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Anno - n. oo
4 ottobre 1991
L. 1.200
Sped. abbonamento postale
Gruppo 11 A/70
in caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pedice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DEI l F CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE _
A SANTA SEVERA L’ASSEMBLEA DELL’UNIONE DELLE CHIESE BATTISTE
Una chiesa viva, convinta, simpatica
Una sessione straordinaria che per due giorni e mezzo ha discusso il nuovo regolamento, successivamente approva
to - Unp serata dedicata ad uno scambio di opinioni sull’otto per mille - Un impegno per la predicazione in ta la
« Allora, che te ne pare, siamo
un po’ anarchici, noi battisti,
vero?... E’ per questo che siamo
qui, per darci un regolamento ».
Con queste parole vengo accolto
da alcuni amici, durante la prima
pausa dei lavori di questa Assemblea generale straordinaria dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia, riunita nel Villaggio della gioventù di Santa Severa,
dal 16 al 18 settembre, per — appunto — discutere e approvare il
nuovo regolamento dell’Unione
battista.
Un clima di fervore
e di fraternità
Per uno come il sottoscritto che,
per la prima volta, partecipa ad
un’assemblea di fratelli e sorelle
battisti, le prime impressioni sono
di meraviglia. Infatti, rispetto ai
nostri ordinati sinodi, si nota subito una certa confusione e una
grande animazione ma, ben presto, ci si convince che si tratta di
gioiosa e fraterna vitalità e di un
autentico fervore nella fede. Lo
confesso, sono rimasto colpito dall’ardore del canto, dalla schiettezza della predicazione, dalla spontaneità della preghiera. Ma anche
dal fatto che non c’erano solo persone di una certa età ma tanti giovani, trentenni e quarantenni. E
anche dal fatto che c’era un bell’equilibrio tra uomini e donne,
non solo nelle presenze ma anche
negli interventi. Insomma, ne ho
ricevuto l’immagine di una chiesa
viva, attiva, convinta e fraternamente simpatica.
Il lavoro
della commissione
I due giorni e mezzo dell’Assemblea sono stati interamente dedicati alla discussione e approvazione del nuovo regolamento dell’Unione. Doveva essere l’approdo di un lungo lavoro, durato
sei anni, di ridefinizione e di aggiornamento delle norme che reggono l’ordinamento battista. Una
Commissione, composta da Dario
Arcidiacono, Aldo Campennì,
Massimo Romeo, Franco Scaramuccia e Paolo Spana, era stata
nominata dal Comitato esecutivo,
in ottemperanza alla delibera dell’Assemblea generale del 1990, per
rivedere il testo del regolamento
già approvato in via sperimentale
e apportarvi migliorie e correzioni, tenendo conto delle osservazioni che chiese e singoli avevano
fatto pervenire. Ma il testo, rivisto
e corretto, i 94 delegati lo hanno
trovato stampato in un bel libretto verde nella loro cartella, all’inizio dei lavori. Ragion per cui sono subito emerse proteste e lamentele: come si fa ad approvare un
testo di 225 articoli (65 pagine) in
due giorni? Il Seggio, composto
da Mario Marziale, presidente,
Adriana Pagnotti, vicepresidente,
Francesco Casanova, segretario,
sembrava un po’ indeciso sulla
procedura da seguire. Pertanto
ognuno proponeva una procedura
diversa o si opponeva a quella precedentemente proposta. Finché
una vera e propria mozione, presentata da un gruppo di delegati,
rimetteva in discussione l’approvazione stessa del regolamento, considerato come un documento che
rischiava di snaturare l’identità
delle chiese battiste e di portare
un colpo fatale all’autonomia delle chiese locali, principio fondamentale del battismo. L’Assemblea, lì per lì sbigottita, respingeva a larga maggioranza la mozione, dopo animatissime discussioni.
Superato quest’ostacolo, si ini
zia la discussione sull’articolo 1
del capitolo 1° del regolamento
(« Identificazione »). Non era ancora terminata la lettura dell’unica
frase dell’articolo che già erano
affluiti due o tre emendamenti sul
tavolo della presidenza. Ma, prima
di prendere in considerazione questi emendamenti, si discute sul numero di firme necessarie per poter
presentare un emendamento (due,
tre o cinque?). Chiarito questo,
s’inizia la discussione sul primo
emendamento (aggiungere « per
immersione » dopo « battezzando») e sul secondo (sostituire «nutrendosi della Cena del Signore »
con «celebrando», o meglio «condividendo »), Un’ora di vibrante
dibattito è appena sufficiente per
trovare un accordo, ma poi ci si
riesce. E così via per tutta la prima giornata. Solo che, alla sera,
ci si rende conto che, andando
avanti di questo passo, non baste
rebbero dieci giorni di assemblea
per giungere all’ultima riga dell’ultimo capitolo.
Un pronunciamento
generale
La notte porta consiglio. L’indomani, il Seggio propone una nuova procedura: inutile continuare
con una miriade di votazioni su
emendamenti vari che, nove volte
su dieci, vengono respinti da circa
i tre quarti dell’Assemblea. E’ ormai chiaro che la stragrande maggioranza dei delegati è favorevole all’approvazione del regolamento. Si decide dunque di chiedere all’Assemblea di pronunciarsi
sull’impianto generale dello stesso
(titoli e capitoli). Il voto è quasi
unanime: 70 favorevoli, nessun
contrario, 4 astenuti.
A questo punto, tutto procede
LA PAROLA, LA SANTA CENA, LA PREGHIERA
Dimorare in Cristo
”Se dimorate in me e le mie parole dimorano
in voi, domandate quel che volete e vi sarà fatto” (Giovanni 15: 7).
Dimorare, questa parola che ritorna così spesso sulla bocca di Gesù nel momento in cui sta per
lasciare i suoi discepoli, significa il legame durevole con l'essere di cui abbiamo bisogno per vivere.
Il credente è colui che scommette sulla possibilità
di un legame durevole con l'essere, con la vita,
attraverso un rapporto di comunione con il Cristo. Tutto questo mi spinge a riflettere su ciò
che è essenziale ed indispensabile per la vita. Per
la vita fisica sono indispensabili l'aria, cibo e bevande, comunicazione. Per il dimorare in Cristo,
per il legame durevole con l'essere, è necessaria
la Parola, la Cena del Signore e la preghiera. La
Parola ha da essere come l'aria che respiriamo,
deve permeare la nostra vita, non un piccolo settore appartato, così come non respiriamo solo in
un ambito delimitato ma dovunque. Senza aria
si muore dopo pochi minuti. Senza la Parola si
vive, fisicamente, ancora per molto; ma si muore
lentamente, spiritualmente, senza magari accorgercene. Che noi viviamo in una comunità, come
al Servizio cristiano, o in una famiglia, nella
chiesa, in ogni caso come singoli credenti, sia la
lettura e l'ascolto quotidiano della Parola l’aria
fresca e viva che noi respiriamo c che ossigena
la nostra esistenza. La Santa Cena ha da essere
come il cibo e la bevanda che sono indispensabili
per la vita fisica. Anche qui, senza cibo e senz’acqua si dura pochi giorni. Senza la Cena del Signore si può durare a lungo, magari con la Parola,
con la fede personale, ma senza il bisogno di partecipare alla mensa del Signore si perde il senso
della comunione. E' nella Cena del Signore, in
questo momento così intenso, vivido, che si percepisce la forza straordinaria del dimorare in Cristo
e del dono di Cristo che vuole dimorare in noi,
che sta alla porta e picchia ed entra da chi apre
per cenare con lui; e il dono e la chiamata ad
avere comunione con i fratelli e le sorelle, perché
il legame durevole con l’essere comprende il legame benedetto con i fratelli e le sorelle. Sia la nostra partecipazione alla Cena del Signore costante, desiderata, ricevuta con gioia, sia come il cibo
che periodicamente nutre la nostra vita spirituale.
Ed infine la comunicazione. A questo proposito
sono state fatte delle esperienze. Un essere umano a cui sia negato non il cibo e la bevanda, ma
la comunicazione, l'uso del linguaggio, deperisce
e va pericolosamente verso la distruzione. La preghiera è il mezzo della comunicazione spirituale,
è il linguaggio della fede. Si disquisisce talvolta
sul perché della preghiera e dell’invito a pregare.
Forse che Dio non sa meglio di noi ciò di cui
abbiamo bisogno? Che bisogno ha Dio della nostra preghiera? Giustissimo. Nessun bisogno. Siamo noi che abbiamo bisogno di pregare, non lui.
Siamo noi che abbiamo bisogno di dirgli le nostre
ansie e le nostre speranze, i nostri dubbi e le nostre
certezze, le nostre ribellioni e le nostre accettazioni. Perché è così che noi andiamo continuamente alla scuola del dimorare in Cristo affinché egli
dimori in noi. Sia la nostra preghiera perseverante, il nostro comunicare, il nostro volere, chiedere
e ricevere, l'essere uno con Dio.
L’ascolto della Parola, la Cena del Signore e
la preghiera sono dunque la via del dimorare,
dell’avere un legame durevole con l'essere. A questo punto possiamo capire meglio cosa è una vita
senza questo dimorare, senza il legame durevole
con l’essere che si ha attraverso l’ascolto della
Parola, la Cena del Signore e la preghiera. L’immagine usata da Gesù è Timmagine della sterilità
e dell’inutilità. I tralci che non portano frutto,
che sono sterili, non servono a nulla, sono raccolti e gettati via, bruciati. Questo è l’avvertimento che riceviamo. Senza il dimorare m Cristo,
senza Faccettare la scommessa che questo sia possibile, senza l’afferrare la mano tesa del Cristo
nel suo appello a dimorare in lui proprio quando egli sembra lasciarci ed essere lontano da
noi la nostra vita è sterile, inutile, buona solo
ad essere gettata via, bruciata! Che il Signore ci
risparmi questa maledizione. Che ci dia invece
di portare il frutto che sboccia inevitabilmente
dal nostro essere innestati in lui, anche se non
lo vediamo, non lo riconosciamo (meglio così, non
ne saremo scioccamente orgogliosi); che ci dia
di essere mondati sempre di nuovo per portare
più frutto. Che ci dia la gioia grande di spendere
la nostra vita nella consapevolezza riconoscente
di essere utili e di essere strumenti utilizzati dal
Signore della vita.
Franco Giampiccoli
più speditamente e serenamente.
Si torna a discutere dettagliatamente sul capitolo relativo al trattamento di quiescenza, decidendo
poi di rimandare l’esatta formulazione dell’articolato al Comitato
esecutivo, tenute? conto delle numerose indicazioni emerse nel dibattito.
Un’Assemblea dunque interamente dedicata a questioni normative, salvo il dopocena della seconda giornata in cui vi è stato un
primo scambio di idee sulla questione dell’8 per mille. Per le chiese battiste, il problema non è ancora all’ordine del giorno visto che
devono ancora iniziare le trattative per l’Intesa, cosa ora possibile
con l’approvazione del regolamento. Ma questo primo dibattito ha
dimostrato che, per i battisti, la
questione è altrettanto « calda »
che per i valdesi e metodisti. E'
mancato il tempo per parlare del
settimanale comune tra battisti,
metodisti e valdesi, deciso dall’Assemblea-Sinodo nel novembre
scorso, sicché — com’era già avvenuto nel recente Sinodo delle chiese valdesi e metodiste — va dato
per tacitamente accettato il documento firmato dai presidenti dei
tre esecutivi con il quale veniva
annunciato il rinvio di un anno
del lancio del nuovo giornale.
Al terzo giorno, dopo un pranzo succulento durante il quale veniva celebrata la Cena del Signore, si chiudeva felicemente quest’Assemblea straordinaria che,
proprio per la sua vivacità e la sua
partecipazione corale, ha confermato la sostanziale unità delle
chiese battiste ed il loro comune
impegno per la predicazione dell’Evangelo nel nostro paese.
Jean-Jacques Peyronel
SANTA SEVERA
Assemblea
UCEBI
All’Assemblea generale straordinaria dell’Unione delle
Chiese battiste è dedicata la
pag. 7, che contiene un’intervista al presidente, pastore
Saverio Guarna, un commento di Franco Scaramuccia sul
nuovo regolamento, e una
scheda di Italo Benedetti sui
battisti in Italia.
2
fede e cultura
4 ottobre 1991
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TORRE PELLICE: INCONTRO STORICO PROMOSSO DALLA SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
Giorgio Spini; civis evangeiicus
Il ruolo del protestantesimo europeo e l’Italia agli albori dell’epoca moderna - Il fattore religioso, determinante
per la rinascita del cittadino italiano - Le sfide dei prossimi anni e l’esigenza di nuove aperture pluraliste
Valida ed opportuna l'iniziativa
della Società di studi valdesi
che, nel contesto di un
convegno dedicato alle Fonti per
lo studio della presenza evangelica in Italia, ha promosso un incontro in onore di Giorgio Spini,
storico del protestantesimo italiano. Era importante mettere a
fuoco il percorso culturale di questa figura di cittadino, studioso
e credente evangelico — "civis
evangeiicus”, come lui stesso ama
definirsi — che tanto ha dato
alla vita del nostro paese. In più
di cinquant’apni di operosità, dal
lontano saggio del 1940 — Tra
Rinascimento e Riforma: Antonio
Brucioli — fino al recentissimo
Barocco e puritani (1991), la presenza di Spini nel mondo degli
studi e della cultura non è mai
venuta meno.
L’attività
dello studioso
Giuseppe' Ricuperati (Università di Torino) ne ha ricordato l’itinerario a partire dagli studi sul
Cinque e Seicento, mettendo in
evidenza come egli abbia saputo
introdurre, nelle chiusure di certo mondo accademico italiano,
l’ampio respiro di una visione
europea e intemazionale.
La prof. Loretta Valz Mannucci (Università di Milano) — prendendo le mosse da Autobiografia
della giovane America. La storiografia americana dai Padri Pellegrini all’indipendenza (1968) —ha
analizzato le sue conclusioni sugli
esuli inglesi emigrati alla conquista della libertà.
sizione ad una visione riduttiva,
mediocre, sciatta, priva di spessore morale, ma purtroppo assai
diffusa. Lo spirito ginevrino di
origine protestante — presente
nell’opera del Sismondi, di Madame de Staël, di Rousseau — è
per lui il lievito di libertà di quel
grande movimento europeo di
cui il Risorgimento italiano sarà
figlio. Il protestantesimo italiano viene quindi ad assumere — nella sua ricostruzione storica — il valore di punta avanzata d’Europa per l’affermazione
del diritto dei popoli all’autodecisione. Il problema della libertà religiosa viene valutato nella
sua duplice componente di lotta
alTassolutismo religioso e a quello nolitico. La Roma di Gregorio
XVI si identifica per molti patrioti nella Babilonia papale, la
grande meretrice di cui parlava
Lutero.
Si sottolinea così il ruolo del
protestantesimo europeo, che mira al risveglio degli italiani per
una rivoluzione autentica anche
e soprattutto in senso religioso.
Spini approfondisce lo studio dei contatti che in Toscana il protestantesimo intrattiene con il cattolicesimo liberale del Lambraschini e in questo quadro inserisce il suo esa
alla Chiesa anglicana; suo nipote, Teodorico Pietrocola Rossetti, sarà uno dei più validi evangelizzatori d’Italia. Anche l’opera di un altro evangelista risorgimentale, Alessandro Gavazzi,
viene presa in considerazione da
Spani, sia pure con qualche riserva nei confronti del suo spirito
polemico di predicatore piazzaiuolo: la libertà infatti — a
suo avviso — non si ottiene attraverso le invettive e la propaganda esasperata, ma con la lotta costante e la resistenza nella
sofferta intimità della coscienza.
Agli inizi del fascismo, l'eredità
liberale protestante verrà ripresa dalTopera di Piero Gobetti,
che saprà opporre il fantasma di
Calvino all’Italia cattolica e reazionaria di Mussolini. Il protestantesimo acquista così — nell’appassionante disegno storico di
Spini — il ruolo di valida componente della realtà italiana.
Il pastore Giorgio Bouchard
propone nel suo intervento una
valutazione della ricerca di Spini sotto profili diversi: quello
di storico dell’evangelismo e del
metodismo nel Risorgimento; di
studioso della componente liberal-socialista nella vita politica italiana; e quello di creatore
di miti culturali. A Spini va il
SulTorigine protestante dell’orientamento liberale del mondo
moderno — e quindi del nostro
Risorgimento — ha insistito Alessandro Galante Garrone (Università di Torino), partendo dall’ope^
ra di Spini Risorgimento e protestanti (1956). C’è indubbiamente una continuità tra la Riforma
del 1500 e i secoli successivi: anche se la Controriforma apparentemente spezza ogni legame
fra l’Italia e il resto dell’Europa,
Spini individua proprio nei vaidesi il filo conduttore che imisce
lo spirito di libertà dell’Ottocento al protestantesimo. Essi rimangono idealmente legati al resto
dell’Europa, mentre gli italiani
sembrano ignorare quei "quattro
villani" delle Alpi Cozie "che preferiscono il massacro all’andare
a messa". Della Rivoluzione francese questi eredi della Riforma
accettano i principi di fondo:
trovano cioè nei giacobini i migliori alleati contro lo spirito reazionario di austrorussi e piemontesi appoggiati e difesi dalla Chiesa cattolica.
Le ricerche di Spini tendono
a dar corpo e forza a una interpretazione etico-religiosa del nostro Risorgimento in contrappo
LA CONTINUITÀ’ DI UNA RICERCA
Le opere principali
Tra Rinascimento e Riforma: Antonio Brucioli (1940); Cosimo I dei Medici (1945); Mito e realtà della Spagna nelle rivoluzioni italiane del 1820-21 (1950); Ricerca dei libertini (1950);
Risorgimento e protestanti (1956); Storia dell’età moderna
dall’impero di Carlo V all’Illuminismo, 3 voli. (1960); Autobiografìa della giovane America. La storiografìa americana dai Padri Pellegrini all’indipendenza (1968); L’Evangelo e il berretto
frigio (1971); «Rapporti delle Chiese evangeliche italiane con
lo Stato durante il 'Risorgimento », in La posizione delle Chiese
evangeliche di fronte allo Stato (1986) «Il quadro internazionale», in II Glorioso Rimpatrio dei valdesi (1990); Barocco e
puritani (1991).
me della figura del conte Piero
Guicciardini. Siamo in un periodo fecondo per la libertà in Italia: i solidi "scarponi valdesi" e
l’ostinazione di "bugia nen” dei
pastori delle Valli lasciano le loro impronte nelle città della penisola. Il 17 febbraio 1848 finalmente cadono le discriminazioni più odiose. Gli inglesi manifestano tutto il loro entusiasmo per la causa della libertà
italiana. Molti esuli rifugiati in
Inghilterra si erano già convertiti al protestantesimo: Gabriele
Rossetti, il cantore della rivoluzione del 1821-22, aveva aderito
Facoltà valdese di teologia
Inaugurazione del
CXXXVII anno accademico
Sabato 19 ottobre 1991 ore 17,30
Aula Magna della Facoltà
Via P. Cossa, 40
Prolusione:
dr. DONALD ENGLISH
presidente del Consiglio Mondiale Metodista
Storia e teologia della missione metodista
Culto d’apertura; domenica 13 ottobre alle ore 10,30
Chiesa battista di Civitavecchia - Via dei Bastioni, 16
Predicazione: prof. Paolo Ricca
merito — a suo avviso — di aver
saputo confutare la leggenda delle origini gianseniste del protestantesimo italiano, insistendo
invece sulla sua spontaneità. La
sua diffusione infatti ha luogo
per "attrazione" (il Rossetti in
Inghilterra si fa anglicano); per
"espansione" (discesa a valle dello scarpone valdese); e per "generazione spontanea" (l’evangelismo toscano: non fenomeno di
accatto, ma fatto spontaneo), Nell’Ottocento sorgono comunità
evangeliche in tutta Italia: persino Napoli e la Sicilia vengono
raggiunte dalla predicazione protestante. Se molti storici anche
laici ignorano la funzione specifica del protestantesimo nel contesto italiano, Spini non esita ad
insistere sul suo significato democratico e soprattutto sull’importanza culturale — già del resto ^gnalata dall’Omodeo — del
suo impegno nella diffusione della Bibbia. A Spini si deve un
nuovo modo di valutare il 17
febbraio 1848: all’esaltazione delle concessioni albertine egli oppone il convincimento che si
tratti di espediente per contenere le pretese dei valdesi e perpetuarne l'isolamento nelle Valli.
L’effettiva libertà non può essere dono di un sovrano, ma risultato di una conquista sofferta sul campo di battaglia, nelle
piazze e nelle aule giudiziarie. E
appunto egli non trascura l’importante funzione esercitata dalle
Chiese libere, dal Mazzarella, dalle "Assemblee dei fratelli” di
orientamento fondamentalista, di
quei "fratelli” che sanno leggere
la Bibbia nella versione del Diodati e mostrano di capirla. Anche la diffusione del metodismo
viene esaminata — in quest’ottica di conquista della libertà di
coscienza — attraverso l’opera
dei Taglialatela, dei Lombardini,
dei Geremia. Il lavoro storico
dello Spini ha al suo centro il
non conformismo risorgimentale
come premessa allo stretto rapporto che unisce spirito di libertà dell’antifascismo e protestantesimo. Ma Spini è anche creatore di miti: per lui il fattore
religioso è di importanza fondante per la rinascita del cittadino italiano, E il suo interesse
è rivolto alle minoranze eroiche:
dai protestanti, ai democratici,
ai socialisti. La sua collana "Storia del movimento evangelico
d’Italia” è documento di questa
attenzione: perché è sempre il
protestantesimo che occupa, secondo lui, uno spazio centrale
nella lotta per la dignità del cittadino e per la rivendicazione
dei suoi diritti.
Uomo impegnato nella realtà
del suo ^ese in quanto credente, cittadino e studioso, ha collaborato ai negoziati i^r le Intese
del 1984 con il precipuo fine di
togliere ogni parvenza anche minima di privilegio alle richieste
valdesi e metodiste. Con la sua
opera ha contribuito a combattere il chiuso nazionalismo valligiano dei valdesi per dar corpo
e vita all'idea di una chiesa riformata di tutti gli italiani.
Protestante,
italiano e europeo
formativo, consentendogli di avvertire fin da giovane il vuoto
culturale, il provincialismo, la
chiusura di quel mondo fatuamente universalistico e imperiale. Lerato al filone degli storici
azionisti e al movimento di Giustizia e Libertà, ha sempre considerato la storia come un cammino verso la liberazione umana.
L’esempio di Nello e Carlo Rosselli gli ha offerto uno stimolo
e una direttrice ideale. L’affrancamento delle masse, il rifiuto
dell’interpretazione della storia
in chiave nazional-popolare, la
volontà di apertura all’Europa e
aH’America hanno costituito Tasse portante del suo pensiero e
della sua ricerca. Il suo interesse per gli esuli — per le minoranze perseguitate e costrette ad
abbandonare il proprio paese —
lo ha piortato a intendere l’esilio
non come un "vivere e trasformarsi altrove”, ma come un soffrire fino in fondo il desiderio
di rinascita e di liberazione del
proprio paese da ogni forma di
oppressione, di angustia mentale e di provincialismo reazionario.
Il pastore Tourn, nel suo intervento, ha ribadito l’importanza
di Spini nella ricostruzione della
dignità del credente evangelico
italiano, che finalmente ha potuto appropriarsi del diritto di sentirsi a pieno titolo protestante,
italiano ed europeo.
Molto bello nella sua limpidezza il messaggio conclusivo dello
stesso Spini, che ha ricordato la
sua appartenenza alla generazione di coloro che hanno vissuto
la loro gioventù sotto il fascismo. 11 fatto di essere protestante è stato per lui estremamente
Una battaglia contro
l’Italia codina
La sua è stata una battaglia
contro l’Italia codina, quell’Italia
che ha sempre considerato la Riforma un fatto concluso, limitato al XVI secolo, trascurandone
i riflessi sullo spirito liberale
del "protestante" Locke, del "protestante" Newton, della "protestante” Gloriosa Rivoluzione inglese del 1688 e di quella americana del 1776. Processo dunque
agli studi risorgimentali spesso
ancorati ad una visione angustamente nazionalista, per un rinnovamento delTimpostazione storiografica, che pur rimanendo saldamente ancorata alla cultura
italiana sia in grado di dare la
necessaria importanza ad una visione di ampio respiro intemazionale.
Occorre non dimenticare che
siamo alle soglie di una grande
trasformazione: nel 2020 l’Africa
sarà un continente protestante;
in America Latina il protestantesimo è in avanzata. Si tratta di
un protestantesimo terzomondista, della povera gente: proprio
per questo i protestanti del mondo intero devono essere consapevoli della loro eredità più
autentica, della loro funzione di
garanti della libertà e dell’affrancamento dei popoli da ogni forma di oppressione. Nel momento in cui si sta costmendo un’Europa unita, soltanto un’apertura democratica e pluralista — fortemente impregnata di spirito
evangelico, dunque — potrà consentire il superamento di ogni
gretto provincialismo e delle
oscure tentazioni dell’egoismo e
dell’intolleranza, produttrici di
guerra e sopraffazione.
Questo il messaggio di libertà
che l’opera di Giorgio Spini ha
voluto e vuole trasmettere.
Paolo T. Angeleri
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4 ottobre 1991
fede e cultura
XXXI CONVEGNO DELLA SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
Alla ricerca delle fonti
Le giornate storiche di quest’anno sono state incentrate su un problema di fondo, di metodo: parlare di utilizzo
delle diverse fonti significa entrare nel cuore dell officina storiografica - Il caso dell evangelismo italiano
Quali le fonti per una storia
del movimento evangelico in Italia? Che cosa si intende per fonte? E quale la sua utilizzazione?
Presenta pericoli una ricerca affidata a persone ”di parte"
o comunque appassionatamente
coinvolte nelle vicende studiate?
E qual è la funzione del mito?
Queste le questioni affrontate
e dibattute al XXXI Convegno di
Torre Pellice (1-3 sett. 1991) promosso dalla Società di studi vaidesi.
Bruna Peyrot — pur distinguendo fra documentazione intenzionale e non, orale e scritta — ha ricordato che qualsiasi
"avanzo” o memoria del passato
ha valore di fonte. Esiste senza dubbio un pericolo nella ricerca condotta da chi vi si
trovi idealmente coinvolto; è
quanto accade spesso nella storiografìa valdese. Se a lungo
si è dato credito al mito delTorigine apostolica della comunità
delle Valli, è stato per desiderio
di dar forza a una particolare
convinzione di fede; e per lo stesso motivo il "glorioso rimpatrio"
è stato ricostruito nel passato
in base all’unica testimonianza
attribuita all'Arnaud, evitando il
ricorso ad altre fonti.
Il rischio di
ogni ricerca
Su questo problema è intervenuto il prof. Gönnet, che ha
fatto notare come il rischio sia
implicito in ogni ricerca, indipendentemente dai coinvolgimento ideologico del ricercatore.
Quanto poi al mito — egli ha
detto — non è possibile liquidarlo senza una considerazione attenta della sua valenza storica.
Prodotto della storia o creatore
di storia? I miti dell’origine apostorica dei valdesi o del "glorioso
rimpatrio” hanno indubbiamente
influito sulla vita e sulla fede
dei credenti delle generazioni
passate: e perciò fanno parte
della storia.
Fra le date "forti” nel percorso della ricerca sulla presenza
protestante in Italia, Bruna Peyrot ha ricordato quella del 1881;
la fondazione della Società di
studi valdesi, che tanta importanza ha — ed ha avuto — per
la ricostruzione della storia dell’evangelismo nel nostro paese.
Furono pastori-storici ad occuparsi degli studi e delle ricerche
promosse da questa Società. Nella fase iniziale la loro preoccupazione fu quella di affermare
attraverso quel lavoro la propria
identità; ancora lo dalla, agli
inizi di questo secolo, insisterà
ancora appunto sul valore del
suo impegno di ricercatore come
risposta all’esigenza di testimonianza e dimostrazione del diritto dei valdesi all’esistenza.
Il Settecento
trascurato
Nello studio del protestantesimo, mentre non è mancata l’esplorazione dei due primi secoli — il ’500 e il '600 — trascurato
è stato il Settecento. Sono stati
scarsamente esaminati i rapporti
fra illuminismo e protestantesimo, forse anche per obiettiva
difficoltà nel reperimento di fonti: ma si tratta in ogni caso di
un periodo che merita ogni attenzione.
Diversa la sorte dell’Qttocento.
Importanti ricerche sono state
condotte dal pastore Luigi Santini (Firenze) sull’evangelismo
e la sua diffusione nel mantovano al finire del secolo. Esplc>
rando le carte lasciate dal Comitato valdese per l’evangelizzazione — costituitosi nei primi anni
della seconda metà del secolo
su iniziativa del Sinodo — il
pastore Santini ha documentato
l’impegno per l’evangelizzazione
in questa regione, mettendo in
evidenza l’opera svolta dai colportori, il loro umile lavoro porta a porta, in un continuo diretto contatto con la popolazione.
A loro era riservato il compito
di segnalare la presenza di protestanti nelle varie località per
consentire l'invio di "evangelisti” incaricati di raccogliere e
confermare i primi nuclei.
Le ’’Assemblee
dei fratelli”
Il pastore — di solito non residente — arrivava solo in occasione di battesimi e funerali.
Quando questa opera avanzerà,
incontrerà piccoli gruppi evangelici fondati da missionari appartenti alle "Assemblee dei
fratelli”. Gonzaga. San Benedetto Po, Qstiglia, Revere — località raggiunte dall’evangelizzazione — erano luoghi in cui il socialismo aveva avuto larga diffusione. Frequente nel popolo un atteggiamento di resistenza al potere costituito: le condizioni di
miseria, la disoccupazione, il salario al limite della sussistenza
rappresentavano motivi di scontento; i più esposti politicamente finivano in carcere.
L’obiettivo era la conquista delle otto ore lavorative, ma la lotta era dura:, si trattava comunque di popolazioni fortemente
motivate, già impegnate nelle
campagne risorgimentali (si ricordino i martiri di Belfiore).
Il programma di predicazione, tenendo conto di questa realtà, doveva partire da un risoluto rifiuto del clericalismo, ma anche da
una netta presa di distanza dal
socialismo per evitare confusioni. Il Mantovano fu sede di numerose comunità evangeliche,
che a partire dal 1900 si ridurranno fino a sparire: ma nel 193536 troviamo segnalata in un rapporto di polizia resistenza dì un
valido raggruppamento a Felónica Po.
La Bassa Padana tra
Otto e Novecento
Marco Fincardi, nella sua comunicazione, ha avuto modo di
fornire tutta una serie di notizie
sulle fonti dell’evangelizzazione
nella Bassa Padana fra fine e inizio di secolo. La nascita di un
nuovo capitalismo agrario, la secolarizzazione e la laicizzazione
dei costumi, i nuovi modi di vita rappresentano il contesto socio-politico in cui si svolge questo
lavoro di penetrazione protestante.
Dai documenti conservati, risulta che i parroci cattolici usano spesso toni apocalittici e rivelano scarsa informazione sugli
evangelici. Le preoccupazioni
principali emergenti dai loro
scritti sono la crisi della parrocchia, il problema del neccato e
dell’assoluzione, la conferma intransigente del divieto per tutti
di partecipare a riunioni eretiche
o di dialogare comunque con i
’’settari”. Meno interessanti forse
le relazioni dei pastori, dalle quali è possibile ricavare solo descrizioni dei loro atteggiarnenti
nei confronti della popolazione:
mancano riscontri, riflessioni e
notizie sulle l'eazioni o le risposte ottenute. Per quanto riguarda
la pubblicistica, c stata conservata buona parte della stampa
evangelica dell’epoca, assieme a
una serie completa di giornali
cattolici diocesani.
Due pastori in particolare furono incaricati di occuparsi di que
sta zona: Emilio Comba e Paolo
Calvino. La loro collaborazione
alle gazzette locali rappresentava
un modo per inserirsi nei circoli
borghesi. Significative le notizie
rimaste di contrasti fra colportori e pastori circa le modalità da
usarsi nell’evangelizzazione. Se
tutti i pastori mostrano particolare attenzione per le comunità
a loro affidate, quelli provenienti dalle Valli giudicano in base
alle loro esperienze ori^narie,
mostrando scarsa capacità di
comprensione dei problemi locali.
Varrebbe la pena di procedere
a uno spoglio degli archivi per
stabilire utili raffronti fra evangelizzatori e evangelizzati, pastes
ri locali e originari delle Valli,
colportori e evangelisti. La Bassa
Padana fu raggiunta da metodisti, valdesi, battisti e la scelta
sicuramente non fu casuale; si
trattava di zona in trasforrnazione, in cui il socialismo cominciava’ a penetrare, diffondendo un
certo spirito anticlericale, sul
quale si pensava di poter far
leva.
Colportori e
pentecostali
renza Giorgi (Università di Firenze) sugli archivi svizzeri e ginevrini pubblici e privati (cantonali, federali, di associazioni ecclesiastiche o religiose) e sulla documentazione reperibile in Svizzera circa i rapporti con le minoranze evangeliche italiane e con
i modernisti, vittime sul finire
del secolo di persecuzioni.
Allo stesso modo, la storia dell’archivio valdese (Gabriella Bàllesio) nelle sue vicissitudini dal
lontano 1695 ad oggi; o le notizie sui documenti rimasti delle
due missioni metodiste in Italia
— la wesleyana e l’episcopale —
(Franco Chiarini), che consentono un’informazione basilare per
future ricerche.
Il parroco e
la parrocchia
Maurilio Guasco (Università di
Torino) ha invece offerto un
quadro storico e un’analisi socio-culturale delle condizioni del
parroco e della parrocchia cattolica, con particolare riguardo
agli ultimi cento anni.
Da segnalare infine l’interessante aggiornamento bibliografico di Giovanni Gönnet (Universi
tà di Roma) sui più recenti studi di storia valdese e le considerazioni sulla doppia eredità taborita e riformata; la comunicazione di Ferruccio Jalla (Torre Pellice) circa il ritrovamento negli
archivi militari di Parigi di una
lettera di un anonimo ministro
valdese a un non meglio identificato signor di Fontjuliane; le
ricerche di Michela D’Angelo
(Università di Firenze) sulle co^
munità protestanti nell'Italia meridionale ed a Malta nel secolo
scorso; la ricostruzione della
"strage di Barletta” del 19 marzo 1866, un episodio di intolleranza antievangelica (Osvaldo Caisson); e le conclusioni di Achille
Olivieri (Università di Padova)
sull’agostiniano Ambrogio Quistelli e la sua predicazione sulla
grazia a Vicenza nel periodo
1537-1544.
Domenico Maselli (Università
di Firenze) ha offerto in chiusura uno spaccato del lavoro effettuato sotto la sua ^ida da
un gruppo di studenti, impegnati alla ricostruzione della storia
dell’evangelizzazione in Toscana
(Livorno, Lucca, Pisa) tra la fine
dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.
Paolo T. Angeleri
In questo quadro di ricerca
storica, sono apparse particolarmente opportune sia la comunicazione di Annalisa Della Portella,
sui risultati di una ricerca delle
fonti sull’opera dei colportori,
sia quella del pastore Toppi (presidente delle Assemblee di Dio
in Italia) sulle fonti per una storia del movimento pentecostale
italiano.
Scarsi i documenti nell’archivio pentecostale: da segnalare
una memoria di Roberto Grasso
(1956), in cui venivano date informazioni alle nuove generazioni
di quanto era stato fatto nel
passato. Decorre tener presente
che i pentecostali sono sempre
stati restii ad apparire protagonisti nell’opera di evangelizzazione per non togliere nulla alla
gloria di Cristo. Sul periodo della persecuzione fascista dal 1936
al 1943 esiste una documentazione di polizia già esaminata in
una tesi di laurea.
Manca completamente l’archivio fotografico perché i pentecostali bruciavano ogni immagine,
in base a un’applicazione letterale del secondo comandamento.
Le uniche fonti a disposizione
sono gli scritti autobiografici di
Giacomo Lombardi (1862-1934),
che descrivono molto bene l’atmosfera di fine e inizio secolo,
e quelli di Luigi Francescon
(1866-1964). Fondamentalismo biIjlico, esclusione di ogni guida
pastorale, rigoroso congregazionalismo, convincimento che lo
Spirito Santo dovesse manifestarsi attraverso il dono delle lingue:
questi i principi basilari delle
Assemblee di Dio di quel primo
periodo.
Il fascismo e
la persecuzione
Con la persecuzione fascista
tutta la documentazione e la stessa corrispondenza privata fu sequestrata. I pentecostali, ritenuti sovversivi, furono sottoposti
a particolare vigilanza. Nell’archivio generale dello stato sono
consei-vati fascicoli riguardanti
alcuni pentecostali condannati
al confino; si tratta di gente
semplice che nella persecuzione
dimostra grande rigore e dignità:
non chiedono favori, non abiurano, insistono soltanto sulla loro innocenza, sostenendo che
l’unica loro colpa è l’aver predicato Cristo.
Utili le notizie fomite da Lo
Il metodismo italiano
1861-1991
Convegno storico internazionale
sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica
ROMA, 17-18-19 ottobre 1991
FACOLTA’ VALDESE DI TEOLOGIA
Organizzato dal Comitato permanente dell’Opera per le
chiese evangeliche metodiste in Italia in collaborazione con la
Facoltà valdese di teologia e l’Associazione amici della Biblioteca Piero Guicciardini.
Programma :
Giovedì 17 ottobre
ore 18 — Apertura dei lavori, past. Claudio H. Martelli, presidente del C.P. deirOPCEMI;
— Il metodismo inglese nel XVIII secolo, rev. dott.
Donald English, Londra, presidente del Consiglio
mondiale metodista;
__La Chiesa metodista episcopale italiana, prof. Franco Chiarini, Roma.
Venerdì 18 ottobre
ore 9____ Il grande disegno di William Burt e l’Italia laica,
prof. Giorgio Spini, Firenze;
— Teofilo Gay, dott. Augusto Comba, Torre Pellice;
— Enrico Caporali filosofo e pastore metodista, prof.
Gian Biagio Furiozzi, Trieste;
— Ernesto Buonaiuti e il metodismo italiano, Lorenza
Giorgi, Firenze;
__ Documenti inediti su Francesco Fausto Nitti, prof.
Aldo A. Mola, Cuneo.
ore 15 __Enrichetta Caracciolo, prof. Alfonso Scirocco, Na
__L’inizio del metodismo italiano nel lavoro della Società missionaria wesleyana, prof. W. Peter Stephens, Aberdeen;
— La giustificazione per fede come impegno sociale nel
metodismo, past. Sergio Carile, Padova ;
— La Favilla, gli italiani nella Chiesa unita del Canada,
prof. Antonio Roberto Gualtieri, Ottawa;
__ La Chiesa metodista di lingua italiana in Svizzera,
prof. past. Emidio Campi, Zurigo ; _
__Note attorno alle Comunità metodiste di lingua italiana in USA, prof. rev. Deadra Kriewald, Washington D. C.
Sabato 19 ottobre
ore 9 — L’opposizione cattolica al metodismo negli anm
Trenta, prof. Renato Moro, Camerino;
__La stampa metodista inglese e il fascismo, prof. Aldo Berselli, Bologna;
__ La legge sui culti ammessi del 1929 e la Chiesa metodista, prof. Giorgio Rochat, Torino;
__ Il Patto di integrazione globale tra le Chiese valdesi
e metodiste, 1974-75, past. Sergio Aquilante, Palermo.
4
4 fede e cultura
4 ottobre 1991
SEMINARIO DI STUDIO
Primo approccio
con ii giornalismo
Diverse provenienze per una « comunità di studio » che avevano alla
base la fede comune - Tra lezioni teoriche ed esercitazioni pratiche
deir ’’intervista”, integrate da
cenni suH’impaginazione, la titolazione ed il reperimento delle
fonti. La competenza di Piera
Egidi, l’affabilità di Fulvio Rocco,
la professionalità di Paolo Naso,
il carisma di Giorgio Girardet
e la concisione e la preparazione
di Baerbel Naeve hanno reso il
seminario, oltre che interessante, piacevole.
Lo scopo di questo sforzo organizzativo era duplice: formare
delle persone capaci di dare vita
ad una più qualificata informazione interna alle nostre chiese
e creare una sensibilità verso
i problemi della comunicazione
di massa. La necessità di dare
un’adeguata formazione a coloro che saranno attivamente impegnati su questo fronte è stata
sottolineata fin dalle prime battute dal decano delle chiese luterane, pastore Hans Gerch Philippi: « I giornali delle nostre
chiese offrono la prova convincente che passione ed amore cristiano non sono sufficienti ».
Il momento culminante di questa parentesi di studio si è realizzato durante il culto di domenica con luterani, battisti, metodisti, valdesi e salutisti riuniti
nella Santa Cena.
E’ ormai sera, qualcuno già
parte. La speranza è di poterci
ritrovare ancora per arricchire
questo nostro bagaglio. L’invito
è a tutte le nostre chiese perché
vogliano, quando e se possibile,
offrire anche ad altri l’opportunità di vivere un’esperienza come quella che ci ha visti partecipi.
Laura Garlodalatri,
Laura Casorio, Pino Paone,
Giorgio Fairsoni,
Marina Davino
Santa Severa: a pochi metri dal «Villaggio della gioventù» è subito
spiaggia e mare aperto.
Ore 18.30 di domenica 22 settenibre; seduti intorno ad un tavolino stiamo redigendo l’articolo con il quale si concretizza il
nostro approccio al mondo del
giornalismo. Siamo nel giardino
del Villaggio della gioventù dell’Unione battista a S. Severa. Alle spalle tre giorni intensi di
lavoro, davanti a noi il mare,
invitante.
« Credevo che il mare avrebbe
fatto concorrenza ai docenti e
invece non è stato così », ci confida sorridendo Baerbel Naeve,
ideatrice e coordinatrice di questo seminario-stampa voluto e finanziato dalla Chiesa evangelica
luterana. Questa è la nostra ultima esercitazione: comunicare ai
lettori l’esperienza che abbiamo
vissuto. Le nozioni apprese ci si
accavallano nella mente: « Non
pensiate di diventare giornalisti
in tre giorni! », era stato il monito del prof. Giorgio Girardet,
all’inizio del seminario. Una frase comunque insufficiente a raffreddare gli entusiasmi dei 19
partecipanti.
Diverse provenienze, confessioni evangeliche ed aspettative si
sono ritrovate in un’unica comunità di studio riconoscendosi nelle stesse esperienze di fede. Ci
sarebbero tante storie da raccontare, tante impressioni, risate,
parole che vorrebbero uscire dalla penna in questo pomeriggio
di fine estate. Ma lo spazio ed
il tempo non ce lo consentono.
Le lezioni teoriche, tutte seguite da esercitazioni pratiche, hanno riguardato le varie tematiche
di costruzione della ’’notizia”, del
’’reportage”, del ’’commento”.
PROTESTANTESIMO IN TV
Come sintetizzare il pensiero
di un filosofo contemporaneo
in una trasmissione, anzi in
una parte ■— due terzi circa — di essa? Come rendere
appetibile e concreto il discorso sul suo ragionare, senza cadere in toni didascalici?
L’idea migliore è sempre quella di far parlare il personaggio stesso, .ma anche questa
strada non è priva di asperità: non è detto che l’intervistato sia un buon "sintetizzatore” del proprio pensiero.
no: restare fedeli alla parola
data; rispettare l’altro, a cui
la si è data; fare tutto ciò nel
rispetto di un quadro di norme che regolino i rapporti fra
gli uomini.
E’ questo, credo, il punto
centrale della proposta etica
di Paul Ricoeur, questo terzo
elemento che concretizza e fissa nel mondo un rapporto che
non è solo legato alle buone
intenzioni, al buon senso comune, ma che necessita di
essere inquadrato nella socia
Vivere la promessa
che in genere affida a centinaia di pagine scritte.
Nel caso di Paul Ricoeur,
filosofo e studioso di ermeneutica, dunque di interpretazione, nonché teologo e membro della Chiesa riformata,
credo molto abbia valso, nella trasmissione del 22 settembre scorso, la lunga esperienza di insegnamento e — dal
punto di vista della regia — è
stata felice l’aver fatto precedere l’intervista da una carrellata sulle tappe di una carriera, dall’incontro con la filosofia in un campo di prigionia, all’università, al ’68; la
voce di Ricoeur stesso — ovviamente doppiata — ripercorre quegli anni, gettando
come un amo di cui è possibile cogliere il valore solo nella seconda parte.
Di che cosa si tratta? Di
una suggestione, di una possibile strada per capire il personaggio, verificare nella sua
vita uno dei cardini del suo
pensiero, cogliere il suo essere
protestante.
Ricoeur fu contestato dagli
studenti, come rettore, e si
sentì diviso tra l’adesione alle
idee della contestazione e il
senso del rispetto all’istituzione, fino a dimettersi. Ora, nell’intervista, nel capitolo dedicato alla ’’promessa’’, egli
enuncia i tre poli della promessa stessa in campo uma
lilà, in un vivere collettivo in
cui tutti possano riconoscersi.
I rapporti etici, intesi in senso forte, non sono questioni
private. ■
Casomai, ed è stato il punto
conclusivo dell’intervista, è
nella nostra idea del Regno
che si mettono alla prova le
nostre capacità di organizzarci
eticamente e politicamente.
« Non si può confondere
l’Eden, la nostra matrice primordiale, con il Regno di Dio,
dice Ricoeur. Se ad esso tendiamo, esso per ora non si
concretizza che in un immaginario sociale: non disponiamo
per il momento di adeguati
strumenti etici, politici ed economici; dunque per ora di
questa sorta di follia, che sogna una pace impossibile, che
sarà qualcosa di nuovo, abbiamo una promessa non ancora vista ».
Le difficoltà di cui si parlava all’inizio diventano molto
più pesanti all’atto di recensire una trasmissione. Queste
poche righe cercano di evidenziare che un argomento
all’apparenza astratto — il
ragionare di un filosofo, figura che sembra fuori tempo
massimo — può inverarsi nella vita. E nella fede; e di tutto questo ha parlato la trasmissione.
Alberto Corsani
Programmi
Fra le attività del Centro in
programma per i prossimi mesi
segnaliamo quelle di maggior interesse.
Avrà luogo sabato 12 ottobre
a Torre Pellice alle ore 21 presso
il tempio valdese un concerto
del coro «Gloriae Dei Cantores».
Questo coro, proveniente dagli
Stati Uniti, il cui programma è
di carattere religioso (non a caso
ha scelto come motto: « cantare
alla gloria di Dio»), è molto noto e sta effettuando per la seconda volta una tournée in Europa
dove visiterà Venezia, Milano,
Praga, Mosca. L’opportunità di
averlo fra noi è data dall’interessamento del past. Glen Williams.
L’iniziativa è stata presa unitamente alla diocesi di Pinerolo
per cui il concerto sarà ripetuto
a Pinerolo, domenica 13 in duomo, alle 20,30.
Semaine du français
Anche quest’anno si terrà una
« semaine du français » per sensibilizzare giovani ed anziani all’importanza di questo elemento
del nostro patrimonio culturale.
Quest’anno l’iniziativa avrà come sede Pomaretto e coinvolgerà
scuole, popolazione, associazioni
nella settimana dal 12 al 20 ottobre. Il programma sarà presentato quanto prima.
Per la vai Pellice l’appuntamento è rinviato a primavera per
poter coinvolgere durante l’inverno il maggior numero di persone e scuole e porre la «semaine»
IL CENTRO CULTURALE VALDESE INFORMA
Riprendono le attività
Le prossime impegnative iniziative - Riprende lo studio del testo
di Giovanni Miegge: a lui sarà anche dedicato un convegno a Savona
al termine di un lavoro comime,
come momento di verifica e di
sintesi.
Colloquio Giovanni Miegge
La figura di Giovanni Miegge
è stata oggetto di due iniziative
nel corso dell’estate: a Massello
e Torre Pellice. Nel primo caso
si è tenuta in quella comunità, la
prima in cui ha esercitato il suo
ministerio, una giornata di studio con testimonianze e ricordi,
accompagnata da una piccola ma
significativa esposizione di documenti nella scuola di Campo la
Salza, esposizione che sarà trasportata da ottobre nei locali del
Centro dove sarà visibile con
l’orario di apertura della Biblioteca.
A Torre Pellice si è tenuto un
dibattito nella settimana prima
del Sinodo a cui ha partecipato
un pubblico numeroso ed attento. L’attualità della teologia di
Miegge risulta evidente anche
dalla lettura del volume Per una
fede che è stato ristampato dalla
Claudiana su iniziativa e con intervento finanziario del Centro.
Se ne riprenderà lo studio negli
incontri mensili a Pinerolo, sabato 5 ottobre, ore 17, presso la
Sala valdese.
Nel quadro della riscoperta e
messa in evidenza dell’attualità
e del significato di questo nostro
teologo si terrà a Savona un
colloquio nei giorni 6-7 dicembre
con relazioni sui diversi aspetti
della personalità di Miegge e dibattito sulle prospettive della sua
teologia. La scelta di Savona è
stata motivata dal fatto che Giovanni Miegge vi è nato e che suo
padre vi aveva occupato un posto di spicco nella vita amministrativa e civile. La vicinanza alle Valli permetterà di organizzare un trasferimento di coloro che
fossero interessati ad associarsi
ai fratelli di Savona in questa
che diventa un’occasione di
evangelizzazione.
Viaggio in Scozia
Dal 4 al 18 settembre ha avuto
luogo un interessante e bellissimo viaggio turistico-storico in
Scozia, organizzato dal Centro
culturale valdese con la collaborazione della Società di studi vaidesi.
Una cinquantina i partecipanti,
provenienti da alcune comunità
delle Valli, da Torino e Genova,
che hanno affrontato il lungo
trasferimento in pullman dall’Italia al nord della Scozia, con tappe significative di alcuni giorni a
Edimburgo, Inverness, Ballachulish e Glasgow che hanno permesso di fare escursioni giornaliere nei dintorni per rendersi
conto dell’aspetto geografico paesaggistico dei luoghi, e in alcuni
casi del loro valore storico e religioso. Ci guidavano con simpatica perizia i coniugi Walker, ’’progettisti” del giro anglo-scozzese.
Due momenti significativi sono
stati la partecipazione al culto
ad Edimburgo e Glasgow. Ad
Edimburgo, l’8 settembre, nella
cattedrale di St. Giles, abbiamo potuto assistere ad una cerimonia che pur essendo riformata
nella sostanza, ci ha sorpreso un
poco per il suo carattere colorito
e liturgico, prossimo a certe liturgie anglicane. Ci è stato però
ricordato che proprio da questa
chiesa è partita nel 1637 la protesta dei presbiteriani di Scozia
contro i tentativi della monarchia
di imporre il sistema anglicano.
A Glasgow, il 15, il culto a cui
abbiamo assistito nella Renfield
St. Stephen Parish Church era
invece presbiteriano. Qui abbiamo potuto avere un incontro con
la comunità che ha offerto uno
snack lunch.
Durante tutto il viaggio abbia^
mo avuto inoltre il privilegio di
ascoltare delle dotte e interessanti conversazioni del pastore G.
Toum che ha cercato di illustrare la complessa storia politica
e religiosa della Scozia e dell’Inghilterra.
Fra i personaggi citati ricordiamo John Knox (1505-1572), riformatore scozzese, uno dei fondatori del presbiterianismo: ad
Edimburgo abbiamo visitato la
John Knox’s House, dedicata ai
suoi ricordi, a Perth la chiesa
di St. John nella quale parlò
energicamente contro l’idolatria
e a Haddington la chiesa dove
predicò per l’ultima volta.
Altri importanti personaggi furono Oliver Cromwell, presbiteriano e puritano. Lord Protector
e capo della rivoluzione dei « santi » ed il suo segretario Milton,
entrambi legati alla storia valdese; John Wesley, teologo e predicatore inglese, fondatore del
movimento metodista.
Conclude il viaggio la visita a
Greyfriars in Edimburgo, sito di
grande interesse per la storia
scozzese. In questo luogo, davanti
alla chiesa, il 1° marzo 1638, venne sottoscritto da una folla esultante il celebre « Covenant », lega
dei presbiteriani contro le minacce inglesi e cattoliche.
5
r
4 ottobre 1991
vita delle chiese 5
FIRENZE
CORRISPONDENZE
Dieci anni
di “comunione
operativa"
La Chiesa apostolica italiana di Firenze-Prato e la collaborazione avviata con i valdesi
Rilanciare nei fatti, al di là
delle parole scritte ma con lo
stesso spirito che animò queste
ultime, la "comunione operativa”
è l'indicazione che hanno sottolineato il moderatore Giampiccoli, il pastore Affuso e quanti
sono intervenuti alla manifestazione che, sabato 21 settembre,
ha commemorato i dieci anni
della convenzione tra la Tavola
valdese e la Chiesa apostolica
italiana di Firenze-Prato. Nel corso dell’iniziativa, che ha riunito
una cinquantina di persone nella
Sala della chiesa valdese di via
Manzoni, sono stati richiamati
i motivi che spinsero alla sottoscrizione della convenzione.
La Chiesa apostolica italiana
di Firenze-Prato era nata nel
1979, raccogliendo anche fratelli
e sorelle di altre province toscane; l’anno successivo era stato
impostato un programma di collaborazione con le altre chiese
evangeliche, ed era stata ufficializzata l’adesione alla FCEI.
La convenzione
con la Tavola
Nel 1981 lavorarono invece le
commissioni della Tavola e della Chiesa apostolica per approntare la convenzione, che fu poi
approvata nel corso dei lavori
sinodali.
Da allora questa chiesa, di
impronta carismatico-pentecostale aperta a un costruttivo rapporto di scambio con la realtà
e con l’elaborazione teologica
delle chiese riformate, ha una
sua rappresentanza al Sinodo e,
localmente, partecipa alle molte
attività interdenominazionali dell’evangelismo fiorentino.
Questo non significa che la
Chiesa apostolica italiana di Firenze-Prato rinunci alle sue peculiarità, prima fra tutte la direzione pneumatologica data alla
teologia: « Come apostolici siamo stati molto contenti del fatto
che l’ultima assemblea del Consiglio ecumenico sia stata convocata nel segno dello Spirito »,
Giovedì 3 ottobre
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Alle ore 21, presso il Centro d'incontro (via Repubblica 3, sotto i portici del Municipio),
riprendono gli incontri del gruppo, che
si terranno ogni primo e terzo giovedì del mese. In ottobre verrà affrontata la lettura dell'Epistola ai Calati.
~ Sabato 12 ottobre
□ INCONTRO MONITORI
1° CIRCUITO
TORRE PELLICE — La prima riunione dei monitori della vai Pellice dopo
la pausa estiva si svolge alle ore
16.30 presso la Casa unionista.
Domenica 13 ottobre
□ INCONTRO GIOVANI
1° DISTRETTO
PINEROLO — Alle ore 14,30, presso
i locali della chiesa valdese in vìa dei
1, si svolge il primo incontro
dei gruppi giovanili del 1° distretto.
ha detto il pastore Affuso nel
corso della sua relazione.
E proprio allo Spirito, fonte
della comunione, viene ricondotta
quella volontà di collaborazione
e di apertura fraterna che fu,
e rimane, alla base della convenzione.
Le esperienze
di scambio
■Va inoltre ricordato, come ha
ancora detto Affuso, che non c’è
comunione senza riconciliazione,
e occorre notare — com'è poi
scaturito dal dibattito — che. esistono dei tentativi, non molto
conosciuti, di esperienze di scambio tra la nostra tradizione riformata e quella carismatico-pentecostale. Ne sono stati riportati
degli esempi, ed è stato chiarito
come questi contatti non implichino una rinunzia alle rispettive identità.
Ci può essere un sentire comune, e una tensione fraterna
alla collaborazione, anche al di
là dei rapporti con lo stato, questione non secondaria al momento in cui fu definita la convenzione.
In effetti, come ha detto il
moderatore Giampiccoli, agli inizi degli anni ’80 c’era da parte
valdese un clima di disponibilità. Era stato fatto l’accordo con
le Chiese libere, l’Intesa con lo
stato doveva concretizzarsi in
quegli anni, e questa disponibilità tendeva proprio a rappresentare l’evangelismo italiano di
fronte allo stato e alla società.
Per spirito di servizio e non certo per volontà di egemonia. Casomai è necessario riflettere su
ciò che si è fatto concretamente sul "riconoscimento reciproco”, altro punto qualificante della convenzione: abbiamo fatto
davvero tutto il possibile?
L’accordo che c’è stato sulla
necessità di intensificare questa
"concretizzazione” fa ben sperare; intanto l’apertura reciproca
e la testimonianza comune proseguono; occasioni come questa
possono contribuire a rilanciarle.
Alberto Corsani
TAVOLA VALDESE
Proclamazione
di vacanza
La Tavola, considerata la
prossima scadenza del nainistero pastorale nella chiesa
valdese di Milano, in base all’art. 17 R04 proclama la vacanza della predetta chiesa a
partire dal 1” ottobre 1991. La
designazione del pastore dovrà essere fatta in conformità
agli articoli 12, 13, 14, 15 R04
entro il 31.12.1991.
Per la Tavola valdese
Franco Giampiccoli,
moderatore
Roma, 1° ottobre 1991.
La ripresa delle attività
nelle nostre chiese
BOBBIO PELLICE — Domeni
ca 13 ottobre inizio attività. Ore
10, con anticipo di mezz’ora, culto con celebrazione della Cena
del Signore, liturgia condotta da
un gruppo di giovani, partecipazione di un gruppo di trombettieri dalla Germania. Alla fine
del culto, consegna materiale di
studio agli alunni della scuola
domenicale, del precatechismo e
catechismo. Alle ore 12.30, agape comunitaria preparata dalle
sorelle dell’Unione femminile;
alle 20,30, nel tempio, concerto
del gruppo trombettieri, seguito
da rinfresco aperto a tutti.
• Venerdì 18 ottobre, alle
19.30, al presbiterio, riunione dei
monitori. La prima lezione della scuola domenicale sarà sabato 19 ottobre, alle 14,30, nella sala. Lo stesso giorno, alle 15,30,
riunione plenaria dei precatecumeni e catecumeni, dei quattro
anni, nella sala al piano superiore.
• Domenica 20 ottobre, alle
14.30, Unione femminile.
• Lunedì 21 ottobre, alle 21,
nella sala, riunione della filodrammatica.
O Domenica 27 ottobre, alle
10.30, assemblea di chiesa. All’odg relazioni su Conferenza distrettuale e Sinodo, informazioni finanziarie, varie ed eventuali.
Scuola domenicale
TORRE PELLICE — Con l ini
zio di questo mese riprendono
le varie attività. Ricordiamo a
tutti che domenica 13 ottobre
avrà luogo il culto di apertura
della scuola domenicale.
• La comunità formula il suo
migliore augurio alla piccola
Jennifer Ferrerò che è stata battezzata, ed alle nuove coppie di
sposi; Anna Bounous e Oliviero
Long, Patrizia Glionna e Sergio
Ferrerò, Lorella Bolero e Ivo
Avondet.
• In questi ultimi giorni ci
hanno lasciato Erica Gardiol
ved. Cavazzani, Leandro Visconti, Franco Pizzardi. Alle famiglie provate dalla separazione
esprimiamo la nostra solidarietà
fraterna nella comune speranza
in Cristo.
Battesimi
PRAMOLLO — Nel corso del
culto di domenica 22 settembre
sono stati battezzati i piccoli
Ramona di Lucia e Adriano Menusan e Davide di Ivana e Valdo
Ferrerò. Chiediamo a Dio di benedire questi bambini e di aiutare i loro genitori a mantenere
sempre fede alla promessa fatta.
• Domenica 6 ottobre, alle ore
10, avrà luogo il culto di inizio
attività, con la partecipazione
dei bambini della scuola domenicale e dei ragazzi del catechismo.
Culto estivo
LUSERNA SAN GIOVANNI —
L’ultimo culto estivo presso la
cappella dei Jalla avrà luogo domenica prossima 6 ottobre, alle
ore 17, e sarà celebrata la Cena del Signore.
CIOV e diaconia
PRAROSTINO — Grazie al
pastore Paolo Ribet che il 22
settembre ha partecipato alla
nostra giornata comunitaria
presso la cappella del Roc, ultimo degli incontri estivi dedicato questa volta al tema della
diaconia e del lavoro della CIOV
sotto vari aspetti.
• Il 31 agosto, nel tempio di
Roccapiatta, Claudia Jourdan e
Sandro Bocchiardo, e ancora Patrizia Pons e Flavio Rivoiro il
22 settembre presso il tempio di
San Bartolomeo hanno chiesto
la benedizione del loro matrimonio. A questi giovani, tutti appartenenti alla comunità di Prarostino, vanno le nostre felicitazioni e un augurio di vita benedetta nel Signore.
Auguri!
PERRERO-MANIGLIA — Ci
rallegriamo con Marina Ribet e
Ferruccio Pons per la nascita
della primogenita Natalia.
'• Domenica 13 ottobre culto
unico di inizio delle attività alle 10 a Perrero. La comunità è
poi invitata a un pomeriggio comunitario per ringraziare Claudio e Milena Tron.
Solidarietà
VILLAR PELLICE — In queste ultime settimane ci hanno
lasciato i fratelli Enrico Emanuele Bouissa, di anni 85, e Paolo Enoch Gönnet, di anni 86. Ai
figli con le rispettive famiglie e
a tutti i familiari rinnoviamo la
fraterna solidarietà della nostra
Chiesa.
Assemblea di chiesa
POMARETTO — L’assemblea
di chiesa è convocata per sabato 5 ottobre, alle ore 20,30, nel
tempio. Temi: reiazione dei deputati al Sinodo e varie.
• Domenica 6 ottobre inizio
delle attività con culto alle ore
10 nel tempio.
• Lunedì 7 ottobre, alle ore
20,30, incontro del gruppo giovani all’Eicolo grando.
• Si sono uniti in matrimonio Loredana Bounous e Gustavo Barus; Rosella Beltramo e
Claudio Perro; Nicoletta Peyronel e Primo Laurenti. Inoltre,
giovedì 26 settembre presso il
Municipio di Salza di Pinerolo,
si sono uniti in matrimonio
Marco Meytre e Nadia Pons. Che
lo Spirito del Signore sia guida
costante a questi nuovi focolari,
a questi sposi gli auguri della
comunità.
• Il 12 settembre ha avuto
luogo il funerale del nostro fratello Pietro Bounous, deceduto
a Pomaretto il 10 settembre. Ai
familiari nel dolore la simpatia
cristiana della comunità.
• Domenica 22 settembre, durante il culto, è stato insediato
quale responsabile della chiesa
di Pomaretto il pastore Sergio
Ribet. Tutta la comunità dà il
benvenuto al pastore Ribet e alla sua famiglia. Contemporaneamente dà anche il benvenuto al
candidato Donato Mazzarella che
sarà collaboratore del pastore.
Culto con Santa Cena
PRALI — Domenica 13 ottobre ci sarà il culto d’inizio delle attività, pensato soprattutto
per i giovani. Durante il culto
verrà celebrata la Santa Cena.
Alla fine del culto si decideranno gli orari del catechismo; la
scuola domenicale inizierà venerdì 18 alle ore 16 e il precatechismo inizierà alle 17,30.
• Il primo incontro delle monitrici, per la preparazione delle attività dell’anno, è previsto
per giovedì 10 ottobre, alle ore
20, presso il presbiterio.
• Domenica 6 ottobre sarà
battezzato Ivan Pascal; auguri a
Gino e Vera!
Avvicendamento
VILLASECCA — Con la fine
di agosto il pastore Ludwig
Schneider ha terminato il suo
servizio nella chiesa. La comunità lo ha salutato in occasione
del culto del 18 agosto al quale è seguita un’agape fraterna a
cui hanno partecipato anche i
coniugi Tron. Claudio Tron è
stato successivamente insediato
nel culto del 1° settembre, presieduto da Flavio Micol, inviato
dal Consiglio di circuito.
• Abbiamo recentemente ricevuto i saluti del past. Schneider
al Concistoro e alla comunità.
Egli ci informa dei problemi
che lo hanno immediatamente
coinvolto nella sua nuova sede
di servizio a Wiesbaden; si tratta,
anche lì, degli stabili (il tempio
necessita di restauri per una spesa preventivata di 400.000 marchi) oltre a quelli della gestione dell’asilo infantile evangelico,
per il quale ci sono troppe richieste e troppo pochi insegnanti. Inoltre il Consiglio di chiesa vorrebbe limitare le iscrizioni per poter qualificare meglio
il servizio. Sono problemi che
comprendiamo bene e che ci
fanno sentire vicini. Auguriamo
al pastore Schneider un ministero proficuo e benedetto.
• La comunità è grata ai predicatori che hanno presieduto i
culti nel corso dell’estate in sostituzione del pastore: oltre ai
predicatori locali Elvio Peyronel
e Emilio Rostan, a Flavio Micol
e ai pastori Eugenio Stretti e
Alfredo Janavel. La visita del
pastore Janavel, che ha curato
la chiesa di Villasecca dal 1934
al 1946, è quasi un appuntamento annuale particolarmente caro alla comunità, e ci auguriamo possa continuare ancora per
molti anni.
• Alla fine dell’estate è stata
ritinteggiata la sala del culto invernale. Mentre scriviamo un
gruppo di volontari sta perlinando la base delle pareti a altezza d’uomo. Prossimamente
saranno attuati gli interventi ormai indilazionabili al tetto del
campanile del tempio. Poi c’è il
vecchio tempio di Villasecca e
varie scuolette che aspettano.
Ringraziamo, intanto, i volontari che hanno dato la loro collaborazione per questi interventi
e per riordinare la casa pastorale a fine agosto.
Saluti
VENEZIA — Il 4 agosto c’è
stato il culto che ha segnato il
commiato del pastore Alfredo
Berlendis, che ha lasciato la città per un altro incarico a Cinisello. Hanno partecipato al
culto con letture anche la moglie Camilla e la figlia Franzina,
che proprio a Venezia qualche
mese fa ha chiesto il battesimo.
Dopo il culto la comunità si
è intrattenuta a salutare la famiglia Berlendis.
• Nelle domeniche successive
i culti sono stati tenuti da predicatori della comunità e del
circuito, che ringraziamo.
• Nel periodo estivo e immediatamente precedente la comunità ha subito la perdita di due
fratelli: Ornella Paoli di Venezia, da tempo sofferente, e il giovane Michele Bordon di Eraclea,
deceduto in un incidente sul lavoro. Ai familiari va il pensiero solidale della comunità.
Corso musicale
Il 5 e il 6 ottobre si terrà,
al Castagneto di Villar Pellice,
il corso musicale per direttori
e coralisti col maestro Sebastian
Korn. L’inizio è previsto per le
ore 15 del sabato.
Il corso non è a carattere didattico bensì è volto al perfezionamento di testi già ap^presi durante i corsi precedenti.
Questi testi verranno presentati in concerto domenica 6 ottobre alle ore 16 nel tempio valdese di Torre Pellice.
Al termine del concerto si terrà l’assemblea delle corali. Per
le prenotazioni al corso telefonare a Gisela Lazier (930779).
6
6 prospettive bibliche
4 ottobre 1991
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
IL DIRITTO NELLA CHIESA
« Lodino la forza del Re che
ama la giustizia; sei tu che hai
fondato il diritto, che hai esercitato in Giacobbe il giudizio e
la giustizia » (Salmo 99: 4).
Abbiamo ascoltato la lettura di un
salmo, usato certamente nel culto
come denota la sua configurazione
formale, che ha come tema la santità di Dio. L’esaltazione avviene attraverso tre sezioni, che prima acclamano la santità nella sua dimensione universale (v. 1-3), poi la santità nel garantire e procurare la giustizia (v. 4-5) e infine la santità nella
grazia manifestata verso il popolo
d’Israele (v. 6-9).
Dio è magnificato nella sua santità,
nella sua incommensurabile altezza
proprio perché l’umanità possa, avvertendone la grandezza e l’eminenza, inchinarsi nell’adorazione. La sua
santità è dimostrata, sì, nella sua
maestà (« siede sui cherubini » v. 1)
ma ne vengono enumerati gli effetti
nella storia: la sua santità non è un
generico attributo ma una effettiva
forza che produce conseguenze nella
realtà storica umana, che abbraccia
tutta la terra e le genti fino a raggiungere Sion e il suo popolo eletto.
Un inno alla grandezza
assoluta di Dio
E’ interessante la considerazione
che tutto nel salmo sta a delineare
la grandezza assoluta e incomparabile di Dio. Dio è eccelso, il suo nome
grande e terribile, è potente: insomma, è descritto in tutta la sua « misteriosa alterità ». Tutto questo non
rinaane però nell’alto dei cieli, dove
egli siede, in una dimensione trascendente ma ha delle pratiche implicazioni sulla terra, che ne è addirittura
sconvolta (v. 1). La sua realtà divina
ultraterrena non rimane tale ma crea
conseguenze visibili e tangibili: non
è un fatto destinato a rimanere nei
cieli ma crea effetti rilevanti nella
storia e negli eventi,umani.
Poiché questo culto apre un'assemblea specificamente dedicata alle questioni normative, vorrei restringere
la mia attenzione alla seconda sezione, quella che riguarda la manifestazione della santità di Dio nella giustizia, senza per questo volere sottovalutare le rimanenti due sezioni:
solo rimandando ad altra e a diversa
occasione l’esame, anch’esso molto
interessante e produttivo.
« Giustizia e diritto sono la base
del tuo trono », dice un altro salmo
(89: 15): la sua regalità è basata su
giustizia e diritto. La sua potenza di
re si evidenzia e si manifesta nell’amore che egli porta per la giustizia, nel fatto che egli si presenta come il garante del diritto, nella considerazione che le norme e le regole di
vita trovano in lui una volontà fondante. Ci sono, nel v. 4, che stiamo in
particolare esaminando, tre parole
fondamentali (diritto, giustizia e regole di vita) collegate fra loro dai tre
verbi, parole che vengono a costitui
« Sei tu, o Eterno, che hai fondato il diritto » (Salmo 99: 4). A questa
parola biblica si è ispirata la Commissione incaricata di predisporre il
nuovo regolamento dell’Unone cristiana evangelica battista. Se è vero
che Dio stesso fonda il diritto come manifestazione della sua santità, è
anche vero — come ha detto Paolo Spanu nelPintrodurre i lavori della
Commissione — che le norme sono l’espressione scritta del nostro consenso fraterno. Non sono come le leggi dello stato che hanno valore coercitivo. Inoltre^ siamo consapevoli che questo consenso fraterno varia nel
tenipo perche varia la nostra comprensione delPEvangelo nella storia.
U diritto, nella chiesa, ha essenzialmente la funzione di organizzazione
della vita della comunità. Questa è la predicazione di apertura dei lavori dell Assemblea straordinaria dell’ Unione delle chiese battiste in
Italia, (red.)
re un insieme indissolubile.
Diritto, giustizia e norme di comportamento: tre parole che sono usate dal salmista come sinonimi e che
sono quasi intercambiabili fra loro.
La santità di Dio si esprime anche in
questo: Dio ha creato l’ordinamento
di giustizia, Dio ama il diritto, Dio
non solo l’ha fondato ma l’ha anche
posto in essere. La santità di Dio opera nella storia anche attraverso questo fatto concreto, che ha consentito
di realizzare il suo ordinamento.
Per la visione di fede del salmista,
la storia è dunque il teatro concreto
nel quale Dio vuole che si manifesti
la sua santità attraverso giustizia,
norme di vita e diritto. Allora dobbiamo concludere che in qualche modo norme e diritto trovano nella santità di Dio se non la loro giustificazione, almeno qualcosa su cui fondare
la propria sussistenza e ragion d’essere. Ellul cita Deuteronomio 1: 17,
un brano in cui Mosè invita i giudici
a non aver paura nell’emettere i giudizi perché il vero giudice è Dio, concludendo che « è la volontà personale di Dio che rende giustizia e così il
diritto appare in ogni modo come
un atto di Dio ».
Il diritto umano
e la giustizia di Dio
Non so se possiamo essere cosi sicuri come Ellul nella sua asserzione,
ma dobbiamo ammettere che comunque il fatto che il diritto umano sia
assunto in qualche modo da Dio dà
ad esso una dignità che noi non possiamo assolutamente disconoscere.
In quanto riflesso, magari appannato, talora inadeguato e spesso misconosciuto, della giustizia di Dio, il diritto, preso in senso assoluto in quanto norme di comportamento ispirate
a giustizia, ha titolo ad un rispetto
non generico ma del tutto speciale da
parte dei credenti. Pur rimanendo
umano, e quindi con tutti i difetti
della sua origine, dobbiamo, mi sembra, ammettere che il tentativo di
porre delle regole, in quanto riflesso
e manifestazione della giustizia di
Dio, merita rispetto ed attenzione.
Questa concezione, che mi sembra
il V. 4 del salmo possa autorizzare e
che sono andato finora brevemente
delineando, mi pare invece trovi non
poche difficoltà ad affermarsi nei nostri ambienti. Più volte ho sentito
parlare, a questo proposito, di un metro della legge che sarebbe contrapposto al criterio della grazia. Come se
ambedue, legge e grazia, non fossero
conseguenza ed emanazione della
stessa giustizia di Dio. Credo che tutta questa diffidenza sia il frutto di
una malintesa lettura della polemica
paolina contro la legge: ma essa era
negazione della legge come autogiustificazione e non della legge in se
stessa. Anzi Paolo stesso dà una valutazione positiva della legge, come
pedagogo che ci conduce a Cristo.
Calati 3: 24).
L’osservanza del diritto
e la nostra coscienza
Pertanto errerebbe chi pensasse di
essere a posto per il solo fatto che,
osservando gli ordinamenti umani in
quanto riflesso della giustizia divina,
compie la volontà di Dio. Nessuna
osservanza di diritto, credo, può
mettere a posto la nostra coscienza:
ma certo una regola di condotta può
guidarci a vivere in pace nella comunità umana. E chi è credente lo fa
sapendo bene non di ricercare una
giustificazione (che sa bene venire
da fuori di sé) ma di tentare un comportamento corretto nei confronti
degli altri.
Il diritto deH’Antico Testamento è
compreso come un’attività duratura
intesa a preservare in continuazione
Io shalom all’interno di una comunità. E, in questo senso. Paolo Io vede necessario nella chiesa di Corinto
perché « Dio non è un Dio di confusione ma di pace » (I Corinzi 14: 33),
così come vede pure necessaria l’esigenza che « ogni cosa sia fatta con
dignità e con ordine » (I Corinzi 14:
40). Schweizer afferma con sicurezza
che « il Nuovo Testamento è concorde nell’affermare che la comunità
non vive senza un ordinamento ».
Kàsemann, commentando I Corinzi
14, sostiene che per l’apostolo Paolo
esiste un diritto che la comunità deve praticare e che è lo Spirito Santo
che rende possibile l’istituzione di
un ordinamento.
Lo stesso Kàsemann critica fortemente il liberalismo per avere separato lo Spirito dal diritto. Già T.
Preiss aveva messo in evidenza come
l’azione dello Spirito Santo non sia
limitata a « quel mondo immateriale
di idee, di sentimenti e di volontà
che ci appaiono invisibili ed elevati ».
Non è un caso, io credo, che la terminologia neotestamentaria che definisce lo Spirito e la sua azione utilizzi
categorie umane ben precise come.
ad esempio, caparra, primizie, pegno,
testimone, paracleto, ecc., cioè nozioni « improntate alle forme giuridiche delle relazioni umane ». In altre
parole, l’ineffabile realtà divina si
esprime nella storia spesso attraverso espressioni giuridiche, proprio
perché esse sole rendono possibile
trasferire certi concetti nella prassi
e nel linguaggio umano.
Dunque, l’ordinamento ha un suo
diritto di cittadinanza nella chiesa:
anche se diciamo con chiarezza che
tale ordinamento è e rimane diritto
umano e non divino. Dobbiamo pure
convenire con il Kàsemann che il diritto del Nuovo Testamento aveva
una prospettiva escatologica che si è
spostata e forse, aggiungo io, persa.
Il diritto nella chiesa ha oggi la funzione di organizzazione della vita della comunità. C’è qualcuno che obietta che Tunica norma all’interno della chiesa è l’amore: pertanto non
ci sarebbe bisogno di regole. Rispondo che l’amore non è un sentimento
astratto ma si sostanzia in ben precisi comportamenti: questi — e non
l’amore che li motiva — hanno bisogno di regole. Non ci si può affidare
ai pii sentimentalismi o agli impulsi
del momento: nell’amore deve esserci il godimento equilibrato dei doni
di Dio. Le regole di condotta non negano o soffocano l’amore ma lo assecondano e lo rendono possibile.
Norme che regolano
le nostre relazioni
Vorrei concludere tornando al v. 4
del nostro testo. Se Dio stesso fonda
il diritto come manifestazione della
sua santità, pur convinti della nostra
umana imperfezione, accostiamoci
con fiducia a queste norme che regolano le nostre relazioni. Certo, sono
d’accordo, avviciniamoci senza rispetti reverenziali perché i nostri ordinamenti sono comunque opera di
donne e uomini, come tali quindi
sempre perfettibili; al tempo stesso,
però, facciamolo anche senza diffidenze e senza pregiudizi, perché essi
non costituiscono ostacolo alla nostra
vocazione o violenza alla libertà che
lo Spirito ci ha donato. E sforziamoci di scorgere in essi, proprio nelle
nozioni giuridiche che andremo ad
usare, il segno delTincontro della
santa volontà di Dio con la nostra
storia impura e l’impronta della sua
santità che vuole preservare la pace
fra noi, evitando la confusione
E’ un accordo fra umani, certo; ma
è pur sempre il Patto che Dio ha stabilito con noi che ci consente di
fare tale accordo. Ci guidi questa
consapevolezza, quando lo approveremo, certi che il nostro Signore, che
ci ha messo e ci tiene insieme come
suo popolo, continuerà a risponderci
mostrandosi, ancora, come dice il salmo, come un Dio che perdona. Esaltiamo dunque il Signore inchinandoci davanti al suo trono. Santo è il
Signore, nostro Dio!
Franco Scaramuccia
7
r
4 ottobre 1991
assemblea battista
INTERVISTA AL PASTORE SAVERIO GUARNA
Andiamo avanti con fiducia
L’Unione delle chiese battiste vive un momento di riflessione, nella prospettiva di un rilancio - La volontà di collaborazione con valdesi e metodisti è reale e costruttiva - I rapporti internazionali con altre Unioni battiste
Difficile ’’sequestrare” per alcuni minuti, durante i tre giorni caldi dell’Assemblea, il presidente dell’Unione, past. Saverio
Guarna. Ci siamo finalmente riusciti durante uno dei brevi intervalli e gli abbiamo posto alcune domande di carattere generale.
Qual è l’attuale stato di salute deU’Unione delle chiese battiste d’Italia?
L’Unione delle chiese battiste
d’Italia è una realtà abbastanza
complessa, sia dal punto di vista teologico sia dal punto di
vista organizzativo. Inoltre, è
una realtà in formazione in
quanto l’Unione battista come
tale è iniziata nel 1956. Trentacinque anni durante i quali si è
cercato di fare un lavoro di
coordinamento, di organizzazione, di razionalizzazione delle
strutture. Quindi siamo in una
fase di riflessione e con una prospettiva di rilancio. Le nostre
chiese, fra piccole e grandi, sono più di cento. Molte di queste sono in una situazione fiorente. Alcune, invece, stanno attraversando un periodo di crisi.
Complessivamente, ci sentiamo
abbastanza fiduciosi per affrontare le responsabilità che le sfide del nostro tempo ci pongono,
nella misura delle nostre forze
che non sono quelle di una grande organizzazione. Siamo in una
situazione in cui ci sono stimoli
ma ci sono anche delle difficoltà oggettive per delle chiese piccole, delle chiese che vanno contro corrente. Non voglio dare né
una valutazione entusiastica né
una valutazione pessimistica.
Personalmente, penso che questi
nostri sforzi di impegno, di organizzazione, di evangelizzazione
avranno dei risultati. Andiamo
avanti con fiducia.
Questa Assemblea sta discu
tendo il regolamento. Alcuni delegati denunciano un certo centralismo dell’Unione rispetto alla tradizionale autonomia delle
chiese locali. Cosa ne pensi?
E’ abbastanza facile parlare in
astratto di concetti quale ’’autonomia”, ma quando si tratta di
rapportare questi principi alla
realtà concreta delle nostre chiese, allora sorgono i problemi.
La mia impressione è che i problemi non vengono da una difficoltà oggettiva ma vengono
creati da interpretazioni soggettive o locali di quello che si sta
facendo a livello nazionale. Alcuni dicono: si va verso una
centralizzazione. In coscienza,
posso dire che ciò non è vero.
Anzi, ci sono delle chiese dove
c’è una centralizzazione a livello
locale tale da smentire la proclamata autonomia. Stabilire un
ordinamento unitario non è una
cosa semplice, che si fa una volta per tutte. E’ un modo di crescere insieme, con delle strutture che di volta in volta ci diamo e sulle quali discutiamo. E’
un processo mai compiuto, sempre da rivedere. L’importante,
per ora, è metterci d’accordo
sull’impalcatura generale. Poi,
nei prossimi anni, si potrà rivedere, correggere, affinare, o, perché no, capovolgere le impostazioni se si vede che esse non
rispondono più alle esigenze dei
tempi e alle necessità della missione.
Quali sono le prospettive di
collaborazione con le chiese vaidesi e metodiste, dopo l’Assemblea-Sinodo dello scorso anno?
E’ soltanto da nove mesi che
ho assunto la responsabilità della presidenza e, in un certo senso, sono ancora in una fase di
apprendistato. Mi sembra però
che, a tutti i livelli di collabo
razione avuti finora, ci sia un’ottima atmosfera, senza pregiudizi denominazionali, in uno spirito di comunione fraterna e di
generosità, e con la volontà comune di rendere un servizio al
nostro popolo. Le cose da fare
sono tante e siamo pochi, per
cui ci possono essere battute
d’arresto. Ma la volontà di collaborazione effettiva tra battisti,
valdesi e metodisti è reale. Per
esempio, per quanto riguarda il
settimanale comune, si sta lavorando con serietà, approfondendo le varie questioni, e mi auguro, l’anno prossimo, di vedere questo nuovo giornale, secondo gli impegni presi dai tre esecutivi.
Qual è la vostra posizione sulrS per mille?
Non c’è stato ancora un dibattito al nostro interno. In
questa Assemblea faremo una
presentazione del problema. Non
abbiamo un’idea precisa sull’orientamento delle nostre chiese in proposito. E’ facile presumere che ci sia uno schieramento a favore, uno contrario, e anche una grande fascia di incerti.
Terremo conto della posizione
maggioritaria che emergerà, in
un senso o nell’altro, per la definizione stessa delle Intese con
lo stato.
Quali sono i rapporti attuali
tra i battisti italiani e la ’’Southern Baptist Convention” americana?
Di Convenzioni battiste ce ne
sono più di dieci negli Stati Uniti. E noi abbiamo rapporti con
tutte, non solo con quella del
Sud. I nostri rapporti con la
”Southern Baptist Convention”
sono mediati da un’agenzia missionaria chiamata ’’Foreign Mis
sion Board”, la quale si preoccupa della diffusione dell’Evangelo e delle missioni all’estero.
Questi rapporti sono tradizionali, sono stati sempre corretti.
Naturalmente, essi subiscono
delle influenze a seconda del prevalere di certe tendenze teologiche, che non sono esclusive soltanto dei battisti ma che attraversano tutte le confessioni
evangeliche e non evangeliche, e
anche addirittura le religioni
non cristiane. I nostri rapporti
con questa agenzia sono stati
sempre improntati alla collaborazione franca e al rispetto delle posizioni reciproche. Naturalmente l’Unione battista in Italia è autonoma. Con alcune delle Convenzioni battiste esistenti
nel mondo abbiamo rapporti più
intensi, per affinità teologiche o
ecclesiali. Per esempio, con le
IL NUOVO REGOLAMENTO DELL’UCEBI
L’unità della fede
E’ finita con un’approvazione a larghissima
maggioranza del regolamento, già messo in vigore in via sperimentale dall’Assemblea ordinaria
del 1990. Tutti i timori di centralismo assorbente
e di soffocamento delle autonomie locali sono
svaniti nella constatazione fatta dai membri dell’Assemblea che tutto quanto era paventato non
era assolutamente vero: l’Assemblea straordinaria
ha mostrato di capire bene cosa si stava facendo
e ha dato fiducia al regolamento, che aveva alle
spalle un anno di sperimentazione tranqidlla e
senza polemiche.
Le Chiese, tramite i loro delegati, hanno dimostrato, al di là di ogni dubbio, cosa vogliono: le
lamentele e i dissen.si sono più che limitati e ben
definiti nelle persone e negli ambiti. Questo regolamento è figlio fedele del patto costitutivo e disciplina unicamente i rapporti all’interno dell’Unione: l’autonomia delle Chiese, per quanto attiene
alla loro predicazione, alla loro organizzazione
e all'espletamento della missione (come recita l’art.
2), è ampiamente salvaguardata. Questo, io credo,
è il senso primario delle decisioni che sono state
prese. L'Assemblea straordinaria, ora conclusa,
ha fotografato un’Unione collegata e aggregata,
unita in una volontà ben chiara di procedere secondo le linee finora disegnate.
Ora che l’Assemblea è finita, ci sarebbe da domandarsi che cosa è cambiato: nulla o forse tutto.
Nulla, nel senso che le linee fondamentali di organizzazione già in vigore, sia pure in via sperimentale, sono state confermate (a parte il capitolo sul trattamento di quiescenza dei ministri,
ohe è stato formulato ex novo dovendosi sostituire la prassi in vigore): quindi l’Unione va avanti
esattamente come prima, secondo un sistema già
ampiamente collaudato. Tutto, nel senso che ora
le Chiese hanno chiarito a larghissima maggioranza
ohe non c’è distacco fra patto costitutivo e regolamento e che non c’è nessuna prevaricazione dell’Unione sulle Chiese.
Da questo secondo punto di vista è un enorme
passo in avanti, che dovrebbe convincere del tutlo e mettere a tacere le critiche che alcuni pochi
Unioni battiste del Centro America c’è un affiatamento particolare perché sanno che noi le sosteniamo, che le amiamo e che
siamo al loro fianco per le questioni dei diritti umani in particolare. Con la Convenzione battista del Sud Africa abbiamo
avuto un patto di gemellaggio,
e per due anni abbiamo fatto
raccolte di fondi. Insamma, la
nostra Unione è apprezzata a livello internazionale, siamo ascoltati nelle varie commissioni
quando interveniamo su temi
quali diritti umani, l’evangelizzazione, la ricerca teologica. E, in
ogni caso, tra noi e altre Convenzioni non ci sono rapporti
di subordinazione o di dipendenza.
Intervista a cura di
Jean-Jacques Peyronel
hanno ritenuto di dover avanzare. Un seggio fortemente garantista' ha concesso massima libertà
e accesso a tutte le obiezioni e proposte di modifica. E mi pare che i risultati delle numerosissime
votazioni seguite alle proposte di emendamento
del testo siano univoci nell’indicare la vera unitaria volontà delle Chiese battiste italiane.
Ne esce fuori dunque un’Unione rafforzata, al
centro e in periferia, con un regolamento che
mette al sicuro le Chiese da attacchi alla loro
autonomia e che dà certezza a coloro che devono
operare nell’Unione per il bene di tutti. Il tradizionale congregazionalismo delle Chiese battiste
viene dunque riconosciuto e affermato nei suoi
caratteri fondamentali, nonché difeso da ogni intrusione centralistica. Al tempo stesso, è riconosciuto valore ecclesiologico all’Unione e le si dà
la possibilità di raggiungere i suoi fini istituzionali, ricordati dall’art. 2 del patto costitutivo: esprimere sul piano organizzativo l’unità della fede;
stimolare la comunione delle Chiese; promuovere la missione e la fondazione di nuove Chiese;
costituire e coordinare gli organismi operativi (Dipartimento di teologia e dipartimento di evangelizzazione); rappresentare le Chiese verso gli organi dello Stato; curare i rapporti con le altre
Chiese cristiane, gli organisrni interecclesiastici e
le diverse confessioni religiose; amministrare i
beni per gli scopi comuni.
Direi in sostanza che quel lavoro di svolta
riorganizzativa, che fu iniziato con il Convegno
ecclesiologico del 1983, trova finalmente nell’Assemblea straordinaria del 1991 certo non il suo
compimento ma un suo primo punto di arrivo.
Sicuramente è solo una tappa ma già da ora rappresenta una basilare definizione organica dell’intero assetto. Ci aspettano nelle prossime Assemblee ordinarie l’approvazione degli statuti delle
istituzioni e dei dipartimenti ma, avendo l’impianto di fondo ora ben definito nell’accordo generale,
sarà certamente più facile e più sbrigativo procedere.
Franco Scaramuccia
SCHEDA
I battisti
Il problema delle origini dei battisti è ancora molto dibattuto tra
gii storici. 1 dati certi sono che
le prime chiese battiste nacquero
nell'ambito del puritanesimo inglese del '600. I battisti emersero
da quel coacervo di esperienze religiose da cui nacquero anche
presbiteriani, congregazionalisti,
quaccheri, ecc. in due ondate successive. 1 primi, emersi intorno al
1609, erano legati al separatismo,
cioè a quella tendenza del puritanesimo che voleva separarsi dalla
Chiesa anglicana. Questi venivano
chiamati battisti generali, perché
avevano una tendenza arminiana. I
secondi, emersi verso il 1630, erano dei calvinisti ortodossi e per
questo vennero chiamati battisti'
particolari. Negli anni i battisti generali andarono scemando e dividendosi, fino a quasi scomparire,
mentre i battisti particolari si consolidarono. Molti battisti generali
entrarono nelle file dei particolari
e questi ultimi persero molto della loro ortodossia calvinista.
Il battiamo si diffuse grandemente nelle colonie americane. Qui i
battisti inglesi portarono il loro
principio della separazione tra chiesa e stato che in seguito entrò
come primo emendamento della
Costituzione americana. I battisti in
America subirono due modificazioni
importanti. In primo luogo l’Influsso dello spirito della ’’frontiera”.
A causa della vastità del territorio, le chiese nelle zone della frontiera, spesso isolate, assunsero
uno spirito indipendentista ed autarchico. Questo spirito in seguito fu molto mitigato dalla nascita
delle società missionarie che richiedevano sforzi congiunti delle
chiese. In secondo luogo l’influsso
dei ’’Risvegli” avvenuto in varie
tappe durante il ’700 e l’800. In
questo periodo, che coincise con
la loro crescita esplosiva, le chiese battiste scoprirono la missione
e soprattutto l’evangelizzazione interna, ma assunsero molte delle
caratteristiche del Risveglio.
La predicazione battista arrivò in
Italia intorno al 1863, sull’onda delle maggiori libertà permesse dal re,
Carlo Alberto. I primi missionari
furono due inglesi, Edward Clarke
e James Wall. Essi iniziarono due
missioni autonome, ”La Spezia
Mission” nella città ligure e la
’’Baptist Missionary Society” a Bologna. I battisti americani, a causa della guerra di secessione, arrivarono in un secondo momento,
verso il 1870. Il primo missionario americano ad iniziare un vero
lavoro di evangelizzazione fu G. B.
Taylor, sostenuto dal Foreign Mission Board della Southern Baptist
Convention. Nel 1884 le tre missioni battiste operanti in Italia costituirono l’Unione cristiana apostolica battista, che aveva una cinquantina di chiese e una ventina
di pastori, in questo periodo aprono le riviste li testimonio e II
seminatore.
Nel 1922 la missione inglese si
ritirò dal campo missionario italiano. Il periodo tra le due guerre
fu caratterizzato dal grande slancio missionario, che portò ad una
notevole crescita delle chiese battiste. In questo periodo la vita culturale e teologica delle chiese battiste italiane venne arricchita dalla
figura di Giuseppe Gangale, che
con la rivista Bilychnis e la casa
editrice Doxa diede impulso agli
studi sulla Riforma, fece conoscere il pensiero di Karl Barth, ricordò le loro origini puritane ai
battisti, portò le istanze marxiste
e socialiste nel dibattito delle chiese. In questo periodo venne aperta la Facoltà di teologia di Roma.
Sotto il fascismo ci fu il Concordato e la legge sui ’’culti ammessi” e il battismo italiano si trovò
in notevoli difficoltà. Se la vita
culturale e politica delle chiese fu
spezzata, la testimonianza e la
predicazione riuscirono però a progredire. Durante gli anni della
guerra la testimonianza fu comunque ridotta al minimo.
Con la fine della seconda guerra mondiale le chiese ripresero vitalità, grazie anche alla valanga di
aiuti che arrivarono daH’America.
La Facoltà di teologia si trasferì
a Rivoli, vennero aperti i centri
giovanili di Santa Severa e Rocca
di Papa. Ma quello del dopoguerra
fu anche un periodo di grandi difficoltà, infatti questo fu anche il
periodo dei governi Sceiba e del
clericalismo cattolico più retrivo.
Nel 1956 nacque l’Unione cristiana
evangelica battista d'Italia, con uno
statuto autonomo dalla missione
americana. Questo è il periodo del
graduale ritiro del FMB dal campo
missionario italiano.
In quest’ultimo periodo si avviano tutti quei dialoghi che non
erano avvenuti, se non sporadicamente, fino ad allora. Il dialogo
con II mondo marxista e la classe
operaia, di cui le chiese battiste
avevano molti esponenti; il
dialogo ecumenico interno al protestantesimo nazionale che vedrà
una prima importante tappa nella
creazione della GEI (Gioventù evangelica italiana, oggi EGEI) nel 1951,
ma anche nella creazione della Federazione delle chiese evangeliche
in Italia. Il resto è cronaca.
Italo Benedetti
8
8
ecumenismo
4 ottobre 1991
_______UN NUOVO LOCALE DI CULTO PER LE CHIESE BATTISTE
Festa per il tempio
a Casorate Primo
Una comunità eh© ha saputo affrontare tempi difficili, sorretta poi
dalla solidarietà dell’Unione - Un giorno di fraternità ecumenica
Echi dal mondo
cristiano
Sotto lina pioggia battente, domenica 29 settembre, è stato dedicato al Signore il nuovo tempio battista di Casorate Primo
(PV). Un anno e mezzo fa, il 22
aprile 1990, anche allora sotto la
pioggia, era stata posta la prima
pietra. Dopo un anno e mezzo i
lavori sono terminati e finalmente il « tempio » è stato inaugurato.
« La pioggia — ha osservato
con arguzia il past. Carmelo Inguariti, vero factotum della cerimonia — non ci disturba. Anzi è
un buon augurio, noi battisti abbiamo dimestichezza con l’acqua... ».
E 1 acqua, che a pochi chilometri da Casorate aveva fatto rinviare ima attesa partita di calcio
tra il Milán e il Genoa, non ha
impedito ad una gran folla di essere presente alla festa della comunità battista di Casorate.
« Una comunità che ha sofferto
molto — come ha detto il past.
Franco Scaramuccia, vicepresidente deirUCEBI — perché per
lunghi anni non ha avuto locali
per le sue attività. Basti pensare
che la scuola domenicale per
molto tempo è stata fatta dentro
le automobili dei membri della
chiesa! ».
Ma anche una comunità determinata a volere una chiesa. « Abbiamo pregato molto, quasi ogni
giorno, per la nostra chiesa. Ci
siamo dati da fare, abbiamo scritto lettere, abbiamo collettato tra
noi e all’estero per ottenere i
fondi necessari — ha aggiunto il
past. Inguanti — e alla fine ce
l’abbiamo fatta. Il tempio si inaugura oggi ».
« Ma — ha sottolineato Inguanti — il tempio non è che un luogo, un punto di riferimento perché i credenti crescano nella fede
e portino la testimonianza cristiana tra la gente ».
Il past. Scaramuccia, nella predicazione sul testo di I Pietro 2:
4-5 ha ribadito lo stesso concetto:
«Voi siete le pietre viventi, il
tempio è solo uno strumento ».
Poi è stato firmato dai pastori
Scaramuccia ed Inguanti l’atto di
affidamento del tempio, che legalmente è proprietà deH’UCEBI, alla chiesa locale di Casorate. L’opera, progettata daU’arch. Paolo
Landi, è costata « 460 milioni —
come dice Franco Clemente, amministratore deU’UCEBI — di cui
un quarto raccolto dalla chiesa
locale e gli altri tre dall’VCEBI »
a testimonianza della solidarietà
delle altre chiese con quella di
Casorate.
Sul concetto di solidarietà tra
le chiese insiste Paolo Spanu, oggi pastore in una delle chiese battiste di Milano ma fino ad un anno fa presidente deH’UCEBI (« E’
lui che decise di costruire il tempio », dice il past. Inguanti presentandolo al pubblico), solidarietà che significa anche condivisione dei problemi degli altri, delle chiese che ancora aspettano un
"tempio", con il lavoro comune
dell’UCEBI. « Senza l’Unione —
conclude Spanu — questo tempio
non si sarebbe fatto ».
Sullo stesso tema intervengono
in molti (dalle chiese di Lodi, Mi
lano, Varese, Pavia, Bollate), ma
la festa è anche ecumenica. Ci sono valdesi e metodisti che sono
venuti da tutta la Lombardia per
far festa; c’è il missionario Peter
G. Fehr che è venuto da Lucerna
e che ricorda che all’origine della
chiesa di Casorate ci sono anche
emigrati in Svizzera ritornati poi
in Italia; ci sono fratelli cattolici,
il parroco di Casorate, c’è Francesco Coco Palmelio, presidente
della Commissione diocesana per
1 ecumenismo, che reca i saluti
del cardinale Martini che ha scritto una lettera di felicitazioni per
il tempio evangelico che è stato
costruito; ci sono le autorità, il
sindaco, gli assessori, c’è un consigliere provinciale democristiano
(che annuncia di sognare un’Europa fondata su valori cristiani),
c’è il brigadiere dei carabinieri.
Tutti a far festa con i fratelli e le
sorelle battiste di Casorate, che
ricordano l’inizio della testimonianza, quando a casa della famiglia Spezzacatena si sono cominciati a tenere i culti, quando si è
andati nel garage perché la casa
era troppo piccola, quando si è
cercato un locale più ampio e
quando l’amministrazione comunale ha deciso di concedere un
terreno per la costruzione del
tempio. Tempio che sarà a disposizione di tutti perché i credenti
sono anche cittadini. La festa finisce quando ormai è notte, ma
per i credenti « è festa tutti i
giorni che scopriamo il dono di
Dio », come dice una sorella di
Casorate.
G. G.
L’economia, una
questione di fede
GINEVRA — Il nuovo Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle chiese, eletto dall’Assemblea di Canberra, ha avuto la sua prima sessione ordinaria a Ginevra dal 20 al 27 settembre. All’ordine del giorno della
riunione vi era, tra l’altro, l’esame di una dichiarazione ecumenica sulla vita economica mondiale.
Un documento preparatorio, intitolato « L’economia, una questione di fede: dichiarazione ecumenica sulla vita economica », è
stato distribuito a tutti i membri
del Comitato. La discussione proseguirà nella riunione del prossimo anno.
Nell’introduzione, il documento
precisa che « le questioni economiche sono questioni ecumeniche;
le dimensioni economiche della
vita toccano l’intera terra abitata,
l’ecumene ». Ragion per cui « il
movimento ecumenico ha sempre
avuto all’ordine del giorno le questioni economiche ».
Rievocando la storia dell’impegno delle chiese in campo economico, il documento sottolinea
che «fin dall’inizio del dibattito
ecumenico sull’economia, è emerso un consenso: la fede cristiana
non è separabile dall’economia.
La Conferenza mondiale del cristianesimo pratico, che si era
svolta a Stoccolma, nel 1925, aveva insistito sulla "necessità di applicare lo spirito e l’insegnamento di Cristo alla vita economica
e alle relazioni professionali..." e
aveva affermato con forza che
"l’Evangelo vale in tutti i settori
della vita".
INTERVISTA AL PROF. PIETRO BOLOGNESI
Il fondamentalismo e l’ecumenismo
L ottimismo antropologico delle cosiddette « chiese classiche » - I rischi del sincretismo Le necessità imprescindìbili del dialogo - Come coniugare la fede e l’impegno quotidiano?
La recente intervista al prof.
Pietro Bolognesi sul fondamentalismo — pubblicata nel n. 23
del 7.6.’91 — ha ottenuto un
buon numero di consensi a dimostrazione di un interesse piuttosto diffuso, probabile conseguenza della trasversalità di queste movimento rispetto a tutte
le chiese e denominazioni evangeliche, incluse quelle "classiche”. Ciò non toglie che la "Chiesa dei fratelli’’ — presente e attiva nel nostro paese e di cui
la rivista ”11 Cristiano” (1) è
l’organo d’informazione ufficiale — possa considerarsi una delle sue più cospicue e dirette manifestazioni: sarà perciò nostra
cura in seguito chiedere un’intervista anche a qualche esponente di quest’area specifica. Comunque, sempre nell’intento di
offrire ai lettori strumenti per
una migliore reciproca conoscenza, riteniamo di dover continuare
la nostra inchiesta con una ulteriore serie di domande al prof.
Bolognesi.
Prof. Bolognesi, quali sono le
sue riserve nei confronti delle
cosiddette "chiese classiche" della Riforma da un lato e del cattolicesimo dall’altro?
Le osservazioni potrebbero essere assai ampie, ma visto il clima di fraternità che contraddistingue il nostro incontro, oso
essere sintetico e paradossale. Le
tendenze liberali, presenti nel
protestantesimo storico e nel cattolicesimo romano, soqo marcate
da un eccessivo ottimismo antropologico. Esse esprimono una visione antropocentrica, che contrasta con quello che io comprendo della Parola di Dio.
La netta prevalenza dell’esperienza religiosa in senso ampio — per il protestantesimo — o
della realtà della chiesa attraverso i tempi in quanto manifestazione del divino — per il
cattolicesimo — sottraggono a
Dio la gloria che gli deve essere
riconosciuta. Mi chiedo se possa
considerarsi conforme al messaggio biblico una visione del mondo che assuma la contemporaneità quale paradigma fondamentale.
Detto questo vorrei però aggiungere due cose. Primo: sarei felice
di poter essere corretto qualora
un simile giudizio fosse infondato. Secondo: non vorrei dare
l’impressione che il mondo fondamentalista possa essere considerato al di sopra di ogni sospetto. Vi sono in seno ad esso forme patologiche, diffidenza verso
il lavoro teologico, dilettantismo
e indolenza etica, che dovrebbero
fare veramente riflettere.
Quali sono le sue riserve nei
confronti dell’ecumenismo attuale?
Se per ecumenismo si intende
l’attività volta alla sottomissione di tutto l’oikoumene alTunico
Dio e Signore, sono per l’ecumenismo. Se invece per ecumenismo si intende la promozione
del pluralismo delle fedi, dello
scetticismo dogmatico e dello
spiritualismo evanescente, sono
inquieto. Il mio desiderio è che
TEvangelo conduca a "raccogliere in uno i figlioli di Dio dispersi" e che in tal modo non ci siano soltanto unioni, ma unità.
Ciò presuppone che lo Spirito
Santo conduca le persone ad una
autentica consapevolezza confessionale e che pur riconoscendo
i limiti di ogni confessione umana, si rifugga ogni tollerante sincretismo.
Ritiene utile un dialogo con
credenti che si dichiarino non
fondamentalisti?
Ho sempre sostenuto e continuo a sostenere che il dialogo è
necessario. Senz’altro per imparare ad ascoltare, poi per esaminarsi, quindi ,per ricevere, infine
per testimoniare. A mio modesto
parere però esso deve tenere presenti alcuni elementi. Primo: bisogna che non trascuri le fonti.
Devo rilevare che mentre da
parte fondamentalista non si disdegna di leggere quello che altri scrivono (i libri della Claudiana, tra l’altro, sono assai noti), da parte non fondamentalista sembra vi sia interesse quasi solo per gli elementi psicopatologici del fenomeno fondamentalista. Secondo: bisogna che sia
condotto da coloro che non si
lasciano condizionare dagli aspetti solo formali dei problemi.
Incontri come quello realizzato dalla Facoltà valdese nel 1982
hanno senz’altro giovato alla mu
tua comprensione e sarebbe auspicabile che ve ne fossero altri
del genere.
Vuol dirci in che cosa consiste l’attività del suo Istituto di
formazione evangelica e documentazione?
L’Istituto di formazione evangelica e documentazione, fondato
nel 1988 a Padova, è un centro
studi nato dalla consapevolezza
che non è sempre facile coniugare una fede consapevolmente
evangelica con la realtà del quotidiano. In molti casi si registra schizofrenia e superficialità.
L'IFED tenta di contribuire a
colmare tale lacuna ed evitare
cosi la frammentarietà della vita cristiana.
L’obiettivo è di formare e documentare per favorire il consolidamento di una autentica coscienza evangelica in tutte le sfere dell'esistenza. Insieme al dr.
Paul Finch e ad altri associati
offriamo servizi di consulenza,
di biblioteca e di formazione. Organizziamo così brevi soggiorni
di studio, giornate teologiche, seminari e pubblichiamo la rivista
"Studi di teologia”. In definitiva,
desideriamo che l’IFED contribuisca a fare un passo avanti,
anche se piccolo, verso il consolidamento di una autentica coscienza evangelica,
intervista a cura di
Paolo T. Angeleri
' Direttore Paolo Moretti - Via Campo della Fiera, 16 - 52031 Anghiari
(Arezzo].
Oggi, negli anni ’90, U dibattito
ecumenico sull’economia si confronta con questioni e problemi
nuovi. La caduta dei regimi con
economia pianificata dell'Europa
centrale e dell’Est e la presunta
vittoria delle economie di mercato impongono di ripensare le vecchie idee ».
Ora, ricorda il documento, il
fallimento di questo sistema non
dovrebbe far dimenticare « che
questi regimi hanno anche al loro
attivo alcune realizzazioni. In
molti casi, le rivoluzioni socialiste del XX secolo sono state una
liberazione per la gente comune,
per gli operai e i contadini. La
maggior parte dei regimi socialisti sono riusciti a ridurre considerevolmente la miseria e ad- avvicinarsi al pieno impiego, nel
senso che la maggior parte della
popolazione attiva poteva ottenere un’occupazione ».
Il documento analizza quindi
« uno degli aspetti dell’economia
mondiale che più desta meraviglia », cioè « il divario sempre
più grande tra ricchi e poveri,
sta a livello internazionale sia
all’interno di uno stesso paese.
In Africa, al sud del Sahara, per
esempio, il reddito medio prò capite è diminuito di circa il 20%
tra il 1980 e il 1988. In alcuni paesi dell’America Latina il calo è
ancora più forte ». E ancora: « Su
scala mondiale, così come all’interno di numerosi paesi, stiamo
assistendo ad una importante ridistribuzione dei redditi dai poveri verso i ricchi. Invece di avere "ricadute" sui poveri, la prosperità va a beneficio dei ricchi.
I paesi dell’Africa, dell’Asia, dell’America Latina, dei Caraibi e
del Pacifico devono attualmente
circa 1.300 miliardi di dollari alle
banche e ai governi occidentali e
alle istituzioni finanziarie internazionali », precisa il documento
che chiede « di non considerare
l’indebitamento come una crisi
isolata. Le disuguaglianze strutturali e i rapporti di forza sono la
chiave che permette di capire
e di risolvere questa crisi ».
Infine, il documento lancia un
avvertimento: « E’ successo e succede ancora troppo spesso che le
chiese si identifichino con i sistemi di economia politica vigenti o
che facciano parte delle forze che
la fanno funzionare. Per cui esse
devono cominciare col pentirsi
del ruolo che hanno giocato in
passato nella società e sforzarsi
di liberarsi della loro propria
storia ».
(SOEPI)
Il Sud Africa
che cambia
GINEVRA — I segretari generali di tre organismi di chiese,
Emilio Castro, del Consiglio ecumenico delle chiese, Milan Opocensky, dell’Alleanza riformata
mondiale, Gunnar Staalsett, della Federazione luterana mondiale, hanno dichiarato che la firma dell’accordo di pace del 14
settembre avrà "conseguenze importanti per l’instaurazione di
un Sud Africa giusto e pacifico”.
I tre responsabili ecumenici si
sono congratulati con il governo, con il Congresso nazionale
africano (ANO, con il movimento Inkatha e con una ventina
di gruppi di lotta contro l’apartheid per la parte che essi hanno avuto nei negoziati.
I firmatari dell’accordo hanno
accettato di rinunciare ad ogni
attacco, fisico e verbale, contro
i loro avversari, e di aderire ad
un nuovo codice di comportamento nei confronti dei partiti
politici. Verranno istituiti tribunali speciali per trattare i casi
di violenza politica.
(SOEPI)
9
4 ottobre 1991
valli valdesi
In breve
INAUGURATO AL BARANT
Scuole per
infermieri
Un giardino in alta quota
TORINO — Sono state deflni
Un complesso di flora e fauna da valorizzare - L’orto botanico potrà coinvolgere positivamente le scuole - Ricordo di Bruno Peyronel
tivamente chiuse le iscrizioni alle scuole per infermieri del Piemonte; con il completamento
dei posti disponibili nelle scuole
torinesi gli allievi iscritti per il
corrente anno scolastico risultano essere 5.689, di cui 2.589 al
1“ anno. Va ancora segnalato che
in Piemonte, unica regione d’Italia, sono state accettate anche
iscrizioni di extracomunitari
<51 ) ma che questo fatto non
sottrae posti ai residenti in Piemonte, in quanto essi vengono
ammessi in soprannumero rispetto ai posti disponibili.
Nuova edizione
dell’« Autunno »
ANGROGNA — E’ ormai iniziata l’annuale edizione dell’Autunno in vai d’Angrogna, due settimane ricche di incontri, spettacoli, dibattiti e concerti; sabato 5 ottobre, ore 21, il Gruppo
Teatro Angrogna presenterà lo
spettacolo ”E mi chantou”, nella Sala unionista.
Fra i temi dei dibattiti, ”il ruolo della famiglia nella prevenzione del disagio adolescenziale
e giovanile”, ’’prospettive per i
servizi socio-assistenziali ad Angrogna” e ’’Chi gestirà il patrimonio idrico delle nostre montagne?”.
Fra i concerti, sabato J.2 si
esibirà il Coro alpino Val di Susa (Pradeltorno, ore 21), e sabato 19 il coro ”La draia” (Tempio del Serre, ore 21). Giornata
conclusiva domenica 27 con la
gara di triathlon.
In una fredda giornata di inizio autunno, mentre i pastori si
stavano ormai apprestando ad
abbandonare anche per quest’anno gli alpeggi, è stato inaugurato, sabato 28 settembre scorso, il
giardino botanico a maggior quota del Piemonte e della Valle
d’Aosta, quello del Barant. Situato poco a valle dell’omonimo colle, sul versante che si affaccia sulla conca del Pra, questo giardino
sorge così per volontà di enti territoriali (Comune e Comunità
montana) e direttamente legati
alla montagna (CAI UGET vai
Pedice ).
A tempo di record è stata ristrutturata la piccola casetta che
potrà diventare ricovero per attrezzi ed è stata delimitata l’area
(circa 17 mila metri quadri) dove
per vari anni sono state classificate oltre 200 specie botaniche
dell'area alpina.
Siamo ai confini di una certa
vegetazione: qui si trovano gli
ultimi esemplari di larici e tuttavia un piccolo laghetto e un corso
d’acqua consentono anche la presenza di altre specie tipiche dell’ambiente acquatico di montagna. Ma questo giardino botanico
si trova anche all’interno di
un’oasi faunistica, l’oasi del Barant, dove la caccia è vietata e
dove con una certa facilità è possibile trovare camosci e marmotte, mufloni e, più in alto, stambecchi. Un complesso, insomma, da
valorizzare.
Ed in effetti tutti gli intervenuti hanno fatto riferimento al giar
Censimento Istat
20 e 21 ottobre 1991: sono queste le date ”di riferimento” del
13" censimento generale della popolazione e delle abitazioni e del
7” censimento generale dell’industria e dei servizi che l’ISTAT,
Istituto nazionale di statistica
condurrà, per 50 giorni, fra ottobre e novembre prossimi. 20
e 21 ottobre sono infatti i giorni in cui gli italiani, in ciascuno
degli 8.100 comuni, in oltre 20
milioni di famiglie e di ’’convivenze” (scuole, caserme, alberghi, navi, ecc.) e in 4 milioni di
imprese dell’industria e dei servizi, saranno chiamati a scattare una grande e insostituibile
’’fotografìa” del nostro paese.
Ciò attraverso la compilazione
di questionari distribuiti e poi
ritirati da 100.000 rilevatori.
Le domande riguarderanno la
composizione del nucleo familiare o convivente per età, sesso,
stato civile, cittadinanza, grado
d’istruzione, professione; le caratteristiche dell’abitazione e i
servizi di cui essa dispone; la
durata del tragitto da casa al
luogo di lavoro e di studio. Nel
caso delle imprese, si dovranno
illustrare anche dimensioni, tipologia e ambito geografico di attività di queste ultime, numero
di addetti, e così via.
Elaborati dall’ISTAT, in forma aggregata e anonima, i risultati del censimento ’91 serviranno, fra l’altro, a determinare la
ripartizione e il numero di seggi dei Collegi elettorali di Camera e Senato e il numero di farmacie rurali. Ma, soprattutto,
costituiranno un enorme patrimonio di conoscenze necessario
per programmare su basi reali
la vita nel nostro paese e deliberare nel modo più razionale
su casa, trasporti, sanità e previdenza.
Molte le novità di quest’anno:
l’istituzione di un numero verde, sia per avere dall’ISTAT ogni
tipo di chiarimento sulla corretta compilazione dei questionari
sia per segnalare eventuali disfunzioni nella consegna e nel
ritiro dei moduli; il censimento
degli stranieri temporaneamente
presenti nel nostro paese, per
conoscerne il numero e le condizioni di vita; l’introduzione di
un questionario settoriale, accanto a quello generale, destinato alle imprese e alle unità locali che superano una certa soglia di addetti; il censimento di
tutte le istituzioni deH’amministrazione centrale e periferica
dello stato, oltre a quelle private.
mm
MOBILIFICIO
esposizione e laboratorio :
via S. Secondo, 38 ■ tei. (0121) 201712
(di fronte alla caserma alpini)
L'
ABBADIA ALPINA - PINEROLO
Una veduta parziale del giardino e della casetta.
20-21 OTTOBRE
dino botanico come ad un primo
passo.
Primo passo perché molto resta da fare all’interno del giardino, dalla delimitazione di « percorsi didattici » alla sistemazione
di tabelle di spiegazione; molto
si potrà fare per aprire questo
orto botanico alle scuole che potrebbero trovare qui spazio e materia estremamente valida per la
ricerca; di più si potrà fare se si
riuscirà ad attrezzare la caserma
del colle, oggi pressoché inutilizzata, come centro di accoglienza
di comitive e gruppi e quando si
sarà trovato il modo di guidare
gruppi o singoli alla scoperta di
questa ricca flora di montagna.
Dopo i saluti ed i ringraziamenti, di rito ma doverosi, a
quanti, in particolare nell’ufficio
tecnico della Comunità montana,
hanno lavorato alla realizzazione
del progetto portati dal presidente della Comunità montana Cotta
Morandini e dall’assessore aH’Ecologia Girando, è stato il sindaco di Bobbio, Charbonnier, a fare
alcune riflessioni partendo dalla
commemorazione del prof. Bruno
Peyronel, botanico originario delle valli valdesi molto attento alla
tutela dell’ambiente montano al
punto da essere fra i promotori
Da noste part
La Comunità montana Pinerolese pedemontano organizza da
parecchi anni una manifestazione denominata ”Da noste part”,
ogni anno in un comune diverso della Comunità montana, lasciando alla Pro Loco del comune di turno la scelta del tema
delle manifestazioni.
Quest’anno è toccato a San Secondo, che ha scelto il tema ’’Vivere in collina: da economia rurale a...”. Gli altri comuni della
Comunità hanno partecipato con
allestimenti di stand e mostre
illustrative del passato, del presènte e, in alcuni casi, anche sul
possibile futuro del proprio territorio.
Su un tema così importante
non poteva mancare una riflessione sulle prospettive dell’agricoltura nella fascia pedemontana ed è stata perciò organizzata una serata a cui ha partecipato il presidente regionale della Coldiretti, Carlo Getterò.
L’ospite ha inquadrato il problema generale dell’agricoltura
partendo dalle proposte CEE
che prevedono la liberalizzazione 'dei prezzi a livello mondiale, passando quindi da una politica di difesa dei prezzi ad una
politica di difesa del reddito (almeno si spera!).
Queste proposte considerano
Tragico incidente
in montagna
attivi del rilancio di Pro Natura
Piemonte, e a cui il giardino è stato intitolato. Charbonnier ha tracciato un profilo del prof. Peyronel, che dello stesso sindaco fu
a suo tempo insegnante, « uomo
che univa ad una profonda conoscenza scientifica una grande carica umana ». « Se noi avremo
l’umiltà e la volontà — ha aggiunto il sindaco — di riscoprire
il pensiero di Bruno Peyronel,
pensiero di uno scienziato ma
anche pensiero più ampio, politico, noi potremmo allora cominciare un lavoro lungo, che preveda la valorizzazione, non lo sfruttamento, dell’ambiente montano.
Oggi la montagna non è soltanto
un luogo dove si va a prendere
qualcosa e poi si va via ma è luogo di conoscenza, di rispetto e di
attività economiche compatibili.
Se questo giardino botanico è nato — ha concluso Aldo Charbonnier — è perché si è discusso serenamente, ci si è confrontati, si
sono visti i problemi cercando di
venirsi incontro gli uni verso gli
altri, favorendo per esempio la
convivenza di due attività come
la pastorizia e il turismo di un
certo tipo che sono le sole attività su cui queste zone possono
contare ». Piervaldo Rostan
BOBBIO PELLICE —- Tragico
incidente, sabato 28 scorso, in
alta vai Pellice quando Franco
Pizzardi, 62 anni, di Torre Pellice, durante una battuta di caccia, cadeva su un tratto in forte pendio battendo violentemente il capo; laboriosi i tentativi
di salvare l’uomo che decedeva
poco dopo. Franco Pizzardi era
persona molto nota e stimata
in tutta la valle per l’opera di
volontariato prestata per anni
nei Vigili del fuoco e, ancora attualmente, nella Croce Rossa; ai
funerali, svoltisi nel tempio valdese di Torre Pellice, ha partecipato una folla imponente.
Gli amici hanno deciso di aprire, ricordando Franco Pizzardi,
una sottoscrizione a favore della Croce Rossa; eventuali offerte possono essere versate presso la cartoleria Pallard di via
Arnaud.
Serate organizzate
dall’Avo
TORRE PELLICE — Organiz
zate dall’Avo (Associazione volontari ospedalieri) si svolgeranno venerdì 4 e sabato 5 ottobre
due serate ricreative; la prima,
presso il Salone opera gioventù
di via al Forte, vedrà il gruppo ,
”I commedianti” di Pinerolo presentare la commedia ’’Don Pero, ch’ai pensa chiel”; la seconda, nel tempio valdese, vedrà impegnate varie corali torresi: la
Corale valdese, il Coretto valdese, la Schola cantorum S. Martino, il Coro alpino vai Pellice;
sarà inoltre ospite il Coro Bric
Boucle.
Potenziamento
dei servizi
COMUNITÀ’ PEDEMONTANA PINEROLESE
però tutti i paesi sullo stesso
piano, cioè la Germania come
il Sud Italia, la montagna come
la Pianura padana; c’è da temere che il reddito difeso in questo caso sarà ancora quello delle grandi aziende, mentre le medie e le piccole saranno costrette a chiudere perché impossibilitate a sopportare un calo che
va dal 35% dei cereali al 15%
delle carni bovine al 10% del latte.
’’Ormai la politica comunitaria, così come quella delle multinazionali — ha detto Gottero
— costringe l’agricoltore a non
più produrre, in qualche modo
mortificando la sua stessa professionalità”. Nel dibattito che è
seguito si è evidenziato come anche gli agricoltori italiani dovrebbero seguire l’esempio che
viene dall’estero; in Francia alle battaglie per l’agricoltura partecipano anche le altre categorie coinvolte nella crisi agricola
come i commercianti, gli artigiani, ecc.
La serata si è chiusa con l’impegno formulato dalle associazioni di categoria presenti a
coinvolgere anche gli enti locali e le altre categorie per affrontare e costruire insieme
l’agricoltura delle nostre valli.
M. G.
TORINO — Nel prossimo anno i servizi per le tossicodipendenze e l’alcolismo saranno notevolmente potenziati in tutta la
regione; gli operatori (medici,
assistenti sociali, educatori, psicologi) passeranno dagli attuali
500 a 921. ”La lotta alle tossicodipendenze non è solo un problema sanitario — ha detto l’ass.
Maccari —; purtroppo spesso il
tossicodipendente viene ’scaricato’ alla Sanità quando invece si
sa che l’intervento sanitario in
genere avviene quando ormai è
fallita ogni opera di prevenzione”.
Per questo, e tenendo conto
che molto spesso i giovani si avvicinano alla droga o vi convivono proprio nel momento di ingresso nel mondo del lavoro, si
è svolto la scorsa settimana un
seminario che ha visto impegnati, oltre ad operatori dei servizi,
i rappresentanti del mondo del
lavoro.
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10 v^alli valdesi
4 ottobre 1991
STATUTO
SERATA DELLA ’’RETE” A PINEROLO TUTELA DELLE ACQUE; UNA PROPOSTA
Niente voto
ai sedicenni
TORRE PELLICE — Il Comitato regionale di controllo di Pinerolo ha deciso Tannullamento
della parte dello Statuto comunale in cui si concedeva il voto
nei referendum consultivi, che è
possibile indire ai sensi della legge 142/90 fra i cittadini, ai residenti oltre i 15 anni d’età. Curiosa la motivazione addotta: ”La
partecipazione attiva alla vita
amministrativa del comune e
dello stato è direttamente collegata con la capacità elettorale”.
Il Coreco motiva con un’opinione l’annullamento, senza trovare
riscontro legislativo ed evidentemente ignorando che in altri comuni sono state inserite analoghe possibilità per i sedicenni
senza che i Comitati di controllo abbiano avuto nulla da eccepire. A Bologna, per fare un
esempio non di poco conto, la
partecipazione al voto consultivo
è stata estesa a tutti i cittadini
dai 16 anni in poi, non solo residenti, ma che abbiano comunque quella città come centro di
riferimento prevalente per lo
studio o il lavoro.
Del resto anche nel Pinerolese c’è un altro comune che si
appresta ad inserire la possibilità di voto per i sedicenni; è
il Comune di Villar Perosa che
lunedì 14 ottobre porterà lo
Statuto all’approvazione del consiglio comunale. ’’Per chiedere
un referendum consultivo sarà
necessario un ventesimo degli
elettori, mentre alla consultazione potranno partecipare anche i
sedicenni che, del resto, sono potenziali contribuenti dello stato
avendo l’età lavorativa”.
Orlando: “Lievito
culturale nel paese”
Foltissimo pubblico aN’Auditorium - Le differenti storie: non un freno ma una ricchezza
Forse nemmeno gli organizzatori se l’aspettavano, ma domenica 29 scorso, quando l’ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando
e laltri noti esponenti del movimento per la democrazia « La
rete » hanno fatto il loro ingresso
all'Auditorium di corso Piave la
sala era stracolma di gente.
Erano curiosi, erano invece persone deluse da anni di occupazione di ogni spazio politico da
parte dei partiti, erano persone
in cerca di nuovi spazi dopo che
molte barriere sono in questi ultimi anni cadute o ancora persone, per usare un concetto più volte ripreso durante la serata da
Diego Novelli, indignate di fronte
ad una città che da oltre un anno
è amministrata da un commissario prefettizio davanti alle beghe della classe politica pinerolese? Sicuramente c’erano molti
giovani.
Al servizio
dei cittadini
Il tema era la politica al servizio dei cittadini, ma al di là del
presentare ufficialmente nel Pinerolese il movimento, le prossime tappe organizzative, anche a
livello locale, si è trattato di una
occasione per riflettere sui modi
di fare politica, di uscire dagli
schemi dettati dall’appartenenza
a questo o quel partito, portando
invece in ciascuno di essi la volontà di una effettiva democratizzazione e responsabilizzazione.
« Noi siamo convinti — ha detto Orlando durante un’intervista
precedente il dibattito — che nella società civile ci siano forti
energie positive che vengono soffocate e che le stesse energie esistano aU’intemo dei partiti, solo
che vengono bloccate dagli apparati. Il nostro movimento vuole
essere un lievito culturale per
cambiare la classe politica del
paese, senza che con questo ci
sentiamo legati ad ima presenza
nelle istituzioni. Abbiamo un vantaggio rispetto ai partiti: le nostre diverse storie non sono dei
freni ma delle ricchezze: un po'
come i comitati di liberazione nazionale che misero insieme il liberale prefascista ed il comunista, il protestante e il cattolico,
l'ateo e il credente per un progetto politico comune. Siamo pronti
a sciogliere il movimento nel
giorno in cui saremmo riusciti ad
affrancarci dalla partitocrazia, a
far scoppiare all'interno dei partiti le loro contraddizioni e a migliorare i rapporti esistenti all'interno della società civile e politica ».
Piervaldo Rostan
COLLEGIO VALDESE DI TORRE PELLICE
Gemellati con il Bodelschwing
Una settimana ospiti dei corrispondenti: lezioni scolastiche, svago, conoscenza con tradizioni diverse - Inaugurato il nuovo anno
Sono tornati il 18 settembre,
entusiasti dell’esperienza, i ragazzi del IV e V anno del Collegio valdese di Torre Pellice
che hanno effettuato uno scambio con il Bodelschwingh Gymnasium di Herchen.
Il gemellaggio fra le due scuole ha dato l’opportunità ai ragazzi di trascorrere una settimana in Germania dove sono
stati ospitati nelle famiglie dei
propri corrispondenti, hanno
partecipato alle lezioni scolastiche e organizzato diverse attività di svago nei pomeriggi loro
disponibili.
Sono entrati, quindi, in contatto con usi e costumi e cultura completamente diversi dai
nostri. Tutto più semplice del
previsto per i ragazzi, che prevedevano difficoltà di ambientamento. I problemi di rapporti
fra nazioni che emergono quotidianamente sullo scenario internazionale evidenziano infatti difficoltà antiche ed emergenti fra
i popoli e rafforzano per contro
le relazioni fra gli stati europei.
Una bellissima esperienza pertanto, di conoscenza e fratellanza reciproche, da cui possiamo
trarre buoni auspici per le prospettive future.
Dopo la piacevole settimana in
Germania il gruppo di studenti
del Collegio ha proseguito il
viaggio fino ad Amsterdam. Nei
tre giorni di permanenza sono
stati visitati tutti i posti caratteristici della città e gli importanti musei, testimoni dei valori
storici e dell’arte moderna.
Durante il viaggio di ritorno
i ragazzi si sono fermati a
Schwetzingen dove sono stati
cortesemente ospitati dal decano Schellenberg e dalla locale
comunità evangelica. Il giorno
Gli studenti del Collegio insieme ai colleghi tedeschi.
dopo, accompagnati dagli ospiti,
una interessante visita ad Heidelberg, quindi la partenza per
il ritorno.
* * *
Come tradizione il Collegio
valdese ha inaugurato l’inizio
dell’anno scolastico con una prolusione nell’Aula sinodale della
Casa valdese. Oltre agli studenti e ai decenti erano presenti
fra gli altri il presidente della
Commissione distrettuale valdese, pastore Tom Noffke, il presidente del Centro culturale valdese, Giorgio Tourn, il presidente della Comunità montana vai
Pellice, Giorgio Cotta Morandini,
l’assessore all’Istruzione del Comune di Torre Pellice, Lorenzino, il preside dell’Istituto
tecnico commerciale di Luserna
Per tre anni no
a nuove captazioni
Peggioramenti nella situazione del torrente
Pellice: occorrerà un’attenta programmazione
S. Giovanni, Giuseppe Morrone
e la professoressa Elena Ravazzini Corsani che ha tenuto la
prolusione sul tema di grande
attualità: ”La guerra vissuta da
chi la subisce”.
Molte altre le presenze importanti che non è possibile citare
per motivi di spazio; desidero
però infine ricordare il messaggio del rappresentante della
scucia di Guillestre, città gemellata con Torre Pellice, che ha
espresso il suo piacere per essere presente in questa occasione e ha trasmesso i saluti e gli
auguri amichevoli degli insegnanti e degli studenti della sua
scuola, augurando a tutti un felice e proficuo anno scolastico.
Roberta Ayassot
La condizione delle acque di superficie in vai Pellice è discreta
ma si corre il rischio di un peggioramento sensibile nel breve
periodo; questa la sintesi della
serata organizzata dal Comune
che prevedeva un’attenzione specifica alle conseguenze delle captazioni lungo i corsi d’acqua. L’intervento del pool di esperti, che
presta il suo servizio aU’amministrazione provinciale, ha dunque
evidenziato che rispetto ad analisi condotte negli ultimi 6-7 anni
si riscontrano peggioramenti graduali, sia lungo il corso del Pellice, a causa dell’aumentare delle
attività e degli insediamenti umani, sia soprattutto attraverso gli
anni: il torrente è sempre ben
popolato da una buona microfauna, ci sono molti pesci, ma stanno scomparendo gli organismi
più esigenti dal punto di vista
della qualità delle acque.
« Del resto — ha detto il dott.
G. Carlo Perosino — il Pellice gode di buona salute rispetto allo
stato di inquinamento dei fiumi
italiani, ma se facciamo un confronto con analoghi corsi d'acqua
di montagna, allora scopriamo
che non è più così ».
Il corso d’acqua è generalmente in grado di autodepurarsi se in
presenza di importanti volumi
d’acqua, ma se si aumentano
troppo gli scarichi o se si diminuisce significativamente l’acqua,
allora tutto il sistema va in crisi.
« Bisogna perciò fare molta attenzione — ha aggiunto il prof.
Gilberto Forneris — nella programmazione; una forte presenza
turistica può produrre inquinamento, ma le captazioni per uso
irriguo o per alimentare le centraline idroelettriche che sono
sorte ultimamente rischiano di
essere altrettanto dannose ».
Si potrebbe, nel settore agricolo, abbandonare il sistema dell’irrigazione a scorrimento che implica un utilizzo di grandi volumi
d’acqua a favore deH’irrigazione a
"pioggia”, sarebbero forse da preferire, almeno sotto l’aspetto della costanza nella portata d’acqua.
24-25 NOVEMBRE
Elezioni
a Pinerolo
Il Prefetto di Torino, Carlo
Lessona, ha decretato a sorpresa la fine dell’anomala situazione creatasi in seguito all’annullamento (da parte prima del
Tar e poi del Consiglio di Stato) delle elezioni comunali del
maggio ’90. Da aflora la città è
retta, per altro con grande competenza, dal commissario Raffaele Rega. La decisione prefettizia ha colto di sorpresa i partiti che per il momento mantengono il più stretto riserbo sulla composizione delle liste.
bacini a monte di una certa consistenza piuttosto di tante piccole
centraline che — è stato detto —
se costruite secondo vecchie concessioni non sono neppure tenute
a rilasciare un quantitativo minimo d’acqua al torrente.
La serata ha lasciato molti interrogativi aperti anche ai numerosi amministratori locali presenti, preoccupati delle prospettive della gestione del territorio.
« E' importante assumere delle decisioni e programmare — ha
concluso Forneris —, tuttavia noi
chiediamo che si facciano delle
valutazioni approfondite su quelle che sono le effettive realtà e
caratteristiche ambientali dei corsi d'acqua; proponiamo perciò
che per almeno tre anni vengano,
a livello regionale, bloccate tutte
le richieste di ulteriori concessioni per captazioni idriche a
qualunque fine ».
Sarebbe forse utile organizpre
una vera e propria raccolta di firme tra le popolazioni delle valli.
P. V. R
Cors!
TORRE PELLICE — Il Collegio valdese ha organizzato un corso di lingua tedesca aperto a studenti e adulti. Le lezioni settimanali, di un'ora circa, si terranno il mercoledì, tra le ore
17,30 e le 19,30 a partire dal 6 novembre 1991 fino al 20 maggio per un
totale di 36 ore. I corsi saranno per
principianti, 1 livello e II livello. Sono previste esercitazioni con una lettrice di madrelingua. Il costo sarà di
L. 150.000 più libro di testo e materiale didattico, per un minimo di 10
iscritti.
Il Collegio valdese ha organizzato
inoltre un corso di iingua spagnola
aperto a studenti e adulti. Le lezioni
settimanali, di 2 ore ciascuna, saranno tenute da una insegnante di madrelingua il venerdì pomeriggio, a partire
dal 18 ottobre, per un totale di 60 ore.
Al termine i partecipanti potranno
sostenere gli esami corrispondenti
presso il Collegio di Salamanca a Torino.
Il costo è di L. 300.000 comprensivo del libro di testo e materiale didattico personalizzato, per un minimo
di 10 iscritti.
Segnalazioni
TORRE PELLICE — I fondi a disposizione della Fondazione dott. Enrico
GardioI consentono fin dall'anno accademico '91-'92 l'erogazione di borse
di studio a studenti valdesi che intendano avviarsi a studi universitari
per esercitare professioni di medico,
notaio, avvocato. Per ulteriori informazioni rivolgersi alla presidenza del Collegio valdese.
11
r
4 ottobre 1991
lettere
11
PRA CATINAI
Egregio Direttore,
in questo periodo di "tutti in vacanza" sono salito sulla strada che
si stacca dal fondovalle prima di Fenestrelle verso il Col delle Finestre,
facendo sosta — nelle vicinanze di
Fra Catinat — davanti a quei due imponenti edifici che una volta si chiamavano Sanatori Agnelli.
La mia gita era soprattutto di natura sentimentale, perché vi sono salito per la prima volta 60 anni fa per
occupare un posto di assistente medico vacante. Sanatori Agnelli! Allora
nome prestigioso e per la loro ubicazione e per la loro funzione umanitaria. E quale è la mia delusione:
persino il nome è cancellato!
Mi conceda, signor Direttore, lo
spazio per rievocare succintamente —
per le nuove generazioni della vallata
— la storia di quella istituzione. Nel
decennio che segue la prima guerra
mondiale, la tubercolosi polmonare era
ancora una malattia sociale, un vero
flagello con 60.000 morti (il 10% di
tutti i decessi all’anno in Italia); malati, soprattutto 1 contagiosi, ricoverati e curati in sanatori di pianura o
di zona collinare. Nella nostra regione
mancava un istituto d'alta quota —
secondo i dettami d'allora — per i
pazienti meno gravi, più ricuperabiii.
L’iniziativa di erigere un sanatorio
in alta montagna fu del noto tisiologo prof. Guido Maian, ii momento propizio ne! 1926, perché anche lo stato
stava preparando la legge per l'assicurazione obbligatoria dei lavoratori
contro la tubercolosi. Il prof. Maian
partì con ottimismo per raccogliere i
fondi necessari tra enti, industriali,
eco. La sottoscrizione si dimostrò però subito insufficiente per gli elevati
costi del progetto, a causa dell'altitudine, delle difficoltà nei trasporti e di
costruzione.
Come raccontava lo stesso prof. Maian, tornava a bussare tra i più abbienti, tra cui il senatore Giovanni
Agnelli il quale un giorno — dopo
reiterate ed insistenti richieste di contributi più consistenti — spazientito,
batté il pugno sul suo tavolo e disse:
Fasò mi! E’ bene raccontare l'episodio anche perché si sappia che la costruzione dei sanatorio non fu opera
del regime, ma realizzazione privata.
La costruzione, come poi la sua organizzazione, procedono sui modelli
svizzeri di Leysin e Davos allora i
più validi; e già nel 1929 si apre il
"Sanatorio Agnelli" per uomini. Nel
mentre — ancora a cantieri aperti —
muore la figlia del sen. Agnelli ed
egli decide di erigere in sua memoria un secondo edificio per donne, che
porterà il nome "Sanatorio Tina Nasi
Agnelli".
I due sanatori assicuravano circa 250
posti letto per i malati e per la loro
direzione fu chiamato — e mai fu fatta scelta più felice — il dott. Italo
Mathieu, che sarà per decenni l'anima e l’animatore di questa importante istituzione, alla quale egli dedicò
gli anni migliori della sua vita. Ed ora
saltiamo nella realtà d’oggi. Anche la
tubercolosi è domata, non è più una
minaccia sociale e così tutti i sanatori si sono svuotati; però sono rimasti gli edifici da utilizzare. A Fra Catinat uno degli edifici — dopo molte
peripezie — ha trovato la soluzione
diventando — piacevolmente ristrutturato — un centro didattico ed una
colonia d'estate per I bambini; ma l'altro: "Attenzione, edificio pericolante”!
Né idee, né mezzi per salvare un patrimonio! Che peccato!
Con molta cordialità.
Giuseppe Weisz, Torino
IL LINGUAGGIO
AL FEMMINILE
Dai resoconti del recente Sinodo valdese-metodista apprendiamo che delle
nostre sorelle coltivano il proposito di
darci un nuovo linguaggio (o vocabolario?). Questa si che è una riforma,
6 sia ringraziata la "Madre nostra che
sei nei cieli": da tanto aspettiamo che
sia riconosciuta corredentrice.
La Riforma del sec. XVI si contentò di dare nuovi, significanti contenuti
a vocaboli usati, inserendoli in contesti nuovi. Il nostro pur modesto
evangelismo del secolo scorso si ade9UÒ a questo schema; 11 solo termine che introdusse, "colportore”, non
ha avuto vita lunga neppure fra noi
she pure lo amiamo, nei vocabolari
Fon esiste, mi pare.
Ma se vogliamo fare un "distinguo”
di sesso fra le persone che perseguoFo il ministerio della Farola, sottolineare se sia maschio o femmina, me9ho immaginare un nuovo termine che
propinarci una pastora. Questo è un
nomignolo che ha tutti i doni: fa stra
me dei calchi linguistici, evidenzia una
sensibilità approssimativa dell'italiano
con le sue assonanze, rilevanze psicologiche, estetiche. Non per caso il
termine "pastora” esiste già in alcune aree linguistiche dell'italiano, ma
e relegato al folclore canoro delle "pastorelle", come appunto ci segnalano
quelle canzoni sulla "gentile pastorella".
A mio avviso, se la chiesa intende
dare giustamente rilievo alla diversità"egualità” della donna e deH’uomo in
tutto il tessuto e !■ servizi che fanno
l’esistere della comunità credente, non
occorre proprio affaticarsi a inventar
vocaboli. Vuol essere una terapia d’urto, forse. Ma spesso succede che la
si propini a un paziente in fase terminale. E allora, "Padre nostro... libera nos a malo”.
Luigi Santini, Firenze
IDENTITÀ’
MENNONITA
Dopo avere letto l’articolo "Mennoniti e fondamentalismo”, pubblicato
nel numero del 19/7, non ho ritenuto
che il suo contenuto meritasse ulteriori commenti. Ma ho dovuto superare questa valutazione di merito tenendo presenti alcune implicazioni inevitabilmente connesse con la pubblicazione dell’articolo. Mi riferisco alla
identità della Chiesa mennonita italiana e virginiana, alla serietà del prof.
Pietro Bolognesi e de; suoi riferimenti
ai mennoniti fatti nell'ambito dell'intervista rilasciata a Paolo Angeleri e
pubblicata nel numero del 7/6/'91, ed
infine al rilievo redazionale dato all'articolo, pubblicato in seconda pagina
con il sorprendente sopratitolo "precisazioni".
Quando dico che non varrebbe proprio la pena prendere in considerazione il contenuto dell'articolo, mi riferisco al fatto che gli autori sono privi delle credenziali necessarie per parlare dell'argomento. Quantomeno nel
modo in cui lo hanno fatto. Infatti essi non appartengono a nessuna denominazione mennonita, né italiana né
di altra nazionalità. In queste condizioni non è sorprendente vederli inciampare malamente nel tentativo di
tirare dalla loro parte gli anabattisti
del XVI secolo e i mennoniti del XX.
Tanto per dare un'idea della complessa realtà del popolo mennonita dei
nostri tempi, ricorderò che la sua consistenza numerica è di circa mezzo
milione di persone. Sparso come è in
Europa e nelle due Americhe, e con
la lunga storia che ha alle spalle, non
è sorprendente scoprire che nel suo
ambito esistono svariate diecine di denominazioni ecclesiastiche. Ognuna a
se stante, e con differenze e divergenze di non poco conto.
Per alcune di queste, è vero che
hanno nella teologia liberale il loro
polo di riferimento. Tanto per uscire
dal vago posso citare la General Conference in USA, la Chiesa mennonita
olandese e le Chiese mennonite del
Palatinato nella Germania settentrionale.
Ma è altresì vero che la Chiesa
mennonita delia Virginia, le Chiese
mennonite francesi e svizzere e quelle italiane — tanto per menzionarne
alcune — sono esplicitamente "evangelical”. In queste condizioni, parlare
di una Chiesa mennonita che copre e
identifica tutta questa realtà è quantomeno fuorviante.
Nel paragrafo conclusivo dell'articolo in questione gli autori fanno riferimento ad una loro azione di conflitto con l’identità evangelical della Chiesa mennonita italiana. Questo è vero.
Nel 1981 la Chiesa mennonita di Palermo fu oggetto di questa loro azione. Essi infatti vagheggiavano la presenza in Italia di una Chiesa mennonita radical-liberale. Ma, non avendo
la forza o il mandato di fondarne una,
pensarono di cambiare l'identità di
quella esistente.
La loro azione causò naturalmente
delle sofferenze, ma non ebbe successo.
Ora, nessuno può negare a queste
persone il diritto di continuare a coltivare il loro sogno. Ma, quando tentano di sovrapporlo ad una realtà che
sussiste su basi diverse da quelle da
loro vagheggiate, non coltivano più un
sogno, ma dicono quello che non è
vero.
Riferendomi all'intervista di Angeleri, sono d'accordo con lui quando
dice a Bolognesi che "è difficile ot
tenere un colloquio con esponenti dell'area a cui lei appartiene". In effetti,
conformandosi alla disgraziata cultura
del nostro paese, gli evangelicals italiani non hanno né un parlamento, né
un parlatorio, né degli esponenti che
possano via via comunicare quello che
loro pensano e fanno in risposta alle
sfide del nostro tempo.
E' certamente una sconfitta perché,
senza essere avulsi dalla nostra cultura italiana, dovremmo saper prevalere sui suoi aspetti negativi. Uno di
questi è, appunto, la provinciale visione del "proprio" a tutto detrimento
di "quello ohe è di Cristo” (Fil. 2:
21).
In questo generale contesto evangelical italiano, mi è sembrato opportuno redigere questa nota di commento, affinché all'anarchia non si vada
ad aggiungere la disinformazione.
Elio Milazzo, Milano
VILLA OLANDA: IL
NOSTRO PROGETTO
In riferimento alla lettera di Aldo
Rostain, a proposito dell'utilizzo di Villa Olanda, apparsa sul n. 36 del 20.9.91,
desideriamo precisare e aggiungere alcune cose:
1) il progetto per l’accoglienza di
rifugiati e migranti da noi presentato
alla Commissione ad referendum e discusso dal Sinodo 1991 era, ed era
ben specificato, un progetto di massima. Non essendo investiti di alcun
mandato da parte degli organismi della chiesa, non avevamo accesso alle
fonti che ci avrebbero permesso di
entrare nei dettagli per quanto riguarda la ristrutturazione della casa e i
costi di gestione; né ci sentivamo autorizzati a interpellare enti ed organismi interni ed esterni alla chiesa per
quanto riguarda l'attività che proponevamo. Da qui le rilevate imprecisioni. Qggi, sentito il dibattito sinodale
e visto l’atto 24/SI/91, ci sentiamo
pienamente autorizzati, quindi procederemo alla definizione del progetto.
2) Come gruppo di lavoro non abbiamo mai pensato, né ritenuto di poter usufruire del fondo raccolto dal Comitato spontaneo (è una delle prime
cose che la Commissione ci ha fatto
presente). Si rassicurino, quindi, le
persone coinvolte: il loro denaro non
sarà utilizzato per scopi che non condividono. Se il progetto dovesse realizzarsi, sarà tramite l'impegno di coloro che nel progetto credono.
3) Il progetto da noi presentato non
nega l’esistenza del "problema anziani", pone semplicemente in evidenza
le molteplici esigenze di intervento e,
se utilizzato correttamente, può essere di stimolo per un dibattito sul futuro delle Valli, discorso molto complesso che va ben oltre le risposte
che i progetti in questione propongono.
4) Chiediamo alla CED, tramite il
Dipartimento diaconale e la collaborazione del Centro culturale, di organizzare dei momenti di dibattito e di confronto che aiutino le persone impegnate nei progetti e la popolazione del
territorio a capire quali siano le strade da percorrere e a darsi delle priorità. Riteniamo che questo sia il modo migliore di procedere in quanto
coinvolge tutte le parti interessate al
futuro delle Valli e, in particolare, la
popolazione.
Concludendo, questa non è una gara, non ci sono "in ballo" scommesse sul vincitore; questa è un'occasione di riflessione sul futuro, "in ballo"
c’è la qualità della vita, per noi e per
i nostri figli.
Affrontiamo, quindi, la questione per
quello che è e con la dignità che
essa richiede.
Per il gruppo di lavoro
Sergio Bertot
IL MONDO
DELLE ILLUSIONI
In questi giorni, di passaggio da Roma Trastevere, con sommo sdegno
non potei telefonare perché tutti gli
apparecchi (sia nella stazione che nella prospiciente piazza) portavano la
scritta; "Usufruibili solo con le schede telefoniche”. La gente, oppressa
dalla fretta o in procinto di partire
subito col treno, si prodigava ad imprecare contro questo ennesimo sopruso, e perfino a minacciare.
In tal modo, sopruso si sovrappone
a sopruso in quanto gli apparecchi non
restituiscono il resto alle 500 lire, lasciando al telefonante successivo il
privilegio di consumare la cifra rimanente. E noi, dei gettoni, cosa ne facciamo? E ohi non può acquistare su
due piedi una scheda non potrà telefonare! Questo è un fatto gravissimo,
degno d'impugnazione legale!
Ora, tutto questo sdegna sempre
più il popolo, già oppresso dalla catena interminabile delle ingiustizie,
sempre beffardamente consumate in
nome della tanto decantata repubblica
democratica e libera!
Ma, come sostiene il filosofo inglese maestro del vecchio liberalismo,
Giovanni Locke: "La libertà devesi
conquistare e non facendocela affatto
regalare". E finché attendiamo impassibili questo sacrosanto diritto, pur
dopo avere ligiamente compiuto i nostri doveri (come da massima del maestro Giuseppe Mazzini), continueremo
a restare nel mondo delle illusioni,
confinati nella luna che risplende di
luce solo perché la riceve dal sole!
E questo, continuamente oppressi da
chi ci amministra e ci governa! E ciò
perché tiriamo solo a divertirci, senza esigere quello che ci spetta!
Elio Giacomelli, Livorno
SOTTOSCRIZIONE
DA SAN GERMANO
L'Asilo dei vecchi di San Germano
comunica che alcuni premi non sono
ancora stati ritirati. Trascriviamo l’elenco dei numeri vincenti: serie biglietti
verdi: 7.877 - 1.173 - 2.160 - 2.937 1.816 - 9.683 - 7.919 - 1.792 - 1.615 9.240 - 2.198 - 9.540 - 1.725 - 8.802 3.079. Serie biglietti rossi: 8.291 - 8.242
- 8.207 - 7.240 - 6.952 - 9.448 - 7.036 8.499 - 8.490 - 8.344 - 6.888 - 6.853 .7.514 - 9.448.
I premi sono a disposizione presso
l’Asilo di S. Germano e devono essere ritirati entro il 15 ottobre 1991.
Fondo di solidarietà
Contrariamente a quanto comunicato in occasione della pubblicazione dell’elenco del 2 agosto scorso, rinviamo di qualche numero la pubblicazione degli elenchi delle offerte pervenuteci durante l’estate, che comprenderanno i mesi di luglio,
agosto e settembre.
Nel frattempo, ricordiamo ai
lettori che attualmente il nostro
Fondo ha due destinazioni. La
prima è quella a sostegno dell’opera del Consiglio delle chiese del Medio Oriente nei confronti dell’enorme numero di
profughi provocato dalla guerra
del Golfo. Il conflitto si è risolto in poche settimane (ma purtroppo nuovi venti di guerra
stanno scuotendo quella regione); per contro, il dramma dei
profughi, dei senzatetto, dei malati e degli affamati è destina
RINGRAZIAMENTO
« Io alzo gli occhi ai monti...
Donde mi verrà l’aiuto? Il mio
aiuto viene dall’Eterno, che ha
fatto il cielo e la terra ».
(Salmo 121: 1-2)
I figli di
Erica CardioI ved. Cavazzani
sono grati a tutti coloro che hanno
espresso simpatia e affetto per la scomparsa della loro mamma.
Ringraziano in particolare la direzione e il personale del Rifugio Carlo
Alberto per l’assistenza prestata.
Torre Pellice, 26 settembre 1991.
RINGRAZIAMENTO
(( Se prendo le ali delValha e
vado ad abitare alVestremità del
mare, anche là mi guiderà la
tua mano e mi afferrerà la
tua destra ».
(Salmo 139: 9-10)
Ina, Manuela e famigliari tutti del
caro
Vittorio Chiavia
profondamente commossi per la grande
dimostrazione di stima e di affetto tributata al loro caro, nell’impossibilità
di farlo singolarmente, ringraziano di
vivo cuore tutti coloro ohe con bori,
scritti, presenza al funerale e parole di
conforto sono stati vicini nella triste
circostanza.
Un ringraziamento particolare al dott.
E. Genesi, ai pastori Bellion e Uavite,
a tutto il personale medico, paramedico ed amministrativo deR’O^edale
civile (c E. AgnelH », ai dott. SaveRoni e Romano, alla Squadra sorveglianza di Rivalta, ai carabinieri ed ai vigili urbani in servizio di Luserna S.
Giovanni, alle Associazioni naz. carabinieri di Lusema S. Giovanni, Pinerolo, S. Germano Chisone e Ferrerò,
alla Croce Verde di Porte e Pinerolo
ed alla Croce Rossa di Torre Pellice.
Un grazie di cuore ai sigg. Miegge
ed alla cara Gisella.
Luserna San Giovanni, 2 ottobre 1991.
AVVISI ECONOMICI
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Telefonare 0125/46051 ore pasti.
to a prolungarsi per parecchio
tempo ancora.
La seconda iniziativa è a favore della casa Eben-Ezer di
IVlestre che ospita malati di Aids.
Come abbiamo già precisato in
precedenza, si tratta dell’iniziativa di alcuni fratelli evangelici
che continuano la loro attività
fra tante difficoltà ed ostacoli,
mentre devono ancora reperire
dei fondi in denaro per l’acquisto dell’immobile, pagato solo in
parte. Nell’ultima lettera circolare inviata ai sostenitori viene
ribadita la ferma intenzione di
arrivare il più presto possibile
al totale pagamento, con definitiva destinazione della casa al
suddetto scopo.
Le offerte vanno inviate al
conto corr. postale n. 11234101
intestato a La Luce-Fondo di solidarietà, via Pio V, 15, 10125
Torino.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: pres
so Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
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Luserna San Giovanni: FARMACIA
GRIBAUDO - Via Roma 7 - Telefono
909031.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica ;
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza ;
Croce Verde Pinerolo; Tel. 226B4
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica ;
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 6 OTTOBRE 1991
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12
J2 villaggio globale
4 ottobre 1991
INDAGINE QUACCHERA IN ISRAELE E PALESTINA
La protesta per continuare a sperare
Le « case grigie », destinate a sparire, che ospitano alcuni gruppi fuggiti nel 1948 tollerabile dai punti di vista sociale, politico ed economico - Ricercare l’incontro
Una situazione al
tra palestinesi e
limite del
israeliani
Sento il bisogno di condividere con i lettori l’esperienza di
un recente viaggio in Israele e
Palestina, assieme ad un gruppo
di Amici (quaccheri), e riportare
sinteticamente i punti più importanti di questa esperienza.
Le comunità che
’’non esistono”
Ci sono piccoli gruppi sparsi
qua e là nel paese (circa 120
in tutto), costretti nel 1948 a
fuggire in seguito alla creazione dello stato di Israele. Per ragioni varie non riuscirono (o
non vollero) allontanarsi troppo
dalle loro regioni di origine e
si accamparono in zone di campagna o boschi non facilmente
reperibili dalle autorità, accettando — non avendo altra scelta — una vita veramente ridotta allo stato primitivo.
Benché nessuna mappa territoriale, eccetto forse quelle militari, riveli resistenza di questi gruppi, le autorità Israeliane
harmo preferito ignorarli e quindi a tutt’oggi essi non usufruiscono di alcun servizio comunitario come acqua, elettricità.
strade di accesso, ecc. Seno però costretti a pagare le tasse!
Inoltre essi non hanno diritto
di costruire abitazioni permanenti, di riparare quelle esistenti (che vanno praticamente in
frantumi, come abbiamo avuto
modo di constatare visitando alcuni di questi ’’paesi fantasma”),
c di lasciarle in eredità, neanche ai propri figli. Le autorità
hanno designato queste abitazioni con l’espressione ”grey houses” (case grigie), cioè destinate prima o poi a scomparire.
Le ruspe militari infatti non
esitano a demolirle nel caso venga loro segnalato che tale o
talaltra abitazione stia subendo
trasformazioni/riparazioni o addirittura se per qualche giorno
chi la occupa sia assente per
una qualsiasi ragione.
In altre parole, data anche la
necessità per Israele di trovare
spazio per costruire nuovi insediamenti per immigrati (si tratta di molte migliaia al mese!),
si fa di tutto per costringere
queste comunità scomode a
’’scomparire”, soprattutto quando la loro presenza ’’disturba la
pace” dei nuovi arrivati (i quali, al contrario dei palestinesi,
ricevono tutti gli aiuti e i servi
zi necessari ad una vita decente). Alcuni di questi nuovi insediamenti sorgono inoltre solo
a poche centinaia di metri dalle comunità arabe, per cui le differenze sono evidenti a tutti.
Campi e territori
occupati
Soprattutto in seguito alla
guerra del Golfo e al nuovo afflusso di immigrati ebrei, la situazione socio-politica ed economica è diventata assolutamente
insopportabile. Molte misure di
emergenza istituite col pretesto
della guerra restano tutt’ora in
vigore, riducendo così la vita
quotidiana ad una continua lotta per la sopravvivenza. Ci sono poi situazioni umilianti, cui
vengono sistematicamente sottoposti i palestinesi dei territori;
lunghe e vane attese per ottenere semplici permessi per poter spostarsi da un posto all’altro, coprifuoco imposti senza
preavviso in questa o quella zona perché dei ragazzi hanno lanciato dei sassi a veicoli militari,
tasse supplementari denominate
”scud” o ’’stone taxes”, nonché
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relativa confisca sistematica e
immediata di beni qualora tali
tasse non vengano pagate, il costo dell’acqua di 1,7 Nis al m’
ai palestinesi, contro lo 0,3 Nis
agli israeliani (e r80% dell’acqua della Cisgiordania viene utilizzata da Israele).
La lista di soprusi e discriminazioni potrebbe estendersi all’infinito;
Questa situazione può forse
spiegare gli atti di violenza da
parte palestinese verso israeliani o addirittura verso elementi
del proprio popolo considerati
’’collaboratori”. Risultato: reciproco odio e paura avvelenano
l’atmosfera e ci si chiede se mai
ci sarà uno sblocco di questo
opprimente status quo.
Anche elementi moderati israeliani, quali Dan Leon della rivista ’’New Outlook”, o palestinesi come Bernard Sabella dell’Università di Betlemme, si fanno poche illusioni, se non avviene un cambiamento radicale
della politica attuale del governo israeliano. Secondo loro tale
politica non muterà a meno che
il governo non vi sia costretto
per ’’sopravvivere”. I moderati
non credono alle ’’buone intenzioni” americane di portare pace nella regione, non tanto a
causa delle ’’lobbies” ebraiche
negli Stati Uniti, quanto per le
nuove ’’lobbies” degli ultraconservatori ’’Christian fundamentalists” (la nuova chiesa elettronica), i quali contano più di 50
milioni di aderenti e che recentemente hanno dichiarato di sostenere Israele (pare per ragioni teologiche).
La speranza,
nonostante tutto
Mentre i settori più aperti della società israeliana-palestinese
sperano in una pressione sul governo di Shamir da parte della
Comunità europea, principale
partner commerciale di Israele,
durante gli ultimi 10-12 anni sono sorti nei due campi numerosi gruppi nonviolenti e alternativi, spesso impegnati in azioni
concrete di pace conosciute come ’’proteste costruttive”. Cioè
non ci si limita a criticare l’autorità quando questa viene meno alle proprie responsabilità,
ma si eseguono progetti di aiuto concreto a precise comunità
arabe svantaggiate (per esempio
a Giaffa), svuotando così di contenuto l’autorità al potere. Si
spera che tali azioni si allarghino e si estendano in lungo e in
largo.
Uno dei promotori di ’’prote
ste costruttive” è Amos Gvirtz
del kibbutz Shefavim, rappresentante in Israele del Movimento
internazionale della riconciliazione e dell’Internazionale dei
resistenti alla guerra (MIR e
WRI). Durante la guerra del
Golfo Amos rifiutò pubblicamente di accettare una maschera antigas, non tanto perché la stragrande maggioranza dei palestinesi ne era priva, quanto perché le maschere venivano distribuite dall’esercito e, quale
pacifìsta-nonviolento integrale,
non volle assolutamente che la
sua sicurezza dipendesse dall’esercito. Il suo esempio fu seguito da altri.
In campo palestinese molti
gruppi di azione nonviolenta sono confluiti nelle file dell’Intifada, contribuendo così — come
risulta da una inchiesta condotta dal Centro per lo studio della nonviolenza — a rendere essenzialmente pacifica la lotta
popolare.
La guerra del Golfo e l’irrigidimento del governo israeliano,
purtroppo, hanno considerevolmente frenato l’azione di molti
gruppi, specialmente in Israele.
Per contro, c’è molta attività da
parte di organismi non-governativi in campo sociale, per la salute, lo sviluppo e l’istruzione.
Ciò risulta anche da un incontro tra rappresentanti di circa
120 ONG palestinesi e 50 ONG
europee, tenutesi al National Palace Hotel di Gerusalemme Est,
proprio nel periodo in cui anche noi eravamo alloggiati li.
(Il NPH è uno dei pochi aperti
nei territori occupati, data la
grave crisi economica e l’altissimo tasso di disoccupazione — fino al 70% — tra i palestinesi).
Non mancano neanche le iniziative dal basso, come il Beit
Noah, centro di riconciliazione e
di pace fondato e diretto da
Ivette Naal (quacchera di origine francese e della Comunità
dell’Arca). Il Beit Noah offre,
nei suoi modesti limiti, numerose possibilità d’incontro tra
ebrei e palestinesi, cristiani e
rappresentanti di altri gruppi,
religiosi e non. Il centro inoltre
mantiene preziosi contatti con
vari altri gruppi e persone operanti dal basso, sia in Israele
che nei territori occupati. Se un
eventuale capovolgimento politico servirà a mettere in piedi un
nuovo schema di rapporti, abbattendo le strutture ingiuste
esistenti, tutte queste piccole
iniziative di base saranno indispensabili per costruire un tipo
di tessuto sociale che sfugge ai
grandi movimenti politici. Almeno così si spera!
Franco Perna
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
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