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Anno 115 - N. 47
23 novembre 1979 - L. 300
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ARCHIVIO TAVOLA VALOBSì
10066 TORRE FELLICE
delie valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
vili ASSEMBLEA DELLA CONFERENZA DELLE CHlES^iUROPEE Bibòìtt
e nella chiesa
In terra ortodossa
400 delegati da 25 paesi studiano per una settimana il tema « Lo Spirito Santo, potenza di libertà » - Intervista ai nostri rappresentanti
Su invito del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, ha avuto
luogo dal 18 al 25 ottobre a Chania, nell’isola di Creta, l’VIII Assemblea della Conferenza delle Chiese Europee (KEK). A questa assemblea che segnava i vent’anni dell’organizzazione ecumenica europea,
hanno partecipato in rappresentanza della Chiesa valdese i pastori
Gianna Sciclone e Aldo Sbafìì, quest’ultimo anche nella sua veste di
presidente della Conferenza Evangelica delle Chiese dei Paesi Latini.
Li abbiamo incontrati durante i lavori deH’Assemblea della FCEI
a Torre Pellice in un angolo della Foresteria in una pausa dei lavori e abbiamo raccolto le loro impressioni.
questo invito della segreteria;
ma essendo la toga un segno
dell’autorità della Parola annunciata, e non avendo io da predicare bensì da sfilare, in silenzio,
con gli altri membri delTAssemblea, ho ritenuto che sarebbe
stato poco confacente alla linea
riformata indossare la toga e sono andato vestito normalmente.
Terra esotica?
ECO-LUCE - Creta: un posto
piuttosto esotico e « fuori mano »
per una assemblea europea...
presenza di ecclesiastici in un
mondo che ne ha certamente
troppi, come il nostro Occidente,
di cui la Grecia fa ben parte?
I lavori
deirAssemblea
SBAFFI - Penso invece che si
tratti di una terra molto europea: Creta è stata la culla della
cultura europea, dell’Europa ha
condiviso i duri combattiménti
e le sofferenze (pensiamo ai bombardamenti aerei del 1941) ed
è sempre stata terra di uomini
liberi che hanno lottato contro
diverse forme di tirannia. EspressiOne forte e commovente di questa lotta sono i canti della resistenza che abbiamo
avuto l’opportunità di ascoltare
più volte durante la nostra permanenza a Creta.
ECO-LUCE - Il mondo ortodosso ha quindi dato un’imprónta
liturgico-cerimoniale...
ECO-LUCE - Ma veniamo ai lavori dell’Assemblea. Anzitutto:
com’era composta?
SCICLONE - Oltre a questo
direi che Creta non è per nulla
lontana dalla nostra terra. La
gente delle montagne di Creta
è in tutto simile (perfino fisicamente) alla nostra delle campagne del Sud, abbiamo in comune
gli stessi problemi: il gelo che
nell’inverno scorso ha bruciato
gli olivi, come da noi, e li ha
resi sterili per quest’anno (cosa
ben grave, se si ha solo quello);
l’emigrazione che ha spopolato
le campagne e reso difficile la
sopravvivenza a vecchi, donne
e bambini rimasti nei villaggi
semivuoti; i costi elevati d’impianto di colture, specializzate in
serre; le difficoltà ad organizzare
cooperative redditizie, proprio
come da noi; gli interrogativi
per il futuro deU’economia derivanti dall’ingresso della Grecia
nel mercato della Comunità Economica Europea.
SCICLONE - Si, ma per essere onesti bisogna dire che questa
sottolineatura non veniva solo
dal contesto ortodosso: una circolare della segreteria della KEKaveva richiesto ai partecipanti
di portare con loro i propri
« abiti da cerimonia » ed è quindi per invito della segreteria che
Chania ha assistito allo « spettacolo » della processione inaugurale con tanti ecclesiastici paludati in sottane e toghe, colorate
gli ortodossi, nere i protestanti
(salvo gli anglicani che hanno
ancora fantasia per queste cose!). Così i fotografi giravano
eccitati alla ricerca della combinazione sensazionale: foto di metropolita in abito da cerimonia
speciale con velo bianco, collane e icona; oppure foto di donna
in toga con facciole... Strana rivendicazione questa di alcune
donne (peraltro molto rare) che
hanno voluto « mostrare » di essere uguali agli uomini, senza
però porsi la domanda principale: tonali per che cosa?
SBAFFI - C’erano 202 delegati
con diritto di voto, rappresentanti di 112 chiese membro, provenienti da 25 paesi europei, 'fra
questi soltanto 29 donne e 10
delegati sotto i 30 anni. Questi
ultimi hanno presentato al termine una mozione che richiedeva un maggior coinvolgimento
dei giovani nel lavoro della KEK.
In tutto i partecipanti, compresi
consiglieri, delegati fraterni, visitatori, staff, stampa, erano 400.
Consistente’s ben qualificata la
componente della ■ Chiesa romana, in qualità di consiglieri e
delegati fraterni. Per il Segretariato per l’unità dei cristiani
erano presenti il Vescovo Ramon Torrella, Mons. Jean François Arrighi e Padre Pierre Duprey.
ECO-LUCE - Come si sono
svolti i lavori?
ECO-LUCE - Da quanto dici è
evidente che la donna in toga
con facciole non eri tu! E tu,
Shaffl, come ti sei regolato?
SBAFFI - Ho ben riflettuto su
SBAFFI - Le giornate iniziavano con uno studio biblico, seguito da una breve liturgia. Particolarmente interessanti gli studi
(sempre su I Corinzi capp. XIIXIV) presentati dal prof. Chevallier della Chiesa Riformata
di Francia. La sera si concludea cura di F. Giampiccoli
(continua a pag. 5)
La Bibbia è stata spesso usata, nel corso dei secoli, non come un messaggio o uno strumento di liberazione, ma come un
mezzo di repressione e di condizionamento. I potenti hanno usato del nome di Dio e delle sue
parole per rafforzare il loro potere e per tenere al loro posto,
nella sottomissione e nell'ignoranza, nella rassegnata accettazione di un destino visto come
prestabilito, i piccoli e i poveri,
e, per eliminare i dissidenti. Che
si tratti di "eretici” di vario tipo
e in epoche diverse, di operai,
.'soprattutto al momento della rivoluzione industriale, di schiavi
negri in America e nei Caraibi
o di donne, le cose non cambiano.
Anche la Chiesa si è adeguata
al mondo e ha fatto spesso lo
stesso uso distorto della Parola
di Dio.
Prendiamo la questione delle
donne, che è quella che ci interes.sa particolarmente perché dalla. Bibbia ci vengono indicazioni
per la nostra vita, per la nostra
situazione nella Chiesa e per il
nostro servizio nella Chiesa e
nel mondo.
Per secoli, i teologi e t cristiani, in genere, hanno sottolineato
ed enfatizzato tutto ciò che nella Bibbia poteva portare alla sottomissione e al condizionamento
della dorma. Èva è considerata
inferiore perché creata dopo
l'uomo (forse l'uomo é inferiore
alla polvere che gli preesisteva e
con cui è stato formato?); si dà
cioè grande importanza al testo
di Gen. 2: 21 e segg., al racconto
più antico e primitivo della creazione dell'uomo, leggendolo però
in senso antifemminile e interpretando anche il fatto che Èva
è tratta dalla costola di Adamo
come segno di inferiorità. Mentre deve essere invece considerato come un segno di uguaglianza, perché entrambe le creature
sono fatte della stessa sostanza
(ed Adamo stesso lo riconosce:
« Questa, finalmente, è ossa delle
IL RUOLO DEI CRISTIANI NEL CENTRO-AFRICA DI BOKASSA
Tanti ecclesiastici
in sottane e toghe
ECO-LUCE - Era comunque la
prima volta che un’assemblea
della KEK aveva luogo in terra
ortodossa. Si è sentita questa
particolarità?
Una resistenza poco conosciuta
SBAFFI - Senza dubbiò: il quadro, non solo ambientale ma in
gran parte anche concettuale, in
cui si è svolta l'Assemblea è stato marcatamente ortodosso. Di
questo fatto hanno risentito in
modo evidente gli interventi in
sedute plenarie, non escluse tensioni tra ortodossi greci e russi, come pure la forma e i contenuti dei documenti che l’Assemblea ha prodotto.
SCICLONE ■ Il lato più vistoso della componente ortodossa è
stato rappresentato dall’apertura dell’Assemblea. Tutta la liturgia d’apertura, celebrata nella
cattedrale ortodossa di Chania,
incomprensibile per la maggior
parte di noi (nonostante la traduzione dei testi liturgici), ci ha
posto numerose assillanti domande: che cosa ci unisce veramente agli ortodossi? Cosa significano queste cerimonie e che
indicazioni danno al mondo intorno a noi? Cosa significano le
molte toghe o tonache se non la
Mentre i riflettori dell’attualità si spostano dall’ex imperatore
del Centro-Africa verso nuovi
personaggi e nuove situazioni —
salvo soffermarsi ancora con
qualche bagliore sui diamanti
rimasti in mano del presidente
Giscard d’Estaing — giungono
notizie dell’atteggiamento delle
Chiese cristiane sotto il regno
di Bokassa. È il SOEPI Mansuel
— dell’agenzia di starhpa del
Consiglio Ecumenico delle Chiese — a riportare la testimonianza diretta di un operatore, Théo
Mary, del Centro Protestante
della Gioventù (CFG) della Repubblica Centro-africana.
Apprendiamo così che questo
Centro, promosso dalla Chiesa
Protestante del Cristo Re, è stato un luogo di incontro per giovani credenti di denominazioni
diverse, ma anche di studenti, insegnanti, rappresentanti di associazioni culturali estranei alle
chiese, che hanno condotto una
crescente opposizione nei confronti di Bokassa. Il Centro è
diventato ben presto im luogo
schedato e spiato, e quando, dopo aver aiutato a fuggire diversi
studenti che erano finiti sulla lista nera di Bokassa, nell’aprile
di quest’anno si ,è scatenato il
massacro collettivo, solo una
tempestiva chiusura del Centro
ha impedito che i responsabili
fossero sterminati.
ria, decise di non dare nulla per
la festa.
Se tuttavia si va all’origine
della resistenza a Bokassa, negli ambienti cristiani — nota
l’autore della testimonianza —
non sono i protestanti ad essersi mossi per primi bensì, i cattolici. Nel pugno di studenti che
organizzarono i loro compagni
in un vero e proprio movimento di scioperi, per la prima volta durante il dominio di Bokassa, era considerevole la percentuale di cristiani impegnati e soprattutto cattolici.
Sul piano delle chiese, diverse
sono rimaste statiche e non hanno saputo collegarsi per un’azione comune. Molte chiese, al tempo dell’incoronazione dell’imperatore, hanno portato il loro
contributo « volontario ». Tra le
poche che rifiutarono questo tipo di riconoscimento fu la Chiesa Protestante del Cristo Re che,
riunita in assemblea straordina
Più tardi le chiese locali cattoliche e quelle della Chiesa del
Cristo Re harmo organizzato una
domenica di preghiera per le
vittime dell’eccidio di aprile e
per le loro famiglie e la stessa
chiesa protestante ha inviato
una lettera al governo ricordandogli i principi biblici del rispetto della vita quando ancora dalle diverse città delTImpero di
Bokassa giungevano telegrammi
di appoggio.
In campo protestante l’impegno avrebbe potuto essere più
incisivo, nota a conclusione l’articolista. Se infatti i cristiani come singoli sono spesso stati all’origine di prese di coscienza
coraggiose, im’azione ecumenica
delle diverse chiese sarebbe stata molto più significativa. Ma
questo non è stato possibile:
non tanto per l’opposizione dei
fedeli centro-africani, quanto per
l’ostilità dichiarata di alcune
chiese-madri (americane e europee) che dominano ancora il corpo pastorale di molte chiese.
mie ossa e carne della mia carne... », Gen. 2: 23).
D'altra parte il primo capitolo
della Genesi (1: 27) afferma con
molta chiarezza questa parità
nella creazione dell'uomo e della donna, che Dio ha creato a sua
immagine, una creatura, anche
se di sesso diverso.
Nella tradizione popolare, anche il peccato di Èva è considerato molto più grave. Perché?
Perché ha ceduto per prima? È
vero, Èva cede facilmente alle
lusinghe del serpente e induce il
suo compagno a seguire il suo
esempio, senza che, apparentemente, Adamo opponga alcuna
resistenza. Ma conta veramente
tanto l'ordine cronologico in cui
avviene il peccato, o non è piuttosto l'àtteggiamento di disobbedienza a Dio che conta, che è condannato e che, semmai, mette
l'uomo e la donna sullo stesso
piano?
Ma per noi, per la nostra vita
di credenti, e molto più importante quanto avviene nel Nuovo
Testamento. Qui i testi sono diversi e talvolta persino contradditori. Ma allo stesso modo si è
data enorme importanza ai testi
morali di Paolo, come per esempio a quelli in cui esorta le mogli a essere sottomesse ai loro
mariti, tralasciando altri passi
di maggiore apertura? Il tèsto
più noto è Efesini 5: 21 e seggqè però un testo ambivalente, perché se è vero che afferma che le
mogli devono essere sottomesse,
è anche vero che chiede al marito di arnare la moglie «come.
Cristo ha amato la Chiesa, fino
a sacrificare la sua vita per lei »
(v. 25). Qra, che cosa significa la
sottomissione a un marito che
ama la moglie fino al sacrificio
di sé? Mi sembra che in un rapporto di questo genere, di fronte alla forza rivoluzionaria di un
amore simile, la sottomissione
della moglie perda ogrii carattere di violenza e di subordinazione a senso unico, per diventare
invéce una sottomissione reciproca (vedi V. 21). Il marito può
anche essere il "capo" della moglie, ma come Cristo lo è della
Chiesa, cioè come Cristo lo è di
coloro che egli chiama “non più
servi, ma amici” (Giov. 15: 15) e
che con lui si rifanno a un Padre comune, su un piano di sostanziale parità.
Ma Paolo fa anche importanti
affermazioni di carattere dogmatico: « Con il battesimo siete stati uniti a Cristo, e siete, stati rivestiti di lui come di un abito
nuovo. Non ha più alcuna importanza l'essere ebreo o pagano,
schiavo o libero, uomo o donna »
(Gal. 3: 27-28). Malgrado l'esplicita chiarezza di questo testo la
Chiesa ha continuato per secoli
(e continua tuttora) a stabilire
e a favorire ingiuste e indebite
discriminazioni fra i credenti, di
Cui le donne sono state le prime
a fare le spese. Vi è chi afferma
polemicamente che la Chiesa dovrebbe smettere di battezzare le
donne finché non vuole, o non
riesce, a vivere con rigore e coerenza il messaggio di liberazione
e di parità dell'Evangelo.
Gesù, nel suo messaggio, non
ha fatto delle affermazioni teoriche^ulla situazione della donna,
ma fra i suoi discepoli vi erano
delle donne e tutto il suo atteggiamento verso le donne apre
molte vie nuove. Così egli non
ha paura di compiere dei gesti di
Fernanda Comba
{dallo studio biblico tenuto nel
corso dell’Assemblea della FCEI).
(continua a pag. 8)
2
23 novembre 1979
:*v ;'>’oy.*.T ■-»: v
;j^opQ- l’invito id conftinbuire in ragione del 2-3% del proprio reddito
Evangelizzazione e...
tassa ecclesiastica
Far parte di una comunità evangelica significa assumere un impegno
che si rinnova per tutta la vita: la contribuzione ne è parte integrante
L’ultima sessione smodale sembra aver dato una scossa alle
nostre chiese, o almeno a coloro
che in qualche modo hanno seguito i lavori ' sinodali. È consolante constatare che il tema della Evangelizzazione ritorna costantemente nei vari interventi
pubblicati dal nostro giornale.
Io vorrei qui scendere dalle altezze delle riflessioni a un problema che da molti sarà considerato piuttosto pedestre; le
contribuzioni.
Un tabù:
la tassa ecclesiastica
Più volte in Sinodo è occorso
di alludere alla « tassa ecclesiastica » con im certo risolino tra
10 scandalizzato e il compiaciuto. Lo scandalizzato, quando ci
si riferiva alla « scandalosa »
usanza in atto presso alcuni Stati (nella maggior parte di tradizione protestante) in forza della
quale una percentuale delle tasse che i cittadini versano allo
Stato va distribuita alle rispettive Chiese di appartenenza. C’è
tutto un movimento per promuovere l’abolizione della tassa ecclesiastica come contraria alla
libertà dei singoli e alla laicità
dello Stato.
Il risolino di compiacenza è
motivato dal fatto che noi, protestanti italiani, non abbiamo
tassa ecclesiastica, né accetteremmo mai di averla.
Senza voler giudicare le usanze di altre culture, sono anch’io
decisamente contrario all’introduzione della tassa ecclesiastica
gestita dallo Stato, perché creerebbe altri pasticci fra i molti
che già abbiamo in Italia.
Ma... cosa si sostituisce alla
tassa ecclesiastica? Ho l’impressione — veramente maligna —
che per un numero notevole dei
nostri membri di chiesa l’opposizione alla tassa ecclesiastica
si traduca — all’italiana — in
un compiaciuto senso di irresponsabilità; non ho nessun obbligo; contribuisco se voglio e
quanto voglio! Questo è infatti
11 modo di comportarsi della
maggioranza degli iscritti nei
nostri elenchi di chiesa.
La Commissione d’Esame quest’anno ha fatto un discorso veramente serio e concreto, dal
quale emerge che la libertà della Chiesa significa che i singoli
membri devono responsabilmente tassarsi, secondo le proprie
possibilità, affinché la Chiesa sia
in grado di promuovere tutte
quelle iniziative che sono collegate con il suo compito di evangelizzazione, senza essere fatalmente condizionata da aiuti esterni.
La Commissione ha anche suggerito una percentuale seria che
permetterebbe l’autonomia finanziaria delle nostre attività;
la media del 2 o 3 per cento dei
redditi medi dei nostri membri
di chiesa. Questo significa che
l’alternativa alla tassa ecclesiastica non è l’irresponsabilità, ma
la lìbera decisione di impegnarsi
dinanzi a Dio per quello che ciascuno effettivamente può dare:
non ci si tassa dinanzi allo Stato, ma dinanzi alla propria coscienza in riferimento al Signore.
Siamo viziati
La percentuale dei contribuenti nelle nostre chiese è globalmente del 30 o al massimo il 40
per cento degli iscritti. Alcuni
offrono con generosità (anche
ben oltre al 2 o 3%) e per le
diverse voci (Cassa Culto, Opere, aiuti vari), ma anche fra quel
40% molti offrono con mentalità da « elemosina », cifre veramente irrisorie in confronto alle effettive possibilità.
L’assenza di una coscienza contributiva nella maggior parte
degli iscritti negli elenchi di
chiesa ha cause diverse. Anzitutto siamo viziati dall’affetto che
le chiese sorelle hanno per noi.
Esse, riconoscendo che le nostre
chiese compiono in Italia una
azione evangelistica di ampiezza
superiore alle possibilità del nostro piccolo numero, hanno sempre largheggiato nei loro aiuti.
Questi aiuti sono necessari, soprattutto per le opere a carattere sociale. Tuttavia la debolezza
umana fa sì che se ne sia colta
l’occasione per delle distorsioni
da parte nostra. Le nostre Opere — compresa la Tavola Valdese — hanno raggiunto una certa
autonomia di gestione nei confronti delle nostre chiese, forti
delle disponibilità offerte dal di
fuori. D’altra parte molti membri di chiesa si sono fatti la mentalità che le cose vanno avanti
comunque anche senza le loro
contribuzioni; ispirazione del
« maligno » per giustificare il
proprio disinteresse e la propria avarizia!
False ragioni
Quando si insiste sulla gravità
del dovere contributivo, sorgono infinite ragioni per sviare
l’argomento.
— « La fede non si misura
col denaro ». Secondo costoro,
ci sono membri di chiesa che
— trovandosi in condizioni di
agiatezza — contribuiscono con
cifre di un certo rilievo, ma sono
del tutto assenti alla vita della
chiesa. Questo discorso è del
tutto mistificatorio. Se è vero
che alcuni membri di chiesa si
limitano soltanto a dare una con
tribuzione qualsiasi, è anche vero che coloro che più sono impegnati nella vita della chiesa
contribuiscono in percentuali più
alte. D’altronde è ben difficile
valutare l’effettivo impegno dei
singoli membri di chiesa, perché
alcuni sono assenti dalle attività strettamente ecclesiastiche,
ma svolgono una effettiva testimonianza di fede negli ambienti
dove si svolge la loro vita quotidiana; la loro offerta in denaro
non è l’unica cosa che essi fanno in coerenza alla fede, ma la
espressione della loro fraternità con gli altri membri dì chiesa, ai quali si sentono uniti, anche se i loro impegni li tengono lontani.
Certamente la contribuzione
non è il tutto, né la cosa principale, ma è il minimo dimostrabile; se non c’è neppure questo,
cosa c’è?
— «Ai poveri non si possono
chiedere sacrifici». Non ho mai
sentito un membro non abbiente
della chiesa che si sia lamentato perché deve dare la contribuzione; anzi, il più delle volte i
nOn-agiati offrono con gioia e
con generosità, con vero sacrificio. È vero, bensì, che i « poveri » nella chiesa dovrebbero
ricevere piuttosto che dare: se la
coscienza contributiva fosse desta avremmo veramente « mem
ASSEMBLEA DELL’XI CIRCUITO-LAZIO
Sul terreno concreto
L’Assemblea dell’XI Circuito,
tenutasi a Colleferro il 14 ottobre, ha affrontato principalmente due problemi. Il tema del confronto tra Battisti, Metodisti e
Valdesi è stato preso in esame
non solo dal punto di vista teorico (decisione di chiedere a tutte le chiese di studiare il « Primo documento ») ma anche pratico: è stata auspicata la ripresa dello studio comune sul problema del catechismo; è stato
deciso di organizzare un convegno tra due chiese valdesi (Colleferro e Ferentino) e due battiste
(Isola del Liri e S. Angelo in Villa) in vista di una comune evangelizzazione; è stato auspicato
che scambi di pulpito e incontri
di comunità si realizzino a Roma tra le chiese delle tre denominazioni. Peccato che da parte
battista all’Assemblea sia potuto
intervenire solo il rappresentan
bri comunicanti » che « comunicano » nel dare ed altri che « comunicano » nel ricevere. r
La « diaconia » delle nostre
chiese è spesso ridotta proprio
perché manca nei molti la coscienza contributiva.
— «Perché spendere tanti soldi per pastori a pieno tempo:
si potrebbe farne a meno, oppure averne molti di meno ». Il discorso è fatto con una certa frequenza. Il bello è che spesso chi
10 fa è chi non muove un dito
per l’impegno delle chiese, oppure — con ben poca coerenza! —
esige tutto dal pastore. È vero
che molti non sanno che farsene del pastore (salvo che per
battesimi, matrimoni e funerali):
11 Culto è una barba; gli studi
biblici non interessano; la testimonianza esterna è diffìcile; la
chiesa dovrebbe vendere tutto!
E loro?... farsi tranquillamente i
propri affari! Generalmente,
quanto più i laici lavorano per
la testimonianza, tanto più richiedono l’opera del pastore,
quale fratello al loro servizio
per l’Evangelo.
Appartenere
ad una comunità
Le nostre chiese non negano
a nessuno né la predicazione
della Parola di Dio, né là comunione alla Cena del Signore: sono doni del Signore e sono gratuiti. Nella nostra chiesa non
esistono « scomuniche » per motivi disciplinari. Il rifiuto della
comunione col Signore non può
avvenire che per coloro che Lo
rifiutano nella loro vita e nelle
loro azioni, secondo l’insegnamento del Signore; la Chiesa of- fre a tutti coloro che lo richiedono il suo servizio di annuncio
e di fraternità, indipendentemente dal fatto disciplinare di essere « membro di chiesa » iscritto
nei registri.
Ma l’appartenenza stretta ad
una Comunità significa ricono
scere la vocazione propria nella
chiesa, in ordine alla predicazione dell’Evangelo. Perciò chi vuole essere membro di chiesa deve accettare anche un minimo
di impegno e di responsabilità,
in conformità alle proprie possibilità. La contribuzione — come
abbiamo detto — non è sufficiente, ma è il minimo inderogabile, specialmente quando —
per ragioni varie — non si è in
grado di chiedere di più.
La vera Confermazione non
può essere l’atto formale di un
giorno (non è come la Cresima
cattolica che dà il «carattere»),
ma deve essere l’impegno rinnovato, nei fatti, tutta la vita e di
ciò la contribuzione responsabile
è il minimo segno.
Una proposta...
audace
Mi sia permesso, a conclusione, di avanzare una proposta:
gli elenchi ufficiali dei membri
delle nostre chiese — quelli mediante i quali indichiamo la nostra consistenza numerica al di
fuori — indichino di anno in
anno come membri comunicanti
soltanto coloro che contribuiscono. Chi non ha contribuito in
quell’anno — se non è avvenuto per ragioni di forza maggiore — non è « scomunicato, ma
è messo al corrente che quell’anno non è stato ’’comimicante” ».
La stessa cosa dovrebbe valere
— a maggior ragione — per i
« membri elettori » nelle chiese
valdesi.
È troppo duro questo discorso? È troppo « terra terra »?
Forse sarebbe bene rifletterci,
prima di respingerlo. Gesù diceva a Nicodemo « Se vi ho parlato delle cose terrene e non credete, come crederete se vi parlo delle cose celesti? » (Giovanni 3: 12). Chiedo scusa di questa citazione, ma... è proprio
fuori luogo?
Alfredo Sonelli
CAMPAGNA ABBONAMENTI 1980
Abbonati; operazione raddoppio
te della chiesa di Isola del Liri.
Sul tema dell’evangelizzazione
il grosso del lavoro è stato assegnato all’Assemblea straordinaria che si terrà a Roma P.za Cavour domenica 13 gennaio. In
vista di quest’assemblea è stata
comunque costituita una commissione di studio nelle persone
di Giorgio Girardet, Aurelio Sbaffi e Osvaldo Piscini (che coopteranno un battista).
Dalla circolare del sovrintendente Giovanni Scuderi, successiva all’Assemblea, si apprende anche che la cura di
(^olleferro e Ferentino sarà assicurata per quest’anno secondo
un piano che prevede la collaborazione dei pastori Girardet,
Gioele Fuligno (battista), saltuariamente del moderatore Bouchard, oltre che del sovrintendente del circuito.
Scorrendo la situazione degli
abbonamenti ’79, che abbiamo
pubblicato sul numero del 1°
giugno U.S., abbiamo notato che
nella diffusione del giornale
spicca la comunità di Savona
che ha più che, raddoppiato i
suoi abbonati: da 20 nel ’78 a
50 nel ’79 (31 nuovi abbonamenti e 1 mancato rinnovo), per 47
nuclei familiari indicati nelle statistiche del ’78. Ci siamo informati e ci hanno indicato Sauro
Gottardi come responsabile a
cui il Consiglio di chiesa ha affidato il compito della diffusione
della Luce e ci è sembrato molto
interessante far conoscere alle
altre chiese — e in particolare
ai Consigli di chiesa e ai gruppi
di diffusione — l’esperienza di
Savona.
— Allora, Sauro, siete primi in
classifica!
— Certo è stata una bella sorpresa per noi sapere che, tirate
le somme, eravamo in testa per
l’incremento degli abbonamenti!
Questo ci ha resi molto allegri
sia per il vantaggio che ne deriva alla Luce sia per la validità di
quanto abbiamo sperimentato a
seguito della decisione della nostra Assemblea di chiesa.
— Alla base di questo incremento c’è dunque una delibera
assembleare. Che cosa l’ha motivata?
— Ci è sembrato che La Luce
merita veramente la cura e la
attenzione della nostra comunità
perché, come è ora impostata, ci
fornisce uno strumento molto
valido non solo di collegamento
tra di noi, ma anche con l’esterno: la doppia pagina interna è
un ottimo manifesto murale che
usiamo settimanalmente; il riferimento ed il commento a fatti e personaggi nazionali e internazionali è puntuale; le relazioni
su contenuti e conclusioni di dibattiti e convegni sono abbastanza ampie da consentirci di riprendere eventualmente gli argomenti nella comunità o nella predicazione.
C’era poi l’invito del Sinodo
a promuovere una campagna
abbonamenti che non andava disatteso, e ciò costituiva un par
ticolare impegno per le comunità
metodiste in vista dell’integrazione, non soltanto per una questione di numero di abbonati,
ma piuttosto per poter scrivere,
dialogare, proporre, ponendosi
nei confronti della redazione
nella posizione corretta del lettore assiduo e... abbonato!
Infine una terza considerazione
è stata tenuta presente quando
abbiamo riferito sugli argomenti
sinodali nei culti domenicali e
in seguito quando abbiamo trattato la questione nell’assemblea
di chiesa: La Luce vuol essere
il « settimanale delle Chiese evangeliche valdesi e metodiste »
e perciò ogni membro dovrebbe
« averlo in tasca », come fanno
nel mondo gli iscritti ad un’associazione o ad un partito con il
proprio giornale.
— E quale è stata la decisione?
— Quella di abbonare le famiglie che ancora non erano abbonate. Abbiamo pensato che se
La Luce invia copie di saggio
gratuite ai nominativi segnalati
da chiunque, se associazioni, partiti e sindacati abbonano automaticamente i loro iscritti per
tenerli informati, anche noi, come comunità, potevamo provare
a stanziare una somma per dare ai nostri membri un dono
fraterno, un abbonamento di
prova. Lo abbiamo fatto con un
po’ di trepidazione per eventuali
incomprensioni e con la speranza che avremmo recuperato almeno una parte delle quote da
chi non si era mai abbonato per
disattenzione, mancanza di informazione 0 pigrizia... Certo
abbiamo preavvertito gli interessati con una lettera in cui spiegavamo che l’abbonamento era
un dono, che si trattava di appoggiare il nostro giornale, che
per valutarlo la cosa migliore
era leggerlo per un anno, e che
speravamo in un rinnovo direttamente da parte dei destinatari
per il prossimo anno.
— Quali sono stati i risultati?
— Su 31 nuovi abbonati, 17 ci
sono stati rimborsati (di cui solo
2 non desiderano il rinnovo per
il 1980); 8 sono stati graditi, ma
non pagati per motivi economici (vaglieremo la possibilità di
rinnovarli a carico della comunità); 6 non ci hanno finora fatto
sapere la loro posizione al riguardo.
Naturalmente il tutto ha dovuto essere seguito da un incaricato del Consiglio di chiesa per
trattare con attenzione e delicatezza i contatti personali e per
la corrispondenza con La Luce
(nello slancio del rimborso c’è
stato qualcuno che lo ha mandato a Torino anziché a noi a Savona!). Insomma, anche con l’assestamento del numero degli abbonati per il 1980, l’operazione
ha dato un buon risultato. Certo
per mantenerlo dovremo curarlo
anno per anno.
— Hai accennato a eventuali
incomprensioni. Si sono verificate?
— L’iniziativa poteva essere
interpretata da qualcuno come
un’imposizione, ma nella nostra
esperienza questo non è avvenuto. Mi rendo conto che molte
comunità non farebbero un’operazione del genere per paura di
forzare o offendere la sfera individuale del membro di chiesa;
ma a mio modo di vedere è più
indelicata l’abitudine di alcune
comunità di pubblicare le contribuzioni con nomi, cognomi e
relativi importi nel rendiconto
annuale. Non basterebbe l’elenco
dei nomi senza cifre? Ad ogni
modo a me sembra che nella logica di « un abbonamento per
ogni famiglia », ad ogni nuovo
iscritto alle nostre comunità andrebbe richiesto di abbonarsi alla Luce, al settimanale delle Chiese evangeliche valdesi e metodiste.
— Hai qualcosa da aggiungere
per un eventuale « buon intenditor »?
— Poche parole: Provate! Fate una prova anche solo con un
numero limitato di abbonamenti in dono e valutate da voi i
risultati!
a cura di
Franco Giampiccoli
3
23 novembre 1979
DIBATTITO SULL’EVANGELIZZAZIONE
Responsabilità di testimonianza
Il 50% degli italiani rifiuta la Chiesa romana ma non Dio: è verso di
questi che abbiamo soprattutto il debito dell’annuncio evangelico
COSA DICONO DI NOI I GIORNALI
Per una 2“ riforma
Introducendo la seduta sinodale in cui si è trattato dell’evangelizzazione il prof. Ricca ci ha
presentato una quadruplice visione del cattolicesimo: vi sono
i cattolici che possono essere definiti evangelici; vi sono i cattolici ecumenici parrocchiali, vi sono i cattolici tridentini e vi è infine la massa dei cattolici secolarizzati. Può essere interessante
vedere come gli studiosi cattolici si pongono di fronte al cattolicesimo italiano.
Uno studio approfondito della
situazione ci viene illustrato in
vari scritti del sacerdote Burgalassi, parroco a Pisa e docente
alla Gregoriana di Roma. In un
articolo apparso sulla rivista
« Concilium » del 1978 così egli
sintetizza la situazione: in Italia
il 97% della popolazione si presenta come cattolica; il 60% si
professa « indifferente » di fronte al problema religioso, il 10%
si professa in disaccordo aperto
con la Chiesa. Il cosiddetto
« mondo cattolico » si riduce
quindi al 30%, cioè a circa il terzo della popolazione italiana. In
questo mondo cattolico il Burgalassi ritrova il 12% di « conservatori », sono soprattutto sacerdoti e persone anziane; il 13%
è rappresentato dagli « obbedienti » cioè da coloro che accettano
senza discutere le prescrizioni
della gerarchia; i « cattolici progressisti » sono circa il 5%. Nella
stima del Burgalas.si i « militanti impegnati » si riducono a circa ri%.
Due anni fa la Diocesi di Livorno ha promosso, col sistema
del « campione », una inchiesta
a cui ha collaborato il Burgalassi
ed il suo gruppo di lavoro. Ecco
alcuni dati sulla vita religiosa
della città. Frequentano regolarmente la rrressa il 12% degli interrogati; vi si ..recano. « di tanto
in tanto» il 33%; sono ostili alla
Chiesa l’8%; indifferenti alla vita ecclesiale il 62%. Quasi r80'yb
ammette che Dio esiste, ma solo
il 34% ammette l’infallibilità papale, il 36% considera che la
Chiesa- è fatta dagli uomini; il
13% precisa che essa è una invenzione dei preti (nel mondo
operaio lo afferma il 21%). Interrogati quelli che pregano sulla
destinazione delle loro preghiere, il 48% prega Dio, il 42% la
Madonna, il 19% i Santi. Rispondono che si rivolgono a Gesù il
26%.
Responsabilità
verso la verità
Lo studio statistico riportato
mette in evidenza che vi sono
poche possibilità di evangelizzazione presso coloro che il Burgalassi classifica come « conservatori »: sono quelli che si ricollegano al Concilio Tridentino, per
i quali noi siamo gli « eretici »
per i quali tutt’al più si spera il
« gran ritorno ». Possibilità diverse di contatto invece ci sono
con quelli che sono classificati
come « obbedienti » e « progressisti » e che il prof. Ricca definiva come « evangelici » o « ecumenici ». È da questi gruppi che
giungono inviti a studiare assieme la Bibbia, ad aver in comune
riunioni di preghiere: è da questi gruppi che sono sorte le possibilità di avere la traduzione del
Nuovo Testamento in linguaggio
corrente, opera di esegeti protestanti e cattolici che hanno operato in fraterna collaborazione.
E verso questi gruppi abbiamo
certo una notevole responsabilità. Oggi l’ecumenismo tende a
sottovalutare quello che divide
per mettere l’accento su quanto
ci unisce. Questo è certamente
necessario, ma non deve essere
disgiunto da una chiarezza teologica: non dobbiamo dimenticare, pur nella carità, la nostra
responsabilità verso la verità:
non dobbiamo dimenticare che
le ragioni che hanno portato la
rottura del mondo protestante
dal mondo cattolico non hanno
ancora perso tutta la loro attualità.
Nella nostra preoccupazione
evangelistica naturalmente non
dobbiamo sottovalutare il mondo coerentemente cattolico; non
dobbiamo però dimenticare che
il 70% della popolazione italiana è solo nominalmente inserito
nel mondo cattolico: in questo
campo in modo tutto particolare deve rivolgersi la nostra attenzione di testimonianza.
Campo aperto alla
nostra testimonianza
Qra se le ricerche statistiche
di questi ultimi anni da un lato
ci dicono che il 70% della popolazione italiana vive al margine
del cattolicesimo, dall’altro ci dicono che l’80% degli italiani accetta resistenza di Dio. Accanto
al 30% di cattolici praticanti vi
è quindi un 50% che crede in un
Dio; molti di quelli che oggi si
considerano atei in realtà sono
solo persone che rifiutano la
Chiesa Romana e quindi si considerano atei anche se in loro
c'è una sete di spiritualità; un
credere nella esistenza di Dio è
già una porta aperta per ricevere l’annunzio dell’Evangelo: come l’apostolo Paolo agli ateniesi
noi dobbiamo dire loro: « Quel
Dio di cui voi accettate resistenza noi ve lo annunziamo ». Dobbiamo dunque renderci conto
che molti dei così detti « atei »
di oggi non sono altro che. persone che rifiutano la Chiesa di
Roma, ma essi formano il campo aperto alla nostra testimonianza.
Qggi sono all’ordine del giorno i problemi sociali, e di questi problemi la Chiesa non può
certo disinteressarsi poiché tutto quello che è umano le compete. In questa situazione si comprende come in certi ambienti
ecclesiastici, in modo, particplare fra i giovani, si abbia l’impressione che la nostra opera sarebbe potenziata se ci affiancassimo alle ideologie più avanzate
nel campo sociale. Qualcosa di
analogo era avvenuto nel tempo
dell’anticlericalismo quando molti evangelici avevano perorato
per una alleanza della predicazione evangelica colla attività
massonica perché di netto stampo umanitario e anticlericale.
Ma una volta ancora si è andati
incontro ad una delusione; non
ci siamo accorti che mentre volevamo conquistare il mondo era
spesso il mondo che ci conquistava. Qggi quelle ideologie a
cui abbiamo pensato di allearci
sono discusse in quegli stessi ambienti politici che pure hanno in
esse il loro punto di partenza e
la loro ragion d’essere.
Abbicuno studiato sotto vari
aspetti i problemi del proletariato e certo questo è stato utile.
Abbiamo però dimenticato che
le nostre comunità sono molto
spesso sorte e si sono sviluppate in ambienti proletari. Le nostre comunità delle Valli sono
ancora oggi comunità di contadini e di operai; e molte delle
nostre Chiese del campo di evangelizzazione sono sorte e si sono
sviluppate essenzialmente in ambienti di contadini e di operai.
Ma oggi non sappiamo più parlare agli operai ed ai contadini,
oggi le nostre comunità si sono
imborghesite. Comunità in cui si
ama discutere: si discute per
esempio sul culto, ma non si frequentano i culti neppure nelle
(Chiese che hanno accettato le
nuove forme liturgiche; si discute sui problemi sociali, ma si dimentica che l’operaio ed il contadino prima dei problemi di
classe devono affrontare i problemi umani; si discute sulla testimonianza che le nostre Chiese
devono dare, ma si presume che
la evangelizzazione sia essenzialmente una responsabilità del pastore e che deve essere svolta dal
pulpito con sermoni ricchi di
teologia e di sociologia. E non
ci preoccupa il fatto che davanti al pulpito i banchi sono quasi
vuoti mentre davanti alla chiesa
passa il pubblico a cui dovremmo ripetere l’invito di Cristo:
« venite a me voi che siete stanchi e travagliati ». Temo sia una
eccezione queirassessore di una
delle nostre città che poteva dire: « quando prendo la parola
nelle riunioni del Consiglio o
nelle assemblee politiche tutti
debbono rendersi conto che sono
valdese e parlo da valdese ».
Non^caàsegnàr^cl „
Non credo che dobbiamo oggi
rassegnarci alla nostra situazione di chiese imborghesite in crescente crisi numerica e cedere
la responsabilità della evangelizzazione alle chiese ed ai movimenti di carattere popolare. Le
Chiese Pentecostali, dei Fratelli,
Avventiste non conoscono la stasi evangelistica che tormenta le
Chiese della F.C.E.I.! Credo che
la vera visione dell’ecumenismo
sia quella che unisce in un solo
bloqco le Chiese conscie della loro responsabilità evangelistica.
Per questo mi rallegro dell’ecumenismo evangelico che si fa
strada nelle nostre Chiese e considero questo come una grande
promessa per l’evangelismo italiano.
Alberto Ribet
Tutta la stampa italiana ha
dato notizie sull’Assemblea della
P.C.E.I. tenutasi a Torre Pellice.
Chi dandone semplice notizia,
chi commentandone i lavori con
maggiore o minore partecipazione e comprensione. Tra i tanti
vorremmo ricordare gli interventi di Glauco Licata sul Corriere,
in particolare quello del 5 no-,
vemtare che riassumendo ampiamente il documento preparatorio (Miegge - Aquilante) chiude
l’articolo con la constatazione
che « è una seconda riforma che
si chiede ».
L’avvicinarsi della conclusione
delle trattative per il rinnovo del
Concordato ha dato nella stampa largo spazio a commenti e
suggerimenti di vario genere. Per
le conseguenze che potrebbe
avere su di un piano generale,
vale la pena di segnalare la proposta avanzata nella Repubblica
del 7 novembre da Raniero La
Valle e Stefano Rodotà, secondo
la quale il rapporto tra Chiesa
e Stato potrebbe essere regolato con una Legge italiana, da
emanare previa negoziazione con
la Chiesa (vi è già un precedente nella legge che soppresse alcune festività religiose). Il ragionamento dei proponenti è
schematicamente questo: la internazionalizzazione dei rapporti Stato-Chiesa (il Concordato
appunto) si può giustificare
quando la Chiesa deve assicurarsi da uno Stato di tipo totalitario garanzie di sopravvivenza
che la relativa Costituzione non
garantisce ; quando però uno
Stato ha una costituzione garantista per tutti, come è il caso
dell’Italia, dovrebbe bastare una
legge dello Stato che, nell’ambito della Costituzione, definisce
nei dettagli i rapporti esecutivi.
Da sottolineare che La Valle è
un cattolico impegnato.
* * *
Il Centro Sociale Evangelico
di Firenze ha ricordato la Riforma con una conferenza di A. Molnar aperta al pubblico. La Nazione del 30 ottobre. Paese Sera
nella edizione fiorentina e le radio locali ne hanno dato ampia
notizia. Titolo della conferenza
era « Un precursore della Riforma protestante : Giovanni
Huss ». In una intervista con
Enrico Gatta della Nazione riferendosi alla situazione della Chiesa in Cecoslovacchia, il prof.
Molnar (che è appunto di Praga) ha tra l’altro dichiarato:
« Sotto l’aspetto religioso non
vi sono persecuzioni, ma certo
il prestigio dei cristiani e della
Chiesa non esiste più», aggiungendo : « È quasi certamente una
conseguenza di vecchie infedeltà
dei cristiani in campo sociale.
Sta di fatto che il cristiano deve
avere un certo coraggio a mostrarsi tale».
La Sinistra, ora settimanale,
di Milano, dedica due pagine al
rilancio del culto mariano con
interventi di Aurelio Penna, Sergio Ronchi e Pasqualina Dariu,
che puntualizzano lo scarso, o
nullo, fondamento biblico di tale culto e le sue vicende nella
storia e nella cronaca.
iti * *
Il Bollettino di Amnesty Intern. informa sulle persecuzioni
di cui sono vittime in Etiopia le
Chiese Protestanti Evangeliche
e Pentecostali: arresti, torture,
uccisioni. A.I. ricorda che, per
rotazione, l’Etiopia diventerà
dal 1980 membro della Commissione per i Diritti dell’Uomo dell’O.N.U.
« li: 4:
Recensendo sul Corriere del
31 ottobre « La Libertà di ama,re » di Françoise Delto e Clerard
Severin, Alfonso di Nola ricorda
i progressi fatti negli ultimi anni dalla reciproca comprensione
tra psicanalisi e lettura del Vangelo. Il nocciolo di tale reciproca lettura si è che « Il messaggio
evangelico è un invito a liberare le cariche occulte del desiderio, un banchetto cui la creatura
è convocata perché, in esposizione totale, realizzi il sè emarginato e recluso nel labirinto
subconscio ».
Un modo più complicato e meno chiaro di esprimere il messaggio di libertà che nelTEvangelo è chiarissimo, o un tentativo di assoggettare, con una lettura forzata, il messaggio evangelico alle dottrine freudiane?
« «
Il Corriere del 7 novembre informa su un convegno di trenta
teologi di varia estrazione cristiana, tenutosi a Milano
il Centro Internazionale Studi
sulla Famiglia, avente per tema
« L’educazione familiare ». Copresiedevano il pastore Masumtaa Mpolo del C.E.C. e mons.
Charles Velia. Una commissione
nominata dal Convegno presenterà al Vaticano la richiesta di
far partecipare un teologo protestante al Sinodo dell’80 che discuterà sul « ruolo della famiglia cristiana nel mondo contemporaneo ».
* * *
Il Verbano, settimanale di Intra che ci dicono cattolico, dedica un violento articolo critico
ad fin giornale democristiano di
Novara che aveva, attaccato con
non minor violenza mons. Giachetti, vescovo di Pinerolo, per
aver egli invitato i suoi fedeli a
pregare per l’ultimo Sinodo valdo-metodista. Due (mons. Giachetti e il Verbano) a uno (il
giornale di Novara) per noi dunque. Con la doverosa constatazione che nella Chiesa cattolica
di oggi il monolitismo antiecumenico è orma; in grave crisi.
Niso De Michelis
Il programma
di lotta al razzismo
divide la chiesa
La Conferenza Metodista di
Gran Bretagna ha deciso, nella
sua ultima sessione, di mantenere ancora almeno per un anno il suo appoggio al programma del Consiglio Ecumenico delle Chiese per la lotta al razzismo. La decisione è importante,
perché la chiesa metodista in
Gran Bretagna non rappresenta
una piccola minoranza, ma
si presenta come la seconda entità del paese, dopo la chiesa di
stato anglicana.
Il dibattito è stato in verità
incentrato sulla possibilità che
l’appoggio al programma del
CEC venisse da fondi normali a
disposizione della chiesa metodista, oppure che dovesse essere
sostenuto unicamente mediante
offerte apposite di membri di
chiesa.
La decisione è stata di dare
un contributo « simbolico » di
circa 3 milioni di lire, tratte dalla cassa ecclesiastica e di trasmettere integralmente eventuali
altre offerte destinate dai donatori a questo scopo preciso. Era
stato precedentemente presen
echi dal mondo cristiano!
a cura di BRUNO BELLION
tato ai delegati della Conferenza
una documentazione dalla quale
risulta inequivocabilmente che
questi fondi vengono utilizzati
per soccorrere popolazioni bisognose, particolarmente profughi.
Tale documentazione era stata
sostenuta da testimonianze orali
dei molti invitati alla Conferenza provenienti dai paesi africani.
Quasi contemporaneamente però giunge la notizia che la Chiesa Presbiteriana d’Australia ha
deciso di ritirare la sua adesione al Consiglio Ecumenico delle
Chiese per protestare contro il
programma di lotta contro il
razzismo.
Questa decisione era ormai
nell’aria da qualche tempo e non
ha destato particolare meraviglia
negli ambienti ecclesiastici australiani. Tra l’altro la chiesa
presbiteriana ha anche annunciato la sua decisione di ritirar
si dal consiglio delle chiese di
Australia.
La Chiesa Presbiteriana è una
chiesa di costituzione recente,
sorta nel 1974 allorché si era decisa la fondazione della « Chiesa Unita d’Australia », una comunione di chiese metodiste e
congregazionaliste. Nella « Chiesa Presbiteriana » erano quindi
confluite le correnti politicamente e teologicamente conservatrici.
Diritti delTuomo
nella responsabilità
delle chiese
Si è tenuta recentemente a
Copenhagen una sessione della
Commissione Consultiva del
CEC per i diritti umani. Tra le
decisioni emerge particolarmente l’affermazione che l’impegno
per i diritti umani deve essere in
primo luogo della chiesa locale.
Nel corso dei lavori è stato
esaminato lo stato della situazione in molti paesi del mondo,
che si presenta preoccupante al
punto che è stato deciso di non
pubblicare le relazioni presentate, per non arrecare ulteriore
danno a persone che già stanno
subendo gravi limitazioni ai loro diritti fondamentali.
Solo m un momento successivo, e senza precisare le fonti,
tali documenti potranno essere
resi pubblici.
Difficoltà per la
Chiesa in Sud Africa
La Conferenza delle Chiese di
tutta l’Africa (CETA) ha chiesto
a tutte le sue chiese-membro di
pregare per la chiesa nel Sud
Africa, vittima di recenti attacchi da parte del governo. La lettera del pastore Janda, segretario aggiunto della CETA riferisce che gli attacchi prendono di
mira soprattutto il Consiglio
Sud-africano delle Chiese e il
suo segretario generale, il vescovo Desmond Tutu.
4
23 novembre 1979
____LA « RICERCA DEL GESÙ’ STORICO » - 3
Il Gesù di Nazareth
di G. Bornkamm
MARIO GIROLAMI
-SSfi
Un lutto nella
Chiesa battista
Un libro che ha già avuto sette, edizioni in tedesco e
due in italiano presso la nostra editrice Claudiana
Ernst Käsemann, in una conferenza del 1953, sostenne che la
vita terrena di Gesù doveva avere avuto la sua importanza
per la fede della comunità primitiva, perché essa si è sforzata
di impedire la sostituzione di un
mitico « semidio » alla figura storica di Gesù di Nazareth. Effettivamente, la fede della comunità
primitiva è caratterizzata dall’unità del Gesù terreno e del Signore glorificato. Forse il più
antico dei vangeli (Marco) è stato scritto proprio per evitare il
rischio che la fede cristiana si
trasformasse in una gnosi (conoscenza) 0 filosofia disancorata
dalla persona storica di Gesù
(cfr. l’Introduzione e la Conclusione del commentario di Ed.
Schweizer al vangelo di Marco,
ed. Paideia 1971).
Tre anni dopo la conferenza
di Käsemann appariva il Gesù
di Nazareth di G. Bornkamm (1).
Esso è ben noto ai nostri lettori,
perché è stato pubblicato due
volte dalla Claudiana, rispettivamente nella III e nella VII edizione. Il suo autore si colloca
nella linea di una moderata rivalutazione della persona di Gesù, nel senso che apprezza il significato che Gesù aveva per la
fede (cfr. specialmente il. cap.
III).
Un libro dalla sorte
molto controversa
La sorte di questo libro è stata molto controversa. Infatti
molti recensori l’hanno sbrigativamente liquidato come una replica di quello del Bultmann
per il semplice fatto che l’autore apparteheva alla generazione
dei discepoli del grande esegeta
di Marburgo.
Un atteggiamento critico nei
confronti della storicità dei racconti evangelici, la preminenza
data agli insegnamenti di Gesù
rispetto agli episodi della sua
attività, l’affermazione che la
scienza storica non può accertare l’evento della risurrezione
« fissandolo » storicamente come altri fatti del passato (l’estremo dato storico raggiungibile
è la fede pasquale dei primi discepoli, p. 177), hanno portato
molti critici a incasellare quest’opera nella stessa categoria
di quella del Bultmann.
In realtà, basta scorrere il capitolo introduttivo per osservare
la differenza metodologica tra le
due opere su Gesù. A p. 17 si
legge:
« Non si può certo affermare
seriamente che i Vangeli e la loro tradizione ci proibiscano ogni
ricerca sul Gesù storico. Essi
non solo permettono, ma anzi
esigono questo sforzo (...). Nessuno può contestare che alla tradizione evangelica interessa in
maniera notevolissima la storia
pre-pasquale di Gesù, anche se
questo interesse è molto diverso
da quello della scienza storica
moderna ».
Infatti poco prima (p. 11) l’A.
aveva precisato:
« Se noi esaminassimo senza
senso critico tutto ciò che è stato
tramandato, considerandolo come storico nel senso abituale del
termine, porremmo i Vangeli in
una prospettiva a loro sconosciuta e li costringeremmo a una
comprensione della storia di Gesù che non è loro congeniale ».
E più oltre (p. 18):
« Nulla è più errato del ricondurre l’origine dei Vangeli e delle tradizioni in essi raccolte a un
interesse che prescinda dalla fede (...). Questi Vangeli esprimono piuttosto una confessione:
Gesù è il Cristo, che conferma
l’imità del Gesù terreno e del
Cristo della fede. E con ciò i
Vangeli proclamano che la fede
non ha inizio in se stessa, ma
vive della storia del passato ».
Né rassegnazione
né scetticismo
Chiaramente il Bomkamm
prende le distanze da qualsiasi
ipotesi di restaurazione dell’antica abitudine di scrivere « vite
di Gesù » fantasiose, non solo
prive di vaglio critico per ciò
che dicono i testi, ma soprattutto per ciò che i biografi credevano di poter dedurre prolungando le linee e colmando le lacune, sia in campo biografico
che in campo psicologico, per
ricostruire la vita interiore o
addirittura (come qualcuno ha
preteso di fare) la vita sessuale di Gesù! Ma fatta questa riserva, « I Vangeli non giustificano né rassegnazione né scetticismo. Essi ci rivelano invece con
immediata potenza la figura storica di Gesù, sia pure in maniera diversa dalle cronache e dalle
descrizioni storiche (...). Ciò che
i Vangeli riportano del messaggio di Gesù, delle sue opere e
della sua storia, è ancor sempre
contrassegnato da un’autenticità, una freschezza e un’originalità (...) che ci riconducono direttamente alla figura terrena
di Gesù (p. 19). Sebbene i Vangeli non parlino della storia di
Gesù riproducendo il Corso della
sua carriera nei suoi vari eventi
e periodi, nel suo sviluppo esterno e interno, essi parlano tuttavia di storia còme fatto e evento, e ne parlano con abbondanza di notizie» (ibid).
Bornkamm, ovviamente, è im
uomo del suo tempo e non può
prescindere dalla situazione degli studi esegetici e storici sul
Nuovo Testamento. Lo dichiara
apertamente nella prefazione,
dove però afferma anche che « la
fede non può e non deve dipendere dalle variazioni e dall’insicurezza della ricerca storica »
(p. 6). Ma dalla ricerca storica
vuole trarre i frutti non solo per
gli « esperti » ma anche per i
profani in materia, e prega questi ultimi di non
« lamentare la mancanza di
’’edificazione” e di testimonianza
personale, scambiando l’oggettività propria di una esposizione
scientifica con l’indifferenza, incompatibile con l’esperienza fatta dai discepoli di Emmaus:
’’Non ardeva il Cuor nostro in
noi mentr’Egli ci parlava per la
via”? » (p. 7).
Rendere presente
la realtà di Dio
Proprio perché tiene conto degli studi fatti su certe parti e
certi aspetti dei testi evangelici,
il Bornkamm dà poco spazio nel
suo libro ai racconti della nascita e dell’infanzia di Gesù;
non si sforza di ricostruire la
« vita interiore » di Gesù o la sua
« preparazione interiore » all’attività pubblica durante gli anni
dell’infanzia e dell’adolescenza.
Analoga riservatezza mostra nei
confronti di ogni questione psicologica circa il Carattere di Gesù, le sue qualità di leadership
e così via. Per conseguenza anche in questo libro, come in quello del Bultmann, la fonte di riferimento sarà soprattutto costituita dall’insegnamento di Gesù: egli è il rivelatore del Regno
di Dio, con tutto ciò che implica
questa formula. O se, come è
più giusto, vogliamo usare ima
formula del Bornkamm stesso,
« Rendere presente la realtà, di
Dio: ecco il mistero essenziale
di Gesù» (p. 58).
Tuttavia il Bornkamm non si
limita in modo esclusivo alla
« paróla »: troviamo anche un capitolo sui discepoli di Gesù, uno
sul suo ultimo viaggio a Gerusalemme, inoltre nel cap. Ili
raccoglie tutte le possibili informazioni generali su Gesù.
Un’altra differenza rispetto al
Gesù di Bultmann è la rinuncia a una prospettiva esclusivamente escatologica:
« Il presente immediato è segno di garanzia di tutte le parole di Gesù, della sua comparsa
e dei suoi atti in mezzo a un
mondo che aveva Smarrito il
senso del presente perché viveva fra passato e futuro » (p. 54).
Gesù e Paolo
È Stato osservato che per
Bultmann Gesù annunziava qualcosa di futuro e solo Paolo lo
annunzierà come già avvenuto:
Gesù predicava la promessa,
mentre Paolo annunziava anche
il Vangelo. Questa linea di demarcazione nel libro di Bornkamm starebbe invece tra Giovanni Battista e Gesù, mentre
tra Gesù e la predicazione della
chiesa primitiva c’è continuità.
Tra Giovanni e Gesù invece c’è
una differenza come quella che
passa tra l’undicesima e la dodicesima ora (p. 64; cfr. p. 471).
Rispetto alle vecchie « vite di
Gesù» che si concentravano eccessivamente sulla persona di
Gesù e sull’analisi della sua
« coscienza messianica » (per sostenere dìe la possedeva, oppure
per negarlo), il Bornkamm sottolinea molto di più in Gesù la
rilevanza data aU’autorità di Dio
e all’agire di Dio. Il suo Gesù
non cerca nulla per sé, ma chiede il massimo riconoscimento,
la massima ubbidienza e la massima lealtà per Dio, che nella
sua predicazione si è avvicinato
agli uomini.
(3 - continua)
Bruno CorSanì
Nel tempio battista di Via del
Teatro Valle, a Roma, dove molti anni or sono era stato battezzato dopo aver conosciuto l’Evangelo, è stato celebrato il 6 novembre scorso il servizio funebre di Mario Girolami, tesoriere
dell’Unione delle Chiese Evangeliche Battiste d’Italia. Aveva 64
anni.
Presiedeva il pastore Piero Densi, presidente dell’ Unione. La
predicazione è stata tenuta dal
pastore Paolo Ricca, della Facoltà valdese, sul Salmo 27, 1:
« L’Eterno è la mia luce e la mia
salvezza; di chi temerò? ». Questo Salmo, Mario Girolami e sua
moglie Elena si erano messi d'accordo di leggerlo insieme, alla
stessa ora, in un periodo della
loro vita in cui, per ragioni di
servizio, lui era all’estero e lei in
Italia: nella separazione fisica li
univa non solo l’affetto ma la narola di Dio.
Il pastore Ben Lawton, in rappresentanza dei missionari battisti americani all’opera in Italia,
e il moderatore Giorgio Bouchard, a nome della Tavola Valdese, hanno rievocato alcuni
aspetti salienti della personalità
e della testimonianza di Mario
Girolami. Il pastore Bensi ne ha
illustrato il lungo e fedele servizio reso all’Unione battista. La
chiesa era gremita, anzi troppo
piccola per contenere tutti: Questo lutto ha colpito molti. Si è
anche cantato: « Salda mia speranza... » (N. 95) e « Dal fondo
del mio duolo... » (N. 172), che
Mario Girolami aveva cantato
pochi giorni prima, insieme alla
sua famiglia, in un breve culto
intorno al suo letto.
Molte cose ci sarebbero da dire di quest’uomo schivo, riservato, di poche parole e di molti
fatti. Ma forse, pensando a lui, il
modo migliore di ricordarlo è
una gratitudine silenziosa e operosa, più che molti discorsi. Una
cosa è certa: quest’uomo ha servito molto e ha servito molti:
nella sua famiglia — una grande
famiglia nella quale, com’è stato
ricordato, « non c’era periferia »;
nell’Unione battista, come tesoriere e amministratore per lunghi anni, instancabilmente, ma
anche, per un tempo, come predicatore evangelico nei piccoli
gruppi della diaspora; infine nella vita quotidiana e nei rapporti
umani come amico e fratello di
tante, tante persone, e anche di
molti pastori. E siccome una vita non si misura solo dalla sua
lunghezza ma niù ancora dai suoi
contenuti, si può dire che la vita
di Mario Girolami è stata, abbondante e in aiuto e benedizione
per molti.
Così vanno avanti l’Evangelo
e la comunità cristiana: attraverso uomini che senza ostentazione e senza apparenze servono
tenacemente Dio e il prossimo,
costruendo così qualcosa che vale e dura anche dopo che ci
hanno lasciati.
UNA DICHIARAZIONE DELL’ON. VALDO SPINI
(1) G. Bornkamm, Gesù di Nazareth - Claudiana, pp. 240, L. 3.600.
Concordato:
il silenzio
I primi giorni di novembre
hanno registrato una gaffe del
sen. Gonella, capo della delegazione che conduce le trattative
con la controparte vaticana per
la revisione del Concordato. Dopo che l’attenzione delle forze
politiche, degli ambienti culturali e religiosi era stata risvegliata dalla ripresa delle trattative, il sen. Gonella dichiarava
che era stato raggiunto «un testo di piena soddisfazione » lasciando intendere che la trattativa poteva considerarsi conclusa con una bozza finale che tuttavia era sconosciuta a tutti. Nell’allarme che tale dichiarazione
preludesse ad una firma del governo senza la dovuta informazione e dibattito parlamentari,
tutti i partiti laici si sono mossi
per bloccare questa eventuale
operazione. Ne è seguita una precisazione del presidente Cossiga
e una rettifica di Gonella. Queste
assicurazioni verbali non dimi
DOPO I RILIEVI MOSSI DAL PAST. LUCCHESI
La risposta della Federazione
Caro Direttore,
il documento a firma del Past.
Paolo Lucchesi sulla Federazione
delle Chiese evangeliche in Italia, pubblicato dal tuo giornale
forse con troppa tempestività
sul n. 44, era giunto alla Federazione senza nessun accenno alla
sua pubblicazione su « L'Eco-La
Luce » altrimenti avremmo potuto dare su quel numero stesso
del giornale il punto di vista
della Federazione. Il documento
ci ha sorpresi non poco, in quanto il Past. Lucchesi ha partecipato spesso al Consiglio della FCÈI,
come membro della chiesa luterana, ma non aveva mal espresso alcuna delle pesanti critiche
contenute nel suo documento;
critiche che per parte nostra (dei
membri del Consiglio) riteniamo
del tutto infondate.
D’altra parte in risposta ad una
mia lettera a Lucchesi, egli stesso conveniva di dover rivedere le
sue affermazioni. Sempre in relazione al documento Lucchesi
ha avuto luogo a Roma un incontro col Decano della chiesa luterana in Italia, Past. Meyer, il
quale ha tenuto a specificare che
la Chiesa luterana non condivideva il contenuto di quel documento.
Se si vuol vedere in ogni cosa
qualche aspetto positivo, possiamo dire che l’incontro col Decano della Chiesa luterana in Italia, suscitato dal documento Lucchesi, è stato l’occasione per un
rafforzamento dei legami fra la
Chiesa luterana e la Federazione: lo stesso Decano è stato eletto membro del Consiglio della
Federazione dalla recente Assemblea e ce ne rallegriamo vivamente.
Fraternamente.
Piero Bensì
Per una volta che il nostro giornale
riesce ad avere tempestività... è subito
troppa! Scherzi a parte, mi scuso per
non aver avvertito via Firenze 38 della pubblicazione dello scritto del pa
stare Lucchesi. Vorrei però precisare
che qualora l’avessi fatto e il pastore
Bensi mi avesse chiesto, come prospetta nella sua lettera, di aspettare per
pubblicare insieme l’intervento Lucchesi e il punto di vista della Federazione. questa richiesta non avrebbe potuto essere accolta. La linea della redazione è infatti di mettere sullo stesso
piano tutti gli interventi esterni per
cui ognuno, singolo o organismo, non
risponde contemporaneamente ma dopo
la pubblicazione dello scritto che lo
chiama in causa.
F. Giampiccoli
dura troppo
del governo
nuiscono tuttavia, ma anzi aumentano l’esigenza che dei nuovi sviluppi della trattativa venga sollecitamente informato il
Parlamento.
Tra i vari parlamentari che
hanno preso posizione, l'Avanti!
del 4-5 nov. riporta una dichiarazione dell’on.le Valdo Spini del
PSI. Dopo aver ribadito la richiesta del PSI di una piena informazione del Parlamento motivata da ragioni di correttezza
costituzionale e da ragioni di sostanza politica (il governo Cossiga non ha una maggioranza precostituita), così prosegue la dichiarazione di Valdo Spini:
« Vorrei aggiungere che il silenzio del governo sulla materia
dei rapporti tra Stato e chiese
appare ingiustificato anche alla
luce di un altro episodio.
Dal 9 agosto giace inevasa una
interrogazione al presidente del
Consiglio da me presentata insieme ai compagni Lagorio, Bassanini e Covatta, per conoscere i
motivi della mancata firma, da
parte del governo, dell'intesa formulata fin dal febbraio 1978 con
le_ chiese evangeliche valdese e
metodista, a norma dell’art. 8
della Costituzione.
Non si capisce infatti perché,
dopo oltre un anno e mezzo,
questo accordo, raggiunto dai
rappresentanti delle rispettive
parti, sia lasciato senza conclusione. Certo, è vero che esso è
fondato su princìpi diversi da
quelli del concordato con la chiesa cattolica, ma in un paese in
cui la parola pluralismo viene
così abbondantemente pronunciata, occorre garantire un reale
pluralismo anche nel campo religioso.
Nel suo discorso di presenta- zione del governo alle Camere,
Fon. Cossiga, aveva fatto capire
la sua volontà di portare a termine l'intesa con le chiese evangeliche valdese e metodista indipendentemente dalla conclusione
del concordato con la chiesa cattolica. Forse la posizione di Cossiga è cambiata? ».
5
23 novembre 1979
______CHANIA, CRETA - 18-25 OTTOBRE: Vili ASSEMBLEA DELLA CONFERENZA DELLE CHIESE EUROPEE
LO SPIRITO SANTO, POTENZA DI LIBERTÀ
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In terra
ortodossa
(segue da pag. 1)
vano con culti con predicazione
secondo le particolari forme liturgiche delle diverse Chiese,
talvolta con celebrazione in comune della Santa Cena.
Nei primi due giorni, in seduta plenaria abbiamo ascoltato
tre conferenze sul tema centrale
dell’Assemblea : « Lo Spirito Santo: potenza di libertà». Il prof.
Christos Yannaras, un teologo
laico, ha trattato il tema: « La
comprensione patristica della
presenza e dell’opera dello Spiri
to Santo »; l’Archimandrita Kallistos Ware, di Oxford, ha parlato
sul tema: « Lo Spirito Santo nella vita personale del cristiano »;
il Metropolita Alexy di Tallinn
(URSS) e d’Estonia ci ha intrattenuti sul tema: « Al servizio
del mondo nella potenza dello
Spirito Santo ». Le tre conferenze hanno dato poi luogo ad un
dibattito che invero non è stato molto vivace.
I partecipanti all’Assemblea si
sono poi suddivisi in quattro
gruppi di studio. Dopo vari incontri nelle diverse Sessioni, per
ogni tema è stato preparato un
documento conclusivo. L’impressione generale è che nel lavoro
delle Sessioni e nei documenti
conclusivi non sia stato detto
molto di nuovo rispetto a documenti e riflessioni degli ultimi
La KEK ha vent'anni
La Conferenza delle Chiese Europee (KEK) 'ha avuto la sua prima
Assemblea plenaria or sono vent'anni, a Nyborg (Danimarca). Allora le
Chiese rappresentate erano 45. Sì faceva notare che la natura stessa dei
problemi europei portavano ad una maggiore comunione delle Chiese. Nel
1959 le Chiese Ortodosse non facevano ancora parte del Consiglio Ecumenico, mentre alcune di esse erano membro delia KEK. Altra esigenza,
al momento della prima Assemblea di Nyborg era quella di dare voce alle
Chiese minoritarie d'Europa.
Dopo venti anni sono ben 112 le Chiese che fanno parte della Conferenza delle Chiese Europee; quasi tutte le Chiese Ortodosse ne sono
membro e prendono parte molto attiva alla vita della KEK. Questa massiccia presenza degli ortodossi, i quali richiedono sempre maggiori responsabilità direttive, condiziona in determinati momenti, e sovente sono i
più delicati, tutta l'attività delia KEK. Altra caratteristica della KEK è
quella della parte molto attiva che vi hanno le Chiese dei paesi socialisti
dell'est europeo. Il confronto tra le posizioni orientali sia teologiche (Chiese Ortodosse) che sociali e la teologia e la prassi politica dell'occidente
risulta utile ed anche stimolante. Vero è che ne deriva anche un condizionamento, un freno notevole quando si tratta di denunciare situazioni di
ingiustizia o di prendere posizione nei confronti dei problemi scottanti
del nostro tempo. La fuga nella spiritualità », anche quando si tratta di
problemi molto concreti che richiedono impegni ben precisi, ci lascia talvolta sconcertati. Questo è avvenuto anche a Creta, da parte della componente ortodossa deirAssemblea.
Durante questi venti anni di vita, la KEK ha posto in primo piano dei
suoi studi e dei suoi incontri due temi; il primo è stato quello della ricerca di comunione tra le Chiese, il secondo è stato quello della ricerca
della pace. A Creta, questi due temi sono stati oggetto di studio di due
delle 4 sessioni (gruppi di lavoro).
In questi ultimi anni, notevole è stato l'impegno della KEK nel « programma delle Chiese sui diritti dell'uomo in vista dell'applicazione dell'Atto finale di Helsinki ». Questo problema è stato affrontato in collaborazione con la Commissione delle Chiese per gli affari internazionali del
Consiglio Ecumenico delle Chiese. A. S.
anni, in campo ecumenico.
Tra i vari messaggi dati alla
Assemblea, particolarmente interessante per i riflessi ecumenici è stato quello del Patriarca
Ecumenico Dimitrios che ha affermato: « Noi accogliamo molto calorosamente le buone relazioni esistenti e che si sviluppano ulteriormente tra la venerabile Chiesa cattolica romana in
Europa e salutiamo la presenza
dei suoi osservatori all’Assemblea. Noi esprimiamo ufficialmente il desiderio di vedere questa;
Chiesa diventare membro effettivo della Conferenza delle Chiese Europee ». Questa proposta
portata poi in Assemblea e posta ai voti è stata respinta.
In visita nei paesi
e nella capitale
ECO-LUCE - Torniamo un momento -al contesto in cui si è
svolta l’Assemblea. Siete stati
completamente assorbiti dal
meccanismo intenso e auto-sufflciente cbe è proprio delle grandi conferenze ecumenicbe o vi
è' stato possibile stabilire contatti con l’ambiente circostante?
SCICLONE - Un’esperienza
che certo tutti i membri della
KEK ricorderanno tra le cose
più positive è stata quella della
domenica 21 ottobre, quando,
divisi in gruppi di una ventina
di persone, ci siamo recati nei
villaggi per conoscere le comunità locali. Prima la lunga liturgia ortodossa, tutta cantata in
greco antico, ma in qualche caso
(se officiava un membro della
KEK di lingua e rito russo) in
slavo antico con risposte in greco. Poi ospiti del villaggio a conoscere persone e vicende della
storia di pochi anni fa, ospiti
nelle case a mangiare e cantare
insieme. Stupefacente a questo
punto è stata la scoperta che i
canti della resistenza o le canzoni d’amore o di morte, che la
gente cantava erano in tutto analoghi a quelli della liturgia in
chiesa, tanto da sembrare, alle
nostre orecchie inesperte, del
tutto indistinguibili. Che abisso
invece nei nostri paesi di campagna fra le canzoni che si can
Sessione plenaria nella sede diMalete, un bellissimo albergo in
riva al mare.
tano nei campi e i cantici nelle
nostre chiese evangeliche, siano
di tradizione risvegliata o riformata!
SBAFFI - Certo resperienza
di quella domenica è stata molto interessante; a me tuttavia
è stato possibile averne un’altra
che in un certo senso l’ha completata. La domenica seguente,
di ritorno da Creta, alcuni delegati hanno recato un messaggio,
alle chiese di Atene. Ho così partecipato, insieme ad un vescovo
polacco, al culto di una delle
chiese presbiteriane di Atene, recando il saluto della Chiesa valdese-metodista. E qui è risaltata
evidente, a confronto della domenica precedente, la diversità
del modo di essere comunità fra
le due confessioni. Nel rito ortodosso il popolo dei credenti
« assiste » al rito, non ha la possibilità di parteciparvi attivamente, neppure con il canto, ad
eccezione dei « cantori ». Nella
comunità riformata di Atene,
quando sono giunto mezz’ora
prima del culto, si svolgeva uno
studio biblico condotto da un laico ed il dialogo era continuo, la
partecipazione notevolmente attiva. Anche durante il culto la
partecipazione dei fedeli nel canto e in altri niomenti era spontanea. Ho partecipato al culto
sentendomi a casa mia e incaricato di recare alle nostre chiese
il saluto di quella comunità lo
faccio ora con rinnovata gioia.
ECO-LUCE - Gianna, per te è
stata la prima esperienza di una
Assemblea della KEK. Un’ultima
domanda: è utile la KEK?
L’impressione complessiva è
che non sia inutile l’incontro fra
protestanti e ortodossi, malgrado
i pochi pùnti in coniunè: nell’ortodossia è servito sicuramente
a stimolare la presenza di donne e laici impegnati, impensabile, 30 anni fa, anche se ancora
con ruoli limitati nella chissà;
inoltre si cominciano ad aprire
piccoli varchi ad una riflessione
teologica che tenga conto dell’analisi Storico-Critica della Bibbia
e cominciano ad esserci teologi
politicamente impegnati (l’Accademia di Gonia). Nel protestantesimo è servito forse a mitigare un po’ la pretesa razionalistica e la tendenza settaria, che ci
hanno spesso contraddistinto.
Ma di noi è più difficile parlare!
a cura di F. Giampiccoli
Cari fratelli e care sorelle, cristiani di
ogni parte d’Europa, vi mandiamo i saluti
da parte deU’Assemblea della Conferenza
delle Chiese europee, alla quale siamo stati delegati da 112 Chiese del nostro continente. Ci siamo riuniti, su invito del
Patriarcato ecumenico, nella regione dell’Accademia ortodossa di Creta.
E’ in quest’isola che è nata la civiltà
europea, e qui esistevo comunità cristiane fin dal tempo degli Apostoli. Ma è qui
anche che migliaia di tombe dell’ultima
guerra mondiale ci ricordano quello che
uomini sono capaci di fare ad altri uomini.
Nel suo messaggio di saluto. Monsignor
Timotheos, arcivescovo di Greta, ci ha fatto notare che non si tratta solo del passato: « Il fracasso sinistro delle armi si fa
sentire di continuo, mentre persiste la
ricerca di sicurezza nell’equilibrio del terrore. Le grida dei profughi non vengono
sentite. L’arroganza sfrontata della ricchezza fraudolenta si stende dinanzi alla
povertà ».
Tuttavia, come lo dice Tarcivescovo di
Creta nel suo messaggio, noi siamo stati
« unti dallo Spirito del Signore per evangelizzare i poveri, per bandir liberazione
ai prigionieri, ed ai ciechi ricupero della
vista, a rimettere in libertà gli oppressi »
(Luca 4, 18).
«Lo Spirito Santo: potenza di libertà»
è il tema al quale la nostra conferenza ha
dedicato le sue riflessioni. Il patriarca
ecumenico Dimitrios ha detto nel suo
messaggio: « La vostra Assemblea presenta e proclama al mondo la libertà e la potenza dello Spirito Santo ». Nell’invocazione dello Spirito, abbiamo fatto l’esperienza di quello che ha espresso l’apostolo Paolo: « Dov’è lo Spirito del Signore,
quivi è libertà » (2 Corinzi 3, 17).
Le relazioni e le discussioni della Conferenza hanno arricchito la nostra fede
nella persona e nell’opera dello Spirito
Santo; una volta ancora, abbiamo sentito
che egli agisce giorno dopo giorno nelle
nostre Chiese e che ci guida in mille modi
sulla via dell’unità.
Lo Spirito Santo ci libera dalle immagini stereotipe che ci siamo fatte gli uni
degli altri; egli ci dà la libertà, a noi Chiese di tradizioni differenti, di andare le
une verso le altre e di aprirci le une alle
altre senza dover temere per la nostra
identità particolare. Al contrario, egli ci
IL MESSAGGIO CONCLUSIVO DELL’ASSEMBLEA
Ai cristiani d'Europa
riempie di speranza gli uni per gli altri.
Ci rallegriamo dei doni di ognuno e non
facciamo dei nostri doni propri la misura di tutti. Tanto più condividiamo gli
uni con gli altri le nostre esperienze spirituali, i nostri doni e le nostre scoperte,
tanto più si arricchisce e si approfondisce la nostra comunità. Saremo quindi
tanto più pronti a scoprirci reciprocamente come Chiese dove lo Spirito Santo agisce e guida gli uomini alla fede. A dire il
vero, a volte sembra che abbiamo paura
di scoprirci gli uni gli altri e di vedere
esaudite le nostre preghiere per l’unità.
Cari fratelli e care sorelle delle Chiese
d’Europa, vogliamo incoraggiarvi a fare
uso della libertà che vi è data, e laddove
vivete vicini, cristiani di tradizioni e di
impronte differenti, a incontrarvi, a pregare insieme, a meditare insieme la Parola
e a lottare insieme contro la disperazione del mondo che vi circonda.
Lo Spirito Santo ci libera e ci rende capaci di un pensiero'' chiaro e critico. Ci
fa riconoscere gli spiriti che vogliono dominarci. Nell’Europa di oggi, gli spiriti
che si sono impadroniti degli uomini sono soprattutto quelli dell’egoismo, della
dismisura e della paura.
Gli uomini che vivono nello Spirito di
Dio possono lottare contro questi spiriti
maligni; « Poiché Iddio ci ha dato uno
spirito non di timidità, ma di forza e
d'amore e di correzione » (2 Tim. 1, 7). Lo
Spirito di Dio non ci permette di ritirarci
nella nostra interiorità, abbandonando il
mondo a se stesso. Egli ci dà la pace nel
profondo dei nostri cuori, rendendoci cosi capaci di uscire da noi stessi e di assumere la nostra responsabilità nei confronti del mondo.
Lo Spirito di Dio vuole cacciar via lo
spirito dell’egoismo. Come cristiani noi
dovremmo sostenere tutti coloro i quali
solfo impegnati politicamente e che pren
dono il rischio di restringere il proprio
sviluppo economico ed il loro consumo
per accrescere il loro aiuto ai paesi in
via di viluppo, esigendo così dal loro popolo l’imposizione di certi limiti. Noi accogliamo con gioia i gruppi, quelli giovanili in particolare, che ricercano, sulla
base dell’evangelo, uno stile di vita simile
a quello di cui avremo bisogno in un prossimo futuro, e che imparano a condividere e a dare un po’ della loro vita agli
altri.
Contro lo spirito della dismisura, Dio
ci ha dato lo spirito della padronanza di
sé. Questo ci rende capaci di distinguere tra ciò che è tecnicamente possibile e
ciò che è salutare all’uomo. Lo spirito di
padronanza di sé ci aiuta a comprendere
il dominio sulla Creazione (Gen. 1, 28)
non come licenza di violentarla bensì come mandato di preservarla.
Lo spirito più dominatore in Europa è
lo spirito della paura. Gli armamenti sono un segno della paura che regna tra gli
uomini. Però, quello che noi abbiamo ricevuto non è uno spirito di paura, ma uno
spirito di forza. Noi non dovremmo più
ammettere, e ancora meno contribuire a
costruire, gli schemi troppo noti che deformano il volto dell’avversario e lo
demonizzano. Non dovremmo più accettare senza esaminarlo T argomento
utilizzato da tutte le parti, secondo il
quale ci si arma soltanto per ristabilire
Tequilibrio. Lo Spirito Santo aiuta a vincere il sentimento paralizzante di impotenza di fronte alle costrizioni dominatrici. Egli apre le possibilità creatrici della
fiducia. Non possiamo quindi fare altro
che chiedere: che cosa favorisce lo sviluppo della fiducia in Europa, che cosa la
minaccia?
Ecco quello che ci appare chiaramente:
□ La fiducia può nascere quando vengono prese misure per ridurre il potenziale degli armamenti o la presenza mili
tare di ogni blocco. Perciò i cristiani non
dovrebbero avere il sospetto che ogni misura unilaterale, anche se minima, sia una
semplice tattica. Parimente, ogni decisione presa in senso opposto, anche se mira
soltanto ad eliminare uno squilibrio, può
rilanciare la corsa àgli armamenti e ostacolare lo sviluppo della fiducia. Per questo noi pensiamo che prima di prendere
qualsiasi decisione definitiva sugli « euromissili », i governi interessati dovrebbero
assolutamente negoziare. Anche gli accor-di SALT II dovrebbero essere ratificati.
□ La fiducia nasce quando i governi traducono nei fatti quello che hanno promesso ai popoli e a tutti gli uomini nell'Atto finale di Helsinki. Noi dovremmo
vigilare perché questo non venga dimenticato.
□ La fiducia nasce in Irlanda del Nord
quando i cristiani di questo paese,' malgrado tutte le sofferenze vissute, non cessano di pregare e di lavorare per la riconciliazione.
□ La fiducia cresce grazie ad un’educazione coerente per la pace, a casa come a
scuola, in ogni paese; un’educazione che
dia la precedenza all’ apprendistato di
comportamenti pacifici.
Cari fratelli e care sorelle delle Chiese
d’Europa, noi abbiamo ricevuto lo Spirito
Santo quale primizie della nuova Creazione. In lui, noi speriamo ardentemente —
insieme a tutta la Creazione che geme —
nella nostra piena liberazione « dalla
servitù della corruzione per entrare nella
libertà della gloria dei figlioli di Dio », e
nella piena perfezione di tutta la Creazione (Rom. 8, 19 e ss.). Ogni celebrazione
della cena del Signore ci dà im assaggio della nuova Creazione, della
realtà che è « giustizia, pace e allegrezza nello Spirito Santo » (Rom. 14, 17). Noi
possiamo compiere il nostro ministerio di
preghiera, di testimonianza e di carità attiva in questo mondo destinato alla morte
soltanto nell’ardente speranza in cui ha
vissuto e pregato la Chiesa fin dall’inizio:
«Lo Spirito e la sposa'dicono: Vieni!
■— Vieni, Signor Gesù! » (Apoc. 22, 17-20).
La grazia del nostro Signore Gesù,
l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.
6
23 novembre 1979
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
PREPARATO DALLA COMUNITÀ' MONTANA VAL PELLICE -o» pe^ettonc, ii
Il posto Verso il Piano regoiatore
di lavoro
Dopo un cammino di quattro anni è ora all’esame definitivo delle amministrazioni dei nove comuni - Intervista al presidente arch. Longo
La Comunità Montana Chisone e Germanasca ha deciso l'acquisto della villa Giitermann di
Perosa Argentina, altre strutture
della stessa azienda sono già di
proprietà del Comune, così pure
è diventato parco pubblico il
giardino del Cotonificio. A S. Germano, il Comune ha acquistato la
villa Widemann per destinarla ad
uso pubblico.
£ l’atto finale dello smantellamento delle proprietà degli industriali stranieri che avevano
costituito in vai Chisone un vero e proprio impero nel settore
tessile.
Le industrie ci sono ancora,
ovviamente, ma, abbandonate in
tempi diversi dai primi proprietari, vivono in stato di precarietà, tenute in piedi dalle sovvenzioni statali. Insieme con le
altre due industrie principali della valle, RIV e “Talco e Grafite",
sovente si trovano collegate sulle pagine dei giornali a tutte le
domande che la gente si pone
sui problemi dell’occupazione.
Le industrie tessili, che trovavano in valle le condizioni favorevoli al loro sviluppo, acqua abbondante e mano d’opera senza
pretese, hanno certamente migliorato il tenore di vita della
zona; al contrario della RIV e
della “Talco e Grafite” impiegavano come adesso in prevalenza personale femminile e una
busta paga in più in famiglia
non è da disprezzare. « Andare in
fabbrica» è stato per moltissimo
tempo l’obiettivo di tutte le ragazze della valle.
Ma ora gli industriali d’oltr’alpe se ne sono andati, certamente possiedono ricche ville e parchi in molti altri paesi; anche
Felice Riva, il fallito proprietario del Cotonificio Valle Susa, si
gode in permanenza il sole del
Libano; sembra finito il tempo
dell’industria tessile in Italia: è
un'attività da terzo mondo, si dice, non può reggere la concorrenza di paesi asiatici o africani
dove il lavoro delle donne viene
pagato con un pugno di riso e
poche monetine.
Ma il problema dell’occupazione rimane in tutta la sua gravità. Le valli Chisone e Germanasca (ma lo stesso discorso si potrebbe trasportare in vai Pellice) notevolmente industrializzate, vedono calare progressivamente i loro posti di lavoro e lo
spopolamento ne è la conseguenza immediata; chi vuole preparare l’avvenire dei propri figli comincia a considerare Pinerolo come prima tappa per risiedere e
la cintura di Torino per un eventuale secondo spostamento.
Agli enti pubblici possono rimanere gli edifici o i terreni delle industrie che sloggiano, ma
non la possibilità di organizzare
l’occupazione sul proprio territorio; anche il comprensorio,
questo nuovo ente a cui compete la programmazione territoriale ha fatto nascere molte perplessità sull’incisività della sua
azione. Svolgerà veramente un
compito indispensabile o sarà
anche questo l’ennesimo ente
inutile?
Le industrie delle grandi famiglie si trasformano in multinazionali e vanno a far soldi altrove, lo Stato diventa lui stesso
imprenditore, con i bei risultati
che conosciamo, il capitalismo
prende un nuovo volto, è sempre
più difficile capire chi è il “padrone"; e la domanda a volte
angosciata della gente; quale sarà l’avvenire dei nostri figli? non
riesce a trovare una risposta.
Liliana Viglielmo
Hanno collaborato a questo
numero: Augusto Armand Hugon - Franco Davite - Dino
Gardiol - Ermanno Genre Teofìlo Pons - Giovanni Scuderi - Franco Taglierò.
Ci son voluti più di quattro
anni, i soliti intralci burocratici
ed amministrativi, decine e decine di dibattiti in Comunità
Montana e nei nove comuni della valle, incontri con la popolazione e lunghe riunioni con gli
urbanisti incaricati della redazione del progetto.
Ma ora. Analmente, il Piano
Regolatore Generale Intercomunale (PRGI) della Val Pellice è
pronto, almeno nella sua stesura preliminare, e sta per iniziare, a livello di Comunità e di singoli Comuni, l’ultima fase del
suo complesso iter burocratico.
Il Piano è stato presentato, in
anteprima ad Angrogna, nel corso delle manifestazioni indette
dal Comune : abbiamo colto così l’occasione per chiedere al relatore Pier Carlo Longo, presidente della Comunità Montana
Val Pellice, di illustrarci i criteri e gli orientamenti che stanno
alla base di questo nuovo strumento urbanistico:
« I criteri informatori di questo Piano — ci ha detto l’arch.
Longo — possono essere riassunti in due grossi obiettivi:
— il primo è quello di avere
uno strumento operativo, a livello di territorio di Valle, che
renda possibile la concretizzazione degli obiettivi del Piano di
sviluppo economico e sociale, rispetti i livelli imposti dalle leggi vigenti le quali, essendo decisamente restrittive nei confronti dell’edilizia residenziale privata, tendono ad impedire un
uso indiscriminato del suolo.
Il secondo obiettivo è quello
di costituire un reale strumento
di programmazione territoriale,
che consideri globalmente e in
maniera adeguata gli obiettivi
dell’Ente Pubblico (Comune ed
Enti sovracomunali) atti a rispondere alle necessità attuali
ed a quelle pregresse».
— Possiamo quindi dedurre
che il P.R.I.G. potrà essere uno
strumento in grado di disciplinare e di razionalizzarè la politica degli interventi edilizi sul
territorio...
« Certamente. In primo luogo
la politica dei servizi, soprattutto per quel che concerne la dotazione delle infrastrutture di
urbanizzazione primaria (fognature, acquedotti, strade, ecc.) e
le strutture di urbanizzazione secondaria (scuole, asili, poliambulatori, ecc.).
In secondo luogo la politica
dei settori produttivi (destinazione delle aree per l’agricoltura,
per l’industria e il terziario). Infine la politica della casa: il patrimonio edilizio esistente sarà
recuperato e valorizzato ; l’edilizia economico-popolare verrà rilanciata, sia attraverso il recu
però che con nuovi insediamenti; l’edilizia residenziale privata
verrà indirizzata verso zone già
compromesse per una loro ricomposizione organica, salvaguardando, in ogni caso e in
ogni modo, il suolo in quanto
patrimonio e bene comune ».
— Presidente Longo, ritiene
che questo Piano Regolatore sa
rà in grado di dare una risposta
alle attese della gente, in particolare della gente di montagna?
«Ritengo di poter rispondere
in modo affermativo, soprattutto perché questo progetto è pienamente fedele alle linee ed agli
obiettivi del Piano di Sviluppo
di Valle che è stato veramente
costruito insieme alla popolazione. Certo, non va dimenticato che
i limiti imposti dalle leggi e da
una corretta programmazione
soddisfacimento di tutte le esigenze di ogni singolo cittadino,
ma certamente danno la possibilità di conseguire quegli obiettivi di fondo che da sempre e da
tutti sono voluti o ci si attende
da Una politica in favore della
montagna ».
— Un’ultima domanda: quando pensa che il Piano Regolatore potrà entrare in vigore?
«I tempi non saranno brevi
per giungere al decreto regionale. Non possono però essere considerati lunghi, se posti in rapporto al cammino percorso. Se
le cose andranno come mi auguro, entro marzo dovremmo aver
concluso l’iter di approvazione
di questo strumento.
Molto dipenderà, nella fase definitiva, dalle singole Amministrazioni Comunali, in quanto
spetterà ad esse, in ultima istanza, l’accoglimento e quindi l’adozione della parte del Piano concernente il proprio territorio ».
Intervista a cura di
•lean-Louis Sappé
Il Piano Regolatore Generale
Intercomunale sarà discusso dal
Consiglio della Comunità Montana Val Pellice, in seduta pubblica, martedì 27 novembre, alle
ore 21, nella Sala Consiliare di
Torre Pellice.
LETTERA APERTA AL SINDACO PI LUSERNA S. GIOVANNI
Con profonda amarezza
Egregio Signor Sindaco
del Comune di Luserna S.
Giovanni
Caro Martina,
dal giornali locali sono venuto a conoscenza del comunicato emesso dalla
Giunta del Comune di Luserna, da Te
presieduta, in ordine al Programma ai
sensi del « Regolamento CEE n. 1760,
1978. Azione comune per il miglioramento delle infrastrutture in talune zone rurali », approvato a larghissima
maggioranza dal Consiglio di Comunità
( e cioè da 7 comuni su 9 di cui 3
non interessati direttamente dagli interventi previsti dallo stesso).
Scrivo questa mia perché sollecitato,
oltre che da un obbligo morale, da un
profondo sentimento di amarezza, e dal
UNO STRANO PROVVEDIMENTO
Perché a piedi?
Da più di un anno, 6 ragazzi
del Convitto Valdese di Torre
Pellice, iscritti alla scuola elementare a tempo pieno di Luserna San Giovanni, usufruivaijo
del servizio di trasporto scolastico di quel Comune: la Giunta comunale ha deciso, all’improvviso, di non trasportare più
questi ragazzi.
La motivazione ufficiale di tale
decisione è che il servizio di trasporto scolastico è riservato
esclusivamente ai bambini residenti nel Comune di Luserna S.
Giovanni. Motivazione ineccepibile se non che non si capisce
p-erché la decisione viene presa
adesso, dopo un anno e dopo
due mesi daH’inizio del nuovo
anno scolastico, ed in modo così
improvviso. Infatti, la decisone
è stata comunicata telefonicamente al Convitto sabato 10 novembre ed è divenuta effettiva
fin da lunedì mattina.
A quanto ci risulta, il problema vero non è di sovraccarico
o di itinerario del pulmino;
d’altronde, i ragazzi del Convitto
si recano a piedi fino alla fermata ordinaria del pulmino, sul territorio di Luserna.
Da un incontro che il sottoscritto ha avuto con il Sindaco
Martina per avere chiarimenti
al riguardo, è venuto fuori che
su tale decisione hanno infilato
anche i rapporti tra rAmmìnistrazione comunale di Luserna
e la Comunità Montana Val Pellice. Rapporti tutt’altro che seleni a giudicare da quanto riferito
su « L’Eco del Chisone » del 15
novembre nell’articolo intitolato:
« Luserna: la giunta attacca la
Comunità Montana ».
Se vi fosse effettivamente un
qualsiasi rapportò di causa ed
effetto nella decisione presa dalla Giunta, sarebbe per lo meno
scorretto — per non dire inammissibile — che a far le spese
di certi giochi politici locali siano i ragazzi del Convitto.
Intanto sono stati informati
della situazione i vari Organi Collegiali — Consiglio di Circolo
di Luserna, Distretto Scolastico,
Consiglio di Interclasse della
scuola a tempo pieno di San Giovanni —, e il presidente del Comitato del Convitto ha mandato
una lettera al Sindaco di Luserna per chiedere che venga ripristinato al più presto il servizio
di trasporto a favore dei 6 ragazzi del Convitto.
Jean-Jacques Peyronel
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Iniziato
il doposcuola
La vertenza sul doposcuola di
Luserna S. Giovanni, di cui abbiamo informato i nostri lettori
negli ultimi due mesi, è giunta
ad una positiva conclusione. Le
doposcuoliste e il Sindacato scuola CGILCISL Val Pellice informano del raggiunto accordo che
prevede l’assunzione di 5 doposcuoliste, la cura particolare per
casi di handicappati, la delimitazione dell’orario e l’inquadramento che comporta un aumento di 32.000 lire rispetto all’anno
passato. L’accordo è stato accettato favorevolmente dalle doposcuoliste, mentre il Sindacato desidera perfezionarlo ulteriormente.
Il doposcuola è iniziato pereto
a Luserna S. Giovanni il 19 novembre.
senso di responsabilità nei confronti
della collettività valllgiana ohe la Comunità Montana, come Ente, esprime e
che, come Presidente tento, da ormai
quasi 10 anni, di rappresentare. Nonché
per quel senso di equilibrio, per quel
senso di equità che mi vengono attribuiti. Mi spinge inoltre il convincimento
che a livello locale (come è il livello
a cui operiamo) certe responsabilità di
governo amministrativo non vengono
assunte per un malcelato, delirante senso del potere o per affermazione personale, ma, più semplicemente, per un
onesto e mai scopertamente dichiarato
sentimento a fare qualcosa per la
nostra terra e la nostra gente.
Ho voluto ohe questo mio scritto
venisse reso pubblico, perché ritengo
giusto un chiarimento nei confronti
della popolazione; e soprattutto perché
il mio vuole essere un tentativo per
sdrammatizzare una situazione che nulla ha di drammatico; di far sapere che
in questi anni non si è mai tentato,
né si tenterà mai, di penalizzare un
Comune e quindi una comunità a favore di un'altra. Questo al di là di
quelli che possono essere i tuoi convincimenti e della Giunta che presiedi.
infine perché non sia confuso il mio
atteggiamento di profondo rispetto per
le idee e le istanze altrui, la disponibilità a recepirle, la disponibilità al
dialogo costruttivo, con la debolezza.
Personalmente sono convinto della
validità del provvedimento assunto dal
Consiglio della Comunità Montana, almeno per alcuni validissimi motivi, che
penso tu personalmente condivida, e
cioè: fornire la luce in Val Pellice,
compreso il Comune di Luserna, a chi
ancora non l'ha; operare nell’ottica della programmazione territoriale, sostenuta a parole da tutti ma quasi mai
attuata; finalizzare un finanziamento in
un unico intervento al fine di non disperderlo in mille rivoli; il convincimento che la Comunità Montana, come
ente di programmazione globale, erogatrice di servizi alternativi, deve provvedere ad una loro razionale distribuzione sul territorio; convincimento,
d'altra parte, che ha guidato l'attuale
maggioranza, a mettere a disposizione del Comune di Luserna, nel 1978 il
50% del finanziamento annuale dello
Stato per la costruzione delle aule della scuola media.
Che ha visto privilegiare in altre
occasioni il territorio di Luserna, considerato giustamente uno dei poli della Valle, per una serie non quantificabile di iniziative, che vanno: dal Centro di trasformazione dei prodotti agricoli, alla sede di centri sociali ed assistenziali, al settore delle infrastrutture primarie, iniziative sulle quali
sempre si è avuto un consenso unanime del Consiglio.
Nel Vostro comunicato si parla di
proposte non accettate dalla Comunità, ma quali proposte?
Si parla di mancata preventiva informazione, ma perché ci si dimentica
che tramite l’ufficio tecnico di Comunità si sono ricercati incontri con l'Amministrazione di Luserna, senza esito
soddisfacente? Perché ci si dimentica
che è stata promossa una consultazione sulla base di una bozza di programma presentata dall'Assessore
competente?
Perché non si dice che questo programma è stato redatto sulla base delle domande a suo tempo presentate
in Regione, tramite i Comuni, confrontate col piano di sviluppo di Valle approvato dalla Regione?
Perché non si dice che dall'elenco
delle opere stradali rurali fornitoci dalla Regione, a conoscenza dei Sindaci,
una sola rimaneva da realizzare, e precisamente nel Comune di Bibiana? E
che, infine, è stato concordato di predisporre un nuovo programma di interventi su strade rurali (anche di Luserna) su un finanziamento regionale di
250.000.000, ormai certo, per il mese
di febbraio?
Per questi e per altri motivi, ho ritenuto mio dovere esplicitare, nella sostanza e nella forma, quanto detto sopra; comunque, per qualsiasi ulteriore
chiarimento a beneficio di chiunque,
sono personalmente a disposizione, con
1 miei collaboratori di Giunta; come
democraticamente è giusto che sia.
Grazie per l'attenzione
Piercarlo Longo
Presidente Comunità Montana
Val Pellice
Animazione
in Val Pellice
E’ nata la Tartavolante! E’
una cooperativa culturale di animazione che raggruppa tredici
giovani animatori della Val Pellice. Questi hanno alle spalle una
serie di esperienze diverse tra
loro, generalmente nel settore
giovanile. Non più un lavoro
come singoli ma uniti in una
cooperativa, il che dà loro, da
un lato, la possibilità di essere
informati (tramite corsi, documentazione, convegni, ecc.) e di
essere in contatto con altre cooperative che operano nell’area
torinese, e dall’altro lato una
garanzia di continuità di lavoro.
La loro disponibilità si estende
dagli adolescenti agli anziani,
e il loro ambito di lavoro va dalle scuole (elementari, medie, medie superiori) ai comuni, enti,
comprensorio, quartieri e iniziative private. Ognuno di loro ha
una preparazione specifica che
dà all’insieme del gruppo la possibilità di attuare realizzazioni
che vanno da attività sportive,
teatrali, all’animazione di laboratori di vario tipo. Non quindi
animazione e belle parole fine a
se stesse ma. im’effettiva preparazione e coerenza con una buona base di sani principi di partenza che, speriamo, si mantengano nel tempo. L’idea centrale
della Tartavolante, infatti, non
è solo di animare dei gruppi ma
di dare la possibilità agli individui, lavorando in gruppo, di
auto-animarsi, liberandosi dai
condizionamenti negativi e ritrovando la capacità di esprimersi.
I. Pons e V. Ricca
7
23 novembre 1979
CRONACA DELLE VALLI
SPIGOLATURE VALDESI
LUSERNA Doni per l’Asilo
SAN GIOVANNI di Luserna S. Giovanni
I
1879-1979
delle Valli
; le chiese
un secolo fa
Penso sia interessante per molti riportare dal rapporto della
Tavola al sinodo del 1879 il quadro relativo alle comunità delle
Valli; dal confronto della situazione di allora con quella attuale, emergono differenze interessanti, sia sul piano religioso-ecclesiastico, sia sul piano socioeconomico, sia aflcora per il modo di presentarsi di ogni chiesa,
estremamente provinciale e particolaristico. Naturalmente appaiono anche gli sforzi costanti
per una più incisiva vita spirituale, le delusioni, le piccole vittorie, le gioie dei pastori nel vedere il tempio pieno... Tutto
sommato, un modo di intendere
la vita della Chiesa fondamentalmente vicino od uguale al nostro, e 'come sempre legato alla
vita delle istituzioni e delle opere; abbastanza formalistico da
un lato, ma daU’altro ricco di
pietà risvegliata e di impegno
pastorale.
Passiamo in rassegna le diverse chiese, con gli elementi che
ci paiono più interessanti (il numero si riferisce ai membri di
ChÌ0S3i )
Frali (460): il culto riunisce un
terzo, talvolta la metà dei membri di chiesa; i catecumeni devono leggere a casa brani della
Bibbia, che verranno poi commentati col pastore; la scuola
delle ragazze a Guigou ha avuto
solo da due a cinque allieve; il
pastore è accolto bene ovunque;
10 si ascolta volentieri in pubblico e nelle famiglie, ma ci si è
abituati a considerare il ministerio come una cosa dovuta; i
frutti dello spirito sono rari ele opere della carne abbondano
troppo sovente.
Rodoretto (220): i culti sono
discrettamente frequentati, se le
strade sono praticabili; nei quartieri, ci sono cinque o sei persone che per capriccio e cattiva
volontà non hanno voluto seguire le riunioni; le tre scuole domenicali sono frequentate da circa 110 ragazzi dai 5 ai 16 anni;
11 maestro degli Arnaud, con la
sua condotta ribelle, è stato sospeso come membro di chiesa
dal Concistoro; poi ha fatto atto di sottomissione. Una colletta speciale per gli alluvionati del
Piemonte ha fruttato L. 51,53.
La domenica è ancora per molti giorno di divertimento o di
ozio o di affari.
Massello (515); La maggior
parte dei membri di chiesa frequenta il culto; molti non partecipano al canto; vi sono quattro scuole domenicali in inverno,
tre in estate; in inverno esse hanno luogo la domenica pomeriggio, in estate alle cinque del
mattino [!] e sono tenute dal
pastore; gli allievi sono 156; la
liberalità cristiana è modesta; lo
stato religioso della parrocchia
presenta aspetti consolanti e desolanti al tempo stesso.
Perrero-Maniglia (551): Il culto è molto ben frequentato e a
Perrero sovente mancano i po
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sti; le scuole domenicali sono
due, quella di Maniglia è diretta in inverno dai signori Mathieu
e Martinat, in estate dal pastore
alle cinque del mattino [!]; gli
allievi sono 113, e monitori e
monitrici si preparano ogni volta con l’aiuto del pastore; gli
esami dei catecumeni sono stati
poco convincenti, e il concistoro ha deciso che gli allievi che
non abbiano frequentato la scuola domenicale dovranno fare tre
anni di catechismo; le scuole sono in numero di 15, con buoni
risultati.
Villasecca (750): continua l’emigrazione per Santa Fè (Argentina); nella parrocchia c’è molta
ignoranza delle cose di Dio; i
risultati degli sforzi fatti nel
campo dell’educazione sono scarsi; culti e riunioni sono ben frequentati; i catecumeni hanno
fatto per iscritto l’impegno di
fedeltà alla chiesa; gli allievi dèlie scuole sono 270, ma solo 220
si' sono presentati agli esami.
Pomaretto (780); l’impegno dei
membri di chiesa è piuttosto
scarso; specialmente i giovani sono troppo abbandonati a se stessi; i culti sono tuttavia ben frequentati; il canto ha fatto molti
progressi; le collette sono in aumento; vi sono cinque scuole
domenicali, frequentate in inverno da oltre 200 bambini; le 15
scuole della parrocchia sono
state frequentate da 328 allievi.
Pramollo (618): buona la frequenza ai culti; molti catecumeni già ammessi alla S. Cena continuano a frequentare la scuola
domenicale; nelle riunioni ci si
è occupati di missioni e di evangelizzazione; le collette sono in
aumento, salvo in un quartiere
che non ha dato quasi nulla; vi
sono 11 scuole frequentate da
288 alunni; sono cessate danze
e divertimenti pubblici, ma persistono discorsi disonesti, canzoni empie, menzogne e falsità; la
parola di Dio non è stata tuttavia del tutto sterile.
S. Germano (817): circa un
terzo dei membri frequenta il
culto; le riunioni quartierali sono ben frequentate; le riunioni
tenute in lingua italiana sono
partite con 150 presenti e si sono
ridotte a 30; il concistoro ha dovuto sospendere dalla S. Cena
due persone; l’ubriachezza e la
profanazione della domenica sono le due piaghe peggiori; i catecumeni sono stati 62 in tutto,
di cui 21 ammessi alla comunione sui 26 candidati; la scuola
domenicale principale ha 140 allievi e 18 tra monitori e monitrici.
Augusto Armand Hugon
(continua)
IN OLANDA
La scomparsa di
Mia van Oostveen
Sabato 10 novembre, in una
casa per anziani a Bussum (Olanda) cessava di vivere all’età
di 80 anni la sig.na Mia van Oostveen. La chiesa valdese perde
così un’amica affezionata, che
da oltre un quarantennio è stata vicina e presente ai nostri problemi, ed ha alimentato in Olanda quel filone di amici che da
secoli sono vicini ai Valdesi.
Non sappiamo per quali vie
essa avesse incominciato ad interessarsi a noi: ma già nel 1939
era stata pubblicata a sua cura
una bella serie di cartoline, con
disegni che si riferivano alle vicende del Glorioso Rimpatrio.
Infatti disegnava e dipingeva con
originalità e con gusto: anche i
suoi racconti sulla storia valdese (specialmente su Janavel e
Arnaud) furono da lei illustrati.
La storia valdese l’aveva appassionata, ed oltre ai tacconti, le
Organizzato dalla Commissione Stabili, avrà luogo sabato 24
c. m. alle ore 21, nella Sala Albarin, un incontro con il prof.
Mario Alberto Rollier che parlerà su un tema di grande attualità; Energia nucleare e problemi energetici.
Seguirà un rinfresco.
-, Tutti sono cordialmente invitati.
VILLAR PEROSA
Domenica 18 c.m. si è svolto il
funerale del fratello Rochon Cesare deceduto all’età di 89 anni.
Alla sua anziana compagna, ricoverata presso la Casa di Riposo di San Germano Chisone, ed
a tutti i familiari colpiti da
questo lutto la nostra fraterna
solidarietà in Gesù Cristo Risurrezione e vita per chiunque crede.
dobbiamo alcuni studi, quali la
pubblicazione deU’epistolario di
Giovanni Leger (morto a Leida),
le vicende di Arnaud in Olanda,
e quelle di un nipote di costui,
Jacques, pastore a Kämpen.
I contatti di Mia van Oostveen
con le Valli non si esaurivano
certo sul piano della storia valdese; e quando essa giungeva tra
noi, quasi regolarmente ogni anno, la sua generosità non dimenticava mai il Rifugio Carlo Alberto e più tardi il Collegio, o
qualche opera assistenziale. Il
tutto silenziosamente e modestamente, come era nel suo carattere.
II ricordo della sua amicizia e
della sua bontà rimarranno nei
cuori di quanti hanno conosciuto Mia van Oostveen, alla cui
memoria porgiamo il nostro riconoscente saluto.
H.
TORRE PELLICE
L’Assemblea di Chiesa di domenica 18 hà eletto tre nuovi
membri del Concistoro, in seguito alle dimissioni di Roberto
Coisson, Erica Cavazzani e .Adriano Donini. A questi fratelli, che
lasciano l’incarico dopo molti
anni di servizio benedetto dal
Signore, la comunità rivolge un
pensiero di fraterna riconoscenza. I nuovi eletti sono Maria Tamietti, Anna Ribet e Daniele Michelin Salomon. Il ministerio a
cui sono chiamati è delicato ed
impegnativo, ma sarà sostenuto
dall’aiuto di Dio e seguito dalla
preghiera della comunità che ne
ha riconosciuto i doni.
• Sabato 24 alle ore 20,30 incontro con i genitori dei catecumeni di primo anno alla Casa
Unionista.
• Domenica 25 si incontrano a
S. Giovanni i catecumeni di 1” e
2° anno della due comunità.
• Sabato 1 dicembre la Scuola
Domenicale renderà visita a
quella di Bobbio. Partenza .alle
ore 14 con il pullman di linea.
• Ancora sabato 1 alle ore 20,45
alla casa Unionista avrà luogo,
organizzata dai Cadetti, una se
ROR A’
• Domenica 25 novembre assemblea di chiesa sul tema :
evangelizzazione. Il pranzo comunitario previsto è rinviato al
mese prossimo a causa di impegni che si sovrappongono.
« Domenica 9 dicembre, con
inizio alle ore 15, bazar della comunità alle Fucine. Tutti coloro
che intendono collaborare si mettano in contatto con l’unione
femminile. Un caldo invito a
tutti !
• Senza volerne fare una propaganda, desideriamo però ricordare alle famiglie evangeliche
che lo desiderano, che abbiamo
la possibilità di mettere a disposizione due alloggi per tutto il
periodo invernale per trascorrere dei brevi periodi di vacanza
o dei fine settimana: gli alloggi
sono ammobiliati e provvisti di
riscaldamento centrale. Telefonare al n. 0121/93108.
• Il tetto del museo valdese
ha ceduto: dobbiamo rifarlo a
nuovo, completamente. La comm.
stabili ed il Concistoro hanno
previsto un piano di ricostruzione che prevede la collaborazione
volontaria dei membri della comunità secondo le disponibilità
di ognuno. Appena questo programma sarà definito lo diffonderemo per la conoscenza e l’intervento di tutti. Intanto ricordiamo a tutti gli amici « di fuori» che intendano aiutarci di
utilizzare il c.c.p. n. 21329107, intestato a: Concistoro valdese di
Rorà, per far pervenire le loro
gradite offerte.
ANGROGNA
rata di diapositive sull’ Africa
presentate da Marco De Bettini.
• Il 9 dicembre avrà luogo .alla
Foresteria il Bazar delle Società
Missionarie.
• Sono deceduti Charbonnier
Enrico e Fini Lidia. La comunità
partecipa con simpatia fraterna
al dolore delle famiglie.
• Nel quadro delle proposte
della Commissione culto, si terrà un ciclo di culti con riflessione comunitaria: al termine del culto coloro che intenderanno fermarsi avranno la possibilità di confrontarsi sulla predicazione. Questi culti si terranno di regola la 3' domenica del
mese; il primo sul tema del culto sarà tenuto domenica 25 novembre; la predicazione sarà tenuta dal pastore Tourn.
Gli altri temi saranno: Il terrorismo - La posizione della donna in una prospettiva biblica - Jl
credente di fronte al denaro Il credente e etica sessuale - L’uomo di fronte alla morte.
Ad ogni culto verrà distribuita
una scheda introduttiva con note bibliche e traccia di discussione. Spesso nella comunità si è
sentita l’esigenza di avere il culto con discussione, si attende
quindi una buona partecipazione.
Doni pervenuti nel mese di ottobre
L. 10.000: Evelina Pons, in mem. di
Mario Corsani (Torino); in mem. di
Bonnet Mario, il fratello Franco e Lea.
L. 15.000: Mina e Ferruccio Signoretti, in mem. di Oberdan Gerardi: Coniugi Santonastaso (Torino).
L. 20.000: In pcc. battesimo di Michel Charbonnier, il padrino e la madrina; Rina Bertin, in mem. di Ivonne
Albo; Tinette e Rina Bertin, in mem.
di Adelina Bounous-Mondon.
L. 30.000: Ide e Mary Barabino, in
mem. della cara SIg.ra Elsa Bertalot
ved. Garibbo (Imperia); Chiesa dei Fratelli (Torre Pellice); Lina Revel Marre!
(Svizzera).
L. 37.000: In mem. di Gerardi Oberdan, gli inquilini di via Bellonatti 22.
L. 50.000: Elsa e Giulietta Salma, Ida
e Teofilo Pons, In mem. della cara amica Lina Pons-Miegge; Maria Buffa e Lina Bonnet Buffa, in mem. dei lo-ro cari; Besson Malvina, alla cara mem. di
Tina Grill;. In mem. di Ines Cornelio,
le sorelle Silvia e Olga; Lydia Alessio,
in mem. 20.9.1950 (Genova).
L. 85.000: In mem. di Amilcare Cisternino, famiglie Pellegrin e Vittone.
L. 100.000: Dr. Giacinto Astraldl, in
mem. di Elsa Garibbo Bertalot (Roma);
Maria Martinat, in mem. della sorella
Elsa Bertalot Garibbo (Torino); Rina
Garibbo, un fiore in mem. della mia
cara mamma (Imperia); In mem. di Elsa Bertalot - Garibbo, il nipote Nene
(Levante); Iolanda Rivoiro Pellegrini,
in ricordo della cara mamma (Torino);
dalla Marcella Bertolè (Torino).
L. 400.000: Sorelle Luisa £ Rosetta.
L. 750.000: In mem. di E. Malan.
q1
oggi e domani
• Una folla imponente, mercoledì; 14, si è stretta intorno alla
numerosa famiglia di Carlo Bertin (Tienne) deceduto all’Ospedale di Torre, a 72 anni. Per anni attivo membro del Concistoro
di Angrogna e della Amministrazione comunale, padre del noto
olimpionico Willy, egli ha lasciato, in tutta la Valle, il ricordo di
un uomo d’impareggiabile statura etica e spirituale. Alla vedova, ai figli, a tutti i parenti esprimiamo dalle colonne di questo
giornale, sul quale ha letto con
interesse per anni le vicende
della sua chiesa, la nostra fraterna solidarietà.
SAN SECONDO
Alcune morti avvenute altrove hanno duramente colpito la
nostra comunità. Marcello Malan ha perso la madre a Prarostino; Edmea Bertin-Grassi e
Yvette Bertin-Paschetto hanno
perso il. padre ad Angrogna e
Graziella Bertin-Malan il padre e
la suocera. Infine è tragicamente
scomparso il padre di Rolando
Rochon a S. Germano Chisone.
A questi Fratelli e Sorelle ed alle loro famiglie esprimiamo la
nostra solidarietà ed affetto fraterni.
• VILLAR PEROSA: al Circolo culturale « L’Alpino », via Asiago 7,
personale del fotografo Renato Ribet
dal 17 al 25 novembre. Orario: feriali 15-17 e 19.30-24; sabato e domenica
14-18 e 19.30-24.
AVVISI ECONOMICI
FAMIGLIA evangelica cerca in affitto annuale alloggio ammobiliato cucina, 1-2 camere, servizio interno,
non in condominio, zona Bobbio Pellice - Villar Pellice. Telefonare 011/
6050159.
FAMIGLIA evangelica cerca collaboratrice familiare tempo pieno con
alloggio indipendente. Telefonare
011/276494 De Maria.
RINGRAZIAMENTO
« Venite a Me, voi tutti che
siete travagliati ed aggravati,
e Io vi darò riposo »
(Matteo 11: 28)
I familiari del compianto
Carlo Bertin (Tienne)
commossi e riconoscenti ringraziano
tutti coloro che con la loro presenza,
scritti, fiori e parole di conforto hanno tributato tanto affetto e stima alla
memoria del loro Caro. In modo particolare i Pastori Platone e Davite, i Dottori e il personale dell’ospedale Valdese di Torre Pellice, il Comando Tenenza Guardia di Finanza di Pinerolo,
i Finanzieri del Soccorso Alpino di
Bobbio Pellice, i C.C. di Luserna San
Giovanni e Torre Pellice, il Comando
Vigili Urbani di Luserna, Lusernetta
e Torre Pellice, i Vigili del Fuoco di
Torre Pellice, il Corpo Forestale, i
Maestri di Sci del Rucas, la famìglia
Bertin Erico, la famiglia Meonì (Roma), i vicini di casa, gli amici e i parenti tutti.
Angrogna, 19 novembre 1979
RINGRAZIAMENTO
« Padre, non la mia volontà,
ina la Tua sia fatta »
(Luca 22: 43)
La moglie, le figlie, i familiari e parenti tutti del compianto
Giovanni Bounous
profondamente commossi per l’affetto
e la stima tributata al loro Caro, ringraziano i compagni di lavoro, gli elettricisti RIV-SKF, tutti coloro che hanno preso parte al loro dolore ed in particolar modo i dottori, le infermiere ed
il personale deU’Ospedale Edoardo
Agnelli di Pinerolo e dell’Ospedale
Valdese di Pomaretto.
Villar Perosa, 9 novembre 1979
8
8
23 novembre 1979
______________I RAPPORTI CHIESE-STATO NELLA SCUOLA
Tassa di bollo sulla coscienza
Donne nella Bibbia
e nella chiesa
4 casi di ostruzionismo nei confronti del diritto di esonero dall’insegnamento religioso nella scuola - Un esposto al Provveditore di Torino
Con questo titolo ironico la
Stampa ha pubblicato domenica
11 nov. un articolo di Giorgio
Martlnat che riporta 4 casi verificatisi a Torino di ostruzionismo nei confronti del diritto alT esenzione dall’ inse^amento
della religione cattolica nelle
scuole. Il caso più notevole è
appunto questo: un preside, all’Istituto Tecnico Commerciale
Sonuneiller, ha rifiutato la domanda di esonero presentata da
uno studente valdese maggiorenne perché formulata in carta libera e non in bollo come prescrive una legge del 1972 per tutte le istanze rivolte a pubblico
ufiìciale. A nulla è valsa la precisazione che non di domanda
trattasi in realtà, ma di una
dichiarazione (come è detto espressamente nel RD del 1930 che
rende applicativa la legge sui
culti ammessi del ’29) che manifesta un diritto sancito per
legge e garantito dalla Costituzione. La « domanda » in questione è finita allUfflcio Bollo e Demanio con relativa ingiunzione
del preside allo studente di pagare tassa e multa e di restituire alla segreteria della scuola la
domanda cpnvalidata. Per il grave contrasto insorto col preside,
10 studente ha ritenuto, di non
poter continuare il suo ultimo
anno al SOmmeiUer e, dopo aver
pagato la tassa, ha chiesto e ottenuto il trasferimento ad un altro Istituto.
Gli altri tre casi sono certo
meno gravi, ma vanno comunque
segnalati. Al Liceo Classico Alfieri la norma per l’esonero che
prescrive ai genitori di presentare la dichiarazione « alTinizio
dell’anno» è stata interpretata
in senso restrittivo come equivalente « all’atto dell’iscrizione »
con la precisazione, affissa nell’atrio della scuola che doman■ de presentate successivamente
non sarebbero state accettate.
Domande presentate nei primi
giorni di scuola sono state inizialmente respinte, accettate poi
dopo le rimostranze di genitori.
Al X Liceo Scientifico, nel ciclostilato contenente le norme
per l’iscrizione distribuito agli
studenti, per l’esonero dall’istruzione religiosa erano richieste
le motivazioni dell’esonero stesso. Questa richiesta faceva probabilmente riferimento a disposizioni del 1928, le prime riguardanti l’esonero, ignorando, volutamente o meno, le successive
disposizioni sui culti ammessi
(1929 è ’30) e di applicazione del
Concordato (1930) nessuna delle
quali richiede alcuna motivazione o pone alcuna condizione all’esonero stesso. Domande di
esonero senza motivazioni sono
state poi accettate senza difficoltà.
Infine alla Media Pacinotti veniva respinta una domanda con
l’invito a ripresentarla firmata
dai due genitori. « È il caso più
comprensibile — nota nel suo
articolo G. Martinat — visto che
11 nuovo diritto di famiglia attribuisce a padre e madre la patria potestà». Ma non al nuovo
diritto di famiglia si appellava
la preside della Pacinotti, bensì
alla legge applicativa del Concordato che, come le altre che
abbiamo citato, usa invece la
usuale formula ampia « i genitori o chi ne fa le veci ». Inutile
dire che da 50 anni le domande
sono firmate indifferentemente
dall’uno o dall'altro genitore..
Sono casi indipendenti e non
sembrano dovuti a direttive espresse o ventilate. Sono comunque l’indizio di un’atmosfera
cambiata rispetto al recente pas
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telefonata In redazione (011/
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senza dover aspettare le lungaggini del servizio del ccp.
sato. Si ridiscute la revisione
del Concordato — o meglio se
ne parla senza poterne discutere! — che mantiene Tinsegnamento religioso nelle scuole dello stato come uno del suoi capisaldi.
Papa Wojtyla rivendica chiaramente e pesantemente il diritto
della Chiesa cattolica alTinsegnamento della religione nella scuola. E intanto l’istituto deH’esonero dalTinsegnamento religioso,
già così precario e spesso poco
operante, subisce difficoltà, ostruzionismi e perfino provvedimenti vessatori. Non sembra essere un caso. Poiché da anni non
accadevano episodi simili, constata Martinat, « c’è da chiedersi se, oggi, non nascondano una
precisa volontà di scoraggiare
il rifiuto aH’istruzione religiosa »;
un rifiuto che, ricordiamo, non è'
più messo in opera esclusivamente da evangelici, ebrei e non
credenti, ma da un numero crescente di cattolici.
Un esposto è stato inoltrato al
Provveditore agli studi di Torino
con la descrizione circostanziata
dei fatti e i riferimenti alle leggi
che regolano l’esonero. Finora
l’esposto non ha ricevuto la ri
sposta scritta che richiedeva. Cosa curiosa: in un colloquio con
un funzionario del provveditorato è risultato che nell’imponente
raccolta di tutta la legislazione,
italiana relativa alla scuola in
dotazione ad ogni provveditorato, manca l’art. 23 del RD 28 febbraio 1930 che prescrive le modalità dell’esonero. In tutta la
documentazione consultata dal
funzionario di Torino questa legge, indicata dall’esposto inoltrato al Provveditore, è conosciuta
solo per l’art. .4 che parla della
facoltà di eseguire collette all’interno e all’ingresso dei luoghi
di culto!
Pare che in questa situazione
di leggi contrastanti e irreperibili non resti che rivolgersi a
Roma per avere lumi e disposizioni direttamente dal Ministero.
Arriverà la solita circolare? Sarebbe certo molto più utile la
firma dell’Intesa raggiunta tra
i rappresentanti delle Chiese vaidesi e metodiste e della Repubblica italiana che chiarifica questa materia. Ma come è noto, da
questo orecchio il governo non
CÌ sente.
F. G.
(segue da pag. 1)
rottura verso gli usi e i comportamenti della sua società: elogia Maria che si siede ai suoi
piedi nel tipico atteggiamento del
discepolo (uomo) per ascoltare
le sue parole (Luca 10: 42); cède
alle preghiere della donna sirofenicia che lo supplica di guarire
la figlia e che nella sua disperazione ribatte alle affermazioni di
Gesù che sembrano limitare la
salvezza al popolo d’Israele (Matteo 15: 21 e segg ); discorre in
luogo pubblico con una donna
pagana dalla vita non certo esemplare e a questa donna (la Samaritana) annunzia per la prima '
volta di essere il Messia atteso
(GÌOV.-4: 5 e segg.); adopera delle immagini femminili nelle sue
parabole, perfino per spiegare
che cos’è il Regno di Dio: il buon
pastore che cerca la pecora smarrita e la donna che butta all’aria
la casa per trovare la moneta
perduta, sono esattamente sullo
stesso piano ed entrambi sono
usati per far capire come Dio
cerca e vuol salvare i peccatori
(Luca 15: 1-10).
Ed è un’altra donna, la povera
vedova, il simbolo della generosità, l’esempio di come bisogna
dare al Signore non il superfluo,
ma tutto ciò che si è e che si
possiede (Luca 21: 1-4).
f
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
Il braccio di ferro...
..è in corso fra l’Iran e gli
USA, con conseguenze imprevedibili. Accettando di accogliere
l’ex - Scià dell’Iran gravemente
ammalato di cancro, in un ospedale di New-York, gli USA avevano certamente commesso una
grave imprudenza. Se si vuole:
un’imperdonabile leggerezza. Da
un fanatico come Khomeiny e da
un intero popolo fanatizzato, non
c’era d’aspettarsi di meglio, e il
prender sotto gamba le ripetute ■
minacce provenienti, in tutti i
toni, dà Teheran, quasi fossero
stati scherzi di cattivo gusto, ha
fatto precipitare la situazione ad
un livello di basso bringantaggio,
dal quale sarà assai difiìicile risollevarla.
E’ evidente che una grande nazione, come gli USA, è nell’impossibilità di accettare il ricatto
che dice « Gli ostaggi che gli studenti iraniani tengono rinchiusi
nell’ ambasciata americana di
Teheran, non saranno liberati se
prima non ci consegnerete vivo
lo Scià ». Il ricatto non può essere accettato: né per ragioni
giuridiche, perché l’occupazione
dell’ambasciata americana costituisce un’infrazione di enorme
gravità alle più elementari regole del diritto internazionale; né
per ragioni umanitarie, perché lo
Scià è ormai un relitto umano
ospitato in un ospedale dal quale gli USA stessi non si sentirebbero di strappare il peggiore dei
loro delinquenti; né infine per
ragioni politiche, perché il tornare semplicemente indietro sull’errore fatto inizierebbe un costume del tutto nuovo e di possibile pericolosissimo avvenire.
Fra le prese di posizione, in
argomento, delle autorità di molti paesi, unanimemente solidali
col punto di vista americano, è
interessante richiamarne due,
che si distinguono per alcuni
aspetti particolari.
1) «L’ex-ambasciatore USA
presso l'ONU, il ben noto Andrew Young, il quale, su richiesta
del presidente Carter, ha mosso
alcuni passi discreti presso paesi
del "terzo mondo" per far pressione sull’imam Khomeiny, si è
personalmente convinto che la
crisi potrebbe risolversi soltanto
col ritorno, in Iran, dei capitali
dello Scià. “Il problema non sta
nella persona e nella vita dello
Scià, ma nelle sue ricchezze", ha
detto, e ha spiegato che gli avversari dell’antico sovrano sono
persuasi che, quando questo, nel
febbraio scorso, partì per l’esilio,
portò con sé da 5 a 6 miliardi di
dollari ».______________________
2) « Al Cairo, il presidente
Sadat, la sera di venerdì 9.11, ha
violentemente attaccato l’imam
Khomeiny, denunciando “il vergognoso sfruttamento dell’Islam,
da parte di quello squilibrato”.
Il raïs pensa che l’Iran “cadrà
pbossimamente nelle mani degli
estremisti di sinistra e che Khomeiny, col suo modo di agire,
prepara loro la strada”. Ha riaffermato che l’Egitto è sempre disposto ad accogliere lo Scià e i
suoi medici, "qualunque abbiano
ad esserne le conseguenze. Ha
anche offerto a Carter di mettere il proprio aereo personale a
disposizione dell’ex-sovrano.
Questa dichiarazione egiziana
ha suscitato una viva replica da
parte dell’agenzia ufficiale libica
d’informazioni, che a sua volta
ha affermato che l’offerta del
presidente Sadat, “fatta senza
che alcuno gli avesse chiesto nul
la, rispecchia il desiderio del capo dello Stato egiziano di mettersi al servizio dell’imperialismo
americano, e rivela, nello stesso
tempo, l’odio violento di Sadat
contro la rivoluzione islamica in
Iran. E perché tanto odio? Perché quella rivoluzione sostiene
fermamente la causa arabo-palestinese" ».
Oggi come oggi, il braccio di
ferro è in posizione di stallo:
qualunque rapporto economico
fra i due paesi (naturalmente
petrolio compreso) è interrotto;
l’America è capace di superare la
crisi, per quanto grave, in virtù
della sua disciplina, del suo patriottismo e delle sue convinzioni. L’Iran invece, se continuerà
di questo passo, andrà lentamente ma sicuramente alla rovina.
(Le citazioni sono tratte da
«Le Monde» dell’ll-12.11.’79)
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Giuseppe, Verbania.
Il mattino di Pasqua, infine,
sono le donne le prime testimoni della risurrezione, quelle stesse donne che nella società ebraica del tempo non contavano nulla e non potevano essere legalmente testimoni in tribunale (così come sono le donne molto più
coraggiose degli apostoli al momento del pericolo) (Luca 24: 1
e segg.; Giov. 20: 11 e segg.). Ma
anche questo episodio di straordinaria rottura e novità è stato
sempre posto in secondo piano
e non considerato nel suo valore autentico. Se i credenti, se la
Chiesa, avessero letto le pagine
bibliche con animo aperto e rinnovato, la situazione della donna
sarebbe stata ben diversa, la sua
liberazione sarebbe ormai un
fatto antico, concreto e non solo
spirituale, e tutta la vita della
Chiesa, la sua testimonianza ne
sarebbero state enormemente arricchite.
Oggi, pur fra molte difficoltà
e critiche, le donne cominciano
a leggere loro la Bibbia, senza la
mediazione dei teologi uomini.
Si cerca così di far rivivere in
modo nuovo e diverso gli insegnamenti del Nuovo Testamento
e di tornare allo spirito autentico della Riforma che ha messo
la Bibbia fra le mani del popolo
dei credenti affinché ciascuno
avesse la libertà di leggerla e
meditarla. Questo è necessario
che facciamo noi oggi, cercando
di metterci a nuovo davanti al
testo biblico e cercando di liberarci dai condizionamenti che
una secolare lettura maschile e
maschilista della Bibbia ha lasciato in tutti noi.
Una teologa americana si scandalizza per il fatto che per duemila anni la Chiesa ha predicato
suli’episodio della donna “sorpresa in adulterio", senza porsi affatto il problema dell’uomo. Eppure, commenta l’americana, per
commettere adulterio bisogna
essere in due, e il settimo comandamento è molto preciso. Forse
Gesù, che scrive con il dito nella
polvere (vedi Giov. 8: 6) scrive il
nome dell’uomo, peccatore come
la donna, e per questo gli accusatori lasciano cadere le pietre
e se ne vanno?
È un esempio banale, forse
insignificante, ma ci siamo mai
posti il problema: perché solo la
donna è accusata? dov’è l’uomo?
Concludendo, se pur è vero che
nelle nostre chiese italiane, a differenza di quanto succede in altre chiese o in altri paesi, non vi
sono preclusioni legali o di principio alla partecipazione delle
donne alla vita della Chiesa, a
tutti i livelli, è anche vero che
esiste ancora una mentalità di
chiusura e di discriminazione, e
che anche le donne alimentano e
difendono pregiudizi e posizioni
arretrate. È necessarie che ci rendiamo conto di questo. Così come è necessario che ci sforziamo
di cambiare mentalità, di rifiutare ogni discriminazione, di vivere la parità in ogni circostanza.
In definitiva, è necessaria la conversione, anche nei rapporti fra
uomini e donne nella Chiesa.
Fernanda Comba
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