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ANNO IXXV
Nullfl' sia più forte della vostra fedel
(GiansveUo)
SBTTIMIINAI.E DILLA
ABBONAMKNTO
Italia e Imparo . Anno L. 80 — Semaatre L. 1«
Betero » » 80— » > i§
Ogni eamMamento d’indirieeo costa ima lira— La copia Cent. 40
CHIESA VAL D EIE
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AMMINISTRAZIONE e SBDAZIQNE:
.__________Via Carlo Alberto, Tbls — TOBKB PELLtCà^
RICORDATI I...
Spesse volte, seduto sulla vwanda
deila « Casa btmnia » (oosì si chiama la
casa che gentilmente mi ospita)., ho rivolto, neU’ora mesta del itramonto, il
mio iSguardo ai monti che circondano
questa magnifica Val Pellioe. In q|uell’oiia i monti si ammantano di malinconia e nel loro muto linguaggio pare dicano una parola sola: <f Rioordati !... ».
Parala che in certi momenti contiene
tanta poesia Se è ascoltata non dairorecchio ma dal cuore.
« Ricordati'!... », ripetono ancora i
monti aU’alba, quando il sole indora le
loro cime.
« Ricordati !... », dioono il Bars della
Taliola, o il superbo Vandalino.
« Ricordati !... », mormora il Pellioe
che, freddo e rapido, scorre veloce verso il piano, portando ivi la vita e il palpito idei nostri monti, coperti di neve o
dorati dal sole.
«Ricordati!...». Questa parola mi è
rimasta impressa nel cuore e nello spirito. Ho chiuso gli occhi e; raccolto in
me stesso, ho ricordato. Si, ho ricordiato
in primo luogo: « ciò che il popolo valdese ha fatto per il suo Dio »; in secondo luogo: « ciò che Iddio ha fatto per il
suo popolo »; in terzo luogo: « ciò che
tu, popolo Valdese, devi fare ancora,
oggi, per il tuo Dio ».
* ♦ ♦
« Ricordati ciò che il popolo Valdese
ha fatto per il suo Dio ». „ , .iti.,
« Quale via ho da seguire per salvare
l’anima mia? », chiedeva un giorno un
giovane a nome Pietro Valdo ad un teologo Cattolico Romano. E questi, dopo
aver un po’ esitato, rispose con le parole del 'Maestro: « Vendi tutto ciò che
hai, dallo ai poveri, poi vieni eseguimi ».
Il giovane Pietro Valdo sentì che le
parole di Gesù erano ¡rivolte a lui, e
perciò lasciò ogni cosa e seguì il Maestro nella via da Lui stesso additatagli.
Si diede 'allora a conoscere meglio le
Sante Scritture e, non' appena sentì di
esser pronto, eccolo nelle vie, per le
piazze, nelle città e nelle castella ad
annunziare il Vangelo della Vita. Citato dinanzi al vescovo Guichard, venne da lui ammonito a desistere dal leggere e, più ancora, dal predicare la Parola di Dio. Ma Valdo replicò, per sé e
per gli altri, che come lui erano stati
attirati dalla luce della Verità, che era
loro sacrosanto dovere quello di annunziare r Evangelo secondo l’ordine di
Cristo.
Questo rifiuto e l’àtteggiamento risoluto assunto da lui e da quelli chiamati
« i jK>veri di Lione », indusse l’iarcivesoovo a bandirli dalla città. Questo fu
l’inizto della persecuzione: era l’anno
1176.
Verso il 1184 ecco giungere nelle
Valli Cozie i primi fuggiaschi. Accolti
favorevolmente, presero subito a coltivare le fertili terre delle belle vallate,
e non dimenticarono, fedeli alla chiamata del Signore, di parlare della salvezza in Cristo Gesù e del Suo Santo
Vangelo. Ben presto quest’opera di testimonianza diecte noia ai Signori del
luogo ed alla Chiesa Cattolica nei suoi
rappresentanti, ed ecco che col 1210 comincia un èra storica che spesse volte
l'^S^ionge la leggenda e du'ra sino al
1848 ! Quante grandi tragedie non videro i primi secoli della storia Valdese:
quali le tremende p>ersecuzìoni del XIV
e XV secolo, oppure la strage degli, innocenti bambini sull’Albergian, o le
lunghe teorie di esuli vertso terre più
ospitali !
« Rioordati !... »', ripete la montagna:
ricordati di Carlo I che ancora imberbe decise di sterminare i Valdiesì snidandoli dalle loro tane ! E’ di quel perìodo tremendo l’assalto a Roociamaneut, reso famoso dal grido: « I miei
faranno la paaaada », lanciato contro i
Valdesi dal Negro di Mondovi, e l’episodio meraviglioso del nuovo David nella persona del giovinetto Peiret Revel
che colpisce in fronte il Golìa di Mondovì, atterrandolo.
« Ricordati !.i. » come dial 1536 al
1559 numsrcHsi furono i tuoi fratelli
maggiori e i padri nella ¡fede che salirono il rogo o afirontarono la morte
nelle dure carceri di Pinerolo e di Saluzzo ! Vanno ricordati per tutti i nomi
di Catalano Girardet e quello del pastore valdese Gioifredo Varagli a
Lungo sarebbe dire quello che ho. ricordato, ma non posso non far qenno
delia persecuzione che condusse i Vaidesi airesilio idei 1686-87. La brutale
violenza era finalmente riuscita a strap.pare quel piccolo popolo di ¡eroi della
fede dal suo nido alpino. Il Duca di Savoia era ormai soddisfatto; egli era riuscito a «liberare le Valli del Pellice,
del elùsone, dell’Angrogna, dalla lebbra valdese » e credette di riposarei in
pace. Mia nel cuore degli esuli vivo era
1- irloordo della terra dei Padri, nofichè
quello dei loro campi, delle loro case,
del loro Tempio. Il loro occhio èra sempre rivolto alla patria lontana e amata.
E venne il momento in cui. doveva avvierarsi il sogno da essi accarezzato; il
ri tonno alle ámate Valli, che si effettua
sotto ,la guida del prode Enrico Amaud.
E poi, ecco Sibaud (1689). E ricordando
Sitaaud mi sembra di riudire il giuramento ■ feCtto^ da quei ¡pffio<ù;'*gìTjrà]?Iiènto
che si può riassumere in queste scultoree parole: « Giuro per Te, Signor, di
v'vere e morir ».
Perchè tante cruente lotte? Perchè
tante persecuzioni? Perchè tanto sangue? Perchè tanti secoli di lotta religiosa senza quartiere contro il piccolo
popolo Valdese? Semplioemente perchè
esso voleva « vivere in quiete nella sua
terra, amando Dio e rendendo a Lui
solo il suo culto ». Esso altro non voleva che rimanere fedele a Dio e cibare
il suo spirito col cibo che non perisce,
e che sapeva di trovare nelle pagine dell’Evangelo.
Non le impervie vie dei monti carichi di neve, non le persecuzioni, non la
fame, non l’esilio, non la morte hanno
impedito ai Valdesi .di proclamare altoi e
solenne la loro fede in Colui che è il
.Fedele. Ed attraverso tutto questo, essi,
i Valdesi, hanno rafforzato la loro’fede.
« Fedeli al loro Dio sino alla morte »:
ecco quel che i Valdesi hanno fatto per
il loiro Dio.
<< Ricordati, dice ancora la montagna,
ciò che Iddio ha fatto per il mo
popolo ».
Quello che Iddio ha fatto, voi, frat-filli e sorelle Valdesi, lo sapete.
Voi sapete iche Iddio, che aveva assistito il isuo .popolo attraverso tante lotte
e persecuzioni, lo ha anche premiato,
ed il premio è stato grande ! Iddio lo
ha premiato smrendosi dì Carlo Alberto il quale, consigliato saggiamente dal
suo ministro Roberto d’Azeglio, volle riconoscere ai Valdesi — che egli amava
poi chiamare « il suo popolo » — la lord
fedeltà. E il 15 febbpaìo 1848, nel suo
studio regale egli, con mano tremante,
rna certo di compiere un atto di giustiemancipazione per
i Valdesi. Ernancipazione, voleva dire:
Libertà di ooscienza e di cuito ! Era per
ra^iungere tale alto fine che i forti
Valdesi avevano per secoM lottato.
Non mi dilungherò oltre su quel momento storico, veramente grande per la
Patria nostra e per 11 popolo Viddese,
momento che fu il punto di arrivo di
una storia che pare leggenda. In tutto
quello-che avvenne in quei lontani giarni i nostri Padri videro e noi, come essi,
oggi vediamo, la rlspcrata data dall’Iddiò
no«tro agli eroi della fade eh«, anche a
costo diella loro vita, p,aa. han mai votluto abbandonare il loro Dio e Signore.
Ecco, quello che Iddio ha fatto per il
;suio popolo; ha concesso, a lui, che è rimasto fedele, la libertà' di Ciilto.
hi
, La montagna ancora ripete: « Ricordati ». Ricordati ciò che tu, popolo
Vaidese, devi fare per il tuo Dio »t
Un benefattore delle nostre Valli ebbe
a dire im giorno, alla vigilia della
Emancipazione, rivolgendosi al popolo
Valdese, e quindi alla Chiesa Valdese:
« 0 divenire una realtà, 0 esser nulla ».
« Divenire una realtà ». Questo ha
perfèttamente compreso la Chiesa Valdese, che rappresenta il popolo'Valdese, ed ispiranoosi a quelle profetiche parole, che han svegliato un alto ideale religiOio, ha spinto gli uomini di Dio di allora ad aver fi^e neli’awienire ed a
spingere lo sguardo oltre gii angusti contini delle Vaili Valdesi, a guardare verso ritalia nostra, nim icome a una terra
di conquista, ma come a un campo di
lavoro, come ad una vigna del Signore
che andava seminata col Seme della
Pamoia di Dio- e perciò idaJl’Alpi a Pachino doveva essere predicato l’Evangelo delia grazia e della salvezza. Di
fronte la qu^to mandato essi si r^iero
conto che Iddio aveva protetto e sorretto, in tanti secoli di lotta ©d avversità,
questa Chiesa e questo, popolo, perchè
aveva bisoco di loro, onde nelle Sue
Mani divenissero potenti strumenti di
evangelizzazione, non per conquistare
uomini o idonne a una Chiesa, ma per
condurre molte anime ai piedi d.P.1la
croce di Gesù, dove avrebbero trovato
la salvezza. E la nostra piccola gloijosa
, Chiiesa Valdese ha portato, porta e porterà ancora, con l’aiuto di Dio, con il
candeliere dalle sette stelle ed il giovannico motto; « Lux lucet in tenebris » il Vangelo della Verità alle genti
che da esso ne sono lontani.
Ecco quello che il tuo, Dio iruole da
te, popolo Valdese, vuole ida te. Chiesa
Valdese.
« Ricordati !... », dicono le nxonitagne,
« ricordati !... », dice il piano...
Non basta ¡però soltanto ricordare
quello che i nostri padri hanno fatto e
gloriairsene. Non basta ricordiare che
queste belle montagne conobbero il
pianto e lo spasimo di tante generazioni, il tormento e la sofferenza dei vegliardi che, stanchi sotto il peso degli
anni e della fatica, han piegato il ginocchio per non più rialzarsi; non basta ricordare i fanciulli sfracellati su
queste rocce che ci ciircondano; non basta sapere che tuo ifriaitelk) o 'tua sorella
sono morti per la loro fede... Questo
sarebbe poca cosa per te... Iddio VUOLE da te qualche cosa ancora, e la montagna te lo ricorda; Valdese di oggi, tu
non devi essere un figHo degenere,’ tu
sai che la libettità di cui oggi godi è si
il premio che Carlo Alberto voUe dare
al suo popolo fedele, ma è soprattutto
il DONO che Iddio ha voluto fare alla
sua gente che, nonostante tutto, gli è
rimasita fedele sino alla fine.
« Ricordati !... », dice il piano, rioordati che nella Patria nostra vi sono delle anime iche vogliono essere cibaite col
Pane che non perisce e vogliono esscttie
saziate.
« Ricordati !...», oh Chiesa Valdese,
oh popolo Valdese, che tu devi formare
una sola famiglia cristiana in cui Dio è
il Padre e Cristo il Fratello maggiore,
e perciò in te deve esservi unità di intenti, compattezza di cuori, fermezza di
fede, amore di Patria.
« Ricordati !... » da quale roccia fosti tagliato e ricordati « che rBtemo ha
fatto grandi cose per te ».
Seiffredo Colucci.
Pesante è la croce, eppur maravigUosa: essa ti porta non appena tu l’hai
portata. (Da un inno tadaieo).
Ugni mattina al sorger dieLL’aurora,
scendo la lieve costa che mi conduce al
piano, e m,’accompagna, freittoloso e
chiacchieiino, un rivoietto di'aoqua che
scorre fra la prora erbosa della strada
e una siepe di-pervinche.
Il mio rusoeiiiio omocoola fra pietra e
pietra e mi narra la semplice storia dei"la pagliuzza e dei ino d erba cne itrascina nella limpida sua onda. Io l’ascolto^
10 guaruo e gu sorrido e pace m© ne
viene in fondo ai cuore, come aii’ingenuio baioeitio d im bimbo,
a Clamane gelava e ii mio piooolo rivo,
coperto, strette) da una fascia di gniac- f
CIO, l avresa detto colpito da un immenso dolore cne lo immobilizzava e
ammutoliva, pianando su di lui ii triste
j.readù dena mmoa. i-overa piccoia cosa,
com era sparita la sua restante gaiezza!
ivia quanao 10 rividi in sui meriggio,
11 sgniaccio, rotto qua e là, non aveva
piu 1 aspetto di funeore coltre, come in
sul mattino, cne ai tepidi raggi dei sole
sembrava un vago ornamaniQ fulgente
di gemme, sotto n quale 1 acqua dei ruscenio scorreva nuovamente garrula e
leggera.
* ♦ «
Quante volte, anche per noi, il consueto fluire delia vita è bruscamente interrotto da unimprovvisa acuta infelicità cne paralizza f'intera nostra esistenza. Quale iraddo ci aggniaccia ii
cuore, quaie tenebra ci avvuige e quale
silenzio a circonda ! Guai se Dio non
avesse lasciato al tempo 1 mcanco di lenire i nostri dolori.
Ma ramma credente non aspetta il
tempo cne compia 1 opera sua; per
quell anelito di fede che le ¡pulsa in
cuore, volge al cielo lo sguardo lagrimoso e le erompe dal petto, verso'
Dio, 1 angoscioso grido d aiuto. Quello
sguardo, quel grido, non salgono mai a
■vuoto; c’e Qualcuno che li raccoglie.
Qualcuno che piange e supplica con
1 anima dolente, Qualcuno che, prima
assai' idei tempo, mitiga il dolore, scioghendone il ghiaccio, dissipandone il
silenzio e distruggendo ü senso riAiifl
morte che cingono un cuore affranto,
^esto Qualcuno è Cristo ili Salvatore,
il nostro Sole di Giustizia 1
O anima che piangi, non vedi il suo
sguai do pietoso posato dolcemente su
te? Non senti il tocco lieve della sua
Ulano sulla piagsa del tuo cuore e palpd'bare vicino al tuo, l’anima Sua comIiassionevole?
Vedi, quel dolore che ti punge e affi^, Egli lo riveste della sua luce e fa
risplendere fulgenti e belle le gemme
della pazienza^ della rassegnazione dell’umtà, della tua fiducia in Dio. Egli che
più d’ogni altro è « Uomo di dolore »
ti comprende e t’ama, ti tende ambe le
braccia per stringerti al seno, per aiutarti a percorrere la via del Calvario,
Ch’Egli per primo calcò per noi. *.
Oh quale consiolazioine non essere soli
quando Tambascia ci attanaglia ramma,
m a oamminaire a due, sentóre la mano
amica che ci solleva dalle spalle la croce e con noi la porta ! Come 11 piccolo
rivo che torna a scorrere sotto lo staraito di ghiaccio, reso più lieve dal tepido sole meridiano cosi l’anima credente, quari insensibilmente ritrova la forza di vivare, di lottare, ancorché il dolore le fasci ancora il cuore.
« * •
Ma nella prova, è Cristo l’aiuto nosti-o supremo? Quante volte non oerchkmo 11) balsamo presso fallaci ed
urnane consolazioni? Quante volte cerchiamo pace ed oblio in chi non può
darci che confusione e stordimento?
Ricordati, anima;, che se non sai 0
non sapesti trovain© il C^to nel dolore,
è perchè la tua vita scorre fra le fangose e brumose rive déH’indiflerenza,
dove la ■visuale è sì ristretta che non
permette ail’uomo (se non gli è dato
per; grazia) di nulla vedere al dilà A>11*
fitta nebbia che lo rinserra • non
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L’ECQ DELLE VALLI VALDESI
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^quindi acoigere'il délo, doil quale sol
tamto può venirgli Taiuto necessario nei ^
giorni dello aoGniorto. kV .j '
Eppure, specie lal dì d’oggi, chi ptiò '
«fuggire al doliOfFe e non sentir bisogno t
' di consolazioni? Dimmi, che fairai là^o< ra, o cristiano,, sa Gesù non domina la
^tuA vita?¡Credi icase Che valga portaT; ne il nou^ e ighorame l’esistenza? Abi
tuati a leggere la sua Parola, a viveire.^''
in Lui, solo cosi ti ‘ sarà facile' incon- >
trarlo al momento della prova e sop*ait- .
-V tutto ali’atia della morte, quando nè gd ’
' ariiici più devoti, nè ì più intìmi e cari
parenti, ma Cristo, solo Cristo, potrà accompagnarti all’altra sponda, ai piedi
„4 del Trono di Dio, il nostro Giudice
sui>remo, J. Corion.'
.'Jéiir
I NOSTRI CANTIC
N. 211 « l^a sete di Dio
"" Come si arranca — collega Janavel
■• .per sabire dal tuo ospitale presbiterio dei Clos ai quartiere credo più alto
- della tua parrocchia Bouvil ! Veramen• te il tratto più xipddo è il plriino, quello
che — passando da Villaseoca {scorre
ancóra, davanti al Tempio vecchio, la
fontana portata lì dal mansueto patere Miool) porta a Villasecca superiore,
■ed oltre. Poi si trova la via nuova, ampia e iCKxtnoda, costruita pochi anni or
sono © si giunge non troppo trafelati a
Bouvil. Quanta cordialità nèU’offerta
del pane appena uscito dal forno ! E
che deliziosa accoglienza « valdese » in
casa di suor Ida Bert !
y Ma che tirata', di lì, per inerpicarsi
fino al piccolo edifìcio della scuola. E’
appollaiato tra e iroooe, sopra un cocuzzolo tra magnifìci boschi di pini,
proplrio com.e un nido d’aquila. E — per
arrivarci,— c’è un viottolo, dritto così,
fatto tutto di scalini. Quanti sono? Ho
contato sino a duecento. Poi ho visto
nei campi i primi saladet e mi sono
distratto.
La sala è piena, ronfa la stufa; aitmosfena accogliente: strette di mano degli
uomini, sorrisi delle sorelle. Parecchi
• bambini, anche; ma staimo buoni.
— Volete che vi spieghi un inno?
Quale?
— Il 211.
Tutti sappiamo qual’è il N. 211. Lo
si canta così di frequente. Perchè la
musica è facile la melodia piacevole.
Mi domando se — di solito — si afferra
tutto il valore spirituale delle parole?
■La Tua presenza brama è un’aiPdente
preghiera, è regressione purissima della sete di Dìo.
♦ » •
Ricordate il salmo 42: « Come la cerva agogna i rivi deH’aoque » — Come
cerva che ossetoto — Brama un limpido ruscel (Inno N. 47)? Bramare è più
che desiderare, più che sospiraire. La
bramosia è un desiderio acuto in cui
c’è tutta la sofferenza e tutta‘l’angoscia
della sete insaziata. E’ cosi, è con questa intensità, con questa ansietà che noi
« agognamo » la presenza, in noi, dell’Etenxo? Ah ! badiamo a non pasoerd,
talvolta, di grandi parole. E Dio voglia
davvero suscirtane, nel cuore di ognuno
di noi, quest’arsura tremenda, saziata
soltanto dal Suo Amore.
Allora la prima strofa dell’inno 211
diventerà un po’ per noi, come una rivelazione:
La Tua presenza brama — Quest’alma,
o Salvator;
Te sol domanda e chiama — Il debole
mio cor.
Non un sol giamo, un’ora — Vo’ sfar
lontan da Te;
Gesù, vieni e dimora — Ognor vicino a
me.
* « «
La'sete di Dio — il' desiderio, il bisogno della Sua presenza, del Suo aiuto,
della Sua forza, della Sua luce, d^a
Sua "gioia — il creatore prova questa
sete — in modo speciale — in due « àtuarioni» della propria vita.
C’è im’ora in cui ci troviamo disorientati, in cui ci sentiamo sbandati:
un’ara 'n cui vacillano i ptmti d’appoggio e crollano i « sistemi »; ih cui tutto ciò che c’è d’intellettuale nella nostra fede vien meno e.., non rimane
nulla salvo le sacre esperienze oonoesseci nei * momenti di Grazia ». E’ quella l’ora dì Satana, l’ora della tentazione.
D nastoo Inno 211 contiene espressioni efficaci p>er rendere il nostro stato
dlanìrho in ore come quelle:
Se la nemica schiera — N^Vombra
ruggirà.
Da te ne la preghiera — L’aiuto mi
verrà.
La potenza dello Spirito sulla carne:
un sospiro che fa tacere un ruggito.
« * •
E vi sono altre ciroostanze in cui —
in modo specialissimo — noi agognamo, noi bramiamo die U celeste pilota
afferri con le robuste • aaggs Sue mani
il timone della nostra vita: è quando
la nostra fragile navicella è sbattuta,
è sbatacchiata dalle onde del mare in
tempesta. Forse non m%i come in questi ultimi tempi noi tutti ci siamo resi
conto che — voléndo faaie il proprio
dovere — la nostra esistenza è continuamente circondata da pericoli e —
più ancora — è nùnaociata da ogni parte l’integrità del nostro io interiore. Non
sono risparmiate davvero alla generazione nostra le lansie di ogni specie,
non le sono lesinati i tim;ori per la vita
presente. Ragione di più per stare fermi e saldi e tetragoni, ancorati sulla
realtà del Dio Vivente, sulla certezza
del suo amore manifestato in Cristo:
Se scorreranno meste — Le notti mie
nel duoi.
Il balsamo celeste — A me darai Tu sol.
Si, Tu solo, Tu solo. Iddio mio, Padre mio. Tu sólo mi puoi dare e mi vuoi
dare — e mi hai dato e mi dai e mi darai — i'I balisamo celeste che placa ogni
sofferenza, ohe lenisce ogni dolore, che
trasforma questa selva selvaggia della
vita quotidiana in un’àiòlà fiorita, in un
olezzante giardino.
E gloria a Te, o Eterno —padrone
della Terra e supremo reggitore degli
umani destini — che ispiri ai Tuoi figlioli — anche nelle ore più difficili —
tanta serenità e tanta profonda letìzia,
eh’essi esclamano e cantano:
Profonda ed infinita — Pace, o Signor,
sei Tu;
Serena gioia, vita — Che non tramonta
più.
Ecco, mentre scrivo, rivivo la’inia
giornata di Bouvil: la borgata dei Clos
lungo lo stradone in curva, la fontana
del Tempio vecchio, la strali nuova, il
pane fragrante, scalini e scalini, la scuola dipinta in rosa, la stufa che ronfa,
I tassemblea che canta con un sol cuore
ed un’anima sola, rivolta aH’Amico e al
Maestro:
Non un sol giorno, un’ora — Vo’ star
lontan da Te;
Gesù, vieni e dimora — Ognor vicino a
me.
Giovanni E. Melile.
Riclaretto.
Per OM buona intesa
Un’anonima collaboratrice di im giornale religioso ha così riassunto quelle
che essa considera le condizioni essen2àali di una vita associata, di una vita
cristiana:
1° Un vita di preghiera; saper cioè
riconoscere che nulla noi possiamo costruire, se Egli non benedice.
2° Una vita di decisione; ntetterci
alla scuola di Gesù, senza esitazioni.
3° Leggere la Bibbia; le Sacre Scritture cosiderate come il pane spirituale,
norma di vita.
4° Non dir male di alcuno; se il peccato di un fratello, ti attrista, fanne argomento di preghiera.
5° Non pronunziare scherzi grossolani,
facezie a doppio senso.
6° Sii ospitale, ricordando che Gesù
non trovò una pietra per posarvi il
capo !
7° Sii fedele; la preghiera pirima dei
pasti, il culto di famiglia sono la tua
testimonianza.
8° Sii contento di quello che Dk» tì
dà; di tutto Egli è il Signore e tu sei
solo Tamministiratare.
9" Nella povertà sii fiducioso; nell’abbodanza abbi la mano aperta per
quelli che hanno bisogno.
10° Rispetta il tuo corpo: è strumento anch’esso alla gloria di Dio.
11° Incoraggiarsi reciprocamente; uniti portare fì peso della oomunie sofferenza.
12° Accettare tutto quello che aiccaf
de, come cosa che viene da Dio, sapendo die « tutto ooncaritie al bene di coloro ohe amano Dio *.
)
La'Scuola Domenicale
Dodicesima lezione . 19 marzo
L’ULTIMA CENA
Lettura: Matteo 26: 17-35 - Imparare vers.
26-29 - Versetto centrale, ver®. 26.
La sera del giovedì (Giov. 13: 1), anticipando di un giorno, Gesù volle celebrare con
i suoi discepoli la cena pasquale. Il fatto dpvette avvenire con qualche segretezza, perchè non fosse disturbato dai sacerdoti; vedére i particolari in Marco 14: 12-15. Il pasto
pasquale'comprendeva l’agnello arrostito, le
erbe amare, e il pane senza lievito. Il- banchetto era presieduto dal padre di famiglia
(in questo caso, da Gesù) ed accompagnato
dal canto di alcuni salmi. Una coppa di vino
circolava a varie riprese tra 1 convitati. Mentre il pasto volgeva alla fine al momento di
fare circolare la terza coppa, « il calice di
benedizione», Gesù prese del pane, lo ruppe... prese il calice... Le parole che pronunciò sono riferite con leggere varianti nei tre
primi Evangeli e in'Paolo (I Cor. 11: 23-25).
^sì, « nella notte in cui fu tradito », Gesù
istituì la Santa Cena. Prese l’occasione di un
atto della cena pasquale, per rivestirlo di un
nuovo significato. La cena pasquale era il ricordo di una grande liberazione di Dio
(l'uscita dall’Egitto), nella quale i Giudei del'
tempo di Gesù vedevano una immagine della liberazione dalia servitù del peccato, e della inaugurazione dei tempi messianici. Ma
ormai il tempo delle ombre, delle Immagini,
delle profezie era passato. Cominciava l’epoca delle grandi realtà. La salvezza dal peccato stava per compiersi attraverso il sacrifizio dei Figliuol dell’Uomo. Il corpo « rotto » di Gesù, il suo sangue sparso sono il suggello della riconciUazione dell umanità ■ con
Dio, la promessa del suo regno glorioso, l’assicurazione che in attesa di quell’evento egli
è presente con i suoi fedeli, e fa di loro un
solo corpo spirituale, una comunità fraterna,
per tutti i sècoli « fino alla fine del mondo »
(Matteo 28: 20). Tale è la ricebezza di significato della Santa Cena: ricordo e promessa,
comimlone con Lui e comunione con i fratelli, nella certezza della redenzione avvenuta. Perciò essa è celebrata con grande raccoglimento e solennità nella Chiesa « finché
V Egli venga ».
Settimana di Rinunzia
2a LISTA
Torino (2° versamento)
Torre Pelbce (2° versamento)
Sig.ra Servettaz Sofia
Reggio Calabria , ...
S Lucia di Quistello
Mantova
Felonjca Po
Bergamo
Rorà
Como
Angrogna Serre
■Villasecca
Pomaretto (2° versamento)
Messina
Aosta
Angrogna Capoluogo (2° vers.)
MilEmo
L. 4000,» 7350,» 1000,» aso,» 100,* 700,
» 1500,
» 10000,» 1400,» 3200,» 3(XK),» 3000,» 5000,» 250,
» 1350,» . 500,» 40000,
Cronaca Valdese
PERRERO-MANIGLIA
La festa dell'Emancipazione è stata celebrata solennemente con un culto speciale nel
tempio di Perrero la domenica 20 febbraio.
L’Unione Giovanile di Perrero ha offerto
ad un numeroso pubbUco, nel pomeriggio
del 17 e della domenica 20, una recita che
ha avuto un successo lusinghiero.
— La CoUetita di Rinunzia è in aumento
anche quest’anno^ anche se molti non hanno ancora capito il significato di questa offerta su cui la Chiesa conta tanto per uscire
dalle difficoltà finanziarie del momento attuale.
— Dopo non lunga ma dolorosa malattia, è
deceduta al Bessy Maria Pons ved. Pons, di
anni 86. Lascia un prezioso retaggio di vita
spirituale e il ricordo di una sincera carità
cristiana. La nostra viva simpatia ai suoi figli (di cui due si trovano in America), al fratello ed a tutti i parenti
POMARETTO
Dopo un lungo periodo di degenza al nostro Ospedale, serenamente è mancata all’affetto dei suoi cari la nostra sorella Giovanna Grill nata Rostan, all’età di 81 anno.
Essa era originaria della Villa di Prall, ma
da qualche tempo si era stabilita alle Sagne di Faetto, e di lì in questi ultimi anni
soleva venire a passare la stagione invernale a Pomaretto. I suoi funerali ebbero luogo
domenica 5 marzo corrente con una larga
partecipazione di parenti e di amici. Ai figli, tra i quali l’ing. Giovanni Grill, come a
tutti i parenti, rinnoviamo la nostra viva
simpatia cristiana.
■— La Colletta della Settimana di Rinunzia può dirsi terminata. Essa ha dato la bella somma di L. 6.073, superiore di più di
mille lire a quella dell’anno scorso non
ostante che siano venuti a mancare i proventi delle tradizionali serate. Ringraziamo
quanti avendo compreso le urgenti necessità
della Chiesa vi hanno contribuito, alcuni con
vero sacrificio.
PRATI
Il giorno 17 febbraio abbiamo celebrato 11
servizio funebre di Giovanni Donicle Ghipou,
spentosi all’età di 74 anni. Infermo da parecchio fémpo egi ha sopportato con animo sereno la sua dura prova. Il «trizio funebre
ha offerto la poaaibllità di ennùndAre Q
saggio di: Dio; anche nelle occasioni dolorose
il Si^iore ci ammonisce a prepararci per
l’incontro col Salvatore, il Giudice dinanzi al
qttale tutti . compariremo ' un giorno. Iddio
consoli la famiglia .in lutto e trasformi la *
prova in fonte di benedizione.
— Abbiamo festeggiato il 17 febbraio con
un carattere di austerità e di raccoglimento
dettato daU’ora che attraversiamo.
Il tempio era. gremito di fedeli e di bambini. Ci siamo,'; rallegrati di vedere ancora
tante sorelle cól costume valdese, così, simpatia e nostalgico. Il Pastore ha ricordato
il lignificato della vera libertà cristiana che
tutti dovremmo posi^ere. La cosa che maggiormente richiede' è appunto la liberazione dalla schiavitù dì Satana ‘per ubbidire
al nostro. Unico Signore e Salvatore Gesù
Cristo. Le' recite dei bambini sono state preparate con cura dalle insegnanti di religione
cui va l’espressione della nostra più viva riconoscenza. E’ mancato il tradizionale regaluccio pei bambini ; per quest’anno ci limitiamo a ringraziare gli attori e le attrici in
erba.
Il giorno 25 febbraio, un lungo corteo fu- ,4
nebre accompaghava' aU’estremo, riposo la
salma di Francesco Enrico Rostan, d’anni 79,
della borgata Cougn. In tele occasionò il
mesisag^o della Parola di Vita ha indicato a
lutti f presenti la via del ravvedimento e
della vigil m/a cristiana cosi necessarie in
questi tempi diffltelll e pieni di incertezze per
ravvenire. Esprimiamo ancora alla famiglia
in lutto sensi della nostra simpatia cristi ana*-w.»s*
VIM.AR PELLICE
JT NOZZE. Siamo gratLii^Dio che, in mezzo
tanti motivi . di tristezza, ci ha dato la
gioia ri implorare le Sue benedizioni su due
nuovi locolari, entrambi stabilitisi ,al Teynaud; Paolo Gardiol di Enrico, di Torre Pelli ce, con Fiorirla Ivonne Davit di Paolo, del
Teynaud, il 19 febbraio; e Celestino Tourn di
•d io vanni, da Luserna San Giovanni, con Dina
Emma Giusti fu Guido-, del Teynaud; il 24
febbraio.
Risponda il Signore alla fiducia che questi
giovani sposi hanno riposto in Lui e sia Egli
l’ospite e il protettore delle loro case.
— BATTESIMO. U S corrente il nostro
* . culto domenicale si è iniziato con la lieta
p cerimonia del battesimo della piccola Olga
Maddalena Gönnet di Alberto e Anna Piene,
della Ruà. Circondi il Signore con la Sua
grazia preveniente questo tenero agnello della Sua greggia e guidi nella lóro alta missione,, coloro ai quali l’ha aiffidato.
—.DIPARTENZA. All’alba di sabato 11'
oowente, il Signore ha improw,isamente richiamato a Sè, in età di 78 anni, il nostro
fratello Giovanni Garnier fu Giovanni Pietro, della Ruà. Il nostro amico che, da una
ventina d’anni, esercitava nel nostro Comune le funzioni di giudice conciliatore, era apprezzato per la serenità e la bontà del suo
carattere da tutta la popolazione, che ha reso
alla sua memoria, in occasione delle sue esequie, domenica scorsa, un’Importante testimonlMza di stima e di riconoscenza. Rinnoviamo a tutti coloro che piangono questa dipartenza e particolarmente alle famiglie Garnier, Pascal, PoSt e Ca'irus, l’espressione della nostra commossa simpatia.
I figli ed i parenti della compianta
Giovanna Grill nata Rostan
sensibili alle attestazioni di stimo tributate
alla diletta Estinta, ed alle prove di simpatia ricevute in occasione della swo dipartenza, ringraziano amici e conoscenti nonché iji
particolare le Maestranze della Villar Porosa
e il personale dell’Ospedale per le affettuose
cure.
Pomaretto, 5 marzo 1944.
La famiglia del compianto
Francesco Enrico Rostan
rinprozia vivamente tutte le persone che hanno preso parte al suo dolore.
Frali (Cougn), 24 febbraio 1944.
Il 29 febbraio'il Signore chiamava improvvisamente a Sè
Giovanni Pellenc
Dandone il doloroso annunzio, i figli: MALyiNA, ALDO, ELDA e parenti tutti, ringraziano sentitamente il pastore sig. Arnaldo
Comba e quanti presero parte al loro cordoglio.
DOTTOm
DANTE BLEYNAT
Medico Chirurgo Veterinario
Via Arnaud, 18
TOUR! PILLICI
Prof. OifiO CosTABBL, Direttore respotuaidle
Auterizzazione Min. Cultura Popolare N. Il
' dai 7 gwmaio 1944-XXII
ARTI ORAFKWIE “ L'ALPINA „ - Torre Peiiite