mesi dell’anno (« 9 mesi d’inverno
e 3 d’inferno»); perchè in montagna
mancano attualmente altri cespiti di
entrata che possano completare il magro bilancio familiare, perchè è diminuita od anche completamente cessata
la produttività di certe zone (quella ^ritifera ad es., di tutta la vai San Martino), perchè la emigrazione temporanea e stagionale non ha oggi più la sua
utile funzione di assorbimento della sovrabbondante mano d’opera invernale,
corv relativo beneficio economico e facilitato lavoro estivo per il ritorno delle
braccia giovanili agli urgenti ed esigenti lavori dei campi.
A queste cause di natura economica,
se ne può aggiungere una di indole psicologica per cui oggi, afferma il R., i
nostri valdesi lavorerebbero con minor
entusiasmo di quel che avveniva in passato, perchè sentono più fortemente la
mancanza delle comodità della vita moderna, così ovvie e naturali, oggi, in ogni classe di cittadini.
Tale essendo il fenomeno che si verifica, ove più ove meno, in ogni nostro
comune di montagna, che cosa possiamo *
e dobbiamo noi fare per cercare di ovviare ai danni innegabili che esso presenta per noi ? Se è possibile risolvere
il problema dello spopolamento montano, come fermamente crede il R., qual
è il nostro dovere al riguardo ?
Noi dobbiamo fare ogni sforzo in nostro potere - noi che viviamo nelle cit-r
tà o nel piano - per aiutare i montanari
a migliorare le condizioni della loro
vita, a valorizzare maggiormente l’agricoltura, l’allevamento del bestiame.
lo sfruttamento dei prodotti alpini, onde gli abitanti del monte abbiano una
vita meno ardua, meno sacrificata e
incompresa. Noi dobbiamo collaborare
attivamente ed in modo concreto ad ogni iniziativa tendente al miglioramento della vita dei nostri confratelli alpini, perchè essi si sentano sempre più
legati alla « loro terra » che dev’essere
la « nostra terra », alla quale siamo^intìmamente uniti da tanti vincoli che
sarebbe follia lasciare rallentare o del'
tutto spezzare.
Grandi possibilità, secondo l’autore,
si aprono ancora ai nostri alpigiani perchè le nostre più elevate parrocchie
possano diventare mèta del piccolo turismo o meglio del turismo valdese che,
invece di disperdersi altrove, potrebbe
benissimo dare la preferenza alle nostre
montagne: anche se esse non offrono
tutto il conforto assai costoso dei luoghi
. di villeggiatura moderna. Questo movimento è, si può dire, in atto per
qualche rara località; bisogna intensificarlo, organizzarlo, generalizzarlo.
Bisogna che esso diventi un movimento
periodico, regolare : un flusso costante
e benefico, atto a trattenere sui nostri
monti i suoi abitanti facendovi convergere una provvidenziale corrente di interessi generali e particolari.
Così termina l’opuscolo divulgativo
del R. (che qualche dato preciso avrebbe reso più persuasivo), e al quale auguriamo di far chiaramente conoscere
il problema dello spopolamento montano alle Valli, nel nostro ambiente cittadino e privilegiato, specialmente.
Lector.
F. tJ. V.
Mi si chiede di scrivervi un breve
messaggio.
Che cosa si può mandare a dirvi' dai
piedi dei bastioni della Balsiglia se non
una esortazione di fedeltà alla vostra
vocazione? Mentre scrivo, ho dinanzi a
me il massiccio del Pelvou, ancora incappucciato di neve, come doveva esserlo in quel lontano mese di maggio
1690. Ecco l’aspra cresta dei Quattro
Denti che dal fondo della valle sale,
come una scalinata da giganti, fino a
più di mezza costa. Distinguo nettamente le balze sovrapposte i cui nomi sono
tanto cari a tutti i cuori Valdesi, e a
voi, soldati Massellini, tanto familiari:
il castello, il Cioumbn, Clausiss, Pan di
Zucchero e l’Autin.
E’ qui, con questa visione negli occhi, che penso a voi, soldati Valdesi, a
voi tutti che più o meno direttamente
discendete da quegli eroi che presidiarono con fedeltà invitta queste vette,
che le bagnarono col loro sangue e che
le consacrarono col loro fulgido valore.
Penso a voi che, tanto distanti da queste
amate Valli, presidiate ora altri lidi e
portate lontano, oltre i monti ed oltre i
mari, il nome che i nostri Padri ci lasciarono immacolato e che ora tocca a
voi di tramandare puro e sacro ai posteri.
E’ pensando a voi, alle vostre difficoltà,, ai vostri dolori, alla solitudine
in cui, talora, bisogna, che voi viviate ed anche alle debolezze inerenti
alla nostra natura umana, che vorrei
dirvi: « Fratelli Valdesi, considerate la
roccia onde foste tagliati » (Is. 51: 1).
Non ch’io voglia darvi come esempio
i nostri Padri, creature esse pure fallibili, ma vorrei che, come loro, sappiate
risalire direttamente .a Dio, là dove è
la cava inesauribile onde essi, e tutte
le schiere dei testimoni di Cristo, furono tagliati.
Consideratela sempre quella roccia,
non perdetela mai di vista in tutte le
vostre alterne vicende ! Quando spira
su voi la tentazione onde rapirvi la vostra quiete spirituale, ricordatevi della
roccia da cui foste tagliati. Quando passano su voi, scrosciando, le tempeste
onde scardinare la vostra bella resistenza, ricordatevi della ròccia da cui
foste tagliati.
E quando la prova suprema vi dovesse venire incontro e turbare la vostra serenità, calmi e fiduciosi, ricordatevi della roccia da cui foste tagliati. In
vita, come in morte, quel ricordo vi
renderà vittoriosi !
Ecco il mio messaggio fraterno che,
dalla roccia della Balsiglia, ci ha condotti a Dio, la Roccia dei secoli, dalla
quale, per grazia sua, anche voi foste
tratti.
Che Dio benedica la fedele testimonianza che ne risulterà !
ENRICO TRON.
Alla cara memoria di Ethel Jalla, le a
miche: Elba Longo L. 10,__
Violetta Vinay » io__
Maggio Cocorda » io,__
per l’Orfanotrofio Femminile.
JACOPO LOMBARDINI
QUINTA PUNTATA
Il forzato per la fede
Raccontò Storico
Invece bisognava marciare ancora,
stare unito ai compagni, non abbandonarli un minuto... Marciare, marciare...
Senza che se accorgesse ricadde in una
specie di sonno; poi fu il collasso, ed
egli cadde come di schianto su di un
cespuglio che si aprì come ad accoglierlo per proteggerne il sonno pesante in
cui, di colpo, s’immerse.
Fu risvegliato bruscamente dalla
rude percossa di un calcio di fucile.
Aprendo gli occhi si accorse che era
giorno, ma, prima ancora che potesse
riprendere piena coscienza di sè, s’accorse di essere circondato da soldati
francesi, che, puntando su lui i loro
fucili, gli intimarono di alzarsi.
Era prigioniero, ed era inutile pensare alla resistenza; si accorse che se
anche i nemici gli avessero lasciato il
tempo di impugnare le armi, le mem^
bra indolenzite dalla stanchezza e dall’umidità non avrebbero obbedito.
Non restava che arrendersi, rimettendosi al volere di Dio.
Si alzò e vide che altri soldati erano
intenti alla ricerca di quanti, come lui,
erano caduti preda del sonno e della
stanchezza.
Poi i prigionieri furono imbrancati e,
in mezzo agli insulti e alle percosse
della soldataglia che voleva vendicare
su quegl’inermi la disfatta della notte,
furono incatenati. Erano diverse diecine e sul volto di tutti si leggeva la
sofferenza morale: pensavano che, ormai, per essi ogni speranza tramontava
e che le schiere valdesi, già tanto esigue, erano ancora più deboli.
...E il loro pensiero corse ai cari lasciati nella Svizzera che chissà quando
avrebbero riveduti, se pure Dio avrebbe concesso di rivederli.
— Maria! — invocò con un gemito
trattenuto a stento Giovanni, e un’accorata tenerezza lo prese per la povera fanciulla che sarebbe restata ancora più sola ed abbandonata.
Ma qualcuno, tra i prigionieri, intonò
un salmo: fu come se, d’improvviso, un
raggio di luce rompesse le tenebre che
si addensavano sull’anima.
Dio, il cui pensiero ritornava con le
parole del salmo non avrebbe abbandonato ì Valdesi ancora liberi, nè quelli
in Svizzera e neppure i prigioneri i
quali, in mezzo alle urla e alle percosse
dei soldati che volevano fare smettere
il canto della Fede e della Speranza, si
avviavano verso il loro destino di sofferenza e di testimonianza.
I prigionieri furono condotti a Grenoble; il viaggio, attraverso il passo
del Monginevro e le valli del Delfinato,
fu penosissimo. I feriti, mal curati e
sofferenti, erano spinti innanzi ad urtoni ed a percosse, e quando cadevano
erano fatti rialzare a calci e a colpì di
cassa di fucile, mentre nelle loro piaghe formicolavano i vermi.
Gli altri, legati due a due tanto strettamente che le funi penetravano nelle
carni, erano sottoposti allo strazio
della fame e persino a quello, più doloroso, della sete, non ostante che s’incontrassero quasi ad ogni passo ruscelli e sorgenti, perchè quando essi si
curvavano verso l’acqua per rinfrescare le fauci riarse, una bestemmia
dei soldati di scorta e colpi rudi sulle
povere carni, li costringevano a riprendere il cammino faticoso.
Tutti poi dovevano sopportare gl’insulti delle popolazioni fanatiche, per
le quali il lanciare offese e scherni agli
eretici, peggiori dei briganti e degli
assassini da strada, era considerato
quasi meritorio quanto dire una pre
ghiera: l’una e l’altra cosa, infatti, non
celebrava la gloria di Dio?
I prigionieri tacevano: quando erano
partiti dalla Svizzera, essi sapevano di
andare incontro a sacrifici e forse alla
morte, e poi, quanto ora sopportavano
era simile a quello che avevano dovuto
sopportare tre anni prima; tacevano:
solo quando più forti erano le sofferenze e lo sconforto stava per invadere l’anima ed essi sentivano la tentazione di rispondere a quei maltrattamenti con un sentim,ento di odio, cantavano i canti della Fede.
Nulla era più strano di quel corteo di
armati e di prigionieri, avanzante sulle
vie del Delfinato tra il canto pieno di
fede e di pace degli uomini incatenati
e sofferenti, i quali, a giudizio umano,
non avrebbero dovuto fare altro che
piangere sulla loro sorte, e le grida
irose e le bestemmie degli aguzzini -che
volevano farli tacere ed avevano, nella
loro ira, alcunché di diabolico.
La sera il corteo faceva alt in Qualche villaggio; i prigionieri venivano
ammassati in qualche stalla dalla quale, all’ultimo momento, venivano tratte
le bestie e, senza che fosse concesso un
po’ di paglia per coprire gli escrementi,
erano costretti a sdraiarsi sul fimo, incatenati come erano. Un tozzo di pane
nero era loro gettato a casaccio; un lurido secchio di acqua, sempre insufficiente alla loro sete, veniva fatto circolare, e così i Valdesi riposavano, per
riprendere, il mattino seguente, il loro
triste andare.
(Continua).
I
«
3
»S'-.
■ -. ' -r -^
L’ECO'Í5EIXJ¡ VAtLÏ VÀLDESI
Feste di Canto
V Domenica scorsa il tempio di Torre
Pellice ha accolto alle ore 15 i fanciulli
i delle nostre Scuole domenicali del Val
Pellice. La giornata che non si era iniziata con auspici molto promettenti: la
» neve era scesa molto in basso sulle pendici di Rocca Berrà, delle colline circo* stanti e la pioggia aveva dominato a
Valle durante il mattino, ha vistò in
conclusione la buona volontà di direttori, monitori, giovanetti che hanno sfidato i nuvoloni minacciosi per cantare
^ nel Tempid del Signore le lodi dell’Iddio Vivente. Tutte le parrocchie erano
rappresentate, e tutte le scuole domenicali presenti hanno cantato; il sig. A.
- Coisson ha diretto i piccoli cantori di
Luserna San Giovanni, il pastore A.
Comba, quelli di Angrogna-San Lorenzo; la sig.na E. Pons i rorenghi; il
pastore E. Aime ha guidato le due scuole dei Serre e di Pra del Torno; i cantori di Villar Pellice e di Bobbio PeL
lice sono stati diretti rispettivamente
dal sig. E. Bouissa e dalla sig.ra Chauvie Geymonat; le due Scuole di Torre
Pellice hanno avuto nelle sig.ne E.
Coisson e D. Revel le loro direttrici.
La « festa » si è iniziata con la lettura
della parola di Dio fatta dal pastore di
Torre Pellice, sig. Giulio Tron. Il prof.
A. Tron diede quindi il suo più cordiale
benvenuto ai piccoli cantori, esprimendo la gioia della Chiesa per il rinno"varsi di queste « feste » di canto in cui.
si sente vibrare quanto di migliore e di
più puro rimane in noi; rivolse poi il
saluto dei presenti ai compagni radunati a San Germano Chisone, e ricordò
l’opera fedele di testimonianza a prò del
'Canto Sacro dai compianti cav. E. Long
■e pastore E. Revel.
Ciascuna delle Scuole domenicali
■cantò due inni, ed il pastore sig. R. Jahier con una arguta improvvisazione
portò i suoi piccoli uditori a spasso nelle aule di un convento misterioso, in un
campanile semibruciato, intorno ad una
campana dal suono fesso, per indicare
ai piccoli ed ai grandi il segreto del
cantar bene.
E qui il cronista può far punto e basta, poiché non vi è nulla di nuovo e di
speciale da segnalare. Bisognerebbe
cioè ripetere quello che già altre volte
■egli ha scritto: che tutti cioè hanno cantato come meglio era loro possibile; che
nessuno si è lasciato spaventare dai
ranghi ridotti; che si è potuto notare in
parecchi casi un’evidente ricerca di efietto, che non vi erano bocche chiuse;
che i canti più difficili erano affrontati
con grande sicurezza, che i canti d’assieme sono stati diretti dal prof. A.
Tron con la competenza e con la passione che tutti gli riconoscono.
Cioè una bella e buona giornata che
avrebbe meritato di raccogliere un
maggior numero di uditori per incoraggiare Direttori e Monitori nella loro nobile fatica. C.
CROM/lC/1 VALDESE
LUSERNA SAN GIOVANNI. Il 23 aprile ha avuto luogo il funerale della
nostra sorella sig.ra Irene Tourn ved.
Buffa, deceduta alla Ruà, in età di anni
75.
Agli afflitti le nostre sentite condoglianze.
— Domenica scorsa, 27 aprile, il sig.
Erico Rollier di Milano, ha rivolto il
suo messaggio alla nostra comunità a
nome della Commissione finanziaria, ricordando i doveri che i membri di Chiesa devono compiere con generosità e
gratitudine affinchè l’opera del Signore
possa essere compiuta. Lo ringraziamo
cordialmente per il suo appello augurandoci che esso porti molti frutti.
— L’assemblea di chiesa è convocata
per domenica 18 corrente, subito dopo
il culto, per procedere alla nominazione
«degli anziani dei quartieri dei Jalla e di
Mourcious, i quali hanno finito il loro
quinquennio e quelli dei quartieri dei
Lantaret e dei Nazzarotti resisi vacanti
in seguito alle dimissioni dei titolari;
dei delegati alla conferenza distrettuale
ed al Sinodo e dei revisori dei conti.
La celebrazione della Domenica
dèlia madre fissata per l’il corrente è
rimandata alla domenica successiva 18
maggio.
POMARETTO. Annunziamo ai nostri
membri di Chiesa che il culto di domenica prossima, 11 corr., (Domenica della
Madre) avrà inizio alle ore 10 anziché
alle 10,30. I bambini del locale Orfanotrofio eseguiranno un cantico di circostanza. La colletta che avrà luogo all’uscita andrà a favore degli Orfanotrofi
delle Valli.
— E’ deceduto al Clot dell’Inverso
. rinasca dopo breve ma dolorosa malattia il piccolo Bertalmio Sergio di Ernesto di anni 3. I suoi funerali ebbero luogo giovedì 1 maggio. Numerosi parenti
ed amici si strinsero intorno ai desolati
genitori per esprimere loro tutta la
vivissima e cristiana simpatia. Benedica
il Signore quei nostri fratelli nell’afflizione santificando per loro la prova.
— Domenica, 27 aprile, il culto nel
tempio è stato presieduto dal Pastore
Paolo Bosio. Uua numerosa assemblea
ha avuto modo di ascoltare il suo benefico messaggio. Ne lo ringraziamo di
cuore.
PRALI. E’ stato battezzato Bruno
Aldo Grill, di Walter e di Domenica
Grill, dei Pomieri. Il Signore benedica
questo piccolo, protegga da ogni male il
padre, attualmente sul fronte ed accompagni il padrino, da qualche giorno
richiamato nei granatieri di Sardegna.
Dai nostri militari, sparsi sulle
diverse fronti, abbiamo ricevuto delle
buone notizie; a quasi tutti sono pervenuti i pacchi inviatigli dalla Chiesa.
Siamo, tuttavia, in ansia per uno di essi,
Richard Edwino, dal quale siamo privi
di notizie da più di due mesi. La nostra
speranza non è però svanita, non dimentichiamo perciò di pregare il Signore, onde voglia togliere rincubo che
grava sui nostri cuori e far ritornare la
luce della gioia, là, dove da qualche
tempo, piangendo, con fiducia si
aspetta.
RORA’-VIERING. L’altro sabato, 26
aprile, alle prime luci del giorno, una
misteriosa comitiva di dieci rorenghi
prendeva la via del piano e, giunta alla
stazione ferroviaria, vi acquistava un
biglietto arancione, di quelli che permettono dì percorrere in treno quasi
150 chilometri. Dov’era diretta? Presto
detto: a Viering di Mongiove, piccola
località della Valle d’Aosta in cui vivono alcuni fratelli Valdesi, per cercarvi una sposa, la sig.na Linda Berger,
per il nostro anziano del centro, il sig.
Giovanni Tourn Boncceur.
La cerimonia nuziale ebbe luogo
l’indomani mattina, nella piccola cappella di Viering tutta adorna di fiori,
dinanzi ad un folto gruppo di parenti e
di amici e, poiché la storia dell’incontro
e dell’amore dei due giovani era apparsa in maniera evidente come una
bella dispensazione della Provvidenza
divina, il testo della predicazione fu
scelto nella storia di Isacco e di Rebecca. Tutto il villaggio valdostano volle
gentilmente festeggiare gli sposi erigendo barricate di verdura per le strade, accendendo falò e facendo sostare il
corteo nuziale, qua e là, dinanzi a gruppi dì bimbi che offrivano fiori e recitavano poesìe. La sera stessa, la corale di
Rorà riunita dinanzi alla casa degli
sposi, tra molti parenti, consumavano il
secondo pranzo nuziale della giornata,
diede il primo benvenuto della Comunità alla nuova Rorenga e, due sere
dopo, nel salone della Gioventù, unionisti, fratelli ed amici dissero ai cari
sposi le parole di fervido augurio e di
grande affetto che loro traboccavano
dal cuore.
TORINO. Il 26 aprile, nel nostro
Tempio, riccamente ornato di fiori, è
stato celebrato il matrimonio deU’ing.
Felice Marchilo con la sig.na Giovanna
Vinçon. Gli sposi erano circondati da
numerosi congiunti ed amici; la cerimonia, nella sua austera semplicità, è
riuscita commovente.
La benedizione del Signore riposi su
questa nuova famiglia: è il nostro augurio ed è la nostra preghiera.
VILLAR PELLICE. Visite La nostra
chiesa è stata di nuovo rallegrata,, in
queste ultime settimane, da alcune ottime visite. Domenica mattina 27 aprile ima buona ed attenta assemblea ha
beneficiato della predicazione di un
giovanissimo fratello, lo studente
Aldo Rostain di Lusemà, S. Giovanni,
delegato fra noi della Società Missionaria Pra del Torno. La colletta dedicata
a favore delle Missioni ha fruttato lire
115.
Nel pomeriggio nuova edificante riunione, in occasione della visita di un
gruppo di unionisti ciclisti di San Giovanni e Torre. Interessante esposizione
storica del prof. Attilio Jalla ed impressive applicazioni attuali dei giovani R.
Malan e A. Rostain sul tema valdese:
L’eredità dei Padri.
E domenica 4 maggio avevam.o la gioia dì cedere il pulpito al caro collega
pastore Geymet di Rorà, che ci diede un
efficace predicazione sulla preghiera
sacerdotale di Gesù.
A tutti questi cari collaboratori il nostro grazie più sentito, mentre chiediarho a Dio di far rendere il cento per uno
alla Sua buona semenza.
—■ Nozze d’oro. Al culto del 27 aprile
abbiamo avuto la gioia di rivolgere ad
una bella coppia di sposi novelli: Giovanni Cairus e Sus. Gamier, dei Mars
l’affettuoso augurio della chiesa, in occasione, nella fausta ricorrenza del loro
primo fedele e felice mezzo secolo di vita; coniugale. Su di loro, come sui loro
cari figliuoli Stefano, nostro ufficiale
postale, Celina in Coisson e Maddalena,
residenti in America e sulle loro giovani famigliuole, invochiamo la benedizione di Colui dal quale ogni famiglia
nel cielo e sulla terra prende nome.
— Battesimi. Domenica 4 maggio, nel
nostro tempio, i coniugi Paolo Catalin e
Ernestina Cordin, di Mergerù, hanno
presentato al Signore, per mezzo del
battesimo, i loro cari bambini italo, Adolfo ed Edoardo. Iddio benedica questa cara famiglia e sia il costante ospite
del suo focolare. j.
Meli liisiinaila Ira III Tini,,
Siamo giunti al termine della nostra
attività per ratino societario 1940-41 e
ricordiamo a tutti coloro che ancora non
hanno inviato la loro oblazione di volerlo fare al più presto.
Domenici prossima 11 5. m. alle ore
21 avrà luogo, nell’Aula Sinodale della
Casa Valdese in Torre Pellice, la Seduta
Anniversaria della nostra Società: tutti
quanti sono caldamente invitati a parteciparvi. All’uscita sarà fatta una colletta in favore delle nostre missioni.
Il Presidente CANAL FELICE.
Avviso importante
Si avvertono gli interessati che nel
giorno undici (11) maggio p. v., dalle
ore 14 alle ore 16, sarà tenuta nei soliti
locali di Villa (Scuole Elerhentari) la
sessione primaverile delle pubbliche
vaccinazioni antivaiolose e antidifteriche.
Sono obbligati di subire le suddette
vaccinazioni i bambini aventi Vanno di
età e non oltrepassino il secondo anno,
salvo in caso di malattia, comprovata
da certificato medico.
Per le rivaccinazioni debbono intervenire tutti i fanciulli che nel corrente
anno compiono l’ottavo anno di età.
Si avverte inoltre che il 25 maggio nei
locali e nelle ore anzidetti, avrà luogo
la seconda iniezione di vaccino antidifterico, che dovrà essere subita da tutti i
bambini, avvertendo che la vaccinazione non è completa se non fatta nelle
due riprese.
Ai richiedenti che non ottemperino
all’obbligo, non verrà rilasciato il certificato necessario alla frequenza del
Giardino d’infanzia e della Scuola e saranno prese a carico dei responsabili i
provvedimenti previsti dalla legge.
Torre Pellice, 23 aprile 1941-XIX.
Il Commissario Prefettizio: Doti. Piras*
Infermiera evangelica patentata cercasi per opera « Cura ammalati poveri a
domicilio». — Scrivere dettagliatamente
a Enrica Damò — Via Scarlatti, 29 Milano.
cRMroif pm bei
Gale è il dentifricio perfetto. Pre*
parato meticolosamente con sostan*
ze purissime e di azione sicura, conserva la salute e la bellezza dei
vostri denti e rende più luminoso
ed affascirt^^nte il vostro Sorriso.
Gala per il suo ottimo potere detergente e disinfettante, libera la
bocca dai germi nocivi ed elimina
le cause della carie dentaria.
PASTA DENTIFRICIA
denti sani
,Wmeto sonriso
CONCESSIONARIA Dt VENDITA; TANA SOC. AN. - AtlLANO
4
5»-; ti- * ' s^,-¥ ' s^‘ im-ír, ';" »■•*, ! •
' T. ‘ »i A- ‘ ■-* ' '■ ,K
L'BCO DELU5 TJCOJi mCB«
TI
(Meditazioni preparate sui testi del
«li
Calendario Biblico della Chiesa Moraya)
" Lunedi Lettwra: S. Giov. 8: 30-47.
12 Magalo Se perseverate nella mia
parola, siete veramente miei discepoli;
e conoscerete*la verità, e la verità vi farà liberi. Giov. 8: 31-32.
Compiere isolatamente qualche atto
di bene, osservare di tanto in tanto
qualche comandamento di Dio è cc»a
facile anzi naturale. Anche nella vita
dei più grandi delinquenti si registra
qualche opera buona ispirata all’amore
del prossimo.
Per essere discepoli di Gesù non basta osservare qualche volta i suoi comandamenti, bisogna perseverare nella
loro osservanza. Bisogna lottare per
compiere sempre il bene. Qui sta il difficile. Si tratta di compiere quello che
gli uomini del mondo non compiono,
qualcosa di straordinario, senza per
questo riempirci d’orgoglio, distruttore
di ogni vita spirituale. Perseverare nella
Parola di Gesù, studiarla, meditarla,
metterla in pratica sono condizioni essenziali per conoscere la verità la quale, alla sua volta, ci conduce alla vera
libertà. Quando essa penetra nel cuore
dell’uomo, lo redime dal giogo del peccato, dalle ansiose sollecitudini, dal timore della morte; lo trasporta in quell’atmosfera di santità e di purezza in
cui non si può più peccare. E’ questa la
vera libertà dei figliuoli di Dio.
Martedì Lettura: 1 Pietro 3: 13-22.
13 Maggio ...il quale ora salva anche
voi, mediante la risurrezione di Gesù
Cristo, che essendo andato in cièlo, è
alla destra di Dio, dove angeli, principati e potenze gli sono sottoposti.
1 Pietro 3: 22.
Salva anche voi! Ecco il grande, l’antico e pur sempre nuovo annunzio!
Dal giorno di questa proclamazione, la
scienza del mondo ha fatto progressi
straordinari in molti campi; ma per
quel che riguarda la vita spirituale non
ha fatto altro che confessare la propria
impotenza a trovare il mezzo per salvare l’anima. Infatti anche le migliori
opere dell’uomo sono vane quando si
tratta di salvarlo. Egli ottiene il perdono dei suoi peccati, la riconciliazione
con Dio, la salvezza dell’anima solo per
mezzo di Gesù Cristo.
Questo fatto è confermato dalla risurrezione dì Gesù che è, da una parte,
approvazione di Dio all’opera di Gesù,
dall’altra, certezza che la vita del Risuscitato si trasfonde nei suoi discepoli.
Mcrcelcdl Lettura: S. Giacomo 1: 2-4
14 Maggio 12-18 - 2 Tim. 2: 8-13.
...per il quale (Cristo) io soffro afflizione fino ad essere incatenato come un
■malfattore; ma la parola di Dio non è
incatenata. 2 Tim. 2: 9.
Prof. Gino Costabkl, direttore responsabile
Giovedì Lettura: Giobbe 2: 1-10 15 Maggio 1 fTess. 3: 1-10.
' ..affinchè nessuno fosse scosso in
mezzo a queste afflizioni, poiché voi
stessi sapete che a questo siamo destinati. ^ Tess. 3: 3.
Vivere il cristianesimo in un mondo
ideale, popolato da veri cristiani, sarebbe cosa relativamente facile. Ma il cristiano deve vivere in un mondo dove il
Maligno impera. Perciò afflizioni di
ogni specie, presto o tardi, si abbattono
sulla Chiesa di Cristo e sui suoi membri. D’altronde la Parola di Dio non ci
illude al riguardo. Non ci promette nè
gloria, nè onori, nè ricompense; anzi afferma che è attraverso a molte afflizioni che si entra nel regno di Dio.
Non già perchè le afflizioni in se
stesse siano un bene, ma perchè sono
inevitabili in un mondo nemico di Dio
ed è la scuola di cui Dio si serve per
purificare e fortificare la fede dei suoi
per educarli e maturarli per il cielo.
Come la bufera mette a dura prova la
saldezza degli alberi, agitandoli e scuotendoli con violenza, così le afflizioni
sono la prova della nostra fede.
Vwwrdl Lettura: Prov. 1: 24-31 16 Maggio 2 Tim. 2: 8-13.
Se lo rinnegheremo, anch’egli ci rinnegherà; se siamo infedeli, egli rimane
fedele, perchè non può rinnegare sé
stesso. 2 Tim. 2: 13.
Non è questo un modo paradossale di
esprimersi: l’apostolo Paolo è realmente
in catene a Roma nel Carcere Mamertino. E’ trattato come malfattore. Qual’è il reato di cui lo si incolpa? Dalla
sua conversione, non ha fatto altro che
predicare Cristo crocifisso. Salvatore di
tutti i credenti. Per questo è perseguitato, lapidato, incarcerato. L’apostolo
però non si lagna della sua sorte; anzi il
soffrire per Cristo è per lui argomento
di completa allegrezza. La sua preoccupazione in ogni circostanza non è la
sua persona, ma Cristo. Il pensiero di
soffrire ingiustamente non lo preoccupa: purché Cristo sia predicato.
Il suo conforto sta appunto nel fatto
che gli uomini non possono nulla contro la Parola di Dio. Possono maltrattare coloro che Tannunziano, anche toglier loro la vita, ma la Parola dell’Onnipotente non è sottoposta ai capricci
degli uomini.
ARTI GRAFICHE . L’ALPINA. - Torre Pellice
Quanto è triste la figura del rinnegato! Il suo sguardo è torvo, il suo comportamento ha qualcosa che sta tra la
vergogna e la sfacciataggine. Vorrebbe
dimostrarsi disinvolto come prima, ma
un peso tremendo glielo impedisce!
Anche coloro che hanno dapprima approvato il suo atto ¿i viltà, lo trattano
con una certa diffidenza. Ha tradito
(tremenda parolai), ha tradito il sud
Salvatore! Ahimè! quanto è triste la sua
sorte!
Una sola via gli rimane aperta!
Quella che scelse l’apostolo Pietro dopo
aver rinnegato tre volte il suo Maestro,
L’Evangelo ci dice che egli, uscito fuori,
pianse amaramente! Lacrime di dolore
e di ravvedimento che lo condussero ai
piedi di Gesù per l’amore del quale morirà martire.
Non dimentichiamo però che se noi
siamo infedeli, se lo rinneghiamo, non
per questo Egli vien meno alle sue promesse di amore, dì misericordia per coloro che tornano pentiti a Lui.
Sabato Lettura: Efes. 4: 17-24.
17 Maggio Io vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente,
santo, accettevole a Dio; il che è il vostro culto spirituale. Rom. 2: 1.
Nel Medioevo esisteva neH’Umbrìa
una confraternita detta dei « flagellanti » i quali si percuotevano con un
flagello per mortificare il loro corpo
che consideravano il più terribile nemico del loro spirito.
Oggi si passa aU’estremo opposto. La
parte esteriore dell’uomo è oggetto di
troppe cure, mentre si trascura quasi
completamente la salute dell’anima.
Bisogna evitare i due eccessi. Dio ci
ha creati corpo ed anima. Non dobbiamo trascurare nè l’uno nè l’altra.
Come non abbiamo diritto di toglierci
la vita che Dio ci ha dato, non dobbiamo deturpare nè rovinare il nostro
corpo. Esso è il tempio dello spirito
santo. Gli olocausti che gli antichi offrivano alla divinità erano costituiti di
animali senza difettò e senza macchia.
Temiamo dunque di profanare in qualsiasi modo il nostro corpo il quale
dev’essere presentato in sacrificio vivente e santo, affinchè possa essere
accettevole a Dio.
ORESTE PEYRONEL.
Domenica 18 Maggio
Leggere la meditazione in prima pagina
BANCO DI ROMA
[BANCA DI INTERESSE NAZIONALE
SOC. ANONIMA CAPITALE E RISERVA LIT. 358000.000
SEOE SOCIALE E DIREZIONE CENTRALE IN ROMA
ANNO DI FONDAZIONE I88IT
170 FILIALI IN ITALIA, IN LJBIA E NELL’EGEO
16 FILIALI NELL’IMPERO - 18 FILIALI E
3 UFFICI DI RAPPRESENTANZA ALL’ESTERO
CORRISPONDENTI IN OGNI PARTE DEL MONDO
tutte le OPERAZIONI DI BANCA
FILIALE DI TORRE PELLICE
PIAZZA VITTORIO EMANUELE li
ANGOLO VIA MAZZINI
TELEFONO NUMERO 62
;i^T¥ILIO inOURCLIJ^
Taosasaatfi «■ Og»g»«
.i lmp»4
C. mm ma ga S «a
Servizi«» «a a
Ve»!«»
i»alail
m m
icili
LtlSE
SA.N GIOVANNI fAiaalO
fCausMi AUinaab
Chiedete alla
Libreria Editrice Claudiana
Torre Pellice
il Catalogo Generale 1941-XIX