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LA BUONA NOVELLA
(JIORiVALE RELIGIOSO
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E»HÌÌ«*0 associ.¡»KIW.VK
domicilio^
lorioo, ppr un anno L. G,00 i L.7,0l}
— per si'i mesi « -i.OO | « 4,50
Pei- ie iirovincie e l’esleio franco sino
ai conlìni, un anno . . L. 7,20
per sei mesi, « 3,20
A'ir-,6E’jovTt< Sì ÌJ ¿yiiitii J
Segufnilo la Tcrità nella cariti
EfFS. IV. 15.
L’L’fTicio delia BUONA NOVELLA è io
Torino, presso la libreria Evangelica
di GIACOMO BIAVA, viaCarlo Aliierlo,
dirimpelto al Calfè Diiei.
Le associazioni si ricevono in Torino allo
stesso Uflìcio.
Gli Associali delle Provincie pòlra}tno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla librei'ia Biava.
I CoofessorÉ di G. C, in Italia nel secolo XVI. Bartolomeo Barioccio. Domenico df^lla
Casa Bianca. — Studii storici sul Purgatorio III. — San Bernardo ed i clericali
del £uo tempo. — Missioni evangeliche. — 11 protestant'»mo e la pubblica iftru>
rione, *->- 0icbìarazìone. — Notizie religiose, Cronachetta politica.
I (MFiìSSOUl M (1. €. IX ITALIA NEL* SECOLO XVI
Bartolomeo Bartoccio.
Anche a Roma, comechè sede e
centro del crislianesimo, anche a Roma I sesiiaci del Vangelo subivano
atroce supplizio. Ma non era [tiù il
fanatismo dei sacerdoti pagani che
suscitava per le vie Ialine la terribile
[lersecuzione; non era questa bandita,
come un lempo, a nome di Nerone e
Diocleziano, imperatori crudelissimi;
i nuovi inortiri non cadevano per
mano degl’infedeli... strana contraddi
zione! nel secolo |ecimosesto il sangue crisliano eri vVsalo da cristiani
carnefici, per ordi^’adi colui che dicevasi vicario di GyCristo; e per colmo d’empietà, »^me e gloria di Dio,
e pel trionfo della fede ! — Giammai le divine cose non erano cadute
in più abbominevole profanazione!
Se generoso fu il sacrifizio de’ primi
martiri, i quali per fondare in mezzo
ai pagani la Chiesa di Cristo, lascia-
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rono la vita nel circo, tra le fiamme
e sotto la mannaia; non meno generoso fu il martirio di quei fedeli che,
molti secoli dopo, tentarono restituire
al culto degenerato la purità de’tempi
apostolici.
Bartoccio nacque nel ducato di Spoleto da ricchi parenti, e fu convertito
alla fede evangelica da Fabrizio Tommassi di Gubio, dolto gentiluomo e
suo compagno d’armi all’assedio di
Siena. Reduce nella città natale, ebbe
cura di spargervi la verità, e guadagnare alla chiesa riformata nuovi partigiani. Assalito da grave malattia,
malgrado i consigli del medico e le
preghiere della famiglia, rifiutò i cosi
detti conforti della religione caltolica;
al sacerdote ch’era venuto per confessarlo, fe’cenno d’allontanarsi; e invece di arrendersi al vescovo della
diocesi che bramava riconciliarlo colla
chiesa del Papa, dimostrò con argomenti ed esempi biblici quanto rette e
pure fossero le sue nuove credenze. 11
vescovo, non potendo convincerlo colle
ragioni, ordinò e a lui e a quanti altri
sospettava d’eresia, di comparire innanzi al governatore Vitelli.
Vi si recarono i deboli amici di
Bartoccio , e intimoriti dalle minaccie,
abiurarono. Ma egli più fermo nella
fede,non comparve; comprese a quali
pericoli esponevasi, rimanendo piii
oltre in quella terra ; palesò al padre
i suoi timori e il disegno che aveva
concepito di partirsene di furto, e cercare sicuro asilo in altri paesi. Ma il
crudele genitore non volle provvederlo di alcun danaro, sperando per
tal modo costringerlo a rimanere e
cedere a’ voleri del magistrato.
11 giovane si tacque; e non ostante
la estrema debolezza del corpo, nel
cuor della notte abbandonò la casa
paterna, valicò le mura della città e
se ne fuggì prima a Siena, e poscia a
Venezia. Non tardarono a raggiungevo corrieri e lettere di suo padre,
per indurlo a ritornare in famiglia e
in seno della chiesa caltolica; fu del
pari seguito da ordini severi, spiccali
dalle autorilà ecclesiastiche onde arrestarlo. Per la qual cosa perduta la
speranza di rientrare senza pericolo
nel suo paese, e di ricevere alcun soccorso dall’irato genitore; non tenendosi
del tutto sicuro nel territorio di quella
repubblica, Bartoccio si ritirò a Ginevra, ove tolse moglie, e imprese a dirigere uua fabbrica di seta.
Nel declinare del 1567 fatale necessità Io condusse a Genova, ed ivi
riconosciuto, cadde in potere dell’inquisizione. I Governi di Ginevra e di
Berna domandarono la di lui libertà
alla repubblica genovese; ma prima
che 1 loro messaggi arrivassero nella
capitale della Liguria, il prigioniero
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era slato, a richiesla del papa, invialo
a Roma.
Dopo una prigionia di r.irca due
anni, Bartoccio fu condannato ad essere bruciato vivo. Andò al supplizio
con passo fermo e col solito suo coraggio; e quando le flamme gli si appresero intorno, gli astanti che aveanlo
perduto di vista, udirono la sua voce
sciamare con entusiasmo : Yittorial
Fi7tona!... Queste furono l’estreme
parole del martire.
Uonienico delia Casa Bianca
Al supplizio di Fanino tenne dietro,
giorni appresso, la morte di quest’altro martire del Vangelo.
Nacque in Rassauo, ciltà deH’alta
Italia e soggetta alla repubblica di
Venciia. Sin dalla prima giovinezza
dedicossi alla milizia, e seguì l’esercito di Carlo V, che portava le armi
in Alemagna contro i principi proteslanli. Ma non sì tosto gli fu dalo
conoscere la fede, che il superbo imperatore, stimolato dal romano pontefice, parea disposto a distruggere, ricusò di marciare più oltre sotto le
insegne spagnuole, e combattere una
guerra che parevagli ingiusta; esaminò a fondo le dottrine della religione
riformata, servendosi de’libri che circolavano in quel paese; e finì per abbracciarle COD trasporto.
Ritornò in Italia collo zelo di"un
nuovo convertilo, e deponendo l’armi
del mondo, impugnò quelle del cielo,
da soldato secolare divenne campione
di Crislo; e da strumento di oppressione e di morte, molossi in apostolo
di giustizia e di vita.
Fu a Napoli che intraprese apertamente la propaganda evangelica, verso
la melà del secolo decimosesto. Seguendo il metodo dei riformatori alemanni, poneva a confronto le dottrine
della Bibbia coi canoni di Roma, le tradizioni della Chiesa primitiva cogli usi
e liturgie del cattolicismo moderno,
la sanlìlà degli aposloli colla corruzione de’loro sedicenti successori; insomma la verità coll’errore, la luce
colle tenebre. E Dio benediceva al di
lui zelo, coronandolo di felice successo
e concedendogli la gloria di conquistare
al Vangelo nuovi seguaci, non solo a
Napoli, ma in allre cillà, e borghi, e i
villaggi della penisola, che percorreva
onde annunziarvi la fede incontaminata di Cristo.
Giunto a Piacenza, gli abitanti che
lo conoscevano per fama, in gran
folla accorrevano a’ suoi religiosi discorsi contro le dottrine della Chiesa
romana. Ma un giorno, mentre il coraggioso Domenico, circondato dalla
solita mollitudine, predicava contro il
domma della confessione e prometteva
per r indomani un lungo ragiona-
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mento, alto a confutare le dottrine del
purgatorio e della messa, il governatore della città gli si fece innanzi con
piglio severo; imposegli silenzio e fece
menarlo in prigione. Domenico, senza
turbarsi,esclamò: <iÈ una maraviglia
ehe lo spirito del male abbia aspettato sì lungo lempo; gran fortuna che
m’abbia lasciato annunziare qualche
verilà ! ■>
Non guari dopo il vicario del vescovo recossi al carcere, ed in barbaro
latino interrogò il prigioniero, se egli
era sacerdote, ed ove e da chi aveva
ottenuto facoltà di predicare pubblicamente. 11 prigioniero gli rispose in
buon italiano: non essere ministro del
papa, ma di Ge.“ù Crislo, il quale come unico e solo capo della religione,
l’avevu eletto ed ispirato per annunziare al mondo la diviua parola. A
tali delli il vicario fece un sorriso di
compassione; e divenendo più vivo e
più serio il loro colloquio, sia perchè
nulla avesse da oppugnare, sia che
stanco fosse di più oltre discutere, il
vicario si limitò a caratterizzare gli
argomenti del prigioniero siccome bestemmie ed eresie; ed assumendo'un
contegno da inquisitore, intimogli di
abiurare tutto quanto aveva detto e
sostenuto si in pubblico che in privato
contro la madre chiesa, minacciandolo
di tormenti e di morte.
Alcuni frati più esigenti pretende
vano una ritrattazione pubblica sulla
stessa piazza, dove la fede cattolica
era stata messa in discredito. Ma nè
le minaccie de’clericali, nè le preghiere
degli amici valsero a smuovere la ferrea volontà del giovane Bassanese:
« Vorrei piuttosto soffrire mille morti,
ei rispondeva, affrontar vorrei ogni
sorta di tormenti, anziché rinnegare
la mia fede e il mio Dio ! »
Fu condannato al patibolo, e il
giorno appresso, ne! medesimo luogo,
dov’egli aveva diffuso le dottrine della
salute, ricevè la morte. — Coniava
56 anni.
f cittadini ch’erano accorsi a udire
i suoi discorsi evangelici, vollero esser
presenti al di lui supplizio: e sul volto
del martire videro la stessa letizia che
prima brillava sul volto dell’apostolo;
e da lui, morente, udirono le stesse
parole di perdono e di pace che loro
avea predicato. In tal modo il buon
Domenico dimostrava quanto viva e
profonda fosse la sua fede, pari a quella
che Dio esige dagli uomini, che non
si limita aH’interno convincimento, ma
sempre traducesi in belle azioni, talvolta si sostiene col sacriGzio, e all’uopo si suggella col sangue.
STCDll STORICI SOL PURGATORIO.
IH.
Le liturgie le più antiche i cui framrnfnti sono stati conservati sono la litur-
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già, chiamata di Gerusalemme, ossia di
s. Giacomo, quella atiribniia a s. Marco
(sellitene sia evidenle fr« gli erudili che
quesle liturgie non sieno j iù antiche del
terzo secolo), quelle di B.isilio, di Grisostomo ecc. esse parlano della preghiera ppi
morti. Nella liturgia di s. Giacomo vi è
la seguente preghiera « Signore Iddio degli spirili e di tulio ciò che esiste, sovvienti di tutli gli ortodo.ssi da Miele il
giusto infino a noi, sia che gli ahiiiamo
nominati o no. Fa che le loro anime riposino nella regione dei viventi nel tuo regno, nelle delizie del paradiso, nel seno
di Àbramo, di Isacco e di Giao.obbe >>. Da
questa preghiera si vede chiaro, che i
Crisllani di quei tempi non pregavano per
le anime del Purgatorio, a menochè nou
si voglia supporre che Abele il giusto e
tulti gli allri fossero ancora in Purgatorio.
Nella liturgia allribuila a san .Marco si
prega per le anime dei patriarchi, dei
profeti, degli apostoli, dei marliri e dei
confessori, ¡ilfiiichè piaccia a Diodi fare
riposare le loro anime nei tabernacoli dei
sanli, e di accordare loro il regno dei
cieli. Nell’anlica liturgia delia Chiesa siriaca , nella preghiera pei morti vi sono
queste parole; « Oh Dio dà loro riposo e
Imona memoria, priiivipalmente all.') santa
Vergine .Maria Madre di Dio ». E nello
stesso mes.saie romano si è ritenuta in
qualche modo l’antica preghiera pei mor
ii , incendo il prele ogni giorno « Ricordati, o Signore, de’ tuoi servitori e delle
lue serve che ci hauno preceduto co! segno della fede e dormono nel sonno della
pace >>. E nella messa de’ morti si fa la
seguente preghiera: « Signor Gesù Crislo
re della gloria, liliera le anime di tutt’ i
fedeli defunti dalle pene deH’inferno e dal
lago profondo : liberale dalla bocca del
leopeaffinchè r inferno non le inghiolta e
non cadano nella oscurila, ma che il ve.ssillifero s. Michele le presenti nella santa
luce che lu già promettesti ad Abramo ed
alla sua discendenza ».
Da questi documenti storici ci sembra
evidente che la preghiera per i morti nell’antica Chiesa indica lutl’allro che un
Purgatorio. Ma cosa essa indicava dunque? Era invalsa una opinione nella Chie.'a . che le anime attendevano il giudizio
di Dio per andare al luogo di loro destinazione : quindi la preghiera pei morti si
faceva affinchè Iddio si rammentasse di
esse, e non volesse nei suo giudizio condannarle all’inferno, ed affinchè avessero
parte nella risurrezione dei giusti, corno
insegna Tertulliano nel lib. della monogamia. Vi era altresi una opinione che aveva
i suoi seguaci, che cioè i più santi sarebbero risuscitati i primi, edavrcbberoprima
del giudizio regnalo con Cristo per mille
anni, poscia nello spazio di quei mille
anni sarebbero risuscitati di mano in mano gli allri giusti secondo il grado della
loro santità. Quindi un altro scopo della
preghiera per i morti era quello di pregare Dio che risuscitasse di buon’ ora
quelle anime per le (|uali si pregava: cosi
insegnano Terlulliano nel libro contro
Marcione, ed Ambrogio nel libro dei beni
della morte. Finalmente si pregava anche
pei morti, aiTincbè quelle anime per le
quali si pregava, pa.ssassero più leggermeutrt per il fuoco che alla fine dei secoli
doveva consumare il mondo: cosi insegnano Origene , Ambrogio, ed Ilario. La
preghiera dunque per i morti è un fatto
storico antlchisfimo nella Chiesa, ma non
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prova per nulla la esistenza del Purgatorio.
Nfl quarto secolo la superstizione avea
incomineialo ad introdursi intorno ai morti ; allora si levò coraggioso un monaco
deirArnienia chiamato Aerio ed incomiaciò a gridare conlro le superstizioni, e
fra le altre cose impugnò la preghiera per
i morti. Santo Epifanio vescovo di Cipro
si levò conlro il monaco che chiamava
novatore ed eretico, e prese a difendere
l’uso di pregare per i morti. Se la Chiesa
avesse allora riconosciuto come dogma il
Purgatorio, se avesse riconosciuta la dottrina dei suffragi, Epifanio confutando
Aerio nvrehhe messo fuori una tale dottrina, ma invece egli dice cosi: « Noi
preghiamo per rendere teslimonianzache
i morti non sono ridotti al nulla, ma che
f esistono e vivono nel Signore ». Dice di
più, che la preghiera per i morti, si fa
affine di distinguere i Cristiani da Gesù
Cristo, affinchè Gesù Cristo non sia cousiderato siccome un uomo; per tutli gli
uomini qualunque sia stata la loro santità
si prega, il solo Gesù Cristo è pregalo.
Ai tempi di Agoslino si sollevò nella
Chiesa una controversia, della quale si è
faflo poco caso dagli scritlori della Sloria
Ecclesiastica, ma che noi stimiamo interessantissima per l’istoria del Purgatorio.
Agoslino slesso parla di questa controversia nel liliro della cura che si deve avere
per i morti, nel libro 21 della Citlà di Dio
capo 13-14, e nei sermoni sulle parole
degli Aposloli. Ecco in che consiste la
controversia. Alcuni riassumendo le ragioni di Aerio dicevano « o le preghiere
per i morti non hanno alcuno eiTelto, ed
allora perchè farle; o gli sono giovevoli,
éd allora percbè non pregare piutlosto per
i più grandi peccatori? Imperciocché, essi
dicevano, il solo giovamento che potrebbero ricevere I morti per la preghiera dei
vivi sarebbe la remissione dei loro peccati , ed in questo caso sarebbe più giusto
pregare per i più grandi peccatori ». Altri colla Bibbia alla mano sostenevano che
l’uomo è giudicato secondo le opere fatte
da lui in vila, non secondo le preghiere
fatte per lui dopo morte, e sostenevano
che la preghiera dei vivi non poteva ottenere alcuna remissione dei peccati per i
morti.
Agostino, che era allora l’oracolo della
Chiesa, cercò di sciogliere la conlroversia
in via d’accomodamento, delle due opinioni facendone una. Per ciò fare trasse fuori
di nuovo la già viela dottrina di Platone
cristianizzata da Origene. Divise in tre
classi le anime dei morti. Pose nella prima i buoni , nella seconda i mediocri,
nella terza i cattivi, e disse che la preghiera per i buoni era una preghiera di
ringraziamento, e che essi non avevano
bisogno di preghiera. La preghiera per i
cattivi non poteva liberarli dalla loro pena, ma intanto era utile per essi, in
quanlo che Dio li avrebbe giudicali con
maggiore misericordia, e loro avrebbe
forse cangiato la pena eterna in pena temporale, Per quello che riguarda poi i mediocri la preghiera gli era ulilissiraa imperciocché erano sollevati nei loro lormenli. Ma dove prendeva una tale dottrina santo Agostino ? Egli stesso c()pfessa
nel suo libro a Paolino cbe per sostenere
questa sua opinione non ha neppure un
passo della Bibbia, se si eccettui un solo
passo del secondo libro dei Maccabei, il
quale non può fare testo non essendo libro canonico come lo confessa lo stesso
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Agostino. Egii hnsa la sua dottrina sul
fatto della preghiera per i morti, e da
questo fatto egli ue trae l’utilità, ma confessa nello stesso teniipo che la preghiera
per i morti la Chiesa uon l’ha ricevuta dagli Aposloli. Infatti il medesimo Agostino
in molti luoghi delle sue opere si dimostra assai incerto intorno alla esistenza di
un Purgatorio. Egli si domanda se le anime dei morti soflVono-qualche dolore come quello di un fuoco, e se esse saranno
n tosto 0 tardi purgale da un certo fuoco,
sulle quali quistioni dice che tali cose
potrebbero accadere, ctfe non sono nè incredibili, nè contradditlorie per quanto
egli ne può giudicare, sono però cose che
possono mettersi in questione. Così parla
Agostino nel Manuale indirizzalo a Lorenzo , nel libro della fede e delle opere,
e nel libro 21 della Città di Dio.
Però l’autorità di Agostino, sinc.omé era
grandissima nella Chiesa Lalina, fece si
che molti seguissero la sua opinione. Ma
il Purgatorio immaginato da Agostino era
ancora molto al di sotto di quello die
predicano oggi i preti. Egli ammetteva
alcuni tormenti delle anime, ammetteva
che fossero sollevale per la preghiera dei
fedeli, ma non ammetteva che la Chiesa,
e molto meno il vescovo di Roma avesse
il potere di aprire e chiudere il Purgatorio.
Poco dopo la morte di Agostino papa
Gelasio dice queste memorabili parole nel
suo Commonitorio: « Noi leggiamo che
Gesù Cristo ha risuscitato i morti, ma
nnn leggiamo che egli abbia assoluti coloro che erano morii nei loro peccati : noi
leggiamo che egli ha detto all’apostolo
Pieiro , lutto ciò che avrai legato sulla
terra sarà legato nei cieli, e lutto ciò che
avrai sciolto sarà altresi sciolto. Ma con
queste parole sulla terra, Egli fa chiaramente conoscere che parla dei vivi e non
già dei morti ». Papa Gelasio dunque alla
fine del v secolo non sapeva ancora che
ii papa poteva trarre le anime dal Purgatorio. Non sapeva di avere le chiavi del
tesoro delle indulgenze. Non sapeva di
avere il potere di fan* de’sanli, imperciocché non si attribuiva che il potere
sulle anime dei vivi. Dunque lino al compiere del V secolo la dottrina del Purgatorio era sul suo incominciare, ma era
assai lungi dall’essere quello cbe è attualmente.
S.4\ BERNARDO
e i Clericali (lei suo lempo.
cosa singolare il considerare quanto
si sono cangiati i tempi. A sentire i clericali, sono i demagoghi, i libertini, gli
increduli, i protestanti cbe oggi gridano
contro i vizil del clero. Chi grida contro
lali vizii è uno scomunicato, un empio,
un uomo che non ha alcuna religione. Il
grande studio dei nostri clericali consiste
oggi nel coprire con tuli’ i mezzi possibili le magagne del clero, screditare coloro che le pubblicano. In altri tempi però
gli uomini più rispettabili del clero erano
quelli che più gridavano conlro il clero
vizioso. Fra i molti esempii ehe potremmo addurre citiamo a guisa di piccolo
saggio alcuni passi di san Bernardo padre
e dotlore della Chiesa.
Sono celebri i libri De consideralione,
die san Bernardo scrisse al papa Eugenio,
ma siccome parlano del papa e della corte
romana nello stesso modo come ne po-
8
Irebbe parlare ai giorni nostri il più coraggiopo protestante, e siccome sarebbe
assai difficile fare una scelta di quei passi,
imperciocbè bisognerebbe trascrivere quei
libri, così ci eontpnieretno di citare alcuni passi di san Bernardo per quello che
riguarda la condotta del clero; passi traiti
da altri libri di quel dotlore.
Nel libro dell’ oilicio dei vescovi egli
discorre sulle ragioni per le quali tanti
desiderano di essere vescovi o parroci,
ecco le sue parole: « 1 chierici di qualunque elà, di qualunque ordine, sieno dotti
sieno ignoranti corrono coniinuameniealle
cure di anime, persuasi che sono di vivere
nei loro comodi e senza pensieri allorché
vi sono giunti. Nè ciò reca alcuna meraviglia, specialmente in coloro che non
hanno esperienza, imperciochè vedendo
che coloro che hanno avuto le cariche
sospirate non solo non gemono sotlo il
peso di esse, che anzi desiderano sempre
più di averne, così non si spaventano dei
pericoli che nnn vedono, essendo ciccati
dalla cupidigia, che anzi si accendono
maggiormente alla visla del lucro e dei
comodi. Oh ambizione infinita, avarizia
insaziabile ! Allorché han meritato i primi
onori nella Chiesa o per mezzo del danaro, 0 per altri mondani raggiri, assai raramente per merito, non restano perciò
conienti, ma il desiderio de’ loro cuori
li porla a ricercare .sempre più, gradi più
alli e più sublimi. Allorché qualcuno, a
cagion d’esempio, è giunto alla dignità
di decano, di preposito, di arcidiacono
od altro simile officio, non è perciò contento, ma cerca riunire io lui quanti più
può officii e dignità. Allora fa lutto il suo
possibile per giungere al vescovado. Sarà
perciò contento.? Divenuto vescovo desi
dera uo arcivescovado. E se per ventura
vi giunge, sogna non so quali cose più
alte ancora. Imprende lunghi e faticosi
viaggi , e con grandi spese frequenta il
palazzo della corte romana, ed a forza di
danaro compra possenti amicizie n. Sembra chc al tempi di san Bernardo il clero
non fosse così buono, così esemplare come è ai noslri giorni, imperciochè allora
si brigavano in tal guisa le dignilà che
adesso si ricusano.
La ricchezza ed i privilegii del clero di
quei lempi faceva sì che molli abbracciassero lo sialo clericale per menare poi vila
comoda e scandalosa. San Bi-rnardo in un
liliro che scrisse ai chierici iulorno alla
loro conversione, si lagna di un tale disordine al rapo ventesimo. Ecco le sue
parole: « La Chiesa sembra ingrandita:
il santissimo ordine clericale si è moltiplicato immensamente. Ma se il numero
dfllp persone è ingrandito, non è aumentata l’albgrezza della Chiesa , imperciochè il merito è diminuito in ragione del
numero aumentalo. Si corre da ogni lato
ai sacri ordini e si ricevono senza alcuna
riverenza e senza consldi razlone quei ministeri che farebbero tremare periino gli
angeli. Non si teme di occiip.nre quelle
cariche e di portare la corona del regno
celeste da coloro nei quali regna l'avarizia, comanda l’ambizione, domina la superbia, siede l’iniquità e la lussuria occupa il posto principale. È fra le pareti
domestiche della Chiesa ove apparisce
l’ubbomlnazlone; se foriamo la parete, come ci dice il profeta Ezecchiello, vedremo cose orrende nella casa di D o, irnperciochè oltre le fornicazioni, gli adiilterii,
gli incesti, non mancano neppure passioni
« lurpitudini più ignominiose ...........:
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L’inimico del genere umano ha tollo le
infami reliquie dell’incendio di Sodoma e
le ha disperse per tutlo ; col cenere esecrando asperse il corpo della Chiesa e ricoprì di fetido niarciimie ima porzione
dei ministri di essa, ed oh! olii avr^ilie
mai poluto credere che si fosse potuto
ridurre in lale guisa la generazione eletta, il reale sace^ozio, la genie sanla, il
popolo di acquisto che nel principio del
Cristianesimo era arricchito di tanti doni?
Con t:ill macchie entrano nel tabernacolo
del Dio vivente, abitano il tempio, proslituiscono le cose sante, chiamano sopra
loro i giudizii di Dio, e sieguono frattanto a restare nel Santuario.........Dio valesse che coloro che non possono contenersi si vergognassero di abliracciare temerariamente uno stalo perfetto, o riarsi
al celibato. È una cosa grande ed una
grande parola che non tulti possono comprendere. Senza dulibio sarebbe meglio
maritarsi che ardere, ed essere salvati
come semplici feiìeli pluitosto che esporsi
a mcnàre cattiva vita nel clero, ed essere
giudicati più rigorosamente. Imperciochè
molli, non lutti è vero, ma pure è certo
cbe molli nnn possono nascondersi essendo troppi, e non cercano nascondersi per
la loro impudenza. Molli abusano della
liberlà nella quale sono siati chiaraati, si
astengono dal rimedio del malrimonio per
darsi in braccio ad ogni scoslumalezza ».
Dopo lali descrizioni del sanlo Dotlore bisogna ben dire cbe i tempi dei santi Padri non sieno stali i lempi i più invidiabili
della Chiesa, imperciochè il clero era così
scostumato.
Si dirà san Bernardo era monaco, e
perciò non mollo amico del clero secolare
che egli abbassava volentieri per innal
zare i suoi monaci. Ebbene vediamo un
brano di panegirico chc egli fa dei monaci dei suoi lempi neWApoioijia a Guglieìmo Abate al capo nono, n Quando incominciò il monachiSmo chi avrebbe mai
potuto credere che i monaci fossero potuli cadere in tanta poltroneria? Oh quanto siamo lonlani da (|iiei monaci che e."-!slevano ai giorni di Antonio, imperciocché
essi quanilo di tempo in tempo si visitavano carilalevolmente, si cibavano avidamente del pane dell’anima, e passavano spesse volle l’intero giorno senza neppure ricordarsi di mangiare. Questa era
la vera maniera; cibare prima la nostra
parte più degna : qiie.^la era la vera carità, rifocillare le auime per le quali Cristo
è morto. Ma noi allorché ci radunianìo,
ciò che facciamo non è mangiare la cena
del Signore, imperciocché nessuno cerca
e nessun«* dà il pane celeste. Non si porla
per nulla delle Scritture, per nulla della
salute delle anime, ma nnn si profToriscuno che baie e non si sentono che scrosci
di risa; mentre si pranza le orecchie sono
pascolale di rumori come lo stomaco di
vivande, alle quali cose intenti i monaci
non pensano alla moderazione nel mangiare i.
n Intanto a vivande si succedono vivande, ed alle carni, dalle quali ci asleniumo, si succedono moltiplicate vivande
di grandi pesci. Allorché sei satollo dei
primi pialli, se gusti i secondi ti sembrerà non avere mangialo i primi; imperciocché sono apprestali con tale arte di
cucina, che divorale quattro o cinque vivande, le prime non impediscono le uliime, e la sazietà non diminuisce l’appetito. Il palalo sedotio da nuovi intingoli
non raiTimenla più I già cogniti, e come
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8e fosse digiuno cerca con avidità i nuovi
manicaretti. Il venire diviene gonfio, ma
la varietà toglie la nausea........Chi sarebbe bastante a narrare in quanti modi,
per tacere delle altre vivande, le sole uova
sieno accomodate ; con quanto studio sieno rivolle, sbattute, ridotte liquide, indurate e vessate in ogni maniera, ed ora
sono fritte, ora arrostite, ora riempiute,
ora mescolate ad altre cose, ora date separatamente. A che tali cose, se non per
generare fastidio ? La maniera poi di preparare le vivande deve essere lale all’ eslerno, cbe non solo diletti il gusto, ma
che compiaccia anche alla vista, e mentre lo slomaco collo spesso rullare mostra di essere ripieno, la curiosità non è
ancora saziata E menlre gli occhi si pascolano nei colori ed il palalo nei sapori,
Io slomaco infelice che non vede i colori
e non sente i sapori, obbligato a ricevere
quei cibi, si sente oppresso anziché refizialo.
>< Che dirò ora del bere?Non solo non
si vuole conoscere l’acqua, ma neppure il
vino adacqualo......Ma Dio volesfe che
ci contentassimo del solo vino puro ! È
vergogna il dirlo, ma è più vergogna il
farlo. Vedrai in un pranzo riportare per
tre o quattro volle il calice riempito di
diversi vini per provare quale sia il migliore od il più forte onde beverè di quello. In molli monasteri vi è il costume di
usare nelle grandi solennilà vini accomodati con miele e droghe, ma si fa ciò per
cagione d’infermila? Io so che ciò non
può servire ad allro se non che a bere
maggiormente e con più grande diletto.
Ed allorché le vene sono ripiene e che il
capo gira, si levano dalla mensa per andare à dormire ».
San Bernardo che diceva tali cose, san
Bernardo che descriveva in tale guisa il
clero dei suoi lempi, è sanlo e doltore, e
la Chiesa canonizzandolo e facendolo dottore ha esaminali i suoi scritti, li ha approvati , e ue ba assunto lutta la responsabililà. Quesla considerazione ci dispensa
da ogni commento.
MISSIOM EVANGELICHE
fContinuaziofìB v. num. precedente].
Ecco la continuazione e la fine delia
letlera del missionario evangelico la Croix.
« La mia principale occupazione è
sempre quella di predicare il Vangelo ai
pagani e di sostenere discussioni con
loro. Si può dire che non passa giorno
che io non faccia lali cose; ed ho tutti
i motivi di dichiararmi riconoscenle per
l’interesse che prendono numerosi uditori tanlo alla mia predicazione, quanto
alle discussioni. Sono stato ultimamente
incaricato di una pubbbca discussione in
una delie nostre cappelle con molti Vedantisti (nuova selta d’indou) che fanno
professione di avere rinunciato alla idolalria per adorare un solo Dio ; ma in
fondo questi nuovi settari sono più violenti degl’idolatri stessi conlro il cristianesimo, e fanno tutto quello che è in poter loro per impedire che sia propagato.
Il loro sistema religioso del resto , se
tale deve essere chiamato, non saprebbe
rispondere ai bisogni degli uomini: poco
difalti è superiore al puro deismo, e non
sembra che voglia acquistare molti partigiani.
" Nella stagione invernale, da novembre a febbraio, sono solilo di fare dell(>
11
corse missioDarie nei diversi distretli del
paese affine di spargervi la divina semenza nella maggiore possibile abbondanza. Nella mia ultima corsa ho traversato i distretti orientali di Bengala al di
là del Gange fino vicino all’Anam.
« Oltre la mia opera ordinaria di evangelizzare I pagani, devo ancora le cure
pastorali ad una chiesa di cristiani nativi
nel Sunderbuns, cioè di quel vastissimo
territorio di fareste che è compreso nel
Delta del Gange. La distanza grande che
vi è da Calcutta mia residenza a questa
località, e la eccessiva insalubrità del
clima mi impediscono in alcuni tempi
dell’anno di andarli a visitare più sovente;
ma tengo sul luogo un ottimo suffraganeo
nativo, cbe agisce sotto la mia direzione.
<1 lo sono ancora bene spesso occupato
a comporre o a rivedere dei trattali religiosi, a sorvegliare e correggere la impressione delle s. Scritture o di qualche
opera letteraria, in guisa che non vi è dipartimento alcuno dell’opera missionaria
che non richiami le mie cure. Io vi domando di pregare per me, caro fratello,
affinchè il Signore benedica i miei deboli
sforzi e li faccia servire aH’avanzamento
della sua gloria ed alla conversione di
molle anime.
« lo ebbi il piacere nel passato gennaio
di veder ritornare alle Indie la mia figlia
primogenita la sig. Mullen che era stata
obbligata recarsi in Inghilterra: essa ricondusse le mie due figlie più giovani che
tornavano dopo avere compiuta la loro
educazione. Voi potete immaginare qualle
sia la nostra felicità, quella della loro
madre, e la mia rivedendo queste care
figlie, dopo un’assenza di oltre due anni.
S una grande pena per I parenti separarsi
dai figli ed essere obbligati a mandarli in
Europa; ma è una dura necessità».
E poiché siamo a parlare di missioni
evangeliche in Calcutla, non sarà discaro
ai noslri lettori di sentire una qualche
cosa dell’islancabile missionario evangelico il rev. D.r Diiff. Fino dal 1829 incominciò i suoi travagli missionarii in Calcutta, e la sua opera missionaria è stata
ricolma di abbondanti benedizioni. Il D.r
Duff è consacrato interamenle al bene di
quei popoli; egli non ha altro pensiero
che quei popoli che Dio gli ha affidati.
Il suo spirilo intraprendente lo ha portato
a fondazioni gigantesche, che sprovisto
siccome egli era di umani soccorsi sembrava una temerità immaginarle. Egli ha
fondalo in CalcuUa un collegio, nel quale
attualmente si educano liUO studenti;
Fondatore del collegio, egli preferiva la
vita missionaria alla vita di professore; e
trovava maggiori consolazioni nell’ annunziare la Buona Novella ai gentili.
Dopo la morte del missionario Chalmers
egli fu obbligato ad insegnare la teologia.
Provveduta la tiùssione d’uomini, l’instancabile DiitT ha creduto che egli avrebbe potuto più giovare a quella missione
soggiornando in Europa; e dopo 2i anni
di soggiorno nelle Indie, sono ora due
anni che è tornato in Europa solo per occuparsi a trovare nello zelo dei cristiani
evangelici soccorsi per la missione delle
Indie. A lale scopo il D.r Duff si è portato ullimameuie in America ove ba scorso
le principali ciltà degli Stali Uniti per interessare i cristiani a favore della missione indiana. Il viaggio del zelante niis. sionario non è stato inutile per la sua
missione. Non si parla mai inutilmente ai
12
crisliani americani. Basti il dire che nella
sola Nuova York ha riceviilo nel momento
di sua partenza un dono di 20,000 dollari
a sua libera disposizione; ed il D.r Duff
lo ha immedialamenle destinato al suo
collegio di Calcutta.
IL «»»OTESTAXTISMO
E LA PUBBLICA ISTRUZIONE.
Kgli è un falto iucontestabile che
ove più prospera it cattolicismo, ove
più dominano i preti, là la pubblica
istruzione è più trascurata. Un altro
fatto evidente è che ove domina la
religione evangelica, là la pubblica
istruzione è più florida. Cercare le
prove di questi due fatti sarebbe come
cercare la dimostrazione della luce
del sole in pien meriggio.
In un rapporto pubblicalo in Inghilterra in data del 10 giugno riportato dai giornali inglesi, si danno
le cifre le più esatte delle scuole primarie che esistono nella sola Inghil
Gli scuolari che frequentano tali scuole
sono nelle
Scuole di giorno pubbliche . 1,422,082
dette privale . . 721,39t>
Scuole serali per gli adulti . 39,783
Scuole domenicali .... 2,407,624
Totale degli scuolari . 4,590,885
Alcune di queste scuole sono pagate dal Governo, altre sono sostenute
dalle Comuni, altre da dotazioni e lascile; altre finalmente sono mantenute dalle diverse Comunità religiose.
Fra i protestanti non vi sono nè
igncrantelli, nè scolopii. nè somaschi,
nè gesuiti che facciano la scuola facendosi pagare almeno al doppio di
quello cbe si pagano i maestri laici;
ma vi sono invece le chiese che mantengono a proprie spese le scuole ;
perchè la religione evangelica non
vuole la ignoranza del popolo, ma
prescrive l’insegnamento. Ecco dunque, secondo quel rapporto, le scuole
mantenute ed i scuolari istruiti dalle
diverse chiese proteslanti.
--------------------- ------— — terra propriamente detta, e principato Chiesa anglicana . . Sciiotc 10,335 Scuolari 929.474
di Galles, senza coniare la Scozia e Shiesa scozzese . . 5 946
r Irlanda, e senza calcolare i collegi, Chiesa presbiteriana
le università, e le pensioni. unita..... Chiesa presbiteriana in 3 21
Scuole di giorno pubbliche Io,oI8 Inghilterra . • - 28 2,723
dette private . . 30,524 Presbiteriani scozzesi 1 343
Scuole serali per gli adulti l,i43 Presbiteriani . . . ■13 2,030
Scuole domenicali .... 23,514 Indipendenti . . . 455 50,186
Totale delle scuole . . 71,101 A riportare M.058 985,921
13
Riporto 1I,0S8 983,921
Battisti.....
Qiiaciieri ....
Unitari ....
.Moravi.....
Melodisti vvesiciani .
Metodisti nuovi . .
Metodisti primitivi .
Cri.stiani della Bibbia
Associazione wesleiana
Metodisti calvinisti
Chiesa nuova . .
Dissenzienti . .
Luterani . . .
Francesi . . .
' Missione tedesca .
Allri proteslanli evan
gelici . . .
131
35
59
7
381
U
26
8
M
il
9
49
2
1
2
9,3'JO
3,0-26
4,306
366
41,114
1,831
1,3Ì2
367
1,176
2,929
1,531
3,803
221
13
116
542 85,317
Totale . . 12,337 1,143,033
Tutto ciò si fa dalla chiesa protesfnnte ed a spese di essa uella sola
Inghilterra e paese di Galles, senza
ralcolare quello che si fa in Iscozia e
nell' Irlanda.
Alle suddette scuole sostenute dalle
chiese a nome della religione evangelica aggiungiamo le scuole domenicali che si fanno ordinariamente dai
ministri del culto evangelico senza ricevere veruna retribuzione per ciò»
Le scuole domenicali sono in numero
dì 22,905, ed in esse si istruiscono
à,000,785 scuolari.
lìiassuraiamo ; oltre alle scuole di
Governo, di Comuni ecc., la chiesa
evangelica sostiene 35,262 scuole ;
ed istruisce 3,478,858 scuolari, e ciò
nei soli paesi menzionati.
Se non prendiamo abbaglio, questi
proteslanti valgono bene i noslri
ignorantelli.
MSeiBIARAZIOXi:.
La Buona Xovella nello affermare, sull’assicurazione di una persona che aveva
assistilo alle conferenze che hanno lungo
nella chiesa della Triniià, che il dialogizr.anle teologo aveva dello « che si deve
(I adorare Maria, perchè essa fu che nelle
'( nozze di Cana operò il rnirarolo del
Il cangiamento dell’acqua in vino; mira« colo cbe Gesù non volle fare n fu traila
in errore : ed è ragione che confessi pubblicamenle cbe ha errsto. Non spirilo di
fazione, ma il solo amore della verità guida le nòstre pubhricazioni ; e perciò Don
esiteremo mai a rilraltaroi quando conosceremo di aver errato.
.Menlre però siamo lieti di compiere
questo nostro dovere riirattando l’errore
nel quale eravamo stati indolii, siamo in
grado di confermare tulto quello cbe dicemmo nel numero passalo inlorno a quelle così dette conferenze, £ vero quanto
abbiamo detto inlorno al prele che veste
il carattere dell’indotto, dell’incredulo,
del proteslante; e che per dirla come la
dicono molti Torinesi veste il carattere e
parla il linguaggio di Gianduja. È verissimo che i dialogizzanti usano di un linguaggio triviale ed indecente non sub) per un
tempio, ma per qualunque riunione di
uomini onesti che sanno rispettarsi. Gli
sconci paragoni ed i lazzi pronimciati in
14
dialetto piemoDtese nei modi più plateali
hanno scandolezzalo molte persone.
Torniamo finalmente a dichiarare che
noi evaugelici non temiamo in quelleconierenze che i modi indecenti, e la profanazione della parola di Dio e del tempio;
ma per le doitrine che sono in esse esposte non temiamo nulla. 1 nostri catecumeni andandovi potranno meglio conoscere quanto siano deboli gli argomenti
dei clericali, c si confermeranno sempre
più nella fede evangelica. Quindi se non
fosse a cagione della indecenza dell’aver convertilo la chiesa in teatro , e la
cattedra di verilà,[in bigoncia noi ringrazieremmo di tutlo cuore i clericali per
quelle loro così dette conferenze.
NOTIZIE RELIGIOSE
Piemonte. Il giorno 28 giugno, vigilia
di s. Pietro, il papa ha solennemente protestalo conlro il Piemonte, percbè il nostro governo non ha presentato per mezzo
del suo rappresentante in Roma un calice
d’oro ed una patena dello stesso metallo.
Ecco te parole del giornale ufliciale di
Roma.
« La Reverenda Camera Apostolica,
avente a capo Sua Em.Rev, il sig. Cardinale Antonelli Segretario di Stato, in
assenza dell'E.mo e R.mo sig. Cardinale
Camerlengo, in questa circostanza si riunì
in Vaticano onde ricevervi, secondo la
consuetudine, i canoni e i tributi, che si
debbono alla Santa Sede. Il Sommo Pontefico non omise di fare le consuete proteste per tulli quelli che non furono presentali.
«Fra i tributi a cui riguarda il precedente arlicolo avvi pure la prestazione
annua di un calice d’oro con patena, che
per titolo d’investitura in perpetua vicaria nel temporale di molti fondi e terre
incombe ali^ serenissima Casa di Savoia,
analogamente alla convenzione conchiusa
fra la Sede Apostolica e il re Emanuele
III, e sanzionata dal Sommo Pontefice
Benedetto XIV di s. m. con bolla dei 3
gennaio 1741. Interrottasi questa prestazione nell’annolSSO non mancò la s. Sede
per le vie diplomatiche di richiederne Tadempimenlo, e di far sentire l’cbbiigu
che essa aveva in caso contrario di dar
luogo alle formalità delia corrispondente
protesta. Proseguendo pertanto il medesimo stato di cose il s. Padre nell’atluale
solenne ricorrenza si è trovato nella necessità di procedere a tale atto di protestazione in guarentigia de’diritti della s.
Sede, cbe pe’doveri di supremo Capo
della Chiesa è astretto serbare illesi u.
Milano. I giornali clericali sono occupati a narrare e commentare un nuovo
miracolo che secondo essi sarebbe accaduto a Milano il 14 giugno nella persona
di Carolina Colombo, giovanetta di anni
16, la quale da dieci mesi era in letto con
infiammazione alla spina dorsale. Sperimentali tult’i rimedii umani, dice la cronaca, si ricorse ai divini e si fe’fare (dai
preti, e pagandoli, s’intende) una novena
alla Madonna addolorata. Il terzo giorno
della novena era così malata cbe sembravaridoltaall’estrenio, talché volle ricevere
i sacramenti ; ma al quarte giorno era
istantaneamente guarita. Meno male che
il miracolo non é condilo con apparizioni,
visioni e profezie. Quello che noi osserviamo nella narrazione di quella guarigione istantanea riportata dai giornali clericali e firmata da uu tal Giuseppe Pre-
15
stini clericale arrabbiato, è che la giovane
guarita, dopo cinque giorni dal miracolo
ricevuto fu veduta dairenfatico narratore
col volto raggiante, sebbene improntato ancora dal pallore della lunga malattia. Noi«
consigliamo i clericali ad essere più cauti
nel dare pubblicità a simili leggende; perchè se gli uomini di buon senso rideranno, i clericali glie ne daranno occasione.
Roma. I giornali Russi assicupano che
il papa fa voti per i prosperi successi
delle armi dello czar: i giornali francesi
dicono che il papa fa voti per ii Turco.
A chi dovremo noi credere ? Se consultiamo la storia contemporanea troveremo
che papa Gregorio faceva voti per lo czar
scismatico quando opprimeva la Polonia cattolica ; e faceva voti per il turco
quando opprimeva la Grecia cristiana. I
clericali dicono che ii papa è infallibile e
che non cacgia mai; quindi possiamo supporre per chi farà voti in questa circostanza.
Ginevra. Martedì 27 giugno si aprirono a Ginevra le riunioni annuali delle diverse società religiose che esistono in
quella citlà. Le diverse denominazioni religiose di Ginevra erano tutte riunite come
in un sol corpo, sollo un solo capo Gesù
Crislo Dio MANIFESTATO IN CARNE, unicO
capo della Chiesa cristiana. 1 fratelli stranieri di tutte le denominazioni religiose
erano accorsi da molti paesi al convito di
fratellanza cristiana. E poi si dirà che fra
i protesami non vi è unità?
Fkancia. La legge adottata dal Corpo
legislativo sulla pubblica istruzione ba
modificalo di mollo e ristretto l’influenza
che aveva il clero in forza della legge
Falloux. In questo stesso anno il sig. Lafforest rettore deU’accademia dipartimen
tale di Gers, scriveva così agli ispettori
primarii sottomessi alla sua giurisdizione.
Il Alcuni preti tanto rispettabili quanlo
dotti gridano contro la lettura della Bibbia nelle scuole primarie. Io sono interamente della loro opinione, e di accordo
con monsignore l’arcivescovo dAucb vi
prego di far scomparire da tulle le scuole
del voslro circondario questo libro al più
presto possibile ». Lo stesso rettore d’accordo coi preti ordina a’ suoi subordinati
dì non permettere neppure la leltura del
Telemaco di Fenelon: e parlando de’ lihri
che devono leggere i giovanetti dice, che
non vi sono letture migliori cbe il catechismo, ed i libretti stampali coll’approvazione del vescovo.
€ROXACIlEm POLITICA
Torino. Jeri mattina S. M. ha presieduto il Consiglio dei ministri.
— Domenica prossima (9 luglio] avrà
luogo la solenne inaugurazione della strada ferrala da Alessandria a Novara.S.A.li.
il duca di Genova interverrà alla festa in
nome di S. M. il re, impedito da recente
sciagura di famiglia.
Genova. — La Gazzetta di Genova assicura cbe la Sezione di accusa del Magistrato d'Appello ha pronuncialo l’accusa
conlro il sacerdote Mainerò, accusato di
veneficio del sacerdote Rollare, per quale
processo avranno quindi luogo i pubblici
dibattimenti.
Piacenza. — Il Corriere Mercantile e
remico della famiglia confermano che la
mattina del primo corrente avvenne una
sollevazione io Piacenza per il caro del
pane. Sembra oramai fuori dubbio che il
16
popolofrascorrendo dalle lìotlefihedei fortriili ai ma;;a7,zini dei cereali, sfotzò i possessori a vendere a busso prezzo i loro
generi.
Quei mercanti dalafi l’intesa, avevano
elevato il prezzo del frumento a 64 lire il
sacco ed a 56 la iiieligu, 11 tomanduole
austriaco ridusse a 2i svanziche il l'ruinento e la meliga a sedici ; di più ordinò
ehe luti’ i mogazzini fossero aperti, perchè il popolo avesse agio di provvedersi
del bisognevole.
Spagna, l.a rivoluzione scoppiala ii 28
giugno e capitanata dal generale Dulce,
ienibra repressa.
Tkatim) iiELiA GiEiiKA. — SÌ legge ne!
fVanderer;
(I Riceviamo in questo punlo un dispaccio telegrafico ( consegnato ad Heriiianstadt il 30 giugno ore 9 della sera e
giunto a Vienna il 1“ luglio ore 5 m. iO
poni.) che confermando il dispaccio telesralico già pnbldicato ieri, annuncia essere stala data l’ultima battiiglia dinanzi
a Silistria; la perdila dei russi viene indicala in 25,000 uomini anche in questa
notizia.
« 1.0 shloiX’o di Silislria avrelilie avuto
lungo il 25 giugno, la DoLinigia è sgombrata, il passaggio dei russi si è effettualo
senza difficoltà, ed i medesimi hanno
erètto un accampamento presso Kimpim ¡1.
Kiel, 29 giugno. Secondo notizie da
Berlino, il ritardo nelle operazioni delle
(lolle del Biiltico è iu relazione a Irallative diplortialiche, intavolale fra le potenze occidentali c la Svezia. Le potenze occidentali offrono per la cooperazione della
Svezia un prezzo assai conveniente : domandano dalla Svezia un esercito di lerra
di 60,UUO uomini e garantiscono all’incontro un sussidio di 5,000,000 di franchi per ogni mese della carii|>agna, come
jiiiehe lo stato territoriale della Svezia e
il possesso della Filandia. Si dice che le
negoziazioni siano presso ad es.sere coniliiute.
Et.BiTTBli'a.
Parigi, 5 hi gito.
Il Moniteur reca in data del 3 da Hadi'id, chc si aspettavano in quella città
ririfiirzi di truppe; che gl’insorli stanno
vicino ad Aranjiie/, e cbe il paese è tranquillo.
Lo stesso giornale reca in dala del 4 da
Berlino chc fra tre o quattro giorni si
aspettava la risposta dello Czar , la nuale
si presume non dover essere soddisfacente.
Dispacci privati. Vienna, 4. L’entrata
'degli ausliiuri iu Valachia pare dilTerita
fìno a che non sia giunta la rispo.sla da
Pieirobul-go alle inimiazioBi ausiriache.
Nella PreussischeCorrespundenz di Berlino (4 Corrente) si legge che il geuerale
Budherg dichiara che i russi lasciiivaoo
la Valachia e forse anche ia Moldavia per
ragioni strategiche.
Parigi, 5 luglio, sera.
Madrid, 3. 1 ribelli sono stati compiutamente bai tuli venerdì scorso ; molli ufiiciiili B soldati hauno chiesto di soitomet'
tersi: è coDsidere»ole il numero dei diStìrlori. La Iranqiiillilò è perfetta.
Trieste, 5 luglio.
CoslantinopoU , 26 giugno. Il principe
Napoleone i d il maresciallo Saint-Ariiaud
trovansi a Varna.
Alcuni vascelli russi uscirono dal porto
di Sebastopoli e, dopo aver falto fuoco
sui battelli a vapore dei tiavij;li alleati
cbe faono crociera, rientrarono in quel
poi to.
Smirne, 28 giugno. 11 ricolto è abbondante. 1 pirati aurnenlano. Elcbingcn ò
giunto.
Atene 30 giugno. Il segretario del re
Wendland è partito cun congedo indeterminato. Hadji Petros ha lasciato Calambano. La ribellione in Tessaglia è leriuinala. Sono stati sjiediti rinforzi a Lamia.
iJireuore P. G. MLlLLli.
Giiosso Domenico gerente.
Auunii£to ìialiiiujti-ulivo
Si è pubblicato oggi
coi tipi "di Giuseppe Gatti iu Voghera
SILVIO PELLICO
E IL SUO TF.MrO
CONSlDEItAZlONl DI P. Gll'RlA.
Quest’ opera è divisa in due parti:
1.“ Considerazioni. 2.' Poesie e più di
SO lettere inedite di Pellic».
Un volume iii-lb di pagine 533.
Ln. 3 50.
TIP. hOC, DI *. PKISS G CU.yi*.