1
Roma, 7 Novembre 1908
Si pobbllc» ogni Sabato
ANNO 1 - N. 45
LA
Propugna gl’interessi sociali, morali e religiosi in Italia
ìS
§
o
ss
ABBONAMENTI
Italia ; Anno L. 2^50 — Semestre L. 1,50
Estero : » » 5,00 — « . 3,00
ITn numero separato Cent. 6
I manoseritti non sì restitniscono
INSER:ZIONI
Per linea o spazio eorrispondente L. 0,l5
* « da 2 a. 5 Tolte 0,10
* . * da 6 a 15 volte 0,05
Per colonna intera, njezza colonna, tjnarto di colonna e
per avvisi ripetuti prezzi da convenirsi.
Direttore e Amministratore : B. Celli, Via Magenta 18, Roma
O
a
K
o
V
«
«
o
c
«
SOMMARIO
Guardando attorno. — Un Giubileo e un Congresso.
— Mario Pagano — La Chiesa di Roma, .4. V. G.
— La religione interiore, Arturo Mingardi. — A
Strasburgo, Paolo Calvino. — Fumatori ! Q. D. B.
— Galleria scientifloo-religiosa, E. M. — La distesa,
Y. — Fare la volontà di Dio, Giuseppe Banchetti.
— n principio di nazionalità, Enrico Rivoire. —
Salice piangente. — Per lutto recente, Davide Turino. — Nella Penisola e nelle Isole. — Italiani
fuori d’Italia. — Congresso Nazionale delle Unioni
Cristiane delle Giovani.
Gaardapdo attorno
(Noterelle e- Spigolature)
A Londra le Suffragiste,*a piedi e a... cavallo, fan
gazzarra. Buon divertimento ! " ‘
* •
Il dirigibile del Genio militare italiano s’è librato
su Roma brillando come un magnifico pesce argenteo
nella gloria di questo azzurro tersissimo. Era uno
spettacolo indimenticabile.
if:
»
Tra il clero cattolico romano, secolare e regolare, si
dispensa clandestinamente un nmtìèro grandissimo di
copie d’un opuscolo anonimo dal titolo: Filosofia
della fede: appunti, atto a scuotere profondamente
le coscienze.
Non siamo ancora riesciti a procurarcelo. Generosa
mancia a chi ce ne farà avere almeno una copia.
« •
La Battaglia, giornale socialista di Palermo, in un
articolo intitolato Odium theologicum, si scagliava contro il Cristo, con una erudizione biblica da fare spavento ! Oh santa ignoranza dei testi e delle loro più
ovvie interpretazioni! È il caso di ripetere: « Nonti
curar...» e di mettere in,pratica il consiglio del Salvatore: « Non gittate le vostre perle ai... » A che prò
infatti rispondere a elucubrazioni prive d’ogni senso
comune ?
* « •
Secondo Fra Ginepro che scrive nel Fieramosca di
Firenze, il cardinal Mathieu, testé morto, avrebbe
detto in una conversazione : « La stòria del Conclave
ohe ho pubblicata è imperfetta, molto imperfetta.
Manca in essa la narrazione di nn fatto gravissimo,
che nessuno ha mai rivelato. Se avrò vita e se il Papa
mi darà il permesso, narrerò io stesso, in un nuovo
volume, quanto è avvenuto ».
E Fra Ginepro nota : « Il cardinale Mathieu ha
chiuso gli occhi per sempre. Può darsi che qualche
suo scritto postumo parli ancora per lui ? »
La Provincia di Brescia pubblica Una bella lettera
del prof, Minocchi, la prima ch’egli abbia scritta dopo
il gran passo. Vorremmo pubblicarla, ma la cosidetta
tirannia dello spazio ce lo impedisce. Se mai, ad una
altra volta.
*
« *
Il Papa, ricevendo il secondo pellegrinaggio irlandese, raccontò bellamente una parabola, che si potrebbe intitolare : « la parabola della figliola prodiga ».
La figliola prodiga è l’Inghilterra. La figliola... non
prodiga è l’Irlanda. Che bel complimento per Tirlanda, se è vero.che il « figliol maggiore» della parabola di Gesù,, imitata da Pio X, rappresenti i... farisei giusti, per modo di dire, e ipocriti !
C’è il « padre » nella parabola papale ? Oh il padre,
no ; bensì la « madre »: santa madre chiesa ! Si sa, la
chiesa ha preso il posto di Dio nel roinanesimo!
*
* *
Mons. Francesco Bourne, arcivescovo papista di
Westminster, che ha accompagnato qua a Roma i
pellegrini inglesi, rispondendo in un banchetto al
brindisi di un prelato tedesco, esaltava le buone relazioni tra Inghilterra e Germania, concludendo :
« La storia non registra un solo caso di guerra fra
« Germania ed Inghilterra e spero non vi sarà mai.
« E a ciò possono contribuire molto i cattolici, poiché
* è un loro dovere di fare quanto è possibile per il
« mantenimento della pace, essendo la fede cattolica
« una delle più grandi unificatrici e pacificatrici
« forze del mondo ». ^
Abbiamo sottolineato noi.
La fede cattolica pacificatrice del mondo ! Com’è
possibile di sballarle tanto grosse?
o- ai jjwoDiLuio ui Buaiiaric tanio grosse?
Ü9 ((¡übileo e up Çop^ressQ
Due importanti avvenimenti attirano in
questi giorni la nostra attenzione ; un Giubileo e un Ccngre.sso/ii 4.
Oltre l’Atlantico, nelle lontane terre
della Repubblica Argentina e deirUruguay,
dei connazionali nostri, anzi dei Valdesi
delle nostre belle e care Valli piemontesi
sono in festa. I primi emigranti partirono
in gennaio del 1858, e non erano che 136 ;
adesso le nostre colonie americane comprendono da sei a sette migliaia di anime.
Sparpagliate per un vastissimo territorio,
esse costituiscono, ecclesiasticamente parlando, sei congregazioni ; le quali vanno
sotto! nomi di Colonia Vaidense, Cosmopolita — Artilleros, Tarariras — Riachuelo,
Belgrano, Lavalle ed Iris. Ognuna di queste
chiese, i cui membri son disseminati ai
quattro venti, è sotto la direzione spirituale di Pastori. E l’istruzione, per quanto
consentano le condizioni dei luoghi, vi fiorisce. Notevolissimo è il Liceo di Colonia
Vaidense, istituito vent’anni or sono e stimato presso le Autorità scolastiche pe’
suoi frutti pregevoli assai.
Orbene quelle Colonie, che costituiscono
una cospicua parte della nostra diletta
Chiesa Valdese — gemma delle chiese evangeliche, testimone fedele ed eroica da secoli del Cristo Salvatore — celebrano, proprio in questi giorni, il giubileo, ossia il cinquantenario della loro prima fondazione, avvenuta — come s’è accennato — nell’ anno
1858.
A rappresentare la Chiesa madre, a rappresentar degnamente noi tutti Valdesi di
Italia, è là il nostro vicemoderatore, signor
B. Léger; ma con lo spirito, riboccante di
simpatia cristiana|e: di ardente affetto fraliterno, siamo tu iti-,-quanti, a con
dividere con quei nostri Fratelli, che sono
« carne della nostra carne e sangue del
nostro sangue •>•>, la gioia di questa memorabile festa, e a dir loro : Sempre avanti,
0 Fratelli carissimi ! La prosperità materiale, la lontananza dalla patria non vi inducano a scordare mai le rocce dei vostri
monti piemontesi bagnate dal sangue generoso dei padri che morirono senza rimpianti, da eroi immortali, per la fede che
ha per oggetto Dio, padre d’amore, il quale
ci salva per mezzo di Gesù Cristo il figliolo del suo amore. Come i padri furono
testimoni dell’Evangelo dalle Alpi fino alle
Calabrie \ come noi, vostri affezionatissimi
fratelli, ci sforziamo, nonostante l’enorme
debolezza, di tenor accesa e viva nella nostra e vostra cara patria — in Italia — la
fiamma sacra della fede nel Cristo, secondo
il motto evangelico valdese : Luw lucet in
tenehris ; e così voi, diletti Fratelli d’America, adoperatevi, pregate e lottate, perchè
il regno di Dio venga anche in codeste
regioni sudamericane, che ci fan l’effetto
d’una provincia o per Io meno d’un lembo
d’Italia, poiché voi. Fratelli italiani, valdesi,
le abitate ! II Signore vi sostenga, vi fortifichi, vi guidi e vi renda trionfanti per
il suo nome in Gesù Cristo !
*
« *
Un altro grande avvenimento ha luogo,
vicinissimo a noi, in questa alma Roma :
alludiamo al Congresso nazionale delle Associazioni femminili che tiene, in questa
2
2
LA LUCE
medesima settimana, le sue sedute nel nuovo grandioso palazzo destinato all’Associazione femminile romana e alla cosidetta.
« Casa Internazionale per le Signorine »
della quale la Luce ha ripetutamente parlato ai suoi Lettori,
Del Congresso Femminile nulla diremo
qui ; poiché, verso la fine di questo mede-^
simo numero, i Lettori troveranno un cenno
di cronaca abbastanza ampio, il quale verrà
continuato nel numero della veniente settimana. Qui ci restringiamo a dare, sebbene un poco in ritardo....., il nostro cor
diale benvenuto alle Congressiste ; ad augurar Loro frutti veramente pratici del
lavoro che vanno compiendo ; ad invitarle,
come abbiamo invitato 1 nostri diletti fratelli d’America, e con lo stesso senso di
fervido affetto, a cooperare con noi potentemente all’avvento del regno di Dio in
molti e molti cuori !
MflRI0 PflGaW©
I Grandi che popolano l’aereo giardino delPincio
fremettero d’entusiasmo accogliendo, or son pochi
giorni, uno dei loro : Francesco Mario Pagano ; il
coi basto fu inaugurato solennemente, presenti i
Pronipoti dell’eroe, tre Ministri di Stato, molte persone autorevoli, soldati e folla di cittadini, tra le
bandiere variopinte e il verde tuttora fresco e intenso nonostante l’autnnno avanzato.
Mario Pagano, amico intimo del gentile e brioso
principe Filangieri, discepolo del filosofo Genovesi,
può considerarsi — più, che altro — come un continnatore del Beccaria, come un continuatore e un
volgarizzatore del Vico. Al pari di Giovanni Battista Vico, egli stima i popoli soggetti a leggi matematicamente infiessibili. Quantunque obbedienti a
, leggi identiche, le nazioni descrivono tuttavia orbite
diverse, come per l’appunto fanno i pianeti.
Meno erudito del Vico, ma più metodico di lui
nella trattazione, più acuto nelle osservazioni, più
limpido e più elegante nello stile, Mario Pagano
riesce anche più chiaro e più semplice nella formala che per lui compendia la filosofia della storia.
Avverso alla stolida teoria del Contratto sociale,
ch’era stata propugnata da G. G. Eousseau, Mario
Pagano oscillava in morale tra il principio dell’utile e il principio dell’onesto.
Rifacendo la storia dell’origine della società, la
storia dell’origine del linguaggio, della scrittura,
della poesia, egli necessariamente doveva soffermarsi
del pari a rintracciar l’origine della religione. Quanto
all’origine della religione, Mario Pagano sostiene
quello ch’era già stato detto, quello che, dopo di
lui, molti hanno ripetuto senza quasi nessuna profondità psicologica : < La religione è nata dalla
paura e dall’ignoranza ».
E come s’è ella consolidata?
« Per mezzo della frode » risponde il Pagano.
Onde non è meraviglia che la persecuzione borbonica si destasse accanita contro la sua persona.
A destare la persecuzione concorsero anche assai
le alte idee di libertà da Ini professate. Sicché gli
ultimi due anni della sua vita furono travagliatissimi ; furono come una fuga continuata : da Napoli
a Roma, da Roma a Milano, da Milano a Napoli ;
ov’egli divenne « l’anima della Repubblica Pai tenopea ».
Ma la Repubblica Partenopea rovinò, e con essa
Mario Pagano. Egli fu gittate in un fondo di carcere, da dove non uscì se non per salire il patibolo.
Terenzio Mamiani, affettuosa anima di filosofo credente, ha raccolto pietosamente e amorosamente
conservato le altime parole del martire : sono parole di speranza e di fede ; sono anzi parole di
certezza inconcnssa. Le riferiamo qui a edificazione
dei Lettori.
« Amici e patriotti, addio ! Di me non piangete,
« chè io vo incontro alla vita ed alla libertà ; il
« patibolo m’è corta scala a salire tra gl’immortali.
« La morte inevitabile a tutti, a noi è gloriosa, e
« mentr’ella separa gli altri amici per lunghi anni,
« separa noi solamente per pochi di e tutti ci vuol
« riunire e per sempre. Saluterò in nome vostro i
« magnanimi che ci hanno precorso e gli amplessi
« che mi date renderò loro in quel divino congiun« gimento di cui l’anima sola è capace. Io non de« sidero vendicatori uscenti dalle nostre ossa, per« chè non dubito punto del fratto copioso del san« gue che noi versiamo. Forse più generazioni an« cora si succedevano di vittime e di carnefici, ma
« l’Italia è sacra e starà eterna ».
Quando di sul palco Mario Pagano proferiva queste parole, era il 29 ottobre 1799.
Dal Pincio, sempre verde e fiorito, le maschie
fattezze del martire credente siano efficace monito
a quegli Italiani che ancora fanciulleggiano tra superstiziopi puerili o tra viete teorie di scetticismo
materialista.
La Chiesa di Tioma
Newman diventò cattolico romano abdicando alla
propria ragione. Questa è confessione di tutta la
sua vita.
Ed appunto perchè Roma domanda la completa
abdicazione di quella facoltà che fa l’uomo simile a
Dio, io vedo in essa un nemico di Dio. La Chiesa
di Roma è una Chiesa stazionaria. Essa è fortemente ancorata, non alle Scritture, ma alla propria
Tradizione. Essa non è elastica, non è malleabile, non è
vivente, essa è un passato morto. E’ tenace, ma la
sna tenacia è quella del dormiglione che si tiene
aggrappato al guanciale.
I grandi progressi dell’umana sapienza, la grande
rivelazione che Dio fa di Sè stesso al Suo popolo
per mezzo delle ricerche e delle scoperte della
scienza non la toccano, non la scuotono dal suo immemore sonno. Si direbbe che per lei Newton non
abbia mai udito l’armoaia degli astri. Lodge e Thomson non abbiano mai udito le infinite ed eterne vibrazioni dell’etere universo.
Per questo — perchè non vuol camminare coll’umanità nel suo progresso, ma vuol restarsene
addietro cullando le tradizioni antiche e baloccandosi coi luccicanti gingilli medioevali — più che a
cagione de’ suoi metodi ripugnanti agli nomini onesti e più che a cagione della sua falsità storica, io
contemplo senza rammarico lo sfacelo del suo potere
e il dileguarsi del suo dominio.
Considerate come l’uomo vada salendo di altura
in altura verso la scienza, di vetta in vetta verso
la verità, considerate con quanta impazienza il suo
piede percorra i sentieri già battuti, e la sua mano
si serva di armi ormai ' antiche, e poi chiedete a voi
stessi se una Chiesa che sta immobile, ancorata ad
una Tradizione discutibile, memore più della forma
e della lettera che dello spirito e della libertà possa
essere la imperitura Chiesa di Dio perpetuamente
guidata dal Suo Sante Spirito.
Non tormentate il vostro intelletto per trovar
giustificazioni a quei successori degli Apostoli che
hanno infamato con ogni vizio e con ogni tirannide
ed ingiustizia la Cattedra di Pietro ; volgete le vostre intelligenze, ve ne prego, al problema del mondo
vivente, e domandatevi se è possibile che il governo delle nazioni possa esser dato per sempre in
mani che sono vuote di tutto fuorché di tradizioni.
Sentii una volta la poesia e la mestizia dei rimpianti di Roma, la mia anima si commosse all’an
tica musica del suo dolore e si lasciò vincere dall’incanto della magica Sirena. Ma i sogni della giovinezza svanirono al mezzogiórno della vita ! Dio
ha cosi fatto l’uomo che la sua ragione non può
essere ridotta al silenzio. Io studiai le pagine della
storia, ridi che non c’era ombri di fondamento per
la pretesa della Chiesa di Roma d’esser più antica
delle Scritture, e,^ dopo questa scoperta, tutte quelle
sue tradizioni che son completamente contrarie agli
insegnamenti di Cristo mi divennero sospette. Io
risalii indietro alle loro origini e trovai che esse
non erano che espedienti di uomini, i quali ricercavano soltanto un potere temporale. Riti giudaici
per conciliare i Giudei, riti egiziani per placare gli
Egizi ; filosofia ellenica per attirare gli Epicurei,
e dovunque diplomazia e inganni, affinchè Cristo
potesse camminare di pari passo coll’invadente impero militare di Roma.
Tale fu la mia scoperta. Rinunziai a Roma e ritornai alla Riforma, per ricominciare di nuovo il
mio stadio di progresso spirituale.
il. C. G.
(Dal recente ramanso inglese « The Priest » di
Harold Begbie).
La Religione interiorg
L’uomo, quando non sia affatto degenere nelle sue
facoltà psichiche, in certe circostanze della vita viene
preso come da una crisi triste di nostalgia indefinibile
e da quel momento lo domina prepotente la sete di conoscere il segreto delle cose; convinto, sebbene inconscientemente, che dietro la sostanza di esse vi
sia un segreto, che gli appartiene e che gli è indispensabile.
E lancia gli sguardi cupidi, gelosi nell’affasciaante
luce del cielo e sulle cime alte dei monti, or candide per la neve, or vestite di nere foreste; e initerroga le onde vive del mare e gli animali e le
piante; e scruta negli occhi profondi deU’umanità e
in ogni fiore vago, olezzante e in ogni cosa bella,
0 terribile.
Gli pare che ogni cosa sia il suo sogno e mestamente va invidiando dovunque quel che è suo.
Intanto si accentua in lui un bisogno irresistibile di avvicinar^ sempre più verso un bene, una
felicità indeterminata e confusa, ma altrettanto possibile e certa; talmente che si determina in lui un’inquietudine mortale ogni qualvolta si persuada di
aver inutilmente speso il tempo e le forze, e una
soddisfazione inenarrabile appena sia cosciente di
un qualsiasi miglioramento ottenuto.
Anche un imperativo fatale si afferma allora nell’aomo, che non gli concede pace se non avrà conformato la coscienza e la vita e quei dettami pratici, che un misterioso senso morale gli dice più
consoni alla finalità ignota, che lo affascina al di là
delle parvenze delle cose.
E’ certo che nell’uomo esiste un istinto innato,
che si rivela, sia pure con infinite gradazioni e sfumature, come una forza impellente verso la realizzazione, anzi, assolatamente, verso la realtà di una
Vita, una e perfetta la quale si mostra ad ogni
mente che viene in questo mondo quale un albore
ideale del pieno futuro possesso di ciò, che, sebbene
ancora inesprimibile, si sente pure da ognuno e
che l’uomo incivilito chiama la verità, la giustizia,
la pace, l’amore, Dio.
Questa realtà interiore, che si afferma nell’anima
umana affatto indipendente daU’individuo e dall’ambiente, da cui anzi sono differenziati e le personalità e gli ambienti, senza che ad alcuno sia mai possibile di ribellar visi ragionevolmente, è l’unica certezza assolata nel mondo degli uomini, principio e
controllo d’ogni altra conoscenza ed è il fondamente
naturale della religione.
♦
* *
La religione è una necessità interiore della psiche
umana; è un senso ineffabile della misteriosa realtà
3
LA LUCE
— Dio — che si nasconde dietro la faccia esterna
delle cose; è la intuizione progressiva dell’ordine,
della giustizia, deH’amore che sono in Dio, intuiti
daH’uomo religioso, ed esperimentati in sè medesimo
e concretati esternamente nell’elevazione lenta, paziente del concetto e della pratica della vita umana,
dall’individnale alla sociale, all’universale, all’eterna
di là dalla tomba.
, Un nomo religioso lo si riconosce abbastanza facilmente; egli possiede delle doti psichiche, che
nessun ragionamento, o sforzo umano potrebbero
mai dare.
Chi ha insegnato alla madre il sacrifizio di sè per
la prole ? Chi iniziò gli uomini all’amore scambievole anche in pregiudizio della propria individualità ? E l’apostolo dove attinge tanta forza di convinzione per appellarsi ad una ‘forma di vita che
non si vede contro i disordini e le iniquità del presente, e per consacrare col proprio sangue le sue
visioni di riforme?
Tutto ciò è spontaneo e mistèrioso nello spirito
umano : le speculazioni intellettuali su tali argomenti sono postume e di natura diversa da quel
fatto psichico sempre vivo tra gli uomini.
Adunque la prima dote caratteristica dell’uomo religioso è un delicatissimo senso progressivo delle
leggi eterne, unito al coraggio nato della sincerità
per praticare il bene conosciuto, il quale per tal modo
diventa poi una verità.
Una seconda dote che emerge nelTuomo religioso
è 1 istinto della solidarietà col passato, col presente
e col futuro, anzi più specialmente col futuro.
La comunione profonda, sincera col Dio nascosto,
ancora tanto poco conosciuto, finisce per convincerlo
di una giustizia continua, ineluttabilmente duratura,
di un amore eterno, di un supremo Essere vivente;
sente che egli stesso non è che una goccia d’acqua
in un oceano sconfinato; ed è tanto profonda la convinzione di solidarietà con quella Persona suprema,
palpitante in lui, che egli esprime questa sua convinzione colla parola e colla vita; si dice figlio di
Dio, tratta con amore di simpatia e di sacrifizio gli
uomini, non abusa delle cose, Liuomo religioso non,
crede, nel senso còrrotto della parola; esperimenta
Dio e vive coscientemente di Dio:.
'• •
E’ da notare che in tutto il fenomeno religioso,
come nelTevoluzione del concetto della vita, non entra
affatto la intelligenza, ossia la speculazione metafisica di questo e di quell’altro individuo.
Tutto avviene perchè gli nomini sentono naturalmente la realtà dqlla misteriosa Vita assoluta, e
perchè vi è sempre chi vive sinceramente quel tanto
di realtà conosciuta e sa morire per distruggere la
menzogna antica.
Quei grandi, che chiamiamo profeti, apostoli, riformatori, legislatori, non furono dei filosofanti, ma
anime sensibili, intuitive e miracolosamente sincere.
Essi costruirono anche esternamente la vera religione umana: cioè elevarono il concetto e il senso
della vita e insegnarono a noi come elevarli continuamente.
Un primo atto di sincerità, colla luce interiore
che si fa in noi, è fonte di nuove intuizioni, e queste
alla lor volta generano di per sè novella energia
morale e cosi di seguito; come del resto avviene in
ogni umana applicazione.
In questo modo l’umanità religiosa ha creati i codici della sapienza e della morale, non filosofando
e molto meno dommatizzando : semplicemente visse
di per di la verità, la giustizia e l’amore intuiti.
Ciò si chiama fare la verità.
Dal Decalogo all’Evangelo si procedette e si procederà unicamente per forza religiosa, vale a dire,
per l’attitudine innata di intuire progressivamente
la verità e per la passione di vivere sinceramente
a qualunque costo, le quali non verranno meno tra
gli nomini.
Tutte le razze umane sono religiose, perchè hanno
di comune l’identica passione e la intuizione della
verità; e quantunque ciascuna razza abbia un senso
e una intuizione della vita tutti proprii, pure i sin
goli modi di sentire non si oppongono, ma si integrano a vicenda.
Tutta la religione è nell’uomo.
L’individuo ne possiede naturalmente il germe e
talvolta anche i frutti; iria romanità ne ha vistala
pianta fatta gigante; ne ha contemplata la magnifica fioritura; ne ha gustato i frutti di vita e perciò è
religiosa anche per tradizione di stoida.
Però non si deve confondere la religione con la
scienza e la storia di essa.
Tutti i popoli hanno i loro libri santi, nei quali,
tra infinite cose umane, sono depositate le intuizioni
dei genii religiosi e la vita eroica di innumerabili
falangi di anime sincere d'ogni tempo; ma quei libri,
come qualunque altro monumento religioso, sono eternamente muti ed insignificanti per tutti coloro che
non posseggono il senso religioso e la sincerità.
Un nomo potrebbe aver appreso colla memoria
tutti quei libri e coll’intelligenza potrebbe anche
costruire su di essi delle mirabili dissertazioni linguistiche, teologiche, storiche, psicologiche, con tutto
ciò non sarebbe ancora un nomo religioso; e quantunque, egli professasse di credere tutto quanto credevano gli eroi e i martiri, se nello stesso tempo
non vivrà intimamente, almeno in qualche misura,
le esperienze di quei santi, non sarà che un illuso,
il quale crede di credere, ma ignora la religione.
Infatti la religione non. è altro che la conquista
sperimentale progressiva della Vita vera - Dio - che all’uomo si rivela nell’interiore sua psiche. E nomo religioso non è quello che possiede la verità di altri scritta
sulla carta, o scolpita sulla pietra, o nella memoria;
non è quello che la crede per una certa fede cieca
e la confessa ripetendo macchinalmente delle parole,
e neppure quello che la professa praticamente, ma
in forza di un ragionamento, o di un motivo estraneo
alla verità. In tutti questi casi la verità rimane di
altri. L’uomo religioso invece ha elevata la propria
anima fino all’altezza di tale verità, che per tal modo
è diventata sua, poiché la verità non è se non una
realtà intima della psiche. «
* '
La religione, come non nàsce, così non la si propaga, nè la si difende colla forza di una spada, o
di un’autorità ed è vano a tale scopo anche qualsiasi apostolato a base di intelletto e di raziocinio.
La forza fa gli ipocriti: l’autorità fa gli schiavi
e crea l’idolatria : i ragionamenti intellettuali nel
campo religioso producono i superbi catoni, i dilettanti e quelli che della religione finiscono per fare
una terrena politica.
Parlare della verità religiosa alTuomo che non
avrà acuito il senso misterioso di essa, è come descrivere la luce al cieco nato.
L’uomo perduto nella menzogna di una vita superficiale è perfettamente ragionevole quando nega
e deride le convinzioni dell’anima religiosa; per lui
infatti non esiste una vita oltre quella che appare
ai sensi esterni.
Volerlo quindi rendere religioso con argomenti
intellettuali, storici, autoritari è un lavoro assurdo.
Qualunque argomento esterno è di natura diversa,
è estraneo alla religione e di conseguenza inutile a
ingenerare una convinzione, a_^ iniziare una vita in
qualche modo religiosa.
Colui che dall’abitudine, o dall’ottusità della propria psiche è reso irreligioso, dopo tutti gli artificiosi argomenti addotti risponderà : vedo il meglio e
lo approvo, ma debbo continuare il mio cammino;
ed è ragionevole anche in questo, poiché tutti gli
argomenti che gli colpirono l’orecchio e la ragione,
erano inetti a risvegliare in lui il senso della vita
spirituale; erano tntt’altra cosa dalla religione; si
era fatto con lui quanto aveva fatto quel tale che
pretendeva di ridonare la vita a un cadavere colla
sua scienza biologica.
Essendo la religione un’esperienza intima eminentemente individuale e spontanea, non hanno a che fare
per l’apostolato e per la conservazione di essa tutte
le metafisiche, le teologie e le apologetiche.
Giova ripetere che in religione l’intellettualismo,
qualunque nome esso assuma o di teologia, o di
scienza, o di filosofia, è precisamente come la scienza
biologica rispetto aliavita: la biologia diverrà senza
dubbio una scienza perfetta, ma non saprà mai produrre una cellula vivente.
La è una umiliazione per il genio umano, ma la
è pure una verità : la vita non nasce che dalla vita
e la religione non è fecondata che dalla religione.
L’uomo mondano, che vive delle apparenze, non intende la vita dello spirito, la quale si agita forse
in lui stesso e trapela dall’universo : ciò non ostante
egli conserva bene spesso la capacità nata di intendere e di vivere spiritualmente, se un giorno
un’anima religiosa lo avrà elettrizzato eccitando in
lui una corrente novella di vita.
La religione produce infallibilmente la religione.
La semente non può non germogliare quando sul
campo dove fu sparsa si spande la luce e il calore
del sole primaverile.
La religione è seminata in ogni anima che nasce
al mondo : le anime già fatte giganti nella pratica
della verità sono la luce, sono il calore; è per esse
che si moltiplica la vita spirituale e che diviene la
Chiesa. . " * ;
A
Le annue assemblee del G. A. V., sia generali che
provinciali, vengono oramai sempre chiamate Feste e
tali sono davvero per la mente e per il cuore. Per la
mente che durante due, tre o più giorni, viene a contatto con una eletta accolta di altre menti appartenenti
al fior fiore dei cristisini colti, per il cuore che nel ritrovarsi con antichi e provati amici e nel contrarre
nuove amicizie, si ritempra nella comunione fraterna.
Grande altresì è la benedizione che si ricava da numerosi culti pubblici nei quali anche la musica sacra
ha i suoi trionfi.
A Strasburgo fui felice di aver meco 1’ ottimo giovane collega Sig. Loigiiiiiaiauda e di- poterlo presentare a tante egregie persone che gli saranno utili in
avvenire per appianargli la via, non sempre facile, di
rappresentare degl’interessi della missione valdese.
Nelle assemblee del Gustav Adolf Verein si canta
molto e bene. La ricchezza degli Innari Evangelici è
addirittura strabbocchevole e quasi si può affermare che
ogni inno ha la propri;^ musica, talché il pensiero musicale è in armonia col pensiero poetico religioso. Siccome le persone che intervengono a quelle Feste provengono da varie parti delia Germania e della Cristianità una commissione ad hoc viene ogni volta incaricata di compilare una breve raccolta dei ¡più begli
inni adatti per la circostanza. Ci venne distribuito un opuscoletto di òtto pagine contenente tali Inni e vorrei
esser poeta per tradurli tutti in italiano. Oltre al noto
inno di Lutero, che non manca mai in simili circostanze, V era pure l’inno di Zwinglio (in lingua un po’
antiquata sebbene già ritoccata) spirante una fede eroica, infantile ed incrollabile : Ferr nun selbst den
Wagen halt..... « Afferra tu stesso, o Signore, la dire
zione del carro, altrimenti esso si capovolgerà nel fossato. Oh quanto allora si rallegrerebbe 1’ avversario
che fi ricopre di tanto empio disprezzo! >.
V era 1 inno prediletto del Re eroe Gustavo Adolfo :
Versage nicht du Häuflein Mein... « Non perderti d’animo 0 piccol manipolo ; sia la tua consolazione la certezza che la tua causa è quella di Dio, a lui rimetti
la vendetta e lascialo operare ». E finalmente il sublime inno di Zinzendorf : Hers und hers vereint susammen... « Cuore e cuore insieme uniti cercate la pace
nel cuore di Dio, lasciate la fiamma del vostro amore
innalzarsi sino al Salvatore. Egli è il capo, noi siam
le membra, egli la luce noi il riflesso : egli il maestro
noi i fratelli, egli è nostro, noi siamo suoi ».
Nella pubblica seduta in cui vennero scambiati i saluti^ tra le autorità politiche civili ed ecclesiastiche
dell’ Alsazia, da una parte e il Comitato Centrale del
G. A. V. d altra parte parlarono, fra tanti altri, stupendamente, il facente funzione di sindaco di Strasburgo,
un alto funzionario del Governo dell’Alsazia Lorena,
il capo del locale G. A. V., il Presidente del concistoro
luterano, Dr. Curtius noto per esser incorso nella disgrazia del Kaiser a cagione della pubblicazione delle
4
LA, luce;
Memorie del gran cancelliere Hohenloe fatta dal Curtius per diretta incombenza dall'autore, poco prima della
sua morte.
Il Dott, Curtius sciolse un inno alla larghezza di
Ct.ore e di mente che presiede all’attività del Gustav
Adolf Verein facendo di esso un degno strumento della
chiesa ideale di Gesù Cristo. Il Curtius insistette specialmente sulla necessità che ogni cristiano si eserciti
qnotidianameiite nel dare liberamente, liberalmente e
di vero cuore. Gli applausi che accolsero il suo dire
devono averlo persuaso eh’ ei non è punto caduto in
disgrazia presso il pubblico.
Dopo il rappresentante ufficiale «del luteranesimo,
parlò applauditissimo il rappresentante ufficiale delle
chiese riformate dell’Alsazia, Div- Piepenbring, con larghezza di mente pari a quella del suo predecessore.
Ultimo fu il Dr. v. Dobschtltz Prof, all’università, il
quale parlò a nome della Facoltà teologica, che lavora
a preparare uomini capaci di annunziar l’Evangelo colla
potenza dello spirito nei templi di sasso che va erigendo il G. A. V.
A ciascuno degli oratori rispofse'con tatto squisito il
venerando Dr. Pank Presidente del Comitato centrale
di Lipsia.
Siccome non pochi a Strasburgo nutrono tuttora simpatie francesi, ogni allusione pdlffica ‘fu assolutamente
esclusa ; ma non furono escluse le allusioni alle grandezze passate deLa wunderschöne Stadt (la splendida
città) cantata dai poeti, celebrata per i suoi mirabili
matematici da Enea Silvio Piccolomini (Papa Pio
II); non furono risparmiate le allusioni a Guttenberg,
ai mistici precursori delia Riforma, al Riformatore
Bucero, a Spener, a Oberlino, animati dallo spirito di
vero amore al Vangelo di Gesù Cristo .e di amore e
fratellanza verso i perseguitati e fuggiaschi per motivi
di religione, che sempre trovarono in Strasburgo rifugio, protezione, assistenza.
Specialmente interessante fu l’adunanza pomeridiana
del mercoledì tenutasi in una Vasta sala dello stabilimento Aubette con gran concorso di pubblico. Il D. Pank
diede il resoconto morale dell’operato del G. A. V. durante r ultimo anno, e quando accennò ai benefattori
testò morti fra i quali il granduca di Baden e l’antico
Presidente Fricke che per ben cinquant’anni fu membro
attivissimo del Verein, l’assembleà si alzò in segno di
rispetto e di gratitudine verso i defunti. Il Presidente
passò quindi a confutare le calunnie sparse dai gesuiti
contro la Los von Rom Bewegung in Austria e 1’ opera
della soc. G. A. in quel paese e citò la testimonianza
del vecchio imperatore a favore della chiesa evangelica.
Invitò quindi 1’ assemblea e Specialmente i membri
del G. A. Verein a perseverare sulla via tracciata dai
credenti di Strasburgo sin dal medio evo e segnatamente dalla Riforma in j^i: éVàngelische Warmherzigkeit, evangelische Weitherzigkeit, evangelische Barmherzigkeit : cuori caldi, cuori larghi, cuori misericordiosi. Fragorosi applausi accolsero il bellissimo discorso.
Il segretario generale legge quindi il resoconto finanziario: la Società G. A. ha raccolto durante l’anno
3,500,000, fr. dei quali più di 2,250,000 furono spesi
a pro delle chiese della Diaspora (dispersione).
Il numero delle società secondarie s’è accresciuto di
14 Rami femminili (Frauenvereine) che sono al presente
696.
Il Pastore Ernst sali alla Tribuna e depose a nome
dei Cristiani d’Alsazia fr. 45.000, con tanti auguri. Lo
studente liceale iV/j/V/e/a nome dei suoi condiscepoli
pronunciò un bel discorsetto e pregò la presidenza di
di accettare anche il modesto contributo della gioventù
studiosa evangelica.
Il Presidente ringrazi» affettuosamente quel caro
giovane, poi rivolgendosi ai colleghi della Presidenza
domandò ; « Quanto credete ci sia in questa busta ? »
Una voce : « 50 marchi I » Il D. Pank sorrise. Un’ altra voce : « Dugento marchi ! » Altro sorriso del D.
Pank, il quale finalmente esclamò fra lo stupore generale : « Marchi mille cinquecento ! » Inutile dire che
un applauso immenso tenne dietro a queste parole, applauso diretto ai valorosi giovani studenti e al loro
modesto interprete.
Un’altra offerta di 17000 Marchi fu deposta dal
Zauleck a nome dei fanciulli delle scuole domenicali,
ed anche ai piccoli donatori si applaudì con tutto il
cuore.
Terminata quella interessante seduta, avemmo appena
il tempo di mangiare un boccone alla vicina trattoria
e di recarci nell’ immensa sala della Orangerie, dove
già erano convenute ben tre mila persone. Colà sotto
la Presidenza del Prof. Rendtorf di Kiel assistemmo
ad un’adunanza popolare.
Furono eseguiti molti cantici e molti cori da società
di giovani e di ragazze in costume nazionale alsaziano.
Gli oratori inscritti erano numerosissimi talché a
ciascuno potevano esser concessi soltanto 10 minuti.
Ci fu chi ra:;contò della Boemia, chi della Trausilvania,
chi del Los von Rom in Austria, chi della Spagna (il
carissimo Fliedner, al quale do un bacio) chi del
Belgio (1’ amico Meyhofer). Io parlai dell’Italia e invece
dei dieci minuti regolamentari mi spicciai in otto minuti precisi. Ma la mia brevità fu dovuta unicamente
agli applausi di cui l’assemblea mi volle onorare.
L’affetto che il Presidente Rendtorf porta alla chiesa
valdese gli ispirò le cordiali parole ch’ei volle gentilmente rivolgermi e che l’imponente assemblea sottolineò col suo applauso.
Avrei desiderato che anche al caro fratello Marauda
venisse concessa la parola ma il numero stragrande di
deputati esteri non lasciava che un tempo molto limitato ad ogni deputazione.
Il giovedì mattina ebbe luogo nella Aubette la seconda seduta pubblica ufficiale che s’apri col canto,
colla lettura del salmo 30 e colla preghiera. Presiedeva il D. Pank. Vennero ricevuti ufficialmente i delegati delle chiese sorelle : Ungheria, Svizzera, Spagna,
Belgio, Italia ecc. In questa seduta presentai al Gustav Adolf Verein i saluti, i ringraziamenti, gli augnri
di cui m’avevano incaricato il presidente del Sinodo
Cav. C. A. Tron, la Ven. Tavola valdese e il Comitato
di Evangelizzazione.
Fui breve e terminai coll’ evocare un ricordo personale : « Quando 39 anni or sono ero studente in teologia
a Bellino, andavo la domenica a sedermi sotto il pulpito di un pastore, allora giovine, ma la cui parola
faceva vibrare tutte le corde dell’ animo degli uditori
— quel pastore d’allora eravate voi venerato Presidente,
al quale sono felice di potere in questa solenne circostanza esternare anche là mia gratitudine, perchè avete contribuito a rinfrancare in me quella fede che
d’allora in poi con tanto frutto avete continuato a predicare in Germania e ch’io son felice -di aver potuto,
benché debolmente, annunziare anche nella patria mia.
Dio vi ricolmi delle sue benedizioni ! »
Come aveva risposto subito ad ognuno degli oratori
precedenti, cosi il presidente rispose anche a me e
stringendomi la mano e'^fissando su di me quel suo
sguardo profetico che conquide gli animi, egli mi espresse nel modo, più commovente la gioia eh’ ei provava di rivedermi qual messaggero della Chiesa valdese.
Espresse inoltre il suo rincrescimento che la chiesa
nostra si faccia cosi di rado rappresentare all’ assemblea generale, e il suo compiacimento che a mantener
viva la memoria del compianto Dr. Prochet siasi fondato un istituto che porti il suo nome, mi assicurò in
ultimo che il Gust. Ad. Verein non mancherà di interessarsi sempre dell’ opera che il Signore ha affidata
alla chiesa nostra in Italia.
I vivi applausi dell’ Assemblea accolsero le parole
del venerando Presidente.
Altri oratori parlarono ancora; quindi si passò all’esame dell’operato del comitato centrale cui votaronsi
ben meritati ringraziamenti, estensibili anche al cassiere ch’è il console generale d’Italia a Lipsia.
Si senti ancora una interessantissima relazione sullo
stato degli Evangelici nel Brasile, della quale parlerò
più tardi. Si votarono sussidi di 28000 fr. e di 10000
per tre chiese specialmente bisognose di aiuto — si
fissò la città di Bielefeld qual sede della prossima assemblea generale, poi U Dr. Pank pronunziò un breve
e succoso discorso di chiusura e una preghiera invocante la benedizione del Signore su quanto era stato
fatto in quelle sedute, sulla città di Strasburgo, su
tutta la chiesa di Dio nel mondo intiero.
Dalle 2 • 4 1]2 pom. ebbe luogo un modesto pranzo in
comune (ottimo; durante il quale portaronsi molti
brindisi: all’Imperatore (tutti in piedi), alla Presidenza,
alle signore ecc. e cosi ebbe fine ufficialmente la bella,
indimenticabile festa.
L’indomani, Venerdì, molti fecero una gita insieme,
onde visitare un celebre castello rinnovato, ma io non
potei prendervi parte.
Paolo Calvino.
Errata Corrige
Nel numero precedente è incorso un grave errore
nell’articolo: La Dottrina Cristiana spiegata ài popolo. Invece di : « A qttesti spiriti predicò l’Arcangelo * si deve leggere: « A questi spiriti predicò l’Evangelo >.
FÜMHT0RI!
: )
Il dottore americano L. Pierce Clark, medico specialista per le malattie nervose, pubblica nel Sundag
School Times (10 ott.) un articolo, di cui traduco una
parte.
« L’esperienza ha dimostrato — egli dice — che
gli effetti del tabacco sul cuore e sui vasi sanguigni
sono un reale avvelenamento.
Si è trovato che la nicotina produce uno stato infiammatorio e degenerativo delle pareti dell’aorta, che
sono ingrossate e indurite mediante depositi successivi.
Poi il processo si qstende ai vasi del torace, dell’addome e delle grandi arterie. Tali depositi determinano
la formazione di aneurismi. Al tabacco è dovuto una
buona parte della degenerazione arteriale.
Sul sistema nervoso gli effetti del tabacco sono acuti
e cronici, Esso agisce sui centri nervosi del cervello,
del midollo spinale,' come sui nervi degli organi vitali
e della pelle. I nervi del cuore sono quelli che sono
maggiormente affetti ».
Ed ecco le conclusioni dello scienziato che traduco
testualmente : ‘ - - - - ...
« r E’ chiaramente provato che l’eccessivo uso del
tabacco è un veleno pel cuore e per le arterie.
2‘ Il tabacco agisce sui nervi e sui muscoli, dapprima come eccitante, e poi come un deprimente ;
finalmente paralizza i ceùtri nervosi ed i nervi" dèi
cuore e dei polmoni.
3‘ Gli effetti cronici sui nervi determinano congestioni del cervello, del midollo spinale, del cuore,
dei polmoni, dei muscoli; sono una vera e lenta degenerazione nervosa.
4‘ La quantità necessaria per produrre detti fenomeni in animali sotto esperienza varia tanto da non
poter derivare una conclusione definita circa i suoi
effetti sul sistema nervoso dell’uomo, pel quale la quantità che costituisce eccesso non si può definire ».
Tutto ciò è certo bastante a mostrare nel tabacco
un vero nemico deH’ùomo, più ancora forse di quanto
lo sia l’alcool, per cui ne dovremmo combattere l’abuso,
e anche l’uso con tutte le nostre forze. Ed a questo
proposito, io, profano di scienza, che cosa potrei dire
di più forte e di più convincente di quanto il dottore
Pierce Clark abbia affermàto essere stato dimostrato
dall’esperienza scientifica ? Perciò, non aggiungerò altro
su (questo Pùùto ; ina farò invece un piccolo calcolo,
non privo di opportunità..
Gli evangelici italiani, appartenenti alle varie denominazioni, che, poco 0 molto, fanno uso del tabacco,
saranno certo un 10.000, comprese le Valli Valdesi,
s’intende. E codesti 10.000, che hanno l’abitudine di
fumare non spenderanno meno — non è possibile 1 —
di 5 cent, a testa ogni giorno. Lo so per esperienza,
sono stato fumatore anch’io e posso dire che spendevo
piu assai di 5 cent, al giorno ! Ma diciamo solo 5 cent,
al giorno ; ciò fa, per 10.000 persone, 500 lire al
giorno, e 182.00Ó lire all'anno /
182 mila lire che gli evangelici italiani spendono
annualmente per avvelenarsi, mentre forse le loro opere
religiose e filantropiche, sono in sofferenza... Non è
questa la massima delle follie ? . So bene che mi si
potrebbe dire : e voi, che non fumate più date voi, in
più, per la beneficenza quello che una volta spendevate
per fumare? A mia vergogna non potrei dire di farlo
completamente.
Eppure non posso scacciare dal mio pensiero quella
somma colossale che se ne va... in fumo, mentre tante
nostre casse sono in sofferenza.
Quando si riceve un qualche appello speciale alla
nostra liberalità, perchè non si principierebbe dal rinunziare per un tempo almeno, se non lo si vuol far
per sempre, al tabacco ? 0 almeno, perchè non si limiterebbe la spesa abituale, consacrandone una parte ad
uno scopo migliore ? E posso accertare che i non fumatori non rimarranno indietro nei sacrifizi quando sapranno che i fratelli fumatori ne avranno fatto uno
cosi grande ! Ma mi si dirà : Comincino i non fumatori a mostrare a che cosa sanno rinunziare, e noi,
fumatori, li seguiremo. Rispondo che per i non fumatori non esiste un oggetto unico a cui si possa rinunziare e che si applichi a tutti, perciò non potrebbe
servire di esempio, vorrei quasi dire, di rédame, come
lo sarebbe il sacrifizio del tabacco da parte dei fumatori.
Ma è certo che il sacrifizio dei fumatori sarebbe F
mitato dagli altri, in vario modo, secondo le persone.
Ci pensi la Commissione Sinodale Valdese per le pensioni I !
G. D. B.
5
LA LUCE
Galleria scientifico-religiasa
Pe Saussure (1740-1799)
Contemporaneo di Euler e di Haller, benché più
giovane, è lo scienziato De Saussure. La scienza
saluta in lui il fondatore principale di una geologia
veramente sperimentale e l'inventore di strumenti
di precisioneutili ad accertare le osservazioni e gli
«sperimenti. A Chamonnin gli fu innalzata una statua per ricordare, soprattutto, una celebre sua ascensione del Monte Bianco.
Nipote di Carlo Bonnet, che aveva professato idee eminentemente spiritualiste, ne segui le orme
durante i ventiquattro anni suoi d’insegnamento all’Accademia di Ginevra.
Era l’epoca in cui il materialismo trovava la sua
completa espressione nel Sistema della Natura del
barone di Holbach. Il de Saussure, nel combattere
tali idee, insiste soprattutto sull’azione della libertà.
Per quanto riguarda la fisica in generale, egli discute con profondità di ragionamento le tesi relative alla natura del movimento, e, riproducendo un
pensiero di Leibniz, afferma che le leggi del movimento non possono essere capside.i:ate" conìe. necessarie, e che il loro studio, mettendo in luce il loro
carattere contingente, conduce ad ammettere che
« tali leggi sono state stabilite dal divino Autore
della natura, perchè erano iuo//e, cioè conformi al
fine al quale fu destinato l’nniverso » Egli innalzava la mente dei suoi studenti dalla contemplazione
della natura a quella del Creatore, dicendo : « Non
c’è nessuno che, nel considerare attentamente l’universo, non abbia ammirato la saviezza dell’ordine
che vi regna, e non si sia nel tempo stesso domandato quale è la causa di quell’ordine e quale quella
della sua propria esistenza. Basta un; po’ di riflessione per porre queste questioni ; Perchè esisto ?
Donde vengo ? Questioni che non avranno soluzione
alcuna finché non si riconoscerà 1’esistenza di una
causa superiore ed esteriore, a tutte le altre 1
(Per maggiori ragguagli vedi la Bibliothèque universelle 1883, e una memoria 'inserita nel volume 119* Sedute^ lavori dedi’Mcadémia delle
sciense morali e politiche deH’Istitùto di Francia,
1883).
E. m.
JLa. Distesa
...E la distesa annunzia
l’opera delle sue mani.
Sai, XIX, 2.
I libri sacri non dicono se Abramo fosse poeta ;
ma se lo fu, nessuno ne faccia le meraviglie. Gli
Orientali, vivendo in mezzo a vasti orizzonti, testimoni costanti delle magnificenze della Natura, hanno
generalmente un’anima poetica. Vedete Giobbe come
discnopre ed ammira le bellezze della terra e del
cielo, e come in esse scorge l’opera dell’Onnisciente
e dell’Onnipotente :
« che distende tutto solo i cieli e,ipalca le som« mità del mare; che ha fatto i segni del Carro,
« dell’Orione e delle Gallinelle, e quelli che sono in
« fondo all’ Austro ; che fa cose tanto grandi che
« non si possono investigare; e tante cose meravi« gliose, che non si possono annoverare... » (Giob).
9 I 8-10).
Come è bello figurarsi il Padre degli Ebrei e dei
credenti, seduto all’entrata del suo padiglione in una
notte serena, e tender 1’ orecchio alla voce che gli
dice : « Riguarda ora verso il cielo ed annovera le
« stelle, se tu le puoi annoverare (Gen. 15J5.
L’eco di quella voce non si ripercuote essa sul labbro di Isaia (40i26) quando esclama : « Levate ad alto
« gli occhi vostri e vedete : chi ha create tutte
« quelle cose ? chi fa uscire l’esercito loro a conto ?
« Chi le chiama tutte per nome, per la grandezza
« dell^ sua forzale perciocché egli è potente in
« virtù) senza che ne manchi pure una ? ».
II pastorello di Betlemme, « il componitor delle
soavi canzoni d’Israele » (2 Sai. 23|1), quello si fu
poeta — poeta del cuore, del tempio, della patria e
della* Natura! Le fibre dell’anima sua vibrano melodiosamente ad ogni alito che spiri dal cielo, dai
campi, dalla reggia o dal Santuario. Anch’egli ama
levare ad alto gli occhi suoi e inebriarsi della poesia del sole, della luna e delle stelle. Egli ne verseggia, e mentre n’ è commosso, profondamente ci
commuove : « Quando io veggo i tuoi cieli che sono
« opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu
« hai disposte, io dico : Che cosa è l’uomo che tu
« ne abbi memoria, e il figlinol dell’ uomo, che tu
« ne prenda cura»? (Sai. 8[4-5). Si, « lodatelo, sole
e luna ; lodatelo, stelle lucenti tutte »1 (Sai. 148[3).
*
>i> «
La fede salda e semplice dei Patriarchi nella immensità di Dio, nella sua Onniscènza e Onnipotenza,
nella sua bontà ed eternità — è-ancor oggi la fede
nostra. La poesia sublime che prorompe da ogni oggetto del creato, nulla ha perduto, dinanzi
alle investigazioni di coloro che hanno conservato
l’intelletto allo studio deiruuiverso. Le scoperte di
Galileo, di Newton, di Copernico, di flerschell, di
Laplace, di Leverrier, di quanti sono che abbiano
puntato il telescopio verso gli astri folgoranti del
firmamento, lungi dallo scuotere in noi la fede,
nel « Nome di Dio che ha fatto il cielo e la terra »,
l’hanno raffermata.
Più si allargano i confini dell’universo, e più l'anima nostra ne adora il Creatore.
Il Sole ! < Egli esce fuori come uno sposo dalla
« sua camera di nozze ;... la sua uscita è da una e« stremità dei cieli, e il suo giro arriva infino al« l’altra estremità : e niente è nascosto al suo ca«lore».(Sal. 19[6.7). Gli astronomi ci assicurano di
aver pesato il sole : un peso rispettabile !
La Luna ! « Egli ha fatto la Luna per le sta
gioni » (Sai. 104J19). E l’astro più vicino a noi, il
nostro fedel satellite che pòetizza le nostri notti,
che è caro ai poeti più che non sia il sole. Ahimè,
è un astro morto che ci manda una luce pallida,
rifiessa — ma almeno ci dà quel chericeve 1
Le Stelle ! « Il Signore è 5(|el che conta il numero delle stelle ; che ìe efiiai^a tutte per li nomi
loro » (Sai. 147|4). Que’ punti lucenti sono soli ; il
sole radioso che c’illumina è uno di que’ punti lucenti. Il numero loro è incalcolabile ; le loro distanze sono incommensurabili. Chi le ha create e
sparse nella distesa sconfinata, è solo capace di farne
il còmputo, di dar loro un nome.
*
« *
I pagani consideravano gli astri (1 Cor. I5j41)
come potenze divine, come genii, gnomi, spiriti rivestiti d’nn corpo luminoso, o per lo meno come dimora di esseri incorporei. Dicevano « corpi celesti »,
per dire « spiriti celesti ». Ma l’Antico Testamento
insiste sul fatto che « tutto 1’ esercito del cielo » è
una creazione di Dio. Il culto degli astri, o sabel
smo, era una vera idolatria.
II ragionamento di S. Paolo in 1 Cor. 15[40.41,
corre come segue : « Vedete quanto diverso e più
nobile, è il corpo deU’nomo (quantunque vile e corruttibile) di quel che nou sia il corpo dell’animale !
Ma guardate più in alto e mirate i corpi celesti,
gli astri laminosi. Sonvi anche lassù delle diversità : dissimile è lo splendore del sole, da quella
della luna e delle stelle. Che più ? le stelle stesse
diversificano tra loro per la mole, la distanza, lo
splendore... Ebbene, « cosi ancora sarà la risurre« zione dei morti... » I corpi nostri « spiritualizzati »
(vers. 44) saranno « vestiti di gloria », ma in grado
diverso (cfr. Dan. 12[3 ; Matt. 13i43). * Altro é lo
* splendor delle stelle : perciocché un astro è dif€ ferente dall’altro astro in isplendore ».
Beato colui che, nel giorno della risurrezione,
sarà una stella sìa pure di minima grandezza nelle
più lontane plaghe del paradiso I * Beati coloro che,
avendo giustificati molti, « risplenderanno come le
stelle in sempiterno ! « Beati gl’ intendenti, i quali
risplenderanno come lo splendor della distesa » !
Lettore, « riguarda l’opera di Dio » (Eccl. 7{13).
Sei tu « con ansietà sollecito » del tuo mangiare,
vestire, ed alloggiare ? Riguarda agli uccelli, ai gigli, al creato che ti parlano della Provvidenza e la
dimostrano. Sei tu nell’afflizione, nel dolore ? Fa’ ragione che * le sofferenze del tempo presente non
sono punto od aguaggliare alla gloria che sarà manifestata inverso noi ». Il futuro, 1’ oltre tomba
ti conturba egli? Alza gli occhi alla distesa del
cielo, e di’ a Colui che ha fatto quelle :cose : Tu
puoi fare anche di me una stella del cielo 1
V.
Far la volontà di Dio
Nulla di più doveroso, nulla di più giusto, di più
utile, di più bello, di più nobile che il far la volontà
di Dio. Ben lo sapeva Colui che ebbe a dire : « Il mio
cibo è di far la volontà del Padre mio ».
Ma l’uomo è cosi tremendamente sciagurato che guasta, deturpa, rompe e corrompe tutto quello che tocca ;
come uno di quei bambini troppo vivaci e male educati
che non possono metter *ie mani su nulla senza farvelo
in pezzi.
Leggevo sul Sempre-Avanti ! una descrizione dei
metodi che adoperava il Sant'Uffizio per ricondurre gli
eretici alla via della vita. Non ve ne cito che il principio ; avrei paura di farvi venire un attacco di nervi
per r orrore, se riferissi tutto. Eccovi solo le prime
frasi:
« Quattro uomini — pagati per il nobile ufficio a
L. 1.10 al giorno... (oltre le indulgenze) avevano in
consegna l’accusato ; e due inquisitori, oppure un solo,
presenziavano, coll’assistenza d’un notaio apostolico.
« Ad un cenno deU’inquisitore, i tormentatori spogliavano la vittima, alla quale egli rivolgeva alcune
domande ; e, non avendo risposte, o non avendo quelle
da lui volute, ordinava ai suoi uomini..., che facessero
la volontà di Dio.
€ I tormentatori allora, tiravano un capo di corda
che pendeva dal soffitto » ecc. ecc. Il resto ve lo risparmio.
Tutto quel che volevo farvi notare non è già la raffinatezza feroce di quei demonii ; è l’empietà della formula colla quale essi si accingevano al loro infame e
diabolico ufficio.
Non posso garantire che la formula fosse proprio
quella citata dallo scrittore del Sempre Avanti I ma
per la conoscenza minuta ; eh’egli ha di quelle procedure, e per ciò che noi stefsi conosciamo riguardo alla
storia di quel tribunale, non è fuor di ragione il pensare che quella formula sia proprio stata la vera.
I sentimenti che un tempo informavano il Sant’Uffizio non esisteranno ora più in alcun cuore umano, lo
voglio ammettere; ma solo al pensare che essi vi hanno
potuto esistere, che vi hanno realmente esistito, c’è da
coprirsi il volto colle mani, c’è da rimpiangere d’essier
nati uomini, c'è da meravigliarsi che l’umanità sia stata
comportata fin qui.
Ed oggi ? Oggi le cose son migliorate, io credo, e
lo credo fermamente. Non dico che Satana non agisca
più, anzi può darsi che agisca con altrettanta malignità
é ferocia in alcuni luoghi, in alcune circostanze. Se vi
ricordate, si è citato il caso (e mi pare di averlo rilevato io stesso in questo medesimo giornale) di poveri
negri del Congo ai quali sono state tagliate le gambe
perchè si rifiutavano- di fornire ai loro padroni bianchi
(vien voglia di tingersi in nero al pensarci 1) una data
quantità di caoatchouc. Ma per mezzo dei Cristiani, per
mezzo delle Chiese, Satana non può più agire contale
efferatezza ; al più ricorre alla civiltà per affidarle certi
incarichi infami.
Però, anche nella Chiesa, quanto ci vuole ancora
prima che noi comprendiamo che cosa voglia dire far
la volontà di Dio !
Ieri mi è capitata per le mani, mandatami da un mio
caro amico francese, al quale l’avevo richiesta con in*
sistenza, una copia del giornale {’Aurore del 13 Gennaio 1898, un po’ più di dieci anni or sono. È quella
che contiene la famosa lettera c Taccuse » di Emilio
Zola. A ritrovarmela in mano, ingiallita dal tempo, ma
con tutti quei caratteri di autenticità, con tutti quei
vivi ricordi storici che si collegano ad essa, mi sentivo
commosso e trepidante. Non vi posso esprimere tutti
i sentimenti che provavo, e... lasciamoli stare.
C'è una cosa però che rilevai in quella lettera e che
voglio sottoporre alla vostra attenzione perchè diret
i-j ’S*
6
6
LA LUCE
tamente connessa coll’ argomento che ora trattiamo
Lo Zola, verso la fine della sna lettera, dice ; « EScheurer-Kestner conosceva la verità ; e fece nn’interpellanza
al Senato; ma aveva fidncfà“; aveva fiducia che tutto
s’accomoderebbe presto ; gli pareva impossibile che il
sole non dovesse ben presto brillare. Oh, io credo che
egli finirà col sentire un rimorso: quello di non aver
agito rivoluzionariamente, di non aver gettato là alla luce
del sole, tutta la verità, tutte le accuse, senza riguardo
a nessuno, a costo di gettar tutto giù.
« Lo stesso fu il caso per Picquart. Egli, per sentimento di alta dignità, non ha voluto fare uno scandalo ; e questi scrupoli l’onorano, fino ad un certo punto,
Ma ecco due uomini onesti'’(Schenrer-Kestner e Picqnart), ecco due cuori semplici e buoni che hanno la
sciato fare a Dio, mentre era il diavolo che agiva ».
Ecco il punto a cui volevo venire. Oggi, noi Cristiani,
non pretendiamo più di compiere la volontà di Dio
quando facciamo il male ; ma lo lasciamo fare, e (Dio
ci perdoni !), bestemmiando, confondiamo troppo spesso
la volontà di Dio con quella di Satana, e ce ne stiamo
colle mani in mano di fronte all’ orribile attività di
Mammona pretendendo di star a riguardar 1’ adempimento della volontà del Signore !
Guai a noi ! Non è questo, no, il modo tenuto da
Cristo. Lui compieva la volontà di Dio, la faceva e non
la lasciava fare soltanto ; e distingueva profondamente
tra la volontà del Signore e quella di Satana ; e mentre si accomodava alla prima e cooperava con essa,
protestava e tuonava contro la volontà di Satana.
Ecco quel che ci manca, in generale. Ed è cosa
grave. In tal modo, se pur non siamo noi stessi gli
artefici del male, ne diveniamo i complici.
Guai al mondo per gli scandali ! e guai ai Cristiani
che li tollerano senza protestai Intanto il giudizio
viene, ed esso comincia dalla Casa di Dio!
Giuseppe Sanehetti.
Il Principio di Nazionaiifó
La Bibbia dice che Iddio' ha costituito ai popoli i
« confini della loro abitazione ». Ecco sancito fin
dai primordi, per volere diVino e per legge di natura, il principio di nazionalità ! Il diritto, per le
genti, di raggrupparsi a seconda delle loro affinità
è sacro ed inviolabile, ^m^è per l’individuo il diritto alla vita e alla libertà. Anche i popoli, enti
collettivi, sono delle personalità che sussistono e si
sviluppano nelle medesime’ condizioni necessarie all’esistenza e al progresso dei singoli : devono, cioè,
essere liberi e possedere .,iO|nella parte della terra
toccata loro in èredità. I « confini della loro abitazione » sono segnati dai caratteri etnici e linguistici. Tutte le genti che parlano la stessa lingua, che hanno tradizioni e memorie e speranze
comuni, che sono più affini per origine e per affinità
spirituali 0 fisiche devono potere quando lo vogliano
costituirsi a nazione libera e indipendente. Tale é
la volontà di Dio ; tale è la legge di natura, superiore ad ogni combinazione diplomatica.
Ma i popoli più forti hanno stracciato sempre, a
danno dei deboli, codesto patto primordiale che doveva essere intangibile ; hanno varcato e cancellato i confini segnati da Dio ; hanno gittate sulla
bilancia della giustizia la loro spada, gridando :
* guai ai vinti » ! Dio ha creato l’uomo libero ;
quel medesimo nomo ha atsservito il suo fratello o
l’ha ucciso. Dio ha creato le nazionalità ; l’uomo
ha lavorato sempre a distruggerle.
Lo si poteva comprendere codesto nei secoli feroci in
cui la forza bruta era diritto, era giustizia, era tutto;
ma non la si comprende più nell’età nostra che si
vanta cosi civile ed evoluta e fra popoli sui quali son
passati, si direbbe invano, due millenni di Cristiaaesimo. Eppure ci sono ancora nella nostra Europa
nazioni intere o parti di esse che rantolano e agonizzano sotto il tallone dei loro oppressori
Ci sono brandelli di genti, strappate a forza dalla
madre, che continuano a grondare lagrime e sangue
formando nel cospetto di Dio una macchia che non
si cancella, che grida vendetta e che trarrà un
giorno giusto giudizio sópra i popoli colpevoli.
Assistiamo, nell’ora che volge, a un grande fer
mento tra le varie nazioi|alità che abitano l’oriente
d’Europa. Shnili alle''ossà^della visione sparse per
la brulla campagna, le quali fremono al soffio della
vita e si levano e si ricongiungono per formare organismi completi, sonò genti di stirpe comune tuttora schiave le quali anelano costituirsi a nazione.
Parrebbe che non fosse troppo presto! E non è cosa
incredibile, non è una vergogna per la civiltà che
nel secolo ventesimo ci siano ancora nazioni le quali
invano lottano pèr rendersi indipendenti ? Una ha
osato farlo, la Bulgaria ; ed è stato un coro di disapprovazione 0 di minaccie da parte dei custodi
della cosi detta integrità della Turchia. Coi piccoli
e coi deboli si fa subito la voce grossa ; non ci
vuole molto coraggio per questo ; mentre ai soprusi
e alle iniquità dei potenti si osa appena fare qualche buona osservazione e qualche timida riserva.
E degli altri che vogliono pure rivendicarsi a libertà, che ne sarà? Lo dice cinicamente un corrispondente di giornali, riassumendo certo l’opinione
delle alte sfere : c le grandi potenze sapranno tenere
all’ordine le piccole ». Questa espressione ci fa pensare «//’ori/« e di Varsavia... e di altri siti ancora.
Senza entrare menomamente nel garbuglio balcanico, noi non possiamo, e come evangelici e come
italiani, non simpatizzare profondamente con coloro
che lottano per la loro libertà, per la loro vita
come nazioni, e con quelli che domandano di essere
riuniti -alla madre da cui furono divisi, chiedendo
a quel Dio che segnò i » confini dei popoli » di
dar loro presto la vittoria.
Memori della passata schiavitù e di quel grido
di dolore al quale V. Emanuele II non fu insensibile, non possiamo non sentirci commossi dal grido
che ci viene dall’ Oriente europeo e che è stato eloqnentemente espresso dal principe di Serbia, il
quale pare migliore della sua fama : * essi parlano
la nostra lingua, diss’egli delle genti nuovamente
annesse all’ Austria, hanno diviso le nostre pene, le
nostre gioie, le nostre speranze : sono nostri fratelli, Noi abbiamo gli stessi pensieri e gli stessi
sentimenti ».
Eppure anch’essi devono continuare a star divisi !
Infino a quando ?
Enpieo I^ivoive
5alitt piangente
Venerdì scorso, 30 d’ottobre, alle 11, una numerosa
mesta comitiva, partendo da Via dei Serpenti 39, accompagnava all’ultima stanza terrena dei mortali la
salma del Signor Bartolomeo Bounous, uscere capo al
Ministero degrinterni, veterano delle patrie battaglie,
altera figura di Piemontese all’antica, di Valdese fedele,
dì cristiano operànte.
11 carro era ricoperto di grandi corone, offerte dalla
Famiglia in lutto, da altri Congiunti, da parecchi Amici del defunto, da Ditte e da Sodalizi pubblici. Attiravano specialmente l’attenzione quelle della « Moglie », dei « Colleghi Ministero Interno » dei « Funzionari Gabinetti Ministero Tesoro ». Due bandiere rompevano sole un poco la profonda tristezza del trasporto
funebre ; ed erano le bandiere della « Società di Mu»
tuo Soccorso degli nsceri, commessi e inservienti delle
varie amministrazioni governative » e del « Comizio Centrale Eomano dei Veterani 1848 — 70».
La cerimonia religiosa — in casa, e poi in quel gra.
zioso e quasi ridente cipresseto ch’é il cimitero del Testaccio, popolato di tombe marmoree tra fiori autunnali
e un verde esuberante — venne condotta dal signor
Arturo Muston, presidente del Coiditato d’Evangelizzazione; il quale, dopo aver prese le mosse dal versetto
prescelto dalla Famiglia afflitta : «Beati quei servitori,
i quali il Signore troverà vegliando, quand’egli verrà »
passò a descrivere, con parola insinuante e commovente,
avita e soprattutto il carattere di Bartolomeo Bounous,
nomo retto, integro, coscienzioso, che seppe acquistarsi la stima di tutti, là dove per lunga serie di anni
esercitò il suo ufficio. A quale influenza — domandò
l’oratore — a quale inflnanza dobbiamo noi attribuire
il nobile carattere e l’esemplar vita del nostro caro
defunto? Forse aH’inflnenza che Bartolomeo Bounous
ricevette dal forte ambiente piemontese e valdese in
cui era nato e cresciuto? Oh di certo, ma più assai
dalla cristiana educazione avuta da fanciullo su le ginocchia materne.
Bartolomeo Bounous, energica fibra di lottatore, è caduto d’improvviso su la breccia ; e le molte corone che
ne circondano, olezzando, il feretro sono un simbolo'
gentile dell’immortal corona che cinge ormai la fronte
di lui, che ci ha lasciati.
E cosi, molto naturalmente l'oratore tornava al suo
testo, esortando le molte persone presenti a vegliare,.
lottando, a vegliare per ottenere un trionfo beato.
La Direzione della Luce invia alla signora Vedova
Bounous , ai'Figli e alla Figlia — consorte al caro
Dr. E. Meynier, la quale, lontana, apprese la straziante
notizia — profonde cordoglianze, piene di fraterna e
cristiana simpatìa.
Roma, 2 novembre 1908.
PER LUTTO RECENTE
Pregiatissima Signora e Sorella !
Per l’affetto cristiano che mi lega da molto tempoalla vostra famiglia, come a quella del vostro compianto marito, tolto da poco al vostro affetto, a quellO'
dei suoi figli e di tanti suoi amici, mi sia lecito di
mandarvi queste poche linee di simpatia cristiana, colla
speranza che le vorrete gradire, e che contribuiranne
in qualche misura a lenire il vostro dolore.
Quando Maria, la sorella di Lazaro, « si levò prestamente e usci di casa », i Giudei, amici della famiglia, i quali erano venuti per consolare le due sorelle,
dissero fra loro, seguitandola : « Ella va al sepolcro
per piangere quivi »; ma erano in errore, perchè Maria,
andava a Gesù per essere consolata.
Voi, cara sorella, neirafflizione, fate come Maria, andate a Gesù, e come Maria sarete consolata. Cosi fecero tutti i credenti che, nelle prove più amare, trovarono sempre in Gesù il Padre delle consolazioni.
Quando il cuore ve lo dirà, potrete anche voi recarvi
al camposanto, e quivi dar libero sfogo alle vostre
lagrime; ma sappiate che, secondo la sua promessa,
Gesù è sempre coi suoi discepoli, e potrete versare le
vostre lagrime sul suo seno, e come i vostri fanciulli
.piangendo sul seno vostro, cosi voi sarete consolata.
Egli ha un cuore pieno di simpatia, poiché Egli ha
sofferto per voi, e vi fortificherà nel vostro dolore, lo
santificherà, e supplirà ad ogni vostro bisogno.
In certi momenti vi sembrerà che nessuna simpatia
potrebbe calmare il vostro dolore. Ma rammentatevi
della moglie di Abramo Lincoln. Non credete voi ch’ella
abbia trovato un dolce balsamo nella cristiana lettera
che le mandò la Regina Vittoria d’Inghilterra, ella
pure addolorata per la morte dell’ancor giovane suo
compagno, ma pur sempre sostenuta e consolata da Gesù
Salvatore ? E se vedeste volare verso voi un Angelo di
luce, cogli occhi pieni di lagrime, per dirvi che tutti
gli abitanti del cielo sono commossi per il vostro dolore, non sareste in qualche misura consolata ? Ma ecco
Gesù il gran Signore degli Angeli, il Re del cielo e
della terra! Egli è colui che per boccad’Isaiavi dice:
« Io, Io, sono colui che ti cousolo. Non temere, perchè
io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome, tu sei
mio ». Non cadranno quelle parole sul vostro cuore,,
come la pioggia sull’erba minuta? La sna simpatia si
estende a tutti coloro che piangono, poich’egli ha
detto : « Beati coloro che fanno cordoglio ». E, avendo
sofferto come voi e più di voi, egli è divenuto capace
di compatire a tutte le nostre infermità.
Voi mi direte probabilmente che in certi momenti,
pensando alle circostanze della morte del vostro caro
marito, e ai vostri figliuoli, privi ormai delle cure di
un padre tanto affettuoso, vi sentite cosi triste e cosi
abbattuta che la vostra vita spirituale vien • meno, e
non potete che piangere. Allora appunto avete bisogno
di una forza divina per sopportare la prova, e per raccogliere i frutti benedetti per i quali il Signore ve
l’ha mandata. Quella forza divina la troverete ancora
in Gesù Crinito che vi dice per bocca d isaia: « Non
temere, perchè io son teco, io ti ho fortificato, anzi aiutato e sostenuto colla destra della mia giustizia ». « Dimenticherà la donna il figliuolino che poppa, per non
avere pietà del figliuolo del suo seno ? Ma avvegnaché
le madri dimenticassero i loro figliuoli, non però ti dimenticherò Io ». •
Ecco 1 dall’alto del cielo Gesù glorificato protende le
braccia; coll’uno, se lo volete, egli vi stringe al suo-
7
L'A^
■cuore paterno; coll’altro, egli tiene il vostro amato marito, ch’egli vi ridonerà nel gran giorno delle eterne
riunioni.
<3uesta certezza consolò già una vedova cristiana,
che nei primi giorni della sua vedovanza pareva inconsolabile. Dopo molte lagrime e preghiere, Gesù si manifestò al suo cuore, le rammentò le sue promesse, le
ridonò la pace ed ella potè poi scrivere queste parole ;
« Da quel momento mi sembrò essere entrata nel cielo
insieme col mio marito ».
Quando il patriarca Giacobbe col cuore straziato
piangeva credendo che il suo caro Giuseppe fosse stato'
divorato da una belva, se il Signore lo avesse trasportato in ispirito in Egitto, e gli avesse fatto vedere il
suo figlio diventato primo ministro di Re Faraone, non
sarebbe egli stato efficacemente consolato ? Cosi dovete essere consolata, cara sorella, nella vostra afflizione, come furono consolati tutti i figliuoli di Dio,
dalla ferma certezza che i nostri cari, morti nella fede,
non sono perduti, ma ci hanno preceduti e ci aspettano
nella gloriosa presenza del Signore.
Se voi mi dite che la riunione finale coi nostri cari
-è una consolazicme per Tavrenire,-ma. non riempie ora
il vuoto fatto al vostro cuore, io vi rispondo che il
vostro dolore deve essere santificato. « Senza la santificazione nessuno vedrà il Signore ». « Questa è la
volontà di DiOj cioè 1» vostra 'sìmtificasi&né ».
Tutte le dispensazioni della Provvidenza di Dio non
hanno che uno scopo ; la vostra santificazione. Le afflizioni ci tengono nell’umiltà, nel sentimento dei nostri peccati, che ci rendono indegni di godere la presenza di Dio Santissimo. Colle nostre ripetute trasgressioni abbiamo meritato di soffrire tutto quanto Gesù
ha sofferto per noi. Egli ha espiato i nostri peccati,
ma vuole che le attuali nostre sofferenze riescano a
renderci simili a Lui, e a produrre in noi quella pazienza, quella esperienza, e quella speranza di cui egli
ci ha dato l’esempio. Egli è tutto amore., ma il suo
è amor santo, e le afflizioni ch’egli oi dispensa sono
fra quelle cose, le quali tutte cooperano al vero bene
di coloro che lo amano, vale a dire alla loro santificazione.
Voglia il Signore farvi uscire dalla prova purificata
nell’uomo interno co ne l’oro è parificato col fuoco!
Di un’ultima cosa avete bisogno, cara sorella, come
ne abbiamo tutti bisogno, noi credenti, ed è che Cristo
risuscitato abiti continuamente nel vostro cuore per la
fede. E quella grazia Egli la vuole concedere a tutti
coloro che la domandano, poiché Egli stesso ci dice;
« Dimorate in me, ed io in voi ». « Lungi da me non
potete far nulla, ma se dimorate in me^umi porterete
molti frutti, le vostre preghiere sa ranno (esaudite, e la
vostra allegrezza sarà compiuta ». S’Egli dimorerà col
suo Spirito nel vostro cuore, la vostra imente sarà illuminata per comprendere la sua Parola, e il vostro
cuore sarà consolato in guisa da poter consolare i vostri amici neiraftlizione. Sempre meglio riconoscerete
che Gesù è l’amico della vedova, il padre degli orfani, la consolazione d’Israele.
Elkana, padre di Samuele, consolava sua moglie Anna,
afflitta per la sterilità, dicendole con amore: « Non
ti valgo io meglio che dieci figliuoli ? ». Cosi pure parla
Gesù ad ogni anima afflitta che viene a piangere ai
suoi piedi : « Non ti valgo io meglio d’un marito, d’nn
padre, d’un amico qualsiasi? Non ti valgo io meglio
di tutti i tesori del mondo? ».
Uniamoci dunque, amata sorella, a tutti i credenti,
dicendo al Signore:
« Si! 0 Gesù, Salvatore nostro! tu solo sei tutta la
nostra consolazione, la nostra gioia, il nostro tesoro,
in questa vita e nell’eternità! Manda pure il tuo servitore e la tua servente in pace, perchè abbiamo veduto e ricevuto la tua salvazione! ».
Davide Tarino.
TORRE FKLLICK
YaLlées Yaudoises, Italie.
Pension Rötel Bel flir
Villa Olanda
8 minutes de la gare de Torre Pellice
et à 20 » » » » » Luserne St. Jean
Grand pare ombragé de sapins — Grand Jardin,
et plus belle position de la Vallée. — Eaux de
source — Bains — Lumière électrique. — Grands
la petits appartements — Arrangements pour feuilles — Lawn Tennis — Ouvert toute V année.
— Ou parle les langues principales.
.Congresso Haz. delle II. c. d. E.
Roma, 3-7 Novembre,
Martedì.
Alle 2 1[2 pom. del 3 correnté s’inaugurava la Casa
Internazionale mediante un culto presieduto dai signori dottor Gray e Muston, Pres. del Com. d’ Es^angelizzazione della Chiesa Valdese.
La sala del Congresso, vasta e ottima per acustica,
quantunque forse un po’ bassotta, era gremita di Congressiste, di Signore, di Signori.
Dopo un canto dell’assemblea e la preghiera proferita dal sig. Muston, il dott. Gray lesse due messaggi
affettuosi, e poi bellamente tessè la storia dell’Unione
delle Giovani in Roma e della Casa Internazionale,
mettendo, tra l’altro, in particolare rilievo le Deneme
renze di Miss. E. Gould, alla quale si deve il magnifico palazzo, che da qui innanzi sarà il palazzo dell’ U.
C. d. G. alla Capitale.
Impossibile riassumere a memoria il discorso del
dott. Gray, zeppo di notizie interessanti.
, Dopo un altro canto, prese la parola il Pres. A. Muston, scegliendo a testo del suo entusiastico dire : S.
Giovanni, XX, 17.
Esordio. — Il Congresso Femminile del maggio
scorso presentava una grave lacuna'; vi mancava xioè
la nota schiettamente cristiana. Questo Congresso delle
U. C. d. G. deve colmare la suddetta lacuna.
D parte. — 1) Gesù dice a Maria di Magdala ; « Va’
e annunzia...» Anche la donna dev’essere ambasciatrice del Cristo. — 2) Che cosa doveva annunziare
Maria di Magdala? — Gesù risuscitato e prossimo a
salire al Padre: dunque il Salvatore glorificato. —
3y) Maria di Magdala obbedì !
2® parte (applicativa). — 1) Il ministerio della donna
nella Chiesa. — 2) Il ministerio della donna nel mondo :
a) presso le sorelle proletarie ; b) presso le sorelle in
alto stato ; c) presso le bacchettone ; d) presso le intellettualiste ; e) presso le moderniste. Particolarmente
bella ed efficace 1’ allusione alla società ginevrina del
Bucaneve mirante a combattere la maldicenza, il lusso,
i passatempi mondani.
Un inno ancora, e una preghiera proferita dal venerando dott. Piggot chiudeva la edificante cerimonia.
Uno splendido tè attirava qniadi dugento persone
ai piani superiori !
La sera, alle 8, al ricevimento delle delegate estere
•d italiane — presiedendo la signora Elisa Schalck
instancabile presidentessa del C|jmitato Nazionale —
buona musica, molto brio, un copioso rinfresco e una
bella serie di discorsi : delle delegate estere, del dott.
R. Prochet presidente del Comitato Nazionale delle
Associazioni maschili, del prof. A. Fiore, della signora
Alice Schiavoni-Bosio, pres. dell’U. C. d. G. di Roma.
Molti applausi.
Mercoledì.
La seduta antimeridiana si apre con la preghiera,
il canto e un ottimo studio biblico del pastore G. E.
Melile su la parabola della vite e dei tralci.
Terminato il culto, la presidentessa del Comitato Nazionale signoo a Schalck proferisce un breve discorso, nel
quale ringrazia le delegate italiane ed estere e in modo
speciale miss Morley, presidentessa del Comitato Mondiale, per aver voluto ivtervenire. La signorina Meynier
segretaria del Comitato Nazionale fa la chiama delle
delegate, e le dispone per gruppi. Non ci sono delegate della Sicilia. Per risparmio di tempo, si propongono senz’altro alcnni nomi, a formare il seggio ; e i
nomi sono accettati. Il seggio riesce cosi costituito :
signora Schalck, presidentessa; signore Gardiol e Clark,
vjcepfesìdentesse ; signorine Bonnet, Costa, Greco e
Jalla, segretarie. - Commissioni ; 1) per la revisione della
Guida : signore Betts, Schiavoni, Tron, Janni e Biava,
signorine Bonnet, Robertson e Costa ; 2) per le Proposte ; signore Colstream, Rae, Fontana-Roux, Gardiol,
Potrai, signorine A. Pons, Longo e Malan.
La signorina Meynier non legge il verbale del Congresso di Firenze, perchè troppo lungo (40 pagine!); ne
legge solo le conclusioni. — Approvate.
La signora Schalck legge in francese la relazione
del Comitato Nazionale ricca di idee, nella quale è
come una triplice occhiata ; 1) alla strada già percorsa
dalle Unioni; 2) al momento presento di sosta; 3) al
cammino che rimane da percorrere.
L’applaudito discorso verrà, come altri discorsi ancora di questo medesimo Congresso, pubblicato almeno
in piccola parte nel prossimo numero della Luce.
La signorina-.'Meynier dà lettura di telegrammi provenienti dàlia Germania, da Stokolma, da New York,
dall’ Inghilterra, dalla Francia, dalla Colonia del Capo
di Buona Speranza, da Messina, da Palermo e da Bergamo. •
Segue l’annuo resoconto « burocratico » come lo
chiama la relatrice signorina Meynier, e la signora
Biava propone che tanto questo resoconto quanto il
discorso della signora Schalck siano pubblicati in
extenso nel periodico L’Alba. — Si approva.
Si passa alla lettura di un terzo rapporto, quello del
Comitato delle Pubblicazioni. Relatrice la presidentessa
dimissionaria di questo Comitato, signora Rochat. Tien
dietro un’animata discussione sui seguenti punti : 1)
l’almanacco unionista ; 2) il motto annuale ; 3) VAlbà.
Si risolve che le cose rimangano per ora allo stata
quo, facendo tuttavia voti per l’incremento deU’A/ùa,
e si propone che il periodico abbia a comprendere da
qui innanzi 25 pagine e uscire almeno una volta durante l’estate.
Non avviene nessuna discussione.
Si ode la lettura del rapporto della signorina Costa
intorno alla Vita religiosa delle Unioni in relazione
con fattività sociale e intellettuale.
Il signor G. E. M^e legge poi su questo stesso argomento un lavoro dtììa sua propria signora.
Ahche questë letture sono applaudite.
Il Congresso decide' la pubblicazione néiVAlba di
tutti i lavori uditi.
La seduta si chiude col cauto e con la preghiera
proferita dalla signora Schalck.
Nella seduta pomeridiana riferisce su la Vita spirituale delle Unioni la sig.na L. Stagnitta.
La sig.na R. Longo legge la relazione della Sig.ra
Boldrini su \Importanza degli studi biblici.
La sig.na Jalla legge poi un lavoro della Sig.na
Bonnet circa allo stesso argomento.
Assume la presidenza la vicepresidentessa sig.ra Gardiol, la quale ringrazia lo relatrici e invita il Congresso a discutere sui tre scritti suaccennati.
Prevale il concetto che si debbano distinguer bene
gli studi biblici dalle meditazioni; che gli studi biblici sieno riservati alle sqce effettive più intelligenti
e spiritualmente mature e resi sempre più profondi mediante tutti i sussidi dell’ esegesi e dell’archeologia;
che le sempUci nLeditazioniaÌwo spécìalraente destinate
alle associate fornite di minor qoltnra religiosa. — Queste opinioni vengono sostenute dalla sig.na Meynier,
dalla Sig.ra Schiavoni e da altre Congressiste ancora.
La sig.ra Muston raccomanda lo studio apologetico,
affinchè le soce sappiano appianare le difficoltà nelle
menti delle associate e delle lorò amiche in genere, le
quali avessero ancora qualche dubbio intorno alle.verità
evangeliche. , !
La Sig.na Malan legge per la sig.na Grill un rapporto su le Adunanze di preghiera nelle Unioni.
La sig.na Janni presenta anch’essa una relazione sa
lo stesso soggetto. :
Questi lavori sono, come tutti i precedenti, accolti
da applausi.
N. B. — Per mancanza dì spazio non abbiamo potuto entrare in tutti i particolari delle discussioni fornitici in gran copia dalla nostra paziente informatrice.
In cambio speriamo — come s’è detto — di pubblicare nel prossimo numero alcuni brani scelti di tutti
gli scritti da noi qui troppo rapidamente passati in
rassegna.
Al numero prossimo, anche il resoconto delle snecessive sedute.
Alle 17, un bel ricevimento veniva offerto alle Congressiste daH’Assocìazione Ciistiana dei Giovani, nel
palazzo di sua proprietà. Un terzetto e un duetto strumentali, una gentile allocuzione del prof. A. Fiori, presidente dell’Associazione stessa, e un tè vivamente
gradito.
Il pastore signor Coisson, segretario generale, faceva con molta cortesia gli onori di casa.
Un bravo di cuore al valente musicista sig. Capellini.
Per mancanza di spazio, rimandiamo al prossimo
N due delle rubriehette indicate nel sommario.
Domenico Giocoli; gerente responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould Via Marghera 2, Roma
Sionqpinii tedesca conoscendo anche il francese,
offres! quale istitutrice per bambini o compagna per
signorine. Si occuperebbe anche del governo della
casa. Indirizzarsi alla signorina Meta Gutermann, via
Arduino, 24 - Ivrea.
8
s________________________________________T.À U:CE_________
INNI S A C RI
AD USO DEI CRISTIANI EVANGELICI
Jipo^rafia e Libreria CJ^udiana
FIRENZE ^ 51, Via dei Serragli = FIRENZE
La prima edizione di 5000 copie essendo stata smaltita in meno di dieci mesi,
gli Editori hanno preparata una seconda edizione di altre 5000 copie. Essa sarà pronta
per il 20 Dicembre' i908.
Oltre alle correzioni ed ai vari ritocchi in tutta la raccolta, gli inni per la Scuola
Domenicale cioè i numeri 286 a 318 sono stati completamente rifatti, essendosi aggiunto
ad ognuno le parti del tenore e del basso pel canto a coro e per l’accompagnamento
istrumentale.
La nuova edizione verrà stampata su carta assai migliore e meno trasparente.
Le legature in tela saranno di stile nuovo, accoppiando serietà ed eleganza.
Prezzo del volume franco in tutto il Regno LÌT\E UJ^ñ.
n.:
wnœ
fi ILRfDEiCnCñO
iLOTCñO Delire
UtnDlTfl PCt550 TUTTI 1 conpETTitm tDBOGHItRI ».
w
ClOCCOWTO Qt-ILT PlRRniDl'^
UenPlTfl-pRtbbO TUTTI iCOflFETTirRl fcDPOGHl£RI
IL CA.CA.O TJILMONJE è riconosciuto Valimento ricostituenta più nutritivo e facile a
digerirsi.
brande Medaglia
' d’Oro
del MINISTERO
di Agricoltura,
^ Industria
AL,
e Commercio
20 Diplomi d’Onore
e Medaglie d’oro
nitFB specialitii dello Stabilimento
TaultOHE’:
Colazioni Istantaoee High life
Cianduja Talmooe
Cioccolatine Talmone
Pe$5ert de Reine
Douchée de Pame.
Friaodi^ej
ANTICANIZIE-MIGONE'
BIDONA IN BBBVE TEMPO E SENZA DISTURBI
Al CAPELLI BIANCHI «d alla BARBA
IL COLCRE PRIMITIVO
È un propftrato speciale indicato per ridonare alla barba ed ai capelli bianchi
ed indeboliti, colore, bellezza e vitalità della pnma giovinezza senza macchiare ne
la biancheria nè la pelle Questa impareggiabile c< niposiziono pei capelli non e una
tintura, ma un’acqua di soave profumo che non macchia nè la biancheria nè la
nelle e che si adopera colla massima facilità e speditezza Essa agisce sul bulbo dei
capelli e della barba Dmendone il nutrimento necessario e cioè ridonando loro il colore primitivo,
favorendone lo sviluppo e rendendoli flessibili, morbidi ed arrestandone la caduta. Inoltre pulisce prontamente la cotenna e fa sparlrM la forfora — Una
sola bnitigiia ba^ta per conseguirne un efíetio sorprendente.
A TT *r R S TT A. TO
Signori ANGELO jVUGONE & C. - Milano
Finalmente ho potuto trovare una preparazione che mi
ridonasse ai capelli e alla barba il colore primitivo, la iregchezsa e bellezza della gioventù senza avere il minimo
' disturbo nelPapplicasione.
Una sola ^«ttigba della vostra Anticanizie mi bastò ed
ora non ho un solo pelo bianco. Sono pienamente convinto che
questa vostra specialità non è una tintura, ma un'acqua che
non macchia nò la biancheria nè la pelle, ed agisce sulla cute
psui buUn dei peli facendo scomparire totalmente le pellicole e rinforzando le radici dei capelli, tanto che ora essi non
cadono oìù. mentre corsi il pericolo di diventare calvo
FsiKÀMi Enrico.
Costa L. ♦ 1» bottiglia, cent. 8o ìn più per la ^dizione,
^ 2 bottiglie L. 8 — 3 bottiglie L. Il franche di porto da
tutti i Parrucchieri, Droghieri e Farmacisti.
In vnntfita prasao tutti I Protumiari, FarmaoIntI
• pwUfv»
(ouBuioNitïunirrumn
ANCtlOMIGONUC:
t FNwwwieiu tsp<Niee»"fl ecjwwiroamgiiiiB
al . MM* ____
Oroghiarl.
_____- Ot*(
9 Zv«ei««>« Si I
Deposito generalo da UlfiOIE • C. - Via Torino, 12 - Milano.
Tipografia Claudiana
Via de’ Serragli, 51
FIRENZE
Ai signori EVANGELISTI FRA GL’ITALIANI offriamo qual mezzo provato efficace non meno che i
piccoli Evangeli per attrarre alla verità salvatrice
la diffusione prudente dello :
L’Amico dì Caga
ALMADACCO POPOLARE ILLUSTRATO
pel 1909 — (Anno 56 )
Da 40.0DD a SQ.D00 copie annue
vendibili al prezzo ridotto, a tutti accessibile,'di
10 Centesimi la copia
Indice delle Materie :
Calendario per l’anno comune 1909. — Calendario civile e commerciale ed ecclesiastico-romano. — Le
quattro tempora. — Le quattro stagioni. — Ecclissi. —
Famiglia Reale. — La luce dblla Parola di Dio. — I dodici mesi'dell’anno : nascita e tramonto del Sole e della
Luna. — Lunghezza dei giorni e fasi della Luna. — Affari più importanti ed articoletti varii per ogni mese. —
La Tipografia Claudiana di Firenze. — 11 Modernismo.
— La musica dei ruscelli. —Cristianesimo sociale.—
Il campo dell’avaro. — I grandi vantaggi dell’ubbriachezza. — Una lettera d’amore. — Il libro più democratico. — Tariffe postali.
Sconto ai Rivenditori:
Da 21 a 100 copie sconto del 25 OjO
Da ÌÒl a 300 . > » 40 .
Oltre a 300 » » . 50 »
Il porto è io carico dei committenti : il pacco di 3
chili (60 centesimi) contiene 75 almanacchi; il pacco
di 5 chili (Ì lira) ne contiene 125.
Affrettare le coininissioni al Signor Odoahdo Jalla
Libreria Claudiana ■ Firenze - Via de' Serragli, 51.
ÌHHERON OENTIST
^r. JOHN BIAVA, 2_^ Quintino Sella, Milano.
Diplomato in Italia, Svizzera e New YorJc
Denti senza placche. Otturazioni, Corone
in oro. Dentiere. Estrazione senza
dolore.
ipEoSlOH DE FAVILLE^
•%
3
INTERNATIONA LE
CASA DI PRIM’OEDINE
5, Via Ospedale - TORINO
V
I'
Recentemente ampliata di un altro piano %
CONFORT MODERNO
4
Lace elettrica in tutte le camere
Prezzi Modici
È
Propr. Mademoiselle J. Prenleloup
I Libreria evangelica I
48, Via Cavour — ROM A
♦
♦
♦
♦
♦
Primo deposito in Roma delle ♦
pubblicazioni della Tipografia %
Claudiana di Eirenze. j
Vendita di Sacre Scritture in J
varie lingue. i
♦ ♦