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Anno 128 - n. 38
2 ottobre 1992
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
INTERROGATIVI
La politica
in tasca
E’ possibile, anche su questo
giornale, provare a ragionare
sulla grave situazione economica italiana, sulle decisioni finanziarie che comunque si impongono, sulla forte protesta di massa di questa settimana? Ed è
possibile farlo, non solo come
cittadini, lavoratori, pensionati
più o meno colpiti dalla «manovra » del governo Amato, ma
anche come fratelli e sorelle in
Cristo che si interrogano sul loro comportamento? Sarebbe importante provarci.
E’ un fatto che, mentre la politica dei grandi ideali sempre
più si allontana dai nostri pensieri, mentre anche la più semplice prospettiva di amministrare la cosa pubblica con efficacia e onestà viene continuamente offesa da sprechi e privilegi,
da mafie e tangenti, la politica
concreta, dei soldi, dei redditi,
della salute, dei servizi sociali,
entra nelle tasche di ciascuno e,
tanto per cambiare, in modo più
pesante in quelle dei più deboli.
Per parecchio tempo si è pensato che le cose sarebbero veramente cambiate soltanto se i
« deboli » avessero avuto la possibilità di comandare loro. E’
forse, in teoria, ancora l’unica
idea realistica; ma la storia ha
dimostrato che le cose non vanno così, né sono cosi semplici.
Per cui, da una parte, c’è sfiducia sulla possibilità che dei cambiamenti di governo portino una
vera equità in campo economico; dall’altra c’è una rabbia crescente perché i pesi richiestici
da questo governo sono troppo
mal distribuiti, perché tanti riescono ad evitarli e perché coloro che ce li impongono sono gU
stessi che hanno la maggiore, anche se non l’unica, responsabilità del deficit in cui siamo.
Nella speranza che altri contribuiscano, mi limito a proporre due spunti. Il primo: perché
non proviamo a discutere nelle
nostre assemblee U forte appello lanciato dal Sinodo sul tema
« chiese e democrazia », non soltanto pensando alla mafia, ma
a questa situazione? Un esempio: iarga parte della nostra attuale diaconia (dagli ospedali alle case per anziani) dipende finanziariamente dal sistema pubblico e da quello « stato sociale » che rischia di essere pesantemente compromesso. Che faremo? Assisteremo passivamente
agli eventi o cercheremo di proporre nel nostro paese, partendo dai nostri istituti e comitati,
una linea alternativa a quella
che respingiamo? Il secondo: i
cristiani e gli strumenti dell’azione politica. Si moltiplicano
gli appelli ai credenti e alle chiese per una loro diretta presenza sociale e politica ispirata ai
« valori » positivi del cristianesimo. Siamo d’accordo? Tra la crisi dei partiti (ma sono tutti uguali?) e le varie proteste leghiste o peggio, per dei protestanti che, giustamente, rifiutano
l’idea di un loro partito, c’è ormai solo più spazio per fare individualmente il proprio dovere? E poi, che cosa sigpiifica, in
questi gliomi, fare il proprio dovere? E’ solo uno degli interrogativi rispetto ai quali la meditazione biblica comunitaria e il
senso di responsabilità che abbiamo per il nostro paese potrebbero ricercare un efficace
collegamento.
Marco Rostan
IL VOTO FRANCESE SUL TRATTATO DI MAASTRICHT
Un timido «sì» per la costruzione
dell’Europa sociale
Un’icJea nata aH’indomani (del seconcJo conflitto moncdiale - Una sensibilità « trasversale » ha
caratterizzato l’orientamento (dell’elettorato - Il voto nelle « capitali » (del protestantesimo
Airindomani del referendum
francese su Maastricht, si parla
di un patto segreto tra Kohl e
Mitteirand per avviare subito
un’Europa monetaria a cinque o
addirittura a due (Francia e Germania). Viene da pensare, come
faceva Claude Julien su « Le
monde diplomatique » di settembre, prima del voto: « A che gioco giochiamo? ». E’ questa l'indicazione che si doveva trarre dal
timido « sì » uscito dalle urne
francesi? O non piuttosto un’indicazione simile a quella data
dal timido « no » danese? Perché
il piccolo « sì » francese pesa di
più del piccolo « no » danese?
Una ragione c’è, ed è storica
oltre che politica e economica.
La Francia è il paese in cui è nata l’idea della costruzione europea (Jean Monnet, Robert Schuman, ecc.); un’idea nata, all’indomani della seconda guerra
mondiale, dalla volontà politica
Strasburgo: l’aula del Consiglio d’Europa.
LA TESTIMONIANZA DELLE NOSTRE CHIESE
Gesù e Gesù solo
E Natanaele gli disse: Può forse venir qualcosa di buono da Nazaret? Filippo gli rispose:
Vieni a vedere (Giov. 1: 46).
Nazaret, una borgata insignificante, senza alcuna importanza nella Galilea dei pagani. Niente a
che vedere con Gerusalemme, la città santa, la città reale di Davide; là dove si è iscritta la storia
del popolo; là dove si trova il Tempio del Signore, Dio in terra; là dove i sacerdoti ricevono, interpretano, impongono la volontà divina. Da Gerusalemme, sì, il Messia potrebbe sorgere, vero inviato
di Dio, portatore di un vero messaggio dall’alto...
ma da Nazaret, può venir qualcosa di buono? Siamo seri, rimaniamo nel quadro stabilito dalla tradizione e confortato dalla maggioranza dei credenti... Il Messia non può che essere un re trionfante; lasciaci in pace con il tuo umile carpentiere
di Nazaret.
Allora Filippo, il nuovo convertito, non sa più
cosa rispondere; capisce che nessun argomento
classico riuscirà a smuovere lo scetticismo di Natanaele, ancorato com’è nel ^mio bozzolo religioso
tradizionale. E siccome non sa cosa dire, Filippo
trova le sole parole che occorrono, indica l'unica
via efficace: Vieni a vedere.
La vera risposta non è né un dogma né una pagina di catechismo: è una persona, Gesù; Gesù è
la sua parola; Gesù e la sua verità.
Siamo lontani dalla Gerusalemme santa e onnipotente; lontani dalla Nazaret sconosciuta e insignificante. Siamo in presenza di Gesù; Gesù che
scrive di nuovo la storia; Gesù che rivela Dio a tutti gli uomini della sua creazione.
Rileggendo questo testo insieme a voi, stamattina, cerco di pensare a ciò che rappresenta il vostro Sinodo e il lavoro che esso cerca di compiere
per le Chiese valdesi e metodiste, e a nome di queste chiese. E permettete al segretario della Conferenza delle chiese protestanti dei paesi latini d’Europa di allargare un po’ l’orizzonte e di pensare
anche a tutte quelle chiese minoritarie che, anch’esse, esistono e cercano di precisare la loro vocazione, la loro testimonianza, il loro posto nell’Europa e nel mondo che si costruiscono oggi.
Cosa sono queste chiese, cosa rappresentano in
realtà all’interno dell’universo mostruoso al quale
esse appartengono? Come può la loro voce essere
sentita nei grandi dibattiti organizzati dovunque,
a Roma, a Istanbul, a Budapest, a Praga o altrove?
Come riuscirà il loro messaggio a raggiungere quello dei grandi di questo mondo, coloro che detengono il monopolio dei mass media o — più semplicemente e più efficacemente — il potere dei mezzi
economici e finanziari?
In una parola, e plagiando un po’ il testo biblico
che abbiamo letto, cosa può venire di buono dai nostri sinodi, dalle nostre chiese, dal nostro protestantesimo minoritario?
Ricordiamoci allora della risposta di Filippo a
Naianaele: Vieni a vedere... Gesù, Gesù solo.
Gesù e la sua parola, oggi come ieri. L’Evangelo solo, liberato dalla sua ganga giudeo-cristiana o
romana. L’Evangelo riscoperto a suo tempo da Pietro Valdo, poi da Lutero; VEvangelo che veniva
proclamato dai nostri antenati nelle loro prigioni,
o sul patibolo; l'Evangelo che giustificava lo slancio dei revivalisti del secolo scorso o quelli del nostro secolo; l’Evangelo che poniamo al centro delle nostre confessioni di fede e delle nostre dichiarazioni solenni... l’Evangelo che facciamo fatica
a predicare « fino in fondo » e a vivere fedelmente. Gesù e Gesù solo.
Questa è la nostra risposta; è lui la nostra risposta, la nostra ragione d’essere, la nostra testimonianza.
Siamo in minoranza, siamo poca cosa: non importa, purché siamo testimoni autentici e fedeli
del solo Gesù Cristo!
Come ricordavo qualche tempo fa ai membri
di una piccolissima comunità lusitana in Portogallo, meditando con loro il passo del Sermone sul
monte nel quale il Signore ci dice: « Voi siate il
sale della terra »..., del sale, ce ne vuole pochissimo nella minestra... ma occorre che il sale conservi il proprio sapore, altrimenti non serve a
nulla. ,
E’ nel predicare e nel seguire Gesù, e Gesù solo,
che conserveremo tutto il nostro sapore, e che la
nostra piccola quantità diventerà quasi una qualità; ed è così probabilmente che potremo partecipare pienamente all'opera di colui che Dio ha mandato per salvare il mondo.
Gerard Cadier
di superare definitivamente l’inimicizia storica con la vicina Germania per mezzo di una irreversibile cooperazione economica
(basata in principio sul carbone
e l’acciaio); l’asse franco-tedesco, di cui tanto si parla in questi giorni, è dunque alla base
dell’idea europea. Ma un asse è
per definizione qualcosa che porta e che orienta altre entità: che
senso avrebbe un asse che porta
solo se stesso? Non sarebbe contrario al senso stesso dell’intègrazione europea, cioè quel grtmde disegno politico fondato sulla
ragione (cooperazione anziché
guerra) ma anche — almeno all’inizio — sulla fede (riconciliazione)?
Da più parti, in queste ultime
settimane (e non solo in Francia), è riapparso lo spauracchio
della Germania, ora identificato
con il marco e con la Bundesbank più che coi naziskin.
Ma, al di là di questi aspetti emotivi su cui anche uomini come
Michel Rocard hanno pensato bene di far leva, la campagna referendaria ha avuto il merito di
coinvolgere in prima persona milioni di francesi (il 71% di votanti) su una questione che finora
era rimasta appannaggio quasi
esclusivo dei politici e dei tecnocrati. Indubbiamente la politica
interna — pochi mesi dopo le
elezioni regionali e pochi mesi
prima delle elezioni politiche —
ha fortemente condizionato la
campagna e l’esito del voto. Un
risultato che ha rivelato una
Francia spaccata a metà ma in
modo trasversale rispetto alla
spaccatura politica tradizionale.
A votare « no » sono state l’estrema destra e l’estrema sinistra,
metà dei verdi, metà dei gollisti e
la corrente socialista di J.P. Chevènement. Per il « sì », la maggioranza dei socialisti, i giscardiani, l’altra metà dei gollisti e
dei verdi.
La geografia del voto indica
chiaramente che a votare « sì »
sono state le grandi città rispetto
alla campagna, le regioni di confine rispetto a quelle dell’interno,
i giovani rispetto ai più anziani.
Da notare che le tre « capitali »
del protestantesimo francese si
sono espresse largamente per il
« sì »: Strasburgo (72,2%), Parigi
(62,5%), Montpellier (56,3%). In
compenso, l’ex capitale ugonotta,
Nîmes, ha votato « no » (52%),
come tutto il Sud. Dal punto di
vista sociologico, è evidente che
a votare contro sono stati i contadini, gli operai, i disoccupati e
gli emarginati, e cioè gran parte
di quel « popolo di sinistra » che,
nel maggio ’81, aveva portato
Mitterrand al potere (considerando che, nel frattempo, buona parte di questo « popolo » è andata
a incrementare le truppe ultranazionaliste di Le Pen). Ma molti
« no » sono stati deliberatamente
non contro l’Europa ma contro
Jean-Jacques Peyronel
(continua a pag. 16)
2
fede e cultura
2 ottobre 1992
UN ROMANZO DI GIORGIO TOURN
RAPPORTI CHIESA-STATO
I giorni delia Bestia
Un dialogo con i protagonisti meno famosi del Glorioso Rimpatrio La fede, la perseveranza, il legame dei personaggi con la terra
« Hai letto il romanzo di Giorgio Tourn? », mi dice un amico
dandomi il libro In nessuna
parte del volume c’è la parola
« romanzo ». Non è un romanzo
poliziesco, non è un romanzo
d’amore, non è neppure, in senso stretto, un romanzo storico,
anche se è centrato sugli eventi relativi all’esilio e al « glorioso rimpatrio » dei valdesi (16861689).
Nella prefazione l’autore dice
che, avendo dovuto occuparsi
delle celebrazioni del « glorioso
rimpatrio », ha cercato di entrare in dialogo con diversi protagonisti di quell’impresa, soprattutto con uno, che rimane
anonimo. Più che un dialogo è
un tentativo di immedesimarsi
— nella misura in cui ciò è possibile a tre secoli di distanza
— con i pensieri, i timori, la
fede, le speranze, le angosce, il
« vissuto esistenziale » di uno
degli umili membri di quella audace, folle, talora crudele spedizione; minuscola avventura
nel quadro della storia mondiale, ma essenziale per noi che
senza di essa non esisteremmo.
Il vocabolario dell’autore, in
cui si alternano espressioni arcaiche e linguaggio attuale, mostra come egli sia consapevole
che è possibile comprendere in
qualche misura, ma impossibile
identificarsi totalmente con i
personaggi del passato.
Il libro ha un suo ritmo rapido e moderno, che non gli impedisce di inserire qua e là delle brevi e acute riflessioni, che
valgono per allora non meno
che per oggi.
Ne segnalerò due soltanto.
La prima è contenuta in quattro parole: « Perdonare, ma non
dimenticare ». Se i due verbi sono tenuti in giusto equilibrio
potrebbero costituire un motto
da tener presente nel dialogo interconfessionale: non rendere i
cattolici di oggi responsabili delle persecuzioni di ieri, ma non
dimenticare che la struttura gerarchica della loro chiesa e la
sua pretesa di assolutezza sono
le stesse di allora, senza il minimo cambiamento.
L’altra riflessione non si può
concentrare in così poche parole, ma è altrettanto chiara. Per
PROTESTANTESIMO
Il numero 3
E’ uscito il n. 3/1992 di Protestantesimo, la rivista della Facoltà valdese di teologia (via Pietro Cossa 42 - 00193 Roma). Esso contiene la seconda parte degli Atti del convegno in memoria di Giovanni Miegge e Valdo
Vinay, tenuto a Roma il 29-30
novembre 1991. Qui appaiono i
testi degli studi e delle testimonianze su Valdo Vinay e il suo
lavoro come storico (K. V. Selge), come maestro di pastori (R.
Coisson), come bibliotecario (A.
e A. Soggin), come uomo ecumenico (M. Vingiani e M. Lohrer).
Seguono un contributo di C.
G. De Michelis su traduzioni slave, finora a noi sconosciute, di
opere di Luigi Desanctis, il noto
polemista del secolo scorso, e
la parte iniziale di due rassegne:
una di sistematica (di Sergio
Rostagno) e una di teologia pastorale (di Ermanno Genre) che
andranno a conclusione nel n.
4/1992, di prossima pubblicazione.
Si accettano fin d’ora abbonamenti per il 1993 (Italia 35.000;
pastori 30.000; studenti 25.000;
estero 40.000). CCP n. 27822006.
Si prega di evitare rimesse bancarie.
tutto il corso del libro la « Bestia » (secondo la terminologia
dell’Apocalisse) è una potenza
malvagia esterna: il papa, il duca, il re di Francia, i dragoni,
ecc.; ma alla fine della narrazione il protagonista si trova coinvolto in atti di saccheggio e di
crudeltà: psicologicamente comprensibili come esplosione di
gente troppo a lungo umiliata e
repressa, ma moralmente, come
comprende il protagonista, non
significano forse che la «Bestia»,
pur rimanendo esterna, è riuscita in qualche modo a esercitare la sua influenza anche dentro
di noi?
Questo, tradotto in linguaggio
attuale, potrebbe voler dire, più
o meno; non siamo anche noi
generosi e progressisti a parole, ma avari e conservatori quando si tratta dei nostri interessi
personali? Progressisti quando
si tratta degli altri, egoisti quando si tratta di noi?
Ma, non abbiate timore, il libro di Tourn non è un libro di
morale, e neppure un libro di
storia, come non è un libro di
politica (o « politologia », come
si dice oggi). L’autore lo chiama un « divertissement », che
non vuol dire un divertimento,
ma un volo della fantasia che,
nutrita di una salda cultura storica, cerca di far rivivere non
gli avvenimenti che sono noti,
ma l’intimo, segreto pensiero di
uomini e donne del passato;
pensiero che ci sfugge e che possiamo solo cercare di immaginare, arrischiandoci a dare una
voce a ciò che i protagonisti
stessi non hanno mai detto e
quasi certamente sarebbero stati incapaci di dire.
Appunto perciò ne emergono
anche delle pungenti verità.
A me il personaggio che è piaciuto di più è una figura femminile, una bambina, la sorellina del protagonista, che domina la prima parte del libro con
la sua acuta intelligenza e la
sua volontà di capire, attraverso le profezie bibliche sulla Bestia, quale sia il senso di ciò
che le accade nel cataclisma della persecuzione, della prigionia
e dell’esilic. Peccato che questo
bellissimo personaggio scompaia
troppo presto dalla narrazione.
Comunque sia, è un libro che
si legge d’un fiato.
Aldo Comba
Le
Il papa, il potere
e il servizio
Le contraddizioni del potere temporale - Un
filo rosso lungo 130 anni di storia italiana
' Giorgio TOURN, I giorni delia Bestia, Torre Pellice, Centro culturale
valdese, 1992, pp. 232, L. 22.000 (interamente devolute al Centro culturale).
Il volume può essere richiesto presso il Centro culturale a Torre Pellice,
via Beckwith 3; sarà inviato franco di
porto (contrassegno o con pagamento
sul CCP n. 34308106 dell'importo. Ai
soci della SSV che lo ordinano direttamente al Centro, sarà fatto uno sconto dei 20% sul prezzo di copertina.
Il libro può essere acquistato anche
presso le librerie Claudiana.
SEGNALAZIONE
politiche
Una guida per chi voglia avvicinarsi ad uno
studio complesso ma anche molto affascinante
La Jaca Book sta rapidamente diventando una delle case editrici più interessanti in Italia. Essa, tra l’altro, ha pubblicato opere del filosofo ebreo francese
Emmanuel Lévinas e di Karl
Barth (l’indispensabile Teologia
protestante del diciannovesimo
secolo, in due volumi). Assai stimolante è l’iniziativa intitolata
Enciclopedia tematica aperta,
che comincia ad uscire quest’anno. Sono già programmati oltre
120 titoli. Il primo titolo che mi
è capitato tra le mani è l'agilissimo volume di John Dunn *, numero 3 della serie.
Il nostro autore è noto in Italia
per due opere che erano già state tradotte. La teoria politica di
fronte al futuro (Feltrinelli) e II
pensiero politico di John Locke
(Il Mulino). Attendiamo la traduzione di altre, per esempio.
Politicai Obligation in its Historical Context (1980), The Politics
of Socialism (1984), Modern Revolutions (1989), Interpreting Political Responsibility (1990).
Se dovessi consigliare una lettura ad un giovane che vuole avvicinarsi alla storia delle dottrine
politiche, non potrei che indicare
questo volume. « Come disciplina
— dice Dunn — la storia della
teoria politica risale ad un tem
La firma del Concordato del 1929.
po remoto. 1 suoi esordi possono essere ricondotti alla storia della morale, espressa all'inizio del XVIII secolo da un illustre ugonotto in esilio, Jean Barbeyrac, curatore dei grandi testi
sul diritto naturale di Grozio e
Pufendorf » (p. 16). Un altro dono che il protestantesimo ha regalato alla formazione del mondo
moderno.
Non vorrei però che il lettore di
questa recensione fosse ingannato da questa citazione o dal titolo del volume: non si tratta di
una piccolissima storia delle dottrine politiche, anche se le figure
che hanno assunto il rango di
classici, nella storia perlomeno
occidentale della teoria politica,
sono indicate una per una, da
Aristotele, Platone e Cicerone fino a Burke, Benjamin Constant e
Hegel, senza lasciare da parte
Marx e Lenin.
Il discorso è più metodologico
che altro, ma non per questo meno interessante. La traduzione è
scorrevole, anche se qua e là è
possibile sospettare degli errori
di traduzione.
J. H.
' J. DUNN, Storia delle dottrine politiche, Milano, Jaca Book, 1992, pp.
95, L. 10,000.
« Il futuro — avverte Hans
Kùhg nella prefazione al libro di
Cosmo Sallustio Salvemini sul
potere temporale del papato—
non appartiene ad una Chiesa
nostalgica ma ad una Chiesa
che affondi le radici nelle sue
origini e, nello stesso tempo, sia
pienamente integrata nel presente: una Chiesa comunità di fede
ove il servizio — la diakonia —
prenda il posto del potere gerarchico ». In questo senso il papato
è, oggi come ieri, il problema irrisolto della comunità cristiana
universale, dell’ecumenismo.
Non conta sapere, dice Kùng,
se al papa spetti o no il « primato di Pietro », se questo primato
abbia giustificazione esegetica e
storica. Il problema è che non
ha legittimazione alcuna un
papato che non si fondi sul detto
di Cristo: « Chi vuole essere il
primo tra voi, si faccia servo di
tutti ».
L’autore investiga le contraddizioni del potere temporale,
« mondano » del papato nella sua
prospettiva di giurista, politologo, storico dei rapporti chiesastato con rigore documentario e
critico. Il percorso di indagine
comincia, certo non a caso, dal
papato di Pio IX, il papa del « Sillabo », di Roma italiana. Nell’arco di un trentennio, tra il 1840 e
il 1870, si consumava l’istituzione sacrale del papa-re, si esauriva il potere temporale dei papi.
« La breccia di Porta Pia — si
chiede Salvemini — aveva aperto, oltre che un varco nelle mura di Roma, anche un varco in
quella silloge di "errori” del mondo moderno che Pio IX aveva
condannato nel "Sillabo"? ».
Resta il fatto che la potenzialità liberatoria che la perdita del
regno terreno rappresentava per
la missione spirituale della Chiesa romana (di tutte le chiese)
noA fu colta; che attorno al « Sillabo », per quanto il gesuita Giacomo Martina abbia mostrato,
riferisce Sallustio Salvemini, come fosse una vana raccolta di
sciocchezze, il papato si trincerò
a difesa dell’ordine antico; che il
mondo nuovo, con le sue istanze
di democrazia, emancipazione,
solidarietà, passò sopra la testa
della chiesa, del mondo cristiano.
C’è un filo rosso che percorre
la storia di questi 130 anni di storia italiana che l’autore legge nel
segno dei rapporti tra il Vaticano e l’Italia: che il papato non
ha mai smesso di tessere la trama della riconquista, dopo Porta
Pia, della leadership politica del
paese.
Nessuno stato cattolico, secondo la corrispondenza del ministro degli Esteri Visconti Venosta, aveva voluto il papa in casa
dopo la presa di Roma. « Accettando la convivenza ( rinunciando
a portare alle sue logiche conseguenze, cioè all’estromissione del
papato, l'attacco sferrato a Porta
Pia) l’Italia condannava se stessa ad un ruolo secondario; accettava di farsi strumento laico di
un sovrano spirituale e supernazionale, cioè antinazionale ».
I Patti Lateranensi rimetteranno il papa sul trono, suggellando
giuridicamente il condizionamento clericale dello stato. Nel dopoguerra dell’intesa cattolico-comunista, del consociativismo democristiano, la riconquista della leadership politica del papato sull’Italia diventava, nota Salvemini, un fatto concreto. C’è un’interessante sezione del libro che
raccoglie esempi della sinfonia
apologetica della stampa di regime dopo i Patti del ’29. Un articolo del Popolo di Roma del febbraio 1929, uno dei meno deliranti, è significativo; si intitola:
Una sola verità: «Tertium non
datur — scriveva l’articolista —,
non potrà esserci uno stato che,
nonostante il Concordato, pratichi una politica scolastica assolutamente laica e contrapponga
la scienza alla fede, la filosofìa
alla religione... Non dovrebbe essere più consentito parlare ancora di stato "etico"... Queste sono
concezioni di origine liberale e
protestante ».
Uno stato non laico, non liberale, non etico; se non Tangentopoli, qualcosa che le assomiglia
molto.
N. Sergio Turtulici
' C. G. SALLUSTIO SALVEMINI, Il
potere temporale del papato », Roma,
Il Ventaglio, 1992, L. 30.000,
Appuntamenti
Mercoledì 7 ottobre — FIRENZE: Alle ore 21, presso la Chiesa luterana
di Lungarno Torrigiani, si tiene un concerto di Humberto Nunez Faraco (chitarrone), con musiche di de Visée e
Piccinini.
Venerdì 9 ottobre — ALESSANDRIA:
Alle ore 21, presso l’università (via
Cavour 41), si tiene una conferenza
del past. Fulvio Ferrarlo sul tema; I
cristiani e la pena di morte.
Sabato 10 ottobre — TORINO: Alle
ore 15, nel Salone valdese di corso
Vittorio Emanuele II 23, l’imam AbduI
Hamid Haddarah, del Centro islamico
culturale di Roma, e il teologo Armido Rizzi parlano sul tema: Percorsi
verso Dio: un cristiano e un musulmano a confronto.
Sabato 10 ottobre — SAVONA: Alle
ore 15,30, nella sala della chiesa metodista, il past. Claudio H. Martelli
parla sul tema: 1 cristiani nella prospettiva della nuova Europa.
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2 ottobre 1992
prospettive bibliche 3
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
ABITARE NEL MONDO
« Ti scrivo queste cose sperando
di venir presto da te; e, se mai tardo,
affinché tu sappia come bisogna comportarsi nella casa di Dio, che è la
chiesa dell’Iddio vivente, colonna e
base della verità» (1 Tm. 3: 14 ss).
Ho concluso l’ultimo articolo sulla visione del tempo nelle pastorali con questa
autopresentazione della prima lettera a Timoteo. Laddove prima c’era Paolo, adesso
deve esserci la comunità (« se mai tardo »).
Ma per le pastorali la proposizione è reversibile; la comunità deve tenersi laddove stava Paolo. Questa esigenza si esprime
sul piano etico: « comportarsi nella casa
di Dio » secondo le sue istruzioni. Abbiamo anche notato che il presente dell’esortazione viene percepito come durata tra le
due manifestazioni {« epifanie ») di Cristo,
e, dunque, come « storia » da fare nel seguito sia delle istruzioni di Paolo che del
suo itinerario nell’esperienza della salvezza. In quest’ultimo articolo vediamo
questa dilatazione del tempo presente
« fare posto » ad una occupazione significativa dello spazio sociale.
Infatti l’etica delle pastorali non sarà
né una morale delle virtù, benché siano
spesso menzionate, né la ripresa dell’appello alla libertà responsabile della fede,
che Paolo contrappone a chi vuole reintrodurre le opere della legge (Gal.). Certo,
come nelle grandi epistole di Paolo, si
tratta di una, morale comunitaria, però è
quasi una morale dell’organizzazione, una
morale « topologica », per la quale il comportamento viene messo in relazione ai
diversi luoghi della vita quotidiana, ed al
posto che ciascuno vi occupa: nella casa privata, nella chiesa «casa di Dio», in
relazione alla società, che guarda e giudica.
Nella casa di Dio
Il piano divino è l’economia di Dio (1
Tm. 1: 4). La chiesa è la casa di Dio (1
Tm. 3: 15), oppure una grande casa con
dei vasi di diverse qualità (2 Tm. 2: 20).
Il vescovo è l’economo di Dio (Tt. 1: 7).
La metafora della casa si sviluppa in due
direzioni, come edificio, oppure come famiglia. Nelle pastorali il lato edificio si
esprime come colonna, base, fondamento
(1 Tm. 3: 15; 2 Tm. 2: 19) e connota la
costanza e la continuità. Comunica fiducia. In ultima istanza la solidità dell’edificio chiesa dipende da Dio e non viene
« fragilizzata » dalla debolezza dei credenti. L’istituzione prende consistenza. In
maniera significativa i credenti non sono
più « la » casa, ma sono « nella » casa.
Abitualmente’ nel NT il credente viene
identificato con la costruzione {«Tu sei Pietro e su questa pietra... » - Mt. 16: 18; « Siete l’edificio di Dio » - 1 Cor. 3: 8 s.; « Siete
il tempio di Dio » - 1 Cor. 3: 16 ecc.). Nel
testo citato all’inizio, la casa di Dio non
esprime più in modo immediato l’identità
del credente, ma delimita lo spazio sociale da abitare in un certo modo: il come comportarsi.
Le case, le città
e il movimento cristiano
La comunità è una grande casa. Questa convinzione è alla base della comprensione dell’etica delle pastorali e del rapporto della comunità con la società che
la circonda. Quando si indica come criterio di scelta del vescovo la gestione corretta della propria casa e la buona educazione dei figli — perché « se uno non
sa governare la propria casa, come potrà
aver cura della chiesa di Dio?» (1 Tm.
3; 5) — si usa un’analogia molto diffusa
nel mondo greco-romano, secondo la quale solo chi sa gestire la propria casa è in
grado di gestire la « cosa pubblica ». La
casa, però, deve il suo successo come metafora al fatto di essere il luogo più concreto e più immediato, l’unità di base della città antica.
Anche per il cristianesimo, prima di essere una metafora la casa è la realtà materiale fondamentale del suo sviluppo
nelle città dell’Impero. Le « case » vengono battezzate (1 Cor. 1: 16; 16: 15 ss.),
sono i luoghi di incontro e di appartenenza della comunità (1 Cor. 16: 19; cfr. Rm.
16: 5; Filem. 2; Col. 4: 15); «Salutate
quelli di casa Aristobulo... Salutate quelli
di casa Narciso » (Rm. 16 10 ss.). Questa
centralità della casa viene confermata negli Atti, dove tutti i grandi momenti dell’inizio della storia cristiana accadono in
casa; dal raduno degli apostoli per l’elezione di Mattia (At. 1: 13-25) alla conversione di Cornelio (At. 10 e 11), passando
per la Pentecoste (At. 2: 1 ss., 46). Per
perseguitare la chiesa, il futuro Paolo deve andare «di casa in casa» (At. 8: 3).
In una casa verrà ratificata la sua conversione (At. 9: 11, 17).
2; 13-3: 7. Sono elenchi di istruzioni indirizzati a tre coppie di « partner » : moglie e marito, figli e genitori, schiavi e padroni, invitati ad armonizzare i loro rapporti in una certa reciprocità. Un’ipotesi
recente, ed abbastanza convincente, vede
in questi codici una rielaborazione cristiana di tematiche contenute nella letteratura
« economica » destinata ai padroni di casa. Presente in diversi trattati e frammenti
dall’epoca di Platone fino al quarto secolo
della nostra era, questo tipo di discorso
mira alla gestione ragionevole delle cose
e delle persone nell’ambito di un’economia domestica. Parti integranti del bagaglio culturale dei padroni di casa cristiani
(gruppo minoritario, ma importante), queste tematiche sono riprese per affrontare
Le epistole pastorali - 3
tra fedeltà alle origini e nuove sfide
Nelle pastorali la chiesa è chiamata « casa di Dio ». Qui la casa
viene intesa come edificio, fondamento. I credenti non sono più « la »
casa, ma sono « nella » casa. La comunità cristiana è una grande casa.
Questa convinzione è alla base della comprensione dell’etica delle pastorali e dei rapporto della comunità con la società che la circonda. Prima di essere una metafora, la casa è la realtà primaria, materiale
della vita familiare e sociale. La casa è anche luogo di culto e di raduno dei credenti. Così come la casa, anche la chiesa deve essere ordinata e ben governata. Chi sa « governare la casa » sa anche « tenere
la presidenza » nella comunità. La comunità cerca di essere moralmente riconoscibile come casa ben organizzata, ma anche diversa: dimostra una certa flessibilità che le permette dì fare posto a nuove relazioni. Nel secondo secolo, l’entrata nella casa di Dio significava una
rottura etica simile all’itinerario di Paolo. E, per le pastorali, la comunità deve tenersi laddove stava Paolo.
Base della vita comunitaria e della missione, la casa adempie una funzione
essenziale. Permette materialmente lo svolgimento del culto, il raduno dei credenti,
l’alloggio dei missionari, offre dei collaboratori per l’evangelizzazione, un riparo,
dei mezzi di sussistenza. Il successo della
missione paolina e la diffusione del cristianesimo di città in città sono senz’altro
legati alla conversione non solo di individui, ma di case intere, che diedero alla
fede nuova luogo e spazio. Anche se sono
una minoranza nella comunità (1 Cor. 1:
26), i padroni di casa svolgeranno un
ruolo preminente nello sviluppo del movimento. Provenienti dai ceti più agiati
— il possesso di una casa presuppone
una certa ricchezza — possono viaggiare,
accedere a certi incarichi. Il vescovo di
1 Tm. 3; 1 ss. è un buon padrone di casa.
L’ordine nella casa
Anche nelle pastorali l’uso della terminologia della casa non è solo metaforico,
designa ugualmente il luogo concreto dell’organizzazione quotidiana, dove si vive
l’esigenza etica. A parte la casa del vescovo o del diacono, che devono essere ben
gestite (Tm. 3; 4, 5, 12), l’autore ricorda a
proposito delle vedove il dovere fondamentale di avere cura di « quelli della propria casa » (5; 4, 8). In 1 Tm. 5: 13 ss. le
giovani vedove sono invitate a risposarsi,
«a governare la loro casa», per evitare
che l’ozio le porti ad andare in giro per le
case a chiacchierare di cose sbagliate (vedi anche Tt. 2; 4). Le case sono anche il
bersaglio dei falsi dottori che « le sconvolgono» (Tt. 1: 11), vi «si insinuano e
circuiscono » donne, attratte dal loro (« falso ») sapere (2 Tm. 3: 6).
Luogo d’incontro e di diffusione del
cristianesimo primitivo, luogo della vita
quotidiana, la casa non è uno spazio neutro. Propone un modello di ordine, una
morale domestica. La seconda generazione
cristiana ne ha lasciato una testimonianza nei cosiddetti « codici domestici » di
Ef. 5: 21 - 6: 9, Col. 3: 18 - 4: 1,1 Pi.
certe tensioni, che hanno per teatro la casa. Diversamente dai modelli pagani le
istruzioni di Ef., Col. e 1 Pi. si rivolgono
a tutti e non solo ai padroni di casa, richiamano alla reciprocità, relativizzano il
potere domestico, sottoponendolo alla signoria di Cristo. Sono indizi che il modo
fortemente ugualitario con il quale la prima generazione cristiana aveva pensato
l’integrazione dei vari gruppi sociali (Gal.
3: 28) non è del tutto dimenticato.
L’ordine della casa
e lo sguardo di « quelli di fuori »
Nelle pastorali la comprensione della
chiesa come « casa di Dio » allarga la metafora e fa dell’istituzione comunitaria sempre più il vero luogo d’appartenenza per i
membri della comunità. I « codici domestici » vengono usati con altri tipi di elenchi
(cataloghi di doveri, di vizi, di virtù). I destinatari delle istruzioni sono tutti i membri
della comunità, identificati secondo il ruolo, il sesso, l’età (vescovi, diaconi, anziani,
vedove, uomini e donne, anziani e giovani,
schiavi, 1 Tm. 2; 1-6: 2; Tt. 1: 6-9; 2:
2-10), e non più le coppie della reciprocità domestica (moglie-marito; bambini-genitori; schiavi-padroni). Gli stessi termini esprimono le relazioni nella casa e nella
comunità: sottomissione, rispetto, non contraddire... sono richiesti sia nell’una che
nell’altra (1 Tm. 2: 11; 3: 4; 4: 12; 6: 2;
Tt. 1: 9 ss. 2: 5, 9, 15). Dal lato dell’autorità lo stesso verbo viene usato per « governare la casa» (1 Tm. 3: 4, 12) e «tenere la presidenza» nella comunità (1 Tm.
5: 17). Le qualità di fermezza e di dolcezza, di autorevolezza e di capacità didattica sono sia del padrone di casa che del
ministro della comunità. Significativa è
la non esortazione dell’uomo in quanto
marito, padre, o padrone di schiavi, mentre moglie e schiavi sono esortati in
quanto tali. Le qualità abitualmente richieste a questi tre ruoli maschili non spariscono, si ritrovano appunto nelle istruzioni per i ministri e responsabili di comunità (1 Tm. 3: 1-13; Tt. 1: 6).
In gioco non sono più tanto le relazioni
di reciprocità nella casa, luogo di vita quotidiana, quanto le conseguenze per la comunità del comportamento domestico dei
diversi gruppi che la compongono. Abbiamo già segnalato come la casa, luogo dell’educazione, è minacciata dalla propaganda avversaria. Accanto alla motivazione
soteriologica dell’etica (uno stile di vita
coerente con la salvezza ricevuta e attesa)
si esprime la preoccupazione del giudizio
esterno: il futuro vescovo deve avere « una
buona testimonianza da quelli di fuori »
(1 Tm. 3: 7), certi comportamenti, da
evitare, potrebbero dare « occasione di
maldicenza» (1 Tm. 5: 14), di «disprezzo della parola di Dio » (Tt. 2; 5, cfr. V.
8 e 10), screditare « il nome di Dio e l’insegnamento » (1 Tm. 6: 1).
Il motivo della casa risponde, dunque,
alle minacce di deviazione nell’insegnamento, alle tensioni sociali interne e ai
sospetti « da fuori ». La casa, con il suo
ordine e le sue costrizioni, luogo concreto dove il credente vive la sua fede quotidiana, è anche modello comunitario, metafora prescrittiva. *L’ordinario e il domestico, beni comuni condivisi da tutti, vengono proposti quali momenti di verifica
del comportamento di ciascuno. Non contraddittoria con il messaggio d’universalità che attraversa le pastorali, la preoccupazione per il rapporto con il mondo diventa più complessa. C’è una relazione positiva
possibile, che non è unicamente di adesione, ma di mutuo rispetto. La non aggressione è già auspicabile (1 Tm. 6: 1; Tt.
2; 10), ancora meglio « la buona testi
monianza da quelli di fuori » (1 Tm. 3: 7).
La conversione resta, comunque, all’ordine del giorno (1 Tm. 1: 12-16; Tt. 3;
3 ss.).
Tre osservazioni
Si è spesso chiesto, a proposito delle pastorali, se ci fosse ancora una specificità
cristiana in questa proposta etica tanto vicina ai valori della società ambiente. Non
dobbiamo dimenticare che, nel corso del
secondo secolo, saranno i detrattori del
cristianesimo ad insistere sulla sua novità
minacciosa, mentre chi lo difende ne sottolinea l’accordo con il meglio delle più
antiche saggezze e filosofie pagane. Questo ci interroga. C’è un tempo per la rottura e un tempo per prendere la cittadinanza, e l’etica non è mai sganciata dalle
condizioni reali della vita.
In secondo luogo, il progetto della
« casa di Dio » non va neanche letto esclusivamente in termini di « normalizzazione ». La comunità cerca di essere moralmente riconoscibile come casa ben organizzata, ma anche diversa. Dimostra una
certa flessibilità, che le permette di fare
posto a nuove relazioni (le vedove, le relazioni tra donne anziane e giovani...). Vuole essere il luogo di realizzazione degli
ideali più alti della società. La « visibilità » della verità nella comunità prende
una forma etica leggibile, non realizzata
all’esterno dal punto di vista di chi è dentro. Tt. 3: 3 ss. ricorda appunto che l’entrata nella casa di Dio ha significato una
rottura etica (sul modello dell’itinerario di
Paolo, 1 Tm. 1; 13), e « quelli che vogliono vivere piamente in Cristo... » devono
essere pronti ad affrontare sofferenze come
Paolo e Timoteo (2 Tm. 3: 10-13; 1: 8,
12, 16; 2: 3-7, 10-12).
Infine, e malgrado quest’ultima osservazione, la nostra interrogazione, di lettori di oggi, deve ripartire da chi ha pagato
il prezzo più alto ad una certa moderazione, ad un equilibrio che sono stati certamente vincenti nella storia: la donna e
lo schiavo per i quali, più che per altri,
la sottomissione è virtù. E, perché no,
l’eretico, che esprime un « altro » insegnamento. Queste tre figure continuano ad
interrogarci e ad impedire che la casa si
chiuda su se stessa. Ci ricordano che le
risposte, anche quelle date dai singoli testi canonici, sono parziali.
Yann Redalìé
(Fine - I precedenti studi sono stati pubblicati nei numeri del 18 e del 25 settembre).
4
vita delle chiese
2 ottobre 1992
AL VIA LA SCUOLA DOMENICALE E IL CATECHISMO
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Educare alla fede
In tutte le nostre chiese riprendono i corsi di formazione - La testimonianza della fede deve coinvolgere prima di tutto le famiglie
Graditi ospiti
Ottobre: riprende l’attività delle nostre chiese, e riprendono
anche la scuola domenicale e il
catechismo.
Il SIE (Servizio istruzione ed
educazione) della Federazione
delle chiese evangeliche in Italia,
propone alle scuole domenicali
delle nostre comunità le sequenze « Il ritorno » e « Testimoni
in tutto il mondo », con le quali
l’itinerario biblico sull’Antico e
sul Nuovo Testamento, iniziato
cinque anni fa, giunge a compimento.
Il titolo della prima sequenza
sull’AT, « Il ritorno », ne indica
anche il contenuto: in seguito
all’editto del re Ciro (531 a.C.),
gli israeliti che lo vogliono possono tornare al loro paese d’origine, ripopolarlo e riedificare anche il tempio. Accanto alla gioia
per questo rimpatrio e ai problemi della ricostruzione, ■ si affaccia anche tutta una serie di problemi: come comportarsi con gli
stranieri che abitano in mezzo
a Israele (il libro di Ruth) e
come con gli altri popoli (Giona).
Questa breve sequenza di otto
lezioni che parte dallo studio di
Ezechiele 37 e prosegue poi con
brani dei libri di Daniele, Esdra,
Neemia, Ruth e Giona chiama i
nostri ragazzi a leggere dei libri
della Bibbia in genere poco letti
e poco noti e illumina un periodo della storia di Israele considerato a lungo come un periodo
di decadenza e di irrigidimento
nel legalismo, che è però anche
il periodo nel quale la Bibbia
ebraica (il nostro AT) ha assunto la sua forma definitiva.
La seconda sequenza sul NT
è più lunga (tredici lezioni) e,
come il titolo stesso « Testimoni
in tutto il mondo » fa ben intuire, ripercorre a grandi linee la
predicazione apostolica così come la conosciamo dal libro degli
La scuola domenicale della Chiesa valdese di Montevideo.
Atti, dalla promessa di Gesù in
1: 1-14 sino aH’arrivo di Paolo
a Roma — il « cuore » del mondo antico — al capitolo 28.
Per quel che riguarda il catechismo, sono ormai a disposizione delle nostre chiese le schede
per la catechesi « Chieunati a libercà » sull’Antico e sul Nuovo
Testamento e « Crescere nella
fede » che, nelle due parti « Il
progetto di Dio » e « Il nostro
coinvdlgimento », vogliono aiutare i nostri giovani a rispondere
alle domande che essi si pongono intorno alla fede.
Mentre il programma delle
scuole domenicali è in genere lo
stesso per tutti in un medesimo
anno, per quel che riguarda il
catechismo, se quasi tutte le
chiese adottano le schede, il programma varia da gruppo a gruppo di catechismo alTintemo delle comunità ed è diversa anche
l’impostazione generale dei vari
anni di catechismo da chiesa a
chiesa.
Ci si è ultimamente interrogati
in alcune Conferenze distrettuali
se questo pluralismo sia poi un
bene oppure no.
La Conferenza del I Distretto
ha approvato quest’anno im atto nel quale « ricorda a tutti i
membri di chiesa che la testimonianza della fede ai figli è un
impegno preciso dei genitori e
che la scuola domenicale e il
catechismo sono un indispensabile strumento di questa testimonianza. Raccomanda perciò ai
genitori di non trascurare questa fondamentale occasione di
educazione alla fede per i propri
figli ».
Facciamo nostra questa raccomandazione e ricordiamo anche che — se la dimensione comunitaria della testimonianza di
fede è fondamentale, e la scuola
domenicale e il catechismo trovano qui il loro pieno senso —
d’altra parte i primi monitori
e catechisti debbono essere i genitori. Ruggero Marchetti
INIZIATIVA ECUMENICA A PINEROLO
Un Centro per l’ascolto
Da contatti fra la Chiesa valdese di Pinerolo e la Caritas diocesana è maturata l’idea di proporre la costituzione di un «Centro di ascolto » a livello cittadino. La proposta è stata accolta
da cinque parroci della città e
dal Concistoro della Chiesa valdese. Vi hanno aderito una quindicina di volontari, i quali, dopo aver ben considerato l’opportunità e le difficoltà dell’iniziativa, hanno deciso di procedere alla sua realizzazione.
Il Centro aprirà i battenti sabato 3 ottobre, nella sede di via
del Pino 61.
E’ importante precisare subito le motivazioni che hanno suggerito questo tentativo, le finalità che si propone di raggiungere e le modalità del servizio che
si vuole prestare. Le motivazioni sono di carattere ecclesiale
ecumenico. Il moltiplicarsi e
raggravarsi di vecchie e nuove
forme di povertà interpellano i
cristiani di tutte le confessioni,
i quali non possono certo limitarsi a guardare e deplorare. Occorre rimboccarsi le maniche e
trovare nuove vie di collaborazione a tutti i livelli, per far
fronte, da cristiani, a dei problemi di formidabile gravità ed
ampiezza.
Ci limitiamo, in proposito, a
qualche accenno. Mentre a metà
degli anni ’80 le famiglie che in
Italia erano sotto la soglia di povertà erano il 13»/o, oggi sono diventate il 15,4%. I poveri, cioè,
nel nostro paese sono diventati
un esercito. La crisi occupazionale è una, ma non Tunica causa.
Con i disoccupati e i sottoc
cupati non possiamo trascurare
il crescente numero di anziani,
di persone sole, i portatori di
handicap e coloro che sono colpiti da vari generi di malattie,
oltre alla presenza in mezzo a
noi di stranieri in cerca di lavoro e di alloggio.
Le finalità che il centro si propone di raggiungere non saranno certamente eclatanti; saranno modeste, sia come numero
di persone che potraimo essere
avvicinate, sia come efficacia di
interventi. Intenzionalmente però sono serie.
Il Centro di ascolto è un servizio che la comunità cristiana
promuove per meglio riuscire a:
— percepire più chiaramente
l’esistenza sul territorio delle situazioni di bisogno e farsene carico;
— capire la complessità dei
problemi e cercare di rispondere in maniera umana e personalizzata a chi si trova in difficoltà.
Non può essere un centro di
distribuzione di sussidi in denaro; è un’antenna tesa a captare le esigenze, orientare verso
i servizi già esistenti nella città,
coordinare per quanto è possibile gli interventi, sensibilizzare
le comunità cristiane sulle concrete situazioni di disagio esistenti a Pinerolo, collaborare
con gli enti del territorio.
Non sarà facile realizzare tutti questi obiettivi; ma il cominciare a fare insegnerà a fare più
e meglio.
Le modalità con cui il Centro
di ascolto ritiene di poter svolgere il suo servizio si sviluppa
no attraverso una serie di fasi
successive:
— ascolto della persona che espone le sue necessità, la sua
particolare situazione. I volontari di turno, dialogando con rispetto e cordialità, cercheranno
di mettersi nei panni dell’altro,
per capire, intuire e poi agire;
— ulteriore analisi, quando la
si ritenga opportuna, tra i volontari, del bisogno segnalato, verificandone la natura e Toggettiva
entità;
— presa in carico del problema analizzato in ordine agli interventi da adottare;
— intervento operativo richiesto dal caso in questione. Esso
potrà consistere nel dare informazioni, orientando verso i servizi esistenti sul territorio, oppure nelToffrire prestazioni varie rientranti in un progetto di
aiuto personalizzato che tenda a
rendere la persona attiva e autcsufficiente.
I volontari fanno assegnamento sulla comprensione e sulla
collaborazione di tutta la cittadinanza pinerolese, dalla quale
si attendono suggerimenti e segnalazioni di casi di bisogno e
di situazioni di rischio meno palesi, ma che forse esigono di essere presi in considerazione più
ancora di altri già noti e talvolta gonfiati.
II Centro inizialmente sarà aperto nei giorni di lunedi e sabato dalle 9 alle 11,30; mercoledì dalle 15 alle 18. Nei giorni e
nelle ore in cui il Centro è aperto ci si può mettere in comunicazione anche telefonicamente,
componendo il numero 398242.
I volontari del Centro di ascolto
PERRERO-MANIGLIA — Sono stati ospiti della comunità di
Perrero-Maniglia, dal 25 al 27
settembre, 12 catecumeni provenienti da Rolle (Vaud), guidati
dal pastore Pierre Genton e da
un’accompagnatrice.
Da una ventina d’anni ormai
si susseguono le visite degli amici svizzeri, contraccambiate da
membri della chiesa di PerreroManiglia che vengono calorosamente accolti dalle famiglie di
Rolle.
La visita dei giovani catecumeni aveva anche lo scopo di
iniziare l’ultimo anno di studio
con uno sguardo ad una comunità delle valli valdesi che hanno avuto e mantengono anche
oggi molti legami con la Svizzera.
I ragazzi hanno svolto il loro
programma di studio e hanno
visitato Agape e il museo di Prali. Sono stati anche organizzati
un pranzo e una cena comunitaria con i catecumeni locali. La
partecipazione al culto della domenica ha concluso l’amichevole incontro.
• Durante il culto di domenica 27 settembre sono state battezzate nel tempio di Perrero
Natalia Pons, di Ferruccio e Marina Ribet e Francesca Ghigo,
di Daniele e Graziella Ribet.
• Domenica 4 ottobre, ore 10
a Perrero, culto di apertura delle attività con Santa Cena.
Auguri!
ANGROGNA — Sono saliti sino al tempio di Pradeltorno e
hanno fi celebrato il loro matrimonio Roberta Pellegrin e
Corrado Gallian, della chiesa di
Torre Pellice.
Ai due spesi i nostri migliori
auguri di una vita insieme benedetta dal Signore, nella speranza che le parole incantate
con cui il primo uomo ha accolto la compagna recatagli da
Dio siano davvero le parole con
le quali essi accoglieranno reciprocamente come un dono del
Signore tutti i giorni della loro
convivenza: « Questa volta è osso delle mie ossa e carne della
mia carne! » (Genesi 2: 23).
• Domenica 11 ottobre, alle
ore 10,30, nel tempio del Serre:
Culto di inizio attività nel corso del quale verranno presentati alla comunità i responsabili
delle varie attività della nostra
chiesa.
Culti estivi
TORRE PELLICE — La comunità è riconoscente ai pastori
Salvatore Carcò e Alfredo Janavel che hanno presieduto il culto rispettivamente nelle domeniche 23 agosto e 20 settembre.
• Domenica 4 ottobre alle ore
15 alla Casa unionista l’Unione
femminile riprende la sua attività con una riunione di preparazione per il congresso femminile di fine ottobre (PFEVM e
FDEI). Darà particolare attenzione alla richiesta del comitato
mondiale della « Giornata mondiale di preghiera delle donne »
di formare un comitato italiano
ecumenico a tale scopo. Inoltre
sarà programmata l’attività dell’anno ecclesiastico. Sarà ospite
Wanda Rutigliano, membro del
comitato nazionale FFEVM, presente in valle.
• La comunità è vicina con
simpatia alle famiglie di Adriano Charbonnier e Olga Grill che
ci hanno lasciato.
Culto ai Jalla
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Il ciclo dei culti estivi alla Cappella dei Jalla si chiuderà domenica prossima 4 ottobre con il
culto di Santa Cena alle ore 17.
• Il culto di inizio attività avrà luogo domenica 4 ottobre
alle ore 10 nel tempio dei BelIcnatti. Un invito particolare è
rivolto ai bambini e ragazzi che
frequenteranno la scuola domenicale ed i corsi di catechismo
e precatechismo, insieme ai loro genitori.
La scuola domenicale, nelle
sue due sedi del presbiterio e
dei Peyrot inizierà sabato 10 ottobre alle ore 14,30. Il precatechismo avrà inizio giovedì 15 ottobre alle ore 14,30 al presbiterio.
Culto dei giovani
BOBBIO PELLICE — Domenica 4 ottobre avrà luogo il culto,
alle ore 10, condotto dai giovani
e con distribuzione di materiale
per i ragazzi della scuola domenicale e del catechismo; i genitori sono vivamente invitati ad
intervenire.
Lutto
POMARE’TTO — E’ deceduto
all’età di 77 anni il nostro fratello Germano Costantino; i funerali si sono svolti lunedì 14
settembre. La comunità esprime
la sua cristiana simpatia alla famiglia.
La ’’ripresa”
FACOLTA’
PRALI — Domenica 4 ottobre,
alle ore 10,30, culto di inizio attività; la prima riunione deUe
monitrici sarà giovedì 8 ottobre,
alle ore 20,30, presso il presbiterio.
La scuola domenicale inizia
venerdì 16 ottobre; i catechismi
il 17 ottobre.
• Auguri a Vera Rostan e Piero Pascal, che si sono sposati
sabato 26 settembre.
Grazie!
VILLAR PELLICE — Grazie a
Gustavo Bcuchard e Mario Bertinat (Uruguay) ed al predicatore locale Umberto Rovara per
il messaggio che ci hanno rivolto nei culti che hanno presieduto.
• Ci hanno lasciato le sorelle
Giuseppina Belloni ved. Gay di
anni 81 e Maddalena Gönnet ved.
Michelin Salomon mancata all’età di 88 anni. Ai familiari rinnoviamo la fraterna solidarietà
della chiesa e nostra.
Nuovo anno
accademico
Sabato 10 ottobre si apre Tanno accademico 1992-’93 della Facoltà valdese di teologia. La prolusione sarà tenuta nell’Aula magna della Facoltà, alle ore 17,30.
Il prof. Massimo Bubboli, delTuniversità di Firenze, parlerà
sul tema: Colonizzpione e conversione degli indiani in Nord
America.
Il culto di apertura dell anno
accademico si terrà invece domenica 18 ottobre presso la
Chiesa battista di Isola del Liri
(FR), alle ore 10,30, e sarà tenuto dal prof. Bruno Cor sani.
Giovedì 8 ottobre
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Alle ore 21, presso il Centro d’incontro, inizia l'attività del gruppo con la presentazione
del libro di Giobbe, la cui lettura si
concluderà a dicembre.
5
2 ottobre 1992
assemblea chiese battiste
UNA VALUTAZIONE
per il
prossimo biennio
Una strana Assemblea,
un’Assemblea « doublé face »,
nervosa, a tratti veemente e
velleitaria, a tratti quasi distratta, sorpresa o appagata
di aver messo a nudo l’anima
del battismo italiano, sospeso
tra la nostalgia del passato e
le concrete responsabilità che
lo attendono. Due i momenti
particolarmente caldi che hanno trascinato i delegati in una
lunga discussione con schieramenti contrapposti, ancorché
fluidi e non ben definiti, sulla
questione dell’otto per mille e
sulla valutazione dell’operato
del Comitato esecutivo.
Chi sperava nella maturità
dell’Assemblea per risolvere
la questione dei finanziamenti
dello Stato augurandosi una
discussione franca e chiarificatrice ed un voto risolutivo è
rimasto profondamente deluso. Secondo il collaudato costume nazionale si è ricorsi all’istituto del « rimando »: le
chiese ci pensino ancora, una
prossima Assemblea terrà conto e valuterà.
La relazione del Comitato
uscente non ha riscosso l’approvazione della maggior parte dei delegati. Probabilmente
l’Assemblea ha fatto da cassa
di risonanza per una serie di
insoddisfazioni locali o personali di cui l’esecutivo e la
stessa presidenza — e questo
è forse il limite della gestione
di questo biennio — non hanno saputo tener sufficientemente conto, man mano che
affioravano.
Inoltre è mancato un po’ il
momento della sintesi, il momento progettuale e propositivo. L’unica grossa spinta in
questo senso — e su ciò occorrerà lavorare con tenacia
nell’Unione, ad ogni livello —
è stato un documento, votato
quasi all’unanimità, che ha individuato alcune priorità su
cui concentrare l’azione delle
chiese e dei responsabili dell’UCEBI nel prossimo biennio:
— il Piano di cooperazione,
che deve coinvolgere ogni
famiglia ed ogni comunità,
prima sul piano morale e
spirituale e quindi nell’impegno finanziario;
— la ridefinizione delle sedi
pastorali, secondo le effettive esigenze delle chiese,
per una razionalizzazione
della presenza battista in
Italia;
— il potenziamento dei dipartimenti di teologia e di
evangelizzazione;
— l’intensificazione della collaborazione con valdesi e
metodisti;
— un maggior impegno sui
temi della pace, della giustizia e della salvaguardia
del creato.
Le tensioni emerse durante
i cinque tiratissimi giorni dei
lavori hanno evidentemente
delle radici nel recente passato.
I sei anni della presidenza
Spanu hanno avviato un significativo processo di rinnovamento dell’UCEBI, non ancora concluso. La Confessione di
fede, l’avvio del Piano di cooperazione fra le chiese, i nuovi ordinamenti che hanno ridisegnato l’Unione, « in capite
et in membris », l’accelerazione nei rapporti con i partner
valdesi e metodisti sono gli
aspetti più evidenti di questo
processo non ancora assimilati da molte chiese locali. Diverse comunità — abituate a
privilegiare il loro « particulare » — hanno probabilmente
visto in alcuni elementi di questa « modernizzazione » una
minaccia per il congregazionalismo e per le autonomie locali. Ma tutto sommato — e
ciò è senz’altro un fatto positivo — le critiche e i rilievi
giunti da più parti al Comitato esecutivo concernono più il
metodo che non il merito della sua azione.
Un esempio può forse servire a chiarimento. Negli ultimi anni l’Unione ha messo
mano all’opera faticosa e indispensabile di revisione, armonizzazione e spesso di costruzione ex novo dei suoi
ordinamenti. E’ stato un grosso lavoro, altamente meritevole, ormai quasi ultimato. Ma
a molti è parso che dal complesso della normativa esca
una visione dell’UCEBI troppo centralizzata e poco rispettosa delle peculiarità e, delle
esperienze locali, una tendenza ad appiattire ed omologare, senza tenere conto delle diverse situazioni create dalla
storia. Sono difetti che vanno
opportunamente corretti senza cedere a demagogismi deleteri. E soprattutto occorre tener presente che le norme
vanno rispettate, ma sono fatte per le persone e non viceversa.
Un’altra esigenza fortemente sentita dall’Assemblea è che
le chiese siano informate tempestivamente e coinvolte in
ciò che avviene nell’UCEBI:
si vuole condividere il bene e
il male, progettare e costruire
insieme. Quando l’Assemblea
ha avuto la sensazione che le
chiese e gli stessi delegati fossero stati tenuti all’oscuro su
determinati avvenimenti, ha
reagito in modo negativo. L’esecutivo — parzialmente rinnovato — avrà certamente
modo di tener conto di quanto emerso dal dibattito assembleare. Un compito non facile lo attende: oltre alle priorità da portare avanti secondo le indicazioni dell’Assemblea e all’informazione più
puntuale e coinvolgente, vi sono altri problemi che non possono essere elusi. C’è la cronica
mancanza di pastori, che lascia scoperte molte chiese:
parecchi studenti si stanno
preparando al Seminario battista di RUschlikon e alla Facoltà valdese di Roma, ma occorrerà attendere ancora qualche anno prima che possano
essere immessi nel lavoro pastorale. Manca il personale negli uffici dell’Unione, occorre
definire i settori che richiedono una presenza « diaconale »
e raccogliere le vocazioni adeguate. E ancora l’assistenza
agli evangelici del terzo mondo che si affacciano alle porte
delle nostre chiese, le comunità che desiderano entrare in
comunione con l’UCEBI, la
missione interna di evangelizzazione.
Sono segni importanti che
testimoniano che l’Unione è
sì in crisi, ma in crisi di crescita, sono i problemi che i
battisti italiani dovranno affrontare in questi otto anni
che ci separano dal duemila.
Tutto ciò richiede compattezza e impegno ad ogni livello.
La critica ed anche il dissenso sono positivi se sanno trasformarsi nella volontà di fare meglio e nello sforzo di superare insieme le difficoltà.
Emmanuele Paschetto
L’.Assemblea è il luogo in cui le comunità che fanno capo all’Unione delle chiese evangeliche battiste
in Italia assumono le decisioni fondamentali per il prosieguo dell’attività comune.
LA DISCUSSIONE SUI RAPPORTI CON LO STATO
8 per mille: la parola
torna alle chiese locali
Al Comitato esecutivo è stato richiesto di attuare un ulteriore approfondimento della materia - La prossima assemblea dovrà decidere
Sì all’otto per mille. No all’otto per mille. Riparliamone.
Questa, in estrema sintesi, la
decisione presa dai delegati delle chiese battiste italiane durante l’Assemblea generale di S. Severa. Dopo un giorno intero di
acceso dibattito, talvolta con toni aspri talaltra con tentativi
non riusciti di mediazione l’Assemblea, organo deliberativo
massimo dell’UCEBI, ha rinviato
il problema alle chiese sollecitando il Comitato esecutivo a
svolgere in tempi brevi questo
supplemento di informazione e
di approfondimento in modo da
giungere al più presto ad una
decisione « più meditata e più
rappresentativa dell’effettivo orientam.ento delle comunità battiste ».
Di fatto, la stessa Assemblea
aveva, nell’ordine, bocciato una
mozione favorevole al no; una
mozione che chiedeva una consultazione di tipo referendario
(peraltro non prevista dal regolamento); una mozione favorevole all’accoglimento del gettito
IRPEF pensata per i fini statutari deirUnione battista, poi emendata con il perseguimento
« dei fini del Patto costitutivo
deiruCEBI, sociali, educativi e
umanitari in Italia e all’estero »;
una mozione favorevole alla defiscalizzazione a stretta maggioranza; in ultimo, a corto di possibilità ulteriori e forse per stanchezza, a larghissima maggioranza, aveva deciso il rinvio alle
chiese in vista di una futura ma
prossima Assemblea, forse anche
straordinaria.
La richiesta governativa di nominare un rappresentante dell’UCEBI per procedere alla stipula delle Intese, un incontro,
poi rinviato, sollecitato dal mi
nistero, fanno intendere come
probabilmente i tempi dell’accordo tra stato e Unione battista siano prossimi. Si tratta,
quindi, di esprimersi presto al
riguardo e possibilmente senza
rotture e pentimenti successivi.
Ciò non appare affatto semplice. Le motivazioni a supporto
di entrambe le posizioni non
mancano di spessore e l’arco
delle posizioni è, certamente, articolato. Il dibattito, poi, ha senz’altro fatto cambiare idea a più
di un delegato.
Il « fronte » del no all’otto per
mille ha duramente contestato
uno stato che si disimpegna, che
delega le chiese per i servizi che
non intende più garantire, che
offre denaro alle religioni in
cambio di un silenzio complice
sulle sue deficienze.
I battisti italiani non possono
accogliere questa offerta.
Molti interventi hanno ribadito il principio, caro all’ecclesiologia battista, della separazione
tra stato e chiesa affermando
l’iniquità della legge 222/85 in
quanto legge di copertura delle
elargizioni concesse in modo
sfacciato alla Chiesa cattolica.
La rinuncia a quel denaro è
anche espressione di libertà, di
autonomia, di non ingerenza dello stato nelle opere che la Chiesa battista è in grado di fare.
E queste opere dovrebbero andare nella direzione del volontariato, della diaconia leggera, della riconsacrazione personale e
comunitaria verso l’opera che il
Signore ci chiama a compiere.
Le nostre comunità dovrebbero
riscoprire il senso della decima
e delle primizie e l’otto per mille può essere una concreta tentazione al disimpegno dei membri di chiesa.
La decisione assunta
Otto per mille
L'Assemblea dell'llCEBI, udito il
dibattito suH'8 per mille e sulla
defiscalizzazione, preso atto deila
votazione effettuata, dai la quale emerge l’impossibilità di concludere, al momento attuale, la questione nell’agenda delle trattative sul
l’intesa, dà mandato al Comitato
esecutivo di rinviarla alle comunità per un approfondimento, affinché non oltre la prossima Assemblea ordinaria (o, se necessaria,
straordinaria) si addivenga ad una
decisione più meditata e più rappresentativa deli’effettivo orientamento deile comunità battiste.
La scelta del no, per qualcuno, può essere una scelta profetica.
Chi gestirebbe concretamente
poi tutta la pratica? Quale ufficio, quale personale?
Nell’altro versante le posizioni non sono univoche. C’è chi
userebbe quel denaro solo per
scopi sociali e umanitari, con
una gestione trasparente, un bilancio separato da quello dell’Unione battista (fondazione o
agenzia con valdesi e metodisti?
con altri evangelici ancora?),
per un uso, quindi, che tentasse
di affrontare concretamente problemi di solidarietà e sofferenza; chi invece, con chiarezza, lo
gestirebbe per i fini statutari
dell’Unione risolvendo, almeno
in parte, le difficoltà delle comunità battiste italiane e sostenendo le piccole ma significative opere presenti sul territorio nazionale.
A suffragare queste due posizioni l’affermazione che la separazione dallo stato significa, in
ultima analisi, non ingerenza di
questo nelle scelte di coscienza
e di fede; il richiamo alla storicizzazione dei principi che andrebbero ricondotti al senso di
responsabilità; la necessità dì
una risposta all’emergenza e all’evolvere della condizione di subalternità, povertà e emarginazione di sempre più ampi strati
sociali.
Il Terzo Mondo, poi. Se per
alcuni l’otto per mille potrebbe
essere un segno politico e simbolico di restituzione, anche parziale, delle risorse che questo
modello di sviluppo, di cui noi
facciamo parte, ha sottratto a
quelle genti, c’è chi considera
questa destinazione ininfluente
al cambiamento della situazione
drammatica di quei popoli e
un’ancora di salvezza per le nostre coscienze.
La matassa, come si vede, è
ben ingarbugliata. La parola torna ora alle chiese locali.
E al CE l’arduo ma necessario mandato di attivare tempi
e modi per un dibattito capillare, approfondito e rappresentativo delle realtà locali, che in
ogni caso faccia crescere la nostra consapevolezza.
La prossima Assemblea avrà
motivo di ulteriore riflessione e
confronto. Ma una decisione la
dovrà pur prendere, allora.
Stefano Meloni
6
assemblea chiese battiste
2 ottobre 1992
IL SERMONE DEL CULTO DI APERTURA
Logorare una soglia
Il testo che qui riproduciamo è una trascrizione a cura deila nostra redazione del sermone pronunciato dal past. Saverio Guarna
all’inizio dei lavori dell’Assemblea battista
(Santa Severa, 15-20 settembre). Sono state
traiasciate alcune parti discorsive con riferimenti specifici a fatti della vita delle chiese
battiste.
La predicazione sì inseriva nel tema liturgico della giornata: « Logorare una soglia:
l’andirivieni del discepolo » e si agganciava
all’articolo 7 della confessione dì fede dell’UCEBI, che recita: «Quanti ascoltano e accolgono la parola di Cristo sono chiamati a
seguire il Signore come discepoli. Questo itinerario comporta i’assunzione, per amore, di
gravi responsabilità storiche, mai esenti da
contraddizioni e pericoli di compromessi, ma
sempre animati dalla speranza del regno di
D io ».
Due sono le storie contenute nel capitolo
21 deH’Evangelo secondo Giovanni: la
prima è l’apparizione del risorto sulla riva del mar di
Tiberiade e la seconda la vocazione di Pietro. Le esamineremo tutt'e due brevemente, cercando di capire quale
sia il nesso che le unisce.
Si tratta, osserviamo ancora, di due storie scritte alla
fine dell’Evangelo; anzi, potremmo dire, oltre l’Evangelo, nel senso che la storia di
Gesù, che è poi quella che ci
interessa, è già stata scritta
tutta. I capitoli precedenti ci
hanno raccontato tutto ciò
che è essenziale per la nostra
fede: l’arresto di Gesù nel
Getsemani, il triplice rinnegamento di Gesù da parte di
Pietro (« prima che il gallo
canti... »), la flagellazione, la
consegna e il processo di Gesù davanti a Pilato, la crocifissione, il seppellimento, la
resurrezione ed anche le apparizioni del risorto.
I discepoli sul
mar di Tiberiade
Eppure, stranamente, per
questi sette discepoli che sono ora sul mar di Tiberiade
pare che nulla di ciò che abbiamo detto sia successo. Anzi, sebbene nel capitolo precedente si dica che Pietro,
Toma e il « discepolo che Gesù amava » abbiano incontrato il risorto, da quanto ci
viene ora detto nel cap. 21
sembra che neppure loro
fossero consapevoli della resurrezione. E’ una situazione
che, a livello esegetico, fa nascere molte domande, alle
quali tuttavia non siamo in
grado di dare risposte. Forse, con il capitolo 21, l’evangelista vuole dirci che i discepoli, pur avendo incontrato Gesù risorto, in realtà
non avevano ancora capito la
sua resurrezione.
La composizione di questo
gruppo di sette « discepoli » (chiamiamoli provvisoriamente cosi) è un po’ strana. Quattro di loro sono
« apostoli »: Simon Pietro,
Toma (o Tommaso) detto Didimo, e i due figli di Zebedeo, cioè Giacomo e Giovanni. Uno, Natanaele, è una figura misteriosa: compare all’inizio dell’Evangelo secondo Giovanni e poi qui alla
fine. Due volte soltanto; e
non sembra abbia fatto parte del gruppo dei « dodici ».
Due altri discepoli, in questo
questi pescatori-discepoli siano in realtà proprio pescatori di pesci, pescatori e basta.
E se una volta sono stati
« pescatori di uomini », o
chiamati ad essere tali, ora
non lo sono più. E’ come se
fossero andati in pensione, o
se fossero tornati al mestiere primitivo, a ciò che facevano prima di incontrare Gesù. Sono tornati alle loro
barche, nella Galilea di sempre, sulla riva dello stesso lago, a faticare giorno dopo
giorno e notte dopo notte, ad
affrontare la tribolazione della vita quotidiana. Sono tornati a fare quello che hanno
(llllilllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllimilllllllllllllllllllll
« ...Simon Pietro, Toma detto Didimo,
Natanaele di Cana di Galilea, i figlioli di Zebedeo e due altri
dei suoi discepoli erano insieme. Simon Pietro disse loro:
Io vado a pescare. Essi gli dissero: Anche noi veniamo con te.
Uscirono, e montarono nella barca;
e quella notte non presero nulla. (...). Gesù disse loro:
Figlioli, avete voi del pesce? Essi gli risposero: No.
Ed egli disse loro: Gettate la rete dal lato destro della barca,
e ne troverete... ».
« ...Gesù disse loro: Venite a far colazione.
E nessuno dei discepoli ardiva domandargli: Chi sei?
sapendo che era il Signore.
Gesù venne, prese il pane e lo diede loro;
e il pesce similmente... ».
« ...Or quand’ebbero fatto colazione, Gesù disse a Simon Pietro:
Simon di Giovanni, m’ami tu più di questi?... ».
(Gv. 21: 2-6, 12-14, 15)
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiii
racconto, non hanno nome e
perciò non sono identificabili.
Sono sul lago e pescano. Noi
ci domandiamo dove siano
andati a finire tutti gli altri,
e perché la scena sia ambientata non in Gerusalemme,
bensì in Galilea. Ma anche a
queste domande non siamo
in grado di dare alcuna risposta; possiamo solo formulare ipotesi.
E tra le varie ipotesi possiamo anche pensare che
Il pastore Saverio Guarna predica al culto che ha aperto i lavori
dell’Assemblea delle chiese battiste.
Il canto comune nel corso del culto di apertura.
sempre fatto: pescare sulla
solita barca, sul solito lago,
nella solita Galilea della
emarginazione e dell’incredulità.
Un’esperienza
ormai conclusa?
Dov’è finita l’utopia del regno di Dio? e il Getsemani e
la croce del Golgota? Il loro
rapporto con Gesù sembra
una cosa conclusa. E' stata
un’esperienza esaltante, ma
una parentesi; un momento
unico ed irripetibile, ma ormai finito; avrà lasciato in
loro un sentimento di nostalgia, certamente molti ricordi, ma ormai la normalità
dell’esistenza riprende il sopravvento.
In questa situazione, quan.
do l’alba si annuncia all’orizzonte, Gesù si presenta loro.
Ma non lo riconoscono. Anche i discepoli di Emmaus
non l’avevano riconosciuto.
E questo sconosciuto suggerisce loro, che avevano faticato invano tutta la notte, di
gettare le reti dall’altro lato
della barca. Avevano prova
to già tutto. « Proviamo anche questo... » avranno pensato. Buttano le reti dall’altra parte e prendono 153
grossi pesci: non uno di più,
non uno di meno. Che cosa
sono questi 153 pesci? Secondo gli zoologi del tempo,
153 erano tutte le specie di
pesci esistenti nel mare. Dunque 153 vuol dire la totalità
dei pesci. Come nella parabola di Matteo (cfr. Mt. 13:
47) il regno di Dio è paragonato a una rete che prende
ogni sorta di pesci, così questa pesca dischiude davanti
ai discepoli le promesse della ricchezza e delTabbondanza del regno.
La soglia
oltrepassata
Nel corso della sequela di
Gesù, i discepoli avevano come oltrepassato la soglia del
regno. Con lui avevano combattuto battaglie e vissuto
tragedie: i demoni erano stati sconfitti, i lebbrosi guariti, i morti risuscitati. L’utopia del regno era diventata
una realtà. Riprendendo a
pescare sul solito lago, essi
erano come tornati indietro,
oltrepassato la soglia in senso inverso.
La pesca « miracolosa »
riapre davanti a loro le prospettive del regno; essi sono
chiamati a oltrepassare di
nuovo quella soglia.
E veniamo a noi: da quale
parte della soglia stiamo noi,
e le nostre chiese e l’Unione
delle chiese battiste? Stiamo
dentro o stiamo fuori? E
se abbiamo attraversato questa soglia, in quale direzione l’abbiamo attraversata?
L’abbiamo attraversata nel
senso del servizio al Signore
e al suo regno, o siamo tornati indietro? Siamo andati
avanti e indietro, perché la
vita del credente e la vita
delle nostre chiese non è lineare, ma discontinua; e in
questo nostro andare avanti
c indietro la soglia si è consumata.
E’ giusto dunque valutare
il senso della nostra esistenza e della nostra fatica, l’imnegno delle nostre chiese e
il nostro sforzo di dire una
parola nel nome di Cristo;
valutare le nostre istituzioni,
il comitato esecutivo, l’ufficio centrale; le risposte date
ai problemi che via via ci si
presentano. Ma dare una valutazione secondo il regno.
Chiedersi cioè se tutto ciò
che facciamo, e abbiamo fatto, ha in vista il regno oppure noi stessi; esprime insomma un amore per Gesù, oppure un amore per qualche
altra cosa. Amiamo, o non
amiamo Gesù?
Questa domanda ci porta a
considerare la seconda storia
contenuta in questo capitolo
21 dell’Evangelo secondo
Giovanni: la vocazione di
Pietro.
Se siamo concordi nel dire che l’essenza del cristianesimo è una persona, la
persona di Gesù, allora la
nostra fede non può essere definita in altro modo che
come un rapporto personale
con Gesù. Non, sottolineo,
un rapporto impersonale,
perché i rapporti impersonali non esistono; ma un rapporto di amore e di fiducia.
Notiamo che Gesù fa a Pietro tre domande suH’amore:
« Mi ami tu? » gli chiede; e
per tre volte riceve la medesima risposta: « Signore, tu
sai che io t’amo ». Allora, per
tre volte, Gesù affida a Pietro un incarico, che è soprattutto una vocazione: « Pasci
le mie pecore ».
Perché queste tre domande, queste tre risposte e queste tre vocazioni? Ed ancora, perché fare questo pubblicamente? Non avrebbe potuto Gesù prendere a parte
Pietro e sussurrargli nell’orecchio la domanda che
gli stava a cuore; « Mi ami
tu? ».
Gesù vuole da Pietro una
dichiarazione pubblica, perché pubblico era stato il
rinnegamento di Pietro, tre
volte, prima che il gallo cantasse. Dal giorno del tradimento, questa è la prima volta che Gesù e Pietro s’incontrano. Perciò è come se Gesù
dicesse a Pietro: « Tu, Pietro, mi hai Dcr tre volte rinnegato pubblicamente, e ti
sei vergognato di me; io ora
aspetto da te che per tre volte pubblicamente, davanti a
tutti, non ti vergogni più di
me e non mi rinneghi più ».
E poiché Pietro per tre volte riconosce pubblicamente
Gesù, questi per tre volte lo
chiama al discepolato.
Saverio Guama
7
2 ottobre 1992
assemblea chiese battiste
L’UNIONE BATTISTA ACCOGLIE CINQUE NUOVE CHIESE
La nuova geografia delle
chiese battiste in Italia
Diverse per la storia e la composizione, queste comunità partecipano di un’unica fede - La salvaguardia delle caratteristiche precipue
Cinque nuove chiese fanno
parte deH’UCEBI e la loro domanda, corredata dell’opportuna documentazione e passata al
vaglio del Comitato esecutivo, è
stata approvata dall’assemblea.
Tre chiese hanno chiesto di
essere associate all’Unione, secondo la prassi normale prevista dal Patto costitutivo dell’Unione stessa.
La comunità cinese
La prima è la Christian Chinese Fellowship di Milano. Il primo nucleo di questa comunità
risale all’inizio degli anni Ottanta, quando una decina di studenti cinesi cominciò a riunirsi
presso la famiglia Tai, che frequentava la Chiesa battista di
Milano. Col passare degli amii,
aumentando il numero degli interessati, il gruppo prese a riunirsi presso la Chiesa battista
di via Finamente da Vimercate,
sotto la cura del sig. Tai Wai
En.
La chiesa conta attualmente
26 membri battezzati, 10 bambini che frequentano regolarmente la scuola domenicale in via
Pinamonte, e una trentina di
simpatizzanti. Le riunioni avvengono il sabato pomeriggio a Cernusco sul Naviglio e la domenica pomeriggio a Milano, dove
molti prendono parte anche al
culto in italiano del mattino. C’è
un’Assemblea trimestrale, un
Consiglio di chiesa composto da
5 persone. Nonostante il notevole « turnover », dovuto al rientro in patria di diverse persone
dopo xm certo numero di anni,
il numero dei partecipanti alla
vita della comunità è in aumento.
La chiesa partecipa già al piano di coopcrazione dell’UCEBI
e da alcune settimane dispone
di un pastore di madrelingua
procurato dall’Unione.
La chiesa di Carbonia
La seconda è la Chiesa battista di Carbonia. Da diversi decenni diaspora della Chiesa battista di Cagliari, raccoglie anche
famiglie di Cortoghiana e Iglesias. Essa ha deciso di costituirsi in chiesa autonoma e conta
23 membri, 5 catecumeni e 18
simpatizzanti più alcuni bambini e familiari.
Ha il culto domenicale, la
scuola domenicale con 5 bambini e due monitrici, l’Unione femminile, lo studio biblico e una
scuola di canto. E’ curata dal
pastore Mollica della chiesa di
Cagliari e da una predicatrice
locale. L’Assemblea si riunisce
annualmente ed il Consiglio di
chiesa è costituito da 4 persone
più il pastore.
Dal 1” gennaio del 1992 la comunità è finanziariamente autonoma rispetto alla chiesa di Cagliari e sostiene le spese locali
e quelle per i viaggi del pastore. Dal 1” gennaio del 1993 intende partecipare al piano di
cooperazione dell’Unione.
Napoli Fuorigrotta
La terza è la Chiesa battista
di Napoli Fuorigrotta. Essa si è
costituita in chiesa autonoma
staccandosi dalla chiesa di Napoli Bagnoli ed ha eletto un suo
pastore locale, Osvaldo Russo.
Ha un culto domenicale, la
scuola domenicale con circa 15
bambini, il gruppo femminile, lo
studio biblico, la riunione di preghiera ed il gruppo giovanile.
Conta 64 membri, un buon numero di simpatizzanti e familiari di membri di chiesa, per
una popolazione di circa 120 persone.
Oltre al pastore ha diaconi ed
anziani, che si occupano con lui
della cura d’anime, delle visite
negli ospedali e nelle case e delle attività della chiesa. L’Assemblea si raduna annualmente e la
chiesa si è data un regolamento interno. Partecipa già al piano di cooperazione dell’UCEBI.
Una particolare convenzione
Due altre comunità, già appartenenti alTEuropean Baptist
Convention, hanno chiesto di
unirsi alle chiese battiste italiane, con cui condividono scopi e
missione oltreché i principi della confessione di fede, mediante
una particolare convenzione che
permetta loro di salvaguardare
le esigenze e le caratteristiche
precipue in un patto di comunione con ruCEBI.
La prima chiesa è la Rome
Baptist Church, di lingua inglese, fondata a Roma nel 1962. Essa riunisce credenti e simpatizzanti di diverse nazionalità ed
ha il culto la domenica mattina
alle ore 10, al quale seguono cinque classi per adulti fino alle
12,45. Al suo interno si sono organizzati con culti particolari un
gruppo cinese ed un gruppo filippino.
La chiesa raccoglie protestanti di diverse denominazioni: i
battisti non raggiungono il 20%.
E’ però sempre stata guidata da
pastori battisti americani. Circa
un terzo dei partecipanti agli in
contri è cattolico o di altra religione (vi sono musulmani, buddisti, induisti). Si tratta di un
giro di circa 180 persone, con
un nucleo fisso ed un ricambio
continuo della maggior parte
delle persone, spesso residenti a
Roma per brevi periodi.
La chiesa ha un comitato di
cinque membri che si occupa
delle finanze, mentre altri ministeri sono esercitati volontariamente.
Negli ultimi sette anni 119 persone hanno chiesto il battesimo.
Quando qualcuno lascia la comunità per trasferirsi viene indirizzato verso una chiesa evangelica nella quale possa inserirsi.
La chiesa di Aviano
La seconda chiesa è la Aviano
Baptist Church, fondata nel 1974
presso la base militare di Aviano, vicino a Pordenone. E’ ima
chiesa di lingua inglese e fa parte della Convenzione battista europea. Ha 70 membri (alcuni sono italiani), una popolazione di
circa 130 persone e un pastore
americano.
Vi sono due culti domenicali
alle 11 e alle 18 e la scuola domenicale alle 9,45.
Essa ha uno statuto particolare che riporta fra l’altro le basi della fede ed un regolamento.
Ultimamente ha intensificato i
legami con la Chiesa battista di
Pordenone.
Emmanuele Paschetto
LA « ROME BAPTIST CHURCH »
Una chiesa
multietnica
I membri della comunità provengono da più di
100 nazioni - Un incontro di culture e di fedi
Accogliendo la « Comunità di
lingua inglese » di Roma, piazza
san Lorenzo in Lucina n“ 35,
rUCEBI ha aperto una grande
finestra sul mondo. Come descrivere questa comunità anomala?
II responsabile, il past. Kenneth
Lawson, dà alcune cifre. Sono
circa 220 le persone segnate nelrindirizzario e di queste 160-170
frequentano il culto domenicale.
I battezzati sono solo una ventina. Compongono la comunità
persone provenienti da almeno
100 nazioni diverse, in pratica
da tutte le parti del mondo. Alcuni sono funzionari delle ambasciate, altri lavorano negli uffici della FAO; molti sono migranti dal terzo mondo. Così nella
comunità s’incontrano americani
del nord e del sud, indiani, giapponesi, cinesi di Taiwan e della
Repubblica popolare, filippini,
europei dell’est e dell’ovest, del
nord e del sud, neri di tutte le
parti dell’Africa.
Solo il 20% dei membri della
comunità è battista; un 30% è
formato da cattolici; il restante
50% è fatto di pentecostali, metodisti, anglicani, presbiteriani,
luterani ecc. ed anche da musulmani, buddisti, induisti ed altri
appartenenti alle cosiddette fedi
viventi. Ovviamente non mancano a Roma i luoghi di culto per
queste religioni e denominazioni
diverse ma, pur avendo il past.
Lawson dato loro i diversi indi
rizzi, essi tendono a rimanere
perché « si sentono accettati e rispettati ognuno per quello che
è ».
Faceva parte di questa comunità anche Jerry Masslo, ucciso
poi a Villa Literno. Lawson lo
conosceva bene, ma al funerale
gli concessero di parlare solo per
pochi minuti.
Piazza in Lucina è quindi non
solo il punto d’incontro di culture e fedi diverse, ma anche il
luogo nel quale si riflettono le
contraddizioni, le diseguaglianze,
le ingiustizie del nostro tempo e
il travaglio dell’umanità intera;
dunque una finestra sul mondo.
Ma anche una chiesa.
L’assemblea ha avuto un attimo di esitazione quando si è
trattato di accogliere nell’Unione
delle chiese battiste anche questa comunità anomala. Ma accogliendola ha compiuto una scelta di grande importanza: che
altro è la chiesa, se non questo
insieme di popoli, razze, lingue,
culture, colori diversi, formata
di persone che hanno capito e
confessato la loro fede, ma anche di persone (e sono la maggioranza) affascinate dalla persona del Cristo e ancora in ricerca? « Io credo », diceva quel
tale a Gesù, aggiungendo subito
dopo « sovvieni alla mia incredulità » (Marco 9: 24).
Luciano Deodato
Un gruppo della Christian Chinese Feuowsnip di Milano, ora chiesa
associata all'Unione battista.
LA NUOVA CHIESA DI CARBONIA
Ci vorrebbe
un pastore...
Una storia di oltre cent’anni e un nucleo costituito da famiglie giovani - Le prospettive
La Chiesa di Carbonia — 80 km
circa ad ovest di Cagliari — è
una delle tre nuove chiese accolte nell’UCEBI a pieno titolo. Abbiamo cercato informazioni dirette da Samuele Meloni (68 anni),
anziano e cassiere della comunità, nato da genitori evangelici.
— Come si è formata la comunità di Carbonia?
— In realtà la costituzione in
chiesa non è che la conclusione
di una lunga storia di oltre cent’anni. Già alla fine del secolo
scorso, per opera dell’evangelista
Pintus, si era formata una comunità ad Iglesias, una quindicina
di chilometri più a nord, che
comprendeva famiglie sparse in
una vasta zona circostante. Poi la
comunità si era assottigliata notevolmente. Qualche decennio più
tardi, per la presenza di famiglie
evangeliche legate al lavoro delle
miniere di Carbonia, il centro della testimonianza si era spostato
in quella località. Il successivo ridimensionamento delTattività di
estrazione del carbone causava
di nuovo la riduzione della presenzia evangelica nella zona.
— Questa è dunque la terza
fase della vita della vostra chiesa?
— Si, e speriamo che sia più
solida delle precedenti. La comunità è cresciuta lentamente, ma
con continuità, e intorno all’asse
Carbonia-Iglesias, che sono i due
centri più importanti di questa
parte della Sardegna, vi è una
nostra presenza a Cortoghiana,
Portoscuso, S. Antioco e altri
paesi. Un fatto importante è che
il nucleo centrale è formato da
famiglie giovani. Siamo diventati
anche un punto di riferimento
per famiglie evangeliche straniere presenti sul territorio.
— Come portate avanti la vostra testimonianza?
— Il culto domenicale — al pomeriggio — è certamente il momento centrale della vita della
comunità. Generalmente è tenuto dal pastore Mollica, che viene
da Cagliari; ci ha seguito finora
e continua a farlo. La predioatrice, Pierina Culaia e io stesso, corne anziano della chiesa, lo coadiuviamo nel suo lavoro. Abbiamo la scuola domenicale, lo studio biblico, un coro, la riunione
delle sorelle e sta iniziando una
attività giovanile.
Recentemente TUCEBI ha acquistato im locale di culto in una
buona zona della città: può contenere comodamente sessanta
persone, e c’è anche il battistero.
Accanto abbiamo due salette per
le attività.
— E per il futuro?
— Vorremmo consolidare innanzitutto la comunità e coinvolgere maggiormente le famiglie
più lontane dalla nostra città.
Siamo l’unica presenza evangelica organizzata in questa parte
dell’isola e vediamo che ci sono
tante possibilità di predicazione
deH’Evangelo e di servizio. Certo
ci vorrebbe un pastore che abitasse sul posto e non disperiamo che ciò si possa realizzare.
Vorremmo poi anche cercare
contatti con altre chiese evangeliche verso il centro e il nord della Sardegna.
Abbiamo buone speranze per il
futuro, le cose si stanno evolvendo positivamente e soprattutto
siamo certi che il Signore non
abbandonerà questa sua opera
che ha così tanti anni di sacrifici e di speranze dietro le spalle.
E. P.
La comunità di Carbonia, già diaspora della chiesa di Cagliari, si
è ora costituita autonomamente.
8
8 assemblea chiese battiste
2 ottobre 1992
IL DIPARTIMENTO DI EVANGELIZZAZIONE
LITURGIE SPERIMENTALI
Al servizio delle chiese ll linguaggio dei gesti
Un coordinamento dell’opera e delle campagne evangelistiche che
non trascura la formazione dei singoli - L’impegno per i diritti umani
Nuove forme di comunicazione per annunciare
a tutti che la verità è per noi in Gesù Cristo
Il Dipartimento di evangelizzazione dell’UCEBI, nato dall’esigenza di migliorare e coordinare
l’opera evangelistica delle chiese
battiste, conta ormai più di quattordici anni di vita. Negli anni il
suo raggio di azione si è esteso a
comprendere più settori; uno di
essi è dedicato a fornire alle chiese seminari di istruzione musicale per il canto comunitario e
la formazione di corali ; cura
inoltre la pubblicazione di innari
che siano facilmente utilizzabili non solo per il culto ma anche
in occasione di campagne evangelistiche, campi per giovani e famiglie e ogni altro tipo di evento comunitario ove il canto possa essere accompagnato dalla sola chitarra. Due di questi innari
sono da tempo in circolazione
con molto successo e un altro,
specializzato per giovani e giovanissimi, è in fase di stampa.
Le campagne
evangelistiche
Un altro settore cura la pubblicazione di ogni tipo di materiale adatto alla diffusione in
campagne evangelistiche e alla
preparazione evangelistica dei
singoli membri di chiesa: libretti, volantini, corsi di studio biblico, ima serie di dépliant sui
battisti, la loro prassi e la loro
storia, una serie di studi battisti,
e inoltre il periodico di evangelizzazione « Il seminatore ».
Santa Severa. I lavori dell’Assemblea sono stati seguiti anche tramite un impianto TV a circuito chiuso.
Da alcuni anni è entrato a far
parte del Dipartimento di evangelizzazione anche tutto il vasto
settore di intervento delle chiese
battiste nel campo dei diritti
umani, impegnata specialmente
nella lotta contro ogni forma di
violenza, di ingiustizia e di razzismo, soprattutto in questi ultimi anni schierato attivamente
per l’abolizione dell’apartheid.
L’attività primaria del Dipartimento continua a consistere,
però, soprattutto nel promuovere e favorire l’opera di evangelizr
zazione delle chiese, fornendo loro materiale e informazione e
aiutandole nella preparazione. A
questo scopo il Dipartimento tiene, a livello locale, seminari di
animazione evangelistica, comunitaria e biblica, come anche laboratori di comunicazione per
gruppi e di formazione al discepolato cristiano e alla cura pastorale comunitaria.
DaH’Assemblea/Sinodo si è attivata ima forma di collaborazione e di informazione reciproca
con il Coordinamento interdistrattuale delle chiese valdesi e
metodiste.
Adriana Gavina
I BATTISTI IN SICILIA
Quest’anno la 32" Assemblea
dell’UCEBI ha riservato più spazio ai momenti di culto. E questo perché, come cita la relazione del Comitato esecutivo « la
ragion d’essere per cui noi oggi ci incontriamo è il fatto di
essere chiesa, di essere stati convocati dal Signore, per lasciarci
confrontare dalla sua Parola e
per rispondere della vocazione
che ci ha rivolto ». Le liturgie
che hanno guidato i nostri culti mattutini vertevano su un tema a doppio binario, quello della verità e della libertà e il versetto che le racchiudeva entrambe era quello di Giovanni 8: 32b:
« La verità vi farà liberi ». Il
compito della chiesa è quello di
riaffermare in ogni generazione
che la verità non è un’idea o
un’ideologia, né una dottrina economica o una visione del mondo, né la fede nel progresso o
la fiducia negli umani, ma che
la verità è una persona, Gesù
il Cristo.
In un clima di crescente sfiducia verso le istituzioni, di
fronte al dilagare della violenza
e della corruzione, di fronte alle nuove forme di schiavitù quali quelle dei tossicodipendenti,
degli anziani, degli extracomunitari, dobbiamo chiederci: « Come possono le nostre chiese diventare spazi di democrazia e di
libertà, comunità dell’agape? Sapremo raccogliere l’anelito degli
umili e dei deboli, degli onesti
e delle persone di buona volontà? La nostra predicazione sarà
una parola che libera e la nostra sarà una prassi di liberazione? La verità ci farà veramente liberi? » (dalla relazione
del CE).
Per sviluppare tutti questi
temi durante i culti del mattino
sono state preparate cinque li
turgie. Per alcune di queste si
è fatto uso di elementi simbolici. Le nostre chiese sono poco
abituate a trasmettere il Messaggio attraverso gesti: comunicano, con qualche eccezione (la
Santa Cena, il battesimo, l’imposizione delle mani), prevalentemente attraverso la parola, che
con i suoi segni concettuali è al
più alto grado della convenzionalità e quindi più difficile da
comprendere. Ma il linguaggio
più immediato alla nostra comprensione è quello dei gesti,
quello che conoscevamo prima
ancora di imparare a parlare.
Così durante uno dei momenti liturgici l’assemblea, per esprimere la realtà che il Signore ci unisce a sé nella nostra
diversità per essere un unico
corpo, ha usato il simbolismo di
un ñlo di lana, intrecciato a formare un disegno nelle mani di
alcune persone che avevano precedentemente rivolto al Signore
preghiere in diverse lingue e differenti dialetti. In un altro momento, per esprimere la risposta del credente alla chiamata
del Cristo, sono stati offerti simbolicamente al Signore degli oggetti: un alberello, perché egli
ci renda più attenti alla sofferenza della creazione: una catena spezzata, perché egli possa
infondere in noi il desiderio di
vita, di dignità e di libertà per
ogni essere umano; un uccello
stretto tra le mani e poi lasciato libero di volare per esprimere lo stato d’animo di fronte alle mani dei potenti che stringono, come in una morsa, il nostro mondo. Queste immagini
sono rimaste impresse nella nostra mente e difficilmente potranno essere dimenticate.
Carmine Bianchi
Impegno contro la mafia
Uno spirito nuovo in un momento che richiede a tutti di prendere
posizione - Centri di documentazione e coinvolgimento delle chiese
C'è uno spirito nuovo tra le
comunità battiste in Sicilia. Sotto la forte impressione degli attentati ai giudici Falcone e Borsellino si è compreso drammaticamente che è giunto il tempo
della « rivolta » contro la mafia.
Non il tempo delle analisi, non
il tempo del confronto ma il tempo dello schieramento.
Le chiese siciliane debbono diventare degli spazi di libertà per
tutti coloro che hanno rinunciato, o per paura o per abitudine,
al diritto di non piegarsi al ricatto mafioso.
Le chiese siciliane debbono diventare delle sentinelle che danno una voce a coloro che parlano
troppo piano o troppo poco e
che hanno finito per restare in
Risveglio e
testimonianza
L'Assemblea, udita la dichiarazione delle sorelle e del fratelli
delle comunità siciliane, che annuncia la loro intenzione di approntare il progetto « Risveglio e testimonianza evangeiica in Sicilia »,
mentre la condivide, invita il CE,
una volta che il progetto sia stato articolato e definito, ad esaminarlo con attenzione e a sostenerlo opportunamente con tutte le risorse possibili (sicurezza di cura
pastorale, apporto umano e finanziario delle comunità e dei Dipartimenti) che possono essere convogliate sul progetto come concreto segno di solidarietà nella lotta che i fratelli e le sorelle della Sicilia stanno conducendo contro
la mafia, attraverso l'annuncio di
Cristo per la pace e la giustizia.
castrati nella rete di una cultura mafiosa. O Cristo o la mafia:
e se la mafia abbonda. Cristo
deve sovrabbondare.
Con questa consapevolezza le
chiese battiste della Sicilia hanno deciso di presentare all’Assemblea generale dell'Unione
delle chiese battiste d’Italia un
progetto di cinque anni, che consenta tre interventi.
Per una cultura
della pace
n primo intervento prevede la
costituzione di centri di documentazione contro la mafia, e
per una cultura della pace, nelle
chiese locali. Centri che possano servire come luoghi di informazione e di denuncia.
Il secondo prevede l’impegno
dei Dipartimenti di teologia e di
evangelizzazione nella realizzazione del progetto.
Il terzo intervento è teso a
coinvolgere le chiese e i pastori
non siciliani per giungere, con
uno sforzo comune, al successo
deH’iniziativa.
Attualmente vi sono in Sicilia
quattro chiese battiste ed una
diaspora ed un solo pastore. Nonostante la buona volontà delle
comunità questa situazione non
è tollerabile; la soluzione, però,
non è il tradizionale piagnisteo,
ma la capacità di progettazione
e di creazione di nuove forme di
testimonianz.a di un evangelo che
è contro la cattività mafiosa.
Tutto questo provocherà senz’altro un interesse da parte delle nuove leve pastorali.
Durante l’Assemblea sono stati
distribuiti dolci tipici siciliani,
mandorle, frutta, vino. Una grossa tavolata che ha voluto essere
la metafora di una comunione
fra tutte le chiese dell’Unione
affinché tutti comprendano che
i problemi della Sicilia sono i
problemi di tutti e che tutti insieme possono affrontare e risolvere.
Raffaele Volpe
IL COLLEGIO PASTORALE BATTISTA
Per raggiornamento
teologico
Il Collegio pastorale battista
è stato costituito da alcuni anni
in continuità con l’Associazione
pastorale battista istituita nel
1966.
Il cambiamento fu dettato dalla considerazione che fosse giusto dar vita ad un organo che
rappresentasse sia i ministri
iscritti a ruolo sia i pastori e le
pastore in prova e locali sulla
Novità Claudiana
Chiese
e movimenti
evangelici
del
nostro tempo
W
GIORGIO BOUCHARD
CHIESE E
MOVIMENTI
EVANGELICI DEL
NOSTRO TEMPO
Lire 16.000
Un volume
indispensabile per la
conoscenza
dell’evangelismo
italiano
base della comune vocazione allo stesso lavoro nel campo del
Signore. Tra gli obiettivi che il
Collegio si prefigge, l’espressione
della solidarietà e della comunione fraterna nei momenti problematici della vita pastorale ha
senz’altro un posto specifico.
Il Collegio persegue questo
obiettivo senza, tuttavia, assumere l’identità di cotqrorazione
o arrogarsi funzioni di carattere
sindacale.
E’ l’organo che promuove l’aggiornamento teologico dei pastori e delle pastore. In collaborazione con il Dipartimento per
l’evangelizzazione ha recentemente realizzato due seminari
di cura pastorale — uno sul tema della crisi di coppia, l’altro
nel settore del « counseling »
con l’ausilio del dott. Maldonado
del Consiglio ecumenico delle
chiese.
Il Collegio pastorale è anche
un organo che fornisce consulenza teologica su richiesta delle chiese e degli organi dell’Unione, compreso il Comitato esecutivo al quale il Collegio può anche inoltrare delle proposte, tese
ovviamente ad una migliore realizzazione del ministero pastorale.
Sergio Tattoli
Prima dell’inizio dei lavori dell’Assemblea, martedì 15 settembre, il Collegio pastorale si è riunito ed ha rinnovato il Consiglio
eleggendo Sergio Tattoli come
presidente. Bruno Colombu e
Antonio Di Passa come consiglieri.
9
2 ottobre 1992
assemblea chiese battiste
LA DISCUSSIONE SULLA RELAZIONE DEL COMITATO ESECUTIVO
Un dibattito tormentato
Dopo la mancata approvazione la discussione ha consentito il rinnovo dell’esecutivo e l’elaborazione di un « documento programmatico »
« Doveva essere solo uno
schiaffo, è uscito un pugno che
ha tramortito il destinatario ».
Questo il commento di un delegato alla votazione con cui l’Assemblea ha negato l’approvazione alla relazione del CE (in virtù di una norma recente che
somma ai contrari i voti degli
astenuti). Eppure il CE uscente
si presentava con un bagaglio
di attività misurato da più di
500 « atti », cioè (vedi relazione
del CE e interventi del presidente uscente past. Guama) decisioni concernenti iniziative del
processo BMV, di collegamento
con nuove comunità, opere rilevanti di « edilizia ecclesiastica »,
progressi nelle complesse trattative per il passaggio delle proprietà del FMB all’Ente patrimoniale deU’UCEBI, risoluzione
di conflitti in comunità locali,
ecc.
Un disagio che
richiede spiegazioni
Non basta infatti a spiegare
questo risultato l’emergere nel
dibattito di accenni a tensioni
interne al CE, a dissensi fra amministrazione e ufficio tecnico
deU’UCEBI, a presunte esitazioni del presidente uscente nel dirigere la « squadra ». Né, d’altronde, le puntualizzazioni degli
interessati, talora puntigliose,
talaltra cariche di pathos, dissipano la sensazione di un disagio
che richiede (e riceve) dai delegati altre spiegazioni.
« Si è voluto stigmatizzare una
tendenza del CE a gestire l’Unione in modo accentratore e burocratico; meglio sarebbe restituire alle chiese tante competenze
attualmente attribuite al CE »,
dice un altro delegato, citando
a riprova di quest’accusa la stazionarietà dei fondi stanziati
per i due dipartimenti, di teologia e di evangelizzazione.
Secondo altri — e fra essi anche membri del CE uscente —
le ragioni della bocciatura risalgono non tanto a ciò che si è
fatto, quanto a ciò- che è scarseggiato: slancio profetico e prc>
positivo per dare anima e spirito al Piano di cooperazione, al
processo BMV, alla « missione
interna ».
E’ mancata — e qui l’autocritica coinvolge tutta l’UCEpi e
le comunità che la costituiscono — la capacità di stimolare o
riconoscere nuove vocazioni,
« operai » quanti ne servono per
una « messe » sempre più estesa.
Già durante il dibattito, prima
del voto, si dimette un membro
del CE, seguito presto dagli altri. Si scontrano due orientamenti: c’è chi sostiene che nessun membro uscente debba ricandidarsi (« i naufraghi non possono operare il salvataggio ») e
chi, invece, invita l’Assemblea a
« riprendersi la sua libertà », scegliendo chiunque essa reputi idoneo al compito, anche un dimissionario purché accetti di ricandidarsi.
Non bruciare una
’’leva” di quadri
« UAssemblea, che è stata così severa, sia anche misericordiosa » — si dice — (... ed avveduta,
aggiunge qualcun altro, mettendo in guardia dal pericolo di
« braciare » ogni due anni una
leva di quadri, e con essa un
lavoro non ancora compiuto).
L’impasse c’è e se ne discute
in capannelli, perfino in riunioni
di « corrente ».
La via d’uscita è propiziata da
un’iniziativa del seggio che,
motu proprio, esaurita la discussione su tutti i punti all’odg, prima dell’inizio delle votazioni
riapre la discussione per un tempo definito sull’operato del CE,
invitando a interventi brevi,
chiari e propositivi. Una raffica
d’interventi (più di 20), brevissimi (quasi spot), ripropone la bipolarità del battismo italiano
degli ultimi anni: la tensione
dialettica fra l’autonomia e la
creatività delle chiese locali e
il vincolo di regole e organismi
liberamente scelti per supportare l’evangelizzazione e cementare la solidarietà delle comunità.
Si ribadisce, da un lato, che
l’autonomia portata all’estremo
può degenerare in arbitrio (può,
ad esempio, la comunità locale
tenersi un pastore vita naturai
durante contro ogni patto convenuto?).
Dall’altro si propone che le
regole che non funzionano vengano cambiate (distinguere meglio le mansioni tecniche da
quelle amministrative, sdoppiare in due figure distinte le funzioni del presidente ecc.). Sembra, insomma, farsi più chiara
la consapevolezza che ogni
aspetto della nostra realtà cc>
munitaria (le autonomie locali,
gli ordinamenti ecc.) può diventare un feticcio se non viene
sottoposto ad una costante verifica « teologica ».
Il documento
programmatico
Ma la novità di quest’ultima
fase di discussione è nella proposta di sintetizzare in un documento programmatico le linee
essenziali sulle quali l’Assemblea
elegge e chiama ad impegnarsi
il nuovo CE. II documento, corredato da numerose firme, con
ferma la validità degli obiettivi
perseguiti finora: il Piano di
cooperazione, l’impegno BMV
con il settimanale « Riforma »,
l’acquisizione delle proprietà
FMB all’Ente patrimoniale, la
missione interna e le regole comuni rappresentate dai nuovi
ordinamenti dell’UCEBI. Ma contiene anche un significativo impegno a verificare e a modificare le regole alla luce delle istanze affiorate nel dibattito.
La proposta viene accettata e
il documento approvato a larga
maggioranza. Ma sbaglierebbe
chi pensasse che la favola si è
conclusa « a lieto fine ». Oltre
alla scelta, importante sul piano
del metodo, di collegare reiezione dei responsabili ad esplicite
linee d’impegno, l’Assemblea ha
parlato anche attraverso l’esito
delle votazioni: si è « ripresa la
sua libertà » di confermare 4
membri del CE uscente, ma ne
ha sostituiti ben 5, fra i quali
il presidente; ha eletto il nuovo
presidente dopo varie votazioni
e con una maggioranza contenuta, e in generale tutti i membri
del CÉ con suffragi poco più che
sufficienti.
Non solo i membri del nuovo
CE ma tutti i responsabili delle
opere battiste avranno di che riflettere su quest’Assemblea per
interpretarne a fondo i deliberati e gli impulsi e per tradurli in
pratica in un contesto come
quello italiano ed europeo, così
pieno di tensioni drammatiche
eppure rimasto solo sullo sfondo
delle discussioni assemblear!. Ed
avranno bisogno di sosterò:
consigli, collaborazione, critiche
e preghiera.
Maurizio Girolaml
Santa Severa: nel corso dei lavori dell’Assemblea i partecipanti
hanno potuto sfogliare un numero di prova di « Riforma ».
IL NUOVO SETTIMANALE
Deciso sostegno
a «Riforma»
Il settimanale comune BMV sarà strumento di
testimonianza - Da novembre gli abbonamenti
Un deciso appoggio a « Riforma » è venuto dall’Assemblea
battista. Il nuovo settimanale
delle chiese battiste, metodiste
e valdesi non solo va appoggiato con gli abbonamenti (60.000
lire per l’anno ’93 da versare sul
ccp 14548101 intestato a Edizioni
protestanti, via Pio V, 15 bis,
10125 Torino), ma tutta l’impresa va sostenuta con contributi
di singoli e delle chiese (offerte
sul ccp 20936100 intestato a AlP,
via Pio V, 15, 10125 Torino).
Questa in sintesi la decisione
deli’Assemblea. I delegati ed i
pastori avevano ricevuto (come
già al Sinodo valdese) una cartellina col primo numero zero
del settimanale, mentre il secondo numero zero era stato loro
INTERVISTA A DENTON LODTZ
I battisti nel mondo
Il pastore statunitense Denton
Lodtz, già docente di missiologia,
è dal 1988 il segretario generale
dell’Alleanza mondiale battista
(AMB). Lo abbiamo intervistato
a Santa Severa, nel corso dell’Assemblea deU’UCEBI a cui ha
preso parte come invitato e come predicatore.
— Trentacinque milioni, cinquanta, settanta, ottanta... Il numero dei battisti • nel mondo
sembra essere molto fluttuante.
Perché?
— Nel mondo ci sono attualmente 38 milioni di credenti
battisti battezzati. Come sapete
però i battisti includono nelle loro statistiche solo i membri battezzati e attivi, quindi contando
le famiglie, i bambini e i simpatizzanti si può tranquillamente affermare che siamo una comunità di circa ottanta milioni
di persone. I battisti sono presenti in oltre 200 paesi del mondo, e costituiscono uno dei più
grandi movimenti protestanti, in
continua crescita.
— In che cosa consiste il lavoro dell’AMB?
— L’AMB, fondata nel 1905, è
Torganismo che cerca di collegare questa realtà variopinta e mùltiforme che è la famiglia battista. Fra le aree di lavoro dell’AMB va ricordato il « Baptist
Aid », l’agenzia umanitaria battista. Attualmente stiamo raccogliendo fondi per la Somalia e
per la siccità in Africa, abbiamo
inviato tonnellate di cibo a Mosca e nei paesi dell’ex Jugoslavia, stiamo sostenendo azioni di
soccorso in Bangladesh e nelle
Filippine. Vi è poi la divisione
per l’evangelizzazione e l’educazione che ha elaborato il cosiddetto « patto » sancito al Congresso mondiale battista di
Seoul nel 1990, per cui ogni
chiesa battista si impegna ad
evangelizzare la nostra generazione, che ha elaborato il coevangelizzazione seguiamo due
linee: da un lato, cerchiamo di
facilitare la comunicazione « sudsud »; le chiese dei paesi « di
missione » devono potersi confrontare tra di loro sui temi dell’evangelizzazione, e non solo
con le società missionarie americane o europee. D’altro lato, noi
sosteniamo che tutti i paesi sono paesi « di missione », e che
americani ed europei hanno bisogno di essere evangelizzati dai
credenti degli altri continenti:
hanno bisogno di ascoltare l’annuncio deU’Evangelo da una prospettiva africana, o latinoamericana. .
L’AMB include poi una divisione per le comunicazioni, i dipartimenti dei giovani, delle donne e degli uomini, e una divisione di studi e ricerche con varie commissioni, tra cui quella
che si occupa dei rapporti ecumenici e che sta conducendo dialoghi con cattolici, luterani, informati, mennoniti e anglicani.
— Fra le recenti iniziative dell’AMB, vi è Ja costituzione di
una Commissione per la lotta al
razzismo.
— Sì, prima di venire in Italia
sono stato ad Atlanta, per parlare con Jimmy Carter, che è
il presidente onorario della Conimissione che si chiama « Battisti contro il razzismo ». Sia negli Stati Uniti che nel mondo,
Il pastore Denton Lodtz, segretario dell’Alleanza mondiale battista,
i battisti sono uno dei gruppi religiosi più eterogenei e multiculturali. Di fronte ai disordini
di Los Angeles, come alla realtà
sudafricana o ai conflitti etnici
nei paesi dell’Europa dell’Est e
del Caucaso, come battisti abbiamo qualcosa da dire e da fare.
L’iniziativa è stata accolta ovunque con entusiasmo: siarno un
popolo missionario, e proprio per
questo non possiamo non impegnarci a fondo contro il razzismo. La Commissione sta lav(>
rando a un documento che^ sarà
discusso e reso pubblico l’anno
prossimo, nel corso di una riunione nello Zimbabwe.
Luca Negro
distribuito all’inizio dell’Assemblea.
Con due numeri sott’occhio il
confronto era agevole: più leggibile il secondo, ma andrà
ancora migliorata la grandezza
dei caratteri, bisognerà fare attenzione all’ecologia e tenere in
considerazione l’esigenza di combattere l’inquinamento e la deforestazione adoperando una carta ecologica. Avere due redazioni, una a Torino ed una a Napm
li, è considerata una cosa positiva per l’attenzione al Sud che
questo fatto sottende.
Ma soprattutto « il nuovo settimanale — è il pastore Tomasetto a dirlo — dovrà essere lo
strumento trainante del progetto
”BMV”, ossia del progetto di
collaborazione delle chiese battiste, metodiste e valdesi varato
nel novembre ’90 ».
E’ attraverso il settimanale che
si costruirà quella rete di informazioni e di conoscenze necessarie perché un progetto di collaborazione tra le chiese abbia
vita. Dunque una grande attenzione alla realtà delle chiese
(grandi e piccole), al loro dibattito e alle loro iniziative dovrà
essere fatta propria dalla redazione, ma anche le chiese dovranno avere una mentalità « BMV »,
cioè dovranno aver voglia di comunicare ad altri le loro esperienze, accettando di essere messe in « rete » tramite il giornale.
Un settimanale che pur essendo prevalentemente interno alla
realtà evangelica italiana dovrà
essere anche « projKisto » agii
altri, che evangelici non sono.
La raccolta degli abbonamenti,
che partirà dal mese di novembre, potrebbe diventare anche
l’occasione per un porta a porta evangelico, per una proposta
ad un collega di lavoro, ad un
compagno di scuola. Solo così
si potrà arrivare — è stato detto in Assemblea — all’obiettivo
iniziale di 6 mila abbonamenti.
G. G.
Uno strumento efficace
L’Assemblea dell'UCEBI, ascoltata la relazione sul nuovo periodico
evangeiico « Riforma » e visti i due
numeri di prova sinora usciti, manifesta il proprio compiacimento
per la serietà con cui è stata condotta i'operazione fino a questo momento, incoraggia gli esecutivi
BMV, il Consiglio di amministrazione della SEP e la redazione a
proseguire nel cammino intrapreso.
Invita le chiese dell'UCEBi a sostenere calorosamente il settimanale comune con contributi finanziari, con l'invio di notizie, con la
diffusione perché esso possa diventare uno strumento sempre più
efficace della testimonianza evangeiica nel nostro paese.
Approvato aH'unanimità.
10
T
10 assemblea chiese battiste
2 ottobre 1992
IL DIPARTIMENTO DI TEOLOGIA
Lo Strumento di
formazione UCEBI
Una particolare attenzione per la teologia
pratica, vista come sbocco della preparazione
Il computer è diventato strumento abituale di lavoro anche nei nostri Sinodi e Assemblee generali.
L'Assemblea di Santa Severa ha riunito come sempre i pastori e i delegati espressi dalle chiese battiste in Italia.
DI FRONTE Al PROBLEMI DELL’OGGI
Testimoni deila carica
nonviolenta dell’Evangelo
In un’assemblea che si è focalizzata su due temi, uno tutto interno, l’operato del CE uscente e uno di principio, otto
per mille e defìscalizzazione, si
è avuto poi poco tempo per un
confronto assembleare sui temi
scottanti dell’attualità sociale,
politica e finanziaria e quindi
per dibattere sul senso complessivo della nostra testimonianza
nel nostro paese. Nonostante
questo limite due mozioni sono
state approvate, la prima all’unanimità e la seconda a larghissima maggioranza dopo breve e
pacata discussione.
La prima è stata una mozione di denuncia del riesplodere
irrazionale delle violenze razziali a sfondo etnico e religioso in
Italia e in Europa. Le chiese battiste hanno sentito il dovere di
esprimere piena e incondizionata solidarietà verso le vittime di
tanto antico e recente odio, di
dichiararsi pienamente inserite
nel programma di unità e riconciliazione espresso a Praga dalla Conferenza delle chiese europee e di ribadire la necessità dei
credenti di rivedere il proprio
ruolo nella società alla luce dell’annuncio del Regno che fa dell’abbattimento di ogni barriera
fra gli umani in Cristo il punto
qualificante e centrale dell’etica
cristiana.
Le chiese possono fare tanto
per resistere alle tentazioni ideologiche di qualsivoglia supremazia, essere coscienza critica dell’occidente cominciando proprio
da una serrata confessione delle proprie storiche responsabilità e far emergere dalla predicazione dell’Evangelo una rinnovata speranza di comunione fra
culture, popoli ed etnie diverse
in un’Europa che mentre si accinge ad una unità organicamente più visibile si dimostra anche
debole e divisa.
Il secondo ordine del giorno
su cui c’è stato un pronunciamento positivo ha fatto un po’
il punto, se pur nei limiti di
una mozione assembleare, del
degrado della vita politica e civile del nostro paese. L’occupazione maliosa del territorio con
le sue leggi spietate, occupazione che coinvolge in parte politica, economia e finanza, la spartizione partitica della vita pubblica, lo scandalo generalizzato
delle tangenti e la rinuncia alla
solidarietà in favore degli interessi particolaristici di alcune
aree del nostro paese rispetto
alle altre sono alcuni degli allarmanti segnali di una crisi i
cui costi sono oggi sempre più
caricati sulle spalle dei più deboli.
Le parole affermate con forza
sia nel testo poi approvato, sia
negli interventi dei delegati sono state resistenza, legalità, trasparenza, rinnovamento, progettualità. L’appello è prima di tutto alle chiese perché trasformino la loro ferma demmcia in
concreto impegno positivo per la
libertà e la democrazia e siano
anche per queste questioni impegnate nella preghiera.
E’ doveroso a questo punto un
accenno ad un altro ordine del
giorno che suggerisce alle chiese uno dei possibili ambiti concreti in cui affrontare le problematiche su citate. Per l’anno
prossimo, venticinquesimo anniversario della morte di Martin
Luther King, l’assemblea chiede
alle chiese di mobilitarsi perché
la ricorrenza divenga occasione
per una riflessione collettiva sui
problemi per i quali King si spese e che ancora infiammano il
panorama politico sociale del nostro presente. Insomma, un ri
cordo che sia soprattutto proposta, pur nel mutato contesto
odierno, di im Evangelo che non
parla solo alle coscienze ma si
rivolge al mondo intero con la
sua intatta carica rivoluzionaria
e nonviolenta. Speriamo che questa divenga occasione comime
per tutte le chiese e gruppi evangelici, e non solo, per una ripresa di coscienza comune del
nostro ruolo propositivo in favore di quel progetto che con
la sigla JPIC (Giustizia, pace e
salvaguardia del creato) avevamo qualche anno fa posto al
centro della nostra testimonianza ma che da qualche tempo
giaceva abbandonato nel cassetto delle nostre buone intenzioni.
A questo proposito ricordiamo
che nella mozione di linea per il
nuovo Comitato esecutivo è riemerso proprio il JPIC fra le
priorità lì menzionate per il lavoro futuro.
Anna Maiffei
11 Dipartimento di teologia
(DT) è l’organismo operativo che
tra i suoi scopi ha quello di sovrintendere alla formazione biblico-teologica dei ministri delrUCEBI; pastori, predicatori locali, iscritti ai ruoli diaconali
ecc.
Il DT si avvale dell’opera dei
seminari e delle facoltà teologiche operanti in Italia e all’estero, assiste gli studenti « a pieno
tempo» nella loro scelta dell’istituzione accademica e dei campi di specializzazione. Presta
particolare -attenzione alla cura
pastorale e ai corsi supplementari degli studenti.
Il DT assiste anche quanti vogliono dedicarsi al ministero della parola, ma non possono frequentare im seminario o facoltà
di teologia. Per loro il DT ha
predisposto dei corsi che vengono svolti mediante letture consigliate, corsi di durata limitata,
esercitazioni pratiche, esami di
verifica.
I corsi previsti sono conformi
ai modelli adottati nella maggior
parte delle facoltà e dei seminari teologici. Particolare attenzione viene prestata alla teologia pratica (predicazione, cura
pastorale, evangelizzazione) che
costituisce il naturale sbocco di
tutta la preparazione biblico-teologica.
Attualmente gli iscritti ai corsi sono oltre ottanta e ima buona percentuale è esterna alle
chiese battiste. Gli studenti « a
pieno tempo » sono dieci e sono
distribuiti tra la Facoltà valdese,
il Seminario di Rueshlikon vicino a Zurigo, il Seminario battista di Richmond, Virginia. Altri studenti stanno svolgendo dei
corsi propedeutici in Italia e a
Londra, per Tapprendimento dell’inglese.
Tra gli assistiti del DT, una
categoria a parte è formata dai
ministri provenienti dall’estero,
da altre denominazioni, o con
curriculum di studi incompleto.
L'apertura deH’UCEBI alle nuove realtà etniche presenti in Italia (cinesi, nigeriani, latinoamericani) chiama il DT ad un’ope
II pastore Rapisarda, segretario
del Dipartimento.
ra di raccordo a livello di ministri.
Il DT ha avuto proficui momenti di collaborazione con la
Facoltà valdese. Particolarmente
significativo è stato il corso attivato sulla storia dei battisti,,
tenuto dal segretario del DT
stesso, corso che si prolungherà nell’anno accademico 1992-’93.
Anche con l’Unione predicatori
locali delle chiese valdesi e metodiste vi è stata collaborazione.
Avviata è anche la collaborazione tra DT e Organizzazione dei
fuoriusciti dai Testimoni di Geova.
A fianco del DT vi è il DE (Dipartimento di evangelizzazione).
Questi due dipartimenti sono
stati pensati come i due motori
deirUCEBI. Assieme al Comitato
esecutivo (CE) i due motori
(i dipartimenti) sono messi al
servizio delle chiese perché individuati e formati i ministri (pastori, predicatori, evangelisti,
diaconi) si possa efficacernente
predicare la parola di Dio e
chiamare altri al ravvedimento
e alla fede.
Salvatore Rapisarda
Contro il razzismo,
per i diritti umani
l’Assemblea, ricordando le parole di Primo Levi a proposito della
barbarie nazi-fascista, di fronte al
riesplodere di intolleranze razziali
e religiose in itaiia ed in Europa
nei confronti di immigrati ed ebrei,
esprime ia sua totale solidarietà
verso le vittime di tanto odio; condanna ogni forma di intoileranza
e di vioienza in quanto contrarie
ai messaggio di Cristo; ritiene gli
stessi violenti vittime e schiavi
della loro paura ed incapaci di affrontare il futuro con il suo carico di problemi insoluti e di possibiiità di cambiamenti; riconosce
che parte delia colpa della attuale
situazione ricade suile chiese quando, nel loro insegnamento, hanno
alimentato forme di pregiudizio e
di incomprensione; riafferma la sua
volontà, nella conversione all'Evangelo, di essere strumento di pace
e di superamento di ogni barriera
tra le donne e gli uomini, a testimonianza della realtà nuova del regno di Dio; ripropone il tema della decima Assemblea della Conferenza delle chiese europee di Praga (1-11/9/92) come decisivo per
la storia d’Europa: « Dio unisce; in
Cristo una nuova creazione »; proclama infine ii gioioso e ineludibile programma di liberazione dell'Evangelo, con le parole dell'apostolo Paolo: « Non c'è... né giudeo
né greco; non c'è né schiavo né
libero; non c'è né maschio né femmina; poiché voi tutti siete uno
in Cristo Gesù ».
LE DECISIONI ASSUNTE
Impegno nella società
Anniversario di
Martin Luther King
L’Assemblea, richiamandosi all’opera di Martin Luther King e alia ricorrenza del 25° anniversario
del suo assassinio, invita le chiese a mobilitarsi perché nel 1993,
sia a livello locale che con iniziative nazionali, venga ricordata la
figura e l'opera del profeta dei diritti civili.
L'Assemblea ritiene che il ricordo di Martin Luther King trovi particolare rilevanza nel clima di razzismo, xenofobia e antisemitismo
che colpisce l'Italia e il resto d'Europa.
L'alto contenuto evangelico, culturale e politico che la parola e
l'azione di King contengono, fa del
ricordo una occasione di dialogo,
di incontro e di proposta che accomuna le chiese battiste e le altre chiese alle forze sane del
mondo politico e culturale del nostro paese, con particolare riferimento al tema dei diritti umani,
della moralizzazione della vita politica, della creazione di una società multiculturale.
Contro la mafìa
L'Assemblea, richiamandosi alla
Confessione di fede dell'UCEBI, ribadisce che « l'autorità stabilita da
Dio è ordinata alla convivenza pacifica, libera e giusta dei singoli
e dei popoli ». L'Assemblea ribadisce anche il proprio ruolo di « contestazione delle sue (dello Stato)
degenerazioni che limitano la libertà e corrompono la giustizia »
(Confessione, art. 16).
L'Assemblea denuncia l'occupazione maliosa di vasti settori dello Stato (territorio, pubblica amministrazione, finanza); denuncia la
spartizione partitica dei gangli vitali della vita pubblica, accompagnala da macroscopici episodi di
finanziamenti illeciti e di corruzione; denuncia le forze centrifughe
leghiate; denuncia l'emergenza di
forze occulte politico-affaristico-finanziarie disseminate in posizioni
egemoniche.
Le tentazioni localistiche, le demonizzazioni territoriali, l’abbassamento della soglia etica, l'effimera
consolazione del male diffuso sono indici del degrado della sensibilità odierna. L'Assemblea invita
le chiese a farsi portatrici di un
appello per uno sforzo collettivo
per i diritti di tutti.
L’Assemblea constata come i costi di uno Stato smembrato e inefficiente ricadono sui più indifesi:
pensionati, salariati, giovani, disoccupati, specialmente al sud.
L’Assemblea invita le chiese a
vigilare perché la politica cessi di
essere corsa all'occupazione del
potere e diventi strumento di servizio per la società.
Nel ricordare con grande rispetto i caduti di Capaci, di via D'Amelio, come pure tutte le altre
vittime della criminalità maliosa,
l'Assemblea ribadisce che la lotta
per una società giusta deve essere sempre più un concorso di lotta di tutti e di ciascuno nel proprio ruolo. Qui trova posto il ruolo dei magistrati di Milano come
pure di Palermo, delle forze dell'ordine, delle istanze culturali, imprenditoriali, sociali, politiche, e
così pure il ruolo delle chiese.
L'Assemblea individua nella richiesta di partecipazione, di trasparenza, di legalità, di rinnovamento,
e nella denuncia della delega, del
clientelismo, deH'affarismo, dell'asservimento alle imposizioni illecite
alcuni punti qualificanti per un rinnovamento della vita pubblica in
cui le chiese possono dimostrarsi
particolarmente presenti e propositive.
Senza in nulla nascondersi le
difficoltà del presente e l'arduità
del compito, l'Assemblea invita le
chiese ad essere luogo di preghiera e di impegno per una società
giusta.
11
2 ottobre 1992
assemblea chiese battiste 11
INTERVISTA A F. SCARAMUCCIA, NEOPRESIDENTE DELL’UCEBI
Si apre una
nuova fase per l’Unione
Una domanda di cambiamento a cui siamo chiamati a rispondere - Il
segretario generale e le Intese - Da intensificare i rapporti BMV
— La tua elezione è stata alquanto sofferta e ha visto radicalizzarsi le posizioni in Assemblea. Cosa ritieni utUe per ricomporre le divergenze e le contrapposizioni che si sono manifestate?
— Devo dire francamente che
non ho visto posizioni così « radicalizzate » nell’Assemblea generale. Mi è parso piuttosto di
cogliere una forte domanda di
cambiamento, che il Comitato
esecutivo non potrà eludere:
questa volontà ha tardato a venire fuori con proposte precise,
e ciò ha favorito probabilmente una certa confusione di intenti, che qua e là è affiorata
specialmente nei primi giorni.
Mi riferisco, ad esempio, alla discussione sull’otto per mille e
alla sua conclusione, che ha visto respinte sia la mozione a
favore che quella contraria.
Credo che la chiave di comprensione di questa Assemblea
possa essere l’atto n. 43/AG/92
con la richiesta di modifica del
Patto costitutivo per consentire
l’istituzione del segretario generale. Mi pare che siamo di fronte a una richiesta di svolta, che
certamente presenta grosse difficoltà di realizzazione ma che
consentirà all’Unione di assumere una struttura più consona al
suo attuale sviluppo e una fisionomia più vicina a quella delle
altre Unioni battiste.
Personalmente, interpreto il
compito e la funzione del Comitato esecutivo e mia come
quelli di condurre nella maniera meno traumatica possibile
l’Unione verso la nuova organizzazione. E quanto più sapremo
esprimerci in maniera al di sopra di ogni parte e sapremo dare segnali « forti » alle chiese,
tanto più risulteremo credibili e
autorevoli. Segnali forti per me
significa: quanto più saremo disposti a pagare di persona tanto più divergenze e contrapposizioni potranno essere superate
dalle chiese.
— Quali sono i problemi che
devono essere risolti con maggiore urgenza?
— Uno l’ho già indicato: la riforma del Patto costitutivo. Poi
ci sarà la conclusione della trattativa con il Foreign Mission
Board per il passaggio delle proprietà e la definizione dell’Intesa con il governo italiano. Credo però che il primo compito
sarà quello di ridare alle chiese serenità e fiducia nonché di
assicurare credibilità e autorevolezza all’Unione.
— Quale futuro vedi per l’Unione?
— Purtroppo non sono un
« ucebologo » e mi è difflcile fare una diagnosi completa di questa Assemblea. Il mìo parere di
« non esperto » è però che si
sia trattato di una « malattia di
crescita ». So bene che i medici
dell’infanzia escludono che esista tale tipo di malattia: la saggezza popolare, però, la conosce
e la individua. A me sembra che
siamo in questa fase: l’Unione
è molto giovane, non ha strutture consolidate, non ha una
« tradizione » amministrativa, ha
appena iniziato il cammino per
passare, come ha osservato qualcuno, dalla fase « anarchica » alla fase « organica », il Patto costitutivo nella nuova formulazione è del 1985 e la sua attuazione (il regolamento) nella stesura finale è del 1991. Se mi fosse consentito azzardare un paragone con un essere umano,
direi che l’Unione comincia a
mettere i denti. E cresce: cresce il numero delle chiese, cre
II pastore Franco Scaramuccia,
neopresidente dell’UCEBI. __
sce il numero dei membri, cresce il numero dei battesimi, crescono le contribuzioni sia in assoluto, quelle delle chiese locali,
sia in relativo, quelle al Piano
di cooperazione, il bilancio non
è affatto negativo e dipende dagli aiuti esteri in misura minima (il loro importo ormai staziona sul 10% circa del totale).
Dunque, penso ad una crescita e il Comitato esecutivo dovrà
fare di tutto per seguirla, senza costrìngerla o comprimerla,
approntando le strutture adatte
ma anche senza lasciare che si
dimentichino principi e confessione di fede. Abbiamo sentito in
Assemblea che aumenterà la dimensione multietnica dell’Unione (siamo già stati avvertiti di
altre comunità etniche che chiedono di essere accolte): sappiamo d’altra parte che molte chiese, « libere » o comunque non
soddisfatte della loro sistemazione organizzativa, guardano all’Unione come a un porto sicuro in cui approdare e trovare
identità. Il futuro è, secondo me,
perciò, l’Unione in sviluppo: sviluppo che dovrà essere condotto e accompagnato e ciò sarà
diffìcile, ma non impossibile.
— Che cosa si può fare per
intensificare i rapporti BMV?
— Su questo, devo dire, l’Assemblea ha lavorato poco. Si
può capire, se si considerano i
problemi interni affrontati e la
discussione, prevalentemente riflessa sull’Unione. Ne parla l’atto 48/AG/92 alla lettera b), che
ribadisce l’ambito d’impegno: riconoscimento reciproco, collaborazione territoriale, evangelizzazione comune e « Riforma ».
« Riforma » ci impegnerà parecchio, e come risorse umane
e come risorse finanziarie. Però non basta: la collaborazione
territoriale deve iniziare concretamente (l’esperimento felice di
S. Benedetto dei Marsi è comunque precedente all’Assemblea-Sinodo del 1990) e deve partire
dalle chiese locali valdesi, metodiste e battiste. Non può essere un fatto di vertice: il Comitato dovrà dare coraggio ma
sono le chiese che devono attuare il proposito. Bisognerà intraprendere iniziative pratiche
di evangelizzazione ma, secondo
me, anche in questo sono le chiese locali che devono prendere
l’iniziativa.
Porse non sarà male poi cominciare a pensare ad una nuova sessione congiunta di Assemblea e Sinodo, magari nel 1996.
Nel frattempo, bisogna allargare la riflessione comune (per esempio, come è stato recentemente proposto, all’ecclesiologia). Vorrei che non dimenticassimo l’importanza dei nostri accordi, che sono guardati con
particolare attenzione dai protestanti europei. In occasione dell’assemblea di Praga, la KEK
ha distribuito a tutte le chiese
membro il documento sul reciproco riconoscimento e L. Vischer ha convocato, in maniera
informale, rappresentanti del Comitato di continuazione della
Concordia di Leuenberg e i leader battisti presenti, proprio
prendendo lo spunto dall’accordo italiano, per dare vita ad un
futuro colloquio fra battisti e
pedobattisti in Europa.
A cura di
Emmanuele Paschetto
Gli incarichi
1993-1994
L’Assemblea ha eletto quale presidente dell’UCEBI il pastore Franco Scaramuccia.
Vicepresidente è stato eletto il pastore Massimo Aprile.
Il Comitato esecutivo dell’UCEBI è stato eletto nelle persone di Marylù Moore, Domenico Tomasetto, Italo Benedetti,
Giuseppe Mollica, Giovanni Arcidiacono, Aurelio Naselli, Daniele Miraglia.
Segretario del Dipartimento di teologia è stato eletto il
pastore Salvatore Rapisarda.
Segretario del Dipartimento di evangelizzazione è stata
eletta la pastora Adriana Pagnotti Gavina.
Il Collegio degli anziani è stato eletto nelle persone di
Aldo Campennì, Piero Densi, Ernesto Chiarenzi, Elena Girolami, Pierina Mannucci.
La Commissione per le elezioni è stata eletta nelle persone di Erica Naselli, Edoardo Arcidiacono, Domenico Castellano.
Il Collegio dei revisori è stato eletto nelle persone di
Ugo Bianchi (presidente), Eugenio De Robertis, Aldo Casonato, Susanna Nicoloso, Maria Caputo.
FRA GLI ARGOMENTI DISCUSSI
Altre decisioni
Battisti in Albania
’L'Assemblea accoglie con gioia
ia notizia che, dopo molti anni di
isolamento dell’Albania in Europa,
la Federazione battista europea
(EBF), autorizzata dalle autorità del
paese, ha iniziato in Tirana l'attività missionaria impegnandosi nella proclamazione del Vangelo, in
aiuti umanitari e nella promozione
di progetti agricoli svolgendo in
questa impresa un ruolo di coordinamento fra le Unioni battiste
nazionali interessate a tale missione;
si rallegra che è già sul campo
una coppia di medici inviata dalla
Società battista missionaria (BMS)
e che già sono stati inviati in Albania da altre Unioni battiste consistenti aiuti alimentari per la popolazione;
ritiene che il nostro paese ha
con l’Albania stretti legami di continuità geografica, storica e culturale che non possono non impegnare l’Unione in questa missione,
invita le chiese dell’Unione ad
interessarsi attivamente nel lavoro
battista in Albania col sostegno
nella preghiera e con raccolte di
fondi attraverso sottoscrizioni;
delibera di dedicare a questa im
I compiti dell'esecutivo
Segretario generale
L'Assemblea, udito il dibattito
che si è svolto relativamente alle funzioni del presidente e del
Comitato esecutivo e la necessità
largamente rilevata di arrivare ad
una migliore distribuzione dei ruoli ali'interno dell'organizzazione generale dei compiti statutari,
dà mandato al Comitato esecutivo di predisporre una modifica
del Patto costitutivo e norme regolamentari conseguenti, che preveda l'istituzione della figura del segretario generale (o esecutivo), subordinata al presidente e sovrintendente ia gestione dell'ente patrimoniale e l'organizzazione e direzione dei servizi di segreteria,
amministrativo, tecnico (art. 174
RU), che possa sollevare il presidente di alcune delle responsabilità e funzioni istituzionali attribuitegli dall'art. 15 del Patto costitutivo.
Linee prioritarie
L'Assemblea, considerato l'ampio
dibattito che ha seguito la mancata approvazione dell'operato del
CE, preoccupata di non vedere
stravolti anni di lavoro che hanno
impegnato le chiese e gli organismi operativi, dà mandato al CE
di operare per il prossimo biennio
secondo le seguenti linee prioritarie:
a) Impegno per il piano di cooperazione
Il piano nel suo aspetto di visione spiritualmente fondato sulla
solidarietà tra le chiese e sull'impegno per un discepolato cristiano
vissuto nello spirito delle decime
e delle primizie, nonché fondato
sui suoi risvoiti patrimoniali e amministrativi, viene riconfermato per
la sua importanza fondamentale
nella prospettiva di una più efficace testimonianza e missione.
b) Impegno per la collaborazione
BMV
Quanto solennemente approvato
dalla Assemblea-Sinodo del 1990 rispetto a: riconoscimento reciproco,
collaborazione territoriale, evangelizzazione comune e impegno per
il settimanale « Riforma » viene ribadito come ambito di impegno per
il prossimo mandato.
c) Ordinamenti
L'enorme mole di lavoro fin qui
compiuta per dare alla nostra unione di chiese un assetto giuridico
teso da una parte al rispetto delle comunità locali e dail'altra al
coordinamento tra queste, allo scopo di una profonda comunione di
intenti e di una comune progettualità, viene rivendicata da questa
Assemblea come patrimonio da non
disperdere e da valorizzare, benché sia necessaria un'opera di verifica e aggiustamento alla luce
della discussione assembleare.
d) Giustizia, pace e integrità dei
creato
La partecipazione all'impegno dell'ecumene europea (Basilea '89) e
mondiale (Seoul '90) sui temi della pace, giustizia e integrità del
creato rappresenta ancora, nella vita delle nostre chiese, un punto
centrale della nostra testimonianza, considerando che i risultati raggiunti non sono ancora adeguati
all'importanza e alle dimensioni di
questa problematica.
e) Dislocazione delle sedi pastorali
Il progetto, avviato e non ancora portato a termine, per ridefinire
l'assetto delle sedi pastorali e della mobilità del corpo pastorale secondo i nostri ordinamenti, viene
ribadito come strategico per dare
incisività alla nostra missione.
f) Potenziamento dei dipartimenti
Le nuove sfide che si aprono alla missione delle chiese dell'Unione (comunità etniche. Mezzogiorno,
missione interna, incentivazione
delle vocazioni pastorali, ecc.) richiedono che il CE proceda insieme con i responsabili dei dipartimenti ad un potenziamento degli
stessi al fine di far fronte alle suddette sfide.
presa i fondi raccolti dalle sottoscrizioni dell'iniziativa Agape 199394.
Barriere architettoniche
L'Assemblea, richiamandosi all'atto 43/AG/84, si rammarica che
negli immobili di proprietà dell'Ente patrimoniale deH'UCEBI sussi*
stano barriere architettoniche che
rendono penoso il disagio di alcuni disabili.
L'Assemblea dà mandato al Comitato esecutivo perché nell'approvare progetti di ristrutturazione, acquisto e costruzione di immobili
presti particolare cura all'eliminazione di ogni barriera architettonica.
L'Assemblea invita, inoltre, il Comitato esecutivo ad avviare tutte
queiie iniziative necessarie perché
le barriere architettoniche attualmente esistenti nei centri, chiese
e negli appartamenti dell'Ente patrimoniale deirUCEBI vengano rimosse, avvalendosi, ove opportuno,
dei riconosciuti benefici di legge.
Sostegno all’ospedale
« Villa Betania »
L'Assemblea, su sollecitazione
della Chiesa cristiana evangelica
battista di via Foria n. 93, in Napoli, nella sua qualità di membro
delle chiese fondatrici dell'Ospedale evangelico Villa Betania di Ponticelli (NA), venuta a conoscenza
dei gravi rischi di chiusura dell'Ospedale evangelico Villa Betania
di Ponticelli (NA), in dipendenza
del fatto che la Regione Campania non ha — fino ad oggi — provveduto a deliberare la classificazione deil'Ospedale evangelico Villa Betania, ma, anzi, con un recente provvedimento amministrativo ha stabilito l'unificazione — nella fascia più bassa — di tutte le
case di cura operanti in ambito
regionale, con conseguente unilaterale decisione di decurtare l'importo della retta di degenza fissata a livello nazionale; assunto che
tale provvedimento, oltre che incidere in, modo fortemente negativo
sulla situazione amministrativa dell'Ospedale evangelico Villa Betania,
porta ad un pericoloso punto di
rottura la già difficile situazione
finanziaria deli'Ente, gravata da una paradossale situazione creditoria nei confronti del Servizio sanitario nazionale; preoccupata per
il rischio che corre la vita stessa di un'opera come l'Ospedale
evangelico Villa Betania, esprime,
in presenza dei forti rischi di chiusura dell'Ospedale evangelico Villa
Betania di Ponticelli, fraterna solidarietà alle chiese evangeliche di
Napoli, assicurando tutto il possibile sostegno alle iniziative che le
stesse chiese intraprenderanno di
volta in volta per la tutela di quest'opera altamente sociale ed umanitaria.
12
12 assemblea chiese battiste
2 ottobre 1992
UN MESSAGGIO DI SPERANZA E DI PARTECIPAZIONE
In dialogo con le pastore
L’Assemblea battista riunita tra il giardino fiorito e le sale aperte al sole e all’aria di
mare di Santa Severa è piena di visi e allegri vestiti di donne: più giovani, meno giovani. La sensazione è di chiese che sanno esprimere come delegate forze vive, un pluralismo
reale, un confronto. E’ al tempo stesso un messaggio di spiritualità e di speranza, che viene
soprattutto dai giovani delegati — uomini e don
Marylù Moore
ne del sud, dalla Sicilia martoriata, dalla Campania. Abbiamo intessuto dialoghi, nei giorni
di Santa Severa, con molte donne soprattutto.
Alcuni di questi si sono trasformati in vere e
proprie interviste, su tutti i temi che riguardano il dibattito tra le donne, e tra le donne credenti, e sui singoli percorsi di vita. Cominciadalle quattro pastore presenti ai lavori.
■ V
mo
Marylù Moore, americana, è
una dolce signora cinquantasettenne dal sorriso che si illumina
dietro gli occhiali che coprono
gran parte del viso minuto. E'
stata la prima donna pastore
nelle chiese battiste italiane ed
è l’unica pastora, ora rieletta,
nel Comitato esecutivo. La sua
scelta dell’Italia è stata al tempo stesso una scelta del Sud;
« Una scelta precisa, per poter
lavorare insieme con le donne,
coi giovani » dice. « Ero venuta
a Roma nel ’63, per insegnare nella scuola biblica Villa Betania,
come missionaria del Foreign
Mission Board. Lì ho insegnato
per cinque anni, poi l’Unione mi
ha chiesto di assumere la dire
zione dell’Istituto Taylor, che ho
tenuto per dieci anni, poi mi
sono messa a disposizione dell’Unione, e ho chiesto di andare
nel Sud, a Gravina, in Puglia.
Lì ho maturato questa vocazione di pastora proprio per risporidere alla necessità che c’era: è
stata la chiesa di Gravina a convincermi, ma io ho attraversato
parecchie crisi.
Io allora, nel ’79, non ero femminista, e l’idea era nuova per
me,, anche negli Stati Uniti non
era ancora stato istituito nelle
nostre chiese il pastorato femminile: io avevo già fatto la
scuola teologica, a Louisville,
nel Kentucky, ma le mie difficoltà erano più psicologiche che
teologiche. Ero convinta che la
gente di Gravina avrebbe avuto
dei problemi, invece sono stati
loro a spingermi. Così ho risposto al bisogno della chiesa,
come se la mia vocazione fosse
venuta come disponibilità al servizio, in qualsiasi modo fosse
utile». Qual è il problema più
grosso per le donne del Sud, e
che cosa è giusto trasmettere alle donne più giovani? « Al Sud
il problema più grosso per le
donne è tuttora la famiglia,
l’identità nella coppia.
Penso che la cosa più importante da trasmettere è la libertà
di essere se stesse, e di credere
fermamente che in Cristo non
c’è differenza tra maschio e femmina; nel Sud l’uguaglianza è
un fatto un po’ nuovo. Il mio
lavoro principale con le donne
è aiutarle a sentirsi libere, non
solo come donne, ma come donne cristiane ».
Elizabeth Green
Parola a partire dalle nostre vicende personali e sociali: in
questo modo la Parola torna a
parlarci, rivive nel nostro presente. Ho ’’secolarizzato” alcune storie bibliche, ma è perché
parlo a un mondo secolarizzato;
alcune mie amiche non credenti
mi hanno detto, dopo aver letto
il libro, che potevano cornprendere in qualche modo l’esigenza
di una fede in un Dio presentato in modo non alienante: questo è stato per me un lavoro
evangelistico ».
Che cosa dovrebbero fare, se»
condo te, le chiese per promuovere concretamente la solidarietà con le donne? « In una società come la nostra, le donne
sono senz’altro le più vulnerabili, anche nel pastorato, ma non
le più fragili, e questo a causa
della struttura della società. Le
chiese non promuovono abbastanza le donne come dirigenti,
soprattutto le non pastore; anche se le donne sono le più attive, sono sempre gli uomini a
prendere la parola. Il decennio
di solidarietà delle chiese non riguarda solo le donne, ma anche
gli uomini: bisogna lavorare sull’atteggiamento degli uomini verso le donne, perché nel rendere
le donne ’’visibili” c’è anche una
precisa responsabilità maschile ».
Anche Elizabeth Green, una
piccola rossa inglese di trentanove anni, una delle giovani teologhe femministe protestanti, autrice del « best seller » della
Claudiana Dal silenzio alla parola, ha fatto la scelta del pastorato al Sud, dopo aver studiato
dieci anni teologia alla Facoltà
battista di Rùschlikon, in Sviz
Pagina a cura di
Piera Egidi
Il castello di Santa Severa.
Adriana Gavina
Specialista dei problemi della
coppia è Adriana Pagnotti Gavina,
pastora a Roma ma fiorentina
di nascita, specializzata in psicologia oltre che teologa, una
delle femministe di punta in
campo battista, una delle tre segretarie di « Sofia », la nuova
associazione delle donne protestanti impegnate nella ricerca
teologica. Adriana ha avuto un
lungo impegno nel movimento
delle donne evangeliche italiane,
in particolare come presidente
della FDEI, ma anche nella dirigenza delle chiese battiste, essendo stata rieletta in questa
Assemblea segretaria del Dipartimento di evangelizzazione.
Anna Maffei
zera, e all’Università pontificia
di Salamanca, in Spagna. « Volevo dedicarmi a pieno tempo
all’opera di Dio, volevo che il
discepolato coinvolgesse la mia
vita intera. Ero metodista, poi
ho fatto parte delle Chiese libere
in Inghilterra, poi sono venuta
in Italia e ho conosciuto la Chiesa battista di Cuneo: una chiesa molto libera, giovane, senza
il peso della tradizione delle
chiese britanniche. Di lì la scelta di fare la pastora, e la scelta del Sud, perché volevo mettere in pratica le convinzioni che
mi venivano dalla teologia della
liberazione, cioè una scelta preferenziale per i poveri.
Questa è stata un’esperienza
molto arricchente, sia a livello
vocazionale che personale; e sono stata molto affiancata dalle
sorelle e dai fratelli di chiesa ».
Come è maturato il tuo femminismo? « E’ stata una maturazione molto lunga, coincisa con gli
studi teologici. Ma anche la mia
esperienza di pastorato è stata
importante; per esempio, l’idea
che è alla base del mio libro
Dal silenzio alla parola, cioè di
far parlare le donne della Bibbia, è nata dal lavoro pastorale.
Ho cercato di mostrare che
una lettura femminista non è
necessariamente dissacrante, anzi ci può portare a Dio e questa
lettura è una sfida per tutti,
donne e uomini, a rileggere la
Anna Maffei, napoletana, ha
trentasette anni, è la più giovane delle pastore battiste ma, a
sfidare ogni luogo comune, ha
saputo guidare questa difficilissima e tumultuosa Assemblea in
cui per la prima volta una donna
era presidente con un garbo, una
dolcezza ironica e un polso di
ferro che la qualificano senz’altro come una dirigente di grandi
speranze per il protestantesimo
italiano. C’è un « clima », un « colore » particolari nel modo di lavorare dei battisti, questi affascinanti ed in^aribili anarchici
che sembrano incarnare — loro,
gli unici — il vecchio sogno della « fantasia al potere »; dove si
è mai visto che all’una di notte,
nel bel mezzo di estenuanti votazioni per le massime cariche,
due stimatissimi leader si mettano l’uno al pianoforte e l’altro a improvvisare romanze con
voce tonante nel generale buonumor Ecco, questa creativi
tà, questa spontaneità, questo
confronto anche duro ma sempre franco, diretto, nella gioia
dello spirito e nella confidenza
in Dio, è la grande lezione e il
grande conforto che ci viene dal
modo di « far politica » dei battisti italiani.
« All’Università ho incontrato i
battisti — dice Anna Maffei —;
per me è stata una scoperta folgorante, la scoperta del cristianesimo nella libertà, privo di
strutture autoritarie: l’incontro
con la Parola per me è stato
un innamoramento, l'approfondimento teologico è venuto dopo,
e così la scelta del pastorato.
La donna pastore è di per sé
un segno di contraddizione, in
una società intrisa di cultura
cattolica: uno dei miei impeEiii
perciò è in campo ecumenico;
il fatto che una donna predichi
è qualcosa che mette in crisi
il maschilismo delle istituzioni.
Non credo che siamo in grado
oggi di dire in che cosa consista particolarmente il ruolo della donna pastore; ci sarebbe bisogno di indagini sociologiche,
ma sarebbero necessari i grandi
numeri. Credo però che il corpo
stesso di una donna sia un segno, con le sue mutazioni: io
ho avuto due gravidanze, e una
in pieno lavoro pastorale. Io vivo molto vicino alle donne nella
comunità, c’è un’intimità che si
stabilisce, e questo modo d’essere nell’affrontare i momenti di
crisi è importante. La mia casa
è un porto di mare, la mia famiglia è aperta; oltre ai miei
due bambini ne ho un’altra in
affidamento. Io e Massimo Aprile, mio marito, che è anche lui
pastore, abbiamo progettato un
lavoro di équipe insieme. No,
non credo ci sia fragilità nelle
coppie pastorali, semmai scambio, approfondimento, ricchezza ».
« Nell’Unione faccio dei ’’counseling” di coppia, per affrontare
i problemi della comunicazione,
la gestione del conflitto, la sessualità, il rapporto coi figli.
Questo in Italia è un lavoro pionieristico, mentre negli Stati
Uniti è diffuso dalla fine degli
anni ’60. Le coppie pastorali hanno gli stessi problemi delle altre
coppie, ma il ruolo pastorale è
più rigido, e difficilmente induce a mettersi in crisi. Inoltre
spesso ci si trova di fronte al
preconcetto che con la fede si
riesce a risolvere tutto: a me
non piace mischiare la psicologia
con la fede, e sono convinta che
il pastore preparato nel ’’counseling”, cioè nella ’’relazione
d’aiuto” riesce a venire incontro
alle persone oltre la cura pastorale in senso stretto ».
Che cosa significa fare il
’’counseling” pastorale dal punto
di vista femminista? « Questa è
una strada poco battuta, ma io
la porto avanti con passione: mi
rendo conto che le donne hanno
fatto un percorso di ricerca di
sé che gli uomini non hanno fatto, e che non accettano. Le chiese, poi, giocano sempre di retroguardia sulla cultura; le donne
portano una ricerca avanti, e le
chiese rimangono o del tutto indifferenti o del tutto arretrate,
mentre le donne pongono delle
domande; qual è il ruolo del pastore oggi, il rapporto di autorità
con la comunità? Qual è il rapporto tra pubblico e privato e
personale e politico? Qual è il
modello di predicazione? In realtà anche gli uomini stanno cambiando, ma mancano di un punto di riferimento nel collettivo,
e si identificano nel proprio ruolo cosa che alla donna, anche
Oliando fa il pastore, non succede.
Intanto, negli scaffali delle librerie le cose nuove sono quelle
delle donne, in ogni settore. Sì,
le donne hanno cose da dire ».
13
ecumenismo 13
2 ottobre 1992
DECIMA ASSEMBLEA DELLA CONFERENZA DELLE CHIESE EUROPEE
Dio unisce - In Cristo una nuova creazione
Cristo supera tutte le divisioni e i conflitti - I profondi cambiamenti del continente, le speranze e le responsabilità delle chiese - Come presentare in modo credibile la buona novella di Gesù Cristo ai tanti milioni di europei.
Dal 1° al 10 settembre Praga ha ospitato la decima /J.5semblea della Conferenza delle chiese europee (KEK). Nel
corso dei lavori VAssemblea ha espresso un Messaggio per
le chiese aderenti e le loro comunità locali che pubblichiamo
qui di seguito.
C
ari fratelli e sorelle
in Cristo,
per la decima volta dal 1959 rappresentanti delle chiese di ogni
angolo d’Europa si sono riuniti
nell’Assemblea della Conferenza
delle chiese europee. Vi inviamo
saluti di pace e di gioia che nascono dall’amore di Cristo, il quale nel suo amore ci accoglie tutti.
Per mezzo di questo messaggio
vogliamo condividere con voi il
tema dell’Assemblea: « Dio unisce — In Cristo una nuova creazione! ».
Cristo supera tutte le divisioni
ed i conflitti. Cristo ci permette di
condividere la comunione perfetta
in cui egli vive con il Padre, attraverso il potere dello Spirito
Santo.
Riconosciamo con gratitudine
che lo stare insieme di cui abbiamo esperienza è per noi un dono
di Dio. Confessiamo la nostra colpa, riconoscendo che ci siamo allontanati da lui nelle divisioni che
abbiamo causato e che manteniamo. Abbiamo provato entrambi
questi sentimenti negli incontri di
questi giorni e nei rapporti e nelle
testimonianze che abbiamo ascoltato.
Questa volta ci siamo ritrovati
nella bellissima città di Praga, al
centro dell’Europa. Siamo giunti
in una città aperta, in una nazione
aperta, che ha una lunga storia di
coraggio, resistenza e lotta nel vivere la fede. Qui siamo stati accolti molto calorosamente dalle
chiese e dalle comunità locali.
Noi vediamo cambiamenti profondi ovunque in Europa. Molta
gente è divisa tra paure e speranze. Siamo venuti di fronte a Dio
con le nostre preghiere, richieste
ed intercessioni. Ascoltiamo la sua
promessa che si rivolge ad ogni
individuo, ad ogni nazione, all’umanità stessa e all’intera creazione: « Se dunque uno è in
Cristo, egli è una nuova creatura;
le cose vecchie sono passate; ecco
sono diventate nuove » (2 Cor.
5: 17).
Abbiamo avuto la forte sensazione che cominci un nuovo capitolo nella storia del movimento
ecumenico, con tutti i cambiamenti che hanno avuto luogo in Europa. Dove ci porterà? Qggi l’Europa si trova al bivio. Come si com
porterà la comunità delle chiese?
Questa è una sfida per noi, come
chiese e come cristiani d’Europa.
Ricordiamoci che la cristianità
è egualmente responsabile, storicamente, dell’unità e della divisione dell’Europa. Noi temiamo che
i due principali blocchi europei
possano riemergere come opposte
strutture di potere basate non solo
su ideologie politiche, ma anche
su tradizioni religiose. Questa è
una situazione per la quale le
chiese hanno una particolare responsabilità. Non dovremo permettere che questo succeda. Se
l’Europa si trova al bivio, dobbiamo comunque mantenere il nostro
impegno perché l’Europa, il primo
continente ad essere interamente
evangelizzato, sia una benedizione
e non una maledizione per il resto
del mondo. Bisogna chiedere di
nuovo: come possiamo liberarci
dal nostro eurocentrismo? La divisione del nostro continente è
un riflesso delle divisioni persino
maggiori in tutto il pianeta. Che
cosa significa per noi oggi lavorare per la giustizia, la pace e l’integrità della creazione?
Il ministero della
riconciliazione
« E tutto questo viene da Dio
che ci ha riconciliati con sé per
mezzo di Cristo e ci ha affidato il
servizio della riconciliazione » (2
Cor. 5: 18).
Dio crea rinnovamento attraverso la riconciliazione. La croce di Gesù
Cristo è l’albero della vita della
nuova creazione. Il Signore risor
to ci richiama al ministero della
riconciliazione.
Abbiamo appreso da sorelle e
fratelli di molte parti d’Europa
che vivono in situazione di conflitto che ci sono persone su ogni
sponda che si sforzano di lavorare
per la riconciliazione e di viverla.
I giovani si rifiutano di usare la
violenza. Tutte queste persone
hanno bisogno della nostra attenzione e del nostro sostegno, tanto quanto le vittime del terrore e
delle espulsioni.
Vi esortiamo a rimanere fedeli
nell’intercessione. Prendete le difese dei diritti dei bambini. Resi
Per i vostri acquisti
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stete contro l’odio verso gli stranieri, contro il sorgere del razzismo, e specialmente contro il ritorno dell’antisemitismo. Non permettete che qualsiasi gruppo di
persone sia trasformato in capro
espiatorio a causa di qualsivoglia
problema politico o sociale. Rimanete accanto ai rifugiati, ai diseredati e agli oppressi.
Nella situazione particolare dell’ex Jugoslavia, la riconciliazione
richiede che le chiese si impegnino al massimo per resistere alle
forze malvagie dello sciovinismo,
della xenofobia, del genocidio, incoraggiando invece mutuo rispetto
e cooperazione. Lo stesso bisogno
sussiste attraverso l’intera Europa, dall’Irlanda all’ovest fino all’estremo est del Caucaso. Non
possiamo assistere in silenzio, torcendoci le mani o semplicemente
condannando quegli sviluppi che
ci paiono deplorevoli. Al contrario, le chiese d’Europa devono dimostrare solidarietà e riconciliazione in ogni modo possibile.
Testimonianza
comune
« Infatti Dio... ha messo in noi
la parola della riconciliazione...
Vi supplichiamo nel nome di Cristo: siate riconciliati con Dio »
(2 Cor. 5: 19-20).
Dio ci ha dato una nuova
possibilità, una nuova
opportunità per il rinnovamento e la proclamazione dell’Evangelo a tutte le nazioni d’Europa. In particolare si sono aperte
possibilità e sfide completamente
nuove nell’Europa centrale ed
orientale per le chiese.
Una delle sfide più grandi rimane quella di presentare con fedeltà
la buona novella di Gesù Cristo,
in una maniera credibile e coinvolgente per milioni di persone in
tutta Europa. Ma le opportunità
possono diventare tentazioni. Nel
passato, le pressioni dall’esterno
hanno mantenuto i cristiani insieme. Qggigiorno la competizione
può sorgere persino tra chiese,
specialmente nell’evangelizzazione
e nella missione. Noi ci impegniamo, per l’evangelizzazióne e la
missione, a non lavorare dimentichi gli uni degli altri — come se
non ci fossero altre chiese cristiane — o tanto meno a lavorare gli
uni contro gli altri. Possiamo trasmettere il messaggio di riconciliazione in modo credibile solo se
siamo riconciliati tra noi e ci
ascoltiamo reciprocamente. Che
cosa ci insegna lo Spirito di Dio
attraverso le chiese cristiane diverse dalla nostra? Questa domanda
ha a che vedere anche con la comunicazione tra le tradizioni delle
chiese orientali ed occidentali. Abbiamo bisogno di superare gli stereotipi. Solo allora potremo trovare l’unità in una diversità riconciliante.
Il dialogo con le altre religioni
è elemento e parte della missione
e dell’evangelizzazione. Possiamo
rendere una testimonianza credibile all’appello del nostro Signore: « Siate riconciliati con Dio! »
solo se si costruisce una relazione
di fiducia con le persone di altre
religioni che vivono fra noi, e paura e discriminazione sono superate. Chiediamo alle chiese membro di iniziare l’opera di dialogo
interreligioso, specialmente con i
Il segretario generale della KEK, Jean Fischer, e Alexij II, patriarca
ortodosso di tutte le Russie.
musulmani che vivono nelle loro
regioni. Le indubbie difficoltà sperimentate da cristiani e musulmani nel vivere insieme in numerose società reclamano un dialogo
maggiore.
Lavorare insieme
« Come collaboratori di Dio, vi
esortiamo a non ricevere la grazia di Dio invano » (2 Cor. 6: 1).
Nelle parole di San Paolo,
unità di intenti significa:
« Lavorare insieme con
lui ». Noi siamo affidati ad una
società in cui uomini e donne abbiano eguali responsabilità. Significa anche che le giovani generazioni possono comprendere la nostra impazienza nel prepararli a
responsabilità maggiori a tutti ì
livelli nella vita delle nostre chiese.
A livello europeo la serie di
contatti e la cooperazione tra la
KEK, le sue chiese membro e il
cattolico CCEE (Consiglio delle
Conferenze episcopali europee)
devono essere energicamente continuati. In uno spirito di solidarietà, le chiese nell’Europa orientale e occidentale devono assicurarsi Luna all’altra il massimo appoggio possibile. I cristiani devono fornire un esempio di cooperazione a livello nazionale, fondando e impegnandosi attivamente in
Consigli di chiese; e a livello di
base, incontrandosi con cristiani
di tutte le altre denominazioni,
piccole o grandi, in modo regolare, ricercando non solo la conoscenza reciproca e, per quanto
possibile, pratiche di culto comuni, ma anche di fare causa comune prendendo iniziative unitarie.
Conclusione
Qui a Praga siamo stati sfidati molte volte, anche dalle autorità secolari, che ci
hanno chiesto di fornire significato e spiritualità alla vita del genere umano. Di fatto, quello che
ci chiedono non è altro che « dare
un’anima all’Europa ». Abbiamo
bisogno di rinnovamento, che deriva dal nostro essere stati cambiati.
Preghiamo Dio per questo. Noi
aspettiamo che il Signore, che ci
garantisce la sua presenza ovunque due o tre siano raccolti nel
suo nome, ci permetta di confessare: «Eccolo ora il tempo favorevole; eccolo ora il giorno della
salvezza » (2 Cor. 6: 2). ^ Noi
aspettiamo la sua venuta, affinché
egli possa portare a compimento
la sua creazione: « Ecco, io faccio
tutte le cose nuove! » (Apoc.
21: 5).
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 4 OTTOBRE
ore 23,50 - RAIDUE
Replica
LUNEDI’ 12 OTTOBRE
ore 9,30 - RAIDUE
LA RISCOPERTA
DELL’AMERICA
Protestanti e società negli
Stati Uniti.
14
14
2 ottobre 1992
\ÀLLI
Parlare
e reagire
INTERVISTA Al SINDACO DI LUSERNA, CLAUDIO BADARIOTTl
Fu crisi inutiie?
Il programma è ancora quello del ’90, ma deve fare i conti con le
notevoli difficoltà economiche - Il sogno di una viabilità migliore
Gli assurdi episodi di violenza
che hanno caratterizzato la vai
Penice^ nel corso dell’estate sono
un po’ più lontani nel tempo; le
acque (si fa per dire) si sono
in parte calmate.
In questa triste estate qualcuno ha scoperto che la violenza
non ha bisogno di essere importata: essa è in mezzo a noi, al
di là delle dichiarazioni di facciata di qualcuno o dell’ingenuità di altri o del perbenismo di
altri ancora. Abbiamo ricevuto
molti « schiaffi »; sul nostro giornale abbiamo scritto di « ex isola
felice » o della necessità di « educare alla mansuetudine ». Lo abbiamo fatto anche noi reagendo
agli episodi contingenti, come altri si sono espressi in analisi affrettate o con giudizi tante volte
superficiali.
Ma i problemi restano Ft e
dobbiamo lasciarci interrogare.
Mi piace pensare, ora che sta
iniziando un nuovo anno ecclesiastico nelle nostre chiese, che
ci sia effettivamente la volontà
di cercare insieme delle risposte,
di cercare di reagire.
Mi piace pensare che le occasioni di incontro con i giovani
al catechismo siano occasioni per
riflettere, per affrontare determinati temi, prima che sia troppo tardi; mi piace pensare a confronti fra i nostri catechisti, i
nostri pastori, sul modo di far
crescere dei credenti maturi e
responsabili.
Mi piace pensare che siano
possibili incontri e confronti fra
quanti sono impegnati nell’educazione in vista della fede nel mondo evangelico e quanti lo sono
da parte cattolica, e di queste
persone con gli operatori nei
servizi pubblici che hanno ovviamente finalità in buona parte diverse, ma non necessariamente
divergenti.
E questi non sono sogni ma
tentativi già in parte avviati, da
riprendere oltre o a parte gli
episodi di quest’estate.
La Conferenza delle chiese vaidesi delle valli ha lanciato un
grido d'allarme circa la scarsa
partecipazione dei giovani alle
attività catechistiche; è vero, in
certi casi c’è da preoccuparsi:
molti dei giovani valdesi non
frequentano affatto le attività,
altri lo fanno in modo saltuario
e non certo prioritario.
C'è sempre in alternativa una
qualche attività sportiva — si dice spesso negli incontri di monitori —; quest’anno a Torre Pellice non si giocherà a calcio e
non si pattinerà. Personalmente
non mi rallegro di ciò. Temo
che non basterà la chiusura di
due impianti sportivi ad aumentare le frequenze al catechismo.
Ma il problema è oltre questa
falsa alternativa.
Il problema è, credo, anzitutto
in chi dei minori si è sempre
poco occupato e molto preoccupato; il problema è in chi crede
di avere sempre la risposta pronta, in chi si gira dall’altra parte
per non vedere, in chi ha una
qualche responsabilità amministrativa o di educazione, in chi,
per fare un esempio banale
quanto diffuso, una volta in pensione si cerca subito un altro
lavoro fingendo di ignorare la
crisi occupazionale che grava su
tutti noi.
Vogliamo riparlarne?
Piervaldo Rostan
Da meno di due mesi il Comune di Luserna ha una nuova
amministrazione ed un nuovo
sindaco; per la verità si tratta
sostanzialmente di una fotocopia
della precedente, con il cambio
della guardia già previsto sulla
poltrona di sindaco tra Longo
(PSD e Badariotti (DC). La copia è venuta però un po’ peggio
deH’originale per via di qualche
defezione e qualche lite di troppo.
« E' stata una crisi un po’ improvvisa — ci dice il sindaco
Badariotti — visto che c'era
un accordo siglato due anni fa;
come gruppo DC non abbiamo
visto, fin dalle dimissioni del
sindaco Longo, alternative credibili ed alla fine questa è stata
la conclusione, forse per qualcuno un po’ sofferta. In fondo ci
si poteva arrivare senza tanti
traumi ».
Ci sono dei margini per qualche nuovo inserimento in autimno?
;< Al momento direi proprio di
no ».
Ad un certo punto si mormorava che la DC avrebbe visto
bene l’ingresso del PDS in giunta...
« Non mi risulta che il nostro
partito fosse favorevole all’ingresso in giunta di un’altra forza di sinistra ».
Una giunta analoga per un programma sostanzialmente uguale
a quello della giunta precedente;
del resto gli enti pubblici ormai viaggiano su progetti che si
concretizzano diversi anni dopo;
cosa cambia allora a Luserna?
« Il programma in effetti è
quello del ’90; dobbiamo fare i
conti con grosse difficoltà di tipo economico. Tutti dovranno
fare dei sacrifici anche se non
vogliamo smantellare determinati servizi sociali o dei minori e
degli anziani, tuttavia alcune situazioni dovranno essere riverificate sia nel settore sportivo
che in altri ambiti. Nel frattem
II municipio
di Luserna San Giovanni.
po speriamo di poter arrivare
ad un sistema contributivo diretto al Comune da parte dei cittadini. Nel vasto panorama dei
servizi dovremo comunque fare
delle scelte e chiedere a chi ne
usufruisce un contributo maggiore ».
I revisori dei conti hanno evidenziato una difficoltà della tesoreria, in sostanza mancati incassi...
« Dovremmo anche rivedere alcuni meccanismi, cercare di snel
lire la parte burocratica e anche
far in modo che sia i pagamenti
che gli incassi avvengano più
celermente: oggi chi lavora per
l’ente pubblico sa che incasserà
il dmmto con molto ritardo ».
Fra i problemi e le questioni
aperte c’è l’acquedotto che tra
l’altro necessita di grossi interventi e che è stato affidato in
gestione all’inizio del ’92 per un
anno di sperimentazione all’ACEA. Si può fare un primo
bilancio?
TORINO-PINEROLO
13 km
senza
autostrada
pedaggio
Un altro capitolo è stato scritto nella vicenda, ormai lunga e
complessa, dell’autostrada Tcrino-Pinerolo.
Un secondo tratto di strada è
stato inaugurato sabato 26 settembre: in tutto sono ora agibili tredici chilometri, dalla tangenziale a None, per la cui percorrenza non è previsto per adesso il pagamento di un pedaggio.
Una cospicua parte del finanziamento necessario per la realizzazione di quest’opera, che
tanto fece parlare di sé negli anni scorsi a proposito dei neces
« Il nostro impegno è di avere
rapporti molto stretti con
l’ACEA; al momento possiamo
dirci soddisfatti anche se stiamo
aspettando di capire quali indicazioni verranno per il nuovo
statuto del consorzio e quali
margini di autonomia resteranno ad esempio al Comune ».
Il precedente sindaco aveva
preannunciato un convegno sulle cave. Un tema che interessa assai il territorio di Luserna; si
farà questo convegno?
« Ben venga il convegno sulle
cave, anche se dovremo fare i
conti con le disponibilità finanziarie del Comune ».
Ogni sindaco ha di solito un
« sogno nel cassetto »; c’è un’opera pubblica che vorrebbe veder
realizzata con una certa urgenza?
« Più che un qualcosa per Luserna — conclude il sindaco —
in questo momento vorrei una
viabilità migliore per la valle in
grado di portare un incremento
di posti di lavoro attraverso nuovi insediamenti nella zona industriale che si trova nel nostro territorio. In concreto vedrei bene
una strada a scorrimento veloce
fino al ponte di Bibiana; oltre,
il discorso diventa secondario.
Vorrei che lo Stato introducesse
forme di incentivazione alle
aziende, altrimenti la crisi occupazionale di questa valle diventerà molto grave ».
P. V. R.
TORRE RELUCE
AVO in festa
Ancora una volta l’associazione dei volontari ospedalieri AVO
organizza una serie di manifestazioni che vogliono essere reciproca conoscenza, scambio di
informazioni su un’attività molto apprezzata nelle case per anziani e nell’ospedale.
« Oggi — dice la presidente.
Giuliana Giovo — garantiamo
due presenze giornaliere al pasto di mezzogiorno e alla sera
all’ospedale di Torre Pollice, al
Rifugio Carlo Alberto e al San
Giuseppe. Per gli ospiti delle case per anziani organizziamo anche un servizio di pettinatrice,
manicure ed estetica del viso.
In totale abbiamo effettuato, fra
uomini e donne, oltre 400 interventi ».
In cos’altro si caratterizza la
vostra attività?
« Abbiamo anche organizzato
delle piccole feste con tè e pasticcini offerti dai volontari,
spesso inoltre cantiamo delle
vecchie canzoni con gli anziani,
non per gli anziani. Abbiamo infine organizzato alcune gite con
pulmino e automobili per gli ospiti del Rifugio e del S. Giuseppe ».
Gli appuntamenti deUe giornate per conoscere ed aiutare
l’Avo sono previsti per sabato
3 ottobre, con un concerto al
tempio valdese di Torre Penice della Badia corale vai Chisone diretta da Renato Pizzardi
(ore 21), domenica 4 ottobre
col pranzo sociale in Foresteria,
sabato 10 ottobre al salone Opera gioventù di via al Forte, sempre di Torre, con un concerto
del « Dyonisensemble » diretto
da Claudio Morbo.
REGIONE PIEMONTE
In servizio nelle USSL
17.500 infermieri
sari espropri, per le proteste di
alcuni gruppi e, parallelamente,
per la necessità di ovviare alle
caratteristiche troppo pericolose
delle attuali strade statali, è stata reperita grazie alla legge sui
Mondiali di calcio (Italia ’90)
e sulle celebrazioni colombiane.
Una parte di quegli stanziamenti era infatti destinata alla realizzazione di infrastrutture.
Per tali lavori la spesa è stata di circa 120 miliardi; quasi
140 dovrebbe invece costare la
parte finale della realizzazione,
fino a Pinerolo, che è prevista
entro il 1995.
Sono ormai scaduti i termini
di tempo utili per presentare le
domande di ammissione alle
scuole per infermieri professionali del Piemonte.
I dati forniti dalle 44 scuole
piemontesi evidenziano un record di iscrizioni al primo anno di corso. Il reclutamento di
nuovi allievi, come è noto, rappresenta da anni un grave problema, consistente nella notevole disparità fra le domande presentate rispetto ai posti disponibili.
Negli anni scorsi, ed in particolare fino al 1987, il numero
delle domande presentate presso le scuole era addirittura inferiore in molti casi del 50% rispetto ai posti disponibili. I dati riferiti direttamente dalle
scuole evidenziano il ricevimento di 2.604 domande complessive su 2.225 posti programmati.
Nelle sole 10 scuole delle USSL
torinesi, le domande pervenute
sono 871 contro 625 posti disponibili. Quindi a differenza degli
anni scorsi, potrà venire effettuata una certa selezione attitudinale degli aspiranti.
L’assessorato alla Sanità del
la Regione Piemonte prevede di
poter autorizzare in via straordinaria l’accettazione di domande
in esubero rispetto ai posti programmati; non solo, ma nel caso di scuole logisticamente vicine potranno avvenire bilanciamenti di allievi nelle sedi, peraltro di numero limitato, nelle
quali il numero di domande presentate si sia rivelato insufSeiente.
La Regione Piemonte, su proposta dell’assessore alla Sanità
Eugenio Maccari, ha autorizzato nel solo ultimo triennio un
potenziamento degli organici infermieristici delle USSL pari ad
oltre 1.000 unità. Oggi, nelle USL
del Piemonte, prestano servizio
17.500 infermieri.
Già nello scorso mese di luglio, si era potuto constatare
che per la prima volta i nuovi
infermieri, che avevano concluso positivamente il terzo anno
di corso, avevano superato le
mille unità, 1.189; soltanto
due anni prima, nell’89-’90,
i neodiplomati erano pressappoco la metà, 667; fino ai primi
anni ’80 i diplomati si erano attestati attorno alle 600 unità annue.
15
15
2 ottobre 1992
E Eco Delle Yaui ¥vldesi
ANGROGNA AGAPE: INCONTRO DI PARTIGIANI, MAOUISARDS E DEPORTATI
Comincia Un discorso mai interrotto
l'«autunno»
I primi appuntamenti della
tradizionale manifestazione prevedono per domenica 4 ottobre
la Festa di Pradeltorno (con gara di mountain-bike alle 10, pranzo alla trattoria « La tacula » e
altri giochi sportivi nel pomeriggio) e per sabato 10 ottobre, alle ore 21, nel tempio del Serre,
un concerto del coro « La draia »
e la presentazione del quaderno
prodotto dal Centro di documentazione intitolato: « La gerla del
diavolo e altri racconti ».
Le iniziative in programma si
protrarranno per tutto il mese
di ottobre.
Trentacinque persone, la mattina del 26 settembre, nel grande salone di Agape. Poche? Ma
tanto i partigiani sono abituati
a essere gruppetti, anche quando si dicevano brigate o divisioni. E questi anziani, trovandosi assieme, si ricollocano
istintivamente nelle pose di allora, mentre riprendono un discorso mai interrotto. Cose da
dire ce ne sono ancora, anzi
più che mai ora che, con la
crisi economica, i fascismi rialzano la testa: sempre gli stessi,
se pure mimetizzati sotto le coppole (si fa per dire) dei grandi
mafiosi, sotto i doppiopetti dei
piduisti, sotto i crani degli
« skinheads ».
Il gruppo che si presenta al
convegno di Frali è formato da
partigiani, maquisards e deportati, simpaticamente accorsi all'invito di Ezio Besson, garibaldino.
E’ lui stesso ad aprire con due
parole i lavori, subito seguito da
Marisa Diena che, a nome delle
donne, addita come impegno attuale dei resistenti la lotta alla
mafia.
Il pubblico si commuove profondamente ascoltando la pensosa introduzione del comandante Serafino, intessuta delle parole indimenticabili scritte, alla
vigilia della morte, dai martiri
della Resistenza. Roger Jacquet
spiega, in un volenteroso italiano, cosa sono stati i maquisards.
PREDESIGNAZIONE
DEL MODERATORE
Caro Direttore,
il moderatore, nel suo discorso al
Sinodo dopo l’elezione della nuova
Tavola valdese (cfr. numero del 4 settembre) ha lamentato che l'elezione di
un nuovo moderatore, prevista per il
Sinodo prossimo, avvenga senza alcuna procedura di predesignazione, sicché l'eletto del venerdì pomeriggio si
trova a dover cominciare il suo lavoro la mattina dopo con la riunione
dei rappresentanti di distretti, circuiti
e opere senza aver avuto tempo di
fare mente locale per queste nuove
e pesanti responsabilità.
Una soluzione sarebbe quella della
predesignazione del futuro moderatore
nel Sinodo che precede la fine del
settennato; ma essa ha sempre trovato una certa ostilità da parte dell’assemblea. Forse perché renderebbe
più difficile attuare quello che è uno
dei diritti del Sinodo, cioè cambiare
moderatore prima del compimento del
settennio? Infatti fn un caso di questo genere mancherebbe un « moderatore designato ■> da eleggere come moderatore effettivo.
Mi domando se non si potrebbe stabilire che il moderatore eletto da un
Sinodo entri nell'esercizio della sua
carica con il 1° gennaio successivo
(mentre rimane in carica il suo predecessore fino al 31 dicembre). In
questo modo il neo-eletto avrebbe
quattro mesi di tempo per sistemare
il suo lavoro precedente, farne le
consegne, prendere visione dei problemi che lo aspettano a capo della
Tavola. Il suo mandato verrebbe a
coincidere con l'anno finanziario, che
anche nella chiesa va dal r gennaio
al 31 dicembre.
Ci potranno essere anche altre proposte, ma il problema esiste e una
soluzione dovrebbe essere trovata.
Bruno Corsani, Roma
IN RICORDO DI
LUISA TOUSIJN
Eravamo in tanti martedì 8 settembre a Torino, nel tempio di corso Vittorio, a salutare Luisa ed a testimoniare con la nostra presenza a Willem, alle dolci Valentina e Chiara ed
ai genitori il nostro cordoglio e insieme il nostro affetto.
Sapevamo da tempo che Luisa ci
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Redattori; Alberto Corsani. Luciano Deodato (vicedirettore), Giorgio Gardiol (direttore), Carmelina Maurizio, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan.
Comitato editoriale: Paolo T. Angelerl, Mirella Argentieri Bein, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti, Piera Egidi,
Adriano Longo, Emmanuele Paschetto. Roberto Peyrot, Sergio Ribet,
Mirella Scorsonelli.
Collaboratori: Daniela Actis (segreteria), Mltzi Menusan (amministrazione), Stelio Armand-Hugon, Mariella Taglierò (revisione editoriale).
Stampa; Coop. Tipografica Subalpina - via Arnaud, 23 - 10066 Torre
Pelllce - telefono 0121/91334
Registrazione; Tribunale di Pinerolo n. 176. Respons. Franco Glampiccoll
REDAZIONE a AMMINISTRAZIONE: via Pio V, 15 - 10125 Torino - telefono
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Pio V, 15 - 10125 Torino
Amministrazione del fondo: Maria Luisa Barberls, Renato Coisson, Roberto Peyrot
avrebbe lasciati ma sempre, nelle alterne fasi della lunga malattia, abbiamo sperato che qualcosa sarebbe intervenuto a fermare il declino. Non ci
sembrava possibile che tanta vitalità,
energia, combattività, tanto ottimismo
dovessero alla fine risultare sconfitti,
che tante nostre preghiere dovessero
risultare vane.
Il ricordo di Luisa accompagna gran
parte della mia vita. Dagli anni ormai
lontani di Agape, dei campi cadetti
e del « canzoniere », della corale valdese, delle gite in montagna, agli anni della maturità, della nascita dei figli per i quali ho avuto accanto oltre
che l’amica il medico, attento e disponibile, capace di infondere fiducia
e sicurezza.
Il ricordo più vicino è quello delle
vivaci serate di prova del coro Nigritella, diretto da Willem, con Luisa soprano molto esuberante, che « il maestro » faticava a contenere.
Lascia in noi certamente un grande
vuoto ma anche l'impegno a vivere
con slancio, energia, coraggio e a guardare sempre avanti con ottimismo, amore e grande desiderio di vita.
Ciao Luisa. Canteremo ancora insieme.
Valeria Negro, Torino
LE SUPPLENZE NELLE
SCUOLE PRIVATE
Signor Direttore,
vorrei tanto che qualcuno mi spiegasse fino a che punto sia corretta
l'abitudine, molto diffusa nelle scuole private, di concedere supplenze quasi esclusivamente a quegli aspiranti
che sono stati allievi dell'istituto, scavalcando così chi, magari, ha presentato domanda prima di loro e aspetta
da anni la possibilità di insegnare.
lo, che avendo frequentato una scuola statale non ho alcuna possibilità
di essere nominata supplente In uno
di questi istituti, cosa dovrei fare, tutte le volte che si rende vacante un
posto riguardante la mia materia? Battere la testa contro il muro perché
ho fatto • l’errore » di non essermi
iscritta ad una scuola privata a suo
tempo, oppure mettermi a offrire mazzette a chi decide le assunzioni? Tanto, adesso è così di moda...
Distinti saluti.
Stefania Bosio, Luserna S. G.
« Paoluccio » Favout, dopo una
netta introduzione politica ispirata all’attualità, narra ai francesi le assurde giornate della
breve guerra combattuta sulle
Alpi nel giugno del '40 da presunti nemici che si sentivano
fratelli. Il comandante Petralia
0< Modica») cattura l’attenzione
dei presenti col racconto della
lunga marcia della IV Brigata
Garibaldi (agosto 1944). La breve conclusione centra in pieno
l’attualità: la guerra partigiana
ha raggiunto i suoi obiettivi
quando è stata bene organizzata,
e perché è stata « onesta ». Frattanto il sindaco di Frali reca
il suo messaggio: è un giovane,
e si propone di richiamare su
queste cose l’attenzione della
gente della sua età.
Nel pomeriggio il comandante
Nicoletta descrive e analizza la
sua esperienza della guerriglia;
l’ex deportato Paul Schaffer con
voce calma rievoca orrori che
fanno rabbrividire; Augusto Comba espone la scama,_ ma istruttiva vicenda dei servizi informativi dei GL in vai Pelllce. Il dibattito è animato da interventi
di Elena Deodato e altri.
L’indomani la pioggia che diluvia non impedisce le cerimonie
commemorative, e non interrompe l’affettuosa consuetudine del
pranzo comunitario di chiusura.
A. C.
RINGRAZIAMENTO
« Io alzo gli occhi ai montif
donde mi verrà Vaiato? »
(Salmo 121: 1)
Nel dolOTe di quanti le hanno voluto bene, oi 'ha lasciati
Laura Margiunti Allio
A funerali avvenuti in Verona lo annunciano : il marito Davide, la mamma, la sorella Grazia, il fratello Alberto e parenti tutti.
La famiglia ringrazia per la grande
dimostrazione di affetto ricevuta nella
triste circostanza ed in particolare
esprime la sua riconoscenza all’amico
pastore Felice Bertinat ed al pastore
Giulio Vicentini.
Verona, 21 settembre 1992.
RINGRAZIAMENTO
«Nel mondo avrete tribolazione;
ma fatevi animo, io ho vinto il
mondo »
(Giovanni 16: 33)
La mogRe ed i familiari di
Ugo Paschetto
di anni 85
commossi e riconoscenti, ringraziano
sentitamente tutti coloro che sono stati
vicini nel dolore, con la presenza al
fuerale, con scritti e parole di conforto, con fiori e opere di bene.
Grazie di cuore al pastore Bruno
Tron e signora. Un ringraziarnento
particolare al dott. Andrea Ciancio.
S. Secondo di Pinerolo, 16/9/1992.
RINGRAZIAMENTO
« Il vostro cuore non sia
turbato »
(Giovanni 14: 27)
« Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me »
(Giov. 14: 1)
Il Signore ha chiamato a sé
Anita Long
Ne danno il triste annuncio il fratello Edmondo con la moglie Bianca
Prono, le sorelle Emma ved. Beux (in
USA), Mary, Irma ved. Bianconi; la
cognata Irene Costantino ved. Long,
i nipoti Emile, Sergio, Mirella, Evelyn,
Marina e Alida con le rispettive famiglie, cugini e parenti tutti.
I familiari ringraziano sentitamente
tutti coloro che in qualsiasi modo hanno preso parte al loro dolore. Un ringraziamento particolare ai pastori Ribet e Josi.
S. Germano Chisone, 17 settembre ’92
Sono affettuosamente vicini a Vivi
le zie Emilia Allio e Lilly Robba, i
cugini Nini e Piero Boér, Bianca ed
Enrico Jouvenal, Germana Jouvenal,
Alda e Ilario Boldnn.
RINGRAZIAMENTO
« L’Eterno è la mia luce e la
mia salvezza, di chi temerò?
L’Eterno è il baluardo della mia
vita, di chi avrò paura? »
(Salmo 27: 1)
La moglie e ì familiari del compianto
Alberto Ghigo
riconoscenti ringraziano tutti coloro
che con presenza, scritti, fiori, opere
di bene e parole di conforto hanno
preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare al
dott. Vivalda, ai pastori Noffke e Plescan, alla signora Rosanna Ferrerò, ai
compagni di lavoro di Uuido e Dino
ed ai vicini di casa di Borgo Soullier.
Frali, 21 settembre 1992
« Infatti, poiché per mezzo di
un uomo è venuta la morte, cosianche per mezzo di un uomo
è venuta la risurrezione dei
morti »
(I Corinzi 15: 21)
Redattori, collaboratori e tipografi
sono vicini a Carmelina Maurizio éd
alla sua famiglia in occasione della
improvvisa scomparsa della mamma
Giovanna Marelli
ved. Maurizio
avvenuta a Roma.
Torre Pellice, 27 settembre 1992.
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Ferrerò; FARMACIA VALLETTI ■ Via
Monte Nero, 27 - Tel. 848827.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Tale
fono 932433.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 4 OTTOBRE 1992
Luserna San Giovanni: FARMACIA
GRIBAUDO - Via Roma 7 - Telefono
909031.
Ambulanza ;
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio; tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17, presso I distretti.
16
l6 villaggio globale
2 ottobre 1992
INCONTRO FRA IL CARDINALE KUHARIC E IL PATRIARCA PAVLE
Appello per la pace
nell'ex Jugoslavia
Richieste la sospensione delle ostilità e la liberazione dei prigionieri - Un impegno per i diritti dei singoli e di tutti i popoli
Un timido usi»
Il cardinale Franjo Kuharic,
arcivescovo cattolico di Zagabria, e il patriarca Pavle di Belgrado, capo della Chiesa ortodossa serba, si sono incontrati
presso l’Istituto ecumenico di
Bossey, vicino a Ginevra, su invito della Conferenza delle chiese
europee (protestanti e ortodosse) e del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (cattoliche). Aveva annunciato la sua
partecipazione aU’incontro anche
una delegazione dei musulmani
di Bosnia, ma nonostante gli
sforzi delle Nazioni Unite non
è riuscita a partire a causa del
blocco aereo a Sarajevo.
Una dichiarazione
comune
Al termine deH’incontro, il patriarca Pavle e il cardinale Kuharic hanno rilasciato ima dichiarazione comune in cui, dopo aver ricordato i loro precedenti incontri (maggio e agosto
1991) e dopo aver espresso ram
marico per l’assenza del leader
musulmano Jakub Selimos, lanciano un comune appello per la
pace, chiedendo:
1 ) l’immediata sospensione
delle ostilità, degli spargimenti
di sangue e delle distruzioni (in
particolare dei luoghi di culto,
cristiani o musulmani che siano), e l’inizio immediato di negoziati;
2) la liberazione immediata e
incondizionata di tutti i prigionieri di guerra e ostaggi e la
chiusura dei campi di prigionia;
3) la cessazione immediata
della pratica dell’ethnical cleansing (pulizia etnica);
4) il ritorno a casa di tutti
i rifugiati, e il permesso a tutti i religiosi, cristiani e musulmani, di compiere liberamente
il loro ministerio senza impedimenti;
5) il ristabilimento di normali comunicazioni, la possibilità
per chiunque di stabilirsi in qualunque zona della regione indipendentemente dall’appartenenza politica o nazionale;
6) che gli aiuti umanitari raggiungano tutti i bisognosi, su
un piano di uguaglianza.
« Nello stesso spirito e con
una stessa voce — affermano i
capi dei cattolici croati e degli
ortodossi serbi — noi condanniamo così tutti i crimini commessi, e prendiamo le distanze
da tutti i criminali, quale che
sia il popolo, o l’esercito, o la
chiesa, o la religione di cui pretendono di essere membri ».
« Davanti a Dio, davanti agli uomini e alle donne e davanti alla nostra coscienza, ci impegniamo ad utilizzare tutti i mezzi
evangelici e tutta l’influenza delle nostre funzioni e delle nostre responsabilità nella chiesa
e nella società per operare, nei
nostri stati e nei nostri popoli,
apertamente e in modo deciso,
in favore della pace e della giustizia » e « in favore della dignità e dei diritti inalienabili di ogni persona e di ogni popolo ».
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OMMA
(segue da pag. 1)
questa Europa «antidemocratica»
di Maastricht, bocciata come
quella dei « padroni », dei « mercanti », dei « ricchi », dei « tecnocrati ».
Se è vero che il trattato' sottoscritto nella cittadina olandese
nel febbraio scorso riguarda soprattutto l’unione economica e
monetaria dei paesi membri, e l’art. 102 A, relativo alla
politica economica, dice chiaramente che « gli stati membri e
la Comunità agiscono nel rispetto del principio di un’economia
di mercato aperta in cui la concorrenza è libera », anche i timori di dover ratificare lo sviluppo di un’Europa essenzialmente
economica e monetaria, a scapito
di un’Europa sociale e culturale,
erano dunque fondati. Del resto
anche la recente Assemblea della
KEK a Praga ha preso chiaramente le distanze nei confronti
di una « Europa dei ricchi » trincerata dietro un « muro di denaro ».
Una settimana prima il Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle chiese, riunito a Ginevra, aveva adottato una risoluzione sulla Comunità europea in
cui si afferma « la necessità di
pronunciarsi coraggiosamente e
di avviare e sviluppare il dialogo
con le istituzioni europee competenti sulle questioni che preoccupano le chiese, vale a dire la povertà, le disuguaglianze economiche, i rifugiati, i migranti, il razzismo, la xenofobia e l’antisemitismo, le questioni ambientali, i
rapporti con altri stati europei
e con i due terzi del mondo ».
Ma è anche vero che le chiese
europee devono manifestare con
più decisione queste loro giuste
preoccupazioni e farsi parte attiva e propositiva della costruzione europea. Che l’Europa non
diventi una « fortezza » dipende
anche, e forse soprattutto, da loro; il timido ma determinante
« sì » francese lascia aperta la
porta a questo «dovere d’ingerenza » delle chiese nella costruzione di Un’Europa che abbia anche un’anima. In fondo, il piccolo « no » danese e il piccolo « sì »
francese hanno probabilmente lo
stesso significato: attenti a non
trasformare l’economia e la moneta in nuovi idoli. Il compito
dei cristiani è di affermare che
« l’uomo non vive di solo pane »
e che « l’economia è fatta per
l’uomo e non l’uomo per l’economia ». Allora sì che la Comunità
europea potrebbe essere d’esempio per l’intero continente, il che
sarebbe doveroso dopo il 1989.
Per ora ne siamo ancora lontani.
Jean-Jacques Peyronel
OMOSESSUALI
Vincere l’isolamento
Il Movimento degli omosessuali e
deile lesbiche cristiani sta avendo in
Italia un grosso momento di crescita,
sia come gruppi che come operato sociale, proprio nel momento in cui, paradossalmente, la Chiesa cattolica si
allontana a grandi passi dallo spazio
del dialogo che faticosamente eravamo riusciti ad ottenere (vedi l’ultimo
documento del cardinale Ratzinger).
La caratterizzazione che stiamo assumendo negli ultimi anni è quella di
gruppi di volontariato che, oltre ad
esercitare una pressione culturale sulla chiesa e sulla società organizzando incontri, convegni e facendo varie
pubblicazioni, stanno raccogliendo la
sfida dell’accoglienza, del sostegno psicologico, dell'assistenza, della proposta teologica.
Rifiutiamo l’etichetta di « cristiani di
frontiera », anche se è nella teologia
di frontiera che ci riconosciamo (teologia della liberazione, femminista,
ecc.). La nostra forma di lotta all'interno della Chiesa cattolica e delle
chiese In generale è la testimonianza cristiana della perfetta compatibi
lità evangelica tra omosessualità e fede, e l'appoggio a forme ed idee religiose quali recumeni.smo, l'obiezione
fiscale e al servizio miiitare, la salvaguardia del creato, ecc.
L’isolamento dei gay e delle lesbiche è però la barriera più faticosa da
abbattere ed è per questo che organizziamo dibattiti, incontri, convegni.
Il prossimo incontro si terrà a Velietri (Roma), nel centro evangelico di
Ecumene dal 1° al 4 ottobre, ed avrà
come tema l'integrazione. Oltre ai momenti di dibattito, svago e lavoro di
gruppo, si avranno le relazioni a cura di Domenico Pezzini (prete cattolico) e Klaus Langeneck (pastore protestante), Per partecipare all’incontro
0 per avere informazioni si può telefonare tutti i giorni dalle 7,30 alle
8,30 e dalle 14,30 alle 15,30 al (0825)
73118, oppure la domenica dalle 9,30
alle 12 al (0825) 781323, oppure scrivere a: casella postale 10 - fermo posta - Avellino centrale.
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